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spedizione in a.
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Filiale di Tori
Iti caso di mancato recapito
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UNA FRANCHEZZA
INCONDIZIONATA
«Avete udito che fu detto agli antichi: “Non giurare il falso; dà al Signore
quello che gli hai promesso con il giuramento”. Ma io vi dico: non giurate
affatto, né per il cielo, perché è il trono
di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non
giurare neppure per il tuo capo, poiché
tu non puoi far diventare un solo capello bianco o nero. Ma il vostro parlare sia: "Sì, sì; no, no"; poiché il di più
viene dal maligno»
Matteo 5, 33-37
ATELLA Bibbia Dio pronuncia gran
iV parte dei giuramenti: il Signore
giura per se stesso a garanzia della
promessa fatta a Abramo (Genesi 22,
16), in altra circostanza giura che realizzerà il suo giudizio (Geremia 44,
26). Il giuramento è garanzia di veridicità. Qui non è in discussione il giuramento di Dio, ma il tentativo di quanti, al tempo di Gesù, per evitare un diretto riferimento a Dio, giuravano per
ilcielo, per la terra, o per la città di Gerusalemme; anche con questi sotterfugi rimane immutato il rischio di usare
Dio come un sigillo notarile per garantire la verità dell’essere umano.
j LI uomini e le donne giurano per\Jché la loro capacità di verità è
estrernamente debole e non si fidano
delle loro affermazioni. È chiaro che se
gli esseri umani non fossero dei mentitori non ci sarebbe bisogno di giurare.
Invece siamo immersi in una realtà di
finzione che neppure la prassi del giuramento riesce a annullare. La forza
della menzogna è talmente potente da
annidarsi nel giuramento stesso, inducendo allo spergiuro o alla ricerca di
formule di giuramento meno solenni e
impegnative. In ogni caso si tratta di
un’illusione perché non abbiamo alcun potere reale .sulla nostra vita, solo
Dio sta all'inizio e alla fine della nostra storia. Noi siamo infatti sempre
davanti a Dio: .sia quando preghiamo
sia quando ci rivolgiamo agli uomini e
alle donne. Perciò ogni nostra parola
ha sempre un peso, perché non possiamo sfuggire al nostro Signore.
Gesù ci invita a una franchezza
incondizionata: «Sì, sì; no, no».
Ùon possiamo pronunciare dei sì o dei
no con la cosiddetta riserva mentale,
cioè con l’intenzione certa di cambiare
le nostre scelte ingannando gli altri,
ùon è lecito pronunciare dei sì che
possano essere scambiati per dei no,
f^n possiamo giocare sull’ambiguità
“i mezze verità che ci riparino dal ri^ehio di scelte chiare. Il cristiano non
Pwò vivere nell'ambiguità di verità falsificate 0 mascherate. Il credente è
tihiamato a essere sincero e limpido in
^ini sua affermazione. Senza dubbio
m verità non va usata con brutalità,
ijpme un’arma, e ogni nostra azione
ueve essere nella dimensione dell’amonon può esserci verità senza amore,
iRa neppure amore senza verità. Il
cuore di questo discorso di Gesù è il richiamo a vivere con sincerità il rapporto con Dio e con gli esseri umani
come se fosse sempre un solenne giurainento. Gesù è la verità che è stata reahzzata per noi nella croce, quindi è
Parola chiara pagata a gran prezzo;
egli è il giuramento vivente di Dio per
•u nostra salvezza. I nostri sì e i nostri
pronunciati in questa nazione
flirta troppe volte alla scuola
Cu ambiguità religiosa e politica, in
Ut SI preferisce tergiversare piuttosto
ne scegliere, assumono quindi una
di particolare responsabivrhu e Vagire dei cristiani do
cbbe essere così intenso, limpido e
orevole da rendere superflua la gadel giuramento.
___ Antonio Adamo
SKTTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Poche migliaia di magistrati non possono rispondere da soli al bisogno di giustizia
Governare llllegalità^ compito di tutti
Le piccole e grandi illegaiità, soprattutto se diffuse e devastanti come nel nostro paese, non
possono essere affrontate solo con i processi ma con l'impegno della comunità civile e politica
MARCO BOUCHARD
SILVIO Berlusconi ritiene che
Elena Paciotti, presidente delTAssociazione nazionale magistrati, avrebbe avuto meno probabilità
di essere vittima di uno scippo
(proprio davanti al Palazzo di giustizia di Milano) se i magistrati del
capoluogo milanese, anziché perseguitarlo ingiustamente, avessero
sottratto meno energie alla lotta
contro la vera criminalità. Questo
paradosso eleva agli onori della riflessione politica un atteggiamento
incivile e irriguardoso nei confronti della pubblica autorità ben più
diffuso e convinto di quanto non
sia giustificato dagli abusi, scorrettezze e interessenze varie commessi anche dai più insospettabili
funzionari statali. Obiettivamente
non c’è fine: né al gioco al massacro tra chi dovrebbe rivestire i panni del perseguitato e chi quelli del
persecutore né al rosario sull’asservimento del capitolo giustizia
alle operazioni della politica. Né
possiamo nascondere una buona
dose di noia (o di nausea) per uno
spettacolo che, a dispetto dei toni,
lascia gli spettatori in posizione
sempre più passiva.
Sta di fatto che il dibattito istituzionale continua ad essere altamente estraneo alla giustizia intesa
come servizio del cittadino e anche
i riferimenti populistici all’esperienza di vittimizzazione della presidente della magistratura associata
sono troppo interessati, detti da chi
ha appena subito una condanna,
per essere apprezzati. Occorre invece riordinare i pensieri per ritrovare
il luogo e il senso della funzione
giustizia: nella mitologia la giustizia
è personificata da Temi le cui figlie
rappresentano la legalità (Eunomia), il diritto (Dike) e la pace (Eirene). Nella nostra quotidianità sembra invece che la pace sia diventata
un obiettivo chimerico anche perché il diritto non riesce ad essere
strumento per restituire legalità ma
moltiplica le occasioni di conflitto.
Non vi è dubbio che i sacerdoti
del diritto (non solo i procuratori
Una fase del processo alla «banda della Uno bianca» a Pesaro
della Repubblica) abbiano condotto una guerra senza quartiere, con
rischi personali elevatissimi, per ripristinare un grado minimo di legalità. Ma essi stessi ci dicono, con
amarezza e nonostante gli ottimi risultati processuali, che debbono
constatare il fallimento della strategia contenitiva delTillegalità. La via
processuale non è dunque il percorso che ricrea delle zone di pacificazione sociale: lo stabilire la verità su singoli episodi, la stigmatizzazione della condanna o la purificazione dell’assoluzione (soprattutto quando sono state adottate, nel
corso delle indagini, misure privative della libertà) non creano di per
sé senso civico e fiducia istituzionale. La via politica (si legga amnistia)
propone un’illusione: che attraver
so un patto tra eletti si chiuda una
fase e un aspetto della vita economica di un paese per mólti versi
ben più destabilizzante della criminalità organizzata o del terrorismo.
Quella pace in realtà è costretta a
richiedere una deroga sia alla legalità, trattandosi di condonare degli
atti illeciti, sia al diritto, trattandosi
di calpestare il principio di eguaglianza in danno di chi nel frattempo è stato condannato per gli stessi
reati o di chi ha commesso reati diversi più o meno riprovevoli.
Non esiste una terza via perché
le condizioni attuali della giustizia
non possono essere ridotte a una
tipologia di reati (o di indagati)
che, per quanto importanti, non
rappresentano neppure lontanamente lo stato dei rapporti tra cit
tadino e giustizia. Questo è invece
il punto: il governo delle illegalità,
tanto più se diffuse e devastanti
come nel nostro paese, non può
essere finalizzato a un mero risultato processuale o a un obiettivo
di stabilità politica istituzionale.
La finalizzazione deve concernere
l’insieme della comunità e muovere le istituzioni, i professionisti e
la stessa cittadinanza a un’opera
di collaborazione.
Proprio perché è in causa il senso generale e la logica delTamministrare la giustizia è corretto domandarsi fino a che punto si debba
pretendere che la soluzione di ogni
conflitto (dalle centinaia di migliaia di dissidi privati alle operazioni criminali in grande stile) debba continuare ad essere delegata
unicamente a un apparato, separato dalla comunità, che conta poche
migliaia di magistrati professionali.
E poiché mai come in questo momento di confusione la domanda
di giustizia è stata più contraddittoria e insoddisfatta al punto da
generare una percezione crescente
di insicurezza, individuale e collettiva, si tratta di cogliere l’importanza della posta in gioco il che significa ammettere, innanzitutto,
che Tamministrazione della giustizia riguarda direttamente il governo del territorio e gli eletti locali.
Forze dell’ordine, enti territoriali,
magistratura devono trovare il
tempo per confrontarsi periodicamente. Lo stesso apparato giudiziario, a sua volta, non può più essere indifferente al conto dei suoi
profitti e delle sue perdite e deve
trovare la forza di valutare l’impatto ambientale delle sue decisioni.
In questa prospettiva di responsabilizzazione lo stesso atto di giustizia non può continuare ad essere
espropriato ai suoi protagonisti.
Soprattutto nel mare immenso
delle controversie minori la figura
del sacerdote e della spada deve
lasciare il passo a qualche più
umile servitore dell’equità e del
buon senso: sia esso il portinaio di
uno stabile, il bidello di una scuola o il vigile di quartiere.
Il Consiglio Fcei ha approvato anche l'adesione a «Jubilee 2000»
Avviati i primi progetti per gli alluvionati del Sarno
Il Consiglio della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia
(Fcei) ha approvato un
progetto sul tema del
debito internazionale
dei paesi in via di sviluppo come contributo
a una visione autenticamente biblica del «Giubileo» dell’anno 2000.
«Il debito finanziario dei
paesi in via di sviluppo si legge nel documento
approvato - è tra le cause primarie della crescita del divario tra Nord e
Sud del mondo». Il problema del debito è ormai da molti anni all’attenzione del Consiglio
ecumenico delle chiese
(Cec) e di altri organismi ecumenici internazionali che lo giudicano
uno scandalo sul piano
dell’affermazione dei
valori della giustizia tra i
popoli e tra i figli di Dio.
In questo quadro la Fcei
ha deciso di appoggiare
la campagna «Jubilee
2000» che prevede, anche nell’ambito delle
chiese, una campagna
di massa per una drastica riduzione del debito
entro il 2000, e di sostenere la testimonianza
delle chiese, e più in generale delle comunità di
fede, sui temi della giustizia e della sostenibilità ambientale, economica ed ecologica dei
modelli di sviluppo.
Il Consiglio ha poi approvato una prima serie
di progetti di solidarietà
con le popolazioni colpi
te dall’alluvione dello
scorso maggio in Campania, in particolare in
favore delle famiglie che
hanno perduto la casa e
di lavoratori la cui attività ha subito danni, nei
Comuni di Quindici e
Sarno: acquisto di strumenti di lavoro per agricoltori e allevatori, di attrezzature per una piccola azienda di sartoria,
di elettrodomestici e altri oggetti per la casa,
contributi per l’acquisto
di automobili, soggiorni
per anziani in centri
evangelici. Verrà inoltre
dato un contributo al
progetto «Famiglie solidali» elaborato dalla Caritas della Campania. I
progetti sono stati elaborati in collaborazione
con l’organismo di solidarietà (Hecs) delle chiese evangeliche svizzere e
con l’Istituto per la famiglia, un’associazione di
volontariato di ispirazione evangelica (sezioni di
Cicciano e Latina); famiglie e lavoratori beneficiari sono stati individuati attraverso sopralluoghi diretti e controlli
«incrociati» tra enti locali e associazioni di volontariato.
