1
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO DMSSOCI.lZIO:\'E
Torino, per un anno . . . L. C »
■I p«r sei mesi ...» 4 »
Per le provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno .. . L. 7 20
per s«i mesi , « 3 20
La direrione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano 3'.
Le assuciazioni si ricevono da Caìii.otti
Bazzarijìi e Comp. Editori Librai in
Torino, via Nuova, casa Melano.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di tin vaglia postali',
■ inviatidoìo franco alla ditta sopradetta.
Origini e dottrine della Chiesa ValiJese (Articolo quarto). — Corriipondenwi religiosa (lettera quinta),, — Rivista critica dei giornali clerici, .-r La Bibbia
aU’Èsposizione di Londra. — Armonie bibliche. — Detti edificanti. — Bricciole.
— Notiùe religiose: —Stati-Uniti d’Anierica. — Giappone.— Inghiitepra. — Aii&triai
— Hussia.— Cronachetta politica.
ORlGlM E DOTTRINE DEllA CHIESA VAIOESE
Articolo quinto.
sECfvto re.
74. EcGoci;'gi^ti al ix secolo,
che fornendoci' tpateria, abbondante
all’uopo sarà esaminato in
drverse sezioni,■,tanto più che le tante
chiese della Difcesi d’Italia esseiKlo
state come assorbite Funa dopo l’altra
dalla invasion papale, ;jlivenuta fqrte
nelvH, c fortissima nell’ vm secolo,
come abbiamo osservato nei precedenti articoli, non rimase che nei
soli paesi del Pifmonte una rongie
gaziope numerosa e compatta di Cristiani, i quali si mantennero fedeli
al puro Evangelo e indipendenti da
Roma, e sono i veri anfénati glorio.si
dèlia Chiesa Valdese.
Sezione I.
t
Aogilbcrto vescovo di MiiaDO. Sue lagnanze intorno ìa corruzione della Chiesa. Pastori ne>
gìigenli.
75. Lo stalo religioso della cristianità uel IX secolo in generale era
2
deplorabile. Angìlberto vescovo di
Milano {vedi Storia Ripamonti) ne
fa un’ orribile pittura nel rapporto
indirizzato all’ imperatore Lodovico
Pio. « Noi siamo afflittissimi, egli
dice, che nulla ornai più rimane di
santo nè di sincero nella Chiesa,
e vi serpeggiano le corruzioni ». E
qui tesse un lungo catalogo de’tanti
vizii e disordini ond’ erano contaminate a que’ di le popolazioni cristiane,
e quindi senz’ alcun dubbio anche
quelle della Diocesi d’Italia. Qui per
altro la divina Provvidenza suscitò
un pastore che supplì in parte alla
negligenza degli altri pastori di
Chiesa, che aveano più o meno contratto i medesimi vizii e le stesse
mondane cupidigie di Roma. Fu questi il celebre Claudio vescovo di
Torino.
E poiché prese egli a difendere
con tanto ardore la verità in questa
Diocesi d’Italia, che dovette soCTrir
d’ogni sorta calunnie per parte della
fazione papale, non sarà fuor di proposito nè senza profitto spirituale
de’ nostri lettori, che qui descriviamo
il suo carattere, i suoi scritti, e le sue
opinioni.
Sezione II.
Claudio vescovo di Torioo. Suo oasciajeato. EclucazioDC Ortodossa. Sua dimora in cortc. Sue
opere. Sua riputazione. Purità delle sue eredeazc coofòrme alle Valdesi. L'aoico capo della
Chiesa. laetGcacia de'meriti. Vanità delle tra>
dizioni. Valore della fede. Nullità delle preghiere
dei nioKi. Dottrina deUa Chiesa sulPEucaristia.
Invenzioni del monaco Pascasio e conpagni
sulla transustanzazioDe non ammesse dalla
università de' fedeli.
76. Nato in Ispagna, Claudio fu
discepolo di Felice vescovo di Urge!.
Annoverato ancor giovine fra i Capellán! della Corte di Ludovico Pio,
vi spiccò per opere d’ingegno, e apparve singolarmente fatto per la predicazione. Tostochè Ludovico venne
all’impero, lo fece ordinare vescovo
di Torino.
77. Potrebbe alcuno sospettare,che
dal suo maestro Felice, compagno di
Elipando, avesse il discepolo succhiato
i principii della nestorlana eresia; ma
svanisce ogni dubbio dal momento,
che si rifletta, che egli era un gran
predicatore, e per tale venerato da
popoli, che avevano ascoltato la sua
parola, e come tale assai stimato in
Corte, dove era quella eresia altamente abborrita, specialmente dopo
la condanna di Felice ed Elipando,
pronunciata dal Concilio di Francoforte, di cui abbiam parlato più sopra.
Senza che, gli stessi suoi scritti sulla
sacra Bibbia somministrano ad ogni
3
passo inconlrastabili prove della sua
perfetta ortodossia sul punto della
divinità di Cristo, sempre da lui confessato per vero e consustanziale
Figliuolo di Dio.
78. Quanto alle azioni di questo
zelante predicatore ed apostolo possiamo francamente asserire, che pochi
affaticarono come lui, nel campo del
Signore, a spargere il seme della divina parola, e spiegare le sacre Scritture, e combattere le superstizioni.
Nell’anno 815 scrisse tre libri sulla
Genesi, fece un commento di s. Matteo, e io pubblicò, dedicandolo all’abate di Charrot per nome Giusto. Nell’816 mandò fuori un commento sulla
lettera ai Calati e lo intitolò al celebre abbate Druchteramno, che lo
aveva esortato a commentare tutte le
lettere di s. Paolo. Altro commento
fece sull’epistola agli Efesii, e l’offerì all’imperatore Ludovico, che gli
aveva manifestato il desiderio di avere
da lui commentate tutte qnante le
epistole dell’Apostolo. La sua lettera
dedicatoria è stata pubblicata dal padre Mabillon.
79. L’ anno 821 scrisse quattro
libri di commenti sull’Esodo, e ne
fece offerta all’abbate Teodemiro. Due
anni dopo commentò il Levitico, e
mandollo in dono allo stesso Abbate.
Vi è l’erudito Oudin che assevera di
aver veduto un commento di lui sul
libro di Ruth, in una biblioteca del
Hainaut. Di tutti quesli commenti
non abbiamo alle stampe, che quello
sulla lettera ai Calati.
