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ECO
DELLE mill VALDESI
BIBLIOTECA
10066 TOH^ PEUilCE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 47
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Torre Pellice, 29 novembre 1974
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MEDITAZIONI D’AVVENTO: |Tj
I DIRITTI DELL’ UOMO E LA RESPONSABILITÀ’ CRISTIANA
“Ecco, io
(Apocalisse 3, 20)
sto alla porta...,, Una sfida airavvenire
■ // ... ... - j-tu_ _ner» o
L’avvento è un tempo d’attesa. Ma
per chi? Per i credenti? Molti di loro
non capiscono perché bisogna di nuovo attendere colui che è già venuto. Va
bene aspettare la venuta finale di Gesù, negli ultimi tempi. Ma perché
aspettare di nuovo la sua venuta a Natale, ormai accaduta tanto tempo fa?
Ha senso aspettare un evento futuro.
Ma che senso ha aspettare un evento
passato? Volentieri guardiamo avanti
al ritorno di Gesù e cerchiamo di vivere l’attesa — tutt’altro che facile —
della sua seconda venuta. Ma perché
dover ancora rivivere l’attesa della
sua prima venuta? Molti credenti non
capiscono la necessità dell’Avvento.
Ma oltre a questo c’è da chiedersi: è
vera attesa quella che ci proponiamo
di rivivere in questo periodo ¿’Avvento? Dato che tutto è già accaduto e la
venuta di Gesù a Natale è scontata, è
ancora possibile, in queste condizioni,
una vera attesa? Forse una vera attesa
cristìana è possibile solo rispetto alla
seconda venuta di Gesù, non rispetto
alla prima.
L’Avvento è un tempo d’attesa. Ma
per chi? Per i non credenti? In un certo senso non solo questo periodo ma
sempre la vita, personale e collettiva,
è un’attesa più o meno consapevole di
ciò che ci sta dinanzi: ogni traguardo
raggiunto è solo una tappa dopo la
quale si guarda a quella successiva ci
son sempre situazioni ulteriori che ci
aspettiamo noi o ci aspetta lui, chi ha
un futuro davanti a sé ha qualche forma di attesa dentro di sé. Non è un
buon segno quando un uomo arriva a
dire : « Non mi aspetto più niente dalla vita ». Chi non aspetta più niente è
senza avvenire. Ma la maggior parte
degli uomini aspetta sempre qualcosa.
Nel tempo di Avvento, però, non si
tratta di quella attesa continua — ora
di cose piccole ora di cose grandi —
di cui è intessuta la nostra vicenda
quotidiana; si tratta dell’attesa di Dio.
Avvento vuol dire: Dio viene sulla
terra. Ma molti della nostra generazione stanno facendo proprio l’esperienza opposta: non quella àcAYavvento di Dio ma quella della sua eclisse.
Chi è ancora disposto ad attendere un
Dio di cui sembra persa ogni traccia
sia nella storia deH’uomo che nella sua
coscienza? Si attende Dio quando si ha
il senso, anche confuso, della sua presenza. Ma come lo si può attendere se
si ha solo il senso, fin troppo chiaro,
della sua assenza?
I Convegno F6EI '
Angrogna - Domenica 1 dicembre presso la Sala Valdese
del Capoluogo
Proseguendo nella linea di ri-.
cerca iniziata in primavera sulla I
presenza evangelica nel pinerolese, la Fgei organizza un convegno
cui invita i gruppi giovanili, le
comunità e quanti lavorano negli
istituti vaidesi.
Il tema del convegno è « La
gestione dell’assistenza », e riguarda il modo con cui in Italia
e in particolare nel pinerolese
vengono affrontati i problemi
dell’assistenza ai minori, agli anziani, agli handicappati, e il modo con cui viene gestita la sanità,
ore 10.30 culto con la comunità
presieduto dal pastore
Bruno Rostagno
ore 11.30 presentazione dei gruppi presenti
ore 12.30 pranzo al sacco
ore 14.— relazione : « La gestione deil’assistenza » a
cura del Gruppo Teatro Angrogna
ore 17.— chiusura dell’incontro
L’Avvento è un tempo d’atteso. Ma
per chi? « Ecco, io sto alla porta e picchio » dice Gesù. Chi lo avrebbe pensato : è Lui che attende! Per lui, forse
solo per lui, l’Avvento è un tempo
d’attesa! Gesù sta alla porta: questa è
una posizione di attesa. Non apre, non
entra, ma bussa e aspetta. Comprendere il tempo d’Avvento significa accorgersi che non siamo solo noi ad aspettare lui (del resto la nostra è forse più
una finta attesa che una vera attesa), è
anche lui che aspetta noi! Forse da
molto tempo. Non per quattro domeniche già piene di distrazioni, ma da
anni, o decenni. « Bussate, e vi sarà
aperto » aveva detto ai suoi discepoli
(Matteo 7, 7). A noi sarà aperto, ma
a lui? Colui che apre le sue porte a
noi accetta dunque che noi non glie le
apriamo a lui? E’ strano questo Dio
che bussa alla porta dell’uomo. Ci è
più familiare l’idea dell’uomo che bussa alla porta di Dio. Ma ancora più
strano è che questo Dio, se l’uomo non
forza la porta per entrare lo stesso. Dio
non è prepotente.
« Se uno ode la mia voce... ». Si può
anche non udirla, oppure, udendola,
non distinguerla. Ci sono tante voci
nel mondo e Gesù non parla più forte
degli altri né fa tacere gli altri per parlare solo lui. Perciò « sta attento. Perché la serietà della vita è questa, che
tu sei posto in una vita dove la voce
che ti chiama sulla via retta parla piano, mentre mille voci squillanti in te e
fuori di te, ti parlano del contrario. E
la serietà sta proprio in ciò, che quella
voce ti parla così piano, perché ti vuol
vedere se tu dai amorevole orecchio
al suo leggero mormorio » (Kierkegaard). Non c’è bisogno di vedere colui che sta dietro alla tua porta, basta
udire la sua voce per sapere che è lui.
E’ dunque così inconfondibile la voce
di Gesù è inconfondibile. Nessuna le
rassomiglia.
Ma l’evangelo ci rivela anche un altro modo in cui si può aprire o chiudere la porta a Gesù Cristo. Secondo
la grande visione del giudizio finale
(Matteo 25, 31-46), egli bussa alla tua
porta come affamato, assetato, nudo,
straniero, malato, prigioniero. La serietà della vita cristiana è anche questa, che Gesù non è soltanto l’uomo
vero, perfetto, con la U maiuscola, ma
anche l’uomo « minimo » (Matteo
25, 40), tribolato, minacciato. Perciò
sta attento, perché « questa è la più
grande serietà e la più grande felicità
del messaggio dell’Avvento: Cristo sta
alla porta, egli vive tra noi nella forma
dell’uomo... Chi si sottrae a questo realismo del messaggio dell’Avvento non
può poi parlare della venuta di Gesù
nel suo cuore » (D. Bonhoeffer).
Non son pochi, invece, coloro che
son disposti ad aprire la porta a Cristo, ma appena vedono l’uomo la richiudono. Non s’illudano, allora, che
Cristo entri!
Paolo Ricca
I lavori del recente colloquio sui diritti dell’uomo, organizzato dal CEC a
St. Pölten in Austria (ne abbiamo già riferito due settimane fa), sono
stati aperti da una relazione di Olle Dahlen, ambasciatore di Svezia presso
le Organizzazioni internazionali non governative e presidente della Commissione delle Chiese per gli affari internazionali (CCAI) organo del
CEC> È interessante riprendere parte almeno di questo discorso.
PAESI OCCIDENTALI
E SOCIALISTI
(soepi) Si vede il mondo attuale con
occhi diversi a seconda che si sia all’interno o al di fuori della comunità
ecumenica. Cercherò di evidenziare alcuni dei punti di vista espressi nelle
varie parti del mondo, talvolta condivisi da cristiani di tendenze teologiche
0 politiche diverse.
Si critica spesso la situazione nei
paesi occidentali, nei quali il diritto
alla libertà personale dà la possibilità
di prendersi delle ’libertà’ che nuocciono agli altri. Il sistema capitalistico
porta a una competizione intollerabile
nella quale solo i più capaci sopravvivono. I diritti delTuomo non servono
a venire in aiuto ai più bisognosi. Manca la solidarietà e trionfa l’individualismo. Vi è una situazione di oppressi e di oppressori. La libertà di espressione serve a sfruttare altri uomini, ad
esempio con la pornografìa nella letteratura e nel cinema.
La situazione nei paesi socialisti dell’Europa orientale è oggetto di critiche
perché le libertà religiosa, culturale e
politica vi sono severamente limitate.
Le Chiese, ad es., non hanno il permesso di costituire organizzazioni per
1 giovani, né di informare sulla fede
cristiana attraverso i mass media. Il
sistema socialista è in realtà un capitalismo di Stato, e perciò è vietato
esprimere opinioni religiose, culturali
e politiche contrarie a quelle dello
Stato. Il rispetto dei diritti individuali
Da che parte stiamo?
Trova un posto Gesù nella nostra società? - Non più di quanto trovò nella sua Non espellerlo ma accoglierlo nella persona dei fratelli
In questo tempo di Avvento, ho pensato ad un tragico parallelismo: quando Gesù stava per nascere, « non v’era
posto nell’albergo» (Luca 2: 7) per lui
e per i suoi; nelLuitimo giorno della
sua vita « lo menarono al luogo detto
Golgota » (Marco 15: 22) fuori della città. Non è stato accolto né nella casa
privata, né nella città degli uomini. E
nei suoi circa trent’anni di vita « non
aveva un luogo dove posare il capo »
(Luca 9: 58). Chi lo ha ricevuto e chi
ha accolto la sua parola? E chi ancora
ha scoperto nella sua persona Colui
che « non è venuto per esser servito,
ma per servire »? Ha amato ed è stato
respinto. Da tutti. Nessuno lo ha accolto. Nessuna città lo ha voluto.
HOMO SAPIENS
E UOMO VERO
Ecco, la scienza ci dice che attraverso milioni di anni, dall’evoluzione animale è apparso 1’« homo sapiens », cioè
più o meno l’uomo che noi siamo! Ma
l’uomo, l’uomo vero, quello degno di
questo nome, il solo che sia ad immagine del Creatore, appare per la prima
volta in Gesù. E gli altri uomini non lo
vogliono perché non è a loro immagine. La sua vita li disturba. Non reggono al confronto. La loro città può esserne sconvolta. Meglio eliminarlo e
proseguire la propria storia. Così non
c’era posto per Gesù allora, né vi è ancora oggi.
Questa tragedia acquista ancor più
senso nel testamento che il vero uomo,
Gesù, ci ha lasciato: « in quanto lo
avete fatto ad uno di questi minimi
fratelli, l’avete fatto a me » (Matteo
25: 20). Questo modo di solidarizzare
con lui, di essere suo popolo e non
popolo che lo respinge, ci è chiaramente annunziato nell’Evangelo. Fra Natale e Pasqua è evidente il compito della
Chiesa, se essa osa chiamarsi assemblea di Cristo. Ma noi? Gli chiudiamo
in faccia la porta di casa nostra o taciturni lo osserviamo mentre Io si trascina, fuori città, al patibolo.
SAPER VEDERE
Non lo vediamo tutti i giorni ciondolare per le vie in cerca di lavoro, o sfi
nito con le sue logore valigie nelle stazioni d’Europa, profugo per fame dalla
sua città e straniero disprezzato in
quelle degli altri. Sfoga nel chiasso la
sua solitudine ed è per questo ancor
più respinto.
Non lo vediamo negli ospedali psichiatrici dove così facilmente non si sa
riconoscere la creatura umana, che tanto più ha bisogno di amore quanto
più è alienata da un pensiero logico; o
nei carceri dove si attende per anni il
giudizio o dove, dopo il giudizio, l’uomo è segregato dai suoi simili con procedure che sanno ben più di vendetta
che di giustizia.
Non lo vediamo fra i ’’capelloni” ribelli ad una società che ha svuotato di
senso la loro vita, o fra i drogati ed i
beoni, lungo i marcianiedi fra le prostitute vittime di infami sfruttatori.
No. non lo vediamo perché, come i farisei d’una volta, ci rifiutiamo di riconoscerlo fra la gente poco per bene.
Lì lui non può essere. Lì non v’è l’uomo
che noi siamo! Vi è lui!
OVUNQUE VAI LO INCONTRI
Se, con metafora, uso l’espressione
del Salmista (S. 139: 9) « Se prendo le
ali deH’alba »... e vado al Sud, nell’arido Sahel, eccolo là, scalzo, stanco, col
volto incavato e le vesti a brandelli
cercare un filo d’erba, un sorso d’acqua prima di cadere nella sabbia infuocata, croce di milioni di uomini!
Se vado più lontano ancora, eccolo col
volto nero, umiliato e maltrattato tutti i giorni. Non ingresso nei quartieri
dei bianchi, non posto nei loro mezzi
di trasporto, schiavo nelle miniere, o
accovacciato fra i suoi poveri bimbi
nei ghetti sporchi che gli son riservati.
Senza diritti, senza legge: è 1’« espulso » dalla città degli uomini.
Se vado nel lontano occidente eccolo di nuovo fra gli affamati, affranto,
nella figura di piccoli bimbi col ventre
gonfio e colle membra stecchite, o in
quella dei volti tumefatti dei prigionieri nelle camere di tortura, o nei
campi di esecuzione del Cile o fra i
venti milioni di emarginati dei ricchi
Stati Uniti.
Se vado in Oriente, eccolo fra i profughi nei loro miserabili campi, lonta
ni dalla loro terra e senza casa. E più
in là, peggio: nel Laos, nella Cambogia, nel Vietnam... non ha più un tetto
che Io protegga dalle intemperie, non
un letto se malato, non cibo per sfamarsi. Quanto spesso sotto la frusta
dei soldati, nelle camere di tortura,
nelle gabbie di tigre...
Ho sotto gli occhi cinque rapporti
di personalità americane che hanno
visitato recentemente il Sud Vietnam:
più che racconto dei fatti specifici di
cui son stati testimoni, sono un lamento sulle responsabilità del loro governo, sono un grido di dolore e di vergogna!
Certo i lager della Russia sovietica
non possono giustificare Thieu, né quelli aver un alibi nella politica capitalista. L’ingiustizia è ingiustizia sotto
qualsiasi bandiera. Cercare un alibi in
difesa della propria ideologia è sempre ancora chiudere la porta in faccia
a Cristo e cacciarlo dalla nostra città.
Ma poiché in nome deH’anti-comunismo si son compiuti ormai tanti crimini, occorre pur dire che il diavolo
non è il comuniSmo, ma l’uomo che
non riconosce il volto di Cristo nei fratelli oppressi.
RESPONSABILI
DI OPPRESSIONE
Al di là di tutte le ideologie son giunto a questa conclusione che chi non è
pronto a dar la vita per gli altri è sempre un potenziale strumento nelle mani di chi vuole sfruttare, umiliare, torturare ed anche uccidere il fratello.
Chi non è con Cristo è contro ¿i lui.
Chi non lo accoglie è responsabile della sua fame, della sua sete, ¿ella sua
nudità. Chi non si oppone a quanti Io
vogliono fuori della città è con quelli
che lo crocifiggono. Chi non è con le
vittime, anche nel suo riservato ed
agnostico silenzio, è con i carnefici,
nel nord, nel sud, nell’occidente, nell’oriente.
« Se prendo Tali dell’alba ». « Dove
me ne andrò lungi dal tuo spirito? e
dove fuggirò dal tuo cospetto? Se salgo in cielo tu vi sei; se mi metto a
Tullio Vinay
(continua a pag. 3)
è sempre in second’ordine nei sistemi
a capitalismo di Stato.
