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ECO
DELLE VALLI VALDESI
prof.
ABUAKD HUSOH ANGUSTO
Case Nuore
TORRE PELLICB
Settimanale
della Chiesa Yaldese
Anno XCII — Nmn. 10 ABBONAMENTI 1 Eco: L. 1.300 per riniemo « Eco » e « Presenza Evangelica » Spediz. aU). poetale - I Gruppo TORRE PELLICE — 9 Marzo 19«2
Una copi a Lire 30 \ L. 1.800 per l’estero interno L. 2.000 * estero L. 2.800 Caitdiio d’iudirizzo Lire 50 Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17S57
Cn discorso preciso
Così come ci sono pervenuti, fra
repisotlio della guarigione del cieco nato e il discorso sul buon pastore, (¡uesti tre versetti ci appaiono
come il lampeggiare improvviso di
(¡uel ''giudizio” in cui è riposto il
senso più profondo del miracolo appena avvenuto. Qui infatti la missione di Gesù, del Servo dell’Eterno
("I ciechi ricuperano la vista e gli
zoppi camminano, i lebbrosi sono
mondati e i sordi odono, i morti risuscitano e VEvangelo è annunziato
ai poveri”) è da Gesù stesso dichiarata missione di giudizio, cioè rivelazione di ciò che il mondo è nel suo
rapporto con Dio, nella sua più profonda realtà, rivelazione dell’impossibilità di eludere questo rapporto,
di co/)rirsi gli occhi di fronte lul esso. Poiché il giudizio di Cristo non
è altro che questo: testimonianza
deir inevitabilità idell) incontro Diouomo, i<‘stimonianza vivente dell’Incarnazione.
”Io sono venuto nel mondo per
fare un giudizio, affinchè quelli che
non veilono vedano” : i segni del Regno di Dio, le guarigioni, i miracoli,
le opere potenti che Cristo è inmuto
a realizzare in questo mondo non
sono dunque afferrabili nel loro senso, che è insieme di adempimento e
di profezia, di compimento di limi
promessa e di annuncio di resurrezione totale, .se non sono percepiti
anche, come segni di quel potenziale di giudizio che e.s.si contengono, e
che l’iiomo, col suo atteggiamento
di accettazione o di rifiuto, fa (¡nasi
’’precipitare” sopra di sè.
Infatti alle liberazioni largite da
Dio attraverso Cristo fa riscontro
tutto un aspetto migativo della realtà, alla luce le. tenebre, al cieco nato i farisei convinti delia propria
chiaroveggenza; e. la presenza e attualità del giudizio sta proprio in
questa esplicita, impressionante lacerazione della realtà umana e. cosmica, di cui l’uomo è costretto comunque. a prender cos'-ietiza, a constatare V oggettività.
Cristo pel ciò dice di esser venuto
non soltanto affinchè quelli che non
vedono vedano, ma anche affinché
'’quelli che vedono diventino ciechi”. Ánche il giudizio, come tutte
le verità dell’Evangelo, prende nel
linguaggio di Gesù la forma di una
(Giovanni 9: 39-41)
((Presenza evantìelica»
E’ uscito il 2" minierò del nuovo
periodico evangelico, e l’abbiaino
ricevuto con mollo piacere e interesse. Una bella presentazione del
problema della predicazione (vista
da sopra e da sotto il pulpito); la
continuazione del conciso, succoso
commento al Decalogo; una doppia
Iiagina dedicala alla Rbodesia, «campione,) significativo di un’Africa in
evoluzione; attualità della chiesa,
della vita italiana, degli spettacoli...
Un bel ninnerò, da leggere!
rivelazione in occulto: cioè, una rivelazione nello scandalo, nel para(tos.so, nel capovolsimenlo dei valori e nella contraddizione della logica umana. Nel momento in cui si rivela, il giudizio di Cristo diventa
luce dei ciechi e accecamento dei
veggenti: uno scandalo per tutti i
ricercatori della verità .secondo i metodi e le forme dell’umana ragione.
Ma chi soìU) questi ’’veggenti”?
Il V. 40 ci dice che erano dei farisei,
probabilmente quelli che si erano
scandalizzati della guarigione del
cieco nato, inscenando quasi un processo contro di lui e la sua famiglia
e quindi giiulicandolo degno di es
ser ’’cacciato fuori”. Ecco che, nel
momento in cui credono di esercitare una loro autorità di giudizio, essi determinano su di sè il giudizio
ste.sso che Cristo esprime. E stanno
ancora, ciecamente, sfidando questo
giudizio quaiulo chiedono a Gesù
con ironia: ’’Siamo ciechi anche
■
noir .
La risposta ili Ge.sù, come sempre,
scavalca le loro obiezioni, sposta la
questioìie dal piano logico su cui essi la vorrebbero costringere al piano
esistenziale del rapporto con Dio:
’ Se foste ciechi non avreste alcun
peccato, ma siccome dite — noi vediamo — il vostro fiaccato rimane”.
Come se i suoi interlocutori gli
uve.ssero chie.sto: siamo in peccato
anche noi? Gesù ha tradotto la loro
Irase accademica in una richiesta di
luce, ifun.si per additare loro il giusto rapporto in cui Vuomo deve stare di fronte a Dio.
Il ¡leccato, dunque, è la sicurezza: è la (ler.suasione orgoglio.sa o
serena, superficiale, o meditata, più
o meno ’’farisaica” ma sempre attuale — di poter fare a meiui del
rapfiorto con Dio. E un’altra cosa
ci insegna questa risposta di Gesù:
la ricerca della verità non ¡luò essere impostata nè come sfida a Dio nè
come atto ili fiducia nelle proprie
risorse, ma unicamente avendo come punto di partenza un atto di riconoscimi nto e di confessione del
profirio peccato.
Non molto tempo fa, su un grande quotidiano, un uomo che. si firmava ” un laico sereno” rispondeva
all’appello di qualcuno che aveva
chiesto come .sia possibile credere in
Dio. Quest’uomo spiegava brevemente le ragioni della sua serena incredulità: era giunto in un porto quieto, in cui le parole ’’Dio”, ’’peccato”, ’’fede” non avevano più .senso.
Oggi i laici sereni, o i sereni increduli, non sono pochi. L’uomo di oggi, che ha saputo far piazza pulita
di tanti tabù e rivelare le radici ambigue di tanti valori e l’incotisistenza
di tanti ideali, scoprendo di poter
essere ■— vorrei dire — spensieratamente incredulo, prova quasi un piacere tutto nuovo a riconoscere, e a
dichiarare, che questa incredulità
non gli arreca alcun disturbo, non
mina la sua salute morale, non gli
offusca ragione e .sentimenti, come
potrebbe affermare qualche predicatore noioso; ma anzi gli dà una maggior coscienza della sua maturità,
gli conferisce equilibrio, amplia il
suo orizzonte mentale. Direi quasi
che gli dà una perfetta letizia, come
nei caso del ’’laico sereno”. E perchè mai guastargli la festa?
Nessuno vuol negare che il laico
sereno sia sereiu) davvero. Solamenle, se l’uomo ha abolito la parola
peccato, Gristo ce la dice lo stesso;
e alla dichiarazione degli uomini
’ noi vediamo”, egli risponde ”il
vostro peccato rimane”. Il discorso
dell’iuimo può essere un discorso
laico e sereno fin che .si vuole, fino
ad apparire pervaso da una splendida innocenza pugnila ; il discorso di
Cristo è inequivocabilmente preciso,
ed è un discorso che si chiama Rivelazione. Si può far tacere il predicatore noioso, ma non .si può fai
tacere Cristo.
E allora appare chiaro che proprio quella serenità, tfnell’innocenza, queirequ'dibrio — cercati e conquistati faceiulo a meno di Cristo —
.sono il peccato. E la perenne, domanda ironica del laico ’’Siamo ciechi anche noi?” ci fa tremare. Non
solo perchè rivela improvvisamente,
quanto le. tenebre ci siano familiari,
ma anche per la nostra responsabilità di credenti. Non solo perchè infinite volte soggiacciamo anche noi
alla tentazione di possedere la nostra vita anziché perderla, ma perchè troppo spesso dimentichiamo che
il cristiano è sempre un missionario,
ed anche in presenza del sereno incredulo rinunciamo a turbare la sua
pace o ad esporci al rischio di esser fraintesi.
”La Chiesa non è chiamata a salvarsi, ma a donarsi” dice Tullio Vinay. E questo è vero anche per
ognuno di noi che ne facciamo parte. I versetti che abbiamo meditati
suonano come un preciso appello a
prender coscienza di questa necessità di testimoniare che l’uomo non
può sottrarsi all’incontro con Dio,
seniplicemeiite perchè è. Dio stesso
che ha realizzato rincontro con l’uomo. L’annuncio missionario è, semfire e dovunque, annuncio delTIiicarnuzione. E a noi è richiesto di
ospitare nella nostra esistenza non
serena e non untosufficiente di imperfetti credenti i segni di questo incontro straordinario che ci mette di
fronte al no.stro peccato e ci coiuiuce alla testimonianza, forse inefficace, ma obbediente e riconoscente,
dell'amore di Dio. Rita Gay
Un nuovo governo
Una politica nuova?
Il numero del 15 febbraio di « .ide.iso », il battagliero quindicinale cattolico
milanese, commenta naturalmente con ampiezza il centro-sinistra: «solo un primo
e piccolo passo ». « ...non c’erano a Najioli uomini coraggio-si, ma solo uomini
che avevano saputo attendere il tempo in
cui l’aver ragione costava meno »: così
Mario Rossi nel suo editoriale: Il potere e
II' verità. E G. Eogaroli: «Confrontando
le proposte dei quattro partiti responsabili
deH’esperimento del centro-sinistra si vede
subito elle in sostanza tutti sono d’aocordo
sulla necessità di una politica di piano,
che stimoli e armonizzi lo sviluppo economico del paese. Tutti sono d’accordo sulla
necessità di un decentramento delle decisioni amministrative. Eguale accordo c’è
.sulla necessità di un imponente sl'orzo di
salvataggio e di miglioramento delW scuola. E infine tutti sono d’accordo ohe bisogna far pagare le tasse come nei paesi civili, cioè che bisogna aumentare le entrale
dello Stato. Sono obiettivi die solo dei
borlionici possono ritenere non diremo rivokizioiiari, ma semiplicemente arditi. Diciamo le cose come stanno: l’Italia, al livello civile, è talmente in ritardo) che finiscono per sembrare delle novità programmi che nelle democrazie occidentali
sono stati completamente attuati venti e
alleile treiit’anni fa. D’altra parte, proprio
percliè da noi non si è mai riusciti a realizzarli nemmeno parzialmente, l’oculatezza e le energie elle quest’opera rkliiede
debbono essere non minori di quelle che
dovremmo impiegare se oi aociugessijilo a
qualche gran.dio.sa riforma del tipo di quelle attuate, tanto iter fare un esempio, nei
paesi scandinavi, o nell’Iaghilteirra del
Ì94b-51, o in India: di queUe, insomma,
che cambiano completamente il volto di
un paese ».
* * *
Abbiamo mi nuovo governo (non tutto
nuovoi: avremo una politica nuova? dopo
tutto il discutere che si è fatto sul centrosinistra, si noterà un vero mutamento nelrindiirizzo della nostra politica italiatia?
dai discorsi e dagli impegni dei ministri,
si scenderà concretamente alle attuazioni
dei segretari e sottosegretari e giù giù per
la via geraroliica, fino aU’ullimo cittadino
— fino a me? Chiederci questo è riportare
la vita .politica al suo senso più vero, di
cosciente e morale impegno di tutti, neUa
scK'ietà nnstra. Non è anzitutto una questione di colore politico (per quanto non voglia certo cadere nel ’’qualunquismo”):
ogni mutamento di governo, con le discussioni, i ripensamenti die porta co.n sè, iiivestendune l’opinione pubblica, è un’occasione per rientrare seriamente in sè stessi,
come nazione e come singoli cittadini. Dire <be »'i facciamo delle grandissime ilhisioni, sarebbe mentire; ma sarebbe comoda ipocrisia, questa riserva, se noi per primi non corcassimo con più cosciente impe.
gnu di as-sumere le nostre responsabilità di
cittadini: informandoci, quanto più obiettivatiiente è possibile, pensando con serietà
e perseveranza ai problemi del nostro popolo, impegnamlocii cotne cittadini retti,
pesando — senza boria nè astio ma fermaiiieiile — con la nostra riflettuta opinione...
