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Anno 128 - n. 5
31 gennaio 1992
L. 1.200
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEILICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ANTIRAZZISMO
Una prospettiva
per il futuro
La seconda grande manifesta^
zione contro il razzismo (la prima risale all’ottobre ’89) si è
svolta positivamente ma in un
clima di grande incertezza. Che
cosa è cambiato?
E’ cambiata forse la « visibilità » della presenza straniera in
Italia (dovuta ai ricongiungimenti familiari, alla richiesta di
locali di culto, all’esplicitazione
da parte dei musulmani di una
identità precisa, dotata di idee
forti); è cambiata in peggio la
situazione interna del nostro
paese, dalla crisi economica a
quella delle istituzioni, dalla pochezza del dibattito politico alla conseguente sfiducia e ostilità dei cittadini. E’ cambiato U
clima europeo, che è sì di grandi libertà inaspettate (o perlomeno inattese in tempi così rapidi) all’Est, ma che è anche segnato da quei nazionalismi che
solo in parte si richiamano a
esigenze di democrazia e di libertà (« Tautodeterminazione è
bella, ma la mia, non quella del
mio vicino »). Nazionalismi repressi nel sangue, per decenni,
dai governi comunisti, che oggi
ci spaventano.
Ma soprattutto è peggiorato,
si è acuito il clima di incertezza di fronte al domani, a causa
dei fatti sopra elencati e di
chissà quanti altri...
Forse, più di tutto, manca
proprio una speranza progettuale, un’ipotesi di futuro, non da
accettare come ricetta per applicarla meccanicisticamente ma
almeno su cui discutere.
Mancando questa, e mancando
le coordinate che una per una
sono saltate (dalle ideologie agli
strumenti di analisi della società, ai limiti della scienza, che
potenzialmente sono spariti per
sempre e ci pongono di fronte
a opportunità tecnologiche che
ci fanno paura...), mancando il
ABBONAMENTI
1992
L’abbonamento ’91 è scaduto, molti hanno già provveduto a rinnovarlo e ciò ci è di
incoraggiamento nel nostro
lavoro.
Invitiamo chi ancora non
l’avesse fatto a rinnovarlo entro il 31 gennaio, scegliendo
tra le seguenti possibilità:
Italia
Ordinario annuale L. 52.000
Semestrale L. 27.000
Costo reale L. 75.000
Sostenitore annuale L. 90.000
Estero
Ordinario annuale L. 85.000
Ordinario (via aerea) L. 150.000
Sostenitore L. 170.000
Semestrale L. 45.000
Invitiamo inoltre chi intende disdire l’abbonamento
a comunicarci la decisione
per iscritto (basta l’invio della cartolina ricevuta come
programma di abbonamento)
o per telefono (011/655278).
senso della storia e, sotto l’eccesso di informazione, mancando il tempo per riflettere, siamo soli. Lo sono ancora di più
i giovani neonazisti dai crani rapati. Loro sono pochi, come dice il capo della poUzia al « Messaggero »; ma quanti sono a non
condannarli, a ritenere che in
fondo qualche ragione ce l’hanno? Quanti pensano che l’Italia
sia «invasa » dagli stranieri (che
in realtà sono il 3,6% della popolazione), senza tener conto che
in molti rispondono ad una reale richiesta di manodopera?
Mancano delle prospettive, dei
punti fermi, degli strumenti di
indagine e di conoscenza. A
fianco dell’azione che le nostre
chiese, il nostro Servizio rifugiati e migranti svolgono dovremo pensare rapidamente a moltiplicare le sedi e le occasioni
in cui produrne. Se i vecchi modelli sono passati per sempre
bisognerà trovarne di nuovi. Chi
ne è privo è facile preda dei
demagoghi.
Già, facile a dirsi, lo so. Ma
noi non partiamo da zero.
Partiamo dalla certezza di un
annuncio evangelico che abbiamo ricevuto e che dobbiamo trasmettere, che parla di liberazione e di nuova vita, che investe
la totalità dell’individuo, che assume i due aspetti complementari della predicazione e della
diaconia. Tutto questo c’entra
con l’impegno antirazzista? Pmiso di sì: in ogni caso qui sta
il nostro punto di partenza.
Alberto Corsani
L’UNICEF E LE CHIESE CONTRO IL CONTINUO INFANTICIDIO
I ragazzi della strada
La triste e (drammatica realtà (delle favelas brasiliane, tra miseria
e ’’squadroni della morte” - Occorre garantire la dignità della vita
Tre ragazzi di strada uccisi
ogni giorno nelle grandi metropoli del Brasile. NelTottobre '90,
560 cadaveri vengono rinvenuti
in una fossa comune alla periferia di San Paolo. Dal 1988, 4.611
minori sono stati assassinati.
Questi ragazzi fanno parte della
schiera degli oltre 7 milioni di
minori brasiliani completamente
abbandonati a se stessi, senza
casa né famiglia, il cui unico luogo di sopravvivenza è la strada.
Dormono sui marciapiedi, nei
parcheggi, nelle piazze, avvolti in
cartoni di fortuna. Di giorno cercano di campare con mille lavoretti: mendicità, vendita di sigarette, fiori o caramelle, lavaggio
delle macchine, ecc. Molti di loro
cadono presto nella rete della
delinquenza: organizzati in bande saccheggiano negozi, si danno
al racket, ad attacchi a mano armata, al traffico di droga, alla
prostituzione. L’evasione scolastica è la regola; un terzo di loro
infatti è analfabeta.
Questa è la tragica conseguenza deH’urbanizzazione di massa
dei contadini espulsi dalle loro
terre, che vengono ad ammassarsi nelle « favelas » alla periferia
delle città, in condizioni disumane. Qgni anno 250.000 bambini
muoiono prima di aver raggiunto il primo anno di vita e 50
milioni di minorenni vivono in
stato di estremo bisogno.
Negli anni ’80 nascono i famigerati « squadroni della morte »,
gruppi paramilitari al soldo dei
Manila, Filippine: sopravvivere per le strade.
commercianti, formati da ex poliziotti e guardie private, con il
compito di « ripulire le città » da
questi ragazzacci che la fame ha
trasformato in piccoli teppisti.
Qgni delitto frutta sulle 50.000 lire. Questi professionisti della
morte agiscono indisturbati e impuniti, protetti dalla complicità
dei ricchi e dalla paura dei poveri.
Negli ultimi anni il fenomeno
ha assunto dimensioni così preoccupanti che, nel settembre del
1990, il presidente Collor decretò « priorità nazionale » la lotta contro i delitti dei ragazzi sen
LIBERTA’ - 3
Liberi da ogni paura
« Poiché io sono persuaso che né morte né
vita, né angeli né principati, né cose presenti, né
cose future, né potestà, né altezza, né profondità,
né alcun’aura creatura potranno separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore » (Romani 8: 38).
« Di sicuro c'è solo la morte! ». Me l’ha detto
la settimana scorsa una persona, ancor giovane,
durante una visita. Uno scettico? No, un credente
che vive la mancanza di speranza dei nostri giorni,
ed è abituato a ripetere i luoghi comuni che si
sentono in giro. Guardandoci intorno, tra incertezze economiche, problemi ecologici, mafie trionfanti, come non essere presi da un senso di insicurezza, di dubbio sul futuro? Non stupisce che
qualcuno ci dica: « Solo la morte è sicura ».
Il cristiano Paolo dichiara invece di esser sicuro di qualcos’altro: nulla può, né potrà dividere
gli uomini e le donne dall’amore di Dio. Egli non
prende questa certezza dalle cose che gli stanno
intorno, visto che a quei tempi i problemi e le
paure sicuramente non mancavano. La prende
guardando a ciò che Gesù -ha fatto per l’umanità
col suo amore. Un amore così significativo da andare fino in fondo, da non fermarsi di fronte a
nulla. Questo per Paolo basta, la sua speranza diventa un punto di riferimento dal quale guardare
a tutte le cose che gli stanno intorno.
La prima conseguenza di questa certezza è la
liberazione da ogni paura. Pensiamo alle parole
« morte e vita »: la prima ci angoscia per la sua assolutezza e ineluttabilità, la seconda ci spaventa per
la precarietà e ingiustizie che essa comporta. Né
luna né l’altra, dice Paolo, possono però impedir
ci di rimanere ancorati in quell’amore che è più
forte e più eterno di loro.
Poiché Dio ha voluto che Gesù vincesse sulla
vita sconfiggendone le tentazioni egoistiche che
spesso ce la rovinano (pensiamo alle tentazioni di
Gesù nel deserto), e lo ha fatto poi trionfare, nel
giorno di Pasqua, sulla morte annunciandoci che
questo nostro terribile nemico ha perso l’artiglio
dell’eternità. La seconda conseguenza è la liberazione da ogni senso di inferiorità. Paolo parla di
profondità, altezze, poteri, principati, tutti concetti che ci rimandano a realtà più grandi, più forti,
più potenti dell’uomo o della donna. Realtà che ci
superano; pensiamo alla malattia, all’handicap fisico o mentale, o realtà negative che l’umanità si è
costruita, dalla guerra alla mafia. Esse sono più
potenti di noi, appaiono invincibili, sembra che
debbano prendere il sopravvento... e invece l’amore
di Cristo è destinato a trionfare anche su di loro.
Allora è possibile combatterle, nel nostro piccolo,
con un gesto di aiuto significativo verso un malato
o partecipando ad un gruppo pace, passando un
pomeriggio con un anziano che ti ripete per l’ennesima volta la stessa storia, o manifestando contro la mafia. Lo puoi fare perché sai che non tocca
a te vincere, o esser più forte di queste realtà. Cristo ha già vinto; nessuna autorità, nessuna potenza potranno essere più forti del suo amore.
Impariamo allora a testimoniare di questa certezza anche nella banalità del quotidiano, che è
poi la nostra vita, e a chi ci ripeterà che di sicuro
c’è solo la morte diciamo: « Non la morte, ...ma
l’amore di Dio ».
Claudio Pasque!
(terza di una serie di quattro meditazioni).
za identità. Anche un programma di assistenza ai bambini venne finanziato, ma i risultati non
si videro. Il governo si lasciò
travolgere dalla violenza e dalla
corruzione. Per cercare di rispondere alla gravità della situazione sono sorte alcune associazioni, fra cui il Movimento nazionale dei bambini e bambine di
strada, nei quali militano 3.000
educatori che, con varie iniziative, cercano di sensibilizzare
l'opinione pubblica. Ma l’impegno è immane e quasi disperato: molti dei ragazzi, tolti temporaneamente dalla strada, vi ritornano perché ormai questa vita a rischio è la loro vita, il loro
mondo, il loro destino, quasi
sempre fatale.
Intanto la Banca mondiale, in
un rapporto di circa un anno fa
intitolato « Povertà », sostiene
che runico modo per risolvere
il problema della povertà in America latina è di ridurre drasticamente le nascite, imponendo una
politica antinatalistica. Insomma, meglio non nascere che morire di fame appena nati o di
morte violenta a 10 o 15 anni.
Ma il Brasile, ottava potenza economica del mondo, uccide i suoi
figli nelle città, nelle miniere
d’oro e in Amazzonia perché alcuni privilegiati (20 milioni su
150) possano continuare a vivere
nel lusso e nello spreco.
I ragazzi delle strade di Rio
e di San Paolo, così come quelli
di Calcutta, di Bombay o di Lagos ma anche quelli di Palermo,
(iatania o Napoli, sono la drammatica testimonianza dell’ingiustizia e dei limiti della tanto proclamata economia di mercato in
cui i più forti e i più furbi schiacciano sempre i più deboli e indifesi. Qra, da più parti e in particolare dalle chiese, vengono invocate regole etiche per garantire a tutti la dignità della vita.
Ne va della sopravvivenza di centinaia di milioni di esseri umani.
Verrà accolta la proposta delrUnicef per il 1992, che chiede
che il principio « I bambini prima di tutto » faccia parte integrante dell’etica del nuovo ordine mondiale?
Jean-Jacques Peyronel
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fede e cultura
31 gennàio 1992
UN LIBRO SULLA LIBERTA’ DELLE DONNE
L’impegno teologico
delle suffragette
Dalle vicende di una lunga battaglia per i diritti emergono anche
alcune figure di protagoniste provenienti dall’ambiente protestante
La libertà delle donne. Voci
della tradizione politica suffragista è il titolo del libro, edito nell’ottobre scorso dalla casa editrice Rosenberg & Sellier, nella
collana ’’soggetto donna”, e curato da una delle più insigni
storiche del femminismo italiano h
Lo studio risulta particolarmente interessante per i personaggi femminili riportati alla
memoria. Un sapiente scavo e
Un paziente collage di testi, vite, documenti e date che consolida — è proprio il caso di
dirlo — la storia delle donne.
Molte delle protagoniste inoltre,
che per oltre mezzo secolo combatterono, specie in USA e in
Inghilterra, per i diritti politici
delle donne hanno a che fare
con ambienti evangelici, evidenziando nei loro percorsi biografici la stretta cormessione fra
ricerca di individualità, tipica
del liberalismo e della tipologia
del credente protestante da un
lato, e proposta di protagonismo
femminile.
Il libro è composto di cinque
parti, ognuna delle quali rappresenta, anche nella sintesi del titolo, una fase ben definita della
storia suffragista. Conclude il lavoro un saggio di Anna Rossi
Doria pile idee principali del
suffragismo, denso di analisi e
suggestioni storiche e politiche,
valide per l’oggi. Lo scopo del
libro è di colmare il vuoto di
tracce relativo a quest’epoca di
battaglie femministe, all’insegna
dei ’’diritti delle donne", spesso
semplicisticamente interpretato
come estensione naturale e graduale dei principi democratici.
Vediamone brevemente le parti.
La prima, "le antenate’\ dà voce
alle donne che posero i capisaldi, sviluppati successivamente,
della fondazione dell’autonomia
individuale: VuguagUanza, di matrice illuminista, che vede nel
pregiudizio la causa prima dell’oppressione delle donne; l’accentuazione della differenza-complementarità dei sessi (uno è necessario all’altro); la valorizzazione della cosiddetta woman’s
sphere, cioè lo spazio della domesticità, e infine nell’ala più
radicale, ispirata al socialista
utopista Robert Owen, la critica all’istituzione matrimoniale
e all’oppressione sessuale della
donna.
Uguaglianza e
mondo femminile
La seconda e la terza parte
trattano "le suffragiste", nella
loro lotta per entrare nella politica e nella differenza per ridefinirla. Due sponde segnarono
sempre il dibattito delle suffragiste: la rivendicazione dell’uguaglianza formale, sancita dal volere essere soggetto di voto da
un lato e la proclamazione del
mondo femminile, centrato sulla domesticità, sulla maternità
e portatore di sentimenti, valori e conoscenze da estendere alla
sfera pubblica, dall’altro.
Per esempio una buona amministrazione e una buona assistenza ai bisognosi, secondo le nostre eroine, dovevano far parte
del pubblico e di fatto così avvenne: il legame esistente fra il
femminismo sociale a cavallo
del secolo e la successiva nascita del welfare state sulle due
sponde dell’Atlantico è inequivocabile.
La quarta parte del libro prende in esame "le antisuffragiste’’,
che usarono la differenza femmi
nile per rifiutare la politica. Il
potere delle donne cioè sta solo
nello spazio domestico, al di fuori di esso si potrebbe rischiare
la perdita della superiorità morale, garantita dall’estraneità alla politica.
La quinta parte, infine, si occupa delle "suffragette", le
militants che in Inghilterra scoprirono la forza collettiva della
piazza, dove nelle manifestazioni per il voto ebbero luogo veri
e propri episodi di eroismo (donne lanciate fra i cavalli della
guardia reale) e di totale dedizione alla causa.
Domande esistenziali
e teologiche
Molte donne del movimento
suffragista si fecero teologhe,
spostando sul piano spirituale le
complesse domande esistenziali
poste alla storia. Per noi ciò si
presta a molte riflessioni perché
moltissime di loro erano di origine protestante. Alcuni nomi:
Abigail Adams, moglie del secondo presidente USA (dal 1797 al
1800) era figlia di un pastore
congregazionalista discendente
dai Padri pellegrini. Il manifesto fondativo del femminismo
anglosassone dell’SOO, la Vindication of thè Rights of Womans
(1792) venne scritto da Mary
Wollstonecraft, che subì l’influsso di Rousseau. Sara Grimké
(1792-1873), l’autrice di Versioni
della Bibbia un po’ diverse, rispose al clero congregazionalista del Massachusetts, nel luglio
1837, che la Bibbia, se correttamente tradotta dal greco e dall’ebraico, non in.segna l’inegua
glianza fra i sessi.
Elizabeth Cady Stanton (18151902). promotrice della Convenzione di Seneca Falls del 1848,
l’omonima della Dichiarazione di
indipendenza degli USA, si farà
teologa dopo la scelta femminista, e a 75 anni pubblicherà la
sua Women’s Bible, una serie di
UN RITRATTO INCONSUETO
Mozart, il musicista
descritto da K. Barth
Il musicista, morto due secoli fa, sapeva
parlarci della nostalgia per un mondo ’’buono”
commenti esegetici sui testi biblici condotti da un gruppo di
donne da lei coordinato, per contestare i pregiudizi contro la donna a base biblica.
E ancora Anna Howard Shaw
(1847-1919), medico, lottò per diventare pastore. Rifiutata dalla
Chiesa episcopale metodista del
New England, passa alla Chiesa
protestante metodista dove, nel
1880, sarà consacrata prima donna pastore. Josephine Butler
(1828-1906) era invece figlia di
un’ugonotta e s’impegnò a discutere l'influenza della ’’casa”. Così fu anche per Millicent Garret
Faweett, impegnata nell’educazione dei diseredati.
I nomi potrebbero continuare
e le genealogie allargarsi a discendenti della Chiesa libera di
Scozia, ai quaccheri e ai metodisti.
Appare con nitidezza la cornice religiosa di un protestantesimo centrato sull’attivismo sociale e la responsabilizzazione personale che apre comunque dei
percorsi nuovi alle donne. Le tappe di questo lungo cammino sono state l’estensione alla sfera
pubblica delle loro capacità assistenziali private (cura dei vecchi e dei bambini), la richiesta
di scolarità superiore per le ragazze e l'accesso alle libere professioni, e infine il voto.
La prima tappa fu la più semplice perché non interferiva con
lo spazio degli uomini. L’ultima,
la più difficile, perché il voto
significava la costruzione di una
nuova soggettività femminile, in
cui la politica poteva esserne
parte. Con il voto non si richiedeva dunque una semplice partecipazione elettorale, ma un
riconoscimento totale. Per questo, prima di ottenerlo, ci volle
più di un secolo.
, Bruna Peyrot
‘ ANNA ROSSI DORIA, La libertà
delle donne. Voci della tradizione politica suffragista. Torino, Rosenberg &
Sellier, 1991.
MERINDOL, 10-12 LUGLIO
Rencontre
internationale
vaudoise
Due giornate di incontri, dibattiti e visite
a luoghi storici - Le modalità per partecipare
E' già stata segnalata da più parti
la « Rencontre Internationale vaudoise » organizzata dalla Société d'Etudes
Vaudoises du Luberon in accordo con
il Comune e il Syndicat d'Initiative
di Mérindol.
li programma prevede:
Venerdì; arrivo, cena, serata folcloristica.
Sabato mattina: La diaspora valdese
oggi e Siamo tutti parenti, due relazioni sulla dispersione e la genealogia delle famiglie valdesi.
Sabato pomeriggio: L’internazionale
valdese alla vigilia del XXI secolo,
tavola rotonda. » Serata valdese ».
Domenica mattina: culto.
Domenica pomeriggio: sfilata in costume e seduta di chiusura.
Il lunedi sono previste visite a luoghi storici: Luberon, Musée du Désert. Tour de Constance.
L'organizzazione delle giornate es
sendo affidata al Syndicat d'Initiative,
sono stati necessari chiarimenti circa
le sistemazioni ed i prezzi e siamo
ora in grado di fare i seguenti programmi:
viaggio nei giorni 10-12 con partenza il venerdì mattina e rientro la domenica sera.
Sistemazione in camere a due letti:
al presso il Centre d'accueil di
Lourmarin L. 250.000;
b) presso famiglie, comprendente
ia camera e la prima colazione L.
250.000;
c) presso albergo a Cavaillon L.
310.000.
La caparra richiesta è di L. 150.000
alla prenotazione.
Il prezzo dell'autopullman è fatto
per un numero di 50 partecipanti, perciò soggetto ad aumento qualora non
fosse raggiunto II numero. Le prenotazioni vengono prese presso il Centro al n." 93.25.66.
