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©ELLE mu VALDESI
BtSLIOTBCA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Num. 21
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TORKE PELUCE - 26 Maggio 1972
Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
LA FORZA DELLA VERITÀ
La verità ha forza intrinseca tale
che di fronte ad essa l’uomo onesto
piega sempre. Non le resiste anche se
10 ferisce nel suo interesse particolare. Non può resisterle senza rimanere
interiormente distrutto. Se in un dialogo, in un dibattito un amico o un
avversario ti dice un argomento vero
tu sei costretto ad accettarlo. Non importa da quale bocca la parola esca.
Non è la bocca amica o avversaria che
conta, ma quel che da essa esce. Solo
11 disonesto persiste nella sua posizione perché preferisce la menzogna
alla verità.
Abbiamo due esempi classici in Davide ed in Erode. Ad entrambi un profeta mostra la loro colpa e pronunzia
un giudizio vero. Davide è accusato
dal profeta Nathan per la sua relazione illecita con la moglie di Uria. L’accusa costa molto a Davide, ma egli la
riconosce e si pente. Erode riceve analoga accusa da Giovanni Battista per
la sua relazione con la cognata: la verità era altrettanto evidente, ma Erode fa uccidere il profeta.
La verità divide sempre gli uomini
veri da quelli falsi.
Cristo è la Verità. Molti nel mondo
d’oggi, sia credenti che non credenti
lo respingono, come molti lo ascoltano. Anzi mi pare che la Parola di Cristo sia ricevuta, ben più che negli
scorsi decenni, anche se spesso le chiese son quasi vuote. Se volete, separiamo pure la Verità che è in Cristo dalla religione la quale spesso tradisce il
suo messaggio, ma questo messaggio
ha una sua forza per cui anche chi si
professa « non-credente » lo ascolta e
ne è interpellato. Malgrado tutte le
critiche che si posson e devon fare alle chiese, malgrado la perdita di sapore di enorme numero di cristiani,
non si può, oggi, dire che Cristo non
sia ascoltato, che a molti esso non abbia messo in questione il senso della vita. Anche se non si avvicinano alle chiese, si impegnano per il « nuovo mondo » che Cristo annunzia. Può esser
che lo facciano senza nominare Cristo, può esser che si considerino ancor.a « atei », ma questa loro definizione
diviene sempre più vuota, perché nella vita accettano la via che Cristo indica e finiranno — ne son certo — col
confessarlo Signore. Proprio per questo quel che veramente occorre è di
render testimonianza a Cristo, perché
la sua Verità appaia nel mondo « fino
agli estremi confini della terra » ed
ognuno sappia ciò che è vero per la
vita degli uomini e ciò che è falso. E
se dico vita non alludo solo a quella
personale, ma a quella sociale, economica, politica delle relazioni umane.
E questo annunzio nel nostro tempo
c essenziale perché è il vero contributo che i cristiani impegnati possono
dare alla vita del mondo. Se essi lo
tacciono, nell’illusione di esser meglio
ricevuti o, peggio ancora, per separarsi dalle responsabilità della chiesa (e
chi è la chiesa? Forse la gerarchia?
Non son loro stessi?) allora divengono sale insipido che non serve a nulla
se non a contribuire a render monotono un discorso già fatto da altri. Se
la chiesa ha tradito Cristo, Cristo non
ha tradito ed è sempre la stessa VIA
senza seguir la quale non si raggiunge la meta.
Certo la Verità ha una forza intrinseca che unisce e divide. Unisce quelli che son per essa. Unisce quelli che
son contro di essa. E divide i primi
dai secondi, al di là dalle definizioni
denominazionali, di popolo, di razza,
di classe. Queste divisioni sono le nostre, in fondo fasulle, l’altra è la divisione che viene dal confronto con la
Verità, con Cristo, al di là della definizione che ognuno si dà. « Chiunque
è per la verità ascolta la mia voce »
dice Gesù a Pilato la cui politica era
guidata dalla menzogna e dal più basso interesse. Ed è lui che poi si domanda « Che cos’è la verità? » pur
avendola di fronte. In questo senso
ancora Cristo dice « son venuto a metter divisione» (Luca 12: 51) quando
parla del suo « mondo » che urge e
preme nella storia degli uomini. Infatti di fronte a Lui diviene evidente
la divisione fra quelli che sono per
lui, dico anche senza confessarlo, per
la Verità (via e vita) che rappresenta
ed incarna e « la progenie del diavolo (...) che è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità,
perché non c’è verità in lui (...), è bugiardo e padre della menzogna » (Giovanni 8: 44). Di fronte a Lui si manifesta il mondo della vita, almeno quello che tende alla vita, ed il mondo che
produce la morte perché guidato da
uno spirito di menzogna che è distruttore in ogni caso.
Se è vero che un sempre maggior
numero di uomini, giovani soprattutto, tende alla ricerca di una nuova
convivenza umana, rifiutando quella
attuale che, per un sistema del quale
tutti siamo responsabili e non alcuni
soltanto, è una convivenza impossibile, e che si avvia, in pochi decenni.
Se non si inverte il cammino, verso
una catastrofe irreparabile, proprio
per questo mi pare che le molte divisioni fra quanti cercano un nuovo
mondo sono grave responsabilità e
colpa. È per la verità che queste divisioni avvengono o per « verità » nostre, assai relative o nostri particolari
punti di vista? La Verità ci possiede
o pretendiamo con orgoglio di possederla noi? Siamo come i settari che
si dividono all’infinito sempre nella
certezza di aver ragione loro e che
tutti gli altri sono eretici o perduti?
Ecco, per esempio, son personalmente certo che un credente come Camillo Torres non avrebbe mai « scomunicato », lui che è passato alla violenza
per amore del popolo, un altro come
Martin Luther King che per lo stesso
amore agiva e lottava con . metodo non
violento, non credendo alla violenza
come forza di liberazione. Son sicuro
che queste due grandi personalità contemporanee si sarebbero piuttosto
aiutate l’un l’altra a scoprire quel Che
la Verità, Cristo, per cui lottavano,
diceva loro. E questo è un esempio
forte perché tocca un problema essenziale; ma quanto spesso per cose da
nulla, per idee del tutto secondarie,
per particolari che si risolvono nelle
scelte di fronte ad un’azione e non
nella teoria, persone impegnate si separano, si dividono senza fine. E tutto ciò non ha fondamento vero, ma
piuttosto falso ed orgoglioso.
Qui mi pare che dobbiamo tutti esser attenti perché se c’è speranza essa sta nel mondo vero di Cristo e non
nel sostituire ad un mondo falso, contro il quale combattiamo, un mondo
fondato su basi la cui veridicità è del
tutto relativa. Mi pare che per libera
re gli oppressi, fra i quali siamo noi
e tutti gli uomini, sia pure in misura
diversa, occorre prima vomitare l’oppressore che esiste in noi, come esiste
in ogni oppresso. Solo se l’oppresso,
noi e gli altri, ci Hbereremo dell’oppressore che è in noi (citazione da
Paulo Freire), potremo partecipare con
Cristo all’edificazione di un mondo
nuovo.
Infine, poiché questo discorso è rivolto in linea di massima ai cristiani,
mi pare, che. Se si fa eccezione di quanti son legati allo « status quo » perché
ne hanno beneficio e non si angosciano per quanti sono da esso impoveriti
e oppressi, tutti cerchiamo un mondo
nuovo, veramente è totalmente nuovo, non uno rappezzato con rimedi
provvisori che possono essere i più
pericolosi perché lasciano proseguire
la cancrena mortale che logora il corpo dell’umanità. E se è così, cioè se
cerchiamo un mondo nuovo nella direzione indicata dal rnessaggio di Cristo che ha anche dimensione politica
ed economica, è véramente grave la
mancanza di dialogo e di ricerca comune. È distruttiva la critica saccente. È da irresponsabile proprio oggi il
non discernere che una unità di ricerca è essenziale, poiché Cristo ci ha indicato la via, ma a noi tutti, insieme,
insieme', insieme e non separati, tocca
di vederne le impliéazioni e concretizzazioni. Infatti, uà sistema di vita
umana in cui tutti possano vivere da
uomini liberi e veri deve esser ancora inventato ed i cjichés passati sono
oggi e nei decenni ^avvenire del tutto
insufficienti. Ma (Questa invenzione,
cui solo lo Spirito r di Cristo ci può
guidare, richiede la collaborazione fraterna di tutti nell’atmosfera dell’agape che comprende ó vuol comprendere l’altro, cioè l’uomo nostro fratello.
. Tullio Vinay
IN OCCASIONE DEI DISORDINI DI KAUNAS.IN LITUANIA
I diritti deil'uoflio lidi'URSS
Cattolicesimo e protestantesimo negli Stati baltici
Oltre 17.000 cattolici romani della Lituania, in un memorandum inviato a
Leonid Brejnev, segretario generale del
PCUS e a Kurt Waldheim, segretario
generale dell’ONU hanno lamentato di
essere perseguitati è sottoposti a discriminazione. Questa protesta è quella di
maggiore ampiezza inviata alle autorità
sovietiche negli ultimi anni. I firmatari
dichiarano che sono stati arrestati dei
sacerdoti, i ragazzi sono costretti a subire una formazione atea, uomini sono
stati cacciati dal loro posto di lavoro,
le autorità vietano ai credenti di restaurare le chiese, anche a proprie spese.
Questa notizia, diffusa dal servizio
stampa ^ del Consiglio ecumenico delle
Chiese (parallelamente a una « lettera »
del segretario generale del CEC, E. Carson Blake, sull’osservanza o meno dei
diritti dell’uomo in tutto il mondo, un
documento importante che pubblicheremo prossimamente), illumina i recenti sanguinosi disordini di Kaunas, la
capitale della Lituània sovietica. In questa città, il giovane operaio Roman
Talanta si è bruciato vivo, nuovo Jan
Palach, per protesta. Naturalmente gli
psichiatri ufficiali di turno (all’est si ha
la clinica psichiatrica facile, contro la
dissidenza...) lo hanno tempestivamente
dichiarato « psichicamente malato ».
Ma in occasione dei suoi funerali centinaia di giovani hanno manifestato al
grido di « Libertà per la Lituania ». La
reazione di corpi speciali dì polizia è
stata pesante, altrettanto è prevedibile
lo sia la successiva repressione poliziesco-giudiziaria. Accanto alla protesta
del fisico Andrei Sacharov e dello sto
iniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!iiiiiiiiiMiiiiiiiiiiii)iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiimiiniiiimiiiiiiiiiiiiiiMiimniiiiliiii
RIUNITA A S. SEVERA L’ASSEMBLÈA ' GENERALE DELL’UNIONE BATTISTA B’ITALIA
Credibilità delia leslimonianza
Si è svolta a Santa Severa dal 29
aprile al 2 maggio 1972 l’Assemblea
della nostra Unione Battista. È stata
un'Assemblea imponente: per la prima volta il numero dei delegati ha
superato i 150 (erano circa 170), rappresentanti le Chiese, le Attività e le
Qpere dell’Unione.
Il tema dell’Assemblea: « Credibilità della testimonianza », è stato illustrato dal sermone di apertura del
Presidente Inguanti e quindi da tre
succosi studi biblici del Pastore Sinigaglia, svolti nelle tre mattinate successive, in apertura di giornata.
Il giorno precedente l’inizio della
Assemblea, aveva avuto luogo — sempre a S. Severa — l’Assemblea della
Associazione Pastorale, che aveva proceduto all’approvazione del nuovo regolamento della stessa e alla nomina
del Consiglio per il prossimo biennio.
A presiedere l’Assemblea sono stati
chiamati i Pastori Mario Marziale e
Enrico Paschetto. E stata ammessa
nell’Unione la nascente Chiesa di Trieste. Subito dopo il Presidente dell’Associazione Pastorale ha ricordato i
cinque Pastori deceduti nel biennio
scorso: Vincenzo Barreca, Liutprando Saccomani, Manfredi Ronchi, Bruno Saccomani, Filippo Tomeo. Con un
minuto di raccoglimento l’Assemblea
ha voluto esprimere al Signore la riconoscenza per il servizio reso da
questi servitori di Dio, durante molti
anni, nelle Chiese Battista italiane.
Sono stati presentati all’Assemblea,
dal Segretario dell’Unione, due nuovi
Pastori, entrati in servizio dopo l’Assemblea precedente: Salvatore Rapìsarda (Catania) e Giuseppe Tuccitto
(Pordenone).
Dopo il saluto del Presidente della
Missione, Past. Meritt, hanno avuto
inizio i veri e propri lavori dell’Assemblea, con la lettura della relazione del Presidente dell’Unione. Questa
relazione è una panoramica di tutto
il lavoro svolto dal Comitato dell’Unione, con lo scopo di far emergere i
problemi .fondamentali intorno ai quali l’Assernblea è invitata a pronunziarsi. Tutte le altre relazioni (sia dei
segretari che dei responsabili delle
Attività) erano state distribuite in precedenza ai delegati e quindi venivano date per lette. È la prima volta che
questo succede per tutte le relazioni,
secondo una raccomandazione più e
più volte ripetuta nelle precedenti Assemblee. I delegati sono giunti così a
S. Severa già informati dei vari pro
blemi e
miato.
molto tempo è stato rispar
UN PANORAMA
PIUTTOSTO OTTIMISTA
La relazione del Presidente è stata
in complesso abbastanza ottimista,
mettendo in luce gli aspetti più positivi delle relazioni del Segretario della Evangelizzazione, del Segretario dell’Unione e del Segretario dell’Ente Patrimoniale. La nostra Unione è composta attualmente di 133 centri di
predicazione, fra Chiese, gruppi, centri di servizio cristiano. Le Chiese finanziariamente indipendenti sono attualmente 24. Il numero dei mernbri,
viceversa, rimane da tempo stazionario intorno ai 5.000.
In molte Chiese è presente il travaglio dei nostri tempi che si manifesta in tensioni, divergenze di opinioni circa il modo di proclamazione
dell’Evangelo; ma in quasi tutte si nota un’ansia notevole di riuscire a portare il messaggio dell’Evangelo ad un
numero sempre più vasto di anime
nel nostro Paese. Le difficoltà, purtroppo, non sono soltanto di ordine
ideologico, ma anche semplicemente
pratico, finanziario.
L’aumento generale della vita (e
quindi dei fitti delle case pastorali e
dei locali di culto), l’aumento delle
spese generali dell’Unione, il problema delle riparazioni e delle tasse per
i nostri stabili, la svalutazione del
dollaro (e quindi la grossa perdita nel
cambio dell’aiuto che ci viene dai fratelli americani) e altre impellenti necessità hanno messo il Comitato Esecutivo di fronte a problemi di ordine
finanziario non facili da risolvere. Il
Comitato li ha affrontati con coraggio
e serenità, e con grande serietà. La
soluzione fondamentale sta alla base
e non al vertice, cioè sta nella consa;
orazione e nella dedizione dei nostri
IIMIIIIIIIIIIIIIIIMMIIIIIIUIIIIIIIIIIIIIimillllllllllllllMIIIIIII
Protestantesimo
sul 1° canale televisivo
La televisione italiana sta diffondendo, sul
I canale, una serie di trasmissioni sul tema:
ebraismo, cattolicesimo e protestantesimo. Dopo le trasmissioni dedicate all’ebraismo e al
cattolicesimo, segnaliamo quelle dedicate al
protestantesimo: lunedì 29 maggio alle ore
16.30 e martedì 30 maggio alle ore 12; il 31
maggio, alle ore 12, una tavola rotonda riunirà
i rappresentanti delle tre confessioni.
fratelli di Chiesa, e quindi nelle nostre Comunità, le quali sono invitate
a dare il massimo di quel che possono per l’Qpera del Signore. Molte comunità hanno risposto con slancio e
generosità a questo appello; altre meno. In ogni modo, mettendo insieme
tutte le risorse il Comitato è riuscito
a risolvere alcuni dei problemi finanziari più urgenti. Purtroppo il problema non risolto che più ci angustia è
ancora quello degli onorari pastorali,
fermi ad un livello che è molto al disotto del minimo indispensabile per
vivere. E soltanto un aumento delle
contribuzioni da parte delle Chiese potrà portare alla soluzione di questo
problema, veramente grave.
I RAPPORTI
CON LA MISSIONE BATTISTA
Le relazioni con la Missione (cioè
l’insieme dei Missionari al lavoro in
Italia) sono state nel complesso buone, anche in mezzo a dissensi di varia natura, pur sempre contenuti nel
desiderio reciproco di collaborare per
l’annunzio dell’Evangelo.
Non si possono infine tacere i rapporti dell’Unione Battista italiana con
gli organismi Battisti mondiali ed europei, dove la nostra presenza è stata sempre tenuta in alta considerazione. E così dicasi per la Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia e la
Conferenza delle Chiese Europee.
Anche le Attività sussidiarie dell’Unione sono ormai un bel numero: 13
in tutto e svolgono un’opera indispensabile di affiancamento al lavoro delle Chiese.
Dopo la relazione del Tesoriere, che
ha espresso in fórma anche più pesante le gravi preoccupazioni finanziarie dinanzi alle quali ci troviamo,
ha fatto seguito la relazione dei Revisori, molto brillante ed acuta, che
ha presentato una critica costruttiva
all’operato del Comitato, mettendo in
luce le difficoltà in mezzo alle quali
il C.E. è stato costretto ad operare e
facendo dei rilievi sia positivi che negativi sull’operato del C.E. stesso.
La discussione, che è seguita, è stata vivace ed interessante ed ha subito
messo in luce il fatto che le stesse divisioni che esistono aH’interno delle
Chiese, sono altrettanto presenti nella nostra Assemblea Generale. Vi è la
corrente piuttosto « conservatrice »
Piero Bensì
(continua a pag. 3)
rico Piotr Yakir, a Mosca, i quali hanno richiesto che nei colloqui russo-americani non si trascuri la questione del
rispetto dei diritti dell’uomo, anche nelrURSS, ecco un altro spiacevole incidente nell’urbano gioco dei Grandi, ai
tavoli del Cremlino, quasi un contrappeso alToffensiva di Giap su Hué: ai
popoli, anche ai piccoli popoli la pax
russo-americana non basta.
