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ECO
DELLE mU VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 110 - Ntim. 35
Una copia Lire 100
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I L. 5.000 per l’estero
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Smodo Valdese 1873; i momeoti pio sigoificativi
TORRE PELLICE 7 Settembre 1973
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
FRA LE TEMATICHE SINODALI
*^ali sono stati i momenti più significativi del Sinodo di quest’anno?
Li pare di poterne indicare tre.
Il primo è stato quello in cui si è
affermata l'unità della chiesa valdese
m Europa e Sud America. Differenze
anche sensibili di lingua, nazionalità,
situazioni politiche, contesti culturali
e di altro genere ancora non possono
compromettere l’unità della chiesa che
e un solo ed unico popolo sparso per
il mondo, suscitato e raccolto dalla
stessa parola di Dio. Purtroppo nel
protestantesimo la creazione di chiese
nazionali o territoriali è avvenuta sovente sacrificando, in misura maggiore o minore, il carattere di universalità proprio del popolo di Dio. Afferrnando l’unità non solo ideale o storica ma teologica e istituzionale della
chiesa valdese presente in due diversi
continenti (con tutto ciò che ne consegue), il Sinodo ha compiuto un atto
i.'orretto sul piano teologico e significativo sul piano ecumenico. L’articolo della nuova « Disciplina generale
delle chiese valdesi », il cui testo definitivo è stato votato quest’anno, recita; «Le chiese che da secoli remoti e
attraverso numerose persecuzioni Dio,
nella sua grande misericordia, ha conservato nella fede alla sua Parola in
alcune valli delle Alpi occidentali che
dal movimento valdese hanno preso il loro nome; quelle sorte di poi
per la predicazione evangelica in vari
paesi dove Dio ha condotto la popolazione valdese; e quelle che, professando la stessa fede evangelica, sono
venute e vengono unendosi ad esse,
accogliendone la Disciplina, formano
nella loro totalità un unico corpo che
vive nella sola grazia del Signore ».
Ma l’unità delle chiese valdesi in
Europa e in America Latina non si è
espressa soltanto nel voto di una comune « Disciplina generale ». La diffiSScile situazione delle chiese valdesi in
Uruguay è stata posta davanti alla coscienza del Sinodo, che con diversi interventi ha manifestato la sua solidarietà con i fratelli del Rio de la Piata,
specialmente con quanti sono perseguitati per cagion di giustizia e di libertà. Ma il momento spiritualmente
più vivo è avvenuto quando un membro del Sinodo ha letto, traducendo
dallo spagnolo, brani di una lettera
clairUruguay, giunta in Italia attraverso gli Stati Uniti e scritta dall’amico
di un valdese attualmente in carcere
come oppositore del regime. Arrestato
mentre lavorava la terra, torturato e
condannato a sei anni di galera, ottenne dopo un certo periodo il permesso
di avere un colloquio con sua moglie.
Conversando con lei — dice testualmente la lettera — « le chiese di non
pregare il Signore per la sua liberazione ma perché nella Sua misericordia
10 usasse come strumento della sua testimonianza fra i suoi compagni di
prigione. Le disse che stava studiando
la Bibbia con i suoi compagni e che
così dimostrava loro che Dio è giusto
e fedele ». Ogni commento è superfluo.
C’è solo da augurarsi che l’unità delle
nostre chiese, della zona europea e di
quella rioplatense, solennemente affermata dal Sinodo, prenda corpo secondo le linee di testimonianza indicate
da questo sconosciuto — « eppure ben
conosciuto » (2 Corinzi 6: 9) — valdese uruguayano.
Un secondo momento importante
della sessione sinodale (questa volta in
seduta congiunta con i metodisti) è
stato quello dedicato ai prigionieri politici del Sud Vietnam. Grazie ad alcuni interventi chiarificatori si è evitato
11 rischio di una presa di posizione soltanto formale o verbale. Si è naturalmente votato un o.d.g. in cui si invitano le chiese a non trascurare nessuna occasione di manifestare la loro riprovazione per i delitti contro l’umanità che si commettono nelle carceri
di Saigon (come del resto in molte altre); ma su proposta di un membro
del Sinodo ci si è anche raccolti in
preghiera, per presentare a Dio questa
tragedia e le sue vittime e, più particolarmente, per intercedere per un pastore della nostra chiesa attualmente
in missione a Saigon per svolgersi
un’opera — speriamo efficace — a favore dei detenuti. Una lettera di questo pastore è stata letta in Sinodo e
merita di essere riportata perché costituisce una delle parole evangelicamente più valide tra quelle udite nel
corso dell’intera sessione sinodale.
« Non si può compiere, oggi, un lavoro vero di testimonianzd se ci si tiene
distaccati dal contesto mondiale in cui
si vive. La crisi dell’umanità^ è veramente grande e non la si può ignorare... La situazione di quei 2-300.0(30 prigionieri politici che sono per la ricon
ciliazione, da una parte sono i più ternuti da Van Thieu^ e i più odiati, dall’altro sono i meno difesi dalle grandi
potenze e lo stesso Trattato di Parigi
non è sufficientemente chiaro al riguardo. Può la chiesa ignorarli?... Tutte) ciò non toglie nulla alla preoccupazione per la Chiesa e, in particolare, per l’opera di..., ma l’una e l’altra
rischieranno di soffocare spirituaimentg se non si inseriscono nella lotta più vasta che il mondo sostiene per
portare in questa lotta l’anmmcio che
Cristo è la Via. Sono giunto alla conclusione che l’umanità ha oggi una divisione sostanziale che include ogni altra divisione (quella di classe compresa) ed è la divisione tra vittime e carnefici... Oggi, se si è con la vera Vittima che ci fa Uberi, Cristo, non possiamo stare a guardare. Anzi ci è sempre
chiesto di scegliere fra vittime e carnefici, al di là delle solite divisioni che
divengono man mano vecchie e perciò
meno realistiche... ». Avvertiamo tutti,
nelle nostre chiese, il rischio di « soffocare spiritualmente » e d’altra parte
conosciamo anche il pericolo, se si vive lontano dai fratelli, di perdere o
diluire la propria consapevolezza evangelica. Come restare chiesa senza diventare ghetto e d’altra parte come
vivere e operare davvero nella storia
(e non solo a fianco di essa) senza tacere Tevangelo del Regno — ecco uno
dei problemi cruciali della testimonianza cristiana del nostro tempo.
Un terzo momento particolarmente
vivo di questo Sinodo s’è avuto con il
dibattito sul prossimo centenario val
dese, sul suo significato e sulle sue implicazioni. Il pastore Sergio Rostagno
ha posto una domanda inquietante:
Siamo proprio sicuri di essere gli eredi del movimento valdese, di cui ci
prepariamo a ricordare l’ottavo centenario delle origini? La linea di continuità con i valdesi del passato passa
davvero per le nostre comunità o non
passa invece altrove, ad esempio per
le chiese dell’Uruguay oggi duramente provate oppure a Praga attraverso
l’opera di un Amedeo Molnàr? Nella
stessa linea il pa.store Giorgio Tourn
ha insistito sul fatfo che non possiamo,
per così dire, sequestrare il nome valdese come se ne avessimo l’esclusiva
e in particolare non lo possiamo provinoializzare circoscrivendolo all’ambito delle Valli: cerio esiste un vincolo
particolare tra il \ idismo e le Valli in
cui storicamente sopravvissuto; ma
valdese è chiunqu e fa proprie le istanze caratteristiche -il questo movimento di protesta e a! ornativa evangelica,
sia nella sua fisión/mia medioevale sia
in quella successi .' più propriamente
riformata. Queste considerazioni, ed
altre analoghe, gii'rgono opportune sia
in vista deH’ormài vicina ricorrenza
L’evangelizzazione oggi
centenaria sia nc
rapporti con la '
cui Conferenza
Pellice contempo I
Sinodo. Questi
da anni in termi;
vanno facendo seda preparare, e
velli di comunioi
quadro dei nostri
blesa Metodista, la
è riunita a Torre
reamente al nostro
•porti, sviluppatisi
di integrazione, si
ire più stretti, così
llecitare, nuovi litra le due chiese.
Paolo Ricca
Il tema dell’evangelizzazione è stato
posto all’ordine del giorno dei lavori
sinodali, tenuto conto del posto che le
relazioni della Tavola e della Commissione d’esame hanno dato a questo argomento: le linee della discussione
hanno toccato vari elementi.
Si è parlato del rilancio delle campagne evangelistiche con messaggi, partecipazione di corali, impegno globale
delle comunità per la diffusione di materiale evangelico, soprattutto della
Bibbia; si è osservato che su questa
linea si sono mosse le comunità evangeliche non federate: Pentecostali,
Fratelli, chiese varie, con risultati maggiori nel passato che nel presente. Perciò — è stato rilevato — non bisogna
abbandonare questi vecchi metodi ma
renderli più moderni e dar loro contenuti e linguaggio diversi.
Si è precisato che il maggior risultato, nelle esperienze delle chiese di
punta, si ottiene nel contatto personale, nel lavoro, nei partiti, sindacati,
nel tempo libero e finanche nei brevi
momenti dell’incontro in un ascensore. Il credente è sempre un evangelista, dovunque si trova, col pensiero
costante di condurre a Cristo nuove
creature, proprio « per il fuoco ardente racchiuso nel cuore... ».
Purtroppo un ingiustificato pudore,
uno strano rispetto delle idee degli altri ci rende silenziosi su questo tema:
si parla volentieri di tutto e si evita
di toccare l’importante tasto dell’Evangelo.
Eppure gli iscritti ai partiti sono ze
Verso l’8° centenario Valdese; ciascuno e suo modo?
Siamo Sicuri di essere gii eredi dei movimento valdese?
C’era da aspettarselo! Anche sul
Centenario del 1974 le opinioni dei
membri del Sinodo sono state assai
differenziate. Una persona maligna, dopo aver assistito alla discussione sinodale, potrebbe affermare che ognuno
vede nel Centenario una occasione per
portare avanti le sue idee, il suo modo
di comprendere la chiesa, il suo modo di vivere la fede. Bisogna tuttavia
riconoscere che nessuna delle idee
espresse pare in sé ingiustificata, anzi
si può ben dire che tutte quante attingono nel profondo a quello che è stato
il movimento valdese precedente Chanforan, anche se si deve ammettere che
questa realtà valdese pre-riformata ci
è in buona parte sconosciuta e se ne
parla ancora sempre in maniera piuttosto vaga. E Se questa è la situazione
dei membri del Sinodo, scelti certo
dalle comunità tra i loro membri più
preparati, c’è da domandarsi che cosa
mai le comunità stesse sappiano di
Valdo e dei suoi primi discepoli, dei
« barba » e dei loro « amici », dei contatti dei valdesi con i riformatori e
delle loro risposte. Credo siano qui necessarie due considerazioni.
Innanzitutto dobbiamo ammettere
che gli studi recenti sul valdismo medievale, molto interessanti in se stessi, non sono stati ripensati (e scritti)
a un livello tale da essere compresi
con chiarezza e facilità dalle chiese
(anche gli articoli di Giovanni Gönnet
su queste colonne non avevano certo
questa caratteristica); d’altra parte è
necessario ammettere che le comunità
stesse non hanno fatto praticamente
nessuno sforzo per comprendere il lo
ro passato e la loro origine. Si potrebbe dire che è stato iu-o a questo momento un dialogo tra s irdi. A mio avviso la prima cosa cl ' si impone alle
nostre chiese che ::'i:¿ino chiamarsi
« valdesi », ma che forse non lo sono,
come è stato anche :)!lermato in Sinodo, è uno studio ; • tento del loro
passato. In questo so- so è necessario
che al più presto esca !a storia valdese
di Molnar - Armand Hugon e Vinay
della quale si parla ia ormai troppo
tempo; che le chiese cd i singoli membri di chiesa la leggano con attenzione, che capiscano la loro storia prima
e dopo la Riforma.
A questo punto la rillessione di cui
paria l’ordine del giorno del Sinodo
sulla « situazione, le prospettive e l’impegno della nostra chiesa a livello generale e locale » si imporrà da sola e
potrà essere fruttuosa, si potrà avvalere di tutti gli strumenti a sua disposizione, primo tra tutti, certo, il libro
di Giorgio Tourn cui lo stesso Qrdine
del Giorno fa riferimento.
E naturalmente avremo delle posizioni diverse, leggeremo nella storia
passata ciò che maggiormente ci stimola oggi, vi scopriremo la esigenza
di povertà o l’obiezione di coscienza,
vedremo una possibilità di incontro
con il cattolicesimo del dissenso (o del
rinnovamento), la necessità di riscoprire e diffondere la Bibbia, l’esigenza
della evangelizzazione e forse ancora
molti altri aspetti. Non sarà però il
segno delle nostre divisioni, ma della
nostra reale unità, se saremo passati
attraverso la conversione, come Valdo
e come i valdesi del 1532.
Per i prigionieri politici dei Sud-Vietnam
Come noia P. Ricca neH’arlicolo di fondo, nam, sulla quale era pure in distribuzione un
uno dei momenti significativi del Sinodo, in volume alla cui diffusione collabora la FCEI
seduta congiunta con la Conferenza Metodi- e di cui parleremo ulteriormente. AI lermi
sta, è stato quello in cui .si è riflettuto sulla ne della discussione è stato votato, quasi una
situazione dei detenuti politici nel Sud Viet- nimemente, il seguente ordine del giorno :
il Sinodo valdese e la Conferenza metodista, riuniti congiuntamente
in Torre Pellice il 30 agosto 1973,
a conoscenza della tragica condizione di un numero elevatissimo di prigionieri politici nel Vietnam del sud, sottoposti a disumani trattamenti che ne
minacciano l'esistenza fìsica ;
convinti che la coscienza cristiana non possa tacere davanti a ciò, specie
in un paese che condivide le responsabilità del mondo occidentale per questa
situazione ; ricordando che coloro che sono investiti di autorità sono responsabili davanti a Dio della promozione della giustizia e della difesa degli oppressi ;
richiedono al governo italiano di impegnare ogni mezzo a sua disposizione per affrettare la liberazione dei prigionieri senza alcuna discriminazione.
Credo che questo sia veramente il
punto della situazione ed il senso del
Centenario. Un amico straniero mi
chiedeva recentemente se non ritenessi ormai finito il tempo della chiesa
valdese, se non fosse inevitabile la sua
morte, sia pure lenta e indolore. Credo che dobbiamo considerare molto
seriamente una simile eventualità e
ammettere che può ben essere così.
Il quadro che le nostre chiese locali
oggi presentano non è certo dei più
rallegranti; le tabelle statistiche indicano ogni anno una diminuzione dei
membri di chiesa; i templi sono sempre più vuoti; la capacità (e la volontà) di testimonianza e predicazione è
sempre più esile; la hsionomia dei nostri vecchi villaggi valdesi o è scomparsa o tende a scomparire per il desiderio di non essere considerati diversi dagli altri. Probabilmente l’affermazione che di questo passo la chiesa valdese è destinata a morire è
esatta.
Ma lo era anche nel 1532, lo era nel
1561, nel 1655, nel 1686 addirittura non
vi era più nemmeno un « eretico » in
queste valli eppure oggi ci accorgiamo
che non solo sono ritornati, ma sono
stati capaci un secolo e mezzo più tardi di una straordinaria vitalità, che ha
portato alla costituzione di tante chiese sparse per l’Italia. E questo è stato possibile, io credo, perché vi è stata la grande fedeltà del Signore e la
disponibilità degli uomini ad obbedire.
Credo che per il Centenario dovremo riimparare questa obbedienza. Solo così esso potrà essere fruttuoso.
Bruno Bellion
Il Sinodo,
convinto che l’VIII centenario
dell’inizio del movimento valdese
debba essere anche l'occasione per
fare il punto sulla situazione, le
prospettive e l’impegno della nostra Chiesa a livello generale e locale,
invita tutte le chiese a iniziare
questo lavoro partendo da una discussione comunitaria che si avvalga per esempio del libro di Giorgio
Tourn « Una chiesa in in analisi. I
valdesi di fronte al domani ».
Invita inoltre le chiese ad allargare l’analisi della loro situazione
attuale tramite questionari, centrati sulle specifiche situazioni locali,
da distribuire a tutti i membri di
chiesa.
