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Anno 120 - n. 34
7 settembre 1984
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a; casella postale - 10066 Torre Pellicc.
Stg. FELLHGIUSI Elio
Via Ca ìuti Ili bar ta’ 3
10066 TORRE PELLiCS
delle valli valdesi
Abbiamo conosciuto il Signore?
Anche quest’anno i principali
giornali, telegiornali e radio hanno dedicato molto spazio al nostro Sinodo. —Aflìc'oir~3i informazione ampi (anche se ancora con molte inesattezze specie
nei titoli), inchieste, interviste,
hanno cercato di cogliere la
complessa realtà delle nostre
chiese, la diversità dei valdesi e
metodisti rispetto al modello
cattolico di chiesa, maggioritario in Italia. Se gli inviati dei
vari giornali hanno fatto compiessivamente un buon lavoro lo
si deve anche al servizio stampa del Sinodo, all’équipe del
Nev che fornendo schede, notizie, materiale di base, ha evitato molti dei possibili fraintendimenti.
Dalla lettura di questi articoli ini sembra che si delinei nel
nostro paese un’attenzione complessivamente favorevole alle tematiche del protestantesimo. Esisie una diffusa simpatia per
i protestanti italiani. Partendo
da questa simpatia tre mi sembrano essere le possibilità di
difiusione del protestantesimo
ne! nostro paese e nell’ora presente : una possibilità culturale,
una possibilità simbolica ed infine una etica.
Una possibilità culturale; a
parte le Valli valdesi i protestanti italiani vivono sparsi nel
territorio ed è diffìcile perciò
proporre modelli storici o tradizioni su cui proporre l’aggregazione. Ci resta però qualcosa di fondamentale, la Bibbia.
Essa oggi non è più un privilegio deile chiese ed è largamente accessibile a tutti. Il rapporto
con la Bibbia è per noi fondamentaie. Oggi il rapporto con
la parola vivente, contenuta nel
testo biblico in una società divenuta sempre più tecnica e
amministrativa e essenziale :
riempie di~senso la vita anche
là dove sembra non esservi più
speranza come nella vita ^ del
carcere. La lettera inviataci da
due detenuti lo sta a dimostrare.
Una possibilità simbolica: oggi « la religione » sembra toccare ampi aspetti della vita associata. Si creano puovi chierici
che hanno poteri totalizzanti
sulla vita degli individui. Medicina. informàtica, burocrazia e
politica sono alcuni campi in
cui si muovono questi nuovi
chierici, contro i quali mi sembra necessario sviluppare ùn
rinnovato anticlericalismo di tino nrotestTnte. ii protestantesimo ha sviluptiato un rapporto
personale con Dio, senza, una
confessione totalizzante. Il rapporto personale con Dio relativizza tutte le culture totalizzanti, anche quando queste si presentano come laiche, e proprio
in nome del laicismo sono totalizzanti. Questa è una « simbolica » che dà senso alla vita contemporanca.
La terza proposta è l’etica.
Dobbiamo riprendere coscienza
della nostra missione etica. E’
una richiesta che ci viene da
più parti. I nostri documenti
hanno avuto e avranno una
grande eco: dalla sessualità all’Intesa con lo Stato la nostra
etica è capita e apprezzata.
Giorgio Gardiol
Accettare di riconoscere il Cristo attraverso la sua parola ed .P'“®
i pesi con piena disponibilità — ha detto Paolo Sbaffi — e, per i credenti, la stessa cosa
« Non è più a motivo di quel che tu ci hai detto, che crediamo,
perché abbiamo udito da noi, e sappiamo che questi e veramente
il Salvatore del mondo» (Giov. 4: 42).
li corteo sinodale esce
dalla Casa valdese \
per recarsi al tempio
dove si svolgerà il culto
di consacrazione.
In testa il predicatore
Paolo Sbaffi, pastore
della Chiesa metodista
di Bologna e, da
sinistra, i nuovi pastori
^ Ruben Artus, Gianni
Geme e Erika
Tomassone.
Il primo problema che ci pone questo testo è che nessuno
di noi ha udito da sé, ma tutti
abbiamo udito attraverso la testimonianza di altri. Chi molto
tempo fa per la prima volta, chi
più recentemente. Tutti abbiamo udito parlare di Gesù di Nazareth, ma questo non significa
automaticamente che noi lo conosciamo.
Il secondo problema è che la
conoscenza « circa » il Signore
può aver preso il posto, in noi,
della conoscenza « del » Signore.
Noi possiamo, cioè, aver trasformato la conoscenza di Gesù in
un fattore esclusivamente culturale. Anche tutto il nostro recente parlare di lotta alla cultura cattolica potrebbe significare
soltanto la ricerca di una cultura alternativa che poi non è detto noi riusciamo ad avere veramente. Ma anche se l’avessimo,
e mi auguro che sia così e che
sia basata sulla conoscenza di
quel che concerne realmente il
Signore, sarebbe essa veramente una « conoscenza del Signo
UNO SGUARDO PANORAMICO SUL SINODO
Stimolo per la testimonianza
Il Sinodo 1984 non poteva
trovare parole conclusive più
adeguate di quelle pronunciate
nella preghiera di commiato che
Maria Sbaffl Girardet ha pronunciato nel culto con Santa Cena che chiude tradizionalmente
i lavori: «Tante realtà hanno trovato eco in questi giorni nell’aula sinodale; i problemi della
Chiesa ma anche la sofferenza
del mondo, la ricerca della pace, il senso della vita e della giustizia. Signore rendi i tuoi credenti forti nell’affrontare le situazioni, sensibili al gride d’aiuto che viene dai più debon ed
emarginati della terra. Fa’ della
esperienza che abbiamo vissuto
in questi giorni, con la sua ricchezza ma anche con la messa
in evidenza delle nostre debolezze, uno stimolo perché la nostra testimonianza sia autentica
e concreta ». Un alto momento di
preghiera, un aprirsi all’azione
dello Spirito di Dio che, come
ha ricordato il Moderatore Giorgio Bouchard, soffia dove vuole,
sconvolgendo anche i lavori di
un Sinodo che aveva in programma una serie di dibattiti su alcuni temi ma che, al contrario,
si è messo in ascolto delle forti
sollecitazioni che gli sono giunte daH’esterno. Così il cuore del
dibattito sinodale si è spostato
dalle Intese agli interrogativi posti dalla lettera dei due dissociati dal terrorismo Chicco Funaro e Roberto Vitelli. Un documento drammatico che ha posto
tutta una serie di interrogativi
ai delegati, ai pastori, agli stes
si osservatori e al pubblico attentissimo e folto che ha gremito (tantissimi i giovani) ogni ordine di posti dell’aula. Interrogativi nei quali si sono annodati
strettissimi i problemi teologici
con quelli morali, politici, sociali. Credo, e non è solo il pensiero di chi scrive, che il dibattito
su questa lettera sia stato uno
dei momenti più alti vissuti sul
piano spirituale e della partecipazione in questi ultimi anni in
Sinodo. Una parola è emersa inequivocabile, sia pure detta in
modi e forme diverse nei vari
interventi: il perdono è dono di
Dio e — qui pure c’è stata chiarezza — non c’è riparazione urnana, risarcimento possibile per
la morte, per il peccato. Una società nuova non potrà nascere
sulla provvisorietà delle ideologie.
Altro centro focale del dibattito di questo Sinodo è stato il
momento di approvazione dell’Intesa. Il pastore Franco Becchino ha ben riassunto il problema che oggi la Chiesa ha dinanzi a sé: « La poesia è finita,
ora comincia la prosa ». Molte
cose infatti sono ancora da decidere poiché con l’entrata in vigore dell’Intesa resta aperta tutta una serie di problemi circa la
sua applicazione pratica: cosa
accadrà per la norma che sancisce il diritto di non avvalersi
deH’insegnamento della religione cattolica nelle scuole? Come
opporsi ad orari che pongano
l’ora di religione a metà della
giornata di studio e non al prin
cipio o alla fine dell’orario scolastico? Come comportarsi per
i matrimoni, per la cura d’anime nelle prigioni, negli ospedali, nelle caserme? Le vecchie norme del ’29 non hanno più valore
dal 28 agosto ma quelle nuove
non sono ancora state approntate dai ministeri competenti.
Si apre dinanzi alla Chiesa un
periodo di impegno molto gravoso nei confronti della macchina burocratica dello Stato.
Va segnalato peraltro che la situazione offre anche un risvolto
positivo lasciando alla Chiesa
un ampio spazio di testimonianza. La Tavola è stata autorizzata a servirsi di ogni consulenza
e ad accelerare al massimo le
iniziative per sbloccare una situazione molto più complessa
di quanto si possa sospettare.
Il calendario dei lavori — lo
si è già accennato — ha subito
delle modificazioni e non tutto
è stato possibile discutere nelle
pur numerose e lunghe sedute
diurne e serali. Così la discussione sul documento ecumenico « Battesimo Eucarestia Ministero » del quale le chiese locali si sono a lungo occupate, è
stata rinviata e quella sulla sessualità ha avuto un inizio di dibattito con la presentazione della relazione della Commissione
all’uopo nominata e con l’ordine
del giorno di alcuni firmatari
riecheggiante la petizione di
«Testimonianza Evangelica Val
Claudio H. Martelli
(continua a pag. Il)
re »? Porterebbe, cioè, ad avere
un rapporto diretto, personale
con lui?, visto che diciamo e
crediamo che egli è il vivente
nei secoli?...
I testi evangelici ci sono familiari, almeno lo spero, e Io spero
anche per quanto rni riguarda,
ma ciò rischia di diventare un
ostacolo, se viene inteso in senso
esclusivamente teorico, per cui
Gesù rimane uno sconosciuto,
in quanto egli è sempre oltre
tutte le mediazioni che abbiamo
ricevuto su di lui; uno sconosciuto che ci chiede, però, di essere sempre e di nuovo scoperto, svelato, riconosciuto e accettato. Forse anche i ricordi che
abbiamo di lui, dalla nostra partecipazione alla scuola domenicale ed al catecumenato, fino,
per alcuni, agli studi teologici e,
suero ner molti, agli studi biblici nelle comunità, rischiano di
avvolgere, di annebbiare, la sornresa che egli riserva. Perche
Gesù è sempre « colui che viene ».
I samaritani non si erano accontentati della testimonianza
della donna, anche se molti di
essi vi avevano creduto... Avevano cercato il rapporto diretto, e
così « più assai credettero a motivo della sua parola ». Certo la
esperienza dei samaritani deve
essere stata straordinaria. All’inizio avevano creduto per la testimonianza della donna (e in questo avevano mostrato un atteggiamento anticonfomnista e coras^ioso: la testimonianza delle
donne non valeva nei tribunali...), ora però, vivono l’incontro
con il Messia nella loro propria
storia e lo riconoscono come salvatore, e anche qui mostrano di
non curarsi di contravvenire alla legge, auella romana, questa
volta, per la quale l’attributo di
salvatore era riservato esclusivamente aH’imperatore... Non
può essere che, in ogni tempo,
per riconoscere Cristo sia necessario avere il coraggio di trasgredire qualche norma scontata e vigente sia a livello culturale. sia a livello sociale e morale? Ma il fatto è che l’incontro con Gesù produce vita nuova. atteggiamenti nuovi, libertà
vera, perché significa incontrare
e conoscere la verità su Dio e
sull’uomo. Tanto per rimanere
nel contesto giovanneo: « se perseverate nella mia parola, siete
veramente miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità
vi farà liberi » (Gv. 8; 31-32).
L’ascolto della Parola
- E così torniamo al problema
di prima: la sua parola. Come la
possiamo ascoltare oggi? Noi affermiamo; attraverso la testimonianza biblica Ma è proprio la
sua parola? Sì. perché parte da
lui e senza di lui non ci sarebbe
l’Evangelo. D’altra parte essa è
mediata attraverso la fede degli
autori biblici. E rosi noi abbia
Paolo Sbaffl
(continua a pag. 2)-
2
m
‘H
1^
2 speciale sinodo
7 settembre 1984
INTERVISTA A ROBERTO COMBA
Militanza evangelica
Questo programma è anche il
supporto indispensabile della
vasta rete di opere sociali in cui
siamo impegnati. Tali opere non
possono sopravvivere se non
fermenta dietro a loro una va
sta rete di comunità solidali nel
sostenerle.
Ho ferma fiducia che negli anni a venire la presenza e testimonianza delle chiese evangeliche non verrà meno ».
Roberto Comba e Neri Giampiccoli entrano in emeritazione dopo
aver speso la loro vita per la testimonianza dell'Evangelo nel lavoro
della chiesa. Li abbiamo entrambi incontrati durante i lavori del
Smodo. Malgrado la loro personale reticenza a parlare di sé abbiamo
raccolto, forzando un po’ la mano, le due interviste che di seguito
pubblichiamo.
36, ^
¿i.
Roberto Comba, pastore valdese, 70 anni, entra in emeritazione. K’ stato per oltre 20 anni
il cassiere della Tavola Valdese.
Con lui cerchiamo di cogliere il
senso di questo suo lungo ministero al servizio della chiesa.
« Penso che il mio servizio pastorale, sia in attività di servizio che in emeritazione, ha il
senso di una militanza evangelica, nata da una chiara vocazione e svolta con un impegno che
continua col solo limite delle
forze che declinano.
Per 25 anni ho svolto un servizio pastorale in comunità diverse, Nord Sud Centro, sempre con im chiaro accento evangelistico, convinto che fosse necessario costruire e consolidare
una rete di comunità che copra
tutta ITtalia per dare credibilità
alla nostra presenza evangelica.
Che questa linea sia stata definita negli scorsi anni con qualche disprezzo ’proselitismo’ mi
ha talvolta rattristato, ma resto
convinto che è coerente al mandato evangelico e alle promesse
della consacrazione, e sono lieto che il Sinodo lo abbia riscoperto.
Per altri 23 anni ho continuato un servizio pastorale negli
ufiBci della Tavola occupandomi
del personale della chiesa e della tesoreria. In questi e altri servizi ho vissuto una esperienza
di rapporti umani estremamente
varia e appassionante, perché
tanto i problemi della raccolta
e amministrazione del denaro
quanto i rapporti personali con
uomini e donne al servizio dell’opera del Signore, vanno ricondotti a una paziente ubbidienza
a Colui che guida i nostri passi ».
« Ho tastato per vent’anni il
polso della generosità e della
avarizia dei contribuenti. L’avarizia c’è perché ”le coeur de
l’homme est désespérément méchant”. Ne ho avuto qualche
prova. Ma anche prove di generosità in misura assai maggiore.
L’inflazione è stata la guastafeste che ha ritardato il cammino verso l’autosufficienza, che
resta esigenza irrinunciabile ».
INTERVISTA A NERI GIAMPICCOLI
Senso di
riconoscenza
— Sei stato contestato nel tuo
lavoro?
— Cosa pensi dell’impegno
contributivo delle nostre chiese?
« Certamente e molte volte. La
contestazione fa parte della nostra libertà di critica, di critica
intelligente ovviamente. Non ho
mai ceduto facilmente alle contestazioni, ma molte volte ho
imparato a conoscere i miei errori dai contestatori. Per altro
credo alla importanza della mansuetudine, tra le beatitudini più
facilmente dimenticate ».
— Cosa ritieni essere vitale
per il futuro della Chiesa?
« Torno all’essenziale : vedo
come linea principale la continuazione del rilancio evangelistico di questi ultimi anni. Al
^ là della fase delle alleanze e
integrazioni di chiese, che hanno un valore sicuro ma non sufficiente, credo vada ripreso con
slancio rinnovato il coraggioso
e ambizioso programma dei padri dell’evangelizzazione; im nucleo o una chiesa evangelica in
ogni angolo d’Italia, segno e
promessa di un rinnovamento
religioso, più necessario che mai
nel nostro mondo degradato e
avvilito.
Nel corso dei lavori sinodali
abbiamo avuto una chiacchierata amichevole con Neri Giampiccoli che all’età di 70 anni entra
in emeritazione dopo 45 anni
di ministero. Gli abbiamo chiesto di ripercorrere, a grandi tratti, il suo lungo servizio nella
chiesa. « Nei primi anni del mio
ministero — dice Giampiccoli
che lascia in questi giorni la
chiesa di Bergamo per trasferirsi definitivamente a Torre Penice — sono stato un po’ girovago. Da Aosta a Palermo, da Rodoretto a Prali. Il luogo dove ho
svolto con maggiore continuità
il mio lavoro è Bergamo dove
in due periodi distinti sono stato
complessivamente per più di 20
anni. Poi Milano, Ginevra e anche Roma per gli impegni nella
Tavola valdese ». Qui affiorano
i ricordi di sette anni di mcderatura..
— Che significato ha avuto
quei periodo nella tua vita?
« Il lavoro nella Tavola costituisce un’esperienza di diverso
segno, sia positiva sia negativa. Certamente si ha una visione d’insieme di tutta la chiesa,
del suo impegno e delle sue prospettive. Si incontrano anche e
Abbiamo conosciuto il Signore?
Etica e politica
di condivisione
(segue da pag. 1)
mo questo tesoro in vasi di terra, come Paolo diceva di sé. Ma
anche la Bibbia, quindi, è un vaso di terra. Non scandalizziamoci! Lo dico perché ciò significa
che noi dobbiamo trattarla con
cura, attenzione e rispetto. Non
con scettica sufficienza o addirittura con saccente distacco, come a volte accade. Essa, sia chiaro, rimane la base indispensabile ed unica della nostra conoscenza su Cristo. E’ il nostro
punto fermo, non abbiamo altro. Anche i riformatori non ci
richiamano ad altro. Anche i nostri teologi e i nostri predicatori non ci richiamano ad altro.
Gli apostoli, Lutero, la chiesa
confessante di Barth e Bonhoeffer, non hanno fatto altro che annunciare Gesù Cristo sulla base
della Scrittura... E nel corso della storia la obbedienza alla Scrittura, attraverso un gruppo o anche una sola persona inizialmente, ma attenti e fedeli..., questa
obbedienza, dicevo, ha sjtesso
trasformato lo sviluppo degli
avvenimenti e il corso della storia stessa.
scita del Nazismo, aveva provocato la loro riflessione e la loro
ricerca di una parola autorevole
da contrapporre a Hitler. E la
loro rilettura dell'Evangelo, in
polemica con l’idolatria nazista,
ha prodotto anche una svolta
teologica.
traverso la nostra esperienza
spirituale.
Ma anche qui, è stato un parlare di lui o è stato un lasciar
parlare lui? Che ci piaccia o no,
il problema rimane.
Per il secondo la conoscenza
di Cristo passa attraverso la testimonianza biblica. La Scrittura diventa Parola di Dio quando la lasciamo dire quello che
veramente dice, senza volerla far
coincidere con le nostre visioni
della vita e del mondo, senza
piegarla ad essere in assonanza
con le nostre ideologie.
Vari modi per
parlare di Gesù
D’altra'parte, inversamente, è
successo che l’interpretazione
degli avvenimenti ha condizionato l’atteggiamento di ascolto
dell’Evangelo. Con altre parole:
l’Evangelo è sempre un fermento di rinnovamento per l’umanità, e contemporaneamente la
comprensione dell'epoca storica
in cui si vive diviene uno stimolo per la rilettura delÌ’Evangelo.
Un esempio inevitabile nel 50°
anniversario della Confessione
di Barmen. L’Evangelo ha afferrato alcuni credenti, laici, pastori e teologi, ed ha fatto loro riaffermare l’unica signoria di Cristo per la vita del mondo, contro ogni altra pretesa autorità.
D’altra parte il tragico deterioramento della situazione politica in Germania, con la folle cre
Ci sono sempre stati vari modi per parlare di Gesù e ciò era
accaduto già nel suo tempo: dai
due estremi: è il Messia... oppure; ha un demonio, fino alle diverse caratteristiche con le quali
ce lo presentano i 4 vangeli. Ed
oggi le sue parole assumono diverse intonazioni e vanno in direzioni diverse a seconda che il
predicatore sia, per fare qualche esempio recente, Billy Graham (quando sosteneva l’intervento delle truppe americane nel
Vietnam) o Martin Luther King
(che ne sosteneva il ritiro). Oppure, in campo cattolico oggi:
il Vaticano che ordina ai preti nicaraguensi di uscire dal governo sandinista, o i teologi della liberazione che sono nelle
chiese deH’America latina. Per
non parlare delle opposte ecclesiolo^e (dipendenti dalle diverse cristologie) tra Cattolicesimo
e Protestantesimo. Ma pensiamo
anche alle diverse teologie dei
vari filoni evangelici; tre esempi per tutti, rischiando, consapevolmente ma inevitabilmente,
una eccessiva schematizzazione:
il filone spiritualista, quello barthiano, e quello della teologia
dell’agape.
