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Anno Vili - numero 46-1° dicembre 2000
lEDITORIALEI
4a malattìa deiruomo pazzo
'ai PIERO ROSTAGNO
I BIBBIA E ATTUALITÀ I
Una «Carta» per la diaconia meamwimuiuivitu,»
diPAOLORIBETeJEAN-JACQUESPEYRONEL di CWllO BRACCI
dBCARMEUNAI
È terminata senza risultati concreti la Conferenza Onu sui cambiamenti climatici I hh l'opinione i
AVVENTO
«Grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio; per i quali l’Aurora
dall’alto ci visiterà per risplendere su
quelli che giacciono in tenebre e in
ombra di morte, per guidare i nostri
passi verso la via della pace»
Luca 1,78-79
Due coordinate fondamentali
circoscrivono l’esistenza umana:
lo spazio e il tempo. La prima di esse,
in qualche modo, si lascia piegare alle
nostre esigenze: i mezzi di trasporto
diventano sempre più veloci, la comunicazione globale consente di raggiungere virtualmente persone lontane migliaia di chilometri. Tutto questo crea l’illusione di poter dominare
anche la seconda dimensione, vale a
dire il tempo. C’è però un aspetto
psicologico del nostro rapporto con
il tempo che ricorda continuamente
che tale pretesa è sempre stata, e
probabilmente resterà per sempre,
un’illusione. Quest’aspetto è l’attesa.
Talvolta essa può diventare snervante, talvolta piacevole, ü più delle volte si trasforma in un processo quotidiano e monotono, quello di «ammazzare il tempo». Il denominatore
comune di tutti i tipi d’attesa è sempre la sensazione d’impotenza davanti allo scorrere del tempo.
IL cantico di Zaccaria (Luca 1, 6879), nella liturgia delle chiese cristiane, è legato al tempo d’Awento,
al periodo d’attesa per eccellenza. Al
cuni esegeti avanzano addirittura
l’ipotesi che questo testo trasmetta
uno degli inni cantati durante le
adunanze delle prime comunità cristiane. Nella tradizione monastica
occidentale il cantico di Zaccaria annuncia, durante la preghiera delle lodi mattutine, la fine della notte e
l’arrivo di un nuovo giorno. Durante
le grigie mattine di dicembre o nei
bui pomeriggi invernali queste paro
le diventano molto suggestive: l’aurora che risplende sulle tenebre e
sulle ombre, la via della pace che,
pur lontana, si prospetta chiaramente sull’orizzonte ancora avvolto
neH’oscurità ma già visibile. Tutto
questo ci fa entrare in un’altra dimensione del tempo: in un’attesa
che non è attesa ma compimento, in
un futuro che si trasforma nell’eterno presente di Dio. Quel Dio che,
però, non è soltanto l’onnipotente
Signore del tempo e deH’eternità.
L) AURORA che tinge di viola il
I blu scuro del cielo di una lunga
, e fredda notte d’inverno ricorda che
il Dio dei patriarchi e dei profeti,
mosso da sentimenti di misericordia,
viene incontro alla fredda solitudine
Il pianeta può attendere
LA TORTUOSA
VIA DELLA PACE
A L'Aia, soprattutto per la resistenza degli Stati Uniti, non si è trovato un accordo per
la riduzione dei gas Inquinanti Presenti alla Conferenza anche le chiese del Cec
...^
PAOLO EMILIO UNDI
L’AIA (Paesi Bassi) — Tre scalatori
di Greenpeace hanno raggiunto la
sommità del palazzo davanti al centro congressi di L’Aia e hanno calato
un enorme striscione con su la scritta: non fateci affondare, ma dopo
quasi due settimane di intensi dibattiti la Conferenza sul Clima non ha
portato a quasi nessun risultato: i
180 delegati non hanno trovato un
accordo sulle modalità con cui attuare il Protocollo di Kyoto che 3 anni fa
prevedeva la riduzione parziale delle
emissioni di gas serra responsabili di
grandi cambiamenti climatici. Il riscaldamento dell’atmosfera terreste
non è uno dei tanti temi ecologici,
non è una delle tante eredità negative che lasceremo ai nostri figli: è il
tema del presente e del futuro prossimo. Nella storia deU’umanità il clima non è mai cambiato così rapidamente come sta cambiando oggi.
Responsabile è l’effetto serra provocato da quei gas che dall’inizio della
rivoluzione industriale scarichiamo
senza requie nell’atmosfera. L’umanità ha prodotto questo cambiamento e l’umanità deve porvi rimedio.
Questi i buoni propositi con cui si
era aperta la Conferenza sul clima
che si è svolta a L’Aia dal 13 al 24 novembre. Ma l’attuazione del protocollo di Kyoto (1997), cbe prevede la
riduzione entro il 2012 del 5% delle
emissioni di gas serra, non ci sarà. In
primo luogo perché solo una trentina di paesi lo ha ratificato (e nessuno dei paesi industrializzati) e poi
perché invece di lanciare un segnale
di inversione di tendenza nell’industria e nella mobilità (meno petrolio,
più energie rinnovabili), a L’Aia si è
molto discusso dei «meccanisrni
flessibili». Di che si tratta? Un paese
industrializzato, poniamo gli Usa
(non tanto a caso perché è lì che si
emette il 24% dell’anidride carbonica mondiale), invece di cambiare il
proprio sistema industriale potrebbe
(e vorrebbe) piantare alberi in un
paese in via di sviluppo; le foreste infatti assorbono anidride carbonica.
Oppure potrebbe acquistare «unità
di riduzione» dai paesi più poveri (se
un paese inquina meno di quello che
gli è consentito, può vendere la restante percentuale a chi inquina di
più). Potrebbe darsi che l’America
Segue a pag. 7
ÏÎ Abolito per sentenza
Vilipendio
della religione
umana per avvolgerla nel caldo manto della sua inesauribile Grazia. Queste affermazioni non renderanno sicuramente meno dure le serate invernali di chi deve confrontarsi con
la dimensione solitaria dell’attesa. Si
renderà forse ancora più dura la
vuota ed estenuante attesa di chi, abbandonato da parenti e amici, si trova a sperimentare la vecchiaia o la
malattia. 11 gioioso grido dell’anziano sacerdote Zaccaria ha tuttavia la
forza di penetrare anche negli angoli
più bui delle nostre città e dei nostri
villaggi. L’eco di questo grido ripete
in mezzo a una lunga notte, in una
stanza piena di ombre inquietanti: la
pace sia con te. Il tuo Dio pieno di
misericordia è qui e la sua Grazia
trasforma il mondo.
Pawel Gajewski
Con una sentenza della Corte Costituzionale, resa nota il 20 novembre, è stato dichiarato incostituzionale l’art. 402 del codice penale, che
puniva «chiunque pubblicamente vilipende la religione dello stato». 11
presidente della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia, Gianni
Long, si è rallegrato per questa sentenza per due motivi: «Per la chiara
affermazione che in Italia non esiste
più una religione di stato, mentre in
passato (sentenza n. 925 del 1988) si
era cercato di considerare equivalente al concetto di “religione di stato” quello di “religione della maggioranza”. In secondo luogo, perché
tutte le Intese con confessioni evangeliche affermano la comune posizione secondo cui la fede non necessita di tutela penale diretta», (nev)
Haider a Roma
Un ospite
indesiderato
Non passa sotto silenzio la progettata visita a Roma del governatore
della Carinzia, lörg Haider, per la
consegna al papa del tradizionale
abete natalizio che sarà collocato in
piazza San Pietro, visita prevista per
il 16 dicembre. 11 Comitato nazionale
Scuola e Costituzione ha lanciato un
appello che, denunciando «l’ambiguità e le contraddizioni della gerarchia cattolica», chiede che «a nessun
titolo nessun rappresentante delle
istituzioni italiane o cittadine accolga o incontri il leader austriaco... per
non farsi complice di un grave episodio che alimenta l’assuefazione al
clima di xenofobia promosso dalla
sua propaganda e dalle sue iniziative». Tra le firme di adesione all’appello c’è anche quella del pastore
valdese Giorgio Bouchard. (nev)
Valli valdesi
La malattia
mentale oggi
Le stime dell’Organizzazione mon
diale della Sanità segnalano il costan
te aumento della diffusione delle malattie mentali: si tratta.di un genere di
malattia particolarmente insidioso,
perché difficile a vedersi quando sarebbe affrontabile più facilmente, e
più diffuso nelle società a elevato sviluppo industriale. Se ne è parlato in
un convegno organizzato a Pinerolo
dall’Azienda sanitaria locale, nel corso del quale si è insistito anche sulla
dimensione «sociale» della malattia.
Il prof. Ermanno Genre, della Facoltà
valdese di teologia, ha sollevato il
problema fondamentale della necessità di seguire e creare reti di supporto per le famiglie degli ammalati nel
corso dei loro periodi di sofferenza.
A pag. Il
Dall’inizio del nuovo conflitto israelo-palestinese i telegiornali ci propongono quasi ogni giorno il bollettino
delle vittime di scontri o di attentati e
il lavorio diplomatico. Si uccide e si
muore da un lato, si tratta dall’altro.
Dolore per le vittime, timore di
un’estensione degli scontri, speranza
che il filo della negoziazione non si
spezzi: con questi sentimenti attendiamo il prossimo notiziario o ci rechiamo all’edicola. Vorremmo vedere la ripresa della comunicazione e della riconciliazione che avevano allontanato
la guerra aperta e l’ostilità dei precedenti decenni. Ma oggi sembra venuta
meno la fiducia nell’altro. Il filo della
negoziazione sembra essersi assottigliato, ma proprio la sua esilità ne aumenta l’importanza. Solo se vince la
pace ci saranno sicurezza e diritto per
tutte le parti in causa.
Il coiiflitto non si combatte solo sul
campo: come in altri casi recenti vi è il
fronte delle immagini massmediatiche. La valutazione dell’opinione pubblica è in larga misura legata alle immagini (fotografiche e filmate) che vediamo o non vediamo. Eppure proprio
questo conflitto evidenzia come le immagini non bastino: abbiamo bisogno
di approfondimenti, di cronaca non
episodica, ma raccontata con prospettiva storica. Per capire e giudicare abbiamo bisogno non solo di conoscere i
fatti, ma di cogliere le dinamiche che vi
stanno dietro, i processi in cui i fatti si
iscrivono. Tanto più in un conflitto come questo, così carico di «simboli», di
risonanze ideologiche e,di valenze religiose, ciò che ci serve non sono emozioni, ma elementi per una valutazione
che colga, e non semplifichi, la complessità e anche la contradditorietà
delle situazioni e delle posizioni. Il
cammino della pace è tortuoso e le letture «semplici» non aiutano nessuno.
Che cosa dicono le chiese? Tra le
non molte dichiarazioni che ho finora
trovato in Internet, vorrei menzionare
la lettera (del 10 ottobre scorso) inviata al segretario dell’Onu dal segretario
generale del Cec, Konrad Kaiser. Egli
afferma tra l’altro, a mio avviso recependo le posizioni delle chiese cristiane palestinesi: «Le origini del presente
conflitto sono profondamente radicate nella relazione conflittuale fra israeliani e palestinesi (in particolare dopo
la creazione dello Stato di Israele)» nelle ingiustizie perpetrate verso il popolo palestinese e nel persistente rifiuto
da parte di Israele di conformarsi alle
ripetute richieste di riparazione giunte dal Consiglio di sicurezza e dell’Assemblea generale Onu... Entrambe le
parti soffrono per la ripresa del conflitto, ma ancora una volta è la gente
palestinese, e soprattutto i giovani,
che paga il prezzo maggiore a causa
dell’uso sproporzionato della forza
militare da parte di Israele». Non posso non vedere in queste parole non solo una forte unilateralità, ma anche il
riverbero di un mai sopito pregiudizio
antisraeliano. La pace ha bisogno di
attehzione alle ragioni e alle preoccupazioni delle due parti e di solidarietà
con i due popoli. La preoccupazione
per i diritti dei palestinesi non va disgiunta da quella per i destini e la sicurezza di Israele. Le aspirazioni nazionali dei due popoli sono intrecciate
non solo dalla storia, ma lo saranno
anche nei loro esiti. Sarebbe tragico se
proprio noi lo dimenticassimo.
Daniele Garrone
t
L
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Pai
VENERDÌ 1“
venerdì!®I
«^^Così dunque
non siete più
né stranieri
né ospiti; ma siete
concittadini dei
santi e membri
della famiglia di
Dio. Siete stati
edificati sul
fondamento
degli apostoli
e dei profeti,
essendo Gesù
Cristo stesso la
pietra angolare,
sulla quale
l’edificio intero,
ben collegato
insieme, si va
innalzando per
essere un tempio
santo nel Signore.
^^In lui voi pure
entrate a far parte
dell’edificio che
ha da servire
come dimora a
Dio per mezzo
dello Spirito»
(Efesini 2,19-22)
«'^La sera di
quello stesso
giorno, che era
il primo della
settimana,
mentre erano
chiuse le porte
del luogo dove
si trovavano
i discepoli per
timore dei Giudei,
Gesù venne e si
presentò in mezzo
a loro, e disse:
“Pace a voi!”.
detto questo,
mostrò loro le
mani e il costato,
¡discepoli
dunque, veduto
il Signore,
si rallegrarono.
Allora Gesù disse
loro di nuovo:
“Pace a voi! Come
il Padre mi ha
mandato, anch’io
mando voi”»
(Giovanni 20,19-21)
«"Quando Cefa
venne ad
Antiochia,
gli resistei in
faccia perché era
da condannare,
'infatti prima che
fossero venuti da
parte di Giacomo,
egli mangiava
con persone
non giudaiche;
ma quando quelli
furono arrivati,
cominciò
a ritirarsi
e a separarsi...»
(Calati 2,11-12)
CREDIAMO NELLA CHIESA APOSTOLICA
La chiesa è per noi apostolica in quanto è fondata sulla testimonianza degli apostoli
La successione apostolica non è di persone, ma di annuncio e di vita comunitaria
CUUDIO TRON
E noto che sull’interpretazione di questa «nota» della
chiesa non c’è consenso a livello ecumenico. Per il cattolicesimo romano e per l’ortodossia
orientale l’apostolicità della
chiesa è legata alla trasmissione per via sacramentale dell’ufficio dei vescovi, che sarebbe
iniziata al tempo degli apostoli
proseguendo attraverso una
catena ininterrotta fino a nostri
giorni e sarebbe destinata a
perpetuarsi in modo analogo
fino alla fine dei tempi. Pertanto senza la presenza del vescovo non c’è chiesa cristiana in
senso pieno. Questa visione risale a tempi antichissimi, come
abbiamo visto, per esempio a
Ignazio di Antiochia. Non si
può dire, tuttavia, che questa
visione fosse universalmente
condivisa né al tempo di Ignazio né, tanto meno, nelle prime
comunità cristiane.
Perché apostolica?
IL protestantesimo, in quasi
tutte le sue espressioni, collega invece l’apostolicità alla fedeltà al messaggio apostolico.
La successione apostolica non è
di persone, ma di annuncio e di
vita comunitaria. Se l’Evangelo
venisse annunziato da un naufrago cristiano laico in un’isola
in cui non possa giungere per
un motivo qualsiasi un ministro
precedentemente consacrato, e
quivi si formasse una comunità
in cui «si insegna l’Evangelo
nella sua purezza e si amministrano correttamente i sacramenti» questa comunità sarebbe una chiesa apostolica nella
sua pienezza. Viceversa manca
l’apostolicità a una chiesa che,
pur avendo una figura episco
Preghiamo
Oggi, Signore,
abbiamo tutto da imparare dalla tua Parola.
Rendici sgombri dalle spiegazioni prefabbricate
che ci impediscono di ascoltare il suo appello.
Dacci di riceverla
come se la scoprissimo per la prima volta.
Che essa diventi, per mezzo del tuo Spirito,
Buona Notizia per le nostre vite.
Antoine Nuis
(da La Gaiette et la Cruche)
pale con tutti i crismi, manchi
di riferimento all’Evangelo fedelmente annunziato e amministri i sacramenti introducendovi elementi spuri.
In altre parole la chiesa è per
noi apostolica in quanto è fondata sulla testimonianza degli
apostoli. La chiesa è stata all’inizio, se vogliamo, mater scriptum, la madre della Scrittura,
perché la Parola del Cristo è
stata messa per iscritto dalla
chiesa; ma al tempo stesso essa
ha riconosciuto che in quell’atto stava scrivendo qualcosa che
non le apparteneva. La formazione successiva del canone è
un indice di questo: la rivelazione è contenuta in quelle
scritture lì, non in altre, nelle
scritture apostoliche del primo
secolo e non in quelle di presunti successori degli apostoli
dei secoli successivi.
Il Nuovo Testamento raccoglie «tradizioni» orali precedenti (tradizioni, non una sola:
gli Evangeli sono quattro, le
teologie sono anche più di
quattro). Ma l’apostolicità si
chiude con la raccolta di quelle
tradizioni e non ne può raccogliere altre, nemmeno se risalissero storicamente al primo
secolo. Di fatto c’è una tradizione giudeo-cristiana antichissima che trova un’ospitalità molto marginale e in forma
blanda con l’epistola di Giacomo; ma nelle sue forme estreme, ritualistiche, espresse tra
l’altro con la circoncisione,
questa tradizione antica non
trova accoglimento nel canone.
Apostolicità è dunque riconoscimento, da parte della
chiesa, di essere «creatura verbi
Dei» o «filia Verbi». Come ogni
altra creatura, la chiesa è creatura della Parola (Giov. 1, 3).
L’apostolicità della chiesa sta
nel suo essere «filia et discipula» (e non «mater et magistra»).
In quanto tale è successiva alla
Parola e non la detiene come
possesso. È piuttosto la Parola
che detiene la chiesa.
Pertanto l’apostolicità è più
che altro la facciata di una sostanza più profonda. Questa
sostanza è il fatto che il Cristo è
la pietra angolare. Questa affermazione ha avuto una grande rilevanza nel primo secolo
per chiarire i rapporti tra cri
stiani provenienti dalTebraismo e cristiani di origine pagana. Il fondamento apostolico
comune conferisce ai credenti
di Efeso il dono di non essere
più stranieri né ospiti. Al contrario Cefa, figura eminente di
apostolo, si era comportato in
modo, per così dire, non apostolico ad Antiochia, considerando appunto gli ex pagani
come stranieri e ospiti. Il contrario dell’apostolicità non sta
tanto in una mancanza di collegamento con gli apostoli,
quanto nella mancanza di collegamento con cristiani di provenienza diversa dalla nostra.
Cefa diventa «non apostolico»
quando dimentica che «dei due
popoli Cristo ha fatto una cosa
sola». Quando si dice al fratello
proveniente da un mondo diverso dal nostro «Tu non sei dei
nostri», chi non è apostolico
non è questo fratello, ma chi
pretende di escluderlo.
Apostolicità all'indietro
e apostolicità in avanti
Lf APOSTOLICITÀ è un dono
I di Dio, e come tale è data
in partenza alla chiesa cristiana. L’origine apostolica della
chiesa ne fa per così dire una
chiesa che sa guardare alTindietro. C’è un’apostolicità all’indietro che sta nel fondamento su cui è edificata la
chiesa. Essa non è costruita sul
vuoto, né su decisioni e/o consensi umani, ma sul Cristo stesso. Al tempo stesso la chiesa è
apostolica se prende sul serio
la sua responsabilità di essere
inviata dal Signore ad annunciare TEvangelo nel nostro
tempo. In parole povere la
chiesa è apostolica se è fondata
in Gesù Cristo, ma questo fondamento ha conseguenze perenni: la chiesa è apostolica
perché continua a essere apostola, inviata dal Signore; se
tradisce questa sua apostolicità
in avanti, questa proiezione nel
mondo, l’apostolidtà alTindietro finisce per essere compromessa, anche se si può vantare
una catena ininterrotta di ministeri o di dottrina.
La tentazione delTapostolicità, forse più presente nell’ortodossia orientale che nel cristianesimo occidentale ma non
assente in quest’ultimo, è quel
la di limitare il proprio orizzonte all’indietro, di guardare più a
successioni istituzionali, all’arcaicità dei riti liturgici, al consolidamento delle forme, che non
alla responsabilità di annunziare la parola del Cristo vivente.
La chiesa postina
Apostolicità è dunque sinonimo di invio. La chiesa
vive in virtù del proprio mittente ma deve raggiungere il destinatario. Se vogliamo, la chiesa
è postina. Crediamo nella chiesa postina. Ecco che cosa vuol
dire che crediamo nella chiesa
apostolica. Allora è facile correre anche qui sul filo del rasoio.
Gesù ha raccontato una parabola molto chiara sull’apostolicità. Un uomo aveva due figli ai
quali diede ordine di andare a
lavorare nella vigna. Il primo rispose: «Vado, Signore» ma non
andò; il secondo rispose: «Non
ne ho voglia» ma poi, pentitosi,
andò (Matteo 21, 28-30). Il pentito è l’apostolo, quello che va.
Non quello che guarda all’ordine ricevuto e si accontenta di
rendere omaggio a chi lo ha dato, chiamandolo «Signore». AlTindietro il primo figlio è correttamente apostolico; in avanti è apostolico, invece, quello
che non ha formalmente riconosciuto l’autorità del padre,
ma che poi si pente e va. C’è
sempre bisogno di pentimento
per ubbidire alla vocazione.
Senza pentimento, senza cambiamento di rotta, senza rinnovamento della vita, non c’è
apostolato. Anche chi dice «Vado», anche la chiesa pronta a
rispondere, ha poi sempre bisogno di riscoprire il senso della sua obbedienza, di superare i
suoi tentennamenti, di chiarire
il contenuto del suo messaggio.
Postina, dunque, ma nel senso antico del termine. Postina
non perché porta materialmente le lettere senza intervenire nel contenuto trasmesso,
ma perché dice a viva voce le
cose che il mittente ha ordinato di dire: «Al tale dirai così; al
tale altro dirai cosà» (vedi per
esempio II Re 19, lOss.). Per
questo la chiesa è edificata sul
fondamento degli apostoli e
dei profeti.
(Quarta di una serie
di cinque meditazioni)
Note
omiletichi
e
Il verbo «aposteii^
incontra più di i2n ™
nel Nuovo Testale«
ia parola «apostolo,;
di 70 volte. Il loro - *
n/ioi
*'91
cato proprio è quell,
«inviare» e di «¡„A
Tuttavia ii ioro uso?
presto coliegato al »5
stero specifico delle *
Nelle rei
dell
ne inviate dal Cristo
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stimoniare della suai^
ta, della sua morte
«di
sua risurrezione Cii'
stesso è il primo «invi?
è l'apostolo del p!;
in /"Il
(Giovanni 20, 21). '
sere significativo ilfjJ
che li versetto non,,
mente tradotto «Coi,,
Padre mi ha mandato,
ch'io mando voi», usÀ
l'originale greco due»!
diversi per «mandare» ,
spettivamente «aposij
lein» e «pempein»),
postolato» dei disce«,non è dello stesso tip,j
quello di Gesù. Gesùèlv
viato che non rifiuta ^
missione; gli apostoli!,
non sono mai al riparoj
rischio di tradire la misi
ne loro affidata.
L'invio da parte diGi
è anche formulatoti
l'imperativo «va'», «3,4
te»: questo imperativoj
venta pieno del suosiji,
ficato autentico dopo(
risurrezione, ed è il ris,
sunto della vocazionei
sionaria sia dei discepol
(Matteo 28, 19), siadilft
ria Maddalena (Giovani
20, 17). L'esecuzione di
ordine di Gesù da partei
quest'ultima fa di leiii
messaggera, letteraimei
te ('«angelo», della risi
rezione presso i discepoli
Per l'Evangelo di Giova»
la successione apostoiio
inizia di lì. Maria aveva»
sto all'inizio del capité
20 il sepolcro vuotoei
aveva già riferito; mai
desso annunzia che ha»
sto il Signore vivente.Ai
che qui c'è una differei
ziazione dei verbi moli
significativa: che hai«
tolto il Signore dal sepot
ero. Maria lo dice; chei'ti
visto vivente lo annuna
Maria Maddalena è c®
apostola, angelo, sevo
gliamo, profeta. La chi«
che è in qualche modi
simboleggiata dalla sual
gura è «apostolica»,«»
gelica», «profetica».!)
scelta tra tutte quedi
qualifiche dell'aggetti*
«apostolica» nel SimboI
Niceno-costantinopoiita«
non è ad esclusione del
altre, ma come sintesi*
che delle altre. Inutile^
tolineare, ancora unarf
ta, che l'apostolicità'
completa se è distribuì
ed esercitata da uomini'
donne, e che non può*
sere appannaggio delie
so maschile. Una chiesa*
cui uno solo dei sessi è®
tentore dell'apostolici
non solo è apostolica so»
a metà, ma potremmo»
che non lo è affatto, n*
può essere dimezzata.
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Torino, Claudiana, 2000'
- Giorgio Girardet,
lettera di Paolo ai
Torino, Claudiana, 19°'.
- Giovanni Mi®99'
Giorgio Tourn, Albe",
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Intervista al pastore Mario Nyamuxwe, presidente della Chiesa presbiteriana
IVIozambico: dopo la guerra le inondazioni
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Nelle regioni di Gaza e di Maputo, che sono state le più danneggiate, abita la maggioranza
dei membri della Chiesa presbiteriana. Ben 10.000 di questi sono rimasti senza tetto
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differet
FRANCO TAGLIERÒ
All’assemblea generale
della Cevaa di Séte era
presente il pastore Mario
Nvamuxwe, nuovo presidente della Chiesa presbiteriana
del Mozambico, che ci ha dato alcune informazioni sulla
situazione nel suo paese colpito dalla terribile inondazione del marzo scorso.
- Pastore Myamuxwe, qual
è attualmente la situazione
nella regione colpita dalle
inondazioni?
«Il lavoro intrapreso durante l'emergenza continua con
l’obiettivo di aiutare le vittime
a ritornare nei loro villaggi per
iniziare una nuova vita. Le
popolazioni sono state fortemente traumatizzate dall’inondazione e molti non vogliono tornare a casa, perché
hanno paura del fiume. Abbiamo dato vita a tm progetto
di aiuto psicologico a coloro
che hanno perso tutto: parenti, animali, abitazioni. Per
molti il ricordo di quei giorni
in mezzo aU’acqiia, appollaiati sugli alberi, è insopportabile. Nelle regioni di Gaza e di
Maputo, che sono state le più
danneggiate, abita la maggioranza dei nostri membri di
chiesa. Intere famiglie aspettano che la chiesa le aiuti».
- Come avete potuto utilizzategli aiuti inviati dalla comunità internazionale?
«Questi aiuti sono stati
molto utili sia nel momento
dell’urgenza che in quello
della ricostriLzione: ne siamo
mM Lo chiedono i rappresentanti ortodossi
Il Cec adotti uno stile di
gestione più «consensuale»
Un'immagine delie inondazioni del
profondamente riconoscenti.
Sono state salvate molte vite.
Oggi siamo nella fase della ricostruzione, ma l’assistenza
delle vittime deve continuare. La Chiesa presbiteriana
conta tra i suoi membri ben
10.000 senzatetto. Il nostro
problema è anche quello della ricostruzione dei templi e
dei locali comunitari. L’alluvione è giunta nel momento
in cui la chiesa, dopo i disastri della guerra, aveva intrapreso una coraggiosa azione
volta a rendere autosufficien
marzo scorso in Mozambico
ti, dal punto di vista finanziario, i presbiteri. In occasione
del giubileo della nostra chiesa nel 1990, il Sinodo aveva
deciso che ogni comunità locale prendesse in carico il salario dei pastori e dei catechisti-evangelisti. Questa decisione fù accolta all’unanimità
e messa in pratica, ma il processo è rimesso in causa dal
fatto che i membri stessi delle comunità devono oggi essere assistiti, nutriti, alloggiati. La chiesa continua a organizzarsi per fornire alle popo
lazioni sementi e attrezzi
agricoli, qualche capo di bestiame, per riprendere la vita
normale. Per questo contiamo ancora sull’aiuto dei fratelli e delle sorelle delle chiese membro della Cevaa. Ma
innanzitutto è oggi necessario ridare speranza e coraggio
a quegli uomini e a quelle
donne che vivono nella paura
di una nuova catastrofe».
(La Fcei ha inviato alla
Chiesa presbiteriana del Mozambico 30 milioni raccolti
nelle chiese italiane, ndr)
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Diario della visita di una équipe della Cevaa nel Nord-Est della Francia
Confrontati a mille domande nella regione di Mulhouse
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CREDO in Dio. Padre nostro, che ci dona di poter
essere umani e di riconoscerci
come sorelle e frenelli.
Credo in Gesù Cristo, suo
Figlio, nostro fratello e salvatore, la cui vita, morte e resurrezione ci chiamano a riflettere suH’amore, sul dialogo e sul
perdono.
Credo nello Spirito Santo, il
riconciliatore, che amalgama,
unisce e mette in relazione.
Credo che la chiesa, comunità-comunione di esseri
umani, credenti, sia chiama, ta alla riconciliazione e all’c^colto perché per dialogare
bisogna, a turno, tacere.
Credo che in quanto esseri
umani siamo chiamati ad essere discreti e umili, ma presenti nel mondo come il sale
nel cibo quotidiano.