TERZO MONDO
Coloro che si preoccupano della situazione nei Terzo Mondo criticano i
paesi ricchi dell’Occidente che trascurano i loro doveri e non cercano di
creare migliori rapporti con i paesi
poveri. Si tende a criticare negli stessi termini i paesi socialisti. L’aiuto internazionale è strumento di neo-colonialismo. Il denaro ha nei paesi ricchi
un ruolo troppo grande e .il sovra-consumo è un peccato largamente diffuso. Nei paesi occidentali l’opinione pubblica è condizionata dai grandi interessi finanziari, e nei paesi socialisti
dell’Europa orientale dalle autorità
statali. In alcuni paesi del Terzo Mondo le popolazioni godono di una più
larga libertà d’espressione.
Si critica pure il fatto che un certo
numero di nazioni giunte recentemente all’indipendenza, sono sfruttate e dominate da un individuo o da una piccola fazione che si è impadronita del
potere.
I commenti alla situazione nell’insieme dei mondo, per ciò che riguarda i
diritti dell’uomo, sono spesso assai
critici. In tutte le parti del mondo si
trovano vari tipi di dittature, di regimi militari e di governi che, anche se
ufficialmente democratici, concedono
tuttavia libertà personali assai ridotte.
Una persona o un gruppo che vorrebbero occuparsi degli affari nazionali
sono spesso e volentieri, un po’ dovunque, richiamati all’ordine — « le
vostre idee sono contrarie agli ideali
nazionali », « svolgete attività sovversive» — per forzare gli oppositori a
conformarsi alle posizioni delle autorità governative.
Lo stesso vale per la politica internazionale. Si critica la Cina perché ha
invaso il Tibet: il punto di vista cinese, che invoca la sicurezza collettiva,
ha prevalso sul diritto dei Tibetani a
disporre di sé. Si critica l’URSS per
l’invasione della Cecoslovacchia, e il
tempo non ha affievolito tale critica.
Si condanna l’azione svolta nel Cile
dagli USA, tramite la CIA, contro il
regime di Allende, e l’argomento che
l’intrusione statunitense era nell’interesse del popolo cileno non ha certo
disarmato la critica. Un altro esempio
recente di conflitti determinati dai
« diritti degli uni contro i diritti degli
altri » è dato dagli esperimenti nucleari francesi nel Pacifico.
Se si ripensa a tutte queste discussioni a livello internazionale, ci rendiamo conto che avevano in larga misura lo scopo di stabilire una priorità
fra i diritti degli uni e quelli degli altri. In una società ci si batte da un lato perché sia garantito il diritto di
non essere d’accordo, e d’altro lato la
maggioranza ha necessità di governare e di imporre un certo ordine nella
società. I diritti della persona e quelli
della collettività sono in perenne conflitto, e così pure fra le nazioni. Il fattore determinante è spesso il potere
più che la questione del bene e del
male.
QUEL CHE
NON BISOGNA FARE
Se le Chiese desiderano contribuire
ad accelerare il processo di applicazione della Dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo e le convenzioni
relative, devono sforzare di completare il lavoro già svolto da migliaia di
esperti, di giuristi, di parlamentari, di
membri di governi, di diplomatici e di
organizzazioni non-governative.
In primo luogo, non cerchiamo di
nasconderci l’immensità dei problemi
con ì quali ci si scontra per giungere
a una migliore applicazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Non
cerchiamo di nasconderci che sono in
gioco enormi interessi politici.
In secondo luogo non cerchiamo di
nasconderci che, a causa delle dimensioni politiche del problema, alcuni
cristiani non sono liberi di esprimere
la propria opinione quanto quelli che
vivono in altre società. È un elemento
essenziale. Coloro che pensano di escile Dahlen
(continua a pag. 4)
2
pag. 2
N. 47 — 29 novembre 1974
Uffiiní^lilM^ africano
è partito per gli Stati Uniti
La Chiesa Presbiteriana delTAfrica Orientale ha deciso di
mandare il pastore Mugo, con la
sua famiglia, in missione negli
Stati Uniti, in risposta ad un appello preciso della Chiesa Presbiteriana americana.
Il mandato per questa missione di evangelizzazione nell’Hudson
River Presbytery, New York è stato affidato al pastore Mugo in una
grande e solenne assemblea a Nakuru nel Kenya.
Siccome le spese di questa missione saranno a carico della Chiesa Presbiteriana deH'Africa Orientale, è stato deciso che la seconda domenica di ogni mese sarà
dedicata a sforzi speciali per collcttare la somma necessaria, e ad
ogni presbiterio (corrispondenti
ai nostri distretti) è stata assegnata una data quota.
Dando la notizia, il giornale delle chiese dello Zambia, « Mirror »,
nel suo numero di novembre
stare Mugo ci fa sperare che l’età
della " missione a senso unico”
stia tramontando. Una Chiesa africana è stata chiamata a svolgere
una missione negli Stati Uniti, e
questo dimostra che la Chiesa in
Africa, anche se materialmente
povera, può avere molto da offrire alle Chiese dei paesi sviluppati ». R. C.
% La Chiesa presbiteriana d’Africa .—• Chiesa indipendente costituita da neri —, divenuta membro dell’Alleanza Riformata Mondiale al principio di quest’anno, per la prima volta della sua storia ha avviato contatti
con la Chiesa presbiteriana dell’Africa australe, plurirazziale. Nella sua 75“ assemblea, in
ottobre, essa ha accolto calorosamente come
invitato d’onore Edwin Pons, segretario
generale della Chiesa presbiteriana dell’Africa
australe (egli, di origine valdese, ha rappresentato la sua Chiesa alle manifestazioni dell’8° centenario valdese, la scorsa estate). Nella
sua relazione all’assemblea, il moderatore nero, A. M. Bottoman, ha insistito sul fatto che
la Chiesa presbiteriana d’Africa intende rompere ogni isolamento : è entrata nell’ARM e
nella Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa, quale membro del Consiglio sudafricano
delle Chiese.
commenta; « La partenza del pa......................................
la BiUiia aeH'Europa míala
(sepd) Nella maggior parte dei paesi dell’EIuropa orientale pare che il lavoro di traduzione, di produzione e di
diffusione della Bibbia sia bene avviato.
La POLONIA si trova in una situazione privilegiata. Fin dal 1947 si
son potute importare Bibbie dalla
Gran Bretagna. Attualmente, grazie a
ima licenza permanente d’importazione, la Casa della Bibbia di Varsavia
può offrire Bibbie e porzioni bibliche
in più di 60 lingue. Le richieste crescenti in fatto di Sacre Scritture vengono inoltre coperte con una produzione diretta. Nel 1966 è stata pubblicata la traduzione detta «del Millennio », del Nuovo Testamento, e nel
1970 seguirono i Salmi. Nell’autunno
1973 una commissione teologica ecumenica concluse il lavoro per tradurre
w I
• I a richiesta di Bibbie nell'Eu5 L ropa dell'Est è ancora grande, e forte il desiderio di nuove traduzioni. Con pazienti
trattative con le autorità dei
loro paesi le Società bibliche e
le Chiese europee dell'est, le
quali sono in contatto con la Federazione mondiale delle Società bibliche, sono riuscite a favorire la diffusione legale della Bibbia nell'Europa orientale,
e tale diffusione può essere sostenuta tramite la Federazione,
appunto, che ha il suo centro a
Bassersdorf, in Svizzera. La Federazione mondiale offre la sua
consulenza alle Società bibliche
e alle Chiese orientali e le sostiene fornendo loro fondi, e,
laddove sia possibile, anche la
carta.
l’Antico Testamento in linguaggio corrente; ed è in corso la traduzione del
Nuovo Testamento. Quando questa sarà terminata, si avrà per la prima volta dal 1632 una edizione completa delle Scritture in polacco contemporaneo.
Da parte cattolica è stata pubblicata
nel 1965 una traduzione benedettina,
che però non è stata ufficialmente riconosciuta; anche da parte cattolica,
si tratta della prima nuova traduzione
completa, dopo il 1599.
Il lavoro biblico in JUGOSLAVIA è reso più difficile dal carattere
plurilingue del paese. Finora è stato
pubblicato almeno il Nuovo Testamento in tutte le lingue ufficiali; macedone, serbo, croato e sloveno. Si parla di
nuove traduzioni in linguaggio corrente del Nuovo Testamei»to, da parte di
équipes ecumeniche, e qualcuno è già
in fase operativa.
In CECOSLOVACCHIA l’Opera biblica del Consiglio ecumenico delle Chiese cecoslocacche, a Praga, è incaricato della diffusione delle Scritture in Boemia e in Moravia. Dopo la
«Bibbia di Kralitz» (16” secolo), riedita nel 1954, e nuove edizioni cèche, dal
1968 si pubblicano traduzioni interconf?ssionali di libri dell’Antico Testamento, accompagnate da commento. Nel
1973 sono apparsi gli Evangeli. Accanto
alla produzione indigena di queste edizioni bibliche, è stata ora concessa la
autorizzazione a importare 10.000 Bibbie cèche. (N.d.r.: La branca italiana
della Società Biblica ha raccolto anche
ira noi, lo scorso anno, offerte a questo scopo) Per le Chiese evangeliche
minori della Slovacchia vengono pro
dotte 25.000 copie di una versione biblica antica; è in corso di stampa una
nuova traduzione della Bibbia slovacca (16.000 copie) per le chiese luterane
slovacche. Nel 1973 la Chiesa riformata ungherese in Cecoslovacchia ha ricevuto 5.000 Bibbie di produzione ungherese: era il quarto invio di Bibbie ungheresi nella CSSR, dal 1945.
Le Società bibliche e le Opere bibliche evangeliche e cattoliche nella REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA, nella Repubblica Federale Tedesca, in Austria e in Svizzera pubblicano congiutamente « Die Gute Nachricht» (« La Buona Notizia»), una traduzione interconfessionale in tedesco
corrente. Nella DDR essa è stata pubblicata nel 1972 in 80.000 copie; due
edizioni ulteriori hanno aggiunto altre
30.000 copie. Parti scelte dell’Antico
Testamento, anch’esse in linguaggio
corrente, vengono pubblicate nel corso
del 1974. Parallelamente si hanno pure
pubblicazioni della Bibbia di Lutero e
della « Bibbia di Zurigo ». La diffusione biblica è svolta, oltre che dalle Società bibliche, da oltre 20 librerie ecclesiastiche, da librerie statali e da comunità cristiane.
Gruppi di traduttori protestanti di
varie Chiese d’U N G H E RIA hanno
lavorato per parecchi anni alla traduzione di tutte le Scritture. Attualmente l’Antico Testamento è in corso di
stampa e il Nuovo Testamento sarà
pronto per la tipografia a fine anno.
La nuova Bibbia sarà prodotta, l’anno
venturo, in 50.000 copie. A partire dal
1967 è apparso im Commentario biblico in più parti, ora conclusosi con la
pubblicazione di un atlante. L’anno
scorso la Federazione mondiale delle
Società Bibliche ha messo da disposizione del Consiglio biblico imgherese
una stampatrice. L’Ungheria produce
Bibbie per le necessità interne e per
le chiese protestanti in Slovacchia e in
Jugoslavia.
Fra il 1945 e il 1968 sono stati pubblicati in ROMANIA 70.000 libri biblici (Bibbie e porzioni) e dal 1968
al 1972 la produzione è salita a 250.000
copie. Il basso livello anteriore al 1968
è da addebitare anche alla tradizione
teologica della Chiesa Ortodossa. Delle due edizioni bibliche usuali, quella
per l’uso privato, la più importante è
la prima: ma ogni comunità ni ha bisogno di una sola. Ora però anche
nella Chiesa Ortodossa è cresciuta la
richiesta di Bibbie ad uso privato; e
recentemente si è avuta una produzione di 100.000 Bibbie per quella Chiesa.
Finora alle chiese evangeliche era vietato, per motivi di politica ecclesiastica più che di politica statale, di pro
durre direttamente Bibbie. Invece nel
1974 è stato loro permesso di introdurre un po’ più di 10.000 Bibbie. Si discute attualmente un’edizione ecumenica delle Scritture, insieme agli Ortodossi e agli avventisti, ma bisogna superare difficoltà teologiche e linguistiche, sicché non si è ancora giunti a
una decisione.
A partire dal 1945 nessuna Bibbia è
stata più stampata in BULGARIA.
Nel frattempo è stata compiuta ed è
pronta per la stampa una nuova traduzione del Nuovo Testamento, mentre
procede bene quella dell’Antico Testamento. Si attende l’autorizzazione, non
ancora concessa dalle autorità governative. (N.d.r.: si ricordi che non si
tratta di una pura, se pur pesante, formalità amministrativa; in paesi a regime collettivista', senza autorizzazione
statale non si può comunque dispórre
del quantitativo di carta necessario a
un’edizione).
Nell’UNIONE SOVIETICA si sono
avute, in passato recente, soltanto nuove traduzioni di libri biblici in alcune
lingue non-russe. Si ha notizia di edizioni armene, lituane e lettoni. In Estonia
è iniziata nel 1969 una nuova traduzione di tutta la Bibbia. In Russia la
Chiesa ortodossa russa produce attualmente 35.(X)0 copie di un’edizione del
Nuovo Testamento e dei Salmi, mentre
da parte loro i Battisti stanno stampando 20.(XX) copie.
Bibbia: vietata ai detenuti
Nei campi di pena sovietici ai detenuti non è lecito avere Bibbie. Lo comunica, in un articolo diffuso illegalmente, il detenuto Jurij Michalkov da
Iwdel. Il capo del carcere politico di
Novo Sibirsk, ten. col. Borov, gli avrebbe detto ; « Nelle biblioteche e in commercio non ci sono bibbie. Non è ammessa la lettura libera della bibbia, in
generale ».
800 anni con la Bibbia : spiegazione
della Scrittura e vita dei Valdesi
5 - Negli ultimi 10 anni
« ...prendendo forma di servo » (Fil. 2, 7)
« la via per eccellenza » (I Cor. 12, 31)
pedagogia della libertà
La vita e l’esegesi dei Valdesi si
esprime anche attraverso la scuola.
Menziono qui soltanto il Collegio di
Torre Pellice, fondato nel 1831, e la
Facoltà di teologia, che ne è stata una
emanazione nel 1855. In questi ultimi
cinque anni il Collegio è rifiorito per
l’impegno di alcuni protestanti in Italia e all’estero. Oggi esso è la scuola
preferita dalla popolazione valdese e
cattolica delle Valli. L’orientamento
pedagogico indicato dal Comitato sinodale direttivo esprime un’interpretazione riformata della Scrittura: educazione nella libertà del cristiano. Esclude ogni dogmatismo laico e ogni angustia confessionalistica. È una testimonianza evangelica in mezzo a una
popolazione valdese e cattolica. Una
eventuale chiusura di questa scuola
creerebbe un vuoto culturale e spirituale nelle Valli e aprirebbe così la via
sia alla secolarizzazione che alla ricattolicizzazione del popolo valdese.
La Facoltà teologica si trova, sin
dalla sua fondazione, sotto la influenza
della teologia continentale europea,
specialmente svizzera. I suoi docenti
attuali sono stati tutti diretti discepoli
di Carlo Barth. Essa è l’unica Facoltà
di teologia evangelica in Italia e da
120 anni rappresenta in seno al nostro
protestantesimo la tradizione teologica
riformata. In quanto partecipa al dia
NUOVA TRADUZIONE
L’Epistola di
Giacomo
È uscito a titolo di sondaggio la
nuova traduzione dell'epistola di Giacomo. Non si tratta evidentemente
del testo definitivo, che apparirà soltanto con l'edizione completa del
Nuovo Testamento.
Il Comitato d'Edizione si propone,
con questa pubblicazione in anteprima, di dare un ¡saggio del suo lavoro
e di verificare in Italia l'accoglienza
del metodo di traduzione, detto delle
le « equivalenze dinamiche ». Con
9 Airisolotto è stato girato per la televisione svizzera un documentario sul movimento politico-religioso che da quel quartiere fiorentino ha preso nome; della durata
di mezz’ora, sarà trasmesso in gennaio dalla
tv ticinese.
9 A Budapest è stato inaugurato il nuovo
edificio ospitante l’Accademia teologica
della Chiesa luterana d’Ungheria e il relativo studentato; la cerimonia, alla quale hanno partecipato pure numerosi ospiti stranieri,
si è svolta in occasione dell’apertura dell’anno accademico. I nuovi studenti iscritti in
primo anno sono dodici.
