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Anno VI
numero 8
del 20 febbraio 1998
L. 2000
O' O-T,
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Spedizione in a. p. 4S%
art. 2 comma 20/S legge 662/96
Filiale di Torino
In caso di mancato recapito
sì prega restituire al mittente
presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore $t impegn
corrispondere il diri
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UN ALLENAMENTO
PER LA VITA
«Non sapete voi che coloro i quali
corrono nello stadio, corrono ben tutti,
ma uno solo ottiene il premio? Correte
in modo da riportarlo»
I Corinzi 9, 24
jyT O sport apolitico non esiste»,
scriveva il filosofo Ernst Bloch.
La ginnastica è la cartina di tornasole
della nostra società. Basta entrare in
una palestra, solitamente una grande
stanza: le pareti sono foderate di specchi che in ogni momento devono riflettere l’immagine del ginnasta che fa
sport solo per potersi ammirare. Anche
gli attrezzi sono tutti utili solo a modellare il corpo, non insegnano alcuna
abilità particolare. Lo scopo è realizzare il sogno di Narciso: guardare la propria immagine e innamorarsene. La
società di oggi è fatta di tanti uomini e
donne che dalla mattina alla sera corrono nell’arena dell’economia mondiale. Uomini e donne che fanno a pugni con l’aria spessa del loro inquinamento e delle loro illusioni. Si corre
senza alcuna meta. Si lotta contro
l'aria, il nulla. Nessuno riesce più a
identificare dov’è il male per poterlo
prendere di petto. L’ingiustizia è diventata simile a una nebbia fitta, diffusa, ma inafferrabile. E così, dopo
una giornata in cui ci si è sottomessi al
^ande dio denaro, la sera ci si chiude
in palestra a curare la propria vanità.
Si esercita un corpo che non dovrà affrontare nessuna gara, un corpo bello,
ma vuoto, senza senso.
PAOLO a tutto questo propone
un’alternativa. Si propone come
allenatore di uno stile di vita diverso, e
offre tre piccole regole di vita. Al primo
posto c’è l'autocontrollo. La radice di
questa parola significa potere, signoria.
Un buon atleta deve avere potere o dominio su se stesso. Deve essere ben allenato, disciplinato nei suoi addestramenti. Nelle Olimpiadi c’era un giuramento, che si chiamava il giuramento
olimpico, attraverso il quale i contendenti dichiaravano di essersi allenati
per almeno dieci mesi. Quanto dobbiamo allenarci noi? Quanta e quale disciplina abbiamo bisogno noi per essere
dei buoni corridori? Per non correre,
come dice Paolo, in modo incerto, sen^ alcuna direzione, senza una meta?
Come riuscire a essere costanti nel nostro impegno al servizio di Dio?
A L secondo posto Paolo pone la lotta
contro se stessi: un buon atleta deve sconfiggere se stesso, la propria paura, le false ambizioni, la superbia,
l egoismo. Paolo dice letteralmente: «Io
mi do un cazzotto nell’occhio e porto il
mio corpo in giro come il vincitore mostra coloro che ha vinto nell’arena». Ecco cosa vuol dire lottare contro se stessi:
vincersi! Riconoscersi come il vero e più
forte nemico. Succede spesso che invece
di affrontare noi stessi cerchiamo fuori
di noi l’avversario. Non lasciamoci ingannare: è contro di noi che bisogna
combattere, e è una battaglia non facile. Il coach ha ancora da darci un suggerimento. Se vuoi essere un buon atleta devi impegnarti per un premio, per
una corona. La corona di foglie di olivo
era il simbolo della vittoria dello sportivo nelle gare olimpiche. Ma le foglie
seccano e la corona invecchia e la vittoeia si mostra ben presto effìmera. Paolo
vuole che l'atleta di Cristo lotti per una
corona che non secchi, per una corona
eterna. No, non confondete la corona
eterna con la salvezza. La salvezza non
ta otteniamo con la nostra lotta ma con
m lotta di Dio. La corona qui simboleggia la nostra gioia: quella profonda aliegrezza nel sentirsi utili a qualcuno.
scoprire la propria sconfinata dignità nell'essere figli di Dio al servizio
della speranza di Cristo.
Raffaele Volpe
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Il presidente della Repubblica è stato in visita a Torre Pellice per i 150 anni dal 1848
Dal passato un programma per il futuro
Gli evangelici italiani sono chiamati a essere chiese del dialogo, senza per questo promuovere
il sincretismo; chiese capaci, come nei secolo scorso, di far crescere il pluralismo e la libertà
OIORGIO BOUCHARD
Nel corso degli ultimi 25 anni le
nostre chiese hanno celebrato
tre centenari: nel 1974, l’ottavo
centenario della conversione di
Valdo, nel 1989 il terzo del «Glorioso Rimpatrio», e ora quello delle
Patenti Albertine. Il primo è caduto
nel pieno della crisi italiana, tra le
raffiche delle Brigate Rosse e l’eco
delle bombe di Brescia. Il secondo
è avvenuto quando già si sentiva
nell’aria la caduta della cortina di
ferro (il Muro di Berlino) e della
cortina d’oro (l’apartheid sudafricana). Il terzo cade in un’Italia incerta sulla propria identità, ma ben
decisa a entrare in Europa.
Il primo centenario (1974) ci ha
aiutati a rimettere i temi del discepolato al centro della nostra riflessione (e qualche volta anche della
nostra azione); sul piano ecclesiastico esso ha coinciso con quell’integrazione valdo-metodista, che ha
mutato il volto della «Chiesa evangelica valdese», orientandola definitivamente verso un confronto
serrato con la società italiana.
Il secondo centenario (1989) ci
ha aiutati a fare i conti con quella
tradizione liberal-democratica che
avevamo talvolta sommariamente
giudicato, e ha preceduto di un solo anno la grande assemblea bmv
di Roma, certo uno dei momenti
fondanti dell’esistenza evangelica
in Italia in questa fine di secolo.
Il terzo centenario era cominciato un po’ in sordina: forse era imbarazzante celebrare un fatto risorgimentale nel momento in cui alcuni di noi pensano che l’unità
d’Italia sia stato un errore, forse temevamo che il popolo evangelico
fosse un po’ stanco di questi centenari a ripetizione.
E invece, quelli di noi che in questo febbraio ’98 hanno organizzato
delle manifestazioni commemorative, hanno potuto notare come il
«popolo» battista, metodista e valdese rispondesse all’invito con
prontezza, con entusiasmo. Queste
sensazioni si sono confermate e
moltiplicate durante la giornata di
Torre Pellice: certo, il sole splendeva alto sulle nostre teste, certo il
presidente della Repubblica dimostrava una straordinaria capacità di
ascolto, certo tutte le autorità civili
del Pinerolese, della Provincia e
della Regione erano schierate in
prima fila. Ma c’era anche qualcosa
di più: nel tempio gremito, nel «Cinema Trento» affollato si percepiva
una sensazione chiara; il bilancio
del nostro passato coincideva con
il programma del nostro futuro o,
per meglio dire, col programma
che Qualcun Altro sta delineando
per il nostro futuro.
Cerco di spiegarmi: da questa
giornata è emerso chiaro che nell’avvenire noi evangelici italiani saremo una chiesa del dialogo: basti
pensare alTaffetto con cui è stato
ascoltato mons. Abiondi mentre riconosceva, con chiarezza finora
ineguagliata, la responsabilità della
sua chiesa per i secoli delle repressioni. Ma si pensi anche alla straordinaria tensione spirituale con cui
è stato ascoltato il messaggio della
presidente dell’Unione buddista
italiana, che per la prima volta si rivolgeva a un’assemblea evangelica.
Ma chiesa del dialogo non significa certo chiesa sincretista: la nostra
identità coincide con la predicazione della Parola di Cristo (la «spada a
due tagli» che ci è stata ricordata
dal pulpito). Ma è proprio in questa
nostra identità che consiste il nostro maggior contributo alla crescita dell’identità nazionale: nelTOtto
cento abbiamo imposto al paese un
pluralismo cristiano, ora possiamo
contribuire a un pluralismo multiculturale e multireligioso.
In questi 150 anni abbiamo anche contribuito a modificare lo stato italiano: molti dei nostri vi hanno contribuito versando il loro
sangue, a Novara nel 1849 o sulle
montagne nel 1944. Oggi noi possiamo contribuire alla riforma del
nostro stato anzitutto chiedendogli
di rivendicare la propria dignità.
Bene farà perciò il Parlamento se
manterrà al massimo livello i rapporti con le confessioni religiose,
come il nostro fratello Valdo Spini
non si stanca di ripetere. Ma il Parlamento non si stupisca se noi continueremo a essere alfieri della laicità dello stato: essa rimane la condizione necessaria, come ci ha ricordato Luciano Violante, per un
reciproco rispetto tra cittadini che
partendo da convinzioni diverse
vogliono edificare una civile convivenza. La nostra storia ci ha anche
insegnato (e Gustavo Zagrebelsky lo
ha efficacemente ricordato) che
molte volte le decisioni di libertà
sono venute dalla magistratura, più
che dalle autorità politiche e amministrative. Ci batteremo perciò affinché la Seconda Repubblica sia
caratterizzata da una magistratura
indipendente: senza distinzione dei
poteri non c’è democrazia, ma solo
una demagogia che inclina verso la
tirannide, fosse pure una tirannide
degli apparati e degli interessi.
Sulla base di queste premesse vero dialogo, vera democrazia continueremo ad attendere alle
nostre occupazioni; accogliere gli
stranieri, curare i vecchi e i malati,
educare i giovani, confortare le
anime incerte. Senza mai dimenticare la «spada a due tagli» che un
giorno è penetrata come un bisturi
risanatore nelle nostre anime malate, e può, anzi vuole, risanarne
molte altre. Con una sola, necessaria precisazione: le vuole risanare
attraverso le nostre deboli, fragili
esistenze di donne e di uomini,
raccolti in una comunità di fede,
d’amore e di speranza.
1 Corte d'appello di Torino
Lecito il no al crocifisso
negli uffici pubblici
Il crocifisso non dovrebbe essere esposto
negli uffici pubblici.
Marcello Montagnana si
è visto riconoscere, in
sede di secondo grado di
giudizio a Torino, le sue
ragioni per i fatti avvenuti nel 1994 quando,
designato come scrutatore, aveva declinato 1’
incarico a motivo dell’esposizione del simbolo nel seggio elettorale.
Allora il pretore di Cuneo lo ritenne colpevole
di violazione della legge
elettorale. In appello invece è stato riconosciuto
che Montagnana aveva
delle ragioni che si trovano nei principi della
Costituzione e in quello
della laicità dello stato,
sancito anche dalla Corte Costituzionale.
Il principio, come si
sa, è stato oggetto più
volte di travisamenti, e
in diversi casi si è dovuto ricorrere alla giustizia.
Il caso Montagnana ha
trovato una sua conclusione mentre a Torino
fervono le polemiche
per il crocifisso che è
esposto nella sala del
Consiglio comunale: chi
ha sollevato la questione, il consigliere Verde
Silvio Viale, ha dunque
una carta in più da far
valere nella sua rivendicazione di laicità.
Riforme costituzionali
Lo Stato e le diverse
confessioni religiose
Il pastore Domenico
Tomasetto, presidente
della Commissione delle chiese evangeliche per
i rapporti con lo stato
(Ccers) e della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, il 6 febbraio ha scritto una lettera al presidente della
Commissione bicamerale, on. Massimo D’Alema, in merito al progetto
di revisione della Costituzione. Nel progetto in
fase di redazione finale,
si legge nella lettera,
«nell’attribuzione dei
compiti riservati allo stato, nella sua dimensione
nazionale, non sono
menzionati i rapporti
con le diverse confessioni religiose presenti in
Italia (art. 8, terzo comma della Costituzione).
Noi siamo consapevoli
che è in discussione la
seconda parte della Costituzione, ma laddove
nella nuova proposta si
elencano le attribuzioni
dello stato "centrale” rispetto a quelle regionali
e decentrate, non si indicano i rapporti con le
altre confessioni religiose». L’esigenza segnalata
dagli evangelici è stata
recepita in un emendamento alla bozza di revisione costituzionale,
presentato dalTon. Valdo Spini. (nev)
LA VISITA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA A TORRE PELLICE. Pubblichiamo il testo del sermone pronunciato dal pastore Giorgio Tourn nel corso
del culto nel tempio di Torre Pellice,
trasmesso anche in eurovisione televisiva, i discorsi del moderatore, del Presidente, del presidente della Camera
dei deputati e ampi servizi su questa
giornata così speciale. (pagg. 2-3 e
inserto L'eco delle valli valdesi)
INAUGURATO IL NUOVO REPARTO DI
CHIRURGIA DELL'OSPEDALE VALDESE DI TORINO. Con la sopraelevazione di un piano, le due nuove sale
operatorie, i 35 posti letto aggiuntivi
e l'avvio di nuove attività di diagnosi
e cura, è terminata la prima fase del
grande progetto di ristrutturazione
generale. (pag. 6)
LA POLITICA DI HILLARY. La first lady
americana ha dato nuovamente prova
di essere una donna energica, capace
di parlare chiaro alla gente anche sui
massimi problemi del mondo. È forse
giunto il momento per gli Stati Uniti
di avere una donna presidente? «Sì, e
non vedo l'ora di votarla» ha dichiarato Hillary Clinton. (pag, 10)
I
2
PAG. 2
RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 20 FEBBRAIO 19qs
LA SPADA PENETRANTE DELLA PAROLA DI DIO T
La parola di Dio che penetra fino ai midollo, che denuda l'essere interiore, è la verità, e la verità è Cristo
Essa infatti non è un principio, un assoluto filosofico ma un uomo, che il profeta chiama il «servo del Signore» g
Lai
GIORGIO TOURN
«Infatti la parola
di Dio è vivente ed
efficace, più affilata
di qualunque spada
a doppio taglio,
e penetrante fino
a dividere Vanima
dallo spirito,
le giunture dalle
midolla; essa giudica
i sentimenti
e i pensieri del cuore.
E non v’è nessuna
creatura che possa
nascondersi davanti
a lui; ma tutte le cose
sono nude e scoperte
davanti agli occhi di
colui al quale
dobbiamo render
conto»
(Ebrei 4, 12-13)
«Egli ha reso
la mia bocca come
una spada tagliente
(...) e mi ha detto:
“Tu sei il mio servo,
Israele, per mezzo di te
manifesterò
la mia gloria”»
(Isaia 49,2-3)
E prassi delle chiese riformate che il predicatore
scelga il testo della predicazione. Così è accaduto 150
anni fa, in quel lontano 24
febbraio 1848, quando alla
notizia delle Lettere Patenti
di Carlo Alberto la nostra comunità si è spontaneamente
raccolta nel suo vecchio tempio (questo all’epoca non esisteva perché le leggi del regno sardo ci facevano divieto
di professare la nostra religione nel fondo valle).
Al pastore di allora venne
naturale prendere spunto
dalla parola di Anna, madre
del profeta Samuele: «Il Signore fa morire e fa vivere, fa
scendere nel soggiorno dei
morti e ne fa risalire...». Questa confessione di fede nell’intervento divino traduceva
molto bene la storia della
Chiesa valdese, innumerevoli
volte consegnata alla morte e
miracolosamente liberata. I
diritti civili e politici che le
due minoranze discriminate,
valdese ed ebraica, acquisivano in quei giorni non erano
una concessione sovrana né
un atto di giustizia civile (anche se erano pure quello) ma
in primo luogo un segno della grazia divina, e di conseguenza una vocazione.
Quando Dio fa risalire i
suoi figli dal soggiorno dei
morti non è per farli godere
Il pastore Bruno Rostagno (a sinistra) ha presieduto il culto la cui predicazione è stata tenuta dal pastore Giorgio Tourn
ma per dar loro l’occasione di
agire. La scelta di un passo
delle Scritture per la nostra
assemblea odierna senza es
sere, come allora, determinata dalla forza degli eventi, mi
è parsa rischiosa; mi limiterò
pertanto a riflettere con voi
sul testo indicato dalla liturgia di questa domenica.
razza, che lacera le viscere dove, secondo gli antichi, sta la
vita, l’anima dell’uomo. Come può questa immagine di
Una spada
a doppio taglio
SI tratta della Parola di
E1
Ebrei 4, 12: «La parola di
Dio infatti è vivente ed efficace, più tagliente di una
spada a doppio taglio, penetra attraverso l’anima e lo
spirito fino alle loro giunture
e al loro midollo. Non c’è
nulla che possa restarle nascosto, il suo sguardo denuda
e atterra ogni cosa e a lei
dobbiamo rendere conto».
Rivolgendosi alla sua comunità l’apostolo esprime il suo
pensiero ricorrendo ad un’
immagine: la spada, che per
noi evoca la scenografia di parate militari o il gioco ritmico
di schermitori olimpionici ma
per i suoi lettori è realtà molto
più pregnante: la spada a
doppio taglio è l’arma delle
legioni romane, brutali, spietate, che vediamo raffigurate
sulla colonna traiana. È la lama che penetra nel corpo dove non c’è la difesa della co
morte essere associata a Dio?
Forse preso nella foga del suo
ragionamento l’apostolo si è
lasciato trascinare ad artifici
retorici? Quello che predichiamo come cristiani infatti
è l’amore, la compassione di
Dio non la violenza. Certo,
eppure la spada è una delle
immagini classiche della
Scrittura per indicare la parola di Dio, il suo modo di rapportarsi a noi.
Dice il profeta: «Egli ha reso la mia bocca come una
spada tagliente e mi ha detto:
tu sei mio servo Israele nel
quale io manifesterò la mia
gloria» (Isaia 49, 2) e il libro
dell’Apocalisse che si apre
con una visione: «Egli teneva
nella sua mano destra sette
stelle e dalla sua bocca usciva
una spada a due tagli, acuminata, e il suo volto era come il
sole» (Apocalisse 1, 16) si
chiude con una visione: «Poi
vidi il cielo aperto ed ecco un
cavallo bianco e colui che lo
cavalcava si chiamava il Verace... era vestito di una veste
tinta di sangue e il suo nome
è la Parola di Dio... e dalla
sua bocca usciva una spada
affilata per colpire le nazioni»
(Apocalisse 19,11-13).
Confessione di peccato
Padre e fonte della vita, che tieni nelle tue mani il futuro dei popoli, ti Invochiamo per il nostro paese, l’Italia, in cui ci hai chiamati a vivere nella libertà e nella ricerca della giustizia. E prima di tutto sentiamo il bisogno di umiliarci davanti a te e di confessarti i peccati
del nostro popolo, che sono pure i nostri.
Quante volte ti abbiamo dimenticato. Quante volte ti
abbiamo rattristato con il nostro orgoglio, con la nostra superficialità, con la nostra insensibilità. Quante
volte abbiamo fatto un uso egoistico della nostra libertà. Abbi pietà di noi. Signore, perdonaci, liberaci
perché sappiamo comportarci davvero come un popolo libero, nella responsabilità per i bisogni non solo nostri, ma di tutti; nella ricerca della giustizia non solo
per noi, ma per tutti, non solo in Italia o in Europa, ma
nel mondo.
Il nostro peccato ci rende deboli, ma la tua grazia ci
rende forti. Per l’amore che ci hai dimostrato nel tuo
Figlio Gesù Cristo, permettici. Padre, di amarti, di ubbidire alla tua voce, di tenerci stretti a te, perché tu sei
la nostra vita e colui che ci dà un futuro. Amen.
Una spada che penetra
fino al midollo
J N questo contesto va col
. locato anche il nostro passo: la parola di Dio penetra
come una lama nella nostra
esistenza, e oltrepassando la
nostra coscienza e il nostro
inconscio raggiunge il midollo dell’essere, il luogo più segreto dell’anima, ci coglie là
dove ci nascondiamo agli altri e a noi stessi; denudati dinanzi a lei prendiamo coscienza di quanto inconsistente sia il gioco delle parti
che recitiamo ogni giorno
sulla scena della società nella
faticosa ricerca dell’interesse,
del piacere e dell’utile nostro.
Per incontrare questa parola siamo convenuti qui stamani, per udirla, per vivere questa spoliazione radicale di noi stessi, per essere un
istante privi di ruoli, compiti,
responsabilità, doveri, uomi
ni e donne trapassati da questa parola, uomini e donne
che accettano di essere quello che sono, creature fragili,
complesse e complessate, o
meglio che accettano di essere quello che la parola di Dio
dice di loro, che si sanno giudicati da essa.
Qui occorre però fermarci e
riflettere un istante. Giudicati, ho detto: si tratta di un
participio ricorrente oggi come non mai nel nostro linguaggio. Il giudizio, la legge,
la giustizia, chi non ha dinanzi agli occhi l’immagine della
donna severa che campeggia
nei nostri tribunali, con la bilancia e la spada: la misura e
la pena. La parola di Dio che
penetra fino al midollo, che
denuda l’essere interiore, non
è quella giustizia, è la verità, e
la verità è Cristo. La parola di
cui discorriamo infatti non è
un principio, un assoluto filosofico ma un uomo. Il profeta
10 chiama il servo del Signore,
11 veggente lo vede come un
cavaliere che colpisce le nazioni; la spada che penetra
nelle profondità dell’anima
dei singoli e delle comunità
umane, degli individui e dei
popoli, e le denuda rivelandone l’insincerità, il calcolo,
l’arroganza; la violenza non è
la prescrizione, la norma ma
il Cristo, la sua immagine, la
sua croce, è la sua umanità
compiuta. A ragione gli evangelisti ci hanno tramandato
una sua parola: «Io non giudico nessuno...». Certo, perché
siamo noi che abbiamo bisogno di attuare la giustizia, lui
no, l’ha realizzata, il Signore
non è il giudice perfetto, è la
verità; Cristo non ha bisogno
di giudicarti, nemmeno di
parlare, basta che ti guardi; e
per essere trapassato dalla
parola basta che tu ti senta
guardato da lui.
Per questo nessuno può
maneggiare questa spada a
due tagli, non certo quello
che noi definiamo il Potere e
neppure la giustizia, la nostra
intelligenza e la nostra esperienza non bastano a reggerla: ma neppure può farlo la
chiesa, fosse pure la più integra e più evangelica, neppure
i suoi ministri lo possono.
Forse c’è altrettanta parola di
Dio, quella di cui discorriamo, in un rapporto della Fao
quanto in tutte le nostre
omelie.
La chiesa è come Maria a
cui il profeta Simeone dice: il
bambino scatenerà contraddizioni fra gli uomini ma a te
una spada trapasserà l’anima... e la spada non è il dolore ma il giudizio: la chiesa è
la prima ad essere trapassata
dalla verità di Dio, ad essere
ridotta alla sua nudità.
alla restaurazione deH’uma,
no. Per questo, dice Paolo
spogliati dei nostri ruoli, ¿¡j
nostri artifizi, della nostri
maschera, non restiamo nudi, abbandonati a noi stessi
ma rivestiamo l’umanità di
Cristo: perciò essere cristiani
non significa assumere ui
nuovo ruolo ma un compito;
quello di incarnare la veritì
di Cristo: la fede non si recita,
si vive e ogni compito assun'
to responsabilmente dalli
creatura è in qualche misuij
immagine, riflesso, ombri
della sua verità, della sui
umanità efficace.
Solo lasciandoci penetrare
dalla sua parola, vivendo della sua vita, siamo efficaci della sua efficacia. Questo nor
significa aver successo, significa solo essere resi autentici
Spesso pensiamo che a farci
vivere come singoli e conte
società siano la carità, li
pietà, la bontà, in realtà è solo la verità; anche se abbiami
bisogno di carità e di solidarietà per sopravvivere, è solo
quella spada vivente che co
munica la vita.
Ed ecco che involontariamente ci ritroviamo al nostro
predicatore di 150 anni fi
Dio fa morire e vivere, scendere nella fossa e risuscitare
la spada della verità, dissipando equivoci e menzogne,
chiarificando i pensieri, met
tendo fine alle costruzioni re
toriche, fa vivere, apre la prò
spettiva del futuro.
L'umanità del Cristo
USCENDO da questoI
!
Una spada che fa vivere
Ma torniamo al nostro
t
. testo perché anche noi
rischiamo di essere trascinati
nella foga fuori del discorso.
La prima definizione infatti
che ci dà della parola, cioè
del Cristo, non è l’aggettivo
«tagliente» ma «vivente» e
«efficace». L’immagine della
spada esprime certo chiaramente ciò che intende dire,
ma letta nella nostra chiave
esistenziale, nell’ottica delle
nostra umanità peccatrice
distorta, risulta inadeguata
come tutto quello che diciamo di Dio, forse addirittura
fuorviante: la spada lacera
per uccidere; la parola di
Dio, il Cristo, no; divide, certo e fa esplodere le contraddizioni e i calcoli, che reggono le nostre esistenze, ma la
sua spada, a differenza delle
nostre, non uccide ma fa vivere, la sua giustizia non mira all’equilibrio sociale, ma
go ritroveremo le reste
responsabilità, i nostri compiti, la nostra collocazioM
sociale, un ruolo più o meni
difficile e rischioso sulla sce
na del nostro paese. Riprei
deremo a lavorare, educarei
nostri figli, curare i nostii,
malati, amministrare la gi»
stizia, fare leggi, organizzati
la vita comune di questa nt
zione ma la parola, la spadi
della verità, l’umanità dtì
Cristo ci sovrasterà ancora
Essa sola darà senso alle nostre esistenze, ai nostri sfoni
per il bene, darà luce alle nn
stre giornate, dignità al no
stro operare, spina dorsali
alla nostra onestà. Non al)
biamo bisogno dell’approva
zione e della gratitudine dei
nostri simili per realizzare la
nostra vocazione, ci basta sa
pere che lo sguardo del Cristo, dell’uomo autentico, pe
netta fin nelle profonditi
dell’anima nostra.
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Predicazione tenuta dal p*
store Giorgio Tourn nel tempio di Torre Pellice la dorai'
nica 15 febbraio 1998 durante il culto presieduto dal P'
store Bruno Rostagno.
Preghiera di lode
Signore, ti lodiamo per la tua parola di verità e di vita;
tu hai voluto che fosse trasmessa inalterata fino ai gipt®
nostri. Ti ringraziamo per aver custodito e tante volte li'
borato le generazioni di credenti che ci hanno precedutói
e per averci concesso di godere della libertà con tutti gli
altti cittadini del nostro paese. Ti ringraziamo per il cani'
mino che ha permesso a questo paese, all’Italia, di diveri'
tare unito, indipendente e libero. Dobbiamo riconoscere
che questa unità non ha significato per tutti l’accesso a
un uguale benessere e soffriamo per le disuguaglianze
che ancora esistono tra le zone ricche e le zone povere
dell’Italia, come tra il Nord e il Sud del mondo.
Permettici, Signore, di continuare il nostro impegno
perché queste disuguaglianze siano superate. Non peP
niettere che, cedendo all’ansia, ci preoccupiamo soltanto
di difendere il nostro benessere particolare. Dacci di i®'
pegnare tutte le nostre capacità e la nostra intelligen?®
per il bene comune, e per questo continua a nutrirci con
la tua parola e a fortificarci con i doni del tuo Spirito.
Te lo chiediamo nel nome di Gesù Cristo, nostro Signo*
re. Amen.
LAlil
una
re. È a r
logica r
grande i
gettivo c
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La nostra libertà sia anche quella degli altri
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£ono‘re porgere al presidente della Repubblica, on.
Oscar Luigi Scalfaro, e a tutti
gli ospiti che da vicino e da
lontano, dall’Italia e da altri
paesi hanno desiderato essere qui con noi quest’oggi, il
saluto della Tavola valdese e
di tutte le nostre chiese vaidesi e metodiste, e il benvenuto in queste valli valdesi e
qui a Torre Pellice, insieme al
più sentito ringraziamento
per aver voluto accettare il
nostro invito.
Iniziamo oggi, qui a Torre
Pellice, un anno di celebrazioni ma anche di riflessione
per ricordare la concessione
ai valdesi e agli ebrei delle libertà civili e politiche. Nel
1848 gli eventi che ricorderemo sono stati occasione, o
meglio dovremmo dire pretesto, prima per i valdesi e poi
per altre sorelle e altri fratelli
evangelici, metodisti e battisti e altri ancora, per sentirsi
autorizzati a predicare l’Evangelo come annuncio di
vera libertà, di vera emancipazione, in tutta Italia, da Aosta a Pachino, con una unità
di intenti, di passione, di vocazione che vorremmo oggi
ricordare ai nostri concittadini italiani e a noi stessi perché sappiamo usare la nostra
libertà per offrirla anche agli
altri, a coloro che, oggi, in
Italia non l’hanno ancora.
Chi sono coloro che oggi
non sono ancora liberi in Italia? Da una parte, e soprattutto, coloro che vengono da
paesi lontani, dai paesi del
sottosviluppo o da paesi dove
f'regna ancora la violenza poli1 tica, il genocidio o la guerra
e, dall’altra, coloro che non
• hanno un futuro, un lavoro,
( una speranza di vita decente,
\ i disperati, i disoccupati.
I _ In secondo luogo e in mo
do diverso, quelle cittadine e
quei cittadini italiani che appartengono a chiese o a culti
non ancora riconosciuti dallo
Stato, e che attendono che
siano avviate o firmate le Inj tese da loro desiderate e preI viste dall’art. 8 della nostra
Costituzione. Come valdesi, e
come metodisti, ci siamo battuti e vogliamo continuare a
batterci non solo per le nostre libertà, ma per la libertà
di tutti. In effetti se, in rapidissima sintesi, dovessimo
dire cosa ha caratterizzato la
storia della Chiesa valdese
prima e poi dell’evangelismo
italiano in questi 150 anni,
potremmo dire due parole: la
predicazione («libere predicare», predicare liberamente)
della parola di Dio, il che ci
compete come credenti, e il
servizio, il servire il prossimo
(noi diciamo la diaconia), ciò
che vogliamo fare come credenti ma anche come cittadini italiani del nostro paese:
servire il prossimo, giovane o
anziano che sia, fornendogli
occasioni di cultura, di formazione, di solidarietà, di
aiuto, di lavoro, di assistenza
sanitaria. Certo, nei limiti
delle nostre forze.
In questa giornata, signor
Presidente, ha ascoltato dapprima una predicazione e si
appresta a vivere con noi alcuni momenti significativi:
uno sguardo alla Fondazione
Centro culturale valdese con
il suo museo, la biblioteca,
l’archivio, i suol progetti e le
sue attività culturali e poi
una rapida visita all’Ospedale evangelico di Torre Pellice,
pienamente integrato nel sistema sanitario della Regione
Piemonte, e ancora una visita al Rifugio Re Carlo Alberto,
la Casa per anziani che nel
1998 compie cent’anni. Tutti
fanno parte del «servizio al
prossimo» di cui dicevo, della
nostra strategia diaconale.
Un ultimo cenno. Nel 1848
si arrivò all’emancipazione
civile e politica dei valdesi e
degli ebrei sotto la pressione
congiunta di diverse forze:
quella politica del nascente
forte partito liberale piemontese: l’entusiasmo del marchese Roberto Tapparelli
d’Azeglio; le pressioni delle
legazioni (oggi diremmo ambasciate) protestanti (di cui
un pastore valdese, Amedeo
Bert, era cappellano), pressioni esercitate in particolare
dal conte di Roedern ambasciatore prussiano; gli stimoli
del generale inglese Charles
Beckwith, anglicano; il sostegno delle autorità locali (l’Intendente di Pinerolo Luigi di
Quarti, l’avvocato generale
Conte Sclopis); la petizione
pubblica sottoscritta da oltre
600 piemontesi fra cui, ricordiamolo, figuravano esponenti della classe politica
liberale quali Cavour e 65
membri del clero, preti e teologi. A tutti costoro noi siamo
oggi riconoscenti. E, signor
Presidente, Lei troverà traccia della nostra riconoscenza
di allora proprio nel nostro
modo di pensare e di operare
di oggi, in piena fraternità
con sorelle e fratelli di tutta
l’Europa, in piena solidarietà
con il popolo e le istituzioni
italiane che ben volentieri vediamo avviarsi a una piena
collaborazione e integrazione
europea.
Noi valdesi siamo sempre
stati europei, veniamo da
Lione e siamo andati fino a
Praga, siamo tornati da Ginevra e siamo rimasti a Zurigo e
a Stoccarda, abbiamo fratelli
e sorelle in tutta l’Europa, oltre che nel Rio de la Piata e
negli Stati Uniti. Noi metodisti, dal 1975 integrati con i
valdesi, ricordiamo la parola
di John Wesley: la nostra parrocchia è il mondo!
Vorremmo che gli italiani
conoscessero di più noi e
l’Europa. La Sua presenza, signor Presidente, ci aiuta a
realizzare questo nostro desiderio e questo nostro impegno. Grazie, signor Presidente, per esser venuto fra di noi.
Il discorso del presidente della Repubblica
La libertà e la dignità della persona umana
OSCAR LUIGI SCALFARO
UN saluto e un ringraziamento a lei, moderatore
della Tavola valdese; un grazie per l’amabilità e la fraternità delle sue parole; grazie a
lei, pastore Rostagno, che ci
ha fatti pregare: credo che sia
uno dei compiti più belli
quello di aiutare le persone
ad alzare lo sguardo dalla immediata realtà; il pastore
Tourn vi ha fatto anche un
cenno: lasciamo fuori in questo momento le responsabilità, le cariche. Riprendiamo
questa preghiera che ci unisce, il primo Salmo che lei ci
ha fatto cantare (io molto
sottovoce perché non volevo
danneggiare l’armonia della
preghiera), che parla di questo Re dei re, e quindi di questo Padre, la fratellanza: lei
ha dato il saluto iniziale, un
saluto fraterno, che desidero
ricambiare a lei e a tutta questa assemblea e a chi rappresenta altre confessioni e reli
gioni qui presenti.
1848: la monarchia da assoluta diventa costituzionale. Si
usava fra le monarchie assolute che una famiglia dominasse fino a quando un’altra
non la licenziava, in usando
una spada a due tagli, ma non
la usava per la verità, la usava
per la forza; vince chi è più
forte, non chi è più schierato
col vero. E qui giunge quest’
annunzio di Carlo Alberto, re
di Sardegna e principe del
Piemonte, «con il cilicio al Cristian petto, italo Amleto», ci
ricorda il poeta; ci ricorda il
tormento di quest’uomo che
certamente sentiva il richiamo del diritto della libertà e
sentiva la fatica di distaccarsi
da una certa tradizione. E ha
dato la Costituzione, ha dato i
diritti. Certo, questa è la formula, ma i diritti le persone li
avevano, per natura stessa
della dignità della persona
umana. E il grande salto, non
una concessione, no, ma un
riconoscimento.
E quasi un secolo dopo un’
altra grande lotta per la libertà; in queste terre vorrei
ricordare oggi persone legate
dallo stesso desiderio di libertà che qui hanno combat
tuto, qui sono morti, per la libertà; un pensiero di gratitudine, di meditazione. Ed è nata una Costituzione; 1948, 1°
gennaio, dove anch’io mi trovai a discutere e a votare, e a
ricevere la lezione di grandi
nomi, di grandi testimoni, di
grandi giuristi, di grandi che
avevano pagato di persona
per la libertà che è figlia della
verità. E fu approvato quell’articolo 2 che ha risolto il
grosso problema di cent’anni
prima: la Repubblica «riconosce» (non «dona», perché non
genera diritto, non ha titolo
per «fabbricare» il diritto, perché, se lo avesse, avrebbe anche il diritto di sospenderlo,
di ridurlo, limitarlo).
Noi cosiddetti credenti (e
parlo per me) diciamo «libertà dono di Dio»; il non credente che crede nella libertà
dice giustamente «libertà patrimonio della persona», perché senza la libertà non sarebbe persona; questo dono
immenso, che rende la persona responsabile: non lo sarebbe se non fosse libera. E
dalla sofferenza, dal sangue, è
tornato a emergere il vero,
che nella storia pare tramonti
ma che risorge eguale sempre. Se siamo dalla parte della verità, carichiamoci di umiltà, perché molte volte
(parlo per me) non abbiamo
merito alcuno, e guardiamo
con quell’amore che nel canto è tornato più volte, come
espressione e possenza di
Dio, e dono di Dio. Volgiamoci agli altri con comprensio
ne, cioè con amore; amore,
verità e carità o vivono insieme o cadono insieme.
Ci è stato ripetuto quest’oggi, nel Credo, bellissimo, armonico, nelle tre voci: credo
nel Cristo, Dio che si fa uomo, che è venuto a togliere i
muri che dividono gli uomini;
e noi ogni tanto li fabbrichiamo: ciascuno di noi ha qualche mattone per costruire la
casa comune e lo spreca, lo
consuma per costruire divisioni. Tanta è l’ampiezza del
nostro ingegno, soprattutto
quando crediamo di averlo
ampio; è il limite più pesante
che possiamo avere. Cristo è
venuto a togliere i muri fra gli
uomini, fra i popoli, fra le religioni diverse e fra le lingue,
il colore della pelle: questa
fraternità universale è l’invito, è l’augurio per tutti noi
che mi avete ripetuto, insegnandomele oggi (e ve ne sono grato), che mi avete donato facendomi così più ricco.