La sottoscrizione è ancora aperta sul conto
corrente postale numero
38016002 intestato a Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, via
Firenze 38, 00184 Roma,
specificando nella causale «prò alluvionati della Campania». (nev)
LA CORTE PENALE
INTERNAZIONALE
La Conferenza di Roma è riuscita a
non fallire il suo obiettivo: la costituzione, sotto l'egida dell'Onu, di un tribunale mondiale contro i genocidi e i crimini
di guerra: un tribunale sufficientemente
autorevole e autonomo dai grandi poteri e dalle grandi nazioni, un tribunale
che possa lanciare il messaggio di giustizia universale che dice che a un delitto
corrisponde un castigo. Si dirà: «Ogni
guerra e ogni mancanza di democrazia
sono un delitto». È vero ma, in attesa
del regno di Dio, porre dei limiti alla
malvagità è opera altamente umana,
lanciare il messaggio che non ci sarà più
garanzia di impunità per criminali e assassini è opera altamente civile. Si dirà
ancora: «La mancata adesione al trattato di Stati Uniti, Cina, Israele e di altri
paesi renderà inefficace la Corte». Certamente rischia di ridurne la capacità
operativa, ma l'adesione di paesi prima
contrari, come la Francia, fa sperare che
presto anche le ultime resistenze di questi paesi saranno superate. Insomma, si
tratta di una nuova speranza, soprattutto per le generazioni future. < (e.b.)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 24 LUGUQi^
«Il re Davide fu
informato che
il Signore aveva
benedetto la
casa di ObedEdom e tutti
isuoi beni
a causa dell’arca
di Dio. Allora
trasportò con
gioia l'arca
dalla casa di
Obed-Edom alla
città di Davide.
Quando
i portatori
dell’arca del
Signore ebbero
fatto sei passi,
Davide offrì in
sacrificio un bue
e un vitello
ingrassato.
Davide portava
l’efod
sacerdotale di
lino e danzava
con entusiasmo
davanti al
Signore. Insieme
con tutti gli
Israeliti egli
trasportò l’arca
del Signore tra
grida di gioia e
suoni di trombe.
Quando l’arca
del Signore
giunse alla città
di Davide, Mikal
figlia di Saul
si affacciò alla
finestra: vide il
re Davide che,
secondo il rito,
saltava e
danzava
davanti al
Signore e, in
cuor suo lo
disprezzò.
Alla fine l’arca
del Signore fu
collocata al suo
posto al centro
della tenda che
Davide aveva
fatto preparare,
ed egli offrì al
Signore vari
sacrifici.
Terminati i
sacrifici, Davide
benedisse il
popolo nel nome
del Signore degli
eserciti.
VIVERE LA FEDE IN MODO GIOIOSO
Se il culto è un momento di ringraziamento e di gioia, perché lo intendiamo
come una situazione di compostezza e di diffidenza nei confronti delle novità?
PRISCA GIAIERO
Lf ETERNO benedisse la casa
I di Obed-Edom, dove temporaneamente, venne custodita
l’arca dell’alleanza. Davide decide di portare l’arca di Dio nella
sua città, consacrando il tempio
precedentemente pagano di Gerusalemme. L’arca non aveva
mai avuto un luogo sicuro dove
essere onorata, poiché essa itinerava insieme ai Leviti da una
tribù all’altra. Essa rappresentava il patto che l’Eterno aveva
stabilito con il suo popolo, ma il
messaggio di unità da lui mandato si limitava alla sfera religiosa, poiché ogni tribù gestiva la
politica e i possibili conflitti con
le popolazioni esterne.
assisteva comunque. Davide
nella sua veste ufficiale celebra il
culto come consacrazione del
tempio di Gerusalemme. Nei
suoi atteggiamenti esprime insieme la gioia di una persona
veramente convinta del rendimento di grazia, rendimento di
grazia che non è solo apparente
e formale attraverso i sacrifìci rituali degli animali.
osceni. Si fatica ad istituire una
via di mezzo fra la totale repressione e la totale liberazione.
La danza di Davide
Davide danza e si spoglia
(■ "
L'arca, simbolo
della presenza di Dio
SECONDO il popolo d’Israele
essa era essenziale per assicurare vittoria in caso di guerra,
era il simbolo della presenza di
Dio tra di loro, era la prova che
Israele era il suo popolo e per
loro aveva mandato le leggi. Veniva trasportata su un carro di
tribù in tribù, e non poteva essere toccata da mano umana. Il
fatto che Davide abbia vinto
contro i Filistei, senza la presenza dell’arca, dimostra che Dio li
delle sue vesti, come se il
suo sentimento fosse così travolgente da non poter essere
contenuto in modo più composto. Salta e danza dinnanzi all’arca che viene trasportata verso Gerusalemme, lungo tutto il
tragitto con indosso T’efod sacerdotale. Ciò è sconveniente
agli occhi di tutti: egli utilizza il
suo corpo in un modo diverso
da quello in cui gli Israeliti lo
utilizzavano e dal nostro. Lo usa
come tramite, come ulteriore
mezzo per rendere grazia al Signore, andando contro il giudizio della gente.
Noi e il nostro corpo
J L recupero del corpo è un ob
Caro Dio
Ti scrivo, visto che sono brava a farlo e mi piace, voglio rivolgerti così la mia preghiera.
Le nostre distanze sembrano incolmabili, ma non lo
sono, perché io percepisco la tua presenza di luce, mi
accade quando sto alTaria aperta, in mezzo alla gente,
tra la natura, da sola. Tu parli attraverso lo spirito al
mio cuore, e allora io so cosa fare. Ma il mio cuore
spesso ultimamente resta chiuso nella sua durezza e
subentrano l’ansia, il panico, l’indecisione, l’indifferenza e la paura di amare. A volte voglio abbracciare
una persona, ma mi fermano le convenzioni sociali:
qui non si usa accogliere lo straniero, lo si ignora.
Ti chiedo allora di fare in modo che io riesca a starti
sempre accanto, per non temere di confrontarmi con
la vita negata in troppe parti di questo pianeta. Ti
chiedo di rendermi forte, invincibile guerriera di luce
per vincere il Kossovo e Kabul, che si insinuano quotidianamente nelle nostre relazioni interpersonali.
Ti ringrazio della pace che mi regali nei momenti
sereni, ti chiedo di offrirla anche a quei malati che più
ne hanno bisogno: non demordere, continua a bussare nel cuore dei pazzi, dei tossicomani e nel nostro.
Grazie di tutto, di cuore
da parte di una tua figlia terrestre
Prisca
.biettivo importante anche
nella nostra società, nella comunità e nei giovani. Pensate per
un momento all’importanza che
sta assumendo la forma fisica, al
giro di ricchezze presente intorno all’estetica: cure miracolose
per riacquistare la forma perduta, promesse di diete dimagranti, di macchine contro la cellulite. Pensate al valore economico
del corpo, alla sua esaltazione
tanto spesso oscena qui in Occidente, e alla sua negazione totale in altre aree del pianeta.
Pensate a Kabul, ai regimi totalitari islamici, pensate al problema dell’accettazione del nostro corpo, problema sentito in
particolar modo dai giovani, coi
loro problemi di anoressia e di
bulimia. Indubbiamente siamo
una società con svariati problemi anche riguardo all’accettazione del nostro aspetto fisico,
al piacersi così come si è. Siamo
inibiti, repressi da anni di puritanesimo britannico da un lato,
e di subordinazione cattolica
dall’altro. Un indice evidente di
questo conflitto è proprio il manifestarsi diffuso di immagini,
parole e comportamenti sociali
Il rimprovero di Micol
Nel Nuovo Testamento Gesù
si fa toccare, il contatto è
fondamentale per stabilire il
rapporto con il popolo, mentre
noi ostentiamo, manteniamo le
distanze, considerando il contatto fisico a volte sconveniente come il comportamento di Davide.
Quando Micol, figlia di Saul e
moglie di David, lo vede prova
disprezzo. Forse nella sua mente
una maniera così appariscente e
così «bassamente» umana di
manifestare la lode all’Eterno
appare scandalosa, diversa dalla
consuetudine, quasi folle e invasata. Micol, così legata al conformismo della formalità delle celebrazioni, prova imbarazzo nei
confronti di Davide come del resto tutti i presenti nel tempio di
Gerusalemme lo provano.
Se il culto è un momento di
ringraziamento e di gioia, perché lo intendiamo come una situazione di compostezza forzata
e diffidenza nei confronti delle
novità? Prestiamo più attenzione e importanza al rito, all’apparenza e non c’è più la sincera
gratitudine per ciò che abbiamo
nei confronti dell’Eterno. Micol
aspetta che l’arca venga collocata nella tenda preparata da Davide, che i sacrifici e gli olocausti
vengano offerti e che vengano
distribuiti a tutti i presenti un
pane, una porzione di carne, e
una schiacciata di fichi secchi e
infine, quando tutto è terminato
e la gente è andata via, Micol
rimprovera Davide aspramente,
dimostrando di non aver compreso che il comportamento del
re è stato ispirato da una gioia
grande e piena di riconoscenza
verso l’Eterno, non da una bizzarria insensàta. Ella lo affronta
con sarcasmo, rinfacciandogli
che, così facendo, il re d’Israele
si era disonorato di fronte ai servi e alle serve, denudandosi davanti a questi come un uomo di
poco valore.
Israele, ho fatto male? No, anzi,
intendo abbassarmi, ancora di
più, voglio rendermi ancor più
ridicolo, se è necessario, perché
proprio da quelle serve io sarò
onorato».
Non è infatti indifferente agli
occhi del Signore il modo in cui
viviamo il culto. C’è un modo
che piace a Dio, ed è quello produttivo per la nostra vita, quello
che arricchisce lo spirito, quello
che si manifesta con gioia e serenità con canti e lodi, e c’è un
modo che non piace a Dio, paragonabile al comportamento di
Micol, che rende sterili nello
spirito e non porta alcuna ricchezza. Lo dimostra il termine
del capitolo: accade che Micol
non avrà mai figli, come se Dio
volesse dichiarare quale sia il
modo a lui più gradito di essere
amato e onorato.
Mantenere vivo l'entusiasmo
CREDO che i giovani deside: ■
I rino mantenere vivo questo
entusiasmo, cercando di riemergere dalla formalità: è meglio
dare maggiore importanza alla
sostanza che alla formalità,
mantenendo come punto d’incontro la Bibbia. Non un modo
freddo, astratto e passivo, ma
gioioso come viene più spontaneo quando si è veramente contenti, con tutto il nostro essere
oltre che con i pensieri.
Distribuì viveri
tutto l esercito 2
alla moltituàifi^
degli Israeliti,
uomini e donn^
diede a ciascu^
una fnearrìn uD/
una focaccia di
pane, una
porzione di
carne e una di
uva secca.
Poi ognuno
ritornò a casa
sua.
Anche Davide Sii
avviò per
salutare la sua
famiglia. Gli
venne incontro
Mikal figlia di
Saul e disse:
Bella figura ha
fatto oggi il re
d’Israele: si è
fatto vedere
mezzo svestito
anche dalle j
serve dei suoi
dipendenti com
avrebbe fatto m
uomo da nulla,
Davide le
rispose: Io ho
fatto festa in
onore del
Signore che ha
scelto me come
capo di Israele,
suo popolo, al
posto di tuo
padre o di un
suo discendent
In onore del
Signore lo farò
ancora. Anzi,
personalmente
mi umilierò e m
abbasserò
ancora di più.
Ma le serve
di cui tu parli
sapranno
portarmi
rispetto.