In qual credito e stima fosse allora
la dottrina di Claudio, possiamo noi
facilmente giudicare dalla premura
con cui l'imperatore Lodovico e i sullodati abbati lo sollecitavano a spiegare le divine Scritture. Ma ne abbiamo testimonianza ancor meno dubbia
nella dignità episcopale a lui conferita dall’imperatore, in un luogo come
era Torino, dove la superstizione delle
imagini avea guadagnato terreno, e
sedotto un buon numero di fedeli.
Giona infatti d’Orleans, nemico accerrimo di Claudio, ci .fa sapere, che
appunto per abbattere il culto delle
imagini avea l’imperatore voluto farlo
consecrar vescovo di Torino. E certo
non si potea scegliere all’ uopo un
soggetto migliore per pietà, per dottrina e per fermezza.
80. Giova altresì rammentare, che
Torino non era un vescovado ordinario, ma si considerava come una
delle sedi principali e metropolitane
della Diocesi d’Italia, e fu soltanto
qualche tempo appresso che si diede
il titolo di Arcivescovo ai Metropolitani.
81. Per conoscere poi .come egli
fosse apertamente opposto alle credenze, che formano oggi la fede della
4
comunione papale, basta prendere
ad esame il commento che di lui abbiamo sopra l’epistola ai Calati.
Dal principio alla fme egli sempre
ripete che G. Cristo è il solo ed unico capo della Chiesa, e tutti gli
Apostoli sono eguali fra loro. Appena
osserva, che fu dagli altri contraddistinto, s. Pietro nell’onore di predicare la fede sì agli Ebrei che ai Gentili (pag. 810, Bibl. Pat. tom. 1).
82. Rovescia da capo a fondo la
presonluosa dottrina delle opere meritorie.
85. Dice anatema contro le tradizioni invocate in materia di religione.
84. Sostiene che 1^ fede sola ci
salva.
85. Crede la Chiesa soggetta ad
errare.
86. Nega che le preghiere possano giovar dopo morte a coloro che
le hanno richieste.
87. Condanna ogni superstizione
e idolatria. —Tuttociò noi rinveniamo
nel suo commento sopra l’epistola ai
Calati. Vedi pag. 789 fino a pagina
844.
88. Altri scritti però di quel uomo
sommo si conservarono come prezioso tesoro in alcune biblioteche,
non mai dati alle stampe, ma di
volta in volta consultati da uomini
dottrinati e studiosi,. che ne estrassero dei brani, p ne arrichirono le
loro lucubrazioni. E appunto su questi
brani noi ehiamiamo l’attenzione dei
lettori, perchè sono contrassegni non
dubbi deir illuminato zelo di Claudio
per la purità della fede, non già sopra
un sol punto, ma sopra diversi: scorriamoli colla maggior possibile bi-evità.
89. Riguardo alla Eucaristia egli
professa dottrine conformi al giudizio
dell’antichità, seguitando in ciò i più
illustri dottori della Chiesa cristiana.
Ecco la traduzione letterale delle
parole di Claudio , quali vennero
estratte da un manoscritto di M.
Theyer lib. Ili, c. 14. « Gli Apostoli
« essendo seduti a tavola, G. Crislo
« prese del pane, lobenedì e lo ruppe
« e ne diede a’suoi discepoli, dicendo
« ad essi: prendete, e mangiate, questo
" è il mio corpo. Le vecchie cerimo" nie della pasqua antica, praticate
<1 in memoria della liberazione del
" popolo d’Israele, essendo finite, egli
” passa a stabilire le nuove, perchè
« vuole che siano celebrate nella sua
« Chiesa in commemorazione del mi« stero della Redenzione, e il sacrali mento del suo corpo e del suo
« sangue venga sostituito alla carne
« e al sangue dell’ Agnello pasquale.
« Con ciò dimostrava, che egli era
<1 colui, al quale Iddio aveva giurato,
« nè mai se ne pentirà ; tu sei il sa*
« cerdote eterno, secondo l’ordinp di
5
• Melchisedecco . . . Benedì il pane
•< j)TÌma di romperlo ... e nel pren« dorè il calice rese grazie al Padre,
« e lo diede ad essi perchè bevessero
» dicendo, beeleue tutti.... Il pane
« ci rappresenta il suo corpo mistico,
« e il vino è simbolo del suo sangue».
Questo estratto è testimonio che
Claudio non aveva che le nozioni
della primitiva Chiesa Apostolica
sul sacramento eucai-istico, quali ancor leggiamo nei libri del nuovo
Testamento, e di conseguenza la
Chiesa da lui istruita e confinante ai
monti Alpini non [)oteva averne altre
difformi da questa.
90. Le opinioni pertanto della conversione del pane e del vino nel corpo
c nel sangue di Cristo, introdotte per
la prima volta nella Chiesa da Pascasio Radberto, e da Mauro Rabano,
e da Aimo, tre teologi scrittori di
questo secolo e contemporànei di
Claudio, e comprese più tardi in
quella barbara parola scolastica di
transustanziazione, non erano affatto
ancor penetrate in quesli paesi.
E cade qui in acconcio l’osservare,
che Claudio ebbe a sostenere contraddizioni gravissime sopra molti
articoli di fede, con abbati e dottori
di altre chiese, ma non ebbe mai occasione d’entrare in lite con alcuno
per ciò, che cx>nceme I’ Eucaristia :
onde si fa manifesto, che riguardo
l’eucaristia, gli errori del monaco
Pascasio e compagni non ebbero per
allora alcun seguito, e si manteneva
tuttavia illibata e pura su questo
punto la fede, come l’hanno oggi i
Valdesi e i Protestanti. Ed è ciò tanto
vero, che i contradditori di Claudio,
i quali furono Giona \cscoso d’Orleans e il monaco di s. Dionigi di
Parigi, Dungallo,e l’abbate Gallicano
Teodemiro, gli contendevano sopra
altri articoli, ma non mai su quello
dell’Eucarislia; anzi Teodemiro prosegui ad essergli amico nell’ 825,
quando erano già corsi otto anni
dalla pubblicazione del commento di
s. Matteo, ove sta scritta la citazione
sopra allegata intorno al sacramento
eucaristico, e lo eccitava ad illustrare
il Testamento vecchio, prova evidentissima che sino a quell’ epoca non
erano interrotte le relazioni amichevoli, che passavano fra loro.
C0RUISP0XDE1VZ.\ RELIGIOSA.
