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Anno 122 - n. 10
7 marzo 1986
L. 600
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UNA RIFLESSIONE NELL’ERA DEI TRAPIANTI
Punti
di vista
Ho avuto occasione di vedere
da vicino Olof Palme: era una
tiepida giornata di primavera
dell’anno scorso e a Stoccolma
stava per partire il « Gran Viaggio della Pace », un’iniziativa
nata nell’ambito delle donne svedesi, ma alla quale Palme aveva
dato ogni contributo possibile.
Non molto alto, anzi, una figura
un po’ tozza, spalle curve, naso
lungo, aquilino, non era certo
bello. Ma quello che mi ha colpito di più era il suo sguardo:
triste e stanco. Erano i giorni in
cui la Svezia era paralizzata da
uno sciopero molto duro, e il
governo non voleva cedere. La
Svezia era spaccata in due ed era
chiaro che l’opposizione di destra
cercava di trarre profitto dalla
vicenda, in vista anche delle elezioni che di lì a poco si sarebbero dovute svolgere. Il momento era veramente molto difiicile;
eppure, con tutte le preoccupazioni che lo assillavano, quest’uomo trovava tempo da dedicare alla causa della pace. Già, perché
per lui la questione della pace
non era un hobby, ma una, se
non la, ragione della sua vita.
Pace non era solo « disarmo »,
ma era giustizia, libertà, diritto.
Molte cose si scriveranno su
di lui, e quando queste note che
scrivo in fretta, dopo aver sentito alla radio l’annuncio del suo
assassinio, arriveranno ai lettori,
forse la notizia non occuperà
più le pagine dei giornali. Forse
si dirà del suo impegno attivo
nel coniugare insieme pacifismo
e politica, nel far sì, cioè, che il
sogno della pace potesse trovare
una realizzazione politica. Palme ha legato il suo nome a progetti concreti di denuclearizzazione di aree europee, ad appelli
appassionati agli altri governi, e
in particolare alle massime potenze per il disarmo nucleare.
Ma la pace, per Palme, era anche dare una risposta immediata alle domande del momento.
Non è un caso se, come ho sentito ora alla radio, l’Argentina
ha dichiarato lutto nazionale. Mi
aveva molto colpito, girando in
Svezia, il numero di profughi
di tutti i tipi e di tutte le razze
che si potevano incontrare. C’erano i profughi dall’Est, ma anche dal Terzo Mondo e quanti cileni, uruguayani, argentini avevano trovato rifugio in questi
anni! Un paese aperto, nonostante difficoltà economiche, pronto
ad accogliere chi aveva bisogno,
a dargli una casa, un lavoro, un
servizio sociale. Ecco, Palme mi
è apparso un po’ come il simbolo
di tutto questo.
Nella tristezza, nella rabbia,
nella preoccupazione per questa
morte assurda che non colpisce
solo una persona o un- popolo,
ma la causa più vasta della pace oggi, c’è però un dato che mi
conforta: Palme non era un isolato, ma esprimeva la coscienza
di un popolo. Quello stesso popolo dal quale era emerso Dag
Hammarskioeld, anche lui 'assassinato mentre era impegnato
per li;, giustizia. Chi sta dietro
la mano che ha ucciso Palme?
Forse non si riuscirà mai a sapere la verità vera, profonda. Ma
chi ha fermato Palme non riuscirà a fermare l’impegno del popolo svedese per la pace.
Luciano Deodato
Un cuore nuovo non basta
I diritti del gruppo e i diritti deH’individuo ■ Un fiore all’occhiello per coprire una tragica realtà - E’ possibile una teologia della persona riferita ai trapianti? - Il nostro atteggiamento
Sono passati vent’anni dal
primo trapianto di cuore da uomo a uomo. Da cinque mesi in
Italia sono operanti sette centri attrezzati per compiere il
trapianto del cuore e si prevede che per la fine del 1986 si saranno compiuti circa centocinquanta trapianti cardiaci. Ma si
sopravvive? La maggioranza
arriva ad un anno di vita,
il 41% a sei anni e la percentuale punta a freccia verso l’alto
specie per i soggetti più giovani. Mentre da più parti s’inneggia comprensibilmente a questo grande traguardo della scienza (che da noi è stato raggiunto con vent’anni di ritardo per
motivi connessi ad una antiquata legislazione) s’imbastiscono
le prime riflessioni. La più originale è quella dell’antropologa
Ida Magli che denuncia l’erosione dei diritti della singola
persona costretta a ’cedere’ il
proprio corpo agli esperimenti
scientifici. NelTeterna dialettica
tra ’gruppo’ e ’individuo’ vince
il ’gruppo’, ovvero la società, che
si riappropria del ’corpo’ dei
cittadini attraverso una legislazione che interviene su tutto
quello che riguarda la fisicità:
aborto, proposte per l’eutanasia, donazione di organi e via
dicendo. Su un altro versante,
pur rallegrandosi di questa nuova possibilità, offèrta finalmente anche in Italia, si invita a non
dimenticare che la questione dei
trapianti costituisce un flore all’occhiello di un sistema sanitario che, in realtà, fa acqua da
tutte le parti. Un altro spunto
di riflessione, tragico questa volta, riguarda il fatto che la ricchezza nostrana di possibili donatori d’organi è collegata alla
annuale ’strage’ di giovanissimi
che si ammazzano in motorino
perché privi di casco : tra gli ultimi dodici donatori, undici erano periti alla guida di moto di
piccola cilindrata.
« Mors tua vita mea »
Il trapianto d’organi è diventato il simbolo di una successiva vittoria sulla morte; il ’mors
tua, vita mea’ si realizza concretamente poiché l’organo di
un corpo umano con encefalogramma piatto può ridare vita
a chi è sicuramente condannato
a morire in pochissimo tempo.
E se l’intervento riesce il paziente può avere ancora una lunga
vita davanti a sé. A quest’ultimo
proposito ricordo che, a suo
tempo, mi colpì la vicenda di
Betty Smith, una donna di 23
anni che quattro anni dopo il
trapianto diede alla luce una
bimba al termine di una normale gravidanza.
In sede cristiana c’è anche chi
tenta già una prima ’teologia del
trapianto’; l’idea-guida è che
esista un parallelismo tra il corpo di (tristo dato per la vita del
mondo e il corpo di chi è sì morto ma ’cede’ i suoi organi per
la vita di un’altra persona. Vent’anni fa, dopo il successo del
primo trapianto cardiaco realizzato dal prof. Bernard, uscì
tempestivamente un libretto della nostra editrice Claudiana su
« Il trapianto del cuore » (scritto da un medico evangelico italiano) in cui, pur riconoscendo
in questo avvenimento scientifico una tappa fondamentale del
progresso umano, si concludeva
affermando che ’tutta l’opera
dell’uomo cade anch’essa sotto
il giudizio di Dio’. Come metterla, per esempio, con il comandamento ’non uccidere’ di fron
IL CULTO E LA COMUNITÀ’ DEI CREDENTI ■ 4
La predicazione
Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. E il tentatore, accostatosi, gli
disse : « Se tu sei il Figlio di Dio, di’ a queste pietre di diventare del pane ». Ma Gesù gli rispose : « Sta scritto : Non di pane
soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che procede dalla
bocca di Dio ».
Sembra superfluo dedicare una
predicazione... alla predicazione:
già questa, nella « sensibilità media » degli evangelici è la parte
più importante dèi culto; e poi,
la Riforma ci ha radicati nel
« sola Scriptura » e ci ha insegnato che la Chiesa è figlia della
Parola.
Eppure parliamone, come delle altre parti del culto. Prendiamo le mosse da Mt. 4: 1-4, però
non
— per valutare il significato teologico della tentazione di
Gesù,
— per contrapporre Parola a
pane, attribuendo a Gesù qualità ascetiche, lui, che si è lasciato definire mangiatore e
beone, e che ha insegnato
alla gente a dividere^ il pane,
moltiplicandolo. Lui, tanto
consapevole del nostro bisogno di pane, da insegnarci a
pregare: dacci oggi il nostro
pane quotidiano.
Cercheremo un'altra .chiave di
lettura.
Gesù dice: « Non di pane soltanto... ». Cita Deut. 8; 3.
a) Questo versetto fa parte
di un discorso che ricorda a
-Israele la sua precaria situazio
( Matteo 4: 1-4)
ne di popolo nel deserto. Ha lasciato dietro di sé una situazione pesante (ma che non smette
di rimpiangere: si era schiavi,
ma si mangiava): davanti ha
l'ignoto; oggi ha fame.
Dio viene incontro alle necessità del suo popolo, e dà la manna. Sarebbe naturale parlare della “provvidenza”. Non ci meraviglieremmo se Deut. 8: 3 dicesse: « ...per insegnarti che l'uomo
vive della grazia di Dio e che
Dio non smette di provvedere
alle sue necessità ». Invece non
si sottolinea la provvidenza, ma
la Parola. Questo è perché si può
anche mangiar la manna e morire (Giov. 6: 49), sperimentare
la provvidenza e morire.
b) Gesù rivive la situazione
precaria di Israele nel deserto.
Dietro di sé c'è il suo battesimo
(una specie di passaggio del Mar
Rosso), che non ha reso meno
precaria la sua vita; davanti c'è
un ignoto, nel quale si comin^cia a disegnare la croce; oggi solitudine e fame. Perché non mutare le pietre in pani? Perché
questo toglierebbe la fame, ma
non darebbe la vita. La fonte
della vita è nella Parola di Dio.
Qui cominciamo a compren
dere il senso della parola deserto. E' il luogo della necessità e
della tentazione; ma anche il
luogo dove Dio radica il suo popolo (e suo Figlio) a Sé e alla
sua Parola.
Noi però non viviamo nel deserto. Siamo bene inseriti nella
società, di cui condividiamo tensioni e speranze, con cui condividiamo la manna e il resto... se
accettiamo di condividere. Talvolta, questo inserimento ci pesa, sentiamo il bisogno di un
momento di distacco, di “deserto". Andiamo in chiesa, e vi troviamo, giustamente, la Parola.
Una Parola che non ci conforta
nei nostri desideri di fuga, ma
ci ricaccia nel mondo, avvertendoci però che non nelle pignatte di carne o nelle pietre diventate pane (cioè, non in una sistemazione più o meno adeguata) sta la nostra vita, ma nella
dipendenza dalla Parola di Dio.
Dipendenza. Brutta parola. Ci
fa pensare a una limitazione di
libertà. E tutto, dalla pubblicità
alle droghe, ci rende dipendenti. Possibile che anche la Parola
ci proponga una forma di dipendenza? Il fatto è che fuori
della dipendenza dalla Parola
non c'è né libertà né vita: le altre cose uccidono, la Parola vivifica. Se vogliamo vivere, non
possiamo spezzare il nostro legame con la Parola.
E qui si presenta un altro ri
Salvatore Ricciardi
(continua a pag. 2)
te al prelievo di organi da corpi cerebralmente morti ma in
cui un fattore non previsto, un
miracolo (è già successo!), potrebbe all’improvviso rianimare
la funzione del cervello?
L’intreccio di problemi etici e
spirituali legati alle grandi realizzazioni scientifiche del nostro
tempo, la contrapposizione tra
il ’diritto a vivere’ e il ’diritto
a morire in pace’, costituiscono
un insieme di argomenti sui
quali, a dire la verità, la nostra
riflessione è appena avviata.
Tre questioni
importanti
In questo avvio di riflessione
ritengo che sia importante, fin
dall’inizio, ricuperare per prima cosa la visione bìblica della
persona umana, che è dimensione unitaria, globale e non
parcellizzata, frantumata, ’lottizzata’ come quella che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. L’uomo biblico non è scisso
tra corpo e spirito, tra sacro e
profano, tra cuore e cervello ma
è accolto e salvato da Cristo
nella sua interezza.
Un’altra questione da mettere subito sul tappeto è una nuova visione della morte ancorata
al messaggio dell’Evangelo. Al
terrore, all’occultamento e alla
forza distruttiva della morte è
necessario contrapporre la speranza di vita dell’Evangelo, lottando per una vita qualitativamente migliore per tutti. Infine, proprio nel quadro del dibattito che in questi mesi si sta
sviluppando nelle nostre chiese
su ’le nuove prospettive della
diaconia evangelica’, è necessario
tenere bene in vista la ’carta dei
diritti dei malati e dei morenti’.
Insomma, accanto ai riflettori
puntati sui trapianti e sulle nuove conquiste della scienza facciamo sì che non si spengano
le altre luci che illuminano la
disumanità che circonda il malato nell’ospedale. La tendenza
imperante, quando si tratta di
riflettere sui problemi connessi alla malattia e alla scienza
medica, è quella di ’affidare’ il
problema alle istituzioni pubbliche e ai tecnici. Si tratta invece (anche in forza delle convinzioni che stiamo insieme maturando attraverso la sfida rappresentata dal fatto di avere noi
stessi degli ospedali e delle case
per anziani, per handicappati,
per minori e via dicendo) di
spezzare la solitudine sia del
malato, sia del tecnico e di affermare una linea di difesa della salute che diventi stimolo, per
tutti, a migliorare la situazione
in cui viviamo. Per far questo
non c’è solo bisogno di grandi
strutture, di grandi capitali, di
grandi progetti. Anche nelle piccole cose, nei gesti quotidiani
della vita, si può testimoniare
dei nuovo ordine di Dio contro
le forze distruttive della morte
che tendono a dividerci, a spezzare la solidarietà e la speranza che cambiare mentalità sia
possibile.
Giuseppe Platone
2
2 fede e cultura
7 marzo 1986
LA SITUAZIONE DEL DOPO INTESA - 3
In primo luogo la scuola
Burocrati e politici leggono l’Intesa nello spirito delle leggi del 1929’30 -1 corsi alternativi non possono essere obbligatori in alcun caso
Gli obiettivi più immediati
che si presentano per le Chiese
evangeliche di fronte alla politica ecclesiastica attuale, non
sono per tutte gli stessi, pur in-serendosi essi nel processo di
tutela di interessi comuni. Occorre distinguere tre gruppi.
Un primo è formato dalle
Chiese rappresentate dalla Tavola valdese per le quali l’obiettivo immediato non può esser
che quello dell’attuazione integrale, in tutta la sua portata,
dell’intesa conclusa col governo
italiano il 21.2.1984. In un secondo gruppo si collocano le Chiese che hanno già iniziato la trattativa per un’intesa, quale che
sia il suo stato di avanzamento,
e quelle che hanno già inoltrato una precisa richiesta al riguardo. Per esse l’obiettivo immediato è quello di non lasciarsi insaccare in un accordo non
corrispondente, nell’impostazione come nei contenuti, alla loro
identità ecclesiologica ed ai principi inerenti alla loro posizione
nella società civile. Infine v’è il
gruppo delle Chiese che non
hanno ancora presa una decisione circa un’eventuale intesa
e di quelle che comunque, per
coerenza con i loro principi,
non intendono addivenire ad accordo alcuno con lo Stato. Per
esse, pur rimanendo la facoltà
di trattare per un’eventuale intesa, l’obiettivo immediato è
quello di ottenere l’esercizio pieno e completo di tutti gli altri
diritti di libertà garantiti dalla
Costituzione su di una base di
totale eguaglianza con le altre
confessioni religiose.
Nuova legge,
vecchia mentalità
Dal febbraio 1984 ad oggi non
è stato ancora predisposto da
chi di dovere un testo che indichi quale debba essere la lettura da farsi per ciascuna norma
dell’intesa all’atto della sua applicazione : e che spieghi agli
operatori lo spirito e la portata
del rinnovamento espresso dall’intesa nei confronti della preesistente legislazione Unilaterale
statale sulla materia. Non sorprende perciò che burocrati e
politici leggano, e forse anche
pretendano di applicare, la legge legata aU’intesa, secondo la
vecchia mentalità formatasi nella troppo lunga dimestichezza
con le cessate leggi del 1929-30,
per altro ancora in vigore in altri settori. E’ quindi evidente
che possano insorgere da ambo le parti talune inéftrtezze interpretative. L’intesa prevede
però (art. 18) le modalità da seguire per eventuali norme di applicazione della legge 449.
Ciò detto, merita considerare
alcuni punti particolari di un
certo rilievo, cominciando dalle
questioni attinenti la scuola. Ed
è proprio alla succitata procedura che sembra debbasi far ricorso, tra l’altro, per l’attuazione del punto 3 della risoluzione
parlamentare che impegna il governo « a presentare immediatamente un provvedimento legislativo atto a consentire che
nella scuola media superiore gli
studenti possano esercitare personalmente il diritto di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica ». Un tale
provvedimento non potrebbe essere emesso solo in via unilaterale, tanto più che la Camera
con altra risoluzione ha impegnato il governo, sia pure in modo improprio, « a sollecitare la
conclusione degli accordi con la
Tavola valdese» per l’attuazione della legge 449.
La corretta lettura dell’art. 9
della intesa prevede che i titolari del diritto di «non avvalersi» siano i genitori o gli studenti se « maggiorenni ». Orbene
nella stesura dell’intesa è stato
fatto un preciso rinvio alla legislazione statale in materia. Per
cui è evidente che il termine
«maggiorenne» vi è stato inserito con il contenuto assegnatogli nell’ordinamento statale. Il
precisare il concetto di maggiore età. nella vita civile, non rientra, secondo l’ordinamento valdese, nella competenza della
Chiesa, neppure tramite un accordo bilaterale. Ora che il Parlamento ha previsto che per le
decisioni da prendere circa l’insegnamento della religione la
maggiore età, con i diritti che
ne conseguono, sia da riscontrare nei singoli non più nel rag
La predicazione
{segue da pag. 1)
schio (o un’altra tentazione):
quello di usare la Parola per ì
nostri -fini, per dettare a Dio
quello che deve fare. La sfida
satanica « se tu sei Figlio di Dio »
si ripete: « se tu sei credente »,
« se tu sei la chiesa di Gesù »,
perché non blocchi il male sulla
terra, perché non incarni tu quella potenza alla quale Dio sembra aver rinunciato, perché non
ti metti a governare tu questo
mondo in nome suo?
E' una tentazione più sottile
di quella che viene dalla persecuzione e dall’emarginazione. E’
la tentazione dell'assimilazione
in una logica di potere.
Ma noi ci ritroviamo intorno
alla Parola per imparare non a
servirci di Dio ma a servire Dio.
Ed è una Parola che ha scelto
di non imporsi con l’evidenza e
con la forza, ma che, nel farsi
carne, ha accettato di lasciarsi
contraddire e crocifiggere. Che
non ha dominato, ma ha servito.
Fuori di questa Parola, e indipendentemente da essa, siamo
prigionieri di mille cose: prigio
nieri di noi stessi.
Attenti a non giocare con la
Parola. Può succedere. A Gesù
che dice: « sta scritto », Satana
ribatte con un altro « sta scritto ». Esiste il pencolo di usare
la Parola in maniera diabolica.
Citare e cucire versetti per sostenere qualsiasi idea e giustificare qualsiasi empietà. Ce l'hanno dimostrato, ad esempio, l’inquisizione, il nazismo, l’apartheid.
Si usa la Parola in maniera
diabolica quando si dimentica
la croce. Perché la Parola di Dio
o è Parola della croce o non è,
per folle che possa sembrare
l'idea (7 Cor. 1).
Ascoltiamo perciò la Parola e
viviamo di essa. Non la teniamo
legata ai nostri schemi o asservita alla nostra volontà. La Parola di Dio non è incatenata: ci
viene incontro, ci chiama al pentimento e alla fede, ci dà la vita
e la speranza. Perché Gesù Cristo, la Parola di Dio che gli uomini hanno crocifissa, è risorto
e vivente.
Salvatore Ricciardi
giungimento di una data età, ma
nella avvenuta iscrizione ’ alle
scuole medie superiori, è ovvio
che il testo dell’intesa non va
modificato, come si è detto; occorre solo un incontro tra le parti che in via interpretativa dia
riscontro all’awenuta precisazione parlamentare perché .il
detto istituto della «maggiore
età» venga modificato nel diritto italiano. Del resto che i criteri interpretativi per l’attuazione dell’intesa debbano essere decisi in via bilaterale, anche ora
che l’intesa tace al riguardo, è
stato chiarito in via definitiva
con l’autorevole intervento del
Sottosegretario alla Presidenza
del Consiglio nel corso del dibattito sull’intesa in Senato il
2.8.1984.
Le cause di
discriminazione
E’ necessario inoltre che siano superate le varie cause di
discriminazione evidenziate nella dichiarazione emessa il 16.12.
1985 dalla Commissione delle
chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato. Tali discriminazioni insorgono per via delle
modalità di attuazione previste
per l’insegnamento della religione cattolica contenute nell’intesa Falcucci-Poletti ; nella circolare 20.12.1985 del Ministero della P.I.; ed anche nella risoluzione parlamentare del 16.1.1986.
Tali discriminazioni riguardano tutti per cui occorrerebbe,
tra l’altro, venisse chiarito che
il diritto di non avvalersi di cui
all’art. 9 dell’intesa non comporta l’obbligo di frequentare corsi
alternativi che non potrebbero
quindi essere imposti ad alcuno;
se mai solo « offerti » a chi li
volesse seguire, come precisa la
risoluzione parlamentare.
Parimenti dicasi: per l’orario
in cui detto corso di religione
verrà impartito a coloro che intendono valersene ; e per il libro di testo che dovrebbe essere edito in volume a sé e non
inserito nel « sussidiario » per
non divenire un acquisto obbligatorio anche per coloro che
non intendono avvalersi deH’insegnamento religioso cattolico
nella scuola pubblica.
Per quanto attiene all’applicazione dell’art. 10 dell’intesa, una
lettura corretta del suo contenuto, rispondente allo spirito
con cui la norma venne stilata,
è stata data da P. Giampiccoli
nei due articoli recentemente
comparsi sull’Eco-Luce (31/1,
7/2); non merita quindi tornarci sopra.
In una prossima occasione si
vedranno altre questioni inerenti campi non meno importanti
nei quali si ravvisa necessaria
un’azione delle Chiese espressa
con tutta coerenza.
