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ECO
DELLE min VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
Sellimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVII-N. 4R .ABBONAMENTI ( Eco: L. 2.500 per Tinterno Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis TORRE FELLICE — 24 Novembre 1967 1
Fna copia lire 50 Í L. 3.500 per reitero Cambio di indirizzo Lire 50 Auimin. Qaudiana Torre PeUice - C.CJ>. 2-17557 |
A CIISQUANTANISI DALLA '^RIVOLUZIONE D’OTTOBRE,,
Fede marxista e fede cristiana
Paul Tillifli ha scritto che il protestantesimo Jia tradito il proletariato e che questo c il suo peccato
più {iiave: lo ha tradito perchè è
stato incapace di comprenderlo e di
darjili coscienza di essere una forza
storica.
Proseiiuendo questo discorso,
R. Schaull ha detto che il marxismo, invece, è stato per il proletariato quello che il calvinismo è stato per la borghesia: nel senso che
l’uno e l’altro hanno dato rispettivamente a queste due realtà sociali
coscienza di essere parte attiva della storia.
Qualcuno dirà che queste due voci iirotestanti si limitano a considerare la lotta per Pemancipazione
deir uomo, senza esprimere una valutazione teologica. Certo, si possono e si devono dire molte altre cose
sul marxismo. Ma non si deve dimeni icare che Dio vuole che l’uomo
sia responsabile.
Ì: Ì! *
Nella realtà, quali sono i ’meriti’
che si possono e si debbono oggettivamente riconoscere al marxismo?
Come si è detto, esso ha dato al
proletariato coscienza di essere una
forza storica. Lo ha dato alle masse
operaie e contadine russe, cinesi,
come sta dandolo a quelle latinoamericane e vietnamite. E’ il marxisnm che fa reggere scioperi di sei
mesi ai metallurgici e ai minatori
delle Asturie, contro la polizia franchista: che scatena gli operai inglesi in uno sciopero a oltranza contro
il |>arere delle Trade Unions, dei
loro sindacati; che dà a milioni, forse, di negri americani una dignità e
una speranza. Non ci si faccia dire
quel che non pensiamo: tutti questi feiiomeni son lungi dall’essere
limpidi, il mondo non è diviso nettamente in Bene e Male. Ma la carica ideale e umana ilei marxismo
è lungi daU’essersi esaurita per il
fatto che nella grande nazione (e
satelliti) in cui si è affermato, è divenuto Regime. Il marxismo è la
religione degli oppressi. Nicola Berdiaev, il grande pensatore cristiano
russo, vissuto decenni in esilio in
Francia dopo la rivoluzione, fortemente critico nei confronti del regime comunista, ha però potuto scrivere: « Non s’addice ai difensori del
capitalismo accasare i comunisti di
negare la personalità umana e di
’disumanizzare’ la vita. L’era industriale e capitalista ha sottoposto
l’uomo alla potenza dell’economia
e del denaro, e i suoi adepti non
sono affatto qualificati per ricordare ai loro avversari che il pane non
è runica ragion d’essere dell’uomo.
La (¡uestione del pane, per me, è
una questione materiale, ma la questione del pane per il mio prossimo, per tutto il mondo, diviene una
questione spirituale e religiosa ». A
questo problema spirituale le Chiese non hanno risposto o hanno risposto male. E una nuova fede —
antireligiosa e antiecclesiastica, questa volta — ha cercato di colmare il
vuoto, e per molti lo ha realmente
colmato.
Tuttavia vi è un altro lato, meno
ajtpariscente, ma ancor più profondo, che dà al marxismo una validità
ilurevole, anche dove e quando è
superata la ’fase rivoluzionaria’ : il
marxismo ha aperto la questione
operaia. Se la lotta agli inizi, nelle
condizioni inumane contro le quali
si è impegnata, verteva soprattutto
su questioni sindacali di orari e di
paghe, la forza del marxismo è stata quella di avere avvertito in profondità il senso della ’rivoluzione’
industriale moderna : di aver com]>reso e affermato con passione e ri
gore che il lavoro operaio nei grandi complessi (ed è evidente che la
attività industriale andrà ancora
progressivamente accentrandosi) è
un lavoro essenzialmente diverso da
ogni altro, per le condizioni in cui
si svolge : tipo di lavoro massificato,
tempi assillanti di produzione, l’uomo ridotto a ’cosa’, a strumento,
pressione e condizionamento ideologico dell’ambiente, spesso sorveglianza quasi poliziesca (già oggi,
forse, e comunque domani il discorso potrà estendersi, con accenti diversi, aH’immenso esercito impiegato nella burocrazia statale, industriale, commerciale). E’ ovvio —
ma non sempre riconosciuto — che
questa situazione è tipica di ogni sistema capitalistico, si tratti di capitalismo all’occidentale o di capitalismo di Stato o di partito. E non va
dimenticato che ognuno di noi che
corre sulla sua utilitaria o anche sulla sua motoretta, avalla di fatto tale
sistema e ne vive.
Il marxismo ha aperto lucidamente la questione operaia. L’ha lasciata aperta.
^ ^
Tuttavia, con tutti i rischi delle
semplificazioni, con la difficoltà di
ridurre in poche righe un discorso
che dovrebbe essere assai ampio,
non si possono tacere i lati negativi
della concezione, dell’azione, della
, speranza marxista.
Non ci soffermeremo sull’involuzione subita dal marxismo che s’è affermato, il regime sovietico. Giorgio
Bouchard nelle pagine interne l’analizza con passione e senza illusioni. Certo, il generoso sistema democratico dei Soviet ha presto ceduto
aU’autocrazia staliniana e aU’oligarchia deU’apparato del PCUS; l’internazionalismo della protesta operaia si è ripiegato in egoistico nazionalismo sovietico, che ha portato in
passato Stalin a sostenere Ciang Kai
Scek contro Mao e che spinge
l’DRSS odierna a dividere il potere
mondiale con gli USA; la rivoluzione permanente ha dato origine a un
establishment come un altro, con i
dovuti sacrifici al mito del dialogo:
l’accordo FIAT-URSS e soprattutto
Kossighin in Vaticano, con quel che
seguirà. Tuttavia non sarebbe corretto giudicare un’idea in base alle
mancate o errate o imperfette realizzazioni: se si dovesse giudicare l’Evangelo in base alla vita dei cristiani e delle Chiese...
Ma qui veniamo appunto al nocciolo: l’accostamento fra l’ideologia
marxista e l’Evangelo non è casuale. L’ideologia marxista è una vera
e propria religione, di tipo chiaramente manicheo, tale cioè da dividere nettamente la realtà umana in
Bene e in Male. Una religione che
ha la sua verità: una concezione del
mondo capace di dare un senso alla
storia degli uomini e al loro travaglio; una dottrina dell’uomo: l’uomo collettivo, così inserito nella società da non poter più essere concepito se non in funzione di essa: allora il peccato umano, il solo vero
male, e il classismo; itna dottrina
della redenzione : la lotta di classe,
verso una società senza classi: una
redenzione intramondana, che non
attende la nuova creazione di Dio
balenata in Cristo, ma vuol creare la
nuova società dell’Uomo, con un
singolare ottimismo per il progresso della storia; e poiché guarda a
questo grandioso Fine, pensa che esso giustifichi i mezzi, qualunque
mezzo.
Il marxismo-leninismo, essendo
una religione, ne presenta le caratteristiche totalitarie; la sua lotta
antireligiosa, sebbene attualmente
messa un poco in sordina per ragioni strategiche, gli è connaturata: si
tratta di un contrasto di ’fedi’. Anche se r Evangelo non è per noi cristiani il documento di una religione, ma la vivente parola del Signore a tutti gli uomini, pensiamo che
non sia possibile accordare l’ideolologia marxista e la fede cristiana.
Paradossalmente, non è tanto la polemica antireligiosa a rendere insanabile questo contrasto (si potrebbe
anzi dire che la religione contro cui
lotta il marxismo è pure l’antagonista costante della fede suscitata
dall’Evangelo), ma proprio il carattere « religioso » del marxismo. E’
quindi biblicamente inaccettabile fare — com’è stato fatto —■ della Riforma del XVI secolo e della Rivoluzione d’ottobre due eventi e due
movimenti in qualche modo complementari, che devono trovare il
modo d’integrarsi per il bene dell’uomo e per la diffusione dell’Evan£elot « Dove sarà il tuo tesoro — la
tua fiducia, la tua speranza — la sarà il tuo cuore », ha detto Gesù. Il
cuore del cristiano e quello del marxista, nella misura in cui l’uno e
l’altro sono autentici, battono in
due direzioni diverse. Questo non
significa che non ci si possa valere
strumentalmente di un partito di
ispirazione marxista per agire nella
società, ma sarà arduo per il cristiano vigilare contro la tentazione
di questa « potenza » spirituale (come di ogni altra, certo), e comunque tale adesione, anche piena di
Giubilo a Mosca.
Vedere nelle pagine
centrali un disegno
storico e spunti di
riflessione su quest’avvenimento che
passato un po’ in
sordina da noi, è
pur stato fra quelli
decisivi del nostro
secolo.
riserve, non potrà mai andare da sè
Le sette hanno sempre puntualiz
zato gli sbagli e le colpe della Ghie
sa, accompagnandone la storia. Nel
l’ultimo secolo la messa in questio
ne più violenta ci è venuta da una
setta ’laica’, perchè non abbiamo
saputo capire al suo sorgere la que
stione operaia. Non pensiamo che le
sette — neanche questa — costituiscano un’alternativa valida all’Evangelo. Ma senza dubbio ci richiamano alla realtà disconosciuta dell’Evangelo. Dietro di loro c’è il Signore della storia, il suo giudice e il
suo redentore. GiNO Conte
Un do"~:umenlo allo studio del C.E.C.
Battisti dissidenti incarcerati neirURSS
Ginevra (soepi) — Un documento inviato
a U Thant, segretario generale delle N.U.,
e alle autorità governative dell’URSS, firmato da numerosi battisti russi, afferma che
oltre 200 battisti sono incarcerati nell’Unione sovietica.
Il documento, reso pubblico di recente
fuori deirURSS, afferma di emanare dai familiari di coloro che sono stati arrestati e
condannati. I firmatari e coloro che questi
difendono appartengono al gruppo battista
dissidente noto sotto il nome di « Gruppo di
iniziativa », che è in opposizione al Consiglio unito dei battisti cristiani evangelici,
che pure è ufficialmente riconosciuto.
Il CEC sta studiando tale documento. Siccome si preoccupa della libertà religiosa e
dell’unità all’interno delle Chiese-membri, il
CEC desidera stabilire un contatto diretto
con le autorità competenti nell’URSS e in
particolare con i dirigenti dell’Unione battista, 1 quali hanno chiesto che il documento fosse studiato e che ne vengano tratte le
debite conclusioni.
'iiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiKiiiimmmiimmiimi
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MEDITAZIONI D’AVVENTO
Chi è colui che viene 7
“E v’era fra le turbe gran mormorio intorno a lui. Gli uomini dicevano: È un uomo dabbene! Altri dicevano: No, anzi, travia la moltitudine,, (Giovanni 7, 12)
E' UN UOMO DABBENE!
Chi è Colui che viene? Chi è Gesù? E' la domanda
del tempo d'Avvento, ma è anche la domanda che in
ogni tempo è posta a ogni uomo. E' una domanda che
noi possiamo porre all'Evangelo, ma anche una domanda che viene posta dall'Evangelo a noi. Chi è Gesù? Le
risposte possono essere diverse e spesso tra loro contrastanti. Lo aveva previsto il vecchio Simeone, quando Gesù fu presentato al tempio: « Questi è posto a caduta e
a rialzamento di molti in Israele e per segno a cui si contraddirà » (Luca 2: 34).
A Gerusalemme, in occasione di una sua venuta, la
folla si mise a discutere intorno a Gesù. Gli uni dicevano : « E' un uomo dabbene ». Sì, certo, Gesù è un uomo
dabbene. Che cosa gli si potrebbe rimproverare? Che
male ha fatto nella sua vita? Nessun male, solo del bene.
Anche il ladrone sulla croce lo confessò dicendo: « Questi non ha fatto nulla di male », e poco dopo il centurione addetto all'esecuzione rese una testimonianza analoga : «Veramente quest'uomo era giusto» (Luca 23:
41- e 47).
Perciò quelli tra la folla che giudicano Gesù un uomo
dabbene sono certamente nel vero, molto più di quelli
che lo considerano un impostore.
Eppure Gesù resta fuori di questa disputa. Non interviene per dar ragione a quelli che lo giudicano bene e
torto a quelli che lo giudicano male. Anche le opinioni
più benevole espresse sul suo conto Gesù non le raccoglie. Perchè? Perchè non basta dir bene di Gesù? Perchè
anche i più favorevoli giudizi umani su Gesù restano infinitamente al di qua della sua vera identità. Dando dei
giudizi, anche favorevoli, su Gesù, noi manteniamo le distanze. Non è giudicando Gesù che entreremo mai in comunione con lui. Non è affidandoci al nostro giudizio che
capiremo mai chi è Gesù. Egli deve dirci chi è ; è alla sua
parola che dobbiamo affidarci per conoscere Gesù. E Gesù non ha detto: lo sono un uomo dabbene, ma ha detto : « lo e il Padre siamo uno. Chi ha veduto me, ha veduto il Padre » (Giov. 10: 30 ; 14: 9).
NO, ANZI, TRAVIA LA MOLTITUDINE!
Altri dicevano: «No, anzi, travia la moltitudine».
Nella tradizione biblica, sono i falsi profeti che « traviano il mio popolo con le loro menzogne » (Geremia 23:
32). Gesù invece è venuto nel mondo « per testimoniare della verità » (Giov. 18: 37). E la verità è che il popolo, con i suoi capi — ciechi guide di ciechi —, deve
ravvedersi e non pensare che si è figli di Abramo quando non si ha la fede di Abr*rmo. Il falso profeta non predica il ravvedimento, ma la grazia a buon mercato. Gesù
invece ha detto: « Chi vuol venire dietro a me, rinunzi
a se stesso, prenda la sua croce e mi segua » (Marco 8:
34). Come può un discorso di questo genere traviare il
popolo?
In realtà, secondo la testimonianza evangelica, Gesù
non ha nulla del comiziante, del demagogo, deH'arrufFapopolo. Anzi, ogni volta che Gesù si accorge che le sue
opere o la sua predicazione suscitano entusiasmo fra il
popolo, anziché fede, per cui il popolo si esalta invece
di ravvedersi, Gesù si ritira (Giov. 6: 15). Gesù non è
venuto per conquistare le folle: anche i Dodici, Gesù
non li ha mai considerati come una specie di guardia del
corpo, un gruppo di fedelissimi sempre intorno al Capo
e votati alla Causa fino alla fine. Anzi, Gesù preannuncia: «Sarete dispersi, ciascun dal canto suo, e mi lascerete solo» (Giov. 16: 32).
Gesù ha così poco traviato il popolo che, alla fine, è
rimasto solo lungo la via che doveva percorrere: nessuno era più con lui. Egli aveva detto: « lo sono la via »,
ma alla resa dei conti, nessuno ha voluto percorrerla con
lui. Gesù è la via, ma è anche l'unico viandante.
I timori di quelli che pensavano che Gesù stesse traviando il popolo erano dunque infondati : Gesù non ha
traviato nessuno, perchè nessuno ha preso la strada che
egli indicava e stava percorrendo.
Solo più tardi, dopo la risurrezione e Pentecoste,
qualcuno, ripensando alla via solitaria di Gesù in mezzo
agli uomini, dirà: Non è Gesù che ci stava traviando, ma
« noi eravamo... traviati » (Tito 3: 3). Non è Gesù che
travia il popolo, è il popolo che è traviato finché non imbocca la via di Gesù. Paolo Ricca
2
pa
ieri
uggì
"Otto
ore
//
In questo numero in cui si parla, in modo particolare, della rivoluzione socialista
deWottobre 1917 e del suo significato non
solo per il monda ma anche per la Chiesa,
proponiamo ai lettori questo brano scritto
da un nostro fratello in fede del secolo
scorso: ci si può qui rendere conto della
incomprensione che anche le Chiese evangeliche talvolta manifestarono nei confronti del mondo operaio e dei suoi problemi
— una incomprensione che, lo si voglia
o no, pesa gravemente sulla nostra storia
più recente, fino ad oggi.
Il partito operaio ha fatto affiggere sulle cantonate di tutte le vie di
Bruxelles il manifesto seguente:
« Lavoratori !
« Il 1" maggio prossimo gli operai di
tutti i paesi del mondo si dichiareranno in favore della giornata di lavoro ridotta ad otto ore.
« Non dimenticate, compagni, che
questa è una delle riforme più importanti. Con la giornata di otto ore, i
salari aumentano e d minuisce ii numero dei disoccupati. Con la giornata
di otto ore, voi avete otto ore per il
sonno e otto ore per istruirvi, per potervi prendere un po’ di divertimento.
Con la giornata di otto ore, voi divenite intelligenti e liberi; in luogo di
essere semplici istrumenti di lavoro,
ridiventate uomini.
« Con la giornata di otto ore, voi
conquisterete infine per davvero i vostri diritti che devono emanciparvi e
risolvere la questione sociale ».
Nei moti operai di questi tempi, due
scopi emergono quasi costantemente:
aumento di salario, e diminuzione delle ore di lavoro. Queste ridotte ad
otto, sembrano dover portare il gran
rimedio al gran male degli operai.
Non vogliam discutere cotesto rimedio
problematico, ma solo osservare che
vi sono padroni di fabbriche e di officine, che vi sono professori, artisti,
scrittori, giornalisti, ecc., che vi è una
numerosa categoria di persone, non
comprese nel termine ordinario di
operai, le quali, se vogliono vivere, o
solamente fare il compito che loro incombe, devono lavorare più di otto ore
al giorno e non pensano punto a diminuirle. Gli è per dire che queste otto
ore di lavoro reclamate dai dimostranti del 1° maggio, non sono altro che un
pretesto per dar luogo a uno sciopero
gigantesco.
(Da Italia Evangelica, Jel 26 aprile 1890).
Evangelizzazione
"Zaccheo, scendi presto, perchè oggi debbo albergare
in casa tua" (Luca 19: 5).
Nessuno in quel momento dà retta a Zaccheo che si è arrampicato su di un albero. Soprattutto nessuno vede l’anima sua, la sua
inquietudine, il suo desiderio di conoscere il Signore... Come l’uomo
conosce male l’anima (lell’uomo!
Zaccheo si è rannicchiato silenzioso sul ramo di un albero, ma
là, in quella posizione senza dignità sociale, lo incontra lo sguardo
di Gesù .
Zaccheo, scendi presto, perchè oggi debbo albergare in casa
tua". Soltanto il Signore si è curato di lui e lo ha capito. Ha veduto
il suo cuore pieno di preoccupazioni, ma senza luce, la sua casa ricca
di suppellettili, ma senza benedizione, il suo lavoro senza amore, la
sua esistenza senza fede, e perciò senza redenzione.
Che cos’è l’uomo che non è stato trovato da Cristo? che non è
stato toccato dalla speranza del regno di Dio?
Dopo la chiamata il Signore fa una richiesta che afferra Zaccheo
più profondamente: « Oggi debbo albergare in casa tua ». Il Signore
vuole albergare in casa tua, incontrarti là dove tu sei solito essere
solo con te stesso. Sulla pubblica via, nell’ufficio, nel luogo del lavoro, nella società 1 uomo diviene facilmente la carica che ricopre,
si può identificare con la funzione che esercita o con l’uniforme che
veste. Ma in casa si spoglia, torna ad essere se stesso, uomo, soltanto
uomo. E Cristo cerca l’uomo, non la carica, non la funzione, non la
classe sociale, non il partito. Cristo cerca l’uomo, perchè l’uomo è
perduto! Perciò vuole essere ricevuto in casa, qualunque essa sia:
ricca o povera o triste.
E la nostra predicazione cerca veramente con Cristo e per Cril’uomo e soltanto l’uomo? o non cerca talvolta, più o meno coscientemente, qualche cosa d’altro: i problemi politici, le strutture
sociali, la cultura, l’educazione, i valori morali e spirituali, o forse
anche 1 anima umana? Certo tutte queste cose sono manifestazioni e
valori della vita dell’uomo, ma non sono veramente l’uomo. Anche
1 anima non è tutto l’uomo che ha pure il suo corpo, la sua carne,
mai dimenticata da Cristo, troppo facilmente negletta dalla nostra
evangelizzazione.
Alla chiamata di Gesù, Zaccheo « s’affrettò a scendere e lo accolse con allegrezza ».
L’allegrezza è la vera risposta, la vera accoglienza. L’Evangelo
è una grande speranza e chi la riceve ha la gioia nel cuore. L’allegrezza è un segno più certo del sacrificio personale, più della rinuncia ad ogni cosa ed alla propria vita. Molti sanno affrontare privazioni e fare sacrifizi. Ma nessuno sa rallegrarsi con uno sforzo di volontà. La letizia nasce spontanea, incontrollata, limpida, quando si è
trovati da Cristo e lo si accoglie nella vita.
Questa non è storia antica, ma sempre contemporanea nella comunità cristiana. Nessuna crisi, nessuna convulsione del mondo può
impedire che vi sia allegrezza neU’anima, nella casa che riceve il
Signore e avverte l’imminenza del suo regno.
Valdo Vinay
sto
A ZURIGO
•iiiMiiimmimiviiMi
ÌN MEMORÊAM
Il pastore Arturo Vinay
Uno dei nostri Pastori emeriti ci
ha lasciati ed ha risposto all’estrema chiamata, il giorno 8 novembre,
dopo un soggiorno di cura all’Ospedale Evangelico di Torino.
Il Pastore Arturo Vinay era nato
a Vittoria, in Sicilia, nel lontano
1886. Consacrato al ministero pastorale nel 1912, aveva peregrinato come quasi tutti i pastori in varie sedi, prima di essere inviato ad Ivrea
nel 1926. In questa città e nella vasta diaspora canavesana, giungendo
fino a Biella, egli svolse il suo ministero durante più di vent’anni,
talvolta in circostanze particolarmente difficili, come nel periodo della guerra, incurante delle distanze
da percorrere anche a piedi, pur di
assolvere il suo compito di predicatore e di recare ai più isolati il messaggio delTEvangelo.
Arturo Vinay non era molto conosciuto nell’ambiente pastorale e, in
generale, in quello ecclesiastico, al
di fuori del suo specifico campo di
lavoro. Non era un frequentatore
del Sinodo, non partecipava attivamente ai dibattiti ecclesiastici a causa del suo temperamento e delle sue
idee in proposito. Era però dotato
di una bella voce e se ne servì per
una predicazione costruttiva e ricca
di contenuto. Per molti membri del
l’attuale corpo pastorale egli era un
estraneo e forse anche ua superato.
