1
ECO
DELLE mULT VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCV - Num. 18
Una copia Lire 4(t
ABBONAMENTI |
L. 2.800 per l’estero | Spediiione in abbonamento postale . I Gruppo
Eco: L. 2.000 per l’interno | Cambio di indirizzo Lir- 50_________
TORRE PELLICE — 30 Aprile 1965
Ammìn. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Vivere da resistenti
nella libertà
C’era dolore, strazio e animo grave
di tanti, dietro il tripudio del 25 aprile 1945. Anche questo 25 aprile 1965
non è scevro di dolore, di gravità, dietro le forse inevitabili- manifestazioni
di piazza ; soprattutto, in quanti pipndono sul serioi ciò che la Resistenza è
stata e ha voluto essere, cioè ima protesta contro un ordine costituito malvagio e ingiusto, resta seriamente posto l’interrogativo ; abbiamo saputo
vivere nella libertà di una ricerca co
nume, seria e disposta al sacrificio,
d: un nuovo ordine che non avrebbe
p>.ìtuto comunque essere portato^ sul1-, bocca dei cannoni dei tanks ”liber-Mori” e nepnure sul semplice garrire delle fiamme partigiane? Purtropp innumeri e calde speranze sofloc- ao nei miasmi di una vita politica
( Tiiire essere poco più ('he il mes uno dosaggio, di interessi di parte,
= non addirittura personali; sono
ì- -iiiottite dalla giunga di una buj, . Trilla pesante e malsana; sono
) me dall’acuirsi di tensioni non
c "ado apertamente faziose; sono
s- Sito dall’imperante ideologia del
P t ai'-ere che reca come necessaria
c' ' "esuenza un’attività umana alllns<- -a dell’ideale della carriera; e
IV. .tre in patria si celebra il ventenr ‘ della Liberazione, culmine di
u ' "esistenza che è stata forse la sola
,t: viva e spontanea manifesta
z'-- -di solidarietà internazionale del
r< "n secolo, due delle nostre mage lutorità vanno a distribuire sorri strette di mano oltre oceano;
C’i ! dichiararsi solidali con un go\ - ohe porta, anche se non da soL 'Santi responsabilità nel conculfa.o quella (ibe, c' piaccia 0 no, è in
\r -a misura una lotta di liberazione,
c.-:n tutto il largo distacco che ovI lamente separa la bandiera stellata
c alle svastiche. No, non siamo stati
‘ I cito ■ saldi nella-libertà, -degna .di
( esto nome. Era inevitabile? Forse,
1 . è una saggezza disperante. Che
d e? che fare? a che esortare?
* * *
o ha sempre sa.puto, e la storia
h "lato innumeri riprove, che i pop ^ anche il suo popolo stentano
tf ibilmente a star saldi e vivi nelIv lertà; e questo perchè stentano
te lilmente a comprendere che cosa
è libertà. Appena l’hanno conse
gu - ne dimenticano il prezzo, e .gli
si iriciola fra le mani, l’atto della
lil izione si sbiadisce in astratto
idi ie docile gingillo nelle mani di
og> propaganiia, svuotato di ogni carie ("iva esistenziale. Questo processo hp la Bibbia chiama infedeltà del
ponilo liberato, è realtà comune di
osiii D'opolo, estremamente ’’laica ;
ad “ssa il popolo di Dio, sotto l’antico
e <0 il nuovo Patto si è continuarne .de conformato.
Ma Dio non ha mai accettatip questa siiuazione ; dai profeti agli apostoli, ha richiamato il suo popolo, e
richiama oggi ancora noi, attraverso
la parola di Paolo : « Io vi esorto, dunque, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in .sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio.; questo è il vostro culto ragionevole. E non
vi conformate a questo secolo ma
siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinchè
ccnosciate per esperienza quale sia la
volontà di Dio, buona, accettevole
perfetta» (Rom. 12: 1-2).
Il f ondamento ; « le compassioni di
Dio»; potrebbe essere solo una naielata parola pia ; ma in bocca a Paolo,
è tutta ropera titanica, grandiosa di
Cristo, per il riscatto universale, di
cui egli ha fin qui testimoniato nella
sua lettera. Per chi conosce l’Iddio vivente e onnipotente e la dinamite,
racchiusa come una carica sul pimto
di deflagrazione cosmica nella risurrezione del suo Cristo, questa vita,
quest’opera, questo messaggio, questa
morte, questa Vita trionfante, pesano
da sole più che le centinaia (li migliaia di morti in una lotta di resistenza; è di fronte a quell’Uno che
■Satana — il meraviglioso, potente,
colto, raffinato, diplomatico Satana,
che solo di rado mostra la sua vera
faccia — ha cominciato a essere sprofondato.
L’impegno: non l’anima nostra, non
il nostro spirito : il nostro corp>o, cioè
la nostra esistenza quotidiana, la nostra fame e la nostra sazietà, la nostra fatica e il nostro benessere, il lavoro e le relazioni umane, le speranze, i progetti, le delusioni, la stanchezza, la salute e la malattia; questo
è il vero ambiente del nostro culto.
Certo, vi è l’altro, quello comunitan<>,
o — raro, ad essere sinceri — familiare, personale: ma lì non siamo noi
a dare, lì, riceviamo da Dio' la sua Pa
rola, il suo Spirito, 1’, riprendiamo forze per il culto vero, per il servizio vero, che è quello di fuori, che è quello
dal lunedì al sabato, dal risvegliti
mattutino al sonno-seralei Làr,. fra gli
uomini e fra le cose, si tratta di servire Dio; e solo questo è un culto degno
di tal nome, solo questo è 'on culto ragionevole, coerente, solo questo è un
culto ’’spirituale” nel senso che Gesù
ha dato- a questo termine ; « in spirito
e in verità ».
Come si configurerà, (juesto culto,
questo- servizio di uomini che si sanno affrancati, liberati? « Non vi conformate a questo secolo ». il « secalo »
presente è l’attuale struttura della
società umana, è questa esistenza corrotta e destinata alla polvere, in contrasto con il mondo- nuovo di Dio, con
il suo Regno. Tutta la vita del mondo, finché il suo Signore tornerà in
gloria, è « il presente secolo » ; ma pur
tenendo conto di questa dimensione
milienaria, e delle costanti umane e
sociali che vi si manifestano, il presente secolo è per noi questo secolo
XX, e più precisamente, qui e ora,
oxtesta nostra società, internazionale
e italiana, del 1965. Che cesa caratterizza « questo secolo », sì che possiamo
sapere con chiarezza a che cosa ci è
chiesto di non conformarci?
Forse fra noi, piccola minoranza
evangelica, è vivo un certo anticon
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
PREPARIAMOCI AL CONGRESSO - 7
La proposta federatii/a
_ __ _ . . nnaefo rliflÄTTOra
SOLAMENTE
una promsa
Romani 5: l-ll
Solamente una promessa! Spesso
questa affermazione — che è una
accusa — ci viene rivolta dai non
credenti. Voi avete soltanto delle
parole da dire, delle promesse di
un paradiso o di un regno inesistente, ma non sapete o non volete occuparvi dei problemi veri di questo
mondo e di questa gente. Talvolta
sentiamo quest’accusa venire da noi
stessi, quando constatiamo che cosa
è la nostra vita di credenti: persone
che fanno quel che possono, ma
che non riescono ad uscire dalle
proprie difficoltà, debolezze, peccati. Allora diciamo anche noi: Dio
ha delle belle promesse, ma sono
solamente speranze di realtà ancora lontane, mentre ora viviamo le
contraddizioni della vita presente.
Partendo proprio dalla constatazione di queste sofferenze, l’Apostolo Paolo ci fa notare che esse ci portano su un terreno solido togliendoci daH’illusione di quel che sappiamo fare per farci appoggiare su
quel che Dio ha fatto. Dio fa delle
promesse, ina non solo a parole.
Qui sta il centro della questione.
Non solo parole benintenzionate, fa
fatti concreti.
« Mentre eravamo ancora senza
forz.a, a suo tempo. Cristo e morto
per gli empi » (v. 6). Non siamo dei
vili, anche noi sappiamo sacrificarci
e morire se ne è il caso, ma bisogna
che sia per qualcosa o per qualcuno che ne valga la pena : per una
persona che amiamo o per un ideale valido. Naturalmente ci rifiutiamo di morire per qualunque cosa o
per « chiunque ». Eppure si tratta
proprio di quel che Dio ha fatto
per noi « gli empi », i nemici, gente « qualunque » immersa nei suoi
peccati e nella sua ribellione. Questo amore ingiustificato di Dio ci dimostra quanto egli ci ama, ci dimostra che questo amore su cui le sue
promesse sono fondate non è un
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
Circa un mese fa è uscito il secondo
fascicolo dei documenti preparatori
del Congresso Evangelico: in ritardo
sul previsto ma ancora pienamente
in tèmpo per una íruttuosa riflessione in vista del Concesso. Benché più
ridotto- come mole cfuesto secondo fascicolo merita tutta la nostra atten2ione : esso è infatti destinato ad aiutarci a prevedere lo sbocco pratico
del Congresso: la proposta di creai e
una federazione deile chiese evangeliche italiane. '*
Le premesse
Perchè vogliamo creare una federazione delle nostre chiese? Per dei motivi semplicemente pratici o per delle
motivazioni più profonde?
I motivi pratici li conosciamo; lunione fa la forza; concentrando le
nostre attività potremo risparmiare
uomini e mezzi e cosi impiegare gli
uni e gli altri per una rinnovata
espansione della nostra opera evangelistica e sociale ; federandoci spunteremo le armi in mano a chi ci critica per la nostra divisione protestante. Eoe.
Questi motivi sono in buona parte
fondati ; ma possono essi a loro volta
diventare dei fondamenti, cioè delle
basi .sufficienti per dare anima e corpo, sostanza e avvenire alla auspicata
federazione?
La risposta del documento su questo punto è molto netta: tutte queste
motivazioni non sobo assolutamente
adeguate a dare una base seria alla
federazione; «Una Federazione di
chiese è motivata (to.l comune riferimento a Cristo ; icmotivazioni contingenti o pratiche non debbono essere determinanti».
Si tratta però di chiarire che cosa
significhi « comune riferimento a Cristo » : esso non è la vocazione ad una
« unità » più o meno mitica e comuiique generica : è moltiD precisamente il
riconoscimento defia nostra specifica
vocazione di evangelici in Italia. Per
rispondere a questa vocazione è necessario « vivere insieme i doni e le
promesse di Dio. Si tratta di vivere
insieme e non solo di vivere accanto ».
Altrimenti non possiamo rendere quel
la testimonianza che ci è stata affidata; non possiamo presentare con
sufficiente chiarezza (juella alternativa evangelica di cui si sente tanto il
bisogno nell’Italia di oggi.
La risposta esatta alla nostra ccpmune vocazione esigerebbe dunque il
riconoscimento e lo stabilirsi di un
profondo vincolo unitario fra tutte le
comunità evangeliche d’Italia : un solo
sinodo — o Assemblea — un solo
corpo pastorale, 'una stampa unificata, ecc. In realtà dobbiamo riconoscere che nello- stato attuale del protestantesimo italiano questa unificazione completa non è anixira possibile : un insieme di fattori storici, teologici e non-teolcgici ci rende per ora
troppo ardua la creazione di una unione di chiese che raccolga tutte le comunità locali di qualsiasi denominazione in un unico vincolo di comunione e con un unico apparato di «servizi generali ».
Riconoscendo umilmente di non
avere ancora la forza spirituale sui;
ficiente per superare tutti gli ostacoli
e creare l’unica chiesa evangelica italiana il Congresso potrà però proporre che venga creata la Federazione delle chiese evangeliche italiane come un
primo passo in quella direzione : ma
deve restare bene inteso che la federazione « non può essere altro che
una fase transitoria nel cammino dalla divisione all’unità» del nostro protestantesimo. Alla luce di questo principio la decisione di fare la federazione equivarrà dunque all’impegno di
« tendere con tutte le forze verso l’unità» delle nostre chiese.
Una unità come quella indicata dalla Federazione non potrà evidentemente aspirare all’uniformità : « una
diversità vivente è il segno della vita
comunitaria in seno ad un corpo unico animato dall’unico Spirito ». Il rispetto- per questa diversità vivente
comprenderà anche una sana, evangelica diffidenza verso le indebite tendenze alla centralizzazione.