Fare parte di un’équipe
Cevaa significa porsi una
quantità di domande, non
sempre prevedibili. Una giornata fortemente paradossale
ha aperto la nostra settimana
«^corta» nella regione di Mulhouse, a due passi dalla Svizzera e dalla Germania. Vicino alla città c’è una vallata
piuttosto ampia, un tempo
sede di diverse fabbriche di
tessuti e tinture. A fondovalle
rimane oggi un impianto,
^nericano, di prodotti chipiici. Tra i fumi, i cartelli che
indicano la presenza di prò
di contatto per lavori interinali. Quello che è diverso rispetto alle numerose agenzie
di questo tipo è la relazione
tra la cooperativa e la «manodopera». Se fuori fa freddo e il
sito non è propriamente bello
a vedersi, tra le mura dell’associazione il caffè è sempre
pronto, i locali, per quanto
piccoli ed evidentemente non
ricchi, sono accoglienti, le
persone sorridono e parlano
tra loro. Chi lavora con «Agir»
ha un dialogo, in alcuni casi
un rapporto di tipo pastorale
con chi viene a proporre la
sua manodopera. Donne, soprattutto immigrate, attorno
ai 40 anni, spesso divorziate,
uomini della stessa fascia
d’età con problemi di alcolismo, alcuni senza casa, giovani che in quanto turchi o
maghrebini non trovano «a
priori» lavoro altrove. Queste
persone passano nei locali di
«Agir». E il gruppo che agisce
È stata chiusa fin dall'inizio degli scontri
Betlemme, una città tagliata
fuori dal resto del mondo
----- .V» J. V./1 IZUM
dotti nocivi, il freddo, l’aspetto esteriore della sede di
«Agir», la nostra mattinata è
miziata con un confronto
brutale e intenso con la realtà
della disoccupazione. «Agir»
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0.00*
nasce per questo: un gruppo
Qi !• o_______1 • t
1 persone, solo in parte legate alla chiesa protestante, si
interessa di chi non ha più (o
non ha mai avuto) un lavoro:
da anni ormai (più di venti)
«Agir» funziona come centro
I progetti previsti per le celebrazioni del Natale a Betlemme, culla del cristianesimo, potrebbero essere annullati perché la città è praticamente isolata dal resto del
mondo. La città è in stato
d’assedio ed è tagliata fuori
dall’esterno fin dall’inizio
della protesta palestinese
contro Israele. Anche se si
trova a soli dieci minuti di
auto da Gerusalemme, recarvisi non è facile. I turisti stranieri, non ce ne sono quasi
più, devono chiedere il permesso di attraversare al posto di blocco militare israeliano all’entrata della Cisgiordania. Se il permesso
viene concesso, le sbarre
vengono temporaneamente
alzate. Ma la situazione in
città è sinistra, e anche pericolosa. Nella strada principale, quasi tutti i negozi e i ristoranti sono chiusi. Per il
sindaco della città, Hanna
Nasser, un cattolico romano,
la situazione non dovrebbe
migliorare prima di Natale.
Al posto dei 20.000 turisti
stranieri attesi normalmente
alla vigilia di Natale, quest’
anno ce ne saranno soltanto
qualche centinaia. Il luogo
principale delle violenze nella città, che da anni è sotto il
controllo dell’Autorità palestinese, è la via principale
che porta alla tomba di Rachele, luogo sacro per gli
ebrei e i musulmani. Gli ebrei
che desiderano raccogliersi
nel luogo sacro entrano nella
zona sotto la protezione dei
soldati israeliani che i palestinesi considerano come i
rappresentanti dell’occupazione militare illegale.
Se si vuole assicurare la sicurezza degli abitanti di Betlemme e di altre città della
Cisgiordania, ha dichiarato
Hanna Nasser, israeliani e
palestinesi dovranno tornare
al tavolo dei negoziati. Infatti,
nessuna parte potrà raggiungere i propri fini con la lotta e
non esiste nessun'altra soluzione se non quella di instaurare una pace duratura, (eni)
in questa cooperativa è ancora oggi pieno di speranza, di
energia, di voglia di avere
nuove idee ogni giorno.
Usciti di là, a pochissimi
chilometri sulla strada dei vini d’Alsazia, ai piedi di una
collina, troviamo una cantina
antica, al cui centro il tronco
di una quercia centenaria fa
da tavolo per la degustazione
del vino più caro della regione. È una piccola azienda,
dove tutto è pulito e profumato di mosto in fermentazione, i redditi sono importanti: nell’arco di quattro ore
ci siamo ritrovati al polo opposto della realtà della regione, e nonostante la bontà dei
vini una serie di domande ci
ronza in testa.
Un’altra visita è causa di
interrogativi, la base aerea
132. Qui ci sono 30 aerei da
guerra «Mirage»: odore di
olio e di motori. Nell’esercito
ci sono anche i pastori: certo,
nonostante il mito del macho
senza paura, i soldati sono
uomini. Ciononostante, sapere che un Mirage al massimo di velocità che vola più o
meno a rasoterra consuma
600 litri di cherosene al minuto, fa pensare: e il realizzare che in questa base ce ne
sono 30 di aerei, facendo due
calcoli sulla manutenzione
settimanale di una simile
flotta e mettendola fianco a
fianco con il necessario giornaliero per vivere di una persona in Africa, crea interrogativi di ogni sorta.
Da questa e da altre grandi
domande che ci sono più o
meno violentemente saltate
agli occhi e al cuore è nata la
riflessione sulle parole «voi
siete il sale della terra», che
ha animato il culto prima
della partenza. Siamo il sale
della terra, e come tale abbiamo delle responsabilità, non
solo delle esigenze.
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) potrebbe in
futuro sostituire il suo attuale
stile parlamentare «anglosassone» di gestione con uno stile più «consensuale». Proposte in tal senso sono state fatte nel corso della seconda
riunione della «Commissione
speciale sulla partecipazione
ortodossa al Cec», che si è
svolta al Cairo dal 23 al 25 ottobre scorso. Al termine della
riunione uno dei membri ortodossi della Commissione,
padre Georges Tsetsis, rappresentante del Patriarcato
ecumènico di Costantinopoli
e membro dei Comitati esecutivo e centrale del Cec, ha
sottolineato che c’era stato
«un consenso quasi totale»
tra le chiese membro ortodosse e non ortodosse su un
insieme di questioni.
Attualmente le grandi decisioni vengono prese dalla
istanza dirigente del Cec,
l’Assemblea, che ha luogo
ogni sette anni, e dal Comitato centrale che si incontra
ogni 12-18 mesi, sulla base
alla maggioranza dei voti dei
membri. Le proposte emerse
dalla Commissione speciale
potrebbero cambiare questa
situazione, modificando il
processo di presa di decisioni. Secondò Georges Tsetsis, i
membri ortodossi e non ortodossi hanno riconosciuto che
«dobbiamo abbandonare la
logica politica dello stile parlamentare anglosassone» e
tendere verso «una posizione
consensuale che ci avvicini
ad uno spirito comune».
È stato inoltre accettato, ha
proseguito Tsetsis, che il culto, durante gli incontri del
Cec, dovrebbe essere «fondato su una tradizione liturgica
vivente e autentica». Durante
molte manifestazioni del Cec,
la questione dello stile del
culto e la condivisione eucaristica hanno provocato divergenze. Alcuni servizi religiosi
sono considerati dagli ortodossi, i quali danno più importanza alla liturgia rispetto
a molte chiese protestanti, come «sincretisti», mescolando
elementi di religioni straniere al cristianesimo. Il copresldente della Commissione
speciale, il vescovo Rolf Koppe, della Chiesa evangelica
della Germania (Ekd), ha dichiarato che la riunione del
Cairo ha permesso di andare
oltre alla discussione dei problemi e di passare alla ricerca
di soluzioni.
Uno dei punti più sensibili
dibattuto al Cairo è stato
quello della partecipazione al
Cec, in quanto molti ortodossi ritengono che la loro posizione minoritaria viene rafforzata dal fatto che il Cec ac
cetti fra i suoi membri sempre più chiese, per lo più protestanti. Il vescovo Koppe, incaricato degli affari ecumenici e delle relazioni esterne
dell’Ekd, ha precisato che dcuni membri della Commissione hanno accettato di
prendere in considerazione
l’eventuale istituzione di una
struttura nella quale chiese
più piccole potrebbero essere
rappresentate in comune.
Tuttavia, ha aggiunto, «l’idea
presentata prima da rappresentanti ortodossi, di trasformare il Cec affinché diventi
rappresentativo delle principali “famiglie” di chiese o organizzazioni confessionali e
non di chiese individuali, come è attualmente, non ha ottenuto l’appoggio della maggioranza». Inoltre, una proposta fatta dal metropolita
Kyrill, della Chiesa ortodossa
russa, di creare una «seconda
Camera» per consentire una
forma più ampia di partecipazione alle chiese che non
vogliono essere membri a
tutti gli effetti, non è stata appoggiata. È «difficile immaginare - ha detto il vescovo come la Chiesa cattolica romana e gruppi carismatici
potrebbero fare parte di una
simile struttera».
Sulla questione della presa
di decisioni, Koppe non ha
dato una risposta categorica.
I rappresentanti non ortodossi hanno accettato che in
linea di massima andrebbe
ricercato per quanto possibile il consenso, pur riconoscendo «che dovrebbe esserci
un voto su alcune materie,
come le finanze o le questioni di personale. L’importante
è sapere dove porre i limiti».
Alcuni temono che un simile
modo di procedere limiti la
possibilità del Cec di fare dichiarazioni forti, in particolare sui conflitti come le recenti guerre dei Balcani. Ha però
ricordato che l’Assemblea di
Harare era riuscita a mettersi
d’accordo su una dichiarazione energica riguardante
Gerusalemme ricorrendo al
sistema del consenso.
Le conclusioni della riunione del Cairo saranno presentate al Comitato centrale del
Consiglio ecumenico che si
riunirà a Potsdam, vicino a
Berlino, dal 29 gennaio al 6
febbraio 2001. Un rapporto
finale dovrebbe essere sottoposto al Comitato centrale in
occasione della sessione di
settembre 2002. (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
Dopo le dimissioni dell'ex presidente Carter
Anche i battisti del Texas
lasciano la Convenzione del Sud
ATLANTA — Dopo le dimissioni dell’ex presidente degli
Stati Uniti Jimmy Carter dalla «Southern Baptist Convention» (Sbe, la più grande unione di chiese battiste degli Usa)
causata dalla posizione ufficiale dell’organizzazione contro il
ministero pastorale delle donne, anche l’Unione delle chiese
battiste del Texas ha reso noto che intende ritirare la propria
adesione per lo stesso motivo. 1 battisti texani sono oltre 2
milioni e mezzo su un totale di circa 16 milioni di fedeli appartenenti alla Southern Baptist Convention. (nevime)
I Statistiche
523 milioni di pentecostali nel mondo
rappresentano il 27<>/o dei protestanti
NEW YORK — I credenti pentecostali e carismatici sono il
27% dei protestanti nel mondo: da un milione circa nel 1900,
oggi vengono stimati in oltre 523 milioni dal sociologo David
Barrett, autore della prestigiosa Enciclopedia mondiale cristiana. La maggioranza si trova in America Latina (141 milioni), Asia (134 milioni) e Africa (126 milioni). (nev/icp)
i
4
PAG. 4 RIFORMA
Ferrara commemora un martire deH'Evangelo nel 450° anniversario
Fanino Panini, fedele fino alla morte
VENERDÌ 1“ dicembre 2^
VENERDÌ V
Oggi tutti godono, in varie forme e gradi, di guella libertà religiosa un tempo negata
e perla guale testimoni coraggiosi subirono emarginazione, repressione e condanne
MARTINO BARAnUOll
Lf INTRODUZIONE è stata
I fatta da Leonardo De
Chirico, anziano della locale
Chiesa dei Fratelli, il quale ha
innanzitutto ringraziato l’autorità preposta, e ha proseguito con una panoramica
storica sulla Ferrara del 1500,
in cui echi e aneliti della
Riforma avevano risonanza,
non solo presso la corte del
duca Ercole II d’Este (marito
di Renata di Valois, figlia di
Luigi XII, re di Francia, simpatizzante delle idee di Calvino e protettrice dei perseguitati per la fede evangelica),
ma anche fra il popolo. I difficili equilibri politico-religiosi fra il ducato estense e il potere papale, indussero Ercole
II a trasformarsi in «braccio
secolare» dell’Inquisizione e
a fare di Fanino Fanini il primo martire a cui nei decenni
successivi seguirà una numerosa schiera, che con l’olocausto della loro vita furono
testimoni della parola di Dio
in Ferrara. Concludendo De
Chirico ha sottolineato che
«commemorare Fanini ha un
significato di alto profilo culturale. La libertà religiosa e di
coscienza, che gli fu negata, è
oggi un patrimonio irrinunciabile da salvaguardare e da
valorizzare da tutti e per tutti,
credenti e non credenti».
L’oratore ufficiale, Carlo
Bertinelli, un anziano della
Chiesa dei Fratelli di Bologna,
incuriosito dalla particolare
vicenda di Fanino Fanini, si è
trasformato in minuzioso ricercatore storico, raccogliendone notizie approfondite,
che gli hanno consentito di
mandare alle stampe una breve ma molto pregevole pubblicazione dal titolo Fanino
Fanini evangelico faentino,
Nella maestosa e austera cornice del Castello estense, che tanta parte ebbe nelle vicende della Riforma del XVI secolo in Italia, gli evangelici di Ferrara hanno commemorato nel pomeriggio di domenica 17 settembre, la figura di questo modesto ma
fedele «fino alla morte» testimone di Cristo. La manifestazione
ha avuto luogo nel loggiato del cortile interno del Castello, gentilmente concesso dall’Amministrazione provinciale e ha visto
la partecipazione di un folto pubblico interessato e attento, oltre a un numeroso gruppo di evangelici e simpatizzanti provenienti daU’Emilia Romagna e dal Veneto.
edita dall’Unione per la diffusione della cultura cristiana,
corredata di ampia bibliografia. Bertinelli ha raccontato il
suo lavoro, descrivendo a
brevi tratti la semplice e umana figura di «Fannio», come
era chiamato familiarmente
Fanini. Nato a Faenza nel
1520 da agiata famiglia artigiana, lavorò nella panetteria
paterna come fornaio, mestiere che proseguì per tutta
la vita. Fu probabilmente il
contatto con la clientela della
bottega che gli dette la possibilità di percepire le critiche
al clero e alla chiesa di Roma,
nonché il desiderio di cambiamento e le notizie sui vari
movimenti di riforma. Ma
quasi certamente influirono
su di lui le prediche udite in
età giovanile a Faenza di fra
Bernardino Ochino da Siena,
improntate alla purezza
evangelica e alla centralità
della figura di Cristo, con la
denuncia dei contrasti che
emergevano con i dogmi e i
comportamenti delle strutture ecclesiastiche dominanti.
Fanino, appassionato lettore, fece il suo incontro con la
Bibbia, di cui divenne studioso assiduo tanto da essere in
grado di recitarne lunghi brani a memoria. Non solo, ma
leggeva anche quei piccoli
trattati che cominciavano a
far circolare le idee della
Riforma. Queste letture ebbero un profondo riflesso sulla
sua vita. Divenne un «uomo
nuovo» che parlava apertamente delle sue convinzioni e
iniziò la sua attività di laico
predicatore, raccogliendo anche un piccolo gruppo di seguaci disposti a collaborare.
Da alcuni di coloro che lo
ascoltavano era considerato
un santo, ma egli era solito dire; «Fratelli miei, riconosco
per mia natura non sono che
un povero e miserabile peccatore, ma per la fede che ho nel
mio Salvatore i miei peccati
sono perdonati come lo possono essere i vostri, se credete
fermamente nell’Evangelo
della grazia di Dio».
Questa sua attività creò
però allarme negli ambienti
ecclesiastici, e le guardie papali lo arrestarono per la prima volta nel 1547. Dopo una
prigionia umiliante e disumana fu costretto all’abiura, impietosito dalle suppliche della
moglie e dei figlioletti. In conseguenza venne bandito da
Faenza e dai territori di Santa
Romana Chiesa. Una volta libero, senti però di nuovo il richiamo della fede e riprese a
evangelizzare attivamente in
Romagna, prevalentemente
nei territori di Fugo, incurante dei seri pericoli che correva. Nel febbraio 1549 fu nuovamente arrestato a Bagnacavallo questa volta per ordine
del duca Ercole II, e rinchiuso
nelle segrete del castello, a
pochi metri da dove lo abbia
mo commemorato. La sua
prigionia durò diciotto mesi,
in un’umida cella al livello del
fossato che circonda il castello, che frequentemente si allagava; nonostante tutto egli
continuò a testimoniare con
franchezza della sua fede, ai
suoi compagni di prigionia, ai
carcerieri, ai rari visitatori, fra
cui Lavinia della Rovere e
Olimpia Morata, letterata,
maestra e amica della figlia
del duca. Inutilmente esse intercessero per la sua liberazione, assieme a Renata di
Francia, al conte Camillo Orsini: sembra che alla fine anche Ercole II avesse scritto al
papa per evitare al Fanini la
pena capitale. Ma papa Giulio
III fu irremovibile, e sollecitò
il duca a eseguire la condanna a morte in tempi brevi. Il
22 agosto 1550, molto probabilmente nello stesso cortile
del castello, fu impiccato, il
suo corpo fu arso e le ceneri
disperse nelle acque del Po.
Nel concludere Bertinelli ha
osservato che disperdendo le
ceneri si voleva far scomparire per sempre nelle acque anche il ricordo di Fanino Fanini
e soprattutto dei suoi principi
di fede e di libertà di credere
in Cristo secondo l’Evangelo.
Ma questa commemorazione
vuole affermare che il suo sacrificio non fu vano, se ancora
oggi sul luogo del suo martirio
tanti cristiani evangelici si sono riuniti per testimoniare i
suoi stessi principi e la sua
stessa fede. Per far sì che questa manifestazione non fosse
un arido ricordo storico ma
un atto di fede e di riconoscenza al Signore, al termine i
partecipanti sono stati guidati
in preghiera dal pastore della
Chiesa pentecostale di Cento
e dall’anziano della Chiesa
battista di Ferrara.
Un romanzo che affronta la triste realtà della malattia di Alzheimer
Carabà, personaggio umano oltre il degrado fisico
PAOLO FABBRI
Viviamo in una società in
cui solo i vincenti contano: vincenti non tanto in una
competizione con la vita e
per la vita, quanto nella competizione con tutti per «microaffermazioni» che assurgono a simbolo transitorio
verso la meta più ambita, che
non è la gloria o la fama, bensì la ricchezza. In questo tipo
di sistema chi non è in grado
di competere viene messo
semplicemente da parte, non
esiste. Così sono considerati i
vecchi, collocati nelle case di
riposo per essere accompagnati alla morte attraverso le
varie forche caudine che si
chiamano Alzheimer, Parkinson, paralisi ischemica, ecc.
L’ammirazione per la saggezza e il prezioso deposito di
memorie, il rispetto per la vicenda umana racchiusa nei
corpi e nelle menti degradati
tendono a essere sostituiti
dal fastidio per un peso inutile. In questo contesto non è
privo di significato che Manca Larocchi, poetessa e studiosa del linguaggio poetico,
abbia ambientato il suo primo romanzo’* in una casa di
riposo per anziani.
C’è dietro questa scelta
un’attenzione agli ultimi, che
emerge anche negli sviluppi
della narrazione. 11 linguaggio
è crudo, senza facili pietismi
e proprio per questo è capace
di urtare la nostra sensibilità,
ma è anche un linguaggio
colto, con qualche eccesso di
erudizione che non giova al
procedete sciolto del raccon
to. La vicenda si svolge tutta
all’interno di Villa Letizia, che
ospita anche anziani non più
autosufficienti. Una delle
ospiti, che si definisce «marchesa di Carabà» (presunta
moglie del marchese del Gatto con gli stivali), riunisce
ogni giorno un uditorio gemente e tossicchiante per
condurlo in una dimensione
onirica, con racconti che sono vertiginose variazioni sul
tema di opere letterarie, da
Pierre Loti a Shakespeare,
con contaminazioni dialettali
che introducono una vivace
nota ironica.
In realtà c’è in questo personaggio una potente carica
umana, sua pure adombrata
da stranezze che riflettono
una storia tormentata che si
svelerà solo nelle ultime pagine, quando la nipote di un
ospite, che funge anche da
narratore, morta la zia, riordinerà le sue carte rinvenendovi un chiarificatore ritaglio
di giornale. Proprio questa
splendida umanità, unita a
una squisita femminilità, porterà la marchesa a innamorarsi del «capitano», un nuovo
ospite che sembra far rivivere
un sentimento ormai sopito
da tempo. L’Alzheimer però si
erge come una nemesi fra la
marchesa e il capitano, che
rapidamente perde contatto
con la realtà nonostante le delicate e struggenti parole della
Un momento dei lavori nel corso della commemorazione di Fanini
signora di Carabà che finirà
per morirne, lasciandone tuttavia un prezioso racconto
«per i suoi cari nipotini».
Il racconto, a metà fra il testamento spirituale e la confessione, trae spunto dalla vicenda biblica di Giuseppe,
messo in collegamento con il
faraone Akenathon (lo sfortunato riformatore, in senso
monoteista, della religione
egizia) e con Mosè, conformandosi a una struttura letteraria che molto attinge a
quella del testo poetico e
spingendosi in quella zona
arcana dove il mito e la quotidianità convivono, tenendo
a fianco, come in animazione
sospesa, il linguaggio poetico, in attesa che qualcuno vi
attinga per dire al mondo
qualcosa che il mondo non
sa. Il racconto non sarà letto
agli ospiti di Villa Letizia, ma
la narratrice, nipote dell’anziana ospite, morta la zia, deciderà di recarsi almeno una
volta la settimana alla casa di
riposo per continuare a raccontare le storie della marchesa di Carabà. Talvolta
uscendo confesserà che le
sembra di vedere quel «Mosen» o «Mosè» del racconto
finale, «mentre avanza balbettando nel labirinto degli
affanni quotidiani verso il
varco di una voce ineffabile,
che risana...». La bimba che
trotterella accanto a questo
personaggio del mito si fa
metafora della speranza, e
sullo sfondo si intravede una
vaga nostalgia di fede.
(’*) Marica Larocchi: Carabà.
Lecce, Pietro Manni, 2000.
Chiesa battista di Napoli
Il fascino della formazione
del canone biblico
EMILIA MALLARDO
IL pastore delle chiese battiste di Pozzuoli e Torre Annunziata, Emanuele Casalino,
ha spaziato dalla storia alla
leggenda, dalla filologia all’esegesi testuale, nel trattare
il tema della formazione del
canone nel corso della prima
di un ciclo di conferenze bibliche organizzato dalla Chiesa battista di Napoli via Foria.
L’argomento, di per sé incline
al tecnicismo per addetti ai
lavori, è stato invece presentato con accattivante garbo e
varietà di contenuti. Articolata in due momenti. Antico e
Nuovo Testamento, la conferenza ha avuto nella sua prima parte, come punti di particolare rilievo, la dissertazione sul reperimento dei rotoli
del Mar Morto (1947), risalenti al I secolo a.C. e l’excursus
sulla versione dall’ebraico al
greco, realizzata a partire dal
250 a.C. dai 70 saggi e voluta
da Tolomeo Filadelfo per arricchire la sua biblioteca.
La «Settanta» è stata commentata dal relatore col corredo di qualche didascalia
leggendaria, come quella ck
narra che i 70 anziani operarono individualmente in II
celle elaborando miracolo»
mente un’unica traduzioni
Questi e altri argomenti rei
dono l’antica Scrittura, ni
parole di Casalino «un testi
affascinante e problematici
che descrive in modo miraMi
come Dio si sia presentato!
Israele e come il popolo elei
si sia sforzato di preservateli
propria fedeltà».
Nell’incipit della seconJi
parte della conferenza, dei
cata al Nuovo Testamento,
Casalino ha puntualizzati
l’assoluta mancanza di originali, anche se il più antici
frammento in nostro posset
so (Giovanni), datatoti)
non è molto lontano dalfoii
ginale. Il relatore si è söffet
mato sui più antichi mano
scritti esistenti e sulle vicenè
legate alla conservazionei
alcuni di questi. Partieoi®
attenzione è stata dedicataal
la storia della «Vulgata», ri»
nosciuta come testo ufficiali
dal Concilio di Trento, eai
alcuni fra i condizionameni
dottrinali legati a tale scelta,
LIBRI
Religioni Conoscere l'IsIam
È dedicato a\VIslam: religione-vita-cultura il volume che
riporta gli atti della V Settimana cefaludese per l’ecumenismo (l^-S aprile 2000) organizzata dal Centro ecumenico
aconfessionale «La Palma». Curata da Antonella Misuraci
la pubblicazione riporta gli interventi al
convegno (tra cui quello di Adalgisa De
Simone dedicato a «La Sicilia e l’Islam») e
i testi di una mostra che è stata organizzata parallelamente al convegno stesso, e
che affrontano i fondamenti della fede e
della prassi religiosa islamica. Una terza
parte del volumetto è dedicata a testi coranici e poesie e canti sufi. Per richieste
e-mail: asciutto@pn.itnet.it.
RADIO
TELEVISIONE
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nel 1999
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Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canal
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evang®'
lico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità
europea,
attribuite
come in
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troviam«forti», a
l’assenza
emerge c
ricche di
Bac
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della F^def
zinne delle chiese evangeliche in Italia, trasme^^
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 10 f
cembre, ore 23,50 circa, andrà in onda: «La disastrosa
ne nelle valli valdesi e l’impegno delle chiese evangelicmj;
«La sinfonia della Riforma di Mendelssohn»; «ChiaroScuf jun fatto, un commento». La replica sarà trasmessa lunedi
dicembre alle ore 24 e lunedì 18 dicembre alle 9,30 circa.
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VENERDÌ r DICEMBRE 2000
PAG. 5 RIFORMA
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I L'ultimo libro di Piera Egidi conclude una particolare trilogia di titoli Claudiana
Sguardi di donne sulla realtà
Dopo «Incontri» e «Voci di donne», con «Sguardi di donne» termina un lungo lavoro di 138
interviste che fanno scoprire un protestantesimo al femminile competente e appassionato
BRUNA PEYROT
Lf ULTIMO libro* di Piera
, Egidi conclude una trilogia di titoli Claudiana molto
interessante. Nel 1998 la casa
editrice pubblica Incontri,
nel 1999 di donne e ora
Sguardi di donne. Il primo
raccoglie vicende di uomini e
donne e gli altri due solo
donne, esito di un progetto
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia nell’ambito del «Decennio ecumenico di solidarietà delle chiese con le donne». È
un lungo lavoro (138 interviste) che Piera Egidi ha condotto in sette anni, scoprendo nel protestantesimo italiano «tante competenze, professionalità, passione, battaglie, profuse nelle chiese e
nella società» (p. 13).
I titoli dei libri, incontri, voci, sguardi, sono parole tipiche, applicate dalla cultura
antropologica allo studio delle società senza scrittura, accompagnate ai senza potere
che, appunto, dicono se stessi
con un lieve vociferare o uno
sguardo semplice. Oppure,
nella letteratura occidentale
europea, sono caratteristiche
attribuite di solito alle donne,
come indicatori di identità
femminile. Questa digressione per dire che i titoli sembrano promettere la conoscenza di vite ai margini, non
importanti, «minori». Invece,
leggendo Sguardi di donne,
troviamo vite robuste, voci
«forti», anche se lasciate nell’assenza. È il primo dato che
emerge con rilievo. Sono vite
ricche di rapporti, non gioca
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te in dilemmi esistenziali che
consumano, ma spese nella
complessità esistenziale, con
la consapevolezza che la vita
sia una scelta.
È vero? Non è vero? È Piera
Egidi che le narra così? Certo
scatta, nell’atto del raccontare, lo stile di un’imrhagine
della propria identità che attinge parole e azioni dalla
cultura protestante, basata su
«idealtipi» motivati dalla fede
evangelica. Certo manca, nel
modo di comunicare protestante, un linguaggio esplicito dei sentimenti che conceda la possibilità della loro
ammissione (al proposito invitiamo a leggere fra le righe
come è detto e affrontato il
dolore). Certo, infine, nel parlare di se stesse (vale anche
per gli uomini) scatta il pudore, la ritrosia del mettersi sotto i riflettori e, perché no, anche il diritto di non dirsi, perché non possiamo essere rivelati fino in fondo agli altri.
Ciò semmai per un creden
te avviene solo davanti a Dio.
Nonostante questi interrogativi, tuttavia, le 50 vite (sono interviste da giornalista,
insiste sempre l’autrice, non
storie di vita) appaiono lineari nella rappresentazione di
sé. Lo sono nel racconto del
proprio passato, nel cogliere
il senso di ciò che fanno o
hanno fatto. E parlano a chi
legge. Fra i molti messaggi
suggeriti, ne scegliamo alcuni
che le attraversano tutte.
1) Le protagoniste raccontano i fatti della loro quotidianità. È la vita di ogni giorno che restituisce le «opere»
compiute e appare a volte così scontata che non se ne percepisce più l’importanza.
Tutto si stempera nel «normale impegno di un membro
di chiesa» (p. 83). Questo significa sottovalutare che è la
quotidianità, di solito affidata
alle donne, a graduare la
qualità di vita delle persone.
Anche quando si fa carriera,
le si dedica sempre tempo,
tanto che la carriera stessa
non è percepita come tale,
«come se non la riguardasse»
(p. 95). Si lascia il proprio
mestiere per dedicarsi totalmente al volontariato nella
chiesa, e pur lavorando molto di più non si chiama lavoro questo tempo dedicato
• agli altri (p. 58). L’impegno
nella comunità è parte di sé.
Lavorare nella chiesa diventa
«una cosa naturale» (p. 47),
oppure una scelta che completa: «Se devo darmi da fare
per qualcuno, preferisco farlo
per la mia chiesa» (p. 91). La
vasta e impegnativa rete associazionistica protestante
Una conferenza nel 250° anniversario della morte
Bach e i legami fra musica e matematica
JENS SiELMANN
jjÌ~^ IÒ che è la Bibbia per
''Vjla fede cristiana, ciò
che è l'imperativo categorico
di Kant per la filosofia, è VArte della fuga per la musica,
l’innovazione più radicale
pensabile fatta da un uomo
che man mano sente i dolori
della vecchiaia. Nonostante
il suo lento declino verso la
fine della sua vita è ancora
capace di una tale rivoluzione musicale che può solamente essere raggiunta da
questo uomo che vive per la
musica alla gloria di Dio...