C’è un Ilei margine, per tutti! A cominciare dagli onorevoli ministri e segretari c
sollosegretari, ecc. eoe. A tout seigneur...
IL CATECHISMO DI HEIDELBERG = III
La
deiruomo
- Ma tu, perchè sei chiamato Cristiano?
> Perchè sono per fede un membro di Cristo, vero uomo e vero
Dio, che ci è stato dato per nostra piena redenzione e giustizia
Nel Catechismo di Heidelberg 9 domande riguardano
la miseria deJl’uomo e 74 (settantaquattro!) riguardano la
sua liberazione, la sua salvezza. Dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata. Non c’è comune misura
tra peccato e grazia. Tanto che un cristiano antico osava
dire: « Evviva il peccato di Adamo, se esso ci ha valso
un così gran Salvatore! » E un cristiano d’Oriente esclama ; « Cos’è il peccato di tutto il mondo? E’ un pugno
di sabbia nel mare immenso della misericordia di Dio ».
La nostra fede è molto più piccola che un grand di senape. Misuriamo l’Evangelo più con la nostra incredulità
che con la nostra fede. Siamo invitati a nozze e d presentiamo ogni volta con l’abito da lavoro. Quando impareremo l’allegrezza? Ornai il vero peccato non è più
tanto trasgredire i dieci comandamenti ma trasgredire la
Pasqua, la festa deU’amore vittorioso di Cristo, trasgredire la gioia del cielo e della terra, la primavera del Regno. Il vero peccato non è quello contro la legge ma quello contro l’Evangdo.
if. Hf. tig
Tu, perchè sei cristiano? E’ un po’ come chiedere a
un innamorato perchè è innamorato. Esser cristiano, esser
salvato, questo non dipende da te. Tale è l’inizio ddl’Evangdo, l’inizio della gioia. La tua salvezza non è un
problema, è un fatto; non è una conquista, è un miracolo, un mistero di luce. Troppo facile, pensi. No, se fosse facile dipenderebbe ancora da te. Esser salvato non è
nè facile nè difficile. E’ impossibile. « I discepoli vie più
stupivano dicendo fra loro: Chi dunque può esser salvato? E Gesù, riguardatili, disse: Agli uomini è impossibile, ma non a Dio; perchè tutto è ipossiibile a Dio »
(Marco 10: 36-37). Se Dio vuole, può salvarti. L’Evangdo è che Dio lo vuole.
^ ^
Se la miseria dell’uomo è di perdersi proprio mentre
crede di affermarsi, di riuscire, se l’uomo perduto è l’uomo indipendente che non cerca più Dio, la salvezza che si
oppone vittoriosamente a questa alienazione è Dio che
non vuole essere senza l’uomo, è Dio che cerca l’uomo.
Se la miseria dell’uomo è la sua solitudine, il deserto del
cuore, la salvezza è la com^pagnia di Dio, la sua visita, il
suo bussare. Questo cercare e bussare di Dio si chiama
Gesù Cristo. Egli è il rimedio che Dio mi offre nella mia
miseria di uomo senza Dio. In che senso?
Gesù, dice il Catechismo, è vero uomo e vero Dio. Come vero uomo Gesù mi offre un modo autentico di essere
uomo, di vivere come uomo coi due piedi su questa terra,
di vivere dunque una vita reale, non artificiale, una vita
piena, non parziale. La radice della miseria dell’uomo è
di voler esser signore, di voler esser « come Dio », il mondo è troppo piccoilo per la sua concupiscenza; ma Gesù
Cristo, la salvezza, è di esser non come Dio ma come
un uomo, come il Padre ci ha voluti, non piccoli dèi, ma
figliuoli. La salvezza è di essere umani. La grande tentazione di Gesù durante il suo ministero terreno fu proprio
questa, di essere Dio senza essere uomo, di non essere
vero uomo, di essere un saperuomo, un’eccezione, di trascendere la nostra misura rifiutando la condizione umana,
di esser più di noi, di lasciarci per strada. Ma Gesù ha
sempre respinto come diaboliche tutte le sollecitazioni a
dimostrare la sua divinità, affinchè lo scandalo del Dio
fatto uomo non fosse tolto via e la fede rimanesse fede.
Rifiutando di esser più e meglio che vero uomo, Gesù ha
rifiutato ogni concessione alla nostra incredulità, ha rifiutato di diventare idolo, l’idolo delle folle, per rimanere
fedele alla condizione umana e viverla come la vive l’ultimo degli uomini, cioè fino in fondo, non sull’onda del
successo ma nei «luoghi profondi» (Salmo 130: 1).
L’Ecce Homo di Pilato (Giovanni 19: 5) è .perciò annuncio di salvezza per il nostro mondo disumano. E quanto
a me, con la mia sete di eternità e il mio desiderio di affermarmi e sopravvivere, Gesù uomo mi libera da questo
affanno per me stesso e mi riconduce alla mia vera situazione, come uomo, che è quella di erede, non quella di
conquistatore. In Gesù uomo vediamo che è proprio la
umanità reale che Dio chiama. La volontà che Dio espresse creandoci, egli la ribadisce dandoci Gesù uomo.
Gesù è vero Dio. E’ Dio che ha inventato l’uomo, solo
Lui sa cos’è un vero uomo. Se Gesù è vero uomo, lo è
perchè è vero Dio. Se Gesù non fosse vero Dio, la sua
umanità non sarebbe vera umanità e il cristianesimo sarebbe un inganno. Poiché Gesù è vero uomo e vero Dio,
la sua umanità è il ponte ohe mi porta in presenza di
Dio. Che Gesù sia vero Dio significa che quel che egli è
per me lo è anche per Dio, quel che egli è e fa per me,
Dio lo approva, lo accetta e ne tiene conto. Se come vero
uomo Gesù mi chiama fratello, Dio mi considera fratello
di Gesù e mi chiama figlio. Se Gesù mi dà la sua giustizia e santità, Dio è d’accordo. Se Gesù prende su di sè il
mio passato, se cade con me, se scende con me nel sepolcro, se prende la mia vita così scadente e mi dà la sua
in cambio, se è il mio avvocato, se in ogni circostanza è
(i per me », Dio è d’accordo. Se mi fa cristiano, io che
non lo merito, Dio è d’accordo e approva.
* * ♦
Tutto questo è « per fede », dice il Catechismo. « Se
credi hai, se non credi non hai » (Lutero). Ma « nessuno
può credere senza morire » (Roland de Pury). Non possiamo aggiungere altro: quel che segue è ^parola di Dio.
Sua opera. Non possiamo andare oltre. Qui siamo al limite. Più in là, c’è Dio.
Paolo Ricca
2
p«f- i
N. 10 — 9 marzo 1962
U sonnt impossibile Perchè il libro di [sler è nella BiMiia
Quando molti anni saranno passati
daH’epoca attuale, se le manifestazioni del pensiero avranno conservato il
gusto del romanzesco, ricordando gli
avvenimenti che giorno per giorno
scrivono la cronaca e danno il tono
(dia vita (o meglio (dia moda di questa nostra vita sospesa ogni oro sul
bilico dell’imprevisto) si parlerà di
una principessa giovane e ricca che
ad un certo momento della sua esistenza, presa da "raptus” si gettò dalla finestra uccidendosi. E la figura
della infelice donna sarà avvolta nel
velo di una trama irre(de, se ne farà
un personaggio da tragedia greca,
compiacendosi a distanza di anni, con
puerile mania, del "c’era una volta”.
Ma la tragedia vera, profonda, nuda
come il marmo dell’obitorio e pur
così ermetica deU’cmima tormentata
non sarà mai conosciuta.
Secondo il costume attu(de il fatto
avrebbe meritato soltanto il consueto
trafiletto di cronaca nera se il personaggio non avesse (xcupato un posto
di primo picmo neU’alta società milanese e se non ci fosse stata intorno alla sua irrequieta esistenza l’atmosfera
di interesse derivante da vicende sentimentali e familiari assai movimentate.
Giornali e riviste, dopo la consueta
"routine” delle supposizioni, dopo aver
riev(x:ato fatti e particolari della vita
di quella donna, dai più noti che furono al centro di cronache clamorose
ai meno conosciuti, hanno chiuso la
loro inutile inchiesta con una espressione generale: perchè?
Curvi sullo stagno della esistenza
noi guardiamo i rami riflessi di un salice e crediamo di poterli afferrare,
ma la realtà è sopra di noi. Siamo
estranei ad essa e narriamo a noi stessi la vita delle cose che lo stagno riflette in posizione diversa, con moto
opposto, con colori trasformati da
quelli che in verità la natura ha toro
assegnato.
In che consiste questo ” raptus "?
dove permane l’IO in quel momento
decisivo in cui la ragione si sbianca e
.si ferma, sospesa sull’abisso, mentre il
corpo con altri occhi si avvia verso
l'orlo fatale con una coscienza negativa, strumento meccanico e già morto?
Dove "passa” quel tempo Vcmima
che rimane legata al corpo e che dovrebbe mantenere sul subcosciente il
desiderio di un ritorno a Dio dal quale emanò, soffio animatore dell’intelletto e dei sensi?
L’individuo ha con sè un’arma tremenda: la libertà di se stesso. La società può sorvegliare l’individuo, contenere nei limiti più stretti possibili
ogni forma di reato, prevenire il delitto, ma non può impedire che una
persona apparentemente normale, per
un attimo sola con se stessa si sopprima. Il suicidio è il grande delitto
che trova impotente la serietà. A noi
non interessa la persona in se .stessa
ma la sua tragedia. La vita di ogni
giorno è piena di fatti simili. L’alterazione mentale è una invisibile epidemia che contamina persone vissute
fino ad un determinato momento in
uno stato psicologicamente normale o
almeno apparentemente tali. Ciascuna
sta vivendo l’istcmte del "raptus" e
guarda affasciruda dentro l’abisso dove il volto della medusa invita al gesto di "coraggio” che sembra possa
ripagare ogni dolore, ogni ansia, tutto
ciò che è insopportabile, e fa sì che
ciascuna ripeta a se stessa: posso ancora essere il più forte, posso ancora
difendermi, "liberarmi”, se mi uccido.
L’amore, la fortuna, la carriera, la
felicità, qualcosa è mancato di ciò
che si desiderava, forse molto di più
o molto di meno, forse anche ci è stato negato qualcosa che poteva essere
l’unica risorsa, l’unica ragione di vita
tra dolori e delusioni. Allora passare
il guculo ci .sembra una soluzione.
Re Enrico, l’uccisore di Becket vedendo la sua casa incendiata dai nemici si rivolse a Di(f così: Poiché tu
mi hai derubato della città che amo
di più. del luogo dove sono nato e
cresciuto, io ti deruberò di ciò che
ami di più in me. E suicidandosi rubò
a Dio la propria anima. Suicidio per
vendetta.
Giuda era disperato prima ancora
di tradire perchè sentiva giorno per
giorno di perdere quanto aveva tcmto
amato da principio, viveva nel tormento di non p<7ter più riguadagnare
ciò che perdeva e anche mentre tradiva soffrì per (¡uel fatale fallimento
della sua vita di carriera di apostolo:
perciò si uccise. Il suicidio del rimorso cieco (dia speranza di perdono.
