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Roma, 14 Agosto 1909
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Si pabbllea ogni Sabato
ANNO li - N.
LA LUCE
Propugna gnnteressi sociali, morali e religiosi in Italia
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abbonajvtekti
Italia : Anno L. 3,00 — Semestre L. 1,50
Estero: », 5,00 — Ì . 300
Un numero separato CeUt. 5
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l manoscritti non si restitniscono
INSERZIONI
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per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
presidenza dei Qomifaio
Tutte le corrispondenze e comunicazioni
concernenti la presidenza del Comitato di
Evangelizzazione, dal 15 corrente e fino a
nuovo avviso, dovranno essere indirizzate :
Sig. Arturo Muston
fermo posta ^
{Torino) Torre Bellice
Tempi straordinari!
Non c’ è dubbio ; il mondo si risveglia dal suo
semisecolare delirio di materialismo. Viviamo in tempi
veramente straordinari, e dobbiamo ringrazine il
signore. Nati quando imperava nella scienza la scuola
materialistica con a capo, in Italia, Moleschott che
confondeva cervello con spirito, pensiero con fosforo,
quando in filosofia si adorava Comte e Àrdigò, ci
par strano davvero di assistere a questa rinnovazione in senso spiritnalistico. I nuòvi maestri non
c insegnano nulla di nuovo nè che già noi non ammettessimo; ma appunto, per questo accordo che va
stabilendosi tra foro e noi, proviamo un senso di cosi
dolce sodisfavdone e di cosi sereno riposo che ci par
di sognare a occhi aperti beatamente. Adesso di tanto
m tanto, è possibile imbattersi, perfin nei giornali
quotidiani — che nn tempo o non si curavano degli
alti problemi o li trattavano con fare burlone alla
Voltaire - in articoli scientifici tutti impregnati
d un profumo schiettamente spiritualistico, i quali
ci fan del bene e ci edificano certo assai più di quei
trattatelli senza sugo, che un tempo si spargevano
a convertir l’Italia I Ci sia lecito di ricitare, come
esempio recente, il beH’articolo di cui s’è prlato
nel Guardando attorno del nostro numero scorso •
nel quale articolo Antonino Añile ci ha intrattenuti’
intorno ai « pensieri . del prof. Delpino, che, inaugurandosi nel 1888 l’anno accademico deU’Università di Bologna, faceva . con forte e libero accento »
la sua professione di fede, rivelandosi come tiebig
come Pastear, « testimone di Dio .. ’
Il Delpino oggi non si ritroverebbe più tanto solo
m Italia a testimoniar di Dio, come allora ma si
vedrebbe circondato da una magnifica corona d’nomini di lettere e di scienza, nella quale spiccherebbero la pensosa e mesta fronte di un poeta e critico
letterario come Arturo Graf, ii profilo da filantropo
d|nn fisiologo come il Grassi, il sorriso giovanile
d’nn inventore immortale come Guglielmo Marconi.
Al risveglio nel campo filosofico scientifico fa bello
e commovente riscontro il risveglio nel campo religioso e teologico cattolico romano. Ecco modernisti,
non tutti ipercritici, grazie a Dio ; modernisti pratici ; anme alte, forse veramente convertite, come
Gennaro Avolio direttore della Battaglie d'oggi,
in ogni modo anime oneste e spirituali, che s’agitano
nei conventi, nei seminari, aU’ombra o sotto il tetto
delle canoniche, desiderose di uscir fuori da la cerchia di ferro, non per vivere una vita più mondana,
ma per respirar più libere, e consacrarsi più direttamente, non ai santi, non alle madonne di cui non
parlano nemmeno più, ma a Dio e al suo Cristo, tormentate da un vivo bisogno e come da nna pungente
nostalgia di quell’Evangelo che la loro Chiesa ha
abbandonato o vilipeso o poco curato. Avete letto
le parole di qnel grappo di seminaristi pubblicate
da la Voce e da noi riportate in queste colonne ?
Certo, i giovani specialmente corrono il pericolo del1 ipercriticismo e del razionalismo ; i giovani vanno
facilmente agli estremi, e —- non v’è dubbio — il
Minocchi in Italia e il Loisy da la Francia lavorano
a far di loro gelidi intellettualisti. Neppure il Marri
e forse neppure i gentili scrittori M Rinnovamento
concorrono a suscitar in quei cuori l’entusiasmo fre
SCO che dovrebbe esser proprio dei giovani, l’entusiasmo che ha in odio le snervanti ricerche del pel
neU’uoyo e che si lancia fidente all’incontro di Dio
nel Cristo santo, soave amico e possente salvatore,
per darsi a Lui, e non alle incerte squisquiglie di’
« critica filologica e storica ! »
Questo pericolo c’è, e i giovani seminaristi e i
giovani preti cattolici romani non l’eviteranno, se
non intervenga in loro qnel che a noi pare la cosa
più necessaria a formar cristiani, ma che fin qui
almeno, nel romanesimo — tatto messa, apparati,
cerimonie, genuflessioni, turibolature : in somma
meccanica religiosa — pareva mancare quasi completamente : alludiamo alla conversione intima del
cuore, intendendola nel senso in cui s’intende tra
di... noi da secoli ; conversione che implica un complesso di fatti interiori : convincimento di peccato,
ardente bisogno di romperla col mondo e con noi
stessi : qualcosa di profondo^come una rivoluzione
intestina ; non un guardarsi attorno per studiare i
mali della società... o per sceverare il vero dal falso
in questa o in quella formula teologica, in questa
0 in queiraltra concezione filosofica, ovvero per distinguere l’autentico e il non autentico, il testo originale e la chiosa ovverossia l’interpolazione in un
qualche testo biblico controverso ; bensì nn onalch«
cosa di intimo e di personale interamente che, innanzi alla santa figura del Cristo, forse solam’ente
od anche malamente intra? veduta — per un fenomeno d’intuito spirituale, ci assorba e ci rivolga
unicamente su noi stessi e ci strappi dal fondo della
coscienza un grido di disperato sgomento, il grido
di Sanio da Tarso : « Io sono il primo dei Peccatori » ; e pei una ricerca ansiosa, persistente, accanita di quel che finalmente sentiamo di abbisognare : nn invocar Dio, perchè ci salvi, perchè ci
salvi a noi stessi, e ci renda simili al Cristo, e ci
trasporti nel regno della sua santità, e ci ecciti,
come soldati suoi, alla conquista per Lui di altre
ani me peccatrici e destinate alla gloria immortale.
Noi non crediamo che i seminaristi e i giovani preti
— sotto le guide a cui abbiam accennato — sentan
compiutamente cosi, nè che sentano meglio di cosi
poiché noi non abbiam saputo dir qui tutto quello che’
— nella conversione già avvenuta e che si rinnova
ogni giorno in noi - abbiam sentito e sentiamo.
-Nondimeno, 0 c’inganniamo assai, o in’questo risveglio cattolico romano — per cui cento.*volte benediremo Il Signore — scorgiamo qua e là, tra molta
scoria modernista, vero impaccio ai voli rapidi e benefici, scopriamo tracce sempre maggiori di spiritualità che pare riverberarsi dal profondo di coscienze
tocche finalmente da la « virtù da Alto . ; e come
un infiltrazione, nna vena di Cristianesimo non intellettualistico, ma mistico e pratico insieme, e fino
ad un certo segno positivo : e ci pare che questa
vena di sangue cristiano, serpeggiando per il corpo
sfiaccolate del cattplicismo papale — per quant’es^
sia ten^e come un vaso capillare — finirà, con l’aiuto
del coman Padre che noi cristiani evangelici invochiamo per voi, diletti Fratelli cattolici romani finirà col recare a tatto il corpo l’alimento e col farne
rifiorir le membra come nei bei tempi remoti della
prima giovinezza.
Risveglio spiritnalistico tra gli uomini di lettere
e di scienze ; risveglio religioso (che auguriamo
sempre più cristianamente spirituale) tra gli nomini
di chiesa. Davvero: viviamo in tempi straordinari !
E ben necessario dunque sbandirla diffidenza e far
divorzio dal freddo pessimismo. Ogni cristiano’evangelico ripeta fino ad esaudimento: . Venga il tuo
regno I > & «v
I FÜÍÜRl PaCahH
Quali saranno?
Non occorre essere di spirito profetico dotati per
prevederlo. Un duplice risteglio si va sempre più
accentuando : un risveglio spiritnalistico nel campo
scientifico ; nn risveg:lio spirituale nel campo reliposo. I pagani avvenire saranno dunque tutti coloro che non avran voluto entrare in nna di queste
lue correnti. Nella Chiesa saranno tatti i superstiziosi veneratori di santi e di reliquie; i biasciatori'
di rosaq; i frequentatori di santuari miracolosi - i
divoti i^e ascenderanno ancora ginocchioni lascila
sa^lf)acincchiando le tavole di legname che nefo
■ E nella cerchia scientifica, saranno
1 materialisti arretrati.
Al Cristianesimo che si spargeva pel mondo, nei
primi secoli, chi faceva buon viso, e chi invece faepa il visodell’armi, aggrappandosi più tenacemente
Che mai alle credenze in cui egli era nato. Ora chi
lo respingeva era specialmente il villico ignorante
vittima di sacerdoti o di maghi ; era l’abitante del
villaggio remoto da le città, dai grandi focolari di
Idee e di vita, latitante del pagus (che significa
appnnto « villaggio .): e da pagus è derivato il
nome di pagano. Gli abitatori del pagus, del vii-
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laggio, ossia i « pagani », rimasero appiccicati alle
loro vecchie superstizioni; e cosi si chiamarono e
si chiamano « pagani » tatti quelli che — non conoscendo r Evangelo o non ne volendo sapere —
vivono lontani da quella religione cristiana cl^ è
« spirito e vita ».
Non dobbiamo illuderci circa ai frutti del pres^te
risveglio a cui s’è accennato.
Quando pure i tre quarti dei Preti cattolici romani si convertissero d’una conversione spirituale,
il paganesimo persisterebbe egualmente fra il popolo in grembo alla Chiesa papale. Il popolo ha
il paganesimo nel sangue ; e basta assistere ad una
funzione specialmente in campagna, o scrutar un
poco a fondo Tanima religiosa di un Veneto o di
un Abruzzese, per avvedersi che io spirito del Cristianesimo manca in tutto o in gran parte.
E cosi avverrà fuori della Chiesa. I dotti tornano
allo spiritualismo. Certuni parlano e scrivono come
credenti. Ma se ne cura il popolo? Il popolò sceglie
tra i giornali — per sua lettura — quelli che gli
mettono dinanzi tatti i fattacci che si possano raccogliere, e tutti i pettegolezzi di cui abbondano le
sessantanove province italiane. Chi, tra il pope o, si
dà la briga di sapere come la pensi il fisiologo Luciani 0 il professor Trombetti ? E’molto se conosce
questi signori di nome! Il popolo ha i suoi maestri ;
e ai suoi maestri, per quella tenacia che gli è innata il popolo non rinunzia facilmente, quand anche
gli si vada gridando : « I tuoi maestri sono ormai
superati, sono ormai tramontati ». Che sforzo han
dovuto compiere i socialisti per strappare il popolo
alle ugne del prete ; nè si può dire che siano de
tutto riesciti, quantunque si tratti del « pane nostro quotidiano » che preme ad ogni stomaco, specie
se sia affamato. Passato in parte sotto la bandiera
rossa dei socialisti atei, quale potenza sarà atta a
sottrarlo alla miscredenza, che il popolo ha bévuta
insieme con le giuste e talora utopistiche idee di
livellamento sociale? Questa parte del popolo ligio
all’incredulità con l’energia propria dell’ignorante
costituirà, insieme coi bacchettonirii mondo^pft^no
dell’avvenire. Ha un bel riroutare la filosofia. S ha
un bel mostrare che il positivismo è in crisi che il
materialismo è morto. Enrico Ferri ha parlato, ha
detto ventanni fa che l’intelligenza è fosforo, che
quindi l’anima non c’è, che noi finiamo tra i lombrichi a un metro sotterra. Il Ferri muterà pensiero : sapientis est mutare consilium, supponiamolo
pure e auguriamolo (forse l’ha già un poco mutato),
ma il popolo, ammaestrato da lui e dai suoi consorti,
solenne nella sua immobilità ottusa come un monumento dell’ignoranza, continuerà a ripetere le vecchie idee riconosciate false dai più intelligenti ; e
chi mai lo potrà convincere del suo errore ? Ecco
il paganesimo avvenire !
