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ECO
DELLE mU VALDESI
ÎBLIOTECA VALDESE
0066 TORRE PEI LICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Num. 24
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TORRE PELUCE 16 Giugno 1972
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Una predicazione di André Dumas, nel quadro della Conferenza ecologica di Stoccolma
« Chi ha posto la saggezza
nel cuore, o chi ha dato l’intelligenza allo spirito? »
Giobbe 38, 36
LJuomo si precipitava in avanti, nel
progresso incessante delle scoperte, delle tecniche, degli investimenti, delle produzioni, dei consumi, delle comunicazioni. Specie terminale dell’universo, l’uomo si sentiva
solo e sovrano sulla terra, non avendo
altro concorrente e avversario che l’altro uomo.
La storia, insomma, dominava in
modo assoluto la natura, la storia quale avvenire illimitato di una natura
immensamente fornitrice e soggetta.
Ed ecco che ci svegliamo da questo sogno di una crescita illimitata, e il nostro risveglio oscilla fra la catastroficità, l’egoismo, lo scetticismo e la saggezza. Per gli uni comincia la grande
paura tecnologica del 2000, quando l’industria umana avrà definitivamente
superato i limiti delle nostre possibilità di partenza, proprio come ci fu la
grande paura di miseria dell’anno 1000,
quando l’uomo si sentiva sommerso
dalle .sventure naturali dello spazio e
del tempo. Per altri, la Conferenza di
Stoccolma potrebbe costituire l’inizio
dell’organizzazione internazionale del
miglioramento (mieux être) della vita
delle nazioni ricche, le quali hanno il
denaro necessario per occuparsi del
miglioramento qualitativo dell’ambiente, mentre gli altri due terzi del mondo si accaniscono ancora per ottenere
l’aumento quantitativo necessario alla
loro sussistenza. In questo senso il successo della Conferenza di Stoccolma,
riunita subito dopo i risultati deludenti della Conferenza di Santiago del Cile, consacrerebbe a livello internazionale il taglio egoista deH’umanità fra
un’economia di lusso e un’economia di
necessità. Per altri ancora induce allo scetticismo osservare quanto, a pochi anni di distanza, gruppi di ricercatori, armati delle medesime statistiche e dei medesimi strumenti, predicavano ieri, come Filemone e Bauci,
un’era di opulenza assoluta, di educazione continua, di pianificazione razionale e di livellamento sociale progressivo in seno alle società dette post-industriali, mentre oggi profetizzano, da
Cassandre, le incrinature dell’ansietà,
l’ingorgo e la sterilità delle scienze, la
giungla mondiale e le disparità crescenti. Per gli ultimi, infine — e certo
per tutti — riappare questa parola antica, e pure biblica, che sta al cuore
del nostro testo, la parola che non sappiamo bene dove situare, a fianco della scienza o della fede o fra Luna e
l’altra: la saggezza.
Siamo imbarazzati, a questo punto,
specie con la Bibbia in mano.
Molte cose appaiono ironiche e
contradditorie.
I Greci, così dotati per la definizione
matematica ma in fondo così privi
d’interesse per l’innovazione tecnica
(certamente a causa della riserva degli schiavi), concepivano la saggezza
come un’arte dei limiti, che permetteva di non oltrepassare il quadro della
città, ben distinta dalla massa dei barbari, e di non irritare gli dei, guardiani gelosi e figli essi stessi del cosmo
sacro. In questo caso la saggezza si
presenta come prudenza frutto di riflessione davanti alle grandi cifre e alla terra, madre irritabile.
Ma la Bibbia non confonde il timore dell’Eterno con questo tipo di saggezza. La discendenza di Abramo è annunciata innumerevole come « le stelle
del cielo » e « la rena in riva al mare »
(Genesi 22, 17). Al tempo in cui la deportazione in Babilonia faceva vivere
al popolo, eletto per amore da Dio,
l’angoscia del totale _ sterminio e dell’asservimento definitivo, la Bibbia annuncia che la coppia umana dominerà
su tutto ciò che vive, come se il diluvio che tutto inghiotte appartenesse a
un passato definitivamente revocato
dall’iniziativa ri-creatrice e protettiva
di Dio (Genesi 1, 26 e 9, 2).
Dio non è Zeus geloso di Prometeo.
Dio è il creatore e il compagno benigno di Adamo. Il mondo non è un cosmo divino, tabù. E’ un ambiente umano offerto’ al godimento, alla cultura e
anche alla sorveglianza dell’uomo e
della donna. E’ noto che con fortuna
storica alterna, nella quale non è dato
verificare alcuna deduzione sistematica, quest’impulso biblico, unito alla
scienza greca, ha favorito la presa tecnica dell’ uomo sul mondo, dandogli
una fiducia non malthusiana sull’avvenire. Molti, però si chiedono oggi se
queir impulso, dato da Dio all’ uomo
con la sua benedizione, non ha trascinato quest’ultimo all’arroganza e alla
solitudine distruttrice in seno all’uni
I discendenti di Giobbe
H Coinè noto, si è aperta la scorsa settimana, a Stoccolma, la Conferenza sull’uomo e il suo ambien- |
E te, organizzata dalle Nazioni Unite. La stampa ha dato un certo rilievo a questa riunione, della mas- p
E sima importanza. L’ecologia, se può diventare una moda e un diversivo, è purtuttavia, nella sua ^
1 dimensione sociale, un problema fondamentale, ogni giorno più. Subito prima dell’apertura della ^
É Conferenza, cui partecipano pure numerosi cristiani professanti, si è tenuto nella cattedrale (lu- ^
I terana) di Stoccolma un culto ecumenico, alla cui liturgia hanno partecipato il dr. Stròn, vescovo |
E di Stoccolma, Maurice Strong, segretario generah' delia Conferenza, il p. Henri de Rieamatten, =
= capo della delegazione della s. Sede, la dr. Letitia Obeng, direttrice dell’Istituto di biologia acqua- ^
E tica del Ghana, il past. Eugene Carson Blak, segretario generale del C.E.C.; la predicazione è sta- ^
1 ta data dal prof. André Dumas, docente di etica alla Facoltà di teologia protestante di Parigi; ne ^
1 riportiamo il testo, riprendendolo dall’ultimo numero di « Riforme » ^
verso. Non resterebbe che la creatura,
divenuta di fatto il sovrano di una
creazione abolita in suo favore. E’ dunque « savio », questo erede ambiguo
della dissacrazione dell’universo compiuta dalla parola di Dio, e dello sfruttamento del mondo mediante la tecnica? Dove lo trascina il suo procedere storico?
In realtà, la Bibbia è assai più multiforme di quanto pensiamo. Come
spiega l’esegeta dell’Antico Testamento Gerhard von Rad nel suo bel libro Israele e la Sapienza, vi sono state in Israele almeno due correnti: una
corrente storica e profetica, che spingeva l’uomo avanti sulla base degli interventi unici, costitutivi e messianici
di Dio, ma anche un’altra corrente, sapienziale, nella quale si vede l’uomo
riflettere con la sua ragione, con la
sua esperienza sul rapporto quotidiano fra la sua vita e il suo ambiente,
quello che la Bibbia chiama la creazione, che non è tanto un racconto sull’origine, sulle cause quanto una descrizione dell’accompagnamento benedetto per l’uomo. « Nel primo caso l'uomo ebraico incontrava i decreti storici
irreversibili di Jahvé, che non si lasciavano sottoporre a regole e che apparivano anzitutto sotto il segno dell’evento che non si verifica se non una
volta sola. Nel secondo caso, la ragione in cerca di regole si sviluppava nella conoscenza dei mondo che circonda
l’uomo e nella ricerca di un dominio
sulla vita » (p. 335). Non si prende che
la metà della Bibbia, quando si insiste soltanto sull’avanzata storica dell’umanità, come se gli Ebrei non avessero avuto che dei profeti, mentre i
Greci hanno avuto .soprattutto dei savi, tragici, riflessivi Oppure scettici. La
corrente sapienziale fa anch’essa parte della Bibbia. Ad essa ci volgiamo,
oggi, per ascoltarla in uno dei suoi
rappresentanti più tragici, appunto,
più riflessivi, più scettici eppure più
credenti: Giobbe.
Giobbe ha ampiamente presentato
a Dio e contro Dio il problema
inesplicabile della sua sventura
ingiusta. Ha rifiutato tutte le spiegazioni dei suoi amici, i quali per giustificare e scagionare Dio volevano far
confessare a Giobbe la sua colpevolezza ignota. Giobbe ha respinto con indignazione e perseveranza la confusione fra l’ingiustizia dell’ordine delle cose e il suo Dio, il quale non può che
essere giusto nella sua onnipotenza.
Giobbe, credente caTìàrbio, non può
ammettere che il i.iAvalo nel quale le
cose vanno male sia la creazione della
bontà di Dio. Se Dio il giusto tratta
Giobbe il giusto come un nemico,
Giobbe sarà il nemico di Dio, senza
per questo rinunciare a chiamarlo il
suo Dio. Ecco l’intensità del problema
e della riflessione. Durante tutto il dibattito costituito dal processo che
Giobbe fa a Dio e le arringhe che gli
amxi fanno i:i difesa di Dio, Dio tace,
come se dovesse essere lasciato uno
spazio sufficiente allo scetticismo, al
la rivolta e alla collera umani, quando l’uomo s’interroga sui rapporti fra
la sua fede e la sua esperienza della
vita.
Infine Dio risponde « dal seno della
tempesta » — ed ecco il nostro testo.
Dio risponde, con altera ironia: « Dov’eri, quando fondavo la terra, quando
chiudevo i mari, quando attaccavo le
stelle e aprivo gli astri del cielo? ». A
prima vista questa risposta di Dio pare estremamente shoccante, poiché
non risponde affatto direttamente all’inquietudine dolorosa di Giobbe. Dio
sembra interrogare a sua volta, con
tono sprezzante, come se la cosa migliore per l’uomo fosse tacere, quando non capisce. Anziché protestare contro un Dio assente Giobbe non avrebbe fatto meglio, in base a una vera saggezza, a sapere che la sventura e la felicità umana non trovano corrispondenza nell’ordine indifferente delle cose? Perché sembra arrendersi a quest’argomentazione cosmica, proprio lui
che aveva saputo resistere con tanta
forza all’apologetica ben-parlante dei
suoi amici? Sono queste., penso, le vostre prime reazioni, ascoltando questo testo. Vi domandate di certo che
cosa mai possa avere da dirci, un passo simile, per prepararci a ima conferenza internazionale sull’ambiente,
nella quale dovremo noi, se non « attaccare le stelle », in ogni caso « chiudere i mari » alla polluzione, proteggere la terra contro la degradazione, rendere l’uomo e gli Stati responsabili
dell’avvenire che riserviamo alla nostra discendenza.
“Illegale, immorale e stupida”
Il nuovo moderatore della Chiesa presbiteriana unita negli U.S.A. condanna in
questi termini la guerra nel Vietnam
La missionaria
Laura Nisbet
partita per io Zambia
Denver, Colorado (spr) - Willard
Heckel, professore di diritto costituzionale, è stato eletto moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa presbiteriana unita negli USA. Succedendo alla signora Lois H. Stair, egli è
il secondo laico ad assolvere a questa
funzione in questa Chiesa che conta
3 milioni di membri.
Brevi discorsi di designazione di
candidati e osservazioni presentate da
questi — in numero di quattro, due
pastori e due laici — sono stati seguiti
da una serie di domande e risposte
fra l’Assemblea e i candidati, una procedura adottata due anni fa dall’Assemblea generale.
Le reazioni di W. Heckel hanno suscitato frequenti applausi. Rispondendo a una domanda sulla guerra nel
Vietnam, il nuovo moderatore ha detto: « Come giurista di diritto costituzionale credo che la nostra partecipazione alla guerra del Vietnam è illegale, come cristiano la considero immorale, e come ex-militare stupida... e
spero che la mia Chiesa dica la stessa cosa ».
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllUI
Un settimanale
Gongregazìonalista svedese
pubblica una lettera aperta
a Billy Graham
Stoccolma (spr) - « Svensk Veckotidning », l’organo della Chiesa della Convenzione missionaria svedese, ha pubblicato una lettera aperta a Billy Graham, chiedendogli di « impegnare tutte le sue forze e la sua energia», approfittando delle possibilità uniche che
ha, come evangelista, per esercitare
un’influenza sull’opinione pubblica in
vista di bloccare la distruzione e la
devastazione che coinvolge la perdita
di valori umani, morali, culturali e religiosi insostituibili.
In questa lettera « Veckotidning »,
che è il periodico religioso di più alta
tiratura della Svezia, qualifica la decisione del presidente Nixon, di continuare l’escalation dei bombardamenti
del Vietnam del nord e di minare le
acque nordvietnamite, come « particolarmente cinica » e rivelatrice « di una
concezione totalmente anticristiana
della vita umana » Esso critica soprattutto la recente dichiarazione del presidente Nixon, che ha affermato che
la conquista militare del Vietnam del
.sud da parte dei comunisti comporterebbe « la perdita di rispetto del Presidente degli Stati Uniti agli occhi del
resto del mondo e non permetterò
che ciò avvenga ».
Coscienti dei grandi sforzi compiuti
da numerose Chiese americane per
tentare di porre fine alla guerra e di
impedire una nuova escalation, i firmatari di questa lettera aperta esprimono il loro profondo disappunto di fronte al fatto che il pastore Graham abbia sin qui taciuto e non abbia pubblicamente sostenuto i cristiani americani che hanno apertamente cercato di
proporre mezzi per giungere a un regolamento pacifico del conflitto.
La lettera afferma che Billy Graham
ha una responsabilità specialissima a
causa delle sue relazioni con la Casa
Bianca in generale e dei suoi legami
personali con il presidente Nixon in
particolare, e fa appello all’evangelista
americano affinché si valga di questa
situazione in uno spirito di riconciliazione evangelica.
L’appello è firmato da Karl Axel
Elmquist, direttore e da John Hedlund
condirettore del periodico.
«
G .
Lunghi sono stati i due anni di congedo che le circostanze hanno imposto, in Europa, alla missionaria Laura
Nisbet: mesi d’incertezza e di delusioni, aspettando che si aprisse una via
per il suo servizio, dopo che le era
stata chiusa la possibilità di tornare
nel Gabon.
Ora, all’improvviso, il suo sogno di
tornare in Africa ha potuto realizzarsi: il 13 giugno alle ore 22 è decollato
da 'Torino Caselle l’aereo che Tha trasportata nello Zambia, dove riprende
il suo servizio d’insegnante.
Domenica scorsa, nel corso del culto mattutino, ai Coppieri di Torre
Pellice, una quarantina di membri di
chiesa hanno avuto la gioia di rivolgerle il saluto affettuoso. Laura aveva
espresso il desiderio di ritrovarsi una
volta ancora, prima della partenza, intorno al tavolo della santa cena. Il pastore Sonelli e la missionaria hanno
fatto circolare il pane e il calice del
nuovo patto, segni della presenza del
Cristo che rimane, malgrado le distanze, il vincolo perfetto del suo amore.
La predicazione, sulla breve lettera a
Filemone, si adattava perfettamente a
questa circostanza: non sono, i missionari, messaggeri di libertà e di fratellanza in Cristo?
D’ora innanzi cercheremo Laura col
pensiero e in preghiera sulla collina
di Chipembi, nel nord dello Zambia,
molti chilometri a nord della capitale
Lusaka; e ricorderemo che la Chiesa
Valdese tutta fa parte — fra l’altro
con la Chiesa unita dello Zambia —
della Comunità evangelica di azione
apostolica (CEVAA), impegnandoci in
modo più concreto nell’evangelizzazione del mondo. Graziella Jalla
Ma siamo poi ben sicuri che Giobbe abbia capito in questo modo
la risposta di Dio, che la sua saggezza sia un’accettazione fatalista, in
assenza di una vera rivolta? Per ammettere questa interpretazione bisognerebbe che Giobbe fosse cambiato
da così a così, dai capitoli precedenti
a quello che ascoltiamo, che un silenzioso rassegnato avesse sostituito il
credente protestatario.
Giobbe, l’uomo, la specie terminale
della natura, sembra avere capito in
tutt’altro modo il discorso in cui Dio
gli parla del proprio mistero attraverso enigmi così poco razionali della sua
creazione. Dio non spiega la razionalità dell’universo. Descrive piuttosto la
sua apparente irrazionalità. Nel capitolo seguente giungerà a chiamare l’ippopotamo, « al quale ho dato la vita
come a te », « la prima delle sue opere» (40, 10 e 14)! Dio non si presenta
come un architetto chiaro e lineare,
ma come un prodigo dispensatore. E’
questo caos vivente che Dio chiama la
sua « sapiente » creazione!
Ecco la provocazione, per Giobbe e
per noi! Ecco la prima dichiarazione
della sapienza: non capisco tutto, eppure posso credere, se Dio me lo dice,
che questa natura è una creazione,
che il nostro ambiente sono le opere
meravigliose di colui il cui nome mi
basta. La natura non è creazione per
la nostra vista né per la nostra ragione. Può divenirlo per la nostra fede e
fiducia, quando Dio ci ricorda la nostra non-solitudine, a noi che come
Giobbe facciamo dei nostri progetti,
della nostra sventura o della nostra legislazione l’unico centro dell’universo.
Singolare giro, per parlare personalmente a un cuore rivoltato! Giro pericoloso, se vi troviamo solo l’accettazione del disordine delle cose! Giro
benedetto, se siamo situati in seno a
un tutto amato nella sua totalità sorprendente e disparata.
Mi è parso che dovevamo in primo
luogo ascoltare questa parola,
per decentrarci dalle nostre
ambizioni tecniche come pure dalle
nostre amarezze antitecniche. Se Giobbe vi ha trovato una parola verace,
lui che era stato incapace di sopportare tutte le spiegazioni, le scuse e le
apologetiche precedenti, perché non
impareremmo anche noi, anzitutto,
che il mondo appartiene a Dio, prima
di offrirsi o sottrarsi a noi? Si sbaglia
se si fa della dottrina della creazione
un mito che sia un palliativo alla nostra ignoranza sulle origini. Essa è un
racconto volto a confortare l’uomo
contro l’oppressione delle potenze cosmiche come contro la solitudine della coscienza quando questa si crede,
come quella di Giobbe, dimenticata.
Meraviglie ci circondano e ci accompagnano, malgrado tutto. L’uomo non
è solo, né antropologicamente, né naturalmente, né spiritualmente. Calvino
l’ha scritto in modo esultante commentando il Salmo 104: « Status mundi in Dei laetitia fundatus est », « la
condizione del mondo è fondata sulla
gioia di Dio ». Questa è la prima parola che Dio dice a Giobbe: Ti credevi
assolutamente solo. Bene, guarda il
mondo. Se vi vedi la mia creazione e
non soltanto il tuo campo d’azione, ieri
sfruttato, oggi minacciato, riprenderai
a respirare, cioè, etimologicamente, a
sperare in modo nuovo. Passerai dall’arroganza all’ansietà. Scoprirai indirettamente che tu pure sei amato in
seno a questa molteplicità che misteriosamente ti supera. Dio, il creatore,
non dimentica tutto ciò che esiste, anche quando tutto, compresa la sofferenza umana, appare così solitario e
caotico.
Vi è poi un’altra parola di sapienza. È importante quanto la prima, così come il secondo comandamento dell’amore del prossimo è simile al primo comandamento dell’amore di Dio.
Perché Dio si accontenta di mostrare al suo servo Giobbe l’insondabile
varietà della creazione, mentre Giobbe levava contro Dio l’inesplicabile ingiustizia della sua sofferenza? C’è una
sola risposta a questa apparente sproporzione: Dio ha fiducia in Giobbe.
Giobbe potrà capire a mezze parole
che Dio non è assolutamente un tiranno, né un essere dimentico, né l’ordine
delle cose, nè la loro indifferenza. Perché Giobbe già lo sa. Giobbe ha in cuor
suo la sapienza. Giobbe sa e crede imperturbabilmente che il solo Dio possibile e giusto è il Dio che ha come sua
confidente.
L’universo, la stelle, i mari, la pioggia, l’ippopotamo sono lì, compagni
sorprendenti e meravigliosi, se al di sopra della natura, ma non confuso con
essa, Dio rimane colui che ama l’uomo
(continua a pag.l)
2
pag. 2
N. 24 — 16 giugno 1972
DIO ♦ PAROLE PELL’UOMO ♦
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L'uomo rompe con Dio perché vuol essere un dio; nemico di Dio diviene anche nemico dell’uomo - Nato come predicazione, il Nuovo Testamento diventa Scrittura - Il commento biblico: la sentinella denuncia i soprusi e annuncia il giudizio - La realtà della risurrezione, fra
storia e leggenda - Il sacerdozio (di tutti) dimenticato
Capir« rAntIco Tostamente: IlOfflO GORtPO IIOHIO
La rottura dei rapporti tra l’uomo e
Dio ha per diretta conseguenza la rottura dei rapporti di solidarietà all'interno della famiglia, vedevamo la volta passata. Ma l’autore biblico non- si
limita, per così dire, alla soglia di casa: l’episodio di Caino ed Abele, al
quale è dedicata la prima parte di
Gen. 4, investe i rapporti tra l’uomo e
l’uomo, mostrando che col turbamento
dei rapporti dell'uomo con Dio, anche
quelli col suo prossimo restano turbati. Alla base della lite tra Caino ed Abele stanno motivi chiaramente teologici: Iddio accetta il sacrificio del secondo, non accetta quello del primo. Perché? Non ci viene detto, come ignoriamo anche il modo in cui la cosa venne
manifestata. Non sembra probabile
dal testo che la decisione divina sia
stata più che una decisione contingente; tutto testimonia dunque che la non
accettazione fosse strettamente limitata nel tempo. Eppure essa diventa un
motivo perché l’uomo uccida il proprio prossimo. Motivo o pretesto? probabilmente solo pretesto. Ciò che interessa all’autore è mostrare che una
frattura di fondo è entrata nella vita
dell’uòmo; se non fosse stato per il sacrificio, sarebbe stato per un’altra ragione. Data la realtà del peccato, le
conseguenze seguono quasi da sole. E
se è vero che Iddio ha alla fine un atto
di pietà per Caino, facendo in modo
che sia protetto dalla giusta punizione, non si può negare che l’episodio
chiude in tono minore, quasi volesse
farci capire che l’umanità è ormai
pronta per il castigo supremo: il diluvio.
Il nostro episodio ha provocato lunghe discussioni anche in un altro campo, quello della sua logica interna. Di
dove provenivano gli eventuali vendicatori di Abele, dei quali Caino aveva
tanto timore? Caino doveva essere ormai l’unico superstite dell’umanità! e
per la stessa ragione, come fece a sposarsi? Il lettore si vede qui confrontato
con un problema tipico di critica biblica: un caso d’incongruenza nel testo,
incongruenza che va spiegata, se il testo vuole essere credibile. Ma la cosa
non è difficile. Abbiamo detto che
Gen. 1: 1-2, 4a contiene il primo racconto della creazione, Gen. 2: 4b sgg.
la sua seconda versione; ebbene, Gen.
c. 3 e c. 4 continuano il secondo racconto, mentre Gen. c. 5, con la sua ge
iiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiniiiini
nealogia dei Patriarchi precedenti il
diluvio, continua il primo. Abbiamo
così un parallelo di narrazioni, ambedue intorno allo stesso tema anche se
con dettagli diversi: il primo racconto
non conosce, per es., la caduta dell’uomo e le sue conseguenze, ma ambedue
arrivano nel c. 6 alla conclusione che
l’umanità è corrotta e va quindi sterminata. Naturalmente le due collezioni
sono state fatte da individui o da scuole che si proponevano scopi particolari
col loro lavoro e raccoglievano con determinati criteri ì materiali tradizionàli a loro disposizione. Ebbene, la narrazione di Caino in origine non seguiva a quella della creazione e della caduta, poiché presuppone un’umanità
sviluppata; fu messa al suo posto attuale dalla redazione, che vedeva in essa un’ottima esemplificazione della
propria tesi: che l’umanità, rotti i rapporti con Dio, rimane incapace di
mantenere rapporti costruttivi al proprio interno: nemico di Dio, l’uomo
diviene anche nemico dell’uomo. E sarà Iddio stesso che già nell’Antico Testamento, dopo aver lasciato che le cose seguano il loro corso per un po’ di
tempo, si deciderà ad intervenire, eleggendo in Abramo, Gen. 12: 1-3, il popolo nel quale tutte le nazioni saranno benedette.
