1
ECO
DELLE VALU VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOaHE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 110 - Num. ABBONAMENTI ^ L. 3.500 per l’interno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELUCE - 23 Febbraio 1973
Una copia Lire 100 L. 4.bUU per Testerò Cambio di indirizzo Lire 100 1 Amm.: Via Cavour, 1 bis • 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Temi comuni al valdismo medioevale e al dissenso cattolico
L’Evangelo e
I poveri
La lunga strada
di una alternativa nell'URSS
Fra i temi comuni al valdismo medioevale e al dissenso cattolico odierno merita particolare attenzione quel
lo dei rapporti tra Evangelo e poveri
e del ruolo della povertà nella vita
della chiesa. Su questo tema, come su
molti altri, vi sono tra i dissidenti vaidesi di un tempo e i dissidenti cattolici di oggi sorprendenti analogie e allo stesso tempo sottili ma reali differenze.
L’analogia, quanto mai scoperta, è
la seguente: sia nel valdismo originario che nell’attuale dissenso cattolico
la povertà e i poveri occupano un posto determinante. « Poveri di Lione »
e « poveri lombardi » sono i nomi dei
primi valdesi: la povertà è una loro
caratteristica fondamentale, serve a
identificarli e qualificarli. « Annunciare l’Evangelo ai poveri » (l'evangelo
della loro liberazione) è uno dei compiti primari del dissenso cattolico
odierno. Illustriamo brevemente il
contenuto di queste affermazioni.
Per Valdo — scrive il prof. Amedeo
jMolnàr — « l’autenticità della predicazione evangelica è legata in maniera
indissolubile alla povertà: la Chiesa
non può trasmettere il messaggio apostolico se non conformandovisi essa
stessa nelle sue più vitali forme di
comportamento ». Perché predicazione
evangelica e povertà sono legate « in
maniera indissolubile »? Per il semplice motivo che non si può predicare
quello che non si vive; non si può predicare il Cristo degli evangeli, che nacque, visse e morì povero, senza condividerne umanamente la condizione. È
una questione di coerenza o, come si
dice oggi, di « credibilità ». Una predicazione non accompagnata e suggellata da una prassi coerente ñon è predicazione evangelica. Una predicazione
apostolica esige una vita apostolica.
Scegliere di diventare povero fu quindi la risposta di Valdo aH’invito evangelico a vivere « un genere di vita di
credente confessante in cui l’azione e
la parola formano una testimonianza
indivisibile ».
Ma la scelta valdese di povertà aveva altre due importanti implicazioni:
in primo luogo diventare poveri significava « estrarre la libertà della parola
di Dio dalla servitù del regime feudale della Chiesa » in quanto il predicatore povero e itinerante non viveva di
rendite ecclesiastiche (frutto del regime feudale della chiesa) ma dell’ospitalità e delle offerte dei fratelli; in secondo luogo la pratica della povertà
evangelica « si trasformava in uno sciopero spirituale di fronte alle forme economiche vigenti » in quanto era il rifiuto di godere i benefici di un sistema ingiusto. In conclusione la povertà dei primi valdesi è una scelta volontaria in funzione essenzialmente
della predicazione evangelica di cui
costituisce in qualche modo la condizione e il suggello; è anche un atto di
libertà cristiana nei confronti del sistema ecclesiastico e politico, di protesta contro le sue ingiustizie, di rifiuto dei suoi privilegi.
Nel dissenso cattolico odierno più
che di scelta di povertà si deve parlare di scelta dei poveri, identificati nel
proletariato e sottoproletariato. A loro
si assegna un ruolo determinante sia
come primi destinatari dell’Evangelo
sia come forza storica di liberazione
umana ed evangelica. Le chiese storiche hanno sottratto l’Evangelo ai poveri, distanziandosi da loro sociologicamente e culturalmente: ne è nato
uno sci.sma profondo, creato dalle chiese, tra Evangelo e poveri, che le comunità cristiane di base intendono appunto superare. Non si tratta solo di
evangelizzare i poveri, si tratta anche
,i,,,,,iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiimiiiim
La Giornata mondiale
di preghiera delle donne
Essa è indetta quest'anno per il 2 marzo. Naturalmente le Unioni Femminili possono organizzare la riunione per la domenica 4, dando
così la possibilità di parteciparvi anche alle
donne che su settimana hanno impegni di lavoro a orario. Tema della giornata : « Vigilanti
nel nostro tempo ». la liturgia è preparata,
quest'anno, dalle donne della Nuova Zelanda,
di discendenza europea e maorì.
La colletta della giornata di preghiera sarà
devoluta al Servizio stampa radio televisione
della FCEI, per il programma televisivo « Protestantesimo » ; una quota del 5% sul totale
delle offerte verrà inviata al Comitato internazionale della GMP per un progetto comune
per alleviare le sofferenze delle donne dei
paesi dell'Indocina distrutti dalla guerra. E'
augurabile che il maggior numero colga quest'occasione d'incontro e di preghiera.
e allo stesso tempo di evangelizzare la
chiesa. La sua riforma, che implica la
sua liberazione dai condizionamenti
sociologici e culturali borghesi di cui
oggi è prigioniera, non può avvenire
senza il concorso determinante dei poveri, braccio dell’Eterno levato per liberare il suo popolo. D’altra parte l’Evangelo è per i poveri stessi annuncio
di liberazione nel senso pieno del termine, compreso il riscatto umano e
politico, l’emancipazione totale dal potere degli uomini per lasciare soltanto la signoria di Gesù; annuncio quindi e promessa di un mondo egualitario e fraterno, in cui eguaglianza e fraternità siano « vissute ed enunciate come dimostrazione e adorazione dell’unico Signore » (P. Orlando).
Risulta allora chiara la differenza
nel modo di intendere e vivere la povertà nei primi valdesi e nei cattolici
del dissenso: per i primi valdesi la
povertà era la caratteristica inconfondibile della comunità di un Signore
povero, la condizione normale e necessaria di una chiesa fedele; per i cattolici del dissenso la povertà è anzitutto
una condizione anormale di vita, alimentata o creata dallo sfruttamento
e dall’oppressione, che può e deve essere storicamente superata mediante
una diversa organizzazione del lavoro
e una diversa distribuzione del potere:
la chiesa perciò deve assumere non
tanto la condiz.ione dei poveri (come
nel valdismo) quanto la causa dei poveri; e se ne condivide la condizione
è per sostenerne la causa; la povertà
è da vincere più che da vivere. Ecco
dunque la differenza: la povertà di
Valdo è più economica che politica, la
povertà del dissenso è più politica che
economica; nel valdismo la chiesa ha
da scegliere la povertà per identificarsi con Gesù e accreditarne l’annuncio
con uno stile di vita simile al suo; nel
dissenso la chiesa ha da scegliere i poveri per saldare il debito di Evangelo
che ha con loro, per partecipare alla
loro lotta di liberazione e per essere
essa stessa liberata dalla sua attuale
« circoncisione borghese »; in conclusione la povertà di Valdo è in vista
soprattutto della predicazione, quella
del dissenso è in vista soprattutto della liberazione.
Come si vede, sul tema della povertà evangelica esistono tra il valdismo
raedioevale e il dissenso cattolico profonde analogie c reali differenze. Le
une e le altre sollecitano un dialogo e
un confronto che potranno rivelarsi
molto utili alla testimonianza evangelica nel nostro tempo.
Paolo Ricca
Con questo titolo sono stati pubblicati, dalle Edizioni Jaca Book di Milano h sei documenti del movimento del
samizdat, l’autoeditoria clandestina
russa, espressione delle varie correnti
di opposizione nell'Unione sovietica. Il
samizdat è il primo movimento di opposizione dal 1917 che il regime non
riesce ad eliminare nonostante ricorra a tutti i mezzi della violenza, compresi i lager di antica memoria ed i
manicomi di recente invenzione.
« La nostra parola libera — osserva
il primo documento — ha saputo diventare una realtà sociale grazie soltanto al cosidetto samizdat, dedicato
per la maggior parte alla denuncia del
passato, visto il tentativo di mettere
a tacere i delitti del passato per non
privarsi della possibilità di commetterli nuovamente, e delle illegalità del
momento, almeno a scopo di autodifesa. Esso rappresenta una forza reale
^ Lo lunga strada di un’alternativa nell’URSS. 1968-’72: sei documenti del Samizdat
politico. Jaca Book, Milano 1972, L. 2.000.
Nella stessa collana, « Archivi per la Russia
e l’Oriente cristiano », sono già usciti : Terra
nuova sotto la stella rossa. Undici documenti
del Samizdat religioso, 1971, L. 2.000 (da noi
presentato qui alcuni mesi fa) e La repressione culturale in Lituania, 1972, p. 190, lire
2.000.
Un nuovo proceloso al Concordato
Condannato alla pena di morte nel
novembre scorso al teatro Amba di Genova, con sentenza popolare, l’imputato Concordato si è ripresentato in appello, nella stessa sede genovese, e, con
unanime voto gli è stata riconfermata
la pena; si attende ora il decreto della
corte suprema del Parlamento, con serena fiducia, che confermi le precedenti
sentenze.
Quello che ci ha sorpreso era il comportamento spavaldamente calmo dell’imputato di fronte ai « pezzi da novanta » che erano di volta in volta
scagliati da sembrare a quelle enormi
scogliere contro le quali s’infrangono le
bordate dei più terrificanti cicloni.
Il teatro Amba, dove s’è tenuto il
processo il 10 febbraio era gremito soprattutto di giovani: cinque oratori si
sono alternati al microfono.
UN GIUDIZIO
AVVENTATO
Il giornalista Tullio Cicciarelli del
« Lavoro » di Genova ha ricordato gli
errori passati e presenti, particolarmente l’affermazione dell’on. Nitti che
dichiarava da Parigi: il fascismo è una
cosa transitoria. Ha cercato poi di « demitizzare » il ruolo dei cattolici del dissenso, riducendolo ad una presenza
« folcloristica » e poco concreta; ci sono — ha detto — ma cosa fanno? tutto
continua come prima mentre l’offensiva clericale avanza. Questo giudizio, a
mio parere, alquanto superficiale; non
tiene conto deH’enorme potenza d’una
chiesa che continua a detenere il potere sulle anime e sui corpi dei Cattolici
italiani; infatti, Giorgio Bouchard precisava che la quasi totalità dei cattolici, dai liberali a lotta continua, compresi i socialisti e comunisti continuano a
farsi battezzare, cresimare, sposare,
seppellire, e cioè ad essere nel girone
della Potenza della Chiesa.
Il dissenso è in sofferta ricerca avversato dalla chiesa e dai partiti, esattamente come l’eresia medioeyale; e che
nella misura in cui si richiama fedelmente all’Evangelo sgretola in profondità ogni potere che non viene da Dio
soprattutto quello gerarchico ecclesiastico; nella misura in cui è e sarà lievito e sale, seguendo Cristo e Lui soltanto
i nemici aumenteranno poiché la fedeltà a Cristo si paga e talvolta ad un
prezzo alto. Camminando su questa via
sarà però di prezioso richiamo e di
riferimento anche per altre chiese, per
altri cercatori del Regno.
Mentre parlava al microfono Enzo
Mazzi deirisolotto, un uomo parlava ad
alta voce in sala; qualcuno invocava il
silenzio, E. Mazzi invece ricordava al
pubblico la situazione umana di quell’uomo che invocava lavoro per mantenere la famiglia; in quelle parole si avvertiva tutto il dramma sociale e spirituale vissuto a Firenze in un mondo di
sfruttati. L’oratore ha tratteggiato la
linea della politica della chiesa nel corso della Storia: nel Medioevo l’.alleanza
della chiesa con i potenti per fermare
i moti di risveglio del proletariato, poi
in tempi recenti l alleanza col Fascismo, vedi Concoraai,ñ; ora che il socialismo è in ascesa rompe con i potenti
alleati di ieri, vedi Fianco in Spagna,
si allea con le forze .socialiste e tende
ad essere la chiesa stessa una potenza
capitalista. Di fronte a questa prospettiva non c’è cne un anernativa evangelica che si esprime con le comunità di
base e in un clima di profonda umanità. Purtroppo è mancato il dibattito
per dei chiarimenti importanti proprio
in riferimento aH’alternativa evangelica.
IL COSTO
DEL CONCORDATO
Giorgio Bouchard, con costanza certosina ha demolito il concordato negli
articoli essenziali denunciando senza
eufemismi, né sottintesi il reale costo,
non soltanto per i molti miliardi regalati dallo Stato al Vaticano e dei mille
privilegi concessi al clero ma soprattutto il costo vero che pesa sulla libertà,
l’indipendenza di pensiero dei cittadini
italiani e soprattutto dei cittadini non
cattolici.
Infatti raffermazione che la chiesa
cattolica apostolica romana è la sola
religione dello Stato è riportata nel
Trattato per precisarne l’importanza
enorme,.
Che dire deWarticolo 36 dove proclama che « l’Italia considera fondamento
e coronamento dell’istruzione pubblica
rinsegnamento della dottrina cristiana
secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica... » e che pertanto condiziona tutti i cittadini nella formazione culturale e viola la libertà di pensiero siprattutto degli Evangelici?
Perciò sia con libri di testo improntati alla dottrina cattolica, sia con l’insegnamento obbligatorio della religione e
l’enorme appoggio dato dallo Stato, oggi più che mai, alle scuole private, gli
Italiani sono comunque, volenti o nolenti, sotto il giogo di Santa Romana
Chiesa.
L’attacco a fondo agli articoli « incriminati » s'è concluso con un preciso riferimento agli Evangelici italiani che
non hanno avuto un Concordato ma ai
quali è stato loro imposto una legge,
quella dei « Culti Ammessi » che ha
comportato persecuzioni, soprusi, carcere, particolarmente all’indirizzo dei
fratelli Pentecostali e Salutisti.
In marzo le chiese evangeliche valdesi sono impegnate a fondo per la discussione su questa legge, che personalmente mi auguro sia abrogata, e i rapporti
siano regolati mediante intese bilaterali
in virtù dell'articolo 8 della Costituzione.
PUNTO DI VISTA
DEI POLITICI
L'on. Boggi del partito repubblicano
e Melimi del partito radicale hanno ritenuto rispettivamente che la vera battaglia si conduce sul terreno politico
con un accordo di vari partiti e che
nessuna riforma è possibile se prima
non si risolve il problema del Concor
dato, stante l’enorme presenza confessionale in tutti i settori della vita sociale e scolastica e con l’appoggio del partito democristiano.
La serata è stata guidata dal direttore della rivista « Cristianesimo oggi »
Lino De Benetti; purtroppo è mancato
un elemento- essenziale il dibattito.
L’unico intervento quello del prof.
Quartino che ha opportunamente sollevato la situazione degli insegnanti la
cui libertà d’insegnamento viene limitata. L’ora era tarda e perciò non s’è
più dato la parola ad altri.
Raccomandiamo vivamente agli organizzatori di limitare il numero degli
oratori e comunque di rispettare il numero previsto all’inizio.
Gustavo Bouchard
L’il febbraio, nel teatro Adriano di Roma,
si è tenuta su iniziativa del Partito radicale e
con la partecipazione di numerosi movimenti
e personalità, fra cui l’on. Loris Fortuna, una
manifestazione anticoncordataria; fra gli interventi di cristiani professi, oltre a quelli di
alcuni rappresentanti del dissenso cattolico,
ve n’è stato uno, ampio, del prof. Giorgio
Spini ed uno, breve, del past. Gino Conte.
Intanto l’Editrice Lanterna, di Genova —
collegata alle Chiese di Cristo .— ha pubblicato un volume. Le sbarre del Concordato,
che raccoglie le relazioni presentate a una
recente, analoga manifestazione tenutasi a
Genova.
contro la quale, proprio come contro
un muro, il regime si scontra ogniqualvolta tenti di eliminarla ».
Da questa presa di coscienza sono
nate diverse concrete proposte di rinnovamento. Il secondo documento riporta il cosidetto « Programma di Leningrado » che si prefigge di modificare il sistema vigente attraverso la separazione dei tre poteri dello Stato, le
autonomie locali e la soppressione del
monopolio economico dello Stato. Il
rinnovamento sociale è attuabile mediante la responsabilizzazione delle
persone, mediante una democrazia politica che tolga alla burocrazia statale
il potere assoluto, con libere elezioni,
l’alternanza al potere, la pubblicità e
la critica, la presenza di una opposizione politica, della libertà partitica e
organizzativa e della libertà di parola
e attraverso l’abolizione della « noiosa
commedia delle elezioni senza scelta,
a lista unica ». « Il sistema a partito
unico — dice il documento — è sinonimo di fascismo ».
Tuttavia la democrazia politica può
essere garantita soltanto da una democrazia economica che elimini la base
burocratica e la proprietà monopolistica statale dei mezzi di produzione
sostituendola con la proprietà popolare, nella forma di collettivi di lavoratori e grandi associazioni produttive,
con amministrazione elettiva, che lavori solo su ordinazione in economia
di contrattazione e di reciproco controllo e non di coercizione centralizzata, sul modello delle riforme inattuate di Ota Sik in Cecoslovacchia.
Il terzo documento, intitolato « È indispensabile una graduale democratizzazione », è costituito da una lettera
inviata dal ben noto fisico nucleare
Sacharov, insieme a Turcin e allo storico Medvedev, a Breznev, Kosygin e
Podgornyi. Dato il carattere dei destinatari, la "democratizzazione” auspicata viene presentata come strumentale ai fini della seconda rivoluzione
industriale (mancata nell'URSS) nell’ambito dell’assetto vigente. Ma nonostante la posizione ufficiale degli autori, le loro cautele ideologiche e il carattere prevalentemente “tecnocratico”
della loro presentazione, questo documento, come altri consiimli, è stato reso pubblico solo in Occidente.