{Lettera quinta).
.... 30 marzo 1832.
Mio carissimo amico — Ho cangialo tli
dimora c quindi intendi il perchè non bo
potuto far subito seguire alla quarta la
mia quinta lettera sullo stesso soggetto.
Ripiglio con piacere questa corrispondenza, taotoppiù che m’aTvIciDO all’epoca
felice della mia rila : felicità clic a chi
6
l’inlende basterà accennarla, e cheè indescrivibile per chi mai l’avesse provala —
Moveva verso l’Ilalia. Un viaggio per
mare non è mica senza importanza, subbiettivaraente parlando. La mia salute su
quella nave che doveva condurrai in patria si confermava e tutto mi desiava una
gioia infantile : sentiva cosi vivamente le
sensazioni e le speranze e le memorie, da
non restar posto per lo scetticismo. Poi
quella presso che solitudine augusta che
si sente pel mare, quella larga estensione
di acque che ci circonda per tutto, e quel
cielo che visto di nottea bordo d’una nave
è veramente sublime, tutto, insomma trasporta l’anima a non so quali pensieri solenni e grandi ; e mi ricordava di quella
bcH’osservazioneKantiana, che sublime è
tutto ciò che s’avvicina all’intinito. Ebbi
de’momenti, ne’quali mi sembrò dolce di
credere a un Dio, e questa idea mi svegliava con abbondanza d’affetto l’idea
della mia famiglia : mi pareva di rappaciarmi con essa. L’esistenza di Dio mi si
mostrò lucidamente dimostrabile, aura
di dubbio non attraversò l’anima, e pregai con entusiasmo indicibile. Che cosa
avessi pregato io non lo so : quel che mi
ricordo è che sentii una gioia che non
aveva provato da più tempo. Mi credeva
tra le braccia della madre e pregare con
essa ! — Oh madre mia ! debbo alla dolce
memoria che serbo di te quel primo, sebben passeggero ritorno a Dio; debbo alle
tue cure Tessermi rimasto impresso nell’anima quel bisogno religioso, che tutta
la furia dell’incredulità non ha potuto distruggere ! Certo l’obbligo vero è per Dio,
ma è beu consolante ii riconoscere ch’Egii
siasi servito a ciò de'l’affetto d’una madre !
— Per altro non erano che slanci di emo
zione più che altro, raa il cuore vi si attaccava si fortemente da impedire ogni
ragionamento. Ben io sentiva .che in faccia al dubbio non avrei potalo resistere :
e difatti, 0 amico mio, quanto è fragile
l’idea che si ha di Dio senza Cristo! È
un’idea cosi incompleta che mal può resistere agli argomenti d’una viziata ragione. Facile pur troppo è di trovar
molti che ammettono Dio senza esser cristiani, ed io sono stato talvolta tra tali;
ma lo fanno per convenienza aflìn d’evitare discussioni e sospetti, o ne parlano
senz’aver mai scrutato la solidità di quell’idea nel cuor loro. Con Cristo solamente,
Dio diviene una manifestazione completa
ed acquista tali caratteri di fallo, di sentimento e di felicità, e si presenta con tale
pienezza di essa che Io scetticismo anzi
che esser combattuto si spegne d’un subito. Può tornare in qualche momento di
abbandono, ma sempre per essere vinto.
L’idea di Dio presa veracemente in Cristo
ha questo particolare, che non potrebbe
ormai perdersi senza lasciare un vuolo
cosi ampio ed orribile, che cosa alcuna
non potrebbe riempire, e che non saprebbe
più permettere di abbandonarsi all’indifferentismo.
Fui finalmente a terra : ogni emozione
finì col mare, tornai alla mia vita. Era in
uno sialo che non ti saprei descrivere :
leggeva, vedeva amici, sentiva più che
parlava, ecco lutto. Coloro che prima mi
avevano conosciuto, attribuivano la mia
laciturnilà alla malattia sofferta : io sentiva veramente che dipendeva da una
fiacchezza di spirito, di cui non poteva
rendermi ragione. Tutto mi sembrava
vieto ; ogni discorso, ogn’idea mi pareva
la ripetizione di quel che avessi inteso
7
moltissimi anni dietro. Sia per la malattia,
sia per gli anni, sia per tutt’altro, visibilmente passava ad un’epoca che mi
chiudeva perfettamente la gioventù : le illusioni passavano, maov’eralaforza della
virilità? Avrei riso di chi avesse voluto
parl*rmi di religione.
Viveva così da qualche mese quando un
amico mi disse ch’egli era solito d’andare
iti casa d’un suo amico Valdese, ove si
leggeva il Vangelo ; e col suo solito fare
pieno d’entusiasmo e di premura, mi parlava del gran bene di quella lettura ecc.
ecc. Ne risi internamente, poiché quelTamico era degno di rispetto, e non osai manifestargli il mio disprezzo. La mia ignoranza ie si che non aveva pochi anni) era
tale in fatto di religione, che credeva di
buona fede non potersi cavare dal Vangelo
(mai da me letto) se non i priocipj del
cardinal Bellarmino e la condotta di Gregorio XVI. M’imbattei di nuovo con quel
tale ad ora che si recava a quella riunione, e con invito fatto a modo di chi
non attende rifiuto o spetta l’adempimento d’una promessa, che d'altronde io
non aveva fatta, mi ci trasportò. Dicevo
fra me : ne abbiam sentite tante; sentiamo anche quesl’altra novità. —Ci andai,
debbo confessartelo, con una prevenzione
curiosa. Aveva letto qualche tempo dietro in un autore (strano a dirsi !) italiano,
che i Valdesi fossero eretici del secolo
XII (se non erro) che si erano attaccati al
manicheismo. Immagina se trovando difficoltà ad ammettere un Dio avessi potuto
acconciarmi a credere in due! Sia comunque, ci andai. La riunione (se pur
tale poteva nominarsi) era composta di
4 08. V’entrai freddamente e fui accolto
con freddezza, non ostante il calore che
adoperò l’amioo mio nel presentarmi ; e
t’assicuro che quella freddezza non mi
dispiacque, perchè non mi sorse l’idea
che vi fosse smania di proselitismo — Si
cominciò con una preghiera : si parlò di
Dio e di Cristo, e mi rassicurai che non
c’entrava punto il manicheismo. Durante
la preghiera provai due sentimenti opposti : m’imponeva il raccoglimento che vedeva in quegli uomini, e internamente li
compassionava di perder cosi il loro
tempo. Quanto a me il dovermi atteggiare
a pregare secondo il lor modo mi pareva
un atto indegno d’ipocrisia, e certo fui
quello che meno abbassai la testa, e meno
tenni a freno gli occhi di guardare intorno—Si passò quindi a spiegare un’epistola di s. Paolo, lo stordiva di trovarla
cosi opposta alle coseche m’avevano imparato da fanciullo sulla religione di Cristo, e nello stesso tempo cosi chiara. Dubitava della traduzione, ma v’era un testo greco, e non poteva dar luogo a dubbio. Ma quasi mi parve sospetta quella
stessa chiarezza : oh io non poteva immaginare che gli uomini avessero tanto
abusato de’loro simili, creando una religione cosi sfacciatamente diversa dal
Vangelo e pur dicendola poggiata su di
esso ! — Si cominciarono a fare delle osservazioni da tutti; compresi cbe il teucre delle riunioni non portava a fare
obbiezioni da incredulo e le tacqui. D’altronde mi ritennero dal farle due pensieri, uno d’orgoglio e l’altro di logica.