Bach il quinto evangelista?
Questa certamente è un’esagerazione.
Si può però dire che Bach
interpreta, per mezzo della liturgia, del suono e della teologia, ciò che gli evangelisti
hanno testimoniato». Questa
è la conclusione della conferenza su Johann Sebastian
Bach tenuta a Messina il 6
novembre in occasione del
250° anniversario della morte. E stata una conferenza approfondita e ricca che non si
ò fermata a presentare un
semplice ricordo di Bach. È
invece stato il tentativo riuscito di far immergere il pubblico nel mondo della musica, nell’universo di Johann
Sebastian Bach.
Infatti, prima di parlare
della vita e delle opere di Bach, l’oratore ha fatto due prernesse interessanti sulla musica. La prima è una teoria
abbastanza recente secondo
la quale alla base dell’universo c’è la musica: teoria sostenuta dal fisico americano
Brian Greene. Greene parla
dell’eleganza dell’universo in
cui viviamo: se la sua teoria
sarà confermata, alla fine
tutto quel che vediamo si potrà spiegare ricorrendo a un
solo fatto elementare: le
stringhe. Dentro alla materia, dopo gli atomi e dopo i
quark, al di sotto di tutte le
particelle ci sono, dice il fisico, soltanto «stringhe», ovvero minuscoli anelli unidimensionali di energia che vibra. Così a un certo schema
di vibrazione delle stringhe
corrisponde un elettrone, a
un altro un protone e così
via, fino a ricostruire l’infinita ricchezza dell’universo.
L’universo, dunque, come
una immensa sinfonia. Bach
certamente non conosceva
questa teoria, ma il fatto che
l’universo sia per lui una immensa sinfonia è vero. In tutta la sua vita, la sua fedé, la
sua teologia, a base di ogni
suo passo c’è la musica, che
come forse nessun altro ha
saputo scrivere con una purezza matematica che accarezza il nostro udito.
Allora, ecco la seconda
premessa: il legame fra matematica e musica «scoperto»
da Pitagora: è con la scuola
pitagorica che si insedia stabilmente nella riflessione filosofica il problema dei rapporti fra musica e matematica. Anzi, fu proprio un evento di carattere sonoro che
permise a Pitagora di formulare il legame fra matematica
e natura, che costituisce una
delle basi del pensiero umano. La leggenda narra che il
filosofo, un giorno attirato e
incuriosito dal rumore dei
martelli suU’incudine, entrò
nella forgia e si rese conto
che questo «rumore» produceva a volte un suono consonante, e altre invece dissonante. Capì che i martelli che
risuonavano in consonanza
Incontro al Centro culturale di Milano
Un riformato italiano
dalle ceneri di Savonarola
SERGIO RONCHI
(incontri, commissioni tematiche, seminari, giornate di
studio e di preghiera, incarichi nella società civile) entra
nella quotidianità dimenticata dalla memoria.
2) Il racconto della quotidianità, tuttavia, non include
solo se stesse. Raccoglie i
propri uomini. Le donne, come spesso rivela la memorialistica, parlano dei loro compagni, mariti, padri, fratelli e
figli. Ciò non sempre succede
al contrario: gli uomini non
parlano delle donne. Implicherebbe nominare sentimenti, riconoscere legami,
rendere visibile l’importanza
delle donne.
3) La quotidianità porta
ancora più avanti. Due corpi,
si potrebbe dire, la abitano:
la casa e il territorio. La casa
è una metafora importante
nella storia protestante, «una
via di accesso alla storicità»,
potremmo dire con il filosofo Paolo Virno. Attraverso
la casa (salotto o stalla che
sia), da quella di Catherina
von Bora a Madame de Staël
fino alla Casa valdese inaugurata a Torre Pellice nel
1889, a ricordo del Glorioso
Rimpatrio (1689), si rende visibile uno dei primi spazi di
manifestazione della fede
evangelica, nella quotidianità, appunto. Il territorio,
infine, offre gli incontri: con
altre donne, con i diversi,
con gli stranieri. Le donne
posano molti sguardi sulla
realtà e spesso riescono davvero a trasformarla.
(*) Piera Ecidi: Sguardi di donne. Torino, Claudiana, 2000, pp.
208, £21.000
IN una incisione olandese
del 1617 a ricordo dei primi 100 anni degli eventi tedeschi che mandarono in frantumi la «repubblica cristiana», Il candeliere, tra i riformatori è raffigurato anche
Pietro Martire Vermigli. Lo
ha sottolineato di recente, al
Centro culturale protestante
di Milano, Emidio Campi
dell’Università di Zurigo, parlando, in occasione dell’anniversario della Riforma protestante, di «Pietro Martire Vermigli. Influenze europee di
un riformatore italiano».
Personaggio di statura europea, Pietro Martire Vermigli
(1499-1562) è uno di quei numerosi italiani che hanno dato il proprio apporto alla rivoluzione religiosa e culturale; e
in essa egli occupa un posto
di rilievo. Teodoro di Beza, il
successore di Giovanni Calvino a Ginevra, ebbe a definirlo
«una fenice nata dalle ceneri
di Savonarola»; e a ragione.
Fiorentino, entrato giovanissimo nell’Ordine dei canonici
di sant’Agostino, priore del
loro convento in Napoli, viene a conoscenza dei primi
scritti dei riformatori. E comincia a svolgere l’attività di
predicatore. Non si dimostra
troppo ligio: ha qualche dubbio, tra l’altro, sulla dottrina
del Purgatorio. Poi viene trasferito come priore al convento di San Frediano a Lucca e qui istituisce corsi di latino, di greco e di ebraico per i
novizi. Intanto manifesta
simpatie per il riformatore di
Zurigo Ulrico Zwingli. Alla fine, è costretto a riparare
all’estero. La meta ultima,
dopo Basilea, Strasburgo (qui
Il prof. Emidio Campi
prenderà parte attivamente
al movimento riformatore
cittadino) e Oxford (riceverà
il titolo di «Dottore e riformatore della Chiesa d’Inghilterra»), sarà proprio Zurigo, dopo che ebbe rifiutato l’invito
di Heidelberg e di Ginevra da
parte di Calvino.
«Questa - ha detto Campi è la fase più feconda di Vermigli, dottore della Chiesa,
che'seppe predicare l’Evangelo attraverso l’insegnamento». A Zurigo, infatti.
Vermigli è incaricato di Antico Testamento presso l’Università, all’epoca la scuola
teologica più prestigiosa. «Il
più letto tra i riformatori in
tutta Europa, uno dei padri
fondatori del protestantesimo riformato - ha concluso
Campi - Pietro Martire Vermigli fu un grande filologo (si
pensi soltanto al suo commentario ai Salmi) sulla scia
umanistica oltre che profondo conoscitore di Agostino,
di Aristotele, di Cicerone, di
Seneca, di Terenzio, di Virgilio. E degli scritti biblici egli
dava una interpretazione storica e non allegorica».
«Protestantesimo», rivista della Facoltà valdese di teologia
C'è ancora spazio per la dogmatica?
avevano un preciso rapporto
di peso: se cioè uno dei dùe
pesava il doppio dell’altro,
essi producevano l’intervallo
di un’ottava. Fece la controprova con dei nervi di bue in
tensione e il risultato fu identico: se uno era lungo il doppio dell’altro si otteneva l’ottava. Stabilì così il rapporto
dei due suoni formanti l’intervallo d’ottava in 2/1 e
quello dei due suoni formanti la quinta in 3/2.
Bach era sensibilissimo alla
struttura matematica della
musica o, altrimenti detto, alla forma musicale che richiama una struttura matematica.
Oltre al Clavicembalo ben
temperato, altre opere monumentali quali l’Arte della fuga,
le Variazioni Goldberg, V Offerta musicale utilizzano sistematicamente trasformazioni geometriche che invertono, ribaltano e collegano fra
di loro i temi musicali. Bach
nel secolo dei lumi seppe più
di chiunque altro modellare
matematicamente 1 suoni.
Dopo queste premesse è
stata descritta la vita e l’opera di Bach. Interrotto piacevolmente da presentazioni
di brani famosi, il relatore si
è fermato a tutte le stazioni
importanti della vita del
compositore. Chi ha seguito
questa conferenza è diventato partecipe e testimone della forte carica spirituale di
Bach. La sua era una continua ricerca artistica e umana, un vivere la spiritualità
della sua fede luterana con le
note, un predicare con il
pentagramma che lo spinse
a interpretare con passione
tanti autori europei tra cui
l’amato Antonio Vivaldi e
che oggi fa di Bach il compositore più ascoltato.
Che fossimo in un epoca
post-dogmatica, lo sapevamo
da tempo. Che ciò significhi
un vero abbandono della
dogmatica (esposizione della
fede cristiana sulla base del
Credo), ecco la nuova domanda. Il dibattito teologico
odierno sembra svolgersi soprattutto in Nord America. E
questo per la ragione, forse,
che l’Europa è stata troppo
abituata a considerare il cristianesimo quale dato culturale a se stante e le facoltà
teologiche hanno continuato
«come se nulla fosse» a parlare un linguaggio teologico
tutto interno, per quanto rispettabile. La situazione nordamericana è diversa. Questo
fatto ha dato luogo a uno
spettro di posizioni in parte
inedito nella teologia sistematica, sul quale dà ampi
ragguagli Reinhard Hùtter,
un professore tedesco che insegna negli Stati Uniti, mediante un dettagliato resoconto su quel che si incontra
ora nelle università americane in fatto di teologia sistematica. Il focus delTintero dibattito sta nel concetto di
«teologia pubblica» e nel suo
rapporto con il linguaggio
della dogmatica cristiana.
Nel secolo scorso un preludio a quel tipo di problematica fu rappresentato dalla teologia di Richard Rothe, al
quale la Facoltà valdese di
teologia ha dedicato un convegno nel novembre 1999.
Sergio Rostagno introduce la
figura di Rothe, Hans-Michael Uhl racconta dei quattro anni passati da Rothe
quale pastore della chiesa luterana di Roma (cappella
deH’ambasciata di Prussia, sul
Campidoglio), e infine Denis
Müller prende lo spunto dal
l’etica teologica di Rothe per
approfondire il discorso dell’etica situandolo nel quadro
del nuovo millennio. Müller
esamina le alternative dell’etica cristiana tra isolazionismo
e secolarizzazione e ne indica
le questioni cruciali.
La scomparsa di Berta Subilia, avvenuta alla fine di luglio, ha dolorosamente colpito la redazione della rivista. Il
direttore rievoca il profilo
teologico della scomparsa e il
contributo tutt’altro che esile
dato in vario modo anche alla
rivista stessa. Seguono alcuni
testi di documentazione. Tra
il 1935 e il 1950 un gruppo di
intellettuali e di teologi attorno a Giovanni Miegge tenne
una serie di convegni da non
dimenticare. L'elenco completo dei relatori e delle tematiche si trova in questo
numero. Che cosa sarebbe
successo se alla fine della seconda guerra mondiale la politica italiana invece di polarizzarsi sul binomio comunisti e cattolici si fosse aperta
anche a quella voce?
Tra le materie di questo
numero figura anche un esame del discusso dossier su filosofia e teologia della rivista
MicroMega (2-2000), diffuso
in 100.000 copie in Italia. La
rimozione quasi inconscia
del discorso protestànte, a
vantaggio di una polarizza
zione tra laico e cattolico,
quella rimozione che paventavamo recensendo l’enciclica Fides et ratio sul numero
4-1999, p. 379, prevedendo il
rischio che l’enciclica facesse
scuola, non sembra ricevere
una conferma paradossale
proprio dal fascicolo di MicroMegcR In ogni caso il tema
posto da quel fascicolo è meritevole di elaborazione e
Alessandro Spanu indica alcune piste di discussione.
Il Sinodo delle chiese vaidesi e metodiste sedente in
Torre Pellice dal 21 al 26 agosto 2000 ha generato vari documenti. Due in particolare
sono riprodotti in questo numero: quello sui principi della diaconia evangelica e quello sui problemi etici posti
dalla scienza, entrambi interessanti nella scelta delle loro
formule. Incalzati dall’attualità, pubblichiamo la Dichiarazione di alcuni teologi italiani su recenti documenti
emanati da dicasteri vaticani
in materia di ecclesiologia e
di rapporti tra cristianesimo
e religioni. 11 resto del numero è occupato da recensioni e
dagli Indici 2000.
Protestantesimo. Rivista
della Facoltà valdese di teologia. Roma, via Pietro Cossa 42.
Telefono 06-3210789; fax: 063201040; e-mail: fvt.protest@
chiesavaldese.org.
Regala un abbonampto a
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 1° DICEMBRE 2(k^
venerdì 1
L'ultimo Sinodo ha invitato le chiese a studiarla e a comunicare le loro osservazioni
Una ffCarta» per la diaconia
Presentiamo il testo della bozza proposta dalla Commissione sinodale per la diaconia
PAOLO RIBET
DI tanto in tanto ritorna,
nel dibattito interno alla
chiesa, un’osservazione: che
la nostra diaconia non ha
una strategia precisa e che
manca, al fondo del nostro
operare, una linea di condotta chiara. È certamente vero
che spesso le singole chiese
locali o le varie organizzazioni intervengono localmente
per rispondere a situazioni
concrete che si verificano
aH’improvviso senza darsi
prima dei principi, senza
scrivere un programma o coinvolgere il Sinodo in quanto
stanno per fare. Ma è altrettanto vero che da tempo ormai esiste una sensibilità diaconale tale che appare quasi
naturale impegnarsi in vari
modi e a vari livelli per gli
«ultimi», siano questi tra noi,
come gli immigrati, o vivano
lontano, come i piccoli produttori di caffè sudamericani
per cui organizziamo il commercio equo e solidale.
La nascita, ancora recente,
di una commissione sinodale
che si occupa della diaconia,
poi, ha portato anche una
sorta di accelerazione (anche
se non tutti se ne sono accorti) nella domanda e nell’offerta di riflessione su questo
soggetto. Da ormai più di dieci anni i rappresentanti delle
opere si incontrano regolarmente a Firenze per dibattere
su vari aspetti della loro attività. Già nel 1997 la stessa
commissione aveva presentato al Sinodo alcune tesi in cui
si tentava di condensare il
senso dell’azione diaconale.
Essa, si diceva tra l’altro nel
documento, «non è una funzione della 0 nella chiesa o
una sua attività settoriale, ma
è il modo in cui la chiesa è
chiesa e i discepoli del Cristo
diacono si pongono in quanto discepoli». Da questa affermazione ne discendeva una
Bambini deiia scuola materna del Servizio cristiano di Riesi
seconda, un po’ provocatoria,
secondo cui accanto al concetto del sacerdozio universale dei credenti, occorre porre
quello del «diaconato universale», in quanto l’invito del
Cristo a farsi servitori è rivolto a tutti. Infatti, così come
non possono esistere dei
«professionisti del sacro» a
cui affidare la gestione del
nostro rapporto con Dio, non
dobbiamo neanche permettere il sorgere della categoria
dei «professionisti del bene» a
cui le comunità possano demandare l’impegno nei confronti dell’altro. Ma si sa, il Sinodo è sempre oberato da
una massa enorme di adempimenti e non ebbe tempo
per discutere queste tesi.
Due anni dopo, nel 1999,
sempre la Csd, unitamente
alla sua relazione, presentò al
Sinodo un documento più
breve, in cui in modo sintetico si cercava di condensare,
con un linguaggio comprensibile non solo all’interno
delle chiese ma anche al loro
esterno, le motivazioni profonde dell’opera diaconale.
Il giardino interno della Casa di riposo di Vittoria
Lo spunto per un tale documento veniva da altre realtà
europee che da alcuni anni
affidano i fondamenti del loro agire a queste «carte»: lo
ha fatto la diaconia protestante francese e lo sta elaborando Eurodiaconia, l’organizzazione che raccoglie le
stmtture diaconali protestanti europee. E lo stesso avviene con la «Carta europea dei
diritti fondamentali».
La Carta presentata nel ’99
si apriva con una affermazione programmatica: «La Csd e
le opere e istituti che ne fanno parte fondano la loro
azione diaconale sulle Scritture che ricordano la dignità
della persona umana, creata
a immagine di Dio, e la sollecitudine di Dio verso coloro
che soffrono, così come il dovere della carità». A questa
faceva seguito una serie di sei
dichiarazioni che ponevano
al centro dell’attenzione la
singola persona umana e la
sua dignità. Di nuovo il Sinodo non ne discusse, ma inviò
il documento alle comunità
perché lo esaminassero e inviassero le loro osservazioni,
in vista di un dibattito più
approfondito. Non so quante
chiese l’abbiano discusso,
ma alla Csd non giunsero se
non alcune reazioni individuali e i risultati dell’annuale
convegno delle opere, in cui
venivano segnalate sostanzialmente due mancanze: un
insufficiente riferimento teologico e la mancanza della
menzione della grazia di Dio,
che è sempre il motore primo
dell’agire diaconale.
Sulla scorta di tali osservazioni, una seconda bozza della carta della diaconia venne
approntata per il Sinodo
2000. Essa si apriva con questa affermazione: «La fede è
la risposta delle donne e degli
uomini di ogni tempo all’amore di Dio per le sue creature che ci è testimoniato
dalle Scritture dell’Antico e
Carta della Federazione dell'«Entraide Protestante»
La povertà e le precarietà, la disoccupazione, la solitudine, l’esclusione e molteplici
forme di sofferenza non sono delle fatalità.
Sono segni evidenti e dolorosi di un ordine
culturale, sociale ed economico che lascia
pochissimo spazio agii esseri fragili e vulnerabili. Queste violazioni della dignità umana
sono in contraddizione con la Dichiarazione
universale dei diritti umani e in opposizione
all’Evangelo.
È inaccettabile che un essere umano venga rinchiuso nella sua sofferenza o abbandonato nel suo dolore. È inaccettabile che un
essere umano non possa mangiare a sufficienza, posare il capo in un luogo sicuro e
non sia considerato come membro a tutti gli
effetti del corpo sociale. Ovunque sia e qualunque sia il suo itinerario personale, si tratta sempre di una negazione della vita.
1 membri della Federazione dell’Entraide
Protestante uniscono i loro sforzi per rendere concreta e immediata la solidarietà di cui
proclamano l’urgenza e l’efficada. Essi pro
muovono azioni diverse per alleviare le sofferenze psichiche, fisiche e morali, per accogliere e accompagnare le persone in situazione di disperazione.
Al di là di questo aiuto necessario, essi sono impegnati nel discernere e nel nominare
le cause delle sofferenze e della povertà. 11
loro obiettivo è di mobilitare le donne e gli
uomini in una comune presa di coscienza
delle sofferenze e delle ingiustizie che sfregiano il mondo, affinché possano agire per
una maggiore fraternità.
1 membri della Federazione dell’Entraide
Protestante si fondano sulle promesse di vita
e di pace del Dio d’amore e si impegnano,
accanto a molti altri, a manifestarne i segni.
Essi vogliono affermare la forza liberatrice
della Parola di Dio, proclamare la speranza,
e operare per una condivisione equa.
(Approvata dall'Assemblea della
Federazione dell’Entraide Protestante
tenutasi a Strasburgo il 16 aprile 1999.
Traduzione di J.-J. Peyronel)
del Nuovo Testamento e che
ci è mostrato in modo particolare dal dono di suo Figlio
Gesù Cristo, il quale ha detto
di sé che è venuto non per essere servito, ma per servire.
Da questo atto gratuito di
Dio sgorga la vita rinnovata
del credente, liberata da ogni
timore del giudizio e della
morte, che si esprime come
lode a Dio e come testimonianza, con le parole e con gli
atti, della sua sollecitudine
verso tutti coloro che soffrono». Seguivano sei dichiarazioni sostanzialmente simili a
quelle del documento presentato l’anno precedente.
Anche in questo caso è stato approvato un ordine del
giorno che invia la «carta» alle chiese richiedendo di discuterla e di proporre varianti, in vista di una sua adozione da parte di tutta la chiesa,
ferma restando la convinzione che documenti di questo
tipo sono utili per fare il punto della discussione ma che,
soprattutto in una situazione
in continua evoluzione come
la nostra attualmente, non
sono destinati a durare nel
tempo bensì ad essere ripresi
e rivisti in continuazione.
La bozza presentata dalla Csd
Carta della diaconia
»
W.
La fede è la risposta delle donne e degli uomini^
ogni tempo alVamore di Dio per le slUe creature che^
è testimoniato dalle Scritture dell’Antico e del Nuovo
Testamento e che d è mostrato, in modo particolare,
dal dono di suo figlio Gesù Cristo, il quale ha detto ¡U
sé che è venuto non per essere servito, ma per servire.
Da questo atto gratuito di Dio, sgorga la vita rinnovaia del credente, liberata da ogni timore del giudido
e della morte, che si esprime come lòde a Dio e corno'
testimonianza, con le parole e con gli atti, della sua
sollecitudine verso tutti coloro che soffrono.
In questa prospettiva, le chiese valdesi e metodiste o
le opere che ad esse fanno capo si impegnano a favore
della piena dignità della persomi umana, in quanto
creatura amata da Dio, e in particolare: 'f ■
- sono convinte che nessun sistema politico o economico possa essere accettabile se si fonda sulla esclusione e la discriminazione e si impegnano a combatterlo;
- non si rassegnano di fronte ai problemi della società moderna; ' j
- sono convinte che esista sempre la possibilità^
agire e di trovare una soluzione, anche nelle situazioni più complesse; non vogliono cedere allo scoraggi«.
mento;
- si impegnano ad assicurare la trasmissione delle
culture, dei valori, ivi compresa la diversità, e ad es:
sere al servizio della promozione delle persone senza
alcuna discriminazione;
- si impegnano, attraverso la loro azione, a portare
sollievo nelle situazioni di sofferenza psichica, fisica e
morale, accogliendo e accompagnando e persone eh
si trovano in stato di necessità.
Verso l'approvazione di una «Carta europea della diaconia»
Nel solco della Dichiarazione di Bratislava
JEAN-JACQUES PEYRONEL
IERCHÉ una Carta della
diaconia? Perché una
Carta serve a indicare, in modo chiaro e essenziale, le motivazioni e le finalità fondamentali di un organismo. Basti pensare a che cosa rappresenta la «Dichiarazione
universale dei diritti dell’iiomo» per TOnu e la «Carta dei
diritti fondamentali» per la
costruenda Europa.
Con questa Carta, la Commissione sinodale per la diaconia (Csd), alla quale fanno
capo ormai un numero significativo di opere diaconali
della Chiesa valdese, non intende presentare se stessa
bensì il compito specifico che
le è stato assegnato dal Sinodo, sette anni or sono. Più
che delle opere, la Carta è
quindi espressione delle singole chiese che, in quanto tali, sono chiamate ad essere
«comunità diaconali» nel
contesto sociale ed economico in cui si trovano. Ovunque
nel mondo e da sempre le
chiese fanno diaconia, chi attraverso strutture «pesanti»,
chi attraverso iniziative «leggere»; chi in modo «istituzionale», curando e accompagnando i malati, gli anziani e
i bambini, chi in modo più
«politico» o «profetico», cercando di individuare, e di denunciare, le cause che producono povertà, emarginazione
ed esclusione sociale.
L’attività diaconale delle
chiese è quindi un aspetto
importante e spesso significativo dell’impegno dei credenti nell’ambito della società civile. Le chiese e le organizzazioni diaconali però
non sono semplici «organizzazioni non governative»
(Ong) e il servizio che rendono va al di là di un mero servizio sociale, anche se spesso
il loro modo di operare appare del tutto simile. L’orizzonte verso il quale si muovono
infatti non è quello della costruzione di una società perfetta ma quello del regno di
Dio, promesso e avviato dal
loro Signore, Gesù Cristo,
cioè una società in cui anche
i più deboli hanno il loro posto a tavola e in cui i malati, i
feriti e gli emarginati si sen
tono parte integrante di una
comunità, ecclesiale ma anche sociale, nella quale vengono vissute la compassione
e la solidarietà.
La Carta della diaconia si
inserisce nel contesto più
ampio del variegato impegno diaconale delle chiese
protestanti, anglicane e ortodosse in Europa, e in particolare nel solco tracciato
dalla «Dichiarazione di Bratislava», documento finale del
primo incontro paneuropeo
delle organizzazioni diaconali presenti in Europa, che
si svolse nella capitale slovacca dal 13 al 18 ottobre
1994, organizzato dalla Conferenza delle chiese europee
(Kek), in collaborazione con
il Consiglio ecumenico delle
chiese e con Eurodiaconia,
Federazione europea della
diaconia. Questa dichiarazione, pubblicata su Riforma
in traduzione italiana nel
1995, intitolata «Verso una visione della diaconia in Europa», intendeva essere un invito a partecipare alla elaborazione di una «Carta ecumenica della diaconia» per l’Europa. Essa affermava tra l’altro:
«La diaconia vuole restituire
la sua dignità all’essere umano, fatto a immagine di Dio»
e «la diaconia attua l’impe
gno di annunciare la Buona
Novella di Gesù Cristo, nella
prospettiva del regno di Dio,
per mezzo della potenza dello Spirito Santo».
Da alcuni anni il Comitato
esecutivo di Eurodiaconia sta
discutendo la bozza di una
«Carta della diaconia» che
dovrebbe essere ufficialmente approvata dalhi prossima
Assemblea annua della Federazione che si terrà in Finlandia nel settembre 2001. Anch’essa insiste sulla necessità
di preservare la dignità di
ogni essere umano e sulla difesa intransigente di tutti idiritti umani. «La chiesa-afferma l’art. 1 della bozza-hall
mandato di testimoniarea
tutti l’amore di Dio perii
mondo in Gesù Cristo. L’attività diaconale è una delle tome di questa testimonian»
La «Carta della diaconia»
proposta dalla Csd ribadisce,
non a caso, gli stessi concetti,
così come fa la «Carta» della
Federazione della «Entraide
Protestante» francese. Tutti
questi documenti non hanno
altra ambizione se non quella
di aiutare le chiese a riflettere
teologicamente sul senso
della propria vocazione diaconale nel contesto di un^
società europea e mondiale
in rapida trasformazione.
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Istituto per handicappati a Praga, una delle opere diaconali
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venerdì 1“ DICEMBRE 2000
PAG. 7 RIFORMA
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Come aiutare chi è stato vittima di trattamenti inumani nel corpo e nella mente
L'Associazione «Medici contro fa tortura»
Molti stranieri richiedenti osilo politico, anche nel nostro paese, 'sono stati vittinae di torture
Un impegno complesso che necessita dell'apporto di diverse strutture, pubbliche e private
CARIO BRACCI*
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UN nostro amico africano, anni dopo il suo arrivo in Italia dove svolge una
professione sanitaria dedicando parte del suo tempo al
lavoro volontario, ci ha raccontato: «Sono stato torturato tre volte: la prima in carcere, dai miei nemici, la seconda quando sono tornato a casa, privato della mia dignità
di’uomo, la terza nel paese
dove ho cercato rifugio».
Chi è il richiedente asilo
politico e vittima di trattamenti inumani con il quale
ricostruire un progetto di vita? Fugge dal suo paese, dove
ha subito persecuzioni e violenze, senza speranza di tornare. Non ha scelto il paese
dove viene accolto, spesso
non ne conosce storia, cultura e lingua. Deve passare ua
anno, e anche più, prima che
le autorità competenti esaminino la sua domanda di asilo
politico. Durante tutto questo tempo viene ospitato, per
non più di nove mesi, quando c’è posto, nei centri,di accoglienza finanziati dal Comune; altrimenti passa da un
convento all’altro e spesso finisce a dormire per strada.
Non pùò lavorare, né frequentare scuole o università
pubbliche. Vive con la paura
che la sua domanda venga
respinta da una Commissione di cui non conosce modalità di funzionamento e criteri di giudizio. Ha diritto a un
sussidio di circa un milione e
400.000 lire, se non è ospitato a spese di enti pubblici;
in questo caso ha vitto, non
sempre appetibile, alloggio
nelle ore notturne, e passa le
sue giornate per strada, senza una lira in tasca. Soffre nel
corpo e nella mente le conseguenze dei trattamenti inumani che ha subito, con cui si
è cercato di annullare la sua
personalità.
Sopperire ai bisogni elementari, aiutare a riacquistare la consapevolezza di sé,
costmire un rapporto di fiducia, che vinca il sospetto e la
paura, favorire l’apprendimento dell’italiano, aiutarlo a
districarsi negli iter burocratici, individuare e sollecitare
le potenzialità umane e professionali utilizzabili nel nuovo contesto: questi sono i primi passi da percorrere insieme al rifugiato. Per questo è
nata a Roma l’Associazione
umanitaria «Medici contro la
tortura», di cui fanno parte
professionisti della salute come medici, psicologi, dentisti, fisioterapisti che, giorno
per giorno, sappiano proteggere la persona ferita, ma al
tempo stesso costruiscano
assieme a lui un percorso di
autonomia. Nella costruzione della rete di sostegno sociale e psicologica non ci sono formule valide per tutte le
situazioni; nell’analizzare le
molte variabili di cui tenere
conto, sappiamo però che
ogni schematismo, ogni tentativo di formulare diagnosi,
può rendere più difficile l’individuazione del percorso.
Sulla base della nostra esperienza proveremo a elencare alcuni punti e alcuni interrogativi di cui dobbiamo
tenere conto; la storia personale, il livello culturale, l’attività lavorativa e/o politica
svolti nel paese di origine di
ogni singolo richiedente asilo
politico; quale rete di supporto sociale è attivo nel paese di origine, per esempio la
famiglia allargata in Congo,
la comunità locale cementata
da una identità etnica e politica in Kurdistan; le differendo di genere; la presenza
La voce di un diretto intessato
Il pianeta carcere
GIOVANNI SARUBBI
eventuale di malattie croniche (epilessia, diabete) che
vediamo spesso in persone
che non partono dal loro
paese per cercare lavoro, ma
fuggono per salvare la vita; la
necessità frequente di dovere
ricorrere a un interprete o,
meglio, a un mediatore linguistico-culturale, rischiando
di riprodurre una situazione
che ricorda gli interrogatori
subiti; che cosa comunichiamo quando «interroghiamo»
il nostro paziente in due (psicologo o medico e mediatore
culturale), per lo più stando
dietro a una scrivania? Che
cosa significa per chi ha subito violenza essere visitato,
toccato, subire la richiesta di
richiamare dolore e ricordi?