« Le restrizioni alla libertà di informazione — dice la lettera — comportano le difficoltà di controllare i dirigenti, impediscono all’iniziativa popolare di manifestarsi e trasformano i
dirigenti di livello medio, privi di diritti e di informazioni, in passivi esecutori ed inerti funzionari. E necessario risolvere scientificamente alcuni
problemi generali e fondamentali dell’economia socialista come ad esempio^
i meccanismi di retroazione nel sistema di gestione, la formazione dei prezzi in assenza di libero mercato, i principi generali di pianificazione ecc. Ma
una impostazione scientifica non è possibile senza una completa informazione, una mentalità priva di pre
Giorgio Peyronei.
(continua a pag. 6)
in Italia sì riparla di riforma sanitaria
La Costituzione afferma il diritto del cittadino, indigente o meno, alla tutela
della salute da parte dello Stato: in qual misura è esercitato ed esercitabile?
Quando si parla di « riforma », concetto che tra l’altro ha su queste pagine un valore tutt’affatto particolare,
si pensa a un movimento che tende a
modificare un superato ed inefficiente
ordinamento comunemente subito e
volutamente sostenuto, a scapito degli « altri », da chi ne deriva utilità e
privilegi.
Nel campo sanitario italiano, da tempo si sente l’esigenza di una riforma,
perché la massima parte delle strutture esistenti, se da un lato hanno avuto nel passato una loro funzione e una
certa validità — almeno nel senso di
creare qualcosa dove non v’era alcunché —, oggi sono (salvo rare eccezioni)
decrepite sotto l’aspetto tecnico, giuridico e financo morale, in quanto conservino per alcuni i privilegi, permettano l’esistenza di perniciose e dispersive infrastrutture, consentano addirittura la pluralità di indirizzi e di gestioni dove mai come altrove è necessario un coordinamento o, meglio, una
concentrazione, come nel caso degli
Istituti mutualistici.
Dal punto di vista storico, alla concezione magico-religiosa della medici
na si debbono le prime fasi di un’organizzazione ospedaliera. In Egitto, in
Grecia, a Roma, i locali per i ricoveri
dei malati erano attigui ai templi di
Iside, di Serapide, di Esculapio, anche
se non era affatto assente quella che
oggi si chiamerebbe ricerca scientifica, in una dimensione, per quei tempi,
sbalorditiva.
A Roma comparirono poi i « Valetudinaria » organizzati dallo Stato; ma,
con l’avvento del Cristianesimo, prevalse il princinio caritativo, sul quale
molto si potrebbe dire e che sopravvive anche ai giorni nostri.
Con le Crociate fiorirono istituzioni
assistenziali di ordini cavallereschi, affiancate a quelle ecclesiastiche e di beneficienza dei laici; poi le Signorie rinascimentali eressero « monumenti »
ospedalieri.
Senonché, le frequenti epidemie e la
elevata mortalità fra i ricoverati condussero alla istituzione dei lazzaretti,
che dimostrarono come l’ospedale diventasse non già strumento di guariEmilio Verardi
(continua a pag. 2)
2
pag. 2
N. 8 — 23 febbraio 1973
LA VIA PER EOCELLENZA
uy e t 7“ '
TRE COSE DURANO
In Italia si riparla di rifarma sanitaria
« Ma la più grande di esse
è la carità »
(I Corinzi 13: 8)
Paolo inizia la terza parte del suo
inno alla carità con alcune parole solenni e maestose: « La carità non verrà mai meno ». La sua durata è eterna, come le promesse di Dio. Altri doni, anche fra i più ricercati ed ambiti,
cesseranno quando la grande realtà del
Regno di Dio sarà manifestata ed ti
servizio cristiano, nelle sue forme attuali, sarà giunto al termine. L’agape,
cioè l’amor cristiano ha invece la promessa della sua continuità, essendo il
segno della nostra comunione con Dio,
secondo la definizione che ne dà l’afX)stolo Giovanni: « Dio è amore; e chi
dimora nell’amore, dimora in Dio, e
Dio dimora in Lui ».
La provvisorietà di altri doni spirituali, anche se utili alla testimonianza della chiesa, è evidente in queste
parole di Paolo: « Quanto alle profezie,
esse verranno abolite; quanto alle lingue esse cesseranno; quanto alla conoscenza, essa verrà abolita; poiché noi
conosciamo in parte e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che solo è in parte,
sarà abolito ».
Il pensiero fondamentale di questo
brano è la temporaneità dei doni spirituali, la loro relatività di fronte ad
una condizione di esistenza futura in
cui, non avendo più ragione di esistere, essi verranno aboliti. Nel Regno di
Dio non ci sarà più da profetizzare o
da predicare la Parola di Dio, perché
tutti la conosceranno, secondo la bella
profezia messianica, la terra sarà ripiena della conoscenza di Dio, come il
fondo del mare dalle acque che lo coprono (Is. 11: 9).
Anche il dono delle lingue, tanto stimato dai Corinzi, passerà: così pure
la conoscenza dei misteri di Dio, almeno nella sua forma attuale, subirà la
stessa sorte. Il teologo K. Barth con
fine umorismo scrive: « La teologia dei
viandanti sarà definitivamente sostituita dalla "teologia della patria”; nuovi studi e nuove ricerche teologiche
non saranno più necessari; non si scriveranno più altri volumi di Dogmatica,
non già perché tutte queste cose sono
state inutili, ma perché allora e solamente allora avranno raggiunto il loro
fine, la loro perfezione ».
L’apostolo non discute sulla utilità
o sulla inutilità di tutti quei doni, bensì sulla loro imperfezione: veramente
conosciamo solo in parte ed esprimiamo solo in parte il contenuto della fede cristiana. Di fronte alla grande luce che un giorno risplenderà pienamente, le nostre luci hanno un ben
pallido chiarore. Soltanto la carità non
verrà mai meno; soltanto ciò che è
fatto con carità, cioè con amore, è un
riflesso dell’amore di Dio che dimora
in eterno!
* * *
A questo punto, per meglio illustrare il suo pensiero, l’apostolo si serve
di due immagini: quella del fanciullo
e quella dello specchio: « Quand’ero
fanciullo, parlavo da fanciullo, pensavo da fanciullo, ragionavo da fanciullo; ma quando sono diventato uomo
ho smesso le cose da fanciullo ». C’è
aui l’idea di un passaggio progressivo
dall’infanzia all’età matura; un passaggio che implica trasformazione, talché
« quando la perfezione sarà venuta,
quello che è solo in parte, sarà abolito »... Non che la perfezione sia il risultato del nostro progresso umano;
anzi, verrà il giorno in cui « quello che
è solo in parte, sarà abolito » e appari
ranno le reali dimensioni dei nostri
pensieri e della nostra imperfetta conoscenza, di fronte alla grande luce
che risplenderà per noi, più chiara di
tutte le luci che ci hanno pure aiutati
a camminare nelle vie della fede e della conoscenza di Dio su questa terra.
Più o meno gli stessi concetti sono
espressi dalla immagine dello specchio: « poiché ora vediamo come in
uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte, ma allora conoscerò
appieno, come anche sono stato appieno conosciuto ». Ora « in parte », allora « appieno »: gli specchi metallici anticamente in uso davano un’immagine
oscura e difettosa. Vedere « come in
uno specchio, significava vedere già
qualcosa, per quanto « in modo oscuro ». Non sarà sempre così: « allora
vedremo faccia a faccia ». Adesso come allora l’oggetto della nostra visione è e sarà Dio, non un altro: « Ora
siamo figliuoli di Dio », scrive l’apostolo Giovanni, « e non è ancora reso manifesto quel che saremo. Sappiamo che
quand'egli sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo com’egli
è » (I Giov. 3: 1-2).
Siamo ora alla fine dell’inno alla ca
rità. Più di ogni commento valgono la
lettura e l’ascolto di queste parole:
« Or dunque queste tre cose durano:
fede, speranza, carità; ma la più grande di esse è la carità ».
Non è indispensabile che il cristiano, per essere veramente cristiano, sia
profeta, parli in lingue alla gloria di
Dio e faccia dei miracoli. È invece indispensabile che egli dimori nella fede, nella speranza e nell’agape, i tre
pilastri che danno stabilità e sostegno
alla nostra vita ed alla vita della comunità.
Ma perché la più grande di esse è la
carità? Perché la carità rende operose ed operanti la fede e la speranza del
del cristiano. La carità colma in noi
le lacune della fede e della speranza,
e sono sempre molte! La carità è il segno inconfondibile della presenza di
Dio in noi e nelle opere nostre. « Nessuno vide giammai Iddio; se ci amiamo gli uni gli altri. Iddio dimora in
noi, e l’amore di Lui diventa perfetto
in noi » (1 Giov. 4: 12).
Tre cose durano: fede, speranza, carità. Ma la più grande di esse, la più
necessaria a tutti, quella che ci conferma nella fede e nella speranza è la
carità.
Ermanno Rostan
(segue da pag. I)
gione o recupero dei malati, ma mezzo
del loro isolamento per la difesa dei
sani.
Solo nel XIX secolo si affacciò timidamente la tesi secondo la quale allo
Stato competeva la tutela delia pubblica salute e conseguentemente della
organizzazione ospedaliera. Si costituirono pertanto, nei casi di maggiore intelligenza amministrativa, ospedali gestiti dai Comuni o da consorzi di Enti
pubblici; ma, con la legge sulle Opere
Pie del 1890, veniva rilanciato il principio caritativo — questa volta in un
contesto che nulla aveva a che vedere
con il cristianesimo delle origini —
con caratteristiche marcatamente confessionali e paternalistiche.
D’altra parte, siccome lo Stato non
provvedeva a preoccuparsi dei suoi doveri che oggi consideriamo elementari,
era ovvio che vi fosse un movimento
surrogatorio. E, qui in Italia, la chiesa
cattolica romana — che vede lontano
e fin da allora capì quale importanza
sociale avevano gli ospedali — fece in
modo da assicurarsi il monopolio o
quasi dell’assistenza ospedaliera, con
il favore delle leggi, del bigottismo dell’apparato statale, dei politici che avevano già sufficienti preoccupazioni.
Timidamente, autonomamente, ebbe
vita qualche iniziativa dei non cattolici; con la differenza che gli istituti
che portavano il nome della religione
Notiziario Evangelico Italiano
L’ESERCITO DELLA SALVEZZA ha
scelto questo motto per il 1973: « Io e
la casa mia serviremo l’Eterno ». Questo anno è dedicato dall’Esercito alta
famiglia, in tutto il mondo. Tale decisione è stata presa dal generale Wikberg alla Conferenza internazionale dei
Commissari ad Ocean City nel 1971,
emanando una dichiarazione ufficiale
sull’importanza del nucleo familiare
come base della società e salvaguardia
delle tradizioni cristiane.
Convegno di pastori
della Chiesa Avventista
A Firenze, presso l’Istituto Avveiitista di cultura biblica, sono convenuti
tutti i pastori della Chiesa del settimo
giorno per studiare il lavoro da svolgere nel 1973. Il Presidente della Federazione delle Chiese Antonio Bueno ha
parlato del lavoro svolto nell’anno trascorso: in tale anno la Chiesa Avventista ha acquistato 515 nuovi membri.
Per il 1973 è prevista un’opera chiamata « Missione ’73 », un piano di addestramento per tutta la Chiesa, pastori, anziani, diaconi e laici: l’intera
Chiesa Avventista italiana sarà chiamata a condividere le responsabilità e
la predicazione.
Facoltà Biblica
di Milano
Si è costituita a Milano l’associazione « Facoltà biblica » che da vari anni
funzionava come « Centro di Studi biblici ». Essa ha come scopo lo studio
dei testi biblici a livello scientifico ed
anche la diffusione della Scrittura. I
corsi sono aperti a studenti di ogni
tendenza religiosa, e la iscrizione è di
L. 15.000 annue.
I corsi sono tenuti per lo più di sera
e inoltre sono previsti dei seminari con
i professori Italo Minestroni di Bologna su Atti, David Shaumann, rabbino
di Milano, su Geremia; gli altri inse
LO VEDRAI
Nel 2° libro dei Re, al capitolo 7, dobbiamo e possiamo leggere questa storia: La città di Samaria, capitale del regno d’Israele,
era assediata dai siriani. — La situazione di 2700 anni fa non
era molto diversa da quella di oggi, fra gli ebrei e i loro vicini —.
La carestia conseguente all'assedio era fortissima nella città,
ed i prezzi dei generi alimentari, anche i più semplici e ripugnanti, erano saliti alle stelle. Ma un giorno il profeta Eliseo, che esercitava in quel momento il suo ministero nella città, annunziò al
re ed al popolo che da un giorno all'altro la situazione si sarebbe
rovesciata, a causa di un evento imprevedibile, e che la mattina
dopo si sarebbe potuto trovare cibi abbondanti e migliori a
prezzi molto bassi. Un ufficiale della guardia si permise di rispondere al profeta che la cosa era impossibile. Il profeta gli rispose:
« Se non ci credi, domani lo vedrai, ma non mangerai ». La mattina dopo si sparse la voce che gli assedianti si erano ritirati in
fretta la sera prima, lasciando nel campo una grande quantità di
vettovaglie.
Tutti gli abitanti della città, affamati com’erano, si precipitarono fuori delle mura, ritornando carichi di ogni bene; la calca
fu tale che l’ufficiale incredulo, che comandava la guardia della
porta,, rimase schiacciato.
Anche oggi i profeti che il Signore manda ad annunciare la
sua volontà incontrano uomini che, fondandosi sul buon senso e
suH’esperienza umana, trovano impossibile quello che i profeti
affermano da parte del Signore.
Stiano attenti, questi increduli di tutti i tempi, a non fare
la fine di quel disgraziato ufficiale; vedere il prodigio e non poterne godere, assistere al banchetto ed esserne cacciati fuori.
Lino de Nicola
gnanti sono il noto biblista Enrico Galbiati, Attilio Agnoletto, docente di stosta del Cristianesimo a Milano, Earl
Edward della Scuola biblica di Firenze, Ugo Gastaldi, noto ai Valdesi soprattutto come autore di autorevoli
studi sull’anabattismo. L’Associazione
è costituita da sette soci, tutti membri delle Chiese di Cristo. Il comitato
esecutivo è composto da Fausto Salvoni, Alfredo Berlendis e Silvio Caddeo. La Facoltà ha sede in Milano, Via
del Bollo 5.
« Cristianesimo oggi » il giornale delle Chiese di Cristo ha partecipato a
Genova a un dibattito sul tema « Concordato e libertà civili », unitamente a
gruppi laici, chiese evangeliche, comunità cristiatlise gioviali locàli. Tra i
relatori di parte pròtestante il metodista prof. Giorgio Spini. '
Evangelizzare a tavola
È Stata ripresa nello scorso ottobre
a Roma, l’attività del Circolo delle Donne Cristiane, di ogni denominazione,
che si propone di raggiungere delle
persone di sesso femminile che non
andrebbero in una chiesa evangelica
ma che sono disposte ad accettare un
invito a pranzo in uno dei migliori alberghi della capitale. Durante il pranzo si cerca di portare il discorso sul
messaggio evangelico e, oltre l’opera
singola delle commensali, parla un oratore di turno-.
Ricordiamo che alcuni dei suoi importanti insegnamenti Cristo li ha dati a tavola e auguriamo a queste sorelle di fare la loro opera con semplicità di cuore.
Lavorare
per gli emigrati
Il numero di ottobre-dicembre della
Circolare per emigrati e famiglie è
frutto della collaborazione tra CESE
(Centro emigrazione siciliana in Europa) e SESE (Servizio sociale per emigrati). Il primo è ispirato dalla Federazione delle Chiese evangeliche, il secondo è condotto da un gruppo di cattolici di Trapani. Poiché queste due organizzazioni lavorano nello stesso campo, è parso opportuno unire le forze
su alcune linee, pur mantenendo l’autonomia dei programmi.
Due collaboratori sono giunti daliestero per lavorare a pieno tempo presso il Centro, dove il lavoro è aumentato: l’uno si curerà del servizio assistenziale, l’altro sarà impegnato nel lavoro verso le famiglie degli emigrati e i
ritornati. Si cercherà di attuare il progetto di tradurre il bollettino in almeno due lingue (inglese e tedesco) cosi
da permettere la lettura agli amici irnpegnati all’estero nel campo dell emigrazione.
Lavorare
per i ragazzi
VIstituto Comandi di Firenze ha riaperto quest’anno le sue porte dopo un
periodo dedicato alla riorganizzazione
e al ripensamento. . , .
Fondato nel 1876, gestito dalle Assemblee dei Fratelli, è seguito da un
comitato di cui fanno parte persone
anche di altre denominazioni. E una
casa per ragazzi e giovani in disagiacritiche condizioni familiari, un
studenti, un luogo di
l’istituto per ragazzi e ragazze ha continuato a trasformarsi e rinnovarsi. La
sede della casa è a Reggello presso Firenze: una residenza campestre che
dà, oltre un clima sano per i bambini,
anche i prodotti della terra per la
grande famiglia, I ragazzi più grandi
abitano in un appartamento a Firenze per poter seguire meglio gli studi.
Nella zona di Reggello Casa Cares
compie un servizio in collaborazione
con il Comune; una scuola media serale in cui sono impiegati alcuni insegnanti della Casa.
Lavorare
tutti insieme
Nella prima seduta dell’anno ecclesiastico 1972-73, il Consiglio delle Comunità evangeliche di Napoli ha eletto
alla presidenza il Pastore Mario Affuso, della Chiesa Apostolica in Italia.
Il Consiglio delle Comunità è un organismo i cui compiti sono di coordinare e promuovere iniziative ed attività di interesse comune e manifestare su un piano locale la fondamentale
unità del protestantesimo italiano.