Per il terzo. Cristo si conosce
nella pratica dell'amore del prossimo: « in quanto l’avete fatto
ad uno di questi minimi lo avete fatto a me » (Mt. 25).
O noi, come protestanti italiani, pur nella nostra debolezza,
sapremo praticare un’etica ed
una politica di condivisione con
gli esclusi e gli emarginati, con
i deboli ed i sofferenti (e qui il
nostro dibattito sulle nuove prospettive diaconali della nostra
chiesa è di importanza rilevante...) oppure saremo solo un fenomeno culturale, interessante
in quanto minoritario e diverso
(tanto più ora che è legittimato
dall’approvazione dell’Intesa...),
ma poco di più.
Una ricerca teologica biblicamente fedele, una disponibilità
spirituale fiduciosa e (perché
no?) anche ottimista, devono
potersi tradurre in una appas
sionatà solidarietà con l’altro che
E qui vorrei fermarmi un po’
di più, con scelta consapevolmente parziale, su questo terzo
aspetto, che è quello che, a parer mio, l’apostolo Paolo aveva
definito la « legge di Cristo »
(contrapposta alla legge mosaica ridotta a precetti schiavizzanti), cioè appunto, quella dell’amore del prossimo: « tutta la
legge è adempiuta in quest’unica parola: ama il tuo prossimo
come te stesso » (Gal. 5: 14), e
ancora: « portate i pesi gli uni
degli altri, e così adempirete la
legge di Cristo » (Gal. 6: 2).
Per il primo Gesù parlerebbe
direttamente al nostro spirito e
noi lo potremmo conoscere at
Di esortazioni all’amore del
prossimo e di pratica di questo
amore, portando i pesi gli uni
degli altri, non ci potrà mai essere una inflazione. C’è sempre
un prossimo da amare, i cui pesi portare insieme, ed anche al
quale chiedere di portare con noi
i nostri pesi...; che si tratti degli
immigrati dal cosiddetto terzo
mondo, i forestieri che sono
dentro le nostre porte..., o dei
disoccupati in numero sempre
crescente... o delle migliaia di
famiglie sfrattate dalle loro abitazioni..., o di chiunque venga
messo al bando dalla società (e
spesso anche dalla chiesa) per
certe pruderie moralistiche...
è sempre così diverso da noi, ma
nel quale Gesù Cristo ci incontra e molto spesso ci parla.
lo credo che le tre impostazioni circa il nostro rapporto col
Signore, che ho schematizzato,
vadano prese sul serio nel loro
insieme. E poi, in fondo, il problema di conoscere Cristo è qualcosa di secondario. Ma non nel
senso che è di poco conto! Tutt’altro! Bensì nel senso che viene dopo nel tempo. La prima
mossa, nella costruzione del rapporto di conoscenza tra noi e
Cristo, l’ha fatta lui. E’ lui che
è venuto a conoscere noi ed a
conoscerci a fondo, portando il
nostro peso, prendendo il nostro
posto sulla croce.
E allora, tornando al contesto
giovanneo, nel quale spesso le
parole conoscenza ed agape procedono per linee parallele, fino
ad identificarsi, vorrei terminare
con quest’aura citazione; « In
questo è l’amore: non che noi
abbiamo amato Iddio, ma che
Dio ha amato noi » (I Giov. 4:
10). E noi sappiamo che l’amore
di Dio ha nome Gesù Cristo. E
allora; conoscere Cristo: accettare di riconoscerlo attraverso
la sua parola- ed amare il prossimo portandone I-pesi con piena disponibilità, è, per i credem
ti, la stessa cosa. Paolo Sbaffi
sempi bellissimi di consacrazione, di servizio... ».
— Ma ci sono anche esperienze negative, forse anche come
Moderatore?
« Le cose negative è meglio
scordarle. Certo che il « mestiere », per così dire, di Moderatore costituisce un servizio difficile. La gente quando a volte
aggredisce la Tavola o il Moderatore con critiche violente dovrebbe ricordare che chi siede
in Tavola sta portando avanti
una responsabilità che richiede
comprensione e dialogo. Ricordo comunque — prosegue Giampiccoli — il lavoro appassionante di quegli anni. Sempre molto
vivo perchè profondamente legato alle chiese in Italia e all’estero con le loro nuove, continue, imprevedibili situazioni a
cui rispondere ».
— Ma qual è il sentimento dominante in una vita spesa per
la chiesa?
« Direi un grandissimo senso
di riconoscenza verso Colui che
ci dà di poter essere, malgrado
tutte le nostre debolezze e insufficienze, ministri della Parola
di Dio. E poi vorrei subito aggiungere un senso di gratitudine verso le chiese. Queste nostre chiese a volte criticate, dimenticate seno in realtà fraterne, aperte. Personalmente ho avuto grandi esperienze di solidarietà e di amore proprio all’interno delle nostre comunità.
E non posso non ricordare mia
moglie, recentemente scomparsa.
Mi rattristo sempre molto quando sento parlare di crisi nelle
famiglie pastorali o quando si
presentano situazioni dolorose
di conflitto, di divisione; io ho
avuto la grandissima benedizione di avere accanto a me una
compagna che non ha mai preteso nulla e ha dato tutte... ».
— Entrare in emeri^ziune a
70 anni cosa significherà per te?
« Alla mia età si tirano un po’
i remi in barca. E dopo tanto
parlare si ha il desiderio di silenzio, di riflessione. Ma finché
il cervello funziona il ministero
della predicazione per me non
finisce. Non faccio programmi
speciali. Come sempre resto a
disposizione e farò quel poco
che il Signore mi concederà di
fare ».
Interviste a cura di
Giuseppe Platone
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7 settembre 1984
speciale sinodo 3
COLPA E PERDONO, VIOLENZA E AMORE NEL DIFFICILE E INTENSO DIBATTITO SINODALE
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Interrogativi etici per il nostro tempo
« Molte sollecitazioni ci pervengono dalla vita
quotidiana e dal panorama internazionale », ha
affermato la Commissione d'Esame nella sua relazione che come ogni anno apre il Sinodo e ne
orienta il lavoro. La C.d.E. aveva menzionato in
particolare tre di queste sollecitazioni : una lettera
dalla Riverside Church di New York, la chiesa
nella quale predicò il pastore battista Martin Luther King; una lettera di due giovani che scontano nel carcere di Rebibbia pesanti condanne per
trascorsi terroristici da cui ormai si dissociano ;
una petizione del movimento « Testimonianza
Evangelica Valdese » con la richiesta di condannare l'omosessualità.
Al primo di questi tre argomenti il Sinodo
ha potuto dedicare solo uno spezzone serale dei
suoi lavori ( vedi p. 8 ) ; ma gli altri due, di cui
riferiamo in questa pagina, hanno costituito centri di altissima partecipazione da parte dei membri
del Sinodo e di vivissimo interesse del folto pubblico.
E possibile riparare?
« Vi chiediamo di accettare in
questo Sinodo la nostra voce.
Siamo due detenuti fra i tanti
che oggi sono in carcere per fatti di sovversione... Noi vogliamo
parlatavi della dissociazione dal
terrorismo... Vi chiediamo di
porvi una domanda che noi ci
poniamo: che riparazione è necessaria, che riparazione oggi è
possibile? ».
Queste parole, contenute in
una lettera inviata al Sinodo dal
carcere di Rebibbia, hanno profondamente interpellato i deputati dell’assemblea sinodale che
ha avuto su questo tema uno
dei momenti più intensi e più
partecipati di riflessione. In una
agenda di lavori densissima, si
è saputcj fare spazio a questa
lettera, inattesa e non prevista.
Perché questa attenzione? « Fui
prigioniero e voi mi visitaste »:
questo è il punto di partenza
che ci deve orientare, è stato
detto citando le parole di Gesù.
Un punto di partenza già in atto, come è emerso dalle diverse
testimonianze di pastori e laici
che da mesi o anni visitano alcuni di questi detenuti, molti dei
quali appunto 'dissociati'. D’altra parte il Sinodo ha immediatamente individuato i rischi di
un facile corto circuito tra ammissione delle proprie _ colpe,
« pentimento » e riparazione o
« assoluzione », particolarmente
connessi ad un pronunciamento
ecclesiastico che non affronti anche la discussione politica sui
cosiddetti 'anni di piombo’, sulla diversità dei reati commessi,
sulle leggi che hanno affrontato
questa situazione, sulla giustizia
e sulla carcerazione. Una discussione necessaria, per evitare paragoni sbagliati fra brigatisti e
partigiani, fra lotta armata degli anni '70 e guerra civile.
Non c’è dubbio che di fronte
al fallimento di vita riconosciuto oggi da coloro che sono in
carcere per fatti di sovversione
o per omicidio, e al manifestarsi
di sentimenti che spesso assumono il segno di una ricerca
spirituale, di fede, la chiesa cattolica — e i giornali lo documentano con rilievo — appare pronta a gestire con lucidità una domanda di recupero e di reinserimento. Questo perché si concepisce come mediatrice tra Dio e
gli uomini, la società, dunque
abilitata a perdonare e ad assolvere in cambio del pentimento
e della deposizione delle armi.
Possiamo, come chiese evangeliche, porci su di un piano
analogo anche se teologicamente
diverso? No, ha risposto chiaramente il Sinodo. La vita non si
baratta, la morte non si risarcisce. In altri termini, il peccato
non si cancella, non si ripara.
Possiamo soltanto prenderne coscienza fino in fondo, nessuna
chiesa, nessun sacramento lo
può colmare. L’unica strada di
riconciliazione e di perdono che
possiamo indicare, ai detenuti
che ci interrogano come a noi, è
ouella che porta alla croce di
Cristo, l’unico che ha preso su
di sé il peso dei nostri peccati
che era ed è insopportabile. Non
siamo dunque un’altra possibilità religiosa accanto a quella
cattolica: d’altra parte resta il
fatto che alcuni di questi detenuti, come i due firmatari della
lettera, ma anche altri, si rivolgono a pastori evangelici o al
Sinodo anziché al vescovo.
Certo c’è la preoccupazione
immediata per un’azione che modifichi la situazione esistente e
metta i detenuti in condizione
di essere giudicati per i fatti che
hanno compiuto e non per altro.
Ma nella discussione sinodale è
stata raccolta anche un’altra domanda, più sociale e più politica. La lettera di questi carcerati — è stato detto — ci chiede
se è veramente possibile una riparazione politica separata da
un nuovo inizio, da un nuovo
progetto di società che non
schiacci una parte, che non sia
determinata dalla violenza, che
non escluda. Quindi non basta
dare una risposta sul piano personale. sulla questione della colpa e del perdono — anche se in
questa dimensione la visita in
carcere resta importante — ma
è decisivo non rinunciare a lavorare per una società in cui anche questi uomini trovino posto.
Non per un’idea o un modello
di società, ma per una costruzione pro,gressiva, al di fuori
della quale il solo linguaggio
teologico rischia di essere inteso come parola degli ’esterni’ e
dei ’sicuri’ da gente che ha, in
alcuni casi, di fronte l’ergastolo.
Perché questo non avvenga, è
stato detto, è necessario anche
riprendere all’intemo delle comunità la riflessione su fede e
carcere, corpo e carcere, linguaggio e carcere, che pure è
presente fortemente nel cristianesimo, dal Nuovo Testamento
fino al contributo del teologo
protestante Dietrich Bonhoeffer
uccìso in campo di concentramento per la sua opposizione al
nazismo.
La discussione sinodale è dunque stata solo un primo momento di riflessione. Altri probabilmente seguiranno nelle chiese
evangeliche come proseguirà la
responsabilità pastorale già assunta verso un certo numero di
detenuti.
Marco Rostan
L'enigma
della sessualità
Mandato di studio
Il Sinodo tenendo conto della
richiesta del Vii Circuito e della
relazione della CED del IV Distretto, ritiene che il problema
della sessualità, sia airinterno della coppia, sia in tutti i rapporti
interpersonaii, si |>onga oggi con
particolare acutezza e che le chiese debbano farsene carico.
Trasmette pertanto alle chiese
la relazione della Commissione per
lo studio della sessualità nella
Bibbia e nel tempo presente per
avviarne Io studio.
Una ventina di interventi con
posizioni anche molto diverse;
raffermarsi della coscienza che
il problema richiede riflessione,
discussione e soprattutto capacità di ascoltare chi è diverso;
nessuna decisione assembleare
se non quella di invitare le comunità ad approfondire il problema. Questo in sintesi il dibattito sinodale sul problema della
sessualità.
Da alcuni anni soprattutto la
stampa evangelica, ma anche diverse comunità, il centro di Agape, hanno dedicato una certa
attenzione ai problemi della sessualità, della crisi della famiglia
nel nostro tempo, soffermandosi con particolare interesse e
con una discussione piuttosto
vivace sul problema dell’omosessualità. La discussione sinodale
si colloca su questo sfondo.
Due fatti in particolare hanno condotto al dibattito sinodale
di cui riferiamo. Innanzitutto è
stata presentata al Sinodo la
relazione elaborata da una commissione nominata dalla sessione sinodale del 1982. La relazione, richiamando la tradizionale
impostazione etica protestante
basata sul binomio libertà/responsabilità, e sottolineato come
i mutamenti sociali modifichino
la famiglia, si occupa del senso
e delle modalità del riferimento alla Bibbia in materia di etica, in particolare sessuale e matrimoniale, del piacere in un’ottica cristiana, dei matrimonio e
del celibato, della convivenza,
dell’omosessualità, della procreazione e infine della prostituzione. Si tratta di un documento
inteso ad avviare uno studio sul
tema, al quale si può reagire da
diverse posizioni, come il dibattito in Sinodo ha mostrato, ma
che è destinato a diventare uno
strumento di lavoro per le comunità.
L’altro fatto è la petizione promossa dal movimento Testimonianza evangelica valdese in cui
gli 848 firmatari, membri di varie chiese evangeliche, « profondamente turbati per i nuovi
principi etici che cercano di affermarsi nella chiesa, in vista
di giustiflcare certe deviazioni
come l’omosessualità, che si risolverebbero nella negazione della famiglia cristiana», hanno
chiesto fermamente al Sinodo di
« dichiarare se la chiesa intende
mantenersi fedele nello spirito e
nella lettera all’insegnamento
della Scrittura, sulla padronanza dei propri istinti (1 Tess.
4: 3-4) e sulla santità del vincolo matrimoniale (Mat. 19: 4-6) ».
Un ordine del giorno, presentato da alcuni firmatari della petizione, chiedeva al Sinodo di
« rassicurare i credenti e l’opinione pubblica che nulla è mutato nella volontà della chiesa
di mantenersi strettamente fedele all’insegnamento della Scrittura » anche in materia di etica
sessuale e familiare. Si chiedeva insomma una esplicita con
Dal documento di studio
suila sessualità
La nostra tradizione protestante ha sempre considerato i
problemi di etica personale e familiare, quindi anche la sessualità, nella dimensione della libertà-responsabilità personale di ogni credente. Oggi, per non dire da alcuni decenni ormai, ci sentiamo superati in questo senso dalia cultura moderna che noi stessi contribuiamo a produrre": intatti, sempre"
pìtr~i-nUOyi"modelli etici rivendicano autoìiòmia, libera scelta
del singolo, in modo talvolta incondizionato. Si ha l’impressione che non sia più proponibile una scala di valori, ma che
tutto debba essere situato su di un piano di pari valore. La
morale tradizionale viene facilmente considerata ipocrita e
rgpressiva (ed il ¿Giudizio è spesso meritato), mentre i cosid- '
detiTlìuòvi modelli paiono imporsi senza grande riflessione
critica, come autentici segni di pregresso umano e di liberazione da antichi tabù.
Dobbiamo anche riconoscere che, in quanto protestanti,
rifugiandoci nel concetto di responsabilità personale abbiamo
di fatto delegato', sia pur involontariamente, la riflessione
sulla sessualità alle svariate ipotesi del mondo laico da un
lato e al mag^g^ro càttollco dall'altro. CJ
Dobbiamo infatti essere consapevoli che il discorso sulla
sessualità umana non è un discorso uno ed immutabile, è invece soggetto a cambiamenti. (...)
Forse in nessun campo dell’etica umana, come in quello
della sessualità, i comportamenti delle persone precedono la
riflessione teorica. (...)
Occuparci della sessualità umana significa oggi affrontare
un problema centrale della nostra vita: non si tratta dunque
di una questione marginale, periferica, secondaria, ma di una
realtà che, in questi ultimi anni soprattutto, ha rimesso in discussione antiche certezze, riaperto interrogativi vecchi e nuovi nella vita di ciascuno'di noi. (...)
Questo non vuol dire che l’evangelo non ci parli e non ci
orienti: vuol dire che Tevangelo mette in discussione le nostre certezze umane e i nostri punti di arrivo, supera continuamente sia i nostri desideri soggettivi che i nostri bisogni
di una normativa rassicurante.
danna delTomcsessualità, per
quanto pronunciamenti di questo tipo possano apparire insoliti in casa protestante. Il Sinodo non ha mai proposto rigide
normative etiche: i problemi del
divorzio e dell’aborto furono discussi ampiamente, ma dalla discussione non scaturirono indicazioni vincolanti. Questo ordine del giorno è stato ritirato e
i proponenti si sono limitati ad
un ammonimento a riesaminare
il problema della sessualità senza avallare posizioni troppo
«disinvolte». Questa conclusione
è senz’altro positiva.
Diversi interventi hanno ribadito che sarebbe stato prematuro pronunciarsi, sia per la
complessità (e opinabilità) della
materia, sia perché è necessario prima di tutto un lavoro di
ascolto, di approfondimento nelle comunità. Il rinvio deH’argomento alle chiese va dunque valutato non come scappatoia per
evitare fratture sinodali, quanto come segno di un atteggiamento serio e della volontà di
lasciarsi interrogare.
Il dibattito sinodale non ha
toccato tutti i punti del documento della commissione di studio. L’omosessualità ha a'vuto
parecchio rilievo negli interventi. Ai due estremi le posizioni
di chi auspica un recupero degli omosessuali dalla loro condizione e di chi invece pensa non
vi sia alcuna differenza etica tra
omo ed eterosessualità, che sarebbero due modi equivalenti di
Daniele Garrone
(continua a pag. 4)
4
4 speciale sinodo
7 settembre 1984
"Eravamo senza Dio”
Il punto saliente del nostro
Sinodo si è avuto durante il
culto quando tre dei nostri
iìeli si sono messtr^'~BTÒe
jeans davanti alle toghe''nere,
d leggere un tesio ai cinquant’anni fa. Uno è un figlio della comunità che ci ospita, di
Torre Pellice, la ragazza è una
battista studentessa di teoio_/r lerzo^viéHe'UrìittT^ttà
QÓmiso ed è un uomo che è
nato fuori della comunione
della nostra chiesa. Alcuni di
noi si sono commossi quando
questi nostri tre figli secondo
io spirito hanno letto Ìalidfìfessione' di Barmen davanti a
mille persone che l’hanno
attenzione. E
ascoltata con
quésto non è facile.
La confessione di Barmen
è stata senz’altro il momento
massimo del nostro culto, e
dopo, mr la libertà _dello Spirito, laiétTèra àef~àtssocÌMi.
Negli ultimi quindici anni,
da quando le "Lettere dal
c^cere" di Bonhoeffer sonò
Siate Iradotté tn italiano,
c’eravamo domandati tante
volte: come si fa a parlare di
peccato all’uomo di oggi?
E noi pastori avevamo cercato la risposta nei libri ecclesiastici e laici. Oggi la risposta ci è venuta dall’area omogenea di Rebi^ia, ^(T dUraverso TintervSntò' di Rosanna
Ciappa Nitti. (Rosanna: eravamo venuti per incoraggiarti;
tu ci hai incoraggiati da parte
di Dio).
Qualcun altro, un teologo,
ci ha spiegato che la fraternità è proprio il contrario dèlia rnediazione: qualcun altro
ha detto che la Parola va usata in modo dialettico ma non
tn un modo quaìstast; un sessantottino ci ha ricordato che
chi perdona, chi espia è Gesù
Cristo.
Peccato, espiazione, fraternità non sono dunque elementi di una ideologia generale ma sono elementi di un
puntuale intervento nel reale.
Analoga libertà sul tema
della sessualità. Eravamo
pronti allo scontro, siamo invece riusciti a parlarci. Speriamo che nei prossimi anni
riusciremo anche a capirci.