Inoltre una unità di questo tipo non
potrà essere che una unità di chiese
in movimento: la Federazione non
deve essere vista come lo strumento
d’una statica coagulazione di forze ma
come l’apertura alla ventata rinnovatrice dello Spirito: poiché siamo coscienti che solo attraverso un profondo ringiovanimento delle nostre chie
"e noi potremo far fronte alla nostra
vocazione.
Gli orizzonti
pratici
Una volta stabilite queste premesse
(che potranno naturalmente essere
discusse, corrette, rovesciate) quale
forma può prendere la prevista federazione?
In primo luogo ociiorrerà che essa
riceva una chiara impostazione di
fondo ; una dichiarazione dottrinale
dovrebbe indicare perchè certe chiese
hanno deciso di unirsi in federazione,
qual’è la fede che esse confessano-, gli
scopi che esse si propongono nel creare uno strumento di vita comune.
A differenza dell’attuale Consiglio
Federale questa Federazione dovrebbe
essere respressione della base delle
comunità e non dei vertici orga-nizzativi delle varie denominazioni; chi si
federa sono le chiese locali, non degli
enti amministrativi centrali. Di fronte alla realtà delle chiese locali federate insieme, le unioni denominazionali assumerebbero il valore di costellazioni dottrinali, amministrative, storiche ricche di autonomia interna ma
alla cura spirituale di questa diaspora
evitande doppioni, trascuratezze, isolamenti rovinosi?
Anche il lavoro evangelistico non
potrebbe essere condotto in comune
su scala nazionale? Quale delle nostre
denominazioni può oggi illudersi di
far fronte alle pos:sibilità e ai problemi dell’evangelizzazione di oggi?
Quanti ambienti, quante zone vengono trascurati perchè non siamo car
paci di pianiffeare insieme il nostro
lavoro?
Queste attività comuni potranno
essere curate mediante la creazione
di snelli dipartimenti di lavoro, efficaci ma non appesantiti da inutili burocrazie? E’ quello che credlamip, purché vi sia effettiva volontà di intelligente servizio da parte nostra.
Naturalmente una Federazione organizzata per dipartimenti avrà bisosno d’una struttura giuridica precisa:
da una parte un’Assemblea della federazione comnosta di delegati eletti
direttamente dalla base delle comunità : questa assemblea dovrebbe avere il valore di un vero e proprio sinodo federale, con i relativi poteri.
Le date del lento cammino
1863 Alessandro Gava;?zi propone una «Assemblea generale» del prolestanlesinio
italiano.
1884 FIREINZE; « Assemblea promotrice (Eunione e cooperazione Ira le cliierft
evangeliche italiane»: propone la convocazione d un Congresso Evangelico
italiano. Ma il Congresso non verrà convocato.
i89i FIRENZE: Conferenza delFAUeanza Evangelica,
evangelico d’Italia ».
1901 ROMA: «Congresso Inlermissionario »: propone la creazione d’un « Consiglio
1920 ROMA: Congresso evangelico iialiano: propone la creazione di un innario
unico (che venne poi- preparato in meno di due anni) ed inoltre: un giornale
unico, una federazione delle chiese, una facoltà teologica comune.
1946 Viene costituito il Consiglio Federale delle chiese evangeliche d’Italia. Ne
fanno parte: La Chiesa Valdese, l’Opera Battisla, la Chiesa Metodista, la
Missione della Spezia (oggi AMEI).
1963 La Chiesa luterana d’Italia (CELI) e l'Esercito della salvezza entrano nel
Consiglio federale.
1965?
tuttavia inquadrate in un dialogo co
stante ed in una comunità di lavoro
e di fede che in larga misura le supera.
Per rendere ragione sia all’esigenza
unitaria sia alle realtà, effettivamente
presenti nelle varie denominazioni,
ognuna delle attuali denominazioni
dovrebbe essere rappresentata in seno
alla Federazione in misura proporzionale al suo peso effettivo; i criteri di
questa proporzionalità dovranno essere stabiliti in fraterno accordo e con
spirito fraterno: e sarà forse pruderite non dimenticare che lo stesso criterio proporzionale che verrà riconosciuto valido- per l’attribuzione — diciamo così, — dei seggi nell’assemblea
federativa, sarà valido anche per la
ripartizione delle spese...
Dovranno pure essere chiariti gli
scopi pratici della federazione ; la federazione dovrebbe anzitutto essere
uno strumento di servizio che faciliti
l’adempimento della comune vocazione delle chiese che ne fanno parte.
Ma in quali campi dovrebbe svolgersi
questo lavoro comune?
Un certo numero di campi di coniune attività esistono già: i rapporti
con lo stato; il culto-radio; e altri.
Ma vi sono vasti campi d’azione che
fln’ora hanno costituito una specie dì
caccia riservata delle singole denominazioni. Citiamo l’esempio più macroscopico: la stampa. Esistono in Italia
decine di giornali e giornaletti evangelici d’ogni tipo che rappresentano
una (per noi) colossale dispersione di
forze e di denaro; non dovrebbe essere uno dei primi scopi della Federazione quello di promuovere un movimento di vigorosa e rigorosa unificazione della nostra stampa? due o
tre giornali fatti in comune potrebbero toccare i vari ambienti (vita interna delle comunità; evangelizzazione; gioventù) con molto maggiore efficacia ed autorità di quanto non accada al giorno d’oggi.
Anche tutto il lavoro di formazione
biblica che viene svolto oggi (meditar
zioni bibliche, commentari, note omiletiche) guadagnerebbe ad essere svolto nel quadro d’un lavoro comune.
Ma si possono fare anche altri esempi ; la realtà evangelica italiana tende
sempre più a configurarsi come una
vasta diaspora. Non potrebbero le
chiese federate provvedere insieme
Dall’altra dovrebbe esservi il Consiglio della federazione che avrebbe il
carattere di organo esecutivo responsabile di fronte all’Assemblea: è dunque naturale pensare che questo consiglio dovrebbe essere eletto dall’Assemblea stessa.
Queste — grosso modo — le linee
espresse dal documento preparatorio; ci sembra che esse siano degne di
attenta valutazione da parte delle nostre chiese: poiché è dalle chiese e
non dai « vertici » che dovrà uscire
la risposta adeguata al problema che
in queste settimane il nostro Protestantesimo si trova di fronte.
G.B.
Cattolici e marxisti a Parigi
Un diktat
episcopale
Parigi. - L’episcopato francese ha biasimato
il settimanale cattolico c( Témoignage chrétien » per aver pubblicato, con la risposta del
p. Jolif. o. p., un articolo di Roger Garaudy,
membro del comitato centrale del Partito comunista francese, e per aver presentato in
modo « abusivo e parziale » i lavori deH'iiltiina Settimana del Centro cattolico degli intellettuali francesi, consacrala al dialogo fra
cristiani e marxisti.
Il direttore di « Témoignage chrétien »,
Montaron, ha dichiarato che questa decisione
deH’episcopato blocca il dialogo con i marxisti,
che pure (( era stato condotto con prudenza
e umilia (...). Quest’arresto non annulla però
il problema, che rimane aperto ».
Il settimanale afferma nel suo ultimo numero : « E’ evidente che non aderiamo alle
tesi di Roger Garaudy, che non le accettiamo
e non le facciamo nostre.
« Ma pensiamo che dobbiamo ascoltarle,
poiché, nel quadro di un confronto, sono l’occasione di un consolidamento e di una purificazione della fede ». {soepi)
2
N. 18 — 30 aprile 1963
Che cosa vuol dire, oggi, essere credenti
SOLAMENTE
una promessa
Sforzo pvangelistico delle Chiese evangeliche genovesi in mezzo al mondo operaio gfgue dalla prima pagina
\on è la prima volta che le Chiese evat
giliche della Grande Genova si impegnami
insieme in uno sforzo d’evangelizzazione.
4 fine marzo e ai primi di aprile, lo sforzo
è stato rivolto in seno al mondo operaio,
nelU. zona dei cantieri navali. A questo sco
po era stato fissato l’affitto del cinema-salone dell’E.N.A.L. a Nuova S. Giorgio y>, a
Genova-Sestri. Tuttavia, a due giorni dalla
prima conferenza, il presidente del Dopolavoro Aziendale in questione comunicava ri
l'asi Aldo Sbaffi la rescissione dell’accordo
ad ducendo il pretesto che tenere conferenze
mi ebbe significato contravvenire allo Statuto dell’E.N .A.L. ; in realtà, tale statuto
vieta conferenze e manifestazioni di caratleii-, politico; e pochi giorni dopo il cardSiri si sarebbe recato in quel salone o in
locali attigui per celebrtue il precetto pastinale. Sicché, sebbene ad evangelici presentatisi alla sede E.N.A.L. di Sestri a protestare, sia stato detto che la Chiesa Romana non c’entrava per nulla, è ben chiaro
che cosa ha determinato il fonogramma
del.’E.N.A.l,. alla sede di Sestri.
Affrettatamente si sono dovuti apporre,
sui manifesti murali affissi in vari punti
della città, striscioni che invitavano a riunirsi non nel salone « Nuova S. Giorgio »
ma nella sala della Chiesa Metodista di
Sestri. La cosa ha, pare, suscitato qualche
seccatura all’E.N.A.L. nell’ambiente operaio. La stampa cittadina e la radio nel
Chi sono
bollettino locale hanno dato notizia dell*iniziativa. Ecco come all Lavoro », quotidiano
socialista genovese (che ha il 2 aprile dedicato un ampio e cordiale articolo alle Chiese evangeliche della città)^ ha commentato
il 2j marzo lo spiacevole incidente:
« In tempi di rivoluzionari Concili, in
tempi di ritorno alla fratellanza in Cristo,
in tempi di scongelamento delle sorde lotte
religiose fra le varie Chiese, in tempi di
avvicinamento molto sìmili — almeno esteriormente — ad abbracci fraterni, sembra
sia cosa disdicevole che, sia pure non contempo raneamente, nella sles^sa sala possano
raccogliersi i fedeli — o i simpalizzanii —
dell’una o dell’altra Chiesa. Quasi si operasse una qualche profanazione!
« Siamo certi che mons. Siri nulla sa di
quanto avviene indirettamente per causa
sua e, vogliamo sperare, solamente per servile omaggio alla sua veste di rappresentante di una Chiesa. Ed è per questa stessa
ragione che ci sembra inutile scomodare la
Costituzione Repubblicana, che sancisce la
libertà religiosa, in una occasione tanto
meschina.
« Vorremmo solo richiamare l’attenzione
di coloro che non sono nemmeno capaci
di tenersi al corrente della evoluzione che
contraddistingue questi nostri tempi in materia di rapporti religiosi sulla necessità e
'x opportunità di aggiornarsi. Se non han
no, costoro, il coraggio di rispcltare la Légge ed il buon senso civile si tengano almeio al corrente di quanto riguarda la posizione di coloro che intendono servire.
c E in una sala che ha visto decine di
conferenze e di manifestazioni varie non si
venga a dire oggi che essa è fatta scio ed
es< iusivamenle per le proiezioni cinematografiche. E’ una ben mìsera scusa ».
Comunque^ al di là di questo increscioso
episodio discriminatorio^ e benché il proviiedimeiito abbia ovviamente diminuito l*afflusso di estranei alla serie di conferenze,
queste hanno ugualmente segnato un buon
risultato; gli Intervenuti sono stati numerosi,
attenti e interessati, anche se pochi sono
stut' gli interventi, dopo le conferenze, te
nule il 25 marzo (C. Bouchard}, il 30 (P.
Bensì) e il ^ aprile iP, Becchino); esse
sono state accuratamente preparate in mutuo
accordo, con un serio sforzo di esprimere
J messaggio in termini accessibili all*estraneo e in particolare a chi vive nella società
operaia; due culli, a Sestri, ih quelle domeniche. hanno prolungato quelle linee:
,( Noi crediamo, perciò parliamo » e « Amale I l*un Valtro di cuore ».
Al termine di ogni conferenza, sono stati
Ivìgamente distribuiti dei volantini sui quali era racchiuso, in poche frasi, il nucleo
dei temi esposti ; pubblichiamo qui sotto
questi brevi testi, tutti posti sotto il **mot
to* (ma per noi cristiani è'ben più che un
lutato: una confes.sione di fede e un impegno f u La verità vi farà liberi ».
