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Roma, 24 Luglio 1900
SI pabbllea ogni Sabato
ANNO li - N, 30
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
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Italia; Anno L. 3,00 — Semestre L, 1,50
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IL LIBBO DEL LUZZaTTI
BIUDICBTD DDL CBOCE
Il Giornale di Italia ha pubblicato nna recensione
del libro dell’onorevole Luzzatti — « La libertà di
coscienza e di scienza » — dovuta alla penna di
Benedetto Croce.
Noi non approviamo tutto il contenuto del libro
ormai celebre del Luzzatti; e uno dei nostri solerti Collaboratori ha anche detto, qui nelle colonne della
Luce, perchè non approviamo tutto. Non sarà^ necessario quindi di stare a ripetere ciò che fu già
espresso chiaramente.
Ma se non approviamo tutto il contenuto del magnifico libro del Luzzatti, ancor meno approviamo
la recensione che ne ha scritta Benedetto Croce. Per
questo filosofo il libro di cui si tratta pecca per nn
difetto fondamentale. Il Luzzatti infatti a giudicar
la storia si vale d’un criterio morale. Secondo Benedetto Croce la storia sarebbe quello che è, qualche
cosa d’intangibile e superiore a qualunque moderno
giudizio. Nel passato si accendevano roghi, per arrostirvi eretici ; ma l’intolleranza era generale :
quindi condannare i roghi d’allora è una semplice
fisima 0 press’a poco. « Essendo la tolleranza, di
cui parla il Luzzatti, formola pratica e contingente
e non principio universale, essa non può valere da criterio per spiegare e giudicare la storia... Guardando
con l’occhio dello storico, perfino le siragi e le torture,
che ora ci fanno fremere, si attenuano, intonandosi
con le disposizioni generali e coi costumi generali
dei tempi ; chi ha osservato, per esempio, le stampe
del Cinque e Seicento, che ritraggono i castighi soliti allora negli eserciti, non si meraviglierà di quelli
usati contro gli eretici ».
Dunque — secondo il Croce — ogni fri
sua stagione. L’intolleranza è il frutto di u^ li^ga
stagione» che secondo il Croce non coincidl^olt|nto
col 09hqiie o Seicento, ma con tutti quanti fi sècoli
che vanno da l’apparizione dell’uomo su la ter^^no
a... Benedetto Croce, ossia fino a noi. Noi siamo
santi adesso, ma i nostri padri tutti erano birboni.
Il Croce non si esprime proprio cosi ; si esprime
con più... squisita eleganza... ma il suo pensiero è
questo : poich’egli sostiene che « tutta la storia è
intollerantp *.
In tutto U passato, dunque Tintolleranza. Adesso,
una metamorfosi radicale tanto che * le stragi e le
torture ci fanno fremere ! ! »,
Due stagioni ben distinte : l’una arcilunga che si
estende dal primo uomo fino agli albori dei tempi
moderni, anzi dei tempi in cui il Croce e noi viviamo ; l’altra, che potrà essere lunga, lunghissima,
ma che è incominciata solo da' ieri, alla qaale il
Croce e noi abbiamo l’onore di appartenere. La
prima stagione è quella dell’intolleranza ; la seconda, la... nostra, è quella in cui si freme al solo
pensiero dei frutti maturati nella stagione dell’intolleranza.
Fremiamo pure — sembra dire il Croce — ma
non proferiamo giudizi ; ogni frutto nella propria
stagione, e che male c’è, ve ne prego?
Secondo noi un po’ di male ci sarebbe. Secondo
il nostro debole parere, qualche oscurità resterebbe
ancora nella filosofica concezione di Benedetto Croce
alla quale s’è or ora accennato. E ci premerebbe di
presentargli alcune obiezioni.
E’ proprio vero che tutta la storia sia intollerante ? Affermarlo era cosa facile ; ma adesso gradiremmo un briciolino di dimostrazione. Nei secoli
passati, non si sono forse mai date — non diciamo
epoche — ma società discretamente estese, tolleranti quanto e meglio che non sia la società nostra
contemporanea, e non solo tolleranti (chè la tolleranza, in fondo, non è poi quella gran virtù che si
crede, poiché consiste nel non dar noia al vicino),
ma illuminate e come circonfuse da un lampo —
sia pure fuggevole — di quella carità, vogliamo
dire di queU’amore che sembrò stabilmente concretarsi in una forte e soave persona, cioè nella persona di Gesù Cristo?
Inoltre : data e non concessa la teoria delle due
stagioni, come spiega Benedetto Croce il passaggio
da Tana all’altra, il distacco tra l’nna e l’altra, quella
profonda valle che si è prodotta fra l’età delle
« stragi e delle torture » e l’età presente in cui
le stragi e le torture « fanno fremere ? ».
Questo specialmente non riesciamo a comprendere ;
e, poiché senza alcun dubbio si tratta d’una difficoltà capitale, il Croce avrebbe dovuto prevederla
e discuterla. Cosicché egli ci ha detto tutto, salvo ..
l’essenziale.
Noi, ecco, nella nostra ingenuità impenitente, a
questo secondo quesito risponderemmo cosi. Il Croce
sharia nel dare tanto poca importanza al criterio
certo, l’on. Luzzatti ha chiesto luce e guida :
la coscienza morale.
La coscienza morale non è nata ieri. Ci insisteva
il Kant, ci insisteva prima di lui il nostro Savonarola, e ci insistevano gli Apostoli, e — com’è probabile.. — qualche altro essere umano anche prima
degli Apostoli, più o meno consapevolmente.
Ora è ben naturale che poiché a questo criterio
della coscienza morale qualcuno ha sempre creduto,
in ogni tempo, è ben naturale — diciamo — che
questo criterio morale sia stato a quando a quando
e più 0 meno rigorosamente appliq^tq, „.Gh| se cosi
non fosse, non si spiegherebbe il un’epoca
inferiore a una superiore, da l’I^a^^gli arrosti
all’epoca in cui il semplice profulÌq%tó^o degli arrosti produce un potente dolor di testa, anzi un fremito per tutta la persona. Costantemente — non
però ininterrottamente — noi scorgiamo la coscienza
morale all’opera, a svolgere, a creare società nuove
e più alte. Talora la coscienza, come Omero, sonnecchia ; e allora avviene un regresso. Talora splende
vividamente, come se un nuovo elemento vi sia stato
aggiunto : è l’epoca cristiana di Gesù Cristo e dei
suoi più fidi discepoli : ed ecco uno sprazzo dì luce
magnifica, come di magnesio, che rischiara lontano
la' via da percorrersi. Poi nuove oscurità e nuovi
splendori, o solamente bagliori, e tutto quel che volete ; ma un qualche cosa ha guidato l’uomo attraverso i secoli, non se ne può dubitare.
Questo qualche cosa serve di criterio a giudicare
la storia, e non solo la storia, ma lo stesso cnor
dell’uomo. Ammesso questo criterio — che, se non
erriamo, è quello stesso di cui si vale l’on. Luzzatti a giudicare rintolleranza — si capisce, come
per un lavoiio variamente intenso ed efficace siasi
potuto scavare fossati, non diremo, come vorrebbe il
Croce, tra i secoli andati e il secol nostro, chè quest’ è un’ illusione bell’e buona che lasceremo a lui
— ma tra il secol nostro e i secoli passati, e tra
secolo e secolo, o meglio tra un’età e un’altra età
anche brevissima, tra una regione e l’altra, tra un
popolo,e l’altro, tra un uomo e un altro uomo.
Se' ìé cose stanno come siamo andati esponendole,
perchè si meraviglia il Croce che ii Luzzatti si facÈia
giudice dell’intolleranza passata ? E perchè, contraddicendosi, gli riconosce poi « il merito di siver dato
prova di sano istinto e di bnone tendenze in tempi
di grossolano naturalismo? ».
Non si poteva più efficacemente distruggere tutta
l’argomentazione precedente che non mediante queste
parole, le quali sono la chiusa della recensione. Noi
diciamo a Benedetto Croce : « Dunque anche Lei di
qualche criterio si vale, poiché nna sentenza pronunzia sul « sano instinto » e su le « bnone tendenze » del Luzzatti. E che ha fatto il Luzzatti di
diverso ? Come Lei, signor Croce, il Luzzatti ha proferito una sentenza : sul poco sano istinto e su le
poco buone intenzioni di qualcuno.
E che cos’è il < sano istinto » se non un altro
nome dato alla coscienza morale ?
E se nel Luzzatti è un « ^sano istinto, » perchè
non avrebbe dovuto valersene a stimmatizzare l’intolleranza ?
E se questo « sano istinto » è nel Luzzatti, perchè
non sarebbe anche stato, meno svolto — quant’Ella
voglia — in qualcun altro prima del Luzzatti ? E
se nn sano istinto non è mai mancato all’uomo
— dacché egli è uomo — non servirà il sano istinto
del Luzzatti a giudicare le azioni ornane non solo
di oggi, come fa Lei, signor Croce, ma anche di
ieri, tenendo — com’è naturale — in debito conto
le circostanze attenuanti di ieri, e — perchè no? —
anche di oggi ?
Il « sano istinto » di cai ha « dato prova » ii
Luzzatti * in tempi di grossolano naturalismo »
sarebbe forse nn fenomeno isolato di generazione
spontanea ? Come si spiega — di grazia — il passaggio da l’età dell’intolleranza all’età nostra della
tolleranza, se non si ammette anche in passato un
lume di « sano istinto? ». Ed è poi vero che la
nostra età sìa quella della tolleranza ? La < deformità morale » che il Croce (se dovesse accettare la
stregua per Ini falsa adoperata dal Luzzatti) sa-
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LA LUCE
rebbe costretto ad attribuire a tutta la storia « perchè
tutta la storia è iutolleraute », non è purtroppo che
una solenne verità pratica, e si applica purtroppo
anche all’età in cui noi viviamo. La « deformità
morale » e il « sano istinto » s incontrano oggi
a un grado diverso rispetto al passato — masincontrano come nei secoli che ci hanno preceduti ;
oggi, come allora, non la sola lotta materiale per
resistenza — di cui sempre ed esclusivamente si
ragiona — ma una ben più nobile e gloriosa lotta
va combattendosi tra la « deformità morale » e il
« sano istinto » : è la lotta per l’esistenza morale. Questa nobile e gloriosa lotta che dura da che
l’uomo è uomo, oggi — lo concediamo ben volentieri
— oggi si è andata intensificando; e infatti... tra
i suoi frutti migliori possiamo, grazie a Dio, annoverare anche un libro come quello dell’on, Luigi
Luzzatti, il quale certo segna una nuova vittoria
nella lotta secolare tra la « deformità morale » e
il « sano istinto », e servirà, senza alcun dubbio,
a sospingere un poco più in alto il genere umano,
verso quella fulgida vetta), che noi intravvediamo da
lontano) ove il « sano istinto », vie più rafforzato,
pianterà l’insegna del trionfo su la « deformità morale », che noi chiamiamo peccato.