Giorgio Peyrot
Protestantesimo
in TV
LUNEDI’ 10 MARZO
ore 22.30 - RAI 2
L’argomento della trasmissione è
«CHIESA E SOCIETÀ’
IN INGHILTERRA »
Un servizio speciale realizzato direttamente in Inghilterra dove sul problema dell’emergente povertà di una
parte della popolazione è nato
un conflitto tra le chiese evangeliche e il governo della signora Thatcher.
LO SCANDALO
E’ L’INFEDELTÀ’,
NON LA DIVERSITÀ’
Sono profondamente riconoscente
che gli anniversari della Riforma in
Francia e a Ginevra diano voce e forza a tutti coloro che contemplano il
sonno degli « ecumenici di oggi ». Infatti gli ecumenici di ieri non si sognavano di costruire un essere ibrido metà cattolico, metà protestante. Essi,
come tanti di noi, sempre ripetono:
« siamo veramente cattolici, slamo veramente protestanti, ovvero ortodossi. Rispettiamo le differenze non perché
siamo migliori, ma diversi: dunque dobbiamo poter scegliere ».
Non comprendo per quale motivo
siamo così rispettosi della diversità
storica, politica, linguìstica, fisica, psichica, filosofica, mentre in materia religiosa vorremmo a tutti i costi l'uniformità! Lo scandalo cristiano non è
provocato dalla diversità dei messaggi, ma dall'infedeltà nostra nel seguire
l’esempio di Gesù.
La natura non cerca la fusione. La
mela rimane mela, la pera, pera. Noi
ci serviamo dell'una e dell'altra, gustandone i diversi sapori.
Da mezzo anno mi trovo a Neuchâtel dove, a forza di oculata prudenza
nei sermoni per far piacere a tutti,
tutti dormono.
Grazie a Dio, in Italia nuovi problemi operano come una doccia fredda che, speriamo, renda ognuno più
cosciente del grande dovere di esprìmere sulla terra il messaggio personale e fraterno, poiché siamo tutti figli di Dio.
Nel mondo in cui viviamo dovremmo ricominciare a servirci dei vecchi
termini gettati da tempo nella spazzatura. Chi parla più di ubbidienza, di
disciplina personale, di doveri, di sottomissione alla volontà di Dio, di pazienza, ecc. eoe. Chi li vive?
Che cosa ci distingue, noi che ci
pretendiamo cristiani? Non è certo la
modestia che ci soffoca, né la sofferenza accettata e neppure il compito
di samaritani, che pure ci è stato chiaramente indicato.
Le croci le vediamo dappertutto, ma
le rifiutiamo nella nostra vita.
Con quale diritto ci consideriamo
« seguaci di Cristo »?
L. Tenger, Neuchâtel
DA CHE PULPITO
VIENE LA PREDICA
Caro Direttore
Il papa in India ha celebrato la messa. nel mausoleo di Gandhi e ha parlato
anche della uguaglianza di tutte le persone, ha detto Mario Pastore in uno dei
primi servizi sull'ultimo viaggio del
papa. Sante parole di un papa, ma essendo le cose molto diverse vengono
in mente i due detti: « ma da quale pulpito viene la predica » e « il clericalismo si riveste da umile agnello nei
popoli a minoranza cattolica e da lupo famelico nel proprio popolo e in
quelli a maggioranza cattolica ».
Se questo papa pretende l'uguaglianza dove i cattolici sono in minoranza
perché non la dà dove sono in maggioranza? e perché pretende di arrogarsi il diritto, tramite un Ministro
nobildonna, di penetrare nella scuola
italiana con una legge più nefasta di
quella del 1929?
Oh popolo Italiano! perché non ti
desti contro tutte le ingiustizie che si
commettono sotto il tuo soie?
Doimenico Di Toro, Velletri
IL PUNTO C’E’
LA VISTA NO
Sul « punto di vista » comparso su
«La Luce» del 24.1.86 dovrei dire in
primo luogo che il punto c’è ma la
vista è annebbiata.
L'analisi di ciascun capoverso porterebbe lontano ma, comunque, dimostra che l’articolo è fazioso e male
ispirato da una notevolissima disinformazione.
L'ultimo capoverso, poi, sembra sia
stato aggiunto ad un altro articolo preparato per altri giornali, tanto ci sta
come i cavoli a merenda.
Preciso alcuni fatti:
1) Mi consta che tutti i nostri
Ospedali Evangelici da tempo hanno
iniziato una politica di compressione
dei ricoveri e dei posti letto a favore
dei servizi sul territorio: basti dire che
l'Ospedale di Genova ha effettuato nel
1985 oltre 16.000 prestazioni in regime
di spedalità diurna su pazienti che, diversamente, avrebbero dovuto essere
spedalizzati per alcuni giorni.
2) In tutti i nostri Ospedali i rapporti tra le prestazioni specialistiche e
di diagnostica strumentale interna e
le prestazioni per esterni vanno da
un minimo dell'1 a 3 a un massimo
deiri a 6 ed oltre.
3) Tutto questo deriva da una attenta valutazione delle esigenze della
popolazione e non dal desiderio di fare I Pierini.
Certo, se avessimo aspettato il consiglio dell'estensore dell’articolo avremmo cominciato ora questa politica.
Fraternamente e... severamente vostro
Emilio Verardi, Genova
IL ’’SOLO MAESTRO”
Riprendo il colloquio con i lettori rispondendo alla Ietterà del 24 gennaio
1986 di Quartino Raggi. Posso tranquillamente rivendicare la paternità della
descrizione dell’ecumenismo come « rivoluzione copernicana »: l’attenzione è
centrata sul Cristo e non sul modo di
esprimere la . fede in strutture organizzative 0 di pensiero. Si tratta di una
componente del dialogo ecumenico che
è in continua circolazione. Negativamente la rivoluzione copernicana comporta una presa di posizione contro
qualsiasi integrismo in quanto usurpazione del centro che è Cristo. Questo
non dovrebbe lasciar dubbi sulla Sua
domanda.
Con l’imprimatur si è dato ai cattolici quello che appartiene ai cattolici.
Non è « per noi », né tanto meno intende farci dire « bravi ». Sono suggerimenti del maligno?
Volendo socraticamente mettere tutte
le carte in tavola per far emergere il
problema, dirò che l'espressione solo
maestro offre il fianco a perplessità in
quanto essa è condivisa anche da antitrinitari e probabilmente da altre fedi
e da non credenti. Per trovare il bandolo della matassa è più proficuo partire dalla base cristologica, trinitaria e
scritturistica del C.E.C.
» Maestro » è un termine che si
adopera anche a livello culturale: insegnamento elementare e musicale. Anche la teologia, in quanto scienza, adopera questo titolo nell'ambito riformato. C'è più di un pastore valdese che
ha ottenuto questo titolo.
Inoltre c’è la questione della « trave » e del « bruscolo ». Il mio lavoro
mi porta a contatto con diverse comunità cristiane e non di rado ho visto
quanto sia vera la preoccupazione di
Barth, cioè, che la Bibbia è spesso
usata come « un papa di carta ». Un
protestante con una Bibbia in mano ci
ricorda spesso le discussioni più aspre
sull'infallibilità papale. Infatti quando
si arriva a stabilire il contenuto dell'espressione « solo Maestro » ci ritroviamo condizionati da ogni sorta di
soggettivismi, individualismi, oggettivismi e collettivismi. Si rischia di parlare di un Maestro solo, isolato, che
non trova riscontro se non nel nostro
particolare modo di interpretare. Di
fronte a Cristo siamo sempre mancanti
pur essendo debitori a tutti gli uomini della nostra testimonianza.
Come uscire da queste tentazioni?
Come riformato credo che non sia sufficiente riconoscerle (e sarebbe già
molto), né dialogare tra credenti di
varia confessione. Credo, con Calvino e con Barth (non mi scuso di rifarmi a loro), che senza Io Spirito la
Scrittura è muta. Allo stesso modo
credo che lo Spirito senza la Scrittura
non è lo Spirito di cui ci parla il Nuovo Testamento. La vittoria sui nostri
condizionamenti e sulla nostra alienazione è la vittoria di Cristo che lui
stesso gestisce. A noi il privilegio di
applaudire e di conformare la nostra
vita alle Sue imprese e sorprese.
Renzo Bertalot, Roma
3
7 marzo 1986
fede e cultura 3
%
UN GRANDE SCRITTORE PROTESTANTE
Denis de Rougemont
Un uomo impegnato nella lotta contro il totalitarismo - Un autore ’’impegnato” prima che l’impegno diventasse una moda - Amore e guerra
Millenovecentocinque: vuol dire qualcosa nascere all’mdomani del 1905! Lo stesso anno nascevano Jean-Paul Sartre e Emmanuel Mounier; François Mauriac aveva vent'anni. Ma soprattutto Freud firmava i suoi Tre
saggi sulla sessualità, sconvolgendo completamente le nostre
idee sulla psiche dell’uomo; Einstein pubblicava la sua teoria
della relatività, sconvolgendo
completamente le nostre idee sul
nostro universo; infine, la « Santa Russia » conosceva la sua prima rivoluzione.
Denis de Rougemont è stato
uno dei primi a vedere che la
rivoluzione del 1917 non ha realizzato molto delle speranze del
1905 e che purtroppo si sono
sbagliati i poveretti che allora
si riversarono per le vie di Pietroburgo o di Mosca gridando;
« Questa volta, il Cristo è veramente risuscitato! ».
Fu uno dei primi anche a riconoscere il pericolo nazista, e
non senza qualche merito, dal
momento che inizialmente aveva avuto della simpatia per valori come Vordine, per esempio
in uno dei suoi primi libri, quel
Misfatti dell’Istruzione pubblica
pubblicato alla fine degli anni
’20 in cui oppone ai metodi infelici, secondo lui, della scuola
tradizionale, l’addestramento militare.
Arriva la guerra. Rougemont,
che nel 1937 aveva scritto il Diario di un intellettuale disoccupato, si impegna senza equivoci
nella lotta contro il totalitarismo, per una resistenza ad ogni
costo, e forte della notorietà che
gli ha procurato il suo libro
L’amore e l’Occidente, fonda con
Theo Speorri e alcuni altri la
Lega del Gottardo.
Cos’è questo libro L’amore e
l’Occidente, uno dei saggi — insieme a Una Svizzera al di sopra
di Ogni sospetto — pubblicati
nella Srfizzera romanda che han
no avuto la massima risonanza
all’estero, in particolare in Francia?
Circa quattrocento pagine, sette « libri » con appendici: Il mito di Tristano; Le origini religiose del Mito; Passione e Misticismo; Il Mito nella Letteratura (per esempio, un’analisi di
Romeo e Giulietta; un'altra della Nuova Eloisa di Rousseau):
Amore e Guerra; Il Mito contro
il Matrimonio; L’Amore azione,
0 della Fedeltà.
Non è pensabile in questa sede di render conto, neppur sommariamente, di un saggio di tale ampiezza. Mi limiterò ad una
annotazione sulla V parte. Amore e Guerra: il rapporto che
esiste in Occidente tra l'amore
e la guerra, tra Eros e Thanatos, e cioè tra il desiderio erotico e il desiderio di morte, tale
per cui l’amore sfocia come naturale conseguenza nella morte
(piuttosto che nella procreazione; Tristano e Isotta, Romeo e
Giulietta, la nuova Eloisa — si
potrebbe aggiungere, in data più
recente. Bella del Signore di Albert Cohen). Ecco il linguaggio
dell’amore che spesso non si distingue da quello militare: « conquistare », « assediare », « arrendersi », ecc., mentre a volte il
linguaggio militare si tinge di
erotismo, per esempio nel tedesco «Niederlage», la disfatta,
che letteralmente significa « situazione di colui (o colei) che
sta sotto »!
Qualche anno prima il tenente colonnello René Quiton aveva pubblicato le sue spaventose
Massime sulla guerra, in cui è
scritto tra l’altro che in ogni
tempo i maschi si sono battuti
davanti a femmine che ne erano estasiate... o che quando gli
uomini fanno la guerra le donne si preparano all’amore!
Dopo la guerra (1945X Rougeraont pubblica un altro saggio,
1 personaggi del dramma, in cui
di nuovo tra i primi — come
prima della guerra era stato uno
dei primi nella Svizzera romanda a rendere omaggio al surrealismo di Bretón — presenta l’esistenzialismo, e cioè Sartre, Malraux e altri, testimoniando così
di una rara apertura di spirito.
Sono stato — diceva infatti non
senza qualche ragione — uno
scrittore « impegnato » ben prirna che l’impegno diventasse di
moda. Ed è qui che si delinea e
si esprime l’impegno principale
della sua vita; quello per una
Europa unita, non l’Europa delle patrie, e meno ancora quella
delle masse robotizzate, ma, direi, l’Europa delle persone (in
ricordo della sua lotta al fianco
di Emmanuel Mounier e del
« personalismo »). Vedi per esempio Ventotto secoli di Europa
(1961), Le possibilità dell’Europa (1962), Lettera aperta agli Europei (1970) e il suo ultimo grande libro. L’avvenire è affar nostro (1977).
Parodiava Sartre
E’ un uomo molto serio quello che se ne è andato da poco,
un uomo che parodiava Sartre
scrivendo: « L’inferno è l’assenza degli altri! ». Un uomo che
non mancava di umorismo: non
avendo dove alloggiare, provvisoriamente a Parigi, André Gide
lo invitava a stare da lui e gli
diceva con un sorriso diabolico
(alludendo alla propria ben nota omosessualità): « Non ha paura di quel che dirà la gente? ». E
Rougemont gli rispondeva: « Cosa vuole che dicano, che è un
complotto di protestanti?! ».
E’ stato infine un grande europeista, amico di Altiero Spinelli
e di Mario Rollier, la cui figlia
gli ha consacrato la propria tesi di laurea.
Jean-Louis Gomuz
PROTESTANTESIMO IN TV
La trasmissione del 24.2,
nella formula che potremmo
anche definire rotocalco televisivo, ha proposto — con
mezz’ora di ritardo e non annunciata in inizio di serata —•
alcuni interessanti servizi di
tipo e contenuti assai diversi.
Il « clou », come ovvio, era
costituito dalla visita ufficiale
del Presidente della Repubblica al Tempio di Piazza Cavour
e alla Facoltà Valdese di teologia, integrata da un’ampia
intervista di R. Maiocchi. Non
mi dilungo sul significato e lo
svolgimento della visita stessa
di cui già si è riferito sul giornale e mi limito a riprendere
due punti.
La definizione di Stato laico
venimenti — ci ha informato
dell’esistenza di un Consiglio
che raggrunpa le sette chiese
evangeliche di auel paese a
cui aderiscono auattro milioni
di membri. Unitamente alla
cattolica, queste chiese si sono impegnate nella lotta per
la democrazia in una nazione
dove il 70% della popolazione
vive al di sotto del limite di
sopravvivenza.
Di particolare interesse per
la vita della Val Pellice il servizio che ha fatto seguito, dal
titolo « Una valle per il suo
treno ». E’ noto che per il 1”
giugno è ventilata (e paventata) la soppressione del tronco ferroviario Pinerolo-Torre
Pellice con una decisione ver
Stato laico?
data dal Presidente (uno stato
che si dichiara incompetente a
pronunciarsi su cosa sia la verità ma riconosce l’apporto
delle diverse comunità dei
credenti al patrimonio culturale e spirituale della nazione)
ci trova consenzienti, anche
se vorremmo vedere questo
principio meglio onorato nelle
leggi del nostro paese.
U auspicio formulato dol
Moderatore, che vengano varate leggi umane nei confronti dei lavoratori migranti, è
stato significativo e qualificante: con esso è stata colta una
preziosa occasione da parte
di una minoranza a lungo considerata indesiderabile nel suo
stesso paese.
E’ lecito esprimere la speranza che questo servizio abbia stimolato in una parte dei
telespettatori il desiderio di
conoscere la nostra realtà ma
soprattutto le motivazioni di
fede che ne stanno alla base.
La trasmissione è proseguita con un’intervista al pastore
fUipnino Cesar Taguba che
— per quanto già superata in
parte dall’incalzar e degli av
ticistica, presa senza neppure
informare gli enti locali. La
rubrica ha ampiamente documentato la mobilitazione unitaria di tutta la valle, le ragioni del no alla soppressione
e le proposte alternative elaborate. Come valdese che ritiene giusto chiedere anche
una particolare attenzione alla specificità della Valle, osservo però che è stato dato
scarso rilievo alla partecipazione delle chiese locali alla
lotta (sia tramite ordini del
giorno votati in assemblea, sia
mediante nomina di membri
di chiesa nel Comitato di difesa della ferrovia). Una breve, suggestiva rievocazione
storica in costume dell’iniziativa che portò nel 1882 al collegamento ferroviario con Pinerolo è stata presentata, al
termine, dai bravi attori del
Teatro Angrogna.
In chiusura la risposta di
Franca Long alla lettera di un
giovane ha puntualizzato la
concezione ecclesiologica -Protestante e le connotazioni dì
un autentico ecumenismo.
Mirella Argentieri Bein
DALLA STAMPA ITALIANA
“In democrazia i concordati non han senso”
Quali sono le premesse che
hanno portato all’Intesa Palcucci-Poletti? La maggior parte dei
commentatori è d’accordo nel
vedere l’intesa come logica conseguenza del regime concordatario, anche se attraverso il nuovo Concordato del 1984.
Così per Franco Bolgiani (La
Stampa, 20/1): «I Concordati
fra la Chiesa cattolica e lo Stato, se possono ancora spiegarsi
quando la Chiesa ha di fronte
a sé regimi assoluti o totalitari,
sono un nonsenso in regimi liberali e democratici. Il volerli
mantenere (...) significa solo
che la Chiesa diffida di libertà
e democrazia e che lo Stato considera il fatto religioso in Italia
essenzialmente rappresentato
dalla Chiesa cattolica in quanto gerarchia »,
L’onorevole Spadolini richiama su Repubblica (2-3/2) un intervento in Senato (1978), in,cui
ribadiva che ; « Il Concordato
non è la sede idonea per disciplinare un rapporto che si stabilisce fra lo Stato e gli alunni
(...), materia che attiene esclusivamente all’ordinamento scolastico e quindi al diritto interno dello Stato italiano». Non
solo, sul Concordato ’84 Spadolini rileva ancora come « ’Troppi capitoli, relativi all’esecuzione
di quelle norme, erano affidati
a un’indeterminata volontà delle parti, senza un’indicazione
precisa né perentoria ».
Anche Giuseppe Chiarante
(Rinascita, 25/1) ricorda come,
prima della firma del nuovo
Concordato, la sua rivista così si
espresse : « ...la soluzione più avvertita e razionale sarebbe stata l’accettazione, anche da parte ecclesiastica, di limitare la
funzione della scuola a un insegnamento laico (...) della storia
e delle posizioni delle diverse
confessioni religiose ; riservando invece Tinsegnamento confessionale (...) alle sedi extrascolastiche, ovvero, (....) a una collocazione fuori dall’orario delle
lezioni ».
Religione e filosofia
secondo Gentile
Per venire invece più addentro all’aspetto scolastico della
vicenda, Giorgio Galli (Panorama, 26/1), chiarisce che «l’insegnamento della religione (cattolica) sino al livello di scuola media inferiore (mentre in seguito
si ha l’insegnamento della filosofia) è legato alla concezione
idealistica di Giovanni Gentile,
secondo la quale la religione è
espressione dell’ infanzia del
l’umanità e la filosofia della sua
maturità. Era una concezione
che i cattolici ovviamente rifiutavano in via di principio, ma
accettavano di fatto per i vantaggi che essa loro offriva nella
fase della vita definita della socializzazione primaria; era infatti attraverso la famiglia e la
scuola elementare che la tradizione cattolica si tramandava».
D’altra parte, secondo Franco
Grillini (Manifesto, 5/2) « non
solo è attribuito alla Curia il potere ’’poliziesco” di indagare
sulle convinzioni personali e religiose di ogni insegnante per
verificarne l’idoneità all’insegna-,
mento religioso (cosa sicura-*
mente incostituzionale essendo
le convinzioni personali e la fede religiosa un fatto strettamente privato e come tale tutelato
dall’ordinamento costituzionale ),
ma Tinsegnamento religioso dovrà essere conforme alla ’’dottrina” cattolica ufficiale » ; e, per
venire ai problemi di ordine pedagogico, « ...le capacità di astrazione (...) maturano intorno agli
11 anni. Parlare, quindi, in tenera età di diavolo (la dottrina
ufficiale ha rivalutato la figura
del maligno), di peccati mortali
e veniali (...) mi sembra, dal
punto di vista pedagogico, assolutamente disastroso ».
Per quanto riguarda invece le
scuole medie, si è fatto un gran
parlare di «ora alternativa», in
cui avrebbe potuto trovar collocazione un’ìpotizzata « morale
laica ».
”La” morale laica
non esiste
Per N. Bobbio (intervista a II
sole-24 ore, 4/2), « non esiste ’’alternativa” all’ora di religione
(...) perché Tinsegnamento dogmatico di una verità rivelata
non può essere inserito nel corpo delle altre discipline, critiche
e scientifiche pér metodi di insegnamento ». Inoltre « L’insegnamento di una ’’morale laica”
è una contraddizione di termini.
Non esiste ’’una” morale laica.
Esistono molte morali, di pari
dignità, per uno spirito laico e
non fazioso (...). A meno che non
si voglia ridurre la ’’morale laica” a quei principi di civile convivenza che dovrebbero essere
non già ’’insegnati”, bensì analizzati e discussi nell’ora di
’’Educazione civica”. (...)
Questo infelicissimo tentativo di ’’inventarsi” a tutti i costi
un’alternativa (...) dimostra a
sufficienza come Tunica soluzione coerente, una volta stabilito il principio che Tinsegna
mento della religione cattolica
è facoltativo, sarebbe stata non
inserirlo nel normale orario scolastico ».
E, nelle parole di Galante Garrone (L’Espresso, 26/1), « lo Stato laico (...) non ha, non deve
avere una sua fede, o ’’morale”
da insegnare. Esso non impone
principi, dogmi, verità rivelate,
è apertura verso tutto e tutti,
senza discriminazioni ».