Che cosa, io pensava, potranno rispon
dermi costoro ad argomenti tratti dalla
filosofia? È un umiliarli inutilmente. Secondariamente io pensava : a’miei ragionamenli, a’miei dubbj non è caduta che
lareligione che m’avevano imparato dal-
8
l’infanzia: costoro niostrauo che nel Vangelo ce ne sia un’altra tutt’alTatto diversa
e io non l’ho punto esaminato !
Mi ritirai a casa un po’ sconcertalo.
Aveva avuto dopo escilo da Roma qualche discorso con qualcuno sul protestantismo, ma riguardandolo come una religioue di stranieri ra’aveva fatto sempre
orrore. Quella però de’Valdesi mi si
presentava senza quest’obbiezione; e mi
posi in animo di studiare la loro dollrina.
Proseguii ad andare in quelle tranquille
riunioni. Di giorno in giorno sentiva un
gusto ineffabile a leggere l’Evangelo;
quella solenniuì di màssime, quella semplicilà di dettato, quella sicurezza di
parlare mi attraevano. Poi mi rivolgeva
a contemplare i costumi, la convinzione,
il disinteresse di coloro cbe parlavano
del Vangelo, e faceva de’paragoni che tu
puoi immaginar quali ! Da tulli questi
motivi, o da nessuno di questi, ma al
certo da una forza di cui veracemente
non saprei rendermene conto, fui scosso
notabilmente e mi si destò il bisogno religioso. E a dirti il vero io compresi allora cb’esso non era mai del lutto morto
neH’anima mia; tutte le mie aberrazioni
erano inevitabilmente naie dal non trcvarlo soddisfatto. I Valdesi non spiegavano che il Vangelo alla lettera, su ciò
non aveva ormai dubbio. Ma l’interpretano bene?Fattami questa domanda,
cercai di paragonar la loro dottrina con
quella che aveva ricevuta. La quistione
che fortunatamente mi si presentò come
primordiale e la cui soluzione secondo i
Valdesi trovava iu me delle diiBcollà
fu quslla della fede. Intendi ch’era attaccar la cosa nel principio, escnz’acoorgcrmi io toccava un punto, ove o doveva
trovare il vero o irremisibilmente perderlo
e tornare al mio stato primiero. Wi proposi, almeno intellettualmente, un ritorno
alla religione di famiglia per potermi servire di opposizione: se quella avesse
vinto, le avrei giudicate entrambe e me
ne sarei sciolto egualmente ; se al contrarie mi fossi persuaso delia dottrina
nuova per me, mi sarei posto ad esaminarla in tutta la serie de’principj e
delle conseguenze. Ecco l’andamento che
mi proposi. E qui bisogna che li dica
che l’idea di scegliere la quistione della
fede mi venne dal metodo seguilo dai
Valdesi; poiché essi, credendomi attaccato
alla religione dominante nel mio paese
(come mi penso), quasi ogni sera, in modo
vibralo, parlavano della teoria della fede.
E fu in questa disamina che trovai la salute, mentre da principio trovava in me
un’opposizione ben forte ad ammettere
la spiegazione che ne ricevei. Sj>ero non
ti sarà discaro sentire a parte a parte questo racconto.
Ma la lettera si è fatta lunghetta e
quindi lascio perora — Addio ecc. ecc.
RIVISTA CRIT1C!A
della stampa elerleale.
Il Qual fruito, domandava ultinMmente
Il il Cattolico, in un articolo intitolato: il
« Venerdì Santo, ricava del sangue rigc« neratore la società protestante, od in« credula o razionalista? 0 vuoto è il
« calice nelle sue mani o calice non ha.
« Qui sparecchiata è la mensa, e la sete
« divora le viscere dei convitati. Secco c
« arido è il cuore; non vi è sentimento
9
« od alletto cbe s’inspiri alla croce, non
•' pensiero che venga dili’elemilù : Ci è
X l’uomo« non Gesù Cristo ».
Quella smania di certi scrittori di non^
fondere insieme evangelici, razionalisti ed
increduli, non è certo cosa nuova j ma
per vecchia che sia essa non è meno assurda , ciò che sanno meglio di chiunque quelli stessi che si danno l’aria di
ignorarlo. Non si as()etteranoo dunque
i lettori della Buona Novella che noi Ci
facciamo a dimostrare, come tra un evangelico ed un razionalista od un incredulo
passi una diflerenza incommensurabile ;
saremmo troppo disgraziati se i fogli fm
qui venuti alla luce del nostro giornale
non l’avessero dimostrato, anche di soverchio. Solo noi ci permetteremo di
domandare al Cattolico: Il perchè sia
vuolo il calice al quale beono gli evangelici, sparecchiala la lor mensa, e vengano le viscere dei loro convilati arse
dalla seie, sapreste voi per buona ventura insegnarcelo? — Probabilmente, non
è egli vero ? perchè gli evangelici invece di ricevere alla sacra mensa un’osim
nella quale Gesù Cristo trovasi realmente
presente in corpo, anima e divinità,
lo cercano , quel divio Sanatore , per
mezzo della fede, in quei cieli ove c’insegna il suo apostolo: «ch’Egli si pose a se" dere io perpetuo alla destra di Dio, dopo
avere offerto un unico sagrificio per li
«peccati» {Ebr. x, v, 12)-, e fedeltà
(fuanto fu stabilito da Gesù Cristo stesso,
ricevono a quella sacra mensa il pane,
simbolo del suo corpo immolalo per noi,
ed il vino, simbolo del sangue del Nuovo
Patto, sparso per la remissione dei nostri
peccali; facendo in questa maniera la
rammemorazione sa di quel grificio al
quale è attaccata la nostra salute, secondo
celo comandò il Signore medesimo: «ogni
« volta che voi avrete mangiato di questo
« pane, e bevuto di questo calice, voi
« anounzierete la morte del Signore (io
« eli’Egli venga» (Corint. xi, 20).