Apparteneva ad un’altra generazione, ma di queU’altra generazione
aveva certamente, e molto vivo, lo
spirito evangelistico che stimola il
pastore ad annunziare l’Evangelo ad
ogni creatura. Da pili di vent’anni
Arturo Vinay era emerito, con resi
lavoratori
impegnati nello studio
Pastore Ayassot, i Pastori Pier Luigi falla e Ermanno Rostan ebbero
modo di esprimere i sentimenti della Tavola Valdese e della Chiesa di
Ivrea (compresa la diaspor,a). In
ogni ministero pastorale ci sono delle vittorie e delle sconfitte; come
nella vita di ogni credente, anche
in quella del pastore appaiono i segni della grazia di Dio e della nostra fragile umanità. Per questo ogni
nostra esistenza ha bisogno di perdono e di speranza cristiana.
Scriviamo queste parole in memoria di Arturo Vinay, Pastore della nostra Chiesa. Pastore ed evanzelizzatore, per la grazia di Dio che
opera nella nostra debolezza.
Ermanno Rostan
La Scuola Media « Pier Martire Vermigli »,
istituita sotto il patronato delle chiese evangeliche di lingua italiana a Zurigo, è felicemente entrata nel suo quinto anno di vita.
L’inaugurazione dell’anno scolastico 19671968 ha avuto luogo il 21 ottobre, con la
partecipazione del Corpo insegnante, degli
alunni, delle rappresentanze di Enti evangelici, scolastici e consolari di Zurigo. Gradita
la presenza ed apprezzato l'intervento del
Ministro plenipotenziario dott. Giuseppe Meschinelli. Console generale d’Italia a Zurigo. La prolusione è stata letta dal prof. FranCO Ronchi.
Le lezioni avevano avuto inizio il 30 settembre e la presenza degli alunni delle classi II e III è stata unanime, sin dal principio. E questo un segno che gli alunni si
sentono uniti alla Scuola, che promuove la
loro elevazione culturale con vivo e fraterno impegno. Le iscrizioni alla prima classe
sono avvenute gradatamente fino a raggiungere il numero normale per le nostre aule.
Gli insegnanti, tutti altamente qualificati
e tutti consapevoli della missione assunta,
sono otto, quattro svizzeri e quattro italiani.
Gli alunni presentano una notevole diversità di età, di formazione e di origine : i più
giovani hanno 13 anni, i più anziani hanno
oltrepassata la quarantina...; alcuni hanno
appena terminato le classi elementari, altri
hanno lasciato dormire per oltre 20 anni i
libri e subitamente si sono destati ad una
esigenza di maggiore istruzione; provengono
da un gran numero di regioni italiane, specialmente meridionali;- la - Puglia raggiunge
il primato di iscritti.
Interrogati sulle ragioni che li spingono
ad assumersi un arduo impegno di 9 ore settimanali di lezioni, dopo la gravosa fatica
giornaliera e con i compiti da assolvere, quasi tutti hanno così risposto, sia pure con
espressioni diverse : « desidero capire meglio
i problemi della vita... desidero imparare a
farmi meglio comprendere dagli altri... desidero essere maggiormente al corrente dei
problemi della storia, della vita contemporanea, dei tanti problemi che la vita presenta a ciascuno di noi... ».
Gli insegnanti si rendono tutti conto della particolare s.tuazione. psicologica e pratica, degli alunni stessi, e la Scuola, grazie
a tale comprensione, è una famiglia di collaboratori : chi ha maggiormente ricevuto
dalla, vita trasmette la propria cultura e le
proprie esperienze a chi, nei giovani anni,
meno ha ricevuto, sia per l'arretratezza dell’ambiente sia per la immaturità degli alunni stessi. I contatti con un ambiente sociale
più sviluppato, più ancora rincontro con
persone che hanno preso a cuore il loro problema e le loro difficoltà, con animo del tutto disinteressato, hanno suscitato una volontà di elevazione personale, che non di rado
commuove gli insegnanti stessi. Molti infatti vengono a Zurigo tre volte alla settimana
La comn^emorazìone della Riforma
Cercansi libri
La Biblioteca della Facoltà Valdese
di Teologia cerca :
1) Pierre Gilles, Histoire ecclésiastique des Eglises Vaudoises - 2 volumi; Pignerol, 1881;
2) Bollettino della Società di Studi Valdesi, n. 103:
3) Opuscoli del XVII febbraio,
in italiano: gli anni 1937-1951, 1953,
1965, 1966; in francese: gli anni
1884, 1885, 1888-1908, 1918-1921.
Inviare offerte alla Biblioteca della
Facoltà Valdese di Teologia, Via Pietro Cossa 42, 00193 Roma.
•lenza atl Ivrea. L’ho conosciuto da
vicino per breve tempo soltanto,
nella sua vecchiaia, dopo un soggiorno comune all’ospedale. Era solo nella sua casa; la sua compagna
era morta pochi anni or sono e viveva nel ricordo di cose passate. Ho
avuto modo di condurlo con me alcune volte nella diaspora canavesana, in visita a gruppi di credenti;
era contento di rivedere luoghi e
persone conosciuti nel passato. Ed
ho COSÌ appreso come non poche
persone della attuale chiesa valdese
di Ivrea e della diaspora siano state
condotte alla conoscenza delTEvangelo mediante a l’evangelizzazione »
compiuta di Pastore Arturo Vinay.
Nel pomeriggio del 9 novembre
quelle persone erano attorno alla
bara del Pastore Arturo Vinay nel
tempio di Torino e ne rievocavano
la memoria con sincera riconoscenza. Dopo il messaggio biblico del
La Chiesa di Villarj Perosa ha goduto
quest anno di un privilègio raro: dinanzi ad
una numerosa assemblea è salito in pulpito,
per commemorare la Riforma, un Pastore
Luterano di Berlino e le ha offerto una forte
predicazione in corretta lingua italiana. I
presenti ricordano ancora distintamente l’assunto e la divisione del discorso perchè interessanti, diversi da quelli che si odono generalmente dai pulpiti moderni su questo ar.
gomento e soprattutto diversi da come ce lo
saremmo potuto aspettare da un Pastore Luterano :
Una conimemorazione odierna di Lutero,
deve tenere conto di questi tre elementi:
1. di ciò che Lutero ha sperimentato'
Lutero si è sentito perduto e ha capito che
la « Giustizia » che sola poteva salvarlo di
fronte a Dio, non era la propria, ma quella
di Cristo:
2. di ciò che Lutero ha capito: che la
giustizia di Cristo si trova attraverso allo
studio della Sacra Scrittura e che perciò è
necessario di far conoscere e studiare la Bibbia quanto possibile, di divulgarla e spiegarla ovunque e in ogni tempo;
3. di quello che Lutero non ha capito:
che la conversazione per cui egli era passato
la
re
altreltanto indispensabile per ottenere
giustizia salvatrice di Dio, vale a dire la
denzione operata da Gesù Cristo.
La conclusione dell Oratore fu quanto mai
coraggiosa e realistica: la crisi della cristianità. oggi, dipende dallo stesso malinteso di
Lutero : si dà una grande importanza allo
studio e si trascura la necessità della conversione. Basta per entrare a far parte della
Chiesa un attestato di cognizioni e lo stesso
basta pure per diventare Pastori e salire sul
pulpito. La sola possibilità di salutare riforma oggi, per la cristianità, è quella di rendersi conto di questo malinteso e di tornare
a predicare la necessità della conversione.
Il predicatore Germanico si riferì spe.sso
e chiaramente alla situazione del suo paese,
ma i suoi uditori capirono troppo bene come le sue parole avessero pieno valore anche per la nostra situazione in Italia.
Questo culto ha destato nei cuori una profonda risonanza perchè anche da noi, da
lunghi anni si ha Timpressione di un disagio tra la cultura e la pietà religiosa.
Ci consenta. LEco delle Valli, di inviare
al caro pastore Stolbreiter. titolare di una
grande chiesa di Berlino e membro influeii'
te della Società Gustavo Adolfo, un memore
da località vicine, con le complicazioni di
orario delle ferrovie e dei servizi tranviari,
e molti, al ritorno, varcano la soglia di casa
alle 23, con la prospettiva di un breve sor,no, che il lavoro quotidiano spesso già li
attende alle 6 o alle 7.
E tuttavia non si perdono di coraggio isono entus.asti dei loro modesti progres i,
conseguiti con molti sforzi e con non poc’ic
piLvazioni.
Chi. in Italia, desiderasse ricevere ma.'glori informazioni al riguardo, le potrà i.chiedere direttamente al Preside dott. E!'.^
Eynard - Manessestr. 66 — 8003 Zuri ,: .
Èà'n,.
Melantone suo amico, per es. no, — era e grato saluto.
Enrico Geymet
Una nuova
Scuola Matern
— Da lunedi 13 novembre ha iniziato • ’
sua attività a Bobbio Pellice, per intere^mento del Concistoro, una scuola materr.
La dirige Elnsegnante Marina Baridon:
bambini sono 18: 13 bambini e 5 bambir':
Essi frequentano la scuola ogni giorno, dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 16 e dalle voci
che abbiamo raccolto, sembra che la fi;
quentino molto volentieri! Auguriamo
questa utilissima attività il miglior succc'
ed accetteremo con riconoscenza ogni dot •
che ci venga offerto per perfezionare I io
trezzatura della scuola stessa. Un vivo gì i
zie alla, amministrazione comunale che acura il riscaldamento dell'aula ed al doma re (che vuol rimanere anonimo) il quale ’'i
ha fornito i mezzi per interessare sin : •!
primo giorno i bambini al lavoro ed al gio
— Sabato 11 nov. abbiamo invocato •benedizione di Dio sul matrimonio di ì
nogl.o Luigi (Bobbio centro) e Mondon Eraitca (Alloeri),
A questi sposi la Chiesa tutta rivolge
suo augurio fraterno domandando al Sigin
re d'essere sempre la luce e Tispirazione d'
questo nuovo focolare.
— Domenica 12 nov. nel corso del nostro culto abbiamo posto il segno del Paliti
sul bimbo Gönnet Vittorio di Italo e Granu
Marisa (Paulasset). Il Signore benedica sempre il bambino e tutti i suoi cari.
— Domenica 19 novembre abbiamo invocato la benedizione di Dio sul matrimonio
di Catcìln Lucano (Via Sibaud) e Berlon
Rosalia (Perlà).
Agli sposi, che si stabiliscono a Torino, la
Chiesa porge i suoi auguri affettuosi domandando ancora al Signore di circondare
sempre con la sua grazia e di accompagnare
con la sua benedizione questo nuovo focolare.
— Domenica 26 corr. nel corso del culto
è convocata Tassemblea di chiesa la quale
sarà messa al corrente della situazione in cui
viene a trovarsi la Chiesa di Bobbio Pellice
in seguito alla chiamala ad altro incarico
del suo Pastore da parte del Sinodo. Sarà
inoltre discusso il problema finanziario in
seguito alle decisioni assunte dalla Conferenza straordinaria del I Distretto la domenica
22 ottobre a Torre Pellice.
— La nostra Corale ha iniziato la sua atti
vità sabato 11 novembre. Il numero delle
voci maschili è quanto mai esiguo ed avremmo veramente bisogno ch'esso fosse accresciuto. Il nostro appello è rivolto a tutti.
Anche la nostra Unione ha inizialo la sera
dellTl novembre la sua attività con l’elezione del seggio e con Pesame di un piano
di lavoro e di studio. Anche qui il nostro
appello è rivolto a tutti i giovani di Bobbio onde con la loro partecipazione attiva
e responsabile rendano vivente questa attività. e. «.
SOCIETÀ' DI STUDI VALDESI
Doni in mem. del prof. Arturo Pascal :
Colleghi dell’ambulatorio MALF n. 6 del
dott. Enrico Pascal L. 25.000; Condomini e
inquilini dì Corso De Ga.speri 40, L. 16.500:
Lalla e Gino Conte. Torino. L. 10.000: N.
N., Milano, L. 2.800.
3
24 novembre 1967 — N. 46
pag. S
LETTERâ DAGLI ANTIPODI
Al cuore di una
diaspora oceanica
Papéété, novembre 1967
Cari amici,
mi decido oggi a rimettere in funzione « Radio Cocotier » ed a rompere
il lungo silenzio!
L’estate scorsa abbiamo potuto passare una quindicina di giorni in quello
che qui si chiama « il distretto », cioè
la zona dell’isola al di fuori del tre comuni costituiti. Per una volta siamo
fuggiti da Papéété al momento delle
feste del 14 luglio per non sentire tutto
il frastuono e per non dover fare i conti con gli ingorghi di circolazione di
quei giorni in cui tutta Tahiti impazza.. Abbiamo avuto il privilegio di potere' cos ; tuffare un po’ nella vita calma e serena di chi non è stato ancora
troppo toccato dalla « rivoluzione » attuale. Il fatto che una signora della
comunità avesse messo a nostra disposizione una casetta assai comoda
situata lungo un quieto humicello, a
pochi passi dal mare, ha reso l’esperienza anche più gradevole, dato che
non sempre le case locali sono adatte
ad un sogg'orno un po’ prolungato.
Avevamo persino la luce in casa, fornitaci da un gruppo elettrogeno! Insoninia un po’ di dolce far niente e di
voluto I.solamento per ritemprare le
forze. ^ ,.
Ma lu-.-sto e venuto il momento di
TÌprend<-'^e le responsabilità normali.
Durane-’ restate ci sono tante attività
stagi'^’'EÌ' (giovanili, ecc.) e soprattutto è o- lento in cui si mette a punto il nuamma invernale e si prepara il l'.inodo.
UNA
DI D
'rSA
""i Minati
Qv.sili-‘inno li Sinodo ha tra l’altro
deci f II V lare un secondo pastore
a > i\ Calsdonia) per intensifica oro tra i tahitiani di lag
giù «'-r- Tara anche delle visite regoigri li Tini delle Nuove Ebridi, dato e”’ -- loro numero non giustifica
pm en/a di un operaio sul po
gto '>'■ riiKi'ono che la nostra comunità
ave reato laggiù per due anni
ner i J ahiti al principio dell’anno 1 no e potrà riprendere le sue
re nilù qui
\ lem nto rallegrante constatât Iiooc Importanza crescente
che msce alla formazione che i
nc centi di teologia ^ ricevono
ne"‘T -noia pastorale e lo sviluppo assai ceriiiHiile del lavoro di quest’ultima.
p... -..-.pie voci e prima di tutte
qu -1 oiesidente Raapoto, si sono
iev!’TT nf>T- mettere in guardia contro
tro'''' ! ipgp'erezza nei confronti delle
setiT '’.TP adiscono sul nostro territorio che combatterle per combat
tevi « 1 Tiostri membri di chiesa devono ' T nere perche sono protestanti e,
a r e da questo, saper voltare la
schì-v,T alle svariate lusinghe degli
«a iigeli» La cortesia innata
dei lani li porta troppo spesso ad
acco li 1 11 ca a i vari mormoni, sa
nito (derivazione mormone), testimcini di Geova, e a forza di ascoltarli alcuni rimangono « ipnotizzati ».
Pc' !a prima volta nella stona della
nos! M comunità abbiamo un coadiutore tìi tratta di un giovane candidato
che ha fatto due ann'i di studio in
Erancia. dopo aver iniziato i suoi studi oui. È tornato pieno di idee, di desiderio di lavorare... di qualche tendenza
a giudicare la sua Chiesa e di una possibilità di parlare francese che gli sara
certo molto utile in futuro.
Mi rallegro di questo aiuto e spero
di non fare troppi errori nel giudicare
i pr mi passi di questo giovane collega che si chiama Philippe Tupu. Tupu
significa «crescere», e naturalmente
chiedo al Signore di permettergli di
« crescere » in ogni saggezza pastorale.
Ecco un motivo di intercess one per
voi-tutti che ci seguitè cosi assiduamente.
L'EVANGELO E LA CHIESA
ALLA TV TAHITIANA
Altra novità; da qualche settimana
abbiamo affiancato ai programmi religiosi alla radio anche quelli televisivi.
Ogni domenica sera possiamo utinzzare a nostro piacimento quindici minuti esatti. Da tempo si parlava di questa possibilità, ma abbiamo dovuto
aspettare di ricevere alcuni film ai
« Présence Protestante » dalla Francia
per non dover provvedere alla totalità
dei programmi, date le scarse risorse
attualmente dispon bili localmente.
Più tardi speriamo poter girare Qtimche breve film sui vari aspetti della
vita della chiesa e su alcuni avvenn
menti di attualità. Ma, trattandosi di
film a 16 mm., potete facilmente irnmaginare la difficoltà finanziaria della cosa. Tuttavia la nostra « Tavola »
si è mostrata comprensiva e pronta a
fare uno sforzo finanziario non appena se ne realizzerà la necessità. E probabile che a partire dall’anno pressimo una somma fissa sarà iscriUa nelle previs’oni delle spese della Chiesa.
Intanto, si tratta di adattare, spegare,
rendere più « polinesiani » i film ricevuti dalla Francia e di creare una parte dei programmi sul posto : presentazione di nuovi missionari, resoconto
audio-visivo (diapositive) di un
già del nostro presidente in Nuova Caledonia e alle Nuove Ebridi, Commemoraz'one del 450" anniversario della
ir..'; feW
k. S
Anche in Africa...
una donna pastore
Riforma, ecc. Abbiamo anche passato
un’emissione sui « negro spirituals »,
commentando un film in cui appariva
l’ottimo cantante John Littleton.
Si noti che, attraverso la televisione, si riesce a toccare tutto uno strato
di « popaa » totalmente digiuni di protestantesimo e che fanno certamente
delle vere e proprie scoperte.
Non dirò mai abbastanza la mia riconoscenza per l’arrivo tempestivo del
collega Perrin, ottimo fotografo e tecnico elettronico, che oltre al suo insegnamento nelle nostre scuole fornisce
uno sforzo considerevole per vegliare
a tutt. gli aspetti fotografici e tecnici
delle erfilssioni. Pian piano altri si affiancano e si affiancheranno a noi, ma
immaginate facilmente quanto tempo
ci vuole per cercare ed ottenere la collaborazione necessaria !
IN PIENO LANCIO
LA DIFFUSIONE STAMPA
Da circa un anno abbiamo r.lanciato la vendita di letteratura protestante con risultati assai lusinghieri. Quel
che è particolarmente rallegrante è
che, ad esempio, i nostri studenti in
teologia com nciano a lanciarsi all’acquisto di commentari biblici. Il che dimostra chiaramente da un lato che
possono più facilmente leggere in francese e dall’altro che sono sempre più
chiaramente consapevoli che non basta « aprire la Bibb.a» per annunciare
la Parola di Dio. Certo per molti buoni protestanti rimane ancora difficile
concepire che si possano o debbano
dedicare tempo e sforzi per una formazione teologica, anche a livello molto « popolare », ma alcuni giovani si
assuefanno a poco a poco all’idea che i
problemi che li colpiscono vanno considerati alla luce della Bibbia. Abbiamo appena fatto costruire un mobiletto-Vétrina su ruote che piàzziamo sempre davanti alla Chiesa e che richiama l’attenzione. Non ho bisogno di
spiegarvi che il nostro volume di vendita è ben più modesto di quello della
nostra ottima Claudiana, ma l’essenziale è che siamo i soli ad offrire letteratura protestante in tutto il territorio. A proposito di « Claudiana » continuo a rallegrarmi per i costanti progressi del nostro lavoro librario!
A TU PER TU
CON UN PRESIDENTE
« NON UFFICIALE »
Ma è tempo che vi parli della visita
del Presidente Saragat e del suo seguito! Come sapete non si è trattato
di una visita ufficiale. L’illustre comitiva ital'ana era infatti diretta in Australia dove gli italiani sono ben più
numerosi. Ciò non toglie che era la
prima volta che un capo di stato straniero visitava Tahiti. La piccola colonia italiana dell'isola s’è naturalmente messa in moto. Il nucleo essenziale
di tale colonia è costituito da operai e
tecnici addett. alla costruzione di tutti i grandi edifici che stanno sorgendo
nell’isola. Se andate, ad esempio, sul
cantiere del nuovo ospedale sentirete
parlare italiano. Una associazione italiana è sorta poch. giorni prima dell’arrivo del nostro Presidente.
Quando il presidente Saragat, l’on.
Fanfani e il resto della comitiva presidenziale son scesi dall’aereo specia
Ecco ancora una notizia che ci concerne più direttamente : il due ottobre la piccola Sandra Maeva ( = benvenuta) è venuta ad all'etare il nostro
focolare, ed è stata già vezzeggiata da
tutta la comunità! Siamo stati particolarmente commossi dalla visita di
due operai italiani, un napoletano eid
un siciliano, che sono stati fra i primi
a felicitarsi con noi e che hanno sentenziato con fare convinto, chinandosi sul lettino : « è tutta suo padre ».
Uno di loro, muratore, ha lavorato alle rifiniture dell’alloggio per il secondo professore della Scuola Pastorale.
Ma che vi dica quanto siamo riconoscenti a tutti coloro che in un modo o
nell’altro hanno voluto rallegrarsi con
noi per la nascita della bimba. Davvero ci sentiamo circondati dall’affetto
e dall’intercessione di molti e vi assicuriamo che è per noi una cosa preziosa.
Naturalmente abbiamo pensato al
Congresso di Milano e ci auguriamo
che dia i migliori risultati.
Permettetemi di dirvi infine tutta
la m a tristezza all’idea dell’esiguità
del numero di studenti valdesi attualmente in Facoltà a Roma. Possibile
che la nostra Chiesa e che tanti giovani siano ciechi e sordi davanti al
lavoro che il Signore mette loro davanti?, possibile che le nostre comunità si siano già adattate all’idea che
si tratta di un fatto inevitabile? Oppure, anche grazie a certe critiche un
po’ massicce all’idea stessa del ministero pastorale, non si considera più
questo ministero come pienamente valido? Scuotiamoci di dosso questa specie di torpore e preoccupiamoci di
metterci veramente in ascolto e di scoprire tutti i ministeri, certo, ma quello
pastorale prima di tutti, ai quali il Signore ci chiama.
Ma non voglio terminare su questa
nota triste. Che noi tutti possiamo ricevere dal Signore la forza necessaria
per servirlo giorno dopo giorno, per
saper scegliere ciò che è essenziale,
nella predicazione, nel servizio, nell’ecumenismo, per essere suoi e suoi
soltanto.