In definitiva, in tutta la vicenda sembra che la Chiesa abbia perso la sua capacità di parlare agli uomini, « se essa ha
la necessità di avvalersi della
connivenza dello Stato per salvare nella nostra società laicizzata (...) i cosiddetti valori religiosi...» (A. di Nola, Manifesto,
17/1).
Sempre secondo Bobbio «non
è compito dello Stato adoperarsi per modificare questa situazione, bensì della Chiesa, e della
comunità dei credenti ; come
vale per ogni altra fede, per ogni
altra religione ».
E concludiamo con un’osservazione di Giovanni Gennari, su
Paese sera (20/1): « ...i ValdoMetodisti hanno sottoscritto
una Intesa con l’Italia che è uno
splendido esempio dei valori
della laicità dello Stato e della
libertà gratuita della fede ».
Alberto Corsanl
4
4 vita delle chiese
7 marzo 1986
PROFICUO INCONTRO FRA VALDESI, FRATELLI, AVVENTISTI, ESERCITO DELLA SALVEZZA
Ecumenismo tra evangelici
A due anni di distanza, le Comunità evangeliche di Torre
Penice dei Fratelli, Avventista,
Esercito della Salvezza e Valdese, riunite alla Foresteria domenica 23 febbraio, hanno vissuto un’altra esperienza in un
clima di fraternità.
« Lo straniero che è dentro le
tue porte » è stato il tema conduttore sul quale i numerosi
presenti hanno cercato di riflettere avendo come riferimento
l’esperienza teologica di Israele
e la Parola di Gresù ; « Fui forestiero e mi accoglieste».
Il past. valdese Platone ha
presentato il problema emergente dello straniero in Italia.
Citando Deut. 10 ; 19-22 ; « Amate dunque lo straniero poiché
anche voi foste stranieri nel paese di Egitto», ha ricordato la
visita di Cossiga alla Facoltà
Valdese di Roma, presenti le
minoranze evangeliche italiane,
durante la quale il Moderatore
Bouchard ha dichiarato che « i
valdesi e i metodisti si batteranno per ottenere una legislazione
valida » per gli immigrati. Se
sarà approvata la proposta di
legge nel testo governativo, dice ancora Platone, gli immigra
ti nel nostro Paese dal terzo
mondo non avranno vita molto
facile. Occorre certamente regolare questo flusso, ma ci pare
disumano chiudere le porte in
faccia agli stranieri che qui desiderano risiedere e fanno per
vivere lavori che gli italiani non
vogliono più fare.
Né si dimentichi che noi siamo stati un popolo di migranti
in terre lontane, che talvolta le
chiese cristiane sono state complici del colonialismo selvaggio , e
che il nostro benessere materiale è anche frutto delle spoliazioni del terzo mondo.
Platone ha sottolineato che
non siamo chiamati soltanto ad
ospitare e proteggere lo straniero ma ad amarlo. Anche il cristiano è considerato straniero su
questa terra. Il popolo valdese,
se non fosse stato accolto come profugo in un paese straniero (lo stesso dicasi degli Ugonotti) avrebbe chiuso la sua vicenda nel 1686.
Molte persone che giungono
in Italia sono musulmane. L’Islam non è solo una religione,
una fede, ma una civiltà che condiziona tutte le società; un’Europa dove la religione è ridotta
a puro fatto privato, il lavoro
è strumento di dominio, l’individualismo e l’amoralità sono
sbandierati come ideali è quanto di più lontano si possa immaginare dalla civiltà islamica
che ha la Moschea come centro
della vita. Come credenti — ha
concluso Platone — ci sono punti fondamentali su cui riflettere:
nella prima pagina della Bibbia
è scritto che Dio creò l’uomo a
sua immagine, dunque ogni persóna è immagine di DiOs l OÌbè ..
ha una sua identità e una sua
dignità che gli proviene dal
Creatore stesso.
Il past. avventista Abiusi ha
affrontato il problema riferendosi al libro del Levitico, cap.
19: 33-34 : « Il forestiero che soggiorna fra voi, lo tratterete come colui che è nato fra voi ».
Nell’antichità gli sconosciuti
erano considerati come dei sospettati. Ci si chiedeva ; per
quale motivo questa persona si
è allontanata dal suo focolare?
E’ un pregiudicato che cerca di
scappare alla giustizia? O uno
schiavo che fugge dal suo padrone? Porsi queste domande
era del tutto normale. Il patto
di Alleanza sinaitica, stretto da
Mosè, obbligava Israele a trattare con riguardo lo straniero
perché anch’egli era vissuto come straniero in Egitto. E’ improbabile che questa disposizione
sia mai esistita nelle leggi di
altri popoli antichi.
Nella terminologia biblica il
concetto di straniero ha vari significati. Uno sta a indicare lo
straniero che si trattiene nel
paese come viandante o commerciante. Gode dell’ospitalità
ma - non può : entrare nel Tempio, né offrire sacrifìci né prendere parte alla cena pasquale.
Un altro termine è riferito allo
straniero residente, colui che
può essere ricevuto nella comunità israelitica. Con un terzo
veniva designato lo straniero
con intenzioni ostili.
Interessante notare che i « residenti » progressivamente sono
assimilati da Israele e ciò ha
contribuito a spezzare un cerchio razziale in cui Israele fendeva a rinchiudersi.
Il past. Abiusi concludendo riconosce che lo stato attuale dell’umanità in cui si affrontano
le razze, le nazioni, le civiltà non
risponde alle intenzioni divine.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
La riflessione del capitano
Paone dell’Esercito della Salvezza inizia dalla situazione dello « straniero che è dentro le
nostre porte », il quale è venuto
da lontano e comincia a fare
parte del nostro popolo, della
nostra società e chiede sensibilità, solidarietà, interessamenr
to e sostentamento a noi cristiani per essere protetto. Quindi non parliamo più dello straniero ma del nostro prossimo.
Capovolgendo la situazione domandiamoci chi siamo noi per
lui, se lui è lo straniero. Siamo
degli estranei al suo modo di
concepire la sua vita, alla sua
storia ed alla sua cultura.
Per capire meglio, come credenti cristiani, la posizione dello straniero ai tempi di Pietro
c’è un esempio valido — dice
Paone —ed è quello déll’incontro di Pietro con il centurione
Cornelio rivolgendosi al quale,
l’apostolo disse : « Voi sapete
come non sia lecito ad un giudeo di avere relazioni con uno
straniero o d’entrare da lui »
(Atti 10: 38). Per un giudeo una
cosa era dare ospitalità ad un
gentile, ma una cosa ben diversa e ben più grave per la sua
fede religiosa era entrare nella
sua casa e contaminarsi. Pietro
però subito aggiunse : « Dio mi
ha mostrato che non debbo chiamare alcun uomo immondo o
contaminato ».
I Fratelli ci hanno guidato nel
servizio liturgico. Al termine sono state suggerite proposte di
interventi concreti che dovranno prendere forma prossimamente.
Antonio Kovacs
Impegno dei catecumeni
SAN GERMANO — Il Concistoro ha avuto la gioia di incontrare i catecumeni del IV anno
che hanno dato lettura del testo
preparato insieme in vista della
confermazione. Il Concistoro,
prendendo atto della richiesta,
si è dimostrato abbastanza soddisfatto delle risposte che i catecumeni hanno dato ad alcuni
interrogativi. Il testo evidenzia
il desiderio dei confermandi di
voler lavorare seriamente in una
Chiesa « che — essi dicono —
abbia delle iniziative, che sia
veramente una comunità unita
in una vera fede in Dio, che sia
disposta al dialogo ed aperta a
tutti: una chiesa viva. Ma siamo
consapevoli che la chiesa siamo
anche noi e quindi prendiamo
atto delle nostre responsabilità».
Sulla diaconia
torre PELLICE — Dopo
aver discusso l’opuscolo sulla
diaconia nel corso degli ultimi
incontri di studio biblico, la comunità affronterà l’argomento
in una Assemblea di chiesa inserita in una giornata comunitaria interamente dedicata agli
istituti e all’ospedale in particolare. Domenica 9 marzo, dunque, dopo il culto presieduto dal
past. Taccia, avrà luogo questa
assemblea; seguirà il pranzo alla Foresteria, a cui sono stati
invitati i membri di chiesa che
lavorano negli istituti. Nel pomeriggio, alle 14.30, vi sarà un
dibattito su ciò che può fare la
chiesa di Torre Pellice per l’ospedale ristrutturato.
Associazione
Amici dell’Ospedale
di Torre Pellice
Sul supplemento all'Eco delle Valli del 21.2.86 l’elenco dei DONI da
noi ricevuti durante lo scorso mese
di dicembre non è stato pubblicato.
Tale elenco, da noi consegnato in
tipografia in data 3 gennaio 86. verrà pubblicato non appena possibile.
Chiediamo ai nostri sostenitori di
avere pazienza per questo ritardo.
• Venerdì 7 marzo la Commissione evangelizzazione invita
tutti, giovani e adulti, ad una
riflessione su « Cosa riteniamo
importante per la nostra vita ».
L’incontro avrà luogo presso il
Convitto di via Angrogna alle
ore 20.45 per coinvolgere in modo particolare gli abitanti del
quartiere Appiotti.
Incontro dei
catecumeni
PRALI — Domenica 16 marzo il culto sarà alle ore 10. Parteciperanno i catecumeni del IV
anno di tutte le valli che proseguiranno la loro giornata ad
Agape con il pranzo ed un programma di riflessione sulla
chiesa;
• Ringraziamo tutti coloro
che hanno contribuito alla buona riuscita della giornata comunitaria del XVII febbraio. Vi è
stato anche un certo avanzo di
denaro che è stato destinato al
fondo straordinario.
• Un ringraziamento va pure
a coloro che hanno sostituito il
pastore durante il suo periodo
di malattia.
• Riunioni quartieraii (tema
le finanze): 10 marzo: ore 19.30,
Giordano-Pomieri ; 18 marzo :
ore 19.30, Ghigo; 19 marzo: ore
18, Cugno ; 20 marzo : ore 15, Indiritti; 25 marzo: ore 19.30, Malzat ; 26 marzo : ore 19.30, Orgiere.
Per la stampa
del Rio de la Piata
PINEROLO — Il tempo ha
permesso l’accensione dei falò
la sera del 16 febbraio, ma ha
ostacolato in parte la presenza
al culto e la cena del 17. La colletta, a favore dei nostri fratelli
del Rio della Piata, ha fruttato
828.000 lire.
• Si è concluso il terzo ciclo
di riunioni quartieraii sul tema:
« I rapporti stato-chiesa nei risvolti di carattere finanziario ».
La partecipazione, incoraggiante
nei quartieri più lontani dal centro, è qui meno buona, ma gli
incontri e le discussioni, a volte
molto lunghe ed animate, servono a farci dialogare e riconoscerci come fratelli.
• L’Evangelo della Resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali di Luigi Guido
Tron, Maria Luigia Tron ved.
Jayme ed Eraldo Poèt, tutti originari della Val Germanasca.
Il Signore sia vicino a quelli
che li piangono.
Assemblea di chiesa
POMARETTO — Ricordiamo
che domenica 16 marzo p. v. è
convocata nella sala del Teatro
(attuale locale di culto durante
il periodo invernale) l’assemblea di Chiesa alle ore 10, con
il seguente ordine del giorno :
nomina di due anziani già designati dai rispettivi quartieri
(quartiere dei Masselli Long Micol Anita; quartiere di Fleccia
Pastre Long Wilma); riconferma anziani che hanno finito un
quinquennio ; relazione sul tema oggetto delle riunioni quartieraii: 8 per mille.
Finanze
ANGROGNA — Continuano
le riunioni sui problemi finanziari della chiesa (questa settimana: Capoluogo, Martel, Prassuit-Verné, Odin Bertot); domenica 9, al Serre, per chi non ha
potuto andare alla ’Giornata
mondiale di preghiera’ a Intra
si rifletterà, alle 14.30, sulla liturgia di questo avvenimento
nel quadro dell’incontro dell’Unione Femminile che presiederà
il culto.
Assemblea di chiesa
VILLAR PEROSA — Per le sorelle che partecipano alla Giornata Mondiale di Preghiera ad Intra, domenica 9 marzo, il pullman parte da Villar Perosa (unica fermata al Convitto) alle ore
7.05. Portarsi il pranzo al sacco.
• Domenica 16 marzo alle ore
10 avrà luogo un’assemblea di
chiesa. Il punto in discussione
è il problema dell’S per mille, su
cui è in corso una discussione
nelle riunioni quartieraii.
• Domenica 23 febbraio è stato battezzato Fabio di Enrico
Vignolo e Lilia Grill.
• E’ nato Patrick di Gianni
e Nicoletta Pascal.
• Limedì 24 febbraio ha avuto
luogo il funerale di Ettore Trave;rs. Al figlio Ezio e ai familiari
esprimiamo la solidarietà di tutta la comunità.
• Una buona partecipazione
di pubblico ha ricompensato lo
impegno della filodrammatica,
che ha presentato una commedia la sera del 17/2, con replica
il 22. Alla prima serata ha partecipato l’Unione Musicale di Inverso Pinasca; la corale di Villar
Perosa è intervenuta nella seconda serata.
XVII Febbraio
VILLASECCA — I 90 presenti al culto del 17 — celebrato
nel vecchio tempio del 1556 —
hanno riflettuto sul senso della
propria vocazione oggi. Oltre 60
persone hanno partecipato all’agape, preparata nei locali dei
Chiotti, dal gruppo di servizio
XVII febbraio. Ospiti il giudice
Aldo Ribet e signora; sono state presentate diapositive sul recente viaggio in Turchia « sulle
orme di Paolo » e alcuni episodi storici riguardanti la comunità di Riclaretto nel 1560 e all’epoca della revoca dell’editto
di Nantes.
La comunità si è ritrovata di
nuovo nel tempio-teatro il 2 marzo per trascorrere alcune ore,
allietate dalla Banda Musicale
di Pomaretto e dalla recita di
una brillante commedia eseguita dalla Pilodrammatica locale.
Sabato 8 si replica, alle ore 20.
L’abbondante nevicata non ha
impedito i falò : un ringraziamento all’amministrazione di
Perrero per aver provveduto allo sgombro della neve tempestivamente.
• Rettifiche : l’Assemblea di
Chiesa non avrà luogo il 9 marzo, ma il 16 marzo, alle ore 10.
Il culto della FGEI è stato spostato al 9 marzo.
• Domenica 16 marzo, alle
ore 14.30, la filodrammatica di
Villar Perosa presenterà la commedia « Paese piccolo, la gente
mormora ».
• Simpatia cristiana esprimiamo ai familiari di Elda Ribet
ved. Bounous, che ci ha lasciati
improvvisamente.
Domenica 9 marzo
□ GIORNATA
COMUNITARIA
TORRE PELLICE — Giornata comunitaria sulla Diaconia: culto e Assemblea
di Chiesa. Pranzo comunitario alla Foresteria. Pomeriggio: prosecuzione discussione sulla Diaconia, presso la sala
delle attività.
Prenotarsi per il pranzo presso: Laura Reinaudo tei. 91508; Marco Gnone
tei. 932240.
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Per non interferire
con altre attività ecclesiastiche l'Assemblea TEV, già convocata per il 9
marzo, è rimandata a data da stabilire.
Lunedì 10 marzo
□ INCONTRO
PASTORALE
TORRE PELLICE — L’ incontro mensile
dei pastori del 1” Distretto si tiene
presso la Casa Unionista con inizio alle ore 9.15, L’incontro prevede una meditazione biblica del past. Marco Ayassot ed una relazione di don Carlo Collo
su « La teologia cattolica a 20 anni dal
Concilio Vaticano II ».
Giovedì 13 marzo
□ COLLETTIVO
BIBLICO ECUMENICO
PINEROLO — Presso la Chiesa valdese alle ore 20.45 si tiene la riunione
del collettivo biblico ecumenico. Pier
Angelo Gramaglia parlerà sul tema « In
che modo la categoria biblica di memoriale può rinnovare le teologie della
Cena del Signore ».
Domenica 16 marzo
n ASSEMBLEA AMICI
DELL’OSPEDALE
TORRE PELLICE — Alle ore 15 presso la Casa Unionista si tiene l'assemblea dei soci della Associazione amici dell'ospedale valdese di Torre Pellice. Argomenti: conto consuntivo '85,
preventivo '86, linee programmatiche,
nomine.
5
7 marzo 1986
vita delle chiese 5
UNA POSSIBILITÀ’ DA NON SOTTOVALUTARE SCOMPARE UN TESTIMONE DELL’EVANGELO
Teologia airuniversità? Umberto Bert
Mentre proliferano tavole rotonde e incontri sull'ora di religione, si fa avanti una posizione
cattolica che, apparentemente, si
mostra di grande rispetto e anche affascinante.
Prendendo spunto dalla «religione » come faitto importante
nella vita di ciascuno giunge a
sottolinearne il carattere di movente storico tra i più significativi per i ponoM. Essa dovrebbe
quindi avere un posto di rilievo
nella istituzione scolastica e non
essere seconda ad alcuna altra
materia, andrebbe rivalutata e
tolta dalla posizione odierna di
« diversa » priva com’è di insegnante regolarmente ministeriale, di voto che conta, di esame.
Ed allora la proposta è quella
di istituire nelle nostre università statali una laurea in teologia.
Lo Stato prepari gli insegnanti,
si giunga, al più presto possibile,
a concorsi regolari e il problema
sarà risolto.
E' evidentemente una soluzione
alla quale noi evangelici potremmo solo controbattere il tradizionale: via la religione dalla
scuola pubblica, ciascuna chiesa
e famiglia sono i luoghi dove
questi princìpi vanno predicati.
Ma il nostro no sarebbe debole
perché non in chiesa e tanto meno in famiglia si può fare « storia delle religioni » o affrontare
il problema in modo dialettico,
come potrebbe invece essere fatto a scuola guidati da testi ed
insegnanti non più confessionali
e da programmi ministeriali specifici.
Ma, se sul piano delle idee, questo progetto potrebbe anche trovarci consenzienti, o comunque
poveri di alternative altrettanto
convincenti, nella pratica tutto
questo mostra una grande difficoltà di attuazione. Quanti saranno gli insegnanti di religione
nella scuola pubblica in Italia?
Certo non meno di 40.000; università che preparino aH'insegnamento di questa materia non
credo ne esistano (quelle cattoliche, ma allora si ricadrebbe nel
riconoscimento di un titolo di
studio « privato » p)er un insegnamento « pubblico ») e quindi
sono facoltà tutte da inventare.
Proviamo pure ad istituirle: ci
vogliono gli insegnanti, e chi saranno se non quelli formati nelle università cattoliche? E i tempi di realizzazione del progetto?
Facendo gli ottimisti, tra l’istituzione di corsi, il reperimento
degli insegnanti, i quattro o cinque anni di studi, i concorsi, rassegnazione delle cattedre, i 40 mila attuali sarebbero sostituiti
forse tra 15 o 20 anni. E nel frattempo?
Probabilmente fra 20 anni saremo ad un nuovo... Concordato,
ovvero la secolarizzazione avrà
raggiunto livelli tali da superare
di fatto il problema e veramente
l’ora di religione non avrà più
alcun senso.
La ouestione, anche per noi
evangelici, non è quindi di come
organizzare il futuro, ma di cosa
fare adesso: dire no ad un’ora
tradizionale divenuta improvvisamente facoltativa per cadere in
un’altra ora tutta ancora da inventare ma obbligatoria, oppure
dire no a tutto rischiando grosso dal punto di vista scolastico
e, ancora una volta, facendo una
battaglia per gli altri?
Certo, se si pensa a quei bambini delle scuole materne che
avranno religione tutti i giorni
e che tutti i giorni, senza comprendere i motivi e magari piangendo, saranno, unici o pochi, ad
essere separati dagli altri perché
i genitori non avranno scelto
« l’ora di religione », viene veramente voglia di gridare di rabbia.
Di urlare a quei cattolici che
questo hanno voluto che non è
così ohe si predica una fede,
che neppure la chiesa cattolica
con tutto il suo potere può violentare a questo modo le coscienze obbligando a scelte così
gravi giovani e genitori, che il
« rispetto per la vita » di, cui tanto si è abusato ai tempi del referendum sulPaborto, oppure la
« unità della famiglia », tanto importante ai tempi del divorzio,
non si fermano l’imo al concepimento e Laltra al sacramento
del matrimonio, ma sono princìpi che vanno difesi continuamente e non offesi con scelte così
assurde. Giorgio Castelli
Un vuoto si. è fatto di nuovo
nella schiera dei Pastori emeriti
residenti in Val Pellice. Improvvisamente ci ha lasciati il Pastore Umberto Bert.
Ne abbiamo salutato la salma
nel Tempio di Torre Pellice colmo di rappresentanti delle chiese
delle Valli, il 26 febbraio scorso.
Testimonianza commovente della
profonda simpatia e della viva
partecipazione nel dolore e nella
fede, con le quali abbiamo circondato la vedova Delia Revel, la
figlia Oriana e gli altri familiari.
In questa atmosfera abbiamo ricevuto conforto e ripreso fiducia ascoltando la predicazione
dell’Evangelo fatta dal Pastore
Giorgio Tourn.
Il Pastore Bruno Bellion ha ricordato, a nome della Tavola
Valdese il servizio reso alla chiesa dal Pastore Umberto Bert.
Era nato a Bovile il 27.8.1908 e
dopo aver frequentato la Scuola
Latina di Pomaretto e il Collegio
di Torre Pellice, aveva conseguito la licenza teologica alla Facoltà Valdese di Teologia di Roma, e aveva in seguito completato i suoi studi in Scozia, a Glasgow. Fece il suo anno di prova a
Catania quale coadiutore del Pastore Eugenio Revel e fu lì che
incontrò colei che in seguito avrebbe validamente condiviso
con lui gioie e ansietà del ministero pastorale. Consacrato nel
1933 fu Pastore a Riesi dal 1933
al 1938, anni nei quali le Scuole Elementari di Riesi funzio
CORRISPONDENZE
Cinque proposte per il Sud Àfrica
MOTTOLA — Dall’l al 9 febbraio le Chiese Evangeliche di
Puglia e Lucania hanno organizzato una serie di manifestazioni
contro l’apartheid in Sud Africa.