Vorrei comunque dire a chi
in questo Sinodo è in minoranza, che se nei prossimi anni sulla sessualità ci sarà uno
scontro, non sarà a mio avviso uno scontro di partiti.
"peccato", non è scaduta la
parola “espiazione”, non è scaduta la parola di san Paolo
“morte sacrificale di~Cristo’’;
sono cadute altre parole perché sono parole che appartengono alla storia passata.
Quest’anno è stato anche il
Sinodo delle donne.
^ Uuanao la 'ì avola ha distribuito il suo rendiconto amministrativo non è comparso il
nome di Roberto Comba ma
quello di Rosella Panzironi,
una ragionièra, che fa cdtecTiismo in chiesa e che d’ora innanzi amministrerà le finanze
della nostra chiesa.
La nostra presidente ha saputo avere autorità in un Sinodo talvolta... come dire? festivo. Ha saputo avere autorità, l’abbiamo notato arichè
stamattina durante la Cena
del Signore. Due donne in una
delle commissioni d’esame
migliori della nostra storia ed
una donna ora di nuovo membro della Tavola: da questo
non torneremo indietro.
te le chiese se non ci saranno
i 147 predicatori locali? Quindi vorrei a nome del Sinodo
dare un saluto ai predicatori,
ai rnonitori e ai mille altri fratelli che si impegnano nella
vita della chiesa.
Il Sinodo, almeno per me, è
stato faticosissimo, ma aveva
un certo quat aspètto di festa.
Il culto di doménica, piUtiosto serio, aveva anche qua
e là un certo aspetto di festa. Per quale motivo? A mio
avviso perché noi viviamo, co- s
me dice san Paolo "^enza Dio ”
nel mondo". Io spero di non '
essere particolarmente secolarizzato, ma devo dire che i
canti della mattina, i culti, il
sermone della sera, la domenica, mi hanno fatto del bene,
mi hanno aumentato la fede.
Forse sono il solo, torse~nU.
Proprio perché noi siamo
nétta vita, noi viviamo il precesso ¿T secolarizzazione co
me tutti gh altri uomini con
la sola atJterenza che noi cré="
3uuno in DIO, in Gesù Cristo
e nello Spirito Santo.
Quando ci ritroviamo insieme, siamo quelli che "erano
senza Dio ttel mondo".
Noi possiamo anche dirlo ai
due dissociati: “voi eravate
senza Dio nel mondo".
Per le persone che incontrano Gesù di Nazareth con tanti
altri fratelli il canto, la preghiera, il sermone, un certo
tono di incontro, ci dice che
eravamo senza Dio nel mondo, ma che ora Cristo è con
noi.
Ho l’impressione che il nostro compito futuro non è
tanto di badare ad essere dei
protestanti al cento per cento.
che non hanno mai dubbi, mai
problemi, che non sbagliano
mai, ma gente che vive senza
paura, VavVeniùra gel mondo
Sara un incontro di teolosie
imprese
Abbiamo discusso altri temi: “lo straniero che è dentro
le nostre porte", non dimentichiamo che il fratello di colare A. N’tumba, qui vresenlefè
un membro déHLa chiesa di Milano. Per la prima volta un
africano è membro di questo
Smodo a pieno diritto e parW, Vòta e decide. Questo
fatto deve essere sottolineato
con grande attenzione perché
è una delle frontiere per la
vita futura aella nostra chie-_
pieno di sórpresè. 'Vrsàrà géfTte di "sinistra" che farà discorsi puritani e ci sarà gente
di "destra" che farà discorsi
liberali. Ma le parole "destra
e sinistra" non corrispondono
poi neanche bene, sono parole
ormai scadute.
Non è scaduta la parola
sa.
Abbiamo, durante il Sinodo,
trascurato alcune cose, chiediamo scusa a questi fratelli.
Per esempio: dei pastori abbiamo parlato enormemente,
dei predicatori locali no. Ma
o cominciare i32 "Somenica
prossima come saranno aper
secolanzzato è ■pluralista di
Oggi, con un’unica differenza,
che crediamo in Dio in Cristo
e nello Spirito Santo.
Il dibattito più edificante è
stato quello di stamattina in
cui una proposta della Tavola
non è neanche arrivata ad essere messa in votazione: non
è soltanto questione di democrazia, questo è anche il Sinodo dei credenti, perché nel Sinodo accadono le cose. Quest’aula non è come altrove una
stanza vuota in cui si leggono
dei discorsi fatti prima, ma è
una camera in cui ci incontriamo sotto la guida del Signore e le cose accadono, i
credenti parlano, i teologi insegnano, i leaders orientano.
(dal discorso del moderatore,
non rivisto dall’autore, subito dopo l’elezione della
Tavola)
L’enigma della sessualità
(segue da pag. 3)
vivere la sessualità. li dibattito
ha rivelato come per molti singoli e comunità il problema dell’omosessualità non sia astratto: sono stati riferiti diversi casi di incontro, accoglienza e dialogo con omosessuali da parte
di singoli, ai campi ad Agape,
ma anche nelle comunità — come ad esempio a Padova dove
da tempo si riunisce presso la
chiesa metodista un gruppo di
omosessuali — e nella pratica
pastorale.
E’ stata anche ribadita l’esigenza di ncn isolare la discussione
sull’omosessualità, ma di collocarla nell’ambito di quella sulla
sessualità in generale. E certo
non vanno dimenticate le difficoltà che sempre più di frequente le giovani generazioni incon
trano nel costruire rapporti di
coppia duraturi.
Più volte è stata ribadita la
necessità dell’accoglienza, tenendo conto della sofferenza che,
anche nelle comunità cristiane,
molti hanno sperimentato per
aver dovute reprimere e soffocare una condizione omosessuale, di cui a volte diventavano coscienti sólo in età adulta.
Alcuni, in certa misura criticando la relazione, hanno ribadito la necessità di collocare i
mutamenti dei modelli di rapporti familiari, coniugali, ecc.
sullo sfondo delle condizioni econcmiche, sociali, culturali che,
almeno in parte, li determinano.
La difficoltà di considerare la
Bibbia come codice etico da applicare direttamente deriva anche da questo sfondo.
Il Sinodo ha evitato inutili
fratture e pronunciamenti affrettati per scegliere la strada della discussione alla base. Certo,
nessuno, tanto più su una materia così complessa e segnata
da realtà umane sofferte, si attende l’emergere di una posizione univoca, di una etica cristiana. La discussione andrà comunque condotta con la massima
profondità, sferzandosi di ascoltare i concreti problemi di esistenza, di cogliere i mutamenti
oggettivi, e di ricercare un riferimento alla Bibbia che non
la riduca a codice di comportamento, di delineare cioè un’etica che ncn sia l’applicazione di
norme o modelli sempre validi
e per tutti, ma piuttosto il tentativo di confrontare la propria
umanità, le proprie scelte, con
il centro del messaggio biblico.
Daniele Garrone
Elezioni al Sinodo
Tavola valdese: Giorgio Bouchard Moderatore; Gianni Rostan
Vice Moderatore; Valdo Benecchi, Bruno Bellion, Giulio
Vicentini, Giorgio Spini, Oriana Bert, membri.
Comitato permanente dell’Opera per le Chiese ev. metodiste
in Italia (OPCEMI): Sergio Aquilante Presidente; Gian
Paolo Ricco, Aurelio Sbaffi, Bruno Loraschi, membri.
Consiglio della Facoltà valdese di Teologia: Sergio Rostagno
Decano; Franco Semmani, Domenico Cappella, Giorgio
Rochat, Paola Benecchi, membri.
Commissione Istituti Ospitalieri Valdesi (CIOV): Bruno Prelato, Antonino Pizzo, membri effettivi; Franco Operti, Maria Tamietti, membri onorari.
Comitato del Collegio valdese e Scuola Latina: Marco Ayassot. Marco De Bottini, Ettore Serafino, Marco Gay, Yve
Theiler, Marisa Coucourde, Romano Puy.
Commissione d’esame sull’operato della Tavola, dell’OPCEMI
e del Consiglio della Facoltà valdese di Teologia: Giuseppe Platone, relatore; Bruno Rostagno, Mirella Scorsonelli. Franco Monaco, membri; Marco Rostan, Renato Di Lorenzo, Eugenio Rivoir, Luca Zarotti, supplenti.
Commissione d’esame sull’operato della CIOV: Renato Coisson, relatore; Claudio Pasquet, Giovanni Ghelli, Simonetta Colucci, mèmbri; Giorgio Gardiol, Paolo Ribet di Aldo,
Federico Malan, Matteo Tallo, supplenti.
Predicatore d’uilìcio per il edito d’apertura del prossimo Sinodo: Guido Colucci; Alfredo Sonelli, supplente.
Presidente designato per la prossima sessione sinodale: Salvatore Ricciardi.
INTERVISTA A VALDO FORNERONE
Sette anni Intensi
Dopo 7 anni in Tavola, ultimamente in qualità di Vice-Moderatore, Valdo Fornerone, 58
anni, scade per motivi regolamentari. Mentre scriviamo si
stanno concludendo i lavori del
Sinodo e non si sa ancora chi
prenderà il suo posto. Con lui ripercorriamo brevemente questi
7 anni di impegno in questo organismo esecutivo della Chiesa
Valdese e Metodista, impegno
che ha dovuto conciliare con il
proprio lavoro nell’industria.
— E’ possibile un bilancio?
«Sette anni nella Tavola Valdese — risponde Valdo Fornerone — sono certamente lunghi,
specie per chi svolge un’attività
impegnativa nel campo industriale. Non è sempre facile conciliare le due esigenze, quella
ecclesiastica e quella dettata dagli impegni di lavoro. Tuttavia
la mia esperienza è stata complessivamente positiva. Sinceramente ricomincerei daccapo poiché ho ricevuto moltissimo in
questi sette anni in cui ho realmente sperimentato che cosa
vuol dire un lavoro collegiale.
Quando la chiesa affida ai sette
membri della Tavola Valdese il
compito di portare avanti le linee stabilite dal Sinodo, affida
in realtà un compito duro di cui
forse, da fuori, non ci si rende
abbastanza conto. Eppure di
fronte alla fraternità e alla ricchezza che s’incontrano ai diversi livelli ecclesiastici tutte le difficoltà passano in secondo piano.
Nel corso del mio impegno in
Tavola ho lavorato complessivamente con dodici fratelli con
cui, tengo a dirlo, la fraternità
e il desiderio di offrire una testimonianza coerente al Cristo
nella storia sono state alla base
del nostro lavoro. Ora ho terminato il mio mandato e sono anche lieto poiché credo nell’avvicendamento. Penso insomma
che tutti gli incarichi nella chiesa debbano essere a tempo determinato affinché si realizzi un
necessario ricambio di uomini e
di idee».
questi preziosi anni in Tavola
la metto a disposizione della
chiesa e la mia disponibilità rimane immutata. Quanto alle ferie non voglio parlare di rinuncia, se mai di non utilizzo. Ma
la cosa più importante e che mi
ha permesso di vivere con pienezza questo incarico è stata la
comprensione e la condivisione
di mia moglie che mi ha sostenuto incoraggiandomi a vivere
questo tempo di servizio come
un dono, oserei dire un privilegio offertomi dalla comunità
dei fratelli, anziché come una
rinuncia. H che non è poco ».
Giuseppe Platone
— Sc*tte anni ’saltando’ le ferie, i fine settimana e acquisendo
una grande esperienza. Finalmente ti puoi riposare?
« Non è questo il problema —
controbatte Fornerone — ritengo che nella chiesa non si va
mai in pensione finché le forze
ci sorreggono. L’esperienza di
ABBONAMENTI
1985
Annuo L. 24.000
Semestrale L. 13.000
Sostenitore L. 50.000
Estero L. 50.000
Suppl. aereo fuori Europa L. 24.000
Versamenti sul c.c.p. 327106 intestato a Eco delle Valli - La Luce,
Torre Pellice (To).
A quanti sottoscriveranno un
nuovo abbonamento '85 Invieremo gratis II giornale per if resto del
1984.
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7 settembre 1984
speciale sinodo 5
LA FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA A ROMA
Dove si formano i nostri pastori
Non appena i Valdesi conquistarono la loro libertà religiosa,
nel secolo scorso, si posero il
problema della necessità della
preparazione dei loro pastori.
Fino a quel momento, essendo
vietato ai valdesi frequentare le
università italiane, la loro preparazione avveniva presso le Facoltà estere. Ora si voleva una
Facoltà di teologia italiana per
la predicazione in Italia ed il
confronto con la cultura nel nostro paese. La preparazione dei
pastori è stato dunque il fine
primo di questo istituto di studi teologici. Ed anche le materie insegnate sono state sempre finaìizzate a questo tipo di
studenti. Si sono pertanto tenuti corsi di Antico e Nuovo Testamento, Teologia sistematica.
Storia della Chiesa e Teologia
pratica. Da qualche anno, però,
un .numero crescente di studenti si iscrive alla Facoltà non per
accedere al mastorato. fha pei
darsi una solida cultura teologica per opeÌSf^T^me laici imÌD'ègnati, nelle Chiese e nel mondo del lavoro.
La Facoltà sta dunque attraversando un periodo particolare
della sua storia, in cui è chiamata a ripensare il suo insegnamento ed il suo rapporto con
le comunità e gli studenti. Non
è la prima volta che questo avviene: già negli anni quaranta,
quando dei nuovi giovani professori presero il posto di quelli
ohe fino ad allora avevano retto
ristituto, si ebbe alla Facoltà
una sensibile virata sia nei contenuti che nella forma dell’insegnamento. Molti anni sono passati ed il dibattito sul nostro
istituto di studi teologici sta entrando nella fase conclusiva,
quella che deve precedere immediatamente le decisioni.
Lo si è visto chiaramente in
Questo Sinodo: abbiamo eletto
il professore della nuova cattedia Qj teologiàrpratica. abbiarho
appfhvafo un nuovò'tegolamento, si è messo l’accento sul fatto che la Facoltà deve seguire
e favorire la maturazione di giovaci ipastori_^cRe^3^f®^d
g^lo rlmr'cilvéntàfe^ nuovTTn’dfgssófì; Ma védiamo''qìiesti proble
quegli strumenti che permei^
ranno loro di esercitare il loro
ministerio ».
Appare abbastanza chiaro che
un uomo solo difficilmente può
coprire tutti i campi che si aprono davanti ad una simile disciplina ; è stato cura dunque di '
molti di consigliare che il nuovo
professore possa essere affiancato da collaboratori che possano dare la loro consulenza.
La persona che il Sinodo ha
eletto per coprire questo nuovo
ruolo è il past. Giorgio Girardet, 65 anni, attualmente direttore del servizio stampa della
Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Nella sua lunga attività, il past. Girardef^
Stato pastóre a Trieste, poi direttore’ di'Agàpe. direttore dèi
.■^.timàriàlè' « Nuovi IPSmiìL» ed
iìnsegnittrcirTCOM-Nuovi Tempi ». Si è tràttató sempre di una
attività «di frontiera», in cui il
past. Girardet ha dato il meglio
di sé per esprimere il messaggio
dell’Evangelo rivolgendosi ad
un pubblico esterno alle Chiese
ed in particolare servendosi dei
mass-media: la radio prima, la
stampa in seguito.
Nel suo discorso dopo l’elezione, il nuovo professore così si
è rivolto al Sinodo : « Statemi
vicino, ha detto, perché nel mio
insegnamento io possa rispondere alle domande reali che provengono dalle chiese per un’efficace presenza evangelica» Tre
sono infatti gli obiettivi che ci
stanno dinanzi: le nostre chiese
come sono state nel passato e
come sono oggi, la società che
ci sta di fronte ed a cui noi dobbiamo comunicare l’Evangelo ed
infine il futuro che viene, intendendo con Queste parole sia il
Regno di Dio, sia il mondo che
si sta costruendo.
Sempre sul fronte dei professori, il Sinodo ha preso atto del
fatto che il professore di Antico Testarnènto, Jan AlbeffO
mi uno per uno.
^ggin, è stato nommato~p'efessore ordinano della pripa
TTniversità-jdi Btvtaa. Questo tatto è stato giudicato positivamente, nel senso che è un riconoscimento della serietà del livello dell’insegnamento presso la
Facoltà- d’altro lato, però, ha
Nuovo professore Professore onorario
Il Sinodo approva la designazione di Giorgio Girardet da parte
del Corpo Pastorale, quale professore titolare della cattedra di teologia pratica alla Facoltà valdese
di Teologia.
Regolamento
Il Sinodo approva il Regolamento
della Facoltà di Teologia con le
modifiche accolte e votate.
Il Sinodo, sentita la relazione
del Consiglio della Facoltà riguardo la posizione acquisita da parte
del prof. J. A. Soggin nell’ambito
dell'Università di Roma, decide il
passaggio del prof. Soggin dalla
qualifica di ordinario a quella di
professore onorario di Antico Testamento; raccomanda allp Tavola
di rivedere la convenzione stipulata nel 1971 con il prof. Soggin.
Da tempo si discuteva se un
professore solo poteva ricoprire,
come avvenuto finora, due insegnamenti importanti e vasti come quelli della storia del cristianesimo e della teologia pratica.
Lo scorso anno il Sinodo decideva di sdoppiare le due cattedre e di affidarle a due persone
diverse. Si trattava ora di decidere la persona che avrebbe assunto l’insegnamento della teologia pratica, visto che il prof.
Ricca aveva deciso di mantenere l’insegnamento della storia.
La teologia pratica raccoglie
tutte quelle materie che tendono a trasmettere alla gente il
pensiero teologico, nei vari momenti della vita: la predicazione, dunque, l’insegnamento del
catechismo, le visite agli ammalati e ai morenti e la cura pastorale in generale.
« E’ la materia più importante dice il prof. Paolo Ricca —
perché deve fornire i pastori di
Nel piazzale della Casa valdese conversano due dei professori
della Facoltà di teologia, Sergio Rostagno (a sinistra), ordinano
di Teologia Sistematica e decano, e Paolo Ricca, ordinano di Storia del Ctistianesimo.
vato in questi giorni; attraverso
i suoi articoli, pur fornendo al
Consiglio di Facoltà degli strumenti per reggere l’istituto che
siano più idonei alle nuove situazioni, riafferma questo stretto vincolo che esiste tra la Chiesa ed il suo istituto di formazione teologica.
Quest’ultima affermazione non
deve indurre il lettore a pensare che la Facoltà sia il solo luogo in cui si lavora teologicamente. Vi sono altre istituzioni
meno ufficiali in cui i credenti
ragionano sulla loro fede ed elaborano la loro „teologia, (il
imne non spaventi : nel momento in cui un credente pensa alla propria fede ed alla propria
vita alla luce della fede, fa teologia^ questa non è proprietà
privata di un magistero o dei
professori universitari). Tra queste istituzioni annoveriamo in
primo luogo i vari centri giovanili. Questa constatazione spinge la Chiesa a preoccuparsi perché la ricerca teologica non venga tralasciata', Tha tm numero
sempre maggiore di pastori (e
non solo pastori) curi con particolare rigore la sua formazio^
ne. La discussione deve infatti
andare sempre più in profondità e coinvolgere tutto il tessuto
della Chiesa, perché la Facoltà
possa dare e ricevere: ricevere
persone che studino e stimoli
che invitino a riflettere e restituire persone preparate ed una
riflessione che dia forza alla
predicazione dell’Evangelo.
Paolo Ribet
Iscrizioni alla
Facoltà Valdese
di Teologia
Le domande per l’iscrizione alla Facoltà Valdese
di Teologia vanno redatte
su un modulo-questionario
fornito dalla Facoltà stessa. Esso può essere richiesto alla segreteria, via P.
Cossa 42, 00193 Roma.
La Facoltà offre un corso triennale di cultura teologica protestante e un corso di cinque anni (di cui
uno all’estero) per il conseguimento della licenza
teologica. Per il corso di
licenza la frequenza è obbligatoria. La licenza può
essere finalizzata al pastorator o no.
La tassa d’iscrizione è
unica: lire 30.(XK). La quota
di studio è di lire 100.000
annue per la licenza e di
lire 30.000 annue per il di' ploma del corso triennale.
Per il versamento servirsi
del conto corrente postale
n. 24717001 intestato a Facoltà Valdese di Teologia Segreteria.
La Facoltà gestisce un
jonvitto.per studenti (camere a due letti con pensione).
Borse di studio. Gli studenti che si preparano al
pastorato possono richiedere un aiuto finanziario
per il convitto e le tasse di
studio.
Roma, 31 agosto 1984.
La Segreteria
'ñ'
SCUOLE EVANGELICHE
Anticipando la riforma
lasciato un certo rammarico,
perché l’attività del prof. Soggin presso il nostro istituto sarà necessariamente limitata dal
nuovo incarico.