E noi temiamo che, se non passi un soffio stra
potente dello *Spirito di Dio, questo paganesimo av
venire non abbia solo a comprendere dei contadini,
dei villici, degli operai che, per le loro occupazioni
materiali opprimenti, si materializzano e si fanno refrattari alle idee nuove, specie se queste idee non :
concernano la vita fisica o tutt’al più familiare che i
si vive giorno per giorno ; ma temiamo che abbia i
anche a comprendere quei mezzi colti (o mezzi ignoranti, chè è tutt’uno) i quali abbondano non nei borghi
. solamente, ma anche nelle città immensamente più che
non si creda : impiegati più o meno alti o bassi, commercianti, professionisti, affaccendati da mane a sera, |
che — come il popolino — leggeranno in frett’ej
furia il giornale dei pettegolezzi cittadini o il ro-|
manzucolo senz’arte e sporchettino assai ; veri blasés^
della vita, quantunque laboriosissimi, senzà poesia^
nell’anima per quella monotomia di negozi e di do-|
veri per lo più materiali, in cui trascorrono gli anni
migliori come immersi in un mondo tutto loro prOj
prio, senza che l’agile ala d’nn pensiero rinnovati^
li sfiori mai. E cosi essi invecchiano senza che nessuri
lievito rigeneratore penetri nei loro spiriti, conser,
vando intatto il patrimonio di idee avuto unavoltà
per sempre, nel tempo dei bollori giovanili, da un
qualche libro a effetto, o da qualche maestro, ormai
invecchiato come certe mode smesse da un pezzo
che in chi sia a giorno dell’ultimo figurino di Parigi producono, come si dice, un « successo dila
rità ».
Abbiamo incontrato una di queste povere anime,
vero tipo del pagano dell’avvenire e del... presente.
Eravamo, alla stazione ; si aspettava il treno. Ci
eravamo caso seduti accanto a lui. Il nostro vicino di sedile era un yecchio pensionato dal Ministero, un impiegato i§a Ai prim’ordine certamente.
E si attaccò discorso. Lui aveva una gran passione
per la pesca. A Viareggjò dimorava, e là si divertiva a pescare. Che pesci eccellenti ! E così di
chiacchiera in chiacchiera. Ma c era un velo di mestizia su quello sguardo vecchio e stanco. Egli aveva
perduto moglie e figliola da pochi mesi... a distanza
dì quindici giorni l’uBa,, l’altra. — Arrischiammo
una parola di conforto, vaga, quasi convenzionale
come si fa con chi non ci è ancora intimo. « Le
ritjóverà un giorno »., dicemmo quasi timidamente.
4- « Oh no ! » fu la risposta ; « dopo morte non
c^è nulla ». E soffriva, ed aveva certo un cuor
affettuoso ed avrebbe bramato riveder le sue donne !
« Non c’è nulla », ci ripetè più volte, replicando
alle obiezioni che gli facevamo. Manifestamente la
nostra compagnia gli riesciva molesta. « Badi a non
perder il treno » ci disse (dovevamo infatti partire
prima di lui) ; e noi, intesa l’antifona, ci alzammo
e ci allontanammo addolorati.
Povera anima ! Mai come in quell’occasione scorgemmo l’impronta indelebile di idee vecchie, a cui
è umanamente impossibile rinunziare. Che responsabilità grava sui maestri deU’ateismo, che non sanno
del resto se Dio non ci sia ! Che responsabilità I E si
credono gli uomini del progresso ! Sono invece gli
Operài del regresso, gli autori del presente e del
uturo paganesimo.
Dobbiamo disperare?
Dio è potente! Il Cristo invita ogni anima a sè!
Forse abbiamo ceduto a una visione troppo pessimistica. Speriamo che sia cosi ! Ma che responsa
hilità pesa su le coscienze dei maestri!
Le pesie di upsm
Negli ultimi giorni del passato luglio la dotta
Lipsia presentava un’animazione e un aspetto insoliti. Le strade erano ornale con bandiere, con festoni e con insegne, in cui si acclamava all’Accademia e in cui ricorreva la doppia data : 1409-1909.
Per le strade s’aggirava una Mia esultante, in mezzo
alla quale spiccavano ! caratteristici berretti della
gioventù studiosa ; e questi berretti coprivano anche
teste fatte ornai canute di antichi studenti, accorsi
da lungi per la fausta ricorrenza. L’Università di
Lipsia, fra le più antiche ed importanti della Germania, celebrava il quinto centenario della sua fondazione.
La mattina del 29 giunse da Dresda il Re di Sassonia. Studenti a cavallo, rappresentanti delle varie
corporazioni, nei loro smaglianti costami multicolori,
scortavano la carrozza dalla stazione aila reggia.
Poi segui la prima cerimonia del centenario : il culto
nella chiesa dell’università. Principio solenne e commovente, quale purtroppo non.si potrebbe avere nell’ambiente accademico italiano, questo pubblico rendimento di grazie a Dio, che aveva benedetto il lavoro intellettuale di cinque secoli! Un elevato discorso
del prof. Rietschel fece vibrare la giusta nota religiosa, quale si addiceva a cosi eletto uditoio. Sulla
base del testo : « Presso di te è la fonte della vita,
e per la tua luce noi vediamo la luce » (Salmo 36),
egli mostrò che, non ostante i progressi della Scienza,
persiste il bisogno dell’ anima umana d’incontrare
il Dio vivente. Di li a poco, nel teatro, le università del mondo intiero a mezzo dei loro delegati presentavano alla sorella lipsiense i loro omaggi e le
loro congratulazioni. Dall’Italia intervennero a queste
feste i professori Mantovani (Pavia), Maragliano (Genova) Enriques (Bologna), Credaro (Roma) e Macaiuso
(Palermo).
Il giorno seguente (il 30), nelle ore mattutine,
un’altra riunione importante si tenne nel vasto ed
elegante atrio dell’Università. Venne scoperta una
statua, dono del re di Sassonia, ohe lo rappresenta
vestito da Rettore magnificentissimo deH’Uaiversità;
due suoi figli vennero solennemente immatricolati ;
i decani delle quattro facoltà, nelle loro cappe rosse
e violette, lessero i dottori honoris causae creati per
questa circostanza. Fra i nuovi dottori in teologia
è da ricordare il pittore di soggetti cristiani von
Uhde ; tra quelli in legge Roosevelt per le sue mirabili doti d’uomo di Stato, e il conte Zeppelin, il
quale colla sua invenzione ha aperto anche alla scienza
del diritto nuove vie e nuovi problemi ; la Facoltà
di mediciaa ha onorato col suo diploma anche un
italiano A pi’of- Grassi per le sue scoperte sulla malaria (1). La parte centrale di questa interessante
cerimonia fu occupata dal discorso commemorativo
pronunziato dal filosofo e psicologo Gugl. Wundt,
venerando vegliardo quasi ottantenne, che illustra
da oltre trent’anni lo stadio lipsiense. Egli fece con
mirabile sintesi la storia interna dell'Università, che
riuscì al' tempo stesso la storia della scienza moderna, emancipatiisi mediante l’Umanesimo e la Riforma dai ceppi della scolastica medievale, e assurta
nel secolo XIX a un rigoglio meraviglioso d’indagini e di scoperte in tutti i campi dello scibile.
Da mezzogiorno alle tre si svolse la parte coreografica nel programma di questo centenario : il corteo storico, che percorse le principali vie della città,
acclamato da una folla immensa che, senza esagerazione, si può far salire a qualche centinaio di migliaia di persone. Aprivano il corteo rappresentanti
delle altre università di lingua tedesca e delle nazioni che inviano giovani studiosi a Lipsia. L’onore
di rappresentare l’Italia toccò a due Valdesi, al candidato in teologia sig. Peyronel e al sottoscritto.
Quindi in una serie di gruppi (di cui accennerò soltanto i principali) si svolgeva la vita dell’Università
nei varLsecoli. Era anzitutto nel 1409 l’arrivo a
Lipsia dei professori e studenti esuli da Praga, dove
fin d’allora gli czechi cercavano di sopraffare l’elemehto'tédesfeo ; e da quest’esodo per motivi nazionali sorse la nuova Università. Nel secolo XVI era
la vendta di Lutero, Melantone e Carlostadio per
la disputa teologica col dott. Eck (1519). Nel secolo
XVII apparivano i cavalieri coperti di ferro del generale Tilly, in uno degli episodi della guerra dei
trent’anni. Poi la scena cambiava totalmente, si era
nell’età del rococò, nella Lipsia galante del secolo
XVIII, che vide studenti il Lessing e il Goethe. Nuove
fogge mostrava il seguente secolo XIX, e un somigUantisÉmo Teodoro Körner (il poeta soldato delle
riscosse contro Napoleone) sfilava alla testa dei suoi
cacciatori.-E sempre più avvicinandosi ai nostri tempi
venivano in una carrozza di corte, calorosamente
applauditi, i quattro più vecchi studenti ancora in
vita. Dopo i quali, dietro il nuovo stendardo universitacio, cavalcavano in file variopinte i rappresentanti delle varie corporazioni studentesche.
E a chiudere la serie di questi festeggiaménti, e
d’altri òhe ho per brevità omessi, ci fola scranna
importante bicchierata (Kommers). Vi partecipava
anche il Re di Sassonia, e diecimila studenti antichi
e nuovi occupavano cinquecento tavole, nel vasto
edifizio in legno appositamente costrutto. Per l’ampia sala risuonavano ora gravi, ora allegre le canzoni studentesche, e in quel concerto universale sparivano le differenze d’età: tutti avevano la gioventù
e la baldanza dei vent’anni.
Cosi nel tutto insieme, aH’occhio d’uno studioso
forestiero, queste feste centenarie mostravano in luce
meridiane la possente organizzazione delle Università tedesche, in cui fogge ed usanze del passato
custodite con cura gelosa circondano la vita accademica di una poesia e .d’un romanticismo, che non
si conoscono altrove. Teod. iiongo
(i) E quella filosofica lo storico dell’arte Adolfo
Venturi.
Tre cose costituiscono la fede ; la conoscenza., 1 adesione, V appropriazione. Moody.
3
LA LUCE
3
GLORIA ALL’tJOMO !
Nella « Doménica del Corriere » del 1 Agosto, vien
data notizia, come in tutti gli altri giornali, grandi e
piccini, del volo maraviglioso compiuto il 25 Luglio
da Luigi Blériot. E come in molti‘altri giornali, si esalta la grandezza deirintelligenza e dell’audacia dell’uomo; e si termina Tarticoletto entusiastico con questa precisa esclamazione, : Gloria aU’uomo l
*
Rendete a Cesare cjò che è di Cesare, ma non defraudate Iddio dell’onore che gli appartiene : ecco quel
che volevo dir io. '
« Ma quando è venuto il compimento dei tempi. Iddio
ha mandato il suo Figliuolo dice S. Paolo in Gal.