Sono di competenza del Consiglio la
organizzazione e il funzionamento delle opere di testimonianza e di servizio
che fanno capo alle Comunità evangeliche napoletane nel loro insieme.
Dalla Chiesa
del Nazareno
Si sono avuti raduni giovanili molto
riusciti nelle città di Torino, Firenze,
Roma, con l’intervento del Segretario
internazionale per la Gioventù Paul
Skiles e dell’Evangelista Paul Martin.
A Firenze convenivano le chiese di Sarzana e Spezia; a Torino, nel teatro Valdese, quelle di Cuneo, Moncalieri. Orbassano; a Roma le delegazioni di Napoli, Ottaviano, Torre Annunziata, Civitavecchia.
Inda Ade
La rubrìca tv
’’PROTESTANTESIMO”
N. 8 (giovedì 22 febbraio)
Il Canale, ore 18.30
Perché si studia la teologia? Attraverso la
testimonianza di tre giovani che frequentano
la Facoltà Valdese di Teologia a Roma, questo numero della rubrica « Protestantesimo »,
curata da Roberto Sbaffi e condotta in studio
da Aldo Comba, tenta di rispondere a questa domanda e dimostrare, anche con l’aiuto
del past. Neri Giampiccoli, come la teologia
non sia una « scienza per addetti ai lavori »
ma una migliore comprensione del messaggio
biblico e per una più chiara testimonianza.
N. 9 (giovedì 27 febbraio)
Questo numero della rubrica « Protestantesimo » si sforza di inquadrare il ruolo che
l’editoria, e più in generale il libro protestante, hanno ed hanno avuto nella cultura
del nostro paese. Partecipano lo scrittore cattolico Fortunato Pasqualino, la dottoressa
Alessandra Ippoliti, studiosa di storia medioevale, e il past. Gino Conte, direttore del
settimanale valdese « Eco-Luce » e membro del
comitato direttivo della Casa Editrice evangelica Claudiana. (Inf. FCEI).
te O
pensionato per
studi e convegni.
I lavori per migliorare la casa non
sono ancora completati e si spera per
l’estate prossima di tenere un campo
di lavoro: chi volesse parteciparvi può
mettersi in contatto con l’Istituto, via
Trieste 45, Firenze.
Ricordiamo che fa narte del Comitato il Past. Franco Sommani.
Casa Cares di Firenze ha compiuto i
dieci anni di vita. In questo tempo
Doni prò Eco-Luce
Meta Stoffel, Alessio 500; Giuseppe Mascanzoni, Bari 1.000; Teresa Prando, Livorno
500; Cesare Garuti, Firenze 1.000; Antonio
Carco, Catania 500; Ines Bas.si, Parma 500;
Irma Clot ved. Griglio, Riclaretto 500; Bartolomeo Volai, Perosa 200; Rino Tron, Perosa 500; Fanny Peyronel, Riclaretto 500; Fam.
Griot, Milano 500: Ernesto Long. Abbadia
Alpina 500: Rina Berlin. Luserna S. Giovaii
dello Stato avevano aiuti, contributi,
finanziamenti.
Lasciamo da parte gli sforzi dei pochi romantici che hanno certo ben meritato e realizzato quel poco che potevano. Non è difficile immaginare quali
usi ed abusi si facessero della pubblica assistenza e quali interessi potessero prosperare ed esaltarsi in questo
contesto. Ma non è qui il caso di fare
processi. Ciò che è stato è stato, ma
serva di lezione, anche perché il medico condotto che corre sulla neve a far
nascere un bimbo non è una invenzione letteraria: esiste ancora. Pensiamo
a chi ha sofferto a causa di quel sistema con lo spirito del sermone sul
monte.
Nel 1948, sullo slancio di una rivoluzione morale propiziata dalla Resistenza, la Repubblica Italiana si diede una
Costituzione che rappresenta un forte,
anche se umanamente imperfetto, anelito verso un rinnovamento (o non sarebbe meglio dire una « riforma »?)
della società, verso Taffermazione della giustizia sociale, della eguaglianza,
del rispetto reciproco; stabiliva quindi in modo sufficientemente equilibrato i doveri e i diritti del cittadino verso lo Stato e dello Stato verso il cittadino.
Tutto si può discutere, anche la validità di una carta costituzionale; ma
chi accetta il principio della legalità
democratica (che, come ha detto Churchill, è il peggiore dei sistemi di governo, esclusi tutti gli altri), basata
sul suffragio universale, deve assumere la Costituzione come punto di partenza; e la Costituzione Italiana, nell’art. 32 afferma: « La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della
collettività e garantisce cure gratuite
agli indigenti ».
Credo che su questa enunciazione
siano corsi fiumi di inchiostro e non
occorre quindi soffermarci su più o
meno palesi incongruenze. Esaminiamo lo spirito del legislatore che sembra voler affermare il diritto de] cittadino (indigente o meno) alla tutela della salute da parte dello Stato.
Ora bisogna quindi domandarci se
questo diritto alla salute possa essere
esercitato veramente o se rimane solo
sulla carta, magari costituzionale; poi
occorre passare all’analisi del modo
di esercitarlo e infine vedere quali sono le prestazioni che corrispondono
all’esercizio del diritto.
È una vera e propria spettroscopia
che investe la vita dell’uomo dall’infanzia alla vecchiaia o — come qualcuno ha voluto crudamente affermare
— dalla culla alla tomba: ma si dovrebbe dire dall’alvo materno alla
tomba.
Cominciamo ad esaminare la situazione, rimandando le proposte al dopo, quando la critica dovrà dimostrare di essere costruttiva. Perché è troppo facile demolire senza programmare una ricostruzione.
Entreremo quindi successivamente
nel vivo del discorso e non sappiamo
se il discorso sarà ancora attuale. Pende innanzi al Parlamento una proposta dell’On.le Luigi Mariotti per la Riforma Sanitaria; il Ministro On.le Gaspari ha dato per imminente un’altra
proposta sulla stessa materia. Viene
da pensare che molti parlamentari abbiano in tasca (speriamo che non l’abbiano poi sulla coscienza) un proprio
personale progetto di riforma sanitaria; e non è un pensiero peregrino o
avventato.
C’è rischio quindi che questa voce
gridi in un popoloso deserto; ma si
deve avanzare una pregiudiziale assolutamente indispensabile: non è demagogia dire che i sindacati più qualificati « sanno » quali sono i problemi
degli ospedali, dell’utente dei servizi
sanitari, delle pubbliche necessità connesse alla salute tutelata dalla Costituzione (solo dalla Costituzione per
ora). Non è tecnicismo dire che può
contribuire a una seria riforma chi,
nel dirigere gli ospedali a livello tecnico e amministrativo, vive praticamente la realtà ospedaliera.
Ma occorre chiaramente dire che bisogna distruggere, nell’elaborare la riforma sanitaria, gli interessi privati, i
privilegi e le posizioni di potere da difendere. Perché, in questo come in
ogni caso, chi deve essere difeso è il
nonolo italiano. D’altra parte non è
lecito credere che la riforma possa
scaturire sic et simpliciter dalle scrivanie del Direttore Generale e del Capo Ufficio Studi e Legislazione di un
Ministero; sono complementari anche
essi, pe.r la necessaria panoramica su
tutto il Paese, ma devono anch’essi
esprimersi inter pares.
Giova ripetere che tutte queste idee
Possono essere superate dai fatti nello stesso momento in cui sono state
fissate sulla carta; in questo caso non
resterebbe che l’amara constatazione
di aver trovato ancora una volta tradito il concetto della democrazia, con
buona fede del popolo italiano e senza buona pace della coscienza di chi
lo ha tradito.
Emilio Verardi
ni 1.000; Anita Benvenuti-Pons, Cavoretto
1.000; Eco Giorgi, Pisa 1.500: Giuseppe
Gammariello, Cassano Magnago 1.500: Chiesa Valdese, Corato 1.500; Giuseppe Costa, Firenze 3.000; Guido Tron, Massello 500; Giorgio Peyronel, Milano 1.500: Italo e Giuliana
Eynard, Pinerolo 10.000; Marco Tullio Fiorio, Napoli 5.000: Fam. Romano, Vercelli
1.500; Guido Pagella. Svizzera 500; Luise
Frei, Svizzera 2.000; Cecila More, Torre Pellice 500: Ada De Bellini, Torre Pellice 500Grazie! (continua)
3
23 febbraio 1973 — N. 8
pag. 3
^ Parecchie comunità delle
Valli Valdesi e del Nord Italia stanno ricevendo, in questi
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
giorni, la viiita del segretario generale della CEVAA, il pastore riformato malgascio
Victor Rakotoarimanana. La sua Chiesa d'origine, la Ghie,
sa di Gesù Cristo nel Madagascar (FJKM), si trova anch'essa coinvolta, come ci documenta il pastore missiona
Matteo in prospettiva missionaria, come un grande invito
al festino del Regno. A A
rio di origine valdese J. Pons, nelle tensioni che attualmente percorrono quella nazione. CS ^tosegue l'opera
multiforme del Programma di lotta al razzismo lanciato
dal CEC : la sottoscrizione al nostro « Fondo di solidarie
tà » continua ad appoggiarlo, unitamente all'altro pro>
grammo ecumenico di aiuto alle popolazioni melanesiane della Papuasia, provate da una grave carestia. ^ Hans
Ruedi Weber ci invita a rileggere i'Evangelo secondo
tu per tu con la realtà dei
migranti, con le sue ambiguità e la sua sofferenza, una
umile e luminosa testimonianza in terra elvetica. ^ la
battaglia per la libertà religiosa — e la libertà tout
court — resta sempre da combattere, per l'Italia.
RIPENSARE L'EVANGELIZZAZIONE
NELLA SOCIETÀ’ MALGASCIA
Nuovi impegni per la lotta al razzismo
Chiesa e unità nazionaie
Il nostro fondo è sempre aperto a tale scopo
La rivolta razziale di Tamatave, nella regione costiera del Madagascar,
pone anche alla Chiesa nella Grande Isola il problema della sua identificazione con il gruppo etnico evoluto e predominante.
Dopo una settimana di agitazione al
Liceo, la rivolta scoppia a Tamatave,
il primo porto malgascio sulla costa
orientale della Grande Isola. Nel giro
di due giorni tutta la vita nazionale ne
è colpita, ci sembra, in modo più grave
che al tempo dei fatti del maggio 1972,
che avevano rovesciato il governo Tsiranana. In maggio si trattava d’un
movimento politico che mirava ad affermare la personalità malgascia di
fronte all’influsso della cultura occidentale, francese in particolare; si
trattava di completare in campo economico e culturale l'indipendenza politica ottenuta nel 1960. Era dunque
un passo avanti per il paese.
I disordini di Tamatave sono invece un ritorno a rivalità tribali che
sembravano essersi dileguate dopo la
indipendenza. Infatti gli abitanti della
costa orientale hanno scacciato gli abitanti degli Altipiani che si erano stabiliti presso di loro. Le loro lagnanze
sono semplici: la gente degli Altipiani
ha preso i posti migliori. Simbolo di
questa diseguaglianza è appunto il Liceo di Tamatave, dove il 90% degli
alunni proviene dagli Altipiani. Il pretesto delle manifestazioni è che l’insegnamento deve essere dato in lingua
malgascia, principale obiettivo della
rivoluzione del maggio 1972. Ma la vera ragione è il sentimento di frustrazione e di umiliazione di una tribù relegata ad un posto secondario nella
direzione degli affari del paese. Alla
umiliazione corrisnonde l’umiliazione:
la sommossa non fa vittime (si riconosce qui la moderazione e la saggezza
dei Malgasci), ma la popolazione degli
Altipiani stabilitasi a Tamatave fugge
a migliaia.
In una simile situazione dove si colloca il ministero di riconciliazione della Chiesa? La nostra Chiesa FJKM è
nella sua grandissima maggioranza
Merina (abitanti degli Altipiani); sugli
Altipiani, infatti, i primi missionari inglesi hanno lavorato all’inizio del XIX
secolo; nella seconda metà del XIX secolo, nel periodo pre-coloniale, le parole « merina », governo », « protestantesimo » si confondevano; il governatore Merina di un distretto costiero
era spesso anche l’evangelista della regione. È naturale quindi che la nostra
Chiesa FJKM faccia molta fatica a liberarsi di questa mentalità ereditata
dalla storia. Si è molto predicato il
nerdono delle offese dopo i fatti di
Tamatave, ma si è assai poco parlato
di giustizia sociale e di dignità umana.
sé mi sono piuttosto dilungato su
« Tamatave », è perché questo problema condiziona il futuro della Chiesa e
del paese.
Bisogna ripensare il lavoro d’evangelizzazione lungo la zona costiera. La
società malgascia di evangelizzazione,
COSI prospera ed attiva un secolo fa,
all’epoca dell’espansione Merina, è moribonda e non possiede una visione globale del problema. Qui, come in Europa, si è troppo spesso confuso civiltà
e evangelizzazione, sviluppo culturale
e vita in Cristo. Occorre dunque una
rivoluzione spirituale di tutti per aiutare senza paternalismo la zona costiera e predicarvi I’Evangelo senza spirito
di superiorità. La posizione del missionario straniero è molto delicata, perché ogni allusione al problema tribale può essere interpretata come un ritorno alla politica coloniale del « divide ed impera ». In questo momento, in
compenso, sarebbe assai gradito un
gruppo plurirazziale simile a quelli dell’Azione Apostolica Comune.
Per il paese la rivolta razziale di Tamatave può essere uno « choc » salutare, perché si incomincia a capire che
l’unità nazionale non è semplicemente un dono trasmesso dalla geografìa,
ma che essa deve essere garantita da
un’uguaglianza nazionale. Quando si sa
che la quasi totalità dei privilegiati,
funzionari e commercianti, si trovano
nelle Chiese, e in modo speciale tra i
Protestanti, ci si rende conto del lavoro di educazione che incombe alla
Chiesa e quale importanza possa anche avere la preparazione degli orgànici di questa Chiesa. È nel grembo
stesso della Chiesa che dev’essere combattuta la diseguaglianza, come l’ha
fortemente accentuato il Sinodo di
Majunga nel luglio 1972. Ma la lotta
sarà lunga. Mentre la stampa di Tananarive è colma di discorsi sul socialismo, i lettori di quegli stessi giornali
hanno un livello di vita da 5 a 50 volte superiore ai contadini e soprattutto agli abitanti della zona costiera. I
matrimoni « cristiani », a causa del loro sperpero, sono uno scandalo per i
poveri che, invece, non fanno benedire il loro matrimonio in chiesa.
Gli avvenimenti del maggio 1972 sono stati spesso qualificati come seconda tappa dell'indipendenza: tappa economica e culturale. C’è una terza tappa che qualificherei sociale e spirituale, che consiste nel riavvicinare real
mente tutti i Malgasci. Proprio questa
settimana, alla fine di gennaio, un insegnante protestante della zona costiera, il sig. Rajaozandry, ha fondato una
associazione di giovani appartenenti a
tutte le tribù per lottare contro tutti
i complessi d’inferiorità e di superiorità che sono all’origine dei confiitti
tribali. Il direttore del Collegio teologico protestante, pastore Zakariasy, ha
compiuto una missione d’informazione
e di riconciliazione a Tamatave per
conto del Comitato per la Difesa dei
Diritti dell’Uomo. Nello schema del
corso teologico per laici, io stesso riprenderò il mese prossimo lo studio
dei capitoli 1-11 del libro della Genesi
con tutto ciò ch’essi contengono sulla
unità, la divisione, il peccato, la riconciliazione, l’odio e l’amore.
Così, ognuno al proprio posto, cerchiamo di tradurre e interpretare TEvangelo per l’uomo malgascio di oggi.
Penso che ci sia in Italia abbastanza
disegualianza tra regione e regione,
perché capiate molto bene i nostri
problemi e possiate efficacemente intercedere per noi, tanto più che la
Chiesa Valdese fa ora parte come noi
della CEVAA.
Tananarive, 31 gennaio 1973.
Jacques Pons
Nel numero del 2 febbraio scorso abbiamo dato notizia del nuovo impegno
del Consiglio ecumenico delle Chiese
nei riguardi del Programma di lotta al
razzismo e dei conseguenti nuovi stanziamenti effettuati a varie organizzazioni di gruppi razziali oppressi in ogni
parte del mondo e precisamente: in
Africa australe, in Australia, in America latina, negli Stati Uniti ed in Europa.
L’ultimo numero del soepi, il bollettino di informazioni ecumenico, dà ulteriori notizie di doni e_di impegni, :iotizie che riportiamo qui appresso. Coll’occasione ricordiamo a tutti i lettori
che il « fondo di solidarietà » del giornale è sempre aperlo anche a questo
scopo — oltre che per i soccorsi .alla
Melanesia, vittima della carestìa — e
che i relativi versamenti vanno effettuati al conto corr. postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, 10133 Torino. Ecco intanto un
nuovo elenco delle ultime sottoscrizioni pervenuteci:
Feder, evangelica apii
Unione femm. Reggio
Corbo 2.000; F. T.
Campobasso 20.000;
Eynard 5.000; N. N
no 135 2.000; ”17
compleanno a M. e Lmila; B. Garro 5.000: l
si c.e.p. anno 1972 8.O.'
tei
Io-lucana L. 172.655;
Calabria 20.000; P.
30.000; Scuola dom.
e I. E. 100.000; A.
Il simpatia 5.000; Iniliraio” 5.000; "Buon
10.000; R. Grillo 4
,. Gay 2.000; Interes0.
Totale L. 410.705:
sa L. 633.030.
prcc. L. 222.325; in oas
Ginevra - Due chiese americane hanno fatto giungere le loro offerte al Fondo speciale per la lotta contro il razzismo (PLR) del CEC e la Federazione
protestante italiana (ndt: ne abbiamo
già dato notizia a suo tempo) ha chiesto, da parte sua, alle Chiese membro
di mandare regolarmente le loro contribuzioni in testimonianza del loro impegno nella lotta al razzismo.
