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ECO
DELLE miLI VALDESI
BIBLIOTECA VALDB3B
TORRS PELLICS
Settimanale
della Chiesa Valdese
1 Anno XCVII-N. 4 ABBONAMENTI f Eco: L, 2.500 per Tinterno Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis TORRE PELLICE — 27 Gennaio 19fi7
1 Una copia lire 3 0 [ L. 3.500 per l’estero ^ Cambio di indirizzo Lire 50 Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Per la settimapa di preghiera per l’unità
UN SOLO EVANGELO
La Settimana eli preghiera per l’unità (lei cristiani (18-25 gennaio) ripropone alla coscienza cristiana il
grave e doloroso problema della divisione della Chiesa. Naturalmente,
c’è divisione e divisione, come del
resto c’è unità e unità. Ci sono delle divisioni dovute al capriccio degli uomini e ci sono delle unità dovute alla superficialità degli uomini. Ma ci sono anche delle divisioni
provocate dall’Evangelo stesso e dovute alla confessione della fede; e
c’è una unità che è comandata e
voluta da Dio, creduta, attesa e cercata dalla fede. Cosi, la Settimana
di preghiera per l’unità è un invito
a chiederci, davanti a Dio e alla Sua
Parola, quali sono le divisioni di
cui ¡(ossiamo e dobbiamo pentirci e
ravvederci, e quali sono invece le
•divisioni (o la divisione) di cui non
possiamo e non dobbiamo pentirci;
qual’è l’unità che possiamo e dobbiamo credere, cercare e attuare e
qual’è invece l’unità che possiamo
e dobbiamo rifiutare e sconfessare.
E’ un fatto che dietro la divisione della Chiesa, quando essa sia seria e corrisponda davvero al « non
posso altrimenti » della fede, c’è
una divisione deU’Evangelo e nell’Evangelo. La diversità delle Chiese non è che la conseguenza della
diversità dei vangeli predicati; vi
sono molte Chiese, perchè vi sono
molti Evangeli. E’ questa pluralità
di Evangeli (tutti richiamantisi allo
stesso Cristo) che turba e sconcerta.
Più ancora che la moltitudine delle
Chiese, è la moltitudine degli Evangeli cristiani che è motivo di stupore e di scandalo in molti nostri contemporanei, e anche li rende scettici e increduli. Fra tutti (piesti
messaggi, ciascuno dei quali pretende di essere l’autentico messaggio
cristiano, quale sarà il vero? E’ possibile riconoscerlo? Oppure si deve
pensate (come molti effettivamente
pensano) che gli evangeli predicati
dalle diverse Chiese cristiane sono
tutti ugualmente veri e ugualmente
falsi? Oppure bisogna ritenere che
c’è del vero e del falso in ciascuno
di essi? La confusione è veramente
grande e le incertezze, anche giustificate, possono essere molte.
Ma la Sacra Scrittura non lascia
senza risposta la domanda dell uomo circa il vero Evangelo. Esiste
un vero Evangelo, che è stato annunciato fin dai tempi antichi e che
può e deve anche oggi essere annunciato e che neppure gli angeli
del cielo hanno il diritto di modificare (Calati 1: 8). Qual’è il vero
Evangelo?
In una parola, il vero Evangelo
è Dio. Dio è l’Evangelo, il buon annuncio da comunicare agli uomini.
Il Dio di Gesù Cristo, il Dio della
Bibbia. 11 Dio Padre, Figliuolo e
Spirito Santo. « Chi ho io in cielo
fuori di te? E sulla terra non desidero che te » (Salmo 73: 25). Dio,
che ci ha creati e salvati; predestinati, chiamati e glorificati. Dio che
ci dà la vita terrena e in Cristo la
vita eterna, che ci fornisce il pane
quotidiano e il cibo che non perisce. Dio che fa spuntare il suo sole
ogni giorno e fa risplendere l’Aurora dall’Alto, a Natale. Dio giusto e
giustificante al tempo stesso. Dio che
sostituisce i cuori di pietra in cuori
di carne. Dio che, mentre eravamo
nemici, ci ha riconciliati a sè in Cristo Gesù, donandoci cosi la pace che
sopravanza ogni intelligenza. Dio
che la morire il vecchio uomo incredulo ed egoista e fa nascere l’uomo nuovo, credente e servizievole.
Dio che conduce per sentieri di giustizia e tiene per mano nella valle
dell’ombra della morte. Dìo, prin
cipio e fine, alfa e omega. E’ Lui
l’Evangelo, il vero, unico, eterno
Evangelo.
E quali sono allora i falsi evangeli? Anch’essi esistono e son sempre esistiti. Esistevano anche nei
primi tempi della Chiesa. Esisteva
il falso evangelo dei giudeo-cristiani, combattuto strenuamente dall’apostolo Paolo; ed esisteva il falso evangelo dei cristiani gnostici,
combattuto con implacabile intransigenza dall’apostolo Giovanni. E
oggi, quali sono i falsi evangeli?
Due soprattutto sono vivi e diffusi,
il primo di tipo ecclesiastico e il secondo di tipo laico.
Il primo falso evangeli è cpiello
di chi dice, apertamente o indirettamente, che VEvangelo è la Chiesa.
La Chiesa Madre e Maestra. La
Chiesa, Cristo vivente nei secoli.
L’amore della Chiesa, la misericordia della Chiesa, la condiscendenza
della Chiesa, l’abbraccio della Chiesa. Il perdono della Chiesa, l’assoluzione della Chiesa, l’opera della
Chiesa. La Chiesa, spettacolo di
unità e verità. La Chiesa, porto degli uomini: « Venite a me, dice la
Chiesa. Questo evangelo della Chiesa, che non è purtroppo predicato
solo dalla Chiesa di Roma (anche
se (piest’ultima ne è l’instancabile
araldo) è in verità un falso evangelo
in cui non bisogna credere. In presenza ^¿i una Chiesa che è Jutto, ha
tutto e fa tutto, che cosa resta a
Dio? Dov’è la sua gloria? Non è
forse usurpata dalla Chiesa? Ma Dio
non è appunto colui che riduce al
niente le cose (e le Chiese!) che
sono, affinchè nessttna carne (compresa quella eccle^astica!) si glori
nel cospetto di Dioji (I Cor. 1: 28)?
Il secondo falso fvangelo è quello di chi dice, apeftamente o indirettamente, che ì Mvangelo è l’uomo. L’uomo di bt^na volontà. Le
capacità organizzative, razionali e
spirituali deH’uomt^ La scienza dell’uomo: dalla me|lcina alle navi
spaziali. La polifea dell’uomo:
dairONU alla rivolazione. La pace
dell’uomo, senza il Principe della
pace. La fratellanza umana, senza
il Padre di tutti. La giustizia sociale, senza il Sermone sul Monte. La
libertà, senza il Figliuolo che rende veramente liberi. In una parola:
il Regno di Dio senza Dio. Questo
evangelo dell’Uomo, che non è purtroppo prèdicato solo dai laicisti,
che considerano Dio superfluo, ma
anche da molti cristiani che in modo più o meno aperto e consapevole
riducono il cristianesimo ad umanesimo, è anch’esso un falso evangelo
che annuncia la redenzione della
umanità senza il Redentore.
Tra il vero Evangelo e i falsi evangeli non c’è possibilità di comunione, di sintesi, di accordo: non c’è
possibilità di unione. Si tratta di alternative. La Settimana di preghiera per l’unità ci invita a prendere
posizione di fronte a queste alternative e a pregare per (piella unità che
nasca dal consenso della fede intorno al vero Evangelo.
Paolo Ricca
29 Gennaio: Domenica doiie Missioni
A
Infermiere europee e africane lavorano in stretta collaborazione alla maternità
di Bafut.
A pag. 4 e 5 due interviste
suU’opera missionaria oggi
e un ampio notiziario dalle
Missioni.
L’ultimo invito di Paolo VI
Il 18 gennaio scorso, in occasione dell’inizio della Settimana di preghiera per
l'nnità dei cristiani, il pontefice romano
ha rivolto ai cristiani delle altre Chiese il
seguente invito :
« Noi sappiamo che il nostro apostolico
ministero, posto (d centro della Chiesa, è
per quasi tutti ques'i fratelli, uno degli
ostacoli principali alia loro ricomposizione
nell’unità della Chiesa, pur così vo.uta da
Cristo: sappiamo d’essere, al di fuori del
iliiiiiiiliiiimililliMiiimiiiiiii'iiiliiiilililiiiiiiii
iiiiimiiiiiitimimiiiiiiiiiiii
iiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiii
iimiiiiimiiiimiiiiiuiiiiimiiiiiimMmiiniiiMMiinmiimiinmnni'
lln Teologo cattolico abbandona la Chiesa Romana
Si tratta del P. Charles Davis, inglese, di 43 appi, professore di teologia dogmatica e teologo conciliare al Vaticano II ~ Perchè ha lasciato il cattolicesimo
P. Charles Davis era membro della Commissione mista composta da
teologi cattolici e anglicani, incaricata di impostare un dialogo dottrinale tra le rispettive confessioni.
P. Davis doveva preparare uno studio per la prima riunione di questa
Commissione, fissata per la prima
metà di gennaio, a Gazzada di Varese (Lombardia). E’ nel corso della preparazione del suo studio che è
maturata, in P. Davis, la decisione
di abbandonare la Chiesa cattolica.
In una dichiarazione pubblica rilasciata il 20 dicembre scorso e pubblicata con molto rilievo dai maggiori quotidiani di Londra, il P. Davis ha detto: « Ho dovuto preparare un documento teologico per rincontro di Gazzada. Le letture fatte
non mi hanno appreso nulla di nuovo, ma mi hanno spinto a riesaminare le mie convinzioni sul papato
e sulla Chiesa cattolica in quanto
istituzione. Ho così scoperto che non
potevo più credere all’infallibilità
del papa, come l’hanno definita i
concili Vaticano I e II e che la mia
concezione generale della Chiesa
cristiana mi obbligava a uscire dal
cattolicesimo romano ». Successivamente, in un articolo pubblicato da
The Observer Review e intitolato
« Perchè ho abbandonato la Chieia
cattolico-romana », il Davis ha precisato: « Il mio rifiuto intellettuale
del papato è l’ultimo risultato di
lunghi anni di lavoro e di riflessione. Quanto più studiavo la Bibbia,
tanto più le pretese della Chiesa romana mi apparivano inverosimili.
Non si trova alcun riferimento biblico abbastanza solido per giustifi
care delle strutture così pesanti come quelle della Chiesa cattolica. Così pure, a proposito dei dogmi relativi a Maria (Immacolata Concezione e Assunzione corporea in cielo),
non si è trovato alcuna motivazione
soddisfacente per spiegare com’è
che questi dogmi possono far parte
della rivelazione cristiana. (...) L’aspetto istituzionale della Chiesa è
in verità incompatibile con la critica biblica e una teologia moderna.
(...) La Chiesa in quanto istituzione
diventa egocentrica e cerc^ la sua
propria autorità, il suo prestigio,
più che il messaggio dell’Evangelo.
(...) C’è ancora un altro motivo,
che è stato per me almeno altrettanto' decisivo nella mia scelta. La
Chiesa istituzionale opprime continuamente gli uomini e fa loro dei
torti : essa è diventata un grande sistema, impersonale, alienato e inumano ».
Charles Davis ha aggiunto che,
dopo essere uscito dalla Chiesa Romana, non desidera, per ora almeno, entrare a far parte di un’altra
confessione cristiana dato che « nessuna Chiesa mi sembra al momento
attuale in grado di rispondere al
mio problema ».
Infine, P. Davis ha annunciato il
suo prossimo matrimonio con una
cattolica americana. In proposito,
ha dichiarato : cc Dubito che sarei
stato abbastanza forte psicologicamente per rompere col sistema cattolico-romano — nel (juale sono stato avviluppato tutta la mia vita e il
cui peso emotivo è in me senza misura — se non mi fossi aperto all’amore e al matrimonio per costrui
re una nuova vita. Ho agito in questo modo, nella convinzione che non
potrei vivere in Cristo e condurre
altri a credere in Lui, se non fossi
veramente in accordo con me stesso ». D’altra parte, il progetto matrimoniale non ha avuto un peso determinante nell’abbandono della
Chiesa cattolica; in caso contrario
infatti sarebbe bastato al P. Davis
di rinunciare al sacerdozio, senza
uscire dal cattolicesimo.
iniiiiiiiJiiUHNiiiMiiimi'immiiHliiiiiMiiiiMiiiiiimmiimiiiiiiiiiimiiii
..............................................
Studenti in teologia
in Cecoslovacchia
Ecco in cifre la situazione delle diverse
Facoltà teologiche in Cecoslovacchia per l’anno 1966-67:
Alla Facoltà di teologia protestante Comenius, per i cinque anni vi è un totale di 51
studenti.
Alla Facoltà Slovacca di teologia luterana,
Bratislavia, vi sono 38 studenti.
Alla Facoltà Jean Huss della Chiesa Cecoslovacca a Praga vi sono 37 studenti.
Alla Facoltà della Chiesa Ortodossa, Presov (Slovacchia): 55 studenti.
(S.OE.P.I.)
cerchio cattolico, spesso accusati in molti
modi,
« Non tentiamo ora una nostra g'ustificazione, quale crediamo poter fare sempre
p.el nome di Cristo, ma osiamo solían o
mandare a tutti i fratelli separa i di buina
volontà, un beneaugurante pensiero, con
una semplice, umile e sincera parola: non
abbiate paura di chi sa di portare con sè
un’autentica rappresentanza di Cristo, di
chi vuole riconoscere e onorare i vostri valori cristiani, di chi vi invita al dia’ogo e
alla pace ».
Come risiponidere a questo invito? Ci sono dei protestanti che hanno « paura » del
papa c che quindi non si fidano di lui?
Ci sono eerlainenle, specie fra coloro ohe
non lianno dimenticato che cosa sue;cedesse
ai loro padri quando, per loro diisawentnra, ascoltarono le promesse di pace provenienti da Roma. Altri temtpi e ahri uomini, certo; ma la storia può anche insegnare
qua cosa. Cosi vi sono Ofgigi dei protestanti
elle suppongono, a torto o a ragione, che
sotto il guanto di velluto offertoci da Roma
ci sia una mano di ferro. Ma la vera diffidenza (se così la ®i vuol chiamare) dei protestanti nei 'CoufronLi del pontefice romano
non è di origine storica, poiché può Iben
_®he i tempi, i temperamenti, le sensibilità siano effettivamente cambiate. I
motivi per cui i protestanti no'n si fidano
del papa, neppure del « papa buono » di
recente memoria, sono espressi in modo
esemplare da alcuni versetti del Salmo 146
che dicono:
«Non conflciate nei principi (neppure nei «principi della Chiesa»!) nè
in alcun ñglluol d’uomo che non può
salvafè: Il suo fiato se ne va, ed egli
toraa>*alla sua terra; in quel giorno
periscono i suoi disegni. Beato colui
che ha l’Iddio di Giacobbe per suo
aiuto e la cui speranza è nell’Eterno,
suo Dio.^ L’Eterno' regna in perpetuo ;
li tuo Dio, o Gerusalemme, regna per
ogni età. Alleluia».
dolletle per ¡1 Vietnam
Una colletta organizzata dalla parrocchia
protestante di Besançon (Francia) in favore
del Vietnam ha fruttato circa 130.000 Lire
grazie in particolare ai bambini che hanno
rinunciato ai regali tradizionali e grazie a
una giornata di digiuno.
Inoltre le parrocchie protestanti e cattoliche di Belfort (Francia) hanno annunciato
in un messaggio natalizio, una colletta « per
acquistare medicinali e materiale sanitario
per le vittime vietnamite ». La spedizione
sarà effettuata alle tre Croci Rosse Vienamite: Nord, Vietcong. Sud.
(S.OE.P.I.)
.. ' ..................... inni..............
.........................................
SOMMARIO DEL N. 4/1966
G. Girardet: Sul problema della rivoluzione
nella teologìa cristiana.
E. Pascal: Risposta a Jung.
M. Miegce : La Conferenza di Ginevra
c( Chiesa e società ».
Recensioni.
Nuova tariffa di abbonamento per il 1967:
L. 2.000 — Un numero separato: L. 600
(c.c.p. 1/26922 intestato a: Libreria di cub
tura religiosa - Piazza Cavour 32 - Roma).
IIIIIIIIMIIIIHIIIIII
Radio-TV delia Svizzera Italjana
DOMENICA 29 GENNAIO
Radio: ore 9,15, Conversazione evangelica,
pastore Franco Scopacasa.
Televisione: ore 10, cullo ritrasmesso dalla Svizzera tedesca, traduzione e commento pastore Guido Rivoir. Alla fine
delle trasmissioni televisive, La Parola
del Signore, pastore Guido Rivoir.
2
pag. 2
27 gennaio 1967 — N. 4
DELLA CHIESA:
Così hanno parlato dell’unità e della divisione deiia Chiesa:
L’Apostolo Paolo:
Cristo è forse diviso?
Ora, fratelli, io v'esorto, per il nome del nostro Signor Gesù Cristo, ad aver tutti un medesimo parlare, e a non aver divisioni fra voi,
ma a stare perfettamente uniti in una medesima mente e in un medesimo sentire. Perchè, fratelli miei, m'è stato riferito intorno a voi da
quei di casa Cloe, che vi sono fra voi delle contese. Voglio dire che
ciascun di voi dice : lo son di Paolo ; e io d'Apollo ; e io di Cefa ; e io
di Cristo. Cristo è egli diviso? O siete voi stati battezzati nel nome di
Paolo? (... ) Poiché vi è tra voi gelosia e contesa, non siete voi uomini
carnali e non camminate voi secondo l'uomo? Quando uno dice : lo son
di Paolo; e un altro: lo son d'Apollo; non siete voi uomini carnali?
Che cos'è dunque Apollo? E che cos'è Paolo? Son dei ministri, per
mezzo dei quali voi avete creduto ; e lo sono secondo che il Signore ha
dato a ciascuno di loro, lo ho piantato. Apollo ha annaffiato, ma è Dio
che ha fatto crescere; talché nè colui che pianta nè colui che annaffia
sono alcun che, ma Iddio, che fa crescere, è tutto.
I Corinzi 1:10-13; 3:3-7
Un corpo unico
V'è un corpo unico ed un unico Spirito, come pure siete stati chiamati ad un'unica speranza, quella della vostra vocazione. V'è un solo
Signore, una sola fede, un solo battesimo, un Dio unico e Padre di tutti,
che è sopra tutti, fra tutti ed in tutti. (...) Ed è lui che ha dato gli uni
come apostoli, gli altri come profeti, gli altri come evangelisti, gli altri
come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l'opera del
ministerio, per la edificazione del Corpo di Cristo, finché tutti siamo arrivati all'unità della fede e della piena conoscenza del Figliuol di Dio,
allo stato d'uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo ;
affinchè non siamo più dei bambini, sballottati e portati qua e là da
ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle
arti seduttrici dell'errore ; ma che, seguitando verità in carità, noi cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.
Efesini 4: 4-6, 11-15
Lutero :
LA VERA
1
UNITA
(Da II Papato di Roma, del 1520)
Secondo la Scrittura, cristianità
significa assemblea di tutti i credenti in'Cristo sulla terra, proprio come
diciamo nel Simbolo [apostolico]:
« Credo nello Spirito Santo, la comunione dei santi ». Questa comunità o assemblea è costituita da tutti coloro cbe vivono in una retta fede, in una retta speranza e in un vero amore, in modo cbe l’essenza, la
vita e la natura della cristianità non
è un’assemblea corporale ma è una
assemblea di cuori in una sola fede,
come dice Paolo in Efesini 4: Un
solo battesimo, una sola fede, un
solo Signore. Perciò, anche se sono
fisicamente separati gli uni dagli altri da mille miglia, sono chiamati
ugualmente un’assemblea in ispirilo, poiché ciascuno predica, crede,
spera, ama e vive come l’altro, proprio come cantiamo, a proposito
dello Spirito Santo: « Tu che hai
raccolto i linguaggi più diversi nell’unità della fede ». E’ quel che oggi s’intende per unità spirituale, in
base alla quale gli uomini sono chiamati una comunione dei santi : è
questa l’antica unità che costituisce
la Chiesa una; se manca questa unità, nessun’altra unità —^ che sia di
luogo, di tempo, di persona, d’opera o di qualsiasi altro genere — può
fare la Chiesa una. (...)