Chiede alle Commissioni Distrettuali di preparare per le rispettive
zone di loro competenza una bozza
di questionario sulla quale le singole comunità articolino la loro indagine.
lanti nel fare proseliti, nel promuovere il tesseramento, mentre noi che possediamo il Tesoro per eccellenza serbiamo un colpevole silenzio.
Si è discusso ancora, in tema di
Evangelizzazione, della nostra presenza nel contesto dei problemi dell’uomo, nella ricerca del rinnovamento
radicale della società. La nostra coerenza evangelica nel rendere concreto
il messaggio dell’amore per il fratello
è un elemento di richiamo e di riferimento alla Parola di Dio. Nel clima
di stanchezza e di rifiuto d’un certo
cattolicesimo conservatore, nonché
dello stesso ateismo, le nostre comunità non possono più a lungo vivere
nel loro ghetto: urge una comunità
aperta, protesa nella ricerca comune
della Parola di Dìo e nel contempo
aperta all’uomo che cerca una risposta ai suoi problemi^ alle situazioni dove la dignità dell’uomo è distrutta.
CINISELLO E
VILLA SAN SEBASTIANO
In armonia col tema sinodale dell’Evangelizzazione sono state ricordate in un’apposita serata le esperienze
dei gruppi di Cinisello e di Villa San
Sebastiano.
Per Cinisello Giorgio Bouchard ha
ricordato il quadro sociale dove si è
sviluppata l’esperienza della Scuola
Media per Lavoratori e del Doposcuola: zona di immigrati, dove si sfrutta
il lavoro minorile, dove le condizioni
di vita facilitano il sorgere della delinquenza, della prostituzione e quindi della droga.
In quel clima la casa operaia del
gruppo evangelico di Cinisello ha dato
una autentica testimonianza: uno stile di vita interno permeato di robusto
puritanesimo e d’una regolare riñessione biblica, che illumina la ricerca
culturale nonché un clima di vita spontaneo costituiscono un tessuto prezioso per scoprire Gesù Cristo.
La recente costituzione d’un gruppo
EGEI è segno d’una viva partecipazione alTazione giovanile regionale e nazionale.
L’esperienza di questi cinque anni di
vita comunitaria, compiuta in un ambiente tanto diffìcile, ha comportato
spesso rischi, difficoltà comprensibili e
il cui superamento è avvenuto grazie
alla robusta pietà evangelica dei credenti, impegnati in quella missione e
che non lascia mai delusi.
Sergio Aquilante, pastore metodista,
ci ha parlato deli’opera che si compie tra i contadini di Villa San Sebastiano.
La zona della Marsica, comprendente la Conca del Fucino, è nota per la
vita dura, oscura, penosa del contadino, in un ambiente naturale tormentato dal clima, da alluvioni e terremoti. Gli scritti del Russo denunciano le
vicende amare del rapporto dei contadini con i Torlonia; la zona è stata
grande riserva di manodopera e quindi di emigranti. Villa San Sebastiano
è un indice chiaro del quadro del comprensorio del Fucino. Nella zona, infatti, scarsa è l’industrializzazione,
mancano gli ospedali, le strutture indispensabili per una vita moderna.
Come in altre regioni domina il potere del clero, del partito democristiano,
con conseguente clientelismo che
esclude dai posti di lavoro e di impiego gli indifesi, quelli che pensano con
la loro testa e quindi anche gli evangelici.
La comunità evangelica metodista
ha cercato di muoversi nella linea della testimonianza sia nel settore agricolo sia nel settore scolastico. Ne sono sorti una cooperativa, un doposcuola: quest’ultimo orientato in una linea pedagogica nuova di critica, di clima democratico con assemblee, discussioni sui programmi e con un rapporto diretto con la vita concreta del
contadino. Naturalmente questa azione — ha dichiarato Sergio Aquilante —
si muove su di un piano di ricerca biblica e di preghiera perché TEvangelo
sia scoperto nella sua interezza come
risposta ai problemi profondi del cuore ed a quelli della vita sociale.
Gustavo Bouchard
Il Sinodo,
persuaso della necessità di un rilancio dell'opera di evangelizzazione,
richiama le chiese ad un azione
particolarmente intensa per la diffusione delle Sacre Scritture e per
la testimonianza ad essa collegata;
auspica che le pubblicazioni di
carattere evangelistico previste nel
piano della Claudiana vengano tempestivamente messe a disposizione
delle chiese.
2
pag. 2
1
-fr^
ECHI SINODALI
Procede I integrazione Le strutture Pœsenza nella società italiana
con la Chiesa Metodista
Sul cammino verso una piena integrazione fra la Chiesa Metodista e la
Chiesa Valdese è stato compiuto, quest’anno, qualche altro passo. Abbiamo
già notato il fatto significativo che,
pur non essendo quest'anno le due assemblee convocate in sessione congiunta, esse si sono però svolte fianco a
fianco, e in vari momenti insieme; vi
è pure stata una seduta congiunta.
nella quale si è affrontato insieme il
problema dei nostri rapporti con lo
Stato relativamente alle leggi sui
« culti ammessi ». A un certo punto
dalla Biblioteca della Casa Valdese, dove sedeva la Conferenza Metodista, è
giunto al Sinodo Valdese sedente nel
L'assemblea sinodale, che quest'anno per la prima volta si è costituita
secondo il nuovo regolamento sinodale di zona, cioè in base alle deputa
La situazione e la responsabilità di
presenza nella società italiana — come
del resto in quella più ampia, umana
— sono risultate in vari momenti dei
lavori sinodali. Mentre rimandiamo a
pag. 5 per ciò che riguarda la nostra
zioni delle chiese e non più a quelle, diaconia, vista più chiaramente nel
_ _l_ll ^ e /TPIIqH HzaìHooci o + ^ ~ ij Ti
parziali, delle Conferenze Distrettuali,
si componeva di 145 membri con voce deliberativa, di 6 membri con voce
l’attigua aula sinodale questo messag- consultiva e di 13 membri con diritto
gio, costituito da un ordine del giorno di parola su questioni specifiche
votato dall’assemblea metodista:
Torri Pemcf°d°a'“n stigoMo'lTO®''"®'’““
renza ^et^o^fta*^°^* precedenti delibere del Sinodo Valdese e della Confe
alla luce dei positivi risultati del processo di integrazione tra le due Chiecomune responsabilità di testimonianza nell’ambito dell’evange
lismo italiano.
Ricordiamo che la Commissione
d'esame sull'operato della Tavola e
del Consiglio della Facoltà di Teologia era costituita da Giovanni Bogo,
Guido Colucci relatore, Franco Monaco e Roberto Peyrot ; il Sinodo le ha
espresso di cuore la propria gratitudine per il suo lavoro scrupoloso ed
utile.
Come già comunicato la scorsa settimana, il Seggio del Sinodo era così
formato: Giorgio Peyrot, presidente;
Salvatore Ricciardi, vicepresidente;
Emidio Campi, Oriana Bert e Arrigo
Bonnes, segretari ; Renato Dùbendor^«*1*°*^j-gioia dell’o.d.g. votato dalla Conferenza della fot e Mauro GardioI assessori. In una
nella corivinzione che il processo di integrazione in atto non può che avere sbocco nell unione delle due Chiese,
auspica che si possa pervenire il più rapidamente possibile all’unificazione dei servizi, dei segretariati, delle commissioni e dalla stampa periodica.
quadro dell’assistenza sociale italiana,
siamo invece costretti a rimandare al
prossimo numero la relazione dei dibattiti relativi ai rapporti fra le nostre
chiese e lo Stato, in particolare circa
l’abrogazione delle leggi sui « culti ammessi » e circa le modalità di tale
abrogazione (questa discussione è avvenuta in sessione congiunta con la
Conferenza Metodista, come la riflessione nelle chiese locali era avvenuta,
durante l’anno, insieme ai fratelli metodisti, su indicazioni di una commissione congiunta di studio). Riferiamo,
questa settimana, sulle decisioni relative alla lotta per un pieno riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza e su quella relativa allo studio del problema migratorio.
Non è stato possibile — urgeva la
stretta finale del termine dei lavori —
discutere ampiamente la questione, il
sinodo ha comunque dato questa risposta quasi unanime:
Solidali con gli obiettori
di coscienza
merosi) le cui domande di svolgere
servizio civile alternativo sono state
rifiutate dalla commissione esaminatrice governativa. « In linea di massitoa notava il Comitato nella sua relazione alla Tavola e al Sinodo — il
Comitato ha preferito appoggiare le
organizzazioni che stanno lavorando
in questo settore piuttosto che versare dei contributi a singoli obiettori,
perché ritiene che il fondo a favore
degli obiettori di coscienza debba essere visto come uno strumento di lotta e non come uno strumento di beneficienza ».
2) Si sono avute, d’intesa soprattutto con la FGEI e la Claudiana, tutta
una serie di manifestazioni e incontri
in numerose località italiane.
3) Ha cominciato a costituirsi una
rete di responsabili, a questo proposito, che ha collaborato all’opera di informazione e di raccolta.
Il Sinodo, pur non avendo tempo,
quest'anno, di dibattere a lungo la
questione, ha però riaffermato l’insufficienza della Legge Marcora e confermato il ’fondo’, votando il seguente
ordine del giorno:
Chiesa Metodista d’Italia nella sua attuale sessione a Torre Pellice;
concorda con la valutazione positiva del processo d’integrazione tra le
due Chiese;
ritiene che tale processo debba ormai muoversi più celermente in una
prospettiva più ampia e comprensiva di altri aspetti della vita e della testimonianza comune;
considera 1 unificazione dei servizi, dei segretariati, delle comunicazioni
e della stampa periodica attuabile come ulteriore passo sulla via tracciata da
Smodi, Conferenze e dalle sessioni congiunte delle due assemblee.
Invita pertanto la Tavola Valdese ad adoperarsi a tal fine in accordo con
il Comitato Permanente Metodista e a mettere in pratica quanto possibile al
piu presto, riferendo alla sessione sinodale di agosto 1974.
NELL'ECUMENE
CE.C.
Il Sinodo, nel ricordare alle chiese che quest’anno ricorre il 25*> anniversario della Costituzione del
Consiglio ecumenico delle Chiese,
esprime la propria riconoscenza per l’ampia e significativa attività fin qui svolta nei più diversi
settori della comunità umana mondiale,
lo incoraggia a proseguire nella sua opera in obbedienza all’Evangelo; al tempo stesso
ricorda alle singole chiese la
responsabilità che loro deriva dall’appartenenza a detto organismo e
le invita a dibattere e a sostenere tutte quelle iniziative volte alla testimonianza di Gesù Cristo pella riconciliazione fra gli uomini,
contro le ingiustizie e le discriminazioni.
Radio Televisione in particolare;
invita le chiese valdesi a favorire, dove possibile, il sorgere di
Federazioni regionali.
F. 6. E. I.
Il Sinodo prende atto dello sviluppo che il lavoro della FGEI ha
avuto quest’anno.
Considerando che la ricerca della
FGEI verso un nuovo modo di essere chiesa in un contesto di lotta
per la trasformazione della società
interessa la chiesa tutta,
raccomanda alle comunità di
prestare attenzione alle attività della FGEI anche quando queste non
rientrano strettamente nel quadro
delle attività parrocchiali.
Delibera di richiedere al Consiglio della FGEI una relazione da
inserire nel rapporto al Sinodo.
Chiesa riformata non dovrebbe destare alcuno stupore il fatto che l'assemblea sinodale sia presieduta da un
"laico"; sta di fatto che quest'anno
ciò è avvenuto per la prima volta, fra
noi; rallegrandocene, diciamo che la
"novità" è stata, oltre che ecclesiologicamente corretta, efficiente e felice
nella prassi ; e con gioia, a conclusione dei lavori, ci siamo accostati al tavolo della santa cena e abbiamo ricevuto il pane dal nostro presidente "laico", affiancato nella distribuzione del
vino dai pastori Aldo Sbaffì e Mario
Sbaffì, rispettivamente Moderatore
della Tavola Valdese e Presidente della Chiesa Metodista. Il resto del seggio ha collaborato molto efficacemente col presidente: e per un seggio la
settimana sinodale è sempre un tour
de force che merita la più viva gratitudine.
I culti mattutini, che riunivano metodisti e valdesi, sono stati presieduti
a turno: Giorgio Peyrot, Giovanni
Lento, Salvatore Ricciardi, Marcello
Rizzi. Come si vede, un bel mazzo policromo laico-pastoral-valdo-metodista.
Al prossimo numero i risultati
delle elezioni, che sono state quasi integralmente riconferme.
Nel corso della sessione congiunta
Sinodo Valdese - Conferenza Metodista, nell’agosto 1972, era stato affrontato una volta ancora il problema degli obiettori di coscienza e del loro riconoscimento giuridico, e un ordine
del giorno aveva, fra l’altro, decisa la
costituzione di un fondo di solidarietà,
presso la Tavola Valdese. Questa aveva nominato un Comitato (Gustavo
Comba, Roberto Peyrot, Eugenio Rivoir, cui si aggiungevano poi Hedi
Vaccaro e, designato dal Comitato Permanente Metodista, Giovanni Vezzosi),
la cui attività, nel corso dell’anno, si
è mossa su tre linee: 1) destinare le
offerte affluite via via; 2) sensibilizzare, d’intesa con altri (specie la Federazione giovanile e la Claudiana che
nell’inverno lanciava un libro sull’antimilitarismo), le chiese sul problema;
3) cercare e impegnare responsabili di
questa attività a livello locale e regionale. I risultati sono stati modesti,
ma tutt’altro che insignificanti.
1) Al 1“ agosto erano affluite al ’fondo’ offerte per L. 821.635 (se ne riporta più avanti l’elenco), mentre erano
stati decisi e attuati questi versamenti: due versamenti alla Lega per gli
obiettori di coscienza (LOC) per complessive L. 340.000; un contributo di
L. 50.000 al Gruppo antimilitarista di
Padova per la difesa di alcuni obiettori davanti al Tribunale supremo; un
contributo di L. 100.000 al Comitato di
informazione e difesa contro la giustizia militare (CIDM); a fine agosto il
Comitato ha deciso un ulteriore versamento di L. 150.000 alla sezione italiana del Movimento italiano della riconciliazione (MIR) per contribuire alle spese processuali degli obiettori (nu
li Sinodo,
constatando che la legge sulla
obiezione di coscienza approvata
nel dicembre 1972 dal Parlamento
italiano riconosce solo in modo parziale le istanze degli obiettori, per
cui parecchi fra di loro continuano
ad essere rinchiusi nelle carceri militari;
nella convinzione che una vera,
cioè giusta, alternativa fra servizio
militare e servizio civile concorra
ad una sempre maggiore afl'ermazione delle tematiche della nonviolenza e deU’antimilitarismo, in nome della riconciliazione fra gli uo
mini e le nazioni;
impegna nuovamente chiese e
Tavola ad appoggiare con tenacia e
vigorosamente le nuove proposte d;
legge che tendono a dare all’obie
zione di coscienza il pieno riconoscimento, togliendo ad essa ogni carattere punitivo e discriminatorio
Rinnova l’invito alle chiese a contribuire al fondo di solidarietà a
favore degli obiettori, istituito dal
Sinodo dello scorso anno (A. S
n. 57).
Ed ecco l’elenco delle offerte pervenute alla Tavola Valdese al 1" aeosto 1973:
F. C. E. I.
Dissenso cattolico
Il Sinodo
si rallegra per il lavoro che la
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia svolge in diversi settori;
auspica che tale lavoro sia sempre più specificamente orientato
verso la realizzazione di una testimonianza evangelica unitaria nel
nostro paese;
invita la Tavola a sostenere in
ogni modo il lavoro della Federazione e quello del Servizio Stampa
Il Sinodo,
preso atto con gioia che la nuova realtà evangelica che si manifesta in seno al mondo cattolico ha
offerto alle nostre comunità, nel
corso dell’ultimo anno, occasioni
per incontri, letture bibliche e comune lavoro per la giustizia nella
società,
esprime la sua fraterna solidarietà a quei gruppi, riviste e singoli che in questi giorni conoscono
difficoltà a causa della professione
della loro fede.