Si muore ogni giorno. Ogni mattina
incomincianu) a morire a fia/Ko di
chi cede all’attimo della tremenda partdisi. La prova di Dio viene ma ad
un certo momento respingiamo la
Cnyce e crediamo di vincere una battaglia. Incapaci a rifugiarci in Lui. incapaci a sopportare, crederemmo di
toglierci la vita nel suicidio per dolore. Invece continueremmo a vivere
nel vuoto angoscioso degli ultimi istanti terreni come quando nei sogni dell’incubo notturno gridiamo senza poter udire la nostra voce; perchè la
morte non sarebbe venuta da Lui,
perchè avremmo rotto, violenti (die
leggi umane e divine, il rapporto naturale delle cose che da Lui provengono e a Lui, per suo volere, ritornemo.
Cercheremmo invano, nella morte
volontaria, un impossibile sonno per
la nostra grande stanchezza.
Marco
Manifesto il'un razzismo gludaloo9 Grido di vendetta d! un popolo
perseguitato por secoli? Soluzione mancata de! **problema ebraico,,?
Il libro di Ester pone il problema
ebraico nel modo più acuto. Il popolo ebraico è unico nel suo genere, disperso in mezzo alle altre nazioni, eppure separato da loro; non può nè
vuole integrarsi, per la sua stessa natura. E i popoli sentono che c’è un
corpo estraneo, come una schegglia
nella loro carne, scheggia che deve
essere ad ogni costo estratta.
L’odio e il furore contro il popolo
ebraico si spiegano solo in minima
parte con la differenza di razza. E’
segno d’ingenuità, considerare il problema dal punto di vista della storia
naturale, come dal punto di vista morale. Poiché il sangue e la morale degli Ebrei non sono a tal punto diversi da quelli del resto dell’umanità,
che debbano essere considerati intollerabili. «Le loro leggi sono diverse
da quelle di tutte le altre nazioni »,
dice Haman, indicando cosi la loro
più profonda differenza. Dice « le loro leggi » e non « la loro legge », meno ancora « la legge dell’Eterno, loro
Dio ». Il carattere proprio degli Ebrei
è basato sulla volontà particolare del
solo vero Dio che sceglie il popolo
ebraico per rivelare in lui e per mezzo suo la sua divinità unica. Ciò che
più stupisce il lettore del libro di
Ester, è il fatto che esso sembra fare
astrazione da questa rivelazione: in
nessun passo menziona Dio, e meno
ancora il Dio dell’Antico Testamento. Quando raccontiamo la storia di
Ester, ci capita di menzionare il nome di Dio, involontariamente, in particolare là dove Mardocheo spiega ad
Ester: se ora, per il timore di perdere la tua vita, rifluti di intercedere
presso il re per la salvezza del tuo popolo, Dio ci verrà in soccorso in altro
modo ; pure qui, al posto di « Dio », è
detto : « il soccorso ci verrà da altra
parte ». L’omissione di « Dio » è evidentemente voluta.
Pure volutamente è passato sotto
silenzio il nome « d’Israele », che designa l’elezione divina del popolo ebraico. « Ora c’era un ebreo, un ish
yèhoudi... » viene semplicemente detto. Infatti, il libro di Ester pone e risolve unicamente il problema degli
« Ebrei » ; come se esso non fosse al
tempo stesso il problema d’Israele, il
problema di Dio! Ma dove questo problema è posto cosi — sul piano unicamente etnico, o biologico, o politico,
o culturale — non può esser risolto
altrimenti di come mostra il libro di
Ester: con colpi sanguinosi e, del pari, con sanguinosi contraccolpi — sen
I lettori ci scrivono
?
" Sfogo „ cT insofferenti
o problema di fondo?
Bari, 26-2-1962
L’egregio Pastore e fratello in Cristo -Aldo (iomba, nel suo trafiletto apparso sul
11" del 9 febbraio (« Di questo si deve di81-utere ») lui posto ai lettori tre domande;
— Priniii: « Crediamo ibe oggi sia necessario riscoprire le funzioni die lo .Spirito Santo, eoe. ». Non solo è necessario, ma
è urgente per rulare vita alle cbiese in Italia. Abbiamo perduto molto tempo prezioso in molte maniere, e specialmente a non
essere stati facitori della Parola di Dio rivelataci non per tenercela cliiusa egoisticamente per noi, ma per estenderla ovunque. Ce ne siamo dimenticati? Come poliranno (i molti figlioli iprodiighi) lodare
Iddio se mai nessuno ba parlato loro? (e
qui il lettore deplora l'infiacchimento missionario e le divisioni delle chiese evangeliche italiane e l’irrigidirsi in schemi tradizionali, per cui si contesta, ad esempio,
da alcuni, il diritto, a chi non è pastore,
di ¡rredicare; buoni, i più, solo per i ’’servizi sedentari” \).
— Seconda domanda : « Ri teniamo cb-3
l'attuale ordinamento e le tradizioni della
nostra Cbiesa, in certa misura clericaleggianti, f’avori.scano o o-Uai-olino quella riscoperta? ». Riispondo senza esitazione die
l’ostacolano, com’è avvenuto fino ad ora;
pertanto è necessario « riscoprire » quello
die fu coperto. Del resto, lo avete detto
voi stesso, fralello Comba; voi implicitamente ammettete die un giorno mollo lontano, forse perchè era necessario, la verità
evangelica è stala coperta dagli uomini; ed
ora, die i fruiti son venuti a mancare, stale cercando di riscoprirla. « Ov’è lo Spirito
del Signore, ivi è libertà ».
— Terza domanda: « Quali soluzioni
pratiche proponiamo per esprimere concretamente la no.stra obbedienza aUa realtà
dei doni dello Spirito dati ad ogni credente? ». La soluzione pratha da proporre
è una sola; obliedienza a Dio da parte di
tutti i credenti. Sono fermamente convinto che il trionfo die riportarono i riformatori in ogni teiniipo dipese da questo; che
ubbidirono a Dio anziché agli uomini. Se
non torniamo a Dio, rimarremo nella tiepidezza, posizione cosi fortemente condannata da Gesù (...).Un crisiianesiino intellet.
tuale 0 a mezzo .sarebbe adatto agli « abili », ma rimarrebbe sempre lontano da un
popolo assetato di giustizia, di amore e di
verità. Se in Italia ci fossero .stati dei cristiani liberi per questo, costanti nell’annuncio della Paro-la di Dio, avrebbero
cambiato, in parte, il volto a molli italiani.
Ermanno Rostan, altro buon fratello, ci
scrive; «iParlare di libertà, qundo si è trattenuti da pesanti catene, è un inganno».
Cristo ci ba affrancati peri-bè fossimo liberi, per dare una reale testimonianza. Non
c’è nulla i lie riveli più cbiaramente una
estrema delmlezza nell’uomo, che il voler
imprigionare lo Spirilo di Dio tn teorie e
sistemi (...) Sì, cari fratelli nel Signore,
Comba e Giampiccoli, voi die avete messo mano all’aratro, voglia Dio die non riguardiate indietro, anche se sono sicuro
che su questa strada incontrerete molla resistenza Í...) avrete dalla vostra parte un
buon numero di pastori e di laici che pregano il Signore per voi. (...)
Un fraterno .saluto in Cristo
Giuseppe Di Pietro
1.0 .scopo di questa discissione, non è
evidentemente quello di ’’far sfogare” questo o quello. E tuttavia, questa come altre
lettere, con cui non possiamo concordare
pienamente per un’irriducibile insofferenza di ogni generalizzazione, sono indicative non .solo di uno stato d’animo abbastanza diffuso — ed è bene che sia sinceramenespresso — ma di uno stato di fatto che
è largamente esposto alla critica. E’ rallegrante, che questi problemi siano sentiti,
ed è rallegrante che siano espressi. Chiediamo soltanto ad ognuno di pesare ogni
parola, di rifuggire dalle generalizzazioni,
di lottare contro le unilateralità, che non
contribuiscono al chiarirsi delle idee e della pratica. Soprattutto, dobbiamo — fra
fratelli — partire sempre dal presupposto
della convinzione e della volontà di servizio con cui ognuno assume (]uest.a o quella
po.sizion.?. 0, vicevèrsa, se ci pare che la
"carne” sia fin troppo esplicita nell’atteggiamento di chi ci sta di fronte, rientrare
in noi stessi e constatare neilVuniiJtà che
anche in noi ha il suo peso, e come!
E’ ornuli un luogo comune, dire che an
che fra noi s'c insinuato il clericalismo,
in una forma o nell’altra. Come pastore,
mi batto il petto per il contributo che. volente o nolente, ho dato a questo stato di
to.se; ma devo anche, in tutta umiltà ma
con molta decisione, ricordare che se c’è
un clericalismo, nella chiesa, esso è l’altra faccia del ’’secolarismo” o "laicismo”
(ne scriveva ultimamente Giorgio Peyrot)
V che .se si vuole essere obiettivi c curare
veramente la debolezza della chiesa e rinnovare veramente il nostro impulso di te
stimoni, bisogna che molti, moltissimi laici esattamente come i pastori, rientrino in
loro stes.si — nella cameretta, soli con il
loro Signore — e si mettano a leggerla, a
studiarla la Parola di Dio: è /’unica base
per il credente, /'unico metro, /’unica forza che, attraverso cadute e ritorni, rinnova e chiarisce e approfondisce in un uomo
"la mente di Cristo ”.
Con sobrietà, "stimando gli altri più di
noi stessi”, cerchiamo allora, nel rispetto
reciproco e nella fiducia, nuove strutture,
se COSI è giusto secondo la Parola; ma il
’’richiamo alle fonti” del Cristianesimo
non può farci dimenticare che ogni realizzazione .storica, anche quella della Chiesa
primitiva, è .solo un tentativo umano, una
risposta umana alTappello della Parola:
TEvangelo vi si incarna, ma non vi si esaurisce e non ne è limitalo, perchè non è
TEvangelo della chiesa (nè di una data
chiesa nè della chiesa con la C nuiiuscola)
ma è TEvangelo di Gesù Cristo il Signore.
TEvangelo del Regno. Ogni generazione
deve — serbando coscienza di questo fare il suo .sincero sforzo per vivere delTEvangelo. Gino Conte
P.S. - Si prevede arrivo telegramma.
” Redattore pregalo smettere prediche,
stop.”.
c'è
Anche per gli
una tentazione razziale
Il nostro corrispondente E. A. Beux, da
S. Germano Chisone, che già ripetutamente è intervenuto a proposito della ’*questione ebraica*, ci scrive ancora per mettere in guardia contro il fatto che gli ebrei
non sono più LÌegli altri esenti dalla lentazione razzista:
...All’ailbaigia drilli" amislocrazia, del &u*
peruoino teutoniiio-ariano, gli ebrei -con“
tTaipipomgoinio urna selezione razziale che
peir eisi&ere praliicaita per quais.i 40 secoli ha
provocato evidenti favorevo^li risultati, conscalabili nel rilevante peso politiico, scientiiifiico, finanziario dei suoi esponenti mi*
glliori (...).
Ora, il snocesso genera seanpre la gelosia! Le popolazioni arabe ohe furono lietiissime di cedere i loro terreni ianprodultivi in Palestina, a quei banchieri americami die Ji pagavano (Soimime rItein'Uite qua«i
favolose, ora che gli israeliani me hanmo
failto orti e giardiini e campi redditizi vorrebbero {ora) tornarvi, e gridano al sopruso.
Gelosia eh,? non viene da parte cristiana!
Vi è ineJla Bibbia (Canone giudaico) il
libro di Ester — che non è iceftamente do.
cuniento di carattere liturgico o religioiso
— die fece scrivere dal etìlebre rabbimo
Moisè Maiimonìde (XII sec.): «Nei tempi
messianici lutti i Profeti e tulitii @lì Sciriliti
saranno aboliti, salvo Ester, die è eterno
come la Torali e non sarà mai distnitto ».