Mikal figlia di
Saul non ebbe
figli fino alla
morte»
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Venaria. Preparata
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Andrea Magnano,
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La risposta di Davide
M A Davide risponde con
.molta passione: «Ebbene sì, ho fatto festa davanti
aU’Eterno, l’ho fatto per lui che
mi ha scelto al posto di Saul, tuo
padre, quale re del popolo di
Per tutti coloro che...
Pfocesst
fopea è
quale pr
diiese (;
Per tutti coloro che affrontano la vita
con responsabilità
per coloro che fanno il primo passo,
per coloro che perdonano, rompendo così
il cerchio infernale della violenza,
per quanti lottano nelle piazze o nelle chiese |
ogni qual volta è in gioco la verità,
per quanti ricevono il diritto di parlare,
e che, allora, prendono tempo per ascoltare,
per tutti coloro che guardano l’altro
con profondo rispetto. j f.„Hulto
per quanti e quante conservano un cuore di tanu
servitori solleciti, ^
per quanti e quante soffrono
e penano nel loro cuore o nel loro corpo,
e per coloro che stanno loro vicino,
per tutta la coorte di amici e di sconosciuti,
ti preghiamo. Signore.
Con loro donaci l’audacia di slanciarci
nell’avventura del Tuo Regno.
H?%ei
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^ERDÌ 24 LUGLIO 1998
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PAG. 3
RIFORMA
1^ Bruxell6s. Ass6mbl6a annuale della Federazione europea per la diaconia
Diaconia e giustizia sociale in Europa
Com6 si configurs /a disconis delle chiese protestanti rispetto a//a politica sociale
dell Unione europes. Il ruolo delle chiese nells lottd per /a glustizi3 socisle
jean-jacques peyronel
IN cammino verso una
sola Europa nella pace e
la giustizia sociale»: questo il
tenta deU’Assemblea annuale
della Federazione europea
per la Diaconia-Eurodiaconia
che si è svolta a Bruxelles dal
26 al 29 giugno 1998. Ospitati
presso la Casa di accoglienza
del monastero francescano di
«Chant d’oiseau», i delegati
delle varie organizzazioni
diaconali protestanti europee
si sono confrontati sul futuro
della politica sociale dell’Unione europea (Ue) e sulla
specificità della diaconia cristiana, partendo da un documento preparatorio redatto
sulla base delle risposte a un
questionario precedentemente inviato a tutte le organizzazioni membro.
Alla Federazione europea
per la diaconia, nata due anni or sono a Salisburgo dalla
fusione tra la vecchia Federazione europea per la diaconia e Eurodiaconia, fondata
nel 1992 per favorire i rapporti con la Ue, aderiscono
attualmente 37 organizzazioni diaconali, presenti in 21
paesi. Nel corso dell’Assemblea sono state ammesse altre cinque organizzazioni:
quelle della Chiesa anglicana
del Galles, del Patriarcato di
Mosca della Chiesa ortodossa russa, della Chiesa luterana della Lituania, della Chiesaevangelica dell’Estonia e
della Chiesa riformata di Cluj
in Homania; è stata inoltre
immessa l’organizzazione
diaconale ecumenica Aidrom
dlBucarest (Romania),
ffion queste nuove adesioii, il baricentro della Fedettzione, ora incentrato sul
potente Diakonishes Werk
della Chiesa evangelica in
Germania, si sposta decisamente verso la parte centrale
eorientale del continente
mentre il Sud, ad eccezione
dell’Italia, è ancora poco rappresentato: la Grecia ortodossa non sembra interessata, il Portogallo vorrebbe adettre ma manca di una struttuta diaconale a livello naziot™e, la Spagna è già membro
ma non partecipa quasi mai.
n compenso la Svizzera, che
c' 19 il ? ^ ™^mbro dell’Ue, è uno
fondatori della nuofederazione la cui presiJa pastora riformata
yitoa Michel di Zurigo.
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Il nuovo edificio del Parlamento europeo a Bruxelles
la dimensione etica della costruzione europea, di fronte
alle sfide sempre più minacciose alle quali è sottoposto il
tradizionale modello europeo occidentale, quello cioè
dell’economia sociale di mercato: ha insistito sui valori di
base che hanno ispirato la
costruzione europea fin dai
suoi inizi (riconciliazione,
pace, solidarietà, giustizia, libertà) ma non ha potuto negare che il vero motore del
processo di integrazione, fin
dagli Anni 50, è stato quello
economico, diventato poi finanziario e monetario fino
ad eclissare la dimensione
politica, sociale, culturale e
spirituale. Ora, nel momento
in cui l’Unione si appresta ad
allargarsi a paesi che un tempo erano centri nevralgici del
vecchio continente (pensiamo ad esempio all’Ungheria
o alla Repubblica ceca), non
è pensabile che questo possa
avvenire sulla sola base di
parametri economici e commerciali. È quanto ha sottolineato un’altra invitata, rappresentante del corpo diplomatico ceco a Bruxelles, alla
quale era stato chiesto di
spiegare perché il suo paese
desiderava entrare nella Ue.
Il lunedì mattina i delegati
sono stati ricevuti nella nuovissima sede del Parlamento
europeo, un’immenso e massiccio edificio che, architettonicamente, conferma l’impressione che molti cittadini
europei si fanno dell’Europa:
un’enorme struttura burocratica di 18.000 funzionari
che, dai loro uffici ovattati,
decidono sul destino dei cittadini senza avere un reale
collegamento con loro. È
quanto ha evidenziato la signora Queto, spagnola,
membro della Commissione
europea sui diritti sociali fondamentali, affermando che i
padri fondatori dell’Europa
avevano semplicemente
ignorato la questione dei diritti sociali e umani in generale. Come si può parlare di
cittadinanza europea a prescindere dal pieno riconoscimento di tali diritti? Proprio
su questa questione fondamentale, la Federazione europea per la diaconia ha una
parola chiara da dire e
un’esperienza concreta da
proporre, nel nome di Colui
che chiama tutti, senza esclusione, alla libertà e alla dignità dei figli di Dio.
La questione della «Santa cena ai bambini»
«Sono davvero troppo piccolo per Gesù?»
ISOLDE MÜLLER
ONO forse troppo picxxi3colo per Gesù?» domandò Hans, 7 anni, quando
durante la santa cena il pane
gli passò davanti senza fermarsi. Una bambina di 8 anni, durante un culto all’aperto con santa cena, corse dietro al pastore con le mani tese per ricevere anche lei il pane. Secondo gli esperti il
comportamento di questi
due bambini non è una rarità. E impone un nuovo dibattito sulla questione della
«Santa cena ai bambini».
«I bambini non capiscono
che cosa si celebra» dicono
coloro che sono contrari a
far partecipare i bambini alla
cena del Signore e citano come appoggio le parole di
Paolo nella 1 lettera ai Corinzi
quando tuona contro chi vi
prende parte con leggerezza.
E poi si minerebbe il significato della confermazione,
che di regola precede raccostarsi per la prima volta
all’eucaristia. Del resto lunghi secoli di tradizione ci dicono che la celebrazione della Cena non è cosa che riguarda i bambini.
«I bambini sono parte della
comunità, e non possiamo
escluderli» afferma invece il
pastore Johannes Blohm di
Norimberga, che dal 1991 è
responsabile per il culto dei
bambini in Baviera. Con il
suo libro intitolato esplicitamente Celebrare la santa cena
con i bambini, Blohm vuole
spingere le comunità a comprendere il problema e ad affrontarlo. Il punto vitale della
cena è la celebrazione comune, dice: inoltre la comunione
con Dio non dipende dalla
comprensione delle dottrine
teologiche. Gesù ha accolto i
bambini come persone importanti quanto gli adulti: oc
corre che questo fatto ritorni
alla nostra coscienza.
Nella Bibbia stessa, sulla
questione della partecipazione dei bambini alla santa cena non ci sono controindicazioni. Blohm ritiene che
nell’atteggiamento di Gesù,
come ci è raccontato nell’
«Evangelo dei bambini» in
Marco 10,13-16, si possa trovare la soluzione. Gesù accoglie i bambini in un mondo
fino ad allora riservato agli
adulti: «E presili in braccio li
benediceva ponendo le mani
su di loro». Non è quindi inaccettabile che un bambino
«inaspettatamente» venga alla cena del Signore, perché
l’invito di Dio vale per tutti e
per ogni età. Nella discussione sull’eucaristia ai bambini
si scontrano spesso, secondo
Blohm, innovazione e tradizione, con la conseguenza
che i bambini devono soffrire
per questo conflitto, «perché
i grandi non pensano ai bambini». La maggior parte delle
chiese evangeliche territoriali
della Germania concede che i
bambini si accostino alla
santa cena, ma lasciano la
decisione pratica ai Consigli
di chiesa delle singole comunità. In Baviera questa concessione risale a 20 anni fa
«in fase sperimentale». È arrivato il momento di prendere
una decisione, dice Blohm:
egli propone che siano sempre le singole comunità a decidere, ma quelle che rifiutano di inserire i bambini nella
celebrazione della Cena dovrebbero motivare la loro decisione negativa alla direzione della chiesa.
Come preparazione a questo inserimento Blohm suggerisce di celebrare la cena
del Signore durante un’agape. Il pasto in comune potrebbe far comprendere ai
bambini il significato dei singoli elementi liturgici della
celebrazione. Blohm insiste
anche sulle possibilità offerte
dai culti per i bambini, dai
seminari per i genitori e dai
culti in famiglia. «È arrivato il
momento per le nostre chiese di affrontare seriamente la
questione» conclude il pastore dei bambini. (epd)
Rinvenuta da archeologi israeliani
Scoperta a Gerico antica sinagoga
Alcuni archeologi israeliani hanno portato alla luce vicino a
Gerico quella che potrebbe essere la più antica sinagoga del
mondo. L’edificio fa parte del complesso del palazzo degli
asmonei già parzialmente portato alla luce 25 anni fa e, nella
sua struttura, è identico alla sinagoga di Gamia nel Golam
che sinora era considerata la sinagoga più antica.
Secondo gli archeologi la sinagoga, costruita nel 70-50 a.C.
fu distrutta da un terremoto nel 31 a.C. e sulle macerie il re
Erode costruì il suo palazzo. Con questa scoperta gli archeologi sono ora in grado di delineare la struttura delle prime sinagoghe. A Gerico la sinagoga era rettangolare e misurava 11
metri per 17, era circondata da ogni lato da colonne e arredata con dei banchi che la occupavano tutta. Gli archeologi affermano che l’edificio era molto simile ad alcune strutture
pubbliche come i municipi dell’epoca. (epd)
Documento del Consiglio della Fcei
Luci e ombre
dell'ecumenismo in Italia
Il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia (Fcei), riunito a Roma il 4-5 luglio, ha approvato il seguente documento sull’ecumenismo in Italia, come contributo alla riflessione in atto nelle chiese evangeliche italiane,
anche in vista della possibile costituzione di un organismo
nazionale di collegamento delle chiese cristiane:
«Il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia, riflettendo sulle prospettive a breve termine del processo ecumenico ha, in primo luogo, messo in evidenza gli
importanti passi avanti costituiti, fra l’altro, da momenti
quali la presenza di delegati fraterni delle chiese evangeliche al Convegno ecclesiale di Palermo, l’approvazione del
documento comune sui matrimoni interconfessionali, la
presenza di delegazioni cattoliche a assemblee evangeliche,
l’ampia partecipazione di delegazioni cattoliche e protestanti all’Assemblea ecumenica di Graz, la costituzione in
alcune città italiane di Consigli locali di chiese cristiane,
11 Consiglio ha, però, rilevato come negli ultimi tempi, alle
differenze fondamentali fra cattolici e protestanti in campo
teologico e ecclesiologico, differenze che ostacolano il pieno reciproco riconoscimento nel quadro di un’ottica conciliare, si sia aggiunto, nel tempo presente, la risorgente massiccia tendenza integralista che caratterizza il pensiero e
l’azione di parte consistente della gerarchia cattolica italiana. Il tentativo in atto di condizionare gli equilibri politici in
vista dell’acquisizione dell’etica cattolica a esclusivo presupposto della legislazione dello stato, con la correlativa
forzatura degli equilibri e della corretta mediazione tra i valori propri delle diverse tendenze culturali presenti nella società è, infatti, espressione di una ecclesiologia che privilegia nella chiesa di Gesù Cristo l’esercizio del potere sulla
funzione di strumento di predicazione dell’Evangelo e di testimonianza della fede.