In Matteo, al capitolo 24, il Cristo ha preannunciato la seduzione
che attualmente imperversa sotto il
nome della Chiesa romana, dicendo: Sorgeranno molti falsi Cristi e
Giovanni Calvino:
Quanto all’obiezione fattami, che mi son separato dalla Chiesa, non mi
sento su questo punto affatto colpevole. A meno che non si debba considerare
traditore uno che, vedendo i soldati dispersi e sbandati che vagano qua e là
e abbandonano i loro posti, innalza l’insegna del capitano, e li richiama e li
rimette in ordine di battaglia. Poiché tutti i tuoi. Signore, erano talmente disorientati che non solo non potevano udire gli ordini che venivano loro impartiti ma sembrava anche che avessero dimenticato sia il loro capitano sia la
battaglia sia il giuramento fatto. Ed io, per trarli da un simile disorientamento, non ho sventolato la bandiera di un altro, bensì quel tuo nobile stendardo che ci é necessario seguire, se vogliamo essere arruolati nel numero del
tuo popolo. A questo punto, coloro che dovevano tenere i soldati al loro posto e che invece ne avevano provocato la dispersione, mi han messo le mani
addosso: e siccome persistevo con costanza [nell’opera iniziata], mi hanno
opposto resistenza, con grande violenza. E ne é nata una grave rivolta: tanto
che la lotta ha divampato, fino a rompere l’unità. Ma da quale parte siano
il torto e la colpa, ora tocca a te. Signore, di dirlo e dichiararlo. Per parte
mia ho sempre dimostrato, a parole e a fatti, quanto vivo fosse in me il desiderio di unione e concordia; intendevo però quella unità della Chiesa che da
te comincia e in te pure finisce. Tutte le volte infatti che ci hai comandato
quella pace e unione, hai nello stesso tempo dichiarato di essere il solo vincolo per conservarla e mantenerla. Quanto a me, se avessi voluto vivere in
pace con coloro che si vantavano di essere i primi nella Chiesa e le colonne
della fede, avrei dovuto comperarla col rinnegamento della verità. Ma m’é
parso bene dovermi piuttosto sottomettere a tutti i pericoli del mondo che
accondiscendere a un così esecrabile accordo. Poiché il tuo Cristo stesso ci ha
detto che se anche i cieli e la terra dovessero passare, bisogna tuttavia che la
tua parola dimori eternamente. Or io non pensavo che trovandomi in guerra
con quei signori fossi per questo in disaccordo con la tua Chiesa. Poiché ci
avevi ben avvertiti, sia per mezzo del tuo Figlio sia per mezzo dei suoi Apostoli, che sarebbero sorti alcuni coi quali in nessun modo si doveva andar
d’accordo. (...) Ogni giorno consideravo gli esempi dei tuoi Profeti, che vedevo aver avuto tante contese e dispute con i sacerdoti e i falsi profeti del
loro tempo, che certo (come é dimostrato) erano i primi della Chiesa in seno
al popolo d’Israele. Eppure i tuoi profeti non vengono considerati come scismatici, anche se, per rimettere in buono stato il servizio di Dio quasi del
tutto corrotto, non abbiano ceduto agli altri che con gran forza facevano loro
opposizione. Essi dunque si mantenevano nella vera unità della Chiesa, per
quanto fossero maledetti con grandi maledizioni dagli iniqui satìerdoti e fossero stimati indegni di essere annoverati non solo fra i Santi ma anche fra
gli gemini. Perciò, rinfrancato dal loro esempio, insistetti tanto nel mio proposito che né le loro minacce né le loro denunce, con cui mi denunciavano
come scismatico, mi hanno in alcun modo stupito; e con costanza e fermezza
ho sempre resistito a coloro che, sotto il nome di pastori, opprimevano in
maniera più che tirannica la tua povera Chiesa. Poiché sentivo bene in me
quanto intensamente desideravo la sua unità: purché la tua verità fosse il vincolo di tale concordia.
Unità
e Verità
( DairEpistola al card. Sadoleto,
del 1539)
G. Sadoleto, cardinale italiano, aveva
scritto nel marzo del 1539, a ciò sollecitato dal papa Paolo III. una serie di lettere pastorali al popolo di Ginevra per
convincerlo a tornare nel girone della
Chiesa cattolica. Calvino, che in quel
tempo era Strasburgo, rispose con una
« epistola », che neutralizzò i tentativi
del cardinale.
falsi profeti, nel mio nome, e diranno di essere il Cristo; e ne sedurranno molti e faranno dei prodigi, in
modo che vorrebbero sedurre anche
gli eletti ; perciò se vi dicono : « Il
Cristo, eccolo qui, in queste dimore », non lo credete; e se vi dicono:
« Eccolo là, nel deserto », non andateci : ecco, ve l’ho predetto. Non
sarebbe dunque un terribile errore
che l’unità della comunità cristiana, che Cristo ha egli stesso reso indipendente da qualsiasi città o luogo geografico, esteriore, e ha collocato in luoghi spirituali, sia ora legata da questi predicatori di chimere a una comunità fisica, corporale,
che necessariamente deve essere vincolata a delle città e a dei luoghi?
Come é possibile immaginare e comprendere che unità spirituale e unità corporale facciano tutt’uno? Molti cristiani appartengono all’unità
esteriore in quanto son membri dell’assembleà corporale; però, a motivo dei loro peccati, si escludono
dall’unità interiore, spirituale.
Perciò, chiunque dice un’assemblea unita da vincoli esteriori é la
Chiesa una, parla a vanvera, con
violenza; e chiunque, per di più,
invoca per questo la Scrittura, copre le sue menzogne con la verità
divina e fa di Dio un falso testimone. (...) Ne consegue che, come essere nell’unità della Chiesa romana
non rende veri cristiani, così essere
al di fuori dell’unità romana non
rende necessariamente eretici o noncristianij e sono pronto a ascoltare
chiunque mi dimostrerà il contrario.
(...) Non é essere qui o essere là che
costituisce l’eresia; al contrario, é
non credere come si deve che rende
uno eretico. E’ dunque chiaro che
appartenere all’assemblea romana
non significa essere nella fede; e essere fuori di essa non significa essere nella falsa fede. Perciò, tutti coloro che rendono corporale ed esteriore l’unità cristiana o la comunità
cristiana, rendendola così uguale a
una qualsiasi comunità umana, sono
dei veri giudei, che aspettano anch’essi il loro Messia che edifichi un
regno esteriore in un luogo esteriore, espressamente designato, cioè
Gerusalemme, e, così facendo, abbandonano la fede cbe sola rende
spirituale ed interiore il regno di
Cristo.
1 problema dell’unità della Chiesa è
certo antico quanto la Chiesa stessa e proprio al tempo della Riforma, mentre si stava consumando
una delle grandi lacerazioni della
Chiesa, fu sentito in modo quanto
mai vivo e profondo. Ma è soio nel
nostro secolo che le circostanze storiche da un lato e la riflessione teologica dall’altro hanno imposto il problema dell’unità alla coscienza, diciamo cosi, corale della Chiesa, facendoglielo sentire come un problema della
fede. Cristo è forse diviso? E se non è
diviso, come mai son divisi i cristiani?
Che cosa li divide? E come possono
confessare veramente la Chiesa una,
nel Credo apostolico, e poi smeniire
nei fatti, con tante Chiese divise, questa confessione? Grazie al movimento
ecumenico, la realtà della divisione
della Chiesa è stata finalmente avvertita dall’insieme dei cristiani some lina realtà anormale, di cui non S3lo
non si può facilmente giustificare nè
davanti al mondo nè tanto meno davanti a Dio e che bisogna cercare di
superare. Tutto ciò ha suscitato nelle
varie confessioni cristiane quella sana inquietudine ecumenica, che dispone alla riflessione critica su se stessi,
alla ricerca spregiudicata delle proprie infedeltà e all’ascolto degli alili.
Purtroppo però, da alcuni anni vrmai, sembra stia avvenendo una pi ,)gressiva e allarmante degenerazione
dell’idea di unità della Chiesa e d dTecumenismo stesso. I sintomi di questa degenerazione sono moltepù i,
Eccone alcuni :
1) Il problema dell’unità della Chiesa non è quasi più collegato con
I escatologia, cioè con il Regno ii
Dio che in Cristo si è avvicinalo e
con il Signore ohe viene.
II carattere escatologico del ns--saggio cristiano, che era stato ■•scoperto dalla indagine biblica i
primi del nostro secolo, simbra ^ i
perduto di vista e sostituito c i
una dilagante mistica della Chu" .
2) La «gara di cortesie» tra i ’’wci” delle Chiese e delle confessic :i
non accenna a diminuire, anzi è
ormai divenuta prassi conuito.
Questo genere di rapporti ecume' ci non contribuisce certo a chiafire, nella coscienza dei fedeli, i v' ■
termini del problema unitario.
3) Mentre l’equilibrio tra unità e ' rità è ormai rotto a favore delhi
prima, la « pietà ecumenica » dilìga: c’è anche chi è convinto ei e
la pietà ecumenica sia la via maestra verso l’unità. Il pietismo, ca;
ciato dalla porta (protestante), rientra dalla finestra (cattolica) i
veste ecumenica.
4) I temi «unità e riforma» e «u^iii
e missione » sono ancora lungi dall’essere stati adeguatamente e
rati e dibattuti. Si parla troppo • i
unità in sè e per sè.
I testi che offriamo alla meditazr
ne dei lettori sono dei «classici» cl;’
dovrebbero figurare in una ideali«antologia dell’unità». Essi ci aiutano a dare una impostazione evangi’ìca al problema dell’unità della Chie
sa.
P. R.
Or qual’é quell’uomo (a meno che non sia un bruto, più che un uomo)
che, se si delibera di pacificare la Chiesa cristiana, non vi presti volentieri
ascolto e non dia il suo cuore a questa causa? Poiché chiunqpie abbia anche
solo un po’ di timore di Dio dev’essere fortemente tormentato vedendo una
tale dispersione della Chiesa, come se il corpo di Gesù Cristo fosse fatto a
pezzi. Ma poiché ci sono dei nemici della verità, astuti e furbi, che con questo pretesto si introducono per adulterare la pura dottrina critsiana, é necessario considerare con prudenza e attenzione quale pace ci vogliono portare.
E Gesù Cristo, come ci raccomanda dappertutto la pace, ci insegna anche che
il solo vincolo per mantenerla é la verità del suo Evangelo. Perciò non bisogna cbe coloro che cercano di distoglierci dalla pura confessione dell’Evangelo abusino di noi servendosi di questo nome di concordia. Che fare, dunque? Dobbiamo desiderare la pace e cercarla finché sarà possibile: ma vai
meglio cbe cielo e terra si confondano piuttosto che, per aver pace, noi abbandoniamo qualcosa della pura dottrina di Dio.
Questa discussione non si rivolge ai Turchi né agli Ebrei, che vorrebbero
che il nome di Cristo sia del tutto abolito; e neppure ai papisti sinceri e
schietti che ci chiedono di rinunciare completamente alla verità; ma si rivolge a Certi artefici di una concordia apparente che ci lasciano, sì, la metà
di Gesù Cristo, ma non c’é un solo articolo della sua dottrina che essi non
offuschino scarabocchiandovi su qualche menzogna. E, perché questo trucco
si presenti bene, lo chiamano riforma. Sarà forse così che, allontanandoci
astutamente da Colui che é autore di pace, ci promettono la pace per metterci nel sacco? (...) (Qualunque cosa accada, dobbiamo tutti esser risoluti a
rifiutare qualsiasi condizione di pace in cui la verità di Dio sia mescolata con
le fantasticherie degli uomini.
Una
pace
falsa
(Da II vero modo di riformare la Chiesa, del 1549).
Calvino scrisse quest'opera contro i
« Moyenneurs » cioè coìitro i « mediatori » che cercavano di accordare
cattolici e protestanti sulla base di
compromessi dottrinali. Il riformato
Bullinger, in una lettera indirizzata
a Calvino, disse di quesCopera: « Quel
che mi piace molto, è la libertà e l ardare del tuo stile ».
3
N. 4 — 27 gennaio 1967
pag. 3
certezza - equìvoco ■ problema - idolo - speranza
l'Apastolo Paolo, Lutero, Calvino, Karl Barth, VIsser t’ Hooft
La necessità della divisione
Se ascoltiamo veramente Cristo
dobbiamo sapere che la Madonna di
Einsiedeln (noto santuario mariano
svizzero) e la vecchia Wittenberg (dove Lutero rese note le sue 95 Tesi, il
primo « manifesto » della Riforma
protestante) e Ginevra, la Messa romana e la Santa Cena evangelica, l’iconostasi greca e il pulpito evangelico, il politeismo dei oristiano-tedesohi
e di coloro che praticamente loro rassomigliano e rintelligenza evangelica del primo comandamento, non potranno mai e poi mai considerarsi
come i rami di un solo albero, mettersi sullo stesso piano, armonizzarsi in
sintesi. Qui e in molti altri luoghi dove la pluralità delle Chiese diventa
visibile, se si vuole ascoltare Cristo,^
può prodursi soltanto una scelta, una’
decisione...
Non si deve quindi spiegare in nessun -modo la pluralità delle Chiese.
Si deve trattarla come si trattano i
peccati propri ed altrui. Si deve riconoscerla come un fatto. Si deve intenderla come rimpoKibile che è avvenuto. Si deve sentirla come colpa
che noi stessi prendiamo su di noi,
senza poterci liberare da essa. Noi
dobbiamo pregare ohe questo peccato
sia perdonato e rimosso. Dobbiamo
essere pronti a fare, relativamente a
ciò, quello ohe secondo il comandamento di Dio è voluto da Dio...
O vi sarebbe forse una possibilità
di trattare la pluralità delle Chiese
diversamente da come si trattano i
peccati nostri ed altrui? Se Oris’n è
veramente, come abbiamo veduto, 11
unità della Chiesa, è chiaro ohe non
può esservi normalmente altra pluralità che la pluralità, nella Chiesa,
delle coimunità locali, dei doni dello
Karl Baríh 1935
Suirito Santo, dei credenti di ogni
sesso, lingua e razza, ma nessuna
pluralità di chiese. E’ del tutto impossibile che a quella pluralità fondata
suirunità si aggiunga una pluralità
che lacera quell’unità. E’ impossibile
che interi, importanti gruppi di comunità stiano tra loro di fronte, in
modo tale che le loro dottrine, la lo
ro confessione di fede si contraddicano reciprocamente; ohe qui si chiami
rivelazione quello ohe là si dice erro
re, qui si stigmatizzi come eresia quello ohe là è venerato come dogma, che
gli ordinamenti dell’una siano definiti dall’altra come estranei, inacoetta
bili, anzi intollerabili; che gli aderenti del’una possano andare d’accordo
con quelli dell’altra in tutte le cose
possibili, ma non prega,re insieme,
predicare e ascoltare insieme la Parola di Dio, celebrare la Santa Cena
insieme. E’ impossibile che, dovunque
ci si volti, si sentano persone ohe ripetono, sommessamente o ad alta voce, con aspra sincerità o amichevole
ritrosia : « Voi avete uno spirito diverso dal nostro». Eppure questa è la
realtà della pluralità delle Chiese! E
questa realtà non pòssiamo dissiparla
con un soffio, e tanto meno con esortazioni morali aU’amore, alla tolleranza, alla sopportazione. Valgano quel
che valgano simili prescrizioni per
altri mali: tra le Chiese non si può
far da mediatori con questi mezzi, se
non quando non sono più vive. Se
sono vive, se ascoltiamo Cristo, noi
riteniamo, anzi è per noi oggetto di
fede, che di fronte alle dottrine, agli
ordinamenti, alla vita delle altre
Chiese, in determinati punti decisivi
dobbiamo dire con maggiore o minore
forza: No!, e così: porre dei limiti, e
ribadire la pluralità delle Chiese. Come abbiamo già detto: la verità di
Dio in Cristo ci obbliga costantemente a decidere, a scegliere, e cosi si dividono gli spiriti, si separano le Chiese, e devono dividersi, e se lo fanno
con purezza, lo fanno senza baldanza, non mai senza dolore, ma al tempo stesso senza ripugnanza, senza
vergogna per il rimprovero di strettezza di mente o di mancanza di carità, senza ascoltar la voce di coloro
che gridano : « Pace, pace ! » quando
pace non c’è. Gli spiriti devono dividersi. Le Chiese devono separarsi o
persistere nelle separazioni compiute.
E questa è appunto la nostra distretta, che una tale necessità ci sia,
una necessità proveniente da Cristo,
che rende reale quello ohe, appunto
se prendiamo le mosse da Cristo, possiamo intendere soltanto come una
impossibilità...
Sarà bene che restiamo davanti a
questa cosa angosciosa come davanti
ad un enigma ohe non possiamo sciogliere con nessuna teoria... Una realtà angosciosa verso la quale possiamo
soltanto prendere posizione praticamente. E la prima e l’ultdma parola
di questa presa di posizione dev’essere la preghiera rivolta al Signore della Chiesa, affinchè siamo perdonati e
santificati.
Là (dove non si dice
solamente Gesù
Un saluto
singolare
Vedemmo la sua stella in
Oriente e siamo venuti.
(Matteo 2: 2).
Questa illustrazione riproduce il recto di un cartoncino di auguri inviato, in occasione della scorsa festività natalizia, dalla sezione romana deirAssociazione « Unitas » branca italiana di un organismo cattolico internazionale, che è in stretto rapporto con il
Segretariato vaticano per Vunione dei cristiani. Airinterno, una, citazione dalla « Pacem in terris » di Giovanni XXIII: «Per tutti gli
uomini di buona volontà, destinatari di questa Nostra Lettera, imploriamo dal Sommo Iddio salute e prosperità »,
11 disegno è abbastanza evidente : un gioioso pellegrinaggio verso San Pietro vede fianco a fianco un vescovo cattolico, un protestante, un prelato ortodosso; ci è meno evidente il senso recondito della
colomba raffigurante lo Spirito Santo, che pare irriverente...
Agli amici cattolici diciamo, con tutta chiarezza, che un simile
augurio è per noi uno scandalo ecumenico. E non già, come si po
trebbe pensare, per il ricorrente, cordiale invito al gran ritorno, integrati in un cordiale andare a braccetto: tutti i cattolici seri sanno
che la serietà del nostro no non poggia su un nostro comprensibile! — rifiuto di resa (sia, pure con Ponor delle armi, e Bibbia alla
mano); la serietà della nostra? scaturisce proprio dal nostro prendere
sul serio la serietà della posizione cattolica,, che in questa breve
frase augurale, rieccheggiante il saluto d’adoraz^jne dei savi d Orien
te, dei « lontani », si esprime con impressionante chiarezza : il tempio di colui che si pretende vicario di Cristo si è sovrapposto — teologicamente ed ecclesiologicamente — alla mangiatoia, di Bethlehem;
Tastro rimontante della Chiesa romana e del pontefice in cui ne
culmina la struttura gerarchica attira forse molti, ma non è la
lucente stella mattutina; nessun altro può dire, dopo il Signore:
« Io sono la via, la verità e la vita », nemmeno a nome del Signore.
Lo dice lui stesso, agli uomini, e coloro che sono chiamati ascoltano
la sua voce e non prestano ascolto a voci straniere.
No, questa « buona volontà » non Tabbiamo. Non siamo venuti,
dietro a questa stella ingannatrice, nè verremo. Siamo convinti che
la Chiesa romana, a cominciare dal suo capo, sia ancora sotto la
(( schiavitù babilonese » da cui già richiamava Lutero e da cui il
Signore ci ha liberati. Non vi consideriamo dominatori — come
spesso forse si pensa —, vi consideriamo asserviti agli « elementi
del mondo » (Gal. 4: 3-9). Il Signore ci guardi sempre dal riaccett.':re, sotto una forma o sotto Taltra, il giogo da cui ci ha liberati
con la sua Parola e il suo Spirito, e ci guardi dall’asservimento a
questi « poveri e deboli elementi del mondo », in qualunque altra
forma possano presentarsi a noi, tentandoci. Il Signore liberi voi
pyre: voi pure egli ha chiamati e chiama a libertà.
Karl Barth partecipò alla prima Assemblea
generale, costitutiva del Consiglio ecumenico
Ielle Chiese, ad Amsterdam (1948). Oltre
ad un rapporto ufficiale, egli tenne, con i
membri riformati e presbiteriani una riunione familiare in cui disse fra Taltro
(« Foi et Vie» 1948, p. 495 s.):
Siete d'accordo^ come Riformati,
di riprendere con me la parola che
dicevo al mio amico anglo-cattolico
Ramsay: mi spiace che non detestiate il Papa. Spero che non siamo delusi per il fatto che un cardinale,
mandato dal Vaticano, non sia venuto a sedere al nostro tavolo presidenziale vicino a Marc Boegner.