Per essere « la rivendicazione di un poipolo perseguitato attraverso i secoli », non
può far meraviglia che il patrioltisnio esasperalo di u-n popolo ne abbia fallo il suo
testo preferilo, giustificazione ufifiiiale della festa di l’iurini (can. 8-10). E poiché
questo libro — storia o romanzo che sia
--si rifa ai temipi di Serse, e consacra la
prassi giudaica ohe legittima la guerra preventiva, abbiamo la dimoslrazione di una
ostilità die non ha carattere religioso e
che comunque è anilecedente airepoca cristiana ; e possiamo constatare che i più
accanili fautori deill’an'lisemiijsimo sono
proiprìo gli altri semiti, non cristiani.
Abbiamo accennalo ad riisullali ottenuti
da un’accurata, tenace, crostante prassi raz.
ziale, prat.icaita dal tempo di Abraamo (18
secoli a. C.), e se essa ha dato i riisulltali
sopra constatali, fanno bene, gli ebrei, a
conilinuare su questa via. Non si capisele,
peraltro, iperchè ad altri popoli dovrebbe
es.^ere prò ibi lo di essere razzisti.
Come cristiani e come valdesi, viltiine
veramente di persecuzioni religiose, non
possiamo fare a meno di simipalizzare con
¡1 popolo giudaico, provalo per secoli da
persecuzioni di ogni genere, anche per
opera di popolazioni fanatico-crisllane, e
per gli (ultimi nel tempo) atti di genocidio
dii cui furono vittime (non per questioni
di carattere religioso); ma non possiamo
accettare la guerra preventiva (...).
Se questo imigidimento, o indurinuenlo
voluto, è (onsideralo una virtù, fcertamenle si perde del teanpo in un dialogo fra
sordi. Tutt’al più si può pregare l’imlerlocutore di considerare se sia equo pretendere dagli altri ciò che non isi vuole ammet.lere per sè. Dopo di che posisiamio invitarlo all’appainlainenlo, che d aspeitiamo abbia a verificarsi anche abbastanza
presto (... quando, cioè) Israele riconosca
in Gesù Cristo il Messia di Dio. Ed è
quanto auguriamo di lutto cuore ad Israele (il Dolit. L-aiiies può <iredere a questa^
simicerilà), a noi, a tuita ruinianilà, giacché"
sarà rimizio di quel grande niovimenilo
che radunerà {ulti gli uomini isoitto il governo del Dio di Geisù Cristo.
E. A. Beux
ì \
II
Che ci pos,sa essere un razzismo ebraico,
è evidente; anche se, già sul semplice piano psicologico, es.so è più che comprensibile da parte di un popolo braccato nei
secoli; nm c’è indubbiamente qualcosa di
più profondo, qualcosa che ha strettamente a che fare con la divina vocazione, e
non per niente risale al teanpo di Abraamo; e finche continua, per Israele, il connubio papolo-chie.sa — fatto saltare dalTadempimenlo di Cristo questo razzismo è conforme alla fedelttù al Pmto, finche, beninteso, non sconfina nelTintoUeranza, nella violenza, aperta o subdola,
nello spirito di sopraffazione e di dominio, cui gli ebrei sono esposti come ogni
uomo e ogni popolo.
Ma quel che soprattutto vogliamo notare, è che il nostro corrispondente commenta unilateralmente la presenza del libro di Ester nella Bibbia. Ci si potrebbe
chiedere, allora, che ci stanno a fare, nella Bibbia, il Cantico dei Cantici e parecchi altri libri o passi. Indubbiamente, la
prinui impressione è questa, leggendo il
libro di Ester, canto appassionato e violento della Resistenza giudaica. Ma si può e
si deve andare oltre, e anche in queste ¡nigine di storia ’’troppo umana” discernere
il messaggio di Dio.
Per questo riportiamo qui accanto alcune
pagine di uno studio magistrale del prof.
fP. Fischer: pubblicato nella raccolta u Valeur de rAiioieii Testament » {Genève 1959,
pp. 191, L. 1.5.50), è un ampliamento di
uno conferenza tenuta per la prima volta
in Germania nel 1933 {Germania 19331).
za fine. Nessuno deifli antagonisti ottiene vittoria piena. L’antisemita Haman aveva a sua disposizione, per
sterminare gli Ebrei, il potere assoluto del re di Persia e, in più, tutto
l’apparato amministrativo dell’impero. Malgrado tutto, non riesce, con la
repr^ione, a risolvere la questione
ebraica, più che siano riusciti a farlo, con i loro metodi brutali, il faraone d’Egitto, i Greci e i Romani, gii
Spagnoli, i Russi e i Tedeschi. E perchè tutti costoro non sono riusciti?
Perchè, appunto, la questione ebraica
è il problema d’Israele; il che significa: perchè il Signore Iddio ha posto, lui, il problema, e può risolverlo
egli solo.
(--)
Poiché la comunità di coloro che
credono e confessano che Gesù di Nazareth è il Cristo venuto da Dio, possiede il libro d’Ester nella sua Bibbia,
la Chiesa riconosce e professa, in tal
modo, che Dio ha risolto la questione
ebraica con la morte e la risurrezione di Gesù Cristo.
(Viene quiiuli mostrato come Ebrei e pagani cooperano alla morte di Gesù, e core alla forca preparata da Human per .Mardocheo stia a fronte la croce).
Le due croci: quella drizzata alle
porte della città santa e la forca alta
cinquanta cubiti, a Susa, si salutano
a vicenda al di sopra dei paesi e dei
secoli. Il libro d’Ester afferma che la
soluzione del problema ebraico, in
quanto problema di Dio, dipende da
questa domanda ; è Tebreo o il nemico dell’ebreo a dover essere rizzato
sul legno? Il libro d’Ester, che vuole
appendervi Haman, non offre che una
soluzione provvisoria, che assicura la
sopravvivenza del popolo eletto, iu vista della soluzione definitiva. 11 definitivo che annulli il provvisorio è Dio
slesso che dà la risposta suprema lasciando crocifiggere il Figliolo ebreo
dagli Ebrei, con la collaborazioue dei
pagani. Nè la crocifissione di un cbreo da parte di pagani, nè quella di
un nemico degli ebrei da parte del
popolo ebraico costituiscono la vera
soluzione. Sebbene (...) a viste umane, soltanto la vittoria schiacciante
dell’uno suH’altro possa decidere la
questione.
Chi non vede in modo cosi esclusivo l’opposizione dei due antagonisti,
non ha ancora esaminato a fondo il
problema ebraico. L’inaudito miracolo della risposta di Dio consiste dunque in questo : le due soluzioni umane, incapaci di risolvere il problema,
si trovano storicamente unite per lasciar meglio agire la vera risposta divina. Il Sinedrio ebraico e ¡’autorità
pagana si accordano per annientare,
sul legno infamante, il re dei Giudei
nella persona di Gesù Cristo. Nell’istante in cui gli antagonisti credono
dì trionfare, si manifesta la vittoria
unica di Dio.
Le cose stanno dunque semplicemente così: nel processo contro Gesù, gli
ebrei ottengono con il loro accanimento lo stesso risultato che gli ebrei
nel libro di Ester; e il rappresentante deH’imperatore romano raggiunge
proprio lo scopo — troppo tardi se ne
accorgono gli ebrei — per cui ardeva
il nemico degli ebrei alla corte del re
di Persia. Il fanatico istinto di conservazione del popolo ebraico, che
anima la storia di Ester, celebra il
suo trionfo nel processo contro Gesù,
precipitandosi nella trappola tesa dal
rappresentante del potere temporale.
Ecco un contrasto perfetto con la volontà di Dio, rivelata nella vita e nella morte di Gesù.
Se così stanno le cose, non dobbiamo riconoscere che il libro di Ester è
in opposizione irriducibile con l’Evangelo? Sì, e tuttavia dobbiamo riconoscere il vincolo indissolubile che unisce i due libri. Lo Spirito Santo ha
indissolubilmente legato TEvangelo e
il libro di Ester; mediante questa unione, lo Spirito mostra come Dio legittima il Figlio come Salvatore del
mondo, lasciandolo morire per gli ebrei, per mani degli ebrei, per i pagani, per m.ano dei pagani.
Dio, mediante la crocifissione di Gesù per opera degli ebrei e dei pagani,
la.scia che si consumi il crimine degli ebrei e dei pagani, e lo giudica.
Cìosì adempie e rivela Tunica e definitiva vittoria della sua grazia fedele sui
peccati del mondo. Lasciando che il
Figlio, nato ebreo, muoia sulla croce
come re dei Giudei e risusciti il terzo
giorno, giustìfica la sua elezione e fi
mantenimento d’Israele, e adempie
così tutte le sue promesse per il nopolo d’Israele. Al tempo stesso, fonda
così la pace fra gli ebrei e i non ebrei,
separati da un’inimicizia mortale.
Poiché ora è chiaro che entrambi sono uno nel peccato, entrambi vivono
unicamente per la grazia divina, offerta nella buona novella: Dio_ ha fatto maledizione quest’uomo unico e lo
ha magnificamente risuscitato per
compassione verso tutti gli uomini.
Questa maledizione mostra il giudizio di Dio su entrambi, particolarmente sugli ebrei, ma anche sui p®'
gani. Questa conclusione mette in
evidenza la potenza di Dio per la salvezza di tutti quelli che vi credono,
degli ebrei anzitutto, e anche dei Pii"
gani. W. Vischer
(Da II Falenr de ¡’.incieli Teslamenl »,
i(»l>. ÌU ss.)
3
9 marzo 1962 — N. 10
Questa nostra scuola
Scuola dd latino ~ Pierino va a scuola
In un precedente articolo abbiamo
cercato di delineare gli svilupipi della riforma scolastica in atto nella nostra scuola. Riforma conclusa per
quanto si riferisce alla scuola elementare suddivisa in due cicli. Riforma
in gestazione (travagliata!) per quanto si riferisce alla scuola media, diventata ormai parte integrante della
scuola d’obbligo.
Al buon Pierino, dopo la quinta
elementare, si aprivano, come è noto due vie: la scuola media (aristocratica-borghese - col latinorum) e la
scuola di avviamento, con i suoi vari tipi (scuola più o meno professionale senza latinorum). Ora, con la progettata riforma, questa divisione classista scompare: Pierino avrà di fronte a sè una sola via, un solo tipo di
scuola: la scuola media unificata.
Egli dovrà andare a scuola fino a 14
anni che lo voglia o no.
La soluzione, che idealmente appariva logica e buona, si è urtata in una
grossa difficoltà, nata dai presupposti
dottrinari di pedagoghi che hanno formulato il piano di riforma.
Chiunque legga la relazione introduttiva al piano della scuola, dell’onorevole Medici (già ministro dell’Istruzione, poi ministro dell’Agricoltura, attualmente ministro della Riforma burocratica), le circolari dell’on.
Bosco (già ministro deH’Istruzione; attualmente ministro di Grazia e Giustizia). nonché le varie relazioni ed
analisi della riforma, è colpito dall’insisteiiza sul concetto dell’assoluta libertà della facoltà di invenzione dei
nostri ragazzi: ESSI devono scoprire lutto.
Con la sua fantasia, Pierino scopre
il mondo che lo circonda, le leggi
che lo reggono; nessun maestro ha il
diritto di iniiporre il suo modo di vedere con le regole. Pierino è sempre
intelligente e deve arrivare a formulare lui stesso queste leggi come in
un gioco. In fondo la scuola c un
gioco e, giocando, Pierino deve imparare. Basta quindi con il vecchio si“sfema delle regole imparate meccanicauiente; e basta anche con gli antiquati maleolenti libri di grammatica.