La protesta lituana è mossa da un
vivo fermento nazionalistico, con una
forte componente religiosa, o viceversa
da un profondo attaccamento religioso
abbinato a forte sentimento nazionalistico, in reazione contro la pressione
di un potere in larga misura esterno,
d’impostazione atea e che tende a una
progressiva russificazione del paese, come del resto negli altri Stati baltici.
Naturalmente, in una prospettiva cristiana non è tutto oro quel che luce, e
sappiamo per esperienza quale forza
politica rappresenti un cattolicesimo
fortemente inquadrato; in Polonia, dov’è la più massiccia presenza cattolica
nei paesi dell’est europeo, la prova di
forza ha portato a una sorta di spartizione del potere fra Stato e Chiesa, la
soluzione concordataria e autoritaria
peggiore - a detta del marxista dissidente Roger Garaudy - per i rapporti fra
marxisti e cristiani. Anche questo
aspetto va dunque tenuto presente nel
considerare la situazione lituana, nelle
dimensioni pier altro assai più ridotte.
E qual è la situazione del protestantesimo lituano e, più ampiamente, baltico? Abbiamo tratto da « La Vie protestante » le notizie che seguono.
I paesi baltici sono stati riannessi
dall’Urss, dopo ll periodo fra i due
conflitti mondiali nel quale le tre repubbliche — Estonia, Lettonia, Lituania — hanno goduto di vita indipendente. Se ne parla in genere come di
un tutto, in realtà ciascuno ha una fisionomia caratteristica. Gli Estoni sono infatti di stirpe apparentata con i
Finlandesi e gli Ungheresi, per razza e
per lingua, provenienti forse dalla regione degli Urali. Erano luterani a
forte maggioranza, come i Lettoni,
che però parlano una lingua indoeuropea, vicina al sanscrito. Infine, a
sud, i Lituani, pur essendo vicini ai
Lettoni per stirpe e lingua, sono a forte maggioranza cattolici romani.
I luterani lituani (il 10% della popolazione fra le due guerre, quando il
paese era indipendente) sono ora ridotti aH’1% degli abitanti. Su ordine
del Cremlino, le comunità sono registrate: 27, con 7 pastori e 6 diaconi;
a rigore sette di queste comimità sono lettoni, ma situate geopoliticamente nella Repubblica socialista sovietica
lituana. La regione di Klaipeda (già
Memel), in precedenza parte della
Prussia orientale, costituiva il nucleo
del luteranesimo della zona. Vi erano
oltre trenta chiese costituite con circa 135.000 membri. Sebbene non sia
permesso a stranieri di recarsi liberamente in questa parte della Lituania sovietica, si sa che la maggior
parte di questi luterani hanno lasciato il paese e questa emorragia spiega
il declino numerico del luteranesimo
nel piccolo Stato baltico.
L’antica capitale, Wilna, nel 1920
era stata staccata e annessa alla Polonia. Nel 1939 l’URSS l’ha resa al suo
paese; ma negli sconvolgimenti bellici le forti minoranze ebraica e luterana vi si sono quasi annullate. La
nuova capitale era ed è rimasta Kaunas, dove nel 1926 era stata creata
una Facoltà teologica dipendente dall’Università della città. Poco prima
della seconda guerra mondiale era
stata soppressa dall’autorità, dominata dalla Chiesa cattolica romana. Durante la successiva occupazione nazista il lituano fu vietato nelle chiese.
A Birzai vi è pure una piccola comunità riformata, che, pur senza fondersi con esse, è in stretti rapporti
con quella luterana e quella battista,
con cui condivide il locale di culto.
Come in tutta l’URSS, l’insegnamento religioso è vietato nelle scuole. La Chiesa romana ne ha subito le
conseguenze nella città di Prenai, sempre in Lituania, dove il vicario Jousas
Zdebkis è stato arrestato e condannato a un anno di carcere, per avere
istruito circa 200 ragazzi fra gli 8 e i
9 anni per prepararli alla comunione.
La sua abitazione era stata perquisita, invano, per ottenere gli indirizzi
delle famiglie in questione. Si tratta
(continua a pag. 3)
2
pag. 2
N. 21 — 26 maggio 1972
A:H.OkL A DI DIO
iC'ijui aBf.oi’ oaooi-----------
ÙELL’UOMO
Come classificare i libri dell'Antico Testamento - Dove sono^nate le confessioni di fede in Cristo - Il commento biblico:
"Invocare il nome deU'Eterno,. - Là speranze cristiana: il futuro è già cominciato - Le strutture fondamentali della Chiesa
Caplin rAnticn testamento: Molli libri, ÌtHst stbrlb
Giunti a questo punto sembra necessaria una classificazione dell’Antico Testamento e dei suoi libri secondo il tipo di letteratura eh’essi cqntengorio.
Una delle divisioni che ci sonò state
insegnate è quella in « Libri storici »,
« Libri profetici » e « Libri, poetici » ed
è quella nella quale c’imbattiamo con
maggiore frequenza presso i lettori
evangelici. Essa ha un difetto di fondo:
quella di essere estremamente fioco
esatta: la massima parte dei Profeti, ad
es., è stata scritta in poesia, specialmente i Profeti anteriori all’esilio babilonese; ma anche i Profeti si riferiscono spesso e volentieri alla storia; nel
Pentateuco abbiamo larghe sezioni giuridiche. specialmente nella seconda parte de//'Esodo, nel Levitico e nella prima parte dei Numeri, senza contare
tutto il Deuteronomio; troviamo poi
passi in poesia anche nei cosidetti « Libri storici »: Gen. 49, Es. 15, Num. 24,
Deut. 32 e 33, Giud. 5 ecc.: no, è evidente che con questo metodo di classificazione non ci siamo. In Israele l’Antico
Testamento è stato sempre classificato
secondo criteri completamente diversi:
anzitutto abbiamo il Pentateuco o in
ebraico Tòràh = letteralmente « insegnamento »; poi i (Profeti, divisi in anteriori (Giosuè, Giudici, Samuele e Re) e
posteriori (Isaia, Geremia, Ezechiele, i
Dodici; e si noti: Daniele non fa parte
dei Profeti ed è infatti un libro apocalittico, come nel Nuovo Testamento la
Apocalisse); infine gli Scritti che comprendono il resto. Si tratta di una classificazione che tiene conto della loro
importanza còme libri sacri: il Pentateuco è stata la prima sezione alla quale Israele ha riconosciuto il carattere
di libro sacro, normativo per la fede, e
così è stato accettato anche dai Samaritani, poi sono seguiti i Profeti, infine
gli Scritti, alcuni dei quali vennero riconosciuti addirittura in epoca già postcristiana (per es. Il Cantico dei Cantici,
Ester). Ma anche tra gli Ebrei non esisteva sempre l’unanimità: la più prestigiosa comunità ebraica all’estero, quella di Alessandria, attestata dagl’inizi
del III a. C. in avanti, aveva la propria
raccolta di libri, tradotti in greco, il
linguaggio corrente nel Mediterraneo
orientale di allora: e la raccolta com
iimiiiiiiiimmmiiiiiii<iiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
prendeva non solo i libri che abbiamo
citati, ma una serie di altri libri ancora, quelli che i Cattolici chiamano Deuterocarionici e gli Evangelici a volte
apocrifi, un titolo meno pertinente,
quando pensiamo che di apocrifo in
essi non c’è nulla, non solo, ma anzi,
le Chiese evangeliche hanno loro sempre riconosciuto un indiscusso valore
per l’edificazione, tanto che fino agl’inizi del secolo scorso si trovavano in appendice alle Bibbie evangeliche. È per
questa ragione che nelle cosiàètte Bibbie ecumeniche la parte evangelica non
obietta all’introduzione in appendice di
questi libri, purché sia naturalmente in
appendice soltanto.
La classificazione lungo queste linee
non vuole dare giudizi né sul valore del
contenuto, né sull’antichità dei singoli
libri; esprime soltanto la storia della
loro canonizzazione, cioè l’epoca nella
quale essi vennero riconosciuti come
normativi. Così troviamo (e ritorneremo sul tema in forma dettagliata una
prossima volta) strati relativamente recenti nel Pentateuco e composizioni antichissime nei Salmi, sebbene il primo
appartenga alla prima parte della Bibbia ebraica, i secondi all’ultima; nei
Deuterocanonici o apocrifi che dir si
voglia possiamo trovare sezioni estre
mamente, elevate sul piano della spiritualità, mentre nella. Bibbia ebraica ne
àbbiamo di quelle che tali non sono,
per es. il libro di Ester. Quest’ultimo
elemento viene del resto riconosciuto
pienamente anche dalla tradizione
ebraica, la quale, in occasione della festa del Purtm, della cui istituzione ci
parla appunto il libro di Ester, festeggia... carnevale!
Accettiamo dunque la classificazione
e la divisione in sezioni offertaci da
Israele, in quanto espressione della progressiva ammissione nei Canone dei libri sacri di opere svariatissime attraverso i secoli. Ed il Canone non è altro
appunto che la raccolta di libri sacri,
quelli che rivelano i segni della propria
ispirazione ad opera dello Spirito. In
questo senso andremo esaminando gli
scritti che compongono le varie sezioni.
> Alberto Soggin
ílllllinillliMilllllilllllllllllllilliillliíllllíllllllllMIIIIIIIIIII
■ .
Consultazione a Torre PelUce
di « Fede e Ordinamento »
Dal 22 al 27 maggio è riunita a Torre Pellice la Consultazione indetta dalla Commissione teologica del Consiglio ecumenico delle
Chiese, « Fede e Ordinamento », per elaborare
un documento sul tema « Unità della Chiesa
- unità dell’umanità », da sottoporre alla prossima sessione del Comitato centrale del CEC,
convocata a Utrecht in agosto. La Chiesa Valdese è rappresentata dal past. Paolo Ricca.
Una proposta: la teologia della speranza - 4
Il regno di Dio è vicino: le conseguenze
Dopo aver sottolineato l’aspetto fondamentale del messaggio biblico, cioè
la promessa di Dio il quale guida fedelmente il suo popolo, la teologia della
speranza si sofferma sulla predicazione
di Gesù evidenziandone alcune caratteristiche.
Spesso nella nostra vita di credenti
rimaniamo impacciati di fronte ai fatti
che si presentano a noi, non sappiamo
fare scelte che siano conformi alla fede che vogliamo testimoniare e ci domandiamo che cosa vuol dire credere
in Dio e che senso ha credere in Lui.
Proprio tenendo conto di questo problema concreto che è comune a tutti i
credenti e che si ripresenta quotidianamente, ci pare essenziale fermare l’attenzione su alcuni aspetti della vita e
dqlla predicazione di Gesù, per ricercare una indicazione sul come vivere la
nostra esistenza, pur essendo consapevoli che la vita di Gesù è unica e irripetibile e che comunque non ci dimostreremmo fedeli se cercassimo esclusivamente di copiare la vita di un altro
uomo, anche se questo è Gesù, ma che
invece ci è richiesto di scoprire noi
stessi la realtà della promessa divina.
La lettera e lo Spirito I Rb 18^ 24
Anche noi alTinizio dì ogni culto invochiamo in nome delTEterno. Ma qui Elia lo
ha invocato in una situazione estremamente
più drammatica, in atteggiamento dì sfida
contro i profeti di Baal: «Invocate voi il
nome del vostro Dìo e io invocherò il nome deU'Eterno; e il dio che risponderà rnediante il fuoco, egli sìa Dio ». In fóndo,
tuttavia, se siamo coscienti di quello che
facciamo nel nostro culto, rinnoviamo questa sfida fra Dio e gli idoli del nostro tempo. Riconosciamo, come Èlja, il rischio a
cui andiamo incontro; impostiamo non solo
il culto ma la vita intera, presente e futu^/
sui fatto che Dio risponde. Mettiamo la vita
nelle sue mani o, meglio, riconosciamo che
Egli, ne è il Signore. Invocare il nome, cioè
la presenza di Dio, quelle presenza che si è
espressa assai più ancora che sul monte
Carme!,.nella venuta di Cristo, non vuol dire chìederGlì che Egli venga spiritualmente
a sedersi nei nostri banchi neil/ora del culto — banchi dove c'è sempre tanto posto .
Vuoi dire, invece, accettare che Egli compia
la sua azione nella nostra vita, nel nostro
pensiero, nei nostri sentimenti, nella nostra
società.
L'Iddio che risponde alrinvocazione di
Elia trasforma il pensiero degli astanti, li
converte, nel vero senso del termine, li
spinge a dire, anche cól fischio di incorrere
nelle rappresaglie della regina al potere :
« L'Eterno è Dio! ». Dio libera contempora
di Claudio Tron
reamente dall'idolatria e dalla soggezione al
tiranno.
In questo senso è infinitamente più presente dì noi stessi, dopo avere invocato la
sua presenza. Ma Dio richiama bruscamente
il nostro spirito distratto, ci fa essere presenti per convertire anche noi e per liberarci da tutti gli ìdoli e da tutti ì signori che
contendono a Dio stesso la nostra vita, compresi, tra questi idoli e signori, noi stessi.
E, Infatti, sempre in agguato la tendenza
deiruomo a farsi idolo a se stesso.
Invocando la presenza del Signore diciamo, dunque, « Sì, amen » a Dio e « No » al
resto. Egli non ha rivelato altri modi, liturgici o meno, della sua presenza.
capirs II nimo iBsiamiiii: Il contesto dello lede Ricerca d^a Chiesa: non solo testimono
di Cristo, ma suo corpo sulla terra
Abbiamo visto nel numero precedente alcune testimonianze rese a Gesù in un periodo che gli studiosi ritengono anteriore a quello dei più antichi scritti del Nuovo Testamento, i
quali ce ne hanno trasmesso l’eco. La
testimonianza non è qualcosa che ha
un’esistenza autonoma: perché ci sia
una testimonianza ci vuole un testimone (o dei testimoni) e un’occasione
che porti alla testimonianza, o la esiga. Anche le testimonianze più antiche a Gesù sono nate « in situazione ».
Un esame di queste situazioni è stato fatto da O. Cullmann in un capitolo del suo scritto Le prime confessioni di fede cristiane (Roma 1948).
Una di queste situazioni dev’essere
stata il battesimo — naturalmente degli adulti. Il battezzando, dopo essere
stato istruito nella fede evangelica,
veniva interrogato e invitato a confessare la sua fede. Una traccia di liturgia battesimale, antichissima, è forse riflessa in Atti 8; 36-38. Un’altra situazione che può aver fatto da culla
alle antiche confessioni di fede in Cristo è la persécuzione. Secondo il Cullmann, è possibile che la formula « Gesù è Signore » sia stata forgiata nella
persecuzione, per contrapporla alla
formula di lealtà all’imperatore romano che diceva: « Cesare è Signore ».
Paolo afferma che non si può confessare così la propria fede senza l’assistenza dello Spirito Santo (I Cor.
12: 3) e questa assistenza è stata promessa specialmente per i casi di persecuzione (cfr. Mt. 10: 17-20). A Policarpo, vescovo e martire del II secolo,
i magistrati romani domandano: «Che
male c’è a dire: Cesare Signore... e
così avere salva la vita? ». Mà dire
questo, voleva dire rinnegare l’esclusiva signorìa di Gesù, come afferma
un’altra confessione di fede: « C’è un
solo Dio, il Padre... e un solo Signore,
Gesù Cristo» (I Cor. 8: 6).
Questa testimonianza appartiene
probabilmente a una terza « situazicv
ne »: la polemica contro il paganesimo, contro l’idolatria. Il cap. 8 della
I ai Corinzi discute i problemi posti
dalle carni sacrificate agli idoli: la comunità di Corinto si trovava in una
città pagana, e per forza di cose doveva continuamente polemizzare contro le varie forme di idolatria della
società in cui viveva (ricordiamo la
reazione di Paolo menzionata in Atti
17: 16, di fronte all’idolatria degli ateniesi!). Finché il Cristianesimo si era
diffuso nel mondo giudaico non c’era
stato bisogno di includere nella confessione di fede la menzione del Dio
unico, perché quello era l’articolo centrale della fede israelitica. Ogni giorno il credente israelita doveva recitare le parole di Deut. 6: 4 e seguenti,
che cominciano così: « Ascolta, Israele: l’Eterno, l’Iddio nostro, è l’unico
Eterno ». La necessità di ampliare la
antica e semplice formula di testimonianza di fede in Gesù come messia,
signore o figlio di Dio aggiungendo la
dichiarazione di fede in un’unico Dio
si è presentata dove questa fede non
poteva più essere considerata come
sottintesa. Questa formula di confessione, composta di due articoli, è il
gradino intermedio verso la formula
completa, che si svilupperà più tardi,
con i tre articoli di fede delle confessioni trinitarie.
Un’altra specie di polemica, che però sorgerà più tardi, sarà quella contro le eresie nascenti. Ne abbiamo un
bell’esempio in I Giov. 4: 2-3. Il v. 3
dichiara che è fuori della fede chi
« non confessa Gesù ». Però nel quadro della polemica contro l’eresia non
basta confessare Gesù: anche l’eresia
gnostica cerca di autenticarsi con il
suo nome. Bisogna dunque precisare
anche la propria fede nella reale umanità di Gesù. A questo pensa il v. 2:
« ogni spirito che confessa Gesù Cristo
venuto in carne, è da Dio ».
Finalmente, molte delle più antiche
testimonianze a Cristo hanno avuto la
loro situazione nel culto. Plinio il giovane, che rappresentava l’autorità romana in Bitinia, scrisse nel 111 d. C.
all’imperatore Traiano per chiedergli
come regolarsi con i cristiani; nella
sua lettera dice che questi usavano
riunirsi prima dell’alba, in un giorno
stabilito, e cantare inni a Cristo come
a un dio. Forse uno dei più antichi
inni a Cristo è stato incorporato da
Paolo in Filipp. 2: 6-11: il suo testo
dovrebbe^ essere stampato nella Bibbia in sei brevi strofe di tre versi ciascuna. Citazioni di inni si trovano probabilmente anche in Ef. 5: 14; I 'Tim.
3: 16 e II Tim. 2: 11-13.