L’insistenza, inoltre, sul tema del finanziamento della
scuola confessionale, assunto impropriamente e strumentalmente come applicazione di un inderogabile principio
etico, mette in discussione il pluralismo culturale che deve
caratterizzare l’intero progetto educativo pubblico e fondare l’educazione delle giovani generazioni ¿la libertà, alla responsabilità e al confronto delle idee. Si registra in tal modo
il risorgere, in ambito cattolico, della tendenza a ritenere la
Chiesa detentrice della verità assoluta, sia nell’ambito della
fede che in quello della organizzazione della società, che
viene chiamata, a “costringere”, con lo strumento della legge, coloro che non si riesce a “convincere”, mentre la scuola
diviene sostanzialmente strumento di adesione acritica a
una ideologia che si assume derivare dall’Evangelo.
Tale tendenza, accentuando e radicalizzando le diverse
concezioni della chiesa che, sin dall’epoca della riforma
protestante, caratterizzano le rispettive ecclesiologie, pone
obiettivi ostacoli al processo ecumenico e ne condiziona le
ulteriori tappe. Mentre, infatti, rimaniamo convinti che
l’impegno per l’unità sostanziale della chiesa deriva direttamente dalTEvangelo e registriamo con gioia che esistono
ambiti e luoghi in cui i livelli di tale unità crescono, riteniamo doveroso esercitare la fraterna chiarezza, segnalando alla gerarchia cattolica che l’esercizio, in forme tendenti al
clericalismo, del pur doveroso ruolo della Chiesa nella società, allontana i tempi nei quali sarà possibile costruire forme di collaborazione volte a parlare fra noi e al paese un linguaggio comune. Confidiamo che il Signore, a cui le nostre
chiese si sforzano di essere fedeli, voglia guidare i nostri
passi e farci superare gli ostacoli che nascono dalle nostre
divergenti comprensioni della fedeltà alTEvangelo».
Chiese protestanti irlandesi
No alle violenze orangiste
«Dov’è Cristo in tutto questo?». Con queste parole di
denuncia e di sgomento Robin Eames, arcivescovo di Armagh e primate della Chiesa
d’irlanda (Comunione anglicana) ha commentato le violenze orangiste a Portadown
e l’attentato a Ballymoney in
cui sono rimasti uccisi tre
bambini, figli di una coppia
mista. «Mentre con genuini
sforzi si cerca di trovare una
via d’uscita alla crisi, condanno severamente tutti gli attacchi contro le abitazioni di
cattolici commessi da coloro
che pretendono di rappresentare il lealismo nei confronti della Corona inglese ha affermato l’alta personalità della Chiesa d’irlanda - e
chiedo a tutti di fare un passo
indietro, di darci spazio e di
riconoscere che finché non si
trovi una soluzione alle difficoltà, saremo posti di fronte
ad un disastro nel quale ciascuno di noi risulterà perdente. Nel nome di Dio ritroviamo la ragione prima che
sia troppo tardi».
Analoghi appelli sono stati
lanciati dai capi della Chiesa
presbiteriana, della Chiesa
metodista e della Chiesa cattolica irlandese che venerdì
10 luglio, e cioè prima della
strage di Ballymoney, si erano presentati insieme in pubblico a testimoniare l’unità
delle chiese cristiane dell’isola contro la ripresa delle violenze settarie.
L’impegno delle chiese a
smorzare l’offensiva violenta
degli orangisti accampati a
Portadown si è espressa anche con la mediazione esercitata nei giorni più gravi della
crisi tra i manifestanti unionisti e gli abitanti dei quartieri
cattolici ripetutamente minacciati: in particolare il pastore presbiteriano Roy Magee, che già aveva svolto un
importante ruolo nella trattativa che nel 1994 portò alla
dichiarazione del cessate il
fuoco da parte dei gruppi paramilitari unionisti, ha cercato di creare un filo di comunicazione tra gli orangisti e i comitati dei quartieri cattolici,
teso a scongiurare il pericolo
di un confronto diretto e violento. Inoltre già il 25 giugno,
alla vigilia delle manifestazioni orangiste varie personalità
protestanti, tra cui l’arcivescovo Eames, avevano ammonito i manifestanti a «agire
pacificamente e nella legge»
perché solo questa è la strada
eccellente «dell’amore cristiano e del perdono». (nev)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 24 LUGLIO igg;.
La rivista ecumenica «Confronti» ha organizzato un convegno a Roma presso la Facoltà valdese di teologia
IsIam plurale: pluralismo nelFIslam^ dialogo con IMslam
Anche nel l'IsIam si nota un fenomeno che attraversa tutte le grandi religioni: da una parte una corrente disposta al dialogo
e alla collaborazione in tutti i campi, dall'altra una corrente fondamentalista e integralista che si basa su molti pregiudizi
Una conoscenza indispensabile per un vero pluralismo
PAWEL GAJEWSKI
Il dialogo tra le religioni oggi non è soltanto un fatto
di pura ricerca intellettuale.
L’incontro con altri modi di
vivere l’esperienza di fede è
diventato una realtà molto
concreta quasi quotidiana. In
questo panorama l’Islam è
una delle presenze più significative della società europea
e italiana di oggi. La sua conoscenza quindi, la consapevolezza della sua complessità
e delle sue dialettiche interne
è una delle premesse essenziali per la costruzione di un
vero pluralismo sul piano
culturale e religioso. Per queste ragioni la rivista Confronti
ha organizzato, dal 12 al 14
giugno 1998 presso la Facoltà
valdese di teologia, un convegno dal titolo «Islam plurale.
Pluralismo nell’Islam, dialogo con l’Islam».
Molte sono state le tematiche affrontate in queste due
giornate e mezzo; tra le più
importanti quella di una possibile Intesa tra le comunità
islamiche e lo stato italiano.
Dopo le comunità ebraiche, i
musulmani italiani sarebbero
la seconda comunità religiosa non cristiana a stipulare
questo tipo di Intesa. L’aspetto giuridico del problema
è stato presentato dal prof.
Giulio Soravia del dipartimento di Studi linguistici e
orientali dell’Università di
Bologna. Secondo il prof. Soravia i principali problemi
sono legati alla tutela legale
di alcuni precetti islamici che
incidono sulla vita quotidiana, quali ad esempio il velo
Da sinistra i’ambasciatore Sciaioia e Sean McLoughiin
per le donne, i pasti preparati
secondo le prescrizioni rituali
nelle mense scolastiche, osservanza del riposo sacro il
giorno di venerdì. Problematiche riprese anche dall’ambasciatore Mario Sciaioia, direttore della sezione italiana
della Lega islamica mondiale.
L’ambasciatore Sciaioia ha
inoltre presentato il panorama dell’Islam italiano, delle
sue strutture e delle sue organizzazioni sottolineando che
questo gruppo molto eterogeneo supera un milione di
aderenti e che non sono rari i
casi di conversione tra gli
stessi italiani. Un altro filo
rosso del convegno era la riflessione sui luoghi comuni
riguardanti questa grande religione. Questo argomento è
stato affrontato con molto
tatto e competenza da Mahmoud Salem E1 Sheikh autore
di numerose trasmissioni di
Raitre sul mondo arabo-isla
mico. Il pomeriggio della seconda giornata del convegno
è stata dedicata alla visita alla
moschea di Roma e poi alle
testimonianze di alcuni rappresentanti delle comunità
islamiche in Italia.
Il terzo campo di ricerca
comune è stato il concetto di
dialogo in generale e la sua
applicazione al dialogo con
l’Islam. Molto utili sono state
la presentazione della situazione attuale in Italia fatta da
Stefano Alievi, sociologo dell’Università di Milano, e la
meditazione di Giovanni
Franzoni sulla fenomenologia del dialogo come tale. Il
dialogo è stato anche il motivo principale della tavola rotonda conclusiva presieduta
dal prof. Daniele Garrone.
Tra le voci più interessanti
quella di Amos Luzzatto della
Comunità ebraica di Venezia
che, partendo dall’Intesa stipulata dalle comunità ebrai
che con lo stato italiano, ha
saputo collocare questo fatto
in un contesto molto più ampio e cioè di una convivenza
basata sulla libertà, sulla
possibilità di far sentire la
propria voce e di decidere
senza nessuna imposizione
di fondo. Luzzato ha espresso anche un caloroso incoraggiamento e un augurio ai
fratelli musulmani che il loro
riconoscimento giuridico sia
imminente e non debba attendere come invece è avvenuto alle comunità ebraiche
nell’Italia del dopoguerra
quasi cinquant’anni nonostante la loro presenza millenaria sul suolo della nostra
penisola.
Nel corso del convegno e
soprattutto negli interventi
del pubblico si è fatto notare
un fenomeno definito delle
correnti trasversali, che attraversa tutte le grandi religioni: da una parte una corrente aperta al dialogo, disposta a collaborare in tutti i
campi, che tende a superare
le barriere senza cadere nelle
trappole del relativismo o di
un pericoloso sincretismo;
dall’altra parte esiste una
corrente fondamentalista o
integralista che si basa sull’ignoranza e sul pregiudizio e
che spesso tende ad aggredire l’altro anziché accoglierlo
nella sua diversità.
È emerso chiaramente dai
lavori del convegno che chi
vuole impegnarsi nel dialogo
tra le religioni e le culture
deve tenere presente non solo l’esistenza della prima
corrente ma anche fare i
conti con i rischi e i pericoli
insiti nella seconda.
L'IsIam e la donna
Zahra Sheikh Usuf responsabile dell’Associazione donne
immigrate dell'Emilia Romagna, ha presentato una relazione sulla posizione della
donna neirislam. Ne riportiamo alcuni stralci.
Il Corano, il libro sacro dell’Islam in cui sono raccolte le
rivelazioni avute dal profeta
Mohammed, contempla moltissimi dettami che non possono esaurirsi in questo breve spazio, per cui mi limito a
toccare fugacemente per titoli le condizioni e i diritti della
donna nella sciaraiya islamica (diritto musulmano).
Breve cenno storico. Nella
penisola arabica, prima dell’Islam, c’era la barbara tradizione di vendere o seppellire vive in alcuni casi le donne per paura che esse una
volta cresciute portassero
vergogna alle loro famiglie.
Inoltre, era consuetudine
che quando moriva il marito,
il figlio ereditava le mogli ad
eccezione della sua genitrice. Uno dei grandi meriti
dell’Islam è quello di avere
abolito queste abitudini e
tradizioni, compresa la
schiavitù, e di avere stabilito
delle regole precise sul divieto di incesto, sul matrimonio, sul divorzio e sull'eredità da le donne in passato
erano escluse e non avevano
voce e diritti.