Per quanto riguarda il contributo
delle Chiese americane, quella episcopale ha deciso di contribuire cùn 25
mila dollari (circa 20 milioni di lire),
mentre la Chiesa presbiteriana unita
conta di inviare, come nell’anno precedente, la somma di 10 mila dollari.
La Conferenza europea « Justitia et
pax » della Chiesa cattolica romana ha
chiesto al suo organo direttivo di Roma di esaminare la possibilità di rispondere all’appello del CEC che chiede alle Chiese di ritirare i propri fondi
da quelle banche che finanziano dei
progetti in Sudafrica. Inoltre, i membri
europei della Conferenza hanno chiesto
ai rispettivi governi di non consentire
a società e banche di dare aiuti alla costruzione di opere quali la diga di Cabora Bassa in Mozambico e di Cunene
in Angola e di fare pressioni per :U ritiro dei fondi già versati.
Il sinodo della Chiesa evangelica in
Germania, durante la sua sesta sessione, ha adottato a Brema una risoluzione che fa presente la sua preoccupazione nei confronti della discriminazione
razziale in Sudafrica e in Namibia, discriminazione che porta inevitabilmen
llllil
la iDissiaai, invito ai instino
Hans-Ruedi Weber, autore tra l’altro
deH’eccellente opera « La Chiesa militante », ci da con questo « Invito al fe
stino - Matteo e la missione » uno
scritto assai stimolante e di una notevole originalità. Perché presentarlo come libro « missionario »? Per il fatto
che il Weber esamina la testimonianza
1 Hans-Roedi Weber, L’Invitation au festin - Matthieu et la mission - Collection publiée par le Département missionnaire des
Eglises protestantes de la Suisse Romande,
Editions CLE, Yaoundé et Editions Labor et
Fides, Genève, N. 9, 1972.
dell’Evangelista M;uteo non già per
darci un commenta come molti altri,
ma per sottolineaia . he la preoccupazione missionaria soi al centro della
teologia di questo scrittore biblico. In
altri termini, Matteo avrebbe scritto il
suo evangelo per spingere le chiese a
prendere la loro parte nella missione
di Gesù. Questo pare tanto più necessario all’autore in quanto « il pensiero e
l’attività missionaria occidentali si sono fondati in modo a:s.sai unilaterale
sulla storia della missicaie presentata
da Luca e da Paolo, quale Luca la vede
nel libro degli Atti degli apostoli. In
llllllllllllllllllllllllllllllllllliniinillllIlllllllllilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllHlllllllllllllllllllllllllll
ULI, L’AMICO
Su "Voce Evangelica”, il mensile per
gli evangelici di lingua italiana della
Svizzera, abbiamo letto questa testimonianza, nel vivo della dura esperienza dei migranti. Ci è parsa una nota luminosa, e la facciamo riecheggiare per i nostri lettori. red.
Mànnedorf è un villaggio grazioso e
ridente, adagiato quietamente sopra
una costa che termina verso il cielo,
mentre dalla cima della costa, scopri
un panorama maestoso (quando il cielo
è limpido) con sottostante un lago incantevole. Ma sì! Questo è il bel villaggio di Mànnedorf. Viveva dunque, in
questo paese, un uomo che si chiamava Ulrich Zurrer; faceva il falegname,
era padre di sette figli, aveva una bottega con dentro tutte le macchine per
lavorare il legno, aveva una vecchia
casa e una baracca di legno così ben
addobbata nell’interno, che una volta
dentro, pensavi di essere in una saletta di una famiglia borghese.
È in quel locale che gli italiani udivano I’Evangelo fino alle dieci di sera
e poi, via la gente, tante volte si trasformava in dormitorio per gli italiani che non trovavano una camera per
dormire in un qualsiasi albergo.
Il nostro amico UH si dava da fare
per trovare il lavoro, le camere e dava tutti i suggerimenti possibili per
rendere meno dura la vita degli emigrati che piovevano da tutte le pani
del sud della penisola.
■Tra questi bravi italiani ce n’erano
di tutte le qualità! C’erano molti furbi con lo zio e la nonna che erano
« vangilisti », per dire evangelici, ma
in realtà inventavano una storia con
la speranza di trovare un aiuto immediato; c’erano i sornioni che fingevano
di essere interessati alla predicazione
evangelica, c’erano molti sfrontati senza scrupoli che tornavano dal cinema
e poi andavano da UH per mangiargli
il pane, latte, burro e marmellata che
UH doveva poi procurarsi ancora, per
non far patire i suoi bambini.
Questo era il panorama che contornava la casa di Ulrico Zurrer!
Molte volte reclamavo can UH! Non
viene per fingere!' (Dicevo questo e mi
è giusto che tu dia tutto a gente che
vergognavo di essere italiano). UH mi
guardava e poi mi diceva: « Loro non
sono bravi, aber du bist ein stolzer
ItalienerH ». E così continuava a dare la casa e tutto quello che aveva per
gli stranieri.
Il mio amico Zurrer mi diceva sempre: « Va bene, va bene, allora noi preghiamo ». Finché un giorno mi disse
una grande verità che è bene che io
la riconosca pubblicamente: « Tu vuoi
fare sempre molto, ma pregare poco ».
E in questo UH aveva ragione.
Due giorni prima di morire mi scrisse una sua lettera, piena di affetto e
di attenzioni. Anche se ero il suo STQLZER, egli mi amava come amava tutti gli altri. Gli svizzeri del villaggio lo
dicevano un uomo molto religioso,
troppo religioso, lo avevano soprannominato: « UH la preghiera ».
Sapete perché? Tutte le volte che
due sposi andavano a casa sua per ordinare una camera da letto e i mobili
di casa, terminava dicendo: « Adesso
avete ordinato i mobili per la vostra
futura casa, ebbene, se non vi dispiace, io faccio con voi una preghiera ».
Ai suoi funerali, pioveva, era brutto
e faceva un vento freddo, ma nel tempio la gente non poteva più entrare,
un’infinità di persone erano venute a
rendergli l’ultimo saluto. C’erano persino degli italiani, e alcuni li ho visti
piangere. Avevano perduto un amico,
avevano perduto un fratello.
Qggi se a Mànnedorf c’è un gruppo
evangelico, è merito del Signore, ma
anche di UH, perché pur non sapendo,
all’inizio, una parola d’italiano, avvicinava gli italiani, li salutava e poi diceva: « Prego, prendere questo trattato; parla di Gesù». UH incominciò e
alcuni altri amici fecero la stessa cosa,
e di lì sbocciò un gruppo evangelico
di italiani.
Sarà stato di stampo vecchio, ma alla preghiera aggiungeva l’azione e di
uomini così decisi a rendere testimonianza a Gesù Cristo, non ce ne sono
tanti.
Mi sia dunque concesso di togliermi il cappello, in memoria di UH. Beato quell’uomo del quale si possa dire:
« È passato tra noi e ha lasciato un
segno ».
Guido Pagella
conseguenza uno studio di ciò che Matteo ci insegna sulla missione di Gesù
potrà ovviare a questo punto di vista
parziale ».
Da notare che l’autore non si limita
a presentare il messaggio di Matteo in
questa luce particolare, ma unisce al
testo riproduzioni delle opere d’arte
più diverse: dall’« Evangelista Matteo
e l’angelo », di Rembrandt, ai « Tre re
magi », terra cotta incompiuta di Erdmann-iMichael Hinz, ad una xilografia
« Stranieri ed esiliati sulla terra » del
giapponese Takeji Asano, al disegno
« L’uomo con la Torà » di Chagall. Tali
opere d’arte non sono « semplici illustrazioni estetiche. Gli artisti vedono
elementi della verità che sfuggono alle
persone attive nella loro lotta quotidiana quanto agli studiosi che compiono
analisi e sintesi da un punto di vista
distaccato dalle contingenze. Il lettore
è dunque invitato a fare uno sforzo per
guardare oltre che per meditare ».
Nel primo capitolo « Un maestro diverso dagli altri », il Weber afferma che
Matteo si è rivolto non tanto ai giudei
o ai giudeo-cristiani, ma al mondo intero ed ai cristiani di origine pagana.
Questo per mostrare che la vita, l’insegnamento, la morte e la risurrezione di
Gesù in mezzo ai giudei concerneva ormai Voikoiimene, il mondo abitato nel
suo insieme. I misteri del Regno non
devono rimanere un segreto per un piccolo gruppo, devono venir proclamati
dinnanzi a tutte le nazioni.
In una vivace presentazione del significato della venuta dei magi e di tutti
gli avvenimenti attinenti, il Nostro :mostra come il « pellegrinaggio dei pagani
comincia, non verso la montagna di
Sion, ma verso il Signore messianico »,
contrariamente alla concezione corrente del giudaismo e del giudeo-cristianesimo.
Nel terzo capitolo si fa luce sullo
« strano modo di essere Messia » adottato da Gesù. Un Gesù che fa sua la
causa dei piccoli, dei poveri, degli umili, perché « coloro che hanno le mani
vuote non possono fare la carità. Non
possono dare che se stessi ». Questo,
adottando egli stesso l’atteggiamento di
chi offre se stesso.
Ecco ora le linee generali del discorso che il Nostro fa dal quarto al settimo capitolo: la confessione della fede
e la missione cristana non sono l’occasione di ripetere delle confessioni di fede ma consistono in un atteggiamento
vivente, per cui la fede confessata diventa un modo di vivere. La missione
della Chiesa comincia quando Gesù,
morendo sulla croce, fa trionfare la giustizia e quando le nazioni cominciano
a sperare nel suo nome.
In tutto questo discorso il popolo di
Israele non è dimenticato. « I cristiani
che si son fatti discepoli e l’uomo della
Torà non devono separarsi — afferma
Weber —. Infatti il cristiano ha molto
da imparare dal giudeo, ma gli è debitore di un messaggio: l’invito al festino » del regno. In seguito alla resurrezione del Signore i credenti di tutti i
tempi partecipano al festino che comporta ad un tempo la missione e l’adorazione.
L’ultimo capitolo, « Un invito per og
« ...ma tu sei un orgoglioso Italiano! ».
te a una scalata del potere. Il sinodo
ha anche chiesto al suo Consiglio di
trovare, in collaborazione colle chiese
dell’Africa australe, i mezzi più appropriati per contrastare detta situazionè.
Infine, la Chiesa evangelica di Berlino Brandeburgo (ovest) ha fatto pervenire 20 mila marchi per il PLR.
Anche la FUACE, Federazione universale delle associazioni cristiane degli
studenti, in occasione della sua ventiseiesima Assemblea svoltasi sul tema
« La liberazione » ha espresso il suo
sostegno al PLR e ha chiesto alle organizzazioni ad essa affiliate di sostenere
nei rispettivi paesi questo programma.
Essa ha anche espresso la sua solidarietà cogli aborigeni australiani che reclamano il diritto alla terra ed .ha chiesto al proprio comitato esecutivo di
contribuire aH’eliminazione del colonialismo francese nel Pacifico e alT.arresto
degli esperimenti nucleari francesi in
detta regione.
Evangelici italiani
e libertà religiosa
(segue da pag. 5)
piere, il Consiglio Federale si espresse
in questi termini: « Pur ritenendo che
la libertà religiosa sia meglio tutelata
in un regime di separazione completa
tra Stato e Chiesa, riconosce che un
sistema concordatario può essere compatibile con la libertà religiosa, purché quest’ultima sia proclamata senza
ambiguità e contraddizione ». In seguito a questa svolta, dopo Tapprovazione dei Patti Lateranensi, le intese rappresentano la strada maestra che il
Protestantesimo ha davanti nei suoi
rapporti con lo Stato.
Il periodo che va dal 1948 al 1958 è
un periodo dì grave mancanza di libertà. Il governo monocolore della Democrazia Cristiana fece pesare maggiormente le leggi fasciste. In questo neriodo si ebbero innumerevoli processi
perché tutto era ritornato nelle condizioni del periodo di Regime fascista.
L’espansione evangelistica che si era
avuta negli anni 1945-1948 fu arginata
con i sistemi repressivi proposti appunto dalle leggi sui culti ammessi.
Gli Evangelici in questa situazione
si appellarono costantemente alla Costituzione e sperarono molto nelle intese stipulate dall’articolo 8. Di fronte
alle insistenti richieste delle Chiese il
governo fece naturalmente « orecchi
da mercante ».
Il secondo periodo fu caratterizzato
da una marcia indietro e da una confusione. Le intese non apparivano più
così necessarie. La linea del Consiglio
Federale fu sostanzialmente malcompresa.
Verso la maturazione
Si può indicare come punto di inizio
di una maturazione un Convegno indetto dalla Federazione delle Chiese
Evangeliche, organizzato ad Agape nel
1969. Il merito di questo convegno fu
di prendere in esame il rapporto tra
Chiesa e Stato non solo dal punto di
vista giuridico ma anche da quello teologico. Si trattava di analizzare non lo
Stato in astratto, ma lo Stato che ci si
trovava davanti. Tutto questo anche
per muovere una critica a quella concezione dello Stato che ci proviene dal
l’applicazione schematica dei riferimenti biblici che noi siamo soliti fare: concezione secondo cui lo Stato è
un ordinamento che deve permettere
la convivenza civile (Rom. 13) e solo
in alcuni casi esorbita, pretendendo la
cieca ubbidienza, manifestandosi cioè
come una bestia impazzita (Apocalisse
13). Dobbiamo perciò renderci conto
che la politica ambigua dello Stato
consiste nel tentativo di integrare nella sua ideologia, e nelle sue strutture
di potere, anche la Chiesa Evangelica,
La nostra azione quindi deve volgere
al rifiuto del sistema concordatario,
giurisdizionalismo e dell’integra
del
zione.
E. T.
Illllllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllll
gi », vuol dare al lettore delle indicazioni per alcuni studi biblici su determinati testi di Matteo. Per ogni testo
l’Autore propone di organizzare la ricerca in queste direzioni: studio del
testo, confronto tra passato e presente,
meditazione (anche a partire dalle illustrazioni artistiche presentate nei capitoli precedenti), azione, in vista di lasciar per così dire lievitare ciò che si
è compreso.
In conclusione: non si tratta di un
commentario di Matteo, ma di uno
scritto che aiuterà grandemente il lettore a comprendere questo Evangelo
come un attuaUssimo appello alla missione. Un consiglio, però: non liinitarsi... a leggere soltanto le indicazioni per
gli studi biblici contenute alla fine del
libro, si mancherebbe così tutta la succosissima introduzione degli altri capitoli.
Giovanni Conte
4
pag. 4
ORONACA DELLE VALLI
N. 8 — 23 febbraio 1973
Alle Valli oggi
Traforo dol Collo dolía Croco: VALDESI AD OREGINA
Informa ito no tutto da capo
trasmissione
della fede
L'Eco del Chisone ha consacrato, come l anno scorso, un'ampia pagina in
occasione del XVII febbraio, alla chiesa valdese. Quest’anno ha dato una sintetica informazione su alcune delle attività più caratteristiche della chiesa
valdese fuori dell’ambito delle Valli,
attività di presenza evangelica più che
parrocchiali: Agape, Riesi, CiniseUo
Nuovi Tempi, la Claudiana e la trasmissione "Protestantesimo” della TV.
L’informazione è precisa, corretta e
come sempre documentata. Leggendola mi è venuto un pensiero immediato: « Questo è quello che i pinerolesi
sapranno delle attività valdesi, i pinerolesi che leggono l’Eco del Chisone;
cosa sanno delle stesse attività i valdesi pinerolesi? ». Come prima verifica
ho interrogato un gruppo di catecumeni del IV anno, le risposte sono queste: Agape è nota a tutti, nel senso che
tutti ne conoscono l’esistenza, qualcuno anche la funzione, l’hanno visitata
(3^ su 8), non sanno però né quando,
né da chi fu fondata. Riesi sconosciuta a tutti (8 su 8), lo stesso CiniseUo.
Nuovi Tempi è noto a due, che sanno
trattùrsi di un-giornale. La Claudiana è
nota a tutti, la "^msmissione “Protestantesimi" alla Tir anche a quasi tutti (non tutti però thanno vista).
Alla mia reazione stupita ed indignata i ragazzi hanno reagito in modo
fermo ribaltando la mia critica: « Que.;;
ste cose non le sappiamo perché nes-“
suno ce le ha mai dette, come si fa, a
conoscerle? ». Nulla da dire, le cose
uno non le può indovinare, deve impararle e per impararle bisogna che qualcuno le dica.
Qui sorgono due problemi: primo,
corne mai i credenti delle nuove generazioni, coloro che entreranno a far
parte della chiesa di domani sono così
poco informati su quello che succede
in casa propria? (non mancherà naturalmente qualcuno che dirà: « ai miei
tempi si studiava di più », « i pastori
di una volta facevano studiare e non
discutevano tanto » ma questo non è
risposta, è semplice critica in aria). Il
fatto è che la nostra comunità non è
ima famiglia di fratelli che si scambiano le notizie, non è una realtà che
vive insieme le proprie esperienze, nessuno sa niente degli altri, mancano le
informazioni e gli scambi; l’isolamento e la chiusura ci uccidono lentamente. È risultato infatti dallo stesso gruppo di ragazzi che tre sole famiglie avevano ricevuto un tempo l’Eoo delle
Valli, ma unanimemente lo giudicavano eccessivamente difficile, non accessibile, strumento inadatto alla loro situazione.
Il secondo problema è questo: chi
deve dare questa informazione? È evidente che il pastore al catechismo non
è in grado di risolvere tutto e non vuò
colmare le lacune in tutto; se riesce
già a dare una visione generale della
fede evangelica ha già fatto miracoli.