Ma se comunicarsi a quel modo egli è
« aver vuoto il calice e sparecchiata la
mensa » soggiunga il Cattolico, che gli
odierni evangelici;non sono i soli cui|locchi
una tale sventura, ma che con loro la
dividero, cominciando dagli Apostoli, i
fedeli ed i dottori dei più bei tempi.della
Chiesa, i quali tulli non cercarono nel
sacramento eucaristico se non quel che
vi cercano (e tuli’altrimenti che col cuore
secco e senza affetto, se lo tenga a mente
il Cattolico) i cristiani evangelici dei nostri
tempi. In quanto agli Apostoli nc fanno
sufficiente testimonianza gl’islessi passi di
S. Paolo che abbiamo riportati. In quanto
ai Padri poi basteranno le citazioni qui
appresso a togliere ogni benché minimo
dubbio a tal riguardo.
«Crislo, dicea Giustino martire (Dial.
con Trif., c. 70), ci ha dato il pane in
memoria del corpo che egli prese a causa
di coloro che credono in lui, ed in favore
dei quali gli piacque di solTrire, e ci ha
ordinato di bevere il calice, con rendimento di grazie, in memoria del suo
sangue ».
«Gesù Crislo, dice Tertuliano (conlro
Marcione lib. iv, c. -iO) avendo preso del
pane, ed avendolo distribuito, lo fece suo
corpo dicendo: quest'è il mio corpo,cioè
la (¡(jura del mio corpo: ora non sarebbe
stata una (igiira, se nou avesse avuto un
vero corpo.
10
« Se come dicono i Marcioniti (1), scrive
del pari Origene (Dial, in di Cristo Uomo)
Cristo non avea nè carne nè sangue, allorché amminislrò il pane ed il calice,
e che ordinò ai suoi discepoli di celebrare
in tal guisa la sua memoria, di qual corpo
0 di qual sangue questo pane e questo
calice erano adunque i segni e le imagini?
S. Cipriano alludendo all’uso di quei
tempi di mescolar l’acqua col vino della
cena, così si esprime : « Vediamo che
l’acqua significa il popolo, come il vino
rappresenta il sangue di Gesù Cristo; ora
allorquando l’acqua nel calice è mescolata
col vino, il popolo è unito con Gesù Cristo Il (Lib. II, Epist. 3).
«Guardate attentamente, dice S. Efremo
(Dialog. contro gli scrutatori della natura
del Figlio di Dio) come (il Salvatore) prendendo nelle sue mani del pane, rende
grazie e lo spezza in figura del suo corpo
immacolato, e benedice il calice in figura
del suo sangue prezioso.
«Prima della benedizione delle parole
celesti, dice S. Ambrogio (della iniziazione ai misteri pap. 9), un’altra cosa è
nominata; dopo la consecrazione, il corpo
di Cristo è significato.
S. Grisostomo (lettera a Cesario monaco) dopo aver spiegato come diventi
degno quel pane una volta consécralo di
essere chiamato il corpo del Signore, aggiunge : « Quantunque la natura del pane
rimanga in esso».
Ma di nissuno fra tulli quei celebri cristiani cui abbiamo accennato, non dovea
(a parer del Cattolico) essere più realmente «vuoto il calice» e « sparecchiata
(4) Erclici che niegavano la realtà del corpo di
Cristo. D.
la mensa» che di S. Agostino, poiché
sebbene tutti abbian parlato chiaro nel
senso degli evangelici, njssuno ba così
bene formulala la loro dottrina a tal riguardo quanto il S. vescovo d’Ippona.
« Se un comandamento, scrive egli
(della dottrina cristiana L. ni, c. 15),
proibisce una cosa vergognosa e colpevole, ovvero comanda una cosa utile e
buona, questo comandamento non è
figurato. Ma se comanda una cosa disonorante 0 cattiva, e proibisce una
cosa buona ed utile, non bisognerà
prenderlo alla lettera. Se voi non mangiate, dice il Salvatore, la carne del Figlio
dell’Uomo, e non bevete il suo sangue,
non avrete la vila in voi ; sembra che con
queste parole comandi un delitto enorme;
epperciò bisogna che lo riguardiamo come
una figura, per la quale ci viene raccomandato di comunicare colla passione del
Signore, rappresentandoci alla memoria
in modo al tempo stesso dolce ed utile che il
suo corpo è stato straziato e crocifisso per
noi».
Il Queste vittime carnali ( dell’ antica
legge) dice egli altrove (a Pietro Diacono)
erano la figura della carne di Cristo, il
quale essendo senza peccalo dovea oiTerirla, unitamente al suo sangue, per la
remissione dei nostri peccali; raa questo
sagrifizlo dell’Eucaristia è un’azione di
grazie e una commemorazione della carne
di Crislo, che egli ba offerto per noi, o
del suo sangue ch'egli ha pure sparso
per noi».
Lo ripetiamo adunque : se piace al
Cattolico di chiamare «vuoto il calice,
sparecchiata la mensa, arse dalla sete le
viscere» dei comunicanti evangelici, lecito
a lui di farlo, purché convenga che una
11
tal disgrazia questi la dividono (tacendo
degli Apostoli}, con un Giustino martire,
con un Tertuliano, con un’Origene, con
uu S. Efremo, con un S. Cipriano, con
un S. Ambrogio, con un S. Crisostomo e
sopratutto con un S, Agostino !
liA BIBBIA
all’Esposizione di Londra.