Nella concezione attuale e
dominante nella maggior
parte delle comunità islamiche l’uomo è capo della famiglia, mentre la donna è signora della propria casa. Fra
i due coniugi esiste il reciproco rispetto, insieme allevano i figli, dividono sia la
buona che la cattiva sorte. La
donna è libera di lavorare sia
per sé sia per la propria famiglia. Su questo va detto
che le limitazioni poste da
alcuni paesi musulmani non
corrispondono ai dettami
deirislam, anzi alcuni stati
musulmani oggi, tenendo
conto dei diritti sanciti nella
carta delle Nazioni Unite,
con leggi speciali, hanno
equiparato i diritti di proprietà e di eredità della donna a quelli dell’uomo. Inoltre
la donna può studiare, lavorare e dedicarsi agli afi’ari, al
commercio e ad altre attività. Alla donna islamica è
proibito farsi vedere nuda,
sia in pubblico che in privato, ad eccezione del marito.
Nessun abuso praticato
sulla donna è giustificato dal
profeta Mohammed. Tra
quelli realmente esistenti
viene subito alla ribalta la
poligamia, che è solamente
un abuso non compietamente autorizzato dall’Islam
ma gli uomini musulmani,
adducendo a loro giustificazione un cavillo giuridico, lo
praticano.
L'IsIam in Europa
Sean McLoughiin, del dipartimento di Teologia delTUniversità di Liverpool, ha presentato la situazione dell’Islam in
Gran Bretagna e in Europa oggi. Sintetizziamo l’ultima parte del suo intervento.
Sin dagli Anni 50 l’insediamento in Europa di un numero tra i 7 e i 10 milioni di
musulmani ha fatto esplodere varie questioni riguardanti
diritti e doveri delle minoranze in queste società. Loro e
non le maggioranze hanno
dovuto sopportare il peso
dell’adattamento. Forse i fattori chiave che determinano
questo dibattito sono:
- Lo statuto di queste minoranze: sono considerati
cittadini come in gran Bretagna o stranieri come i Germania dove la cittadinanza è
vincolata a criteri di sangue e
non di nascita?
- L’approccio dello stato
all’integrazione: in Francia
l’Islam come centro per la
definizione dell’identità comunitaria è divenuto un problema a causa del manifesto
Un particolare della moschea di Roma
laicismo dello stato e un impegno all’integrazione dell’
individiuo.
La principale preoccupazione dei musulmani si è focalizzata sulla questione di
come loro possano mantenere, riprodurre e praticare i loro principi religiosi senza
paura di oppressione da parte
di uno stato non musulmano.
Mentre questo richiede una
struttura di rappresentanza
che negozi con lo stato, generalmente tali strutture si sviluppano molto lentamente.
Inoltre, di solito hanno più
successo a livello locale che a
livello nazionale se il potere è
centralizzato, come attualmente accade in Gran Bretagna, è difficile individuare
una struttura che avanzi richieste e proponga opinioni.
È per questo, probabilmente,
che i musulmani in Gran Bretagna sono andati avanti per
tanto tempo senza scuole finanziate dallo stato mentre in
Olanda, dove il potere è più
decentrato, da tempo ci sono
scuole finanziate dallo stato.
L’Europa ha avuto l’Islam
come vicino per oltre un millennio ma non lo ha mal riconosciuto come uguale. Come
è stato suggerito, nonostante
molte teorie sulla «società
multiculturale» in anni recenti, in pratica gli scambi
interculturali tra gente comune di diverse tradizioni
sono ancora assai pochi. Alcuni modelli positivi si possono cercare, e tra questi vi è
il dialogo interreligioso. Comunque io vorrei suggerire
che un reale dialogo di qualsiasi genere debba essere un
dialogo tra uguali, e attualmente molti musulmani ritengono che questo, ancora,
non sia il caso dell’Europa.
Mahmoud El Sheikh: combattere
i più diffusi pregiudizi
Mahmoud Salem E1 Sheikh
è uno dei principali artefici e
sostenitori del dialogo interreligioso in Italia. Nato in
Egitto, si è laureato in lingue
e letterature moderne a Firenze dove attualmente vive e
lavora, collahorando soprattutto con la Rai come giornalista e consulente scientifico.
Il suo principale impegno si
concentra sulla lotta al pregiudizio e la disinformazione
nei confronti dell’islam.
- Quali sono, secondo lei, i
più diffusi luoghi comuni riguardanti i musulmani?
«Rispondo in primo luogo
da linguista e da giornalista.
L’espressione “islamici” usata molto spesso per parlare
dei musulmani è assolutamente scorretta e aberrante.
È un calco dal francese che
non fa onore alla lingua italiana e dimostra una certa
superficialità soprattutto
quando si tratta dell’informazione rivolta all’ampio pubblico. Secondo punto: la tendenza ad usare troppo spesso
l’aggettivo “islamico/a” per
parlare di argomenti che poco o niente hanno a che fare
con la fede islamica. Così abbiamo la “guerra islamica”, la
“bomba islamica”, un “attentato islamico”, ecc. Agli stessi
concetti viene poi spesso abbinato il nome di Allah, dimenticando che questa parola araba è solo la traduzione
del nome di Dio e non nome
di un altro dio».
- Si ha spesso impressione
che questi luoghi comuni nascano non tanto da una semplice ignoranza quanto dalla
incapacità di comprendere la
vera essenza della rrientalità
o meglio dell’anima orientale
dalla quale è nato l’Islam...
«C’è una paura dell’ignoto,
dell’altro, che fa parte della
cultura occidentale e, probabilmente anche di quella
orientale. In Europa questa
paura è fortemente radicata
nel concetto della chiesa come “civitas Dei” e nei tempi
delle crociate. Il musulmano
non facendo parte di questa
civiltà era semplicemente lo
scismatico, l’infedele che doveva essere convertito o combattuto. I tempi sono cambiati ma la paura è rimasta.
L’Occidente non pretende
adesso di convertire o di
combattere, preferisce piuttosto ignorare la diversità applicando ad ogni nuovo fenomeno esclusivamente le pro
Mahamoud El Sheikh
prie categorie con pocao
nessuna disponibilità a imparare. Oggi ad esempio si identifica l’Islam solamente coni)
paesi arabi, dimenticando
che su un miliardo e duecento milioni di musulmani la
maggioranza vive fuori dei
confini di questi paesi. Basterebbe menzionare qui l’Indonesia, i paesi africani o l’Estremo Oriente. Questo significa una grande molteplicità
etnica e culturale che noo
può essere mai ridotta aw
solo modello».
- Lei come giudica in gett
tale la situazione dei muà
mani in Europa?
«Bisogna sottolineate un
dato storico molto evidente,
Senza la cultura arabo-islamica non esisterebbero ogg
alcune cose che riteniamt
parte essenziale della cultura
occidentale: per indicare ut
esempio più semplice possi-j
bile, le cifre, i numeri coni
quali abbiamo a che fare tud,
i giorni . Il contributo delli|
scienza e dell’arte islamici
era alla base del Rinascimeli'
to italiano. In poche paroleli
presenza musulmana in EU'
ropa non è una cosa nuova,
essa viene però spesso igne;
rata o dimenticata. I flo**'
migratori degli ultimi decenti j
e il numero sempre crescenti
di musulmani che vivono®
mezzo a noi, più o meno inU
grati nella società, ci han»
costretto a riflettere abn
stanza profondamente. U
do che la scoperta o la nscf
perta di molte cose
biamo in comune possa»
ventare una via non solo
reciproco riconoscimento^
prima di tutto di una con
venza veramente fraterna»
La religione di tutti i profeti
Islam vuol dire «dedizione». Secondo
ranica (il Corano, libro sacro dell’Isiam) essa è la
di tutti i profeti, è l’insieme di tutte le religioni monoi^j
che hanno preceduto il profeta Mohammed (Noè, AM i
Mosè,Gesù). |j||
Musulmano è colui che riconosce Allah come suo
Dio e Mohammed come il massimo e Tultimo
sto principio ha impedito che si creasse una divinizz^
di Mohammed mantenendo la sua posizione di «prole
I precetti che il musulmano deve osservare sono: |jj
- Salar, preghiera giornaliera con il viso rivolto ve ,
Mecca, cinque volte al giorno:
-Zeia: elemosina a favore dei poveri; „jjf
“ Ramadan: digiuno (unito all’astinenza sessuale!
cato dall’alba al tramonto per quaranta giorni cons
ogni anno;
- Hiigg; pellegrinaggio alla Mecca che il
deve compiere almeno una volta nella vita e coro
sempre nei limiti delle proprie possibOità.
Inoltre è necessario che il musulmano si
vozione e fede all’adorazione di Allah, al rippnosc i ^
dei suoi profeti, degli angeli, dei libri sacri (Zavur
Ingil, Furkan). Un altro riconoscimento neii’rià
tante è quello della fine del mondo e ¡y
della grazia e dell’accoglimento del giudizio oi
«l’unico» e ha potere di premiare i meritevoli, m
nel paradiso, e di condannare i peccatori all’inferno^
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CENTO ANNI DEL RIFUGIO RE CARLO ALBERTO — Il Rifugio Re Carlo Alberto, dei Musset a Luserna San Giovanni, compie 100 anni e Tavvenimento
verrà ricordato domenica 26 luglio nel corso dell’annuale
festa; quest’anno la gioniata sarà più intensa e piena di incontri e ospiti. Il programma prevede alle ore 10,30 il culto
con predicazione del pastore Bruno Rostagno; alle ore
12,30, pranzo nel giardino del Rifugio (è gradita la prenotazione allo 0121-909070). Nel pomeriggio, alle ore 14,30,
rievocazione storica a cura del pastore Alberto Taccia e a
seguire i saluti del comitato e messaggi vari con intermezzi musicali. Durante la giornata saranno allestiti banchi di
vendita, bazar, video e gara a bocce.
4
vi
A
venerdì 24 LUGLIO 1998
ANNO 134-N. 30
LIRE 2000
Le strade della provincia
di Torino insanguinate;
nel volgere di pochi giorni
quasi 30 morti sull’asfalto in
incidenti drammatici, alcuni
dei quali anche nel Pinerolese. In assoluto non è una novità, semmai sono le proporzioni nel breve lasso di tempo, a colpire. In Europa si registrano annualmente 45.000
morti a causa di incidenti d’
auto e oltre un milione e mezzo di feriti; un impatto sociale
ma anche economico enorme,
valutato quest’ultimo nell’ordine di quasi 300.000 miliardi
di lire. Tornando in Italia, i
morti nel 1997 sono stati più
di 6.000; il costo economico
fra interventi ospedalieri, lunghe riabilitazioni e riparazione dei veicoli si aggira sui
PER UNA POLITICA DEI TRASPORTI
SULLE STRADE
PIERVALDO ROSTAN
30.000 miliardi di lire. E siamo appena all’inizio della stagione delle vacanze...
Eppure queste cifre paiono
dimenticate; si dà un grandissimo risalto all’incidente ferroviario, anche se senza vittime, e si ignora l’ecatombe
quotidiana sulle strade. Certo
in molti casi possono giocare
un ruolo importante stati particolare (abuso di alcolici o
sostanze stupefacenti) ma per
lo più a determinare questi
drammatici incidenti è la non
osservanza del codice stradale. I ragazzini hanno per le
mani a 14 anni moto più grandi di loro ma non rispettano
gli stop, ragazzi appena ventenni guidano auto che possono raggiungere con facilità i
200 km/h. Forse il 10% degli
automobilisti utilizza la cintura di sicurezza.
Ma dove si è fatta preven
zione? Nella scuola sta entrando con fatica l’educazione
stradale, ma come optional;
forse sarebbe opportuno qualche ora in più dedicata a questi argomenti. E c’è da rivedere la politica dei trasporti.
Nessuno vuole porre limiti alla libertà di movimento ma la
possibilità di spostarsi deve
essere slegata dalla sola strada; i servizi pubblici funzionano male. Il treno costa molto
ed è poco utilizzato ma chi dice questo dimentica i costi sociali di cui sopra, che non sono noccioline. In concomitanza con la candidatura ohmpica
di Torino si rifanno i soliti discorsi sulla viabilità (cioè si
vogliono allargare le strade);
sarebbe bene ripensare globalmente al problema trasporti.