In queste tracce della fede e della
vita delle primitive comunità noi troviamo gli inizi della chiesa e i primi
germi di qùello che saranno poi i vangeli: testimonianze a Cristo. Gli inni
sono uno sviluppo delle formule di
fede con cui i credenti invocavano e
acclamavano il loro Signore; i vtmgeli
invece sono piuttosto uno sviluppo
del « credo » in cui proclamavano quel
che Dio aveva fatto in lui e per lui.
Bruno Corsani
Che rapporto c’è tra Cristo e la chiesa? Bonhoeffer sottolinea tre aspetti:
/’esistenza di Cristo come comunità, la
signoria di Cristo sulla comunità, la
fraternità di Cristo nella comunità. Vediamoli più da vicino.
Anzitutto, Cristo esiste come comunità. Pensiero inconsueto per noi, abituati a considerare più quel che la chiesa, rispetto a Cristo, non è che quello
che è. Pensiero anche pericoloso, dato
che lo si può facilmente fraintendere,
con conseguenze nefaste sia per la chiesa che per l’evangelo. È però un pensiero che il Nuovo Testamento formula e
che quindi dev’essere raccolto: si pensi
alle nozioni di chiesa come « corpo di
Cristo » o « tempio di Dio », o ad espressioni come « rivestire l’uomo nuovo » o
« rivestirsi del Signor Gesù » (Col. 3:
10), o ancora a come l’apostolo Paolo
si rivolge ai cristiani di Corinto, tutt’altro che esemplari: « Voi siete il corpo di Cristo» (I Cor. 3: 16). Tutto ciò
non implica, ovviamente, una identificazione tra Cristo e la chiesa, perché Gesù è asceso in cielo e, come tale, è sempre di fronte alla sua comunità. Il cattolicesimo tende a dissolvere il vis-à-vis
tra Cristo e la chiesa per risucchiare il
primo nella seconda. In tal modo la
chiesa perde la sua fisionomia evangelica: non è più soltanto « corpo » del
Signore, è anche « capo »; si snatura
perché, rispetto a Cristo, vuol essere
di più che il suo corpo. Ma uno snaturamento della chiesa si può avere anche nella direzione opposta: la chiesa
può anche voler essere di meno che il
corpo di Cristo, può limitarsi a essere
testimone ma non strumento, un luogo
in cui l'evangelo è predicato ma non un
luogo in cui l'evangelo prende corpo,
potremmo dire. La chiesa, in questo
caso, è più anima che corpo e proprio
per questo è di meno di quel che è chiamata ad essere. Il pericolo di essere di
meno che il corpo di Cristo è particolarmente reale nelle nostre comunità
che di solito non si interrogano su quel
che potrebbe implicare, per loro, di essere in un dato luogo il corpo di Cristo, cioè il luogo e lo strumento me
iimiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiinmiMiiiiiiiiiiiiiimHiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiimiMMiiiiiitiimiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiMiiiiiiMiiiii
Presentata a Milano l’edizione italiana
dell’ Istitnzione Cristiana di Calvino
La recente edizione italiana della Istituzione
Cristiana di Calvino è stata presentata martedì 16 maggio a Milano, nella sala della chiesa
valdese, dal curatore dell’opera past. Giorgio
Tourn, che ha illustrato il carattere dell’Istituzione e il suo significato nel contesto della
cristianità del XVI secolo, dal prof. Mario
Miecce. che ha parlato delle opzioni fonda
mentali di Calvino sul piano politico-sociale
e del peso storico che esse hanno avuto sull’evoluzione del mondo moderno (rapporto tra
calvinismo laicizzato e capitalismo), e dal
past. Paolo Ricca che ha indicato la portata
attuale di Calvino per una comunità che si
vuole confessante. Sostenuto è stato l’interesse del pubblico e vivo il dibattito che ne è
seguito.
diante il quale il Signore si rende presente tra gli uomini, il luogo e lo strumento mediante il quale l’evangelo
prende corpo nella storia. Si può ricorrere a un'altra parola del Nuovo Testamento, là dove Paolo dichiara ai Corinti: «voi siete una lettera di Cristo»
(2 Cor. 3: 3). Noi preferiamo, di solito,
essere di meno che una lettera, cioè
una parola scritta. Ci accontentiamo di
essere una parola detta.
In secondo luogo. Cristo è il signore
della comunità. Egli è il capo del corpo: il corpo è sulla terra, il capo è « nei
cieli ». Questo punto merita di essere
sottolineato: il capo della chiesa non è
sulla terra ma in cielo. La chiesa non
ha, quindi, sulla terra, il suo capo: lo
ha soltanto nei cieli. Ecco perché la
chiesa non può che strutturarsi come
fraternità e rifiutare nel suo ambito
ogni forma di governo gerarchico. La
signoria divina di Gesù abolisce ogni
forma di signoria umana su di essa. .Se
il capo è nei cieli, non è sulla terra:
sulla terra c'è soltanto il corpo. Là dove
compaiono capi terreni della chiesa
vuol dire che la signoria di Gesù non è
più rispettata e quindi la chiesa è mal
governata. Non solo, ma si capovolge il
rapporto stabilito da Gesù tra servizio
e autorità. Gesù aveva detto: Chi vuol
essere il primo sia l'ultimo; chi vuol
essere il capo sia il servo. Il che significa: nella comunità di Gesù Cristo si
comanda servendo. La chiesa invece ha
detto (la chiesa cattolica ha addirittura
dogmatizzato questa posizione): il modo più radicale di essere l'ultimo è di
essere il primo; chi vuol essere « servo
dei servi » sia il capo. Il che significa:
nella comunità di Gesù Cristo si serve
comandando. Questo capovolgimento
del discorso evangelico costituisce una
caricatura della signoria di Gesù ed è
causa di mistificazione dei rapporti tra
i membri della comunità cristiana.
Infine, Cristo è nostro fratello e la
chiesa è una fraternità di uomini raccolta intorno a lui. L'idea generica di
fraternità umana è corrente ma la sua
consistenza resta molto dubbia. Una
fraternità fondata sul fatto che siamo
tutti uomini non convince appunto perché, come uomini, siamo tutt'altro che
fratelli. Caino e Abele insegnano. In
realtà è solo in Cristo che l’uomo che
mi sta accanto assume la fisisonomia
del fratello. Come è in Cristo che Dio è
riconosciuto come Padre, così è in Cristo che l’uomo è riconosciuto carne
fratello. Come senza Cristo non si accede al Padre, così senza Cristo non si
accede al fratello. Solo come cristiani
si è fratelli. Purtroppo oggi la fraternità nella chiesa è estremamente precaria e continuamente mortificata. Ma
una chiesa senza fraternità è una chiesa
senza Cristo. Paolo Ricca
Un primo aspetto della vita di Gesù
che si deve evidenziare è che Gesù annuncia Dio, dicendo che il regno dei
cieli è vicino e mette in evidenza le conseguenze radicali che ne derivano. La
sua predicazione è dunque una predicazione esCàtologica, cioè in vista della
venuta del regno di Dio.
Gli Evangeli riassumono la predicazione di Gesù in 3 punti: «Il regno di
Dio è vicino ». « Ravvedetevi ». « Credete all’evangelo ». Per regno si intende
il tempo futuro in cui Dio sarà presente in modo completo e definitivo e gli
uomini potranno godere la loro libertà
in Lui. L’evangelo è la parolà per mezzo della quale oggi viene dato l’annuncio di questo avvenire di Dio. Per ravvedimento si intende il cambiamento
radicale degli uomini e dei loro rapporti: si tratta di un volgersi all’avvenire
di Dio. Credere significa accettare per
mezzo della parola la libertà in vista
del regno che viene.
Un secondo aspetto da sottolineare è
la novità della predicazione di Gesù per
i suoi contemporanei. Gesù coh la sua
predicazione e il suo modo di comportarsi anticipa ciò che secondo l’Antico
Testamento accadrà alla fine dei tempi.
Così facendo. Egli pone un taglio netto
alle speranze che animano il giudaismo: non promette il regno ai giusti
e la sofferenza agli ingiusti, ma, al contrario, il regno è promesso in primo
luogo agli ingiusti e agli emarginati.
Gesù annuncia il regno come grazia
incondizionata offerta ai peccatori e ai
travagliati. La venuta del regno non
vuol dire una nuova sottomissione ma
libertà; e intanto Egli « celebra » l’avvenire di Dio stando con i peccatori e
i fuorilegge. In questo sta una parte
della novità esplosiva della predicazione di Gesù.
Un secondo elemento della novità
della sua predicazione è il modo con
cui Gesù si comporta: con quale diritto
e con quale autorità Egli ànnuncia il
messaggio sorprendente e disarmante
delTavvenire gratuito di Dio? Egli abbandona le istituzioni religiose e non
si rifà alle tradizioni del suo popolo
ma confida esclusivamente nell’avvenire di Dio. Si pone più in alto dell’autorità di Mosè mettendo in discussione
la Legge. Perdonando i peccati fa ciò
che è riservato a Dio solo. Arriva al
punto di identificare il regno che viene
con la sua persona: « Beato colui che
non si scandalizza di me ». Non si sente
legato al passato ma pone la sua fiducia in Dio solo.
Così la predicazione che porta Gesù
a rivolgersi in particolar modo verso
gli umili e gli emarginati, conduce Gesù
anche alla croce. Solo dopo la sua resurrezione si è potuto comprendere il
mistero della sua vita: il regno della
gloria e della libertà si può manifestare
soltanto per mezzo della povertà, dell’umiltà e dell’amore di Gesù.
Un terzo aspetto della vita di Gesù
che qui si vuol sottolineare è la sua
morte e la sua resurrezione. Gesù, colui che anticipa la venuta del regno e
la giustizia di Dio per mezzo degli emarginati e dei poveri è condannato come
bestemmiatore e crocifisso, perché mette in pratica la giustizia della grazia
e viola la legge e l’ordine. Ma nessuno
oggi si ricorderebbe di lui se i discepoli non avessero visto nella manifestazione di Pasqua la rivelazione di Dio
stesso in Gesù; per questo Pasqua segna il momento storico della nascita
della fede, della chiesa e della speranza cristiana. In questa prospettiva, Pasqua è stata compresa anche come una
anticipazione reale delTavvenire di Dio
ed è diventata il fondamento certo della speranza della resurrezione, non nella mentalità delTAntico Testamento —
Dio è giudice dei giusti e degli ingiusti — ma come liberazione incondizionata dalla morte e dal peccato. Infatti, secondo il messaggio di Pasqua colui che è stato risuscitato è un uomo
che è stato giudicato blasfemo secondo
la legge giudaica e crocifisso perché
perturbatore secondo l’ordine della
« pax romana ». In questa situazione la
novità del messaggio non è la resurrezione — anche il giudaismo parla di
uomini particolarmente giusti che sono portati in cielo come Elia — ma l’incredibile è che il risorto è Gesù maledetto, scomunicato e crocifisso.
Ma come può il Dio giusto risuscitare
un uomo perturbatore e blasfemo?
L’apostolo Paolo spiega questo problema nelle epistole: se Gesù è morto sulla croce, la sua resurrezione significa la
liberazione dalla maledizione della legge; e Cristo diventa la fine della legge
per la giustificazione di chiunque crede. Se dunque Dio risuscita un crocifis.so, egli rivela una nuova giustizia che
proviene dalla grazia incondizionata.
La resurrezione è dunque una speranza gioiosa nella potenza della grazia divina per coloro che non hanno speranza; essa rivela che il regno di Dio è la
potenza dell’amore di colui che ci ha
amato per primo; questo amore non
pone condizioni né limiti: è il modo
in cui la speranza si diffonde tra coloro che non Thanno: l’avvenire si apre
non a forza di esempi e di ordini ma
con amore, pazienza, sacrificio.
Andrea Ribet
3
26 maggio 1972 — N. 21
pag.
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
y
a H iESA E POLITICA
Una grave
di Helder
denuncia
Camara
Una nuova, coraggiosa denuncia del
vescovo H. Camara del Mordeste Brasiliano e del suo ausiliare rende noti ancora una volta i sistemi terroristici su
cui si basa il governo brasiliano. Si tratta di un documento inedito in Italia e
che è pubblicato da L’Unità del 21 maggio. Fin’ora, non ci risulta pubblicato
da altri giornali, almeno fra quelli che
scorriamo. red.
Recife, 1° maggio 1972.
..Si direbbe che le autorità siano convinte che la sovversione tenda a spostarsi dal sud al nordest, specie a Fortaleza e a Recife. Si assiste al moltiplicarsi di arresti, di sequestri, di sparizioni, specialmente studenti e operai.
Cogliamo ancora una volta l’occasione
per spiegare la ragione delle nostre denucie e dei nostri interventi.
La legge per la sicurezza dello Stato
e i decreti... non sono rispettati. Infatti, non solo coloro che sono incaricati
di eseguire gli arresti molto raramente
segnalano la loro identità, ma neppure
è presentato il mandato di cattura...
dando così l’impressione che gli arrestati siano dei pericolosi agitatori. I
prigionieri sono trattati con estrema e
inutile durezza: si arriva a casi di saccheggio del donjicilio, e di solito sono
usate automobili senza targa uiRciale.
È facile immaginare il clima di panico che regna nelle famiglie, lasciate
senza la minima indicazione del luogo
dove sono trascinati gli esseri a loro
cari. In seguito i parenti fanno degli
inutili pellegrinaggi di ufficio in ufficio,
dalla polizia all’esercito, là dove pensano di trovare il nascondiglio delle povere vittime. Si parte dal principio che
si tratta di terroristi che non meritano
nessuna considerazione.
Perché queste violazioni?... Perché la
giustizia militare non fa la notifica dei
casi ai parenti affinché possano provvedere all’indispensabile, come ad esempio la biancherira di ricambio, visto
che le vittime sono state sequestrate
nello stato in cui si trovavano senza il
diritto di portarsi qualcosa con sé?
Come pastori, assumiamo lé nostre
responsabilità, in coscienza e di fronte
agli uomini che pongono in noi la loro
fiducia, e affermiamo che Papplicazione
di torture fisiche e morali indescrivibili
è la regola generale in questo paese.
Le pressioni sull’azione cattolica operaia sono in aumento: molti militanti
e anche un dirigente naziònale del movimento sono stati arrestati.
Constatiamo ancora una volta che la
causa delle diffidenze e delle prevenzioni nei riguardi della chiesa si legano al
fatto che la nostra coscienza non ci per
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiMiiiii.iiiiimiiiiiMiiiimii
I diritti dell'uomo oeli'URSS
(segue da pag. 1 )
di un episodio che, come quello sanguinoso ricordato iniziando, rivela la
oppressione russa: nella Lituania, infatti, tuttora i russi non superano l’8
per cento della popolazione, la percentuale più bassa in tutte le Repubbliche dell’URSS.
Se la Chiesa luterana di Lituania è
modesta, si ritiene invece che quella
di Lettonia raggruppi tuttora circa
350.000 membri: Riga resta dunque il
principale centro protestante nell’URSS e il suo arcivescovo, Janis Matulis, di recente elezione, ha una responsabilità spirituale che eccede il
solo quadro lettone o baltico. La Chiesa soffre di carenza di pastori; gli studenti in teologia sono una ventina. Altro problema è quello della Bibbia in
lettone; l’ultima edizione è del 1961,
e non va dimenticato che anche la Lituania dipende da questa fonte per la
diffusione biblica.
In Estonia, dove prima della seconda ginjrra mondiale la maggior parte
della popolazione era luterana, questa
Chiesa non supera i 300.000 membri,
il 22% della popolazione. Ha 101 pastori e 21 predicatori che presiedono
culti in 139 chiese, molte delle quali,
distrutte o danneggiate nella guerra,
han potuto essere ricostruite.
Secondo un rapporto giunto recentemente a Monaco di Baviera, nell’URSS circa un terzo dei neonati sarebbero battezzati (il 50%, nei paesi
baltici). Più tardi, per timore di rappresaglie, la proporzione dei giovani
istruiti nella fede si riduce, ma è difficile valutare quel che possono fare
ed effettivamente fanno le famiglie.
Il calo degli Estoni negli ultimi 28 anni, cioè da quando il paese è ritornato sotto la giurisdizione di Mosca, si spiega con il fatto che nel 1944
numerosi fedeli hanno attraversato il
Baltico e si sonò rifugiati in Svezia,
dove sonò oggi 60.000. Il loro arcivescovo Johann Kopp, ex rettore della
università di Tartu, morto a Stoccolma a 95 anni, è stato sostituito dal
pastore Konrad Veem, designato quale arcivescovo degli Estoni in esilio.
Informazioni sulla vita delle Chiese nei paesi baltici si possono trovare (non più del tutto aggiornate) nel
libro di J.G.H. Hoffmann, Eglises du
sUence (La Table ronde, Paris 1967) e,
periodicamente, nel mensile protestante « Tant qu’il fait jour » (14 rue du
Cherche-Midi, Paris 6')- S
mette più di scendere a patti con strutture di oppressione che riducono i figli
di Dio a condizioni infra-umane, in nome del cosiddetto ordine sociale da salvaguardare.
Fino a quando l’anticomunismo sarà
usato come pretesto per conservare ingiustizie che gridano al cielo? Fino a
quando.... si utilizzeranno metodi terroristici che non solo costituiscono un attentato ai diritti elementari della persona umana, ma ci fanno venire la voglia di esigere l’applicazione della legge della protezione degli animali?...'
Mettiamo la data del 1“ maggio a questa lettera con precisa intenzione: 1) la
maggior parte delle vittime sono operai e la chiesa è sempre più preoccupata per la loro sorte; 2) vogliamo inoltre esprimere la nostra preoccupazioni
di pastori per il modello di sviluppo
economico adottato dal nostro paese,
il cui tributo più pesante è pagato dai
poveri, che sono senza speranza e senza voce. Appena essi cercano di espri
mere una protesta (che è fra le più legittime e fra le più giuste) sono immediatamente trattati da sovversivi e
da comunisti.