PAROLE E SILENZI
A dAniiio COI) aleni meiliri del SiaodD
Mentre sì svolgevano gli scrutini
delle varie votazioni, nel corso dell'ultimo pomeriggio dei lavori sinodali, abbiamo parlato con alcuni membri del Sinodo. Il primo interpellato:
Pasquale Corbo, 73 anni, deputato
della Chiesa di Campobasso, evangelico da una quarantina d'anni, per la
prima volta membro del Sinodo. Egli
ha presenziato alla seduta del Corpo
Pastorale tenutasi il sabato pre-sinodale, a Torre Pellice, una seduta che
ha visto riuniti ì corpi pastorali della
Chiesa Metodista e della Chiesa Valdese, e nella quale è stato affrontato il
tema « Il pastorato oggi »; l'aver seguito questo dibattito lo ha visibilmente interessato e colpito: egli dice
di averne tratto l'impressione generale di un certo disorientamento, fra i
pastori, non solo per il confronto e lo
scontro di visioni diverse, ma più ancosa per una incertezza sugli scopi da
perseguire, con seguente indebolimento dello slancio e della passione
nel loro ministero. « Non siate sfiduciati », ha detto il nostro anziano fratello, anche in sedute sinodali, rivolgendosi a tutti ma in particolare ai pastori : perché Gesù Cristo è lo stesso
ieri, oggi e in eterno, e identico per
mane il bisogno che l'uomo ha di lui
per sperare e per vivere. E un'altra
nota ha battuto e ribattuto Pasquale
Corbo : la necessità dell'impegno di
ogni membro di chiesa nella testimonianza evangelica. Nelle sue parole si
avvertiva il ricordo e l'esperienza di
comunità che sentivano intensamente
la passione evangelistica e che oggi
troppo spesso, anche nel cosidetto
"campo d'evangelizzazione", vivono
ripiegate su se stesse, rassegnate a rimanere, nella migliore ipotesi, sulle
situazioni raggiunte (dai nostri padri). In questa situazione, insiste il
fratello Corbo, il compito dei pastori,
come di ogni responsabile, è quello di
stimolare, spingere, preparare, aiutare
i membri di chiesa ad assumere questa
loro responsabilità. Comunque, pur
vedendo i problemi aperti e gravi che
dobbiamo affrontare, e malgrado l'esperienza sinodale possa sempre avere anche aspetti choccanti. Pasquale
Corbo non se ne torna a Campobasso
affatto sfiduciato, e la sua fresca fede
è stata d'incoraggiamento per molti di
noi.
Abbiamo poi parlato con i due gio
(continua a pag. 5)
Uno dei momenti intensi dell’ultimo
Sinodo Valdese — in sessione congiunta con la Conferenza Metodista — è
stato quello di cui si parla in prima
pagina: il momento nel quale, udito il
messaggio di uno dei nostri al momento di partire per Saigon con una
delegazione incaricata di fare ogni
sforzo a favore dei prigionieri politici
del regime suclvietnamita, abbiamo riflettuto, votato un ordine del giorno
e pregato (atto non ultimo, proposto
da una nostra sorella) per queste centinaia di migliaia di uomini e donne
oppressi e sofferenti. L’ho fatto anch'io, con tutto il cuore, senza riserve;
o almeno con la sola riserva del senso
inquieto della mia impotenza; e di
questa tematica ho portato l’eco nel
culto, nella predicazione, nell’intercessione con i miei fratelli della chiesa
torinese che si raccoglie in via Nomaglio.
Qui non posso tiEttavia nascondere
o tacere altre riflessioni. Nel corso dell’assemblea sinodale vi è stato chi —
non a torto — ha ricordato che quella
sudvietnamita, per quanto particolarmente massiccia, non è la sola situazione d’ingiustizia, di oppressione, di
tortura, in cui i fondamentali diritti
umani e politici sono calpestati. Purtroppo gli esempi si potrebbero moltiplicare, e forse non di tutti siamo informati. Mi ha però colpito che l’esemplificazione fosse unilaterale: l’Africa
portoghese, il Sud-Africa, l’America
latina, la Grecia e si potrebbe, purtroppo, continuare a lungo. Ma forse
che le nazioni ’emergenti’ e soprattutto i paesi del blocco comunista (il pessimismo antropologico ci porta a non
escludere la civile Cina, sulla quale
manchiamo, semplicemente, di informazioni) sono immacolati riguardo a
colpe contro i diritti umani e politici?
Quante centinaia di migliaia sono i
detenuti politici nell’URSS, quante le
condanne per ’delitti’ di opinione?
Lo so, si dice sempre, e con qualche ragione: le responsabilità dei cristiani sono particolarmente forti e dirette nei paesi che gravitano nell’area
’occidentale’. Qbietto però che nell’Unione sovietica vi sono milioni di cristiani, ortodossi e in piccola misura
cattolici e protestanti, soprattutto bat
tisti; almeno i primi sono anche largamente rappresentati nel Consiglio
ecumenico delle Chiese. Riconosciamo
pure che nell’URSS e nei suoi satelliti
sono al governo uomini che, a differenza di quelli occidentali (?), non vanno a messa, alla santa liturgia o al
culto, e che quindi la situazione è qualitativamente diversa. Ma vi è o non
vi è una responsabilità profetica, un
« non ti è lecito » dei cristiani anche
in quelle situazioni? Lo si può fraternamente e umilmente ricordare a quei
fratelli? Ed è lecito — o doveroso? —
prestare orecchio alle voci angosciate,
pur nella loro dignità, che vengono da
oltre cortina (la cortina resta, e i morti recenti al muro di Berlino lo hanno
icasticamente ricordato) e avvertono
che sarebbe funesto per tutti e non
solo per il dissenso interno nei paesi
comunisti, se la ’normalizzazione’ politica fra Qccidente e Qriente si facesse — come si sta facendo — sulla pelle dei nonconformisti, nel quadro di
una ribadita spartizione delle zone di
influenza delle grandi potenze e dei loro blocchi? Se la pressione degli ebrei
statunitensi è pur riuscita a pesare un
poco a favore degli ebrei nell’Unione
Sovietica, nelle trattative Nixon-Brejnev, non abbiamo, noi cristiani occidentali, una responsabilità verso i nostri fratelli nei paesi comunisti c verso il nostro prossimo nonformista colpito per quei delitti d’opinione contro
i quali giustamente lottiamo (non tutti) nei nostri paesi?
Ma su questo si tace, e anche il Sinodo 'Valdese — e la Conferenza Metodista — ha taciuto. Mi è anzi capitato di udire, in una predicazione di
queste settimane (non in Sinodo) un
biasimo a coloro che — come noi sul
nostro periodico — sono « compiacenti » nell’informare su pretese persecuzioni anticristiane all’est.
Domando: non vi sono silenzi compiacenti? Ignoro se Sacharov sia cristiano; Se non lo è, la sua denuncia
seria e profonda (certo ’utilizzata’ da
molta stampa occidentale) svergogna i
cristiani, dimentichi del cap. 33 di Ezechiele, fra l’altro, e del loro compito
di ’sentinelle’ per la vita del popolo.
Raccolta Sinodo e Conferenza Melodista ì
174.200; Offerte varie, id. i.d. 33.900; Eimanno Genre 5.000; Tullio Vinay 5.000;
Salvatore Garzia 5.000; Aldo e Fernanda Comba 10.000; M. T. Fiorio 10.000; D. Fall.a
(Feder. Giovan. Ev. Veneto) 8.000; D. Fallili
(Unione Giovan. Venezia) 4.000; Rita Venturi 1.000; Chiesa Co.senza 5.655; Chiesa Dipignano 3.400; Chiesa Roma. IV Novevnbi'v
46.200; Diaspora Lucchese 20.000: Famiglia
Bonjour 5.000; Neilina Bert 1.000: Claudli'
Tron 3.000; Ernesto c Mirella Bein 5.000:
Rivoira Emma 10.000: Maria Chieti 1.000:
Famiglia Bonjour 10.000: Chiesa Brindisi
3.500: Chiesa Zurigo 30.910; E. GiacomelL
2.000; L. Gay 5.000; N. N. 5.000: DalmaM. 1.000; S. Longo 5.000; T. R. J. 5.000;
Tomassini C. 500: Chiesa Verona 20.000:
Chiesa Pinerolo 30.000; S. Ribet 2.000: Dia
spora Lucchese 40.000; Diaspora Ligure 1000;
Chiesa Verona 50.000: Alice ,]ouve 10.000:
Chiesa Poraaretto 20.000; Gustavo Comba 25
mila; Diaspora Lucchese 30.000; D. Falba
5.000; Chiesa Pisa 14.500; Chiesa Taranto
11.000; Chiesa Pulsano 2.500; Gruppo Filodrammatica di Frali 25.000; G. Guerrini
3.000; Chiesa Como 20.000; Chiesa Sampierdarena 5.000: Chiesa Verona 13.370; C. Tomaselli 30.000; Comunità Melodista Napoli
5.000; Comunità Melodista Roma 20.000;
Comunità Metodista Salerno 10.000: Maria
Posabelli 1.000: N. N. 4.000. Totale 821.635.
e con gli emigranti
Non ò stato possibile, quest’anno, affrontare — come già fatto in varie
sessioni sinodali, ma sempre in modo abbastanza teorico — il problema
delle migrazioni di lavoratori, con tutte le sue complesse e spesso dolorose
componenti. E stato però votato il seguente ordine del giorno:
Il Sinodo
invita la Tavola a predisporre,
servendosi eventualmente di un’apposita Commissione e in relazione
con la Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia, un’ampia ricerca e documentazione su modi e
motivazioni della nostra presenza
nei luoghi di immigrazione e sulle
conseguenze di questa nelle chiese
di emigrazione; a trasmettere questo materiale in tempo utile alle
chiese per attenta riflessione sulle
nostre responsabilità, in vista di
un approfondito dibattito nel corso
della prossima sessione sinodale.
Ne! prossimo numero
Gino Conte
...continueremo la presentazione dei
dibattiti sinodali e degli ordini del
giorno votati : rilancio e sviluppo della Claudiana, riforma degli studi teologici, rapporti con lo Stato, situazione di diaspora nella quale si trovano
sempre più le nostre chiese, istituti di
istruzione, questioni finanziarie e immobiliari. Contiamo inoltre avere una
relazione sui lavori paralleli della Conferenza Metodista.
li
3
7 settembre 1973 — N. 35
LACHIESA E T.A SUA MISSIONE NEL MONDO
pag. 3
Congresso della Federazione battista europea a Zurigo
Futuro della comunità,
comunità dei futuro
Zungo (epd) — I circa duemila delegati battisti riuniti a Zurigo a fine
luglio per il Congresso della Federazione Battista Europea (FBE) hanno
esaminato il tema; « Futuro della comunità,' comunità del futuro ». Gli incontri, accompagnati dal canto e dalla
preghiera, erano animati dalla lieta
certezza che Dio ha già dischiuso il futuro e che l’uomo ha da operare per
contribuire responsabilmente a formarlo.
In apertura, un messaggio del dr.
C. Meister, presidente della FBE nonché dell’Unione battista svizzera. Forte impressione ha destato il rapporto
del pastore londinese A. Mason su
« Gli errori del passato, lezioni per il
futuro ». Sarebbe un errore se il cristiano esaltasse il passato, eludendo
il richiamo di un presente incomodo e
di un futuro incerto e rifugiandosi nel
passato. Così facendo, si trincererebbe dietro le tradizioni del passato come dietro delle barricate tentando di
tener lontane le forze insicure della
trasformazione. Sarebbe tuttavia un
errore anche se il cristiano ignorasse
il passato e pretendesse che l'esperienza e la saggezza di coloro che hanno
preceduto la generazione attuale, siano irrilevanti per la realtà di oggi e
di domani. Il cristiano crede che Dio
abbia operato nella storia, crede di
poter udire la voce di Dio che parla
all’uomo dal passato e nel presente,
se soltanto questi ha pazienza e fede
per ascoltare. La storia del movimento battista insegna che questa comunità di cristiani confessanti ha sempre
rifiutato di invitare l’uomo a fuggire
dal mondo nel porto sicuro della pietà individuale, come hanno fatto invece alcune sette, f battisti sono convinti che Dio, il quale ha creato il
mondo, che si è fatto carne e abita nel
mondo, si interessa di ogni aspetto
della vita umana. Perciò l’opera missionaria battista non ha mai interpretato l’Evangelo in senso angusto, volto
all’aldilà; anzi, i Battisti si sono sempre impegnati per il diritto degli oppressi, per la libertà degli schiavi, per
ia guarigione dei malati e per la formazione dei diseredati; il loro zelo
evangelistico è andato sempre di pari
passo con una preoccupazione di fondo per il mondo. Tale preoccupazione
non significa semplicemente porgere
un aiuto caritatevole a coloro che sono stati feriti dalle condizioni sociali,
economiche e politiche del loro tempo; essa può anche chiamare il cristiano singolo e la comunità cristiana
a contestare in nome di Cristo quelle
condizioni sociali che feriscono l’uorno. La componente sociopolitica della
pietà battista è stata poi sottolineata
pure dal sindaco di Zurigo, il dr.
S. Widmer, nel suo messaggio di saluto: a differenza da altre Chiese libere,
i Battisti si sono sempre dichiarati responsabili nei confronti dello Stato e
aella società.
7 BATTISTI NELL’URSS
^ Anche otto Battisti provenienti dall’URSS hanno preso parte al Congresso di Zurigo. Come dichiarava in una
conferenza stampa il segretario generale della Federazione delle chiese battiste nell’Unione Sovietica, A. Bichkov,
la situai:ione è oggi migliorata, per i
Battisti nell’URSS, rispetto al passato. Certo, la propaganda ateista è intensa, ma i sentimenti religiosi sono
profondamente radicati nel popolo
russo. Il Bichkov valutava a 40 milioni i cristiani praticanti nell’URSS; ed
ha minimizzato la rilevanza dello scisma dei ’battisti evangelici’: .il numero
di coloro che si sono separati dalla
Federazione battista oscillerebbe fra i
diecimila e i ventimila. In contrasto
con questi ’battisti evangelici’, la Federazione battista ufficiale si muove
nell’ambito della legge statale; essa
non rifiuta il dovere di iscrizione delle sue comunità presso le autorità politiche locali, la ’registrazione’. I Battisti hanno incontrato difficoltà nel
procurarsi Bibbie e innari, anche se
negli ultimi due anni è stata autorizzata la stampa di circa centomila copie, un numero pur sempre troppo
esiguo per un paese vasto quanto l’Unione Sovietica.
E I ’BATTISTI EVANGELICI’?
La situazione politica fa sì che la
Federazione Battista Europea non ha
alcun rapporto con i ’Battisti evangelici’ perseguitati nell’URSS. Questo
gruppo non era rappresentato neppure a Zurigo.
Qualche tempo fa la Chiesa Riformata (Hervormde) d’Qlanda ha cercato di mettersi in contatto con loro;
essa ha l’abitudine di inviare ogni anno un saluto pasquale a determinati
cristiani in questa o quella parte del
mondo, e quest’anno si è rivolta ai
quarantacinque Battisti ’evangelici’
russi che nel 1972 sono stati processati. Contemporaneamente la Chiesa
Riformata d’Olanda ha inviato lettere
alle proprie comunità e all’ambasciata e ai consolati sovietici in Qlanda.
PROSEGUIRANNO FINO AL 4 NOVEMBRE
IncoRiri iDternazionali a Taizé
llhima tappa della preparazione del concilio dei giovani — Il tema di
ij ties l’anno: lotta e contemplazione per diventare uomini di comunione — Annunciata la visita dell’arcivescovo di Canterbury
Nei giorni scorsi, vedendo tanta gente parlire per le vacanze, mi domandavo: Dove cercare un luogo dove i rapporti umani siano
più franchi, siano caratterizzati dalla gratuità
e non dalla forza? Se sono molte oggi le persone che hanno la possibilità di concedersi
una vacanza, poche si rendono conto del pesante condizionamento imposto dalla pubblicità e dalla moda anche in questo settore.
Si parte contenti, ma al ritorno ci si ritrova
alle prese coi problemi di sempre. In effetti,
anche in vacanza l'uomo porta con sé le proprie ansie e le proprie abitudini. Mentre il
contatto con la natura in molti casi non è
nemmeno cercato, i rapporti con gli altri continuano ad essere dominati daU’arrivismo.
Come colmare l’estreina esigenza di amore
che hanno gli uomini? Come arrivare a una
reale comunione fra tutti?