Fervono le iniziative del Comitato promotore, che coinvolgono tutta la provincia di Torino, per i previsti Giochi invernali del 2006
\ccoglienza e unità di intenti per sostenere la candidatura olimpica
«RIAHO tONGO_______
Fervono le iniziative di
propaganda per la candililatura di Torino e provincia
.per le Olimpiadi invernali del
^006. Individuati i siti, si sus,j,'Seguono le verifiche, si valuta
i lo stato degli impianti esistentì e si progettano quelli nuovi;
naturalmente sono oggetto di
attenzione la nascita o il potenziamento di tutti quei servizi che concorreranno a far sì
che una manifestazione così
imponente possa riuscire.
D comitato promotore è impegnato in questi giorni in
mia serie di incontri nelle lo^ità individuate come possibili sedi degli avvenimenti
sportivi e la scorsa settimana
'Stata la volta di Torre Pelli* dove il presidente delTAtl
agenzia per il turismo). Luigi
vhiabrera, responsabile al.!^nio del comitato Torino
Wdel rapporto con gli enti
®<;«i e dell’impiantistica, ha
evidenziato la portata dell’av^dinento a operatori del setjWe^^stico e amministratori
eali, «Stiamo individuando
I , incile occasioni, a livel*nternazionale, dove pub
blicizzare la candidatura torinese e nello stesso tempo presentare le opportunità turistiche dell’area - ha detto Chiabrera -; il primo appuntamento sarà a Londra all’inizio di
novembre in occasione di un
importante Salone dedicato al
turismo invernale. Ma non è
solo questione di immagine,
di cui abbiamo dei veri maestri nel comitato; dobbiamo
dimostrare di essere capaci di
proporre, come area, dei pacchetti di offerta turistica interessanti e concorrenziali a livello europeo. Dobbiamo partire con la consapevolezza di
essere sconosciuti e che solo
collaborando tutti e sentendosi parte integrante del progetto possiamo farcela».
La scelta della sede dei giochi invernali del 2006 si avrà
nel giugno ’99; da qui ad allora il comitato promotore è
impegnato in varie iniziative
promozionali in modo da
conquistare almeno 70 voti di
altrettanti delegati del comitato olimpico internazionale.
«Dobbiamo far vedere che cosa c’è ma anche quello che intendiamo costruire - ha aggiunto Chiabrera -; solo in
questo modo la candidatura
avrà successo. E le nostre carenze sono tante, basti pensare alla ricezione: per la sola
famiglia olimpica (atleti, accompagnatori, giornalisti) occorrono 30.000 posti letto».
Occorrerà fare un salto di
qualità anche sotto il profilo
dell’accoglienza turistica coinvolgendo i visitatori che nel
tempo libero dalle vicende
agonistiche potranno conoscere la realtà locale sotto il profilo culturale, storico e, per
quanto riguarda le nostre valli,
anche religioso. Insomma bellezze naturali e musei, sport e
prodotti enogastronomici, storia e monumenti concorreranno insieme a creare sistema.
«Torino eittà della neve» è
uno degli slogan proposti;
con una catena alpina a portata d’occhio dalla città e che
dovrà essere collegata ài siti
olimpici in meno di un’ora. E
allora vengono gli interrogativi sulla viabilità e sui trasporti; metropolitana di Torino,
collegamento ferroviario con
l’aeroporto, autostrada per Pinerolo, collegamento ferroviario veloce con Torre Penice. Non c’è nulla da inventare
Olympic System
A
Q9P
ma molto da realizzare; il comitato promotore indica come fatte determinate opere:
sicuramente deve essere un
obiettivo senza il quale tutto
tote
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sec#
I J no dei pastori più attivi tra i valdesi
(V Uruguay fu Pablo (Paolo) Davit
Lj ‘^^20). Originario delle Valli, era
sot anni missionario nel Le
0 per poi passare in America Latina,
una persona energica e inquieta. Donai? correre. Gli era toccata la
occhia di Ombùes de Lavalle, coloto if^ valdesi alla fine delTottocensini ^^^^orio in realtà era una vastisvall Si spostava per lo più a ca
^3 là si conoscono solo due modi
jtan^''®^‘^ure: il galoppo, che è veloce ma
l’animale, o il piccolo trotto,
di seguire un gregge o una
vit ^3 il problema del pastore Da^ “3 altro: velocità e lunghe distanta la visitare e tenere assieme tutajQtt diaspora. Aveva quindi
Slese 1 ** militare» o «trotto in
», lungo e veloce, che il cavallo può
arrivav^T Sbandi distanze. Quando
migij P3store lo si riconosceva a due
® distanza perché nessun altro ca
IL FILO DEI GIORNI
PABLO DAVIT
ALDO COMBA
vaicava a quel modo. Più tardi si rassegnò
a usare il calesse, ma se ne fece costmire
uno speciale con una sola stanga a cui potesse attaccare due cavalli per aumentare
la velocità. Mal gliene incolse: un giorno
entrando a tutta andatura nella città di Dolores un cavallo passò a destra e uno a sinistra di un palo della luce, contro cui si
sfracellarono calesse e pastore.
Quando i pastori lasciarono i cavalli
per usare le automobili il pascolo, che
era vicino al tempio di Ombùes de Lavalle e in cui il pastore teneva i suoi cavalli, divenne inutile. Il tempio però era
situato a un’estremità del villaggio e si
pensò che fosse opportuno favorire
l’estensione dell’agglomerato dall’altra
parte del tempio, di modo che quest’ultimo rimanesse un po’ meglio inserito nel
tessuto urbano. Il prato fu frazionato, alcune parcelle furono donate per la costruzione del liceo, altre per il Pronto
soccorso, altre vendute a membri di chiesa che vi costruirono delle case.
Il Concistoro volle che la strada antistante il tempio fosse dedicata al pastore
Pablo Davit. «Non si può - dissero al
Comune - noi siamo uno stato laico e la
professione di pastore non è tra quelle riconosciute: la via sarà chiamata semplicemente via Pablo Davit». Il Concistoro
accettò ma davanti al tempio, sul bordo
della strada, fece elevare una bella stele
di granito rosa con una placca in bronzo
che dice: «Questa è la via Pablo Davit,
dedicata alla memoria del pastore Pablo
Davit, conduttore spirituale di questa comunità negli anni ecc. ecc.». La laicità
va bene, ma la verità vai meglio.
il progetto Torino 2006 crollerebbe. «Uno dei punti di
forza - ha aggiunto Chiabrera
- è che l’unità di intenti manifestata da Regione, Provincia e Comune di Torino; così
si può parlare anche di “unità
di governo” cosa che fu ben
più carente nel caso dei Mondiali di sci del ’97 quando fu
un soggetto privato, la Sestrieres spa, ad organizzare la
manifestazione».
La stessa unità di intenti pare essere confermata anche da
tutti i sindaci coinvolti della
proposta; il presidente della
Comunità montana vai Penice, Giorgio Cotta Morandini,
che fu negli Anni 60, il promotore della patinoire di via
Filatoio, ha dato il suo appoggio all’iniziativa. Torre Pellice
è sede naturale per T hockey
piemontese e un ampliamento
dello stadio verrebbe senz’altro accolto con soddisfazione.
Una interessante proposta è
emersa da alcuni interventi
dal pubblico: si potrebbe cercare un’idea forte legata al Pinerolese e, secondo Marco
Rostan, «questa potrebbe essere il “progetto 2(X)0” per un
rilancio del sistema museale
valdese lanciato dal Centro
culturale; se c’è un posto in
Italia dove l’idea di Europa ha
radici lontanissime è proprio
alle Valli e dunque si dovrebbe maggiormente sottolineare
questo elemento, coinvolgendo il più possibile sia i referenti politici locali sia i vertici
della Chiesa valdese». Anche
l’assessore al Turismo della
Comunità montana. Bruna
Peyrot, ha sottolineato un elemento specifico, quello dell’ecumenismo come attuazione di una filosofia politica di
convivenza nel riconoscimento reciproco e nel rispetto».
E se la candidatura di Torino 2006 non sortisse l’effetto
desiderato? «Non sarà tempo
buttato» ha chiarito Luigi
Chiabrera; c’è già un accordo
fra i tre enti promotori per ripresentare la candidatura più
avanti e comunque il gran
battage di questi mesi sta già
ottenendo risultati a livello di
promozione turistica.
6
PAG. Il
LA GIORNATA DEL VOLO — Decine di voli con deltaplano e parapendio hanno caratterizzato il «Fly day» che ha visto appassionati del volo libero darsi appuntamento domenica scorsa a Torre Pellice su iniziativa dell’associazione Voi
au vent. Buono il successo della manifestazione malgrado la
giornata non ottimale sotto il profilo della visibilità.
MUSICA KLEZMER E NOMADE — È in corso di svolgimento il «III Festival internazionale di musica Klezmer e
nomade», che vedrà due tappe presso lo stadio del ghiaccio
di Torre Pellice e in piazza San Donato a Pinerolo. I prossimi 27 e 30 luglio due gruppi «Acquaragia drom», italiani,
con voce e chitarra, organetto, violino e clarinetto, e «Colalaila», dalla Germania, che eseguiranno musiche con clarinetto, basso, violino e fisarmonica, si esibiranno a Torre Pellice. Il 28 e il 29 luglio a Pinerolo sarà la volta di «Mitteleuropa ensemble», che eseguono musica di derivazione etnica
dall’area balcanica, e i «Lokyo», un duo di violinisti e una
chitarra, provenienti dalla Russia, con musiche tradizionali
degli zingari russi. Inizio ore 21,30 con ingresso gratuito.
MUOIONO IN AUTO — Gravissimo incidente nella notte fra
martedì e mercoledì scorsi sulla statale 23 all’altezza del bivio per Scalenghe quando tre giovani della vai Pellice hanno perso il controllo dell’autovettura e si sono scontrati con
un autocarro; due di essi, Edoardo Musso di Torre Pellice e
Johnny Ughetto Monfrin di Luserna San Giovanni, sono
morti sul colpo mentre Massimiliano Anderlini ha riportato
ferite gravissime ed è tuttora ricoverato in ospedale.
«LE FENESTRELLE» — Dal 26 luglio al 16 agosto Fenestrelle e il suo Forte ospiteranno la rassegna «Le Fenestrelle», giunta alla sua quarta edizione. L’inaugurazione avverrà
domenica 26 alle 15 sul piazzale del Forte con un concerto
della fanfara della Brigata alpina taurinense: seguiranno
danze orientali, uno spettacolo musicale «Sounàiess’d barmess » e alle 21 sarà la volta de «Il barbiere di Siviglia».
RAPINA AL SAN PAOLO DI CAVOUR — Un colpo da
quasi 200 milioni; erano ben organizzati i banditi che venerdì pomeriggio hanno preso d’assalto la filiale San Paolo
di Cavour e dopo aver tenuto in ostaggio gli impiegati e i
clienti hanno svuotato la cassaforte del bancomat. I banditi
sono fuggiti facendo perdere le proprie tracce e dopo aver
legato gli ostaggi; solo dopo un quarto d’ora è stato dato
l’allarme e sono intervenuti i carabinieri di Pinerolo.
IMMAGINI DELLE VALLI VALDESI — «Immagini delle
valli valdesi» è il titolo della mostra di fonti bibliografiche
sulla diffusione a stampa della fotografia nelle valli tra
'800 e ’900 che verrà inaugurata sabato 25 luglio alle 17
alla Galleria d’arte contemporanea in via D’Azeglio. La
settimana dopo, sabato 1° agosto, alle 21, nella biblioteca
della Casa valdese verrà presentata la ristampa del libro
«Come vivevano-val Pellice» edito dalla Claudiana e curato da Carlo Papini e Giuseppe Grimoldi.