Siamo con voi, nel momento in cui ritorna la gioia di
una risurrezione dei diritti civili e umani di 150 anni fa;
siamo con voi in questo cammino, perché se stiamo insieme la risurrezione quotidiana
sarà efficace. Traggo ancora
un’ultima volta da quel Salmo che ci è stato letto, il canto che non so riprendere bene e che quindi dico con parole mie: cantiamo, diamoci
da fare, spingiamo perché
venga l’alba che pare si accenda non solo di forza sua
ma, con la libertà donataci da
Dio, anche perché noi ce la
mettiamo tutta perché sorga.
È un impegno per ogni giorno, con umiltà, con grande
fede nei valori deH’uomo;
con disponibilità a pagarla,
perché senza sacrificio, che è
la prova più vera dell’amore,
è difficile che vi sia riconoscimento di verità, che vi sia affermazione di giustizia, che
vi sia vita di libertà, prima
per gli altri e poi per noi.
Grazie di cuore per avermi
invitato a essere con voi in
una giornata così ricca di valori, di principi, di sentimenti; grazie di cuore.
(trascrizione non rivista
dall’autore)
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Il presidente della Camera dei deputati delinea il ruolo attivo di garanzia che solo uno stato laico può svolgere
La laicità dello stato è il presupposto del pluralismo e la garanzia della libertà di tutti
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LA libertà religiosa vlvè
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logica relativistica, questo ì
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on sono mai state disgiunte.
S'sie una relazione dimotrabile tra dittature e nega.'Joe o forte attenuazione
ella libertà religiosa, così coe esiste un rapporto fra le
j^'J'ocrazie liberali e le so3ldemocrazie e l’allargaerito della libertà di fede.
Proprio la storia della Ghie-1
„.'^ojdese in Italia lo dimoE significativo che il ri-1
e ^°,?orinento dei diritti civili
politici alle minoranze valUeH ^ ®^raica sia avvenuto
cn^,, in concomitanza
opprovazione dello Stalo 1° ^'^ortino che, all’articor> definì la religione catto
lica apostolica romana come
la sola religione di stato. La
concessione delle Lettere Patenti mitigò la portata di questa affermazione di principio
e segnò l’evolùzione dell’ordinamento in senso liberale.
Tra la fine dell’BOO e i primi
anni del ’900 la dottrina italiana aprì una riflessione che
avrebbe dato luogo alla teoria
della libertà religiosa come
diritto pubblico soggettivo.
Questa situazione si modificò
profondamente con Tawento del fascismo, la stipula dei
Patti Lateranensi e l’emanazione della legge riguardante
i cosiddetti culti minori.
Le norme concordatarie attribuirono solo alla Chiesa
cattolica e ai cattolici una serie di diritti di libertà, che diventarono in tal modo «privilegi». I cosiddetti culti minori
furono promossi formalmente, con la legge del 1929, da
culti «tollerati» a culti «ammessi», ma subirono un trattamento di fatto deteriore rispetto al periodo precedente.
La Costituzione repubblicana
del 1948 sancisce per la prima
volta l’eguale libertà di tutte le
confessioni religiose davanti
alla legge. L’evoluzione della
società italiana ha segnato
una progressiva secolarizzazione dell’ordinamento civile,
che ha condotto non solo a
una nuova e diversa regolazione dei rapporti tra la Re
pubblica e la Chiesa cattolica
(Concordato del 1984), ma
anche ad una più compiuta
attuazione della Costituzione
con la stipula di numerose Intese tra lo stato e diverse confessioni di minoranza.
Rimangono oggi aperti diversi problemi che richiedono un ulteriore impegno dello stato per garantire l’effettività del principio di eguaglianza di tutte le fedi di
fronte alla legge. E questo sia
nei rapporti tra la Chiesa cattolica e le altre confessioni
che hanno stipulato Intese
con lo stato (pensiamo alla
questione dell’insegnamento
della religione nelle scuole),
sia nei rapporti tra «religioni
con intesa» e «religioni prive
di Intesa». Da diverso tempo
si discute se sia opportuno
continuare a seguire lo schema delle Intese singole, o se
non sia meglio approvare
una legge quadro che oltre
ad abrogare la vecchia disciplina del 1929 sui culti ammessi, detti disposizioni di
carattere generale per le confessioni senza Intese.
L’occasione offerta dalla
comunità valdese per riflettere sulla libertà di religione
esprime la capacità di guardare alla propria vicenda storica come vicenda intrecciata
a quella nazionale. Un intreccio che si fonda sui fatti della
storia, sul contributo prezio
so dato dalla comunità valdese alla lotta di Liberazione e
che emerge dai discorsi dei
parlamentari evangelici che
la Camera dei deputati ha
raccolto proprio in occasione
della ricorrenza che oggi celebriamo. Ma questa volontà
di discutere sulla libertà di
religione rivela anche la volontà della comunità valdese
di uscire al di fuori del proprio confine, di guardare anche ai passi che la nostra democrazia si trova oggi a compiere per rispondere a inedite
richieste di libertà religiosa,
politica e civile.
Lo stato deve saper rispondere a questi problemi, dimostrando la sua capacità di
farsi garante del pieno esercizio della libertà di tutte le
confessioni religiose davanti
alla legge, assicurando al
tempo stesso la libertà dei
singoli e dei gruppi di non
professare alcuna fede religiosa. In quale modo uno
stato democratico moderno
può svolgere questa delicata
funzione di «garanzia», evitando da un lato di adottare
inammissibili «atteggiamenti
intrusivi» e dall’altro lato di
assumere una posizione di
«indifferenza» verso una forma di appartenenza, come
quella religiosa, che ha forti
ripercussioni sulla vita collettiva, sociale, culturale? In
quale modo, di fronte alla sfida della «molteplicità» di fedi, di culture, di etnie diverse,
lo stato democratico può costruire le «condizioni del reciproco rispetto» e quindi
dell’accettazione e della convivenza non conflittuale?
Penso che la risposta stia
nella forte affermazione da
parte dello stato della propria
laicità. La laicità è il presupposto del pluralismo, che è
tratto ineliminabile delle democrazie e che non si riduce
né a mera «tolleranza», né a
semplice relativismo. La democrazia laica si fonda sulla
vittoria storica sul totalitarismo e sulla dittatura, quindi
sul ripudio del «monismo»
politico, religioso, culturale.
sul rifiuto del partito-stato,
dello stato confessionale,
dello stato etico. Ma allo stesso tempo fonda il riconoscimento del pluralismo non
sulla «indifferenza» «tra le diverse posizioni», ma sull’affermazione, sancita a livello
costituzionale, di un nucleo
di valori costitutivi che sono
il primato della persona umana, la solidarietà, il rispetto dell’altro, l’eguaglianza sostanziale.
Lo stato laico, al di là della
formula abusata e per certi
versi ambigua del «multiculturalismo», si pone come fattore di reciproco riconoscimento delle fedi, delle culture, delle etnie diverse non
«tollerando» una coesistenza
purchessia, ma facendosi garante dei diritti democratici
di cittadinanza, la cui affermazione in termini universalistici costituisce Tunica forma di «appartenenza comune» che non richiede la rinuncia ad altre identità. Il
processo di integrazione tra
storie e culture diverse trova
nell’incontro tra le religioni
un passaggio cruciale. Io spero che proprio questa integrazione possa aiutare a costruire nella nostre società
nuove gerarchie di valori che
diano a tutti, credenti e non
credenti, fiducia e speranza.
(nostra riduzione
del testo scritto)
L
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
venerdì 20 FEBBRAIO
Si è svolta a Santa Severa la conferenza annuale dei giovani battisti europei
Lavorare per la pace nell'ex Jugoslavia
Boris Poteri in, direttore del Centro di informazione cristiano di Zagabria, ha detto
che il dialogo ecumenico è condizione indispensabile del processo di pacificazione
DANIELA RAPISARDA
La conferenza annuale del
dipartimento giovanile
della Federazione battista europea quest’anno si è tenuta
in Italia, al Villaggio della gioventù di Santa Severa, dal 15
al 20 gennaio. Vi hanno partecipato 35 responsabili del
lavoro con i giovani, con i
bambini e le bambine nelle
diverse Unioni battiste dell’Est e dell’Ovest europeo.
Come ogni anno i lavori constavano di una parte organizzativa e di una tematica,
quindi valutazione del lavoro
svolto durante l’anno precedente, elezione di un nuovo
comitato centrale, pianificazione del lavoro futuro da
una parte e trattazione di un
tema di attualità dall’altra. Il
tema scelto è stato la Riconciliazione, e il compito di guidare la riflessione e il lavoro
dei laboratori è stato affidato
a Boris Peterlin, battista di
Zagabria, direttore del Centro
di informazione cristiano
(Cis), un centro interdenominazionale con sede a Zagabria, che si propone di «lavorare per la pace e promuovere
il dialogo ecumenico» nell’ex
Iugoslavia.
Il Cis è stato fondato da cristiani di diverse denominazioni nel dicembre del 1991,
quando il conflitto in Croazia
era all’apice, con lo scopo di
stabilire una rete di comunicazione tra diversi gruppi di
cristiani dentro e fuori la
Croazia. Negli anni 1993-94 il
Centro si è soprattutto impe
II Centro battista di Santa Severa dove si è svoito i’incontro
gnato in una azione a favore
delle associazioni umanitarie
e delle chiese impegnate in
progetti di assistenza alla popolazione. Oggi il Cis opera
fondamentalmente sul piano
dell’informazione e quello del
coordinamento e dell’assistenza a progetti di sviluppo. I
due piani si intersecano nella
misura in cui il Cis agisce da
canale di informazione al fine
di stimolare gruppi di diverse
denominazioni, confessioni,
religioni ad operare nella realizzazione di progetti comuni, progetti di sviluppo, di pace, di riconciliazione. Il dialogo ecumenico è considerato
condizione indispensabile del
processo di pacificazione.
Boris Peterlin ha detto: «I
cristiani devono trovare il
modo di comunicare il Vangelo quale pace e riconciliazione. Le chiese devono esse
re esempio di riconciliazione.
Devono essere un segno di
speranza per la gente, l’esempio reale che è possibile per
serbi e croati lavorare insieme malgrado tutti i problemi
che ancora sussistono, malgrado il permanere dei conflitti. I cristiani devono essere
in grado di guardare a ciò che
unisce. Se nel processo di risoluzione dei conflitti e di pacificazione falliranno le chiese, ce la faranno i politici?».
Abbiamo chiesto a Peterlin
quale ritiene possa essere la
specificità dei battisti nel lavoro di pacificazione condotto dalle chiese in Croazia e in
generale nell’ex Iugoslavia. «I
battisti hanno un importante
ruolo da giocare nelle dinamiche del dialogo interconfessionale - ha risposto - non
sono legati a ideologie politiche o nazionali: non sentono
il peso di dovere rappresentare un’identità: si sentono
chiamati all’universalità. In
Croazia ci sono 34 congregazioni battiste, 15 pastori,
2.500 membri. 1 pastori vengono da otto differenti gruppi
etnici, e anche i membri di
chiesa sono di diversa provenienza. Questa è un’assoluta
particolarità tra le chiese: le
chiese battiste rappresentano
una sorta di zona franca nella
quale croati e serbi vivono e
lavorano fianco a fianco.
Questa realtà deve essere
messa a frutto, deve essere al
servizio di tutti e nel contempo deve rappresentare una
sfida costruttiva, ossia un
esempio che inviti all’incontro e al dialogo. I battisti sono
nelle condizioni di agire da
catalizzatori di un processo di
pacificazione, a loro sta il
compito di trovare vie per incontrare il bene di tutti, non
del gruppo specifico».
In Croazia è vivo il dibattito
sul ruolo del laicato nella vita
e nelle attività delle chiese.
Dibattito a parte, rimane il
fatto che nelle realtà ecclesiastiche cattoliche e ortodosse
permane quella che Peterlin
chiama una «dipendenza genetica» dalla figura del prete
o del pope. La specificità delle chiese battiste è che in esse
il laicato svolge realmente un
ruolo preponderante. Data la
loro esperienza concreta i
battisti possono aiutare altre
realtà ecclesiastiche a trovare
modi di coinvolgere il laicato,
affinché la chiesa non sia solo «affare della gerarchia».
Il segretario generale del Cec ha concluso una visita di sei giorni a Mosca
Una visita per migliorare i rapporti con gli ortodossi russi
Al termine di una visita di
sei giorni a Mosca il pastore
Konrad Kaiser, segretario
generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha
espresso la speranza di vedere
migliorare i rapporti tra il Cec
e la Chiesa ortodossa russa.
La Chiesa ortodossa russa
ha aderito al Cec nel 1961 e,
tenendo conto del numero
dei suoi membri, è la più
grande delle chiese membro
del Cec. Ma in questi ultimi
anni, con l’arrivo massiccio
dei valori e dei missionari occidentali che hanno provocato l’irritazione di molti fedeli
della Chiesa russa, sono state
esercitate pressioni da parte
di coloro che volevano che la
loro chiesa si ritirasse dal Cec.
I dirigenti della chiesa hanno
cercato di resistere a queste
pressioni ma hanno insistito,
insieme ad altri dirigenti di
chiese ortodosse fuori della
Russia, affinché il Cec desse
maggiore spazio alle posizioni ortodosse nelle sue dichiarazioni e nelle sue attività.
Lo scorso anno il Consiglio
dei vescovi della Chiesa ortodossa russa ha deciso di avviare discussioni con altre
chiese ortodosse circa l’adesione al Cec. È stato inoltre
convenuto che una decisione
sul mantenimento dell’adesione sarebbe stata presa prima dell’ottava Assemblea del
Cec che si terrà ad Harare
(Zimbabwe) nel prossimo dicembre. Come si ricorderà, lo
scorso anno la Chiesa ortodossa della Georgia ha deciso
di ritirarsi dal Cec. Secondo
alcune fonti, anche la Chiesa
ortodossa serba sarebbe orientata nella stessa direzione. In una conferenza stampa a Mosca, il. 4 febbraio
scorso, Konrad Kaiser si è
congratulato con la Chiesa
Il patriarca ortodosso Alessio II
ortodossa russa per il fatto di
«cercare coraggiosamente
delle risposte alle sfide del
mondo moderno in una nuova situazione» in cui la chiesa
è libera ed è oggetto di critiche provenienti sia dall’esterno sia dal suo interno.
La visita del pastore Kaiser
e di una delegazione di alto
livello del Cec, comprendente dirigenti e teologi ortodossi e protestanti, faceva seguito all’invito del patriarca
Alessio II, primate della Chiesa ortodossa russa. La visita
aveva come obiettivo principale quello di disinnescare le
tensioni e di migliorare le relazioni. I membri della delegazione hanno assistito a servizi religiosi, hanno avuto
colloqui con il patriarca Alessio, nonché con membri del
Sinodo e con alti dirigenti. La
visita rivestiva un’importanza particolare proprio per la
volontà della delegazione di
partecipare a discussioni
aperte con alcuni detrattori
del Cec. Ciò è avvenuto in
particolare durante gli incontri presso l’Istituto di teologia
San Tikhon, il Seminario di
teologia e l’Accademia di Ser
giev Posad, a Mosca e altrove.
«La nostra intenzione - ha
precisato Kaiser - era di presentarci dinanzi a coloro che
avevano sollevato questioni
critiche e di sforzarci onestamente di spiegare, di interpretare, di rispondere». L’impressione di Kaiser è stata
che «un certo numero di critiche erano basate su informazioni incomplete, o addirittura false, 0 erano senza fondamento». Durante un incontro
con i fedeli della chiesa Santa
Caterina a Mosca, uno di loro
ha posto domande sui riti
«sedicenti pagani» che facevano parte del culto durante
le Assemblee del Cec a Vancouver nel 1983 e a Canberra
nel 1991. Kaiser ha spiegato
che gli autoctoni del Canada
e dell’Australia che hanno
partecipato a quei culti erano
cristiani, non pagani, e che il
loro culto comprendeva forme di celebrazioni ispirate alle loro culture ancestrali.
L’informazione era stata deliberatamente deformata da
parte di un gruppo antiecumenico che aveva fatto circolare in Russia videocassette
sui servizi ecumenici.
Nel corso di altri incontri a
Mosca, alcuni membri della
Chiesa ortodossa hanno posto domande su quello che
considerano come l’accettazione da parte del Cec dell’omosessualità e dell’ordinazione delle donne, e su quello
che viene percepito dagli antiecumenici come la natura
«eretica» del movimento ecumenico. Coloro che non appartengono all’ala estremista, tra cui i dirigenti della
chiesa, sperano che alcune
riforme del Cec daranno alle
chiese ortodosse un’influenza maggiore all’interno dell’organizzazione e aiuteran
no a disinnescare le tensioni
concernenti l’ecumenismo.
Secondo un comunicato
stampa pubblicato dal Dipartimento delle relazioni esterne della Chiesa russa, il presidente del Dipartimento, il
metropolita Cirillo di Smolensk e di Kaliningrad ha proposto un cambiamento radicale della struttura del Cec
affinché le «famiglie confessionali» (ortodossi, cattolici
romani, protestanti ed evangelici) abbiano una pari rappresentanza all’interno del
Cec, il quale diventerebbe
così un «forum» nel quale potrebbero incontrarsi le quattro grandi famiglie cristiane
(attualmente, la Chiesa cattolica romana e la maggioranza
delle chiese «evangelicali» e
pentecostali non sono membri del Cec).
Per Vikor Petlyuchenko, vicepresidente del Dipartimento delle relazioni esterne, la
visita del segretario generale
del Cec può essere considerata come un successo «in
quanto il pastore Kaiser ha
potuto vedere e seguire la situazione vissuta dalla Chiesa
ortodossa russa, non solo in
riferimento al movimento
ecumenico ma anche alla sua
vita interna sotto tutti i suoi
aspetti». Era importante che
la delegazione del Cec sentisse le critiche rivolte al movimento ecumenico e il modo in cui esse si esprimono,
«spesso senza... argomenti
concreti» ha detto Petlyuchenko, che ha sottolineato
la necessità di riforme all’interno del movimento ecumenico: «Se tali cambiamenti
non dovessero verificarsi, le
difficoltà si moltiplicheranno
e le pressioni interne saranno
così forti che sarà impossibile
preservare il Cec». (eni)
Dal Mondo Cristiano
Polonia: il primo ministro in visita
al Consiglio ecumenico polacco
VARSAVIA — Commenti favorevoli nelle chiese evangelici^
polacche dopo la visita (21 gennaio) del primo ministro lem
Buzek alla sede del Consiglio ecumenico polacco, organismi
che riunisce le sette principali chiese protestanti e la chiesj
ortodossa. Buzek, che è membro della Chiesa luterana, hj
preannunciato la costituzione di una commissione governati,
va di cui faranno parte anche esponenti del Consiglio ecunie.
nico, per esaminare i problemi delle confessioni di minorai!
za. In Polonia, 38 milioni di abitanti, i cattolici sono 23 miliojj
e circa mezzo milione gli evangelici, finora non tutelati da al.
cuna legge dello stato, a differenza dei cattolici. (neij
Lai
ala
Svizzera: Théo Buss nuovo segretario
romando di «Pain pour le prochain»
LOSANNA — Il pastore Théo Buss, 55 anni, sarà a partire dal
prossimo mese di maggio il nuovo segretario romando di
«Pain pour le prochain», la nota organizzazione umanitaria
delle chiese protestanti svizzere. Laureato in teologia presso
l’Università di Neuchâtel, Théo Buss ha lavorato presso il Servizio cristiano di Riesi all’inizio degli Anni 70, poi è stato pastore della Chiesa riformata del cantone di Neuchâtel a Le Lode,
quindi pastore nella Chiesa metodista in Bolivia e successiva!
mente a Meyrin nella Chiesa nazionale protestante di Ginevra
Attualmente, è pastore nella Chiesa riformata del cantone di
Claris. In quanto giornalista, Théo Buss ha lavorato dal 1979 al
1982 presso il «Servizio informazione Terzo Mondo». Dal 198)
al 1991, ha lavorato come addetto stampa presso il Consiglia
ecumenico delle chiese (Cec) a Ginevra. Dal 1992 al 1996 hi
insegnato all’Università cattolica di Bolivia a Cochabamba. Subentra a Christine von Garnier che ha lasciato «Pain pour li
prochain» nel dicembre scorso, dopo 11 anni di servizio, (sppj
Svizzera: è morto il missionario
protestante André Daniel Clerc
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LOSANNA — Il 9 gennaio scorso è deceduto a Losanna,
all’età di 96 anni, il missionario svizzero André Daniel Clert
André Daniel Clerc aveva trascorso 40 anni della sua vita in
Mozambico dove dirigeva le scuole protestanti. II primo ministro del governo mozambicano, Pascoal Manuel Mocumbi.i
altri ministri hanno ricordato l’azione del missionario nellaloro educazione di bambini e nella loro formazione scolastica,
universitaria o professionale. Oltre alla sua attività di direttore
delle scuole protestanti durante gli anni della colonizzazione
portoghese e di fronte ad un insegnamento cattolico tanto
massiccio quanto inefficace, André Daniel Clerc fu l’inventore
delle «mintlawa», le pattuglie di giovani. Le «mintlawa» hanno
giocato, e giocano ancora, un grande ruolo nella vita di numirosi giovani mozambicani che in seguito sono diventati prefr
sori, animatori, evangelisti, pastori o uomini politici. (e
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Si terrà a Strasburgo il prossimo colloquio
della Comunione ecclesiale di Leuenberg i
STRASBURGO — Si svolgerà dal 13 al 15 marzo 1998, a Sm-|
sburgo, il colloquio europeo della Comunione ecclesiale i|
Leuenberg (Cel) sul tema «Protestantesimo, una forza operante nella vita e nella società in Europa». Questa sessione, che segnerà il 25" anniversario della Cel, si rivolge anche agli esponenti della politica, dell’economia e della chiesa. Le relazioni
principali saranno svolte da Catherine Trautmann, ministro,!
da Hartmut Löwe, vescovo di Bonn. (spfl
Late
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Usa: incredibile episodio di razzismo
RIVERSIDE — Incredibile episodio di razzismo negli Usi
dove a Riverside (California), il Consiglio dei genitori del college locale si è opposto alla proposta di intitolare l’istitutoi
Martin Luther King, apostolo dei diritti civili dei neri americani. La motivazione è che ciò darebbe una connotazione «nera*
al college, sminuendone l’importanza nel panorama degli istituti di istruzione, con conseguente difficoltà per i diplomati ad
entrare nelle più prestigiose università degli Usa. (nevispfì
La prossima Conferenza metodista
mondiale si terrà a Brighton (Inghilterra)
STATI UNITI — La prossima Conferenza metodista mondiale si svolgerà a Brighton, in Inghilterra, dal 26 al 31 lugli»
del 2001. Nel comunicarlo, Frances Alguire, presidente do
ÌFoFr* ocù/^i iFixrrA t-m/-v F/-.+.« 1 _a. _ __..l’i’lTl'
Comitato esecutivo metodista, ha tenuto a sottolineare «l'|®;
portanza che all’inizio di un nuovo millennio i metodisti®
tutto il mondo tornino alle loro origini britanniche». La Con;
fetenza si tiene ogni 5 anni e riunisce le chiese di 108 nazion|4
con oltre 33 milioni di membri. (nev/em |
Sono oltre 61 milioni i luterani nel mondo
GINEVRA — Sono oltre 61 milioni i luterani nel mondo. S»'
condo dati forniti dalla Federazione luterana mondiale (Fi®'
57 milioni e 600.000 appartengono a chiese che fanno capo ap
Firn e la chiesa più numerosa è quella svedese con 7 milioni
600.000 fedeli. La Germania resta la nazione con più luteraflj14 milioni, iscritti a varie chiese di tradizione luterana, (nevlb»^'
Usa: la Società biblica non pubblica
la Bibbia con il linguaggio inclusivo
NEW YORK — «Non vogliamo dividere il “corpo di Cristo ’lcon questa motivazione la Società biblica degli Usa ha deci»
(di fronte alle proteste degli ambienti più conservatori) di u®
pubblicare un’edizione della Bibbia che adottava il j
inclusivo. Gli americani non potranno quindi leggere s
Scritture in lingua inglese che Gesù invitava i suoi discepoli
- ................. (nevIspPÌ
diventare «pescatori di uomini e di donne».
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Riflessioni su due conferenze dell'Università Cattolica di Milano
Il problema della giustificazione
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Ì3 concezione cattolica e quella luterana si confrontano su un argomento che
alcuni ritengono suscettibile di una rapida evoluzione, malgrado molte riserve
SERGIO RONCHI
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UN invito a entrare in merito alla questione posta
con lucidità da Gino Conte su
Riforma il 21 novembre scorso, e ripresa in alcuni suoi risvolti da Piero Bensi (30 gennaio), è offerta da un’iniziativa dell’Università Cattolica
di Milano, Dipartimento di
scienze religiose, che ha indetto due incontri in occasione della Settimana di prenderà per l’unità dei cristiani. Due voci confessionali si
sono espresse infatti sul tema: «La giustificazione cristiana: dalla controversia al
dialogo».
Il teologo cattolico Angelo
Maffeis («La dottrina cattolica
della giustificazione tra fedeltà al passato e ricerca
dell’unità») ritiene la dichiarazione congiunta della Commissione cattolico-luterana
una proposta per compiere
un passo avanti ecumenicamente significativo. Nel passato la serietà del contrasto
richiedeva, ineludibile, un
confronto: oggi la giustificazione per fede, principio di
vita nuova, come espressa dal
documento del 1997, si pone
quale consenso nelle verità
fondamentali sulla questione
in termini tali da escludere
proprio in forza di ciò motivi
di sorta per condanne dottrinali. Sono stati ormai creati i
presupposti per un comune
cammino di riconciliazione
tra Chiesa cattolica e chiese
della Riforma. Dunque, la dichiarazione congiunta inten
II pastore Jürg Kleemann
de trarre delle conclusioni,
perché ci si trova ormai di
fronte a un nuovo ascolto
della testimonianza biblica,
per secoli imprigionata da
ambo le parti. E il consenso
che ne scaturisce ha luogo
nell’accoglienza della fede in
Cristo, a partire dalla quale le
condanne vanno riviste.
Lo stesso ottimistico angolo visuale, seppure attraverso
letture più complesse e articolate, viene riproposto da
parte luterana dai teologi
Fritjof Roch e Jùrg Kleemann
(«La concezione luterana della giustificazione in prospettiva ecumenica. Considerazioni di merito e di contenuto»). Non si pongono più motivi per condanne dottrinali e
comune è la confessione che
Dio ci accoglie non certo per
i nostri meriti; le opere buone sono semplicemente frutti
della fede. Insomma, luterani
e cattolici hanno il solo obiettivo di confessare Cristo. Ri
mangono indubbiamente
problemi da chiarire (unità
della chiesa, sacramenti, autorità nella chiesa, ecc.), ma
non si tratta punto di ostacoli
(lo stesso cardinale Ratzinger
è un fautore attivo e entusiasta dell’accordo). Siamo davanti a un cambiamento di
metodo, che porta inevitabilmente a un cambiamento
linguistico: un cambiamento
però che non sottrae assolutamente all’obbligo di conformarsi all’unico e insostituibile criterio normativo: la
parola di Dio. Tempi ecumenicamente maturi, dunque,
che potrebbero vedere in
maggio una risposta definitiva della Chiesa luterana; e in
autunno forse ci sarà un’ufficializzazione.
«Con questi due incontri
- si leggeva nell’invito - si
tende a fare il punto circa le
acquisizioni già raggiunte e i
problemi ancora aperti, ma
anche, e soprattutto, a chiarire il metodo necessario per
giungere alla unità di fede in
una questione tanto significativa». E tra l’altro viene pure specificato che anche i
teologi cattolici considerano
«il dono salvifico di Dio per il
credente non legato ad alcuna condizione umana».
A questo punto la necessità
di dialogare verrebbe a cadere. Oppure ciò vale per i soli
luterani? Forse è il caso di
raccogliere gli spunti fraternamente critici e le obiezioni
di Gino Conte. Forse è il caso
di discutere in casa protestante, di chiarirci le idee e di
ritornare a riflettere non acriticamente sull’esistenza della
Riforma, facendo così giustizia di tutti i luoghi comuni
dentro e fuori le nostre comunità, dentro e fuori noi stessi.
In Solus Christu (1985) Vittorio Subilia dà una definizione netta del sola Gratia:
«La formula sola gratia non
vuole indicare altro che Dio
ha posto Gesù al posto dell’
uomo». Dunque non c’è spazio per altro e per altri. Allora,
è forse cambiata l’ecclesiologia cattolica? È forse stata
sottoposta a radicale rivisitazione la dogmatica che la sottende? La Chiesa di Roma
non forma più con il suo capo (il Signore) il totus Christusl L’eccelsiologia del Vaticano II è stata negata o superata? L’eredità tridentina è
stata spazzata via? E l’unica
Chiesa è sempre tale? Se il sola (gratia, fide, ecc.) ancora
sussiste, è dato di parlare di
«giustificazione tra fedeltà al
passato e ricerca dell’unità»?
Siamo obbligati ad affrontare queste e altre domande,
nel tempo, non come mero
esercizio intellettuale, ma
come esigenza esistenziale
imposta dalla fede in inevitabili situazioni di confronto e
di confine, che ci porta a
mettere noi stessi in questione. Non assolutamente a ritenerci migliori o diversi o alternativi; dobbiamo semplicemente essere autentici; e
ciò anche nel dialogo ecumenico e nelle domande e risposte che esso ci pone e che
da noi esige.
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Un libretto su un concetto fortemente implicato con il protestantesimo
La tolleranza di Umberto Eco e dei molti suoi antenati
FRANCO CAMPANELLI
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Tuonava ì1 filosofo francese Pierre Bayle, un anno dopo la revoca dell’Editto
di Nantes, contro le spinte
oscurantistiche che volevano
ricondurre l’Europa entro i
recinti del Medioevo: «Non
e è niente di più insensato
che ragionare contro i fatti!».
La tolleranza religiosa trovava
u suo fondamento, secondo
ayle, nell’obbligo di ciascuno di seguire unicamente il
giudizio della propria coscienza; proprio perché deple era la ragione umana, innpace, di per se stessa, di
fortificare i dogmi della fede,
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rebbe stato lecito sulle differenti opinioni religiose. Le
«opinioni speculative» secondo il filosofo non dovevano
essere proibite perché non
mettevano in gioco i diritti civili dei sudditi: «Un papista,
se crede che sia veramente il
corpo di Cristo ciò che un altro chiamerebbe pane, non
arreca nessun torto al suo
concittadino. Un ebreo, se
non crede che il Nuovo Testamento sia parola di Dio, non
altera i diritti civili. Un pagano, se ha dubbi sull’uno e
sull’altro Testamento, non
per questo deve essere punito
come cittadino disonesto»
{Lettera sulla tolleranza, Laterza 1994, pag. 39).
Epigono, per molti aspetti,
di Locke e continuatore del
suo pensiero empirista, a distanza di 70 anni Voltaire
componeva un proprio Trattato sulla tolleranza (1763);
cosicché questa non appariva
più come mera «sopportazione» di opinioni diverse da
parte di chi è persuaso di possedere la verità unica e assoluta; la tolleranza veniva allora intesa in forma di positivo
rispetto dell’altrui libertà di
coscienza. Con un lungo salto
arriviamo molto dipresso a
noi: spetta al filosofo tedesco
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Herbert Marcuse il merito di
aver sottolineato, del continuo, il carattere totalizzante e
repressivo delle società industriali avanzate. Il finto pluralismo sbandierato dai mass
media e dalla martellante
pubblicità, non garantisce
certo il formarsi di opposizioni reali nella nostra società
dei consumi; anzi si trasforma in uno strumento per
mantenere il consenso ai
gruppi dominanti, così che la
tolleranza perde il suo originario significato rivoluzionario per diventare una forma
di tolleranza repressiva che
conduce, in base ad una subdola concatenazione sillogica, a giustificare persino la
guerra e la miseria.
Nostro illuminato contemporaneo, Umberto Eco, semiologo-saggista-romanziere, ci sprona ulteriormente a
edificare una tolleranza senza ipocrisie, corresponsabile,
di fronte a una onnipresente
volontà distruttiva che informa gran parte dell’umana
esistenza. Vale la pena di registrare alcune dichiarazioni,
tratte da un efficace, recente
libretto’* che riuscirà forse a
sfatare molte delle rassicurazioni con cui proteggiamo il
nostro ego. Partendo da una
disincantata riflessione sul
destino dell’umanità e sulla
civile convivenza. Eco afferma; «Come anche ci insegnano le più laiche tra le scienze
umane, è l’altro, è il suo
sguardo, che ci definisce e ci
forma. Noi (così come non
riusciamo a vivere senza
mangiare e senza dormire)
non riusciamo a capire chi
siamo senza lo sguardo e la
risposta dell’altro. Persino
chi uccide, stupra, deruba,
conculca, fa questo in momenti eccezionali, ma per il
resto della vita è lì a mendicare dai suoi simili approvazione, amore, rispetto, lode»
(pag.85).
Il prossimo futuro farà definitivamente giustizia della
nostra spavalda capacità di
tolleranza razziale: «Il Terzo
Mondo - scrive Eco - sta bussando alle porte dell’Europa,
e vi entra anche se l’Europa
non è d’accordo. Il problema
non è più decidere (come i
politici fanno finta di credere)
se si ammetteranno a Parigi
studentesse con il chador o
quante moschee si debbano
erigere a Roma. Il problema è
che nel prossimo millennio (e
siccome non sono un profeta
non so specificare la data)
l’Europa sarà un continente
multirazziale, o se preferite,
“colorato”. Se vi piace, sarà
così; e se non vi piace, sarà
così lo stesso» (pag. 99).
Dove rimane allora la soluzione per superare il gap tra
una malcelata sopportazione
e una reale pacifica convivenza? «Educare alla tolleranza gli adulti che si sparano addosso per ragioni etniche e religiose è tempo perso. Troppo tardi. Dunque
l’intolleranza selvaggia si
batte alle radici, attraverso
un’educazione costante che
inizi dalla più tenera infanzia, prima che sia scritta in
un libro, e prima che diventi
crosta comportamentale
troppo spessa e dura» (pag.
107). Confrontarsi con la rigorosa «etica laica» prefigurata da Umberto Eco, edificata su un istinto naturale,
portato, come lui dice, a giusta maturazione e autocoscienza, può essere per noi
ancora ben utile.
Uno studio socio-antropologico
Forme diverse di religiosità
nel territorio foggiano
ARTURO CERICOLA
(*) Umberto Eco: Cinque scritti
moraii. Milano, Bompiani, 1997,
pp. 115, £8.000.
DI recente è stata effettuata un’interessante e approfondita indagine sulle varie forme di religiosità esistenti in provincia di Foggia.
Il volume* si compone di una
prima parte a cura di Luigi
Berzano in cui vengono esaminate e studiate sul piano
socio-antropologico le varie
credenze e culti religiosi (magia, visioni, devozioni popolari, credenze apocalittiche,
ecc.) esistenti in provincia di
Foggia, nei diversi strati sociali e classi di età, con relativi dati statistici.
Una seconda parte invece,
a cura di Massimo Introvigne, si occupa delle minoranze religiose presenti nella
provincia, per lo più protestanti, che l’autore divide in
quattro filoni o gruppi: il primo protestantesimo (valdesi, con Tanalisi delle comunità di Orsara, Foggia e Cerignola), il secondo protestantesimo (battisti e metodisti),
il terzo protestantesimo (le
Assemblee dei Fratelli e
l’Esercito della Salvezza), il
quarto protestantesimo (il
pentecostalismo, con le Assemblee di Dio, la Chiesa
apostolica in Italia, il pentecostalismo indipendente, il
pentecostalismo oneness, la
tenda missionaria Cristo è la
risposta). Segue poi un capitoletto sugli avventisti del
settimo giorno, un altro sui
testimoni di Geova e sui
mormoni, un altro cui culti
provenienti dall’Oriente
(buddisti, ecc.), nonché alcuni contributi sul neoebraismo di Donato Manduzio e
San Nicandro Garganico e
sul cosiddetto cattolicesimo
di frangia. Chiude il volume
un’ampia elaborazione statistica dei dati dei questionari
e degli altri strumenti d’indagine utilizzati.