Desideriamo segnalare e sottolineare in modo particolare quesPattività: per come è
stata preparata e svolta: per lo sforzo di
lisrirp realmente da'la nostra cerchia ecclesiastica ( non è colpa nostra se ci ricacciano nelle nostre sale!); e infine perchè è
un ottimo esempio di comune impegno
c'.'angelico ed evangelizzatore: le chiese
baui.<tn, metodista e valdese di Genova hnn
no compiuto insieme questo sfarzo., cooperando in molti modi, e tridenominazionna (orrido ma utile neologismo) erano gli
oroiori. Pensiamo che questa via possa e
debba essere battuta in molti altri luoghi,
in tante nostre città; e se è vero che questo
non c il solo modo di essere presenti in una
eira e dì renderle testomonianza. è anche
- e oggi forse ancor più vero che quest’argemento non deve offrire alibi alle nostre
fiacchezze e chiusure. AlPuscita del culto
di Venerdì Santo, in una nostra città abbiamo udito una sorella che vi aveva partecipato, e che considerava la solita vita affaccendata di una città **cristiana** per la quale il giorno in cui il Cristo si è dato per
noi non merita che ci si soffermi a meditarlo. V abbiamo udka esclamare: nChe
gl ozia abbiamo ricevuto, nella fede nel
Cristo! » Certo, una grazia immensa; da
annunciare agli altri.
i cristiani evangelici
Che cosa propongono
Oggi, tra la classe operaia e le chie;
se c’è una profonda separazione di
fatto. E’ come se ci fosse tra di loro
un fiume talmente rumoroso da impedire a chi sta sulle due opposte rive di ascoltare l’altro di fronte: si vedono ma non si capiscono.
Qual’è la causa di questa separazione? Chi ha studiato la storia del
movimento operaio la conosce : quando è sorto il proletariato moderno,
le chiese si sono largamente schierate dalla parte deila borghesia: hanno perciò rivolto agli operai una predicazione morale che non rispondeva ai problemi dei lavoratori ; e hanno
anche in molti casi rivolto degli appelli alla pazienza e alla rassegnazione, all’obbedienza verso le autorità.
Perciò il movimento operaio è stato
anticlericale fin dalle sue origini: e
quando esso si è dato una ideologia,
ha scelto rideologia marxista che si
proclamava atea e ohe affermava
chiaramente: per spezzare il mondo
dell’oppressione occorre ignorare la
religione, dimenticarla. Questa è la
realta del passato. E il presente?
Attualmente la posizione delle chiese verso il movimento operaio (e viceversa) si sta mcdificanoc; e d’altra
parte il movimento operaio vede che
la fede non è sempre e solo un oppio
per i popoli. Praticamente, il numero
dei credenti proletari è in continuo
aumento'. Come si presenta la loro fede ai compagni di lotta? Essa non
può presentarsi semplicemente come
una questione personale, come la passione per il calcio o per la pesca subacquea: e non può nemmeno presentarsi come una semplice fonte di for
za morale per l’individuo singolo.
La fede non è una faccenda privata: essa riguarda la vita nella sua
pienezza. Oggi praticamente avere la
fede significa avere il coraggio- di DI
RE LA VERITÀ’ sul mondo in cui viviamo : mondo di ingiustizia, di oppressione per chi lavora; mondo in
cui regna un sistema di divisione
che impedisce agli uomni di incontrarsi veramente, di essere fratelli.
Dire questa verità significa impegnarsi perchè questo stato di cose cambi.
Ma noi siamo profondamente persuasi che non è possibile dire pienamente la verità e combattere per es
sa se non si crede, se non si ha la
fede. Chi non crede finirà sempre per
affidarsi a qualche mito umano che
presto o tardi lo deluderà crudelmente ; i miti di cui troppe volte ci serviamo per avere il coraggio di agire
nella crudele storia degli uomini ñon
sono che degli inganni. Il credente è
colui che non ha bisogno di miti ner
agire.
Il credente non si fa molte illusioni
sul mondo: il credente sa che il mondo è dominato da un sistema di rapporti sociali e umani profondamente
stiagliati: anche gli uomini più nobili che lottano per un avvenire diverso sono condizionati da questo sistema sbagliato : questo è il « peccato» di cui parla la Bibbia.
Ma questa consapevolezza non scoraggia il credente vero : perchè il credente sa un’altra cosa fondamentale che c’è stato un uomo il quale ha
cciinbattuto contro il sistema sbagliato che reggo il mondo e che — lui
solo — non si è lascia.to condizionare affatto da questo sistema. Questo
uomo è Gesù Cristo. Egli viveva in
una zona dove due siste^mi. sociali
SI combattevano : il conservatorismo
ebraico arretrato e superato e l’imperialismo remarlo grandioso' e creativo. Ma Gesù ha rifiutato di scegliere tra questi due sistemi; ha rifiutato
di avallare questa alternativa. Non
voleva un cambiamento di sistema
ma un cambiamento del sistema.
Perciò diceva sempre che il sistema
di queso mondo doveva essere interamente rovesciato e al suo posto doveva venire il Sistema di Dio (la Bibbia dice « il Regno di Dio ») ; nel sistema di Dio non c’è divisione, oppressione nè illusione. Chi accetta il sistema. di Dio combatte per cambiare il
mondo e liberare gli oppressi senza
aver bisogno di illusioni, senza miti;
combatte perchè ama. Ama Dio e
ama il suo prossimo.
Cosi Gesù diceva la verità nel suo
tempo. Questa verità non è piaciuta
nè ai vecchi padroni (i farisei e i sacerdoti) nè ai nuovi padroni (i romani); perciò si sono mes.si d’accordo e
lo hanno fatto fuori.
Ma neH’es&ere fatto fuori — nella
sua CROCE — egli ha vinto la sua
battaglia e l’ha vinta proprio perchè
è stato fatto fuori: perchè nella sua
morte ha realizzato in modo perfetto
quell’amore completo che è la chiave
di volta del Sistema di Dio. E’ morto ma ha vinto- anche per noi.
Credere questo significa essere cri
Giorgio Bouchard
Nella Bibbia ci viene tramandata
una parabola di Gesù che è staia
chiamata « la parabola del buen Samaritano ». Questo breve discorso di
Gesù ci presenta un uomo, un credente ferito che fu soccorso ed aiutato da un Samaritano, da un uomo
cioè che non apparteneva alla « chiesa» di quel tempo.
Anche i credenti di oggi, di fronte al disordine ed alla ingiustizia dei
nostro' mondo, sono come quel feri Lo
della parabola raccontata da Gesù,
bisognosi dal soccorso e dell’aiuto
dei « samaritani », di coloro cioè che
vivono fuori della chiesa « ufficiale »,
ma che fo'rse possiedono le idee e la
v'olontà più adatte per combattere
quel disordine e quella ingiustizia.
I credenti ev:',ngelici quindi non
propongono alla società di oggi alcun programma di « politica cristiana », nè alcuna « dottrina sociale
cristiana». Essi, come il ferito del
racconto di Gesù, possono proporre
soltanto la loro fede, e più precisamente quell’Evangelo di Dio sul quale la loro fede è fondata.
I credenti evangelici possono perciò ricordare alla società di oggi al
cune cose :
1) l’uomo ¿ chiamato' a costruire
la sua società qui ed oira, cioè pro
prio in questo' tempo in cui noi viviamo e proprio su questa terra sulla
quale ci muoviamo, e Dio benedice
cuesta fatica. L’Evangelo- però ani.unzia anche una società — che chiama « il regno di Dio » — che Dio stesso costruisce, che trascende le umane
società e che, pertanto, le giudica, le
relativizza, le mette continuamente
Che cosa aspettano
La nostra stampa
vi Interessa 7
SOSTENETELA
Non esiste parola più cara al cuore
dell’ucmo, non esiste molla più po
tento per le sue azioni che la « speranza i).
Ogni uomo, ogni donna ha la sua
piccola o grande speranza; ogni popolo vive nella speranza del benessere o del dominio; ogni ideologia antica o moderna - che abbia successo fra gli uomini presenta una speranza più o meno immediata, più o
meno concreta.
Il più delle volte le speranze umane si risclvo'no in delusioni e le generazicni passano senza che l’oggetto sperato sia raggiunto. Eppure l’uomo continua a sperare...
Anche Gesù ci parla di una speranza: il Regno di Dio.
Che cos’è questo Regno di Dio?
L’Evangelo ne parla soltanto in parabole, perchè si tratta di una realtà talmente diversa da ciò che l’uomo pensa normalmente, che può es
sere descritto soltanto in paragoni.
E’ il Regno' della sovranità di Dio,
là dove DÌO' è veramente Signore e
governa la vita degli uomini e delle
creature tutte. E’ il Regno della pace,
della verità, della giustizia e dell’amore fraterno. « Noi aspettiamo nuovj cieli e nuova terra dove abiti la
giustizia ».
E’ il Regno che Gesù è venuto a
mostrare nella sua propria vita e ancoi più nella sua morte e nell,<. sua
resurrezione. Perciò la speranza cristiana porta un nome: Gesù Cristo,
è centrata su di lui, conta su di lui,
attende lui solo.
Il Regno di Dio non sale quindi
dalla terra, non è il culmine di uno
sierzo umano di miglioramento e perfezionamento, non è il frutto delle
capacità umane. Il Regno di Dio è
« di Dio » : .solo Dio può stabilirlo fra
gli uomini. Ecce nerchè i cristiani
predano : « Venga il Tuo Regno ».
Questo significa dunque che i cristiani sono apatici, non partecipano
alle ansie e alle preoccupazioni del
nostro secolo? Che la religione è veramente «oppio dei popoli»? No, al
contrario! Il cristiano attende il Regno di Dio. Ma la sua attesa è un atteggiamento concreto, attive, pratico.
Anzi, il cristiano dimostra la sua attesa del Regno di Dio, vivendo già in
questa generazione secondo i grandi
prìncipi ohe reggono ^uel Regno, rifiutando di usare mezzi che siano in
constrasto con la giustizia e la verità.
L’attesa del Regno, lungi dal togliere al credente il suo senso di responsabilità per i problemi attuali,
lo spinge a lottare per la pace e l’amore fra gli uomini, in attesa - tuttavia - di quella soluzione finale e definitiva che è soltanto il Regno di
Dio.
Piero Bensì
in discussione. L’Evangelo quindi amrr'onisce a non idolatrare le costruzioni deiruomo, perchè esse non potranno mai essere perfette e noin notranno mai- redimere ruomo completamente ;
2) gli attuali rapporti fra gli uomini non sono certo soddisfacenti e
siamo tutti impegnati per un loro
mutamento. Molte volte però i cambiamenti che gli uomini operano nei
loro rapporti, pur con fatica, con lacrime e con sangue, si risolvono in
trasformazioni in superficie, che non
sanno incidere veramente nella realtà che si vuol modificare. L’Evangelo
ci annuncia, soprattutto- attraverso
quel discorso di Gesù conosciuto col
nome di « sermone sul monte », un
radicale e comoleto capovolgimento
di valori che solo potrà davvero mutare i rapporti fra gli uomini, non soltanto in superfice ma in pro-fondità ;
3) ruomo vuole dunque costruire
una società rinnovata in cui i rapporti tra gli uomini siano diversi da
come sono oggi : molte volte però i
nlezzi di cui si serve sono duri e violenti, e dal punto di vista dell’ucmo
non sembra possibile usarne altri.
I.i’Evangelo ci annuncia invece un metodo nuovo, che potremmo chiamare
il metodo di Cristo e che può essere
spiegato capovolgendo' il detto comune « mors tua vita mea » ( la tua morte permette la mia vita) in « mors
mea vita tua» (la mia morte, cioè il
mio sacrifico, il mio amore per te fino
alla mcrte, fonda la tua vita).
Questo amore è descritto così, da
Paolo, l’apostolo, nella sua seconda
lettera ai Corinti, cap. 13:
« L’amore è paziente, è benigno •
l’amore non invidia; non si vanta,
non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio
interesse, non s’inasprisce, non sospetta il male, non gode deH’ingiustizia, ma gioisce con la verità ; soffre
ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni
cosa.