&herzando e ridendo, Pierino deve
imparare il passato remoto di scindere, a mettere l’apostrofo al suo posto,
a non confondere troncamento ed elisione. Se poi non lo imparerà, beh!,
insomma, egli è un bravo ragazzo e
nessuno ha il diritto di « bocciarlo »,
(orrido vocabolo che è già praticamente scomparso dal linguaggio della
scuola elementare).
Il compito deirinsegnante è insomma quello di mettere Pierino nelle migliori condizioni di sviluppare la sua
facoltà di invenzione; scompaiono
quindi gli iniqui esercizi di grammatica, gli obbrobriosi temi di componimento (relitti fossili di un’antiquata
concezione autoritaria); anche i problemi devono ritirarsi; Pierino stesso
deve imparare a formularli da sè.
Concetto pedagogico non privo di interesse. e suscettibile di interessanti
applicazioni, SE... l’insegnante avesse
di fronte a sè dieci scolari ed un’attrezzatura scolastica decorosa. Ma i
nostri Grandi dimenticano il delitto
delle classi multiple e il crimine delle
aule oscure e l’indecenza di certa attrezzatura scolastica.
E dimenticano la VITA; la fabbrica, dove Pierino si troverà brutalmente di fronte alla spietata realtà della
selezione ; quella selezione cha la nuova riforma volutamente ignora e condanna. La lotta per resistenza, nella
finale prevale chi è più forte, più preparato culturalmente, cioè, oggi, tecnicamente.
E come sempre, in Italia, è sorto il
grosso, vecchio e, diciamolo pure,
stucchevole problema del latino.
Il latino, base e coronamento di
quel liceo classico a proposito del quale è stato scritto... « i giovani frequentanti il liceo classico debbono costituire ormai la élite intellettuale chiamata a custodire la continuità spirituale della nazione di fronte al nudo
e intransigente tecnicismo imperversante nelle masse ».
La nuova scuola media unificata
non ignora il latino, ma non gli rico
Con vero rincrescimento siamo costretti, anche questa settimana, a rin
viare molto materiale. Raocomandiamo ai corrispondenti la concisione!!
red.
nosce più il valore assoluto ed unico
di materia formativa; e riteniamo che
i riformatori abbiano su questo punto iperfettamente ragione. La matematica è altrettanto formativa quanto il
latino, per non parlare della storia.
Purtroppo, in Italia, si è identificato
troppo spesso indirizzo umanistico
con insegnamento arido e nozionistico di un latino morto.
Chi ha sperimentato l’insegnamento gretto e sipietato di aridi elenchi di
verbi, di frasi tecniche dell’arte militare, di sbalorditivi esempi di bello
stile, può comprendere il turpiloquio
nato dal fiorito eloquio di Cicerone!
Che senso può avere, oggi, lo studio
mnemonico di versi di Fedro o Tibullo, in latino, da parte di ragazzi di
12 anni, che tribolano a spiegare una
poesia di A. S. Novaro?
Nel primo anno della nuova scuola
media Pierino non avrà più da tribolare col latino (e speriamo che questo
sia già nel prossimo anno scolastico)!
Imparerà l'italiano (speriamo).
Insomma la riforma vuole una scuola col latino, non più una scuola del
latino; non più una scuola dove tutto
(italiano, storia, geografia) è sistematicamente ed assurdamente sacrificato
al latino: al latino di Cicerone, che
non sarà neppure più la lingua del
Concilio ecumenico, dove sarà signore il latino ecclesiastico!
Quando si pensi che il 70 per cento dei ragazzi sottoposti all’obbligo
scolastico non continuerà gli studi
classici, è lecito domandarsi quale senso possa ancora avere l’ostinata battaglia in favore di un latino al quale
nessuno di questi geometri, ragionieri, iperiti si avvicinerà mai più! (Non
so quanti insegnanti della scuola elementare. medici e matematici abbiano
continuato rapporti di confidenza coi
loro classici!).
La riforma non nega l’utiilità del
latino; anzi, prevede che chi lo vuole
studiare debba esser in grado, in 111
Media, di fare un componimento latino: gli rifiuta l’esclusività della qualifica di « formativo ».
Ma su questo concetto bisognerà
che noi torniamo ancora, per analizzarlo.
L. A. Vaimal
22 febbrcHO.
”.. la commission nommée pour procéder à Texamen de quatre personnes
proposées pour exercer la
charge d’ancien des quatre quartiers de X. Y. Z.,
vacants p«r la mort ou la démission de leurs titulaires, est arrivée au résultat qu’elle consigne dans
les lignes suivantes: ayant d’abord établi que l’epître à Tite serait le texte sur lequel rouleraient les
questions à poser, Pons Barthélemy de Barthélemy,
nommé pour être ancien du quartier de X, a répondu aux questions sur le péché, la foi. J’oeuvre du
Christ et les signes auxquels on reconnaît une vraie
foi, d’une manière très satisfaisante; sa connaissance
intellectuelle et expérimentale de la Parole a paru
très réjouissante; la commission est heureuse de
l’admettre à la charge pour laquelle il est proposé.
Pons Barthélemy proposé pour ancien du quartier
de Y, ayant répondu aux memes questions d’une
TA CCUIMO
di Giorgio Tourn
manière mmns exi^irnte
mais suffisante pourtant, a
été admis avec des encouragements à s’occuper des
sujets qui ont rapport au
salut avec plus de dili
---- gence...
Tron Jean-Pierre, proposé pour le quartier de
Z, ayant paru très faible aussi bien pour la lecture
des Saintes Ecritures que pour l’intelligence des
doctrines les plus nécessaires, n’a pu être admis
encore, et a été en conséquence invité d’una manière pressante à faire des efforts ^pour combler les
déplorables lacunes dénotées par son examen.
Connaissance a été donnée aux candidats des résolutions prises par la commission d’examen soussignée, et la prière a terminé la séance ainsi qu’elle
l’avait commencée. L’an 1861 le 28.ème jour du mois
de Novembre. Les membres de la Commission...”
{Estratto dal « Registre des Délibérations du V.
Consistoire de Massel »).
Con i nostri emigrati nella Svizzera orientale
Limiti e possibilità di un'opera che si va potenziando
La vasta apera di penetrazione e dì difiusione delLEvangelo tra gli immigrati
italiani nella zona ohe ha al suo centro la
città di Zurigo prosegue con ritmo metodico e al tempo stesso dinamico.
.\niniatrice la comunità evangelica di
ligua italiana di Zurigo, nella quale collahorano - in imo spirito di profonda comunione fraterna — elementi svizzero-tedeschi ed i migliori rappresentanti della
in ()<!e«ti a ein igria z i on e evangelica i taliana.
Ambiente aperto Ira gli italiani: pronti
a ricevere pubhiliazioni, a in.avolare la
1 onversazione sui problemi della fede e
tlella vita sociale, ad acceitare inviti a
culti ed a conferenze, propensi, spesso, a
servirsi dei primi approcci per un appoggio in vista di un posto di lavoro, di umi
migliore *isleinazioiie logistica... Ed al tempo stesso, amhicìUc straordinariamente povero. nella sua formazione spirituale, inlellettual % sociale... Un analfabetismo biblico... e cristiano pauroso... frullo della
secolare diseducazione ealluìicu del popolo italiano (,e dei poipoli latini in genere...) Incapacità iniziale ad intendere il
mesisaggio evangelico, oltre i limili delle
processioni, delle sagre paesane, della «ma
già del Sud», ideile siipenslizioni unite allo
scenici'snio fondaineniale di nostra gente.
Vengano in tetra di c^mìgrazione gli «irenici» ad oltranza, i «nostalgici)) di paramenti, procesdoni c liturgie imponenti a
( onslalare «de vlsn» il valore spirituale delresportazione di masse cattoliche nel centro-Europa... Si dissolveranno i fumi nostalgici, si rìpresenlerà attuale, urgente il
LA PROVVIDENZA
e il 3° Comandamento
Nola - Pregliifimo gli eventuali lettori
cattolici di queate righe di avvertire che
il comandamento indicato nel titolo è quello che la Chie^m Romana inilicn come secondo.
Dunque, eerivetido dei Va'Idesi ehe « da
oltre sette secoli » (diicianio pure otto) vivono in allcune Valli del Piiierolese, il
Vescovo di Pinerolo Ita detto testualniente
die essi vi sussistono « per niisterioso disegno della Divina Provvidenrza ».
’ C’è dii si è subito raillegira'.o di questa
«■ausale. Avrei desiderato di rallegrarmi
anch’io, perchè in fin dei conti quella con.
slatazione è importante, non solo per colui
die l’Ila fatta (e che lo onora), ma anche
per i Valdesi stessi qualora taluno di essi
avesse aneora dei dubbi sulle motivazioni
soprannaturali della sopravvivenza del suo
poipolo, o seinpliiceiiiente sulla legittimità
religiosa del binomio popolo-diiesa — oggi respinto dai lienpensanti — o .sulla legittimità morale della famosa « diifesa airmata » dei Valdesi perseguitati!
il fatto è, purtroiupo, die il pensiero
corre — assai più sveltamente <lie non si
vorrebbe — ad analogie storiche recenti c
meno receaiti. E quelle analogie dicotto,
a gran voice, che se la Chiesa cattolica par.
la di Provvidenza, qualdie... guaio ha ila
suocedere, o presto o lardi! Proprio cosi.
C’è qualbuiio, fra i lettori anziani di
questo giornale, che nom ricordi 1’« uomo
della Prowidenaa » imiperversante per 20
anni sulle sorti del nostro Paese?
Parlare della Provvidenza è iierciò, nel
liniguaggio ufficiale dell’alito clero cattolico, che per la sua infallibilità e. per il
suo magistero non dovrebbe a rigore farle
frequenti ricorsi, ititi argomento a doppio
taglio, e soprattutto — non se n’abltia a
male il lettore cattolico — facilmente soggetto a strani capovolgimenti. Non sarei
infatti alieno dal ritenere die, in casi di
quel genere, il termine di « Prowidenaa »
non sia gran che diverso da questi altri:
« diavolo », o « Maligno », o che so io.
Esagero? Ma 1’« uomo della Provvidenza »
non si rivelò col tempo per 1’« uomo del
diavolo », o giù di li?
E i Valdesi? Se dovessero un giorno rivelarsi... Beh, lasciamola là. Ma è indubbio che non tutti i complimenti e le cortesie di cui il popolo e la Chiesa dei Valilesi sono oggetto di questi tempi, sono
sint'cri, scnz’oiubra di tloppiezza. Che dia
mine! .11 linguaggio dei politicanti e d'egll
opportunisti lo conosciaino lutti, vero?
Ma per lomare... alla Provivideinza, ritengo ohe l’umiltà (anche questa è una vir.
lù cristiana) dovrebbe Irattenere i cristiani dal valutare gli eventi che li concernono, in termini di « provvideinziaJtà »
(l’«uomo della Provvidenza» dianzi aecennato parlava dei suoi tempi con grande
abuso del termine « scot ico ». S’è visto di
che storia si irattesse). Per avvenimenti
che provvidenziali non sono, o <he lo sono
solo per qualche fortunato mortale, l’uso
dei terminii amzidetti è senz’altro «la rigettare, specialmente poi «jtiando non hanno
nulla elite vedere con Fonerà di Dio nel
mondo (la sua grazia). A me sembra die
questo spendere e spandere dapperlucto il
vocabolo <( provvidenziale » (e il suo sostantivo) sia nient’al'tro die una variante
moderna (dogmatica?) «Iella ben no'la infrazione al 3» comandamento, il quale suona. per i «attolici come per i protestanti,
« non nominare il nome «li Dio in vano ».
E s’intende; non noJiiinare la Prowidenza di Dio in vano. Se Esstt c’è, la sentiremo ben I-.resto, nel suol miraihili cffei:i.