9 Un ’’gioco della solidarietà internazionale” è stato messo a punto dal past. Gaston Wagner, incaricato dell’insegnamento religioso nelle scuole secondarie di Neuchâtel,
con l’aiuto di un’équipe di collahoratori. Sperimentato in parecchie classi, questo gioco,
basato su realizzazioni concrete dell’EPER/
HEKS (l’organismo assistenziale delle Chiese
protestanti svizzere), può giocarsi in famiglia come nelle classi.
esso s'intende mettere il lettore del
nostro tempo nella situazione di comprendere un testo biblico nel modo
più vicino possibile a quello dei lettori antichi.
È stato aggiunto un glossario, destinato a scoprire in seguito perché
riassorbito da quello completo del
Nuovo Testamento. Esso ci è, tuttavia,
prezioso perché ci permette di verificare, in Italia, la linea di demarcazione tra il tipo di osservazioni eccettabili o meno da tutte le confessioni
cristiane.
È fuori dubbio che in tempi come
i nostri d'incoerenza e di contraddizione tra un'eccessiva ricchezza e una
estrema povertà, Giacomo ha molto
da insegnare a tutti noi.
logo con la teologia cattolica, ha in Italia e in Roma un significato ecumenico.
Il professore Oscar Cullmann di Basilea disse un giorno, dopo il II Concilio Vaticano, che non sarebbe bene, se
il dialogo ecumenico fra Roma e il
protestantesimo mondiale si svolgesse
sopra la testa degli evangelici italiani.
Le relazioni della nostra Facoltà con
alcune università pontificie, con il Segretariato per l’unità dei cristiani e con
altri centri di studi teologici, possono
impedire un isolamento teologico dei
Valdesi in Italia.
parole da tradurre
per il nostro tempo
La nostra Facoltà teologica non è
più una delle antiche scuole bibliche
dei predicatori valdesi medievali. Tuttavia il suo compito essenziale rimane
l’interpretazione della S. Scrittura per
il nostro tempo con tutti gli strumenti
critici delle moderne scienze bibliche.
Nella libertà cristiana, essa ha un ministero di vigilanza sulla catechesi, la
predicazione e la prassi ecclesiastica.
Spesso la storia valdese è stata esposta in senso apolgetico; ma non è bene
narrare la storia della chiesa per farne Tapologia, perché la chiesa non vive delle sue opere.
* * *
800 anni con la Bibbia. Spiegazione
della Scrittura e vita dei Valdesi mostrano che la Chiesa valdese non può
vivere del suo passato né delle sue
opere presenti. Essa vive soltanto della
verità e della grazia di Dio. Lungo il
suo cammino attraverso la storia degli
uomini si rallegra certamente anche
della fraternità e della prontezza d’aiuto di altre comunità del Signore.
Qual è il comandamento per il cammino attraverso il nostro tempo? Seguire nudi un Cristo nudo, predicare
il Vangelo liberi dalle ansiose sollecitudini di questo mondo, dire la semplice
verità davanti a Dio e agli uomini, vivere nella società dei poveri e servire
loro con il dono di se stessi nell’agàpe.
Sono semplici parole dell'antica esegesi valdese. Ma qual è il loro significato
per noi oggi? Queste parole devono essere tradotte nel linguaggio del nostro
tempo, perché possano indicare il compito permanente — ora non dico più
dei Valdesi, ma semplicemente dei cristiani, nel mondo di domani.
Valdo Vinay
Renzo Bertalot
pubblico
Il prezzo di vendita a! pubblico è di L. 50
la copia.
L'Epistola di Giacomo è spedita a blocchi di
100 copie con lo sconto del 25% franco di
porto. Per ordinazioni di oltre 1000 copie
sconto del 50%.
LIBRERIA SACRE SCRITTURE - Via dell^lmiltà, 33 - 00187 ROMA.
La Casa Editrice Battista
pubblica come ogni anno
Calendario Cristiano 1975
Come ogni anno, da tempo, la Casa Editrice Battista pubblica il « Calendario Cristiano
1975 »: fogli mensili, in quadricromia, recanti un versetto biblico per ogni giorno del mese. Quest’anno il ’’tema” è : « La creazione di
Dio in Cristo ». Stupende fotografie affiancano e illustrano il testo biblico mensile.
Il calendario, al prezzo di L. 1.200, può essere richiesto alle librerìe evangeliche o direttamente alla Casa Editrice Battista (Via Antelao 2, 00141 Roma), la quale mette pure a
disposizione un assortimento di cartoline e
biglietti augurali per le festività dì fine anno.
Leggendo
il sermone
sul monte
TESORI
Rivista
” Protestantesimo”
ABBONAMENTI 1975
:
Ordinario L. 4.000
Estero » 4.500
Pastori (interno) » 3.500
ALL’ISTITUTO ECUMENICO DI BOSSEY
Il tema di Nairobi 1975
Ginevra (soepi) - A tredici mesi dalla
5“ Assemblea del CEC, nel castello di
Bossey, presso Ginevra, è iniziata una
"mini-assemblea": si tratta dei 49 studenti di 30 Paesi che seguono i corsi
del Centro universitario di studi ecumenici. Rappresentanti di 15 denominazioni, protestanti, anglicani, cattolici
romano, pentecostali e "liberi", studieranno e sperimenteranno la portata del
tema di Nairobi 1975: « Gesù Cristo libera e unisce ».
Aprendo l’anno, il nigeriano John
Mbiti, direttore dell’Istituto ecumenico, ha dichiarato che lo scopo era
esplorare le due dimensioni del tema:
Gesù e la libertà, Gesù e l’unità. « Libertà e unità vanno di pari passo — ha
dichiarato — e la libertà e l'unità nella Chiesa non hanno senso se non includono tutta l’umanità. Questa, l’oikumene è l’obiettivo supremo dell’amore e dell’opera redentrice di Dio in Gesù Cristo. Perciò l’unità della Chiesa
precede quella dell'umanità ».
Membri del personale del CEC e professori delle Univerità di Ginevra e di
Losanna hanno accettato di dare lezioni e conferenze all’Istituto. Il past. Potter, segretario generale del CEC, ha
dato il benvenuto agli studenti in quanto rappresentanti di molti popoli del
mondo che lottano per sviluppare la
propria identità e rappresentano, al
tempo stesso, coloro che in modi diversi confessano Gesù Cristo.
Ï
Continuiamo ad ascoltare il Signore Gesù Cristo. Egli ci dà
oggi un tale suggerimento che, se avessimo fede abbastanza per
metterlo in pratica, sarebbero risolti tutto i nostri problemi economici.
« Non vi fate tesori sulla terra », dove potete perderli, « ma
fatevi tesori in cielo », dove non c'è forza del mondo che possa
sottrarveli. « Perché — continua il Signore — dov’è il tuo tesoro,
quivi sarà anche il tuo cuore » (Matteo 6: 19-21).
Quale verità profonda, alla quale di rado diamo importanza!
Eppure è vero: il nostro cuore, cioè il propulsore della nostra
vita, è là dove questa vita concentra il suo interesse, dov'è il centro di attrazione.
Oggi, per la grande maggioranza degli uomini, il centro d’attrazione di tutte le migliori energie vitali è il denaro, viviamo per
guadagnar denaro in misura sempre maggiore, per soddisfare i
i nostri desideri in misura sempre più vasta. Il nostro tesoro,
quello a cui più teniamo, è quindi sulla terra che produce il denaro e lo impiega nei modi più diabolici; avviene cioè esattamente
l’opposto di quello che il Signore Gesù ci consiglia per il nostro
vero bene.
Ponendo quindi il motore della nostra vita sulla terra, noi
seguiamo le sorti della terra, che non è eterna: essa sparirà un
giorno, e con essa il nostro denaro e la nostra vita. Ma la nostra
vita non è necessariamente legata alla terra: essa può durare assai più della terra, può durare eternamente. Se noi facciamo in
modo che essa si svolga soltanto sulla terra e secondo le leggi
della terra, noi ci autocondanniamo a morte.
Il dire come molti: « A me basta godermela qui ed ora » è
frutto di ignoranza e mancanza di fede: in realtà a tutti preme vivere, non sparire, non essere distrutti; solo che non sappiamo come fare. Eppure è semplice conquistare la vita eterna; basta
ascoltare invece del mondo, il Signore Gesù Cristo.
Lino De Nicola
3
29 novembre 1974 — N. 47
pag. 3
Una nuova Federazione Regionale Anno Santo, collette
e pentimento
Nel quadro dell’Anno Santo si è avuta domenica a Pinerolo la
preannunciata processione, conclusasi in duomo con una me^a a
cui ha partecipato il vescovo della diocesi« Si tratta di una cerimonia
di particolare significato che deve, se abbiamo inteso bene, significare
l’inizio della riflessione e della ricerca sull’Anno Santo stesso« In quanto
valdesi la cosa non ci concerne di-
A Genova si è costituita il 4 novembre scorso la Federazione regionale delle
Chiese evangeliche della Liguria
La prima sorpresa per il cronista,
quando entrò (un po’ in ritardo) nella
sala delle riunioni della Chiesa Valdese di Genova in via Curtatone 2, fu il
numero dei presenti, pressoché inconciliabile con la capienza della sala stessa. Inutile dire che la sorpresa era
sommamente gradevole, direttamente
proporzionale non solo al numero dei
presenti, ma al numero dei rappresentanti delle Chiese Evangeliche territorialmente coinvolte nell’evento. Erano
anche presenti, come osservatori, rappresentanti delle Chiese Pentecostale
di Albenga, Apostolica di Loano, e della Comunità cristiana di Oregina.
Messaggi erano pervenuti da Chiese
tenute lontane dalle distanze di questa
strana Liguria, ieri madre di genti, ma
oggi ridotta a fettuccia lunga 250 chilometri in riva al mare, tenuta assieme da autostrade rese precarie da perenni lavori in corso e dalla perennemente franosa Via Aurelia.
Dopo il culto iniziale, del Past. Romeo, e la prima parte dei lavori presieduta dal Past. Marauda, che insieme ai suoi collaboratori del Centro di
servizio della Commissione d’Intesa
fraterna, si è molto adoperato per preparare il sorgere della Federazione regionale ligure, l’assemblea si dette un
presidente, il fratello Giacomo Quartino della Chiesa Valdese di Sampierdarena, e un vice-presidente nella persona del fratello Valdo Saccomani della
Chiesa Battista di Sarnpierdarena. Esauriti i preliminari, si diede lettura
deH’ordine del giorno stilato e votato
il 13 giugno 1974 a Celle Ligure, quando cioè era stato assunto da rappresentanti di Chiese Evangeliche il preciso impegno di costituire la Federazione.
Non si chieda a questo improyvisato
c sprovveduto cronista di fare i nomi
di coloro che contribuirono alla stesura dell’atto costitutivo; ricorda il Past.
Dr. Becchino e altri che si danno per
ringraziati e nominati. Per ringraziati
soprattutto, perché l’atto costitutivo,
dibattuto con evangelica prudenza che
altri chiamerebbe pignoleria, venne
scarsamente modificato — previo abbondanti o quasi unanimi votazioni
dell’assemblea — ed ora si enuncia come segue:
Atto costitutivo
TITOLO I
Le Chiese Evangeliche Valdese di
Genova e Valdese di Sarnpierdarena,
Battista dì Sarnpierdarena, Battista di
La Spezia, Battista di Chiavari, Metodista di La Spezia, Metodista di Carrara, Metodista di Ge-Sestri, Metodista di Savona, Metodista di Albenga,
dichiarano di accettare come espressione della loro fede comune il preambolo dello Statuto della Federazione
delle Chiese Evangeliche in Italia, che
si riporta;
« La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia si costituisce per consenso di varie Chiese Cristiane Evangeliche che insieme confessano la fede
in Dio, che per la sua sola grazia le
ha chiamate ad essere suo popolo in
Cristo, unico Signore della Chiesa universale, e nello Spirito Santo che aduna, conduce e, di volta in volta, rinnova la Chiesa. Le Chiese che formano
la Federazione riconoscono come unica regola della fede la Sacra Scrittura, Antico e Nuovo Testamento e —
come ragion d’essere della loro esistenza — la testimonianza al Regno di Dio
che in Gesù Cristo, Signore e Salvatore, si è avvicinato agli uomini. Esse
riconoscono la fondamentale convergenza delle loro posizioni ecclesiologiche, con particolare riferimento:
— alla natura missionaria della Chiesa,
— al sacerdozio universale dei credenti,
— alla molteplicità dei doni e dei ministeri,
— alla Chiesa locale intesa come elemento ecclesiologico primario.
« La Federazione vuol essere uno
strumento comune di servizio e di testimonianza nella consapevolezza che
solo la completa fedeltà alla Parola del
Signore rende possibile il superarnento delle umane distinzioni e la piena
comunione dei credenti ».
TITOLO II
Queste Chiese e quelle altre Chiese
e Comunità Cristiane che ad esse vorranno unirsi all’accettazione di tale comune espressione della fede, si danno
la mano di associazione e costituiscono in sede regionale una Federazione
che operi, sia pure con autonomia di
giudizi, indirizzi e decisioni nell’ambito della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.
titolo III
La Federazione regionale cos’, costituita vuole essere uno strumento e una
struttura organizzativa di reciproco
servizio e di comune testimonianza,
fraternamente offerto anche alle Chiese Evangeliche della zona che non ne
facciano parte, nel rispetto dell’autonomia e nel riconoscimento dei doni
specifici di ciascuna Chiesa.
Premesso questo, però, in base al
fatto che essa sorge come patto fra
terno, liberamente e volontariamente
stretto fra Chiese locali, chiede in ogni
caso alle Chiese che ne fanno parte
leale adesione alle decisioni che verranno prese insieme, secondo le regole stabilite.
Le chiese che costituiscono la Federazione regionale si dichiarano pronte
a collaborare, insieme o separatamente, anche al di fuori degli strumenti federativi, con Chiese cristiane che non
ne facciano narte, ove ciò sia richiesto
e appaia necessario e opportuno per
una comune testimonianza o per un
comune servizio.
TITOLO IV
Le Chiese che costituiscono la Federazione regionale non la intendono
come fine a se stessa: quando Giacomo, Pietro e Giovanni dettero a Paolo e Barnaba la mano di associazione,
10 fecero affinché sia i Giudei che i
Gentili fossero evangelizzati (Galati
2: 9); perciò esse si collegano al fine
di sviluppare la loro evangelizzazione,
accettando per sé stesso il motto del
11 Congresso Evangelico: «Uniti per
l’Evangelo ».
Queste Chiese vogliono intendere l’evangelizzazione nel senso più ampio, e
perciò al tempo stesso come:
a) appello alla conversione e alla
fede in Cristo Gesù rivolto a tutti gli
uomini ;
b) responsabilità, come credenti in
Cristo, verso i concreti problemi della
zona in cui Dio li ha posti a servire e
a testimoniare, ivi compresa la difesa
della libertà religiosa per tutti, non separabile dalle altre libertà;
c) impegno, come credenti in Cristo, per una società più giusta e perciò in difesa della dignità dell’uomo e
per la liberazione dei minimi da ogni
oppressione, sfruttamento ed emarginazione.
Queste Chiese infatti non dimenticano che quando Giacomo, Pietro e
Giovanni dettero a Paolo e Barnaba
la mano di associazione, raccomandarono di « ricordarsi dei poveri » ( Galati 2: 10).
Doni e responsabilità
È doveroso precisare che la parte
più interessante della discussione ebbe come oggetto i punti a), b) e c) del
Titolo IV. Se, come il cronista consiglia, li si rilegge, subito appare che
questi intendimenti programmatici di
« responsabilità » verso i concreti problemi della zona, di « impegno per una
società più giusta », sanno tanto di impegno politico; e mica tutti erano d’accordo. Il cronista non è neutrale, ma
si sforza di esserlo. Soprattutto si sforza di essere obbiettivo, di riassumere
in poche parole le tante profferite, di
distillare l’essenza del discorso. E non
è facile.