La presenza di Benny Nato, rappresentante in Italia dell’ANC, e
di Saverio Guarna, rappresentante del Coordinamento Nazionale
dei Comitati contro l’Apartheid,
ha dato a questi incontri una
notevole risonanza.
Le conferenze sono state organizzate localmente dalle Chiese
'0 dai comitati locali anti-apartheid di cui comunque le chiese evangeliche sono ispiratrici o
parte integrante.
La partecipazione è stata in
generale eccellente. Sia nelle piccole città (Miglionico, Mottola,
Santeramo) che in quelle più
grandi (Gioia del Colle, Altamura. Matera, Bari) si è avuta una
affluenza dì centinaia di persone
interessate ed attente al problema.
Dove esistono i comitati locali
anti-apartheid si è riusciti anche
ad organizzare significativi incontri con gli studenti (Mottola,
Santeramo, Gioia e Gravina) e
qui l’udienza ha raggiunto Lordine delle migliaia.
Due incontri importanti si sono avuti rispettivamente col Consiglio di Fabbrica dell’Italsider
di Taranto, che ha votato una
mozione di solidarietà col Sud
Africa e ha deciso di dedicare la
sala degli incontri sindacali al
poeta Moloise ucciso dal regime; e con gli operai della Termosud dì Gioia del Colle, che
pure hanno preso pubblica posizione a fianco del popolo sudafricano oppresso.
Il momento conclusivo (domenica 9) si è avuto a Bari con una
tavola rotonda tenuta nella Sala della Provincia a cui hanno
partecipato sindacalisti, rappresentanti di partiti e di comitati
per la pace, operai, studenti e
tanti evangelici.
A tutti Benny Nato, a nome
dell’ANC, ha rivolto cinque proposte di impegno e mobilitazione:
1) che si faccia pressione
presso il nostro governo affinché
l’Italia rompa ogni tipo di relar
zione (economica, politica, commerciale, sportiva, diplomatica
ecc.) con il regime razzista di
Botha;
2) che si sostenga Concretamente la campagna dell’ANC tesa
al ritiro di tutti gli investimenti
delle industrie italiane e multinazionali in Sud Africa;
3) che si spinga il governo
italiano a rispettare l’embargo
sul petrolio verso il Sud Africa,
praticando rigorosi controlli sulla nostra flotta mercantile;
4) che l’opinione pubblica
italiana esiga dal governo un intervento per il rilascio incondizionato di Nelson Mandela, leader dell’ANC da 24 anni in prigione, e di tutti i detenuti politici;
5) che si ponga fine al traffico clandestino di armi ed elicotteri, che l’Italia continua ad esportare in Sud Africa nonostante l’embargo internazionale deciso dall’ONU nel 1963.
L’indice del fascicolo è sufficiente a dare un’immagine, sia
pur sommaria, del contenuto: I
Valdesi e la « Prima Riforma »;
La Riforma del ’500; La resistenza valdese; Il Protestantesimo
italiano nell’800; Il Metodismo;
La Chiesa Cristiana Libera; I
Battisti. Il Risveglio Pentecostale del XX secolo; Il secolo XX.
In un tempo nel quale la piccola realtà protestante italiana
è oggetto di interesse e attenzione nel nostro Paese, questo lavoro di Penna potrà certamente
trovare un proprio valido spazio.
Giornata
comunitaria
Storia del
Protestantesimo
SUSA — La chiesa valdese ha
celebrato la Settimana della libertà ripensando al valore della
libertà religiosa e alla necessità
di continuare a lottare perché
le conquiste civili faticosamente
realizzate non siano vanificate
dallo strisciante integralismo
del momento.
Questa riflessione si è articolata, domenica 16 febbraio, in
un culto e in un pomeriggio comunitario che hanno visto una
ampia partecipazione da parte
della comunità.
MILANO — La chiesa metodista propone un nuovo volumetto dal titolo: « Storia del Protestantesimo in Italia », destinato
non solo ai componenti delle nostre chiese, ma soprattutto ad un
più vasto pubblico esterno, generalmente privo di sia pur minime
nozioni sulle vicende di una componente significativa della società e della cultura del nostro
Paese. Si tratta di 52 paginette
con oltre una dozzina di illustrazioni, che raccolgono i testi di
una serie di otto conversazioni
tenute a Milano, nella chiesa
metodista, da Aurelio Penna.
Stato laico?
No, pluriconfessionale
FERENTINO — Organizzata
dalle chiese valdesi di Ferentino e Colleferro, ha avuto luogo
domenica 16 febbraio, nel quadro della Settimana della libertà,, una giornata comunitaria,
divisa in tre momenti: il culto
del mattino, al quale hanno partecipato anche fratelli battisti e
avventisti e membri del Gruppo
di studio biblico di Prosinone;
un’agape fraterna; e una conferenza-dibattito sull’insegnamento
della religione a scuola.
Il pastore Umberto Bert con la
moglie Delia Revel a S. Germano nel 1964.
La relatrice, Rosanna Ciappa
Nitti, ha affrontato il problema
partendo da un’analisi storicopolitica.
Ci si deve interrogare, ha affermato, su come è stato impostato in passato il rapporto tra
lo Stato Italiano e il Vaticano,
un rapporto che prevedeva privilegi per la Chiesa Cattolica e
discriminava le confessioni di
minoranza. Rosanna ha posto
ai presenti alcuni interrogativi:
« Che senso ha essere minoranza religiosa? Essere di più significa sempre avere ragione? Da
quale parte bisogna schierarsi:
dalla parte della maggioranza o
dalla parte della verità?». Una
risposta a questi interrogativi è
che bisogna imparare ad essere
minoranza, imparare con « l’orgoglio di chi ha da dire qualcosa di vero ».
Per noi evangelici — ha proseguito — il rifiuto dell’insegnamento religioso nella scuola è
motivato da due ragioni: la prima è di ordine teologico' in
quanto la fede non si può insegnare come una qualsiasi materia, ma nasce e si arricchisce nell’ambito della famiglia e in quello della Chiesa. La seconda riguarda il fatto che tutto ciò che
è pubblico dev’essere laico, mentre il privato può essere confessionale.
In ultima analisi — ha concluso la Nitti — si può affermare che lo Stato italiano, da Stato confessionale si va trasformando, non tanto in Stato laico, ma pluriconfessionale. La
laicità dello Stato non consiste
infatti nell’estensione dei privilegi anche alle altre confessioni
religiose, privilegi che noi Vaidesi rifiutiamo, ma significa riconoscere l’estraneità dello Stato al problema religioso.
Dopo il dibattito i circa cento presenti hanno approvato,
con una sola astensione, un ordine del giorno sull’insegnamento della religione, poi inviato
agli organi di informazione.
navano ancora a pieno regime,
mantenute in vita dalla abnegazione delle insegnanti insufficientemente retribuite... Dopo
cinque anni di Riesi, il balzo
nella Parrocchia di Prarostino
dal 1938 al 1950, gli anni della
guerra, della lotta partigiana,
delle rappresaglie fasciste...
Come altri Pastori in servizio nelle Valli, anche il Pastore
Bert e la sua compagna conobbero e vissero in prima persona
i pericoli e le angosce di quei
giorni. Seguirono gli anni del
ministero in San Germano Chisone; un quattordicennio più
tranquillo che gli diede la possibilità di dotare la Parrocchia
di un’ampia sala di attività e
. gli consentì di dedicare parte del
suo tempo alla Presidenza degli Istituti Ospedalieri Valdesi,
presidenza protrattasi per un decennio.
Gli ultimi quindici anni della
coppia pastorale furono vissuti
serenamente a Trieste, nella cura di quella chiesa, pur senza
trascurare tuttavia le opportunità di testimonianza che l’ambiente culturale ed ecumenico
della città offrivano allora forse
più che altrove.
Entrò in emeritazione in cagionevoli condizioni di salute,
dopo quarantasette anni di ininterrotto servizio attivo.
Con riconoscenza al Signore
abbiamo preso atto di questo
lungo periodo di servizio, non dimenticando come esso sia stato
facilitato ed arricchito dalla
saggia, intelligente, amorevole
partecipazione di colei che il Signore gli aveva dato come preziosa, gentile compagna.
Achille Deodato
Tra le espressioni di simpatia pervenute in redazione a seguito della scomparsa del pastore Umberto Bert segnaliamo
la testimonianza di Mario Macchierò che ricorda l’opera di
Bert nella città di Trieste, dentro e fuori l’ambiente evangelico, caratterizzata da « una chiarezza di fede che non conobbe
compromessi ». Anche la chiesa
di San Germano ricorda, con
riconoscenza a Dio, l’opera costants e intelligente di Bert. A
Prarostino, dove Bert lavorò dal
1938 al 1950, la chiesa non dimentica « gli anni diffìcili e dolorosi durante i quali il pastore
Bert e la sua compagna si prodigarono con amore per la crescita spirituale della comunità».
Dalla comunità di Villasecca
dove Bert era nato, nella borgata Bovile/Vrocchi, giunge ai familiari l’incoraggiamento nella
fede comune.
Ä .r.
6
6 prospettive bibliche
7 marzo 1986
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
La gioia paradossale deila Legge
Che la legge, che una legge possa dare gioia, sinceramente,
vi sarebbe mai venuto in
mente? Non si crede alle proprie orecchie. Senza dubbio, vi possono essere studiosi e appassionati
di diritto, che esaltano « la Legge »
(uguale per tutti, norma superiore,
concordata e rispettata, di convivenza civile); o che si entusiasmano
per una data impostazione legislativa, per i Valori' del millenario diritto romano o per quelli del diritto
consuetudinario caro ai popoli anglosassoni; o che gustano al suo giusto valore una data legge che si presenti specialmente accurata e completa nell’elaborazione e nell’equilibrio interno, che si avvicini con la
massima approssimazione alla giustizia resa equamente a tutti. Ma è
lecito domandarsi se anche per questi appassionati del diritto il vivere
« sotto la legge », nello spicciolo
quotidiano, dia veramente tutta questa gioia; se non capiti anche a loro
di raffreddarsi, incappando in qualche ’rigore’ della legge.
Inimmaginabile
In ogni caso è scarsamente immaginabile che il cittadino qualunque,
al volante della sua vettura, si ritrovi a cantare a fior di labbra l’elogio
del codice della strada; difficile, specie nel centro urbano, cantare che
il divieto di sosta ci rianima e lo
stop ci ristora la vita. E possiamo
sfidare chiunque, anche in un paese
in cui esse siano più semplici e intelligibili che da noi, a cantare che
le norme fiscali gli rallegrano il cuore...
Sappiamo bene — anche se non
sempre ne tiriamo le conseguenze
con coerenza — che non rispettare
gli stop può essere dannoso e anche
mortale a noi e ad altri; che senza
controlli fiscali sarebbe la frode
quasi generalizzata; che determinati controlli di polizia talvolta s’impongono, anche se inceppano il corso della vita; che la nostra condizione di cittadini implica necessariamente un complesso di norme e pratiche burocratiche, dall’anagrafe alla previdenza sociale etc. Tutto questo è necessario; potrebbe, almeno
da noi, essere spesso regolato meglio e svolto più efficacemente e celermente, ma resta comunque, anche in paesi più 'civili’ del nostro,
una dura necessità, discretamente
pesante.
Forse si potrebbe trovare chi cantasse l'elogio della Costituzione (art.
7 a parte!) come aveva fatto ad
esempio Piero Calamandrei nel suo
discorso che spesso si legge a scuola, come un testo classico. Ma è da
quelle norme fondamentali che derivano — o dovrebbero derivare —
tutte le leggi che regolano il nostro
convivere, pesandoci, sappiamo come.
Davvero, trovare qualcuno, italiano in particolare, che canti la gioia
della legge, è inimmaginabile. La
legge è una necessità (dura lex, sed
lex), non certo una gioia.
...eppure proprio così
Ed ecco che, invece, abbiamo qui
un credente, forse anzi un’intera comunità credente, che canta perché
nella « Legge dell’Eterno (IHVH) »
Con alcuni catecumeni, si leggeva il racconto dell’Esodo relativo al dono
della Legge \ al Sinai. Per avvertire con quale animo l’israelita credente ha vissuto e vive la « legge », la toràh, abbiamo anche letto due
inni dell’innario d’Israele, due salmi: il 19 e il 119, quest’ultimo, in parte
soltanto. Una nota ci ha colpito, assolutamente caratteristica, unica ed
irripetibile: la nota della gioia. La Bibbia non ci lesina davvero i paradossi, ma eccone qui uno dei più vivaci: proprio così, al credente la legge del Signore dà gioia, ci trova gusto, un gusto squisito: la sua legge
rianima, rallegra il cuore, illumina gli occhi, è più desiderabile dell’oro
finissimo, più dolce del miele di favo...
a cura di GlNO CÓNTE
trova gioia, diletto, forza, pace. Che
cos’è questa « legge »?
Come nelle nostre vite di nazioni
la Costituzione e la legislazione, nur
a livelli diversi (i principi fondamentali e le norme esecutive che ne derivano), sono e devono costituire un
tutto coerente, compatto, la prima
indicando l’orientamento generale,
la seconda esemplificandolo e applicandolo, con le necessarie, successive mutazioni alle situazioni concrete e mutevoH — così per Israele,
pur essendoci una differenza fra il
documento fondamentale del Patto
(il Decalogo, le « tavole della Legge ») e la molteplicità di norme e
prescrizioni relative alle più diverse
situazioni di vita personale e collettiva, non c’è però distinzione netta.
La Legge, insegnamento e testimonianza della Parola e del volere di
Dio include allo stesso modo le
grandi Norme costituzionali del rapporto (Patto) con Dio e con il prossimo, i « dieci comandamenti », e le
regole di vita, anche spicciola ma
concreta, che inquadrano la giornata e l’esistenza dell’ebreo credente,
del « popolo del Patto ».
E in questa Legge, in tutta questa Legge l’ebreo credente trova
gioia.
Perché?
Ecco, in questo Salmo 19 abbiamo due strofe. La prima canta la
gloria di Dio che rifulge nel suo
creato; anzi, riecheggia il canto —
muto, ma quanto eloquente — di
tutte le creature al loro e nòstro
Creatore.
Poi, nella seconda strofa, si canta
la Legge con la quale Dio ha regolato le relazioni degli uomini con
lui, fra loro e con il creato: affinché,
pur nel travaglio di questa esistenza contraddittoria, vi sia relativa armonia, shalom.
Dietro questa Legge si profila —
ed è essa che è lodata, in fondo —
la misericordia sapiente di Dio che
ha dato agli uomini questa norma
al tempo stesso salda e dolce, durevole e rallegrante. Per l’israelita
che canta questo salmo non c’è contraddizione fra Legge e Grazia, sono
entrambe Evaneelo, tutto l’Evangelo: la Legge è grazia, messaggio buono e gioioso, espressione del Patto,
dell’iniziativa d’amore di Dio. Qualcuno ha scritto che questa strofa,
che potrebbe aver servito da modello all’ampio Salmo 119, è come un
commento vissuto al Salmo 1 : « Beato l’uomo... il cui diletto è nella Legge dell’Eterno (IHVH)... ».
Non è il ’’giogo”,
la ’’schiavitù”
Perché, dunque, sgorga gioia dalla Legge deU’Eterno? Perché essa,
qui, non è ancora il « giogo », il « fardello » del quale parlerà Gesù, con
trapponendovi « il mio » (Matteo
11: 29); non è ancora la « schiavitù »
da cui Paolo ci proclamerà affrancati in Cristo (spesso; soprattutto
in Galati 3 e 5: 5, 1! — senza per altro dimenticare che, per un verso,
a parte il suo carattere pedagogico,
la Legge è buona, santa, spirituale,
cfr. Romani 7: 12 ss.). All’opposto,
è liberazione, illuminazione, possibilità di vita effettiva e feconda, ricordo e segno del Patto fondante, per
iniziativa sovrana e misericordiosa
di Dio, un'esistenza nuova, diversa,
solida.
Questa Legge non ha ancora subito gli oltraggi dei « dottori », la loro casistica non Tha ancora appesantita e sfigurata. Sono ancora i
comandamenti del Signore nella loro integrità originaria; sono ancora
la guida, l’indicatore direzionale, e
non lo stampo rigido nel quale un
certo farisaismo vorrà calare e plasmare tutta la vita della fede. Soprattutto, sono ancora le indicazioni per vivere la grazia, non per conquistare e acquistare la grazia.
Questa Legge è ancora « il pedagogo che conduce al Signore » (cfr.
Gal. 3: 24). Ben sei volte, come un
rintocco, si afferma che IHVH, il tetragramma sacro, il nome santo di
Dio è il soggetto sovrano di questa
Legge: essa rimane ancora la sua
serva, la serva del suo amore. Essa
è ancora, per chi ne canta la gioia,
la legge santa, giusta e buona (cfr.
Rom. 7: 12-16): che non affranca dal
peccato e dalla morte (questo, non
può farlo), ma che protegge e mette
in guardia dal peccato e dalla morte: pone loro un limite, oppone loro
uno steccato, è come la barriera, il
guard-rail — duro, a volte, ma salutare — entro il quale Dio ci concede e ci chiede di scorrere la nostra esistenza, pronto all’assistenza
ad ogni incidente di percorso: e ne
accadono!
E quando lo diventerà...
Più tardi, quando il pedagogo occuperà di fatto tutto il campo, quando la Legge sarà essa stessa divinizzata, adorata in sé, identificata con
il Signore, quale sua manifestazione
totale e suprema (ma inevitabilmente in mano ai suoi interpreti titolati,
poiché è anche documento umano,
e « si va facendo » nello svolgersi di
una tradizione piena di vitalità) —
allora diventerà un padrone terribile, schiacciante.
E si capisce allora che Gesù canti
il canto del suo giogo, dolce, leggero: Matteo 11:28-30, che non significa affatto rinnegamento della Legge fondamentale di Dio "!
Si capisce che Paolo canti l’affrancamento dalla « legge »; e lo cantiamo anche noi, ad es. nell’inno 239, strofa 3’: « ...infranto il giogo della legge, egli ci chiama a libertà... ».
Ma non è il canto di chi è ormai,
libertinamente, senza legge; né di
chi è, orgogliosamente, legge a se
stesso (auto-nomo); è il canto di chi
— Gesù —- vive pienamente la legge
buona e perfetta della libertà in Dio,
nell’atmosfera del suo Patto, nella
comunione del suo Spirito; e di chi
l’ha ritrovata, quella legge, in Cristo: nel suo amore, nella chiamata
con la quale dà senso alla nostra vita, nella promessa sua, all 'ombra della quale possiamo vivere, nel quotidiano, le nostre responsabilità umane, ’laiche’.
Questa gioia paradossale
Sì, questa strana, paradossale
« gioia della Legge » non è di chi
possiede la Legge e la Verità e ha
così risolto ogni problema. E’ la
gioia di chi, in primo luogo, sa bene
quale immensa distanza lo separa
da Dio, dalla sua verità e dalla sua
volontà; ma che, poi, scopre affascinato che Dio ha voluto gettare un
ponte fra cielo e terra, fra la sua santità e la debolezza, la debitorietà
umana; sa che, così, Dio ha dato all’uomo un senso, una destinazione:
non è un essere ’nerduto’, assurdo,
incapace, senza prospettive, ma è
una creatura che (per la sola Parola
di Dio) ha un suo senso ed è chiamata a vivere e ad agire (per la sola
grazia di Dio), nel quotidiano.
La Legge non cambia la nature
dell’uomo; ma gli ricorda che è il
partner di Dio, e così lo mette in una
situazione nuova, gli cambia la vita.
La Legge è buona; ma senza Cristo, anch’essa si capovolge e sovverte; crediamo di farne — farisei vecchi e nuovi — un mezzo di potere’servizio’, e in realtà s’impadronisce
di noi e ci asserve, in tanti modi. Di
venta un’arma, nelle nostre mani,
ma un’arma autodistruttiva.
Con Cristo — cioè con Dio che
in lui ci mostra il suo volto, le sue
mani, i suoi pensieri e disegni —
la Legge può tornare a essere « dolce e leggera », a essere la volontà del
Dio che ci ama: e ora sappiamo fino
a che punto. Essa ci mette in tensione facendoci scoprire quanto siamo lontani ma anche quanto vicini
a Dio, perché lui è vicino a noi, con
il suo Patto nuovo, fonte di esigenze
’buone’, misericordiose. Il credente
che ’resta’ in questa tensione, vive
nell’umiltà e nella gioia: « La tua
parola — Cristo, e la sua parola —
è una luce sul mio sentiero ». La
gioia della Legge è la gioia di Dio,
la gioia di Cristo. Gino Conte
Com’è noto, toràh, assai più e prima
che « legge », raccolta di norme, codice,
significa « insegnamento », « istruzione »
e « testimonianza ». Non a caso è toràh
tutto il complesso del Pentateuco, con i
suoi ampi testi narrativi, kerygmatici, di
« annuncio ». Toràh è dunque tutto il contesto dell’amore attivo, dell’opera creatrice e redentrice di Dio, nel quale si situano i comandamenti e le istruzioni di
vita che egli dà.
2 Cfr. Matteo 5: 17 ss. Qui, tuttavia, c’è
da. domandarsi se la formulazione che
l’evangelista dà a questa indubbia riconferma da parte di Gesù della bontà e validità della Legge, non rifletta l’acceso dibattito presènte nella chiesa primitiva e
non riveli una ’’punta” antipaolinica, che
fraintende Gesù e che è del resto in contraddizione con atteggiamenti di Gesù
che lo stesso evangelista documenta: ad
es. le libertà che Gesù si prende verso le
norme sabbatiche (Mat. 12) o le posizioni che prende sulla questione del qorban
(Mat. 15) o su quella del divorzio (Mat.
19), etc.
7
7 marzo 1986
obiettivo aperto 7
F
SI APRE LA STAGIONE DEI CONGRESSI
Opposizione di sinistra
e questione cattolica
Libertà religiosa e di coscienza, una valutazione diversa del nuovo
Concordato: qualche confusione nelle "tesi” preparatorie di PCI e DP
LeiÉuico? <;i>amica
PPATlCAMte
Nella Bibbia compare una frase curiosa: «nel
tempo in cui i re sogliono andare alla guerra... ».