La comunità? Informa i suoi membri?
Come lo fa? Forse le nostre attività
sono troppo concentrate sulla riflessione, sono ancora troppo legate alto schema del Risveglio, sono delle assemblee
di evangelizzazione interna o degli studi ma poco vita e scambio di notizie.
Ma la comunità più vicina al bambino
e domani al ragazzo che cresce non è
forse la sua famiglia? « Come mai i vostri genitori non vi hanno mai detto
queste cose? » ho chiesto. « I nostri genitori non lo sanno, come non lo savpiamo noi, forse perché nessuno glielo
ha mai detto, o non se ne sono interessati ». Chi non sa non può trasmettere; ma c’è anche da domandarsi come faccia uno a vivere in una famiglia
senza conoscere i suoi parenti. A questo problema occorre porre rimedi con
energia ed al più presto prima che la
ignoranza produca confusioni pericolose.
Giorgio Tourn
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllli
Il XVII Febbraio alla
RIV-SKF di Viliar Perosa
Malgrado i momenti critici che i metalmeccanici stanno attraversando per il rinnovo del
contratto di lavoro, gli scioperi e la cassa integrazione che incidono sulla busta paga, le maestranze della RIV-SKF di Villar Perosa hanno voluto anche quest’anno dimostrare la loro
solidarietà verso i fratelli che si trovano nel
bisogno, versando un non indifferente contributo ai nostri Istituti di assistenza.
La .somma raccolta è stata di lire 777.500
di cui lire 150.000 donate dalla Direzione
RIV-SKF e lire 627.500 raccolte tra le maestranze.
L’importo è stato distribuito nel mondo seguente :
Rifugio « Carlo Alberto » L. 150.000
Convitto Ma.schile di Pomaretto » 130.000
Convitto Femminile di Torre P. » 130.000
Asilo dei vecchi di Luserna S. G. » 217.500
Asilo dei vecchi di S. Germ. Chis. » 150.000
Gli Enti beneficati ai quali abbiamo versato, in occasione del XVII Febbraio, le suddette offerte ci danno incarico di trasmettere la
loro commossa riconoscenza a tutti i generosi
donatori e collaboratori, cattolici e valdesi, che
tanto si sono prodigati per il buon esito della
sottoscrizione.
Dino Gahdiol - Renato Long
Nonostante la parte francese abbia ormai da lungo tempo resa pubblica la notizia deU’abbandono del progetto per il traforo del Colle
della Croce, non sono pochi i valligiani che continuano a « sperare »
che questo traforo si faccia. L’incontro cbe ha avuto luogo martedì
20 presso la Sala Operala a Torre Pellice, ha messo in luce, tra l’altro, che i pareri in valle sono tutt’altro che concordi — Pur essendo
un problema di notevole importanza, non ha però la precedenza sul
problema dell’occupazione, del pendolarismo, che coinvolgono un
numero sempre maggiore di operai. E’ in questo contesto cbe il discorso sul « traforo » deve essere riportato, al di là di troppo facili
ed utopiche soluzioni. Quando gli operai e contadini delle nostre valli
vedranno in concreto i vantaggi che ne derivano allora si potrà parlare di un « discorso unitario »
Sabato 17 e domenica 18 febbraio
abbiamo avuto a Genova un incontro
con la comunità dei cattolici del dissenso di Oregina. Nonostante le chiare limitazioni dovute al fatto che era
numeroso di evangelici si recava ad
Oregina, sia perché noi Valdesi ci siamo quivi recati in una data « tradizionale », il 17 febbraio. Questo sta a dimostrare la disposizione degli evange
la prima volta che si svolgeva questo lici (o di una parte di essi) a questo
tipo di riunione, e che il tempo per i nuovo tipo di discorso (incoraggiato
dibattiti fosse abbastanza limitato, dal Sinodo) meno tradizionalista, ma
dobbiamo tuttavia dire che per noi senz’altro più coerente con una linea
tutti è stata un’interessantissima espe- più autenticamente evangelica,
rienza che ci ha permesso di farci una Siccome lo scopo di questo nostro
idea abbastanza chiara di come una incontro era quello di scoprire come
comunità riesca ad attuare in un mo- vive una comunità del dissenso, i nodo attivo il messaggio dell’evangelo, stri ospiti hanno avuto la gentile idea
inteso come lavoro socio-politico a di farci partecipare, per questi due
fianco dei « deboli del nostro tempo » giorni di permanenza fra loro, alle va(operai, handicappati e tutti coloro che rie attività che essi svolgono.’ La sera
sono vittime dello sfruttamento). stessa infatti ci siamo recati ad una
Sabato pomeriggio abbiamo avuto grande manifestazione di metalmeccail primo incontro con la comunità di nici che aveva lo scopo di raccogliere
Oregina: dopo aver fatto le solite pre- fondi per i lavoratori di una fabbrica
sentazioni. Agostino Zerbinati a nome (la Tecno-Elettra) che da varie setti
Promosso « dall’Unione degli autonomisti per le valli occitaniche » si è
svolto un incontro-dibattito nella Sala
Operaia di Via Roma.
Presieduta dal prof. Gustavo Malan
la serata è stata assai utile per il suo
carattere chiarificatore: sulla relazione introduttiva l’assessore provinciale
Celeste Martilla ha puntualizzato il parere suo e della SITCRO (società per
il traforo) favorevole a un traforo commerciale.
Gli interventi del sottoscritto e del
Geom. Mantelli, ribattevano, concordi
su questo punto, che il traforo da augurare alla valle è un traforo turistico.
Il pubblico, pur non numeroso, si appassionava al dibattito e seguivano numerosi interventi e puntualizzazioni,
anche da parte del relatore e del prof.
Gustavo Malan.
In sostanza la situazione può essere
riassunta così: secondo Martina, la
SITCRO di cui è divenuto presidente
l’aw. Belfiore, presidente anche dell’ATIVA (società autostradale che ha
costruito la tangenziale di Torino e sta
iniziando l’autostrada Torino-Pinerolo)
dovrà cercare di « sensibilizzare » e
« corresponsabilizzare » coloro che manovrano l’economia piemontese. Il Presidente della Regione, soprattutto, che
ha un’influenza diretta e preponderante sulle scelte di vari enti ed istituti
operanti a livello economico. Però perché gli interessi delFAvv. Belfiore e del
Conte Calieri s’indirizzino al traforo
bisogna, dice Martina, esso sia « interessante » cioè « redditizio ».
Si tratterebbe di realizzare un’opera
del costo di decine di miliardi e chi
sarebbe disposto a sborsarli vuole, ovviamente, un tornaconto. La tesi del
Geom. Mantelli è che un’opera così faraonica non può, tecnicamente, essere
realizzata in valle e quindi occorrerebbe procedere sul progetto attuale.
Due tesi quindi difficilmente conciliabili: i grossi interessi regionali e internazionali non coincidono con quelli locali.
Chiedere, come ha fatto Martina, un
atteggiamento unitario sul problema
pare, in questa fase, eccessivo: bisognerà, come comunità montana, affrontare, con la massima serietà, sia
la possibilità di muovere forze politiche ed economiche favorevoli a un
traforo commerciale ma non autostradale, sia accertare la reale consistenza dei benefici che la valle trarrebbe
dal traforo medesimo: infatti molti
dubbi rimangono sul significato economico sia della parola « turismo »
(forse le colonne di autoveicoli domenicali?), sia di quella « commerciale »
(con la presidenza dell’av. Belfiore non
vorremmo veder rispuntare un’autostrada, magari ribattezzata « superstrada »).
Riccardo Gay
17 Febbraio e “fermo di polizia”
Ricevendo l’esempio della comunità
di Riesi di cui ci ha parlato il pastore
Tullio Vinay nella sua recente visita
alle valli, si è pensato quest’anno, anche se un po’ all’ultimo momento, di
proporre all’attenzione delle comunità, in occasione del XVII febbraio, il
progetto di legge sul fermo di polizia.
Male abituati come siamo a non
aprire gli occhi sui problemi politici
del nostro tempo, rischiamo spesso di
non accorgerci di certe misure promosse dal nostro attuale governo che
sono lesive dei principi stessi della libertà dei l’individuo. Poiché il XVII
febbraio è innanzitutto il ricordo della
ottenuta libertà civile e politica dei
Valdesi, il confronto col progetto di
legge sul fermo di polizia costituiva
un momento utile per una riflessione
comune sul significato di questa libertà tanto cara alla nostra chiesa. Mi
pare che questo problema offra alle nostre comunità un ulteriore momento
di verifica, al di là delle divergenti vedute politiche: ne va di mezzo il rispetto della dignità umana e della libertà dell’individuo le cui intenzioni...
non possono essere giudicate e « processate » preventivamente.
Il testo della lettera in duplice copia (al Presidente del Senato, Sen.
Amintore Fanfani e al Presidente della Camera On. Sandro Pertini) è stato
preparato dal pastore Sergio Rostagno
in collaborazione con i pastori della
Val Germanasca e con la Comm. Distrettuale; circola tutt’ora nelle comunità per la raccolta libera di firme.
Eccone il testo:
Nella ricorrenza del 17 febbraio
data tradizionale di festa alle valli Vaidesi, in ricordo del riconoscimento delle libertà civili ai Valdesi (1848), noi
sottoscritti ci rivolgiamo a Lei, Signor
Presidente, per comunicarle il nostro
rammarico e la nostra indignazione
riguardo al disegno di legge approvato dal consiglio dei ministri il 14 novembre 1972: «disposizioni sulla tutela preventiva della sicurezza pubblica ».
In questo progetto vediamo incrinati i principi moderni del diritto e un
ritorno di una mentalità inquisitoriale
e di una concezione dei rapporti tra
popolazione e pubbliche autorità che
si credevano superate da secoli e sepolte dalla Resistenza.
Ci sembra che oggi occorrerebbe
facilitare al massimo la libertà di espressione di tutti i cittadini in vista
di una sempre maggiore assunzione di
responsabilità a livello popolare, mentre questo progetto va nella direzione opposta, aumenta il potere discrezionale di una polizia già psicologicamente assai provata, contribuisce a
rendere il cittadino più timoroso, e
crea l'impression# che proprio a questo fine tenda l'intero disegno.
Domandiamo a Lei, signor Presidente, di adoperarsi per sbarrare fin
d'ora il passo ad un movimento d'involuzione che potrebbe costar caro
anche al popolo italiano, come sta costando caro ad altri popoli.
Rispettosamente la salutano i cittadini sottoscritti.
Al prossimo numero le cronache
del XVII febbraio.
della comunità ha insistito sul fatto
che per loro questo rappresenta un incontro storico sia perché fosse la prima volta che un gruppo abbastanza
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Primo Distretto
INCONTRI DEI CASSIERI. - Domenica 4 e 11
febbraio hanno avuto luogo a Pinerolo e Torre
Pellice i due primi incontri programmati dalla
Com. Distrettuale con i cassieri delle comunità
della vai Chisone e della vai Pellice; quello
programmato per la vai Germanasca avrà luogo domenica 25. Iniziativa senza dubbio utile
ed interessante che ha riscosso l'adesione di
tutti i concistori. Per la prima volta si sono potuti incontrare fratelli che amministrano il de*
naro della chiesa scambiando esperienze, suggerimenti, perplessità. L'incontro previsto per
domenica 25 marzo sarà generale e consacrato all'esame del preventivo della Tavola in vista di apprestare in ogni comunità un preventivo di spese per l'anno 73-74.
INCONTRI CON I CONCISTORI. - Anche la serie di incontri con i concistori della vai Pellice
è in corso di attuazione, si tratta anche in questo caso di una occasione di confronto tra la
Com. Distrettuale ed i responsabili delle comunità che giova a tutti per una migliore conoscenza.
COLLOQUIO PI&TORALE. - Il colloquio pastorale del lunedi 5 è stato dedicato, oltreché all'esame del libro già iniziato, all'incontro con
i colleghi Aldo Comba, sul problema della
trasmissinoe TV, e col collega T, Vinay sul
problema generale della presenza cristiana nel
nostro paese partendo dall'esperienza di Riesi.
Occasione profìcua per una messa a punto delle nostre posizioni, utile stimolo alla riflessione di tutti.
Si ricorda: l'invio da parte dei cassieri, della colletta di Natale per Villa Olanda ed il
Convitto femminile, vuoi alla Tavola, vuoi direttamente agli istituti interessati.
La colletta del XVII alla Tavola per il Centenario di Valdo.
La domenica della gioventù sarà spostata,
nelle comunità delle Valli a domenica 11 marzo, anche in questo caso la colletta è devoluta
alla Federazione giovanile.
Il prossimo colloquio avrà luogo lunedì 5
marzo
ore 9.30: culto, past. Ayassot;
ore 10 : studio introdotto dal past. C. Gay;
ore 13.30: problemi del Distretto (attività generali, Bollettino unificato). Relazioni delle commissioni;
ore 15.30: Commissione Distrettuale.
Aiuti ai comuni danneggiati
Poco meno di un anno è trascorso
da quando nel marzo dello scorso anno era stato emanato un decreto-legge,
poi convertito nella Legge n. 88 del 16
marzo ’72, che prevedeva degli aiuti
a favore delle popolazioni dei comuni
colpiti dalle eccezionali precipitazioni
del gennaio-febbraio. In quella occasione molti sindaci avevano fatto presente al Prefetto la grave situazione
che si era creata nei loro comuni a
causa del gran numero di edifici crollati o lesionati per l’enorme peso della
neve fradicia di pioggia. Anche numerosi parlamentari della zona erano
stati interessati affinché si facessero
interpreti delle istanze della popolazione delle nostre valli particolarmente
colpite. Da queste iniziative era nata
l’estensione delle provvidenze previste
per altre zone anche alla nostra provincia (art. 37 bis). Ma la legge era ancora incompleta in quanto mancava
del decreto con l’elenco dei comuni
ammessi a godere delle provvidenze
previste dalla legge stessa. Questo decreto tardava a venire e gli amministratori cominciavano ad avere qualche apprensione.
Ora finalmente questo decreto è stato approntato ed è stato pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale n. 26 del 30 gennaio ’73. Per quel che riguarda la nostra zona l’elenco comprende i comuni di Angrogna, Bobbio, Fenestrelle,
Massello, Pramollo, Rorà e Viliar Pellice che potranno avvalersi dei contributi previsti dall’art. 21 per la riparazione delle opere pubbliche danneggiate dalle eccezionali avversità atmosfe
riche dello scorso inverno. Il comune
di Torre Pellice potrà usufruire delle
provvidenze di pronto intervento previste dall’art. 5. Il comune di Ferrerò,
oltre alle provvidenze previste dall’art. 27 per la ricostruzione o riparazione delle opere pubbliche, potrà godere di quelle previste dall’art. 6 comma d, che prevede la concessione di
contributi nella spesa occorrente per
la riparazione o la ricostruzione di
fabbricati di proprietà privata di qualsiasi natura o destinazione.
Si avvia così finalmente a conclusione il lungo iter burocratico di questa
legge che potrà apportare un piccolo
sollievo alle Amministrazioni comunali e alle popolazioni dell» nostre valli
che l’inverno scorso sono state duramente colpite dalle eccezionali nevicate e avversità atmosferiche. Ora c’è solo da augurarsi che le pratiche relative agli indennizzi procedano speditamente e che i fondi stanziati siano sufficienti a soddisfare le numerosissime
richieste a suo tempo avanzate e periziate.
Raimondo Genre
mane sono in sciopero; il recarci a
questa manifestazione è stato per noi
molto positivo in quanto ci ha permesso di farci un quadro anche se generico, della situazione dei metalmeccanici liguri.
Il giorno dopo verso le 10,30 abbiamo assistito ad una assemblea liturgica in cui si è predicato sul Vangelo di
Matteo e si è messo in risalto come
« i potenti abbiano dato a Dio un volto a loro immagine e somiglianza e che
nel suo nome commettono i più atroci rnassacri e ingiustizie ». Nel pomeriggio ci siamo ritrovati ancora per
cantare insieme alcuni canti e verso le
17 siamo ripartiti rinnovando ai fratelli di Oregina l’invito a renderci la
visita qui nelle valli. Claudio Pasque)
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllli
6 soldati di Pinerolo
incarcerati
Sei soldati di Pinerolo sono stati incarcerati
a Peschiera. Essi sono accusati di aver distri»’
buito un volantino contro le condizioni di vita
in caserma, sull'uso sempre più frequente dell'esercito in servizio di ordine pubblico in re
lezione alle lotte operaie. Lo stesso volantino
veniva distribuito durante il corteo di operai e
studenti a Pinerolo il 1° febbraio u. s.
Citiamo alcuni passi del volantino:
« Abbiamo cominciato a chiederci a che cosa e a chi serve l'esercito. Da alcuni mesi aS'
sistiamo ad un sempre più massiccio uso deU
l'esercito in "ordine pubblico".
In ogni sciopero dei "servizi pubblici" (pòste telefoni ferrovie) centinaia di soldati ven
gono mandati a sostituire i lavoratori in lotta
In ogni sciopero studentesco o manifestaziom:.
le caserme si riempiono di carabinieri pronti
ad uscire per caricare i cortei o i piccheh!
operai delle fabbriche in sciopero, mentre noi
siamo costretti a fare loro da attendenti : pr;^parargli le brande, il rancio, com'è avvenuto il
12 gennaio per gli alpini della Berardi di P nerolo dove 30 carabinieri sono stati nasco<-;t!
e sfamati ».
Sempre alla Berardi pare che in occasione
dello sciopero provinciale del 1° febbraio ui'
centinaio di carabinieri sono stati alloggiati.
In questa occasione alcuni soldati che sì rifiutarono di preparare colazione alle 3 del matti*
no ai carabinieri sarebbero stati puniti e mess>
in cella di rigore.