Come sempre, c’è chi dirà che questa
lettera è un atto sovversivo da parte di
vescovi che sarebbero più uomini po)>
tici che uomini evangelici. In questo
giorno della festa del lavoro, ricorderemo allora a tutti gli uomini di buona
volontà, e specialmente ai nostri fratelli lavoratori, una scena degli Atti degli
Apostoli: « Li ammonirono dunque e
proibirono loro di pronunciare parola
e di insegnare in nome di Gesù. Ma
Pietro e Giovanni risposero: "giudicate
voi stessi se è lecito obbedire a voi
piuttosto che a Dio. Per quello che ci
riguarda, noi non possiamo non dichiarare ciò che abbiamo visto e inteso" »
(Atti 4: 18-19).
Helder Camara
arcivescovo di Olinda e Recife
JosÈ Damatine Soares
vescovo ausiliare
Diffusione della Scrittura
Un gruppo di giovani romani, con l'appoggio del Consiglio e di membri della Chiesa di Via 4 Novembre, ha
iniziato un lavoio capillare di colporfaggio e studio biblico
Un teologo protestante, E. Brunner,
distingueva tra scrittura e dogma in
termini di essere e benessere della
Chiesa. La sostanza della Chiesa è costituita dalla testimonianza dei profeti e degli apostoli, mentre la riflessione dogmatica è un di più che viene dato a chi ha già,
Nonostante la puntualizzazione di
Brunner, bisogna riconoscere che si
ha la tendenza a considerare come acquisite tali premesse perché sono il
discorso di sempre di ogni protestante. Ma l’apparenza .inganna.
Quando la Chiesa non vive della
Parola, non la trasmette, non sente il
bisogno di un confronto costante per
sé e per gli altri, allora essa fa della
teologia del benessere, si occupa della sua interpretazione e della divulgazione del commento. Nessuno ci ha
chiesto di diffondere innanzi tutto
questo benessere, che è un di più, ma
è, invece, un nostro preciso dovere
che ci qualifica o ci squalifica in questo nostro tempo, il diffondere l’unità
di misura di ogni vita individuale,
collettiva, sociale, politica: la Bibbia.
Leggiamo in Atti 17 al versetto 11:
« Or questi furono più generosi di
quelli di Tessalonica, in quanto che
ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando tutti i giorni le Scritture per vedere se le cose stavano così. Molti di loro credettero... ».
Come Paolo, dobbiamo esigere di
essere verificati con la Scrittura.
Quindi la Bibbia è il centro della
Chiesa. Questa ha la sua ragion d’essere solo nella Paròla di Dio. La comunità dei credenti deve essere missionaria, non rinchiudersi in una posizione teologica. La Bibbia rappresènta l’unico luogo d’incontro con
Dio e noi, come cristiani, abbiamo il
dovere principale dj trasmettere la
Parola ai fratelli che Dio ci ha messo accanto; la Scrittura perde ogni
I giovani presentano la campagna biblica al Consiglio di chiesa che da il suo appoggio concreto.
sua vitalità, non è più il sale della
terra se non viene trasmessa. Come
si può osservare, oggi la Chiesa è in
crisi; è questa determinata dalle generazioni dalla differente analisi del
mondo?
Se oggi v’è una crisi nella Chiesa, la
ragione di ciò consiste nell’allontanamento della comunità dei credenti
dalla Parola di Dio. Laddove la Bibbia
è letta, studiata, discussa, la Chiesa
vive; abbiamo un esempio di ciò nelle giovani Chiese d’Africa. Noi come
cristiani siamo venuti meno al nostro
dovere, abbiamo voluto affidare ai pastori, alle Società Bibliche il compito della trasmissione della Scrittura.
Abbiamo negato il sacerdozio universale dei laici. Decorre, quindi, riavvicinarsi alla Parola di Dio.
I giovani dell’Unione, fatta questa
analisi, hanno ritenuto doveroso da
parte loro impostare il lavoro su questa linea di azione: la diffusione della Bibbia.
Ciò non è stato fatto con lo scopo
di aumentare le statistiche della Società Biblica Britannica e Forestiera,
bensì di richiamare la comunità ad
essere missionaria nuovamente perché si è assopita nella frenetica vita
di ogni giorno. Essi hanno voluto, attraverso questa iniziativa, restituire
ad ogni fratello di chiesa la sua dignità come testimone di Cristo, invitandolo a regalare alcune Bibbie nel
suo ambiente sociale per iniziare una
discussione basata sulla Parola, qualificandosi apertamente come cristiano.
Per la preparaziafie di una simile
iniziativa è stato necessario riunirsi
per sei settimane. Dopo la presentazione della campagna biblica al Pa
miiiiiiiiiiiiiiiiiiimimimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii/iiiiiiiiiimiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiim
Notiziario Evangelico Italiano
Assemblea generale
dell’UCEBI
(segue da pag. 1 )
(io sono nemico di ogni etichetta, ma
uso questi termini solo per necessità
di definire in qualche modo queste
correnti) che afferma che l’unico compito della Chiesa è quello di annunziare l’Evangelo all’individuo e attraverso la conversione degli individui'
giungere ad un rinnovamento della
società; vi è la corrente che potremmo definire « progressista », la quale
viceversa dichiara che compito della
Chiesa è anche quello di ricordare agli
uomini la totale signoria di Gesù Cristo e quindi sottoporre al giudizio
della Parola di Dio le azioni degli uomini, di tutti gli uomini; ciò comporta ovviamente anche un impegno concreto nella vita sociale degli uomini
che ci circondano, non con la pretesa
di costruire il Regno di Dio sulla terra, ma con il desiderio di annunziare
anche con l’azione concreta quel Regno nel quale crediamo.
Si tratta di due diverse impostazioni teologiche e da parte di qualcuno
c’è stato il tentativo di radicalizzarle
per farle apparire come inconciliabili.
Viceversa dobbiamo vedere queste impostazioni teologiche e pratiche come
un arricchimento ed un dono: si tratta di due poli fra i quali deve sempre
essere possibile il dialogo, un dialogo estremamente positivo e costruttivo. Ciò che ci divide non è la « politica » (come qualcuno ha affermato) e
neppure la teologia, bensì è il peccato
umano, che si serve e della politica e
della teologia per farci vedere nel fratello dal quale dissentiamo un avversario, un nemico da battere. E questo
non dobbiamo assolutamente permettere che sia vero fra noi. Si può benissimo credere in un annunzio evangelico portato primieramente all’individuo, con l’appello alla conversione e
nello stesso tempo accettare come valide le istanze e le problematiche di
ordine sociale che oggi travagliano i
nostri giovani.
Un altro problema che è apparso in
tutta la sua gravità è stato quello delle vocazioni pastorali. La nostra scuola teologica è per il momento chiusa,
per vari motivi, non ultimo quello della totale assenza di richieste da parte
di giovani di abbracciare il ministero
pastorale. D’altra parte non si può nascondere il disagio in cui versano i
Pastori, con un onorario di partenza
di L. 65.000 mensili! Il problema è stato quindi discusso sotto il duplice
profilo e dell’insegnamento teologico
e della rimunerazione dei ministeri.
Nei prossimi due anni una piccola
commissione indagherà presso le Chiese quali siano le reali possibilità di
avere dei giovani pronti a dedicarsi
al servizio del Signore e nello stesso
tempo il Comit^tn ...studierà questo
grave problema ^ Jefì’òhorario pastorale. La situazione finanziaria è grave, ci ha detto il Tesoriere, e allo stato attuale delle cose (soprattutto a
causa della svalutazione del dollaro e
del tremendo aumento del costo della vita) non vi sono neppure le riserve per poter pagare la tredicesima ai
Pastori.
DUE MOMENTI DI TENSIONE:
LA GESTIONE DI S. SEVERA...
Due momenti di forte tensione si
sono avuti per la discussione intorno
alla nuova gestione del Villaggio di
Santa Severa e allo scioglimento del
Movimento Giovanile Battista.
L’ultimo congresso del M.G.B. aveva già deliberato che la gestione del
Villaggio di S. Severa passasse dal
M.G.B. stesso all’Unione sotto la dire:v,one di un comitato misto, eletto in
parte dal C.E. dell’Unione ed in parte
da altri organismi interdenominazionali. Il passaggio della gestione del
Villaggio dal M.G.B. al C.E. dell’Unionc venne approvato senza eccessiva
d'fficòltà ed il Direttore venne desi<mato nella persona di Valdo Corai,
Pastore della Chiesa di Roma-Garbatella. Gravi, viceversa, sorsero i disse’isi circa la possibilità d’introdurre
nel Comitato direttivo del Villaggio
persone estranee alle Chiese Battiste.
La questione (giunta ad un punto morto) venne temporaneamente risolta da
una mozione con la quale si affidava
la sestione del Villaggio direttamente
al C.E. dell’Unione per i prossimi due
anni, durante i quali si sarebbe anche
studiato un nuovo regolamento che
possa soddisfare le varie esigenze. La
mozione, dopo alcuni emendamenti, è
passata a larghissima maggioranza.
...E LA RATIFICA DELLO
SCIOGLIMENTO DEL M.G.B.
La proposta di ratificare lo scioglimento del M.G.B. avvenuto durante
l’ultimo Congresso M.G.B. di novembre ’71, trovò una forte opposizione
da parte di delegati e Pastori. Certo,
la cosa che più stupì molti presenti
fu il fatto che queste voci contrarie
allo scioglimento del M.G.B. non si
erano fatte sentire al Congresso di
novembre rinatine una o due e senza
valide motivazioni) dei giovani. Questo è stato senz’altro il motivo fondamentale per cui, dopo una serrata discussione, alla fine l’Assemblea ha ratificato lo scioglimento del M.G.B.,
nella consapevolézza, anche, che ciò
che conta non sono gli organismi nazionali, ma le singole Unioni Giovanili, chiamate ad operare all’interno
delle proprie Comunità.
In complesso non si può dire che
non sia stata un’Assemblea positiva:
anche in mezzo a contrasti difficili da
superare, il dialogo è sempre stato
aperto e franco e finché c’è dialogo,
c’è sempre possibilità di superamento
dei nostri personalismi, in vista del
bene generale, che è quello dell’Unione, della tesfirhonianza battista in
Italia.
Le elezioni per i vari incarichi e cohiitati hanno dato il seguente risultato;
Comitato Esecutivo dell’Unione: Carmelo Inguanti, Presidente; Piero Bensi, Vicepresidente; Nando Camellini, Segretario; Michele Foligno, Segretario per l’Evangelizzazione; Mario Girolami, Tesoriere; Rosario Bagheri, Angelo Chiarelli, Antonio Di Pietro,
Saverio Guarna, Pierina Mannueed, Guido
Saccomani, Michele Sinigaglia, Paolo Spano, membri.
Associazione Pastorale: Presidente : Piero Bensi; Consiglieri: Nicola Leila, Mario Marziale., Pasquale Mirco, Luigi Spuri.
Villaggio di S. Severa: Direttore: Valdo Corai.
Commissione Scuola Domenicale: Presidente :
Gioele Fuligno; Membri: Franco Casanova,
Doriana Frattini, Paolo Marziale, Giacomo
Pistone.
Comitato Istruzione: Segretario: Massimo Romeo; Membri: Claudio Jafrate, Giuseppe
Morlacchetti, Luigi Rossi, Giovanni Vizziello.
Commissione Stampa: Presidente : Mario Marziale; Direttore Casa Editrice: Roy Starmer; Membri: Renato Malocchi, Salvatore
Rapisarda, Domenico Tomasetto.
«Il Testimonio v: Direttore: Piero Bensi.
« Il Seminatore »; Direttore : Ezio Saccomani.
Commissione Scuola Teologica: Piero Bensi,
Carmelo Inguanti, Michele Sinigaglia, Paolo Spanu, Massimo Romeo, Maurizio Girolami, F. Romano.
Revisori: Aldo Casonato, Giuseppe Mollica,
Franco Scaramuccia e Graziano Gannito
(supplente).
Piero Bensì
iiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiii!iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Corso biblico a Genova
Porto a conoscenza dei nostri fratelli in fede la validità di un esperimento di istruzione
biblica fatto qui a Genova, nel mese di aprile.
Per otto giorni, nei locali della Chiesa Battista, il Dottor Lawton, Professore della Scuola Teologica, ha tenuto un interessantissimo
corso basilare biblico sul tema : Riconciliazione sotto l’unica, universale Signoria di Dio.
Ogni sera, alle 19, cinquanta membri e catecumeni della comunità, particolarmente interessati, con Bibbia personale e quaderno per
appunti, hanno frequentato il corso. Esso è risultato quanto mai utile e vivo anche per le
proiezioni che l’hanno accompagnato.
Possiamo ringraziare il Signore perché questi studi oltre ad approfondire la nostra comprensione del messaggio biblico, hanno originato un risveglio ed un entusiasmo per la
Parola di Dio.
Il corso avrà un seguito naturale in autunno
quando riprenderemo le lezioni per il II Corso.
Mentre ringraziamo il Signore per ogni cosa, estendiamo altresì il nostro grato ringraziamento al Dott. Lawton per la fatica affrontata con il suo abituale entusiasmo e segnaliamo alle altre Chiese l’utilità di questa iniziativa. E. Santilli
store, l’Unione, riunitasi il 29/1, accettava l’iniziativa e nove giovani si impegnavano per questo lavoro. Il 30/1
il ConsigVo di Chiesa ascoltava dai
giovani il piano di lavoro accettando
con gioia tale iniziativa, vedendo finalmente un gruppo ben compatto di
giovani muoversi nella comunità. Nella
prima riunione di preparazione della
campagna biblica, riunione tenutasi
il 2 febbraio, con l’aiuto del Pastore
si è compilato l’elenco dei membri di
cliiesa da visitare. Sabato 5/2 i giovani si sono riuniti con il Pastore Bertalot il quale ha illustrato loro l’evangelizzazione dei timidi, i vari metodi
ai lavoro per la diffusione della Bibbia, la validità di un simile lavoro per
la comunità dei credenti. Nelle successive tre riunioni, svoltesi l’8, il 15 e
il 22/2, è stato ultimato e suddiviso
fra i giovani l’elenco dei membri di
chiesa da visitare. Il 29/2 si è compilata la suddivisione dell’elenco ed è
stato analizzato il campionario datoci
dalla Società Biblica Britannica e Forestiera.
Nella stessa riunione è stata approvata la circolare da inviare ad ogni
membro di chiesa prima della visita
che doveva avvenire il 12/3.
Nel frattempo i giovani hanno richiesto la collaborazione di sette membri del consiglio e di un membro di
chiesa, affinché accompagnassero i ragazzi nel loro giro di visite, desiderando costoro presentarsi alle famiglie non come gruppo operante al di
fuori della comunità, bensì come
gruppo operante con l’approvazione e
l’aiuto della comunità stessa.
Il 5/3 l’Unione con gli accompagnatori si è riunita con il Pastore Bertalot per esaminare dettagliatamente le
possibilità di azione nella nostra comunità; si è discusso sulle varie testimonianze date da altri fratelli sempre nel lavoro di diffusione della
Bibbia.
In settimana era stata spedita la
circolare e i ragazzi telefonavano per
fissare gli appuntamenti con le famiglie della comunità da visitare. Durante queste sei settimane il Pastore,
negli annunzi domenicali, informava
costantemente la comunità del progredire dell’iniziativa giovanile e il la
voro è sempre stato preceduto dalla
preghiera.
Domenica 12/3 ha avuto luogo il
culto di apertura della campagna e
nel pomeriggio, dopo essersi raccolti
in preghiera, hanno iniziato le visite.
In questo primo giorno comunque, si
è potuto effettuare solo il 50% delle
visite, in quanto molte famiglie non
erano in casa per motivi vari. Le vi
Si studia la pianta della città dividendola in
zone secondo l’ubicazione delle famiglie
site rimanenti sono state effettuate
durante le due settimane successive,
impegnando a fondo i giovani, già
per altro impegnati dallo studio e dal
lavoro.
Domenica 26 ha avuto luogo nei locali della chiesa una riunione conclusiva dei giovani con il Pastore Bertalot per elaborare i dati, per controllare le ordinazioni e per trarre le conclusioni della campagna.
Mercoledì 29 i giovani hanno infine
avuto un incontro con il Moderatore
al quale hanno illustrato la campagna, i motivi che l’hanno ispirata e le
conclusioni che ne sono state tratte.
Consideriamo ora, innanzi tutto, i
risultati numerici, non perché abbiano importanza di per se stessi, ma
perché danno un quadro alquanto
chiaro della realtà della comunità.
Su 128 famiglie interpellate, 10 hanno rifiutato la visita, altre 30 per motivi vari (assenza da Roma, salute,
ecc.), non hanno potuto essere visitate. Il numero delle famiglie visitate
si è dunque ridotto a 88. Per quanto
riguarda le vendite, queste sono ammontate a 225 Bibbie e 37 Nuovi Testamenti per un importo totale di
L. 269.900, di cui L. 137.775 sono state
pagate alla Società Biblica.
Il numero delle vendite è stato, come si vede, alquanto basso, soprattutto rispetto a quello di altre esperienze similari effettuate in altre co(continua a pag. 5)
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pag. 4
N. 21 — 26 maggio 1972
Cronaca delle Valli
Considerazioni post - eiettoraii
Incontro ecumenico a Pinerolo
Proposto dal gruppo interconfessionale c& Torre Pellice, ha avuto luogo il giorno di Pentecoste presso i Padri Cappuccini — Il tema dell'incontro era centrato su : « La Bibbia nelle nostre comunità »
Anche per gli incontri ecumenici il
fine ultimo resta quello di rendere
gloria a Dio prima che ricercare ad
ogni costo l'imità dei cristiani. In
questa prospettiva, può succedere
qualcosa anche là ove pochi sono riuniti nel nome del Signore: proprio
perché si crede neH’awénimento dello Spirito che è presente.
Con queste premesse ha avuto inizio rincontro ecumenico svoltosi a Pinerolo e che ha visti riuniti circa 80
persone provenienti dalle due valli e
dalle comunità pinerolesi.
Secondo il programma stabilito vi
sono state due introduzioni di carattere storico sul modo di leggere la
Bibbia nelle nostre comunità, di
G. Tourn e V. Morero, quindi sono seguite tre brevi testimonianze del
gruppo residente di Agape, del gruppo di Perosa e di Pinerolo.
L'iBtervento di 6. Tourn...