Fortunatamente oggi questo tempo sembra meno cronometricamente premeditato, tuttavia con
scadenze abbastanza ritmate siamo abituati alle
“stagioni dei Congressi" dei partiti politici, e
non di rado que.ste "stagioni" iniziano la primavera... e raggiungono l'autunno.
Quest’anno i primi due "Congressi" di partito
si avranno in aprile, e saranno i partiti della opposizione di sinistra ad aprire la serie. Seguiranno gli altri, o quasi tutti gli altri.
Sul nostro giornale, vorremmo dar notizia non
di tutto quello che emerge dai documenti precongressuali di ogni partito — occorrerebbero
competenze specifiche, tempo e spazio che non
abbiamo — ma di quanto i singoli partiti poli
tici italiani affermano sul problema religioso in
generale, e, data la situazione italiana, sulla questione cattolica in particolare.
Esamineremo dunque in questa prima tornata quel cHè dicono su questo tema le “tesi" precongressuali del maggiore partito della sinistra,
il PCI, e quelle della pattuglia demoproletaria;
non abbiamo al momento documentazione riguardo alla “sinistra indipendente", che sbrigativamente si potrebbe collocare in una posizione
intermedia; ma diciamo sbrigativamente perché
sappiamo che in questo settore vi sono un certo
numero di cattolici eletti nelle liste del PCI, che
per la lord stessa origine sono assai attenti a quel
che accade nel mondo cattolico, e personalità
della cultura, che a volte hanno un approccio non
strettamente politico e perciò abbastanza originale.
PCI: "rafforzato il
carattere laico dello Stato
ff
Il tema che vogliamo affrontare è contenuto, nelle tesi del
PCI in vista del 17° Congresso,
che avrà luogo in Firenze dal 9
al 13 aprile, in due punti specifici, la tesi 32, intitolata « I movimenti cattolici nella società »,
e la tesi 41, intitolata « Le scelte
. politiche dei cattolici».
La tesi 32 si colloca nel quar^ tu capitolo del documento, che
ha per titolo complessivo : « Alleanze sociali e movimenti per un
programma di rinnovamento»;
i movimenti cattolici quindi sono visti come potenziali alleati.
E interessante notare l’ordine
in cui i vari soggetti sociali sono esaminati : prima vengono
quelli che da sempre sono punto di riferimento privilegiato
per il PCI, classe operaia, tecnici. intellettuali, lavoratori dipendenti e ceti intermedi; in secondo luogo vengono i cosiddetti
« movimenti emergenti », i giovani, le donne, l’associazionismo
culturale, i movimenti ecologisti. il volontariato. A questo
punto, viene la tesi dedicata ai
cattolici, e, per ultima, quella
dedicata al « movimento sindacale ».
Il titolo della tesi parla di
« cattolici », ma il testo amplia
la prospettiva. Ne riportiamo
alcune parti:
« Assai rilevante è il fatto che
esistono ed operano in tutti i
settori della vita sociale, organizzazioni e movimenti cristiani, cattolici e di altra ispirazione religiosa, che avanzano proposte di solidarietà, di giustizia, di tutela degli esseri umani
a cominciare dai più emarginati, di moralità e di progresso ».
« Grande valore ha, in questo
ambito, il concorso di movimenti
cattolici e cristiani, e delle stesse
gerarchie ecclesiastiche nelle lotte per la pace, nelle battaglie per
il lavoro, in quelle contro le varie
forme di criminalità organizzata,
contro Temarginazione e la droga. In molte di queste lotte si ha
la riprova che la diversità di tradizioni culturali non impedisce
un impegno e un’azione comuni
attorno a valori fondamentali
per la vita sociale, e porta anzi
a utili confronti e reciproci arricchimenti ».
E' possibile che questa attenzione che si estende dal « mondo cattolico » al « mondo religioso » rappresenti una novità
più formale che sostanziale. Non
si capisce bene infatti se l’espressione « di altra ispirazione religiosa » è una specificazione dei
« movimenti cristiani » prima ci
tati, suddivisi in due rami, cattolici e altri, o se si guardi a tre
tipi di movimenti, cristiani (in
generale), cattolici e altri. Nel
primo caso si dimenticano, ad
esempio, gli ebrei. Nel secondo,
il dividere cristiani e cattolici
in due gruppi richiederebbe almeno alcune spiegazioni.
La tesi 41, per parte sua, si
colloca nel capitolo quinto, intitolato : « Le condizioni politiche
della alternativa democratica » ;
dopo che si sono analizzati la
fase politica, la politica del PSI,
il ruolo dei partiti di democrazia laica e la politica della DC
viene questa tesi, su « Le scelte
politiche dei cattolici ». Dopo
aver ribadito la visione laica,
ma non laicista, del PCI sullo
Stato e la politica, la tesi afferma ; « E’ stato possibile condurre lotte comuni per riforme legislative nel campo dei diritti
civili e del costume. E’ stato possibile rafforzare il carattere laico dello Stato attraverso la revisione delle relazioni con la
Chiesa cattolica e con gli altri
culti presenti nel paese ». Segue
una analisi delle spinte progressiste e integriste che si muovono in campo cattolico, dopo che
si è osservato che «pur presentando connessioni con la dimensione politica, l’esperienza religiosa non si esaurisce e non è
riducibile ad essa ».
Come si sia rafforzato il carattere laico dello Stato attraverso il nuovo Concordato non
mi è affatto chiaro; se non si
tratta di una ingenuità colpevole, l’ipotesi più ottimista che
si possa fare è che il PCI speri
che le cose diventino vere se
vengono affermate; la più realistica è che il PCI speri per
questa via di acquistare meriti
presso il mondo cattolico. E’ ad
ogni modo certamente inesatto
che vi sia stata una revisione
delle relazioni « con gli altri culti presenti nel paese»; solo rispetto alle chiese rappresentate dalla Tavola Valdese questo
può essere affermato ; le trattative con altri pochi gruppi sono iniziate ma non giunte in
porto; per la stragrande maggioranza degli « altri culti » non
si è neppure provveduto ad abolire la legislazione del 1929. I
comunisti ci fanno troppo onore confondendo i valdesi e metodisti con tutti gli « altri culti »
presenti in Italia.
Un’affermazione molto esplicita afferma «l’esigenza che in
tutti gli Stati e in tutti i Paesi,
da qualsiasi sistema politico siano retti, venga garantita la più
ampia libertà religiosa e di coscienza per i singoli e per i
gruppi ».
Interessante il fatto che a più
riprese venga citata la « gerarchia ecclesiastica » ; due volte in
positivo, per rapporto dato alla lotta per la pace, contro la
emarginazione, ecc., una volta
in negativo ( appoggio « anche
da settori elevati della gerarchia » a tendenze restauratrici).
Forse nel PCI vi è ancora,
sulla « questione cattolica », una
certa delega agli intellettuali che
da tempo si occupano del problema; ne «L’Unità» del 10 dicembre 1985 leggiamo, nel commento alla discussione sulle tesi
fatta in comitato centrale, che
le due tesi sono state formulate
da Cardia e poi riscritte dal comitato di redazione. E’ probabile pertanto — e lo confermerebbe il fatto che non vi siano
state proposte di emendamento
a queste tesi, a quel che mi risulta, nei congressi di federazione — che queste tesi interessino realmente solo un gruppo
ristretto di dirigenti. A maggior
ragione dovrebbe essere possibile correggere almeno gli errori materiali (come quello rilevato sugli « altri culti ») ; ma è
più probabile che queste tesi
verranno ampiamente sorvolate
nel dibattito.
DP: "per una rottura
del mondo cattolico”
Una decina di giorni dopo il
Congresso del PCI, anche Democrazia Proletaria si riunirà in
Congresso, a Palermo.
Le « Tesi » sono state pubblicate, a pagamento, su « Il Manifesto », perché DP non possiede un suo quotidiano.
II punto riguardante la « questione cattolica » si trova nel
terzo dei quattro capitoli in cui
si suddividono le tesi, intitolato
« Alternativa di sinistra e ruolo
di DP ». La seconda parte riguarda il partito, e non ci interessa
in questa sede.
La prima parte è .globalmente
intitolata: « Lo schieramento sociale e politico-ideale dell’alternativa ». Dopo alcuni paragrafi
introduttivi, che vertono sulle
basi per la riunifìcazione del proletariato e sulle nuove forze anticapitalistiche in movimento, le
« Tesi » pongono due esigenze in
parallelo. Da un lato « L’alternativa richiede la trasformazione profonda deH’attuale sinistra ». D’altro lato, « L’alternativa richiede l’apporto della parte avanzata del mondo cattolico ».
Riassumiamo alcuni passi di
questa tesi.
« Limite storico della vecchia
sinistra nei confronti del mondo cattolico è, accanto al permanere della sottovalutazione
del fenomeno religioso... soprattutto il fatto che si è presa in
considerazione... la Chiesa cattolica in quanto sistema istituzionale fornito di un proprio potere da tutelare, secondo una
logica di tipo diplomatico. La
vecchia sinistra... si è preoccupata di fornire garanzie al Vaticano ed alle gerarchie ecclesiastiche di rispetto della sfera
di potere loro propria..., trascurando i fermenti che si muovevano e si muovono nell’ambito
del mondo cattolico... ».
Evidentemente Democrazia
Proletaria ha qui il vantaggio di
poter criticare le tesi del PCI,
che sono uscite precedentemente. Di qui la denuncia della « logica concordataria, che ha portato la sinistra ad accettare il
vecchio Concordato e a fare a
gara nelToffrire una sponda al
Vaticano per ricostruire un rapporto concordataiTo nuovo nel
momento in cui quella vecchio
era diventato anacronistico e
veniva anche messo in questione dai settori più avanzati del
mondo cattolico...; oggi incominciano ad apparire con maggiore
chiarezza i prezzi pagati sul piano della laicità dello Stato, in
termini di concessioni a partire
dal terreno della scuola... ».
Segue una analisi del mondo
cattolico, italiano ed intemazionale, in cui si tenta di definire
quello che cammina in direzione di progresso e quello che
sembra essere frenante.
Verso il termine del paragrafo, si afferma: « Vanno salvaguardate le libertà di religione, di pensiero e di coscienza di
tutti i cittadini nonché i diritti
delle minoranze religiose, che in
Italia sono state storicamente
discriminate ed oppresse dal
confessionalismo di stato e dall’opportunismo della borghesia
laica, che si è trasmesso alla si
nistra storica nel mahteniitìento dei privilegi clericali».
Questo riferimento alla libertà religiosa e alle minoranze è
pertinente ma abbastanza marginale nel contesto, dove la questione religiosa viene ancora pesantemente identificata con la
questione cattolica, se pure con
maggiore diffidenza antigerarchica rispetto alle tesi del PCI.
Dove l’analisi di DP mi sembra più arretrata è nella riproposizione della « rottura del
mondo cattolico » quale condizione di un apporto « positivo »
del mondo cattolico alla « alternativa ».
Su Questo punto si torna a
confondere, a mio avviso, tra
mondo cattolico come espressione di fede e rappresentanza « politica » del mondo cattolico. La
« teologia » sottintesa, anche se
non cosciente, è pericolosamente
vicina a quella delle gerarchie
cattoliche: se non si è uniformi
(uniti, anche politicamente} vi è
« rottura ». Più correttamente la
tesi 32 del PCI dice a questo proposito: « Viene da tempo affermato e praticato il pluralismo
delle scelte politiche dei cattolici ».
« L’apporto della parte avanzata del mondo cattolico » non richiede,, a miO' avviso; una « rottura » del mondo cattolico ma
una « trasformazione », analoga a
quella che DP richiede per T« attuale sinistra ». Parlare di « rottura del mondo cattolico », da
parte di un partito politico, non
Duò che far rinchiudere a riccio
i cattolici che sarebbero anche
eventualmente disponibili ad un
cambiamento e ad una trasformazione. E, secondariamente, se
non viene riconsiderata anche a
livello di analisi la differenza tra
Tespressione di fede e l’espressione politica si rischia un integrismo, se pure di sinistra, e si
entra in conflitto con le chiese
sul terreno che è loro proprio,
cioè su quello teologico. E questo non è vietato, ma allora bisogna approfondire il discorso e
i metodi teologici; e non è detto
che questo sia compito dei partiti.
Vale anche per DP, in parte,
quello che si è detto per il PCI;
che la questione cattolica è abbastanza delegata agli « esiperti ».
Ma, più che per il P(3I, gli
« esperti » provengono dal cattolicesimo, anche militante, di sinistra; da questo derivano, a mio
avviso, sia una maggiore attenzione al fenomeno concordatario,
sia questo «lapsus» teologico di
chiedere una rottura, che nel
mondo cattolico evoca fantasmi
eretici e scismatici.
Pagina a cura di
Sergio Ribet
8
8 ecumenismo
7 marzo 1988
IL PASTORE ALDO COMBA DIRETTORE DELL’ECLOF RabbÌOSO
Prestiti ecumenici
per io sviluppo autocentrato
Una chiacchierata con il pastore Aldo Comba a Ginevra su realtà e
Ecumenico di Prestiti alle Chiese - Un teologo-banchiere che si occupa
Da alcuni mesi Aldo Comba,
pastore delle comunità di lingua italiana di Ginevra e di Losanna, è stato nominato direttore associato al Fondo ecumenico di Prestiti alle Chiese
(ECLOF) presso il Consiglio Ecumenico. Dal 1979 al 1985 Comba ha ricoperto rincarioo di Segretario del Dipartimento di
Cooperazione e Testimonianza
deH’Alleanza riformata mondiale a Ginevra. Consacrato pastore valdese nel 1949 a Colonia
Vaidense in Uruguay lavorò a
Montevideo sino al 1955; dopo
un anno sabbatico speso a studiare ad Edimburgo, fu pastore
a Frali, a Pisa e a Bergamo. Dal
1971 al 1979 fu responsabile a
Roma del Servizio Stampa e
Rai-TV della Federazione delle
chiese evangeliche di cui, per un
triennio, tenne anche la presidenza. Si tratta dunque di tma
persona di'vasta esperienza quella che è stata chiamata a ricoprire il delicato compito direttivo delTECLOF. Intanto però,
in questa intervista con lo stesso Comba, dovremmo chiarire
ai lettori cosa sia TECLOF.
« ECLOF è l'abbreviazione —
risponde Comba — di 'Ecumenical Church Loan Fund’, ossia
Fondo Ecumenico di Prestiti alle Chiese. E’ stato fondato nel
1946 (il prossimo 29 marzo celebrerà i suoi 40 anni di esistenza)
per aiutare mediante prestiti
agevolati le chiese europee che
volevano ricostruire templi, case pastorali, scuole, sale parrocchiali distrutte o danneggiate
dalla guerra. Mantiene giuridicamente un suo statuto di indipendenza ma funziona di fatto
come un servizio del Consiglio
Ecumenico delle Chiese, che gli
fornisce il personale e gli uffici.
Dall’inizio degli anni 70 l’ECLOF ha esteso la sua attività
ai paesi del Terzo Mondo per
contribuire alla costruzione di
edifici ecclesiastici, ma soprattutto per favorire progetti di sviluppo orientati non solo al progresso economico ma anche alla
crescita umana e sociale delle
persone che vi partecipano. Per
esempio, un gruppo di pescatori in un paese africano ha una
barca ma non ha le reti — un
prestito può permettere loro di
acquistarle e, trattandosi di una
attività economica, essi saranno anche in grado di rimborsare il prestito e intanto avranno
fatto pratica di cooperazione, di
autogestione, di progresso economico e umano ».
— Si tratta dunque soltanto
di prestiti e perché non di doni
a fondo perduto?
« Ovviamente nel caso di catastrofi o di grande povertà il
dono è il modo migliore di aiutare. Ma dei doni ripetuti di anno in anno finiscono per generare una sorta di dipendenza.
Un prestito, specialmente quando si tratta di attività che daranno un reddito, è spesso la
maniera migliore di promuovere il senso di responsabilità, di
iniziativa, di indipendenza. Va
detto inoltre che normalmente
ECLOF non presta a singoli individui, ma a chiese, a gruppi,
a cooperative, cercando di stimolare, oltre al progresso economico, anche le capacità di cooperazione e di autogestione dei
gruppi.
I prestiti, una volta restituiti,
non tornano a Ginevra, ma rimangono nel paese a costituire
un fondo di rotazione dal quale
vengono finanziate altre iniziative. L'interesse che si chiede è
appena sufficiente a coprire le
spese di amministrazione. ECLOF
infatti è un'organizzazione assistenziale, senza fini di lucro ».
— Sappiamo che l’ECLOF lavora mediante una sessantina di
Comitati Nazionali — il Comitato italiano è presieduto dal
dott. Ugo Zeni ed ha la sua sede
in Via Firenze 38 a Roma — che
sono responsabili di scegliere i
progetti, di sorvegliare la restituzione dei fondi e di valutare
se i progetti finanziati hanno
raggiunto lo scopo prefissato.
Sarebbe importante spiegare ai
lettori in che modo si può contribuire al lavoro delTECLOF.
« Chiunque può aiutare l’ECLOF — afferma Comba —. Lo
possono fare singoli, chiese, organizzazioni. Si può fare un dono a Ginevra, e in tal caso la
somma viene a far parte del capitale complessivo di ECLOF e
sarà utilizzata in uno qualsiasi
dei paesi dove ECLOF opera. Ma
si può anche fare un dono al
Comitato italiano, e in tal caso
la somma diventa comunque
proprietà di ECLOF Ginevra, ma
rimane in permanenza in Italia
per finanziare uno dopo l'altro
diversi progetti. Nel corso degli
anni ECLOF ha finanziato in Italia più di 80 progetti ».
— Potresti fare un esempio
concreto di aiuto ECLOF?
«7n Italia, oltre alle chiese
che utilizzano i fondi ECLOF
per le loro opere ci sono certamente dei gruppi di persone,
per esempio degli emigranti di
ritorno, cui si potrebbe venire
in aiuto attraverso i meccanismi di ECLOF. Qualche anno fa
abbiamo aiutato un gruppo di
ex-emigrati che tornavano in
Portogallo e volevano mettere
su una fabbrichetta di mobili.
Metà del capitale era costituito
dai loro risparmi o da doni ricevuti, l’altra metà era un prestito ECLOF. Oggi l'hanno restiJuito e vanno avanti, a quanto
pare, con successo. Gruppi del
genere ci sono certamente: si
tratta di scoprirli, di identificarli, di individuare quelli a cui un
prestito può effettivamente giovare perché hanno la serietà e
la capacità di amministrarsi. Fare tale ricerca è un aiuto importante ».
— Penso che il tuo ruolo rispetto alTECLOF non sia soltanto legato alla gestione finanziaria di questi fondi d’aiuto; c’è
una ragione per cui ti hanno
chiamato a ricoprire questo incarico in quanto pastore...
« ECLOF è visto da molti —
risponde Comba — come una
gestione puramente finanziaria.
C’è naturalmente tutto l’aspetto
contabile e di gestione che è Curato da tecnici della materia. Ma
l’essenziale è di vedere come
meglio utilizzare lo strumento
del prestito agevolato per aiutare la gente. Devo aggiungere che
prospettive del Fondo
di questioni finanziarie
mi è stato chiesto di occuparmi
di questo lavoro proprio in quanto teologo, con un duplice compito: da un lato di interpretare
il lavoro di ECLOF alle chiese
membro del Consiglio Ecumenico, e dall’altro di favorire in
ECLOF stesso e nei suoi 60 Comitati Nazionali una riflessione
biblico-teologica sul senso del
lavoro che si sta facendo e sul
come continuare a farlo in un
modo sempre più teologicamente ed ecumenicamente responsabile ».
— Riesci a conciliare Tessere
pastore a Ginevra e la direzione delTECLOF?
«Non è facile — conclude
Comba —; di fatto mi trovo nella
stessa situazione dei 'pastori locali’ in Italia. Ho un lavoro a
pieno tempo e mi occupo della
predicazione, degli studi biblici,
delle visite e di rappresentare
la Chiesa Valdese nel cosiddetto
tempo libero. I membri di chiesa conoscono la situazione e poiché anch’essi lavorano, sanno
benissimo che cosa possono e
che cosa non possono aspettarsi
da me. A loro volta collaborano
nella misura delle loro possibilità al buon andamento delle cose. Ci troviamo su un piano di
parità che è molto simpatico.
Se ci fosse qualche problema
nuovo, qualche nuova responsabilità comunitaria, ci rimboccheremo le maniche tutti insieme ».
a cura di
Giuseppe Platone
attacco
Una dura polemica si è sviluppata fra Luigi Bettazzi, vescovo
di Ivrea, e Indro Montanelli, direttore del quotidiano « Il Giornale ». Materia della contesa è
l’obiezione fiscale, alla quale Bettazzi ha dichiarato di aderire nel
la misura dell’uno per cento del
suo reddito, la quota, cioè, che il
governo italiano destinerebbe all’acquisto di armi offensive.
L’attacco di Montanelli (« Il
Giornale » del 4 febbraio) è stato
pesante, e non privo di cadute nel
cattivo gusto, fino all’insulto personale: Bettazzi vi veniva definito «squadrista», «attore», «cattocomunista ». Ma il punto significativo è un altro; nell’articolo
non veniva assolutamente discussa la correttezza evangelica delle
opinioni di Bettazzi, o la loro opportunità politica. Al contrario, il
motivo vero della stizza di Montanelii appare essere il fatto stesso che un vescovo abbia preso
posizione: « I Presuli, quando
parlano alla nostra coscienza di
fedeli, hanno diritto alTascclto
più rispettoso, ma sul nostro
rapporto di cittadini verso lo
Stato e le sue leggi, non hanno
nulla, proprio nulla da dire ».
Con questo appello a una religione che non si « sporchi » a
contatto coi problemi della società, pare proprio di risentire
polemiche che negli anni scorsi
dividevano le nostre chiese < si
parlava di pastori, invece che di
« presuli »).