Non facciamo del sentimentalismo:
noi non possiamo associarci alla
Chiesa romana. Le cose sono quelle
Kari Barth 1948
che sono; la Chiesa cattolica non poteva prendere, nei confronti di Amsterdam, un atteggiamento diverso
da quello che ha preso. Sint ut sint
aut non sint. Perciò vi propongo di
rinunciare alle inutili lacrime che
certuni sono tentati di versare sulla
assenza di Roma fra noi. Là dove
non si dice solamente Gesù, ma Gesù e Maria, dove si riconosce a una
autorità terrena un carattere infallibile, non possiamo che dire un risoluto No. Il nostro atteggiamento verso il cattolicesimo è quello della
missione, della evangelizzazione, ma
non dell’unione. Chi conosce Calvino dovrebbe essere d’accordo con
me su questo punto e non pretendere che si tratti di un pallino barthiano.
Naturalmente, l’esposizione era stata assai
più ampia, e il prof. Vittorio Subilla — il
quale era presente all’Assemblea e a questa
riunione (lo ringraziamo vivamente per l’aiuto di cui ci è stato largo nella preparazione
di questa doppia pagina) — ricorda ebe
Barth « tra l’altro aveva sottolineato l’impossibilità di ecumenizzare con una Chiesa
che aveva fatto passare Dio sotto la propria
amministrazione, che rifiutava di fare il passo dal clericalismo a Gesù Cristo, che si era
esclusa cosi da se dalla comunione dei cristiani. Jean Daniélou, S. J. su « Reforme »
(16-10-1948) aveva espresso la sua reazione
scandalizzata; e sullo stesso settimanale
(23-10-1948) Barth aveva risposto come
segue » :
Ci permetta. Reverendo Padre, di
essere almeno altrettanto sicuri della nostra causa, quanto voi lo siete
della vostra. Noi, da parte nostra,
non potevamo deplorare l’assenza
della vostra Chiesa ad Amsterdam,
perchè essa si è esclusa da sè dalla
nostra comune ricerca dell’unità in
Gesù Cristo, che è il senso di tutta
l’impresa ecumenica, per ciò che
Lei stesso definisce la sua ’’intransU
genza”. (...) Ad Amsterdam nessuna delle Chie.se rappresentate si è
fatta avanti con la pretesa di essere
la sola Chiesa salvifica e infallibile,
la Chiesa cioè che avrebbe già trovato in sè la risposta alla domanda
che noi, insieme, stavamo ponendoci. La regola fondamentale del nostro incontrarci e del nostro lavorare non avrebbe potuto non essere
rovinata da una rappresentanza della vostra Chiesa (•..). Voi non avreste potuto sedervi accanto a noi, ma
(visibilmente o invisibilmente) avreste potuto solo installarvi su un trono, molto alto, sopra le nostre teste.
Veramente il ricco non ha posto fra
i poveri, non più di quanto lo abbia
il sazio fra gli affamati, non più che,
fra i pellegrini, colui che è già giunto, sicuro, alla méta. Ci chiedete
troppo quando, per essere al nostro
fianco, volete che prendiamo sul serio la vostra incondizionata pretesa
alla superiorità e quando ci domandate di sospirare la vostra presenza!
No! La vostra collaborazione ad Amsterdam avrebbe significato soltanto
che volevate incitarci, in un modo
o nell’altro, a ritornare sul solo
cammino che, secondo voi, sia possibile. Noi là cercavamo che cosa è
il Regno di Dio e l’opera di Dio.
Voi avreste solo potuto chiederci di
capire che dovevamo convertirci al
regno umano e all’opera umana della vostra Chiesa. Per questo ad Amsterdam non abbiamo potuto percorrere insieme un cammino intorno
al Signore della Chiesa. Non fu
quindi, nemmeno per noi, un fatto
spiacevole il non esserci incontrati,
fu anzi una realtà buona, riconoscibile come una chiara volontà di Dio.
Nella ricerca che noi continuiamo,
in obbedienza alla nostra fede, non
avreste potuto che disturbarci e paralizzarci. La vostra assenza ci ha
risparmiato uno scandalo e una tentazione. E’ questo che ho creduto
di dover affermare ad Amsterdam,
davanti al sentimentalismo di alcuni — non ne sono mancati, naturalmente! — che non avevano le idee
chiare o che erano male informati.
CONTINUA IN SESTA PAGINA
La storia della Chiesa pare indicare resistenza di un conflitto latente
fra il rinnovamento e l’unità. Da sempre, dei teologi hanno insistito sul
sancta della formula « Una Sancta r>, e altri sul termine una. Per gli uni,
la Chiesa non ha senso che come immagine della nuova creazione, incessantemente rinnovata; per altri la Chiesa che ha attraversato i secoli e cosi
preziosa che considerano con diffidenza ogni tentativo di vita nuova che potrebbe comprometterne la pace e l’unità. Dal tempo dei Montariisti, quan o
Tertulliano entrò in conflitto con la gerarchia costituita, fino ai nostri giorni, quando dei raggruppamenti rompono con le Chiese tradizionali per formare delle sette, per manifestare la vita nuova scaturita dallo bpirito banto,
il conflitto è stato persistente^ in modo quasi monotono (<")•
Il conflitto fra l’unità e il rinnovamento 'e stato trattato a piu riprese,
ma il modo stesso con cui lo si è fatto, mostra a che punto sta iffici e es
sere obiettivi nei confronti di questi due atteggiamenti. Cottfried Arnoia,
i cui scritti fecero profonda impressione a Goethe, intitolo a sua s aria.
Storia non partigiana della Chiesa e delle eresie (1700); pretendeva che
questo trattato sulle eresie fosse in realtà il primo trattato o lettivo e a
grande lotta fra la Chiesa e coloro che tentavano di vMdiflcarne la figurina
o la vita. La tesi fondamentale di tutto il lavoro è che la tesa isu
Itale ha sempre torto quando difende la sua unità e che un rinnovameli o
autentico della vita cristiana non può avvenire altrimenti c e
con ogni religione istituzionale. D’altra parte R. A. X"“
al suo libro intitolato Enthusiasm, dichiara che inizialmente i
era lanciare un vigoroso grido d’allarme contro Veentusiasmo », ma cUe net
corso dello studio gli uomini che studiava gli parvero a poco p
umani, che trovò più equo cercare le ragioni per cut ® ^ ’
piuttosto che dimostrarne gli errori. Il suo libro e ; j;
bro fedele di una Chiesa che, per la sua struttura, ® J, concezioni e
ogni altra, il Knox rivela una comprensione cosi profonda de
dei moventi di coloro che definisce « entusiasti », che
guardia contro il pericolo di una Chiesa che viva senM
po stesso, il fondamento essenziale del lavoro è che il cris
equilibrio di dottrine, e non soltanto di dottrine, ma anche i >
W. A. Visser t’ Hooft :
Rinnovamento e unità
e che Vinsegnamento della Chiesa cattolico-romana permette questo equilibrio. In altri termini, il criterio di giudizio è sapere se Vunità creata da
questo equilibrio c conservata o spezzata. Il titolo stesso del libro, riferendosi a un atteggiamento umano, dissimula il fatto che in molti dei movimenti di cui l'autore parla, è in gioco un altro fattore, VEvangelo stesso,
con la sua prospettiva di una vita nuova e di una nuova creazione.
Colpisce il ¡atto che nella Bibbia rinnovamento e unità non sono considerati come opposti, o come un alternativa. Al contrario, sono interdipendenti, come due aspetti delVazione di Dio nel suo popolo. Cosi la « raccolta »
del popolo, la ricostituzione della sua unità, che è scopo dei profeti, è assai
più che riunione in uno stesso luogo: sottintende sempre l’inizio di una
nuova vita, il popolo sarà raccolto quando tornerà all’Eterno (Deut. 30: 2-3),
quando ne osserverà i comandamenti (Neh. 1: 9). L’unità del popolo sotto
il re messianico che verrà e ne sarà il solo pastore, sarà un’unità nell’obbedienza agli ordini del Signore (Ez. 37: 24).
La celebre visione di Ezechiele — /e o.ssa disseccate — ne dà una nuova
illustrazione. Sotto gli occhi del profeta, le ossa si raccolgono^ si coprono di
nervi, di muscoli. Ma tutto ciò non basta^ manca loro ancora il respiro
(37: 8). L’unità non è. nulla in sè, può persino significare la morte. Soltanto quando lo Spirito di Dio soffia sui corpi, « tutta la casa d’Israele » è
veramente raccolta e unita. Nel senso biblico del termine, l unità è quella
che Dio dà, quella che implica la vita nuova.
Il rapporto fra queste due concezioni appare anche più chiaro nel Nuovo Testamento. Il cap. 12 dell’epistola ai Romani insegna che l’appello ai
credenti: « Siate trasformati mediante il rinnovamento della mente » è concretizzato dalla descrizione della vera unità mediante l’azione reciproca dei
doni spirituali. (...)
L’Evangelo di Giovanni ne dà un'altra prova. Nella preghiera sacerdotale il Signore prega (Giov. 17: 22-23): «Ho dato loro la gloria che tu
hai dato a me, affinché siano uno come noi siamo uno — io in loro e tu
in me — affinchè siano perfettamente uno..'. ». L’unità vera è conseguenza
della doxa, della gloria che caratterizza la vita della nuova creazione in Cristo. Il Signore prega affinchè il disegno divino giunga al suo compimento
finale: lo stato totalmente nuovo dei credenti in un’unità perfetta che consiste nel partecipare alla gloria della nuova creazione.
Si è spesso sostenuto che tale unità profonda non può concepirsi che come un’unità spirituale e invisibile. Ma cosi si nega l’evidenza stessa del testo, poiché questa unità perfetta, secondo le parole della preghiera,, ha lo
scopo di convincere il mondo che Dio ha inviato il Cristo e ha così rivelato
il suo amore per gli uomini (...). L^unità di cui parla il N. T. è al tempo
stesso Vunità spirituale più profonda e l’unità incarnata più tangibile.
Unità e rinnovamento sono entrambi doni di Dio. L’epistola a Tito parla (3: 5) del « rinnovamento dello Spirito Santo » e l'epistola agli Efesini
(4: 3) della r unità dello Spirito Santo y> (...). Perchè queste due qualità
intrinseche della Chiesa, così strettamente legate fra loro nel N. T., ci appaiono come un'alternativa, o addirittura come dei fini che si escludono a
vicenda? La ragione pare questa: in modo conscio o inconscio entrambe
queste nozioni sono state secolarizzate, e uso il termine « secolarizzato » nel
suo senso letterale, cioè: adattato al presente secolo, in opposizione a: orlentato verso i tempi nuovi. Noi sacrifichiamo l'unità al rinnovamento o il
rinnovamento all’unità perchè ci manca una prospettiva autenticamente
escatologica.
Il rinnovamento in senso biblico è totalmente diverso dal rinnovamento
considerato da un punto di vista puramente storico. Il vero rinnovamento
non è un adattamento a una nuova situazione^ un passaggio dal letargo all’attività, una modificazione strutturale o semplicemente una nuova forma
CX)NTINUA IN SESTA PAGINA
4
pag. 4
27 gennaio 1967 — N. 4
O s a r e t e miss i o n a r i
Missione e coioniÆÆszione
Domenica prossima 29 gennaio è la « Domenica delle Missioni ». La
Chiesa Valdese ha dietro di sè una ininterrotta, anche se non floridissima, tradizione missionaria. Anche le altre Chiese Evangeliche all'opera in Italia, frutto esse stesse di missioni dall'estero, inviano periodicamente loro uomini nel
campo missionario. Il comandamento della missione resta il grande (e l'unico ! ) comandamento del Signore risorto e vivente : Andate e predicate l'Evangelo ad ogni creatura.
Ma che cosa significa essere missionari nella seconda metà del XX secolo, dopo la costituzione di tante Chiese indigene e autonome, mentre divampa la polemica sui rapporti tra colonialismo e missione, mentre il « terzo
mondo », sollecitato da vari messianismi politici e religiosi e certamente anche dal messaggio cristiano, emerge tumultuosamente alla ribalta della storia
avviandosi ad occupare quel posto, nel consesso delle Nazioni, che troppo
a lungo gli è stato negato, e mentre dal canto suo I'« Occidente cristiano »
sta vivendo la fase acuta della sua secolarizzazione?
Per cercare di rispondere a questo interrogativo abbiamo rivolto alcune
domande a due persone particolarmente qualificate, che conoscono a fondo
la missione e i suoi problemi, per averci speso tutta la vita o parte di essa :
il missionario Roberto Coisson della Chiesa Valdese e il pastore Roland de
Pury della Chiesa Riformata di Francia. Abbiamo loro chiesto;
ne della cultura, sarebbe stato un bene. In questo senso la Missione non
è stata abbastanza occidentale, almeno se si può considerare come apporto specifico e positivo dell'Occidente la situazione dell'alternativa
cristiana e della conversione fra la
religione e la fede, e non fra la cultura e la fede, la scienza e la fede,
la politica e la fede.
Un Evangelo che esclude la religione e include la cultura non ha
nulla da temere. Non sarà nè africano, nè europeo, ma ebraico e universale, e potrà essere veramente tradotto e non tradito in tutte le lingue.
Un evangelo africano sarebbe altrettanto eretico quanto un evangelo germanico, gallicano o elvetico. Non un
evangelico africano è necessario, ma
l'Evangelo in africano, che si esprima cioè mediante la cultura africana.
E ancora, bisogna che questa cultura
africana abbia perduto ogni virulenza religiosa : e qui sta il vero problema.
4. Sono molto felice di questa iniziativa che è seria e i cui responsabili mi appaiono, oggi, fra i cristiani
d'Africa maggiormente esemplari.
Non so se quel giorno è vicino,
ma lo auspico, naturalmente a condizione che dall'Africa ci ritorni l'Evangelo, e non un nuovo moralismo
o pietismo o fondamentalismo.
5. La domanda è molto interessante e assai delicata. Mi interrogo, e
ho paura di forzare la risposta. Eppure sono tentato di dire, in un certo
senso, che oggi mi sento molto più
missionario in Europa che in Africa,
cioè che devo continuamente affrontare una messa in discussione radicale del cristianesimo, che lo obbliga a
ridursi all'Evangelo. Nella cristianità
africana e malgascia, mi sentivo piuttosto nella situazione dei profeti in
Israele o di Paolo a Corinto, obbligato a lottare contro le tentazioni del
sincretismo da un lato e del legalismo
dall'altro, lotta per la fedeltà del popolo di Dio, più che evangelizzazione
in senso stretto.
Roland De Pury
Nato a Ginevra nel 1907. Laureato in
lettere e teologia presso le Università di Neuchâtel, Parigi e Bonn, è pastore della Chiesa Riformata di Francia. Sposato, con otto figli, ha esercitato il ministero pastorale soprattutto
a Lione, dove nel 1943 è stato arrestato come « resistente » e rinchiuso
per cinque mesi nel Fort Mont-Luc. In
esilio per un anno in Svizzera, ha
quindi ripreso il suo lavoro pastorale
a Lione, fino al 1957 al 1960 ha insegnato presso la Scuola Teologica di
Yaoundé (Cameroun) e in seguito,
dal 1961, nel Madagascar. E' attualmente cappellano degli studenti in
Francia.
1. Questo slogan contiene tanta
menzogna quanta verità. Va denunciato nella stessa misura in cui va denunciato il colonialismo. E' falso per
i due casi che conosco :
— La Missione di Londra si installa a Tananarive nel 1820, in piena
sovranità della monarchia merina, e
75 anni prima dell'arrivo di Galliéni,
che non deve aver favorito poiché si
trattava di Francesi che l'avrebbero in
parte soppiantata.
— Alfred Sacker e alcuni missionari negri della Giamaica si installano a Douala nel 1848. E' per la loro
influenza che i capi Douala 25 anni
dopo supplicano a più riprese la regina Vittoria di prendere in mano la
amministrazione del paese? Forse,
ma non per colpa di Sacker. Nè vi fu
collusione, perchè l'Inghilterra rifiuta e, stanchi di insistere, i Douala si
rivolgono a Berlino, che accetta. Così
dall'84 il Cameroun è una colonia tedesca, in cui prospera la Missione di
Basilea. L'arrivo dei franco-inglesi nel
1917 costituirà un disastro per quest'ultima.
La Francia, oltremare, ha piuttosto
favorito l'Islam, almeno nel secolo
scorso. La collusione di cui parliamo
vale indubbiamente per i missionari
romani dei secoli precedenti, ma non
ho alcuna competenza in materia.
2. No, penso proprio di no.
3. Ciò che portavano, più che un
« occidentalismo », era un puritanismo, un legalismo, un pietismo, un
letteralismo che si accordavano abbastanza bene al paganesimo. Nella
misura in cui la predicazione fosse
stata più « occidentale » e avesse
rappresentato una maggiore razionalizzazione del mondo e laicizzazio
In Africa i punti religiosi su cui far
leva sono facili e tentanti. La secolarizzazione è qui una difficoltà salutare. L'avvenire della Chiesa in Africa
dipenderà in parte, mi pare, dalla sua
capacità di provocare essa stessa la
secolarizzazione, anziché lasciare che
si faccia contro di lei e difendere un
bastione religioso; e così pure dalla
sua capacità di provocare la libertà
politica e lo sviluppo economico.
ii'imitiMiiiiiiiiiiiiiMi
DALLE MISSIONI
La Chiesa Melodista del Kenia è diventata autonoma sabato 7 gennaio u. s. Quattro
dirigenti della Chiesa Metodista inglese firme,
ranno a Nairobi l’atto che riconoscerà il diritto all'autonomia della Chiesa del Kenia e
che sarà consegnato al pastore Ronald Mnongo, presidente della Chiesa Metodista del
Kenia.
Il pastore I. D. Morkel, moderatore della
Chiesa protestante calvinista dell Africa del
Sud a chiesto che il governo sud-africano ponga fine alla, tortura e ai metodi inumani provocati dalle leggi demoniache dell'apartheid.
Il pastore Morkel fondò la sua Chiesa nel
19.50 dopo aver abbandonato la Chiesa riformata olandese, con la quale era in disaccordo
a motivo delle leggi segregazioniste. La Chiesa protestante calvinista conta oggi 18.000
membri, per lo più negri, anch'essi in parte
provenienti dalla Chiesa riformala olandese.
Il vescovo della Chiesa anglicana dell’Io
dia e il presidente della Chiesa metodista
hanno inaugurato i primi edifici dell’« Istituto ecumenico sociale e industriale » di Durgapur. Quest’Istituto forma, pastori per le zone urbane e industriali. Nove giovani, provenienti da diverse parti dell’India, hanno ottenuto per primi il loro diploma, alla fine
del mese di novembre.
In India, a Madras, i rappresentanti di
128 collegi cattolici, protestanti e ortodossi,
hanno costituito un Consiglio nazionale dei
Collegi cristiani. La creazione di questo Consiglio costituisce una tappa importante nella
storia della collaborazione ecumenica in India. Nel suo discorso, il cardinale Gracias di
Bombay ha parlato del triplice orientamento
delTinsegnamento cristiano in India: sviluppo nazionale, miglioramento dell’insegnamento e diesa dei valori morali e spirituali. La
conferenza è stata presieduta dal segretario
generale aggiunto del Consiglio ecumenico
delle Chiese, P. Paul Verghese (ortodosso).
(Notizie S.OE.P.I.)
Associare tnissione e c^lonìzzciziotie è divenuto un luogo comune e uno
slogan polemico : in che misura è giustificato e, soprattutto, sotto quali
aspetti?
I missionari partiti fino all'altro ieri hanno avuto coscienza di portare,
con la predicazione dell'Evangelo, la « civiltà cristiana »? e non soltanto
come un inevitabile « accidente », ma come una realtà unitaria?
Questo « occidentalismo » della predicazione missionaria tradizionale,
nella sua forma corrente e moderata, è stato un bene o un male? Quando oggi si reclama un Evangelo « africano » o « asiatico », ecc., non si
rischia di ripetere, in altro modo, il medesimo errore che si lamenta e
biasima? Il problema di fondo è infatti quello del rapporto fra Evangelo
e civiltà e cultura.
Che cosa pensa di iniziative come l'Action Apostolique Commune? Avremo, un giorno, missionari delle « giovani » Chiese in Europa?
Lei ha predicato e insegnato in Europa e in Africa : si sente più « missionario » qua o là? Che ne pensa della «secolarizzazione» occidentale?
E' un problema che incombe pure nei giovani paesi africani e asiatici?
lo che c’è di migliore nella civiltà
cristiana, è dovuto al Vangelo. Il
nostro sforzo è stato costantemente
di aiutare gli indigeni a non accontentarsi di assimilare quello che è
l’espressione materiale di detta civiltà, ma di capire ed accettare quello che è la sua ricchezza spirituale.
Questo nostro concetto può essere
concretizzato coll’immagine seguente che ho spesso utilizzata nel mio
insegnamento : « Queste nuove conoscenze tecniche che vi insegnarne sono come un coltello che può
essere utilizzato per tante opere utili, ed anche per uccidere; esse comportano una responsabilità sempre
più grande per chi le possiede. La
cosa essenziale è di sapersene servire per il hene e non per il male.