La posizione di principio approvata
dalla maggioranza, si può così riassumere: ogni uomo e, conie ogni uomo,
ogni Chiesa, ha i suoi doni; esiste quindi una responsabilità individuale e una
collegiale (o ecclesiale, se si preferisce). Ciascun uomo e ciascuna Chiesa
devono fare la loro scelta sul modo in
cui predicare e realizzare l’Evangelo.
Ne risponderanno all’Unico che può
giudicare. Ma l’importante, la missione, è evangelizzare, comunque e dovunque, nei limiti che possono essere
determinati solo dalla responsabilità
dei singoli e delle Chiese di fronte al
Signore, in sintonia con la Parola che
ci è stata data.
Il tempo passò. Si doveva approvare
il regolamento che definisce le strutture della Federazione. Su proposta del
Pastore Dr. Becchino, si decise di adottare in via provvisoria la bozza di regolamento che era stata preparata, con
l’impegno di un riesame definitivo nella prossima riunione assembleare.
A far parte del Consiglio della Federazione sono stati chiamati: il Pastore
Paolo Marauda, presidente; il Dott.
Ghelli, il Sig. Saccomani, i Pastori
Mannelli e Romeo; le funzioni dei singoli saranno stabilite dallo stesso Consiglio.
A questo punto l’assemblea sorprendentemente confermò la sua volontà di
sottolineare la sua adesione ai punti
b) e c) del Titolo IV dell’atto costitutivo, votando un ordine del giorno che
impegna la presenza evangelica nei
problemi della scuola, garantendo la
partecipazione negli organismi scolastici predisposti dai decreti del ministro Malfatti. In altra parte del giornale ne è data espressa notizia.
Uscire dal guscio
I rappresentanti delle Chiese Apostolica di Loano e Pentecostale di Albenga hanno ritenuto opportuno di avere
ancora un momento di riflessione assieme alle loro Comunità prima di pronunziarsi nel merito.
Lasciate che il cronista esprima una
speranza: che tutti diano la loro adesione; che le Chiese della Riforma, così timide in Italia, escano fuori dal guscio storico che le racchiude ancora.
Abbiamo tante cose da dire: ebbene
diciamole!
Ricorderemo come una benedizione
quella bella giornata trascorsa tra fratelli convenuti numerosi da diverse comunità della regione; giornata densa
di lavoro svoltosi in uno spirito fraterno che ha consentito che al di là
delle differenze di opinioni espresse in
discussioni talora vivaci, fosse costante la ricerca di una comune, fattiva
collaborazione e testimonianza: in quello spirito, la giornata non poteva che
concludersi con un culto di Santa Cena.
E. V.
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIillimillllllKlllllllllllllllllllllllllllllllllillll
Da che parte stiamo?
(segue da pagina 1)
giacere nel soggiorno dei morti, eccoti
quivi » (SI. 139: 7, 8). Dov’è che non
vi sia il Signore se egli si fa trovare
« fra i suoi minimi fratelli »? Dove posso non vedere il suo volto che mi interroga dicendomi « perché »? Quanto
stanca la storia degli uomini! Quanto
stanca, perché si affaticano a tener
lontano l’Uomo che son chiamati ad
essere e vogliono così, da soli, costruire la loro città nella confusione, nelle
rivalità, nello schiacciarsi a vicenda!
I DIRITTI DELL’UOMO?
Qual’è la nazione in cui è rispettata
la Dichiarazione dei diritti dell’uomo?
Eppure questa è ben al di sotto dell’agape rivelata in Cristo nella quale
gli uomini hanno la sola « atmosfera »
possibile per il pieno respiro della loro vita, della loro espressione ed in
cui solo possono amare ed essere
amati.
Ricordo spesso, e la ripeto, la parola di un grande giurista italiano. Questa: « Gesù sarebbe oggi ancora condannato dalle leggi di ogni stato moderno ». E lo è. Dappertutto. Lo è anche senza colpa alcuna, come una volta, solo per compiacere agli interessi
di alcuni, pei quali, a volte, persino il
popolo fa schiamazzo!
In tutto questo è sempre Gesù ad
esser messo fuori dalla sua città, la
polis, dalla politica umana, perché non
si scopre in lui, come non lo si è scoperto nel fanciullino di Betlem o nel
condannato al Golgota, l’uomo vero,
per il quale solo si può cessare di essere animali che si divorano a vicenda.
E così sarà finché non ne assumeremo
l’immagine, finché non lo sceglieremo
come sola Via possibile. È inutile inorgoglirsi dicendo, come si diceva cinque o sei anni or sono, che l’uomo ormai è adulto! Non è adulto. È travolto e schiavo di poteri demoniaci, perché cerca ancora il potere e non la liberazione, vuol erigersi sull’altro non
essergli fratello, vuol mirarsi nello
specchio e non riconoscere la sua iden
tità nelle masse affamate, oppresse e
disprezzate.
L’ALIBI DELLE STRUTTURE
Non serve crearsi degli alibi gettando la responsabilità solo sulle strutture malvage (che malvage sono davvero!) o su chi detiene il potere. Posti
a scegliere fra la posizione del bombardiere cui è ordinato di scaricare
tonnellate di bombe su un inerme villaggio o la posizione dell’abitante del
villaggio su cui le bombe devon cadere, quale sarebbe la nostra scelta precisa? La risposta già dirà da che parte siamo. La storia muterà solo quando, prendendo la nostra croce, ci metteremo dalla parte di Cristo che è andato volontariamente alla morte perché gli altri abbiano vita. La storia
muterà solo quando gli faremo posto
nella casa e nella città. Quando saremo guidati dalla sua mente per esser
un popolo nuovo alla sua imagine.
Forse chi leggerà queste righe alla
vigilia di Natale troverà che la quiete
di quei giorni è guastata. Sì, perché si
dice « Pace, pace » quando pace non
c’è, quando Gesù, il piccino o il condannato, è fuori porta. Ma è proprio
per questo, per non esser disturbati,
che la triste « routine » della storia
umana continua senza che avvenga
« nulla di nuovo sotto il sole ».
Non lo abbiamo ricevuto, lo abbiamo espulso dalla città, lo abbiamo
ucciso. Poi lo abbiamo messo a domicilio coatto nella tomba.
Questa, però, si è aperta.
Ne è venuto fuori ed è Vìvente.
Nessuno può più rimetterlo dentro.
Perciò:
« Beati gli affamati e gli assetati di
giustizia... ».
« Beati quelli che si adoperano alla
pace... ».
« Beati i perseguitati... ».
Essi sono jl popolo di Cristo, che lo
sappiano o no.
Di loro sono « la nuova terra ed i
nuovi cieli ».
rettamente trattandosi di una cerimonia della comunità cattolica
che corrisponde ad una precisa
teologia, ad una concezione ed .un
modo di sentire la fede che non
sono i nostri. Indirettamente però la questione ci riguarda per
due motivi.
Anzitutto perché l’Anno Santo
è orientato in modo preciso è un
anno di pentimento e di riconciliazione e neH'ambito del pinerolese noi valdesi siamo gli oggetti
di questo pentimento e di questa
riconciliazione. La storia delle nostre vallate non è infatti una bella
storia, è anzi una brutta storia,
intessuta di guerre e di repressioni, di "persecuzioni”, come diciamo nel nostro linguaggio, ed in
tutto questo i cattolici come singoli e come organizzazione hanno
avuto parte. Le vicende del passato infatti non sono soltanto politiche e militari ma religiose e la
religione di maggioranza, quella
cattolica, ha abusato del suo potere con uno scopo molto chiaro:
eliminare la presenza di una comunità cristiana diversa, in questo caso della nostra comunità
valdese.
Tutto questo appartiene al passato e molti sono d’avviso che vada dimenticato, roba di ieri e roba
di preti, i grandi problemi sono
quelli di oggi. C’è però una parte
della comunità cattolica pinerolese che non ritiene dover fare questo, ma pensa si debba superare
quella fase di conflitti, rivedere i
rapporti fra comunità cristiane,
impostare in modo diverso la vita
oggi. Questi credenti ritengono
che il passato non deve essere cancellato ma assunto su di sé ed in
certo modo portato innanzi. Un
passato così tragico come questo
del cattolicesimo pinerolese deve
essere rivissuto in spirito di preghiera e di umiltà, deve fare oggetto di ripensamento e di pentimento, deve essere analizzato per
poter essere superato in un nuovo rapporto.
Quando queste cose vengono
scritte e dette nella diocesi pinerolese non abbiamo nessuna ragione per dire che non siano sincere. Come pretendiamo che gli
altri prendano sul serio le nostre
parole dobbiamo prendere sul serio quelle altrui. La volontà di
pentimento, di revisione, il rincrescimento per gli errori del passato, la revisione dei propri atteggiamenti è profondamente cristiana e nasce da uno spirito di
sincera Umiltà. Certo la teologia
deH’Anno Santo non ci piace, non
l’accettiamo come dottrina, ma
del pentimento altrui è giudice solo Dio.
Quello che però ci dispiace, e
che vorrei i fratelli cattolici comprendessero quanto dico nel suo
profondo significato non come una
replica ironica ma come una parola di riflessione comune, è il fatto di essere diventati oggetto di
pentimento altrui. Certo, e lo
comprendiamo, quando uno si
pente si pente sempre di cose
che ha fatte ed in questo caso siamo noi valdesi quelli che hanno
subito, ricevuto, mettiamola come
vogliamo, le cose fatte ma questo
modo di affrontare le cose, di
prenderci e metterci lì come riferimento al pentimento ci mette
un po’ a disagio.
Prima di tutto perché ci dobbiamo pentire anche noi.
Questo ci sembra essere il punto del discorso ed è quello che ci
mette a disagio; non chiediamo
che ci si chieda perdono per un
passato, che dopo tutto è comune
ed è quello che è ma che si chieda
perdono a Dio del passato e del
presente. Questo pensiero è senza
dubbio presente nella predicazione cattolica ma lo vorremmo più
chiaro.
La nostra sensazione, certo difficile da esprimere, è quella di essere oggetti di pentimento si ma
ancora una volta oggetti, come
sempre. Oggetti di rappresaglia,
ieri, oggetto di pietà oggi. Come
gli emarginati di tutte le società
che prima butti fuori, poi compatisci, come i negri per cui abbiamo collcttato, a cui abbiamo
dato, regalato, concesso ma che
non abbiamo riconosciuti come
partner di una crescita comune.
Questa non è una accusa ai fratelli cattolici, è un sentimento che
ci permettiamo di fare, proprio nel
clima della meditazione comune,
della ricerca di autenticità, che essi hanno voluto porre alla base
del loro Anno Santo.
Il secondo motivo però che rende tutto questo più vicino a noi e
che ci concerne, è un dato molto
concreto: nel corso delle manifestazioni indette in questo periodo, verrà effettuata una colletta
per la chiesa valdese. Quando il
vescovo la propose a suo tempo,
aveva come obiettivo la ricostruzione della casa dei barbi a Fra
del Torno, la vecchia casa dove,
secondo la tradizione, i barbi venivano educati prima di andare in
missione. La cosa non venne accolta con favore nel nostro ambiente e su questo giornale furono
espresse riserve in merito.
Personalmente sono convinto
che il credente cattolico che dà la
sua offerta, piccolae o grande per
questo scopo, lo fa con profonda
convinzione e con vero spirito di
amore; a livello di raccolta cioè
una colletta del genere è espressione di solidarietà, di fraternità,
di comunione anche. Lo è ancora
a livello di dono? Esprime una revisione profonda e reale di tutto
un modo di concepire le cose?
Quando uno si pente implicitamente dice che vuole cambiare;
che cosa questa offerta in denaro
cambia nella procedura della diocesi cattolica, nella sua impostazione di vita e di fede, nei suoi
rapporti con la minoranza evangelica?
Altre erano le decisioni che avevamo suggerito, più direttamente
connesse con la gestione del potere religioso, che è tuttora in mano alla Chiesa romana in Italia,
una revisione della politica concordataria ad esempio, una parola sull’insegnamento della religione nelle scuole. Perché non prenderemmo insieme l’iniziativa di
trasformare tutto questo settore,
così delicato, in una zona come la
nostra che è l’unica d’Italia dove
si possa fare qualcosa di nuovo
insieme? Perché non rivedere insieme il nostro insegnamento religioso rifiutandolo nel quadro
scolastico?
C’era il problema dei matrimoni misti. Vogliamo andare
avanti ancora, fino a quando con
questa idea che ci sono due matrimoni: il vero (quello cattolico)
ed il meno vero (tutti gli altri, valdese compreso)? Vogliamo o no
riconoscerci sul piano di una sostanziale eguaglianza davanti al
Signore?
Grossi problemi che però non
possono essere elusi a lungo. Risolverli o anche solo impostarli
con un gesto quale una colletta
può essere una forma di fuga, è
una comoda scappatoia per sottrarsi alle decisioni più serie. Da
parte valdese accettare infatti significa avallare una linea che non
è la nostra, rifiutare è lo sguardo
di uno che si crede superiore. Ancora una volta la Chiesa decide
quello che è bene, e lo decide per
sé, gli altri possono solo rispondere alla sua scelta. Questo ci imbarazza e vorremmo che i fratelli
cattolici comprendessero.
G. Tourn
4
pag. 4
GROMAGÂ DELLE VALLê
N. 47 — 29 novembre 1974
Í
“E COSI’ DIVENNI BANDITO»
L'eredità di Jecepe Lembardid
Fino alla fine testimone di Cristo tra i suoi fratelli - Rievocato a Perosa Argentina in un eccezionale raccoglimento da giovani ed anziani - Una grande lezione
e un dialogo difficile tra le generazioni sull’attualità del messaggio
Un po’ per associare a suo modo la chiesa al trentennale della Resistenza, ma sopratutto per la grandezza della figura di Jacopo Lombardini,
nel quale molti serbano commoventi ricordi anche in Val Chisone e Cermanasca, il concistoro di Pomaretto ha organizzato la sera di sabato 23
novembre una riunione cui hanno partecipato più di cento persone, provenienti anche da Pinerolo e la Val Pellice. In margine alla manifestazione, che si teneva nella sala della ex scuola valdese di Perosa Argentina,
è stata annunciata dal pastore Rostagno la decisione « di render più agevole l’identificazione di questa saletta per noi e per coloro che ce la chiedono in prestito, coM’intitolarla al nome di Jacopo Lombardini. Dietro il
significato pratico, ognuno può indovinare le ragioni ideali di questa
decisione ».
UNA LETTERA DI FAVOUT
La prima parte della serata comportava tre relazioni o testimonianze. Donatella Gay Rochat, ben nota per il suo libro sulla Resistenza
nelle Valli Valdesi, introduce l’argomento con una vivace biografia di
Lombardini, soffermandosi particolarmente sulla decisione di unirsi ai
partigiani, la cattura, la prigionia
e la fine. Vengono così rapidamente
evocati i nessi tra il suo antifascismo e la scoperta della persona del
Cristo nei campi giovanili della
ACDG, come la naturalezza certo
non superficiale con cui egli accettò di associare nella sua persona,
presso i partigiani, il compito di
commissario politico e quello di predicatore del vangelo. Nella discussione che segue. Gustavo Malan
esemplifica l’insegnamento di Lombardini : a quel tempo nessuno sapeva o voleva ricordare che c’era
stato un delitto Matteotti; Lombardini parlava di fatti come questo,
ne informava i giovani ed apriva le
loro coscienze ad un giudizio politico. Ma in lui ciò non era separabile
dall’annuncio evangelico, nel quale
egli trovava la dimensione fondamentale dell’esistenza, quella che
traduceva poi in partecipazione e comunicazione.
Ad avvicinare ancor più l’uditorio a Lombardini sono poi due uomini come Favout e Serafino, comandanti il primo della V Div. G.L.
ed il secondo della Div. Aut. Val
Chisone. A causa della recente perdita del figlio. Paolo Favout non poté esser presente. Val la pena di riprodurre alcuni brani della lettera
da lui indirizzata all’assemblea.