Contìnua il volantino dei soldati :
« Noi non siamo poliziotti, non siamo cru'
miri : per questo ci rifiutiamo di collaborare in
qualsiasi modo alla repressione delle lotte proletarie ».
Il grave provvedimento che ha colpito i sei
soldati non è un fatto isolato. Negli ultimi
tempi 4.000 soldati di leva sono stati denunciati. 14 soldati della caserma Cavour di To.
rino, processati perché insieme ad altri 400
si rifiutavano di mangiare il rancio schifoso.
Alla caserma Testafochi dì Aosta 5 soldati
mandati a Peschiera perché non avevano alza*
to la mano durante il giuramento. 2 operai di
Susa arrestati mentre attaccavano un manifesto
sulla morte dei 7 alpini in Val Venosta. A
Pinerolo nei mesi scorsi sono state denunciate
18 persone per un corteo davanti alle caserme.
Su questi fatti si cerca in ogni modo di far
cadere il silenzio: la stessa regola vale per i
6 soldati di Pinerolo mandati a Peschiera.
Quanto accaduto alla caserma Bouchard, è
gravemente lesivo della libertà dì pensiero, di
espressione e di organizzazione dei cittadina
anche se in divisa.
(dal «Giornale di Pinerolo e Valli»).
Incontri sulla scuola materna
Organizzati da: Consiglio della Val Pellice; Comuni di Luserna San Giovanni e Torre
Pellice; A. A. L; Direzione didattica di Torre Pellice; Centro Diaconale Valdese.
Si avranno tre incontri: di fine settimana per educatrici di scuola materna cui sono
pure invitati gli insegnanti elementari e gli educatori di comunità.
Gli incontri avranno il seguente calendario:
Primo incontro - 24-25 febbraio
« I bambini ’’scomodi” - diagnosi c tentativi di recupero »
relatori :
— Prof. Andrea Canevaro dell’Istituto di Pedagogia Speciale deH’Universilà di
Bologna e Direttore-Coordinatore della SFES di Torino;
— Prof. Paolo Henrj, Psicologo, Monitore della SFES.
Secondo incontro - 24-25 marzo
« La drammatizzazione libera nella scuola - i burattini »
— Équipe del teatro sperimentale - Allasia e Moretti.
Terzo incontro - 26-27 maggio
« Rapporto scuola materna/scuola elementare »
relatori :
— Maestro Mario Lodi ed una sua collaboratrice scolastica.
Gli incontri si terranno presso: il « Castagneto » di Viliar Pellice • Fraz. Inverso Buffa.
Per ulteriori informazioni e per l’iscrizione, rivolgersi al Servizio Sociale del Consiglio della Val Pellice . Piazza Muston, 3 - 'Tel. (0121) 91514.
L’iniziativa vuole essere il proseguimento del discorso avviato con gli incontri
della primavera 1972 e soprattutto con il corso residenziale realizzato in Torre Pellice
nello scorso settembre, nella convinzione di come sia sempre più urgente e necessario
che gli enti pubblici intervengano nel settore della scuola materna per assicurare a
tutti i bambini la fruizione del diritto allo studio in uguali condizioni di partenza, coordinando gli ordinamenti e le strutture della scuola materna con tutto il sistema formativo scolastico delle età successive.
Pensiamo che gli argomenti che saranno affrontati, la competenza dei relatori insieme al luogo distensivo in cui si svolgeranno gli incontri, garantiranno una buona
adesione all’iniziativa resa possibile ancora una volta dalla collaborazione e dal discorso
coordinato portato avanti da più enti insieme.
5
23 febbraio 1973 — N. 8
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
Ls ChÌ6S3 di Ivr63 prOndB pOSiziOnG occasione dei €< 1? febbraio » la chiesa di Torino Invitata a riflettere
f sulMondo Gl' evangelici italiani e la lliertà relgiosa
^_ _ ■■ _ ■ ■ ■
Come da invito del Sinodo, il prò
blema deH’obiezione di coscienza al
servizio militare è stato esaminato e
discusso nel corso del culto, domenica
14 gennaio. Il Pastore ha presentato
l’argomento sul piano biblico e legislativo, seguendo le linee dell'o.d.g. sinodale (Art. 57). L’Assemblea ha quindi
avuto modo di discutere sul tema e di
esprimere il proprio pensiero con la
decisione seguente:
« L’assemblea di chiesa di Ivrea, riunita in occasione del culto domenicale (14 gennaio), dopo aver ascoltato la
esposizione in merito alla obiezione di
coscienza al servizio militare, approva
in linea di massima l’o.d.g. sinodale
per la tutela degli obiettori di coscienza;
ribadisce la necessità di una legge
che sia rispettosa della libertà di coscienza dei singoli cittadini, tanto più
degli obiettori per motivi di coscienza;
ritiene che la scelta di un servizio
civile sostitutivo di quello militare non
debba necessariamente prolungare la
durala di quel servizio;
infine, nella fase attuale di applicazione della legge approvata dal Parlamento sia pure con dei punti controversi, l’assemblea di chiesa di Ivrea
ritiene di non poter aderire alla decisione sinodale di « istituire un fondo
di solidarietcì presso la Tavola Valdese
a favore degli obiettori di coscienza e
delle loro famiglie » come una voce
permanente del bilancio di ogni comunità (circolare della Commissione Distrettuale). L’assemblea è d’avviso che
il fondo di solidarietà debba essere
costituito da libere offerte o mediante una colletta al culto domenicale, a
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Lamy Coisson, Bruno Corsani,
Ermanno Genre, Roberto Peyrot, Teofilo
Pons. Ermanno Rostan. Elsa e Speranza
Tron.
favore di casi particolari segnalati dalla Tavola Valdese ».
Due domeniche dopo, cioè il 28 gennaio, il Pastore ha esposto in un contesto biblico il contenuto di un secondo o.d.g. sinodale, quello che riguarda il Servizio e la testimonianza di
fronte al Terzo Mondo. Con una liturgia del culto abbreviata è stato possibile dedicare un certo tempo al dibattito, al quale diverse persone hanno
partecipato e che si è chiuso con il
seguente o.d.g.:
« L’assemblea di chiesa del 28 gennaio, dopo aver ascoltato l’esposizione
del contenuto dell’o.d.g. sinodale (art.
60) in merito al servizio ed alla testimonianza di fronte al Terzo Mondo,
condivide la volontà espressa dal Sinodo nel denunziare le varie forme di
razzismo, anche fuori del Terzo Mondo, come contrarie allo spirito dell’Evangelo;
esorta i cristiani a fare quanto dipende da loro e dalle loro chi-ese per
testimoniare che la riconciliazione di
Dio con il mondo mediante la croce
di Cristo conduce alla riconciliazione
degli uomini tra loro;
ritiene che questa sia la via maestra, Quella che la chiesa cristiana deve additare al mondo;
riconosce che le chiese cristiane
hanno molte volte dimenticato quella
via, procedendo a una discriminazione
razziale fra uomo e uomo, fra popolo
e popolo. Il “denaro senza amore è come il sale senza sapore, buono solo per
essere calpestato sotto i piedi degli
uomini”, scriveva Luther King;
esprime la propria perplessità di
fronte alla via seguita dal CEC nella
lotta contro il razzismo; invita tuttavia comunità e singoli credenti a voler contribuire a quello scopo secondo
la via che riterranno migliore, in uno
spirito di libertà e di responsabilità ».
sotto il fascismo e nel dopoguerra
Questo il titolo della conferenza tenuta dal Pastore Franco Giampiccoli a
Torino nella ricorrenza del 17 febbraio.
Purtroppo pochissime persone sono intervenute (anche se era sabato) e quasi
nullo è stato il dibattito. Data l’importanza dell’argomento, riporterò qui di
seguito quanto Franco Giampiccoli ci
ha detto in tale occasione.
Negli ultimi cento anni gli evangelici
hanno conosciuto tre diversi sistemi di
rapporto fra lo Stalo e le Chiese: il separatismo, il giiirisdizionalisrno, e il sistema di coordinazione tra Stato e
Chiesa.
Separatismo
Il separatismo, come indica la parola
stessa, è costituito da una netta separazione tra lo Stato e la Chiesa, ciascuno nel proprio ambilo. Questa teoria di
separazione affonda le sue radici nel
secolo del liberalismo, l’800, ed è stata
una teoria tipicamente liberale.
Basterà ricordare una frase di uno
dei maggiori legishitori e statisti di
quel secolo, e precisamente del Cavour
che affermava la necessità di avere una
libera Chiesa in un libero Stato. Questo tipo di rapporio tra Stato e Chiesa
non ha dietro di se solamente una storia di pensiero laico-liberale, ma anche una storia di pensiero cattolico e
protestante. Tra i pensatori protestanti che appoggiarono questa teoria, occupa un posto di rilievo il teologo
svizzero Alessandro Vinet, il quale ebbe una forte influenza sulla Chiesa
Valdese. Egli lottò instancabilmente
per creare una Chiesa libera in Svizzera, dove la Chiesa era fortemente
legata allo Stato. Vinet arriva persino
Sfiducia
I lettori ci scrivo
Abbiamo ricevuto questa lettera: per un
seguito di circostanze, in buona parte non dipendenti dalla nostra volontà, essa compare
solo ora. Si riferisce al commento, da noi pubblicato. sull’incontro indetto a S. Germano V8
dicembre, con assai scarsa partecipazione di
valligiani. red.
Signor direttore,
mi riallaccio all’articolo di Ermanno Gente (n. 50/1972), Sfiducia, sull’incontro di S.
Germano : pur non conoscendo il vero motivo
per cui gli angrognini non ci sono andati, non
condivido la semplicità con cui si vuol far
scivolare la responsabilità solo su a personalità
politiche d: perché parecchie altre persone non
sono andate, e anch’esse per « sfiducia » : ma
in questo tipo dì incontri e nel gruppo di quelle « punte avanzate » del valdìsmo moderno
che ne è il promotore; perché si dicono tante
belle parole, si fa un beH’ordine del giorno
che verrà (se verrà) inviato negli uffici già
sommersi di carta e non se ne parlerà più.
Questo, a mio avviso, significa buttar fumo
negli occhi alla povera gente, « parlare troppo
bene e combinare troppo poco »; e quando c’c
qualcuno che fa qualcosa, come a Villar Perosa, da fastidio; allora lo si critica in tutti i
modi, anche grossolani, mettendo in evidenza
qualche lato meno positivo. Così abbiamo letto lo scritto di Claudio Tron, il quale dimen
tica che la sua scuola non è l’unica della
Val Germanasca : c’è anche la Scuola Latina
di Poniaretto, dalla quale su quattro alunni
che hanno fatto domanda per entrare nella
Scuola RIV-SKF tre hanno superato la selezione. Perché? È molto meglio fare cortei di
protesta, parlare di avanzamento sociale delle
classi umili etc., mentre si tende parassitariamente la mano per avere l obolo della povera
vedova, del vecchietto che deve vivere della
pensione sociale, anziché andare a lavorare per
rendersi utili a questo avanzamento; e se poi
sì hanno doni spirituali, portarli alla comunità, inter pares, e non calati giù da Roma con
una toga sulle spalle e d’autorità presiedere,
tenere conto dei deliberati delle assemblee solo
quando e come fa comodo, parlare continuamente di democrazia, mentre si fa i dittatori
approfittando della dabbenaggine della povera
gente.
Allora Enrichetta Clot di Riclaretto, lamentandosi qui che i pastori moderni non vogliono più fare questo, quello o quell altro, si poneva la domanda : « Che cosa ci stanno a
fare? ». Stanno a prendere lo stipendio, a godersi Tappartamento che si fanno mettere a disposizione dalle comunità, possibilmente munito di ogni confort, e intanto meditano come
ricordare al diseredato Talto valore di « seguire nudi un Cristo nudo ».
A mio avviso sono mollo meno incoerenti
gli altri pastori che prendono la religione per
quello che è. La loro opinione su rivoluzioni,
proteste, Valpreda etc. la esprìmono in privalo e non sul pulpito, perché la gente su queste
cose sa avere la propria opinione, fra radio-tv
e giornali ne ha già fin sopra i capelli e se
viene in chiesa è per elevarsi spiritualmente
verso Dio, e cosi dopo, se mai, giudicare da
sé più evangelicamente le brutture che la circondano, anziché sentirsi dare il giudizio già
bell'e fatto, che è sempre un giudizio di
parte.
Ci sarebbe da continuare per un bel po’,
ma penso di avere già abusato abbastanza della sua ospitalità. Con fraterni saluti
Valdo Casalini
Quello che ci turba e rattrista, in questa
lettera, è Vanimo con cui è stata scritta: gli
attacchi, anche grossolani, sono dettati da una
amarezza profonda, da una sfiducia" così forte e violenta che ci fa tutti riflettere sul clima che è presente nelle nostre comunità o almeno in un certo numero di esse o in alcuni
loro settori. Ci sarebbero molti punti su ciii
discutere. Ne rilevo qui uno, che a me pare
centrale: dall’asprezza anche ingiusta di que*
sta lettera mi pare venga un richiamo a non
fare del pulpito — o di posizione similare, nei
vari mezzi di comunicazione — strumento di
un messaggio che della profezia abbia magari
la forma, o la pretesa, ma non la sostanza
evangelica e l’autorità; e un richiamo ai credenti a svolgere con fermezza, con chiarezza
coraggiosa, con umiltà e fraternità quel *‘discernimento degli spiriti, per vedere se sono
da Dio", che è loro diritto e, più ancora, dovere, sulla base meditata della Bibbia: discernendo, con l’aiuto invocato dello Spirito, gli
spiriti degli altri, si confronteranno anche i
nostri... Gino Conte
Per piacere...
Un lettore da Roma:
Signor direttore
Tempo fa venne nella nostra chiesa un marinaio battista argentino. Entrato, il suo primo atto fu quello di inginocchiarsi presso la
panca per pregare. Tutti ci volgemmo verso
di lui come se stesse facendo una cosa strana,
mettendo quel povero giovane in serio imbarazzo. Altrettanto accade quando nelle nostre
comunità entra qualche pentecostale. Quella
bella abitudine che hanno questi fratelli di
partecipare al culto sottolineando con « alleluia » e « amen » i passaggi più salienti della
preghiera o della predicazione, a noi intelligentoni dà fastidio e si nota chiaramente nella adunanza e lo notano purtroppo anche loro.
Seppi non molto tempo fa che nella Facoltà valdese di teologia gli studenti, i nostri futuri pastori, hanno abolito la preghiera di ringraziamento che precede i pasti e, se non ho
capito male, anche il culto serale.
Molti anni fa nelle nostre chiese, ricordo
benissimo, si concludeva la preghiera o il sermone con un caloroso « amen » da parte di
tutta la comunità ed il « Padre nostro » si
ripeteva ad alta voce.
« A che serviva? » può dire qualcuno più
moderno di me. Già a che serve la preghiera
prima dei pasti? ed infine a che serve la preghiera durante il cullo? ed i canti a che cosa
Se ci badate bene non
serve nean
che la predicazione, tanto lascia il tempo che
trova.
A vìa di togliere siamo giunti al punto eh'nostri culti sono un soliloquio senza enfasi
e senza calore e lutto scade ad una specie di
cerimonia fredda e senza senso. Per cui a
volte mi domando: « Ma che ci vado a fare? ».
Per piacere non toglieteci la gioia della co
Per favore non ci cacciate dalle chiese an- =
che noi che stiamo abbarbicati alla chiesa =
perché crediamo « alla maniera antica » e =
che se ci restiamo è soltanto nella speranza =
che lo Spirito di Dio soffi di nuovo sulla no- =
stre povere ossa secche. =
Grazie per avermi letto. =
Michelino Francia =
Come si qualifica |
un asilo evangelico |
Due lettori, da Bergamo: =
Caro direttore, =
chiediamo ospitalità nel giornale che dirigi =
per una precisazione su un artìcolo apparso =
tempo addietro col titolo: «A Taranto dal- =
l’asilo al centro di solidarietà », chiedendo =
scusa ai lettori per il ritardo con cui essa vie- =
ne alla luce. L’articolo in questione dice fra =
le altre cose questo: l’asilo di Taranto nel =
passato ha lavorato a favore di chi poteva ver- =
sare una retta mensile; se l’asilo deve riaprir- =
si, deve riaprirsi come opera sociale evangelica =
a favore dei poveri. =
Vogliamo precisare che le cose non stavano =
così: l’asilo di Taranto non era aperto solo =
per chi poteva pagare, ma per tutti i bisogno- =
si; non esisteva una retta fìssa ed uguale per E
tutti, ma un impegno che veniva stabilito di E
volta in volta secondo i casi e le possibilità fi- =
nanziarie delle famiglie dei bimbi. Non solo, =
ma c’erano anche i poveri, quelli che non po- H
tevano pagare o pagavano in modo simbolico; =
basterà dire che quasi tutti i bimbi che veni- E
vano all’asilo erano figli di operai, di artigiani E
e dì disoccupati : tutte persone che non pos- E
sono essere classificate fra la gente ricca; e E
che quello che ci veniva dato non riusciva E
davvero a coprire tutto quello che si offriva. =
Ma il motivo di fondo della nostra precisa- =
zione va oltre, ed è quello di sapere che cosa =
delie essere un asilo evangelico: se deve esse- =
re un’opera assistenziale caritativa di benefi- E
cenza o qualcosa di più. Giacché se il nostro E
asilo ( o i nostri asili...) deve essere un’opera E
caritativa di amore, cosa quanto mai valida, =
la presenza, non diciamo dei figli dei ricchi, =
ma dei figli degli stessi operai, braccianti non E
sì giustifica per evidenti motivi. In questo caso =
avremo fatto una cosa positiva, ma non avre- ^
mo fatto ancora quello che dovevamo fare E
come credenti : testimoniare di Cristo in mo- E
do esplicito, per cui la nostra opera diventa E
un doppione dei vari asili della città. E
Se invece intendiamo l’opera del nostro asi- E
lo non solo come opera d’amore e di servizio, E
ma anche come piccolo mezzo per comunicare =
cogli altri, per potere fare un modesto lavoro =
di testimonianza evangelica, ci sembra che ^
ogni discriminazione socio-economica qui sia =
davvero fuori luogo. Giacché l’annuncio del- E
l’Evangelo non può essere fatto con discrimi- E
munione fraterna. Ridateci i nostri vecchi pa- nazioni
stori se ce ne sono ancora in giro perché ri
portino fra noi lo spirito garibaldino di una
volta, quel qualcosa senza la quale la Chiesa
non è più chiesa.