La esposizione universale di Londra,
mentre da l’un canto metteva in vista il
suo carattere industriale presso che tutto
materiale e commerciale, dall’altro non
mancava, nello stesso tempo, di testimoniare del carattere religioso; avvenimento che solo nell’Inghilterra potevasi
manifestare. Nè qui è' noslro intendimento di volerci intrattenere a far parola
delle preghiere che furono innalzate nel
tempo di quell’ apertura e della chiusura dal vescovo di Londra, destinate
ad invocare sulla grande solennità le
benedizioni del cielo ; avvegnaché il carattere religioso che ci ba penetrato, e
del quale noi facciamo menzione, era,
per dir cosi, di una specie più positiva e
più pratica.
Fra’ corridoi laterali del palazzo di cristallo, uno ve n’era che spazioso, e con
poca luce, allocava uno scaffale, il quale,
(quantunque pel suo continente e pel suo
contenuto, a primo aspetto non colpisse
che fiaccamente gli occhi, e sovente la
folla gli fosse quasi che indifTerenle passata dioanzi), era però degno di tutta
l’attenzione, ed ha dovuto riescire soggetto della più grande ammirazione per
gli osservatori intelligenti l’aver ritrovato
simigliante cosa in mezzo a tanta riunione di opere umane. Questo scaffale
di tanta modesta apparenza era stato
assegnato alla Società Biblica di Londra, la quale lo aveva riempito di
parecchie copie delle sante Scritture
tradotte nelle differenti favelle: pane
di vita, che da’ missionari! accesi dalla
fede e caldi di zelo viene dispensato a
cibo di salute pe’ varii continenti del nostro globo, dai climi i più aspri ed i più
gelati, insino sotto i cieli affuocati ed
urenti. — E noi non crediamo che dopo
la dispersione de’ figliuoli degli uomini
sulla terra, non mai una raunanza di un
numero cotanto immenso di oggetti diversi
rappresentanti e la parola ed il pensiero,
si fosse mai rattrovata sopra un medesimo
punto concentrata; ed era riserhata alla
esposizione universale, il fare mostra di
cotesta meraviglia della intelligenza umana. Le versioni delle Sacre Scritture
ammontavano al numero di 175, in
148 linguaggi o dialetti differenti! Con
qualche esempio potremo più agevolmente dare un’idea dei prodigiosi lavori e
della estesissima propagazione effettuata
dalla Società Biblica di Londra : e senza
pariare degli idiomi europei, i quali
oggimai sono tutti quivi rappresentati,
ecco quali erano le versioni pubblicate,
nelle diverse favelle d’Asia , d’Africa,
d'America e della Polinesia.
.4s«o e paesi limitrofi. — Testamenti :
Tartari — Turchi — Giorgiani — Armeni
— Ebrei—Ebreo-Arabi — Siriaci —Carshim — Sirio-Caldaici.
Persia. — Persiano — Ebreo-Persiano
— Puitoo.
12
India puramente detta. — Sanscriti —
Ilindostani — Urdone — Persiani.
India settentrionale e centrale. —Bungali — Uri — Indi — Karoltu — Bilsancera — Multani — Pundjab — Casmiriani
— Nepolesi — Sindb.
India meridionale. — Felinga — Canari — Taraul — Halazalim — Tulu —
Zunkuna — Mabaratti — Gujeraltu —
Culcu.
Ceylan. — Pali — Singalesi — Indiano
— Portoghese.
Indo-Chinese. — Assumesi — Cassi.
Impero della China. — Chinesi — Manchiisi — Mongoli — Kalmuki.
Polinesia. — Malesi — Giavanesi —
Dajoks — Tahitiaoi — Roeefanghi—Nuovi
Zelandesi — Molgachi — Samosni —Fefjani.
.àfrica. — Copti — Etiopi — Amharichi
— Barbari — Ballomi — Mandingi —
Aura — Yoriiba — Namaqua — Bechouvana — CaflVi — Sesciito — Kinika.
America. — Groenlandesi — Mohawks
— Chippaways — Creoli — Neri, dialetto
di Surindm — Esquimani — Aimara —
Messicani.
La Società biblica di Londra fu fondata nel 1801, e da quel tempo ella ha
già dispensato per tutte le parli del mondo
non meno di trentanove milioni di copie
delle sante Scritture ; e solamente nell’anno 1850 ne ha veduto mettere in circolazione un milione, cento trenlasette
mila, seictnto diciasette.
Si vede in verilà essere grande la differenza che pasca dalle 170 versioni
esposte in quello scaiTale, a quelle prime
Bibbie, che già, son quattro secoli, nei
varii mercati, Guttemberg ed i suoi collaboratori ofTrirono, le quali, per la loro
nuova comparsa e pel buon patto, meravigliarono I compratori. Che la luce sia,
disse la Provvidenza, e la luce fu fatta ;
e chi oserebbe presumere che una tanta
fiaccola di presente i>otesse celarsi al di
sotto del mogio? La parola dello stesso
Dio, mai sempre da per tutto presente,
non sarà li pronta a rispondere agli amici
delle tenebre, come a confondere i fautori delle incredulità?
A quei particolari tolti dal Journal de
Genève noi non aggiungeremo che una
riflessione :
Ecco due chiese, la papale e l’evangelica, che ambedue riconoscono la S. Scrittura come parola di Dio; ma nel mentre
che una d’esse, la evangelica, si adopra
con tutti i mezzi possibili, a diffondere,
più che si può, e fino alle estremità più
renrrote del mondo, il santo Volume; l’altra, la papale, non solo non fa niente per
agevolare un’opera cosi santa, raa co’suoi
confessori, co’suoi anatemi, e, quando lo
può colla forza materiale, fa di tutto per
opporvisi. Nella quale di queste chiese,
giudicandolo da questo, è maggiore la persuasione di non insegnar nulla che di consentaneo alla Parola di Dio? — Risponda
il lettore.
ARMOXMM: niMtMéMVHB.
«Ed egli (il carceriere).... tutto Ire« manie si gettò ai piedi di Paolo e di
«Sila; e menatigli fuori, disse: Signori
« che mi convien egli di fare per essere
«salvato? — Ed essi dissero: Credi nei
X Signore Gesù Cristo, e sarai salvalo (u e
« la casa tua ». Alti degli Apostoli c. XVI
V. ao— 51.
13
— « Iddio ha taolo amato il moudo,
K ch’Èpli ha dato il suo UDÌgenilo Figlii< uolo, acciocché chiunque crede in Lui
:ì dod perisca , roa abbia vita eterna,
( S. Giov. c. ili V. 16.
— «Voi siete salvati per la grazia, meI diante la fede : e ciò non è da voi, è il
< dono di Dio. Non per opere acciocché
I niuno si glorii ». Epist. agli Efesi c. Il
I-. 8-9.