Una prima risposta vissuta proviene da Taizó dove migliaia di giovani si incontrano per
cercare come diventare uomini di comunione
A Taizé trascorrono un periodo consapevol
mente fuori dai circoli viziosi dei consumi
conducendo una vita realmente comunitaria
c questa è la loro ipotesi e la loro tesi.
Quelli che seguono sono appunti di una ri
cerca in corso: gli incontri settimanali prose
guiranno fino al 4 novembre. È stato annun
ciato che l’arcivescovo di Canterbury sarà a
Taizé dal 28 settembre al 12 ottobre « per portare il suo appoggio alla preparazione del con
cilio dei giovani ». Il concilio, come è noto, si
aprirà il 30 agosto 1974.
Durante queste settimane, gruppi diversi
lavorano contemporaneamente intorno a domande differenti per approfondire meglio il
tema di riflessione deiranno: et Lotta e con
templazione per diventare uomini di comu
ninne ».
Lotta e contemplazione: due realtà che non
.sono nuove ai giovani che preparano il concilio, ma che richiedono ora un ulteriore riflessione anche per chiarirne meglio la complementarità c il fine.
Nel 1970, iniziando la ricerca delle sorgenti
della « festa » e dei mezzi eoncreti per trasmetterla agli altri, a guidarci fu essenzialmente uno spirito contemplativo.
La contemplazione e la festività furono riconosciute all'origine dello slancio che ci fa
ripartire nonostante gli scacchi, della forza
che ci consente di continuare a lottare per la
giustizia fino a dare la propria vita per gli
altri. Concretamente, questo comporta anche
un impegno politico che per il cristiano deve
sempre essere depurato dall’ambizione personale e dall’aspirazione al potere sugli altri.
Sottomettersi alla mentalità corrente è più
sbrigativo e invece sovente si tratta di rompere còn le abitudini, il consenso facile, l’indifferenza, le insaponature a dritta e a manca, le
alternanze di falso lavoro e falso riposo gonfiate dalla civiltà dei consumi.
In questo contesto la contraddizione è inevitabile per liberare i veri valori delle persone
e realizzare la vera comunione.
In occidente parliamo spesso di libertà, ma
scopriamo che non esiste libertà vera senza liberazione personale, interiore : « Al cuore pentito — ricordava f. Roger a Pasqua — Gesù
offre la liberazione del perdone e fa di noi, a
nostra volta, dei liberatori. Nella lotta per la
propria liberazione e quella dell’uomo, il posto
del cristiano è perciò in prima linea. Non può
restare nelle retroguardie dell’umanità ».
« Lotta e contemplazione » è pure il titolo
che il priore di Taizé ha voluto dare al suo
ultimo libro finito di stampare significativamente il giorno del decimo anniversario della
morte di Giovanni XXIII.
« Lotta e contemplazione : saremo portati —
si domanda f. Roger — a situare la nostra intera esistenza fra questi due poli? ».
Lotta e contemplazione : binomio necessario
per diventare uomini di comunione; uomini
di una comunione universale radicata in Dio:
« Quel che noi abbiamo visto e udito ■— ci dice S. Giovanni — lo annunciamo anche a voi,
affinché voi pure siate in comunione con noi.
E la nostra comunione è col Padre e col Figlio Gesù Cristo ». Una comunione di amore,
di amore concreto fatto di giustizia e disponibilità « Per tutti gli uomini della terra ».
Diceva un giovane astrofisico indiano : « La
Chiesa, poiché è amore, costituisce il solo luogo in questo mondo dove potrà realizzarsi la
unità visibile tra gli uomini ».
Come incominciare a vivere queste realtà?
Come compiere il cammino insieme a molti
altri che, non lottando ancora, forse trovano
le parole vuote e le proposte astratte anche
quando è il Vangelo che parla? Come calarsi
nella vita di tutti i giorni? Perché, anche se
può sembrare paradossale, si tratta di questo.
Insieme a Cristo è possibile.
Februccio Castellano
In tal modo ha voluto chiarire che
non è lecito etichettare la sua azione
definendola anticomunista: il saluto
pasquale voleva semplicemente esprimere il vincolo con i fratelli nella fede.
Quanto alla Federazione Battista Europea, essa si vedrà posta di fronte al
problema arduo e penoso di decidere
quale atteggiamento assumere nei confronti dei fratelli separati che vivono
nell’Unione Sovietica.
Una conferenza di « Chiesa e Società » a Zurigo
Tecnologia: da mezzo tecnico
a fatto culturale e sociale
Rinnovamento
carismatico
in Nuova Zeianda
(soepi) Tra i mutamenti più significativi nella vita della Chiesa nella Nuova Zelanda si deve menzionare la crescita dinamica dei gruppi carismatici.
Le Assemblee di Dio (pentecostali), che
recentemente hanno visto raddoppiare
il numero dei loro membri, figurano in
testa alle Chiese carismatiche. Ma questo rinnovamento si è riversato pure
sulla Chiesa anglicana e su quella cattolica romana. Molti ’ecclesiastici’ e laici hanno accettato il parlare in lingue
e la guarigione come parte integrante
della vita della loro Chiesa. Una conferenza tenutasi al principio di quest’anno a Palmerston, aveva avuto l’appoggio entusiastico di numerose Chiese.
Sono stato invitato a Zurigo alla
conferenza incaricata di tracciare il
programma del dipartimento Chiesa e
Società del Consiglio ecumenico delle
Chiese.
C'erano Zabolotsky dell'Università
di Leningrado, Gilkey di quella di
Chicago, Burch il noto biologo australiano, Shinn, uno dei coautori del rapporto del M.I.T., Faricy, professore all'Università Gregoriana, West di Princeton, Verghese, rettore a Kerala in
India, Lukas Vischer di « Fede e Ordinamento », naturalmente Abrecht e
Gill di Chiesa e Società, e pochi altri.
La prima domanda alla quale si
trattava di rispondere era quella della
priorità del problema tecnologico.
Dopo la 4“ Assemblea del CEC del
1968 (« una seconda rivoluzione tecnologica è in corso; essa rimette in
Cattolicesimo latino - americano
IL NUOVO CONCORDATO
COLOMBIA-SANTA SEDE
Bogotá - Il nuovo ('oncordato fra la Colombia e la Santa Sede. Ìirmato a Bogotá il 12
luglio, è un documenlo di 33 articoli e sostituisce sia il Concordiiio del 1887 sia altri successivi accordi tra cui quello missionario del
1953. Il documento .‘^arà reso noto dopo che
le due parti avranno ratificato il testo firmato
dal nunzio apostolico mons. Angelo Palma e
dal ministro degli e?[(?ri colombiano, Alfredo
Vasquez Carrizosa. i< '^e due parti — dice il
comunicato congiunto — sono state guidate
dalla volontà di adec.iiare le disposizioni in
materia di rapporti fra la Chiesa e lo Stato
ai principi enunciati dal Concilio Vaticano II
e alle presenti realtà sociali della Colombia ».
Sono pertanto cachile alcune precedenti disposizioni che non corrispondono a tali orientamenti. A quanto .h sa, il concordato facilita l’iter matrimoniale per i cattolici, specialmente per quanto riguarda i matrimoni misti,
le cause di nullità matrimoniale rimangono di
competenza dei tribunali ecclesiastici, mentre
quelle per separazione jiersonale sono di competenza dei tribunali civili.
Una commissione permanente nominata dallo Stato e dalla Chiesa coordineranno il lavoro
di promozione sociale (h'gli indigeni finora
svolto dalla Chiesa con l'aiuto governativo.
Alla Chiesa è riconosciti lo il diritto di erigere centri di istruzione a iiUli i livelli e lo Stato contribuirà al loro mantenimento.
Intanto, il tema del momento in Colombia
è il concordato, anche perché è il primo che
viene firmato dopo il Concilio Vaticano IL
Alcuni titoli dei giorniili che volevano far
credere che il nuovo concordato ammette il
divorzio hanno sollevato emozione, ma altri
giornali più seri hanno annunciato, quasi immediatamente dopo, che la chiesa cattolica
non riconosce il divorzio, né qui né in nessuna
parte del mondo.
Il nuovo concordato, clic sostituisce quello
firmato nel 1887, non esige più dai cattolici
con contraggono matrimonio civile l’obbligo
ad abiurare alla loro fede.,Spetta al congresso
colombiano legiferare sulle nuove norme del
matrimonio civile, se lo ritiene conveniente.
L’importante giornale liberale « E1 Tiempo »,
in un editoriale, ha scritto che « il concordato
è soddisfacente, più per quello che scompare
che per quello che rimane. Ma — aggiunge
come sostenitori acerrimi della libertà e delVautonomia totale della Chiesa rispetto allo
Stato, e di quest’ultimo da quella, troviamo
che si potrà ancora avanzare un poco più verso l’ideale repubblicano: che ogni colombiano
creda quello che crede, senza che lo Stato abbia nulla a che vedervi: e meno ancora per
i suoi rapporti contrattuali con la Chiesa cattolica che, secondo quanto è stalo sostenuto,
sono al di sopra persino della stessa costituzione » (ANSA).
INCHIESTA IN BRASILE
SU VIOLENZE POLIZIESCHE
NEI CONFRONTI DI CATTOLICI
Rio de Janeiro — In seguito alla denuncia presentata dal segretario generale della
conferenza episcopale brasiliana mons. Ivo
Lorscheiter, il governo ha ordinato una inchiesta sui fatti avvenuti di recente alla prelatura di Sao Felix do Araguaia ove vennero
arrestati quattro sacerdoti, due dei quali spagnoli, e otto laici e venne posta sotto stretta
sorveglianza la residenza del vescovo mons.
Pedro Casaldaliga.
È risultato che autori degli arresti e delle
violenze sono stati un tenente deRa polizia e
un capitano dell’ areonautica; il tenente
avrebbe dichiarato di avere agito secondo gli
ordini del capitano; mentre poi i saeerdoti sono stati liberati, niente si sa circa la sorte, né
il luogo di detenzione, degli otto dirigenti laici; anche l’accerchiamento intorno alla residenza del vescovo-prelato è stato tolto.
Sembra che l’origine prima del fatto stia
nella tensione che si è manifestata da tempo
a Sao Felix de Araguaia fra i contadini e
l’impresa agricola locale per le ingiustizie
compiute dai dirigenti di questa ai danni dei
lavoratori; già nel maggio scorso venne arrestato il sacerdote francese Francesco Gentel
e condannato a dieci anni di reclusione per
aver preso le parti dei contadini durante un
conflitto avvenuto nel marzo 1972; l’arresto e
la condanna però aumentarono Ja tensione e
in questa atmosfera sarebbero stati travolti i
quattro sacerdoti e gli otto dirigenti laici
cattolici, sempre per aver preso le parti dei
campesinos. Ora secondo la « Franco Presse »
si dice negli ambienti di Rio che la tenuta è
stata venduta dall’impresa che la gestiva a
un’altra impresa straniera « nella quale il Vaticano ha l’SVo delle azioni ». (ANSA).
SECONDO I VESCOVI VENEZUELANI,
VOTO LIBERO CON RISERVA
Caracas — La conferenza episcopale venezuelana ha concluso le sue riunioni approvando una dichiarazione mediante la quale i
prelati raccomandano ai cattolici di « non votare per i sistemi capitalisti né per quelli socialisti marxisti nelle elezioni, cercando sistemi politici che procurino il benessere alle classi più emarginate ».
In forma categorica l’episcopato venezuelano proibisce anche ai sacerdoti di « far uso
del pulpito come tribuna politica », e ricorda
loro la proibizione di « accettare candidature
per i corpi deliberanti » (ANSA).
questione i valori fondamentali »), la
Conferenza del 1970, che aveva incaricato Chiesa e Società di studiare il
problema, gli incontri di Nemi nel
1971, nel Ghana nel 1972 e in Francia
quest'anno, è apparso chiaramente
che la tecnologia non è più soltanto
un mezzo tecnico, ma è diventata un
fatto culturale e sociale.
Siamo in presenza di una mentalità
tecnologica internazionale e transideologica : basti pensare a quanto scriveva recentemente Roger Garaudy ne
« L'Alternative » a proposito della
tecnoburocrazia sovietica e alla influenza della grande industria nel
mondo occidentale (e nel Terzo Mondo). La mentalità tecnologica è diventata una « convergenza tecnologica », che si traduce in convergenza
politica e finalmente in una alleanza
di potere e che si insinua in tutti i settori della vita pubblica e privata. E la
distribuzione irigiusta delle risorse disponibili non è che un aspetto di questo problema più vasto.
La Chiesa deve dunque rendersi
conto della situazione e valutare esattamente la sua missione nei confronti di un idolo senza precedenti sia in
un senso qualitativo che quantitativo.
La Conferenza ha allora tentato di
delimitare l'argomento nei confronti
dell'ambiente (ecologia), della responsabilità nei riguardi delle generazioni future, delle ideologie, dell'etica, ecc.
Per concludere sulla necessità di
uno studio sistematico, non inteso ad
aggiungere qualcosa alle centinaia di
volumi apparsi particolarmente negli
Stati Uniti, ma a situare esattamente il
problema sia nei confronti della scienza che delle ideologie. E per cercare,
almeno a titolo di tentativo, le linee di
una teologia nella quale confluiscano
il contesto situazionale e le idee portate dalle cosidette teologie della liberazione e della speranza. E nella
quale quell'etica di cui Barth non
ha avuto il tempo di occuparsi sistematicamente (ma i brani delle sue opere dedicati a questo aspetto della teologia sono st^ti ora raccolti in una
serie di volumi del Theologischer Verlag di Zurigo) possa esser messa in
luce, non come norma, ma come atteggiamento motivato nei suoi presupposti e nelle sue finalità.
Ma ciò che occorre, al di là di tutto
questo, è una visione nuova, una utopia, ispirata e ispiratrice, che renda
possibile l'impossibile. Che non può
essere solo il risultato dello studio attento e faticoso della situazione tecnologica, ma che non può sorgere senza
di esso. La strada da percorrere è lunga e ancora incerta, ma è significativo
il fatto che gli ambienti di punta delle
teologie più diverse, dalla cattolica
alla ortodossa russa e orientale, da
quella anglosassone a quella germanica, considerino essenziale e prioritario ogni tentativo in tal senso.
Pierluigi Jalla
UN CENTRO DEI ’’FRATELLI MORAVI”,NELLA SELVA NERA
A Kònigsfeld quaranta anni dopo
Trattasi di un centro Moravo vicino
al confine svizzero nella Foresta Nera
di Germania, noto per le sue scuole e
per le sue missioni in terra pagana.
Vi ero stato nel 1933 per il mio primo
viaggio alTestero, grazie alla vendita
di una motocicletta e al prezzo modesto praticato da un ostello Moravo.
Mi colpì subito lo spettacolo di una
chiesa come la mia ma nella quale
l’impegno di tutto e di tutti per servire
il Signore, mi sembrava maggiore.
Anch’essa contava circa 15.000 membri in Germania, ma vantava un’opera
missionaria di 14.000 convertiti.
La vita religiosa, sul posto, era intensa: il tempio capace di 500 e più persone era sempre gremito; ogni mattina
in una cappella un culto per i villeggianti presieduto da un professore
emerito; Jensen: una volta per settimana, un culto per studenti con 500
giovani presenti. Frequenti durante la
settimana altre attività religiose per
non dire che tutta la vita del luogo era
religiosa come dimostrano quelle per
sone che mi fermavano per la strada
per salutarmi perché mi avevano veduto, in chiesa, partecipare alla Santa
Cena.
Ma erano anche i giorni in cui sorgeva il nazismo: in una atmosfera di festa trionfale si adunavano tratto tratto
delle masse ciclopiche di giovani che
dei pastori Deutsche Christen arringavano nella foresta per dimostrare loro
che il vero cristianesimo era quello nazista. Di sera, in piazza, dinanzi al
tempio, con bandiere e fanfare si adunavano spesso delle bande naziste vere
e proprie per tenere le loro concioni
con tono aspro ed iroso... Più volte
provavo quasi un senso di paura nel
vedermi al fianco la faccia tetra di uomini visibilmente pronti alla violenza.