Il secondo importante argomento trattato, è stata l’adozione del nuovo regolamento della
Facoltà. Questo istituto, nel momento in cui si dà una struttura sempre più simile aue uitt
versità di stato~~ttRf Bbtéf diàlogare con queste sul piano della cultura, d’altro lato rischia
di diventare una realtà autonoma e di staccarsi (di fatto, forse anche contro la stessa volontà dei singoli) dal resto della
Chiesa. Per evitare questo, il Sinodo, nel varare i regolamenti e
le successive modifiche mantiene sempre per sé il diritto di
decidere e di vigilare sia sulle
persone che vengono chiamate
à dare i loro corsi, sia sul contenuto dei corsi stessi. Così è
stato per il regolamento appro
Quest’anno le scuole non hanno avuto molto posto nel dibattito sinodale. Dalla relazione
della Tavola risulta che, mentre
altrove le attività intraprese
continuano regolarmente, nelle
Valli valdesi prosegue la graduale trasformazione avviata da alcuni anni.
La Media dell’obbligo di Torre Penice sta per giungere alla
definitiva chiusura e alla Scuola Latina di Pomaretto le iscrizioni al primo anno sono tanto
,v diminuite da indurre il comitato che amministra i nostri istituti d’istruzione alle Valli a,
prendere in considerazione la
possibilità di una sostituzione
graduale della media dell’obbligo con un biennio di scuola media superiore.
Come nel passato si decise di
chiudere le elementari, e 'più
tardi le scuole materne, quando tali servizi non apparivano
più indispensabili, ma non per
-questo si rinunziò aH’impegno
nel campo dell’istruzione, così
oggi alcune attività che ci sono
state molto care giimgono al loro termine (e questo suscita
sempre tristezza), ma altre cominciano e si sviluppano, e di
questo noi dobbiamo rallegrarci.
Al Collegio di Torre Pollice,
accanto al liceo classico, il nuovo liceo linguistico è già giunto
al terzo anno di vita, ed ha ottenuto sia il riconoscimento legale, sia l’autorizzazione all’unificazione dei due corsi per le
materie comuni, anticipando la
prossima riforma.
Il Sinodo ha inoltre deciso di
studiare la possibilità di istituire un terzo corso ad indirizzo
Chiusura
Il sinodo autorizza la Tavola a
procedere alla graduale chiusura
Informatica
della Scuola Latina, studiando nel
frattempo una soluzione che tenga
conto della situazione del personale attualmente in organico, procedendo a riciclarlo senza fargli subire disoccupazione.
Il Sinodo incoraggia il Comitato
del Collegio a mettere allo studio
presso questo Istituto la possibilità di istituire l’indirizzo informatico in aggiunta a quelli esistenti.
informatico.
Per permettere poi ad un maggior numero di giovani evangelici di seguire questi corsi di studio si ripristinerà lo scuolabus
da Pinerolo e si sta predisponendo anche un mini-convitto
per chi verrà da più lontano.
Presso il Collegio si è anche
svolto per il primo anno il corso propedeutico per consentire
l’ingresso alla Facoltà di Teologia anche ai giovani sprovvisti
di licenza liceale.
Altri apporti culturali completano questo quadro. Li ha ricordati il moderatore Bouchard
menzionando il potenziamento
della Biblioteca valdese, ricchissima fonte per lo studio del valdismo, che viene ora resa più
agibile: la Società di Studi Vaidesi che, pur non dipendendo
dalla chiesa costituisce un indispensabile strumento di elaborazione storico-culturale per tutta la chiesa; il Museo valdese
che valendosi dell’opera di alcu
ni obiettori di coscienza in servìzio civile incrementa notevolmente la propria funzione didattica. Ricordando un obiettivo formulato anni fa dal pastore Giorgio Tourn — Torre Pellice come nucleo culturalmente
privilegiato in funzione di una
vasta diaspora — il moderatore
ha commentato; «Torre Pellice
è sempre stato un luogo di studio e di ricerca; lo sta ora diventando in modo tecnicamente
più qualificato».
Marcella Gay
Il servizio fotografico di questo numero è stato curato
da Renato Ribet dello Studio
Rosso di ViHar Perosa (To).
COLLEGIO
VALDESE
L'inaugurazione dell’anno scolastico 1984/85 sarà effettuata nell'Aula Sinodale
GIOVEDÌ' 13 SETTEMBRE
ore 15
La prolusione sarà tenuta dal
Prof. Giorgio Spini sul tema; « Questo mestiere di storico ».
L’ingresso è libero a tutti.
6
6 speciale sinodo
7 settembre 1984
VITA DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
Una coperta troppo corta
La mancanza di pastori pone dei problemi alla
sempre chiese e pastori mostrano di capire
Tavola valdese che non
- Alcuni chiari indirizzi
Se tutti i membri delle chiese
valdesi e metodiste fossero raccolti in alcune grosse chiese in
una stessa provincia, gli 82 pastori in attività di servizio sarebbero più che sufficienti per le necessità del ministero pastorale.
Essendo invece raggruppati in
130 chiese e gruppi disseminati
su tutto il territorio nazionale (e
per alcune chiese di lingua italiana, in Svizzera) gli stessi 82 pastori sono insufficienti rispetto
alle effettive necessità. La Commissione d’Esame ha perciò paragonato il corpo pastorale ad
Una coperta troppo corta e troppo stretta che viene tirata or qui
or là lasciando scoperte or queste or quelle chiese.
Nel lavoro della Tavola valdese una delle maggiori responsabilità e preoccupazioni è in effetti la « sistemazione del campo di
lavoro » che richiede ogni anno
piani fatti e rifatti innumerevoli volte per riuscire a coprire al
massimo le necessità.
Questo lavoro della Tavola è
reso ancor più difficile da fattori soggettivi: le attese (talvolta
rivendicazioni) delle chiese locali e il fatto che nella maggioranza delle famiglie pastorali lavora anche il coniuge non pastore,
ciò che rende più complessi i
problemi di trasferimento; ulteriori fattori oggettivi complicano
le cose: nelTordinamento delle
chiese valdesi e metodiste sono
presenti in forme diverse principi di autonomia. Nell’ordinamento valdese le chiese autonome (in pratica le chiese che hanno più di 150 membri) hanno il
diritto di eleggere il proprio pastore, mentre il circuito (raggruppamento di chiese a livello
regionale) ha il diritto di esser
consultato e di esprimere alla
All’uscita del tempio
di Torre Pellice
i membri del Sinodo
si avviano verso la
Casa valdese per
l’elezione del Seggio
che guiderà i lavori.
Senza temere
Stretto tra l’ampia disamina
dei rapporti tra chiese e stato e
l’intenso dibattito sul significato
delTespiazione in riferimento alla tremenda esperienza dei dissociati dal terrorismo, ha avuto
poco spazio il tema dell’evangelizzazione che pure costituisce la
ragion d’essere dell’esistenza delle nostre chiese: portare l’Evangelo al popolo in mezzo al quale
viviamo. Da una parte questo riflette una carenza delle nostre
chiese che spesso danno l’impressione di lavorare essenzialmente
per il proprio mantenimento; dall’altra, proprio la vicinanza di
questi altri ampi dibattiti mostra
che il modo di intendere l’evangelizzazione da parte di Valdesi
e Metodisti non è astorico e
atemporale, bensì strettamente
connesso ai problemi della società contemporanea.
« aprire la via alla conoscenza
della Parola, senza temere di
chiedere l’adesione ad una delle
nostre comunità ».
Il Sinodo ha centrato la discussione su un atto della Conferenza del III distretto riprendendone le linee essenziali. Lo scopo è
la mobilitazione di ogni membro
sul terreno dell’evangelizzazione,
la linea consiste nel passare da
momenti di semplice presenza
evangelica a forme di esplicita
testimonianza per giungere ad
E' da notare il fatto che il Sinodo rispetto all’indicazione del
III distretto ha voluto precisare
in modo più esplicito un dato collaterale: « senza timore di chiedere l’adesione ad una delle nostre comunità ». E’ chiaro che il
fine delTevangelizzazione non può
essere il proselitismo bensì l’annuncio delTEvangelo di Cristo
libero da ogni costrizione. D’altra parte è necessario che noi superiamo un eccessivo pudore o
un'eccessiva consapevolezza dei
limiti delle nostre comunità proponendo a quanti ricevono l’annuncio delTÉvangelo di unirsi a
noi per ampliare così la risposta
alla vocazione dell’evangelizzazione.
Pagina a cura di
Franco Giampiccoli
Qualche esitazione ha avuto il
Sinodo nel decidere l’istituzione
di una commissione per l’evangelizzazione: un’altra struttura
per un lavoro burocratico e a
tavolino? D'altra parte è pur necessario che le varie iniziative
delle chiese abbiano la possibilità di essere collegate, scambiate,
proposte ad altre chiese da un
lavoro di informazione e di stimolo. E’ quanto si spera farà la
nuova commissione in modo
agile e tempestivo.
Tavola il proprio parere in merito ai pastori che vengono assegnati alle chiese metodiste.
Di fronte a queste difficoltà si
sono levate in Sinodo voci di critica nei confronti del diritto di
eleggere il proprio pastore delle
chiese autonome valdesi.
Due risposte
L’ampia e positiva discussione
sinodale mi sembra abbia dato
due risposte, una alle chiese e
una, forse meno evidente ma
ugualmente importante ai pastori.
A chi contestava, con un discorso ricorrente, l’autonomia
delle chiese, il pastore Bruno Rostagno ha ricordato che una delle prime conquiste della Riforma
è stato il diritto delle comunità
di eleggersi il loro pastore; e il
pastore Neri Giampiccoli ha ricordato che in un solo periodo
l’autonomia è stata messa da
parte, negli anni ’30 quando la
Chiesa valdese assorbì qualcosa
deH’inapostazione autoritaria della società italiana del ventennio.
Questo non significa che l’autonomia sia una licenza per l’egoismo ecclesiastico di chiese che
nelle difficoltà della « coperta
corta » si eleggono il loro pastore
senza preoccuparsi d’altro.
Restringere a questo Yautonomia delle chiese sarebbe ben triste. Si tratta invece di ripensare
quell’aspetto dell’autonomia che
riguarda la « provvista delle
chiese » e di « riformularla in
modo più funzionale e più consono alla solidarietà tra le chiese ». E’ questa la voce che il Sinodo ha accolto e riproposto alle
chiese nel suo atto deliberativo,
una voce il cui percorso è esemplare del nostro ordinamento: un
atto della Conferenza del I Distretto che ha fatto proprio un
ordine del giorno della chiesa di
Campo di lavoro
Il Sinodo rivolge un pressante
Invito a tutte le comunità affinchè
approfondiscano la riflessione sulla vita delle chiese e sul campo
chiese locali e dei circuiti di esprimere delle indicazioni sulla
base di piani di lavoro espliciti.
di lavoro, alla luce della scelta
fondamentale del sacerdozio universale, adoperandosi concretamente per cercare e sviluppare i doni
specifici dei credenti per assicurare ed accrescere la presenza e
la testimonianza evangelica, coltivando in pari tempo le vocazioni
pastorali nella convinzione dell'indispensabile ruolo di una accurata
preparazione teologica.
Invita anche le comunità a recepire la raccomandazione di fraternità fra le chiese perchè collaborino fattivamente con la Tavola alla sistemazione del campo
di lavoro.
Esorta i pastori a valutare in
spirito di servizio la loro sistemazione nel campo di lavoro.
Evangelizzazione
Il Sinodo, accogliendo le indicazioni della CD Ili '84, (Atto 7)
invita ie chiese ad accrescere ed
intensificare i loro interventi di evangelizzazione, mobiiitando ogni
membro secondo i doni ricevuti dai
Signore e sviiuppando le iniziative più opportune per aprire la
via alla conoscenza della Parola,
senza temere di chiedere l’adesione ad una delle nostre comunità.
Il Sinodo dà mandato alla TV
di nominare una commissione che
faccia un lavoro di stimolo, di informazione e collegamento, fra i
responsabili dei circuiti e dei distretti.
Piani di lavoro
dei circuiti
Metodismo
internazionale
Il Sinodo incarica la Tavola di
studiare dei criteri nella sistemazione del campo di lavoro che
comprendano la possibilità delle
il Sinodo auspica l’intensificazio
ne dei contatti già avviati dal
rOPCEIMI con il metodismo inter
nazionale, di cui sottolinea l'im
portanza ai fini di un comune ar
ricchimento spirituale e culturale
Perrero-Manlglia. Se si vuole risalire ancor più indietro, ha detto con gioia un deputato delle
Valli, l’iniziativa di questo invito
alla fraternità delle chiese proviene da una donna né laureata,
né diplomata.
Oltre a questo, il Sinodo ha
voluto anche ricordare le esigenze delle chiese non autonome e
soprattutto i piani di lavoro dei
circuiti invitando la Tavola a tenerne conto.
La seconda risposta è rivolta
ai pastori. E’ stata una risposta
per certi versi dura. Ad una Commissione d’Esame che cercava di
dare indicazioni che conciliassero le esigenze delle chiese e gli
interessi particolari dei pastori
il Sinodo ha replicato, per bocca
soprattutto di alcuni pastori, nel
senso di un rinnovato senso della vocazione. Lo ha fatto in modo per nulla retorico, al contrario in modo a tratti amaro — av
vertendo ohe là dove si affermasse la linea della contrattazione il
pastorato scadrebbe al livello del
parastato; notando che in una
chiesa in cui tutti pensano al proprio particulare i pastori non
fanno eccezione — ma lo ha fatto in modo netto contrapponendo lo spirito della missione alla
mentalità della parrocchia.
Anche questa risposta ha trovato posto in un breve accenno
conclusivo dell’ordine del giorno
sinodale.
Con queste delibere la Tavola
non ha certo risolto automaticamente i suoi problemi nella sistemazione del campo di lavoro.
Ma una parola chiara è stata
detta alle chiese, ai, pastori, agli
organismi. L’ascolto aperto e intelligente, ciascuno per il proprio
ambito, fa parte della vita della
fede che è fiducia nel Signore che
provvede al di là delle nostre difficoltà e debolezze.
Integrazione da rilanciare
Il Patto di integrazione che ha
unito nella stessa organizzazione
le chiese valdesi e metodiste è
giunto al 5° anno di vita. Quale
bilancio ne va fatto? Nel porsi
questo problema la Commissione
d’Esame aveva rilevato un certo
malcontento metodista per una
sorta di perdita di identità: la
tendenza a lasciar cadere il nome metodista nelle relazioni ufficiali, la mancata attivazione di
un corso di storia del metodismo
alla Facoltà di Teologia, lo scarso apporto metodista al settimanale valdese-metodista. La CdE
ha suggerito che questa situazione sia affrontata evitando sia il
« rullo compressore » valdese che
una certa permalosità metodista.
Nel dibattito si è andati al di
là di questa analisi. In tre importanti interventi i metodisti
hanno abbozzato una linea di approfondimento dell’integrazione.
Il pastore Sergio Aquilante,
presidente del Comitato permanente dell’QPCEMI (Opera metodista per le chiese evangeliche .
metodiste in Italia) ha ricordato
l’ipotesi formulata un tempo
sulla sostanziale identità dell’evangelismo italiano malgrado le
diverse etichette denominazionali che le vicende storiche avevano imposto alle varie componenti. E’ probabile che noi dobbiamo approfondire l’analisi, ha
detto Aquilante, perché 5 anni
di integrazione ci hanno mostrato che nella storia le etichette
sono penetrate nella realtà delle
chiese diventando per esse dei
modi di interpretarsi e vivere la.
propria identità. E’ necessario
q;uindi trovare degli aggiustamenti che consentano ai metodisti
maggiori spazi di autonomia per
approfondire l’integrazione.
Il pastore Franco Becchino di
Savona ha parlato delle radici del
metodismo italiano che sono connesse storicamente col metodismo wesleyano inglese e col metodismo episcopale americano.
La ripresa dei rapporti con questi due rami della vastissima
realtà metodista mondiale, ha affermato Becchino, consentirà ài
metodisti italiani di valorizzare
il loro patrimonio culturale e spirituale.
Fulvio Rocco, metodista di Roma, ha sottolineato l’importanza deH’informazione nel rappor
to tra le due componenti dell'integrazione puntualizzando la necessità di un maggiore apporto
qualitativo metodista all’organo
delle chiese valdesi e metodiste.
Si va quindi precisando il disagio metodista e la richiesta di
maggiore autonomia che non
vuole es.sere una attenuazione
dell’integrazione bensì un suo
rafforzamento con im apporto al
patrimonio comune anche per
parte metodista. Con quali sbocchi? Per ora non vi sono ancora
risposte concrete, se non la proposta di un convegno della componente metodista avanzata da
Gianni Rostan, membro valdese
della Tavola e del Comitato permanente dell’QPCEMI.
Gli applausi dei Sinodo
Il pastore Achille Deodato
aveva da poco terminato un intervento a sostegno del progetto di ristrutturazione dall’Asilo
dei ’Vecchi di S. Germano, quando la presidenza ha ricordato
al Sinodo che esattamente 50
anni fa venivano consacrati al
ministero pastorale Achille Deodato e Tullio Vinay. L’assemblea, e la galleria del pubblico,
prorompevano in un lunghissimo affettuoso applauso per
questi due fratelli tanto noti
quanto amati.
Achille Deodato, moderatore
della Tavola valdese dal 1951 al
1958, ha messo al servizio della
Chiesa doni di organizzazione e
di rapporti umani. Fin dal suo
ministero a Napoli, durante la
guerra, più tardi durante .la moderatura e ancora nel lungo periodo in cui è stato responsabile della Foresteria di Torre
Pellice, ha stretto e coltivato
rapporti con amici e fratelli in
ogni parte del mondo.
Tullio Vinay, iniziatore e direttore del Centro ecumenico di
Agape, ha proseguito in Sicilia
la stessa opera di predicazione
dell’amore di Cristo. La stessa
ansia evangelica lo ha portato
prima a lottare per i prigionieri politici durante la guerra in
Vietnam e poi per la giustizia
e la pace come membro del Senato della Repubblica.
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7
7 settembre 1984
speciale sinodo 7
Il Protestantesimo italiano è sempre vissuto all’insegna di una unità
di fondo non scevra di problemi — una confessione di fede trinitaria
basata sulla norma della sola Scrittura biblica — e di una diversificazione
che a lungo ha risentito delle diverse origini dei vari filoni e del clima
dell’individualismo ottocentesco che non vedeva alcun inconveniente
nella frantumazione del protestantesimo
in una molteplicità di chiese, opere, movimenti.
Nella seconda metà del ’900 il movimento ecumenico ha fatto tuttavia
sentire la propria sfida anche in Italia. Sulla spinta dei movimenti giovanili
evangelici nel 1965 si è tenuto a Roma un Congresso aperto a tutti
gli evangelici (nella foto un momento di culto dell’Assemblea).
Ne è nata la Federazione Chiese Evangeliche in Italia (1967) di cui oggi fanno
parte Valdesi, Metodisti, Battisti, Luterani, una parte degli Apostolici e
delle Chiese libere, l’Esercito della Salvezza. Al suo interno si sono avuti
movimenti diversi di convergenza (il patto di integrazione tra le Chiese
valdesi e metodiste e tra queste e le Chiese libere per una comune opera di
evangelizzazione) e di collaborazione (tra le Chiese battiste, metodiste e valdesi,
scherzosamente indicate con la sigla automohilistica BMV).
D’altra parte continuano i rapporti, non sempre facili ma molto stimolanti,
con quella parte dell’evangelismo italiano che fu presente a Roma ma
non venne a far parte della Federazione: Fratelli, Avventisti, una parte
degli Apostolici, Pentecostali, ecc.
E’ dunque con una varietà di posizioni e di testimonianze che il Sinodo
delle Chiese valdesi e metodiste si confronta registrando, valutando e orientando
i diversi legami intessuti a livello locale e nazionale.
■
PROTESTANTESIMO ITALIANO
«sr
r.
4^
eP
zione comune degli evangelici
BMV
Il Sinodo, presa conoscenza del
progetto di collaborazione tra L'EcoLuce e il Testimonio predisposto da una commissione delle rispettive redazioni per incarico degli esecutivi battista metodista e
valdese, si rallegra per questa nuova importante prospettiva di impegno comune, lo approva in linea di massima e, nella speranza che la prossima Assemblea
deiruCEBI si orienti in questa
stessa direzione, dà mandato alla
Tavola e al Comitato Permanente
deirOPCEMI di concordare con il
Comitato Esecutivo deU'UCEBI:
a) l’avvio in tempi brevi della prima fase (collegamento);
b) I modi dell’attuazione della seconda fase del progetto (collaborazione) ;
esprime la convinzione che il progetto esposto avrà tanta maggior
possibilità di riuscita quanto più
saprà esprimersi in una reale differenziazione e complementarietà
dei due periodici;
raccomanda alle chiese di appoggiare il progetto fin dal suo inizio.