— «Se Abraham è stato giustificato
> per l’opere, egli ha di che gloriarsi.'Ma
I egli non ha nulla di che gloriarsi appo
I Iddio; imperocché, che dice la Scritt tura ? Or Abraham credette a Dio, e ciò
I gli fu imputato a giustizia. Or a colui
t ch’opera, il premio non è messo in
t conto per grazia, ma per deèiio ; ma a
< colui che non opera, atizi erede in colui
< che giustifica Tempio, la sua fede gli è
I imputato a giustizia ». Epist. ai Rom :
c IV, 2-5.
— <r Chi farà accusa contro gli eletti di
' Dio ? Iddio i quel che giustifica. Chi
> sarà quel che gli condanni ? Cristo è
I quel che è morto, ed ollr’a ciò ancora
I é risuscitato ; il quale eziandio è alla
I destradi Dio, il quale eziandio interce' de per noi! Rom. Vili v. 33, 34.
Detti ediflcauti.
Giuseppe Alleine pastore inglese,
morto nel 1668, essendo ammalato, avea
cosi intieramente perso Tuso dei suoi
membri, che non potea muovere neppure
le dita. Un giorno che gli si domandava
cnme ei potesse e«ere contento in mezzo
a tanti patimenti, egli così rispose : « R
<r come! Iddio è mio padre, Gesù Cristo
« mìo Salvatore, lo Spirito Santo il mio
« amico, il mio consolatore ed il mio
« conforto, il Cielo la mia eredità ....
n ed io non sarei contento sebbene privo
« della salute e dell’uso delle mie mem« bra! »
Baxter, altro pastore inglese, trovandosi egli pure ammalato, diceva agli amici
che venivano a visitarlo ; « Voi venite ad
« imparare a morire. Posso assicurarvi
« che fosse pur lunga la vostra vita, essa
« sarà sempre breve per prepararvi alla
« morte ». — « Io non sono che una
» penna nelle mani di Dio, » (diceva egli
a coloro che gli ricordavano quanto bene
avesse fatto coi suoi scritti) « or qual
« lode merita una penna? » — « Io prete dico, egli era solito ripelere, come se
« non dovessi fiù predicare , come un
1' moribondo ad altri moribondi ». —
Indotto dalla violenza dei mali che lo travagliavano a supplicare Iddio di liberarlo
colla morte, ei subito si ripigliò e soggiunse; «No, 0 Dio, egli non è giusto
« ch’io pretenda prescriverli quando vuoi,
« ciò che vuoi, e come ’1 vuoi ! »
BRlCClOliE.
" Qual dillereaza non passa tra il ragionare della verità ed il sentire la verità ! » Lavater
— n Non bisogna mai ustre a servizio
di una causa qualunque mezzi non consentanei alla più stretta onoratezza. La
lealtà anzitutto; e .«e fia impo.ssibile, sen-
14
za offender questa, di servire la verkà,
meglio è riounziarvi » Ch‘ Fry
— « L’utile vero non è mai cosa dappoco»
N. Tommaseo.
— « Ogui desiderio vano; non soddisfallo è germe di mille piaceri ». id.
NOTIZIE REIilClIOSE
Stati-Uniti d’America. — Stando al
New-York-Observer, 16 premii di 100 lire
sterline caduno (40,000 fr. tra tutti) sono
siali fondati ultimamente dal signor Alkiuson, americano, onde venir ascritti a
quelle persone che avranno dato uno scioglimento soddisfacente delle seguenti
proposizioni :
L. 100 (ossia 2,300 ir.) per chi addurrà
la regola di fede della religione cattolicaromana.
L. 100 per chi sarà in grado di addurre
le tradizioni della chiesa romana, o di
stabilire eh’ esse sono aulenliche, vere e
divine.
L. 100 per cbi addurrà il consenso unanime dei Padri della chiesa, nelle loro
interpretazioni delle S. Scritture.
L. 100 al prete che potrà dare un’ interpretazione infallibile delle sanie Scrillure.
L. 100 per chi potrà insegnare ove
risiegga l’infallibilità della chiesa romana.
L. 100 per il miglior metodo di discernere qual sia la vera chiesa, senza far
uso del giudizio privalo o del libero
esame.
L. 100 per colui che indicherà ove
Gesù Cristo ed i suoi Apostoli abbiano
vietalo al popolo la letlura delle sanie
Scritture.
L. 100 per colui che insegnerà ove abbiano Cristo ed i suoi Apostoli, ordinato
che fosse reso un cullo all* ostia, e che si
prostrassero i fedeli innanzi a delle immagini.
L. 100 per chi riuscirà a dimostrare
avere Gesù Cristo ed i suoi Apostoli, insegnato che si dovesse adorare e pregare
la vergine Maria.
L. 100 per chi riuscirà a dimostrare
aver Gesù Cristo ed i suoi Apostoli, insegnalo 0 ordinato, di adorare ed invocare
i santi 0 gli angioli.
L. 100 per chi indicherà il passo ove
Gesù Cristo ed i suoi Apostoli hanno
ordinato di togliere il calice al popolo,
nella Santa Cena.
L. 100 per colui che insegnerà ove abbiano Gesù Crislo ed i suoi Apostoli prescritto, che non dovessero prender moglie
i preti e gli allri membri del clero.
L. 100 per colui che indicherà i passi
della santa Scrittura, sui quali sia stabilita la dottrina del purgatorio.
L. 100 per colui che farà noto ove Gesù
Crislo ed i suoi Apostoli, abbiano insegnato cbe si debba orare pubblicamente
in una lingua sconosciuta dal popolo.
L. 100 per chi produrrà i passi della
sanla Scrittura, che danno facoltà a Roma
di concedere indulgenze per i peccali.
L. 100 infine, per chi produrrà qualche
arlicoio di fede, necessario alla salvazione, il quale non si trovi nella Bibbia e
non possa venire da questa stabilito.
15
Giappone. — Misiioni della Chiesa Ortodossa di Russia.
Fin dai 1810 la Russia ha eretto
un vescovado nelle isole Kouriles ed
Aleoutes che distano di due o tre leghe al
pili dall’impero del Giappone. Il vescovo
attuale, persona dotta e zelante, ba per lo
spazio di dieci anni pubblicati diversi volumi intorno allo stato religioso e morale
della sua vasta diocesi. In una lettera dei
1847 racconta di aver battezzato un grandissimo numero di Pagani che abitano le
isole adiacenti al Giappone e all’America
Russa, ma si lagna che la conversion dei
Col lecchi (così si chiamano gli abitanti indigeni di quelle isole} sia quasi cessata
per l’assoluta mancanza di operai evangelici.