G. Tourn, dopo aver fatto notare la
centralità della Bibbia nel Protestantesimo, ha messo in luce come essa
abbia sempre avuto un’importanza
fondamentale sotto il profilo teologico, nel senso di una verifica dogmatica della dottrina e della tradizione
della chiesa. La Bibbia è considerata
come la verifica del pensiero della
chiesa; verifica scritturale delle verità dogmatiche.
Ma nel Protestantesimo la Bibbia è
anche considerata come il libro della
pietà. Mentre nel Cattolicesimo c’è
per il credente la possibilità del confronto con i Santi, per un valdese c’è
invece un chiaro riferimento alle figure dell’Antico Testamento, dai Patriarchi a Mosè ai Profeti. Queste figure
bibliche sono veri e propri interlocutori, non delle figure appartenenti ad
un passato remoto; per un valdese c’è
questo dialogo continuo con l’Antico
'Testamento.
In queste due constatazioni sono
però impliciti due pericoli:
1) una lettura eccessivamente letterale della Bibbia, il che equivale a
cadere nel fondamentalismo, difendendo a priori l’integrità della Bibbia,
quando si procede ad un aggiustamento dei passi biblici per costruire
una verità, una realtà. In questa prospettiva il Protestantesimo dimentica
che la Scrittura non è Dio, non è il
Signore, ma lo strumento con cui Dio
ci parla; la verità non è la Scrittura
ma è nella Scrittura. Non va dimenticato che il Signore parla attraverso
la Scrittura ma è oltre la Scrittura.
2) L’altro grosso pericolo è la lettura della Bibbia come stimolo alla
vita interiore, alla pietà individuale.
Si cercano dei passi che corrispondano alle nostre necessità. È sintomatico che un’inchiesta fatta anni fa fra
ì giovani delle Valli abbia messo in
luce che essi leggevano la Bibbia:
1) per trovare una risposta ai loro
problemi; 2) in vista deH’edificazione,
nel senso di ricercare nella Bibbia i
brani che fanno del bene. Così sì leggono i Salmi e non i Profeti, gli Evangeli e non Paolo; si tratta di rileggere
i passi che piacciono e s’ conoscono,
lasciando da parte ciò che non si conosce.
a quello di V. Morero
V. Morero dice subito che per lui
risulta impossibile presentare le sue
considerazioni senza avere dei punti
di riferimento: l’uno il Concilio Vaticano I, l’altro la situazione che ha fatto seguito al Vaticano IL Mette in rilievo come il Vaticano I si sia preoccupato più della formulazione di una
dottrina che dell’annuncio, abbia posto al centro non la Scrittura ma il
Magistero, e nel 1870 il dogma della
infallibilità del papa. Questa parzialità diventerà ben presto il centro dell’intera problematica. In questo contesto la Bibbia assumerà presto una
funzione mediata, come materia grezza su cui lavorano i teologi; Scrittura
imuimiiumiimtiiiiiiHMiiiHimimimminiiiiiMMiiim
Pomaretto
Ringraziamo caldamente il Pastore Cipriano
Tourn e la signora per aver rispettivamente
celebrato il servizio funebre e presieduto il
culto di Pentecoste al mattino.
Il nostro pensiero di vicinanza alla famiglia
di Rino Riceli perché il Signore le dia molta
fede per affrontare il domani sotto la Sua
guida.
Ricordiamo: il culto al Clot Inverso domenica mattina 28 e la riunione, alla cappella, del
Cmicistoro e dei responsabili, sabato 27 alle
ore 20,30.
nmiiiMiiniiiiifiniiiiiiiiiiiniimiimnimnirtiiininiiniii
ERRATA-CORRrGE
Nella cronaca delle Valli della scorsa settimana siamo incorsi in due sviste tipografiche :
1) l’aumento del MSI alle ultime elezioni è
stato dall’8,7% - 9,2% e non 19,2%; 2) a S.
Giovanni il MSI ha ottenuto al Senato 89 voti
e non 83.
presente come « manufatto », come
opera confezionata che si esprime attraverso le formule catechistiche, nel
diritto ecc., con una chiara preminenza del Magistero sulla Bibbia. La conseguenza è un tipo di predicazione
clericale e moralistica, una illustrazione di tesi preordinate. La Bibbia
è un libro di esempi, non una forza
viva da tradurre in realtà; un invito
alla buona volontà, alla ragione, con
una chiara prevalenza della teologia
naturale su quella biblica, senza una
autentica ricerca di aggancio pratico.
Crisi della predicazione e quindi crisi della fede.
Se c’è oggi un’allergia anticultuale è
proprio perché la Parola è sempre apparsa troppo astratta, disincarnata,
in mano ad un’oligarchia religiosa.
AlTinizio del secolo non sono mancate le reazioni a questo modo di considerare la Scrittura avulsa dalla realtà; si è accentuata la critica contro
la separazione tra la vita reale e la
vita interiore, con un conseguente impoverimento del concetto di salvezza.
Una fede fondata sul diritto subisce
facilmente le influenze delle correnti
di pensiero delTIdealismo e del Romanticismo che risvegliano un senso
religioso fondato sul dualismo platonico tra spirito e materia, fede e politica, senza approdare ad una posizione dialettica.
E questo dualismo è penetrato anche nella Bibbia, in alcune parti, quelle preferite. E si assiste così al predominio delle vite dei Santi sulla
Scrittura.
Oggi ci troviamo' invece, in seguito
al Concilio Vaticano II, in una situazione di oscillazione tra Parola di Dio
come realtà o dottrina, tra rivelazione come atto di Dio o testimonianza
umana, tra la Parola di Dio che fa la
storia oppure come attesa di ciò che
verrà, ecc. La nostra ricerca attuale
è compresa entro questa prospettiva
di oscillazione fra i due poli, in movimento costante, non sempre dialettico.
La Parola di Dio rimane però come
la misura esistenziale dello Spirito
nella vita delle nostre comunità; non
è solo materia grezza.
Il gmiipn Fesidente
di Agape
Il gruppo residente di Agape haprecisato la propria posizione in seno al Protestantesimo italiano, nella
linea della EGEI, riconoscendosi nelle tesi della mozione approvata all’ultimo Congresso a S. Severa; nello
stesso tempo è inserito nella ricerca
generale a livello ecumenico. Gli studi biblici che il gruppo ha regolarmente ogni settimana, vengono fatti nella
consapevolezza di essere inserito nella lotta di classe, quindi lettura critica. del testo, valendosi dei mezzi di ricerca offerti dalla critica biblica. Lo
studio della Scrittura visto in questa
prospettiva determina il loro atteggiamento nell’impegno politico e si
esprime nel rifiuto di ogni idolatria,
nel rifiuto del trionfalismo e dogmatismo del movimento operaio e di certi gruppi di sinistra che predicano un
giudizio universale. La radies cristiana del loro impegno politico li inserisce pienamente nella lotta per l’uomo nuovo, ricercando nella prassi i
mezzi e gli strumenti per questa lotta che è orientata dalTamore del prossimo. Così la preghiera è «n atto rivolto al futuro, è preghiera\non solo
individuale ma della comunità, non
in senso interioristico ma nella prospettiva dell’altro. La lettura biblica è
quindi una scuola di umiltà e di onestà in cui ciascuno è giudicato, criticato, contestato, nella rigidezza delle
proprie posizioni, invitato costantemente ad abbandonare il vecchio per
rivestire il nuovo.
da un riferimento biblico comune e
da una comune volontà di confrontare l’incidenza biblica nella realtà di
ogni giorno.
Gruppi biblici a Piaerolo
Il gruppo di Pineròlo ci ha detto come abbia tentato, attraverso la costituzione di gruppi biblici, il superamento di una lettura individuale della Bibbia, nella prospettiva di un rinnovamento e di una riforma della
chiesa.
Questi studi biblici hanno avuto inizio due anni fa, in seguito ad una riflessione comune sulla confermazione,
cercando di chiarire le possibilità concrete di inserimento nella comimità,
dei neoconfermati. Mentre i corsi di
catechismo continuano come sempre,
durante gli ultimi due anni i catecumeni sono invitati, con la comunità,
ad uno studio comunitario della Pa^
rola. La predicazione verte sui passi
che sono studiati insieme ed offre
quindi un riferimento chiaro allo studio di gruppo; nello stesso tempo la
predicazione viene esaminata, si verifica la sua attualizzazione, cioè il rapporto con la realtà in cui si è inseriti
e permette così la verìfica della comunità invece che la passiva assimilazione di concetti e di idee non sempre
chiari. I gruppi biblici sono sotto la
responsabilità di un laico che provvede alla coordinazione del lavoro.
Per il futuro
Dopo brevi relazioni e testimonianze, che ci è parso utile di riassumere
per sommi capi per quanti interessati
alla cosa non erano presenti, ciascuno ha scelto un gruppo per la discussione dei temi emersi; quindi ci si è
ancora ritrovati tutti insieme per presentare l’orientamento delle discussioni e le eventuali proposte di lavoro
per il futuro.
Si può dire che tutti quanti si era
d’accordo su questi pimti: 1) di affrontare seriamente il testo biblico
nella realtà in cui viviamo in modo
che ci parli direttamente e non sia
parola astratta, vaga, neutra, generale, che dice tutto e niente; 2) di intensificare questi contatti; 3) esaminare insieme dei problemi quali l’informazione (si è detto che soltanto
una reale informazione permette un
confronto concreto con la Bibbia),
l'obiezione di coscienza.
Sarà l’impegno di ciascuno che permetterà la continuazione e l’esistenza
di questi incontri; e, credo, sarà possibile nella misura in cui si riuscirà,
localmente, a portare avanti un lavoro di gruppo su questi temi.
Ermanno Genre
VAL PELLICE
Riprendendo in parte il discorso aperto da
Ermanno Genre nel n. scorso del giornale vorrei mettere in chiaro aleune cose che mi paiono
imnor tanti.
Intanto, tre nolo negative :
1) Si vota troppo le persone e non delle
a linee programmatiche » o delle « idee »;
2) La Democrazia Cristiana, dopo 25 .nnni di regime, aumenta i suoi voti:
3) Vi è una eccessiva dispersione di voti.
Per convincersi del primo fatto non ci vuol
molto, basta considerare come l’elettorato .si
sposti secondo che voti per la camera o per il
senato. Quanti criticano che si parli troppo di
« politica » saranno certo soddisfatti di vedere
che la gente di « politica n non ci capisce ancora gran ehé, altrimenti jìerché votare indifferentemente per un candidato socialista o uno
socialdemocratico o un liberale o uno repubblicano, secondo criteri e scelte del tipo : è un
brav’uomo, una persona onesta, un amico dei
montanari, un bravo medico... eec. Io continuo ad essere convinto che a parte la validità
di certe persone rimane il fatto che militano
in un partito e da questo riceverebbero gli
« ordini » qualora fossero eletti, ed allora è
ovvio che è sui partiti che deve avvenire la
scelta.
La D. C. migliora le sue posizioni soprattutto nei piccoli comuni come Rorà, 'Villar,
Prarostino: temo che nostri agricoltori valdesi
abbiano prese per buone le affermazioni democristiane secondo cui la « santa protettrice dei
contadini » è la Coldiretti che non fa distinzioni di « fede » e tramite i suoi <c profeti »
Botta, Pensa, Stella, procurerà a tutti « pensioni », « sovvenzioni », « contributi » e via
dicendo. Credo inoltre che questa maggior
<c credibilità » acquisita dalla D.C. in campo
valdese, sia in buona parte dovuta anche alla decisione a suo tempo presa dai comuni di
Rorà ed Angrogna di sostenere la candidatura
del democristiano Martina alla presidenza del
Consiglio di Valle.
A fronte di un vasto elettorato che, come
già detto, non è « politicizzato », non si pone
cioè problemi di riforme o di programmi, di
ecologia o di ideologia, ma neppure si chiede
se vi è differenza di intenzioni fra un socialista ed un liberale, stanno gruppi di elettori
troppo politicizzati : sono circa trecento voti
che non verranno rappresentati in alcun modo
in Parlamento, trecento voti di sinistra che
però fanno il gioco della destra. Il radicalismo
di molti giovani, tacciato di solito di estremismo, è giusto e valido quando è impiegato alla elaborazione di ideologie, quando serve di
stimolo alla riflessione, a rinnovare le proprie
idee, ma diventa dannoso quando li spinge a
votare in modo da far crescere il potere della
destra, della democrazia cristiana, di tutte
quelle forze moderate o conservatrici, che si
propongono a parole di combattere.
Per chiudere un dato positivo; Il fascismo
in Valle « non passa ». La « destra nazionale »
ha avuto più o meno i voti ottenuti da missini e monarchici, separati, nel ’68, in alcuni
casi sono diminuiti, a Rorà (erano 3) sono
scomparsi. Non concordo del'tutto con Genre
che, parlando del M.S.I. dice « anche qui
l’elettorato più giovane ha portato il proprio
contributo! ». A Luserna San Giovanni, comune cui si riferisce, la differenza fra voti
fascisti alla camera, 115, ed al senato, 89, è
dovuta più al travaso sulla persona dell’avvocato Crosto che non ad un forte apporto di
giovani, si noterà infatti che alla camera i
voti liberali sono soltanto 758 contro più di
mille al senato. RiecAHtX) Gay
...
Scuola Latina dì Pamaretta; DOPOSCUOLA
Il gruppo di Porosa
Il gruppo di Perosa è sino ad ora
intervenuto soprattutto a livello politico, nella situazione locale, particolarmente nel periodo delle agitazioni
alla Gùtermann. Attualmente il gruppo è impegnato in una ricerca di fede sia a livello individuale sia a livello di gruppo. Si sono avuti diversi incontri con Pomaretto sui problemi
del rinnovamento delle comunità, della rilettura della Bibbia, confrontando anche le rispettive posizioni. Si è
avuta una serata di preghiera, anche
questa spinta da una situazione locale, lo sciopero alla Gùtermann, e di
qui è venuta fuori la necessità di una
ricerca biblica e di un impegno nella
messa. Ci sono state le serate in cui
si è studiato il problema della predestinazione con G. Tourn; il venerdì
santo ad Inverso Pinasca c’è stata la
S. Cena in comune, un confronto biblico sulla passione.
Ma tutte queste attività sono troppo legate ad alcune persone senza che
vi sia un effettivo scambio reciproco
di esperienze, di conoscenze. Il gruppo è tutt’ora alla ricerca di un orientamento chiaro e fattivo, che parta
Nell’anno scolastico 1971-72 abbiamo seguito, nelle ore di doposcuola,
circa 64 alunni, tutti figli di operai o
di contadini ad eccezione di alcuni figli di commercianti e della figlia di
un pastore valdese. Si sono alternati
nelle ore del pomeriggio, dalle 14.30
alle 17.30 escluso il sabato, i professori Amalia Geymet, Claudio Salma,
Elsa Balma, coadiuvati fino a marzo
da Ebe Balma e da marzo in poi dalla ragioniera Alma Ghigo di Ferrerò
e per alcune ore anche dalla signora
Tourn e dalla signorina Gigliola Ribet.
È stato tentato, quest’anno, un esperimento nuovo: tutte le varie attività
pratiche sono state concentrate nel
pomeriggio del martedì e disposte in
modo da dare agli alunni la ^ssibilità di scegliere almeno due dei corsi.
Gli altri pomeriggi, occupati anche
da alcune ore di lezione di educazione fisica e di educazione artistica, sono stati riservati allo svolgimento dei
compiti, alle ricerche, alle interviste,
alle conferenze, alle proiezioni di films
e di diapositive.
Non possiamo dire di aver fatto
grandi cose, ma il nostro scopo è stato quello di stare il più a lungo possibile coi ragazzi, di conoscerli più a
fondo, di interessarci ai loro problemi, di guidarli nello studio e di cercar
di scoprire quali sono i loro interessi.
Data la ristrettezza dei locali, un fornello elettrico, regalato da uno degli
alunni, è stato messo nella biblioteca
che serve anche da cucina, mentre i
maschi hanno trasformato una parte
della cantina in atelier. Fino a dicembre hanno, prima, trasportato il materiale necessario, poi, sotto la guida
di Claudio si sono trasformati in piccoli muratori ed hanno costruito un
muro ed un pavimento utilizzando cubetti di porfido messi a loro disposizione dall’Amministrazione comunale
di Pomaretto. In un secondo temjw
è stato fatto rimpianto elettrico e, finalmente, felici di avere un locale tutto per loro hanno iniziato i due ^rst di falegnameria e di elettrotecmca.
Un gruppetto s’interessa pure di ^roraodellismo ed alcuni volontari si occupano delle piccole riparazioni.
VAL GERMANASCA
L’analisi dei suffragi attribuiti ai vari partiti dagli elettori della vai Germanasca e della
media Val Chisone denota come non ci siano
stati degli spostamenti di grande entità da
una zona all’altra dei vari schieramenti politici. Non si sono verificati, almeno nella nostra
zona, quegli scivolamenti verso le estreme che
molti paventavano alla vigilia delle elezioni.
Infatti l’elettorato ha concentrato i voti nella
già sufficientemente vasta area democratica.
Va anche sottolineata la relativamente scarsa percentuale di schede nulle o bianche mentre molti elettori^ specie socialisti e democristiani, hanno dimostrato una notevole preparazione elettorale segnando molte preferenze
che sono andate ai candidati più conosciuti.
Notevole anche l’affluenza alle urne in tutte
le zone. Nel seggio di Maniglia hanno votato
il 100% degli elettori maschi. Nella vai Germanasca ci sono stati due seggi con poco più
di cinquanta elettori anche a causa della grande emigrazione che si è avuta in queste zone
negB ultimi anni.
La propaganda elettorale è stata nel complesso sommessa e corretta anche se dobbiamo
riconoscere che nessun partito e nessun candidato ha presentato un programma chiaro etl
impegnato soprattutto per quel che riguarda
i molteplici problemi che affliggono la montagna.