Chiese libere
Il Sinodo si rallegra che l'accordo di base del 1979 con le Chiese
Libere conferma la sua validità
con le richieste di adesione delle
chiese libere di Bologna e di Nuoro-Sassari; preso atto che queste
due chiese sono state fraternamente accolte nella Comunione
Chiese Libere il 13.12.1983, approva l’accordo stipulato tra i rappresentanti della Tavola e delle Chiese libere in dàta 10.4.1984 e lo
pone in esecuzione, nella piena fiducia che esso sia un segno concreto sulla strada della comune
testimonianza evangelica.
Migranti
Il Sinodo, accogliendo l’atto n.
16 della CD/li 1984 incoraggia le
chiese locali e le opere a prendere
in seria considerazione il problema dell’Immigrazione clandestina e
non, al fine di definire delle linee
di lavoro efficace rispetto a questo
problema, mettendosi in contatto
con il Servizio migranti della FCEI
e tenendo conto delle iniziative che
già esistono in questo senso.
Protestantesimo
Il Sinodo, riconoscendo nella
trasmissione TV « Protestantesimo » una notravole occasione dì
evangelizzazione, raccomanda alla
Tavola, di intesa con la FCEI, di
far si che tale dimensione sia sempre tenuta presente e al tempo
stesso di adoperarsi presso gli organismi dirigenti della RAI-TV, affinché il programma sia collocato
in una fascia oraria di maggior
ascolto.
I] Sinodo ha ascoltato anche
l’intervento da parte del Presidente della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia, pastore Aurelio Sbaffi. Naturalmente questo saluto ha assunto un
particolare rilievo dato che le
nostre due Chiese fanno parte
integrante della Federazione fin
dalla sua fondazione.
Ha ricordato innanzitutto il
grosso fatto di quest’anno della
firma delle Intese fra la Tavola
Valdese e il Governo italiano.
Non mi dilungo su questo argomento in quanto trattato diffusamente in altra parte del giornale.
Alle attività che già svolge la
Federazione ricordate dal past.
A. Sbaffi (il Servizio di Azione
Sociale, il Servizio delle Scuole
Domenicali e il Servizio per la
Stampa, la Radio e la Televisione) quest’anno se ne è aggiunta
un’altra: la ricostituzione del
Servizio Migranti su basi, del
tutto nuove.
A questo punto si è data la
parola al past. Bruno Tron, il
quale ha svolto per anni il suo
ministerio in Eritrea e quindi è
la persona più indicata per trattare il problema della immigrazione in Italia. Infatti egli ci
ha ricordato che il problema ha
assunto in questi ultimi tempi
dimensioni sempre maggiori:
clphbiamo adesso interessajBci
sèmpre di più' degli stranieri,
specialmente di coloro che vengono in Italia. Ormai siamo a
cifre che si aggirano fra le 400
e le 800 mila persone, quasi tutte in posizione irregolare e clandestina. Le nostre chiese devono farsi carico del problema,
accogliere queste persone, essere solidali con loro, mettendosi
anche in questione. Alcuni piccoli segni ci sono anche se il Sinodo ha ritenuto di dover sollecitare le Comunità proprio ad
incentivare i contatti col Servi, zio Migranti della Federazione
per individuare possibili linee di
lavoro in relazione a questo problema (vedi o.d.g. rispettivo).
Il Sinodo ha anche approvato
l’adesione di altri due gruppi di
Comunità Libere all’Accordo di
base del 1979 tra le Chiese Cristiane Libere e le Chiese valdesi
e metodiste. I due gruppi (Bologna e Sassari-Nuoro) hanno origine e caratteristiche diverse come è nella struttura di queste
comunità di credenti evangelici.
Il dibattito pur breve è stato
piuttosto intenso: si è ascoltato
il pastore di Bologna Paolo Sbaffi e il prof. Domenico Maselli,
animatore instancabile di queste Accordo fra le Chiese Libere
e il Sinodo delle Chiese valdesi e
metodiste.
Mi piace ricordare la parte finale dell’intervento del prof. Maselli il quale con estrema franchezza ci ha ricordato che, pur
nella gioia di riscontrare l’adesione di altri gruppi alla Comunione con valdesi e metodisti,
dobbiamo tuttavia rimarcare il
fatto che questi credenti benché
non vogliano far parte strutturalmente del Sinodo si sentono
pienamente fratelli in Cristo
con i valdesi e con i metodisti.
Nell’ambito dei rapporti fra
battisti, metodisti e valdesi, che
oramai si sono consolidati in
questi ultimi anni, il Sinodo ha
continuato i suoi lavori affrontando il progetto di coordinamento tra l’Eco-Luce, il settimanale delle Chiese valdesi e metodiste e II Testimonio, rivista
delle Chiese battiste. Si è poi
approvato un ordine del giorno
in cui si dà mandato alla 'Tavola
e al Comitato Permanente metodista di concordare con il Comitato Esecutivo battista l’avvio
di una prima fase di collegamento fra l’organo delle Chiese vaidesi e metodiste e quello delle
Chiese battiste.
Una seconda fase del progetto dovrà avere tempi più lunghi
per arrivare ad una effettiva collaborazione fra i due periodici:
si auspica da più parti che non
si abbiano-, degli .inutili doppioni, ciò che si legge su un giornale è bene non trovarlo sull’altro e cosi via. Sarà utile all’Evangelismo italiano nel suo insieme avere due organi di stampa ben differenziati: da un lato
un giornale di informazione e
di formazione evangelica, in pratica quello che è attualmente
TEco-Luce; dall’altro lato una
rivista che fornisca alle Comunità e ai singoli fratelli di chiesa strumenti di evangelizzazione, quali opuscoli agevoli e di
Gian Paolo Ricco
(continua a pag. 11)
Proposte FCEI
Intensa attività della Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia in questi mesi d’autunno. I suoi servizi hanno organizzato una serie di convegni e incontri importanti per la vita
delle nostre chiese.
Il servizio migranti organizza a Santa Severa il 29 e 30
settembre una consultazione coi lavoratori migranti in Italia
dalla quale si aspetta di conoscere meglio la loro situazione,
le loro aspirazioni per meglio strutturare un servizio che sta
nascendo.
Il servizio studi organizza il 20-24 settembre ad Agape un
incontro teologico internazionale dal titolo « La pace nella
Bibbia tra utopia e storia » con la partecipazione di teologi
come Luise e Willi Sohottrof (delTuniversità di Mainz) e George Casalis (della Facoltà Teologica protestante di Parigi).
Un incontro che interessa tutti i credenti impegnati nel movimento della pace. Costo 50.000 lire; per iscriversi occorre rivolgersi direttamente ad Agape.
Sempre il servizio studi organizza dal 2 al 4 novembre un
convegno sul tema « Evangelici di fronte all’ora di religione
rinnovata ». Costo 35.000 lire, iscrizione presso la FCEI, via Firenze 38, Roma - Tel. 06/4755120.
Il servizio stampa, radio, televisione organizza il 5-7 ottobre ad Ecumene un convegno su « Dieci anni di "Protestantesimo”: quale bilancio e quali prospettive ». Per informazioni rivolgersi alla FCEI.
I Luterani in
Tra i messaggi di chiese e opere evangeliche in Italia che sono
stati portati al Sinodo riportiamo quello del pastore Frithjof Roch,
rappresentante della Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI).
Con vivo piacere vi porto i saluti più cordiali della Chiesa
Evangelica Luterana in Italia,
accompagnati dai migliori auguri per i lavori del presente Sinodo!
Come tutti sanno oggi noi luterani in Italia siamo pochi, ma
abbiamo alle spalle una storia
ricca e travagliata, con radici
profonde nella storia italiana.
Ricordo soltanto che nella città di Venezia verso la metà del
XVI secolo, negli anni cioè in
cui Lutero rispose ben due volte
con lunghe lettere di stima, di
informazione e di incoraggiamento ai luterani veneziani, trevisani e vicentini, diverse parrocchie contavano più del 10%
di luterani, gente del popolp, artigiani, piccoli commercianti, ma
anche nobili dei più alti ranghi,
e di tutti questi non pochi in
seguito diedero la loro testimonianza morendo per la loro fede
o nelle carceri o nella laguna
per annegamento, secondosd sistemi di allora.’’I luterani hanno avuto a Venezia dalla prima
ora della Riforma fino ad oggi
una continuità ininterrotta. La
fratellanza con i valdesi veneziani è pure di vecchia data, in
quanto furono protetti dai luterani fino al 1866, anno in cui il
Veneto si unì al Regno d’Italia
ed essi poterono fondare una
comunità propria.
Certo oggi noi luterani in campo nazionale rappresentiamo una
minoranza nella minoranza, per
di più in buona parte di provenienza culturale diversa con
difficoltà linguistiche che rendono più ardua la comunicazione
anche fra fratelli. Ciononostaiite
è forte il desiderio nostro di
maggiore cooperazione coi fratelli valdesi-metodisti secondo le
possibilità nella situazione locale, di regolare comunicazione ed
informazione reciproca, dove
questo non avviene già (per
esempio la relazione del moderatore Bouchard sulle « Conseguenze dell’Intesa e del Concordato per il protestantesimo italiano » davanti al nostro Sinodo
è stata recepita con gratitudine
come un momento di perfezionamento teologico per la CELI);
è forte insomma il desiderio nostro di integrazione nel mondo
protestante italiano, a cui non
solo siamo legati come membri
fondatori della « Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia »,
ma soprattutto da un comune
fondamento di fede nell’unico
Signore Gesù Cristo, nella salvezza delTuomo per grazia mediante la sola fede, basandoci
sull’unica autorità della Sacra
Scrittura, 'iln fatto, in cui, nella
storia, voi valdesi ci avete coraggiosamente preceduti. Tanto
più troviamo indispensabile questa integrazione fra fratelli evangelici in Italia, quanto più impellente si fa oggi, per necessità di fede, il dialogo ecumenico, se è vero che il nostro dialogo col mondo sui grandi temi
quali la pace, la giustizia sociale, economica, la libertà da ideologie asservitrici ecc. non vuole
perdere di credibilità! In questi
giorni al Sinodo ho ammirato la
vitalità e la serietà di una discussione senza facili compromessi: finché la Chiesa è così essa è • viva ed ha speranza.
8
speciale sinodo
7 settembre 1984
Nuovi impegni per ia pace
La chiesa di New York in cui Martin L. King pronunciò un famoso discorso chiedendo il ritiro dal Vietnam propone gemellaggi di pace
Purtroppo, a causa del protrarsi degli interventi e delle discus
sioni su altri temi, il dibattito sulla pace è stato relegato nella seduta serale di giovedì 30 per pochi momenti. La commissione
d’esame si è vista costretta, per
mancanza di tempo, a rinunciare
ad « istruire » il problema e ha
lasciato la parola alla Commissione Pace e Disarmo.
Come già preannunciato, la
C.d.E. aveva ricevuto dallà Riverside Chiu-ch di New York (R.C.)
un invito a costituire dei gemellaggi colle nostre chiese per coordinare e potenziare il reciproco
lavoro per la pace. Nel suo messaggio, la R.C. precisa di aver
messo in atto da tempo im programma di gemellaggi con chiese
europee ed americane « desiderose di condividere le loro preoccupazioni per un mondo che spende più danaro per gli armamenti
ohe per nutrire i propri figli ».
^ Sono già operanti oltre 40 coppie
di chiese gemelle e si sta creando « una rete sempre più vasta
e con scambi di informazioni e aiuti reciproci ». La R.C. aggiunge
ancora che durante la visita della
scorsa primavera del Moderatore
negli USA sono state apprese
« molte cose suH’impegno valdese per la pace ».
Nel presentare questa offerta
di gemellaggi, la commissione Pace e Disarmo ha proposto al Sinodo un o.d.g. che pubblichiamo
qui accanto. Nel breve dibattito
che ha preceduto la sua approvazione, sono emersi alcuni aspetti
che dovrebbero essere contenuti
nel messaggio alla R.C. ed in
particolare:
— Confessare il nostro senso
di peccato perché — come cittadini italiani, ed a prescindere dalle nostre alleanze militari — ci
sentiamo profondamente coinvolti dalle gravissime responsabilità
della nostra nazione nella produzione e nel commercio internazionale delle armi. E’ stato giustamente ricordato che oggi le
nostre armi stanno uccidendo in
Medio Oriente, in Etiopia ed in
altre regioni coinvolte ih conflitti.
— Ribadire la nostra angoscia
per Tinstallazione dei missili
a Comiso e per la crescente militarizzazione della Sicilia, che
rientrano nel folle quadro della
corsa agli armamenti ed al suo
inarrestabile incrementarsi.
— Fornire le informazioni le
più corrette possibili, che allentino la tensione internazionale e
che — nel caso specifico — contribuiscano a ridimensionare il
viscerale anticomunismo ameri
GemeUaggì
H Sinodo si railegra per ie possibilità di gamellaggio con le Chiese degli Stati Uniti d'America, tramite la Chiesa di Riverside Drive (New York):
incarica la Commissione Pace e
Disarmo di trasmettere alla Chiesa di Riverside Drive un elenco
di diiese ed opere disposte ad
accogliere e sviluppare tale iniziativa;
incarica il Seggio di inviare alla
Chiesa di Riverside un messaggio
per trasmettere il vivo compiacimento del Situido ed il suo interesse circa la proposta pervenutagli, ed in cui si evidenzino le
linee che hanno qualificato le posizioni delle Chiese espresse dai
Sinodi precedenti;
Invita le Chiese ad aderire alla
proposta di rapporti bilaterali di
pace contenuta nella lettera « Ai
nostri fratelli ed alle nostre sorelle del Sud e dell'Est » . promossa dalla FGEI.
giustizia, mossa da profonde motivazioni di fede.
L’o.d.g. in questione contiene
anche uno specifico riferimento
alla lettera alle Chiese del Sud e
dell’Est promossa dalla FGEI
"nell’aprile scorso. La ricordiamo
brevemente nella sua parte conclusiva; nella speranza che le
suddette chiese vogliano sviluppare dei contatti colla nostra comunità viene proposto:
— uno scambio costante di informazioni sulle attività e sulle
iniziative in corso nelle nostre
rispettive comunità e sul contesto sociale, politico e culturale
nel quale operano;
— la programmazione di iniziative comuni tese a moltiplicare le relazioni tra diversi gruppi
di base dei nostri Paesi;
— un comune impegno a far
pesare sui rispettivi governi la
volontà di pace e di cooperazione
che è alla base di questo accordo.
La commissione Pace e Disarmo ha distribuito al Sinodo la
sua releizione annua e desideria
mo qui porre in rilievo alcuni
aspetti della sua attività.
In primo luogo, la considerazione che il movimento nazionale
per la pace ha visto la nostra
presenza in varie manifestazioni,
nella consapevolezza che questa
partecipazione possa arricchire
tutto il movimento mediante un
« nostro contributo autonomo di
pensiero, di istanze, di speranze ».
Accanto alle manifestazioni ed
alle mobilitazioni è necessaria
però una costante elaborazione e
riflessione. Ad Ecumene, nella
scorsa primavera, è stato organizzato un primo convegno sull’educazione alla pace, i cui atti
sono stati pubblicati sul n. 87 di
Gioventù Evangelica. A settembre si svolgerà ad Agape un incontro di studio dal titolo « La
pace nella Bibbia, fra utopia e
storia ».
La commissione è stata presente in una quarantina di dibattiti sia in Italia che all’estero,
ma ha forzatamente dovuto limitare la sua presenza per mancanza di fondi.
Altra iniziativa è stata la proposta alle Chiese di dichiarare
denuclearizzate le aree in cui sorgono. Questa proposta ha suscitato perplessità ed ironie. Essa
va presa tuttavia in attenta considerazione per lo scopo che si
propone: suscitare dibattiti ed
allargare sempre di più il movimento di opinione contro la questione nucleare.
La relazione della commissione si conclude ponendo alle Chiese alcuni problemi; la necessi
tà di maggiore informazione e
riflessione; quella di coordinare
in qualche modo l'azione delle
Chiese; l’opportunità di snellire ed allo stesso tempo di allargare la sua azione per dar vita a
iniziative analoghe a quella che
sta nascendo nelle Valli.
Ma per questo, mancano uomini e mezzi. Sapranno le comunità sensibilizzarsi ulteriormente
nei confronti di questo vitale problema e fornire gli uni e gli altri?
Roberto Peyrot
La presidente del Sinodo Maria Sbaffi Girardet con due dei segretari, Liliana Viglielmo e Mario Cignoni.
Mezzogiorno: come incidere?
Le chiese di fronte ai nuovi aspetti della questione meridionale
Esiste ancora una questione
meridionale?
cano.
— Infine, porre in rilievo che la
nostra quotidiana lotta per la pace è essenzialmente lotta per la
Con questo interrogativo si
apre là relazione che la Commissione Esecutiva del IV Distretto
(CE IV) delle Chiese valdesi e
metodiste ha presentato quest’anno al Sinodo, in esecuzione
del mandato (ricevuto dal Sinodo lo scorso anno) di procedere
all’elaborazione di un progetto
di presenza evangelica, che tenga conto dei processi di trasformazione ohe il Mezzogiorno d’Italia sta vivendo in questi ultimi anni.
La risposta della CE a quell'interrogativo non è una risposta dubitativa: la questione meridionale non è risolta né sta per
risolversi, anzi continua ad essere questione attuale e nazionale, che non si esaurisce con
qualche concessione in più al
Mezzogiorno, ma solo con una
svolta radicale, per cui, come è
stato scritto, « mutando il Mezzogiorno muta il modo di essere, il profilo storico-politico dello Stato italiano ». Con questa
valutazione la CE fa riferimento
principalmente: a) ad una situazione di dipendenza economica, per cui dove vi è stato nel
Mezzogiorno un incremento della industrializzazione si è trattato quasi esclusivamente di impianti dipendenti dalla grande
industria, del Nord, senza .^potere decisionale in loco, e quindi
senza alcuna possibilità di intervento su decisioni della proprietà in tema di produzione e di
occupazione (ristrutturazipne,
chiusura); b) al problema delle
aree metropolitane, estese per
l’inurbamento incredibile di questi anni, a formare una sorta di
megalopoli (tipico è il caso del
Napoletano) dove non vi è spazio per i bisogni di ordine culturale e associativo, dove fioriscono la criminalità e la droga;
c) alla sempre maggiore importanza che vanno assumendo mafia e camorra nella vita della
gente, ma anche nella vita pubblica, costituendo un vero potere
contrapposto allo Stato (con agganci, connivenze, coperture, nella stessa amministrazione pubblica a tutti i livelli); d) ai processi di militarizzazione; e) ai
problemi connessi con la ricostruzione nelle zone colpite dal
terremoto, problemi che denunciano il fallimento politico e tecnico degli organi responsabili
Cinclusi quelli centrali) e ancora
una volta l’ingerenza prepotente
della camorra; f) all’abbandono
delle zone interne. Possiamo aggiungere che persistono il clientelismo e l’assistenzialismo, è
fortemente aumentata la disoccupazione. “
In questo contesto sociale è
naturale che scenda il livello
culturale. Questo contribuisce al
fiorire di una religiosità popolare, emotiva e primitiva, che continua da secoli, unendo elementi di un cristianesimo superstizioso con le antiche religioni naturali e barbariche preesistenti.
Sotto questo profilo si sono fatti sicuramente dei passi indietro rispetto al passato: non dobbiamo dimenticare Gioacchino
da Fiore e il suo vasto movimento nel Mezzogiorno d’Italia, né
il fatto che la Riforma napoletana ha avuto profonde radici
ponolari. Tutti questi fattori sociali e culturali fanno sì che anche sotto il profilo della testimonianza all’Evangelo esista dunque una questione meridionale.
Poche forze per
un grande compito
Di queste cose, e delle prospettive di lavoro delle nostre
chiese nel Sud, si è parlato al Sinodo delle Chk|5^ valdesi e metodiste, in un dibattito interessante, anche se non molto ampio.