L’amore non verrà mai meno. Quanto alle profezie, esse verranno abolite;
quanto alle lingue, esse cesseranno ;
quanto alla conoscenza, essa verrà
abolita; poiché noi conosciamo in
parte, e in parte profetizzamo ; ma
quando la perfezione sarà venuta,
quello che è solo in parte, sarà abolito...
Poiché ora vediamo come in uno
specchio, in modo, oscuro; ma allora
vedremo faccia a faccia; ora conosco
in parte ; ma allora conoscerò appieno, come anche sono stato appieno
conosciuto. Or dunque queste tre cose
durano: fede, speranza, amore; ma la
più grande di esse è l’amore ».
Franco Becchino
Feste di canto
Domenica 2 maggio - ore 15, nel tempio di Riclarctlo : Festa di Canto
delle Cerali e delle Scuole Domenicali della Val
Germanasca.
Domenica 9 maggio - ore 15, nel tempio di Pomaretto : Festa di Canto
delle Corali della Val Chisone.
Domenica 16 maggio ore 15, nel tempio di Bobbio Pellice: Festa di
Canto delle Corali della Val Pellice.
Domenica 23 maggio - ore 15, nel tempio di Pinerolo : Festa di Canto
delle Scuole Domenicali della Val Chisone.
Domenica 23 maggio - ore 15, nel tempio di Luserna S. Giovanni Festa
di Canto delle Scuole Domenicali della Val Pellice.
N. B. - Le prove d’insieme avranno luogo alle ore 14,15 nei locali che saranno di volta in volta indicati.
Il pubblico è cordialmente invitato.
La Commissione del Canto Sacro
del !<' Distretto
sentimento qu.alsiasi, ma una volontà (li salvezza vera,-su cui possiamo
contare fino in fondo.
Ed intanto Egli ha già cominciato l’opera sua. Le promesse non
sono più tutte da attendere. « Ora
siamo giustificati ». Non tutto avverrà « dopo ». L’azione di Dio cominciata sul Golgota ed il giorno
di Pasqua continua in ogni generazione e noi qui ed ora non attendiamo soltanto, ma .abbiamo già ricevuto, si.aino già stati inseriti in questo avvenimento della salvezza con
la giustificazione. Non si tratta soltanto del perdono dei nostri peccati comj)iuti in passato, ma di una
vita nuova che Dio mette in noi col
suo Spirito, che agisce fin d’ora »'
ci dà sicurezza per il giorno dell’ira = del giudizio di Dio.
Naturalmente siamo ancora sull s
terra nelle contraddizioni della vì!:ì
quotidiana, la vita nuova in CrisLo
p ancora come « nascosta » e dovr
essere (c manifestata »; ma non sia
mo sem]ìlicemente di fronte .a d ’ le parole e null’altro. E nel qu
dro dell’aniore di Dio la giiistific;
zione stessa, che è ima decisione
giudice che assolve un imputât,
diventa l’abbraccio del padre ci
accoglie il figliuol prodigo, che festa per la pecora ritrovata, [icr
peccatore ravveduto. L’amore vint
ogni resto di ostilità e dilliden:';.
siamo « riconciliati » con Dio ed ì
qualche modo, già partecijii. og;j
del suo regno. Franco Daritc
me ('risiiaiii
n
b
COMUNICATI
li Campo Latino, che riunisce ogni (i
anni gli insegnanti protestanti italiani
francesi, è giunto alla sua 7« edizione.
Si terrà quest'anno a Malaga (Spagna) r
24 al 28 luglio. Il tema sarà: Cahnno e
pedagogia. Il costo del soggiorno in alljoj . •
è fissato in 150 pesetas il giorno per persoj
Il orezzo del viaggio, organizzato dalFag'.
Mqlnn, e che prevede anche la visita
Barcellona, di Madrid e di una città
sud, oscillerà tra le ottanta e le novantanì
lire, tutto compreso (da Torino), a seconda
si toccherà il numero dì 20 o di 30 parlo:
panti. Con i provenienti da altre' regioni
concorderà la località d’incontro più adai
E’ bene tener presente che la durata co; •
plessiva del viaggio e del soggiorno sarà
una quindicina di giorni, dal 20 luglio
5 agosto circa.
Teniamo a sottolineare il lato inlereissaii ■
e nuovo di questo incontro per cui invitia' ^
tutti gli insegnanti, i loro familiari ed ani ■
a partecipare.
Per ovvie ragioni è bene prenotarsi in ;. .
ticipo entro il 15 maggio presso Calvi i
Franco. Corso Orbassano 224/6. Torino.
Solo conoscendo il numero dei partecipai ì
sarà ¡possibile stendere un programma pai'-.colareggiato che sarà inviato a lutti coloro
che avranno dimostralo interesse alla man Gestazione. Il Comitato Nazionale
COIUVEGIVO a BaRI
di Puglia e Lncania
Lunedì 19 aprile, nei locali della Chic.sa
Battista gentilmente concessi, ha avuto luogo, su invito del Comitato preparatorio del
Congresso delle Chiese Evangeliche d'Ilalia.
un Convegno inlerdenominazionale di studio
dei documenti che in precedenza erano stati
studiali dalle varie Chiese che parteciperanno
al Congresso di Roma in maggio.
Al Convegno, apertosi alle ore 9 e chiuso
alle ore 18,30. hanno partecipato con Pastori
e Delegati (più numerosi, ovviamente, quelli
delle Comunità locali) le Chiese Valdesi, Battiste. Avvenlisle, Metodiste, di tutta la regione, e rappresentanti delle Assemblee di Dio
di Bari. Il Convegno è perfettamente riuscito, sia per il numero elevato dei partecipanli. sia per la serietà con cui sono stati
affrontati i vari argomenti e discussi in un
clima sereno di fraternità e di comprensione,
pur nella fermezza di talune divergenze che
sono apparse manifeste nel corso delle discussioni. Preziosa la presenza attiva del
Prof. Mario Miegge del Comitato preparatorio. bono stale presentate cinque relazioni
sui vari argomenti; relatori due valdesi, due
battisti, un metodista. A proposito deU'ultimo argomento (possibilità federative), per
quanto siano emersi due diversi orientamenti
ufficiali, possiamo però rilevare che la maggior parte dei presenti si è dichiarala disposta ad accettare con gioia una Federazione
che rispetti c tuteli le autonomie delle Chiese che ne faranno parte e che costituisca un
primo passo sulla strada che dovrà condurre
ad una unione più stretta anche se non propriamente organica.
Auspichiamo che questo incontro possa
contribuire a rafforzare i legami tra le varie
comunità pugliesi, e permetta di stabilire nel
prossimo futuro collegamenti ed accordi in
vista di un lavoro comune. E.CO.
3
30 aprile 1965 — N. 18
pag. 3
I LE¥TORI CI SCRIVONO
A mo’ di fraterna
spiegazione
I n amico mi ha scritto un fraterno richiamo ancora a proposito della mia presa di posizione sulla crisi vietnamita. Glie ne sono grato e
pubblico qui una parte della sua
lettera, anche se era strettamente
personale, perchè sono certo che parecchi condividono il suo pensiero,
e perchè, per me, questa aperta diycussione con i lettori è dHmportanza essenziale: dobbiamo guardare
in faccia i dissensi che vi sono fra
noi e dimostrare non solo for
ma'mente. ma nel modo di sentire
sdi- uni" irerso^li -altri ' che nella
chiesa del Signore c’è un vincolo
che non è nostro, non è '‘carne e
sangue', che viene dalValto, nella
comune vocazione, e che questo è
più forte di tutto il resto.
Dunque, parlando del Vietnam:
(( finiamo per trovarci in un circolo vizioso, in cui divenra quasi impossìbile distinguere il giusto daH’ingiusio: ci troviamo di fronte a due
Lmperialismi in urto, e chi ne soffre sono i poveri vietnamiti, in gran
p ule inconsci dì essere vittime di
ivUenze estranee al loro mondo (...).
Stiamo allenti a non assumere posi-ioni elle possono troppo facilmente essere considerate come una cond una di una sola parte in conflitto
e he qumdi possono diventare uni( nenie la presa di una posizione
p i’tjca. ^on basta, caro mio, dire
« o (‘ondannato i carri armati russ sonilo Budapest nove anni fa,
\r og2;i condannare con ugua
(t enemia le bombe americane e il
I Lieo cinese»: bisogna condannare
c , : emporuneamenie l’imperialismo
a i i ano e il rìvoluzionalismo cit' . h" la dollriria di Mao Tse-Tung
(. joadanniamo : «Il fucile gen 1 potere e il mondo sì traro • i con jJ fucile », dotttrina alti loio condannabile se applicata
d Vmcricam come dai Cinesi
I \atiitalmenle abbiamo il do
\' iji loiiiìannare Taggressione, ma
a mo anche il dovere di non ferir ‘ a una aggressione, e l’aggress; obdola è abrellanlo aggressio
ìu ; non quella violenta, i guerc! nord-vietnamiti sono allret
1. guerriglieri e aggressorii che
i ines americani! Non sono gli
A -cani, che dobbiamo condanna
j: ' i Cinesi, bensì un sistema:
r ; — sia comunista che capitali- — non dev’essere mai propa
g in la violenza, e in questo moli- iùo nel Vie'.nam è solo la violen/ - a dominare da una parte e dalI altra. Condanniamola, questa vio1 nza, ccn tutte le nostre forze! ».
Incora, è discutibile dire che « la
r; uonsabilità degli Americani è più
j <u!e perchè essi sono Cristiani,
t ‘u. gli Americani, o meglio i
r ’ liti americani che applicano la
\ :iza rispoirderanno delle loro
a a Dio; ma ni>n sta a nei gbi*
d ' ; (rcsù ce lo ha dello con noie ebrarezza! (...). Credi tu che
il ile sia « meno male » se fatto
da i pagano che se fatto da un
cr. no.'' Per me il credente che
co e il male è in quel momento
un >.!anG, e pagano e cristiano che
coir >no il male sono, tutti e due,
C2!-'. niente servj di Satana. La tua
discrimiiiazioTie può apparire facilmente come una aiustificazione del
male quando è fatta da un pagano :
i cristiani non hanno diritto di servirsi della violenza, gli altri sì, perchè questo rientra nel loro pensiero naturale! Proprio questo non acceniamo; Satana è Satana sia quandi> è «servito da credenti che da increduli y.
E infine, y quaPè la reazione dei
lettori? I .sinistrorsi hanno tonchiso: « quei i>overi ccmunisti e quei
farabutti dì americani! »; da parte
loro i destrorsi hanno concluso:
« perchè non cambiamo quel direttore, che è ’olo un criptocomunista,
un ’utile idioma’? ». Lascio a te di
chiederli quanti lianno invece concluso: «E’ pro^M'io' così, 'dobbiamo
amare di più e Americani e Ciiiesi
e sonrartutlo Vietnamiti! ».
AIV inizio deil^ articolo discusso
scrivevo i « A -scanso é*s( equiìioci»
l imperialismo cinese verso il sud è
fuori discussione ». Mi rendo conto
che questo inciso è ¡Hissato quasi totalmente inoi;i?erii?o. Ma mi pare che
vari lettori trascurano anche il fatto
che. se è vero che forze esterne,
americane e cinesi, si scontrano nel
Sud-Vietnam, è anche vero che in
quel paese è in atto umi guerra civile; la distinzione fra Nord <
Sud-Vietnam è abbastanza artificio
sa. Comunque, ribadito nel modo
più esplicito che sono convinto che
la Cina eserciti nel Sud-Est asiatico
una forte pressione imperialistica
— che è ancìie la pressione di cen
tinaia di milioni di uomini olla ricerca di uno spazio vitale negato
loro in via giuridica pacifica dagli
Stati Uniti, con un voto alVONU a
cui anche il nostro governo hn dato
il suo piccolo appoggio — sono assai reticente di fronte al principio
deirequidìslanza, che Vamico corri
spandente afferma. £’ indubbiamente il principio ch^ finora le grandi
(issisi e organizzazioni ecumeniche e
confessiomdi hanno seguito, nelle loro dichiarazioni, guardinghe di fron
' a ogni presa di posizione che po
tesse suonare unilaterale; ma penso
' proprio a questo è stata dovuta
hi genericità e inefficacia di queste
dichiarazioni (più utile è stato senz'altro. invece, il più sfumato e concreto lavoro dietro le quinte, dì contratti persomdi), preoccupate essenzialmente (li dare un colpo al cerchio e uno alla botte. E' strano, ma
<]ueste prese di posizione ufficùdi.