IV, 4. E la stessa espressione, la stessa proposizione
avverbiale è da ripetersi in un grandissimo numero di
altre circostanze, meno solenni certo, ma puri sempre
importanti. E noi la ripetiamo con compiacenza nell’occasione del volo , di Blériot, e pur avendo fatta all’uomo la parte che gli compete, diciamo con profondo
senso di adorazione e di riconoscenza: Gloria a Diol.
*
Non posso ora discutere nè dimostrare la, cosa ; mi
limito ad affermare lanqstra fcrte, incrollabile convinzione : Tutti i grandi ritthvati della scienza, Ìe grandi
scoperte, ¡ grandi avvenimenti della Storia, hanpo luogo,
in quel modo, in quel tempo che Dio aveva non solo
preveduto ma anche stabilito. E tutti questi grapdi
passi nello sviluppo deU’uomo e della società^ hanno
nella mente di Dio, il loro scopo ben determièato; Non
siamo noi che facciamo la storia ; la storia la-fà Iddio.
L’uomo la scrive alla meglio. » • s
* ,
Su uu articolo della Fortnight Bewiew^ Alfred
Eussel Wa llace, colui che insieme con Darwin fu il
creatore della grande dottrina dell’evoluzione, pare tornare sensibilmente indietro dalle antiche convinzioni.
L’evoluzione ! Di progresso in progresso ! Tale era
la primiera sua ci'edenza per riguardo alTintellìgénza,
al genio dell’uomo. Ora egli si ricrede; ed afferma che
secondo le sue più mature osservazioni e riflessioni, la
mente dell’ uomo non tende a progredire, anzi (e qui
arrivo persino ad esitare io stesso), anzi, diestili Wallace, tende piuttosto a degenerare. . _ j
Voglio ammettere che l’affermazione delTilli|gye scienziato sia un po’ pessimista, e non intendo prevalermene
in tutto; prenderò quindi la sua dichiarazioni .con una
grande moderazione, e dirò: La mente deli’uomo non
è ai nostri giorni più potente di quel che lo fosse migliaia d’anni addietro. E non insisto altro.
Ora dunque, come si spiegano le grandi Scoperte ?
Come si spiega quell’affollamento di scoperte; le une
più grandiose delie altre, degli ultimi decennii? Secondo me, la spiegazione vera è questa sola : E’ Dio
che seuopre, e che rivela. Dio scuopre, non nel senso
che Egli trovi per la prima volta una' data verità scientifica ; Dio scuopre nel senso attivo, cioè scuopre a noi
le verità, toglie ad esse il velo che, le copriva e ce la
mostra. ,
E non le scuqpre e non le rivela a capriccib, a caso,
quando se ne presenta una combinazione. Le scuopre
quando è venuto il momento dì scoprirle, qnaildo, dirò
cosi, il frutto è maturo, quando il tempo è venato per
esse, « quando è venuto il compimento dei tempi »;
come un maestro, come un padre scuopre poco alla volta
all’alnnno, al figliuolo ciò che egli può arrivate a capire e a misura che quelle cognizioni possono, tornargli convenienti ed utili. (E mi sia permesso di dire di
passata, che la pedagogia di Dio è molto più logica e
più assennata di quella che regna nelle nostre scuole).
*
E per scuoprire e rivelare all’uomo una data cosa,
in un dato momento, in date circostanze, Dio ha uno
scopo. Qual sia questo scopo bisogna ricercare volta
per volta, caso per caso. Io non ricercherò oggi qual
possa essere stato lo scopo di Dio nel rivelare ora all’uomo il mezzo di percorrere le vie dell’aria; gl’intendenti, quelli che ricercano la volontà di Dio, quelli
che studiano il suo piano d’amore potranno facilmente
riconoscerlo. Chi ha orecchie da udire, oda; chi ha occhi da vedere, vjda. Per gli altri queste cose sono tuttora nascoste.
A noi cristiani il dovere di studiare anche in quest’ultimo grandioso avvenimento qual sia la volontà
del Signore ; a noi il riconoscere la sua saggezza e la
sna bontà ; a noi, anche pel volo di Luigi Blériot, d’esclamare con riconoscenza ed adorazione: Glòria a Dio!
G. Banchetti
PKiNUS f ST IWTRjtRE
C-’è nel Molière una scena esilarantissima, in cui ì
Componenti la facoltà di medicina, brandendo... gli strumenti del loro mestiere, ballano intorno a un nuovo
collega e cantano in coro; « dignus est intrare in nói
stro docto corpore ». ■ -y
Dopo lungo dibattito-s|i pei^ giornali e nei circoli
circa Tammissione nel partito di due democristi, i socialisti italiani, all’oppostódei dottori moliereschi, hanno
concluso : « digni non sunt intrare ». I rappresentanti
più equilibrati ed eqnanimi del partito erano per l’accettazione, ma sono gl’intransigenti che hanno vinto.
Già la sezione dei giovani, speranza ’delTavvenire, si
era dichiarata avversa ed aveva invitato le sezioni aderenti a respingere la domanda dei cristiano-sociali, perchè « il movimento del proletariato non ha nessun carattere che possa essere considerato come rinascita del
sentimento cristiano ». E’ chiaro ? La sezione romana
ha più tardi, in conformità di questo principio, respinto
la domanda.
Lo spirito antireligioso del partito socialista era noto
lifipis et tomoribns, ma è doloroso e triste dover constatare una volta di più .che si prosegue ostinatamente
per la medesima via.
Se si chiude l’uscio in faccia a chi si dichiara socialista e vuole lavorare nel partito, semplicemente perchè professa di avere sentimenti religiosi, dov’è quella
vantata tolleranza in fatto di religione che sì pretende
considerare come qnistione privata? e ih che si diffe^
renziaho i socialisti dai clericali ? Questi esigono-il biglietto pasquale per avere accesso alle loro banche è
ai loro circoli, quelli pretendono una professione di ateismo 0, per lo meno, che non si faccia professione di
fede. Ciò è illogico e illiberale ; come assurda e senza
motivo è la guerra che si muove al sentimento religioso, al Vangelo di Cristo, perchè le chiese non hanno
fatto tutto il loro dovere e ci sono stati traviamenti
più 0 meno gravi di qn altissimo e santo principio.
L’uomo è sempre per natura intollerante; gretto e settario, anche quando si vanta e crede di essere equanime e liberale.
Perchè respingere chi viene a voi accettando il vostro credo economico ? Non è quello forse l’essenziale,
la base sulla quale il partito’ sta ? Se si nutre un’altra
fede, che importa? Non dite voi che è affare privato,
dì coscienza e pertanto insindacabile ? E poi; perchè
ostinarsi a dare l’ostracismo a Dio, al Vangelo e a chi
ci crede ? Non vedete che questa è la vostra debolezza
e che il vostro materialismo indotto, brutale e sterile
è ornai oltrepassato, decaduto, morto e sepolto ?
« Proibito a Dio di entrare », era scritto in fronte
alla tetra e maledetta città cainitica, dove il primo
fratricida cercò invano rifugio e oblio. E’ forse quella
l’epigrafe che volete scolpita sulla città futura che
vagheggiate e state erigendo ? Allora T opera vostra
sarà colpita da sterilità e maledizione, e quella non può
essere la città di giustizia perchè in fronte a quella
sta scritto, in grandi caratteri fiammeggianti : « Dio ».
« Se alcuno non è nato di nuovo », vale a dire non
assurge per la fede alla vita superiore e imperitura
dello Spirito, « non può entrare nel regno di Dio »,
disse il Cristo a uno che andò ad interrogarlo intorno
alla dottrina e all’opera sua. I socialisti italiani, diciamo meglio una parte di essi, hanno detto precisamente l’opposto : « chi crede, chi è nato di nuovo, non
può entrare nel nostro partito ».
Verrà il giorno della resipiscenza, della retta visione
delle cose e della vera tolleranza ? Giova sperarlo, ma
per ora vige l’ostracismo. Ne prendano nota coloro che,
per avventura, volessero imitare i due democristi i-omani, poiché si fa sempre una curiosa figura quando
si va a picchiare all’uscio di chícelo sbatte in faccia.
Tra le due condizioni di ammissione, o d’ingresso
che dir si voglia, quella di Cristo e quella dei socialisti nostri, trovo di gran lunga più giusta, più ragionevole, più sicura e promettitrice di liete e grandi
conseguenze, la prima.
Il regno di Dio è il nuovo ordine di cose inaugurato
da Gesù e che si va effettuando sulla terra per opera
di una nuova umanità spirituale che in Cristo attìnge
la sua vita ; è l’opera di rinnovamento individuale sociale e cosmica, mediante le nuove relazioni di amore
stabilite fra gli uomini e Dio e fra gli uomini stessi.
E’ chiato che per entrare in quel regno, in quel nuovo
ordine di cose bisogni diventare nomini nuovi, rinascere spiritualmente, far parte della nuova stirpe dai
figlinoli di Dio. E’ naturale, logico, necessario.”
Non cosLmi pare la condizione richiesta per entrare
nel partito socialista.
Finché i jdottorini deH’incredulità si ostineranno ad
esigere una_ professione di ateismo per pronunziare il
loro digms est intrare, si priveranno di collaboratori
che potrebbero essere preziosi e di una forza efficente
che, in caso contrario, mancherà loro sempre. ‘
' Enrico f^lvolre
, Mostruoso connubio \
A Roma una sciagurata s’è accisa. La sciagurata
mena,va una vita dissoluta, e tuttavia non cessava dà
l’aitender a divozioni nè dal recitar preci ! Che mostruoso connubio !
E non è il solo fatto di questo genere. Enrico
Nencioni allude a un altro fatto forse più ributtante
ancora, perchè esso avveniva in una sfera assai più
alta. •
Adesso Enrico Ferri, si, riconfermerà nella sua
idea c^e religione e vizio si alleano magnificamente I
Ma alle persone di buon senso sarà superfluo di
far notare : che c’è religione e religione ; che il cattolicismo romano non è la religione cristiana ; che
borbottar preci non significa esser cristiani ; che borbottar.preei vivendo, nel brago significa semplicemente che non si è cristiani e che si ha una superstiziosa paura birbona dell’oltretomba ; che la stessa
religione cristiana vera — quando non penetri oltre
l’epidqjpiide — può benissimo consociarsi col vizio ;
che bisogna una buona volta smettere di farsi della
religione un’idea da materialisti. La religione od è
qualcosa che ci afferra l’anima, che ce la stringe
come in una morsa e ce la trasfigura santamente;
oppure è là più orribile delle ipocrisie p la più triviale delle azioni incoscienti. Innanzi al.fattaccio che
valevamo « riprendere », è da stolido il crearsi un
cattivo concetto della religione ; poiché q'uella donna
non era religiosa, ma superstiziósa.
Superstizione e _^.yizio van benissimo insieme : chi
non fe); sa ,sapevano anche i briganti calabresi,
altro V^gettó di* scàndalo per l’anima sensitiva di Enrico Ferri.
Il CFlstlaniisliiiD B le Chiese cristiane
Segnaliamo questo libro del nostro egregio' collaboratore prof. G. Bartoli, or ora
uscito (Tip. diretta da O.-.Jalla, Firenze).
Lo rticcomandiamo ai Lettori. Qualcuno ne
darà tra breve qui una recensione.
Ascolta... Io sono il Signore Iddio tao
Esodo XX, 2.
Questa solenne parola scende da la vetta del Sinai...
Dovremmo meditarla, ginocchioni. « Ascolta ! » Che
vorrà dirci il Signore nei tempi gravi che noi trascorriamo ? Quali insegnamenti vorrà egli dare alla
sua Chiesa? quali conforti, quali ammonimenti forse,
ma soprattutto quali inviti vorrà Egli rivolgere a
ciascuno di noi? « Simone » diceva Gesù al discepolo « ho qualche cosa a dirti ». — Rispondiamo
con Samuele : « Parla, Signore, il tuo servitore
ascoltai ». Parlami nella tua santa collera, ovvero
parlami nel tuo amore ! Parlami del mio peccato,
ovvero parlami della tua grazia I Parlami d’umiliazione, di santità, di sacrifizi, ovvero di consacrazione. Eccomi pronto ad ascoltare e ad obbedire.