Per favore, scegliete ì pastori fra quelli che
hanno la vocazione dì servire il Signore, anche se costoro sono ignoranti secondo il mondo. Vogliamo fede più che cultura e se poi a
questa si aggiunge la cultura tanto meglio;
scegliete pastori che sentano l’esigenza della
preghiera non solo prima dei pasti ma in ogni
momento, fuori e dentro la Chiesa. Siamo
stanchi dei ben sermoni forbiti ed evoluti che
però non ci ristorano l’anima.
Noi siamo debitori dell’Evangelo a tutti: ^
non solo al povero ma anche a chi povero ^
non è, proprio perché si ravveda e accetti la ^
vera ricchezza del Regno. =
Comunque ci rallegriamo per i propositi =
espressi nel su citato articolo ed auguriamo =
che per il futuro si faccia più e meglio con =
risultati meno modesti del passato. ^
Rosetta ed Ernesto Na.so =
a dire che la Chiesa di Stato era un
prodotto infelice della Riforma. Nella seconda metà dell’ottocento la Chiesa Valdese, e più tardi le altre Chiese
Evangeliche, vissero in un regime di separatismo di questo tipo, con libertà di
movimento, di azione, di evangelizzazione. Fu questo il periodo in cui i Vaidesi ebbero una maggiore libertà.
Glurlsdlzlonallsmo
(o Concordato)
Nell’arco di tempo tra l’avvento del
fascismo ed il 1929 tra le Chiese e lo
Stato si instaurò un tipo di rapporto
completamente diverso da questo separatismo. Con la Chiesa cattolica il fascismo attuò una politica concordataria (1929, Patti Lateranensi), il che diede al Vaticano enormi vantaggi in cambio del riconoscimento di prestigio allo Stato fascista per avere riconciliato
l’Italia con il Vaticano. La Chiesa Cattolica dal 1929 in poi riprese in mano
le redini del potere di influenza sul
popolo italiano, soprattutto attraverso
la scuola ridiventata confessionale e il
regime matrimoniale. Nei confronti
delle Chiese Evangeliche il fascismo
non attuò né una politica concordataria, né una politica di separatismo,
bensì il giurisdizionalismo. Questo significa che lo Stato si arrogava il diritto di avere una giurisdizione sulle
Chiese; di esercitare cioè un controllo, interferendo nei loro ordinamenti
interni; e questo per limitare le
Chiese evangeliche stesse per due motivi: per favorire il Vaticano e perché
il Regime fascista vedeva negli Evangelici degli oppositori. Questo giuridizionalismo fu instaurato nel 1929 con
la legge sui culti ammessi, ratificata
dal Regio decretò del 1930; esso veniva attuato attraverso una piccola disposizione che ebbe un’importanza
enorme, e cioè la necessità che i Pastori delle Chiese dei culti ammessi
venissero approvati dal Governo. Ogni
Pastore doveva richiedere l’approvazione anche in caso di trasferimento
in altra comunità e dipendeva sempre
dalle Autorità il dare o non dare l’approvazione stessa. Questa autorizzazione serviva ad imbrigliare le Chiese
evangeliche, perché tutti i loro atti interni ed esterni potevano essere compiuti solo da un ministro di culto approvato. Anche per aprire un qualsiasi locale di culto era necessaria un’autorizzazione richiesta dal Pastore « approvato », il quale doveva presentare
una documentazione che dimostrasse
che in loco erano già presenti forti
gruppi di fedeli. Questa disposizione
era il blocco totale dell’evangelizzazione. Il decreto regio del 1930 diceva
inoltre che lo Stato ha la tutela ed il
controllo sulle Chiese con diritto di
fare ispezioni, visite, con diritto di
sciogliere un’amministrazione ecclesiastica e mettere un commissario prefettizio a gestirla, con la facoltà di
rendere nulle le deliberazioni di una
chiesa o di un organismo ecclesiastico,
col pretesto che fossero contrarie alle
leggi: disposizioni che, si noti, sono
tuttora in vigore. Per quanto riguarda il matrimonio è dal 1929 che nelle
Chiese Evangeliche fu possibile il matrimonio celebrato in chiesa dal ministro di culto « approvato », con effetti
anche civili. Molti in quel momento
pensarono che questa fosse una grossa
conquista e che si ritornasse al tempo
prima del 1866, quando lo Stato riconosceva gli effetti civili ad un matrimonio fatto in Chiesa Valdese. In questo caso, però, si trattava di una vera
imposizione, in quanto lo Stato veniva a prescrivere che fossero letti gli
articoli del codice civile e gli offìciant' dovevano essere soltanto i Pastori
« approvati »: dettava, in un certo senso, la propria « liturgia » alla chiesa,
anziché riconoscere agli effetti civili
quella della chiesa stessa.
Se da una parte gli Evangelici accettarono il separatismo ed anzi perseguirono questa linea con convinzione, dall’altra rifiutarono decisamente il giurisdizionalismo. Naturalmente è impossibile parlare di un vero e proprio
rifiuto fin verso il 1948, quando questo
tipo di legge rimase in vigore.
Coordinazione
Il terzo tipo di rapporto è il sistema
di coordinazione tra Stato e Chiesa.
Se ne parla in relazione all’art. 8 della
Costituzione che afferma che i rapporti tra confessioni religiose non cattoliche e lo Stato sono regolati da intese tra le rispettive rappresentanze. Si
è giunti a questo nuovo tipo di contatto attraverso un processo non sempre lineare e molto faticoso. Nel 1943,
intorno all’8 settembre, la Chiesa Valdese votò un o.d.g. di marca nettamente separatista. In esso, rifiutando il
giurisdizionalismo, stabilì dei principi
secondo i quali intendeva situarsi nello Stato italiano. Il primo di essi affermava: « La Chiesa Cristiana deve
reggersi da sé in modo assolutamente
indipendente, secondo i suoi principi
nei limiti del diritto comune ». In esso
non si aveva solo un richiamo al separatismo precedente, ma anche una precisa presa di posizione nei confronti
del giurisdizionalismo che stava per
finire. Nel documento del ’43 si esprimeva un’altra presa di posizione nei
confronti del Concordato con la Chiesa Cattolica: « La Chiesa Cristiana
riafferma che qualsiasi ingerenza o restrizione esercitata dallo Stato sulle
sue attività e sullo sviluppo della sua
vita interiore, al pari di qualsiasi privilegio, lederebbe il suo diritto e la
sua autonomia e ne falserebbe la natura compromettendo la purezza e la
integrità del suo ministero ». Questo
documento del 1943 ebbe una grande
importanza e segnò la linea genefàle,
non solo della Chiesa Valdese, ma anche del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche, formato da Valdesi,
Battisti e Metodisti, costituitosi riel
1946.
Negli anni 1946 e 1947 il lavoro del
Consiglio Federale fu volto a presentare alla Costituente la necessità di risolvere il problema della libertà religiosa in modo adeguato. A questo proposito esso portò avanti una linea di
separatismo per cui lo Stato neutrale
si dichiarasse incompetente in materia
religiosa e quindi non interferisse nell’una o nell’altra confessione religiosa.
Il Consiglio Federale rivendicava la necessità di un pari trattamento giuridico per tutte le Chiese. Nel febbraio del
1947 apparve evidente che la Costituente avrebbe votato sul richiamo ai
Patti Lateranensi quale regolazione dei
rapporti tra la Chiesa Cattolica e lo
Stato. In quel tempo il Consiglio Federale prese una posizione nuova, di
importanza notevole. Esso rivendicò,
in una dichiarazione indirizzata ai
membri della Costituente, la separazione tra Chiesa e Stato come soluzione
dei rapporti tra Chiesa e Stato; tuttavia, dato quello che si stava per com
Erika Tomassone
(continua a pag. 3)
Roma: raccolta la
N.d.r.: ci sono giunte alcune altre lettere. E
da pubblicarsi o che ci pongono domande al- E
le quali vale la pena di rispondere pubblica- E
mente: lo faremo appena possibile. =
Alla fine dell’àgape del XVII febbraio
i valdesi di Roma hanno preso posizione sui fatti della domenica precedente
(scritte antiprotestanti sulla facciata
della chiesa di Piazza Cavour e lanci
di vernice contro le porte della chiesa
e della Libreria di cultura religiosa).
Il gesto offensivo era già stato deplorato da vari oratori, fra i quali anche
i parroci delle chiese cattoliche del
quartiere. Ma i valdesi presenti all’àgape, tenuta in comune per le due
chiese di Via IV Novembre e di Piazza Cavour, hanno sostenuto che alla dimostrazione della reazione cattolica
bisognava dare anche un significato
positivo, di riconoscimento della validità della lotta che i protestanti italiani hanno condotto e conducono per
il conseguimepto completo di quelle
libertà che solo in parte sono state ottenute: basti ricordare la discriminazione che il concordato del 1929 ancora stabilisce ai danni degli ex-sacerdoti negando loro possibilità di pubblico
impiego nei campi più affini alla loro
formazione culturale, o quella che verrebbe ristabilita se la reazione cattolica riuscisse a far revocare la legge
istitutiva del divorzio (perché in questo caso i matrimoni fatti in chiesa
cattolica avrebbero la possibilità di ottenere Tannullamento da parte della
Sacra Rota, mentre i matrimoni fatti
a! comune o nelle chiese evangeUche
non avrebbero più alcuna magistratura civile a cui ricorrere).
Le scritte e gli imbrattamenti hanno dunque avuto un significato preciciso, e i partecipanti all’àgape, ritenendo che l’oltraggio non fosse rivolto
contro le persone del pastore e dei
membri del consiglio di chiesa di Piazza Cavour o dei responsabili della Libreria, ma contro tutti i protestanti di
Roma, Se ne sono assunta la responsabilità e hanno sottoscritto poco meno
di centomila lire per la ripulitura immediata delle porte rovinate. Le adesioni contano 64 firme. B. C.
AVVISI ECONOMICI
CONIUGI senza figli cercano governante per
casa signorile a Milano. Massimo stipendio.
Scrivere a: Sodi - Corso Venezia. 16 20121 Milano - lei. (02) 79.65.23.
CONIUGI senza figli cercano cuoca guardarobiera. Massimo stipendio. Scrivere a Sodi Corso Venezia. 16 - 20121 Milano - tei.
(02) 79.65.23.
CERCASI donna per lavori foresteria.
Adeguato salario, assicurazioni, alloggio. Scrivere: Foresteria Valdese - Castello 5170 - 30122 Venezia Tel. 041/27549.
6
pag. 6
OBIEZIONE DI COSCIENZA
I NOSTRI GIORNI
N. 8 — 23 febbraio 1973
Scopi e prograiniii iMla LOG
Come già annunciato in precedenza, si è costituita a Roma la L.O.C., cioè
la Lega degli obiettori di coscienza, } cui scopi principali, dopo la votazione della legge al parlamento di cut ci siamo già occupati in questa sede a più riprese — sono quelli di propagandare al massimo l'obiezione di coscienza, le modalità necessarie per sostituire il servizio militare con uno civile ed inoltre battersi perche questa legge, sia pure « inadeguata, repressiva, discriminatrice, pugiusU^ente la definisce la dichiarazione programmatica della
■L.U.L. qui sotto pubblicata) sia considerata come un punto di partenza che va
utilizzato per giungere ad una nuova legislazione dell'obiezione di coscienza.
Anche l ultirno Smodo si era pronunciato in tal senso ed infatti aveva auspicato tn un ordine del giorno l'approvazione di una legge che non fosse « mortificante della digttUa umana » e non avesse carattere punitivo, qualunque sia il
motivo dell obiezione dei chiamati alle armi.
... Ricordiamo anche, coll’occasione, che il Sinodo ha istituito un fondo di solidarietà presso la Tavola valdese (Via 4 novembre 107, contp corr. postale numero 1/27855 Roma) a favore degli obiettori e che successivamente Tavola e
Chiesa metodista hanno nominato una commissione congiunta che si incarichi
di sensibilizzare le comunità su questo problema.
A nome di detta commissione possiamo intanto già dire — qualora ve ne
fosse bisogno — che i gravi limiti attuali della legge sulla obiezione di c. allargheranno ulteriormente il problema, per cui si renderanno sempre necessari dei
fondi coi quali sostenere, anche legalmente, gli obiettori: ricordiamo pertanto
caldamente ai lettori il suddetto « fondo » presso la Tavola.
Infine ci ripromettiarno di mantenerci in contatto colla Lega onde avere —
e dare — tutte qulle notizie utili alla miglior conoscenza possibile dei problemi
dell'obiezione di c. A coloro che intendessero aderire precisiamo che la sede
della L.O.C. è: via Torre Argentina 18, 00186 Roma. r. p.
La lunga strada di un'alternativa nell’URSS
La LOG è l’organismo degli obiettori
di coscienza antimilitaristi nonviolenti
e di quanti altri hanno operato e operano in modo inequivoco per l’affermazione del diritto dovere all’obiezione di coscienza.
Essi ritengono che l’obiezione di coscienza sia la forma di lotta più adeguata, nel generale movimento di opposizione al militarismo, per l’effettiva
liberazione dell’uomo dall’autoritarismo e dalla schiavitù militare, in tutte le forme in cui si manifesta e realizza, per la costruzione di metodi di
lotta non riconducibili al modello ed
ai valori militari, nella prospettiva della edificazione di una società pacifica,
liberata dallo sfruttamento, socialista,
libertaria.
Infatti il metodo nonviolento che
trova nella obiezione di coscienza la
sua maggiore espressione e forza è
considerato il più omogeneo, nel modo in cui si realizza e per i contenuti
di cui è portatore, all’obiettivo della
progressiva eliminazione delle strutture militari. L’eliminazione dell'esercito, che con la sua struttura autoritaria e per i suoi fini storicamente individuati nella conservazione del potere
di una classe sull’altra, che si realizzano con le guerre e la repressione interna, rappresenta un obiettivo fondamentale di ogni lotta seriamente rivoluzionaria.
I componenti della lega ritengono
per questi motivi di dover privilegiare,
neH’ambito della lotta antimilitarista
che si realizza all’interno e aH’esterno
delle strutture militari, l’obiezione di
coscienza.
Dichiarano che il successo conseguito nell’aver costretto il Parlamento ad
approvare la legge « per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza »,
non è che il primo passo per la concreta affermazione di questo diritto.
Questa legge è infatti inadeguata, repressiva, discriminatrice, punitiva, ma
rappresenta una prima conquista che
va utilizzata, violata, superata perché
la lotta riprenda più dura, più vasta,
meno costosa, e numericamente più
consistente.
La Lega si propone quindi:
— di pubblicizzare la possibilità e le
modalità per sostituire il servizio
militare con uno civile;
— di rafforzare, attraverso l’obiezione
di coscienza, la lotta antimilitarista
nonviolenta;
— di impedire discriminazioni fra
obiettori riaffermando il carattere
pienamente politico e sociale di
questo rifiuto;
— di operare perché il servizio civile
non sia militarizzato ma invece so
iiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiHiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Cronache ecologiche
I Per salvare alcune specie di flora alpina,
soprattutto VEringium alpinum, « Regina della Alpi », che stanno rapidamente
scomparendo dalle vallate, l’amministrazione
provinciale di Cuneo ha deciso di creare alcune zone protette (le prime due : « prati del
VaUone », in Valle Stura », e nei pressi delle
Terme di Valdieri, nell’alta Valle Gesso), nelle quali non solo sarà tassativamente vietata
la raccolta di varie specie, ma si tenterà la
coltivazione di quelle in via di estinzione o
già scomparse.
I Anche le giovani nazioni istituiscono
parchi nazionali. Il governo algerino ha
istituito quello del Tassili, un ampio territorio del Sahara algerino, al confine con la Libia. La regione, semidesertica e abitata da
gruppi nomadi di Tuaregh, sarà protetta nelle
sue pitture e incisioni rupestri, e nella flora e
fauna residua : in particolare cipressi millenari (di cui la siccità crescente impedisce la riproduzione), mufloni, asini selvatici, akackas
(grossi roditori), ghepardi e siluri, e qualche
coccodrillo. Nella zona, resteranno aperte le
carovaniere e libero il pascolo ai Tuaregh; ma
gli estranei potranno penetrare in profondità
solo condotti da guide giurate.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
stanzialmente gestito dagli obiettori per rappresentare un reale stimolo per la denuncia dei fenomeni di
emarginazione sociale e di sfruttamento degli strati più deboli della
popolazione, e per la costruzione di
alternative, e ciò in collegamento
con sindacati, associazioni, comunità, che intendono agire conseguentementemente con questi obiettivi;
— di sostenere anche legalmente gli
obiettori;
— di evidenziare te contraddizioni della legge, superarne i limiti, e promuoverne altra sostenuta dal più
ampio schieramento politico possiIsile;
— di collegare il movimento degli
obiettori italiani con tutti gli altri
movimenti analoghi esistenti nel
mondo, per rintemazionaUzzazione
della lotta;
— di prendere tutte le altre iniziative
che saranno giudicate omogenee
agli scopi istituzionali della lega.