' un pragmatismo tipicamente americano e fondamentalmente ottimistico e fiducioso nella buona volontà degli uomini (un motivo su cui
anche le encicliche pontificie hanno
fatto leva), si è spesso associata una
sorta di disincarnalo pietismo, che
considera e giudica con scettico distacco Vuniforme grigiore del peccato del mondo; ne sono così usciti i
generici appelli alla solidarietà urna
7, che tutti accettano e che non
impegnano nessuno, che lasciano gli
uomini e i popoli forse ancor più disorientati di fronte al caotico contrasto di posizioni e interessi. A mio
avviso una parola rristiana in tal
senso, anche se animata da un ge'¡no spirito di non-violenza, non
ha alcuna vera autorità evangelica,
non è un richiamo caratleristico : infatti, se VEvangelo è Vannuncio deiVamore redentore di Dio per tutti
gli uomini malvagi, egoisti e violen:i, è anche l'annuncio del suo Re
mo. in cui la giustizia e l» l^^^^ ***
ncontrano e si baciano; a me ¡Mire
-< la via deìVEvangelo, nei secoli.
"ì sia una via di geometrica equi'^istanza fra posizioni contrastanti ma
ogni momento ugualmente « inique »: Ut via deìVEvangelo è diritta,
le nostre, invece, incerte e tortuose.
e avviene spesso fcerto con la temporaneità che contraddistingue ogni
manifestazione umana) che chi le era
più vicino si allontani, o viceversa.
Non credo che Dio s a come l'educatore pigro e ottuso che, quando vede
due ragazzi pestarsi, li strapazza
tutti e due di santa ragione, con
l'unico scopo di farli star zitti c
quieti, incurante di chi, fra i due
violenti, sia più ideino o più lontano
ialla « giustizia ». In parole povere,
credo sinceramente, e per quanto
poca simpatia io abbia per un regime comunista, che in questo momento l'intervento americano - - anche
sul puro piano politico — sia ancor
meno giustificato di quello cinese. E dicevo nel mio articolo che nella guer
i ivile tristemente in atto nel J ietnum, la presenza americana allo staattuale delle cose non può che
rendere piii intricata e tragica la si- j
tnazione, portarla alle manifestazio■!i più estremiste. C'è qui, lo so.
rutto il problenui della violenza e
deU'atteggiamento cristiano di fronad essa; e il pensiero corre alla
Resistenza, e (d dramnui di molte
coscienze cristiane che non a tavoino o in una tavola rotonda, ma nel
vivo di umi decisione esistenzude, si
sono chieste, nell'incalzare degli
'^tì, se in certi casi il peso di un
fucile è veramente lo stesso da una
mrte come d(dl'(dtra; scippiamo che
'? risposte sono state diverse, ma
non abbiamo il diritto di portare un
giudizio ultimo fra le une e le altre.
Questo non significa che io pens>.
cattolicamente, che vi .siano gradazioni nel male, nè che il male de’
pampini sia più veniale e meno moitale di quello dei cristiani: tua /'
Cristo ci Ila pur avvertiti che a dii
Chiese
e silenzio
Un lettore, da Napoli:
Nella nostra città, per iniziativa di
un gruppo di universitari appartenenti alla fazione politica più squalificata,
è stata allestita una « Mostra della
Chiesa Martire » o « del Silenzio ».
Quattro vasti locali terranei in un palazzo di nuovissima costruzione nel
Corso Vittorio Emanuele, un grosso
cero acceso al centro, un organo elettrico nascosto che suonava inni funebri; solite foto, solili fotomontaggi,
soliti luoghi comuni. Airuscita. da uno
dei 'giovanr attivisti, veniva chiesto di
23prìmere. su apposito registro la Impressione riportata. Il mio amico pastore valdese, col quale mi accompagnavo. si limitò a dichiarare che la
mostra denunciava una scarsa obbiettività. Io mi rifiutai di aderire alla richiesta in quanto ritengo che la domanda implicasse un lungo discorso,
che qui cerco di sintetizzare con alcune domande: anche perchè, la do
menica successiva, il pastore titolare
della comunità valdese del lUogo allargò i termini del discorso, chiamando
in causa altre « Chiese del silenzio ».
Ma quella Chiesa, che ostenta 1 aureola del martirio e protesta perchè è
stata zittita in qualche parte del mondo, non è la stessa chiesa che è stata
sempre alleala con i polenlì della Terra (che sono pochi), ed ha sempre
pr^erito trascurare i molti, cioè i jxi*
veri, i senza pane, i senza tetto, i
senza scuola, cioè coloro di cui si
parla in Matt. 25: 35 e seg.?
Ma non è la stessa Chiesa che ha
dato vita alla Inquisizione (che chiamò anche santa!), alle Crociate, alle
persecuzioni contro i \aldesi: che mandò al rogo Giordano Bruno. Girolamo
Savonarola, ecc.?
Ma non è detto in Matt. 6: 19 e
segg.: « non vi fate tesori sulla terra...
perchè dov è il tuo tesoro quivi sarà
il tuo cuore »? E come mai la stessa
Chiesa, oltre ad essere una grande
organizzazione religiosa, e anche una
grossa impresa a carattere finanziario
e commerciale, ricca a migliaia di miliardi di dollari, per i quali non vuole
Dal bisnonni
ai bisnipoti
Una lettrice, da Roma:
Caro Signor Conte,
ho letto con molto interesse gli
articoli di Giorgio Tourn « 1 Valdesi nel Pinerolese » sulla « Luce
Eco » del 2 e del 16 aprile; li ho
anche riletti perclìè mi occorre sempre leggere due o tre volte una
cosa per capirla bene. Sono lieta
che il pastore Tourn abbia iniziato
questa serie di studi che ci pcssono
aiutare a cogliere il senso preciso
della nostra vocazione di oggi ed a
Taiuto
più è stato dato più sarà rù/nw'in ’ scrivere quindi ancora, con
dato. I di Dio, la nostra pagina di sloria
/ lettori avranno notato, infin
Vahlese nel nostro tempo da uomini vivi come da uomini vivi la scri^•
Mero i nostri pailri.
Sono ancora oggi riconoscente al
fiiLo vecchio professore universitario
di sloria moilerna (non evangelico)
(he le previsioni con cui si concludeva (fiiesui lettera si sono puntualmente avverate (v. lettere pubblicale
nel n. scorso). Ne sono attristato. i
pronto a riconoscere certe uni'ater'>lità. mancanza di chiarezza e sopra!- ] il quale aifidandoniì, ormai esatta
lutto il tono risentito del mio scrino in ‘ mente Irenl’anni or sono, una ricerquestione, pur muntenendeme ht so’ ! ca «u un periodo molto limitalo delsfanzu: che cosa sigm'^ivi /n/a/// j la sloria valdese, mi insegnò a curconcretamente. « amare di jnù >• varnii, con pazienza ed umiltà, sul
Americani e Cinesi e soprnitutio testi storici e sui lesti di archivio
Viettuiniiti ))? la mia posizione è />*/• peir cercare, non l’esaltazione del
ra nmnifestazione di rabies politii •
o non può essere un magari maìdeSiro atteggiamento di amore?
Gino Colile
Abbiamo ricevuto
Pro opera di Riesi. !.. ICramer
(Montreux) L. 4.200.
Pro Villa Olanda. I. Fasulo. in memoria dei suoi cari. L. 5.000.
Pro Istituto Gould. A. Giocoli (Roma). in memoria di Rosina Giocoli,
L. 20.000.
Pro Istituto Ferretti. A. Giocoli, in
mem. di Rosina Giocoli. L. 20.000.
Pro fam. Toniassoiie. sinistrata, N.
N. (Napoli). L. 5.000.
passato, Tepopea, il mito ma la vivente realtà e verità storica dei; fatti.
Solo se faremo così la nostra stona
passata e presente potrà e&sere an
cora vivente lezione di vita.
Sono anche siala colpita favore\olmente dal fatto che Giorgio
Tourn abbia detto che si sentila
(( mollo vicino al mondo della sua
bisnonna che imparò a leggere la
Bibbia a 40 anni passati » e clte in
fondo per luì fosse «mollo più vi
ve delì’eroismo degli invincibili il
pìelìsmo mistico del suo nonno perchè è da lui che egli trae la sua
fede ».
Forse questa bisnonna e questo
panno avrebbero fatto un balzo sulla loro sedia a sentire certe affeimazioni del loro vulcanico pronipote e nipote, però, come essi espre.s
sero (diora la loro fede, egli la espi i
me oggi : questo, secondo me, è lo
essenziale e ciò che può tenere ancora unite le generazioni passate alla
nostra ed a quelle dei nostri figli e
nipoti.
Anche io ho dei figli c*he qualche
volta mi prendono garbatamente in
giro per certe espressioni un po’
pietistiche della mia fede o talora
per una certa qual nostalgia delle
cose del passato (è lecito averla se
ce riia pure Giorgio Tourn!) ma
li lascio fare e sono quasi loro riconoscente quando mi accorgo che
al di là di questa presa in giro o j
di questa critica, vi è un serio, one- i
sto, profondo desiderio dì sapere in
qual modo fi deve oggi vivere la |
stessa fede da giovani coscienti dei
problemi della propria generazione
senza lasciarsi tuttavia assorbire e
forgiare da essi.
Uno dei nostri più begli inni nuovi (il 333) afferma die « La parola
aulica che da Dio procede mai non
tacerà ~ La sua voce amica pace
a noi concede: essa è verità! — A
noi tulli vuol donare una fede salda
e lieta, sulla terra inquieta ».
Ebbene forse la terra non è mai
stala così « inquieta » come in quest’ora della storia in cui l’uomo dì
oggi crede d| poterla signoreggiare
con le sue scoperte insieme agli
astri del cielo.
Ma il messaggio dì Pasqua che abbiamo or ora ascoltato ci ha ridetto ancora una volta die il Cristo è
risuscitato e die quindi anche sulla
terra « inquieta » sia essa nel pinerolese o nella vasta diaspora valdese italiana, europea ed extra-europea, Egli può ancora donare a
coloro che lo accettano come « Salvatore )) una fede salda e lieta.
Di questo abbiamo bisogno oggi,
giovani e vecchi, nelle nostre comunità e fuori di esse per essere, co
me il Cristo è vivente, degli uomini vìventi !
Grazie a Giorgio Tourn e grazie
a lei, signor Conte, per la sua fatica, non sempre apprezzata o capita,
di mantenerci svegli e vigilanti.
Elsa Rostan
nemmeno pagare i tributi in dispregio. oltre alle leggi dello Stato che
la ospita, a quanto è detto in Matt.
22: 17. Marco 12: 14 e Luca 22: 20?
Ma non è la stessa Chiesa la quale
fa la politica (ed anche quella sporca)
allo scopo di dettare leggi tendenti al
consolidamento della posizione di privilegio già raggiunta e per ottenerne
altre, sempre per scopi che nulla hanno da vedere con la religione? E que.
sto fa esercitando a volte vere violenze morali e coercizioni spirituali, nonché sfruttando la credulità di molti ?
soprattutto la supina acquescenza di
tanti baciapile... E* la stessa Chiesa
che si arroga TappeUativo di «Madre»,
e lo è solo per i potenti, mentre per
gli altri, per i mise/i e i diseredati, è
solamente matrigna! Si chiama Maestra e poi, per bocca dei suoi più
qualificati esponenti, afferma che in
Sicilia non esiste nè è mai esìstita la
mafia, per cui tutto ciò che vanno
dicendo Danilo Dolci e la Commissione
Parlamentare Antimafia è solamente
retorica di falsi profeti: inoltre fa dire
che per correggere gli errori dì Giovanni XXIII occorrono 50 anni!
Quando una Chiesa, che si dice universale. giunge a tanto, non recalcitri
quando e dove le si impone di zittire,
perchè questa misura è la conseguenza logica del mancato intervento, con
tutto il peso della sua autorità, quando
bisognava correggere storture e squilìbri sociali accentuati; la sua voce
avrebbe potuto fungere da remora a
regimi di terrore e di schiavitù. Indirizzare le sue simpatie verso i popoli
indifesi ed affamati, questo è il suo
specifico compito. Imprecare per il
bavaglio impostole e dimenticare, poi,
tutte le sue diserzioni dal buon combattimento, significa fare un ragionamento unilaterale e mancare di senso
critico.