Anche qui dobbiamo guardarci, dun
que, dal chiedere all’autore materiali
strettamente storici, quale fosse, ad
es., una storia del Risorgimento italiano; si tratta di materiali che intendono
spiegare situazioni che gli autori ed i
redattori sentivano particolarmente
gravose. E nell'umile veste di una narrazione, di una parabola vorremmo
quasi dire, le ragioni vengono illustrate anche troppo bene: l’uomo rompe
con Dio perché vuol essere un dio, ed
in seguito alla caduta si creano in lui
quelle condizioni che avvelenano le relazioni tra uomo ed uomo. Un concetto primitivo dell’uomo dunque? Può
anche darsi e non stupirebbe dato il
carattere antichissimo "di queste narrazioni; ma un concetto che spiega bene,
rneglio di tanti altri, qual’è la situazione reale nella quale ci troviamo.
Alberto Soggin
DIBATTITO SU UN’AFFERMAZIONE
DEL NUOVISSIMO CATECHISMO OLANDESE
La
resurrezione è una leggenda ?
Il 2
Teologi luterani e riformati appartenenti alle principali Chiese degli Stati Uniti hanno accettato di esaminare le possibilità di
una « dichiarazione unanime che esprima
più pienamente la comunità ecclesiale, la
testimonianza e il servizio ». Il primo passo, come ha dichiarato il suddetto gruppo,
consisterà in un’analisi della dichiarazione di
Leuenberg adottata l'anno scorso, che riconosce che le due tradizioni della Riforma dividono una comune comprensione dell’Evangelo, che consente loro di entrare in comunione ».
giugno è stato pubblicato sul
quotidiano « La Stampa » un articolo
che aveva un titolo quanto mai scioccante per dei credenti: « La resurrezione è una leggenda? ».
L’articolo si riferisce ad una nuova
iniziativa presa dal clero cattolico
olandese, il quale propone un nuovo
catechismo per l’educazione religiosa
in alcune scuole di quel paese. Date
certe posizioni un po’ particolari
espresse dal nuovo catechismo il teologo gesuita Jean Galot si è sentito in
dovere ^ di esprimere il suo parere in
proposito in un articolo apparso su
« Civiltà Cattolica ».
Il nuovo catechismo parte dal presupposto di una lettura critica della
Sacra Scrittura, nello sforzo di ritrovare in questo modo un’immagine di
Cristo più pura di quella che ci è pervenuta attraverso la tradizione.
Il nuovo modo di leggere la Sacra
Scrittura ha una conseguenza immediata, la convinzione cioè che nei racconti degli Evangeli la parte storica è
assai limitata. In proposito il catechismo afferma: « Con certezza storica
possiamo dire che Gesù è v'ssuto in
La lettera e lo Spirito: Michea 7:1-4
Il giorno annunziato
di Renzo Turinefto
dalle sentinelle
Due settimane fa vedemmo che la funzione di una sentinella è vegliare nella
notte. La settimana scorsa abbiamo detto
che essa non veglia in cielo, ma sulla terra. Oggi è arrivato per la sentinella il mo*
mento di gridare « il giorno della punizione, il giorno annunziato ». Ecco provata
l’utilità della sentinella : doveva parlare, ha
parlato. <c Non c’è più, fra gli uomini, gente retta ; tutti stanno in agguato per spargere il sangue, ognuno fa la caccia al suo
fratello con la rete. Le loro mani sono pronte al male, per farlo con tutta cura. Il principe chiede, il giudice acconsente mediante ricompensa, il grande manifesta la cupidigia dell’anima sua, e ordiscono così le
loro trame... Il giorno della punizione, annunziato dalle tue sentinelle, viene: allora
saranno nella costernazione ». Queste parole escono da una dimensione generica dei
peccato e colpiscono alcuni nodi precisi della soperchieria umana, ben noti anche al
tempo di Michea : i governanti affermano
le ragioni di stato; potenti, capitalisti e padroni impongono la loro volontà di dominio e di potere ; giudici corrotti calpestano
la verità e la giustizia e per denaro emettono sentenze a favore dei ricchi. Si mortificano i diritti umani, si distruggono i rapporti voluti da Dio fra le sue creature.
«Nessuno soverchi Ufratello, né lo sfrutti
negli affari » {1 Tess. 4: 6) è materia di
derisione e disprezzo.
In tale stato di cose la sentinella denunzia i soprusi esercitati daH'uomo sul
suo simile e gli annunzia il giorno della
punizione di Dio. La punizione spetta a Dio,
certo, non alla sentinella. Ma essa deve
annunciarla, non tacere di fronte a queste
manifestazioni del peccato, non collaborare
col silenzio complice, non cadere nel concorso in reato.
La sentinella veglia su di sé, per essere
sempre pronta ; veglia nel mondo, per i
suoi fratelli e con i suoi fratelli ; veglia
nella società per denunciarne le sopraffazioni e annunziare agli uomini la legge
di Dio.
Capire II Nuove Testamento :l8 tfiStÌinOIIÌ8nZ8 dÌV6llt8 SCrÌtt8
Se qualche lettore dell’Eco-Luce ha
avuto la pazienza di leggere le puntate precedenti di questa serie, si sarà
forse domandato perché essa sia intitolata « Capire il Nuovo Testamento »
mentre sinora si è parlato molto poco
del Nuovo Testamento ma solo di varie forme di testimonianza a Gesù.
Nelle ultime puntate della serie ci accingiamo a tirare le fila del discorso,
e così arriviamo ad accennare agli
scritti che formarono poi il Nuovo Testamento. È ghiaro che a questo punto inizia un discorso che dovrebbe essere molto lungo, e che in questo mese
possiamo solo iniziare o esemplificare.
Ma esso è la continuazione di ciò che
abbiamo visto negli articoli precedenti: infatti gli scritti che formeranno
il Nuovo Testamento sono significativi
per la fede e per la chiesa appunto in
quanto testimonianza a Cristo. Questo
era il criterio di canonicità sostenuto
da Martin Lutero.
Il più antico scritto del Nuovo Testamento è la I lettera di Paolo ai Tessalonicesi. Scritta verosimilmente verso l’anno 50 durante il secondo viaggio missionario dell’apostolo. Anche
se lasciamo la porta aperta alla possibilità che Paolo l’abbia scritta un anno o due prima o dopo la data proposta, questo non cambia la sostanza dei
fatti: cioè che per i primi vent’anni di
vita della comunità cristiana la testimonianza degli apostoli e dei credenti
ha avuto forme come quelle descritte
nelle puntate precedenti, ma non si è
manifestata in opere scritte che abbiano sopravvissuto.
Sulla testimonianza resa dalle lettere, in particolare da quelle di Paolo
che sono le più antiche, si possono fare tre osservazioni:
1) Le lettere apostoliche sono una
testimonianza a Cristo già per il solo
fatto di esistere in quanto lettere. Si
potrebbe dire, paradossalmente, che
le lettere di Paolo sòno una testimonianza della risurrezione di Gesù più
forte dei racconti del mattino di Pasqua che troviamo nei vangeli. Cosa
attestano infatti le lettere di Paolo?
Attestano l’avvenuta conversione dei
pagani, attestano la nascita di comunità di credenti sulla base dell’annunzio che Gesù è risorto: degli uomini
lasciano il paganesimo idolatrico o le
religioni misteriche deH’ellenismo per
la forza di questa proclamazione. Le
lettere sono l’evidenza del frutto prodotto dalla morte e dalla risurrezione
di Gesù: è il compimento di quel che
il vangelo di Giovanni accenna con la
parabola del grano di frumento: « se
muore, produce molto frutto » (Giov.
12: 24).
2) Le lettere apostoliche sono scritti che più di ogni altro danno una testimonianza « in situazione ». Nella
prima puntata avevamo visto che in
Gesù Cristo, Dio ha parlato in situazione, e poi abbiamo visto che anche
le più antiche testimonanze a Gesù
sono state fedeli a questo carattere
della sua apparizione e gli hanno reso
tèstimonianza anch’esse « in situazione », pur nella consapevolezza che egli
era il Signore e il Salvatore di tutti.
Questo vale soprattutto per le lettere:
esse sono scritte a persone o comunità
ben precise, che vivono in una situazione determinata, con dei problemi
concreti; di fronte a questi problemi
le lettere prendono posizione situandoli in una prospettiva cristologica, vedendo cioè come devono essere valutati e risolti partendo dal fatto che
Cristo è venuto, è morto ed è risuscitato. Il riferimento a Cristo è fatto
partendo dai problemi dei lettori (e
qualche volta anche dell’autore). Il
primo compito che ci spetta come lettori della Bibbia è di capire questo riferimento scoprendo qual era la situazione e qual era il problema per cui
l’apostolo prendeva posizione. Paolo
sembra avere un diverso pensiero sulla morte in I Tess. e in Filipp.: lo studio della situazione e della data di
queste lettere ci aiuta a capirne il motivo. Tratta anche diversamente il problema delle osservanze legalistiche in
Gal. e in Rom. 14-15. La ragione è la
stessa: che le sue non sono istruzioni
astratte, ma riferite a situazioni diverse.
3) Finalmente, la testimonianza
della lettera apostolica dev’essere ricevuta come testimonianza unitaria,
globale. Purtroppo abbiamo l’abitudine di usare il Nuovo Testamento come se fosse un Corano, una miniera di
versetti gettati alla rinfusa nelle 500
pagine del nostro N. T., da pescare con
la lenza e da applicare ai casi nostri
come massime indipendenti non solo
da una situazione, ma anche da un contesto. Il sistema di prendere una frase
e rinfacciarla a chi l’ha pronunziata
fuori dal discorso a cui appartiene è
una delle tattiche peggiori dei dibattiti politici, giudiziari, sinodali, giornalistici: non dobbiamo trasferirlo anche nel nostro studio della Bibbia!
Ogni lettera di Paolo è un messaggio
unitario, che si dovrebbe leggere tutto
di seguito, e ogni sua parte dev’essere
vista e capita alla luce dell’insieme.
Solo così potremo ricuperare il senso
profondo della sua testimonianza.
B. CORSANI
Ricerca della Chiesa: bisogna vivoro il
sacerdozio universale dei credenti
« Il concetto di sacerdozio universale, concepito da Lutero, è oggi individualizzato. Lo si intende come il diritto dell’individuo di stare immediatamente davanti a Dio, senza intermediario sacerdotale. Di conseguenza il
sacerdote è superfluo, come pure l’assemblea. Difatti la religione è una
questione personale, che riguarda ciascuno individualmente. Si celebra un
culto reso a Dio senza sacerdote e
senza Chiesa. Così il concetto di sacerdozio universale è stato capovolto
fino a diventare il contrario di quel
che Lutero intende ». Queste osservazioni di Bonhoeffer colgono senza
dubbio nel segno. L’interpretazione
coeretite del sacerdozio universale anche nelle nostre comunità rivela un
sostanziale fraintendimento di questa
tipica e fondamentale dottrina della
Riforma e si può supporre che una
delle cause principali della crisi attuale consiste proprio nel fatto che
nelle nostre chiese il sacerdozio universale dei credenti non è né capito
né praticato.
Il fraintendimento più diffuso di
questa dottrina consiste nel ritenere
che essa comporta la fine dell’idea di
sacerdozio e l’eliminazione di tutti i
sacerdoti. Ma sacerdozio universale
significa proprio il contrario: non la
fine del sacerdozio ma la sua estensione a tutti; non che non ci son più
sacerdoti ma che tutti lo sono. Il sacerdozio è generalizzato, non liquidato; scompare il sacerdozio cattolico
ma non il sacerdozio evangelico; il
sacerdozio è eliminato come casta ma
rimane come ministero comune ai
credenti. La Riforma non ha soppresso il sacerdozio ma la sua deg^nerczione romana. Sia nell’Antico che nel
Nuovo Testamento la chiesa è descritta come un popolo di sacerdo 'i e non
come un popolo con dei sacerdoti. La
dottrina protestante del sacerdozio
universale ha semplicemente restituito il sacerdozio al popolo dei credenti, dopo che per secoli i preti se lo
erano accaparrato.
Ma anche l’affermazione biblica e
protestante secondo cui tutti i credenti sono sacerdoti può facilmente
essere fraintesa, ad esempio nel senso di ritenere che essendo stata abolita la casta sacerdotale, ormai ciascuno è sacerdote di se stesso. Ora la
dottrina biblica è che nessuno è sacerdote di se stesso. Si può soltanto
essere sacerdote di un altro, non di
se stessi. Perché? Perché dal sommo
sacerdote Gesù Cristo impariamo che
sacerdozio evangelico significa partecipazione («non abbiamo un Sommo
Sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre infermità »:
Ebrei 4: 15) e dono («ha offerto se
stesso »: Ebrei 9: 14). Sacerdozio universale significa allora che come credenti siamo tutti sacerdoti, non di noi
stessi ma gli uni degli altri. In altri
termini sacerdòzio universale s'gnifica
1’« essere uno per l’altro » dei credenti
nella comunità. In che modo?
Anzitutto col sacrificio. In primo
luogo si tratta di sacrificare i beni
della vita. « Chi possiede si mette, con
ciò che possiede, al posto del povero;
colui che è onorató col suo onore
prende il posto di chi è senza onore.
La vita e l’onore personale non sono
le realtà ultime della mia esistenza...
Sono un bene che il forte riceve per
servire il debole, per l’utile comune».
In secondo luogo i credenti sono
« uno per l’altro » ne/Pintercessione.
Anche questo è un atto di partecipazione profonda.
Viene poi il perdono dei peccati. La
comunità ha il potere, mediante la
Parola, di perdonare i peccati, secondo la promessa fatta da Gesù a Pietro e ai Dodici: «Tutte le cose che
avrete legate sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra, saranno sciolte
in cielo » [Matteo 18: 18). Questa promessa non è circoscritta a Pietro e ai
Dodici: « ciascuno di noi è Pietro »
(Lutero). Il perdono dei peccati implica una parola di grazia e una di
giudizio. Sovente omettiamo la seconda, che ci pare troppo dura e al di là
della nostra responsabilità. In tal caso però la parola della grazia perde
ogni vigore, « diviene sentimentale ».
Infine c’è la confessione dei peccati.
Si tratta di un « avvenimento centrale nella vita della comunità ». Era necessario combattere e abolire la confessione auricolare come avviene nei
confessionali cattolici ma è necessario mantenere la confessione personale e reciproca (nel cattolicesimo appunto non è reciproca) dei peccati, oltre a quella comunitaria nel culto. Il
fratello è testimone davanti a me peccatore della grazia e del giudizio di
Dio. come io lo sono davanti a lui.
Dalla bocca del fratello viene la risposta di Dio al peccatore pentito. Questo è possibile soltanto in un rapporto di reciproca fraternità, per cui ciascuno vede l’altro come « fratello nella colpa e fratello nella stessa promessa del Cristo ». Paolo Ricca
Palestina già qualche anno, prima di
Cristo, fino circa a trent’anni dopo
Cristo. Con la sua entrata in scena
(cioè di Cristo) è stato coinvolto in
un conflitto con l’autorità ebraica ed
è stato crocifìsso (...) ciò che si è verificato durante la sua vita è difficile
da determinare con precisione ».
La Bibbia, dunque, secondo questa
posizione non può avere Taspetto caratteristico di documento storico che
hanno molti manoscritti greci o latini, i quali invece per il loro particolare contenuto storico si chiamano
« Storie » o « Annali ».
I racconti degli Evangeli, quelli dei
miracoli, della passione, della morte
e della resurrezione di Cristo non hanno un valore strettamente storico, ma
costituiscono in primo luogo una proclamazione di fede della chiesa primitiva.
Tra gli esempi proposti nell’articolo allo scopo di evidenziare il diverso
modo di leggere e di interpretare le
Sacre Scifitture rispetto a quello tradizionale, è particolarmente interessante l’episodio della resurrezione.
II catechismo olandese sostiene che
non ha senso fermarci alla descrizione letteraria della tomba di Gesù rimasta vuota dopo la resurrezione.
L’episodio è una leggenda, un modo
usato dai primi cristiani per divulgare l’avvenimento reale della resurrezione, intendendo con questo non affermare di esserne stati testimoni
oculari ma proclamare la loro fede in
Colui che ci salva.
Jean Galot critica aspramente questa linea di pensiero teologico il quale evidentemente può far sorgere nurnerose perplessità. La posizione di
Civiltà Cattolica è quanto mai restrittiva giudicando il catechismo a proposito di queste o di altre affermazioni azzardato, sconcertante e soprattutto « non conforme alla dottrina autentica della Chiesa ». Del resto non
può che essere così dal momento che
queste idee provengono dall’ambiente
protestante, nel quale, per altro, esse
sono state fortemente criticate.
Da parte di alcuni si potrebbe obbiettare che non ha grande interesse,
o addirittura che è sconveniente prendere in considerazione problemi interni e dispute teologiche su cui al-'
cune correnti della Chiesa cattolica
polemizzano. Certamente, se questo
fosse il nostro unico interesse, l’obiezione è valida.
Ma il nostro interesse verso questi
problemi è dettato dal desiderio di
conoscere le problematiche teologiche
e di fede con quelle politiche e sociali che la Chiesa nel suo insieme sta
vivendo e considerarle quindi come
nostri problemi.
In questo senso ci viene richiesta
una nostra valutazione, non per entrare in una sterile polemica e far valere le nostre opinioni su quelle degli altri, ma per sforzarci a comprendere la parola di libertà, di speranza e
amore che proviene dal messaggio
evangelico.
A questo fine ci appare importante
sottolineare due problemi.
1) L’esigenza della lettura critica
delle Sacre Scritture sulla quale il catechismo olandese insiste, ci apre tutta una serie di grandi problemi, tra
cui la comprensione del nostro atteggiamento di fede sulla base dell’Evangelo. Se è vero che i racconti biblici
sono essenzialmente una proclamazione di fede della chiesa primitiva ne
deriva di conseguenza che la nostra
fede è nella sua manifestazione immediata una interpretazione degli avvenimenti alla luce della promessa
che Dio ci ha rivolto; si tratta di uno
sforzo di comprensione della storia
nella speranza della vittoria definitiva
di Dio sul peccato e sulla morte. La
fede diventa allora un elemento essenziale di vita che ci pone in tensione
tra gli avvenimenti passati nei quali
crediamo e dai quali siamo educati e
condizionati verso l’avvenire veramente nuovo di Dio, soggiogato solo alla
sua volontà.
2) Il secondo problema riguarda
la resurrezione. Se da un lato è sconcertante l’affermazione che essa è solo leggenda, dall’altro non pare neppure convincente la posizione di coloro che leggono in maniera fondamentalista il brano della resurrezione.
Ma, tuttavia, se è vero che la fede
è interpretazione degli avvenimenti alla luce della promessa di Dio, è altresì vero allora che la resurrezione è da
vedersi come l’atto della vittoria di
Dio sul peccato e sulla morte, vittoria che vive già in mezzo a noi che
siamo peccatori e soggetti alla morte.
La resurrezione, che si crede solo per
fede, cementa in stretto rapporto con
l’avvenire di Dio, con il suo futuro che
è legato alla promessa che Egli ha
fatto alla sua Chiesa che non potrà
non avverarsi perché Dio non può rinnegare se stesso.
Andrea Ribet
3
ló giugno 1972 — N. 24
pag. 3
XA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
LE DONNE E LA PACE
(Soepi) — Dal 14 al 20 maggio scorsi parecchie donne provenienti da 29
paesi si sono incontrate a Nicosia (Cipro) per discutere sul loro ruolo nell'educazione alla pace. Esse hanno visto nella liberazione della donna uno
dei mezzi che contribuirà alla pace
del mondo. Di vari ambienti e culture, esse hanno parlato delle loro esperienze, sia in America latina che in
Asia, in Africa, in America del nord,
in Europa, o nel Pacifico, ed hanno
espresso la convinzione che le donne
hanno ora la possibilità di ottenere
un cambiamento istituzionale e una
nuova cultura.
Per certe donne che assistevano a
questa riunione patrocinata dal Gruppo ecumenico di unione delle donne
(Porganizzazione ufficiale per le questioni femminili della Chiesa cattolica
e del CEC) con l’assistenza di Sodepax
(la Commissione mista della Chiesa
cattolica e del CEC per la società, lo
sviluppo e la pace) la pace è un desiderio che è nato dalle loro esperienze della guerra e della violenza. Tuttavia, per tutte le donne, la pace è legata al concetto di giustizia. Le convenute hanno visto nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo delle Nazioni
unite un modello che può servire come base per i programmi educativi
sul piano nazionale e internazionale.
La « coscientizzazione », sentita come concetto centrale per la pace e per
lo sviluppo, non è limitata al Terzo
mondo. La Conferenza ha insistito sul
fatto che è necessaria un’educazione
per cambiare gli atteggiamenti paternalistici in una reciproca responsabilità, il controllo autoritario in indipendenza.
Le delegate si sono rese fra loro partecipi delle proprie esperienze pratiche, da loro vissute, hanno avuto degli scambi di punti di vista, hanno
proposto di sostenersi a vicenda nella
loro azione per la pace, di aiutarsi per
fronteggiare le situazioni, a volte difficili, dei loro paesi.
iiiiiiiiiiiii[iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Secondo un rapporto del Comitato per
le relazioni fra le Chiese, la Chiesa di Scozia (presbiteriana) intrattiene ora delle relazioni più strette con le Chiese dell’Europa
orientale. Questo rapporto, che deve essere
' presentato in occasione deU’assemblea annuale della Chiesa, fa sapere che la Chiesa riformata di Ungheria è <c manifestamente desiderosa di avere più stretti rapporti con la
Chiesa scozzese, mediante scambi di studenti
e di visite reciproche ». Il segretario del comitato è già stato in Ungheria e prevede un
secondo soggiorno in autunno. Egli ha pure
cercato di recarsi in Cecoslovacchia, ma non
ha potuto ottenere il visto d’entrata.
(soepi)
LA BIBBIA NON LETTA
Una meteora profetica
Il profeta Amos
_ Abbiamo sin qui spigolato, nell’Antico Testamento, tra i libri storici e
quelli poetici, fermandoci a raccogliere quegli scritti che sono meno, o
punto, letti, tanto nella lettura personale che in quella comunitaria. Entriarno ora nel campo dei libri « Profetici ». Tutti sanno che gli Ebrei dividevano questa parte della Bibbia in
due raccolte: quella dei Profeti « Maggiori » e quella dei Profeti « Minori ».