Una settimana dopo l’attacco
di Montanelli, TU febbraio, Bettazzi ha replicato, molto dignitosamente, sostenendo la scorrettezza del metodo dell’attacco per
sonale, contenente anche grossolane inesattezze, per sostenere
la polemica su una questione di
principio. In difesa di Bettazzi è
intervenuto anche Tonino Bello, vescovo di Moffetta e presidente di « Pax Offristi », che ha
espresso il suo « più amaro disgusto ». P. F.
Echi dal mondo
cristiano
12 lingue
per 7,000 giovani
(Missione) — Dal 27 dicembre ’86 al 1° gennaio ’87 si terrà
a Utrecht (Olanda) il 4°- congresso dei Missionari per la gio
ventù. Al congresso è prevista
la partecipazione di 7.000 giovani da tutto il mondo. Traduzione simultanea in 12 lingue.
Per informazioni rivolgersi a
« Missione 87 — Casella Postale
28 — 41026 Pavullo (Mo) — tei.
0536/21473 ».
a cura di CLAUDIO PASQUET
Escalation metodista
(World parish) — Riportiamo
alcune notizie in breve pubblicate sull’organo ufficiale del consiglio metodista mondiale.
Nel Pacifico: la chiesa metodista si sta fortemente opponendo ai test nucleari francesi
nell’atollo di Mursoa e lotta perché tutto il Pacifico venga dichiarato zona denuclearizzata.
In Unione Sovietica, nelio stato dell’Estonia, molti giovani
stanno entrando a far parte della chiesa metodista, fra questi
il figlio ventiseienne del sindaco
della città di Tallinn, capitale
dell’Estonia.
In Nigeria: in seguito ad una
vigorosa campagna di evangelizzazione, 1000 nuove persone
sono entrate a far parte delle
chiese.
Nella Ginevra
di Caivino
(SPP) — Alla fine del 1985,
113.656 persone si dicevano vicine alla fede protestante, mentre la Chiesa nazionale protestante di Ginevra contava 15.564
membri elettori iscritti nel registri delle sue parrocchie. Tra
questi protestanti, 61.489 dorme
e 52.167 uomini, 15.400 coppie
protestanti e 21.409 coppie miste. Tra le persone che hanno
dai 60 anni in su una su due
si dichiara protestante; tra coloro che haimo meno di 20 anni
solo una persona su cinque. J1
3004 della popolazione attiva
( 20-59 anni ) è impegnato nella
chiesa.
Questa realtà pone le chiese
ginevrine davanti ad una alternativa :
— occuparsi delle persone anziane che costituiscono la maggior parte dei membri di chiesa;
— occuparsi dei giovani per
garantirsi un avvenire. Ma in
questo caso non si può contare
sul lavoro diretto dei giovani
perché questi ultimi sono poco
presenti nelle chiese. Sul totale
della popolazione i protestanti
sono passati dal 35 Vo al 32% in
questi ultimi cinque anni, ma
solo un quarto contribuisce finanziariamente alle spese delle
chiese. Una campagna finanziaria recente ha fatto scoprire ben
1750 nuovi contribuenti alle chiese.
Kirchentag 1987
(EPD) — Il motto del Kirchentag che si svolgerà nelT87 a
Francoforte sarà : « Ecco l’uomo! » (Giov. 19: 5). Lo ha comunicato il presidium delTEKD.
Identità riformata
e vocazione ecumenica
Si è recentemente tenuto il
58° sinodo della lEIE (la « Chiesa evangelica spagnola»), a Ma
laga.
Riteniamo utile riportare alcune delle delibere,
E’ in corso una ridefinizione
della « solidarietà tra le congregazioni », che porta a chiedere
che la ciommissione permanente promuova quanto necessario
a : estendere l’opera evangelica
a tutto lo stato spagnolo; fissare le linee fondamentali di ima
disciplina ecclesiastica che dia
la necessaria coerenza alla testimonianza generale della lEE;
chiarire meglio la identità denominazionale, non sufficientemente evidente dal nome attuale della chiesa ; attualizzare la
testimonianza comunitaria della chiesa (il problema della Confessione di fede).
Riconoscendo che la vocazione ecumenica è parte della identità della lEE, il Sinodo ha deliberato la costituzione di una
commissione per le relazioni
ecumeniche, che curi il dialogo
con le altre chiese evangeliche,
il dialogo con cattolici e ortodossi, e le responsabilità rispetto alla società civile.
Anche la questione politica è
stata presa in considerazione,
nel quadro della cura dovuta
« al prossimo visto nel suo contesto socio-culturale », con raccomandazioni al Comitato permanente e alle chiese locali.
Alla Commissione dei Ministeri è affidato il compito di una
riqualificazione dei presbiteri al
loro interno e tra loro. Una attenzione particolare è stata dedicata alla definizione delle autonomie giuridiche degli istituti ecclesiastici e sulle questioni
inerenti proprietà e enti.
Una ristrutturazione dei presbiteri e uno studio del termine
stesso è raccomandata, e sono
precisati i mandati relativi alla
presenza della lEE nella « Comisión de Defensa » — una commissione che si occupa, a livello interdenominazionale, dei
problemi inerenti la libertà religiosa nel paese.
Altri problemi : l’eterno problema delle finanze; la edizione
di una selezione di inni riveduti, una riflessione sul senso e
la pratica del battesimo.
Decisamente, a vedere dai temi, si tratta di una « chiesa sorella »! S. R.
9
7 marzo 1&86
cronaca delle Valli 9
LAVORATORI SENZA STIPENDIO ALLA O.M.E.F. DI LUSERNA
Un'altra isola
Una radio di disoccuDozione
In breve
Quando Charles Beckwith spinse nel senso della costruzione
delle scuole lo fece avendo ben
presente uno dei terreni fondamentali su cui i valdesi avrebbero potuto impiantare la loro tesiimonianza. Capì molto lucida,i> i • mente che in un mondo come
quello di allora il possedere strumenti come l’istruzione, la cultura diventava la chiave per essere in grado di camminare con
la propria coscienza e nelle vie
segnate nell’Evangelo.
Oggi l’istruzione non è più un
fatto da conquistare; a livello
-■ generale ci viene offerta, è un di' ritto comune a tutti i cittadini.
Esiste però quello che definirei
un altro « fronte » sul quale vale la pena di impegnare energie,
un altro momento importante di
confronto e di dialogo verso il
mondo che ci circonda, sia esso
« x audois » oppure laico od anche di altra confessione religio- ■
sa: l’informazione.
L’impegno che caratterizza il
protestantesimo italiano è in
questo campo notevole; è stato
detto che forse sono addirittura
troppi e mal coordinati i fogli
stampati che escono dai nostri
ambienti. Un settore che solo
negli ultimi anni ha avuto una
certa attenzione è quello delle
comunicazioni radiotelevisive e
non mi riferisco tanto alla rubrica nazionale su Rai 2 quanto
%. alla possibilità di gestire diretta'1^ rr.ente, tramite chiese locali o
con l’impegno di membri di comunità, proprie emittenti nello
specifico radiofoniche. '
Alle valli oggi, anzi in Val Pellice da un anno, esiste Radio
Beckwith, un’esperienza nata dalla volontà di alcuni membri della comunità di Torre Pellice.
Radio « confessionale »? Radio
« di chiesa »? E’ stato detto: radio evangelica e ciò non tanto o
soltanto dalla presentazione di
aspetti della vita, della storia
della nostra fede spesso ignorati anche da chi celebra sistematicamente il « nostro 17 febbraio »; per chi lavora in Radio
Beckwith essere evangelico significa soprattutto cercare di
far conoscere gli avvenimenti
che determinano la nostra vita, siano essi locali, siano di più
ampio respiro, significa che come evangelici non è tanto che
dobbiamo dire qualcosa su un
certo fatto, ma piuttosto vivremo questo fatto in un certo modo e questo può essere la testimonianza di ciò che siamo.
In un panorama di radio pressoché irriconoscibili l'una dall’altra il ruolo di un’emittente come
Radio Beckwith dev’essere chiaro: testimonianza e servizio nei
confronti di un ascoltatore che
in fondo non conosciamo. Servizio significa anche essere disponibili a dar voce a quei gruppi,
anche non legati alle chiese, la
cui attività abbia un senso; significa nello stesso tempo che
questi gruppi si corresponsabihzzano nella gestione anche economica della Radio.
Una follia credere in questo
siriimento? Un entusiasmo incosciente? A questo punto crediamo di no; piuttosto si tratta di
una scommessa tutta da rilanciare.
Recentemente un pastore diceva: « Quasi tutte le iniziative della nostra chiesa sono nate per
l'entusiasmo e la volontà di pochi »; l'aver coinvolto parecchie
persone, specie giovani, è un segno di grande speranza, come
riaffermarla?
Piervaldo Rostan
L’assurda situazione denunciata in una conferenza-stampa - il senso
di responsabilità degli operai - Verso una richiesta di fallimento?
Circa cinquanta operai e una
decina di impiegati ohe da settembre non vengono pagati (hanno ricevuto, uif piccolo « accoh- to » ipoco prima di Natale); ma
soprattutto una situazione al limite dell’assurdo, operai e proprietà trattano, giungono a sigiare un accordo, e poi la proprietà
fa marcia indietro, e così non riprende il lavoro alla O.M.E.F. di
Luserna S. Giovanni.
Sabato 1° marzo perciò una
conferenza stamipa è convocata
presso la Sala Consiliare del municipio di Luserna, per chiedere
ai giornali locali di far conoscere la situazione, per avviare un
movimento di solidarietà intorno
agli operai della fabbrica. Sono
presenti il sindaco e il vice sindaco di Luserna, vari consiglieri
comunali, il presidente della comunità montana vai Pellice e assessori, il vicepresidente del Concistoro valdese di Luserna S. Giovanni, vari giornalisti. Ma giustamente la parola è ai sindacalisti, agli operai.
Si chiariscono subito due cose.
In primo luogo si sottolinea il
senso di responsabilità che gli
operai hanno dimostrato in onesta lunga vicenda: hanno tentato di tutto per risolvere la situazione, hanno nreso in considerazione proposte di mediazione,
possibilità diverse (costituzione
di una cooperativa, costituzione
di una nuova società, rinvii di pagamento, ecc.) per giungere comunque a « salvare » la fabbrica,
e con essa il posto di lavoro, anche accettando condizioni non
ottimali: tutto inutile, la proprietà sembra voler affossare la
Omef, senza neppure aver il coraggio di dichiararlo.
La cosa è tanto più anomala,
in quanto la Omef non si trova
senza lavoro; non è un’azienda
« marcia », ha importanti commesse in Polonia, forse fa gola a
qualcuno, a patto di « svuotarla »
degli operai, di ripartire con una
nuova ragione sociale e di riacquistare credito presso le banche
(la situazione debitoria si è aggravata anche per la mancanza
di credito da parte delle banche
locali; e anche questo è un elemento anomalo in un quadro
che potrebbe fornire garanzie,
ove la fabbrica restasse aperta,
in apparenza maggiori che se la
fabbrica chiudesse).
Adesso si è giunti ad un punto
limite: o la fabbrica riapre (e naga almeno l’acconto di L. 700.000
promesso nell’ultimo accordo sugli arretrati, tre milioni e più,
che toccano ad ogni operaio), oppure è giocoforza giungere alla
richiesta di fallimento. Ovviamente questa ultima possibilità
preoccupa, ma è anche l’unica rimasta a dare alcune garanzie minime agli operai; anche se aprirà
TORRE PELLICE
Cambia l'organizzazione
del mercato ambulante
Mancato il confronto sull’istituzione della Tassa per i Servizi
Comunali (TASCO) in quanto decaduta dopo il dibattito svoltosi
in Senato, su proposta del consigliere Panerò TAmministrazione
ha deciso di indire un Consiglio
Comunale aperto sulTargomento
non appena la tassa modificata
verrà rinroposta.
Altro argomento di rilievo, la
analisi della bozza di regolamento per l’esercizio del mercato
ambulante. Questa bozza, su richiesta della minoranza (Cotta
Morandini) passerà all’analisi degli ambulanti interessati e della
commissione consultiva competente, prima di ritornare all’approvazione in Consiglio Comunale. Con il regolamento si andrà
pure ad una risuddivisione delle
zone e dei gruppi merceologici,
per cui il mercato alimentare
promiscuo in piazza Gianayello
verrà scisso portando in piazza
Pietro Micca (Appiotti) quello
degli animali vivi, in quanto non
compatibili dal punto di vista
igienico.
lE’ poi stalo chiesto che il dibattito sul regolamento sia l’occasione per avere una riflessione
approfondita e creare un osservatorio sul problema della distribuzione, garantendo con questo
una reale difesa del consumatore. Un’azione in tal senso inizierà
già con Tobbligo di esporre i cartellini dei prezzi.
Nel settore dei lavori pubblici,
il Consiglio ha approvato il potenziamento delTacquedotto nelle località Giraud-Pilon-Rounc
con una spesa di 68 milioni coperti da un contributo regionale
e da quello degli utenti interessati. Per quanto riguarda la ristrutturazione del Centro Culturale Polivalente (già cinema Trento) è stata approvata* la perizia
supplettiva per interventi volti a
ridurre il problema della condensa che il tetto in lamiera comporta e che non avendo sfogo,
causa un degrado su intonachi e
strutture in legno. E’ stata poi
decisa la stipulazione di un mutuo presso la Cassa Depositi e
Prestiti per la ristrutturazione
dello stabile destinato alla stazione Carabinieri che oltre all’adeguamento alla normativa infortunistica vigente, necessita di
importanti interventi di risanamento.
Fra le ratifiche di deliberazioni assunte dalla Giunta, quelle
relative ai provvedimenti adottati per l’emergenza neve per un
totale di oltre 31 milioni. In questa situazione è stata rilevata
l’esigenza che la Com. Montana
possa ampliare di una unità gli
attuali due UNIMOG destinati
d’inverno allo sgombero neve.
Con tre unità si garantirebbe
una maggiore tempestività d’intervento operando contempcraneamente nell’alta Val Pellice,
ad Angrogna e Torre e a LusernaRorà. Gli UNIMOG per le loro
caratteristiche si sono dimostrati
in questa circostanza i mezzi più
adatti e versatili su percorsi di
montagna.
A. L.
un « vuoto » di almeno sei mesi
di situazioni drammatiche (già
adesso ci si può immaginare la
situazione, soprattutto per i non
pochi lavoratori che hanno come
solo reddito quello del lavoro
presso la Omef: vi sono famiglie
numerose, minacce di sfratto, e
situazioni debitorie a catena).
Per questo si aprono due problemi, entrambi pesanti e preoccupanti anche per gli enti locali
interessati e per la popolazione
tutta: il problema della solidarietà immediata — che non deve
essere intesa come « carità », come « elemosina » — e il problema
della creazione di posti di lavoro,
se dovesse fallire l’ultimo tentativo di salvaguardia dei posti
di lavoro esistenti.
Gli enti locali rappresentati
hanno dato assicurazioni, per
quanto sta in loro: ma evidentemente non posseggono bacchette
magiche, e debbono agire nel quadro, spesso assai rigido, delle
normative vigenti. Il sindacato
ed i lavoratori chiedono vi sia
anche una mobilitazione ed una
solidarietà di tutta la popolazione: è evidente che più si « lascia
correre », si lascia passare l'attacco al posto di lavoro, più ci si
indebolisce, tutti quanti, in una
situazione dove già vi sono 984
persone ufficialmente disoccupate (nella comunità montana; lo
ha ricordato Tarch. P.C. Longo),
dove i giovani non trovano un
primo impiego, e le rare assunzioni rispondono a criteri personalistici se non peggio (ma quando è « necessario » gli straordinari si fanno).
La situazione di emergenza alla Omef non tocca solo la Val
Pellice; anche se circa la metà
dei lavoratori risiede in Luserna
San Giovanni, gli altri provengono da vari comuni della comunità montana, alcuni anche da Barge, Bagnolo, Cavour, Pinerolo, Rivalla. Quanto più la crisi si allarga a macchia d’olio, tanto più
anche la risposta alla crisi deve
ampliarsi, coinvolgendo oltre ai
diretti interessati anche gli enti
locali, la popolazione, e, perché
no, le chiese.
Sergio Ribet
Rinasca, comune
denuclearizzato
RINASCA — Nella seduta del
26 febbraio, il consiglio comunale ha deliberato la denuclearizzazione del proprio territorio. La seduta è stata sospesa
per permettere al pubblico presente, tra cui alcuni rappresentanti del comitato pace valli
Chisone-Germanasca, di intervenire.
Nel dibattito si è insistito da
parte del comitato pace sulle
decisioni appliqatlye che devpno ,
seguire la 'delibera : cartelli indicanti che il Comune è zona
denuclearizzata, dibattiti e in-,
contri con la popolazione per
spiegare la scelta antinucleare,
progetti di lavoro con la scuola
e i giovani. L’intervento del sindaco ha denunciato la pericolosità delle centrali nucleari e ha
indicato altre possibilità di alternativa tra le quali al primo
posto è da considerare il risparmio energetico che dovrebbe diventare una cultura e una nuova mentalità della popolazione
tutta.
Il sindaco e altri consiglieri
hanno messo in evidenza la pericolosità e la pazzia dell’uso del
nucleare in campo militare.
Quindi la delibera è un no chiaro al nucleare sia ad uso civile,
sia militare.
Essa si articola in due parti:
la prima parte pone l’accento
su questioni di principio, morali, etiche e punta su un diverso modello di sviluppo e di convivenza tra i popoli; la seconda
elenca gli impegni del consiglio
per rendere esecutiva la delibera e cioè;
— impegno per una cultura
di pace ;
— impegno a non inserire nei
piani urbanistici del comune la
possibilità di installare centrali
nucleari e impianti nucleari militari ;
— l’adesione al Comitato pace
come sostegno all’impegno per
la pace e il disarmo;
— l’impegno a rendere note
le scelte antinucleari con cartelli, incontri con la popolazione,
con le scuole, con i giovani.
La delibera è stata approvata
alTunanimità.
S. M.
• Hanno collaborato a questo
numero: Massimo Aprile, Alberto Corsani, Vera Long,
Enos Mannelli, Luigi Marchetti, Paola Montalbano, Cesarina Picchi, Paolo Ribet,
Bruno Rostagno, Aldo Rutigliano. Franco Taglierò, Erika Tomassone.
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10
10 cronaca delle Valli
7 marzo 1986
ALTRA CRISI IN VAL PELLICE
CONCERTO A TORRE PELLICE
Le fabbriche se ne vanno Folklore musicale
La GOR si trasferisce a Buriasco - La Valle perde un’altra fonte di lavoro - Anche la Moré cerca una nuova area - Trattative in corso
Rispondendo alle interrogazioni presentate dalla minoranza
(Avv. Cotta Morandini) il sindaco Armand Hugon ha illustrato ai consiglieri, al termine del
consiglio comunale, la situazione di due attività produttive valligiano che stanno attraversando una fase di ristrutturazione,
la GOR e la Mòre. Per la GOR,
che è stata assorbita dal gruppo belga Solvay, già da anni
operante in Italia, la direzione
prevede im ampliamento della
produzione e di conseguenza ha
la necessità di disporre di strutture coperte per 120.000 mq.;
aU’ampliamento della produzione corrisponderebbe anche un
aumento delle maestranze impiegate. Mentre il Sindaco di
Torre, in collaborazione col Presidente della Comunità Montana, esaminava le ixissibilità di
insediamento in valle di un tale
complesso, ecco arrivare la notizia che la Solvay aveva già risolto il suo problema firmando
Tin accordo per l’utilizzo di capannoni che la Corte & Cosso
ha reso disponibili nella zona
di Buriasco. Il trasferimento dovrebbe essere concluso nel cor
GLI INSEGNANTI
E IL XVII FEBBRAIO
Signor Direttore,
ho visto con particolare interesse i
servizi televisivi relativi alla visita alla
Facoltà Valdese di Teologia del Presidente Cossiga, in segno di rispetto
e particolare attenzione verso una minoranza cosi esigua ma al tempo stesso tenace.
Ma proprio per questo mi è parsa
particolarmente stridente la contraddizione vissuta intorno a quel giorno,
il 17 febbraio, come insegnante, che
non può chiedere il permesso di assentarsi dalle lezioni. Si è scomodato
persino il Presidente della Repubblica
per ricordare i diritti civili concessi
anche ai Valdesi, ma gli insegnanti
dello Stato Italiano non possono prendere ferie, come i dipendenti di aziende private, né fare scambi col
giorno del Santo Patrono come gli impiegati delle amministrazioni pubbliche che in grari parte della Valle sono rimaste chiuse, né chiedere un
permesso nell'ambito dei due mesi di
congedo possibili per gli insegnanti,
perché solo i motivi di famiglia o la
malattia sono contemplati!
Credo che questo problema vada
attentamente studiato e risolto, perché mi sembra immorale dover escogitare espedienti per avere il permesso e particolarmente umiliante rinunciare a richiederlo.
Altro fatto, già denunciato da altri,
mi pare di dover segnalare, sempre
in evidente contraddizione con la crescente attenzione rivolta ai Valdesi
attualmente; si sa che alle 22.30 di
lunedi 24.2 (seppur non ne abbia parlato neppur l’Eco delle Valli Valdesi),
sarà trasmessa la rubrica « Protestantesimo » con servizi sulla visita del
Presidente della Repubblica già citata
e sulla difesa della linea ferroviaria
Pinerolo-Torre Pellica. Ma arrivano le
23 prima che termini il film in programma alle 21.30, quindi compare
l'annunciatrice ed elenca quanto andrà in onda subito dopo: il TG 2, un
telefilm, ecc.; di Protestantesimo manco
una parolai Ma che lo abbiano rinviato, dato il protrarsi delle precedenti
trasmissioni? Molti si fanno questa
domanda e data l'ora tarda, spengono il televisore e vanno a letto. Chi
ha resistito, invece, avrà la sorpresa
di trovarsi la medesima annunciatrice
dopo il TG 2 annunciare: • Va ora in
onda la rubrica Protestantesimo ».
Dato che non è la prima volta che
succede questo, non è possibile ottenere che I programmi vengano annunciati integralmente, senza alcuna
omissione?
SO del 1987.