« Lombardini lottò giovanissimo contro l’immane ingiustizia degli uomini, non si adagiò
nel compromesso dei potenti, smascherò sempre, pagando di persona, l’iniquità, la violenza, la sopraffazione e di iniquità e di violenza, al di là del pensabile, morì, perdonando
coloro che avevano smarrito il senso dell’umano.
« Eppure, le testimonianze preziose che ci
son giunte da miracolati redivivi, ci confermano che le parole e le azioni vissute da
Lombardini con noi, in queste Valli, sui nostri monti, erano veraci e per questo rimangono attuali e rimarranno feconde ».
« La sua fede incrollabile in Dio, l’amore
immenso per il prossimo, la certezza per un
nuovo mondo di amore, lo sostennero ogni
giorno della sua vita ed ornarono il suo martirio di una lunga, perseverante dedizione
al servizio del prossimo, del dimenticato ».
« Operate bene, cari amici, a ricordare il
suo nome, perché quando il suo apostolato
sarà meglio conosciuto, nessun ricordo migliore potreste avere e dare di lui. che quello
del servizio, della solidarietà, e dell’amore ».
DIALOGO POSTUMO
vita e di fraternità. Questa non è
la celebrazione della forza dell’uomo e neanche della forza della fede
considerata come virtù; nella sua
estrema debolezza il testimone attinge solo più dal Cristo la costanza di
un ultimo gesto di aiuto per il compagno di prigionia.
A questo punto Serafino quasi si
scusava di invadere il campo del pastore che doveva parlare dopo di lui
e terminava in polemica verso quelli
che credono che si possa rispondere
altrimenti che con l’agape alla ’bestia’ apocalittica sempre risorgente
(l’articolo di C. Tron sull’Apocalisse,Eco-Luce n. 46, è stato qui citato con approvazione da parte dell’oratore) .
Toccava poi all’avv. Serafino' concentrare l’attenzione dell’uditorio
attentissimo sul messaggio spirituale di Lombardini, ed egli lo fa cercando a lungo, quasi con esitazione,
un approccio immediato con l’eredità dell’uomo che egli non ebbe modo di frequentare molto durante la
lotta partigiana, ma col quale ha
aperto dopo un dialogo postumo attraverso le pagine del Diario. La
sua sarà dunque una testimonianza
particolare. E trovando infine una
apertura diretta. Serafino si lancerà
in una chiarificazione della testimonianza cristiana intesa come amore,
unica forza capace di sconfiggere la
dinamica dell’odio della sopraffazione e del terrore. Citando lettere di
condannati a morte della Resistenza
e Lombardini stesso. Serafino descriverà in modo suggestivo la figura del
testimone, che il nemico cerca di degradare come uomo fino a limiti
inimmaginabili, eppure resta il portatore dell’unico messaggio vincente, in quanto unico messaggio di
DISPONIBILITÀ’
Così Giorgio Tourn, terzo della
serata, ricollegandosi a Serafino,
può dire che il ’laico’ non aveva in
nessun modo invaso il campo del
’teologo’, non essendoci argomenti
riservati o ruoli predeterminati, come appunto Lombardini ci ricorda.
Tourn mette l’accento sulla ’disponibilità’ di Lombardini, verso i
giovani, verso la storia, verso il suo
Signore. Verso i giovani, perché
non c’è niente di più difficile che
capire un giovane e la vita con i partigiani non dovette esser sempre liscia e priva di contraddizioni. Ma
Lombardini amava le giovani generazioni. In secondo luogo disponibilità verso la storia, forse dovuta
proprio al fatto che Lombardini non
ha dietro di sé la tradizione speciale
di un gruppo, non applica schemi
prefissati ma affronta da credente le
cose nuove, le vede venire, le accompagna nella loro venuta al mondo.
Solo la disponibilità verso gli uomini e verso la storia lo ha reso fino
all’ultimo giorno una persona così
straordinariamente efficace per il
prossimo. Ma ciò era radicato, secondo Tourn, nella sua disponibilità al Signore. La religione non lo ha
confuso, ma svegliato. B confrontando la fine di Bonhoeffer con quella di Lombardini, Tourn si dice certo che come l’ultima espressione di
Bonhoeffer è la preghiera, così deV’esser stato per Lombardini ugualmente. Tourn raggiunge così, per altre vie. Serafino.
È nella natura delle cose che questa misera cronaca non riesca a rendere l’atmosfera molto particolare
della serata nella quale le persone
parlavano con quella modestia che
può dare solo l’intenzione di esser
veri. Commenti : « quasi un ciilto »
(Nelly Rostan), «il più bel culto
dell’anno» (un giovane). Nella discussione che ne segui, si diversificavano le interpretazioni.
LA SENSIBILITÀ’
DEI GIOVANI
Apre il dibattito una breve messa a punto di Gustavo Malan sull’antifascismo di Lombardini; lo
seguono Silvio Rivoir che narra il
viaggio dei prigionieri da Luserna
a Torino ; Francis Rostan, che si aggrappa anche lui, come Serafino, al
dialogo postumo con Lombardini ;
Frida Malan, che spiega in quali
condizioni, finanziata dalle famiglie
dei partigiani, compì due viaggi al
campo di concentramento di Fossoli (Modena), dov’era anche Lombardini, e tra l’altro gli portò le dodici Bibbie che aveva chieste ! Carlo
Travers evoca l’internazionalismo
dell’ACDG e la chiusura della chiesa. B tra i molti presenti che partecipavano senza parlare : Anna Marullo, Miki Cesan, Gianni Gay e
tanti altri i cui nomi sono ben noti.
La discussione si accese su un
punto marginale, ma rivelatore.
Qualcuno disse : che alcuni di coloro che trenta e più anni fa dovettero fuggire la barbarie nazista cercando rifugio negli Stati Uniti siano oggi tra i più odiati mandanti di
atrocità del tuttosimili, costituisce
per lo storico della politica un fatto
banale, non per il teologo. L’osser- '
vazione poteva anche cadere nel nulla invece provocò un biforcamento,
che per chiarezza riduciamo ad un
semplice schema : per la generazione
della Resistenza non vi sono cose
più esecrande della bestialità hitleriana, la quale essi combatterono.
Oggi le cose son diverse. La bestia
dell’Apocalisse forse va estirpata
dal nostro cuore piuttosto che tentare di dire in quale costellazione
politica oggi essa possa reincarnarsi. Per la generazione seguente invece, è legittimo chiedersi: forse che
i delitti nazisti non sono stati che un
inizio, al quale si deve oggi riattaccare in qualche modo un fascismo
diffuso su scala mondiale e la cui
brutalità uguaglia se addirittura
non supera quella dei lager nazisti?
A questa domanda si è reagito
tra il pubblico dicendo che non c’entra con Lombardini (e questo veramente non ce lo aspettavamo) o che
in Italia oggi c’è libertà d’espressione mentre i giovani non sanno che
cosa fosse il fascismo.
Mettendosi in una prospettiva
ancora diversa, Liiciano Rivoira rileva invece che non possiamo solo
scegliere idealisticamente delle situazioni limite come quelle rispecchiate dalle lettere dei condannati a
morte, perché la nostra lotta è giorno per giorno ed ha aspetti più banali (un presidente del consiglio
italiano è una figura scarsamente
apocalittica). Si deve dunque tener
presente questo nel paragonare i nostri con i giorni di Lombardini od
altri.
Portata avanti da questa dialettica, la discussione avrebbe ancora
potuto protrarsi. Se una conclusione s’impone, riflettendo su tutto
quello che abbiamo sentito, è questa : sembra che lentamente riemergano nell’animo della gente tante
domande di una certa profondità e
che l’attualità del confronto con
Lombardini sia funzione di queste
interrogazioni, mentre le risposte
che Lombardini aveva trovato non
vengono assunte come pacificatori
di coscienza, ma come stimoli per
un dialogo, unica forma in cui quel
che cerchiamo ci può venire dato.
Con tutte le caritele del caso si
può fare questa ipote.si ; si delinea
nella chiesa valdese — al di là di
una polarizzazione di sensibilità ed
interessi tra giovanis.simi, non-piùgiovani, o anziani — una volontà di
ascolto e di ricerca che non si accontenta più di formule contingenti e
superficiali. Era quel che doveva venire alla luce in una rievocazione di
Lombardini. S. Rostagno
COMUNITÀ MONTANA
Val Chisone e Germanasca
Regolamento organico del personale
e medicina scolastica sono stati gli argomenti di maggior rilievo discussi dal
Consiglio della Comunità Montana
nella seduta straordinaria del 23 novembre.
Per il suo funzionamento, la Comunità ha ritenuto di dover assumere,
oltre al segretario già nominato nella
seduta precedente, due applicati di segreteria, un’assistente sanitaria visitatrice per gli anziani, due assistenti sociali per il servizio di medicina scolastica e un tecnico.
Quest’ultimo si è reso necessario
perché d’ora in avanti la Comunità
Montana svolgerà anche funzione di
Consorzio di Bonifica Montana nei riguardi dei Comuni interessati.
Per il servizio di medicina scolastica, è stato deciso di somministrare
agli alunni delle scuole elementari le
compresse al fluoruro contro la carie
della dentatura. Queste compresse, che
ogni bambino dovrà prendere quotidianamente da gennaio a giugno, sono
prodotte in Italia da una sola ditta,
che naturalmente ci guadagna sopra
un bel po’. La spesa per la Comunità
sarà di 250 lire per ognuno dei 1.200
alunni circa che risiedono nei Comuni
aderenti al servizio.
Alla fine della seduta il Presidente
Maccari ha ancora informato i presenti che la direzione dell’ospedale di Pomaretto si trova nella necessità di rinnovare le apparecchiature radiologiche e che quindi ha richiesto alla Regione un contributo di 50 milioni. Queste apparecchiature dovranno anche
servire per le visite ai minatori della
« Talco e Grafite », in accordo con la
società. La Comunità Montana, vista
l’importanza del servizio sociale, si
propone di appoggiare la richiesta.
In ultimo, il sindaco di Porte, dott.
Bontempi, ha ricordato ai presenti la
entrata in vigore dei decreti delegati
sulla scuola con tutti i problemi di
partecipazione che ne derivano. Si è
dichiarato favorevole ad una riduzione territoriale del distretto scolastico
di Pinerolo e ha invitato i colleghi am
ministratori a promuovere assemblee
di genitori in vista delle elezioni dei
Consigli di Circolo e di Istituto.
Il Consiglio della Comunità Montana si riunirà nuovamente in assemblea aperta sabato 7 dicembre, alle
ore 15,30, per un esame preliminare
del piano-stralcio, desunto dal piano
generale di sviluppo.
PERRERQ.
I genitori degli alunni della Scuola
media si sono riuniti in assemblea e
hanno deciso di accettare ih linea di
massima la proposta dell’altra Scuola
media di Fenestrelle di presentare una
lista comune di candidati al Consiglio
di Istituto.
Per favorire gli incontri e sensibilizzare i genitori, sono state organizzate
riunioni a S. Martino, Prali e Chiotti.
L. V.
TAVOLA VALDESE
COMUNICATO
In seguito alla rinuncia da
parte del pastore Teodoro Panie y Cortès alla nomina quale
pastore titolare della Chiesa di
Villar Perosa, la Tavola proclama la vacanza di detta Chiesa a
partire dal 1° dicembre 1974.
La designazione del nuovo
pastore titolare dovrà avvenire
entro il 31 maggio 1975 in base agli artt. 17, 18, 19, 20 dei
RR.OO.
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Aldo Sbaffi
Moderatore
della Tavola Valdese
Roma, 19 novembre 1974
Verso le elezioni
nella scuola
Con la pubblicazione del decreto ministeriale che fìssa le modalità per lo
svolgimento delle elezioni degli organismi di gestione, anche nel pinerolese si
stanno accelerando i tempi per la definizione dei programmi elettorali. Si stanno
moltiplicando le riunioni di spiegazione del contenuto dei decreti delegati e le
riunioni in cui si affrontano i problemi concreti della scuola nel pinerolese. Partiti, sindacati, gruppi di quartiere sono impegnati in un lavoro approfondito di
inchiesta sulla situazione della scuola della nostra zona.
Chi però si ripromette molto da queste elezioni è la Democrazia Cristiana
che vuole prendersi una rivincita della sconfitta del referendum sul divorzio. Le elezioni degli organi collegiali
saranno per la DC un momento che
potrà servire « a mettere in orbita una
DC che sembra dare segni di stanchezza da qualche tempo a questa parte »
così si esprime il settimanale ufficiale
« La discussione ». Per questo si è organizzata ai primi di novembre a Firenze una conferenza nazionale sulla
scuola e a livello locale numerosi incontri. Molto attivo nel pinerolese è
l’on. Picchioni, assessore all’istruzione
della Provincia di Torino, il quale approfittando del suo incarico svolge
un’attiva propaganda elettorale per la
DC. Le sue riunioni non raccolgono
molte persone in verità, oltre agli immancabili impiegati di una banca che
considerano ormai le riunioni della DC
come parte integrante del proprio lavoro, ci sono di solito gli esponenti
delle associazioni cattoliche degli insegnanti e delle rinate associazioni scuola-famiglia. Il programma con cui la
DC si presenta alle elezioni è presentato sotto un linguaggio « modernista»: studio, ordine nelle scuole, riforma della scuola media superiore
(divisione in un biennio uguale per tutti e un triennio di specializzazione),
riforma del calendario scolastico, sperimentazione di nuovi contenuti, e soprattutto niente politica. A gestire la
scuola non devono essere i lavoratori
e le loro organizzazioni ma « il partito
dei figli e delle mamme ». Un programma questo in contrasto non solo con
le aspirazioni degli studenti che in
questi ultimi anni hanno ribadito con
forza il loro diritto ad una educazione
anche politica che affronti i problemi
sociali, ma soprattutto dei lavoratori
che hanno inserito la scuola nei loro
programmi di lotta. Gli operai hanno
chiesto con forza una scuola aperta a
tutti, che dia una formazione completa e che non privilegi una sola classe
sociale. Nel pinerolese il numero dei
lavoratori studenti prima, lo sviluppo
delle scuole popolari poi, i corsi delle
150 ore dimostrano quanto grande sia
l’interesse della nostra gente per una
scuola che serva veramente alle esigenze dei lavoratori.
Questo programma operaio sulla
scuola, fa paura agli uomini che hanno gestito finora il potere. Per questo
si stanno organizzando e tentano di
utilizzare i genitori contro ogni tentativo di rinnovamento serio della scuola. Stanno compilando liste elettorali
di professionisti e impiegati che riflettano una visione ristretta dei proble
mi educativi per far si che la scuola
non abbia più nessun legame con quello che succede fuori nella società. A
dar manforte alla DC in questo suo
programma si è messo anche il vescovo di Pinerolo il quale ha pubblicato
un appello alle forze cattoliche per un
intervento a difesa dei principi cattolici dell’educazione. Questo appello è
subito stato ripreso dagli insegnanti
democristiani che lo diffondono in appoggio al loro programma elettorale.
Giorgio Gardioi
San Secondo
Nel corso di questa settimana è stato completato il primo giro di visite
in tutte le famiglie della comunità ed
il primo giro di riunioni. Si è così preso contatto con quasi tutti i membri
di chiesa (qualcuno era naturalmente
assente per ragioni di lavoro od altro)
e speriamo con i prossimi giri di visite e di riunioni di approfondire la
conoscenza reciproca in vista di una
fattiva collaborazione per il Signore.
Il prossimo giro di riunioni avverrà
secondo il seguente calendario i cui
dettagli sono in pubblicazione sulla
lettera circolare del Distretto. Dicembre 5: Miradolo, 6 Cavoretto, 12 Le
Combe, 13 La Grotta, 19 Barbè-Prima,
20 Rivoira, 27 Brusiti.
I quartieri di Cavoretto e di Miradolo ci hanno già fatto pervenire le loro offerte in patate, mele, vino e denaro per l’Asilo di S. Germano. Negli
altri quartieri la raccolta avverrà entro breve secondo la tradizionale divisione per S. Germano e S. Giovanni.