I Moravi, bonariamente, lasciavano
fare salvo a continuare come sempre
il loro tenore di vita religiosa. Dietro le
quinte, però, erano preoccupati. I pastori presenti, di varie località, discutevano con animazione. Molti mi
davano l’impressione di essere letteral
mente angosciati: ricordo una riunione
pastorale di carattere riservato. Un
professore di teologia visibilmente affetto dal morbo di Parkinson, riferiva
sul lavoro fatto con molti colleghi del
Nord e del Sud per preparare una nuova versione della Bibbia perché quella
di Lutero non era ormai più comprensibile al popolo... Mi pregarono di non
scrivere nulla di quel che avevo udito
sui nostri giornali italiani perché la cosa comportava dei pericoli per loro.
Per il momento d’altronde non era possibile stampare nulla di simile in Germania...
* * *
Son tornato a Königsfeld dopo 40
anni.
Già sapevo che la cittadina turistica,
quantunque sita a pochi passi dal fronte era stata provvidenzialmente risparmiata. Non così però la chiesa Morava
nel suo insieme perché la divisione delEnrico Geymet
(continua a pag. 4)
4
pag. 4
CRONACA DELLE VALLI
N. 35 — 7 settembre 1973
PRESENTATE E DISCUSSE
NELLA SEDUTA ANNUALE DELLA SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Fonile di "autonomie"
neiie Vaiii Vaidesi ieri e oeoi
Malgrado 1’improvviso diluvio che,
dopo ima mattinata piena di sole, si è
rovesciato verso sera sulla Valle, un
pubblico assai numeroso, circa 150 persone, ha voluto prender parte alla riunione annua della Società di Studi Vaidesi che, tradizionalmente, ha luogo la
sera del primo giorno del Sinodo. Forse
il tema del dibattito: Forme di « autonomìe » nelle Valli Valdesi ieri e oggi,
e la personalità degli oratori hanno
contribuito a questo successo.
Come di consueto, la riunione ha inizio con la lettura, da parte del Presidente, prof. A. Armand Hugon della relazione morale, seguita dal rendiconto
finanziario letto dal cassiere, past. Bellion, rendiconto che quest’anno è diviso
in due parti, la prima relativa alla gestione ordinaria, la seconda relativa al
conto per la ristrutturazione del Museo, il cui saldo attivo, di poco più di
4 milioni, non è neppur sufficente per
saldare i lavori di muratura già effettuati nel sottosuolo dove è in corso la
sistemazione del museo etnologico delle Valli.
Prof. Armand Hugon :
un'autonomia con radici confessionali
e culturali
Sul tema delle autonomie, il primo
oratore è lo stesso prof. Armand Hugon a cui tocca illustrare l'argomento
dal punto di vista storico. Egli chiarisce anzitutto che per « autonomia » intende, in senso etimologico: quella forma di organizzazione che si detta da
sola le proprie leggi. L’autonomia caratteristica delle Valli Valdesi, a differenza delle altre regioni, è quella confessionale, che poi ha sollecitato il sorgere di altre forme di autonomia amministrativa. I Valdesi, da movimento
europeo quale erano nel Medio Evo,
vengono confinati nel « ghetto » delle
Valli, e aU’intemo di questo essi si danno le proprie leggi confessionali; prendono coscienza di essere chiesa che si
oppone a un’altra chiesa. Ridimensionandosi nel 1500, specie dopo il Sinodo
di Chanforan (1532), il movimento Valdese medievale assume la struttura delle parrocchie. Con questa struttura,
che coincide con quella amministrativa, il popolo elegge i suoi delegati ed
inizia la sua lotta contro il potere feudale (i Signori di Luserna in Val Penice, i vari signorotti in Val Germanasca
e elùsone), lunghissima lotta a base di
ricorsi notarili, che durerà per tutto il
XVI secolo con degli strascichi che
solo la rivoluzione francese finirà per
spazzare del tutto. Sono i così detti
« affrancamenti » coi quali i comuni,
spesso con notevoli sacrifici finanziari
per la comunità, riescono a strappare
ai signori i diritti sulle acque, sui mulini, macelli, forni, ecc., ed a trasformarli in beni cornimi amministrati dai cittadini. Da quel momento i comuni diventano effettivamente autonomi, con
dei vastissimi poteri, poteri che, man
mano, nei secoli successivi, lo Stato riesce a togliere loro, prima giocando sul
lealismo verso Casa Savoia, poi dall’SOO, parlando di amor di patria, altra
scusa per accentrare maggiormente il
potere allo Stato, sottraendolo alle singole comunità.
Un altro aspetto dell’autonomia, conseguenza di quella confessionale è Tautonomia culturale. Per il credente protestante è necessario saper leggere la
Bibbia ed i Valdesi hanno organizzato
l’istruzione in modo capillare, tanto
che nel 1892 vi erano alle Valli ben 192
scuole. L’analfabetismo era scomparso,
mentre era ancora all’80% nelle valli
vicine. Inoltre, la conoscenza del francese, anche questo conseguenza del fattore religioso, aveva aperto ai Valdesi
un orizzonte culturale molto più vasto,
non accessibile, allora, ai loro vicini
piemontesi ed agli italiani in genere.
L’oratore conclude sottolineando la
validità di questi elementi di autonomia di cui siamo gli eredi, che rischiano oggi di esser soffocati dallo spirito
di conformismo che ci soggioga.
Dott. Maccari :
la "novità" decisiva
della Comunità Montana
Il secondo intervento è del Dr. Maccari, presidente della Comunità Montana Val Chisone-Germanasca. Egli illustra la nuova legge sulla montagna, che
è di grande importanza per le nostre
vallate e che potrà segnare l’inizio di
una collaborazione a livello dei singoli
comuni. È una legge per tutta la montagna italiana, che interessa dieci milioni di italiani, e dovrà essere integrata dalle leggi regionali. La legge precedente sulla montagna, la n. 991 del 1952
era pietistica, basata su un rapporto
stato-agricoltura, che prevedeva soltanto dei contributi a favore degli agricoltori, contributi che sono stati distribuiti. irregolarmente, sulla base di clientilismi. Il Parlamento si è reso conto che
il problema della montagna non è solo
agricolo, ma che è necessaria un’economia integrata fra agricoltura, turismo ed industrializzazione, quest’ultima eventualmente all’imboccatura delle vallate onde ridurre il problema del
pendolarismo. La nuova legge è basata
su questo riconoscimento, e, in essa,
una delle novità quasi rivoluzionarie, è
la creazione della Comunità Montana,
ente di diritto pubblico (mentre i Consigli di Valle erano solo raggruppamenti volontari) a cui vengono attribuite
iniziative importanti. La C. M. è il primo ente a cui è data la possibilità di
programmare e decidere gli investimenti, indicare ciò che si deve incentivare. Ma per il buon funzionamento di
questo nuovo organismo sarà necessaria la partecipazione attiva di tutta la
popolazione.
Arch. Longo :
essenziale la partecipazione
di tutta la popolazione
Il terzo oratore, l’Arch. Longo, presidente della Comunità Montana della
Val Pellice ribadisce quanto il Dr. Maccari aveva accennato sulla necessità di
una ampia partecipazione della popolazione la quale tutta è interessata nell’attività della C. M. Per parlare di autonomia bisogna rendersi conto di che
cosa essa è e sapere che essa deve principalmente essere voluta da noi. Dal
suo punto di vista le Valli Valdesi rappresentano una realtà atipica, per ragioni psicologiche, per cui vi sono delle
situazioni che non si adeguano alla nuova realtà, quali per esempio, l’assetto
urbanistico e l’assistenza sociale. La
nuova legge da solo delle indicazioni
generali, ma siamo noi a doverci dare
uno statuto; e come conseguenza la nostra partecipazione alla vita delle nostre Valli. La C. M. è un ente intermedio fra Comuni e Regioni. Nella sua
qualità di architetto, l’oratore preferirebbe il termine « comprensorio ». Agli
urbanisti era necessario un ente che
programmasse in un ambito più vasto
per risolvere i problemi sopracomunali.
L'esperienza ci ha insegnato che per il
funzionamento dei Consigli di Valle ci
voleva la volontà, che non sempre c’è
stata. Invece con la nuova legge, questo
è diventato obbligatorio. Ma la C. M.
non ha un bilancio proprio e dipende
dalla Regione. Essa coordina, fissa programmi a lungo termine, piani urbanistici, promuove consorzi. Ha compiti
suoi propri, compiti per delega della
Regione, compiti per incarichi dei Comuni, che potrebbero essere anche di
più vallate. L’arch. Longo vede tre
obbiettivi principali per le C. M.: 1“) Attuazione del piano di bonifica montana.
L’attività agricola da sola non può e
non deve risolvere i problemi della
montagna e deve avere fonti integrative nel turismo e nell’industria. Questi
sono collegati al 2° obbiettivo: il piano
urbanistico di Valle per salvare il patrimonio paesistico (per l’alta Val Pellice questo non è ancora troppo com
promesso, ma bisogna far presto per
salvarlo); prevedere gli impianti industriali, perché un’industria può cambiare l’aspetto di tutta una vallata, in bene o in male; prevedere le infrastrutture per il turismo (strade, fognature,
energia elettrica ecc.). Dovrà essere volontà di tutti di realizzare il piano urbanistico comprensoriale. Si prevede
entro il 1980 un grosso riflusso di popolazione che va controllato, per non esserne sommersi còme è successo per i
comuni della cintura di Torino. In 3°
luogo i servizi sociali che sono uno degli aspetti più nuovi ed importanti. È
necessario un piano della C. M. per
coordinare il lavoro non solo degli assistenti sociali, ma con la partecipazione
di medici, architetti, insegnanti, ed è
indispensabile una partecipazione di
base senza la quale questi servizi sociali sono inutili.
Tra ieri e domani
AlTesposizione dei tre oratori è seguito un dibattito con numerosi interventi da cui è emerso come ora la situazione stia radicalmente cambiando,
dal primitivo tipo di società agricolopatriarcale che giustificava il tipo di autonomia Valdese, con lo spopolamento
di alcuni comuni delle alte valli, la presenza di una numerosa parte della popolazione non valdese; la necessità, per
la C. M. di estendere a tutta la popolazione la struttura assistenziale che i
Valdesi avevano già creata per loro fino dallo scorso secolo, la necessità di
dare alla gente la possibilità economica
di rimanere nella propria terra e non
essere costretta ad emigrare.
Sia dalle esposizioni degli oratori sulla legge per le Comunità Montane, sia
dagli interventi che ne sono seguiti, ci
sembra tuttavia che non sia stato chiarito il vero concetto dell’autonomia, nel
senso etimologico definito dal prof. Armand Hugon: « quella forma di organizzazione che si detta da sola le proprie leggi ». Le C. M. potranno essere
un utile strumento, ma non porteranno automaticamente all’autonomia se
non vi sarà una volontà politica della
popolazione di raggiungere questo
scopo.
Vita sociale della SSV
Nella seconda parte della seduta, riservata ai soli soci, dopo la discussione
ed approvazione delle relazioni morali
e finanzarie, ed alcune proposte circa
le pubblicazioni, viene approvato l’aumento della quota sociale a L. 3.000, e,
per scrutinio segreto, si procede all’elezione del seggio. In sostituzione del
prof. Gino Costabel, dimissionario, viene nominato il sig. Renato Balma di
Torino, ed il seggio per Tanno 1973-74
risulta costituito dai sigg.: Augusto
Armand Hugon, Renato Balma, Enea
Balmas, Bruno Bellion, Giorgio Peyronel, Enrico Peyrot, Giorgio Tourn.
Osvaldo Coisson
LIBRI Il tempo dell'attesa
Un periodo poco noto di storia della Chiesa esposto in
linguaggio quasi giornalistico e messo a confronto
con la problematica del nostro tempo
Quando uno scrive la storia della
chiesa e della religiosità del XV e XVI
secolo non può fare a meno di dare
spicco fondamentale alla Riforma Protestante e alla Controriforma. Il periodo che precede è generalmente trattato
in un capitolo introduttivo per spiegare
le cause che hanno portato a questi due
fatti fondamentali. Così quando le chiese e i credenti si confrontano coi fatti
di quei secoli per trarne indicazioni
per il presente si confrontano, appunto,
o con la Riforma o con la Controriforma.
È uscito ora, invece, un volumetto di
Heinz Zahrnt, il teologo tedesco che è
capace a scrivere di teologia in linguaggio quasi giornalistico*, in cui è studiata la storia proprio di quel periodo
che di solito si tratta nelle introduzioni
e col quale nessuno si confronta mai:
il periodo che precede la Riforma. È
un tempo che lo Zahrnt chiama « tempo dell’attesa ». Per lui, infatti, nella
storia della chiesa, il tempo delTattesa
non è solo quello dell’Antico Testamento che aspetta la venuta di Gesù Cristo
e quello dell’adempimento non è solo
quello del Nuovo che annunzia la venuta del Signore, ma esistono nella chiesa
attraverso la storia in un’alternanza
che ha un carattere quasi ciclico. Si ha
un nuovo tempo dell’attesa ogni volta
che l’annunzio evangelico entra in crisi, sia perché non è dato con fedeltà,
sia perché non è seguito; ed un nuovo
tempo dell’adempimento ogni volta che
la chiesa si risolleva dal suo torpore e
rende con nuovo vigore la sua testimo
nianza al Signore. Certo l’attesa di Cristo e Tadempimento della promessa
della sua venuta hanno un carattere
unico ed irripetibile, ma è legittimo
usare gli stessi termini di attesa e di
adempimento per le nuove situazioni
in cui si trova a vivere la comunità dei
credenti.
Il tempo che precede la Riforma è
dunque tempo di attesa. Con penetrazione e con finezza lo Zahrnt analizza
tutti gli adempimenti mancati, cioè, in
fondo, le riforme mancate e conclude
che non potevano non mancare nella
misura in cui si ponevano come ripristino del passato o come tentativo di
renderlo una cosa seria e autentica.
Era, invece, necessario qualcosa di nuovo. E questo qualcosa nacque con la
speranza che scaturisce dalla Riforma.
Un capitolo conclusivo puntualizza il
confronto tra quel periodo ed il nostro
tempo e conclude che anche il nostro
è tempo di attesa, cioè di crisi. Malgrado un certo numero di diversità esteriori, infatti, anche noi viviamo un tempo di riforme mancate ed aspettiamo
una riforma più autentica. La venuta
di questa riforma non è affatto automatica, solo perché dopo l’attesa dovrebbe venire per forza l’adempimento,
ma è innanzitutto la vocazione della
chiesa nel nostro tempo: di qualunque
chiesa, a qualunque confessione essa
s. richiami.
m. c. tron
PRIMO DISTRETTO
Sabato 1 settembre alle ore 21, ha avuto luogo l'incontro dei cassieri e
dei membri delle commissioni finanziarie del distretto con il segretario amministrativo della Tavola, pastore Roberto Comba, ed il dott. Gustavo Ribet,
membro della Commissione finanziaria della Tavola.
La Tavola era rappresentata dal vice-moderatore e dal pastore Gino Conte.
Erano presenti alcuni pastori « ex cassieri » ed il cassiere della comunità di
Torino.
Il pastore Comba ha illustrato dettagliatamente il conto consuntivo 72-73
ed il preventivo 73-74 presentati al Sinodo, rispondendo poi esaurientemente,
con il dott. Gustavo Ribet, alle numerose domande loro rivolte durante la
discussione.
Ci rallegriamo delTinteresse e delTimpegno dimostrati dai cassieri delle
nostre comunità augurandoci che lo sforzo iniziato cosi positivamente venga
proseguito con fiducia e perseveranza.
SITUAZIONE FINANZIARIA DEL DISTRETTO AL 31 AGOSTO
A - impegno per Tanno 1973-74
B - versamenti effettuati in tre mesi
B xxxxxxxxxxxxx
Il grafico qui sopra dimostra che i versamenti vengono effettuati regolarmente dalle Comunità (in tre mesi è stato versato 14 delTimpegno assunto
per il '73-74) e ci auguriamo che si prosegua in questo senso.
La Commissione Distrettuale
CAMPO AUTUNNALE DI AGAPE
Le forze armate, per farne che cosa?
Data: 9-16 settembre 1973
Direzione: Aldo Ferrerò e Eugenio Rivoir
Lingua: italiano
Quota: L. 15.000 - caparra L. 1.500.
Tema: In questi ultimi anni c’è stato un risorgere dell’interesse per il problema politico
e sociale delle forze armate. I movimenti di
sinistra negli USA, in Francia, in Germania,
in Svizzera e perfino nella Spagna franchista
hanno aggredito con nuovo slancio la questione dell’intervento politico contro le forze armate.