Giovanni Conte
Nell'Agosto 1963 una giovane africana,
candidata al pastorato, scese da Agape dove
partecipava al Campo Europa-Africa. e parlò
del suo lavoro a Johannesburg ad un gruppo
di persone riunite sotto i castagni di Bobbio
Pellice. Il suo discorso suscitò allora un vivo interesse, particolarmente presso le sorelle presenti, che le fecero molte domande.
Notiamo che allora in Italia non vi erano
ancora delle donne consacrate al ministero
pastorale.
Quest'anno la Signorina L. B. Kubay è
stata consacrata e continua il suo ministero
nella grande città dell’oro dell’Africa del
Sud. Essa così descrive la sua attività in una
lettera del 27 ottobre.
Io sono sempre allo stesso posto
e fino ad oggi, sebbene vi siano moltissimi ostacoli sulla mia via, trovo
che il mio lavoro è come una sfida
per me e allo stesso tempo mi piace
molto. Noi ci troviamo di fronte a
’’forti potenze” religiose, sociali,
politiche, educative e ancora molte
altre. In certo qual modo credo che
esse sono una benedizione travestita. Quando in certi momenti tutto
è facile, facilmente noi dimentichiamo che siamo i servi del Signore.
Una conseguenza di queste difficoltà è la mancanza di operai nella mia
denominazione. Così stando le cose,
accade che noi facciamo tante cose
e assumiamo tante responsabilità,
ma che non facciamo nulla efficientemente. Mi capita di essere assente
dalla mia chiesa sei domeniche di
seguito e anche più. Questo è un
male per la comunità. Ciò nonostante facciamo del nostro meglio.
Quest’anno abbiamo avuto quattro campi di formazione per responsabili giovanili. Questi campi hanno aiutato gradualmente alcuni (non
tutti) giovani dai 13 ai 19 anni, ad
acquistare un senso delle loro responsabilità nelle loro famiglie, nel
la loro chiesa e nella società, che
sono il loro ambiente immediato.
Alcuni di questi responsabili sono
impiegati nella città, e lavorano il
sabato, altri anche la domenica. Ma
ogni volta che c’è un campo cercano di ottenere il permesso di asseti
iiiiiiimiiiniimiiiii
II'111111111111111111111 iiiiniiiiiiiimii mil III
Il mandato protestante
Dì fronte ai problemi e alle crisi del nostro tempo, di cui tutti più o meno chiaramente ci rendiamo conto, diviene urgente
per ognuno di noi assumere una posizione
cosciente ed attiva. E’ una linea di condotta
coerente con la nostra fede, quella che il
Pastore Renzo Bertalot ci propone nel cc Mandato protestante ».
La solitudine, ad esempio, teorizzata dalTesistenzialismo, provocata dalla tecnica e
dalla stessa configurazione della nostra società, dovrà apparire al cristiano come un
peccato da combattere, come una negazione
della Comunione dei Santi. La Chiesa stessa dovrà uscire dalla propria solitudine, dalla sua introversione, per accettare una secolarizzazione che, lungi dall’essere la desacralizzazione proposta dalle filosofie materialiste, sarà un andare verso il mondo, un
compenetrarlo attraverso l’azione capillare
dei laici. E l’esigenza della preparazione
laica (elemento originale e determinante nella Riforma del ’500) è tuttora così attuale
da potersi inserire in un più vasto contesto
— questa volta non religioso ma sociale —
quello della metodologia della scuola attiva.
L’originalità del protestantesimo sta nell’intendere il magistero della Chiesa come
impegno della ragione sul terreno della fede.
Si proporrà quindi non la disciplina ma la
autodisciplina, facendo sentire all’individuo
la propria autorità, rispettando la sua ragione e la sua libertà. Ma l’insegnamento inteso come dialogo, poiché non può dare la
fede ma solo basarsi su di essa, implica una
distinzione tra il piano della costruzione di
cui esso fa parte e il piano del fondamento
su cui porremo la fede e l’elezione. E sarà
necessario rispettare le « aperture » che si
verificano nelle missioni e, nel caso in cui
non siamo in grado di rispondere, accettare
che l’Europa passi in seconda linea; cosi come in seconda linea dovrà passare il pastore nei suoi rapporti con i laici, il cui compito oggi è forse più evidente.
Un atteggiamento analogo dovrà informare il rapporto con le sette che la sociologia
religiosa ci mostra più capaci di accogliere
gruppi problematici come gli immigrati.
Compito del protestante sarà scoprire in quel
conflitto tra confessionalismo e settarismo,
che la sociologia si limita a prospettare, il
suo atteggiamento più consono : rendersi
conto che esiste un ministerio che ci dobbiamo a vicenda e che è quindi necessario
che le chiese costituite si pongano in seconda linea rispetto alle sette, realizzando così
il Corpo di Cristo.
E questa visione del Corpo di Cristo è
forse il filo conduttore di quest’opera che,
accanto al difetto della frammentarietà, presenta pregi non trascurabili, non ultimo
quello deiraccessibilità. Il tono divulgativo
saprà far sorgere fermenti di nuovi interessi e il libro potrà servire come proposta per
un approfondimento di problemi che si tendono verso il futuro; anche se la rivalutazione di aspetti negativi della nostra epoca
rischia di cadere in una visione forse troppo ottimistica quando il Pastore Bertalot dà
per scontate certe realtà a venire.
G. P.
Renzo Bertalot ; lì mandato protestante
ed. Claudiana, Torino 1967 . L. 500.
tarsi dal lavoro per assistere al carri
Mi occupo pure della corale. In
settembre, quest’anno, 25 corali si
sono incontrate per un concorso di
canto sacro. La mia corale fu tra le
vincitrici e tornammo a casa con un
trofeo. Abbiamo ogni settimana otto ore di esercizio corale.
Lunedì scorso fui molto sorpresa
vedendo una giovane donna presentarsi nella mia classe di catecumeni, e domandare di esservi ammessa. Le domandai quale fosse la sua
denominazione, e mi rispose che lei
e i suoi genitori non vanno mai in
chiesa, perchè ambedue i suoi genitori sono degli ’’stregoni”. Oggi
sua madre ha chiesto di essere ammessa alla scuola per adulti. Se è la
volontà del Signore essa un po’ alla
volta imparerà a conoscerLo, e chissà che un giorno non riconosca in
Lui il suo Salvatore.
Per mezzo di questa scuola le
donne imparano che cosa è una famiglia cristiana. La sola nota triste
è che, essendo giovani madri, esse
non frequentano a lungo. Alcune sono assenti tre mesi e più, quando i
bambini sono ancora piccoli. La regolarità alle lezioni non è molto
buona, per via dei bambini, delle
loro malattie ecc. ecc. e altri problemi familiari. Ciò nondimeno Dio
ha benedetto i nostri sforzi. Ora alcune di queste donne possono leggere le loro Bibbie e libri religiosi,
ed anche altri libri; possono pure
cantare seguendo le parole nell’innario.
Io penso sempre a voi tutti, e mi
chiedo se un giorno potrò vedervi
di nuovo; ricordo pure la comunità
che visitai (Bobbio) quando ero in
Italia. Mando loro i miei saluti cristiani. Saluti al gruppo comunitario
di Agape. Nell’ approssimar si di Natale vi mando i miei auguri. Che la
Stella della Pace splenda su di voi
e sul sentiero della vostra vita.
Laurei Betty Kubay
La Claudiana, Via Principe Tommaso 1, 10125 Torino, offre un servizio bibliografico; esso appare talvolta,
a cura del Direttore, dott. Carlo Papini, sulle nostre colonne.
libri
Conoscete Calvino?
La chiesa di Bethel. a Papeete,
ove predica il past. Conte.
le dell’Alitalia (si parla di una linea
tricolore che passerebbe per Tahiti) e
hanno passato il grazioso sbapamento delle timide « vahine » che li hanno
ricoperti di corone di fiori, si sono
dunque trovati di fronte a un ottantina di connazionali che formavano
quanto di meno protocollare e di piu
festoso si potesse immaginare in fatto
d' gruppo di benvenuto. Il Presidente
aveva l’aria sorpreso di, trovare in Polinesia un gruppo cosi compatto di
Durante il soggiorno degli ospiti italiani ho avuto l’onore di essere presentato al presidente Saragat, il quale mi
ha detto tra l’altro di conoscere assai
bene il prof. Mario Rollier.
Biografìe in italiano :
J. Cadier : Calvino, l'uomo domalo da Dio.
Claudiana - Torino, 1964 (trad. dal francese) L. 1.250. E' l’uniea biografia completa disponibile in italiano, ad opera del
Presidente della Soc. Calvinista di Francia.
G. Tourn: G. Calvino e la Riforma a Ginevra. Claudiana ■ Torino, 1965. L. 750.
La vita di Calvino raccontata ai giovani.
J.-F. Bercier: Calvino - J. Delumeau :
Sani Ignazio (« I Protagonisti della Storia
universale », n. 18) . C.E.I. . Milano, 1967,
L. 350. Rapido ma vivo profilo ad opera di
un giovane storico protestante svizzero.
Biografìe in francese:
J. Rii.liet: Calvin - Fayard - Paris, 1963.
L. 2.970.
J. Cadier: Calvin (coll. « Mythes et Religions») - P.U.F. - Paris, 1966, L. 1.500.
J. Cadier: Calvin, sa vie, son oeuvre avec
un exposé de sa philosophie (coll. SUP
« Philosophes ») ■ P.U.F. - Paris, 1967,
L. 800. Breve cenno biografico e buona
scelta antologica di scritti calviniani.
A.-M. Schmidt : Jean Calvin et la tradition
calvinienne (coll. « Maîtres spirituels ») Ed. du Seuil - Paris, 1957 - L. 850. Ottima presentazione della vita e del pensiero
di Calvino con numerose citazioni. Illustrato.
D. Hourticq : Calvin, mon ami ■ Labor et
Fides, Genève, 1963, L. 700. Per giovani.
Opere di Calvino :
Aç In italiano sono disponibili solo : la « Lettera dedicatoria al Re di Francia » (Epitre
au Roi) apposta da Calvino quale prefazione
della Institution e i capp. VIII, IX e X del
III Libro di quest'ultima opera, in:
G. Alberigo: La Riforma Protestante («Sa.
pertutto » n. 147-149) - Garzanti . Milano, 1964, L. 500.
Af In francese :
J. Calvin: Institution de la Religion chrétienne (in 4 volumi) - Labor et Fides, Genève, 1955-38, L. 14.500.
J. Calvin: Commentaires bibliques. Ancien
Testament, Tome I - La Genèse (L. 8.850);
Nouveau Testament, Tome IV - Epitre
aux Romains (L. 4.750); Tome VI (Gâtâtes, Ephesiens, Philippiens et Colossiens)
L. 5.500) - Labor et Fides • Genève.
J. Calvin: La Vrai Façon de réformer l'Eglise - Labor et Fides - Genève, L. 1.000.
J. Calvin: Petit traité de la Sainte Cène Les Bergers et les Mages - Paris, L. 700.
J. Calvin: Brève Instruction chrétienne Les Bergers et les Mages . Paris . L. 700.
E’ il testo del Catechismo del 1537.
J. Calvin: Lettres anglaises 1548-1561 - Ed.
Berger-Levrault - Paris, 1959, L. 1.570.
J. Calvin: Epitre à tous amateurs de Jésus
Christ - Ed. Fischbacher . Paris. 1929
L. 950.
]. Calvin: Epitre au Roi (Prefazione delVInstitution) ■ Ed. Fischbacher — Paris,
1927 . L. 950.
]. Calvin : Deux Congrégations sur les Gâtâtes (Gal. 2: 11-21) et Exposition du Catéchisme - P.U.F. Paris. 1964, L. 1.280.
E’ la pubblicazione di due brevi opere
sinora sconosciute.
4
^ag. 4
INCOMPIUTA? INVOLUTA?
La rivoluzione russa vista 50 anni dopo
Un momento decisivo nella storia del movimento operaio
N. 46 — 24 novembre 1967
La rivoluzione russa va studiata come un momento decisivo delia storia
del movimento operaio; nato prima di
Marx, questo movimento aveva manifestato una straordinaria capacità di
sviluppo e d’azione dopo che Marx ed
Engels gli avevano dato un pensiero
e un programma. Per tutta la seconda
metà dell’Ottocento, esso aveva avuto
come centro principale la Germania,
ma si era diffuso in quasi tutto il mondo civile, dando vita alla cosidetta
« Internazionale » : gloriosi partiti socialisti (come quello italiano) lottavano in vista della futura rivoluzione
proletaria, che avrebbe mutato la faccia del mondo, abolito lo sfruttamento, creato le premesse per una nuova
umanità senza servi e senza padroni.
Quasi tutti socialisti pensavano che
la rivoluzione sarebbe scoppiata proprio nei paesi in cui il sistema capitalistico era più sviluppato: la Germania, per esempio. Tutto questo si accompagnava ad una sostanziale fiducia nel progresso indefinito e abbastanza lineare dell’umanità.
Si può perciò comprendere come gli
anni 1914-22 abbiano rappresentato
per i movimenti socialisti una grossa
sorpresa.^ Infatti lo scoppio della guerra mondiale gettò i socialisti di tutto
il mondo in una crisi profonda: l’internazionale operaia crollava sotto i
colpi del militarismo, diversi partiti
socialisti assumevano un atteggiamento nazional-patriottico, gli operai partivano per il fronte o fabbricavano
cannoni senza che i dirigenti politici
potessero indicare loro una via d’usci
Cronologia
della Rivoluzione
1855-1881
Regno di Alessandro II.
1862-65 — Riforme liberali seguite da violenta reazione.
aprile 1866 — Attentato di Karakorov contro Alessandro II.
aprile 1870 — Nascita di Lenin,
marzo 1881 — Alessandro II assassinato da
un gruppo di rivoluzionari terroristi.
1881-1894
Regno di Alessandro III.
1883 — Plekhanov fonda a Ginevra VUnione di lotta per Vaffrancamento del lavoro.
1888 — Attentato contro lo zar a Botki.
1891-92 — Carestia, specie nella regione della Volga.
1892 — Alleanza franco-russa.
1894 — Lenin fonda a Pietroburgo VUnione
per la liberazione della classe operaia.
1898 — Congresso di Minsk: fondazione del
Partito socialdemocratico russo,
dicembre 1900 — Primo numero deìVIskra
(La scintilla) di Lenin.
1903 — Scissione fra bolscevichi e menscevichi al secondo congresso del partito socialdemocratico russo.
1904-5 — Guerra russo giapponese, disfatta
russa.
1905
Prima rivoluzione russa.
9 febbraio — « Domenica rossa ».
17 febbraio — Assassinio del governatore di
Mosca ad opera di terroristi,
luglio — Ammutinamento della corazzata
Potemkin.
ottobre — Sciopero generale a Pietroburgo,
formazione del primo soviet operaio — Ni.
cola II pubblica un manifesto che crea un
« parlamento » (la Duma) e una costituzione, istituisce « libertà civili ».
dicembre — Sollevazione rivoluzionaria a
Mosca, ferocemente repressa.
1906
aprile-luglio — La prima Duma, poi dissolta
da Nicola II — Leggi agrarie.
1907
febbraio-maggio — Seconda Duma.
1907-1912
Terza Duma.
1912
aprile — Sollevazione dei minatori della Lena, massacri da parte della polizia,
maggio — A Pietroburgo esec il primo numero della Pravda.
1914
1® agosto — La Germania dichiara guerra
alla Russia.
1912-17
Quarta Duma.
1916
dicembre — Assassinio di Rasputin.
1917
gennaio-febbraio — Gravi scioperi politici.
27 febbraio-12 marzo — Seconda rivoluzione.
3-16 marzo — Abdicazione di Nicola II, formazione di un governo provvisorio.
3-7 aprile — Lenin rientra in Russia e pub.
blica delle « tesi ».
16 giugno — Primo congresso panrusso dei
soviet.
luglio — Sollevazione popolare armata schiacciata dal governo provvisorio; dittatura di
Kerenski.
settembre — Putsch militare mancato del
generale in capo Kornilov, vinto dalla
guarnigione e dagli operai.
23 ottobre — Il comitato centrale bolscevico
decide di organizzare una sollevazione armata.
25 ottobre-7 novembre — La Rivoluzione di
Ottobre.
{La cronologia, ripresa da « Réforme »,
segue il nostro calendario — gregoriano —
il vecchio calendario russo — giuliano —
era in ritardo c/i 13 giorni rispetto al primo).
ta. E tipico Tatteggiamento del Partito Socialista Italiano, che dinanzi alla
guerra dichiarò di « non aderire nè
sabotare ».
f bolscevichi
Unica eccezione in questo caos generale, un gruppo di uomini i bolscevichi, ala sinistra del partito socialdemocratico russo. Essi diedero subito
una spiegazione chiara, semplice, comprensibile, della guerra mondiale; e
dichiararono che era giunto il momento che gli operai prendessero le
armi per cacciar via industriali, banchieri, nobili e generali, e fare la rivoluzione; e alla prima occasione i bolscevich: presero effettivamente il potere nel loro Paese, e ve lo detengono
tuttora.
Com’è stato possibile un tale rivolgimento? Per comprenderlo bisogna
dare un’occhiata alle condizioni in cui
si trova la Russia al principio della
guerra mond ale. La Russia era un
grande impero contadino piuttosto arretrato e legato al carro delle grandi
poten de finanziarie occidentali (come
oggi il Brasile è legato agli Stati Uniti): i contadini soffrivano perchè possedevano poca o pochissima terra; gli
operai avevano un regime salariale
come quello che può esserci oggi nella
Spagna franchista; il potere politico
era in mano al potere imper ale, duro
e corrotto ; gli oppositori venivano spediti in Siberia, o costretti all’esilio; a
tutto ciò si aggiunga la mancanza, di
scuole, la stretta dipendenza della
chiesa dallo stato, una burocrazia corrotta e ineffic’ente.
Una prima esplosione di malcontento si ebbe nel 1905, in seguito alla sconfitta subita dall’impero zarista nel suo
scontro col Giappone: i lavoratori insorsero, e crearono spontaneamente
una forma nuova di organizzazione politica: « soviet » (parola russa che vuol
dire « consigli »). Il più importante di
questi « consigli » popolari, quello di
Guerra e capitai!
Questa preparazione ha due aspetti: teorico e pratico. Dal punto di vista teorico, Lenin (in esilio) lavorò ad
adeguare le dottrine marxiste alla nuova s tuazione del mondo industriale : il
capitalismo, egli disse, è giunto alla
sua « fase suprema », quella in cui banche e industrie hanno assoluto bisogno di esportare i loro capitali (e non
solo le merci) in terre nuove, dove rendano d' più : perciò tutte le grandi nazioni industriali si sono date alla forsennata ricerca di terre coloniali in
cui gettare il loro surplus di capitale.
Anche nazioni nominalmente indipendenti, come la Russia, sono in realtà
parti di questa catena imperialistica
mondiale : lo sviluppo dell’industria
russa dipende infatti dagli investimenti del capitale francese o inglese.
Ma ad un certo punto questa corsa
agli investimenti e alla ricerca di nuovi mercati per i capitali produce uno
scontro tra le grandi nazioni capitali
Mosca, ottobre 1917
Noi, bolscevichi, abbiamo convinto la Russia, l'abbiamo conquistata ; ora dobbiamo governarla.
LENIN
Pietroburgo, nominò come proprio presidente un giovane intellettuale geniale e fecondo : Leone Trotzky.
Ma il governo aveva ancora sufficientemente in mano l’esercito (l’esercito contadino!) per riuscire a schiacciare la rivolta : i rivoluzionari furono
repressi, deportati, esiliati ; e il regime
tentò di vestirsi di panni liberali : venne eletto un parlamento (la Duma),
ma di fatto il potere rimase n mano
alla corte : quando verrà la guerra, un
Rasputin conterà più di tutti i deputati messi insieme.
Il regime giunse dunque impreparato alla Grande Guerra, e raffrontò
con leggerenzza imperdonab le. I bolscevichi, invece, erano preparati : già
prima del 1905 essi erano in polemica
con lo spirito « progressita » e riformista dei socalisti russi; e sotto la
guida pratica e teorica di Lenin essi
si preparavano ad abbattere sia la feudalità zarista sia la debole borghesia
russa per dare iniz o alla rivoluzione
universale.
di Giorgio Bouohord
ste: la guerra mondiale non scoppia
per vendicare i baffi di Francesco Ferdinando, ma per decidere quale gruppo di nazioni capitalistiche (il gruppo
tedesco o quello franco-anglosassone)
imporrà la sua legge allo sviluppo industriale di tutto il mondo.
Lenin e i suoi compagni bolscevichi
sono dunque in grado di comprendere
la guerra : essa non è un’« inutile strage », ma la logica conseguenza dello
sviluppo mperiale del tardo capitalismo : è la « guerra imperialista ». Ma
essa è anche una grande occasione per
il movimento operaio : indebolisce i
governi borghesi, apre gli occhi alle
masse sfruttate e mandate al macello :
apre la v a alla rivoluzione.
Quando poi la Russia zarista si dimostra impari davanti al cimento della guerra moderna, il giudizio di Lenin
è ch’aro: «Fanello più debole» del sistema della nazioni imperialiste è
« saltato » : ora tutta la catena può
essere distrutta. La rivoluzione proletaria deve cominciare in Russia, anche se è un paese con pochi operai :
di li, sarà possibile incoraggiare e sostenere la spinta rivoluzionaria dei
proletari di tutto il mondo.
Parallelamente a questo chiarimento
teorico, Lenin mette a punto il partito
dal punto di vista pratico. Il partito
bolscevico si organizza come una truppa rivoluzionaria: poco numeroso, disciplinato, fortemente centralizzato,
formato da gente intelligente e coraggiosa, esso è in grado di prendere la
guida delle masse rivoluz onarie russe : il Partito Comunista bolscevico
sarà il detonatore che fa esplodere il
potenziale rivoluzionario contenuto negli strati inferiori della società russa
prima, mondiale poi.
La rivoluzione
Lenin sulla tribuna della Piazza Rossa, a Mosca : « Il proletariato, questa classe, unica che è interamente
penetrata di spirito rivoluzionario,
si è posto alla testa delle masse e ha
esortato, per la prima volta, milioni di contadini alla lotta rivoluzionaria aperta ».
All’inizio del 1917 l’impero russo crollò : i soldati non volevano più combattere, gli operai sc operavano, i contadini si agitavano per fame di pane e
di terra. Dovunque si formarono di
nuovo i « consigli » degli operai, dei
contadini, dei soldati: i Soviet.