Allora, non pure la tolleranza (che alla fin dei
conti non è che una virtù negativa), ma 1’ amore
brillerà, qella sua luce più pura, come nella sua
•più pura luce è già brillato una volta nella parola
e nelle opere, nella vita e nella morte di Gesù Gristo*
€a legge è uguale per tutti
chè anzi vorremmo che nissuno dovesse mai venire
condannato, ma perchè si è fatto giustizia senza riguardi e senza debolezze : e giova sperare che codesta lezione severa riesca salutare per tutti. « Tali
condanne, conclude il Corriere della Sera, sono
accolte dall’opinione pubblica con viva soddisfazione
perchè sono considerate come una prova della ferma
intenzione del governo di sradicare dai circoli politici ogni pratica men che onesta ». Amen!
Mi sono scordato di avvertire che tale sentenza
fu resa dai tribunali giapponesi, per la semplicissima ragione che in Italia tali sistemi di corruzione
non sarebbero possibili.
Bnirieo i^ivroife
Una conversione al papismo
e due vecchie calunnie
Mentre alla Camera continuava il dibattito intorno
a quell’infelicissimo progetto di legge sulle Convenzioni marittime che il governo, ad onta delle molteplici e autorevoli critiche demolitrici, si ostina a
mantenere con una cocciutaggine che autorizza a
sospettare loschi maneggi e inconfessabili interessi
privati favoriti a scapito di quelli della nazione, i
giornali davano'la confortante notizia ebe venti deputati erano stati condannati da tre a dieci mesi di
reclusione per essersi lasciati corrompere da una società commerciale per il raffinamento dello zucchero.
La notizia è confortante, non già perchè vi siano
dei deputati che si lasciano corrompere, intendiamoci;
è anzi cosa assai deplorevole, perchè i legislatori, i
rappresentanti della nazione dovrebbero, per la posizione stessa che occupano e per l’ufficio che compiono, essere modelli di onestà. Un deputato che
alle critiche contro una legge iniqua si limita a rispondere : « Voi parlate e noi voteremo », non dovrebbe trovar posto in nissun parlamento, perchè
quello è un imporre alla ragione la forza bruta della
maggioranza. Corruttori e corrotti devono essere
bollati dalla pubblica opinione, e tanto più quando
occupano posizioni cospicue nella società. Non è dunque la rivelazione di una nuova magagna in un corrotto sistema parlamentare che è confortante, tutt’altro : dev’essere invece cagione di sconforto e di
scetticismo maggiore.
E’ confortante invece la sentenza. Questa volta
la magistratura è stata veramente indipendente e
non ha reso servizi ; essa si è riabilitata e c’è chi
dice che ne avesse bisogno. Venti deputati condannati tutti in una voltai Eravamo tanto abituati a
vederli assolti quasi sempre, o dalla Camera o dai
tribunali, che non ci par vero. La fiducia nella magistratura e nella giustizia era molto scossa nel nostro popolo, e aveva bisogno di essere rinfrancata.
Si diceva, e non sempre a torto, che sono i pesci
piccoli che rimangono nella rete, mentre i grossi
scappano ; che i cenci vanno sempre all’aria... e altre
espressioni consimili. Ora non lo si potrà dire più.
La recente sentenza è la prova che qualche volta
la giustizia è giusta e la legge uguale per tutti.
Quella frase è scritta in tutti i nostri tribunali ; ma
chi ci credeva ? Ora bisognerà crederci. Meglio cosi,
perchè la « giustizia è il fondamento dei popoli »
e quando quella manca, tutto va in isfacelo.
Dunque, noi ci rallegriamo non per la condanna.
Le Daché d’Aoste, giornale religioso e politico
che si pubblica il mercoledì ad Aosta, mena vanto
per la conversione al cattolicismo romano di Matteo
Butler, generale degli Stati Uniti, d’origine irlandese, testé morto,; il quale — deputato a 23 anni,
generale a 28, ferito in una' delle battaglie della
guerra civile, poi senatore — ebbe occasione di
studiare la dottrina papista^ di visitare un ricovero
bene diretto da le suore di carità, e cosi si fece
cattolico romano. Non sappiamo che ci sia di esatto
in tutto questo ; e preghiamo i nostri Amici d’America di volercene dire qualche cosa.
Per conto nostro notiamo : 1) che il periodico
papista d’Aosta toglie la notizia da un altro periodico papista, l'Italia Beale, che a sua volta l’ha
pescata in un periodico at sopra « The Ave Maria »
di New-York. 2) Che non abbiamo la minima difficoltà ad ammettere detta conversione. E’ ben giusto
del resto che di tanto in tanto qualche protestante
illustre, passando al cattolicismo romano, consoli il
Vaticano delle gravi perdite che la Chiesa va facendo ogni giorno. Un gran numero di preti e di
frati sono stanchi del giogo di Roma, e fremono ;
un enorme movimento si va iniziando in seno alla
Chiesa romana. E’ dunque giusto che un poco di
conforto non manchi a quella poveretta ; è giusto
che i giornali papalini strombazzino le poche notizie
rallegranti a favor della causa loro.
Lo stesso sullodato periodico rifrigge un paio di
calunnie contro Lutero e Melantone, calunnie che
noi abbiamo avuto l’onore di leggere or sono molti
anni in uno dei soliti libelli cattolici papalini. Lutero avrebbe consigliato alla propria madre di restare
cattolica (papista). Alla propria madre morente Melanine avrebbe detto : « La dottrina protestante è
pid facile ; la dottrina cattolica è più sicara ».
Dato e non concesso che Melantone abbia proferito questa gran corbelleria, non ne risulta che la
dottrina protestante, che insiste su la purificazione
perfin dei pensieri e dei sentimenti, sia « più faci]#^
della'dottrina cattolica, la quale insegna che TOn
dei buoni quattrini il primo birbone di questa terra
può — lasciando di che far dire delle messe —
sgattaiolarsela fuori di purgatorio, in barba alla morale, più presto d’un peccatore che — in vita —
abbia seriamente lottato per vincere il male e —
in morte — non abbia potuto legare un solo soldo
per la celebrazione di messe di suffragio.
Mettere in dubbio la sincerità ferrea di Lutero e
la sincerità soave di Melantone, è a questi lumi di
storia ecclesiastica un atto da ingenui o da gesuiti
alla Denifle. . ,
Se i f^iÉtSiitó^referiscono la storia ad uso
sacristia, E’ chiaro : chi beve grosso
al punto daper esempio, che un Agnus dei,
cioè una fol^cetta di cera sgocciolata giù da una
candela, abbia la miracolosa potenza di preservar dal
fulmine, può senza inconvenienti credere del pari
al giornale Le Daché d’Aoste, che gli ammannisce
fresca fresca la notizia dell’ ipocrisia di due illustri Riformatori. Noi non abbiamo niente da ridire.
Credere una fandonia o crederne un’altra, ci par
tntt’uno ; ed anzi a noi pare più digeribile la tro
vata delTimpcsturadi Lutero e del suo collaboratore
Melantone, che non la panzana che un poco di cera
sia atta a far coiicorrenza a Beniamino Franklin,
inventoie di quel meraviglioso arnese che forse anche ad Aosta sarà conosciuto sotto il nome di parafulmm®.
Il Giusti diceva :
• Il popol tatto vede,
Eppur ci crede. »
Si può dir più esatto, caro Beppe mio:
« Il popol (il popolo istupidito dai Clericali)
niente vede,
E tutto crede 1 »
Ä proposito della Società di S. Girolamo
Egregio signor Direttore,
Le sarei grato se inserisse nel suo pregiato giornale quanto segue :
Nell’ultimo numero del Valdensermissionstidende,
pubblicazione trimestrale danese, il pastore Hoffmeyer, di Kopenhagen, parlando d’una sua visita ad
una città d’Italia nel marzo u. s., dice, fra l’altre
cose, d’un apprezzamento datogli colà intorno alla
Società di S. Girolamo. Eccolo :
...» egli mi parlò ancora della Società di S.
« Girolamo, di questa molto rallegrante istituzione,
« lo scopo della quale consiste nella diffusione, delle
« S. Scritture in italiano. Due monaci, diss’ egli,
cc lavorano insieme ; l’un d’ essi tradusse i Vangeli
« e gli Atti degli Apostoli, valendosi per il suo
« lavoro non solo della traduzione cattolica autoriz« zata, cioè della vulgata latina, ma anche di quella
« di Lutero, di quella inglese e del testo originale
« di Tischendorf. L’altro monaco scrisse le note, le
« quali — si ponga mente a questo ■— erano non
« quelle ordinarie della Vulgata, ma al contrario al« cune spiegazioni erano prettamente evangeliche.
« E questa traduzione fu cosi sparsa dalla snnnomi« nata Società, dietro papale raccomandazione e in
« pochissimi anni furono venduti più d’un milione
« e.55a.000 esemplari di quel magnifico piccolo vo« lume. Ora correva la voce, già da qualche tempo,
« che la Società di S. Girolamo fosse stata soppressa
« dal Papà. Tuttavia il sig. ... credeva avere, or
« non è molto, da fonte attendibile e sicura, saputo
« che ciò non era accaduto, ed egli rallegravasene
« proprio di cuore, con la speranza che il puro Van« gelo potrà cosi, senz’ altri incagli far progressi
« nel nostro paese ».
Se le informazioni fornite da quel signore al pastore Hoffmeyer (che è presidente del Comitato danovaldese) sono ben fondate e se le fonti, da cui le
attinse, sono attendibili e sicure, ci sarà davvero
di che rallegrarsi e di cuore dei progressi che non
mancherà di fare l’Evangelo nella nostra patria,
disgraziatamente però la maggior parte dei fatti,
giunti fin qui a mia conoscenza, insegnano precisamen^ìt contrario di quanto porterebbe a credere
la c|tezme recata più sopra,
sLza^arlare della briga che ho dovuto fla|sai io
stes» a Torino nel Novembre 1903, per procuiftrmi
nna^g^ia dei Santi Vangeli pubblicati dalla pia
Socieu di S. Girolamo, e senza parlare neppure della
risposta che, in quell’ocasione mi fu data, in una
libreria posta in via Garibaldi, da un signor Curato,
il quale ebbe a dirmi in presenza di altre due per« sene : I catecumeni non capirebbero niente di quel
« Vangeli, quindi invece di quel libro preferisco dar
« loro, qual ricordo della loro prima comunione, una
« di queste crocette ... », citerò soltanto due altri
fatti, che scelgo fra molti. Da Chieti, mi fu scritto
il 22 giugno 1905. — « Gli Evangeli della Società
« di S. Girolamo sono venduti da noi evangelici,
€ non dai cattolici romani, i quali ne hanno paura... ;
, — I nostri evangelisti e colpoltori vendono molti
« di questi Testamenti, ma devono farseli mandare
« direttamente dalla Società di S. Girolamo, perchè
€ è quasi impossibile di trovarli in commercio.,. »
Ecco l’altro fatto: Una petizione,firmata da 220
padri di famiglia di Pachino in Sicilia, e mandata
al Priore di quella città, fu con indignazione respinta.
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w
LA LUCE
5
da quel Capitolo, eppure i firmatari di quella non
domandavano in essa che due cose :
!•) di essere autorizzati a far venire direttamente dalla Società di S. Girolamo alcune centinaia
di copie di quei Vangeli, per porle in vendita.
2‘) di potere ogni domenica udire in chiesa la
lettura e la spiegazione d’nn brano del Vangelo.