Per quanto riguarda le minoranze religiose in provincia
di Foggia, sono risultate presenti 15 minoranze organizzate, per un totale complessivo di 11.382 aderenti, su una
popolazione provinciale di
696.848 abitanti, con una percentuale dell’1,62-63%, che risulta essere leggermente superiore alla media nazionale
italiana. La loro consistenza
numerica è la seguente: Chiesa valdese 165, Chiesa battista
35, Assemblee dei fratelli
2660, Esercito della Salvezza
10, Assemblee di Dio 1.267,
Chiesa apostolica in Italia 60,
Chiesa cristiana evangelica
30, Comunità pentecostali e
evangelici indipendenti 100,
Chiesa unita pentecostale internazionale 50, Chiesa cristiana awentista del settimo
giorno 60, Congregazione cristiana dei testimoni di Geova
6.588, Chiesa di Gesù Cristo
dei santi ultimi giorni (mormone) 207, Comunità ebraica
di San Nicandro 30, Soka Gakkai 70, Movimento di Sathya
Sai Baba 50.
Come i dati riportati dimo
La cattedrale di Cerignola
strano «Foggia e provincia,
dove esistono gruppi rappresentativi di tutte e quattro i
protestantesimi, rappresentano un autentico laboratorio
del protestantesimo italiano»
(p. 127). E così Intravigne
conclude: «La presenza di minoranze religiose nella provincia di Foggia è superiore
alla media nazionale, senza
tuttavia che le minoranze religiose superino il 2% della
popolazione. Le minoranze
religiose sono segnali nella
notte, orme che si vedono di
un “qualche cosa d’altro” che
non si vede, e che permette di
affermare che, in una zona
dove l’affermazione e la pratica della fede cattolica sono
molto alte, quella che si diffonde in modo significativo è
un’identità cattolica debole
che si affianca all’identità cattolica forte. Le nuove appartenenze, piccole anche se
non insignificanti, sono le orme di quel gigante invisibile
che è rappresentato dalle
nuove credenze, da quella
nuova religiosità che come altrove in Italia è ben più importante dei nuovi movimenti religiosi. Le nuove credenze, dalla reincarnazione alla
magia non sono, certo, vissute sempre con piena consapevolezza. (...)
Invisibili o quasi, le loro
percentuali permettono tuttavia di parlare di un gigante
che sonnecchia, sotto la calma apparente di una provincia dove la religione di Chiesa
è ancora molto forte, che potrebbe lentamente risvegliarsi
in futuro e che fin da oggi
permette di dire che l’identità
cattolica, al di là delle apparenze, si è indebolita e non è
più la stessa rispetto a qualche decennio fa. L’errore (...)
consisterebbe nello scambiare le orme per il gigante. A
Foggia come in Italia in genere non c’è nessuna “invasione
delle sette”, nessuna crescita
in progressione geometrica di
minoranze religiose che pure
esistono e che, specie in alcuni centri, hanno un rilievo
storico e culturale non disprezzabile. Alcune di queste
minoranze segnalano però
(...) la necessità di sondare in
profondo la presenza di depositi di credenze alternative
(...) che costituiscono il dato
neoreligioso più rilevante a
cui è pervenuta questa indagine» (p. 219-220).
L. Berzano-M. Introvigne: Il gigante invisibile. Ned, Foggia,
1997, pag. 565, £ 30.000.
Società
di studi valdesi
Nel corso dell’assemblea straordinaria della Società di
studi valdesi è stata approvata all’unanimità una modifica
dello Statuto che prevede, tra l’altro, la costituzione di un
Fondo di dotazione di almeno 200 milioni. Tale Fondo è
uno dei requisiti necessari perché la Ssv abbia il necessario
riconoscimento di Ente culturale di interesse nazionale e
possa usufruire dei contributi previsti per legge a tali enti.
L’assemblea ha suggerito al seggio di raccogliere tale Fondo mediante offerte in denaro dei soci, prestiti senza interessi, prestiti (oltre un milione) i cui interessi saranno considerati come quota associativa per la durata del prestito,
prestiti in contanti o in titoli a condizioni da concordare. I
conti sui quali i soci possono versare i loro contributi sono:
Catriplo Agenzia 865 Torre Pellice, n. 26240/1; Crt Agenzia
436 Torre Pellice, n. 1142134/56 e c.c.p. n. 14389100.
6
PAG. 6 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 20 FEBBRAIO
Inaugurato il nuovo reparto di chirurgia dell'Ospedale valdese di Torino
La realizzazione di un grande progetto
Con la sopraelevazione di un piano, le due nuove sale operatorie, i 35 posti letto
aggiuntivi e l'avvio di nuove attività di diagnosi e cura, è terminata la prima fase
EUGENIO BERNARDINI
Quanto vaie una buona
reputazione? Molto, in
tutti i campi, particolarmente
in campo sanitario dove è indice di professionalità, attenzione alla persona, capacità
di aggiornamento e sviluppo.
Di una tale reputazione gode
l’Ospedale evangelico valdese
di Torino che il 7 febbraio ha
inaugurato il nuovo reparto
di chimrgia, dotato di due sale operatorie e 35 posti letto,
alla presenza delle autorità
accademiche, politiche e amministrative cittadine, provinciali e regionali, dei rappresentanti della diocesi cattolica, mons. Franco Peradotto e mons. Oreste Favaro, e di
una folta rappresentanza di
chiese evangeliche della città
e di molti semplici cittadini,
soprattutto del quartiere.
«Non è stato difficile “vendere” l’immagine dell’Ospedale valdese - dice Bianca
Vetrino, tesoriere del Comitato promotore per la ristrutturazione, già assessore alla
Sanità e vicepresidente della
Regione Piemonte - perché
ha un’immagine buonissima,
sia tra i cittadini sia tra le istituzioni pubbliche e private».
Così, in un anno di campagna promozionale, sono stati
raccolti 1 miliardo e 240 milioni che, aggiungendosi ai 4
miliardi stanziati dalla Tavola
valdese, provenienti dall’otto
per mille, e ai 2 miliardi e 200
milioni della Regione Piemonte, ha assicurato una
buona percentuale di copertura dei quasi 9 miliardi spesi
in questa prima fase di ristrutturazione generale. «Siete riusciti a creare in poco
tempo un reparto moderno
ed efficiente - ha detto Alessandro Galante Garrone nella
conferenza stampa tenutasi il
giorno prima dell’inaugurazione un esempio di ciò
che significa agire rapidamente e con serietà».
Altri riconoscimenti sono
venuti dal vicesindaco della
città di Torino, Domenico
Carpanini, che ha assicurato
la continuità deH’attenzione
e collaborazione dell’amministrazione comunale per
quelle che sono le proprie
competenze, dall’assessore
regionale alla Sanità, Antonio
D’Ambrosio, che proprio in
questa occasione ha dato la
buona notizia dell’ulteriore
finanziamento regionale di
11 miliardi e 400 milioni per
realizzare la seconda fase
della ristrutturazione generale, dall’assessore provinciale
alla Sanità Aldo Miletto e da
altri ospiti presenti.
«Vogliamo realizzare una
struttura che offra, oltre alle
tecnologie più avanzate e alla
qualità dei servizi, anche
un’attenzione particolare ai
Una camera del nuovo reparto di chirurgia
rapporti umani con i pazienti
- ha osservato il pastore
Giorgio Bouchard, presidente
della Commissione direttiva
dell’Ospedale valdese -. E il
fatto che questa struttura si
trovi nel quartiere San Salvario di Torino, che è diventato
uno dei simboli di degrado
urbano e tensione sociale a
livello non solo nazionale, è
un segno dell’impegno della
Chiesa valdese e della volontà di intervento delle pubbliche amministrazioni».
Nato nel 1838, per iniziativa del pastore Amedeo Bert,
al fine di accogliere gli ammalati poveri di fede evangelica, l’Ospedale si è sviluppato nel tempo grazie a donazioni della comunità evangelica italiana e estera. Inserito
nel Servizio sanitario nazionale, l’Ospedale necessitava
però di un profondo rinnovamento delle sue strutture e di
un ampliamento della sua
gamma di offerta medico-sanitaria. Per questo, circa un
anno fa, è stato costituito il
«Comitato promotore per la
ristrutturazione dell’Ospedale evangelico valdese di Torino» (Angela Tedino Forapani,
presidente, Rolf Hilfiker, vicepresidente, Bianca Vetrino,
segretario e tesoriere, Paola
Barbero, Giorgio Bouchard,
presidente, Loredana Cappelli, Sergio Eynard, Nora Paesante, Anna Maria Palma
Rambaudi e Cristina Rostan,
consiglieri), che si è avvalso
della collaborazione di personalità di spicco del capoluogo
piemontese come Alessandro
Galante Garrone, Tiziana Nasi e Gianni Vattimo, ed è stata
lanciata la campagna «Anche
poco. Per realizzare un grande progetto» al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica
cittadina e di raccogliere le risorse necessarie.
In questi mesi, oltre alla
realizzazione del nuovo reparto chirurgico, sono state
avviate, attraverso un migliore utilizzo degli spazi disponibili, nuove attività nel campo
dell’oculistica, gastroenterologia, dermatologia, allargo
)spm\LE mà
logia, diabetologia, chirurgia
plastica, neurofisiopatologia.
Inoltre, è in funzione un day
hospital oncologico, recentemente sistemato in locali più
idonei. L’attivazione del nuovo reparto consentirà di sviluppare le attività di chirurgia
generale e specialistica (plastica, laparoscopica, oculistica, otorinolaringoiatrica, ortopedica). Insomma, l’obiettivo è offrire un servizio che
accompagni il paziente in
tutto il suo percorso, dagli accertamenti diagnostici, alle
cure cliniche, attraverso prestazioni in regime ambulatoriale o di ricovero.
Dopo la prima fase del progetto, gli interventi di ammodernamento e potenziamento
dese a un livello mai sperato
fino a oggi. Dicevamo della
grande partecipazione dei
membri delle chiese evangeliche torinesi, in particolare
valdesi, battiste e dei Fratelli
che hanno letteralmente invaso tutto l’ingresso dell’
Ospedale e poi visitato con
interesse e apprezzamento il
nuovo reparto chirurgico.
Dopo il saluto del presidente
del Concistoro della Chiesa
valdese di Torino, Emanuele
Bottazzi, che ha ribadito il
sostegno della comunità per
quella che è stato storicamente il primo istituto diaconale evangelico della città e
anche il più importante, il
moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan, ha ringraziato tutti coloro che stanno rendendo possibile il radicale rinnovamento dell’ospedale: i pazienti e il personale
operativo ai vari livelli, i tecnici e i donatori, le istituzioni
pubbliche e private. «La salute è un bene prezioso - ha
detto Rostan - e noi come
evangelici di questa città e di
questo paese vogliamo contribuire allo sforzo comune
per la sua difesa. Questo vale
a Torre Pellice e a Pomaretto,
a Genova e a Napoli, là dove
conduciamo assieme ad altri
evangelici iniziative simili e
in particolare qui a Torino,
proprio nel quartiere di San
Salvario, dove l’ospedale
evangelico si situa come se
lli questa e nella foto a fondo pagina le nuove sale operatorie
strutturale proseguiranno
con la seconda fase: la ristrutturazione del 1° e 2° piano,
del pianterreno, della palazzina adiacente degli ex Artigianelli che ospita attualmente
gli uffici amministrativi. Il
tutto potrebbe essere pronto
per il 2000 o 2001. «E forse si
potrebbe cominciare a pensare anche al Pronto soccorso», ha detto con qualcosa
che era forse più di una battuta, l’assessore regionale alla
Sanità D’Ambrosio. «Difficile,
ma bello», ha replicato Giorgio Bouchard, sapendo che si
tratterebbe di una sfida che
collocherebbe l’Ospedale val
gno di una possibile e indispensabile collaborazione fra
tutte le forze cittadine per
creare un tessuto sociale e
una pacifica convivenza fra
etnie e culture diverse». Infine il pastore Paolo Ribet, presidente della Commissione
sinodale per la diaconia, ricordando i timori e le speranze che hanno accompagnato i primi tempi del lancio
di un progetto veramente
molto grande per una piccola
chiesa come quella valdese,
ha assicurato il sostegno della Commissione fino al completamento di tutte le fasi
della ristrutturazione.
L’intervento dell’assessore regionale alla Sanità, Antonio D’Ambrosio
Anche poco.
Per reolixzore un grande progetto,
OSPEDALE E\ft
Il presidente del Comitato promotore, pastore Giorgio Bouctijn
all’inaugurazione
Da «rifugio» a ospedale
160 anni di servizio
L’Ospedale evangelico valdese di Torino è una delle
più antiche istituzioni ospedaliere della città. L’inizio
della sua attività di solidarietà verso i sofferenti risale a
160 anni fa. Infatti nel 1838,
grazie aH’iniziativa del pastore Amedeo Bert, il Concistoro della comunità evangelica
torinese approvò il progetto
di un ospedale che potesse
accogliere gli evangelici, malati e poveri, per i quali non
era facile ottenere adeguato
ricovero. La limitata disponibilità economica consentì,
nel 1843, di allestire soltanto
alcune camere nell’abitazione stessa del pastore Bert. Fu
qui che, con il nome di «Rifugio», iniziò l’opera di assistenza dell’Ospedale.
Soltanto nel 1871 l’Ospedale evangelico, grazie alla
generosità del banchiere
svizzero Luigi Long, si trasferì in una sede propria costruita sull’attuale area tra le
vie Berthollet, Ormea e Silvio
Pellico. L’incremento della
comunità evangelica, italiana e straniera, e il buon nome che l’istituto andava facendosi anche in alti am
bienti cittadini, consigliaif
no negli anni ripetuti ai
pliamenti, accompagnati!
miglioramenti sia edilizi d
di attrezzature.
Nel corso della secoli
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Grazie a questa donazione,!
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FEBBRAI01998
Crìmini di guerra [
Verso un Tribunale internazionale permanente j
Libertà religiosa ;
150 anni fa l’emancipazione di valdesi ed ebr^H
Comunità di base
Un Giubileo senza pellegrinaggio?
Scuola
Autonomia, solo soldi ai privati?
Protestantesimo
L’incontro impossibile tra Riforma e L’Italia
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Confronti', una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 012“ ¡1
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 48279" ■
(indirizzo Internet: Http://hella.stm.it/market/sct/home,htin)
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In caso di mancato recapito si prega restituire
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L’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
I FALÒ DELLA VIGILIA — Con dei fuochi venne salutata la notizia della concessione delle Regie Patenti e con
dei fuochi ogni anno la sera del 16 febbraio alle Valli si costruiscono i falò di gioia e riconoscenza. È un elemento immancabile, capace di attirare l’attenzione di intere famiglie
che si portano nei quartieri dove sono stati realizzati i cumuli di fascine sapientemente legati. Quest’anno c’è stato
anche il falò in piazza d’armi a Pinerolo, uno anche a Cantalupa organizzato dal Comune. Non è mancata la presenza
di ospiti, qua e là anche giornalisti come gli inviati del «Venerdì di Repubblica» presenti al falò del centenario a Villar
Pellice. Numerosi gli articoli pubblicati anche su riviste di
montagna e di cultura alpina in genere; i 150 anni insomma
stanno rappresentando, come previsto, un’occasione per far
rilanciare l’attenzione intorno a tutto l’evangelismo itahano.
V [ <
VENERDÌ 20 FEBBRAIO 1998 ANNO 134 - N. 8 LIRE 2000
E in discussione al Senato
il disegno di legge sull’immigrazione: è un argomento, carico di risvolti pratici ma anche di significati simbolici variamente interpretabili. Diverse esigenze infatti devono trovare una loro armonizzazione: quelle della sicurezza per tutti i cittadini, quelle del diritto all’accoglienza,
del diritto al lavoro. Ma, anche qui, si tratta di contemperare le aspettative di chi lascia
al proprio paese situazioni di
miseria e di fame o di guerra
con il disagio di chi, italiano,
ha dei problemi con il lavoro:
perché non ce l’ha, perché
quello che ha non è stabile o
non è garantito, perché, magari in età ancora giovane si trova d’improvviso «fuori mer
LA NUOVA LEGGE SULL'IMMIGRAZIONE
PROGRESSO
ALBERTO CORSANI
cato», o perché l’automazione
lo rende inutile zavorra.
Una legge (come questa
che, se approvata senza modifiche, potrebbe diventare esecutiva) non è solo l’enunciazione di una serie tecnica di
norme, è anche il risultato del
confronto tra varie culture politiche ed etiche, e si propone
al tempo stesso di contribuire
alla crescita di tutto il paese e
dei suoi abitanti. Per esempio
stabilendo di discemere fra i
problemi legati per forza di
cose alla presenza di stranieri
sul nostro territorio e i problemi già preesistenti in Italia,
come il lavoro sommerso, il
caporalato, l’invecchiamento
della nostra popolazione. La
nuova legge, anche stabilendo
tramite accordi con i paesi di
provenienza delle quote di
manodopera assumibile (e necessaria all’Italia) sembra an
dare in questa direzione; anche se non è perfetta, anche se
molto dipenderà da come sarà
applicata.
Gli evangelici italiani (come anche altri soggetti religiosi, come la Caritas, anche
qui a Pinerolo e nelle Valli,
come altri soggetti non legati
alle chiese) hanno dedicato
molta attenzione al problema,
sia dal punto di vista dello
studio sia da quejlo concreto
dell’accoglienza; la Fcei nel
passato ha anche dedicato
all’argomento la Settimana
della libertà, quella che in
questi giorni viviamo ripensando ai diritti civili e alla libertà religiosa: è una coincidenza che ci impegna a trovare ulteriori risvolti nella visione di un mondo più giusto.
Torre Pellice
Coltivare
il nocciolo
in valle
Il nocciolo è una pianta relativamente rustica che allo
stato selvatico caratterizza alcune zone boschive insieme
ad altri specie botaniche; questo almeno in molte zone della nostra regione. Il Piemonte
è anche ai primi posti per là
coltivazione della nocciola
con una produzione di circa
55 tonnellate all’anno; la possibilità di collocazione del
prodotto è buona, ovviamente
neU’industria alimentare. In
Piemonte la nocciola è stata
fin qui coltivata in provincia
di Cuneo, di Asti e di Alessandria (Ganghe, Roero, Bormida in particolare).
Da alcuni mesi si parla di
introduzione di coltivazioni
sperimentali di nocciole anche in vai Pellice. La presenza
di una azienda dolciaria come
la Caffarel (il recente acquisto
della ditta da parte della svizzera Lindt non pare averne
mutato i programmi) ha in
qualche modo spinto la Comunità montana ad avviare
una ricerca, coinvolgendo alcuni agricoltori locali. La
stessa Caffarel si è detta interessata fornendo anche un
aiuto economico per l’acquisto delle piantine. Proprio fra
autunno ’97 e primavera ’98
gli alberelli saranno messi a
dimora e i coltivatori saranno
seguiti da personale specializzato in modo da verificare attecchimento, crescita e avvio
della produzione. I terreni interessati sono stati analizzati
grazie all’intervento di studenti universitari. Per il 26
febbraio alle 21 la Comunità
montana ha organizzato, presso la sede di Torre Pellice, un
incontro a cui parteciperanno
docenti e ricercatori nonché
rappresentanti della Caffarel.
D’obiettivo è rappresentato
dalla divulgazione del progetto e delle iniziative già attuate, con un occhio particolare
alle condizioni agronomiche,
economiche ed ambientali.
Il centodnquantenario delle Lettere Patenti è stato un'occasione di lode e di riflessione oltre che di festa
Con il presidente Scalfaro uniti nella riconoscenza
FEDERICA TOURN
Il presidente della Repubblica è arrivato attesissimo
al tempio di Torre Pellice per
il culto di riconoscenza per il
centocinquantenario
dell’emancipazione, domenica 15 febbraio. Ad accogliere
Scalfaro, oltre al moderatore,
Gianni Rostan, ai membri
della Tavola e a pastori e rappresentanti di moltissime
chiese, sono venuti anche il
vescovo di Livorno Alberto
Abiondi, vicepresidente della
Gei, il vescovo di Pinerolo,
Pietro Giachetti, e i politici
locali: tra gli altri, il sindaco
di Torre Pellice Marco Armand Hugon, il presidente
della Regione, Enzo Ghigo,
la presidente della Provincia,
Mercedes Bresso, oltre ai parlamentari Giorgio Gardiol e
Giorgio Merlo, l’europarlamentare Rinaldo Bontempi e
da Torino il vicesindaco Domenico Carpanini.
Il culto, presieduto dal pastore Bruno Rostagno e ripreso in diretta eurovisione da
Raidue, si è aperto con una
preghiera di ringraziamento a
Dio per l’Italia unita e indipendente, in cui si è però e
II discorso del Presidente dopo il culto nel tempio di Torre Pellice
spresso il rincrescimento per
la disparità di benessere che
ancora divide la penisola, come il Sud dal Nord del mon^
do. È stata letta la confessione
di fede della Chiesa presbiteriana dell’Africa del Sud,
mentre il canto degli inni è
stato accompagnato dalla corale e dal coretto. Il pastore
Giorgio Tourn ha poi condotto la predicazione sul testo di
Ebrei 4, 12-13, sottolineando
come la Parola di Dio sia una
spada che penetra nel profondo del nostro essere. «Siamo
qui per vivere questa spolia
zione radicale di noi stessi ha detto Tourn - accettando
di riconoscerci creature fragili, complesse e complessate».
Accettando di essere giudicati
e salvati dalla sua Parola, che
non è un principio astratto ma
un uomo, il Cristo. La preghiera di benedizione ha concluso il culto, con le parole di
Rostagno che ha ricordato che
«soltanto la giustizia solleva
le nazioni».
Il moderatore ha voluto rimarcare come le riflessioni
sulle libertà civili concesse ai
valdesi e agli ebrei 150 anni
fa vogliano essere uno stimolo a rivolgersi con solidarietà
a chi non è ancora libero oggi,
quindi da un lato agli uomini
e alle donne provenienti dai
paesi del sottosviluppo e a
quelli che abitano in paesi tormentati dalla guerra, dall’altro
ai disoccupati e ai fedeli di
culti non ancora riconosciuti
dallo stato. «Come valdesi e
metodisti vogliamo continuare a batterci per la libertà di
tutti - ha detto Rostan - Se
volessimo dire che cosa ha
caratterizzato la nostra storia
di evangelici in questi 150 anni, diremmo che è stato il libero predicare e la diaconia, il
servire il prossimo, cosa che
vogliamo continuare a fare
come credenti e come cittadini». Il moderatore ha infine ricordato chi nel 1848 sostenne
la battaglia per i diritti civili a
valdesi ed ebrei (ci fu anche
una petizione, firmata da 600
piemontesi tra cui anche Cavour e 65 membri del clero).
Da parte sua Scalfaro ha risposto con un saluto a tutta
l’assemblea e con un intervento fatto quasi esclusivamente di riferimenti religiosi
e di puntuali rimandi alle
suggestioni date dal culto ap
Tutti conoscono il Sinodo che si è
riunito a Chanforan in vai d’Angrogna nel settembre del 1532 per decidere
quale atteggiamento assumere di fronte a
quel movimento che oggi chiamiamo la
Riforma protestante e che dilagava in
Europa. Questa assemblea fu composta
non solo dai predicatori valdesi del Piemonte, ma anche da barba venuti da altre parti d’Europa, specialmente dalla
Francia meridionale e dalla Calabria e
anche dalla popolazione locale, interessata per l’importanza delle discussioni.
A esse diedero un grande contributo i
due riformati francesi Saunier e l’irruente Farei, che si sforzarono di convincere
i valdesi a diventare apertamente una
chiesa della Riforma.
Un monumento ricorda questo avvenimento in vai d’Angrogna. Ma in realtà la
decisione definitiva non fu presa a
Chanforan ma l’anno successivo a Frali.
Che cos’era successo? Nel primo incon
IL FILO DEI GIORNI
PRIMA RIFORMA
FRANCO DAVITE
tro i valdesi non trovarono l’unanimità
nelle loro decisioni. L’ala conservatrice
guardava con sospetto questo cambiamento radicale e lo considerava non necessario se non addirittura pernicioso.
Conclusione: prima di prendere una decisione irrevocabile si decide di inviare
due barba in Boemia dove i gruppi vaidesi confluiti nel movimento suscitato il
secolo precedente da Jan Hus formano
una realtà così importante che molti storici non esitano a chiamarla «la prima
Riforma». I valdesi desiderano conoscere
il pensiero di questi fratelli prima di
prendere la loro decisione. A Frali questo
pensiero giunge espresso in una lettera
che ci è pervenuta: fondamentalmente
negativa. «Come mai vi siete lasciati così
presto convincere da questi intrusi [...]
che si prendono gioco della Sacra Scrittura?». E concludono: «Siate molto prudenti». I valdesi invece non lo sono e a
costo della separazione dagli elementi
più conservatori decidono di confermare
la decisione di Chanforan.
Una tradizione che ho trovato a Frali
pone questo Sinodo al Pra d’Aval (una
radura a monte di Ghigo, sull’antico sentiero dei minatori per le miniere di Envie). Non penso che sia il caso di fare un
altro monumento, ma varrebbe la pena
che almeno a livello di catechismo sia ricordata questa decisione, che non fu
semplice questione di routine ma scelta
ponderata e sofferta e che pone con
Chanforan la base del nostro essere oggi
chiesa riformata e sempre valdese.
pena»terminato, da cui è
emerso chiaro il suo essere
uomo di fede. Ha poi ricordato il 1848 e il gesto di Carlo
Alberto, uomo dilacerato tra
il richiamo del diritto alla libertà e le pastoie di una tradizione conservatrice: «In ogni
caso - ha detto il Presidente
- quella del re di Sardegna
non fu una concessione ma
un riconoscimento di diritti
che le persone già possedevano per dignità umana». E così recita anche l’articolo 2
della Costituzione italiana,
che un secolo dopo riconosceva, appunto, i diritti inviolabili delFuomo. «Noi credenti diciamo che la libertà è
un dono di Dio - ha spiegato
Scalfaro - la libertà è un patrimonio che rende la persona
responsabile, ed è figlia della
verità; libertà e verità o vivono insieme o cadono insieme». Ha poi esortato tutti a
caricarsi di umiltà e a guardare con comprensione all’altro, senza sprecare i mattoni
della casa comune per costruire muri che dividono, ma
lavorando tutti con fiducia
nei valori dell’uomo e con un
occhio privilegiato innanzitutto alla libertà degli altri.
Là breve permanenza del
Presidente alle Valli ha subito
un taglio rispetto al programma annunciato (Scalfaro
avrebbe dovuto visitare il
Centro culturale valdese e nel
pomeriggio raggiungere il Rifugio Re Carlo Alberto a Luserna) e si è conclusa con un
rapido scambio di parole con
gli storici Giorgio Spini,
Giorgio Rochat, Giorgio
Tourn e con il giurista Franco
Becchino sul sagrato della
chiesa e infine con il saluto
agli operatori sanitari e ai degenti dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice.
Il sermone del past
Giorgio Tourn e i discors
del presidente Scalfaro de
moderatore e di Luciani
Violante sono pubblicat
alle pagg. 2-3 di Riforma
8
PAG. Il
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VENERDÌ 20 FEBBRAIO 199s
VEN
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DALL’URUGUAY IN GEMELLAGGIO A LUSERNA
DAN GIOVANNI — Lunedì 16 febbraio al Comune di
Lusema San Giovanni è stato siglato il secondo atto del gemellaggio con Colonia Vaidense. I 7 delegati giunti
dall’Uruguay, tra cui Marco Monnet della Famija Piemonteisa, Walter Charbonnier, rappresentante della comunità
valdese, Elvio Cougn, presidente della giunta esecutiva, e
Boris Artus, direttore della Casa per anziani di Vaidense
(vedi foto), saranno ricevuti venerdì 20 dal presidente del
Consiglio regionale Sergio Deorsola e dalla presidente della
Provincia Mercedes Bresso. Durante il loro soggiorno a Lusema, che durerà una decina di giorni, visiteranno le cave di
Lusema e i luoghi più significativi delle Valli valdesi.
NON C’È POSTO A PINEROLO, RICOVERATA A SANREMO — L’influenza che ha colpito duro il Nord Italia
non ha certo risparmiato il Pinerolese; molti hanno dovuto
restare a letto per una settimana con i sintomi consueti
deH’influenza e febbre alta. Qualche problema in più per le
pepone anziane o già afflitti da patologie all’apparato respiratorio. In questi casi si è arrivati al ricovero ospedaliero
e in effetti i reparti di tutte le stretture piemontesi sono stati
collassati dalle richieste di ricovero; un caso particolare si è
verificato a Pinerolo dove una anziana donna, alle prese con
una grave crisi respiratoria, ha dovuto essere ricoverata addirittura all’ospedale di Sanremo mediante l’elisoccorso.
Non si è trovato un ospedale libero più vicino...
AZIENDE A RISCHIO ALLUVIONE — Sono oltre 100 le
aziende piemontési, situate a rischio di alluvione, disposte a
spostarsi in zone vicine usufruendo dei contributi previsti
con una legge del ’97. Il provvedimento riguarda 310 Comuni con aree in fasce fluviali; lo stato riconoscerà un finanziamento agevolato con interessi del 3% per dieci anni.
Le imprese dovranno fare domanda presso un istituto di
credito entro il 20 luglio; il campione di 104 aziende che ha
già risposto esprimendo disponibilità comprende nuove
aree per 800.000 mq e una spesa di circa 150 miliardi.
INCONTRO IN REGIONE PER IL 150“ — Una delegazione di amministratori locali (erano presenti i sindaci di Torre
Pellice e Pinerolo, rappresentanti del Centro culturale valdese e delle Comunità montane valli Chisone e Germanasca
e Pinerolese Pedemontano) hanno incontrato la scorsa settimana il presidente della giunta regionale Ghigo, l’assessore
alla Cultura Leo e il consigliere Bellion per verificare le
possibilità di intervento regionale a sostegno delle manifestazioni organizzate sul territorio pinerolese in occasione
del 150“ anniversario delle Lettere Patenti. «L’iniziativa,
che la Regione vuole sostenere - ha detto l’assessore Leo presenta, oltre al significato culturale, quello della vera riconciliazione con lo stato e con le comunità locali».
PINEROLO: MOSTRA NATURALISTICA — La sezione
pinerolese del Wwf organizza l’allestimento di una mostra
personale di disegni naturalistici di Cristina Girard; la mostra sarà visitabile dal 21 febbraio al 1° marzo presso la saletta Pro Loco di palazzo Vinone, tutti i pomeriggi dalle
15,30 alle 18,30, la domenica anche dalle 10,30 alle 12. Dal
4 marzo prenderà il via anche un corso di disegno naturali.stico presso l’istituto Buniva e curato da Cristina Girard.
«FUOCHI» A PINEROLO — Torna una rappresentazione di
«Fuochi» lo spettacolo teatrale deH’Assemblea-teatro che
ha drammatizzato le vicende narrate nel romanzo «Ascanio
e Margherita» di Marina Jarre per la regia di Renzo Sicco.
L’appuntamento è per venerdì 20 febbraio, ore 21, all’auditorium del Liceo scientifico in via dei Rochis a Pinerolo;
ingresso lire 10.000. Sabato 21 febbraio, alle 17,30, presso
la libreria Volare, presentazione del libro con la partecipazione di Marina Jarre e Renzo Sicco.
UN DUO PER IL POMERIGGIO MUSICALE DELL’UNITRÈ — Nel «pomeriggio musicale» dell’Unitrè di
Torre Pellice del 29 gennaio, il duo violino (Sandro Pignataro) e pianoforte (Mariadele Bua) ha offerto un concerto
vario e interessante: di Vivaldi ha eseguito la Sonata in la
op. 2, di Mozart la Sonata K. V. 304 in mi, di Dvorak 4
pezzi romantici op. 75 e di Brahms la Sonata in la op. 100.
Sono stati molti i consensi per la perfetta esecuzione e per
l’affiatamento raggiunto dai due giovani esecutori, che ben
meritano i successi già ottenuti in Italia e all’estero.
Per la
pubblicità
su
tei. 0121-323422, fax 0121- 323831
Torre Pellice: la conferenza di Gustavo Zagrebelsky sulla libertà religiosa
Alle radici della moderna democrazia
MARCO ROSTAN
Non è una libertà particolare, quella religiosa, anzi è la matrice di tutte le altre
libertà: dove manca matura la
dittatura politica, quando invece la libertà religiosa è reale, fiorisce la democrazia. La
liberà non dipende solo dalle
leggi ma nasce nel profondo
delle coscienze, è qui che matura quella concezione dei diritti che segna il lungo passaggio dall’esser suddito a diventare cittadino. La libertà
religiosa non è frutto di una
rivendicazione di parte ma è
la base di uno stato che si
vuole laico, il che non significa agnostico o indifferente
verso le religioni o le chiese,
ma rispettoso della loro diversa identità. Sono cose che
i valdesi sanno, o dovrebbero
sapere bene, ma è stato bello
sentirle ripetere dai «politici»
nel corso della conferenza organizzata a Torre Pellice dal
Comune e dal Centro culturale, con la presidenza del sindaco, Marco Armand Hugon.
Domenico Maselli ha fatto rivivere la storia travagliata di
questa lunga battaglia per la
libertà religiosa, dal ’48 all’Unità d’Italia, dal fascismo
ai duri Anni 50; l’on. Valdo
Spini ha rivendicato l’importanza che, anche nelle modifiche costituzionali discusse in
Bicamerale, si riaffermi il
principio dell’art. 8 (le Intese)
e la competenza dello stato
nei rapporti con le confessioni religiose; il presidente del
Domenico Maselli
la Camera, Luciano Violante,
ha sollecitato il contributo dei
valdesi nel ridare ideali a
questa società, minata dalla
frammentazione e da egoismi
di varia natura. Dopo i saluti
della Regione e della Provincia, che hanno sottolineato il
ruolo e il contributo valdese
nell’identità e nello sviluppo
del nostro territorio, il giudice
della Corte Costituzionale
Gustavo Zagrebelsky ha tracciato il quadro dell’attuale situazione in materia di libertà
religiosa. Il ’48 è stato il positivo frutto congiunto, ha detto
in sintonia con Spini, Maselli
e Violante, non solo della secolare battaglia valdese, ma
del liberalismo piemontese e
di quello cattolico. Ma si trattava di diritti civili e di libertà
di coscienza. Sono state poi
molte sentenze della Corte
Costituzionale a ribadire il
carattere decisivo di tale li
Dal 27 febbraio nelle Valli
Una rassegna
del teatro valdese
Se ne era discusso molto
l’anno scorso e numerosi incontri erano stati realizzati in
vista della definizione di un
programma vario e articolato:
la «settimana del teatro valdese» doveva portare alla
presentazione al di fuori della
propria comunità dei singoli
spettacoli proposti in occasione del XVII Febbraio. Le filodrammatiche delle Valli
hanno accolto questa proposta con favore anche se non
tutte hanno poi potuto mettere in pratica l’ipotesi di lavoro. Per vari motivi alcune
chiese non hanno potuto ospitare gli spettacoli che avrebbero voluto programmare.
L’iniziativa è comunque
pronta a partire, anche se non
esaurisce certo le possibilità
di scambio, anche al di fuori
delle serate programmate. Per
decisione dei gruppi coinvolti
nel progetto teatrale i proventi delle serate saranno devoluti al Centro culturale valdese
di Torre Pellice per le spese
di organizzazione delle varie
manifestazioni del centenario,
le prime delle quali si sono
svolte alle valli domenica 15
febbraio.
La rassegna inizierà venerdì
27 febbraio alle 21 nella sala
Albarin di San Giovanni dove
il gruppo filodrammatico di
Prali presenterà uno spettacolo di rievocazione storica; il
28 febbraio, sempre alle 21,
nella sala valdese di Prali il
gruppo filodrammatico di Villar Pellice presenterà «Le lacrime del Luberon», un dramma sulla distruzione dei vaidesi di Provenza. 11 7 marzo a
Pramollo arriverà la filodrammatica dei Coppieri di Torre
Pellice che presenterà la rielaborazione del lavoro di Cecov
«Si prova zio Vania» e l'8
marzo a Pomaretto il gruppo
di San Giovanni reciterà «Il
temp(i)o della libertà», creazione sul periodo del 1848;
nella stessa serata a Villar
Pellice il gruppo filodrammatico di Pramollo pre.senterà la
«Rinnegata», uno dei drammi
classici del teatro valdese.
Recita di una filodrammatica
Gustavo Zagrebelsky
bertà: anche se essa non è affermata esplicitamente nella
Costituzione, in realtà è più
fondamentale di quello che
sta scritto. Ci si sarebbe potuti fermare qui, dicendo esplicitamente che lo stato non
può mettere bocca in ciò che
riguarda le religioni, come
avviene ad esempio negli Stati Uniti.
Per le particolarità italiane
abbiamo invece avuto il Concordato e l’articolo 7 e, per
fortuna, anche l’articolo 8.