Nel marzo la borghesia liberale tentò di salvare la situaz'one assumendo
direttamente il potere. Lo Zar venne
rnesso da parte, e si avviò la democratizzazione dello stato : ma la guerra
continuava. Il governo democratico
raggiunse il punto p u alto della sua
parabola col ministero Kerenscky, durante l’estate. Ma ormai, al governo
si opponeva una vera e propria controorganizzazione popolare e rivoluzionaria che si estendeva in tutta la Russia :
il sistema dei Soviet, portato avanti
dalla spinta delle masse popolari, che
volevano subito la pace, la distribuzione delle terre, 1 pane per tutti.
Nel giro di pochi mesi i bolscevichi
(50.000 in tutto l’impero) presero la
guida dei soviet, e a novembre Lenin
potè lanciare l’ordine insurrezionale:
prese fac lmente il Palazzo d’inverno,
operai, marinai e soldati rovesciarono in tutta la Russia il governo borghese e i grandiosi residui di quello
zarista. Il potere centrale venne assunto dal « cons'glio dei commissari
del popolo », presieduto da Lenin.
Il nuovo governo si mise all’opera
con straordinaria prontezza e determinazione, assicurandosi un vasto appoggio popolare. Anzitutto venne sou
cializzata la terra; si noti che nel 1917
questa parola non equivaleva in alcun modo a « collettivizzazione forzata»: tutto il contrario: togliendo agli
antichi signori feudali ogni diritto alla
terra, il decreto assicurava il completo godimento della terra a chiunque
la lavorasse con le proprie braccia: i
contadini russi si trasformavano cioè
in coltivatori diretti, sicuri di non essere cacciati dalla propria terra, e anche garantiti dai rischi a cui la proprietà terriera di tipo occidentale espone il contadino (indebitamento usuraio, ecc.). Lenin sperava che col tempo i contadini avrebbero istituito delle cooperative, e poi sarebbero passati
ad una forma propriamente socialista
di agricoltura : ma da tutti i suoi scrit
ti appare ch’aro che per lui questo doveva essere un processo lungo e volontarlo. Dello stesso parere non saranno
1 SUOI successori.
Altri decreti importanti furono la
nazionalizzazione delle fabbriche e
delle banche, la separazione tra chiesa e stato, laic'zzazione della scuolaquesti ultimi decreti provocarono uri
duro scontro con la chiesa, che vide
crollare nel giro di pochi mesi l’assise
secolare su cui si reggeva: ne seguirono scomuniche, tumulti popolari
repressioni poliziesche. Solo le sette
evangeliche si trovarono liberate da
una decennale persecuzione.
Subito dopo, il governo si preoccupò
di giungere alla pace con la Germania : nel marzo del ’18 questa pace veniva ottenuta a prezzo di enormi concessiorii territoriali : ma il giovane stato sovietico otteneva un breve « momento di respiro» per consolidare la
propria base sociale e politica.
Dopo, pensavano i bolscevichi, finita
la guerra sarebbe scoppiata la rivoluzione in altri paesi europei (la Germania!), e b sognava essere pronti a sostenerla.
La controriuolnzione
^ La guerra infatti finì dopo pochi mesi, ma invece della rivoluzoone internazionale giunse la controrivoluzione
in Russia : generali zaristi, eserciti polacchi, ex prigionieri cèchi, corpi di
spedizione francesi e inglesi avanzarono nelle p anure sovietiche, impiccando bolscevichi e cercando di ristabilire « l’ordine », cioè il dominio dello
Zar, dei nobili e degli ndustriali.
Di fronte a questo assalto poderoso
ma disordinato, il governo bolscevico
reagì con estrema decisione: Trotzky
orgariizzò con geniale energia il nuovo
Eserc to Rosso, che riuscì a battere separatamente i vari eserciti controrivoluzionari.
Tutta la vita del Paese venne organizzata con criteri di disciplina militare : fu il cosidetto « comunismo di
guerra ». Anche una nuova polizia segreta (la CEKA) fece la sua comparsa.
Ma si ha la netta impress one che i
bolscevichi non abbiano potuto sopravvivere solo grazie alla spietata fermezza di cui seppero dar prova. Non
solo gli operai di Pietroburgo e di Mosca d edero la loro vita su tutti i fronti della guerra civile: non solo vecchi
ufficiali zaristi o giovani cavalleggeri
cosacchi (1’« armata a cavallo» cantata da Babel) si misero volontariamente al serv zio del nuovo potere : ma anche i contadini preferirono il governo
che aveva socializzato la terra al ritorno dei vecchi padroni.
Finita la guerra civile, un’altra amara sorpresa attendeva i governanti
bolscevichi : non solo la rivoluzione
non si estendeva ad altre parti del
mondo, ma dovunque avanzava la marea montante della controrivoluzione.
Uno dei più numerosi partiti socialisti
del mondo veniva sconfitto da una
nuova organizzazione chiaramente
controrivoluzionaria: il fascismo italiano. E il movimento reazionario tendeva ad estendersi anche ad altri paesi.
I bolscevichi si trovarono così a governare un Paese devastato, isolato,
circondato da potenze ostili : una grande fortezza assediata e affamata.
Le contraddizioni
del regime
A questo punto cominciarono ad emergere tutte le contraddizioni insite
nella formula del partito bolscevico
leninista: quel part to contralizzato e
disciplinato, perfettamente adatto a
prendere la guida delle masse rivoluzionarie che chiedevano parole d’ordine chiare, obiettivi precisi e programmi ben definiti, non era più in grado
di guidare le stesse masse dopo il successo dell’insurrezione d’ottobre : doveva passare dalla guida al dominio, opPure rinunciare al potere e alle possibilità che le sue conquiste aprivano
per il futuro.
Lo si vide drammaticamente alle elezioni generali per l’assemblea costituente dei soviet, in cui la maggioranza dei voti andò ai « socialisti rivoluzionali » (contadini) e non ai bolscevichi, malgrado l’enorme popolarità di
Lenin, Trotzky e del bolscevismo in
genere. Perchè questo fatto imprevisto? Perchè la lotta rivoluzionaria era
stata troppo breve (da marzo a novembre) per permettere una profonda
maturazione politica delle masse : i
bolscevichi, appena tornati dalle carceri o dall’esilio, non avevano avuto il
tempo di sviluppare la coscienza politica dei contadini, come sarebbe stato
possibile se questi avessero dovuto
combattere contro lo zarismo durante
alcuni anni; sotto la guida del partito
bolscevico.
La lotta, è vero, ci fu più tardi, durante la guerra c.vile: ma la guerra civile fu una difesa del nuovo governo.
ncn una rivoluzione. I bolscevichi si
trovarono così ad affrontare la guerra
civile dalla parte del potere, col compito non facile di governare uno stato
sfasciato, affamato, caotico : e come
ogni governante, si trovarono esposti
al malcontento popolare. In una guerra r'voluzlonaria il malcontento avrebbe avvicinato le masse ai bolscevichi:
ora le allontanava, sia pure senza portarle nel campo della reazione zarista,
veramente troppo screditata.
I Soviet e il Partito
I bolscevichi, certo, erano abbastanza forti per conservare il potere nelle
loro mani: l’assemblea costituente dei
soviet venne sc olta (1918): ma con
questo il partito cessava di essere una
guida per il popolo, e ne diveniva il
padrone. Certo, un padrone disinteressato, austero, lungimirante (almeno
finché Lenin rimaneva a capo, del partito e del Paese): ma presto i fatti
stessi della vita economica avrebbero
impresso al partito una graduale, profonda trasformazione.
Paradossalmente, questa trasformazione avvenne proprio durante il p >riodo più « liberale » del regime bolscevico: la NEP. Questa «Nuova Po ltica Economica » venne escogitata p urisollevare il Paese dalle rovine deità
guerra civile: favori ai contadini, 'ibertà di commercio, incoraggiamento
aH’iniz ativa privata: tutti questi pro;vedimenti avevano lo scopo di «riloa
ciare » l’economia russa. Naturalmente l’industria nazionalizzata riceveva
le massime cure da parte del goveriio
sovietico.
Ma qual’era la ch'ave di volta n
questo complesso sistema in cui c
sistevano industria statale e comm -■
ciò privato, contadini poveri e cor
dini ricchi? L’unica ch'ave di volta e-"v
il partito, che organizzava e coliegava
tutto il sistema: a questo centro di
legamento cominciavano a riferì ’
senipre d' più i tecnici delle indust
nazionalizzate, gli amministratori ; v
cali, l’esercito e la sterminata buroc
iza. Ad esso venivano pure subordinaci
i sindacati : quanto ai « soviet », ormai avevano cessato di essere uvo
strumento del popolo, e stavano *
ventando una semplice forma del r
verno del partito. Il partito stava r '
diventando l’unico, grande centro u
potere deU’intera Unione Sovietica:
naturalmente, per esercitare questo
potere esso doveva assumere una forma burocratica e gerarchica.
Certo, questa evoluzione diven'e
chiara solo p ù tardi, e in quegli an.r i
Il
monumento ai cosmonauti,
a Mosca.
1 migliori bolscevichi sperarono che
questa tendenza potesse essere rovesciata : e la realtà sovietica era tale da
annientare questa speranza. Chiunque
ha leUo le poesie di Majakovsky o visto 1 film russi di quell’epoca sa quale
straordinaria vitalità ribollisse nel1 Unione sovietica di quegli anni.
Ma queste speranze dovevano essere stroncate da due fatti diversi: Da
5
24 ncsrnbre 1967 — N. 46
pag. 5
una parte la « nuova classe » di funzionari e di tecnici era diventata così
forte da poter dominare interamente
la società sovietica, e da esprimere un
monarca napoleonico arbitro di tutti i
conflitti interni del nuovo stato; Giuseppe Stalin. D’altra parte la minaccia esterna non diminuiva, e già si
profilava all’ orizzonte la trasformazione della Germania da stato amico
• in randello della reazione anticomunista. Ai governanti apparve chiaro
phe rU.R.S.S. avrebbe potuto affrontare quest: pericoli esterni solo se
avesse preso in tempo la via di un rapido sviluppo industriale: il prezzo di
uuesto sviluppo era la completa sottomissione delle campagne alle esigente della produzione industriale, e la
creaz'one d’una grande industria pedante.
Stalin :
un IHapolenne russa
Questi obiettivi vennero raggiunti
•mediante i famosi « piani-" quinquennali» di cui conosciamo i metodi (cottimo nelle fabbriche, massacro dei
contadini renitenti) e i risultati: quando nel 1941 i generali di Hitler avanzarono nelle steppe sovietiche, trovarono un grande esercito moderno,
che sciacciò il fiore delle divisioni prussiane alle porte di Mosca e tra le rovine di Stai ngrado. Il Napoleone russo
aveva vinto la sua battaglia, l’U.R.S.S.
si presentava al mondo come una potente nazione moderna, che in pochi
anni aveva creato una grande industria, debellato l’analfabetismo, sviluppato colossali ricerche scientifiche.
Ma, paradossalmente, proprio nel
momento del massimo successo, il ruolo del comuniSmo russo era ormai fortemente ri.'-mnensionato : sul piano interno- questo stato progressista retto
da un a a di funzionari e di
te n c a e poco di simile ai modem - 1 h la generazione rivo
luz o costa itemente tenuto
d’ mira ku: pmno internazionale, l’iniz at ‘ par a era ormai pas
-ata a C na, in Vietnam, e
poi altrnes. Di tronte a questi moviment ar l'U.R.S.S. si tro
vava spfv.p.,'! in imbarazzo: gli interes- dei a raramente coincide ano te e si dello stato so
V et co padroni.
Il ciei'', r".'--iia rivoluzione russa era
finito cono tutte le cose
umane c o Quanto al movimento n nd ale, esso non è
finito ' PUÒ trarre utili ammaestrament se nfltte e dalle pencolo le bolscevichi russi;
^tnm che possono interes
are credenti i quali ritengo n do attuale non va
bene e e cimb'.ato, e non solo
ritocc à
Giorgio Bouchard
Domande alla Chiesa
Domande al marxismo
{Questo firucolo è un riassunto corsivo
del iwmro! speciale di Gioventù Evangelica dedir , cUa rivoluzione d’Ottobre; in
particola'' uuesto numero affronta a fondo il procccimi teologico della rivoluzione,
ithe qui nell e neppure sfiorato).
Il socialismo pone domande alla fede cristiana.
Non si tratta tanto di ricordare ai
cristiani l’esigenza soc’ale, sia nella
forma di assistenza caritativa verso i
« minimi » della comunità, sia nel senso di alleviare la miseria dei gruppi sociali più poveri aH’interno di
ogni popolo e dei popoli più poveri
a livello mondiale? Tale richiamo
può essere spesso più che necessario, ma si può anche dire, senza boria,
che ogni volta che i cristiani hanno
vissuto la loro fede, nella stor a si sono disegnate le linee imperfette ma
reali di questa duplice azione. Assurda, poi, è la critica che, spesso con sufficienza, è mossa alla « carità » cristiana da molte parti e in particolare da
parte marxista; quasi che in un «ordine sociale evoluto » tale tipo di aiuto personale possa essere-reso del tutto superfluo (un fratello lo ricordava
sulle nostre colonne proprio la scorsa
settimana) e perda il suo significato.
L’amore crisfano attivo sarà sempre
un imperativo, sempre una necessità.
Tuttavia, fatte queste necessarie considerazioni, resta il fatto che, come ha
scritto Arthur Rch, «l’attività d’amore cristiano, quale si è sempre avuta
e sempre si avrà, non può costituire
la risposta al problema sociale posto
dall’età industriale. Nel caso migliore
essa riesce ad alleviare momentaneamente la situazione di necessità del
singolo lavoratore, ma non è in grado
di mutare le sue condizioni di vita nel
mondo del lavoro, che è fonte di multiformi sofferenze. Perciò anche alla
fede cristiana il socialismo non domanda, o comunque non in primo luogo, se essa ha esercitato il proprio
amore attivo, con sufficiente impegno
e slancio nel senso del sempre necessario servizio del samaritano. La domanda che esso le pone, in primo luogo, è se esso possa avallare al cospetto di Dio un’ordinamento istituzionale
della società industriale che, nell’essenza della sua struttura, riduce l’uomo a cosa, nel lavoro, la sottopone al
processo di massificazione e giunge a
renderlo superfluo con una disoccupazione di origine strutturale o tecnologica. In altri termini, alla fede cristiana il socialismo pone l’interrogatistiana il socialismo pone questo interrogativo: per essa si tratta semplicemente di raggiungere un ordinamento
sociale sopportabile o non vi è invece
il problemo di una giusta struttura —
o di un giusto mutamento di struttura della società? e, in caso affermativo,
non deve essa afferrare e far proprie
le-possibilità .offerte dall’orientamento delle soluzioni che il socialismo offre al problema sociale? Di questo e
non di altro si tratta ! ».
Evidentemente, qui sorgono crit che
di ordine teologico. È lecito in una prospettiva biblica fare dell’ordinamento
capitalistico della società industriale
moderna l’incarnazione dell’ingiustizia
sociale, e della tendenza socialista la
sola via possibile alla giustizia sociale? Alla luce del N. T. s^a l’ordine capitalista che quello socialista
non appartengono entrambi alla « forma di questo mondo che passa »
(1 Ccr. 7: 31)? Non deve il cristiano,
che sa del venire del Regno di Dio e
solo n esso ripone la sua speranza, riconoscere il carattere effìmero e relativo di ogni tipo di società e quindi serbare un netto distacco, anche senza
affermare che di sera tutti i gatti sono
ugualmente bigi? Non si deve prestare ascolto a Paolo, quando afferma
degli ordinamenti di questo mondo che
ancora sussiste, che se ne deve usare come se non li si avesse (1 Corinzi 7: 29 ss.)?
Dietro a questi interrogativi si possono certo, per noi, nascondere motivi
assai equivoci ed ipocriti. Tuttavia sono interrogativi seri. È sintomatico
che siano posti, talvolta in polemica
irriducibile, da settori cristiani dei
quali non si può certamente dire che
difendono interessi costituiti (si pensi
ai « fratelli » e a tanti altri). Eppure
significa una limitazione, una decurta^
zione dell’Evangelo, fermarsi a questo
suo lato. Il Regno di Dio si è avvicinato agli uomini, in Cristo, è venuto fino a noi. Se dunque da un lato è einpio sacralizzare qualsiasi società, religioso-ecclesiastica o politica, dall’altro
l’incarnazione, la croce e la risurrezione di Cristo su questa terra, in questa
società, non possono restare senza
conseguenze. Il cristiano non può non
vivere in questa dura tensione : egli sa
che non vi è società cristiana, programma di riforme cristiano, eppure non
può non vivere la sua fede nella società, poiché « Dio ha tanto amato questo mondo », non può non essere teso
al costante rinnovamento della società, proprio perchè sa del giudìzio che
incombe su di essa.
La dimensione sociale di questa vita cristiana è data dal fatto che l’individuo puro è in realtà un’astrazione.
Aveva ragione Marx nell’affermare, sia
pure con insistenza polemica unilaterale : « L’uomo, è il mondo dell’uomo,
lo Stato, la società». Chi di noi può
anche soltanto immaginarsi al di fuori
di tutta la trama dei nostri rapporti
sociali, prossimi e remoti? È in questa
dimensione che va vissuta la nostra
fede.
Perciò il socialismo domanda ai cristiani che cosa, hanno da dire e da
fare di fronte al problema lancinante
del lavoratore nella società industriale e tecnologica, in Occidente come in
Oriente; e di cominciare, intanto, a
rendersi conto con coscienza desta,
sensibile, realistica, dell’esistenza e
delle dimensioni odierne di questo problema.
Marx e i suoi successori, così, sensibili a certi lati della « rivoluzione industriale », hanno saputo considerare
il fenomeno in tutte le sue drammatiche dimensioni?
Quanto alla libertà, anzitutto. Il controllo deH’industria da parte del proletariato è realmente una garanzia
per il conseguimento della libertà umana? È evidente — come ha notato Jacques Ellul su un numero recente di
« Réforme » — che, già a partire dalla
rivoluzione francese e tanto più in
quella russa, il problema della libertà
è stato accostato a quello dell’uguaglianza, in pratica assorbito da questo.
La libertà individuale è stata progressivamente e al limite totalmente sacrificata alla libertà collettiva, che in pratica si manifesta come un’imposizione
totalitaria.
« Su questo punto — nota Heinz
Horst Schrey — il pensiero di Marx è
stato troppo ottimistico, come del resto anche su altri punti, ad esempio
il problema della specializzazione del
lavoro e quello del possesso del potere ». I teorici del marxismo pensavano
che l’attuale specializzazione del lavoro sarebbe stata resa a poco a poco
superflua da una progressiva ripartizone della conoscenza scientifica:
ognuno sarà in pado di svolgere qualsiasi lavoro e di « svilupparsi nell’ambiente che desidera... (di) fare oggi
una cosa e domani un’altra, al mattino andare a caccia, nel pomeriggio
pescare, a sera curare il bestiame e
dopo cena darsi alla critica, cost come
gli pare, senza essere cacciatore, pescatore, pastore o critico» (Marx);
« è vero che per la mentalità delle
classi colte è terribile che non vi siano
più in futuro facchini di mestiere o
architetti e che l’uomo che per mezz’ora fa lezione di architettura, spinga poi per un certo tempo il carrello,
finché la sua attività si renda nuovamente necessaria. Bel tipo di socialismo, quello che eternizza il mestiere
di facchino » (Engels).
Marx e Engels pensano che la specializzazione del lavoro condizioni pure l’ineguaglianza della potenza economica e dia un deciso impulso alla
formazione della proprietà privata. In
realtà, la storia ha contraddetto radicalmente queste prospettive. Il processo della specializzazione del lavoro
non ha seguito la propria evoluzione
soltanto nei paesi capitalistici, ma altrettanto nell’Unione sovietica; è inerente allo sviluppo della produzione
industriale moderna. Sicché, a un secolo dalla formulazione della teoria
socialista, non troviamo la distruzione di ogni gerarchia all’interno del
mondo del lavoro, bensì il regime del
manager, il predominio del tecnico
specializzato, senza la cui attività l’intero complesso cadrebbe. In questo
non c’è la minima differenza fra
Oriente e Occidente. Il concetto socialista di uguaglianza si scontra frontalmente con il processo lavorativo in
dustriale, sotto ogni cielo. In questa
prospettiva l’operaio alla catena di
montaggio di una fabbrica sovietica
in Russia, in Polonia, o in Cina, è in
una situazione diversa dal compagno
della Krupp, della General Motors o
della Fiat?
E per ciò che riguarda il problema
del potere? « Marx — scrive ancora lo
Schrey — pensa che il dominio dei lavoratori sui risultati del loro lavoro
possa essere realizzato soltanto con
un sistema di pianificazione collettivistica, un ideale che egli vedeva realizzato nel modo più limpido nella Comune di Parigi del 1871. La democrazia più piena riposava, per lui, sul fatto che la sovranità è nelle mani dell’elettorato dei lavoratori, verso i quali
gli eletti sono direttamente responsabili, e sul fatto che gli operai controllano l’industria. Ma sorge il problema
arduo di come si concili la sovranità
degli operai con l’autorità dei capi operai o dei rappresentanti degli operai.
Marx s’illudeva di aver risolto tale problema una volta per tutte, identificando autorità e soggetti. Ma aveva evidentemente perso di vista il vero problema del possesso del potere quando
pensava che la direzione delTindustria
come quella dello Stato fossero questioni amministrative che potevano
essere adempiute in modo puramente meccanico, come avviene per Tamministrazione delle poste, ad esempio.
Anche Lenin (cfr. «Stato e Rivoluzione ») sognava la sostituzione del gogerno di persone su persone, con
un’amministrazione di oggetti ».
Ciò che è avvenuto in Russia, negli
ultimi anni e alla morte di Lenin, e
cioè il progressivo imporsi dell’apparato di partito (a parte il parossismo
della tirannide staliniana) sui Soviet
(consigli operai) a tutti i livelli subalterni ha rappresentato soltanto l’errore di una classe dirigente e in particolare di un uomo, ovvero era storicamente inevitabile?
Del resto già durante la vita di Marx
gli è stato rimproverato di non avvertire che nel suo quadro futuro umanistico e egualitario faceva capolino
il regime autoritario. Un anarchico
russo, Michail Bakunin (1814-1876)
scriveva : « L’effettivo ’’governo proletario” si troverà nelle mani di una
’’minoranza privilegiata”... Tale minoranza, dicono i marxisti, si comporrà
di operai. Si, forse di ex-operai. Ma
essi, appena a capo del popolo o suoi
rappresentanti, cesseranno di essere
operai e cominceranno a guardare il
mondo degli operai manuali dall’alto
dello Stato. Essi non rappresenteranno più il popolo, bensì; sé stessi e le
proprie idee su come va retto il popolo... L’espressione ’’socialismo scientifico” dimostra che il preteso Stato popolare, non sarà altro che il dominio
assolutamente dispotico sulle masse
popolari da parte di una nuova e non
molto numerosa aristocrazia di veri e
falsi savi ».