In quanto a dire poi che il secondo monaco scrisse
delle note spiegative prettamente evangeliche,
ognuno ne giudichi, prendendo quel volumetto in
mano e investigandolo, per vedere se le cose stanno
proprio cosi.
Meglio sarebbe stato, a mio avviso che non poche
di quelle spiegazioni fossero rimaste nella penna
del monaco.
E infine, é ben sicura la persona che diede i
sovraccitati ragguagli al pastore Hofimeyer, che la
Società di S. Girolamo non sia stata soppressa dal
Papa ? I giornali parlarono di questa soppressione e
e non furono, ch’io mi sappia, smentiti.
Nei miei vari viaggi nell’estremo nord della Germania, in Danimarca e nel sud della Svezia, ho pur
dovuto, formalmente richiestone, parlare della Società di S. Girolamo e della diffusione dei Vangeli
da questa pubblicati, « ma ho detto le cose che sapevo
e come le sapevo, e come erano allora. »
Se le cose hanno ora preso un’altra piega e se
è il Clero romano che raccomanda la diffusione di
detti Vangeli e vi lavora lui stesso, vivamente me
ne rallegro, ma vorrei che chi è in grado di fornirmi schiarimenti in proposito lo facesse, per mezzo
della Luce od altrimenti, quanto prima ; e fin d’ora
io ne lo ringrazio.
Pietfo Vinay |
focacce miracolose
Si chiamano Agnus Dei certe stiacciatene o focaccette (petits gâteaux) di cera bianca, che i religiosi
Cistercensi di Santa Croce in Gerusalemme fanno,
servendosi della cera del cero pasquale della Cappella
Sistina e delle altre chiese di Roma. Queste focacce,
in forma ovale, recano sur un lato l’effigie dell’Agnello pasquale con la scritta: Ecce Agnus Dei
qui tollit peccata mundi, lo stemma e il nome del
Papa, che le benedice eie consacra; e su l’altro lato
la figura della Santa Vergine e d’uno o di più Santi.
Gli Agnus Dei non sono benedetti e consacrati
solennemente se hon nel primo anno del pontificato, e poi via via di sette in sette anni. Il papa —
quando lo creda opportuno pei bisogni dei fedeli —
ne consacra in forma privata nella sacrestia di S.
Croce in Gerusalemme.
La Chiesa pone gli tra le cose sacramentali.
Occorre dunque conservarli con rispetto e con
venerazione.
E’ permesso toccarli, portarseli indosso specialmente quando si viaggia, o tenerli esposti ngil® Pi'O’
prie case, su le quali — come su coloro '^pH^bitano — esercitano protezione. ^
LtHj^sa ha attribuito agli Agnus unafertù^uplicS^%orrispondente ai nostri bisogni spiwnii e
fisici. Ecco infatti — secondo i papi Urbano "i^y^olo
II, Giulio III, Sisto V e Benedetto XIV — le proprietà che gli Agnus posseggono a favore di chi ne
usi con divozione e con fiducia.
Gli Agnus ci conferiscono e ci accrescono la grazia, alimentano la pietà, dissipano la tiepidezza,
salvaguardano dal vizio e apparecchiano alla virtù.
Cancellano i peccati veniali é levan via la macchia
rimastaci dopo il Sacramento della penitenza.
Fugano i demoni, sottraggono alle tentazioni
che dai demoni provengono e preservano da eterna
mina.
Liberano da la morte improvvisa e impreveduta.
Allontanano lo spavento che gli spettri suscitano,
e calmano i terrori prodotti da gli spiriti maligni.
Procacciano la divina protezione contro l’avversa
fortuna, rimuovono pericoli e sventure, arrecano
prosperità.
Sono uno scudo nei combattimenti e procurano
la vittoria.
Salvano dal veleno e da gli agguati che il nemico
tende.
Sono ottimi preservativi contro le malattie, ed
anche un rimedio efficace.
Combattono l’epilessia.
Impediscono le stragi della peste, dell’epidemia e
della malaria.
Placano i venti, dissipano gli uragani, calmano i
turbini e allontanano le tempeste.
Salvano da naufragio.
Tengon lontano il temporale e sottraggono ai pericoli del fulmine.
Caccian le nubi apportatrici di grandine.
Spengono l’incendio, ne arrestano il flagello.
Sono efficaci contro i torrenti delle piogge, contro
10 straripar de’ fiumi e le inondazioni.
Talvolta, tra i martiri ritrovati nelle catacombe
di Roma ed esumati per cura del Vicariato, che li
fa esporre nelle chiese alla pubblica venerazione, ve
ne son di quelli che non portan nome ed hanno le
ossa ridotte in polvere : vera reliquia, che — raccolta come si raccoglie ciò eh’ é prezioso — vien
poi mischiata alla cera, alla quale conferisce un color gialliccio e cupo, e ne risulta ciò che per conseguenza si chiama Pasta di Martiri e che si modella in forma di Agnus Dei.
Fin qui il testo, da noi fedelmente tradotto, di
un foglietto francese ; testo che, come si legge in
calce, è stato estratto da VAnnée liturgique à Rome
di Monsignor X. Barbier de Montault. Non manca
nemmeno Vapprovazione ecclesiastica.
Ebbene dinanzi a documenti come questo noi restiamo muti ; e ci sentiam stringere il cuore.
Si dice che la superstizione regna, si, tra il popolo papista ; ma che non è favorita dal Papa, nè da la
Chiesa ! Questo documento prova che la superstizione scende da l’alto : il foglietto —• come ripetiamo
— è stato pubblicato con Vapprovasione ecclesiastica ; il Papa consacra gli Agnus ; dei papi hanno
insegnate le virtù miracolose degli Agnus, i quali
tengon luogo di medici, di farmacie, di contravveleni,
di parafulmini, di Provvidenza, di tutto !
Ci domandano : Perchè venite a predicar l’Evangelo nell’Italia cristiana f
Dopo quanto avete letto di sopra, ciascuno potrà
da sè rispondere a questa domanda.
PftqiHE PI STORljt
011 autori della crociata del 1487-88
Senza perder tempo, l’arcivescovo d’Embrun pre' parava il gran colpo che doveva, secondo lui, estirpare definitivamente l’eresia dalla sua diocesi ed
arrecare a lui un non disprezzabile accrescimento
di ricchezza. Rimaneva da assicurarsi l’appoggio del
re e del papa. Re di Francia era il giovane Carlo
Vili, avido di piaceri e d’avventure, sempre biso^M|o di danaro e che non condivideva gli scrupoli
ptrterni riguardo all’esercizio della giustizia. Il papa
era allora Innocenzo Vili, quel cardinale Cibo dalla
condotta apertamente scandalosa, che doveva la tiara
all’aver comprati ivoti ed il cui avvento al potere
fu salutato dai romani col distico :
Ceto Nocens pueros genuit, totidemque puellas :
Hunc merito poterit dicere Roma patrem.
(Nocente ha generato otto figli ed altrettante
figlie; ben a ragione dunque Roma lo chiama padre). E di quei figli il Santo Padre celebrò le nozze
in Vaticano con feste edorgie infinite. Per 40.000
ducati annui, pagategli dal sultaq|i,.,Baja^e]t, tenne
lungamente in carcere il fratiiÉij^|#lqae|Ì<y^ affidatosi ai cavalieri di Malta. As^iito d’i^o, pose in
vigore una tariffa per ogni pecpfe? j^j|[ale o mortale, che i venditori d’indnlgeDiÉ*Ìi(|llj|^ più tardi
d’uso comune. Ad uno che ne stupiva, dicesi che il
ciambellano d’Innocenzo rispondesse : « Iddio non
vuole la morte del peccatore, ma che viva e paghi ! »
Con tutto ciò fu Innocenzo che stabili Torquemada Inquisitore in Ispagna, Sprenger in Germania,
e che, il 5 maggio 1487, bandiva la crociata contro
i Valdesi. Giov. Jalla
profili di ifdlismi
3’itrobu3Ìonc
La storia della Riforma è argomento nobilissimo,
degno amore e di studio, non solo per chi si compiace di investigare i grandi avvenimenti che determinarono nuovi progressi e nuove conquiste, ma
ancora e sopratutto per i credenti.
E’ davvero degno di nota il fatto che la Riforma
religiosa del secolo XVI abbia avuto le sue prime
origini in Italia. E non solo questo. Nel nostro paese
la Riforma annoverò proseliti illustri, invase famiglie di principi, accademie, sodalizi religiosi, menti
di filosofi, di letterati, e persino le anticamere del
Vaticano.
La Riforma che si manifestò in Italia non fu una
importazione forestiera, senza origini e conseguenze
nazionali, ma ébbe pure il suo carattere prettamente
italiano. E se non potè quivi produrre un vasto movimento che investisse tutta la nazione, come avvenne altrove, ciò si deve sopratutto alle persecucuzioni spietate dei principi e dei papi.
Ma varie cause fecero fallire la Riforma nel nostro paese.
Ercole Ricotti ricorda le seguenti :
1. Là vicinanza e l’opera attiva dei papi, coadiuvati dai gesuiti e dal concilio di 'Crento.
2. La potenza spagnuola che, abbracciando tutta
l’Italia, s’oppose alacremente alle nuove dottrine.
3. L’indole degli italiani, poco curanti della fede
interna e invece propensi alle forme esterne del culto
cattolico, alle quali il protestantesimo ripugnava.
C’è, senza dubbio, del verò in tutto questo. Ma
se la Riforma non trionfò, ciò si deve altresì il difetto di fede che il De Leva chiama « la causa della
nostra decadenza, che anche il Machiavelli disse corruttela della razza latina per contrapposto alia sanità germanica ». E ancora le circostanze politiche
non furono favorevoli al movimento riformatore ;
come si dimostrarono invece altrove. Un solo Stato
italiano avrebbe potuto favorire la diffusione delle
nuovq , dqttrine. Ma Venezia, per la sua politica troppo
utilitaria, venne meno al suo dovere di tutelare la
libertà di coscienza, e, in moltissimi casi, si trasformò
in strumento docile e umilissimo della Curia romana
e del Santo Ufficio.
Tuttavia la nostra patria ha partecipato al grande
movimento religioso del secolo XVI. La Riforma ebbe
pure i suoi aderenti, fra i quali non pochi illustri
per ingegno, posizione sociale, cariche occupate ;
ebbe i suoi martiri, i suoi eroi. E si può ben dire
che la voce della protesta religiosa echeggiò ovunque, nelle case dei patrizi, come in quelle degli
umili.
Si comprende altresi come la Riforma in Italia
sia stata uno dei tanti aspetti della lotta col Papato,
coH’assolutismo religioso nell’ ordine spirituale, ed
abbia avuto effetti grandi di carattere civile e politico.
Ernesto Masi scrive che, mentre la nazione organizzava per la mancanza di ogni forte convinzione
morale e s’adagiava vilmente nella schiavitù, se vuoisi
ancora sentire battere il cuore della patria, bisogna
rivolgersi ai riformisti italiani, che affrontavano carceri, tortura, povertà, esigli e roghi per la libertà
di coscienza. E ancora : « Gli ultimi venerandi custodi della dignità del secolo XVI ed ancora in buona
parte dal seguente, sono quei protestanti e quei filosofi, nei quali è segno ancora di vita nuova, amore
di verità e di bene, arny)nia di unione e di pensiero ».
