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ECO
DELLE libili VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 ANQROGNA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 99 - Num. 40
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TORRE PELLICE - 10 Ottobre 1969
.Ammiu. Claudiana Torre Pellìce - C.CJP. 2-17557
ConsirvazioK
e contestazione
Roma è teatro in questi giorni
di un singolare confronto a distanza tra due importanti assemblee cattoliche, riunite nella stessa città e negli stessi giorni, ma
non sotto lo stesso tetto: in Vaticano si sta svolgendo il Sinodo
(straordinario) dei vescovi, convocato da Paolo VI, e nell’aula
magna della Facoltà Valdese di
Teologia è riunita l’Assemblea europea dei preti, convocata dal Consiglio direttivo di questo nuovo e
— a quanto pare — vitale organismo espresso dalla cosiddetta
« contestazione ecclesiale ».
Guardando a queste due assemblee di cattolici, che avvengono
contemporaneamente ma in sedi
separate (quasi che la cupola di
S. Pietro non fosse abbastanza
ampia per contenerle entrambe) e
che si pongono, se non in aperta
antitesi, certo almeno in posizione
critica una nei confronti dell’altra, sorge spontanea la domanda:
Che cosa divide queste due assemblee cattoliche? Le divide un diverso modo di concepire la Chiesa, la sua organizzazione e i modi
della sua presenza nel mondo.
In un suo dossier preparatorio
diffuso in questi giorni, 1’,Assemblea europea dei preti chiede una
strutturazione democratica — non
pitT'-gìcrarchica detta- Chiesa
(il papa sia eletto non a vita,
ma a termine; sia eletto dal Sinodo dei vescovi, non dal Collegio dei cardinali, che dev’essere
soppresso; i vescovi siano eletti
dai fedeli delle singole diocesi; le
donne possano accedere a posti di
governo nella Chiesa; ecc.) e un
modo spirituale, non politico di
presenza nel mondo (le nunziature
apostoliche siano soppresse, cioè
sa Chiesa rinunci all’attività diplomatica).
Che cosa succederà in avvenis e? Le istanze innovatrici espresse dalla « contestazione » nella
Chiesa finiranno per prevalere oppure saranno soffocate? È impossibile prevederlo. Per ora si può
solo registrare la realtà del dissenso e sperare che dal travaglio
in atto non solo nel cattolicesimo
l’omano ma in tutta la cristianità
nasca una Chiesa più fedele alV Evangelo.
In tutte le Chiese sta oggi avvenendo la lotta tra « conservazione » e « contestazione ». La Bibbia conosce la « contestazione »:
è quella che Calvino chiamava la
« querelle de Dieu », la contesa
evangelica, la testimonianza combattiva e se necessario polemica
affinché si affermi la verità del]’Evangelo. La Bibbia conosce anche una forma di « conservazione », l’unica ammissibile nella
Chiesa: è quella che l’apostolo
Paolo raccomanda a Timoteo
quando gli dice di « custodire il
buon deposito » (2 Timoteo 1: 14).
Il buon deposito è l’Evangelo.
Non è la Chiesa, la sua organizzazione, le sue strutture; non è
neppure la sua teologia, i suoi
dogmi, la sua verità. Il buon deposito è l’Evangelo, la parola e
l’opera di Gesù Cristo, la sua morte e la sua risurrezione. Ogni forma e ogni atteggiamento di conservazione che non siano la custodia dell’Evangelo sono mortali per
la Chiesa. Purtroppo la Chiesa
confonde o identifica spesso la custodia del buon deposito con la
conservazione di se stessa. Dovrebbe invece esser chiaro che « custodire il buon deposito » non
equivale a conservare la Chiesa,
ma a riformarla. Paolo Ricca
LA NONVIOLENZA IN ITALIA
NOIA DELLA LIBERTA’?
L’on. Rumor, capo dell’attuale
governo italiano, in un recente discorso, ha parlato di « noia della
libertà », per signiñcare che questo bene, goduto in abbondanza
da tutti, corre il rischio di esserci
levato come conseguenza di tutti i
disordini e altri fatti che stanno
da noi succedendo.
A parte l'interpretazione personale dell’on. Rumor, non crediamo che in Italia la libertà e la democrazia siano così generali e —
soprattutto — così uguali per tutti, come può essere, ad esempio,
il caso degli obiettori di coscienza
i quali, pur non essendo dei delinquenti, languiscono in prigione o
stanno per andarci: essi, caso mai,
possono avere la « noia (se così
si può chiamare) del carcere ».
Mentre, secondo la Costituzione, viene sancito il diritto di professare o manifestare liberamente
la propria fede religiosa od il proprio pensiero politico sociale, non
viene concesso al giovane che —
per i suddetti motivi — non intende effettuare il servizio militare,
una valida e giusta alternativa che
rispetti appunto la sua libertà.
Nei giorni scorsi, a Torino, presso il tribunale militare, si è svolto
un nuovo processo (ero presente
éd €ta presente un foltissimo
gruppo di giovani e di meno giovani), questa volta a. carico di Giovanni Pistoi, cattolico, torinese,
diplomato in ragioneria e studente universitario. Egli era andato
sotto le armi nel giugno scorso
già con parecchie esitazioni e riserve, facendo egli parte del Corpo Europeo della Pace, ma vi si
sottomise essenzialmente per non
dispiacere ai genitori. Dopo due
mesi di servizio militare, due fatti
verificatisi lo indussero a rifiutare
la divisa: il sequestro di una lettera che egli aveva indirizzato ad un
amico, obiettore come lui e l’obbligo di partecipare alla cerimonia del giuramento, contrariamente alla sua richiesta di esserne esonerato.
Stralciamo alcune frasi dalle
motivazioni scritte che egli ha addotto a sostegno del suo agire:
« ...A prescindere dal fatto che
considero mio diritto inviolabile il
non dover mai essere costretto,
per nessun motivo, ad uccidere su
ordinazione, rilevo la minacciosa
tendenza a fare dell’apparato militare una base di potere autonomo
(vedi SIFAR) e denuncio la strumentalizzazione continua della
cultura e della informazione ai fini
di parte, convinto che la distorsione e la mutilazione della verità,
accanto ad una sistematica distorsione della storia in senso nazionalistico, sono armi pericolosamente valide a creare nel cittadino una “forma mentale’’ che gli
fa accettare come assolutamente
normale e scontato il fatto che esistono istituzioni immorali come
gli eserciti e che si coprano di
onori e di obbedienza i fautori
delle guerre, mentre dovrebbero
essere considerati come criminali,
nemici del genere umano... Gli
eserciti, come dimostrano continuamente i fatti, sono assai lungi
dall’essere presidio di libertà e difesa della patria (a meno che per
“patria” non si intendano le torre
e le industrie di ristrettissimi
gruppi di persone, i soliti ricchi)...
Intendo solidalizzare con tutti gli
amici obiettori che mi hanno preceduto, i quali, oltre ad essere privi di qualsiasi tutela giuridica,
vengono puniti in Italia come de
linquenti comuni; tutto ciò in assoluta contraddizione con i valori
del cristianesimi e del socialismo
ai quali ipocritqmente si richiamano gli uomini che ci governano.
Mi dichiaro fin 4ct ora disponibile
per un servizio civile, il cui riconoscimento potrebbe finalmente
contribuire al risanamento dellà
miseria, delle sacche di povertà e
delle piaghe che affliggono il
mondo ».
Al Pistoi, alla' fine del processo
e prima della sentenza, è stato
chiesto dal generale presidente
quale sarebbe stato il suo atteggiamento successivo. Egli ha detto, con grande fermezza e serenità: « Signor presidente, non sono
un profeta ». È stato condannato
a 5 mesi di reclusione, colla condizionale.
Pare che le varie iniziative parlamentari su questo problema,
che investe sempre più vasta parte di giovani, v erranno esaminate
« assai presto » dalla commissione
imiiiiiiiiitiiiiiitiiiiiii
limiinuiuiiiiiimiiiiiiiimiiimii
iiiiimiiiiiiiilliiii
Difesa del Senato. È stato intanto
approvato un ordine del giorno
che invita il governo a pronunciarsi favorevolmente sulla legge
dell’obiezione di coscienza. Detto
ordine del giorno è stato approvato grazie al voto dei socialisti, dei
socialproletari, degli indipendenti
di sinistra e dei comunisti: gli altri gruppi hanno votato contro.
Mentre non ci stupiamo del voto contrario delle destre, liberali,
missini e monarchici, siamo sinceramente rammaricati da quello,
pure contrario, dei rappresentanti
del partito al governo, che, malgrado l’aggettivo di cui si fregiano, con questo loro atteggiamento
hanno dimostrato di non voler
tener conto delle esigenze cristiane, sociali e morali di tanti giovani, sempre più numerosi anno dopo anno e che hanno indotto già
da tempo numerose nazioni a legalizzare l’obiezione di coscienza.
Roberto Peyrot
"lini"'.........
Le Chiese e gli armamenti
In Svizzera ,
Ginevra (spp) -4 Nella sua ultima
seduta il Concistoro della chiesa nazionale prótestanM' di Ginevra ha fatto suo a debole maggioranza (peccato
che su un argomento del genere non
vi sia stato maggiore o totale consenso!) un progetto di dichiarazione preparato ed approvato dalla Compagnia
dei pastori, che rii hiede uno stretto
controllo delle industrie di armi in
Svizzera e l’interdizione di esportazione di armi.
Considerando « che non vi sono due
realtà, una spirituale di cui deve occuparsi la chiesa ed un’altra profana, la
cui gestione debba essere lasciata agli
uomini politici ed ai meccanismi dell’economia » il Concistoro e la Compagnia dei pastori « ritengono che questa iniziativa, senza peraltro porre in
causa il principio della difesa nazionale, pone chiaramente un grave problema di morale politica. La Svizzera,
paese della Croce Rossa, non può infatti giocare sul doppio tavolo della
fraternità umana e del profitto realizzato col commercio delle armi ».
Dopo aver auspicato che si manifesti in Svizzera un folto movimento
di opinione pubblica favorevole ed invitato i cittadini a sottoscrivere -a questa iniziativa, la dichiarazione conclude; «E infatti assai importante che
questa iniziativa non consenta il minimo appiglio al nostro governo per
presentare un eventuale contro-progetto, e permetta il pubblico dibattito che
auspichiamo ».
In Australia
Sydney (soepi) — Il Comitato esecutivo del Consiglio australiano delle
chiese ha chiesto al governo di respingere la possibilità di acquistare o di
produrre armi nucleari. (Ma perché
anche non quelle « convenzionali »?)
Inoltre, esso auspica che la popolazione riceva ogni utile informazione
sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari che consenta così una
seria discussione del problema.
Il Consiglio è composto da 11 chiese anglicane, protestanti e ortodosse
australiane.
Nella Chiesa di Roma: un aitro giro di vite
Come i giornali hanno ampiamente
riferito, il salesiano Giulio Girardi,
professore di filosofia teoretica alla
Università salesiana di Roma, uno dei
più noti ed autorevoli consulenti del
Segretariato per i non credenti (con
particolare riferimento ai rapporti coi
marxisti), perito al Concilio Vaticano II e autore di saggi critici, teologici e filosofici, è stato trasferito per
tre anni dalla sua cattedra e dovrà recarsi in « esilio » a Parigi. Con lui, un
altro sacerdote è stato pure « messo
al bando » e precisamente don Gerard
Latte, di nazionalità belga, insegnante
anch’egli alla stessa Università, e noto
in tutto il mondo per le sue ricerche
(aveva la cattedra di psicologia dell’età evolutiva).