Ritengo che i primi: Isaia, Geremia,
Ezechiele, ai quali la versione greca
dei Settarita aggiunse Lamentazioni e
Daniele, siano di lettura più comune,
almeno nelle pagine che interessano
più da vicino noi cristiani. I Dodici
« Profeti Minori » sono, invece, meno
conosciuti e sono pertanto quelli che
esamineremo, sia pure con quella superficialità che la ristrettezza di queste noterelle impone. Seguiremo l’ordine cronologico che ci sembra più facile e più utile per avere un filo conduttore.
Un predicatore scomodo
Circa la metà dell’ottavo secolo prima di Cristo apparve improvvisamente nella Samaria, e più precisamente
a Bethel, sede di un antico santuario
reale, uno strano tipo di Profeta:
Amos. Egli stesso affermava di non
essere « né profeta, né figlio di profeta » ossia di non essere né profeta
« di professione », né membro di alcuna di quelle confraternite di predicatori, detti « profeti » o « veggenti »,
che dividevano la loro esistenza tra
la vita comunitaria presso un santuario e missioni di predicazione fra il
popolo. Amos era un mandriano e fu
solo per un breve periodo, sotto Tirresistibile impulso di una ispirazione
religiosa, che lasciò i suoi pascoli nella terra di Giuda, per compiere la sua
missione di predicatore in terra di
Israele (7: 14-15).
La sua parola sferzante, che colpiva
con espressioni rudi e dirette la corruzione religiosa e le ingiustizie sociali della nazione, non poteva non
turbare i sonni tranquilli della religione ufficiale, per cui il Sacerdote di
Bethel, Amasia, ricorse (quanti imitatori avrà col passare dei secoli!) al
■i braccio secolare », denunciando lo
scomodo predicatore al Re Geroboamo II, per far convalidare il suo comando: « Veggente, vattene, fuggi nel
paese di Giuda; mangia colà il tuo
pane e là profetizza; ma a Bethel non
profetare più, perché è un santuario
del Re ed una residenza reale » (7:
12-13).
Amos dovette ubbidire, ma non tornò ai suoi pascoli senza aver prima
detto chiaramente al Re ed al Popolo,
nonché all’intollerante Sacerdote, a
quali punizioni divine sarebbero andati incontro se avessero perseverato
nelle loro prevaricazioni. Come una
meteora che ha compiuto la sua luminosa, abbagliante apparizione. Amos
scompare dalla storia biblica. Ci rimane lo scritto nel quale egli stesso,
o qualche suo seguace, raccolse i motivi essenziali della sua predicazione.
vedere come la sua contestazione fosso veramente una contestazione « globale », in tutta la portata del termine, in quanto si rivolgeva contemporaneamente contro ogni manifestazione di falsa, o sterile, pietà e contro
ogni ingiustizia sociale della sua generazione.
« Cercate l’Eterno e vivrete» (5: 6)
è il motivo della predicazione del profeta sia che tuoni minaccioso, sia che
prometta perdono; ma per « cercare
l'Eterno » non basta salmodiare, far
sacrifici e pellegrinaggi, bisogna anche attuare i principi della Sua legge nei rapporti col prossimo: « Scorra il diritto come acqua e la giustizia
come un rivo perenne » (5: 14). Questa ambivalenza della predicazione di
Amos ha fatto sì che alcune sue
espressioni vengano spesso citate sia
da predicatori di risveglio pietistico,
sia da contestatori sociali. « Preparati a incontrare il tuo Dio » (4: 12) citano gli uni; « Voi opprimete i poveri... ecco perché i tempi sono malvagi » (5: 12-13) citano gli altri. E tutti
e due hanno ragione per quello che
dicono, e torto per quello che tacciono. Per Amos non ci può essere pietà
nei rapporti con Dio, se non c’è giustizia nei rapporti con gli uomini, ma,
perché ci sia giustizia, è indispensabile un rinnovamento della fede e della pietà.
Per comprendere la profezia di
Amos bisogna ricordare che le tribù
d’Israele godevano, sotto il governo
di Geroboamo II, uno dei periodi più
floridi della loro storia. Ma la prosperità economica è spesso accompagnata da fenomeni di rilassamento
morale e religioso e si costruisce
spesso su ingiustizie sociali che permettono ai ricchi di diventare sempre più ricchi e gaudenti (6: 1-7) a
spese dei poveri e degli oppressi
(7: 4-6). Amos si indigna per queste
ingiustizie e vuole colpirle alla radice, risalendo dagli effetti alle cause,
che indica chiaramente nella prevaricazione delle classi dirigenti, cui le
ricchezze hanno fatto dimenticare le
proprie responsabilità verso Dio e, di
conseguenza, verso il popolo.
Punizione e salvezza
Chi pecca
contro il prossimo
pecca contro Dio
Era una predicazione, ad un tempo,
religiosa e sociale. Basta leggerne i
pochi brani riferiti nel libretto, per
Ma simili situazioni, la storia le fa
sempre pagare. E il compito che
Amos si è assunto è proprio quello
di avvertire i responsabili che è imminente il giorno della catastrofe, cui
seguirà il duro esilio (in Assiria),
quando tutti i peccati saranno amaramente scontati (8: 8-14; 9: 1-10).
Ciò non significa però che Dio dimentichi i suoi piani di salvezza e intenda abbandonare il suo popolo al
fatale destino, anche se meritato. Anzi. sarà proprio attraverso all’amarezza della prova che Dio trarrà a ravvedimento un « residuo » di Israele,
che la sua mano potente libererà dalla prigionia e ricondurrà in patria per
l’opera della ricostruzione, sia religiosa che civile (9: 11-15).
Gli avvertimenti di Amos, come
quelli di altri profeti, come quelli di
Gesù su Gerusalemme, più di sette secoli dopo, non furono ascoltati dalla
gran massa dei contemporanei e le
cose andarono come dovevano andare. Solo alcuni pochi ebbero orecchio
per udire e fu grazie a quei pochi che
allora, come tante altre volte nella
storia, il piano di salvezza di Dio potè attuarsi.
Ernesto Ayassot
Diffusione della Bibbia
nel Madagascar
La Società biblica malgascia, sostenuta finanziariamente dagli « Amici della Bibbia »,
mantiene 66 centri di vendita, dei quali soltanto sedici nelle regioni costiere. Nel corso
del 1971 sono state vendute 18.400 Bibbie e
25.200 Nuovi Testamenti. Sebbene vi sia stato un aumento del 20-25% rispetto alle vendite dell’anno precedente, la Società biblica
considera ancora troppo modesta l’entità della
diffusione.
Cresce Top posizione delie Chiese USA
contro la guerra in Indocina
In breve
Dei battisti russi dissidenti sono pene
trati nei locali delTambasciata degli Stati Uni
ni a Mosca per chiedervi « assbtenza » nella
loro lotta contro asserite persecuzioni. I protestanti fanno tutti parte dèi battisti rifor
mati che si sono separati dall’Unione dei bat
tisti cristiani, ufficialmente riconosciuta. 01
tre 500 battisti dissidenti sarebbero stati ar
restati dopo la scissione, che non è stata am
messa dalle autorità governative.
Il ministero dell’educazione e dei culti
della Grecia dei colonnelli ha inviato una
circolare ai vescovi che chiede loro di far
riempire dai seminaristi, candidati all’ordinazione sacerdotale, una dichiarazione di lealtà
nei confronti del regime. Questi documenti
verranno successivamente sottoposti per i relativi accertamenti ai servizi di sicurezza dello Stato. Se il controllo sarà soddisfacente, i
vescovi verranno autorizzati a ordinare i candidati al sacerdozio. Secondo il ministero dell’educazione e dei culti, siccome i preti sono
pagati dallo Stato devono dar prova dello
stesso civismo, al pari degli altri funzionari.
Il Consiglio australiano delle Chiese ha
elevato una violenta protesta contro l’intenzione del governo francese di continuare gli
esperimenti nucleari nel sud Pacifico. In un
telegramma indirizzato all’ambasciatore di
Francia in Australia, il Consiglio dichiara :
« Da parecchi anni le Chiese-membro di questo Consiglio hanno intessuto strette relazioni colle popolazioni del sud Pacifico. La possibilità di effetti secondari conseguenti a esperimenti nucleari rappresenta una minaccia
per il loro benessere... Noi siamo convinti che
questi esperimenti dovrebbero essere annullati ».
Atlanta, USA (Bip) — L’opposizione
delle Chiese americane contro la partecipazione degli Stati Uniti alla guerra in Indocina assume delle proporzioni fin qui senza precedenti.
Dall’apertura della Conferenza generale della Chiesa metodista unita,
riunita in sessione ad Atlanta, il Consiglio dei vescovi metodisti ha pubblicato un messaggio che condanna senza equivoci la recente scalata delle
ostilità.
Il 21 aprile scorso, ventuno leaders
appartenenti a dieci chiese americane
hanno pubblicamente condannato i
bombardamenti effettuati dalTaviaziozione americana. La loro protesta è
stata pubblicata dal Consiglio nazionale delle Chiese in America. Essi fra
l’altro dicono: « Chiediamo a tutti i
cristiani di esprimere con noi la loro
opposizione contro la scalata della
guerra in Indocina, corrie pure contro
l’interruzione dei negoziati... In nome
di Dio, l’uccisione dei vietnamiti da
parte di americani deve cessare. La
voce della nostra coscienza deve esprimersi chiaramente presso il nostro
governo e presso il nostro popolo.
Durante una conferenza stampa tenuta recentemente ad Atlanta, la dr.
Cinzia Wedel, presidentessa del Consiglio nazionale delle Chiese in America, ha dichiarato: « A seguito della recente scalata della guerra in Indocina,
ho ricevuto centinaia di chiamate telefoniche. La gente è furiosa ed insiste affinché esprimiamo pubblicamente la nostra opposizione contro la accresciuta partecipazione degli Stati
Uniti alla guerra ».
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Preti “scomodi
in Mozambico
Lorenzo Marques (L’Espresso) - Nel
Mozambico sta per esplodere il « caso
di padre Fernando e di padre Sanpao ».
Si sta per aprire a Beira, una delle città più importanti della colonia porto
ghese, il processo contro questi due
preti progressisti rei di « non aver fatto entrare in una chiesa la bandiera
portoghese ». Ma, dietro questa motivazione apparentemente futile, si cela
uno scontro che potrebbe aver ripercussioni anche in Portogallo.
Il vero motivo per cui i due preti sono in carcere è infatti un’omelia in cui
essi denunciarono le atrocità commesse dai portoghesi in Mozambico, all’inizio di gennaio. In quel periodo, nella
regione del Tete, dove c’è la diga di
Cabora Bassa, le truppe governative
avevano dato fuoco ad interi villaggi
di case di paglia dove erano morti migliaia di donne e bambini accusati di
aver collaborato col FRELIMO (il fronte di liberazione del Mozambico). Si
tratta di uno degli episodi più atroci
nella storia delTAfrica e i pochi testimoni (fra cui altri missionari che sono
stati perentoriamente invitati ad « occuparsi del Vangelo ») hanno raccontato di aver visto i soldati sparare su
bambini che uscivano urlando dalle capanne incendiate.
L’importanza del processo contro i
due preti è dimostrata dal fatto che i
militari hanno impedito in molte occasioni che si facesse parola della vicende
e sono riusciti anche ad evitare che la
notizia uscisse dal Mozambico. Fra coloro che vogliono rinchiudere per sempre i due preti nel carcere di Machava
c’è J. Lardino, eminenza grigia del Mozambico, una specie di Smith (ndr: attuale premier della Rhodesia) locale,
che tempo fa voleva separare il paese
dal Portogallo e farne, sotto la sua direzione, uno stato razzista: Al fianco di
Lardino si muovono il comandante delTesercito portoghese nel Mozambico,
K. de Arriaga, il Banco Nacionale Ultramarino, il giornale « Noticias da
Beira » e l’industriale A. Champalino.
Sono personaggi ed istituti politicamente collocati più a destra del premier portoghese M. Gaetano. C’è chi
teme che il potere quasi assoluto di
questo establishment del Mozambico
metta in pericolo la vita stessa dei due
accusati, ancora prima che si celebri
il processo.
Notiziario Evangelico Italiano
Giornata della Stampa per la Chiesa
Apostolica il 18 giuatìo.
ir“
In quel giorno, come ogni anno gli
Apostolici proclameranno ai loro culti
l’importanza del ministerio della stampa e raccoglieranno le offerte per la
propagazione della Visione Apostolica.
Il 13° Convegno Apostolico Nazionale
ha avuto luogo a Grosseto nei primi
giorni dello scorso, aprile. Il tema era:
« Lo Spirito Santo nella vita del credente ».
rato « diventano nelle mani del Signore
degli strumenti per la proclamazione
della Sua Parola ».
Evangelizzazione per la Chiesa del
Nazzareno.
A Cuneo, in un locale del Palazzo
Municipale, a Torino presso la Chiesa
Valdese, sono state tenute riunioni di
evangelizzazione, con la partecipazione della famiglia Orj ale, reduce da
un’opera missionaria ad Haiti. Era
presente anche il sovrintendente Roy
Fuller.
Durante i mesi di giugno e luglio un
gruppo di giovani internazionali delTÓperazione mobilitazione, ospiti della Chiesa del Nazzareno, concentreranno le loro forze per una campagna
evangelistica a Chieri, Moncalieri e
Cuneo. Se qualcuno desidera collaborare con loro può mettersi in contatto con il Pastore Richiardino, Via Frinco 26, Torino.
Inda .Ade
Si è svolto a Torino un convegno
apostolico, nei primi giorni di giugno:
sono stati fatti studi sull’Apocalisse.
Il Pastore della Chiesa Apostolica
Dr. Mario Affuso è stato eletto presidente del Comitato Interdenominazionale dell’Ospedale lEvangelico di Napoli.
Ricordiamo che il Comitato è l’organismo, unico in Italia, che raccoglie
i rappresentanti di quasi tutte le chiese evangeliche, e precisamente della
Chiesa Apostolica, Avventista, Battista, Luterana di lingua italiana e di
quella di lingua tedesca. Metodista,
Pentecostale (ADI), Valdese, Esercito
della Salvezza, Chiesa Unita d’America, Soc. di mutuo Soccorso, Centro Biblico.
Riuniti a Felonica rappresentanti delle chiese
evangeliche della Bassa Padana
Incontro soH'insogoomcnto dello religione nello scnole
Conferenze Bibliche a Foggia per opera della chiesa dei Fratelli.
Edoardo Labanchi e G. Nunzio Artini hanno tenuto delle conferenze ad
alto livello su tema biblico, per la durata di una settimana. La sala pubblica era sempre gremita di un pubblico
interessato ed attento.
S. Lazzaro di Savena è una località
situata sulla Via Emilia, alle porte di
Bologna. Qui circa 2.500 persone vivono senza conoscere il Signore: i Fratelli vi hanno iniziato un’opera di
evangelizzazzione di casa in casa. Il lavoro è iniziato da alcuni mesi e viene
svoltò in comunione con le Assemblee.
Anche a Fano (Marche), a S. Nicandro (Sicilia), a Termoli, a Qrtanova,
si svolgono azioni di evangelizzazione
ad opera delle Assemblee dei Fratelli.
« I bambini: la Chiesa di domani.
Perché trascurarli?
Domenica 28 maggio si è svolto a Felonica
Po un incontro organizzato dalle comunità
evangeliche di Bologna, Ferrara, Mantova,
Modena e Felonica Po per discutere il problema dell’insegnamento religioso nella scuola italiana.
Allo studio introduttivo, comprendente la
analisi dei risultati di una ricerca condotta sui
libri di testo attualmente in uso, è seguito un
ampio dibattito i cui punti più significativi
possono essere così riassunti.
1) « L’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica » e considerato dal Concordato art; 36 comma I come « fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica » significa
sostanzialmente inculcare nei giovani una visione mistificatoria della vita e dei rapporti
umani; significa educarli indiscriminatamente
all’obbedienza, alla soggezione a qualcuno che
li sovrasta e che dispone di loro, al rispetto
di tutto ciò che è dato, alla rassegnazione, alla obbedienza alle autorità in genere. Disobbedire significa ribellarsi alla volontà di Dio.
Talché l’insegnamento della religione come
« fondamento e coronamento » risulta essere
un potente e perfetto ingranaggio di quella
Grazie per l’ospitalità
« L’evangelizzazione dei ragazzi e
la scuola domenicale dovrebbero far
parte delle attività più importanti della Chiesa, particolarmente in vista del
domani in cui i bambini di oggi diventeranno a loro volta evangelisti, monitori, anziani, padri e madri di famiglie
cristiane ».
Con questa premessa i Fratelli Organizzano un Convegno di Monitori dal
29/4 al 1/5 a Firenze presso Tlstituto
Comandi.
Continua con impegno a Manfredonia
il lavoro delTAstZo, che accoglie 60-70
bambini, la maggior parte appartenenti
a famiglie non convertite. I Fratelli tengono a quest’opera che considerano una porta aperta alTEvangelo, perché i
piccoli, ripetendo ciò che hanno impa
Sabato e domenica, 20 e 21 Maggio, un
gruppo della Comunità Metodista di Bologna ha fatto visita ai fratelli di Luserna San
Giovanni, continuando il sereno clima di
agape fraterna iniziato fin dallo scorso anno con la venuta a Bologna della Corale di
Luserna San Giovanni.
Vorremmo ringraziare tutti coloro che ci
hanno fraternamente ospitati nelle loro case e quanti si sono adoperati in ogni modo
per la realizzazione di questo incontro e fatto in modo che tutti ci trovassimo a nostro
agio; il pastore Taccia, nonché in modo
particolare il fratello Umberto Rovara che
ci ha intrattenuti cordialmente per tutto il
periodo della nostra permanenza.
Preghiamo il Signore affinché questi incontri non abbiano a rimanere fini a loro
stessi, ma rappresentino un valido preludio
a quella unione da molti auspicata.
Per il gruppo di Bologna,
Aldo Frangermi
organizzazione del consenso che è la scuola
italiana, benedicendo e sacralizzando una società basata sullo sfruttamento e sull’ingiustizia.
È evidente che l’insegnamento della religione non è riducìbile all’ora di religione o all’apposito capitolo ad esso riservato nel libro di
testo.
2) Dai convenuti è stata rilevata, quindi, la assoluta inconciliabilità fra l’Evangelo
e l’insegnamento religioso inteso come condizionamento ideologico, coercizione e violazione delle coscienze.
L’Evangelo libera l’uomo da ogni condizionamento, da ogni alienazione, riscatta una
esistenza dai legami di una qualsiasi schiavitù, compresa quella religiosa. Una pedagogia
evangelica non può che esprimersi in termini
di annuncio, di testimonianza che libera e non
di coercizione.
In secondo luogo l’Evangelo non è in alcun
modo conserlso ad un sistema, ad una interpretazione della vita. È un fatto nuovo nella
storia. È l’annuncio di quel Regno che è rottura, messa in crisi di tutto ciò che è umano
e stabilito. Esso esige, dunque, dall’uomo la
conversione, esige la trasformazione radicale
di tutto ciò che è di questo mondo, di ciò che
è umano, anche delle cose più elevate.
Dall’incontro sono emerse alcune proposte
concrete di possibile immediata attuazione :
a) iniziare nelle comunità un lavoro di
sensibilizzazione affinché si colgano i termini
esatti e le implicazioni dell’insegnamento della religione;
b) richiesta da parte dei genitori dell’esenzione per i propri figli dall’insegnamento religioso, senza indulgere in concessioni pseudoecumeniche, con la coscienza di far valere un
proprio diritto;
c) rifiuto da parte degli insegnanti elementari evangelici di impartire l’insegnamento della religione;
d) suscitare dibattiti sul problema ovunque sia possibile riaffermando la propria disponibilità a collaborare con tutti quei gruppi
che lottano per l’abrogazione del Concordato.
Riceviamo spesso e con interesse cronache
e documenti provenienti da questa o quella
chiesa evangelica: li pubblichiamo nella misura del possibile, ma lo spazio è sempre troppo poco... red.
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4
pag. 4
N. 24 — 16 giugno 1972
RIUNITO A ROMA IL 14 MAGGIO 1972
I" Congresso Femminile Evangelico Interdenominazionaie
Stendendo queste note sul nostro
Congresso ho rivissuto quasi intatte le
felici impressioni riportate dal nostro
incontro. E altre ancora.
Infatti il pensiero è andato indietro negli anni fino alla fine di maggio
del 1967. Siamo a S. Severa, in occasione di un’Assemblea delle nostre
Unioni Femminili battiste per la prima
volta sono con noi le rappresentanti
dei gruppi femminili valdesi, metodisti
e dell’Esercito della Salvezza. Godiamo
vivamente di questo incontro, dello
scambio di opinioni sul lavoro che viene compiuto in seno alle nostre denominazioni e unanimemente sentiamo
il desiderio di lavorare assieme.
Da queste riflessioni, nasce il seguente o.d.g. che riporto per intero.
« Tutte le sorelle presenti esprimono la loro gratitudine a Dio per la
bella opportunità di essere ivi riunite
insieme alle rappresentanti di altre
denominazioni cristiane evangeliche e
formulano voti affinché questa gioiosa
comunione di spirito e di intenti possa cominciare a manifestarsi concretamente in un Convegno naz.le interdenominazionaie, in vista di un comune lavoro per la realizzazione dell’opera di Dio nel nostro Paese e di
un più stretto legame tra le Chiese
Evangeliche d’Italia ».
Chi ha dimestichezza con convegni,
congressi, assemblee, sa quanto effimera sia la vita di questi brevi messaggi conclusivi. Di solito si dimenticano presto. (Propongo, per inciso.
Ma il nostro no, non è caduto nell’oblio. Dopo pochi mesi, e precisamente il 4 ottobre 1967, si riunisce a
Milano, per la prima volta, un comitato formato da due rappresentanti
battiste, valdesi, metodiste, (che si
chiamerà in seguito Consiglio di Collegamento) e si prepara uno statuto
al solo scopo di indirizzo per il lavoro
che si vuole organizzare in comune.
Si inizia così un’attività che dal 1967
ad oggi, ha visto, in preparazione di
questo congresso, tre convegni regionali interdenominazionali in varie città del nord, centro e sud d’Italia, incontri per la giornata mondiale di
preghiera e offerte comuni che sono
state devolute negli ultimi due anni,
all’Ospedale Evangelico di Napoli.
Dopo questo periodo di preparazione si è svolto a Roma il 14 maggio
u. s. il 1“ Congresso naz.le inter.le, che
ha visto riunite, nell’aula magna del
la Facoltà Valdese, circa un centinaio
di rappresentanti delle Unioni femminili delle Chiese Evangeliche valdesi,
metodiste e battiste d’ItaUa.
Lo ha aperto, dopo il benvenuto e
la presentazione dei vari gruppi, l’attuale presidente in carica del Consiglio di collegamento, che, nella sua
breve allocuzione, ha ricordato quanto ho esposto precedentemente e i vari studi che sono stati presentati e
dibattuti nei convegni regionali.
Seguono brevissime relazioni sui lavori svolti nei rispettivi convegni tenuti nei giorni precedenti e viene data la parola al Fast. Michele Sinigaglia, relatore dello studio « Evangelo
e morale — Aspetto biblico e teologico della Famiglia » in vece del Fast. F.
Spanu, impossibilitato a intervenire.
Ho riassunto qui a parte le due relazioni presentate.
Tra le due relazioni, svolte una alla
mattina e l’altra nel pomeriggio, abbiamo partecipato al Culto con S. Cena nel Tempio di F.za Cavour e a una
colazione in comune nei locali adiacenti. Nel sermone il Fast. Ribet parlando sul passo di Marta e Maria ha
messo in rilievo l’importanza e la validità dei due ruoli nella vita del credente. Fenso che molte di noi abbiano profondamente gioito per questi
momenti di comunione fraterna.