Sarà quindi opera utile ricordare quelle anime
pure ed elette che hanno scritto nella storia della
Riforma una pagina bella e gloriosa, sebbene sfortunata. ' Hnpieo ]Weyiiiei<
TYR^EL
Dopo brevissima malattia è morto il P.
Giorgio Tyrrel, il leader del modernismo
cattolico inglese.
Al prossimo numero un cenno sull’eminente uomo.
4
LA LÜCE
la Dottrina Cristiana spiegata al po^lo
Àncora del Sacrificio espiatorio
e della morte dì Croce.
£).__Di che uosa volete ragionare in qv,esto arti
COlO ? 3 ■■ A. Al
E, _ Dopo avere esposto in due precedenti stuai
la dottrina relativa al sacrificio di Cristo ed a quel
momento del medesimo che è la morte sulla Croce, desidero qui mettere in maggiore evidenza alcuni particolari aspetti di quel sacrificio e delia morte sulla Croce
che in esso rientra.
*
j) __D’ essa giusta l’espressione che sovente si
adopera dicendo che Gesù ha portata la « pena »
dei nostri peccati ?
R. — Molti adoperano cotale espressione nel senso
giuridico. Vogliono dire, cioè, che le sofferenze sieno,
per sè stesse, una sanzione del peccato, la quale contrabilancia questo al cospetto della giustizia di Dio;
una pena - in altri termini - che indennizza la Divinità dell’offesa patita per il peccato ; e rappresenta
il pagamento del debito che il peccatore ha contratto
con Dio peccando. Queste espressioni da codice penale
significano una dottrina di origine medievale e papista,
evidentemente falsa. Perciò la frase che dice avere Gesù
portata la pena dei nostri peccati è da ripudiare nel
senso giuridico. ^
j) __ Perchè l’espressione « Gesù ha portata la
pena dei nostri peccati . è falsa nel senso . giuridico » d’origine medievale ?
E - Essa è falsa : a) Perchè suppone che la pena
può essere agli occhi di Dio un compenso per la mancata giustizia. Ciò fa di Dio un essere feroce, e della
giustizia di Dio una vendetta. La dottrina giuridica
di cui stiamo discorrendo è dunque barbarica ed empia.
'b) Poiché implica il perdono del colpevole per il pagamento del suo debito fatto non dal colpevole stesso,
ma... da un altro, da... un innocente in luogo suo. Ciò
fa scaturire il perdono e la - salvezza del peccatore da
un sotterfugio giuridico, da una finzione La dot
trina giuridica di cui stiamo ragionando è dunque immorale.
j) __ 2^0« possiamo dunque dire in alcun senso
che Gesù ha portata la pena dei nostri pecmti?,
__ gl che possiamo dirlo ; ma non mai nel senso
giuridico zampillato dal papismo medievale. Possiamo
dirlo come espressione metaforica dietro alla quale sta
una profonda verità. E’ a significare questa verità profonda che tale espressione metaforica si ritrova nelle
D — Indicate ora la verità profonda che quella
espressione, non nell’erroneo senso giuridico, esprime.
jj ___ Yi è una legge, posta da Dio nel mondo, per
cui il male genera il dolore. La correlazione tra il male
e il dolore non si verifica sempre — è vero — nell’individuo. Ma ciò non toglie nulla alla sua realtà. Se
fosse vero rindividualismo, pel quale la società non è
che associazione di individui, allora il vedere che nell’individuo non si riscontra necessariamenle la correlazione tra il male e il dolore ci menerebbe a negare la
realtà di questa correlazione. Ma l’individualismo è una
concezione opposta per diametro alla scienza ed al cristianesimo. Per la scienza moderna come pel cristianesimo, la società è quel che essa è nella realtà della
vita : non associazione, ma comunione ; non incontro
accidentale d’individui, ma unità vivente. L’umanità è
un essere unico con diversi centri di coscienza in perpetua
azione e reazione gli uni cogli altri. Se guardiamo non
ai singoli centri di coscienza separandoli, ma all’essere unico di cui essi sono centri di coscienza, troveremo che la correlazione tra il male e il dolore è reale.
Il dolore dell’umanità è in perfetta correlazione col
peccato dell’umanità ; il che equivale a dire che quello
è un effetto necessario di questo. E nelle ^ sofferenze
degli individui non dobbiamo veder solo l’effetto dei
peccati individuali. La solidarietà fa si che glindi
vidui soffrano anche per il peccato del mondo, cioè che
le loro sofferenze individuali sieno spesso la ripercussione di falli non commessi da loro individualmente.
Pensiamo all’umanità essere unico con diversi centri
di coscienza... Aggiungiamo che il peccato dell’umanità genera da sè stesso la propria pena, che è il dolore dell’umanità, in modo necessario ; il male non può
avere per sanzione che il male 1 Ma la pena (lo notiamo qui di nuovo a scanso di equivoci) non può mai
essere,per compenso della mancata giustizia
umana. Piuttosto, essa nelle mani della Provvidenza
di Dio, la quale è capace di circondarla di nuove forze.
può diventare uno stimolo al pentimento, un aculeo
verso quell’abbidienza che è l’anima della santità. E
cosi il valore penale della sofferenza è virtualmente
distrutto trasformandosi in valore espiatorio (1).
Queste cose premesse, aggiungiamo che siccome Gesù
per redimere l’umanità doveva incorporarsi ad essa, diventare una stessa cosa con lei, accadde che incorporandosi con lei non potè sottrarsi, anzi.., allo stato di
dolore in cui essa si trovava per effetto del male che
era in lei. In questo senso, può dirsi, metaforicamente,
che Gesù ha portato la pena del nostro peccato ; cioè,
non per sostituzione vicaria, ma per quella misteriosa
solidarietà per cui si è rovesciato anche sopra di lui
quel dolore dell’umanitd che era immanente in lei come
pena o sanzione necessaria del suo peccato.
D. — E’ esatta ed accettabile l’espressione che dice
Gesù Cristo essere il nostro sostituto ?
R. _ Per tutte le ragioni sopra esposte deve rimuoversi anche da questa espressione ogni senso di
giuridica sostituzione vicaria. Con ciò vogliamo dire
che Gesù non è il nostro sostituto nel senso che egli
abbia espiato invece nostra...
j)___jfi qual senso, Gesù è il nostro sostituto ?
R. — Nel senso che egli ha fatto cosa che noi, senza
di lui. non avremmo potuto fare. Egli ha attuato Yideale
di vita che costituisce il sacrificio espiatorio, cioè la
perfetta consacrazione a Dio delle potenze interne e
delle opere esterne della vita ; perfetta consacrazione
che è il contrapposto, ossia la espiazione, del peccato.
Avremmo noi potuto, senza Cristo, attuare il pieno
ideale della vita umana? Non avremmo potuto. Cristo,
dunque, è il nostro sostituto nel porre in atto la sorgente della vita nuova. Ma con ciò egli non compie
l’espiazione invece nostra. No. Egli ne ha posta la sorgente per noi ; ma noi dobbiamo espiare in comunione
con la sua vita, col suo sacrificio. Cristo, in altri termini, è l’iniziatore della espiazione. Ma questa, espiazione si continua neU'nmanità e si riproduce in ogni
vita cristiana per virtù del Cristo immanente nel
suo corpo che è la Chiesa. L’espiazione sarà compiuta
quando la passione di Gesù sarà stata perfettamente
riprodotta nella Chiesa, cioè quando il peccato, neutralizzato, sarà completamente distrutto (2).
Il signor Gustavo Bert ci scrive a sua volta in una
lettera privata :
« Quale vita e quale morte 1 Ci sarebbe da scrivere
un opuscolo ; perchè tali vite meritano di essere conosciute.
Questo umile credente mi ha fatto un bene morale
immenso, e non portò dimenticarlo mai ».
(1) E. Rostan.
(2) E. Rostan.
u. i.
L?V LUCE IH jtmERICjt
I nostri Lettori americani potranno facilmente farci perveniTe il prezzo del loro abbo*
namento, versandolo al Rap
presentante della Chiesa valdese negli Stati Uniti e nostro
Amministratore per 1 America
Signor
prof, pastore J^iberto dot
86 Romeyn Str. Rochester N. Y.
Salice piangente
L’ultimo giorno di giugno passava a miglior vita
l’anziano della Chiesa Valdese di CaremaVairus Battista.
Conobbe l’Evangelo nel 1860, si fece iscrivere come
membro della Chiesa Valdese nel 1862 e ne fu fino_ all’ultimo istante una vera colonna, edificando quanti lo
visitavano colla sua dolcezza o eon la sua fede incrollabile che non si smentì mai, tanto in mezzo a dolori
atroci, come nelle privazioni.
Seppe accoppiare una grande mitezza, alla più salda
fermezza che lo faceva amare dai fratelli ed apprezzare
da tutti,
La su!h^IwMW|||g^ “tal pastore d Ivrea,
dimostrò cui godeva il Vairus, poiché
facevano cotof {jU^na bara, non solo i membri della
Chiesa Eva^^[^^a molti cattolici romani, i rappresentanti dlfesMci^ della Salvezza e un gruppo di
Fratelli di Piverone, i quali tutti resero omaggio alla
schiettezza della vita cristiana del Vairus. Il signor
Laurenzio, amico e coetaneo del defunto, mandò dai
monti dove si trovava, un messaggio vibrante d’affetto
e di gratitudine per il buon esempio e i buoni consigli
avuti sempre dal diletto amico.
Sieno molti gli anziani della tempra del Vairus!
TULLO ARMEDI
Ancora una volta la nostra seconda Chiesa Valdese
in Milano è stata visitata della perdita di uno fra i
migliori fratelli, e ciò che maggiormente ci addolora
è il modo sciagurato in cui è stato colpito.
Tutti i giornali cittadini di lunedì, 12 corrente, annunciarono i quattro investimenti tramviari avvenuti
la domenica precedente ; il più grave fu appunto quello
di cui fu vìttima il nostro fratello - Tulio Armedi d’anni 37, nato a Mantova, e da circa 20 anni domiciliato con la famiglia, madre, fratello e sorella, in
Milano.
Aveva 18 anni quando cominciò a frequentare le
nostre adunanze, e fu tra i migliori giovani frequentatori.
Ben presto si acquistò l’affetto di tutta la Chiesa e
alcuni anni dopo fu nominato diacono, carica che
occupò sempre con zelo esemplare e con amore fino
al giorno che fu vittima di tanta sciagura. Occupato
da mane a sera, nella sua qualità dì fattorino d ore
ficerìa, pure trovava sempre tempo per visitare le
vedove, gli orfani e gli ammalati.
Nel pomeriggio dì domenica scorsa, verso le ore 16,
accompagnato da un amico ritornava a casa, in Via
Pioppette, 9, percorrendo il Corso Ticinese dal lato destro traendo verso il Ponte del Naviglio e Via Fabbri.