I motivi di questo provvedimento
non sono molto chiari, ma forse diventano più comprensibili se si tiene presente che i due suddetti religiosi sono
stati i maggiori ispiratori di un duro
documento Uo apprendiamo da L’Espresso) in cui viene denunciato il progressivo snaturamento della congregazione fondata da don Bosco, arricchitasi in modo tale da compromettere la possibilità di un autentico apostolato. Il documento insisteva anche
particolarmente sul problema della
scuola salesiana, sempre meno frequentata da ragazzi privi di mezzi economici.
Assistiamo così purtroppo ad una
nuova « pimizione » di « preti ribelli »,
mascherata da trasferimento; le autorità accademiche salesiane negano
ogni loro responsabilità, lasciando intendere che si tratta di un comando
delle gerarchie dell’Ordine, che a loro
volta dicono: « Non c’è nulla dal punto di vista religioso ».
L’agenzia cattolica Adista informa
ora di un ulteriore grave provvedimento e cioè che sia il Girardi che il
Lutte sono stati privati del diritto di
voto attivo e passivo presso l’ateneo
di Roma: non possono cioè né eleggere né essere eletti a cariche accademiche.
Fra le proteste sorte da ogni parte
e da ogni ambiente, anche religioso,
per questo nuovo giro di vite, in contrasto non solo con lo spirito del « Vaticano II » ma soprattutto con quel
bene irrinunciabile — e che ci interessa più da vicino ed immediatamente
— che deve essere la libertà del cristiano, la suddetta agenzia sottolinea
quella di una cinquantina di sacerdoti
e laici torinesi inviata al cardinale
Pellegrino. Tra i firmatari della lettera
— nella quale si contesta la legittimità
del provvedimento ecclesiastico contro don Girardi — risulta anche Fon.
Bodrato, democristiano. « È la prima
volta — conclude l’agenzia — che un
deputato democristiano in carica ha
osato firmare un documento che critica l’operato delle autorità ecclesiastiche ».
Secondo le ultime notizie, l’Università statale di Bologna, a seguito di
una unanime decisione del consiglio
della Facoltà di scienze politiche, ha
offerto una cattedra a don Girardi: nel
caso egli accettasse, sarebbe la prima
volta che un ecclesiastico, allontanato
dall’insegnamento da una Università
religiosa, ricoprirebbe un incarico in
un ateneo statale.
r. p.
SCAMBIO DI VISITE TRA LE CHIESE
BATTISTE IN ITALIA E IN URSS
Evangelici
russi
in Italia
Domenica 5 ottobre le chiese battiste di Torino hanno ospitato un piccolo gruppo di battisti russi, composto
dal Presidente, dal Segretario generale
e da alcuni altri esponenti delle Chiese Evangeliche Battiste dell’Unione
Sovietica. Questa delegazione evangelica russa è venuta in Italia per ricambiare una analoga visita fatta recentemente nell’Unione Sovietica da
una delegazione italiana.
Durante il culto del mattino il presidente dell’Unione Battista russa ha
rivolto un messaggio fortemente evangelico alla comunità di via Passalacqua. C’è stata quindi una visita alla
Scuola Teologica di Rivoli ed alle
altre attività ospitate presso l’Istituto Filadelfia e nel pomeriggio un incontro fraterno nella cappella battista
di via Caluso, cui hanno partecipato
anche credenti di altre denominazioni
evangeliche torinesi.
Si è trattato di una visita assai rapida iniziata a Milano e proseguita in
altre città (Firenze, Roma, Napoli),
poco più di una preso di contatto che
si spera tuttavia possa dar l’avvio ad
un approfondimento della conoscenza
reciproca.
Accanto ad alcune informazioni di
carattere generale che ci hanno permesso di valutare la forza e la vitalità
delle comunità dell’Unione Battista
Russa che raggruppa diverse denominazioni (battisti, fratelli, pentecostali,
mennoniti) e conta oltre mezzo milione di membri comunicanti (nella sola
Mosca vi è una chiesa con 5.500 aderenti), vi è stato nella serata uno
scambio di opinioni fra i fratelli russi
ed un ristretto gruppo di giovani delle
diverse chiese di Torino.
Sono state poste alcune domande
circa la libertà religiosa nellUnione
Sovietica, i rapporti con il governo, il
partito e la popolazione e su altri problemi come l’obiezione di cosciejiza,
la propaganda atea nel paese e la situazione di quei battisti dissidenti che,
come è noto, si trovano attualmente
in carcere.
La posizione dei battisti russi, ci è
stato detto, è assai chiara. Perseguitati al tempo degli zar, tanto dalla chiesa ortodossa quanto dal governo, essi
aderirono generalmente alla rivoluzione d’ottobre considerandola come una
necessità storica. Oggi essi accettano
lealmente dì essere cittadini di uno
stato socialista che garantisce, a loro
come ad ogni altra confessione, cristiana e non, una sostanziale libertà
religiosa. I battisti che si trovano in
carcere fanno parte di un piccolo
gruppo di comunità che non accettano le limitazioni imposte dal governo,
le quali vietano tra l’altro qualsiasi
forma di organizzazione per l’istruzione dei fanciulli all’ infuori della
scuola statale e ogni genere di propaganda (religiosa, atea, politica, ecc., in
luogo pubblico).
L’obiezione di coscienza non è problema sentito fra gli evangelici russi.
Negli ultimi anni si sarebbero verificati soltanto due casi di obiezione, risolti per altro da parte del governo offrendo ai due obiettori la possibilità
di prestare servizio in reparti sanitari.
L’atteggiamento della popolazione
non differisce molto da quello riscontrabile nei paesi occidentali; scetticismo, indifferenza, curiosità, talvolta
interesse. I contatti, a livello di testimonianza individuale, sono continui e
spesso, proficui.
Concludendo, essi hanno voluto
sottolineare come in genere gli evangelici Russi accettino pienamente il
socialismo nei suoi aspetti pratici, in
campo economico e sociale, mentre ne
rifiutano alcuni aspetti ideologici ritenendoli in contrasto con il cristianesimo. Essi stessi, per esempio, hanno
citato la famosa frase di Marx che definisce la religione « oppio dei popoli »,
affermando che una delle loro maggiori aspirazioni sarebbe di poter contribuire con la loro presenza e con la
loro testimonianza a convincere che la
religione e la fede non sono necessariamente un ostacolo allo sviluppo di
una società socialista.
Emmanuele Paschetto
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pas- 2
N. 40 — 10 ottobre 1969
I lavori del Consiglio della Federazione
[’Evangelo alla Radio e alla Tli
Il Consiglio della Federazione riunito a Ecumene in settembre, si è soffermato intorno a questo tema e là discussione è stata più lunga e impegnata dato l’interesse primario costituito
da queste nuove possibilità di comunicazione a larghissimo raggio e la responsabilità diretta che la Federazione ha assunto in questo settore.
CULTO RADIO
A quasi trent’anni dal funzionamento di questo servizio, la formula del
Culto Radio è rimasta pressoché invariata. Ed è inevitabile dato lo strettissimo margine di movimento permesso
dalla necessità di mantenere gli. elementi fondamentali del Culto (lettura, preghiera, predicazione, canto).
Nell’ambito di questa struttura è tuttavia possibile operare una serie di miglioramenti. Ad esempio facendo una
scelta più rigorosa dei predicatori, non
tanto per il loro timbro di voce (ancorché questo aspetto sia importante),
quanto per la loro particolare attitudine all’uso del mezzo radiofonico e la
loro sensibilità nel presentare un messaggio evangelico che, pur nella brevità, si lasci facilmente ascoltare ed afferrare dagli ascoltatori, senza peraltro essere banale o semplicistico. Si
prospetta ancora la possibilità di un
culto a più voci, che, conferendo varietà alla forma, può rendere più recepibile il contenuto. Una revisione dovrà pure essere fatta nel repertorio degli inni.
La questione generale del Culto Radio e l’esame approfondito di tutti i
problemi che ne emergono dovrebbe
infine costituire argomento di valutazione e discussione in un convegno che
il Servizio stesso, è stato incaricato di
organizzare tra tutti coloro che hanno
dimostrato interesse o sensibilità in
questo particolare settore della testimonianza cristiana.
NOTIZIARIO EVANGELICO
L’esperimento del Notiziario evangelico iniziato da qualche mese sembra
essere perfettamente riuscito e riscontrare l’approvazione di tutti. Ma mentre la valutazione è stata maggiormente positiva per quel che concerne
i cosiddetti « fondini », interviste o
presentazione di un tema particolare,
meno riuscito appare invece il notiziario vero e proprio. La causa prima
sembra essere data dalla difficoltà di
reperire notizie di fatti significativi e
reperirle con tempestività e precisione. Si sente la necessità di costituire
una rete di corrispondenti che si impegnino a comunicare con rapidità le
notizie di avvenimenti la cui segnalazione radiofonica possa essere opportuna.
SIGLA RADIOFONICA
Era inevitabile che si parlasse anche
di questo. Le continue proteste che da
più parti sono giunte in riferimento
al cosidetto «piro-piro» (ovvero la si;
già musicale che segna l’apertura e gli
stacchi del culto e del notiziario) ha
deciso i responsabili del servizio a procedere alla formulazione di una sigla
nuova che potrà ovvero richiamare il
motivo di un inno o di un corale conosciuto, ovvero essere composta ad hoc
per, lo scopo a cui deve essere adeguata.
TERZO GIORNO
Le opinioni raccolte intorno a questo nostro primo tentativo di esplicito
inserimento in una rubrica televisiva,
sono state contrastanti, rispecchiando
peraltro le diverse reazioni manifestate nel pubblico evangelico. Pur considerando l’attenuante dell’assoluta novità di un esperimento di tal genere
la cui riuscita avrebbe potuto essere
ancora peggiore, nessuno si è tuttavia dichiarato soddisfatto. Così, come
la trasmissione era stata impostata,
non ha permesso, se non in qualche
caso, alla parte protestante di esplipitare compiutamente il proprio punto
di vista, le proprie riserve critiche o il
proprio dissenso. La difficoltà era data
da motivi tecnici (brevità della trasmissione, tempo concesso agli interventi, alto numero di partecipanti) e
probabilmente non dall’intenzione precisa di voler semplicemente strumentalizzare la nostra presenza ai fini di
un ecumenismo di facciata oggi di moda, ovvero di una certa copertura protestante ad alcune posizioni in definitiva cattoliche. Resta il fatto che lo
spettatore il più delle volte ha ricevuto l’impressione di un consenso di fon-.
do tra cattolici ed evangelici che non
corrispondeva né alle intenzioni di coloro che ci hanno rappresentati e tarito meno alla realtà effettiva dei fatti.