Il 5 dicembre 1791, dopo una
breve malattia che non gli impedì di lavorare fino aH’ultimo al
Requiem che stava componendo,
Wolfgang Amadeus Mozart moriva, a soli trentacinque anni. Come tanti compositori ha scritto
anche molta musica religiosa
(cattolica e... massonica: tra l’altro, Il flauto magico è una fiabesca versione musicale della mitologia massonica, della sua visione religiosa — ma non è per questo che è un capolavoro); ma,
parrà strano, non è per questo
che lo ricordiamo qui.
Il critico musicale Massimo
Mila ha scritto; « Mozart è qualcosa di più che un grande artista: è una categoria dello spiri,
to. Tutto un modo di essere e di
comportarsi, tutto un atteggiamento e un costume di solidarietà umana, di bontà e di rifiuto
della sopraffazione si compendiano nel suo stile musicale.
« Forse bisognava che l’umanità passasse attraverso gli orrori
della guerra e conoscesse i lager,
l’atomica, le camere a gas e i
bombardamenti a tappeto, le macerie oscenamene rivelate delle
case distrutte, e tutte le altre
infamie che continuano a deliziarci, perché la luce si facesse
e un sempre maggior numero di
persone, perfino il cinematografo, imparassero a cogliere la parola che Mozart ci dice e il tono
della sua voce, quel miscuglio
tante volte segnalato di infantile allegrezza e di inspiegabile
malinconia, quella facoltà di riso
tra le lacrime, quella ilarità nella tristezza e viceversa. Questa
parola è amore per l’uomo ».
« Quel presagio di trascendenza che talvolta si vuol vedere nella sua arte, così terrena e celestiale a un tempo, è più probabilmente la nostalgia indistruttibile d'un paradiso perduto, il mito classico dell’età dell’oro, la coscienza originaria del paradiso
terrestre, cioè la fede, a dispetto
di tutte le crudeli smentite della
vita, in un mondo di bontà e di
concordia, dove l’uomo sia all’uomo fratello, e non lupo ».
Così parla un umanista: saltando i secoli raggiunge rilluminismo settecentesco di Mozart,
pur già percorso dai primi fremiti e presentimenti romantici.
Non tutti conoscono, però, la
passione mozartiana del ma.sgiore teologo contemporaneo, Karl
Barth. Una passione accesa nel
ragazzino cinquenne dall’ascolto
di un'aria de II flauto magico suonata al piano e cantata dal padre.
Nei suoi scritti Barth fa frequenti riferimenti alla musica
del maestro, e in occasione del
bicentenario della nascita (1956)
gli dedica uno scritto di freschezza deliziosa e di viva penetrazione’. Ancora in una delle sue ultime interviste, per la radio della
Svizzera romanda, Barth parla
inframmezzando il suo dire con
l’audizione di pezzi musicali mozartiani.
Sia chiaro, Barth non ’’teologizza” (come invece, a modo suo,
faceva l’umanista laico Mila) la
musica, nemmeno quella di Mozart, non attribuisce alcun valore "rivelatorio” a questa espressione umana: ha sempre lottato
per una teologia della Parola di
Dio soltanto; ci può essere molta
grazia in Mozart, ma la Grazia è
un’altra cosa, non è dall’uomo
ma da Dio.
Pure, proprio per questo, colpisce il canto che Barth ha cantato in lode di Mozart, la cui
musica « è cibo e bevanda, musica piena di consolazione e di
ammonimento », sì che il musicista « rientra nell’ambito della
teologia (specie in quello della
dottrina della creazione e poi in
quello dell’escatologia), anche se
non è un "padre della chiesa” e
nemmeno, apparentemente, un
cristiano particolarmente fervente — cattolico, per di più — e se,
secondo il nostro metro, pare esser vissuto in modo piuttosto
leggero ». E questo perché egli
ha avuto un qualche sentore
della visione globale della creazione buona in una misura —
dice Barth — che non tutti i padri della chiesa, riformatori inclusi, e non tutti i teologi, ortodossi o liberali, sostenitori della ’’teologia naturale” o armati
della "Parola di Dio", o esistenzialisti — hanno conosciuto o,
per lo meno, sono riusciti ad
esprimere; e così pure gli altri
musicisti, anche i maggiori. « In
questo campo egli era un puro
di cuore, ben al di sopra degli
ottimisti e dei pessimisti ». .
In un « messaggio di ringraziamento » — nel 1956, appunto —
Barth scriveva: « Ciò di cui Le
devo gratitudine, al maestro di
cappella e compositore di corte
Mozart, è semplicemente questo:
ogni volta che L’ascolto, mi trovo trasportato sulla soglia di un
mondo buono, ordinato, splendente di sole o tempestoso, solare o notturno; io, uomo del XX
secolo, mi sento allora colmo di
coraggio (non di orgoglio!), di intensità (senza eccessi!), di purezza (non noiosa!), di pace
(non pigra!). Avendo nell'orecchio la dialettica della Sua musica, si può essere giovani e invecchiare, si può lavorare e riposare, essere felici ed essere
tristi: si può vivere, insomma ».
Si capisce allora — anche se
non si condivide questa passione
così esclusiva, e se appaia unilaterale — che a un ospite, in
casa Barth, capitasse regolarmente di essere svegliato all’alba
nell’onda di una sinfonia mozartiana; che Barth, scherzando, dicesse che non sarebbe di sicuro
mai diventato cattolico, ma che
gli sarebbe piaciuto esseV' papa per qualche tempo, per b:^at;ficare Mozart; che, con quel suo
sorriso malizioso, abbia detto (e
scritto) un giorno: « Non sono
affatto .sicuro che gli angeli,
quando esaltano la gloria di Dio,
.suonino Bach; sono sicuro, invece, che quando se ne stanno fra
loro, suonano Mozart, e che allora Dio li ascolta con gioia particolare ».
da "Diaspora evangelica"
' Alcuni testi di Barth sul maestro
viennese sono raccolti in versione italiana in un volumetto edito dalla
Queriniana: K. BARTH, Wolfgang Amadeus Mozart, Brescia, 1980.
3
31 gennaio 1992
commenti e dibattiti
PACE IN PALESTINA
Una proposta
di soluzione
Un testo per discutere e trattare:
ora si potrà sbloccare la situazione?
(Queste note si riferiscono alla situazione, densa di
sviluppi critici, dei « negoziati di Mosca » al momento in cui il giornale andava
in macchina, martedì 28
gennaio mattina. Ne tenga
conto il lettore).
I negoziati di Mosca, fase multilaterale del « processo di pace » per il Medio Oriente, si aprono oggi
con un interrogativo chiarito all'ultim'ora, e sul quale assai si era speculato:
dei protagonisti arabi, chi
ci sarà? Siria e Libano no,
palestinesi e giordani sì.
Ma puntando tutti sullo
stesso obiettivo.
I primi intendono sottolineare che è inutile passare al binario multilaterale
se quello degli incontri bilaterali non affronta, come
finora non ha fatto, il nodo
centrale dello sgombero dei
territori arabi occupati e
in parte annessi contro
ogni legittimità internazionale da Israele (territori
palestinesi, Gerusalemme
est inclusa, alture siriane
del Golan, Libano del sud);
i secondi perché non intendono permettere alla controparte di presentarsi, col
consueto barrage di copertura dei media, alla ribalta
dei grandi problemi della
zona (non ultimo quello
dell’acqua: dopo aver messo impunemente la mano
suH'acqua della Palestina
Shamir vuole ora partecipare al pompaggio di
quella dell’Eufrate, mitico
confine del Grande Israele
— ma l’appetito, o meglio
la sete, non finirà proprio
mai?) depistando in toto,
con un puro atto di forza,
questioni che investono la
sopravvivenza stessa di un
popolo: repressione e manomissione di terre e risorse. O si giunge a un altolà
o non ci sarà più niente su
cui discutere, hanno affermato i palestinesi per bocca di Hanan Ashrawi (alla
quale, come ai suoi colleghi, si tenta ancora, penosamente, di affibbiare la
corriva veste di « moderata »), e hanno demandato
coerentemente la decisione
all’Olp, la sola in grado di
legittimare una loro presenza.
L’Olp ha scelto il sì, e i
palestinesi sono ora a Mosca per tallonare la controparte, senza fornirle scappatoia alcuna (lunedì 27 la
stampa aveva già annunciato trionfante: « No dei
palestinesi ai negoziati »,
segno della loro « mancanza di volontà di pace »).
Dopo tre mesi da Madrid
un fatto è incontrovertibile: la trattativa non è neppure iniziata, sul tavolo c’è
una sola proposta negoziale, quella palestinese, formalmente avanzata giorni
addietro, mentre la delegazione israeliana ha continuato a fare scena muta, o
ad avanzare cavilli, e ad affidare la propria risposta,
sul terreno, alla repressione e alla continuazione
della politica dei fatti compiuti.
« Secondo la Lettera di
invito [alla ’’conferenza di
pace”] si era convenuto che
lo status finale dei territori palestinesi occupati
doveva essere negoziato in
una fase successiva », è la
premessa della proposta
palestinese, ma appunto
per questo « nessuna parte
può procedere ad azioni
unilaterali che mirino a
predeterminare questioni
che possono essere risolte
solo con il negoziato ». Gli
insediamenti vanno bloccati.
Segue il ’’modello negoziale” (draft model) di una
« autorità palestinese interinale d'autogoverno ( Palestinian interim self-government authority) ». La
parola ’’autonomia” è totalmente ignorata. « Obiettivo degli accordi sull’autogoverno interinale è di
garantire un pacifico e ordinato trasferimento di
autorità da Israele all’autorità palestinese interinale
d’autogoverno (PISGA) e di
creare condizioni propizie
a negoziati sostenibili sullo
status finale del territorio
palestinese occupato ».
La giurisdizione del
PISGA si estende a « tutti i territori occupati dal
giugno del 1967... la terra,
le risorse naturali e l’acqua, il sottosuolo ». La sua
autorità « nasce dal fatto
che è stato eletto dal popolo palestinese. Non è
un’investitura da parte di
alcuna fonte esterna » (seguono precise proposte di
libere elezioni intemazionalmente controllate, della
creazione di un Consiglio
esecutivo e di un’autorità
giudiziaria). « A questa autorità (PISGA) saranno
trasferiti per intero i poteri, le responsabilità e la
giurisdizione il cui esercizio sia oggi in mano a qualsiasi autorità militare o civile israeliana ».
« Le forze armate israeliane si ritireranno da tutte le zone popolate subito prima dell’inizio del
trasferimento dei poteri ».
Il ritiro sarà completato, in fasi convenute di comune accordo e in località di nuovo stanziamento
lungo i confini dei territori palestinesi occupati,
« entro l’inizio dell’attività del PISGA ». « La sicurezza esterna e l’ordine
pubblico durante il periodo transitorio » saranno
assicurati « con l’assistenza di forze di pace delle
Nazioni Unite ». « Gli accordi » su questa fase
transitoria « resteranno in
vigore sino alla conclusione dell'accordo sullo status
finale, da negoziare ».
Questa è dunque, per
sommi capi, l’unica proposta redatta, in termini non
ultimativi ma chiaramente
interlocutori, messa sul
tappeto letteralmente da
anni. Vista la scarsa copertura dei media torneremo
a parlarne, per dovere verso i lettori, perché a nessuno siano sottratti dati
fondamentali per formulare una valutazione e nessuno, anche, si sottragga
al confronto. La carta giocata dai palestinesi non attende solo, è ovvio, la risposta, o controproposta
israeliana ma anche quella
di tutti i cercatori e facitori di pace, quale che sia
la loro sponda.
Sandro Sarti
XVII febbraio
Il senso di una celebrazione, alle Valli ma anche nella diaspora
« I Valdesi sono ammessi a godere di tutti i
diritti civili e politici de’ Nostri sudditi... »: così
recitavano le « Lettere Patenti » emanate dal re
Carlo Alberto il 17 febbraio 1848. Era la fine di
una lunga discriminazione; era la reintegrazione
nella società civile. Beninteso, si trattava di una
« libertà vigilata ». A scanso di equivoci, le « Lettere » precisavano: « Nulla è però innovato quanto
all’esercizio del culto (valdese) ». Come dire: la
condizione per essere come tutti è quella di te>nervi la vostra fede strettamente per voi. Ma il
vento storico soffiava a favore dei valdesi, e loro
lo sapevano. Così fu che seppero interpretare le
« Lettere » in modo estensivo; e presero dal Signore per intero la libertà che gli uomini concedevano a metà, ed evangelizzarono.
Per decenni abbiamo « celebrato » il 17 febbraio. Non solo alle Valli, ma anche nel resto
d’Italia, nella diaspora. E anche chi viveva in
diaspora e non era mai stato alle Valli si immedesimava nella storia, si radicava nella vicenda
del « popolo-chiesa »; e ogni anno ripeteva le « celebrazioni », forse in modo un po’ chiuso, difensivo, retrospettivo.
La scelta di aitre componenti dell’evangelismo
italiano di far propria la data del l7 febbraio,
e di celebrare con noi ia libertà di coscienza, ha
sprovincializzato un po’ le nostre celebrazioni _e
ne ha aliargato il respiro. Dobbiamo esserne rir
conoscenti.
Ma per non fermarci alla retrospettiva e alla
celebrazione del ricordo, occorre interrogarci sull’oggi. Chi siamo noi oggi?
Quaicuno ha scritto che ciò che contraddistingue i valdesi è « il rapporto fra parola di Dio e
laicità » ‘. « Nessuno più dei valdesi attaccato alla Bibbia e nessuno più laico di loro fra i cristiani: un rapporto che la mentalità cattolica stenta a comprendere. La Bibbia al centro del culto,
della chiesa, delle assemblee permette una laicità totale: la categoria del ’’sacro”, nella quale si
è spesso impantanata la cultura teologica cattolica, per i valdesi è Inesistente; il sacro è infatti
una categoria ambigqia, più pagana che evangelica... E’ vero che il ’’sacro” ha cercato di penetrare anche la moderna laicità dei valdesi: i laici
pastori, ad esempio, somigliano un po’ troppo ai
preti cattolici, ma è innegabile che la laicità ha
resistito agli attacchi pagano-cattolici: lo conferma una rilevanza di grande attualità, il ruolo delle donne nella guida di molte comunità, una questione di fronte alla quale si arrestano i tentativi
di femminismo cattolico... Bibbia e laicità moderna, dunque: un connubio autentico, che ha
permesso di attraversare i secoli ».
E’ eccessivamente generoso questo giudizio? E’
sufficientemente critico? Ne possiamo trarre motivo di orgoglio, se non di ulteriori celebrazioni?
Le domande non sono queste, a mio avviso.
La domanda, anzi l’esigenza, è di raccogliere la
sfida ad essere davvero quello che sembriamo
essere, e che lo siamo sempre più e sempre meglio. Non si tratta di sostenere dei « valori »,
ma di proporre un modo di essere. Questo mi
sembra urgente e necessario nell’attuale congiuntura ecumenica; e in modo tutto particolare nel
quadro della fatidica « evangelizzazione » (ed
evangelizzazione «comune») dell’Europa, di cui
tanto si parla. In qual modo pensiamo di potervi concorrere?
Sapendo, e tenendo fermo, che non potrà essere né una evangelizzazione lottizzata, né una
evangelizzazione concorrenziale, né una evangelizzazione egemonica. Noi (e nemmeno le altre chiese) non abbiamo niente da « cristianizzare », niente e nessuno su cui apporre un marchio di fabbrica. Non abbiamo neppure da evangelizzare l’Europa, bensì da predicare in Europa: rendere agli
uomini e alle donne del nostro continente e del
nostro tempo la testimonianza di quel Dio che
in Cristo chiama al ravvedimento ed alla fede,
alla libertà e alla responsabilità, alla solidarietà e alla speranza.
Il quadro ecumenico dell’evangelizzazione può
essere un’occasione, ma può anche essere una
trappola. Bisogna camminare a slalom: cogliere
le occasioni, evitare le trappole. Auguriamoci, noi
e gli altri evangelici che insieme con noi ricordano il 17 febbraio e ne raccolgono la sfida, di poter essere testimoni di Cristo. Niente di più. Niente di meno. Gente che pianta e annaffia coscienziosamente. Senza pretendere di far crescere e di
determinarne modi e tempi. Questo è il compito
di Dio; e noi non siamo qui per rubargli il mestiere.
Salvatore Ricciardi
DOPO IL SINODO DEI VESCOVI
Chiese e Europa
' F. GENTI LONI, I Valdesi. Una minoranza tra Bibbia
e laicità moderna, in « Linea d'ombra », novembre 1989.
Come preannunciato nel
numero scorso pubblichiamo un intervento di don
Merco!
Ho letto con particolare
attenzione l’articolo di fondo pubblicato sul numero
del 10 gennaio u.s.: « L’autunno dell’ecumenismo ». A
parte le considerazioni che
si potrebbero fare sul tono sprezzante di alcuni riferimenti fatti dall’articolista, mi sono chiesto come si possa giustificare
un’affermazione così categoricamente stroncatrice
come la seguente: « Il senso del documento finale del
Sinodo dei vescovi cattolico-romani, decisamente papista, curiale e antiecumenico, è chiaro come il sole ».
Di fatto, il documento
parte da questo presupposto: « La nuova evangelizzazione non è il progetto di
una cosiddetta ’’restaurazione” dell’Europa del passato, ma lo stimolo a riscoprire le proprie radici
cristiane e a instaurare
una civiltà più profonda,
veramente più cristiana e
perciò anche più umana »,
mettendo insieme, come
vien detto in seguito, « libertà e giustizia, libertà e
solidarietà, libertà e comunione reciproca ».
Viene affermato chiaramente che nell’assemblea
sinodale « ci si è resi conto di quanto la nuova evangelizzazione sia compito
comune di tutti i cristiani
e di quanto dipenda da ciò
la credibilità delle chiese
della nuova Europa ».
E, dopo aver accennato
alla « forte testimonianza
di fede che ci hanno dato i
nostri fratelli ortodossi e
protestanti » nei paesi dell’Est europeo, il documento fa questa precisazione:
« Con le Chiese della tradizione riformata, a partire
dal Concilio e per mezzo
di multiformi dialoghi e di
molteplici e riuscite iniziative nella comune testimonianza e nel comune servizio cristiano, abbiamo
eliminato molte incomprensioni e siamo pervenuti ad un grande ravvicinamento. Sappiamo anche però che tuttora non poche
cose ci separano dolorosamente, non da ultimo nella
comprensione della chiesa
e specialmente del ministero ».
Ho trascritto testualmente le citazioni riportate per far risaltare con
chiarezza la verità dei fatti.
Gabriele Mercol
sacerdote della
diocesi di Pinerolo
IL DRAMMA DELLA JUGOSLAVIA
Scenari di sfida
Una fragile tregua ha
consentito alla Jugoslavia
di nutrire qualche speranza su questo 1992 appena
iniziato: speranze tenui,
incerte, difficili da motivare. La catena di tensioni,
conflitti e guerre che attraversa l’Europa dai conflitti asiatici sino all’Adriatico potrebbe suggerire
una considerazione dolorosa ed inquietante: crollato
il vecchio ordine internazionale basato sulla competizione tra le due superpotenze e sul controllo delle rispettive aree di influenza, la comunità degli
stati e gli organismi sovranazionali non riescono
a imporre una soluzione
pacifica o comunque « istituzionale » ai conflitti nazionalistici.
E’ questo il primo elemento su cui riflettere: di
fronte alla guerra in Jugoslavia non ha fallito soltanto il pacifismo dei movimenti di massa, ma anche e soprattutto la diplomazia internazionale, quella dei singoli stati europei, della CEE, delle stesse Nazioni Unite. E’ un
fatto preoccupante perché
l’Europa dei primissimi
giorni del 1992 ci propone
vari altri scenari che potrebbero precipitare in
conflitti di tipo jugoslavo.
La seconda considerazione riguarda la natura di
questo conflitto: è evidente che esso nasce dallo
scontro tra due nazionalismi, tra due culture nazionali che pure avevano a
lungo convissuto. In alcuni momenti lo scontro ha
assunto anche i tratti di
una « guerra di religione »
tra croati cattolici ed «europei » da una parte e serbi ortodossi e « slavi » dall’altra. Da una parte e dall’altra si sono benedette
armi ed armate e si è ricorso ai motivi ricorrenti
delle rispettive propagande nazionaliste. Un fatto
grave, che dà la misura
delle tensioni ecumeniche
di questi mesi e dell’incapacità delle chiese ad annunciare, a promuovere ed
a costruire la pace. Negli
ultimi giorni questo aspetto « religioso » del conflitto è risultato meno centrale di quanto non apparisse qualche mese fa e
non possiamo che prenderne atto: ma certo non
possiamo ignorare la determinazione con cui il Segretariato di stato vaticano ha perorato presso la
comunità internazionale la
causa croata, rinunciando
ad ogni mediazione, ignorando o tacendo le violenze che anche da parte
croata si compivano contro la popolazione inerme.