Poiché tu sei il Signore Iddio mio ; non l’Iddio solamente di tutti gli nomini, ma il mio Dio, e tu
m’hai liberato da una schiavitù peggiore di quella
d’Egitto, sottraendomi al giogo abietto del peccato. Tu
sei 1 Iddio mio ed io sono il tuo figliolo. Parla, e parla
ancora, e parla ognora! Eccomi pronto a fare la tua
volontà.
J. E. N.
4
LA LUCE
profili di riformafi italiani
Giovanni Luiji paschaie
Àncbe il martirio di Paschaie è assai noto : ma
giova in questa rassegna rapida degli illustri testi;
moni del Vangelo al secolo XVI in Italia, ricordar^
pure il nome di Paschaie, le sue sofferenze eroicamente sopportate, ed il suo glorioso martirio.
Giovanni Luigi Paschaie discendeva da onorata
famiglia patrizia di Cuneo. S’era dato alla professione
delle armi, ma a Nizza, dove era di guarnigione,
risolvette di abbandonarla, per darsi unicamente alla
predicazione del Vangelo, che su di lui aveva fatta
una impressione profonda. Andò perciò a Ginevra,
allo scopo di istruirsi nelle Sacre Scritture, in quella
città santamente eroica chiamata da Michelet « fabbrica di santi, tetra fucina ove si fabbricano gli eletti
della morte ».
A Ginevra si diede con ardore ai novelli studi,
di cui diede alcuni saggi con la ristampa in italiano
e in francese del Nuovo Testamento (anno 155b) e
con alcuni trattati religiosi. Passò quindi a Losanna,
ove ebbe come maestri il Viret e Teodoro de Beza,
In quel tempo si fidanzò con una rifugiata piemontese, per nome Camilla Guarina.
Aveva appena ultimatigli studi, quandoi Vddesi
stabiliti da lungo tempo in Calabria domandarono
con insistenza a Ginevra dei pastori. V enne designato dalla Chiesa italiana il Paschaie. Egli partì
con animo volenteroso e fidente, ma non dovqva più
ritornare per celebrare le sue nozze con la promessa
sposa, la quale oramai poteva vestire a bruno. Non
si rividero più su quésta terra.
Pur troppo la sua attività missionaria fra i Calabro Valdesi fu di breve durata. Il S. Uffizio di
Boma, informato che si osasse predicare apertamente
il Vangelo in quelle terre, ordinò l’arresto del Paschaie e dqi suoi compagni Uscegli e Negrino. Il
processo cominciò il 27 Dicembre del 1559. Dopo
il primo interrogatorio i prigionieri furono- condotti
a Cosenza, e dal fondo del carceredl Paschaie scrisse
Ietterà ardenti di' fede, dove rive^ là sii^tltoima
eletta e grande. In una di esse dice : « Altra fede
non ho se non quella che appresi dal nostro Signor
Gesù, e per difenderla, non una, ma mille vite io
darei, se le avessi ». Nelle sue lettere ai fratelli
suoi dai quali cosi violentemente era stato strappato,
non cessa di esortarli a perseverare nella fede dando
loro consigli preziosi assai di fronte al divampare
della persecuzione.
Le lettere poi direjbte alla fidanzata lontana sono
quanto mai commoventi. Non le nasconde che oramai
non dovranno più rivedersi, perchè la invita alle celesti nozze, la esorta a vivere fedele a Cristo e le
dice che l’aspetterà in cielo. In una sua lettera alla
diletta Camilla esprime l’ultimo suo pensiero : « Dio
vi faccia volere quello ch’ei vuole ».
Il Paschaie fu di poi condotto a Napoli, e quindi
a Roma, dove arrivò il 15 Maggio 1560. Gli ultimi
mesi furono pur di dura prigionia, ma oramai era
pronto a dare la sua vita in testimonianza della sua
fede. Resistette a tutte le lusinghe, anche a quelle
del fratello recatosi a visitarlo nel tetro carcere.
Infine, il 15 di settembre del 1560 sali impavido
sul rogo in Piazza Castel S. Angelo, in presenza
del pontefice Pio IV, del grande Inquisitore, il feroce Michele Ghisleri, e di molto popolo. Le sue ceneri vennero gettate nel Tevere.
Nei registri di S. Giovanni Decollato si legge cosi
riguardo al martirio del Paschaie.
« Essendo costituto in carcere in Torre de Nona
et condennato per via di institia a morte Gian Luigi
Paschali di Cunio di Piamente, il quale era luterano
perfido, ne mai uolse confessarsi ne udir messa,
negando ogni santo e divino precetto et sagramento,
et in quella sua pertinacia uolse morire. Al fine fu
menato in Ponte e li fu abrusciato ».
Hnpieo IWeyniei'
IfiTOnnO ñl SE-RPEJ^TI
Molti guardano più a sè stessi che a Gesù Cristo ;
più alla fede che all’oggetto cui la fede deve rivolgersi. Moody
Non è ella una cosa strana che, nei miti dell’antichità, il principio del male sia sempre simboleggiato dal serpente? Mentre gli uni, per propiziarsi
il nemico del genere umano, gli tributarono un culto
che ebbe nome ofismo (da ofls « serpente »), gli
ialtri ammisero invece un principio contrario e rigeneratore, a cui doveva appartenere la finale vittoria. Citeremo alcuni miti tra i più conosciuti, i
quali riflettono in modo evidente la tradizione genesiaca relativa al serpente seduttore, e la promessa
di un liberatore.
Il primo mito è il Ghrishna degli antichi Vedas.
che schiaccia col piede il capo del serpente. — Il
secondo è il dio egizio Horus, che combatte il genio
del male rappresentato da un serpente e gli trafigge
il capo con una lancia. — Il terzo è un mito persiano : il re Feridìon, l’erpe benefico, che combatte
e vince lo Spirito del male, personificato in Zoach
« il serpente ». — Mentoviamo ancora il serpente
Pitone dei Greci, ucciso dal gran dio Apollo. —
L’America ci fornisce esempi della medesima tradizione. Humboldt attesta che nella religione degli antichi Messicani il serpente personificava il genio del
male, ed era schiacciato dal Grande Spirito Teolt.
Così tra i popoli più antichi esiste la tradizione
di un essere malefico, opposto a Dio ; e quest’essere
malefico, conformemente alla narrazione della Genesi,
è m. serpente.
Il saraph, o « serpente ardente » che gl’israeliti
incontrarono nei deserti dell’Arabia, è designato come
animale alato in Isa. XIV, 29 e XXX, 6 ; ma in
questi passi devesi scorgere una imagine poetica anziché una descrizione zoologica. Gli esegeti non
vanno d’accordo sulla specie dei serpenti designati
in Num. XXT. Bisogna limitarci all’idea generale
espressa da saraph, cioè * serpenti velenosissimi ».
Il serpente di rame appeso ad un’antenna rappresenta il male ridotto all’impotenza e messo fuor
d’ogni possibilità di nuocere, per la potenza e per
la grazia di Dio. Nel paganesitno,!! serpeute è anche
il simbolo deila guarigione ; presso i Fenici e nell’Egitto, esso rappresentava, ravvolto su sè stesso,
l’immortalità e l’eternità : nozioni queste vicine a
quella di guarigione. Ma qui il serpente rappresenta il male, il castigo che Israele si è tirato addosso col suo peccato. Quando Gesù dirà che * come
Mosè alzò il serpente nel deserto, così conviene che
il Figliuol deirUomo sia innalzato » — questo significherà che, chiunque riguarda con fede a Colui
che « Iddio ha fatto esser peccato per noi » (2
Cor. V, 21), è per ciò stesso liberato dalla potenza
del peccato, che si è inoculato in lui a guisa di mortifero veleno.
Perchè dunque — come taluni fanno — si dovrebbe mettere il serpente di rame in relazione col
culto dei serpenti al quale si abbandonarono gli
Egizi, dal momento che sappiamo da Erodoto che
i serpenti sacri dell’Egitto appartenevano a specie
innocue ? — Può darsi che il culto dei serpenti,
che era sparso non solo' in Egitto, ma in tutta la
Fenicia, abbia incitato gl’ Israeliti a fare altrettanto ; e che, per questo e non per altro « Ezechia ruppe il serpente di rame che Mosè avea fatto
perciocché i figliuoli d’Israele gli facevano degl’incensamenti « (2 Re 18, 4).
Allusioni al serpente, identificato con Satana, si
trovano anche nel Nuovo Testamento, dove il rappresentante del male si presenta come seduttore,
come potenza nefasta, la quale è destinata ad essere
vinta per sempre, ad esser resa impotente definitivamente, da Colui che ha la podestà di convertir
gli nomini da Satana a Dio. « Or l’Iddio della pace
— scrive San Paolo ai Romani (XVI, 20) — tri
terà tosto Satana sotto i vostri piedi! ». Il Veggente di Patmo così descrive la battaglia finale
« E si fece battaglia nel cielo. Michele e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero... E il gran dra
gone, il serpente antico, che è chiamato Diavolo
Satana, il quale seduce tutto il mondo, fu gettato
in terra, e furono con lui gettati ancora i suoi angeli... Ora è venuta ad esser dell’Iddio nostro la salute e la potenza e il regno, e la podestà del suo
Cristo! ». (Àpoc. XII, 7-10).
Y.
La 5. Scrittura si sparge
In Germania, paese considerato spesso come culla
del criticismo demolitore, tre persone ora comprano
una copia delle Sante Scritture per ogni due che facevano la-medesima cosa venticinque anni or sono.
La Società Biblica manda cammelli carichi di S. Scritture nella capitale dell’Abissinia.
La vendita dei colportori in Francia si è accresciuta
di 4914 copie.
PoehìMmi sono gli Svedesi che non posseggano o il
Nuovo Testamento o la Bibbia.
L’anno 1907 segna la data in cui fu possibile riprendere la vendita delle S. Scritture a Vienna. Per 10
anni era stato considerato come un delitto l’offrir Bibbie
di casa in casa, ai cittadini viennesi.
In Italia ci fu in un anno un aumento di 12000 copie ; in^Bfllgaria un aumento di circa 18000.
Al Cairo molte Bibbie furon poste nelle mani degli
sceicchi;'L’istruzione cristiana vien data, secondo i nuovi
regolan^€»ti, ai fanciulli Copti nelle pubbliche scuole
primarie]^d’Egitto.
Nella Cina ci fu in un anno un aumento di più di
120.000 copie di Scritture su la vendita dell'anno precedente. Nel Brasile un aumento di più di 6000 copie.
Oaardaodo attopoo
(Noterelle e Spigolature)
Nei Ni, del 31 luglio il periodico francese Le Protestant ha pubblicato la traduzione quasi integralo
dell’articolo del nostro egregio collaboratore Angelo
Crespi su « Le democrazie moderne e il problema religioso ».
♦
• •
Non c’è dubbio, oggi una persona che appena appena si rispetti, fa da profeta : quest’è la regola ormai
genera’te.^Ìfffù'Wstitilisò'è'èòcezione il redattore del
giornale L’Ora di Palermo, che in un articolo dedicato a Giovanni Calvino, pur riconoscendo certi meriti del Riformatore, gli nega lo « spirito fraterno »,
sostiene ch’era sprovvisto di c pietà umana », e con
Voltaire (Voltaire a questi lumi di luna !) gli attribuisco « un’anima atroce », soggiungendo : t Quel tremendo verdetto suona da due secoli e non sarà mai
più revocato ». Che il verdetto... suoni, specialmente
in concertini scordati, può esser benissimo ; ma se...
suona, non significa che suoni bene ; e quanto alla
impossibilità della sua revocazione, ci abbiamo i nostri bravi dubbi. Al redattore dell’Om, che si ritrova
ancora a due secoli addietro in compagnia di Voltaire,
raccomandiamo di fare uno sforzo, di metter insieme
150 lire e di acquistare con queste 150 lire.la celebre
opera in 5 volumetti da 30 lire l’uno di E. Doumergue.