Anche in Italia, con Taccentuarsi delle contraddizioni politiche, sociali ed economiche,
si è assistito ad una crescita della contestazione all’esercito, che riflette da una parte il livello di politicizzazione cui sono giunte le
masse proletarie e dall’altra l’ampiezza della
crisi in corso.
Infatti se la storia può dirci qualcosa, è solo nei momenti di una profonda crisi sociale
* H. Zahrxt, Il tempo dell'attesa, Roma, Coinés Edizioni, pp. 196, L. 1.800.
A Kiinigsfetd 40 anni dopo
(segue da pag. 3)
la Germania Taveva letteralmente
smembrata. Herrnhut, la Torre Pellice
Morava, era ormai oltre il muro di
Berlino, viventi comunità della Slesia
appartenevano ora alla Polonia ed altre
alla Germania Orientale. I collegamenti
erano diffìcili e talvolta impossibili. Il
finanziamento dell’opera sempre precario. Le statistiche però in forte progresso. I Fratelli Moravi delle chiese
europee sono saliti a 23-24.000. Le Missioni contano oggi circa 240.000 convertiti.
Nessuna crisi come in altre missioni
o in altre chiese. I Moravi hanno saputo educare sé stessi e le loro missioni
alla autonomia e perciò anche oggi continuano a reclutare missionari. Due giovani amici miei, pastori luterani, sono
testé partiti per le missioni Morave.
Anche i Pastori non mancano, malgrado che il loro stipendio sia solo i due
terzi di quello degli altri Pastori Germanici. In pulpito, a Konigsfeld, ho
avuto la sorpresa di trovare il pastore
Motel già conosciuto 40 anni or sono
come professore nelle Scuole Medie
Morave del posto e, dipoi, passato al
pastorato.
Domenica 1° luglio era il giorno dedicato alla gioventù e, alle nove del
mattino, ho assistito nel tempio, ad un
culto presieduto dalla gioventù. Attorno al pulpito, tutta una batteria di strumenti: chitarre, trombe, tamburi, tamburelli, piatti. Cantano gli inni consueti
ma con un ritmo più giovanile. Dei
giovani lettori svolgono la parte liturgica, due giovani e una signorina danno la predicazione e la danno anche
assai bene.
Alle 10.30 il tempio è nuovamente
gremito, accompagnano il canto dei
giovani trombettieri, predica il Missionario Knòbel. Una predica vigorosa come può darla un credente che in condizioni di clima e di salute diffìcili ha già
speso 28 anni della sua vita in terra pagana ed è più convinto che mai della
sua vocazione.
E fuori del tempio è come allora:
gente che ti riconosce e ti stringe fraternamente la mano, gente che fi invita in casa sua per la merenda; giovani
numerosi e gentili...
Tipico, come sempre, lo spettacolo
delle scuole Morave, molto simili alle
nostre, anche nelle persone dei loro
presidi. Non sono dei presidi qualunque, sono credenti che hanno un senso
di responsabilità superiore e tutto fanno perché i loro talenti rechino molto
frutto.
Insomma, dopo 40 anni, ho ritrovato
la stessa Konigsfeld della mia gioventù
e la cosa mi è sembrata notevole perché spesso si pensa al passato come ad
un paradiso perduto.
Penso alle mie care Valli ed a ciò che
il giovane turista di oggi potrà dirne
fra quarant’anni... Vi penso con ottimismo. Con l’aiuto di Dio è possibile
che anche l’antica nostra consegna sia
conservata con fedeltà. E. Geymet
e politica che il problema deH’esercilo viene
agitato politicamente. Cosi è stato prima della prima guerra mondiale da parte dei socialisti rivoluzionari, da parte dei comunisti nel
periodo post-bellico, e dal movimento operaio
della lotta di liberazione.
Oggi invece la contestazione al servizio militare interessa una larga parte dei giovani
che devono andare sotto le armi. Questa contestazione trova la sua matrice da una parte
nel pensiero marxista e nella tradizione e nella
prassi del movimento operaio internazionale
e daU’altra nei movimenti nonviolenti di m.r
trice cristiana od umanitaria.
Questo campo, cui parteciperanno queste
due componenti deU’antimilitarismo italiano,
vuole essere un contributo al dibattito sulle
forze armate in vista di una maggiore comprensione del loro ruolo nella vita politica e
sociale del nostro paese.
Sulla base delle esperienze maturate, cercheremo inoltre di vedere come le diverse forme
di lotta antimilitarista riescono a legarsi alle
altre forme di lotta anticapitalista e antimperialista, quale contributo esse apportano alla
lotta generale contro la società capitalista, che
tipo di sostegno deve essere dato alle lotte dei
militari e degli obiettori di coscienza.
Articolazione del Campo: Il programma che
qui pubblichiamo è di massima, nel senso che
i partecipanti potranno modificarlo secondo le
loro esigenze ed interessi.
La mattinata sarà dedicata alla analisi di
alcuni temi specifici sul problema delle forze
armate tramite relazioni o tavole rotonde cui
parteciperanno alcuni ’’esperti” del problema.
Hanno assicurato la loro partecipazione al
campo : Ton. Arrigo Boldrini, l’avv. Sandro
Canestrini, Roberto Cicciomessere, Proletari in
Divisa, prof. Giorgio Rochat, Collettivo Militari del Manifesto, Sandro Sarti, Se la Patria
chiama.... Gruppo Valsusino di Azione Nouviolenta.
I pomeriggi invece saranno dedicati alla
presentazione delle linee politiche di intervento sulle forze armate di :
■— Collettivo Militare Manifesto;
— Lega degli Obiettori di Coscienza;
— Movimento non violento;
— Proletari in Divisa;
— Se la Partia chiama...
e informazioni sulle lotte nelle caserme USA.
Programma:
9 settembre : Arrivo per cena :
10 » : Storia di classe delTE.sercito
Italiano;
11 » : La caserma (obiettivi, metodi.
risultati dell’educazione impartita durante la ferma):
12 » : La giustizia militare;
13 » ; L’industria italiana e le Forze
Armate:
14 » : La NATO e l'Italia:
15 » : Le linee di sviluppo delle no
stre Forze Armate:
lo » : Partenza dopo colazione.
(inf/Agape)
Pomaretto
Domenica 9 settembre alle ore 14.30
è convocata nel teatro di Pomaretto
un’assemblea di chiesa sull'uso dei nostri locali da parte dì gruppi non ecclesiastici. Tutti sono vivamente invitati a
partecipare a questa occasione di incontro e discussione.
Per sabato 29 e domenica 30 settembre i monitori della scuola domenicale
sono pregati di tenersi liberi per un
incontro di avvio dell'attività. Parteciperà il segretario nazionale past. T.
Soggin. Seguirà il programma completo sul prossimo numero.
Il pastore sarebbe molto contento di
salutare i giovani che partono per il
servizio militare e perciò li prega di
farsi conoscere. S. R.
I nipoti e la cugina di
Mélanie Peyronel
ringraziano sentitamente tutti coloro
che hanno preso parte al loro dolore.
Lusema S. Giovanni, 9 agosto 1973.
5
7 settembre 1973 — N. 35
pag. 5
Echi sinodali: la nostra DIACONIA a una svolta?
La parte dello Stato e quella della Chiesa
Questa riflessione, limitata finora a gruppetti volenterosi, deve coinvolgere la
base delle nostre chiese e portarla a decisioni responsabili
Una delle preoccupazioni nuove, portata avanti finora in modo
semiprivato da qualche volenteroso, e che è ormai stata accolta ufficialmente in sinodo, è in poche parole quella relativa all’aiuto pratico della chiesa. Dato che i bambini, i malati, i vecchi, sono quelli
che possono aver bisogno dell’aiuto e della solidarietà di tutti, la
chiesa aveva creato in passato degli istituti per gli orfani, degli
ospedali, delle case per anziani.
Da allora sono successi alcuni
fatti nuovi: Primo: l’assistenza
non può più esser vista come opera di carità, ma Tesser aiutato e
soccorso dai propri simili è un diritto della persona umana. Secondo: molti istituti erano stati creati
per i valdesi quando i valdesi dovevano pensare a se stessi per sopravvivere; oggi invece sono patrimonio di tutta la popolazione. Terzo: molti membri della nostra
chiesa lavorano in istituzioni pubbliche, e lì svolgono un lavoro che
c anch’esso un vero e proprio ser\ izio; cioè non si può dire che uno
è "consacrato” solo quando lavora
in un istituto della chiesa.
Perciò è giusto preoccuparsi
non solo del migliore funzionamento degli istituti, ma è anche
diventato indispensabile agire in
due nuove direzioni. La prima è
questa; qual è la forma più giusta
per aiutare la gente? È giusto per
esempio "liberarsi” delle persone
anziane isolandole negli istituti o
sono preferibili altre forme? Che
cosa deve fare lo Stato? Quello
che facciamo aiuta veramente la
gente a vivere, o la aiuta a morire? Queste opere sono veramente
per chi ne ha bisogno o servono
solo a togliere di mezzo quelle
persone che non sono più produttive per la società? La chiesa deve
fare lei oppure i cittadini devono
premere sullle autorità perché facciano? I problemi degli istituti
della chiesa vanno visti a sé, oppure come parte dei problemi di tutta una struttura sociale? I problemi, se ci sono, sono del valdese in
quanto tale o del cittadino in
quanto tale, che può esser anche
'caldese?
La seconda direzione di riflessione sarà la seguente: ci sono persone che lavorano negli istituti
evangelici e valdesi che lavorano
presso servizi pubblici: devono a\ er gli stessi titoli, la stessa preparazione, lo stesso stipendio? La
chiesa si deve occupare soltanto
di quelli che lavorano presso di lei
o di tutti?
Ora il sinodo ha deciso che un
gruppo di persone, nominate dalle
conferenze distrettuali, si occupi
di organizzare il lavoro che qui è
stato sommariamente descritto.
L’ordine del giorno relativo si legge in questa stessa pagina.
La relazione su questo argomento è stata svolta dal past. Taccia,
che da anni va dedicandogli molte
energie. Il sinodo ha finalmente
accolto la tematica di cui egli è il
promotore. Bisogna dire che anche la Tavola nella sua relazione
presentava un’interessante impostazione del problema (Rapporto
al sinodo, pag. 27 a 34!).
Se è permesso concludere con
un’osservazione, diremo che noi ci
auguriamo che tutta questa materia, che tocca cosi da vicino un po’
tutte le famiglie, non venga trattata da specialisti, ma venga discussa alla base, e che le decisioni da
prendere vengano poste chiaramente davanti a tutti, in modo
che si possa consapevolmente scegliere, un po’ come si è fatto per la
legge sui culti ammessi del 1929.
In quel modo, e non solo con studi biblici in gruppi ristretti, la
chiesa potrebbe manifestare la sua
vita e la sua coerenza. Ma qui entriamo già in un discorso più generale e perciò chiudiamo.
Sergio Rostagno
A. - Istituti gestiti dalla C.l.O.V. alle Valli
posti letto posti occupati personale
Ospedale di Pomaretto 70 69 40
Asilo di Sau Germano Chisone 78 74 16
Rifugio C. Alberto, Luserna S. Giovanni 67 65 15
Ospedale di Torre Pellice 42 31
Padiglione psicogeriatrico di Torre P. 28 28 > 37
B. - Istituti gestiti da Comitati nominati dalla Tavola o direttamente dalle Chiese (Valli).
posti letto posti occupati personale
Casa Gay 14 14 3
Convitto maschile di Torre PeUice 80 80 15
Convitto femminile di Torre Pellice 28 28 6
Convitto di Pinerolo 30 22 3
Convitto di Villar Perosa
Convitto di Pomaretto 55 55 10
Uliveto 27 26 13
Casa Diaconesse 30 30 6
Villa Olanda 65 20 7
Asilo di San Giovanni 30 30 5
Il dibattito sugli Istituti Ospitalieri
Concordare con il personale gli elementi per un contratto di lavoro anche nei casi, come quello delle case
di riposo per anziani, che non sono ancora regolamentati a livello statale - Impegnarsi decisamente sulla
via di un’effettiva medicina preventiva, risalendo cioè alle cause che determinano le malattie: ed è noto
collegamento diretto fra la nostra salute e l’ambiente in cui si lavora e si vive
II
Due temi hanno caratterizzato quest’anno il dibattito sinodale sugli istituti ospitalieri. Il primo riguarda il
problema di un contratto di lavoro per
il personale che lavora nelle Case di
riposo per anziani. Non tutti sanno
forse che tale categoria di lavoratori
rientra grosso modo in quella del commercio; una categoria che non può
quindi tenere in debito conto la configurazione particolare dell’opera svolta da questi nostri fratelli. È parso
quindi bene alla Conferenza del I Distretto prima e poi anche al Sinodo
votare il seguente o.d.g.: « Il Sinodo
invita la CIOV a predisporre insieme
ai dipendenti dell'Asilo di S. Germano
Chisone gli elementi per un contratto
di lavoro, prendendo nel contempo
contatto con altri istituti od enti interessati. Dà incarico alla commissione diaconale di coordinare tale attività ». Dove è da notare il carattere di
collaborazione col quale si vuole si
giunga alla formulazione di un contratto. Quest’ultimo non interessa evidentemente solo il personale del l’Asilo, ma abbraccia un numero più elevato di persone. Sarà interessante seguire gli sviluppi della questione, tanto più che è forse la prima volta che
un organismo della nostra chiesa si
trova a doversi cimentare con questioni prettamente sindacali. La domanda
che ci si pone è questa: sarà possibile
riuscire ad esprimere qualcosa di valido anche sotto il profilo della testimonianza?
Un secondo tema importante, riguardante gli Ospedali, è stato quello della medicina preventiva. Di cosa si tratta? Certo non di una grande novità,
perché già da tempo si parla di medicina preventiva; però non tutti sono
concordi sul significato da dare a questa parola; perciò è bene chiarire per i
lettori il modo in cui il Sinodo ha voluto intendere questo termine. Diciamo, tanto per cominciare, quello che
essa non è: non bisogna confondere
medicina preventiva con diagnosi precoce. Quest’ultima infatti è il tentativo di individuare una malattia quando essa è ancora al suo stato iniziale,
perché a quel momento, trovandosi ancora debole, il più delle volte può essere bloccata e vinta. Pensiamo, per
es., all’importante funzione svolta dai
diagnostici dei tumori femmi
II Sinodo, dopo aver discusso
chiesa.
il problema ge.nerale della diaconia della
ne riafferma la piena validità ove questa risponda a un effettivo servizio
sociale e sia strurnentq di testimonianza evangelica dell’agape di Cristo nell’affermazione piena del rispetto e della dignità di ogni essere umano;
avverte l’urgenza di un maggiore collegamento delle opere tra loro ai fini
di una piu approfondita nflespone sul significato del comune servizio, di un
più razionale collegamento della loro attività e, ove necessario di una revisione delle strutture e degli strumenti d’intervento onde le opere stesse siano per
quanto possibile adeguate esigenze di un servizio aggiornato e volto ad attuare il minimo di emarginazione e il massimo di socializzazione in un’azione
di prevenzione, di riabilitazione e di ricupero;
richiama 1 esigenza di impegnare in quest’azione maggiori forze con elementi sempre meglio qualificati sotto 1 aspetto professionale e sensibili alle
istanze di una testimonianza evangelica vocazionalmente intesa. Per questo
sottolinea la necessità di istituire corsi di aggiornamento professionale e
di preparazione biblica per il personale evangelico operante dentro e fuori i nostri istituti:
considera inoltre di primaria importanza stabilire un contatto più diretto tra le opere diaconali e le comunità, affinché queste si sentano Erettamente coinvolte nelle responsabilità di un servizio che a loro appartiene come
espressione di una loro specifica vocazione;
invita pertanto le Commissioni Distrettuali ad approfondire la tematica
del servizio diaconale inteso come opera della chiesa nella situazione concreta
in cui essa vive e a creare una « commissione diaconale » su base distrettuale
che riferisca alla Conferenza con il compito di
a) promuovere l’azione di collegamento delle opere esistenti nel Distretto
al fine di studiare le possibilità di un maggiore coordinamento e una loro eventuale ristrutturazione;
b) operare nell’ambito delle comunità un’azione di richiamo e sensibilizzazione alle loro dirette responsabilità; ove possibile stabilire contatti con
opere ed enti appartenenti a chiese sorelle al fine di una più intensa collaborazione anche in questo campo.
centri
nifi.