Nonostante il confessionalismo rimanga fino a oggi un
negativo abito mentale, la
Corte ha in qualche modo minato, con le sue sentenze, il
privilegio cattolico; le Intese
hanno mostrato che vi è un altro modo di stabilire questi
rapporti, il Concilio Vaticano
II ha chiesto alla Chiesa cattolica certe rinunce. Il sistema
dei rapporti bilaterali tra chie
sa e stato si è consolidato. Ma
sono state le leggi sui rapporti
finanziari (l’otto per mille) a
segnare la svolta: se da un lato le confessioni religiose
hanno ora accesso a fondi
pubblici, dall’altro lo stato ha
ridotto il suo intervento in settori ritenuti fondamentalmente di sua competenza: il settore sociale, l’assistenza, domani forse la scuola. È una scelta
giusta? nel medesimo tempo,
se da un lato (vedi sentenze
sul vilipendio o la bestemmia)
vale sempre meno il carattere
«particolare» della Chiesa
cattolica, non è per niente risolto un problema semplice
come un dignitoso e pluralistico studio dei fatti religiosi
nella scuola. Ma il banco di
prova più duro sarà il rapporto con le confessioni religiose
diverse da quelle fin qui contemplate: che senso avrebbe
l’ospitalità agli immigrati senza affrontare con uguale libertà di trattamento le loro diverse confessioni religiose? Il
problema, ba concluso Zagrebelsky, è di saper vivere la solidarietà tra estranei: la strada
è fare in modo che le religioni
siano un po’ meno «pubbliche», un po’ meno preoccupate di ostensione di se stesse. E
non bisogna preoccuparsi
troppo della «pace religiosa»;
se i rapporti tra chiese e stato
rimanessero un po’ conflittuali non importa: non è forse
una ragion d’essere delle
chiese quella di vivere una feconda tensione, anche critica,
con il potere politico?
A colloquio con la direttrice
Rinasca: cento anni
del Cottolengo
FEDERICA TOURN
La Casa di riposo della Divina Provvidenza-Cottolengo di Rinasca festeggerà il
prossimo maggio i 100 anni
dalla fondazione, avvenuta in
.seguito alla donazione, oltre a
un certo numero di cartelle al
portatore, di una casa e di una
cascina con terreni, per molti
anni centro agricolo. Domenica 15 febbraio il presidente
della Repubblica, Scalfaro,
venuto per una breve visita
alla Casa dopo aver lasciato
Torre Pellice, ha anticipato di
fatto i festeggiamenti per il
centenario. Suor Anna Maria
Peròn, direttrice del Cottolengo, ci ha raccontato in una
breve intervista l’attività della
Casa, che vuole continuare
ancora oggi la sua opera di
accoglienza nello spirito di
servizio agli ultimi con cui è
stata edificata.
- Quanti sono gli ospiti, e
da dove vengono?
«Accogliamo una cinquantina di anziani e disabili, uomini e donne, e una trentina
di suore anziane in riposo. In
più abbiamo una scuola materna grande e divisa in due
sezioni che si occupa di circa
30 bambini. Gli ospiti della
Casa di riposo vengono tutti
dalla vallata, perché il desiderio della fondatrice, la signora Bertea, era stato proprio quello di costituire una
casa di accoglienza per la vai
Chisone».
- Qua! è la retta per gli
ospiti?
«Pagano secondo le loro
possibilità un contributo pattuito di volta in volta con i parenti. Ovviamente noi diamo
la precedenza a chi è solco
vive in condizioni di disagio,
anche se non ha soldi. D’altra
parte questa è la nostra vocazione: noi non siamo convenzionati con nessuno, tranne
che con la Provvidenza».
- Avete attivato dei serviti
con il territorio?
«Niente di specifico. C’è
qualcuno che passa da noi la
giornata o anziani e sbandati
che vengono a mangiare qui,
ma non in seguito ad accordi
ma solo perché le nosti'e porte sono e vogliono essere
aperte».
- Ha qualche desiderio per
il futuro?
«Aprire di più al volontariato. Adesso, con la riduzione del personale religioso, abbiamo problemi di personale
e qualche volontario in più ei ,
fai'ebbe felici. Certo, abbiamo,
dei dipendenti, ma non vor-1
remmo continuare ad assumere perché in questo modo temiamo che verrebbe a mancai'e lo spirito di assistenza
familiare che ci ha sempre caratterizzato e non voglian|f’
che la Casa si tr asformi
un’azienda».
- Come è stalo accolto
Scalfaro il 15 febbraio?
«Dai saluti degli ospiti^
dai pensieri dei bambini: cose
alla buona, da Cottolengo»
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DIBATTITO
Politica
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informazione continua
a essere al centro di una perdurante lentezza del legislatore in materia di regolamentazione televisiva, seppur dopo la recente nomina del vertice Rai, con persone finalmente competenti e capaci di
gestire e innovare il mezzo
televisivo. La cultura della
proroga e del rinvio è alla base di questo ritardo nell’affrontare la riforma del settore
senza creare profonde ripercussioni nell’assetto politico
italiano. Un’assenza che non
ha trovato, almeno sino a oggi, grandi risposte sul terreno
di una reale progettualità politica e di un’effettiva volontà di porre fine a una transitorietà che continua a destare molti sospetti. La sentenza della Corte Costituzionale del 1994 aveva già evidenziato la pericolosa stortura dell’informazione televisiva italiana con la presenza di
più reti nelle mani dello stesso gruppo accompagnata da
un innaturale affollamento
pubbbcitario in chiave prevalentemente oligopolistica.
11 vero è che nel nostro
paese si sono succeduti due
periodi nettamente contrapposti, il primo caratterizzato
da una normativa rigida e
blindata, fondata sul monopolio pubblico e la riserva assoluta allo stato di ogni attività, e il secondo caratterizzato non tanto dalla deregolamentazione quanto dall’assoluta mancanza di regole e
di principi. Questa seconda
fase, pur riguardando all’inizio un solo comparto, quello
privato, ha finito a lungo andare per travolgere anche le
regole esistenti nel settore
pubblico, creando così le
condizioni per un passaggio
bmsco non solo da un regime
pubblicistico a un regime privatistico ma, quel che è più
grave, da un’economia governata a un sistema completamente anarchico, ovviamente in balia degli interessi
più forti. La distribuzione
delle risorse del sistema tra i
vari protagonisti è la fotografia più chiara di questa situazione che si è venuta a creare
negli anni.
Così non solo si è persa
1 occasione per regolare i più
complessi snodi dello sviluppo, ma si sono anche compromesse le basi più elementari di ogni ordinato sistema
(assenza di piano di assegnazione delle frequenze e assenza di un regolare regime
di concessioni o di autorizzazioni), costringendo i più deboli a operare in condizioni
di massima precarietà.
E fin troppo evidente che
Ufi tale stato di cose abbia finito per travolgere non solo
te regole dello specifico setwe dell’informazione televisiva ma abbia inciso, date le
connessioni strettissime, sui
principi più generali relativi
ntla forma di stato e alla forma di governo, modificando
bella prassi la sostanza di alcuni principi costituzionali.
primi fra tutti quello sul pluralismo, che la Corte Costituzionale più volte ha richiamato tra i capisaldi fondamentali del nostro sistema. È
indispensabile dunque ritrovare la strada di un più corretto ed equilibrato sviluppo
del nostro paese in questo
settore, non solo per un indispensabile «aggancio» con le
logiche di sviluppo degli altri
paesi ma anche per riaffermare quei valori di pluralismo imprenditoriale che sono
la premessa ineliminabile per
una democrazia compiuta. Si
deve evitare la tentazione di
un progetto completamente
nuovo che richieda una nuova e prevedibilmente lunga
fase di assimilazione e comunque di attuazione e si deve puntare su alcuni essenziali interventi correttivi, mirati sugli snodi essenziali del
sistema, che consentano a un
tempo il rientro in un regime
più fisiologico e la partenza
verso una nuova fase di sviluppo.
Ora, in attesa che la proposta Maccanico sia discussa al
più presto e si entri definitivamente nel merito del riordino della materia televisiva,
restano tuttora irrisolti molti
interrogativi che richiedono
una risposta chiara e trasparente del legislatore; dalla
questione della proprietà al
tetto pubblicitario, dal servizio pubblico alla nuova configurazione delle reti locali,
che dovrebbe consentire uno
sbocco più significativo delle
radio e televisioni locali al
mercato della pubblicità nazionale. Questioni che attengono direttamente al rapporto
tra informazione e potere che
resta un aspetto cruciale della
cosiddetta «questione democratica». Sarebbe inutile negare che nell’agenda di questo governo la riforma del sistema radiotelevisivo resta
un appuntamento ineludibile
per il rafforzamento e una
maggior trasparenza del nostro sistema democratico. Il
pericoloso intreccio tra politica e informazione contribuisce, in assenza di una regolamentazione legislativa, a
creare inevitabilmente forme
di censura e di riduzione degli spazi della democrazia a
cui assistiamo quotidianamente dal piccolo schermo. E
su questo versante saremo
chiamati non a ratificare
scelte e decisioni concordate
in luoghi estranei e esterni al
Parlamento; né d’altro canto
a avallare indicazioni che potrebbero disegnare orizzonti
politici improntati al trasformismo e al puro tornaconto
di interessi aziendali.
Noi dobbiamo riaffermare
con forza che il principio
pluralistico costituisce il
principio fondamentale nella
disciplina del sistema radiotelevisivo: sia per quanto riguarda il profilo del pluralismo interno, che deve caratterizzare il servizio pubblico
radiotelevisivo, sia per quanto riguarda il pluralismo
esterno, che deve caratterizzare il sistema nel suo complesso.
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Un patrimonio naturale da difendere anche nelle Valli
Gli spedali pesci nostrani
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In coincidenza con l’apertura della stagione di pesca
1998 nelle acque da salmonidi, può forse essere interessante riflettere un attimo su
questo aspetto del patrimonio
naturale delle nostre Valli.
L’amministrazione provinciale di Torino è all’avanguardia
in Italia nella gestione della
fauna ittica. Da più di dieci
anni esistono infatti in questa
Provincia delle strutture appositamente studiate per evitare che si ripetano gli errori
fatti in passato, con ripopolamenti di pesci che spesso
hanno prodotto profonde alterazioni nelle caratteristiche
genetiche delle popolazioni
presenti. Questa «avventura»
è cominciata proprio in vai
Pellice, con l’incubatoio ittico di Luserna San Giovanni
che, insieme a quello di
Quincinetto (allo sbocco della
Valle d’Aosta), è stato il primo a essere realizzato. Gli incubatoi non sono degli allevamenti industriali ma piccole unità produttive che funzionano grazie al lavoro volontario dei pescatori locali
(organizzati nei cosiddetti
«Consigli di valle»), garantendo che i ripopolamenti dei
corsi d’acqua vengano fatti a
regola d’arte e non in modo
disordinato e casuale come
avveniva in passato (qualcuno ricorda ancora, forse, le
autobotti che versavano in
spazi ristretti centinaia di pesci destinati a una breve sopravvivenza).
Gli incubatoi provinciali sono invece situati vicino ai corsi d’acqua (attualmente ce ne
sono 18: almeno uno per
ognuno dei bacini idrografici
della Provincia di Torino) e
sono gestiti dagli stessi pescatori locali che conoscono bene
i «loro» torrenti. Le semine
vengono fatte nel momento
migliore per le condizioni dei
corsi d’acqua e si lavora a
tappeto su tutto il territorio,
senza trascurare nessun torrente. In vai Pellice, ad esempio, è stato adottato un piano
semine «scientifico», che tiene conto di lunghezza, superficie, portata e capacità biologica dei corsi d’acqua, in modo tale da poter valutare con
attenzione quanti pesci ogni
ambiente può realmente ospitare. Questo sistema risulta
anche più efficace perché ci si
basa sul lavoro volontario di
appassionati che non «sprecano» avannotti e trotelle ma le
seminano in modo accurato
tenendo conto delle caratteristiche locali. Nessuna azienda
e nessun ente pubblico o privato potrebbe mai ottenere risultati simili.
Bisogna poi considerare la
qualità dei pesci che vengono
allevati negli incubatoi di valle. Dopo qualche anno di «rodaggio» e di acquisizione di
Prima lezione: l’attrezzatura
competenza da parte dei volontari, ormai gli incubatoi
della Provincia di Torino (e
anche qui vai Germanasca e
vai Pellice sono all’avanguardia) si stanno avviando in
modo sempre più deciso a
produrre avannotti provenienti da riproduttori locali che,
rispetto a quelli che ci sono
negli allevamenti industriali,
hanno un ben diverso grado
di «rusticità», sono cioè dei
pesci più selvatici, abituati ad
affrontare in modo più efficace i tanti pericoli della vita
dei torrenti. È ovvio che anche la loro prole avrà una ben
diversa capacità di ambientarsi nei nostri corsi d’acqua.
Saranno dei pesci più «difficili» anche per i pescatori,
non saranno le «trote-pollo»
degli allevamenti, ma questo
fa parte delle regole di quel
«gioco» appassionante che è
la pesca sportiva. Ricordiamo, per chi non lo sapesse,
che nell’ambito della pesca
sportiva è in atto da tempo
una piccola rivoluzione culturale, con l’uso di tecniche che
permettono di rilasciare senza
danni la maggior parte degli
esemplari catturati.
Non bisogna dimenticare
infine che i nostri corsi d’acqua ospitano delle specie di
pesci del tutto particolari, le
cosiddette specie autoctone,
cioè originarie e tipiche delle
nostre regioni: in particolare
la trota marmorata, la trota
fario di ceppo mediterraneo e
il temolo. Già solo per il fatto
di essere così speciali varrebbe la pena di difenderle e
conservarle, così come facciamo con lo stambecco o il
gipeto. Si tratta di pesci che si
sono evoluti per tempi lunghissimi nelle particolari condizioni dei nostri fiumi e torrenti e risultano quindi i più
adatti ad abitarvi e a sopravvivere anche in condizioni
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(gioielli)
via trieste 24, tei. 0121/397550 pinerolo (to)
avverse. Solo negli incubatoi
di valle è possibile (sotto l’attento controllo di esperti e ricercatori delle università)
quel lavoro di cattura e selezione dei riproduttori più puri
dal punto di vista genetico,
per produrre uova e avannotti
di altissima qualità, con i
quali sarà possibile (in un futuro che speriamo prossimo)
riportare le specie autoctone a
essere dominanti nei nostri
corsi d’acqua. Ovviamente
questo obiettivo dovrebbe indurci a gestire con più rispetto i nostri torrenti, in primo
luogo lasciando a essi acqua
sufficiente a garantire le varie
forme di vita che ospitano.
Per finire, qualche cifra indicativa delle dimensioni del
lavoro che si sta facendo negli incubatoi della Provincia
di Torino; nel ’97 sono state
fatte schiudere quasi 5 milioni di uova di trota, con più di
150.000 autoctone. Nella nostra zona sono operanti tre incubatoi di dimensioni più
grandi (Perrero, Perosa, Luserna San Giovanni) e un’
unità più piccola (Prali). In
particolare rimpianto di Perrero, grazie all’impegno degli
addetti, ha accumulato una
grande esperienza nella gestione delle specie autoctone
con risultati di altissimo livello, ma anche a Luserna San
Giovanni si è superata, in
questo inizio del ’98, la quantità di 100.000 avannotti di
marmorata. Un bilancio positivo, dunque, dopo dieci anni
di impegno, di lavoro volontario, di costruzione di un
nuovo modo di essere pescatori ma anche, non dimentichiamolo, un nuovo modo di
intendere la collaborazione
tra ente pubblico e associazioni di volontariato.
* dell’Associazione pescatori riuniti della vai Pellice
Torino
Una mostra di
Walter Bonatti
Una mostra «Fermate le
emozioni», l’universo fotografico di Walter Bonatti, organizzata dal Museo nazionale della Montagna, sarà aperta a Torino, presso la sede
«Duca degli Abruzzi» dal 20
febbraio al 10 maggio. L’esposizione si articola in due
diverse sezioni: la prima, in
bianco e nero, illustra alcuni
dei momenti più significativi
della carriera alpinistica di
Bonatti, dalle prime ascensioni del monte Bianco alla scalata invernale in solitaria del
’65; la seconda, a colori, è
dedicata ai viaggi in ogni parte del mondo, dall’Alaska
all’Africa, al Sud America,
dall’Australia all’Antartide.
Verranno inoltre posti in visione alcuni interessanti filmati d’epoca provenienti dagli archivi Rai.
ITA
Errori sul
«Pinerolese»
Caro Marco Rostan, ho letto
la tua lettera del 28 gennaio in
cui, preoccupato «del livello
culturale dell’amministrazione
pinerolese... nonché della sua
caratterizzazione aconfessionale almeno...», segnali «svarioni» della pubblicazione II
Pinerolese 1998 addebitandoli
all’amministrazione della città
di Pinerolo. La pubblicazione
cui fai riferimento non è opera
dell’amministrazione ma della
Seat e a detta società bisogna
ricorrere per segnalare errori o
inadeguatezze della pubblicazione. La città di Pinerolo è
uno degli inserzionisti (circa
quaranta); abbiamo voluto essere presenti per rafforzare
l’immagine della città e per
questo abbiamo pagato come
tutti gli altri inserzionisti. Ci
compete la responsabilità di
quanto pubblicato a pag. 4 dove si parla di concessioni di libertà religiosa ai valdesi. Pur
concordando con te che nel
1998 ricorre il 150" anniversario della concessione della libertà civile, mi pare che 1’«errore» sia giustificabile anche
perché quella da noi adottata è
la dizione corrente. Lo si vede
anche dal fatto che domenica
15 febbraio a Torre Pellice si
terranno, nell’ambito del 150°
anniversario, due incontri che
dal titolo: «La libertà religiosa
in Italia oggi» e «150 anni di
libertà religiosa in Italia».
Per gli altri testi non abbiamo responsabilità. Non abbiamo avuto pertanto alcuna «infatuazione papale», né siamo
partiti da «visioni cattoliche»
nel fornire informazioni.
Alberto Barbero
sindaco di Pinerolo
RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
Presso il Centro culturale valdese a Torre Pellice,
sabato 21 febbraio alle ore 17, si inaugura la mostra
storico-fotografica sul centenario dell’opera. La
mostra rimarrà aperta fino al 21 aprile.
Associazione Amici ospedale valdese
di Torre PeUice
Con l’inizio del 1998 l’associazione ha una nuova
cassiera: la rag. Paola Rostan.
Per il pagamento delle quote di associazione o per
qualsiasi comunicazione, rivolgersi a lei. Il suo indirizzo
è: 10066 Torre Pellice. Via Bouissa 13. Tel. 0121-91653.
10
Il presidente della Repubblica all’arrivo al tempio di Torre Peiiice
La mostra sul 1848 al Centro culturale
Dalle Valli alUtalia
sullo sfondo europeo
Avrebbe dovuto essere inaugurata alla presenza del presidente della Repubblica domenica mattina e invece la mostra
«1848-1998. Dalle Valli all’
Italia» è stata aperta alla presenza del presidente della Camera Luciano Violante. Allestita nel museo valdese in via
Beckwith, ricostruisce il percorso religioso, culturale e civile che ha portato i valdesi a
diventare, da minoranza emarginata, componente a pieno titolo della società italiana.
La mostra, realizzata su pro
contesto storico in cui lo Statuto Albertino prende corpo. Da
un lato l’Europa. La Prussia, la
cui ambasciata di Torino diventa uno dei punti di raccordo
fra Europa protestante e mondo
valdese e il suo ambasciatore il
garante dei diritti minimi della
minoranza valdese. E poi l’opinione pubblica inglese, il ruolo
decisivo che ebbero figure come il Beckwith o il Gilly per
l’aiuto alla realizzazione di
scuole 0 templi, ma anche per
l’impegno nel favorire il rinnovamento interiore della comu
I primi sguardi alla mostra storica
getto storico di Giorgio Tourn
e grafico di Sergio Calorio, ben
si inserisce nel più ampio percorso storico-didattico del piano museale; fanno infatti da
anteprima le intense pagine dei
secoli che precedettero la concessione delle Lettere Patenti,
seguono le vicende che portarono i valdesi all’emigrazione
in Sud America con la nascita
del ramo rioplatense della
Chiesa valdese. E nella lunga
storia di ricerca di libertà e giustizia ritroviamo le vicende del
rapporto col fascismo e successivamente i riferimenti alla lotta di liberazione partigiana che
hanno dato vita all’attuale Repubblica italiana e alla sua Costituzione. Ma la parte di mostra più .specificatamente dedicata al 1848, alle conseguenze
delle Lettere Patenti e alla diffusione del protestantesimo in
Italia, non può prescindere dal
nità valdese. Da un lato l’Europa, ma dall’altro anche il
movimento liberale che si sta
affermando in Piemonte e che
spinge Carlo Alberto a realizzare alcune riforme importanti
e all’interno delle riforme legislative si possono collocare le
Lettere Patenti. I valdesi aderiscono all’Italia che Cavour,
Garibaldi e Giolitti vogliono
costruire; con la conquista di
Roma e la scelta di questa città
come capitale siamo al culmine del Risorgimento. I valdesi
proseguono ed estendono la loro opera di predicazione e testimonianza in tutta la penisola: i 50 anni che seguirono il
1848 furono decisivi per la nascita di nuove chiese e di importanti strutture, dal Piemonte
fino alla Sicilia.
La mo.stra «Dalle Valli all’Italia» resterà aperta fino al 7
marzo.
XVII Febbraio
In una chiesa
di montagna
La festa per antonomasia: il
17 febbraio. Attesa con impazienza da piccoli e grandi, è
celebrata con solennità, quasi
più del Natale. Ha tutto un rituale di circostanza, vario da
parrocchia a parrocchia, inderogabile.
Ecco come l’ho veduta in
una alta chiesa di montagna. Il
16 sera. Nelle ultime ore del
pomeriggio risuona nella chiusa vailetta un suon di corno: il
corno lugubre degli allarmi,
degli incendi, delle valanghe.
Ma questa sera la sua voce
non è paurosa, solo il suono
insolito annuncia l’evento insolito, unico nell’anno: la festa.
Calano le ombre frettolose
sull’ancor breve giornata. Per
i villaggi è tutta una agitazione. Chi va, chi viene, chi sparisce nelle grange e riappare
con fasci di paglia, fascine,
bracciate di ginepro odoro.so.
Nei punti eminenti ecco s’accendono uno, due quattro, dieci roghi. Colonne rossastre di
fumo s’alzano, si diffondono
nell’aria immobile. Fasci di
scintille erompono dal ginepro
che torce le braccia asciutte
nella fiamma. Un odore d’incenso si spande tra le pareti
rocciose e i precipitosi campicelli, come in un immenso santuario. Bagliori d’incendio sulla neve. Freddo intenso. Un
canto lontano.
Ecco dietro al villaggio più
vicino avvampa una nuova
fiammata, invisibile, dietro le
case, disegna violenta la loro
sagoma nera. Pare che arda il
villaggio. Visioni di altri tempi, quando un simile acre fumo
d’incendi alzava all’Eterno
l’offerta dolorante e tenace, e
copriva, quasi velo pietoso, le
fughe angosciose, le difese disperate, le agonie di questa
carne frale, che sa immolarsi,
ma ripugna al martirio e rimpiange trepida la vita. Potenza
suggestiva delle cose! I roghi
del 16 febbraio sono forse la
parte più solenne della festa. Il
resto è banale.
17 mattina. Chiaro sole sulla
neve gelata, paesaggio pulito,
limpido, allegro. Chiara gioia
sui volti. Coccarde tricolori,
bambini vestiti a nuovo, mamme orgogliose dei loro rampolli. Corteo di scolaresche per
malagevoli sentieri, svolazzar
di bandiere, adunata nel Tempio, allocuzioni d’uso, recite,
distribuzione. Tutta una piccola umanità molto umana resistente alle impressioni .solenni,
avida di divertirsi, di festeggiare, di eccitarsi. In questa
alta chiesa chissà per quale
serie di successivi scivolamenti
«la festa» è diventata soprattutto la festa dei bambini, «la
fèto d'i meinà». Ipadroni della
giornata sono loro: con le loro
poesiole, coi loro canti, con le
loro pagnotte, ed il cioccolato
e l’arancia, oltre all'opuscolo
di storia Valdese. E la giornata, nelle loro mani, è una giornata di ingenue allegrezze.
(da Giovanni Miegge, «La fèto», La Luce, 1.3 febbraio 1929)
Il XVII Febbraio davanti ai tempio
di Baissa a Maniglia (da «Come
eravamo, ed. Claudiana)
La cronaca di una giornata di festa e di riflessione che ha inaujg varie
Una fede incarnata neH'impd) d
Un momento dei culto nel tempio di Torre Peiiice
l'uscita del i
Evangelici e politici nel pomeriggio al cinema di Torre Peiiice avisita c
Una data importante per la libertà fe
Il pomeriggio al cinema
Trento di Torre Peiiice è stato
l’occasione per udire i messaggi di alcuni esponenti politici
(il presidente della Camera
Violante, l’on. Spini) e di alcuni rappresentanti delle istituzioni regionali. Il presidente
della Camera ha voluto ricordare in un’intervista a «Protestantesimo» che in prospettiva
«il primo passo riguarda l’Intesa con i buddisti; poi c’è la
questione molto delicata degli
islamici: lì non c’è un solo
punto di riferimento quindi è
difficile andare a stringere
un’Intesa. Comunque io credo
che la cosa molto importante è
che si diffonda per un verso la
cultura della solidarietà tra diversi, tra estranei; bisogna capire che ci sono persone che la
pensano in modo molto diverso
da te e verso le quali devi essere solidale. Lo stato non deve
interferire con questo tipo di
concezioni e deve garantire anche che i singoli abbiano una
diversa concezione religiosa».
E l’onorevole Valdo Spini
non si è limitato ad un saluto
formale ma ha ricordato di aver
iniziato la sua attività di deputato proprio «con un’interrogazione sul perché non veniva
conclusa l’Intesa con la Chiesa
valdese a norma dell’articolo
8». E poi ha dedicato diversi
anni di attività al processo che
ne è seguito. «A distanza di alcuni anni si può dare un giudizio storico -ha proseguito Spini -: io credo che si sia fatto
bene, perché si è dimostrato
che nel rapporto stato-chiesa ci
sono vari modelli, non un solo
modello, quello del Concordato. E questo ora il popolo italiano lo sa».
Venendo all’attualità il parlamentare laburista ha ricordato anche la sua partecipazione
ai lavori della Bicamerale:
«Più volte ho presentato un
emendamento in cui si ribadiva
il compito dello stato nei rapporti con le confessioni religiose - ha detto -. E siccome
l’emendamento è stato più volte respinto dal relatore D’Onofrio con la scusa che era “banale e scontato” mi sono chiesto
.se dietro non vi fosse qualche
pericolo; penso ad esempio al
fatto che in tema di religione a
scuola a suo tempo vi fossero
delle Regioni che puntavano
ad inserire nei programmi più
ore di religione di quanto fossero previste. Il 25 prossimo
l’argomento tornerà in discussione alla Camera; credo che
l’attuazione del dettato costituzionale e il mantenimento del
sistema delle Intese debba essere confermato».
«Oggi festeggiamo una data
importante per la libertà, la
giustizia, la convivenza civile
di un popolo numericamente
piccolo - ha detto nel suo saluto il neopresidente del Consiglio regionale piemontese,
Sergio Deorsola - ma voglia
mo ricordare che questi dii David
devono essere fatti proprie:
fesi da tutti gli uomini di'iTtJ era asp'
na volontà». ca mah
Anche la presidente àelldese di Tot
Provincia di Torino, Meicésita del pres
Bresso, ha voluto riconosfflbblica, Ose
il ruolo della presenza vai®, ed erano i
nella provincia come elemi|inti e operai
non solo di testimonianaWrivo del Pr
anche di ricchezza e di ideicciato alla
culturale: «Spesso quanèwti
le interne
accade di descrivere la nàieme alla f
provincia, magari aH’eslilauto, subito
l’esistenza delle valli valdAo al culto a
sempre un motivo di carfMice, ed (
rizzazione del nostro teniWo subito
-ha affermato -. Si trattai®spedale do
conoscere il valdismo inizio da
elemento forte di identità li® del nosoc
provincia di Torino». quindi al i
Il Presidente Scalfaro con la figlia Marianna in visita aii'Ospcd®!®
11
Mm
•nauje varie iniziative per i 150 anni dairEmancipazione del 1848
ipiD diaconale, culturale e civile
l'uscita del culto, prima di avviarsi all’ospedale
lice avisita del presidente Scalfaro all'Ospedale valdese
erta fede e il servizio per gli altri
juesti dit.
DAVIDE ROSSO
propnet
nini di'In 5 era aspettativa domenica mattina all’ospedale
lente àelldese di Torre Pellice per la
), Meicalsita del presidente della Rericonosabblica, Oscar Luigi Scalfanza vai®, ed erano in molti, tra pare elenujintì e operatori, ad aspettare
nnianzaittrivo del Presijlente, chi afe di ideiWiato alla finestra chi nel
quandiKtile interno. Il Presidente,
'e la iiifcÌ6nie alla figlia, è arrivato
all’est auto, subito dopo aver assilli valdiAo al culto al tempio di Tordi carf Pellice, ed è stato accompa'0 teniiato subito aH’interno deitratta i®apedale dove la visita ha
smo inizio dal «corpo più anentitìiio del nosocomio», per pas,>. '■'e quindi al centro di riabili
tazione e infine alla parte più
nuova inaugurata nel 1996 dove Franca Coisson, presidente
della Ciov, Paolo Ribet, presidente della Commissione sinodale per la diaconia e il sindaco di Torre Pellice, Marco Armand Hugon, hanno dato il
benvenuto al Presidente.
«Entrando in questo ospedale - ha detto Paolo Ribet - lei
può vedere rappresentato il secondo volto della Chiesa valdese, l’aspetto diaconale. Non
a caso usiamo un termine greco, diaconia, per indicare l’attività a favore dei più disagiati
e non il termine moderno di
“azione sociale”, in quanto riteniamo che il servizio per
l’altro non possa essere un’
Psolo Ribet e il direttore sanitario, dott. Alessandro Capra
espressione secondaria della
fede.
La diaconia della chiesa si
esprime dunque in primo luogo attraverso l’azione semplice e umile dei singoli credenti.
Solo in un secondo tempo devono sorgere strutture più
complesse e articolate, come
quella in cui siamo adesso, in
cui si interviene per rispondere
ad esigenze specifiche. Quando molte delle nostre opere sono nate (ospedali. Case per anziani o per l’infanzia), la situazione dei rapporti confessionali era molto tesa: esse quindi
erano “opere valdesi per i vaidesi”. Oggi, grazie a Dio, non
è più così, ma ciò non significa che queste opere abbiano
cessato il loro scopo: esse continuano a rinnovarsi, nelle
strutture come nell’impostazione del servizio, per poter
venire incontro alle necessità
di tutta la popolazione. Il pur
piccolo mondo valdese e metodista esprime 5 presidi ospedalieri, 8 case per anziani, I
casa per handicappati mentali
gravi, 3 Case per minori, più
alcuni asili infantili e centri di
accoglienza per migranti. E
tutto questo noi Io vogliamo
fare, dal Nord al Sud d’Italia,
in una leale collaborazione
con l’ente pubblico».
Franca Coisson nel suo intervento ha ripercorso la storia
dell’ospedale presentandone
a grandi tappe il percorso dalla fondazione, avvenuta nel
1821, quando vi era l’esigenza
di avere un ospedale per i vaidesi della valle, fino ai giorni
nostri e rivolgendo anche uno
sguardo al futuro con un accenno a due progetti che l’ospedale ha in corso, uno per il
trasferimento delle centrali
tecnologiche e l’altro per dare
una veste più adeguata ai servizi di radiologia e ai laboratori sottolineando l'importanza
da sempre svolta della raccolta
dei fondi a favore dell’ospedale. Ha concluso dicendo che
«l’intenzione è quella di offrire strumentazioni sempre più
valide; si cerca di dare i servizi il più qualificati possibile e
soprattutto un servizio il più
umano possibile».
XVII Febbraio
La prima volta
fu solo il 24
La prima festa non si tenne
affatto nei dintorni del 17 febbraio, ma più di una settimana
dopo. La «Gazzetta Piemontese», infatti, solamente il 24 di
quel mese annunciò ai suoi
lettori che all’indomani avrebbe pubblicato le Lettere Patenti datate 17 febbraio riguardanti l’emancipazione dei
valdesi.
La sera del 24 da Torino, la
notizia veniva immediatamente comunicata alle Valli con
mezzi di fortuna: ecco come ci
viene raccontato l’episodio da
un diretto protagonista, Vallora studente in teologia e futuro
pastore Jean-Jacques Parander che in quel periodo era
supplente di Amedeo Bert, pastore valdese, cappellano delle
ambasciate a Torino.
«11 s’associa dans cette entreprise un ami, Etienne Malan, chocolatier, avec lequel il
loua un cabriolet et partit de
Turin, vers minuit, bravant les
rigueurs de la saison et des
dangers de la route. En passant par Pignerol vers trois
heures du matin, il réveilla M.
Monnet pour le charger d’envoyer d’autres messagers de la
grande nouvelle dans les vallées de Pérouse et de St-Martin. Arrivé à St-Jean il apporta
d’aussi bonne heure que possible, au vénéré pasteur Bonjour
la circulaire suivante, que
nous transcrivons en n ’y ajoutant que la date, omise par M.
Bert dans l’ardeur de son enthousiasme.
Monsieur Bonjour, Pasteur à
Saint-Jean et à tous les frères
émancipés du Val Luzerne.
Turin, le jeudi soir (24 fev.
1848)
Chers frères,
La Gazette Piémontaise annonce ce soir que demain elle
publiera les lettres patentes de
l’Emancipation vaudoise.
Donc, je vous envoie un exprés pour que vous le sachiez
et que vous ayez le temps de
faire demain soir des feux de
joie sur nos montagnes et que
tous ensemble déjà et de nouveau demain soir vous bénissiez Dieu et le Seigneur et invoquiez toutes les grâces sur
la tête de Ch. Albert. Illumination dans VOÍ villages et exprés de tous côtés dans ce but.
Nous vous attendons en grand
nombre et en drapeaux samedi. Nous serons réunis dimanche à 8 heures, à la Chapelle.
Tout à vous.
Votre frère A. Bert Ch.
Gloire à Dieu
Vive le Roi
Vive notre Emancipation».
Quella giornata fu naturalmente di entusiasmo e di gran
festa, e ben si comprende, ed
ebbe alcuni dei suoi momenti
cardine in un culto di ringraziamento in chiesa, in un corteo, in alcuni banchetti pubblici, forme di espressione tipiche
dell’epoca romantica. Per la
verità il Te Deum (dalle parole
d’inizio del canto: Te Deum
laudamus. Ti lodiamo Signore), servizio religioso solenne
in lode a Dio per un evento eccezionale (una vittoria, una liberazione) appartiene alla tradizione: molto meno tradizionale, anzi innovativo, è invece
il corteo, classica espressione
di una coscienza civile moderna: nel 1789 è il popolo in
marcia verso la Bastiglia, nel
1848 la folla che chiedeva la
Costituzione. Anche il banchetto è una novità, espressione
della borghesia nascente.
(da Daniele Tron, «La festa
e i falò». La Beidana n. 31 )
Servizi fotografici di
Pietro Romeo
Davide Rosso
La corale durante II culto
L'autore dello «stellone» della Repubblica
L'arte multiforme
di Paolo Paschetto
ALBERTO CORSAMI
Un rapporto strano deve
aver legato Paolo Paschetto ai committenti della
Costituente che attraverso due
concorsi e ripetute selezioni e
aggiustamenti pervennero alla
scelta del definitivo emblema
della Repubblica. L’artista
aveva già avuto occasione di
lavorare in sedi istituzionali,
con la decorazione di alcune
sale del Campidoglio e di sedi
ministeriali nonché con la realizzazione di alcuni francobol
moniano di una sua vocazione
a essere non demiurgo bensì
interprete, animato dall’impegno civile almeno quanto dall’estro creativo.
Tutt’altro spirito dovette animare Paschetto nell’altra sua
attività, quella di paesaggista:
entrambe le si possono studiare
a fondo nella bella mostra che
il Centro culturale valdese ha
inaugurato in coincidenza con
le manifestazioni celebrative
del 1848 (il catalogo, curato da
Mario Marchiando Pacchiola,
è pubblicato dalla Collezione
La Sala Paschetto ospita la mostra
li. Accanto a tale attività poi
aveva svolto quella sacra con
la decorazione e la realizzazione delle vetrate di alcune chiese battiste; con lo stemma si
trattava di dare visibilità a
un’idea che riunisse visivamente un popolo dilacerato
dall’esperienza della dittatura e
della guerra; un’idea che doveva affiancare l’istituzione nel
rimettere in piedi la nazione,
anche con i simboli e con la
quotidianità degli atti ufficiali
e dei documenti 11 lavoro dovette dunque procedere per aggiustamenti, in parte voluti
dall’autore (chissà quanti altri
bozzetti sono stati da lui scartati o modificati) in parte dal
committente (tecnici e politici): una sorta di progressivo
avvicinarsi all’oggetto della ricerca, tenendo conto di suggerimenti che potevano o meno
piacere all’artista ma che testi
civica d’arte di Pinerolo). Le
valli valdesi emergono da una
serie di scorci sulle borgate e
soprattutto sui prati: sembra, a
prima vista, un soggetto soloma ci sono anche scrittori e registi che in fondo per tutta la
carriere realizzano un’unica
complessiva opera, articolata
in segmenti o ampi capitoli, o
episodi. Questa mi sembra la
caratteristica di questi dipinti:
un amore per le Valli che si riflette nello sguardo ostinato e
profondo per case e dirupi, pascoli e nevai; lo sguardo di chi
si .sente a casa ma ritiene di
dover e.splorare la casa stessa,
senza mai finire, un punto di
vista che non sembra quello di
chi «contempla» dall’esterno,
ma quello di chi aderisce, con
il linguaggio che gli è proprio,
magari non immediatamente
accessibile, a una realtà sociale
che sente sua.