CLAUDIO CHIAPPUCCI A PINEROLO PER LA
«CAMPIONISSIMA» — È stato a Pinerolo lunedì per
provare il percorso; il popolare ciclista Claudio Chiappucci
giovedì prossimo illustrerà a Torino il tragitto, le modalità
di iscrizione e partecipazione della «Campionissima», gran
fondo di cicloturismo da Cuneo a Pinerolo, sulle orme della mitica tappa del giro d’Italia del ’49 quando Fausto Coppi, dopo aver scalato il colle dell’Agnello, l’Izoard, il Monginevro e il colle del Sestriere arrivò a Pinerolo con ben
12’ di distacco sul secondo, Gino Bartali. La prima edizione della gara si disputerà domenica 30 agosto.
SCAMBI INTERNAZIONALI FRA GIOVANI — Da diver
si anni si è formato, sotto l’egida della Comunità montana
vai Pellice, un gruppo di scambi intemazionali fra giovani.
Gli aderenti (tutti fra i 15 e i 25 anni) si riuniscono regolarmente per discutere di vari argomenti inerenti l’accoglienza,
lo straniero, l’intolleranza. Lo scambio programmato per
quest’anno prevede una prima parte in Germania, a Ulm, dal
29 agosto al 5 settembre e una seconda a Villa Olanda, dal 5
al 12 settembre. L’età dei partecipanti sarà compresa fra i 16
ed i 22 anni, costo lire 400.000; per informazioni telefonare
alla Comunità montana-Spazio giovani, 0121 -953131.
STAZIONARIA LA SITUAZIONE ALLA BELOIT ITALIA — Situazione che continua a rimanere incerta alla Beloit Italia di Pinerolo. Le rappresentanze sindacali hanno recentemente diffuso un comunicato in cui fanno il punto della
situazione che non appare certo rosea. Dall’incontro con la
direzione italiana, avvenuto in giugno, i lavoratori hanno
avuto conferma che l’azienda ritiene di avere un’eccedenza
di 110 addetti nel manufactory che dovrà essere «alleggerita», anche se la direzione si è dimostrata disposta a rendere
meno traumatico il taglio del personale ricorrendo alla cassa
integrazione. Ma i lavoratori sono preoccupati innanzitutto
per quella che definiscono «assenza di un vero progetto industriale per il futuro» da parte della Beloit e continuano a ricercare la possibilità di ottenere un tavolo di discussione che
coinvolga i sindacati e la direzione in cui poter dire la loro.
E Eco Delle "^lli ^ldesi
Iniziano i corsi di Università estiva del Centro culturale valdese
Il protestantesimo del ^600
DAVIDE DALMAS
Come lo scorso anno circa
venti persone hanno seguito per una settimana il corso dell’Università estiva organizzato dal Centro culturale
valdese. Dopo il ’500, affrontato l’anno scorso, si è arrivati al ’600, secolo di lotte e di
sangue ma anche di costruzione di nuove identità e di
nascita di modelli di pensiero
e di vita che avranno grande
importanza nei secoli successivi. Per quanto riguarda il
protestantesimo, poi, il ’600
si può considerare il vero momento di nascita, perché nel
secolo precedente l’ideale era
quello della Riforma, che tendeva a un rinnovamento e una
purificazione universali e non
alla nascita di nuove realtà.
Tuttavia normalmente, soprattutto in Italia, il protestantesimo in quanto tale ha pochissimo spazio nella storia
successiva al ’500. Nei manuali scolastici molto raramente si fa cenno alla costituzione delle ortodossie protestanti, alla netta separazione
fra correnti luterana e riformata, ai fondamenti religiosi
delle proposte politiche della
Rivoluzione inglese o della
Francia ugonotta e così via.
La struttura organizzativa è
stata quella ormai tradizionale: mattinata con relazioni dei
docenti, pomeriggio con lavoro di tipo più seminariale,
lettura di testi chiave, confronto delle idee con domande e risposte. Il lunedì Emidio Campi ha messo in luce il
passaggio dalla Riforma, che
era esigenza di rinnovamento
di tutta la chiesa, all’ortodossia protestante che, constatata
l’impossibilità di realizzare il
grande sogno dei riformatori
ripiega sulla creazione di istituzioni ecclesiastiche che
possano mettere in pratica la
maggior parte delle loro idee.
Si tratta quindi sicuramente
di un momento che rischia la
chiusura e il dogmatismo, ma
anche di un momento di enorme sforzo creativo e pratico,
condotto quasi sempre con la
penna in una mano e la spada
nell’altra, che conduce alla
nascita di due identità ecclesiastiche precise, quella luterana e quella riformata. Infatti da una parte il Libro di concordia, dall’altra il Sinodo di
Dordrecht costituiscono la
nascita delle due ortodossie
che si contrappongono al cattolicesimo che a sua volta ha
trovato una strutturazione
dogmatica rigida a conclusione del Concilio di Trento. Il
movimento per la riforma
della chiesa, contro la sua più
profonde aspirazioni, conduce quindi alla formazione di
tre chiese in netta contrapposizione. Proprio questo fatto
tuttavia schiude anche per la
prima volta la porta all’idea
che sia possibile convivere
nello stesso stato avendo culti
e fedi diverse.
Il martedì Pietro Adamo e
Claudio Pasque! hànno condotto il gruppo in quel momento di alta temperatura storica che è stato la Rivoluzione inglese, in cui si concentra
una movimentata vicenda di
nuove proposte di fede, di
inediti esperimenti politici,
che conduce, nonostante la
successiva restaurazione, alla
nascita del concetto di tolleranza, intesa non tanto come
sopportazione della diversità
in nome del pluralismo o della volontà di non farsi la
guerra, ma come stimolo al
confronto, al dibattito, in nome di una ricerca di verità
che se non sarà mai completata su questa terra, tuttavia
deve essere continuamente
Il professor Emidio Campi
perseguita, come scriveva il
grande poeta puritano John
Milton: «Ci sono quelli che
non finiscono mai di lamentarsi degli scismi e delle sette,
e che riguardano come una
grande calamità che si possa
dissentire dalle loro proprie
massime [...]. Sono loro i perturbatori, loro i seminatori di
discordia, loro che non si curano, né vogliono permettere
agli altri di unire quelle divise
membra ancora mancanti al
corpo della Verità».
Giorgio Tourn, dopo aver
ripercorso e messo a confronto le vicende europee dell’epoca, ne ha mostrato le
conseguenze e le varianti piemontesi, anche con l’aiuto di
una visita ai luoghi in cui hanno avuto luogo le vicende
cruente della «Primavera di
sangue» e della guerra dei
banditi di Gianavello. Il giovedì Debora Spini ha spostato
l’attenzione sulla Francia
ugonotta, dalle guerre di religione del ’500 alla difficilissima vita durante il regno di
Luigi XIV. Anche questo è
stato un momento di grande
importanza per la storia del
pensiero politico, nel quale si
propongono idee che avranno
i primi tentativi di applicazione proprio nell’Inghilterra
della rivoluzione o nella Nuova Inghilterra americana. Proprio dedicata a quest’ultima è
stata la giornata conclusiva,
guidata da Giorgio Spini, che
ha mostrato come il nucleo
iniziale degli Usa sia stato costituito da evidenti eredità europee, ma anche da elementi
di novità che porteranno presto a una identità compietamente inedita, e alla costruzione del primo stato che non
ha mai avuto un re o una chiesa di stato.
Nel complesso è stata una
settimana impegnativa e divertente, che ha costituito
un’immersione completa in
una realtà lontana che in questo modo si è dimostrata molto viva e attuale. Ricchi di
spunti e di discussioni anche i
momenti di pausa, i pranzi, i
caffè che hanno permesso la
conoscenza e il confronto tra
i vari partecipanti, di diversa
provenienza e formazione.
Regione Piemonte
In calo
il commercio
tradizionale
Dall’indagine elaborjl
dall’Osservatorio region,
sul Commercio sui dati rela e qi
vi al 1997 risulta che il co,
mercio tradizionale, costitiij
dai negozi alimentari ed exi bruiti nei
alimentari fino ai 200 mq
in calo. Tuttavia, la dimij
zione è meno forte rispei
agli anni ’93-95. A scoinps
re sono soprattutto gli eseq
zi piccolissimi, inferiori
80 mq, mentre la fascia
diana, tra gli 80 e i 200 œ „omica e
Fenest
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registra un lieve incremento,
Gli esercizi di dettaglio iJ
dizionale sono in Piemoii fa Comu
63.648, contro i 64.0024
1996. Nel 1991, primo am
della rilevazione completai
parte della Regione, crai
67.381. Sempre riguardoi
dettaglio tradizionale, ditti
nuendo gli esercizi è aumai
tato il numero di abitanti p
negozio: ora si è ora a
67,47 abitanti per ogni
ga, contro i 67,15 dell’ai técuperart
precedente e 64,65 del 1991 pisso di 1
Ugualmente articolata lai; nopresen
tuazione territoriale del del' del confi
glio moderno, rappresentai nelle zone
ormai da minimaricet, supei| ne e Susa
mercati, ipermercati, grani élla Mai
magazzini e centri corams- seguirà pi
ciali: in Piemonte tutte quei itinerario
tipologie occupano una si comune o
perficie di oltre 960.000 mi coglienza
con 1.130 unità. L’indagiii i visitato)
regionale rileva anche le ei fensivi co
cole, che in Piemonte so» Nel cots
2.647, con un rapportoi stampad
1.622 abitanti per ogni ri» l’iniziati)
dita di giornali e riviste. nercfi 17
Infine, i dati relafiriì sessoies
commercio su areepubblkyfieg/bije,
in Piemonte si allestiscont ev^enziai
969 mercati, di cui oltrej Mere in
40% ha meno di 10 band wno a
ambulanti e il 22% più di | penda
Ogni settimana sono pres* Mi dive
quasi 70.000 banchi, di|ferca di
24.000 dedicati all’alimenl
re, oltre 37.000 all’extra
mentare e 7.700 riservati
produttori agricoli.
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csare un’
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L'incontro italo-francese al Colle della Croce del 19 luglio j
Riflettere sul nostro prossimo '
Torre F
lis
CARM
INES PONTET
Un gruppo di giovani della
Chiesa riformata di Nîmes ha condotto la liturgia e
portato l’animazione durante
il culto che si è tenuto al Colle della Croce domenica 19
luglio per il consueto ritrovo
italofrancese. Il testo per la
predicazione era la parabola
del buon Samaritano, e la
scenetta portata dai ragazzi
trasponeva ai giorni nostri il
racconto, immaginando un
pestaggio in un treno durante
i recenti campionati mondiali
di calcio. «Chi è il nostro
prossimo?», dunque, la domanda al centro della meditazione, e quali sono le regole
da seguire per venire incontro
a chi ci sta intorno, quando le
«regole», spesso, più sono e
più tengono prigioniere le
persone, impedendo loro di
fare la cosa giusta.
Nel pomeriggio il pastore
Giorgio Tourn ha guidato i
presenti attraverso un secolo
e mezzo di storia valdese e
d’Italia in generale a partire
dalle Lettere Patenti del 1848
verso una libertà non tanto
concessa quanto conquistata e
da conquistare giorno per
giorno. Un cammino che prosegue ai giorni nostri e che
passa attraverso le mille battaglie per le libertà che non
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Chiesi di Villar P» ^ J«
Stata quella di organi?^ oroin,
settimana^ il giro degli a J O;
gi per poi confluire al
ha visto una decina di
Un momento dell’Incontro internazionale
sono solo nostre ma anche del sante italiano scavale
«prossimo», appunto, dalla colle. Un’iniziativa i
lotta per la laicità dello stato
a quella per una cultura dell’
accoglienza improntata alla
responsabilità.