Là, dove termina l’allineamento delle colonne di San
Lorenzo, attraversarono il Corso Ticinese per portarsi
dalla parte opposta, vicino Via Pioppette. I trams che
da Piazza del Duomo vanno a Porta Ticinese, a quel
punto passano sotto le colonne suddette, o meglio, fra
la porta della chiesa e le colonne di San Lorenzo, di
maniera che, a chi ai trovi aU’estremità della lunga
fila di colonne non è possìbile vedere il tram (quelle
colonne saranno un pericolo permanente per i passeggeri, se i tramvieri manovratori non andranno a passo).
Così i due amici si trovarono a fianco dell’ultima colonna senza accorgersi che il tram veniva loro incontro.
Proseguendo ramico dell’Armedi, che trovavasi a
destra, fu il primo ad accorgersi che il tram veniva con
velocità : spiccò un salto e passò oltre ; l’Armedi, più
vicino all’ ultima colonna, scorto il tram , seguì
l’esèmpio dell’amico : spiccò lui pure un salto, ma
tjoppo tardi 1 II tram lo gitto a terra, fra i binari e
lo travolse sotto le ruote che gli sfracellarono i piedi
in modo orribile ! Altre contusioni ebbe pure, il poveretto, in varie parti del corpo e specialmente alla
Raccolto e trasportato dalla Croce Verde all’Ospedale Maggiore, gli furono amputati gli arti offesi, fin
quasi sotto le ginocchia. Si sperava di conservare il
buon Tulio, sia pure privo dei due piedi ; ma verso
sera di lunedì e più in appresso andò peggiorando,
e mercoledì, confortato dal suo pastore, assistito dai
parenti, spirava a Dìo l’anima santificata per la fede
in Gesù Cristo, presso cui ora riposa delle sue fatiche
e delle sue sofferenze.
Il buon Armedi ebbe solo un disturbo morale nel: quello di non aver potuto persuadere la
;ta ed i cari suoi fratelli a seguirlo nella
àciò malgrado la sua fedele testimo
famiglia pressoché quotidiana:ij^|^ Le
pole da lui pronunziate furono il conyj|^dio
_ ciò che disse ai suoi cari in vita, esortandoli
ad àS^acciare Cristo Gesù e la sua Paròla, unica
sorgente di conforto e di consolazione anche fra le
più gravi sventure,... e così spirava additando al fratello ed alla sorella la via della patria celeste in cui
stava per entrare. — Voglia il Signore benedire queste
ultime parole del caro estinto per il conforto ed il
bene della sventurata famiglia.
Armedi lasciò larga eredità d’affetti. Fedele e scrupoloso nel suo servizio, si cattivò l’affetto deipri.icipali, che ora lo piangono come si piange la perdita
di un figliuolo e vollero spontaneamente assumere le
spese del funerale ed offrire una magnifica corona
di fiori, facendo pubblicar nel Corriere della Sera al
posto d’onore, fra gli annunzi funebri dei ricchi,
quanto segue : _ _
. La Ditta Cesare Strada partecipa con vivissimo
dolore la morte del proprio stimato fattorino — Tulio
Armedi — avvenuta in seguito all’ incidente tramviario di domenica scorsa.
€ I funerali seguiranno domani (venerdì) 16, ore 9,
partendo dall’Ospedale Maggiore, indi al Cimitero ».
E nello stesso Corriere del sabato 17 corrente, si
leggeva pure questo ringraziamento:
5
LA LUCE
« La Ditta Cesare Strada, riconoscentissima, ringrazia ì nobili cuori che presero parte alla grave sciagura che colpì lo sventurato Tulio Armedi ».
Essendo i signori Strada cattolici, ciò costituisce un
fatto'più unico che raro.
L’Armedi faceva parte della Società dei Fattorini
come pure del Circolo Missionario, e al numeroso
corteo vi fu la rappresentanza dei due sodalizi coi
loro rispettivi vessilli. — I dne servizi riuscirono
edificanti : quasi tutti quelli càe furono presenti al
servizio tenuto nella camera mortuaria all’Ospedale
vollero essere presenti anche a quello tenuto al Cimitero monumentale. Di Armedi Tulio si può dire che,
per le sue virtù, dopo morte, per molto tempo parlerà
ancora alla chiesa, alla famiglia, agli amici.
Daminno Borgia.
IL NONO CONCILIO PANPRESBITERIANO
Dal 15 al 25 giugno, ha tenuto le sue sedute, nella
Fifth Ave Presbyterian Church di New York, il Concilio così detto Panpresbiteriano, con più di 300 delegati rappresentanti le varie Chiese del mondo intero
che sono rette dal sistema presbiteriano. I teologi più
insigni della Scozia, dell’Inghilterra e dell’America erano
là convenuti e certo la vista di tali uomini era un bel
segno della prosperità e vitalità delle Chiese da loro
rappresentate.
L’occasione era. anche unica, ricorrendo il quarto
centenario della nascita di Calvino, per commemorare
il gran padre del presbiterianismo.
Fra gli altri parlarono del grande Riformatore il prof.
Orr di Glasgow, Warfield di Princeton, generale Prime
di Yonkers, dott. Good di Filadelfia, ecc., ma più notevole fra tutti il pastore Charles Merle D’Anbigué, figlio
del celebre storico della Riforma e delegato della Chiesa
Riformata di Francia. !
Fu ammessa a far parte del Concilio PanpresbiteranO
la giovane Chiesa presbiteriana della Corea che ha più
di 20 mila membri, cosicché saranno 85 le varie Amministrazioni presbiteriane del ; mondo intero, facent^
parte di detto Concilio, con più di 5 milioni e mezzq
di membri adulti, 28 mila pastori, 30,600 Congregazioni, 4 milioni di alunni nelle Scuole Domenicali, 142,000
anziani >
Il prossimo Concilio si radunerà in Aberdeen (Scozia)
nel giugno 1913. Ebbi l’onore di rappresentare la Chiesa
Valdese e di parlare, per 10 minuti soltanto, delle speranze della nostra Chiesa nell’opera di Evangelizzazione
in Italia.
Prof. Alberto Clot.
(alvino (omiiieinflfatfl in Stalla
2/Lilano
(0. L.) Anche a S. Giovanni in Conca, come nelle
altre chiese valdesi, si è commemorato il IV centenario della nascita del grande riformatore Giovanni
•Calvino. Il sig. Corsani, al culto della domenica mattina, prendendo per testo le parole : « Costui mi è un
vaso eletto », Fatti IX. 15, dopo raccontato, per sommi
•capi, la vita del grande riformatore, parlò di, lui come
uomo e come cristiano, ragionando della sua fede e.
della sua attività fenomenale al servizio del Maestro,
■come pastore, predicatore, organizzatore, professore e
scrittore. Conchiuse presentandolo agli uditori come esempio di fede o di attività cristiana.
Il sig. Revel, approfittando dell’occasione, diede una
serie di quattro conferenze sulla vita di Calvino, onde
farlo conoscere al nostro popolo, al quale egli è stato
presentato sotto foschi colori da coloro che hanno tutto
l’ìuteresse a denigrare la gloriosa riforma religiosa del
XVI secolo.
Como
(X.) Anche a Como è stato commemorato Calvino
con un discorso del pastore, nel qual discorso si fece
un cenno al martire di nobile famiglia comasca, Francesco Gamba, il quale, convertitosi per la lettura dei
libri dì Culvino, essendo andato a Ginevra per fare una
visita al riformatore e per partecipare alla Santa Cena
con. lui, saputasi la cosa in Como, venne arrestato appena ritornato iu patria e bruciato vivo sulla piazza
del Duomo di Como, il giorno 24 Luglio 1554.
Al discorso fece seguito la confermaziono di due figli
del caro fratello Helbing.
Borrello
(Pasqualoui). Questa piccola chiesa ha voluto commemorare la sera dell’undici corrente tra un pubblico
numeroso il 4‘ centenario della nascita di Calvino.
Il culto fu presieduto dal bravo giovane sig. Del
Pesco studente di 2- anno nella Facoltà Teologica di
Firenze.
Catania
Anche nella nostra chiesa di Catania commemorazione di Calvino e colletta a prò del monumento della
Riforma. '
Sanremo
Il Pensiero di Sanremo, con parole ispirate da vera
simpatìa, annunziava la conferenza commemorativa che
il pastore Janni doveva tenere il 19 luglio sul tema ;
« Il principio della Riforma religiosa e la vita moderna
specialmente italiana ».
Siamo certi che in tutte le nostre chiese d’Italia
Calvino fu commemorato ; a Roma, per esempio, con un
discorso del pastore Ernesto Comba ; ma non abbiamo
avuto altre notizie dirette e particolareggiate.
La Dire&ione
Chiediamo scusa
per non aver mantenuto nel nostro numero scorso la promessa di illustrarlo con
incisioni concernenti le feste ginevrine in
onore di Calvino.
I clichéS;, spediti da Ginevra fin dal 5
corrente, non ci son giunti in tempo !
Kella penisola e nelle Jsole
Ferrerò (Valli Valdesi)
Il vicemoderatore sig. B. Léger ha accettato il posto
di pastore offertogli a Pomaretto ; sicché resta vacante
dal primo ottobre quello del Ferrerò.
Torrepellioe (Valli Valdesi)
Il 12 corrente, nozze d’oro dei venerandi coniugi
sig. pastore Giorgio Appia e sig.ra Elena.
Congratulazioni vivissime e cordiali auguri.
— Gli esami presso il nostro Ginnasio-Liceo pareggiato hanno dato buoni risultati.
Milano
Abbiamo ricevuto lo Statuto e il relativo Begoìaììfento detrattivo e fiorente « Circolo Missionario della
seconda Chiesa Valdese iu Milano, i quali furono approvati il 9 maggio scorso,
Pare davvero che quella nostra chiesa voglia sempre
più far suo il motto dello Spnrgeon ; « Tutti all’opera,
e sempre all’opera ».
Dello stesso Circolo ci é stato anche inviato la « Relazione dell’anno 1908. Vi leggiamo, tra le altre cose:
« Alcuni membri del nostro Circolo fecero visite agli
ammalati ed afflitti, portando la parola cristiana del
conforto, e testimoniando della loro fede con quanti
ebbero occasione di avvicinare ».
I luoghi visitati dai due colportori furono 15 ; e
« dovunque i nostri colportori hanno incontrate difficoltà, sostenuto gli scherni degli increduli, l’indifferenza e l’apatia per tutto quanto sa di religioso... e
l’insulto del superstizioso ; ma tutto hanno sopportato
per amor di Cristo. — Siamo poi contenti di annove
rare in quest’anno un terzo colportore..., che per ra
gioni del suo lavoro, si troverà dislocato in diversi
punti dell’Italia settentrionale, e cosi l’opera nostra si
estenderà oltre la provincia di Milano, senza gravi
spese per il nostro Circolo ».
Sanremo
(MatusioJ — E’ partita la famiglia Feira della nostra
Chiesa. Fu uno dei primi frutti dell’opera del nostro
Pastore. Apparteneva alla Chiesa Evangelica da circa
4 lustri La speranza di migliorare la propria posizione
economica ce la toglie ora e la spinge all’estero. La
Chiesa cosi perde di un colpo al principio dell’ anno
ecclesiastico sette comunicanti. Preghiamo Dio che ci
consoli con nuovi acquisti, ed a questo scopo — fratelli
tutti — laboremus.
— La vendita della Lace comincia-*d andar bene,
specialmente fra gli estranei alla Chiesa.