Pare tuttavia che gli stessi organizzatori della rubrica ne abbiano avvertito i limiti e le imperfezioni dichiarandosi insoddisfatti del modo come
l’esperimento era stato condotto. Dopo
aver lungamente dibattuto la questione, il Consiglio della Federazione ha
deciso, malgrado tutto, di mantenere
la nostra partecipazione sia a livello
di gestione (siamo stati rappresentati
da Fulvio Rocco) sia a livello di consulenza teologica (ci rappresentava il
Prof. Valdo Vinay); con l’intesa tuttavia che in sede di elaborazione preventiva dei programmi della nuova rubrica (che dovrebbe andare in onda
da giugno del prossimo anno) le nostre riserve e le nostre proposte ven
gano accolte e considerate al fine di
evitare ogni possibilità di ulteriori
equivoci. ■
TELEVISIONE EVANGELICA
Argomento di vivo interesse e intorno al quale vale veramente la pena di
mobilitare e concentrare le nostre forze migliori è la futura rubrica televisiva evangelica. Questa possibilità, che
da molti era considerata un sogno irrealizzabile, sembra prendere corpo e
diventare, in un tempo più breve di
quello che si possa pensare, una realtà
concreta. Il servizio radio televisivo è
qui impegnato a fondo. Una preventiva
discussione a carattere meramente
orientativo in seno al Cons. della Fed.
ha cercato di indicare alcune linee intorno a cui dovrebbe concentrarsi la
nostra riflessione al fine della delineazione di una gamma abbastanza vasta
di programmi possibili, sulla base di
certe irrinunciabili impostazioni di
fondo. Mentre da un lato dovrà evitarsi qualsiasi tipo di presentazione
più o meno trionfalistica o apologetica di avvenimenti, istituzioni o uomini, dall’altro dovrà essere mantenuto
il tono di una autentica testimonianza evangelica. Nella varietà delle forme che il mezzo televisivo consente,
nella sostanza dovrà essere annunziato il Cristo 8 presentato agli spettatori il problema della fede come decisione e scelta non dilazionabile. Più
che mai è necessario trovare e preparare con tempestività un uomo che
possa dedicare a questo importante
compito tutto il suo tempo e le sue
capacità. La cosa non si presenta impossibile. Alcuni nomi sono stati fatti e si sta procedendo ai sondaggi necessari per la sollecita identificazione
di un possibile candidato.
Alberto Taccia
Coniro la fame
degli alH
Abbiamo ricevuto nuove sottoscrizioni, che pubblichiamo qui sotto. Ci
avviamo, invero piuttosto faticosamente, verso il traguardo di L. 1 milione, che, come i lettori sanno, destineremo al Centre familial évangélique
del Gabon (Africa) il quale si trova in
difficoltà finanziarie nel proseguire la
sua opera sodale-educativa. Ricordiamo anzi che un nostro precedente invio servì alla prosecuzione dell’opera.
Evidentemente diciamo questo non per
farcene un vanto (al contrario, ci sarebbe da vergognarsi che opere così
impegnate in tutti i sensi debbano
languire!) ma per far presente ai lettori l’urgente necessità di collaborare
a quest’opera con delle sottoscrizioni.
Ogni volta che pubblichiamo un
nuovo elenco notiamo con piacere che
si aggiungono alcuni nomi nuovi ai
vecchi e fedeli sottoscrittori e ci auguriamo di cuore che questi nuovi fratelli si facciano sempre più numerosi
onde trasformare in aiuti concreti il
sentimento che ognuno di noi prova
verso chi soffre.
Da Milano: D. Gay Rochat L. 3.000.
Da Ferrerò: D. Clot 5.000.
Da Susa: Austecat 5.000.
Da Venezia: A. Bogo 1.000.
Da Lovadina (TV): T. Vaini 1.000.
' Da Torre Pellice: S. Longo 2.000.
Da Genova: R. Pampuro 5.000.
Da Trieste: H. R. 2.000.
• Da Campobasso: P. Corbo 2.000.
Da Torino: L. e G. C. 10.000; M. Sacco 500; A. De Agostini 500.
Da Bergamo: Un lettore 30.000.
Da Roma: G. Conti 10.000; N. LongMarey 5.000.
Totale L. 82.000; tot. prec. 650.386; in
cassa L. 732.386.
Collegio di Torre Pellice
Inaugurazione dell'anno scolastico
Il 1° ottobre, alle ore 15, nell’aula sinodale di Torre Pellice ha avuto luogo l’inaugurazione dell’anno scolastico
1969-70 del Collegio Valdese (scuola
media e ginnasio-liceo). Il culto è stato presieduto dal Vice-Moderatore, pastore Achille Deodato, il quale ha scelto come testo della sua predicazione
la parabola della perla di gran prezzo
(Matteo 13: 45).
Il prof. Augusto Armand-Hugon,
preside del liceo, ha tenuto la prolusione trattando, in modo chiaro e brillante, questo argomento: Due centenari: Niccolò Machiavelli (1469-1527) e
Napoleone Bonaparte (1769-1821). I
presidi delle due scuole hanno quindi
presentato la relazione del lavoro svolto durante l’anno scolastico ed hanno
letto i nomi degli allievi che hanno
ottenuto nella graduatoria del profitto
i primi tre posti in ogni classe.
C’è stata anche la premiazione da
parte della « Pro Torre » degli studenti di III media che hanno svolto i migliori temi sul turismo. Sono seguiti
poi alcuni brevi discorsi.
Il Vice-Moderatore ha dato la parola, per primo, al Presidente del (Comitato del Collegio, dr. Guido Ribet, il
quale ha presentato il programma di
carattere culturale predisposto dal Comitato stesso ed in particolare l'iniziativa di un ciclo di interessanti conferenze.
Quindi ha parlato il Presidente dell’Associazione degli Amici del Collegio,
dr. Enrico Gardiol, il quale ha esortato i giovani ad impegnarsi nello studio ed anche nei servizi civili, come
quello della Croce Rossa. In ultimo il
sindaco di Torre Pellice, avv. Giorgio
Cotta Morandini, a nome dell’Amministrazione comunale, ha rivolto ai
presenti brevi e sentite parole.
Così si è conclusa questa simpatica
iiimmiiuiniiimiiiiimii
Un’importante pubblicazione della Claudiana
M. L King: l’uomo e l'opera
Il 4 aprile 1968 il grande leader negro, il pastore Martin Luther King,
moriva assassinato mentre, affacciato
al balcone del Motel dove risiedeva,
chiacchierava con alcuni collaboratori
che si trovavano nel giardino. Il sicario aveva sparato da una locanda vicina con un fucile a binocolo. Scompariva così a soli 39 anni un uomo che
aveva speso la sua vita per cercare di
migliorare la sorte dei suoi fratelli negri in America, particolarmente nel
sud degli Stati Uniti; un uomo che, come tutti sanno, aveva compiuto studi
brillanti, laureandosi in teologia e filosofia tra i primi del suo corso; che
aveva ottenuto circa 400 premi e riconoscimenti dalla sua e da altre nazioni; che era premio Nobel per la pace;
un uomo che aveva organizzato e guidato numerosi cortei per protestare
contro la segregazione razziale del suo
popolo, che sapeva ispirare tanto le
masse quanto le classi dirigenti nelle
crociate per la giustizia sociale; un
apostolo della non-violenza, che negli
ideali seguiva Gesù Cristo, e nella pratica i metodi di Ghandi.
Pochi mesi prima della sua tragica
morte, egli, quasi prevedendo che la
sua vita non sarebbe stata lunga, pronunziò un sermone nel quale parlava
del suo funerale: « se qualcuno di voi
sarà presente quando dovrò affrontare
il mio giorno, sappia che non voglio
un lungo funerale. E se trovate qualcuno che pronunzi un discorso, ditegli
di non essere troppo lungo... Dite loro
di non ricordare che ho avuto un premio Nobel per la pace. Non è impor- ,
tante. Dite loro di non ricordare che
ho avuto tre o quattrocento altri premi. Non è importante. Dite loro di non
ricordare dove sono andato a scuola.
Vorrei che qualcuno ricordasse il giorno in cui Martin Luther King cercò di
mettere la sua vita al servizio degli
altri. Vorrei che qualcuno accennasse
a quel giorno in cui Martin Luther
King cercò di amare qualcuno. Desidero che ricordiate quel giorno in cui
cercai la verità e la giustizia sul problema della guerra; che possiate menzionare quel giorno in cui cercai di
dare da mangiare agli affamati, di vestire gli ignudi, di visitare coloro che
erano in prigione. Desidero che sia
detto che ho cercato di amare e servire l’umanità ».
Se si vuole, quindi, fare un discorso
su M. L. King conviene assecondarlo
nel desiderio che egli ha espresso e
parlare di lui sotto questa visuale; di
un uomo che ha cercato di amare e
servire l'umanità. È difficile valutare
la sua opera, le sue iniziative, le scelte
da lui fatte nella lotta che ha combattuto, pronunciare un giudizio sulla vita di questo pastore battista negro
americano, soprattutto per chi, come
noi, vive lontano dal suo ambiente
particolare e dal grave problema razziale, nel quale egli invece era totalmente immerso. Ma non è difficile per
chiunque, in qualsiasi luogo si trovi,
comprendere King e sentirsi spinto a
seguirlo sulla via che egli ha costantemente e caldamente indicato; la via
dell’amore per il prossimo, per i dise
redati, per i più miseri. La sua forte
predicazione contro l’odio e la violenza trova una profonda risonanza in
ogni cuore cristiano; « l’amore deve
essere l'ideale che ci guida; ancora una
volta dobbiamo udire le parole di Gesù echeggiare attravèrso i secoli: amate i vostri nemici, benedite quelli che
vi maledicono, pregate per quelli che
vi perseguitano...; dobbiamo rispondere all’odio con l’amore, alla forza fisica con la forza spirituale; se qualcuno deve morire per il raggiungimento
dei nostri ideali, quelli siamo noi, non
i nostri avversari; se sangue deve essere sparso è il nostro e non quello
degli altri; siamo estremisti delTamore, come Gesù Cristo ».
Leggendo l’accurata e completa biografia di M. L. King tracciata dal suo
compagno di scuola e collaboratore
Lerone Bennett, si rimane afferrati dal
fascino inconfondibile della personalità del pastore negro, il quale si muove
e agisce con tanta calma e sicurezza
in una intricata drammatica situazione, come quella dei negri in America.
Veniamo a conoscere tutte le circostanze che implicarono l’azione del
leader, le origini e le evoluzioni della
lotta da lui condotta, le sue soffer'enze, gli arresti, gli attentati, le marce
di manifestazione pacifica da lui organizzate, che raggiunsero fino a 250
mila partecipanti, come la marcia di
Washington, dopo la quale King pronunciò il suo famoso discorso: « ho
fatto un sogno oggi...; ho sognato che
un giorno i miei quattro bambini vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati dal colore della pelle,
ma per le loro doti naturali; ho sognato che un giorno ogni valle sarà innalzata, ed ogni colle sarà abbassato,
i luoghi scabri diventeranno pianura,
le vie tortuose saranno addirizzate, e
la gloria del Signore sarà rivelata, ed
ogni carne la vedrà ».
Un pregio notevole di questa biografia è la sua obiettività; il compagno
di studi del protagonista dice nella
prefazione: « La mia è una valutazione provvisoria di un uomo e dello stato d’animo in cui egli ci pone; la giovane età di M. L. King e la sua incessante evoluzione, sia come uomo che
come leader nazionale, non consentono uno studio definitivo, che necessariamente dovrà attendere il progredire degli eventi... ». Sia perché l’autore
scriveva essendo ancora vivente il suo
eroe, sia perché si tratta di un suo
amico e compagno d’opera, egli si
propone scrupolosamente di parlarne
nel modo più spassionato ed onesto
possibile. Purtroppo, pochissimi anni
dopo la prima stesura del libro, dovette aggiungere un tragico epilogo,
perché colui di cui aveva dato una valutazione provvisoria perché « tanto
giovane e in continua evoluzione », non
era più. Le cose dette così sobriamente e coscienziosamente di lui in questo
libro, rimangono un monumento sincero, privo di esaltazione, alla sua memoria.