Aveva torto?
, .........................................................................................................................................................................................................
, ....................................................................................................................................................................................................................mi.............
HiiHtuamMiiiHHmniMiiiiiii
Responsabilità dei cristiani nelle tensioni Est - Ovest
_ . - . .1 ii_ ______a: tv^ t-»r/AfYri»ccn nf»11’ncr» nr>ti»TV7fl sn volnntflriaiTH^nte n nfir fnrza. il loro la
1 crislio.: ; c le Chiese si sono fortemente
impegnciti :ti Savore dell Ovest, nel conflitto
Est-OvesL sano messi al servizio della
causa occiit iiiale. Ciò è avvenuto con una
certa ing‘. ru-aiit. quasi andasse da sè, a causa
del caral'.ei-.; antireligioso del comunismo
marxista. C i‘ da domandarsi se le Chiese
si sarebbero schierate con altrettanta decisione coii' o il comunismo, se quest’ultimo
avesse assuiiio un atteggiamento neutrale
nei confronti della religione o magari avesse
sostenuto le Chiese. L'opposizione di certi
sistemi di dominazione alle esigenze dell'etica crisliana e all’antropologia cristiana
non ha finora impedito alle Chiese di venire a compromessi con tali sistemi. Quando
non erano e:sse stesse oppresse, quand erano
privilegiale, hanno chiuso gli occhi sulla
schiavitù, io sfruttamento, il pauperismo
delle masse, sulla repressione della libertà
d’opinione, sull’educazione della gioventù
allodio, suH’arbiirio poliziesco e sulla tortura, sulla prostituzione e l'avvilimento dell’uomo - tutte cose che sovente sono
state messe alla berlina, nella predicazione
cristiana e nella stampa ecclesiastica d Occidente, quando si trattava del comunismo.
Un esempio particolarmente evidente è stato, nel nostro secolo, l'atteggiamento contrastante della Chiesa cattolica (e^ con essa,
della maggior parte delle autorità ecclesiastiche dcH'epoca) verso il regime di Batista
e verso quello di Castro a Cuba, (ilhe il
comunismo, prendendo il potere, abbia elitninato molti mali anteriori (miseria delle
masse, schiavitù, tensioni fra gruppi etnici,
posizione inumana della donna nell Est,
prostituzione pubblica) accanto a quelli che
suscitava, è cosa che non conta nulla agli
occhi delia media della gente di chiesa, non
più che i miglioramenti determinati nei paesi comunisti dallo smantellamento dello
stalinismo; tali miglioramenti sono a tuC
foggi malamente conosciuti dai cristiani
d’Occidente e meno ancora accolti come
un esaudimento delle preghiere per 1 umanità dell’Est.
(...) Come cristiani le nostre obiezioni vanno più alla dottrina comunista che
•al suo atteggiamento basato sull ateismo.
La superstizione comunista della potenza,
della sacralizzazione dei mezzi in vista dei
fini, l’ideale comunista di una collettivizzazione totale dell’uomo, il suo disconoscirnen-to della dignità della persona e dei diritti
dell’individuo, la pretesa del Partito comunista al monopolio di una conoscenza assoluta della verità e a un dominio senza eptt"
trollo e senza riferimento ad alcun diritto
tthe gli sia superiore — tutti questi caratteri
del comunismo impediscono a un cris>tiano
di essere comunista, finché il comunismo
è ciò che è; anzi, costituiscono per lui un
obbligo a resistere al comunismo. Tale resistenza. però, la rendiamo noi stessi del
tutto equivoca e incredibile finché tolleria-mo regimi fascisti. « fascistoidi » o feudali
che si servono degli stessi mezzi di terrore,
dello stesso rifiuto di giustizia aH'uomo,
della 'tessa sacralizzazione dei mezzi in
vista del fine, che è quello di conservare la
sovranità a ogni costo (...).
Nella Chiesa cristiana ia critica al capitalismo non ha mai avuto il medesimo vigore
e il medesimo mordente di quella mossa al
comunismo; perciò è fortemente sospetta
di non essere altro che l'espressione di gruppi egoisti; la Chiesa non sembra prendere
sul serio i propri principi di etica sociale
se non ouando il regime in vigore la ostacola. Soltanto quando la Chiesa romperà
con questa corruzione che viene dalle potenze dello Stato e della Società legate ad
essa, soltanto quando si opporrà agli atti
iniqui dei suoi amici con la stessa asprezza
con cui denuncia quelli dei suoi nemici,
soltanto allora la sua critica al comunismo
parrà verosimile al comunista e questi potrà ascoltarla; soltanto allora tale critica costituirà un contributo disinteressato della
Chiesa al miglioramento del comunismo e
alla sua liberazione dai suoi errori.
Ma il comunismo cambierà? Una concezione di panico nei confronti del comunismo si è manifestata e si è espressa, fra
l’altro, nel libro del filosofo Karl Jaspers,
Die Atotnbomhe und die Zukunft der
Menscbheii (La bomba atomica e l’avvenire dell’umanità). Monaco 1958. Jaspers vi
sostiene questa tesi ; a differenza dei dispotismi anteriori, il totalitarismo moderno, se
non è soppresso a tempo, provoca uno^ snaturamento irreversibile dell’uomo; fa si che
la vita, considerata dal punto di vista della
dignità umana, non valga più la pena di
essere vissuta; e poiché ciò che importa
non è che l’umanità viva, ma che viva in
modo degno dell’uomo, sarebbe più giusto,
in un caso critico (una guerra atomica) sacrificare tutta l’umanità piuttosto che lasciarla cadere nelle mani del totalitarismo
comunista senza quest ultimo mezzo di difesa Tale visione attribuisce al comunismo
un carattere altrettanto esageratamente negativo quanto quello esageratamente positivo che attribuisce a sé: essa è altrettanto
atea quanto il comunismo. Purtroppo molti
cristiani hanno adottato tale visione apocalitlica (ad esempio Emil Brunner, nel 1961.
nell’articolo: Wenn der Kommunismus
sieste..., Se il comunismo trionfasse...), senza domandarsi in che modo essa tenga con
to della fede cristiana nella sovranità di Dio
sulla storia e nel patto di grazia che Dio
ha stabilito con l'umanità in Gesù Cristo.
Si può porre in modo astratto il problema sollevato in modo terribile nei romanzi
moderni di anticipazione (come quello di
G. Orwell; 1984); è fra le possibilità della
potenza umana, trasformare l'umanità in
un popolo di termiti terribilmente disumanizzato? Le esperienze concrete della nostra
epoca, anche quelle dei regimi di Hitler o
di Stalin, non danno comunque il diritto di
rispondere affermativamente. Per quanto
spaventoso abbia potuto essere il potere assunto dagli uomini per disumanizzare individui e gruppi umani, mai hanno ancora
potuto riuscire l’operazione su tutto un popolo e durante un periodo prolugato. E
qualunque progresso nell’uso della potenza
ci riservi il futuro, qualunque pericolo (e
qualunque chance) più terribile di quelli passati possa temere l’umanità, l’evoluzione di
quesfultima decade non ci dà affatto il diritto di pretendere che sia il solo comunismo
a minacciarci. Al contrario, quesfultima
decade ha piuttosto mostrato che il comunismo era un fenomeno della storia mondiale in tutfaltro senso che il brigantaggio
organizzato del nazionalsocialismo. Il comunismo è suscettibile di mutamenti, è gravido d’avvenire. Come altri movimenti, non
è il soggetto della storia, è l’oggetto di uno
sviluppo storico e di pressioni da parte dei
popoli soggetti, a causa delle loro tradizioni. delle loro esigenze, dei loro aneliti alla
libertà. Questi popoli hanno investito in es
HELMUT GOLIWITZER,
figlio di un pastore bavarese, nato nel
1908, è una delle figure di primo piano
della teologia protestante contemporanea,
e una delle più vive. Intimamente interessato fin dalla giovinezza al socialismo,
nel 193.3 entrò accanto a Niemöller nella
Chiesa confessante, di cui fu il successore
come pastore a Berlino-Dahlem. Nel 1940
fu richiamato nella Wehrmacht e con i
resti di questa, nel 1945, in Cecoslovacchia cadde prigioniero delVarmata rossa
e fu per cinque anni in prigionia in Russia, in un campo di lavoro. Da quest’esperienza è nato un libro sconvolgente, purtroppo non ancora tradotto in italiano:
...und führen wohin du nicht willst (...e
ti condurranno dove non vorrai, Gv. 21 :
18). Docente di teologia nell’Università
libera di Berlino Ovest, al ritiro di Barth
era uno dei candidati a succedergli nella
cattedra di teologia sistematica, nell’Università di Basilea: i suoi interessi e le
sue simpatie per il socialismo gli fiore /aito preferire, dai padri coscritti basileesi,
una mediocrità. Una Università elvetica
lo boicotta come uomo di sinistra, i paesi
orientali gli rifiutano il visto d'ingresso,
a causa delle verità pubblicate nel suo libro. Eppure è l’autore di una delle opere
migliori su ’’Ateismo marxista e fede cristiana” (di progettata pubblicazione in
italiano). Con tutta la relatività delle nostre posizioni umane, si può parlare di
lui come di un uomo libero. Lo ha dimostrato nelle 30 tesi su ”La chiesa cristia
na e l'ateismo comunista”, che ’’Protestantesimo” (3/1962) ha pubblicato in
versione italiana. Lo dimostra pure in
questo stralcio, che qui pubblichiamo, da
una relazione su ’’Alcuni principi direttivi che guidano l'impegno cristiano nella vita politica”, pubblicata nel voi. II
dei documenti preparatori della Conferenza ecumenica Chiesa e Società (Ginevra,
luglio 1966); si tratta del paragrafo relativo al ’’conflitto fra Est e Ovest”. Veniamo spesso accusati di essere dei cripto,
comunisti che hanno barattato la purezza
dell’Evangelo: si ascolti la voce di quest'uomo a cui nemmeno cinque anni di
lavoro forzato in un campo sovietico hanno chiuso gli occhi e immiserito la mente e il cuore. red.
so, volontariamente o per forza, il loro lavoro, la loro vita; lavorano a renderlo sopportabile, utile anzi alla loro esistenza. Non
pensano, come Jaspers, che la presa del potere da parte del Partifo comunista significhi per loro un eterno crepuscolo. Dobbiamo piuttosto sperare con loro che la loro
vita proseguirà e che giungeranno, anche in
situazione comunista, a una vita degna di
essere vissuta. Del resto i cristiani che vi
vivono partecipano anch’essi a tali sforzi.
Resta vero che per la loro missione, come
per la partecipazione degli a'rtri cristiani del
mondo alla loro missione :
1. - 11 vero contributo sociale dei cristiani tende sempre e soprattutto all’umanizzazione della Società, alla libertà e parità di diritti, al mantenimento e al perfezionamento della giustizia, alla formazione
di settori di libertà nei quali possa esercitarsi la responsabilità degli individui. In
una Società fondata sul diritto, i cristiani
si sapranno solidalmente responsabili del
mantenimento del diritto e della libertà,
della sottomissione del potere al diritto e
della sua limitazione ad opera del diritto;
in una Società totalitaria sono corresponsabili della conquista di questi beni, cioè di
un’azione progressiva tendente a sopprimere
il carattere totalitario di questa Società.
2. - 11 comunismo può perdere il carattere di sistema totalitario. La sua dottrina
contiene aperture in tal senso, ma può
contribuirvi soprattutto la pressione dell’evoluzione storica.
3. - Nessuno può dire se il comunismo
conserverà la sua posizione ostile alla religione. Si può però prevedere l'apparizione
di certi fattori, fra cui resistenza e la collaborazione di un cristianesimo vivente nel
suo seno, che ammorbidiscano e infine eliminino tale ostilità.
4. - Già oggi gli Stati comunisti non
sono, comparati agli altri in riferimento
alla dignità della vita umana, come il nero
e il bianco. 11 cristianesimo non deve contribuire a propagare tali nozioni antagoniste nero-bianco, che incitano i popoli a
prepararsi a una guerra atomica. Si tratta
di concezioni altrettanto menzognere quanto
quelle che. per gli stessi fini interessati, nutrono la propaganda comunista sulle condizioni di vita nel mondo capitalista.
5. - I problemi dell’ultimo terzo del XX
secolo daranno altrettanto filo da torcere
agli Stati comunisti quanto agli altri. Probabilmente modificheranno in profondità
tutto ciò che ancora oggi chiamiamo « comunismo » e « capitalismo ». Come nel
CONTINUA
IN OTTAVA PAGINA
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N. 46 — 24 novembre 196T
Celebrazione della Riforma
Dal 23 al 30 ottobre abbiamo avuto una
serie di manifestazioni ed attività esterne,
in modo che questo anniversario fosse conosciuto dal maggior numero possibile di persone nella città.
Sono stati affissi manifesti che ricordavano la Riforma, il suo significato, il messaggio che essa rivolge ancora oggi alla Chiesa
ed al mondo; migliaia di volantini con lo
stesso testo sono stati distribuiti nelle case
o spediti a domicilio (riproduciamo qui sotto questo testo).
Per una settimana abbiamo avuta una
esposizione di libri e di stampa evangelica
alla porta della Chiesa, e contemporaneamen abbiamo effettuato colportaggio in alcuni quartieri (pubblicazioni della Claudiana,
Bibbie, Nuovi Testamenti, i nostri giornali,
distribuzione gratuita delTopuscolo cc Chi sono i Valdesi »).
La sera di giovedì 26 il Pastore Enrico
Corsani ha tenuta una conferenza pubblica,
nelPAula del Consiglio Comunale gentilmen.
te concessa, sul tema : « Riforma Protestante
e Democrazia ».
La conferenza è stata annunziata mediante manifesti e biglietti d’invito. Il giornale
di Bari, a La Gazzetta del Mezzogiorno », ne
ha data comunicazione. Abbiamo anche potuto avere un comunicato dalla RAI, nel no.
tiziario deUa Puglia delle ore 14.
Siamo sicuri che questo intenso lavoro
non è stato vano, perchè centinaia di persone sono così state raggiunte ed informate (a
parte il pubblico numeroso che ha partecipato alla conferenza), e molti contatti sono
stati stabiliti.
*
A Corato abbiamo avuta distribuzione di
volantini ed opuscoli, affissione di manifesti,
conferenza pubblica annunziata da manifesti
e biglietti d’invito. E’ stata tenuta in Chiesa
davanti ad un buon pubblico di estranei, ed
abbiamo avuta l’adesione scritta di un rappresentante del clero cattolico locale.
E. C.
Il 31 Ottobre 1517 il monaco agostiniano
Martino Lutero affiggeva alla porta della cat.
tedrale di Wittemberg in Germania 95 Tesi,
mediante le quali intendeva proporre alla discussione dei teologi e dei dotti alcune quistioni sulle indulgenze e sulle conseguenze
di questa ' dottrina.
Quella data viene dagli storici indicata
come Vinizio della cc Riforma Protestante ».
In realtà noi sappiamo che questa era stata
preparata nei secoli precedenti da movimenti che, come quello di Giovanni Huss in
Boemia, di Giovanni Wyclif in Inghilterra,
e soprattutto dei Valdesi in Italia (anteriori
di più di tre secoli), avevano anticipato mol
ti di quei temi che dovevano poi trovare sistemazione e sviluppo nell’insegnamento di
Martino Lutero, Ulrico Zwingli, Giovanni
Calvino.
Nell’attuale clima determinatosi nei rapporti interconfessionali, ci è più facile una
rievocazione libera da ogni tentazione polemica o apologetica.
Oggi che storici laici e cattolici hanno dato l’avvio ad una più serena valutazione
della Riforma facendo giustizia delle fosche
leggende che si erano tramandate nei secoli
soprattutto per quanto riguarda la figura di
Lutero, oggi che sono state messe in chiara
evidenza le ragioni esclusivamente religiose
che hanno determinata la sua ’’protesta”, oggi che in ambienti cattolici qualificati si è
perfino arrivati a chiedere la revoca della
scomunica che aveva colpito Martino Lutero, oggi che molte delle istanze dei riformatori hanno trovato udienza nella teologia cattolica, oggi che è in corso un processo irreversibile di avvicinamento tra tutte le Chiese Cristiane, oggi che tutto il mondo della
cultura riconosce ed afferma il contributo
della Riforma allo sviluppo del pensiero moderno possiamo serenamente affermare che
la Riforma fu una benedizione per la Chiesa.
Si rimprovera al Protestantesimo la rottura dell’unità. Ma questa rottura è stata consumata non su una quistione marginale, ma
sul punto fondamentale: il rifiuto della Chiesa di riconoscere la sola signoria di Cristo,
nell’ubbidienza alla Sua Parola.
I Riformatori vollero restare fedeli a questa Parola, e non alla Chiesa che essi consideravano infedele.
In questo tempo in cui la Chiesa Cattolica
sembra aprirsi maggiormente all'ascolto della
Parola di Dio, noi affermiamo con forza che
i temi fondamentali della Riforma: Sola Grazia, Sola Fede, Sola Scrittura, Sacerdozio Universale, restano assolutamente validi, in
quanto possono e debbono essere ridotti a
questa sola affermazione: La Gloria di Dio.
Questo significa sottomissione della Chiesa
e del credente a Dio che è il Signore della
Chiesa e della storia. Ma significa anche servizio dell’uomo, nella comprensione di tutti
i suoi problemi, al fine di preparare un mondo che possa un giorno riconoscere la sovranità del suo Signore.
Nell’esortazione a mettere Cristo al centro
dell’interesse e della vita della Chiesa, risiede la validità perenne del messaggio della
Riforma Protestante.
Se questo messaggio sarà ascoltato, tutte le
Chiese Cristiane cammineranno insieme verso l’unità, cioè verso Cristo e faciliteranno
all’uomo di oggi il ritorno a Colui che ha
detto: cc Io sono la Via, la Verità, la Vita ».
La Chiesa Valdese di Bari
S. GERMAl^O CKISQKE
Col ritorno dell’autunno, hanno avuto inizio, come di consueto, le varie attività di
chiesa. Prima di passare in rassegna ognuna di esse, desideriamo ricordare gli atti liturgici che hanno avuto luogo durante questi ultimi mesi.
Funerali: Pane Vittoria (Casa di Riposo),
Bouchard Enrichetta in Bouchard (Costabella); Bouchard Luigi (Pramollo), Long Emilio (Villa), Comba Maria Maddalena (Siborna), Balmas Elìsa in Rivoira (Ronchi), Barzaghi Eugenio (di Milano), Mola Maria Lucia (Casa di Riposo), Sappè Adolfo (Ciabotà),
Uliva Maria ved. Collet (Casa di Riposo) e
Reynaud Alfonso (Ponte Palestre).
Matrimoni: Soulier Rino e Gönnet Mery;
Comba Marina e Robert Bruno; Peyronel
Amato e Plancia Elvira Luigia (di Pomaretto).
Battesimi : Beux Doriana di Ersilio e di
Pons Elda; Berutti Daniele Paolo di Gabriele e di Ruà Maria Antonietta (di Torino);
Griot Cristina Fernanda di Ferruccio e di
Gilles Mur^erlta; Comba Cristina di Silvano e di Ribet Marisa; Zanghi Claudia di
Giovanni e di Bounous Iole; Guglielmino
Silvia di Claudio e di Gazzola Liliana; Roberto e Piero Jahier di Oscar e di Pastre
Franca; Beux Donatella di Emilio e di Bounous Giorgetta; Long Antonella di Marco e
di Pilon Giuditta; Long Elena Roberta di
Giorgio e di Vinçon Florelisa (di Pinerolo).
Il Signore che ci invila a piangere con
quelli che piangono ed a rallegrarci con coloro che sono neH’allegrezza. dia Egli a tutte le famiglie nel lutto come a quelle che
sono nella gioia, la Sua pace e la Sua benedizione.
Ricordiamo inoltre che la nostra Comunità ha avuto Topportunità di ospitare, a fine
agosto, un buon numero di giovani della
Comunità di Vabre (Francia); con essi, che
qui erano convenuti per una « retraite » abbiamo celebrato la Santa Cena la domenica
3 settembre. Per i giovani della nostra Unione che hanno avuto diverse occasioni di fraternizzare con i fratelli francesi, è stata una
nuova esperienza che auguriamo sia stata
particolarmente benedetta.
La Comunità ha avuto la gioia dì udire,
la domenica 6 agosto, il messaggio del Pastore Umberto Bert che tutti abbiamo rivisto
con piacere qui a S. Germano e che ringraziamo vivamente. Il nostro grazie vada anche ai Pastori : Silvio Long, Enrico Tron e
Alberto Ribet che hanno pure predicato nel
nostro Tempio.
Eccoci ora ad elencare le varie attività iniziate; la Corale ha avuto inizio sotto la direzione del sig. Giordano, la sera di mercoledì
11 ottobre. Il Pastore Ceteroni, in occasione
deH'inizio di tale attività, ha rivolto ai Coralisti un messaggio molto incisivo e particolarmente appropriato. La Scuola Doraeni
GENEVE
Alors qu'il venait d’écouter à la radio la
cérémonie du 450e anniversaire de la Réfor.
mation, Monsieur Emile Pasquet a été brusquement enlevé à l’affection de sa famille et
de ses nombreux amis le dimanche 5 novembre. La nouvelle de son décès a plongé
dans l’affliclion les Vaudois de Genève et de
Suisse.
Né à San Secondo en 1887, Emile Pasquet
était venu à Genève à l’âge de 8 ans; il
avait donc fait ses études dans la cité de Calvin dont il était devenu, grâce à son travail,
un citoyen aimé et estimé. Mais il n’avait
pas oublié ses origines et dès 1911 nous le
trouvons déjà inscrit à la Société de secours
mutuel des Vaudois du Piémont. En 1948,
il succéda au regretté Emile Benech comme
président de cette société jusqu’en 1964.
Ses obsèques ont été célébrées au temple
et au cimetière de Chêne-Bougeries par le
pasteur Boucherin, ami de la famille, qui
évoqua avec émotion la forte personnalité
d’Emile Pasquet, les dons qu’il avait reçu et
qu’il su mettre au service de son prochain,
en particulier dans les paroisses où il résida, au sein des Unions Chrétiennes et en
faveur de l’Eglise Vaudoise d’Italie.
Il appartenait au pasteur Guido Rivoir de
Lugano, qui a oeuvré avec le défunt pendant plusieurs années, de parler au nom du
peuple vaudois et des différents groupements
vaudois de Genève. Il tint à exprimer les
sentiments de reconnaissance de tous pour
le travail extraordinaire et désintéressé accompli par le défunt, spécialement pendant
la dernière guerre et les années suivantes.