I Ed ora passiamo al « silenzio delle
’ altre Chiese », di cui al sermone del, l'amico pastore. Questi sfiorò il problema perchè, è logico, il pulpito poco
si presta a determinate discussioni, ma
egli non aveva forse ragione allorché
affermava che se la Chiesa di Roma
ha zittito, ben poco han detto o fatto le
Chiese Riformate di Germania, di Inghilterra, di Francia, della Svizzera,
d Italia, ecc., specie laddove esse rappresenlano la maggioranza della popolazione?
Proprio su questo argomento ritengo
sia necessaria una discussione chiarificatrice, aperta a tutti. Molti fratelli
hanno ancora davanti agli occhi gli
orori commessi in guerra e nei campi
di sterminio, ma le loro orecchie non
hanno sentito, se non da parte di qualche pastore isolato, una aperta condanna aUe brutture della guerra in genere
e di quella ultima in particolare.
Grazie e fraterni saluti. F.J.
Il lettore considera solo un lato del
Cattolicesimo: ve ne sono altri, ma è
giusto denunciare anche questo, che
purtroppo è il più chiassoso c vergognoso. Quanto ai nostri « silenzi », è
proprio ciò di cui parliamo in queste
settimane.
Scriveteci...
ma siate brevi !
VILLAR PEROSA
2 varile- - Il Signore ha improvvisamente
ricboMiiaio a sè il nostro fratello Beux Enrico
di iJiiii! 55. operaio alla Riv, donatore del
sangiu p favorevolmente conosciuto nell’ambienir 11 lutto della sua compagna Emma
Beux. membro attivo della Chiesa e della
Coraif’. c stato particolarmente crudele perchè solo quattro anni prima era pure deceduta la loro unica figlia di vent’annì. Tutta
la chipsa si è stretta attorno alla cara sorella
parteiùpando vivamente al suo grande dolore
e pregandola di non lasciarsene prostrare, ma
di riprendere invece al più presto il suo posto
di lavoi'o nella chiesa, sì utile alla comunità.
4 aprile. - Il Culto è seguito da una Assemblea di Chiesa che. unitamente al Concistoro,
approva il testo della domanda di autonomia
da rivolgere alla Amministrazione della Chiesa.
Domenica delle Palme : Una numerosa assembloa circonda i sei catecumeni che vengono ammessi alla Chiesa. Dànno successivamente la loro professione di fede e vengono
confermali nella alleanza del loro Battesimo:
Refour Rosalia. Gaydoti Marisa, Ribet Elena,
Peyron Graziella, Tron Clara, Pons Marcello.
Altri Ire catecumeni: Comba Corrado, Ricca Aldo e Malan Enrico sono stati ammessi
nelle parrocchie dì origine: Torre Pellice e
Luserna S. Giovanni.
All'uscita del tempio la comunità intera festeggia i nuovi fratelli con strette di mano
ed abbracci. Nel pomeriggio la Unione Femminile e il martedì sera l'Unione giovanile
offrono loro una festa di benvenuto.
Pasqua. - Culto afl’ollato, i posti a sedere
non bastano e un folto gruppo rimane in
piedi in fondo alla cappella. Eppure i villaresi
son lungi dalFessere tutti presenti, molti
hanno dovuto recarsi nelle parrocchie di origine dove dei parenti erano ammessi alla
chiesa e molti altri sono rimasti a casa per i
doveri di ospitalità verso parenti ed amici
Venuti dalla città. Ma sono numerosi i presenti che non conosciamo venuti da vane
località vicine e lontane. Lì sentiamo però
tutti fratelli nostri. Tutti si accostano alla
sacra mensa. La comunità ricordando la resurrezione del Signore ha vissuto un’ora dì
profonda gioia spirituale. (continua)
IL LIBRO DELLA SETTIMANA
E’ morto il pastore
Lettere di una amica j. Baiiey
E', questa, una collezione di lettere inviate
mensilmente all'« Illustre Protestant » da
Bianche Eberhard durante il decennio 19641964 : lettere .semplici, amichevoli che trattano argomenti della vita di ogni giorno,
problemi che si pongono dinanzi ad ognuno
di noi nella propria famiglia, riguardanti le
relazioni tra genitori e figlioli che spesso,
oggigiorno, si rivelano assai difficili, consigli
ai coniugi, suggerimenti sul miglior modo di
celebrar le feste, e specialmente il Natale.
Sono lettere soprattutto piene di fede e di
amor cristiano di una donna che è stata una
vera madre. « la chiave dell'armonia familiare )). di una moglie di pastore che ha accettato con gioia e con passione di condividere il ministero del marito e di metter la
sua vita al servizio del prossimo. Lo stile
piano, semplice delle sue lettere, così varie
anche quando riprende lo stesso argomento,
ne fa una lettura piacevole e proficua che
dovrebbe insegnare, pur nella febbre deli esistenza odierna, a riservarci istanti benefici
di silenzio c di meditazione, a non diventar
schiavi del progresso, ad a invechiare come
un frutto che matura r. E. C.
Come è difficile amare
il nostro prossimo
Perchè proviamo tanta difficoltà
ad amarci gli uni gli altri, nella famiglia, nella comunità, nel nostro
paese? Perchè amiamo troppo noi
stessi. Amiamo il nostro punto di
vista su uomini e cose, amiamo le
nostre abitudini, il nostro modo di
fare, li riteniamo i migliori, i soli
eccellenti; ci provengono dalla nostra famiglia, dal nostro ambiente.
Ora, la nostra famiglia, in generale,
qualunque possano essere le critiche
che formulianìo su di essa, è la più
solida, (/iiella che ha maggior valore, quella di cui, inconsciamente,
ci sforziamo di prolungare le direttive.
Il nosfo ambiente sociale è pure,
(¡nello che ha modellato il nostro
modo di ess(>re e di pensare; ci sentiamo in esso radicati: sia esso un
ambiente operaio, o contadintì, o
borghese od int(dl(’ttuale, è il nostro.
Coloro che in ogni cosa ci paiono
prossimi a noi, li riconosciamo subito, e la nostra simpatia verso di loro
è spontanea.
Per capire l’altro, occorre uscire
da se stessi, il che è difficile.
Bisogna voler conoscere l’altro, esser persuaso che possiede ricchezza
di pensiero e di cuore diversa dalla
nostra, ma che ha il suo valore, credere che le sue opinioni, i suoi giudizi, anche se son contrari ai nostri,
son foiìdati, il frutto di uno studio,
di una riflessione, di una meditazione validi. Bisogna soprattutto
persuaderci che l’altro ha qualcosa
da darci e prepararsi a riceverlo da
lui; ora, non amiamo molto ricevere
dagli altri. Abbiam piacere di dar
loro, di portar loro la ricchezza della nostra esperienza, di sbalordirli
colle nostre conoscenze, di intimidirli col nostro saper fare, di metterli alla nostra scuola; mentre la
possibilità di metterci alla loro scuola con umiltà e semplicità non sfiora
neppure il nostro pensiero. Se fa
cessimo invece uno sforzo per ascoltar l'altro, vedremmo ben presto che
la sua esperienza della vita puìt arricchire la nostra, che il suo giudizio può completare il nostro, che il
suo modo di agire e di reagire può
aiutarci a veder chiaro in noi e
suscitare un’autocritica salutare.
E poiché non amiamo gli altri, ce
ne allontaniamo, ci rinchiudiamo in
circoli il cui diametro si restringe
sempre più, ci isoliamo, eleviamo
delle barri(>re e, insensibilmente, ci
opponiamo agli altri, li giudichiamo
e iniziamo linei guerra fredda od
aperta contro di loro, sul piano familiare, sociale, ecclesiastico.
In fondo, solo Iddio può darci il
vero amore per il nostro prossimo,
un amore che non sia nè un .simulacro nè un’ipocrisia, poiché Egli
solo può ridirci che quest’altro che
è il nostro nemico, che ci sembra
indesiderabile, insopportabile. Egli
lo ama quanto ama noi, che Egli è
morto sulla croce per lui come per
noi, che non valiamo più di lui ai
Suoi occhi. Egli solo può scuotere
tutte le separazioni orgogliose che
ingombrano il nostro cuore, per
spandere costantemente il Suo amore trionfante ed invincibile sulle rovine del nostro orgoglio e del nostro egoismo.
Blanrhe Eberliartl
In seguita a gi'ave malattia è deceduto in una clinica di Firenze il rev.
Frederick James Balley, Arcidiacono
di Malta, da trent’anni pastore del'a
comunità anglicana di Firenze e della Toscana.
Nato a Narwich nel 1888, aveva in
gioventù lavorato come bibliotecario
alla Biblioteca Reale di Sandrigham,
quindi era stato consacrato pastore
ed aveva esercitato il suo ministerio
nella Diocesi di Gibilterra. A Firenze
era molto conosciuto, ed apprezzato
oltre la cerchia della comunità anglicana. Ai suoi funerali, presieduti dall’Arcivescovo di Gibilterra, ha partecipato una folla di credenti ed amici in lutto, di ogni confessione religicsa. La Chiesa Ev. 'Valdese perde
nel rev, Bailey un sicuro amico, che
in molte circostanze ha dimostrato
ccmprensione e fraternità nella fede.
B. Eberhard: Lettres de votre (tmie. Lyon
196,‘>, L. 1.700.
Convitto Maschile Valdese
TORRE PELLICE (Torino) - tei. 91230
Le i'i< rizioiii per l’anno seolaslieo 196.S-66
sono aperte. Si arcettano ragazzi <he frequentino il Ginnasio-Lireo Classico, ¡1 lo e
2" anno di ragioneria, la Scuola Media e le
Scuole Elementari. Si dà la preferenza a
bravi alunni evangelici ohe avranno la possibilità in Convitto di' praticare agevolmente gli .sport e di vivere per alcune on;
al gicrno all’aria aperta. Tennis - Palla a
volo - Fool-ball - Piscina coperta privata Nelle vicinanze immediate sci con ìinpianii
di risalita.
Per informazioni rivolgersi al Direttore:
Dot!. Franco Girardet.
4
pag. 4
N. 18 — 30 aprile 1965
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
SAH SECONDO
— I culti del tempo di Pasqua sono stati
ben frequentati e arricchiti dal buon contributo della Corale.
— Domenica 11 aprile abbiamo avuto la
gioia di ricevere quali nuovi membri responsabili della nostra comunità i seguenti catecumeni: Brosia Eliatia (Cooperativa), Don
Ivan (Lombarda), Ferrerò Ezio (Crotta), Fornerone Silvana (Cooperativa), Gardiol Ernesto (Capoluogo), Gardiol Piero (Cavoretto),
Godino Mirella (Saret), Griglio Ivo (Canova),
Long Bruna (Cavoretto), Pons Mauro (Cappella Moreri), Pons Sellino (Luganera), Romano Daniela (Brusiti), Sobrero Giuseppe
(Cappella di Merlu).
Il Signore dia a questi giovani membri
della nostra- Chiesa una grande fede, capace
di resistere a tutte le tentazioni e di trionfare su tutte le difficoltà che potranno incontrare.
— Esprimiamo la nostra sincera simpatia
cristiana alla famiglia di Paschetto Ottavio di
Bricherasio che ha avuto il grande dolore di
doversi separare dal piccolo Luciano, che le
stato tolto in modo tragico. Ai funerali presieduti dal pastore Roberto Jahier di Luserna
S. Giovanni, ha partecipato una gran folla
di conoscenti ed amici che hanno voluto
esprimere la loro solidarietà alla famiglia
colpita da un così grave lutto,
— Il Culto di domenica, 25 aprile è stato
presieduto dal pastore Seiffredo Colucei, che
ringraziamo sinceramente.
— Domenica 25 aprile, nel tempio di Pinerolo, è stato celebrato il matrimonio di
Balmas Emilio (Capoluogo) e Maurino Paimira Ida (Luserna S. Giovanni).
Nel dare il più fraterno benvenuto a questi
giovani sposi, auguriamo loro di costituire
un focolare veramente cristiano.