È anche assai interessante per noi
l’ambiente che ci viene descritto di pastori negri tradizionalisti e puritani.
che paventano i cambiamenti e predicano umiltà e sottomissione ai bianchi; M. L. King dovette sempre lottare sia contro l’inerzia di costoro che
contro la violenza degli estremisti; ci
pare di conoscere il presbiterio lindo
e dignitoso della Auburn Avénue a
Atlanta in Georgia, casa natale di Martin Luther King; anche suo padre infatti è pastore e così pure il suocero;
e vicino vi è la chiesa battista Ebenezer nella quale il nostro venne educato e di cui più tardi diventò pastore
accanto al padre; udiamo anche noi,
con un tremito nel cuore, i poderosi
cori che i negri, assetati di libertà,
cantano in questa chiesa, in piedi tenendosi tutti per mano; entriamo con
commozione nella bella casa del pastore, rallegrata da una moglie intelligente e graziosa e da quattro robusti
bambini, i più piccoli dei quali sono
desolati quando ramatissimo padre
viene arrestato « per cagion di giustizia » e non riescono a capire: bisogna
che la madre trovi un modo comprensibile di spiegare loro il fatto: « il babbo è in prigione per aiutare gli altri
ad avere una bella casa come la nostra, del pane e dei vestiti come
noi... »; vediamo King ferito in ospedale, ad un soffio dalla morte, dopo
essere stato pugnalato al petto da una
energumena; lo vediamo in ginocchio
sul marciapiede di una strada di Albany per una veglia di preghiera durante una manifestazione; e molte volte appartato nella sua camera, o in
qualsiasi posto, di nuovo in preghiera;
prima dell’azione, nei momenti cruciali della sua lotta non-violenta, di fronte ad importanti decisioni da prendere.
Senza che ce ne accorgiamo siamo
arrivati all’ultima pagina di questo bel
libro, là dove è descritto il funerale
del grande leader negro, « il profeta
della non-violenza e del perdono nel
ventesimo secolo », secondo un’espressione di un oratore funebre. Dice l’autore: « Occorre andare indietro di almeno cent'anni, fino alla bara viaggiante di Lincoln, per trovare un’analogia con il funerale di King e con la
fiumana di gente in angoscia che seguiva la sua salma; decine di migliaia
di persone sfilarono davanti alla sua
bara piangendo; centinaia di migliaia
seguirono il semplice carro e i due
muli della Georgia che lo portavano ».
Concludiamo la nostra presentazione di oggi con le parole di un professore di Martin Luther King, il prof.
Benjamin Mays: « Per alcuni la fama
mondiale di M. L. King è puramente
accidentale. Per altri è visibile la mano divina. In questo libro dalla lettura facile ed affascinante l’autore Lerone Bennett racconta la storia di un
vero americano, di un vero eroe cristiano ».
Edina Ribet
cerimonia dell’inaugurazione dell’anno
scolastico del Collegio Valdese alla
presenza di un pubblico attento e partecipe, che affollava, molto più numeroso degli anni passati, ogni ordine di
posti dell’aula sinodale.
Anna Marullo
AlCE
(convegno autunnale
PINEROLO, 26 OTTOBRE 1969
Per rispondere alle richieste di parecchi colleghi, il Convegno Autunnale avrà carattere di
una discussione a gruppi sul « Piano di lavoro
annuale )>, sia per la Scuola Elementare che
Media a seconda delle Classi e delle Materie.
Ci ritroveremo per il cullo nel Tempio Valdese di Pinerolo, Via dei Mille 1, (ì presenti
potranno pranzare insieme). Il lavoro per
gruppi avra inizio alle ore 14,30 nello stesso
luogo.
BORSE Di STUDIO AJ.C.E.
E bandito un concorso per Tassegnazionc di
n. 3 Borse di Studio di L. 60.000 caduna.
Le domande devono essere fatte pervenire
entro il 31 ottobre al Maestro Dosio L. T..
Via Fermi 2, 10064 Pinerolo, corredate dai
seguenti documenti in carta semplice :
1) Dichiarazione di appartenenza a Chiesa
Evangelica;
2) Dichiarazione dei redditi deirUfficio delù'
Imposte;
3) Certificato di frequenza di una classe del
VIstitulo Magistrale, con votazione ripoitata;
4) Stato di famiglia.
Le offerte per le Borse di Studio si ricevoju
sul conto corrente postale n. 2/40715 intestato al Maestro Dosio, Via Fermi 2, Pinerolo.
Il Comitato Nazionale A.I.C.E.
Lerone Bennett - Martin Luther King,
l’uomo d’Atlanta. Trad. Alberto Ricca e Carlo Papini. Claudiana, Torino 1969, L. 1.700.
« Oui c’est en Dieu que mo: \
âme s’est confiée. De lui vier ¡
notre salut ».
La mère, Maddalena Bertalot, le fière Giovanni Jahier et famille, les familles Long, ont la douleur. d’annoncer la mort de
Silvia Long née Jahier
décédé à Marseille, le 13 août 1969.
' II 22 Settembre 1969, dopo lune a
malattia si addormentava nella fecù'
nel Signor Gesù
Lidia Giacomino
ved. Bounous
Addolorati dalla temporanea separazione, ma sostenuti dalla certezza ch>‘
Gesù Cristo è la Risurrezione e la
vita, ne danno il triste annuncio la figlia Anita con il marito Giuseppe Giaccone, le sorelle : Caterina e Alessandrina, i fratelli: Emilio, Alessandro e
Giulio, cognati, cognate, nipoti e parenti tutti.
« Il Signore è il mio Pastore,
nulla mi mancherà »
( Salmo 23: 1 )
RINGRAZIAMENTO
Il marito la figlia il genero, la sorella Luisa ed i parenti tutti della compianta
Gay Delfina in Getterò
ringraziano sentitamente il Dott. Lanza, il Pastore Sonelli, Sigg. Giulia
Poét, Pierina Meynier, coniugi Clot,
coniugi Tourn, coniugi Cainis, l’affezionata amica Raffaela Peyrot e i vicini di casa per il prezioso aiuto prestato e tutti coloro che con fiori, scritti e con la loro presenza, hanno dimostrato la loro simpatia nell’ora della
prova.
Torre Pellice, 10 ottobre 1969
RINGRAZIAMENTO
I nipoti della compianta
Elisabetta Rivoira
ringraziano sentitamente tutti coloro
che presero parte al loro dolore. In
particolar modo; la direzione e il personale del Rifugio Carlo Alberto, il
Pastore signor Taccia, il Dott. Gar.
diol e vicini di casa.
Angrogna (Stringati, 3 ottobre 1969
3
10 ottobre 1969 — N. 40
pag. 3
RAPPORTO SULLA CECOSLOVACCHIA
di LUIGI SANTINI
Problemi di chi predica e di chi ascolta
AUTUNNO A PRAGA H sermone e la vita
Era solo il 20 d’agosto, e su Praga i
giorni s’accorciavano già rapidi. Alla
sera, Ladislav Fialka dava col suo
gruppo di pantomimi il consueto spettacolo al teatro ’sulla balaustra'; ancora piombava un silenzio urlante sulla platea quando l’artista interpretava
’il cacciatore di farfalle’. Si vedeva la
cattura di un esemplare, poi l’apparire
di una farfalla felice alitante nella libertà dello spazio; i gesti del mimo
indicavano la caccia sempre più accanita, frenetica, e poi il gesto rapido
trionfante del cacciatore che stringeva finalmente in pugno la sua preda.
Ma dalla mano riaperta non usciva poi
che una larva cadente, che invano tentava di volare, vivere... Inhttita di simboli, di significati, ora l’arte del mimo
spiegava la riflessione del cacciatore,
e la decisione di mettere in libertà
l’esemplare già catturato; la scena si
concludeva con l’uomo che, alzate in
allegrezza le palme al cielo, partecipava alla gioia della farfalla libera volteggiante, viva nel creato. A questo
punto, il silenzio della platea — cosi
generosa di applausi — faceva male.
Il teatro era a due passi dalla piazza Venceslao, dove da alcuni giorni
mani impietose avevano tolto quei modesii mazzi di fiori, da povera gente,
che erano sul posto della protesta di
Jan Palach. La piazza era invasa da
troppi giovani turisti saturi di retorica libertaria; rimuginavano gesti clamorosi, e il cacciatore stava già per
seri are nel pugno la farfalla fragile.
Le oattuglie dei militari e della polizia civile erano state rinforzate con
eleirsenti della vecchia polizia politica,
i Cingolati solcavano fragorosi il centro della capitale; lungo le rive nette
e dolci della Moldava cara a Smetana
dei reparti corazzati in lunghe file son- '
neerhiavano con un occhio solo.
L • protesta di piazza Venceslao —
scopertamente incoraggiata e portata
avanti con faciloneria anche da una
aliq.iota della ragazzaglia internazionali — stava diventando l’utile pretesto :>er serrare il pugno.
Noi fraintendiamoli!
L oso che talvolta si fa in Occidente
delle sventure cecoslovacche è errato,
può diventare truffaldino: nella protesta dei boemi, dei moravi e degli slovacchi nulla autorizza a credere che
essi -abbandonerebbero volontier! la
democrazia socialista, che vorrebbero
passare fra le democrazie occidentali;
al ; ontrario, a ogni pie’ sospinto vi dicon > che il socialismo li ha messi sulla ' :a del progresso, e che mai vorrebbeis. tornare a modelli superati come
i n-islri. Se è impressionante la unanimi ;à popolare nella condanna dell’imperialismo russo, non mancano però
di ricordarci che in Occidente ci godi; mo l'irnperialismo statunitense, e
eh', ancora nessun Jan Palach ha protess.'to per le basi americane in casa.
L - istema socialista, con le imperfezioiii e gli scompensi che per primi rilev;'no, ita per loro un avvenire che
malica ai nostri paesi, e i russi hanno
avuin pazzamente paura di un esperimer;Io-pilota che rispondeva alle necessità e alla missione del popolo cecoslovacco. Una Cecoslovacchia socialista e disponibile a se stessa, essi dicono, in pochi anni darebbe un esempio palese della validità delle soluzioni proposte dalle democrazie popolari
ai problemi che travagliano l’umanità.
Potremo essere d’accordo o no, comunque è disonesto non valutare la
loro scelta, che rimane socialista.
la geografia
contro la libertà
Guardate una carta d’Europa: il
quadrilatero boemo-moravo è vulnerabile da ogni parte, è un colabrodo. Non
per caso questi slavi occidentali subirono una intensa germanizzazione fino
al sec. XIII, e quindi la rivoluzione
bussita (e la Riforma) fu seguita da
Una feroce repressione degli Asburgo
e dei gesuiti. Comenio, il pastore dei
Fratelli Moravi, è assurto nell’esilio a
simbolo d’una nazione pacifica, appassionatamente viva, nata per essere libera.