Ma anche che cosa significa
per un uomo parlare delle
umiliazioni subite di fronte a
un operatore donna?
Sappiamo che i problemi
emergono lentamente e che i
più gravi sono tenuti nasco
sti, per mesi o per anni. Sappiamo anche che l’esame che
il rifugiato deve affrontare di
fronte alla Commissione centrale per il riconoscimento
dello status di rifugiato è una
preoccupazione dominante,
che toglie spesso ogni progettualità; bisogna quindi intendere la preparazione del
dossier personale, compresa
la certificazione medica e
psicologica, come un atto
che ha un importante valenza terapeutica. Il nostro ruolo
professionale è infine messo
in crisi dal fatto che, anche
quando ci sia una esplicita richiesta di sostegno medico e
psicologico le difficoltà pratiche, l’estrema povertà costituiscono un ostacolo che bisogna in qualche misura rimuovere; non è pensabile
proporre una psicoterapia a
chi non ha i soldi per telefonare alla famiglia lontana o a
chi dorme in una stazione.
Il nostro lavoro, che è svol
to da operatori volontari, si
svolge quindi necessariamente in rete con altre strutture, pubbliche e private; la
nostra sede è ospitata da una
associazione laica, la Casa
dei diritti sociali, che ci offre
anche il lavoro di segreteria e
un ambulatorio; l’attività clinica si svolge anche presso il
Jesuit Refugee Service, il supporto giuridico, sociale e amministrativo è fornito da queste strutture di volontariato,
ma anche dal Comune di Roma. Nei due giorni di ambulatorio che riusciamo a dedicare a questo lavoro abbiamo
visto aumentare rapidamente le persone che si sono rivolte a noi e per le quali abbiamo potuto certificare gli
esiti delle violenze subite: 59
nel 1999, più di 100 nel 2000.
Ora aumenta rapidamente il
numero di coloro che, una
volta riconosciuti come rifugiati politici, hanno nuovi e
non meno gravi problemi: la
casa, il lavoro, lo studio, il ricongiungimento familiare; e
anche di coloro che, colpiti
duramente nel corpo, devono essere aiutati a ottenere il
riconoscimento deH’invalidità civile.
Per rispondere a questi bisogni dobbiamo ora allargare
la rete dei rapporto anche
fuori di Roma, soprattutto
nelle regioni del nord Italia,
dove trovare lavoro è più facile. Questo è uno degli obiettivi più importanti che
cercheremo di raggiungere
nel prossimo anno.
* Medici contro la tortura
do Casa dei diritti sociali
via dei Mille 6, 00185 Roma
e mali: c.bracci@tin.it
IL «pianeta carcere» rischia
di esplodere. Oltre 50.000 i
detenuti, di cui oltre la metà
extracomunitari, che occupano strutture carcerarie in grado di accoglierne meno della
metà. È un dato che periodicamente ritorna d’attualità e
lo sarà ancora di più nei prossimi anni, stante la crescente
immigrazione degli extracomunitari che, non riuscendo
a trovare lavoro, finiscono per
andare a ingrossare le fila della microcriminalità. Come affrontare la situazione? Che
cosa pensano i detenuti? Ne
abbiamo parlato con uno di
essi, Vittorio, attualmente in
affidamento al Villaggio evangelico di Monteforte Irpino.
- Qual è la situazione oggi
e come vi si è giunti?
«Nel 1975 venne varata la
riforma penitenziaria. Fino
ad allora vigeva il regolamento carcerario del 1931, che
permetteva punizioni disciplinari come l’isolamento
con pane e acqua. Nel luglio
del 1975, con l’entrata in vigore della riforma penitenziaria, si restituiscono al carcere umanità e dignità. All’incirca due anni dopo, nel
1977, e grazie al decisivo intervento dell’allora presidente della Repubblica Sandro
Ferrini, si varò la “Riforma
della riforma penitenziaria”,
comunemente nota come
legge Gozzini. Lo spirito di
questa legge è quanto di meglio si potesse concepire nell’ambito del diritto».
- Tutto bene dunque?
«Gli entusiasmi sono stati di
breve durata. Ben presto ci si
pentì deU’invidiabile emancipazione estesa a tutto il
pianeta carcere. Infatti, ogni
qualvolta i mass media hanno
dato notizia di un eclatante
fatto di cronaca, si è corsi a
Il pianeta può attendere
conseguisse l’obiettivo di riduzione deH’5% continuando a produrre la stessa quantità di anidride.
Su questo la conferenza si è
spaccata in due; da una parte
i paesi dell’Unione europea e
quelli in via di sviluppo, dall’altra gli Usa. L’Ue vuole una
riduzione effettiva, gli americani una riduzione sulla carta.
Una mediazione non è stata
raggiunta. La sconfitta è tanto
più grave se si tiene conto che
Robert Watson, il presidente
del Centro studi intergovernativo sui cambiamenti climatici dell’Onu, ha dichiarato
che per stabilizzare la situazione climatica bisognerebbe
tagliare le emissioni serra del
50-70%, non di quel misero
5% previsto a Kyoto.
Certo, di fronte a previsioni
così catastrofiche si tende a
minimizzare, a sperare in
scenari meno drammatici, a
contrapporre studi più ottimistici. Ma questo è stato il
decennio più caldo degli ultimi 100 anni e, allo stesso
tempo, è stato il più piovoso.
Oggi è già domani.
Dice Bonnie Wright, una
dei delegati del Consiglio
ecumenico delle chiese : «Per
come la vedo io (da donna
nera che viene dallo Zambia)
i paesi occidentali non si
rendono conto dell’urgenza
della situazione perché non
sono loro a soffrire gli effetti
del cambiamento climatico.
D’altra parte c’è la gente del
Sud del mondo, che sta soffrendo a causa del cambiamento climatico, del riscaldamento dell’atmosfera. Non è
un pericolo teorico, la realtà
dei fatti è lì, le siccità come le
alluvioni, la gente sta morendo. Per loro è urgente che 1
paesi industriali riducano le
emissioni senza fare tanto affidamento sui meccanismi di
flessibilità».
Il Cec ha partecipato alla
Conferenza sul Clima dell’Aia
con 16 delegati. Domenica 25
ha organizzato con la collaborazione delle chiese protestanti olandesi un culto ecumenico nella antica Kloosterkerk. Dopo il culto abbiamo incontrato David G. Hallman, coordinatore del Programma sul Cambiamento
Climatico del Cec. «Il tema
della conferenza - ci dice - ha
di fatto subito un cambiamento. Mentre si sarebbe dovuto discutere su cosa possono fare i paesi industrializzati
per ridurre l’emissione di gas
serra, si è trattato sulle loro
strategie per comprare i crediti, o sui progetti per rispettare i limiti posti da protocollo di Kyoto riforestando nei
paesi poveri. Per gli Stati Uniti, per esempio, è più economico continuare a inquinare e
pagare i paesi poveri, piuttosto che riconvertire l’economia. Questo è un errore».
- Sono passati tre anni dalla
conferenza di Kyoto, perché ci
vuole tanto tempo per attuare
progetti sui quali, a parole,
tutti i paesi sono d’accordo?
«I paesi industrializzati sono stati riluttanti nel prendere provvedimenti seri; si sono
resi conto che ci sono degli
elevati costi economici ma
non ne riconoscono ancora i
benefici. Così hanno avuto
paura di impegnarsi nell’attuazione del protocollo di
Kyoto. Noi pensiamo che la
gente comune sia più avanzata dei politici perché ha visto le conseguenze del riscaldamento dell’atmosfera; le
alluvioni, le siccità, i tanti disastri naturali che stanno au
mentando. Il nostro compito
come chiese è star dietro ai
governi perché prendano finalmente l’iniziativa».
- Può precisare meglio l'impegno del Cec?
«Siamo stati impegnati sul
tema dei cambiamenti climatici per più di 12 anni. Siamo
convinti che sia un tema etico di primaria importanza. Il
cambiamento climatico è
causato dai paesi ricchi industrializzati ma le conseguenze più disastrose saranno subite dai paesi in via di sviluppo del Sud del mondo e dalle
generazioni future. Siamo
impegnati, in questa conferenza, per portare ai negoziatori l’analisi morale delle
chiese e per spingerli a prendere i provvedimenti che
pensiamo siano indispensabili. Dio ha posto gli uomini
sulla terra perché vivessero in
un rapporto di interdipendenza con la natura. La specie umana ha rotto questo
equilibrio con l’inquinamento. Noi ci sentiamo responsabili del creato perché siamo
parte del creato. Dobbiamo e
vogliamo spingere tutta la società ad accettare questa responsabilità. Lottare contro il
cambiamento climatico non '
è solo un obiettivo dei gruppi
ecologisti, è legato all’idea
stessa di essere credenti, perché qui stiamo parlando della creazione di Dio».
- L'ecologia è dunque terreno di incontro ecumenico?
«Sì, abbiamo nella nostra
delegazione rappresentanti di
molte confessioni cristiane.
Cooperiamo a tutti i livelli con
molte denominazioni e diverse fedi perché tutti i popoli
della terra stanno vivendo insieme gli effetti del cambiamento del clima. Molte fedi.
David G. Hallman (foto P. Landi)
non solo quella cristiana ma
anche le altre, hanno le risorse spirituali e i testi sacri che
enfatizzano l’importanza del
prendersi cura del creato».
- In conclusione lei non è
pessimista, nonostante gli incerti risultati della conferenza
dell'Aia...
«No, questo è il momento
per un nuovo inizio, per un
modo di vita comune più sostenibile in cui l’ambiente è
salvaguardato e non distrutto, in cui i nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo possono vivere in giustizia, in pace
e in un mondo pulito».
Sul retro del palazzo dei
congressi il padiglione della
tecnologia: tre enormi «mulini» per produrre energia eolica facevano bella mostra di sé
accanto a un taxi inglese alimentato a idrogeno. Le tecnologie per sfruttare energia
pulita e rinnovabile esistono
ma pochi ci investono seriamente. La conferenza è aggiornata all’anno prossimo.
Una battuta attribuita a Mark
Twain recita: tutti parlano
male del tempo, ma nessuno
fa niente. All’Aia il calambour, cioè il gioco di parole, è
diventato una triste realtà.
restringere sempre di più la
legge, al punto di svuotarla
dei suoi contenuti migliori.
Come è ridotta oggi, la Gozzini non è in grado di poter garantire un sicuro e definitivo
reinserimento. Del resto basta
consultare i dati ufficiali giudiziari per scoprire che l’80%
della popolazione detenuta è
composta da pregiudicati divisi in molte categorie: pregiudicati generici, pregiudicati specifici, pregiudicati quinquennali e infraquinquennali
nonché da delinquenti abituali, professionali e per tendenza. Soltanto una piccolissima percentuale è incensurata, è cioè la prima volta che ha
a che fare con la legge».
- Come mai si è verificato
tutto questo?
«L’analisi è semplice: la
Gozzini com’è oggi è inefficiente; anzi, in alcuni casi e
situazioni favorisce addirittura la recrudescenza delinquenziale. Faccio un esempio concreto. Il soggetto che
abbia i requisiti richiesti, viene sottoposto al programma
di trattamento pedagogico
volto al recupero e reinserimento. Il reinserimento deve
avvenire attraverso un lavoro
sicùro e con l’ausilio degli affetti familiari. Il tutto è curato
professionalmente dai membri del Centro servizi sociali
per adulti (Cssa). Purtroppo
però, fra tutti coloro che usufruiscono delle misure alternative alla detenzione, soltanto un’insignificante percentuale riesce a reinserirsi
in modo completo e definitivo. La stragrande maggioranza è destinata, suo malgrado,
a ritornare a delinquere per
mancanza di reali possibilità,
quindi ritorna in carcere. Ecco che puntualmente ogni
due o tre anni ritorna il problema del sovraffollamento
delle carceri. Dunque siccome aumentano i reati, siccome aumentano i processi, le
carceri sono piene, si procede all’inasprimento delle pene per contrastare il fenomeno delinquenziale. Ma presto
ci si accorge che questo intervento è inefficace, produce
effetti negativi. È il classico
cane che si morde la coda».
-In chesensb?
«Per capire di che cosa si
tratta basti pensare che una
lunga e rigida detenzione
produce effetti deterioranti
sulla psiche del soggetto. Il risultato è la produzione di ulteriori delinquenti e le carceri
restano sovraffollate. Ecco
che si pensa di far fronte al
problema con provvedimenti
di amnistia e indulto, ma a
che serve visto che nel giro di
qualche mese la maggior parte di coloro che escono rientrano con nuovi reati?».
-Allora non c’è soluzione al
problema carcerario?
«La recrudescenza della
delinquenza e le carceri sovraffollate sono il prodotto
negativo di un sistema giudiziario repressivo e anacronistico. Risolvere questo problema è molto semplice, basta volerlo. Basterebbe, per
esempio, abrogare alcuni articoli del codice penale e di
procedura penale quali il reato tentato, il reato mancato e
tutti i reati che sono perseguibili con la pena detentiva
da sei mesi a tre anni; oppure
eliminare dal codice penale
l’erogazione del “quarto di
pena” o della metà della pena
in più sulla pena base per i
recidivi specifici, quelli infraquinquennale e i delinquenti
abituali; infine ripristinare la
libertà provvisoria senza cauzione ed estesa a più reati.
Già solo con questi piccoli interventi si terrebbero le carceri semivuote. In ogni caso
la cosa migliore non è reprimere ma prevenire la delinquenza. Su tale versante l’attività delle istituzioni è del
tutto inesistente».
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 1° DICEMBRE
^VENERDÌ 1"
Tre giorni di intenso dibattito a Roma organizzato dairUniversità La Sapienza
Primo bilancm del Giubileo cattolico
È stato dedicato ampio spazio alle valutazioni ecumeniche e interreligiose da parte di diversi
esponenti ebrei e protestanti Un Giubileo molto confessionale e ecumenicamente carente
«Giubileo cattolico: occasione di dialogo fra le fedi?»
Su questo interrogativo si sono confrontati il 15 novembre teologi e rappresentanti di varie confessioni religiose, nel corso di un convegno
a Roma su «Il Giubileo del
Duemila: prime letture». Sono state tre giornate di dibattito (13-15 novembre) organizzate dal Dipartimento di
sociologia dell’Università La
Sapienza, che hanno inteso
elaborare i primi bilanci del
«Grande Giubileo del Duemila» sotto numerosi aspetti.
Insieme ad analisi di tipo
sociologico e storico (l’impatto del Giubileo sulle coscienze e sull’atteggiamento spirituale dei credenti), e relative
al rapporto fra Giubileo e comunicazione, ampio spazio è
stato dedicato al problema
del dialogo ecumenico e interreligioso: teologi e studiosi
cattolici, protestanti, ebrei, si
sono confrontati sul rapporto
fra Giubileo cattolico e dialogo. Un Giubileo «bifronte»,
quello celebrato dalla Chiesa
cattolica nel Duemila: questa
l’ipotesi suggerita dal direttore della rivista Confronti, Paolo Naso, che ha spiegato come vi siano due aspetti, in
dialettica tra loro, che caratterizzano questo anno giubilare. Da un lato il Giubileo
«dell’azione e del dialogo»,
che si pone in relazione con
le origini bibliche di questa
istituzione: contestualmente
a questo aspetto, vi è il «Giubileo dell’identità, che non
privilegia rincontro e il dialogo con l’altro, ma piuttosto
enfatizza valori interni alla
comunità di fede cattolica».
Resta il dato, secondo il direttore di Confronti, della «necessità del dialogo, nonostante il Giubileo. 11 dialogo è difficile ma inevitabile e necessario, se si intende costruire
insieme ponti di dialogo per
una società plurale».
Anche il teologo Paolo Ricca, docente della Facoltà valdese di teologia di Roma, in
dividua alcuni limiti fondamentali nel modo in cui si è
svolto il Giubileo cattolico:
pur essendo un evento di per
sé confessionale, proprio della sola Chiesa cattolica, si è
tentato di renderlo evento
ecumenico: ma l’ecumenismo
che si è realizzato, ha spiegato
Ricca, «ha assunto fin qui solo
la forma dell’invito». La Chiesa cattolica ha infatti esteso
ad altre confessioni l’invito a
partecipare a eventi propri. «È
questa una forma di ecumenismo ancora preliminare e
provvisoria - ha concluso Ricca -, che andrà approfondita
a Giubileo concluso».
Ancora da un punto di vista
protestante, è intervenuta la
pastora valdese Maria Bonafede, soffermandosi in particolare sull’amplificazione
mediática del Giubileo, che
ha coinvolto tutti i settori so
ciali: «1 media si sono fatti
troppo spesso cassa di risonanza di concezioni etiche e
religiose tipicamente cattoliche, mostrandole come pensiero normativo per tutti: credenti, non credenti, cattolici e
non cattolici». Si tratta per la
pastora Bonafede di «una visione universale del mondo»
che svela inoltre «una enorme
carenza di laicità». Più che
mai a conclusione del Giubileo, ha concluso, «dobbiamo
impegnarci per la costruzione
di uno stato laico e democratico, capace di realizzare spazi
di fede rispettosi della cultura
e dell’identità altrui».
Sullo stesso tema si sono
inoltre confrontati Pupa Garribba, con un intervento su
«Lasciamo parlare i fatti. Un
punto di vista ebraico», monsignor Michael Fitzgerald,
segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso («Camminare insieme
verso il terzo millennio»),
Giovanni Franzoni («Le due
anime del Giubileo»), Andrea
Joos, docente di Ecumenismo, sul tema «Ecumenismo:
un’esigenza sentita, un percorso difficile».
Per la prima volta la carica è ricoperta da un pastore luterano
Hans-Michael Uhi, vicepresidente Fcei
Per la prima volta nella storia della Fcei a ricoprire la carica di vicepresidente è stato
nominato un luterano, il pastore Hans-Michael Uhi, 44
anni, originario del Badén
(Germania). Uhi, che ha studiato a Tubinga, Basilea e
Marburgo, è dal 1995 pastore
della Comunità luterana di
Roma. Nuova tesoriera è invece Doriana Giudici, battista, presidente della Federazione donne evangeliche in
Italia (Fcei), e segretario esecutivo è stato riconfermato il
pastore Luca Maria Negro.
Ha suscitato polemiche
l’intervista rilasciata l’8 novembre al quotidiano Avvenire dal teologo cattolico Massimo Salani, autore del libro
A tavola con le religioni. Secondo Salani «il rapporto individualistico tra uomo e
Dio, instaurato da Lutero, si
riflette anche sul modo di
mangiare. Manca l’aspetto
comunitario, di condivisione;
di certo il fast food non è un
modello cattolico». 11 vicepresidente della Fcei HansMichael Uhi dice in proposito all'agenzia ecumenica Env.
«Trovo molto difficile immaginare Martin Lutero seduto
S$»l!C.so G.Cesare, ‘|9
' ' ' ^ •
Via Monginevfu, li>l
da solo a un piccolo tavolo
metallico, mentre mangia un
Big Mac». In realtà proprio
Martin Lutero «era noto durante la sua vita per essere un
amante dei pasti conviviali
con la propria famiglia e in visita agli studenti. C’è sempre
bisogno di attribuire a qualcuno i mali dell'umanità del
nostro tempo; ancora una
volta è il nostro caro Martin
Lutero a essere preso di mira»; d’altronde la posizione di
Salani è ancor più singolare
se si ricorda che proprio Lutero è famoso per i suoi Discorsi
a tavola, e perché usava esprimere gratitudine per i doni del creatore. E perché d'altra parte riferirsi a Lutero? «Se
parliamo di mancanza dì una
cultura del piacere del cibo e
del bere - conclude Uhi -,
perché non guardare piuttosto agli “ordini mendicanti”,
che usavano astenersi da ogni
piacere terreno?». (nev)
IL CE DELL'UCEBI INFORMA
L'Ihitone ha bisognolL'eai
di serenità
Con una esortazione di
Bonhoeffer a vivere la nostra
vocazione fondandoci unicamente sulle promesse di
Dio, Aldo Casonato, neopresidente dell’Unione delle
chiese battiste, introduce la
sua prima lettera, recentemente inviata a tutte le chiese battiste italiane, di cui offriamo qui una sintesi per i
lettori di Riforma.
Una valutazione
dell'Assemblea 2000
L’ultima Assemblea generale Ucebi è stata «utile, interessante e pervasa da uno
spirito di agape che ha
stemperato molte delle tensioni accumulate nella precedente assemblea straordinaria del ’99» e ha confermato che «l’Unione ha bisogno non tanto di modifiche
costituzionali quanto di fiducia, chiarezza di rapporti,
serenità». Dell’ultima Assemblea però sono state
evidenziate anche le ombre,
particolarmente l’assenza di
alcune chiese e pastori, la
partenza prima della chiusura dell’Assemblea di delegati e membri di diritto che
hanno fatto per la loro assenza mancare per l’ultimo
scorcio di Assemblea il numero legale per deliberare, e
infine la durata eccessiva e i
relativi alti costi per le chiese e per l’Unione. Per questo il Ce avvierà uno studio
allo scopo «di organizzare in
maniera nuova e diversa le
assemblee, riducendone per
quanto possibile la durata e
il costo complessivo».
Alleanza mondiale battista
Il prossimo 3 dicembre
una delegazione della B\m
parteciperà ad un incontro
preliminare con la pontili,
eia Commissione per Fecu!
menismo e il dialogo in vi.
sta di una possibile ripresj
delle conversazioni teologi,
ebe avviate già molti an^
fa. Alla Bwa, che aveva invitato Anna Maffei e Renato
Malocchi a partecipare, il
Ce ha espresso le proprie
perplessità a che tale incon.
tro si svolgesse oggi, datii
tanti segnali antiecumenici
espressi dalla chiesa romana
nell’ambito del cosiddetto
Anno Santo. La delegazione
della Bwa, che ha ritenuto
comunque di non rimandare
tale incontro, in occasione
della sua presenza a Roma
parteciperà il 3 dicembre ai
culto nella chiesa di via del
Teatro Valle e incontrerà il 5
dicembre una delegazione
dei battisti italiani.
FRANCE
Piano di cooperazione
L’impegno promesso dalle chiese, pur con uno scostamento di 31 milioni, è di
fatto in linea con quello previsto dal Piano decennale,
ma molte chiese che sono in
ritardo ne.l far pervenire le
loro rimesse sono esortate a
una maggiore puntualità.
Calendario delle prossime
sedute del Ce
Dando informazione sulle
date dei prossimi incontri
del Comitato esecutivo (1214 gennaio; 9-11 marzo; 4-6
maggio; 15-17 giugno: 31
agosto-2 settembre) vogliamo ricordare a tutte le comunità di far pervenire le
proprie richieste almeno 15
giorni prima delle date stabilite per gli incontri.
Lavori in corso
A buon punto sono alcuni
grandi lavori; il nuovo fabbricato di Ariccia che dovrebbe inaugurarsi prima
dell’estate prossima, i lavori
di ristrutturazione in Roma,
via Urbana, e quelli relativi
alla nuova libreria Claudiana di Firenze. A Ferratala
comunità ha già preso in
consegna alcuni locali ristrutturati e sono pronti anche gli appartamenti nello
stesso stabile. Si inaugura
fra poco anche il nuovo locale di culto di Lodi, mentre
procedono i lavori di ristrutturazione e di adeguamento
alle normative della casa di
riposo «Villa Grazialma».
Dopo il completameto della
prima fase dei lavori di ristrutturazione di uno dei
fabbricati deH’Istituto G. B,
Taylor in Roma, i cui costi
sono stati sostenuti dalla
Tavola valdese nel quadro
della convenzione che fa de!
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con i partner metodisti e
valdesi le fasi successive.
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Conclusione
La lettera si chiude con
l’incoraggiamento reciproco che anche nei momenti
di difficoltà e di ansia dovremmo ricordarci «che tutti e tutte facciamo parte di
un popolo che cerca di amare e seguire Gesti».
Lan
FI
CRONACHE DELLE CHIESE
PRAMOLLO — La comunità ringrazia sentitamente Giuseppe
Crucitti, Bruno Corsani, Ruben Vinti, Daniel Noffke e Aldo
Garrone che hanno sostituito nei culti domenicali Milena
Martinat, impegnata da metà ottobre a metà novembre a seguire un corso di formazione pastorale clinica all’Ospedale
evangelico Villa Betania di Napoli. Nello stesso periodo il
pastore Bruno Bellion ha tenuto le lezioni di catechismo e le
riunioni quartierali; un grazie sincero quindi anche a lui.
SANREMO-VALLECROSIA— Un gruppo di una dozzina di
persone delle due comunità e una decina di amici e amiche
ha circondato con il suo affetto la signora Mina Nuesch Azzaro che ha festeggiato il 18 novembre il 101° anno. Anche
se è su una carrozzina (e in questo è molto aiutata dal marito), la signora Mina sembra più giovane grazie al suo sorriso e legge con interesse. Di origine svizzera tedesca, è stata grande sportiva avendo praticato alpinismo, roccia, sci e
pattinaggio, e yoga. Finché è stata in grado ha frequentato
le attività delle chiese luterana e valdese, (m.fm.)
PINEROLO — La comunità è stata rallegrata dal battesimo di
Federico Bounous di Fiorenzo e di Daniela Bruno.
• Ultimamente si sono svolti i funerali di Giovanna Rivoira
ved. Rivoira e di Davide Long. La comunità partecipa al
lutto dei familiari a cui va tutta la solidarietà cristiana.
ANGROGNA — Nelle ultime settimane la comunità è stata colpita da alcuni lutti. Sono deceduti Ida Gaydou ved. Rivoira,
da alcuni anni ospite della Casa Miramonti, Silvio Bertin
del Serre e Alfredo Giorgio Rivoira dei Rivoira. Alle famiglie
giunga l’annuncio della consolazione in Cristo.
m mmeditrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
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Scorsonelli, tei. 081-42659n
al Servizio cristiano di R'®
(Giuseppe Ficara, tei. 092
20951). La prima scaden»'
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9
S^venerdì 1° dicembre 2000
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
È ricominciata l'attività del Sae a Reggio Calabria
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Non è facile parlare di
ecumenismo di questi
tempi- Mentre rappresentann autorevoli di tutte le chiese
cristiane continuano a ripetere che «la scelta ecumenica
è irreversibile», recenti documenti unilaterali ribadiscono
Dosizioni contrarie allo spirito di dialogo che solo può
costituire la base di questa
scelta. Le puntualizzazioni
del Sinodo delle chiese ortodosse e della Dichiarazione
della Congregazione per la
fede «Dominus Jesus», riaprono solchi e rimettono paletti di- confine tra le confessioni cristiane.
Non possiamo passare sotto silenzio le difficoltà che
anche il gruppo Sae {Segretariato attività ecumeniche) di
Reggio Calabria, in quanto
interconfessionale, ha dovuto affrontare quest’anno per
il riemergere delle divergenze
tra le chiese riguardo al Giubileo, alle indulgenze, alla
concezione stessa di chiesa.
In certi momenti diventa veramente difficile conciliare la
propria identità confessiona
le col rispetto per quella degli
altri. Eppure nove anni di attività formativa e operativa ci
hanno accomunato nello
sforzo per conoscerci e capirci reciprocamente, ci hanno
fatto superare pregiudizi e
diffidenze, ci hanno dato la
certezza che i conflitti, quando non si possono annullare,
si possono gestire.
Non possiamo, quindi, sottrarci al nostro impegno di testimonianza comune del
Vangelo: la speranza nell’aiuto dello Spirito, che ha fatto
sorgere e alimenta il movimento ecumenico, ci invita a
non cedere allo scoraggiamento e a riprendere con
nuova lena il cammino della
riconciliazione. Ed è con questa fiducia che il gruppo locale Sae ha dato inizio, sabato
28 ottobre, all’attività annuale con un incontro ecumenico di preghiera, che si è svolto a Gallico, nella chiesa cristiana «Gesù Cristo è il Signore». Una chiesa giovane, con
molte famiglie, molti bambini, quella di Gallico, dell’area
evangelica pentecostale, anche se, come ha spiegato il
pastore Gilberto Ferri, ama
definirsi solamente cristiana
perché questa definizione è
comprensiva delle altre. Una
comunità vivace e impegnata
nella diaconia attraverso l’impegno di volontariato dell’Istituto per la famiglia.
Calorosa è stata l’accoglienza e festoso l’incontro di
preghiera che ha unito nella
lode al Signore cattolici ed
evangelici di varie denominazioni. Al centro dell’incontro
la parola di Dio: il pastore
Piero Santoro ha commentato un brano della lettera ai
Romani (5, 1-5) che, dallo
scorso anno, è oggetto di lettura interconfessionale da
parte del gruppo. I presenti
sono stati sollecitati a considerare la grazia come dono
gratuito di Dio, pegno del suo
amore e fonte di speranza per
ogni uomo. Intenso e coinvolgente il momento delle
preghiere spontanee, nello
stile salmodiante di ispirazione carismatica, vibranti i canti guidati dalla corale giovanile. La recita comune del Padre Nostro e lo scambio del
segno di pace hanno espresso
in modo tangibile la gioia di
sentirsi fratelli e sorelle.