Questa nuova vicenda porta
con sé alcune considerazioni ;
anzitutto la notizia dell’eventuale trasferimento è giunta alla
Amministrazione per caso e non
ufficialmente ; sull’argomento
non sono giunti comunicati né
del Consiglio di fabbrica, né del
Sindacato ; in secondo luogo,
con lo spostamento di un’altra
unità produttiva fuori della valle si andrà nuovamente ad aggravare il problema dei pendolari sulla già satura provinciale
per Pinerolo. Altro problema,
ma non di minor rilievo stante
l’attuale situazione del collocamento, se la GOR esce dalla
valle, i 1000 disoccupati vallipani in lista di attesa finiranno
in coda nella graduatoria delle
nuove assunzioni. Questa situazione creerà ulteriori spinte verso Pinerolo con vistosi squilibri nei servizi èd alterazioni nel
tessuto abitativo della Valle.
Anche la Ditta Morè ha necessità di ampliare la propria
attività. Si è messa quindi in
contatto con il comune per la
ricerca di un sito che permetta
di avere un’area coperta di 1200
metri quadri. La trattativa è in
corso e c’è da augurarsi che gli
sforzi comuni portino ad una
soluzione affinché non si debba
assistere ad una ulteriore fuoruscita di ima attività lavorativa
dalla valle.
Il dibattito che è seguito alla
esposizione, del Sindaco ha posto in evidenza il ritardo per
cui per le note vicissitudini delle amministrazioni fino al rinnovo del 1985 non vi sono state
collaborazioni a livello di valle.
I risultati sono sotto gli occhi
di tutti: capannoni sproporzionati alle attività svolte, o addirittura vuoti perché non più
adatti alle esigenze attuali della
produzione e d’altra parte scarsità di aree attrezzate per nuovi insediamenti industriali ed artigianali dovute al frazionamento senza una visione di insieme
di ciò che era disponibile. Di
questi argomenti verrà investita
la Commissione Consultiva per
l’artigianato e il commercio affinché proceda nell’analisi dei
problemi emersi.
Adriano Longo
« LI folklore musicale scientificamente studiato potrà offrire
anche (...) l’utilità di procurare
un piacere estetico a chiunque
sia sensibile alla bellezza della
manifestazione artistica (...). E’
chiaro che questo piacere sarà
tanto più intenso, quanto più rigoroso e attendibile sarà il materiale di musica popolare raccolto ». Questa citazione dagli Scritti sulla musica popolare di Bela
Bartok, ed in particolare da un
articolo del 1935-36, può ben illustrare il carattere delle Danze
rorpene, che Miklos Sztenthely
(violino) e Fabio Luz (pianoforte) hanno inteipretato venerdì 21
febbraio, nel quadro della stagione di concerti Riky Haertelt, in
collaborazione con Comunità
Montana Valpellice e comuni di
Torre e Luserna.
Di Budapest il primo, brasiliano il secondo, con al suo attivo,
tra l’altro, l’esecuzione integrale
delle opere di Etebussy e Ravel,
i musicisti, che suonano insieme
da circa cinque anni, hanno ben
messo in evidenza questa duplicità di costruzione delle Danze
di Bartok (1881- 1945).
Fondamento su un materiale
popolare ed elaborazione formale successiva volta a metterne in
risalto le caratteristiche originarie costituiscono il fascino dell’opera di questo che resterà uno
Lettere all'Eco delle Valli
Chi non è abituato a queste cose e
si trova per avventura ad aspettare questa trasmissione è tratto in inganno e
non contribuirà sicuramente ad aumentarne l'indice d’ascolto (o che sia
proprio questo lo scopo?).
Franca Co'isson, Angrogna
SIAMO DIVERSI
MA NON SPECIALI
L'articolo di Erica Scroppo sul 17
febbraio non mi convince affatto. E’,
credo, vero che « gli insegnanti... non
hanno più diritto ad un giorno di permesso dignitoso » ed è insopportabile
fingere malattie che non esistono, dipendere dal preside o arrangiarsi come
si può, in quelle occasioni, che pure
esistono e sono importanti, pur non
essendo gravi, urgenti e familiari. In
linea generale, e senza averci troppo
pensato, sembra anche a me che la
soluzione ai problemi sollevati da Erica
sia che i valdesi interessati decidano
di festeggiare la ricorrenza del 17 febbraio nella domenica più vicina a quella data.
Ma non è la ricerca di soluzione ad
un problema organizzativo che mi spinge a scrivere.
Piuttosto, una leggera tristezza.
La stessa di quando ho letto, sullo
stesso numero, la lettera a Cossiga dei
valdesi di Torre Pellice, sul problema
del treno.
Gli scriventi riconoscono che tutti
« i treni vanno difesi e potenziati » ma
aggiungono subito dopo che il loro è
un treno speciale. Così come Erica riconosce che il problema è di tutti gli
insegnanti; ma sottolinea subito dopo
che la festa dei valdesi è speciale.
Scusatemi ma mi rattristo. Non solo
e non tanto perché credevo che se
un problema (treno o giorni di permesso) è di tutti (o di molti) vada affrontato e risolto con gli strumenti di tutti
I cittadini e cioè in sede di lotta politica. Ma per un’altra, ben più corposa, ragione.
Che l’impegno di fedeltà all'Iddio vivente (è questa, o no?, l'essenza della
nostra diversità come protestanti) diventi la base per rivendicare o richiedere diritti speciali... è questo a preoccuparmi e a rattristarmi.
Ho amato la « valdesia » — io che
valdese non sono nata — e ho amato
le istituzioni di questa piccola chiesa.
i suoi luoghi (in cui sono venuta a vivere), il suo popolo, tra i quali oggi
conto i miei amici più cari. Ma perché? Proprio perché i valdesi mi hanno permesso di diventare protestante
in terra italiana restando italiana, perché nelle chiese valdesi ho sentito affermare ohe l'unico modo di salvare
la propria vita è di rischiarla nella
predicazione e nella solidarietà.
Non credo che i valdesi andranno
molto lontano rivendicando davanti ad
un capo di stato o a un ministro della
pubblica istruzione piccoli diritti, caratteri distintivi « speciali » ecc.
La nostra è una diversità irriducibile,
proprio perché non riposa nelle nostre
mani o nelle nostre folcloristiche bellezze o nei nostri contatti internazionali. Essa non va, credo, né scusata,
né difesa o sbandierata. Di questa diversità non dobbiamo lamentarci e neanche, tanto meno, vantarci. E’ ciò che
siamo e ohe non potremo cessare di
essere, finché il Signore lo vorrà. Anche senza feste istituzionalizzate o amicizie con persone importanti.
E infine vorrei chiedere un’ultima
cosa a Erica — con amicizia e con
un po' di polemica lascia, tu che
come valdese ami certo la libertà di
ognuno, che ciascuno di noi conservi
le proprie nostalgie, goda dei propri
piaceri estetici, pianga sui propri scacchi, rispetti le proprie date. Non critico
più neanche io, come vent’anni fa, ohi
ama andare ai falò: non perché abbia
cambiato idea, ma solo perché non
credo più sia giusto omologare gli altri
alla mia sensibilità. Tuttavia non impongo ad altri le mie autocritiche e non
voglio essere omologata a nessuno.
Non è della mia non partecipazione
ai falò che dovrò rispondere al Signore, non credi?
Francesca Spano, Pinerolo
D’ACCORDO
COLLA TEV
Non ero presente alla assemblea del
movimento di Testimonianza Evangelica Valdese in cui è stato espresso il
parere sull’uso dell'S per mille che lo
Stato Italiano sarebbe disposto a ritornare al cittadino per versamenti ad
enti religiosi o istituti.
Rispondo, quindi, alla lettera del
prof. Peyrot sull’Eco/Luce del 21.2
esprimendo un parere esclusivamente
personale.
11 prof. Giorgio Peyrot si lamenta
perché la TEV, nata per non fare politica, adesso si esprime con « pareri
politici ». Ancora una volta appare questo assurdo equivoco!
La TEV è sorta per combattere la
politicizzazione partitica della Chiesa e
contro tutti i tentativi di trovare nell'Evangelo supporti per asserzioni politiche di partito. Credo che tutti, in
questo mondo, anche soltanto muovendosi, fanno politica; anche Gesù, invitando a rendere il tributo a Cesare faceva della politica e, certamente, ne
faceva quando invitava ad amare il
proprio prossimo come se stesso. Però
non ha mai aderito all'idea e al partito
di Giuda.
Nella fattispecie il parere della TEV
(non delibera, professore, che è parola troppo grossa) è espresso in una
questione amministrativa ed è, comunque, ciò che, secondo Lei, deve essere ipermesso ad un valdese: esprimere
un punto di vista!
L'8 per mille è una parte di tributo,
che Cesare è disposto a restituire per
opere specifiche: se noi rinunciamo a
servircene, Cesare se ne servirà per
altre opere, magari contrarie a quelle
che noi desideriamo appoggiare.
Il deliberato del Sinodo, citato da
Peyrot, rifiuta « l'assunzione da parte
dello Stato di oneri per il mantenimento degli Enti ecclesiastici e Ministri di
culto e a sostegno finanziario ai cosiddetti bisogni religiosi della popolazione », ma non parla di rifiuto per opere
assistenziali e non potrebbe parlarne,
altrimenti anticiperebbe ciò su cui si
devono esprimere le assemblee di Chiesa.
Diciamo, « en passant », che alcuni
aiuti (tramite cessioni in uso di apparecchiature) sono già stati accettati
dagli ospedali (a differenza di quanto
dice il prof. Peyrot) ma, più sostanzialmente, accettiamo da anni sovvenzioni provenienti dai nostri amici tedeschi, pur sapendo bene che si tratta
di somme riciclate da interventi statali!
Si vede che... il denaro del Kaiser è
meno sporco di quello di Cesare!
Insomma, prof. Peyrot, non siamo
disinformati come Lei sembra credere.
Stupisce solo e sempre che, quando
la TEV esprime un parere diverso da
quello degli « uomini del re », se ne
trovi sempre uno che ha una reazione
ironica, stizzosa e, spesso, non aderente alla realtà del fatti!
Dispiace anche di più questa volta,
dei massimi compositori del nostro secolo, oltreché un punto di
partenza imprescindibile per etnomusicologi e folcloristi.
Completava la prima parte del
concerto la sonata di Beethoven
op. 47, largamente conosciuta
come sonata « a Kreutzer », dal
violinista franco-tedesco a cui
era dedicata.
Composta e pubblicata tra il
1802 e il 1805, rappresenta uno
dei momenti di massima grandiosità compositiva nella produzione sonatistica dell’autore.
Un diverso rapporto con il violino, un tempo chiaramente solista a scapito del pianoforte, si
notava invece nella seconda parte del programma, con le sonate in re magg. di Prokofiev, e in
sol minore di Debussy.
Un pubblico numericamente
buono e certamente qualificato
ha partecipato alla serata, dopo
Tannullamento del precedente
appuntamento (Gruppo cameristico di Praga, 1 febbraio) causa
la neve.
Restano quattro concerti; 11.3
E. Bitetti, chitarra (Lusema, S.
Giacomo); 21.3 D. Powdlosky, .\1.
Cazacu e L. Powdlosky, trio con
pianoforte (tempio di Torre); 7.4
W. Despalj, violoncello e M. Nardelli, chitarra (tempio di Luserna) e 18.4, al tempio di Torre.
l’Orchestra da camera di Torino.
A. C.
perché al. prof. Peyrot, tutti dobbiamo
qualcosa.
Aldo Rostain, Torino
HA RAGIONE IL
PROF. PEYROT, MA...
Avevo letto anch’io della proposta
TEV di dedicare l'otto per mille ai nostri istituti di assistenza e di istruzione e sulle prime mi ero trovata d’accordo. Poi le controdeduzioni del prof.
Peyrot mi hanno fatta riflettere e alla
fine mi son detta: ha ragione lui.
Ci sono però due cose che non mi
convincono e gradirei che su quest
punti qualcuno, forse lo stesso Peyrot, mi illuminasse.
1) Come mai accettiamo nelle nostre
opere (ospedali, case di riposo e Società di Studi Valdesi) l'opera gratuita
degli obiettori di coscienza i quali, dopotutto, ricevono per la durata del loro
servizio il soldo — assai limitato, ma
comunque reale — dello Stato?
2) Come si giustifica il fatto che alla
Società di Studi lavori a tempo pieno, e
pagata dallo Stato, una persona che
oltretutto, a sentire le voci in giro,
sarebbe stata assegnata a questo compito dal ministro Falcucci magari dietro
raccomandazioni?
Franca Malan, Luserna S. G.
L’INNARIO
INTROVABILE
Egregio Direttore,
mi sono recata in questi giorni alla
Libreria Claudiana per acquistare un
« Innario » da regalare ad una catecùmena che me lo aveva richiesto in occasione della sua prossima Confermazione. Con enorme stupore mi sento
rispondere: • Sono esauriti, da ben
quattro anni non ne esistono più, né
in edizione normale, né in quella per
organo, né la raccolta di "Psaumes et
Cantiques"! ».
'lo sono allibita: come si può lasciare
la nostra Libreria sprovvista di strumenti per imparare il canto, così importante nelle nostre assemblee? Ci
si lamenta che nelle nostre chiese non
si canta più: ma come si fa, se non ci
si dà la possibilità di avere gli innari
a disposizione? Mi si dirà che in tutti
i templi ce ne sono: è vero, ma ormai
non sono più tutti in buon stato e
poi è bello avere il proprio innario
a casa e poter cantare anche senza
essere nel tempio!
Chi deve occuparsi e provvedere a
queste cose? A chi rivolgersi per ottenere una ristampa degli « Innari »? E'
compito della Commissione del Canto
sacro? Della Libreria Claudiana?
Enrica Malan, Luserna S. G.
11
7 marzo 1986
cronaca delle Valli 11
REGIONE PIEMONTE
ELIE WIESEL IN SCENA IL XVII FEBBRAIO
11 miliardi per il “Shamgorod
risparmio energetico e dintorni”
Su proposta deirAssessore all’energia Eugenio Maccari, la
Giunta regionale ha approvato
una delibera con cui si assetano 10 miliardi e 900 milioni di
contributi in conto capitale per
gli interventi di risparmio energetico nel settore edilizio, per
un massimo del 30% suU’investimento.
Il provvedimento è stato assunto sulla base della legge regionale n. 19 del 1984, che rendeva attuativa la legge nazionale n. 308 del 1982 « Interventi in
materia di risparmio energetico
e sviluppo delle fonti rinnovabili ».
I fondi sono stati cosi ripartiti tra le 1129 domande pervenute per gli interventi effettuati
tra il giugno 1981 e l’agosto 1984 :
— Edilizia residenziale pubblica
e privata; L, 5.539.733.000.
— Edilizia industriale, artigiana
le, commerciale; L. 4 miliardi e 494.839.000.
— Edilizia scolastica e sportiva; L. 752.549.000.
— Edilizia sanitaria, socio-assistenziale; L. 73.353.000.
— Edilizia turistica ; L. 80.946.000.
Gli attuali contributi vanno
cosi ad aggiungersi ad altri 20
miliardi già assegnati in precedenza dalla Resone per il risparmio energetico nei settori
agricolo-industriali. L’assegnazione concreta dei fondi sarà preceduta da una verifica della correttezza degli interventi effettuati.
« E’ la conferma — ha affermato l’Assessore Maccari — della volontà del Governo regionale di procedere in modo coerente con una rigorosa politica
energetica, che individua nel risparmio uno dei fattori fondamentali ».
INIZIATIVA REGIONALE
Per la tutela
dei consumatori
i
Si è tenuto nelle scorse setti■ ‘ mane il seminario « Organi di
vigilanza e tutela dei consumatori ». L’incontro è stato la prima occasione di confronto pubblico che la « Consulta regionale
per la difesa e tutela del consumatore » organizza e che ha per
tema il ruolo ed i compiti degli
organi pubblici di vigilanza per
la tutela dei consumatori.
.E’ emersa dai relatori quale
e quanta sia, e non sia, la legislazione che in materia è stata
dallo Stato prodotta e, di conseguenza, come questa stratificazione normativa abbia prodotto livelli diversi di controllo
che, a volte, si sovrappongono
(USSL, Vigili Urbani, NAS,
DA.S, Centro Repressione Prodi
ecc.i, rendendo difficile sia l’orientamento del cittadino consumatore, sia lo svolgimento
delle funzioni da parte dei controllori medesimi. E’ stata evidenziata la necessità di un intervento statale che riduca in
modo significativo questa stratificazione normativa, e che, nel
campo dei prodotti non alimentari, si arricchisca di nuove disposizioni.
L'Assessore Sartoris, concludendo, ha sottolineato l’impegno che la Regione Piemonte
sta cominciando a profondere
in merito alla tutela del consumatore, e che ha preso le mosse complessivamente dalla L.R.
21/85 (provvedimenti per la tutela e difesa del consumatore),
della quale si intendono sviluppare gli obiettivi di grande portata civile e di stimolo e confronto positivo nei riguardi del
settore produttivo.
«E’ auspicabile per questi motivi — ha sostenuto l’Assessore
— che anche la normativa statale si doti di una legge di tutela dei consumatori, adeguandosi agli inviti della CEE in modo tale da fornire alle Regioni
una maggior possibilità di intervento ».
In Piemonte, grazie all’impegno delle Associazioni dei consumatori e degli altri enti che siedono nella Consulta regionale,
si intende nel prossimo anno
avviare una campagna informativa e formativa sui diritti e doveri dei consumatori interessante tutti i cittadini; verrà inoltre
organizzato, nel mese di mar
zo, un secondo seminario sulla
tutela giuridica del consumatore, che avrà come obiettivo quello di mettere a confronto la
realtà, le esperienze e le proposte in un’altra grande sfera dei
rapporti nei quali il cittadino
consumatore si trova disorientato interlocutore. Sarà quindi
sulla base di questi due importanti momenti di confronto,
quello odierno e quello di marzo, che all’interno della Consulta regionale dei consumatori si
intendono approfondire le proposte avanzate, verificandone la
idoneità e le rispettive priorità,
richiamando così, almeno per
quanto riguarda la formazione
del consumatore, la necessità
di attribuzione di risorse regionali a questo fine.
Il tempo non sta proprio dalla parte della filodraimmatica di
Torre. Anche quest’anno neve e
gelo hanno ostacolato Tafflusso
al tempio per la recita del 17
sera. Peccato perché ne valeva
davvero la pena.
Il testo « Shamgorod e dintorni », liberamente elaborato da
Massimo Impiglia e Alessandro
Bottazzi in base ad un’opera di
Elie Wiesel, è stato scelto oltre
che per la ricorrenza del 17, anche in relazione con il triste anniversario della revoca dell’Editto di Nantes.
Il processo di Shamgorod rievoca la vicenda di una comimità
ebraica sterminata da un pogrom
nel X'VII secolo; inavvertitamente tre attori vi giungono per rappresentare una recita di Purim.
L’oste della locanda in cui si
recano è l’unico sopravvissuto insieme con là figlia allocchita dallo shock. Dopo lunghe discussioni, intervallate dalTapparizione
di un pope forse alticcio che
consiglia a tutti di convertirsi, gli
attori e il locandiere metteranno
in scena un processo a Dio, accusato di non amare il suo popolo eletto, dal momento che non
gli evita le stragi.
Le letture intercalate allo svolgimento del dramma sono state
prese dagli Annali di Tacito e dagli Acta 'Martyrum, sui processi
contro i primi cristiani, dalle
norme delTabate de Muzy per rìcattolicizzare la 'Val Pragelato
dopo ohe stragi ed esilio avevano posto le basi per estirpare
del tutto l’eresia. Quelle più
« toccanti » infine, anche perché
più vicine a noi, sono state prese
da « Quattro ore a Chatila » di
Jean Genet.
Oltre al tema della tolleranza,
altro non semplice spunto — più
teologico questo — offerto dalla recita è la presunta ingiustizia di Dio, la ribellione umana
che sorge spontanea quando Egli
pare secondo la giustizia umana
reo di indifferenza.
Su questi angosciosi interrogativi è calato il sipario (si fa per
dire) lasciando un po’ attonito il
pubblico che a Torre invero non
è mai molto incoraggiante.
Qualcuno tuttavia ha preso la
parola. Chi esteticamente ha sottolineato ohe le letture più azzeccate sono quelle tratte da Genet.
Chi ha allargato il panorama parlando di apartheid e Sud Afnca,
chi ha detto che per quanto esecrabili i fatti di Chatila non sono
assimilabili a persecuzioni e stragi dovute a questionir religiose e
perciò Tinserimento in questo delicato contesto è pericoloso e ambiguo.
Giorgio Toum, che già aU’inizio aveva animato la serata introducendo i canti della corale
di Torre Pellice, ha dialetticamente riassunto, mediato e insieme lanciato idee per nuovi
dubbi e riflessioni.
Erica Scroppo
Amnesty International
TORRC PELLICE — Giovedì 6 marzo,
ore 17, avrà luogo al Centro di incontro una riunione con il seguente o.d.g.:
a) Azione Urgente in favore di tre studenti e un’impiegata detenuti per motivi di opinione nel Mali tAfrica), b) riepilogo dell’azione in favore dello jugoslavo Radomir Velikovic, c) Inizio
Campagna Sud Africa (5 marzo), d)
varie.
Spettacoli
PRAMOLLO — Alle ore 20.30 di sabato 8 marzo presso la sala della Ruata la filodrammatica di Villar Pellice
presenta la commedia « La calignairo
'd Cucuruc ».
AVVISI ECONOMICI
CEDESI punto vendita alimenti e cosmetici naturali in Torre Pellice Tel. 0121/91.337 (To).
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zona della Val Pellice - Tel. 944266.