Ma il discorso
ventiva vuole risri
tro, alle cause eh
lattie; e tante i
collegamento dir^
Iute e l'ambiente
casa in cui si vi'. ■
gi chi viene rico'
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punto che si poiu
se per caso la si
della medicina prehre ancora più indiedeterminano le mate, si sa, esiste un
lío fra la nostra saín cui si lavora, la
la famiglia ecc. Oglato in un Ospedale
guarito, è restituito
ite. Ed è a questo
il problema, perché
malattia è stata determinata dalle s; nazioni di vita o di
lavoro, è perfet! mente inutile dimetterlo: quel tale :ima o poi ritornerà
in ospedale. L’in ; vento, oltre che sul
paziente, va riveiu anche nei confronti dell’ambiente ¡'eso in senso vasto.
Ed è appunto q ie .to che si vorrebbe
facessero i nosiii ospedali. Nessuno
nega o mette minimamente in dubbio
l’alto livello raggiunto dai nostri ospedali, e in particolare da quello di Pomaretto, né vuole svalutare lo sforzo
dei medici e di tutto il personale per
condurre avanti un’opera veramente
preziosa ed insostituibile; anzi, proprio perché si è raggiunto un certo livello, si deve guardare oltre. Ci si trova oggi in una situazione privilegiata
perché studiando, analizzando i pazienti, si viene a conoscenza di tutta una
serie di dati preziosi ed utili. Tutti
sanno, per es. che l’ambiente di una
fabbrica è nocivo, tutti sanno che alle
volte anche la famiglia può essere causa di certe malattie; però non si è mai
potuto fare un discorso chiaro, serio,
perché mancano dati precisi, controllati. In genere gli ospedali tacciono
del tutto su tali questioni, per motivi
chiaramente politici, anziché farsi pro
li Sinodo, avvertendo come particolarmente grave la responsabilità della nostra Chiesa nel campo
dell’assistenza ps.;c hiatrica,
ribadisce l’as - 'iuta necessità di
trovare una solirdone valida per
una nuova sede , ■ reparto psico
geriatrico
Penice.
dell’Ospedale di Torre
Il Sinodo ringrazia la CIOV per
tutto il lavoro condotto durante
l’anno; esprime la riconoscenza delle comunità a tutto il personale.
A Golloquie con alcuni memliri del Sinodo
{segue da ; ...l 2)
vani deputati della Ihiesa di Villar
Pellice: Gioele Garnier, 28 anni, operaio, membro del Concistoro e Marina
Geymonat, 22 anni, impiegata; entrambi alla loro prima esperienza sinodale, hanno però già partecipato ripetutamente, specie il primo, a Conferenze del I Distretto, quali deputati
della loro Chiesa ; per entrambi l'esperienza è positiva e interessante (e infatti la loro presenza in aula è stata
continua), hanno ritrovato nei lavori
sinodali echi e riflessi di dibattiti e
problemi già conosciuti nella vita della chiesa locale e in conferenze distrettuati ; tuttavia Marina Geymonat
lamenta una certa difficoltà di linguaggio negli interventi di un certo numero di membri del Sinodo, nel senso
che a molte questioni e posizioni si accenna — forse per brevità — in modo
allusivo e questi accenni non sono
sufficienti, per parecchi membri, per
farsi un'idea precisa di ciò che è in
gioco, della vera portata di interventi
e decisioni. Una riflessione, quest'ultima, da tener presente, perché l'abbiamo già sentita fare da altri, anche in
altre occasioni.
Per tutti e dui i giovani deputati villaresi la tematica sinodale che li ha
maggiormente toccati è stata quella
del centenario valdese. Gioele Garnier
desidera farsi portatore di questa
ampia riflessione nella vita della chiesa, nei quartieri e nelle famiglie, poiché questo è senza dubbio uno dei temi sui quali dev'essere più facile e diretto il rapporto fra dibattiti sinodali
e vita della chiesa locale, come riconosce pure Marina Geymonat. L'altra
grande tematica, quella della diaconia,
forse è meno avvertita a Villar Pellice,
non foss«'altro perché la chiesa non
ha, nel suo ambito, alcuna « opera »
assistenziale. Pure tutta l'ampia questione della presenza nella società,
nota Gioele Garnier, è ancora avvertita in modo attenuato nella chiesa di
Villar Pellice, dato il suo carattere tuttora prevalentemente contadino, e
questo aspetto si riflette pure nella vita giovanile: vi è una unione giovanile funzionante e viva, di tipo tradizionale e non federata alla FGEI.
Nel complesso, anche i due villaresi
danno un giudizio positivo della loro
prima esperienza sinodale: nel Sinodo si trova anche un riflesso della vita
della chiesa durante l'anno e d'altra
parte ne vengono indicazioni, stimoli
utili e interessanti per la vita delle
chiese nell'anno che si apre. Che un
Sinodo non abbia deluso due giovani,
è senz'altro una nota positiva, e su
questa chiudiamo.
G. C.
motori, come sarebbe loro dovere, di
dibattiti ed azioni per promuovere il
risanamento dell’ambiente.
Il Sinodo ha voluto che 5 nostri
ospedali assumessero questa funzione.
Essi hanno infatti un grande punto di
vantaggio rispetto agli altri che, in genere, dipendono da enti locali o ecclesiastici. I nostri ospedali cioè non sono legati alla politica di nessun partito o gruppo di potere. Noi abbiamo
voluto che essi fossero nostri, cioè indipendenti, liberi per essere veramente al servizio del prossimo. Come si
deve attuare questo servizio? Finora
abbiamo detto: curando il meglio possibile: giusto! e dobbiamo dare atto
con riconoscenza a tutti coloro che si
sono fatti promotori di questa linea,
di averla saputa condurre avanti con
competenza, amore, passione. Ora però ci rendiamo conto che una nuova
tappa ci attende: per curare il meglio
possibile è necessario allargare lo spazio del nostro intervento. Da qui To.d.g.
sinodale, che purtroppo è passato, come tutte le cose, senza che ci sia stato un dibattito serio e senza che i deputati si siano forse resi ben conto di
quello che stavano votando. Vogliamo
tuttavia sperare che un seme sia stato
gettato e che quanto affermato oggi
possa trovare non solo rispondenza
piena, convinta, da parte degli ospedali, ma anche sensibilizzi ognuno sulle responsabilità grandi, pesanti che
portiamo circa la vita del nostro prossimo.
Luciano Deodato
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
I LETTORI
ci scrivono
Un lettore, da Torino:
A Torre Pellice, passeggiando in Viale Dante, ho trovato questo foglio (di cui allego
foto-copia).
Avendolo trovato molto interessante (anche
se delPaltra Sponda) ho pensato sia ugualmente utile per i giovani delle nostre chiese, specie per quelli che frequentano i diversi campi di studio — perciò chiedo a lei, Signor
Direttore — di volerlo pubblicare.
La ringrazio e porgo fraterni saluti.
Felice Crespi
Incontro dei gruppi giovanili
Moretta. 20 maggio’ 73
TRACCIA DI RIFLESSIONE
1 ■ Perché fai parte — o vorresti far parte —
di un gruppo?
2. - Che cosa ti attendi dal gruppo e che cosa
pensi di poter dare di tuo al gruppo?
3. - Facendo parte di un gruppo, hai avuto
modo di conoscere meglio chi è Cristo?
In quali modi (Vangelo, preghiera, ritiri,
prete, amici...)?
4. - NelPambiente in cui vivi (famiglia, scuo
la, lavoro, bar...) riesci a dare agli altri
un esempio più cristiano?
5. - Che cosa fai di concreto per gli altri (im
migrati. poveri, malati, emarginati, anziani)?
Personalia
Il Moderatore Aldo Sbaffi e la Signora hanno avuto la gioia di diventare nuovamente nonni: un altro Sbaffi,
dunque, anche se si tratta di un mezzo Sbaffi e si chiama Lorenzo Catini!
Ai nonni felici e a tutta la famiglia il
nostro augurio affettuoso.
Anche il presidente della nostra tipografia, Enzo Jouve, è nuovamente
nonno: partecipiamo vivamente alla
gioia sua e dei suoi per la nascita di
Denis Bruera.
CASA DE FERNEX
(ISTITUTO ARTIGIANELLI VALDESI)
ISCRIZIONI
Sono aperte per giovani operai e studenti fra gli anni 18 e 28. In casi
speciali possono essere accettati elementi più giovani.
POSTI 35
Riapertura in settembre - L. 60.000 mensili - Dep. L. 30.000
Tel. 652287 - Via Petrarca, 44 - TORINO
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 35 — 7 settembre 1973
A PROPOSITO DEL PROGETTATO FILM DANESE
SUGLI AMORI DI CRISTO
Un fanta-evangelo
basato sulla menzogna
Ha fatto molto scalpore la notizia che un regista danese stava per iniziare le
riprese di un film erotico su « gli amori » di Gesù, film per il quale l'Istituto
danese per il cinema, organo statale, aveva concesso una sovvenzione. Le riprese, che dovevano iniziare ad Apt in Provenza, sono per il momento sospese, in
quanto la direzione del cinema francese ha posto il veto. Fra i commenti che
abbiamo letto, ci pare interessante quello che il prof. André Dumas, della Facoltà di teologia protestante di Parigi, ha pubblicato su « Le Figaro » del 30 u. s.
I lavoratori immigrati,
assidui iettori
Nel quadro del Festival internazionale del Libro, tenutosi recentemente a
Nizza, un dibattito sulle biblioteche di
prestito ha rivelato che l’interesse per
i libri a prestito cresce considerevolmente nelle biblioteche d’azienza; quattro milioni e mezzo di libri richiesti,
presso la SNCF (la società ferroviaria
nazionale francese); alla biblioteca della Renault praticamente un lettore su
due è un operaio immigrato. Quali le
letture preferite? Libri sulla storia del
loro paese.
(Inf. Unesco)
VITA ITALIANA a cura di Emilio Nitti
Colera a Napoli
Le gravi carenze del sistema igienico-sanitario:
problema che non tocca soltanto Napoli
un
Non mi scandalizza (n.d.r.: le sfumature del termine choquer sono intraducibili con una sola parola) affatto che si accosti religione e sessualità,
né che si vada a frugare nella Bibbia
alla ricerca di avventure amorose. Ce
ne sono tante, di appassionate, di scabrose, di meravigliose, di tragiche. La
Bibbia è una biblioteca nella quale
l’amore umano abbonda poiché Dio
sa che l’avventura dei cuori e dei corpi è al centro della sua creazione. Il
XVIII secolo razionalista e virtuoso
non sbagliava, quando trovava poco
dignitoso che un libro sacro contenesse tanti racconti di amori e di battaglie.
Quello che ,mi scandalizza, invece,
è il fatto che il Danese abbia preteso
rivelarci gli amori segreti di Gesù...
Se ci atteniamo ai documenti scritturali — di cui dispongono i non-cristiani come i cristiani — vediamo che Gesù è perfettamente umano, che conosce gioie e dolori, che ha avversari e
amici, che beve ai banchetti nuziali e
piange presso le tombe.
Ma non possiamo indovinare nulla,
neppure nell’incontro con la Samaritana, con Marta e Maria, con Maria
Maddalena, di quale avrebbe potuto
essere la sua vita amorosa. Perché
quest’assenza di fonti? La risposta
che possiamo dare a questa domanda
mi pare molto importante. Se lasciamo credere che Gesù sia stato una
specie dì asceta che si teneva lontano
dal mondo della donna, andiamo in
direzione esattamente opposta a ciò
che gli Evangeli ci dicono di lui.
Se mai, i suoi contemporanei s’indignavano scandalizzati di vederlo frequentare liberamente quelli che ai loro occhi di notabili puritani avevano
cattiva reputazione. La risposta non
sta quindi nella disumanizzazione di
Gesù. Sta invece nel fatto decisivo che
Gesù mostra all’umanità intera, agli
uomini come alle donne, che cosa significa vivere per Dio sulla terra.
Per il Nuovo Testamento è centrale
l’umanità, non la mascolinità di Gesù;
esso usa infatti sempre, in riferimento a lui, il termine greco anthropos,
l’essere umano, e mai il termine aner,
il maschio opposto alla femmina. È
una constatazione di capitale importanza, la cui portata permane considerevole. Dovrebbe, ad esempio, impedirci di credere che, siccome Gesù era
maschile, soltanto gli uomini possono
essere sacerdoti e pastori nella sua
drÌ6S3.
Tutto mi urta in quest’impresa ci
nematografica: la sua menzogna nei
confronti dei dati evangelici, i suoi
ammiccamenti al pubblico emancipato, e soprattutto il suo intento di passare accanto al problema per cui Gesù
si è battuto.
Non mi piacciono coloro che approfittano della libertà dell’artista per camuffare la realtà. Gli scandali dei quali godono, mi paiono mediocri. Non
era davvero il caso di offrir loro aiuto, foss’anche soltanto prestando loro
il quadro della Provenza!
André Dumas
Cagliari (Relazioni Religiose) - Nella base
NATO di Decimomannu è stata consaerata la
cappella ecumenica, intitolata « Domus Dei »,
destinata ai servizi di culto per i soldati della
base. La cerimonia della consacrazione è stata
un po’ particolare, dato che si tratta di una
cappella destinata ai culti di diverse Chiese.
Per la cerimonia, sono appositamente giunti
alla base sarda della NATO il Vicario Militare italiano, Mons. Mario Schierano; l’Ordinario militare delle Chiese unite tedesche,
dott. Lehming; il Vicario Generale dell’Ordinario Militare inglese, Irving Wilson, ed il
cappellano capo, rappresentante dei cappellani delle varie confessioni religiose dei militari USA, Nathan Landman.
nord - sud - est - ovest
IH A metà agosto Tlnturist, l’ente statale
sovietico per il turismo estero, ha quasi
raddoppiato le tariffe alberghiere sovietiche,
già notevolmente più alte di quelle vigenti nei
paesi occidentali (standard dei servizi a parte);
il provvedimento colpisce, più ancora che i
turisti, le ditte straniere che hanno uffici di
rappresentanza a Mosca.
HI Ua commissione americana per l’energia
atomica ha comunicato che sono stati
registrati segnali sismici, riflesso probabile di
un esperimento nucleare sotterraneo sovietico,
nella regione di Tashkent, di una potenza
equivalente all’esplosione di 20.000 tonnellate
di tnt.
H U Vietnam del Sud ha rotto le relazioni
diplomatiche con il Senegai, in seguito
al riconoscimento, da parte del governo di
Dakar, del governo rivoluzionario provvisorio
sudvietnamita.
H Sebbene l’Argentina sia uno dei maggiori produttori di grano, l’Ente nazionale
argentino per i cereali ha deciso di importare
grano fino a 200.000 tonnellate per assicurare
1« forniture interne e mantenere gli impegni
assunti con altri paesi. Il deficit di grano, fino al nuovo raccolto (novembre-dicembre), è
di 750.000 tonnellate. La superficie coltivata
quest’anno a grano (4.100.000 ettari) è stata
la minore da oltre mezzo secolo; il disinteresse dei coltivatori sarebbe dovuto al fatto che
mentre i prezzi del mercato internazionale superano i 200 dollari la tonnellata, essi devono
vendere il loro grano a 57 pesos il quintale
(cioè circa 57 dollari la tonnellata), prezzo fissato dall’ente cerealicolo nazionale.
SCOPERTI IN CINA
Elefanti dì 300.000 anni fa
L’agenzia « Nuova Cina » ha reso noto che
lo scorso anno sono stati disotterrati nella provincia orientale cinese di Anhwei i resti quasi perfetti di elefanti vissuti 300 mila anni
fa. L’agenzia ha precisato che si tratta di elefanti della specie (c Paleoxpon Namadicus », i
primi di questo tipo trovati nel continente
cinese. Tranne che per le ossa delle zampe e
alcune vertebre gli scheletri <c sono in perfetto
stato di conservazione ».
^ ^
Nel corso della prossima campagna nell’Antartide, dei ricercatori sovietici parteciperanno con esploratori australiani a indagini nel
Lago Vanda, le cui acque profonde avrebbefo una temperatura di-f 27” C.