Forse là troverebbe un giudizio più intelligente e più
equilibrato di quello di Voltaire. 11 registro dell’organetto, da Voltaire in qua, è stato già cambiato più
volte, e— s’Ella fosse più a giorno della critica storica— saprebbe che adesso non ostante la, nota obbligata di Michele Serveto, il quale tra poco a furia
di parlarne finirà col riescir antipatico, il verdetto
che... suona non è più quello di Voltaire.
*
• *
L’anno scorso in Inghilterra, quest’anno in Germania. 11 XX Congresso Eucaristico si è inaugurato
infatti a Colonia e « con una pompa veramente magnifica ». Il Cardinal Vanutelli — che ormai è specialista in fatto di Congressi Eucaristici—è intervenuto
a rappiésehtar il Papa, in compagnia di quell’altro
immancabile ch’è il Cardinal Ferrari di Milano. Anche
le donne hanno avuto le loro sedute. Telegrammi di
auguri da più parti, e naturalmente anche dal Vaticanoic
Polvere negli occhi, signori miei. Il mondo abbisogna non di Congressi, ma di conversione e di vita
un tantino più spirituale.
♦
• •
La proposta dei giurati del dipartimento francese
della Yonne, i quali han chiesto la soppressione del
nome di Dio, del « nominato Dio », da la formula del
giuramento che ogni giurato deve prestare, ha fatto
chiasso : tutti i giornali ne han parlato. Salvo le corbellerie a base di « barba lunga », di « triangolo »,ecc.,
noi saremmo dell’avviso del giornale il Lavoro di Genova ; quando questo foglio — che non ha capito
5
LA LUCE
.un’aeea al concètto ioristiano, spirituale di Dio — scrive
queste assennate parole : « Non s’insulta forse un uomo
costringendolo ad un rito speciale perchè dica la verità ? Non è dargli del bugiardo di professione ? Non
è come dirgli : Sai, mio caro, io capisco benissimo ohe,
se non ti vincolo con qualsiasi spauracchio, tu mi
spiattelli una serqua di bugie, dunque, fammi il piacere, giura, per darmi un qualche affidamento sull’autenticità di quel Che dirai... Un gran bell’attestato
di fiducia che il magistrato dà al cittadino, dal quale
aspetta la luce ! >.
Anche noi siamo per la soppressione del giuramento.
E noi siamo in ogni modo per la soppressione del
nome di Dio, vera ipocrisia e vera profanazione in
bocca a giurati come quei signori del dipartimento
•della Yonne !
»
• •
Attiriamo l’attenzione dei Lettori sur un articolo che
il dottor Ry ha teste pubblicato nel Corriere'della
■Sera; il quale articolo s’intitola : In appello ? éd è
un’importante relazione sul dodicesimo Congresso Internazionale contro l’alcoolismo tenutosi il mese scorso
a Londra.
LUCE Di jàmERIC^
I nostri Lettori americani potranno facilmente farci pervenire il prezzo del loro abbonamento, versandolo al Rappresentante della Chiesa Valdese negli Stati Uniti e nostro
Amministratore per lAmerióa
Signor
J>rof. Pastore J^tberio
86 Romeyn Str. Kochester li. Y.
Kella Penisola e «elle Jsole
A.ngroffna
La tradizionale festa del 15 agosto quest’anno avrà
luogo il giorno 16 alla Vaccira (Angrogna). -,
Nella Valle di S. Martino la stessa festa ha ^ààvnto
luògo alla « Collette des Fontaines » dcmeni^.fdeorsa
alle 15. Oratori i 4 pastori della Valle e il sig. Oiosuè
Tron di Napoli. ,ìì .
Favaie
Il sig. S. Cereghino ci intrattiene intorno ad una
sua gita di tre giorni oltre gli Apennini, a. Ottone,
Rovegno, Cassingheno e Frase! ; nella quale gita non
mancarono le occasioni di parlar del Salvatore molte
persone serie e ben disposte ad ascoltare, In qualcuno
di quei villaggi, egli tenne culti presso famiglie già
evangeliche e confortò il cuore di fratelli segregati in
un ambiènle papistico.
OLTRE LE ALPI E I rVflRI
Francia *
— Il Sillón periodico cattolico romano liberale pro
pugna la ppbblicazione d’un giornale quotidianoif che
che s’intitolerà Democraaia e che sosterrà € la causa
della fede e la causa del popolo ». Si sono già raccolte
,a tal fipe 260 mila lire. » i
Ecco un nuovo motivo d’agitazione pel povero Vaticano !
— ISfìWEvangéliste, E. F. Neel descrive una magnifica gita nei luoghi di Provenza, ove i Valdesi furono
massacrati nel 1545. Vi si è tenuto un culto pieno di
commozioni profonde suscitate dai solenni ricordi.
Un prete cattolico romano del dipartimgn^o delI Indre-et-Loire, un altro del dipartimento del Rodano
è un altro della Francia del Nord si dimostrarono favorevolissimi alla vendita delie S. Scritture. Ecco parole
dell’un d’essi : « Mi piace assai 1’ Evangelo e non mi
stanco mai di predicarlo ai miei parrocchiani. Molti di
loro mi dissero che non lo conoscevano, ed io l’ho
dispensato loro gratuitamente ».
Valence. — Il pubblicista Draussin, che scrive specialmente nella Vie Nonvelle. è stato gravemente afflitto per la morte della sua consorte. Quantunque siano
in ritardo, voglia egli gradire le nostre condoglianze
cristiane e affettuosissime.
Grenoble. —- Secondo la Vie Nomells «. il manoscritto valdese dell’anno 1170 » di cui s’è parlato nel
numero scorso è conosciuto da gran tempo; è un ma
noscritto conservatissimo (che però il decano Montet
della Facoltà di teologia ginevrina attribuiva al secolo XVP) e contiene il Nuovo Testamento, i Proverbi,
l’Ecclesiaste, la Sapienza e il Cantico dei Cantici. Ognnno
di questi libri è preceduto da un preambolo. Vi è anche un calendario con passi biblici e un commento del
Padrenostro. Nel catalogo della biblioteca il manoscritto
va sotto questo titolo : « Manuscrit Vaudoìs du XIII
sìècle, U. 860 ». — Nella scoperta del nostro Cav.
Dr. Teofilo Gay non vi sarebbe dunque di originale se
non la diversa designazione di data, poich’egli attribuisce
il ms. non al secolo XVI come il Montet, non al XIII
come i Bibliotecari di Grenoble, ma al secolo XII?
Vorrebbe il Dr. Gay dircene qualcosa? L’argomento ci
pare attraente.
Bordeaux. — Il cardinale Andrieu è stato condannato a 600 lire di ammenda, per aver provocato a
disubbidir alle leggi dello Stato.
Stati Uniti
Da la relaziona della Chiesa Italiana di Brooklyn,
che ha a ministri i signori Stefano Testa e Arturo di
Pietro, togliamo la notizie seguenti.
Detta chiesa è entrata nel sno 3* anno di vita; ha
ammesso in quest’ ultimo anito ecclesiastico 82 nuovL
membri ; 214 in poco più di 2 anni. I fratelli hanno provveduto a tutte le spese locali. Si son tenuti culti all’aperto. Si è predicato per alcuni ntesi — oltre che nel
bel tempio — sotto una tenda, guadagnando cosi 25
nuovi membri. Si è annunziato 1’ Evangelo ogni settimana a bambini in due scuole, e in tre fattorie ad operai.
« Il 2' anniversario della fondazione della chiesa fu
festeggiato con un buon concorso di popolo. Oratore
d’occasione fu il prof. Alberto Clot pastore di Girgenti ».
E la relazione parla anche dell’opera rallegrante della
signorina Anita Ran maestra e missionaria tra i bambini e di quella di 4 missionari usciti da la chiesa
medesima.
— Negli Stati Uniti vi sono 156 Scuole di Teologia
(evangelica) con 9583 studenti : 405 più dell’anno scorso.
Brooklyn. — Ci si annunzia la nascita d’un nuovo
giornale italiano evangelico L'Araldo, che si pubblicherà a Brooklyn per cura del « Presbyterian Board
of Pnbiication ». Direttore il sig. Arturo di Pietro.
Auguri 1
Hammonton. — Domenica 18 luglio nella Chiesa
Evangelica Italiana di Hammonton, New Jersey, si
svolgeva una bella ed indimenticabile festa. Le pareti
del Tempio erano decorate con bandiere americane ed
italiane. Splendidi fiori donati dai membri della Chiesa
stessa adornavano bellamente il pergamo. Le Chiesa
era piena di fedeli, molti amici americani erano pure
intervenuti alla solenne cerimonia.
Cessate le armoniose note del « Glory », il caro
pastore sig. Pio Armati, invocando il nome del Signore,
dava principio al culto.
Si trovarono presenti i pastori signori V. Serafini
di Trenton N. J. ; A Stasio di Philadelphia, C. B.
Papa di Red-Bank, N. J. — Dopo il sermone, si celebrò
con solennità la Santa Cena. Era commovente notare
il profondo raccoglimento e la gioia serena di tutti
quei nostri fratelli. — Dopo la Santa Comunione, il
battesimo di quattro bambini. Sul volto di tutti i presenti si leggeva la commozione più sincera e profondasi chiuse il culto ringraziando l’Altissimo per le sue
benedi?ioni e cosi tutti i fratelli, stringendosi affettnosamente la mano ed augurandosi reciprocamente la pace
e l’allegrezza del Cristo, ritornarono alle proprie dimore.
In tempi tanto difficili un tale aveenimento è un
vero conforto per i cristiani.
Ne sia lode al caro pastore che, coscienziosamente
lavorando in mezzo a tanti ostacoli, ha saputo portare
nel cuore dei nostri connazionali la parola della luce
e della verità. E ne sia lode specialmente al Signore,
che lo ha sostenuto e benedetto. C. B. Papa.
Paterson. — Il sig. Carlo Altarelli ci favorisce due
notizie rallegranti." Egli ci anuunzia l’imminente inaugurazione d’una sala di lettura per. gl’italiani residenti
a Paterson ; e ci annunzia del pari la fondazione già
avvenuta d’una società, costituitasi tra Ministri e Missionari evangelici nello Stato di Nevv Jersey. Da questa
società, di cui egli è segretario, il sig. Altarelli ha
avuto r* incarico * di « comunicare » con la direzione
della Luce. — Noi ne siamo lieti, e diciamo a lui e ai
signori ch’e’ rappresenta una parola di fraterna e affettuosa congratulazione. Sempre avanti, nel nome del
Signore, per il bene dei nostri connazionali !
Brasile
S. Paulo. — Secondo la Vte Nouvelle, si sono iniziati culti e scuola domenicale in lingua araba, per
uso della importante colonia siriaca, e pare che l’opera
proceda bene.
India
In novembre prossimo si terrà ad Agra un Congresso
mondiale di attività cristiana, al quale saranno rappresentati, tra altri paesi, anche 1’ Australia, la Nuova
Zelanda e il Giappone.
^ Giappone
Nel 1875 a Kyoto fu fondata un’università evangelica, la quale ha esercitato un’enorme influenza cristiana su tutto il paese, specialmente tra le classi
colte. Essa comprende 9 professori americani, 38 giapponesi, e 781* alunni, di cui 38 di teologia.
L’opera evangelica fiorisce specialmente in quella
città.