I Segue da pag. 1)
concetti ed una assoluta libertà creativa. Non è quindi possibile ignorare
il problema dei rapporti fra Stato e
intelligencija: la libertà di informazione e di creazione le è necessaria per
la natura stessa della sua attività e
della sua funzione sociale. Ma ques'ta
aspirazione è soffocata dallo Stato con
ogni mezzo, dalla pressione amministrativa, al licenziamento, ai procedimenti penali. Gran parte della intelligencija e della gioventù si rende conto che la democratizzazione va affrontata con una certa gradualità, ma non
può capire né giustificare azioni palesernente antidemocratiche. Non è possibile giustificare la detenzione nelle
prigioni, nei campi di concentramento
e negli ospedali psichiatrici di persone che, pur trovandosi all’opposizione,
tuttavia agiscono nell’ambito della legalità e nella sfera delle idee e delle
convinzioni. Per giunta, in molti casi
non si tratta di opposizione vera e
propria ma di semplice aspirazione ad
una rnaggiore informazione e ad un
dibattito coraggioso e senza pregiudizi sui più importanti problemi sociali.
È intollerabile che degli scrittori vengano imprigionati per le loro opere.
Sono incomprensibili e ingiustificabili
provvedimenti assurdi e pericolosi come l’espulsione daH’Unione degli scrittori del più grande e popolare scrittore sovietico (Solzenitzin) che ha dimostrato un alto senso patriottico ed
umanità in tutta la sua attività, oppure la dispersione della redazione di
Novij ^ Mir ». « La democratizzazione
non è facilmente attuabile, perché
ostacolata da una parte dalle forze individualiste e antisocialiste, dall’altra
dai sostenitori del ’pugno di ferro’, dai
demagoghi di stampo fascista... ».
Segue un programma da realizzarsi
in 4-5 anni, in cui figurano, tra l’altro,
la creazione di un istituto di indagine
dell’opinione pubblica, l’amnistia per
i detenuti politici, il controllo pubblico dei luoghi di detenzione e degli istituti psichiatrici, provvedimenti che assicurino l’indipendenza dei tribunali e
delle procure dal potere esecutivo, la
abolizione della indicazione della nazionalità e dei permessi di soggiorno
sui passaporti (interni) e della discriminazione fra abitanti delle città e delle campagne, l'introduzione nelle elezioni, a tutti i livelli, della possibilità
di presentare più di un candidato per
seggio, l’ampliamento dei diritti e delle responsabilità del Soviet supremo
deirURSS, appendice del potere esecutivo chiamato soltanto ad acclamare all’unanimità le decisioni del governo come dice un altro documento, il
ristabilimento di tutti i diritti delle
nazioni forzatamente deportate da Stalin (tatari della Crimea, tedeschi del
Volga, calmucchi e altre popolazioni
del Caucaso) compresa la loro autonomia nazionale e l’autorizzazione al loro ritorno nella propria terra, pubblicità dei lavori degli organi direttivi.
Il quarto documento è costituito dal
lunghissimo « Programma del Movimento democratico dell'URSS » caratterizzato da un distacco dalla dottrina marxista e dall'uso fattone in URSS
e dalla condanna della violenza come
metodo politico. Esso contiene una
-o
Su iniziativa della Federazione Giovanile Repubblicana, sabato 24 febbraio, a Sa.
lerno, presso il salone dell'Azienda autonoma
soggiorno e turismo, si svolgerà una tavola rotonda sul tema : « Obiettori, servizio civile sostitutivo, prospettive ». Interverranno il ministro Fiorentino Sullo, i sen. Mario Vignola e
Claudio Venanzetti, il prof. Paolo Ungari e
per la Lega degli obiettori (LOC) Matteo Soccio e Roberto Cicciomessere ; il dibattito sarà
coordinato dall'on. Ennio d'Aniello.
I Dilaga il fenomeno dell’estensione delle
acque territoriali, da parte di nazioni
marittime. La Guinea-Conakry ha esteso le
sue da 3 a 130 miglia, pari a circa 240 km.
I II Marocco ha esteso il limite delle sue
acque territoriali da 12 a 70 miglia. I
pescherecci stranieri non potranno pescare
entro questi nuovi limiti, a meno che esistano accordi speciali fra Rabat e il paese cui
appartengono.
I Continua la tensione fra Uganda e Tanzania; la prima accusa la seconda di
ospitare e appoggiare guerriglieri oppositori
del regime di Amin, che seguitano a filtrare
attraverso la frontiera.
m L URSS ha messò in orbita un altro satellite deUa serie « Molnia 1 », destinato a facilitare le comunicazioni telefoniche e
telegrafiche e i collegamenti televisivi con le
regioni più remote dell’Unione, la Siberia,
l’estremo Nord e l’Asia centrale.
I Grazie alla vendita di ingenti quantitativi di grano, gli USA hanno più che triplicato nel 1972 il valore delle loro esportazioni nell’URSS, passando al quinto posto della
graduatoria dei « partner » commerciali di
Mosca tra i Paesi non-comunisti. Secondo fonti dell’ambasciata statunitense nell’URSS, il
valore complessivo delle esportazioni americane ha raggiunto lo scorso anno 546,7 milioni
di dollari, contro i 160 del 1971. Gli USA
hanno realizzato un interscambio totale con
l’URSS, inferiore — tra i Paesi occidentali —
solo a quelli del Giappone, della Germania
occidentale, della Gran Bretagna e della Finlandia.
^ Pekino ha deciso di acquistare cotone
statunitense per 80 milioni di dollari
(quasi 50 miliardi di lire), tramite il grossista
londinese « Ralli and Coney »; già altre volte
la Cina ha acquistato beni americani attraverso intermediari; l’ultima volta, lo scorso ottobre, acquistando grano tramite la ditta francese « Louis Dreyfus ».
I GUASTAFESTE
Coop. Tip. Subalpina ■ Torre Pellice (Torino)
Lo scrittore Alberto Moravia ha
pubblicato, su "L’Espresso” del 4 c., un
interessante articolo intitolato: « Il '
Vietnam e noi ». Ne riportiamo la prima parte.
« Mi si chiede di dire cosa è stata
la guerra del Vietnam per me. Voglio
parlarne dicendo prima di tutto quello che non sarebbe stata, se in passato non avessi fatto certe esperienze.
Per molti, per moltissimi, la guerra
del Vietnam è stata, diciamolo pure,
nulla., Cioè nulla di doloroso, di triste,
d'inammissibile, d’insopportabile, di
minaccioso. Non è stata nulla di tutto
questo perché per molti, per moltissimi, la guerra del Vietnam non è stata
che un titolo di giornale dietro il quale non vedevano, non tentavano neppur di vedere la gente massacrata, le
abitazioni distrutte, la natura degradata. Mancanza d’immaginazione? Oppure mancanza di quel senso di fratellanza umana, al di sopra delle frontiere e dei sistemi politici, che tutte le
religioni additano come il fondamento stesso della vita morale? Forse la
prima cosa, forse la seconda, forse
tutte e due, non so. Quello che è certo
è che per molti la guerra del Vietnam
non è stata che un argomento politico
degli avversari da rifiutare con stizza,
con fastidio, con noia, con odio. I vietnamiti, a ben guardare, per moltissima gente erano dei "guastafeste". Di
quale festa, non occorre dirlo. A chi
risalga la colpa di tutto questo è, ancora una volta, difficile, se non impossibile, dirlo. Si può soltanto osservare
che vi hanno contribuito, sia pure con
buone intenzioni, tutti coloro che hanno "adoperato" i vietnamiti a scopi di
propaganda politica. Le guerre di religione (e noi siamo nel bel mezzo di
una guerra di religione) hanno sempre, in tutti i tempi, fatto un uso smodato della propaganda ossia della pubblicità, e si sa che la pubblicità fa comprare i prodotti ma in maniera subliminale, cioè apatica, automatica, meccanica, indifferente. Ma è anche vero
che le guerre di religione del passato
non disponevano dei mass-media ».
Ben detto dei vietnamiti: « "guastafeste" per moltisima gente », e noi di
questa gente ne abbiamo conosciuta,
anche singolarmente vicina a noi.
Piuttosto un punto del pensiero dell’illustre scrittore non possiamo accettare senza riserve: quello in cui egli
parla della « guerra di religione nel
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
bel mezzo della quale noi siamo » e di
cui il Vietnam non sarebbe che un episodio. Occorre precisare: se per « guerra di religione » il Moravia intende il
cancro nascosto e profondo di cui soffre l’umanità occidentale forse da secoli (e particolarmente nel sec. XX),
consistente nella progressiva de-cristianizzazione o ri-paganizzazione di tutta
la società, cancro che, ogni tanto e
(quasi si direbbe) periodicamente,
« butta marcio », noi volentieri gli daremmo ragione. Ma allora il discorso
dovrebbe esser lungo e complesso, e
sarebbe in ogni caso molto difficile:
certo non potrebbe esser fatto in poche
righe! Ma se il Moravia invece fosse
disposto a restringere la sua valutazione al Vietnam,
allora il nostro discorso sarebbe diverso. Certo gli USA
_ presentano uno
. . , spettacolo di « reli
giosità » (oseremmo dire: di « manìa religiosa ») impressionante: la crociata anti-comunista di Poster Dulles,
Billy Graham e altri pastori consiglieri
personali del Presidente, il Ku-kluxklan, le bandiere nazionali accanto alla
croce di Cristo nelle chiese, ecc. ecc.
Ma non ci s’illuda: le cose sono, considerate « qui ed ora », molto più semplici. Noi riteniamo la società americana troppo governata (e implacabilmente strumentalizzata) dal grande
capitalismo, per poterci fare delle illusioni. Perciò vogliamo riferirci alla
tabella seguente (che consigliamo al lettore di tradurre in un diagramma cartesiano, questo sì veramente parlante!).
Bilancia commerciale degli USA (da« Le Monde» del 30.1.’73):
................ 1964jl965|19661967|1968il969
Miliardi di dollari . ..............6,8 | 5 j 3,9 3,9 ¡ 0,6 | 0,7
19701197111972 I
2,1 1—2]—6,3|
Siamo convinti che se la curva rappresentativa, dopo lo sforzo effettuato (come si vede) fra il ’68 e il ’70, non
fosse poi precipitata nel passivo fino
a raggiungere il deficit di ben 6,3 miliardi di dollari nel ’72 (e ciò spiega
la tempesta che si è scatenata oggi sul
dollaro!), probabilmente mai il governo americano avrebbe cessato di scaricare i prodotti delle sue industrie di
IL CORTEO
DELLE PROSTITUTE
Il 23 gennaio u. s. è sfilato per le
vie di Marsiglia un corteo di prostitute che hanno protestato contro i provvedimenti di chiusura di numerosi alberghi. Le prostitute hanno dichiarato
di voler « difendere il loro pane », ma
sembra che molta gente abbia loro risposto rimproverandole di « non volersi liberare dal vizio ».
L’arcivescovo di Marsiglia mons.
Roger Etchegaray ha commentato il
fatto neU’ultimo bollettino della sua
diocesi, con un articolo nobilmente
evangelico, del quale vogliamo riportare la parte più significativa.
« In altri tempi, anche gli schiavi
negri del Mississipi non volevano la
liberazione che veniva loro offerta.
Quando una persona è resa incapace
di desiderare, o addirittura d’immagi
guerra sulle teste dei vietnamiti, e di
adoperare il Vietnam come poligono
sperimentale dei geniali ritrovati tecnici dei premi Nobel che lavorano nei
suoi laboratori.
Ma allora il Moravia ci risponderebbe forse che appunto l’adorazione di
Mammona è una forma sui generis (e
perversa) di religione!
nare una vita diversa dalla schiavitù,
noi dovremmo tremare dallo spavento
e dalla vergogna di noi stessi, per questo fatto: che noi siamo colpevoli della nostra ipocrisia, della nostra indifferenza e della nostra rassegnazione o
incapacità di strappare qualcuno alla
morte o al suicidio.(...)
La repressione sarebbe insufficiente,
e persino ingiusta, se non fosse accompagnata da provvedimenti previsti, per
la rieducazione e la rigenerazione... È
necessario soprattutto prender coscienza del fatto che le prostitute sono delle
vittime, vittime di carenze economiche
(lavoro e abitazione), sociali (due su
tre sono madri nubili) e soprattutto affettive (90% sono donne odiate) ».
(Da « Le Monde » del 17.2.’73).
ampia documentazione sulla situazione interna e suH'imperialismo dell'Umone Sovietica, la « più grande potenza coloniale attuale » sia a causa delle
^e sterminate « colonie » in Estremo
Oriente, oggi contestate dalla Cina sia
perche e « l’unico Stato al mondo che
in seguito alla seconda guerra mondiale, abbia allargato il suo territorio di
circa 700 mila chilometri quadrati (pari al 7,2% della superficie dell’Europa) ».
Nel quinto documento vengono anaiKzati il programma e le posizioni ideoogiche della « Unione social-cristiana
di tutte le Russie per la liberazione del
popolo » costituitasi nel 1964 e disner
sa dalla KGB all’inizio del 1967 Le cause del suo fallimento sono individuate
principalmente nell’aver sottovalutato
la natura del bolscevismo e nell’aver
considerato il cristianesimo come connaturale al popolo russo.
Nell’ultimo documento « L’intelligencija e il movimento domocratico » vengono ampiamente analizzati il ruolo e
1 importanza storico-sociale e creativoculturale dell intelligencija russa nei
vari movimenti di liberazione russi da
quello decabrista all’inizio del XIX secolo fino alla liquidazione fisica, senza
eccezione, della vecchia intelligenciia
comunista, insieme al residuo contingente di intellettuali extra-partitici indesiderabili, nella cruenta ondata di
lepressioni staliniste degli anni trenta
sotto la direzione di Ezov e poi di Berla, m cui riuscirono a salvarsi soltanto o persone incolori, o specialisti rinomati indispensabili al regime o intellettuali di notorietà mondiale, per
ragioni di prestigio intoccabili.
Nel contempo si attuava il programma di ricreare una « semi-intelligencija
di massa », secondo il principio del sistematico « spingere avanti » (vydvizencestvo) delle persone politicamente sicure, iscritte al partito e che avessero
positivamente superato l’epurazione
politica. Si sviluppavano, sproporzionatarnente, le scienze suscettibili di applicazioni militari, quali l’elettrotecnica,
la fisica nucleare, la chimica, a detrimento delle discipline umanistiche,
quali 1 economia teorica, la filosofia, la
storia, la sociologia, falsificate e soffocate dalia dogmatica marxista. Sulla
vita « culturale » incombeva una censura che superava di gran lunga quella
di Nicola II. Na.'^ceva la sov-kul’tura
(cultura sovietica) totalitaria.
« Ma — dice l’autore del documen
to — col trascorrere del tempo la inconsistenza del marxismo come nutrimento spirituale si è fatta sempre più
palese. Giunti a venticinque anni, i giovani di solito perdono ogni illusione in
proposito. A questo punto, la maggioranza si abbandona all’onda dei sentirnenti piccolo-borghesi e alla lotta pratica per la vita: una minoranza cerca
nuovi ideali politici, spirituali o reli
giosi... ».
Dopo le grandi purghe degli anni
trenta in cui persero la vita letterati
come Mandel’stam e scienziati come
Vavilov si ha una seconda crociata negli anni ’46-’49 sotto forma di epurazioni ideologiche o di veri e oroori
pogrom da parte delle « centurie rosse » contro la letteratura e l’arte, e un
terzo attacco negli anni cinquanta coi
processi ai « cosmopoliti senza famiglia », ai « medici-assassini » ecc.
Nonostante che, negli anni sessanta,
dopo il breve « disgelo » già Cruscev
fosse costretto a imprimere un aspro
giro di vite alla stampa ideologica e
Breznev si sia apertamente dichiarato
favorevole alla dottrina della « acutizzazione della lotta ideologica » cercando di ripristinare elementi dello stalinismo, l’evoluzione interiore della intelligencija ha proseguito il suo camrnino, come dimostrano i clamorosi casi del generale Grigorenko, di Daniel’ e
Sinjavskij, Bukovskij, Amalrik, Jakir,
Solzenitzin, Sacharov, Medvedev ecc.
una minoranza coraggiosa, oggi in gran
parte rinchiusa nelle prigioni, nei lager o nei manicomi.
« Lungo le nostre file — conclude
l’autore di questo studio — passerà ancora più di una volta la macchina della morte, cogliendo la sua atroce messe nelle nostre sofferenze, nel nostro
sangue, forse anche nella nostra vita.
Non sarà la prima volta in cui lintelligencija che lotta per la libertà sale sul
Golgota al grido di "crocifiggilo!”. Il
movimento democratico non è patrimonio del nostro paese soltanto: è il
rnassimo movimento storico dell’umanità, generato dalle esigenze etiche dell’uomo di dignità, libertà, giustizia e
uguaglianza ». Ma la strada è ancora
molto, molto lunga!
Giorgio Peyronel
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinii
m Secondo la rivista delFOrganizzazione
Mondiale della Sanità (QMS) i ciechi sono, nel mondo, fra i 10 e i 15 milioni; almeno centomila casi di cecità avrebbero potuto
essere evitati con cure appropriate e tempestive; per due terzi i casi sono dovuti a malattie
infettive (soprattutto il tracoma, da cui è
affetto mezzo miliardo di persone soprattutto
in Asia e in Africa) e a denutrizione, con carenza di vitamina A.
I Un’ondata di caldo eccezionale si è abbattuta sull’America latina, colpendo
sopratutto alcuni paesi, dove ha superato i
40° all’ombra. Negli ultimi giorni tredici bambini sono morti per disidratazione lungo la
costa settentrionale del Perù e altri centocinque sono stati ricoverati in ospedale. Nei giorni precedenti varie vittime, specie infantili,
si erano registrate pure nel Brasile.