Ed oggi, viene da chiedersi, le chiese hanno ancora qualche credibilità da
spendere nella difficile costruzione di un processo
di pacificazione? Temiamo
di no. Certo qualcuno dovrà pur imboccare la strada della pace e su quella
strada la comunità cristiana potrà trovare l’occasione della sua « conversione ».
Un’ultima considerazione sulle prospettive, sui
contenuti della speranza di
pace: negli ultimi anni si
è spiegato il successo dei
movimenti nazionalistici
come una reazione alla
centralizzazione burocratica forzosamente realizzata
dai superati regimi autoritari dell’Europa orientale.
Oggi, di fronte ai primi
tragici esiti delle risorgenze nazionalistiche, risulta
vitale ritrovare le ragioni
più profonde della democrazia e del pluralismo
delle culture, delle etnie,
delle fedi, delle opzioni politiche. Non solo in Jugoslavia, è la sfida di questi
anni.
Paolo Naso
4
4 vita delle chiese
31 gennaio 1992
ANGROGNA
Il senso del culto
Che cosa si può fare praticamente per favorire una maggiore partecipazione? - Quali modifiche apportare a predicazione e liturgia?
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Evangelo e libertà
Tutto sommato quella di Angrogna è una buona comunità.
Al di là dei 500 membri comunicanti, vi è uno « zoccolo duro » di un centinaio di sorelle
e di fratelli impegnati con serietà e serenità nelle varie attività della chiesa; vi sono dei comitati che lavorano sodo per far
funzionare al meglio le nostre
foresterie e i nostri musei; c’è
una buona scuola domenicale.
Ma, al culto nelle domeniche
« ordinarie », è diiBcile vedere
più di 20-25 persone...
Abbiamo perciò deciso di dedicare un culto « al culto ». Di
prevedere cioè un culto nel quale, dopo la predicazione, i presenti potessero intervenire per
una riflessione comune sul perché di questa « crisi » di partecipazione ed — eventualmente —
suggerire qualche tentativo di
soluzione.
Questo culto s’è tenuto domenica 19 eennaio, dalle 10,30 alle
11,45.
Dopo la predicazione tenuta su
Romani 12, il pastore ha introdotto la discussione allargando
il discorso alla crisi generale del
culto che si osserva non solo
in Angrogna, ma in molte delle
nostre comunità in Italia e all’estero.
Alcuni propongono, ha detto,
di apportare modifiche alla liturgia per renderla più « viva e
partecipata », altri invece sostengono che il problema sta piuttosto nella predicazione: se nelle nostre chiese si annunciasse
l’Evangelo con potenza e con
gioia, le difficoltà attuali si supererebbero con facilità.
Forse il problema sta — ha
continuato il pastore — nello
scollamento che oggi è presente in molti tra una fede che non
riesce a incidere profondamente
sulla vita e le nostre scelte concrete e i nostri comportamenti
di ogni giorno. Il culto è essenzialmente annunzio e ascolto
della Parola di Dio. Se questa
Parola non ci serve per vivere
allora l’interesse per il culto non
è più esistenziale, « per la vita »,
ma — al massimo — solo intellettuale ed estetico (si va, dove è possibile, a sentire una
« bella predicazione »). E non deve meravigliare se allora molti
— per di più alle prese coi ritmi di vita così sostenuti di una
società come la nostra — finiscono col trascurare un appuntamento che non è per loro poi
così essenziale...
A questa introduzione sono seguiti degli interventi di taglio
diverso tra di loro, eppure tutti
interessanti.
In particolare, un fratello che
ha conosciuto la realtà delle comunità pentecostali — dove si
fa ricorso a queste tecniche —
ha suggerito di introdurre nel
culto, fatta salva la centralità
della predicazione delTEvangelo,
degli audiovisivi o altro di simile che amplifichino e attualizzino in qualche modo l’impatto della predicazione stessa: la
comunicazione nel mondo è
enormemente cambiata, perché
non tenerne conto anche nei nostri culti?
Altri interventi si sono invece soffermati piuttosto sulla predicazione: a volte, è stato detto, essa vuole essere troppo impegnata a livello dei grandi temi dell’attualità e trascura i problemi quotidiani della gente e
dei credenti « comuni », diventando perciò astratta e lontana.
Ancora, è stato anche sostenuto, molti che pure nelle nostre valli rimangono iscritti alle chiese, di fatto lo fanno più
per tradizione e cultura che per
una vera fede. Non sempre « es
sere valdesi » vuol dire « essere
credenti », e questo forse capita più spesso di quanto non pensiamo. E anche questo ha un’incidenza sulla partecipazione al
culto...
Infine, l’intervento di un anziano fratello che, quasi commosso, ha esortato tutti alla partecipazione al culto perché esso
sia o torni ad essere « il cuore »
della vita della chiesa ha concluso la nostra discussione.
Si è trattato, in definitiva, di
una esperienza positiva. Al di là
di quello che si è detto e di
quello che si poteva dire, è infatti emerso un grande amore
per l’Evangelo e per la chiesa e
— crediamo — chi ha preso parte a questo culto « sul culto »
ne è uscito edificato ed arricchito.
Abbiamo avuto, insomma, il
dono di vivere un vero momento di riflessione e di esortazione comune. E ne rendiamo grazie al Signore.
~ R. M.
UNIONI FEMMINILI
Gesù, il missionario
"Gesù, il missionario” e la
tavola rotonda tenuta da Letizia Tomassone e Claudio Tron
su "Noi e le altre religioni” e
"Noi e il mondo secolarizzato”
sono stati i temi dell’incontro
di animazione biblica delle unioni femminili del I distretto, tenutosi a Pinerolo nei locali della Chiesa valdese sabato 11 e
domenica 12 gennaio.
Una sessantina di sorelle si
sono ritrovate ed hanno discusso a lungo su questi temi; il
lavoro fatto nei gruppi è stato
edificante ed al termine sono
state presentate alcune lettere
e riflessioni sul tema proposto
e riassunto il loro lavoro presentando un cruciverba, un inno
e dei cartelloni che racchiudevano e cercavano di dare una
risposta al lavoro tenuto insieme. L’incontro è stato caratterizzato e impostato dall’apertura del pastore Lucilla Peyrot
e dalle conclusioni del pastore
Erika Tomassone: forse non siamo ancora preparate a ricevere anche dalle altre religioni, e
il tema della missione e della
secolarizzazione era difficile, ma
Casa balneare valdese
BORGIO VEREZZI
Sono aperte le prenotazioni per soggiorni presso la
« Casa » che sarà aperta dal
1° marzo 1992
Condizioni particolari per gruppi e famiglie
Interpellateci!
Rivolgersi alla direzione: Albina e Nicolino Canu
corso Italia n. 110 - 17027 Pietra Ligure (Sv)
telefono 019 - 611907 oppure 0122 - 901539.
rincontro è stàto positivo e arricchente. Le sorelle hanno partecipato al culto con la comunità di Pinerolo e Erika Tomassone ha terminato la sua meditazione dicendo: « Se la chiesa è un luogo aperto e sensibile, forse apprezzeremo il concetto della missione; un accogliere chi viene essendo pronti
a rendere conto della speranza
che è in noi ».
Nei testi discussi nei gruppi di
lavoro è emerso che dobbiamo
avere il rispetto delle altre spiritualità cristiane e non solo, perché anche nelle esperienze che
ci sembrano più lontane vi è
una profondità di fede; vi è
possibilità di dialogo. La nostra
salvezza la riceviamo perché
crediamo, e la nostra fede ci
spinge ad agire; sarà Dio ad
aprirci le porte. Sarà attraverso il messaggio che riceviamo
dai racconti di Gesù ed il giovane ricco e Gesù e la samaritana
che potremo vedere come vìvere
nella società, cosa dare e cosa
ricevere e come vivere il nostro
rapporto con Dio e con le altre
religioni.
1» DISTRETTO
Incontrare
il malato
Ne]l’ambito delle attività del
Dipartimento diaconale si terrà una serie di dibattiti con
il pastore François Rachat, già
conosciuto per la particolare riflessione che conduce circa Taccompagnamento e l’assistenza a
malati in fase terminale, sul tema: L’incontro con la persona
malata.
Oltre ad una serie di incontri specifici promossi per il personale delle nostre opere, vi saranno due momenti pubblici:
martedì 4, ore 21 presso la Foresteria valdese di Torre Pellice,
e mercoledì 5 febbraio, alle 20.30,
presso l’Asilo dei vecchi di San
Germano.
POM ARETTO — L’incontro
ecumenico, organizzato dal 3 “
circuito e dalle parrocchie di Pomaretto e Perosa Argentina, ha
avuto come tema la missione
evangelizzatrice della chiesa, con
un aggancio consapevole alla ricomposizione deirEuropa all’est
e all'ovest.
La predicazione del pastore
Plescan ha posto la domanda
rivolta ai credenti del nostro
mondo occidentale sulla capacità di predicare l’Evangelo lasciando la libertà ad ognuno di
esprimersi come meglio sente,
senza ’’colonizzare” gli altri con
il nostro modo di vivere e di
pensare.
11 parroco di Pomaretto ha
espresso il desiderio che la nrissione della chiesa veda tutti i
credenti uniti nella fede in Gesù Cristo, che è la sola base
comune del nostro operare.
Le preghiere e i canti, sostenuti dal coro parrocchiale di S.
Genesio e dalla corale di Pomaretto, hanno completato la
riunione che ha visto il tempio
di Pomaretto particolarmente
affollato.
La colletta è stata destinata
ai profughi della Croazia e delle altre zone di confine ed inviata al pastore Renato Coìsson
a Trieste: si è raggiunta la cifra
di 646 mila lire.
9 II pranzo comunitario del
XVII febbraio avrà luogo nei locali della Pro Loco di Inverso
rinasca in borgata Fleccia; il
costo sarà di 17.000 lire per gli
adulti e di 12.000 lire per i bambini fino a 12 anni; le prenotazioni si ricevono da Ugo Beux
e Daniela Bert (Ghigasso), Elio
Giaiero a Perosa, Marina Ribet
(Clot) a Inverso rinasca e presso la panetteria Rochon a Fleccia. Termine delle prenotazioni:
13 febbraio.
Chiese evangeliche
TORRE PELLICE — Nel corso di questa settimana cinque
incontri di preghiera riuniscono
le chiese evangeliche presenti
nella nostra cittadina: gli ultimi
sono previsti per giovedì 30 nella sala della Chiesa dei Fratelli,
venerdì 31 alla Casa unionista.
In risposta aH’appello lanciato
dalla Federazione delle chiese
evangeliche le collette in queste riunioni sono a favore delle
vittime della guerra in Jugoslavia.
9 Domenica 2 febbraio, alle
ore 15 alla Casa unionista: incontro aperto a tutti. Frida Malan, ché fa parte della commissione della Regione Piemonte
« Pari opportunità tra uomo e
donna », parlerà di questo tema.
L’incontro è curato daH’Unione
femminile nell’ambito del decennio di solidarietà delle chiese
con le donne.
9 La comunità rinnova il suo
augurio a Paolo Fiorio e Annalisa Bleynat di cui è stato celebrato il matrimonio domenica
12 gennaio.
9 La nostra simpatia cristiana va alla famiglia di Ester Cogno ved. Coppola che ci ha lasciato recentemente.
9 I biglietti per il pranzo comunitario del XVII febbraio saranno in vendita dal 5 febbraio
presso il negozio Pellegrin di
piazza Libertà.
progressivo delle contribuzioni
di questi ultimi anni.
9 I biglietti per il pranzo del
XVII febbraio, alle ore 12,30 nella Sala Albarin, sono in vendita
presso l’edicola Malanot-Meynet
agli Airali e presso l’Asilo valdese a San Giovanni.
Grazie!
VILLAR PELLICE — Ci han
no rivolto il messaggio della Parola di Dio i fratelli Albert L^
zier (Castagneto) e Aldo Rutigliano (Bobbio Pellice), ai quali esprimiamo la nostra gratitudine per la loro disponibilità.
9 Sabato scorso, 18 gennaio,
la Corale della chiesa di Torre
Pellice e la Corale delle chiese
di Bobbio-Villar Pellice hanno
fatto trascorrere al numeroso
pubblico riunito nel tempio una
piacevole serata di bel canto
nell’audizione di numerosi inni
e canti, che costituiscono il ricco programma che ci hanno offerto. Nel ringraziare questi
amici per le esecuzioni e per
l’impegno manifestato, diciamo
in pari tempo a tutti coloro che
hanno partecipato all’incontro la
riconoscenza della chiesa e del
Concistoro per il tangibile segno di solidarietà, espresso attraverso la colletta devoluta per
la copertura delle spese dei lavori di manutenzione del tetto
e di tinteggiatura interna del nostro locale di culto.
9 Un benvenuto ad Andrea,
primogenito di Ubaldino Cappellozza e di Alma Rambaud con
l’augurio di ogni benedizione a
lui ed alla sua famiglia.
I nostri ospiti
per il XVII febbraio
VILLASECCA — La comunità
si prepara con gioia alle celebrazioni del XVII febbraio. Gradito ospite incaricato della predicazione sarà il pastore Bony Edzavé, della comunità di lingua
francese di Roma.
La partenza del corteo dai
Chiotti per Villasecca è fissata
per le ore 9,30; culto alle ore
10 nel tempio di Villasecca.
L’agape fraterna si terrà ai
Chiotti, nella sala. Prenotazioni
improrogabilmente entro il 12
febbraio, presso Claudina Balma
Clot o presso Claudio Tron. Il
prezzo dei biglietti è di L. 10.000
per i bambini fino alla V elementare; di L. 16.500 per gli
adulti. Facciamo presente che,
non essendoci più il negozio, non
sarà possibile accettare iscrizioni fuori termine, che costringerebbero l’organizzazione a integrazioni delle provviste a Ferrerò o a Pomaretto-Perosa, con
aggravio di spese di viaggi.
SAN SECONDO — Il culto del
XVII febbraio sarà presieduto
dal past. Salvatore Ricciardi della Chiesa valdese di Milano; per
il pranzo comunitario occorre
prenotarsi entro il 9 febbraio.
9 Ringraziamo il fratello Attilio Fornerone che ha presieduto il culto di domenica 26 gennaio.
9 II Signore ha richiamato a
sé Livio Rostan; ai familiari in
lutto giunga la cristiana simpatia della comunità.
Bilancio 1992
LUSERNA SAN GIOVANNI —
L’assemblea di chiesa, convoc^
ta domenica scorsa durante il
culto, ha approvato all’unanimità il bilancio finanziario di previsione per il 1992 ed ha ringraziato quanti hanno dato il loro
contributo per il risultato positivo dello scorso anno.
Un grazie anche al cassiere
ed ai suoi collaboratori per la
chiara presentazione dei bilanci
sulle varie voci con grafici indicanti le percentuali di aumento
Dialogo tra chiese
RORA’ — « Verso una comprensione comune della chiesa »,
dialogo tra le chiese riformate
e la chiesa cattolico-romana.
Questo documento verrà discusso in una serie di incontri presso la sala comunitaria: venerdì
31 gennaio « Da dove siamo venuti. La prospettiva riformata e
quella cattolica ». Venerdì 28
febbraio « I punti in comune ».
Venerdì 27 marzo « Le divisioni
nella storia della chiesa ». Gli
incontri inizieranno alle 20,30.
5
31 gennaio 1992
vita delle chiese S
INCONTRO PASTORALE A UDINE
CORRISPONDENZE
Ecumenismo
o evangelizzazione?
Il miracolo della fede va ben al di là dell’orgoglio denominazionale
- La giornata di Pentecoste e il progetto per una presenza a Treviso
Non è frequente che pastori
battisti, luterani, metodisti, vaidesi e pentecostali si ritrovino
insieme per meditare le Scritture e discutere argomenti inerenti la fede evangelica. A Udine,
per iniziativa del sovrintendente
del VII circuito, pastore Arrigo
Bonnes, si sono incontrati i pastori di un buon numero di
chiese evangeliche del Veneto e
del Friuli Venezia Giulia. « Ecumenismo o evangelizzazione? » è
l’interrogativo che inquieta molte nostre comunità: le nostre
scarse energie vanno spese, con
l’àiuto del Signore, per evangelizzare o per fare ecumenismo?
Pur con accentuazioni diverse,
i presenti al colloquio di Udine
hanno convenuto suH’opportunità di essere al tempo stesso ecumenici ed evangelizzatori.
Chi evangelizza è Cristo; è
grazie all’apera dello Spirito
Santo che accade la conversione delle donne e degli uomini.
Evangelo e chiese evangeliche
non coincidono. Le chiese evangeliche sono tenute a predicare
e testimoniare Cristo, ma questi opera, come ha rilevato Karl
Barth, indipendentemente dalle
strutture ecclesiastiche.
Fratelli e sorelle
che non conosciamo
L’evangelismo italiano, frammentato in oltre trenta tra gruppi e denominazioni, dovrebbe
imparare alla scuola di Gesù Cristo che ci sono migliaia di sorelle e di fratelli che seguono
Cristo, che noi non conosciamo!
(Marco 9: 38-40). Il miracolo della fede evangelica ridimensiona
il nostro orgoglio denominazionale e ci spinge ad operare unicamente per l’agape di Dio insieme ad altre sorelle e fratelli.
Solo chi è veramente ecumenico
(amare in Cristo tutta la terra)
può evangelizzare. In questo spirito evangelistico e fraterno la
Chiesa metodista di Udine invita le chiese sorelle alla giornata evangelistica di Pentecoste
(7 giugno 1992). Con l’aiuto del
Signore si spera di poter organizzare mostre (chiese locali, metodismo e Riforma, ecc.) e interventi di predicazione evangelica e di canto.
Accanto a questa giornata, i
presenti hanno individuato in
Treviso e provincia una possibile area di comune evangelizzazione, partendo dalle attuali riunioni quindicinali a cura della
chiesa veneziana in vista di una
evangelizzazione in loco, con il
contributo di tutte le chiese
evangeliche.
I partecipanti hanno anche
discusso della visita del pontefice romano in Friuli (1-3 maggio 1992). Una conferenza del
past. Paolo Ricca (11 aprile a
Udine) e un manifesto affisso
nelle città della regione sono il
frutto di questa collaborazione
interevangelica.
Eugenio Stretti
ROMA, PIAZZA CAVOUR
Vetrate in mostra
Intorno agli anni '50 lessi un
reportage sulle Chiese evangeliche in Italia. Il giornalista parlava di una chiesa in cui era
entrato: una specie di magazzino, un po’ ripulito, con qualche
versetto scritto ai muri, con delle vecchie panche e un pulpito:
da qualche parte si sentiva uno
sgocciolio d'acqua: il tutto piuttosto squallido, triste, brutto.
Certo, anche Tambiente parla,
ha Un annuncio da dare a chi
entra e molto spesso i nostri
nonni, grandi evangelizzatori che
noi ammiriamo, nel loro spirito polemico anticattolico, di questo non si resero conto.
Paolo Paschetto, artista e
evangelico militante, sentiva acutamente questo problema e mise al servizio di molte chiese
il suo talento artistico per renderle più accoglienti, soprattutto più capaci di illustrare, già
con l’aspetto, quell’Evangelo che
si voleva annunciare al popolo
italiano.
Forse l’opera più bella che
Paschetto ha fatto in questo
campo sono proprio le vetrate
della chiesa di piazza Cavour,
a Roma.
Sono tutte molto belle ma certamente quelle a cui noi tutti
siamo, giustamente, molto affezionati sono quelle in basso. Esse uniscono alla bellezza la capacità di dare un chiaro messaggio evangelico e di creare un
legame con la chiesa antica. La
chiarezza, direi protestante, del
continuo riferimento biblico è
COLLEGIO VALDESE
10066 TORRE PELLICE
Vìa Beckwith, 1 - @ 0121/91260
GINNASIO LICEO CLASSICO PAREGGIATO
D.M 9-8-1890 e D.M. 8-8-1898
Indirizzo CLASSICO
con insegnamento quinquennale di una lingua straniera
Indirizzo LINGUISTICO
con insegnamento di tre lingue straniere
Scambi culturali con istituti scolastici esteri
Corsi di sostegno durante l'anno
Corsi di recupero estivi
Per informazioni: tei. 0121/91260 ■ Orario segreteria: 8,30-12
Il Natale dei ragazzi
e dei bambini
data dall'inserimento di una parola biblica in ogni vetrata,
mentre il legame con la chiesa
antica è dato dai simboli cristiani delle catacombe rielaborati
artisticamente dai tratti tipici
di Paschetto.
Dal 30 gennaio al 30 marzo
ci sarà presso il Palazzo delle
esposizioni di via Nazionale una
mostra delle vetrate artistiche
degli anni ’20.
La mostra è preparata e organizzata dal Comune di Roma.
A questo fine il Comune ci ha
chiesto di poter esporre anche
diversi bozzetti su cartone delle
vetrate realizzate da Paolo Paschetto per il nostro tempio e
una delle nostre vetrate.