Padova
AGENDA
La storia
della nostra
comunità
1** dicembre
Seminario di animazione alla Chiesa battista di Rovigo
La musica ci mette al servizio degli altri
flOREUACIVARDI
E stata un’esperienza nuova, inattesa, arricchente,
ed estremamente interessante, anche se impegnativa. Da
sabato 4 a domenica 12 novembre per quattro pomeriggi e tre serate ci siamo ritrovati nei locali della Chiesa
battista di Rovigo; alcuni di
noi dovevano fare circa 40
chilometri per recarsi agli incontri. Il tempo che si trascorreva assieme passava quasi
senza che ci si accorgesse,
tanto era interessante, avvincente ed entusiasmante seguire le lezioni che il maestro
Carlo Leila ci impartiva. Con
lui abbiamo scoperto una
nuova figura il nuovo ministero di animatore musicale.
Durante questa settimana
Carlo ha cercato di far emergere i doni di cui non eravamo ancora pienamente coscienti, stimolando nel modo
adeguato le nostre inclinazioni. Tra gli obbiettivi degli
incontri c’era quello di fornirci la metodologia per insegnare alla comunità nuovi
canti e inni liturgici. Ha partecipato al seminario un
gruppo di circa 12 persone
con diversi livelli di conoscenza musicale. Era bello
vedere l’umiltà di coloro che
pur avendo una profondissima conoscenza musicale si
sono messi al servizio del
gruppo: così com'era incoraggiante notare che il gruppo attirava a sé fratelli e sorelle, che accantonata ogni
inibizione, si sentivano coinvolti dall’esperienza di scoprire una nuova forma di
evangelizzazione.
Essere animatore musicale
vuol dire anche questo: far
emergere un gruppo che
nell’ambito della chièsa possa diventare una forza trainante e allo stesso tempo di
coesione per la gloria di Dio e
per la divulgazione del Vangelo. Tutto questo è possibile
avvalendosi dei grandi doni
di Dio: la musica e il canto,
un linguaggio universale che
riesce a trasmettere e a comunicare al di là di ogni barriera linguistica.
Abbiamo incominciato a
capire la profondità di questo
ministero e quindi l’importanza di restare vicino e di incoraggiare coloro che si sentono di rispondere a questa
vocazione. Tutta la chiesa de
ve innanzitutto riconoscere
questo ministero che richiede una seria formazione.
L’impegno è notevole, ma i
risultati che si possono ottenere alla gloria e lode del Signore sono altrettanto entusiasmanti. Se crediamo che la
chiesa ha come obbiettivo
primario l’evangelizzazione
allora siamo sulla strada giusta e questo ministero può
essere messo al servizio della
propagazione del Vangelo.
Carlo Leila
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Per godersi i privilegi della terza età
WMia madre si è ripresa
la sua libertà
Quando mia madre mi ha detto che si annoiava a
vivere in casa sola tutto il giorno, io le ho suggerito
una soluzione residenziale,
Lei cercava un posto dove stare con persone della
sua età, io le ho trovato una bella villa confortevole
con un parco, facilmente raggiungibile dalla città.
Lei voleva mantenere la sua indipendenza e le sue
abimdini, io ho provveduto ad a.ssicurarle insieme,
anche un servizio qualificato e un'assistenza
continua.
Gianmario S.
.S4 anni
imprenditore
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo
felici di stare così bene insieme ogni volta che ci
vediamo.
numero
p.sia N !
RICHARD CROCOn
UN folto pubblico era pr,esente nella chiesa metodista di Padova, l’il novembre, alla presentazione del libro di Paolo Angeleri Nonconformisti a Padova, 134 anni di metodismo nella città
del Santo. Salvatore Guargena
ha parlato a lungo di questo
saggio e ne ha ripercorso le linee essenziali. Il metodismo
importato in Italia da Piggott
nel 1866 era approdato, attraverso i suoi contatti con i movimenti inglesi e americani di
risveglio, a una seria teologia
risvegliata, nonconformista
rispetto alle chiese di stato.
La linea di fondo della sua
predicazione era già sufficientemente battagliera per
attirare molti ex cattolici, ex
sacerdoti ed ex seminaristi
del cattolicesimo romano come Benedetto Lissolo, Francesco Sciarelli e altri numerosi nuovi ministri di culto. Il ricordo delle vicende di questa
esperienza metodista italiana
rappresenta per molti un sorta di album di famiglia.
È un lavoro dunque pregevole quello di Angeleri, proprio perché stimolo a una ripresa dell’evangelizzazione in
questa città. Fra gli interventi
piuttosto numerosi seguiti alla presentazione, il past. Giulio Vicentini ha fatto osservare che parlare di «album di famiglia» è piuttosto riduttivo
per un lavoro condotto con
impegno in base a una ricerca
di archivio e a una compilazione sui numerosi testi di
storia del metodismo esistenti
in Italia. Il prof. Renato Pescara invece ha sottolineato che
la chiesa di Padova appare oggi a un osservatore esterno
come chiusa in una sorta di
Aventino, incapace di aprirsi
al pubblico non evangelico e
estranea a un autentico intervento nel tessuto cittadina.
I volumi sono stati distribuiti ai presenti, ai quali è
stata richiesta un’offerta libera per il Fondo ministerio
della Chiesa metodista italiana. La comunità e l’autore
sono molto riconoscenti al figlio del nostro membro di
chiesa Anne Marie Auger, per
aver provveduto in maniera
gratuita alle stampa del libro;
Nonconformisti a Padova potrà venir richiesto al past. Richard Grocott, Chiesa evangelica metodista, corso Milano 6, 35139 Padova.
laPesidenza co., i.
Xm Tel. 0332 42 61 01
Via P. Lazzari, 25 21046 Malnate (Va) www.laresidenza.it
La Residenza: la serenità è di casa
Rocca di Papa
Seminario
per operatori
radiofonici
il Coordinamento delle radio evangeliche italiane (Crei)
organizza al Centro evangelico battista di Rocca di Papa,
nei giorni 8-10 dicembre, un
seminario di formazione per
operatori del settore; il programma prevede approfondimenti sui temi «Parlare alla
radio», «L’utilizzo del computer nelle trasmissioni radiofoniche» e «Trasmissioni
radiofoniche attraverso Internet».
Per informazioni rivolgersi
a Domenico Bemportato, tei.
06-8188626.
TORINO — Alle ore 18, nella sala conferenze del Centro teologico (corso Stati Uniti Uh), il Centro evangelico di cultura
«A. Pascal», insieme ad altri organismi cittadini, organizza
una conferenza del prof. Franco Ardusso sul tema: «La tede
cristiana tra misticismo e attivismo».
ROMA —Alle ore 21, nella chiesa luterana (v. Sicilia 70) si
tiene un concerto di Paolo Marchettini (clarinetto) con 1 Orchestra nazionale di Radio Sofia, direttore Daniele Cristiano
lafrate. In programma musiche di Mozart e la sinfonia n. 5
«Riforma» di Mendelssohn. Ingresso £ 20.000. Prevendita e
informazioni tei. 06-5780412, e-mail: idancris@tiscalinet.it.
UDINE — Alle 18, nella chiesa metodista (p.le D’Annunzio
9), il past. Andreas Kohn parla sul tema; «Karl Kautsky (18541938): un marxista interpreta l’origine del cristianesimo».
r-2 dicembre
LIVORNO — A partire dalle 10 del 1° dicembre, al Centro di
documentazione del Movimento ecumenico italiano (via
delle Galere 35), si tiene un convegno dedicato al Concilio
Vaticano II. Fra i relatori Alberto Abiondi, Vincenzo Savio.
Maria Vingiani, Severino Dianich, Daniele Garrone.
2 dicembre
BERGAMO —Alle ore 17,30, al Centro culturale protestante
(via Tasso 55), il pastore Emanuele Fiume parla sul tema: «Il
grande Salterio di Ginevra (1562)».
2-3 dicembre
PACHINO — Alla chiesa valdese si tiene il primo week-end
per catecumeni dedicato al tema: «Chi sono io veramente?».
Per informazioni rivolgersi a Daniela Santoro e Davide 01learo, tei. 0931-846323; e-mail; santolle@libero.it.
4 dicembre
AGRIGENTO — Alle 18,30, nella chiesa valdese (v. Esseneto
ang. salita Damareta), il past. Pawel Gajewski parla sul tema;
«Che cosa resta di Cristo dopo 2.000 anni: solus Christus?».
5 dicembre
ROMA —Alle ore 18, al Centro evangelico di cultura (via
Pietro Cossa 40), il prof. Paolo Ricca e il dori. Vittorio Emiliani parlano sul tema «Il XX secolo; età dell’intolleranza».
MESTRE (Ve) — Alle ore 15,30, nell’Aula magna del liceo «G.
Bruno», per il corso «Amore sacro arbore profano», il prof.
Paolo Bettiolo parla sul tema; «Il Cantico dei Cantici e la letI tura simbolico-cristiana in Origene e Bernardo di ChiaravMle» e il dott. Eugenio Burgio sul tema: «Il Cantico dei Cantici
e l’amore profano nella letteratura romanza».
7 dicembre
GENOVA — Alle 17,30, nella biblioteca della Società di letture scientifiche (Palazzo ducale), per il ciclo del Sae su «Il dono della Legge e la libertà nello Spirito», il pastore Wmfrid
Pfannkuche parla sul tema «Paolo e la Legge».
8 dicembre
CATANIA — Dalle ore 9,30, in via Capuana 14, si tiene Tassemblea dell’Associazione delle chiese battiste della Sicilia.
8-10 dicembre
TAVERNA (Cz) — Al centro Bethel, con inizio dalla cena del
venerdì, si tiene il primo di tre incontri formativi di preparazione a incarichi di staff nei centri giovanili. Tema; «Metodi
di animazione». Iscrizioni; J. Sielmann, Messina, tei. 09040098; e-mail; valdese.messina@tiscalinet.it.
9 dicembre
SIENA — Alle ore 17,30, nella chiesa valdese (viale Curtatone
21), il past. Eugenio Stretti introduce il tema: «Evangelo e diritti umani; cinque secoli di presenza evangelica a Siena».
11 dicembre
TRIESTE — Alle ore 18, a Villa Prina (salita di Gressa 38), per
11 Gruppo ecumenico, il past. Giovanni Carrari parla sul tema; «La giustificazione nella Lettera ai Romani».
12 dicembre
FERRARA —Alle ore 21, nella sala conferenze della scuola
«E. Mosti» (via Bologna 152), Cario Bettinelli e Paolo Prodi
parlano sul tema: «Dall’intolleranza alla libertà religiosa. La
condanna a morte dell’eretico Fanino Fanini».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
m mmeditrìce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04- FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
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Apertura della nuova librerìa di Firenze
Borgo Ognissanti 14/r
La cultura religiosa. Attualità e prospettive
Mercoledì 6 dicembre - ore 17
Intervengono: Bruna Bocchini Camajani (Università di Firenze), Daniele Garrone (Facoltà valdese di teologia),
Vittorio Lampronti (medico), Severino Saccardi (direttore di «Testimonianze»).
Modera Debora Spini (Syracuse University in Florence).
10
PAG. 10 RIFORMA
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LA MALATTIA
DELL'UOMO PAZZO
PIERO ROSTACNO
Recentemente un conferenziere che doveva trattare il tema
della sicurezza alimentare ha
esordito dicendo: «Nessuno di
noi può avere la sicurezza scientifica che sarà ancora vivo alla
fine della conferenza». Voleva
dire che dobbiamo abituarci a
gestire i rischi, non essendo
possibile avere la certezza matematica di non correrne. Questo,
ci piaccia o no, vale anche per
l’alimentazione. Il rischio bse,
cioè quello che causa «mucca
pazza», dal punto di vista statistico, è trascurabile. A fronte
delle oltre 5.000 morti all’anno
per incidenti stradali, in I- talia
non vi sono state morti accertate per la bse.
Certo noi rifiutiamo di considerarci un fenomeno statistico, ma questo
non cambia le
cose; soprattutto non ci mette
al riparo dai nostri stessi comportamenti che,
peraltro, sono
estremamente variabili. I comitati dei consumatori americani
hanno chiesto, per loro tranquillità, di etichettare le carni
prodotte negli Usa, dove è ammesso l’uso di ormoni.
La prima regola di comportamento è quella di affrontare i
problemi per quello che sono,
senza mistificazioni. Il grande
agitarsi sull’utilizzo delle farine
animali e il fatto di aver trasformato i ruminanti in cannìbali è
un modo scorretto di affrontare
il problema. Il contagio delle
vacche è avvenuto perché sono
state alimentate con farine infette, non perché hanno mangiato
farine. Insomma non si muore
mangiando funghi, si muore se
si mangiano funghi avvelenati.
Ognuno può pensarla come vuole, ma affrontare il problema così non aiuta a risolverlo. Chi preferisce l’aspetto ideologico a
quello scientifico rifletta su un
dato: in Italia il consumo annuo
di carni bovine dal dopoguerra a
oggi è passato da 5 a 25 kg. prò
capite. Siccome noi ci alimentiamo solo di alcune parti dell’animale non è difficile immaginare
le conseguenze. Altre ne deriverebbero dall’abolizione delle farine animali dall’alimentazione
di tutti gli animali. Cito liberamente da un articolo apparso in
Francia, in pieno periodo di
emergenza, sull’edizione on-line
del Nouvel Observateur.
«Il divieto di utilizzo delle farine animali è una misura neces
II problema «mucca
pazza» preoccupa,
ma deve essere
affrontato senza
mistificazioni
saria, ma nuovi problemi resta
no da risolvere. Dagli scarti di
macellazione si producono ogni
anno circa 500.000 tonnellate di
farine di carne e ossa; l’eliminazione di queste farine dai mangimi pone due problemi principali; finora il riciclo nei mangimi serviva a eliminare gli scarti
dei macelli; con le nuove restrizioni questi scarti dovranno essere inceneriti. La soluzione più
praticabile sarebbe di utilizzare
le farine come combustibile per
la produzione di calore, ma così
si rilascerebbe diossina nell’atmosfera; tuttavia il risparmio
che si realizzerebbe rispetto ad
altre fonti si potrebbe impiegare
per combattere l’inquinamento.
Secondo problema: come sostituire le farine animali nei mangimi? L’alternativa
sono le proteine
vegetali, ma bisogna tener conto
che gli accordi
sottoscritti nel
quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio limitano la produzione
europea di oleo-proteaginose
(soia, colza, girasole ecc.). Occorrerebbe quindi importarne
di più o rinegoziare gli accordi.
Altra questione: è proprio obbligatorio sostituire le farine?».
Aggiungo che l’incenerimento,
se non si rispettano alcune condizioni di durata del processo,
temperatura e pressione, non
garantisce di inattivare il prione
(la proteina del cervello che è
l’agente infettivo). Questo, dunque, è il modo giusto di impostare il problema. Non ho ascoltato niente di simile dai giornalisti né dai rappresentanti del
mondo politico.
Da questa vicenda, per il momento, emerge una sola indicazione positiva: allora è possibile!
col nostro comportamento si
possono modificare indirizzi apparentemente immutabili. Anche se l’effetto dei media è tangibile, non si può non riflettere
sulla reazione spontanea di milioni di cittadini; ne sanno qualcosa i macellai... Ma allora perché non leggeremo mai notizie
del tipo: «All’annuncio che nei
prossimi anni, per l’effetto serra, aumenteranno le inondazioni sono crollati gli ordinativi di
automobili», oppure «presidi e
direttori vietano ai genitori l’uso
deH’automobile per accompagnare i figli a scuola», o ancora
«le compagnie petrolifere chiedono il riconoscimento dello
stato di emergenza e sollecitano
interventi dei governi centrali»?
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S, Pio V, 15 - 10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redaz@riforma.it;
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Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani. Marta D'Auria. Massimo Gnone. Jean-Jacques Peyronel. Davide Rosso. Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia. Avernino Di
Croce. Paolo Fabbri. Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
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Fetarn ordinario: L. 175.000: v. aerea: L. 200.000; semestrale: L 90.000
—— 'V sostenitore: L, 250.000.
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valli valdesi) £ 30.000 Partecipazioni: mm/colonna E 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre 1999).
Il numero 45 del 24 novembre 2000 è stato spedito dall’Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 22 novembre 2000.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica itaiiana
L'Europa alla ricerca di una propria identità culturale
La cultura dominante
Cè chi propone il dialogo e chi l'imposizione a tutti di un'unica
cultura (cattolica o tedesca o altro). La Bibbia è radice di unità?
GIUSEPPE PLATONE
OGNI giorno di più ci accorgiamo di quanto sia
difficile costruire l’unità europea, soprattutto dei popoli
e delle culture. A complicare
maggiormente le cose si mettono ora anche le spinte separazioniste o i grandi ricatti
storici. L’ultimo è quello del
cardinale Biffi che fa parte
ormai dell’immaginario collettivo: selezionare la razza
fin dai luoghi di partenza.
Immigrati sì ma tutti cattolici
per non rovinare la buona atmosfera in famiglia. Strano
che una proposta così smaccatamente razzista non venga condannata dal Vaticano.
Razzista più subdola è invece la proposta avanzata, in
questi giorni, dal parlamentare tedesco Friedrich Merz della Cdu (Democrazia cristiana)
di una cultura dominante
(Leitkultur) che ogni immigrato dovrebbe apprendere
per integrarsi nel sistema. La
«leitkultur» (da leitem condurre, dirigere), la cultura guida
può anche essere Ughi kultur,
cioè leggera, frizzante naturale come certa acqua minerale.
Una cultura adattabile a ogni
circostanza. Superficiale. Oppure diventare Leidkultur (da
leiden: soffrire, patire), una
cultura che mortifica, annienta, cancella la persona. Esiste
una cultura unica germanica,
che clona tedeschi mangiatori
di wùrstel, bevitori di birra,
che sono in chiesa ogni domenica e in fila verso la costa
adriatica in luglio? Non c’è
più (e forse non c’è mai stata
una sola deutsche Leitkultur)
tanto meno oggi con tre milioni di turchi in casa. La cultura è in continua trasformazione e adattamento.
La diversità fa paura
Insomma da più parti in
Europa arrivano segnali che
rivelano un bisogno di omogenizzazione, perché la diversità non è facile da governare
e soprattutto fa paura. A proposito di queste difficoltà, è
interessante ciò che ha detto
il cardinale Martini in occasione della recente riunione
europea della «Commissione
trilaterale» a Milano: «La Bibbia è il libro che sta alle radici
della grande unità spirituale
europea che nacque verso la
fine del primo millennio. E la
Bibbia continua a essere, al di
là delle divisioni religiose, il libro comune di tutti i cristiani
del secondo millennio. Sono
certo che la Bibbia è il grande
libro per il futuro c}ell’Europa,
non solo per le chiese cristiane europee, ma anche perché
è in grado di dare fondamento e nerbo a un dialogo interreligioso profondo e sincero
(...). Dalle pagine della Bibbia deriviamo una concezio
FERNANDO, dalla Sicilia,
scrive una lettera accorata; ascoltiamone insieme alcune frasi: «Gentilissimi, vi
confesso che la domenica
mattina vi ascolto quasi sempre però la mia mente vi segue ma il mio cuore non gioisce, è di ghiaccio: sarà per
gli eventi infausti che ci hanno colpito (miseria, povertà,
morte, una ragazza di 32 anni
che ci sta distruggendo). Cerchiamo di accostarci al Signore ma trionfa sempre l’odio e
la disperazione in famiglia.
Non sappiamo a chi rivolgerci
per avere un po’ di conforto;
ci rivolgiamo a qualche prete
e ci rispondono: “Pregate!”,
alle istituzioni comunali e ci
rispondono "Non possiamo
far niente” perché siamo vecchi per lavorare e giovani per
ne di Dio e dell’uomo in grado non solo di unificare le
nostre comunità cristiane,
ma anche di dettare le condizioni di un proficuo dialogo
tra le religioni» Ua Repubblica del 12 novembre).
Un passato di sangue
Sono espressioni queste,
sulla riscoperta della Bibbia
per l’unità d’Europa, che ci
vedono d’accordo. Peccato
che in questo slancio verso il
futuro si dimentichi storicamente che l’avere portato la
Bibbia al centro dell’attenzione durante tutto il secondo
millennio dell’era cristiana
sia costato lacrime e sangue.
Fa piacere che sia oggi la
Chiesa cattolica, o comunque
quel cattolicesimo rappresentato da Martini, a dire cose in
cui non solo crediamo ma per
le quali generazioni di credenti sono state perseguitate,
ghettizzate, annientate, semplicemente per avere creduto
nella centralità della parola
biblica nella vita della chiesa.
È sacrosanto essere protesi
alla costruzione dell’Europa
nella sua diversità, ma è altrettanto importante non dimenticare lo sforzo immenso
che c’è voluto, compresa la
Riforma del XVI secolo, perché la Bibbia ritornasse al
centro della vita di fede.
Ma se dopo tanto oblio la
Bibbia deve essere al centro
occorre trarne le conseguenze. In termini ecclesiologici e
teologici. La Bibbia certamente non è un ricettario che dà
risposte preconfezionate su
tutti i problemi. Semmai ci invita ad accettare uno stile di
vita, una spiritualità, un atteggiamento che reclamano conversione e cambiamenti in
tutte le realtà cristiane. Su
questa strada possiamo camminare insieme, non rimanendo quelli che siamo ma
diventando ciò che saremo.
Ovvero i cristiani del XXI secolo che, dopo tante sofferenze e violenze subite e infette,
hanno imparato a vivere la diversità senza pretendere di ridurla alla propria immagine.
Il richiamo alla Bibbia però
non deve diventare una nuova forma di imposizione della
civiltà cristiana sulle altre.
L'anima deH'Europa
Spero che queU’infellce
espressione «dare un anima
all’Europa» fatta propria dalla nuova «Charta oecumenica» verrà sostituita nella nuova stesura del documento
che dovrà essere approvata
dalle chiese europee nella
primavera del 2001. Riferirsi
alla Sacra Scrittura significa
amare l’altro per costruire, in
un incessante confronto, il
terreno etico della convivenza. Significa rimettere in questione certezze acquisite, sviluppare una capacità critica
che metta al centro la persona umana, l’ambiente, il rispetto dei diritti e dei doveri
della persona. In altri termini, costruire una società realmente laica in cui nessuna
verità, neppure religiosa,
venga imposta autoritativamente da un qualche rappresentante di verità immortali.
La Bibbia al centro non conduce a una società dove i forti dominano i deboli ma dove
ci si persuade a vicenda.
Integrazione e convivenza
Noi, sicuramente, in questo
confronto europeo e nazionale tra culture diverse presentiamo la nostra proposta maturata (anche) attraverso lunghe stagioni di intolleranze e
chiusure subite. Nell’incontro
personale confessiamo la nostra fede nel Signore del mondo ma, proprio perché crediamo, respingiamo ogni realtà
che discrimini, emargini la diversità. Il processo di integrazione e di convivenza tra culture diverse non è facile per
nessuno, occorre trovare nuovi equilibrii intorno alle «regole del gioco» democratico.
Senza questo sforzo di ricerca
e di personale cambiamento,
difficilmente si potrà costruire una società priva di steccati
e di ghetti. Se così non sarà la
Bibbia rischia di diventare un
«naso di cera» modellato sulle
esigenze della cultura sedicente dominante. La cultura
di riferimento a cui guardiamo è quella democratica che
non ha confini nazionali, che
non è cristiana o musulmana.
I fondamenti di questa cultura sono i diritti fondamentali
della persona umana.
EUGENIO RIVOIR
essere assistiti. Una delusione
la vita che stiamo vivendo. A
volte ci domandiamo: “Quand’è che il Signore non si accanirà più contro di noi e ci potrà consolare come Giobbe?”.
Nel nostro cuore continuiamo
a sperare nella bontà del Signore. Pregate per noi».
Lettera triste, ma non rassegnata. Un uomo cerca di capire: perché tanta miseria? per
ché tanto male? perché non
riusciamo a venirne fuori?
perché il Signore sembra accanirsi contro di me, contro la
mia famiglia? e fino a quando? Mi vengono in mente
molte pagine bibliche, soprattutto dei Salmi: «Fino a quando, Signore? Fino a quando?».
La lettera parla di preghiera. Cerca di esprimere quello
che in molte parti del mondo
La lingua di Lutero
Nel quotidiano spa?
sotto la testata della prij
pagina, Gianfranco Ray»
prende spunto da un Ubi
di un collega del medesiit
quotidiano, Roberto Bere),
ta, dedicato al Unguagow
ecclesiastico, «Il piccolo^
clesialese illustrato», R
ovviamente tende a stigma,;
tizzareun linguaggio che, J
pari del politichese e del!
sindacalese, «sembra aveiel
lo scopo più di velare chedi!
rivelare le verità della fede,;
Di contro Beretta, e conseJ
guentemente Ravasi, fanna
riferimento a un testo diluì
tero, preso programmaticamente a norma dal riformatore per l’opera di traduzione in tedesco della Bibbia,
Riporta dunque Ravasi il te!
sto luterano: «Io mi sono
studiato di dare un tedesco
puro e chiaro, di interrogare
la massaia di casa, i bambini
per la strada, l’uomo comune al mercato, e regolarmi
su questo nel tradurre, così
che poi possano capire che
io parlo con loro la loro lingua». Ravasi contesta unf
fede che «sembra metterei
margini (...) chi non è capace di cogliere la pregnanzai’
di alcuni complessi termini
teologici.
In cos
r
DANI
laRepubUka
Neoguelfismo
Sull’onda delle discus®,
ni relative al libro dello storico Vivarelli sul suo passato di militante di Salò, Mario Pirani (7 novembre) affronta il delicato tema del
revisionismo imperante in
sede storica, e in chiusura
cita Claudio Pavone, primo
storico ad aver considerato
la Resistenza anche comi
guerra civile. Dice dunque
lo storico: «Si è cominciato
a sostenere che l’Italiaè
priva di un’identità fiazionale perché la Patria è morta l'8 settembre del 1943. ì
una tesi che, condotta alle
estreme conseguenze, significa: perché la patria
non morisse, la guerra doveva vincerla il fascismo
(...). Su questa tesi si è innestata la vecchia litania che
l’unico vero collante di
questo paese è il cattolicesimo: la Roma onde Cristo
è romano, secondo l’espressione cara ai elencofascisti (...). Così abbiamo
assistito (...) a una scivolata
verso una sorta di neoguelfismo che ha fatto da ponte
tra il revisionismo dell’antifascismo e della Resistenza
e quello del RisorgimentOi
aprendo la strada al cattolicesimo più retrivo».
Eincrec
volte,
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con attenzione, questa le^
dalla Sicilia non domandi
noi «perché?», chiede solo
pregare insieme a questa
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fatto importante: non siauj^
molte volte, chiamati a sp'!“
gare, ci si chiede solo di uO
ci nella preghiera.
st’uomo lontano, a noi c
vicino: «Chiedete anche
“perché?” insieme a me»
(Rubrica «Parliamone
me» della trasmissione «ù“ i
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andata in onda domeniee ■
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L'accesso a Pinerolo da via Saluzzo
Un ponte provvisorio
Sarà un ponte bailey, costruito nei pressi del crollato ponte di
via Saluzzo sul Chisone, a collegare nuovamente in via provvisoria Saluzzese, Cavourese e la vai Pellice a Pinerolo. Questa la
decisione presa in un recente incontro che si è tenuto tra i rappresentanti del Magistrato del Po, del Comune di Pinerolo e de-gli abitanti della zona Cardonata alluvionata dalle esondazioni
del Chisone di metà ottobre. «Il guado - ha spiegato l’ingegner
Barra, consulente idraulico del Comune - rappresenta la soluzione più economica e rapida». Tempi previsti dai tecnici per la
realizzazione: 60 giorni circa. «Contemporaneamente agli interventi di natura provvisoria - dicono ancora in Comune - si
darà inizio alla progettazione delle opere definitive».
M Finanziamento della Regione
242 milioni per la Sea
Una buona notizia, fra tanti disastri ambientali, per la vai
Pellice: la Regione Piemonte ha recentemente approvato 1 assegnazione di un contributo di 242 milioni per un primo mtervento di recupero dell’area della Sea di Torre Pellice dove, il 28
dicembre scorso, un fortissimo vento ha abbattuto gran parte
della vegetazione arborea. Si tratta per la verità di un prirno hnanziamento in quanto un secondo, di analogo importo, e stato assicurato sul bilancio del 2002. Una parte degli oneri per la
risistemazione dell’area (in alcuni tratti a forte pendenza) deriverà per il Comune di Torre Pellice dalla vendita del legn^e,
soprattutto larici e abeti, abbattuti dal vento. In questi mesi sono già stati avviati gli analoghi interventi sui terreni privati.
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^LLI ^ld:
Fondato nel 18481
Un frequentato convegno a Pinerolo sulle problematiche connesse ai disturbi mentali
Malattie dai contorni sfumati
In costante aumento nelle società a elevata industrializzazione, le patologie mentali coinvolgono
non solo l'ammatato ma anche le famiglie, in un vortice di disperazione a volte tragico
ICONTRAPPUNTOI
LA NEVE CÈ
MANCA LA STRADA
DAVIDE ROSSO
DANIELA GRiLl
incredibile come, a
volte, alcune malattie ci sembrano così lontane dalla nostra realtà
quotidiana da non riuscirne a capirne la gravità: sappiamo che esistono, ne conosciamo a
grandi linee le caratteristiche, magari ne abbiamo anche discusso con
altri, ma sempre a livello
superficiale, senza in fondo feci caso più di tanto.
Poi, àll’improwiso, può
capitare di esserne come
risucchiati aU’interno, di
doverci avere a che fare
ogni momento che passa,
di doverle affrontare contro la nostra volontà e
senza nemmeno sapere
contro cosa combattere;
infine, in quanto esseri
umani intelligenti e desiderosi sempre di avere una risposta ai nostri
1.000 perché, ci si sforza
di studiarle, di capirle, di
analizzarle.
Si fa qui riferimento
alle malattie mentali, un
termine ampio e perfino
troppo generalizzante,
che non sono l’handicap
intellettivo, il ritardo
mentale, bensì vere e
proprio malattie, difficili
da accettare, che preoccupano, sconcertano e
sfuggono alla nostra capacità di comprensione. I dati al riguardo non
sono certo confortanti:
secondo stime dell’Organizzazione mondiale
della sanità la crescita
della schizofrenia, dei
«La neve a Frali c’è ma
per il momento teniamo
ancora chiusi gli impianti.