Siamone grati ! Ma non lobbiaino piegarla alle nostre voglie, nè accomodarla ai
nostri progetti, non attaccarla al «wro «lei
nostri succes.si. Non si sa mai. Audie l'Avversario «li Dio fa «lei miracoli; e il suo
trucco più ignobile (e meglio riuscito) è
proprio quello «li far cre«lere «he egli .sia
al servizio «lii Dio.
E — ancora una volta — i Valdesi sono
essi veramente l’oggetto delle diapeusazioni misteriose della Provvidenza, cioè
«( provvidenziati » (come si direbbe « mutuali »)? o sono piuttosto «lei « prowidenzialisti » (ossia dei tests della Provvwlenzal? Dopo le ricorrenti celebrazioni del
XVII febbraio, ho paura die un solo lettore del giornale eia d’accordo nel rispondere con una risposta die non eia conformista: Giorgio Tourn! Ma non imporla:
il problema «leve comunque essere poeto
— iper esser risolto, non sul piano degli
epiteti e «lei discorsi più o meno lusingatori, ma della realtà. Della realtà di
Dio, «’he ha posto a fianco a fianco, nel
mondo in <5ui ci troviamo — e questo è
veramente provvidenziale, me siam persuasi — i seguaci «li Pietro Valdo e l’eminen«
lissimo Vescovo di Pirnvcolo.
Teod. Raima
valore perenne delle esigenze di riforma,
che sono la ragion d’ev.seie della nostra testimouianza, della nostra «‘hiesa.
Perehì: quando l'Evangelo e- finalmente,
inteso (e ci vuole pazienza, e perseveranza,
e amore) il contadino lucano o calabrese,
la donna trentina o friulana, a.ssuinono una
nuova personalità con nuove visioni, nuove
esigenze, nuovo senso di responsabilità...
mentre pochi mesi prima sono entrati nelle nostre sale o nelle nostre chiese, ignari, disorientati, timorosi, guardinglii, ora
vivono la «gloriosa libertà dei figliuoli di
Dio», partecipano ai culli ed alle attività
con dignitosa coscienza, con severo impegno... sono stali modellati sullo schema
evangelico. Ci sono ancora molte, e gravi,
lacune, ma si sta atfermando mia vita nuova, che sui'cede al profondo travaglio del
umuiauumto di mentalità». Quando la chiesa è mUssionaria e conquistatrice è sempre
una chiesa ottiiuisla, tesa verso F’avvenire
«on fiducia, perchè ogni giorno sperimenta
la perenne vitalità del mes-saggio biblico c
la perenne presenza del Signore, che «aggiunge ogni giorno alla comunità «incili
che son sulla via della sitlvazioiie ».
Tra i molteplici avvenimenti, nelle mimiscole compagini evangeliche di lingua
italiana, che potremmo segnalare in questi ultimi tempi, inerita particolare consiilerazione il primo corso, attuato durante
tre mesi, in occasione della fine-settimana, in vista della formazione di qualificati
collaboratori. Era una necessità da lungo
tempo sentila, ma ora soltanto attuala, dopo mesi di ricerche e di colloqui.
Sotto la direzione del Pastore dr. E. Eynard di Zurigo, con la valida coUaborazi«jne dei Pastori V. Arsuffi, di Winterlhur e
S. Corda, di Zurigo e dell’Architetto G.
Semadeni, con Finlervento di circa 20 giovani iscritti si sono tenuti corsi di introduzione biblica, di esegesi neotestamentaria, di storia della Chiesa, di omiletica,
con esercizi pratici e con la finale paritecipazione del gruppo compatto (docenti e
discenti) all’attività evangelistica nel centro industriale di Winterthur: inviti per
le strade <xl alla stazione, larga distribuzione di stampa evangelica in italiano, in
spagnolo ed in greco, culti «li teslimonianza e di appello con brevi, vibranti messaggi, oltreché dei Pastori, dei nostri giovani provenienti dalla Lucania, dalla Sicilia, dalle Marche, dagli Abruzzi, dai Grigioni, dal Ticino... E con quanta visibile
attenzione, persino con coniimozione, gli
estranei italiani seguono la parola semplice, disardorna e pur tanto efficace dei loro
compagni lavoratori conquistati alla fede
di Cristo. E’ per loro tutti un’esperienza
nuova, sconvolgente udire dei giovani,
senza veste ecclesiastica ufficiale, parlare
delle realtà grandi della fede, «lelPevaiugelo
L’esperimento è stato cosi positivo che,
con deliberazione unanime di lutti i partcripanlìj i corsi conlinucratiiio, sia pure
in altra sede e su nuovi programmi.
La (( Casa famiglia » di Riidlingen, appartenente alla chiesa riformata di Sciaffusa, è stata sede ideale del uoslro lavoro.
Un gruppo di nuovi membri a Zurigo ha
fatto la sua pubblica professione di fede,
con gioia di tutta la comunità. Nei nostri
corsi per adulti, molti sono coloro che
partecipano alle prime lezioni. Ma sono
anche numerosi coloro che — per varii motivi — si stancano. Impegni di lavoro, di
lamigliu, lontananza intralciano la normale preparazione. Pochi sono coloro che perseverano fino al termine del corso. Tanto
più ci rallegriamo con questi fratelli e sorelle che si sono impegnali seriamente nella preparazione ed ora si impegnano nel
servizio. Ricordiamo i loro nomi e i loro
paesi «li origine per indicare la va.stità dei
contatti stabiliti dalla nostra coiminità ziirigana: Alvaro Buzzi (da Viterbo), Rosanna Felluga (Trieste), Iride Piazza in Hiimin
(Domodossola), Anna Ranni (S. Salvo!, Lucia Savelli (Brescia!. Scliwh'k-Cadonna Lina (Trento), Ines Toniassiiii (Pt'saro).
11 Consiglio ecclesiastico «Iella Chiesa riformata, organo esecutivo «lei Sinodo, ha
nominato il muivo Pa.sl««re dell’opera «li
lingua italiana nel Cantone, oltre l’opera
della città affidata alla comunità già esistente. 11 Sinodo ha deliberato, in «lata 28
novembre u. s., la costituzione ed il finanziamento di questo nuovo posto pastorale
ed il 29 novembre il Pastore J. R. Matthey,
attualmente a Vicosoprano, è stato designato ad occuparlo. Il suo insediamento
sarà effettuato all’inizio della prossima estate. Sarà in tal modo notevolmente potenziata l’opera in tutto il Cantone ; saranno
istituiti nuovi culli in varie località ed i
groppi più isolali potranno e.sser meglio
seguiti.
I culti a Zurigo riuniscono l’8()% dei
membri iscritti, nonostante le gran«li distanze e l’ora mattutina (le 9 a. m.) ed
alla S. Cena partecipa .sempre la quasi totalità dei presenti al culto.
II Consiglio di Chiesa svolge la normale attività di tulli i consigli. In più, nella
nostra condizione peculiare «li comunità di
emigrali, funziona Pufficio «li collocamento, il servizio telefonico di licerca di camere e «li alloggi, e l’ac«oglienza che mira
ad inserire rapi lamente i nuovi arrivali
nella compagine «Iella chiesa.
Limiti dell’opera: vastità del campo, da
Zurigo alla frontiera germanica; esiguità
di tempo, uomini e mezzi; società altament3 industrializzala con vita intensa e febbrile.
Ricchezza dell’opera : inesauribile potenz:i di Dio, che agisce attraverso alla «lebolezza dei Suoi strumenti; perenne vitalità
del messaggio evangelico, libero da scorie
c da tradizioni, dono di quel Cristo, che
è lo stesso ieri, oggi, ed in eterno, in Italia cd in Svizzera. Viator.
A centinaia di migliaia vengono dalla Spagna e dall'Italia
La Federazione delle Chiese Protestanti
e gli operai stranieri in Svizzera
Il problema dei lavoratori stranieri
in Svizzera è stato studiato dalla
Commissione sociale e dal Consiglio
della Federazione delle Chiese protestanti elvetiche. Un’inchiesta condotta presso le Chiese affiliate ha_ dato
una visione d’insieme sull’attività di
queste nel campo dell’assistenza c della cura d’anime.
In vista di un migliore coordinamento di ciò che attualmente si fa, e
per incoraggiare le Chiese che non
hanno ancora accordato un’attenzione sufficiente a questo problema, sono state previste varie misure. E’ rallegrante constatare che alcune Chiese hanno già preso delle iniziatiive
estremamente interessanti.
Il problema dell’alloggio si pone con
un’urgenza particolare. Bisogna notare con soddisfazione che un g;ran numero di datori di lavoro vegliano a
che la mano d’opera straniera sia he
ne alloggiata e che numerosi fornitori d’alloggi trattano come si conviene
i loro ospiti.
Ma si verificano altri casi spiacevoli, in cui le condizioni d’triloggio sono
nettamente deplorevoli e in cui si approfitta scandalosamente dei lavoratori stranieri. Speriamo che coloro che
portano il nome cristiano, nel nostro
paese, prenderanno coscienza delle
loro responsabilità nei confronti dei
nostri ospiti stranieri, che sono nostri
fiatelli senza distinzione di confessione o di nazionalità.
Siamo infatti responsabili davanti
a Dio di coloro che lavorano entro le
nostre mura e senza i quali l’attuale
espansione della nostra economia e
la crescente prosperità del nostro popolo non sarebbero possibili.
Il Consiglio deUa Federazione
delle Chiese Protestanti della
Svizzera.
4
pas. 4
N. 10 — 9 mwBo 1962
r
MASSEL
Les «■«léhrations du XVII n’ont p« avoir
cette année le caractère habituel; le vent
d’une violence inajecoutumée a empêché
tout d’abord d’allumer les falos le soir do
16, les enfant* ont ainsi été privées d'une
joie à bon marché, le»' fusées elles même
n’ont pu silloner le ciel et les pétards n’ont
pu être employés. Les cortèges ont naturellemeiN été font réduite, quelques enfants
et quelques personnes qui se défendaient
tant bien quel mal des coup de vent.
Au temple culte et méditation, les récitations ont encore été réduites à quelques poésies seulement. L’après-midi au
Keynaud les enfants ont récités quelques
dialogues et une petite scène historique.
L’assemblée d’église a été convoquée di
manche après le culte pour examiner quelques problèmes concernant notre cimetière.
La BIV di filial' Pei'osa
pei'
17 Febliraio
I dipendenti valdesi, riconoscenti
per raffermazione avuta nei ripiardi
della sottoscrizione del 17 Febbraio a
favore dei loro Istituti di assistenza,
ringraziano di cuore coloro che hanno collaborato e quanti, colle loro
generose offerte, hanno dimostrato
solidarietà verso chi si trova nel bi
sogno.
La sottoscrizione ha fruttato la
somma di L. 453.100 di cui: Direzione
RIV L. 100.000; Maestranze L. 353.100.
La somma è stata cosi d^tribuita;
Asilo dei vecchi, San Germano L.
86.000; Orfanotroflo, Pomaretto 64 mimila 100; Orfanotroflo, Torre PelUce
87.000; Rifugio Re Carlo Alberto per
incurabili. San Giovanni 93.000; Asilo dei vecchi. San Giovanni 36.000;
« Artigianelli valdesi », Torino 87.000.
Totale L. 453.100.
VILLASECCA
Nel tardo pomeriggio del 24 febbraio ii.
s., il pastore Gustavo Bouchard (in assenza
del pa.store titolare) Ita unito in matrimonio i giovani Oreste Peyronel e Rosini
Peyronel. entrambi del Trussan. Gli sposi
erano circondati da un numeroso gruppo
di parenti e giovani timioi. La Comunità
rinnova loro gli auguri fraterni e li segue
con un pensiero affettuoso nella nuova residenza in Valpellice.
11 culto del 25 febbraio è stato presieduto
dal Signor Aldo Varese di Torre Pellice.
che ringraziamo vivamente unitamente al
pastore Bouchard.