Dobbiamo anche denunciare lo scarso civismo di quanti hanno sistematicamente strappato i manifesti che non erano di loro gradimento e di coloro che attaccavano i loro manifesti su quelli degli avversari. Di dubbio
gusto anche l’interessamento di un candidato
che ha fatto distribuire fieno e patate in una
zona particolarmente colpita dalle avverse condizioni atmosferiche dei mesi scorsi. Dobbiamo però riconoscere che gli elettori non hanno
abboccato e che nel segreto della cabina hanno punito il troppo zelante candidato che oltre tutto ha danneggiato anche il proprio partito. R. Genre
Un corso di applicazione tecniche è
stato seguito da ragazzi e ragazze: sono stati dipinti vasi, oggetti in legno,
si è fatta pittura su stoffa, su ceramica, sono stati fatti ricami, lavori a maglia, cartoncini, oggetti vari.
La prof. Geymet ha continuato, con
molto impegno, il corso di tedesco
iniziato lo scorso anno e gli alunni
hanno potuto cantare canti imparati
durante le lezioni in occasione di varie visite di pastori o di gruppi di
studenti o di amici provenienti dalla
Germania. I due gruppi di allievi
iscritti ai corsi di tedesco, seguono il
programma dei corsi linguistici radiofonici della « Deutsche Welle » con i
cui dirigenti siamo in contatto; essi
seguono con interesse il nostro lavoro e sembrano pure intenzionati a
fornirci un po’ di materiale (nastri
magnetofonici).
II corso di flauto, tenuto dalla Signora 'Tourn, è stato un po’ ridotto
quest’anno. Molto apprezzato, invece, e
seguito con interesse dalla quasi totalità degli alunni il corso di cucina
e pasticceria curato pure dalla Signora Tourn.
La prof.sa Balma è a disposizione
degli alunni che si sono iscritti soltanto a uno dei corsi e che desiderano fare degli esercizi di ricupero perché si sentono particolarmente deboli in qualche materia.
Un gruppo di ragazzi e ragazze si
dedica, con passione, al giardinaggio
ed abbiamo cercato di incoraggiarli
molto ad amare ed a curare le piante.
Abbiamo dato molta importanza al
canto specie di inni italiani, francesi
e tedeschi. I nostri ragazzi, della II*
e della I" classe cantano volentieri e
un gruppetto si è recato alcune volte
all’ospedale il giovedì pomeriggio per
il culto. Alla vigilia di Natale sono
stati cantati inni ed ognuno dei ragazzi ha voluto dare agli ammalati un
oggettino confezionato durante le lezioni di applicazioni tecniche.
I nostri alunni si sono dati da fare
in occasione della « Giornata degli
Amici della Scuola Latina »: hanno
fatto opera di colportaggio nella par
( contìnua a pag. 5)
Enorme scandalo sulla stampa quotldiana per « l’efferato delitto », il «. barbaro omicidio », (( l’ingiusta » fine del commissario Calabresi. Per la morte dello studente Serantini (massacrato dalla polizia) non sono state
usate espressioni così drammatiche. Purtroppo ci siamo già abituati; due pesi, due misure,
due morti: uno buono, l’altro cattivo.
L^australiano che ha rovinato a colpi di
martello la « Pietà » di Michelangelo è in mano alla polizia italiana. In base all’articolo 22
dei Patti Lateranensi la polizia italiana può
« prestare servizio » al Vaticano.
Il 13 maggio la polizia è intervenuta senza motivazioni, a Vicenza, contro un folto
gruppo di pacifisti che si apprestavano a dare
inizio a una manifestazione pro-obìezione di
coscienza. Sono stati arrestati due obiettori :
Alberto Trevisan (più volte condannato) e
Adriano Scapin.
L’ex suora sevlziatrice di Grottaferrata
è tornata in libertà dopo l’assurda sentenza di
assoluzione. Ha dichiarato a un settimanale
che continuerà ad occuparsi di bambini : stavolta ciechi e sordomuti. Cosi non ci saranno
testimoni!
^ L^officina meccanica Nuova Fast, del bivio di Cumiana, ha licenziato 40 persone tra
operai ed impiegati. Hi questi, 20 sono già a
casa, mentre per gli altri si aspetta una decisione. Per i licenziati dovrà essere garantito
un salario pari aU’80%, per un periodo di 6
mesi.
Sabato 27 maggio alle ore 21, nel tempio
di S. Giovanni avrà luogo un concerto di ottoni offerto dai trombettieri di Mannheim.
Domenica 28 maggio incontro giovanile
al Castagneto di Villar Pellice con inizio alle
9,30. Tutti i giovani delle Valli sono invitali.
Dopo breve malattia, il Signore ha
chiamato a Sé, nel suo 76« anno di
età
Carlo Alberto Balmas
Lo annunciano: la moglie Juliette
Marauda; la figlia Liliana col marito Darlo Varese ed i suoi diletti nipotini Paolo e Daniele; la nuora Odette
Eynard ved. Balmas; la sorella Susanna Peyrot-Balmas ; le cognate, ì
cognati, i nipoti e parenti tutti.
Lusema S. Giovanni, 17 maggio 1972.
« Vedete di quanto amore ci è
stato largo il Padre, dandoci
di essere chiamati figliuoli di
Dio» (P ep. S. Giov. 3; 1).
La famiglia ringrazia tutti coloro
che hanno dimostrato la loro affettuosa partecipazione al suo dolore.
Un particolare grazie ai medici e al
personale dell’Ospedale Evangelico di
Torino e al Dctt. E. Gardiol.
La famiglia del compianto
Walter Serre
ringrazia sentitamente tutte le persone che hanno preso parte al suo
dolore, particolarmente i medici e il
personale dell’Ospedale di Pomaretto, le varie associazioni, la famiglia
Peyrot-Cianalino.
Pomaretto, 19 maggio 1972.
5
w
26 maggio 1972 — N. 21
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
-Î -ii
I lettori ci scrivono
Diffusione della Scrittura
(segue da pag. 3)
munità, ma questo non è comunque
un dato negativo se si pensa che è la
prima volta che si effettua un simile
lavoro nella nostra comunità, essendo
essa impreparata a questo tipo di discorso; inoltre sono stati fatti alcuni
errori nella preparazione, in quanto
sarebbe soprattutto occorsa una maggiore informazione mediante l’invio di
più circolari per^.qp^. più dettagliata
presentazione dèlia campagna.
Anche il numero dei rifiuti è stato
in fondo alquanto limitato ed è venuto da parte di persone che già si erano allontanate dalla chiesa. Si sono
comunque avute delle reazioni negative da parte di alcuni membri che frequentano più o méno regolarmente.
Alcune famiglie, per altro, pur avendo aderito alla iniziativa, non ne hanno recepito il significato teologico, sovente perché si trincerano dietro una
tradizione ormai cristallizzata ed immodificabile, o perché mossi da uno
scarso interesse.
In generale dobbiamo però constatare che l’iniziativa è stata accolta
con entusiasmo e si sono avute delle
adesioni veramente significative.
Dovendo quindi trarre delle conclusioni riguardo la comunità nel suo insieme, queste non possono essere che
positive. La comunità non è apparsa,
infatti, « morta » come si va dicendo
da tempo, ma « assopita ». Sovente ci
si è chiesti se la scarsa partecipazione alla vita comunitaria fosse un problema di fede o di situazione. Abbiamo potuto constatare che nella maggioranza dei casi è un problema di
situazione. La fede è, cioè, ancora
presente nella comunità, ma non può
manifestarsi per molteplici situazioni
contingenti.
I singoli membri e la comunità nel
suo insieme si sono forse sentiti abbandonati, senza forze e si sono ripiegati su loro stessi. Vi è quindi bisogno di un forte richiamo perché la
comunità ritrovi le proprie forze, riscopra la sua realtà, riprenda il suo
cammino.
.Ma a questo punto si presenta un
problema di mezzi e di rnetodo, il
problema di come si possa ridare vita
alla comunità nel suo insieme. Credia
ininiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiimiimiMiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiMi
^HuanilB sarai lecchìo... |
Doiirimy iiflBB[sn’’l
La vecchiaia è una splendida e ter- |
ribile età dell’uomo: oggi la me.dici- =
na, avventurosamente, garantisce a =
un numero sempre maggiore di per- EE
sone questa esperienza. Se una voi- ^
ta arrivavano a tarda età i pochi che =
avevano resistito a una dura selezio- =
ne, solidi come vecchi alberi che so- e
10 il fulmine della morte abbatteva ^
d’un colpo, oggi arriviamo a centi- =
naia, a migliaia, col peso d’organi- =
smi debilitati, piagati da sofferenze E
d’ogni sorta, accantonati dalla mor- =
te ed emarginati dalla vita. E
E tante volte l’anziano, quando ^
rompe la solitudine, per un bisogno =
prepotente torna con la memoria e E
parla di « quando ero giovane »: era e
11 tempo delle iniziative, delle deci- =
sioni. Era la libertà. Ora, invece, E
sembra che per contrasto tutto sia =
schiavitù: malattie, infermità, ri- e
strettezze economiche, bisogno degli e
altri per mille cose,..., la vita dell’an- =
ziano si profila come una non-liber- =
tà. Ed è dura esperienza. S
Una volta l’apostolo Pietro, che ^
era stato perdonato perfino del suo =
tradimento, si sentì preannunziare E
proprio da Gesù questa parabola E
dell’esistenza: « ...quand’eri più gio- E
vane, ti cingevi da te e andavi dove e
volevi; ma quando sarai vecchio, =
iStenderai le tue mani, e un altro ti E
cingerà e ti condurrà dove non vor- E
resti» (Giov. 21: 18). Pietro — un e
carattere volitivo, passionale, dal fi- =
sico temprato dal lavoro all’aria |
aperta — non era proprio il tipo che =
ci voleva per una esperienza del ge- |
nere, più di altri egli ne avrebbe sdf- =
ferto. Eppure, nessun documento, E
nulla ci dice che Pietro si perdesse =
di coraggio, rifiutasse questa parte E
della vita che chiamiamo vecchiaia. =
Egli ebbe in sé un dono, una gra- §
zia: la fede in Cristo, nella vita. Que- =
sta partecipazione di Cristo alla vi- E
ta di ognuno ci aiuta a vedere Pesi- E
stenza, tutte le età dell’esistenza, in e
sempre nuove e diverse « libertà » =
che escono vittoriose dal confronto ^
con le relative schiavitù. Ed è que- =
sta « la » libertà dei figli di Dio che e
nell’avvicendarsi delle esperienze =
sanno che non muta l’amore di Cri- E
sto, ch’è per il suo perdono che si E
vive ancora, siamo liberi d’una li- =
bertà che più profonda e salda si fa =
proprio quando il nostro corpo lo E
sentiamo come un carcere, un dolo- E
re di vivere. Da vecchi, è vero, an- E
diamo dove non vorremmo, in situa- =
zioni non immaginate né sperate; §
ma è là dove e come ci troviamo che =
si incontra Cristo e si rinnova il dia- §
logo: « Mi ami tu? ». Beato l’uomo e
che, pur trovandosi come non vole- e
va, saprà rispondere: « Signore tu =
conosci ogni cosa, tu sai che io ti =
amo ». E
Luigi Santini =
mo che sia necessario cercare nuovi
tipi di attività che raggiungano ed impegnino anche coloro che per motivi
contingenti non possono partecipare
alle attività tradizionali della comunità. E su questa linea conta ora muoversi l’Unione Giovanile come continuazione della campagna biblica, in
quanto questa campagna non può rimanere fine a se stessa, ma ha bisogno di un seguito se si vuole che por
Vacanze al mare
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Al termine della campagna i giovani romani
hanno un incontro con il Moderatore Giampiccoli al quale presentano scopi e risultati
ti quei frutti che sono stati sperati.
L’Unione continuerà quindi ad avere
contatti con i singoli membri. Ogni
giovane rimarrà in comunicazione con
le persone che ha visitato^ Questo permetterà non solo di seguire i risultati
più immediati della campagna, cioè i
frutti che porterà questa diffusione
della Bibbia in un ambiente non evangelico, ma anche e soprattutto al rafforzarsi dei legami tra il singolo membro di chiesa e la comunità tutta.
Speriamo anche di poter organizzare in seguito delle riunioni quartierali che permettano dei co.ntatti più
stretti fra i membri di chiesa, sppiattutto tra coloro che non possùnò partecipare intensamente alla vita della
comunità.
Un problema immediato è stato
quello della utilizzazione del ricavato
della campagna. Abbiamo quindi già
effettuato, un’offèrta di L. 30.000 alla
Società Biblica per la Cecoslovacchia
ed un’altra consimile alla Biblioteca
della Facoltà di Teologia. Il rimanente verrà utilizzato qualora si presenteranno casi di necessità, per venire
incontro a situazioni di bisogno. In
questo senso i giovani si impegnano
ad effettuare visite a persone bisognose, sia nell’ambito della comunità che
fuori dì èsSà.
Siamo per , altro convinti che il nostro lavoro dovrà trovare il proprio
fondamento sulla Parola di Dio e
quindi la nostra attività deve gravitare intorno ad essa. La prima iniziativa in tal senso è stata la campagna
biblica che ha cercato di portare la
Bibbia al centro della vita della comunità e di suscitare nuovamente in
ognuno la responsabilità di annunziatore del Regno.
Ora ci prefiggiamo, sempre su questa linea, oltre a quanto detto sopra,
degli studi della Parola e della realtà
che ci circonda vista alla luce della
Bibbia; e speriamo di poter spostare
l’attività di diffusione della Scrittura
al di fuori della comunità, con la collaborazione di questa perché non vogliamo fare una distinzione tra giovani ed anziani, in quanto la comunità
è una realtà nel suo complesso che si
deve muovere unitariamente.
Le nostre speranze, a questo proposito, sono quindi che la comunità riscopra ' veramente la sua missione di
annunziatrice del Regno e che ogni
singolo membro comprenda che non
può delegare ad altri le proprie responsabilità di credente e che deve
egli stesso esercitare quel ministerio
al quale siamo stati tutti chiamati.
I giovani e gli accompagnatori che
hanno partecipato alla campagna biblica: Valdo Bertalot - Luciano Bertcilot - Erminia Marano - Clara Paraci - Laura Gessner - Loredana lacobim - Marco Scuderi - Daniela Zazza Carlo Vicari - Giovanni Scuderi - Pie
ro Ciriacono - Giovanni Villa - Luigi
Miozza - Costantino Vitaletti - Vittorio Ceteroni - Gabriella Titta - Mario
Bianconi.
I iiiiiiiiiiiiiiiti'iiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiimiiiiiiiiiiiuiiniiiiMii
PERSONALIA
Alla Casa Valdese di Vallecrosia la piccola
Claudia Nisbet ha visto con gioia arrivare la
sorellina, Elena. I nostri cordiali rallegramenti a tutta la famiglia Nisbet, con l’augurio più
vivo.
Lea Nicolet Santini annuncia da Vancouver
la nascita di Juliette Claire. L nostri fraterni
rallegramenti, anehe ai nonni, il pastore Santini e la Signora.
A Torino si sono sposati Sergio Catania e
Carla Ribet. Auguriamo loro una vita felice
insieme.
LE CONFERENZE
DISTRETTUALI
Ecco dove e quando sono convocate
le sei Conferenze Distrettuali ordinarie
che dovranno esamitiàrè la vita delle
chiese a livello di distrétto e dibattere
alcune questioni generali: gli evangelici
italiani negli anni ’70 (Il e III Distretto), i rapporti Stato-Chiesà, la Concordia luterano-riformata, la Comunità
evangelica di azione apostolica (ogni
Conferenza dovrebbe designare uno o
più responsabili distrétMali, in áñálogia con la Commissione missionaria già
da due anni designatà,dalla Conferenza
del I Distretto), la delimitazione delle
diaspore, in vista della nuova regol.amentazione sinodale; pitre, naturalmente, alle questioni particolàri che riguardano questo o quel Distretto: per il I,
ad esempio, il CantO; Sacro, la Pro Valli, l’indagine sociologica, sullà situazione delle Valli Valdesi ècc.
I DISTRETTO: Botrbio PeUice, 28-29
giugno;
II DISTRETTO: VdUecrosia, 17-18 giugno;
III DISTRETTO: Felónica, 17-18 giu
gno;
IV DISTRETTO: Roma, Via IV No
vembre, 24-25 giugno
V DISTRETTO: Cerìgnola, 17-18 giugno;
VI DISTRETTO: Vittoria, 1-3 giugno.
iiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiimmimMiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiii
iScuola Latina di Pornaretto
Il Doposcuola
(segue da pag. 4)
rocchia, si sono interessati alle missioni e danno la loro collaborazione al
pastore in varie attività.
Il giornalino « Il Montanaro », purtroppo, è ancora da'completare... per
mancanza di tempo e^, speriamo possa
presto essere ciclost^tol ,,
Il pastore Bertin fàtfo ai ragazzi una conferenza su Israele, illustrata dà diapositive; il dottor Gardiol ha
parlato del fumo e xlella droga. Questi due ultimi argomenti hanno interessato molto i maschi che hanno
bombardato di domande l’oratore.
I professori Vinay e Corsani hanno
intrattenuto i ragazzi sul lavoro compiuto alla Facoltà di ITéologia di Roma e molto gradita è stàtà la conversazione sulla Bibbia dei due fratelli
Bertalot di Roma. I ragazzi si sono
pure interessati molto del lavoro
compiuto da due missionari, provenienti da Tahiti che hemno proiettato
delle belle diapositiyé èd esposto i vari problemi riguardanti la popolazione di quella località. La visita del pastore Stollreiter di; Berlino, che ha
parlato delle scuòle di quella città,
ha dato l’avvio ad uno scambio di
corrispondenza tra gli alunni delle
scuole evangeliche di Berlino e quelli
della Scuola Latina. La gioia di poter
scrivere qualcosa in: tedesco e di ricevere delle lettere scritte in francese
rende felici i nostri studenti.
II signor 'Alessandro Ribet, oltre ad
un film su Berlino e ad alcuni films
di carattere scientifico, ha presentato,
alla vigilia del 17 fabbraio, un film
sul « glorioso ritnp^frio ». Nella seconda classe uno' studente aveva, in
precedenza, illustrato ai compagni, alcuni dei quali cattolici, questo periodo della storia valdese che abbiamo
cercato di inserire nel nostro programma di storia.