L’Evangelo solo vi può insegnar ad
utilizzare hene questa nuova potenza che è la civiltà occidentale ».
Roberto Coì'sson
Nato a Torre Pellice nel 1903, da una
famiglia di missionari. Fìa fatto gli
stud secondari al Collegio Valdese di
Torre Pellice e in seguito ha studiato
tre anni alla Scuola Missionaria di Parigi. Consacrato pastore a Torre Pellice nel 1926, ha lavorato dal 1926 al
1961 nella Missione dello Zambesi ;
dal 1933 al 1948 come direttore della Scuola Normale della Missione, dal
1949 al 1959 come direttore di tutta
l'opera scolastica della Missione.
Le mie risposte saranno basate
sulle mie esperienze in un protettorato britannico, dove gli indigeni,
sebbene fossero amministrati dal
ministero delle colonie, godevano
certi privilegi, fra cui i due principali erano; 1. Tutto il territorio era
posseduto integralmente dalla tribù, e a nessun straniero era permesso comprare anche un piccolo pezzo
di terreno. 2. Il governo coloniale
non era autorizzato ad istituire nuove leggi, se non col consenso del
consiglio dei capi della tribù.
Prima domanda
E’ vero che vi è stato nel periodo
coloniale una stretta associazione
tra missione e colonizzazione : era
inevitabile, date le circostanze di allora, anche se spesso non è stata desiderata da parte dei colonizzatori.
La storia delle Missioni in Africa
durante il secolo scorso annovera
numerosi episodi in cui singoli colonizzatori di varie nazioni, ed anche compagnie commerciali organizzate, cercarono di ostacolare in vari
modi l’opera dei missionari. Ci sono
buone ragioni di chiedersi quale sarebbe stato il progresso delle popolazioni indigene se le missioni non
fossero state associate ai colonizzatori. Basta ricordare la famosa parola del governatore del Madagascar,
Augagneur: « Quel che vogliamo
sono degli indigeni preparati ad essere dei manovalli. Voi missionari
protestanti fate degli uomini ». (Citato da R. Mehl in Décolonisation et
Missions Protestantes, pag. 52). Basta pure paragonare queste date :
la prima scuola missionaria fu istiverno coloniale cominciò ad occuparsi seriamente dell’educazione detuila nella Zambia nel 1887; il gogli indigeni soltanto nel 1925. Prima si era accontentato di dare qualche piccolo aiuto finanziario alle
scuole missionarie.
D’altra parte la storia delle Missioni annovera numerosi episodi in
cui i missionari non hanno esitato
a dissociarsi da certe iniziative dei
governi coloniali e a criticarle. Ho
assistito personalmente nel 1935 ad
una seduta della Conferenza Missionaria della Rhodesia del Nord (ora
Zambia) in cui il governatore della
colonia espresse la sua indignazione
e un biasimo severo, perchè la stessa conferenza aveva criticato apertamente la politica del governo in
occasione del primo sciopero nella
regione delle miniere di rame.
Seconda domanda
Noi missionari « partiti fino all’altro ieri », sapevamo che la predicazione del Vangelo di Cristo è
un fermento che trasforma la società umana sotto tutti i suoi aspetti,
ed eravamo pure convinti che quel
Terza domanda
La Parola di Dio è stata incarnata, e continua ad incarnarsi a misura che essa penetra in nuovi continenti e fra nuovi popoli. Sarebbe
stato impossibile che essa, essendo
portata in Africa da missionari europei, potesse presentarsi già incarnata in una veste africana. Nel primo incontro direi che è stato un bene che fosse cosi, e le mie relazioni
con convertiti africani mi hanno
convinto che essi sono stati aiutati
dalla divergenza esistente fra l’ambiente pagano e la chiesa nella sua
forma prevalentemente occidentale.
Potrei citare esempi di una decisa
opposizione di convertiti della prima e della seconda generazione a
proposte di missionari che desideravano africanizzare la comunità cristiana. Credo che vi fosse in questa
opposizione una incosciente difesa
contro il pericolo del sincretismo
che ha fatto sviare molte sette sorte
indipendentemente dalle missioni.
D’altra parte una graduale africanizzazione è non soltanto da desiderarsi ma è assolutamente necessaria perchè il cristianesimo metta radici che penetrino nel profondo delTanima africana. Questo processo è
stato iniziato sotto vari aspetti dai
primi predicatori del Vangelo che
hanno cercato di presentare il mes
saggio della salvezza in Cristo in
modo accessibile agli indigeni, e dai
traduttori della Bibbia che hanno
cercato affannosamente, alle volte
per anni e con l’aiuto di cristiani
africani le parole che traducessero
senza tradirla la Parola che Dio vuole dire a tutti gli uomini.
, Questa Parola non potrà essere veramente incarnata in Africa che per
mezzo di cristiani africani la cui fede sarà ancorata ad una salda conoscenza biblica; sarà un processo
lungo e non privo di pericoli, clic
solo l’azione dello Spirito Santo porterà a felice conclusione.
Quarta domanda
« L’Action Apostolique Comune »
è una iniziativa interessante e ricca
di possibilità che va incoraggiala e
sosterfuta. Non mi dilungo su que sto argomento perchè ne ho già pa lato ampiamente in precedenti ar! coli. Dei missionari asiatici ed africani sono già venuti in Europa, e in
molti paesi (Gran Bretagna, Svizia-,
ra, Francia) capita abbastanza speso che pastori e laici di oltremare
partecipino alla predicazione iL-l
Vangelo nelle Chiese e fuori delle
Chiese. In Italia, in parte a cau-a
di difficoltà linguistiche, perchè qn- sti predicatori parlano l’inglese o T
francese, e in parte a causa del pi;co impegno delle nostre chiese neil’opera missionaria, questo è anetjra una prospettiva futura.
Quinta domanda
Vi è una differenza profonda c
vera fra la predicazione del Vangalo a gente che non ne ha mai sentito parlare, ed a chi vive in un ainbiente pervaso da una tradizion.’
cristiana. Direi che in certo quel
modo la prima è più facile della seconda. Però a misura che gli an.’.i
passano la situazione cambia in mo'
te regioni dell’Africa e particolamente nelle città.
In tali ambienti una secolarizzi
zione imitata dall’occidente non soltanto una minaccia, ma è già i atto, almeno superficialmente. ! '
difficile, infatti, dire in che misur
essa abbia veramente penetrato nella mentalità degli africani. Il fatto
che spesso i più occidentalizzati r;
corrono alla magia ed agli slregoiT
in tempi di crisi (malattie ecc.) sembra indicare che il fenomeno sia ancora alquanto superficiale. Non vi c
dubbio però che la rajiida secolarizzazione della gioventù e in particolare degli studenti, è e sarà sempre più in avvenire un ostacolo grave alla predicazione del Vangelo.
Roberto Coisson
Membri di^ una Chiesa
Hakka (di Hong-Kong) distribuiscono viveri a un
gruppo di rifugiati.
La Chiesa Hakka non si
chiama Chiesa, ma « Tsung
Tsin Mission», che significa: « Missione degli adoratori del vero Signore ». —
Perchè questo nome? Il segretario della Chiesa Hakka, Yip Kwei Ting, lo spiega: « La mia Chiesa vuole
esprimere, con questo nome, che la Chiesa è Chiesa
solo quando è missionaria ».
5
N, 4 — 27 gennaio 1967
pag. 5
O
non
sarete
nulla
Lettera da Parigi
Abbiamo scrìlto alla Direzione della So
ciété des Missions Evangéliques di Parig
— una delle molte Società missionarie evan
geliche, ma a noi particolarmente vicina per
che quasi tutti i missionari valdesi, in pas
sato e attualmente, hanno lavorato e lavora
no nell'ambito della sua attività — per chic
dere un loro scritto in occasione della Dome
nica della Missione. Ecco quanto ci scrive
fra l'altro, il past. Charles Foltz, membro
della Direzione:
Parigi, 16 gennaio 1967
Caro Collega,
il nostro Direttore, il past. Bonzt)n, ha ricevuto la Sua lettera e me
Vha passata perchè mi ha chiesto,
da alcuni mesi a questa parte, di occuparmi in modo particolare dei
rapporti con la Chiesa e la Tavola
Valdese; mi ha pure incaricato di
ringraziarLa vivamente per la Sua
lettera e per F interesse che continuate ad attestare alla Société des
Missions.
Le invio il Messaggio del Comitato
(n.d.r. questo: documento, destinato in modo particolare alle Chiese
di Francia, è gin stato presentato e
-in parte pubblicato sul n. scorso, a
■cura del past. Roberto Coisson, che
presiede il Comitato missionario del
I Distretto). (...). Se si considera
Tinsieme del bilancio, al principio
del mese corr. dovevamo ancora ricevere circa ì.720.000 F. (su un bilaiifio totede di 4.061.000 F.), cioè
è necessario compiere uno sforzo assai considerevole sul piano finanziario. E, naturalmente, Vaiuto che le
Chiese sorelle valdesi potranno darc’ sarà accolto con immensa gratitudine!
Ma c’è un altro lato su cui occorre soprattutto insistere: il problema
del personale. Mi permetto di inviarLe, allegato un elenco dei posti
•cui dovremo provvedere nel corso
del 1967. Consultandolo, vedrà che
abbiamo bisogno soprattutto di pa
Possibililà di cooperàzione
missionaria fra cattolici
ERITREA
stori e di infermiere, e a questo proposito non siamo senza preoccupazione, tanto più che i futuri mis.sionari che seguono la sessione attuale
della Scuola missionaria sono poco
numerosi, quest’anno! Ecco dunque
un tema d’intercessione che affidiamo a Lei come a tutti i nostri amici
d’Italia. Se gli appelli, che saranno
rivolti in occasione della domenica
missionaria come pure in altre occasioni potessero, per grazia di Dio,
suscitare nuove vocazioni nelle vostre Chiese, ne renderemmo grazie
con voi al Signore della Chiesa.
Mi affretto a inviarLe queste righe e questi documenti, affinchè
possa utilizzarli, come progetta, nel
numero di fine gennaio; copia della
presente invio ai pastori E. Ayassot
e Bob. Coisson. Avrò forse la gioia
d’incontrarLa quando verrò in Italia, a fine febbraio, principio di
marzo: Dio voglia che possiamo allora ringraziarLo insieme per un
nuovo esaudimento accordato sul
piano finanziario e per delle risposte all’appello alle vocazioni. RingraziandoLa per il Suo aiuto prezioso Le invio, caro Collega, il mio saluto fraterno.
Charles Foltz
P. S. - Non vorrei dimenticare di
indicare, come particolare tema di
intercessione, il ministero dei missionari italiani al lavoro in mezzo
a Chiese sorelle oltremare: il past.
Giovanni e Clairette Conte a Tahiti,
l’ins. Laura Nisbet nel Gabon, la
dott. Olga Villa nella Zambia!
Morale e matrimonio
Proposte del Consiglio delle Missioni della Chiesa .Evangelica della
Germania.
N.d.r.: Per parte nostra, ricordiamo pure
il past. Bruno e Paolo Tron, in servizio presso la Chiesa evangelica in Etiopia, inviati
dalla Missione svedese; e pensiamo che vi sono altri italiani all’opera in altre organizzazioni missionaria. Anche di loro e del loro
lavoro vorremmo sapere di più.
(Berlino) — A Berlino, il Consiglio delle Missioni della Chiesa
Evangelica della Germania, presieduto da M. D. Hans - Heinrich
Harms, pastore di Amburgo (Hauppastor), ha accettato una dichiarazione contenente delle proposte dettagliate e concrete sulla cooperazione delle Missioni cattoliche e protestanti. Queste proposte saranno
mandate al Consiglio delle Missioni
della Chiesa Cattolica che sarà nello stesso tempo invitato a sostenere
un dialogo con il consiglio protestante.
Il Consiglio delle missioni della Chiesa
evangelica della G-erinania pensa che una
collaborazione sarebbe possibile ed anche augurabile sui seguenti punti: traduzione e revisione delle Scritture; ristampa e divulgazione della Bibbia; abolizione nei manuali di
culto e di catechismo dei falsi giudizi e delle
condanne pronunciate contro l’altra chiesa;
creazione di studi biblici per i non-crdenti.
Il consiglio delle missioni della Chiesa evangelica della Germania intravede ugualmente
delle altre possibilità di collaborazione nel
campo scolastico — politica scolastica comune. gli stessi manuali scolastici, le stesse set
timane scolastiche della, missione — nel cam
po del lavoro medico cristiano, infine ne
campi sociale, letterario e giornalistico. Se
condo il consiglio evangelico, dei conferen
zieri dell’altra confessione dovrebbero parte
cipare alla formazione del personale missio
nario e alcuni studi dovrebbero essere com
piuti in comune. Raccomanda inoltre eh
cattolici e protestanti adottino una linea di
condotta comune in vista di ottenere il permesso di utilizzare le tecniche di diffusione
moderne -e di esercitare il ministerio delle
cure d’anime negli istituti dello Stato.
(soepi)
La Missionaria Paola Tron, ci manda una
copia delle « Leggi della Chiesa Evangelica
dell’Eritrea ».
Pensiamo che int&-esserà i lettori di leggerne alcuni articoli, da cui si vede come
la Chiesa Evangelica in Eritrea ritenga di
dover intervenire nella vita delle famiglie
con notevole severità non escluse multe e
scomunica. Ma non possiamo giudicare
queste abitudini con il metro della nostra
cosidetta civiltà occidentale, e rallegriamoci perchè nei regolamen'i della Chiesa Va’dese non pare necessaria la ¡iroibizione che
il marito bastoni la moglie! E voi giovani
rallegratevi perchè potete fidanzarvi senza
il previo consenso del vostro pastore! —
DEL FIDANZAMENTO
1. ■ Il ragazzo che abbia compiuto 18
anni o la ragazza ohe ne abbia comipiuto 15,
possono fidanzarsi dopo aver fatta la conferanazione.
3. - Nella nostra Chiesa il segno del
fidanzamento è soltanto l’anello.
E’ proibito dare altri ornamenti.
4. - La scambio degli anelli di fidanzamento deve essere fatto in presenza del
Pastore e degli anziani della comunità, previo consenso del Pastore.
5. • Ceiebrato il fidanzamento, colui
che viene meno alla promessa deve risarcire l’altra parte con 60 dollari. La parte
che ha ricevuto l’anello deve resùtuirlo.
9. - Se un membro di chiesa fa sposare
i suoi figli con un estraneo alla chiesa, egli
verrà scomunicato.
10. - In eccezione al paragrafo precedente, se i membri del Consiglio del Sinodo, dopo accurata informazione ritengono
che quel matrimonio sia necessario, potranno concederne il permesso.
DAL MATRIMONIO
14. - Allorché il pranzo di nozze sia
preparato e una delle parti venga meno
alla promessa, gli anziani, calcolata la spesa, ordineranno il risarcimento completo
dei danni ed in più la somma di 60 dollari
da versarsi il tutto al danne^iato.
16. • La sposa abiterà con suo marito
e non le è permesso di tornare dai suoi genitori. Chi cosi farà sarà multala con 12
iiimi" ........................
........................................in
Problemi e necessità delle missioni
A seguito dell’articolo pubblicato
nel numero del 2 dicembre dell’EcoEuce, desidero precisare alcimi punti
a proposito dell’Azione Apostolica Comune iniziata dalle giovani chiese,
fondate dalla Missione di P’arigi in
Africa nel Madagascar e nell’Oceania.
L’azione Apostolica
Comune
In una terza « consultazione » riu
nita subito dopo l’Assemblea Genolale della Società delle Missioni di
Parigi, nel novembre scorso, è stata
stabilita definitivamente l’organizzazione degli organi che assumeranno
la responsabilità dell’Azione Apostolica Comune.
Vi saranno anzitutto delle « Consultazioni » annuali alle quali le gìo
vani Chiese manderanno un rappresentante ciascuna, come pure la Federazione Protestante delle Chiese
Trancesi, le Chiese Svizzere, la Chiesa Metodista del Dahomey e la -Società delle Missioni di Parigi. Le Consultazioni nomineranno un Comitato Esecutivo ristretto. Il compito delle Consultazioni sarà di « animare,
•coordinare e dirigere l’Azione Apostolica Comune ».
Il pastore Nomenyo del Togo è stato nominato Segretario Esecutivo:
egli dovrà eseguire le decisioni delle
Consultazioni, e sarà per ora incaricato particolarmente di dirigere l’opera missionaria che si svolgerà nel
paese dei Fon (Dahomey). In questo
campo sarà aiutato da un ccmitato
locale, che procederà alla scelta dei
membri deH’equipe, e ne dirigerà la
preparazione e il lavoro-.
Per Tevan-gelizzazione -dei Fon (che
nel pensiero dei promotori dell’Azione Apostolica -Comime deve essere la
prima di una serie di missioni in varie parti -dei mondo), è prevista la
formazione di una equipe di 8 -persone la cui preparazione comincerà a
Porto-Novo il 1« luglio 1967. Sarà cosi,
composta; 2 pastori, 1 evangelista,
1 agronomo, animatore rurale 1 sx»cialista dei movimenti giovanili, 1 educatore di base, 1 infermiera specializzata in igiene sociale, 1 animatrice
dell’azione femminile. Essi dovranno
essere preferibilmente celibi; se sposati le loro mogli dovranno anch’esse
partecipare al corso di preparazione.
Normalmente il soggiorno nei Dahomey sarà di 3 anni seguiti da 1 anno
di congedo, di cui 6 mesi di riposo e
6 mesi consacrati al servizio della
chiesa ohe li avrà mandati, per informarla dell’attività svolta in missione.
Il costo di questa nuova opera do
vrebbe essere, secondo il bilancio preventivo, a-p-prossimativamente di 10
milioni di lire per il 1966, e di lire
18.750.000 per il 1967. Si spera che 2/3
di queste somme saranno date dalle
Giovani Chiese, il resto essendo richiesto alle Chiese europee.
È annunciata la pubblicazione di
un opuscolo che sarà diffuso prossimamente in tutte le chiese ohe si interessano a questa Azione Apostolica
Comune.
Come già abbiamo notato in un
precedente articolo, questa nuova opera missionaria si è sganciata interamente dalla Società delle Missioni di
Parigi, 1-a quale ha offerto soltanto la
sua collaborazione &d il suo aiuto, lasciando alle «consultazioni» e al loro
comitato la piena responsabilità dell’opera -da compiere.
Nell’editoriale di dicembre del Journal des Missions il Direttore pastore
Ch. Bonzon, dopo aver espresso la
soddisfazione con la quale la Società
delle Missioni segue questa nuova avventura missionaria, e sottolineato
l’impegno suo di darle tutto 1 aiuto
possibile ohe le sarà richiesto prosegue dicendo « le linee principali di
questa opera apostolica appaiono a
mano a mano più chiaramente, ina
allo stesso tempo appaiono anche più
chiaramente, bisogna ben dirlo, le difficoltà dell’impresa. Si offriranno nei
prossimi mesi gli otto membri della
prima equipe? Riuniti a Porto-Novo
riusciranno essi a formare una comunità, avente, secondo l’esempio dei
primi cristiani, un solo cuore e una
^la anima? Potranno i nuovi metodi di evangelizzazione essere messi a
punto a tempo? I risultati ottenuti
confermeranno essi le speranze di
tutti coloro che si interessano a questo progetto? Infine daranno le chiese i mezzi materiali, e in prima linea
il' denaro indispensabile? 'Tutte queste domande, e ve ne sono tante altre,
potrebbero diventare delle ragioni per
Abitare di questo nuovo sforzo, se
per fede noi non le affidassimo giorno
domo, a Dio, perchè Egli faccia
scaturire dalle loro ombre la Sua
luce ».
Gabon
Una grave sciagura ha colpito la
Missione del Gabon, il missionario
j Domereq, direttore della Scuola Superiore di Lambaréné, trovandosi in
una barca sul fiume, è stato scaraventato fuori delTimbarcazione da un
turbine di vento ed è annegato, mentre 4 signore, fra cui la Signora Do
meroq, che si trovavano con lui, si
sono salvate aggrappandosi alla bar
ca rovesciata dal vento. Pensiamo con
simpatia alla sua famiglia e alla chiesa del Gabon così duramente provate.
Visita del Pastore
Ch. Foltz
Dal 26 febbraio al 6 marzo, il pastore Ch. Foltz, segretario della Direzione della Società delle Missioni di
Parigi, visiterà le Valli Valdesi e s’incontrerà con il Corpo Pastorale delle
Valli e con i membri della Tavola
Valdese.