Li apriremo però sicuramente per l’8 dicembre. Per
allora ci hanno garantito
che la strada provinciale
nel tratto sopra il piazzale
della Gianna sarà compietamente sistemata e percorribile senza limiti di orario
come accade im—
attualmente».
È il direttore
delle seggiovie
13 laghi, Carlo
Raviol, a parlare e il tono è
quasi sconsolato. Certo non
c’è da stare allegri. È vero
che la strada,
dopo l’ultima
«tra i più franosi del nord
Italia insieme a quelli della
vai Tellina» come dicono i
geologi regionali. D’altra
parte gli scarsi interventi
sulla strada e sui versanti,
l’utimo sistematico è stato
compiuto nel ’67, non aiutano certo a risolvere la situazione. «Del resto sono
anni - ricorda qualcuno in
„olle - che attendiamo una
La frana della compieta hi
tumatura del
Gianna è un grave manto stradale tra Per
contrattempo per
la stagione sciistica
di Frali
disturbi affettivi e d’ansia è in costante aumento e riguarda, guarda caso, soprattutto i paesi
occidentali a più aito
sviluppo industriale. Entro il 2020 è stato stimato che i disturbi mentali
passeranno al secondo
posto, dopo le malattie
cardiache, nelle patologie che causano disabilità e compromettono la
qualità della vita.
Si è parlato di questo
in un convegno di due
giorni sulla sanità mentale, dal tema «Udire voci
tra normalità, follia e
no. Con«
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santità», proposto dalla
Asl 10 e dall’Associazione
per la promozione della
salute mentale di Pinerolo. «Si tratta di una malattia che non si può inquadrare o definire - hanno
concordato molti medici
intervenuti è una frattura nella continuità della
propria coscienza sia sociale che sentimentale,
un crollo e un allontanamento dalla realtà. La
malattia mentale si sviluppa non solo aH’interno
dell’individuo come sofferenza individuale, ma
anche all’esterno, coinvolgendo il suo contesto
sociale e culturale, i familiari, gli amici e tutto ciò
che ruota attorno alla sua
vita quotidiana».
«Nel campo della malattia mentale né psichiatri né pastori sanno
come muoversi in casi
estremi - ha sottolineato
Ermanno Genre, professore nella Facoltà di teologia valdese -. L’unica
cosa che ci è data di fare
è quella di collaborare,
senza scavalcare i propri
ruoli, senza pretendere
di fare cose che non possiamo o non sappiamo
fare. Soprattutto bisogna
stare vicini alle famiglie,
appoggiarle e sostenerle,
tramite strutture pubbliche o volontariato: non
si può pretendere che i
familiari dei sofferenti
mentali riescano a reggere il peso di un problema
così difficile e pesante».
Efficienza (Jella Protezione civile
Coordinamento
dei volontari
Sotto gli occhi e nel ricordo di tutti: durante
l’alluvione di ottobre la
Protezione civile, insieme alle altre forze di soccorso, ha dato un contributo essenziale nell’affrontare l’emergenza.
Anche nel Pinerolese decine di volontari hanno
lavorato giorno e notte
per impedire che la situazione si aggravasse ulteriormente, salvando
abitazioni e strade dalla
distruzione. Un ruolo importante ma che necessita di riorganizzazione e
nuovi finanziamenti.
Va in questa direzione,
con l’obiettivo di adeguare il sistema italiano di
Protezione civile agli
standard europei, la possibilità posta alle Comunità montane di richiedere un finanziamento previsto per legge e riguardante il Piano di sviluppo
che gli stessi enti dovranno approvare entro il 15
dicembre prossimo: una
richiesta congiunta e inclusa nei Piani delle Comunità montane valli
Chisone e Germanasca,
Pinerolese pedemontano
e vai Pellice per la redazione di un progetto comune di Protezione civile
che sappia coordinare e
strutturare le forze dei
singoli Comuni. I fondi
stanziati dal governo andranno per il 15% a questi progetti congiunti,
con lo scopo di premiare
la collaborazione fra differenti enti locali presenti sul territorio.
«È impensabile che
ogni Comune proceda
per conto suo - dice Roberto Prinzio, presidente
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca, l’ente capofila per la
richiesta di contributi,
avendo già approvato il
proprio Piano di sviluppo
• -: bisognerà stabilire
quali sono le strutture e i
mezzi necessari e prevedere un coordinamento
per tutta la Protezione civile del Pinerolese». È
d’accordo il presidente
della Comunità montana
vai Pellice, Claudio Bertalot: «Un passo importante, ma dopo l’approvazione della domanda
serviranno tre anni per la
realizzazione».
frana che si è portata via
gran parte della carreggiata
sopra la Gianna, è stata riaperta a tempo di record, ma
a traffico alternato e solo
per due ore al mattino e due
ore la sera. Questo non può
certo bastare per contenere
il traffico turistico di una
stazione sciistica e così,
mentre le altre stazioni invernali aprivano i battenti
la scorsa domenica per il
primo week-end sulla neve
a Frali si aspettava.
La stazione sciistica pralina, solo a inizio ottobre,
sembrava essere sulla strada del rilancio forte di un
progetto, appena approvato, che prevedeva il rifaciI mento degli impiantì in
«scadenza» e investimenti
I sulla sicurezza delle piste e
sull’innevamento artificiale. Iniziativa intorno alla
quale tra l’altro per la prima volta si erano uniti Comunità montana valli Chisone e Germanasca, Comuni di Frali e Ferrerò e Società 13 laghi, cioè pubblico
e privato in una valle dove
spesso questi sodalizi stentano a nascere. A tutto questo si aggiungeva una richiesta avanzata dalla Comunità montana al Comitato olimpico organizzatore perché Frali divenisse
sede di allenamento per i
giochi olimpici invernali di
Torino 2006.
Oggi la situazione è bloccata: le piogge che si sono
abbattute sulle Valli a metà
ottobre, se hanno causato
danni ingenti un po’ ovunque, in vai Germanasca
hanno portato alla luce, se
ce ne fosse stato ancora bisogno, anche i problemi
della strada provinciale, tra
l’altro unica via di accesso
a Frali per i turisti. Il problema fondamentale sono i
versanti della montagna
rero e Pomaretto e anche
interventi
consistenti
sulla carreggiata in alcuni casi veramente stretta e disagevole».
In vai Germanasca c’è
preoccupazione; e come dar
torto a chi pur dandosi da
fare vede inciampi del genere davanti a sé? In un mese
la provinciale è stata interessata da almeno quattro
movimenti franosi e anche
alcune borgate sono a rischio frane come sottolineano alcuni sindaci. Gli interventi adesso si stanno facendo ma occorre un piano
generale che metta in sicurezza tutta la valle. Mai come ora lo chiedono con forza gli abitanti e gli amministratori mentre dietro l’angolo si vede sfumare, ma
forse non è ancora persa, la
possibilità «Olimpiadi». Per
ora la situazione degli impianti è ferma. Certo i finanziamenti già deliberati
da Regione e Provincia ci
sono ma si aspettano le decisioni definitive che arriveranno probabilmente a inizio del prossimo anno.
Le seggiovie sperano in
una buona annata per poter rimpolpare le proprie
casse e poter investire per
il futuro. Per il momento la
neve c’è e la speranza è che
la gente possa arrivare, ma
il vero problema immediato è mettere in sicurezza la
viabilità per non vivere
nell’incubo che un nuovo
tratto di strada ceda e allora sia tutto da rifare. La Regione e la Provincia devono
farsi carico di questi problemi e dare, magari in collaborazione con le amministrazioni, delle risposte e
soprattutto programmare
gli interventi necessari. Se
così fosse questo potrebbe
trasformarsi in un importante momento di crescita
per la valle altrimenti si rischia la chiusura o un turismo a traffico alterno che
non serve a nessuno.
12
PAG. 12 RIFORMA
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VENERDÌ 1°
DICEMBREj
venerdì 1”
Presa d’acqua della centralina agli Eyssart di Bobbio
BIM: ORAI FONDI IN VAL PELLICE — Soluzione in
vista per la distribuzione dei fondi arretrati del
Bacino imbrifero montano per quanto riguarda
la sezione vai Pellice: nel corso di una riunione
la scorsa settimana, presenti i rappresentanti
del Bim e di 8 Comuni della vai Pellice (assente
Bobbio che ha chiesto per sé la quota dei fondi
non ritenendo valido l’accordo del 1973 che prevedeva quale unico destinatario la Comunità
montana, con finalità i servizi sociali) è scaturita
la decisone di versare alla Comunità montana i
fondi arretrati. Dal 2000 in poi potrebbe essere
versata a Bobbio la quota spettante mentre la
Comunità montana utilizzerebbe i fondi annuali
(circa 70-80 milioni) per iniziative a sostegno
dello sviluppo della valle.
L’ATL APRE UN UFFICIO A ROMA — L’Atl 2 del Pinerolese e valle di Susa apre un ufficio a Roma, a
due passi dalla stazione Termini, a palazzo del
Drago. È un modo per garantire più visibilità alle «montagne olimpiche» con possibilità di contatti diretti e immediati con tutti gli enti e le
agenzie turistiche. Gli uffici dovranno fungere
da vera e propria agenzia di promozione del territorio con le sue caratteristiche offrendo pacchetti turistici a livello mondiale.
INSEGUIMENTO FRA LADRI E CARABINERI —
Nelle prime ore di giovedì scorso, in bassa vai
Pellice, una pattuglia di carabinieri notava
un’auto carica di scatoloni: insospettiti i militi
cercavano di fermare l’auto con a bordo due
persone che però iniziavano una fuga verso l’alta valle. Giunti a Villar Pellice l’inseguimento
aveva termine in modo rocambolesco: imboccata la stradina che porta al cimitero i carabinieri
si sono visti arrivare contro l’auto dei ladri abbandonata senza freno dagli occupanti dileguatisi nei prati. A bordo dell’auto veniva trovata
merce varia (tv, hi-fi, generi alimentari) rubati in
vari negozi del Saluzzese: non solo ma venivano
rinvenuti anche dei documenti dei due albanesi.
PRAMOLLO: STRAGE DEL TICIUN — Erano tanti i
pramollini, sabato 11 novembre, raccolti intorno alla lapide posta sulla piazzetta dei Pellenchi
per ricordare la strage del Ticiun, quando, l’il
novembre 1944, 5 giovani partigiani, sorpresi
nella baita che li ospitava, vennero trucidati dai
nazifascisti. Oltre alle numerose autorità intervenute, erano presenti anche un gruppo di amici dei cori «La Rocca» e «Bric Boucie» che con i
loro canti hanno testimoniato quanto sia importante che la memoria non vada perduta e che i
giovani e i bambini di oggi conoscano questa
nostra storia, anche per far sì che violenze e crudeltà simili non si debbano ripetere.
ARRESTI A PINEROLO — Giornata piena per le forze dell’ordine di Pinerolo venerdì 24 novembre.
Alle 5 del mattino vengono sorpresi due albanesi
nel tentativo di entrare in un’abitazione di via
Villaggio San Giacomo a Riva: Shpetim lleshi di
25 anni e il 23enne Besnik Kuka. Nel pomeriggio
invece, in via Palestra l’arrestato è il 38enne Enrico Nocerino, residente a Pinerolo, che si stava
azzuffando con il proprietario della casa in cui
era entrato a rubare.
ASPETTANDO L’INVERNO: TEATRO A PINEROLO
— Inizia il 2 dicembre al teatro Incontro di via
Caprini 31 a Pinerolo la rassegna «Aspettando
l’Inverno... e oltre», promossa dalla compagnia
Nonsoloteatro. Gli spettacoli inizieranno alle
21,15: ingresso £. 15.000, ridotto: £. 12.000. Abbonamento £. 40.000. Gli abbonamenti sono in vendita dal 20 novembre 2000 al 1" dicembre 2000
(dalle ore 15 alle ore 18) presso la sede di Nonsoloteatro in via Chiampo 33 sempre a Pinerolo. 11
primo spettacolo vedrà Assemblea teatro presentare «Lettera aperta a Pinochet», tratto da «Carta
abierta a Pinochet» di Marco Antonio De La Parrà: riduzione scenica di Renzo Sicco, interpretato
da Lola Gonzalez Manzano. In «Lettera aperta a
Pinochet» (opera non pubblicata in Italia) vengono affrontati temi centrali del Cile di oggi scegliendo per la sua riflessione il personaggio più
famoso e controverso della vita nazionale del suo
paese nell'ultimo quarto di secolo trascorso.
CON LE OLIMPIADI VOGLIAMO LA FOGNATURA
— Il comitato per la salvaguardia del torrente
Chisone e dei suoi affluenti ha scritto nei giorni
scorsi al Comitato per l’organizzazione dei giochi olimpici del 2006 esponendo alcune preoccupazioni di carattere ambientale. Al comitato
olimpico dalla vai Chisone si chiede di «minimizzare il danno ambientale, con particolare attenzione ai rischi geologici: di prevedere infrastrutture che non siano soltanto finalizzate
all’occasione ma studiate in una prospettiva di
ricaduta nel tempo per lo sviluppo turistico quale fonte di sostegno alTeconomia locale: di dare
priorità a opere di urbanizzazione primaria quali servizi per i residenti e l’ospite di passaggio,
essenziale fra essi le opere fognarie».
Consiglio della Comunità montana vai Pellice
L'emergenza contìnua
/ Comuni sono in allarme per l'eventualità di altre piogge
Bisogna prevedere di non costruire più lungo i torrenti
MASSIMO GNONE
La burrasca sembre Gnita, ma l’atmosfera è
quella tesa di pochi giorni prima. È questa l’aria
che si respira, fra commenti e battute scherzose, alla seduta di mercoledì 22 novembre del
Consiglio della Comunità
montana vai Pellice, tanto che il presidente della
Comunità, Claudio Bertalot, è costretto a sospendere la seduta dopo gli attacchi feroci della minoranza. Si sentono le ripercussioni della seduta di
venerdì 17, sospesa, nella
quale non è stato raggiunto il numero minimo
di consiglieri: nell’occasione, dopo l’abbandono
dei banchi da parte dell’opposizione, sarebbe
stato sufficiente l’arrivo
di un rappresentante della maggioranza (presenti 13 dei 20 consiglieri
della squadra di Bertalot). «Non sono soddisfatto della relazione sui
danni dell’alluvione fatta dal presidente», commenta Danilo Colomba
della minoranza, già più
volte richiamato per le
dichiarazioni «politiche»
contro le comunicazioni
della giunta. E subito arriva la sospensione.
Polemiche a parte, il
presidente Bertalot annuncia il varo del Patto
territoriale del Pinerolese: per la vai Pellice sono
state inserite nel finanziamento la circonvallazione di Bibiana e la strada delle cave nei Comuni
di Luserna e Rorà. Il Piano di sviluppo della vai
Pellice, che sarà appro
vato il 6 dicembre prossimo e avrà durata quinquennale, «è il mezzo attraverso il quale - dice
Bertalot - far giungere i
finanziamenti: i progetti
non compresi non riceveranno fondi». Il presidente della Comunità
sollecita il coinvolgimento di associazioni e privati. Per quanto riguarda
il progetto europeo Leader, «la Regione ha annunciato stanziamenti
più bassi - spiega l’assessore Piervaldo Rostan ma il nostro progetto ha
buone possibilità di essere finanziato, bisogna
però riprendere la concertazione con i diversi
settori»». Il Leader riguarda r«immateriale»,
non comprende quindi
infrastrutture o nuove
costruzioni.
Il primo Consiglio dopo l’alluvione arriva con
un mese di ritardo e la
minoranza si lamenta.
L’emergenza non è Gnita
e i Comuni temono per le
prossime piogge: tutti
convergono sull’analisi a
posteriori: «Lungo i torrenti non si costruisce, U
Piano regolatore deve
prevedere l’inedificabilità assoluta». Un monito
pesante arriva dalla brutta Gne del Palaghiaccio di
Torre Pellice. All’ordine
del giorno c’è anche la
proposta di gestione del
Palazzetto del ghiaccio di
Pinerolo da parte della
Comunità montana: co
■ : Alta vai Pellice
Carenza
di energia
Il problema è riemerso
in modo chiaro nell’ultima alluvione: in alta vai
Pellice si produce energia
elettrica ma se, per un
problema qualsiasi, si interrompe il flusso dalla
bassa valle Villar e Bobbio restano al buio. E allora che fare? La soluzione sarebbe quelle di realizzare una seconda linea, interrata, che colleglli tutti i paesi dell’alta
valle da Luserna in su.
Dopo vari abboccamenti
sembra che l’Enel sia
d’accordo, almeno a livello di progettazione. La
stessa linea sarebbe utilizzabile dai produttori
privati per trasferire a
valle l’energia elettrica
prodotta nelle centraline.
modato per 9 mesi e afGdamento all’Agess. Confidando nell’agibilità, e
quindi nell’apertura al
pubblico di pista e tribune, i contributi all’Agess
arriveranno per 30 milioni dalla Comunità montana, per 25 dal Comune
di Pinerolo e per 20 dalla
Provincia di Torino. Un
milione al giorno il costo
di gestione. Sulla convenzione il voto del Consiglio è quasi unanime: si
astengono i consiglieri di
minoranza Colomba e
Bonansea. Tutto questo
aspettando i fondi olimpici e l’annunciata costruzione del nuovo Palazzetto in valle.
In attesa di un possibile
passaggio alla Comunità
montana, la Provincia gestirà i trasporti pubblici
Gno a gennaio 2003: «Non
siamo in grado di prenderci carico del servizio spiega Bertalot - bisogna
compilare un piano di
trasporto locale che possa eliminare le corse deboli potenziandone altre». Con 16 voti a favore,
3 contrari e 2 schede
bianche il Consiglio nomina Giovanni Granata
nuovo rappresentante
della Comunità (e possibile presidente della società) in seno all’Agess. «I
dubbi - commenta scettica la minoranza - non sono per la persona, ma a
fine novembre non si conoscono ancora i progetti
Agess per il 2001».
AirOrsiera-Rocciavré
Venf anni di Parco
Vei
PIERVALDO ROSTAN
Avent’anni la maggior ‘
re età e stata raggiunta da un po’ di tempo ma
il percorso fin qui realizzato dal parco OrsieraRocciavré testimonia che
davvero si può parlare in
questo caso di una maturità raggiunta. La storia
delTOrsiera dimostra che
col parco si possono coniugare felicemente protezione ambientale, educazione dei giovani e attività turistiche.
Giovedì scorso a Fenestrelle si è fatto il punto
della situazione partendo
dallà storia per arrivare ai
progetti futuri e, malgrado la fitta nevicata, in
molti hanno voluto festeggiare il compleanno
del parco. Un parco che
per quanto riguarda il Pinerolese vuol dire sinistra
orografica dell’alta vai
Chisone (Roure, Fenestrelle e Usseaux), vuol
dire collaborazione con
due grandi strutture, il
Centro di educazione
ambientale di Pracatinat
e il forte di San Carlo. Nel
settore faunistico il parco
si è distinto soprattutto
nel progetto di reintroduzione dello stambecco,
avviato nel 1993.
Questo imponente ungulato alpino fu sterminato quasi ovunque nei
secoli scorsi: «Dopo i necessari studi di fattibilità
- spiega il presidente del
parco. Mauro Deidier abbiamo liberato degli
stambecchi provenienti
dalla Va d’Aosta: si tratta
di animali muniti di marche auricolari e radiocol
sindaci delle valli Chisone e Germanasca
Il futuro dei due torrenti
DAVIDE ROSSO
PENSARE il «futuro»
dei torrenti Chisone
e Germanasca insieme.
Questo è quanto sembrava emergere alla fine della conferenza dei sindaci
della vai Chisone e Germanasca tenutasi martedì 21 novembre a Perosa a cui hanno partecipato anche l’assessore provinciale Rivalta e il direttore dell’area programmazione della Provincia,
Paolo Foietta. «Dopo l’alluvione di ottobre e i primi interventi di messa in
sicurezza - ha esordito
Roberto Prinzio, presidente della Comunità
montana valli Chisone e
Germanasca - ora è il
momento di programmare gli interventi definitivi. Occorre però trovare
preliminarmente una linea comune e porre la
Comunità come interlocutore sia della Regione,
competente per i tratti di
torrente al di sopra di Porosa, sia con il Magistrato
per il Po, competente al
di sotto di Porosa».
Concorde anche l’assessore Rivalta che ha ricordato come gli interventi debbano tener conto di tutta l’asta del Gume
per evitare che siano più
dannosi che costruttivi:
«Insieme - ha detto - occorre procedere a una
azione sistematica basata
sul che cosa può essere il
torrente». Dalla Provincia
è poi arrivata anche la
rassicurazione che tra
questa, la Regione e il
Magistrato per il Po c’è
collaborazione. «Il fiume
- ha ricordato Foietta - è
come un condominio dove tutti sono responsabili
ma dove deve esserci unitarietà di intenti perché
sia preservato chi sta ai
piani alti come chi è a
quelli più bassi». La posizione dei vari sindaci presenti è parsa sostanzialmente favorevole al principio della collaborazione
ma è emersa anche qui la
necessità di «poter dire la
propria in materia di interventi», di non delegare
a priori insomma.
Al di là della linea di
principio nel corso della
riunione i sindaci hanno
poi anche elencato gli interventi che per loro sono prioritari per la messa
in sicurezza del territorio
e per cercare di «difendersi» dall’impeto delle
acque. Si è parlato di pulizia e manutenzione annuale dei torrenti, anche
quelli laterali al Chisone
e al Germanasca, del
problema dei ponti da ricostruire tenendo conto
che occorre lasciare spa
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alcuni dei quali si^
già riprodotti da noi» ^
Ma come superar'.i,
scetticismo concai J
valligiani guardano ad
parco? La sfida è dJ
strare che un parco è!
che un’opportunità!
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a favore del mante^
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aiuti sono stati ristruttn
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dunque che un parcoj,
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coli ben precisi peni,
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na ma dall’altra partej
attiva in prima peisom
per favorire i proprietatii,
E allo stesso modoilp®!
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zione di alcuni edifici
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in censimenti, ricerclii,
vigilanza o addirittuii
per la monticazione.
Un'oi
al n
CARMELI
zi di esondazione ai fiumi per evitare che questi,
«costretti», erodano e
scalzino lateralmente i
ponti stessi. Si è parlato
anche, soprattutto per
quel che riguarda la vai
Germanasca, del problema delle frane e della
stabilità dei versanti, vero tormento sia per la
viabilità che per la sicurezza di alcune borgate.
Si è parlato infine di arginature da fare in «condominio», tenendo presente le esigenze dei Comuni ebe stanno a monte e
a valle ma anche di quelli che stanno sull’altra
sponda del torrente.
Alla fine quella che doveva essere una riunione
di chiarimento ma anche
di programmazione di
intenti ha dato un responso certo: la volontà
di collaborare da parte di
tutti c’è, e non come soggetti passivi ma attivi e
propositivi. Ed è proprio
in quest’ottica i sindaci
hanno deciso di convocare per la prossima settimana una riunione in
cui siano presenti oltre ai
tecnici della Provincia
anche quelli comunali e
possibilmente quelli del
Magistrato per il Po per
stabilire le priorità degli
interventi «per individuare - ba detto Foietta quali interventi fare per
primi per dare sicurezza
al territorio tenendo conto che quella che nascerà
sarà una collaborazione
che porterà a degli interventi che dovranno continuare nel tempo, passando da una prima fase
di azioni prioritarie a una
seconda di consolidamento e miglioramento».
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«Porte aperte» ai futuri allievi nel Pinerolese
Verso la scuola di domani
Un'occasione che viene rivolta ai genitori e agli allievi
al momento della scelta relativa agli studi superiori
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COME avviene ogni
anno, è questa l’epoca in cui i ragazzi e le ragazze che stanno frequentando la terza media stanno decidendo
quale sarà il loro futuro scolastico. Per favorire la scelta, indirizzarla
e orientarla in diverse
scuole medie vengono
proposte molte attività:
Wsite alle scuole secondarie del territorio, incontri con presidi e docenti, questionari, discussioni.
Nel Pinerolese i vari
istituti di istruzione secondaria hanno promosso «Scuola aperta», una
occasione per genitori e
allievi per incontrare alcuni degli istituti superiori presenti a Pinerolo e
dintorni. Si comincia venerdì 1“ dicembre, con
ritscg (Istituto tecnico
statale commerciale e
per geometri) «Buniva»
di Pinerolo, che alle 16
sarà aperto per essere visitato, replica dell’appuntamento mercoledì
13 dicembre e sabato 13
gennaio (alle 17); sabato
2 dicembre saranno molte le scuole da visitare:
i Inverso Rinasca - Pomaretto
Nuova linea di
trasporto pubblico
Da «L'eco delle valli valdesi»
Cinquant'anni fa
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Un appello del direttore del Convitto valdese di
Torre Pellice comunica
che si sta costituendo
una biblioteca interna:
«Alcuni studenti del Convitto, con senso di amore per l’Istituto, si sono
quotati per acquistare
dei libri che formeranno
un primo fondo e cercheranno di accrescerlo
progressivamente». Segue l’invito agli amici ed
ex convittori perché contribuiscano con «libri di
letteratura amena, in
buono stato, per ragazzi
dai 10 ai 18 anni di età».
A Roma è stato inaugurato il 96° anno accademico della Facoltà di
teologia con un culto del
moderatore Guglielmo
Del Pesco e la prolusione
del prof. Vittorio Subbia
sulla situazione della
dogmatica.
Ma è la questione finanziaria della chiesa
che soprattutto tiene
banco sulle pagine del
giornale in questo periodo. Il Sinodo del 1950 ha
esaminato la grave situazione prospettata
dalla Tavola e ha lanciato un appello straordinario per raggiungere 50
milioni entro il 31 dicembre. Si tratta di uno
sforzo particolare per
coprire i disavanzi del
passato, che non deve
influire sulle contribuzioni ordinarie, per le
quali anzi è stato chiesto
un aumento del 33%!
Dopo l’appello pubblicato con grande risalto,
cominciano ad apparire i primi elenchi di doni, ma la sottoscrizione
procede lentamente.
Ecco allora, insieme
alle polemiche, forti incitamenti come quello
di Armando Schreiber
che, sotto il titolo «Marciamo fratelli, la tromba
suonò», scrive: «Perché
questi benedetti 50 milioni non possono essere
sottoscritti con gioia in
brevissimo tempo? Perché dobbiamo noi laici
lasciare ai pastori l’ingrato compi- to di stimolare,
chiedere, supplicare... Se
solo i membri comunicanti valdesi residenti in
Italia, esclusi i bambini e
chi è in condizioni troppo disagiate, versassero
anche solo 1.000 lire ciascuno, si arriverebbe subito ai primi 20-25 milioni. Il resto sarebbe coperto da offerte di chi più
possiede».
E un altro articolista gli
fa eco, «il suono della
10 tromba è ancora debo
le
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___La trattenuta mensile sulla ricchezza mobile
è di gran lunga superiore
alle 1.000 Erette. Ma quale maggiore responsabilità dovrebbe avere ciascuno di noi che diciamo
di aver conosciuto la ricchezza dell’Evangelo, nel
ritenere veramente mobile la ricchezza dei beni
terreni... Scorrendo le cifre degli elenchi la vergogna ci fa arrossire davanti a Dio il quale non ha
bisogno della nostra elemosina. Se Egli lo volesse
farebbe sorgere dei potenti benefattori che coprirebbero non solo il
deficit ma qualunque bisogno: ma questa non
deve essere la Sua volontà, pare invece che Iddio voglia provare da
quale parte pende il nostro attaccamento».
Sono in molti a sostenere che la crisi, prima
che finanziaria è crisi di
indebolimento della fede, ma non manca chi
protesta: «La Tavola fa
dei debiti ingenti e noi li
dobbiamo pagare! Già
dobbiamo aumentare le
contribuzioni del 33% e
adesso le famiglie valdesi
dovrebbero andare in
malora?». E mentre Aldo
Ribet spiega pazientemente i perché della sottoscrizione straordinaria
«a causa della svalutazione oggi ogni membro di
chiesa dà, come valore
reale, di meno di quanto
dava nel 1939, per controllare basta moltiplicare per 50 quanto era la
contribuzione di allora»,
il cassiere Guido Comba
avrebbe voluto «vedere
nelle liste dei doni tanti
nomi di membri di chiesa a cui la vita ha concesso molte soddisfazioni e
che vivono senza angoscia la vita quotidiana.
Perché non sono più numerosi i doni di grandi
somme delle quali i più
abbienti non sentirebbero la mancanza mentre
arrivano le 2.000 di una
povera vedova operaia,
le 15.000 di un modesto
impiegato, le 50.000 di
un pastore?».
Alla data del 31 dicembre, dei 50 milioni necessari ne saranno raccolti
29 che arriveranno a 43
alla chiusura della sottoscrizione, a fine marzo
del 1951. Tutti gli elenchi dei nomi con le cifre
appaiono sul giornale:
alla fine i sottoscrittori
saranno circa 5.000, poco
meno di un quarto dei
membri di chiesa.
(a cura di Marco Rostan)
dalle 9 alle 12 l’istituto
«Porro» (repliche sabato
16 dicembre, venerdì 12
gennaio, sabato 13 gennaio, sabato 20 gennaio),
sempre alle 9 il liceo
«Porporato» (nuovi appuntamenti giovedì 14
dicembre, venerdì 12
gennaio), alle 10,30 il liceo «Curie» di Pinerolo
(nuovi appuntamenti venerdì 15 dicembre, sabato 13 gennaio), alle 14,30
l’istituto agrario con sede
ad Osasco. L’istituto «Alberti» di Luserna San
Giovanni e la sede di
Torre Pellice per operatore turistico saranno
aperti sabato 16 dicembre dalle 9 alle 12 e dalle
14 alle 16, e promuoveranno inoltre la settimana dell’accoglienza dal
15 al 20 gennaio 2001.