— Domenica, 4 luglio, abbiamo inaugurato il nuovo
anno ecclesiastico con un culto di Santa Cena. Alcuni
fratelli, residenti in, Coldirodi, non vollero mancare
malgrado la distanza e gli altri inconvenienti che questa
produce. Buon esempio da imitare.
— ‘Da alcuni giorni trovasi in Sanremo il maestro
Adolfo Baci, che si ferma fra noi tutto il mese di
luglio. Egli ci ha recato belle notizie circa il modo
I com’è eseguito il canto sacro nella nostra Chiesa di
Milano. Il maestro Baci ha recato a termine il lavoro
con cui chiuderà la sua produzione di musica sacra
evangelica, e cioè trenta corali a strofe in « stile osservato » cosa nuova per l’Italia. Abbiamo constatato
con soddisfazione che l’illustre uomo, malgrado i suoi
76 anni, gode di una salute invidiabile e di una agilità
mentale che gli permetterà di onorare ancora, con prossime opere alle quali attende, l’arte italiana.
— Delle nostre Scuole daremo un cenno nel prossimo
numero.
S. Fedele Intelvi
(F.J — La Colonia Alpina per la cura climatica dei
fanciulli d’ambo i sessi è stata riaperta e non c’è più
un posto vacante.
Schiavi d^A.'brnzzo
(Amicarelli) — In quesfarido campo cogliamo finalmente un bel fiore.
Il Municipio generosamente ha donato l’area per la
costruzione d’un opificio, ideato da noi Evangelici per il
bene di questa popolazione. ~
Il 21 giugno, solenne cerimonia, in cui con gran concorso di popolo festante il Sindaco pose la prima pietra
e proferì un discorso di lode all’opera nostra. Dopo il
Sindaco, prese la parola, a nome della Società che dovrà
amministrare l’opificio, il dott. F. de Simone, che attirò l’attenzione del numeroso pubblico per oltre un’ora.
Ecco le sue ultime parole : « Alfine le vecchie barriere
sono infrante, e noi possiamo dire che d’ora innanzi in
Schiavi giustizia e bontà si b^ceranno ». Cosi speriamo
infatti.
Maddalena
In quest’isola è nato un giornaletto liberale « La
piccola Sardegna ». Nel N. 3 (dell’ll luglio) pubblica
un articolo della nostra collaboratrice signora Lisa Clerico, la quale firma Rosita.
L’articolo, sotto il titolo « Per i nostri bimbi ! », propugna l’istituzione d’un giardino d’infanzia.
mesi
(L. C.J. — Al nostro giovane e simpatico patere signor Corrado dalla è venuta la felicA idea di chiudere
l’anno scolastico dell’Istituto con una festicciola di premiazione.
Il concorso del pubblico fu grande, si che molti dovettero contentarsi di starsene in piedi.
Dagli alunni delle diverse classi vennero recitati dialoghi e poesie con tanta disinvoltura e sentimento da
riscuotere calorosi e prolungati applausi.
Un "bravo di cuore a "butti : direttore, insegnanti,
scolari; e un ringraziamento del pari alla popolazione
di Riesi, che seppe mostrarsi, nel suo contegno, rispettosa e gentile.
^
Oaardaodo attoppo
(Noterell© e Spigolature)
Secondo • L’Amico di Castellinaldo, giornale quindicinale religioso », color nero ebano il sig., Guglielmo
H. Sloan, « missionario protestante », si sarebbe fatto
papista al Messico.
Se è vero, e può darsi, noi però non lo imiteremo ;
perchè conosciamo meglio di lui il Papismo e preferiamo il Cristianesimo di Cristo, di cui abbiamo studiato i documenti in quel libricciolo un po’ dimenticato tra i seguaci dèi papa, che si chiama Nuovo
Testamento.
«
• S
Lo stesso giornale pubblica una statistica di malati
f'non di malattie nervose, veh !) guariti a Lourdes.
Eccola : « 747 risanati da t ubercolosi — 583 da malattie dell’apparato digestivo — 320 da malattie delle
ossa e delle articolazioni— 168 da reumatismo muscolare e articolare — 111 da tumori — 96 da malatr,
tie dell’apparato circolatorio — 45 da piaghe — 25 da
canori ».
Noi richiamiamo l’attenzione dei medici su la statistica pubblicata da l’Amico, meravigliatissimi cfi’essi
non si risolvano una buona volta a sopprimere ospedali e sanatorii. Ma se a Lourdes si guarisce con un
po’ d’acqua! Mandateli tutti là i vostri pazienti. Ci
vuol tanto ?
Occorre la fede? -Sarà benissimo. Ma allora perchè non ci vanno almeno tutti i preti, tutti i frati e
tutte le monache dell’orbe? Anche costoro ricorrono
a medici e a farmacisti, per... non guarire in tanti
casi. Che gruili ! Un biglietto di strada ferrataci vuplel
Noi crederemo, quando tutti gli uomini di chiesa ci,
avran dato il buon esempio. Allora anche noi intrapprenderemo il viaggetto. Intanto notiamo che l’abate
I (cattolico romano, s’intende) Naudet, che fu a Lourdes
6
6
LA LUCE
quindici volte, e che fu là per nove anni durante il
mese d’agosto — che. è il mese dei grandi pellegrinaggi — nega esplicitamente il miracolo in un articolo
pubblicato nei Documents du Progrès.
*
m •
Nel Canavesano, Alete Dal Canto ha amenamente
raccolto — crediamo ad uso delle Suffragiste 11 —
quel che padri della chiesa e concili han detto della
donna, o piuttosto contro la donna. Quantunque noi
siamo sempre come per istinto diffidenti innanzi a citazioni come queste, anzi, in generale,. innanzi à qualsiasi citazione (ohe l'arte del citare è più delicata che
non si creda; e quanti granchi si pescano per mancanza di critica 1) tuttavia ad exilarandos lectores,
spigoliamo un poco. Ecco alcuni giudizi su la donna,
i quali solleticheranno certamente l’amor proprio delle
nostre signore e signorine ! !
S.Girolamo: « La donna è razza pericolosa, peste
della peggior specie ».
S. Giovanni Damasceno : « La donna è un’asina malvagia, un verme solitario pericoloso, che risiede nel
cuore dell’uomo ».
S. Giovanni Crisologo : « La donna è... la pietra del
sepolcro ».
Tertulliano : c Donna, tu sei la porta del demonio ».
S. Antonio: «Quando voi vedete una donna, fate
conto di aver dinanzi non un essere umano, ma il
diavolo in persona. La sua voce è il fischio del serpente ». (Brrr H
S. Giovanni Crisostomo : « Di tutte le bestie feroci,
non ve n’è più dannosa d’una donna ».
S. Agostino: « Il marito ha diritto di battere la
moglie ».
Papa Innocenzo : « Le donne fanno apostatare gli
angioli ».
E basti così. Se queste citazioni sono esatte, si comprende il Femminismo!... È certo tuttavia che l’Evangelo... non parla così.
• '•
Il solito angelico Zanzi, nel Momento di Torino, a
cui naturalmente han fatto eco il Centro di Palermo,
la Liguria di Genova, 1’ Unione di Milano, ecc., lancia il grido della vittoria, esclamando : Le bugie hanno
le gambe corte ; io accusai i Valdesi di ratto dopo il
terremoto calabro-siculo, ed ecco che l’organo valdese
La Luce conferma la mia... calunnia ; infatti la Luce
parla di « una distribuzione di libri e opuscoli • fatta
■« in occasione della terribile catastrofe di Messina e
Reggio » : dunque...
Potreste trattener le risa, o Amici? Che c’entra la
distribuzione di carta stampata con 1’« iaoetfcaì^ioPfani ?» La distribuzione si fa anche a Roma e dovunque! Perchè non ci si accusa di rapir bambini dovunque ? E dov’è la logica ?
Poveri diffamatori ! Perdete anche la tramontana
adesso ?
«
• •
Silvio Doccetti ha inventato l’Eliocinema, cioè un
Cinematografo economico che non ha bisogno di luce
elettrica, ma che funziona benissimo per virtù delVElio, cioè della luce solare che costa... tanto poco.
Onore al Doccetti 1
Non si dimentichi che questo nuovo inventore appartiene alle nostra Chiesa Valdese, come vi appartiene Guglielmo Marconi 1
*
* *
Un Sacerdote del Modernismo pubblica nella Gazzetta di Caltagirone la prima puntata d’un articolo
dal titolo : La Bibbia è un libro originale e rivelato ?
No riparleremo.
• •
Fissiamo un bel pensiero di Enrico Monnier : « Senza
Gesù Cristo, non ci sono società libere, non ci sono
popoli liberi, perchè non ci sono anime libere ».
Francia
Parigi. — Ménégoz ha dato le sue dimissioni non
solo come direttore del Collegio teologico, ma anche
come professore di dommatica. Nel secondo ufficio gli
succederebbe E. Vaucher, fin qui professore di teologia
OLTRt LE ALPI E I flARI
Svizzera
Ginevra.-— Tra i varii scritti di studenti in teologia dell’Università di Ginevra premiati ad un concorso, notiamo quello dello studente Schorer intorno
all’ * influenza del paganesimo su la costituzione del
culto cattolico ».
— Alla Facoltà di lettere A. de Stefano, a,.conseguire il grado di dottore, ha sostenuto con lode una
tesi sul poema dei Valdesi del Piemonte « La Nobla
Ley^on ».
Arth (cantone di Schwytz). — Un culto per militari non potè aver luogo all’aperto, a cagione delle intemperie ; il prete cattolico romano si offri gentilmente
di ospitare quegli Evangelici nella propria Chiesa I
Bravissimo I
Locamo. — La « Gazzetta Ticinese » dà una benevola relazione intorno all’Istituto Evangelico diretto
dal signor A. Zamperini, e intorno agli esami finali
sostenuti lodevolmente da quegli alunni.
Pare che il successore del defunto professore di esegesi, Edmondo Stapfer, abbia ad essere Maurizio Goguel.
— Si è eretto a Saint-Michiel (Mense) un monumento
a Ligier Eichier, celebre scultore cristiano evangelico,
morto in esilio a Ginevra.
Inghilterra
A Oxford, durante il prossimo mese di settembre,
si darà da più professori bene scelti un corso di 50
lezioni teologiche ad uso ... di chi voglia intervenirvi.
Tassa d’iscrizione lire italiane 25.
{a. r). — Il grande predicatore missionario Gipsy
Smith è stato accolto con molto entnsiamo al suo ritorno in patria, dopo un lungo giro missionario negli
Stati Uniti.
Si è detto che questo potente cristiano raccoglie in
sè le doti di Moody e di Sankey. Certo egli è un nomo
straodinario di cui il Signore si serve per risvegliare
molte anime dormienti! Quando susciterà il Signore anche
fra noi uomini di tale potenza ? !
Württemberg
Vera Constantinovna, granduchessa di Russia, vedova del duca Eugenio di Württemberg, è passata da
la religione greca scismatica alla Chiesa evangelica.
« Questa conversione » dice la Semaine religiense « è
frutto d’un lungo lavorio dell’anima ».
Dedichiamo questa notizia ai giornali papistici, che
menano scalpore ad ogni minima vittoria della loro
Chiesa.