La Società delle Missioni di Parigi
e molto preoccupata in questo momento perchè non riesce a trovare
tutti i missionari necessari per venire
incontro alle domande insistenti delle giovani Chiese. In un documento
dettagliato che fa seguito all’appello
contenuto nel messaggio pubblicato
ultimamene nell’Eco-Luce del 13 gennaio 1967, essa informa tutte le chiese
che s’interessano alla sua opera, delie
necessità più urgenti per Tarmo 1967,
che sommano a 40 unità, per i 9 paesi
in cui operano le chiese fondate dalla
detta società.
Occorrono Pastori
In alcuni casi una buona conoscenza delTinglese è necessaria (però la
società è pronta a provvedere delle
borse di studio in Inghilterra per i
candidati la cui conoscenza delTinglese non fosse sufficiente), per gli altri
è necessario il francese.
Dei 15 pastori che sono ridhi^ti
dalle giovani chiese, 5 sono destinati
all’insegnamento in vari scuole pastorali, una scuola di teoioìgia, e alla formazione di evangelisti e catechisti già
al lavoro, 3 alla cappellaneria degli
studenti in vari centri scolastici importanti, e 7 invece dovranno collaborare alTedifioazione e consolidamento deile comunità esistenti e spalleggiarle nella loro opera di evangelizzazione locale. La loro attività sarà
naturalmente diretta e controllata
dalle autorità ecclesiastiche, ed essi
dovranno essere pronti a co<llaborare
fraternamente con i pastori indigeni
e le comunità locali.
Occorrono infermiere
e insegnanti
Per gli ambulatori, ospedali e lebbrosari, ohe sono sotto la direzione
delle giovani chiese, ma sussidiati e
controllati dai governi locali, occorrono 7 infermiere di cui una per il lebbrosario di Manankavaly nel Madagascar.
Per gli istituti secondari, occorrono
dollari. Poro essa potrà fare una visita ai
suoi genitori se il marito aoconsenie.
17. ■ Gli sposi possono mettere su casa
per conto loro subito dopo il matrimonia.
22. - Gli «posi all’atto del matrimonio
fanno un’offerta alla chiesa. Co’oro che vivono in città fanno un’offerta di 10 dollari
ciascuno, quelli olle vivono in zona rurale
fanno un’offerta di 5 dollari ciascuno.
L’anello dato al matrimonio non sarà
restituito nemmeno in caso di separazione.
DELLA VITA CONIUGALE
1. - L’uomo e la donna ohe si sono
uniti in matrimonio devono amarsi ed onorarsi l’un l’altro così da dare un buon
esempio ai propri figli. Perciò il marito
non dovrà bastonare la mo<glie ed essa non
dovrà insultarlo ma obbedirgli.
2. - Se la moglie ha paura di essere
bastonata chiede al marito di costituirle
come garante qualsiasi persona. Se il ma.
rito rifiuta essa può ricorrere ai parenti del
marito o al suo Pastore o agli anziani
della comunità, ovvero al giudice gover.
nativo.
Se questi non sono reperibili, la donna
potrà trascorrere la notte dai vicini e di
buon’ora la mattina seguente si recherà dal
Pastore o dagli anziani della comunità.
3. - Se il marito a causa di lite ha
chiusa la casa alla moglie e se n’è andato,
egli risarcirà la maglie con 12 dollari.
Cosi pure la moglie risarcirà il marito se
è lei ad aver chiuso la casa.
18. - Colei ohe partorisce ¡I primoge.
rito riceverà dal marito una capra o una
pecora, una misura di burro e una misura
di granaglie.
mL CAMPO MISSIONARIO
pure dei profesisori, ma il problema
è meno grave perchè ogni anno uni
certo numero di giovani accettarlo di
andare ad insegnare oltremare invece di fare il servizio militare in patria.
I soiggiornl normali sono di 4 a 5
anni, mentre per i celibi il primo soggiorno è soltanto di 3 anni; tutti sono seguiti da un anno di congedo in
patria, di cui metà di riposo e metà
consacrato alla testimonianza nelle
chi©SG.
La Direzione della Società delle
Missioni auspica che alcuni giovani
delle chiese evangeliche d’Italia, seguendo l’esempio di quelli che sono
partiti ultimamente, rispondano a
questo appello che è loro rivolto nel
nome di Dio.
* * *
Un problema che è comune a tutti
i paesi africani è quello delle sette indipendenti che si sono staccate dalle
Missioni che le avevano fondate, o
che sono sorte spontaneamente l>er
opera di profeti indigeni. In molte
regioni esse contano migliaia di membri; sebbene si dicano cristiane, la
loro base dottrinale è sp^o più píagana che biblica. In quasti ultimi anni molti dirigenti di queste sette hanno capito Tinsufiìcienza delle loro conoscenze bibliche, e Bi sono accorti
che i loro gruppi sono minacciati dal
paganesimo, o almeno di cadere in
un sincretismo più pagano che cristiano.
Questo spiega il successo ottenuto
da un missionario dell’Africa del Sud,
il pastore Bùohler di Pretoria, con un
corso biblico per corrispondenza offerto quattro anni fa a tutti i dirigenti di queste sette, e posto sotto
il seguente motto: «Ogni pastore insegni la Bibbia, ogxn Chiesa sia fondata sulla Bibbia, ogni credente evangelizzi ».
Dal Sud Africa l’opera si è estesa
ad altri paesi, e i 2.(W0 studenti attualmente iscritti appartengono a 2(X) organizzazioni ecclesiastiche. Alcimi dirigenti hanno iscritto ai corsi tutti i
loro pastori. Il metodo è molto semplice e adopera il più possibile immagini e grafici. Un po’ alla volta il pastore Büchler ottiene la collaborazione di traduttori e i corsi vengono pubblicati in un numero sempre maggiore di lingue indigene.
II fatto importante in questo lavoro
pastore Büchler è ohe egli è riuscito
a stabilire un ponte fra le sette e le
chiese costituite, e la sua opera aiuta
un numero crescente di africani a
fondare la loro fede sulla Parole di
Dio e in Cristo, il nostro unico Salvatore. R. C.
Nel 1967 saranno
vacanti questi posti
TOGO
3 pastore : chiesa di Lomé, scuola biblica, di
Atakpamé, presbiterio di Kuwde (kabré).
2 insegnanti : scuola secondaria e materna di
Palimc.
1 tipografo : a Lomé
CAMEROUN
2 pastore : scuola teologica di Ndoungué, facoltà teologica di Yaoundé.
2 insegnanti : scuola di economia domestica
di Foumban, scuola secondaria di Libamba.
1 infermiera : ambulatorio nel paese dei Bamiléké.
GABON
2 pastori : cappellania nelle scuole di Libreville, pastore di distretto.
1 insegnante di lettere : scuola secondaria
di Lambaréné.
3 infermiere: ambulatori di Ngomo e di
Ovan, « Casa della Madre e del Fanciullo » di Oyem.
ZAMBIA
2 pastori : chiese di Senanga e SeshakeMwandi, nel presbiterio di Barotse.
3 insegnanti: francese, lettere, scienze (questi due ultimi devono poter insegnare in
inglese) alla scuoia secondaria di Sefula.
1 segretaria contabile : direzione della Chiesa
evangelica unita.
1 edile.
LESOTHO
.3 pastori : prima lavoro in comunità, poi
specializzazione.
1 insegnante : scuola magistrale femminile di
Morija.
1 infermiera: Scott Hospital di Morija.
1 elettrotecnico: centrale di Morija.
MADAGASCAR
2 insegnanti: lettere alla scuola secondaria
di Ambositra e a quella di Antalaha.
2 infermiere : centro medico-sociale di Fihaonana, lebbrosario di Manankavaly.
NUOVA CALEDONIA
2 pastori : stazione di Do-Néva. scuola pastorale di Lifou.
1 insegnante: direzione del Collège M. Leenhardt a Do-Néva.
POLINESIA FRANCESE
1 insegnante: filosofia ai Collège Viénot e
Pomaré IV di Pápete (Tahiti).
1 amministratore cassiere per la Chiesa evangelica polinesiana, a Papeete.
Pomaré IV’ di Papeete (Tahiti).
REP. CENTROAFRICANA
1 pastore : Bangue.
Su tutti questi posti si possono ricevere
ampie informazioni e documentazione alla
Direzione della Société des Missions Evangélique'-, 102 boul. Arago, Paris 14.
6
pag. 6
27 gennaio 1967 — N. 4
Il dito nella piaga
In questa rubrica che, per ragioni di spazio, è « un dito nella piaga »
non « uno scavare nella piaga » che potrebbe essere — conveniamone !
-- un incentivo alla predicazione cristiana, abbiamo accennato agli evasori fiscali, gente che fa i fatti propri al punto di incappottarsi nei portafogli : che non si cura del buon Ugo Sciascia ohe ha un bel da fare a
curare e dibattere orinali televisivi, di intonazione morale, come quello — non ricordo il titolo — circa il dovere del cittadino di pagare le
tasse, che aveva comunque il diplomatico difetto di avere per protagonisti (almeno in metafora!) non i saldi nomi dell’alta finanza, ma dei piccoli bc rghesi : come il mio bottegaio, se ricordate.
Ben lo sappiamo: gli evasori fiscali ci sono sempre stati; ma, oggi,
sono favoriti dalla « cedorale secca » che un governo nominativamente
impiastrato di rosso (e perciò non dovrebbe infastidire l’on. Malagodi)
ha istituita. E cosi il governo di centro sinistra — di cui è vice presidente
un uomo ohe in un comizio, tenuto a Genova nel 1948, mi commosse perchè parlava di ragazzi, come io ero, senza scarpe — decise, nel febbraio
del ’64, evidentemente senza l’opposizione deU’on. Colombo (mi scuso
con i lettori se la volta scorsa ho nominato l’cn. Andreotti in luogo del
suo collega di governo Colombo, errore comprensibile perchè fra i due
VI sono « affinità elettive »), dicevo ohe il governo Moro ha varato un
meccanismo famigerato — non per Dufour ohe produce « la caramelila
che pi^ tanto » reclamizzata, in Carosello, dalla simpatica Del Frate
— famigerato, invece, per quel contadino toscano che un mio amico pompieie ha visto piangere sul tetto di una casa sommersa: un povero uomo disperato e affamato con i figli accanto, come il conte Ugolino.
Con la « cedolare secca », i proprietari d’azioni, al memento in cui
riscuotono i dividendi, possono pagare imposte del 30% sui dividendi stessi, evitando altre forme fiscali. Còn la « cedolare secca » si evita la progressività dell’imposta complementare, non simpatica ai grandi azionisti. Infatti ohi ha redditi annui olre 87 milioni di lire, trova nella « cedolare secca» qualche cosa come il formaggio su quel genere di pasta
che piace ai napoletani.
Senza scendere in dettaglio nella materia fiscale clje non è cosa mia
— e poi, come operaio, sono abituato all’economia del soldo — concludiamo il nostro -discorso dicendo : che la « cedorale secca » sottrae all’erario 30 miliardi di lire.
Se ne potrebbero fare delle cose con questi soldi I Operare lo studente
di Sarzana Antonino Romeo, malato di cuore, senza ricorrere come è
stato fatto al vergognoso espediente delle sottoscrizioni pubbliche, vergnoso non per il poveretto, ma per coloro che detengono il potere politico in Italia i quali -potrebbero, con il danaro frodato alio Stato, istituire
posti di lavoro, magari ad Agrigento, p>er indicare in ordi-ne alfabetico
un posto -dove il numero delle persone costrette ad emigrare supera quello di chi nasce.
E co^, abbiamo parlato della « cedolare secca ». Nome strano legato,
però, ad -un modo di governare ohe dovrebbe essere chiaro e condannabile da parte d’ogni persona onesta. Mario GardeUa
MEDITAZIONI
DI UN LAIcè
ORE DELLA SERA
Quanto è magnifico e prezioso questo versetto! Care parole, che Lutero
chiamava « la Bibbia in miniatura ».
Esso ci di dice otto cose importantissime :
1) Chi sia l’autore della redenzione ;
2) quale sia il movente della redenzione ;
3) quale eia l’oggetto della redenzione ;
4) quale il mezzo divino della re
denzione ;
5) quale il mezzo umano per appropriarsela ;
6) quale ne sia l’estensione;
e finalmente quale ne sia il frutto, il
risultato, frutto duplice:
7) positive;
8) negativo.
Accenniamo semplicemente a queste 8 cose e ci sarà più facile imprimerci questo prezioso versetto nel
cuore e fame l’éljmento costante
della nostra vita spirituale cristiana,
servircene ad ogifi momento come
d’un consolatore silenzioso delle anime nostre.
* He
Chi è l’autore della nostra redenzione? Ohi vuole salvarci? Ohi ci salva? Ohi salva è Dio! L'autore della
nostra redenzione è l’Eterno, il potente Iddio! Egli non ci abbandona
alla nostra sorte! Siamo peccatori,
ci siamo ribellati, abbiamo commesso
il male, siamo caduti in un abisso di
infamie? Sì! Ma una mano potente
si stende verso di noi per soccorrerci ! (Questa mano è la mano di Dio ! È
mai possibile che andiamo perduti se
Dio stesso si propone di salvarci?
He He *
Perchè si propone egli di salvarci?
Quale movente lo spinge a salvarci?
Il movente è il suo amore! Il suo
amore che è infinito ! « Iddio ha tanto
amato»!... Dio è un Dio d’amore!
Noi ci siamo ribellati a un Dio ohe è
amore! Meditiamo sulla enormità del
I valdesi medioevali:
un'internazionale missionaria
AMEDEO MOLNAR - La Protesta
Valdese e la Prima Riforma. Quaderni della gioventù evangelica italiana 1966, p. 44, L. 250.
E’ forse significativo il fatto che un argomento finora « tabù » per i quaderni F.U.V.
sia affrontato dal primo <c Quaderno della gioventù evangelica italiana ». Quello che per i
Valdesi poteva essere orgoglio diventa in
chiave ecumenica un costruttivo riesame della
storia della presenza evangelica nel nostro
Passe. Lopera del Molnar è particolarmente
indicata per questo lavoro di riesame ; essa
infatti, distruggendo Pimmagine tradizionale
del Valdìsmo inteso come fenomeno geograficamente ben determinato, mostra il valore
europeo della Prima Riforma.
Il quaderno inizia con un capitolo sulla
protesta di Pietro Valdo c sulle reazioni della
chiesa ufficiale al suo movimento. Ciò che
più colpisce nell’atteggiamento cattolico è
Tindecisione che in un primo momento paralizza le gerarchie ecclesiastiche, subito seguita da una concorde risoluzione di sterminare gli eretici quando essi prendono posizione contro le strutture economiche del tempo.
L’alto clero, dice l’autore, era. stato preso da
un crampo dell’istinto di conservazione. Segue poi un terzo atteggiamento delle gerar
chie ecclesiastiche : un tentativo di riassorbire il vaidismo, che coincide con la morte di
Pietro Valdo. Nel 1207 Durand d’Osca fonda
l’ordine dei Poveri cattolici, riconosciuto dal
Papa. Ma anche questo « Vaidismo moderalo )) è eccessivo per i prelati di Lione : nel
concilio di Lione del 1247, i Poveri cattolici
sono intelletto. Inizia cosi il perìodo italiano
del Vaidismo: in Lombardia e in particolare
a Bergamo si formano le comunità di Poveri
Lombardi.
L’autore continua con la narrazione delle
vicende della Prima Riforma nel Xiii e nel
XIV secolo. Nel movimento valdese sono confluite varie altre sette e la stessa particolare
ferocia dimostrata dall’inquisizione contro di
esso ne dimostra l’importanza e la vitalità.
In questo perìodo il vaidismo lombardo si
estende a tutta Europa e in particolare alrilalia meridionale, alla Germania e alla
Tra Prima e Seconda Riforma, dialogo mancato - Il
Sinodo di Chanforan è stato un fatto positivo o negativo? - Attualità della teologia valdese medioevale
Boemia. Fatalmente la dispersione e la scarsità di contatti porta alla nascita di dottrine
diverse da gruppo a gruppo, ma lo zelo missionario è una caratteristica costante di tutti
i Valdesi.
Nel XV secolo, poi, si verifica un fatto
gravido dì conseguenze : la rivoluzione hussita permette al pensiero valdese di espandersi liberamente in Boemia. Questo fatto,
da una parte incoraggia un risveglio dei Val.
desi d'Italia (ormai ridotti praticamente alle
sole valli del PeUice, del Chisone e del Po),
dall’altra porta alla formazione di « un’internazionale missionaria », come la chiama il
Molnar, tra i Valdesi e i Taboriti, l’ala radi
cale degli bussiti.
Nel frattempo, però, è nata, per opera di
Lutero e Zwingli, la Seconda Riforma. Per
ciò si rende necessario un contatto tra la teologia valdese, di tipo hussita, e quella rifor
mata. Ma questa fase di dialogo viene superata — troppo presto, a giudizio dell’autore — dalle decisioni di Chanforan e poi del
sinodo di Prali. La Prima Riforma termina
così, bruscamente, assorbita dalla Seconda.
L’autore è convinto che ciò abbia impoverito
la Riforma di Lutero e Calvino di un grande
Culto radio
Domenica 29 gennaio
Pastore GIOVANNI CONTE
Tahiti
Domenica 5 febbraio
Pastore FRANCO RONCHI
Zurigo
patrimonio teologico. E tutta l’ultima parte
del volume è dedicata alla riscoperta del messaggio della Prima Riforma. Forse è eccessivo definire riscoperta di una teologia un
capitoletto di quindici pagine, ma certo sarà
sorprendente per molti constatare la vitalità
insospettata della teologìa valdese pre-riformata.
L’aspetto del cattolicesimo più osteggiato
dai numerosi teologi valdesi e bussiti è il costantinianesimo, perchè proprio da Costantino
inizia l’abbandono del cammino evangelico
da parte della Chiesa. « La Chiesa di Cristo
deve rinunciare a qualsiasi accomodamento
con il potere costrittivo ». In obbedianza a
questo precetto i valdesi giungono a rifiutare
le strutture del mondo feudale in cui vivono,
e a costituire delle comunità basate sull’ugua.
glianza, ad imitazione del Regno di Dio. Base
della loro teologìa è la resistenza all’Anticristo : il valdese è pronto a fornire la sua testimonianza anche con il martirio. Egli rifiuta
il giuramento e, pur essendo generalmente
un non violento, prova simpatìa per i diseredati che la loro dura condizione sociale spinge ad insorgere.
Ciò che più in loro si fa apprezzare, dice
l’autore a proposito deUa teologia valdese medioevale, è la costante tensione verso il Regno
che viene : ogni atto della vita viene interpretato in chiave escatologica.
Secondo il Molnar, la Chiesa attuale ha
molto da imparare dai suoi progenitori: tutto
il libro è ispirato da^questa convinzione. Visto sotto questo aspetto, questo quaderno può
condurre a un complèto riesame della nostra
fede. Ma anche sotto il profilo puramente
storico, si tratta di un’opera assai pregevole,
che ha un solo difetto: la brevità. Un difetto
comunque che è anche un pregio, e che è comune a tutti i quaderni di questo tipo.
Gianni Long
« Iddio ha tanto amato U mondo che ha dato il suo Unigenito Figliuolo, affinchè chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna». (Giov. 3: 16)
nostro peccato! Ma c’è ancora speranza, appunto perchè Dio è amore!
E quale è l’oggetto della redenzione? Per ohi è questa redenzione? La
salvezza? Chi vuole Iddio salvare, nel
suo amore? Anche questo dice il nostro preziosissimo versetto.
L’oggetto dell’amore di Dio è « il
mondo » « Iddio ha tanto amato il
mondo ». Dio salva ohi Egli ama ! Ma
che cosa è il « mondo »? Qui nel nostro versetto « mondo » significa « uomini», tutti gli uomini senza distinzione di sesso, di età, di condizioni, di
qualità, di difetti, di virtù o di vizi!
Gli uomini peccatori, perduti, ecco
l’oggetto dell’amore di Dio! Ecco gli
esseri destinati ad essere salvati, se
vorranno, s’intende, perchè Iddio non
salva nessuno per forza, se adempiranno ad una certa condizione, perchè una condizione c’è per ottenere
la salvezza.
« DÌO' ha tanto amato il mondo... !
Non ha amato soltanto il suo popolo,
il piopolo eletto. Ha amato ed ama ogni popolo, O'gni uomo, il fariseo giusto e il più depravato ed avvilito dei
peccatori, anche il pubblicano.
Come salva Dio il « mondo »? Con
quale mezzo?
Lo salva mediante un sacrifizio inaudito. La salvezza dei peccatori all’amore di Dio costa il massimo sacrifizio. Per salvare gli uomini egli ha
dato il suo più grande tesoro: Il Figlio Unigenito! Se avesse voluto dare
qualche cosa di più e di meglio, non
avrebbe potuto, quantunque Iddio sia
onnipotente! Dio ha dato, ha sacrificato il suo Figliolo, il suo unico! Lo
ha dato, non si è limitato a mandarlo. Lo ha « dato », cioè abbandonato,
come si abbandona im dono, fino agli
estremi limiti del sacrifizio.