Australia
A Sydney, un certo sabato dell’anno, si fa un’immensa colletta a prò degli ospedali, nelle case, nelle
vie, nei giardini pubblici, sui tram, ovunque. Quest’anno
3500 signore hanno fatto da pubbliche questuanti, raccogliendo la bella somma di L. 175,000.
ECHI BELLE MISSIONI
Con vìvo dolore annunziamo la morte del sig.
Teodoro Fuhrmann, nativo di Torino, missionario
nell’Alto Zambesi (Affrica australe) avvenuta il 18
giugno a Mabumbu.
Condoglianze cristiane a tutti i congiunti. Il Signore susciti altri operai zelanti come quello che
ci ha lasciati ! • ' *
IN SALA DI LETTURA
Catechismo ETahgelico
(1)
Di S. Beruatto è un bel volumetto che potremmo
quasi chiamare < La Bibbia compendiata ».
L’egregio autore invero non vede nella Bibbia niente
di nuovQj ,oltre quello che fino ad ora ogni evangelico
ha saputo trovare : mentre a noi sembra che di fronte
al mondò ¡moderno dovrebbero tralasciare certe cose
e comiiiliiàre a farne risaltare altre di cui le Sacre l^rìtture sono pregne e che pure sono state dimenticate,©
poste in seconda linea.
In ogni modo il piccolo catechismo del Beruatto è
di somma utilità per ogni anima che crede. Le lezioni
sul Decalogo piacciono anche di più, perchè contengono
pensieri molto assennati e praticamente moderni ; ad
esempio, nel IV comandamento, trattando del lavoro
l’autore scrive:
« Il lavoro non è un castigo, ma è il segreto della
nostra vita e della gioia. Chi lavóra ha tutto : pane,pace, progresso. Chi non lavora non ha che miseria,
dolore e "vergogna ». "" "
E’ tempo infatti di distruggere quel pregiudizio tanto
irradicato nella coscienza dei cristiani d’Italia, che il
lavoro sia la conseguenza non dell’ordine di Dio, ma
di una maledizione di Lui. Si dovrebbe avere il coraggio
di dimostrare ad alta voce come moltissimi altri pregiudizi non sono niente affatto sanzionati dallo Spirito
della Bibbia.
Non sapremmo poi lodare abbastanza l’egregio autore
di avere inserito nel suo corso catechistico una lezione
contro Talcoolismo, dimostrandone con dati statistici ì
perniciosissimi effetti : come pure di avere usata molta
discrezione nella parte anticattolica.
Tutti i buoni evangelici dovrebbero persuadersi che
oggi in Italia dobbiamo dimostrare l’Evangelo ad un
popolo prono aU’incredulità piuttosto che alle superstizioni dei preti romani.
E a questo proposito non ci pare molto pratico esporre
in un piccolo catechismo evangelico anche la fede nel
millenarismo quasi facente parte della religione cristiana.
_________ Ai»tai«o £ningat<di
(1) Catechismo Evangelico di S. Beruatto. — Compilato e
pubblicato da C. Boccardo. — Tip. Istituto Ev. Industriale. —
"Venezia, 1909.
[Fisi ecdssiastita e irisi nsiigiosa
signor Arturo Mingardi, già Padre Bernardino da Busseto, meriterebbe di venir largamente sparsa fra gl’italiani, e specialmente fra il Clero cattolico-romano —■
L. 0,10 la copia. Per 10 copie o più un soldo l’una,
franche di porto. -- Rivolgersi al signor A. Rostan,'
Via Nazionale 107, Roma.
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6
LA LUCß
Il Celibato del Clero
{Referendum deZZe Battaglie d’oggi)
(Continuazióne vedi numero precedente).
Ancora dalla Romagna
Mi rallegro con il suo periodico, per aver saputo impostare su le sue vere basi la questione del celibato
del clero, benché io, personalmente, anche messo nella
libertà di poter scegliere, rimarrei nello stato attuale
per ragioni di altissimo interesse. Come ritepgo che
per ragioni storiche sia ciò necessario a tutti, sino a
che il clero non abbia conquistatala propria indispensabile libertà !
RairxJmhrla
Signor Direttore,
Non mi è pervenuto UN. 11 del « Battaglie d’oggi »
e quindi non ho il tenore giusto del suo articolo sul
celibato ecclesiastico per esprimerle le mìe impressioni
in proposito ; bo letto però nel N. 12 una lettera di
un sacerdote pugliese che mi ha dato luogo a parecchie
riflessioni e che mi permetto di farle conoscere colla
presente. ,
Il celibato ècctesiastico hisognerelibe forse considerarlo dal punto di vista teorico e pratico. Dal’ punto
di vista teorico si può essere tutti d’accordo. Il sostegno intellettuale di un ascetismo male inteso, che
considera le.cose di questo mondo daun puutojdivista
esclusivamente pessimista, è venuto a mancare alla
legge del celibato. Ciascuno può sentire in sé stesso,
sacerdote o laico, che l’amore coniugale è una cosa
sacra e buona e che non toglie nulla alla perfezione
religiosa dì un individuo, come d’altra parte il rinunzia al matrimonio non accresce affatto il suo valore
religioso almeno agli occhi di Dio, quantunque i suoi
pretèsi reppresèntanti possano giudicale diversamente.
Quindi si potrebbe dichiarare la legge del celibato per
lo meno inutile.
Se teoricamente si potrebbe non essere contrari alTabolizione del celibato ecclesiastico, in pratica si deve
volere questa riforma della disciplina ecclesiastica ?
Io credo di no : sarebbe forse l’ultimo colpo di grazia alla dignità del clèro tanto depressa e quasi sparita,
del cfero il quale a nzichè delle gioie e dolcezz^ della vita
mairijnolfiale hatpintiostQ .bisi^no .c^^una r«4^
forma spirituale o meglio di una profonda conversione
interiore. Giacché non é vero affatto che dei-due mali
i quali affliggono il clero, l’ignoranza, cioè, è l’immoralità, il primo sia già sparito colle disposizioni di Pio
X ai vescovi, oche per il secondo l’unica via di scampo
sia raholizìone del celibato. E’inutile dire ehVil « motu
proprio » sugli studi nei seminari era troppo deficente
ed inadegnato ai gravi bisogni della cultura ecclesiastica senza tener copto che tutto ciò che vi poteva
essere di buono è statp brutalmente rinnegato dall’ « Enciclica Pascendi » e da tutte le disposizioni successive
riguardo agli <studi religiosi. Lungi dairaver^uombattuto r ignoranza nel clero siamo ancora al principio
della lotta e la cultura non è affatto un bene raggiunto
in mezzo a noi ma uno scopo a cui dobbiamo tendere
in mezzo a mille sacrifici, umiliazioni ed opposizioni
maligne circondati da ogni sospetto e spiati io osoi
minimo passo.
Quindi resta ancora l’ignoranza in mezzo al clero la
quale più del celibato è forse causa d’immoralità. Essa
rimane con tutte le sue gravi conseguenze per la vita
morale dell’individuo e della società e per la vita della
religione stessa.
L’immoralità del clero non ha le sue radici nella legge
del celibato, ma piuttosto nella sua ignoranza, nella sua
materialità e leggerezza, e nella mancanza assoluta di
senso e di spirito interiore di religiosità. Solo un rinnovamento dell’educazione intellettuale, un riguardo alla
formazione del carattere personale in ciascuno, con metodi che si dirigano all’animo dei giovani e non all’esteriore e che quindi siano liberi da ogni contagio d’ipocrisia, menzogna ed .adulazione, ed nna formazione dello
spirito religioso diretta, al più intimo della coscienza
per cui nel sacerdote il sentimento della costante unione
vitale col divino e delle esigenze nella vita di questa
unione, e non piuttosto il sentimento di un contatto
quasi direi fisico, a scatti, magico, che fa del sacerdote
una macchinetta di culto che comunica col divino solo
in certi momenti e dal di fuori, solo tutto questo
dico, potrà fare sparire dal clero la piaga dell’immoralità.
Se il clero é immorale ciò significa che le coscienze
sono ammalate, hanno bisogno di calore e luce spiri
tuale, e certo non varrebbe a guarirle l’abolizione di
una legge sia pure del celibato. Il vuota che nel cuore
di un uomo di sentimento può lasciare un amore sacro
e legittimo, quantunque vietato, il sacerdozio ha di che
colmarlo specialmente negli anni di entusiasmo giovanile.
Anzi, l’abolizione del celibato oltre che non arrecare
alcun vantaggio alla moralità del clero, sarebbe una
doccia fredda al movimento spirituale a Lei ben noto il
quale in mezzo a tanti contrasti e pur affrontando tante
persecuzioni ed umiliazioni si é delineato in seno al
cattolicisnio e lavora nel fondo della coscienza della
Chiesa per rinnovarla e innalzarla volendo riscattarla
dalla degradazione in cui é tenuta forzatamente da abitudini di tempo, non estranei gli interessi di una grossa
cricca di parassiti e burocratici. .
Per reclamare l’abolizione del celibato bisogna che
il clero si renda degno della vita matrimoniale e ciò
potrà avvenire solo quando esso avrà sulle relazioni
sessuali un concetto più elevato di quello che si ha in
mezzo al mondo. Ora dal parlare leggero e. spesso ti-iviare, più spesso ancora dalla vita che si conduce da
molti ecclesiastici é chiaro che il clero è incapace di
portare il matrimonio adj,uua funzione superiore e più
dignitosa nella società. Anche nella vita matrimoniale
e pur rimanendo nel commercio tra due si può essere
immorali, ed il clero non sarebbe forse al caso di IL
berarsi da questa grave onta che, quantunque ricoperta
di fronte alla società civile e religiosa dal contratto
matrimoniale, non per questo cessa dall’offendere gravemente le coscienze e degradare quegli individui che
non avendo alcuna idealità e non vivendo che nella
materia non saprebbero altro trovare nel matrimonio
che la soddisfazione di un piacere carnale.
Finalmente un altro grave ostacolo viene opposto
dalle congregazioni religiose. E finché esisteranno esse
nella chiesa o per lo meno avranno il monopolio nel
governo ecclesiasÉico l’abolizione del celibato sarà assolutamente impossibile. I regolari non potranno accettarla senza disciogliere le loro comunità religiose
ed é naturale che a ciò non si ridurrebbero a nessun
patto. Dato ciò verremmo ad avere due cleri, l’uno ammogliato, l’altro celibe, e tra questi due si accenderebbe lo squilibrio già troppo acuto, ed il secondo verrebbe ad avere nella Chiesa una potenza esclusiva e
rimarrebbe da solo, a deoidere- s»lle sorti della reli»
gione : il clero secolare pel solo fatto di essere ammogliato verrebbe escluso da ogni grado gerarchico e quindi
si troverebbe in una condizione inferiore di fronte ai
capi ufficiali del cattolicismo. Ciò significherebbe un
porgere nuovi pretesti alle congregazioni religiose per
espandere maggiormente i loro tentacoli sulla Chiesa
mentre vi é bisogno non solo di diminuire la loro ingerenza, ma di distruggerla assolatamente, ed il clero
secolare ammogliato non potrebbe aver più la forza a
combattere tutti questi parassiti che si abbarbicano alle
parti vive della Chiesa per nutrirsi della sua linfa vitale e condannarla alla morte ed alla corruzione.
E’ vero che la legge del celibato per molti individui
ed anche per i più può essere veramente una legge infame e fonte di martirio. Però non bisogna accogliere
con troppo entusiasmo queste voci ed é lecito domandarsi : chi sono questi sacerdoti che si sentono martirizzati da tale legge, quali sono i loro pensieri e le
loro aspirazioni, per quali fini hanno abbracciato la vita
sacerdotale e che concetto hanno del sacerdozio e della
sua funzione in seno aH’nmanità ? Con ciò non s'intende offendere nessuno di quei sacerdoti che trovano
nell’abolizione del celibato Tunica tavola di salvezza
per la riabilitazione morale del clero. Ognuno di noi
deve astenersi di giudicare su questi punti che riguardano il fondo della coscienza noto solo a Dio, ma bisogna riconoscere che certe voci di oppressi hanno un
valore ben diverso a seconda che ciascun individuo possa
rispondere a sé stesso in un modo o nell’altro a queste
domande.