Inviamo pure un pensiero rieonOBoenite
alla maestra signora Rosa Gambino Gardiol
che durante questi mesi di insegnamento
ai Chiotti ha impartito ai hiimbi valdesi le
lezioni di religione. Da queste colonne le
inviamo l’augurio affettuoso degli allievi e
del quartiere.
L’Unione delle Madri ricorda alle unioniste che domenica 11 corrente, alle ore
14.30 avrà luogo a Ferrerò l’iuconlro con le
sorelle delle Unioni di Frali, Rodoretto,
Massello, Ferrerò per celebrare insieme la
giornata mondiale di preghiera. La liturgia di quest’anno è stata preparata dalle
donne protestanti dell’Uruguai. Le unioniste sono pregate di trovarsi alle ore 14 ai
Chiotti; il pullman potrà prelevare anche
le sorelle che si troveranno a Tro.ssieri c
al Fonte di Faetto.
rii
lUSERNA Sv GIOVANNI
SAN SECONDO
—' Alcune famiglie della nostra comunità sono state in queste ultime settimane
provate dal lutto: Griglio Susanna (Capoluogo) dì anni 84, il 3 gennaio; Paschetto
Fanny ved. Raymondo, di anni 83, l’8
gennaio; Fornerone Giov. Paolo (Ciabotl
di anni 73, il 6 febbraio; Rivoiro Guido
(Cavoretto) deceduto all’età di solo 4 anni, il 14 febbraio; Gay Ernestina ved. Griglio (Casanova) di anni 71, il 28 febbraio.
Rinnoviamo da queste colonne a quanti
sono stati colpiti dalla sofferenza del lutto
l’espressione della nostra cristiana solidarietà nel dolore e nella speranza della vita eterna che Cristo ha promesso a quanti
credono in Lui.
— La riunione quartierale del Centro è
stata presieduta il 24 gennaio dal doti.
Emilio Fattori di Luserna San Giovanni
che ci ha offerto una interessante conferenza sul Ghana.
La nostra riconoscenza ed il nostro grazie a questo valente medico che aperiamo
rivedere presto tra noi con diapositive sui
luoghi africani di cui ci ha parlato.
— La Filodrammatica dell’Unione Giovanile è stata ospite il 28 gennaio a Villar Pellice dove ha recitato una brillante
commedia che è stata lungamente applaudita da un numeroso pubblico e sabato 3
marzo ha ospitato nel teatro della Scuola
Umberto I la filodrammatica di Torre Pel
lice che ha aviilo calorosi applausi.
Ai bravi attori il nostro grazie ed il
nostro elogio per il meritalo successo.
— Sabato 27 gen. FUnioue giovanile ha
ricevuto la visita del signor Claudio Tron.
membro del Gomitato di Gruppo, il quale
ha rivolto ad un buon numero di presenti un messaggio sull’importanza e sulla
necessità del « ministero laico » nella nostra Chiesa. Un vivo ringraziamento ed
un rinnovato invito all’oratore di ritornare presto con altri interessanti messaggi.
— In occasione del XVII Febbraio abbiamo avuto ospiti nella nostra comunità
un numeroso gruppo di membri della
Chiesa riformata di Cannes, accompagnati dal pastore Monod e signora.
Abbiamo trascorso con loro due giorni
indimenticabili ed i nostri membri di
chiesa hanno avuto l’opportunità di manifestare ai fratelli e sorelle d’oltr’Alpe il
senso della loro ospitalità die lia veramente commosso.
Attorno ai falò hanno pure gioito con
noi un centinaio di fratelli torinesi die,
assieme ai fanciulli degli Artigianelli hanno voluto trascorrere la vigilia della grande festa valdese in questa diciottesima parrocchia delle Valli.
A lutti è stato olferlo dalla (iliiesa un
■simpatico ricevimento.
— Al nostro pastore Genre, in missione
per il periodo di nn mese tra i valdesi di
Marsiglia, l’augurio di iin lavoro proficuo
e benedetto al servizio di Cristo e della
Sua chiesa. d. g.
ROBA
-- Domenica 2S febbraio la comujnjtà ha
trascorso un simpatico pomeriggio nella
sala del teatro: due bozzetti, canti d’insieme e « a soli » trail'ti dalla raocolta di
« Spiritual Negro« », con accompaignamenlo
del piano e del flauto.
Ringraziamo molto le collaltoralriei della sezione cadetta : Lauretta Micol e Charrier Revel Emilia; ringraziamo il maestro
Bruno Marsura per aver preparato i cori
e gli « a solo » ; diciamo pure un grazie
al signor Bozzetto per la sua collaborazione. .Siamo lieti di aver trascorso insieme alcune ore e di aver apprezzalo lo
sforzo di coloro che ne hanno avuto la
guida. A tutti gli attori un grazie di cuore.
— Domenica 11 marzo il Fast. Franco
GìampìcicoM visiterà la comainità di Fomarelto : presiederà la Scuola Doinenicale, il
culto, l’Unione delle Madri e la gioventù.
Tutta la co-munità è i-ordialmente invitala
a queste riunioni. Alile ore 10,30 avrà luogo il cullo al Clol Inverso.
— Domenica »era 11 marzo in occasione
della venuta del Fastore GiampiecoH avre.
ino la visita delFunione Giovanile di Finerolo.
Le 17 Février
à Paris
— Ancora Ire carar.eri74.iche fisture del
nostro piccolo mondo valdese ci hanno lasciati, in queiste se.limane: il 21 febbraio
Slefìhen W. Allio clic era rilornato alle natie valli dopo 60 anni di residenza e di
felice lavoro negli Stali Uniti d’America;
il 2 marzo Giovanni Rivoir^ devcano degli
impiegati del nostro Comune che egli ha
servilo per oltre 30 anni come Messo Comunale e il 4 marzo 7 onimuiio Avico di
Ponte Vecchio richiamalo dal Signore dopo una carriera terrena di 2 anni.
Alle famiglie nel duolo ridiciamo la nostra viva solidarietà nel dolore della separazione e nella speranza della fede. j.
PERRERO - MANIGLIA
NAPOLI (via dei Cimbri)
— Il piccolo Silvio è venuto ad allietare
la casa dei coniugi Giovanni e Luciana
Pozzi. A loro, a Bruna ed a Loris, che
hanno accollo con gioia il frateUiuo, diciamo i nostri rallegramenti, augurando
ogni bene al neonato.
— Le prossime riumioni quarlierali avranno luogo ai Riuner i martedì 6 e 20 marzo.
Alle Fucine i mercoledì 7 e 21 marzo.
— Ricordiamo il culto alle Fucine della
terza domenica del mese, domenica 18
marzo.
— I festeggiamenti del 17 sì sono tutti
svolti con la massima regolarità e con
buon esito, grazie all’impegno di insegnanti, coneistoro, giovani e Unione delle
Madri. La nostra riconoscenza va a quanti
lianno portato la responsabilità maggiore
deiForganizzazione di queste manifestazioni.
— Un grazie sincero aìi’anziano Aldo
Tourn che ba presieduto il culto di domenica 25 febbraio, in oecasione di una breve assenza del pastore.
— Esterina Rivoira ha accettato di svolgere l’opera di nionitrice per il gruppo
rimasto « orfano » a causa della partenza
di Adolfo Rivoira, richiamato alle armi.
A quest’ultimo, ohe ai trova attualmente al
CAB di Bra, ed a Remo l erdoia che e
stato tra-sferilo aill’aeroporlo di Gorizia,
va il nostro pensiero affettuoso.
— n 2 febbraio, nel tempio di Maniglia,
è stato celebrato il funerale della nostra
sorella Ida Poet nata GtUgou, di Clùabreno, deceduta all’ospedale di Pomaretto,
dopo lunate soffereuze all’età di anni 67.
— Domeuica 18 febbraio nel tempio di
Ferrerò è stato celebrato il funerale delia
nostra sorella Maddalena Peyrot ved. Ferrerò, del Saretto di Faetto, deceduta alla
età di arati 91 all’ospedale di Pomaretto.
Alle famiglie provate da questi lutti rinnoviamo l’espressione della nostra profonda
-simpatia.
— La celebrazione del 17 febbraio — a
causa degli incendi sviluppatisi in vari
punti delia Valle e che al mattino preao
destavano serie inquietudini ed hanno impegnato a lottare contro il fuoco le persone di parecchi villaggi — non Ita potuto
avere tutto il suo svolgimento normale e
la partecipazione al culto commemorativo
era parzialmente ridotta. Il gruppo eorMe
ha recato 41 suo buon contributo ed i
bambini di Perreyo hanno svolto il loro
programma di recite e di cauti molto apprezzali, mentre i bambini di Maniglia non
erano potuti scendere. Assenti a causa degli incendi i nostri graditi ospiti di ogni
anno il Sindaco ed i Comandanti le stazioni dei Garabiinieri e della Forestale.
Cessati il fuoco ed il vento impetuoiso,
tornata la serenità, il 18 abbiamo avuto
il nostro pranzo che quantunque fosse stato rinviato di un giorno, ha riunito un
buon numero di commeusali. Era ospite
nostro il Sindaco sig. S. Tessore, assenti
invece a causa di im altro incendio i Comandanti le stazioni dei Carabinieri e della Forestale.
In ooeasione della celebrazione dell’anniversario dell’Bmancipazione un buon
gruppo dei nostri giovani ha otierlo alle
famiglie della eomùnilà un pomeriggio c
due serate familiari molto gradite ed apprezzate in cui hanno dimoelrato quanto
possano il loro studio e la loro attività
veraimente encomiabili. Ad essi tutti che si
sono cosi lodevolmente imiiegnali la sentila riconoscenza della comunità.
La festa del 17 Febbraio
17 Febbraio. - A eomineiare dal 13 febbraio gli aulotramvieri napoletani avevano
inizialo uno sciopero « a singliiozzo », culminato in sciopero totale di 24 ore nella
giornata del 17.
Le signore componenti il Comitato dei
festeggiamenti per la nostra Comunità erano perciò, e a ragione, molto preoccupate.
Per la cronaca, il Comitato era così composto: presidente, la moglie del Pastore; le
signore Antonietta Maida e Fernanda Fiorio, rappresentanti rispettivamente FU. F.
e il Consiglio di Chiesa; le signorine Elisa
Tomaselta e Lucia Buccliieri, la prima in
rappresentanza della Comunità in generale
e la seconda per FU. G. Varie altre persone di buona volontà affiancavano il Comitato per la migliore riuscita del buffet e
del trattenimento. Tutto sembrava andare
per il meglio: grande affluenza di dolci,
numerosi ì premi della pesca gastronomica
e dì quella destinata in modo particolare
ai ragazzi, bellissima la grande torta tradizionale con lo stemma valdese, destinata ad una lotteria, ma la totale assenza dei
mezzi di trasporto in una città come Napoli non agevolava certo l’afflueiiza dei visitatori.
Nonostante questo grave inciampo il numero degli amici che non lianno voluto
mancare alla nostra festa è stato discreto,
e siamo loro tanto più grati.
Mentre i dolci del buffet sparivano, la
pesca gastronomica segnava un « lutto esaurito », come pure i numeri della lotteria
della « torta valdese », l’allegria e l’aniinazione regnavano nei nostri locali.
UN A,P»pElsLO
dàa Cevi^noléa
— Dpmenica 11 marzo alle ore
14,30 nel tempio di Ferrerò avrà luogo la riunione per la giornata mondiale di preghiera. Saranno con noi
le Unioni di Frali, Rodoretto, Massello e Villasecca. Tutte le sorelle della
comunità sono caldamente inritate
ad intervenire a questa riunione.