12
PAG. VI
t Eco Delle ^lli "^àldesi
VENERDÌ 20 FEBBI^O l%
venef
A colloquio con il direttore compartimentale delle Ferrovie
Rilanciare il trasporto locale
«Quando nel giugno del
1999 si passerà dalla gestione
nazionale alla regionalizzazione delle linee ferroviarie ci
sarà sostanzialmente una continuità rispetto a ciò che accade attualmente»; ad esprimersi con queste parole rassicuranti è il nuovo direttore
compartimentale delle Fs di
Torino, Giovanni Cassola,
che abbiamo incontrato la
scorsa settimana. Non sarà
tutto semplicissimo e comunque toccherà alla Regione definire le scelte strategiche circa il trasporto locale, compresa l’indicazione dei vettori.
I circa 2.700 miliardi oggi a
disposizione per i collegamenti ferroviari in tutta Italia
saranno comunque ridistribuiti fra le varie regioni in virtù
di accordi siglati negli anni
scorsi. Bisognerà vedere se
esiste la possibilità di reperire
nuove risorse per gli investimenti per quei miglioramenti
strutturali necessari a creare le
basi per un aumento dell’utilizzo del treno. Sulla tratta Torino-Pinerolo-Torre Pellice sono state avanzate da
tempo almeno due richieste
importanti, la realizzazione di
una stazione passante a Pinerolo e il raddoppio del tratto
Nichelino-Pinerolo; con quali
prospettive? «Per quanto riguarda la stazione di Pinerolo
si tratta di un intervento oneroso ma realizzabile e che
condividiamo soprattutto per
la conseguente velocizzazione
della linea - dice il direttore
Cassola per i finanziamenti
si potrebbe puntare a un intervento di più enti oppure su un
fondo, che noi chiamiamo
“addendum 2” che dovrebbe
essere stanziato con la finanziaria ’99 proprio a sostegno
del settore ferroviario. Questo
se vogliamo evitare di comportarci secondo antico costume italiano di aspettare avvenimenti speciali come potrebbe essere l’assegnazione delle
Olimpiadi del 2006 a questa
parte di Piemonte».
- E per il raddoppio della
linea ?
«Dal punto di vista dell’utilizzo del treno il tratto Pinerolo-Torino è in ottima posizione; interventi globali sulla linea andranno però inseriti
nella strategia dei trasporti su
ferro in Torino e cintura. Dal
prossimo anno inizieranno
importanti lavori alla stazione
di Porta Susa della durata prevista di tre anni e che faranno
gravitare su Porta Nuova ulteriore traffico. Poi c’è la questione del “passante” di cui si
discute da anni e che speriamo possa essere risolta al più
presto».
- Al termine di questi lavori
si può pensare all’attestamento dei treni del Pinerolese
dal lato opposto di Torino,
verso Caselle?
«In linea di massima il sistema dei trasporti deve puntare all’attraversamento della
città da parte dei treni che
provengono dalla cintura e
quindi avrebbe senso realizzare per la linea della vai Pellice un collegamento con Caselle così come la Canavesana
finisce da qualche mese a
Chieri. Per i problemi di Torino è chiaro che ciò non potrà
accadere nel breve periodo».
- Quali prospettive ci sono
in sostanza per la Torino-Pinerolo-Torre Pellice?
«Come ho già detto il passaggio alla regionalizzazione
dovrebbe essere indolore; nel
frattempo si dovrà realizzare
in piano regionale dei trasporti che preveda esattamente i vettori da utilizzare. Con
l’orario estivo noi abbiamo
confermato tutte le corse su
rotaia esistenti e crediamo
che dovrà essere così anche
in futuro visto il buon utilizzo
e l’integrazione esistente con
le autolinee che servono le
La stazione di Luserna San Giovanni
__
Tesi & Delmastrd''’«
presenta alla Vostra cortese attenzione
%%
la precisione svizzera...
SEIKO
la tecnica... i diamanti..
De Bea?;
l'incredibile... le perle..
Tesi »Delmastr#«, via Trieste 24, Pinerolo (TO), tel: (0121 ) 29.7.S.50
realtà più periferiche della vai
Pellice. Importanti lavori sono stati realizzati sulla linea
(elettrificazione nuova, sedime, automatizzazione dei
passaggi a livello ed ora anche nuova linea elettrica dall’Enel a Bricherasio ndr) e
tutto va nella direzione di un
potenziamento del servizio».
-C’è un problema però per
i biglietti: non sempre è possibile reperirli nei paesi e sul
treno molte volte il personale,
dovendo compilare a mano i
titoli di viaggio, non riesce a
servire tutti i clienti, e molti
viaggiano gratis...
«E un problema che abbiamo ben presente: per la vendita dei titoli di viaggio speriamo di poter coinvolgere
anche gli uffici postali oltre a
bar e tabaccherie; per quanto
riguarda il servizio sui convogli invieremo presto delle
unità di controllo sui treni regionali per far cessare l’abusivismo».
- Verso la fine degli Anni
80 il Comune di Torre Pellice
si dotò di un piano parcheggi
che prevedeva fra l’altro la
realizzazione di un’area di
sosta nei terreni della parte
abbandonata della stazione
ferroviario di Torre Pellice.
La società Metrópolis, a cui a
un certo punto le Fs avevano
assegnato la cura del patrimonio, dopo molti anni di
tergiversamenti aveva chiesto
al Comune un affitto assai
elevato...
«Il progetto di Torre Pellice
mi pare per molti versi esemplare; noi cederemo volentieri
al Comune l’area oggi abbandonata perché venga recuperata realizzandovi un parcheggio intermodale per auto,
biciclette, moto e naturalmente autobus. Speriamo anche di poter realizzare qualche collaborazione per l’utilizzo della parte di stazione
non più necessaria per le esigenze dell’esercizio».
E così il Comune di Torre
Pellice potrà presto approvare il progetto definitivo del
parcheggio, circa 150 posti, a
vantaggio di quanti prendono
il treno, di chi si reca al palaghiaccio e più in generale
della città.
Letture della Bibbia
Sul metodo
storico-critico
AUGUSTO COMBA
C? era un buon numero di
persone a seguire la
conferenza di Bruno Corsani
per il gruppo vai Lucerna, venerdì sera 6 febbraio a Torre
Pellice su «Origini, significato e limiti del metodo storicocritico nella lettura della Bibbia». Le origini, innanzitutto:
da un lato rimaniamo tutti
sotto l’impressione della difesa sostenuta a spada tratta
dalla Chiesa romana, fino in
tempi recenti, dell’autorità
imprescindibile della Vulgata.
Eppure è trascorso quasi un
mezzo millennio da quando al
suo interno un mite contestatore, Erasmo da Rotterdam,
ha cominciato a pubblicare i
manoscritti greci del Nuovo
Testamento. Le sue 5 edizioni
(fra il 1516 e il 1535) allargano ogni volta il ventaglio delle varianti. Pure, quando Estienne definisce una di esse
come il textus receptus dal
comune consenso, anche le
chiese protestanti l’assumono
autoritariamente come se fosse la loro Vulgata.
Nel corso del ’700 altri studiosi sapranno cominciare a
reagire a questa tendenza.
Inoltre per procedere verso
una lettura il più possibile
obiettivamente fondata delle
Scritture occorrerà saper fare,
dopo il primo passo compiuto
non solo da Erasmo ma anche
dagli studiosi di Alcalá nel
1520, altri due passi. Il secondo consiste nello studio svolto senza apriorismi delle circostanze di composizione
(data, autore, luogo, destinazione) il cui riconoscimento è
essenziale per bene intendere
il significato dei testi. Si consideri, in proposito, la portata
del fatto che alcuni dei principali e più importanti autori di
iibri della Bibbia sono almeno in parte padri soltanto putativi di quanto viene loro attribuito: così dicasi per Mosè,
per Davide, per Paolo. Un terzo passo consiste nella identificazione delle premesse culturali dei testi biblici, nel senso del condizionamento operato su di essi dalla cultura
dell’epoca. Un esempio vistoso: la narrazione di Giosuè
che ferma il corso del sole.
Passando a parlare di valori, Corsani dimostra come,
lungi dall’essere attenuati
dall’attenta lettura della Parola presupposta dal metodo
storico-critico, allorché sono
rimessi in situazione, essi la
illuminano e ne sono illuminati. Vi è una pensosa osservazione di un teologo che li
considera come elementi di
rivalutazione del sola fide. E
quanto ai limiti, essi si mostrano nella tentazione di predicare il metodo, anziché il
messaggio, che rimane nella
sua purezza il punto di arrivo
di ogni ricerca.
Torre Pellice
via Matteotti, 4 - Tel. 932647
Dilemma di un predicatore locale
Karaoke ecclesìasticol
FRANCO SICILIANO
Forse non esiste una famiglia dove, un giorno, i figli adolescenti non abbiano lanciato questo grido di
dolore. A seconda dei tempi
avranno detto: voglio il giradischi, il lettore di compact
disc o l’impianto stereo, ma è
quasi sicuro che dovunque ci
sia un giovane questo è accaduto. Questa volta è un uomo
di circa sessant’anni che lancia il grido: voglio il registratore! Che cosa è successo?
Bisogna sapere che questo poveretto, ogni tanto, fa il predicatore locale. Con tutti i suoi
limiti. E fra questi limiti c’è
quello di essere totalmente, irrimediabilmente stonato. Così, quando lo invitano a predicare, entra in crisi. È quasi la
regola che venga chiamato
quando il pastore non c’è perché è via con la scuola domenicale, o con la corale o per
altri impegni, spesso insieme
alla maggior parte di coloro
che di solito intonano gli inni.
In più, nei luoghi dove viene
chiamato a predicare non solo
non c’è l’organista ma talvolta
non esistono proprio né l’organo né l’armonium.
E così, la domenica, quando
si alza, la sua breve preghiera
mattutina contiene sempre
una frase in più: Signore fa
che questa .mattina ci sia al
culto Ivana, o Tildina, o Paola, o Attilio che, a seconda del
luogo in cui andrà a predicare,
sono quelli che possono intonare i cantici. E bisogna ammettere che la risposta del Signore c’è sempre: benevola e
provvidenziale. Comunque,
ogni volta, questo povero predicatore vive un momento difficile: quando si mette ad osservare tutte le persone che
entrano nel luogo di culto
sperando sempre di vedere i
visi di coloro che lo possono
trarre d’impaccio.
Fino a quando, un’estate di
qualche anno fa, è andato in
vacanza in Scozia: la domenica è andato al culto in una
chiesa della Church of Scotland (chiesa riformata come
quella valdese), dove ovviamente non ha capito niente.
Ma la sorpresa è stata grande,
quando ha visto arrivare un
giovane pastore armato di registratore: durante il culto
questo pastore, quando annunciava gli inni, accendeva
il registratore e così si poteva
cantare (o meglio potevano
cantare) accompagnati da una
registrazione di musiche d’ot.
gano. Splendido! Geniale!
Torna in Italia, consulij
freneticamente testi biblici,
commentari e anche i regola
menti della Chiesa valdesi
(non si sa mai): la cosa nonj
proibita! Si compra il regi,
stratore: ormai è grande, nm
può chiedere a mamma, e pj
comincia a guardarsi tiinidj
mente intorno per vedere g
c’è qualcuno disposto a regi
strare la musica d’organo j
un minimo di inni, ancor n»
glio se fosse su compact dist
perché poi li si potrebbe ritm
vare più facilmente durante!
culto. Lo fa in punta di pieij
sa che potrebbe disturbare.
D’altra parte è fiduciose
nelle varie chiese esistono oi
gani anche molto belli, ci se
no diversi maestri molto brt
vi. Non è così semplice: i|.
tanto ci vuole un’attrezzata
non è chiaro se ci vuole li
Siae; e poi c’è chi sta prept
rando famose cantate tedi
sche, chi sta preparando m
culto solenne, chi sta prept
rando la festa delle corali, eli
organizza stagioni concerti
stiche, insomma non è posi
bile. Piano piano, questi
brav’uomo si rende conici
aver visto le cose troppo faci
li, come se non ci fossen
problemi, come se bastasi
chiedere. Così cominciai
non essere più sicuro deli
bontà della sua idea, finoi
quando qualcuno gli dici:
«Non vogliamo mica farei
karaoke ecclesiastico!».
Micidiale! Da abbatterei
elefante! Così ripone in sol
fitta il registratore che ave«
comprato e continua a predicare come ha sempre fatto,
come può. Non è dispiasto,
in fondo si è accorto che.tóle piccole comunità dove si
reca di solito, tutti i preseni
vogliono aiutarlo nella su,
difficoltà, ha l’impressioni,
che tentino di cantare più fate anche quelli che di soli)
sussurrano timidamente.)
fondo ha l’impressione ck
ancora una volta, come acti
de spesso nelle cose di clit
sa, l’aiuto gli arrivi da tutt’i
tra parte da quella dovei
aveva chiesto. Va bene così,
Eppure, una mattina, vei
alla televisione un culto st
lenne, con l’organo, coni
corale: che bello! Ripensai
quelle comunità dove non ci
nessuno che suoni in chiesa!
domenica e gli viene spont»
neo pensare: se almeno aver
simo il registratore!
Torio
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«Cinema
cura del 1
cinema e
munita eb
inediti d
ebraica in
FEBBRAIO 1848 - FEBBRAIO 1998
I VALDESI, LA STORIA, LE LIBERTÀ
Sabato 21 febbraio ore 17,30
Presentazione del libro: «Fuochi- L’epopea dei valdesi e un
amore nel Piemonte ducale».
Saranno presenti Renzo Sicco e Marina darre.
Sabato 28 febbraio ore; 17,30
Carlo Rapini presenta il libro:
«La Sindone: una sfida alla scienza e alla fede» ed. Claudiai®
Sabato 14 marzo: 17,30
Presentazione del libro:
«Dalla scrittura alle scritture» di Bruna Peyrot, ed. Rosenberg'
Sellier.
Sarà presente l’autrice.
INGRESSO LIBERO - SALA PRIMO PIANO
Durante li mese di febbraio, promozioni e prezzi speciali sui liba
della editrice Claudiana e del Centro culturale valdese.
Fino ad esaurimento, verranno distribuiti in omaggio fascicoli suW
Riforma protestante e sulla storia valdese a chi ne farà richies^
PINEROLO, CORSO TORINO 44,
Per ulteriori informazioni Tel. 0121-393960
Luser
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Anche Torino ha organizzato una serie di appuntamenti
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me cosi
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culto SI
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lipensJi
e none!
i chiesa!
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sario del 1848 e le libertà civili a valdesi e ebrei. Ecco il calendario: il 22 febbraio alle
ore 11 al teatro Carignano, dibattito promosso dal Comune
sul tema «Libertà religiose in
Italia». Il 4 marzo, nell’aula
del primo Parlamento italiano,
a Palazzo Carignano, alle ore
18 si terrà la cerimonia ufficiale per il 150" anniversario
dello Statuto Albertino; alle
ore 21 al teatro Regio, serata
con musiche risorgimentali; il
20 marzo presso la Fondazione Firpo in via Principe Amedeo, si organizza una giornata
di studi dedicata a Luigi Firpo
su «Ideologia del ’48 e mutamento sociale». Il 29 marzo la
comunità ebraica di Torino
propone un convegno sul tema
«Emancipazione ebraica in
Italia tra uguaglianza, integrazione e assimilazione». Dal 15
aprile al 31 maggio al Museo
nazionale del Risorgimento, a
Palazzo Carignano, mostra
documentaria su «1848. L’Europe des images». Dal 7 al 14
ottobre si terrà un simposio
intemazionale presso l’Archivio di Stato: dal 7 al 10 su «Il
Piemonte alle soglie del ’48»
e dal 12 al 14 su «Statuto Albertino e costituzionalismo
italiano». Tra le proposte che
emergeranno fra marzo e ottobre, la rassegna di film su
«Cinema e Risorgimento» a
cura del Museo nazionale del
cinema e la mostra della comunità ebraica su «Documenti
inediti dell’emancipazione
ebraica in Piemonte».
Come si muove il mercato degli affitti nel
C'è richiesta^ manca I
Pi nerolese
'offerta
FEDEHICA TOURN
Dopo l’ennesima proroga
di fine gennaio, si dovrà
attendere fino a ottobre perché siano eseguiti gli sfratti;
gli inquilini con un piede già
sulla soglia possono tirare il
fiato ancora per un po’, mentre chi è in attesa di occupare
l’alloggio dovrà aspettare ancora qualche mese. Certo il
mercato degli affitti nelle
città è cambiato parecchio dal
1992, ultima stagione a equo
canone: con i patti in deroga
si è liberalizzata la trattativa
tra proprietario e inquilino,
che dal canto suo sa di dover
pagare un po’ di più all’inizio
e di subire soltanto l’aumento
Istat nei quattro anni più
quattro previsti dal contratto.
Il problema delle locazioni,
anche qui da noi, ha però
molte sfaccettature: da un lato il proprietario deve pagare
molte imposte (si calcola fino
al 50% di quanto incassa
dall’inquilino), dall’altro i
prezzi sono comunque alti e
spesso si preferisce comprare
e impegnarsi in un mutuo
sfruttando le agevolazioni
previste per la prima casa.
Dalle nostre parti, almeno a
quanto emerge da una breve
inchiesta tra le agenzie immobiliari, la situazione è diversa se si parla di Pinerolo o
dei Comuni in vai Chisone e
in vai Pellice. In città le agenzie parlano di un mercato degli affitti che va a gonfie vele
e rilevano una forte richiesta
in genere ben soddisfatta
dall’offerta. Gli aspiranti affittuari chiedono soprattutto
alloggi in centro, anche se
Pinerolo, il centro storico
non si può dire trascurabile la
richiesta per case fuori città, e
la loro scelta si orienta in
maggioranza su due camere,
cucina e bagno per un affitto
che va dalle 500 alle 800.000
lire. Si parla di alloggi ristrutturati, ovviamente: di case
nuove costruite apposta per
affittare non ce ne sono. Una
curiosità: un’agenzia immobiliare di Pinerolo si lamenta
della difficoltà di acquisire
alloggi da dare in locazione;
di solito il privato preferisce
fare da sé senza affidarsi a
mediatori.
La faccenda cambia quando
si esce da Pinerolo e ci si
inoltra in vai Chisone. A Villar Perosa parlano di un mercato piatto, che registra una
discreta richiesta ma un’offerta praticamente nulla: i proprietari di alloggi, scoraggiati
dal numero di imposte da pagare, preferiscono piuttosto
tenerli sfitti che cercare inquilini; non si costruiscono più
case a scopo di locazione perché non si compra più per af
fittare. Migliore la situazione
in vai Pellice: a una richiesta
anche qui elevata corrisponde
un’offerta discreta, comunque
migliore di qualche anno fa,
sia in caso di alloggi vuoti che
ammobiliati. Chi cerca casa in
affitto? In genere persone sole
che puntano sull’ammobiliato
0 famiglie che chiedono il
classico alloggio 2 camere, tinello e cucinino (450.000 lire
vuoto e 600.000 circa ammobiliato), e più raramente le
quattro camere. Tutti comunque prediligono l’alloggio in
centro, comodo per i servizi,
quindi scuole, trasporti, negozi, mentre risultano molto calate le domande di cascine o
case lontano dal paese. Anche
per la vai Pellice, la risposta
sulle case nuove è una sola:
non ci sono in affitto, mentre
qualcosa si sta muovendo nel
senso di costruire case da
vendere a persone interessate
poi ad affittare.
E le case popolari? A Pinerolo ci sono 535 alloggi di
«edilizia residenziale pubblica»: nel 1996 sono stati assegnati 54 nuovi alloggi e 78
nel ’97 ma non ne esistono
allo stato attuale in fase di costruzione, quindi la disponibilità è determinata solo da
quelli esistenti che in futuro
si renderanno liberi: a tutt’oggi risultano ancora non soddisfatte 196 richieste di alloggi
popolari. A Torre Pellice gli
alloggi affittati in case popolari sono 61, mentre restano
40 le domande insoddisfatte:
il Comune prevede comunque
di assegnarne nel corso
dell’anno ancora 15, oggi in
fase di completamento.
Il vecchio forno per la calce a Perrero
La «chaousiniero»
FRANCO TRON
Sono alcuni anni che i siti
minerari e industriali delle valli Chisone e Germanasca sono oggetto di ricerche,
pubblicazioni, progetti di utilizzo a fini culturali e turistici
che potranno forse, con le dovute sinergie, rappresentare
un momento di stimolo a
nuove attività economiche:
sono in particolare le miniere
di talco e grafite, le cave, le
aziende tessili e meccaniche.
Tempo fa, ripercorrendo un
sentiero nella zona di Pàrant
(sopra la frazione Chiabrano
di Perrero), abbiamo «riscoperto» un vecchio forno per la
calce: con lavoro volontario è
stato reso visibile. Per capire
meglio come si produceva la
calce abbiamo intervistato il
signor Guido Poét che gentilmente ci ha raccontato la sua
esperienza. «Ho partecipato a
un campo di lavoro nell’anno
1947 della durata di quindici
giorni, ventiquattr’ore su ventiquattro - ha raccontato -; assieme ad altre persone facevo
dei turni di dodici ore per preparare della calce per la costruzione di Agape. Abbiamo
raccolto 200 quintali di ceppale di pino e larice, che rappresentava il combustibile necessario per un’infornata. Il
minerale, costituito da blocchi
di pietre calcaree, estratto nella zona di Pàrant, veniva sistemato sopra una centina di legno con la stessa tecnica della
costruzione a volta. Attraverso
un cunicolo alla base del forno si introduceva il legname e
si appiccava il fuoco dopo
aver recuperato la centina (il
risparmio era d’obbligo). Dopo circa 24 ore la fiamma assumeva un colore blu vivo, in
seguito diventava bianca: ciò
significava che il materiale
aveva raggiunto la cottura giusta e quindi bisognava ricoprire quella parte con terra compressa per soffocare la fiamma
in quel sito e spostarla più
avanti fino a interessare tutta
la dimensione del forno. A
cottura ultimata, veniva tolto
il terriccio per evitare l’inquinamento del minerale. Raffreddandosi, la volta crollava
e si procedeva all’estrazione
attraverso il cunicolo utilizzato per l’accensione. Il minerale veniva portato a spalle fino
al Gran Ciamp, a monte della
borgata di Forengo, poi con le
slitte fino a Chiabrano e poi su
camion fino ad Agape. Questo
è stato l’ultimo utilizzo di
quel forno: abbiamo raccolto
370 quintali di calce per i lavori del centro ecumenico».
In precedenza il forno era
stato utilizzato per la costruzione del tempio di Maniglia,
inaugurato nel 1841, e per le
abitazioni della zona. Chi è
interessato a visitare il luogo
può raggiungere in auto le
borgate Saretti di Chiabrano
o Traverse e seguire il sentiero che porta in circa un’ora in
località Pàrant. Sulla sinistra
delle baite ormai abbandonate
si scorge una traccia di pista
forestale al limite tra bosco e
radura: la si percorre per una
decina di minuti e si trova il
forno sulla sinistra, una caratteristica costruzione in pietra
a tronco di cono, compietamente interrata su un lato e a
vista sull’altro.
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Confederazione Nazionale delI'Artigianato
della Piccola e Media Impresa
INFORMA
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Luserna San Giovanni: uffici CNA aperti
Al servizio dell'impresa
La Confederazione nazionale dell’artigianato e della
piccola impresa (Cna) da
qualche mese ha rinnovato i
suoi nuovi uffici in vai Pelline, in via I Maggio 59 a Lusema San Giovanni. A fianco
pila Cna, e in maniera sinerpea, è presente negli uffici di
usema anche la cooperativa
r garanzia Cogart che garanrsce consulenze finanziarie
® le aziende artigiane e che in
nollaborazione con la Cna
fornisce un ventaglio completo di servizi a chi si rivolge
agli sportelli aperti tutti i pomeriggi dalle 14 alle 17 dal
martedì al venerdì.
«Il nostro scopo - dice
Mauro Prot, responsabile di
zona della Cna di Pinerolo è quello di penetrare nel mondo della valle, far conoscere
meglio e diffondere il modo
di fare impresa della Cna.
Aiutare, anche attraverso la
cooperazione con altri enti, a
diventare buoni imprenditori.
Per la Cna questa presenza
non vuole solo essere un modo per garantire i nostri servizi, che peraltro sono molti e
coprono un ampio raggio di
consulenze e aiuti alle imprese andando dall’assistenza tributaria alle consulenze sulla
costituzione di società, dalla
consulenza legale al servizio
assicurativo e molte altre ancora, ma abbiamo anche l’intenzione di incentivare un
ventaglio di azioni con più
obbiettivi in parte legati al
territorio e in parte alle aziende e alle persone.
Tra i nostri obbiettivi poniamo sicuramente una formazione professionale che
miri a far crescere la capacità
imprenditoriale degli artigiani. Questo lo facciamo rivolgendoci alle imprese affrontando temi di gestione aziendale come il marketing, l’analisi di gestione aziendale. Un
altro tema che ci sta a cuore è
l’orientamento professionale.
Bisogna mostrare che esistono alternative al mondo dipendente, dare delle possibilità in più per orientarsi nel
mondo del lavoro. In alcune
scuole medie superiori, abbiamo già affrontato queste tematiche in momenti cogestiti
insieme agli insegnanti utilizzando strumenti audiovisivi e
affrontando temi mirati. È allo studio poi un progetto finanziato con fondi Cee di
spin-off che miri a garantire
da una parte le imprese (ad
esempio quelle con tradizione
artistica) che non hanno eredi
a garantirne la continuità e
dall’altro l’inserimento di giovani nel mondo lavorativo. Il
progetto prevede in sostanza
che il giovane sia affiancato
per un certo periodo dall’ex
titolare che avrebbe funzione
di “maestro d’arte”. È un mo
Informazione pubblicitaria
do da un lato per salvaguardare certe professionalità tradizionali incentivando e in qualche modo rivitalizzando l’ex
imprenditore, dall’altro seguendo opportunamente i giovani, che in questo modo sarebbero avviati a professionalità che spesso non sono facili
da acquisire, in maniera tale
che possano utilizzare altri
parametri di ge.stione di impresa più confacenti alla si
tuazione attuale del mercato».
Una filosofia di fare impresa della Cna quindi, ma anche
un impegno nei confronti di
un territorio, un puntare alla
qualità delle aziende, alla formazione, senza tralasciare di
dare delle possibilità in più ai
giovani per orientarsi in un
mondo del lavoro non sempre
semplice da avvicinare e interpretare.
Davide Rosso
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La Valpe è nei play off;
l’ultima decisiva partita con i
rivali di sempre, il Chiavenna,
ha portato la vittoria decisiva
(6-3 il punteggio finale) per
accedere ai confronti con le
squadre dell’estremo NordEst. La rivale del Valpellice
dovrebbe venir fuori dal terzetto Auronzo, Ev Bozen e
Selva Gardena: probabilmente
si giocherà già domenica 22
febbraio, la prima gara in trasferta. Ma torniamo al confronto di domenica 15. I parziali dicono di una Valpe
sempre in vantaggio, fin dal
4’ del primo tempo grazie
all’esecuzione di Marchettie.
Nel secondo tempo, in rete
Ermacora al 6’, Sciani ha portato sotto i suoi in superiorità
numerica; decisivo a questo
punto il terzo goal di Sbicego
a 19’31”. La terza frazione è
stata più emozionante e anche
fallosa; ancora Ermacora è
andato in rete, dopo appena
un minuto ed a 7’49”. Sembra
fatta ma la difesa vacilla e
l’incolpevole Burraio subisce
la seconda rete; quando Pandini mette dentro la rete del 53 gli ospiti pensano di poter
rimontare; mancano due minuti quando tolgono il portiere per far entrare un uomo di
movimento in più ma la mossa si rivela fatale e Doglio insacca nella porta vuota: la
partita finisce qui e c’è solo il
tempo di registrare alcune
scaramucce fra i tifosi locali e
quelli del Chiavenna, accompagnati fuori valle sotto scorta
dei carabinieri.
ATLETICA
Gualtiero Falco, trentenne
atleta di Bibiana, ha conquistato domenica scorsa il
«pass» per la partecipazione ai
campionati italiani assoluti di
società di corsa campestre che
si svolgeranno il 22 febbraio a
Montegrotto Terme, nei pressi
di Padova. Per Falco, che da
sempre si allena sugli impianti
di Lusema dove iniziò a praticare l’atletica 20 anni fa, si
tratta della settima finale na
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 19 febbraio
e venerdì 20, ore 21,15, Cop
Land con Robert De Niro e
Silvester Stallone; sabato 21,
ore 20 e 22,15 e domenica 22
febbraio, ore 15, 17,30, 20 e
22.15, lunedì 23, ore 21,15 e
martedì 24, ore 21,15 Sette
anni in Tibet.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 20, In barca a vela
contromano, sabato L’ospite
d’inverno, da domenica (16,
18,30, 21) a giovedì. L’avvocato del diavolo. Feriali ore
21, mercoledì chiuso.
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VALPELLICE
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Via dei Milie, 1 - 10064 Pineroio
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Peilice
tei, 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./SO
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pineroio n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
zionale del genere, conquistata questa volta coi compagni
della Fila Biella. Terminata la
stagione del cross. Falco inizierà quella di atletica puntando ad allungare la distanza
correndo la maratona che affronterà per la prima volta nel
prossimo autunno.
Intanto in settimana in piazza d’armi a Pineroio si svolgerà la fase interdistrettuale
dei giochi sportivi studenteschi con la partecipazione di
300 studenti. Le gare si svolgeranno nella mattinata di giovedì 19 febbraio.
Nel cross della Colletta
svoltosi a Torino domenica
scorsa Monica Ghigo ha vinto
fra le esordienti con Valeria
Clot Varizia 2“; Dalila Carlin
ha vinto fra le ragazze. Sabina
Chiurato fra le cadette, Ivana
Roberto fra le Allieve e Andrea Barrai fra gli allievi.
PALLAVOLO
In B1 femminile il Magic
Pineroio, pur lottando fino al
tie break, è stato sconfitto in
casa dall’Agil Trecate; male il
Body Cisco in B2 maschile
sconfitto a Voltri per 3-1.
Doppietta del 3S nei play
off di pallavolo; nel campionato júniores maschile il 3 S di
Gardiol ha battuto il Valentino
Torino per 3-0 mentre nel
campionato ragazze il 3S ha
vinto per 3-1 col Sagittario.
Sconfitte invece le allieve (0-3
dal Vbc Pineroio) e i ragazzi
della seconda divisione (0-3
dalla Polimatica San Paolo).
Successo infine per il 3S in
seconda divisione femminile
sul campo di Carrara.
Nel torneo femminile Baudrino si è arrivati a definire il
quadro delle semifinali in vista delle finali del 1° marzo a
Luserna; giocheranno SS Bricherasio-Villafranca e Volley
Perosa-3S. Anche nel torneo
maschile Storello è tempo di
semifinali; si giocheranno
Volley La Torre-Ottica lighetto e Barge-Panetteria Vicentini. Nel settore giovanile
inizia questa settimana il 5°
Memorial Ferrazza.
TENNIS TAVOLO
Sfumato il primo posto in
campionato la Valpellice in
D2 punta ad andare ai play off
con un onorevole secondo posto e mercoledì scorso il trio
Belloni, Peracchione e Girardon ha sconfitto le Posta per
5-4. La DI vince per 5-0 sul
Cus Torino con due punti di
Alberto Picchi e Agagliate e
uno di Battaglia. Anche la C2
ha vinto, questa volta per 5-2,
contro il coriaceo Rivoli con
tre partite finite al terzo set;
sono andati a punti Sergio
Ghiri e Malano (2) e Migliore
(1). Le prossime partite per la
Valpellice saranno tutte i trasferta, la D2 a Ciriè, la DI e la
C2 a Torino, rispettivamente
contro Enel e Fiat Iveco.
PALLAMANO
Nulla da fare per il 3S Pineroio opposto al Leardi Casale
secondo nel campionato under
18 di pallamano. I ragazzi di
Comoglio hanno tenuto bene
nella prima parte del primo
tempo, ma, quando gli avversari hanno preso le misure ai
pinerolesi, la partita si è chiusa: 8-13 e 8-12 i parziali. Del
resto la differenza tecnica è
troppo forte per consentire recriminazioni; da segnalare la
buona prestazione di Rosso
efficace marcatore con 8 reti
personali, di Vellano, 6 reti,
talvolta un po’ impreciso e del
-portiere Barberis. Il prossimo
incontro sarà a Pineroio il 28
febbraio, alle 11, con il Biella.
Nel campionato under 15 i
ragazzi del 3S Luserna sono
stati battuti, ma dopo un match appassionante, dalla capolista Candiolo; il 39-19 dice di
alcuni momenti di sbandamento che hanno prodotto i
break decisivi mentre i valligiani in molti tratti di gara
hanno comunque messo in
difficoltà la capolista. Stefano
Rivoira, 11 reti, il portiere Patrik Demichelis, Revel e Giachero, sono stati i migliori del
3S, fra gli ospiti Pautasso ha
realizzato da solo ben 16 reti;
prossimo turno domenica 22 a
Pinasca, inizio ore 11.
Chiesa vaWese di Pineroio
Parole di libertà
PAOLO RIBET
T ^ libertà è la tua
^1-4 libertà»: questo è stato
lo slogan scelto con un sondaggio fra i partecipanti ai
culti del periodo di Natale nella chiesa di Pineroio per ricordare il 150° anniversario della
concessione dei diritti civili ai
valdesi. Si sono voluti proporre alcuni momenti di rievocazione storica e di riflessione
alla città, organizzando tre incontri sul difficile cammino
della libertà nella storia e sottolineare il fatto che, finché vi
sono alcuni a cui la libertà è
negata, nessuno può dirsi veramente libero. Il primo di
questi incontri è stato organizzato nella chiesa di San Domenico, che cordialmente ci
ha ospitati. Questo edificio è
stato testimone delle vicende
dei primi secoli del movimento valdese. E stato quindi significativo che proprio in quel
luogo Grado Merlo, professore alFuniversità Statale di Milano, ripercorresse l’avventura
di Valdo e dei suoi compagni,
mostrando l’evangelicità della
loro scelta. Di forte impatto
emotivo, poi, è stata la presentazione da parte deH’Assemblea-teatro di Torino di alcuni
brani del processo di una donna valdese di Pragelato, che
ha fornito lo spunto per una
scena del celebre spettacolo
«Fuochi». Non meno significativo era il luogo scelto per il
secondo incontro, tenuto dal
pastore Giorgio Tourn sul tema «La libertà negata. La vita
valdese nel ghetto alpino» a
Palazzo Vinone. Questo grosso edificio fu infatti costruito
nel corso del Settecento per
ospitare coloro che desideravano cattolicizzarsi e per intere generazioni, nell’immaginario collettivo dei valdesi, ha
detto il pastore Tourn anche
se poi ha corretto tale immagine, esso è stato il luogo in cui
le coscienze venivano piegate.
Per questo, all’ingresso alcuni
giovani accoglievano gli uditori indossando sul volto delle
«maschere neutre», dei volti
bianchi e inespressivi che simboleggiavano l’identità strappata. La corale ha cantato alcune complaintes originate in
quel periodo storico.
La rievocazione è terminata
la sera del 16 febbraio, con
l’accensione in Piazza d’Armi di un grosso falò. La .serata è proseguita con una fiaccolata e con un momento di
riflessione nel tempio in cui,
con l’intervento del Gruppo
Soloteatro, che ha presentato
un brano del suo ultimo spettacolo, e del gruppo giovanile, si è cercato di leggere il
senso della rievocazione di
una libertà ottenuta, per la
nostra vita di oggi.
Appuntamenti
20 febbraio, venerdì — PINEROLO: Per la stagione teatrale pinerolese, alle 20,45, Nino Castelnuovo e Giorgia Trasselli presentano «Ciò che vide il
maggiordomo di Joe Olton».
21 febbraio, sabato — BIBIANA: Al teatro parrocchiale, alle 21,15, va in scena
«Brav si!... ma nen foli» commedia comico-brillante in due
atti, testo e regia di Secondino
Trivero. Ingresso lire 10.000,
ridotti 4.000.
20- 21 febbraio — TORINO: A Lingotto Fiere, sala
Cinquecento, incontro sul tema
«Ambiente e legalità».