Per trarci dall’abisso di peccato in
cui eravamo caduti, per sollevarci fino a Dio, per riconciliarci con Lui,
non occorreva meno di questo profondo abbassamento, di questo ineffabile
sacrifìcio di Gesù Cristo!
La nostra redenzione non si poteva
ottenere a minor prezzo. E in questo
rifulge in tutta la sua magnificenza
l’amore di Dio per noi!
« Iddio ha tanto amato il mondo
che ha dato il suo Unigenito Figliolo... ».
H: H: H«
Se il mezzo divino della redenzione
fu di una difficoltà enorme, il mezzo
umano della salvezza è invece di una
facilità straordinaria. Ed anche in.
questa facilità del mezzo per cui gli
uomini possono essere salvati rifulge rimmenso amore di Dio. Quale è
dunque il mezzo umano della redenzione? Che cosa dobbiamo noi lare
per essere salvati? La cosa più semplice di questo mondo, della quale è
capace anche un bambino. Credere!
Cioè aver fiducia! Credere! Cioè aobariidonarsi all’amore di Colui che è
stato sacrificato per noi, di Gesù Cristo. Mettere la nostra mano nella Sua
e lasciarci condurre dove Egli vuole,,
ubbidirgli !
* * *
E per chi è questa redenzione tanto facile da ottenere? Qual è l’estensione della salvezza? La salvezza è
per tutti! Già rimmensità dell amore
di Dio ci ha detto che la salvezza non
può non essere per tutti. Ce l’ha confermato anche quella parola « mondo », che abbraccia tutti gli uomini.
Ed ora ce lo dice più chiaramente ancora questa parola ; « Chiunque », che
non ammette eccezioni!
« Iddio ha tanto amato il mondo
che ha dato il Suo Unigentito Figliolo affinchè chiunque, chiunque crede
in lui... ». Purché creda, chiunque può
essere salvato. C’è un termine più
universale della parola chiunque? La
salvezza è universale! Con la sola
condizione delia fede, la salvezza è
offerta a tutti! Al pio Nicodemo, come al russo! A te, come a me, quan
d’anche io fossi immerso nel fango
del peccato !
E il frutto? Qual è il frutto della
redenzione? Duplice abbiamo detto
Frutto negativo : « Non perisca ! )
Come sarebbe stato giusto che fosse!
Un male infinito evitato, dunque.
Frutto positivo: «Ma abbia vita
eterna! ». Cioè un bene infinito ottenuto. Non più perdizione ma vita e
terna. Non vita che dura eternameli
te, la quale potrebbe anche venire s?.
noia. Una vita felice! Felicità eterna;
Eternità felice, che comincia fin da
ora, fin dal momento in cui quel
« chiunque » crede in Gesù Cristo
nel dono completo deH’amore universale di Dio!
H: H: H:
Racchiudiamo gelosamente nel nostro cuore questo prezioso versetto.
Esso sarà il nostro conforto, il nostro
sostegno nei giorni critici della vita
E Se qualcuno ci dirà ohe queste idee
sono sorpassate nel secolo ventesimo,
rispondiamo umilmente che il versel
to Giov. 3: 16 è parola di Dio e che
la Parola di Dio dura in eterno.
T. Celli
Il pso decisivo verso l'uDità
SEGUE DALLA TERZA PAGINA
Credo unam ecclesiam: il cristiano
crede — ed esiste — uno sola Chiesa.
Ciò significa: il fatto di essere una
unità, e di non avere dietro di sè nessun secondo o terzo modo di esistere,
fa parte dell’essere della comunità,
nella molteplicità dei suoi membri,
cioè dei singoli credenti raccolti in
essa.
Questa affermazione è una conseguenza necessaria di tutto quello che
abbiamo sentito intorno a lei. Come
Dio, ohe in Gesù Cristo ha riconciliato il mondo con sè stesso, in tutta la
ricchezza del suo essere divino — come Gesù Cristo eletto capo degli uomini e come tale prende il loro pwsto,
che nel suo corpo risorto e crocifìsso
racchiude tutti in sè — come lo Spirito Santo nella pienezza e molteplilità dei suoi doni è unico, cos’: la comunità quale riunione di persone che
lo conoscono e lo professano, non
può essere ohe una sola.
Il passo decisivo nella realizzazione
della fede nella Chiesa una di fronte
alla sua divisione potrebbe essere questo: che le Chiese separate ascoltino
onestamente e seriamente la voce del
Signore, comunicata per mezzo di loro
ma poi anche la voce degli altri. Se
una Chiesa fa questo essa è al suo po
sto, e, senza abbandonarlo è sulla via
verso la Chiesa una. È chiaro che facendo questo essa ha già lasciato cadere la pretesa di essere, in contrasto
con le altre Chiese, identica all’unica Chiesa e in questo senso di essere
l’unica. Questa pretesa le è stata tolta
in certa misura proprio da Colui che
è l’unità della Chiesa. Eppure, anche
se questo non le piace, potrebbe non
essere più su questa via, col suo esclusivo « credo unam ecclesiam » ed es
sere assolutamente in grado di con
statare la divisione deU’unica Chiesa.
Kart Barih 1960
Ma in quanto essa veramente e nuovamente ascolta il suo Signore, essa
ha lasciato cadere questa pretesa e
questo «credo». E se essa lascia che
il suo programma della esistenza particolare venga da lui aperto allora
automaticamente essa sarà anche
aperta in' questo senso' vèrso la altre
Chiese, e diventerà volonterosa e
pronta a lasciarsi dire qualcosa da
esse e rinuncia quindi alla chiusura,
come se fosse l’unica chiesa, rinuncia all’esclusione di tutte le altre
Chiese.
Kirchliche Oogmatik, IV/2, pp. 746-764.
SEGUE DALLA TERZA PAGINA
espressiva. Troppo spesso queste manifestazioni di vitalità o, secondo i termini di R. A. Knox, di entusiasmo — che possono non essere altro che fenomeni di vitalità dell’uomo naturale — sono stati considerati prova di una
vera riforma^ di rinnovamento della Chiesa. Non si insisterà mai abbastanza
sul fatto che il criterio del rinnovamento è la novità inerente alla nuova
creazione. Il vero problema è sapere se la Chiesa vive conformemente alla
sua vocazione: essere sulla terra il rappresentante dei tempi nuovi inaugurati in Cristo.
Allo stesso modo occorre liberare dal suo significato strettamente secolare la nostra concezione delVunità, e non considerarla più in termini esclusivamente istituzionali^ perche un unità istituzionale può essere un unità
secondo il mondo e nient'altro. Come la novità^ Vanità si radica nella nuova
creazione, nell’unità che caratterizza la vita del Regno. (...) Solo cercando
di ritrovare le dimensioni escatologiche del N. T. possiamo sperare di trovare una soluzione al dilemma creato dal conflitto che oppone unità e rinnovamento.
Non si vedano, qui, considerazioni esclusivamente teologiche. Hanno una
portata estremamente pratica sulla vita della Chiesa nella loro comune partecipazione al movimento ecumenico. Se l insegnamento biblico è stato rettamente interpretato, il movimento ecumenico deve preoccuparsi sia del
rinnovamento che delVunità. Troppo spesso si tende a non distinguervi che
la sua preoccupazione unitaria per la Chiesa. A dire il vero, mai il suo
obiettivo si è limitato alla riunione delle varie Chiese. Lo slogan ufficioso
della Conferenza di Oxford (1937), ala Chiesa sia la Chiesa! », esprimeva
una convinzione profonda e generale: le Chiese hanno bisogno di un rin
W. A. Visser t’ Hooft :
Rinnovamento e unità
novamento radicale. Questa convinzione era il risultato di un ritorno a una
teologia biblica. Uomini e donne di confessione diverse, ancora incapaci di
discernere un qualche possibile accordo sulla forma e la dottrina della Chiesa, si unirono nella loro nuova comprensione della Chiesa « popolo a parte »
o « popolo che Gli appartiene » (l Pie. 2: 9), popolo che non deve allinearsi
al mondo, ma essere senza soste trasformato mediante il rinnovamento della
mente. Ancora la lotta che dovettero combattere le Chiese confessanti in
Germania e in vari altri paesi, fece comprendere a molti che l’unità non è
a qualunque prezzo, ma un'unità fondata su una comprensione più profonda della natura e della missione specifiche della Chiesa. Il Consiglio ecumenico delle Chiese è il risultato di questa nuova comprensione. L’appello
alle Chiese rivolto dalla sua prima assemblea diceva: « Abbiamo fallito perchè abbiamo partecipato al disordine umano. La nostra esigenza primaria è
più profonda non è una nuova organizzazione, ma il rinnovamento o piuttosto la nuova nascita delle Chiese esistenti. Ci doni Iddio di prestare ascolto all’appello dello Spirito ». Per questo, pure, il programma del Consiglio
ecumenico attribuisce grande importanza a certi aspetti della vita della
Chiesa come l’evangelizzazione, il ministero dei laici, i rapporti fra uomini
e donne, mediante i quali il rinnovamento della Chiesa deve manifestarsi.
Quando il movimento <c Fede e Costituzione », cercando di favorire la causa
dell unità, tratta dei « fattori sociali e culturali » che risultano essere ostacoli tenaci all unità, non fa che impegnare le Chiese a spezzare le loro alleanze con il vecchio mondo e a divenire Chiese dei tempi nuovi (...).
Sappiamo, ora, che unità e rinnovamento sono strettamente legali. Ma
ciò non vuol dire che sappiamo con chiarezza sufficiente in che modo sono
runa parte integrante dell’altro, e come entrambi sono aspetti essenziali
della vita escatologica che la Chiesa è chiamata a vivere. Possùimo soltanto
dire che scopriamo a poco a poco questa dimensione della vita della Chiesa.
(...) Il problema grave che si pone è di sapere se le Chiese comprenderanno che non possono conoscere nè rinnovamento nè unità se non accettano
di vivere una vita di speranza e di attesa, pregando senza stancarsi per ricevere il rinnovamento e l’unità, e se, per servire il mondo, sono pronte a
vivervi in esilio. « La Chiesa sia la Chiesa » significa: la Chiesa sia il popolo pellegrino di Dio, viva della potenza delle forze della nuova creazione
ne manifesti la realtà; creda sinceramente che, secondo i termini del rapporto dell’assemblea di Evanston, « Dio agisce da un momento all’altro, da
una generazione all’altra, ricreando incessantemente la Chiesa per mezzo
dello Spirito che l’abita, rinnovandone la fedeltà, la purezza, lo spirito di
sacrificio, il coraggio »■
(Queste parole sono state scritte nel 19.5.5, e sono
tratte dal capitolo conclusivo dell’opera « Le renouveau de l’Eglise »).
7
N. 4 — 27 gennaio 1967
pag. 7
Scuola Evangelica «Cappella- Vecchia»
In una superba cornice di folla e in una
-atmosfera di grande commozione, si è tenuta, anche quest’anno, nel Tempio Valdese di
via dei Cimbri 8 in Napoli, la tradizionale
« Festa dell’Albero » della Scuola Evangelica
di Cappella Vecchia.
Salutato da vivi applausi, ha preso, anzitutto, la parola il Pastore Davide Cielo, che
ha illustrato agli alunni e al folto stuolo di
rappresentanti delle famiglie intervenute alla
cerimonia il profondo significato della festività del Natale e la perennità del messaggio
natalizio. « Dall’umile grotta di Betlemme —
ha detto, fra l’altro, l’oratore — viene a noi
una parola di pace e di umiltà, un esempio
ed un comandamento : essere buoni, riconoscersi sempre fratelli, vivere della carità e
deH’amore di Dio — la stella, che guidò i
Re Magi all’oscura capanna, non si è ancora
spenta; continui ad illuminare i cuori e le
menti di voi tutti e dei popoli ».
Fra la più viva attenzippe dei presenti,
poi, due alunni della quinta classe hanno
letto il brano del Nuovo Testamento, relativo
alla nascita dì Gesù, mentre i pìccoli delJ’asilo e del primo ciclo hanno recitato poesie e piccoli dialoghi.
E’ stata, quindi, la volta degli alunni della
quinta classe, che, con molta bravura, hanno
interpretato i passi più significativi della
nota favola di Mary Poppins, mentre gli scolari della quarta e quinta classe hanno eseguito. in un’atmosfera di grande suggestione,
illuminata dalle sole ’ luci dell’Albero, due
■canti natalizi. La simpatica esibizione è stata
•chiusa dagli alunni della terza classe, che
si sono presentati al pubblico adorni di collane e bracciali di fiori alla maniera polinesiana; con molta bravura hanno porto ai presenti gli auguri di un felice Natale, accompagnando il canto augurale con movimenti
ritmici pieni di grazia. Veramente meritato
Tapplauso dei presenti.
Accolto, quindi, da scroscianti applausi, ha
preso la parola il Presidente del Comitato
della Scuola, Sig. Michele Andreozzi, giunto
<iuasi al termine della manifestazione. Dopo
di aver porto a tutti i presenti il suo saluto
più affettuoso, l’oratore ha così proseguito :
« Contrattempi di carattere professionale mi
hanno privato della dolce gioia di trattenermi più a lungo fra questi bambini, affidati
alle vostre solerti cure, ma uno sguardo intorno mi commuove e mi dà l'esatta sensazione dello spettacolo che siete stati capaci
di realizzare. A tutti vada il mio plauso ed
il mio ringraziamento. In questo giorno cosi
sacro agli affetti familiari, lasciate che parta spontaneo e caldo dal mio cuore un voto :
che il Natale apporti a tutti voi pace e serenità; che la vostra vita sia rallegrata dai
visi lieti e felici dei vostri pìccoli, che i doni
del Signore rimangano il più a lungo possibile nei vostri cuori ».
La cerimonia si è conclusa con la distribuzione agli alunni di un pacchetto dono, al
quale è stato aggiunto un giocattolo per i
più piccoli e un libro istruttivo per i più
grandi.
Vera Russo
Un momento della
festa delValbero di
Natale.
“-■«r
lllllllimnillllIHUIIIINIIIIIIIIIIIIMIMHOlWHmi
Dalla Chiesa di Napoli
La fine delle vacanze estive e il ritorno in
sede di molti membri della Comunità, ha segnato anche la ripreso completa delle nostre
attività.
Il 9 ottobre ha avuto luogo l’Assemblea di
Chiesa in cui abbiamo potuto ascoltare le relazioni sulla Conferenza Distrettuale estiva e
sul Sinodo ed è stato esaminato e discusso il
programma di lavoro per questo anno ’66-67.
Le Scuole Domenicali e Biblica e i Corsi di
Catechismo sono ripresi con un buon numero
di alunni, dai quali però si desidererebbe migliorare puntualità e frequenza. Anche
l’Unione Giovanile ha ripreso la sua attività
eleggendo il nuovo Seggio e portando una
nota nuova, nel suo lavoro, cioè la visita ad
alcune persone anziane, isolate, ammalate,
impossibilitate a frequentare i culti.
Una novità quest’anno è la creazione di
un’Unione Cadetti, fra gli alunni del corso
di Catechismo; questi ragazzi hanno eletto il
loro Seggio e si riuniscono regolarmente con
.................................................................tu iMiiiKiiiiiiiiiiiiiiiHJiuiuiimiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiitiiuiuiiiiiiiiMKiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiimiiiiimiiiiiimiiiiiniuiii
Il protestantesimo di Piero Jatiier
Un lettore ci ha segnalato, a integrazione
della nostra rievocazione di Piero Jahier,
■questa pagina che Giuseppe Gangale ha dedicato allo scrittore in « Revival » (p. 68-69).
■Questa pagina ha quasi quarani’anni, e ne
risente un poco lo stile, ma ci pare centralissima nella valutazione di P. Jahier, il quale ha « espresso nella sua genuità italiana la
crisi fra cultura laica e protestantesimo storico y>.
Egli, a Firenze, ne « La Voce » (19091914) di Prezzolini, è il figlio del valdismo che è sceso dai suoi monti mismionario e s’è incrociato con la vita
e la cultura italiana. È stato detto,
con qualche semplicità che in Jahier,
al contatto con la cultura, la fede calvinista dei padri, come credenza attiva e consapevole si sia perduta :
senza riflettere che il vecchio simbolo
della fede valdese da ottant’anni almeno esisteva solo nominalmente.
In Jahier muore invece il cristianesimo dei « risvegli » infiltratosi nel
valdismo fin dai tempi del Neff. l’adeaione intuitiva, cioè, ai simboli di una
fede che fu esperienza drammatica;
fu, non era. In Jahier si è solo mostrato in che modo evapori al contatto della cultura, come da una scatola
aperta, il cristianesimo revivalista. La
sua critica ai protestanti e ai valdesi
stessi negli articoli de «La Voce» di
Prezzolini, critica che l’amore faceva
spesso violenta, è quella del valdese
che non vuole i suoi « cost », ma li
vuole più valdesi, più calvinisti. Ma
come? Neppure egli lo sa. La cultura
non offre scalate per la fede. Egli
stesso infatti, ohe pur scrive delle
commosse pagine su Calvino, non vede in lui ohe il dramma psicologico;
gli manca la vertigine metafìsica che
inclini nel vortice della predestinazione e della grazia; porta il lutto alla
religione dei padri piuttosto che mentire a sè stesso nel proclamarsi credente; e nella tensione etica, della
prosa precisa e quadrata di « Ragazzo », di « Con me e con gli alpini »,
di « Resultanze sulla vita di Gino
Bianchi », nei suoi morti che gli pesano e lo ammoniscono, porta solo
segni di quella nobiltà perduta a cui
non può riallacciarsi.
E se questo dibattersi è il contenuto dei suoi scritti più personali,
dove invece vuol essere narratore oggettivo, ecco, affiora inavvertita la
vena « revivalista ». Essa si manifesta persino nelle sue simpatie luetiche verso Paul Claudel, verso, cioè,
queir intuizionismo bergsoniano così
affine alla mistica dei «risvegli». Il
suo libro « Con me e con gli alpini »
è poi, esemplare per la mistica delTamore di lui, ufficiale, vesso,gli umili soldati. Amore cosi riboccante che
inonda anche i cuori più aridi alla
simpatia umana; ma non è amore
d’un « protestante » : chè egli non ama
i suoi montanari alpini o si umilia a
loro, « malgrado » i loro difetti, ma
appunto perchè «non» vede i loro
difetti: essi sono per lui sani, buoni,
puri. Ma chi è sano, buono, puro, secondo il calvinismo dei « padri »? Il
senso del peccato è perduto nella mistica del «risveglio»; ma il «risveglio» è sopraffatto dall’ironica cultu
ra ; e il tenente « Giaiè » in testa ai
suoi alpini valdesi offre alla guerra il
suo tormento.
Giuseppe Gangale
((Portiamo il lutto alla religione))
In appendice a « Revival », G. Gangale
ha raccolto numerosi documenti, e fra essi
questa dichiarazione di P. Jahier pubblicata
su a La Voce» (5 luglio 1912):
Portiamo fedelmente il lutto alla religione; non ci siamo risposati come un uomo pel
bisogno del desinare e del letto. Non nominiamo Dio invano, non abbiam nulla da spartire con questa generazione di bestemmiatori. Forse è vicino il giorno che gli atei saranno trovati soli credenti.
Ma voi dite ; vi è facile stare in disparte
e sfruttare i vantaggi della posizione di negatori; intanto esistete in quanto ci sono le
nostre trincee; costruite le vostre trincee e
noi verremo ad assaltarvi. Appagatevi dunque del riparo perchè riparo, e del Dio trovato sul letto di morte.
Ma qua.nt’è a noi ogni giorno siamo nel
letto di morte e i venti dell’inverno battono
i nostri ripari.
Buona è la vostra strada acconciata, ma
senza orientazione oltre la svolta.
Portiamo il lutto alla, religione : ora colui
che crede non è l’uomo al riparo, ma l’uomo
esposto a tutto il mondo in una posizione di
perieolo. Egli misura la terra col suo passo e
le sue viscere sono in travaglio d’ansietà. E
non cerca una rendita morale ma un Dio
giornaliero e gratuito.
PIERO JAHIER
zelo e entusiasmo che ci auguriamo siano duraturi.
Le socie deU’Unione Femminile hanno preparato l’annuo Bazar di beneficenza, che ha
avuto luogo i giorni 25-26 novembre. Discreto il numero degli intervenuti e buono
l’incasso.
Il mese di dicembre ci ha portato la preparazione delle fe.ste natalizie. Nonostante il
tempo piovoso e la sospensione dei mezzi
pubblici di trasporto dopo le ore 12, al culto
di Natale ha partecipato una numerosa adunanza; un po’ meno al culto di Capodanno.