Avremo anche la bella opportunità di far conoscere le nostre vetrate, preziose non solo
dal punto di vista artistico ma
anche da quello della testimonianza cristiana evangelica, accogliendo una visita guidata, settimanale, al tempio di piazza
Cavour per tutta la durata della mostra.
Franco Sommani
INIZIATIVE
XVII febbraio
MILANO: Alle 10,45 di domenìca 16, culto con Santa Cena in
via Sforza. Seguirà l’agape con
battisti, metodisti e valdesi in
via Porro Lambertenghi (ore
13,15). Alle ore 15,30 si terrà una
riflessione sul tema « Ecumenismo a Milano ».
NAPOLI: Sabato 15, alle ore
17,30, presso il circolo « G. Caracciolo » (via dei Cimbri, 8), il
past. Giorgio Tourn parla sul tema: « Giovanni Miegge, teologo
italiano ».
MONTEFORTE (Av): Domenica 16, presso il Villaggio evangelico, alle ore 14, agape fraterna e, la sera, tradizionale falò.
GENOVA; Domenica 16, alle
ore 10,30, culto con S. Cena. Alle 12,30, pranzo comunitario; alle 15 conversazione sul tema
« Movimenti ereticali in Italia
dal Medioevo Ano alla Riforma »,
con la prof.ssa Nirvana Sinnone.
Alle 17 l’incontro si chiuderà
con il « Giuro di Sibaud ».
VENEZIA: Domenica 23 alle
ore 10,30 culto alla chiesa valdese con i fratelli luterani e
predicazione del past. Jùrg Kleemann; alle 13 agape fraterna; alle 15,30, discussione su: « Il protestantesimo italiano tra teologia e storia ». Insieme al past.
Stretti interviene Simone Morandini del SAE.
CAMPOBASSO — Tra i tanti
modi per ricordare il Natale,
un posto di rilievo merita, nelle comunità evangeliche battiste
e valdesi, quello espresso dai
bambini e dai ragazzi. Come consuetudine, in occasione di questa festività, i bambini portano
alle comunità i frutti del proprio lavoro, cosa significhi per
loro questa ricorrenza e che importanza rivesta dal punto di vista evangelico. A Campobasso,
nel pomeriggio del 22 dicembre
1991, si è così svolta nei locali
della chiesa valdese una recita
natalizia organizzata dalla comune scuola domenicale.
Il lavoro di gruppo tra i bambini delle due chiese, battista e
valdese, già da qualche anno si
sta sviluppando positivamente,
favorendo sempre più uno scambio di esperienze e di impressioni capaci di consolidare e di
approfondire i legami esistenti.
Lavorare insieme ha significato
per molti maggiore volontà di
partecipare con impegno agli
studi, tenendo conto delle precedenti esperienze degli anni
scorsi, non molto felici, in cui
la scuola domenicale non era
in comune e spesso era trascurata o disertata.
Quest’anno il lavoro comunitario ha portato alle chiese, riunite per l’occasione, un messaggio di pace, di solidarietà e di
amore, elaborato attraverso un
lavoro di preparazione nei mesi
scorsi.
Lo spirito di fratellanza, il desiderio di lavorare insieme, la
volontà di ritrovarsi per scambiarsi le idee, i progetti o le diverse manifestazioni della fede
nell’unico Dio sono già da tempo comuni tra i membri ed i
simpatizzanti delle due comunità. Molti dei « nuovi » — intesi
come provenienti dall’esterno o
cresciuti nelle chiese — si sono
formati e arricchiti attraverso
questo scambio; la stessa spinta ad andare avanti pur nella
ristrettezza e nelle difficoltà finanziarie, organizzative e a volte spirituali, trae nuova linfa e
ragion «ssere nell’interscamb:o cb' Il settimana in settimana si '■& formando tramite gli
studi biblici o i vari culti comunitari.
E’ in quest’ottica, quindi, che
l’esperienza della scuola domenicale comune assume un valore importante. In essa, vista in
proiezione, c’è il futuro, almeno
quello naturale, delle chiese ed
è importante perciò la sua cura e la sua preparazione.
Ma torniamo alla nostra giornata del 22 dicembre. La recita
natalizia si è articolata attraverso varie fasi: la rappresentazione teatrale di un testo classico,
il « Canto di Natale » di Dickens, ha fatto da parte centrale del lavoro, coadiuvato dall’esperimento ben riuscito delle
« ombre cinesi », utilizzate per
drammatizzare il racconto dei
magi; una serie di canti, sempre in tema natalizio, intonati
dai bambini e dai loro monitori ha arricchito in chiave gioiosa il pomeriggio.
E’ stata una giornata molto
bella. Il consenso riscontrato tra
le persone presenti in sala —
non soltanto dei membri di chiesa — ha suggellato così, con gratitudine, il lavoro abbastanza faticoso speso per allestire il programma. I tempi ristretti. Talterna disponibilità dei piccoli
« attori » anche per cause meteorologiche (la neve ed il freddo intenso del mese di dicembre) non lasciavano sperare in
un esito favorevole. Alla fine l’incitamento delle comunità a proseguire, la disponibilità e il coinvolgimento di altre persone per
le diverse esigenze di una rappresentazione (scene, luci, colonna sonora, costumi, strumentazione) hanno fatto sì che tutto
si svolgesse al meglio, coronan
do felicemente questa giornata
vissuta nella luce del Signore.
Il messaggio di pace, di amore e di giustizia emerso nella
recita si è così ben evidenziato
sia con il messaggio di semplicità e di umiltà che viene dal
Natale e sia soprattutto attraverso i visi e le espressioni sincere, senza malizia, che i bambini sanno già di per sé esprimere.
Non importa in questo la battuta dimenticata o il groppo in
gola dell’emozione che impedisce di scandire perfettamente le
parole; nei bambini si esprime
e si compie pienamente il messaggio del Natale, delTEmmanuele, dell’Iddio con noi. Il Dio
fatto uomo nel piccolo Gesù di
Betlemme rappresenta, a nostro
avviso, proprio questo: la semplicità e l’amore incarnati in un
bimbo, perché soltanto i bambini, soltanto chi diventa come
loro, dice Gesù, può aspirare al
Regno di Dio.
La bella giornata di questa
domenica prenatalizia ha significato così per molti un diverso annuncio della venuta del
Messia. Nonostante il freddo, la
voglia di stare insieme per sorridere e rallegrarsi ha prevalso,
nella gioia del Natale e nel piacere di vivere insieme la fede
nello stesso Signore.
In questo, gli auspici e le considerazioni delTAssemblea-Sinodo del ’90 a Roma qui a Campobasso sono più che una realtà.
La scuola domenicale continua a fare la sua parte, rappresentando, non solo in modo figurativo, il motivo del nostro
futuro di comunità in questo
pàese: l’unità della chiesa come
membro di un unico corpo. Cristo.
Collaborazione
alle attività
delle chiese
PISA — Nonostante Temeritazione il nostro pastore. Salvatore Briante, ha continuato ad animare la vita della nostra comunità. Quando le condizioni di salute del past. Giovanni Scuderi,
di Livorno, si sono aggravate il
nostro pastore si è reso disponibile per aiutare la predicazione e la testimonianza di quella
chiesa. Si è avviata così una proficua collaborazione tra le due
chiese, che continua tuttora con
l’impegno di alcuni predicatori
locali e di Santina Briante. Un
impegno che si estende anche
alla chiesa di Rio Marina dove
a turno si tiene il culto e la
scuola domenicale.
• I ragazzi della scuola domenicale e del precatechismo hanno, sotto la guida degli animatori, organizzato un pomeriggio
comunitario il 14 dicembre ed
hanno realizzato un pezzo teatrale sul tema dei « diritti uma
• Prosegue inoltre l’impegno
e la ricerca ecumenica della nostra chiesa. Il 1° dicembre abbiamo avuto un incontro di preghiera e un concerto della Corale di Massa.
Ogni 15 giorni si tiene un gruppo di studio che si affianca ah
le molte iniziative di conferenze
ed incontri di preghiera. La nostra chiesa partecipa anche alla
settimana ecumenica di preghie
• Alla nostra chiesa, socia di
Amnesty International, è stato
richiesto di organizzare un concorso tra le classi quinte elementari sul problema della libertà e dei diritti umani. Si occupa di questo S. Briante.
6
6 prospettive bibliche
31 gennaio 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
IL PRIMATO DEL SERVIZIO
« Nacque poi anche una contesa fra loro per sapere chi di
loro fosse reputato il ma^^iore.
Ma egli disse loro: I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli
che hanno autorità su di esse
son chiamati benefattori. Ma
tra voi non ha da esser così; anzi, il maggiore fra voi sia come
il minore, e chi governa come
colui che serve. Poiché, chi è
maggiore, colui che è a tavola
oppur colui che serve? Non è
forse colui che è a tavola? Ma
io sono in mezzo a voi come colui che serve » (Luca 22: 24-27).
Dominare e servire, dominare o
servire? Due verbi, due mondi. Ci è
data la possibilità di servire senza
dominare? Si potrebbe certo porre
la questione del servizio attraverso il
dominio, ma il nostro testo esclude
a priori una tale prospettiva.
Siamo dunque posti, fin daU’inizio, di fronte a questa questione che
ci provoca e che anima il nostro testo; esiste, nella chiesa cristiana,
una diaconia capace di annullare la
pretesa e il desiderio di dominio che
stanno in noi (« tra voi non ha da esser così »)? Ecco la questione fondamentale che viene posta ad ogni diaconia, in ogni tempo e in ogni luogo.
E allo stesso tempo si svela la verità
sulle condizioni reali di esercizio di
ogni diaconia cristiana: un mondo
nel quale regna il principio di dominio. Questo mondo è il nostro, è
ognuno di noi. Non sono i pagani ad
essere abitati da questo desiderio di
dominare, è ogni essere umano. Ogni
diaconia deve pertanto poter analizzare, ad ogni istante, a che punto è,
interrogarsi in modo critico sui contenuti, le finalità e i metodi delle proprie azioni, e porsi la domanda: 1 evangelo mi permette di riconoscere
€ di lottare contro il mio desiderio
conscio e inconscio di dominare l’altro mentre credo di servirlo?
Una persona
in relazione con l’altro
La domanda tocca ovviamente
ogni istituzione diaconale, ma si rivolge prima di tutto all’individuo, al
cristiano in quanto persona, nella
sua relazione con l’altro. Essa mette
a nudo tutti i suoi investimenti e gli
chiede: quale posto ha quest’aZiro
che tu pretendi di servire? Persegui
altri fini che non siano il servizio o il
dono? Non c’è sempre anche un po’
del mio egoismo nell’altruismo del
mio servizio?
Vi propongo di riflettere a questa
dimensione personale della diaconia.
Riprendiamo dunque la lettura e
l’esegesi del nostro testo a partire da
questa questione. Seguiremo un procedimento in due tappe connesse
l’una con l’altra.
1 - Nel contesto cruciale della
passione, dopo che Gesù ha celebrato la Pasqua con i suoi discepoli.
Luca riprende il tema dell’« éhed »,
del servitore, molto noto nella tradizione giudaica (Isaia 53); « Io sono
In ogni tempo e in ogni luogo la diaconia si situa nel contesto di
un mondo nel quale regna il principio di dominio. Dobbiamo quindi
continuamente interrogarci sui contenuti, le finalità e i metodi della
nostra diaconia. Al centro deve esserci la persona e la relazione con
essa. Il luogo della diaconia è quello che non interessa nessuno perché è quello in cui ogni potere sull’altro viene annullato. L’unica disputa possibile è quella del primato del servizio, sull’esempio di Cristo
servitore, (red.)
in mezzo a voi al posto di colui che
serve ». Ecco la diaconia: l’alternativa al dominio, il rovesciamento dei
ruoli, il mettersi dall’altra parte della barriera, là dove si ha una visione
differente della vita e dell’esistenza
umana. La diaconia significa appunto mettersi in quel luogo dove non
c’è né concorrenza né lotta per il
potere. E’ Tannullamento del potere
sull’altro. E questo spazio. Cristo lo
occupa sia nella chiesa sia nel
mondo: uno spazio che non interessa nessuno e che ognuno sfugge.
La condizione che Gesù
assume nella sua vita
Nel presentare Cristo come « diàkonos », Luca anticipa già l’abbandono dei discepoli; il gallo ha già
cantato prima ancora di essere stato
introdotto nella scena del rinnegamento di Pietro e degli altri! E come
l’abbiamo già notato in Atti 2: 42 ss..
Luca vuole sottolineare il carattere
inedito di Cristo e della sua chiesa,
ponendo Gesù nella condizione del
« diàkonos » secondo la cultura del
suo tempo. Nel greco profano, il
« diàkonos » serve a tavola (cfr. Erodoto), e Gesù assume questo ruolo
riservato agli schiavi e alle donne.
E’ questa condizione che egli assume nella sua vita. Ascoltate ciò che
dice Callide a Socrate nel Gorgia
di Platone: « Come si potrebbe essere felici quando si è servitori di
chiunque sia? » (491, E). Dio che si
mette a servire gli uomini, questa è
l’assurdità più totale per la religione dei greci. Ed è in questa assurdità che Luca situa la sua visione di
Cristo come « ho diakonòn ». Non
era un nonsenso assoluto pensare
gli dei deirOlimpo nel ruolo del diàkonos, nel ruolo delle donne?... Che
ateismo!
In questa prospettiva cristologica
la diaconia si iscrive in una zona desertica, in uno spazio frequentato dagli emarginati e dai senza potere. La
diaconia significa vivere l’emarginazione, situarsi e rimanere ai margini,
si situa nell’orizzonte della croce. Il
fondamento di ogni diaconia cristiana è dunque il Cristo servitore degli
esseri umani. La diaconia cristiana
non è trionfante, bensì crocifissa e
destinata al fallimento. Essa è l’abbandono dei privilegi; il privilegiato
prende il posto del servitore. Gesù è
al posto di colui che, nella propria
vita, ha imparato a dire in ogni momento: servizio! Cioè questa è la mia
condizione, questo è il mio posto, sono qui per questo, devo farlo. Cristo
è « diakonòn », « poiché il ftgliuol
dell’uomo non è venuto per esser
servito, ma per servire, e per dar la
vita sua come prezzo di riscatto per
molti » (Marco 10; 45).
Cristo ha abbandonato la sfera
del dominio per mettersi nella condizione del servitore. Il linguaggio
usato da Luca è del tutto appropriato al messaggio che egli ha voluto
trasmettere alla chiesa. Siamo ancora capaci di intenderlo?
L’evangelo di Giovanni ha ripreso
questo stesso tema nell’azione simbolica di Gesù che lava i piedi ai discepoli durante il pranzo pasquale. Dopo aver lavato i piedi dei discepoli,
Gesù dice loro; « Anche voi fate come v’ho fatto io » (Giov. 13: 15). Anche qui siamo di fronte ad una « ortoprassi », una parola-azione. Quali
conseguenze ne traiamo per la missione delle nostre chiese?
La croce e la
promessa della resurrezione
2 - Nel nostro testo la diaconia è
centrata su Cristo. Essa è pertanto
situata sotto il doppio segno della
sconfitta della croce, della sofferenza e della morte da un lato, e dall altro della promessa della risurrezione, dell’attesa di nuovi cieli e di una
nuova terra. Un’attesa che siamo
chiamati a vivere nella sequela di
Cristo. La diaconia della chiesa è
fondata sulla vita di Cristo « venuto
non per esser servito ma per servire » (Marco 10; 45).
Per cui parlare di diaconia nella
teologia e nella chiesa cristiana non
vuol dire affrontare una questione
fra le altre, neanche una delle questioni più importanti, ma si tratta
proprio di affrontare la questione
fondamentale; la questione che costituisce la chiesa o che la nega. In altri termini; la chiesa vive o muore a
partire dalla diaconia da essa praticata. La prospettiva viene rovesciata;
non si tratta di promuovere nella
chiesa la dimensione della diaconia,
bensì di porre la chiesa in quanto
diaconia. E ciò tanto nella sua pratica generale, che riguarda ogni cristiano, quanto nella comprensione
che la chiesa deve avere di ogni ministerio.
In questa ottica si può affermare,
in secondo luogo, che la diaconia significa sempre servire delle persone,
e non delle istituzioni. In un tempo
in cui la diaconia delle chiese è fortemente istituzionalizzata, bisogna
sempre avere il coraggio di rimettere
in questione le nostre istituzioni e di
porre anche qui la domanda fondamentale: sono al servizio delle persone?
Le nostre istituzioni diaconali esistono per la vita delle persone oppure è già presente il rischio di utilizzare i problemi delle persone per fa
re vivere le istituzioni? E' vitale per
le nostre chiese saper mettere i problemi della persona al centro di ogni
diaconia: la diaconia è prima di tutto una relazione umana, la difesa della dignità della persona, del malato
come del rifugiato.
L’esempio di Cristo,
modello di servizio
La questione dei diritti deH’uomo,
di cui si parla molto, deve trovare
nelle chiese cristiane uno spazio di
pratica concreta. L’esempio dato da
Cristo — ecco l’esempio vivente che
fonda ogni esempio di diaconia cristiana — è l’unico modello per una
chiesa al servizio degli esseri umani,
in ogni tempo e in ogni luogo. Ciò significa anche che, nella chiesa, vi è
una sola disputa possibile, quella
del primato del servizio: la diaconia
cristiana è, per definizione, 1 affermazione del rovesciamento di ogni gerarchia di valori; si è grandi, si è primi quando si cerca e si occupa quello spazio che viene sempre lasciato
vuoto.
In quello spazio lasciato vuoto
Cristo ti aspetta. In quello spazio vale un solo modello, un solo esempio,
quello di Cristo all’opera come diacono. E la chiesa è chiamata a stare
in quel luogo: a questo pensava
Bonhoeffer quando parlava di « Cristo esistente in forma di comunità »,
o quando diceva che « la chiesa è
fondata nella rivelazione del cuore
di Dio ». L’amore di Dio in Cristo
« diakonòn » è proprio la rivelazione
del cuore di Dio per 1 umanità.
Missione della chiesa per mezzo
della diaéonia? Si può ancora Parlare di diaconia in questi termini. La
diaconia non esiste per affermare la
chiesa, ma per dare dei segni di Cristo « diàkonos ». Vi è posto solo per
una vera imitatio Christi.
Ermanno Gente
Il precedente studio di E. Genre, dal
titolo Diaconia e unità della chiesa, è stato pubblicato sul n. 4 del ?4 gennaio.
NOI NON PARLIAMO
DI ECUMENISMO.
(
LO FACCIAMO
onfixyi
il mensile dove si incontrano
cattolici, protestanti, ortodossi,
ebrei, musulmani, credenti
senza chiesa, non credenti.
ABBONAMENTI: un anno (11 numeri) lire 50.000
- sostenitore iire 100.000 - una copia iire 5.000.
Versamenti sui c.c.p. 61288007 intestato alla
coop. Com Nuovi Tempi, via del Banco di S. Spirito 3, 00186 Roma - tei. 06/686.47.33 ■ 689.30.63.
7
obiettivo aperto
31 gennaio 1992
UNA VITA PER LA PREDICAZIONE
Charles Haddon Spurgeon
Dalla conversione alla scelta di un’esistenza tutta indirizzata alla testimonianza resa dal pulpito e dalle pagine dei moltissimi libri - Un’attività instancabile, che si accompagnava sempre ad una costante dirittura morale
La Bibbia che era stata
posta sulla bara era aperta
ad Isaia 45; 22 « Volgetevi
a me e siate salvate, voi tutte estremità della terra. Poiché io sono Dio e non ce nè
alcun altro » \
La maggior parte delle
100.000 persone in lutto che
sfilavano davamti alla bara
di Charles Haddon Spurgeon
erano consapevoli dell’impatto che quel versetto aveva
avuto sull'uomo che sarebbe
poi stato conosciuto come
"il principe dei predicatori”.
Nato il 19 giugno 1834 nella contea dell'Essex, in Inghilterra, Spurgeon era figlio di un ministro di una
chiesa evangelica indipendente e di sua moglie. Dai
giorni della sua nascita fino
all’età di 15 anni era vissuto in un ambiente ricchissimo di privilegi spirituali. Dei
genitori e dei nonni profondamente credenti gli avevano sempre provveduto il sostegno della preghiera e l’incoraggiamento necessario.
Aveva avuto accesso alla vastissima biblioteca di letteratura cristiana di proprietà del nonno, e persino prima di andare a scuola egli
già poteva leggere e comprendere le opere di John
Bunyan e di altri rinomati
autori cristiani. Egli aveva
pure continui contatti con
cristiani impegnati che frequentemente erano in visita
a casa sua.
All’età di 15 anni Spurgeon
si recò a Newmarket per
intraprendere un ambizioso
programma di studio e di
insegnamento. Durante le vacanze di Natale, di ritorno
alla casa dei suoi genitori
a Colchester, fece l’esperienza di una profonda trasformazione interiore, il cui irnpatto si sarebbe fatto sentire ben al di là della piccola comunità in cui viveva.