21 febbraio, sabato —
TORRE PELLICE: Al Ciao,
alle 19, serata etnica dedicata
alla Bielorussia, con immagini,
canti e cibi etnici, a cura dell’associazione Senza confini sezione vai Peilice.
21- 22 febbraio — BAGNOLO: Al teatro Silvio Pellico alle 21 di sabato e alle 16 e alle
21 di domenica va in scena «La
guerra» di Carlo Goldoni. Ingresso lire 15.000 intero, 12
mila ridotto.
26 febbraio, giovedì — CAVOUR: Alla biblioteca comunale, alle 17, incontro sul tema
«Disturbi alimentari nella preadolescenza: bulimia e anoressia» col dr. Giuseppe Spatola.
26 febbraio, giovedì —
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese, alle
15,30 per l’Unitrè, concerto con
Cosetta Ponte, violino, e Antonella Fenoglio, pianoforte; musiche di Beethoven e Mozart.
23 febbraio, lunedì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
All’istituto tecnico Alberti, alle
18, incontro sul tema «Alimentazione e benessere. Le intolleranze alimentari, l’alimentazione nella prevenzione alle malattie» con Donatella Pascal.
24-25 febbraio — PINEROLO: Al cinema Ritz alle
20,45, per Cinefórum, proiezione di «The kingdom» di L. von
Trier, film di cui esiste una sola
copia in Italia.
25 febbraio, mercoledì —
PINEROLO: Alla scuola media Brignone, alle 16,30, ultimo incoiitro del corso di aggiornamento «Globalizzazione
del mondo» sul tema «La cultura occidentale tra pensiero
unico ed emergere dei fondamentalismi».
26 febbraio, giovedì — PINEROLO: Nella sede di viale
Rimembranza 86, alle 20,30, incontro sul tema «Mettersi in
gioco», promosso dall’associazione Chiaroscuro sulla corporeità e le emozioni nei processi
di apprendimento.
26 febbraio, giovedì —
TORRE PELLICE: Alla palestra di via Filatoio alle 18 la
prof. Beatrice Leila propone il
primo incontro sul tema «Autodifesa, alla scoperta delle proprie potenzialità attraverso le
arti marziali».
27 febbraio, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 20,45 nella sala mostre
«La Tv di fronte al bambino;
una fata o una strega?» incontro-dibattito con Vanna Gherardi su «Tv e creatività».
27 febbraio, venerdì — PINEROLO: Nella chiesa di San
Giuseppe alle 21 concerto per
arpa con Letizia Balmondo. Ingresso libero.
27 febbraio, venerdì — PINEROLO: Presso il Centro sociale di via Lequio il gruppo
uomini propone alle 20,45 un
incontro sul tema «Noi, i nostri
padri, i nostri figli: relazioni al
maschile».
27 febbraio, venerdì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alla scuola media «De Amicis»
alle 17,15 ultimo incontro del
corso di aggiornamento «Piccole storie, grandi storie» sul tema
«L’esecutore di ordini».
Nelle
Chiese Valdesi
MOSTRA — Presso il Centro culturale valdese dal 21 febbraio mostra sul centenario del Rifugio Re Carlo Alberto, aperta
fino al 21 aprile con orario, dal lunedì al sabato, 9-12 e 15-17.
ANGROGNA — Il pastore Taglierò sarà assente dal 18 febbraio al 3 marzo per partecipare in Uruguay ai lavori del comitato esecutivo della Cevaa e visitare alcune chiese valdesi.
BOBBIO PELLICE — Domenica 22 febbraio culto in
francese a cura del pastore Bruno Bellion.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Studio biblico: giovedì
26 febbraio su «Piaghe: ma è un dio che può essere forte?»
Esodo 7,14, 11,10. Venerdì 27 alle 20,45 alla sala Albarin serata comunitaria con il gruppo giovanile di Prali che presenterà
«Un briciolo di storia tra canti e leggende». Riunioni quartierali: A Bricherasio lunedì 23 febbraio, alle Vigne martedì 24.
Domenica 22 febbraio assemblea di chiesa sulle modalità di
celebrazione della Santa Cena.
MASSELLO — Riunione quartierale al Roberso giovedì 19
febbraio alle 14.
PERRERO-MANIGLIA — Unione femminile: prossimo
incontro martedì 24 febbraio.
POMARETTO — L’Unione femminile dell’Inverso si incontra venerdì 20 febbraio. Riunioni quartierali; venerdì 20 alle 20,30 a Perosa, mercoledì 25 febbraio alle 20,30 ai Maurini.
La filodrammatica presenterà il suo spettacolo del 17 febbraio
sabato 21 e domenica 22 febbraio. Culto al Centro anziani venerdì 27 febbraio.
PRALI — Dal 19 febbraio alla fine di marzo sono sospese
le prove della corale. Giovedì 19 febbraio, alle 21, nella sala,
incontro della comunità con la Tavola valdese. Sabato 21, alle
21, nella sala, incontro sul significato storico del 1848 con il
pastore Bruno Bellion. Sabato 28 febbraio, alle 21, nella sala,
la filodrammatica di Villar Peilice proporrà il dramma valdese
di Hubert Leconte «Le lacrime del Luberon». Mercoledì 25
febbraio letture dal Libro degli Atti degli Apostoli.
PRAROSTINO — Domenica 22 febbraio alle 9 culto al
Roc e alle 10,30 culto a Roccapiatta. Riunioni quartierali: mercoledì 25 febbraio alle 20,30 al Roc, giovedì 26 alle 20,30 a
San Bartolomeo. Lunedì 23 febbraio prosegue lo studio biblico
sui miracoli nel Nuovo Testamento.
RORA — Giovedì 26/2 riunione quartierale alle Fucine.
SAN SECONDO — Giovedì 19 febbraio riunione quartierale alle Combe alle 20,30. Martedì 24 studio biblico alle
20,30, giovedì 26 riunione quartierale ai Prima alle 20,30.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: martedì 24 febbraio ai Simound, venerdì 27 agli Appiotti. Studio biblico: lunedì 23 febbraio su «Il cieco di Betsaida: la fede incerta. Marco 8, 22-26». Mercoledì 25 febbraio le prove del coretto si
svolgeranno al presbiterio anziché al Collegio.
VILLAR PELLICE — Sabato 21 e domenica 22 alle 20,45
la filodrammatica presenta in replica «Le lacrime del Luberon».
VILLASECCA — Riunione quartierale venerdì 20 alle 20.
)ERVIZI
VALLI
CHISONE - QERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 22 FEBBRAiO
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58787
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 22 FEBBRAIO
San Secondo: Farmacia Mellano - via Rol 16, tei. 500112.
Ambulanze:
CRI - Torre Peilice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza;
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
Alimentazione
La ciotola
(l'argilla
Il cavolfiore
VALERIA FUSETTI
Una verdura di stagione
che vi consiglio per la
sua versatilità è il cavolfiore. Può essere usato sia come condimento della pasta
che come principale componente in alcuni pasticci
salati. Se volete un condimento veloce e gustoso (oltre che molto digeribile) per
la pasta preparate in anticipo gr 250 di cime di cavolfiore cotte a vapore e tenetele in frigorifero in un recipiente coperto. Ingredienti:
gr 250 di cime di cavolfiore, 4 cucchiai d’olio d’oliva
extravergine, uno spicchio
d’aglio, gr 150 di formaggio gorgonzola, 2-3 foglie
di mentuccia (o un pizzico
di menta seccata), gr 300 di
pipe rigate. Mentre la pasta
cuoce in abbondante acqua
salata mettete l’olio in una
padella bassa e larga. Fate
scaldare a fuoco basso
l’olio con lo spicchio di
aglio. Quando l’aglio prende un leggero colore dorato
levatelo e aggiungete il gorgonzola e alcuni cucchiai
dell’acqua di cottura della
pasta. Con un cucchiaio di
legno mescolate il formaggio all’acqua, in modo da
ottenere una crema morbida
e versate nella padella le cime di cavolfiore cotte . Per
insaporire bene le verdure
vi conviene schiacciarle
grossolanamente con il dorso del cucchiaio di legno.
Al momento di versare la
pasta nel condimento aggiungete la mentuccia triturata: versate la pasta dopo
averla scolata, lasciando un
po’ dell’acqua di cottura.
Mescolate tutti gli ingredienti molto bene e infine
spegnete il fuoco. Variante:
a me piace molto aggiungere un buon pizzico di peperoncino rosso in polvere e
alcuni cucchiai di formaggio grana gratuggiato. Contrariamente a ciò che si crede comunemente il peperoncino rosso non fa male
allo stomaco se non è stato
fatto cuocere con gli altri
ingredienti, a crudo è un ottimo aiuto per la digestione.
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^ 1998 venerdì 20 FEBBRAIO 1998
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
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Il tempio del capoluogo si inaugurò nell'agosto 1900
I valdesi in Valle d'Aosta
A CBVàHo dei due secoli erano sorti i gruppi di Courmayeur
e Viéring. Le iniziative per celebrare la prossima ricorrenza
SANDRO DI TOMMASO
A lungo desiderato, dopo
oltre cinquant’anni di vita organizzata della Chiesa
valdese in Valle d’Aosta, finalmente nell’agosto del
1900 anche la città di Aosta,
dopo Courmayeur e Viéring,
festeggiò l’apertura del suo
tempio di rue Croix de Ville.
Oggi, in clima ecumenico,
tante cose sono mutate; ma
allora quella sede, scelta dal
primo pastore inviato dal Comitato d’evangelizzazione,
Georges Curie, fu voluta con
determinato proposito. Il
giornale cattolico conservatore VIndépendent riferisce
infatti nel numero del 25 novembre 1859 di una predicazione presso la croce di Calvino da parte di un pastore
protestante, mettendo in
guardia gli aostani contro il
veleno protestante. Prima si
trattò solo della parte alta di
un edificio adibita a residenza del pastore e delle attività
della comunità; in seguito
ogni sforzo fu compiuto per
acquistare i locali prospicienti la strada al cui centro troneggia oggi ancora il monumento cattolico che rievoca
la mitica figura di Calvino.
Dalle parole del pastore Eli
Jahier, che si leggono nella
Relazione annua del 18991900, si deduce che quel tempio fu aperto perché la Chiesa
valdese in Valle voleva con
forza quella visibilità, quell’essere nel mondo, in mezzo
alla città, che fu la linea costante fin dal suo apparire in
L’ingresso della chiesa valdese
a Courmayeur
queste zone. Con questo edificio di culto si stabilivano nel
territorio valdostano tre capisaldi per l’evangelizzazione di
tipo quasi strategico e in località in cui vi erano significativi
gruppi di evangelici di varia
origine: Courmayeur, per l’alta Valle; Aosta, aJ centro; Viéring in bassa Valle.
In vista del centenario del
tempio di Aosta la Chiesa valdese della Valle d’Aosta, erede di quei credenti che le
hanno lasciato un grande patrimonio di fede, ha già attuato alcune iniziative. Si è tenuto un concerto con la corale
di Luserna San Giovanni, diretta da Walter Gatti, si è organizzata una conferenza con
il pastore Giorgio Tourn,
mentre la comunità è stata
invitata a riflettere su quel
cammino di fede percorso dai
padri. Si pensa di organizzare
ancora qualche iniziativa.
sempre con quella tensione
alla visibilità di una chiesa
che ormai gode di grande
considerazione, tanto che la
sede del concerto citato è stata la chiesa di St-Etienne, con
cui da anni sono in corso rapporti di fraternità cristiana.
Ma l’iniziativa più importante
è quella di racchiudere in un
libro la memoria storica del
protestantesimo in Valle
d’Aosta con l’ambizione, se
possibile, di una ricerca che
comprenda anche l’epoca
della Riforma. A questo proposito dobbiamo ringraziare
la dottoressa Gabriella Ballesio e il pastore Giorgio Tourn
per la preziosa opera di sostegno culturale e umano. Un
pensiero di gratitudine vada
al pastore Mario Castellani
che ha dato il primo impulso
alla ricerca storica e che, certo, ancora collaborerà.
Vorremmo fare un appello
proprio per la stesura di questo libro e per un’eventuale
mostra fotografica. Chiunque
abbia materiale inedito di
una certa importanza (ho potuto constatare come spesso
gli archivisti siano preziosi:
mi riferisco in particolare al
fratello Carlo Monaya, alla signora Berta Subilia e alla signora Letizia Vergnano, che
ringrazio), sia fotografico sia
scritto, ci dia una segnalazione, scrivendo o telefonando
al pastore Ruggero Marchetti
(via Croix de Ville 11, 11100
Aosta, tei. 0165-44345) o a
Sandro Di Tommaso (corso
Ivrea 60, 11100 Aosta, telefono 0165-2363600).
Dal lavoro in Svizzera alla testimonianza in Africa
Lidia Grasso^ emigrante per l'Evangelo
LELLO VOLPE
HO conosciuto Lidia nel
1982. Ero arrivato da poco in Svizzera, in un paesino
vicino a Zurigo, cominciava il
mio lungo cammino verso il
pastorato. In quell’anno fui
invitato, come tutti gli altri
studenti, a predicare al piccolo gruppo di lingua italiana
nella chiesa evangelica battista svizzera. Ci invitavano
non perché avessero bisogno
di noi, 0 perché fossimo bravi
predicatori, ma per offrirci un
aiuto economico e la loro
amicizia. Ma facevano semrare vero il contrario. Lidia
aceya parte di quel gruppet0 di donne e di pochi uomim- E grazie a lei che incontrai
prematuramente il mio destilo, anche se nella piena inconsapevolezza; seppi, infatti che era siciliana, di Lentini,
n paese vicino Catania di cui
no a qualche momento pria Ignoravo 1’esistenza.
Lidia era lì, attorno a quel
R’Ku*° con davanti la
lobia e l’innarìo, e mi colpimno subito i suoi occhi. Due
grarrdi fari sempre accesi, e
poi il sorriso, forte, deciso, di
1 col volto è abituato ad ab^deiarti. Lidia era fresca,
che se prestata all’econoa svizzera. Fresca perché
c annaffiare la sua vita
De ^don umore. Fresca
® sapeva vivere. Era
Ito discreta, conosceva a
t-y'doria le cose che raccon, di le aveva sentite da bocRn^ *?d*to più capaci; Corda,
„ nchi e tanti altri, eppure
geva di sentirle per la pria volta. Cantava gli inni cola '^^dno cantati, sostenendo
dde con tutto il corpo, e il
dn yseiva chiaro, come le
a ^dtiiche d’inverno, quana freddo e il cielo è chiaro.
Era un’emigrata che sapeva
vivere la sua condizione con
estrema dignità. Lavorare in
Svizzera è duro, faticoso. È un
farsi strada per trovarsi sovente nel vicolo cieco del licenziamento. È un fare carriera spesso alTincontrario e
ritrovarsi a fare il facchino
dopo anni e anni di gavetta.
Ma Lidia non mi è sembrata
mai titubante. Sapeva cogliere il polline invisibile nell’aria
e fecondare la sua esperienza.
Senza essere sprecona si concedeva un buon vivere, conosceva i buoni ristoranti di Zurigo, viaggiava per la Spagna,
la Francia, andava al Teatro
dell’Opera di Zurigo... e lo faceva sempre in compagnia di
noi studenti squattrinati che
non avevamo mai mangiato
la paella, non eravamo mai
andati a Schaffausen, né a
teatro, né a un museo.
Ricordo la sua disponibilità, la generosa sensibilità e
pensavo di conoscere tutto di
lei, poi invece è venuto lo stupore, la meraviglia: quando
l’ho rivista a Lentini per il suo
matrimonio. Era innamorata
e sembrava una bambina impaziente di andare sulla giostra. Era senza età, come
un’adolescente che vive fiell’eternità. Pensavo che quel
benessere svizzero le avesse
comunque offerto tutto ciò
che cercava. E invece no. Lidia era pronta ad emigrare di
nuovo, a rifarsi una vita, a rinascere altrove. Non era alla
ricerca di una residenza, di
un luogo in cui vivere tranquillamente in attesa della
vecchiaia.
Ha fatto proprio come dice
il Vangelo: ha lasciato ogni
cosa per amore ed è partita
senza paura. L’esperienza di
Napoli è stata dura, le condizioni economiche sono sem
pre più peggiorate, le comodità svizzere erano solo un
lontano ricordo, ma non ho
visto nessun’ombra sul sorriso di Lidia. Non era ansiosa
per quel che non aveva o per
quel che aveva perduto: non
siate con ansietà solleciti per
la vita vostra di quel che
mangerete o di quel che berrete; né per il vostro corpo, di
che vestirete (Matteo 6, 25), e
così ha fatto Lidia.
Purtroppo l’esperienza di
Napoli non è andata bene, e
Lidia ha dovuto vivere per
qualche tempo a Lentini
mentre il suo compagno era
in Africa. Ecco che l’ombra
per la prima volta è apparsa
sul suo viso. Sembrava un
pettirosso chiuso in gabbia e
la terra in cui era nata la sentiva straniera. Voleva partire
per un nuovo viaggio, abitare
quel mondo, l’Africa, dal quale si fugge, si emigra. Scoprirsi improvvisamente apostola,
diacona di gente diseredata.
Quando ho appreso la notizia della sua morte una costernazione profonda mi ha
assalito. Ma anche un moto
d’orgoglio mi ha raggiunto: le
persone come Lidia camminano sulla terra con leggerezza, come angeli senza radici,
e quindi vivranno in cielo come in una casa. Lidia ha dato
un senso profondo alla sua
vita e l’ha persa vivendola fino in fondo. Ha perso la vita
trovandone il suo senso, noi
spesso perdiamo il senso senza perdere la vita. Noi viviamo anche fino alla vecchiaia,
ma non siamo sazi dei nostri
anni. Lidia era sazia perché
sapeva nutrirsi della vita come del nettare degli dei. «Persone come te. Lidia, non possono invecchiare. Che il Signore sia il tuo geloso compagno per sempre».
La Fcei e una comunità per tossicodipendenti in Calabria
Piccoli ma importanti progetti di aiuto
BRUNO GABRIELLI
RAZIE. Grazie soprat
«Lrt
tutto perché nessuno
prima d’ora si era mai offerto di sostenere il nostro lavoro gratuitamente, senza secondi fini». Così ha reagito
Pino De Lucia, presidente
della Cooperativa di solidarietà sociale «Agorà Kroton»,
al dono di 35 milioni di lire
consegnatogli lo scorso 27
gennaio dal presidente della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei),
pastore Domenico Tomasetto. Alla sola presenza di altri
membri del Consiglio di amministrazione della cooperativa, degli ospiti e degli operatori della comunità terapeutica per tossicodipendenti che rappresenta la
punta dell’impegno di Agorà
(e che ha voluto significare la
propria gratitudine donando
al pastore Tomasetto uno
splendido tavolino artigianale in legno e ceramica stile
Magna Grecia), del pastore
della Chiesa cristiana evangelica Assemblee di Dio di
Crotone, Gaetano Montante,
e di chi scrive, senza fanfare,
telecamere né fotografi «come si addice - sono ancora
parole di De Lucia - a piccoli
soggetti sociali quali noi siamo e a piccoh progetti come
i nostri»; e come insegna Gesù nel Vangelo di Matteo,
all’inizio del capitolo 6.
Piccoli soggetti e piccoli
progetti sì, ma ciò nondimeno significativi, a giudicare
non solo da quel che abbiamo potuto vedere, ma anche
dalla nutrita rassegna stampa
(una sessantina di articoli nel
solo 1997) sulle molteplici attività della cooperativa; oltre
alla comunità terapeutica nei
pressi di Isola Capo Pizzuto,
sempre al limite dei 20 posti
di capienza, con annessi laboratori artigianali e ambulatorio (alcuni degli ospiti sono
malati di Aids) e casa di prima accoglienza per immigrati in condizioni disperate, nel
Comune capoluogo troviamo
infatti, sempre ben segnalati
dal logo di Agorà, una copisteria-legatoria ormai autosufficiente dove hanno trovato un lavoro stabile alcuni ex
assistiti; laboratori di falegnameria e di ceramica: una
Casa di accoglienza per ragazze in difficoltà; una Casa
famiglia per otto minori da 0
all anni... e un battagliero
quanto spontaneo comitato
di quartiere come ormai da
decenni se ne incontrano
davvero pochi in giro per
l’Italia, naturalmente al Fondo Gesù: uno dei quartieri
più colpiti dall’alluvione del
14 ottobre 1996 (se fosse capitata in piena notte anziché
di sera sarebbe stata una
strage, visto l’alto numero di
famiglie che ancora abitano
gli scantinati) nonché quartiere di provenienza del nucleo storico della cooperativa, che coi ragazzi del Fondo
Gesù ha messo in piedi dall’anno scorso perfino una
squadra di calcio, l’Atletico
Agorà, attualmente al primo
posto nel campionato di III
categoria!
Niente specchietti per le allodole né sperperi di altro genere: ovunque massima economia, sobrietà e rispetto
delle leggi, ma anche dignità
e pulizia, sia fisica che ideologica. Il solo presidente è a
tempo pieno mentre gli altri
soci, una quindicina in tutto,
sono volontari puri, all’occorrenza affiancati da medici, psicologi, assistenti sociali
e altri professionisti. Tutto
per la città, e in particolare
per le categorie sociali più
svantaggiate, e tutto, con
Tunica ovvia eccezione della
comunità terapeutica, in città
(nel cuore dell’antica capitale
della Magna Grecia, fino a ieri esempio rarissimo, nel nostro Mezzogiorno, di sviluppo industride non assistito e
oggi capoluogo della provincia italiana col più alto tasso
di disoccupazione, ormai ben
oltre il 30%) a sottolineare
con i fatti la linea portante
dell’impegno di Agorà, dichiaratamente «ciottiana»:
no a qualunque forma di
emarginazione, sì a qualunque sforzo di reinserimento,
nella società e per quanto
possibile nella famiglia d’origine, delle persone e delle
contraddizioni di cui sono
vittime ed evidenziatrici.
Detto questo non c’è pur
SAN GERMANO — Il nostro fratello Mario Beux se ne è andato
all’età di 84 anni. Era una figura particolarmente nota a San
Germano e dintorni; chi infatti-da queste parti non conosceva «Mario dell’Orso»? Dopo poco più di un mese di degenza all’ospedale di Pomaretto ha chiuso serenamente e
pienamente cosciente la sua laboriosa esistenza terrena.
Alla moglie, ai figli, alla figlia e ai numerosi parenti la comunità tutta esprime la sua più fraterna simpatia nella certezza che il versetto posto nel necrologio che annunciava la
scomparsa di questo nostro fratello sarà per ciascuno di loro vera consolazione in quest’ora di dolore.
TORRE PELLICE — L’assemblea di chiesa di domenica 8 febbraio ha approvato il rendiconto finanziario del 1997 e il
preventivo per il 1998. Ha inoltre eletto deputati alla Conferenza distrettuale Monique Jourdan, Sergio Pasetto e
Sandra Rostan; deputati al Sinodo Mirella Bein Argentieri
e Sergio Pasetto; revisori dei conti Ivano Benech, Luciano
Panerò e Romano Puy.
• Sono stati celebrati i funerali di Dino Rostan, Ruben
Dubs, Angelo Dumine, Ida Olga Goss Taglierò, Pierina
Meynier. Il Signore conceda alle famiglie di essere sempre
sostenute dalla speranza di vita che abbiamo in Gesù, nostro Salvatore.
FLORIDIA II 28 gennaio è morta la sorella Concetta Barrano Failla, una colonna della comunità battista. Con il sorriso sulle labbra dava conforto a tutti e evangelizzava mettendo in pratica il Vangelo. Il culto è stato tenuto dal pastore Salvatore Rapisarda che ha predicato su Giovanni 11,17.
ABBONAMENTI 1998
ITALIA
ESTERO
- ordinario
• ridotto
■ sostenitore
- semestrale
105.000
85.000
200.000
55.000
■ ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestrale
160.000
195.000
250.000
80.000
■ cumulativo Riforma + Confronti £ f45.000 (solo Italia)
Per abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
troppo da stupirsi che le attività di Agorà siano circondate
da tanta stima, qualche preoccupazione e poco sostegno
da parte delle pubbliche autorità e della stessa diocesi
cattolica di Crotone, considerazione non ultima fra le tante che hanno infine portato la
Fcei, su segnalazione del pastore Montante, a individuare Agorà come la destinataria
ideale del dono, proveniente
da un fondo non compietamente utilizzato e raccolto a
suo tempo nell’ambito della
sottoscrizione per l’alluvione
nel Piemonte meridionale.
Dal canto suo la Chiesa
evangelica valdese di Catanzaro e Vincolise ha approfittato dell’occasione per consegnare al pastore Montante,
tramite chi scrive, l’ultima
«tranche» della somma raccolta con la sottoscrizione
lanciata su Riforma all’indomani dell’alluvione di Crotone e della quale diamo conto
qui accanto. Mentre i primi
tre milioni erano giunti in
tempo per dare una mano ad
affrontare la prima emergenza il resto, ci ha assicurato lo
stesso pastore Montante, andrà a famiglie particolarmente bisognose.
Le offerte ricevute
f 20.000: Paolo Tota, Bergamo;
£ 25.000: Guerino D’Auria, Pi
£ 30.000: Mirella Argentieri,
Torre Pellice; Giovanni Vassallo, Palermo;
£ 40.000: Lina Revel, Luserna
S. Giovanni;
£ 50.000; Luigia Sandrin, Por
denone; Paolo Giunco, Tra
pani; Angelo Fasulo, Castevetrano; Alda Bonaca, Scan
dicci;
f 70.000; fam. Vincenzini,
Pordenone;
£ 100.000; fam. Biella, Milano; Helga Bongardo, Como,
Donatella Caffarel, Luserna
S. Giov.; Maria Dattilo, Bolzano; Olga Decker, Napoli
Lidia Frache, Villar Pellice
Tullio Gabrielli, Bergamo
Renata Pampuro, Genova
Maria Riccobene, Velletri
Gino Rossi, Torre Pellice
Elena Rollo, Torino; Alessandra Zois, Bergamo;
£ 105.000; Chiesa valdese, Cosenza;
£ 200.000; Chiesa valdese. Taranato;
£ 225.000; Chiesa valdese, Di
pignano;
£ 228.000; Chiese valdese-metodista, Calabria-Messina;
£ 240.000; Chiesa valdese.
Vincolise;
£ 260.000; fam. Carreri, Geno
£ 300.000; Chiesa valdese,
Trapani-Marsala;
£ 320.000; Chiesa valdese,
Reggio Cai.;
£ 400.000; Chiesa valdese,
Messina;
£ 461.000; Chiese evangeliche,
Milano;
£ 590.000; Chiesa valdese, Catanzaro;
£ 1.000.000; Tavola valdese.
Roma.
Totale £ 5.944.000
Avventisti
Pensiamo
all'Algeria
La Chiesa awentista del
settimo giorno, nell’ambito
della Settimana per la libertà religiosa (15-22 febbraio) ricorda il dramma
dell’Algeria con raccolta di
firme e impegni umanitari.
A Torino, sabato 21, ore
10,15, nella chiesa di via
Rosta, sermone di Marcella
Palmieri Senigalliesi su «La
libertà degli altri».
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 20 FEBBRAIO 199r VE1Æ
Cagliari: insieme intorno alla Parola
Un pellegrinaggio
fra le diverse confessioni
Si è conclusa sabato 24
gennaio, con una celebrazione ecumenica nella chiesa di
Cristo Re, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Per la prima volta a Cagliari battisti, cattolici e ortodossi hanno lavorato insieme
per testimoniare l’unità intorno alla parola di Dio. È stata
l’ultima tappa di un cammino
iniziato lo scorso aprile con
un incontro di preghiera in
occasione della visita di due
«frères» di Taizè. Come spesso accade abbiamo voluto approfondire la conoscenza reciproca e così, dal mese di ottobre, sono state organizzate
due serate nella chiesa di
Sant’Ambrogio; una per far
conoscere gli uni agli altri
canti ed espressioni musicali
delle diverse confessioni, l’altra per confrontarci col segretario del Consiglio delle conferenze episcopali europee,
don Aldo Giordano, uno degli
organizzatori dell’Assemblea
ecumenica di Graz.
Infine questa Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani con una serie di incontri, ogni sera in una chiesa diversa quasi un ideale pellegrinaggio fra le diverse confessioni. La celebrazione interconfessionale di sabato 24 è
stata un momento veramente
significativo aperto dalla processione di tre fiaccole, rette
dai rappresentati delle tre
confessioni (monsignor Alberti, padre Gerace e il pastore Anders) e simboleggianti lo
Spirito Santo, con le quali so
no stati accesi tre ceri posti
sull’altare ai piedi della Bibbia. Poi le letture seguite da
brevi commenti e intervallate
da canti e da momenti di preghiera culminati con il Padre
Nostro. Nel frattempo le tre
fiaccole ardevano sul sagrato
a simboleggiare la presenza
dello Spirito nel luogo dove si
svolgeva l’incontro. E adesso?
Il «gruppo di lavoro ecumenico», composto da membri
delle differenti comunità intende continuare il cammino
dell’unità nella diversità e nel
rispetto reciproco. Non è una
strada facile, ma crediamo
fermamente che sia la via giusta anche per la nostra città e
per i credenti in Cristo che in
essa operano. Con l’aiuto del
Signore cammineremo lungo
questa via. (f.b.)
La «Settimana» in Molise
La teologia
e la comunione nello Spirito
Il 18 gennaio a San Giacomo degli Schiavoni, nella
chiesa valdese, predicazione
del vescovo Domenico D’Ambrosio e partecipazione liturgica di sorelle e fratelli e dei
«ministri». Il 19 a Termoli, in
una chiesa cattolica del centro cittadino, sermone del pastore Enos Mannelli e stessa
partecipazione liturgica. A
Larino, il 21, omelia del pastore. A questi incontri ha
partecipato anche il segretario per l’ecumenismo e il dialogo della diocesi di TermoliLarino, don Timoteo Limongi. Le collette delle riunioni
sono state devolute alla Società biblica in Italia.
Il 22 gennaio, nella chiesa
valdese di San Salvo, predicazione di don Gino Smargiassi,
delegato arcivescovile per il
(foto Zibecchi)
Vástese e ottimo contributo
dei giovani delle parrocchie
cittadine alle letture e ai canti. In provincia di Chieti le celebrazioni si sono concluse il
25 gennaio nella cattedrale
del capoluogo: l’arcivescovo
Edoardo Menichelli ha condotto la liturgia, il pastore
Mannelli ha predicato e ha
anche ricevuto un invito dalla
parrocchia di San Paolo apostolo di Fano per partecipare
ad una «Cattedra ecumenica», presenti il priore dell’eremo di Avellana, Alessandro
Barban, il past. Michele Busi,
della Chiesa awentista di Iesi,
e il past. Hans-Michael Uhi
della Chiesa luterana di Roma. Ottimi gli interventi, particolarmente incisivo quello
del priore. Circa 300 i presenti, tra i quali molti giovani.
In coda alla Settimana, il 26
gennaio, il pastore ha partecipato a una conferenza pubblica a Termoli, organizzata
dal vescovo in occasione della promulgazione del Sinodo
diocesano. Tra i relatori l’arcivescovo di Foggia e un docente dell’istituto ecumenico
San Nicola di Bari, per l’ortodossia. Al past. Mannelli era
stato affidato il tema: «Il Sinodo nella tradizione riformata». Anche qui, nell’affollato e capiente cinema parrocchiale, ottimo il livello degli interventi, ma soprattutto
il desiderio di imparare ad
aver fiducia reciproca e ad
ascoltare la voce di Dio, per
esser poi capaci di ascoltarci
reciprocamente. (e.m.)
L'esperienza di Reggio Calabria
Fuori dagli schemi Na
con pentecostali e ortodossi inf<
Non è stato facile uscire
dagli schemi che per anni
hanno fissato lo svolgimento
della settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani a
Reggio Calabria. La novità si
imposta, quest’anno, come
segno del cammino ecumenico già fatto e della volontà
di procedere con maggiore
libertà e sicurezza sulla via
della riconciliazione e della
comunione fraterna. Lo Spirito «soccorre la nostra debolezza», ci ha ricordato la tematica di quest’anno.
Giovedì 22 gennaio, per la
prima volta, uno degli incontri interconfessionali si è svolto presso la comunità «Risveglio» della chiesa evangelica
della Riconciliazione, con la
partecipazione dell’arcivescovo, dei pastori della Chiesa battista e di quella valdese
e, altra importante novità, di
una delegazione della Chiesa
ortodossa. La calorosa accoglienza della comunità ha favorito il clima di comunione
in cui si è svolto il rito presieduto dal pastore Emilio Ursomando. Con vivo interesse
sono stati seguiti i commenti
alle letture Wbliche dell’archimandrita padre Nilo Vatopedinu e di don Domenico
Marino, parroco della chiesa
di Santa Maria dell’Itria, nel
cui territorio ha sede la comunità Risveglio.
Un dato significativo, il
«gemellaggio» con la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù,
dove si è svolto l’altro incontro interconfessionale. Le ce
lebrazioni hanno unito le
due comunità, prima nella
preparazione e poi nello
svolgimento: nella chiesa
della comunità Risveglio ha
infatti partecipato il parroco
don Umberto Lauro con un
gruppo di parrocchiani inseriti attivamente nei canti e
nelle preghiere spontanee.
Ugualmente attiva è stata la
presenza della comunità Risveglio nella chiesa del Sacro
Cuore dove si è svolto l’incontro conclusivo, il 25 gennaio, con il commento alle
letture bibliche del pastore
Ursomando e dal vescovo
Vittorio Mondello.
Una sottolineatura a parte
merita l’altra novità di quest’anno: l’incontro ecumenico giovanile che il 23 ha riunito nella chiesa valdese tanti giovani cattolici, evangelici
ed ortodossi. Una bella esperienza che ha ricreato il suggestivo clima della spiritualità di Taizè: seduti a terra,
con i lumini sparsi sul pavimento, in un alternarsi di
brani musicali e di letture bibliche, per la prima volta
giovani di diverse confessioni cristiane hanno espresso
la gioia di sentirsi uniti nella
coralità del rito e nel coinvolgimento personale con la
preghiera spontanea.
L’incontro apre alla speranza di un nuovo modo di
vivere la propria adesione al
messaggio di Cristo: come figli dello stesso Padre chiamati a partecipare allo stesso
Regno.
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Molte diverse iniziative hanno caratterizzato la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani a fine gennaio
Appuntamenti musical^ testimonianze, incontri fraterni nelle varie regioni italiane
Nel Trentino
Nella diaspora trentina della Chiesa valdese di Verona
anche quest’anno la Settimana di preghiera ha segnato
momenti di profonda comunione e di preghiera vissuta.
A Rovereto, domenica 18,
rappresentanti del locale
gmppo valdese hanno partecipato al mattino alla celebrazione eucaristica nella
chiesa di San Marco, con letture e brevi interventi sulle
più recenti tappe del cammino ecumenico in Italia e in
Europa. Al pomeriggio dello
stesso giorno, nella sala rosminiana, la pastora Letizia
Tomassone ha presieduto un
culto di Santa Cena, con buona partecipazione della cittadinanza.
Il 20, nella chiesa di San
Giuseppe si è svolto un incontro ecumenico di preghiera. La riflessione biblica è stata tenuta dalla sorella Florestana Piccoli Sfredda. Intensa
la partecipazione del coro
parrocchiale, che ha proposto
anche un inno ortodosso e il
«Padre Nostro» tratto dall’Innario evangelico.
A Trento mercoledì 21 si è
svolto presso la sala di rappresentanza della Regione
Trentino-Alto Adige, un incontro ecumenico di preghiera per l’unità e la pace,
coordinato dal fratello Salvatore Peri. Hanno partecipato
la pastora LetiziaTomassone,
con una riflessione biblica, e
rappresentanti di varie realtà
confessionali della città e della diaspora con messaggi e
preghiere. I nostri inni sono
stati cantati dal coro Nikodin,
diretto da Alessandro Martinelli, del Centro diocesano
per l’ecumenismo e il dialogo: alla tastiera il fratello Nicola Sfredda.
11 fratello Emidio Sfredda,
del gruppo valdese di Rovereto, è stato invitato al Centro
giovanile cattolico di Bassa
no del Grappa dove il 22 gennaio ha tenuto una lezione di
ecumenismo a oltre cento
giovani e adulti.
Domenica 25 gennaio la sorella Piccoli Sfredda ha trascorso l’intera giornata presso
la parrocchia di Ravina (Tn),
nell’ambito di un corso delle
«Scuole della pace». Il tema
era: «La donna nell’ecumenismo». Sulle «diversità riconciliate» ha potuto rivolgersi anche a un gruppo di bimbi,
evocando una fiaba dell’autore evangelico Ezio Ponzo. La
giornata si è conclusa con una
celebrazione eucaristica e una
riflessione biblica della relatrice sui testi previsti dalla liturgia domenicale.