Dopo le rivoluzioni ottocentesche, la
guerra del ’15 che vide dei reparti di
Volontari cecoslovacchi sul fronte italiano, vennero vent’anni di libertà. Ma
nel ’39 si scatenava l’orda hitleriana, e
il « protettorato » di Boemia e Moravia era sottoposto a una violenta germanizzazione, si profilava lo sterminio
fisico di una nazione. Ed ecco che i
russi, che lasciavano quarantamila
morti al passo di Dukla, al limite
orientale del paese, erano sinceramente accolti come liberatori, autentici
amici.
A guerra finita, forse nel furore non
placato, due milioni e mezzo di cittadini di razza germanica — i sudeti —
erano bollati in blocco come collaborazionisti e cacciati dal paese; la eliminazione massiccia svuotava intere
regioni, acutizzava un fenomeno inquietante; non razzisti, i cecoslovacchi
collaboravano alla spinta razziale degli slavi che dal Baltico all’Istria so
spingevano verso occidente le popolazioni germaniche e latine.
Ma il gioco era dei russi, degli slavi
orientali, e né allora né poi sarebbero
stati disposti a mollare la chiave strategica d’Europa, un paese che ha a
qualche ora di strada Budapest, Vienna, Monaco, Dresda, e governa il continente con vie d’acqua in direzione
Sud-Nord e viceversa. Eppure questo
razzismo dei fatti va contro la struttura psicologica dei boemi e dei moravi, che hanno ben superato il livello
dell’orda, sono slavi nutriti di non poco sangue germanico, culturalmente
legati al mondo germanico come al
latino.
Cattolicizzato con atrocità non superate dagli hitleriani, è un popolo di
carattere protestante: Jan Hus e Amos
Comenio sono i padri della patria,
Jungmann e Palacky segnano la rinascita culturale, Masaryk quella politica, Jan Palach la nuova protesta. Tutti protestanti, nati per essere liberi, e
nella libertà svolgere quel compito di
mediazione fra culture e razze che proprio le nazioni ’piccole’, senza ambizioni imperialistiche, sanno condurre
con intelligenza fine, con umanità.
l'assynlo reale;
l'ieiperialisme sevietice
Un’intellettuale dalla sensibilità storica acuta, sofferta, mi diceva melanconicamente: « La storia in tanti secoli ci ha dato solo per vent’anni di essere noi stessi. Siamo fra due imperialismi razziali: quello tedesco e quello
russo. Fra i due, quello russo è il meno peggio. I germanici hanno rinnovato le gesta dei cavalieri teutonici; la
loro mania di fare le cose "gründlich”,
radicalmente, porta al genocidio, allo
sterminio di un popolo. I russi sono
più approssimativi, almeno ci lasciano
sopravvivere fisicamente; possiamo
sperare che qualcosa cambierà ».
Intanto l’imperialismo russo si muove su due direttrici: quello razziale e
quello politico. La lingua russa è imposta senza scelta in tutte le scuole,
il libro in russo diventa indispensabile
in certi settori, i prodotti russi sono
di prepotenza imposti a un mercato
che agevolmente e con profitto si fornirebbe altrove; lo sfruttamento assume aspetti tali da far pensare a un
colonialismo sfacciato e brutale. Se i
generali sovietici hanno tutte le loro
buone ragioni per controllare un territorio strategicamente prezioso, i politici sembrano fare di tutto per alienarsi un popolo che era sinceramente
amico, die non avrebbe mai voluto
credere nel paradosso di un paese socialista capace di sviluppi imperialistici.
FRANCM
La Chiesa
e la secolarizzaziane
Strasburgo (Iwf) — 1 cristiani devono realizzare che sono una minoranza in fase di riduzione in un mondo secolare e fronteggiare
le immense conseguenze di questo fatto —
queste le conclusioni di un seminario internazionale dellTstituto per la ricerca ecumenica tenutosi ultimamente in questa città.
Sessantasei rappresentanti delle maggiori
tradizioni cristiane, provenienti da 22 nazioni di tutti i continenti, partecipavano alla
fine di agosto alle sessioni all’istituto della
Federazione luterana mondiale (FLM).
Raccolti attorno al tema « L’esistenza cristiana nel mondo secolar'zzato », si ebbero
gruppi di studio che esaminarono vari sottotemi : « L’uomo secolare e Cristo », « Il mondo secolare e la Chiesa », « L’unità della
Chiesa » e « Il discepolato cristiano nell’etica soc'ale ».
Altre conclusioni principali del seminario :
— La Chiesa non è in primo luogo una
istituzione sociale, economica o politica nel
mondo, ma deve esercitare una missione profetica, lievitante in tutti i settori della vita
che coinvolgono l’Evangelo.
— Nel loro ministero verso jl mondo secolare, le Chiese cristiane divise possono e
debbono operare più strettamente insieme.
Dovrebbero anche essere pronte a collaborare con gruppi non cristiani che abbiano gli
stessi scopi caritativi, ogni qual volta sia
poss’bile.
La secolarizzazione non si contrappone alla realtà divina — dichiarava in una conferenza riassuntiva il decano dell’istituto, prof.
Vilmos Vajta —. D o — egli d’ceva — si
rivela ampiamente se non è rinchiuso nel
« ghetto di sacrestia ».
Le relazioni dei gruppi di d'seussione sottolineavano il fatto che la secolarizzazione ha
costretto la Chiesa a liberarsi da strutture
e da stili antichi e superati e a cercare nuove concez'oni e forme di servizio nel mondo.
Tutti furono d'accordo nell’affermare eh’
uno sforzo nonviolenlo per mutare le strutture sociali inumane è preferibile, sebbenr
molti partecipanti al seminario fossero dell’opinione che, una volta esauriti i mezzi
pacifici per mutare le condizioni ingiuste,
può essere giustificato che i cristiani si uniscano a movimenti che implichino l’uso della forza.
A oltre un anno di distanza dalle
giornate di Praga, il mito di una Russia socialista e portabandiera della rivoluzione è affidato a sparuti gruppi
di potere, alla inevitabile clientela dei
padroni. Resta nel paese lo spettro
squallido, minaccioso, di questo imperialismo contro natura, prepotente e
avido proprio come accade ai nuovi
ricchi e ai poveracci che si fanno grandi. In queste condizioni il progresso
è lento, diventa addirittura un regresso per un popolo che in partenza aveva un livello di civiltà, un tenore di
vita enormemente superiore a quello
dei russi stessi: il popolo è spremuto
senza pietà in nome di ideali rinnegati,
a favore della economia e della politica di potenza degli slavi orientali.
fino a quando?
Uno scienziato scriveva: « E chi diviene patrone di una città consueta a
vivere libera e non la disfaccia, aspetti
di essere disfatto da quella: perché
sempre ha per rifugio nella rebellione
el nome della libertà e gli ordini antiqui suoi; li quali nè per lunghezza de’
tempi nè per beneii/ii mai si dimenticano ». Quello scienziato era Nicolò
Machiavelli. Oggi i padroni di questa
nostra comune città viva che è l’Europa sono due colossali imperialismi che
ci ha.nno umiliati e offesi tutti il giorno in cui decisero di spartirsi il continente, senza alcun riguardo. E non vi
sarà reale progresso fin tanto che —
con le basi militari in casa, con le economie alla mercé dv>i padroni, culturalmente a regime coloniale — non impareremo a rifiutali la violenza dei
potenti ed i loro : nettamenti. Oggi
politicamente TEuropa appartiene al
terzo mondo, Tautunuo di Praga è un
simbolo; per questo ira le giovani generazioni si va sensi ¡vilmente formando una nuova in u; ¡nazionale egualmente polemica ver j gli USA e verso
l’URSS.
È un momento i ; Ternamente laborioso, quello di un continente che cerca di ricostruire la ropria identità, e
i vistosi sbandarne'1!, come certe accoranti sciocchezze, ombrano incoraggiare i collaborazic ; iti d’Occidente e
d’Oriente. Ma que; ¡ agonìa potrà risolversi in una nuovo fioritura di vita
finalmente pacifica, rdinatamente giusta e libera, se — distmtti i miti della
potenza e del prestigio — sapremo vivere e indicare una via a misura umana, deH’umanità di Cristo. Mai come
oggi, per popoli di razzo e lingue diverse, il discorso cristiano è essenziale: è l’unico che possa i olmare il vuoto d’anima che, nella sconfitta di valori e ideali, s’è determinato anche in
Europa.
Iv iGi Santini
iiiimiiiiiiiiimimmiiiiii
iiiiiiiMiiimiiiiiiiiiiiiiMiiii
AMERICA LATim
Helder Camara landa
un nunvn movlmentn
Recife (Adista) — Il 12 ottobre Helder Cantara, arcivescovo cattolico di
Recife, in Brasile, annuncerà ufficialmente la fondazione di un nuovo movimento per la difesa dei diritti politici delle popolazioni latino-americane.
La data non è scelta a caso; ricorre in
quel giorno il primo centenario della
nascita di Gandhi. Del grande leader
indiano, il movimento di mons. Camara ricalcherà l’opzione di metodi nonviolenti, ma attivi e rivoluzionari. Riferendosi alle linee direttrici del nuovo movimento, l’arcivescovo di Recife
ha dichiarato: « Noi latino-americani
siamo in una zona di influenza degli
Stati Uniti, i quali non permetteranno
assolutamente una seconda Cuba in
questo continente. Per essi ciò è una
questione vitale e sarebbero pronti ad
intervenire con tutto il peso della, loro
potenza. Ma è chiaro che un simile intervento provocherebbe anche le altre
potenze, URSS e Cina. Questo continente si trasformerebbe in un gigantesco Vietnam... Tra la violenza, che
secondo me sarebbe disastrosa perché
provocherebbe una guerra imperialista dalle proporzioni incalcolabili, ed
il restarsene colle mani in mano senza far altro che dichiarazioni di compassione, noi scegliamo un’altra strada: quella della pressione morale. Noi
vogliamo liberare le masse latino-americane che vivono al margine della vita economica, politica, sociale e religiosa. Vogliamo liberare l’America latina dall’imperialismo. Non solo dall’imperialismo statunitense, ma da
ogni imperialismo perché non avrebbe
senso uscire da una forma di imperialismo per cadere in un’altra... Coloro
che per difendere i propri privilegi si
oppongono al bene comune, dovranno
sopportare la pressione morale. E
questo offrirà ancora un vantaggio
per questi privilegiati, perché se la
pressione morale fallisce, allora si
aprirà definitivamente la strada della
violenza, e saranno essi ad averlo voluto ».
Una persona che si rechi al culto desidera innanzitutto di poter capire
quello che vi vien detto. Il desiderio
più semplice e universale è che il sermone non sia difficile e dica qualcosa
di utile.
Tuttavia oggi la predicazione non è
criticata soltanto quando è difficile;
vi son delle critiche che non si rivolgono soltanto a questo o a quel sermone, perché è difficile, perché è lungo, o per qualche altro motivo particolare; delle critiche che colpiscono
ogni tipo di sermone, vecchio o nuovo, bello o brutto. E come per i vestiti d’altri tempi: non si sta più a vedere se son cuciti bene, se sono larghi o
stretti; semplicemente, non si portano
più, perché non si adattano alla vita
che viviamo. Veramente non è soltanto il sermone, ma è tutto il culto che
appare un po’ vecchio stile; però il
sermone è il principale accusato.