— Che ti possa venire un colera! —
è un’imprecazione napoletana che, sebbene volgare, ha un tono scherzoso per
il riferimento a questa malattia del
passato, appartenente ormai soltanto
(così si credeva) all’epoca dei romanzi
d’appendice del popolarissimo Francesco Mastriani. Invece, ecco che in pieno
1973 questa malattia ricompare nei vari comuni del napoletano e subito diffonde panico e confusione. Che essa sia
giunta qui importata dalla Tunisia o
che si sia diffusa da un focolaio autonomo conta ben poco. I dati di fatto
che contano sono le condizioni igienicosanitarie di questa zona e di molte altre del Sud ed anche del Nord Italia.
Qui per l’eccesso di popolazione tutto
acquista dimensioni più gravi. Vi si riscontrano annualmente migliaia di casi di tifo e paratifo e l’epatite virale fa
registrare punte piuttosto elevate (1.180
casi nel ’70, 1.120 nel ’71, 1.107 nel ’72).
Due mesi fa un collettivo di medici e
studenti, che aveva fatto un’inchiesta
sociologica in un rione popolare di Secondigliano, rilevava che il 38% delle
malattie era di tipo infettivo. Le cause
sono facilmente individuabili: il sistema fognario è insufficiente e in più punti guasto; il ritiro delle immondizie,
nonostante l’uso dei sacchetti a perdere, è saltuario e fatto perloppiù con
camion scoperti e con scarso riguardo
dell’igiene; in vari comuni della periferia rapprovvigionamento idrico non è
regolare. Si aggiungano a tutto ciò
l’ignoranza, il sovraffollamento delle
abitazioni (bassi, baracche, ma anche
quartini popolari) ed il caldo sole delTagosto scorso...
Se non è dunque rosea la condizione
abituale, quella eccezionale determinatasi all’insorgere della malattia non è
stata migliore. Sono state registrate
gravi lentezze nell’individuare la malat
lllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Il comunista convertito
Avezzano (Relazioni Religiose) - Il consigliere comunale del PCI di Avezzano, Rocco
Saturnini, si è dimesso dal partito e dal consiglio comunale. Egli ha motivato le sue dimissioni con la sua conversione religiosa e con
la sua adesione alla comunità biblica dei « Testimoni di Geova ». La sua nuova fede religiosa gli vieta di occuparsi di politica.
PERICOLO
DI GUERRA
CIVILE
libri
Nell’ultimo bollettino d’informazioni de La
Nuova Italia editrice abbiamo letto queste presentazioni di due novità che ci sembra opportuno segnalare ai nostri lettori. red.
Felice Froio, Università: mafia e potere.
Storia incredibile di una riforma - et Nostro
tempo » 25, pp. 184 - L. 1.900.
La classe politica italiana non è riuscita, in
tre legislature, a varare la riforma dell’università. Questo significa che esistono gruppi di
potere così forti da neutralizzare gli sforzi di
chi si batte per una legge indispensabile alla
crescita del paese. Meschini interessi, sorretti
da incredibile cinismo, hanno vinto sulle forze
che volevano rinnovare le nostre università.
Questo libro, attraverso i documenti, individua i motivi che stanno dietro la tenace opposizione alla riforma facendo emergere le singole responsabilità, quelle di gruppi e di partiti. Andando indietro nel tempo, dalla caduta
del fascismo ad oggi, viene fuori una storia
che di volta in volta denuncia la cecità politica o l’inerzia, l’incapacità culturale o le bieche manovre.
Con la svolta a destra degli ultimi tempi le
timide iniziative diventano sfacciate proposte
controriformiste: chi celava le sue intenzioni
scende allo scoperto. Cosi, alla luce dei recenti
avvenimenti, si spiegano tanti fatti del passato e le responsabilità vengono fuori con brutale evidenza.
Fiìrio Sbarnemi, Diario di un disertore
« Quaderni del Ponte » 21, pp. XVIII-122
- L. 1.300.
Sotto lo pseudonimo di Furio Sbarnemi,
Bruno Misèfari, la cui vita è stata narrata dalla moglie in un libro appassionato di questa
stessa collana, è l’autore di questo altrettanto
appassionato diario di un obiettore di coscienza della prima guerra mondiale.
Egli ci dà la sua versione di quell'evento terribile che ancora oggi, con enfasi, chiamiamo
« grande guerra ». È la tragedia di un popolo
intero di fronte a una strage assurda e inutile, il dramma di un uomo che preferì disertare anziché uccidere, che mori per un preciso
ideale di pace nell’atto di abbracciare in uno
slancio di gioia un fratello "nemico” un soldato austriaco a lui accomunato nell’ultimo
dialogo. Un disertore, ripreso e ributtato in
prima linea contro la sua volontà; un disertore ritornato nella mischia per partecipare
quale vittima alla finale carneficina.
■jlf A questo terribile pericolo si
trova oggi esposto
il Cile, nazione pochi anni fa ancora fra le più tranquille del mondo. Nel bell’articolo che il
senatore Umberto Terracini ha pubblicato (Titolo: « Una opinione sui fatti cileni») su «La Stampa» del 25.8.
1973, è citato in proposito il messaggio del 16 luglio di monsignor Raul
Silva Enriquez cardinale primate della chiesa cilena.
Questo grande credente meriterebbe d’esser meglio conosciuto in Italia.
Dall’articolo («Assedio fascista a Unidad Popular » ^ che Renato Sandri ha
pubblicato su « L’Astrolabio » (ultimo
n. apparso, del 31.7.’73), togliamo le seguenti notizie.
« “Parliamo in un’ora drammatica
per il Cile: facciamo un estremo appello per evitare la lotta armata tra
cileni". Sono le parole iniziali del messaggio dell’Enriquez.
Il cardinale è tra le personalità più
eminenti del suo paese, attento al rispetto della rigorosa separazione tra
Stato e Chiesa, povero tra i poveri,
aperto ad ogni istanza di rinnovamento eppure vigile custode dei doveri e
dei diritti della gerarchia ecclesiastica. Dal 1970, avendo affermato la piena libertà di scelta politica ed elettorale dei cattolici, costituisce bersaglio
dei lividi attacchi della reazione. Esponente singolare, per intuizioni e fermezza, di una chiesa nazionale, egli ha
partecipato dopo l’ascesa alla presidenza di Salvador Allende ai grandi
appuntamenti popolari: dai festeggiamenti del 1” nmggio di "Unidad Popular’’ alla celebrazione, nella cattedrale
di Santiago, dell’avvenuta nazionalizzazione delle miniere di rame.
Il messaggio, anche per la statura
umana e l’impegno civile del suo autore, costituisce dunque una testimonianza indiscutibile dell’estrema gravità della situazione cilena ».
Nella valutazione di tale situazione,
il Sandri così prosegue: « Il tentato
colpo di Stato condotto dal colonnello
Soupier, il 29.6, alla testa d’un reparto
corazzato, è stato solo lo spuntone
emergente dell’iceberg che sta muovendosi ad ogni livello della società
per sbarrare il cammino a “Unidad
Popular” con la spaccatura verticale e
irreconciliabile del paese. P er la guerra civile: perché questo è lo shocco
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
’ « Unidad Popular » è il partilo socialista
moderato diretto, con grande abilità politica
ed onestà, dall attuale capo del governo S. Allende.
consapevolmente preordinato dalla destra che, nei due anni trascorsi, ha
preso la direzione dell’opposizione ad
Allende, egemonizzando la Democrazia
Cristiana - anche quando questa ha
cercato di distinguersi, trascinata però dalla stessa logica delle cose a fornire copertura, rispettabilità, “brodo
di coltura” alla logica oltranzista della
coalizione dei grandi interessi feriti. (...)
Ci sembra di poter dire che, dopo
il primo anno della presidenza di Allende, i ceti spossessati o colpiti, direttamente nella lotta di classe (all’interno e su scala internazionale) e
attraverso le rappresentanze parlamentari e con l'utilizzazione dei centri di potere rimasti nelle loro mani
(dal vertice della magistratura a settori consistenti dell’apparato burocratico alla quasi totalità dei mezzi di
comunicazione di massa ecc.), hanno
ripreso in pugno e sostanzialmente
mantenuto l’iniziativa politica. Contro
cui “Unidad Popular” e il suo governo, sia pure con sortite, contrattacchi,
successi ha retto, ma sulla difensiva ».
Nelle ultime settimane la situazione, estremamente fluida ed incerta, s’è
ulteriormente aggravata: si può dire
che non passa giorno che notizie allarmanti e inaspettate non sopraggiungano ad aumentare ancora l’ansia di
tutti. V’è l’incognita dell’esercito che
va sempre più politicizzandosi e dividendosi, v’è l’altra della pressione
straniera (gli USA), certamente forte
ma poco conosciuta, che, manco a dirlo, appoggia pesantemente sulla destra
la Democrazia Cristiana.
LA PALIZZATA
Le autorità di Praga avevano
concesso una sola manifestazione per
commemorare, in segno di lutto, la
data del 21.8.’68 (cinque anni fa) in
cui la Cecoslovacchia fu invasa dalle
truppe del Patto di Varsavia: « portar
fiori alla tomba di lan Palach, il giovane studente che si fece bruciar vivo
sulla piazza Venceslav, nel gennaio ’69,
per protestare contro l’occupazione del
suo paese ». Ma tale concessione venne all’ultimo momento ritirata. « Infatti, nella notte sul 21.8, un’enorme
palizzata di legno è stata innalzata
- Il grande parlilo, internamenle diviso ed
oggi pericolosamente premulo sulla destra dal
Partito Nazionale.
lungo il perimetro
di quel quadrato
del cimitero di 01sany nel quale si
trova la tomba del
giovane. Scopo della palizzata: impedire tutti gli accessi alla tomba.
Tuttavia migliaia di cittadini di Praga, debitamente fotografati da un poliziotto in borghese, sono sfilati tutto
il giorno al cimitero d’Olsany. Passato
il primo momento di stupore, i visitatori, senza lasciarsi scoraggiare, hanno deposto i loro fiori ed accesi i loro
ceri ai piedi della palizzata. Poi hanno
commentato fra di loro indignati il
fatto, chiedendosi “fin dove sarà ancora possibile arrivare”.
Questa strana iniziativa delle autorità cecoslovacche, che ha scandalizzato tutti i visitatori, è stata del resto
l’unico avvenimento eccezionale del 21
agosto ».
(Da « Le Monde » del 23.8.’73).
STIMAVANO L’UOMO
UN ANIMALE INTELLIGENTE
« Nel disprezzo più totale dell’opinione mondiale, il vostro paese ha
fatto ancora una volta delle esperienze nucleari nelle isole del sud dell’Oceano Pacifico. Inoltre, all’annunzio
che tali esperienze verranno prolungate, noi siamo rimasti particolarmente
stupiti, e noi soffriamo nel vedere fino
a che punto l’egoismo nazionale, anche per conservare un certo prestigio,
ha potuto condurre l’uomo ».
Con queste parole inizia una lettera
spedita al presidente Georges Pompidou l’8.7.’73, da un « Comitato giapponese delle religioni per la Federazione
mondiale », a proposito della campagna di esperimenti nucleari nell’Oceano Pacifico. « La lettera è firmata da
mons. P. Seiichi Shirayanagi arcivescovo di Tokio, e dai sigg.: Sogen Asahina presidente del Con.siglio Buddista
del Giappone, Teisti Katayama presidente del Consiglio Cristiano del Giappone (ex primo ministro), Mizuhiko
Hanawa segretario generale del quartier generale dei templi shintoisti ». La
lettera continua come segue:
«Se il vostro paese continua ad agire in tal modo, noi riteniamo non molto lontano il giorno in cui il genere
umano, di sua propria iniziativa, condurrà il pianeta alla sua totale distruzione. Noi eravamo convinti che l'uomo fosse un animale intelligente ma,
vedendo il modo d’agire del vostro
paese, noi siamo completamente disperati. In tali condizioni, vivere uno
o due secoli di più, non ha più senso
alcuno... ».
(Da « Le Monde » del 23.8.’73).
tia e nel prendere provvedimenti, a
causa delle deficienze del sistema sanitario italiano, e sarà bene inquadrare
anche questo episodio nella necessità
urgente di una globale riforma sanitaria. Ma quello che ha sorpreso è stata
la difficoltà con cui si è riusciti ad ideare ed a mettere in atto un piano di
emergenza. La popolazione era scarsarnente informata sulle misure profilattiche necessarie e, quando si é cominciato ad usare sulfamidici, disinfettanti e limoni, si sono rivelate gravi difficoltà nei rifornimenti.
Giovedì 30 agosto tutto era esaurito
nelle farmacie e nei negozi di detersivi
e di disinfettanti, i limoni avevano un
prezzo variabile tra le 800 e le 3.000 lire al chilo... e la spazzatura a mucchi
era ancora ad ogni angolo delle strade.
Bisogna dire che la gente ha subito
capito che l’igiene in questi casi è la
principale arma di difesa e sono quindi subito cominciate le grandi pulizie
nelle case, nei bassi, nei cortili. I vari
casi di disordini e di violenza non hanno avuto conseguenze gravi, perché tendevano solo a manifestare un comprensibile disappunto per la mancata rimozione delle immondizie e si sono conclusi con rincenerimento sul posto delle medesime. A Capodimonte e a S. Gio
vanni a Teduccio due automezzi addetti alla disinfezione delle fogne sono stati presi d’assalto e svaligiati dalla popolazione che non comprendeva perché
venisse «buttato via nelle fogne» tan
to prezioso disinfettante.
Finalmente sabato 1° settembre è arrivato il vaccino in quantità e si sono
aperti 17 centri di vaccinazione. Più d;
uno si è trovato in difficoltà o perche
in poche ore aveva finito la proprie
assegnazione di vaccino, o perché ave
va esaurito le siringhe! Il personale sa
nitario in servizio, non essendo molte,
numeroso, si è sottoposto a notevo!'
fatiche ed al disagio di lavorare in condizioni di tensione nervosa. Ma nei duo
centri dove operavano i medici militari
americani della NATQ era in funzion.
una speciale pistola ad aria compressa
che inietta il vaccino attraverso i pori
senza neppure produrre la puntura... o
può perfino fare 4-5.000 vaccinazioni .ol’ora!
Anche per le vaccinazioni gli incidenti sono stati di scarsa entità e la popolazione, anche se apertamente critico
nei confronti delle autorità respons, bili dell’igiene e della salute pubblico,
sembra non aver accolto sollecitazioi.:
eversive. « Il colera non si combattcon i limoni, ma con il vaccino! Coi'
quistiamoci la salute!» diceva un manifesto di un « Comitato di Azione del
F.d.G. » (l’organizzazione giovanile neofascista), facendo eco ad un trafiletto
polemico del locale quotidiano ROMA.
Ma la provocazione non è stata accolta.
Domenica 2 settembre la situazione
sembra avviarsi alla normalità: le far
macie cominciano ad essere rifornite
ed è possibile vaccinarsi con un’attesa
di non più di un’ora.
IN GERMANIA
Corsi per corrispondenza
per cieclii
La prima scuola per corrispondenza
per ciechi è stata inaugurata nella Germania occidentale. Il programma, che
è quello delle scuole di tipo classico,
può essere seguito parallelamente alle
occupazioni professionali; implica però
la partecipazione a un certo numero di
ore di lezione organizzate durante i
■week-end in varie città della Repubblica federale. Nastri registrati vengono
dati in prestito agli studenti, i quali
ricevono pure una documentazione in
braille. (Inf. Unesco)
Preti contrabbandieri
Ankara (Relazioni Religiose) - Il iribuiiale
di Trebisonda ha arrestato don Roberto Ferrari, parroco cattolico della locale chiesa, sotto l’imputazione di aver trasferito illegalmente in Italia un campana donata alla sua chiesa, un secolo fa, dall’Iraperatore di Ru.ssia, e
di aver tentato di trasferire clandestinamente
in Italia una statua di Bacco del secondo secolo A.C. Sono stati coimputati degli stessi
reati anche don Virginio Costi e don Francesco Mariani, della parrocchia di Santo Stefano ad Istanbul, ma sono stati rilasciati a piede libero. A Samsun, nel porto turco del Mar
Nero, è stato arrestato don Giuseppe Bernardini, parroco locale, nella cui abitazione la
polizia ha rinvenuto 10 mila cartucce per
fucili da caccia, importate dall’Italia in Turchia senza la necessaria autorizzazione. Tutti
i sacerdoti imputati o arrestati sono cittadini
italiani.
Direttore responsabile: Giiso Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)