La festa deU’Albero per i nostri bambini
si è svolta il 26 dicembre. I ragazzi hanno
fatto del loro meglio nella recitazione di poesie e di dialoghi. Erano presenti anche i bimbi della Comunità dt Galvano che hanno svolto il loro programiiia di recite alternandosi
coi loro compagni i?a}>oletani : tutti molto applauditi.
L’opera di evangelizzazione a Ponticelli,
frazione di Napoli ai piedi del Vesuvio, sta
prendendo maggiore sviluppo. Sorta per iniziativa dell’Anziano iazeolla e presa a cuore
dal nostro infaticabile Pastore, ha assunto la
particolare fisionomci di c( Scuola Biblica »
per bambini ed adulli. E’ stato preso in affitto un locale, rimesso a nuovo e adatto al suo
scopo per opera dei fratello R. Caccaviello
che vi ha lavorato con passione. A Natale
una ventina di bini con le loro famìglie
hanno avuto la loro festicciola, ricevendo an
che un pacchetto di dolci, tutto assoluta
mente nuovo per loro. Ora, a cura del fra
tello Eraldo Paga io, è stato iniziato un re
golare corso di Scuola Domenicale per questi
bambini totalmenle digiuni della Parola di
Dio, oltre alla riunion^^ per i grandi tenuta
dal Pastore ogni martedì sera. Chiediamo al
Signore di benedire quest’opera evangelistica
della nostra Comunità, iniziata nel Suo nome.
L’Assemblea, di Chiesa si è riunita nuovamente il 15 gennaio per eleggere quattro
membri del Concistoro, essendo scaduti per
compiuto quinquennio gli Anziani quasi all’unanimità. Nella stessa seduta l’Assemblea
ha esaminato il progetto per una riforma del
Sinodo. Dopo una breve spiegazione al riguardo fatta dal Pastore, è seguita la dìscus.
sione. E stato approvato il principio di una
riduzione del numero dei membri del Sinodo,
accettando la proposta di una. rotazione fra i
Pastori in servizio, e quella per i Pastori
emeriti e per il numero dei delegati delle
Conferenze Distrettuali, e proponendo che
fra i membri della Facoltà he sia nominato
solo uno e, per le Commissioni ad Referendum, qualunque sia il numero dei membri
che le compongono, uno solo di essi sia membro del Sinodo quale relatore.
La settimana di preghiera per l’Unità dei
Cristiani si è svolta dal 18 al 24 dicembre,
iniziando dalla nostra Chiesa, sotto la presidenza del Pastore Angelo Incelli, della
Chiesa Metodista di Napoli. Le altre riunioni
si sono tenute nelle Chiese Battista, Metodista, Avventista, dell’Esercito della Salvezza e
della Chiesa Valdese del Vomero, presiedute
a turno dai vari Pastori di Napoli.
F. F.
iiuiiiiiiiimiiiiiHiiiimiimitiiiitiiiiii
iiiiiimiiiiiimiMiiiiiiiiiiiiiimniii
iiiiiiiimiiiiiiJiiiiiiiimiiiimiMtiiiiiiiii
Torre Pellice, 24 gennaio.
Molto opportunamente la società Enrico
Arnaud ha organizzato il 22 u. s. a Torre
PeUice una Tavola Rotonda sull’atteggiamento dei Valdesi di fronte al Vaticano II.
La Tavola Rotonda ha avuto oratori quantitativamente scarsi ma qualitativamente molto qualificati.
Il past. Paolo Ricca,, che da anni si occupa del problema, ha saputo darci una necessaria introduzione al problema ed anche
una guida nella discussione molto vivace che
ha fatto seguito.
Il past. Ricca ci ha reso sensibili come il
problema non consiste nell ecumenismo, ma
nell’uso che il Cattolicesimo ha fatto del ter.
mine.
Il Cattolicesimo è e rimane una unità
profonda, nel quale molte cose sono cambiate
ma non la sostanza. Oggi possiamo dire :
« tutto è cambiato, ma nulla e cambiato ».
Questa frase forse appare paradossale al lettore ma esprime la profonda unità che esiste
e che è alla base del pensiero cattolico anche se oggi il pensiero cattolico ci viene
presentato in un linguaggio rinnovato e diverso.
Gli interventi del pubblico hanno rivelato
una certa varietà di opinioni su quale sia la
realtà del Cattolicesimo anche se i giudizi
espressi erano generalmente abbastanza « pesanti », ma non ingiustificati.
BERNA
Valdesi discutono di ecumenismo
Il past. Ricca ci ha reso sensibili al pro^*
hlema di essere oggi Ecumenici, proprio nel
senso di sapere ricercare l’unità in Cristo,
ma per questo stesso fatto rifiutare di cercare unità che non siano in Cristo oppure
rifiutare di considerarci uniti in Cristo quando uniti in Cristo non siamo, ma semmai
proprio divisi in Cristo (ed è questo il caso
con il cattolicesimo di ieri e di oggi).
La Tavola Rotonda non ci ha detto nulla
di nuovo per quanto riguarda il nostro atteggiamento di fede nei riguardi del Cattolicesimo. Ha però forse dato l’occasione di
rilevare come vi è talora negli ambienti vaidesi un disinteresse al problema, non per
motivi di fede, ma di... « incredulità ».
Questo spiega il successo dell’ecumenismo
cattolico. Forse abbiwno dimenticato e trascurato gli insegnamenti di un certo Calvino
e Lutero per cui ci spaventiamo o siamo impreparati di fronte alla deformazione dell’Ecumenismo che oggi il cattolico ci presenta.
Utile il richiamo a saper essere liberi, nella libertà delTEvangelo, per saper incontrare
e voler incontrare il Cattolicesimo, non però
con idee confuse o compiendo gesti retorici
e inutili, ma saperlo incontrare, in una ricerca di fedeltà e di coerenza con la nostra
fede in Cristo.
Mario François Berutti
Se gettiamo uno sguardo retrospettivo
all’anno or ora trasicorso, no.n possiamo
clhe ringraziare Iddio per tutte le sue grazie che anche durante questo jteriodo di
tempo sono state accordate alla nostra Comunità. Infatti, il 1966 è stato per noi un
anno veramente benedetto.
Ricordiamo che per la festa deU’Emancipazione Valdese in bel numero ci siamo
recati a Zurigo, dove aibbiamo preso parte
al culto presieduto dal pastore Eynard e
dove abbiamo passato una bellissima giornata con quella Comunità e con non pochi
fratelli della Chiesa di Basilea. Ringraziando di cuore il dott. Eynard, pastore di
Zurigo, del fraterno invilo, speriamo ohe
simili incontri si possano ripetere.
Delegati della nostra Chiesa hanno preso
parte alla seduta di fondazione dell’ACELIS
che costituisce di certo un bel passo in
avanti sulla via di sempre maggiore solidarietà fra le nostre Chieese.
La nostra riunione d’Avvento è stala una
vera festa di famìglia. La Comuniià ha
cantato, i nostri piccoli hanno recitato i
loro versetti e le loro poesiuole, il pastore
ci ha fatto vedere, introducendole e commentandole, delle beUissime proiezioni luminose di disegni ed incisicni ad acquafòrte di Rembrandt, e studenti della Scuola Normale che ci ospita hanno suonato tre
maguifiei pezzi di musica di circostanza per
pianoforte, violino e flauto. Il tradizicuale
rinfresco eoi tè e con abbondanza di s<iuisili dolici, preparati da sorelle e fratelli
della Chiesa, è stato molto gradito da
grandi e piccoli.
11 nostro Comitato o Concisloro ha tenuto le sedute previste dallo Statuto per
esaminare e situdiaré tutti i problemi che
riguardano la nostra vita comunitària e
coiglie ben volentieri l’oocasione j>er ringraziare anche da queste colonne tutte le
persone, e non sono poiche, che moralmente
e materialmente ci hanno aiutati a far
fronte a tutti i nostri impegni.
Nonostante le notevoli distanze che ei
separano, i nostri culti sono generalmente
molto ben frequentati. Li consideriamo
sempre come una festa di famiglia. E tutti
ricordiamo con gratitudine la visita del
pastore Naso di Basilea che, d’eslate, ha
avuto la bontà di sostituire il nostro pastore portandoci un messaggio ed,’fi caute e
molto efiicace.
Durante il tempo di cui parliamo il nostro pastore ha benedetto tre matrimoni e
ha avuto il privilegio di battezzare quattro
bambini.
Il 15 luglio è passato a miglior vita il nostro fratello in fede signor Gerardo D’Apuzzo. Era giunto all’età di 87 anni e s’interessava di noi tutti, anche quando la sua salute non gli permetteva più di frequentare
i culti come aveva fatto regolarmente e per
tanti anni. PInrtroppo il momentaneo s'ato
di salute del nostro pastore non gli permise
di aderire al desidterio del caro defunio e
dei suoi di presiedere i suoi funerali. Ma
egli non mancò di esprimere alla signora
D’Apuzzo e ai suoi eonigiunti, prima per
iscritto e più tardi a voce, la nostra cristiana simpatia.
Chiudendo questa breve cronaca non
possiamo far a meno di ringraziare cordialmente i nostri onganisti .Particolarmente però rinigraziamo il nostro pastore
e la sua gentile consorte per l’opera che
svolgono in mezzo a noi. Il S gnore sa
con quale disinteresse e con quanto fervore lo fanno. :
Ernesto Long
Indirizzo del pastore: Dr. Carlo Neidhart,
Seftigenstrasse 195 - Tel. 54.83.52.
FIORI IN MEMORIA
di Milca e Antonio Cornelio
per evangelizzazione, N. NL. 10.000.
(Lucca)
di Vera Trinchera
per Asilo dei vecchi di Luserna S. Giovanni, Elvira Ciucci (L.S.G.) L. 5.000.
di Luigi Conte
per il Collegio Valdese, la moglie e i
figli L. 100.000; la cugina Graziella 30.000;
i coinquilini di Via PigafeUa 30, Torino:
fam. Mario Sambuelli 10.000; fam. Luigi
Samibuelli 10.000; fam. Quassolo 10.000;
Adriano e Annamaria Galletto 5.000; fam.
Tartaglino 3.000; Umberto e Elena Della
Casa 2.000; fam. Parisi 2.000 Elena e
Mauro Regolini 2.000.
Ringraziamo e trasmettiamo.
I LETTORI
ci scrivono
S. Giov. Lipioni, 17-1-1967
Caro Direttore,
desidero dare un chiarimento alla
lettrice Adriana Barbero (vedi EcoLuce N. 59, in risposta a un m’o
« appunto », stesso giornale, N. 47).
Le mie parole che hanno « rattristato » la soreUa sono ricavale dal
seguente contesto: « Non uccidere ».
Non si tratta di vedere se ha ragione Bruto o Antonio. Qui c’è da
prendere partito, in nome d Dio, a
costo di sporcarsi. Si uccide troppo,
oggi, da tutte le parti, E si ucc'-dc
anche facendo morire di fame la
gente.
Il senso era questo; di fronte al
comandgmento « non uccidere» poco importa analizzare i contras an’i
punti di vista. Qui, su questo aigomento del non uccidere, c’è da
prendere partito, occorre prendere
una decisione, in nome dì Dio, percliè il non uccidere è l’ordine di
Dio, e questa decisione va presa
a costo di sporcarsi, a costo di essere fraintesi, a 'costo di essere laeciati da imperialisti-reazionari quando denuniciamo i delitti di sinistra,
o di Msere considerati comnnis irivoluzionari quando parliamo contro i delitti di destra.
La lettrice mi dice dì suo soltanto questo: ohe le mie paro’e
l’hanno raltris ala. Poi mi cita la
Bibbia. La ringrazio. Ma vediamo
un po’.
« Combatti il buon combattimento della fede» (1 Tim. 6: 12). Il
combattimento della fede mi dispensa dal prendere posizione nei confronti del « non uccidere » ? « Ecco
io vi mando come pecore in mezzo
ai lupi » (Matt. 10': 16). Devo tacere
sul « non uccidere » per evitare di
essere sbranato (dal mondo)? v Sarete odiali da lutti a cagione del
mio nome » (Matt. 11: 22). Po'sso
separare il nome di Cristo dal comandamenlo di Dio « non uccidere»? «Prendete su voi il mio giogo » (Matt. 11: 29). È forse, il giego
di Cristo, indifl'erenza e neutralità
di fronte al «non uccidere»? «La
vostra mauBuetudine sia nota a lutti
gli uomini » (Fil. 4: 5). Questa
mansuetudine mi impegna a non disgustare coloro che uccidono? « Dio
non ti lascierà e non ti abbandonerà » (Deut. 31: 6). Si, questa si è la
nostra forza.
Si rassicuri, la lettrice, è stalo un
malinteso ed è bene chiarirlo.
Con tanti saluti.
Giulio Vicen in:
Un buon libro
sul Vietnam
Che cosa cercano di fare in Vietnam gli
americani? Che cosa vogliono gli stessi vietnamiti? Perchè i protagonisti del conflitto
non smettono di combattere per trattare là
pace? Quale è dunque la verità essenziale
sul conflitto?
La verità ce la dice, di prima mano, il
deputato laburista William Warbey nel suo
libro Vietnam (La Nuova. Italia, L. 900).
Nelle società industriali dell’Occidente pochi
hanno cominciato a capire la vera natura del
comuniSmo asiatico, un prodotto speciale delle società rurali dell’est e del sud. Alla base
di questa società asiatica (o afroasiatica) c’è
una nuova filosofìa sociopolitica che ofllre ai
bisogni e alle aspirazioni di due terzi della
umanità una risposta migliore di qualsiasi
altra cosa possa, offrire TOccidente meccanizzato e militarizzato. Poiché soddisfa aspirazioni e bisogni, quella filosofia ispira alla
gente comune la travolgente forza emozionale e morale di una religione.
Johnson sta tentando di distruggere questa forza con le armi. Noi che facciamo? Il
libro di Warbey, sottraendo i fatti alle mistificazioni degli uffici psicologici, è una domanda che sconvolge la cattiva coscienza
dell’Occidente, e forse anche la nostra.
avvisi economici
MARITO e moglie insegnanti in scuola materna nel Connecticut, U.S.A., ricercano la
coUaborazione di una giovane diplomata in
tale insegnamento. Italiana protestante desiderosa di fare un soggiorno negli Stati
Uniti. Modesto salario e pensione in famìglia. Scrivere subito aU’American Waldensìan Aid Society - 475 Riverside Drive
- New York, N. Y. 10027.
FAMIGLIA assumerebbe ragazza per aiuto
lavori casalinghi ed eventualmente piccoli
lavori d'ufficio. Lìbera dal sabato pomeriggio al lunedi mattina. Scrivere a : Adolfo
Rostan, via Po 35, Cascine Vica (TorìnoRivoli) - Telefono 95.04.59.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pellice (To)
8
pag. 8
27 gennaio 1967 — N. 4
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
LUSERNA S. GIOVANNI
La vita della ConiAuidtà nella settimana
dal 28 (gennaio al 5 febbraio :
Unione Giovanilev“~eeita^iamo la seduta
di sabato 28, ore 21, con la parteciipazione
del Prof. Claudio Tron, Segre ario generale della F.U.V.
Unione Femminile: riprende le sue riunioni mensili, domenica 5 febbraio, alle
ore 14,30. Cordiale invito a tutte le sorelle
a partecipare a questa seduta.
Catechismo : oltre ai corsi del saiba o pomeriggio, abbiamo istituito dei corsi suipplementari, col seguente orario: Venerdì,
ore 14,30, 3° anno; Venerdì, ore 15,30,
1® e 2i" anno; Domenica, ore 14,30, 4® anno.
Raccomandiamo una frequenza regolare e
uno studio serio!
Riunioni quartieraii: agli Airali, ogni
domenica alle ore 16,30; alle Vigne,^martedì alle ore 20; ai Gonin, mercoledì alle
ore 20; ai Peyrot, giovedì alle ore 20.
Atti liturgici. Giovedì 19 corren'.e, il nostro fratello Giovanni Peyrot ha risposto
alla chiamata del Padre. La Comunità tutta è nel lutto per questa separazione ed
esprime ai familiari la sua fraterna solida
Giovanni Peyrot era una di quelle figure tipiche della vecchia generazione di
credenti. Eletto Diacono nel 1928, ^e qualche anno più tardi. Anziano, servi fedelmente la sua C3iiesa durante questi 38 anni, mettendo al servizio dei fratelli i doni
che il Signore gii aveva dato. Ancora pochi giorni orima ’dolla sua mor^e aveva
partecipato alla seduta del Concistoro ed
aveva messo al corrente il Diacono del
quartiere dei Bellonatti dei problemi, delle famiglie, della vita di questo se tore che
gli era affidato.
Ringraziamo il Signore iper quello che
ci ha dato, attraverso questo nostro fratello,
e Gli chiediamo di suscitare altri servitori
fedeli nella nostra Comunità.
G. B.
* * a
Istituzione di Corsi di Religione
per alunni valdesi
presso la Scuola Media Siatele
Sono state riprese quest’anno, presso la
Scuola M^ia Statale di ìLuserna San Giovanni, :le lezioni di religione per gli alunni valdesi.
Queste lezioni sono state iniziate il giorno 16 gennaio 1967, con una simipatica cerimonia all’inizio deRa quale il Preside ha
presentato ai cinquanta alunni valdesi il
Pastore Franco Davite che, come Presidente della Commissione del I Dirire to,
ha voluto inaugurare dette lezioni, esponendo con felici e chiare frasi le finalità
di questi Corsi.
Gli alunni sono stati divisi in due classi,
una maschile ed una femminile, alle quali
le lezioni saranno tenute, rispettivamente,
dalle ore 14 alle ore 15 del lunedì e del
martedì di ogni settimana.
Come testo è stato adottato U volume
del Pastore Giorgio Toum « Il mondo del
Auovo Testamento » e sulla base di esso
gli alunni verranno introdotti nell’ambien
te storico, sociale, filosofico ed ec: nemico
del tempo, dal periodo dei Profe'i fino a
Gesù, in modo da costituire una ss fida
base per l’ulteriore conoscenza religiosa
proites tante.
Praeses
TORRE PELLICE
Nella cronaca della settimana scorsa e
precisamente alla voce: Cullo di Natale,
per un errore di stampa è sta'a emessa
questa frase: con l’inno 42, la Corale ha
cantato un coro, armonizzato dal suo direttore Maestro Ferruccio Corsani « Frères
chantons du Christ la naissance » e che
termina con un noto corale natalizio.
Vogliamo esprimere la gratitud ne della
Chiesa al Pastore A. Sonelli che nel ’assenza del Pastore Sommani, mandato a F renze dalla Tavola Valdese, ha portato sulle
spaUe tutta la responsabilità del Mini« er.'o
Pastorale particolarmente imipegnativo nel
periodo natalizio, i Signori Pastori Enrico
Tron, Seiffredo Colucei, Emilio Ganz, Alberto Taccia ed ai laici Signori Edgardo
Paschetto e Aldo Varese iper la Icro apprezzata collaborazione. Un cordiale benvenuto
al Candidato signor BeruUi.
Numerosi sono stati i decessi: Roslan
Giovanni Daniele (Villa) Gaydou Olga ved.
Selis (Villa) iBonjour Alice (Villa) Armand
Huigon Emma (ICoppieri) Gharbonnier Alberto (Villa) dalla Elisa ved. Ricca (Casa
deUe Diaconesse) Mourglia Maria nata Eynand (Coppieri di Villa) Allio Susanna ved.
dalla (Chabriols) Paschetto Alina ved. Bertin (iBouissa) Capitano Rostan Giulio (Santa Margherita). A tutte le famiglie in .ulto
esprimiamo la simpatia della nostra Comunità. Lina Farese
VERONA-MANTOVA
Come già l’anno scorso, anche quest’anno
sismo stati interessati alla preparazione di
di una riunione di lettura biblica preghiera
e predicazione delVEvangelo — nel tempo
della « settimana di preghiera per l’unità » —
con i Gruppi giovanili cattolici di « Gioventù Studentesca » e gli universitari della
« F.U.C.I. ». La riunione avrà luogo la sera,
di sabato 21 gennaio, alle ore 21, neUa sala
della chiesa di S. Pietro in Archivolto, via
Duomo, dove già ci siamo ritrovati per la
riunione dell’anno scorso.
La Colletta di domenica. 22 gennaio è destinata ad aiutare il servizio di stampa e diffusione del Culto Evangelico, trasmesso la
domenica dalla Radio. Con questa offerta
noi desideriamo non soltanto dare il nostro
contributo aUe spese, ma anche dire la necessità che questo servizio continui; anche se
non è molto, pure è ancora l’unico servizio
di evangelizzazione in cui si trovano riunite
le varie chiese evangeliche in Italia; e va
pertanto incoraggiato, sostenuto e se possibile esteso ancor di più, e certamente non
soppresso per ragioni finanziarie.