Comunque sia però la voce di un sacerdote che grida
all’abolizione del celibato è sempre da rispettarsi, se
non altro è più onesta e sincera dei sentimenti di
Pio X che nelTallocuzione ai preti della diocesi di
Fermo ebbe a dichiarare essere più tollerabile la corruzione del cuore che quella della mente. Ed é veramente una vergogna per il clero cattolico che sia tollerato un prete il quale nel segreto della sua casa si
prende tutte le soddisfazioni del matrimonio e poi in
pubblico si presenta come esempio di purezza recàndo
cosi il massimo insulto al Cristianesimo, che tanto lottò
contro l’ipocrisia del farisaismo, mentre si getta ogni
obbrobrio e vergogna su chi ha il coraggio di dire nna
parola onesta e sincera solo perché la vede utile aiTavveuìre della religione.
Conchindendo : anziché lottare per T abolizione del
celibato ecclesiastico é più utile e necessario che tutti,
i preti e laici di buona volontà si uniscano per rinnovare la cultura ecclesiastica e per suscitare un moto
religioso vitale, intenso e libero da qualsiasi bagaglio
dommatico, che ecciti e commuova tutta Tanima moderna e che possa farle trovare quella forza di cui
sente bisogno per sollevarsi e che invano cerca altrove».
Bisogna unirsi per lavorare a distruggere tutti gli
organismi malefici che si abbarbicano nella chiesa stessa
e che Thanho condotta a Torlo del precipizio vantandosi poi di esserne i liberatori. Concentriamo qui tutte
le nostre forze ed energie, questo solo é l’interessante
ed il necessario alla vita della religione. Non bisogna
essere impazienti ; il tempo maturerà da sé tutte le
riforme secondarie e parziali ; « Cercate pertanto in
primo luogo il Regno di Dio e la sua giustizia, e avrete
di soprappiù tutte queste cose ».
(Continua) Un parroco di campagna.
I^al Gh.iosco alla Libreria
Coenobinm, Anno III, fascicolo III.
Circolo Missionario della seconda chiesa valdese
di Milano. Milano 1909.
Cariò M. Ferreri. —- « Del Metodismo episcopale ».
Prefazione di W, Burt soprintendente generale — Roma,
Casa Editrice Metodista, 1909.
Ginstlzia e carità, discorso d’occasione. — Livorno
24 giugno Ì908.
Mons. Pnlciano. — « Fossati e il suo regime ».
Donato Stanganimi. « Le speciali difficoltà delTopera in Italia e come superarle ». — Firenze, Tip. Claudiana, Via Serragli 51.— Cent. 10
Ecco. Un buon discorso, che leggeranno con frutto
gli evangelizzatori specialmente.
Catechismo evangelico di S. Bernatto. Compilato
e pubblicato da C. Boccardo — Venezia, Tip. Istituto
Evangelico ludustriale, 1909.
Sulle strade carreggiabili nei valichi alpini. —
Interpellanza delTonorevole Enrico Soulier svolta alla
Camera dei Deputati nella tornata del 5 luglio 1909.
— Roma; Tipografia della Camera dei Deputati, 1909.^
Hesbd Strettoli. — c I Fanciulli di Margherita ».
Versione italiana di Amy Turner, con illustrazioni.
Firenze, Tip, Claudiana, 1909.
Eccezionali facilitazioni iibrarie per gli abbonati da
LflLUCE
I nostri abbonati che invieranno cartolina-vaglia di
L. 3,50 alla Libreria Editrice Romana, Via della Scrofa
10, Roma, riceveranno i seguenti libri del valore di
L. 8,50.
— Lettere di un prete modernista. — Appendice :
Dalla sospensione di R. Murri alla scomunica di A.
Loisy (note documentate). Bel volume in 16- grande
di pag. 300 su carta inglese, L. 3,50.
Giorgio Tyrrel — Medioevalismo. Risposta al card.
D. A. Mercier. Bel volume in 16- di pag. 200, L. 2,50.
Nathan Söderblom, delTUniversità di Upsala. — Le
religioni del mcmdo.-—Unica traduzione italiana autorizzata da) dott. Aschenbrödel. Voi. in 16- di pag.
120, L. 1,25.
Alfredo Loisy, del Collegio di Francia. — Compendio dei « Vangeli Sinottici » e delle « Semplici riflessioni •. Con ritratto e biografia dell’autore. Voi. in
8- di pag. 60, L. 1.
Perché siamo cristiani e socialisti. A cura dei socialisti-cristiani di Roma. — Opuscolo in 8- di pag..
24, L. 0,25.
È sitperfluo rilevare per i nostri lettori l’importanza
e l’interesse di questi volumi, i quali, qualunque sia
il giudizio ohe di essi si possa dare, hanno tuttavia
come documenti storici e psicologici di uno fra i piùi
caratteristici e complessi movimenti religiosi, un valore grandissimo, e non dovrebbero essere ignorati,
da chiunque segua con interesse li cammino del pensiero religioso nel mondo moderno.
La Libreria editrice romana allo scopo di far conoscere le sue pubblicazioni ad un pubblico più largo
ha consentito di accordare ai nostri abbonati per i
mesi di agosto, settembre, ottobre, queste eccezionali
facilitazioni delle quali i nostri lettori profitterannocertamente.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
^Tipografìa dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma»
7
LA LUCE
ma
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ì nw).
Come vede, zio
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sovracarica di ve
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calo, che essa ria
loro carezze
— Tante grazi«
dinaie.
— In ciò appu
Chiamano carezze
prio attentato all
— Sia ringrazi
di una volta !
— Adagio, zio
Chiesa romana,
stinguo il sistemi
mente detto,
quello è partieoi
è intangibile, e
ferventemente e
— Non tutti ?
— No. Molti
teorie verso il ra
— E i modernis
— I più di lor
nella Chiesa. Gli
coraggiosi, si getj:
evangelico. Non
— E tu?
— Sarà di me
— Non puoi pr
voce carezzevole
— No ! no ! son
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se fossero vivi ?
Il giovane non
focato un doppio s
di pianto.
Zio e nipote ri
lenzio, mentre -il
giovane, si sentiv
ciglio.
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nali gridavano a
— Vieni — dis
mossa — vieni, ca
Santo Padre. Egli
dimenticherà tuttq
— No ! no ! —
Papa non mi può
venero anche pera
fica e s’impernia
l’abborro questo
strutto, perchè lo
zione veramente
Scrittura e al cri
usurpazione.
— Che cosa è,
— Una grande
fra sè e tutte unii
•Gesù Cristo, nella
nella pratica della
carità.
— Niente di più
— No: nulla di
— E il Papa?
— Per me il Pa
talia. Patriarca di
romana, poi, a ca
Apostoli Pietro e
quando le Chiese
appello per dirime
stiani. Ma tutto q
non per istituzion
La Chiesa, insomm
girne essenzialment(
narchioo.
— E dove metti
Nostro Signore be
pietra fondamental
— Come le dissi
lico è lungi dall’i
ficoltà esegetiche
sere una posteriore
tica e genuina di
autenticità, la mag:
tardo medioevo,
non della persona
Pietro nella divini^:
Pietro, ma « la co
cioè, Gesù Cristo
la loro intenzione è buona. I più di
mente la Chiesa. La vedono brutta e
sti antiquate e stranie : la vorrebnare e rimodernare, abbellire. Pecponde col rimbotti e colle unghie alle
, di quelle carezze ! — sciamò il carato sta il lato debole dei modernisti.
ciò che in realtà è un vero e proa vita della Chiesa romana,
ato Iddio ! Ora trovo il mio Ottavio
Ho detto un attentato contro la
non contro il cristianesimo. Io diromano dal cristianesimo propriaQu^sto. è comune a tutte le Chiese :
'e alla sola Chiesa romana : questo
modernisti lo pQssedonq, l'amano
sono convinti ammiratori.
ne
engoho trascinati dalle loro stesse
iisionalismo,,e temo ,che,siano i jpiù.
' Iti credenti ? >
resteranno, cadaveri ambulanti,
altri, più logici, più ferventi, più
leranno in braccio al cristianesimo
’è altra via d’uscita.
(]uello che Dio vorrà,
oprio tornare indietro ? — disse con
cardinale,
ijo ito troppo lontano.
'0 mio fratello e la tua buona mamma
l’efii
DI ROMA
Sludio di sforia e di psicolo
del Proi. G. Bartolì.
liti
rispose, ma dopo aver indarno soflingulto, diede in un violènto scoppio
masero per qualche minuto in siprimo, commosso alle lagrime del
a intenerire il cupre e inumidire il
uietei notturna gli strilloni dej,gioriiquarciagola l’Enciclica Pase^n^i.
il cardinale con voce dolceis'eom;ro Ottavio; Domani ti condurrò dal
ha un cuor buono. Ti perdónèrà e
sciamò il giovane — è inutile ! Il
cambiare le idee. Io lo rispetto, lo
iemalmente, ma nel Papa si personiil sistema teologico romano, ed io
sistema, l’odio, lo vorrei veder dicredo falso e contrario alia traditiniversale della Chiesa, alla Sacra
stianesimo primitivo. Per me è, una
dunque, per te la Chiesa crisidana ?
república di Chiese, indipendenti
e nella stessa fede della divinità di
professione del Simbolo apostolico,
vita cristiana e della vicendevole
più.
ipa è Vescovo di Roma, Primate d’IOccidente e niente più. LanChiesa
Igiene della sacra memoria dei due
Paolo, può essere in certi casi, e
a lei ricorrono, ultimo Tribunale di
ire le liti e le controversie dei cri[uesto per libera scelta delle Chiese,
le di Gesù Gristo o per necessità,
a, ha avuto da Gesù Cristo un rete democratico, e non per nulla mo
11 famoso passo di San Slatteo dove
nedisoe San Pietro e lo costituisce'
e della sua Chiesa ?
altre volte, zio, quel testo evangeisere cristianamente sicuro. Le difèono tali ch’esso potrebbe ben esinterpolazione, non parola autenGesù Cristo : ma, data anche la sua
gioranza dei Padri antichi fino al
Interpretarono la parola « pietra »
di Pietro, ma della confessione di
là di Gesù Cristo : nel qual caso, non
ijnfessione della divinità di Gesù >
stesso, sarebbe la pietra immobile
su cui poggia la Chiesa. Questa è dottrina certa, plausibile, evidente, ammessa sempre da tutte le Chiese >
1 altra è dottrina romana, ignota ai Padri antichi e
rigettata anche ora dalla maggioranza dei cristiani.
— E questa è la tua fede ?
— Eminenza, sì.
Non v’è speranza di cambiamento?
^ Per ora no, salvo che Iddio mi cambiasse di subito la mente e mi facesse vedere che erro. Non ho
paura di lasciarmi vincere dalla verità. Quel giorno
che mi persuadessi esser io nell’errore, mi trascinerei
a San Pietro colla corda al collo a baciare i piedi al
Vescovo di Roma.
— Una volta però, questa non era la tua fede.
Verissimo, e lei sa come mi sono mutato. La genesi della mia mutazione è lunga: ma dessa cominciò
quel giorno quando mi accorsi che i miei professori
di teologia mi avevano dato a bere, come genuino,
quel celebre passo di San Cipriano sul papato, il quale,
ora, si sa da tutti essere un’interpolazione. Quell’inganno mi rivoltò, e mosse a sdegno profondo la mia
onestà e lealtà. Da quel momento cominciai una lunga
seriq di verificazioni di documenti e passi patristici,
la quale, a poco a poco, mi ha condotto alle mie idee
attuali.