Il évoqua en particulier le bureau d’Emile
Pasquet à la rue de la Corraterie ou tant de
Vaudois reçurent aide et conseil. En rappelant ces paroles de l’Ecriture cc Souvenez vous
de vos conducteurs », il exorta l’assemblée à
rester fidèle au souvenir d’Emile Pasquet en
continuant l’oeuvre qu’il a entreprise avec
tant d’amour et de foi.
Ce fut ensuite le long défilé devant la famille car chacun tenait à manifester à Madame Pasquet et à ses enfants, l’expression
de la profonde sympathie de tous les Vaudois. J P
L'opera di assistenza
evangelica ai carcerati
Dall’annua circolare rivolta agli amici e sostenitori, stralciamo quanto
segue ;
...Il lavoro prosegue come sempre,
molto modestamente: corrispondenza,
invio di letture, pacchi, aiuti occasionali. Di nuovo c’è, come sapete, l’aumento considerevole delle tariffe postali, che pesa fortemente sul bilancio.
Pensate un po’: la spesa minima per
la spedizione di un pacco è di L. 480;
L. 520 non appena supera il chilo, e
così, via : per le stampe : L. 25 ogni
50 grammi (anziché 10 e 15 com’era
prima); senza contare le lettere: L. 50
ognuna. È facile capire come questo
aumento incida fortemente sulle spese generali.
Il numero dei corrispondenti si mantiene sulla quarantina, a cui si aggiungono alcuni liberati rimasti in contatto. Nel corso del corrente anno ne sono usciti cinque: due di questi non
hanno p'ù dato notizia di sè, il che
fa sperare che si siano sistemati.
Quando si trovano in difficoltà, non
mancano di farsi vivi per chiedere aiuto! — Uno ha trovato subito un buon
posto e presto si sposerà. Un altro,
dopo una lunga attesa, ha in vista
un posto per la metà dì novembre ; un
altro ancora sta cercando disperatamente un lavoro che gli permetta di
vivere! — Ve ne sono altri che usciranno prossimamente, ed hanno davanti a loro l’incognita di un avvenire
ancora oscuro, con tutti i suoi problemi angosciosi. Perchè non sempre la
liberazione è gioia; a volte è il principio di una vita più dura e difficile. Abbiamo alcuni casi che non hanno ancora potuto risolvere la loro situazione
e che dobbiamo aiutare continuamente. Se vi sono dei casi che si trovano
nei guai per colpa loro, ve ne sono altri che sono vittima o della loro malferma salute o della diffidenza della
società, che esita a tendere loro una
mano soccorritrice che potrebbe aiutarli a reinserirsi nella vita sociale. E
noi sentiamo profondamente tutta la
nostra incapacità a dare un aiuto veramente efficace!
Non VI nascondo che a. volte mi do
liillimillilillimiliriiiiiiili
iiiiiimMiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
iiiimiDiiiiniiiimiiiiiimiimi
Vecchie e nuove scuole
cale ha avuto il culto di apertura la domenica 15 ottobre; i bambini e le loro famiglie
hanno ascoltato con attenzione la predicazione sul versetto 33 del 1® capitolo dell’Evangelo di S. Giovanni. Quest’anno i ragazzi e
le ragazze frequentanti la I e la II media si
uniranno ai loro compagni dei primi due an.
ni di catechismo per partecipare ad un culto
per i giovani che la Sìg.ra Ceteroni terrà
ogni domenica mattina, seguendo l’orario
della Scuola Domenicale.
I corsi di catechismo, come pure le riunioni giovanili, hanno iniziato normalmente,
il loro nuovo anno di attività.
Un gruppo, invero un po’ esiguo, di Signore deirUnione Femminile, si è raccolto
nella nuova sala, per ascoltare una interessante relazione sull’origine e sugli sviluppi
deH’Esercito della Salvezza, fatta dal Capitano Longo il quale ha illustrato alcuni aspetti
dell’Opera, in modo molto vivo e chiaro.
Ringraziamo lui e le sorelle Salutiste che
hanno rallegrato la riunione col loro canto.
L'attività vera e propria delle Signore, ha
avuto il suo inizio regolare mercoledì 18 ottobre.
Domenica 19 c. m. è stata aperta al culto
la nuova cappella di Porte. Ne parleremo
ulteriormente.
PRAMOLLO
Porgiamo il nostro benvenuto a Griglio
Franca di San Secondo ed a Barai Denise di
San Germano Chisone che si sono unite in
matrimonio rispettivamente a Menusan Valdo (Pellenchi) ed a Beux Oreste (Tournim)
e formuliamo a queste nuove famiglie 1 augurio di ogni benedizione del Signore.
Domenica 29 ottobre è stato amministrato
il Battesimo a Long Giulio di Gilberto e di
Sappè Lucia (Pellenchi). La grazia del Signore accompagni questo bambino ed i suoi
familiari.
Improvvisamente è venuto a mancare il
nostro fratello Bertalot Levi (Case Nuove Pellenchi) all’età di 59 anni. I funerali che
hanno avuto luogo sabato pomeriggio, 11
novembre, sono stati una dimostrazione di
simpatia ai congiunti cosi repentinamente
colpiti dal lutto. A tutti i familiari rinnoviamo Lespressione della nostra fraterna solidarietà cristiana.
Giovedi sera. 16 novembre, nella Sala del.
le Attività è stato proiettato a cura dell’insegnante sig. Paolo Gardiol (Luserna S. Giovanni) il film missionario: «Madagascar, au
bout du monde », il cui messaggio ci ha vivamente interessato. La colletta è stata inoltrala alla Commissione Missionaria Distrettuale.
— Dopo l’Inversa Pinasca è stato il turno
di Pomaretto per Vinaugurazione delle nuove
Scuole : in un clima di semplicità ed alla
presenza dei bambini il direttore didattico
ed il sindaco hanno rivolto un saluto ed un
augurio agli alunni ed alle insegnanti : ci
son volute due amministrazioni comunali,
lunghi anni di attesa perchè finalmente la
macchina burocratica desse il sospirato contributo per Pomaretto. Non lontano dal nuovo c’è il vecchio edificio del Beckwith dove
il Comune di Perosa prima e poi di Pomaretto hanno potuto ospitare gli alunni dopo
la legge Danao Credaro del 1911. La vecchia scuola scompare anch’essa nell’ombra,
presto dimenticata : eppure è nella vecchia
scuola che per più di un secolo Pomaretto
è stata istruita e formata con la Parola di
Dio. L’università pomarina con « lécole grande » e la Scuola di Metodo che preparava le
decine di maestri per le scuole della valle
non dev’essere dimenticata : generazioni di
alunni si sono succeduti con maestri che
hanno lasciato un’impronta come il maestro
Peyrot, sulla breccia per cinquant’anni e la
signora che s’occupava del canto, lasciando
persino il segno nel pavimento della battuta
del tempo fatto col piede, visibile ancora
oggi nell’alloggio del eustode! Non dimentichiamo il maestro Rostagno che ha continuato fedelmente e con competenza l’opera
del predecessore. Ma il passato non ha nessun senso se la comunità locale non continua la, missione di quegli uomini e non
esprime concretamente nella vita del comune come della chiesa il frutto di quanto han.
no ricevuto con generosità e senso di sacrificio. Il ricordare il passato senza lievitare il
villaggio con la propria fede e il proprio ser.
vizio oggi, significa tradirlo!
— AlVasseinblea di Chiesa con la relazione
di Giorgio Baret, sotto accusa è stato di turno ì'Eco delle Valli: al nostro settimanale si
è riconosciuto robiettività della sua linea anche nel campo politico, esaminato alla luce
della Parola di Dio, la varietà dei suoi articoli e la projondità dei medesimi mentre si
è richiesto una maggiore semplicità nello
stile, tenendo conto della massa delle nostre
comunità, e più cronaca, distribuita nelle va.
rie settimane del mese : a questo proposito la
Commissione dell’Eco ricorda che la cronaca
non dev’essere soltanto una « sbrodolatura di
notizie liturgiche o feste religiose locali con
le solite, vecchie, ritrite affermazioni : non
s’è mai visto tanta gente al culto come a Pa.
squa di quest’anno... » e cosi via.
I Pastori diano incarico, se loro non lo
possono fare, a persone qualificate per esprimere tutta la vita civile e religiosa del paese
anche con una nota critica intelligente che
aiuti i parrocchiani a riflettere sugli avvenimenti ed a ripensarli alla luce della Bibbia, se veramente vogliamo rinnovare la
mentalità in ogni campo della vita! Ed allora ben venga la cronaca, se è fatta in questo modo, dice il Comitato dell’Eoo delle Valli, (e noi sottoseriviamo)!
Sulle Finanze si è ricordato la decisione
del Sinodo di annullare il debito di 150 milioni contratto con costruzioni urgenti del
dopoguerra ed opere sociali importanti, a
mezzo d’un cospicuo aiuto dell’Estero se noi
Valdesi contribuiamo con la nostra quota
parte di 45 milioni, estinguibile in tre anni.
Questo vuol dire aumentare le nostre offerte
che alle Valli s’aggirano sulle 3.000 lire all’anno mentre in altre comunità evangeliche
della diaspora sono la media mensile di contributo per la loro chiesa! Il giudice Ribet ha
promesso di intervenire ad un’assemblea in
cui si illustrerà tutta la situazione della Ghie,
sa sotto l’aspetto finanziario affinchè sia chiaro per la comunità e di incoraggiamento a
dare per l’opera del Signore. Si è ricordato di
dare l’offerta personale per ogni membro e
non per famiglia e distribuita nel corso dell’anno per facilitare le famiglie, nei loro doni.
Sono stati celebrati i seguenti battesimi :
Refourn Daniele e Refourn Manrico di Giovanni e Mirella Peyrot; Ribet Marco di Arturo e Chiurato Liliana; Clapier Danilo di
Italo e Leger Elsa.
Sono stati celebrati i seguenti servizi funebri: Bertalmio Ernesto del Clot Inverso e
Pastre Ernestina in Gambino di Pomaretto
(centro).
Nella gioia dell’offerta al Signore delle no.
stre creature nel segno del battesimo come
nel tempo del dolore di vedere partire i nostri cari sia lode e gloria al Signore che ci
dà l’allegrezza agli uni e il conforto agli altri.
Agli sposi: Rostan Guido e Genre Fernanda, Comba Sergio e Long Elide, Fraschia
Italo e Costantino Enrica, l’augurio di fedeltà, servizio per la comunità dei credenti e
non credenti, come membri d’un corpo dove
la Parola della Bibbia dà vita, gioia e forze
per la grazia del Signore.
Ringraziamo coloro che nella gioia e nel
dolore hanno dato con generosità per l’opera
del Signore in riconoscenza a Dio. datore di
ogni grazia.
Ringraziamo di cuore i collaboratori laici:
Insegnante Gianni Jahier e Giorgio Baret
per i loro messaggi al Clot Inverso ed al
Centro.
I nostri rallegramenti ai neo diplomati di
quest’anno : Beux Nadina, in ragioneria, Coucourde Andrea in geometria e Piero Rostagno pure in geometria. Con l’augurio che
gli studi compiuti e che continueranno siano intesi per l’onore di Dio, il servizio per
la comunità umana sotto il segno dell’umiltà,
la gioia di dare quanto si è ricevuto per grazia di Dio, senza seguire le orme dei tanti
valdesi che hanno conseguito brillantemente
titoli, ma unicamente per la loro carriera ed
il loro JiortafogHci,; catalogati nella schiera de.
gli eletti intellettuali che non si confondono
col popolino sprovveduto di lettere...
— Ricordiamo : Domenica 26 : culto presieduto dal Past. Cipriano Tourn al Centro.
Al Clot Inverso, presieduto dalla Sig.ra
Tourn pure alle 10,30. Martedì 28, alle ore
20,30, riunione alla Cappella di Perosa, tema: «Famiglia e divorzio».
ERRATA CORRIGE
Per una spiacevole svista tipografica, di
cui vivamente ci scusiamo, un necrologio, la
scorsa settimana, ha annunciato la scomparsa
di Caterina Bertin vedova Beri, anziché nata Bert„ come devesi leggere.
mando se questo lavoro non sia inutile, se vale la pena di continuarlo. E
poi mi- giungono lettere come questa,
ricevuta ultimamente, di cui vi trascrivo alcune frasi, che mi sembrano come una risposta, un incitamento a
continuare.
« ...Vi ringrazio dal profondo del mio
cuore per il vostro costante conforto
spirituale che mi state prodigando da
tanti anni... Con le vostre lettere mi
avete aiutato a trovare la vera e giusta
via che conduce al Signore, il quale è
tutta la mia forza e l’unica speranza
di salvazione dell’anima mia, perchè
ho piena fiducia in Dio, che le divine
promesse del Signore sono fatte anche
per me, cioè il perdono dei miei peccati e il prezioso dono della grazia
della vita eterna... ».
Nella stessa lettera egli dice di aver
ricevuto dal Direttore il permesso di
trascorrere qualche ora assieme ad un
fratello in fede che si trova nella stessa Casa penale. Inoltre egli esprime
il grande desiderio di avere « un piccolo transistor, perchè sono tanto desideroso di ascoltare il Culto Evangelico che trasmettono da Roma ogni
Dcmen'ca mattina. È da molto tempo
che sto accarezzando questo ardente
desiderio, e quasi in tutte le mie preghiere domando al Signore di esaudire
questo mio desiderio ».
C’è qualcuno che vuol venire incontro a questo desiderio?
Se le spese sono aumentate, anche
i doni sono in continuo aumento, e
lo rileviamo con profonda riconoscenza. E questo pure è un incoraggiamento.
Grazie di cuore, cari Amici, r ;>r il
vostro fedele, costante interessamento, per la vostra simpatia, il ■ astroaiuto materiale e morale.
E la nostra riconoscenza va pure
alle persone che continuano ad ;ccuparsi con amore dei nominativi loro
affidati, malgrado le inevitabili delusioni.
In un lavoro come questo, ir j atti,,
non possamo aspettarci di :deremolti frutti; ma dobbiamo con* lare
a seminare: con fede e con amt sa
pendo che il Signore farà il res
« E non ci scoraggiamo nel -t il
bene, perchè se non ci slanr mo,
mieteremo a suo tempo». (Gai. : 9).
Cari Amici, sono sicura di pò: .r fare assegnamento sul vostro aiiM' anche per l’avvenire. Molti han già
cominciato a chiedere indurne:- i di
lana (maglie, calze, pullover) ii.- astadelia stagione invernale che si -i . vicina. E dovremo poi pensare ai d na
talizi, senza contare le spese ore;.-, .arie.
Fin da ora vi ringrazio per quello
che vorrete e potrete fare. Ogni àono,
anche minimo, sarà ricevuto co:: inconoscenza. Vi sarò grata se vorr.rai inviare le vostre offerte con corte sollecitudine.
Con ringraziamenti anticipati i fraterni saluti, Selma Longo
10066 Torre Pellice (Tori o)
P.S. - Dopo la chiusura dei coi i abbiamo ricevuto diversi doni, fra ; ..ó un
dono di L. 10.000 da ALT, che ri'igraziamo sentitamente da queste cotmne
« Ho combattuto il buon cf :nbattimento, ho finito la coi p ho
serbato la fede ».
(II Tim 4: 7>
« Io voglio che dove sono i - siano meco anche quelli ebe tu.
m’hai dati ».
(Giov. 1’. 24>
Dando un’ult'ma testimonianst della sua fede in Cristo, è spirato ’Serenamente in Mendrisio, il 14 n' vembre 1967
Alberto Fuhrmann
Pastore Valdese
Ne danno l’annuncio : la moglie, lanuora, il fratello, i nipoti.
I funerali hanno avuto luogo il giorno 16 novembre -in Mendrisio.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Levi Bertalot
ringraziano tutte le persone che con
scritti e parole di conforto hanno voluto essere loro vicini in questa triste
c rcostanza.
In modo particolare il Pastore Pons,
il gruppo Anziani RIV-SKF e la Sezione AVIS di San Germano Chisone.
« Il Signore è il mio Pastore,
nulla mi mancherà ».
(Salmo 23: 1)
Pramollo (case Nuove - Pellenchi),
11 novembre 1967
RINGRAZIAI^ENTO
I familiari del compianto
ji Avondet
Luigi
profondamente commossi e riconoscenti per la cordiale dimostrazione di
stima e di affetto tributata al caro>
estinto, ringraziano sentitamente tutti coloro che, con fiori, scritti e di presenza hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al
Dott. Enrico Gardiol per le premurose
cure prestate e al Pastore Sig. Sonelli.
Torre Pellice, 11 novembre 1967.
7
24 novembre 1967 — N. 46
.ag. 7
à Pachino : un «gruppo di servizio» nella chiesa e nella città
Il punto sulla situazione
•Dal 1962 si trova a Pachino un Gruppo
<Ji Servizio Cristiano. Lucia Bucchieri è
•stata con noi tre anni. Marcella Giampiccoli due anni. Per un anno sono state con
noi Genia Zavaritt, Bibi Giampiccoli, Marie France Maurin. Maria Cicirello, Ruith
Heck. Dorolhea Weber, Maria Sardiello.
Dall'anno scorso si trova con noi Elisa Marotta e ora è arrivata da Zurigo Ruth
Bachmann.
Qual’è il contributo che queste ragazze
hanno portato e portano ancora nell’Asilo,
nella Chiesa Valdese e nella città di Pachino?
L’ASILO
Con la venuta del Gruppo di Servizio
Gristiano. è aumentato il numero del noiitri amici sostenitori. Abbiamo avuto per,ciò maggiore disponibilità dk.-denaro. 1
vecchi locali sono stati in parte rimessi a
nuovo, l’arredamento è stato in parte rinnovato. 1 bambini hanno potuto disporre
Analmente di abbondante e moderno materiale didattico. Alla fine di ogni anno,
abbiamo potuto organizzare una mostra
-dei lavori dei nostri bambini, suscitando
molto interesse nelle Autorità Scolastiche,
nelle famiglie dei bambini e in settori semjjre più ampi della città.
1 rapporti con la famiglie dei nostri bambini sono ‘’ai; molto sviluppati e curati.
Per i casi più gravi, abbiamo organizzato e
mantenuto un vero e proprio servizio di
assistenza sociale.
Le ragazze che hanno costituito il Gruppo di Servizio Cristiano a Pachino hanno,
nella mag.gior oarte dei casi, dimostrato una
notevole "'-vmp .'lenza professionale e una
forte carica ocazionale.
L’Asilo ha ihmque avuto un progresso
enorme 1 unico difetto è consisttio nella
mancano; Z; continuità nel servizio. 1 bambini (e anche le loro famiglie!) si affeziohi maestra, specialmente se
on competenza e spirito voquesta ragione, accettiamo
v.;iì volentieri quelle ragazil loro servizio solo per un
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I 1)1 SE
• il tradizionale. Concepiva
■ come evangelizzazione a
.■ìti'stico. Al pachinesi, la Chie■ ■.lononeva rideale del prote■■l'oa che crede solo alla Bibbia
••.-"fi lavora duramente e onestaj s mure la verità e dichiaa offrire per essa.
- ;iia anche l’aspirazione segrec.f hiñese nrotestante, era di renicci mionianza all’Evangelo. Ciò
•c ere successo nella v.ifa e gua.Tomirazione della città.
-iguerra dopo il 1945. l’ammira■ ■lUà per 1 protestanti è tale che
■c;¡ sono eletti a rappresentare il
entrano a far parte dell’Amrni’ omuna^e. Per circa 14 anni il
■ 'ii-i città è praticamenre nelle
■uni membri della Chiesa Valc-.’e della Comunità Evangelica
Ciito radio
r’cmenica 26 novembre
à.st. VITTORIO SUBILIA
Roma
è alle -stelle. Ma la situazione cambia. 11
potere nassa nelle mani di cittadini cattolici e la' Comunità Evangelica entra in una
situazione di crisi, che dura fino ai nostri
giorni. , . . „
È in questa situazione che comincia a
farsi sentire a Pachino l'influenza del Gruppo di Servizio Cristiano. Le ragazze che costituiscono questo Gruppo provengono in
gran parte deH’ambiente di Agape. Sono
ferocemente h anticostantiniane detestano
cioè il connubio fra il trono e 1 altare, a
Chiesa non deve ricercare posizioni di governo e deve rifiutare onore e ricchezza. La
missione della Chiesa non consiste nel proselitismo, ma nel servizio offerto gratuitamente a tutta la c.’tà.
Le ragazze cominciano ad esprimere te
loro idee in conversazioni private con mem
bri di Chiesa Valdese. Questi si rivolgono
al pastore per chiedere chiarimenti. 11 pastore organizza dei dibatti! i
l’Unione Giovanile e poi nell’Assemblea di
Chiesa. Nasce così un dialogo serrato tra
ragazze del Gruppo di Servizio da una
parte e Comunità Evangelica dall altra. i
pastore condivide le idee del Gruppo
Servizio, ma svolge funzioni di intermediario fra le due panli. Riassumiamo qui i
seguito i punti salienti di questo dialogo
che dura fino ad oggi.
QUELLO CHE IL GRUPPO
DI SERVIZIO
DICE ALLA COMUNITÀ
1. - La missione della Chiesa deve essere
intesa come servizio gratuito, offerto nel
nome di Cristo, alla città, ai singoli cittadini, al mondo intiero. Rifiutiamo d intendere
la missione della Chiesa solo in termini di
polemica anticattolica e antimondana, nonché in termini di proselitismo.
2. - La testimonianza del cristiano dev essere intesa come impegno a vivere, fin da
ora, secondo la legge del regno di Dio che
è già venuto in Cristo e che sta per essere
manifestato. Questa legge non^ impone al
cristiano i soli doveri dell’onestà personale,
della dedicazione al lavoro, della partecipa
zione ai culti ed alle attività della Chiesa,
della lettura biblica e della preghiera quotidiana, della propagazione e della difesa
della fede cristiana. Questa legge impone al
•cristiano :
CI) La necessità di scegliere la povertà,
non già per guadagnarsi dei meriti davanti
a Dio. ma per mettersi in condizione di predicare coerentemente l’Evangelo dell’Agàpe
di Dio rivelato in Colui che da ricco si
fece povero (Gesù Cristo);
h) La necessità di uscire dai limiti tradizionali dell’individualismo, per cui ciascun credente e ciascuna famiglia cristiana
persegue « cristianamente » il proprio benessere, anche a danno degli altri, considerando così erroneamente il proprio avanzamento socio-economico e perciò la carriera, come segni della divina elezione che
il credente ha il diritto e il dovere di ricercare;
c) La necessità di unirsi ad altri credenti, non solo per celebrare atti di culto,
ma per costituire dei Gruppi Comunitari
Cristiani, in cui la ricerca biblica, la decisione, il servizio cristiano e i beni siano
messi in comune;
d) La necessità di aiutare la parrocchia,
sia pure con grande carità e rispetto, ad
uscire dagli schemi costantiniani, in cui è
vissuta per oltre un millennio, allo scopo
di metterla in condizione di compiere meglio la sua missione nel mondo moderno.