Spurgeon era diventato
progressivamente consapevole di non essere realmente
un cristiano. Era giunto con
dolore ad ammettere: « Avevo scoperto che cercavo salvezza attraverso le- opere
della Legge, che facevo tutte le mie buone opere per
motivi egoistici, cioè solo
per salvare me stesso, e quindi esse non potevano essere accettabili per Dio »
Il 6 gennaio 1850, l’ultima
domenica delle vacanze, si
era preparato per andare in
chiesa, ma una tormenta di
neve lo aveva costretto a rinunciare ai suoi piani e invece di recarsi nella chiesa
di sua scelta, si era dovuto
rassegnare ad andare in una
cappella metodista vicina. Il
ministro di quella comunità
però non era riuscito ad arrivarvi e, al suo posto, « un
uomo magrissimo, forse un
calzolaio o un sarto, o qualcosa del genere, era salito
sul pulpito per predicare » .
Il testo da cui avrebbe pre
dicato era: « Volgetevi a me
e siate salvate, voi tutte
estremità della terra». L’uomo, che non era abituato a
predicare, dopo dieci minuti di discorsi sconnessi,
« aveva già dato fondo alle
sue risorse e non aveva più
nulla da dire » *, secondo
Spurgeon.
Poi, improvvisamente, rivolgendo lo sguardo al giovane estraneo seduto fra i
12 o 15 altri soli frequentatori regolari di quella chiesa, disse; « Giovanotto, lei
sembra molto abbattuto, e
sarà sempre abbattuto — miserabile nella vita e miserabile nella morte — se lei
non ubbidisce al mio testo;
ma se ubbidisce ora, in questo stesso momento, lei sarà
salvato. Giovanotto, si volga
verso Gesù Cristo. Rivolga
a lui il suo sguardo. Non
ha nient’altro da fare che
volgersi a lui e vivere » *.
« Fu allora che tutto ad
un tratto vidi la via per la
salvezza » * disse Spurgeon.
Da quel giorno del gennaio 1850 fino al giorno della sua morte in un altro gennaio del 1892, egli avrebbe
consacrato la sua vita alla
proclamazione di quel messaggio liberatorio che faceva appello al popolo di volgersi a Gesù e a vivere. Battezzato poi in maggio, egli
cominciò immediatamente
ad insegnare nella scuola domenicale.
Nell’estate del 1850 Spurgeon si trasferì a Cambridge,
dove ancora si iscrisse agli
studi, assistendo nell’insegnamento. Fu qui che egli
cominciò a predicare, sebbene avesse solo 16 anni. Attraverso la locale chiesa battista di cui era membro, egli
si uni all’associazione dei
predicatori laici. I membri
di questa associazione erano
responsabili nel condurre
culti in 13 chiese del circuito. Quel teen-ager si rese subito conto di aver trovato
il lavoro della sua vita.
Un anno più tardi una delle chiese del circuito era
giunta alla determinazione
di avere Spurgeon, a soli 17
anni, tutto per sé come pastore a pieno tempo, e ^ lo
mandò a chiamare. Nell’ottobre del 1851 si dimise dalle sue responsabilità nelle
scuole e divenne ministro
della chiesa di Waterbeach.
Assunse l’opera pastorale
con consacrazione ed entusiasmo. Attraverso le visite
domestiche ed in ospedale,
la proclamazione pubblica
e la testimonianza personale,
egli aveva toccato profondamente la vita di molti. Quando cominciò a predicare a
Waterbeach, la comunità
contava circa 40 membri, ma
il numero crebbe rapidamente fino a 400.
Quando Spurgeon parlo
nel 1853 ad un congresso locale di monitori della scuo
la domenicale, non sapeva
che presente quel giorno
c’era un Uomo dell’Essex.
L’uomo fu così impressionato da quel giovane predicatore che contattò un suo amico a Londra, membro di una
chiesa in cerca di un pastore; nel novembre di quell’anno con grande sorpresa il
giovane pastore ricevette
una lettera che lo invitava
a predicare alla New Park
Street Chapel di Londra.
Rendendosi conto che quella
chiesa era fra le più influenti chiese battiste delle isole
britanniche, egli fu totalmente sopraffatto al solo pensiero di dover predicare in ima
chiesa i cui pastori erano
fra i più rinomati dell’intero paese.
Quel dicembre, quando
però Spurgeon guardò a
quello sparso uditorio, si rese subito conto che quella
chiesa era davvero caduta
in « giorni di vacche magre ».
La comunità, però, si illuminò di un bagliore di speranza nel sentire le prediche di
quel giovane durante i culti
di dicembre e di gennaio.
14.000 nuovi
membri di chiesa
Nei seguenti 40 anni in cui
egli avrebbe occupato quel
pulpito, furono ricevuti come membri di quella comunità più di 14.000 nuovi convertiti, come pure vennero
convertite innumerevoli altre
persone che avrebbero letto
i suoi sermoni stampati e
fatti circolare nel inondo intero. Le 22 stazioni
missionarie e le 27 scuole
domenicali che furono stabilite sotto il suo ministero
all’anno della sua morte
avrebbero contato 8.034 scolari e 612 insegnanti.
Il popolo di Londra rispondeva in tali quantità che
ben presto i locali della chiesa si rivelarono inadeguati,
e Spurgeon annunciò che sarebbe stato aperto, senza fare alcun debito, un nuovo
edificio che avrebbe contenuto più di 5.000 posti a sedere. Il 18 marzo 1861 venne
inaugurato il Metropolitan
Tabernacle, che poteva ospitare da 5.000 a 6.000 persone e che di solito era superaffollato.
Il Metropolitan Tabernacle, sotto Spurgeon, fu pure lo sponsor di molte altre
iniziative cristiane. Il seminario per pastori (The Pastor’s College), fondato da
Spurgeon poco dopo la sua
venuta a Londra, avrebbe
provveduto all’educazione di
circa 900 studenti durante
la sua vita. Quegli studenti
sarebbero poi diventati pastori, evangelisti e missionari. . . . j •
Sensibile ai bisogni dei
bambini privi di genitori,
il Metropolitan Tabernacle
stabilì pure l’orfanotrofio
Stockwell per ragazzi e
ragazze (The Spurgeon’s
Homesì. Durante la vita di
Spurgeon, quell’orfanotrofio
diede asilo a quasi 1.600
bambini.
Una pubblicazione mensile, chiamata The Metropolitan Tabernacle Pulpit, metteva nelle mani del pubblico
le prediche di Spurgeon solo pochi giorni dopo averle
pronunziate. La pubblicazione ebbe una diffusione fenomenale sia in Inghilterra
che nel mondo. Spurgeon
scrisse numerose altre pubblicazioni e libri, inclusa la
rivista The Sword and thè
Trowel ed i sette volumi del
commentario ai Salmi, The
Treasury of David, ancora
molto letto oggi, insieme ad
una compilazione di letture
devozionali per ogni giorno
dell’anno, dal titolo Morning
and Evening (mattino e sera).
Durante la prima parte
del suo ministerio egli aveva combattuto teologicamente su due fronti, contro
Tipercalvinismo e contro l’arminianesimo. Spurgeon era
di tendenza evangelico-calvinista. Leggeva moltissimo,
ed amava soprattutto i puritani del 17.mo secolo, tanto da venire considerato più
tardi come un legittimo erede della migliore tradizione
puritana.
Fondamentale per comprendere C. H. Spurgeon ed
il suo ministerio è l’apprezzamento del suo carattere e
della sua integrità. Sir W.
Robertson Nicoli, direttore
del British Weekly, disse di
lui; « Non ho mai conosciuto alcun altro personaggio
che tanto abbia lasciato un
profondo segno sul popolo
inglese che Spurgeon, un uomo che suscitava rispetto
e fiducia spontanea da gente
d’ogni credo e non-credo.
Tutti sapevano della sua non
sospetta, costante, dirittura
morale. Non ho visto molto
di lui personalmente, ma
l’ho udito da quelli che lo
hanno visto, e credo che sia
stato fra i cristiani più sinceri ed umili che mai siano
vissuti. Non ho mai saputo
da alcun segno che la sua
immensa popolarità gli abbia dato alla testa » *.
Dopo il suo 50 “ compleanno Spurgeon era stato soggetto a frequenti attacchi di
malattia. Spesso si recava a
Mentone, nel sud della Francia dove, in un clima più
mite, trovava un certo grado
di conforto e di relax. Anche
là, però, egli lavorava il più
possibile, scrivendo per The
Sword and thè Trowel e come editore di The Metropolitan Tabernacle Pulpit, come pure là continuava la sua
voluminosa corrispondenza.
Durante il corso del 1891,
però, egli divenne progressivamente più debole, fino alla sua morte, avvenuta il 31
gennaio 1892.
Quando la notizia della
sua morte raggiunse l’Inghilterra, un grande movimento
di simpatia scosse l’intero
paese in tutti i settori
della società. Il Metropolitan
Tabernacle fu sommerso da
telegrammi ed altri messaggi di condoglianze da mernbri della famiglia reak, ministri di ogni denominazione, politici e cristiani di tutti i tipi da ogni parte dei
mondo.
Un secolo dopo la morte,
le sue prediche stampate ed
altre pubblicazioni continuano a godere di ampia diffusione. Attraverso di loro,
benché morto, egli parla ancora, e Dio tramite lui.
Lesile C. Tarr
(da Decisión, gennaio 1992,
pp. 12-14, traduzione e adattamento di Paolo Castellina)
(1) Isaia 45: 22.
(2) Da C. H. Spurgeon’s Autobiograpìiy, compilata dal suo diario, lettere e documenti, da sua
moglie e dalla sua segretaria privata, Passmore e Alabaster, Londra, 1900.
(3 ) Da William Robertson
Nicoli: Life and Letters, di T. H.
Darlow, Hodder e Stoughton
Limited, Londra, 1925.
SCHEDA
Fra le sue opere
Solo l’attività di predicatore, condotta instancabilmente per redigere sermoni che
alle volte potevano raggiungere l’ora e mezzo di durata,
è stata per Charles Haddon
Spurgeon (1834-1892) superiore a quella dello scrivere.
Nella sua copiosissima opera rientrano per l’appunto anche le predicazioni: esistono
50 volumi di sermoni, riuniti
sotto il titolo complessivo
The Tabernacle Pulpit Sermons (Sermoni dal pulpito
del Tabernacolo), Londra,
1856-1883.
Fra le altre opere possiamo
ricordare John Ploughman’s
Talks; or Plain Advice for
Plain People (I discorsi di
John l’Aratore; consigli semplici per gente semplice),
New York, 1887 (di questo
volume esistono tuttavia altre edizioni forse precedenti).
Una grossa attività di commento alla Bibbia è documentata poi dalla serie dei Commenting and Commentaries:
two lectures (Commento e
commentari: due conferenze),
Londra, 1885.
Altre opere che si possono
segnalare sono: Gleanings
among the Sheaves (Spigolando tra i covoni), Londra,
1888; Lectures to my students
I-II (Lezioni ai miei studenti), Londra, 1885.
8
8
ecumenismo
31 gennaio 1992
CALTANISSETTA
L'ecumenismo oggi:
proposte e difficoità
Il dialogo dovrebbe essere uno strumento per rispettare l’altro Le distanze tra le chiese non devono diventare distanza da Cristo
Echi dal mondo
cristiano
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani: un appuntamento ormai abituale per
quanti vogliono occuparsi di ecumenismo.
Che cosa è successo nella provincia nissena?
A Riesi, dopo l’ésperienza del
precedente anno, la Chiesa valdese ha declinato l'invito della
Chiesa cattolica locale; ha aderito invece alle iniziative svoltesi a
Caltanissetta.
Il 21 gennaio si è avuto il primo appuntamento nella sede vescovile dell’Episcopio.
Si trattava di un incontro-dibattito sul tema L’ecumenismo
oggi: proposte e difficoltà; al tavolo dei relatori, oltre ai rappresentanti cattolici (con in testa il
vescovo), sedevano il pastore G.
Platone e il candidato al ministero pastorale G. Ficara.
Un documento
articolato
Da parte cattolica si è avuta
un’ampia relazione sul documento della CEI, documento molto
articolato e « accademico » comprendente tre parti.
Nella prima parte viene esposta la situazione deU’ecumenismo
odierno in Italia: si parla di una
Chiesa cattolica certamente di
maggioranza, ma se tale maggioranza è un fattore di forza da
im punto di vista sociologico e
culturale, essa è invece indice di
debolezza se si assume il punto
di vista teologico. Debolezza perché si è stimolati ad un maggior
impegno e ad una maggiore responsabilità nel rispetto del « diverso » (che è comunque minoranza!). Si lamenta inoltre il fatto che l’ecumenismo in Italia è
un fenomeno di élite, di piccoli
gruppi. Secondo la CEI, l’ecumenismo deve invece diventare una
categoria costitutiva deH’essere
della vita cristiana.
La seconda parte del documento esorta ad assumere un punto
di vista ed una prospettiva di tipo storico, cioè un modo di vedere e di « leggere » la religiosità secondo i canoni della realtà
contingente. Ecco allora che la
Chiesa cattolica si dichiara tendente alla ricerca della verità e
non sua depositaria.
Nella terza parte, infine, vengono suggeriti gli orientamenti pastorali da assumere nei riguardi
deH’ecumenismo. Si esalta il dialogo non come « tattica » o « strategia », ma come strumento per
accogliere e rispettare l’altro,
nella sua diversità, senza pretendere di cambiargli le idee e salvaguardando la sua identità. Si
vogliono cioè evitare le operazioni di « trasformismo strategico », assumendo come propria
una virtù tipicamente ecumenica: la pazienza.
L’evangelismo
italiano oggi
Dopo questo lungo intervento
la parola è stata ceduta a Giuseppe Ficara, che ha fatto un
breve ed esauriente « excursus »
sulla situazione deH’evangelismo
italiano. Dopo aver ricordato
l’integrazione del 1975 tra Chiesa valdese e Chiesa metodista,
egli ha informato i presenti sulTAssemblea-Sinodo congiunti tra
valdesi, metodisti e battisti, tenutasi a Roma nel 1990 ai fini di un
reciproco riconoscimento.
E’ infatti importante osservare
il cammino delle chiese evangeliche in Italia e la loro volontà di
unità, laddove però essere uniti
non significa essere identici.
In ultimo il pastore Platone ha
proposto aU’uditorio alcune riflessioni e alcune considerazioni
sull’ecumenismo e sulla posizione della Chiesa valdese in merito.
Platone ha ricordato 1’« impasse », lo stato attuale di « stagnazione ecumenica » in cui ci troviamo. Scopo dell’ecumenismo
non è un’unità tra le chiese ma
un’unità ed un ravvedimento a
Cristo, e dunque decisivo deve essere il riferimento alla Bibbia.
Ecumenismo, insomma, come vittoria del Vangelo e non della
chiesa. Secondo Platone protestantesimo e cattolicesimo non
sono complementari ma sono
due modi diversi (e quindi alternativi) di capire e vivere il cristianesimo. E’ dunque spesso difficile dialogare e confrontarsi
con una Chiesa cattolica che è
comunque sempre una compagine sacerdotale che agisce in rappresentanza di Dio e che fa da
perno tra Dio e il mondo, troppo
distante da una Chiesa valdese
che riconosce a Dio soltanto la
sua santità.
Due diverse
impostazioni etiche
Platone ha accennato pure alla
diversa impostazione etica: di
obbedienza o di responsabilità
individuale pur nella libertà e ha
infine lasciato degli interrogativi
aperti: quale tipo di unità è oggi
possibile? L’unica pare essere
quella conciliare (di Basilea, per
intenderci); ma dopo Basilea c’è
stata la « retromarcia » di Seoul...
Insomma, la strada dell’ecumenismo è tutt’altro che facile.
Due giorni dopo, secondo appuntamento nella parrocchia di
S. Agata di Caltanissetta dove
si è svolta, alla presenza di circa
cento persone, una liturgia con
predicazione del pastore Platone
sul testo di Matteo 28: 19. Platone ha nuovamente ribadito alcuni « punti fermi » costitutivi
del nostro essere evangelici: una
chiesa di Cristo, non fatta di sudditi che ricevono dall’alto una
verità depositata ma un insieme
di eredi, co-eredi, testimoni.
Come ha affermato l’oratore le
distanze tra protestantesimo e
cattolicesimo non devono diventare distanza da Cristo, e l’unità
è possibile non nell’uniformità
ma nella e attraverso la diversità.
E’ quindi sempre problematico
decidere se aderire o meno a iniziative di tipo ecumenico. La nostra partecipazione può essere
fraintesa? E' un avallare e riconoscere la struttura ecclesiastica
del cattolicesimo? Ha senso tutto ciò quando poi la Chiesa cattolica continua ad essere una
forza politica costantemente privilegiata per il potere che detiene?
L’ecumenismo, questo termine
ormai così inflazionato, è dunque
una questione su cui tutte le nostre chiese dovrebbero interrogarsi a fondo, per evitare inutili
estremismi: l’ostruzionismo radicale o la mera adesione acritica
nei confronti di quella che rischia di diventare una vera e
propria « moda ecumenica ».
Monica Natali
FORANO
C’è un posto
per il Vangelo?
Un incontro con Glen G. Williams sul futuro
deM’Europa: le responsabilità dei cristiani
« Sogno che un giorno vado a
Roma, a S. Pietro, davanti all’altare, e il papa mi dice: ’’Fratello Glen, questo è il pane e
il vino dell’eucarestia per te”. E
così anche a Mosca dal mio amico patriarca Alessio ». Questa è
l’utopia di Glen Garfìeld Williams, già segretario della Conferenza delle chiese europee, a
chiusura della conferenza: « I
cristiani e l’Europa », organizzata dal Segretariato per le attività ecumeniche della Sabina,
giovedì 23 gennaio, nella Chiesa
valdese di Forano gremita di cattolici e protestanti.
Dopo aver parlato dei grandi
e impensabili cambiamenti di
questi ultimi due anni e del
vuoto che c’è oggi nell’Est europeo, il pastore Williams si
chiedeva se in questo cambiamento c’è un posto per il vangelo; « Metà Europa ha costruito il Mercato europeo e l’altra
metà Europa sta bussando alla
porta. Ma l’economia è una base sufficiente per costruire la
nuova Europa? ».
In questa casa comune europea i cristiani dovrebbero assu
Una federazione
per la diaconia
NIMES — Il 25 e 26 gennaio
ha avuto luogo un incontro tra
la « Fédération protestante des
Oeuvres » e 1’« Entraide protestante ». In quell’occasione è
stata sancita la fusione tra i due
organismi. Un nuovo consiglio
di amministrazione della nuova
Federazione è stato eletto ed è
stato accolto il nuovo segretario generale, past. Jean-Yves
Thobois, che sostituisce il past.
Daniel Lestringant.
Una conferenza pubblica, presieduta dal past. Jacques Stewart, presidente della Federazione protestante di Francia, è stata tenuta da Alain Duhamel,
giornalista e professore all’Istituto di scienze politiche, sul tema: « Quale è la testimonianza
del protestantesimo francese nella società di oggi? ».
(BIP)
I valdesi a
’Trance-Culture”
PARIGI — Da lunedì 27 a
venerdì 31 gennaio il canale radiofonico « France-Culture » trasmette una serie intitolata « All’alba della Riforma, i valdesi »,
a cura di Ghislaine Mathieu. La
trasmissione tratta i seguenti temi: Un movimento di povertà
nel Medioevo. Persecuzioni, dispersioni, mutamenti. I valdesi
e la Riforma. I bastioni valdesi. Oggi, una Chiesa valdese.
(BIP)
Hong Kong, le
chiese e il 1997
GINEVRA — Durante una visita a Ginevra il 6 e 7 gennaio
Tso Man King, segretario generale del Consiglio cristiano di
Hong Kong, ha dichiarato che
l’esodo degli abitanti di Hong
Kong, in particolare verso l’America del Nord, il Regno Unito e
l’Australia, è aumentato fino a
raggiungere la cifra di 60.000
partenze all’anno. Si calcola che
circa 500.000 persone avranno
lasciato la città entro il 1997 (anno in cui cesserà lo « status » di
colonia britannica e la città ritornerà alla Cina che l’aveva ceduta nel 1841, n.d.r.). Siccome
queste partenze riguardano in
particolare le professioni liberali delle classi medie e agiate, le
chiese, i cui membri appartengono per lo più a questi ambienti, sono state duramente colpite. I cristiani rappresentano il
9,7% della popolazione, ugualmente ripartiti tra protestanti e
cattolici, ma essi rappresentano
dal 20 al 30% dei migranti.