A Cerignola (Foggia) è stato aperto, da alcuni mesi soltanto, un ricreatorio per bambini dai 4 ai 6 anni. I
nostri bambini sarebbero lieti e grati
di ricevere giocattoli ed ogni altra
cosa utile e adatta alla loro età. Inviare a : Carmen Trobia — Chiesa
Evangelica Valdese — Piazza Castelio 17 - CERIGNOLA (Foggia).
Un lettore, da Firenze:
Caro direttore. f
...apprezzo la st-rietà con cui dirige il
giornale, per quanto (mi consenta questa
piccola censura!) non condivida sempre
determinali accenni sn questioni che attengono alla materia po-litiea. Soprattutto
non ritengo conformi a giustìzia e verità
certe allusioni, anche esplicite, alla « Resistenza » (ai suoi « valori », eie. etc.) perchè ritengo di conoscere molto meglio di
I.ei (mi scusi l’arroganza) che cosa fu e
perchè nacque e si alimentò quel fenomeno che io considero « antirisorgimentale »
e non il « secondo risorgimento » come sì
vuole ora affermare.
Ma il discorso sarebbe troppo lungo e
arduo, e questa lettera non vuole essere un
« litigio », lutt’altro!
...Forse io ragiono da vecchio e non so
stare « à la page ». Ma Le assicuro che non
1-) faccio per «conformismo»! Opino anzi che se di confornii.smo oggi sì deve parlare, questo va riferito a chi « si butta » a
sinistra, sempre più a sinistra. Siamo o no
in tempo di «svolta »?!?
Mi scusi, e creda che « malgré toni » sono uno dei Suoi più affezionati lettori...
A. L.
notti, raccolti in grotte per meditare la
Parola e pregare iusiemte. Guardairado <liici
quadri qualicoisa mi colpì aielllo «guardo di
quelle persone, e non potei fare a meno
di pensare che in mezzo a loro veiramente
c’era la preseniza di Dio e che il suo Spirito animava i loro cuori. (...) Abbiamo
uniche potuto ammirare un quadro in minialnra, che raippresenta una famiiglia raccolta per il culto serale, con la Bibbia
aperta davanti al caipo-famiglia, e tutti attorno a lui, mentre uno vigila se non giungano vlisitailori indesiderati e pericolosi.
Questa poteva essere anche la tipica famiglia valdese, ilanti anni fa’... E ora penso
che nelle Cévennes come nelle Valli Vaidesi possiamo ripetere in -coro: « Eaprìt,
qui les fis vivre, randme leurs enfanils,
polir qu’ilis «aohenl les. suivre»; poiché
questo ci è iiecessitrio. A noi il volere, a
Dio il potere. M. B.
Occhio e croce, la ” svolta a sinislra. ”
italiana non pare così travolgente, e ai
"rossi” convinti, la posizione della parte
incriminata degli evangelici appare di un
roseo quanto mai acquoso... Che ci sia comunque da vegliare contro il conformismo
anche da questo lato, ne siamo convinti e
¡’abbiamo detto più d’una volta; e abbiamo anche cercalo, almeno, di non dirlo
soltanto. Sappiamo che si è fatta molta retorica sulla Resistenza — talvolta dai suoi
uomini migliori — ma questo non toglie
che siamo profondamente convinti che essa
è stala il secondo risorgimento, e che la
chiesa in troppo scar.sa misura vi ha parte
cipato (e vi partecipa) lievitandola. Grati
per la cordialità, la ricambiamo di lutto
Liiore. red.
Coiinnie tous les ans, le 17 février ftil
commémoré à Paris oliez Madame L. Aippia. La « bonne Dame » des Vaudois de la
capitale française. Nous étions là, une
soixantaine, représentants toutes le® vallées, réunis dans ce salon ou régnait une
ambiance détendue et sympathique. Lors(]UP nous fumes assez nombreux Madame
Aippia lût les lettres des amis aihsents et en
IiarticuUer celles de Messieurs Vicari et
Gliiavi.
Ensuite Monsieur Friedel présida le culte où il exhorta l’aseistance à «e souvenir
de la Foi de nos ancêtres dans leur lutte
pour obtenir le droit d’aimer Dieu librement, et par les cantiques cliantés en fran.
çais, chacun sentit revivre cette Foi. Puis
Madame Béatrice Appia nous paria longuement de l’origine des Vaudois dans les
temps les plus reculés. La réuuioin se cointinua, selon la tradition, autour d’un Iruffet ou chacun se souvenant de soai patois,
parla par petits groupes des siens, de sa
maison (son ciabol) qui attend là-bas.
L’après-midi se termina et tous s’en
sont allés, souhaitant se retrouver au prochain 17 février chez Madame Aiipia. Si
Dieu le (lermet.
Una lettrice, tía Torre PelJice, ricordando — in occasione della discussione Cévennes-VaUi Valdesi e della ’’festa valdese” —■ un recente ”pellegriimggio” nelle Cévennes:
...Siamo Iter,nati a Aligues Mortes, dove
sorge la Tour de Conslauice, e sotto la
guida del pasit. Bastían, che ci ba narrato
le vicende storièlle erobbe, tanto simili
alla storia valdese, ci siamo raccolti in
pregliiera c abbiamo cantato e le nostre
voci risiiouavauo in modo veramente emozionainte in quelle mura deserte, facendo
vibrare i nostri cuori di un’impressione
nuova, che toccava anche i più indifferenti; specie cantando il ritornello della Cévenole, e sentendo il desiderio espiresso in
quelle parole : « Esprit, qui les fis vivre,
ranime leurs enfainilks, pour qu’ils sachent
les suivre ». Poi il Musée du Désert, punto .saliente delle Cévennes, meraviiglSosamente pieno di ricordi di un passato glorioso. Tante e tante coise ci sarebbero da
dire. Ma quel che più mi ha colpiito sono
stali i 'magnifici quadri, che rappresentavano le adunanze segrete di quegli ngo
Alle 19, il pastore Cielo, chiesto e ottenuto il silenzio, iniziava la sua allocuzione
sull’argomento « Alcuni giudizi sul popolo
valdese da parte di nemici ed estranei, nel
corso dei secoli passati ». Alcuni giovani
della nostra U. G. hanno letto a turno questi giudizi di prelati e inquisitori, oltre ad
una bella poesia di Ada Metile e infine a
una pagina di Edmondo De Amicis, tolta
dal suo noto volume « Alle Porle d’Italia ». Così si è chiusa quella che chiameremo la eommemorazione profana del 17 febbraio; l’incasso, anche se non ha raggiuiito la somma dell’anno scorso, è stato soddisfacente e sarà versato interamente nella
sottoscrizione per la Rinunzia.
La domenica 18 febbr., al culto delle
ore 11, si è svolta la commemorazione religiosa della nostra festa. Erano presemi
quali graditi oppiti: il pastore luterano con
la Signora, il pastore battista di Pozzuoli
e i rappresentanti delle Chiese Metodiste
di Napoli e Portici e dell’Esercito della
Salvezza, il cui dirigente, maggiore D’Angelo, ha fatto pervenire una sua particola
re, affettuosa lettera di saluto e augurio.
Alla fine del Culto è stata celebrata la San
ta Cena e, per chiudere, tutta la Comunità ha cantato insieme il « Giuro di Si.
band ».
U. G. - A causa della partenza dell’ing.
L Pagliani, presidente, e delle dimissioni dei membri del Seggio dell’U. G.. Augusta e Emilio NittI, si sono svolle nuove
elezioni e il Seggio risulta ora eosì eumposto: Lucia Buccliieri, Anna Rosi e Gianni Sagripante.
Ai nostri cari giovani auguriamo un buon
lavoro e all’ing. Pagliani il nostro salmo
e auguri di ogni bene nella sua niupva residenza.
Visita gradita. - Dal 9 all’ll febbraiu abbiamo avuto la gradita visita di doe membri della Tavola Valdese, i pastori I’. \ .
Panasela e A. Sbaflfiì. Essi hanno avolo ini
cordiale colloquio col Consiglio di (il.iesa
e hanno presieduto i culti di ilomenii a 11
febbraio, sia nella Chiesa Valdese del Vomero che in quella di Via dei (iimbri,
Riugraziaimo di cuore i pastori Fallasi ia e
Sbaffi per la loro visita e per i loro messaggi. I . F.
caccia
pesca
AVVISI ECONOMICI
STUD'EIVTESSiA quindicenne prolcslanlc
francese ( Ardèclle) ceirca f ain i g li a coi- t el i ■
gionaria italiana per soggiorno au ¡xtir «li
6 sellimaiie; olire pari ospilidiià pct hhs
tanea, in epoca di stabilirsi. Scrivere a
Siig.na Evelina Pons, Via Ciakliiii -W. To*
rino.
DIPLOMATICO fraímese proleslaiile iena
per Londra manto e moglie oppure uomo
solo, servizio domestieo. Rivolgersi (.onsolato di Francia, Corso Stali Uniti 19. To
rino.
Dal ^cmo 26-2-62 riposano nel cimitero' di Torre Pellice le spoglie mortali della signora
Ida Piazza
ved. Lo Presti
Nel dame il triste annuncio, la sorella Alice ved. Tourn ed i familiari
desiderano ringraziare lo suore ed il
personale della Casa delle Diaconesse assieme alle persone che sono state vicinij all’E'jtinta negli ultimi anni, Direttrici, medici e infermiere degli ospedali valdesi di Torre Pellice e
di Torino', per la loro assistenza durante la malattia.
« Sorgi, risplendi, poiché la tua
luce è giunta» (Isaia 60: 1)
Desideriamo, tuia volta ancora, dare atto
a L’Eco del Chisone dell’alleggiameiito amiclievole e cordiale che ba assunto verso i
valdesi e i protestanti in genere negli ultimi mesi. Ritorna, con una certa frequenza, un notiziario ecuaiienico che è veramenle tale in quanto riporta non solo quello
che i cattolici fanno in campo ecumenico ;
ba dato aiinpio rilievo — caso piultoato raro in Italia — alla assemblea di Nuova
Delhi; sul numero del 10 febbraio, su
quattro colonne in prima pagina ha riferito
della conferenza del domenicano Le Guillou e del Moderatore Valdese 'SU tale Assemblea, al Circolo S. Fedele di Milano.
Viceversa, non ci pare molto azzeccato,
sul numero del 17 febbraio, l’aiocoslamento
dell’editoriale « XI e XVII febbraio », in
cui il direttore afferma die «come l’editto
del 1848 inserì i Valdesi nello Stato italiano a t>arità di diritti con gli altri cittadini,
cosi i Patti del Lalerano del 1929 liberarono i cattolici da quel disagio che su di
essi pesava do'po i fatti del ’70. Nell’nn
caso come nell’altro è stata co'inipiuta una
opera di riconciliazione e di pacificazione,
i cui frutti si sono falli sempre più abbondanti e preziosi ». Non riuisciamo assolutamente ad acicostare in questo senso le
due date: i Patti laleranensi sono un’ombra che grava pesante sul nostro paese —
e sulla Cliiesa romana (vi sono non pochi
cattolici che condividono con noi questa
certezza) — rappresentano la prima tappa
di un processo che a viste umane può anche apiparire una sapiente reconquista del
iwjlere in Italia (coronata da indubbio successo, anolie se discussa), ma che nella
proisipelliva cristiana ci appare chiaramente un eludere, da parte cattolica, quell’occasione, queU’appello alla conversione che
«i fatti del ’70» hanno rappresentato.
Possibile che un cattolico si senta a disagio se, in un paese, non ha una situazione
ili privilegio?
Le famiglie Ferrerò e Poet riconoscenti per le manifestazioni di simpatia ricevute in occasione della dipartita della loro venerata madre e congiunta
Maddalena Peyrot
ved. Ferrerò
richiamata dal Signore all’età di 91
anni, ringraziarlo- sentitamente quanti hanno voluto essere loro vicino in
occasione del loro lutto.
Ferrerò. 19 febbraio 1962
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
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