Al sermone si rimprovera soprattutto: di essere fatto da una sola persona; di essere detto dal pulpito, cioè da
un punto elevato e staccato dalla gente che siede nei banchi; di non affrontare quasi mai dei problemi pratici;
di dire delle cose che nella vita non si
realizzano, tranne che in casi eccezionali.
Con questo non si vuole negar valore all’annuncio delTevangelo, ma, al
contrario, fare in modo che questo annuncio risuoni in tutta la sua grandezza e possa raggiungere anche quel
gran numero di persone che normalmente fugge lontano non appena è in
vista di qualcosa che sa di culto e, come qualcuno dice, non rischia certamente di morire perché il tetto di una
chiesa gli crolli addosso.
Personalmente sono convinto che, se
si usasse per il culto una sala che serve per tante altre attività, se chi predica fosse in mezzo agli altri fratelli
e se anche altri potessero intervenire
nel discorso, il culto sarebbe più vivo
e più reale. Ma non bisogna esagerare
l’importanza di questi cambiamenti.
Veramente importante mi sembra soltanto la richiesta che la predicazione
sia pratica e non ci porti fuori dal
mondo. Il motivo per cui ritengo molto importante che nella predicazione
si parli delle questioni di oggi, anche
delle più scottanti, non è che viviamo
nell’epoca della pratica, in cui conta
soltanto ciò che si fa, in cui, come dice il teologo americano Cox, quando
si vuol conoscere una persona non si
chiede « chi è », ma « cosa fa ». Il motivo è il carattere stesso della parola
di Dio, che è una parola pratica, una
azione che va sempre ad effetto, una
luce che rischiara tutta quanta la vita
umana. Pretendere che la predicazione
non debba toccare certi problemi, è
come voler impedire all’evangelo di
proiettare la sua luce su tutti i campi
della nostra vita; una pretesa assurda: la parola di Dio non può essere incatenata.
Ma allora trasformiamo il culto in
un comizio? Il sermone in una esposizione di opinioni politiche? Il pericolo esiste, senza dubbio; ma non credo che si possa evitare adottando una
specie di censura: su questi problemi
è permesso parlare, su quelli è vietato. Dio non potrebbe oggi volerci parlare proprio sui problemi che noi vorremmo ignorare?
E che noi affrontiamo la questione
dal lato sbagliato: vorremmo essere
noi a stabilire gli argomenti di cui la
predicazione deve occuparsi, invece di
ascoltare la parola di Dio in tutta la
sua pienezza. K. Barth scriveva nel
1933: « Tutta la miseria del protestantesimo moderno, di cui oggi ci tocca
conoscere l’amarezza, si può riassumere in questo: La predicazione è diventata predicazione su degli argomenti ». Se vogliamo lasciarci guidare
dalla parola di Dio, dobbiamo liberarci innanzitutto da questo pregiudizio;
che si possa in anticipo stabilire quali
sono gli argomenti della predicazione.
I membri di chiesa non dovrebbero
chiedere al pastore; « Perché non predica una volta sulla famiglia, sull’educazione, sulla sofferenza, ecc.? »; come
non dovrebbero scandalizzarsi se il pastore tocca dei punti che secondo la
opinione tradizionale non dovrebbero
entrare nella predicazione. Se di argomento si vuol parlare, uno solo è l’argomento della predicazione: « Gesù
Cristo e lui crocifisso » (I Cor. 2: 2).
Se il centro della predicazione è l’opera di Gesù Cristo, di tutto si può parlare, senza timore che la predica diventi discorso politico di parte.
Si potrebbe però fare un’obiezione;
la Bibbia non affronta tutti gli argomenti; vi sono dei problemi nuovi, che
sorgono nel nostro tempo e che gli autori biblici non potevano conoscere; la
Bibbia tratta soltanto i problemi eterni, e di questi si deve occupare la predicazione. Questo modo di ragionare
sembra molto giusto; infatti la Bibbia
non parla dell’automobile, dell’aereoplano o dell’energia atomica. Ma chi
ragiona così non si accorge di ridurre
la Bibbia a una somma di insegnamenti senza tempo, cioè a un libro religioso, come se ne trovano in tutte le
religioni; un libro di questo genere
non avrebbe niente di nuovo da dirci,
non ci darebbe il pane della vita, ma
delle pietre che non servono a nessuno. L’errore più grave è proprio que
sto, che la Bibbia contenga un insegnamento concluso, che nelle sue grandi linee è chiaro a tutti. Chiaro è ciò
di cui tutti possiedono Tinterpretazione; Tevangelo non è chiaro; è rivelato.
Ciò significa che attraverso ogni
scritto della Bibbia Iddio parla a noi
oggi, entrando nella nostra vita come
è entrato nella vita di Israele e nella
vita dei primi discepoli di Gesù, e dandoci di essere delle nuove creature.
L’unico compito della predicazione è
di farci sapere che Dio in Cristo entra
nella nostra vita e fa di noi delle nuove creature; ma questo la predicazione deve dirlo in modo non generico, a
questi uomini, che vivono questo tempo, e non un altro, che hanno questi
problemi, e non altri. La predicazione
deve farci comprendere che oggi la
salvezza è entrata nella nostra casa,
che il perdono, la vita, la fede, la speranza, l’amore sono fatti reali; infatti
quando lo Spirito è all’opera, scopriamo che questo mondo, che ritenevamo
nostro e solamente nostro, è il mondo
di Dio, in cui prende corpo la sua opera, e che soltanto per questo fatto il
mondo è anche nostro. Quindi non c’è
aspetto della vita che non appartenga
a Dio prima che a noi, nessun problema in cui possiamo dire che Dio non
c’entra; nessun campo in cui non si
manifesti l’opera di salvezza di Dio. Se
il cristiano pensa che vi siano degli
ambienti in cui la pace di Dio non possa entrare, non vi dovrebbe entrare
neppure lui; rileggiamo gli evangeli da
questo punto di vista, e vedremo che
la nostra pretesa di dividere la vita in
campi che appartengono alla fede e in
altri da cui essa è esclusa, è del tutto
non evangelica.
Queste costatazioni fanno nascere,
bisogna rendersene conto, moltissimi
problemi: come riconoscere l’azione
del Signore? In che modo affrontare
la contraddizione, che necessariamente si produce, tra l’urgenza dei compiti quotidiani e il comportamento diverso che la presenza di Cristo ci chiede? Questi problemi non possono essere risolti da noi una volta per tutte; è la parola di Dio che ci dà, di volta in volta, la libertà di comportarci
secondo Tevangelo. Certo, occorre
ascoltarla, questa parola, in modo più
attivo e partecipe di quanto non avvenga nei nostri culti; forse la predicazione dal pulpito conserva il suo valore, ma è certo che l’ascolto della
Parola nel nostro tempo avviene molto meglio in gruppi dove ognuno può
parlare della propria situazione ai fratelli e dove insieme si può comprendere in che modo il Signore entra in
questa situazione e a quale comportamento ci conduce.
Bruno Rostagno
acni
E
Pio IX
e la fanfara
Con riferimento alla noterella; Il
cardinale e la fanfara, mi permetto di
segnalare una risposta ante... litteram,
che ho trovato nel Corriere delle Marche, citata à&W’Echo des Vallées (14
dicembre 1869, Tanno del Concilio Vaticano primo). La riproduco testualmente:
« Rispondendo alle felicitazioni del
suo ministro delle forze armate. Pio IX
ha osservato che alcuni lo criticavano
per essersi costituito un forte esercito,
quando Gesù Cristo e S. Pietro non
avevano soldati, perché non erano re.
Non è vero — ha aggiunto [il papa] —
che Gesù Cristo non fosse re; lo era,
tanto è vero che quel titolo gli fu dato anche sulla Croce! E neppure è vero che Gesù non avesse degli eserciti,
e che non facesse ricorso alla forza, in
caso di necessità; dalTEvangelo sappiamo che sul Monte degli Ulivi Egli
disse ai suoi apostoli ch’era in suo potere di radunare all’istante più di dodici legioni di angeli e che Egli fece
ricorso alla forza quando i Garibaldini di quel tèmpo, avendo voluto arrestarlo, Egli li fece cadere a terra privi
di conoscenza.
Per quanto concerne S. Pietro —continua il papa — è vero che egli non
disponeva di eserciti, ma possedeva
una virtù che valeva più di mille eserciti; quando qualcuno si opponeva alla sua volontà, con una sola parola lo
lasciava morto a terra; esempio; Anania e Safira.
Ma io — soggiunge il Papa — non
possiedo questa virtù. Occorre quindi
che io possa disporre di qualche soldato per salvaguardare la dignità del
mio ministero apostolico ».
L.A.V.
4
oag. 4
N. 40 — 10 ottobre I960
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
Berna ; vita della Ohiesa Evangelica italiana
ROTTURA DEFINITIVA
DELLE DUE CHIESE
PROTESTANTI TEDESCHE
Berlino (bip) - Il sinodo della Chiesa
protestante della Repubblica democratica tedesca (orientale), già separato,
per ragioni politiche, dalla Chiesa protestante occidentale, ma ancora membro ufficiale della Chiesa Evangelica
Tedesca, ha ora comunicato la rottura
definitiva fra le due Chiese.
Infatti, i quattro membri tedescoorientali dell’organizzazione comune
sono stati pregati di ritirarsene ed il
sig. A. Schoenherr, amministratore
della parte orientale del vescovado luterano di Berlino, è stato nominato
presidente dell’Unione tedesco-orientale.
IN SARDEGNA
I LAICI POTRANNO
DISTRIBUIRE LA COMUNIONE
Sassari (Relazioni Religiose) — L’arcivescovo di Sassari ha ottenuto da
Paolo VI la facoltà di permettere la
distribuzione della Comunione, specialmente a beneficio degli ammalati e
in determinate situazioni, a laici e religiosi della arcidiocesi. Tale facoltà
entrerà in vigore non appena sarà predisposta al riguardo una particolare
istruzione. Si tratta comunque della
prima diocesi italiana che abbia finora
ricevuto un simile permesso dal Vaticano.
GLI STUDENTI UNIVERSITARI
OLANDESI
E L’INTERCOMUNIONE
Utrecht (bip) — Il gruppo ecumenico degli studenti universitari di Utrecht progetta
di organizzare nuovamente dei culti comuni seguiti dalla celebraz'one deU’eucarestia
in occasione della prossima ripresa dei corsi
di studio. La celebrazione in comune della
Santa Cena era infatti iniziata quest’anno a
Leni ed era stata interrotta nel mese di marzo dopo l’intervento del card. Alfrink.
Una dichiarazione comparsa sul giornale
universitario dimostra chiaramente che gli
studenti non vogliono p'ù partecipare a servizi religiosi separati. Il cappellano della
Università, pastore de Bruine, ha spiegato
che non si tratta di agire in modo che ci si
trovi di fronte ad un fatto compiuto, ma
piuttosto di esprimere concretamente la fraternità ecumenica che si è sviluppata nel
corso degli anni.
Secondo de Bruine, questa comunità studentesca ha superato la distinzione teologica
fra Cena ed Eucaristia, che è solo fondata
sull’interpretazione cattolica del sacerdozio.
Così, rintercomunione presso gli studenti di
Utrecht non è più allo stato sperimentale, ma
costituisce piuttosto una deliberata espressione di fraternità cristiana.