Malgrado l’esodo le chiese di
Hong Kong hanno lanciato una
campagna di evangelizzazione
ambiziosa, con l’obiettivo di portare il numero delle parrocchie
protestanti della città (oggi 850)
a 2.000 entro l’anno 2000. A tale
scopo le 13 facoltà di teologia
di Hong Kong hanno organizzato programmi di formazione a
breve termine per i responsabili laici; iniziativa importante, visto il numero di pastori consacrati che hanno già abbandonato la città.
Il vescovo K. H. Ting, presidente del Consiglio cristiano della Cina, ha proposto che i rapporti tra le chiese di Hong Kong
e della Cina vengano rafforzati
con visite, scambi di risorse finanziarie e spirituali, programmi comuni e scambi di studenti in teologia. Ha aggiunto che
l'Assemblea di Canberra, durante la quale il Consiglio cristiano della Cina è diventato membro del CEC, ha avuto un ruolo importante nel rafforzamento
di questi contatti.
(SOEPI)
Riflessione sulla
crisi africana
BRAZZAVILLE — L’Associa
zione per la cooperazione delle
chiese, l’ambiente e lo sviluppo
dell’Africa centrale (ACEEDAC)
ha organizzato, dal 2 al 6 dicembre scorso, a Brazzaville, un
incontro delle Organizzazioni
non governative (ONG) di sviluppo e dei Dipartimenti di sviluppo delle chiese dell’Africa
centrale. I 25 partecipanti provenienti da Camerún, Congo, Gabon, Ruanda, Zaire hanno riflettuto e proposto delle soluzioni per aiutare l’Africa ad uscire
dalla crisi socio-economica e politica attuale.
Per uscire dalla crisi, hanno
detto, l’Africa deve disimpegnarsi in modo selettivo e progressivo dall’economia mondiale. Per
questo occorre un risveglio e
una presa di coscienza da parte delle stesse popolazioni, poiché i governi si sono dimostrati
incapaci.
(SOEPI)
Appuntamenti
mere la loro responsabilità: con
una riflessione sul mistero della vita, con la pratica del perdono, con i « sogni » per « costruire utopie ».
Ad alcune domande Williams
ha risposto dicendo che il cammino dell’ecumenismo, dopo la
rivoluzione del Concilio Vaticano
II, è rallentato e nel documento finale del recente Sinodo dei
vescovi cattolici non c’è indipendenza. Per Williams il movimento ecumenico non è uniformizzazione, non è sincretismo ma
è un tentativo obiettivo di sentirsi uno in Cristo.
Non dobbiamo costruire l’unità: l’unità c’è già in Gesù Cristo. Dobbiamo cercare di vivere
questa unità; vivere con il bisogno di esprimere l’unità in Cristo uno accanto all’altro con le
proprie differenze, vissute come
arricchimento positivo, perché la
gloria di Dio non può essere rappresentata da nessuna chiesa in
sé e di per sé. L’evangelizzazione nuova per la casa comune
europea dovrebbe essere, secondo Williams, una « sinfonia della salvezza ».
Giovedì 30 gennaio - giovedì 6 febbraio; Alle ore 17 al Museo del Risorgimento si tengono le due ultime
lezioni del ciclo « Identità nazionali
dalla Rivoluzione francese a oggi ».
Marco Buttino parla su Nazionalismi e
rivendicazioni di sovranità nelle repubbliche dell'URSS. Guido Franzinetti
parla su La Polonia.
Mercoledì 5 febbraio — ROMA: Nei
locali di piazza Cavour, alle 16, Il pastore Gino Conte interviene sul tema; Problemi e prospettive dell'ecumenismo dopo l’assemblea di Canberra. Alle 18 II prof. Daniele Garrone
conduce uno studio biblico sul tema:
L’aldilà nella Bibbia.
Giovedì 6 febbraio — FiRENZE;
Presso la Comunità luterana (via de'
Bardi, 20) alle ore 18, per il ciclo ■■ Profeti delle chiese » organizzato dal SAE,
il past. Gino Conte parla sul tema:
Valdo: la libertà della predicazione.
Venerdì 7 febbraio — ASTI: Per la
serie di lezioni introduttive all'Antico
Testamento, alle ore 21, presso la
Scuola biblica ecumenica. Paolo De
Benedetti parla sul tema Giosia, la riforma religiosa in Israele.
Sabato 8 febbraio — SAVONA; Alle ore 15 la Chiesa metodista ospita
in piazza Diaz la libreria S. Paolo per
la presentazione del libro Introduzione
alla teologia evangelica di Karl Barth.
Con l’autore, Giampiero Bof, partecipa
il past, Fulvio Ferrario.
Venerdi 7 febbraio — VENEZiA: A
palazzo Cavagnis, alle ore 17,30, si
tiene un incontro-dibattito sul tema
Movimento ecumenico e dialoghi interconfessionaii, con II past. Salvatore
Ricciardi, Il teologo luterano Fritjof
Roch e Tede Vetrai!, preside dell’istituto epumenico S. Bernardino. Presiede il past, Eugenio Stretti.
Domenica 9 febbraio — CINISELLO
BALSAMO: Inizia alle ore 19 una serie di studi biblici presso il Centro
« Lombardini » sul tema La conoscenza di Dio.
Domenica 9 febbraio — ROMA: Alle ore 16, in via Giusti 12, il SAE
organizza una tavola rotonda sul tema: Le religioni e la convivenza tra
i popoli; nodo problematico o compito comune. Partecipano Daniele Garrone, Lisa Palmieri. Coordina Giovanni
Cerati.
9
31 gennaio 1992
v^alli valdesi
9
Alle valli
0991
Tre
sentieri
Qualche settimana fa al cinema di Torre Pellice gli amministratori di Angrogna e della Comunità montana hanno presentalo il frutto dell’iniziativa volontaria di alcune persone che,
nel corso dell’estate, hanno ripulito tre sentieri dell’alta valle
recuperando spazi che un tempo
erano utilizzati dai pastori e che
oggi possono rappresentare bellissime passeggiate di un certo
impegno. E’ sempre più frequente incontrare, alle valli come nelle città, persone che trascorrono
alcune settimane in villaggetti
nella vicina Francia, ospitati in
baite sapientemente ristrutturate, consumando prodotti locali,
conoscendo tradizioni e cultura
del posto, sciando.
La nostra inchiesta sulle case
non utilizzate nelle valli valdesi
ha dimostrato come ci sia una
quantità esagerata di borgate o
semplici abitazioni abbandonate;
ma se cercate di affittarne una
o anche di acquistarle vi trovate di fronte a richieste altissime. Si preferisce lasciarle crollare o affittarle per il periodo
estivo: si intasca un bel gruzzolo e non si hanno problemi.
A questi tre elementi si può
aggiungerne un quarto; è una
sensazione. Sono di questi mesi
le aperture di una serie di banche in piccoli e medi paesi delle
valli; si decentrano i servizi?
Non credo; più probabilmente
un possibile interessante giro
d'affari. Dunque il denaro c’è
(certo non per tutti) ma alla
cultura del materasso si è sostituita quella del metterli in
banca (che per certi versi non
fa poi troppa differenza).
E’ ben vero che esperienze recenti e passate di investimenti
in loco hanno lasciato molti con
la bocca amara (si pensi alla
truffa dei container o semplicemente alle azioni della Seggiovia Vandalino) ma sarebbe così impensabile far sì che le risorse del luogo, comprese quelle economiche, restassero in loco?
Fino a quando continuererno
ad assistere all’assalto del fine
settimana, preoccupandoci di
’’arginare” queste presenze spesso dannose per quella poca agricoltura, costruendo al massimo
aree attrezzate e allargando le
strade che vi portano in modo
da aumentare ancora questo flusso, ben sapendo che questi ospiti fanno i loro acquisti nei supermercati torinesi?
Qualcuno sorriderà riproponendo l’ipotesi dello sbocco in
Francia; infatti c’è anche chi ha
scoperto in questi giorni un volantino che ’’spinge” per il traforo, uscito un anno e mezzo fa
in Qiieyras e presto scomparso,
là, dalla circolazione.
Ma se non sapremo costruire
qui, nelle valli, una rete di proposte turistiche che tengano conto delle potenzialità offerte da
più elementi (cultura, ambiente,
storia, ecc.) non avremo un inversione di tendenza né un salto qualitativo.
In molti possono fare la loro
parte, amministratori locali o
cittadini con un po’ di spirito di
iniziativa, un po’ di imprenditorialità.
In altre valli questo non sarebbe possibile, ormai, visto il grado di compromissione; in vai
Pellice sarà possibile collegare
insieme un sentiero alpino, una
borgata da ristrutturare e un
museo, magari anche utilizzando
la facile penetrazione in valle
garantita dal mezzo su rotaia?
Da fuori ce lo dicono; perche
non provarci?
Piervaldo Rostan
IL PUNTO SULLA SITUAZIONE IDRICA
60 acquedotti per 2 valli
Una situazione complessivamente buona, secondo gli operatori delle
due USSL interessate - Le fontane « storiche » e le fontane private
Per un anno si è dibattuto nelle valli del disegno di legge
"Galli” sul riordino delle risorse idriche; le perplessità degli
amministratori della montagna
erano legate al rischio di vedersi privati di una delle poche risorse rimaste senza nessuna possibilità di controllo e senza alcun
ritorno dal punto di vista economico, anzi con la certezza di
trovarsi in capo a pochi anni
di fronte ad aumenti considerevoli nelle tariffe. Comuni, Comunità montane, UNCEM hanno
presentato numerose proposte di
emendamento alla commissione
del Senato incaricata dell’esame
del provvedimento dopo l’approvazione della Camera; anche questa. come molte altre proposte
di legge, dovrà con tutta probabilità riprendere da capo il proprio iter con il nuovo Parlamento. Ciò da un lato darà maggior
spazio di manovra a chi non era
favorevole al provvedimento, dall’altro allungherà i tempi della
soluzione di un problema reale:
la vetustà di molti acquedotti,
le carenze nei servizi in molte
zone del paese, la grande frammentazione di acquedotti.
Nelle nostre valli qual è la situazione? E’ questo il senso di
questa ricerca condotta in vai
Germanasca ed in vai Pellice.
Superati i problemi di rapporto
fra area montana e pianura, ciò
che emerge, al di là del buon
funzionamento di 60 acquedotti
locali, suggerisce che una gestione ’’unitaria” a livello di Pinerolese potrebbe rappresentare una
soluzione valida.
In vai Germanasca sono 18 gli
acquedotti comunali sottoposti
alla vigilanza sulla qualità dell’acqua erogata da parte dell’USSL 42, per un totale di 27
sorgenti.
Il controllo si sviluppa sulla
base di un programma annuale
che prevede un numero minimo
di due verifiche per ogni acquedotto, numero progressivamente
incrementato per le strutture distributive con un bacino di utenza più ampio. A Perrero capoluogo ad esempio, dove la popolazione servita è più numerosa,
la media dei controlli è di quattro all’anno. Le ispezioni interessano, a rotazione, sia le vasche
di carico che la rete di erogazione, in quest’ultimo caso i prelievi vengono effettuati in genere presso le fontane ed i lavatoi
pubblici.
Fuori da questo schema stanno le verifiche per la certificazione di potabilità di nuove sorgenti e gli interventi in caso di
superamento dei valori guida
fissati dalla legge, che richiedono una campionatura più frequente per accertare la qualità
iniziale della fonte o il suo ritorno alla normalità.
« Sull’intero territorio dell’USSL 42 non si rilevano frequentemente problemi di superamento dei limiti ottimali di
qualità delle acque, gli stessi
scostamenti sono poi sempre
lontani dal costituire un pericolo effettivo per la salute. All’analisi chimico-batteriologica le alterazioni più comuni riguardano
la presenzi di ferro, di nitrati
e di cariche batteriologiche; un
sintomo dell’usura delle vecchie
tubature il primo, un problema
di scarsa manutenzione e pulizia
delle vasche di raccolta i secondi », ci ha detto il dr. Laurenti,
responsabile del Servizio di igiene pubblica. « La situazione della vai Germanasca in questo
contesto è complessivamente
buona, quasi ottimale, con risultati, in alcuni degli acquedotti
controllati, addirittura al di sotto dei valori guida, anche in termini di temperatura dell’acqua
alla sorgente ».
Un apposito programma su
calcolatore raccoglie tutti i dati dei rilevamenti e delle reti
idriche controllate dell’intero
territorio dell’USSL e permette
di ricostruire agevolmente il
complesso di tubature, vasche,
fontane pubbliche connesse ad
un qualsiasi punto delle reti
stesse, rendendo perciò più agevoli gli interventi in caso di problemi di inquinamento, ci ha
spiegato il geom. Richiardone
dello stesso Servizio di igiene
pubblica.
Analoghi meccanismi di controllo sono attivati in vai Pellice da parte dell’USSL 43. Gli
acquedotti (comunali o consortili) sono 34; ad essi andrebbero aggiunte le fontane, le reti
che servono gli alpeggi o i rifugi alpini; in questo modo si
arriva, alla fine del ’90, a 42.
« Non abbiamo riscontrato
grossi problemi — ci dice il tecnico deU’USSL 43 Latella —; la
situazione è buona per quanto
riguarda gli inquinamenti chimici, assenti, mentre nel 1991 abbiamo riscontrato su campionidi acqua potabile 5 casi di inquinamento batteriologico su 34. di
tipo fiscale e 29 su 116 per i
controlli di tipo conoscitivo. Ciò
può derivare da una non buona
manutenzione delle vasche o della stessa rete idrica, non sempre in buono stato ».
Ne sanno qualcosa a Lusema,
dove in certe zone e in certi
periodi manca l’acqua, o esce
dal rubinetto di colore rossastro.
Non a caso, di grossi interventi su tutta la rete, si parla ormai
da anni.
L’USSL tiene anche sotto controllo alcune fontane ’’storiche”
a cui si approvvigionano centi
naia di persone; qual è la situazione?
« A parte quelle che attingono
direttamente all’acquedotto — aggiunge Latella — ne controlliamo alcune di grande interesse.
Ad Angrogna ve ne sono due e
godono di ottima salute; analogamente accade per la fontana
di S. Giovanni in via Beckwith.
Diverso è il caso di quella dei
Coppieri a Torre Pellice la cui
acqua arriva in gran parte da
un corso superficiale e per la
quale abbiamo chiesto al sindaco di segnalare la non potabilità ».
Tornando agli acquedotti la
maggior fonte di captazione risulta essere costituita dalle sorgenti (110) mentre contenuto è
il numero dei pozzi (8).
Le fontane private nella maggior parte dei casi si affiancano, nel caso di abitazioni con
popolazione residente, ad acquedotti; significativa eccezione la
zona deirinverso Rolandi a Torre Pellice, dove sta partendo ora
un progetto per l’estensione della rete idrica. I pozzi sono a
decine nella bassa valle e su di
essi grava Tipoteca del possibile
inquinamento da pesticidi.
Ma è vero che i cittadini che
utilizzano l’acqua da pozzo o
fontana dovrebbero periodicamente sottoporla ad analisi, e
con quali costi?
La legge dice così ma, aggiimgono alTUSSL, « si tratta di una
di quelle norme praticarnente
inapplicabili. Per quanto riguar-^
da i costi, presso i laboratori
pubblici, si va dalle 200 mila
lire per le analisi più semplici
alle 800-900 mila lire ».
Danilo Massel e
Piervaldo Rostan
FRALI
Sulle orme di Tomba
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Avvicendamenti
in Consiglio
TORINO — Cambio in Consiglio regionale per i gruppi Verdi
e Lega Nord; per gli ambientalisti al posto del dimissionario
Igor Staglianò è subentrato
Valter Giuliano e nella Lega, in
sostituzione di Gipo Farassino
che tenterà Tawentura romana
alle prossime elezioni, arriva
Toni Boudrier, poeta occitano,
noto con il nome di Barbo Toni.
Premio di poesia
« Arco alpino »
TORINO — Il «Pogolàr Burlan » e la « Compañía dij brandé », al fine di contribuire alla
conoscenza ed alla valorizzazione del patrimonio culturale delle regioni dell’arco alpino, bandiscono il 1° premio di poesia
« Arco aipino » riservato a poeti e scrittori nelle lingue delle
regioni delTarco alpino.
Ogni concorrente potrà partecipare, con non più di tre testi
a tema libero ed inediti alla data della premiazione, in uno degli idiomi neolatini originari delle regioni delTarco alpino.
I testi dovranno essere accompagnati dalla traduzione in lingua italiana e recare, oltre alrindicazione deiridioma usato, il
nome, il cognome, l’indirizzo e
l’eventuale numero telefonico
del partecipante. Essi dovranno
pervenire, in sei copie, entro il
31 marzo 1992, alla segreteria del
Fogolàr Furlan di Torino, via S.
Donato n. 59 - 10144 Torino.
Convegni
torre pellice — Si svolge sabato 1° febbraio, dalle ore 15, presso
il cinema Trento, un convegno sul futuro della linea ferroviaria Torino-Torre Pellice; intervengono Luca Barbera,
direttore compartimentale di Torino,
Luciano Ranella, assessore ai trasporti della Regione, Cataldo Principe, assessore ai trasporti della Provincia,
Ricciotti Lerro, assessore alle grandi
infrastrutture del comune di Torino,
oltre a rappresentanti dei comuni e
dei pendolari.
Concerti
Attesa fin qui vanamente, nella scorsa settimana è scesa copiosa ia neve; in un primo tempo anche nelle basse valli poi, col
salire della temperatura, solo oltre i 1.000-1.500 metri.
Praticamente nulli i disagi, questa nevicata ha portato una
boccata d’ossigeno nelle stazioni di sport invernali alpine.
Fin dallo scorso fine settimana Frali ha visto numerosi appassionati sulle piste, ottimamente predisposte.
Si va da un minimo di 90 cm ad un metro e 20, con neve sufficientemente compatta.
In settimana sono aperti tre impianti, sabato e domenica tutte
le piste e gli impianti di risalita; anche Fanello di fondo, coi suoi
8 km, è a disposizione degli appassionati di questa disciplina.
PINEROLO — Sabato 1° febbraio,
dalle ore 17,30 alle 24, presso l'auditorium di corso Piave, per l'organizzazione del collettivo « Zeroazero »,
si svolgerà un concerto autogestito
con la partecipazione di vari gruppi
musicali della zona.
TORRE PELLICE — Lunedi 10, alle
ore 15,30, presso il salone delle scuole Mauriziane in via al Forte, l'Università della terza età propone un pomeriggio musicale con Elena Marzetta (flauto) e Laura Clerici (pianoforte); in programma musiche di Gaubert, Debussy, Roussel e Chaminade.
Dibattiti
PINEROLO — Lunedì 3 febbraio, alle
ore 20,45, presso Tauditorium di corso
Piave, il PDS organizza un pubblico
dibattito sul tema • Quale Repubblica? Quale Presidente? •; l'on. Luciano Violante, vicepresidente del gruppo PDS alla Camera, risponderà alle
domande di alcuni personaggi pinerolesi.
Cinema
TORRE PELLICE —■ Il cinema Trento ha in programma: venerdì 31, ore
21,15, « Zittì e Mosca »; sabato 1” febbraio, ore 20 e 22,10 e domenica 2,
ore 16, 18, 20 e 22,10, « Le comiche
2 »,
10
1
10 valli valdesi
31 gennaio 1992
ANGROGNA
La campana del Serre
Una vicenda singolare, tra l’episodio di costume e la storia dagli
accenti di leggenda - Dal XVII febbraio sentiremo quei rintocchi...
Siamo nel 1805 e le valli vaidesi, come tutto il Piemonte, sono « Francia », appartengono all’impero di Napoleone I. In Angrogna, tra i valdesi « diai dar
Vengie », c’è una certa agitazione. Dopo quasi un secolo vi è la
possibilità di realizzare un piccolo, grande sogno.
Quando nel 1708 era stato ricostruito al Serre un tempio al posto di quello andato in rovina all’epoca delle persecuzioni del
1686, al di sopra della facciata
era stato posto un modesto arco
destinato ad accogliere una piccola campana che sostituisse
quella precedente, asportata durante uno dei tanti saccheggi.
Una campana è importante: è
una voce amica che dà gioia e
che chiama a ritrovarsi insieme.
E poi, se c’è un incendio, se passa una banda di banditi o di soldati sbandati, la campana avvisa,
chiama a raccolta, dà modo di
prepararsi...
Ma la campana, al Serre, non
c’era mai arrivata. Nel « ghetto »
di Angrogna non giravano molti
soldi e poi per le autorità i « religionari» non avevano alcun bisogno di una campana e perciò
era sempre mancato il permesso.
E così, l’arco era rimasto vuoto
e il tempio muto. Ora però è arrivato qualcuno a dire che a
Bobbio c’è una campana in vendita. E’ quella della parrocchia
cattolico-romana: le autorità ne
hanno ordinato la chiusura perché a Bobbio cattolici non ce n’è
e hanno disposto la messa in
vendita dei banchi e della campana.