PRAMOLLO
I culti della Settimana Santa sono stati
frequentali da bnone assemblee; particolarmente numerosi i fedeli che si sono raccolti
nel tempio a Pasqua. In occasione di questa solennità siamo stali lieti di salutare in
mezzo a noi non pochi Pramollini, venuti
da diverse località fuori parrocchia a trascorrere questa ricorrenza al paese natio con
i parenti.
Durante il culto, che ci ha ricordato che
con la risurrezione di Gesù Cristo, Iddio
ha dato inizio per noi ad una nuova vit-a,
sono stati ricevuti nella piena comunione
della Chiesa i seguenti catecumeni del IV
corso: Long Carla (Ciotti); Bounous Roberto (Pomeano); Peyronel Remo (Sappiotti). Un quarto catecun;ieno, Ribet Aldo (Bocchiardi), trattenuto in Francia per ragioni
di lavoro, sarà confermato a Pentecoste nella Chiesa Riformata di Francia. Il Signore
accompagni questi giovani, fortifichi la loro
fede e li aiuti ad essere sempre fedeli alla
loro promessa.
La Corale, diretta dalla signora Pons, ha
recato il suo apporto al culto col canto di
due inni dei nostri innari. Ha fatto seguito
la celebrazione della Santa Cena alla quale
si sono avvicinati i giovani confermati, so
guiti da un discreto numero di altri fratelli
e sorelle.
1 giovani deirUnione ringraziano sentitamente i giovani dcirUnione di San Secondo per Paccoglienza ricevuta in occasione della loro visita a San Secondo sabato sera 3 aprile e fin da ora dicono loro
« arrivederci y> a PramoUo il prossimo autunno, se piace a Dio.
Sabato sera 1() aprile abbiamo avuto la
gradita visita della filodrammatica dell’Unione Giovanile di Pinerolo, che, sotto l.i
esperta guida di Riccardo Valentino, ha
rappresentato con maestria ed impegno il
dramma: «Ispettore in casa Birling ». Alle
attrici ed agli attori, veramente bravi, ancora il nostro grazie per la loro visita e per
il messaggio che ci hanno lasciato attraverso la loro rappresentazione.
Domenica 11 aprile, nel pomeriggio, i
catecumeni del II e III corso hanno concluso la loro istruzione biblica con Pesame
in presenza del Concistoro.
Domenica 4 aprile si sono svolti i funerali della’-sorella Plavan Ernesta ved. Souliei(Case Nuove - Pellenchi), deceduta dopo
breve degenza all’Ospedale di Pomaretto
all’età di 70 anni.
Lunedì 12 aprile abbiamo accompagnato
aH’uhima dimora terrena la spoglia mortale del fratello Long Levi Amedeo (Ribetli), addormentatosi fiduciosamente nel suo
Signore, dopo lunga malattia, all’età di
75 anni.
Ad entrambi i funerali ha partecipato
una gran folla di amici e di conoscenti che
Iianno voluto esprimere la loro solidarietà
alle famiglie colpite dal lutto. A quanti
sono stati vi.sitati dall’afflizione rinnoviamo
l’espressione della nostra profonda simpatia ed invochiamo su di loro le consolazioni
della fede in Colui che è risurrezione e vita.
La domenica 16 maggio p. v. D. v., dalle
ore 11.30 in poi avrà lungo il tradizionale
bizar organizzato dall’Unione delle Madri.
Contiamo sulla fattiva collaborazione di
tutti e sulla loro presenza.
BOBBIO PELLICE
MASSEL
Sabato 10 aprile abbiamo invocato la benedizione del Signore sul matrimonio di
Davit Enrico (Piazza Municìpio) e Mondon
Lidia (Costa). La Chiesa tutta porge a questi
sposi i suoi auguri più affettuosi domandando
a Dio di essere Tospite costante del loro focolare.
Domenica 11 aprile nel corso del nostro
culto cui partecipava una assemblea di fratelli e sorelle che gremiva il tempio sono
stati confermati neiralleanza del loro battesimo i catecumeni seguenti : Artus Luciano
(Gruglì), Artus Renato (Gruglì), Baridon
Luisa (Payant), Charbonnier Adolfo (Perla),
Charhonnier Denise (Via Maestra), Coucourde Ettore (Ciampas), Favai Stefanino (Gìraudins), Geymonat Nella (Podio inferiore), GoJinet Erica, (Via Janavel), Gönnet Oreste (Courtilet superiore), Lausarot Aldo (Bossolea), Meyron Maria Angela (Via Beisilia), Negrin
Liliana (Reynauds), Pontet Mirella (Podio inferiore).
Domandiamo al Signore della Chiesa di
afferrare con la potenza del suo amore ognuno
di questi giovani e di farne dei membri
gioiosamente consacrati al suo servizio
Le mamme ed i giovani della Chiesa hanno
offerto ai neoconfermati un trattenimento la
domenica 11 aprile nel pomeriggio e il sabato 17 aprile durante la seduta serale della
UGV; messaggi centrati sulla fede vittoriosa
sono stati loro rivolti dal Pastore; le mamme hanno offerto loro un ricordo dì confermazione; i giovani hanno offerto ad ogni
catecumeno un distintivo valdese.
Una folta assemblea ha partecipato al nostro culto serale del venerdì santo nei corso
del quale abbiamo letto e meditato insieme
il racconto della passione c della morte del
nostro Signore Gesù Cristo. Molto numerosa
pure la partecipazione alla Santa Cena.
Domenica 2 maggio avremo la visita di un
gruppo di fratelli valdesi di Waldensberg: si
fermeranno fino al 6 maggio. Ringraziamo
fin d'ora per l’ospitalità che la parrocchia offrirà. Ringraziamo molto i parrocchiani per
l'ospitalità offerta ai nostri cari amici di
Marsiglia.
Domenica 9 maggio avrà luogo il Bazar
di beneficenza nei locali del teatro, in vista
dei restauri del tempio. Ringraziamo tutti
quelli che daranno il loro contributo in natura o in denaro.
Sabato maggio alle 20,30 avrà luogo
la riunione della parrocchia e dei giovani,
al Clot Inverso.
La domenica di Pasqua, tempio nuovamente gremito da una foltissima assemblea
che ha ascoltato con raccoglimento il messaggio glorioso della resurrezione del Signore.
Più di 300 i partecipanti alla Santa Cena.
Ringraziamo vivamente la nostra pìccola e
valida Corale la quale ha eseguito lodevolmente, nei culti della confermazione e di
Pasqua ben quattro inni di circostanza.
11 giorno 19 aprile un gruppo di circa una
quarantina dì giovani di Bobbio si è recato
in gita turistica nella città dì Gap ed alla
famosa diga del lago di Serre Ponçon, tra
Embrun e Gap. Ottima l’atmosfera fraterna
regnata tra i partecipanti. Il tempo, splendido al mattino, si guastava durante la giornata, sicché oltre il cielo sereno, abbiamo
visto pure il cielo livido ed abbiamo incontralo vento, pioggia, tormenta, neve. Una
tappa a Pinerolo ha concluso la bella giornata trascorsa insieme e per la quale ringraziamo il Signore.
Domenica 25 aprile ha avuto luogo il
nostro annuo Bazar, che ha avuto come sempre un vìvo successo. Ringraziamo qui tutte
le persone che in qualsiasi modo hanno collaborato alla sua buona riuscita.
Queste ultime domeniche abbiamo posto il
segno del Patto della grazia sui bambini :
Mondon Marin Walier di Paolo e Geymonat
Maria (Podio superiore); Geymonat Patrizia
di Paolo e Coco Marita (Vicolo Cortili); Charbonnier Mario di Giovanni e Mondon Maria
(Pidone); Catalin Tiziana di Alma (Pidone);
Negrin Renata di Stefano e Momlon Anna
(Via Beckwith).
Il Signore circondi sempre con la sua grazia questi piccoli fanciulli e conceda ai loro
genitori, ai padrini cd alle madrine di essere
fedeli alle promesse fatte davanti alla sua
Chiesa. e. a.
Un seul calécluimène, Tron Giovanni des
Ayasses, a renouvelé cette année les promesses de son baptême le j-nr du Vendredi
>aint. Ses compagnons de classe Baral Romialdo et Rostan Ricca’*do ont fait leur confirmation à Turin et Pignerol, Pons Ezjo
l’a renvoyée à l’année prochaine. Nous renouvelons à ces jeunes nos voeux et nos
exhortations fraternelles à s’engager sans
bési allons dans la voie du Seigneur. Les
jeunes ont eu vendredi soir une sympathique soirée consacrée a J. S. Bach dont nous
avons écouté et commenté la Passion selon
St, Mathieu.
Les jeunes sent à l’ordre du jour pour
une autre initiative encore : le nettoyage à
fond de la salle du Reynaud. Le temps extrèmemenl favorable, l’entrain de tout le monde, la bonne humeur de plusieurs nous ont
permis de terminer l’ouvrage dans le courant de la journée de samedi. Notre salle
repeinte à' neuf a maintenant très bonne
allure.
Une équipe réduite mais dynamique de
Lunion a fait une tournée de colportage
dans la paroisse de Rodoret.
Résultats excellents et propos grandioses
pour l’avenir .couronnent cette initiative.
Merci aux amis de Rodoret pour l’accueil
fraternel qu’ils ont réservé à nos colporteurs. L’union des jeunes de Rodoret nous
rendra visite samedi soir mai au Reynaud
à 20h. 30. Nous leur donnons dès maintenant l^a bienvenue.
L’année ecclesiastique se terminant à la
fin avril nous prions ceux qui n’ont pas
encore versé leur contribution de s’empresser à le faire; la somme atteinte l’année
passée est loin de l'être actuellement.
Vivere da resistenll nella libertà
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
formismo nei confronti di uno dei
miti del nostro occidente, duro a morire nelle illusioni, anche se morto
nella realtà; il mito della società cristiana, in cui il cristianesimo — non
l’Evangelo! — è parte integrante, e
possibilmente dominante, della vita
associata, privata e pubblica. Occorre
resistere alle lusinghe, e alle pressioni di questo mito.
Un’altra caratteristica del nostro
tempo è una notevole assolutizzazione di posizioni ideologiche che, ovviamente contrastanti, si scomunicano a vicenda, pretendendo con _ una
incerta misura di buona fede di impersonare il bene, la verità, la giustizia e di individuare nell’avversario
il ricettacolo di ogni male e falsità e
sopruso. Blocchi politico-militari vigoreggiano all’ombra di questo mito, e
dilaniano un mondo' che mai, finora,
ha avuto così urgenza di essere impegnato in solidale cooperazione. Occorre resistere alle passioni partigiane,
anche se ardenti e vive, del nostro secolo e non abdicare, in ossequio a un
qualsiasi verbo umano, al dialogo
continuo, vivente con quell’unica Parola che è vera, con queil’umca Vita
che è giusta e buona, con quel Signore, Gesù Cristo, che problematizza
continuamente ogni parola e ogni
impegno umano. Praticamente, anche
l’adesione aperta ad un partito, certamente non condannata dall’Evangelo, non può mai essere se non un’adesione carica di fondamentale riserva;
spesso' il credente così impegnato è,
fra i suoi compagni, un poco un estraneo, in qualche modo irrecuperabile
alla ’’fede” politica, perchè il suo cuore è oltre. Questo non significa nè indifferenza nè relativismo, però.
Infatti, indifferenza e relativismo
sarebbero' ancora un « conformarsi al
presente secolo». C’è fin troppa gente
che si disinteressa della vita pubblica, e questo disinteresse si maschera
non di rado, neirambito delle nostre
chiese, di religioso distacco dal mondo equivoco della politica; che è equivoco fin che si vuole, ma è il solo ambito nel quale la nostra vita reale si
muove, e nel quale, volenti o nolenti,
occupiamo' un posto e assumiamo una
posizione, attiva o passiva che sia.
Occorre resistere a questo spirito dim.issionario del nostro tempo, anche
se questo scetticismo e questo disin
teresse possono avere molti alibi ne!
considerare come vanno le cose di
questo mondo. Dio non ha bisogno di
scettici moralisti che scuotono il capo
su questo mondo che egli conosce assai più a fondo di noi, di cui penetra
l’intima miseria — che è la nostra ! —
e per il quale, pure, non ha risparmiato il suo stesso Figlio. Occorre assumere, proprio in quanto cristiani, la
nostra piena responsabilità di cittadini: è lì,, non nelle raccolte assemblee, che si svolge la riprova del « sale
della terra » e della « luce del mondo ».