Gradite le visite di vari gruppi di
studenti svizzeri e tedeschi, del membro della Tavola pastore Gino Conte
che si è intrattenuto coi vari gruppi
di lavoro del doposcuola, del presidente del Comitato Vallone che è stato commosso dalla cordiale accoglienza degli alunni e che si è detto veramente lieto di poter vedere e conoscere quella Scuola Latina di cui tanto aveva sentito parlare e con cui cercherà di mantenére dei legami sempre più stretti, del presidente del Comitato del Collegio, dott. Ribet, che
ha parlato dell’Istruzione alle Valli.
In quell’occasione abbiamo pensato
di riunire un’assemblea di genitori ed
alunni che hanno seguito, con molto
interesse, le parole del nostro presidente. In seguito c’^è stato un incontro fra genitori ed insegnanti e ci è
parso che il doposcuola, impostàto in
questo modo, sia stato apprezzato da
quasi tutti i genitori.
Abbiamo fiducia che questo diretto
contatto fra gli insegnanti e gli alum
ni non potrà che dare dei risultati
soddisfacenti, ánche perché siamo
confortati nellà nostra azione dal consenso della maggioranza dei genitori.
L'équipe della Scuola Latina
Convitto Maschile
Valdese
10066 TORRE PELLICE (To)
Dal 25 giugno al 31 agosto vacanze organizzate per ragazzi dai
7 ai 14 anni.
Piscina coperta
Periodo minimo di soggiorno;
venti giorni.
Per informazioni telefonare allo
(0121) 91230 o scrivere.
Una predicazione
poiitica
Un lettore, da Roma:
Caro direttore.
Ritengo non solo legittimo, ma doveroso, manifestare fa sorpresa — condita di
sdegno — ed il più netto dissenso per l’articolo a firma di Renzo Turinetto apparso
sul n. 16 di « Eco-Lùce ».
A prescindere dal fatto — per lo meno
strano! — che il . Turinetto si è avvalso
dell’occasione offertagli di « predicare » in
una chiesa valdese (Inverso Pinasca) per
propinare il suo bravo comizietto elettorale (mentre a Roma, Torino e altrove gli
« organi responsabili » delle nostre chiese
hanno rifiutato l’uso del tempio al pastore
Wurmbrand che desiderava tenervi un culto con conferenza sul tema delle sofferenze inaudite inflitte ai credenti nei Paesi
dell’Est europeo, e ciò unicamente a motivo della loro autentica e perciò irriducibile fede nell’Evangelo di Gesù Cristo)
appare evidente, dalla lettura del « sermone » di T. che egli ha, volutamente o no,
travisato e distorto il senso del testo biblico (Giosuè cap. 24) da farne un semplice
« pretesto » sul quale fondare la sua tesi
politica.
Ho ascoltato, alcuni mesi or sono, il
sermone di un altro predicatore (per l’esattezza si tratta del past. Giorgio Bouchard)
sullo stesso testo. Anche B. faceva un « parallello » — forse un tantino stiracchiatp
— tra la condizioiie del popolo d’Israele
al tempo di Giosuè,''anche lui citava gli
Amorei (...e la cultura amorèa) ma, guarda caso, egli « identificava » questi ultimi
con i... pagani di oggi, cioè i marxisti con
i quaU — sempre secondo Bouchard —• i
cristiani non dovevano affatto « contbattere », pur respingendone ovviamente gli
idoli che tutti conosciamo. Viceversa, il
T. inventa un altro « parallello », del tutto diverso, anzi opposto a quello indicato
da Boiichard, e capovolgendo disinvoltamente la situazione dice: Gli Amorei sono
— OGGI — coloro che propongono « la
stabilità nell’ordine, ,.ùn normale benessere... un po’ di serenità, la certezza del lavoro... una vita familiare sana, giusti svaghi, vacanze sacrosante-.. »! Tutto questo,
proclama T„ è orribile, perché è « antisto.
rico e antihiblico »! ! Bisogna invece gettarsi a capofitto nella mischia politica, seguendo le vie dell’estremismo rivoluzionario (forse quello di tipo feltrinelliano? ! )
per essere in linea con la Bibbia (letta e
commentata in chiave turinettiana).
Ora io sono d’accordo che — sid piano
evangelico — i « mali degli Amorei »,
gl’idoli elencati dal Turinetto non sono e
non possono .essere, per i veri Cristiani, il
fine supremo della loro fede e della loro
esistenza. Ma sono e restano dei fini buoni
e leciti, se SUBORDINATI al fine primario che è quello di amare e servire il Signore e, in Lui, il nostro prossimo.
Tutto ciò è la riprova che, quando si
vuole asservire la Scrittura ad una determinata visióne politica — sia essa miopemente retriva e conservatrice oppure ispirata ad un’astiosa contestazione e ad una
perentoria intransigenza polemica che portano fatalmente ad una vocazione estremistica e rivoluzionaria — si incorre nello
stesso fondamentale errore dei Farisei —
i primi — e degli Zeloti -— i secondi -— i
quali ultimi seguivano Gesù solo perché
credevano e speravano che Egli fosse venuto sulla Terra per instaurare il suo Regno con la violenza, come qualunque altro
c( re di questo mondo » e quando si accorsero che era vero il contrario... lo fecero
crocifiggere!
Con fraterni saluti, mi creda Suo
Aldo Long
Un lettore, da Milano:
Caro direttore.
Vorrei fare una breve considerazione
(spero non diseducativa) a proposito della
predicazione del fratello Turinetto apparsa sul numero 16 del giornale sotto il
titolo : « 'Tra paura e nostalgia la libertà
delle scelte ».
Sperare, operare (anche votare), perché
« i cancelli delle fabbriche restino aperti »
significa adeguarsi ai « nuovi dei » oppure ha un più preciso riferimento con il
« nostro pane quotidiano »?
Si fa presto a fare un bel mazzo di :
« giusti svaghi, vacanze sacrosante, la casa fuori città e cosi via » e « certezza del
lavoro», dire che sono «nuovi dei» poi
proporre di avventurarci in quale deserto
non ho ben capito. Quando i disoccupati
aumentano, come, sta succedendo, mi pare
che sia giusto dire che « la certezza del
lavoro » ha un po’ più di peso rispetto agli
altri « nuovi dei » che caratterizzano purtròppo il tempo in cui viviamo.
Con viva fraterna cordialità
Ernesto Incerti
V'Eco-Luce" mi ha passato queste due
lettere chiedendomi se volevo rispondere.
Avrei prejerito di no, per non alimentare
inutili polemiche, ma il rifiuto poteva sembrare un atto di superbia. Rispondo quindi in breve, sperando di non apparire un
presuntuoso per la ragione opposta. Al
signor Long direi:
1) Che un testo biblico rischia di diventare un pretesto per le proprie idee, è
un pericolo per chiunque, anche se non
predica. Tuttavia non credo di aver tenuto
il mio "bravo comizietto elettorale". Di
Giosuè 24 ho tentato una lettura politica
attuale, come oggi accade almeno-in alcune
chiese in tutto il ntondo. Non mi sembra
affatto “strasse" aver parlato di politica in
una chiesa. Non vedo perché dovremmo
continuare a parlarne soltanto fuori, o non
parlarne né dentro né fuori, come se il
problema non esiste, quando invece esiste. Tùtt'al più e grave che la predicatiqne
sia sempre un monologo e non si- confronti
con le idee di chi sta a sentirla. Secondo,
me la comunità dovrebbe invece eserdióre
un controllo ySulla predicazione, come facevano i fratelli di Berea (Atti 17:
Quando predicai questo sermone a Inverso
Pinasca, la prima cosa che dissi atía chiesa fu appunto quella.
2) Quanto può aver detto Giorgio Bouchard (o chiunque altro) sullo stesso testo,
mi getta in grande confusione, perché io
non ho neppure un grammo della loro preparazione culturale e teologica. Tuttavia
non vedo perché avrei dovuto per forza
dire le stesse cose o per forza cose diverse.
3) Sul rifiuto di alcune chiese ad accogliere Richard Wurmbrand non ho nulla da rispondere: sono esse o gli organi
responsabili a decidere, così come possono
continuare liberamente a decidere se utilizzare determinate persone per la predicazione o per altri ministeri, e gli interessati a decidere se acoetiinte o meno.
, 4) Certo gli Zeloti sbagliarono a rite
nere che Gesù "fosse venuto per instaurare
il suo regno con la violenza"; ma mi pare
biblicamente infondato che siano stati loro a farlo crocifiggere.
Quanto al fratello Incerti, per prima
cosa lo ringrazio molto per il suo tono pacato e senza livore.
Io non desidero per nulla che le fabbriche chiudano i cancelli, né che i disoccupati aumentino. Tra l’altro io dipendo
dalla certezza del lavoro e dal. cancello
aperto di fabbriche o uscio di ufficio elle
sia. Ma, cancdli aperti e certezza, del. Javoro
non devono determinare la nostra esistenza
facendoci accettare qualsiasi situazione,
purché i cancelli restino aperti eonautt^e
e in ogni caso. Questo è mvefk npBa paura e nel ricatto; non è la via ptù coerente,
ma quella meno esposta e più- facile (anche se pòco piacevole). "Il deserto" che.
il signor Incerti dice di non aver ben capito, secondo me è l’integrità e la fedeltà
di cui parla Giosuè ,24: due termini che
possono condurci sugli avamposti di frontiera della testimonianza, sapendo donde
si è partiti ma non dove si arriva. Sta a
noi scegliere se questo è avventurismo oppure fede e obbedienza.
Infine una nota personale. La predicazione tenuta ad Inverso Pinasca non è, come le altre, solo farina del mio sacco, ma
anche il risultato di letture, conversazioni, predicazioni ascoltate (e, se vogliamo,
plagiate). Non è più nemmeno una gran
novità, ma un’aria che ormai si respira.
Perciò ritengo che essa sia attaccabile anche da sinistra.
Renzo Turinetto
Aggiungo, come uno dei responsabili
della nostra chiesa torinese, che è falsante
dire che a Torino è stato negato il tempio
a R. Wurmbrand. Il Concistoro Valdese di
Torino lo scorso autunno ha discusso la richiesta del tempio per la conferenza-culto
in questione; essendo a conoscenza del carattere discutibile di tale manifestazione,
ha semplicemente proposto che fosse appunto discutibile e ha offerto l’uso del salone, per una conferenza (è giusto ascoltare
la testimonianza di qualunque fratello) seguita da dibattito; si aveva infatti l’impressione che il quadro "cultuale" tendesse ad
evitare il dibattito (la forma della riunione tenutasi poi in un teatro cattolico cittadino l’ha confermata), e non pareva giusto.
Questa offerta era stata declinata.
Inoltre, come evangelico e come pastore
torinese, che con la comunità di Via Nomaglio ha più di una volta apprezzato Ut
predicazione biblica di Renzo T urinetto, e
come direttore del settimanale (non abbiamo dimenticato una serie di sue meditazioni bibliche) tengo a dichiarare: 1) ritengo personalmente discutibile quel sermone “politico", non perché affrontava un
tema politico, ma perché a mio avviso conteneva talune forzature del testo biblico e,
d’altro canto, imboccata la via delVattualizzazione, non era sufficientemente esplicito:
2) detto questo — un parere, non un giudizio — mi pare che la via sia proprio quella indicata sopra da R. Turinetto: pacatamente — o anche vivacemente ma' seriza
squalifiche — discutere fra fratelli le idee
con le idee (la verità ha una sua forza, ci
ricorda T. Vinay a pag. 1). È assai più
interessante, e più utile: le idee fanno riflettere, e per quanto faticosa è edificante
una riflessione critica, magari condita di
sàpi^ ironia, da cui sia però esente ogni
ombra di scherno, perché l’ironia può essere fraterna, lo scherno no.
Gino Conte
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6
pag. 6
N. 21 — 26 maggio 1972
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Due assassini
Ci sentiamo molto vicini al terribile
dolore della giovane vedova del commissario di polizia Luigi Calabresi, assassinato nei giorni scorsi da ignoti,
(almeno fino al momento in cui scriviamo queste note), e deploriamo vivamente questo atto barbaro, sia esso la
vendetta di una « vittima », o sia il gesto di un esaltato; sia un’omicidio « politico » o sia un grave atto provocatorio inscenato da chi ha l’interesse ad
aumentare il clima di tensione per provocare il « casus belli » del governo
forte.
In occasione di questo insano gesto,
10 stesso ministro degli interni Rumor
ha ritenuto di rivolgersi alla nazione
per televisione con un duro discorso in
cui ha parlato di « attentato allo Stato
democratico » e nello stesso tempo ha
colto l’occasione per fare della vittima
11 ritratto di un esemplare esecutore
del proprio dovere.
Su questo punto non ci è proprio
possibile consentire, perché troppi sono i punti oscuri (ammessi anche dalla
stampa borghese) che punteggiano la
carriera di questo funzionario. Non
possiamo infatti dimenticare l’ostinazione e la perseveranza con cui batté a
senso unico le piste anarchiche in occasione, prima delle bombe deH’aprile
’69 della Fiera di Milano (in cui gli
anarchici imputati vennero assolti per
non aver commesso il fatto), e poi, a
seguito delle bombe della strage di Milano, mentre i fatti, sempre più evidenti, sempre più schiaccianti, rendono
via via più evanescenti le responsabilità anarchiche e sempre più corpose
quelle fasciste. Infine, il caso Pinelli,
che precipita dalla finestra deH’uffìcio
del commissario. Dopo questo fatto,
non solo la vedova Pinelli denunciò Calabresi (nel frattempo promosso commissario capo) per omicidio volontario,
ma lo stesso procuratore generale Bianchi d’Espinosa emise un avviso di reato, sempre a suo carico, per omicidio
colposo del Pinelli.
Un altro assassinio è stato commesso nei giorni scorsi, e questa volta nei
riguardi di Franco Serdntini, un giovane anarchico, figlio di nessuno, ospite di orfanotrofi e di « case di rieducazione », perforatore IBM e donatore di
sangue. I fatti sono noti: in occasione
di un comizio del MSI tenutosi a Pisa
egli aderì ad una manifestazione antifascista. Viene fatto un blocco sul lungarno: i poliziotti intervengono in massa per scioglierlo. I giovani si disperdono, ma Serantini si ferma e grida ai
poliziotti: « fascisti ». In otto si scagliano su di lui e lo massacrano a manganellate. Anziché venir ricoverato in
infermeria, viene gettato in carcere dove, malgrado gli interrogatori del sostituto procuratore al quale si presenta sostenuto da due carcerieri e la sua
denuncia di atroci dolori, viene rispedito in cella di isolamento (con ima
borsa di ghiaccio) dove morirà due
giorni dopo. La successiva autopsia ri
La crisi
dello giustizia
L’amministrazione della giustizia nella città di Torino è prossima alla paralisi. Queste sono le conclusioni del consigliere istruttore Carassi, esposte in
occasione di una conferenza stampa.
Egli ha dichiarato che aH’eccezionale
aumento dei procedimenti pendenti non
ha corrisposto un adeguamento dell’organico, sia dei magistrati che del personale ausiliario, che è rimasto pressoché invariato. Un esempio; nel 1962,
cinque magistrati e sei cancellieri per
novantanove istruttorie formali; nel
1969, dodici magistrati e sette cancellieri per 2313 procedimenti.
Solo l’impegno di giovani magistrati che sopperiscono col proprio lavoro
materiale alla mancanza di personale
ha impedito la totale paralisi dell’ufficio.
I giudici istruttori del tribunale di
Torino, con questa conferenza stampa
che è la prima che sia stata convocata,
hanno inteso denunciare questa situazione essenzialmente nelTinteresse dei
cittadini, i quali sono i primi (e gli
unici) a soffrire, specie in quei procedimenti con imputati (magari innocenti) detenuti o in quei procedimenti che
già ora richiedono tempi lunghi (come
gli infortuni sul lavoro).
velerà due fratture del cranio e gravissime ecchimosi in ogni parte del OTrpo.
Nell’imperversare dei numerosi processi per direttissima contro « reati di
opinione » (opinioni discutibili e a volte anche aberranti, ma opinioni) avremrno assai apprezzato delle pronte ed
accurate indagini (pari ad esempio a
quelle volte a far luce sul caso Calabresi), per chiarire e punire prontamente
le gravissime responsabilità di^ organi
statali, responsabilità tanto più gravi
in quanto provenienti da quell’apparato che dovrebbe tutelare i cittadini dal
crimine e dalla violenza.
L’attentato
Il recente attentato al candidato presidenziale statunitense George Wallace
cì ripropone il problema della violenza
« politica » negli Stati uniti, a proposito della quale il quotidiano newyorchese Daily News ha intitolato un suo
articolo: « Il nostro violento primato ».
In effetti, questo attentato non è che
l’ultimo anello di una ormai lunga catena iniziatasi più di un secolo fa.
quando il presidente A. Lincoln venne
colpito a morte da un esaltato secessionista nel Ford Theater di Washington nel 18’64. Dopo, toccò al presidente
Garfield, colpito da un disoccupato nel
1881. Vent’anni dopo, nel 1901, fu la
volta del presidente Me Kinley, ucciso
da un anarchico di origine polacca.
Più fortunato, T. Roosevelt, venne soltanto ferito, nel 1912, ad opera di uno
sconosciuto. Anche F. D. Roosevelt sfuggì ad un attentato nel 1932: il proiettile
a lui destinato, sparato da un oriundo
italiano, colpì invece, uccidendolo, il
sindaco di Chicago. Nel settembre 1935
toccò ad un senatore della Louisiana,
P. Loug, che morì due giorni dopo. Anche il presidente Truman, nel 1950, fu
oggetto di un attentato da parte di due
portoricani, ma ne uscì indenne.
Andando avanti nel tempo, l’elenco si
infittisce. A Dallas, nel 1963, J. F. Kennedy viene abbattuto a fucilate; nel
1965, ad Harlem, viene ucciso il capo
dei mussulmani neri, Malcom X, mentre nel 1968 tocca a M. L. King, il leader
della nonviolenza. Infine, sempre nel
1968, il giordano Shiran Shiran uccide
a Los Angeles Robert Kennedy.
Questi i fatti più « clamorosi » e che
hanno fatto,maggior notizia; ma accanto ad essi non possiamo dimenticare il linciaggio degli antirazzisti del
CORE, l’uccisione degli studenti pacifisti della Kent university o di quelli neri
dell’Università di Orangeburg mentre
manifestavano contro la discriminazione razziale, o ancora l’uccisione di
George Jackson in carcere durante uno
stranissimo tentativo di evasione, e tanti, tanti altri ancora.