Frecedute da brevi saluti di alcune
gradite ospiti, iniziano le discussioni
sui due temi del congresso.
Se da un lato, è stato ribadito più
volte, il lavoro della donna fuori casa, ove non sia assolutamente necessario, è visto come possibilità e bisogno di realizzare se stessa, tuttavia si
riconosce che esso comporta un grande sacrificio d’amore nei confronti
della famiglia e soprattutto dei figli.
È veramente libera la donna, nella
società? è stato chiesto. In questa società ammalata no, risponde il Frof.
Fonzo. Bisognerebbe creare un padremammo, un padre-casalingo per permettere alla donna di sentirsi libera
in un lavoro che la renda partecipe
di interessi esterni alla famiglia. Oppure, prescindendo da qualsiasi forma
di rinuncia in un senso o nell’altro, essa può essere tale cioè libera quando
realizza interessi comuni con il marito o partecipa attivamente a interessi
vivi della società che la circonda apportando così non una perdita ma un
arricchimento alla famiglia stessa.
LA RELAZIONE DI EZIO PONZO
Bambino e famiglia; i nostri pregiudizi
e la morale del padrone
Parliamo di pregiudizi in genere. Per
intenderci facciamo degli esempi.
Si dice, negli Stati Uniti, che i negri
siano esseri stupidi e violenti...; si dice
ovunque che le donne siano meno capaci e dotate degli uomini...
Queste affermazioni, ed altre simili,
sono pregiudizi. Benché questo termine
abbia un significato negativo, in questo
contesto, diamogli la definizione, meno
dura, di preconcetto, di modo dì essere
diverso dal nostro.
E' bene precisare subito che, se anche
in cuor nostro siamo convinti ohe siano
solo gli altri ad averne, noi non ne siamo assolutamente privi. Tutt'al più possono sembrare meno evidenti, meno ostili che in altri, manifestarsi magari come antipatìa, o andare oltre fino al « parlare male » o airallontanamento.
Dopo un attento esame di coscienza e
il conseguente tacito riconoscimento, dobbiamo renderci contò che essi dominano
anche la nostra vita di credenti.
Ricerche in questo senso, penso valide
anche per noi, sono state fatte fra studenti americani, attraverso camping interrazziali a carattere ecumenico. Si sono avuti
risultati sconfortanti. La quasi totalità dei
pregiudizi preesistenti ne è uscita rafforzata!
Viene spontaneo chiedersi : dove nascono, e perché? La risposta alla prima
domanda è semplice; essi si imparano prima nella famìglia, poi nella società.
Il perché, ha una risposta meno immediata e per farlo dovremo distinguere vari casi, poiché essi possono essere:
1) utili — quando servono da scarica a un certo tipo di ostilità che non
può essere manifestata altrimenti. La loro utilità, indubbiamente, salvaguarda l‘economia della nostra personalità.
2) convenienti — quando si cerca
di trar profitto da una situazione diversa
dalla nostra: per es.: esaltare il cinese
che, beato lui, vive con un pugno di riso.
3) convenzionali — quando ribadiscono luoghi comuni non sempre validi:
per es. : la donna del popolo è più robusta
e resìstente alle fatiche domestiche.
4) servire da capro-espiatorio —
quando serve come difesa di un sentimento astratto collettivo: per es. nazionalismo, ecc.
Naturalmente alcuni possono essere
usati in modo reversibile. Infatti per il
cinese che si nutre parcamente Teuropeo
può essere considerato un mangiatore insaziabile... Per chi svolge un lavoro manuale, vedi donna del popolo, chi studia
o svolge un’attività intellettuale, non si
affatica, o addirittura non lavora.
In genere tutti i pregiudizi hanno un
fondo di verità e si possono spiegare pro
prio in base alla teoria del nucleo di verità. Vengono anche difesi e con varie teniche. Prime fra tutte :
— Teccezione : c’è sempre un elemento del gruppo in questione, un amico o
un conoscente, che si distingue.
Mezzi molto efficaci per la loro conservazione sono : la stampa e i mezzi audiovisivi, che costituiscono, in genere,
messaggi molto penetranti.
Infine possiamo dire che essi vengono
coltivati anche tra i membri dello stesso
nucleo familiare. Specialmente nei confronti dei bambini.
Sono stati fatti i test seguenti a diversi gruppi di persone.
A quale età il bambino è in grado :
1) dì costruire una torre con cinque
o sei cubetti;
2) dì inserire in una tavoletta con tre
fori a forma di cerchio, quadrato e triangolo le figure mancanti:
(si veda la risposta esatta in fondo).
Il risultato delPanalìsi è stato deludente quasi sempre, mettendo in luce il pregiudizio di sottovalutazione della capacità del bambino in età prescolare.
Mentre per il bambino in età scolare
si è portati ad avere il pregiudizio opposto dì sopravalutazione. Pure per certe
madri esistono pregiudizi in questo senso
per i figli maschi nei confronti delle femmine: ricerche hanno dimostrato invece
che a sei anni sono le femmine che totalizzano un punteggio qualitativo maggiore dei maschi.
Naturalmente anche per questi casi vale il meccanismo delTeccezione.
Da quanto detto sui pregiudizi, sulla
loro formazione, sulla loro difesa, scaturisce una morale che non chiamerei positiva. Essa proviene da deformazioni significative che tornano utili solo a un
certo tipo di persone.
Esempi di questa morale, che giustamente è chiamata la morale del padrone,
possono essere :
— se la donna è riconosciuta meno
capace deH'uomo, è giusto che il suo lavoro venga retribuito di meno;
— se il bambino in età prescolare è incapace di costruire una torre con sei cubetti. o di riempire i fori di una tavoletta
con le apposite figurine, è bene non fare
le scuole materne...
Quanto detto è scoraggiante. Soprattutto per noi credenti, dal momento che,
è stato rilevato, coloro che hanno una religione più profonda hanno pregiudizi
più radicati. Proprio perché la religione
è il perno della tradizione culturale di
un gruppo. A noi la riflessione critica.
(Due anni).
Non è vero che ci sono differenze
(a parte quelle fisiche e psicologiche)
cosidette universali tra i due sessi,
per cui ad essi sono attribuiti compiti particolari e assolutamente stabili.
In alcune società organizzate p. es.
presso' i Chambouli (?) i ruoli della
donna e dell’uomo sono completamente opposti a quelli in uso tra noi. Sono piuttosto le consuetudini e le tradizioni che hanno creato le selezioni
tra i due sessi a vantaggio di un certo tipo di uomo.
Da queste considerazioni nasce il
desiderio di una collaborazione più
valida tra uomo e donna, ma questa
si può attuare solo attraverso una coscienza politica.
Se il lavoro della donna oggi, non è
appagante e in molti casi, carico di
turbamenti, non vi è dubbio che esso dovrà avvenire in futuro con aperture diverse e ruoli diversi nella piena
possibilità di realizzazione della personalità femminile. E questo sarà possibile solo attraverso una trasformazione della società, mediante una presa di coscienza dello stato di sfruttamento, a volte molto evidente a volte
meno, in cui versa la donna oggi.
In questa prospettiva di nuovi rapporti la famiglia acquisterebbe dimenmensione diversa. Non più, come purtroppo in molti casi si nota, una istituzione che va sgretolandosi o una
cittadella del consumismo, ma una
unione di persone che si amano di un
amore particolare, nella giustizia e
nella fedeltà.
Non facilmente realizzabile, in questo senso, con i nostri soli mezzi umani, ma possibile mediante la completa disponibilità di tutto il nostro essere alla volontà dello Spirito, nella
continua preghiera, nello studio e nella meditazione della Farola di Dio.
Il tempo è corso via veloce, mentre
si prepara un o.d.g. conclusivo, si dedicano alcuni momenti di preghiera
per gli orrori della nuova offensiva
bellica nel Vietnam e viene letta una
lettera di alcune sorelle torinesi, assenti per motivi di lavoro. In essa,
mentre si esprime la sofferenza per il
comportamento e lo stato attuale della società, si sollecitano i gruppi femminili a un rinnovamento del loro lavoro. In risposta agli stimoli e alle
sollecitazioni di questo particolare
momento storico, viene proposto uno
studio, assieme alle comunità, di un
nuovo modo di attuazione degli insegnamenti delTEvangelo . Infine viene
letto e approvato il seguente o.d.g.:
« Il 1° Congresso Evangelico fem.le
inter.le discussa la situazione della famiglia nella sòci|tà, sottolinea come
gran parte del cemportamento corrente è determinato da pregiudizi non
sufficientemente analizzati. Osserva
che le discriminazioni esistenti si inseriscono in uno schema generale di
sfruttamento. Considerando che anche
la Chiesa ha la sua parte di responsabilità in questa situazione, invita
tutte le Unioni fem.li a proseguire una
analisi coraggiosamente critica di tale problematica.
Inoltre riafferma l’esigenza, per noi
cristiani, di vivere nel presente, impegnandoci in tutti i problemi attuali, nella consapevolezza di tendere
verso il Regno di Dio che viene, nella
testimonianza vissuta nella più completa disponibilità allo Spirito Santo ».
Si termina con una comunione fraterna assieme alle comunità romane
con thè, musica e impressioni scambievoli. Il cantante Dan Fowell ci intrattiene con canti spirituals e una
sua bellissima composizione, poi un
comnlessino di giovanissimi si esibisce in ritmi moderni. Infine il Fast. Ribet saluta tutte le partecipanti auspicando una prosecuzione di questo lavoro comune. E’ nel desiderio di tutte.
Benché provate dalla stanchezza, ci
lasciamo soddisfatte per la buona riuscita di questo nostro primo Congresso. Ci allieta, non solamente la ricchezza spirituale che ne abbiamo tratto, ma soprattutto l’apporto di freschezza e di vivacità che ha animato
le nostre discussioni. Di questo dobbiamo farne merito alle giovani che
hanno dimostrato di interessarsi consapevolmente ai problemi della famiglia e di volerli risolvere alla luce di
una più valida testimonianza di fede.
Thea Tonarelli
GiorData Mondiale di Preghiera
LA RELAZIONE DI MICHELE SINIGAGLIA
Evangelo e morale; aspeno biblico
e teologico della famiglia
C’è uno stretto rapporto tra l’Evangelo e la nostra condotta. Nel senso che
non si può avere fede senza dimostrarlo in modo concreto e coerente attraverso
le opere; né si possono fare buone opere
senza che esse non siano motivate e sorrette dalla fede. Sì tratta di comprendere
la relazione che intercorre tra il nostro
modo di vivere e il nostro modo di essere
cristiani. L’uno dipende dall’altro. Comprendere bene e concretamente questa relazione significa esprimere la nostra vita
in una forma di testimonianza continua,
poiché la morale cristiana deriva dalla
necessità di indicare agli uomini l’amore
e la giustìzia dì Dio, rivelati in Cristo.
Vivere in testimonianza, non significa
essere migliori degli altri, solo diversi dagli altri; non significa seguire regole fisse né schemi direttamente adattabili alle
nostre situazioni contingenti, anche se ricavati dalla Bibbia; né dividere la nostra
realtà in due settori distinti, uno posto
sotto la Signoria di Dio, l’altro sotto
quella delle cose umane.
Rendere la nostra testimonianza in
modo adeguato vuol dire dare alla nostra
vita un nuovo indirizzo; poiché il cristianesimo è una nuova via.
La via indicata da Cristo. La sua incarnazione e la Croce ci ammoniscono a
vivere la nostra realtà di individui nella
responsabilità e consapevolezza della realtà storica in cui siamo posti.
Seguire la via indicata da Cristo è accettare la guida dello Spirito Santo. Ciò
non vuol dire avere a disposizione lo Spirito, ma essere disponibili per lo Spirito; aperti e pronti a fare, della nostra
vita carnale, il tempio dello Spirito.
Questa nostra disponibilità allo Spirito
si attua mediante la preghiera personale
e comunitaria, che è ringraziamento c
umile confessione delle nostre incapacità
umane: nella lettura e studio della Parola, perché è nella meditazione dì essa
che riceviamo forza e capacità di comprendere la volontà di Dio; nella comunione fraterna intesa come comprensione, confronto di fede, aiuto reciproco.
Avere la guida dello Spirito è anche
guardare fiduciosi verso il futuro, perché
i veri cristiani non si sgomentano di
fronte al tempo che passa, ai costumi che
mutano, ai valori morali e alle tradizioni
contestate. Il loro comportamento è
proiettato in una prospettiva diversa che
si concretizza nella completa disponibilità
di tutto il loro essere a Dio. Poiché ,(I Corinzi 7: 29-31) «il tempo è ormai abbreviato ». E’ abbreviato non perché passa veloce, ma perché è costretto, da un
lato, dal giudizio di Dio e dall’altro, dal
Regno chè avanza.
Nella figura di questo mondo che passa, amare, comprare, piangere, rallegrarsi, vivere insomma hanno il valore del
« come se non... », di fronte al tempo abbreviato dalla venuta di Cristo.
L’etica individuale è in relazione al
valore che ha acquistato il tempo, poiché
tutto vive sotto il giudizio di Dio. Da un
lato c’è la condanna, daH’altro la redenzione resa possibile da Cristo.
Anche il sistema del mondo è posto
sotto giudizio. « Non conformatevi a que
sto secolo » (Romani 12 : 1-3) « ma siate trasformati con un rinnovamento », offrendo a Dio il solo culto che Egli gradisce. « Presentate ì vostri corpi », il vivere quotidiano, l’intera esistenza in consacrazione a Dio.
Il rinnovamento, la trasformazione, il
non conformarsi al sistema del mondo,
qualificano l’etica del credente, che non
ha valore se non segue la consacrazione
di tutto l’essere a Dio.
Kàsemann ha espresso il suo pensiero su questo passo chiaramente : « L’e
vento nuovo è questo : Dio ha incominciato a reclamare per sé il mondo, perché
gli appartiene. L’esistenza cristiana non
meriterebbe questo nome se non rendesse testimonianza a questo fatto. Il culto
spirituale è solo la realizzazione escatologica dì Dio, quando, è questo il paradosso, esso consiste e prende posto nell’offrire, presentare i nostri corpi. Naturalmente ciò implica la dedizione di tutto il nostro essere ».
Il contrasto sta tra il « non conformatevi a questo secolo » e il « rinnovamento della mente ». C’è un’infinita differenza tra la legge di Dio e la legge degli
uomini, tra la volontà di Dio e la tradizione umana. E’ in questa differenza che
si colloca l’etica del credente intesa come « etica di trasgressione ».
Matteo 15: 1-20: I discepoli sono accusati di trasgredire la legge. Gesù oppone agli accusatori la loro condotta contradditoria, dal momento che dicendo di
onorare Dio con Tofferta destinata ai loro genitori, trasgredivano il comandamento divino di onorare padre e madre. Il
principio che Gesù afferma è che la Parola di Dio che si vuole onorare, viene
trasgredita proprio nel momento in cui
si cerca di operarla secondo la tradizione.
La contraddizione che osserviamo in
noi e nelle nostre chiese deriva proprio
dalla nostra incapacità di comprendere
che l’amore di Dio è rivolto a un mondo
che è in continuo mutamento, e per il
quale le nostre tradizioni sono un passato, non un presente, né tantomeno un
futuro. E’ quindi nella continua e vigile
ricerca di realizzare in modo sempre diverso la testimonianza dell’amore di Dio
al mondo che cambia, che si manifesta
in pieno l’etica del credente.
In applicazione di quanto detto, prendiamo in considerazione la famiglia. In
essa niente di ciò che ci viene dalla tradizione ha ancora valore e viene rifiutato
con forza dai giovani. Dobbiamo prenderne atto senza timori e senza nostalgie.
Al di sopra delle cause che hanno messo in discussione i rapporti familiari, sbaglieremmo se credessimo di poterne migliorare gli effetti, proponendo soluzioni
non coerenti con l’etica che ci proviene
dall’Evangelo. Poiché abbiamo visto che
la condotta morale del credente è testimonianza dell’amore, della giustizia, della fedeltà di Dio per un mondo che è in
continuo mutamento.
Con la certezza di avere compreso la
via da seguire, guardiamo fiduciosi e pieni di speranza al futuro, sicuri che in questo nuovo indirizzo di vita saremo sorretti
e guidati dallo Spirito Creatore.
IN UNA LETTERA AL CONGRESSO ALCUNE TORINESI
SOLLECITANO
Un impegno sociale più serio e vigoroso
Al 1 Congresso Femminile
Evangelico Interdenominazionaie
Care sorelle,
poiché, per ragioni di lavoro, alcune di noi
non possono partecipare a quest’incontro, desideriamo portarvi un contributo di collaborazione con questa lettera.
Anzitutto ci sembra fondamentale l’esigenza
di esaminare il ruolo e la funzione delle Unioni femminili nel contesto della situazione attuale della chiesa e della società in cui vi
3 marzo 1972
Elenco delle offerte per l’Ospedale Evangelico di Ponticelli (Napoli) giunte fino al 24
maggio dalle Unioni Femminili di : Aosta lire
20.000; Arìccia 5.000; Bologna 20.000; Campobasso 13.600; Catania 31.150; Cerignola
10.000; Civitavecchia 10.000; Como 25.000;
Felonica Po, Ferrara, Verona 14.000; Genova
Sestri 23.500; Gorizia 10.000; Isola Liri 20
mila; Ivrea 20.000: Lenlini 6.000: Matera 5
mila; Messina 10.000: Milano 68.000; Napoli
40.600; Pachino 5.700; Palermo 10.000; Ferrerò, Pomaretto e Chiotti 20.500; Pordenone
25.000; Pisa-Livorno e Camp Darby 15.850;
Reggio Calabria 21.500; Rimini 5.000; Salerno 33.000; S. Benedetto dei Marsi 4.000; S.
Germano Chisone e Valli Valdesi 70.000;
Termoli 12.000; Torino, via Passalacqua
16.700; Torino, via Pio V 9.000; Trieste
30.200; Udine 21.000: Varese 6.000; Vicenza
13.000: Roma, con comunità straniere
90.350: Piacenza L. 15.000: Cagliari 10.000;
Terni 5.000; U. F. dell'Esercito della Salvezza 144.580. Totale L. 935.230.
La corrispondente per la G.M.P..
Gabriella Titta Dreher
viamo.
A nostro avviso, se una validità possono ancora avere questi gruppi separati nelle nostre
comunità, è proprio quello di esserlo il meno
possìbile, cioè di proporsi non un compito di
pura e semplice conservazione delle forme tradizionali di servizio, ma di essere un gruppo
aperto di stimolo a tutta la comunità, per coinvolgerla in un’azione sìa di riflessione biblica
ancorata ed incarnata nel tempo di oggi, sia
di informazione critica (o controinformazione)
che ci liberi dal nostro asservimento, sovente
inconsapevole, ai mezzi di informazione (TV
e giornali) manipolati da chi è interessato a
presentare un aspetto solo della realtà.
Questo asservimento è risultato chiaro durante il recente perìodo elettorale; è emerso
quanto grande sia, sui temi sociali e politici,
la confusione che regna in molti membri di
chiesa, ì quali non sì rendono conto per nulla
di quanto i principi evangelici siano inconciliabili con i partiti dì destra; oppure (tanto
per fare due esempi) credono che Pinelli si
sia suicidato e che gli infortuni sul lavoro siano dovuti solo a disgrazie.
Non possiamo più oggi limitarci .id amministrare la nostra salvezza individuale e la nostra sopravvivenza ecclesiastica; di fronte alla immensa distretta umana, di fronte alla
minaccia di morte che plana sul nostro pianeta, dobbiamo inventare dei nuovi modi dì essere cristiani a servizio e per la liberazione di
tutti gli uomini.
Le chiese predicano da venti secoli il ravvedimento (e devono continuare a farlo, ma
anche per i peccati sociali!), ma è chiaro che
accanto ad esso sono mancate scelte conseguenti ed impegni concreti, perché da venti secoli
gli uomini continuano a morire di fame, -li
guerre, di sfruttamento per opera, per la maggior parte, di popoli cristiani! Per venti secoli, dietro il paravento della fede comune, della
neutralità della chiesa si è ignorata la differenza tra sfruttati e sfruttatori! Ancora oggi c‘è
chi « non si fida » a contribuire all’appello del
C.E.C. per la lotta contro il razzismo, nel timore che qualche dollaro, invece che a scuole
ed ospedali, finisca nel mitra di un guerrigliero : ci si illude cosi dì conservare le mani
pulite.
Nelle nostre comunità siamo sovente portati
a lamentarci della fuga dei giovani o dell’assenza di sorelle più giovani nei nostri gruppi
femminili. Ci pare che dovremmo anche fare
un esame critico delle nostre impostazioni di
lavoro e chiederci se per caso non sono i nostri discorsi che non li interessano più.
Ci spieghiamo con un esempio che riguarda
la scuola domenicale ma che è valido anch"
per gli altri gruppi. La domenica mattina ci
sforziamo di far fare ai nostri ragazzi un piacevole viaggio in Palestina, di far loro conoscere le vicende di Abramo o di Paolo, offrendo loro una cultura biblica rigorosamente neutrale, asettica e perciò astratta, invece di cercare maggiormente con loro che cosa significhi per l’uomo concreto di oggi il messaggio
biblico che stanno studiando, cercandone gli
agganci con la realtà e le scelte che li aspettano fuori dell’uscio.
Concludendo, come nostro contributo pratico
ai vostri lavori, suggeriamo la costituzione nelle comunità, ad opera delle unioni femminili,
di gruppi che si propongano una lettura politica dell'Evangelo c una lettura evangelica
dei giornali, cioè una lettura comunitaria della Bibbia che sia inquadrata nelle situazioni
del tempo in cui fu scritta e calata nelle tensioni del presente; al tempo stesso una lettura
e confronto di più giornali (compreso quello
televisivo) per un esame e dibattito critico di
queste fonti di informazione.
Ricevete i nostri fraterni saluti nel Signore
Oriana Bert, Emmina Gay, Laura Mariotti. Eletta Pascal. Costanza Peyrot,
Evelina Pons. Stella Ricca. Luisa Rochat. Laura Tomassone.
Torino, 12 maggio 1972.
i
5
16 giugno 1972 — N. 24
pag. 5
Il 13 glpo la Faleradaae FemnlMla Valdase
ha tanata a Raaia II sua 8' Caagressa
Lo sappiamo che scoraggia leggere il resoconto di un
Congresso a cui non si è partecipato. Lo legge forse volentieri solo chi ci è stato, perché ci si ritrova, rivede, rivive.
Non vorremmo scoraggiare nessuno e ci limiteremo a
dire pochissime cose, giusto quelle che possono servire a
sentirci partecipi le une delle altre. Il Congresso, l’8° della
F.F.V., è stato un momento in cui alcune si sono ritrovate
per chiedersi: a che punto siamo? come vanno le cose?
Insieme hanno tentato di dare risposte,- di fare proposte.
Alcune hanno detto cose accorate. Altre no, parlavano
serene, scoprendo per sé e per intorno a sé il valore delle
« piccole cose ». Alcune erano stanche, moralmente soprattutto, per i contrasti, le alzate di spalla, gli scoraggiamenti.
Però non sono mancate anche le voci positive, umilmente
efficaci. Tutto c’è stato, dunque, al Congresso, e tutte voi
che leggete, in un certo senso ci siete state, eravate presenti
con i vostri vari stati d’animo e i vostri pensieri.
B. S.
LA PRED1CA2IOUE, NEL CULTO DI APERTURA
Una comunità balza viva dalla chiusa
dell’Epistola ai Romani
Si dice spesso che l’Epistola ai Romani è uno scritto solenne, tutto dottrinale, per niente rispecchiante la vita della comunità come è il caso di altre lettere dell’apostolo Paolo. Essa
rispecchia il pensiero, la teologia della chiesa, non la vita in essa vissuta.
È vero? È vero da un lato. Questa
lettera tratta quasi totalmente i grandi temi del pensiero cristiano: i temi
della fede e delle opere, della legge e
della grazia, della libertà cristiana,
della giustizia di Dio, della storia.
Sembra che in essa Paolo segua un filo di pensiero così incalzante, abbia
da dire ai romani delle cose così urgenti, da non potersi interrompere per
raccontare i problemi delle chiese, dare le notizie dei suoi compagni e quelle autobiografiche.
Ma improvvisamente, verso la fine
della lettera. Paolo alza come un velo
e permette di guardare un piccolo
mondo semplice, fervente, attivo, un
piccolo mondo coraggioso, perseverante, che si ama, si aiuta, serve nel Signore. Salutandoli si rivolge a quei
fratelli con affetto, familiarmente, alcuni conoscendoli, a tutti dicendo una
cosa personale, una parola di stima,
di ricordo, di riconoscenza.
Una sorella, Febe, probabilmente in
viaggio da Corinto dov’era diaconessa, porta la lettera negli anni 50 del
I secolo. Gli Evangeli non erano ancora in circolazione e queste lettere
sono i primi scritti su cui le comunità
costruiscono la loro fede basata sulla
croce, la risurrezione e l’ascensione
che fanno di Gesù Cristo il Signore.
Non si sa se sarà Febe a leggere la
lettera o Aquila o qualcuno degli anziani della Comunità. Sembra" péro di
capire che Paolo non teme che il suo
messaggio così teologico sia troppo
complicato, che non sia capito e recepito. Nulla fa pensare che abbia questa preoccupazione. Dice anzi: « vi ho
scritto alquanto arditamente, come
per ricordarvi quello che già sapete »
(15: 15). Sembra dunque che questo
modo di parlare, queste « cose » di
Dio, questa teologia, sia l’argomento
vivo e appassionante che interessa
questa gente, sia « la questione di attualità » (Barth) nella chiesa primitiva.
Chi ei'a dunque questa gente? L’elenco del cap. 16 ce la descrive a tratti,
sommariamente, ma gli uomini e le
donne di questo elenco acquistano per
noi un nome, quasi quasi un volto,
una nazionalità, una classe. Sono dei
greci (Apelle, Filologo), dei giudei (Maria), dei romani (Giulia, Urbano), sono dei liberi e degli schiavi, sono dei
laici, forse c’è fra loro qualche studioso, forse no, è però in questa coralità che si concreta la comunità attenta, vigile, attiva. Forse Prisca e
Aquila avevano già preparato il campo: questa bella coppia pastorale che
ritroviamo a Corinto e a Efeso, raduna qui la chiesa in casa propria. L'elenco continua con nomi che ci sono
ignoti. A noi, riunite come siamo per
un incontro che vorremmo fosse la
espressione di un servizio fraterno,
piace forse fermarci sui nomi delle
donne elencate qui. Accanto a ognuna
di esse è scritto il motivo per cui sono ricordate. C’è fra loro una Maria
che si è molto affaticata per i fratelli.
Ci sono Trifena e Trifosa che si affaticano nel Signore, c’è la cara Perside
che si è molto affaticata nel Signore
e Giulia e la sorella di Nereo e Olimpia con i santi che sono con loro, probabilmente i fratelli che si radunano
nelle loro case trasformate in chiese
(quale rivoluzione nel concetto di luoghi sacri!) a ospitare le prime assemblee cristiane. Uomini e donne sembrano molto aperti ai problemi grandi della fede, molto liberi dalle tradizioni, così diversi dai romani usuali e
così disponibili per i fratelli e per la
testimonianza. Sappiamo da altri
scritti che i cristiani di Roma si sono
fatti presto conoscere nei bassifondi
dell’urbe, fra i soldati, fra quelli della casa di Cesare e del pretorio, fino
a quando poi è sopraggiunta la persecuzione. A questa gente, tesa verso
Dio e verso i fratelli era anche possibile salutarsi l’un altro col santo bacio (Barth).
Inoltre, il fatto che a questi uomini
e donne Paolo ponesse i gravi problemi nell’Epistola ai Romani, dice da
solo che tutte le loro vite erano state
sconvolte dall’annuncio di Cristo, che
erano piene della gioia di avere scoperto la cosa di gran prezzo. All’allegrezza dei pastori di Betlem. alla riconoscenza di Maria di Magdala e di
lllllllllllllllllllilllllilllillllllllllllillllllllllllllllllillllllllllllllll
In margim al Congressn
La giornata congressuale
I lavori della mattina
Zaccheo, all’osanna dei fanciulli nel
Tempio, all’esultanza di zoppi, lebbrosi, ciechi guariti, non fa forse eco il
fervore così intenso e felice di questa gente, per lo più di origine pagana, della chiesa di Roma? Che cosa li
rende così felici? Che cosa ricorda loro Paolo che essi sapevano già, che
forse noi non sappiamo o non ricordiamo più, dato che noi così felici non
siamo? È impossibile — a me soprattutto — esprimere il pensiero di Paolo
e dire la ragione della gioia dei primi
credenti. Credo però che possiamo
pensare che si sentivano liberati. Liberati "dalla pietà giudaica, dalla Legge, dalla religiosità, dallo sforzo dell’uomo per raggiungere la propria liberazione. Liberati pure dalla irreligiosità, dalla secolarizzazione che sono aride e dalla esaltazione dell’umano che è il paganesimo. Liberati dall’uomo. Dall’uomo pio e dall’uomo
ateo, che a un certo punto si incontrano. Perché Dio è venuto verso gli
uomini. Gesù è andato dagli empi e
dai perduti. Il Regno è venuto in mezzo a noi. Ora si sentivano chiamati
solo ad essere ubbidienti.
Ma Paolo non ci spiega il perché
della gioia che li rendeva così attivi:
possiamo solo intuirlo, cercare di scoprirlo. Quando egli è poi venuto a
Roma, non come desiderava per visitare quella comunità e poi proseguire per la Spagna, ma incatenato e ha
scritto probabilmente da lì una delle
sue ultime lettere, parlando di un certo Clemente e di altri collaboratori,
dice che i loro nomi « sono nel libro
della vita» (Fil. 4: 3). Questo solo è
l’elogio che fa di quei credenti II loro nome'fièl libro della vita. Può sèmbrare strano oggi ricordare questo libro della vita su cui sono scritti dei
nomi di credenti. Si può pensare che
non sia moderno e che sia retorico.
Abbiamo tutti ancora la testa piena di
altre liste di nomi, importanti per la
vita nazionale. Ma anche nella Roma
antica, nel Foro, c’erano le liste dei
senatori, per esempio. E Paolo non si
disinteressava della comunità civile.
Ma qui egli dice che è più importante
che i nomi siano scritti nel libro della
vita. Non è una espressione retorica
questo libro della vita: corrisponde a
quello che negli Evangeli è il tesoro
nei cieli contrapposto ai tesori della
terra; la perla di gran prezzo contrapposta alle perle di minor prezzo; la
buona parte di Maria contrapposta alla meno buona parte di Marta. Ho
Timpressione che le comunità che parlavano il linguaggio delle epistole avessero trovato quel tesoro essenziale.
Non so cosa sia per noi oggi l’essenziale. Non so se le nostre comunità lo
vivano con quella forza. Ma credo che
l’Evangelo di questa mattina ci chiami e ci guidi alla sua ricerca. Amen,
Berta Subilia
Eravamo a Roma, in un’aula della
Facoltà di teologia, nella cui cappella
abbiamo cominciato col celebrare un
culto del quale riproduciamo il messaggio. Il Decano è venuto a portarci
il saluto di professori e studenti. Poi
sono cominciati i lavori.
Ci si chiede sempre, ai Congressi,
cosa si pensa che sarebbe meglio fare. Nessuno poi, in fondo, lo sa. Si va
avanti a tastoni come quando nel buio
si cammina in montagna su un sentiero non abituale. Ci si aiuta a vicenda, ci si dà la mano.
Abbiamo scoperto che tante visite
da un capo all’altro della penisola —
come era stato auspicato di fare in
Congressi precedenti — praticamente
non le possiamo fare. Costa molto
spostarsi e il tempo manca. Abbiamo
però pensato che potremmo conoscerci meglio attraverso la stampa. Nella
prossima pagina della donna sul1’« Eco-Luce », un gruppo di Unioni si
faranno conoscere e ci diranno i loro
problemi. In seguito altre Unioni lo
potranno fare, a turno. Ecco l’ordine
del giorno:
Il Congresso, discusso il problema
della pagina periodica su « Ecoiuce », decide che detta pagina venga
pubblicata 4 volte alTanno e che
ogni volta venga affidata a un diverso gruppo di Unioni.
Ci è anche sembrato che sarebbe
molto utile, per essere più collegate
e per facilitare i rapporti col C. N.,
avere in ogni regione una « responsabile », qualcuno che abbia molte idee,
voglia di scrivere e di correre, voglia
to severa su quella che è l’impostazione delle Unioni, che loro non possono
condividere. L’abbiamo letta con sofferenza e abbiamo immaginato che
con sofferenza l’avevano scritta. È
pubblicata in questa stessa doppia
pagina, così tutte possono leggerla.
Qualcuno nel sentirla leggere si era
arrabbiato, qualcuno Taveva trovata
giusta, qualcuno sproporzionata e un
po’ unilaterale. Come vedete, anche in
queste impressioni, in queste critiche
e in queste reazioni, ci siete rispecchiate tutte, anche quelle che non c’erano. E allora che cosa fare? Lo studio biblico ci è sembrato restare alla
base di qualsiasi lavoro facciano dei
credenti. Da esso devono irradiare le
molteplici forme di espressione della
fede, secondo le capacità di ognuno.
Sia che seguiamo il cammino usuale
delle nostre attività diaconali, interne
alle chiese, sia che ci sembri più giusto avventurarci in nuove strade più
sociali e più estroverse, dobbiamo evitare l’errore di dissociarci dalla ispirazione biblica, errore che ci potrebbe costare caro domani. La Bibbia
non dà mai un messaggio scontato,
ma ripropone, ogni volta che l’avviciniamo, un messaggio di grazia. Per
intenderlo e capirne la portata possiamo servirci del contributo di pensiero degli uomini della nostra epoca,
onde renderlo vivo e attuale per noi.
Ma rimane il fondamento su cui operare. Tutte si sono dimostrate grate
a chi ha pensato e preparato in questi anni gli studi che le Unioni ricevono volentieri.
Un’altra cosa che facciamo tutte volentieri è dare una mano, nei loro anni di studio, ad alcune ragazze che di
Comitato Nazionale
Ade Gardiol, viale Trento 12, 10066 Torre Pellice (Torino)
Marie-France Coisson, 10060 Angrogna (Torino)
Mariuccia Barbiani, Corso Montegrappa 39, 10146 Torino
Santina Briante, via Tommaso Grossi 17, 22100 Como
Lenuccia Costabel, via Roma 21, 46022 Felonica Po (Mantova)
Angela Lombardo, via Versar! 7, 47037 Rimini (Forlì)
Rosanna Moroni, via Castelfidardo 6, 20121 Milano
Fernanda Comba, via Pietro della Valle 13, 00193 Roma
Berta Subilia, via Pietro Cessa 42, 00193 Roma
di rendersi utile e collaborare attivamente ad animare e a rendere più
svelte le Unioni:
Il Congresso, discusso il problema
delle responsabili, autorizza il C.N.
a nominare, là dove lo ritenga necessario, delle persone che si assumano l’incarico di collaborare col
C.N. e di organizzare e animare le
attività e i rapporti fra le Unioni
di una determinata zona.
Che cosa -significa rendere più svelte le Unioni? Prima di tutto che ci
vuole in continuazione un ripensamento, in continuazione una auto-critica. Guai quando le Unioni sono soddisfatte. Per fortuna lo scambio di
idee avuto al Congresso ha dimostrato che non lo sono. Però non basta
la insoddisfazione: bisogna continuare a cercare le strade nuove dove è
necessario che il cristiano si impegni.
Alcune nostre sorelle, per esempio, ci
hanno scritto una lettera critica e mol
Notizie' dalle Unioni
■¡jlf Le .sorelle delle comunità romane hanno
offerto nel pomeriggio un tè alle congressiste
che ha segnato un momento di sosta dei lavori e di piacevole ristoro.
Alla fine dei lavori le congressiste hanno
potuto assistere a una conferenza del Prof.
P. Orlando sulle comunità del dissenso.
La sera del 13 maggio abbiamo potuto
visitare, guidate dalla bibliotecaria Aja Soggin, la biblioteca della Facoltà, ricca di importanti volumi.
Il 14 maggio ci siamo unite alle sorelle
metodiste e battiste per il I Congresso Interdenominazionale (v. il resoconto a pag. 4).
Il lunedì successivo ai due Congressi un
pullmann ha condotto le congressiste che Io
desideravano a fare un « giro di Roma »,
guidate da Pietro Comba, la cui capacità e disponibilità sono state vivamente apprezzate.
Una parola di riconoscenza alla Tavola
Valdese che ha aiutato il Congresso nelle spese sostenute.
..a IVREA le sorelle delFU. F. hanno preso
la responsabilità della Scuola Domenicale: le
riunioni dell’U. F. hanno luogo il giovedì e
la domenica per dare la possibilità a tutte di
frequentarle secondo il loro tempo libero;
mandano mensilmente una somma di denaro
a due opere della Chiesa; stanno inoltre cercando il modo di inserirsi in un lavoro sociale nella città con elementi cattolici occupandosi di un doposcuola.
..a LUSERNA S. GIOVANNI FU. F. ha
« invitato la Comunità » per assistere insieme
a proiezioni e ha organizzato una lotteria e
un tè benefico per solidarietà e a favore di
un istituto che attraversa un momento di difficoltà finanziarie, oltre il consueto lavoro di
visita ed assistenza ai degenti nelle case di
riposo.
..a MILANO la città è stata divisa in 4
settori e le riunioni di studio biblico e di lavoro sono tenute a turno nelle case.
..a REGGIO CALABRIA poiché FU. F.
languiva, alcune sorelle si sono impegnate a
recarsi nelle case delle assenti e fare lì le
riunioni : ben presto si è ricreato un legame
di fraternità.
VOTO è Stata simpatica. Non proprio
entusiasta, perché le Unioni riflettono la vita della chiesa. Sappiamo oramai che la chiesa è in crisi, che si annaspa, cercando la via del servizio fedele. Ma come il resto della chiesa
non vogliamo passare accanto a questo tempo di giudizio e di grazia spensieratamente. Vogliamo viverne il travaglio, la fede e la speranza.
b. s.
Gli ospiti del pomeriggio
venteranno insegnanti di scuole materne. I nostri asili evangelici hanno
piacere di avere insegnanti evangeliche, è chiaro. Vorremmo aiutare più
ragazze, se più Unioni partecipassero
al rifornimento di queste « Borse »
che devono essere aumentate per andare al passo con i costi attuali. Ad
ogni modo seguiamo con affetto queste figliuole che vanno verso la vita,
verso il lavoro e chiediamo a Dio che
renda buona la loro opera.
La giornata di preghiera ha riunito
in molte città sorelle di chiese diverse, a volte di lingue diverse. Non siamo sempre molto soddisfatte della liturgia che ci è proposta, che ci appare stereotipata o non spontanea o non
rispondente alla nostra spiritualità.
L’ospedale di Napoli ha gradito però
la nostra offerta, raccolta in quella occasione e speriamo che Dio guardi oltre le nostre forme liturgiche e benedica un momento di fraternità.
Nel complesso la discussione del la
...a RORA’ oltre il consueto lavoro di preparazione dei bazar, aiuti in denaro e indumenti ai nostri istituti, FU. F. ha offerto di
rendere abitabile ed accogliente la scuoletta
del Rumer e ha provveduto ad alcune riparazioni della Chiesa locale.
...a ROMA, P.za Cavour oltre a rendere il
suo « servizio » in varie manifestazioni della
vita della comunità (agapi fraterne, servizio
di preparazione della Santa Cena, lavoro diaconale presso malati e isolati della Chiesa)
FU. F., come parte di una Chiesa madrina
dellTstituto Gould di Firenze, ha inviato per
due anni un gruppo di Gouldini a trascorrere un week end a Roma.
..a SAMPIERDARENA FU. F. ha alternato
gli studi biblici tenuti dal Pastore con la discussione di problemi comunitari; ha preparato un bazar e dato il ricavato alla Cassa
della Chiesa.
...a S. GERMANO CHISONE i giovani monitori hanno desiderato uno scambio di idee
con le madri delFU. F. per sentire i loro pareri circa l’insegnamento. È stato un incontro nuovo e interessante.
(continua a pag. 7)
Nel pomeriggio hanno brevemente
parlato alle congressiste tre invitati
speciali; la signora F. Hoffet, la dottoressa V. Seeberg e il pastore Aldo
Comba.
La signora Hoffet è segretaria per
l’Europa del Dipartimento del lavoro
della donna dell’Alleanza Riformata
Mondiale e abita a Strasburgo. E pastore da quarant’anni e da sei si occupa di un lavoro pastorale fra le donne
o, più esattamente, organizza per loro
corsi di formazione biblica. Molte donne si sentivano disorientate e spaventate davanti ai molti problemi della
vita odierna, erano piene di preoccupazioni per la difficoltà dei rapporti con
i giovani, per le tensioni ed i conflitti
che avvengono anche nella chiesa e
hanno sentito la necessità di una formazione specifica che le aiutasse concretamente nella realtà di tutti i giorni. Sono stati perciò organizzati dei
corsi che prevedono una formazione
biblica, esegetica e teologica. Nove
gruppi, che comprendono donne di
estrazione sociale diversa e spesso di
non grande cultura, si riuniscono una
volta al mese in altrettante località. Le
partecipanti ai corsi aiuteranno a loro volta altri gruppi nel loro studio e
nella loro ricerca biblica.
Dopo sei anni la signora Hoffet condensa le sue esperienze in tre punti;
1) le donne davanti alla Bibbia non sono mai sciocche o superficiali e le meno colte sono spesso le più pronte ad
afferrare il significato del messaggio
biblico; 2) la Bibbia rende- le donne
responsabili, cioè un attento studio
della Scrittura le spinge non solo a occuparsi delle attività ecclesiastiche ma
anche a impegnarsi in attività politiche e sociali; 3) le donne sentono molto -vivo il bisogno di un rapporto comunitario. In Francia, all’interno delle
chiese, si moltiplicano i gruppi, spesso
di piccole dimensioni; questi gruppi
permettono un rapporto personale e
un affiatamento molto più intensi e offrono la possibilità di svolgere un lavoro in comune sulla base di una scelta fatta in comune e secondo una chiara affinità.
La df. V. Seeberg è responsabile delle attività femminili nella chiesa evangelica di Berlino-Brandeburgo e ha altri incarichi sul piano nazionale, per
esempio nel comitato tedesco della
Giornata di Preghiera. Inoltre si occupa di una scuola in cui giovani madri
o future madri imparano le nozioni
necessarie per allevare correttamente
ed educare i loro figli. Reca il saluto
di tutte le donne di Berlino, non solo
di quelle evangeliche. Nel suo breve
messaggio sottolinea l’importanza che
le donne riescano ad affrontare e a vivere da cristiane i problemi posti oggi dalla società e dalla famiglia; la responsabilità per le credenti di aiutare
con comprensione coloro che, e sono
spesso le persone anziane o i più giovani, non riescono ad accettare i cambiamenti che avvengono intorno a loro e se ne sentono frastornati; la necessità di cercare di vivere concretamente, nella realtà di ogni giorno, quella
uguaglianza tra uomo e donna che ci
viene presentata nella Bibbia.
Nel suo intervento il pastore Aldo
Comba espone brevemente la situazione della progettata trasmissione televisiva evangelica, per la quale si aspetta, a prossima scadenza, una decisione
da parte della RAI. Nel breve scambio
di vedute che segue e accompagna la
esposizione emergono in particolare
due questioni: da un lato le congressiste sono unanimi nel sostenere l’idea
che la trasmissione televisiva debba
aver luogo in giorno feriale e non di
domenica perché in tal caso interferirebbe con le normali attività ecclesiastiche. D’altro lato si esprime la necessità di organizzare l’ascolto della trasmissione e avere all’interno delle comunità dei gruppi che la discutano e
ne valutino il contenuto, fornendo opinioni e suggerimenti al Servizio televisivo della Federazione delle chiese
evangeliche affinché la trasmissione in
TV rappresenti effettivamente un punto di incontro degli evangelici e un
modo collettivo di affermare la loro
presenza nel paese. /■ c.
6
pag. 6
N. 24 — 16 giugno 1972
Presentiamo la Scuola-Convitto femminile «Casa Gay» di Torre Pellice:
una tipica vecchia casa delle Yalii in cui è sorta una scuola; moderna per «Corsi di Orientamento Professionale e Sociale». Mingraziamo ìa Sig.na Maddalena
Sani elici che si occupa con la Sig.na Irene-Ce^n dell'Istituto, per averci concesso questa intervista. (E. G.)
Cronaca delle Valli
C^sa Gay
Angrogna: qualche casa si muove in favore degli anziani
Un breve cenno storico
L’Istituto porta il nome delle donatrici ed appartiene alla vicina Casa
delle Diaconesse. E entrato in funzione nel 1965, in seguito allá chiusura
della Scuola di agricoltura e di economia domestica di S. Giovanni, fondata nel 1950 dalla Croce Rossa svizzera;
chiusura causata dal processo di industrializzazione che ha caratterizzato questi ultimi due decenni, rendendo purtroppo senza valide prospetth
ve il lavoro che si portava avanti.
Dopo la chiusura della Scuola di
agricoltura, la Scuola di economia domestica si è trasferita all’Uliveto per
tre anni. Dal 1965 è sorta a Torre Pellice la nuova sede di « Casa Gay », che
dalla pura e semplice economia domestica è passata a veri e propri
« Corsi di orientamento professionale
e sociale ».
Prospettive
Mentre in un primo tempo si pensava esclusivamente a dare alle ragazze delle nozioni per la loro futura
rnansione di donne preparate per la
vita familiare, in un secondo tempo
si è pensato di dare un vero e proprio
indirizzo professionale. Nel prospetto
diffuso dall’Istituto si legge infatti;
« Casa Gay intende offrire alle ragazze oltre i 14 anni la conoscenza dei
più svariati settori dell’attività femminile moderna. La scuola aiuterà
ogni allieva nella ricerca di quel lavoro che sia rispondente alle sue proprie capacità ed alle sue personali
aspirazioni ». L’intenzione era dimque,
nella sua origine, quello di ricevere
nell’Istituto le ragazze che avevano
terminato Tobbligo scolastico e che,
non potendo, per legge, inserirsi in
un lavoro professionale, dovevano attendere il 18w anno di età. E qui si inserisce il discorso di Casa Gay, discorso che si sforza di preparare le
ragazze in vista della loro futura professione, sia essa quella di puericultrice, infermiera, assistente sociale. Si
tratta cioè di im vero e proprio orientamento per le ragazze che ancora
non hanno ben chiaro ciò che vorran
no e potranno fare nella loro vita, in
una prospettiva di lavoro di tipo assistenziale.
La situazione oggi
Dopo 7 anni di intensa attività va
detto che Casa Gay ha dovuto limitare un po’ la prospettiva sopra indicata. Infatti sono sempre più numerose
le ragazze ospitate che presentano dei
casi sociali difficili, in seguito a situazioni familiari disperate o addirittura
il caso in cui la famiglia non esiste;
casi che richiedono un lavoro di recupero e di reinserimento sociale.
Accanto a questo lavoro che impegna non poco l’équipe di Casa Gay
(coadiuvata validamente dalle persone
che fanno parte del Comitato) e che
limita nello stesso tempo il vero scopo per cui è sorto questo Istituto, vi
sono i corsi teorici e pratici per le ragazze che frequentano i corsi interni.
Le materie teoriche che vengono insegnate sono: italiano, francese, pedagogia, letteratura infantile, puericultura, pronto soccorso, alimentazione,
economia domestica, contabilità; le
materie pratiche; taglio, cucito, cucina pratica. Questi corsi sono autorizzati dal Consorzio provinciale per la
istruzione tecnica di Torino, riconosciuto dal Ministero della Pubblica
Istruzione, ed ogni anno, agli esami
finali delle allieve, è presente una Commissaria appositamente inviata. Le
ragazze che frequentano quest’anno il
corso sono 7, mentre altre 7 ragazze
ospiti del convitto, frequentano le
scuole fuori dall’Istituto.
Una sana armonia interna
Il fatto che vi sia un gruppo di ragazze che frequenta i corsi interni e
l’altro gruppo che invece è ospite di
Casa Gay in qualità di convittrici non
ostacola per nulla i rapporti interni
Mostra d’arte
Dal 16 giugno al 2 luglio è aperta
la mostra personale del pittore Vincenzo Moianì. Ospiterà le 15 opere esposte la Galleria d’Arte Contemporanea
« IL POZZO », via Principi d’Acaia,
57 - Pinerolo.
Una mostra questa, non soltanto da
vedere dacché la tematica espressa e
sottoposta al visitatore impegna oltre
il desiderio visivo, per arrivare ad una
riflessione tutt’altro che occasionale.
La stessa non è e non sarà (né lo premette) la rivelazione del secolo ma è
senza alcun dubbio la descrizione di
un secolo estraneo alla misura del
tempo. C’è da sottolineare infine l’accortezza e la serietà che ogni opera e
tutte le opere insieme descrivono nella loro rappresentazione.
Una presentazione ed un invito, il
nostro, che trova corrispondenza in
quel contatto umano troppe volte mistificato o generalizzato.
fra le ragazze che collaborano in armonia occupandosi a turno del governo generale della casa, dalla pulizia
alla cucina. E questa armonia e collaborazione sono fondamentali per
una vita in comune in cui ciascuno è
alla ricerca della propria personalità
e nello stesso tempo di un indirizzo
professionale che renda possibile la
espressione dei propri doni e delle
proprie capacità.
I giovani partono,
i anziani restano
gl
Rapporti con l’esterno
La ragazze che frequentano il corso
interno hanno la possibilità di verificare nella pratica i loro corsi teorici:
la collaborazione con l’Asilo infantile
permette di vedere in concreto il senso dei corsi di puericultura, pedagogia,
letteratura infantile. Nello stesso tempo vengono a contatto con i bambini
che provano sin d’ora l’equilibrio ed
il carattere delle ragazze. Così l’aiuto
che prestano alla Casa delle Diaconesse permette loro di avere un contatto
umano con le persone anziane, talora
sofferenti, ricevendo così le prime impressioni ed idee di quello che potrà
essere il loro lavoro se vorranno inserirsi professionalmente in questa prospettiva assistenziale.
Utili e promettenti contatti sono
con il Convitto maschile; dall’invito a
pranzo di alcuni convittori che permette loro nuove conoscenze ed amicizie, alle gite organizzate insieme, alle proiezioni dei films nel convitto, all’uso della piscina ove seguono delle
lezioni di nuoto.
Infine va ihenzionata una nota dolente: il ritardo con cui gli Enti Provinciali provvedono al pagamento dei
loro assistiti. Ritardi che causano degli scompensi interni di bilancio talvolta difficilmente superabili in quanto si tratta di milioni di lire; ma questa nota dolente non è certo la caratteristica di Casa Gay. È la stessa cosa
anche per il Convitto maschile, per
l’Uliveto ed altri Istituti. Nonostante
le sollecitazioni continue gli Enti Provinciali continuano a fare i sordi.
Chi vive abitualmente ad Angrogna
non può che constatare con tristezza
l’esodo continuo delle forze giovani.
Mentre alcuni anni fa etano famiglie
intere che si trasferivano nel fondovalle alla ricerca di una vita meno
grama e di un lavoro più redditizio,
da alcuni. anni a questa parte le famiglie già formate raramente si spostano, e le nuove coppie scelgono
la sede più vicina al loro posto di lavoro o per lo meno il luogo da dove
partono pullman e treni per raggiun'geiJo. Se qualche coppia vuole restare'ad Angrogna (e ce ne sopo) non le
rimane altra scelta che abitare in una
vecchia casa, spesso senza comodità
alcuna, e farsi molti chilometri di
strada, disagevole e pericolosa d’inverno, per andare al lavoro. È dunque
più che comprensibile questo esodo,
ma i problemi che ne derivano sia
per chi parte sia per chi rimane, non
sono indifferenti. Mentre i problemi
di chi parte sono noti a tutti, perché
comuni ad altre migliaia di uomini
nelle loro stesse condizioni, spesso i
problemi di chi rimane sono noti solo
a chi li vive.
Uno dei problemi più preoccupanti
che si va definendo ad Angrogna è
quello delle persone anziane o che lo
saranno presto e che sono rimaste
unicamente perché di età troppo
avanzata per cambiare ancora lavoro.
Che fare?
È da un po’ di tempo che i pochi
giovani di Angrogna si pongono questo problema e si domandano cosa
possono fare per rendere meno dura
e meno triste la vita di queste persone. Già in occasione di una riunione di tutti i gruppi giovanili di Angrogna, tenutasi il 5 febbraio al Capoluogo per discutere la recita della
Filodrammatica -e riferire l’impressione riportata dalle visite fatte alle persone ultrasettantenni in occasione del
Natale, molti giovani si dimostravano preoccupati della situazione di isolamento ih cui venivano a trovarsi
molte persone anziane, specialmente
durante Tinverno quando c’è da spa
O.P.I.; a dia puato daiiia?
Chi ha vissuto gli sviluppi della situazione
alla O.P.L. di Luserna S. G. ha avuto modo
di famigliarkzarsi con 1’« altalena »! Le notizie che si ottenevano dopo gli innumerevoli
incontri con i dirigenti della azienda, con gli
amministratori, locali, provinciali e regionali,
con la dirigenza della Microtecnica di Torino, erano sempre tali che speranze e timori
si alternassero e che gli spiriti salissero e
scendessero come in « altalena ».
La lotta portata avanti dai lavoratori della
O.P.L. è stata comunque una prova di maturità delle maestranze; salvo gli immancabili
casi di « scarsa sensibilità » per i problemi
cornimi (che altro non è di solito che sacro
egoismo), la maggior parte dei dipendenti,
impiegati e operai, ha portato innanzi una
protesta ferma, occupando anche di notte i
locali della fabbrica, ma senza degenerare in
clamorose proteste, neppure in presenza dei
« crumiri », in realtà molto pochi.
I cittadini sono stati informati di quanto
avveniva tramite « volantini » delle maestranze stesse e dei sindacati : con questi mezzi si
è tentato di far prendere coscienza, ai valligiani tutti, che le forze imprenditoriali non
hanno intenzione di mantenere l’occupazione
nella valle ai livelli attuali. Si prospetta
quindi un aumento del pendolarismo ed un
conseguente spopolamento della valle stessa
a meno che dalla programmazione economica
che il piuerolese dovrebbe darsi entro breve
non scaturiscano soluzioni atte a frenare, a
diminuire i fenomeni suddetti. Si dovrebbe
cioè individuare, al più presto, una zona alle soglie delle valli Pellice e Chisone dove far
sviluppare nuovi insediamenti industriali ebe
assorbano una mano d’opera locale, quella che
dalle valli si sposta ogni giorno nella cintura
di Torino per recarsi al lavoro.
Le richieste dei lavoratori O.P.L. alla direzione erano principalmente due: concorso finanziario al contributo versato ai lavoratori
dalla Cassa Integrazione; sicurezza di essere
mantenuti nel posto di lavoro, dopo il periodo di crisi.
Sul primo punto l’Azienda è sempre stata
sorda, nessuna concessione di natura economica; ora pare che la Direzione si decida a
chiedere l’intervento dello Stato, in base alla
legge 1115, per cui, in caso positivo, gli operai verrebberro a prendere circa l’80% del
loro salario; meno rigidi, i dirigenti, sulla
situazione occupazionale : entro ottobre metà
dei sospesi « potrebbero » essere rimessi in
produzione, nei mesi successivi dovrebbero
rinetrare gli altri 40. Si parla anche di nuove
produzioni che potrebbero dare sviluppo e respiro all’Azienda. Ci auguriamo di poter confermare queste notizie nel prossimo numero
del giornale.
Riccardo Gay
Si è costituita tu FGEI regionate piemootese
Domenica 28 maggio si è svolto al
Castagneto (Villar Pellice) il convegno giovanile che faceva seguito all’incontro di Vallecrosia del 25-27 aprile scorso.
Vi hanno partecipato una settantina di giovani valdesi e battisti, provenienti dalle Valli Pellice e German.asca, da Pinerolo, Torino ed Ivrea.
Il capitolo 27 di Geremia è stato il testo del culto che ha introdotto i lavori della mattinata. In seguito c’è
stata la presentazione dei gruppi i
quali hanno riferito circa i loro problemi e le loro attività. Si è constatato che i gruppi sono quasi tutti ancora in formazione e vi è in essi la
necessità della ricerca di una linea
comune da seguire per quanto concerne la loro azione sia nell’ambito della
chiesa che in quello socio-politico in
cui ciascuno si trova a vivere.
Il gruppo di Torre Pellice - Luserna
S. Giovanni che si è costituito da circa due mesi superando i campanilismi locali e sforzandosi di portare
avanti un lavoro comune nell’ambito
del presbiterio della bassa vai Pellice
e che ha come prospettiva di lavoro
un intervento nell’ambito delle comunità (scuole domenicali, riunioni quartierali, culti comunitari, ecc.) con l’intento di rinnovarne l’impostazione ed
i contenuti, ha elaborato quattro punti per quanto riguarda la linea della
sua attività futura e fi ha posti all’attenzione e alla discussione degli altri
gruppi.
Dopo aver discusso criticamente la
validità degli sforzi per questo tipo di
lavoro rivolto all’inlerno della comunità che naturalmente non esclude ma
comprende l’impegno del gruppo anche a livello politico e sociale, si è
passati ad analizzare il documento sul
« Rapporto tra la FGEI e le chiese »
non avendolo i vari gruppi studiato a
fondo precedentemente.
Da questo esame e dalla discussione che ne è seguita è risultata una
fondamentale concordanza dei giovani presenti con i punti del documento e per chiarire meglio le proprie
posizioni si è esaminato anche il documento finale del 2® congresso EGEI.
L’assemblea ha quindi deciso di costituire una federazione regionale per
ribadire la necessità di un lavoro e di
una linea in comune; federazione che
non deve essere una struttura formale ma lo strumento di coordinamento
dei gruppi, un punto di partenza e
non di arrivo. Tutto dipenderà dafi
l’impegno e dalla responsabilità di
ciascun gruppo per far sì che la costituzione di questa federazione regionale non resti sulla carta ma riceva il suo contenuto e quindi la sua
validità da un serio lavoro di base.
Ai. B.
lare la neve, da procurarsi la legna
per scaldarsi, da recarsi lontano per
poter fare gli acquisti indispensabili
per vivere. Ma prima di pensare una
qualsiasi soluzione ci voleva un sondaggio per conoscere la situazione.
In occasione del XVII febbraio, i
bambini sceglièvano come argomento
da sottoporre alla comunità, riunita
per ricordare la libertà concessale, il
tema degli anziani (da qualche anno
ili questa occasione ad Angrogna viene scelto un argomento di attualità,
unico per i bambini di tutte le Scuole
Domenicali, i quali ne mettono in luce un aspetto con la drammatizzazione). Tutto il lavoro veniva presentato
sotto forma di telegiornale con tanto
di annunciatrice che si collegava via
via con le diverse scuole, le quali intervenivano recitando delle scene ricavate da interviste fatte a persone
anziane del Comune per metterne in
evidenza i problemi. Così si veniva a
sapere che sugli 847 abitanti rimasti
ad Angrogna, 235 sono persone che
hanno superato i 60 anni e molte abitano in località isolate e sperdute tra
i monti; che gli anziani vanno nei ricoveri soltanto quando non possono
farne a meno e molto malvolentieri;
che i figli spesso non possono occuparsi di loro per motivi di lavoro o
non vogliono; che gli anziani desiderano mantenere la loro indipendenza
finché è possibile e quindi gradirebbero una casa modello in cui abitare
liberamente; che a Torre Pellice già
funziona un centro d’incontro per anziani, dove si ritrovano tutti quelli
che lo desiderano per trascorrere il
pomeriggio, discutere i loro problemi
e aiutare con i loro consigli gli organizzatori a realizzare altri servizi utili.
Iniziative
Mentre gli abitanti di Angrogna meditavano sul tema proposto dai bambini, l’assistente sociale Signora Gaietti e il sindaco di Angrogna sig. Bertin decidevano di promuovere un’assemblea delle persone interessate al
problema il 21 aprile al Capoluogo.
Molto rallegrante è stato l’elevato numero di partecipanti composto da: alcune persone anziane, persone di mezza. età, un buon numero di giovani,
una buona parte dei consiglieri comunali, il pastore e il parroco. La Signora Gaietti presentava il problema mettendo in evidenza che nella nostra società gli anziani sono emarginati perché non producono più; venuta meno
l’organizzazione patriarcale della famiglia, dove l’anziano aveva sempre il
suo posto di responsabilità, nelle famiglie di oggi non c’è più posto per
lui, se non può più aiutare, e l’alternativa rimane o la solitudine o l’ospizio. Mentre da ima parte si constata
che le persone diventano più anziane
di un tempo, dall’altra si ravvisa la
necessità di dar loro un posto nella
comunità, lasciando loro una funzione che non sia unicamente vegetativa. A questo scopo sarebbe necessario
lasciare l’anziano a casa sua il più a
lungo possibile, dandogli tutti quei
mezzi di assistenza che gli occorrono,
noti col nome di servizi aperti (servizi domiciliari di vario genere, servizio
infermieristico, servizio di lavanderia
centralizzata, centri diurni con animatrici specializzate, servizi geriatrici
in ambulatorio, ospedali diurni, ospedalizzazione a domicilio), riservando
a chi non può farne a meno i servizi
chiusi (ospizi-albergo, case protette,
istituti geriatrici per cronici, ospedali
geriatrici per malati).
Fin qui il discorso generale, ma
scendendo ai casi particolari, le soluzioni da adottare sono diverse a seconda dell’ambiente. Ad Angrogna
questi tipi di servizio sono di difficile
attuazione per via della dispersione
geografica, defi’inaccessibilità di molte località con mezzi di trasporto, delle scarse comodità nelle case ecc. In
questo quadro si capisce il disagio
delle 235 persone anziane, delle quali
per giunta 19 sono sole, 43 sono coppie di anziani, 39 sono anziani con soli figli maschi. Per conoscere le necessità e i desideri di ciascuno, si imponeva la necessità di un’inchiesta.
L’inchiesta
Dopo questa ampia presentazione
del problema, la discussione si avviava facilmente e molti vi partecipavano con vivo senso di responsabilità e
con molto interesse, portando nei loro interventi l’eco della loro esperienza a contatto con le persone in
questione. Tutti erano d’accordo sulla inchiesta e molti disponibili a farla, pur avvertendone le difficoltà e la
delicatezza per l’abitudine che ha la
nostra gente di non rivelare le sue cose e nòn chiedere mai nulla, se non in
casi di estrema necessità. Tra le varie
proposte emerse (istituire un ambulatorio geriatrico, un servizio con pulmini, un responsabile per ogni quartiere, un servizio per lavori pesanti,
ecc.), una sembrava di più rapida attuazione: l’istituzione di una casa d’inverno nel comune stesso, dove gli anziani più distanti dai centri abitati
possano trascorrere i mesi invernali
(adesso alcuni di loro scendono a valle, altri rimangono alla mercé di persone di buon cuore che le soccorrono
quando sono nel bisogno). Il locale più
adatto a tale scopo, per la maggioranza dei presenti, sembrava essere il
presbiterio del Serre, cioè la attuale
casa del Pastore, che sarà disponibile
appena il presbiterio del Capoluogo
sarà pronto per acbogliere Formai
unico pastore di Angrogna.
Dopo questa riunione, le persone
che si sono prese l’incarico di fare
l’inchiesta, si sono ritrovate altre tre
volte con l’assistente sociale per formulare la lettera di avviso da mandare agli anziani, per preparare il
questionario da sottoporre loro, per
suddividersi le zone da percorrere.
C’è stata poi un’altra assemblea generale il 19 maggio per fare il punto della situazione. In quella occasione si è
preso atto che l’Assemblea di Chiesa,,
riunitasi il 7 maggio, si era pronunciata favorevolmente per conceder-e
in affitto al Comune il presbiterio del
Serre scegliendo di dedicarlo alla realizzazione di un servizio per gli anziani, piuttosto che farne oggetto di lucro, e che le prime interviste erano
state fatte con la soddisfazione degli
intervistatori e degli intervistati, che
avevano risposto volentieri, contenti
di essere ancora considerati degni dell’interessamento di qualcuno senza secondi fini.
Ora non ci resta che procedere alacremente nel fare le interviste, nella
attesa che il Consiglio Comunale si dichiari favorevole alla realizzazione
della casa d’inverno e ad ogni altra
iniziativa che possa rendere più serena la vecchiaia della nostra gente.
Franca Coìsson
Domenica 25 giugno alle ore 17
presso la Foresteria Valdese
TAVOLA ROTONDA
promossa dalla Unione Femminile
Valdese in collaborazione con l’UCDG
(Unione Cristiana delle Giovani) sul
tema :
Tradurre in azione le nostre parole.
Esperienze e ricerche di due comunità.
Parleranno la prof. Mirella Bein, il
sac. Mario Polastro, il past. Giorgio
Tourn. Presiederà il past. Alfredo Sonelli.
Fondo di Solidarietà
per le famiglie
Léger e Avondetto
Concistoro Chiesa Valdese di Torre
Péllice L. 50.000; Sottocomitato locale
C.R.I. 50.000; Specchio dei tempi 100
mila; Società « Enrico Arnaud » 30.000;
Giornale « Il Pellice » 50.000; Quartiere Coppieri e dintorni (tramite Sig.
Enrico Ribotta) 149.000; Gruppo Amici
Santa Margherita (G.A.S.M., tramiteSigg. Bruna Vergnano, Gino Ricca e
Osvaldo Castellano 466.000; Quartiere
Giordanotti-Condrè (tramite Sigg. Luigia Frache e Franca Devecchi) 50.000;
Esercito della Salvezza (tramite .Magg.
Pierina Buffa) 10.000; I.C.P. - Pralafera
(tramite Sig. Liliana Frache) 41.740;
Angrogna, amici di Sergio (tramite
Sigg. Enzo Coisson e Walter Paschetto)^ 99.900; Scuole Elementari Statali Capoluogo 62.000; Scuole Elementari
Statali Bouissa 12.700; Scuola Media
Statale 32.800; Scuola Professionale« Bosso » 5.250; Scuola Professionale
« Plana » 21.500; 1° versamento popolazione (tramite il « Pellice »,dal 3/6 al
12/6) (comprese L. 30.000 del Comitato « Pro Valli ») - (continua) 228.000; 1°
vers. popolazione (tramite Sottocom.
C.R.I. - negozio Toja,dal 29/5 al 12/6 )■
(continua) 144.000; 1° versamento popolazione (tramite Ufficio Comunale)(continua) 65.000; Scuole elem. Mauriziane 14.800.
Un ringraziamento particolare al
Comitato del Collegio Valdese per aver
messo a disposizione un alloggio (alla
Casa dei Professori) per la famiglia
Avondetto e un grazie sentito pure al
Sig. Tullio Bertot per aver altresì messo a disposizione del Sig. Mario Avondetto una « cinquecento » in sostituzione di quella distrutta nell’incendio.
Si ringraziano tutte le gentili persone che hanno devoluto delle offerte in
denaro, dei mobili, delle stoviglie, degli indumenti e delia biancheria.
Gli elenchi particolareggiati di cui
sopra verranno depositati presso il
Comune di Torre Pellice.
Il Comitato Cittadino
Pomaretto
Prossimamente:
— Vassemblea di Chiesa si terrà domenica
13 alle ore 10,30 con la nomina dei delegati
al Sinodo ed alla Conferenza.
— la domenica. 25 avremo la visita dei fratelli e sorelle metodisti di Bassignana e San
Marzano. Sin d’ora diamo loro il benvenuto
affettuoso.
AVVISI ECONOMICI
CASA 4 camere, garage, stalla, orto, vendesi.
Rivolgersi sig. Giraud Carlo, Chiotti di Riclaretto (Torino).
CERCASI persona mas.simo 50enne per lavoro pieno tempo, cameriera e aiuto eueina
al Convitto Maschile Valdese. Telefonare
(0121) 91230 o presentarsi via Beckwith H
Torre Pellice.
fi
&
7
16 giugno 1972 — N. 24
pag. 7
Rionita a Vinaria (Adelfla) la caafereaza dal VI Ksiraita
Nelle Unioni Femminili
(segue da pag. 5)
Nei giorni 1-3 giugno 1972, ad Adelfia Vittoria, hanno avuto luogo i lavori della Conferenza Distrettuale tra le
Chiese della Sicilia e della Calabria.
Dopo un breve culto del past. Magri
della Chiesa di Caltanissetta, la Conferenza ha eletto un seggio definitivo
' che è così risultato costituito: Past. A.
Bertolino, presidente; Dott. A. Riccitelli, vice presidente; Past. P. Santoro, segretario.
Oltre ai diversi punti presentati nella relazione dal capodistretto Past. G.
Paschoud, la Conferenza ha rivolto la
sua maggiore attenzione ai seguenti argomenti:
1) l’esperimeBto laico della comunità di Riesi, alla luce del risultato dell’assemblea di Chiesa del 21-5 u.s. tendente ad avere un pastore titolare;
2) l’evangelizzazione, oggi.
I 28 membri della Conferenza tra delegati e pastori, oltre al Delegato della
Tavola, vice-moderatore Past. E. Corsani, hanno manifestato un interesse
vivo per tutti i problemi discussi mediante interventi e dibattiti atti ad edificare.
Per quanto riguarda resperimento
laico di Riesi, si è con rammarico appresa la notizia circa la richiesta di un
pastore titolare nella comunità.
Bisogna ricordare che da circa due
anni alla comunità di Riesi è stato
chiesto di rimanere senza pastore titolare in vista di un esperimento di
vita per cui i membri della comunità
erano chiamati a riscoprire i diversi
doni, carismi, ministeri (compreso il
ministero pastorale) che esistono nel
seno della comunità, ma che molto
spesso non sono riconosciuti e quindi
' non sono messi al servizio della Chiesa. Una parte della comunità e del consiglio di Chiesa ha ben visto l’esperimento e si è adoperata a che tutto
procedesse bene per l’edificazione dei
singoli membri e per un preciso annunzio del Regno alla città. Tutte le
attività della Chiesa sono state assicurate e ben svolte. Valido è stato l’aiuto dato dai pastori Vinay e Paschoud
:a quei fratelli che, per la predicazio
ne, hanno avuto bisogno di chiarimenti teologici, ed efficace può dirsi la loro saltuaria predicazione.
Dopo due anni, però, un’assemblea di
Chiesa, mediante un voto segreto, ha
chiesto la presenza di un pastore titolare.
Ciò potrebbe far scoraggiare o addirittura disapprovare tutta una linea
teologica approvata dal Sinodo per
una nuova forma di vita nelle comunità.
Evidentemente, è difficile formulare
dei giudizi in merito, anche perché
non spetta ai credenti farlo, ma si resta perplessi circa l’ultima decisione.
In ogni caso, l’esperimento non può e
non deve considerarsi del tutto fallito
e bisogna vedere nella richiesta dell’assemblea di Chiesa il bisogno di sicurezza, un desiderio di avere qualcuno disponibile, il piacere di vedere la
casa pastorale occupata dal pastore.
D’altra parte, questo è comprensibile se si pensa al modo in cui sono
state abituate le nostre comunità.
Si tratta, ora, di pervenire ad una
nuova svolta, ad una scelta che vede
impegnati tutti i membri e non semplicemente la figura del pastore.
Quest'ultimo è un fratello fra i fra^
telli con una precisa collocazione, che
è quella del teologo, la cui opera può
e deve aiutare i singoli a riscoprire
quei doni di cui molti godono.
A questo, infatti, la Chiesa di Riesi,
con un o.d.g., è stata rinvitata dalla
Conferenza nella speranza, e vorremmo dire quasi certezza, che ciascun
membro della comunità possa manifestare maggior senso di responsabilità, e possa rispondere adeguatamente alla chiamata che il Signore ha rivolto a ciascuno di noi.
C’è solo da sperare e, più che altro,
da pregare affinché la Chiesa divenga
veramente il «corpo di Cristo, la casa
edificata sulla roccia e non sulla sabbia.
Circa l’evangelizzazione, oggi, il relatore dell’argomento, past. T. Vinay,
ha illustrato tale problema precisando che oggi il mondo va verso la ca
tastrofe e che per evitare tale catasfrofe bisogna assolutamente limitare lo
sviluppo demografico, ed abbassare notevolmente il livello di vita di ciascun
cittadino, incominciando così a lottare e contestare l’attuale « società dei
consumi » che ci sta portando allo
sfacelo.
E’ stata manifestata l’urgente necessità di unirci ed essere per il mondo
degli annunziatori delTEvangelo, ricercando forme migliori di vita senza spirito settario e litigioso, bensì realizzando una politica, quindi un modo di vivere, sottoposti al confronto continuo
col Cristo morto e risorto.
Si tratta, in sintesi, di un annunzio
del Regno adeguato al contesto storico-sociale, superando, priina di tutto,
la nostra personale crisi di fede che ci
turba e ci distrae dalla vera realtà.
I diversi interventi in merito hanno
mirato ad evidenziare come oggi, più
che mai, al credente è chiesto di manifestare una coerenza chiara tra fede,
annunzio e vita vissuta nella fede, proprio all’esterno della Chiesa.
E’ stato rilevato altresì, che prima
di annunziare agli altri l’avverarsi dell’imminente catastrofe, bisogna liberarci dei beni di uno e consumo di cui
tutti godiamo con una certa ed a volte abbondante sufficienza.
II fratello prof. E. Panasela, ad un
certo .punto, parlando del valore e della funzione dell’AICE nel nostro tempo, ha illustrato alcuni aspetti del problema scolastico che non investe solo
gli insegnanti ma anche le famiglie.
In merito non ci sono state precise
conclusioni ma un semplice auspicio
per la realizzazione di un Convegno
AICE nel nostro Distretto, precisamente a Riesi, in data da concordare.
Il problema finanze, quest’anno ha
avuto una nota positiva col pareggio
raggiunto da tutte le comunità del Distretto, ma sono state fatte delle riflessioni tendenti ad aumentare più
congruamente le contribuzioni di ciascuna comunità.
Quali membri della nuova Commissione Distrettuale sono stati eletti:
LE VALLI VALDESI CINQUANT’ANNI FA - 2
Gli "ottiini Valdesi" al tempo degli "ottimi Italiaoì
li
Gli « ottimi Italiani » quanti sono
nelle nostre Valli?
Il censimento del 1922 ci dà alcuni
dati che si possono confrontare con
interesse con quelli odierni; incompleti gli uni e gli altri, lasciamo ai calcolatori elettronici le rielaborazioni
scientifiche. Procediamo quindi cautamente superficiali con alcuni dati.
Nel 1922 a Bobbio PelUce: 1200 abitanti; con assenti ed emigranti: 1371;
nel 1972 gli abitanti sono 785 (residenti). I membri di Chiesa nel 1922 sono
819.
A Torre Pellice la popolazione totale (comprensiva assenti e emigrati) è
di 5628 (dei quali ben 756 all’estero); i
membri di Chiesa sono 1560.
Angrogna: popolazione totale: 2140.
Perrero: popolazione residente: 576.
Massello: popolazione totale: 505.
Prali: popolazione totale: 959.
Sono cifre indicative, perché la terminologia usata dai corrispondenti
dei nostri settimanali è spesso approssimativa, e quella delle relazioni al Sinodo non ò molto dive'rsa; l’espressione « membres de l’Eglise » è alquanto
imprecisa. Le non mai abbastanza lodate (!) tabelle dei rapporti sinodali
ci danno per es. per il Sinodo 1922
questi dati per la Chiesa di Torre Pellice: Membres de l’Eglise 1560; électeurs 324. Qra il censimento di quello
stesso anno ci indica: Valdesi 2351;
vari 29; cattolici, salvo errore, 2189.
Cosa sono questi « membres de
l’Eglise » e come si caratterizzarlo?
Quanti siano gli « ottimi Valdesi »,
cioè i « membres de l’Eglise », secondo le tabelle statistiche della Chiesa,
è presto fatto a dirlo: sono 12.304; ci
sono poi i più che perfetti, ovverossia
gli « électeurs »: 2727 (parliamo sempre del I Distretto). Una cosa comunque è certa: la popolazione Valdese
continua a diminuire; e il cronista di
Bobbio Pellice, Garavaudan, senza
forse rendersene conto, riprende un
tema che sarà caro alla retorica mussoliniana del numero che è potenza;
e il buon Garavaudan esorta le brave
mogli bobbiesi ad esser più prolifiche,
anche se i tempi sono duri.
che ospiterà 300 telai e darà lavoro
a 200 altri operai (la paga, per chi conosce il suo mestiere, è di 2 lire orarie; e le ore lavorative sono 10). Ma
non è sufficiente perché la situazione
generale si deteriora ogni giorno. La
classe politica rivela una incapacità
mostruosa nella sua insensibilità al
problema sociale, economico.
Non più s’ingiuriano — si dan battaglia,
ma stan cOllaborando — per rosicchiar l’Italia.
Aumentar lo stipetidio — è premiare
il lavoro;
e lo fan per la Patria, — non per loro.
ANALISI O QUALUNQUISMO?
LA LOTTA POLITICA
I TEMPI DURI
In dotti e pur comprensibili articoli Edoardo Giretti continua sulle colonne del Pellice e della Lanterna Pinerolese la sua implacabile denunzia
delle malefatte dei monopolisti, i
« trivellatori della nazione » e svela ai
buoni valligiani le ripercussioni dei
misteri dei cambi. Nel 1913 con 100
franchi svizzeri si compravano 100 lire italiane; nel 1919, 265; nel 1921, 462..
I prezzi aumentano; il frumento costa ormai L. 136 al quintale; il granturco L. 102; le patate L. 7 al Mg.; la
carne di vitello L. 72 al Mg.; il burro
(di montagna) L. 20 al Kg.; le uova L.
7 la dozzina; il latte L. 0,90 al domicilio del consumatore; la legna è salita
a L. 1,50 al Mg.
Come fare a « nouer les deux
bouts? ». È bensì vero che Mazzonis
resiste alla crisi; dà lavoro a 700 operai, e costruisce una nuova « manica »
I nostri settimanali valligiani sia
pur con diverse sfumature di partito
sono concordi nel valutare la situazione. U’Avvisatore Alpino è più decisamente anticomunista, anti-socialista
e giolittiano. Sono pesanti e, tutto
sommato, superficiali i suoi sarcasmi
contro i deputati social-comunisti che
fanno la voce grossa, invocano la legge contro le Camicie Nere e « nel segreto della loro stanza borghese del
Grand Hôtel, dato un giro di chiave,
si provano dinanzi allo specchio la
sospirata feluca di ministro ». Come
pesante è il giudizio, che non tocca la
sostanza delle cose, in merito alla
scissione del Partito socialista nei due
tronconi P.S.I. (P. S. Italiano, massimalista) e P.S.I. (P. S. indipendente):
«Tramonto malinconico e freddo perché accompagnato non da rimp'anti
o da simpatia di ricordi, ma da sdegno e disgusto... Durante la guerra il
Partito Socialista, destro o sinistro,
rinnegò la patria, delitto inespiabile... Dopo la vittoria eccitò tutte le
passioni più ignobili... ».
Non diverso sostanzialmente il giudizio del Pellice progressista. Denunzia la « scenografia politica [democratica] misera, priva di sincerità, ipocrita, che si svolge tra i banchetti di
esaltazione, le medaglie auree, le targhe, gli albums, e gli schieramenti periodici, indecorosi per servilismo, della Autorità al momento del passaggio
di questo o quel nume politico alla
stazione di Torino... ».
Analoga anche la valutazione delVEcho des Vallées, nel quale si può
cogliere più accentuato il tradizionale
senso di ossequio all’istituto monarchico: « On sait du reste que Victor
Emanuel est peut-être le plus populaire des roix actuels »; questo deferente affetto che lega popolo e Chiesa
Valdese è nota comune ai nostri settimanali valligiani. L'Echo riferisce
che, in occasione della Conferenza di
Genova e di un « somptueux dîner à
bord de la Dante Alighieri... », « il paraît que les délégués russes, des bolschéviks pur sang, ont été particulièrement frappés de la simplicité et de
l’affabilité si sympathiques de notre
roi ».
La Lanterna Pinerolese, forse perché si sente più dolorosamente delusa nel suo affetto tendenzialmente socialista, è più aspra, più sconfortata
e quindi più qualunquista. Quando
l’aumento del costo della vita ha come conseguenza anche l’aumento dell’indennità ai deputati, Parvus scrive:
7 nostri deputati — dai preti ai socialisti,
son diventati tutti — collaborazionisti.
Gli « ottimi italiani » delle Valli sono scombussolati; i liberali (il loro
partito tradizionale) sono divisi in
cricche dove regna l’interesse personale; « i socialisti abituati a guardarsi l’ombelico tutto Vanno... oppure intenti a compiere il sacrificio d’Origene non sanno che mettere avanti pregiudiziali che non cavano un ragno
dal buco... Il partito fascista ha i suoi
Mussolini che attendono l’astro come
Carlo Alberto... ». E intanto la casa
brucia; e chi ci va ffi mezzo è « la piccola borghesia, quella che lavora, quella che paga »; tutti hanno ricavato
qualche vantaggio dalla guerra; il
« piccolo borghese »> invece, si trova
alle prese colla tassa sul patrimonio,
alla quale sfuggono tutti quelli che
ne possiedono uno grosso. E Giolitti
non può formare un ministero perché
i Popolari hanno messo un veto: è
noto che Giolitti è favorevole alla nominatività dei titoli. (I malvagi osano sostenere che dietro il Partito Popolare c’è il Vaticano con cospicui
pacchetti azionari).
Ed un autorevole nostro settimanale sembra far sue le parole di Mussolini, nel numero del 15 luglio: « ...Ora
dato che ci sia bisogno di un Parlamento, e dato che si voglia un Parlamento che non sia una banda di idioti o di postulanti, bisogna cominciare
col migliorare con opportune razionali selezioni il bestiame elettorale. Poi
bisognerà sopprimere il criterio di
uguaglianza fra i componenti di cotesto bestiame. Mettere in causa insomma il suffragio universale, altrimenti
definibile come la suprema mascherata della Democrazia».
E neppure rimangono senza eco nei
nostri settimanali gli attacchi pesanti
di Mussolini al Partito Popolare (un
po’ di anticlericalismo sonnecchia pur
sempre nelle coscienze valdesi): « Che
cosa sono mai le saltuarie legnature
fasciste e gli incendi sporadici di quattro stracci rossi, a paragone della
enorme devastazione perpetrata nella
finanza, nella politica, nella economia,
nella scuola dal partito di don Sturzo..., un partito che non è cattolico e
meno ancora cristiano! ».
E Parvus denunzia l’oscurantismo e
le malefatte di Santa Rornana Chiesa:
Ma i gamberi - con faccia tosta
Se vanno indietro - lo fanno apposta!
Su fiamma vivida - da calor mossi
Un giorno almeno - diventan rossi!
Ma più retrogradi - meno sinceri
Gli umani gamberi - son sempre neri.
La vai mal e peni la duro, dice il
vecchio proverbio; ma i Romani sapevano che Spes ultima dea. E una speranza sembra questa volta che sia la
buona!
L. A. Vaimal
Past. G. Paschoud, presidente; Prof.
E. Puzzanghera, vice presidente; Past.
E. Trobia, segretario.
Delegati al Sinodo sono stati eletti:
E. Puzzanghera, A. Riccitelli e G. L’Abbate.
Quale sede per la prossima Conferenza è stata scelta Falerna Marittima,
predicatore d’ufficio il fratello A. Riccitelli.
La Conferenza ha chiuso i suoi lavori alle ore 0,45 di sabato 3, lodando il
Signore con le parole dell’inno 178.
...a TORRE PELLICE la « Società di Cucito » e l’a Unione Fenuninile » sono sempre
pronte e disponibili là dove necessita la loro
opera.
...a TRIESTE TU. F. non risparmia tempo
e fatica e lavora con « solidarietà fattiva »;
proseguono regolarmente « le riunioni di informazione » e riflessione su vari problemi di
attualità e negli incontri, che sono a earattere
interdenominazionale, hanno l’opportunità di
rafforzare i legami che già le uniscono.
Francesco Gino L’Abbate
...a VILLAR PEROSA una parte importante
dell’attività dell’U. F. sono le visite regolari
che fanno a malati e persone sole e isolate.
I discendenti di Giobbe
(segue da pag. 1)
più di quanto ami se stesso. E’ esattamente questa certezza su Dio che
Giobbe ha difeso contro i suoi amici,
quando questi volevano fargli credere
che la sua sofferenza era meritata e
ragionevole. Giobbe sapeva il contrario. Se Dio è Dio, la sofferenza e l’ingiustizia e l’attesa umane gli importano più di tutto il resto. In fondo Giobbe ha parlato in modo così giusto di
Dio, proprio nel momento in cui si
credeva dimenticato da lui, che ora a
Dio non resta che prendere Giobbe, il
suo vero 'campione, come il confidente
del suo cuore, che ha davvero già capito e già detto chi è Dio, protestando
ardentemente contro tutte le sue caricature. Ecco la seconda parola della
sapienza: il Dio creatore dell’universo
ama, al centro di esso, l’uomo. Quando l’uomo grida nella sofferenza e nell’ingiustizia, il cuore di Dio è agitato
daH’indignazione e dalla compassione.
Ora possiamo capire meglio il secondo testo biblico letto nel
corso del culto, il grande passo
paolinico dell’Epistola ai Romani, che
parla delle sofferenze dell’uomo nel
tempo presente, poi della « creazione
intera, che geme e soffre le doglie del
parto, aspettando con desiderio ardente la rivelazione dei figli di Dio » (Romani 8, 22 e 19).
Se non ci fosse prima l’uomo, la sua
sofferenza e la sua speranza, in verità
i sospiri della creazione, la sventura e
l’attesa dei mari e della terra non conterebbero nulla. Se non ci fosse Giobbe, perché la curiosa meraviglia dell’ippopotamo?
Il sospiro della creazione è l’eco della sofferenza dell’umanità, così come
le meraviglie disparate della iiatura
sono state mostrate da Dio a Giobbe,
servitore verace per riconfortarlo, come una confidenza. Sono gli uomini,
quelli che l’Epistola ai Romani chiama i figli di Dio a far sì che la natura
metaforicamente partecipi anch’essa
al gran desiderio di essere liberata e
di uscire dalla vanità.
Dobbiamo dunque, terminando, riflettere su quella che potrebbe
essere la vanità di una conferenza sull’ambiente, se l’uomo, l’uomo
che soffre e spera, non ne fosse il centro.
Sarebbe infatti una vanità preservare parchi di natura intatta se, accanto,
degli uomini si consumassero di fame.
Sarebbe vanità costituire riserve di
paesaggi se, appena la potenza militare lo permette e l’arroganza nazionale
lo incoraggia, l’uomo si permettesse
tutti i saccheggi, tutte le defoliazioni,
tutte le esplosioni nucleari. Sarebbe
vanità dividersi fra grandi potenze i
territori ancora vergini, se le piccole
potenze dovessero accontentarsi di vivere dei sottoprodotti e dei detriti dell’industria dei grandi. Sarebbe vanità
investire neH’ecologia, se i benefici di
questi investimenti dovessero r^orzare la posizione predominante dei privilegiati. Sarebbe una vanità tecnocratica bloccare la crescita, per preservare la qualità del quadro di vita di alcuni, se non si calcolassero pure le conseguenze sociali ed ecologiche che questo arresto avrebbe sulle maggioranza.
Ma sarebbe una vanità demagogica
fare come se la crisi ecologica non fosse che una diversione inventata per
distrarre dalle rivendicazioni, se gli
Stati fossero decisi a sottrarvisi, appena sono in gioco i loro interessi nazionali. Sarebbe una vanità utopistica volersi ritirare dalle responsabilità globali che condividiamo tutti, conte se ci
si potesse improvvisamente disinteressare dei vincoli esistenti fra l’aumento
della popolazione, lo sviluppo industriale e la concentrazione urbana. Ma
sarebbe una vanità apparentemente
realistica, in realtà fatalista pensare
che si può continuare tutto insieme:
la sovraproduzione, i sovraconsurni, la
sovrapopolazione, la superpubblicità,
la superconcorrenza e i superarmamenti.
Sarebbe una vanità non mettere nulla in questione in modo fondamentale;
così come sarebbe una vam'ià darsi a
speculazioni che conducono più all angoscia che alla decisione. Sarebbe una
vanità invidiare il passato e immaginarsi che l’ordine della natura vi possedesse quella saggezza infusa che non
riconosciamo alla brama tecnica.
Sarebbe in primo luogo una vanità sospirare senza sperare, constatare senza intraprendere.
Giobbe pensava di soffrire invano,
cioè che nessuno fosse testimone
della sua sofferenza né le rispondesse. L’apostolo Paolo scrive enigmaticamente: « La creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua volon
tà, ma a causa di colui che ve l’ha sottoposta » (Romani 8: 20).
La vanità minaccia dunque di sommergere l’uomo. Come un’eco, corrode
l’universo. Nulla è peggio della vanità,
il sentimento che nulla sarà percepito, né alleviato, di ciò che spezza il
cuore e mantiene la servitù. Se la Conferenza di Stoccolma ha un grande
compito davanti a sé, se vuole rispondere efficacemente al sospiro della
creazione, non è per la restaurazione
della natura in sé, è per liberare l’uomo e la natura dalla minaccia della
vanità.
La Bibbia dice che Dio dà la creazione all’uomo come una buona compagna. Qra, noi sappiamo che tutta
la natura cessa di essere la creazione
quando da essa non vengono più all’uomo altro che maledizioni: natura
isterilita, disseccata, comprata, monopolizzata, natura vana nella quale non
circola più la buona parola della prodigalità di Dio verso l’uomo ma nella
quale non rimane che il segno della
durezza dell’uomo verso il prossimo.
Far ritornare la natura alla vanità
vuol dire distruggere la creazione.
Se la terra è abbandonata al lasciar correre e alla fatalità, allora noi
stessi sottomettiamo la creazione, contro il suo volere, alla vanità, distruggiamo la speranza per la terra e per
gli abitanti, siamo doppiamente assassini, perché priviamo l’uomo del suo
ambiente naturale e Dio di ciò che
indirettamente lo attesta. Ma se capiamo che l’Evangelo, la buona novella vale direttamente per ogni uomo e per tutti gli uomini, e indirettamente per l’ambiente dell’uomo, la
natura, allora non contrapponiamo
più la tecnica e la lode; impariamo a
dominare ciò che sappiamo fare, noi
che siamo sempre superati da ciò che
non sappiamo capire. Diventiamo savi.
AH’inizio di questo sermone mi interrogavo su come situare la saggezza. Si accosta piuttosto alla scienza,
poiché come questa ragiona e riflette.
Qppure si accosta maggiormente alla
fede, poiché come questa ascolta in
meditazione? Giobbe, che è un savio, è
più vicino allo scetticismo o alla fiducia? In verità la saggezza, se prescindesse dalla presenza di Dio, diventerebbe presto scetticismo. Ma bisogna
anche dire che la fede non ha mai
dispensato nessuno dal diventare savio, poiché la fede senza la saggezza
diventerebbe presto fanatismo. Giobbe non era né scettico né fanatico, ma
tenacemente uomo e tenacemente credente. Mi è piaciuto ascoltare con voi
la sua rivolta e la sua capacità di
ascolto, nel momento in cui gli Stati
del mondo sono convocati per preservare la terra degli uomini dal diventare maledizione per l’uomo, nel momento in cui sarà necessaria una saggezza
esigente affinché sia superato l’egoismo dei grandi e l’attesa dei piccoli
sia risollevata dall’oblìo, dalla vanità
e dallo scoraggiamento, affinché, se
possibile, i figli di Dio possano avere
ragioni effettive per lodare nella natura la creazione del Dio che ci ama.
O Dio, hai lodato il tuo servo Giobbe perché era savio. Non ti confondeva con l’ordine delle cose né ccn l’ingiustizia. Protestava con fermezza
estrema contro la sua sofferenza non
meritata. Ma non per questo pensava
di poter spiegare tutto, né capire tutto, né tutto dominare. O Dio, dacci
dunque di diventare savi, come lo fu
Giobbe. Dacci di essere risoluti e umili, protestatari ma non perentori, pazienti ma non rassegnati, credenti ma
non fatalisti.
Ci hai dato il mondo come una creazione buona. Fa dunque di noi degli
operai tuoi in questo mondo per la
gloria del tuo Nome creatore, nell’amore vissuto verso gli uomini nostri fratelli, attraverso la speranza
della potenza del tuo Spirito.
André Dumas
Il Signore ha richiamato a Sé
Maria Adele Jahier
ved.Long
I cugini e i nipoti esprimono un
sentito ringraziamento a tutti coloro
che in qualsiasi modo sono stati vicini nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare alla
Signora Direttrice della Casa di Riposo, ai Sigg. Pastori Deodato e Bertinat e al dott. Bertolino.
L’Eterno è il mio Pastore,
nulla mi mancherà.
(Salmo 23: 1)
S. Germano Chisone, 16 giugno 1972.
8
pag. 8
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Due tragedie africane
N. 24 — 16 giugno 1972
Nel quadro dell’Anno internazionale del Libro
Il giornale ha già dato notizia nello
scorso numero della spaventosa strage avvenuta nello Stato del Burundi,
dando nel contempo dettagliate informazioni sulla storiografia del paese e
■ sulla situazione che ha dato origine
alla tragedia.
Purtroppo, notizie e testimonianze
dirette più recenti non solo confermano la gravità della cosa, ma danno un quadro tale della situazione da
farla considerare come uno dei più
spaventosi massacri della storia dell’Africa intera.
Come già ricordato, la popolazione
è formata da una maggioranza di Huta (l'87%) e da una minoianza di
Tifisi, più noti col nome di Watussi
(circa il 12% ): questi ultimi detengono saldamente il potere politico ed
economico e sfruttano i più sottosviluppati e arretrati Hutu (si tratta di
due gruppi etnici diversi) con sistemi
che si possono senz’altro definire razzisti, reprimendo sempre spietatamente qualunque tentativo di opposizione
organizzata.
È stato a seguito di un nuovo tentativo di ribellione (avvenuto alla fine
di aprile) che la mippranza al potere
ha scatenato una spaventosa repressione « calcolata » il cui bilancio si fa
ammontare a 150 mila morti. Questa
strage è stata definita dal capo di stato maggiore dell’esercito come « l’eliminazione di un gruppo che attentava alla libertà dello Stato ». Parecchie
decine di migliaia di persone hanno
trovato scampo rifugiandosi nei paesi
confinanti, la Tanzania e lo Zaire. Dovrà passare parecchio tempo prima di
conoscere le esatte proporzioni del
genocidio, come è pure probabile che
la situazione sia suscettibile dei più
diversi sviluppi.
* * *
In Rhodesia, 426 minatori (36 bianchi, tutti gli altri neri) sono periti in
una delle più atroci sciagure minerarie di tutti i tempi. Mentre in un primo tempo si parlava di una esplosione di gas naturale, come causa della
strage, è stato accertato che vi è stata anche una esplosione di un deposito di dinamite, situato all’interno di
una delle gallerie. Purtroppo in questa tragedia non sono estranei i sistemi usati dalla minoranza bianca nei
confronti della popolazione locale:
ritmi di lavoro massacranti, salari da
fame, abitazioni inadeguate, antiinfortunistica insufficiente. I dirigenti della miniera — di proprietà di una società angloamericana — si sono, da un
Isto, affrettati a negare ogni responsabilità e, dall’altro, assicurati che il
lavoro nei pozzi vicini non venisse
sospeso. Infatti, siccome i minatori si
erano rifiutati di riprendere il lavoro
proclamando uno sciopero, la direzione ha fatto seguire la minaccia di una
serrata dei pozzi.
In questo contesto, e proprio nello
stesso giorno in cui avveniva la tragedia, si inserisce il discorso del primo ministro razzista, lan Smith, il
quale ha fatto una ennesima, minacciosa dichiarazione affermando che la
popolazione di colore, per il fatto di
aver respinto l’accordo anglo-rhodesiano (vedi Eco-Luce del 26-5), ha notevolmente peggiorato la sua posizione perché le « concessioni » contemplate da detto accordo e fatte dai coloni bianchi alla popolazione nera sono ormai « fuori discussione » (cioè
non operanti). Come commenta un
giornale, è possibile che l’ecatombe
della miniera di carbone di Wankie
abbia ripercussioni politiche.
Angela Davis
è stata assolta
Angela Davis, nera, americana, professoressa di filosofia e militante comunista, è stata assolta — a seguito
del verdetto dato dalla giuria di S. José in California — da tutte le accuse
mossele.
Già in altre occasioni abbiamo ricordato i fatti che, su basi molto sospette e su elementi tutt’altro che probatori, avevano portato alla sua incriminazione di omicidio, rapimento e
cospirazione: crimini che sarebbero
stati da lei commessi in occasione di
un tentativo di liberazione di tre neri
da parte di un altro nero (il diciassettenne Jonathan Jackson, fratello di
Gieorge, ucciso a sua volta nella prigione di S. Quentin in occasione di un
suo stranissimo tentativo di fuga), in
cui trovarono la morte quattro persone. Fra esse, due dei negri « liberati », lo stesso Jonathan e un giudice.
Dalle successive dichiarazioni della
giuria, tutta composta da bianchi, si
è appreso che nessuno dei singoli giurati si è mai pronunciato per la colpevolezza dell’imputata e che quindi
nessuno di loro ha mai avuto il minimo dubbio sulle sue presunte possibilità.
L’aspetto forse più significativo e
nuovo di questa conclusione del processo è dato dall’arringa deH’avvocato difensore, anch’egli nero. Rivolto
alla giuria, egli ha detto: « Siate per
un momento neri, entrate nella tragedia della storia nera in America, quella che perseguita e segue ognuno di
noi. Che dice questa storia? Che i neri sono stati perseguitati, oppressi,
odiati e ingiustamente giudicati. Ecco
perché Angela Davis, dopo che fu accusata di assassinio, di rapimento e di
cospirazione criminosa è fuggita dalla
California. Voi, che pensate nero, farete la stessa osservazione che ha fat
to lei e che faccio qui ora, io negro:
che sarebbe stato folle il contrario ».
Quanto alla Davis, dopo il logico
momento di gioia e di commozione,
ha detto a chi la intervistava: « ...no,
non è stato un processo equo, come
dicono tutti. Il processo equo sarebbe stato il non processo... Ora però il
popolo sa di poter combattere contro
una giustizia ostile, mentre prima era
impossibile anche solo immaginare
una battaglia come quella che ora è
finita ».
Non possiamo comunque che rallegrarci della decisione della giuria, che
ha saputo resistere alle forti « suggestioni » in senso contrario che venivano sia dal rapporto a suo tempo stilato dall’FBI, che dqlla campagna scatenata dalla forte stampa di' destra.
Ci viene spòntaneo di fare un confronto colla penosa situazione dell’anarchico Pietro Valpreda, il quale
sta rinchiuso nel carcere di Regina
Coeli da ormai due anni e mezzo, sulla base di indizi ancor più sottili di
quelli raccolti a carico della Davis.
Obiettori e repressione
L’incalzare degli avvenimenti non
ci ha consentito di accennare con
maggior tempestività alle nuove sentenze erogate alla fine dello scorso
maggio a obiettori di coscienza dal
tribunale militare di Torino.
Roberto Cicciomessere e Gianni Rosa sono stati condannati a tre mesi e
tre giorni per mancanza alla chiamata
Obiettore in URSS:
dura condanna
Mosca (da VAvanti!) - Duro destino
è toccato all’obiettore di coscienza
Egor Brastovizki, accusato di « sovversione spirituale », il quale è stato
condannato a tre anni di reclusione.
Egli aveva fondato una setta da lui
chiamata « Figli di Dio », propagando la nonviolenza, l’astensione dalle
cure mediche e altre osservanze e devozioni secondo la linea della <t Christian Science » della Nuova Inghilterra.
Egor, come racconta il quotidiano
« Trud » (Lavoro), abitava nel villaggio di Jagodnaia Polonia, presso Saratov. Colà fondò la sua setta, che « in
mancanza di immaginazione » (come
scrive il giornale), definì semplicemente dei K Figli di Dio ».
la motivazione che le norme del codice militare penale non possono essere
alle armi. Essi avevano preso parte
con altri giovani renitenti a una manifestazione antimilitarista dopo di
che si erano consegnati alle autorità
militari. A nulla sono valsi i richiami
della difesa alle norme costituzionali:
il tribunale le ha tutte respinte con
soggette a procedimento di legittimità costituzionale in quanto sono entrate in vigore prima della Costituzione repubblicana (sic). Non è stato tenuto conto che questa motivazione era
già stata respinta dalla Corte costituzionale sin dalla sua prima udienza,
allorché ha avocato a sé il diritto di
decidere sulla legittimità di tutte le
norme, sia precedenti che susseguenti
il 1948.
In margine ai suddetti due processi, due fatti gravi da segnalare. Innanzi tutto, per quanto riguarda il processo contro il Rosa, mentre egli aveva da poco iniziato ad esporre i motivi morali e politici del suo rifiuto
alle armi, è stato ben presto interrotto. Ha commentato: « In caserma non
si può parlare, in carcere nemmeno,
in tribunale mi zittiscono ». In secondo luogo, un fatto intimidatorio e repressivo, verificatosi anche in occasione dei processi successivi: si è proceduto a una vera e propria schedatura, con controllo di documenti, di
coloro che intendevano assistere ai
processi: schedatura che — come fa
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
H II Governo delle BAHAMAS e l’industria privata locale si sono impegnati a modernizzare ed espandere l’industria della pesca
nel Paese, attraverso lo costituzione di Cooperative. Le prime nove di queste sono già attive in varie isole e impegnano barche speciali
in cemento armato, acquistate a rate da una società locale.
H 7.500 lavoratori della miniera di rame
cilena denominata Chuqieamata hanno dichiarato una sciopero generale, che costerà al CILE circa 800.000 dollari al giorno.
B II 22 maggio il CEYLON è diventato
una repubblica indipendente il cui nome è :
« SRI LANKA ».
H L’INGHILTERRA ha effettuato un prestito all’INDIA di 10,5 milioni di sterline per
la costruzione di un impianto di fertilizzanti
a Panambur nello stato di Mysore.
H L’INDIA può ora fare a meno di importare riso da altri paesi. L’introduzione delle
nuove varietà provenienti dalle Filippine e da
Taiwan ba compiuto il miracolo.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
giustamente rilevare il Movimento antimilitarista internazionale — colpisce
* più elementari diritti dei cittadini.
Valerlo Minnella, già condannato
una volta a tre mesi di carcere, è stato condannato, per il suo nuovo rifiuto di imbracciare le armi, a cinque
mesi e dieci giorni. Particolare significativo: al processo era anche presente il padre del giovane, che a sua volta ha restituito il proprio congedo militare in segno di solidarietà col figlio.
Anche Alerino Peila, alla sua seconda obiezione, è stato condannato alla
stessa pena. Egli ha nuovamente motivato il suo rifiuto col fatto di non
poter prestare un servizio che un giorno potrebbe portarlo a uccidere. Le
rnotivazioni di particolare valore sociale e morale non sono state accolte,
dato che già qualche tempo fa il tribunale militare supremo (composto
da quattro generali e da tre consigliecassazione) ha dichiarato inamrnissibili tali valori in un reato (l’obiezione di coscienza) configurato come
« fonte di sovvertimento ».
Mentre parliamo di tribunale militare supremo, esso si è riunito di nuovo nei giorni scorsi per decidere sulla legittimità e sulla composizione dei
tribunàli militari territoriali ed altre
eccezioni sollevate in occasione della
difesa di vari obiettori: esse sono state respinte in blocco.
Vediamone alcune, fra le più significative e più stridenti colla Costituzione. Legittimità dei tribunali militari: pare illegittimo il fatto che sia
la « parte lesa » (i militari) a giudicare il presunto colpevole. Composizione: i giudici che compongono i tribunali militari non godono di alcuna indipendenza, essendo di volta in volta
nominati dal presidente, che è anche
loro superiore gerarchico. Infine, la
mancanza del giudizio di appello ’per
] militari (art. 348), in violazione, quindi, dei diritti alla difesa, da parte del
cittadino, militare o civile che sia.
Roberto Peyrot
P.S. — Mentre stiamo per consegnare il nostro materiale al direttore,
apprendiamo di due altre condanne a
obiettori. A Napoli Claudio Pozzi, della comunità « shalom » è stato condannato a 5 mesi e 10 giorni di carcere. All’imputato è stato impedito di
esporre i motivi della sua obiezione:
ha solo potuto rispondere se era pentito o meno del reato commesso.
A Palermo Ernesto Poli è stato condannato a tre mesi con la condizionale (è la prima volta che viene fatta
tale concessione a un obiettore) ed è
stato inoltre posto in licenza illimitata in attesa di congedo, dato che gli
è stata riscontrata una forma di deficienza mentale « à carattere astenico
di tipo comiziale ». Nella motivazione
del suo rifiuto, egli aveva detto che
« la vita militare non è democratica »
alludendo a ordinamenti fascisti. Non
sarà per caso una « pazzia » del tipo
dei dissenzienti sovietici?
I libri per i bambini ammalati
Medici e psico'ogi hanno co istatato
da tempo quali virtù terapeutiche abbia la lettura. Ma è soprattutto al
bambino ammalato che la magia delle fiabe e dei racconti di avventure
portano quel diversivo e quel buon
umore che lo aiutano a sopportare l’isolamento e l’immabilismo.
In certi paesi — per es. l’Inghilterra e la Scandinavia — ogni ospedale
infantile o reparto pediatrico è dotato obbligatoriamente di una biblioteca. Una iniziativa di questo tipo è
stata presa recentemente anche nella
Repubblica federale tedesca, da un comitato cui fanno parte medici, bibliotecari e; giornalisti: questo comitato
ha cominciato a distribuire in Baviera, in 25 ospedali e case di cura per
bambini, 5.000 libri e giochi educativi
(offerti per lo più da editori, librai e
fabbricanti di giocattoli). Centoventi
giovani si sono offerti di andare a
leggere ai piccoli malati. Il comitato
SI propone di allargare l’iniziativa a
tutto il paese, con la collaborazione
di genitori e di medici che a utino a
tener conto di molti elementi (età,,
genere di malattia ecc.) nella scelta
del tipo di lettura.
I promotori pensano che così il
tempo passato in ospeda'e non sarà
del tuttto un tempo morio nella vita
del bambino, se egli avrà scoperto la
gioia e l’arricchimento della lettura.
Nella Repubblica federale {non parliamo poi dell’Italia! n.d.t.) si calcola
che 3/4 della popolazione non entri
mai in una libreria e molti che vanno a trovare i piccoli malati portano^
soltanto fumetti, i'iustrati o giornalini. La biblioteca dell’o pedale potrà
essere un mezzo per far scoprire la
letteratura infantile e dare a quei
bambini il gusto dei libri.
Annelise Steinhoff
{Inf. Unesco)
llüll
libri
Sulla preghiera
« L’uomo del nostro tempo non sa pregare.
Anzi, non ne avverte né il desiderio né il bisogno; non trova in sé la sorgente profonda
della pi^ghiera. Lo so, lo conosco, quest’uomo,
sono io! ». L’autore che così parla è noto per
la sua analisi critica della società industriale,
oltre a essere uno dei non molti “laici” che
ha fatto con passione e penetranza della teologia e ne ha scritto. In questo libro egli cerca di capire come mai la preghiera si è fatta
impossibile per l’uomo moderno; mostra come sono diventati fragili i nostri fondamenti
spirituali. Le ragioni psicologiche, sociologiche
e anche teologiche si accumulano, per estraniarci dalla preghiera. A ogni epoca il suo
peccato! Di fatto Jacques Ellul mette in
evidenza il carattere attuale della separazione
fra l’uomo e Dio.
Eppure l’Evangelo ordina di pregare. E degli uomini pregano. Che fanno dunque? Le
vere ragioni della preghiera si chiamano ubbidienza e libertà. La preghiera è una lotta che
coinvolge il credente in un impegno radicale
nei confronti di Dio e spesso contro di lui che
tace, e in una solidarietà autentica con i fratelli umani. La preghiera è in ogni istante
lotta contro la morte e il nulla per riafferrare
la trama della vita.
♦ * *
È stata pubblicata, dalla Casa Editrice Battista, l’opera di 0. Hallesby dedicata a La
preghiera. Questo libro non più recente, di
impostazione assai diversa da quello sopra se
gnalato, concorda però con il precedente nel
riconoscimento della difficoltà della preghiera,
oggi, eppure della sua necessità evangelica profonda, insopprimibile. L’opera ha conosciuto
vivo successo in molti paesi e evidentemente
anche in Italia, poiché quella che presentiamo è la seconda edizione.
Jacques Ellul, LHmpossible prière. Le Centurion, Paris 1970, p. 189, L. 2.550.
0. Hallesby, La preghiera. Casa Editrice
Battista, Roma 1972, p. 180, L. 1.200.
Associazione
Amici del Collegio
L’Associazione Amici del Collegio invita
tutti i soci e i simpatizzanti ad una riunione
conviviale che avrà luogo a Prarostino presso la Trattoria Tarin domenica 2 luglio alle
ore -12,30. Al pomeriggio si svolgerà un riccoprogramma di giochi con la partecipazione
dei giovani del Coro del Collegio Valdese. Le
prenotazioni si raccolgono entro il 25 giugno
presso la segreteria del Collegio Valdese,
tei. 91.260, tutte le mattine dei giorni feriali dalle 10,30 alle 12,30 o presso il rag. Sergio Gay, Luserna S. Giovanni, tei. 90501 e il
prof. Ermanno Armand Ugon, Torre Pellice,
tei. 91435.
liilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllMIMIII
ir Con vivo rincrescimento siamo
costretti, malg^rado si pubblichi nuovamente un numero a 8 pagine, a rimandare parecchi scritti, articoli, cronache e numerose lettere alla redazione. Corrispondenti e lettori vorrai no scusarci e pswdentare, la quadratura del cerchio non è ancora riuiscita
nemmeno a noi. red.
I FANTASMI
DI MOSCA
ir Sull’esito del
recente incontro, a
Mosca, fra Nixon e
i^ capi dell’URSS,
s’indagherà ancora molto e a lungo:
solo col passare del tempo si potrà
sapere se tale incontro è stato veramente importante, o no. Noi siamo di
quelli che tendono ad una valutazione piuttosto negativa; ma nel frattempo riteniamo interessante riportare un’analisi, un po’ approfondita,
fatta da persona competente come
J. Lacouture (e tolta da un ampio articolo pubblicato sul « Nouvel Qbservateur » del 29.5 - 4.6.1972).
« A uno dei suoi ministri che criticava il modo d'applicare, da parte di
di Ben Bella (1), gli accordi di
Evian (2), il generale De Gaulle rispose: "Può darsi, ma egli ha la grande
qualità d’esser sordo!" Il capo del primo governo algerino sapeva infatti
non far molta attenzione alle esplosioni nucleari del Sahara...
Allo stesso modo Richard Nixon dev’essersi rallegrato della sordità
Leonida Brejnev che ha permesso
colloqui, a Mosca, sul viaggio in
mune cilla Luna, e sulla lotta collettiva contro la polluzione, senza far attenzione alle esplosioni che sventrano
le scuole vietnamite e minacciano le
navi da carico sovietiche ancorate nel
porto di Haiphong. Ma bisogna oggi
constatare che tale sordità è doppia
e di segni opposti: se Brejnev ha saputo esser sordo al pianto delle vittime vietnamite, ha saputo esserlo anche alle sollecitazioni del suo ospite,
tendenti a fargli rinnegare la strategia politica propria di un “leader del
campo socialista".
Già al ritorno dalla sua missione di
sondaggio a Mosca (23.4.’72), che gli
aveva fruttato il permesso, da parte
dei sovietici, di mettere in parentesi
la questione vietnamita (e perciò di
Echi della settimana
a cura di Tullia Viola
di
i
co
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
(1) Presidente della repubblica algerina a
partire dal settembre 1963, fu coinvolto in
gravi episodi della rivoluzione locale e quindi
eliminato dal colonnello Boumedienne (18
giugno 1965). Attualmente è in prigione
(senza esser stato processato) in un luogo tenuto segreto.
(2) Accordi stipulati il 18 marzo 1962, fra
la Francia e l’Algeria. Ne furono artefici De
Gaulle da una parte. Ben Bella dall'altra (a
quell’epoca internato in Francia).
salvare la visita). Henry Kissinger, il
consigliere di Nixon, aveva avvertito
quest’ultimo che i sovietici si rifiutavano decisamente di esercitare la benché minima pressione sui propri alleati: rifiuto motivato sia da certi
principi rispolverati, per l’occasione,
dal passato, sia dai limiti della loro
possibilità d’influenza.
Sembra dunque che il presidente
americano sia sbarcato a Mosca, senza illusioni su questo punto. Tuttavia,
pur avendo rinunciato ad ottenere,
tramite i sovietici, migliori condizioni di pace, egli non aveva certo abbandonato la speranza di riuscire a
“cambiare interlocutore": infatti ciò
gli avrebbe permesso d’arrivare ad
una rinunzia, di fronte non già al minuscolo Vietnam, bensì ad una grande potenza ed entro la cornice d’un
regolamento globale, contrattato al
più alto livello. (...)
Offrendo ai sovietici la possibilità
di farsi arbitri, analogamente a quanto questi avevano fatto sette anni prima a Tachkent fra l’India e il Pakistan, l’America si sarebbe allora preparata a ritirarsi dall’Indocina non
già da vinta, non già espulsa da una
resistenza nazionale, ma nel quadro
d’un intero assestamento in favore
della pace mondiale. La sua umiliazione si sarebbe così diluita, coperta
(per così dire) dall’euforia generale,
e coperta anche dal chiasso delle prossime elezioni americane.
Un simile calcolo ha avWo il torto
di non tener conto di certe condizioni di fatto, pur tuttavia essenziali:
1) che gli eredi di Hó-Chi-Minh
non vogliono ricevere la propria liberazione dalle mani di uno Stato
estero;
2) che l’URSS non può considerare la guerra Indocinese alla stregua
del conflitto indo-pakistanese, perché
un paese dell’area socialista vi è direttamente impegnato e perché non
si tratta semplicemente d’una contesa
fra due Stati dell’Asia, ma si tratta
di una guerra di liberazione contro
l’intervento americano;
3) che infine la rivalità fra le due
super-potenze, che fa da sfondo alla
guerra del Vietnam, segue tristemen
te la legge del taglione. Ciò significa
che l’URSS, sfidata
dal blocco e dalle
incursioni terroristiche su Hanoi,
non può perder l’occasione di prendersi la rivincita (sia questa mimetizzata
ed ovattata quanto si vuole) ».
IL SUCCESSO
DELLA OST POLITIK
ir La storia della Ost-Politik, cioè
della politica che la Germania Federale, per opera del cancelliere WillyBrandt, sta facendo, in mezzo a difficoltà d’ogni genere, con l’URSS e coi
suoi satelliti d’oltrecortina, ha origini
piuttosto recenti. L’apertura dei negoziati ebbe infatti inizio soltanto nel
1970 (26 marzo). Dopo varie peripezie si giunse (il 23.8.’71) al famoso accordo detto « dei Quattro », nel corso
della 33“ seduta dei negoziati, poi (il
4.12.’71) all’accordo Bonn-Berlino Est
sulle modalità tecniche del transito
fra Berlino Est e la Repubblica Federale. « Il 17 maggio il “Bundestag" di
Bonn ha ora ratificato i trattati dì
Mosca e di Varsavia (Mosca aveva
fatto preventivamente un tale trattato, per rendere operante l’accordo
quadripartito). Infine il 3 c. c’è stata
la firma del “protocollo conclusivo":
hanno firmato i ministri degli esteri
a Berlino, esattamente nell’istante in
cui a Bonn si scambiavano gli strumenti di ratifica dei trattati con
l’Est ». ■
Il « Journal de Genève » del 5 c. cosi riassume la parte centrale del discorso pronunciato da Willy Brandt
(la sera di sabato 3 c.) durante il brindisi offerto in onore del ministro Gromyko:
« Gli avvenimenti di questo giorno
sono incontestabilmente storici. Una
delle loro conseguenze è la salita della Repubblica Federale al rango di
grande potenza. La Germania Occidentale non ha certo l’ambizione di rivaleggiare con l’URSS e con gli USA, e
ciò per buona fortuna, perché i suoi
capi sono realisti. Ma essa intende
utilizzare, per il bene sia del proprio
popolo, sia di quello di tutte le nazioni europee, le possibilità ora offertele
dalla liquidazione, certo dolorosa ma
definitivamente acquisita, dei rapporti d’ostilità, molto pesanti, ereditati
dal secondo conflitto mondiale ».