Nuovo orario e nuovo percorso
Suburbano: PINEROLO
FERIALE
S. SECONDO - dal 1° marzo 1988
Pimniio Stab. RIV SKF 9,00 10,00 11,0012,00 13,00
INPS - S. Lazzaro 9,01 10,01 11,01 12,01 13,01
UPIM 9,03 10,03 11,03 12,03 13,03
Staziona FF.SS. 9,05 10,05 11,05 12,05 13,05
Piazza Cavour 9,08 10,08 11,0812,08 13,08
Piazza S. Croce 9,10 10,10 11,10 12,10 13,10
Ospedale Cottolenao 9,13 10,13 11,13 12,13 13,13
Ospedale Civile 9,15 10,15 11,15 12,15 13,15
Caserme Berardi 9,18 10,18 11,18)12,18 13,18
Miradolo 9,20 10,20 11,20 12,20 13,20
S. Secondo 9,25 10,25 11,25|12,25 13,25
1S,00| 16,00 17,00| 18,00 19,00
13,01j14,0l,15,01|16,0lil7,01|18,0! 19.0!
14,08| 15,08i 16,08 17 08j 18 06' 19.08
14,10jl5,10|16,10;17,10i13,10, i9,i0
14,13 15,13!l6,ij'17,'3jl8,13|19,13
14,1515,15116,15|17,15)18,1519,1
14,18 15,18 16,18|17,18|18,18|l9,-.
14,20 15,20 16,20j 17,20i 18,20i >9,2i
14,25| 15,2s! 16,25 17,25; 18,2 s' 19,2
FERIALE
Suburbano: S. SECONDO - PINEROLO - dal 1° marzo 1986
S. SECONOO 8,30 9,30 10,30 11,30 12,30 13,30 14,30 — 15,30 18,30 17,30 18,30
Miradolo 8,35 9,35 10,35 11,35 12,35 13,35 14,35 15,35 16,35 17,35 18,351
Caserma Berardi 8,37 9,37 10,37 11,37 12,37 13,37 14,37 15,37 16,37 17,37 18,37
Ospedale Civile 8,40 9,40 10,40 11,40 12,40 13,40 14,40 15,40 16,40 17,40 18,40
Ospedale Cottolengo 8,42 9,42 10,42 11,42 12,42 13,42 14,42 15,42 16,42 17,42 18,42
Piazza S. Croce 8,45 9,45 10,45 11,45 12,45 13,45 14,45 15,45 16,45 17,45 18,45
Piazza Cavour 8,47 9,47 10,47 11,47 12,47 13,47 14,47 15,47 16,47 17,47 18,47
Stazione FF.SS. 8,50 9,50 10,50 11,50 12,50 13,50 14,50 15,50 16,50 17,60 18.50
UPiM 8,52 9,52 10,52 11,52 12,52 13,52 14,52 15,52 16,52 17,52 18,52
INPS • S. Unaro 8,54 9,54 10,54 11,54 12,54 13,54 14,54 15.54 16 54 17,54 ■.8,54
nmrglo S!»li. RIV-St P 8,55 9 55 10,55 11,55 12,56 13,55 14,55 15,55 16,55 17.55 18,55
RINGRAZIAMENTO
Gesù disse: « Io vi lascio pace;
vi do la mia pace »
(Giov. 14: 27)
I fratelli Severino e Mila Zotta e
parenti, commossi ringraziano sentitamente quanti hanno preso parte al loro
grande dolore per la scomparsa del
dott. Piero Zotta
Torre Pellice. 3 marzo 1986
« Qtiand le soir fut venu Jésus
dit: passons sur Vautre rive »
(Marc 4: 35)
La fille Denise avec le mari René
Jollivé, Josée et Roger Provensal et
leur fille Magali; les familles Bleynat,
Gönnet, Tron. parents et alliés ontr la
douleur de faire part du décès de
Hélène Charrier née Bleynat
Marseille, 11 février 1986
RINGRAZIAMENTO
La sorella Tron Ester e i parenti tutti riconoscenti per la stima tributata
alla loro cara ^
Maria Luigia Tron Jayme
di anni 79
deceduta il 25.2.’86, ringraziano tutti
coloro che sono stati loro vicini in quel
triste momento. Un grazie particolare
al dott. Ciancio, alle sig.re Franca,
Lina e Renata, ai dottori e a tutto il
personale delTÌJspedale Valdese di Pomaretto.
Pinerolo, 7 marzo 1986
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
Il marito e i familiari della cara
Elisa Benech in Gönnet
di anni 58
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di affetto e simpatia ringraziano tutti coloro che con fiori, scritti e parole di conforto hanno partecipato al loro dolore. In particolar modo
ringraziano il dott. Scarognina, il pastore Bellion, le Sig.re Mara Gönnet
e Franca Pons che si sono prodigati
con lodevole impegno e amorevole presenza.
Luserna San Giovanni, 3 marzo 1986
La C.I.O.V., memore e riconoscente
per il servizio prestato dal Pastore
Umberto Bert
come presidente dal 1953 al 1963,
esprime alla famiglia la sua viva partecipazione al dolore per la improvvisa
separazione.
CAVOURESE
- PINEROLO ■ P.zza Barbieri - Tel. 72.484
- CAVOUR - Via Saluzzo, 14 - Tel. 69.C31
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva; presso Ospedale Valdese di Pomaretto tei. 81228 - 81691.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 9 MARZO 1986
Perosa Argentina: FARMACIA Dott
BAGLIANl - Piazza Marconi 6 ■
Tel. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte; tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefo
no 74464 (Ospedale Civile)
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva-:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 9 MARZO 1986
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 ■ Lu
sema Alta - Tel. 90223
Ambulanza :
C.oce Rossa Torre Pellioe; telefono 91,996.
12
12 uomo e società
7 marzo 1986
CONVEGNO DEI MOVIMENTI PACIFISTI AD AMERSFOORT
Europa e Medio Oriente
I delegati di una cinquantina
di movimenti pacifisti hanno dato vita il 14-15 febbraio ad Amersfoort, in Olanda, ad un convegno sul tema: «Di fronte al conflitto mediorientale : quale ruolo per l’Europa, quale ruolo per
il movimento per la pace? ». Organizzata da Pax Christi olandese con la collaborazione delTAmerican Priends Service Committee (AFSC, Quaccheri USA),
della Bertrand Russell Peace
Foundation britannica, del francese Comité pour le Désarmement Nucléaire de l’Europe (CODENE), del Consiglio Interecclesiale pèr la Pace olandese (IKV),
della Commissione per la Pace
e il Disarmo delle Chiese battiste, metodiste e valdesi in Italia e del Quaker Peace and Service europeo, l’iniziativa ha
rappresentato un notevole salto
di qualità nella cooperazione internazionale dei movimenti che
si adoperano per la pace e
la giustizia nell’area mediterranea e mediorientale, soprattutto per quanto riguarda la risoluzione della questione palestinese. Nonostante l’eccezionale
tensione generata nella regione
dalle ultime vicende e nonostante l’apparente fallimento di ogni
tentativo di soluzione negoziata, all’incontro erano infatti rappresentate quasi tutte le organizzazioni non partitiche che negli ultimi armi harmo impiegato
le loro energie in questa direzione, ivi comprese quelle israeliane e quelle palestinesi.
Se lo stesso primo ministro
Simon Peres non avesse formalmente diffidato i deputati
della Knesset dall’accettare l’invito, rincontro avrebbe avuto
luogo già lo scorso lùglio ad
Amsterdam, con la partecipazione di numerosi membri del Parlamento israeliano (anche laburisti) e di un egual numero di
esponenti dell’OLP di Arafat.
Un po’ per l’inevitabile « taglio »
che gli organizzatori harmo dovuto conscientemente dare alle ambizioni politiche dell’iniziativa, un po’ per la partecipazione assai significativa di chiese e
movimenti cristiani, l’impostazione del Convegno ha lasciato
poco spazio ai discorsi ufficiali
in favore di im confronto assai
approfondito e a tratti anche
emozionante.
Con la breve introduzione dei
promotori l’incontro è entrato
subito nel vivo, proponendo tre
ragioni per un deciso coinvolgimento del movimento per la pace europeo nelle questioni mediorientali : « Innanzitutto —• ha
detto Jan ter Laak, Segretario
di Pax Christi olandese — i principi del movimento per la pace:
pace, giustizia, diritti umani, ivi
compreso quello all’autodeterminazione, sono applicabili ovunque e sono indivisibili. Una seconda ragione si basa sulle corresponsabilità di gran parte dell’Occidente nel conflitto mediorientale. Una terza ragione riguarda l’interdipendenza del Medio Oriente e dell’Europa per
quanto riguarda la sicurezza.
I membri del Comitato promotore condividono alcuni punti di vista fondamentali, quali
il sostegno di una soluzione pacifica, il coinvolgimento di Israele e deirOLP su un piano di
parità nei negoziati internazionali e la preferenza per una soluzione tipo quella dei due stati
in Israele-Palestina » : un chiaro
riferimento, quest’ultimo, all’ipotesi di Arafat, che comprende
il riconoscimento contestuale
dello Stato d’Israele e quello
deirOLP come unico legittimo
rappresentante del popolo palestinese anche da parte di URSS
e USA. Parole cosi chiare non
potevano mancare di generare
reazioni anche critiche, sia pure in un contesto fraterno come
quello di Amersfoort. Così, do
po la ricchissima relazione generale del quacchero Everett
Mendelsohn, Professore di Storia della Scienza all’Università
statunitense di Harvard — che
meriterebbe un articolo a parte — l’ebreo Asa Kasher, Professore di Filosofia all’Università di Tel Aviv, ha cercato con
scarsa fortuna di spiegare ai
presenti che ogni presa di posizione come quella, per essere
quanto meno presa in considerazione in Israele, andava necessariamente accompagnata da
un’altrettanto esplicita condanna del terrorismo palestinése.
« Nella memoria collettiva di
Israele- — ha ricordato Kasher
— l’Europa è l’eroina del razzismo e della persecuzione. Se
volete davvero aiutarlo a riconoscere i diritti del popolo palestinese e a liberarsi dalle sue
storiche paure dovete stare molto, molto attenti a come vi
muovete». Immediate le reazioni: secondo Afif Safleh, palestinese, Professore di Scienza della Politica a Harvard, le paure
di Israele non sono giustificabili in alcun modo, poiché esso
si troverebbe oggi nella condizione di chi, saltato dalla finestra di una casa che brucia, sia
caduto sopra un passante, il popolo palestinese, e che invece di
rialzarsi se ne stia comodamente seduto sulla testa del malcapitato. Secondo Jörn Böhme, di
Aktion SUhnezeichen — interprete di una ihemoria collettiva,
quella tedesca, particolarmente
sensibile alle sorti di Israele —
le paure degli Israeliani sono
giustificabili, ma questo non diminuisce le loro responsabilità.
Dello stesso avviso, o anche più
intransigenti, gli interventi di
Adam Keller, israeliano, che lavora a Parigi col gruppo « Israël
& Palestine », e di Michael Heinser, del Jewish Socialist Group
inglese. Come dare spaziò a un
impegno di pace e di giustizia
che non si basi semplicemente
sui vicendevoli sensi, di colpa e
sulle paure o su un loro superficiale aggiramento? Come evitare ché ancora una volta l’Europa si presenti come la pretesa risolutrice delle beghe altrui,
senza tenere nel dovuto conto le
proprie contraddizioni di oggi,
in buona parte collegabili al
conflitto mediorientale? Domande, queste, che si pongono soprattutto gli americani e i pochi sud-europei presenti, ivi
compresi i quattro italiani: un
battista, due metodisti e un valdese.
Il Comitato promotore del
Convegno rimarrà in funzione
come struttura di coordinamento aperta a tutte le organizzazioni indipendenti interessate ad
una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese e, in generale, alla pace, alla giustizia
e alla cooperazione fra Europa e
Medio Oriente.
Le prossime iniziative : una
serie di consultazioni con governi e movimenti in Tunisia
(OLP), in Siria e in Israele/Palestina. Il dibattito iniziato ad
Amersfoort proseguirà nei prossimi incontri dell’IPCC (International Peace Communication
and Coordination Centre) e alla
Convenzione per il Disarmo Nucleare in Europa, che si terrà
nei pressi di Parigi dal 5 all’8
giugno.
Bruno Gabrielli
Doni Eco-Luce
SOSTENITORI
Roma: Zeni Ugo, Michelangeli Franco,
Jahier Rapini Gioietta, Messina Giovanni, Durand Mirella, Giovannini Gino — Bergamo: Von Wunster Roberto,
Rostain Zavaritt Carla, Frizzoni Sandra,
Eynard Elena, Steiner Matilde, Rostan
A., Tosi Giuseppe — Pordenone: Cognonato Edda — Ivrea: Vinay Aldo —
Milano: Rostan Gianni, Venturi Marcheselli Myriam, Gay Sergio, Cervi Claudio, Ghelli Giovanni, Vidossich Bona,
Penna Aurelio, Tescari Cecilia — Campalto: Falbo Dario — Villar Pellice: Lazier Alberto — Verona: Fuhrmann Grazia — Dresano; Manfredini Tullio —
Serravalle: Dellavalle Amelia — Gerle:
Zavaritt Enrico — Palermo: Pasquini
Filippo — Torino: Gandolfo Sergio —
Parma: Rabaglia Tina — Alessandria:
Jouve Elsa, Salviate Egisto — Firenze:
Messina Claudio e Luigia — Luserna
S. G.: Gatto Salvatore — Pinerolo: Borno Emanuele — Ferrerò: Viglielmo Liliana — Svizzera: Kunzier Bertin Ester
— Caldine; Ceseri Adriana — Trieste:
Schwarz Orazio, Gandolfo G., Carrari
Laura — Catania: Carcò Antonio —
Lucerà: Bologna Francesca — Mestre;
Fara Bogo Ada — Bassignana: Cortella Dario, Leva Bruna — Taranto: Velluto Vera — Coreico: Masnata Giorgio — Reggio Cai.: Sagripanti Francesco — Inverso Pin.: Long Umberto.
Firenze: Bartoletti Cornelio, Scuola
G. Barberi, Ricca Marco — Ivrea: Bertin Claudio — Mirabello: Zarotti G. Luca —■ Rivoli: Pavarin Rita — S. Fedele
Intelvi: Boiocchi Barella Tina — Vicenza: Weller Fornasa Lina, Attività Femminile — Pisa: Barsotti Giorgio — Porosa A.: Assely Coi'sson Chantre — Torino: Bottazzi Emanuele — Riesi: Naso
Francesca, Naso Angelica — Cimego:
Arcar! Renzo — Busto Arsizio; Fornerone Attilio — Cinisello: Centro Lombardini — Asti: Condola Leonardo — Milano: De Ambrosi, Pinardi Ezio — Olbia:
Pascal Arnaldo — Pachino: Giardina
Maria — Valtournanche: Long Bruno —
S. Christophe: Gönnet Arturo.
IMPORTI VARI
Como: Di Toro Achille L. 8.000 —
Germania: Mangiapane Stefano t2.981
— Genova: Rizzi Renata 50.000 — Vintebbio; Piasio Igino 8.000 — Serravalle Sesia: Deivecchio Alessandra 13.000
— Venezia: Vivenzi Paolo, Urban Bogo
Elda 13.000 — Svizzera: Rostaing Rachele 15.000.
Ivrea: Turinetto Renzo 27.000 — Milano: Gay Margherita 15.000, Podio Lydia 8.000 — Velletri; Di Toro Domenico 73.000 — Riclaretto: Massel Ettore
8.000 — Roma: Duprè Silvestro 13.000,
Cirica Domenico 10.000, Capparucci
Fausta 2.000 — Pinerolo: Bosio llda
8.000 — Genova: Zotta Piero 6.000 —
Pavia: Sgorbiai Michele 10.000 — Firenze: Gambi Ornella 13.000, Ricca Armanda 30.000 — Torino: Ribet Liliana
10.000 — Ferrerò: Ribet Melina 10.000
— Novara: Costabello Tina 13.000 —
Svizzera: Sitta Campi 55.000 — Pescara: Palmieri Ida 13.000 — Carunchio:
Loreto Eliseo 8.000 — Mantova: Mantovani Enzo 8.000 — Taranto: Valentini
Gaetano 27.000 — Riesi: Farad Vincenzo 6.000.
Prato: Masera Giocondina 10.000 —
Termoli: Americo Maurizio 6.000 — Firenze: Chiesa valdese 46.000 — S. Remo: Fam. Mansuino 8.000 — Genova:
Rapini Luigi 13.000 — Angrogna: Musso
Rolando 13.000 — Frascati: Boccarato
Marina 2.000 — Pordenone: Pradolin
Alessio 13.000 — Svizzera: Lupi Simona 15.000, Raymond Nella 15.000 —
S. Germano: Ribet Federico e Anita
10.000 — Bari: Castiglione Emma 20
mila — Germania: Deutsch H. 12.900
— Chirignago: Girardi Gabriella 8.000
— Inverso Rinasca: Coucourde llario
2.000.
DONI DI L. 1.000
Noie: Bonjour Davide — Salò: Kirgis
Ida — Mompantero: Vottero Rodolfo —
Germignaga: Calderoni Prassede —
Ferrerò: Barai Edmondo, Peyret Albertina — Luserna: Vogt Violette — Prarostino; Long Enrico — Arezzo: Beni
Clelia ved. Chiesa — Roma: Rostagno
Silvia — Coazze: Ruffino Bianca —
Pinerolo: Bleynat Maresa,
Associazione Evangelica di Volontariato
Assemblea annuale
L’Associazione Evangelica di Volontariato, terrà la sua Assemblea annuale il 15-16 marzo 1986, con il seguente programma:
Sabato 15: Arrivo dei partecipanti nel pomeriggio. In serata
incontro informale per fare la conoscenza reciproca e
con l’équipe che conduce Casa Cares.
Domenica 16, ore 9: Breve riflessione biblica;
ore 9.15: Relazione del Consiglio e discussione plenaria.
Eventuale lavoro a gruppi.
Adempimento degli atti formali e rinnovo cariche sociali;
ore 13: Pranzo e partenze.
Costo deH’incontro, dalla cena di sabato al pranzo della domenica: L. 20.000.
Prenotazione entro il 10 marzo p.v., presso Casa Cares,
Villa i Graffi, Via Pietrapiana 56, Reggello (FI), Tel. 055
86.52.001. Per informazioni logistiche rivolgersi ai responsabili- della Casa, Antoinette e Paul Krieg, stesso indirizzo, stesso
telefono.
La Gasa Gares, situata sulle belle colline toscane, a circa 35 km. da
Firenze, si raggiunge nel seguente modo:
— Autostrada del Sole - Casello di Incisa, imboccare la strada per Reggello; di qui proseguire per Pietrapiana ed ancora per 1 km. sulla
strada per Donnini - Sant'Ellero.
— Con il treno: da Firenze (linea Firenze-Arezzo-Roma) scendere alla
stazione di Sant'Ellero. In coincidenza con i treni in partenza da Firenze S. M. Novella alle ore ,15.31 - 17 - 17.55 si trova a Sant’Ellero
una corriera in direzione Reggello. Dire all'autista che si deve scendere a Casa Cares (all'incirca dopo 20 minuti di viaggio).
NOCIVITA^
Il fumo fa male
anche agli “astemi’
Alla fine dello scorso anno,
secondo una notizia apparsa sul
settimanale Tuttoscienze, in occasione del congresso scientifico
annuale dell'American Heart Association, l’associazione americana per il cuore, un gruppo di
scienziati dell'Università del Minnesota ha presentato i risultati
di uno studio sui danni provocati dal tabacco nei confronti
dei non fumatori conviventi con
chi fuma. I dati rigxiardano 1245
uomini sposati che hanno dichiarato di non aver mai fumato sigarette, pipa, sigari o sigarilli. Di essi, 286 erano sposati
a donne che fumavano ed erano
quindi costretti ad inalare il fumo dalle mogli; gli altri 959 erano sposati a donne che non hanno mai fumato. Quando i due
gruppi sono stati messi a confronto, i mariti del primo gruppo presentavano livelli più alti
di monossido di carbonio nel
sangue, risultati meno buoni nei
test sulla funzione dei polmoni,
problemi di cuore ed un tasso di
mortalità superiore a quello degli uomini sposati a donne non
fumatrici. Negli Stati Uniti si
sta intanto discutendo se sia
opportuno un intervento legislativo federale o statale che proibisca il fumo negli ambienti di
lavoro, come è avvenuto per altri luoghi.
Nel suddetto congresso gli
scienziati della scuola di medicina John Hopkins hanno reso
pubblico il loro rapporto sui disturbi cardiaci provocati dal
caffè: 1130 uomini sono stati sottoposti a controlli ogni cinque
anni. Quelli che bevevano 5 o
più tazze di caffè al giorno sono
risultati soggetti a rischi cardiaci 2,8 volte più degli altri.
Inoltre, tra quelli che bevevano
molto caffè, 51 sono deceduti
per arresto cardiaco, oppure so
ERRATA
Per un disguido tecnico nello scorso numero dell’Eco/Luce è saltata l’indicazione dell’autore del servizio fotografico della visita del Presidente
Cossiga alle chiese valdesi e
metodiste per il XVII Febbraio. Si tratta del fratello Armando Di Carlo, che ringraziamo.
no stati colpiti da infarti e hanno accusato gravissimi disturbi
al cuore. Uno degli autori del
dossier ha soggiunto che, per
evitare disturbi cardiaci dovuti
al caffè, si dovrebbe limitare il
consumo di tale bevanda a non
più di due tazzine al giorno.
r. p.
------------------------------------.
«LEco delle Valli Valdesi»: Reg.
I Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori; Giorgio GardioI, Paolo
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri.
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti.
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti. Bruno Gaprielli, Claudio H. Martelli, Roberto Peyrot, Massimo Ro
meo, .Marco- Rostan, Mirella Scor.sonelii, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - te!. 011,'
655.278.
Redazione l'Eoo deile Valli Valdesi:
Via Arnaud. 23 - 10066 Torre Pellice.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestan’ie - Via Pio V. 15
- 10125 Torino.
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00961 voi. 10 foglio 481.
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delle Valli - La Luce ■ - Casella postale- 10066 Torre Pellice,
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(mm. 49 X 53)
Economici; L. 300 ogni parola
Partecipazioni personali: L. 400
per parola
Mortuari: L. 350 per mm. di altezza, larghezza 1 colonna
Ricerche lavoro; gratuite (massimo 25 parole)
I prezzi si intendono oltre IVA:
18 per cento.
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Subalpina - Torre Pellice (Torinoi