Come portare l’Evangelo alla
gente del Sud? Come aiutarla a
risollevarsi dal degrado materiale, sociale e culturale che Taffligge? Le nostre chiese non sono numerose, e non raccolgono
molte persone (65 fra chiese e
gruppi, per un totale di circa
4600 persone, di cui il 21-22%
di giovani — 280 sono le altre
chiese evangeliche nel territorio); ad esse si aggiungono le
opere sociali (33 fra scuole, convitti, centri sociali e culturali,
cooperative agricole, più un centro per anziani e un ospedale —
83 sono le opere di altre chiese
nelle regioni meridionali). Data
l’esiguità della nostra presenza,
potremo avere un’incidenza in
una situazione così drammatica?
E’ certo necessario unire le
nostre forze, non solo, come è
naturale, alle altre forze evangeliche (che per altro non tutte e
non sempre consentono coi Vaidesi e i Metodisti su alcuni in
terventi di tipo sociale) ma anche (in azioni e in momenti determinati, e senza confonderci
con esse) alle forze politiche e
sociali che si adoperano per il riscatto del Sud. Per fare alcuni
esempi, possiamo trovare, e abbiamo trovato, un terrena comune con queste forze, nella
lotta alla camorra e alla mafia
(in cui hanno avuto la loro parte anche esponenti della chiesa
cattolica), nella opposizione alla
militarizzazione (con particolare menzione per la testimonianza resa a Comiso da giovani
evangelici italiani e stranieri),
nella protesta contro la disoccupazione e la minaccia di chiusura di stabilimenti. A questo occorre aggiungere l’aiuto dato a
suo tempo e tuttora fornito dalle chiese della Campania e della
Basilicata alle popolazioni colpite dal terremoto. Un altro momento dell’azione evangelica per
aiutare il Mezzogiorno a sollevarsi dallo stato di sofferenza in
cui giace, è il lavoro svolto dalle opere sociali, che però non
deve essere (come in Sinodo è
stato ricordato dalla CE IV e da
vari interventi) qualcosa di separato dal lavoro di evangelizzazione svolto dalle chiese, ma
al contrario vi deve essere strep
tamente collegato: è una testimonianza resa con gli atti a quello stesso Evangelo che viene predicato.
Mezzogiorno è quello di presentare il messaggio evangelico nella sua interezza (non escluse le
cojiseguenze che esso deve avere
sulla crescita della sensibilità sociale della gente, e cioè della coscienza dei suoi diritti e dei suoi
doveri nella comunità umana).
E’ anche il messaggio della pace,
e non solo della pace dell’ani ma
ma della pace fra gli uomini e
fra le nazioni, è anche il messaggio della speranza.
Questo messaggio di fede in
Gesù Cristo, non religioso, adatto alla trasformazione dell'uomo,
alla sua reale liberazione, è indubbiamente più diffìcile, e di più
difficile presa su certi strati della popolazione.
Questo non ci esime dal proseguire, con l’aiuto di Dio, il lavoro nel campo che Egli ci ha
affidato, sapendo che ci è stato
comandato di seminare, anche
se non siamo sicuri di essere noi
a mietere. L’importante è restare fedeli alla vocazione che ci è
stata rivolta. Ed è questo che
chiediamo al Signore, nella coscienza della nostra debolezza e
del nostro peccato.
Marco-Tullio Fiorio
Il compito specifico
Ma il compito specifico della
Chiesa, il suo vero motivo di vita, è la predicazione della Parola. Quali saranno oggi, nel Mezzogiorno d’Italia, le linee di questa predicazione? Nel ’muro’ della religiosità superstiziosa, cui
hanno dato incentivo per secoli la chiesa cattolica e la politica di soffocamento dei fermenti
di libertà e di elevazione culturale (che Dure esistono nella società meridionale) le chiese evangeliche di stampo ’pietista’ hanno fatto ampie brecce, con una
predicazione di tipo intimistico,
che di proposito non incide sulla situazione sociale, cioè sulla
’questione meridionale’. Le chiese valdesi e metodiste non hanno lo stesso successo, e questo
fatto non può essere accettato
con facilità dal Sinodo. Ma l’aiutò reale che sentiamo il dovere
di portare alfa popolazione del
Tre mandati
Il Sinodo, udita ia relazione della Commissione Esecutiva del IV
Distretto circa i problemi della nostra testimonianza nel Mezzogiorno la ringrazia e si rallegra per le
possibilità che vi vengono prospettate.
a) Richiama i contenuti dell'atto 12 Sinodo '83;
b) invita le chiese e le opere
valdesi e metodiste dell'Italia meridionale, in un continuo e attento confronto con ia loro realtà
ed i fermenti di rinnovamento e
di speranza che vi si manifestano,
a rendere teologicamente più incisiva la loro presenza secondo i suggerimenti operativi contenuti nella
relazione: collettivi teologici, incontri di consigli di chiesa, creazione
ove possibile di gruppi di lavoro
sui temi della condizione giovanile,
della pace e del disarmo, dei poteri illegali, ecc...;
c) invita la Tavola ad operare, nel quadro della sistemazione
del canrpo di lavoro, in maniere
tale che la presenza pastorale nell'Italia meridionale venga rafforzata;
d) raccomanda che si intensifichino le iniziative del Consigli di
circuito e delle Commissioni esecutive distrettuali operanti nel Mezzogiorno.
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7 settembre 1984
speciale sinodo 9
I RAPPORTI CHIESE-STATO
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L'Intesa e le prospettive
della sua attuazione
Il dibattito suirintesa, che ha
occupato una intera giornata dei
lavori sinodali (lunedì pomeriggio e martedì mattina), era forse il più atteso perché, dopo anni di battaglie prima per avviare le trattative e poi per giungere alla loro conclusione, il Sinodo si trovava di fronte la firma del testo e la promulgazione
della legge.
Il dibattito sinodale si è suddiviso in due momenti, unó di
valutazione della firma dell’Intesa ed uno di analisi delle prospettive future.
Riguardo alla valutazione della firma era stata sollevata qualche perplessità per alcune modifiche che sono state apportate
al testo redatto in precedenza.
Una discussione nemmeno troppo lunga ed accesa ha portato
giuridica delle chiese (rappresentate, nell’Intesa, dalla Tavola Valdese) verso le Stato. Agendo in un ambito politico, è stato detto, è la logica della politica che si è costretti ad accettare. Ciò, però, nulla toglie al fatto che la predicazione dell’Evangelo è e deve essere libera e al
di fuori di ogni condizionamento.
L’unico vero condizionamento
che ci è stato imposto è stato
quello di legare, nel tempo, due
istituti (Intesa e Concordato)
che, sul piano dogmatico, restano prefondamente diversi.
La libertà di predicazione e
la predicazione della libertà dell’Evangelo, vanno però riaffermate di volta in volta, anche
ora che c’è l’Intesa, anzi, forse,
più di prima.
ATTO DI MATRIMONIO
In base alla legge 449 deM'11 agosto 1984 che riconosce validità ai
matrimoni celebrati secondo rordinamerrto valdese, sarà l’ufficiale di stato civile a leggere agli sposi gli articoli del codice civile rilasciando loro
un nulla osta per la celebrazione nella Chiesa valdese o metodista.
Il Sinodo ha predisposto un nuovo modello di « Atto di matrimonio »
per la certificazione del consenso degli sposi.
1 nuovi modelli « Atto di matrimonio » in duplice copia (originale
per l’archivio ecclesiastico e originale per il Comune) sono a disposizione delle chiese al prezzo di L. 250 la copia, per un minimo di 10 copie,
più L. 2.500 di imballo e spedizione. Ordirti scritti all’Associazione Informazione Protestante (AlP), via Pio V 15, 10125 Torino o per telefono dettando alla segreteria telefonica della Luce 011/655.278.
l’assemblea sinodale a comprendere come queste modifiche siano state « imposte » dallo Stato,
a pena di un rinvio a tempo
probabilmente indeterminato.
Il Sinodo ha ritenuto di approvare senza riserve l’operato della Tavola e la decisione che essa aveva preso di firmare, in
modo che, finalmente, lo Stato
desse attuazione all’art. 8 della
Costituzione, tanto più che, a
parere del Sinodo, queste modifiche non erano tali da costituire un mutamento della posizione
li Sinodo valuta
il Concordato
Il Sinodo riafferma che il sistema concordatario resta, per la sua
stessa natura, un sistema che contraddice i principi di uguaglianza
e di libertà delle confessioni religiose sanciti nell’art. 8 della Costituzione, determinando oggettivamente il perdurare di situazioni di
privilegio confessionale, contestate
anche da un crescente numero di
cattolici;
pur ritenendo che i mutamenti
intervenuti quest’anno nel nostro
paese in materia di rapporti fra lo
Stato e la Chiesa cattolica contengono alcuni aspetti positivi (ad
esempio la caduta del principio
della religione di Stato), rileva in
particolare che nella nuova configurazione di questi rapporti sono
presenti una assunzione, da parte
dello Stato, di valori confessionali
nelle « finalità della scuola », ed
un impegno di collaborazione alla
« promozione dell’uomo e del bene del paese » che esulano dall’ambito di una semplice regolamentazione di reciproci rapporti
giuridici;
evidenzia inoltre il fatto che non
sano state tratte tutte le conseguenze della caduta del principio
della religione di Stato, dal momento che, tra l’altro, viene mantenuto l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche
a spese dello Stato e persiste l’inserimento negli organici dello Stato degli operatori incaricati della
cappellania negli ospedali, nelle
carceri e presso le Forze armate.
tare alcune affermazioni contenute nel testo del Concordato,
confrontarle con quelle contenute nella Intesa e in recenti
proposte sulla riforma della
scuola e tracciare le linee d’azione per il futuro. In questo dibattito (su cui riferisce in dettaglio
B. Rostagno, n.d.r.) si è parlato
soprattutto della proposta del
« doppio binario » che prevede,
accanto all’insegnamento religioso confessionale, un corso obbligatorio di cultura religiosa.
Questa proposta è stata considerata estremamente pericolosa
perché si potrebbe tradurre in
un insegnamento confessionale,
non ricompreso, però, tra quelli
facoltativi.
Il nostro auspicio ovviamente
è che le chiese impartiscano il
proprio insegnamento confessionale ma al di fuori degli organismi dello Stato. E’ la posizione
di chi ha firmato un’Intesa nello spirito di libertà sancito dalla
Costituzione. Naturalmente tutto
ciò non toglie nulla al fatto che
TEvangelo è un messaggio troppo profondo, sconvolgente e personale perché chi l’abbia ricevuto possa rinunziare a trasmetterlo agli altri: una chiesa è
tale solo se predica, ma deve
saperlo lare ed essere convincente senza ledere l’individualità
di nessuno.
Danielle Jouvenal
Ora, i rapporti tra lo Stato e
le Chiese evangeliche rappresentate dalla Tavola Valdese (alle
quali si applica l’Intesa) sono
improntati ad un regime di indipendenza e libertà formali,
ma, proprio per questo, inizia
la ricerca e l’attuazione della libertà sostanziale.
Si tratta d’un cammino lungo
e diffìcile, come è emerso dalla
seconda parte del dibattito sinodale, dedicato, appunto, alle
prospettive future.
A questo proposito il Sinodo
si è soffermato su due argomenti in modo specifico: i possibili
mutamenti del regime fiscale
per le contribuzioni e l’insegnamento religioso nelle scuole.
Il primo problema trova origine nei cambiamenti che avverranno, sembra, a seguito delle
nuove normative sugli enti ecclesiastici cattolici (ancora in
corso di definizione) e dell’affermazione che cesseranno i finanziamenti pubblici. Si sono discussi i problemi della possibile detrazione fiscale delle somme devolute alla Chiesa e della
ventilata destinazione alle chiese
0 ad altri enti, da parte dello
Stato, d’una percentuale degli
introiti deU’IRPEP.
La discussione è stata non solo tecnica ma anche e soprattutto diretta a confrontare queste
possibilità con l’affermazione,
contenuta nell’Intesa e sempre
sostenuta, che la vita della Chiesa deve avvenire senza oneri
per lo Stato. Si tratterebbe di
privilegi, dunque, in contrasto
con la nostra linea, oppure, essendo possibilità aperte a tutti
1 cittadini, sarebbe lecito e coerente che ce ne servissimo anche
noi?
Il Sinodo ha ritenuto che queste possibilità non fossero ancora abbastanza conosciute e precise per poter essere valutate e
pertanto ha deciso di rinviare la
decisione. Solo quando le possibilità offerte dallo Stato saranno state meglio precisate, si potrà decidere se avvalersene o
meno.
Riguardo aH’insegnamento religioso nelle scuole, invece, il dibattito è stato più lungo e complesso.
Si è trattato, infatti, di valu
Nuova prospettiva
Il Sinodo, ritiene che la stipulazione dell’Intesa e la promulgazione della conseguente legge rappresenti la prima attuazione deila
normativa costituzionale in materia e che, pertanto, i’intesa, superando la legislazione precedente,
discriminante e repressiva, rappresenti per ii nostro Paese l’introduzione, nell’ordinamento giuridico,
di una nuova prospettiva in materia di rapporti Stato-chiese.
il Sinodo, ritenendo che la Tavola valdese abbia correttamente
applicato i mandati sinodali (atti
12 Sinodo ’81; 23 Sinodo ’82; 18
Sinodo ’83), ne approva l’operato
ed allega al presente atto il testo firmato il 21 febbraio 1984.
Facoltatività
Il Sinodo,
1. preso atto che con la revisione dei Patti Lateranensi la
Repubblica Italiana continuerà ad
assicurare neile scuole pubbliche
l’insegnamento religioso cattoiico e
che per taie insegnamento è stato sancito ii principio della facoltatività,
ritiene che il modo più efficace
per non discriminare (secondo quanto previsto daii’art. 9 deH’Intesa
nonché dail’art. 9 del nuovo testo
concordatario) gli alunni che non
intendono awaiersi di tale insegnamento, consista nei collocarlo
all’Inizio o al termine delle lezioni;
2. rilevando l’esistenza di aspetti culturali nei fenomeni religiosi che non possono essere ignorati dalla scuola, ritiene che il
loro studio debba avvenire solo
nel quadro delle discipline interessate da tali aspetti e non con la
istituzione di un apposito insegnamento che ridurrebbe oggettivamente la libertà di studio e di dibattito sul fatto religioso. Qualora invece le riforme concernenti i diversi ordini della scuola pubblica
si orientino verso l’istituzione di
un insegnamento di cultura religiosa in un’ora a se stante, il Sinodo
ritiene che per l’estrema delicatezza di questa materia, l’acquisito principio della facoltatività in
materia di insegnamento religioso
debba ricomprendere tale ora di
cultura religiosa.
Elementari
Il Sinodo, preso atto che nel
protocollo aggiuntivo alla revisione
dei Patti Lateranensi il cattolicesimo non è più considerato come
religione di Stato, considerando
che al tempo stesso è tuttavia
vigente il R.D. del 1928 sulle scuole elementari che vuole all’art. 27
che l’insegnamento religioso cattolico sia « fondamento e coronamento » di tutta l’opera educativa,
appoggia l’iniziativa di un gruppo
di genitori di Roma che hanno
promosso il procedimento che ha
portato al sollevamento dell eccezione di incostituzionalità della norma predetta;
lamenta il fatto che analoghe eccezioni sollevate in precedenza
non abbiano ancora ricevuto risposta da parte della Corte Costituzionale a distmiza di anni;
ritiene, analogamente a quanto
sostenuto dalla Commissione ministeriale che ha elaborato la proposta di nuovi programmi, che
debbano essere ridefinite con apposita legge le finalità del predetto ordine di scuola, in modo
„ da superare la -precedente ispirazione confessionale.
TRE PROBLEMI DA AFFRONTARE
Il nodo religione - scuola
Tutta la discussione sulla religione a scuola si è svolta sulla base di una convinzione ormai acquisita e che è anche stata espressa neU’Intesa: « L’educazione e la formazione religi(>
sa dei fanciulli e della gioventù
sono di specifica competenza
delle famiglie e delle chiese».
La scuola, per noi, non è più
un’istituzione che debba inserire tra i propri compiti la formazione religiosa. In Italia, però, resta in vigore il Concordato, anche se revisionato, e nella
scuola questo determina, per il
momento, il permanere di una
situazione confusa. La nostra
azione, quindi, deve tendere a
chiarire la situazione, e ciò avviene, come ha messo in luce il
dibattito sinodale, in tre direzioni.
Il primo problema è l’insegnamento della religione cattolica. Quando la revisione del
Concordato diventerà operativa,
tale insegnamento sarà facoltativo: non occorrerà, per chi non
intende avvalersene, alcuna richiesta di esonero, nessuna dichiarazione. Saranno gli interessati che dovranno farne richiesta. Ma questa normativa
non è ancora in vigore; come
si devono allora comportare i
genitori evangelici? Semplicemente, essi possono ora fare uso
dell’articolo 9 della legge n. 449
(la legge di approvazione dell’Intesa); questo articolo stabilisce due cose: primo, gli alunni
hanno « il diritto di non avvalersi delle pratiche e dell’insegnamento religioso »; secondo,
« l’ordinamento scolastico provvede a che l’insegnamento religioso ed ogni eventuale pratica
religiosa, nelle classi in cui sono presenti alunni che hanno
dichiarato di non avvalersene,
non abbiano luogo in occasione dell’insegnamento di altre
materie, né secondo orari che
abbiano per i detti alunni effetti
comunque discriminanti». I _ genitori potranno dunque inviare
al Direttore Didattico o al Preside un foglio in cui dichiarano, in base alla legge n. 449 delTll agosto 1984, che non intendono avvalersi per il loro figlio
o i loro figli dell’insegnamento
della religione cattolica, ricordando anche che tale insegnamento non dovrà aver luogo secondo orari che abbiano effetti
discriminanti. Ma potranno anche aggiungere una lettera ricordando che il Sinodo, in un
ordine del giorno, ha espresso
la convinzione che « il modo
più efficace » per evitare gli effetti discriminanti consiste nel
collocare l’insegnamento catto
lico « all’inizio o al termine del;
le lezioni ». Questi testi (di cui
si riporta un facsimile a pagina
11, n.d.r.) saranno naturalmente inviati di persona, con le variazioni del caso, dallo studente maggiorenne.
L’insegnamento
« non confessionale »
Il secondo problema nasce dalla proposta di un insegnamento
religioso non confessionale. Questa proposta è stata fatta da al
Bruno Rostagno
(continua a pag. 11)
Una veduta dell’Aula
sinodale durante le
operazioni di verifica
dei mandati sotto
la presidenza
provvisoria del
pastore più. anziano
in attività di servizio,
Neri GiampiccolL
10
10 speciale sinodo
7 settembre 1984
COMMISSIONE ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI E DIPARTIMENTO DIACONALE
Diaconia, ii nome dei servizio
Decisa la ristrutturazione dell Asilo dei Vecchi di S. Germano - La CIOV prosegue nel cammino di integrazione (con
Ospedale Valdese di Torino) e si adegua alla legge di attuazione dell’Intesa - Varato il regolamento del Dip. diaconale
Quest’anno, la parte più interessante del dibattito sinodale
sull’argomento degli istituti e
delle opere della chiesa si è avuta non nella parte dei lavori dedicata all’esame dell’op>erato della ClOy (Commissione Istituti
Ospitalieri Valdesi), Commissione amministrativa sinodale che
oggi amministra gli Ospedali di
Torre Pellice e Pomaretto ed il
Rifugio Re Carlo Alberto, bensì
nel tempo dedicato dal Sinodo
all’Asilo per i vecchi di S. Germano Chisone ed alla discussione sul progetto del Dipartimento diaconale.
La cosa si giustifica forse per
la straordinarietà dei fatti, ma
non può che far riflettere sull’andamento dei lavori sinodali,
che si afflosciano un po’ quando
ci si occupa di questioni di ordinaria amministrazione (o che
almeno sembrano tali), quali
sembrano quelle concernenti la
CIOV.
La Commissione d’esame (C.d.
E.) sull’operato della CIOV ha
presentato una serie di ordini
del giorno che hanno reso attento il Sinodo ai problemi che
maggiormente stanno occupando
in questi tempi Tamministrazione degli ospedali della chiesa.
Innanzitutto il rapporto con
gli enti pubblici territoriali, in
particolare le UU.SS.LL. La
C.d.E. ha constatato esistere da
parte di queste ultime la più ampia disponibilità alla collaborazione, rilevando come le nostre
strutture siano considerate componenti autonome essenziali per
l’attuazione pratica di un servizio comune, efficace e razionale
da rendere alla popolazione. Il
Sinodo ha pertanto incoraggiato la CIOV a proseguire per la
strada intrapresa.
Grossi progetti sono in atto o
allo studio nella CIOV.