A Mottola
Il 22 gennaio la comunità
battista locale ha vissuto attivamente, come da diversi anni a questa parte, la Settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani.
Nel nostro locale di culto si
è svolta una liturgia ecumenica incentrata sul tema dello
Spirito Santo, che prevedeva
tre momenti. Nel primo l’invocazione dello Spirito, avvenuta tramite un responsoriale
e la presentazione di tre simboli (la Bibbia, la croce e
un’icona raffigurante la Pentecoste); nel secondo la confessione di peccato e l’invocazione del perdono hanno
preceduto la riflessione del
pastore Loiudice tratta da Luca 14, 18-19 e quella di don
Schena su Romani 8, 14-27;
nel terzo e conclusivo momento le preghiere spontanee di intercessione, la recitazione comune del Credo e del
Padre Nostro, lo scambio del
segno di pace hanno condotto l’assemblea di 400 presenti
verso la benedizione finale. I
vari momenti sono stati intervallati da canti di gioia e di lode sull’unità di Cristo. L’offerta raccolta è stata devoluta alla Società biblica.
Il coro giovanile della Chiesa copta egiziana di Miiano (foto Zibecchi)
A Siena
Anche Siena potrebbe diventare oggi luogo d’incontro tra culture, religioni e tradizioni, una tappa del viaggio verso la riconciliazione
tra credenti di varie confessioni. Infatti anche qui si è
svolta, dal 18 al 25 gennaio,
la Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani, preceduta il 15 da un incontro con i
credenti ebraici.
La settimana si è aperta
con una messa e un intervento da parte della Chiesa
evangelica valdese di Siena
presso l'abbazia di Monte
Olivete Maggiore è continuata con rincontro ecumenico di preghiera nella chiesa di San Vigilio il 19, per finire il 22 con la tavola rotonda sul tema: «Le chiese dopo
l’assemblea ecumenica di
Graz: Riconciliazione», relatori il past. Paolo Ricca e
mons. Elio Bromuri, moderatore Renato Rossi. Presenti
l’arcivescovo di Siena, Gaetano Bonicelli, don Donato
di Monte Olivete Maggiore e
la candidata pastora di Siena
Monica Michelin-Salomon.
Secondo Ricca, Graz ha sa
puto «disseppellire» dalle pagine della Bibbia la parola riconciliazione mai stata tematizzata per la paura degli
stessi credenti. L’incontro di
Graz ha dato visibilità ad una
sorta di chiesa trasversale
che non si identifica in una
confessione ma passa come
un unico filo tra i vari modi
di vivere la fede conoscendoci e riconoscendoci nelle nostre diversità.
Ricca ribadisce che nessuna chiesa raggiunge da sola la
pienezza cristiana, ma solo
«in coro» con le altre. Anche
mons. Bromuri, partendo
dall’esperienza di Graz, conferma l’importanza della conoscenza e dell’apertura, ma
col pensiero rivolto al vero significato di ecumene, tutta la
terra abitata, (l.m.-e.c.)
Nel Tigullio
La Settimana di preghiera
ha avuto per la prima volta
un’eco particolare nelle chiese cristiane del Golfo del Tigullio. Le chiese si sono incontrate per la riflessione biblica e la preghiera il 23 gennaio a Rapallo, nella locale
chiesa evangelica delI’Ucebi.
Dopo una serie di letture e di
canti è stata predicata la Parola dal past. Enrico Reato,
da don Marco Torre e dal lettore ortodosso Giorgio Karalis. Gesti simbolici e preghiere spontanee hanno completato il riuscito incontro.
Il 24 gennaio a Lavagna,
nella sala parrocchiale della
chiesa «Maria madre della
Chiesa», presente il vescovo
mons. Careggio si è avuto il
momento principale della
manifestazione, con la partecipazione di tutte le chiese organizzatrici. Il pastore Franco
Scaramuccia ha predicato su:
«Lo Spirito viene in aiuto della
nostra debolezza», poi la prof.
Maria Vingiani, presidente
onoraria del Sae, ha portato
una testimonianza sul tema
«Ecumenismo, cammino di
riconciliazione ecclesiale in
fedeltà all'Evangelo, per annunziare Cristo al mondo».
Canti, preghiere e un gesto
simbolico hanno completato
l’iircontro durato due ore.
È la prima volta che Chiesa
cattolica, con il suo vescovo, e
Chiesa battista di Chiavari
partecipano a un incontro
ecumenico: l’evento è stato
salutato dai giornali locali e
dalle due televisioni cittadine
come l’apertura di nuove prospettive di dialogo e confronto. Hanno aderito alla manifestazione la Chiesa cattolica
di Chiavari e diocesi, la Chiesa greco-ortodossa di Genova
e le chiese evangeliche di
Chiavari, Rapallo e Lavagna.
A Torino e cintura
La Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani a Torino ha ricalcato il modello ormai collaudato delle manifestazioni progettate insieme
dalle due commissioni ecumeniche, la cattolica e l’evangelica. Come di consueto
l’apertura della Settimana è
avvenuta in sede cattolica,
con la predicazione del cardinale, di un rappresentante ortodosso e di uno evangelico,
mentre la chiusura si è svolta
al tempio valdese sempre con
interventi di esponenti delle
tre confessioni.
Ben 17 sono state le parrocchie e chiese evangeliche, in
Torino e nella cintura, sede di
incontri di preghiera. Un momento importante è stato la
tavola rotonda tenuta nell’aula magna dell’Istituto Avogadro, dove sono intervenuti il
presidente della Fcei, Domenico Tomasetto, il vicario per
l’Italia della Chiesa ortodossa
romena, Traian Valdman, e
mons. Perisset, segretario aggiunto del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani.
Molto riuscita la festa dei giovani, tenuta per la prima volta
e organizzata presso il Seminario cattolico: musica e preghiera gli elementi essenziali.
Hanno partecipato giovani
delle tre confessioni cristiane.
Da segnalare l’incontro tenuto nella caserma della
Guardia di Finanza di Torino,
organizzato dal cappellano
cattolico e da alcuni sottufficiali pentecostali. Hanno
predicato don lean Pierre Ravotti, il pastore battista Emmanuele Paschetto e il pastore apostolico Giannini. Ha
animato la liturgia la corale
evangelica «David» diretta da
Marcella Amoruso. Pensiamo
che sia la prima volta clr®
un’iniziativa del genere avviene in ambiente militare.
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m Un lutto per i battisti italiani
Nando Camellini testimone
infaticabile dell'Evangelo
PIERO bensì
Nando Camelllni non è
più con noi. È mancato
sabato 7 febbraio, a causa dei
postumi di un’operazione, resi più debilitanti di altri malanni da una persistente forma di diabete che da tempo
lo tormentava. La notizia ha
dolorosamente colpito tutti
quelli che lo conoscevano e
amavano. Sono tanti.
Nato a Cagliari nel 1911,
Camellini si era diplomato
come archivista e in quella
veste trovò lavoro alle saline
sarde. Negli anni precedenti
la guerra venne in contatto
con l’Evangelo rimanendone
affascinato. Incominciò a frequentare (anche con la giovane moglie) la Chiesa battista
di Cagliari, dove venne battezzato dal pastore Inguanti.
Ma la sua passione per la parola di Dio non poteva accontentarsi dei culti e degli studi
biblici; aveva bisogno di qualcosa di più. Perciò, con l’aiuto
e la guida del pastore Inguanti, il giovane Camellini incominciò ad approfondire la
sua conoscenza del protestantesimo e quindi a immergersi nello studio della teologia e dell’esegesi biblica. Dalla propria biblioteca Inguanti
gli forniva il materiale di studio e dalla propria esperienza
molte valide indicazioni tanto
che, avendo Inguanti dovuto
lasciare Cagliari per un certo
periodo a causa dei bombardamenti, Camellini prese con
entusiasmo la guida della comunità cagliaritana per oltre
un anno. Al termine della
guerra Camellini lasciò il lavoro e si mise a disposizione
dell’Unione battista, il cui
corpo pastorale era rimasto
dimezzato. Nel 1945 venne
inviato come pastore a Pordenone, dove manifestò doti
pastorali e organizzative veramente straordinarie. Ci siamo conosciuti alla prima Assemblea generale dell’Unione (allora si chiamava «Opera») nel 1947: di lì è nata una
profonda reciproca simpatia
e un’amicizia che non ha conosciuto incrinature. Da Pordenone venne trasferito a Civitavecchia nel 1955 e quindi
a Roma Monte Sacro dal 1964
alla pensione (1976). Vulcanico, ricco di progetti e di idee
sempre nuove, non poteva
certo evitare di essere accolto
come segretario dell’Unione,
lavoro che svolse con grande
capacità per 18 anni (195876) e infinita dedizione, pur
sempre continuando a curare
la comunità.
Dotato di un forte senso
dell’humour e di una forza lavorativa eccezionale, non si
risparmiava mai. Non potrò
dimenticare gli anni di collaborazione a Roma, oltre 13,
nei quali abbiamo lavorato
per l’Unione con un’intesa
forse unica. Andato in pensione nel 1976 volle dedicare ancora alcuni anni alla cura di
una piccola comunità: Spigno
Saturnia. Ora veramente si
può dire che il Signore lo ha
accolto nel suo riposo. Alla
moglie e ai quattro figli rivolgiamo il nostro pensiero affettuoso. E aggiungo: è un altro pezzo di me stesso che se
ne va, è la vecchia guardia
dell’Ucebi che poco per volta
rientra in caserma, nella caserma del Padre. Così deve
essere; ma è triste da accettare, soprattutto dopo 50 anni
di intensa amicizia. Addio,
Nando carissimo, a presto.
3 Vita D.elle Chiese
Santa Severa, 20-22 febbraio
Terzo appuntamento
di «Essere chiesa insieme»
PAG. 9 RIFORMA
La Feci ha convocato un
terzo convegno del cammino
«Essere chiesa insieme», che
avrà luogo a Santa Severa
(Roma) dal 20 al 22 febbraio
1998. Gli obbiettivi del terzo
convegno sono, per il presidente della Feci Domenico
Tomasetto, «rendere visibile
la ricchezza della diversità
delle chiese evangeliche in
Italia e mettere in rete le varie comunità ed esperienze
(credenti stranieri presenti
nelle chiese, comunità di immigrati, comunità miste di
stranieri e italiani), avviando
eventualmente forme di collegamento fra queste varie
realtà».
Il programma prevede gli
arrivi a Santa Severa per le 14
del 20 febbraio; alle 16 l’introduzione curata dal pastore
Massimo Aprile, seguita da
dibattito. In serata incontro e
presentazione dei partecipanti e momenti musicali.
Sabato 21, dopo la meditazione iniziale, il lavoro proseguirà in gruppi dedicati a diversi temi specifici: musica,
teologia, liturgia; diaconia e
lavoro sociale; integrazione
tra e nelle chiese. Nel pomeriggio, dopo un altro momento musicale, l’assemblea plenaria affronterà il tema del
futuro di «Essere chiesa insieme». Dopo un secondo momento di lavoro in gruppi, la
sessione plenaria serale sarà
dedicata all’approvazione di
eventuali documenti. Seguirà
una serata comunitaria.
La giornata di domenica 22
si sposterà a Roma per una
iniziativa pubblica in piazza
Cavour, che comprenderà alle 10,45 il culto «Essere chiesa
insieme». Per informazioni
Servizio rifugiati e migranti
della Fcei, via Firenze 38,
00184 Roma. Tel/fax: 064905101. E-mail: fed.evangelica@agorastm.it.
Santa Severa, 1994: un momento del primo convegno «Essere chiesa insieme»
Lungo la traccia di Graz verso rapporti di ampia fraternità
Tra la Marsica e Napoli per scrivere insieme nuove pagine
Nella Marsica
«Ora che abbiamo fatto pace, ti saluterò». Una signora
cattolica si è rivolta così alla
sua dirimpettaia evangelica.
Era la sera di domenica 25
^ Benedetto dei
Marsi in Abruzzo. Sembra
una storia d’altri tempi, e non
e stato neppure un caso isola0 In questo grosso paese
uella Marsica, in cui nel 1908
intervenne anche un battaglione di fanteria per placare
®°^*^ossa contro la locale Chiesa battista, il tempo
passato senza cancellare del
Ulto un astio antico, vissuto
me qualcosa di inevitabile.
Il ‘”'^°ntro ecumenico di
quella domenica ha fatto sco«ievangelici non più
rioi attentano alla pace
frat fv^SSe cristiano», ma i
rnm * ® sorelle di una fede
omune, sia pure vissuta di'^ersamente.
nuli! i frutti? Perso
credo di sì, sopratevan in quei giovani,
fip >ci e cattolici, che pur
. c loro origini e connzioni’ non si sentono mida chi vive differenDhì c forse sono
re la f *^^^*^^*cati nel giudica
È vor°^° come le altre chiese,
ijip però che questo «ecuUn n orarsicano», partito
con. dell'alto per rompere
ciale i^^^fretta di mano uffidovrà separazione, si
Ve In-V con iniziati
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^ ®yfngellci di Vllirsan Se
I i ? PI ^ari Benedetto e
I iioltat * Marsica si è
l’annn pagina. Infatti
0 Scorso il vescovo dei
Marsi per la prima volta ha
fatto il suo ingresso nella
chiesa metodista di Villa San
Sebastiano, e quest’anno due
iniziative, organizzate da una
«Commissione ecumenica»,
hanno visto Valdo Benecchi,
presidente dell’Opcemi, parlare francamente della posizione ecumenica degli evangelici nel vescovado di Avezzano e cattolici ed evangelici
pregare insieme nella parrocchia cattolica di S. Benedetto
e scambiarsi, per la prima volta, un segno di pace, (s.d’a.)
Le proposte dei due incontri sono venute dalla Commissione cattolico-evangelica della Marsica, un organismo inter-ecclesiale di recente composizione. Ne sono
membri: per parte cattolica,
il vescovo Armando Dini (in
questa prima fase di operatività), Salvatore Braghini, di
Avezzano, e Orsiola Celeste,
di San Benedetto; per parte
evangelica, il pastore Stefano
D’Archino, Margherita Van
Der Veer della Chiesa metodista di Villa San Sebastiano e
Giorgio Colantonio della
Chiesa battista di San Benedetto. L’incontro di preghiera
svoltosi nella chiesa cattolica
di San Cipriano in San Benedetto ha chiuso nel migliore
dei modi la settimana ecumenica. Quest’anno cattolici
ed evangelici della Marsica,
ma soprattutto di San Benedetto, si sono riuniti alla presenza dei rispettivi ministri e
del vescovo diocesano in una
chiesa del posto per pregare
insieme e stringersi la mano
in nome di Cristo e della pace. «Scriviamo un’altra pagina - ha detto il parroco della
chiesa ospite - ci ritroviamo
uniti intorno a fondamentali
valori che permettono di riconoscerci fratelli in Cristo».
Nell’ambito della celebrazione ecumenica si è fatta una
colletta per le popolazioni
terremotate. Un momento di
agape intorno a squisiti dolci
preparati da donne del posto
ha suggellato la fraternità ritrovata, ora anche in forma
solenne e comunitaria, dai
membri delle due comunità.
Attualmente sono allo studio
della commissione altre iniziative che permettano di
proseguire il cammino ecumenico intrapreso. L’idea su
cui si sta lavorando è la partecipazione allargata anche
ai membri delle altre chiese
nell’ambito di incontri biblici
già esistenti, (s.h.)
In Campania
Diverse iniziative hanno
caratterizzato la Settimana di
preghiera per l’Unità dei cristiani a Napoli e dintorni.
Il 16 gennaio il prof. Paolo
Ricca ha proposto una riflessione sull’ecumenismo dopo
Graz. Non molti gli intervenuti, ma ampio e appassionato il dibattito. Domenica
18 quasi 400 persone sono intervenute alla liturgia della
Parola nella Christ Church
anglicana. La predicazione è
stata tenuta dal rev. Bruce
Ruddok e hanno dato quindi
un breve messaggio per i cattolici il card, arcivescovo Michele Giordano, per gli ortodossi lo iereus Apostolos Michopoulos, per gli evangelici
la pastora Teodora Tosarti.
Erano presenti anche i pastori Diekmann, Baratto, Leila e
Squitieri. Siamo grati al rev.
Bullok per l’organizzazione é
la conduzione della liturgia e
al coro della Christ Church e
agli organisti per i magnifici
canti eseguiti.
Nella Facoltà teologica San
Luigi e nel Seminario campano ogni giorno vi è stato un
incontro di 15 minuti e venerdì 23 è stata celebrata la
liturgia della Parola con l’intervento della pastora Tosarti
e del pastore Caruso.
Nella chiesa del S.S. Salvatore di Ercolano vi è stata
una celebrazione ecumenica
alla quale sono intervenuti la
past. Anna Maffei, il past. Nicola Leila, che ha tenuto il
commento biblico, il padre
Galeota e la dott.ssa Fimiani.
Altri incontri si sono svolti a
Napoli, nella chiesa di Santa
Maria dello scudo della fede,
nella chiesa di San Vitale,
con predicazione della pastora Tosarti, a Marano, con
padre Galeota, a Castellammare di Stabia, con predicazione della pastora Maffei. Il
martedì 27, a un incontro
ecumenico fra la Chiesa battista di via Loria e la parrocchia di San Giovanni in porta, ha predicato il pastore
Massimo Aprile.
Il pastore Massimo Aprile
Agenda
20 febbraio
TORINO — Per il ciclo di incontri su politica e violenza,
nonviolenza e politica, alle ore 17,30, presso il centro studi
«Sereno Regis» (via Garibaldi 13), Hildegard Goss-Mayr
parla sul tema: «Esperienze di nonviolenza attiva».
21 febbraio
FIRENZE — Alle ore 21, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, si tiene un programma musicale di «Innologia protestante», con la direzione di Joan Yakkey; presentazione a cura del pastore Piero Bensì.
COSENZA — Nei locali della chiesa valdese si tiene una
rappresentazione teatrale su Francesco Scornaienchi, fondatore della chiesa valdese di Dipignano. Tel. 0984-621490.
TRENTO — Alle ore 20,30, all’Auditorium S. Chiara, la comunità valdese invita a un incontro con il procuratore capo
di Palermo Giancarlo Caselli sul tema: «Costruire speranza
in terra di mafia». Intervengono Marcello Farina, Pietro Valdo Panasela, Giuseppina Pintaldi, Letizia Tomassone.
22 febbraio
TORINO — Alle ore 21, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele 23, TArion Ensemble e la corale evangelica di
Torino eseguono le cantate di Johann Sebastian Bach Bvw
32 e Bwv 152 per la serie «Musica e preghiera».
23-28 febbraio
BARI — Dalle 16 alle 19 la chiesa valdese (corso Vittorio
Emanuele 138) è aperta per la «Settimana del libro Claudiana» che comprende anche pubblicazioni della Società
di studi valdesi e del Centro culturale valdese.
25 febbraio
MILANO — Alle ore 18,30, presso la Chiesa cristiana protestante (via Marco De Marchi 9, M Turati), nell’ambito del
ciclo di conferenze sulla teologia di provenienza svizzera, il
pastore H. U. Jäger parla sul tema: «Leonard Ragaz e il suo
socialismo religioso».
28 febbraio
CARRARA — Alle 20,30, nella sala di rappresentanza del
Comune, il prof. Bruno Di Porto (docente di Storia del
giornalismo) e il prof. Daniele Garrone parlano sul tema:
«Il lungo cammino della libertà: ebrei e protestanti dal Risorgimento alla Repubblica». Per informazioni 0585-74253.
MOTTOLA— NelTambito delle attività promosse dalla
commissione per il «Decennio ecumenico delle chiese in
solidarietà con le donne», la Federazione delle chiese evangeliche di Puglia e Lucania organizza il convegno «Donne e
violenza»: alle ore 9, chiesa battista. Presiede la pastora Elisabeth Green. Per informazioni tei. 099-8861321.
28 febbraio -7 marzo
NOVARA — Presso la Barriera Albertina, con orario 17,3020,30 è aperta la mostra sulla storia del popolo valdese
«Dalle Valli all’Italia».
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 22 febbraio andrà in onda: «La libertà degli altri: gli
evangelici italiani 150 anni dopo la concessione dei diritti
civili». La replica andrà in onda lunedì 2 marzo.
La «Settimana» a Siracusa
La positiva abitudine
del culto in comune
La Settimana di preghiera
dei cristiani si è conclusa a
Siracusa, domenica 25 gennaio, con un culto in comune della chiesa battista e della parrocchia del quartiere
Bosco Minniti. Il culto si inseriva in un percorso di esperienze che le due comunità
seguono ormai da anni, attratte dalla chiamata a mostrare segni di riconciliazione e di superamento delle
antiche barriere. Si è trattato
di un culto vero e proprio
con canti, preghiere, interventi spontanei, predicazione e colletta.
Poiché domenica 28 dicembre, nel corso della messa domenicale, il pastore Rapisarda aveva predicato e la
comunità battista aveva partecipato all’incontro, ma si
era reso manifesto che l’eucaristia ci divide, nell’incontro del 25 gennaio si sono
messi in atto solo momenti
di unione e cooperazione. 11
coro cattolico Schola Cantorum e il coro della Chiesa
battista hanno cantato assieme, sulle note dell’inno alla
gioia di Beethoven, un testo
redatto per l’occasione da Lina e Salvo Rapisarda. Si è
raccolta la colletta per finanziare alcuni progetti che il
Gruppo Ad Gentes e la Missione battista europea portano avanti in Africa.
Queste manifestazioni hanno reso evidente che ci sono
spazi in cui cattolici e protestanti possono incontrarsi:
preghiera, studio della Scrittura, servizio. Sorge il sospetto, come è stato accennato
nella predicazione, che si
continui a pregare per l’unità,
come si prega per il pane
quotidiano, dimenticando di
ringraziare per il pane e
l’unità già ricevuti. (e.m.)
18
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 20 FEBBRAIO 1^
VENE!
Riforma
La politica di HiQary
Piera Egidi
E brava Hillary, ci sei piaciuta. Hai saputo parlar chiaro
alla gente, affrontando temi spinosi e privati con dignità
e coraggio, davanti agli occhi delle telecamere. E poi ci
sei piaciuta a Davos, davanti ai potenti deH’economia
mondiale, quando hai dato una lezione ai politici dicendo che «non ci sono sistemi perfetti, né tantomeno leader
perfetti, e che per questo occorre il bilanciamento dei poteri, l’equilibrio può darlo solo la società civile». Un discorso perfettamente protestante, da metodista quale
sei, e che distingue il campo della teologia da quello della
prassi, perché è cosciente deH’ineliminabile peccato in
cui versa l’umanità intera, anche i migliori, anche il santo, anche il credente. Un peccato che è molto più profondo e tragico che non i peccatucci di sesso o di coniugali
bugie con cui si dilettano mass media pettegoli o giudici
alquanto persecutori (50 miliardi spesi dal procuratore
Starr per verificare i peccati sessuali del presidente Clinton). Evidentemente non solo da noi è invalso l’uso della
politica del veleni e del fango in faccia invece che quella
della leale competizione sulla prassi.
Ci è piaciuto il punto di vista di una donna sui massimi
problemi del mondo, quando hai posto al centro la società
civile, con le sue associazioni laiche e religiose, il volontariato, l’arte, la cultura, invitando i potenti del business
World a «venire con me nelle favelas dell’America Latina,
in Bangladesh, in Africa: metà del mondo vive in queste
condizioni». Visto da questo punto di vista, il «sexygate»
della Casa Bianca è ben misera cosa, e non a caso un’autorevole voce di donna, la decana del femminismo americano Betty Friedan, ha piaudito a Hillary, «eccellente nel suo
discorso», e ha notato come inqualificabile che negli Usa
«nonostante i progressi fatti dal femminismo una donna
venga usata in modo tanto obsoleto, cioè come oggetto
sessuale al fine di far cadere un buon presidente».
Da noi non sarebbe stato possibile, e infatti dalla nostra stampa era tutto uno strizzare l’occhio solidale alla
scappatella così simpaticamente «macha» di un bel giovanottone impenitente. Il punto di vista delle donne si è
a sua volta espresso «a caldo» nell’intervista a deputate
dei diversi schieramenti, finalmente di nuovo all’onore
(ci voleva uno scandalo sessuale?) dei nostri telegiornali:
a nessuna, proprio a nessuna, di destra come di sinistra,
è venuto in mente di sguazzarci, su questi temi. Forse
perché siamo un paese provato da secoli di totale subalternità femminüe, forse perché fino a pochi decenni fa da
noi vigeva il delitto d’onore, e le nostre donne sopportando e pazientando hanno subito da sempre ben altro che
le fatidiche coma. Così il movimento femminista italiano
fin dalla sua origine ha puntato la sua analisi e le sue lotte non tanto su un’ipotetica e rivendicativa «castrazione
del maschio» (sulla sessualità del quale si apre tutto un
discorso complesso, peraltro tutto da fare), quanto sulla
dignità della donna, sull’autonomia delle scelte, sulla nostra diversità cosciente che trova il dialogo nell’alterità.
Forse la gente oggi è stufa di immagini del potere perfette e imbalsamate, irraggiungibili e perciò ipocrite. Bill e
Hillary sono un uomo e una donna vivi, magari con le loro
difficoltà e i loro pasticci, con le mille cose da doversi perdonare a vicenda, con una figlia, Chelsea, che ha portato a
lungo la macchinetta per raddrizzare i denti, come tutti gli
adolescenti. Non è lecito speculare sui problemi personali
di ciascuno di noi. Né umiliare due donne - Lei e l’Altra in stereotipi che non tengono conto della loro sofferenza.
Perciò ci è anche piaciuta la semplicità con cui Hillary a
Davos di fronte alla domanda: «Non è forse giunto il momento di votare una donna presidente degli Stati Uniti?»,
ha risposto di slancio: «Sì, e non vedo l’ora di votarla!».
Adesso che brutti venti di guerra spirano di nuovo sul mondo, adesso che tutte le maschie potenze giocano di nuovo a
mostrare i rispettivi muscoli, non possiamo dimenticare le
conclusioni così «femminili» del discorso di Hillary a Davos: «Abbiamo bisogno gli uni degli altri». Non sarà che, parafrasando una grande scrittrice italiana, il mondo, oltre
che dai ragazzini, sarà salvato anche dalle donne?
Riforma
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Croce, Paolo Fabbri. Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolanni, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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non può msen venduta aguadamente
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 7 del 13 febbraio 1998 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 11 febbraio 1998.
1 Prosegue la nostra riflessione sul futuro del lavoro
Tra liberismo e interventismo
La disoccupazione prolungata è un grave delitto sociale
Dalla garanzia del posto di lavoro alla garanzia del lavoro
PAOLO FABBRI
Al di là delle soluzioni tecniche specifiche, comunque assai importanti, gli orientamenti per trovare una
soluzione al problema della
disoccupazione sono sostanzialmente due. Il primo quello
rigorosamente liberista, il secondo quello interventista.
I liberisti sostengono che la
disoccupazione scomparirà
appena il mercato, non solo
quello del lavoro ma ü mercato in generale, funzioni senza
gli impedimenti che attualmente bloccano il verificarsi
automatico degli aggiustamenti atti a realizzare la piena
occupazione. Su questa linea,
ad esempio, è la recente normativa sul commercio. Per
quanto riguarda il mercato
del lavoro gli ostacoli principali sono ritenuti due: gli
ostacoli per ridurre il personale e i limiti minimi di salario validi a livello nazionale.
Secondo i sostenitori del libero mercato dovrebbe essere
consentito ridurre il personale, chiudere stabilimenti là
dove non sia più conveniente operare, senza problemi e
costi, che impediscono agli
operatori econòmici di essere
costantemente competitivi.
Sempre secondo la medesima
linea di pensiero i minimi salariali impediscono alle aziende di operare assunzioni,
creare stabilimenti e uffici in
zone dove i lavoratori sarebbero disponibili ad accettare
salari inferiori ai minimi contrattuali. Queste tesi dei liberoscambisti si basano sul fatto
che il modello teorico del libero mercato prevede la piena occupazione; ma dove esistono le condizioni per attuare appieno il libero mercato
teorico? Tanto per fare un
esempio, quanti imprenditori
del Nord-Est andrebbero a
collocare unità operative delle
proprie aziende nel Meridione con la criminalità organizzata imperante e con le infrastrutture carenti o assenti?
Quanti giovani si spostano al
Nord accettando un posto di
lavoro offerto dalle aziende
bisognose di mano d’opera?
Si potrebbe continuare
nelTelencazione; ci sono evidentemente ostacoli nel sistema economico (non solo italiano) che impediscono di
realizzare un sistema di libera
concorrenza perfetta. L’aspirazione di parte degli intellettuali europei al mercato libero
perfetto diventa così una pulsione quasi fideistica non
troppo dissimile da quella che
caratterizzava i comunisti nel
loro protendersi ideale dal socialismo reale o dalla social
CENTOCINQUANT’ANNI
fa, il 17 febbraio 1848, il
re Carlo Alberto, con le sue
Lettere Patenti, concedeva i
diritti civili e politici ai valdesi: libertà di voto attivo e passivo, libertà di accesso alle
Università e ai pubblici impieghi e così via. Si coronava
una lotta durata secoli, durante i quali i valdesi erano
stati perseguitati, imprigionati, uccisi. Grandi feste nelle
valli valdesi, grandi festeggiamenti nella semi-liberale Torino. In verità mai nella loro
storia tormentata i valdesi si
sono sentiti servi. Anche in
catene proclamavano la libertà della fede in Cristo.
Perché la libertà di coscienza non può essere una
graziosa concessione di un
principe, è un dono inalienabile di Dio attraverso Gesù
Cristo, che nessun uomo,
nessuna prigione, nessun
È possibile un rilancio dell’occupazione nell’industria?
democrazia alla società comunista. D’altronde bisogna
pur ammettere che la garanzia del posto di lavoro blocca
troppo spesso Tiniziativa imprenditoriale. Qualcosa bisogna fare. Per esempio passare
dalla garanzia del posto alla
garanzia del lavoro dovunque
esso si trovi.
Potrebbe essere utile, ad
esempio, un insieme di interventi atti ad assistere il lavoratore nei tre aspetti che lo toccano maggiormente quando
viene meno il lavoro: 1) la conoscenza delle opportunità
lavorative sull’intero territorio; 2) il costo del trasferimento; 3) l’eventuale formazione
necessaria per riqualificarsi. Il
recente provvedimento del
governo per concedere un
contributo ai giovani del Sud
che intendono spostarsi al
Nord per accettare un lavoro
è un passo in questa direzione. Per quanto riguarda il salario minimo contrattuale la
presenza di 4-5 milioni di lavoratori sommersi nel Meridione ha di fatto già vanificato il minimo. Il problema è
quello di far emergere questa
grande massa di lavoratori e
metterli nella legalità con tutti
i vantaggi che ne derivano a
loro e a tutta la società.
Insomma piuttosto che erigere una diga che non regge,
meglio incanalare il fiume. Gli
interventisti sostengono la
necessità che lo stato favorisca una politica di sviluppo,
senza la quale la disoccupazione resterebbe a valori costantemente elevati in quanto
il mercato spontaneamente
non eliminerebbe la disoccupazione, sia perché una parte
del fenomeno è strutturale,
sia perché la modesta crescita
in atto e prevista per i prossimi anni non crea sufficienti
posti di lavoro. Non voglio entrare nel merito dei vari strumenti per attuare un piano di
sviluppo, che vanno dalla detassazione ai finanziamenti
agevolati per investimenti, alla costruzione di infrastruttu
re e altro ancora. Ciò che mi
preme richiamare è da un lato
la ristrettezza dei margini
operativi dell’Italia a causa
dell’entità del suo debito pubblico e dall’altro l’orientamento rigorosamente monetarista non solo delle banche
centrali, ma anche di una parte consistente dell’opinione
pubblica europea. Del resto il
piano presentato dal ministro
Ciampi per dimezzare il debito pubblico prevede una politica di rigore, che, nel breve,
non consente alleggerimenti
significativi delle imposte.
D’altra parte, se l’applicazione del liberismo non può
da sola eliminare la disoccupazione, non resta che intervenire con una politica economica che si proponga questo obiettivo. L’unica via percorribile è quella dell’accordo
a livello europeo; un accordo
che faccia veramente considerare l’occupazione un’emergenza comune, da affrontare subito e non dopo il perfetto avvio dell’euro. Alle motivazioni economiche si devono aggiungere quelle etiche,
perché la disoccupazione
prolungata è un delitto sociale, che una società fondata su
valori cristiani o comunque di
profondo rispetto per l’uomo
non può accettare. Infine non
va trascurato il fatto che lo
sviluppo naturale della disoccupazione di massa è un rilevante incremento della criminalità. Finora non esiste un
piano europeo, ci sono pero
iniziative nazionali. La più significativa di queste è quella
delle 35 ore settimanali in Italia in Francia. Al di là della sua
validità i limiti di questa iniziativa sono di non essere
frutto di un accordo europeo
e di andare in senso contrario
allo sviluppo, perché aumenta i costi delle imprese senza
garantire l’aumento dell’occupazione. Il vero problema è
il piano europeo di sviluppo e
in questo senso bisognerebbe
spendere tutte le energie e le
capacità politiche. (2-fine)
PIERO bensì
carnefice ci può togliere. C’è
un episodio emblematico nel
libro degli Atti degli Apostoli.
Narra Luca, forse con un briciolo di humour, che nella
cittadina greca di Filippi
l’apostolo Paolo e l’amico
Silvano erano stati messi in
carcere, con i piedi nei ceppi. In quella posizione i due
pregavano e cantavano lodi
di Dio. Poi succede un terremoto, ma nessuno fugge. Il
carceriere in quel momento
si rende conto che i due pri
gionieri sono molto più liberi
di lui e perciò si getta ai loro
piedi chiedendo: «Che cosa
devo fare per essere salvato?». E Paolo senza esitazione: «Credi nel Signore Gesù e
sarai salvato», cioè sarai liberato dai tuoi pregiudizi, dalle
tue superstizioni, dalla tua
intolleranza. Quel carceriere
aveva capito che la libertà e
la servitù non si misurano
dalle catene e dai ceppi.
Dobbiamo aggiungere che
la libertà è un dono di Dio
A^enire
Unità senza religioni
È durata meno di un anno
la pagina che «L’Unità» dedi.
cava alle religioni nel suo secondo dorso. Il nuovo direttore, Mino Fuccillo, neH’am.
bito di un restyling che ha
portato anche alla sostituzione della banda rossa con una
blu sotto la testata, ha previsto una riorganizzazione ridia fonazione improntataa
una maggior flessibilità a seconda dei casi. Dice Fuccillo
a Roberto Beretta (10 febbraio): «Il “cassetto” [come
poteva essere intesa quella e
altre pagine tematiche, ndtj
conserva le cose più care, ma
anche le nasconde alla vista.
Così una pagina fissa per ceni
versi è un omaggio all’importanza del tema stesso, ma per
altri è un ghetto (...). Ciò ovviamente non significa che
sparirà pure l’interesse pei
quel tema». E il sociologo delle religioni Franco Garelli, intervistato in proposito: «È dei
giorni scorsi una ricerca demoscopica che sottolineava
come la base del Pds chiedesse un ritorno agli elementi tipici della sua tradizione, evitando eccessive attenzioni
anche al mondo cattolico (.„),
È vero che la religione è tuttora di gran moda sui media
ma il problema (-..) è capire
quanto l’attenzione ai temi
religiosi sia digerita aH’intetno della sua area culturale
(...): o quella pagina rientrava
nel quadro oppure diventava
per forza scomoda».
ILTIRRENO
Cuba^ papa e tv
Norma Rangeri, in una«!,
nestra» dedicata ai commenti
televisivi, affronta il 25 gennaio la messe di programmi
speciali e dibattiti in stadie
sulla visita del papa a Cuba,!
mette per esempio in dubbie
che alcuni programmi abbisno seguito la regola base del
giornalismo di servizio, chi
vorrebbe «l’opinione separata dai fatti». Fabrizio Del Noce per esempio avrebbe affen
mato che «qui l’aborto noe
sarà eliminato visto che èli
conseguenza della quaran
tannale diseducazione materialistica». E si chiede in conclusione: «Il viaggio del Pap
è stato un evento straordinario che porterà grandi trasformazioni a Cuba. Ma p®
quale motivo buona parte dei
giornalisti inviati sul cattipO’
invece di fare i cronisti si sono trasformati in soldati del
Papa e della Chiesa?».
che coinvolge e responsabi’
lizza chi la riceve. Nel nosBf
mondo per centinaia di ni'j
boni di persone la libertà f
coscienza non ha nessun st
gnificato, se non è accomp®'
gnata dalla libertà dalla w
me, dalla miseria, dall’ig'’i'
ranza, dalla paura del
guerra. Noi non
mai sentirci veramente IjpF
finché vedremo tanti . jj
di esseri umani sfruttati
altri uomini, senza cibo, sa,
za cure mediche, senza
struzione. Il nostro am®^
per la libertà ci impegF^^
adoperarci giorno dopo gl®
no perché tutte le créât
umane siano liberate
questi mali.