In parecchi istituti è
previsto anche uno sportello di incontro per genitori e allievi, nel quale
(previo appuntamento
telefonico) sarà possibile
incontrare tdcuni docenti che forniranno informazioni e faranno conoscere la scuola; gli sportelli, aperti da dicembre
a gennaio, si trovano all’Istituto «Buniva», al liceo classico «Porporato»
e all’istituto agrario di
Osasco. Per chi desidera
conoscere l’istituto professionale di stato per
l’industria e Tartigianato
«Prever» di Pinerolo, la
scuola sarà aperta saba
to 13 gennaio e sabato 20
gennaio dalle 9 alle 17.
DAVIPt ROSSO
CON la riforma del trasporto pubblico che
sta entrando nel vivo si
prospettano novità anche
per il trasporto pubblico
a Inverso Pinasca. Da
quest’aimo infatti il coordinamento del trasporto
locale passato di competenza della Regione per
quel che riguarda i finanziamenti prevede che la
gestione in molti casi sia
affidata alla Provincia che
nel caso delle valli sta
concordando con le Comunità montane i nuovi
piani viari allo studio già
da tempo e per i quali si
attendono entro l’inizio
di gennaio i finanziamenti per poter partire con le
nuove e le vecchie linee.
In vai Chisone in particolare ai piani presentati,
che prevedono tra l’altro
che alcune linee di scuolabus vengano trasformate in collegamenti per
tutti, è stata richiesta una
variazione al piano per
quel che riguarda Inverso Pinasca a causa del
crollo dovuto all’alluvione di ottobre, del ponte
Fleccia che collegava la
provinciale dell’inverso
con la strada statale 23.
Si è pensato a una nuova
linea che dovrebbe collegare, con un percorso ad
anello. Inverso, Pomaretto e Porosa per poi scendere lungo la statale 23 fino a San Germano e risalire nuovamente a Inverso lungo la provinciale.
«Un percorso - ha detto il
sindaco di Inverso Pina
NELLE CHIESE VALDtbT
sca, Andrea Coucourde,
nel corso della conferenza dei sindaci della valle
tenutasi il 21 novembre indispensabile per dare
un collegamento e un
servizio indispensabile in
questo momento a Inverso Pinasca».
Resta intanto ancora da
dipanare la questione del
ponte di Fleccia. La Provincia ribadisce che è di
competenza comunale
perché di sua proprietà
mentre il Comune pur riconoscendo questo fatto
fa presente che difficilmente riuscirà a sobbarcarsi il carico derivante
dalla ricostruzione e che
quindi, come fece dopo
l’alluvione del 1977, l’ente provinciale dovrebbe
contribuire anche finanziariamente visto che la
strada che passa sul ponte è provinciale. Nel frattempo è allo studio l’ipotesi di costruire un guado
sul Chisone; l’idea però
non gode completamente dei favori del Magistrato del Po anche se l’intenzione del Comune va
sempre più in questa direzione. Situazione complicata insomma con da
una parte gli abitanti di
Inverso costretti per raggiungere la statale a giri
infiniti e dall’altra l’urgenza di rimettere in sicurezza gli argini e di ridare un assetto viario accettabile a un paese colpito duramente dall’alluvione anche dal punto di
vista economico con danni ingenti all’agricoltura e
soprattutto all’industria.
COLLETTIVO TEOLOGICO MIEGGE — Alle 17,30,
nei locali della chiesa valdese di Pinerolo, m via
dei Mille 1, incontro teologico Giovanni Miegge.
CEVAA— Domenica 3 dicembre, nella foresteria di
Torre Pellice, dalle 14,30, pomeriggio di solidarietà con la Cevaa.
ANGROGNA — Domenica 3 dicembre, assembla di
chiesa, alle ore 10, alla sala unionista. All’ordine
del giorno: dibattito sull’ospedale e sulla diaconia.
Studio biblico, martedì 5, alle 20,30.
BOBBIO — Riunione quartierale martedì 5, ai Campi.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domeitica 3 dicembre,
bazar del cucito «No stop» a partire dalla fine del
culto, ore 11,30 circa, alla sala Beckwith. Venerdì
1“ dicembre, riunione di quartiere a Boer Priorato,
martedì 5 dicembre, riunione quartierale ai Gonin. Martedì 5 dicembre, studio biblico alle 20,45.
PERRERO-MANIGLIA — Incontro dell’Unione femminile, martedì 5 dicembre, alle 14. Riunione
quartierale, mercoledì 6 dicembre, alla Baissa.
PINEROLO — Venerdì 8 dicembre, alle 14,30, nella
sala della chiesa, bazar. Il ricavato sarà destinato
alla beneficenza. Chi desidera donare dolci è pregato di portarli la mattina delT8 alla chiesa.
POMARETTO — Studio biblico, giovedì 30 novembre,
alle 20,30. Venerdì 1° dicembre culto al centro anziani. Riunioni quartierali: venerdì 1° dicembre,
alle 15, all’Inverso Clot, lunedì 4 dicembre ai Masselli, alle 20, mercoledì 6, alle 20, ai Pons.
FRALI — Riunione quartierale, martedì 5 dicembre, a
Villa, alle 20, mercoledì 6, alle 20, a Cugno.
PRAROSTINO — Mercoledì 6 dicembre, alle 20, al
Collaretto, giovedì 7, alle 15, alla borgata Gay.
VILLAR PEROSA — Domenica 3 dicembre, alle ore
15, nei locali della foresteria valdese, pomeriggio
di solidarietà, con banco pesca e bazar.
SAN SECONDO — Riunione quartierale mercoledì 6
dicembre a Cavoretto.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 1°
dicembre alla Ravadera, martedì 5 dicembre
all’Inverso, venerdì 8 dicembre agli Appiotti. Lunedì 4 dicembre studio biblico su «Il senso delle
offerte», Deuteronomio 26,1-19.
VILLAR PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 1“
dicembre al Ciarmis, lunedì 4 dicembre al Pianta.
Domenica 3 dicembre culto con Cena del Signore,
sarà ospite Claudia Jallà, direttora deU’istituto Uliveto e della Comunità alloggio.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: lunedì 4 dicembre, alle 20, a Pian Faetto, mercoledì 6 dicembre,
alle 14,30, a Bovile, giovedì 7, alle 20, a Marasso.
Torre Pellice; seminario delle Unioni femminili
Ecumenismo ieri, oggi, domani
ADA CARDIOL
Le Unioni femminili si
sono ritrovate a Torre
Pellice il 18 e 19 novembre per il loro seminario
biblico che aveva per titolo «Ecumenismo ieri,
oggi, domani». L’appuntamento è diventato ormai un punto fermo
molto sentito da tutte le
sorelle per la gioia che si
prova nel ritrovarsi, nel
sapere che per due giorni
ci si confronta, e soprattutto si rilegge la Bibbia.
L’argomento in questione quest’anno, anche
se conosciuto, non era
assolutamente facile; di
questo eravamo tutte
consapevoli ed è con
molta attenzione che ci
siamo quindi poste ad
ascoltare la conferenza
che ha tenuto, a inizio
del seminario, il pastore
Fulvio Ferrario. Un’esposizione che ci ha dato
una visione dell’ecumenismo di ieri cui forse
non avevamo pensato.
Nel passato si parlava di
ecumenismo solo fra
chiese riformate, anglicane ecc. ma non con la
Chiesa cattolica di Roma.
Oggi si è aperto con il
cattolicesimo un rapporto profondo e travagliato,
un ecumenismo che in
fondo ci coinvolge poco.
Pensiamo ad un ecumenismo terra terra, col
proprio compagno di lavoro, di scuola. Per il futuro ci sembra che il pa
AirUnitrè di Torre Pellice
Un nuovo anno
Cooperativa operaia di Torre
Locali rinnovati
È stata costituita nel
gennaio del 1929; scopo
della società è quello di
«giovare all’economia
dei consumatori, acquistando all’ingrosso per
somministrare al minuto
generi di consumo alle
migliori condizioni possibili...». A 71 anni dalla
nascita la Cooperativa
operaia di consumo, con
negozio in via Roma a
Torre Pellice, ha recentemente rinnovato profondamente i suoi locali. Un
modo per rendere più
fruibili gli spazi e rispondere meglio alle attese
dei clienti, 784 dei quali
sono anche soci del sodalizio. Fu una scelta im
portante, quella dei fondatori; per esercitare
un’azione calmieratrice sui prezzi e nello stesso tempo, come si legge
nello statuto, e «per prefiggersi altri scopi diretti
a migliorare le condizioni economiche e morali
dei soci». Era previsto un
fondo di mutualità; intervento che si è mantenuto negli anni; oggi viene offerto ai pensionati a
Natale un pacco dono, ai
figli dei soci viene dato
del materiale utile per la
scuola all’inizio dell’anno. Tante ragioni per conoscere una realtà cooperativistica storica ma
capace di rinnovarsi.
store Ferrario non abbia
manifestato molte speranze: si vive un ecumenismo stanco e poco stimolante.
Nel prosieguo dei lavori, suddividendoci in
gruppi, abbiamo poi affrontato tre passi biblici
(Genesi, 4; Giovanni 4, 426; Efesini 4, 1-16). A prima vista sembrava che in
questi passi non si potessero trovare riferimenti
all’ecumenismo, ma dopo un’attenta lettura e
scambi di opinioni si è
capito che fin dai tempi
di Gesù si parlava di ecumenismo. Certo un ecumenismo «terra terra»,
ma forse proprio quello
che piace a noi, semplice
e diretto. Il pomeriggio di
domenica si è svolto infine, sotto forma di intervista, un incontro con tre
sorelle di diversa età che
ci hanno raccontato il
loro rapporto con l’ecumenismo nell’ambito quotidiano. Dalle loro
risposte è emerso con
forza che l’ecumenismo
(forse quello vero), è fatto
dal singolo, tra fratelli e
sorelle che credono nello
stesso Gesù Cristo. Il te e
i saluti hanno concluso la
nostra due giorni.
Il 9 novembre c’è stata
l’inaugurazione dell’anno accademico delTUnitrè di Torre Pellice, nell’accogliente sala della
biblioteca della Casa valdese. Un clima particolarmente gioioso ha coinvolto i presenti, felici di
ritrovarsi e di condividere momenti di serenità.
Dopo il saluto di benvenuto del coordinatore
culturale della sezione,
dottor Prinzivalli, ha preso la parola il presidente
deirUnitrè di Pinerolo,
Augusto Serra, che ha
espresso la sua soddisfazione per essere presente
all’inaugurazione e per il
numero sempre crescente degli iscritti. Ha inoltre
ricordato come la sezione di Torre Pellice sia
sorta 21 anni fa per merito della prefissa Mimma
Quattrini. Serra ha sottolineato anche come l’Unitrè sia un progetto
umanitario perché è l’individuo stesso a fare le
sue scelte, sia dal punto
di vista culturale e musicale che nelle attività
pratiche, il tutto secondo
le proprie inclinazioni.
Questo gli permette di
aprirsi al sociale perché è
il rapporto umqno che
emerge. Nella nostra società ci sono sempre più
anziani che nell’Unitrè
trovano una fonte di calore e di amicizia. L’esortazione a lavorare insieme, per migliorare la
qualità della vita dando
«vita agli anni e non anni
alla vita» è stato il messaggio finale del presidente Serra.
Ha fatto poi seguito un
concerto a quattro mani
offerto dal duo «SognoSpiano». Il programma è
iniziato con Danubio Blu
di Strauss. Di Casella Pagine di guerra: un brano
di non facile ascolto che
rispecchia l’atmosfera
della Parigi prebellica
(1915). Di Milhaud è stato eseguito Le bœuf sur le
toit, un brano ispirato al
folclore americano; di
Brahms cinque danze
ungheresi; di Grieg Quattro danze ungheresi che il
compositore ha armonizzato e sovrapposto fra loro, creando così un magico effetto. La danza russa
di Strawinskij ha concluso l’applauditissimo concerto. Tutti i presenti si
sono poi recati in una sala dell’antico Museo valdese per un rinfresco curato dal ristorante Flipot.
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PAG. 14 RIFORMA
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VENERDÌ 1“
SPORT
SPORT DEL
GHIACCIO
Dopo tanto peregrinare, senza pista e con pochi allenamenti, ecco la
prima vittoria per gli All
star Piemonte nel campionato under 19 di hockey ghiaccio; i ragazzi
guidati da Massimo Da
Rin si sono imposti per
6-1 sul campo del Gherdenia junior. Doppia
sconfitta invece in serie
A femminile per le ragazze allenate da Pilon in
trasferta a Fassa: 0-4 e 011 i risultati del doppio
confronto.
Grazie al comodato fra
Comune di Pinerolo e
Comunità montana vai
Pellice, che si avvale tecnicamente dell’Agess
Valpellice, il Palaghiaccio
di Pinerolo ha riaperto
per le sole attività sportive e per i corsi scolastici.
11 3S ha già fatto partire i
corsi di pattinaggio artistico e a breve partirà anche la velocità sotto la
guida tecnica di Eliseo
Carta, padre degli olimpionici Fabio e Davide.
Nel fine settimana dell’8
dicembre a Pinerolo si
svolgerà inoltre un corso
federale di conoscenza
del curllng.
vigliano e vinto per 3-0
sull’Aosta; nell’under 15
maschile il 3S Pinerolo
ha vinto sul campo dell’Arti & Mestieri per 3-0
mentre a zero è stato
battuto il 3S Pinerolo dal
Villar Perosa nell’under
15 femminile. Sconfitti
per 3-1 dal Tnt Torino in
seconda divisione il ragazzi del 3S Pinerolo.
VOLLEY
In B2 il Body Cisco Pinerolo supera per 3-0 il
Voluntas Asti e sale a 12
punti uscendo da un momento di crisi. Nei campionati minori il 3S Luserna ha superato il Vainoce per 3-0 nell’under
15 femminile, il 3S Pinerolo nell’under 20 ha
perso al tie break col Sa
TENNIS TAVOLO
Partita difficile per la
CI del Valpellice che, in
svantaggio per 3-4 dal Sisport Fiat, è riuscita all’ultimo set a chiudere il
confronto vincendo per
5-4. A punto Walter Fresch (2), Rosso, Malano e
Gay. Sabato 2, dalle 15
incontri casalinghi al Filatoio di Torre Pellice per
la Cl, la C2 e la squadra
«A» della DI.
Un momento difficile per la struttura torrese
La Galleria civica è senza soldi
La civica galleria d’arte
«Filippo Scroppo» di Torre Pellice vive in questo
periodo uno dei momenti più critici della sua esistenza. «Non ci sono fondi da destinare alla gestione - spiega l’assessore alla Cultura, Anna Bertolè -; questo significa
anche che mostre e iniziative varie saranno
possibili solo a costi molto ridotti, limitando così
il campo di azione».
La galleria, che è situata nel complesso delle
scuole statali, negli stessi
locali dove si trova anche
la biblioteca civica, rappresenta dunque al momento uno spazio vivibi
le, grande, sicuramente
sottoutilizzato, con un
patrimonio pittorico e
scultoreo ancora in gran
parte da catalogare, uno
spazio che va comunque
salvato. «Stiamo cercando di fare dei progetti
-spiega ancora l’assessore Bertolè - sia in coUaborazione con la cooperativa Tarta voltante, che
può garantirci del personale per la gestione di
chiusura e apertura della
galleria, sia con l’aiuto
degli “Amici della biblioteca civica", un gruppo di
lettori di recente costituzione, che ha fatto una
serie di proposte culturali
che saranno ospitate pro
prio in galleria: incontri
con scrittori, serate di
diapositive, concerti e letture. Inoltre siamo ben
lieti di offrire la galleria e i
suoi bei locali a progetti
che partano dalle scuole
del territorio. Nel frattempo stiamo mandando
avanti il lavoro di catalogazione dell’esistente, ma
purtroppo a rischio di deterioramento, anche a
causa delle condizioni
non idonee del magazzino in cui si trova tuttora.
Stiamo anche studiando
ovviamente la possibilità
di ospitare delle mostre
di artisti che possano collaborare a far vivere la
Galleria “Scroppo”».
APPUNTAMENTI
■
30 novembrcj giovedì
torre PELLICE: Alle 15,3|), alla bibliotèca della Casa valdese, per TUriitre, conferenza della prefissa Sgambetterà, su «Il carpe diem», di Orazio.
PINEROLO: Al teatro Incontro, 20,45,
va in scena «Caro bugiardo», di J. Kilty,
con Marina Malfatti e Flavio Bucci.
1° dicembre, venerdì
CANTALUPA; Nella villa comunale,
alle 21, conferenza su «Biotecnologie e
manipolazioni genetiche: esiste un
problema etico?», con il professor Ermis Segarti, teologo.
TORRE PELLICE: Nella galleria civica, dalle 16,30 alle 18,30 e dalle 10,30
alle 12,30 di domenica, «Lo scambialibri», scambio di libri e oggetti, per
bambini e ragazzi dai 7 ai 17 anni. Prenotazioni alla biblioteca civica, tei.
0121-932530.
PINEROLO: Alle 16, nella sede del
circondario della Provincia, in via dei
Rocbis, incontro sul tema: «Il clima e la
meteorologia».
RIFFREDDO: Dalle 8,30, nel municipio, Legambiente Piemonte promuove
un convegno regionale sulla valorizzazione del territorio; tra gli interventi
esponenti delle Provincia di Torino e
Cuneo, della Regione Piemonte, Carlo
Gottero della Coldiretti, di Damiano Simile della Cipra.
2 dicembre, sabato
PINEROLO: Alle 17, alla libreria Volare, incontro con Gianni Farinetti, autore
di «Lampi nella nebbia», ed. Marsilio.
SAN GERMANO: Alle ore 21, nel tempio, nella ricorrenza del 250“ anniversario della morte di J. S. Bach, concerto
bachiano della corale valdese di San
Germano, diretta da Riccardo Bertalmio, con Sveva Martin, soprano, Giuseppe Maletto, tenore, Riccardo Bertalmio, basso, Walter Gatti, organo.
TORRE PELLICE: Alle 17, alla Casa
valdese, il Centro culturale valdese organizza un incontro su «Il fatto religioso come elemento di multiculturalità»,
presentazione dell’opuscolo «Alfabeto
evangelico» (Giorgio Tourn, Riccardo
Lorenzino) e del lavoro svolto con le
scuole nell’ambito del progetto «E’uteivaldesi, realtà da riconoscere» (Toti
Rochat e Nicoletta Favout).
CANTALUPA: Alle 21,15, alla sala incontri. Carena, la compagnia carmagnolese «Gli instabili» presenta «Spirito
allegro».
PINEROLO: Al centro sociale di San
Lazzaro, fino a domenica 3, seminario
«Arkeon thè sacred Path». Informazioni, tei. 011-9883710, 0348-2207934.
3 dicembre, domenica
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nel tempio, alle 21, concerto del coro Turba
concinens, e del coro «Voces nocturnae» a favore dell’associazione «Lou
cialoun», ingresso libero.
PINEROLO: All’Accademia di musica, alle 21, «Edmonia Jarrett Quinte!».
TORRE PELLICE: Alla sede dell’Esercito della Salvezza, tè musicale, con
Michi Cesan e Paolo Cajzi; il ricavato
sarà devoluto alle attività natalizie
dell’Esercito della Salvezza.
ANGROGNA: Giornata natalizia: giochi, fiabe, bricolage, alla sala unionista,
a partire dalle ore 14; portare del materiale di recupero.
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte,
alle 16, la compagnia «Centro teatro di
figura» presenta «Cappuccetti rossi».
5 dicembre, martedì
PINEROLO: Alle 21, all’Accademia di
musica, Andrea Lucchesini in concerto.
7 dicembre, giovedì
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese, per l’Unitrè, concerto
di Marco Armoni, flauto traverso, e Silvia Pinamonti, pianoforte, musiche di
Mozart, Stamitz, Bach, Vivaldi.
8 dicembre, venerdì
TORRE PELLICE: Nelle vie del paese
fiera autunnale e prodotti naturali.
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Si ringrazia l'editore per
CINEMA
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma gioveiì
e venerdì 1“ dicembre, ore 21,15, East is east di Damien O’Doffliì
sabato 2 (ore 20,10 e 22,20), domenica 3 (ore 16, 18, 20,10e22,2i|i
lunedì 4 (ore 21,15), I fiumi di porpora.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programm.a, venerdìiM
cembre, ore 21,1 ragazzi del Marais; sabato 2, ore 21, Teste dicocii
domenica, ore 15, 17, 19, 21, lunedì, martedì, ore 21, Sc^moé
giovedì ore 21 e venerdì 8 ore 15,17,19, 21, Faccia di Picasso. ,
PINEROLO — La multisala Italia (tei. 0121-393905) hainp®
giainma, alla sala «2cento» Bw 2, il libro delle streghe; aliasi
«5cento» è 111 programma L’esorcista.
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Croce.
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Un importante anello della catena del Sistema integrato dell’Acea
Pronto rimpianto di compostaggio a Pinerolo
Costato circa 9 miliardi di lire, servirà a produrre compost di qualità, facilmente posizionabile sul mercato
Nei pressi del depuratore
di Pinerolo si sono conclusi
i lavori per l’impianto di
compostaggio progettato
dall’Acea, che sarà operativo a partire dal prossimo
mese, anche se già in questi giorni è in funzione in
via sperimentale.
Proprio questo impianto
andrà a costituire un altro
anello importante della catena del Sistema integrato
messo in cantiere dall’
Acea. Di notevoli dimensioni, l’impianto di compostaggio servirà a trasformare le enormi quantità di
rifiuti organici in compost
di qualità. Nel processo di
compostaggio si riducono
drasticamente i rifiuti conferiti in discarica e, contemporaneamente, si produce materiale di buon valore, il compost appunto,
che trova una sua ottima
collocazione sul mercato.
Per l’impianto è stato concesso un contributo pari al
45% della spesa prevista,
che si aggira attorno ai 9
miliardi di lire.
Gli sforzi dell’Acea per ridurre drasticamente il conferimento dei rifiuti in disca
rica sono stati negli ultimi
anni ingenti. Basti pensare
all’impianto di valorizzazione dei rifiuti nella frazione
secco-umido in via di realizzazione accanto al nascente impianto di compostaggio. L’impianto seccoumido, che darà una svolta
totale al sistema della raccolta e dello smaltimento
dei rifiuti e la cui spesa di
realizzazione si attesta attorno ai 41 miliardi, prevede una riduzione di circa il
90% dei rifiuti conferiti in
discarica. Dai rifiuti della
frazione secca, inoltre, si
produrrà combustibile,
mentre la frazione umida
andrà a concorrere alla
produzione di compost nel
vicino impianto.
Un altro tassello del Sistema realizzato per potenziare la raccolta differenziata, e sottrarre così
alla discarica materiali che
possono essere riciclati attraverso gli specifici canali,
sono le «Eco-isole». Sono
già numerose le Eco-isole
realizzate: da quella di
Torre Pellice a quella di
Pinerolo, da Frossasco a
Cumiana, da None a Piscina. Quella realizzata a Luserna San Giovanni, purtroppo è stata letteralmente portata via dall’ultima
inondazione del Pellice,
verificatasi a metà ottobre,
per cui si dovrà decidere
se individuare altri siti per
una sua nuova ubicazione.
Intanto, nelle prossime
settimane, verrà inaugurata l’Eco-isola di Abbadia di
Pinerolo, che andrà a
sommarsi al numero di
quelle già realizzate all’interno di un progetto totale
che ne prevede 16 su tutto
il territorio e che entro il
prossimo anno si prevede
sia portato a completo
compimento.
Le Eco-isole sono «aree
sovracomunali» recintate,
custodite e regolamentate
da un orario, all’interno
delle quali si trovano tutti i
cassoni per i diversi materiali differenziabili; dalla
carta al vetro, dalla plastica al cartone ma anche
quelli per i rifiuti ingom
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branti, per le pile, le batterie d’auto, i materiali ferrosi, le lattine di alluminio, i
pneumatici, gli olii minerali,
la frazione verde e il vetro
in lastre.
Parallelamente a questi
interventi l’Acea sta portando avanti anche il progetto relativo alle piazzale
ecologiche previste sul territorio di ogni Comune consorziato. Queste «piazzette» sono spazi inseriti nel
contesto urbano in cui si
potranno trovare, uno accanto all’altro, tutti i cassonetti per la raccolta differenziata, dalla carta al vetro, dalla plastica alle pile,
dagli indumenti ai medicinali scaduti. Il costo affron
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VENERDÌ 1“ DICEMBRE 2000
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Caro direttore, desidero ringraziare il pastore Giorgio
Bouchard perché sabato 11
novembre, in occasione dell'inatigurazione a Torino della
lapide intitolata al pastore
Goffredo Varaglia, si è rivolto
ai numerosissimi presenti a
nome di tutte le chiese evangeliche operanti a Torino. È
stata una bella testimonianza
di presenza e di solidarietà interdenominazionale. Sarebbe
opportuno, quando ci si presenta in pubblico con rappresentanti di altre denominazioni, seguire l'esempio del
pastore Bouchard: spogliarsi
della propria denominazione
ed evitare un linguaggio sfacciatamente denominazionale.
Si avrebbe maggiore rispetto
per i presenti delle altre denominazioni e ne guadagnerebbe il protestantesimo in Italia.
Un caro saluto
Francesco Casanova
Torino
Le barzellette
sul giornale
Al presidente del Consìglio
di amministrazione delle Edizioni protestanti, Avernino Di
Croce.
Caro presidente,
ho letto il tuo appello sul n. 40
di Riforma e penso, quale affezionata lettrice, che non
possono esservi obiezioni sul
piccolo aumento del prezzo
del giornale. Chi vi si abbona,
0 lo compra settimanalmente,
è consapevole di ciò che Riforma offre diversamente da
altri settimanali o quotidiani.
Ciò che gradirei sapere è
per quale motivo siano state
inserite le barzellette. Per
passare il tempo? Per ridere
per forza? Per essere come
«gli altri»? Il nostro giornale è
predicazione, testimonianza,
ci informa sulla vita delle
chiese, ci presenta i problemi
salienti del mondo con relativi dibattiti. Che vogliamo di
più (o di meno, perché a me
questa aggiunta pare inopportuna e dequalificante)?
Forse non riesco a comprendere perché ho dato tutta la mia intelligenza alle mie
figliole alla loro nascita (l’ho
imparato da un «passatempo» pubblicato su Riforma).
Laura Gelso
Terricciola (Pi)
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In occasione della pubblicazione del libro di Bruna
Peyrot Una donna nomade
dedicato a Miriam Castiglione si è aperto un minidibattito sulla persona e sul ruolo
svolto dalTantropologa prematuramente scomparsa. Mi
dispiace di non essere intervenuto il 19 agosto alla presentazione del libro, ma forse è meglio così perché sarei
stato una nota stonata in una
giornata a lei giustamente
dedicata. Mi ripromettevo,
nel ventennale della morte,
di ricordarla con le amiche e
con gli amici di allora, ma visto e considerato che in questo periodo sono intervenuti
su Riforma Marco Rostan ed
Elisa Bagheri, e che le è stato
dedicato un servizio nella
trasmissione Protestantesimo, forse è il caso di scrivere
qualcosa oggi.
Devo dire anzitutto che
corldivido nella sostanza la
lunga recensione di Marco
Rostan al libro, ma condivido
quanto riportato da Elisa Bagheri a proposito dell’intervento di Poppino Coscione,
sul tentativo, cioè, di riportare la figura di Miriam sotto
le ah del valdismo. Ha ragione Elisa a ricordarci che era
estremamente difficile collocare Miriam in un’area ben
definita e non solo per meriti
o demeriti suoi. Bisogna ricordare che il mondo protestante di allora e valdese in
particolare era alle prese con
problematiche di tutt’altro
genere. Quindi non è diffiche
capire lo scarso interesse per
le sue ricerche sulla religiosità popolare, sui visionari,
sui guaritori, sul tarantismo,
sui vattienti.
L’articolo di Marco Rostan
è una bella «autocritica»: perché onestamente era difficile
allora che interessassero ricerche su tali argomenti a
persone come Mario Miegge,
lo stesso Marco Rostan e Giovanni Mottura. Non mi risulta che ad Agape, Adelfia, Ecumene o Santa Severa ci fossero dei campi dedicati a questi
temi. Gioventù evangelica dedicava spazio ad argomenti
di tutt’altro genere e contenuti, occupandosi solo marginalmente di questi fenomeni, nel momento in cui si parlava dei gruppi Fgei operanti
nel Mezzogiorno. Anch’io
avevo avuto molta difficoltà
quando Taccompagnai, il sa
di Ferruccio Corsani
Nella storia di popolochiesa del valdesi hanno
un posto di qualche rilievo 1
Salmi. È noto che 1 Salmi di
Davide, messi in versi in francese antico nel sec. XVI da illustri poeti come Clément Marot, e musicati da grandi musicisti come Loys Bourgeois
(1510Ì-1561), Matteo Greiter
(14907-1550), costituiscono il
nerbo della musica sacra assembleare nelle chiese riformate. 11
movimento valdese, dopo il Sinodo di Chanforan (1532) diventò una chiesa riformata
francofona; adottò quindi la
musica sacra dei confratelli di
Ginevra, Strasburgo e via dicendo.
Sappiamo che un pastore di
Frali, Pierre Leydet, che viveva
nel suo rifugio sopra Rodoretto,
fu scoperto e arrestato in quel
di Angrogna mentre vi si trovava alla macchia, proprio perché
lo sentirono cantare salmi; per
lo stesso motivo fu ammazzato
di botte un vecchio valdese nel
carcere di Fossano. Possediamo
copie vetuste di Psautier (le raccolte complete dei 150 Salmi in
musica) risalenti al XVlll secolo; si trovano alla Biblioteca del
Centro culturale valdese a Torre Pellice.