Chi sia G. Wallace è forse inutile ricordare, dato che i vari giornali ne hanno già fornito numerosi ritratti, ritratti che, più o meno, hanno in genere
puntato sull’aspetto razzista della sua
campagna e delle sue recenti e passate
lotte politiche. Certo, egli è uno dei rappresentanti dei vecchi « colletti rossi »
del Sud e dei seguaci di certe sette
estremistiche e reazionarie. Sarebbe
però altrettanto ingiusto accollare solo
a lui (e a qualche altro uomo politico o
candidato) delle colpe che sono invece
imputabili all’élite al potere negli Stati Uniti. Rimanendo infatti nel campo del razzismo, non possiamo non ricordare che sono passati sedici anni
dalla sentenza della Corte suprema che
annullava la segregazione nelle scuole,
mentre tale segregazione sussiste tuttora.
Il maggior consenso riscosso recentemente da Wallace è essenzialmente
dpvuto al suo populismo demagogico
(noi diremmo: al suo qualunquismo)
che tanta presa fa sull’uditorio più
sprovveduto ed, emotivo. Alcune sue
frasi sono caratteristiche: oltre « mettere a posto i negri », egli (ed ora la
moglie al posto suo) parla dì invitare
la polizia « a porre fine a tutti i disordini nel modo che sa... » oppure di diffidare i pacifisti a non sdraiarsi (secondo le tecniche della nonviolenza) davanti alla sua macchina, perché essa
« sarebbe stata l'ultima automobile »
sotto la quale avrebbero potuto coricarsi. Altra sua frase di grosso successo,
l’affermazione di essere un modesto figlio di contadini che « farà ballare il
ballo di S. Vito ai burocrati e agli
snob ».
Come commenta un quotidiano, i
suoi discorsi elettorali sono impostati
sul troppo « semplice » problema di
darle o di prenderle, di aver fegato o di
non averlo...
Qualcuno, con un gesto deprecabile
sotto tutti i punti di vista, lo ha preso
alla lettera.
Roberto Peyrot
Il bandito ecologico
Che non tutti i ladri siano assicurati
alla giustìzia, cioè stiano al fresco, è
ben noto; ma anche questo fenomeno,
come tanti altri,’sta assumendo proporzioni macroscopiche. Nel n. 20 de
« L’Espresso » Maria Adele Teodori dedica un servizio a « La criminalità 1972:
una normale professione o una malattia sociale? ». Essa nota giustamente
che mentre una parte della criminalità
cade sotto le sanzioni della legge (e,
in molti campi, essa non è superiore
ma inferiore al passato, e inferiore in
Italia rispetto ad altre nazioni), vi sono
ampi settori della delinquenza che le
eludono: si pensi soliamo ai colossali,
abietti profitti dello sfruiiamento sistematico della prostituzione: « Si calcola
che esista un milione di passeggiatrici
in Italia, con un giro.d affari di tremila
miliardi. Il marciapiede frutta mezzo
miliardo a sera a Milano. 60 milioni a
Genova, 200 a Tonno, un fatturato imponente. Cosa sono gli ottanta milioni
di una rapina in una banca milanese, in
confronto alle centinaia di milioni sfruttati dai protettori alle ragazze di vita?
I grandi “pappa” e "magnaccia" sono
un numero enorme. Freddi analizzatori
del reddito, trafficanti d’alto bordo che
non cadono mai nelle reti della giustizia; ci restano invece impigliati-i piccoli pesci... ».
E tutti i reati dei "colletti bianchi”:
evasioni fiscali, esportazione di valuta,
etc.? Infine, il bandito ecologico: « Vediamo le colpe delVinquinatore. Danni
globali all’agricoltura, 13 miliardi l’anno; danni annuali alla salute umana,
100 miliardi; danni provocati al patrimonio naturale, 95 miliardi. Il 73% delle coste italiane sono inquinate, al Mediterraneo si danno appena 90 anni di
vita, poi sarà un mare morto; morti
sono ormai la maggior parte dei nostri
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiii
UNA GUERRA
INFAME
E SPIETATA
...è quella che
gli americani continuano a fare nel
Vietnam. Le seguenti testimonianze oculari di Claude Julien, inviato speciale di « Le Monde »
(v. n. del 20 c.), sono eloquenti al riguardo.
«Una volta di più l’aviazione americana, la mattina di giovedì 18 c., ha
dimostrato la precisione dei propri
tiri. Durante il primo allarme, mi trovavo in un piccolo villaggio dove i responsabili della cooperativa mi spiegavano i loro sforzi per aumentare la
produzione del riso, per meccanizzare
i grandi lavori, per impiantare e diffondere i sistemi d’irrigazione mediante le pompe, ecc. Il presidente della
cooperativa ha 35 anni. Nel 1954, mi
dice, egli era analfabeta. Si mise a
frequentare un corso serale, ed ora
egli è perfettamente capace d’organizzare il lavoro d’un migliaio di contadini che dispongono di 207 ettari di
terre coltivabili. Oggi una trentina di
figli del villaggio sono diplomati dell’università, ed altri venti seguono i
loro studi superiori dispersi, coi loro
professori, nelle campagne.
Quando il gong suonò l’allarme, il
presidente mi fece discendere seco nel
rifugio. Questa volta, gli aerei ci risparmiarono. Ma troppe altre volte
ho visto villaggi analoghi colpiti dalle
bombe, per non esser convinto della
assurdità di questo accanimento dell’aviazione americana contro un paese
che non soltanto fa la guerra, ma anche (e forse soprattutto) migliora le
condizioni di vita, di educazione, di
salute di tutto un popolo segnato dalle stigmate della povertà e della miseria.
Il secondo allarme è suonato poco
dopo il mio ritorno ad Hanoi, e questa volta gli aerei non si sono accontentati di volare al disopra delle nostre teste. Le pareti di cemento del
rifugio erano violentemente scosse
dalle vibrazioni. Ho chiesto all’inviato speciale del “New York Times” se
egli considerava quelle bombe come
delle semplici bombe, o come delle
bombe americane. Egli mi ha risposto parlandomi del villaggio raso al
suolo che aveva visitato, degli orrori
raccontatigli dai testimoni, in quei casi in cui qualche testimonio era riuscito a sopravvivere. A giudicare dalle
sue reazioni, sembra evidente che per
molti americani, persino per quelli
meglio informati, questa guerra resta
una specie d’astrazione. Occorrerebbe
forse trasportarli tutti qui, affinché
comprendano di che cosa si tratta?...
La precisione del tiro degli aerei
americani pone un problema che non
è possibile eludere. Giovedì mattina,
ad Hanoi, essi hanno perfettamente
centrato i loro bersagli e si può presumere, senza rischio d’errore, che lo
stesso accada in tutte le zone bombardate. (...) I giornalisti hanno potuto apprezzare l’efficacia dei tiri perfettamente precisi, omaggio alla tecnologia più avanzata. Ma allora, perché
un ospedale di Hanoi è stato colpito
la settimana scorsa? Perché le bombe
hanno distrutto l’ospedale di ThanhHoa? E perché Ve scuole di certi villaggi? E del lebbrosario di Vynh-Lap,
interamente isolato, ch’era già stato
bombardato più volte fra il 1965 e il
1968 e poi ricostruito, perché 35 dei
suoi padiglioni (su un totale di 50) sono stati ridotti in polvere fra il 17 e il
27 aprile u. s.? ».
Noi crediamo che, fra tutte le possibili risposte a queste domande, la
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
gedia, il sottoproletariato d’oggi, il fanatico, il cinico, il
disperato, il rivoltato che può essere
assoldato? E DA
CHI può esserlo? ».
più verosimile e la meno offensiva sia
questa: che gli americani sono, in
maggioranza, dei gran fanciulloni,
mattacchioni e iperdinamici. Gli piace tanto la caccia all’uomo. Gli piace
sfogare la propria esuberanza, su cui
le autorità superiori chiudono volentieri un occhio: qualcuna di quelle
autorità, forse, incoraggia quell’esuberanza.
Non fu un equipaggio americano
(se la memoria 7Ìon c’inganna) a dipingere l’immagine della super-diva
Rita Haywort sulla carlinga d’un certo aereo destinato a lasciar cadere la
prima bomba atomica su una città?...
IL MALE OSCURO
« Credere che Almirante, che non
fu un pericolo nemmeno per il povero
ragioniere Arturo Michelini, sia oggi
l’avversario da battere, e il responsabile o il sostegno maggiore del teppismo o delle svolte autoritarie, è semplicemente ridicolo.
Chi paga il MSI? Chi paga il sottobosco di teppismo e di provocazione
dt questa gente? Chi costituisce l’ossatura per i disegni più pericolosi e
organizzati, se non i servizi segreti,
nazionali e internazionali, le polizie
parallele che prosperano nel regime
democristiano? E l’esercito che produce fascisti, o sono i fascisti che producono il nostro esercito? I Capi dello Stato che hanno per anni celebrato la Repubblica avendo accanto, al
posto d’onore, i De Lorenzo, gli Aloia,
i Birindelli e gli Allavena, non hanno
fornito un esempio? E quale esempio!
E, oggi, chi ha fatto dell’assistenza
pubblica, della sanità quell’immondo
“lager” del quale, finché aveva voce e
speranza davvero di poter fare il “socialista" al governo, amava parlare il
ministro Mariotti? Chi ha corrotto
sempre le istituzioni e la vita pubblica? Chi ha dato forza, a Roma, al manipolo missino, per due decenni, se
non le Immobiliari vaticane che li
hanno sempre avuti come alleati e
clienti?
E chi, con tenacia, ha impedito l’attuazione della Costituzione, per lasciare in vita il Codice fascista e modellare sui princìpi e le strutture che
presuppone e provoca la polizia, l’ordine nel nostro paese?
E chi, per vent’anni, per la vita di
una intera generazione, s’è costituito
in regime, facendo strame e strage di
istituzioni, di regole democratiche, di
vivere civile, e ha snaturato il Parlamento, ridicolizzandolo, sottraendogli
ogni vero potere? Chi, oggi, è il prodotto e il mandante delle volontà e
degli interessi dei “padroni” (di Stato
e privati)? Chi ha prodotto scetticismo, sdegno, senso di nausea e di rivolta nella “brava gente”, nei giovani? La galleria dei potenti e dei capi
del regime è democristiana o paleofascista? ».
Così Marco Pannella in un lungo articolo violentemente polemico, dal tL
tolo « Siamo contro i repuì^blichini
d’oggi », pubblicato su « La prova radicale » (n. 3, primavera 1972). Dice
ancora il Pannella:
« Certo, sappiamo che è davvero dalle fogne che molti teppisti di estrema
destra, oggi, sono stati pescati e tolti.
Ma da quali fogne? Quelle di trent’anni fa, o quelle di oggi? E dove sono?
E dove si forma, dove vive la sua tra
E così conclude: « Constatare che
per opporsi a un’ondata prezzolata di
sicari, di picchiatori, di zuavi pontifìci che acquistano, meglio nutriti e armati, qualche baldanza, si usi Vantifascismo", per innalzare sulle tribune
e sulle masse democratiche che rispondono all’appello, i Darida e De
Mita, i Misasi e gli uomini più potenti e responsabili di QUESTO regime;
per qualificare come “antifasciste” e
“costituzionali” le forze e una classe
politica che hanno, da più di un quarto di secolo, giorno per giorno, tradito e colpito la costituzione, le speranze della resistenza, l’essenza stessa dell’antifascismo; questo ci sembra urgente denunciare. Questo, con franchezza, ci sdegna e ci spaventa ».
Il pensiero del Pannella è chiaro, e
i sottotitoli che accompagnano in margine il suo scritto, lo punteggiano con
incisività: « I giovani della Repubblica Sociale Italiana furono vittime, o
furono in buona fede?», « No ai linciaggi e alla caccia al passato », « Non
temere i servi ma i padroni », « L’antifascismo ritardato è un alibi per la
DC », ecc.
Noi siamo personalmente, quasi del
tutto, d’accordo col Pannella. Diciamo « quasi », perché pensiamo che DC
e neofascismo sono non tanto: il secondo un effetto, o uno strumento, o
(diciam pure) una « secrezione » della prima, quanto piuttosto, entrambi,
manifestazioni d’uno stesso, profondo, terribile « male oscuro » che tormenta l’Italia, e non soltanto l’Italia.
miiiiiiiimiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiii
Acque sotterranee
Settanta falde d’acqua sotterranea sono state
localizzate nelle pianure aride del Kazaklistan,
una delle repubbliche centroasiatiche delrURSS. Veri e propri mari sotterranei, si
estendono su di una superficie di 2 milioni
di Kmq. Secondo gli specialisti, queste riserve potrebbero fornire 3.900 metri cubi al
secondo.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
laghi e fiumi. Napoli è la città più inquinata d’Italia, con la più alta ’’sonorità”, il più elevato inquinamento di
atmosfera e di acque; una ogni tre industrie milanesi scarica velerii nelle acque e a Milano per questo motivo si
vive tre anni in meno della media nazionale. Ogni anno 80 mila tonnellate
di polvere nociva sono riversate sulle:
Puglie, con conseguenze immaginabili,,
e così via.
« Afferma l’ecologo Roberto Marchetti: "Allo stato attuale delle cose e soltanto per mancanza d’indagine, non
sappiamo quanti morti hanno già fatto e quanti ne stanno facendo i pesticidi impiegati in agricoltura”. La denuncia degli inquinamenti è un fatto
quasi quotidiano, ma chi ha paura del
colpevole tanto da perseguirlo?
« Ma allora chi è il delinquente? L’avvocato Dall’Qra afferma: ’’Gli illeciti
sono tali da creare una responsabilità
generale, dall’inquinatore singolo ai ministri, sollecitati spesso per una legislazione aggiornata ” ».
Ma c’è altro: « Un delinquente di cut
si legge quotidianamente, anche lui a
piede libero, è l’omicida sociale, procuratore di omicidi bianchi: più di 12
mila morti e 4 milioni e mezzo d’infortuni nel triennio 1967-1969 ».
« Le carceri saranno piene, ma fuori
rimane lo speculatore, chi smantella intere città, il fuorilegge del cemento.
Agrigento sprofonda; centomila vani
abusivi costruiti in due anni a Napoli;
la Riviera ligure non esiste più; i boschi distrutti; la Brianza devastata. La
legge urbanistica prevede ammende e
arresti per aver costruito senza licenza; viene sempre applicata? Non sono
tutti questi personaggi, più o meno noti, classificabili come professionisti della violenza contro la natura? Eppure
sono violazioni di legge che si tramutano in professioni accreditate e sicure ».
E questo in un momento in cui, ad
esempio, la Gran Bretagna mostra che
si può reagire, ed efficacemente, al disastro ecologico. Sotto la guida sagace
del Department of Environment ma
con la partecipazione corresponsabile
della popolazione, si pianifica l'uso del
suolo, dell’acqua, delTaria. Mentre nel
Dorset si assiste al fatto strabiliante
che la popolazione si oppone allo sfruttamento di giacimenti di petrolio e di
gas scoperti dalla Page Petroleum, un
cronista ha potuto scrivere in un suo
servizio da Londra: « Nei programmi
delle comitive in vista a Londra è ormai compreso l’appuntamento con la
natura. I turisti fotografano i cervi che
trottano fiduciosi sui prati di Richmond Park, le cascate di azalee, i ciuffi bianchi e scarlatti dei ciliegi. La luce
solare è aumentata del 50% i pesci sono ricomparsi nel Tamigi. Nel West
End e nel centro l’aria è fredda e pulita, si respira meglio che à Villa Borghese. Gli alberi non intristiscono più
come i pini di Roma, ma hanno il fogliame lucido. Merli e tordi, scomparsi negli anni dello smog, si destreggiano fra le gambe dei passanti a Hyde
Park ». Per ora da noi si procede soltanto, e con quale lentezza (eppure, già
qualche risultato si è avvertito. Ioscorso inverno), alla riconversione degli impianti di riscaldamento. In quanti altri campi il profitto di pochi dovrebbe cedere il passo al bene di tutti!
g. c.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
ie aftlizieni di Paolo Vi
Letto su « Il Manifesto » del 20 maggio :
Per interposto cardinale, Paolo VI si è du
chiarato ^‘afflitto per l’iniquo assassinio del
commissario capo Luigi Calabresi" e ha profu^
so fervidi suffragi per Vestinto" e "paterne
condoglianze”.
Non ci risulta che la vedova di Pinelli ab~
bia avuto un analogo messaggio per la morte
di Pino, ferroviere libertario, ma ciò potrebbe
dipendere dal fatto che la chiesa — ci informano — considera tutti i "suicidi” (anche
quelli involontari?) in peccato mortale.
Ma non ci risulta neppure che per Franca
Serantini, il giovane figlio di NN massacrato
di botte e morto in galera a Pisa (pochi giorni fa) il buon pastore d’anime abbia fatto sentire la sua paterna e autorevole voce. Eppure,
questa volta, l’ipotesi del "suicidio” non era
stata neppure presa in considerazione.
Poco ferrati in materia religiosa, abbiamo
chiesto lumi ad amici preti, devoti, oltre che
a S. Vittore e a S. Vitale, anche ad altri santi,
ma hanno cristianamente eluso la domanda e
sospirato. Ora a noi è venuto un sospetto: che
dio sia democristiano? Una smentita ci restituirebbe un po’ di serenità.
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Bruno Corsani
Introduzione al Nuovo Testamento
1 ‘ Vangeli e Atti
8» gr., pp. 340, cop. plastic., L. 3.800
I problemi del testo del N. T., la formazione della tradizione evangelica,
il « problema sinottico », l’intenzione, il vocabolario, lo stile, la personalità degli autori, luogo e data di composizione, la formazione del canone, gli scritti « apocrifi ». Un’opera attesa e indispensabile per un’esatta
comprensione del N. T.
L’autore è docente alla Facoltà Valdese di teologia in Roma.
1 ciau
dia
T na
EDITRICE CLAUDIANA c.c.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino