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DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
' Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Addo LXXXIX - N. 15
Una I- o p i ■ L i re !i0
J Eco: L. 1.200 per rintemo | Eco e La Luce: L. 1.800 per Tintemo | Spedii, abb. posule - il Grappo
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TORRE PELLICE - 10 Aprile 1959
Ammin. Claudiana Torre Pellico - C.C.P. 2-17SS7
PajStori Valdesi
Nell’anno ecclesiastico ci sono alcune date che la Tavola Valdese
ricorda alle chiese affinchè vengano celebrate in uno spirito di solidarietà
e di comune intercessione II 12 Aprile è quest’anno una di quelle date;
in quella domenica le chiese sono invitate ad intercedere per la Facoltà
di teologia, a dedicarle la colletta ed a pensare con serietà al ministero
pastorale, come ad un servizio voluto dal Signore per la predicazione
della Parola di Dio e per l’edificazione della Chiesa.
Non è senza ragione che ho parlato
in primo luogo delle chiese e della loro comune responsabilità. Mi rendo
perfettamente conto del fatto che la
testimonianza cristiana nel mondo non
si esaurisce mediante l’opera del ministero pastorale e non è condizionata
in modo assoluto dalla presenza dei
Pastori. Lo Spirito Santo soffia dove
vuole, distribuendo liberamente i suoi
doni a tutti i credenti nella diversità
dei ministeri; ed ogni cristiano deve
assumere la sua parte di doveri e di
responsabilità, anche se modesta, per
rutile comune che, in tal caso, è la
eililicazione del corpo di Cristo, secondo le chiare parole dell’Apostolo
Paolo: « Or voi siete il corpo di Cristo. e membra d’esso, ciascuno per
parte sua ».
D'altra parte, guardando le cose in
faceta, mi rendo conto che ci sono delle chiese e ci sono anche dei Pastori;
nel caso nostro particolare si tratta
di ciiiese e di Pastori Valdesi. Adopero quest'ultimo termine senza alcuna
grettezza di spirito, ma perchè ritengo
che, se la Tavola ha voluto che le
chiese dedicassero una domenica particolare alla Facoltà di teologia, lo ha
fatto pensando alla nostra Facoltà
Valdese ed alle vocazioni al ministero
pasturale in questa nostra Chiesa dove, pur sotto un nome storico che abbiamo ereditato, è profondamente vero clic ci sforziamo di proclamare Cristo soltanto e la Sua parola di vita
eterna in comune con tutti i cristiani.
Proprio perchè c’è una Facoltà di teologia e proprio perchè ci sono e ci vogliono dei Pastori fedelmente consacrati ili ministero, le chiese devono
sentirsi solidali nella preghiera, nella
meditazione e nella adorazione, la
Domenica che è detta « Domenica della Facoltcì ».'
La Facoltà di teologia dove si preparano i futuri pastori non è un istituto di cultur.i annesso alla Chiesa e
affidato unicamente alla cura di alcuni competenti; è invece uno strumento
prezioso della Chiesa dove operano
quelli che Paolo chiamava « i dottori » e dove i giovani, in risposta ad
una vocazione ricevuta, si preparano
a proclamare Cristo, come diceva ancora l'Aposlolo. « ammonendo ciascun
uomo c ciascun uomo ammaestrando
in ogni sapienza... » sia pur con fatica,
ma « combattendo secondo l’energia di
Cristo che opera in me con potenza ».
Pertanto, la sorte della Facoltà di teologia non deve essere affidata prima di
tutto alle sue possibilità culturali o
amministrative, così come le vocazioni
pastorali non devono essere abbandonate al caso o alle circostanze più o
meno favorevoli della vita ecclesiastica, ma runa cosa e l’altra riguardano
da vicino le chiese e debbono diventare oggetto di preghiera e di amore da
parte delle chiese; prrichè oggi ancora
le nostre chiese in Italia e nell’America del Sud hanno bisogno di pastori
e. in questo nostro popolo valdese disseminato in Italia e nel mondo, è ancora necessario che dei giovani si preparino al ministero pastorale in uno
spirito di fedeltà e di dedizione.
Le parole di Gesù Cristo ai suoi di•'^cepoli devono trovare eco nuova e
profonda nelle nostre comunità, spesso distratte e comunque sempre pronte ad esigere la presenza di un pastore; « Ben è la messe grande, ma pochi son gli operai. Pregate dunque il
Signor della messe che spinga degli
operai nella sua messe ».
Ma una parola va anche detta alle
famiglie, in modo speciale alle famiglie Valdesi.
E’ indubbio che ogni vocazione al
ministero pastorale viene da Dio per
le vie che Egli sa scegliere e che talvolta sono per noi le più inattese e
sconcertanti. Nessun padre può dire
del proprio figlio: « Ne voglio fare un
pastore »; Dio è libero nella scelta degli operai che Egli manda nella Sua
vigna e, in ultima analisi, non ci possiamo sostituire a Lui.
Ma, anche qui è il caso di dire che
le famiglie Valdesi hanno il dovere di
considerare il ministero pastorale non
in modo utilitario o decorativo, ma
per l’edificazione della Chiesa e con
l’animo aperto alla comprensione ed
alla preghiera. 1 pastori hanno bisogno della preghiera della comunità
per adempiere più fedelmente i doveri
del loro ministero; e le famiglie valdesi. che amano la loro Chiesa e che
guardano al suo avvenire, devono pregare affinchè il Signore continui a chiamare i suoi operai e la chiamata sia
accolta da tutti con allegrezza, senza
vergogna e senza rimpianti.
Ciò significa che, se vi è in qualche
nostro giovane una disposizione d’animo verso il ministero pastorale, segno
di una vocazione forse non ancora
chiaramente percepita, non dobbiamo
nè disprezzare nè scoraggiare quel giovane; non dobbiamo volerlo convincere che ci sono tante altre professio
ni più utili e più redditizie e che proprio conviene lasciar fare i pastori a
chi non riesce a fare altro nel mondo.
E’ ancora necessario che, nelle famiglie valdesi, il Signore possa trovare
dei giovani disinteressati e disposti a
seguirlo nel ministero pastorale, bramosi di dare a quei ministero il carattere di una missione fiduciosamente
compiuta, in uno spirito di ubbidienza
e di amore.
Nell’atmosfera di utilitarismo e di
ricerca dei beni materiali che grava
anche sulle famiglie valdesi, Dio ci
vuole collaboratori Suoi. Nessuno dica, pensando al proprio figlio: «Faccia qualsiasi altra cosa, ma non il
Pastore »; soprattutto nessuno prepari
l’avvenire dei propri figli cercando
unicamente di garantir loro il danaro
e la posizione sociale, in un ambiente
dove si parla qualche volta di Dio ma
dove in realtà il vero culto che è quotidianamente celebrato è quello degli
all'ari, dei calcoli e delle agitazioni
mondane che soffocano a poco a poco
la vita dell’anima. Non c’è nulla di
peggio che la costante incoerenza e
l’ipocrisia religiosa per ostacolare lo
sviluppo di una vocazione cristiana,
tanto più di una vocazione al ministero pastorale.
Nelle nostre famiglie c’è sempre ancora posto per la preghiera, per l’incoraggiamento e per l’esempio, anche
quando si pensa alle vocazioni pastorali.
La Chiesa Valdese ha bisogno di
giovani studenti e^ di giovani Pastori
preparati con serietà, animati da serena convinzione criìfiana e incoraggiati dai loro fratelli in fede.
Le circostanze esterne di un mondo
secolarizzato e disgustato dalle iniquità umane turbano oggi molti giovani
è li lasciano perplessi e sfiduciati Voglia Iddio cTie, nell’atmosfera delle
chiese e delle famiglie, si possano ancora trovare dei giovani valdesi ai quali il Signore parla e nella cui coscienza
si matura a poco a poco la risposta
della fede, per un servizio pastorale
compiuto con amore, con impegno e
con coraggio cristiano.
Ermanno Rostan
La nostra orini
C’è dunque una domenica della
Facoltà di Teologia, come c’è una
domenica della Riforma, una dome
nica della Pace, una domenica del
la Madre. La Facoltà è certo un ar
gomento meno maestoso dei due pri
mi e meno commovente del terzo
Comunque, in questa domenica 12
aprilè siamo invitati a pensare in
modo particolare al nostro Istituto
di Via Pietro Cossa, a coloro die lavorano in esso, in particolare agli
studenti che si preparano al ministero; pensare e pregare per questa
opera, per queste persone, dalle
quali dipenderà in parte quello che
sarà la Chiesa Valdese, e in generale
r Evangelismo italiano nella prossima generazione. E domandare a Dio
die noli siano lasciati soli, ma che
iigli « spinga degli operai nella sua
messe » (Matt. 9: 38).
Non si viene alla Facoltà di teologia per gli stessi motivi che determinano, in generale, l’iscrizione alle
altre Facoltà universitarie. I motivi
possono essere svariati, ma la ragione più profonda resta sempre un po’
un segreto di ll’anima, di cui si porta la responsabilità davanti a Dio:
e i giovani di questa generazione,
in g,Anerale, non ne parlano volentieri, per un senso di rispetto verso
di essa.
Onesto non vuol dire, che la ragione decisiva sia qualche cosa di
COMUNICATO
La Tavola dichiara la vacanza della
Chiesa di Bobbio Pellice.
La nomina del nuovo titolare dovrà farsi a termine degli articoli 14,
15, 16, 17, 18, 25, 26 dei Regolamenti Organici.
ERMANNO ROSTAN
Moderatore
Roma, 6 Aprile 1959.
incomprensibile, una specie di impulso irresistibile, una violenza che
ci vien fatta. L’apostolo Paolo scriveva: « Guai a me se non evangelizzo » (I Cor. 9: 16), ma sapeva
perfettamente perchè evangelizzava.
Noi siamo un pugno di uomini,
in questa Italia moderna : con la nostra Bibbia, con le nostre convinzioni, diversi da tutti gli altri; e talvolta abbiamo la tentazione di sentire
il jieso di questa diversità e il desiderio ili assimilarci. Eppure, basta
che ci pensiamo un istante, per renderci conto che abbiamo qualche cosa da dire, a questa nostra nazione,
e che nessun altro può dirlo. E quello che abbiamo da dire non è una
cosa antiquata e fuori della reahà,
è una cosa viva ed essenziale, di cui
moltissimi, intorno a noi, sentono
oscuramente il bisogno. Siamo talvolta costretti a riconoscere, che se
quello che abbiamo da dire non ha
la risonanza che dovrebbe avere,
questo dipende soprattutto dalla debolezza della nostra voce, dalla insufficienza dei mezzi per sonorizzarla, e da una certa inadeguatezza della presentazione, dovuta al fatto che
siamo così pochi, così poveri, e che
dobbiamo sempre affannarci a far
fronte alle necessità immediate, senza poter impostare a fondo, con criteri moderni di efficienza, il problema della propagazione del 'Vangelo.
Questo è il nostro problema. H
nostro popolo ha bisogno del Vangelo, e oscuramente lo sa e lo desidera. La Chiesa cattolica, nonostante la sua enorme potenza politica e
organizzativa, non rispottde a questa esigenza. Nonostante il suo splendore, una sorda insoddisfazione circola nel suo organismo, e sono gli
elementi più vivi nel giovane clero.
(segue in 2« pagina)
G. Miegge
Tra /^incudine e ìLmm martello
Una Budapest asiatica
La rivolta scoppiata nel Tibet, « satellite » della Cina comunista, e soffocata da questa nel sangue ha avuto
minor eco, fra noi, di quel che avesse
avuto quella ungherese. Non solo le
notizie sono state quanto mai incerte ed incomplete, ma si tratta di un
paese cosi lontano da noi, un piccolo
paese...; non ci riguarda. E invece sì.
uom’era stato per l’Ungheria, rifiutiamo di ridurre la questione unicamente al suo aspetto politico e strategico :
un triste episodio della lotta di predominio Est-Ovest. Come allora c’era
stato ben altro che una sedizione sobillata dagli occidentali, cui i sovietici c.pponessero una comprensibile reazione, cosi è ora per il « Tetto del
mondo». Certo è possibile che dall’India siano passate armi, nel Tibet; ma è veramente troppo semplicistico il rigettare la colpa sulla politica aggressiva dei capitalisti occidentali,‘ come tuonava col solito « sacro
sdegno » la Pravda. Già da tre anni
le tribù Kambas lottavano per scrollare il giogo cino-comunista ; una resistenza alla « macchia » che è culminata nella recente .sollevazione popolare, guidata dal capo politico-religioso tibetano, il Dalai-lama. La resistenza, soffocata nella capitale, Lhassa, -s
in molte regioni, continua qua e là
per le montagne del « Tetto del mondo ». Nessuno ci farà credere che quegli uomini lottano perchè questo si è
deciso e preparato in qualche oscuro
meandro della Casa Bianca o in qualche riunione di « pezai grossi » della
finanza occidentale; come nessuno ci
farà credere alla preoccupazione per
la salvezza del popolo tibetano proclamata dalla radio di Lhassa occupata
e governata da un governo fantoccio.
che ha trovato in un rivale del Dalailama un capo-servo obbediente. Misere, certo, saranno le condizioni di vita del popolo tibetano; ma non per
amor loro sono giunte le divisioni
cincfcomuniste. E d’altra parte, l’occidente ha saputo fornire altro che
armi, a questi popoli in miseria? Io
penso che la prima cosa che dobbiamo fare, come cristiani occidentali, è
cercare di riconoscere questi più o meno confessabili moventi politici di una
parte e dell’altra; ma soprattutto affermare, contro il totalitarismo del
ijcstro tempo, contro l’ideologia che
sempre più spadroneggia di un mondo che può soio essere diviso in due
blocchi, che questa ideologia è assurda e rovinosa; dobbiamo lottare per
mettere in luce l’anelito di libertà, il
desiderio di sfuggire a questa assurda
alternativa (o con gli U.S.A. o con
l’U.R.S.S.) da parte di tante giovani
nazioni afroasiatiche, e certo anche
di molti vecchi europei. A modo loro,
forse, i resistenti tibetani ci possono
ricordare questa realtà. Resta quindi
da vedere se l’atteggiamento del Premier indiano, il Pandit Nehru, assai
guardingo nel concedere diritto d’a■sllo ai profughi tibetani nel territorio
dell’India che si vuole neutrale, sia
un ati.eggiamento non dico umanamente solidale, ma politicamente avveduto: ma forse la spiegazione sta
nella forza del Partito comunista in
diano; e la spiegazione di questa for
za nell’eredità del «dominion» inglese..
Credo comunque che dobbiamo guardare con viva simpatia, anche se non
ccn ingenua credulità, alle forze autonomiste afroasiatiche, come a quelle
federaliste europee. Sono le sole che
ci permetteranno di spezzare la forma
odierna dell’eresia manichea; la divisione del mondo in « Bene » e « Male », eresia uguale, anche se opposta.
secondo la vtsione (predominante) di
vVashington e di Mosca.
Unità araba impossibile?
Uno dei punti cruciali della lotta
Est-Ovest è il Medio Oriente, dove si
gioca la questione dell’unità e dell’ind'pendenza araba. Essa viene, pare,
minata dalTinterno dalle tendenze dittatoriali di Nasser, che suscitano comprensibili gelosie in altri capi; è resa
diffìcile dalla effettiva situazione sociale ed economica di queste giovani
nazioni, senza capitali e soprattutto
senza quadri direttivi. Sicché sono ridotte ad una politica oscilante, chi
verso occidente, chi verso oriente in
cerca di aiuti e di crediti. Ma questi
aiuti e questi crediti, ahimè, occidente ed oriente li « vendono » soltanto ;
e il prezzo è la libertà. La recente ri
volta irakena di Mossul, e il suo soffocamento per opera dell’ala comunista al potere, che ha costretto al suo
volere il presidente Kassem, con la
conseguente uscita dellTrak dal Patto
di Bagdad, non è che un episodio, una
volta ancora sanguinoso, della lotta
sotterranea per il predominio nel Medio Oriente; lotta in cui l’URSS non
manca di riportare successi. Sono convinto che non ci sia via d’uscita se
non il rischio di un aiuto occidentale
senza contropartita d’immediata utilità a questi paesi sottovalutati. Un
aiuto che, evidentemente, non potreb
be non toccare il nostro livello di vita. Ma lo stabilirsi di una terza forza
valida non avrebbe prezzo, mi pare.
Intellettuali ne^ri a conjlresso
Una nota di speranza in questo senso è stata data dal secondo Congresso mondiale degli scrittori e degli artisti di razza nera, tenutosi recente
mente a Roma. Esso ha raccolto circa duecento rappresentanti dell’intellighentia negra afro-americana; delegati provenienti da ambienti ben diversi, viventi in condizioni assai disparate; in pesante regime colonialisi,a, come nell’Unione sudafricana, in
lenta ma instancabile conquista dei
diritti civili in tutti gli Stati Uniti
d’America, o giunti di fresco all’indipendenza polìtica e nazionale, nel
Ghana o nella Guinea. Una cosa li
unisce; il senso di essere stati a lungo vittime del razzismo bianco; e pure — almeno secondo il riconoscimento dei più aperti fra loro — il pericolo
di un razzismo negro di rivalsa, pieno di complessi d’inferiorità e di rancori, che non potrebbe che mostrarsi
rovinoso. Da questo congresso significativo giunge quindi rinnovato a tutti i popoli occidentali l’appello a smetterla di considerarsi gli « eletti », e
u altra parte la rallegrante assicurazione cne salvo eccezioni l’élite della
cultura negra desidera l’amicizia dei
bianchi e non rapporti fondati sull’odio. Ma sappiamo quanto pesi, sulle
masse africane in particolare, la pressione della propaganda mussulmana
e di quella comunista, entrambe totalitarie; l’oscuro ma violento moto
che ha scosso l’Africa dal Congo al
Nyasaland alla Rhodesia è significativo. E fino a quando questa élite negra riuscirà a contenere questa pressione, se l’occidente non dà
segni concreti di volere lui pine quest’amicizia solidale? Non per ottenere
in cambio basi aeree o di lancio per
missili, non per legare queste giovani
nazioni al proprio carro econoraicopolitico, ma veramente e semplicemente per solidale amicizia lunana. Che
è, noi crediamo, la sola politica attiva.
Gino Conte,
2
2 —
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
LA FACOLTA VALDESE
• !• I 1 XT/^O+t*/^ /'Ka a tìAI
■i. Può sembrare bizzarro parlare del
servizio della teologia, perchè essai
gode della fama di essere una delle!
discipline più autoritarie e più lon-j
tane dalla vita. Ma se la teologia vuo-|
le essere utile, deve servire. Proprio'
come il Cristo stesso, dev’essere nel
mondo là dove ne abbiamo bisogno.
Quando essa non c’è, ci troviamo di
fronte a gravi problemi.
Al giorno d’oggi, pare che la teologia non serva convenientemente la
Chiesa. Esaminiamo i fatti : perchè le
Chiese cercano dei pastori che siano
«buoni predicatori, predicatori popolari », dei predicatori che « non siano
troppo teologi »? Perchè i responsabili
delle Chiese si guardano dalle dichiarazioni teologiche come dalla peste?
Perchè il termine di teologia è, nel
nostro spirito, sinonimo di confusione, di dissenso e di scisma? Perchè
la nostra piedicazione è così vuota di
ogni sostanza solida e reale? Perchè
la Chiesa è si»sso organizzata secondo dei principi che si addirebbero
piutttosto ad un club o ad un’associazione, dimenticando che è il popolo di Dio? Forse perchè non abbiamo
un’idea chiara della teologia.
Nel libro degli Atti la teologia è
chiamata «ministero della Parola»
(6; 44). Il termine «ministero» qui
usato significa «servizio». E’ la stessa espressione (diakonia) utilizzata
due versetti prima per « servire a tavola ». Dunque la teologia è im ^rvizio, il servizio della Parola di Dio.
Come può esser servita la «Parola»?
Quest’espressione acquista un senso
.se ricordiamo che, nella Bibbia, la
Parola di Dio significa la potenza di
Dio all’opera. «Nel principio era la
Parola, e la Parola era con Dio e la
Parola era Dio » (Giov. 1: 1) « La mia
parola non è essa come il fuoco —
dice l’Eterno — e come rm martello
che spezza il sasso?» (Ger. 23 : 29>
I! La mia parola non torna a me a
vuoto, senz’aver compiuto quel che
lo voglio e menato a buon fine ciò
per cui l’ho mandata» (Is. 55: 11).
La Parola di Dio è inseparabilmente
legata ai suoi atti: questo è quel che
dice agli uomini nella storia del Signore-servitore e del popolo-servitore.
Se cosi è, non basta comprendere, afferrare intellettualmente la Parola di
Dio: essa dev’essere servita.
Atti 26: 1-26 - La teologia, un’obbedienza
La vera teologia penetra le nostre
vite ed esige una risposta. Il Nuovo
Testamento insegria che, qualsiasi
« conoscenza » di Dio abbiamo, non è
la vera conoscenza se non esige da
noi una risposta.
Nel raccontare la sua conversione
al re Agrippa Paolo mostra che le parole con cui Dio si rivela sono al tempo stesso un invito ad obbedire: «Ti
sono apparso per stabilirti ministro
e testimone delle cose che hai vedute
e di quelle per le quali ti apparirò
ancora» (v. 16). Dio si rivela all’uomo nell’atto stesso con cui lo chiama
a divenire suo servitore. Ed è ubbidendo all’appello di Dio che ruomc
intende la Parola dì Dio. « Perciò, o
re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla celeste visione» (v. 19).
Per intendere ciò che Dio ha da
dirci, la prima condizione è di ubbi
dire alla missione di cui Dio ci ha
incaricati. Perciò, sotto ogni punto di
vista, ima buona teologìa è una teologia attiva. Ci raggiimge là dove dobbiamo prendere le nostre decisioni
Possiamo sempre saggiare la validità
della nostra fede domandandoci se è
seguita da atti. Dobbiamo sempre
chiederci se ci costa personalmente
qualcosa di poter fare tale o tal’altra
dichiarazione teologica. Se la risposta
è sì, significa che la teologia è entrata nella vita. Serve.
Così pure, se ci pare di non veder
chiaro nelle nostre difficoltà, vale la
pena di chiederci se abbiamo obbedito a ciò che abbiamo già potuto
comprendere. L’esistenza stessa, in
noi, di un problema difficile a risolversi può essere un mezzo con cui Dio
SI rivolge a noi e ci chiama a servirlo nell’obbedienza.
Parlare di Comunità è parlar® di popolo: popolo minuto, non eroico, con
propri problemi, vita soggetta ad esigenze giornaliere, inquadrate in cornici ampie, che trovano come sfondo
l’ambiente nazionale e come sottofondo i fatti internazionali, ’
Parlare di Facoltà di Teologia è parlare di giovani; studenti soggetti ad
una disciplina che accomuna le prime
aste delle elementari ai lavori maturi
delle Università più progredite, per-chè si tratta sempre di orari, di esami
finali e di scrutini. E che la teologia
non sia una scuola a sè stante lo dimostra il fatto che dall’archeologia alla filologia, dalla storia alla filosofia,
dalla geografia alla astronomia, tutto
è inserito in un quadro che si estende
dalle origini alla fine di ogni cosa;
perchè si tratta della storia dell’uomo,
l’uomo visto come attore di una tragedia grandiosa e tremenda, tragedia che
continua anche oggi e da cui nessuno
può starsene comodamente appartato,
in platea, ad osservarne gli sviluppi
come semplice ed indifferente spettatore. Anche gli indifferenti, anche coloro che osservano la storia di Cristo
come qualcosa di marginale, simile a
migliaia di episodi umani che si susseguono per una legge naturale di alti
e di bassi, anche gli indifferenti hanno
la loro parie; una parte non marginale, non Secondaria, ma di primo piano,
come e di primo piano la « fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria,
stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sette, in
vidie, ubriachezze, gozzoviglie ed altre simili cose » : su questa tragedia
(che è vita contro Dio e senza Dio) su
questi primi piani, scende daU’alto il
perdono, la salvezza, la riconciliazione, ed il giudizio. Sull’uomo assorto
alle sue cose, cose di questo mondo,
giunge la Parola di Dio, potente, rivoluzionaria, per questo mondo ed in
questo mondo; è il Cristo divenuto
uomo, morto sulla croce, risorto per
noi. Gli studenti di Teologia annunceranno la Parola di Dio.
La Facoltà Valdese di Teologia è
in Roma; gli studenti abitano in via
Pietro Cossa, 42. Dire « abitano » è
il termine più appropriato dato che
gli studenti hanno lì la casa, la stanza,
le aule, la biblioteca, e lì pure il pranzo, la cena e la colazione; tutti insieme e tutti studenti presi da uno stesso
orario che divide il tempo in parti
chiare. Vita in comune unione.
Si inizia il giorno con il culto, ed è
il culto serale che richiama nella piccola cappella tutti gli ospiti del numero 42: perchè ci sono molti ospiti
nella Facoltà e sono studenti stranieri
che trascorrono qui a Roma un semestre, sono universitari che frequentano
le facoltà di Medicina, di Chimica e di
Ingegneria. Come una grande famiglia
che si ritrova nel culto per presentarsi dinanzi al Dio Comune; una vera
famiglia in preghiera dove non ci sono
più stranieri, dove non c’è più chi parla armeno, chi si spiega in tedesco o
in inglese; tutti figli di Dio con la stessa eredità, con lo stesso perdono che
ci è dato dal Padre Nostro che è nei
cieli.
I giovani che, nella Facoltà Valdese
di Teologia, si preparano ad uscir pastori per servire una comunità di fedeli. frequentano ogni mattina le lezioni nelle aule della Facoltà, e vi ricevono quella formazione ed informazione cristiana in cui si spezza qualcosa di diverso dal comune alimento
di questo mondo: si vive intorno all’Evangelo, la Parola data a noi, ed è
alla luce di questo « centro » che, dalla Facoltà, l’attività degli studenti si
estende e si svolge negli ambienti giovanili, nelle Scuole Domenicali, a sbriciolare la Verità per i ragazzi della
Chiesa, e nella campagna della Ciociaria, a tradurre i testi per gente in
ansia del vero e del bene. Si apre dinnanzi agli studenti quel vasto campo
di azione in cui la Parola scende come lievito che fermenta; e si rafforza
nel giovane che lascia la famiglia quella vocazione che lo chiama ad annunciare cose eternamente nuove.
Abbiamo detto che parlare di Facoltà di Teologia è parlare di giovani; ed è vero; si sentono spesso dei
canti, e sono canti e cori di montagna
che ricordano il Nord, le Valli, le vette tese all'alto; cori di voci unite, giovani, in cui c’è un tono di freschezza,
di gioia sana e di speranza nuova. Ed
ogni anno i nuovi arrivi : sono partiti
i giovani che, finiti i corsi regolari,
iniziano un cammino di missione, e
sono arrivati i nuovi; lo studio, nella
Facoltà, continua. Uno Studiìntiì
1 Corinzi 15: 1-9 ■ la teologia, una confessione di fedi
La teologia serve in un altro modo
molto importante: dirige gli uomini!
verso la sua sorgente. La cosa peggiore che la teologia possa fare è di prendere il posto di Dio, mentre la sua
vera ragion d’essere è di servire Dio
parlandoci di ciò che Dio fa. Questo
vogliamo dire parlando della teologia
come di una « confessione ». La teologia non impressiona nè convinceconfessa Gesù Cristo.
Di questo parla Paolo all’inizio del
capitolo 15 della prima lettera ai Co
rinzi: «Fratelli, io vi rammento revangelo che v’ho annunciato... vi ho
prima di tutto trasmesso, come l’ho
ricevuto anch’io, che Cristo è morto
per i nostri peccati, secondo le Scritture... ».
Questo genere di servizio è molto
importante per la Chiesa. Il Nuovo
Testamento è pieno di esempi de!
modo con cui la teologia serve a man
tenere i cristiani sulla buona strada,
ricordando loro chi adorano.
Questo servizio della teologia protegge la Chiesa dall’idolatria. Paolo
scrìve ai Corinzi che quasi fanno degli dèi di certi predicatori : « Cristo
è egli diviso? Paolo è stato crocifisso per voi?» (1 Cor. 1: 13).
Ricorda alla Chiesa i termini stes.si della sua esistenza. In 1 Corinzi
1: 22 leggiamo : « I Giudei chiedono
miracoli e ì Greci cercano sapienza,
ma noi predichiamo Cristo crocifisso... potenza di Dio e sapienza di
Dio... ».
Aiuta la Chiesa a giudicare del valore di certe idee : 1 Giovanni 4: 1 :
« Diletti, non crediate ad ogni spirito
di Dio; ogni spirito che confessa Gesù Cristo venuto in carne, è da Dio...»
Insiste sul fatto che ciò che la
Chiesa fa deve attirare l’attenzione
non su di lei, ma su Dio. Atti 3: 1215 : « Uomini Israeliti, perchè vi meravigliate di questo?... come se per la
nostra propria potenza o pietà avessimo fatto camminare quest’uomo?
11 Dio d’Àbramo, dTsacco .e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo Servitore Gesù... del
che noi siamo tutti testimoni ».
In conseguenza, le nostre confessioni e dichiarazioni di fede sono preziose nella misura in cui servono Dio
piuttosto che dominare su di noi. Ma
facciamo un cattivo uso della teologia quando dimentichiiamo che il
nostro Signore è Cristo, e non ciò che
diciamo intorno a lui. Quando la teologia vive per sè stessa, non sappiamo che farcene. Quando la teologia
serve fedelmente confessando Cristo
non possiamo farne a meno.
ira gli inlelletluali, tra gli operai,
<-iie avvertono la crisi. Molti in es>a sono evangelici senza saperlo, ed
avrebbero soltanto bisogno di cono.scersi e di contarsi, per innovare
profondamente una situazione divenuta intollerabile. D’altra parte,
neppure le fedi laiche bastano a l'isponuere alla oscura attesa spirituale del nostro tempo; esse sono il ritugio, talvolta il ripiego della delusione, per chi vorrebbe avere una
lede diversa, e non può.
Fer questo abbiamo tanta resfion
sabilità. Vi sonò' in Italia migliaia
IH jiersoue che vorrebbero sentirci
■ lire alta e forte ima parola, che non
riescono a lormulare con precisione,
ma Che aspettano da noi, perche
Hanno l’impressione che noi dovremmo saperla dire chiaramente. Noi
-lanio al tempo stesso gli eredi delI aiiticii fede cristiana, lenaceinente
(-oiiservata e rivissuta còn libertà, e
siamo gli uomini del nostro tempo,
(-I1C da quattro secoli non hanno riliutalo nessuna delle piìi drammatiche a\ veni lire del pensiero moderno.
(Questa doppia qualità costituisce la
nostra originalità. Essa ci permetle
La nostra
originalità
(segue da pag. 1)
di sentirci a volta a volta in coniui;ione di fede con i rappresentanti
pili aperti del Cattolicesimo romano, e in armonia di pensiero e di
reazioni morali e politiche con i piu
liberi esponenti della cultura laica;
I- nei line casi, d’altra parte, sentiamo ambe chiaramente t-lie questo
accordo non va oltre un determinato
limite, e <4ie non potremmo mai ess(>re integralmente nè cattolici nè
laici. E saiipiamo anche con certez.1, die questa incapacità non è pelimi una ragione di inferiorità. Or
bene è proprio questa posizione iniermedia, tra le grandi formazioni
-.jiiriluali che si dividono Finfluenza
in Italia, che costituisce la nostra
originalità e la nostra obbligazione.
Si potrebbe dire che è la forma cln^
assume [ler noi il: « Guai a me se
non evangelizzo ! ».
Come as.solvere a questa obbliga
zioueV C certo die vi sono vari
mezzi per portare nel nostro aiiibieiite di lavoro e di vita la testimonianza del Vangelo; ma una via iiirelta, impegnativa, totale è quella
di fare il pastore. Io credo die questa convinzione è alla base di molle
vocazioni pastorali del nostro tempo, in Italia e fuori; ed è anche nella linea di questa convinzione, die
la nostra Facoltà cerca di compiere,
nel raceoglimento e nella disciplina
dello studio, il suo lavoro.
Essa vorrebbe essere veramente
una scuola di pastori e di evangelizzatori per il nostro tempo. Inoltre, avrebbe anche l’ambizione di
assolvere direttamente, come istituto zeologico, la sua parte nel
lormulare rannuiicio che gli uomini del nostro tempo aspettano,
h, il piccolo gruppo di persone che
cerea di fronteggiare un compito
(-osi comiilesso ed esigente, sente
profondamente l’assillo della sua insiilTìcieiiza e della povertà dei mezzi
di cui dispone.
Perciò la Facoltà si sente in iliritto di chiedervi: Pensate a noi,
|)iegate jier noi. Giovanni Miegge
Atti 26 ; 21-Ü2 • La tpolojìia, una testimonianza
Infine, il servizio della teologia è
quello d’interpretare quel che avviene nel mondo. Non è una funzione
sussidiaria, bensì essenziale. Tutto
c’ò che sappiamo di Dio, lo sappiamo
da ciò che ha fatto nel mondo. Perciò per parlare di Dio non possiamo
che servirci dei termini che si riferiscono alla politica e all’economia, allo città e ai villaggi, alle guerre e alle rivoluzioni, agli uomini e alle donne. Conosciamo Dio perchè è qui che
egli agisce: questo significa l’incarnazione di Cristo. Non conosciamo
Dio in un paese utopistico in cui non
siamo mai andati.
Possiamo allora comprendere il
senso delle straordinarie parole che
Paolo rivolge al re Agrippa; «Il re
conosce queste cose... poiché questo
non è stato fatto in un cantuccio»
Il re deve sapere non solo che certi
fatti sono avvenuti a Gerusalemme
— atti di violenza fra il popolaccio
c un’esecuzione — deve sapere pure
che, in questi fatti, Dio ha agito in
Gesù Cristo.
Perciò quel che Dio ha fatto concerne il re Agrippa. Concerne il suo
regno e il suo governo, come il popolo che vive nel suo territorio. Concerne i princìpi stessi della sua autorità. Dio, il creatore del mondo, fa
conoscere la sua potenza nella vita
che ha creata.
Per Paolo, dimque, la teologia non
può in alcun modo restare nelle nuvole. Al contrario, la introduce nella sala d’udienza di Agrippa. Parla
di Dio sul banco dei testimoni e
indica chiaramente che questa testimonianza deve applicarsi a ciò che
si svolge in quella sala. Paolo parla
di Dio nella sala d’udienza perchè
Dio è all’opera là.
Ecco cos’è la testimonianza della
teologia. Una teologia « confessante »
ncn bombarda il mondo di parole pie.
Si riferisce ad una data situazione
e vi è sensibile. Quando esiste una
possibilità di risolvere una disputa
o di portare la pace in seno ad una
famiglia o ad una nazione, il fatto
di attirare l’attenzione su questa possibilità è una testimonianza resa a
Dio. Quando si presenta un’occasione
di venire in aiuto all’insoddisfazione
spirituale e alle necessità degli uomini, facendolo si parla di Dio. Il discorso di Paolo sulla piazza del mercato di Atene illustra in modo vivo
tale principio (Atti 17: 22-31). Il suo
solo scopo è di mostrare che persino
gli idoli che gli Ateniesi adorano fanno parte del mondo che Dio ha salvato. Cristo concerne già gli Ateniesi,
perchè è Dio incarnato. La teologia
serve Dio incarnandosi com’egli si
è incarnato; anche ad Atene.
Lewis S. Mudge
NOTIZIE DALLE NOSTRE COMUNITÀ’
VILLAR PFr.Mr.lì
Visita gradila. I>a gioventù di Rorà, accompagnata dal proprio Pastore, visiterà
quella Villarese domenica prossima 12 a- le. La sera, allo oro 20.30, nella Sala
delle Attività avrà luogo una manifestazione alla quale tutti i fratelli e gli amici
sono cordialmente invitali.
saw SFiumiDU
Nel rai'cogliineiilo solenne della medila/.ione, la sera del Giovedì Salilo, la comunità ha assistilo al Culto liturgico di
Santa Cena. Era la prima volta che il nuovo Tempio vedeva riuniti i fedeli in ^preghiera durante la settimana di Passione.
E' stata un’ora veramente benedetta per
il niitrimenlo dello Svtirilo, un’ora in cui
ognuno Ila sentito la potenza del messaggio divino, il gramle amore di Dio che
ci ha redenti in Cristo il quale, avendo
solferlo sulla croce per amor nostro, vive
ora ed in eterno per coloro che credono
in Lui ed in Lui hanno completa fiducia.
Il Cullo di Pasqua ha rivestito particolare caranere di solennità per il messag
gio della Risurrezione e per la prima Ciomunione al catecumeni die la Domenica
delle Palme erano stati courennali nella
alleanza del loro hallesimo.
Il scrinone del jiaslorc (.ipriano Tonni,
ispiralo al grande annuiuio della Risurrezione dato dall’Angelo alle pie donne,
ha portalo l'asseinhlea a meditare sull amore di Crisi«, presente sempre quando noi
Lo cerchiamo, piotilo sempre ad alien(lerci dopo averci preceduto sulla via (Ielle
nostre azioni (Iellate dalla lede. Così il
Cristo () passalo anche per San ^weoium
quando ahhiamo oosiniilo il Tempio, così
Egli è sempre con noi quando ci troviamo
tac.colli nel Suo Nome.
Neiroccasione delle, cerintonie
abbiamo notalo un forte afflusso di fedeli
al Tempio. Voglia il Signore die (jneslo
sia un indice di risveglio spirituale da
parte della nostra comunità e che continui allo stesso modo anche nei mesi che
verranno, affinchè i valdesi di San Secondo, che hanno tanto desideralo un luogo
di Cullo lutto per loro, sappiano ognora
dimostrarsi riconoscenti del dono ricevuto
ed esserne degni.
Non inerzia ed attesa che (atalmenle
jMjrlano il progressivo allontanamento dai
Culli e quindi il lento allontanamento spirituale da Cristo, ma bensì fede perseve
raiilc c viva in \irlù di (.olui al <|uale dohhiamo la consacrazione deU'intera nostra
esistenza per averla Egli riscattata sul calvario della Croce.
1,11 lungo corteo di folla commossa lia
accompagnalo, lunedi pomeriggio, alla
estrema dimora la spoglia mortale dì Griglio Giacomo deceduto nella sua ahilazioiie all’elà di anni 83.
11 servìzio funebre è stato diretto dal
pastore Arnaldo (Jenre nel Tempio gre
mito di persone venute anche dai paes
vicini per rendere testimonianza dell’at
fello che circondava il caro Scomparso
Pronunciarono parole di conforlo l’ex Mo
(leralore Achille Deodalo e il pastore enie
l'ilo Luigi Marauda. Il Griglio aveva rico
perii) per tanti anni la carica di Concilia
lore e la sua figura era mollo conosciuta
(|iiale esempio di onestà e di rettitudine.
Ai parenti in lutto esprimiamo da queste righe l’espressione sincera della noslrii
simpatia cristiana.
Seguendo una simpatica tradizione, l’Unione delle Madri ha festeggiato, domenica pomeriggio, i catecumeni confermali
quest'anno. Ricevimento cordiale, impronlalo ad iin affetto del lutto particolare quale
le madri sanno offrire e che lascia nel
cuore di ognuno un dolce ricordo incancellabile. La tradizionale tazza di tè, e i dolci confezionati e servili dalle mani delle
stesse mamme, han completato il programma del ricevimento offerto a questi
nuovi membri entrali a far parte della nostra comunità. d. g.
PINERniU
lice
Ospedale Valdese di Torre Peli
Seci/ìzìo Radiologico
Il servizio radiologico a partire dal
fi aprile 1959 funziona regolarmente
nei giorni di lunedi e giovedì di ogni
settimana dalle ore 9 alle 11.
Cosi si viene opportunamente incontro alle giuste esigenze della popolazione.
Tempo di Pasipia tempo di benedizione per la Chiesa, la quale comunica con le
sofferenze del suo Redentore ed esulta per
ij trionfo di Lui. Vivente, sulla morte... E’
(pianto la nostra Comunità ha sperimentalo, come ci è parso, con particolare lervore.
Olliraamcnle frequentali, t>er numero o
i-accogliinenlo. ( culli di Passione, presieduti dal Pastore nei (Juarlicri e, nel temili« ogni sera della Settimana Santa, da
vari suoi Collaboratori.
,Alla celebrazione della Pasqua — cui prese parie attiva la Corale, risorta e rinvigorita - fecero la loro Prima Comunione i
nuovi Membri ammessi in Chiesa il di delle Palme: Benecli Elorina, Grill Nella,
Long Laura. Berloii Adolfo, Deodalo Luciano, Dui) Rodolfo, Korneroii Roberto,
l'orncroii Silvano, Gardiol Giorgio, Geymniiat Renzo, f.ong Remo, l^ons Osvaldo.
Ruffino Luigi.
Non siamo del jìarerc di qiiej i)asli)ie che
lamentava il numero (•ccezionali' di uditori nelle « grandi Solennità )), perchè pi-nsava alla loro normale indifferenza religiosa... Confidiamo anzi iieiresaiidimenlo della nostra preghiera: clic coleste celebrazioni ahliiano ad incidere praticamente sulla
vita .spirituale di molti, nonostante le inevitabili lacinie ed imperfezioni umane.
Ani lAlurgici — E’ stato apposto il segno della Grazia di Dio sopra due pargoli
presentali al S. Battesimo: De Petris Paola. (li Pietro c Rivoira Rosina; c Gay Carla. di Gianni e Ferrerò Rosa.
E’ stato celebralo e benedetto il matrimonio di Chiabrando Adolfo con Giaici-o Paolina c di Poggi Abramo con Ferrino
Pellegrina.
— Abbiali! (Invino separarci da un nostro
Fratello, Ferrier Harlolomeo. deceduto alrOspcdale Cotlolcngo; e da due Sorelle
della nostra Chiesa, che lasciano nn vuoto
considerevole: Ida lieux. n. Manina! e Subilia Margherita, n. Giordano. Affidiamo
le famiglie provate alla Misericordia del
Grande Consolatorc.
3
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
— 3
I LETTORI CI SCRIVONO
“ I iiHsti'i [laiii'i sono esistiti e noi esistimno
peitliè Ilio è stato eil
e
demente
li Pasl. Tourn risponde ulta Sinnoni Ribet Pinçon.
Genlile Signora,
Ho letto con il più vivo interesse il suo
articolo e vorrei che spesso ci fosse dato
leggere una prosa cosi precisa e sobria
come la sua nei piccoli o grandi dibattiti
sili nostri giornali! Non entreremo certo
in polemica sul significato delle parole
retorico, retorica ecc.; diciamo che retorico è un parlare vuoto, sproporzionato alrargomento, un parlare con frasi fatte che
non corrispondono alla realtà: credo sia
il valore che Lei dà alla parola. Dii tempo si faceva retorica parlando della gloria
(lei padri valdesi, degli eroi e si esaltavano eccessivamente, mentre oggi si eccede nel contrario dicendo che tutto il passato è da mettere al museo, che hanno
fatto male, che tutto va male. Con un mio
scritto ]>er il XVII febbraio avrei dato
es(“inpio di questo secondo tipo di retorica, sarei di (pielli che mandano tutto al
macero, che demoliscono il poco o molto
costruito, che non spendono il loro tempo
a cercare come Abramo i 10 giusti in Sodoma.
Posso ammettere che nelle espressioni
eccessivamente pessimistiche del mio articolo ci sia un po’ di quella retorica, che
il tono sia calcato, tenebroso, forzato, che
mi sia lasciato prendere la mano e potrei
darle ragione in questa accusa di retorica
tenebrosa nei miei riguardi e detto questo saremmo di nuovo d’accordo e tutto
sarebbe chiarito con qualche parola di
rettifica e una precisazione.
I! guaio (se si può dire guaio!) si è che
non siamo d’accordo non j>er una questione di parole, di tinte, di espressioni, se
(•'(-■ lina divergenza è nella sostanza e questo mi spinge per amore di verità a riprendere questo dialogo con Lei.
Eliminiamo anzitutto un equivoco: non
ho jiarlalo nè parlo dei valdesi di secoli
fa ma di quelli di oggi. Non sto a disquisire su Gianavello ed Arnaud per sapere
se hanno fatto bene o male a difendersi.
Per me hanno fatto bene e come lei dice
« sono fiero di appartenere alla loro chiesa e ho grande ammirazione per quegli
uomini di cui Dio si è servito ». Amo altrettanto quanto Lei la storia della mìa
chiesa e le <i sue serene e belle tradizioni »
e non « le seziono (affatto) per .sfrondarle
di clementi sentimentali ». Quest’antiretorica del passato non mi piace come non
piace a Lei. La chiesa del passato bene, o
male ha vissuto e pagato la sua fede e renderà conto al Signore suo del come ha
vissuto. laisciamo perciò i padri.
Per ([iianto concerne i tìgli invece il
mio giudizio è a suo avviso eccessivo perchè anche « se ci sono cose che non vanno >1. Il vi sono ancora molte persone e
molle chiese che danno una testimonianza
fedele 1), mentre per me tutto è ipocrisia
e Inno è minuto dalla disunione. Persone
fedeli'.'' certo ci sono! credenti convinti ed
attaccati alla parola di Dio'f forse più di
quanto crediamo; ma che vuole dire con
questo':' che conclusione ne trae? che la
nostra chiesa si possa dire vivente per
questo? che .sia un esempio dì vita e di
predicazione? Il giudizio che pronunciamo Lei ed io sulla nostra stessa chiesa,
giudizio che tutti i membri pronunciano,
è diverso a seconda dei punti di vista. Dal
punto di vista dell’amministrazione, del
funzionamento, la chiesa non va tanto malaccio, ma la guardi dal punto di vista della Parola dì Dio c le cose cambiano. E’
questo l’unico punto di vista da cui possiamo e dobbiamo giudicare. Che dice la
parola di Dio, il comandamento di Dio
di no:?
Se come membri dì una assemblea passiamo ritenere che la situazione non è tanto grave perchè non stiamo ancora affondando, è dal punto di vista del Signore
che si deve pensare. Lei mi dirà che non
siamo il Signore e che nessuno di noi è
profeta; ma prima di lasciarci Egli ci ha
dato in mano ]o specchio della parola ed
il consiglio di guardarci ogni tanto in
quello specchio.
Il suo punto di vista, il punto da cui si
pone è diverso: ne sono prove evidenti
le tre argomentazioni che Lei cita contro
la mia « visione catastrofica ». Non è vera
e non è utile perchè: 1» finisce nelle mani
di gente che se ne serve a nostro danno,
2“ non aiuta quelli che cercano di procurare amicizie alla nostra chiesa ed a farla
conoscere, 3» non incoraggia i valdesi che
cercano di dare la loro testimonianza.
Sono, questi, punti di vi.sta organizzativi,
amministrativi, ecclesiastici, sono punti dì
vista sull’opportunità di fare o no una
cosa. Non dico che questo genere di discorso sia falso o cattivo, dico semplicemente che non è fatto dal punto di vista
della parola di Dio. E’ come dire che si
deve nascondere la malattia di tino: l" per' chè non la sappiano i suoi nemici, 2» per
non spaventare il vicinato, S» per non scoraggiare i suoi parenti. Tutte ragioni giuste ma che non hanno a che vedere con la
medicina.
Dovendo fare il punto della situazione
delle nostre comunità non credo sia possibile e doveroso porsi dal punto di vista
deU’utile ma della verità. Davanti a Dio
solo il riconoscimento onesto e sincero
della propria situazione può essere utile.
Lei mi potrà obiettare che il mio giudizio non corrisponde al vero, non è la
situazione obiettiva. Ripeto a scanso di
equivoci che posso aver ecceduto nel tono
in quella parte dell’articolo incriminato,
che potrei anche cancellare certe esiuessioni; purtrop]jo credo si debba mantenere un giudizio fortemente negativo per
quanto concerne la realtà spirituale in sè.
•Sarebbe lungo darne gli esempi ma se
dalla sua residenza (abbastanza vicina alle
Valli per essere a contatto con esse, abbastanza lontana per vederle da lungi) Lei
ha un punto di vista non « catastrofico »,
personalmente vivendo (piassù trovo cotidiane prove della disunione e della mancanza di responsabilità delle nostre comunità. Perciò il XVII febbraio con il suo
entusiasmo e il suo spirito di fraternità mi
sembra come una giornata dì sole cui se
guono settimane di pioggia. Perchè il 18
ricomincia la vita animata dallo spirito
che dicevo.
Non si tratta di pessimismo, di idee nere, di disfattismo, si tratta di riconoscere
che la chiesa non è quello che dovrebbe
essere, non è quello che Dio vuole da lei,
ha iiochi nemici (o molti?), molti amici,
(|ualclie fedele ma non è vivente come la
vorrebbe il Cristo.
Non mi preoccupo di sapere se in questa situazione c’è uno o più giusti come
in Sodoma, ce ne sono certo più di 11)! e
non è sulla loro esì.stenza che poggia il
nostro futuro; il futuro della nostra chiesa |)Oggia solo sulla misericordia dì Dìo.
I nostri padri hanno esistito e noi esistiamo perchè Dio è stato ed è clemente. Certo lo sarà ancora domani! Ne sono certo
quanto Lei, perciò stiamo al posto assegnatoci; ma non ho altrettanta «incrollabile fiducia nella nostra chiesa » nè ho altrettanta fede « ( he Dio le consenta di conservare il suo patrimonio spirituale ». Ho
fede che Egli le farà ritrovare le vie della
fedeltà, (iiieslo sì, ho ferma fiducia che
se ne vorrà servire, sono convinto che questa chiesa potrebbe es.sere, se sapesse ascoltare la parola di Dio, un formidabile centro (li testimonianza nel mondo. Così come è però lascia perplessi. 10 giusti salvano Sodoma! ma non ci possiamo permettere di diventare una Sodoma solo perchè
ci sono 10 valdesi fedeli che salvano il
resto.
l’er (pianto concerne il mercanteggiamento di Àbramo, è certo uno dei testi
della Scrittura più straordinari che abbia
letto; Le farò solo notare che di quella
preghiera nessuno ne ha saputo nulla, eccetto Dio. In quanto a sapere se nei panni
di Àbramo <i Eautore del citato articolo
non avrebbe f:ilto perdere tanto tempo
all'angelo dell’Eterno » nel caso fosse in
gioco il popolo valdese è un giudizio un
tantino retorico! Sarà Dio a dirlo un giorno quando non ci sarà più bisogno di discutere noi. Fraternamente suo in Cristo
Giorgio Tourn.
Ora, persino le pietre sanno che non è
serio, oggi, parlare di un Pietro Valdo,
ma solo (li un Valdesio o Valdo che dir
si voglia, l’aggiunta del nome Pietro apparendo nei documenti autentici solo nella seconda metà del secolo XIV, a più di
duecento anni dalla prima apparizione di
Valdo stesso.
Inoltre non è esatto il riferimento ^1
Papa (filmina n. 7) che avrebbe dato a
Valdo e al suo compagno di viaggio il
permesso dì predicare. La verità è tutt’altra; il Papa, nella fattispecie Alessandro
IH, vietò espressamente ai Valdesi di predicare, salvo che ne fossero richiesti dai
preti ( nisi rognniihus sacerdotibus come
dice chiaramente la Cronaca di Laon del
1220 circa). Giovanni Gonne!
Lettrice de l’Echo des Vallées, j’ai lu
dans votre numero du 13 Mars le compterendu de la visite faite par Mr. le Modérateur Ermanno Rostan aux Vaudois de
Provence.
—J’ai été étonnée d’y lire la phrase:
« Je n’oublie pas non plus le groupe des
Vaudois de Cannes et leur pasteur Monsieur Monod ».
Cet article parait ignorer qu’il existe
aussi à Cannes un autre important groupe
de Vaudois fervents, rattachés, à l’Eglise
Evangélique de Cannes dont Mr. Loup est
le Pasteur, lesquels désirent garder avec
leur Eglise mère les contacts les plus
étroits.
Bon nombre d’eux conduits par leur Pasleur. Mr. Loup, étaient présents à la réunion du 27 février tenue dans l’une des
salles du Presbythère de Mr. Monod, sous
la présidence de Mr. le Modérateur Rostan.
Dévotine Lorenzi
Roma, 23-3-1959
Caro Redattore,
in merito alla riproduzione sull’« Eco »
delle filmine sui Valdesi primitivi già pubblicale nella « Vie Protestante » di Ginevra, mi vedo costretto a ripetere quanto
già ebbi a scrìvere al Direttore di quel
giornale, e cioè che, pur trattandosi di
una pubblicazione a carattere estremamente divulgativo, in essa però non dovrebbe
almeno far difetto l’esattezza storica.
Caro Direttore,
la mancata menzione di Luserna S. Giovanni, nell’avviso di una proiezione cinematografica, era veramente fatta di proposito! E questo per una semplice ragione di
« cortesia professionale », sfuggila al signor
Gustavo Albarin. Infatti, trattandosi di annunciare un programma che si doveva svolgere a Torre Pellice, per delicatezza non
è stalo di proposito mentovato l’unica altra
località della Val Pellice dove esiste un’altra sala cinematografica, ossia appunto Luserna San Giovanni. Menzionare Luserna
S. Giovanni equivaleva a fare della « pubblicità di concorrenza » cosa che si è assolutamente voluto evitare. Tutto qui.
Ringraziando per l’ospitalità.
S.I.D.R.E.
E su questo, punto e basta. (N.d.r.)
Villeggiatura evangelica
alle Valli
La Comunità di Villar Pellice si
specializza ogni anno più nell’oflrire
ai suoi ospiti estivi un ambiente religioso edificante ed ispiratore.
Oltre che nelle varie pensioni locali i villeggianti possono essere ospitati in varie case private. I prezzi, a
seconda della ubicazione della ct^a
sono accessibili alle varie possibilità
dei vari fratelli in lede.
Il Pastore è volentieri a disposizione dei fratelli che desiderano trovare
una sistemazione estiva al Villar.
R0RÂ’
Ringraziamo il pastore Guido Miegge
che ha iiresieduto il cullo del 5 aprile. 1
rorenghi .seguiranno in preghiera l’opera
della Società Bìblica Britannica e Forestiera, co.si prezio.sa per la diffusione della Parola di Dio.
All’età di 79 anni è deceduta, dopo breve
malattia. Felicita Tourn ved. Durami (magna Felicia). Il funerale ha avuto luogo
mercoledì 8 aprile. Sentiremo la .sua mancanza ai culli, che frequentava con grande assiduità, ma sappiamo che essa rimane
più che mai nelle mani del Padre celeste.
A quanti sono nel lutto vada la nostra profonda simpatìa.
Echos d'une vìsite
à MarseiUe
... Le temps passe très vile, trop même,
niais le flot des paroles du Modérateur, en
se retirant, lais.se .sur la plage de notre
mémoire, lie précieux souvenirs, que nous
n'avüiis jias le droit de laisser recouvrir
par le sable de rindifi'érence.
Parmi ces souvenirs, j’ai choisi ces iiuelqiies règles de vie, car j'ai cru déceler
qu’elles consliluaienl comme la trame des
divers messages de notre Modérateur aux
Vaudois de Marseille... et d’ailleurs, sans
doute aiis.si!
S'agissant de bâtir, il faut naturellement
penser d'abord aux fondations. Pour nous
Vaudois, donc chrétiens, la base de notre
vie doit évidemment être Jésus Christ. Appuyés sur Lui, nous pourrons alors nous
élever dans la vie avec plus de confiance.
Mais comment bâtir notre vie sur ces
solides fondations? M. Rostan a cité les
exemples du passé, mais pour nous inciter
- fort justement — à vivre au présent.
L’histoire vaudoise? Bien sûr, il faut la
connaître. Les noms glorieux qui en jalonnent les étapes, il faut évidemment les
“voir présents à la mémoire. Mais il ne
laiil pas vivre au pas,sé: ainsi que 1 a rappelé M. Rostan, Dieu ne noua demandera
pas ce qu'ont fait Pierre Valdo, .lanavel
ou Henri Arnaud, mais plutôt ce que nous
avons fait, nous, en 1959 et tout, au long
de notre vie terrestre. 11 ne s’agit lias de
dresser des autels à nos héros de l’histoire
vaudoise, mais de suivre leur exemple pour
•lue notre vie soit utile.
Rappelant aussi combien les Vaudois
avaient été aidés dans le itassé, notre Modérateur nous a exhorté à avoir le courage,
1 ambition et la dignité de « bâtir » nousmêmes. Nous devons apprendre à accepter
tto.s responsabilités si nous voulons être des
hommes. Et reconnais.sons que de nos jours,
nombreux sont ceux (pas seulement Vaudois) qui « comptent » sur autrui, au lieu
de fournir tous les efforts dont ils sont capables pour améliorer leur sort.
Tout naturellement, un autre conseil de
m. Rostan apparait: «luttez dans la vie.
Pour ne pas être e.sclaves ». Esclaves, non
seulement des autres, mais aussi du pèche
.sous toutes formes. Car combien d’hommes se croient libres alors qu’ils sont prisonniers des chaînes du préjugé, du vice,
de l'ignorance, du mensonge (ce ne sont
(pie (les exemples). Combien sont-ils qui
oublient que la vraie liberté, c’est Dieu
seul qui la donne, et non pas un Edit de
Emancipation fi libéral soit-il. ou une
Constitution si bonne soit-elle.
Ne pas être esclaves, certes, mais savoir
quand même unir nos efforts à ceux d’autres hommes car « l'union fait ta force ».
Combien de fois M. Rostan ne nous a
l-il pas répété: « Sachez rester unis », en
ajoutant que nous n’avons d ailleurs pas
le droit de dres.ser entre nous des barrières que Jésus lui-même a enlevées, telles
celi es que peuvent constituer les différences
(le race, de nationalité, d'opinion politique, de fortune ou d’autres.
Pour cela, il faut avoir, iiolammenl, la
honnêteté d étudier tous les problèmes qui
se présentent à nous, sans idées préconçues.
« Ne jugez pas superliciellemenl et a priori », nous a dit aussi M. Rostan. Pour
juger, il faut connailre: c’est pourquoi,
par exemple, avant de condamner Danilo
Dolci, il faut aller voir sur place dans
quelles conditions se trouvent ceux qu’il
s’est proposé d’aider. Les problèmes, sociaux entre autres, seraient résolus plus
facilement s’ils étaient abordés avec franchise et bonne foi.
Voilà exposées — fidèlement, je souhaite
— quelques idées- forces que M. Rostan
nous a apimrlées ou rappelées... disons opportunément. Cependant, et ce sera ma
conclusion, ces règles de vie ne sont pas
suflfisanle», si, comme l’a dit notre Modérateur, le souffle de la foi ne vient pas
les animer. « Que rien ne .soit plus fort
que votre foi»: ces paroles de Janavel, je
crois, doivent retentir à nos oreilles continuellement, car nous ne devons pas oublier que sans la foi, et malgré leur mérite personnel ou l’aide d’autrui, nos pères
n’auraient jamais jm nous transmettre ce
flambeau vaudois que noua portons un peu
partout dans le monde.
Lucien Ferrerò
Insegnanti evangelici a
«Torre Pellice di Sicilia»
I lettori dell’Eco hanno avuto frequenti occasioni di leggere delle corrispondenze da Pachino. Rimarranno tuttavia meravigliati del confronto di questo lontano paese della Sicilia con Torre Pellice. Responsabile di
questo accostamento è a quanto pare il prof. Giorgio Peyrot, venuto a
Pachino in occasione del convegno
regionale tìelFA.l.C.E. nei giorni 18-19
marzo. Non so che cosa abbia potuto
suggerirgli simile idea. Forse il Sindaco evangelico, Dott. Sebastiano Fortuna, o forse il vasto pubblico, fatto
in maggioranza di robusti contadini
— uomini e donne — e di operai intervenuti per udire le conferenze evangeliche nel Cinema Centrale Tafuri; o forse ancora l’atmosfera quasi
sinodale determinata dagli insegnanti convenuti a Pachino.
Dietro le quinte tuttavia il confronto veniva clamorosamente smentito.
Alla vista dei manifesti annunzianti
il convegno dell’A. I. C. E. a Pachino
e le conferenze di Peyrot e Navarria,
il parroco Spiraglia diventava furioso. Si recò subito dai Taf uri proprietari del cinema, si recò dai Morello
amministratori del medesimo. Bisognava riprenderci la chiave che ci era
stata già consegnata e impedire lo
scandalo ad ogni costo. E se non riu
sciva con gli uomini tentava con le
donne.
Ma tutto si risolveva per il meglio
e il prof. Giorgio Peyrot ptoteva pronunziare la sua conferenza sul tema;
«■VALORI DELLA RIFORMA PRO
TES’Ì’ANTE NEL CAMPO DELL’EDUCAZIONE ». Seguiva l’indomani
mattina la conferenza del prof. Salvatore Navarria del liceo Spedalieri
di Catania sul tema: «VALORI DEL
LA RIFORMA PROTESTANTE NEL
CAMPO DELLA CULTURA».
I lavori del convegno si sono svolti
nei locali della nostra Chiesa. La discussione è stata interessante specialmente sul problema dell’organizza
Pietro Valdo
zione. Gli insegnanti cattolici sono
molto bene organizzati sia sul piano
locale che sul piano nazionale. L’A. I.
C.E. manca invece di una solida or
ganizzazione di base. Sarebbe auguraoile che la tutte le città e i villaggi,
aove esistono nuclei di insegnanti
evangelici, sorgessero delle associazioni locali per consentire ai nostri
professori di uscire dal loro isolamento e di ritrovare insieme il senso del,
la loro vocazione evangelica.
Fra i partecipanti al convegno, abbiamo avuto il piacere di vedere an.
che la Sig.na Evelina Pons di Torino
e il sig. Dosio Levi Trento di Prarostino. S. G.
Il 19 marzo si è svolto a Pachino il
convegno degli insegnanti evangelici della Sicilia e della Calabria. Il
prof. Giorgio Peyrot e il prof. Salvatore Navarria hanno tenuto in un cinema cittaaino, dinanzi a numeroso
puDDlico, due conferenze rispettivamente SUI Valori della Riforma protestante nel campo dell’educazione e
nel canipo della cultura.
Nella mattinata di giovedì il convegno propriamente detto ha visto riuniti una trentina di insegnanti; degno di segnalazione (e imitazione!)
il fatto che una decina di essi avevano affrontato da sei a nove ore di
viaggio per essere presenti ! Anche incoraggiante la presenza dì tre pastori.