QUELLO CHE LA COMUNITÀ DICE
AL GRUPPO DI SERVIZIO
1. - Per avere il' diritto di parlare, le ragazze del Gruppo di Servizio dovrebbero
essere più coerenti, dovrebbero cioè essere
impegnate per la vita e non per periodi
così brevi da far sospettare che si tratti di
credenti velleitari, che fanno del turismo
ecclesiastico, che si assumono indebitamente la funzione del profeta nella Chiesa, cedendo alla tentazione di far da maestre
agli a'.'‘ri, quando esse stesse non hanno risolto il problema di fondo e, finito il periodo del servizio diaconale, si accingono
a riprendere il loro posto nella massa dei
cristiani borghesi e benpensanti.
2. - La Chiesa non è stata mandata a
realizzare il regno di Dio, ma a predicarlo.
Tutti i tentativi di realizzazione anticipata
del regno di Dio sono destinati al fallimento, per il faito che i credenti vivono ancora al di qua della morte e della risurrezione personale. Bisogna pertanto considerare ;
a) quanto sia corrotta e per'versa anche la natura umana dei credenti, i quali
sopravvivono solo per la grazia di Dio,
b) S. Paolo, in 1 Cor. 13, avverte che
il dare i propri beni ai poveri e il dare il
proprio corpo ad essere arso col fuoco
son cose che non giovano a nulla, se non
si ha l’Agàpe. Bisogna pertanto cominciare
col chiedere a Dio di essere rinnovati dalTAgapé. Cominciare con la scelta della
povertà e con il sacrificio del proprio corpo, supponendo che l’Agàpe veiià dopo,
corpo, supponendo che l’Agàpe verrà -opo,
significa rischiare di ricadere sotto la schiavitù della legge delle buone opere;
c) la storia c’insegna che la scelta della
povertà e della vita in comune si è potuta
fare, in maniera duratura, solo nelle comunità monastiche, nelle quali si è rinunziato
alla famiglia; . .
d) Le ragazze del Gruppo di Servizio
auspicano, per esempio, che gli operai evangelici della FIAT si costituiscano m Gruppo Comunitario Cristiano, insieme ai dirigenti evangelici della FIAT di Tonno per
discutere insieme, come fratelli in Gesù
Crii'.o, membri di una stessa Cornumta
evangèlica, i loro problemi e quindi evitare lo scandalo degli scioperi che mette i
fratelli gli uni contro gli altri. 'Ma il nostro recente passato ci fa essere diffidenti
nei confronti di ogni discorso che ricordi le
tesi del corporativismo fascista.
* * *
Abbiamo detto che il dialogo continua.
Alcuni membri della Comunità hanno già
deciso di affiancarsi al Gruppo di Servizio
per costituire un Gruppo Comunitario
Cristiano. È in corso una sene di vishe a
tu.’.e le famigiie della chiesa Valdese a
Pachino. Poi saranno visitate anche tutte le
famiglie dei bambini del nostro Asilo ed
altre ancora. Scopo di queste visite e di
scoprire col metodo della « conversation dirigée ». quali sono i problemi di fondo della^ nostra città, per portarli davanti alla
Chiesa e costringerla a prendere posizione
davanti ad essi.
po qualificato. Pachino avrebbe avuto di
nuovo soltanto una strada di circonvallazione. che l'avrebbe soffocata ed avrebbe
avuto il solo vantaggio di comprendere nei
terreni edificabili. tutte le canipagne di uno
speculatore nel campo dell'edilizia.
S. G.
Dal diario
deile maestre
Ritornando a Pachino^ ho trovato una
novità. Entro Natale, dovremo lasciare la nostra casa di via Torino 26. La padrona di
casa sta infatti per ritornare dalla Svizzera.
Insieme al Pastore, ci siamo messi alla ricerca di una nuova casa. Ma i fitti qui, vicino all'Asilo e perciò al centro della città,
sono piuttosto cari. D’altra parte, accanto al
tempio e alVasilo c’è un appartamento di
proprietà della Chiesa che aspetta solo di
essere rifinito. Occorrono circa due milioni
di lire. L’Asilo mette a disposizione lire
500.000, risparmiati Vanno scorso. Un fratello pachinese, emigrato negli Stati Uniti,
offre L. 750.000. La Chiesa di Pachino apre
una sottoscrizione per la casa delle maestre.
La Ditta incaricata di eseguire i lavori dichiara di essere disposta ad attendere il saldo anche per due anni. I lavori sono iniziati. Avremo presto la nostra nuova casa e
non dovremo più pagare Vaffitto. Ma avremo bisogno dell’aiuto di tutti per pagare il
debito che stiamo contraendo.
Elisa
Sono in Sicilia e a Pachino per la prima volta nella mia vita. Venendo dalla Svizzera, mi son fermata a Napoli e, vedendo la
sporcizia della città specialmente nella zona
del porto, cercavo d’immaginare quanto più
sporca e più povera dev’essere Pachino. Invece, ho dovuto ricredermi. La città è abbastanza pulita e la povertà, dove c’è, è tenuta
nascosta il più possibile.
I primi giorni sono stata molto a contatto
coi bambini dell’Asilo e con le loro mamme. Le mamme erano molto gentili con me.
Una signora si è molto meravigliata che una
ragazza potesse andare da sola così lontano
da casa.
Mi ha molto colpita il caso di Giuseppina,
una ragazza tredicenne, che abbiamo preso
nell’Asilo insieme ai suoi fratellini di due e
di quattro anni. La mamma è forse un po’
anormale. Chiude a chiave i suoi bambini
in casa e va a lavorare in campagna. Due
dei suoi bambini sono in collegio. Gli altri
li abbiamo tutti nell'Asilo. A Giuseppina
vorremmo insegnare a curarsi dei fratellini
ed a far qualche faccenda domestica. Il primo giorno, prepariamo dell’acqua calda. Vorremmo insegnare come si fa a fare il bagno
ai fratellini. Ma, quando tutto è pronto, cerchiamo i piccoli Armando e Domenico. Purtroppo sono spariti. Per paura dell acqua,
Giuseppina li ha fatti fuggire a casa.
Questa è però un’eccezione. In generale, i
bambini a Pachino sono assai più curati di
quanto io non credessi. La mia impressione
è piuttosto che le mamme facciano troppo
per i loro piccoli. In certi casi, i bambini
sono addirittura idolatrati.
Ruth
A Napoli, iiiaugni'azioue dcllaDDO scolastico 19IÌ7-IÌS
della Scuola Evan|elica di ((Cappella Vecchia))
Continua'do una più che secolare tradizione, si è tenuta, anche quest’anno, in
un’atmosfera di alta suggestività, la cerimonia dell'inaugurazione dell’anno scolastico della Scuola Evangelica di « Cappella
■Vecchia ».
La cerimonia, cui hanno preso parte
i membri del Comitato che gestisce l’istituzione. il Pastore Davide Cielo, il corpo insegnante della scuola materna ed elementare ed una rappresentanza delle famiglie degli alunni, si è svolta, a differenza degli anni scorsi, nel Tempio Valdese.
Ha preso la parola il Pastore, che ha
porto ai presenti, dopo una fervida preghiera, l’augurio di un fecondo lavoro, da
ispirare continuamente all’opera di Cristo,
di cui ha invocato sui presenti la benedizione e la protezione. Agli alunni ha voluto spiegare l’origine della denominazione
della Scuola ed ha affermato che, come ogni
essere umano porta un nome ed un cognome, così la Scuola trae il suo nome dalla
via in cui sorse.
Invitati gli alunni della scuola materna
e del corso elementare ad intraprendere con
lena e passione le fatiche del nuovo anno,
ha dato la parola al presidente del Comitato della Scuola, sig. Michele Andreotti. il
quale, dopo di aver manifestato la sua gioia
nel trovarsi di nuovo in mezzo a tanti bambini vispi e festanti, ha così proseguito ;
Il Voi rappresentate, bambini, l’orgoglio
della nostra Scuola e la speranza dei vostri
genitori. Studiate perciò con entusiasmo e
ripagate con la diligenza ed un meritorio
profitto le fatiche delle vostre insegnanti.
Fortificate il vostro animo nella fede e
portate un giorno nel mondo quei principi
e quelle convinzioni, che avrete saldamente radicato nei vostri cuori sui banchi di
questa Scuola ».
11 messaggio del sig. Andreozzi, salutato
da vibranti applausi, si è chiuso con un
augurio alle insegnanti di sereno e proficuo
lavoro ed un caldo saluto alle famiglie degli alunni.
La cerimonia ha avuto termine con la
preghiera del «Padre Nostro », detta
Pastore Cielo.
dal
FIRENZE
Servizio Sociaie Evangelico
Nell’ultima circolare del « Centro Evangelico di Solidarietà » si fa presente che,
dalla nascita del « Centro » stesso ad oggi, le condizioni sociali ed economiche della
città e particolarmente quelle del mondo
evangelico locale, in generale sono sensibilmente migliorate in maniera tale da non
giustificare più o quasi il tipo di assistenza
svolta dal «Centro».
Si avverte, d’altra parte, la necessità di
operare in profondità nel lavoro di ogni
singolo caso; si sente il desiderio di aprirsi
verso un vero e più proficuo lavoro di « Servizio Sociale ». Parallelamente si è presa coscienza dell’attuale carenza organizzativa
deH’assisitenza all’interno delle comunità
evangeliche. A tale proposito, l’attuale Consiglio dirigente il « Centro Evangelico di
Solidarietà », composto solo di membri
delle chiese evangeliche fiorentine, cercherà di ampliarsi con l’immissione di rappresentanti dei singoli organismi evangelici fiorentini in vista proprio di un « Centro »
La
ha
Chiesa di Brindisi
un pastore in loco
la città
La presenza del Gruppo di servizio è stata ovviamente, avvertita più ned Asi o Infantile e nella Chiesa Valdese che nella città Tuttavia non si può dire che la presenza
di' queste forestiere sia passata del tutto
inosservata. Basti pensare alle continue visite alle famiglie dei bambini del nostro
Asilo all'inchiesta sull emigrazione fatta
dall’Assistente Sociale Dorothea Weber
alla continua richiesta d informazioni agli
Uffici del Comune, per conoscere meglio la
situazione della cktà.
Ma un vero dialogo fra Gruppo di Servizio e ciftà non c’è stato. Deve pero essere
detto che. sotto la spinta del GruPPO ^i
Servizio, due anni fa, la Comunità Valdese
di Pachino ha combattuto una dura battaglia per il piano regolatore della citvà.
^ Qra Pachino ha il suo nuovo piano regolatore fatto dall’Architetto prof. Leonardo
R cci t telare della cattedra di Urbanistica
allUniversità di Firenze. Secondo questo
piano le vocazioni della citta sono t .
l’agricol-tura, la pesca, il turismo. Pachino
dofrebbe diventare uno dei centri turataci
più importanti dell’Italia Meridionale. Molti emigrati pachinesi potranno ritornare,
molte famiglie divise da anni, pr motivi di
emigrazione, potranno riunirsi, molti ragazzi che non conoscono affatto o che coLscono appena il loro genitore emigra-m,
per esempio, in Venezuela, potranno finalmente chiamare il loro papà.
Oneste prospettive non esistevano due
anni fa. 11 piano regolatore di Pachino era
stato affidato ad un tecnico locale non trop
Su disposizione della Tavola la Chiesa
Cristiana Evangelica Valdese di Brindisi ha
avuto in loco un Pastore.
11 nuovo Pastore è il Sig. Elia Libonati
proveniente dalla Chiesa di Campobasso.
L'insediamento è avvenuto domenica 29
ottobre nel corso del cullo in cui il Pasiore Ernesto Naso, pastore della Chiesa di
Taranto, lo ha ufficialmente presentato alla Comunità.
Esprimiamo a Dio anzitutto il nostro
ringraziamento e la nostra gratitudine, per
averci da.o in modo continuo un suo ministro.
Novità Claudiana
Agenda Biblica
1968
Un’elegante Agenda tascabile
rilegata in s'milpelle
con impressioni in oro - L. 600
Per ogni giorno dell’anno:
— Lettura, breve meditazione biblica e argomento di preghiera
— spazio per annotazioni
— e inoltre : notizie e indirizzi
utili (calendario evangelico,
tariffe postali, istituti evangelici, nuovi indirizzi, ecc).
Un fedele « vademecum » che ti
indicherà giorno per giorno una
parola del Signore, ricordandoti
l’impegno che Dio ha preso in
Cristo nei tuoi confronti e l’impegno che tu hai assunto verso
di Lui, con la tua fede, di rendere testimonianza al Suo amore nella tua vita di ogni giorno.
Esprimiamo alla Tavola ed a tutti quelli che hanno presso di essa perorato per
Brindisi, la nostra riconoscenza per essere
stati sensibili alla richiesta di avere un pastore sul posto.
Diciamo al Pastore Naso, che si è sobbarcato per nove lunghi anni la cura della
Comunità di Brindisi, un grazie di cuore
per quanto ha potuto fare per noi. Riconosciamo i sacrifici da lui soppoptati. al fine
di portarci la sua assistenza spirituale e la
Parola dell'Evangelo.
Certamente il Signore non ha permesso
che la Chiesa di Brindisi si spegnesse come
un lucignolo fumante, nè che si spezzasse
come canna rotta. Se il Signore non edifii
ca, invano si affaticano gli edificatori e noi
riconosciamo che con l'aiuto di Dio il Pastore Naso in mezzo a noi non ha faticato
invano.
Egli ha mietuto ciò che altri aveva seminato e ciò anche in relazione alla qualità e natura del terreno; altri forse raccoglierà ciò che lui ha seminato. Ma nè chi
semina, nè chi annaffia, ne chi raccoglie
sono qualcosa, perchè Dio fa crescere come vuole e quando vuole ed Egli è «tutto».
Al Pastore Elia Libonati diciamo ; « Benvenuto in mezzo a noi, nel nome del Signore. Noi ci rallegriamo di te e chiediamo al Signore di voler benedire il tuo ministerio ».
Caro Pastore Libonati, i tuoi settantadue
anni sono un peso per il tuo fisico. Ma
quelli che confidano in Dio si levano in
volo come aquile. 11 tuo corpo comincia
ad essere pesante di anni, ma possiede ancora una certa carica di energia e, quel
che vale di più. possiede un cuore che
ama il Signore! La tua esperienza, la tua
conoscenza della Parola di Dio. la tua
saggezza ed il tuo amore per il prossimo
hanno per noi un valore inestimabile e
perciò noi ti consideriamo un dono del
Signore.
Voglia Egli benedirti assieme alla tua
gentile consorte e rendere proficua l’opera
tua in Brindisi e diaspora per la gloria Sua.
tnzo Nigro
coordinatore che permetta di evitare doppioni di attività e competenze. L’attività
assistenziale così snellita potrebbe permettere — forse — di porre delle basi per una
più stretta collaborazione tra organismi interni alle stesse Comunità.
Nell’ultima seduta del Consiglio, avvenuta il 19 ottobre 1967, si sono prese delle
decisioni relative alla programmazione dei
servizi specifici.
In linea generale di Poliambulatorio continuerà la sua attività ordinaria. Se ne occupano un gruppo di medici generici e specialisti e una infermiera. Per casi di servizio sociale in cui occorrerà la loro opera si
può contare su valida e qualificata collaborazione.
L’Ufficio Stranieri e forestieri si occuperà
di aiutare forestieri e stranieri (che desiderano abitare presso famiglie o istituzioni
evangeliche) a trovare collocamento adatto
e. viceversa, aiutare le famiglie della nostra città che desiderano avere studenti
presso le loro abitazioni. Infine questo Ufficio dovrà preoccuparsi di svolgere tutte
quelle attività che possono, in ogni caso ed
in qualsiasi periodo dell’anno, aiutarli a
risolvere i loro eventuali problemi di ordine pratico o spirituale. A tale servizio
— particolarmente importante in una città
di interesse turistico — provvederà una
specialista. Assistente di Chiesa straniera,
a metà tempo fra il « Centro » e altro organismo evangelico.
L’attività di Servizio Sociale — applicato
secondo i principi e le tecniche sue proprie,
sarà svolta verso chiunque si trovi in stato
di bisogno. Per i casi particolarmente gravi
od urgenti, per i quali le risorse interne si
mostrassero insufficienti, è prevista l'opera
di sensibilizzazione presso organismi interni ed esterni alla Comunità Evangelica.
Parallelamente è previsto un programma
di incontri periodici con enti privati operanti all’interno delle Comunità Evangeliche e con enti specifici nella competenza di
servizi sociali operanti a livello cittadino
nel tentativo — innanzitutto — di conoscerne meglio l'attività e promuovere e stimolare una possibile integrazione sul piano
di lavoro comune. Il Consiglio sente il desiderio di portare avanti questo progamma e
si avvarrà della presenza — quasi giornaliera — di un tirocinante della Scuoia di
Servizio Sociale di Firenze sotto la supervisione di un Assistente Sociale.
// Consiglio del C.E.S.
iMimiimiimniiiii'
PersonaUa
Un nuovo lutto pastorale; è mancato il
Pastore Alberto Fuhrmann. In attesa di ricordarlo più ampiamente, esprimiamo ai familiari e in modo speciale alla sua compagna la nostra calda simpatia fraterna.
Pure con simpatia, nel distacco e nella
fede, pensiamo ai familiari del Sig. Emile
Pasque!, deceduto a Ginevra, sua città
d’adozione. Rimane vivo il ricordo della sua
opera in quella Unione valdese.
Presso l’Università di Catania si è laureato a pieni voti in medicina e chirurgia Biagio Punascia, discutendo una tesi su « Elettroliti eritrocitari in alcune anemie eredofamiliari ». Vivi rallegramenti e auguri fraterni.
8
pag. 8
r
N. 46 — 24 novembre 196T |
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
L'INSEGNAMENTO RELIGIOSO
INCORAGGIATO IN TANZANIA
Dar-es-Salam (bip) — Un seminario organizzato dal principale partito politico della Tanzania aveva ultimamente preconizzato
la proibizione deiristruzìone religiosa nelle
scuole pubbliche, nonché la nazionalizzazione
delle scuole private. Questa presa di posizione aveva creato in tutto il paese vive apprensioni.
Il Ministro delTEducazione, sig. N. Eliufoo, luterano, ha ora dichiarato al Parlamento che queste apprensioni non sono giustificate. Ha invece complimentato le Chiese per la loro opera scolastica e per la partecipazione al Piano quinquennale di sviluppo.
I due terzi delle scuole primarie dipendono dalle Chiese, ed in modo particolare dalla Chiesa cattolica, da quella anglicana e da
quella luterana.
DOPO LA VISITA DI ATENAGORAS
A ROMA
Roma (soepi) — Ecco il testo del comunicato pubblicato dopo il terzo incontro fra
Paolo VI e Atenagoras I a Roma nei giorni
scorsi : cc Riconosciamo che un lungo cammino resta ancora da fare nella marcia verso
Vunità di tutti i cristiani e che fra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa esistono ancora dei punti da chiarire e degli
ostacoli da sormontare ».
Durante una funzione celebrata in S. Pietro, il patriarca, indirizzandosi in lingua
greca all^assemblea ed agli 80 cardinali che
sì trovavano nella basìlica, ha detto: (( ...Il
movimento ecumenico, il Concilio Vaticano //„ le conferenze panortodosse, le conferenze di Lamheth ed i congressi pancristiani
delle altre Chiese e confessioni cristiane, i
contatti con Vostra santità e gli altri capi
cristiani hanno messo a nudo davanti agli
occhi di tutti ia pesante colpa della divisione della Chiesa ed in modo tale che non e
possibile che esista oggi una Chiesa locale,
un pastore od un maestro cristiano responsabile che non si renda conto della urgente necessità di guarire questo male'». Egli ha poi
indicato la Chiesa di Roma come « ...questo
seggio che è il primo, per Vonore e per Verdine, nelVinsieme delle Chiese cristiane di
tutto il mondo... ».
LA CONFERENZA
<f CHIESA E SOCIETÀ »
NEGLI STATI UNITI
Detroit, Michigan (soepi) — I partecipanti alla Conferenza « Chiesa e Società » in
USA hanno steso il piano di un programma
di disobbedienza civile per protestare contro
la guerra in Vietnam. La maggioranza dei
700 partecipanti laici ed ecclesiastici erano
stati ufficialmente designati dalle loro denominazioni. Erano stati incaricati di rivolgersi al Consiglio Naz. delle Chiese (CNC)
piuttosto che di parlare a suo nome : le loro
decisioni pertanto non impegnano quest’idtimo.
Questo incontro fa seguito alla Conferenza Mondiale « Chiesa e Società » convocata
nel 1966 a Ginevra dal C.E.C.
Le proposte sul Vietnam sono state elaborate da un piccolo gruppo di studio comprendente oltre a 30 ecclesiastici americani,
un rappresentante del Dipartimento di Stato
degli USA ed un monaco buddista vietnamita.
Il piano d’azione chiede al CNC di dire
« no » all’escalation della guerra e di indicare un limite da non raggiungere mai :
« l’uso delie armi nucleari, invasione del
Nord Vietnam, offensiva militare contro la
Cina... ». Nel caso che venga intrapresa una
delle suddette azioni, si propone di organizzare uno sciopero in segno di protesta : in
questo caso, i dirigenti religiosi degli Stati
Uniti dovrebbero chiamare tutti i credenti a
chiudere, entro 36 ore, gli uffici, gli studi,
le industrie, le scuole, ecc. per una giornata.
E’ anche stato redatto un elenco di misure immediatamente applicabili, fra cui un
invilo alle autorità religiose a dare più dettagliate informazioni sugli avvenimenti del
Vietnam, sia durante i culti colla pubblicazione di un bollettino settimanale e durante
le trasmissioni televisive.
(Mentre diamo atto alla Conferenza del
suo contributo per arginare la guerra in Vietnam^ ci pare peraltro che i suddetti ^^limitV*
da essa posti in occasione del suo convegno
ammettano gli attuali bombardamenti unilaterali del Nord Vienam da parte degli USA.
n.d.r.).
Altri gruppi di studio hanno preso in esame i diversi problemi posti dalla situazione
in America Latina, in Medio Oriente, in
Asia e nell’Europa orientale.