Ancora; per quanto sappiamo, teoricamente, che tutta l’informazione
che riceviamo, attraverso radio, televisione e stampa (anche quella ecclesiatica!) non è mai pienamente obiettivo, ciO'è — nella migliore ipotesi di
buona volontà — non riesce mai a
cogliere la pienezza delle cose nella
loro realtà complessa e profonda, accade poi troppo spesso che ci lasciamo plasmare da quest’informazione
che è in realtà propaganda. Occorre
resistere a questo conformismo pigre
e acquiescente, occorre conservare, vi
gilè, capacità e energia di giudizio,
vagliare rinformazione e la propaganda di cui siamo continuo bersaglio (e
che sono pure il solo modo di metterci in rapporto con il mondo), e cercare di farlo, senza boria, con fatica
e perseveranza, alla luce ¿eH’Evan,gelo ; poiché nel mondo come nella Chiesa si tratta di discemere gli spiriti,
pier vedere se sono da Dio.
Se avviciniamo il mondo per lo più
aspro, tagliente dei rapporti di lavoro, la nostra epooa collettivistica drizza, gli uni contro gli altri, gruppi di
uomini: datori e prestatori di lavoro,
sindacalisti, disoccupati e sottoccupati. Qui forse la politica come lotta di
fazioni ha maggiormente disumanato e strumentalizzato questi rapporti,
che pur sono fra i più vitali, mentre
d’altro lato i problemi colossali qui in
gioco e le ferree strutture di un universo tecnicizzato sembrano inghiottire inesorabilmente le possibilità di
una posizione personale, autonoma,
dissolvere la responsabilità individuale. L’Evangelo non dà ricette bell’e
fatte per la soluzione di problemi economici; ma Paolo, pur senza affrontare di petto il problema della schiavitù (che non è senza punti di contatto con quello' della mano d’oipera
nella grande industria odierna), ha
saputo impostare a misura d’uomo', e
sul piano della fede in un comune Signore e riconciliatore, il rapporto fra
10 schiavo Onesimo e il suo padrone
Eilemone. Occorre resistere al fatalismo della conservazione come al falso messianismo della rivoluzione strurturale (sebbene sia chiaro che, sul
piano umano, quest’ultimo ha sul
primo' la preminenza deH’anelito di
riscatto' di masse frustrate); occorre
are un peso umano e cristiano alla
propria azione sociale — svolta a
fianco del movimento che si consideri più approssimativamente giusto e
efficace — attraverso l’impegno diretto, personale, nei confronti di X
o Y ; altrimenti è accademia.
L’ideologia del benessere, di cui ci
riempiono gli occhi, le crecchie, il
cervello e il cuore, comporta forzatamente, dato' l’ideale, che si imposti la
vita e la preparazione ad essa sul metro della carriera, del massimo rendimento (in termini largamente materialistici) con il minimo sforzo. Occorre resistere a questa generale infezione e insegnare ai nostri ragazzi
e ai nostri giovani, con la freschezza
delle cose vissute, che il vero domani,
11 vero successo, la vera vittoria concorrenziale è quella del nostr.o Signore, venuto non per essere servito, ma
per servire fino al sacrificio della vita,
e riceverla poi rinnovata dal solo
artefice e creatore : per amor suo si
può mettere gioiosamente a disposizione la nostra esistenza in un sacrificio vivo, quotidiano e senza aureole.
Infine, uno dei fili più diffusi nella
trama della nO'Stra società, oggi, è lo
scetticismo, l’acquiescenza in intimo
consentimento con quella che è stata
a ragione chiamata la tentazione del
nulla ; molta ’’rabbia di vivere”, e molta meschinità, e molta tristezza nella
nostra vita odierna sono il frutto di
questa adorazione al principe di questo mondo. Occorre resistere, perchè
il principe di questo mondo è un usurpatore e la sua dittatura è più totalitaria di qualsie^si pur demoniaca manifestazione storica, svuota l’uomo
della sua molla: la speranza, e lo defrauda della sua gioia di vivere (che
è cosa ben diversa dal vivere godendo). Occorre avere il coraggio di de
nunciare il conformismo di gente che
non soffre la sua incredulità e la sua
disperazione, ma ha demissionato in
partenza e lo nascoinde sotto i fronzoli di una pseudocultura. Occorre
avere il coraggio di credere la fede
che ci è stata data da Dio ; di vivere la
speranza che la sua Parola ha acceso
e rianima ogni giorno; di vivere lietamente in Lui. Forse una vera gioia
cristiana potrà essere oggi la più vera
e calamitante proclamazione al mondo ; e non è una gioia a buon mercato.
Questi sono soltanto alcuni accenni
ben frammentari e corsivi, al mo'do
con cui forse può esternarsi, oggi,
quell’atteggiamento di « resistenza » a
cui il Signore ci invita e ci impegna,
valendosi anche celebrazione di
questo anniversario. Ma tutto questo
non si costruirà con la buona volontà.
Certo ve n’era molta, e in molti, venti
anni fa; il che non ha impedito che
oggi siamo al punto a cui siamo. Perchè l’intimo dell’uomo non era mutato,
nè era stata rinnovata la sua mentalità ; e il conformismo', apparentemente più innocuo, è di nuc'vo dilagato.
« Non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il
rinnovamento della vostra mente ».
Non ce lo può dare se non Dio stesso
e lui solo, con la sua Parola e il suo
Spirito, con la chiarezza della sua rivelazione e la forza della sua volontà,
quali si sono incarnate in Cristo ; ma
ce lo dà, questo rinnovamento di mentalità, veramente, anche se ci to-cca
ora camminare per fede, e non ancora per visione. In Cristo « conosciamo per esperienza — dal di dentro
cioè di un rapporto vivo e unico —
quale sia la volontà di Dio, che cosa
sia buono, a lui gradito, perfetto ». E
Paolo può aver l’audacia di affermare : « Noi abbiamo- la mente di Cristo». Non per trastullarci in alti
pensieri, ma per mettere in modo efficace — ciO'è umile e ubbidiente, direi quasi passivo — a disposizione del
Signore buono e pietoso i nostri corpi :
noi stessi. Gino Conte
S GERMANO OHISOHE
Le celebrazioni della Settimana Santa lasciano un buon ricordo nella nostra Comunità.
— Nel Culto della Domenica delle Palme
sono stali confermati: Annalisa Coucourde.
Lia Bertalot. Ileana Lanfranco. Egli Sappc.
Giovanna Long. Diiva Canone. Graziella
Comba. Gino Barai, Remo Bouchard. Luigino Pontet. Renato Ribet, Silvano Canonico.
Guido Soullier, Diego Sappè, Aldo Oblialero.
Due di essi hanno preso parte attiva al
Culto, con la lettura della Preghiera e del
Credo.
Nel pomeriggio dello stesso giorno i Confermati sono stati accolti dall'Unione Femminile. Un programma vario ha permesso di
trascorrere alcune ore serene e, attorno alla
tradizionale tazza di tè, piccoli e grandi si
sono ritrovati uniti nel canto.
— Le annunciate meditazioni del lunedì,
martedì e mercoledì sera hanno avuto luogo
nel Tempio, dalle ore 20,30 alle 21. Con
la lettura dei Passi delLEvangelo sono stale
seguite le fasi della Passione, ne sono stati
ritratti i diversi protagonisti, applicando e
riportando il loro atteggiamento alla nostra
vita di oggi. Il crescendo delle presenze — oltre ai catecumeni — è stata la migliore attestazione del fatto che tali meditazioni sono
state vivamente apprezzate.
— I Culti del Giovedì sera, venerdì iiiriltina e Pasqua hanno radunato nuovamente
un grande numero di fedeli. In questi Culti
si sono avvicinati alla Santa Cena anche i
fratelli adulti accolti quali membri di Chie-^a
dal Concistoro.
— La Corale ha efficacemente collaborc io
alla celebrazione dei Culti delle Palme. d>:l
Giovedì sera e di Pasqua, cantando rispei ìvamente: Inno 202 francese. Ave Vemn
di Gounod, Maria Maddalena di Jaspers.
— Nel pomeriggio di Pasqua il Past* :
accompagnato da anziani, ha celebrato ; n
servizio di Santa Cena presso le pci’s< timpossibilitate a muoversi.
— Infine, la sera dì Pasqua, la Nug i
Sala si è riempita per accogliere i iVat ì
a del’Union Vaudoise » d M 1 V
mo ascoltalo un messaggio ddlfi isionom |’ t
e una brillante commedia jm tre atfi .
lata con bravura dai giovani Tniir«uT]iP<i yj .-,
no completato il programma alr*nnp rnj.i , .
senlazioni del gruppo h giovam^ssinn
Desideriamo ringraziare ancora i tvafcjb
Marsiglia per la loro visita e dir loro (jmi: i
siamo stati lieti di averli con noi.
— Ci avviamo verso il bazar del 2 m
gio prossimo che l’Unione Femminile sta j parando. Annunciamo anche la « Serata ' ria )) che avrà luogo nella Nuova Saia ;
ore 20,30 di quello stesso giorno. Uingra
mo sin dora la Corale e LUnione Giova; .
che ci hanno dato la loro collaborazione.
Nelly Rositi:
(da una predicazione tenuta n Torino Pie Nomaglìo la domenica 2.5 aprile 1965).
avvisi economici
Casa valdese di Vallecrosia
per la gioventù evangelica
Colcinia marina 1965 per le bambine e bambini dai 6 ai 12 anni.
lo turno: 29 giugno - 19 luglio.
2o turno: 20 iuglio - 9 agosto
Lezioni bibliche verranno giornaimente impartite. Quota globale per
ogni turno L. 20.000 di cui il 10% da
versarsi all’iscrizione, il rimanente all’arrivc'.
Iscriversi sollecitamente essendo i
posti limitati, versando la quota di
iscrizione sul c.c.p. n. 4/15506 intestato
alla Casa Valdese di Vallecrosia (Imperia).
Documenti sanitari e corredo : chiedere informazioni dettagliate alla
Casa Valdese di Vallecrosia (Imperia).
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Cip. Subalpina a.p.a. - Torre Pellice (Tol
CAMERIERA 25-35eime, fine et capace
che cucina, referenziata, presenza, ce:
famiglia industriale milanese per due i ■sone. Stipendio L. 70.000. Scrivere Do ;Gino Forati, Via Senato 7 - Milano.
CERCASI cuoca per istituzione valdese s' ;
riviera ligure. Sistemazione definitiva. . sunzione immediata. Per informazioni se vere a; Direzione, Casa Valdese per 'a
gioventù evangelica - Vallecrosia JM.
MAESTRA elementare o maestra giardii ra cercasi per gruppo di servizio in Sic i
per Fanno scolastico 1965-66. Vita co; nitaria, argent de poche, punteggio, o. sione per un servizio cristiano importi e
e significativo. Per informazioni nvolg. -i
ad Agape - Prali (To).
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Levi Amedeo Lono
sentitamente commessi, ringraziai:o
tutti coloro che hanno preso parte :il
loro grande dolore; in particolare la
cognata Alina e famigiia, il sig. Long
Eli, le famiglie Guido Bounous e Sii
vio Lcng, tutti i vicini di casa, il sig.
Pastore Pons ed il Dott. Bertolino.
Ribetti di Pramollo, 12 aprile 1965.
RIN GRAZI AMENTO
I familiari della compianta
Susanna Leontina
Long
ringraziano tutti coloro che presero
parte al loro dolore; ma in particolar
modo il Dott. Gardiol, i Pastori sigg.
•Jahier e Magri, la signorina Gallian
Ida, Suor Susanna Cotsson, l’infermiera e tutto il personale del Rifugio
CarlO' Alberto.
Pramollo (Ciotti), 4 aprile 1965.
CAMPEGGI
INCONTRI
VACANZE
La Rocciaglia
FORESTERIA VALDESE
PENSIONE
Pra del Torno ( Angrogna )
Informazioni :
Guido Pasque! - Torre Pellice
Guido Ribet - C.so Francia 80
Torino