Si è discusso dei problemi organizzativi, si è proceduto alla nomina del
seggio della sezione calabro-sicula, che
è risultato così costituito: Prof. Salvatore Navarria di Catania, presidente; prof. Ernesto Pozzanghera, di
Reggio Calabria, vicepresidente; dir.
did. Ettore Panasela di Siracusa, consigliere; prof. Concetta 'Valve di Pachino, segretaria. La sig.na Evelina
Pons ed il sig. L. T. Dosio vi hanno
portato i saluti del Comitato Nazionale Generosa e fraterna l’ospitalità
della chiesa di Pasohino. P.
13. — Così, per predicare l’Evanitelo al popolo, partirono a due a
due per contrade lontane: la Piecardia, la Normandia, l’Alsazia, la
Germania, la Boemia, la Stiria, l’Unisheria, la pianura padana fino ad
Aquileia, e perfino la Calabria. E
nel corso dei loro viaggi, come già
Valdo e Viveto, trovarono sempre
rifugio e ristoro negli ospizi fraterni delle Alpi Cozie.
14. — Siamo alle Valli. In una
casella di montagna, una famigliola
siede attorno al desco. Il padre sta
per invocare la benedizione celeste
sul cibo, quando si ode un rumore:
qualcuno ha bussato. E’ un viandante: fratei Rolando, inviato da
Pietro Valdo. E’ latore di una triste notizia: la Provenza è stata messa a ferro e fuoco; l’Inquisizione ha
scatenato su quelle zone ridenti e
feraci una spaventosa crociata. Intere città sono state passate a fil di
spada!
15. — A Béziers, 7000 persone sono state sgozzate: donne, bambini e
vecchi. E la carneficina dura da un
anno! Barba Gilles chiede terrificato: « Ma non c’è nulla da fare? non
si possono difendere da quelle furie armale? ». — « E’ un paese di
|)ianiire, sono delle città aperte » risponde Rolando. « Ma perchè non
vengono nelle nostre montagne? noi
li difenderemo dai loro j>ersecutori! ». — «E’ appunto quel che ha
pensato messer Pietro Valdo, ed è
per questo che egli mi ha mandato
(la voi ».
16. — Un triste corteo di esuli,
sfuggilo per caso al massacro, sta
per arrivare al rifugio delle Alpi.
Portano con sè Jo stretto necessario,
che han potuto salvare; troveranno
sul luogo lutto il resto. Non si preoccuitano neppure d’essere compresi: alle Valli, come in Provenza,
lutti parlano lo stesso dialetto tratto dall’antico latino. Pietro Valdo è
con loro; malgrado l’età, ha valicalo i colli più alti con giovanile baldanza. Ma il fratello Viveto non è
più con lui : è spiralo come un santo, benedicendo i suoi carnefici, dal
rogo.
17. - « Dio si serve di quei ro
ghi orrendi per scuotere le coscienze. per illuminarle e persuaderle
della verità evangelica. Nelle Sue
mani, le persecuzioni più aspre diventano uno slruinento di conversione; i persecutori lavorano per Lui!
C'è forse una folla più numerosa
(|uella che accorre per assistere
rogo di un innocente? C’è forse
una testimonianza più efficace di
quella che è data da un martire?
Più noi siamo cacciati e più ci nioliliplichiamo. 1 nostri fratelli sono
ora sparsi in liilla Europa. Non ha
detto un vostro vescovo che la terza parte del mondo è Valdese? ».
dì
ai
4
Dio mio, Dio mio, perchè mi
hai abbandonato? perchè te ne
stai iontano senza soccorrermi?
Salmo 22: 2.
L'Eco delle Valli Valdesi
Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra di morte,
non temerei male alcuno, perchè tu sei con me.
Salmo 23: 5.
Dalle Valli Chisone e Germanasca
PRAMULLO
Tempo diecreto la mattina di Pasqua e
pubblico eccezionalmente numeroso al culto nel tempio. Come lo vuole la tradizione numerosi Pramo]lini, residenti altrove,
sono saliti quassù a celebrare, con i loro
congiunti ed amici, la lieta ricorrenza.
Dopo la proclamazione della Parola di
Dio, hanno confermato il voto del loro
battesimo, facendo pubblica confessione
di fede ed avvicinandosi in seguito per
¡a prima volta, tutti in gruppo, al tavolo
della S. Cena i seguenti catecumeni; Balmas loie (Ruata), Sappè Enrica (Pellenchi), Jahier Mario (Rosi), Long Dante
(Ciotti), Long Gino (Pellenchi) e Travers
Renato (Rosi). Al termine del culto i presenti si sono stretti intorno a questi giovani in una calda manifestazione di affetto e di gioia.
A questi suoi giovani membri la Chiesa
rivolge il suo saluto affettuoso ed invoca
su di loro la benedizione e la grazia di
Dio.
In marzo gli Studenti della Pra del Torno hanno presieduto un turno di riunioni
ed il culto nel tempio.
Li ringraziamo della loro visita c del
loro buon messaggio.
La colletta raccolta a favore delle Missioni ha fruttato circa 25 mila lire.
Finalmente è incominciato l’assalto alla famosa roccia del « Prias ». Si è iniziato infatti un altro cantiere lavoro, gestito dalla Provincia. Un grosso compressore, insieme a due perforatrici, è all’opera; due volte al giorno i Pramollini ascoltano, soddisfatti, il caratteristico frastuono
del brillamento delle mine. Ogni volta
sono numerosi blocchi di pietra che si
staccano e che vanno ad aggiungersi a quelli che già ricoprono i sottostanti « bari »
di campi e di prati. Quest’anno i padroni
di quei terreni raccoglieranno poco dai
loro beni; valga a ricompensarli un po’
della perdita subita la gioia di veder proseguita un'opera tanto desiderata e tanto
attesa quale la strada. Intanto un tema di
discussione (qualcuno dice anche di scommesse) è all’ordine del giorno; in autunno si arriverà o non si arriverà in macchina fino al Cialaret? Speriamolo di tutto
cuore e presto non .solo al Cialaret ma anche fino al non lontano villaggio degli .41lieri ed oltre.
E poiché la bella stagione è tornata, e
con essa la possibilità di rimettere mano
a tante cose, speriamo che presto possano
anche essere ripresi altri lavori pubblici,
quali la scuola e l’acquedotto, che serviranno a rendere più attraente e più confortevole il nostro vallone.
Crediamo poco ai detti ed alle massime
popolari circa le previsioni del tempo. Ma
se questa volta dovessero avere ragione
sul serio, si stareblte freschi. Infatti, dopo
un marzo umido e capriccioso, anche « la
terso avriaglando o si è presentata piuttosto imbronciata. E se è vero che essa « per
caranto giuom rumando », a quando dunque le belle giornate e il bel sole splendente e caldo?
Ma sono detti che valgono quello che
valgono e che tutt’al più vanno considerati come campioni, non sempre perfetti,
di poetica popolare.
VILLASECCA
La Domenica delle Palme sono stati ammessi alla prima comunione della Chiesa
undici catecumeni che dopo aver compiuto
l’istruzione religiosa avevano fatto domanda al Concistoro: Violetta Massel (Chiotti).
Rina Giacomino (Albarea), Elvina Clot
(Combagarino), Amato Peyronel (Combagarino), Rosina Peyronel (Trussan), Irma
Peyronel (Tmssani, Odetta Peyronel (Giiilberso). Alma e Guido Massel (Roccia). Aldo Massel (Maizetta). Piero Rostagno (Alessandria.)
La Comunità si è stretta intorno a questi
giovani con affetto e chiede al Signore, che
ha udito le loro solenni promesse, di aiutarli a mantenerle con fedeltà.
L’Unione giovanile ha accolto le nuove
forze con una serata appositamente orgajiizzata, mercoledì 25. Un buon numero di
giovani era presente e sarebbe stato certamente maggiore se il tempo fosse stato meno inclemente.
Il giorno di Pasqua abbiamo visto con
piacere le catecumene indossare nuovamente il costume valdese. Pensiamo che l’aver
accettato di rimettere li costume, contro
a ((nella che era già una tradizione nella
nostra Parrocchia, abbia costituito una «rinunz'a» (>er le nostre giovani sorelle, ed
esprimiamo loro il nostro plauso, convinti
che questa nuova consuetudine sia più consona alla serietà della Santa Cena.
11 tempio era particolarmente affollato,
come pure notevole la partecipazione alla
Santa Cena. Dopo la predicazione sul lesto di Rom. 10; 9 (( Se con la bocca avrai
confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio l’ha risuscitalo dai
morti, sarai salvato », la corale ha eseguito
l'antico canone « Soli Deo Gloria ».
Domenica 15 Marzo la nostra Comunità
è stala lieta di riudire il Prof. Ernesto Tron
che ha, ancora una volta, accettalo di sostituire il Pastore nella predicazione domenh-ale. Lo ringraziamo per questa sua (ireziosa collaborazione.
Al pomeriggio ed alla sera dello stesso
giorno la Filodrammatica ha preparato, per
la Comunità, una manifestazione nel corso
della quale è stata recitata una commedia
in tre atti. Ringraziamo la Filodrammatica
per l’impegno dimostrato e quanti hanno
voluto contribuire al buon successo dell’incontro con la loro collalmrazione.
Il lutto ha visitato recentemente una famiglia della nostra Chiesa. Il 21 u. s. si è
s|3enta al Linsardo la nostra sorella Caterina Ferrier in Barus. Essa era gravemente
sofferente da alcuni anni, ma la morte è
giunta improvvisamente a bussare alla sua
(>orta. Il funerale è stato presieduto dal Pastore Gustavo Rouchard di Pomarello.
Giungano le nostre condoglianze più sentite alle famiglie in lutto.
Sempre nello stesso quartiere il nostro
fratello François Barus è stato vittima di
un grave incidente il 20 marzo, mentre era
intento ad un lavoro di muratura. La caduta, in sé non più grave di tante altre, ha
purtroppo provocato una pericolosa lesione polmonare per cui è stato urgente ricoverarlo all’Ospedale Civile di Pinerolo.
Fortunatamente le condizioni del nostro
fratello vanno migliorando e ne rendiamo
grazie al Signore mentre gli rinnoviamo i
nostri più fraterni auguri di un pronto e
completo ristabilimento.
MASSEL
Nous avons appris avec douleur le décès
de Mr Samuel Tron survenu à Gènes. Sa
présence parmi nous était tellement habituelle pendant l’été et les liens qui l’attachaient à Massel si profonds que ce deuil
est aussi profond que s’il était local. Nous
exprimons notre sympathie fraternelle à
tous les membres de sa famille.
Dimanche 22 a eu lieu l’examen des catéchumènes et les résultats ont été dans l’ensemble assez satisfaisants, quelques uns
même témoignaient d’une application sérieuse et d’une bonne volonté encourageante; on aimerait tellement voir celle
application à l’étude de la parole de Dieu
se maintenir dans les membres de toute la
(taroissc même après le catéchisme!