In primo luogo modifiche e
ristrutturazioni di stabili (Ospedale di Torre Pellice e Rifugio
Re Carlo Alberto); poi l’integrazione deeli ospedali facenti capo alla CIOV e l’Ospedale Evangelico Valdese di Torino, integra
zione cui il Sinodo ha dato il
benestare. Di fronte a questa
mole di lavoro, il Sinodo ha poi
ancora invitato la CIOV a curare meglio l’informazione in
particolare a livello nazionale,
visto che si è constatato un miglioramento nei rapporti tra la
CIOV stessa e le chiese del primo distretto, « cosicché tutta la
Chiesa possa e debba sentirsi
partecipe della vita e dei problerni di una attività che non è
particolare, ma che è opera comune di servizio e di testimonianza ».
S. Germano
li dibattito, un po’ scialbo durante lo spazio dedicato specificatamente alla CIOV, ha avuto
alcune punte di vivacità quando
si è dovuto esarqinare il progetto di ricostruzione dell’Asilo di
S. ■ Germano. E’ un’opera notevole, per la nostra piccola chiesa: comporta una spesa di circa tre miliardi.
Per l’entità della cosa, il Comitato dell’Asilo non ha voluto
che l’informazione ed il dibattito fossero limitati al primo distretto, ma ha chiesto che il
progetto venisse fatto proprio
dal Sinodo, in modo che tutta
la chiesa ne venisse coinvolta.
Di fronte all’attuale assetto
dello stabile e delle strutture, le
vie erano solo due: ristrutturare
o chiudere. Chiudere avrebbe significato far venir meno una importante presenza della chiesa in
vai Chisone. e troncare un rapporto con la popolazione locale
profondamente sentito. Si è dovuta prendere ora una decisione, per venire incontro alle esigenze degli attuali e dei futuri
ospiti, e perché pressati dalla
normativa regionale in materia
di assistenza agli anziani, che
non avrebbe lasciato spazio, nel
giro di pochi anni, a strutture
non rispondenti a criteri di funzionalità ed accoglienza quali le
strutture attuali dell’istituto di
S. Germano.
Ma, al di là della rispondenza
alle leggi regionali, il past. Bellion osservava che l’impegno che
il Comitato dell’Asilo ed il Sinodo andavano a prendersi con
la decisione di ristrutturare, andava nel senso di offrire, da parte degli istituti della Chiesa valdese, servizi qualificati ed esemplari di un certo modo di affrontare il problema della assistenza
alle persone anziane, nei quali
un grosso ruolo gioca lo spirito
della diaconia nel nome del Signore.
Ma non è certo con la costruzione o la ristrutturazione di Asili per anziani che si può pensare di risolvere il problema della « terza età », ha poi ancora
detto il past. Taccia, presidente
della CIOV: questo problema
implica un impegno ed una riflessione . ben più ampia, ed in
onesto Campo la nostra chiesa
dovrà sempre più essere presente ed attenta.
Facciamo attenzione alle strutture, diceva ancora il pastore
Tourn, perché esse rischiano
sempre più di soffocare la chiesa, distogliendola dal suo compito principale, che è quello di
testimoniare il Vangelo nel mondo. L’importante è essere consapevoli di quanto si sta facendo, e della linea che la chiesa
sta seguendo nel suo operare.
muove una linea diaconale unitaria secondo le indicazioni del
Sinodo, riferisce alla Conferenza
distrettuale sul proprio operato
e sulla attività e la politica diaconale svolta dagli istituti.
Con ciò si sottolinea il nesso che si vorrà sempre più
marcato tra istituto e territorio, per venire incontro alle
esigenze ed alle sensibilità sociali, economiche, politiche in
senso lato che si manifestano nell’ambito di operatività degli istituti, i quali dovranno muoversi
però secondo le prospettive che
il Sinodo, supremo organo di governo della chiesa, è chiamato a
dare e che devono ispirare la condotta di tutta la chiesa nelle sue
più diverse espressioni.
Presieduto da un membro della
Commissione esecutiva distrettuale, il Dipartimento diaconale
è composto dai presidenti e dai
direttori degli istituti operanti
nella diaconia situati nel distretto. Queste persone, con il delegato della Tavola Valdese per il
distretto, cercheranno insieme di
attuare una linea diaconale unitaria, cercando soluzioni per i
problemi comuni, scambiandosi
esperienze, valorizzando le capacità ed i doni di ciascuno.
Però, come detto nella relazione presentata al Sinodo dalla Commissione che ha elaborato il progetto, « il Dipartimento diaconale potrà essere operativo e funzionale solo se ci
sarà la volontà da parte di tutti
perchè esso divenga tale. Il progetto è per ora solo sulla carta... Nella pratica starà ai responsabili degli istituti far sì
che il Dd non si riveli struttura pesante, di difficile funzionamento, ma strumento agile,
di reale aiuto per gli istituti
stessi ».
La firma dell’Intesa e la sua
approvazione con la legge n.
449/1984 porranno notevoli problemi di carattere giuridico sia
nella vita interna delle amministrazioni degli istituti, sia nei
rapporti con il mondo esterno
(gli enti pubblici territoriali in
particolare), problemi di cui il
Sinodo ha già cominciato ad
occuparsi quest’anno, e che occuperanno certamente molto
spazio nei mesi prossimi e, presumo, il Sinodo del 1985.
Paolo Gay
Dipartimento
diaconale
In questo senso è importante
l'approvazione della regolamentazione del Dipartimento diaconale, strumento nuovo nelle mani delle opere della chiesa per
guidarle nell’organizzazione delle
varie forme che oggi assume
quel servizio che nel Nuovo Testamento è chiamato diaconia.
Il Dipartimento diaconale si
inserisce nell’ambito del distretto quale organismo di coordinamento e collegamento tra gli istituti operanti nella diaconia, pro
SuUa collina di S. Germano, l’Asilo dei Vecchi che
attende la ristrutturazione.
Regolamento
M Sinodo ha approvato una serie
di integrazioni ai regolamenti per
rendere possibile la costituzione
e il funzionamento del Dipartimento Diaconale.
Art. 19 bis del R.O. 5 (COSTITUZIONE E SCOPI DEL DIPARTIMENTO DIACONALE)
NeH'ambito del Distretto si costituisce il Dipartimento Diaconale
quale orgtmismo di coordinamento
e collegamento tra gli Istituti operanti nel settore della diaconia.
Il Dipartimento;
A) Assicura il collegamento e
la collaborazione tra gii Istituti e
il loro coordinamento nelle questioni comuni;
B) Promuove una linea diaconale
unitaria secondo le indicazioni del
Sinodo e nel rispetto degli ordinamenti e deH’autónomia di gestione
di ogni singolo Istituto;
C) Cura la formazione spirituale
e l'aggiornamento professionale del
personale;
D) Vigila sui rapporti con gli
Enti Pubblici territoriali;
E) Assicura un indirizzo unitario
nei rapporti sindacali e di lavoro;
F) Coordina lo sviluppo dei rapporti tra Istituti e chiese locali;
G) Esprime parere in merito alla
costituzione, ristrutturazione e ttòsformazione di opere diaconali e lo
comunica agli organi di cui all’Art.
19/RO. 8, secondo comma;
H) Riferisce alla Conferenza Di
strettuale sul proprio operato e
sull'attività e la politica diaconale
svolta dagli Istituti;
I] Promuove i contatti con gli
Istituti e le Opere di altre Chiese
evangeliche o facenti capo alla Federazione.
di un Istituto o della Commissione
Esecutiva.
Il Dipartimento si riunisce, ove
ritenuto necessario, per settori
omogenei di attività, secondo le
decisioni prese al riguardo nelle
sedute plenarie.
approva il progetto e raccomanda a tutte le chiese valdesi e
metodiste di sostenerlo.
Aggiornamento
in programma, per modifiche e ristrutturazioni degli attuali assetti
degli istituti, invita la CIOV a potenziare gli strumenti idonei ad una
programmazione precisa e puntuale
dei lavori suddetti.
Art. 19 ter dei R.O. 5 (COMPOSIZIONE DEL DIPARTIMENTO DIACONALE)
Il Dipartimento è composto;
A) Dal rappresentante della Commissione Esecutiva, da questa nominato nel suo seno, cha lo presiede;
B) Dal delegato della Tavola per
il Distretto;
C) Dal presidente del comitato
di ciascun Istituto di cui all'Articolo precedente, o da un suo delegato, e dal direttore dell'Istituto
medesimo;
Le convocazioni devono farsi per
iscritto, contenere le indicazioni dell'ordine del giorno e pervenire ad
ogni membro del Dipartimento in
tempo utile.
Per la validità delle sedute devono essere presenti almeno la
metà più uno dei membri; le deliberazioni devono ottenere la maggioranza assoluta dei voti degli
intervenuti.
Al finanziamento dell'attività del
Dipartimento si provvede con quote a carico degli istituti nell'entità
che sarà stabilita nella prima seduta di ogni anno.
Il Sinodo, vista l'Intesa (...omissis...), vista la legge 11 agosto
1984 n. 449 (..omissis...) dà mandato alla Tavola Valdese ed alla
Commissione degli Istituti Ospitalieri Valdesi congiuntamente di
predisporre l'aggiornamento dello
Statuto degli IstitiAi della Fondazione Ospedali Valdesi di Torre Pellice e Pomaretto e del Rifugio Re
Carlo Alberto in esecuzione della
legge n. 449/1984 e di sottoporli
al Sinodo 85 per la approvazione.
Integrazione
Il Sinodo, vista la nuova situazione venutasi a creare con l'entrata in vigore della Intesa, richiamandosi agii atti 45 Sinodo '81 e
40 Sinodo '83, dà mandato alla
CIOV ed alla Commissione Direttiva dell'OEV (Ospedale Evangelico
Valdese di Torino) a proseguire lo
studio della realizzazione in tempi
brevi dell'integrazione dei tre ospedali, tenendo presenti le loro
caratteristiche specifiche.
Collaborazione
Informazione
D) Da un rappresentante del Comitato Permanente dell'OPCEMI, da
questo nominato nel suo seno, nei
Distretti ove siano presenti Istituti Metodisti.
S. Germano
Il Dipartimento, nella prima riunione di ogni anno, elegge nei suo
seno un vicepresidente c un segretario.
Art. 19 quater del R.O. 5 (RIUNIONI E FINANZIAMENTO DEL DIPARTIMENTO DIACONALE)
li Dipartimento si riunisce in seduta plenaria almeno due volte
l'anno ed altresì su iniziativa del
presidente ovvero su richiesta di
un terzo dei membri, del Comitato
Il Sinodo, preso atto del progetto di ristrutturazione deH'Asilo per
i Vecchi di San Germano,
concorda sulla necessità di procedere ad un intervento radicale
sulla struttura non più rispondente al servizio che l'istituto vuol
rendere, convinto che nell'attuale
situazione, rimane compito centrale della testimonianza della chiesa il servizio volto a superare
lo stato di sofferenza degli anziani,
Il Sinodo, avendo constatato che
un aspetto particolare del lavoro
dei nostri Istituti Ospedalieri implica una stretta coll^orazione con
le USSiL 42 e 43. invita la CIOV
a sviluppare questi rapporti secondo le linee prospettate nel « Protocollo di intesa fra la Regione
Piemonte e la Tavola Valdese
(1982) », rendendo possibile gli
aspetti di collaborazione e di ricerca di soluzioni comuni.
Potenziamento
Il Sinodo, tenuto conto della
notevole mole di lavori in atto ed
Il Sinodo, rilevato che i rapporti
tra la CIOV ed i circuiti, nell'ambito territoriale dei quali gli Istituti operano, si sono fatti più stretti, cosicché le Chiese del I Distretto si trovano ad essere rese
maggiormente partecipi della vita
degli stessi, si rallegra di questo
fatto ed invita a proseguire su questa strada; incarica, però, nello
stesso tenspo la CIOV a curare
meglio anche l'informazione periodica a livello nazionale, cosicché
tutta la Chiesa possa e debba sentirsi partecipe della vita e dei
problemi di una attività che non é
particolare, ma che é opera comune di servizio e di testimonianza.
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7 settembre 1984
speciale sinodo 1Í
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FINANZE VALDISI E METODISTE || ^QClO
Obiettivo:
autofinanziamento
Come di consueto, il Sinodo
ha dedicato anche quest’anno
circa una trentina di minuti al
problema finanziai'io della Chiesa. Per la verità, la questione finanziaria è considerata sempre
un problema piuttosto tecnico
anziché politico; di conseguenza, la discussione assume toni
meno brillanti rispetto a quella
a'.utasi su altri argomenti, ma
altrettanto seria e meditata.
Forse, anche alla luce delle Inte.se, vale la pena ricordare il
mudo di procedere, attualmente
in atto, per la definizione dei biìtinci preventivi della Chiesa;
1) la Tavola (organo amministrativo della Chiesa) redige ogni
anno un preventivo di spesa per
il mantenimento dei pastori e
del personale laico e delle spese
di gestione per l’anno successi
di il preventivo viene fatto coii..sscere, attraverso un particola c sistema informativo che
Ci in\ olge le Commissioni esecu'd è distrettuali, a tutte le chiese le quali, a loro volta, redigono un bilancio preventivo e,
a seguito di una riflessione comune, in sede di assemblea dì
c’s'csa stabiliscono la somma
c .1 la quale intendono contribuire alla cassa centrale;
.1successivamente, il Sinodo
coufonta le previsioni della Tae gli impegni assunti da
cia-cLiiia chiesa; valuta come
pu'C'.’dere di conseguenza, in
furo ione della differenza tra i
due importi, se. cioè, accettare
gli impegni delle chiese oppure rimettere tutto in discussione c richiedere nuove consultazivuii con le chiese locali.
Onesta procedura, ormai consoiidata nel tempo, corrisponde
alF' concezione protestante delia partecipazione di ciascun
mtuiibro di chiesa alle decisioni
che interessano la vita della
chiesa stessa.
Così è avvenuto anche quest’anno, e il Sinodo ha approvalo il bilancio preventivo per
l'anno 1985 presentato dalla Tavola, il quale prevede un impegno globale di L. 2.350 milioni.
3 o del reddito
Chiese procede non solo sul piano della teologia e della comunanza di opinioni ma anche col
faticoso processo di omogeneizzazione delle procedure amministrative.
Questo processo risponde in
primo luogo ad esigenze interne di chiarezza, omogeneità di
vedute, confrontabilità delle situazioni, cognizione di correttezza dei dati disponibili per poter
decidere opportunamente. Coloro che sono più addentro alla
materia amministrativa, ben
sanno che cosa significa la chiara e costante definizione dei
principi contabili da adottare!
Ma questo processo, mi sembra, ci è di fatto richiesto anche dalle Intese. Se mi è concesso un breve excursus biblico,
mi pare che le Intese possano
essere messe, almeno in parte,
in confronto con la trasformazione del Dopolo di Israele da
popolo nomade, nel deserto, a
popolo residente al momento
della conquista del paese di Cana e al trapasso alla monarchia.
Questo trapasso non fu certamente facile allora, così come
non lo è adesso.
Le Intese non si,gnificano certamente la istituzionalizzazione
della predicazione delTevangelo
ma la necessità per la Chiesa,
di fronte allo Stato, di assumere una forma giuridica più ap
II pastore Sergio Aquilante, presidente dell’Opera per le Chiese
Evangeliche Metodiste in Italia
(OPCEMI)
Preventivo
Il Sinodo, esaminato il preventivo 1985 dell'OPCEMI, lo approva
dando però facoltà al Comitato
Permanente di richiedere alle Chiese metodiste un contributo maggiore fino al 10'%.
propriata, nel rispetto del diritto comune. In quest’ottica, dunque, il bilancio della Chiesa valdese e di quella metodista assumerà un’importanza conoscitiva sempre maggiore, pure di
fronte ai terzi. Per far fronte anche a queste esigenze di pubblicità dell’operato delle chiese, la
Tavola 'Valdese ha incominciato a mettere le basì per una
nuova organizzazione amministrativa interna e per un più
corretto assetto contabile, in accordo con i principi contabili di
generale accettazione. Il Sinodo,
ancorché non si sia espresso in
proposito con un atto deliberativo specifico, mi è sembrato
tuttavia attento a tale problematica, sulla quale avremo ancora molte occasioni per discutere.
Andrea Ribet
T la i principali obiettivi che
la Chiesa valdese si propone da
tempo vi è quello del raggiungimento del totale autofinanziamento da parte delle chiese. La
politica che è stata indicata, al
di là della copertura delle spese dirette prima ricordata, è
quella della contribuzione da
narte dei membri di chiesa nella misura del 3% del nroprio
reddito annuo netto. Nell’ipotesi media che ciascun membro
guadagnasse mensilmente lire
800.000 nette, il 3% da versare
alla cassa culto centrale sarebbe di L. 26.000 mensili. L. 312.000
all’anno. Se tale politica venisse
adottata scrupolosamente da
parte di ciascun membro, non
solo diminuirebbe la necessità
di ricevere doni daeli amici
stranieri (ai quali va la nostra
gratitudine) ma sarebbe priva
di senso la discussione che si
sta facendo ora in parlamento
circa la opportunità di ricorrere al finanziamento pubblico dei
ministri di culto, siano essi cat1 olici o di altre confessioni religiose. con il prelievo dello
G.S^'b del gettito delTIrpef.
Su questa strada dobbiarno
ancora lavorare moltissimo insieme. nei sinodi regionali, le
cosiddette Conferenze distrettuali, nei concistori, nelle assemblee di chiesa.
Analoga, sia pure con situazioni obiettivamente diverse, la
posizione finanziaria delle Chiese metodiste. Infatti, l'intenso
sforzo di integrazione tra le- due
Non intendiamo avvalerci
Presentiamo il facsimile di dichiarazione per l’esenzione dall’insegnamento religioso cattolico nelle scuole pubbliche. La dichiarazione, che si
richiama alla legge di attuazione dell’Intesa, varrà presumibilmente solo
per quest’anno: con la ratifica del nuovo Concordato saranno infatti direttori e presidi a richiedere, non sappiamo ancora con quali modalità, la
scelta se avvalersi o meno dell’insegnamento religioso confessionale.
Si consiglia di unire alla dichiarazione una lettera, suU’eseniplo ’qui
riportato, per chiedere la collocazione della religione all’inizio o alla fine
delle lezioni.
Per la dichiarazione e per la lettera scegliere la forma appropriata
(studente maggiorenne o genitore).
Al Direttore Didattico della Scuola...
Al Preside del.....
Il sottoscritto, in base al diritto riconosciuto dalla legge
n. 449 delTll agosto 1984, dichiara che non intende avvalersi
per su... figli.../personalmente delTinsegnamento della religione cattolica assicurato dallo Stato nelle scuole pubbliche.
Prende atto, in base alla predetta legge, che «per dare
efficacia all’attuazione di tale diritto, l’ordinamento scolastico
provvede a che l’insegnamento religioso ed ogni eventuale
pratica religiosa, nelle classi in cui sono presenti alunni che
hanno dichiarato di non avvalersene, non abbiano luogo in
occasione dell’insegnamento di altre materie, né secondo orari che abbiano per i detti alunni effetti comunque discriminanti ».
In fede
(data) (ffrma)
Dichiarazione relativa allo studente..........
iscritto alla classe.... sez..
Egregio sig. Direttore / Egregio sig. Preside
Nel trasmetterLe Tacciusa dichiarazione relativa a mi...
figli..in merito al diritto di non avvalersi delTinsegnamen
to della religione cattolica desidero attirare la sua attenzione
sul fatto che la legge n. 449 delTll agosto 1984 prescrive che
tale insegnamento, nelle classi in cui siano presenti alunni che
hanno dichiarato di non avvalersene, non abbia luogo « secondo orari che abbiano per i detti alunni effetti comunque
discriminanti ». Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste,
nella sua sessione dell’agosto 1984, ha espresso la convinzione che « il modo più efficace » per evitare gli effetti discriminanti in parola consista nel collocare tale insegnamento
« all’inizio o al termine delle lezioni ». Le chiede pertanto che
tale soluzione venga adottata per la classe di mi... figli.../mia
classe.
Bir^raziandoLa fin d’ora. Le invio i più cordiali saluti.
Il « fondamento
e coronamento »
Azione
comune
(segue da pag. 7)
Stimolo
(segue da pag. 9)
Clini ambienti cattolici, e non
si sa quanto sia condivisa negli
ambienti ufficiali. Il ragionamento è questo: se l’insegnamento
cattolico diventa facoltativo, vi
saranno degli alimni che non
lo seguiranno; ma, indipendentemente dalTinsegnamento cattolico, la religione è un fatto
importante, che tutti devono conoscere. Il Sinodo ha dibattuto
questo problema più a lungo
del precedente; i vari interventi
hanno concordemente sottolineato che la proposta è inaccettabile. Il caso più probabile è
che un insegnamento « non confessionale » cioè non limitato al
cattolicesimo, ma aperto _ alle
diverse forme religiose, diventi
di fatto un doppione delTinsegnamento cattolico. Già la Conferenza Episcopale Italiana (CEI)
ha fatto sapere che secondo i
vescovi il fatto religioso in Italia è insenarabile dalla storia
del cattolicesimo; chi dunque
potrà insegnare questa materia?