Da tempo, i cappellani dell’Università hanno iniziato gli studi che avevano progettato
di intraprendere sulla hase teologica dell’intercomunione. Questa ricerca porta già alla
convinzione — ha detto il pastore de Bruine — che uno studio in comune della Bibbia costituisce il punto di partenza decisivo
in materia di intercomunione e di concezione dei ministeri.
UN documento della F.L.M.:
L’ UNITÀ
NON È FINE A SE STESSA
Ginevra (soepi) - L’unità non è un fine,
ma un mezzo per compiere il mandato della
Chiesa, che è quello di riconciliare gli uomini
con Dio e gli uomini fra loro. È questa l’affermazione centrale di un documento dal titolo : « Più che l’unità delle chiese », che è
stato preparato come documento di lavoro della quinta Assemblea generale della Federazione Luterana Mondiale a Porto Alegre (Brasile) nel 1970.
11 documento chiede alle chiese di prendere delle misure per favorire Pecumenismo
« anche se l’ordine ecclesiastico e le posizioni
teologiche non giustificano ancora del tutto
queste misure ». Esso aggiunge che non si
dovrebbero deplorare automaticamente gli atti di intercomunione, ma considerarli come
dei segni dell’unità promessa e come dei
mezzi che consentono di arrivare ad una vera
comunità.
L’impegno ecumenico è uno dei temi delle
NOVITÀ CLAUDIANA
Donatella Gay Rochat
La Resistenza
nelle Valli Valdesi
Prefazione di Leo Vali ani
pp. 204, 20 tavole f. t. e una cartina.
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tre sezioni dell’Assemblea generale. Gli altri
riguardano la missione e la responsabilità sociale.
IRLANDA DEL NORD :
VERSO UNA MEDIAZIONE
DELLE CHIESE SVIZZERE?
Zurigo (soepi) - Alla fine di agosto un pastore irlandese che abita in Svizzera ha pubblicato un articolo nel quale proponeva l’invio in Irlanda del Nord di una delegazione
protestante svizzera per testimoniare l’inquietudine e lo smarrimento dei protestanti svizzeri a proposito degli avvenimenti dell’Irlanda del Nord.
Il Consiglio della Federazione delle Chiese
protestanti della Svizzera ha esaminato la proposta ed è giunto alla conclusione che una delegazione del genere dovrebbe essere composta
da rappresentanti delle comunità cattoliche e
protestanti. A tal fine, sono sfati stabiliti dei
contatti con la « Conferenza dei vescovi cattolici romani » presieduta dal vescovo di Coirà, il quale ha dato risposta affermativa.
È così che la Federazione delle Chiese protestanti svizzere ha recentemente inviato una
lettera al Consiglio della Chiesa presbiteriana d’Irlanda a Belfast, per chiedere se « una
iniziativa ecumenica del genere potrebbe contribuire al ristabilimento della pace ».
In caso di risposta affermativa, il Consiglio dichiara di essere disposto ad agire molto rapidamente.
Culto: La domenica, ogni quindici giorni,
alle ore 20, Aula Magna della Scuola [dormale Evangelica. Muristalden - Muristrasse 8,
Berna.
La domenica, 15 giugno u. s., dopo il Culto si è tenuta la nostra annuale Assemblea di
Chiesa presieduta dal signor Eugenio De Fusco, nostro caro presidente. Il - verbale della
precedente Assemblea vergato e letto dalla
nostra segretaria, signora Adalgisa Sehrag-La
Scola, è stato approvato e caldamente ringraziato. Con grande interesse abbiamo seguito
poi la breve ma sostanziosa relazione concernente la nostra vita comunitaria, relazione fatta dal presidente a titolo, d’informazione e di
ovvio esame di coscienza. In seguito il cassiere signor Köhler ha reso conto della nostra
situazione finanziaria la quale, grazie ai doni
di numerosi amici e simpatizzanti, è stata
chiusa con un incoraggiante avanzo. Anche
qui tutto è stato approvato all’unanimità e
col ben meritato ringraziamento al cassiere
per il suo meticoloso lavoro. All’unanimità è
stato rieletto il nostro Concistoro e per acclamazione il nostro amato Pastore. Come
nuovo revisore dei conti accanto al signor
Müller è stata eletto, date le dimissioni del
signor Liechti, la signorina Ernesta Di Marco.
La succinta relazione del Pastore ci ha fatto
vedere di nuovo quante cose, oltre ai culti,
gli devono star a cuore. I matrimoni, specie
quelli misti, battesimi, funerali, visite a malati e variamente tribolati, tutto ciò l’impegna a tutt’andare.
In seguito, il nostro Vice-presidente, signor Ernesto Long, ha parlato dèlia vita
evangelica fuori della comunità portando a
conoscenza di tutti il questionario di « Voce
Evangelica »ei problemi di ACELIS. La relativa discussione è stata molto viva, di modo
che alla prossima assemblea che parlerà e
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 •— 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
GANDHI IL MAHATMA
In occasione del primo centenario della
nascita del « Mahatma ji ( = « Grande anima »), celebrato giorni fa in India con grande solennità, innumerevoli articoli sono apparsi in tutto il mondo, nella ricerca d’una risposta all’appassionante domanda: «Chi fu?
Un profeta? Un impostore? Un genio? Un illuso? Un ingenuo? » Non fu certo un impostore, ma verosimilmente neppure un profeta.
Le altre qualifiche sono forse tutte insieme.
Per noi occidentali egli è oggi ancora un
enigma : fra i più interessanti articoli che abbiamo letti su di lui, non ci hanno soddisfatti
né quello di Jean Wetz (in prima pagina su
« Le Monde » del 3 c.), né quello di Raniero
La Valle (a proposito dei « 600 morti di
Ahmedabad », l’ultimo impressionante episodio
dell’inesauribile lotta tra indù e musulmani,
V. « La Stampa » del 3 e.). Molto più ci è
piaciuto quello di Arthur Koestler (su « Lectures pour tous » dell’ottobre 1969). Ne riportiamo alcuni brani.
«Come tutte le crociate di Gandhi, quella in
favore del “khadi", la stoffa che ciascuno poteva tessere in casa propria, aveva due scopi,
l’uno d’ordine pratico, l’altro d’ordine simbolico. Sul piano pratico, si trattava di boicottare i prodotti stranieri, anzitutto i tessuti inglesi, ed in secondo luogo (speranza chimerica! ) di risolvere i problemi economici del paese, reintroducendo l’arcolaio e il mestiere manuale. Sull’altro piano, l’arcolaio diventava un
simbolo, quasi mistico, di ritorno alla Vita
Semplice e di rifiuto dell’industrializzazione.
li L’appello dell’arcolaio (scriveva Gandhi) è
il più nobile di tutti. Perché é l’appello dell’amore... L'arcolaio è l’oggetto stimolante che
renderà la vita ai milioni di nostri compatrioti che sono sulla via della morte... Affermo
che, con la perdita dell’arcolaio, noi abbiamo
perduto il nostro polmone sinistro. Noi soffriamo per le conseguenze della tisi galoppante:
la ricomparsa dell’arcolaio arresterà il progresso dell’implacabile malattia... ».
L’arcolaio è sempre stato per Gandhi un’ossessione. Questa s’è propagata fra i suoi seguaci ed ha assunto successivamente la forma
d’una moda, d’un culto, d una mistica. (...)
Gandhi faceva l’elogio dell’arcolaio, considerandolo « un sacramento per le folle », « la
porta che conduce alla mia salvezza spirituale ». In pari tempo, egli organizzava degli autodafé di tessuti importati e gettava nelle
fiamme i sari preferiti da sua moglie. (...)
Ma in realtà il « khadi » è diventato oggetto
d’un culto popolare fra i discepoli di Gandhi
e fra i militanti del Congresso, ma mai fra i
milioni d’indiani anonimi ai quali il « khadi »
era pur destinato. Il tentativo di fare dell’arcolaio una « fonte d’abbondanza » per le mi^se
mezzo morte di fame, tale tentativo s’è risolto in uno scacco tanto lamentevole quanto
prevedibile. L’arcolaio ha trovato il suo posto
sulla bandiera nazionale, ma non nelle capanne dei contadini (...).
Il rifiuto assoluto della cività occidentale
sotto tutti i suoi aspetti, era in Ganhi profondamente passionale, e fondato su argomentazioni confinanti con l’assurdo. Per Gandhi,
i principali mali dell’Occidente erano le ferrovie, gli ospedali, gli avvocati, le scuole in
generale e in particolare quelle superiori.
Dagli scritti di Gandhi :
a) Sulle ferrovie. "L’uomo e così fatto
dalla natura, che deve limitare i propri movimenti: non andare al dilà di ciò che le sue
mani o i suoi piedi gli permettono di raggiungere (...). Io sono così costruito che non posso servire che i miei vicini immediati; ma
nella mia fatuità, io pretendo d’aver scoperto
che, col mio corpo, io debba servire ogni individuo dell’universo. Tentando così l’impossibile, l’uomo entra in contatto con religioni
diverse e si trova completamente disorientato.
Seguendo questo ragionamento, deve risultarvi
evidente che le ferrovie sono un’istituzione
eminentemente dannosa".
b) Sugli ospedali. "Come nascono le ma'lattie? Certamente a causa della nostra negli
genza o del nostro gusto per gli eccessi. Io
mangio troppo, ho un’indigestione, vado dal
medico, questi mi dà una medicina. Io guarisco, ricomincio a mangiar troppo e prendo di
nuovo le sue pillole. Se precedentemente non
avessi preso le pillole, avrei subito la punizione ben meritata e non avrei ricominciato a
mangiar troppo. (...) Se il medico non fosse
intervenuto, la natura avrebbe compiuto la
sua opera ed io avrei acquistata la disciplina
di me stesso: mi sarei liberato dal mio vizio e
sarei diventato felice. (...) Gli ospedali sono
un’istituzione che diffonde il peccato. Gli uomini prendono meno cura del proprio corpo
e l’immoralità s’accresce. (...) Gli ospedali sono degli strumenti -che il diavolo utilizza ai
propri scopi, per mantenere il dominio sul
proprio regno. Essi perpetuano il vizio, la miseria, la degradazione e la vera schiavitù".
c) Sugli avvocati. "Gli uomini sarebbero
più virili, se èssi regolassero le proprie contese 0 combattendosi l’un l’altro direttamente,
oppure chiedendo ai propri parenti di decidere. Quando hanno cominciato a ricorrere ai
tribunali, essi sono divenuti meno civili e più
vigliacchi. Ma regolare le contese combattendosi direttamente è azione da selvaggi. Domandare a persone estranee di decidere fra voi
e me, lo e altrettanto. Solo coloro che sono
parte in causa sanno chi ha ragione: conseguentemente essi dovrebbero regolare la
contesa”.
d) Sulle scuole. “Che cos’è l’educazione?...
Solo uno strumento, e uno strumento del quale si può fare un uso, o buono o cattivo... Noi
constatiamo tutti i giorni che molta gente abusa dell’educazione, e che pochissimi ne fanno
buon uso. Se questo e vero, noi abbiamo dimostrato che l’educazione fa più male che
bene. Consideriamo ora l’educazione superiore. Ho imparato la geografia, l’astronomia,
l’algebra, la geometria, ecc. E allora? Qual
beneficio me n’e venuto? E qual beneficio a
quelli che vivono intorno a me? Io non credo, neanche per un istante, che la mia vita
sarebbe stata danneggiata, se non avessi ricevuto un’istruzione superiore od inferiore... Ed
anche ammettendo che io facessi un buon
uso (di queste mie conoscenze), le masse non
ne trarrebbero giovamento" ».