PENSIONI
Si prega di prendere nota che per il
mese di dicembre le pensioni verranno distribuite come segue all’Ufficio
postale di S. Secondo. Categoria V.B.
e P.S.: 6-7 dicembre; I.R. 9-10; I.O. 11;
S.O. 13 ; V.O. 17-18. Ritardatari 19-20
dicembre. F. Davite
(iiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiliiiiiiiiiiiiiiiimii
Torre Pellice
Dal 30 novembre al 2 dicembre si terrà presso la Foresteria un piccolo
Congresso sulle Alpi Occidentali orga;
nizzato dall’Istituto Universitario di
Studi Europei di Torino in cui si esamineranno specialmente le risorse fisiche della montagna e la loro gestione.
Particolare attenzione verrà data alle
alternative forestali, la zootecnia associata, le strade, il bilancio idrico e il
problema degli amministratori locali.
5
29 novembre 1974 — N. 47
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
A ROMA
Pramollo
Ricordato l'ottavo centenario Valdese
IL CAMMINO CHE L’ETERNO
TI HA FATTO FARE
11 17 scorso si è svolto presso il
Tempio di piazza Cavour a Roma il
Culto celebrativo delTVIII centenario
della conversione di Valdo e del movimento valdese.
Il pastore Giorgio Bouchard —.Prendendo come base della sua meditazione il V. 2 - cap. Vili del Deuteronomio
« Ricordati di tutto il cammino che
l’Eterno, l’Iddio tuo ti ha fatto fare » —
ha richiamato i presenti sia ad una
seria impostazione storica, sia alla
realtà presente. Se infatti, egli ha detto, il bilancio del passato ci rende attenti alle vicende, notiamo che gli episodi che la storia registra sono ricchi
di gloria, di testimonianza e anche di
sconfitte. La predicazione dei Valdesi,
predicazione sovente emarginata e contestata, è stata dal Nord al Mezzogiorno d’Italia un grande movimento di
protesta che ha richiesto martiri, predicatori e, talvolta, uomini costretti a
cedere.
Quando però, il giorno dei martiri
sembrava destinato a tramontare, UNO
è intervenuto ed ha mandato tra la
Francia e l’Italia (fino alle diaspore
pugliese, calabrese e siciliana), quello
intervento miracoloso che ha conseritito Tinstaurarsi di una Regione Riformata. La storia valdese va perciò
letta da uomini di ogni corrente di
pensiero come una storia delle più appassionate, si, ma tenendo conto che
l’unico senso di quella storia è nella
fede perché rappresenta la gloria di
Dio che passa su noi, come incontro
creativo e nutrimento di manna « che
tu non conoscevi », ma che c’è stato.
Il cammino dei secoli non è stato perciò il cammino percorso dal buon camminatore, ma reso possibile solo perché la Parola di Cristo lo ha portato
avanti.
VALORI DA RISCOPRIRE
Senza fame non c’è manna e pertanto nella situazione attuale, delicata
e complessa, urgono: la potenza della
preghiera, un autentico discepolato cristiano (che consenta di rivivere il Sermone della Montagna e i Salmi), la
riscoperta della povertà evangelica
(non dei poveri) e la solidarietà con
gli oppressi. Cristo morto e risuscitato (anche Lui sconfitto e glorificato)
dovrà essere il senso della nostra predicazione.
Di fronte ai nuovi problemi eticosociali, alla integrazione dei vari rami
dell’evangelismo e al rinnovamento
cattolico occorre un linguaggio chiaro: non si può scansare la Riforma.
Forse passeremo da questa terra
senza aver ricevuto le cose promesse,
ma avendole vedute e salutate da lontano, perché le generazioni future ne
godano la realtà.
TESTIMONIANZE
Al vibrante messaggio hanno fatto
seguito le testimonianze di Michele Sinigaglia (per la Chiesa Battista), Gianfranco Arcangeli per le Assemblee di
Dio), Roger Ducker (che ha recato il
saluto delle Comunità Estere e, come
inglese, ha ricordato i rapporti di Milton, Cromwell e Beckwith coi Valdesi), di Gaetano Puglisi (per la Chiesa
Avventista), Abele Biginelli (per la
Chiesa dei Fratelli) e Mario Sbaffi (per
la Chiesa Metodista Italiana).
Il Coro Evangelico di Roma — diretto dall’infaticabile James Watts —
è intervenuto con giovanile freschezza
eseguendo quattro brani di « Gente a
Gente » una testimonianza musicale di
William Reynolds, Quindi, la sorella
Franca Arcari, sergente dell’Esercito
della Salvezza, ha dato gloria a Dio
per il soccorso prestato in ogni tempo
al Suo popolo.
Il Tempio, già uso a vedere testimonianze del genere, ha raccolto ancora
una volta credenti di ogni Denominazione che, sospinti dallo Spirito, hanno rivissuto l’unità della fede in Colui
« che è, che era e che viene » (Ap. 1:8)
decisi — speriamo — a dare novello
apporto ad un risveglio religioso nella
Capitale.
Giovanni Conti
CONFERENZE
La sera prima, nell’aula magna della Facoltà Valdese di Teologia, nel
quadro delle manifestazioni romane
per ricordare il centenario valdese, il
prof. Raul Manselli, dell’Università di
Roma, ha tenuto di fronte a im folto
pubblico una conferenza nella quale
ha situato Valdo e le origini del movimento nel suo tempo: un Medioevo
pieno, fermentante, ricco di vita. Ne è
emerso un Valdo piuttosto cattolico:
troppo, secondo parecchi, anche se può
esser utile aver presente il Valdo uomo del Medioevo, per non applicargli
involontariamente caratteri apparsi
solo due o quattro secoli dopo, per
non parlare di modernizzazioni ancor
più accentuate.
Il sabato successivo, ancora nell’aula magna della Facoltà di teologia, seconda pala del polittico rievocativo: il
prof. Valdo Vinay ha tenuto una conferenza sul rapporto fra la « prima » e
la « seconda » Riforma, un dialogo sostanzialmente mancato.
Rinnoviamo la nostra fraterna solidarietà nel dolore della separazione
ma anche nella speranza cristiana a
tutti i familiari della sorella Jahier
Lidia, deceduta alla Casa di Riposo di
S. Germano all’età di 74 anni.
Nell’ultima Assemblea di chiesa la
deputata al Sinodo sig.na I. Costabel
ha riferito sui lavori sinodali presentando una dettagliata relazione.
Sabato 23 novembre il pastore Paolo
Ricca ha unito in matrimonio Sappé
Eraldo (Pramollo) e Peyrot Olga (Torino); a questi sposi giunga ancora
l’augurio fraterno di una vita in comune benedetta dal Signore.
Domenica 24 novembre il Presidente
della Comm. Distr., ha incontrato il
Concistoro per un esame dei problemi
riguardanti la vita spirituale ed amministrativa della comunità; lo ringraziamo per la sua visita.
PRIMO DISTREnO
Il prossimo colloquio pastorale è convocato per lunedi 9 di:;embre, a Pinerolo con il seguenpre 9,30: Culto (A. Deodato).
ore 10,30 : Studio comune sul testo di V. Subilia « I
tempi di Dio (1“ parte) a cura dei pastori della vai Germanasca.
ore 13.30: Commissioni,
ore 15.30 : Chiusura.
La Comm. Distrettuale
AD AGAPE
L’alternativa evangelica in Italia
Campo invernale dal 27 dicembre al 5 gennaio 1975
5 gennaio 1975
Data; 27 dicembre
Lingua: italiano.
Quota: lire 32.000 (caparra lire 5.000).
Direzione; Aldo Ferrerò e Bruno Rostagno.
Tema: Il discorso evangelico non è mai
neutro né autonomo. Non possiamo isolare la
teologia evangelica dai suoi supporti : le chiese evangeliche, gli istituti, gli organismi culturali, il modo con cui questi si inseriscono
nella vita sociale. L’efficacia di una alternativa evangelica è connessa strettamente al
comportamento che i gruppi e le comunità
evangeliche hanno nella società, al modo con
cui queste entrano nella realtà sociale e politica. '
Storicamente il discorso evangelico (protestante) ha avuto una doppia funzione: da un
L’Esercito della Salvezza
rivolge un appello
Il Corpo di Torino dell’Esercito della Salvezza anche quest’anno, come alcuni anni or
sono, intende fare il servizio del cafFèlatte
per un certo numero (20-25-30) di persone
scelte tra le più povere, anziane, pensionate
della minima, quindi candidati alla fame,
in questo anno nel quale la crisi impensierisce le persone agiate e fa tremare le altre.
Non molto vorremmo dare, solo caffelatte
e pane ogni sera di questo inverno che si annuncia rigido; ma anche questo poco costa
molto. Fate un poco di conto.
Questo vuole esser un appello a tutti i
gentili lettori di questo settimanale evangelico, perché almeno il problema della cena, e
forse della prima colazione, sia risolto in maniera fraterna, tranquilla per i nostri fratelli e sorelle della terza o quarta età, dei quali
ili qualche maniera siamo pur responsabili.
Le offerte si possono versare direttamente
alla Sede torinese dell’Esercito della Salvezza.
Via Principe Tommaso, 8/c. Torino. Per chi
spedisce ecco il c/c postale 2/3962 intestato
a « Esercito della Salvezza - Torino ».
Fraternamente vi ringrazio nel nome loro
Maggiore L. Calzi
Corsi di Informazione teologica
(per corrlspondenzal
Roma, novembre 1974
Sono in fase di avanzata preparazione i « Corsi di informazione teologica
(per corrispondenza) » organizzati da
diversi anni da questa Facoltà (già
chiamati « Corsi per laici », terminologia inadeguata alle nostre convinzioni ecclesiologiche riformate).
I corsi sono programmati anche quest’anno sullo schema degli anni precedenti: quattro professori della Facoltà daranno ciascuno un corso monografico che sarà spedito a tutti gli
iscritti: questi possono corrispondere
con i docenti per qualsiasi questione
attinente il contenuto del corso, per
avere chiarimenti, indicazioni di letture aggiuntive, ecc. ecc. Inoltre, chi
le desidera può sostenere (dopo almeno un biennio di iscrizione) un esame
su uno o più corsi, a suo gradimento,
previo accordo con il docente (o i docenti). Degli esami effettuati con esito
positivo verrà dataattestazione su un
apposito certificato.
^ Il programma dei corsi per il 1974-75
e il seguente:
• Prof. Giovanni Gönnet: Note di storiografia valdese;
• Prof. Vittorio Subilia: Introduzione
alla dottrina della Parola di Dio;
• Prof. Bruno Corsani: Appunti per
una lettura corsiva dell’Apocalisse;
• Prof.Valdo Vinay: La penitenza nella teologia di M. Lutero.
Per l’iscrizione si prega di far pervenire con cortese sollecitudine al prof.
Bruno Corsani, segretario del Consiglio di Facoltà, quanto segue:
— una domanda scritta di iscrizione
(in carta semplice);
— un attestato di appartenenza alla
propria comunità;
___un certificato di licenza di scuola
media e superiore o, in mancanza
di certificato, una dichiarazione personale degli studi seguiti;
— la ricevuta di un versamento di lire
5.000 sul c J.p. n. 1/27855 intestato a
« Tavola Valdese, Roma ». Sul retro del bollettino di yer^mento
scrivere: « Conto Facolta di Teologia, Corsi per corrispondenza ».
Facoltà Valdese di Teologia
Via Pietro Cossa 42, 00193 Roma
lato ha rappresentato un momento di organizzazione del consenso nella società, dall’altro un momento di contestazione socio culturale e politica.
In Italia in questi ultimi anni si sono
verificati un certo numero di avvenimenti,
interni ed esterni alla vita delle chiese evangeliche, che hanno profondamente segnato i
modi e i caratteri della loro presenza in Italia. Sul piano della politica nazionale: la crisi delle speranze di democrazia laica aperte
dalla lotta della resistenza e l’avvento del regime democristiano, la ripresa delle lotte operaie, l’avvento del centro sinistra e il rafforzamento dell’ipotesi della modificazione in
senso socialista della società italiana, la crisi
del mondo cattolico, la crisi del modello di
sviluppo, il pericolo di una svolta autoritaria;
sul piano interno: il rinnovamento biblico e
teologico sotto l’influenza di Karl Barth e
Dietrich Bonhoeffer, il fenomeno dell’emigrazione interna ed estera l’urbanizzazione
della popolazione protestante, l’incontro del
movimento giovanile col marxismo e l’impegno nelle lotte del movimento operaio, il
confronto con i fratelli provenienti da esperienze cattoliche di base.
Ma l’alternativa evangelica è in primo luogo Valternativa delVevangelo per la società
italiana e come tale riguarda direttamente le
chiese e i gruppi evangelici. Come questi vìvono e predicano l’evangelo di Gesù Cristo?
Eppure, una responsabilità particolare di
testimonianza compete alle comunità evangeliche nella misura in cui esse non offrono
soltanto una teologia protestante ma anche
una maniera di vivere e testimoniare concretamente in Italia l’evangelo di Gesù Cristo
che trasforma l’uomo e la società.
In questo campo vogliamo fare il punto
sulla presenza evangelica nel nostro paese,
analizzarne i caratteri della fede, della predicazione, dell’etica, della pietà, indicare le
linee di una testimonianza evangelica nella
società italiana.
Programma:
27.12.74 ven.: arrivo dei partecipanti per
la cena;
28.12.74 sab.: «La presenza evangelica in
Italia » a cura di Sergio Ribet;
29.12.74 dom.: «La teologia evangelica italiana oggi » a cura di Sergio Rostagno;
30.12.74 lun.: «Le opere evangeliche in Italia » a cura di Franco Giampiccoli;
31.12.74 mar.: i< Uinformazione evangelica»
a cura di Marco Rostan;
1.1.1975 mer. : giornata libera;
2.1.75 gio.: « La questione ecumenica » a cura di Eugenio Rivoir e Marcello Vigli;
3.1.75 ven.: «La lotta di classe e le chiese
evangeliche » a cura dì Giorgio Gardiol;
4.1.75 sab.: all futuro della presenza evangelica » tavola rotonda con Giorgio Tourn,
Emidio Campi, Renato Malocchi e Valdo
Benecchi;
5.1.75 dom.: partenza dopo colazione.
Gli orari di svolgimento del campo sono:
relazione 9.15-10.15, lavoro in gruppi e discussione 10.30-12.15, 17-19.15.
Alcune serate potranno essere dedicate all’approfondimento dei problemi emersi nel
campo o alla discussione dì argomenti di attualità.
Partecipazione: 11 campo è particolarmente interessante per quanti nell’ambito delle
chiese evangeliche, del movimento giovanile
evangelico vogliono riflettere sulle linee della presenza evangelica nel nostro paese. Per
favorire la partecipazione di suoi membri,
la Egei mette a disposizione alcune borse
viaggio : rivolgersi per questa possibilità a
Mary Granatelli — Via Calabria 2/d —
20092 Lodi tei. 0371/55409.
Iscrizioni: Indirizzare la domanda di iscrizione a Segreteria di Agape - 10060 Prali,
tei. 0121/8514. Compilare la scheda di iscriscrizione, spedirla, e versare la caparra sul
c.c.p. 2/20554 intestato ad Agape, 10060
Frali, o tramite assegno bancario unito alla
scheda.
INSEGNAMENTO RELIGIOSO? PERCHÈ
Esperienze di un pastore emerito
Il nostro giornale ha trattato spesso questo
argomento e lo hanno fatto pure i Sinodi, le
Conferenze Distrettuali e Pastorali, nonché
altri giornali ed altre assemblee.
Sono stati esposti criteri pedagogici interessanti e punti di vista pregevoli, tutti hanno
dato l’impressione che vi fosse una posta in
giuoco importante, ma nessuno ha proposto
un programma valido per tutta la nostra chiesa, Valli e Diaspora. Vorrei, come veterano in
questa materia, offrire qualcosa di concreto a
quanti si preoccupano di questo insegnamento
per i loro figliuoli.
Debbo però premettere alcune precisazioni.
DI QUALI SCUOLE PARLIAMO?