Ri
su
un co^'
(Rubrica «Un fatto,
mento» della trasmissione
diouno «Culto evangelico» tu
dalla Federazione
evangeliche in Italia anau
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i Riflessioni
sul battesimo
Mi riferisco all’articolo «Il
battesimo di Nicole, fiume
(j’acqua viva», a pag. 8 del n.
1/1998 di Riforma. Innanzitutto esprimo la mia stima
verso il pastore Paolo Ricca,
che amministrò il «sacramento» e «con elevate parole
ha ricordato che il battezzato
appartiene a Dio che, in Cristo, lo riscatta e lo chiama
nella sua chiesa». Mi associo
anche al «saluto» e all'«augurio più affettuoso e fraterno
della comunità perugina».
Ciò premesso vengo all’esposizione delle riflessioni suscitate in me durante la lettura
del suddetto articolo.
1) Si cita I Corinzi 7, 14: «I
vostri figli sono santi». Questa espressione paolina, estrapolata dal suo contesto,
potrebbe indurre qualche
lettore un po’ sprovveduto a
credere che si tratti di una
santità morale, nel caso specifico, della bambina Nicole.
Reputo doveroso chiarire
che nel suddetto testo si parla di una santità non personale, bensì comunitaria: secondo l’antropologia semitica, seguita da rabbini e farisei (si noti che Paolo prima
dell’apocalisse avuta lungo la
via per Damasco era un fervente fariseo, figlio di farisei),
i «figli dei credenti erano
considerati come un solo essere con i genitori»; se questi
infatti erano «santi», cioè beneficiavano della santità di
una comunità cristiana, cioè
di «santi», anche i loro figli
beneficiavano della santità
dei genitori.
2) Il battesimo viene chiamato «sacramento». Anche
qui si reputa necessario chiarire se esso si considera^un
«sacramento» alla stessa manieia in cui è considerato
dalla Chiesa cattolica, che
definisce il sacramento «un
segno sensibile istituito da
Dio in modo permanente per
significare la sua grazia e per
conferire una certa santità».
3) Si legge: «Il battezzato
appartiene a Dio, ecc.». Si
chiede se nel caso specifico la
bainbina Nicole apparteneva
a Dio già prima di essere battezzata oppure se ha iniziato
ad appartenere a Dio in seguito e per effetto del battesimo amministrato dal pastore.
4) E stato scritto: «Battezzare un bambino (in questo caso Nicole) significa riconoscere che la grazia di Dio precede
ogni conoscenza e ogni decisione umana». Si domanda:
per riconoscere ciò era necessario battezzare la bambina
prima che essa, ricevuta un’
Adeguata istruzione, potesse
iventare discepola di Cristo
’ quindi, con un atto libero e
responsabile delia sua vontà, decidere di essere bat
Si può giustificare il
Pedobattismo con la «Sola
«riptura»? oppure a tale fine
]j ®riessario ricorrere all’ausi0 della «sacra tradizione»,
. i^^^orata dalla Chiesa catf r:ome una seconda fonuella divina rivelazione?
5) Si legge infine: «La co
perugina... è certa
. dalla piccola Nicole sgor«ranno fiumi d’acqua viva»
5 *Giovanni 7, 38. Si osDnt certezza si
rebbe parlare di augurio.
perché l’uomo non può avere
oggi la certezza di un futuro
alquanto lontano e anche
perché il testo giovanneo sopracitato è preceduto dal
vers. 37, dove si dice che Gesù «proclamava ad alta voce:
Se qualcuno ha sete venga a
me e beva. Colui che crede in
me... dal suo seno sgorgheranno fiumi d’acqua viva».
Dunque la bambina Nicole,
battezzata all’età di quasi
dieci mesi, deve prima diventare discepola di Gesù, avere
sete di lui, andare da lui, bere
e credere in lui. Allora, sì, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Quando avverrà ciò? Solo Dio lo sa, il
quale in Cristo, per «sola gratia» la riscatta e la chiama
nella sua chiesa.
Ai credenti battezzati il dovere di pregare che quanto
detto si verifichi a suo tempo
anche per Nicole.
Bruno Ciccarelli - Catania
Giustificazione
e Concilio
di Trento
Alcune settimane fa Riforma aveva ospitato un mio
scritto con una valutazione
nettamente critica della Dichiarazione cattolico-luterana sulla giustificazione, documento per ora firmato solo
dagli (ignoti) coautori e semplicemente proposto al dibattito nelle e fra le chiese.
C’è stata solo una reazione
(Bensì sul n. 5, pag. 10), il che
mi spiaceva, non per la mia
prosa forse indigesta, ma
perché la questione in gioco
è fondamentale.
Si può immaginare con
quale piacere io abbia ora
trovato in prima pagina sul
n. 6 (6 febbraio) l’intervista al
noto teologo tedesco Eberhard Jüngel che con ben altra
autorità contesta decisamente metodo e contenuti del
documento. Forse così la
questione torna alla ribalta:
da noi (che si pensa al riguardo fra i luterani italiani?), ma anche altrove, in
particolare in Germania; attendendo pure, ovviamente,
reazioni cattoliche, che potrebbero essere morbide se è
vero quel che osserva Jüngel:
«Il vero contenuto della Dichiarazione è la dottrina del
Concilio di Trento, e i cattolici sono certamente stupiti
nel vedere che il Tridentino è
stato da noi così ben recepito!». Andarsi a rileggere quanto scriveva Vittorio Subilia
sulla teologia dei canoni tridentini, nel suo La giustificazione per fede e confirontarlo
con vari paragrafi della «Dichiarazione».
Un’altra osservazione. Ancora su Riforma, a pag. 3 del
n. 3 del 23 gennaio si riporta
in versione italiana un articolo di un altro noto teologo
protestante tedesco, Jürgen
Moltmann, apprezzato e tradottissimo da editori cattolici italiani. Il titolo, tratto testualmente da quanto scrive
Moltmann, era «Riforma oggi
significa ecumene» (l’ecumene è quella che si riunisce intorno alla tavola del Signore,
con una sottolineatura «sacramentale» che non credo
convinca tutti). Ora, se considero come nel complesso
venga oggi vissuto ¡’«ecumenismo», così diverso da quello appassionato sì ma rigoroso degli inizi, anziché dire
rate
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Bibbie e libri usati
per la Chiesa metodista di Pescara
limetodista di Pescara cerca a titolo gratuito (pagando
di spedizione) paria propria biblioteca e per Pallestidi una mostra permanente della Bibbia Bibbie in varie
_ §Ue e dialetti del mondo (per esempio cinese, arabo, coreano
Inoltre un certo numero di «strumenti» per leggere la
Vg una chiave biblica, un dizionario, una sino.ssi dei
g^gsli, la Septuaginta, la Bibbia in ebraico, il Nuovo Testain greco, un atlante della Palestina, introduzioni illustratei c ^ ® tempi biblici ecc. Chi fosse in grado di aiutare
2 A**Ì!-* scriva alla past. Gianna Sciclone, via Adriatica Sud,
>66023 Francavilla al Mare, tei. 085-4912314.
La contribuzione è una componente visibile dell'impegno cristiano
La chiesa va sostenuta anche se ne discutiamo le scelte
Dopo l’articolo di Giuseppe Platone
«Essere protestanti ha un costo» (Riforma n. 48 del 19 dicembre 1997) e la risposta del fratello Francesco Bruno di
Napoli (Riforma n. 5 del 30 gennaio
1998) vorrei fare anch’io alcune considerazioni a proposito deUe mancate
contribuzioni. Io penso, innanzitutto,
che la contribuzione sia una componente visibile e «materiale» dell’impegno cristiano. Se uno pensa e dice di
essere cristiano, non può non contribuire finanziariamente in maniera
adeguata alle sue reali possibilità.
Mantenere una chiesa all’altezza di
una società fortemente tecnologizzata
ha un costo notevole: questo è chiaro a
tutti. Quindi a me sembra non sia il caso di demonizzare i soldi. Servono per
vivere, la stretta economica c'è, la chiesa ci vive dentro come tutti e ha necessità di denaro liquido peri suoi molti
progetti è impegni assunti, è pacifico.
A questo punto mi pare che il fiiatello
Francesco Bruno sposti il problema
dalle reali necessità finanziarie della
chiesa alle scelte che essa ha fatto e fa,
alle dottrine più o meno «ortodosse»
che ha lasciato prendere piede fra le
sue file, specialmente quelle liberali e
permissive che possono creare disorientamenti e malessere fra molti
membri di chiesa, da cui la disaffezione, la mancata presenza ai culti, in altre parole la chiusura del cuore e quindi del portafoglio.
Intanto mi sembra sia una cosa vera
mente non equilibrata, non cristiana,
comportarsi così da aristocratici religiosi, isolandosi, mettendosi da parte,
ricattando la chiesa ritirando l’impegno finanziario liberamente assunto
nella propria coscienza. Non è che uno
possa pensare: «Finché mi stai bene,
chiesa, io finanziariamente ti sostengo,
quando cominci a vacillare, a dar segni
di poco equilibrio, a mandare messaggi
contusi e contrastanti, io non ti sostengo più». Ma scherziamo? È proprio
questo il momento di sostenerla di più,
di darle tutto il nostro impegno, intellettuale, spirituale, finanziario, questo
mi sembra ovvio.
Lo «zoccolo duro» di cui parlava Platone non è certo quello che si è disaffezionato per le scelte liberali e permissive della chiesa, è quel numero più o
meno grande di membri così fortemente succubi delTideologia consumistica che erotizza e trierciflca tutto, che
non si lascia più mettere in crisi dalTEvangelo, che non si fa più delle domande esistenziali, ma che usa la chiesa come una dispensatrice di servizi e
basta, in caso di battesimi, nozze e funerali e poi chi s’è visto s’è visto. A me
questo comportamento sembra a dir
poco ipocrita. Perché costoro non se
ne vanno? Non sono più che sufficienti
per loro i servizi degli uffici anagrafici
(tanto più che le tasse comunali si devono pagare per forza)?
Ritornando allo «zoccolo duro» così
come lo ipotizza il fiiatello di Napoli io
vorrei ricordargli che noi non siamo
una comunità di puri, di eletti, ma siamo una chiesa di popolo, di donne e
uomini che hanno preso coscienza di
essere dei peccatori che hanno sempre
bisogno di perdono, siamo una comunità di fratelli che condividono tutto
sia nel bene che nel male e poiché siamo e ci riconosciamo fratelli, non ci
isoliamo, non ci mettiamo in quarantena da soli, ma stiamo nella comunità e
finanziariamente la sosteniamo, perché è solo B, nella chiesa, che possiamo
ascoltare la Parola rettamente predicata, è solo lì che la grazia di Dio ci incontra e ci trasforma nel sacramento, è
solo lì che il nostro impegno cristiano
diventa credibile agli occhi di tutti.
E se qualcosa non ci piace nelle scelte della chiesa, chi ci proibisce di parlare, di dirlo chiaramente, di farci interpreti anche del malessere di chi semplicemente non riesce a dirlo. La chiesa siamo tutti noi e all’infuori del Cristo
non abbiamo proprio nessuno che ci
comanda e ci possa far tacere.
Per cui se ha da sorgere una discussione anche rovente capace di coinvolgere tutti sulle dottrine liberistiche e
permissive e le lorp conseguenze che
disorientano e dìsaffézionano, ma ben
venga, me lo auguro proprio, e non solo io, ma molti e molti altri ancora io
spero. E la contribuzione finanziaria
intanto si continua a darla.
Silvana De Coster- 'Torino
«l’ecumenismo è il nome
nuovo, odierno della Riforma», direi «Tecumenismo è il
nome nuovo del Pietismo».
Non a caso il Pietismo seisettecentesco (che peraltro
reagiva comprensibilmente e
anche giustamente all’inaridimento «ortodosso», e si
impegnava nell’attività sociale e missionaria), con la
sua sospettosa diffidenza antiteologica e con la sua concentrazione sull’esperienza
umana (era il secolo lanciato
nello sperimentalismo!) relativizzava le divergenze confessionali/ confessanti e dava
i primi segni dell’atteggiamento oggi trionfante, centrato su «tutto quello che già
ci unisce». Bisogna pure che
qualche antipatico ricordi
tutto quello che ci divide.
Gino Conte - Firenze
Il merito
delKecumenismo
Che il papa, come capo
della Chiesa cattolica, condanni le atrocità che si consumano quotidianamente
nel mondo mi pare ovvio. Chi
non inorridisce di fronte alle
nefandezze che si leggono sui
giornali o si vedono alla televisione? Il fatto però che il
pontefice abbia proclamato
che non si deve mai uccidere
in nome di Dio è molto positivo. Mi pare una condanna
non solo di quanto avviene in
Algeria in nome di Allah, ma
anche di quanto è stato perpetrato nei secoli passati per
opera dell’integralismo cristiano-cattolico. Alludo alle
Crociate, sia a quelle bandite
al grido «Dio lo vuole» per la
liberazione del Santo sepolcro, sia a quelle contro gli albigesi o contro gli ugonotti o
i valdesi. Di questa orribile
forma di strumentalizzazione
del nome di Dio furono colpevoli anche i nazisti, che
giustificavano con il «Goti
mit uns» i campi di concentramento e le stragi di ebrei.
Il merito dell’ecumenismo
sta nell’avere riscoperto il
dialogo, cioè la libertà di
pensiero e di parola. Il rispetto delle reciproche convinzioni sta alla base del dialogo
che si svolge sulla centralità
di Cristo come viene recepita
dalla Bibbia. La teologia cristiana è stata studiata in ogni
sua parte con l’eccezione di
quella riguardante il papa, la
cui autorità in quanto unico
intermediario tra Dio e gli
uomini non deve essere mes
sa in discussione. Si parla invece molto di riconciliazione
delle memorie e di perdono,
perdono che è stato ripetutamente chiesto dal papa. Il
perdono però non si può né
chiedere né concedere per
conto di altri. Non è logico
che il papa chieda perdono
per misfatti commessi da altri papi contro persone vissute secoli fa.
Per la stessa ragione non
ha senso che la Chiesa valdese conceda il perdono, tanto
più che tra le «mansioni» di
questa chiesa non c’è quella
di assolvere, di perdonare. Si
parla molto di passato che
dovrebbe giustificare e perdonare in vista di una completa riconciliazione tra le
chiese. Penso che l’unico vero ostacolo alla riconciliazione tra Chiesa cattolica e protestantesimo sia il papa, vicario di Cristo. Per i protestanti
il pontefice di Roma è solo un
uomo con i suoi pregi e i suoi
difetti, non una «santità».
Silvana Tron - Torre Pellice
Un articolo
chiarificatore
Desidero esprimere la mia
gratitudine alla redazione e a
Gianni Fornari per l’articolo
«In ordine sparso contro il
cancro» apparso sul numero
del 16 gennaio. Quello che
ho apprezzato è la serietà,
l’onestà intellettuale, la professionalità e la chiarezza
con cui un medico impegnato ogni giorno nella difficile e
complessa frontiera del cancro ci ha presentato la sua
opinione e ci ha informati
sulla «cura Di Bella». È proprio questa l’informazione di
cui avevo bisogno.
Un’informazione difficile
da trovare negli articoli dei
mezzi di informazione che,
come giustamente dice Fornari, hanno presentato il caso privilegiando gli aspetti
spettacolari e sensazionalistici e facendo leva sull’emotività più che sulla razionalità. I quotidiani e i periodici,
la tv e la radio ci hanno inondato in queste settimane di
una informazione che ha favorito il sorgere di schieramenti pro e contro e il crearsi
di illusioni e di false speranze; una informazione che
troppe volte, secondo me, ha
fatto ricorso a specialisti della comunicazione in un ambito in cui la parola doveva
essere lasciata a seri specialisti della medicina.
Fornari mi ha fatto capire
ancora una volta come in
ambiti difficili, complessi e
delicati si debba procedere
con professionalità, con una
costante, seria, completa
sperimentazione, con una
meticolosa e trasparente raccolta dei dati e con e con una
loro corretta elaborazione e
valutazione. In questi ambiti
non c’è spazio per le improvvisazioni, ma occorrono rigore, impegno, stmtture e finanziamenti. Si potrà obiettare che in tutto questo esiste
il rischio della speculazione,
ma i percorsi alternativi che
vengono proposti ne sono
forse esenti? L’ammalato che
sta di fronte ai medico chiede rispetto umano, impegno,
professionalità e trasparenza
e non pericolose e fuorvianti
illusioni. Questo è quanto ho
imparato dall’articolo di
Riforma.
Angelo Arca
Cascinette d’Ivrea
A Le stesse cose
Ho letto con molta attenzione l’intervista al prof Jùngel a proposito della Dichiarazione luterano-cattolica
sulla «giustificazione per fede» e sul non ancora raggiunto consenso (sulla prima pagina di Riforma, n. 6 del 6
febbraio) e sono contenta
che Jùngel si sia espresso così
chiaramente: ci siamo accorti che poche settimane fa, sul
numero 44 del 21 novembre
1997, a pag. 11, Gino Conte
ha detto, dettagliatamente, le
stesse cose? Mi piacerebbe
che tutti leggessero o rileggessero questo suo intervento
pertinente che ho conservato
e infilato in un vecchio ma
sempre attuale libretto della
Claudiana del 1967, trovato
poco tempo fa per un fortunato caso: Karl Barth, La Riforma è una decisione.
Maja Koenig- Firenze
Partecipazioni
Lunedì 19 gennaio è serenamente mancata a Genova
Lullina Bellegrandi
Bocciardo
A funerali avvenuti ne danno il
triste annuncio la cognata Nenna
Bocciardo, le nipoti Elena Bocciardo e Antonietta Bocciardo Tomasinelli col marito Filiberto e i figli Francesco e Roberto, i cugini
e i parenti tutti.
Torre Pellice, 20 febbraio 1998
RINGRAZIAMENTO
«L’Eterno è grande
e degno di somma lode:
la sua grandezza
non si può Investigare»
Salmo 145, 3
I familiari di
Lidia Bonjour
ved. Boreiio
ringraziano tutte le gentili persone
che con la presenza, scritti e parole di conforto hanno partecipato
al loro dolore.
Bobbio Penice, 9 febbraio 1998
RINGRAZIAMENTO
I nipoti e i familiari tutti del caro
cavalier
Emiiio Ferrerò
riconoscenti, ringraziano tutti
coloro che con presenza, fiori,
scritti, parole di conforto e opere
di bene hanno preso parte al loro
dolore.
Prall, 19 febbraio 1998
RINGRAZIAMENTO
«Nel mondo avrete tribolazioni
ma fatevi animo,
io ho vinto il mondo»
Giov. 16, 33
La moglie, i tigli e i familiari tutti
del caro
Luigi Beiiion (Gino)
sentitamente ringraziano tutti coloro che in ogni modo hanno voluto dimostrare la loro solidarietà
in questa triste circostanza.
Un grazie particolare alle persone che lo hanno assistito, al
personale medico e paramedico
dell’Ospedale valdese di Torre
Pellice e ai pastori Claudio Pasquet e Mario Berutti.
Luserna San Giovanni
20 febbraio 1998
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti,
donde mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dall'Eterno
che ha fatto i cieli e la terra»
Salmo 121, 1-2
I figli e i familiari tutti delia cara
Camilla Giusiano ved. Odin
commossi e riconoscenti per la
dimostrazione di affetto e di stima
tributata alla loro cara, ringraziano tutte le gentili persone che con
presenza, scritti, fiori e parole di
conforto hanno partecipato al loro
dolore. Un ringraziamento particolare al doti. Mourglia, alle signore Lucia Mondina, Nadia Gallo, Marisa Gallo, Vilma Bussetti e
al pastore Beiiion.
Rara, 20 febbraio 1998
20
PAG. 12 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 20 FEBBRAIO 1998
Impressioni di un breve viaggio in due paesi dell'America Latina - 3
Paraguay, un paese uscito da poco da 35 anni di dittatura
FEDERICA TOURN
DOPO 22 ore di viaggio in
pullman sbarchiamo a
Ciudad de l’Este, una cittadina mal cresciuta di 200.000
persone all’incrocio fra tre
paesi, a pochi chilometri dalle cascate dell’Iguazu; dovrebbe essere turistica ma è
invece povera e ancora piu
desolata di certa parte del
Brasile. Gli alberghi infatti li
costruiscono fuori città, o al
massimo nella parte argentina, e gli stranieri non sono
neanche costretti a vederla,
Ciudad, con i suoi bus pigri
che si fanno largo lentamente tra la marea di gente in
continuo transito tra Brasile
e Paraguay con merci di ogni
sorta per il contrabbando
quotidiano.
Il ponte sul Paranà, terra di
nessuno che divide i due
paesi, è gremito di bambini
che lucidano scarpe, vendono chipas e caffè caldo, fette
d’anguria e pappagallini verdi e gialli pigiati dentro scatole di cartone. La città vera e
propria è fatta di due strade
principali, invase dalle bancarelle, e dietro si aprono
stradine sporche, con strati
di immondizia che marciscono uno sull’altro. Ci sono
tanti bambini piccolissimi
che giocano nella terra rossa,
a poca distanza dai genitori
dietro i banchetti; nell’aria
fumi, odore di carne cotta, di
benzina e alcol, erbe secche a
mazzetti. Seduti sull’orlo dei
marciapiedi gli uomini bevono mate caricando di acqua
bollente il bicchiere di metallo con la cannuccia. I muri
mai finiti sono coperti da volantini elettorali che suggeriscono improbabili nomi tedeschi (le elezioni si terranno
a maggio di quest’anno),
frutto di una immigrazione
recente e forse non del tutto
innocente. Il nostro albergatore, titolare dell’hótel Austria, inneggia svagato a Hitler mentre commenta le notizie del telegiornale: nel 1993
il Paraguay ha avuto le sue
prime elezioni libere dopo 35
anni di dittatura, e non deve
essere facile a impiantarsi, la
democrazia.
Una pioggia torrenziale ci
ha accompagnati fino alla capitale. Le strade dissestate
producono canali improvvisati in cui scorre una gran
quantità d’acqua fangosa;
fuori dal finestrino passano
piccoli gruppi di case con
qualche mucca che pascola
nei dintorni e poco altro. In
pullman corìdividiamo con
gli altri viaggiatori i giornali
locali per constatare che Cronica e Popular hanno uno
strano concetto del senso
della decenza e dei diritti
Favelas a Asuncion, capitale del Paraguay
umani: già dalla prima pagina balzano all’occhio enormi
fotografie di persone torturate con ingrandimenti dei particolari, e poi ancora servizi
fotografici su donne suicide
(sempre nude) e morti ammazzati dalla mafia locale.
Asuncion è assolutamente
squadrata, tagliata da strade
in continua salita e discesa.
Palazzi bassi in stile coloniale
accennano ad altri tempi (il
Paraguay ha raggiunto l’indipendenza nel 1811): ora i
muri sono sbrecciati e le facciate incartapecorite nascon
dono muraglie sporche e
senza finestre, e ancora muri
a metà o sbiadite insegne
pubblicitarie. Proprio ai piedi
del Palacio del Gobierno,
l’unico palazzo ristrutturato
di tutta Asuncion, ci sono le
catapecchie dei poverissimi,
le case di cartone senza finestre costruite alla meglio in
riva al fiume Paraguay. Non
sono facili da descrivere,
queste case fatte di listelli di
legno e cartone, buie e basse,
completamente tappezzate
di manifestini elettorali: dall’entrata si intravede un pavi
mento nudo, di terra, un giaciglio basso per letto e poi fili
a cui appendere ogni sorta di
cose, vestiti, utensili, stracci;
e ancora ammucchiata ovunque ogni sorta di roba come
nel ripostiglio più sordido e
angusto. I bambini giocano a
piedi nudi nelle stradine piene di buche che dividono le
abitazioni, i rifiuti scorrono ai
lati in rivoli d’acqua marcia.
Accanto a una baracca ingegnosamente fatta di soli cartoni intrecciati, che ti chiedi
come fa a non venire giù al
primo acquazzone, una ragazzina strizza panni in un
catino: lì accanto funzionano
un piccolo bar e una rivendita
di verdure. Poi da un tetto
svetta un’antenna della tv e
una macchina nuova e lucida
procede cauta tra i sassi della
strada per fermarsi davanti a
una casa di cartone e poco distante si sente un uomo parlare tranquillo al telefonino.
Di sera si vede poca gente:
una via buia rivela antri parzialmente illuminati di rosso
verde e azzurro, con donne
che ridono forte sulla soglia;
qualcuno dorme sull’asfalto,
qualcun’altro gira per le strade con il fucile a pompa: persone armate e militari in divisa sono la norma, qui. Le finestre sono aperte sui pochi
locali in cui si canta e si suona, o si gioca a carte e si beve
guardando la partita alla televisione. (fine)
L'incontro si terrà a Londra ili 8 e 19 febbraio 1998
Banca mondiale e religioni a confronto
sulle prospettive dei paesi in via di sviluppo
Il presidente della Banca
mondiale e dirigenti delle
grandi religioni mondiali, tra
cui diversi responsabili cristiani, si incontreranno a
Londra, presso il Palazzo di
Lambeth, residenza dell’arcivescovo di Canterbury, George Carey, il 18 e 19 febbraio.
I responsabili della Banca
mondiale, e in particolare il
suo presidente, lames D.
Wolfensohn, si troveranno
dunque a confronto con. alcuni detrattori della politica
che la Banca mondiale sta
portando avanti nei paesi in
via di sviluppo.
La Banca mondiale è stata
fondata a Washington subito
dopo la seconda guerra mondiale per aiutare i paesi in via
di sviluppo a migliorare il loro livello di vita grazie a prestiti finanziati dai paesi ricchi. Con questo mezzo, la
Banca mondiale esercita una
influenza enorme. Nel 1993,
ad esempio, i suoi impegni di
prestiti superavano 2,5 milioni di dollari all’ora. Ma la
sua politica, di incoraggiare
alcuni paesi in via di sviluppo a riformare le loro economie prima di ricevere grossi
prestiti dalla Banca mondiale, è stata spesso criticata da
molte organizzazioni non
governative e da molte chiese. L’incontro «Religioni
mondiali e sviluppo» sarà copresieduto da lames D. Wolfensohn e dall’arcivescovo
George Carey. Altre comunità cristiane saranno rappresentate: cattolica romana,
ortodossa (Patriarcato ecumenico e Patriarcato di Mosca) e luterana. Parteciperanno inoltre all’incontro delegati baha’i, buddisti, indù,
giainisti, ebrei, musulmani,
sikh e taoisti.
Secondo una dichiarazione
pubblicata congiuntamente
dalla Banca mondiale e dal
Palazzo di Lambeth, «l’obiettivo principale di questo dialogo è di sviluppare le occasioni di accordo e di azione
comune di fronte al problema della povertà nel mondo.
Mira ad aiutare la Banca e le
religioni a comprendere meglio le idee di ciascuno sui
modi di affrontare lo sviluppo e gli eventuali ostacoli che
impediscono di raggiungere
gli obiettivi desiderati».
Per Andrew Purkis, consigliere dell’arcivescovo di
Canterbury per gli affari
mondiali, «l’incontro potrebbe significare un progresso
decisivo perché la Banca
mondiale sembra ammettere
la necessità di prendere seriamente in considerazione
fattori non materiali (spirituale, culturale) e le questioni ambientali». (eni)
Un'iniziativa del Consiglio delle chiese e dell'Alleanza biblica universale
Cuba, 100.000 Bibbie distribuite a tutte le chiese delllsola
In occasione della visita del
papa a Cuba, 100.000 Bibbie
dovevano giungere nell’isola
caraibica. Circa 60.000 sono
già a Cuba e il resto dovrebbe
arrivare nei prossimi mesi. È
quanto ha precisato il pastore battista José Lopez, segretario della Commissione biblica del Consiglio delle chiese di Cuba. «La Bibbia de
estudio» (Bibbia di studio):
così si intitola il testo scelto
per l’occasione. Si tratta di
un volume dell’Alleanza biblica universale (Abu) pubblicato a Bogotá (Colombia).
Sette anni dopo la rivoluzione del 1959 guidata da Fidel Castro, ha spiegato il pastore Lopez, il governo cubano ha accettato la proposta
del Consiglio delle chiese di
Cuba di affidare alla sua
commissione biblica, in ac
cordo con l’Abu, l’importazione e la distribuzione di
tutte le Bibbie a Cuba. Il Consiglio delle chiese e l’Abu si
sono impegnati «a non importare Bibbie clandestinamente e a distribuirle a modico prezzo ai membri di tutte le chiese, comprese quelle
che non sono membri del
Consiglio, e in ogni località di
Cuba, cercando di non privilegiare le città a danno dei
villaggi più isolati».
Dal 1966 al 1989, ha aggiunto il pastore Lopez, ogni
anno, un minimo di 2.500 copie (tra il 1972 e il 1977) e un
massimo di 20.000 (nel 1986)
sono state importate a Cuba.
Dal 1991, anno del crollo
dell’Unione sovietica, questa
cifra è notevolmente aumentata, raggiungendo 162.000
copie nel 1991 e nel 1996. In
tutto, 900.000 copie della
Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) sono state importate a Cuba attraverso l’Abu.
Nello stesso tempo, 700.228
copie del Nuovo Testamento
sono giunte nell’isola nonché
circa 5,8 milioni di estratti o
selezioni di testi delle Sacre
Scritture. D’altra parte, tra il
1992 e il 1997, 47.122 copie di
riviste bibliche e teologiche,
praticamente inesistenti da
trent’anni, sono arrivate a
Cuba e per il solo anno 1997,
277.580 libri a carattere esegetico, teologico o religioso
sono stati importati mentre,
tra il 1984 e il 1996, erano soltanto 7000. Tutto questo materiale, ha ricordato il pastore
Lopez, è stato distribuito in
modo uguale tra tutte le chiese cubane a un prezzo molto
basso. Ad esempio il costo di
una sola copia è tra 2,50 e 4
pesos cubani (un dollaro
equivale a 23 pesos). Il salario
medio mensile è di circa 200
pesos, ma la scuola e l’assistenza medica sono gratuite.
«Regala una Bibbia al papa
perché la porti a Cuba». È
con questo slogan che la Celam (Conferenza episcopale
dell’America Latina), in collaborazione con l’Abu, ha invitato i fedeli, in particolare
deH’America Latina, a dare il
loro contributo finanziario
per la stampa, il trasporto e
la distribuzione delle centomila «Bibbie del papa». Questa iniziativa, ha concluso il
pastore Lopez, è stata l’occasione di rafforzare la collaborazione ecumenica a Cuba e
«di aprire vie nuove di intesa
fraterna tra tutte le chiese
dell’isola». (eni)
Lo afferma un consulente del Cec
Si sta alzando un nuovo muro
nell'Est dell'Europa
Per Miroslav Matrenczyk,
consulente del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec),
che vive in Polonia e coilabora con le chiese alla preparazione di progetti di sviluppo,
la divisione dell’Europa, che
si sarebbè conclusa con la caduta del muro di Berlino nel
1989, sta risorgendo ma più
ad Est. «Lentamente, il muro
si sta alzando di nuovo tra
l’Est e l’Ovest, non in Germania, ma più ad est, lungo i
confini della Polonia, della
Slovacchia e dell’Ungheria»
ha dichiarato Matrenczyk
all’agenzia Eni.
Secondo Miroslav Matrenczyk, consulente per l’Europa
orientale presso il Segretariato dell’Europa del Cec, che
per il suo contributo è stato
appena insignito dalla Chiesa
ortodossa russa della medaglia di San Vladimiro, la Romania, la Bulgaria, l’Ucraina
e la Bielorussia sono paesi
particolarmente svantaggiati.
«Per ragioni economiche prima di tutto, ma anche perché
esiste una certa divisione tra i
paesi a maggioranza ortodossa da un lato e i paesi cattolici
e protestanti dall’altro. Tale
divisione si ritrova anche tra i
paesi che stanno per entrare
nell’Unione europea e nella
Nato e gli altri».
Matrenczyk ha fatto notare
che il fosso tra i livelli di vita
di paesi come la Svizzera e il
Portogallo in Europa occidentale è molto meno profondo di quello esistente tra i
paesi dell’Europa orientale.
«In alcuni paesi [dell’Europa
orientale], come la Georgia, il
salario medio va dai 10 ai 20
dollari al mese. Ma in altri,
come la Repubblica ceca,
l’Ungheria e la Polonia, il salario medio va dai 300 ai 400
dollari al mese, cioè venti
volte di più».
Queste differenze evidenti,
e l’assenza di protezione sociale e di altri servizi in Europa orientale, hanno spinto il
Cec e le sue chiese membro a
cercare di mettere in piedi
programmi di assistenza sociale in Europa orientale (i
progetti sono finanziati dal
Cec che utilizza i fondi versati
dalle agenzie donatrici collegate alle chiese, per lo più
dell’Europa occidentale e del
Nord America. Il Cec coopera
strettamente con la Conferenza delle chiese europee Ke - per diversi programmi).
Molti progetti finanzati dal
Cec, ha sottolineato Matrenczyk, implicano la cooperazione tra chiese che sono in
confitto per ragioni teologiche o altre.
«Poiché l’importanza dei
problemi supera i mezzi di un
singolo partner, sia esso un
governo o una chiesa, l’unica
opzione è di cooperare, nonostante differenze teologiche. Il nostro obiettivo principale è di aiutare le chiese a
mettere in piedi strutture indipendenti per rispondere ai
problemi sociali. Per via della
situazione politica (durante il
regime comunista) in questi
paesi, le chiese non potevano
creare tali strutture. La risposta ai problemi sociali veniva
quindi fornita dallo stato. Oggi, mentre molti abitanti di
questi paesi diventano sempre più poveri, queste strutture diventano sempre più
necessarie».
Miroslav Matrenczyk, della
Chiesa ortodossa autocefala
della Polonia, è stato assunto
dal Cec nel 1992 come consulente, all’inizio per lavorare
presso la sede del Cec a Ginevra, da dove aiutava le chiese
d’Europa orientale a mettere
in piedi dei ministeri in vari
campi (diaconia, insegnamento e assistenza umanitaria). Dal 1994 lavora in Polonia ma trascorre almeno un
terzo dell’anno a visitare
chiese più ad Est, nei paesi in
cui il Cec sostiene programmi
in collaborazione con le chie- j
se locali. Da Bialystock, nel
Nord-Est della Polonia, Miro- ,
slav Matrenczyk assicura il
collegamento con gli uffici di
Mosca, di San Pietroburgo,
della Bielorussia, della Georgia e di altri paesi. Ogni uffi- f
ciò, ha detto, ha già messo in
piedi almeno 20 progetti, che
vanno dall’assistenza ai bambini di strada, ai tossicodipendeijti, ai poveri, alle donne e alle vittime della catastrofe nucleare di Cernobil, a
programmi di assistenza medica e di sostegno ai giovani.
Il Cec finanzia anche programmi in altre regioni dell’Europa orientale, in particolare nella Repubblica ceca, in
Bulgaria, in Slovacchia, in Albania, nell’ex Iugoslavia, in
Romania e in altri paesi. Tali
programmi sono coordinati
da Alexander Belopopsky, responsabile del Segretariato
dell’Europa presso il Cec a
Ginevra. Secondo un rapporto del Segretariato dell’Europa, durante l’anno 1997 sono
stati stanziati oltre sei milioni
di dollari per programmi sociali in Europa. (eni)
Nev agenzia stampa
notizie evangeliche
abb. L. 60.000-ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
Nuova formazione conservatrice
È nata in Russia r«Unione
dei cittadini ortodossi»
Il primo incontro della
«Unione dei cittadini ortodossi», che si vuole rappresentativa della destra religiosa in Russia e che intende
portare i valori tradizionali
della Chiesa ortodossa al centro della vita pubblica, si è
svolta a Mosca il 28 gennaio
scorso, suscitando le reazioni
di coloro che la vedono come
un movimento «fondamentalista». Circa 150 persone hanno partecipato all’incontro,
per la maggior parte rappresentanti della quarantina di
piccole organizzazioni nazionaliste e tradizionaliste e diversi preti ortodossi russi. Un
messaggio del patriarca Alessio II è stato letto dall’arcivescovo Sergy di Solnechnogor
sk. Alexander Soljenitsyn era
stato invitato ma non è venuto. L’«Unione dei cittadini ortodossi» è antiliberale e si op'
pone al presidente Eltsin e a'
suo governo. La sua nascita e
rivelatrice dello sviluppo o'
una tendenza molto conservatrice e nazionalista all’iU'
terno della Chiesa ortodossa
russa. Si ritiene che sia nata
per reazione alla creazione
dell’wUnione dei musulmani
di Russia» che ha partecipato
alle elezioni del 1995.
Padre Vladislav Sveshnikov.
uno dei leader moderati della
nuova organizzazione, ha affermato che l’Unione è un
«movimento nazionalista
centrista» che non comprende gruppi estremisti. fenv
chi
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