Nel suo lungo articolo, il Koestler esamina
a fondo tutte le idee estreme e paradossali di
Gandhi (ivi comprese quelle sulla vita sessuale, che a noi paiono addirittura assurde!).
Dimostra che, per quanto egli abbia cercato di
applicarle eroicamente alla propria vita, non
vi riuscì che in parte. Ma egli volle anche imporle, con severità inaudita, ai familiari. E
nei propri figli... causò disastri! Infine (e ciò
ci sembra ancor più grave) gli indiani di oggi lo venerano religiosamente, ma non si può
dire che ne seguano ì precetti, fatta eccezione
dei precetti più oscurantisti. Ma erano poi veramente « precetti »? Forse erano soltanto
enunciazioni di abiUidini, già da secoli radicate negl’indiani.
Chi dunque fu Gandhi? Secondo il Koestler,
egli sarebbe stato l’interprete pniale e fedele,
e perciò venerato, d’una moltitudine superstiziosa c di mentalità infantile.
MOSTRUOSA IPOCRISIA
Il sig. Hrbek, nuovo ministro cecoslovacco dell’educazione nazionale, ha diramato
un questionario a tutti i collaboratori del ministero, « invitandoli a rispondere a delle questioni personali e a denunciare tutti i funzionari "discreditati per la loro attitudine e per
i loro atti antipartito e antisovietici’’.
Il questionario comprende una sorprendente avvertenza: "Vi rendete conto che eventuali offese alla verità nella vostra autocritica,
testimonierebbero inequivocabilmente contro
voi stessi, e renderebbero impossibile ogni
sforzo per aiutarvi? Vi rendete conto che voi
sarete giudicati anche attraverso i vostri collaboratori, e che eventuali divergenze fra la
loro deposizione e la vostra, saranno oggetto
di studio?" ».
(Da « Le Monde » del 3-10-1969).
di questa e di quella i nostri delegati saranno in grado dì mettere in evidenza i nostri
modesti ma ben ponderati pareri. Dopo un
caldo ringraziamento da parte del signor Long
a tutti i membri del concistoro per il lavoro
svolto in fraterna collaborazione, l’Assemblea
si è chiusa con la speranza che, dopo le ferie
estive, la vita della nostra comunità possa riprendere con rinnovate energie e con calore
cristiano.
Il 5 luglio u. s. il pastore ha benedetto, nella Cattedrale, il matrimonio dei nostri giovanissimi fratelli in fede signor Bruno Raeder
con la signorina Sìlvia Müller. Ai cari sposini ripetiamo di cuore il nostro cristiano augurio e la parola che il pastore ha rivolta a
loro : « Portate i pesi gli uni degli altri, e
così adempirete la legge di Cristo » (Galati 6: 2).
Ricordando la parola dell’Aposlolo « Vedete di quale amore ci è stato largo il Padre,
dandoci d’esser chiamati figliuoli di Dio », il
nostra pastore ha battezzato, il 24 agosto u. s.,
nella Chiesa dì Wengen, Rita Alessandrello figliolina di Salvatore e Maria Frida, nata
Brunner. Su questa cara, ormai numerosa famìglia imploriamo le più abbondanti benedizioni del Signore. Pregando ci ricordiamo
con particolare tenerezza del piecolo Stefano,
suo terzogenito, che da ben tre settimane è
ricoverato presso una clinica di questa città
affetto d’un male purtroppo non ancora definito.
L’ala della Scuola Normale Evangelica che
è messa a nostra disposizione per i culti e le
altre raunanze fa tuttora l’impressione d’un
cantiere. Ma ci dicono che i grandi lavori di
rinnovamento, rimodernamento e restauro saranno fra poco ultimati.
Erne.sto Long
I lettori ci scrivono
Una lettrice, da Torre Pellice,
Tutti i giornali parlano delle enormi difficoltà sorte nel nostro paese all’inizio del
nuovo anno scolastico : la mancanza di professori e di aule pregiudicano la riapertura
di molte scuole che funzioneranno forse solo
prima delle vacanze di Natale e cioè praticamente alla fine del primo trimestre.
In un’intervista della « Stampa » circa i
possibili rimedi a questo triste stato di cose,
un preside di Torino diceva: (c E’ come curare un malato di polmonite con il bicarbonato ».
Grazie a Dio nel Collegio Valdese di Torre Pellice la situazione è diversa. Tutte le
classi funzionano regolarmente dal 2 c. m.
e tutti i professori sono presenti.
L’inaugurazione dell’anno scolastico si è
svolta nell’Aula Sinodale alla presenza di un
folto pubblico che ha seguito la cerimonia
con vivo interesse.
Ringraziamo a nome di tutti i genitori
degli alunni coloro che sj sono adoperati
per mantenere in vita il nostro vecchio Collegio che ancora dimosra la sua validità.
Lina Varese
Corso di agioroaioento biblko
in Val Nlice
ogni sabato, dalle 17 alle 19,
al presbiterio di San Giovanni.
Verranno studiati i testi biblici
nel programma
delle Scuole Domenicali.
Nella prima parte, il testo verrà
introdotto dal punto di vista storico.
L’ultima parte di ogni riunione
sarà dedicata
alla preparazione pratica
in vista della lezione
(a cura di Roberto Eynard).
I predicatori e gli iscritti al corso
che non siano monitori
continueranno lo studio del testo
in vista della predicazione.
Borse di studio
dei r Distretto
Conformemente alle decisioni della
Conferenza Distrettuale, la Commissione bandisce un concorso a cinque
borse di studio da L. 100.000 cad. per
giovani che proseguono gli studi di
qualsiasi tipo oltre la scuola dell’obbligo (III media).
Le borse hanno carattere di continuità fino a compimento degli studi
medi superiori e vengono assegnate
per merito a giovani di disagiate condizioni economiche.
Le domande, in carta libera e indirizzate alla Commissione Distrettuale
devono essere inviate entro il 15 novembre 1969 al vice presidente ing.
Giovanni Pontet Via D. Giordano, 2 10066 Torre Pellice e corredate dai documenti seguenti sempre in carta
libera :
1) lettera di presentazione del Pastore ;
2) stato di famiglia;
3) documento rilasciato dalla scuola comprovante i voti conseguiti nell’anno precedente (è richiesta la media minima del sette).
Inoltre, la Commissione bandisce
anche un concorso per una borsa di
studio di L. 100.000 da assegnarsi ad
un giovane che frequenti qualsiasi tipo di scuola e la cui famiglia si trovi
in condizioni particolarmente gravi.
I documenti richiesti sono i medesimi; non è però richiesta la media
del sette.
La Commissione del 1° Distretto
Notiziario
Evangelico
Italiano
a cura di Renato Balma
DALLE CHIESE BATTISTE
Visita nell’URSS — Dopo le infor
mazioni date dal notiziario radiofoni
co e l’articolo di Paolo Spana su "Nuo
vi Tempi”, anche il “Messaggero Evan
gelico” di settembre dedica ampio spa
zio alla visita della delegazione italiana alle comunità battiste della Russia
e dell’Ucraina.
Nell’articolo « Una settimana nella
Unione Sovietica » il pastore Carmelo
Inguanti, che faceva parte della delegazione con il pastore Nando Camellini, la signora Elena Girolami, il pastore Paolo Spana e la moglie Cristina,
oltre a riportare le sue impressioni,
sostanzialmente positive, sulla realtà
sovietica, relaziona dettagliatamente il
proprio viaggio.
La delegazione è stata ricevuta sia
a Mosca che a Karkov, mète principali del viaggio, al tempo stesso con
molto riguardo e cordialità. A Mosca
i componenti la delegazione hanno rivolto dei messaggi, nei tre culti che si
tengono alla domenica, di fronte ad
una vera folla, circa 3000 persone alla
prima adunanza del mattino e poche
meno alle altre due. Il giorno seguente i delegati hanno partecipato, oltre
ad un ricevimento ufficiale e ad uno
scambio di informazioni, ad una grandiosa adunanza battesimale. Anche a
Karkov l’accoglienza è stata molto calorosa; alla riunione serale speciale
per accogliere i visitatori e che si è
protratta per oltre tre ore, hanno partecipato circa 2000 persone.
In URSS vi sono 5.000 chiese che
raccolgono circa 500.000 battisti e che
sono curate da 30.000 pastori e predicatori. Questo alto numero è spiegato
dal fatto che ognuno dei tre culti domenicali è presieduto da tre persone.
« La predicazione in Russia è biblica;
non si avverte per nulla il tormentoso
travaglio teologico occidentale; è a
sfondo pietista, revivalista, evangelistico, conforme al genio di quelle comunità ». Per quanto riguarda i rapporti
con lo Stato il pastore Inguanti rileva
che « i battisti sono rispettosi delle
leggi dello Stato » e che la grande
maggioranza dei credenti è disturbata
dal problema dei battisti dissidenti.
DALLE CHIESE DI CRISTO
Presenza in Puglia — A Taranto inizierà prossimamente un corso biblico
per corrispondenza con la collaborazione degli evangelisti Vito Ligorio e
Roy Goldsberry. Sono già in via di distribuzione 300.000 pieghevoli in varie
città pugliesi.
A Latiano sono state tenute tre conferenze all’aperto sul cattolicesimo oggi, sulla chiesa di Cristo e sul piano
di salvezza rispettivamente da Fausto
Salvoni, Malcom Coffey e Bari Edwards. Le conferenze, precedute da inni, erano presentate da una persona
ben conosciuta a Latiano, Pevangclista
Ligorio.
A Bari si è tenuto dal 25 al 27 maggio scorso un corso biblico. Oratori
sono stati Lino De Benetti e Truman
Scott di Genova. Questo corso si inserisce nel generale programma evangelistico pugliese che « non può dare il
massimo frutto se tutti i fratelli non
si preparano prima a vivere e poi ad
insegnare il messaggio cristiano ».
Un appello rivolto ai giovani
per la creazione di una comunità aperta al servizio degli altri.
Centro Diaconale
Sono aperte le iscrizioni al
Centro Diaconale che, a Dio piacendo, si aprirà nel novembre di
quest’anno. A richiesta viene inviato gratuitamente il fascicolo
con la descrizione dettagliata
del progetto. Per ulteriori informazioni e chiarimenti, iscrizioni, richiesta di documentazione,
rivolgersi a: Past. Alberto Taccia, 10060 Angrogna (Torino).
CONTINUA L’OFFERTA SPECIALE del vero OLIO D’OLIVA di ONEGLIA a famiglie evangeliche con sconto di L. 50 a litro.
Le spedizioni sono fatte direttamente ai consumatori dai luoghi di produzione (trasporto e recipienti compre»
nel prezzo).
Solo il GENUINO OLIO D’OLIVA
da un condimento nella forma più sa^
na, naturale e più adatta al corpo umano, essendo un alimento eccellente che
si raccomanda ad ognuno che si interessi della propria salute.
Per informazioni con listino completo scrivere a: PAOLO SCEVOLA sella Postale 426 - 18100 IMPERIA
ONEGLIA.