Belgio
Operai inglesi — cristiani convinti — si strinsero
in lega per studiare le questioni sociali alla luce dell’Evangelo. La loro Associazione porta il nome di
« Fraternità ».
Alcuni delegati della « Fraternità » hanno di recente visitato Bruxelles e Charleroi, ottimamente accolti anche da deputati socialisti. Vi fu un corteo, e
nel corteo stendardi con queste scritte ; « Noi rappresentiamo 500,000 operai inglesi. — Il nostro fondamento è la dottrina di Gesù. — Noi proclamiamo la
paternità di Dio e la fratellanza umana ».
Spagna
Si sta traducendo in spagnuolo « I nuovi atti degli
Apostoli » del dott. Pierson.
— Nei periodici evangelici spagnuoli si va discutendo il disegno di un gran giornale unico che dovrebbe servire per evangelizzare non solo la Spagna,
ma anche le altre contrade del mondo, ove — come
nella Repubblica Argentina — si parla la lingua di
Cervantes,
Fortogallo
La parola del signor Mott, segretario della Federazione universale degli studenti cristiani, ha lasciato un
segno profondo nell’animo dei giovani ascoltatori.
Stati Uniti
Da New York ci si annunziano le nozze del pastore
signor Domenico Blasi con la signorina Emilia Simonetti di Roma. — Anguriil
ECHI DELLE MSSIONI
Sentiamo che i nostri amici, il sig. cap. Bertrand e
consorte presero a Kimberley il treno « Zambesi express », e passando per Mafeking e Bulawajo, in due
giorni e tre notti giunsero alle magnifiche cascate dello
Zambesi, dette Victoria Falls. La carovana Bertrand
nel suo primo viaggio d’esplorazione nel 1895 aveva
impiegato 64 giorni per fare quel medesimo tragitto,
parte sui carri J^qscinati da dieci a dodici paia di buoi,
parte a cavallo.
Là dove allora avevano piantato la tenda di faccia
alle cascate, ora trovarono un comodo albergo. Al calar
del sole che imporporava le acque dello Zambesi, i coniugi Bertrand, in canotto, al disopra delle cascate risalirono il fiume per dieci chilometri fino alla stazione
missionaria di Livingstone. Il mission. Luigi Jalla
, tiene ivi un istituto con 50 allievi interni, coll’ aiuto
i deila valente sua signora.
Inoltre quattro volte per settimana il missionariosi
reca alla città a 7 chilometri di distanza, ove aduna
altri 50 giovani indigeni alla scuola serale, e tiene il
cnltò nel pomeriggio della domenica nella comoda chiesascuola regalata da amici inglesi in memoria del sig..
Coillard.
Invece della capanna di-terra coperta di paglia nella
quale il'capit. Bertrand avea trovato il mission. L.
Jalla a Kàzungula nel 1895, egli ora lo vide ben alloggiato colla famiglia nella casa sana fornitagli dalle
Zambesie d’Italia e di Mulhouse. E’ una casa fondata
su palafitte, con sala da pranzo e tre camere, circondata d’ una terrazza coperta. Le porte e finestre sono
protette da reti njetalliche per impedirne l’accesso alla
zanzare. In questo clima febbrifero, simili case hanno
diminuito d’assai la mortalità nelle famiglie missionarie.
Sebbene ormai la ferrovia abbia facilitato molte cose,
non convien dimenticare che Lealuj, capitale del Barotsiland e stazione del mission. Adolfo Jalla, dista 500
chilpmetri dalla ferrovia. Pertanto gl’ippopotami ed i
coccodrilli saranno ancora spesso menzionati parlando
di questi paesi. Poco tempo fa gl’ippopotami guastarono le barche alla stazione di Livingstone, e nell’ultimo aprile un coccodrillo fu ucciso sul ponte ferroviario a valle delle cascate Vittoria.
Siccome il tempo non permetteva ai sig.ri Bertrand
di visitare le altre stazioni missionarie sullo Zambesi,.
essi ritornarono in treno alla città del Capo, dove li
aspettava la Società Zambesia, dal sig. Bertrand fondata dieci anni or sono. Ivi godettero larga ospitalità
presso l’ou. J. D. Cartwright, membro della Camera
Alta, ed uno dei più importanti uomini d’ affari della
regione, fondatore ed anima della locale Unione Cristiana dei giovani. Quest’Unione possiede un beU’edificio nel miglior quartiere della città, e conta 1232
membri.
Il sig. Cartwright è un grande amico e consigliere
della missione Zambesiana, alla quale ha giovato in
varie maniere coll’estesa sua influenza. Egli aveva convocato pel 1 giugno nella grande sala dell’ Unione la
seduta annua della Zambesia, approfittando della presènza del capii. Bertrand per avere da lui una conferenza missionària con proiezioni luminose. Il giornale
« South African News » ne riferisce le seguenti espressioni : « Alcuni sorridono parlando della vita facile dei
missionari. Io vorrei che queste persone potessero assistere ai pericoli ed alle privazioni cui i missionari
sono esposti nel soffrire cosi la fame e la sete, come
le inondazioni ed i di.sagi d’ogni sorta ». Egli deploròil poco interesse degli uomini in genere riguardo alle
missioni, tanto più che molti bianchi sono assai maggiori avversari delle mi.ssioni che non gl’indigeni stessi.
I primi tentano continuamente di introdur l’alcool nel
Barotsiland contro la volontà dello stesso re Levanika.
La signora Bertrand riferì aU’Unione Cristiana femminile (che ha un edificio speciale nella città) intorno
alle Unioni da essa fondate in questo viaggio a Thabana Morena (Basutolaùd) e Mafube (Griqualand), e mise
queste opere in relazione colle Unioni del Capo.
Cosi ha avuto termine un viaggio che è durato circa
nove mesi ed è stato di un’utilità benedetta e feconda
in varii rami della cristiana attività nell’ Africa Meridionale. 0. J.
A-bbonaineati pagati:
1909
Nevoso Thomas — Deodato Nicola — Matarazzo Raffaele — Faraone Luigi — Cardea Bruno — Eev. Di
Tommaso F. — Rev. Milanesi A. M. — Hev. Blasi Domenico — Bellatalla Primo — Rossi Domenico — Ciocoari Alessandro — Rosta n Stefano — Meher Baebler
Signora M. — Biiigham Miss Ethel — Eandazzo Salvatore — Slack James G. — Giorgio Secondino Antonio— Broggi L. — Létey Ferdinando — Leonori avv. —
Grisolia Salvatore. — Abbona Adamo — Eivoir Lorenzo..
(Altri abbonamenti pagati ai prossimi numeri).
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografìa dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
Crisi Ecclesiastica e crisi reiigiasa ferenza dei
signor Arturo Mingardi, già Padre Bernardino da Busseto, meriterebbe di venir largamente sparsa fra gl’italiani, e specialmente fra il Clero cattolico-romano. —
L. 0,10 la copia. Per 10 copie o più un soldo l’una,.
franche di porto. — Rivolgersi al signor A. Rostan,.
Via Nazionale 107, Roma. _____________________
lei Rnil Si vende Bibbia in latino con ilOlillilQ liCI UUU lustrazioni stampata a Roma neP
1592 (in ottavo). Edizione rara. Rivolgersi al Cav. 0»
Goetzlof. Via (5urtatone 1, Genova.
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Sfùdio di sloria e di pskolo
del Prof. G. Bartoli.
XI.
L’ostracismo di D. Ottavio.
Non era ancora morta l’eco della disputa, avvenuta fra D. Ottavio e i suoi esaminatori romani, che
quegli dovette subito provare i tristi effetti della sua
professione di fede ereticale. Egli fu messo, praticamente, al bando di Roma clericale. Doveva tenere una
•conferenza all’Arcadia, sopra un tema niente affatto
religioso : il Pastor supremo di quell’Accademia lo
mandò pregando a sospenderla e rimandarla a tempo
indeterminato, finché fossero cessate certe disgustose
chiacchiere intorno a lui. D. Ottavio capì perfettamente l’antifona. Stracciò il biglietto ammonitore e
non ci pensò più. L’Arcadia per lui era morta e sepolta. Soleva frequentare parecchi conventi di religiose educatrici, le quali gli volevano un bene dell’anima. Ma anch’esse si voltarono di punto in bianco
contro di lui. Alla cordialità antica succedette una
gelida gentilezza prima, le sgarberie di poi. Anche in
quei conventi era corsa la voce esser lui eretico, e bastava. Un eretico è un appestato. D. Ottavio se ne accorse e cessò dalle sue visite. Anche nelle Chiese pul^
bliche incontrò lo stesso trattamento. Andava egli orà
in questa, ora in quella Chiesa, per ascoltarvi qualche
confessione di cattolici forestieri, che approfittavano
della sua bontà e del conoscere egli la loro lingua.
Da quel giorno fatale,'dovette rinunciare anche a taló
esercizio di carità. I sagrestani gli si mostrarono in
incivili. I rettori o parroci delle Chiese non tacquero
le loro osservazioni. In Chiesa potevano andare i ladri
e gli assassini, lui no. Diede addio anche al confesLsionale.
Gli restavano le opere di carità di S. Lorenzo, dovè
egli aveva faticato, sudato e spesi il suo ingegno e i;
suoi quattrini. Ma anche S. Lorenzo si staccò da lui.j
I preti e le suore che avevano cura dei miserabili abi'
tanti di quel quartiere, sparsero fra quei tapini unni
voce; D. Ottavio è stato dichiarato eretico dal Car-i
dinal Vicario ; gli hanno rifiutata la pagella della predicazione : gli hanno tolte le confessioni. Non è da fi-5
riarsene. Cave canem! j:
— Siora Rosina — diceva una donna di S. Lofèhzo
ad un’amica — ha sentito che cosa si dice di D. Ottavio ?
— No: che cosa?
— È un eretico ; gli hanno tolta la Messa ; non può
più predicare, nè confessare. È un eretico 1
— Un eretico? Maria Santissima ! Chi l'avrebbe mai
sospettato ?
— Non me ne meraviglio io — entrò a dire la friggitora che teneva bottega all’angolo di Via Acetosa, e
che aveva un’antica ruggine contro D. Ottavio — non
mi è mai piacciuto quel giovanotto ! Era troppo lindo ;
portava i polsini stirati, non fiutava tabacco, e poi capitava qui troppo di frequente con signorine inglesi.
La doveva andare a finire così, o preèto o tardi! Io
vado all’antica. Volete un prete buono ? Deve saper di
tabacco, aver le scarpe scalcagnate, la veste sporca e
una barba lunga tre settimane. Questi preti zerbini...
ehm I... ti veggo e non ti veggo !...
— Ma che dite mai su, siora Filomena ? —
ruppe la prima interlocutrice. — D. Ottavio è |o4usato di eresia, non di mali costumi.
— Ma, non è la stessa cosa ? — domandò la fr
torà.
— Ma no ! no ! — fece la Rosina.
— E che cosa vuol dire eretico, dunque ?
— Ecco ; eretico si dice di chi nega il poter temporale — disse la più saputa.
— No 1 no ! non è quello — protestarono le altre in
coro.
— Ve lo dirò io che cosa è — disse un’altra — D.