Di quelle statali — cattoUche per definizione — oppure di queUe ebraiche spesso frequentate da valdesi; di quelle delle Valli Vaidesi con i pochi privilegi loro rimasti, di
quelle superstiti neUa cosiddetta opera di
evangelizzazione o degli esperimenti di Riesi
e di Cinisello Balsamo?
Si è forse preoccupato qualcuno del problema delle migliaia di studenti evangelici sparsi per tutta Italia nelle scuole statali, ai quali
la legge ci permette di dare lezioni di religione ma per cui noi non disponiamo del numero di uomini necessari? Si pensi per es. alle città di Milano, Torino, Roma e al numero degli studenti sparsi in una infinità di
scuole e di classi... Il pensiero di poterli raggiungere tutti è utopistico!
IL MOTIVO DELL’INSEGNAMENTO
RELIGIOSO
Mi sembra essere pure di fondamentale importanza.
— Perché esistono le scuole popolate da
discenti e docenti?
— Per preparare le nuove generazioni alla
vita, credo.
Ma non esiste uomo che possa vivere coscientemente senza avere un concetto della
causa e dello scopo della vita. Se nessuno glie
li insegnasse se li cercherebbe da sé, ma gli
insegnanti abbondano... Noi parliamo spesso
come se vivessimo ancora sotto l’incubo delle
scuole clericali « ad usum dephini » o di
quelle intese a consolidare il potere dello stato e sentiamo il bisogno di servire la causa
della nostra libertà come un tempo Rousseau
quando scriveva l’Emile... E non ci accorgiamo che quei tempi sono ormai lontani, che
oggi nella scuola se l’insegnamento religioso
ufficiale è ancora quello cattolico — facoltativo però e diverso da quello di un tempo —
chiunque può salire in cattedra e che per
mezzo d^a scuola tutto il mondo ha subito
recentemente una « rivoluzione culturale » e
che, specialmente neUe povere scuole di stato
italiane, ci si può aspettare di tutto: influenze buone e pessime, morali ed immorali: costruttive ed anche demolitrici. L’insegnamento religioso cattolico che può anche esser buono e quello protestante, si trovano oggi ad essere una debole minoranza di fronte ad una
marea montante di altre influenze.
È strano a dirsi, nelle nostre discussioni noi
dimentichiamo facilmente che se vi è un insegnamento che educhi il giovane a vera sana
libertà, è proprio quello evangelico protestante. Proprio noi Valdesi, per cui la scuola
da otto secoli è stata un pilastro per la nostra
comunità religiose e per le nostre attività
evangelistiche nelle quali fede e libertà si tenevano per mano...
EDUCARE
Ed era logico che fosse cosi : ai tempi di
Lutero e di Calvino la scuola aveva pure una
importanza fondamentale per la fede: se fosse stato permesso a Calvino di insegnare a
Ferrara o ad Aosta ci si sarebbe buttato in
picchiata. I suoi discepoli eran pronti ad affrontare anche il martirio pur di insegnare
religione...
ESPERIENZE
Per concludere e lasciando ad un prossimo
numero un articolo conclusivo su questa
materia, devo ricordare ancora alcune esperienze tipiche fatte nelle Scuole Medie Statali dove ero assegnato, non appena concessa dallo Stato l’autorizzazione a dar lezioni
di religione anche ai culti ammessi, dodici
anni or .sono.
Per dodici anni ho dovuto — con l’aiuto
di cari colleghi — dare, tra Scuole Medie e
Professionali, 12 ore settimanali di religione
ad alunni di varie località.
Lavoro faticoso ma esperienze buone e
spesso ottime. Era piacevole e bello insegnare in classi non troppo numerose nelle quali
in un ambiente quasi di famiglia si poteva
svolgere il nostro programma di eritica protestante alla storia del passato o parlare di
problemi cari agli alunni trasformando la
lezione in un ora di amichevole conversazione.
Preziosi poi gli incontri con elementi
« nuovi » residenti in loco ma provenienti
da altre località e che non avevano ancora
avuto l’occasione di farsi vivi in chiesa. In
molti casi la lezione di religione è stata un
mezzo di aggancio con famiglie della periferia che in questo modo, grazie ai figli, entravano in pieno nella vita della chiesa.
Anche le Autorità scolastiche sono sempre
state gentili con noi ed hanno messo a nostra disposizione un locale adeguato alle nostre necessità. Con gli Insegnanti di religione cattolica ha generalmente regnato uno
spirito di buona collaborazione.
ECCEZIONI
Naturalmente a questi buoni risultati non
sono mancate le eccezioni : eccezioni però che
confermano la regola.
Non dimenticherò mai qualche caso di fai
limento molto triste per me: Un giovane di
ottima famiglia Valdese che a scuola si la
scia convincere da un insegnante ateo ed in
terrompere con gli studi anche il cammino ver
so la meta a cui era diretto. Non cerca riparo con le ipocrisie di moda è troppo onesto per farlo : Si professa ateo, ma lo fa con
im volto segnato daUa tristezza. Tornerà forse un giorno?
Un altro subisce l’influenza, credo, dello
stesso insegnante che ha esercitato il suo fascino anche su vari alunni cattolici. Era lui
pure un caro alunno sul quale speravo molto. Ma ad un tratto ha come dei raptus
anarcoidi ed a scuola fracassa cose di valore, sarà caeciato ed entrerà nella vita senza
l’aiuto di un diploma...
Ed eran pur stati miei alunni durante varie lezioni di religione. Forse uno o due
anni...!
Ma grazie a Dio simili eccezioni sono state rarissime e valgono tuttavia a dimostrare
che anche operando con tutto il poter nostro
saremo sempre lontano dal proteggere i nostri figli da tutti quei pericoli che li circondano in quella scuola che vuole prepararli
alla vita.
Forse anche altri hanno fatto simili amare esperienze, ma nessuno di noi se ne deve
sentire scoraggiato. Esse sono come tma
spinta per incoraggiarci a fare più e meglio
perché i nostri frglientrino nella vita con
la forza della fede.
Resta ancora da precisare in che cosa debba consistere questo programma di religione
dalla prima elementare alla maturità e questo farò a Dio piacendo in un prossimo articolo.
Enrico Geimet
Il 23 novembre, è mancato all’affetto
dei suoi cari
Guido Plavan
Ne danno il doloroso annunzio: la
moglie AmUda Chiavia; i figli: Vanda
col marito Romano Geymet e la figlia
Doretta; Enzo con la moglie Violetta
Rivoira e il figlio Alessandro; i fratelli; la sorella; i cognati e cognate; i figliocci Bruno, Lilly e Liliane; i nipoti
e parenti tutti.
« Gesù disse : Vegliate e pregate,
perché non sapete nè il giorno
né l’ora in cui sarete chiamati ».
(S. Matteo 25, v. 13)
Un ringraziamento particolare vada
ai dottori De Bettini, Gardiol, Scarognina. Rosso e a Suor ErmelUna per
le loro assidue cure, al Pastore Sonelli, a tutti i vicini di casa, al Gruppo
A.N.A. di Torre Pellice ed a quanti
hanno preso parte con la presenza, fiori e scritti al grande dolore della famiglia.
Torre Pellice, 26 novembre 1974.
RINGRAZIAMENTO
Mamma, Papà e Franco Pavout, profondamente commossi dalla grande
partecipazione al loro dolore per la
perdita di
Renzo
ringraziano dal profondo del cuore
quanti, con ogni mezzo, sono stati e
sono loro vicino. Ai suoi giovani amici, agli amici della Resistenza, a quanti piangono con noi, il nostro grazie riconoscente.
«Tu li porti via come in una piena. Son come un sogno. Son come l’erba che verdeggia la mattina, la mattina essa fiorisce e verdeggia, la sera è tagliata e si
secca» (Salmo 90, v. 5-6).
Luserna S. Giovanni, 22 nov. 1974.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Menusan, profondamente commosse per l’imponente dimostrazione di affetto tributata loro in
occasione della dipartenza del loro
caro
Armando Menusan
che il Signore ha improvvisamente richiamato a Sé all’età di 45 anni, ringraziano sentitamente quanti sono stati loro di aiuto nella triste circostanza
e quanti di presenza o con scritti, hanno preso parte al loro vivo dolore.
Pomaretto, 22 novembre 1974.
uiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiimi
AVVISI ECONOMICI
VALDESE quarantaquattrenne abitante Castelnuovo Pinasca desidera incontrare signorina valdese per formare focolare cristiano. Scrivere presso direzione giornale
che farà seguire all’interessato.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 47 — 29 novembre 1974
UriA ITALIANA a cura di Emilio Nitti
SOLUZIONE BICOLORE
I risultati delle elezioni amministrative parziali contribuiscono alla soluzione della crisi di governo, ma
sotto l’ipoteca del partito americano
Dopo quasi due mesi di crisi sembra ormai giunto il momento della formazione di un nuovo governo. La DC,
dopo avere attraversato lunghi momenti di incertezza, e dopo avere tentato
di imporre al PSI condizionamenti antipopolari, ha deciso... di non decidere
che dopo i risultati delle elezioni amministrative parziali. Quasi dovunque
la DC ha subito sconfitte mentre è
avanzata la sinistra. È stata un’indicazione chiara di come l’elettorato abbia
giudicato negativamente la lunga inerzia politica del partito di maggioranza
e d’altra parte di quale potrebbe essere il risultato di elezioni anticipate. In
questa attuazione l’ipotesi avventuristica del cosiddetto partito americano
(frange consistenti del PSDI, PRI, PLI,
DC succube delle difettive statunitensi in materia di politica interna) si è
rivelata pericolosa e lo ha spinto ad
una diversa manovra. Un monocolore,
eventualmente varato dall’on. Moro, sarebbe stato troppo esposto alle pressioni del PSI e d’altra parte il PSDI
era ormai fuori gioco, avendo già respinto l’idea di un quadripartito col
PSI, e non sentendosi sufficientemente
garantito dal monocolore nei riguardi
di una politica troppo a sinistra.
La soluzione di costituire un bicolore con il PRI, legando il nuovo governo alle scelte di politica economica tipiche appunto di questo partito, ha
offerto quelle garanzie che hanno consentito al PSDI di dichiararsi nuovamente disponibile alla collaborazione.
È ben vero che forse si sarebbe preferito cambiare anche il presidente designato, perché l’on. Moro è un personaggio scomodo, ma lo si è dovuto accettare per ottenere una volta ancora
una mistificante unanimità nella direzione DC.
lllllllllllllllilllllllllllillllllllllllllllllllllUIIIIIIIIIIIIIIINIIIIIIIII
Convegno FGEI
Toscana
Si è riunito a Pisa, il 24-11-1974, presso la comunità valdese, il convegno regionale della F.G.E.I.-Toscana; presenti una trentina di persone rappresentanti i gruppi di Pisa, Livorno, Pistoia,
Firenze, La Spezia.
All’inizio dei lavori Eugenio Stretti
di La Spezia ha presentato una relazione nella quale venivano affrontati i
seguenti argomenti;
I) Formazicttie quadri nell’ambito
della ristrutturazione della FGEI-Toscana.
II) Rapporto tra i gruppi e le nuove
generazioni (problema dei cadetti).
Ili) La promozione di contatti con
gli organi esecutivi della Federazione
delle chiese evangeliche della Liguria,
per studiare la possibilità di svolgere,
in campo giovanile, un lavoro in comune; prendendo anche in considerazione l’auspicata estensione alle chiese del litorale toscano della Federazione stessa.
IV) Eventuale collaborazione dei
gruppi fgei-toscani con « cristiani per
il socialismo ».
PROSPETTIVE
Nel corso della discussione, sono
emerse queste indicazioni:
I) Il gruppo di Livorno, su delega
dell’assemblea, presenterà al prossimo
convegno un progetto di ristrutturazione della fgei-toscana; che dovrà essere discusso e approvato dall’assemblea stessa.
II) Il Convegno dà mandato al Segretario ed alla Giunta di svolgere, in
collaborazione con i gruppi locali, un
censimento dei giovanissimi; tenendo
conto dei loro specifici interessi. Inoltre dovrebbe essere intensificata la
propaganda ai campi cadetti organizzati dai vari centri giovanili.
Ili) L’assemblea è favorevole, per
un potenziamento delle attività giovanili, ad una eventuale estensione alla
Liguria della F.G.E.I.-Toscana; quindi
dà mandato al Segretario ed alla Giunta di promuovere iniziative in tal senso; analogamente invita anche le chiese toscane a riesaminare la possibilità
di costituirsi in Federazione delle chiese evangeliche ligure-toscana.
IV) Il Convegno, infine, invita il Segretario e la Giunta, a prendere contatto con gli organismi regionali di
cristiani per il socialismo, per analizzare le possibilità di collaborazione in
sede locale.
Nel pomeriggio, presente il Segretario nazionale Sergio Ribet, Giorgio Gardiol ha illustrato le attività di Agape
per il 1975. Alla fine dei lavori sono
stati eletti nella nuova Giunta: Mauro
Del Nista (Livorno), Renato Papale
(Pisa), Dario Saccomani (Livorno), Sara Caponetto di Firenze, ed il nuovo
segretario regionale Eugenio Stretti di
La Spezia.
Eugenio Stretti
A questo punto, ricomposta la frattura tra i quattro partiti del centrosinistra, si sono determinate le condizioni per il superameno della crisi... almeno di quella parlamentare. Ma quale sia il verso in cui opererà il nuovo
governo e se sarà in grado di affrontare radicalmente le gravi questioni
economiche e sociali che travagliano il
Paese, lo si saprà solo dopo la presentazione del programma e più ancora
quando lo vedremo alla prova dei fatti.
È tuttavia significativo l’atteggiamento del PLI: nella discussione all’interno della direzione di questo partito il
dilemma è stato se votare a favore del
governo o astenersi; un’infima minoranza si è pronunciata per l’opposizio
ne. Alla fine si è deciso che il PLI si
asterrà, ma resta confermata un’intesa tra varie componenti conservatrici,
al di là delle dichiarazioni ufficiali.
Il PCI si è dichiarato contrario al
governo Moro, anche se valuta positivamente la rinuncia all’avventura delle elezioni anticipate, ritenendo indispensabile la presenza di un governo
nell’attuale grave momento. Ma la
preoccupazione principale ci sembra
debba essere se questo governo vorrà
continuare la politica che scarica sui
lavoratori i costi della crisi e vincola
solo ai loro sacrifici la possibilità di
una ripresa, o se accoglierà le richieste del movimento dei lavoratori circa
il nuovo modello di sviluppo. I condizionamenti moderati che hanno segnato la sua nascita fanno dubitare che
esso possa rispondere positivamente a
quelle richieste popolari e quindi che
esso possa contare su un ampio consenso democratico, l’unico che potrebbe garantirgli stabilità.
Non meraviglierebbe nessuno un nuovo prossimo tentativo di rilanciare la
ipotesi delle elezioni anticipate, se non
altro come diversivo di fronte al pieno
sviluppo delle lotte sindacali dei prossimi mesi. Il partito americano continuerà a... difendersi dal pericolo rosso.
Una sfida aH’avvenire
Messaggio di solidarietà
Al popolo fratello (del Cile - A tutti coloro che lottano
e soffrono - A tutti i cristiani (dell’America Latina
/ partecipanti alla VI Assemblea Generale del Consiglio Ecumenico della
Gioventù in Europa — che raccoglie
giovani cristiani di diverse denominazioni confessionali e delegati di Consigli Nazionali dei giovani provenienti
da 18 Paesi — riuniti a St. Poelten, Austria, nei giorni 13-19 ottobre 1974, desiderano esprimere a voi la nostra solidarietà e confermare il nostro appoggio alla lotta e al lavoro che voi state
conducendo sotto la dittatura fascista
della Giunta militare.
Per noi può essere molto facile scrivere da lontano parole d’appoggio, però siamo coscienti che voi stessi state
svolgendo il compito più importante e
più rischioso.
Conoscemmo i compagni, i genitori,
t figli, i fratelli e le sorelle vostri che
furono costretti a fuggire espulsi dalla propria patria e da loro ricevemmo
testimonianze dirette e crude di ciò
che succede in Cile.