PROSSIMA AUTONOMIA
DELLA CHIESA METODISTA DI CU&A
New York (soepi) — Dal 2 al 4 febbraio
1968 i metodisti cubani si costituiranno in
« Chiesa autonoma metodista di Cuba ». Per
Toccasione, avrà luogo all’Avana una riunione preparatoria.
La nuova Chiesa conterà circa 9000 mem.
bri e 54 pastori (fra ministri consacrati, studenti in teologia o laici aventi ufficialmente
rincarico pastorale). La confessione di fede e
la Costituzione della nuova Chiesa sono già
stati approvati nello scorso agosto, durante
una sessione straordinaria della Conferenza
annuale.
DIARIO DI UN COLPORTORE
Alla fiera di Fenestrelle
I due pellegrini che viaggiano alla
volta di Fenestrelle per la fiera autunnale, rievocano le vicende di questa valle così: ricca di testimonianze
del nostro popolo. 1365, la persecuzione del Borelli che fa strage di donne
e bambini verso l’Albergian. 1488, è di
turno il capo della Ghestapo, a nome
Cattaneo e alcune centinaia di Valdesi nascosti nella grotta del Roudour,
non lungi da Fenestrelle, sono costretti alla resa; questi relitti umani
rientrano nelle loro case fumanti a
patto di abiurare. 1526, al villaggio del
Laus, sempre in prossimità di Fenestrelle, i Barbi di tutta l’Europa sono
radunati in numero di 150 per discutere le notizie commoventi che giungono dalla Germania e dalla Svizzera ;
ne nasce la decisione di inviare presso
i Riformatori due ambasciatori; Giorgio di Calabria e Martino Gonin.
1689, nel villaggio di Traverse gli ottocento di Arnaud sostano un giorno per
riprendere fiato prima di raggiungere
le Valli della Germanasca. Poi si giunge alle date infauste e cioè agli editti
del 1713 e 1730, con i quali la presenza
valdese è annientata ; già nel 1700
dalla testimonianza dei curati Merlin
e Bonne il clima persecutorio traspare chiaramente, unitamente alla fedeltà del popolo nell’ora amara della
prova ; « la gente di Pragelato ha peggiorato nei suoi errori; poiché i predicatori non potevano annunziare
l’Evangelo. Era difficile contenere la
foli’,a della gente, a tal punto che si
vedeva la gioventù attnipparsi come
degli stornelli e recarsi a Pomaretto
dietro l’esempio dei capi della comunità e dei genitori per ascoltare la predica la domenica e partecipare alla
Santa Cena... ». (Santa follìa, non più
riscontrabile purtroppo nei nostri villaggi troppo saggi!). Le angherie sono
intensificate e dopo altri editti restrittivi si giunge all’azione « a tappeto »
dei Gesuiti, dal 1728 al 1730, che completa l’opera nefasta di distruzione
della fede. Il grosso della popolazione
se ne va in Germania, dove si fonda^
no le ben note comunità che recano
gli stessi nomi dei villaggi abbandonati.
« «
Anche qui, come a Pianezza, la presenza della bancherella è oggetto di
viva curiosità: si cerca la guardia, si
fissa il posto della vendita, mentre
per una certa abitudine sì ordina rapidamente ogni cosa in attesa della
gente. Una donna, piuttosto bigotta,
esprime la sua meraviglia di vedere
proprio a Fenestrelle un venditore di
Bibbie; il mereiaio di rimando candidamente s’informa se si vendono le
Bibbie, e quante! La donna non sa
rispondere e scompare. Nel frattempo
la gente comincia ad affluire dalla
campagna: contadini superstiti d’un
mondo che muore, donnette di campagna vestite ancora alla moda antica, villeggianti che gioiscono ancora
delle belle giornate di fine settembre
passano e ripassano davanti agli ambulanti. S’avvicina una signora : ha
perso suo marito; confessa il suo dolore, osserva la mercanzia; la colpisce
il quadro dal versetto : « In Dio mi confido»; lascia l’indirizzo per avere dei
libri che non trova nella bancherella e
ne se va contenta. Un uomo alto, tipico figlio della montagna, osserva in
silenzio ogni cosa e m’nutamente; poi
come se avesse fatto una scoperta afferra la « Storia dei Valdesi » e dice
con fermezza : « Voglio questo », come
se volesse confidarmi: lo cercavo da
tanto tempo ! E se ne va, con passo
sicuro e spedito, come se tutto il resto
della fiera non lo riguardasse più.
Un bimbo viene a stringere la mano all’ambulante: fa parte della d’aspora valdese della valle, dove la luce
della Parola di Dio è tornata a brillare in alcuni villaggi per la fedeltà di
alcune sorelle della comunità di Pomaretto. Già al principio di questo
secolo dalla Scuola Latina e da ’Torre
PelTce venivano gli insegnanti a predicare TEvangelo, come attesta il professor Attilio Jalla in un suo racconto narrato nella « Rivista Cristiana »
dove dice: «Nell’inverno scorso (1909)
chi fosse entrato il sabato sera nella
stalla più capace avrebbe veduto constupore alla luce tremolante d’una
lampada ad acetilene una cinquantina di persone raccolte con religiosa attenzione intorno ad un uomo, più civilmente vestito, che narrava loro del
Cristo e delTEvangelo; ed altri incontri simili si sarebbero potuti notare in
altre parti della Valle ». Più tardi la
missione è continuata e continua tutt’ora per opera della signorina Paolina Bert, instancabile nel recare opuscoli, periodici e Bibbie in tanti casolari, mentre il capitano Stephens, ogni
anno e per molti decenni ha sempre
percorso questa valle per recare il messaggio del Salvatore.
Ancora qualche libro venduto, qualche conversaz one, incontri festosi con
ambulanti valdesi, uno di San Giovanni col figlio trombettiere che ha dovuto adattarsi ad un lavoro nuovo dopo la chiusura della Mazzonis, l’altro
di San Secondo. Poi, il ritorno a casa
con la gioia sempre viva per il seme
gettato.
Regidor et coadiutor
uiimmmiiniimiimiiiiiiiiiiij
iiiiiiiiimiiiiimiiiiiKiHiMimiHiMii
Echi della settimana
LA GERARCHIA CATTOLICA
SPAGNOLA LACERATA
Recentemente i movimenti operai
dell’azione cattolica spagnola avevano indirizzato una lettera ai vescovi, « domandando un impegno immediato di questi a
fianco della classe operaia ». Martedì 14 c.
poi alcuni preti intendevano tenere un’assemblea liturgica in una chiesa di Madrid,
« nel corso della quale avrebbero dovuto
recitarsi preghiere per la libertà dei sindacalisti attualmente imprigionati ». Ma mons.
Morcillo, arcivescovo di Madrid, che lunedì
mattina aveva concesso l’autorizzazione per
la debía assemblea, poche ore dopo l’ha improvvisamente ritirata. Il gruppo dei preti
(in nurrleio di 25), appartenenti alle « commissioni operaie » di Madrid, avevano mandato una rappresentanza a parlamentare
con l’arcivescovo, chiedendo: «7) che una
dichiarazione condannasse la repressione
che aveva chiuso la precedente settimana
di lotta: 2) che tutti i vescovi "deputati”
presentassero le dimissioni (...) dalle Cortes
e seguissero così l’esempio di mons. Gonzales, l’arcivescovo di Barcellona che non
ha accettato di prender posto alle Cortes;
3) che un’assemblea liturgica pregasse in
favore delle persone che ancora soffrono di
rappresaglie; 4) che i preti avessero ’’carta
bianca" per agire nell’ambito delle "commissioni".
« Dopo un’ora e mezza di discussione,
l’arcivescovo aveva risposto: a) che non poteva fare alcuna dichiarazione, perchè "completamente all’oscuro di notizie sulla repressione"; b) che a sua volta chiedeva ai preti
a cura di Tullio Viola
iiiiiiiiiiiiiM>iiitiiimiiiiiii
iiiiMMimiiiiiiiiiiiimiiiiiMiiiii'
CrisNani e fensioni Esf-Ovesf
SEQUE DALLA QUINTA PAGINA
mondo non comunista, così negli Stati co^
munisti la soluzione di questi problemi si
trova di fronte condizioni negative e condizioni positive, sebbene non siano della stessa natura. Se Kruscev ha potuto raccomandare ai suoi funzionari di lasciarsi fare la
lezione dal capitalismo, l’Occidente deve
anch’esso cogliere l’occasione di seguire da
vicino l’evoluzione del comuniSmo chiedendosi che cosa esso può insegnarci.
6. - Oggi non è più assolutamente possibile parlare di un comuniSmo unico e
unificato, come lo vedevano Lenin e Stalin.
In futuro vi saranno molti comuniSmi diversi, alcuni dei quali saranno molto meno
impegnati di quello dei Sovieti, sul piano
mondiale. È già il caso di Càiba e in generale del comuniSmo latino-americano. Sparirà allora un ostacolo fondarnentale alla
partecipazione di cristiani a movimenti rivoluzionari comunisti. Lo scacco attuale e
— pare — definitivo del tentativo di Kennedy di una n Alleanza per il progresso »
porrà in modo anche più urgente il problema di una partecipazione dei cristiani al
movimento dei paesi dell’America Latina,
poiché vi sono buone ragioni per credere
che, senza sconvolgimenti rivoluzionari, non
sono possibili riforme radicali.
7. - Gli interessi politici e economici
delle grandi potenze (nell’America latina si
tratta soprattutto degli Stati Uniti) saranno
violentemente compromessi da questi movimenti rivoluzionari. Le Chiese cristiane
dovranno guardarsi dal fare di queste lotte
dei miti; dovranno contribuire a demitizzare questi movimenti e a dire chiaramente
che in queste questioni non si tratta di
scegliere fra la tirannia comunista e la libertà della dignità umana, nè fra l’ateismo
e il cristianesimo, ma di una dura lotta fra
potenti interessi e di una lotta per ottenere
l’accesso a una vita normale per masse miserevoli. Se le forze conservatrici non sono
in grado di attuare le riforme necessarie, lo
si potrà deplorare, ma non si potrà condannare coloro che, come a Cuba e in Cina, sono stati costretti a ottenerle attraverso
la rivoluzione. I cristiani avranno il compito di contribuire ad addolcire e ad abbreviare il periodo di transizione dal dispotismo alla rivoluzione.
8. - La guerra atomica non può servire
ad alcuno degli oggetti del conflitto. La
concorrenza che si fanno i sistemi comunista e non comunista per tentare di risolvere
i problemi economici attuali deve proseguire la lotta nella coesistenza pacifica. Questa
coesistenza « pacifica » è uno stato di lotta
non bellicosa in cui l’esito dipenderà dalla
autenticità delle soluzioni adottate. Bisogna
applicarvi lo slogan : « vinca chi vincerà
nella pace! ». 1 cristiani dovranno andare
verso l’esito di questa lotta concorrenziale
della coesistenza fra Est e Ovest senza angoscia panica (in caso di vittoria comunista)
e senza speranza messianica (in caso di vittoria occidentale); chiunque sarà vincitore,
non si tratterà di un crepuscolo degli dèi,
ma dell’alba di un gran lavoro considerevole per i cristiani.
9. - Le Chiese devono aiutare i loro
membri, in questo periodo della storia universale, a guardare con libertà e con franchezza lo svolgersi degli avvenimenti mondiali. L’angoscia panica di fronte alla vittoria del partito avverso conduce a una
mentalità partigiana che non ha occhi se
non per i misfatti dell avversario e rimane
cicca ai misfatti del proprio partito, anzi
li dichiara magari legittimi, quando servono
gli interessi di questo partito. Quando assumono questo atteggiamento, i cristiani tradiscono la libertà data loro dall’Evangelo
e il compito che Dio ha assegnato loro in
seno al loro clan politico. A causa dell’ostilità alla religione manifestata dal comunismo, i cristiani dell’Ovest solidarizzano con
le misure prese dai loro governi assai più
di quel che avviene nell’Est; basta ricordare
la diversità dei giudizi che i cristiani occidentali hanno pronunciato, a grande maggioranza, contro le violenze perpetrate dalla politica di potenza dell’Unione sovietica
contro il popolo ungherese nel 1956 —
questa politica è stata considerata il segno
di una disumanità che non potrebbe spiegarsi altrimenti che con la mentalità comunista — e il loro accecamento di fronte alle brutalità del colonialismo portoghese contro i movimenti rivoluzionari delle colonie
africane; di fronte al comportamento aggressivo e contrario al diritto delle genti
che gli Stati Uniti hanno assunto nei confronti di Cuba; di fronte all’intervento, motivato unicamente da una politica di potenza, che gli Stati Uniti praticano nella guerra civile sudvietnamita, contro il desiderio
della maggioranza di questo popolo che
soffre in modo così spaventoso; senza parlare della giustificazione che viene data di
queste misure, esattamente simile a quella
che i Sovieti danno delle loro. Soltanto
quando noi, cristiani, afferreremo il privilegio accordatoci dall’Evangelo di serbare gli
occhi aperti e l’indipendenza della nostra
parola critica nei confronti di ciò che il nostro campo fa, soltanto allora serviremo in
modo autentico le nostre patrie.
Helmut Gollwitzer
di preparare un documento da consegnarsi
all’ammiraglio Carrero Bianco (vice-presidente del governo), impegnandosi a firmare
per primo tale documento; c) che avrebbe
ricevuto immediatamente una delegazione
di operai vittime di rappresaglie; d) che autorizzava- l’assemblea liturgica, a condizione che fossero preventivamente sottoposti
alla sua approvazione i passi della Bibbia
che avrebbero dovuto esser letti, e che l’assemblea fosse presieduta da mons. Morta,
arcivescovo ausiliario di Madrid ».
La motivazione del ritiro dell’autorizzazione è stata che « le preghiere previste costituivano un "atto politico” ». I preti organipàtori hanno immediatamente risposto:
a È veramente impossibile qualificare "atto
politico" una riunione religiosa. Noi crediamo invece che il divieto sia dovuto a delle
pressioni, dirette ad impedire che la nostra
gerarchia agisca in tutta libertà ».
Secondo la nuova costituzione spagnola,
i vescovi « deputati » alle Cortes sono quattro, tutti designati dal capo dello Stato. Oltre al succitato mons. Gonzàles, anche monsignor Guerra Campos, cappellano generale dell’azione cattolica, ha ricevuto dal generale Franco la nomina a deputato, e cioè
un mese e mezzo fa. Ma mons. Guerra
Campos ha trovato un pretesto per rispondere che non sapeva se poteva accettare o
no, e in effetti non ha a tutt’oggi ancora accettato.
(Da « Le Monde » del 15 novembre 1967).
IL PROBLÈMA DI CIPRO
I rapporti greco-turchi nell’isola di
Cipro si sono nuovamente inaspriti. Il maggior responsabile dell’inasprimento è senza
dubbio il generale Grivas, comandante delle
truppe greche di stazionamento. 11 capo
delio Stato cipriota, mons. Makarios, aveva, mesi fa, preso l’iniziativa di concedere
certe agevolazioni politiche e sociali alla
minoranza turca, « per metter fine a un
conflitto che dura da quasi quattro anni »
(negli ultimi tempi, allo stato latente). 11
Makarios aveva, all’uopo, iniziato anche dei
contatti discreti con Ankara « Un eventuale accordo si sarebbe necessariamente concluso con una formula d’indipendenza »
(della minoranza turca). « Questa prospettiva avrebbe inquietato il Grivas, che è un
feroce partigiano dell’Enosis (movimento
per l’annessione di Cipro alla « madre patria »).
« Inoltre il Grivas è un seguace convinto
del regime militare di Atene, i cui rapporti
con Ankara sono, nelle ultime settimane,
in via di continuo deterioramento ». Due
ragioni che hanno, sembra, entrambe indotto^Griva^ a sabotare i tentativi concilianti del Makarios.
« In Turchia, il governo è entrato immediatamente sotto pressione » appena l’interver.1,0 del Grivas s’è fatto sentire. Infatti giovedì 16 c. le truppe greche hanno
occupato due villaggi ciprioti, causando incidenti che hanno costato la vita di almeno
ventisette turchi. In Turchia « decine di migliaia di persone sfilarono per le strade
d’Ankara e d’Istambul gridando '’L'esercito
vada a Cipro!" e "Americani assassini!". H
premier turco Suleyman Demirei, noto per
le sue simpatie filoamericane, rischiava di
compromettere la propria posizione ». Ma
anche in Grecia, una prova di forza (che,
del resto, si sarebbe risolta probabilmente a
vantaggio dell’avversario) si profilava come
molto pericolosa per la stabilità del regime.
Il Grivas ha dunque dovuto decidersi a
ritirare le sue truppe, probabilmente dieiro
ordine dello stesso governo di Atene. « Le
Monde » del 18 c., da cui sono tratte queste
notizie, ritiene che « l'intervento energico ed
immediato sia di U-Thant che di Manlio
Brosio (segretario generale della NATO), ed
anche del governo americano e di quello
inglese, abbia permesso d’evitare il peggio.
H risultato ottenuto è tanto più meritorio,
perchè la crisi era scoppiata improvvisamente e sembra rapidamente evolvere verso
gravi complicazioni politiche ».
Noi tiriamo un sospiro di sollievo e penrio deirO.N.U. Abbiamo una nuova occasiamo con rinnovata gratitudine al segretasione per continuare, malgrado tutto, a sperare che rO.N.U. abbia il potere, se non di
risolvere le controversie internazionali, almeno di equilibrarle e quindi di creare una
specie di resistenza passiva che renda meno
probabili le guerre.
Ma noi
Ma sì
Convergenze
(Se Lutero li sentisse...)
Sul B.I.P. di Parigi abbiamo letto questa
stralcio da un articolo del past. M. Sweeting,
apparso su ’’L'Ami Chrétien’’ della Chiesa
luterana del Paese di Montbéliard;
...La lingua francese ha giocato un bruttotiro alla gente della Riforma. In tedesco,
sono chiamati « evangelici » : ecco una defi.
nizione chiara. In francese si sarebbe dovuto chiamarli i ic testimonianti ». Infatti nella
loro volontà di testimoniare delTEvangelo
hanno « testato (testimoniato) prò ». Nel
XVI secolo si diceva: «protestiamo che».
Sono le miserie della separazione dei cri.
stiani che li hanno drizzati gli uni contro
gli altri : riforma, Controriforma; e che hanno acuito le loro controversie. Sono giunti,
a una data epoca, a considerarsi come dei
nemici, a essere incapaci di considerarsi e
di trattarsi come fratelli.
Questo 450« anniversario della Riforma
ha questo di particolare: Io si celebra nell’epoca in cui vengono riscoperte le relazioni
fraterne fra tutti i cristiani. E se vogliamo
celebrarlo, non. possiamo, non vogliamo farlo se non nella fraternità con tutti j fratelli
nella fede.
Ecco un’affermazione che a molti parrà
un’enormità.
Ed è perfettamente chiaro che, maigradoi progressi notevoli dell’ecumenismo, . i sono fra le Chiese della Riforma e la Chiesa
romana delle divergenze nella fede .he ci
impediscono di essere in una comunicale visibile e completa.
Ma guardate quel che avviene nelle: Chiese di tutta la terra: scosse dalla voce li Dio»
e dagli eventi, tutte aspirano a un profondo*
rinnovamento, tutte lavorano alla prop.ìa riforma.
Ecco perchè ,ad esempio, negli Stati Nniti
i Luterani e i Cattolici celebreranno nu leme
il 450o anniversario della Riforma, li !iina
ecumenico europeo era totalmente igm? i là
ancora 6 o 7 anni fa. E ora un onrii;:..smo'
comune organizza, in quattordici grauGt città, colloqui teologici di parecchi gior;- cheaffronteranno: la concezione biblica d^iu) fede, la vita cristiana nel culto, il ruoi:ì ideila
Bibbia, la natura della Chiesa. Nelb- -i--ssecittà avranno luogo due celebrazion- pubbliche : runa di carattere storico in cui un
cattolico parlerà di (( ciò che vi era giusto in Lutero » e un protestante di « c ^ che’
vi era di errato in Lutero »; Faltra voi ^ verso Tavvenire: «la nostra vita e la <stra
missione comune». Il documento pi' ‘aratorio precisa infatti che non si tratta ul celebrare i punti di divergenza, bensì i; nrmcipio della convergenza; non di celebr a il
passato, ma di contribuire al rinnov.';iri2nto>
e alla riforma della Chiesa oggi.
La Riforma del XVI secolo è alle .ostre'
spalle come tutte quelle che I hanno ureceduta o seguita, e di cui restiamo i beneficiari. Ma saremmo incoscienti, o moiiiìtori,.
se ci sottraessimo alla Riforma che sta
davanti, oggi e domani...
Tale è il senso dell’opuscolo di studio che
ha appena pubblicato la Federazione Protestante di Francia: Eglise 66-69. E‘ propostoai responsabili delle comunità ed espone alcuni dei temi dell inchiesta mondiale sullestrutture missionarie della ’parrocchia Contiene affermazioni che saranno discu:-bc: è
provocante, è lì appunto per provocai /, per
aiutare a discernere alcuni passi da fare :
« Ciò che ci manca non è la conoscen/i; deL
la Missione della Chiesa: è il corag;MO di
viverla... ».
Tale è il senso degli studi biblici proposti
dal Consiglio ecumenico sul tema « Ogni
cosa nuova », in un opuscolo che prepara la
assemblea mondiale che si terrà a Upsaia. in
Svezia, nsll’estate 1968. Non vi è ricerca
dell unità senza ricerca del rinnovamento.
In verità, ciò che ci fa esitare, ciò che ci
impedisce di avanzare è il presentimento chetutto questo provocherà dei laceramenti, che
ogni riforma va in senso contrario alle nostre abitudini, che ogni rinnovamento ci costerà.
Abbiamo capito benissimo. La prima delle 95 tesi di Lutero affisse il 31 ottobre 1517
afferma infatti: « Dicendo: fate penitenza
(pentitevi) il nostro Signore e Maestro Gesù
Cristo ha voluto che tutta la vita dei fedeli
fosse una penitenza »,
Si tratta di noi, si tratta di tutta la no-'^lra
vita, e la cosa ci costerà assai.
BERLINO, novembre.
Una solenne funzione ecumenica di prp'
ghiera è stala celebrata nella chiesa cattolica di San Ludovico a Berlino nella ricorrenza del 450° anniversario della Riforma. Alla
cerimonia, promossa dalFassociazione « Una
Sancta » di Berlino, hanno partecipato oltre
seicento fedeli cattolici e protestanti, che per
! occasione hanno recitato per la prima volta
insieme la nuova versione comune in lingua
tedesca del Pater Noster.
(dalla la pag. de (( L'Osservatore Romano » de//’ll.ll.’67).
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To^