La prossima riunione a Rovereto è prevista
per il pomeriggio di domenica 29 gennaio, al.
Lettera aperta dell’ilssociazioDe perla libertà religiosa
al Ministero della Pubblica Istruzione
t,¿uesta Associazione, che si batte per il pieno riconoscimento del diritto del cittadino alla libertà religiosa, rileva che un recente atto
del ministro della p. i. ha disconosciuto questo diritto a chi abbm una posizione indipendente in materia di religione. Ai liberi
pensatori, ai liberi spiriti religiosi dentro e
fuori del cattolicesimo non viene infatti riconosciuto il diritto di chiedere Vesonero dalle lezioni di religione per le loro figlie, iscritte in una^scuola magistrale (future insegnanti di scuola materna). Ciò è tanto più grave
in quanto, in tutte le scuole medie e superiori, gli alunni non hanno la possibilità di scegliere liberamente se frequentare o no il corso di religione cattolica.
Provvedendo ad estendere alle alunne delle scuole magistrali il diritto dei genitori di
chiedere la ’’dispensa*^ dalVobbligo di frequentare le lezioni di religione, il ministro
della p. i. ha, da un lato^ colmato una lacuna, dalValtro compiuto una discriminazione
arbitraria e illegittima. Ha disposto infatti
che « nel diploma rilasciato ad alunne che
abbiano fruito della suddetta dispensa e non
abbiano quindi sostenuto Vesame di religione
si deve annotare: ^esonerate dalVesame di religione perché di culto...* » (circolare n. 6295
del 12 novembre 1966).
La suddetta circolare disattende le fonti di
diritto in essa richiamate: la Costituzione
della Repubblica e Vari. 23 del r. d. 28 febbraio 1930 n. 289. Quest*ultimo dice: « I genitori o chi ne fa le veci, i quali non desiderano che sia impartita ai loro figli Vistruzione religiosa nelle scuole pubbliche, debbono farne apposita dichiarazione scritta al
capo delVistituto alVinizio delVanno scolastico ». L*esercizio di questo diritto non è dunque posto in relazione alcuna con l'appartenenza o meno ad un culto. Nel richiamarsi
al principio della libertà delle confessioni religiose,, il ministro della p. i. ha illegittimamente circoscritto ai seguaci di un culto non
cattolico il diritto alla libertà religiosa, che è
un diritto inviolabile delVuomo perchè è
espressione della libertà della coscienza individuale. E i diritti inviolabili delVuomo sono
sanciti dalla Costituzione della Repubblica
(art. 2 e art. 3).
Questa Associazione chiede pertanto al ministro della p. i. di rettificare, in nome dei
diritti inviolabili delVuomo, la suddetta circolare n. 6295 del 12 novenìbre 1966, revo
A. I. C. E.
le ore 15,45, sempre in Casa Tettamenti. Con
questa riunione intendiamo riunire i fratelli
di Rovereto, Trento, Arco, Brentonico e altri
di zone circostanti, assieme a, gruppi di fratelli e sorelle che vengono da Verona. La
riunione dell’8 gennaio, è stata a cura di Piero Varvelli, in sostituzione del- pastore trattenuto a casa per malattia.
Il 19 dicembre la, nostra comunità è stata
nuovamente colpita per la morte della nostra
sorella, la Signora Caterina Cariano, vedova
Dessy. L’Evangelo di Cristo risorto è conforto e verità nella promessa della resurrezione
e della vita, come verità pronunciata da Dio
sulla vita degli uomini. Ai familiari, per la
terza volta colpiti dal lutto nel giro di un
anno, Passicurazione della nostra solidarietà
nella fede e nella speranza,.
Anche quest’anno il nostro Gruppo Giovanile ha organizzato, assieme ai giovani cattolici della F. U. C. I., in occasione della
settimana di preghiera per runìtà, una riunione di lettura biblica, preghiera e predicazione delVEvangelo che avrà luogo nel pomeriggio di domenica 22 gennaio alle ore 18,30
nella Chiesa Rotonda di S. Lorenzo, in Piazza Erbe, vicino al Palazzo della Regione.
La partecipazione alla riunione quest’anno non è riservata ai giovani, ma, è aperta a
tutti. Tutti i fratelli e le sorelle sono pertanto invitati a parteciparvi, in uno spirito di
ascolto, ricerca, e disponibilità all’azione del
Signore della Chiesa.
Ricordiamo che il testo delle letture bibliche e delle preghiere, è già stato concordato, e sarà distribuito, all’ingresso, a tutti i
partecipanti.
Per Capodanno abbiamo avuto il piacere dì
rivedere fra noi Giuliana Micol, che ora è
tornata a Riesi per un altro tempo di servizio presso il (( Servizio Cristiano » che là
svolge il suo servizio di testimonianza cristia,na.
Il Gruppo Giovanile continua a riunirsi
il martedì sera, per il suo normale programma di discussione del testo della predicazione domenicale. Inoltre, in una sua recente
riunione, ha deciso di prendere contatti di
gruppo evangelico con il gruppo dell’Astrolabio, in vista di estendere il raggio della, sua
presenza testimoniante, anche ascoltando per
imparare quali sono i problemi vivi attuali
nella nostra città.
FORANO SABINO
cando l’ordine in essa contenuto di apporre
sui diplomi annotazioni riguardanti la ’’dispensa” dalle lezioni di religione e l’esonero
dal relativo esame.
Gennaio 1967
A. L. R. I.
Roma, Via 24 maggio, 7
Milano, Via Bassini, 39
IL PRESIDENTE
Prof. Alessandro Bausani
«iiiMiiiMMimiiiiiMiiiiiiiimiiiiMiimimMiiiiiiiiinimixximmiimMimimriniiniiiiniiimiiin »■iiiminiitiiitiiiiiuiiiinim
toDsultoiio Medico
per J": ± ‘
Si è aperto a Torino il 9 gennaio
U.S., in via Novara 6, un Consultorio
Medico municipale, primo del genera
in Italia L.’iniziativa è stata presa
dalla dott. Frida Malan, attualmente
assessore all’Igiene e Sanità del Comiiné, sempre più preoccupata dei risultati degli studi relativi alle malformazioni congenite dei bambini. Infatti, dai dati statistici, si rileva ohe
queste malattie, dovute a tare ereditarie, a farmaci nocivi, a fattori ambientali e geografici, incidono per il
2-3%, pari a quattro nati con malformazioni congenite ogni due giorni. Il
più delle volte, i bambini affetti da
tali disturbi non vengono curati, o
iniziano le cure allorché è troppo tardi, risentendo poi di anomalie nsichiohe generali. Il Consultorio Medico rappresenta perciò una forma di
cura specializzata e di assistenza per
questi bambini che, già colpiti dalle
malformazioni, ne risentiranno su
tutto l’apparato psichico.
Ringraziamo la dott. Malan per la
sua opera validamente svolta a favore dell’infanzia ed invitiamo tutti
i genitori, che si trovassero di fronte
a malformazioni congenite, a rivolgersi presso il Consultorio torinese.
POMAREV
Domenica 29 ccrr. la colletta al culto è
a benefi'cio delle Missioni. Alle ore 16,30
avrà pure luogo il culto al Clot Inverso.
Mercoledì 1® febbraio alla Cappella di
Porosa alle ore 20,30 riunione con questo
argomento: « L’offerta ».
Tutti sono cordialmente invitali.
AOSTA
Al nuovo Pastore giunto dal Serre di Angrogna in Sabina ai primi di Ottobre, i Foranesi molto gentilmente si affrettarono a dare
notizie del tempo; le affermazioni erano concordi: vedrà che qui non avrà freddo come
lassù! Neve? Ma faccia ridere; ogni tanto,
forse, una spruzzatina, ma così, tanto per ricordare che l’inverno c’è anche qui. Catene
per la macchina- Meglio che le venda, per
quel che le serviranno... Si è vero, nel ’56 vi
fu un anno eccezionale; la neve cadde allora
in gran quantità e tutti gli ulivi gelarono,
un quello fu proprio un anno eccezionale!
Ma la realtà si è dimostrata diversa dalle
ottimistiche e facili previsioni : la neve è caduta e le catene sono state indispensabili, anche se ora sembra che il tempo si stia rimettendo ai bello. E’ stato comunque abbastanza brutto da impedire un incontro della nostra Comunità con quella Metodista, di Terni
che avrebbe dovuto aver luogo il 6 Gennaio;
non ha però impedito che le celebrazioni natalizie in Forano avessero luogo secondo il calendario prestabilito. Il giorno di Natale l’affluenza al culto è stata così grande che i ritardatari hanno dovuto procurarsi delle sedie
perchè non vi era più posto per loro sulle
panche. La partecipazione di oriundi foranesi
o futuri foranesi residenti ora a Roma, a Genova, a S. Germano, è stata notevole e per
tutti noi si è rinnovata l’esperienza fatta dal
salmista, che è buono e piacevole che fratelli
dimorino insieme. Il giorno successivo un
buon programma di recite è stato svolto nella sala delle attività in occasione della « festa
dell’albero » per i bambini (e relativi genitori!). Ringraziamo le Sig.ne insegnanti Clandia dell’Asilo e Scarinci Fiammetta del Doposcuola per l’impegno e la fatica, sopportate
nel preparare ed istruire i loro alunni. Familiare, ma oltremodo umoristica è stata la serata dell’ultimo dell’anno, animata come sempre, prima del nulto allo scoccar della mezzanotte, dalle simpatiche trovate, dai succosi
oketch, nonché dalle satiriche stornellate preparate da__alcune nostri attori nati nonché
membri impegnati del Consiglio di Chiesa:
Ferdinando Scarinci e Mario Pazzaglia.
Purtroppo non sono soltanto state le ore
liete l’occasione per riunirci ed udire la Parola del Signore. Essa ci ha recato il suo messaggio di consolazione e di vita quando per
tre volte in due mesi abbiamo dovuto recarci
al cimitero ;
Il 9 Dicembre è stata tumulata nel cimitero di Forano, proveniente da Roma, Paolucci Maria v. Novelli, deceduta quasi improvvisamente dopo brevissima malattia. Assidua
frequentatrice dei culti quando tornava da
Roma, l’avevamo vista soltanto quindici gior.
ni prima nel nostro tempio.
L’il Dicembre ha avuto luogo il funerale
di Di Maulo Donato Federico, colpito da grave malattia e deceduto a Forano dove era. venuto per trascorrere qualche tempo con il
figlio e la nuora, anche se afaitulmente risiedeva a Orte, dalla figlia. Anch’egli fu un assiduo frequentatore dei culti finché la salute
glielo permise.
L'il Gennaio un commosso corteo accompagnava la salma della piccola Pantanella
Marina, di Domenico e di Novelli Gisella, deceduta ajl'età di sei mesi al Policlinico di
Roma.
A tutti coloro che più direttamente sono
stati colpiti da questi luti la Comunità rinnova la sua espressione di affettuosa simpatia
cristiana.
Il periodo di Natale e Capodanno ha
visto la noistra chiosa par.icolanmen e impegnata nei culti e in incontri vari.
Una serie di predicazioni del nostro Pastore, su testi dell’Evangelo di Luca (capitolo I) ha caratterizzato il periodo dell’Avvento. 1 titoli di quelle pred cazicni
erano: «Maria, ,gratta piena»? (o «favorita dalla grazia»?) (1: 26-28); tutibamenlo
di credenti (1: 29-33); potenza di Dio e
debolezza umana (1: 34-38,1 ; il «Magnificat » (1: 46-55}.
Il cullo di Natale, ad Aosta, è stato molto ben frequentato (in verità, ogni domenica si registra una buona partecipazione
ai culti). Ciò fu dovuto anche alla presenza di parecchi fratelli aostani, residenti altrove, ma venuti qui a passare le feste con
la famiglia di origine. Alla celebrazione
della comiunione la quasi to..alità dei presenti si è avvicinata al a Sacra Mensa, 'iimpaticamente notala ed apprezzala la c . rale
la quale, sof.o la direzione de la S gnora
Anna Peyrot, ha cantato un inno a qua tro voci.
La f&sta dell’Albero di Nalale, ded c.ito
sopraltullo ai bambini (ma erano presenti
anche molte persone anziane), ha avuto
luogo nel pomeriggio di lunedì 26 dicembre. I bambini hanno svo-lto un bel programmino di poesie e inni, mentre un
gruppo di giovani ha recitato un bozzetto
natalizio ambientato al West americano,
riscuotendo notevole successo di approvazioni. Alla fine è stalo distribuito a tutti
i bambini un pacco di dolciumi e un giocattolo con un libro, il tutto dono genero'SO della chiesa.
La sera delTultimo dell’anno, una trentina di membri di chiesa si è ritrovata nella sala delle attività per un’agape fraterna
e per terminare l’anno vecchio e iniz are
il nuovo sotto lo sguardo del Signore. La
serata si svolse in una atmosfera di calda
fraternità. Allo scoccar della mezzanotte,
dopo aver letto e meditalo alcune parole
del Salmo 103, ci siamo raccolti in preghiera per chiedere al Signore di bene
dire per noi, per la chiesa e per il mondo
intero, l’anno nuovo, « di grazia », che
Egli ha voluto ohe si iniziasse... (non abbiamo « vegliato » espressamente per a
Vietnam, ma, nelle nostre preghiere, abbiamo chiesto a Dio di aiutare gli uomini
responsabili a por fine a quella guerra,
ingiusta come tutte!).
Il culto di Capodanno ha visto ancora
una volta riunita una buona assemblea. U
nostro -Pastore ha predicato -sul testo di
Apoc. 21: 5: «Ecco, io fo oigni cosa nuova ». Di fronte a un mondo che non conosce molte cose nuove, pur nel suo continuo
progresso tecnico e scientifico, e di fronte
a un anno che non porterà nessun fa'.to effettivamente nuovo (di cui, cioè, si -possa
dire: ecco, questo è veramente nuovo!)
solo Dio in Cris o, può operare per noi
e per il mondo deUe novità... Dio, anzi,
da tempo, ha iniziato per il mondo la
« grande novità », inviando il Suo Figlio,
Gesù Cristc, sulla terra -per la sua redenzione, e -chiamando gli uomini, per mezzo
della fede, a impetnar-si per essa. Ha ancora preso parte la corale col canto di un
inno di circostanza. È sala celebra'.a la
Santa Cena.
Cu’ti e riunioni hanno avuto luogo qua
e là per i vari gruppi Valdesi sparsi nella
Valle; a Viering, nella cappe'la, domenica 13 dicembre, nel pomeriggio, ,on la
celebrazione della Santa Cena; a Chatillon,
in casa della Sig.ra B'rago-Fontanaroux,
domenica -sera 18, con la -Santa Cena ; a
St. Vineen', in casa dei Sigig. Treves, martedì pomeriggio 26 die. (I fra'elli di Courmayeur sono invece venuti al culto ad
Aosta).
La vita della nostra chiesa si esplica nelle varie attività tradizionali, che sono proseguile con soddisfazione. All’Unione Gio
vanile, terminalo un primo ciclo di stud:
sul Sermone sul Monte, si è iniziata ora
una serie di conversazioni su « movimenti
e set:e religiose » del nostro tempo operanti in Italia.
Nel corso delle riunioni del mercoledì
seera, sotto la guida del Pastore, è >- al<-'
continua o Io studio dei profeti (fatto fin
era Elia, Amos, Osea, Isaia, Michea, Nubum, -Sofonia, Habacu-c) ; abbiamo cercato
di allacciare il messaggio di quegli uomini
di Dio con le situazioni del nostro tempo,
e ci sia-mo accorti che gran parte di quel
messaggio sarebbe, e infatti è, validissimo
per la nois'.ra generazione: quanti richiami
quante raniipogne, e quanta con-solazione
che sarebbero attuali se gli uomini, loi
compresi, sapessero ascoltare « la pacida
dell’Eterno »! La riunione del primo mercoledì del mese è sempre stala dedicata a
(( informazioni » -dal mondo cris.iano c in
particolare da quello evangelico, e alla
preghiera comune; -il quarto mci'colcdi, è
stalo dedicalo ai «matrimoni miii'! o prima e dopo il Concilio e la « is-rii/ionc »
vaticana (a quanto pare « nulla di nuovo
sotto il cielo... vaticano »!).
11 nostro Pastore, con felice intuito, ha
inizialo la pubblicazione (ciclostilata) di
una « lettera pastorale », periodica, per i
memibrj e gli amici della chiesa di Aosta
e Diaspora. Con questo foglio si vuole
attirare l’attenzione della Comunità su argomenti vari, di carattere biblico, ecclesiastico, ecumenico e... sociale, in una visione moderna e aggiornata aperta alle
istanze del nostro tempo, nonché fare conoscere ai membri lontani e agli amici le
notizie della nostra chiesa e della sua dia
spora. Ringraziamo il Pas.ore Peyrot per
questo servizio.
Siamo grati alla Tavola Valdese per ave^
re -dato parere favorevole a che si -procedesse ad un lavoro di ripulitura generale
alla parte esterna dello stabile di Aosta,
che si presenta ora diign!.tso con le sue
pareli tinteggiale bianco crème e i suoi
balconi riverniciati in verde chiaro. I lavori sono stati eseguiti co-n compe.enza (e
con generosità) dal Sig. Carlo Monaya (e i
suoi uomini). Anziano di chiesa e ap-prezzalo preJicalore laico della comunità.
Anche noi vog^liamo ricordare, alle
numerose comitive di sciatori e di gitanti domenicali che salgono la Valle
per raggiungere i campi di sci di Cervinia, Pila, Courmayeur, che qui in
Aosta, via Croce di Città, 11, c’è la
nostra bella chiesetta pronta ad accogliere i fratelli in fede nell’ora del
Culto, che viene celebrato alle ore 10.
Colla bella stagione, riprenderanno
anche i culti domenicali nella chiesa
di Courmayeur.
« Io sono persuaso che nè
morte nè vita, nè cose presenti nè cose future potranno separarci dall’amore di Dio che
è in Gesù Cristo, nostro Signore ». ( Romani 8: 38 ).
Luigi Conte
è entrato nella pace del Signore.
Enrichetta, Gino, Giovanni, Clalretle
con i piccoli Marina e Daniele Conte
lo annunciano e ringraziano di cuore
tutti coloro che sono stati e sono loro
vicini nell’affetto e nella fede. Il Signore è risorto, è veramente risorto,
primogenito di molti fratelli!
« Io so che il mio Redenlo;!’-;
vive». (Giobbe 19: 25).
Torino, 16 gennaio 1967.
Le amiche del Gruppo Missioni li
Torino sono vicine con affetto alia,
loro Presidente e prendono viva par-e
al dolore Suo e della Famiglia per i
dipartita del caro
Prof. Luigi Conte
Torino, 17 gennaio 1967
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Bellion e Ayassot rio-noscenti ringraziano quanti con :
loro presenza o con scritti hanno lo:
dimostrato affetto e simpatia ne;,
dipartenza della cara mamma
nonna
Susanna Allio
ved. Jalla
Un ringraziamento particolare Dott. De Bettini, al Pastore Sonelli
a tutti i vicini di casa che nei va
modi si prodigarono nella dolorocircostanza.
«Egli... muta l’ombra di moi'.
in aurora ». ( Amos 5:8,*
Torre Pellice (Chabriols)
18 gennaio 1967
« Il dono di Dio è la vita eterii.i
in Cristo Gesù» (Rom. 6; 23).
Iddio ha richiamato subitamente
Sé il giorno 17 gennaio
Ines Giampiccoli
in Jalla
Profondamente addolorati ma fidenti nel Signore lo annunciano; il
marito Generale Davide, la figlia Ada
in Pal-mery con il marito Mariano e
il piccolo Stefano; le sorelle Renata
con il marito Renato Parere e Diù
con il marito Antonio Boggeri e figlia
Anna; la cognata Enrichetta Jalla
ved. Conte e figli, il cognato Roberto
Jalla; cugini e parenti tutti.
Il funerale è avvenuto il giorno 19
gennaio in Ivrea, ove la cara salma è
stata tumulata.
La famiglia ringrazia in modo del
tutto particolare il Pastore Ermanno
Rostan e S-ignora, e la Comunità
Valdese di Ivrea -per l’affettuosa partecipazione al suo grande dolore.
Non fiori ; eventuali offerte agli Istituti di benefioienza della Chiesa
Valdese.
Ivrea, 21 gennaio 1967.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Giovanni Peyrot
ringrazia sentitamente quanti hanno
voluto, con la presenza, gli scritti ed i
fiori, dimostrarle la loro simpatia in
questa dolorosa circostanza. Un ringraziamento particolare rivolge al
Dott. Pellizzaro, ai Pastori sigg. Bogo,
Rivoira e Jahìer, alla signora Albertina More! ed ai vicini di casa.
Lusema S. Giovanni, 21 gennaio 1967
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