Chi è in possesso di una preparazione teologica adeguata; ma
questa preparazione non la potranno dare le università italiane, dove dalla fine delTOttocenfo non esistono più Facoltà di
teologia: la potranno dare soltanto le Facoltà di teologia cattoliche. Esiste naturalmente anche un’altra possibilità, cioè che
tale insegnamento sia affidato a
professori fortemente critici verso la religione, e diventi dunque una cattedra di ateismo. Ma
la ragione, di fondo per non accettare questa proposta è che
Tinsegnamento scolastico non
può isolare il ^fattp religioso, ma
lo deve trattare da un punto di
vista culturale, nel quadro delle altre materie. Comunque, se
la proposta dovesse malauguratamente passare, Tinsegnamento
cosiddetto « non confessionale »
dovrà essere facoltativo, né più
né meno di anello « confessionale », per evitare che l’Intesa
venga svuotata di significato.
(segue da pag. 1)
Terzo problema: nonostante
la caduta della « religione di stato », resta in vigore un vecchio
articolo di legge del 1928, secondo cui Tinsegnamento religioso
cattolico è « fondamento e coronamento » di tutta l’opera
educativa. In base a questa norma, i programmi scolastici possono legittimamente essere imbevuti di cattolicesimo. Il Sinodo si è dunque associato a coloro che chiedono che la Corte
Costituzionale, alla quale il problema è stato da tèmpo sottoposto, ne dichiari l’incostituzionalità.
Un convegno della Federazione delle Chiese Evangeliche, che
si terrà a Ecumene dal 2 al 4
novembre 1984, proseguirà la riflessione su questi problemi,
per chiarire concretamente quali dovranno essere le nostre linee di azione.
Bruno Rostagno
dese », una libera associazione
tra i membri delle chiese, con
oltre 800 firme. Anche qui è prevalso il buon senso, il desiderio
di costruire anziché le contrapposizioni frontali. Ritirato l’ordine del giorno il Sinodo ha chiesto alle Chiese di approfondire
l’argomento in sede locale in vista di una più ampia discussione nel futuro. Accanto a
questi temi, per così dire « esterni», molto denso è stato il calendario attorno a problemi di
natura « intèrna »: vita e testimonianza delle Chiese, evangelizzazione, creazione del dipartimento diaconale, opere sociali
(in primo luogo il progetto di
ristrutturazione dell’Asilo per
vecchi di San Germano) e ospedaliere, riforme regolamentari.
Facoltà (con la nomina déT V
Professore per la Cattedra di
Teologia Pratica nella persona
del pastore Giorgio Girardet), le
attività culturali con i problemi
della Claudiana, delTEco-Luce,
delle scuole, e poi le finanze,
OPCEMI e altro ancora.
Un resoconto a caldo, per
quanto sommario, non può non
accennare alle relazioni sul Mezzogiorno, sul servizio migranti,
sulla pace, alTordine del giorno
sul Concordato, alla lettera giunta dalla Riverside Church di
New York per una serie di gemellaggi con le nostre Chiese
per un’azione a favore della pace, alle informazioni sull’area
rioplatense dalla viva voce del
Moderador Ribeiro. Non è neppure giusto dimenticare però il
fraterno apporto dato dalla presenza delle numerose delegazioni di Chiese sorelle dall’estero
e dall’Italia e i momenti di viva
partecipazione nel saluto ai decani del ministero pastorale
Achille Deodato e Tullio Vinay
e il saluto ai pastori Neri Giampiccoli e Roberto Comba che
■ vanno in emeritazione, così come il ricordo affettuoso e commosso di coloro che nel corso
dell’anno ci hanno lasciato.
Un Sinodo dunque all’insegna
di una grande disposizione all’ascolto, aperto e pronte a lasciarsi interrogare.
m
Oaudìo H. MarteUi ^
facile consultazione e con un
linguaggio divulgativo su argomenti di attualità e di formazione evangelica.
Il Sinodo pur non avendo avuto la possibilità di toccare
tutte le questioni attinenti il
Protestantesimo italiano (ad
esempio i rapporti con la Chiesa Luterana in Italia e i contatti con l’area dei cosiddetti
« evangelicals ») ha tuttavia messo a fuoco in un dibattito stimolante problemi centrali ed ha
offerto validi spunti di riflessione per una sempre più qualificata presenza evangelica in Italia.
Gian Paolo Ricco
« L'Eco delle Valli Valdesi »;
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Rea.
Comitato di Redazione: Valdo Benecchi, Mario F. Berutti, Franco Carri,
Giorgio Gardiol, Marcella Gay, Adrìano Longo, Claudio H. Martelli,
Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana VIgllelmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLl
Redazione e Amministrazione: Vis
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pelllce (Torino)
12
12 speciale sinodo
7 settembre 1984
Ospiti: impressioni e messaggi
Dagli USA o dairUmguay, dall’Olanda, dall’Inghilterra o dalla
Germania e da molte altre parti
del mondo giimgono ogni anno
a Torre Pellice per il nostro Sinodo i rappresentanti di chiese
sorelle. E all’inizio dei lavori, prima del culto di apertura, per antica consuetudine, il Moderatore
della Tavola rivolge agli ospiti
stranieri il saluto cordiale della
nostra chiesa che, da sempre, vive intense relazioni internazionali. Quest’anno la lista era particolarmente lunga. La Delegazione
più numerosa proveniva dalla
Svizzera. La più assottigliata era
quella olandese che, nel corso
dei suoi saluti ai partecipanti al
Sinodo, ha donato un grande
arazzo {dipinto da cristiani del
Terzo Mondo) che ha fatto mostra di sè durante i lavori sventolando dalle gallerie del pubblico. fn questa nostra pagina riportiamo uno stralcio dell’intervento di David Wigley della CÌiiesa Metodista della Gran Bretagna e due interviste: al pastore
Ribeiro del Rio de La Piata e al
pastore Frank Gibson della Waldensian Aid Society (AWAS): Società americana di aiuto ai Val
desi. Sarebbe troppo ampio offrire una sintesi dei numerosi
messaggi degli ospiti stranieri al
Sinodo. Ci limitiamo così alle
loro impressioni e valutazioni che
abbiamo raccolto nel corso di
una visita compiuta dalle delegazioni ai luoghi storici delle Valli Valdesi. Naturalmente la lista
non è completa, ma la riteniamo
sufficientemente rappresentativa.
Cornelia Wunkes, giornalista
della Süddeutsche Rundfunk, proveniente da Stoccarda, è rimasta impressionata dalla vivacità
del Sinodo: « ritengo che la maggioranza dei delegati al Sinodo
siano persone profondamente impegnate nella società e nella chiesa ». L’Oberkirchenrat Ulrich Beyer della chiesa evangelica della
Vestfalia ha apprezzato l’istituzione della Commissione d’Esame che con la sua relazione introduce ed evidenzia le linee principali del dibattito sinodale. « Mi
pare — ha aggiunto Beyer — che
iniziare il Sinodo con una critica
costruttiva aumenti la partecipazione e la responsabilità dei sinodali ». Secondo il pastore Werner Beyna, della Waldenser
FreundesKreis (amici della chie
sa valdese) il nostro Sinodo "come atmosfera" si presenta in modo molto diverso dai Sinodi tedeschi: « qui da voi ognuno si
sente a casa sua, si parla con
maggiore familiarità. I temi discussi, alcuni di enorme attualità, sono stati collocati nel vasto
orizzonte dei problemi mondiali ».
Anche il pastore Kunt apprezzando l’attualità dei temi trattati è
rimasto colpito dall’attenzione
con cui i delegati delle comunità
hanno seguito e partecipato ai
lavori. Il pastore Fritz Weissinger, del Diakonisches-Werk dello
Hessen-Nassau, un vecchio amico della chiesa valdese e uno dei
più grandi sostenitori del programma di ricostruzione nelle
zone terremotate, si è dichiarato stupito di come i Valdesi abbiano il coraggio di lanciarsi in
progetti notevoli come la ricostruzione dell’Asilo dei Vecchi a
San Germano Ohisone. Jacques
Willemse, della ’’Interchurch Aid”
olandese, ha aggiunto che la lotta
del protestantesimo in Italia non
si è ancora conclusa ma sembra
rivitalizzarsi man mano che i problemi diventano più complessi,
in particolare il tema della pace
che "costituisce una grande fonte
di fraternità tra gli evangelici
olandesi e gli evangelici italiani”.
Sul fronte di lingua inglese il
pastore Malcom Ritchie della
’’Scottish Waldensian Missions”
ha sottolineato, nel corso di questa nostra breve intervista volante agli ospiti stranieri, l’efficiente organizzazione dei lavori aggiungendo: « non ci siamo sentiti
rappresentanti ma pienamente
partecipi della vostra riflessione ». Norman Birnie, pastore
della Chiesa Riformata d’Inghilterra, presidente della ’’Waldensian Church Missions” ha apprezzato il lavoro dei traduttori che
ha permesso a tutti i delegati
stranieri di capire a fondo lo
svolgimento dei lavori nell’aula
sinodale.
Segnaliamo ancora due voci interessanti dalla Svizzera: Claudine Meylan, bioioga, delegata deU’associazione protestante
EPER di Losanna, ha valutato in
termini positivi la partecipazione
delle donne e dei giovani in questo Sinodo. « Io spero — dice la
Meylan — che le discussioni democratiche del Sinodo valdese
possano rivitalizzare non soltan
to le vostre comunità ma anche
il protestantesimo svizzero con
cui sussistono antichi e preziosi
legami di stima e fraterna amicizia. E’ molto importante lo
scambio di informazioni ». Kathrin Hess-Kindler, pastore della
chiesa evangelica del Ticino, ritiene che « la chiesa valdese non
ha perduto il suo spirito pre-riformato quando non era un’istituzione ma semplice movimento
di credenti mossi dalla Parola di
Dio. Speriamo — dice la Hess —
che l’Evangelo non diventi né un
elemento decorativo della nostra
società né un punto secondario
nella riflessione della chiesa bensì resti sempre al centro della
nostra vita ».
Infine la parola a Gérard Cadier, direttore del periodico Réveil, pastore della Chiesa Riformata francese, animatore e informatore della regione CentreAlpes-Rhòne. Cadier si è rallegrato del pluralismo di posizioni che
il Sinodo ancora una volta ha saputo esprimere. « Questo vostro
vivace pluralismo di posizioni
che emerge soprattutto durante
i dibattiti legati a tematiche scottanti è segno — conclude Cadier
—di un’indubbia vitalità che permette di guardare con fiducia al
futuro del protestantesimo in Italia. Ma il futuro è anche legato
alla fedeltà ohe sapremo vivere
nei confronti dell’Evangelo ».
Viaggio ai Sud
Frank Gibson, pastore presbiteriano, segretario della Waldensian Aid Society di New York
ha partecipato, insieme alla moglie Maria (italiana, originaria
di Vicenza) ad una parte dei
lavori del Sinodo. Ha rivolto anche un saluto ai deputati ricordando, tra l’altro, l’impcrtanza
dell’impegno contro la idolatria
militarista mondiale e il programma internazionale di collegamento tra chiese evangeliche
sul tema, sempre più urgente,
della pace. Gibson è giunto a
Torre Pellice reduce da un viaggio di tre settimane, organizzato dall’ufBcio del Moderatore
Bouchard, attraverso l’Italia evangelica e particolarmente nel
Sud: Cosenza, Dipignano, Vittoria, Riesi, Palermo e poi ancora Taranto, Napoli, Roma, Firenze... Gli chiediamo le prime
impressioni dopo queste « tour
de force »: « Intanto — precisa
la signora Gibson — siamo stati colpiti e commossi dall’accoglienza ricevuta in ogni luogo:
penso al pastore Panasela che
da Pachino ci ha raggiunto a
Palermo, al pastore Aquilante
che è stato così disponibile o
al pastore Sciclone di Dipignano... ». Cosa vi ba maggiormente
colpito in questo viaggio « dentro » il protestantesimo storico?
« Ovviamente — dice Gibson —
molte sono le cose che ci hanno
interessato anche se in realtà,
un’impressione è particolarmente forte: quasi in ogni luogo
dove siamo stati abbiamo ascoltato o visto in fase di realizzo
un progetto per il futuro. Insomma le energie migliori non
vengono spese per conservare
o mantenere le strutture bensì
per affrontare il demani che ci
aspetta ». E’ possibile sintetizzare in due parole il vostro viaggio attraverso il protestantesimo nel Sud? « Non due parole
— dice Gibson — ma tre: solidarietà, trasformazione, speranza.
E mi spiego. Ho incontrato nel
mio viaggio in molte chiese, piccole e grandi, valdesi o metodiste, una profonda solidarietà
con gli emarginati, i drogati, i
minimi verso cui la liberazione
che Cristo ci ha dato permette di aprirci. Ho incontrato anche molta passione per la trasformazione di questa attuale
società. Personalmente sono fiero della presa di posizione del
Sinodo sul problema del Mezzogiorno che è un invito a partecipare attivamente al progetto di trasformazione democratica, politica e religiosa del Sud.
to di esprimere da queste colonne la loro sincera riconoscenza alla Tavola e a tutti i
fratelli che hanno reso possibile questo viaggio attraverso il
protestantesimo.
Grande assonanza
Dai Metodisti
delia
Gran Bretagna
Ed infine abbiamo incontrato la
speranza. L’abbiamo letta negli
occhi dei giovani impegnati in
diversi progetti: da Adelfia in
Sicilia a Bethel nella Sila e via
via sino alle zone terremotate.
Abbiamo incontrato la speranza
ogni volta che, dopo lunghi chilometri in macchina, raggiungevamo una chiesa piccola e isolata, quasi un’oasi nel deserto,
un segno di rinnovamento e di
speranza in una società pesantemente segnata da una religiosità che invita alla rassegnazione. Sono solo — aggiunge Gibson — alcune impressioni di un
viaggio intenso su cui avremo
da rifiettere a lungo. Certamente il lavoro dei vostri pastori non è facile. Sulle loro
spalle sono stati messi troppi
pesi; anche di carattere amministrativo o diaconale che non
compete loro direttamente. Speriamo che, anche con i nuovi
progetti in campo diaconale si
possano ulteriormente « liberare» i pastori da incarichi che
altri possono svolgere, riconsegnando loro lo spazio per lo
studio, per la rifiessione critica e per il lavoro teologico che,
non dimentichiamolo, è il supporto della vostra azione concreta. La riflessione è necessaria tanto più che siamo convinti che fede biblica e coscienza
politica sono necessariamente
intrecciati. Ma appunto occorre
un approfondimento teologico e
un’analisi della realtà: quello che
il Sinodo sta facendo e che costituirà, la vostra, diciamo pure la nostra, linea di pensiero e
di azione nei prossimi • mesi ».
Prima di chiudere l’intervista i
coniugi Gibson mi hanno prega
Tra i messaggi degli ospiti un
rilievo particolare ha avuto
quello, pronunciato in italiano,
del pastore David Wigley; egli
è infatti il rappresentante della
Conferenza metodista della Gran
Bretagna, l’organismo da cui dipendeva, fino al 1961, la Chiesa
metodista d’Italia, prima cioè di
raggiungere la piena indipendenza e autonomia. Il ramo metodista del Sinodo, e naturalmente le Chiese metodiste, hanno quindi un particolare rapporto di fraternità con il metodismo inglese e il past. Wigley, assicurando il Sinodo dell’appoggio e delle preghiere dei
metodisti inglesi, ha ricordato
che uguale appoggio e l’aiuto
della esperienza italiana si attende la Conferenza metodista
della Gran Bretagna che riceverà il rappresentante italiano alla prossima conferenza, nel 1985,
a Birmingham.
Per tutta la durata del Sinodo
Ricardo Ribeiro, pastore e « Moderador » della Mesa Vaidense
delle chiese valdesi del Rio de
la -Piata, è stato seduto accanto
al Moderatore Bouchard. Ha
seguito tutto il dibattito, le varie votazioni. Gli chiediamo le
sue prime impressioni su questo Sinodo che coinvolge anche la realtà valdese sudamericana. « Un’assemblea — risponde Ribeiro — molto stimolante
per la profondità e l’attualità degli argomenti che sono stati trattati. Ritengo che il documento
letto in apertura dalla Cemmis
ria. Ma in sostanza si giunge
poi allo stesso vostro risultato.
— Nel nostro Sinodo alcune
voci hanno lamentato la crisi
numerica in cui versa la nostra
chiesa. Vale a dire che ogni anno c’è una perdita di membri di
chiesa. E’ lo stesso per voi?
— Non direi. In 40 anni il numero dei pastori si è quadruplicato, ovviamente non abbiamo quadruplicato il numero dei
membri di chiesa. Ma certamente un aumento notevole c’è stato.
Dopo aver espresso il suo compiacimento per le notizie del
« rinnovato vigore » con cui Vaidesi e Metodisti affrontano la
sfida del portare l’Evangelo al
popolo italiano, il past. Wigley
ha ricordato precedenti visite in
Italia e soggiorni a Roma, presso la Chiesa metodista di lingua
inglese di Ponte S. Angelo, a Casa Materna a Napoli, alle Chiese di Rapolla, di Villa S. Sebastiano.
— Qual è, in questo momento,
il vostro problema maggiore?
— Senza dubbio, in termini
concreti, quello economico. Molte nostre chiese sono largamente indebitate con l’amministrazione centrale anche se, ovviamente, i nostri pastori hanno
stipendi molto bassi. Siamo riconoscenti per la solidarietà che
i Valdesi italiani continuamente ci dimostrano, in particolare in occasione del 17 Febbraio
quando le collette delle chiese
vengono rivolte alla nostra opera. Per esempio con una di queste raccolte abbiamo potuto
stampare del nuovo materiale
catechetico e biblico. Vorrei però anche aggiungere che è molto forte il senso di indipendenza economica dagli aiuti esterni. Cerchiamo di non dipendere
dagli aiuti esterni anche se a
volte ci troviamo con l’acqua
alla gola e non possiamo farne
a meno.
sione d’Esame era di notevole
qualità ed ha saputo centrare
gli argomenti più vivi e importanti ».
— Un’ultima impressione sul
Sinodo appena concluso?
Un cenno particolare è stato
riservato al problema degli anziani: David Wigley è segretario generale della « Casa metodista per gli anziani » e ha ricordato che nell’ambito del metodismo inglese negli ultimi quarant’anni sono state costruite 43
case asilo e altre 12 sono in via
di costruzione. Per questo, ha
detto il rappresentante metodista, « mi rallegro con voi per la
decisione presa dal Sinodo di
ricostruire l’Asilo dei Vecchi di
S. Germano secondo un progetto più adatto alle esigenze attuali. Io spero che, come chiese
sorelle, possiamo scambiarci le
informazioni e le esperienze di
questo lavoro cosi impegnativo
e promettente che noi intraprendiamo-nel nome del Signore».
— E’ possibile un paragone
con il Sinodo valdese in Sud
America?
— E’ un paragone interessante. Noi ci muoviamo un po’ diversamente anche se c’è un’assonanza formidabile su molti temi. Per esempio noi non abbiamo una presentazione iniziale
ai lavori del Sinodo così lunga
e dettagliata. Siamo più concisi.
Si dice : quest’anno c’è questo
e quel problema particolare. Poi
il Sinodo si divide in quattro
o cinque commissioni di studio
per analizzare i diversi aspetti
della vita delle chiese e ogni
gruppo approfondisce un tema
importante. Questo permette
una partecipazione più vasta in
cui tutti parlano e poi si fanno
due giorni di assemblea plena
— Porto a casa la profondità
teologica della riflessione condotta sul tema dei dissociati dal
terrorismo e la visione meravigliosa di queste Valli, teatro
di una storia importante per
tutti.
— Nessun rimpianto?
— Sì, avrei voluto avere un
contatto con la gente. Con i contadini delle Valli, con degli operai delle fabbriche qui intorno,
con degli studenti. Ho visto il
popolo raccolto il 15 Agosto, ho
rivolto loro un messaggio ma
non c’è stato dialogo. Un po’
per la difficoltà della lingua, un
po’ per mancanza di tempo. Sarà, spero, per la prossima volta.
Pagina a cura di
Giuseppe Platone
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