Vi assicuriamo che siamo al fianco
di ciascuno di voi e ve lo esprimiamo
parafrasando parole di Pablo Neruda:
«Il popolo del Cile non sta lottando
solo, sarà dura la lotta, la vita sarà dura, però siamo con te ».
Crediamo che è dovere nostro, di
ciascuno di noi, di ogni Rateilo e di
ogni uomo nel mondo offrire l’asilo più
ampio e generoso ai cileni e latino-americani verseguitati ancora adesso in
Cile per causa di Giustizia.
Già siamo impegnati in varie parti
d’Europa in diverse forme di solidarietà concreta, diretta e indiretta, però sappiamo che non è mai abbastan
za ciò che facciamo.
Abbiamo fede nell’azione redentrice
di Gesù il Cristo per il Regno che viene e siamo altresì convinti che nella
storia stessa avremo la conferma che
l’oppressione e l’imperialismo possono
essere battuti dalla lotta di uomini e
popoli.
In questo senso abbiamo già l’esempio di ciò che la lotta del popolo del
Viet-Nam, unitamente alla solidarietà
internazionale, è riuscita ad ottenere.
Dichiarando la nostra scelta per la
liberazione dei popoli, come cristiani
dobbiamo denunciare con maggior
forza:
— da una parte che la Giunta militare sta cercando garanzie e sostegni
religiosi e che — tra coloro che si chiamano cristiani in Cile (ci riferiamo a
diversi vescovi e arcivescovi) — c’è chi
è disposto a manifestare la propria
approvazione alle azioni della stessa;
— dall’altra parte che richiami alla
"unione”, alla "riconciliazione” e alla
"pace” fatti anche da responsabili di
chiese cristiane all’estero sono superficiali e ambigui e servono solamente
per giustificare l’attuale sistema di oppressione basato precisamente sulla
diseguaglianza t~'’ . uninì-i'ii g sulla
divisione che crea lo sfruttamento di
una classe sociale da parte di un’altra.
L’Evangelo ci chiede di identificarci
con gli interessi e le lotte dell’oppresso per creare una società veramente
umana per tutti.
S«>eriamo di potere un giorno non
lontano esclamare tutti insieme:
« Viva il Cile libero e indipendente! ».
(segue da pag. 1)
sere perfettamente liberi di difendere
pubblicamente le proprie opinioni non
devono approfittare di questa possibilità, perché potrebbero mettere altri
cristiani in una situazione ancor più
diflicile, se desiderano contribuire a
un rispetto maggiore dei diritti dell’uomo e non mostrare semplicemente
la propria superiorità.
In terzo luogo non si devono usare
le dichiarazioni degli uni contro gli altri quale strumento per difendere i diritti dell’uomo. Ciò non impedisce, in
certi casi, di condannare pubblicamente le violazioni dei diritti umani: è un
dovere cristiano di fronte al quale non
dobbiamo esitare. Ma non agiremo senza matura riflessione e senza domandarci se le nostre dichiarazioni possono aiutare coloro i cui diritti sono calpestati o se invece ne aggravano la situazione.
In quarto luogo, non saremo fra coloro che giudicano i peccati altrui. Ricordiamoci le parole di Gesù : « Perché osservate la pagliuzza nell’occhio
del fratello e non vi accorgete della
trave che è nel vostro? » Ricordiamoci che quando indichiamo qualcuno a
dito, altre tre persone indicano a dito noi.
QUEL CHE BISOGNA FARE
Al posto dei quattro punti summenzionati, indicanti quel che non bisogna
fare, dobbiamo impegnarci in alcune
azioni positive.
1. Dobbiamo impegnare 11 dialogo
fra noi. Questo colloquio avrà già risultati apprezzabili se avvierà un inizio, almeno, di confronto al di là delle
frontiere nazionali, politiche e teologiche ; vorrebbe dire che sappiamo evitare giudizi superficiali gli uni sugli
altri, ma che al contrario vogliamo
ascoltare gli altri, cercare di capire le
situazioni di diversi paesi e regioni, di
capire perché le nostre opinioni divergono, anche all’interno delle Nazioni
Unite, anche per ciò che riguarda i diritti dell’uomo.
2. Dobbiamo esaminare di quali
mezzi si dispone attualmente a livello
internazionale per promuovere i diritti dell’uomo, per educare coloro che
vivono intorno a noi e nelle nostre
Chiese.
3. Utobbiamo cercare quali sono le
possibilità per le organizzazioni nongovernative di far capire e rispettare
i diritti dell’uomo.
4. In questo contesto, come punto
di partenza, dobbiamo studiare gli
aspetti teologici dei diritti delTucmo e
quali sono in proposito le responsabilità dei cristiani.
UNA SFIDA AL FUTURO
Il dilemma costituito dal divergere
d’interessi fra i diritti dell’individuo e
quelli del suo paese, come pure fra i
diritti dell’una e dell’altra nazione, è
una sfida ai cristiani. Abbiamo pure
una responsabilità particolare nel senso che i cristiani non dipendono dalle
cose del mondo ma da Dio ,che è un
L’UNESCO
E ISRAELE
Direttore responsabile: GiNO Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
« Un giorno
Teodoro Herzl disse che gli ebrei dovevano andare in ___________
Palestina, perché la ————
Palestina era "una terra senza popolo
per un popolo senza terra”. Io piango, io soffro, perché questa terra era
la mia. Io sono una persona, i Palestinesi sono un popolo, e voi, che siete
stati temprati da tante persecuzioni,
ci avete obbligati a riprendere il vostro antico grido: "L’anno prossimo a
Gerusalemme!” ».
Queste paro'e sono tolte da una lettera scritta da un esule palestinese, e
riportate dal noto linguista Noam
Chomskv nel suo recente libro « Guerra e pace in M. Oriente » (Edit. Belfond, Parigi: recensione su « Le Monde » del 22.11.’74). Se esse sono da noi
accolte col massimo del rispetto e della comprensione, non altrettanto possiamo dire del nuovo progetto (poi accolto) di soluzione del problema palestinese, presentato all’ONU da 37 delegazioni (fra le quali quelle di 20 paesi arabi).
Noi protestiamo vivamente per il
fatto che tale progetto non fa parola
del diritto all’esistenza dello Stato di
Israele. Inoltre l’art. 3 del progetto
« riafferma il diritto inalienabile dei
Palestinesi di ritornare nei loro luoghi natali, dai quali sono stati sradicati e deportati, e di riacquistare i propri beni; chiede dunque il ritorno dei
Palestine.^ ». (Da « Le Monde » del 23.
11 ). L’interpretazione evidente di tale
art. è la richiesta della formazione di
un unico Stato in Palestina, comprendente sia israeliani che palestinesi: simile richiesta non può certamente, nelle condizioni storiche attuali, essere
accettata da Israele.
Nel preced. n. di questo settimanale
(v. art. « La situazione in M. Oriente
si aggrava »), abbiamo già dato notizia
della decisione dell’UNESCQ di escludere Israele, per quanto riguarda l’attività culturale, da ogni regione del
globo. Un’altra ingiustizia è stata fatta dairUNESCQ, con le note sanzioni
contro Israele a proposito di presunte
(intendiamo dire: non pienamente di
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
mostrate) manomissioni urbanistiche
in Gerusalemme. Alcuni fra i maggiori
fiiiornali italiani hanno rese note le vibrate proteste (contro entrambe le ingiustizie) indirizzate all’UNESCO da
intellettuali italiani. Meno noto è il testo della protesta di intellettuali francesi. Perciò lo riportiamo qui, togliendolo da « Le Monde » del 6 c.
« A una futile lagnanza d’ordine archeologico è inutile replicare (ciò che
sarebbe facilmente verificabile da un
qualunque osservatore imparziale) che
gli scavi intrapresi a Gerusalemme non
minacciano in alcun modo i luoghi storici di quella città. E inutile, perché
nello spirito di coloro che hanno proposto le sanzioni e di coloro che non
domandavano che di lasciarsi convincere. Israele è condannato a priori,
qualunque cosa faccia o abbia intenz.ione di fare, o non faccia o non abbia
intenzione di fare.
Non è senza amara ironia che si rileva. 'n festa all’elenco dei firmatari, la
Giordania ( paese che, nella vecchia citte di Gerusalemme ha raso al suolo le
30 sinagoghe che vi si trovavano, e che
ha trasformato le pietre tombali del
suo cimitero in latrine per le truppe
d’occupazione), e che in coda all’elenco si trova la Polonia (paese segnalatosi recentemente nell’operazione di
espellere i polacchi di origine ebraica,
i quali volevano restare sulla terra cui
credevano d’appartenere perché non
erano sionisti).
Sotto la Unzione di accuse evidentemente tendenziose e senza fondamento. si tratta in realtà di privare il popolo ebreo della sua memoria storica
suggerendo alla comunità internazionale che la rinascita della nazione
ebrea sulla sua propria terra è una
mostruosità. E che l’alienazione di
questo popolo dev’esser considerata come normale e definitiva.
L’UNESCO rinnegherebbe sé stessa,
se adottasse un progetto simile. E i governi che non lo respingessero, si squa
Fra i firmatari di
questa protesta:
Simone de Beauvoir, Jean Cassou,
Eugène lonesco.
Serge e Beate Klarsfeld (cfr. il nostro
art. su « La Luce »
del 28.6 c. a.), Arthur Rubinstein, JeanPaul Sartre, Laurent Schwarz, André e
Simone Schwarz-Bart. Subito dopo l’accettazione del progettò da parte delrUNESCO, i firmatari hanno dichiarato, concordemente e pubblicamente, di
voler rifiutare, in avvenire, ogni collaborazione con rUNESCQ stessa.
La figura più equivoca, più vile e più
sporca, in questa sciagurata faccenda,
la fanno gli «altri», cioè gli Stati che
speculano sul conflitto arabo-israeliano. Ad es. nessuno riesce, né riuscirà
a toglierci dalla testa il sospetto che
la nuova politica degli « altri » sia non
casualmente simultanea a certe operazioni di alta finanza. Oltre alle ben note del petrolio, ne citiamo una (recentissima) per tutte: l’acquisto, da parte
dello Scià di Persia, della maggior parte delle azioni Krupp (celebre fabbrica
di armi, in particolare di cannoni, nella Germania Occidentale).
POLITICA PRUDENTE
«Da quasi due mesi la Turchia è
senza governo e il primo ministro dimissionario Bulent Ecevit rifiuta di assumere nuovamente l’incarico se non
per "sbrigare gli affari correnti e giungere ad elezioni entro il giugno prossimo”. Ecevit vuole ottenere dalle urne
una forte maggioranza che gli consenta di proseguire la spregiudicata politica estera iniziata con lo sbarco a Cipro del luglio scorso. La Turchia è ad
una svolta delicata e gli USA, preoccupati dell’irrigidimento greco, appoggiano sempre meno le tesi di Ankara.
Ma Ecevit ritiene che, appoggiandosi
con cautela all’URSS, potrà controbilanciare i tentennamenti di Washington. Nella fase più delicata delle trattative e prima dell’investitura elettorale (cioè da adesso a giugno), egli cederà probabilmente il passo ad un governo transitorio di Unione nazionale
guidato da Ziyat Bakyara ».
(Da « L’Espresso » del 24.11.’74).
Potere di carattere e qualità del tutto
diversi. Abbiamo Dio come centro spirituale personale. È per noi un’unità
di misura unica. Abbiamo poi la possibilità di vedere certi problemi con
meno pregiudizi, con mentalità meno
nazionalistica, menò classista di quanto avvenga in genere. Più degli altri
dobbiamo quindi cercare di affrontare
i problemi con il massimo d’obiettività. Ma che vuol dire?
Desidero sottolineare che la responsabilità cristiana consiste nel chiedere
agli altri, alla società, al governo, alla
amministrazione, alle comunità etc.
perché privano esseri umani dei loro
diritti di credere e di lavorare per i
propri ideali, senza ingerenze esterne.
Dobbiamo anche domandarci perché
una nazione rifiuta agli abitanti di
un’altra il diritto di regolare come crede i propri affari. Ma quanto poniamo
questi problemi, e molti altri, sui diritti delle persone, dobbiamo al tempo
stesso domandarci se la libertà personale dev’essere limitata per permettere la costruzione di società e di una
comunità mondiale nella solidarietà,
ove gli uomini lavorano insieme per
il bene di tutti.
DIRITTI POLITICI
Per varie ragioni è bene cominciare
dal diritto degli Stati all’indipendenza.
È un diritto collettivo importantissimo, anche se la decolonizzazione volge
a conclusione. Ecco quanto dicevo alcune settimane fa alla III Commissione delle Nazioni Unite : « Uno dei diritti fondamentali di un popolo è di
unirsi per costituire uno Stato, di esser libero di lavoro per il bene di tutti gli abitanti. Un paese può essere ufficialmente libero, ma la sua libertà restare illusoria. Può essere molto dipendente da un’altra nazione, per motivi svariati: pressione politica, pressione economica. Un paese in fase di
sviluppo riceve un aiuto da un paese
ricco, ma questo aiuto è spesso soggetto a condizioni. Una parte di quest’aiuto può consistere in forniture militari, a condizione più o meno tacita
che vi sia un rapporto fra chi dà e chi
riceve. Il sottosviluppo è di per sé una
minaccia alla vera indipendenza. Abbiamo tutti la responsabilità di assicurare alle nazioni un livello di vita
che offra a tutti a sufficienza cibo, vestito, lavoro, alloggi decenti, attività
educative e culturali, sicurezza sociale
in caso di malattia, di disoccupazione
e per la pensione in età avanzata », La
sesta sessione speciale delle N.U. aveva sottolineato che tali scopi non si
potevano raggiungere senza « un nuovo
ordinamento economico mondiale ».
DIRITTI ECONOMICI
Quando noi abitanti di paesi ricchi
parliamo dei diritti dell’uomo, tendiamo a pensare a determinati diritti politici, culturali, religiosi. Dimentichiamo spesso che milioni e milioni di esseri umani devono lottare quotidianamente per sopravvivere. E allora la responsabilità cristiana non è di sottolineare maggiormente i diritti economici e sociali? Possiarnp chiamarli diritti collettivi, poiché riguardano larghi gruppi e intere nazioni.
La responsabilità cristiana deve includere pure la lotta contro la discriminazione nei confronti di gruppi di
persone, per motivi di razza, di sesso,
di religione o perché non si professa
alcuna religione. Le leggi e le costituzioni possono proteggere dalla discriminazione, ma è pure di grande importanza il comportamento d-elle singole persone. In Svezia, ad es., le leggi sull’immigrazione sono abbastanza
buone, eppure non influiscono sul comportamento pieno di condiscendenza
degli Svedesi nei confronti degli immigrati arabi, italiani, tzigani.
DISCRIMINAZIONE
Quando i cristiani parlano di discriminazione sociale, pensano in genere
alla situazione in Africa australe. Ma
teniamo conto sufficiente della lotta
contro la discriminazione nei confronti di neri, in atto in altri paesi? o contro gli indiani nell’America anglosassone e latina, o contro gli ebrei qua
e là nel mondo? Le Chiese africane devono forse restare indifferenti alla discriminazione contro coloro che non
sono di razza nera in alcune regioni
dell’Africa orientale?
È responsabilità del cristiano guardare in faccia tutti gli aspetti di una
situazione in cui siano violati in vari
modi i diritti dell’uomo. È possibile
fare rispettare meglio i diritti umani
senza dare la possibilità di far giudicare la condotta di certi paesi da istanze internazionali? Già vi sono alcuni
strumenti a tale scopo. Domando: alcune Chiese non hanno il dovere particolare di considerare questi nroblemi in una prospettiva internazionale?
Ecco alcuni, alcuni soltanto dei problemi rilevanti e ardui che dobbiamo
discutere in questo nostro colloquio e,
poi, in tutte le Chiese. Preghiamo Dio
di aiutarci.
ir Alla redazione di questo numero
hanno collaborato R. Coisson, G.
Conti, F. Davite, G. Gardiol, E. Genre, E. Geymet, T. Pons, P. Ricca,
S. Rostagno, E. Stretti, G. Tourn,
E. e S. Tron, E. Verardi, L. Viglielmo.