Le Vendredi .Saint une nombreuse assemblée s’est recueillie au lem|de pour la
confirmation des trois jeunes qui ont publiquement manifesté leur désir d’appartenir à l'Eglise de Jésus Christ: Gaydou ISicnletla. Tessore Marinella. Tron Enrica.
Que Dieu les soutienne dans le combat de
la fol et dan» leur témoignage.
Nous prions tous les membres de l'église
de lire et méditer le rapitorl qui a été distribué concernant les jroinis de vue de
l’église vaudoise en ce qui concerne le problème des rapports avec le catholicisme
romain; ce rapport sera discuté lors d’une
assemblée d’église selon les instructions
données par le Synode 19,58.
RODQRETTO
Portiamo in noi un ricordo benedetto
delle celebrazioni della Settimana Santa.
allietata da una viva allegrezza cristiana.
Una buona assemblea, in cui spiccavano
in modo particolare le candide cuffie vaidesi, Ila preso parte al culto di Venerdì
Santo, nel corso del quale sono stali ammessi nella (/iena comunione della Chiesa i
tre catecumeni di quarto anno: Cerere Luciano (SerrevecchioI, Pascal Arnaldo (Fonlane), e Tron Franc.o (Campo Clot). Il Signore aiuti con la potenza dello Spirilo
Santo questi nuovi membri della Sua Chiesa ad essere fedeli alla promessa falla di
servizio in ogni circostanza. Un grazie di
cuore alla Corale, diretta daH’insegnanle
sig. Enzo Tron, che ha espresso a questi
giovani con un inno di circostanza Taffetlo
che tutta la Chiesa nutre per loro.
L’asaemblea compatta del culto di Pasqua ha recalo ad ognuno la gioia di essere convenuti tulli insieme per ricordare
la risurrezione del nostro Signore e per
raccoglierci intorno al tavolo della Santa
Cena, al quale si sono avvicinali per la
(»rima volta i cutccnineni confermati ed un
nuuiero particolarmente elevalo di membri di Chiesa. Anche in questa circostanza
la (.orale ha concorso^ col canto di due
inni dei nostri Innari.
Durante .1 culto di Pasqua è stalo aniniinìsiralo il Rallesimo a Tron Gianni
Eman'jc'.c di Romeo e di Tron Rina I Arnaiid). Il Signore benedica questo bambino
e I oloro che l’hanno presentato al S. Raltesimo. aiutandoli a mantener fede alla
promessa che hanno fatto.
POMaRETTO
Sahaio 21 inur/o ù stalo ('debraio il niairimonto di Aljon.so Bleynat e Rihet Armidn: il messaggio dcll’evangelo predicato in
((nella circostanza ha richiamato i presenti
al senso della famiglia cristiana fondata
sull Evangelo. Agli sposi inviamo il nostro
augurio d’una vita lieta e fiduciosa nel Signore.
I culli della settimana santa sono stati
celebrati ¡1 giovedì sera al Centro, il venerdì mattina all Inverso, la domenica nel
leinpio con il ricevimento dei catecumeni.
Desideriamo ricordarli in preghiera perchè
(lossano serbare nel cuore le cose udite in
vista della loro vita spirituale, eceone i
nomi: Baret Elda. Baret Marta. Bertaìmio
Renza. Clott J.idia. Long Elide. Peyran Letizia. Peyrot Mirella, Pur pura Giovanna:
Collet Ugo. Cornila Valdo, Giaiern Elio.
Long Edino. Mas.set Osvaldo. Ribet Guido.
Rihet Sergio. Ribel Mario e Rostan Guido.
La sera di Pasqua i giovani hanno offerto il
ricevimento con un |>iccolo ricordo del loro ingresso nejla Chiesa ed un messaggio
della Presidente.
II Venerdì Santo abbiamo liallezzato Celegato Franco di Romano e Ix>ng Erica:
siamo lieti di aver invocalo la Grazia e la
benedizione del Signore sidia tenera creatura che il .Signore ha donalo alla famiglia
(.eiegaio. Che Dio gnidi i (>assi del battezzalo e lo inondi della .Sua presenza e che
l'esempio e la preghiera dei genitori siano
il miglior niilrimenlo (ler l’anima e la
niente.
Siamo stali assai lieti di avere fra noi il
Pasl. R. ISisbet, che ha presieduto il cullo
della Domenica delle Palme: lo ringraziamo vivamente (ler il messaggio rivoltoci da
(larte del Signore.
E stalo celebralo, alla (iresenza di numerosi membri di ( hiesa, il servizio funebre di Coucourde Alessandrina n. Oliva, di
65 anni, al Clot dell'Inverso. Ultimamente
abbianin celebralo al l'Ospedale di Poinarello il servizio funebre di Colonna Silvia. dell’elà di 84 anni, originaria di Venezia e proveniente dall'Asilo di S. Germano:
e della piccola Benedi Bruna di Oscar, di
(lochi giorni di vita. Alle famiglie cosi provale rinnoviamo I’cs|ircssione della nostra
fraterna simpatìa.
Domenica 19 aprile il Pasl. Enrico Geyniet e il Ca(). Calzi dell'F-sercito della Salvezza presiederanno il cullo del mattino
nonché un incontro (lomeridiano con la
banda musicale che accompagnerà il canto.
La Settimaoa Santa a Prarostino _________. .... _1.: .1
La Settimana Santa è stala ¡>er la nostra
Comunità densa di celebrazioni e di meditazioni.
S’è iniziata con la Domenica delle Palme: accoglimento del Signore che viene
a noi nella solennità e nella regalità. Nel
corso del culto sono stati confermati nella
alleanza de] loro battesimo 11 nuovi membri comunicanti. Essi sono: Costantino
Laura (Podio), Codino Adriana ((Jodina),
Monnet Aldina (Cianforan), Avondetto Dario (Colombini), Coisson Fausto (Pian),
Forneron Dino (Cardonatti), Forneron
Elio (Gayot), Gardiol Ezio (Gay), (ìonnel
Bruno (Bric), Paschelto Germano iRiià),
Rivoiro Marco (Milun).
Giovedì Santo ore 21: culto liturgico c
celebrazione della Santa Cena. Abbiamo
letto i racconti evangelici della passione
di Cristo e cantato gli inni celebranti il
divino sacrificio sulla croce. Discreta la
partecipazione dei membri di chiesa.
Venerdi Santo ore 10: culto presso la
Cappella del Roc. Nel raccoglimento e
nella riverenza, abbiamo meditato la parola di Gesù sulla croce « Dio mio, Dio
mìo, perchè mi hai abbandonato? ». E’
se(niita la celebrazione della Santa Cena,
cui ha partecipato buona parte dei iwesenti.
Ore 15: culto nel tempio di Roccapiatta.
Anche qui abbiamo meditato .sulla stessa
(larola di Gesù, e celebralo la Santa Cena.
Domenica di Pasqua: cullo di resurrezione. (( Cristo, risuscitato dai morti, non
muore più »! (Rom. 6: 9). Pasqua non è
una (larentesi, una tregua nella nostra vita. ma un punto di partenza, il principio
(li una vita nuova, in cui siamo chiamali
a « conoscere la (mtenza della risurrezione » di Cristo.
Hanno partecipato alia .Santa Cena i catecumeni confermali ja domenica delle
Palme, e un buon numero di fedeli.
Possiamo ora, personalmente e come comunità di credenti, vivere nel segno di
Cristo vincitore del peccalo e della morte.
Matrimonio. Sabato 28 marzo è stalo
celebralo e benedetto il matrimonio di
Avondetto Alessandro (Piano!) con Paschelto Nella (Topi). La loro unione .sia
anche un’alleanza col Signore.
Dipartenza. Martedì 24 marzo abbiamo
accompagnato alla sua ultima dimora terrena la nostra sorella Gardiol Anna Amalia ved. (lodino, della Godina, deceduta
dopo lunghe sofferenze all’età di 78 anni.
Ai figli, tra cui la figlia Orfilia a New
York, ai numerosi parenti, l’espressione
della nostra viva simpatia cristiana.
Tre catecumeni .sono stali accolli dalla
comunità quali membri di Chiesa durante
il cullo della Doincni a delle Palme e
hanno partecipato (ler la (>rima volta alla
Santa Cena nel giorno di Pasqua: laido
Bounous (Perrero). Odetta Collet (Grangele) e Alma Ghigo (Perrero). Che il Signore aiuti questi giovani a rimanere fedeli alla promessa che e“si hanno pronunciala davanti a Dio c davanti alla Chiesa.
1 culli della Settimana Santa hanno visto
una hiiona parleci|(azì(>iic della coniiinilà.
Lo corale ha cantalo due inni durante i
culti della domenica delle Palme e di
Pa.H(jiia. Una novità per la nostra Chiesa ('■
stala costituita dal cullo liturgico del Venerdi Santo, in cui la (trioli(¡(zione è stata
sostituita dalla lettura del racconto della
Passione e dal|a preghiera, che è stalo seguilo con attenzione c raccoglimento.
Sabato 21 marzo -i sono uniti in matrimonio nella Chiesa di Maniglia Franco
Polis e l\ella Micol: alla nuova famìglia
auguriamo il bene (liù grande: che la loro
casa sia fondata su Gesù Cristo, il fondamento che non (iiiò cs.scre smosso.
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
dì Pinerolo con decreto del 1-1-195.5
Le famiglie Godino, Forneron, Bertoli ringraziano tutti coloro che vollero prendere parte al loro dolore per
la dipartenza della cara
Mamma
Prarostino, 24 marzo 1959
Profondamente commossi per la dimostrazione di affettuoso cordoglio tri
bufato al loro caro, i figli e familiari
di
Griglio Giacomo
desiderano esprimere a tutti il loro
animo grato e riconoscente. In modo
particolare al Dott. Ros, ai sigg. Pastori, alle Autorità ed ai vicini di casa
S. Secondo, 5 aprile 1959
La famiglia della compianta
Marta Malan Long
profondamente commossa delle dimostrazioni di affetto e simpatia ricevute in occasione della dipartenza
della Sua Cara, ringrazia sentitamente tutte le persone che in qualunque
modo hanno preso parte al suo dolore.
In modo particolare esprime la sua
riconoscenza ai Pastori Jahier, Bertinatti e Tourn per le parole di conforto e di speranza cristiana, ai Dottori Scarognina, Gardiol ed alle Suore dell’Ospedale Mauriziano per le
assidue cure
« Per me il vivere è Cristo,
e il morire è guadagno »
(Filippesi c. 1 V. 21)
Luserna S. Giovanni, 7 aprile 1959
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