E’ un’occasione da non lasciarsi sfuggire: 4 membri della
comunità si incaricano di andare
a Bobbio e di portare a termine
l’affare. Quanto poi al trasporto
della campana da Bobbio al Serre... diamine!, gli angrognini sono robusti, abituati a fare miglia
e miglia con le « cabasse » sulla
schiena : in quattro riusciranno
bene a portare la campana sino
al loro tempio!
E così., poco tempo dopo, la
campana è là, davanti al tempio
del Serre. E’ una bella campana,
pesante (ne sanno qualcosa i
quattro «trasportatori»...), e ricca di decorazioni. Certo, porta
scritto su di sé che è stata dedicata all’assunzione di Maria e
c’è anzi sulla sua parete l’immagine scolpita di Maria che sale
al cielo su una nube. Ma i vaidesi del Serre non se ne fanno
un problema. L’immagine potrebbe esser fatta saltar via e si
potrebbe cancellare anche la
scritta...
Ma a che prò mettersi a fare
anche questo lavoro a rischio
poi di rovinare la campana? Mica è stata rubata per dover cancellare la sua provenienza... E,
quanto all’immagine di Maria,
chi andrà mai a guardarla in cima al campanile!
Già, il campanile. Perché i vaidesi del Serre si son resi subito
conto che quella campana che la
provvidenza ha messo a loro disposizione è troppo grande e pesante per il piccolo archetto sulla facciata del tempio.
Ma... niente paura! Ad Angrogna non mancano davvero legno,
pietre e buone braccia: si costruirà un bel campanile, che
si veda anche da Torre Pellice.
Certo, costruire un campanile
non è un’impresa da poco. Passeranno degli anni ma, infine, nel
1811, la campana potè essere issata su un campanile solido come gli angrognini ma anche abbastanza slanciato, accanto al
lato meridionale del tempio.
L’aspetto attuale del tempio del Serre: il campanile e la campana
sono ancora lì...
vecchio tempio del Settecento
non c’è più. Completamente fatiscente, con le mura piene di lesioni e con il tetto dal quale l’acqua filtrava in più punti, fu demolito e se ne ricostruì, un altro
al suo posto nel 1875, all’epoca
del pastore Stefano Bonnet.
Ma, accanto al nuovo tempio,
il campanile è ancora là, e ancora porta la sua campana...
In seguito allo spopolamento
che ha colpito la vai d’Angrogna,
dal 1971 non c’è più un pastore
residente al Serre, e ormai c’è
una sola chiesa in tutta la valle.
Si ricomincerà
tutto da capo?
L’ormai imminente fine anticipata della legislatura non lascia
certo presagire un roseo futuro
per la legge sulle minoranze linguistiche approvata in commissione alcune settimane or sono
alla Camera. E’ stato nominato
il relatore (il senatore cuneese
Franco Mazzola) ma quasi sicuramente si dovrà ricominciare
tutto da capo nel nuovo Parlamento.
Nel frattempo sono state molte le prese di posizione a sostegno della legge, non ultimo
un documento approvato all’unanimità dal direttivo nazionale
della CGIL-scuola che « ritiene
doverosa ed indilazionabile l’approvazione definitiva, entro la
concmsione di questa legislatura, delle norme per la tutela delle minoranze etnico-linguistiche,
anche alla luce della risoluzione
del Parlamento europeo del 21.
11.1991. Sollecita quindi l’iniziativa del Senato della Repubblica, presso il quale è altresì presente da lunghissimo tempo il
ddl per la tutela della minoranza slovena in Italia.
ma culturale e politico distorto
e fuorviante ».
Analogamente la segreteria generale dell’AIDLCM (associazione internazionale per la difesa
delle lingue e culture minacciate) ha preso posizione sulla vicenda salutando in modo positivo l’approvazione alla Camera
di una legge che va nella linea
espressa 45 anni fa dalla Costituzione e nel contempo raccomandando al Senato una celere
approvazione del progetto di
legge passato alla Camera. « Un
ulteriore rinvio a dopo le prossime elezioni — conclude la segreteria dell’AIDLCM — sarebbe
molto spiacevole per le minoranze culturali e linguistiche dello stato italiano che già non possono godere di un accesso, democraticamente necessario, alla
scuola, all’amministrazione pubblica ed alla radio e televisione
pubblica ».
P. V. R.
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Un piano di
protezione civile
Così, da molti anni, la campana del Serre non suona più a distesa : solo, sulla sua parete,
batte il martelletto di un orologio che scandisce (in verità con
non troppa precisione) le ore
per coloro che ancora abitano
nelle sue vicinanze.
Ma, da questo 17 febbraio
1992, la campana tornerà, almeno in occasione della festa che
ricorda la libertà conquistata dai
valdesi grazie alla loro perseveranza e alla loro fede, a far sentire la sua voce.
Ruggero Marchetti
La costituzione di una squadra di valle per la protezione civile è stato lo scopo dell’incontro
organizzato nella sede della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca dall’assessore incaricato, Gino Long. Erano presenti rappresentanti dei vari gruppi
operanti sul territorio, dalle
squadre antincendio (AIB) alle
guardie forestali con la loro battagliera ispettrice, ai membri del
Soccorso alpino, ai vigili del fuoco volontari, ai militi della Croce Verde e altri ancora.
L’assessore ha ricordato l’ottimo lavoro svolto da tutti i volontari nelle rispettive competenze e ha presentato la proposta del raggruppamento in una
sola squadra come un modo per
ottemperare alle disposizioni di
legge che prevedono un nucleo
di volontari in ogni Comune del
Piemonte, obiettivo molto difficile da raggiungere nelle nostre
valli assai spopolate.
Alle molteplici obiezioni Long
ha replicato che non si tratta di
sottrarre competenze ad ogni
gruppo, che ha attribuzioni specifiche, né di sostituirsi a forze
organizzate. « Non vogliamo certo un elenco di nomi sulla carta
per darci delle arie, né tantomeno formare dei Rambo spericolati che compiano imprese eccezionali — ha precisato — ma
semplicemente avere dei responsabili per tutte le possibili situazioni di emergenza, dato che sovente la rapidità dell’intervento
può ridurre i danni e salvare
vite umane ».
In conclusione, sono stati elencati i possibili componenti della
squadra da formare : i 16 rappresentanti dei Comuni designati
dai Consigli, 14 rappresentanti
delle squadre AIB, 6 autisti del
mezzo antincendio della Comunità montana, 7 membri del Soccorso alpino. Rimangono da trovare altre 10 o 12 persone con
altre specializzazioni, quali medici, infermieri, elettricisti, muratori. Due medici si sono già dichiarati disponibili e la Comunità montana mette a disposizione i locali necessari.
Nella prossima riunione, prevista tra un mese, si preciseranno i nomi e le qualifiche e la
squadra di valle avrà la sua costituzione ufficiale e il riconoscimento previsto dalla legge.
L. V.
UN’ESPERIENZA ENTUSIASMANTE
Vent’anni di teatro
MINORANZE LINGUISTICHE
Gli spettacoli realizzati e i progetti futuri
Il testo di legge, già approvato in novembre
dalla Camera, dovrà ricominciare il suo iter?
Vent’anni di teatro è il traguardo raggiunto nel corso di
quest’anno dal Gruppo teatro
Angrogna; 20 anni che si possono riassumere in otto produzioni
teatrali originali, 183 rappresentazioni che hanno coinvolto praticamente tutti i Comuni del Pinerolese ma anche Torino, Milano, la Provenza, oltre a quattro produzioni televisive per la
RAI.
Il Gruppo ha origine dall’esperienza delle filodrammatiche
valdesi; negli ultimi anni ’60 il
raggruppamento di tutte le unioni giovanili presenti in vai d’Angrogna, nel 1972, appunto, ne vide la costituzione in forma autonoma.
« L’intenzione — ricordano
quelli del Gruppo — è sempre
stata quella di utilizzare il teatro
per proporre tematiche stimolanti della realtà in cui ci siamo
trovati ad operare; i testi non
sono però mai costruiti su temi
esclusivamente locali ».
E si comincia infatti con « Caro padre, la guerra è ingiusta » a
sfondo pacifista, negli anni della
guerra in Vietnam; la ricerca
prosegue : si va dai temi « politici » di « Quarto mondo » a quelli
legati alla cultura popolare con
« La boje! ».
Ma è con « Pralafera 1920 »
che il GTA ottiene il primo
grande successo. Dopo due armi
di ricerche e discussioni nasce
Sono ormai trascorsi, da questa vicenda, quasi due secoli. Il
Il riconoscimento e la tutela
delle minoranze sono previsti
dalla Costituzione fra i diritti
fondamentali (artt. 2, 3, 6) e
sono richiesti da tutti gli organismi internazionali, compresa
la CEE, ai propri Stati membri ».
Il CDN, facendo propria la dichiarazione resa dal segretario
generale Dario Missaglia, « respingere l’offensiva operata dai
mass media contro questa legge
allo scopo di creare un’opinione
pubblica disinformata ed un eli
^\beille
.Assicurazioni
ARNALDO PROCHET
AGENTE GENERALE DI TORRE PELLICE
Via Repubblica 14 - tei. 0121/91820
questa storia della prima occupazione di fabbriche in Piemonte, alla Mazzonis di Luserna; si
arriva a 42 repliche e la RAI ne
propone ima versione TV.
Poi sono gli anni della cultura
e della storia; nell’83 c’è il Martin Lutero televisivo, poi « Ninna
nanna della guerra », « La maciverica », « Il grande viaggio », rivisitazione del Glorioso Rimpatrio in TV ed infine « A la
brua ! ».
Il GTA che, è bene ricordarlo,
non conta su attori professionisti ma al contrario su persone
che vivono e lavorano in vai Pellice e che spesso sono pienamente coinvolte nelle riflessioni politiche e sociali del territorio, si
appresta a « festeggiare » questo anniversario con una serie di
iniziative.
Ci saranno spettacoli teatrali,
concerti, laboratori teatrali, un
convegno ; il programma è in via
di definizione e molte serate sono già fissate. In aprile ci saranno in Angrogna alcune repliche
di « E mi chanto » e nel mese di
maggio lo stesso spettacolo musicale verrà riproposto in Francia, a Cucuron; il gruppo teatrale francese restituirà la visita in
autunno. Sempre in tema di
scambi internazionali, nel mese
di agosto « E mi chanto » verrà
presentato anche a Rogen, in
Danimarca.
Fra gli ospiti in vai Pellice
avrebbe dovuto esserci Dario Fo,
personaggio che ebbe modo a
suo tempo di apprezzare a Milano « Pralafera 1920 ». « Ci stiamo
rendendo conto — commenta
amareggiato Jean-Louis Sappé —
che al di là di promesse più volte rinnovate, è estremamente difficile riuscire a portare in periferia spettacoli e personaggi di
questo livello ».
Diversi appuntamenti sono
previsti infine per l’autunno,
tempo in vai d’Angrogna dell’ormai tradizionale serie di incontri
su una realtà viva di cui il Gruppo teatro è, a buon diritto, parte sostanziale.
O. N.
11
31 gennaio 1992
lettere
11
LETTERA APERTA
AL PRESIDENTE
COSSIGA
Sig. Presidente,
è ancora assai viva nel mio ricordo
la visita resa due anni or sono in
forma ufficiaie ad una minoranza reiigiosa che ha sempre svoito nel nostro paese, come Ella ha solennemente riconosciuto, un ruolo attivo di
salvaguardia dei diritti e delle libertà.
Era il 3 settembre 1989 e si rievocava il terzo centenario del rimpatrio
dei valdesi dall'esilio d'oltralpe: la
Sua presenza al culto solenne in Torre Pedice e l'attento ascolto della
vibrante predicazione del prof. Ricca
hanno costituito un evento storico di
cui i protestanti italiani sono orgogliosi. Tale visione dinamica e innovativa del ruolo presidenziale, confermata successivamente dalla partecipazione alle celebrazioni del 1° maggio
assieme ai sindacati confederali e dalla sensibilità alle istanze del movimento studentesco, cancellarono un
lungo periodo di scarsa » visibilità »
che aveva alimentato impietose vignette satiriche.
Oggi però non riesco più a ravvisare nei Suoi atti e nelle Sue parole
quel carattere innovativo. Non conosco le vere ragioni di un cambiamento di rotta così brusco, ma penso
che i Suoi attacchi a uomini, gruppi
e istituzioni sono ingiusti e ingenerosi e ohe la forma e la sostanza di
molti Suoi interventi mal si addicono
al capo di uno stato democratico. Se
per questo Ella vorrà annoverarmi tra
i Suoi nemici, partecipe di quel complotto immaginario che i Suoi non occulti persuasori hanno montato per assecondare le Sue ossessioni, non potrò che dolermene. Stia in guardia, signor Presidente, dai falsi amici dell'ultima ora, da coloro che per un
cinico calcolo di potere sono pronti
ad applaudire ad ogni Suo gesto e
ad ogni Sua parola, anche quelli più
palesemente indifendibili. Si chieda invece se non sia opportuno ascoltare
i Suoi critici senza dileggiarli, leggerne le intenzioni non necessariamente
ostili, vagliarne serenamente gli inviti
ad una maggiore sobrietà.
Condivido la Sua appassionata denuncia dei mali cronici del nostro paese — inefficienza, corruzione, degrado
ambientale, criminalità dilagante —
ma non crede che i responsabili di
tutto ciò sono da annoverarsi anche
tra coloro che oggi Le protestano cieca devozione e totale solidarietà? Disapprovo d'altra parte molti altri Suoi
pronunciamenti:
— la difesa pregiudiziale di strutture militari clandestine sospettate di
deviazioni antidemocratiche e più in
generale l'esaltazione della patria in
uniforme, in funzione violentemente
antipacifista;
— la messa in stato d'accusa della magistratura, soprattutto nei suoi
settori più coraggiosi e anticonformisti;
— la solidarietà offerta a uomini e
gruppi che si richiamano ad una visione autoritaria del potere, dalla P2
al MSI, da Sogno a De Lorenzo;
— il fastidio nei confronti dell'attuale Costituzione, di cui Ella dovrebbe essere in ogni caso il garante,
assieme all'insistito richiamo ad una
seconda repubblica, magari di stampo
presidenziale;
— l'insofferenza per una informazione giornalistica e radiotelevisiva non
ubbidiente o allineata o compiacente
e, per altro verso, l'uso martellante
e smodato dell'esternazione radiotelevisiva, con un linguaggio ohe può anche piacere a quei connazionali innamorati degli uomini duri e prepotenti
alla Sgarbi e alla Ferrara ma che francamente' è spesso solo sconveniente
e volgare.
Ma altri, gravissimi fatti recenti
confermano che non vi è più argine
alle Sue <■ picconate » istituzionali; l'intimidazione manu militari di un organo costituzionale, il CSM; la delegittimazione della Commissione parlamentare sulle stragi, con il tentativo
di negarle una proroga, e il linciaggio
del suo coraggioso presidente; la solidarietà pregiudiziale ai militari coinvolti negli insabbiamenti e nei depistaggi, come claniorosamente nel caso di Ustica; l'appello ai carabinieri
che ha partorito il grave pronunciamento sedizioso dei loro sindacato;
lo stillicidio di una minaccia costante di scioglimento del Parlamento.
lo, come evangelico, signor Presidente, non ho il culto dell'eternità
delle istituzioni umane e della irreversibilità del potere costituito, come rivela la migliore tradizione, dai valdesi agli anabattisti, dai quaccheri ai
protestanti garibaldini e antifascisti.
Tuttavia la Sua sistematica demolizione delle istituzioni non mi persuade
perché, lungi dal preparare un futuro
migliore, temo che dalle sue macerie possano drizzarsi mostri autoritari
e incubi fascisti. Ella si atteggia a
paladino della gente comune, ma quale mentalità sta incoraggiando concretamente? Non forse il qualunquismo
di quegli italiani ohe fanno di tutte
le erbe un fascio e si rifugiano nel
disinganno di un cinico individualismo
0 auspicano l'avvento di un ■■ uomo
forte » che li cavi da ogni problema?
Non si glori troppo della popolarità
conquistata: sa, le folle sono volubili.
Presti fiducia invece agli uomini di
buon senso, agli intellettuali liberi e
pensosi del bene comune: ascolti un
po' di più i Bobbio e gli Zagrebeiski
e un po' meno i Craxi, gli Altissimo,
1 Fini, i Bossi che in insolita lega
tra loro e in poco dignitosa processione affollano sovente l'anticamera
del Quirinale. Al cattolico liberal-democratico Francesco Cossiga, di cui
non è legittimo mettere in questione
l'autenticità della professione cristiana, sia consentito esprimere qualche
perplessità sulla bontà della « testimonianza ». Quanto possono conciliar
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore), Carmelina Maurizio. Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
via Arnaud, 23
10066 Torre
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Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
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si con le virtù cristiane della moderazione, della carità, dell'equilibrio interiore la Sua acrimonia, il Suo spirito di vendetta, i Suoi discorsi spesso obliqui e minacciosi? Vi è un valore nella sobrietà verbale per cui il
Signore ammonisce che il nostro dire sia « si, sì; no, no »; non pare
che le Sue frequenti esternazioni, sia
pure sollecitate talora da giornalisti
senza scrupoli e votati alla cortigianeria, siano compatibili con quell'aurea massima evangelica.
Veniamo infine alla Sua vocazione
al martirio, scaturita dalla prospettiva
di una condanna parlamentare per attentato alla Costituzione. Mi lasci dubitare fortemente che per Lei si spalancheranno mai le patrie galere; Ella sa benissimo che tale evento è
del tutto improbabile e non è neppure negli auspici dei Suoi accusatori. Ma mentre i neofascisti inscenano
ignobili gazzarre in Sua difesa e Bossi, altro Suo fermissimo ammiratore,
inneggia a Mussolini, penso ohe un
Presidente che non è verosimilmente in grado di difendere compiutamente quella Carta costituzionale — che
pure ha penalizzato le minoranze religiose nell'art. 7 — in base alla quale è stato eletto, ha una sola dignitosa possibilità davanti a sé, nell'interesse del paese: dimettersi.
Nicola Pantaleo, Bari
UNA PUBBLICAZIONE
IMBARAZZANTE
Caro Direttore,
vedo che il numero del 10.1 pubblica, in prima pagina, un mio trafiletto tratto dalla circolare delle chiese in cui sono pastore. In linea di
principio, naturalmente, non ho obiezioni a che il nostro giornale utilizzi
tale materiale, e anzi me ne rallegro,
ma nel caso specifico la pubblicazio
ne mi mette in imbarazzo, per tre ragioni.
La prima è di metodo: ritengo opportuno che l'autore sia almeno avvertito. Già in passato (una noticina
sugli appelli politici del card. Ruini,
sempre tratta dalla circolare di Alessandria e Bassignana) ciò non era accaduto; ora uno potrebbe, per qualunque motivo, non desiderare di veder stampato sul giornale quanto dice, quasi privatamente, a meno di 100
persone che conosce una per una.
La seconda ragione di imbarazzo,
decisiva, è di sostanza. Un conto sono il linguaggio e lo stile di una circolare, scritta pensando a un pubblico ben preciso e alle sue esigenze;
altra cosa sono le prese di posizione
sul giornale delle nostre chiese, Questo è tanto più vero se l'argomento
trattato è di carattere ecumenico. Intendiamoci; non è che io mi penta
di quanto ho scritto; se però tu mi
avessi chiesto un articolo per il giornale (a maggior ragione se pubblicato in prima, nella posizione che un
quotidiano riserva all'editoriale; ed ancora a maggior ragione se pubblicato nelle vicinanze della Settimana di
preghiera per l'unità) avrei certo cercato di dire più o meno le stesse
cose ma in un linguaggio diverso, e
mi sarei preso qualche riga in più
per introdurre alcune sfumature. La
circolare è a uso quasi esclusivamente interno, il giornale è una faccenda
diversa.
La terza ragione di imbarazzo è, diciamo così, personale. Due mesi fa
hai tratto dalla circolare la nota su
Ruini, ora quest'altra, anch'essa duretta nei toni; il lettore del giornale
(che conosce, delle mie circolari, solo quanto pubblicate voi) avrebbe il
diritto di pensare che io le utilizzi
come palestra di polemica anticlericale, il che mi dispiacerebbe non poco, semplicemente perché non è vero.
Fulvio Ferrarlo, Alessandria
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Ntolo: centro sociale
Come già accennato con la
pubblicazione dell’elenco del 3
gennaio scorso, stiamo cercando
di portare a conclusione nel più
breve tempo possibile le due
iniziative in corso: l’appoggio
all’azione del Consiglio delle
chiese del Medio Oriente per i
profughi della guerra del Golfo
e un contributo alla casa EbenEzer di IVIestre per malati di
Aids,
Nel frattempo, segnaliamo fin
d’ora un preoccupato appello
per la sopravvivenza del Centro
sociale di Ntoio (Camerún, Africa).