— E non potrebbe essere tutto ciò una grande superbia del tuo intelletto ? 'Tu non sei infallibile, figlio mio!
— È superbia una onesta convinzione ? È superbia
aver coscienza? È superbia il voler dir bianca una
cosa che si vede bianca, quando, d^'altra parte, non
si è, nè ciechi, nè miopi? Che sappia lei: ho mai
10 resistito alla verità conosciuta ? Ho mai io rifiutato di cedere, anche ad un bàmbino, se per avventura egli mi mostrava aver io preso abbaglio od
errore ?
— No : tu non sei mai stato ostinato I
— Nè lo sono ora. Ho desiderato tante volte di disputare tranquillamente di queste cose coi professori della
Università Gregoriana: ma è impossibile. Si scaldano,
si scandalizzano, fanno faccio da spiritati, uno, persino, si mette a piangere, e ti gettano subito in faccia
le definizioni dei Coneilii di Trento e del Vaticano.
Ogni ¡discorso ragionevole è con loro semplicemente
impossibile.
— Però, nè anch’essi hannp tutto il torto. Non conta
nulla per te l’autorità di quei due Coneilii?
— Poco o nulla. Nel Concilio di Trento i Padri furono pochissimi, in maggioranza italiani e soggetti al
Papa, che legavano l’asino dove voleva il padrone. Poi,
Roma teneva in sue mani strette le fila di quel Concilio di tal maniera, che gli stessi Padri, specie i non
italiani, continuarono a lamentarsi dal principio alla
fine del Concilio di non esser liberi. Legga, se n’ha
vaghezza, non dirò il Farpi, ma il Pallavicino stesso,
anzi se vuole, i documenti originali, editi ora per la
prima volta da Sebastiano Merkle. La contusione non
può esser che questa : in quel Concilio non vi fu vera
e genuina libertà, e dove non vi è libertà, non è Spirito Santo. Quanto al Concilio Vaticano, basta riCórdare che le definizioni ivi promulgate, furoaò prése
contro la volontà di una forte minoranza, la quale per
giunta, era indubitatamente la più dotta, e rappresentava il màggioF numero di fedeli. Ma contro il dilagare dei Vescovi italiani e dèi Vescovi apostolici devoti a Roma, 1 quali, da soli formavano quasi la metà
del Concilio, non c’era scienza o autorità che valesse.
11 maggior numero oppresse ih minore. Ma in antico
si credette sempre che le definizioni conciliari si dovessero prendere, se non ad assoluta unanimità, almeno aitale maggioranza, che da vicino le si accostasse. #■:
— E allora ?
— La conclusione è ovvia. La maggioranza dei cristiani,cioè283 milioni di non cattolici, contro 264 dicattotolici rigettano le esagerate pretese del papato ; ed
io le rigetto. Non le credono essi, e non le credo
neppur Ì0.
— E poi?
— Dio ha tracciato ad ógni creatura la sua via. All’uccello ^l’aria, al pesce l’acqua, alla fiera il bosco, alla
stella l’etere, all’uòmo la via sicurissima della propria
coscienza. Io seguo la mia coscienza, cammino sicuro
per essa, e sfido Dio a giudicarmi.
Per quella sera il cardinale non insistette da vantaggio col nipote. Questi era ito veramente troppo
lontano : sarebbe mai ritornato alla dottrina antica?
Egli n’era dolentissimo : ma, e può l’autorità imporsi
alla coscienza di un uomo ? Il nipote gridava : luce !
lucei e i suoi nemici rispondevano: autorità! autorità ! e lo laaciavan nel buio. E poi, se la luce stesse
davvero dalla sua parte?
XIV.
Le arrui dei vili.
La coppa del calice amaro di D. Ottavio non era ancora piena. La sua via crucis era ancora lontana dalla
vetta insanguinata del Golgota.
Il giorno dope il colloquio sopra riferito, égli ri.
cevette un bigliettino laconico del segretario del Cardinal Vicario. Quert’ultimo desiderava vederlo e parlargli.
Il cardinale fu buono, coi tese, persino paterno con
lui. Disse che l’aveva mandato a chiamare a malincuore ; ina il suo dovere e un sacro obbligo di coscienza ve l’obbligavano. Una grave accusa era giunta
al Vaticano contro di lui. Veniva accusato di avere in
confessionale e per mezzò della confessione, in Santa
Maria in Trastevere, tentato d’indurre una sua penitente a peccato carnale.
A queste parole, l’indegnazione di D. Ottavio scoppiò
in tutta le sua violenza. Si difese come un leone ; disperse al vento tutti i fondamenti della rea accusa e
persuase il cardinale della sua innocenza. Questi, dinanzi al gi^vqpe, bruciò colie sue stesse mani l’attto
incri minatore.
Ritornando a casa, strologava D. Ottavio chi poteva
avere architettato quell’infame accusa. Ci entrava una
donna, di sicuro. Certa Teresina, ragazza sui dicioti’anni, sarebbe stata la supposta vittima. Ma questa,
da sè, non poteva aver tramato tanta infamia. Non
aveva nessuna ragione di volergli male ; l’aveva beneficata anzi ; e poi, era troppo semplice ed., ingenua.
Anche se realmente tentata, non avrebbe mai parlato.
Chi dunque l’aveva imboccata e spinta dinanzi al Cardinal Vicario ? A D. Ottavio occorse il nome del donnone. Sì, quella pinzocchera era irritata contro di lui,
per aver egli abbandonato il confessionale. Ma nè anche
il donnone da solo, sarebbe stato capace di quella sceleratezza. Chi mosse il donnone e la Teresina? To’!
L’ho trovato ! Qui c’entra la mano valutata della prinOipessa Gualdi. Il sacerdote non era ancora arrivato
á casa sua, che si era già formata la persuasione; la principessa Cualdi essere^l?; prima autrice daU’infamq attentato ponfro di lpi.| In due o^tre- giorni seppe inÌatt! ii iroifó della 'eosia. Il donnone ei^a stato lo strumento cieco in mano della Gualdi. E costei, agiva ella
per proprio conto, ovvero per conto altrui? Il povero D. Ottavio si propose di fare ulteriori ricerche.
Passò una settimana. Quasi ogni giorno egli andava
8 casa Lincoln, dove passava un paio d’ore inoneste
ed istruttive conversazioni col dottore, con Miss Florence, e cogli amici della famiglia, quasi tutti inglesi
od americani. Spesso, troppo spesso; capitavano colà
anche la Bice colla madre.
Un giorno D. Ottavio ricevette ùna visita in gran
segreto da un certo monsignore suo amico. Questi
gli era rimasto fedele nella sventura, e grazie alla generosità del suo cuore, non smetteva punto di fargli
frequenti visite ; ma spesso in segreto « propter metum
Judaeorum >,
— Caro D. Ottavio — disse — sono venuto oggi, con
grande'premura perchè ho a dirti una cosa assai importante.jIo ho amici fedeli a Santo Ufficio e da loro
ho saputo Una cosa ohe ti riguarda.
— Me ? — fece D, Ottavio con estrema meraviglia.
— Sì, proprio te? Ti accusano niente meno che di
essere l’amante riamato della nipote del cardinal Turini. Qualche personar malvagia segue i tuoi passi,
spia le tue azioni, invigila la tua vita. Hanno detto
che tu dai appuntamenti alia signorina Bice presso
certi tuoi amici inglesi, e là vi vedete e chiacchierate
a vostro beH’agio. I miei amici del Santo Ufficio, e
anche i più alti Superiori di quel Tribunale sono convinti trattarsi di mera calunnia, e non faranno passo
alcuno contro di te ; ma per amor del cielo, p^rag» la
detta signorina ad astenersi d»! visitare i tuoi e suoi
amici, mentre tu pure sei Colà, e ciò a fine di non peggiorare la tua già triste posizione. Guai se la cosa
giunge alle orecchie gelose del cardinal Turini!
D. Ottavio tenne per un momento la testa fra le mani
come accasciato da tanto colpo. Poi si riebbe ed acquistò
la sua tranquillità.
— Sì — disse, come parlando fra sè — mi vogliono
uccidere. Sono condannato a morte. In altri tempi
sarei già stato bruciato a Campo dej Fiori. Ora i tempi
sono più civili : l’odore di carne umana arrostita è
troppo disgustosa... 1 acre puzzo fa venir la nausea
anche ai fanatici... mi uccidono certamente... prima la
mente, l’intelletto... poi il cuore... Ah ! Roma ! Roma ¡
(21) {Continua).
8
8
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Lezioni di Storia della Chiesa, 3 fascicoli
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Cioccolato i-5cu¿r plRnnibl
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ue;iDlTB-PRLi)bO TUTTI iCOfIfETTIEgl cDBOChitRL ^
IL CACAO TALMONE è riconosciuto Valimento ricosti-^
tuente più nutritivo e tacile a
digerirsi.
Qrande Medaglia
del imSTISTSRO
di Agricoltura,
w Industria
e Commercio
20 Ì)iplomi d'Onore
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onn spetialttii delta StidfnnBiito
nuiOIIE :
Colazioni Istantanee High lite
Gianduja Taltoooe
Cioccoiatine Taimone
Pe55ert de Reine
Souchée de Pame.
PriaodÌ5e5
tz» A.O0H.
ANTICANIZIE-IIIIGOIIÌ
BIDONA IN BREVE «SlllPO E SENZA DlS’lPDBaEl
Al CAPELLI BIAHOliI f d alla BARBA
IL COLORE PRIMITIVO
e tu» pwarato »pedale indicato per ridoaafe: alla-barba ed al
•d Ind^uC colore, bolle»*» * TitaUtV d«ns prima glRvine»»* »eoi» macchiare n»
*a “andRoria nè la polle Questa lmp»r%i»bile ctmpo»itione pel capeU ^
tintura, ma un’acqua di soave profnmo che non mat^bia nè fa biancliena nè la
SlilS^che »i adVer» colla ma»»ima facilita e sp^ite*«» B.sa agisce sul bu bo dei
pene e vue euvj. ospelH e della I turba P mendone il nutrimento ne
cessario e cioè ridonando loro il coloro primitivo,
favorendone lo sviluppo e rendendoli flessibili, morbidi od airestandone la caduta. Inoltro pulisce prontamente la cotenna e fa sparir« la forfora^ — Una
tnla, bonigUa baala per ,pon»egttirn4 un eletto lor,j)-enu<n(J, I <
, ATTEìSTA-TO
Sigflitri ANÒti^U MIGONE & C. - MìUih»
Finatoieete ho pewtp trovare ima preparaaione che mi
ridonatee ai capelli e alii barba il éolore ptinutivo, U Ireacheaaa e heileaaa della gioventh aenra avere il mioimo
disturbo noll’applioajione, , v .1
Una spia bottiglia della vostra Anticanisle mi basto M
ora eoo ho un solo polo bianco Sono pienamente eoe vinto che
t,..a X. eèaaeaamm «mm ssea*m/vsvisft Elieb
orfi EOO no mn scio pero ui«uw .jw«« |,io..<a.>.na..ew ------ --
cnesta vooti» jpocialità non è una tintura, ma un acqua che
bon macchia nk U biancheria nè la pelle, e/1 agisce sulla culo
a ani bulbi dd peli facendo scomparire totalmente le pellicole e rinforsaado le radici dei capelli, tanto che ora essi no»
cadono nik, mantrecorm 11 pencolo di diventare calvo
^ ' PgiaaMi Enrico.
Cosu L 4 la bottiglia, cent. 80 in piè per la «diaione,
s bottiglie !.. S —3 bottiglie L, li fraoc^ «1 perted» e»»Mei
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