Gli studi innologici hanno
portato, nei paesi protestanti, a
revisioni accuratissime delle
musiche dei Salmi (detti «ugonotti» per via dell’estensione a
tutti i riformati francofoni del
nome di un solo gruppo); essi
sono stati ricondotti ai ritmi
generalmente originali, e riarmonizzati, dando il bando ad
accordi e cadenze di stile e gusto romantico, per rispetto dello stile musicale del XVI secolo. 1 testi invece sono stati via
via modernizzati, per renderli
sia comprensibili alle comunità
di oggi, sia aderenti alla ritmica
delle loro melodie.
Frutti modernissimi di questi
studi, condotti com’è ovvio
con competenza e passione, sono le due recenti opere Le
Psautier français (Lione, 1995)
e I Salmi della Riforma, in assoluto la ptima pubblicazione del
genere in lingua italiana, curata dal past. Emanuele Fiume e
dal maestro Daniele C. lafrate
(Claudiana, 1999). Un buon
gruppo di Salmi figura all inizio
del Nuovo innario cristiano di
imtninente uscita.
bato che precede il giorno di
Pasqua, a capire il «ruolo di
rottura», all’interno del mondo ecclesiastico cattolico, dei
vattienti che lei sottolineava.
Per questo la sua area d’azione non era facilmente individuabile. Non era quella
del protestantesimo tradizionale, né di quello progressista e colto. I rapporti con il
mondo battista si interruppero, dopo la buona esperienza
del gruppo teatrale. Il mondo
del cattolicesimo del dissenso le servì più che altro come
ambiente di osservazione,
ma non ne sposò mai l’eccessiva politicizzazione e, infine,
l’adesione al Pei non fu il momento finale, la sua «secolarizzazione», bensì la necessità di trovare un mondo dove poter esprimere, allora,
nel Mezzogiorno, la sua solidarietà agli sfruttati, agli emarginati, ai «diversi» a cui
aveva dedicato i suoi studi.
A proposito di questi ultimi
vorrei fare un’ultima considerazione sul libro di Bruna
Peyrot. Ricordo che a pochi
mesi dalla morte, quando
ancora non le era arrivata la
nomina a docente di Etnologia alTUniversità di Bari, Miriam mi disse che non le erano bastate 18 pubblicazioni
per ottenere il diritto a insegnare in quella Università. Le
pubblicazioni citate alla fine
del libro sono dodici, e tra
quelle che mancano mi interessa ricordare il saggio
«Marginalità religiosa e dinamica culturale» (spunti per
un’analisi di movimenti acattolici contemporanei nel
Mezzogiorno) in Storia e cultura del Mezzogiorno-Studi
in memoria di Umberto Caldora (Cosenza, Lerici, 1978).
Per quanto riguarda i saggi
pubblicati su periodici sarebbe bastato scorrere gli indici
di quegli anni delle riviste su
cui uscivano, e cioè Uomo e
cultura, Idoc internazionale,
Servitium, La Critica sociologica ecc. per completare la
sua biografia.
Gabriele Sciclone - Cosenza
Ecumenismo
ambiguo
Anche Karl Barth aveva
sperato, come tanti altri, che
con il Concilio Vaticano II la
Chiesa cattolica evolvesse
verso posizioni più aperte,
moderne ed ecumeniche.
Purtroppo le cose, come sappiamo, non sono andate in
quella direzione. Lo stesso
prof. Ricca, d’altra parte, riconosce che la Dominus Jesus
costituisce un grosso macigno sulla strada dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso con la Chiesa cattolica.
Poi però conclude in maniera, secondo me, molto contraddittoria, che il dialogo
ecumenico con i cattolici è irreversibile. Qui di irreversibile, a me pare, c’è solo la posizione della Chiesa cattolica
che, sorda e tetragona a ogni
cambiamento, dialogo o apertura nei confronti delle altre confessioni religiose, cristiane e non, non fa che riaffermare i propri principi e le
proprie posizioni.
11 rischio, per i sostenitori a
oltranza di un ecumenismo
ambiguo e irenico, è quello di
regalare alla Chiesa cattolica
Alunni immigrati e insegnamento della religione cattolica
Indagine confessionale preoccupante
..... ..-----Tari
Nelle scuole pubbliche gli insegnanti
dell’ora di religione cattolica (Ire) stanno
schedando gli allievi che non hanno richiesto l’insegnamento confessionale. È la denuncia del Comitato nazionale Scuola e Costituzione contenuta in una lettera inviata il
10 novembre al ministero della Pubblica
istruzione, Tullio De Mauro, con allegata
una copia del modulo che viene usato per il
rilevamento. Nel chiedere «urgenti provvedimenti a tutela dei ragazzi affidati alle scuole
delle quali lei è responsabile», la lettera rileva che si tratta di una iniziativa che «esercita
un’inaccettabile violenza e pressione sugli
scolari, approfittando della soggezione in
cui spesso si trovano i genitori, soprattutto
se immigrati». Il questionario ha Tintestazione dell’Ufficio catechistico nazionale. Settore insegnamento della religione cattolica,
alunni immigrati e Ire.
Su questa iniziativa cattolica, il 16 novembre, è stata presentata, da parte del senatore
Stello De Carolis, una interrogazione parlanaentare al ministro della Pubblica istruzio
ne. L’iniziativa, scrive il senatore De Carolis,
è «mirata a schedare gli allievi che nelle
scuole italiane non hanno richiesto l’insegnamento confessionale» e appare scorretta
sia sotto l’aspetto della tutela della privacy
che sotto il profilo della tutela delle libertà
costituzionali.
Sulla stessa questione è intervenuto il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), Gianni Long, con una
lettera indirizzata al ministro della Pubblica
istruzione. Un’iniziativa che «desta perplessità - scrive Long - in quanto un’analisi
sull’appartenenza confessionale e sulle motivazioni personali della scelta di non avvalersi sembra presupporre comportamenti
invasivi della sfera privata dei singoli e della
libertà religiosa». Il presidente della Fcei afferma inoltre che «La Federazione delle
chiese evangeliche in Italia comprende molte chiese, e persone, di origine stremerà, che
quindi potrebbero essere, loro malgrado, oggetto di questa iniziativa e ci hanno manifestato le loro preoccupazioni». (nev)
Passatempo
Soluzione del cruciverba dei
numero scorso
una vittoria e una resa senza
condizioni. Quello che la
Chiesa cattolica non è riuscita a ottenere in secoli di persecuzioni, l’ottiene oggi senza neanche combattere, ma
con il cavallo di Troia dell’ecumenismo mediante il
quale, senza cambiare lei in
nulla, induce gli altri a rivedere, cambiare o modificare i
loro comportamenti, vedute,
opinioni e posizioni, fagocitandoli un po’ alla volta in
maniera indolore e inavvertitamente, agitando davanti ai
loro occhi il miraggio e l’illusione dell’ecumenismo.
La Chiesa cattolica è maestra in questa tattica attendista, paziente, duttile; ha secoli
di diplomazia alle spalle, di ritirate e apparenti cedimenti
tattici, senza però mai perdere di vista gli obiettivi strategici, cioè la sua supremazia e il
suo ruolo egemone sulle altre
confessioni religiose e sulla
stessa società civile. Del resto,
già qualcuno al nostro interno
è disposto a partecipare alla
comunione cattolica mediante ostia consacrata, come leggiamo su Riforma, a rinunciare al proprio passato, alle proprie tradizioni, alla propria
identità con la giustificazione teorica, in sé forse non discutibile, che noi non siamo
chiamati a testimoniare e ad
annunciare una identità ma
l’Evangelo di Cristo: dimenticando però di aggiungere che
non è irrilevante il contesto
storico, politico, sociale, teologico e culturale, e il modo in
cui questo annuncio e questa
testimonianza viene data, come sapevano bene i grandi
riformatori del 500 e del 600,
che sentirono addirittura il bisogno e la necessità di separarsi dalla chiesa di Roma.
Per cui, di fronte aU’involuzione e alla chiusura della
Chiesa cattolica, noi evangelici italiani faremmo bene a
tenere nella massima considerazione le parole pronunciate all’Assemblea ecumenica di Amsterdam del 1948 dal
grande teologo svizzero Karl
Barth: nei confronti della
chiesa romana non è possibile altro atteggiamento che
quello della missione e dell’evangelizzazione, ma non
quello dell’unione.
Arturo A. Cericola
Torre Pellice
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religiosa p.za Cavour, 32;
tei. 06/3225493
? Gli Amici
del Rifugio
Carlo Alberto
Gli «Amici del Rifugio Re
Carlo Alberto» (Luserna San
Giovanni) hanno ricevuto
questa lettera, che estendiamo
ai lettori di Riforma.
Nell’ambito del lavoro sostenuto dall’équipe di Torino
e Provincia, è stata operata
una sensibilizzazione molto
approfondita con la quale si è
potuto raggiungere il potenziale di 180 aderenti: tutto
questo grazie alle instancabili
iniziative del coordinatore
Caldino Farolfi. Siamo ormai
giunti alla fine del primo anno del terzo millennio e ora,
in anteprima, possiamo fare
il punto della situazione.
Il bilancio ha superato il
tetto di 10 milioni di lire e,
con la speranza e l’aiuto del
Signore, cercheremo di raggiungere in futuro un traguardo ben più ambizioso.
Quanto incassato è stato donato, nella sua totalità, all’amministrazione del Rifugio
per sostenere i costi di gestione, del personale e degli
ospiti non autosufficienti ai
quali è dedicata una particolare attenzione. Dal prossimo
anno inoltre, una pubblicazione verrà inviata a ogni
amico per posta.
Ezio Zebelloni -Torino
Dove sono
i veri laici?
Ho notato le numerose immagini dell’autonominato capo dell’opposizione affisse sui
cartelloni pubblicitari. Molte
di esse sono ritoccate da arguti e ironici artisti che le hanno
trasformate in clown. Le immagini di queste affissioni sarebbero ridicole se non evocassero tragiche realtà storiche. Sappiamo che tutte le
nazioni a governo totalitario,
di destra e di sinistra, sono
state o sono tappezzate dalle
immagini del padrone.
Pare che il popolo italiano
sia destinato ad affidarsi agli
opposti estremismi. Abbiamo
il polo di sinistra e quello di
destra, lo «pseudo-centro» vaticano e mille altri fiorizoologici partitini quasi sempre di
fede 0 di coloro moralistico.
Dove sono nascosti i veri
laici? Chi li ha visti? Quando
potremo mettere insieme
tutti i laici per formare un
movimento numericamente
condizionante e determinante per guidare questa ingovernabile Italia? Noi protestanti siamo certamente pluralisticamente divisi. Dobbiamo essere anche rassegnati
oppure potremmo essere tra
i promotori di un raggruppamento esclusivamente laico?
Roberto Mollica
San Mauro (To)
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti...
donde mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dall’Eterno
che ha fatto il cielo e la terra»
Salmo 121, 1-2
Le sorelle, il fratello e i familiari
tutti del caro
Guido Codino
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti, parole di conforto e opere di bene
hanno preso parte ai loro dolore.
Un ringraziamento particolare a
tutti coioro che hanno assistito il
nostro caro durante la malattia e
a quanti ci sono stati di aiuto in
qualsiasi modo e al pastore Ruben Vinti.
Prarostino, 1 novembre 2000
RINGRAZIAMENTO
«lo sono la via, la verità e la vita»
Giovanni 14, 6
Bianche, Maura, Silvano e Nini
ringraziano tutte le persone che
con la presenza, fiori, scritti e sostegno sono state loro vicine nella malattia e nella morte del loro
caro marito e papà
Silvio Bertin
di anni 80
Un grazie particolare al dott.
Bevacqua, al pastore Taglierò, alla figlioccia Nina, a Carla, alla famiglia Arnoul, a Sandrino e Cariuccio Odin, alla direzione e agli
ospiti del Foyer e a tutto II personale dell’Ospedale valdese di
Torre Pellice.
Angrogna, 17 novembre 2000
«Il Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23, 1
Il 22 novembre è deceduta
Hilda Ricca
Lo annunciano con tristezza ma
con profonda gratitudine per averla sentita sempre quale presenza generosa e preziosa per ciascuno e per tutti: i nipoti Marco,
Paolo, Mirella, Anna, Lucilla, Giovanna, Stella, Giuseppe; i pronipoti Valdo, Laura, Elena, Alberto,
Paola, Marco, Barbara, Stefano,
Francesco, Matteo, Davide, Umberto e I cugini Ricca e Travers.
Un particolare, sentito ringraziamento a Gloriana Vignoli per l’assistenza assidua e affettuosa.
Firenze, 23 novembre 2000
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23, 1
I familiari tutti del caro
Alfredo Giorgio Rivoira
(Fredu)
riconoscenti per la dimostrazione
di stima e di affetto tributata al loro caro, ringraziano tutti coloro
che in ogni modo sono stati loro
vicini nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare
al personale del Servizio assistenza domiciliare, al dott. Bevacqua, ai medici e al personale
dell'Ospedale valdese di Torre
Pellice, al pastore Taglierò e al
gruppo Ana di Angrogna.
Angrogna, 1- dicembre 2000
16
1
PAG. 16 RIFORMA
venerdì 1° dicembre
Il ‘
Torino: tavola rotonda organizzata dall'Associazione culturale berbera in Italia
L'Algeria e il suo sogno di liberazione
In un incontro a Katmandu, in Nepal ^
Il ruolo della KabiUa, divenuta roccaforte delle forze laiche e progressiste, e del popolo berbero
nella lotta per la libertà e la giustizia per tutti gli algerini. Il grande protagonismo delle donne
11 religioni si impegnan^f
a salvaguardare l'ambienu
ANTONIO OCCHIOCHIUSO
CORREVANO eli Anni 90:
nel crescere delle notizie
e delle immagini provenienti
dall’Algeria, sempre più tragiche pur nella loro frammentarietà, una figura si impose all’attenzione generale.
Era un volto di donna, di madre; i capelli delicatamente
raccolti dal velo, il viso straziato dal dolore, segnato dalle lacrime. Qualche commentatore si spinse a volervi vedere una rappresentazione di
Maria, eterna effigie, nella
cultura cattolica mediterranea, del dolore di Madre; si
parlò di una Madonna musulmana. Ma i ruoli delle
donne, nella storia e nella società algerina, non corrispondono soltanto a-quelli di madri sofferenti o di vittime della violenza: in poche parole,
non si riducono a quelli di
soggetti passivi di un disegno
realizzato da altri.
Il protagonismo
delle donne algerine
Oggi, come nel passato,
l’Algeria le vede protagoniste
attive e consapevoli, capaci
di prendere nelle loro mani il
destino proprio e quello del
loro paese. Proprio per illustrare questa realtà si è tenuta, il 16 novembre scorso,
nell’aula magna dell’Istituto
Avogadro di Torino, una tavola rotonda dal titolo «L’Algeria e il suo sogno di liberazione», organizzata dall’Associazione culturale berbera in
Italia col concorso dell’Ente
per il diritto allo studio del
Piemonte: conferenza vivace
e animata che ha saputo
coinvolgere fino a tarda sera
un pubblico ampio e diversificato. Questo confronto si
proponeva di illustrare, accanto alla tematica femminile nelle sue molteplici sfaccettature, un’altra realtà, largamente ignota all’opinione
pubblica italiana (e non solo): quello della comunità
berbera, largamente diffusa
nel paese e concentrata nella
regione della Kabilia, nel
Nord-Est dell’Algeria.
Sono intervenuti Nino De
Falco, padre Bianco e il prof.
Vermondo Brugnateili, docente di Dialettologia berbera
all’Istituto orientale di Napoli
e presidente dell’associazione
organizzatrice dell’incontro.
11 primo, missionario in Kabilia negli anni della guerra di
indipendenza dal colonialismo francese (1954-1962) ha
ricordato l’ampio sostegno
delle genti berbere al movimento di liberazione. Nella
sua testimonianza è stato rievocato il clima di quegli anni
dominato da una parte dalla
cruenta repressione condotta
dal dominio coloniale francese, condotta in spregio dei
più elementari diritti della
persona e, dall’altra parte,
dalla tenace volontà di resistenza, espressa dalla popolazione algerina in maniera
corale, senza distinzioni tra
uomini e donne, tra arabofoni e berberofoni.
11 dolore per gli immani sacrifici sopportati, il loro inevitabile corollario di sangue e
di lutti, coesisteva con la più
grande determinazione, figlia
questa della dignità riconquistata nella lotta, e della speranza in un futuro più libero
e più giusto. Queste speranze
vennero negli anni successivi
deluse: la rivoluzione vittoriosa venne sottratta al popolo, e divenne appannaggio di
un gruppo dirigente che non
vi aveva partecipato, sostenuto dai regimi arabi vicini, che
continuò a mantenere ambigui rapporti con l’ex potenza
Studenti al bar dell’Università Bab Azzour a Algeri
coloniale; un gruppo dirigente che, pur nelle sue evoluzioni e nella sua dialettica interna, ha continuato a basare il
proprio potere essenzialmente sul sostegno dell’esercito, il
quale non può iivalcun modo
definirsi erede del Movimento di liberazione algerino.
Una testimonianza delle speranze di quegli anni rimane
nelle foto scattate all’epoca
da De Falco, che documentano la vita quotidiana delle
genti berbere: pur non essendo immagini di guerra, riescono bene a illustrare, in
quel loro rappresentare gesti
ed eventi minimali, quel clima di attesa e speranza che
pervadeva quelle genti in
quei luoghi e in quegli anni.
paiono indiscutibilmente come delle protagoniste, consapevoli delle proprie responsabilità e determinate
nella loro scelta di campo in
favore della libertà e della
democrazia. È evidente il filo
rosso che unisce, all’insegna
della continuità, le militanti
di ieri e di oggi. Un filo intriso di dolore e di sangue, certamente, ma fatto anche di
speranza in un’Algeria in cui
poter convivere nel pluralismo, nell^ libertà e nel rispetto delle diverse identità.
La Kabilia, roccaforte
delle forze laiche
Il successivo intervento,
del prof. Brugnateili, ha voluto essere una rapida carrellata storica sulle vicende delle genti berbere, diffuse in
tutto il Maghreb: partendo da
Massinissa e Giugurta, che
sfidarono Roma, passando
per il periodo cristiano, con
Agostino d’Ippona, si è rievocato il periodo coloniale francese, giungendo fino ai giorni
nostri: tutta la storia delle
genti berbere è apparsa pervasa da un tenace spirito di
libertà, e dalla volontà di
mantenere i legami con le
proprie radici, salvaguardando la propria cultura e la propria identità. Tutto questo
anche di fronte al potere coloniale francese, con i suoi
tentativi di assimilazione, di
fronte al regime militare, con
la sua politica di arabizzazione forzata, di fronte al terrorismo, con il suo odio per
ogni diversità e per ogni forma di pluralismo e di umanesimo: così gli Anni 90, gli anni
della «Nuova guerra d’Algeria» hanno visto rifiorire l’orgoglio e la cultura berbera,
che si sono venuti a saldare
in maniera indissolubile con
la cultura laica e democratica. La Kabilia è quindi divenuta la roccaforte delle forze
laiche e progressiste, e il popolo berbero, questo popolo
di lingua e radici camitiche
(25% della popolazione algerina), portatore di un retaggio plurimillenario, si è trovato in prima fila nella lotta per
la libertà e la giustizia per tutti gli algerini.
L’ultimo intervento, della
signora Nadija Bouzeghrane,
giornalista del quotidiano ElWatan, è stato dedicato al
ruolo delle donne nel movimento di liberazione e nei
successivi movimenti per la
democrazia. Le donne vi ap
I problemi aperti
Ci si può interrogare Sulle
collusioni tra oligarchia e terrorismo integralista: infatti, limitandosi a proteggere le aree
urbane e le installazioni petrolifere e metanifere, decapitando con il colpo di stato militare del 1991 il movimento
islamista nelle sue componenti più «politiche» e moderate, giocando sulle sue divisioni interne, favorendone
quindi il degrado a mero e
sanguinario brigantaggio a
cui è permesso di infierire
nelle campagne liberamente
(non presidiate dall’esercito),
il Potere algerino ha «disinnescato» il movimento islamista
che pure era giunto alle soglie
della vittoria con le elezioni
del 1991. Un movimento che
si pone come obiettivo quello
dello sterminio di buona parte della popolazione non potrà mai essere un’alternativa
reale e credibile di governo.
D’altra parte, la violenza integralista legittima l’intervento dell’esercito nella vita civile
e politica, e quindi consolida
il potere dell’oligarchia che lo
controlla. In questa situazione viene da chiedersi se la
strategia dell’opposizione democratica, che si può sintetizzare in «sosteniamo l’esercito
nella sua opera di sradicamento del terrorismo, dopo di
che chiediamo libere elezioni
e vinciamole», non sia intrinsecamente debole. Non si vede infatti perché l’esercito,
circondato dall’aureola del
vincitore, dovrebbe cedere ai
democratici il potere difeso
dall’assalto integralista. È un
quesito, come si vede, di non
facile soluzione. Nel frattempo, l’Algeria aspetta.
Rappresentanti di 11 religioni si sono riuniti a Katmandu, la città capitale del
Nepal, al fine di incoraggiare
miliardi di credenti a preservare le risorse naturali del
pianeta. 11 15 novembre scorso rappresentanti babai, buddisti, cristiani, indù, jain,
ebrei, musulmani, sikh, shintoisti, taoisti e znreastri si sono incontrati per esaminare i
problemi dell’ambiente e per
svelare i loro «doni sacri per
un pianeta vivo», epilogo di
un’iniziativa mirante a rafforzare la responsabilità di tutti
di fronte al deterioramento
dell’ambiente.
Fra le 26 iniziative svelate a
Katmandu, l’Associazione
taoista della Cina, che riunisce circa 40 milioni di aderenti, chiama i suoi membri a rinunciare ad ogni uso di specie animali selvagge minacciate (rinoceronti, cervi, tigri)
nelle preparazioni di medicina tradizionale. Il Patriarcato
ecumenico (ortodosso) di Costantinopoli ha creato una rete, «fiume di vita», lungo il
Danubio per prevenire l’inquinamento; la comunità
shintoista del Giappone ha
promesso di utilizzare, per i
suoi 80.000 luoghi sacri, soltanto legno proveniente da
foreste sfruttate nel rispetto
degli equilibri naturali; e i
buddisti della Mongolia hanno decretato un divieto di
caccia per contribuire a proteggere il leopardo delle nevi
in quel paese in cui ne rimangono soltanto 700 esemplari.
L’incontro è stato organizzato su iniziativa del Fondo
mondiale per la natura (Wwf)
e dell’Alleanza «Religioni e
conservazione» (Are), e coincideva con la Conferenza annuale del Wwf, che si è svolta
nella capitale nepalese.
Intervistato sull’argomento, il segretario generale dell’Arc, Martin Palmer, ha fatto
osservare che «queste religioni e tradizioni religiose costituiscono sicuramente la più
grande rete del mondo. Le
organizzazioni ecologiche internazionali hanno una audience limitata. In compenso, le religioni possono raggiungere miliardi di persone
attraverso il loro messaggio».
in SalvaiJor nel 1980
Al processo per le 4 suore assassinate
Sconcerto per l'assoluzione dei generali
È con sconcerto e delusione che amici, colleghe e familiari delle quattro missionarie americane assassinate
vent’anni fa in Salvador hanno appreso il verdetto pronunciato da una giuria federale della Florida che ha discolpato due ex generali salvadoregni da ogni responsabilità in quel delitto.
Il verdetto, reso noto il 3
novembre scorso a West
Palm Beach, ha infatti discolpato Carlos Eugenio Vides
Casanova e Jose Guillermo
García, generali salvadoregni
in pensione, oggi residenti in
Florida, della responsabilità
ultima per l’uccisione, nel dicembre 1980, delle sorelle di
Maryknoll, Ita Ford e Maura
Clarke, della suora ursulina
Dorothy Kazel e della missionaria laica Jean Donovan.
All’epoca, Casanova era capo
della Guardia nazionale salvadoregna e Garda ministro
della Difesa. Cinque guardie
erano state incolpate in Salvador nel 1984 per avere rapito, violentato e ucciso le religiose. Quattro di loro hanno
poi dichiarato di avere agito
su ordine, anche se nessuno
ha nominato i due generali.
«Continueremo a ricercare
la verità per perpetuare il ri
cordo delle missionarie martirizzate e delle migliaia di civili innocenti uccisi in Salvador all’inizio degli Anni 80»,
hanno affermato le suore di
Maryknoll, un ordine religioso cattolico romano con sede
a New York. I due ex generali
comparivano a seguito della
causa intentata l’anno scorso
dalle famiglie delle quattro
religiose secondo una legge
degli Usa che autorizza le vittime di torture, o i membri
sopravvissuti delle loro famiglie, a perseguire coloro che
avevano il potere di impedire
simili azioni. Secondo i familiari, i due generali hanno la
responsabilità ultima della
morte perché avevano coperto l’implicazione di altri militari ed erano responsabili
della «violenza istituzionale»
che aveva portato alla morte
delle religiose.
Secondo gli osservatori
l’assoluzione sembra derivare dall’interpretazione dell’espressione «responsabilità
gerarchica»; occorreva in
questo caso determinare se i
due uomini possedessero o
no il controllo delle forze che
essi comandavano. Il presidente della giuria ha dichiarato che la giuria non poteva
determinare se i due uomini
avessero tale controllo sui
propri soldati. Gli avvocati
dei generali hanno sottolineato la debolezza degli argomenti giuridici contro Casanova e García. Da parte loro, gli avvocati delle famiglie
hanno rilevato che c’era stata
violazione dei diritti della
persona da parte dei militari
salvadoregni, azione che i
due generali avrebbero potuto controllare e impedire.
«Malgrado la nostra profonda delusione, c'è un’occasione storica di confrontare,
davanti a un tribunale Usa,
dei comandanti militari salvadoregni con il proprio passato
- ha dichiarato Michael Fosner, direttore esecutivo della
Commissione dei giuristi per i
diritti della persona, di New
York, che ha seguito la vicenda -. Porteremo avanti la nostra lotta ventennale su questi
e altri casi, E riusciremo a dimostrare la responsabilità individuale per gli abusi più
odiosi dei diritti della persona». I due generali, che potrebbero subire un nuovo
processo, rischiano anche di
dover rispondere alle accuse
di salvadoregni sopravvissuti
alle torture inflitte dalle forze
armate salvadoregne e che
oggi vivono negli Usa. (eni)
Epilogo di un’iniziativa ptj.
sa ad Assisi, nel 1986, durate
un incontro svoltosi in occj.
sione del 25° anniversario
Fondo mondiale per la natu.
ra, e durante la quale i r«.
sponsabili delle grandi re|
gioni sono stati invitati ad aj.
sodarsi alla difesa deiram.
biente, l’Arc è stato uffi(^[|
mente lanciata nel 1995 cc3
associazione indipendente, al
fine di incoraggiare progettiiii
sviluppo e di educazione che
rafforzino l’implicazione delle
religioni nella preservazione
dell’ambiente. Lo scorso anno
l’Arc ha invitato rappresentanti delle grandi religioni e
delle tradizioni religiose a sviluppare la loro influenza e la
loro azione presentando pto.
getti, «i doni sacri per un pia-1
neta vivo», che esprimessero
il rapporto tra le religioni eia .
natura. Simili iniziative permetteranno tra l’altro di impegnarsi in uno dei sei ambii
in cui le religioni possono
avere un’influenza: la tetta,
l’educazione, i media, la sa- ;
nità, il modo di vita, le campagne di promozione.
Secondo Palmer, «rArc col- i
labora con 2.000 comunitìi
religiose diverse: la rispostaai
nostro appello è stata stupefacente tuttavia possiartio
prendere in considerazione’
solo i progetti realizzabili, in
grado di autofinanziarsi,e
che rappresentano un nuovo
impegno a preservare le ri- ;
sorse naturali. Soltanto2l
doni rispondevano a questi
criteri: tutti i progetti sonoj
stati esaminati in dettagliof I
inseriti nel budget. Questidoni sono promesse di impegno
a lottare contro la distmzione ^
delle foreste e degli oceaniii;f
cambiamenti climatici e altri
problemi ambientali. Nessuna religione particolare si distingue nella sua difesa del-|f
l’ambiente rispetto alle altre;
è triste constatare che cj volevano organizzazioni laiche
per incoraggiare le religionia
preservare ciò che Diche
creato. Nessun teologo è stato invitato all’incontro di Katmandu: quello che volevamo erano persone la cui parola si concretizza nell’azione, e non gente la cui azione si riduce a delle parole».
Interrogato sul ruolo del
cristianesimo in particolare,
Palmer ha precisato che «otto
dei 26 doni sono .stati presentati dalle chiese cristianeQuesto non dimostra uno zelo particolare da parte dei cn.stiani ma è una semplice riflessione sullo statuto del cristianesimo in quanto mag^O'
re religione del mondo». I cn;
stiani erano rappresentati
delegati anglicani, luteraw
maroniti, metodisti, ortodossi, e cattolici romani: «Tuttetó
religioni hanno un insegni'
mento sull’ambiente. Ciò che
vediamo in questi 26 doni sacri, è la concretizzazione dj
tali inségnamenti: cambto«“
nostro modo di vivere e il i'*'"
stro rapporto con la natuta»i
ha rilevato Palmer.
Fra i partecipanti all’incori'
tro c’erano il patriarca ecU‘
menico di CostantinopO'" ^
Bartolomeo; il ministro d®
l’ambiente della MongO»^
Barsbold; il re BirendaU
Bikram Shah Dev
(considerato da molti co®
la reincarnazione della
nità indù Visnu); il r^bbi
Charles Middleburgh, f
sponsabile dell’Unione de
sinagoghe liberali e pco^f®
siste del Regno Unito; il i
cipe Filippo, duca di Edi „
burgo, presidente
Wwf International.
claudSha
Principe Toma^,
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