Questo appello viene lanciato
dal segretariato generale della
Chiesa evangelica (riformata)
del Camerún per salvaguardare
un’opera a favore dell’infanzia e
dei giovani, indispensabile nell’attuale situazione socio-economica di quel paese, dove il problema giovanile è particolarmente grave. Il Camerún infatti, come tanti altri paesi del Terzo
Mondo, è vittima del crollo
dei prezzi delle proprie materie
prime; caffè, cacao, cotone, mentre i prodotti importati crescono a ritmo vertiginoso, con ovvie conseguenze per l’economia
e per il livello di vita.
Quest’opera sociale ospita un
centinaio di bimbi fra neonati
e ragazzi, provvedendo alla custodia dei più piccoli (con annesso orfanotrofio per bimbi da
zero a cinque anni), ed alla scolarizzazione degli altri. Nei progetti del Centro v’è la necessità di meglio attrezzare l’orfanotrofio, di estendere la superficie
degli orti e delle piante alimentari, di ripristinare Tallevamento degli animali da cortile, di
migliorare le aree per i giochi,
e di potenziare il personale.
Lo stato non è in grado di
sostenere queste iniziative ausiliarie ed infatti lo stesso 35° Sinodo generale della Chiesa evangelca del Camerún, in un suo
documento, impegna i propri
membri ad « agire in spirito di
onestà e di trasparenza » mediante le proprie opere a favore della formazione civica e sociale con particolare riferimento ai giovani il cui numero è
sempre più elevato, con tutte
le conseguenze che ciò comporta: disorientamento, espulsione
dai grandi centri urbani, avvenire senza prospettive.
Pur essendo le rette molto modeste, molti genitori non sono
in grado di pagarle e la necessità di reperire fondi da amici
è pressante. Mentre ci riserviamo di fornire ulteriori notizie,
attendiamo vostri generosi doni
in risposta a questo appello:
l’obiettivo è di poter inviare la
somma di 5 milioni di lire.
Le offerte vanno inviate al
conto corr. postale n, 11334101
intestato a La Luce, Fondo di
solidarietà, via Pio V 15, 10125
Torino, possibilmente indicando
la causale del versamento.
Offerte pervenute in dicembre 1991
L. 230.000: Anonimo Veneziano (2
vers.).
L. 66.460: Colletta riunione Colle
delle Fontane.
L. 60.000: Sara e Sauro Gottardi.
L. 52.000: Qlga Pacilio.
L. 50.090: C. C. M. Torino; Gaetana e
Valdo Del Priore.
Totale L. 508.460.
Totale precedente L. 8.807.039.
In cassa L. 9.315.499.
Rendiconto gestione anno 1991
Rimanenza in cassa ai
31.12.1990 L. 15.302.039
Somme raccolte L. 10.313.460
TQTALE L. 25.615.499
Somme erogate (*) L. 16.300.000
In cassa al 31.12.1991 L. 9.315.499
(*) Contro danni incendio
Prarostino (2° vers.) L. 10.000.000
Progetto farmacie Madagascar (Cevaa) L. 6.300.000
TQTALE L. 16.300.000
AVVISI ECONOMICI
ANTICHITÀ’, mobili, oggetti vari,
privato acquista. Tel. (0121) 40181
« Ho combattuto il buon com. battimento, ho finito la corsa, ho
serbata la fede »
(II Tìm. 4: 7)
E’ giunta al termine del suo cammino terreno, serbando la fede
Maria Brigida Cacciapuoti
le danno l’ultimo saluto, benedicendone la memoria, i figli Eduardo, Pina,
Vanna e Virginia; la nuora Elena e i
generi Angelo, Enrico, Franco, i nipoti, i pronipoti e gli altri congiunti,
la comunità evangelica metodista di
Savona.
Savona, 22 gennaio 1992.
RINGRAZIAMENTO
« In pace io mi coricherò e
in pace dormirò perché tu
solo, o Eterno, mi fai abitare
in sicurtà »
(Salmo 4: 8)
I familiari del caro
Ferdinando Jahier
ringraziano di cuore tutti coloro che
con presenza, scritti e parole di conforto sono stati loro vicini nella triste circostanza. Un grazie particolare
al pastore Ruben Vinti, al medico curante doti. Della Penna, alla direzione
e al personale dell’Asilo dei vecchi che
hanno assistito il loro caro con premura e pazienza in tanti anni di degenza.
S. Germano Chisone, 24 gennaio 1992.
RINGRAZIAMENTO
I figli ed i familiari tutti del compianto
Enrico Malan (Ricu)
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto tributata
al loro caro, ringraziano tutte le gentili persone ohe, con presenza, scritti
e parole di conforto, hanno preso parte
al loro dolore.
Luserna S. Giovanni, 29 gennaio 1992.
RINGRAZIAMENTO
I figli ed i familiari tutti del compianto
Giovanni Pons (Gianin)
commossi e riconoscenti, sentitamente
ringraziano tutte le gentili persone
che, con fiori, scritti, parole di conforto e presenza, hanno voluto essere
vicini in questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare alla
dott.ssa Pons, al personale medico e
paramedico degli Ospedali valdese di
Torre Pellice e civile di Pinerolo ed
al pastore sig. Bellion.
Luserna S. Giovanni, 29 gennaio 1992.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: pree
so Ospedale Valdese di Pomaret
to - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 2 FEBBRAIO 1992
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale. 22 - Tei. 800707
Ambulanza :
Croce Verde Penosa: Tel. 81.000
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Tala
fono 932433.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 2 FEBBRAIO 1992
Bibiana; FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733.
Ambulanza :
CRI Torre Pelllce: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIEfllSTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, allco^
tero: tei. 116.
12
12 villagrgrio globale
31 gennaio 1992
TARANTO
FAMIGLIA E SOCIETÀ’
Il computer per la pace André, casalingo
Una rete telematica per lo scambio di informazioni su iniziative e Un uomo che fa i lavori di casa suscita premovimenti - Un mezzo per diffondere la cultura della solidarietà giudizi: un giorno ce ne saranno degli altri?
Da alcuni mesi l'Associazione per la pace di Taranto sta lavorando sul progetto "Peacelink" che ha come obiettivo la comunicazione di informazioni mediante media telematici.
Le informazioni distribuite saranno relative alla cultura della
pace, all’educazione alla solidarietà, alla difesa dell’ambiente, a tutte le tematiche del volontariato.
Con questo progetto si vuole favorire una raccolta e una distribuzione multimediale di informazioni sull’associazionismo per fornire ai giovani stimoli per l’aggregazione e l’impegno quotidiano su
tematiche di grande rilevanza.
Quindi i computer possono davvero giocare un ruolo culturale
nell’educazione ai valori del volontariato, della solidarietà, della pace nel mondo?
Per rispondere a questi nostri interrogativi abbiamo rivolto alcune domande al responsabile del progetto "Peacelink”, il professor
Alessandro Marescotti.
— Che cosa è Peacelink?
— E’ un progetto rivolto alla scuola e alla società per diffondere stimoli ed informazioni
per una cultura della pace e della solidarietà. Utilizza i computer come veicolo di comunicazione.
— Che cosa significa Peacelink? >
— Significa collegamento
(link) di pace (peace). Ma significa anche legame di pace. E’
un legame fra chi ripudia la
guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. E’ un legame che vuole superare le frontiere, anche quelle dell’indifferenza. Peacelink si collega allo
spirito del motto pacifista americano « I care » (mi interessa,
ho a cuore un problema) che
don Milani citava in opposizione a chi amava affermare il
classico « ma chi se ne frega ».
— Da chi è promosso Peacelink?
— E’ promosso dall’Associazione per la pace di Taranto. Hanno aderito a Peacelink diverse
scuole e gruppi per il « Progetto giovani ’93 ». Peacelink ha ramificazioni in Italia e si sta collegando (tramite una «gateway»
di Pisa, ossia una « porta di connessione ») con il network telematico internazionale « GreenNet » che si occupa di pace, ambiente e diritti umani.
— In che modo i computer
possono essere « veicoli di pace »?
— Peacelink prevede la comunicazione di informazioni sia attraverso un dischetto-banca dati (in preparazione) che attraverso una rubrica telematica
(funzionante sulla rete telematica Fidonet). Attualmente su
Peacelink gli utenti possono consultare alcuni « progetti giovani » che coinvolgono più scuole
di Taranto, e conoscere i numeri di telefono dei giovani coinvolti. Vi sono schede sull’educazione alla pace, indirizzi di
associazioni di volontariato e su
iniziative in corso, ed altro ancora. Informarsi, conoscere e conoscersi attraverso questa « rete » può essere uno stimolo per
far conoscere legami di pace e
solidarietà.
— Come ci si collega all’iniziativa Peacelink?
— Ogni associazione, scuola,
chiesa può fare richiesta all’Associazione per la pace di Taranto (possibilmente su carta intestata) dei programmi di collegamento telematico e di banca
dati. Le richieste vanno inviate
direttamente al responsabile del
progetto Peacelink (prof. Alessandro Marescotti, ndr).
— Come si connette il computer alla rete telematica dove
ci sono le informazioni di Peacelink?
— Oltre ad un normalissimo
personal computer occorre un
modem (è un apparecchio che
costa dalle 200.000 lire in su, a
seconda dei modelli, e connette
il computer a particolari linee
telefoniche) ed un programma
di comunicazione che l’Associazione per la pace di Taranto fornisce gratuitamente. Una volta
avviato il programma e scelta
la funzione di chiamata (dialing), occorre comporre dalla tastiera del computer il numero
della rete telematica Fidonet; a
Taranto, ad esempio, è 445026.
Se risulta occupato, ovviamente,
occorre aspettare e richiamare.
Se vi fossero gravi ed insormontabili difficoltà si può telefonare all’operatore di sistema della banca dati (tei. 099/445147)
verso le 16,30. Se tutto, invece,
fila liscio, dopo il segnale telefonico « libero » ed alcuni secondi di attesa appare sul video del
computer la pagina di presentazione della « banca dati » Fidonet (il cui nome a Taranto è
Taras Communication).
Taras Communication provvederà all’identificazione dell’utente. L’utente dovrà scegliersi una
« password » (parola d’accesso
segreta) che userà per accedere
nei successivi collegamenti. Dopo queste formalità per l’identificazione, l’utente accede alle
diverse aree della « banca dati ».
Una di queste aree è Peacelink.
— Quanto costa questo servizio telematico?
— Questo servizio telematico
è gratuito essendo la rete Fidonet senza fini di lucro. Nonostante la gratuità del servizio,
esso compete e in vari casi supera la qualità e l’affidabilità del
servizio telematico Videotel (a
pagamento) della SIP. Gli unici
costi da pagare (alla SIP) sono
gli scatti -telefonici. Sempre con
tale costo si possono lasciare
messaggi che il giorno dopo verranno letti in tutte le città d’Italia e del mondo in cui opera la
rete Fidonet. Tale funzione rende questa rete telemiatica più
economica sia del fax che della stessa posta.
— Ciò che appare sul computer può essere stampato?
— Sì. E può essere memorizzato su dischetto, nonché riassunto, rielaborato o arricchito
(come un normale « file ») mediante un comune programma
di videoscrittura.
— Per la telematica occorrono computer particolari?
— No. Possono « dialogare »
sia Commodore 64, sia Apple,
sia IBM, sia « compatibili ». Tutti i computer dotati di modem
possono comunicare.
— I computer possono mandare fax?
— Vi sono alcuni modem che,
oltre al collegamento telematico,
operano come fax. In tal modo
la « rete » comunicativa si amplia notevolmente.
Francesco Petrosillo
Per avere ulteriori informazioni sul
progetto Peacelink si può contattare
direttamente II professore Alessandro
Marescotti - Via Liside 28 - 74100
Taranto - tei. 099/303686.
L’articolo che segue è stato
rettrice di « Approches », rivista
donne protestanti.
« Vuole venire a trovarmi?
Può passare lunedì... Il martedì
è il mio giorno di bucato e il
mercoledì devo fare la spesa ».
André, casalingo, non permette che una visita inaspettata
metta in crisi la sua organizzazione. E poi avverte; « Rimarremo in cucina, così potrò continuare il mio lavoro ».
L’organizzazione, in effetti, è
un punto d’onore per André.
Per lui i lavori di casa non sono un’abitudine noiosa. Ne ha
fatto uno sport.
Ogni sua attività è fatta con
l’occhio all’orologio, André cerca continuamente di migliorare
le sue prestazioni e dimostra un
ingegno quotidiano nel facilitarsi i vari compiti.
Niente è lasciato al caso: ciò
che non funziona egli non esita
a modificarlo. Non c’è spazio,
né tempo perso in questo universo maschile.
André è pasticciere, sua moglie insegnante. Nei primi tempi
del loro matrimonio lavoravano
fuori tutti e due, e durante la
loro assenza il primo figlio era
tenuto da una vicina.
Alla nascita del secondo, lei
decide di rimanere a casa, ma
non è soddisfatta di questo ruolo di casalinga. Il suo lavoro le
manca, ed ha paura di non poterlo più riavere: ecco che allora
propone un cambiamento radicale al marito, che già « cooperava » molto con lei. « Ad ogni
modo — gli disse — tu fai tutto meglio di me ».
All’inizio André esita: teme soprattutto di trovarsi da solo con
la bambina piccolissima, si sen
IL COLPO DI STATO NEL TOGO
La lunga via alla democrazia
Sembra non esserci ancora pace per il Togo. Il clima di diffidenza tra il presidente Eyadéma e il primo ministro Kokou
Koffigoh sembra lontano dal vedere uno sbocco.
Il mensile Afrique-Asie, nel numero di gennaio, riassume i fatti che hanno caratterizzato
l’ultima insurrezione e rivolta
militare: «Il 7* ottobre un gruppo di militari si impadronisce
delle stazioni radio e TV, proclamando lo scioglimento dell’Alto Consiglio della Repubblica e la nullità degli atti della Conferenza nazionale. (...). Sette giorni dopo « il primo ministro scampava a un tentato rapimento
(...)», a cui facevano seguito
scontri prevalentemente etnici.
I militari rompevano gli indugi il 28 novembre scorso: in quella data effettuavano un vero e
proprio colpo di stato, destituendo lo stesso Koffigoh. Arrestatolo il 3 dicembre, lo libereranno
due giorni dopo.
II Togo ha purtroppo vissuto
in altri momenti storici le sollevazioni dei militari. Il piccolo
stato, già colonia tedesca passata dopo la prima ^erra mondiale aU’amministrazione francese e nel 1946 ad un’amministrazione fiduciaria da parte delrONU, è indipendente dal 1960.
Un colpo di stato nel 1963
portò ad una prima costituzione,
abrogata quattro anni dopo da
un altro ’’putsch”, e che prevedeva che il potere esecutivo
spettasse al presidente e quello
legislativo all’assemblea nazionale. Questo ordinamento è stato
ripristinato nel 1979 con una nuova costituzione, ma i poteri in
pratica erano sotto stretto controllo delle forze armate. Il par
tito unico (’’Rassemblement du
peuple togolais”) avrebbe dovuto essere sciolto per decisione
dell'Alto Consiglio della Repubblica, che nei mesi scorsi aveva
funzioni di parlamento. Ma, secondo Afrique-Asie, sono altri i
provvedimenti che stavano per
essere adottati dal Consiglio ad
aver mosso i militari alla sollevazione: in particolare l’apertura di un’inchiesta sui fatti di
inizio ottobre, cui si accennava.
Inoltre un altro (provvedimento (la « legge sulla dichiarazione
obbligatoria dei beni e degli averi dei membri dell’esecutivo e
dell’Alto Consiglio ») è stato visto come diretto contro il presidente Eyadéma: « La repressione dell’arricchimento illecito (...)
costituiva una minaccia per tutta la vecchia classe dirigente ».
Che cosa può fare a questo
punto il primo ministro? Poco,
a quanto pare. Cerca di evitare
che il passaggio alla democrazia,
che il paese doveva portare a
compimento, sia compromesso. Koffigoh difenderebbe « un
programma d’azione fondato sulla riconciliazione nazionale », ma
per questo ha bisogno di un
ampio sostegno internazionale,
e c’è chi critica la Francia per
non essersi adoperata in difesa
dell’ordinamento costituzionale.
A causa del colpo di stato — scrive l’agenzia ecumenica
SOEPI —, in cui non tutto è
ancora chiaro sul ruolo di Eyadéma, « migliaia di togolesi sono
fuggiti verso il Benin e il Ghana
(da 20 mila a 100 mila, a seconda delle stime) ».
Alberto Corsani
MESSAGGIO
La solidarietà dell'ARM
GINEVRA — Il colpo di stato militare del dicembre scorso
nel Togo, che ha bruscamente
interrotto il cammino del paese
verso la democrazia, è all’origine di una lettera indirizzata il
12 dicembre 1991 al responsabile della Chiesa evangelica del Togo, il pastore Kokou Béné Touléassi, dal segretario generale
deH’Alleanza riformata mondiale, Milan Opocensky. Dopo aver
ricordato le speranze suscitate
dai risultati della Conferenza nazionale tenutasi in luglio-agosto
1991, « esito di un’intercessione
portata avanti con perseveranza
per lungo tempo », e che ha gettato le basi di una transizione
pacifica verso una democrazia
multipartitica, il segretario generale dell’ARM rileva che il Togo si trova ancora una volta confrontato a un « nuovo periodo
di pesanti incertezze, tanto sul
piano sociale quanto politico ».
« Il rispetto del diritto e del pluralismo sono valori ai quali l’insieme della famiglia riformata
mantiene la propria fedeltà », ha
sottolineato M. Opocensky.
(SPP)
scritto da Anne-Marie Sauter, didella Federazione svizzera delle
te talmente diverso... E ha paura « di accollarle una mentalità
da uomo ». Tuttavia finisce per
farsi convincere, e allora si lancia con entusiasmo nel lavoro
casalingo; vuole fare tutto, il pane, i dolci, dei piatti complicati. In effetti si sente in competizione con la suocera.
Dopo alcune settimane però si
accorge che fa troppo, che è assurdo, e si calma... salvo nel settore delle pulizie: neanche un
granello di polvere, né una macchia in cucina. Il fornello brilla come nuovo, il padrone di casa è fiero.
André si occupa anche di ecologia: fa una raccolta differenziata dei rifiuti, ricupera Talluminio, sceglie gli alimenti più
sani (zucchero grezzo, cereali di
prima qualità, oli spremuti a
freddo, ecc...).
Installandosi in casa, André
ha scelto di dare la precedenza ai bambini: è un padre attento, con metodi talvolta originali.
Il video, per esempio, ha un
ruolo importante, sia per i compiti scolastici, sia per la « sorveglianza » quando non c’è nessuno in casa. Lo scopo di André è quello di rendere i figli
autonomi al cento per cento:
li fa partecipare ai lavori di casa; e loro mettono in ordine
ogni giorno la loro camera, puliscono il bagno durante i weekend. Ma non li carica troppo di
incombenze, il loro lavoro prioritario è la scuola.
Con loro non ha problemi di
autorità. Secondo lui la presenza in casa di un uomo dal fisico solido permette di evitare
di far ricorso alTimmagine di
« chi picchia ». Non è più possibile fare minacce del tipo;
« Aspetta solo quando rientrerà
tuo padre... ».
Dopo 10 anni André non ha
nessuna intenzione di cambiare.
Apprezza il fatto di essere padrone di se stesso e di potere
organizzare le proprie giornate.
Quando gli si parla di un eventuale « riciclaggio » professionale, quando i figli saranno grandi, la risposta è categorica: no,
non teme di annoiarsi un solo
minuto.
Tutto dunque per il meglio?
No, le difficoltà non mancano, a
cominciare da quelle che riguardano la coppia stessa: è stato
necessario delimitare con precisione dei territori per « non pestarsi i piedi ». Si è lontani dal
condividere i compiti, si tratta piuttosto di un’inversione di
ruoli.
Così André ha poca autonomia
finanziaria, la moglie si occupa
dei conti, lei compra i vestiti,
li rammenda e li ordina.
André fa tutto il resto, ed è
difficile « far passare » questo
modo di vivere nella famiglia.
La madre di André è molto
scontenta, trova questa situazione degradante per il figlio, teme che la moglie lo schiacci.
La famiglia di lei lo considera
semplicemente un parassita.
Le reazioni del quartiere non
sono migliori. A parte alcuni
compagni « sportivi », che lo rispettano senza capire, « gli uomini — dice André — mi prendono in giro ».
E’ diffìcile anche collaborare
con le vicine: se la maggioranza di loro sono pronte ad offrirgli consigli, tuttavia continuano a trovare bizzarro quest’uomo con il grembiule.
Una vicina, sul pianerottolo,
gli ha rinfacciato un giorno: « In
fondo lei è... una vera donna,
delicato, ordinato, pieno di impegno nel lavoro... Mio marito,
lui, è un uomo... ».
Anne-Marie Sauter
(traduzione di
Marie-France Maurin Coisson)