Ottavio avrà bestemmiato in pubblico. Quando stavo
in campagna, il mio parroco ci esortava ad accusarci
in confessione di aver detto eresie. Ed eran bestemmie
bell’e buone...
— E allora, per così poco, hanno tolto a D. Ottavio la Messa e le confessioni ? — osservò una
donna.
— Siete un branco di pecore ignoranti ! — gridò
un omaccio, che aveva fino allora ascoltato in silenzio
quelle femmine — ve lo dirò io chi sono gli eretici.
Sono tutti quelli che non fanno a modo dei preti 1
— Sì ! no ! ha ragione ! ha torto ! è impossibile !
non è vero ! un corno ! è uno stupidacoio..
E il comizio si sciolse, persuase quelle donne di
due cose : che D. Ottavio l'aveva dovuta fare assai
grossa, per esser punito in quel modo; e che nessuno sapeva propriamente che cosa fosse o volesse
dire eretico. Ma non importa. Ieri si gridava : Viva
D. Ottavio ! Ora grideranno abbasso ! abbasso ! Già
tant'è, per certa gente basta gridare a qualche cosa..
D. Ottavio sperava che gli sarebbero rimasti fedeli,
in quelle tristi congiunture, almeno - gli amici. Ne
aveva tanti! Ma egli s’ingannò a partito. Uno dopo
l’altro, quasi tutti l'abbandonarono. A poco a poco,
si fece il vuoto intorno a lui. Di visite non ne riceveva più : quando l’incotravano per istrada, facevano
finta di non vederlo, tiravano via diritto, o anche
voltavano pel primo cantone che incontravano. Le
cose giunsero a tale che dovette pregare lo zio cardinale ad esonerarlo dall’ufficio di segretario, perchè si
accorse che i più di quelli che ricorrevano a Sua Eminenza, avevano dispiacere a trattare coll’eretico nipote.
Il cardinale apprezzò la cosa e mise al posto del nipote un segretario stipendiato.
Fra i pochi che rimasero fedeli al povero D. Ottavio fu il cardinale suo zio, le due Turini, madre e
figlia, monsignor Sitani, i suoi amici inglesi, benché
non tutti, e pochi sacerdoti che partecipavano in tutto
o in parte alle sue idee. Gli restavano bensì molti
simpatizzanti fra preti e laici modernisti, e democratici cristiani : ma i primi, coll’annoverarlo nelle proprie schiere, gli facevano più male che bene, e i secondi erano troppo deboli per essergli di vantaggio
reale e di difesa.
Nè questo ostracismo, inflitto a D. Ottavio, era tutto
affatto spontaneo e naturale. In alcuni sì, nei più no.
Per certi tali l’eretico è un mostro così orribile, un
can morto così fetente, una cosa còsi disgustosa, che
mette i ribrezzi al sol vederla, e fa orrore anche a
pensarci. Ma, quanto agli altri, una mano occulta, ma
potente, moveva le segrete fila per rovinare prima
D. Ottavio nella stima loro, per perderlo poscia irreparabilmente. Questa mano era quella del Cardinal
Turini. Questi, e come vicino al soglio del Papa, e
come uomo privato, godeva in Roma grande fama e
potenza. Poteva fare altrui del gran bene: poteva
cagionargli anche maggior male.
Il cardinale decise di schiacciare come un vile vermicciatolo D. Ottavio Sinibaldi.
E perchè ciò?
Il Turini non aveva nessuna ragione di odiare D. Ottavio : anzi, nei tempi andati, se l’era tenuto caro, quasi
gli fosse figliuolo. E non l’odiava ora ; ma odiava in
lui il modernismo, il protestantesimo, l’ateismo, e tutti
gli altri errori di cui egli credeva impeciato il giovane disgraziato. Il Cardinal Turini era in perfettissima buona fede. Perseguitava D. Ottavio credendo
con ciò di « prestare ossequio a Dio », e, se i tempi
l’avessero permesso, lo avrebbe costretto colla forza,
o a ritrattare i suoi errori, o a scontare la sua protervia colla pena del fuoco. Egli non avrebbe esitato
un istante a far bruciar vivo il corpo di D. Ottavio,
per salvare l’anima di lui dal fuoco eterno. Così la
pensava il Cardinal Turini ed operava in tutto e per
tutto conforme ai propri principi!. D. Ottavio era dannato. Bisognava dire, tuttavia, che il Turini non disperava ancora dell’anima del giovane prete. Egli
l’aspettava a penitenza. Che se un giorno^ D. Ottavio
fosse andato a lui, se gli si fosse messo nelle mani,
se avesse fatto a lui, magari, una piena confessione
e riputazione dei suoi errori, oh ! allora il cardinale
avrebbe mutato l’odio in amore, lo avrebbe portato in
palma di mano, l’avrebbe mostrato a dito, come un
trionfo della grazia di Dio, e avrebbe ricondotta la
pecorella errante all’ovile del buon Pastore. Così intendeva il Cardinal Turini la religione di Gesù Cristo.
Egli era in buona fede, ma era un fanatico. In
questa parola si chiude tutta la psicologia della sua
anima.
Il cardinale Sinibaldi tentò di fare qualche cosa a
prò del nipote ; ma la cosa era troppo difficile, e poi,
la sua stessa potenza presso del Papa era in continua
diminuzione. Gl’intransigenti trionfavano in Vaticano.
Il Turini batteva la solfa e nessuno fiatava dinanzi
a lui.
D’altra parte, come difendere D. Ottavio ? La aveva
dette troppo grosse. Era stato estrewH^^ro imprudente. Ma era così sincero quel giownòtto ! Era così
schietta.quell’anima ! Era così audace queU’intelletto !
E poi, e poi, non aveva egli ragione ? E non aveva
detto egli la verità, solo la verità, tutta intera la verità? Anch’egli, cardinale di Santa Romana Chiesa,
nutriva intorno a certi soggetti le stesse idee, aveva
gli stessi propositi. Non poteva dunque condannare
nel nipote ciò ch’egli stesso coltivava in cuore. Mà
che importa ? D. Ottavio avrebbe avuto sempre da vivere indipendente : al resto ci penserebbe Iddio.
Il cardinale Sinibaldi amava teneramente il nipote.
e questi lo zio. Erano due anime rette, nobili, generose. Un fiero soffio di vento ciclonico passava sopra
la testa della pianta più giovane: il tronco annoso
che le cresceva ai lati curvò sopra di lei le proprie
frondi e le fece scudo della propria vita. Oh ! amore !
oh ! amicizia umana !
D. Ottavio trovò la sua consolazione in casa Lincoln. Avendo ora poco da fare, si diede maggiormente
allo studio e cominciò a visitare più frequentemente
quei suoi cari amici.
Il dottor Lincoln, dopo la meravisiosa visione, si
era riavuto mirabilmente. Aveva lasciato la poltrona
girava già per casa, e il medico curante diceva che,
se la malattia non spariva affatto, si preparava certamente a fare una lunga sosta. In quella dolce famiglia, vi era, per conseguenza, gioia e felicità. Ogni
volta che vi capitava D. Ottavio, era un godimento
universale, un tripudio vero e sentito. D. Ottavio era
l’anima della coversazlone, D. Ottavio era il sole che
illuminava colla sua luce intellettuale tutte quelle
belle anime, aperte ad ogni bene, sitibonde di verità.
Nella prima visita ch’egli fece a casa i^incoln dopo
la disgrazia, trovò colà la signora Maria e Bice. Egli
capì subito il perchè di quella visita. La fanciulla non
poteva stare senza vederlo. L’ affetto che“ era in lei
verso D. Ottavio, affetto purissimo di sorella, davanti
agli ostacoli che le poneva lo zio e alle persecuzioni
alle quali D. Ottavio era fatto segno, cresceva, si rinforzava, e cambiando natura, diveniva amore. Il sacerdote se ne accorse, e guardando nel fosco avvenire, ne provò un vivo rammarico. Accanto al dolce
arboscello di quell’amore innocente, egli scorse l’ombra
fatale del dolore, perchè amore e dolore, quaggiù in
terra, stringono insieme un connubio indissolubile.
Avrebbe voluto dire a quella cara fanciulla : « Bice,
dimenticami; non seguire le vie dolorose della mia
vita; scancella la mia immagine dalla tua fantasia;
oblia la mia persona, la mia parola, i miei benefizi ;
nascondi ai tui occhi i miei pregi morali ; guarda
le mie colpe, le mie fragilità, le mie debolezze ! ».
Avrebbe voluto dirle tutto questo ; ma non ardiva,
perchè la Bice l’amava senza saperlo. Guai quel giorno
che la fanciulla con quella sua forte natura, insofferente di^oco, dispregiatrice delle critiche umane, pugnace contro le difficoltà della vita, ribelle agli usi ricevuti, si fosse accorta dei movimenti del proprio
cuore ! D. Ottavio temeva di una tale rivelazione, e
quanto accadde dì poi ihostrò che il suo timore non
era infondato.
Non c’è forse passione umana che sia più soggetta
all’autosuggestione quanto l’amore. Questo poggia i
suoi fondamenti piuttosto sulla fantasia che sulla ragione. Fin che desso è amore inconsciente, la ragione,
se non lo avversa, almeno non lo sostiene apertamente; ma quando si rivela alla intelligenza, questa,
trascinata dal cuore, adopera tutte le sue armi in sua
difesa, e l’amore conquide, investisce e spadroueggia
tutto l’uomo, la mente e il cuore. Tale fu la sorte della
nipote del Cardinal Turini,
Un quattr’anni prima, Bice e la sua mamma erano
state introdotte da D. Ottavio in casa Lincoln, e non
andò guari ohe fra esse e le signore inglesi si strinse'
la più dolce amicizia. Queste ultime godevano assai di
sentire la bella pronuncia italiana della signora Maria,
nata in Roma e di buona famiglia : la Bice, poi, faceva esercizio di lingua inglese e colla sua vivacità
tornava carissima al vecchio dottore che non rifiniva
mai di pungerla e di motteggiarla, quasi a batter la
selce per cavarne le più luminose scintille.
Ricevuta dallo zio la proibizione di visitare D. Ottavio o di riceverlo in casa, la Bice pensò subito al
modo di eludere il crudele comando del cardinale.
Questo fu presto trovato : la casa dei signori Lincoln
sarebbe il luogo, dove vedrebbe D. Ottavio e gli parlerebbe a suo bell’agio. La madre le fece in principio
qualche obbiezione, mostrandole il risico che-correvano ; ma tutto indarno: la sua Bice insistette, ed
essa, come sempre, cedette alle brame della figlia
adorata.
Un giorno, a casa Lincoln, oltre la famiglia del dottore, Miss Florence, e le due Turini, trovò D. Ottavio
due miniistri evangelici, un anglicano ed un congruazionalista americano. Questi conoscevano D. Ottavio
per averlo altre volte incontrato colà : ond’erano, se
non stretti amici, almeno conoscenti di vecchia data.
Durante la conversazione, il pastore americano raccontò come una settimana prima, due preti cattolici,
obbligati dal Cardinal Vicario a lasciar Roma, erano
corsi a lui e gli avevano chiesto di esser ricevuti nella
Chiesa evangelica.
(17) {Contrita).
8
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