Inghiterra 11 rev. dott. Warnerford,
che, già parecchie volte diede cospicue
somme per fabbricare o chiese o scuole,
nella diocesi di Glocester e Bristol, ha
testé autorizzato il vescovo anglicano
della sua diocesi a tirare su di lui per la
somma di 730,000 fr., da spendersi per
intiero in opere di beneficenza.
Austria. — « La diffusione delle sante
Scritture è stata ultimamente proibita in
Ungheria, ove non era stata mai vietata
fino a questi tempi, ed ove la società Biblica britannica e straniera aveva due
stamperie. Una fra queste è stata chiusa
dalla forza e 900 Bibbie sono state sequestrate. La società possiede nelle diverse provincie dell’impero Bibbie e Nuovi
Testamenti pel valore di 75 a 100,000 fr.
Sentiamo che consente il governo alla restituzione delle Bibbie sequestrate, sotto
condizione che siffatti volumi, cosi dannosi al gesuitismo, vengono esportati ! »
(Arch. du Christ.).
Russia. Un Ukase testé pubblicato dà
facoltà ai ministri evangelici di evangelizzare e convertire i pagani, gli ebrei ed
i maomettani dell’impero senza dovere ,
come per lo passato, rimetterli alla chiesa
greca. La Bibbia è ricercatissima. La Società Biblica britannica e straniera ne ha
un deposito a Odessa in 13 lingue o dialetti. Il governo favorisce quella diffusione esentandola dal dazio a cui vanno
soggetti lutti gli altri libri.
CROMCHETTA POLITICA.
Tosca’na. — Se dobbiamo prestar fede
alle notizie che ci giungono di Firenze,
l’ora sarebbe prossima in cui il partilo
della religione raggiugnerebbe il suo intento e potrebbe consumare il sacrifizio
delle leggi leopoldine; a cui molti, che
pure osteggiaroncW mutamenti del 1848
e lo Statuto e la liberlà, sono affezionati
e non oserebbero abrogarle od offenderle,
persuasi, siccome sono, che compirebbero la rovina di quella bella parte d’Italia.
Francia. — 1 fondi sono sempre alti
— Molti casi di cholera sono stali constatati a Parigi.
— Su 49 giornali dei dipartimenti che
hanno cessato dal comparire dappoi il 2
dicembre, si annoverano 16 giornali legittimisti , 29 repnbblicani d’ ogni tinta,
un orleanista ed un bonapartista.
Berna—Gli è domani l’altro, 18 aprile,
che dovrà il popolo del cantone di Berna
decidere se voglia o non voglia la rinnovazione straordinaria del Gran Consiglio.
16
Luckhm*.—Il prpgeUii di uoa p«tiai*ne
al Qfaa Ctnaiifltio, pereti sia promulgata
un’ amnistia generale e senza coaduùone,
iDContrii molto. La persone più influenti
del due parliti si uoiscooo per appog-*
giada.
Austria. — So l’opioioate »pansa nei
circoli inizinti-aisi segreti delia polizia
dovesse reaìtEzara,' parrebbe ohe l'attuale
ambasciatore d'AusMa a Londra, ii conte
Buol-Schaunsletn, sarebbe ohiamato ad
assumere il portafoglio degli affari esteri.
— Giusta un foglio di Salisburgo la
corapagDia di Gesù sarà reintegrata negli
antichi suni diritti in killo l’impero Austriaco.
PpussiA. — È stato dalo erdine ai funzioDarji della Silesia di proteggere le
missioni dei gesuiti. Si crede che fra qualche gioruo, il consigliere privalo Stahl e i
professori Twesten .e Nitsch, saramiQ nominati membri del consiglio superiore ecclesiastico. Questi tre uotBioi sono i. capi
degli ortodossi.
jSpàgsa.—Eccole basi principali del
nu«vo decreto sulla stampa: GuareoUgia
di 2,000 reali di contribuzione imposta
ai giornali; censura preyentiva per,gli
articoli sopra lareligione, sulle terre d’i)!fremaie e sulle bolizie ; giuri composto
dei più forti contribuenti pei principalf
reati di slampa-j tribunale supremo 'di
giustizia pei reati contro S. M., conlro i!
re, contro la sodietà e contro la sicurezza
dello Sfato ; tribunah" ordinarii per gli
altri reati-11 governo può inoltre wspeto-'
dere e sopprimere i giornali.
IneBiLTERRA. — Hisultftda uaiufltcrale
relizion«, esistere in quest* moraentó in
Inghilterra e nel paese di GiHes, 28,840
i'ifiluitioni di rarità; delle quali fi.flOO
haQQo per (scopo il maolenimeato 4t
scuole per poveri. Coleste 88,840 istitu-^
zioni SODO anminislrate da 50,000 iDtfiVidui, e posseggono insietne un’ annua
rendila.di 36,000,000 di fr. e 500,000
jugeri di terreno.
— Prima di aggiornarsi al i9 aprile, la
eamera dei Comutìi volò un credito di
11,000,000 per la guerra dei Cafri che
non pare prosaima al suo fine. -H governatore si è veduto nella necessità di restrifigere i suoi sforzi alle più semplici
operazioni. Un vascello cJie portava rinforzi per quella guerra naufragò il 26
febbraio vicino alla baia Simon: 426 persone mancarono all’appello.
Iklanda. — L’associazione della difesa
cattolica ha pubblicalo un indirizzo agli
eletlori di Dublino per invitarli a uon votare per i rappresentanti attualialle prpssirae elezioni. 11 principale rimprovero
che si fa a questi rappresentanti, si è di
aver volato per il bill concernente i titoli
ecclesiastici. L’indirizzo annuncia che
l’associazione mellerà innanzi due candidali tali che un cattolico li potrà noni inare
senza disonore e senza inconseguenza.
Direttori G. P. -MEILLE.
Rinaldo Baccuetta gererile.
Vendibile presso Cablotti e Bazzarim
LUCILLA
ossia
lia lettnra della Hilibia
. ì Voi. in-8’ di ?68 pag,,
' liire 1, cent.
— Tip, Sòf. «li A, Poji» t C.