La partecipazione è stata
cospicua, rincontro sembra
mantenere la sua rilevanza di
anno in anno; sempre rilevante la presenza di stranieri
provenienti da diversi paesi:
Svizzera, Germania, Inghilterra, Paesi Bassi; un americano. Splendido il tempo:
una brezza sopportabile compariva di tanto in tanto per tenere sotto controllo la nebbia
che cercava di salire dal ver
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soffiati a
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fenestrelle coinvolta nel progetto Interreg italo-francese
Fortificazioni oltre le frontiere
pavide bosso
Creare un itinerario tunstico transfrontaliero che
elaborili jQiflvolga le fortificazioni alregion, le delle alte vai Chisone e
dati rela «usa e quelle del Briangon■' ^jjise della Maurienne. Trasformare questi baluardi, cori ed eì3 struiti nei secoli da francesi e
200 niq^ jg]iani come mezzi di separaa diini^j e difesa del proprio territorio, in strumenti per la
jooperazione fra due zone alpine, quella francese e quella
che stanno attraverun periodo di crisi ecojQmica e che cercano un rilancio. Recentemente la Rébaglio tiJ rione Piemonte, d’intesa con
Pieraoilla Comunità montana valli
Chisone e Germanasca, e il
Conseil des Hautes Alpes
hanno presentato un’iniziativa, che verrà finanziata dall’Unione europea come progetto Interreg, che parte proprio da questi presupposti,
n progetto, che è stato chiamato «Le Alpi fortificate», si
come obiettivo quello di
dell’am iKaperare l’importante comici 1991, plesso di fortificazioni che scolata lai no presenti al di qua e al di là
deldeft' del confine italo-francese,
oresentai; nelle zone dell’alta vai Chiso:et, sups,f ne e Susa e del Brian9onnais e
iti, grani della Maurienne; al recupero
comms' sepirà poi la creazione di un
itte quel itinerario turistico culturale
D una a comune oltre che centri di ac3.000 ni| coglienza e di animazione per
’indagii i visitatori dei complessi dihe le ei fensivi coinvolti nel progetto,
onte SOI Nel corso della conferenza
tportoi stampa di presentazione deipi ri» l’iniàarivache si è tenuta veiste. nerifl 17 luglio a Torino, l’asilativiì sessorealk Montagna della
)ubblkW &g/b/ie, Roberto Vaglio, ha
estiscof evienziato l’importanza «di
li oltre? mettere insieme due zone che
0 bani ^nno attraversando una
più diJ gfonda crisi destrutturante
) presej: «ui diventa fondamentale la
rii, di
aliment
extrae
servatij
|erca di soluzioni diverse
per creare occupazione, per
usare un’economia montana
Il palazzo del governatore nel complesso del forte San Carlo
di “plurinteresse”, non indirizzata unicamente al turismo
invernale».
Sulla stessa linea si è posto
il presidente della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca, Erminio Ribet, che
ha ricordato che se un tempo
la valle Chisone poteva vantarsi di una forte economia industriale con 8.000 posti di lavoro nell’industria a fronte di
una popolazione di 20.000
persone, oggi la situazione è
profondamente cambiata con
r industria che sta vivendo un
momento di forte crisi. Occorre quindi, ha aggiunto Ribet,
«individuare risposte adeguate
al problema, che se non possono essere univoche non possono neanche essere rappresentate da progetti isolati. Sono necessarie piuttosto forme
di concertazione sempre più
larghe fra i vari soggetti coinvolti sul territorio, concertazioni che oggi non sono più da
ricercarsi solo all’interno dei
comuni valligiani ma nell’ambito di un processo che coinvolga l’intero Pinerolese».
Nel particolare l’iniziativa
presentata venerdì a Torino
comprende tre sotto-progetti
che in diverso modo coinvolgono i forti di Fenestrelle e
Exilles su territorio italiano e
la barriera delTEsseillon, i
forti della Maurienne oltre alle fortificazioni e la cittadella
fortificata di Briançon per la
parte francese. Il primo progetto chiamato «Le Fenestrelle» prevede interventi di restauro e recupero del forte
San Carlo di Fenestrelle con
interventi soprattutto sul palazzo del governatore; col secondo progetto, «Cittadella
d’altura» invece si realizzeranno itinerari transfrontalieri
che collegheranno i vari forti
presenti nella zona interessata; infine con il terzo progetto,
denominato «La valorizzazione del patrimonio fortificato
alpino; un cantiere a dimensione europea», verranno promossi scambi fra operatori del
patrimonio turistico e scambi
di conoscenze fra scuole italiane e francesi. «Con questa
iniziativa - è stato sottolineato nel corso della conferenza
stampa - si vuole far sì che i
forti invece che strumenti di
divisione siano spunto per un
itinerario di unione di un territorio inserito nel contesto
europeo. Si prevede di mettere in “rete” i vari forti, una rete che non sia fatta solo di itinerari turistici ma anche di
iniziative culturali ed economiche comuni».
Torre Pel lice: a colloquio con Renato e Arnaldo, attuali titolari
1150 anni delPoreficeria Bracchi
JABMELINA MAURIZIO
F;
'à
prse non tutti sanno che
ba i tanti anniversari che
®be Pellice ricorda quest’
i’è anche quello di uno
^più antichi negozi del
l’orologeria-oreficeria,
^origine anche ottica,
^^I>i», fondata nel lontajj quando la famiglia
*®giai Ceresole apri la
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tatfi!*'!™ ®°nservato quasi inarroi' aspetto esterno, gli
Dan ■ lo vetrine (a
Dece * blindati messi per
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soffiar tutte con vetri
Sosta b'^no, modificando
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mr,. CàvoLr’" cra su via
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Gramsci.
zio gestisce il nego
alflii ®roifto laboratorio di
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® 1'^ «i I“®zzo n infatti un antico
P ndolo regolatore (o
___________ ' "• ' . .
Un’Immagine d’epoca per il negozio allora di proprietà Ceresole
pera dei «Ceresole frères»)
del 1856, alcuni strumenti per
riparare gli orologi risalenti
alla fine dell’800, una piccola
collezione di orologi di questo secolo. «Nel tempo l’orologeria-oreficeria ha anche
continuato - dice Arnaldo
Bracchi - a vendere oggetti
ormai introvabili, come canne
da passeggio o lettori di giornali, e poi a poco a poco ci
siamo indirizzati verso un tipo di oggettistica, sempre artigianale e rigorosamente costituita da manufatti, proveniente da tutto il mondo, testimonianza di culture che
ancora danno molto peso alla
manualità». Tradizione e
nuove aperture dunque in
questa bella bottega di centocinquant’anni fa, dove davvero si respira il profumo del
tempo e dove, come dicono
Arnaldo Bracchi e suo padre
Renato, si entra alla ricerca di
oggetti di valore ma originali
e artistici, di cui Arnaldo e
suo padre raccontano con piacere la storia, la provenienza,
il significato. Per ricordare
l’importante anniversario i
Bracchi hanno in programma
per il prossimo autunno una
mostra fotografica sul negozio e le vie adiacenti, il rifacimento delle antiche insegne,
l’esposizione degli oggetti
d’epoca in loro possesso.
Si rinnova dall'anno prossimo l'esame provvisorio da trent'anni
Maturità, nel 1999 cambia tutto
CARMELINA MAURIZIO
Si Stanno completando in
questi giorni per quasi tutti gli studenti italiani le prove
di maturità e si sta anche concludendo dopo trent’anni «la
sperimentazione» che ha determinato per oltre in quarto
di secolo le modalità di esame attraverso le quali sono
passati migliaia di studenti. In
pensione andranno dunque
tutta una terminologia e un
lessico legati alla maturità entrata in vigore nel ‘68: non ci
saranno più il «commissario
interno», i voti espressi in
sessantesimi, le due materie
scritte e le quattro su due delle quali sostenere la prova
orale rese note ad aprile.
«A tutt’oggi - dice la vicepreside del «Porporato» di Pinerolo, grande polo scolastico
secondario del Pinerolese che
comprende il liceo classico,
quello linguistico e l’istituto
magistrale - non conosciamo
ancora le modalità di svolgimento della nuova maturità.
Sappiamo che i cambiamenti
saranno notevoli, per esempio
non ci sarà più la discriminazione tra le materie d’esame e
quelle non d’esame, che fino
ad oggi ha fatto si che da aprile in avanti le discipline non
sorteggiate venissero in pratica abbandonate dagli studenti;
ci sarà una maggiore presenza
di docenti della classe nelle
commissioni, che però non
sappiamo ancora bene come
saranno costituite. Indubbiamente la maggior parte degli
insegnanti è d’accordo nel
mandare in pensione l’attuale
maturità, ma al momento restano dubbi e perplessità su
come sarà la nuova. Anche tra
gli studenti, che saranno circa
140 a sostenere la nuova prova d’esame alla fine dell’anno
scolastico 1998-99 ci sono aspettative e speranze, ma anche tanta confusione, dubbi,
timori. Senza dubbio quando
saranno noti i termini di svolgimento del nuovo esame
starà poi alle capacità dei docenti metterle in pratica in
modo adeguato e positivo».
Molti i dubbi e soprattutto
molte domande anche tfa docenti e studenti del Liceo valdese di Torre Pellice. «Attendiamo e ci auguriamo che arrivino per settembre le istruzioni su come si svolgerà il
nuovo esame di maturità; nel
frattempo abbiamo riflettuto
su diversi problemi che potremo trovarci presto davanti dice il preside Elio Canale per esempio come saranno
composte le commissioni, ovvero in base a quali criteri il
ministero deciderà quali materie saranno valutate da commissari interni e quali da quelli esterni? E in base a quali
criteri si determinerà il 20%
del voto (sarà misurato in centesimi, di cui 80 scaturiti dalla
prova) costituito dai cosiddetti
crediti formativi? In una scuola come la nostra che include
nelle attività didattiche viaggi
all’estero e scambi di scuole,
quanto peso avranno, se lo
avranno, queste attività? E ancora quali strumenti avremo
per prepararci ad affrontare e
far affrontare una prova completamente nuova, noi docenti
che siamo cresciuti e ci siamo
formati sulla base della ormai
vecchia maturità? D’altra parte sia gli inseganti che i ragazzi sono convinti che la nuova
maturità dovrebbe eliminare
in gran parte tutti quei problemi di valutazione che si sono
verificati con il modello attuale di maturità per cui chi faceva un buon esame “rischiava”
di avere lo stesso voto o un
voto persino più alto di chi,
magari più emotivo, aveva
avuto risultati migliori durante
Tanno scolastico ma aveva al
suo attivo una prova meno
esaltante, valutata da docenti
visti per la prima volta solo in
sede di esame».
Staremo a vedere dunque,
con un pizzico di rassegnazione, come quella espressa da
diversi studenti che Tanno
prossimo saranno i primi a fare il nuovo esame, con un po’
di ottimismo, credendo in una
prova più equa e che dia più
chanches di esprimere il proprio valore, e con l’augurio
che soprattutto il ministero dia
regole chiare e strumenti operativi al più presto possibile.
Nelle
Chiese
Valdesi
ANGROGNA — Giovedì
23 luglio, alle 21, nel tempio del Serre, concerto del
«The young gospel choir».
Domenica 26 luglio, alle
10,30, nelTambito della
tradizionale giornata comunitaria, culto alla Ca
d'Ia pals al Bagnòou.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Culti estivi: culto
ordinario al tempio alle 10,
agli AIralì alle 9. Sabato 25
luglio alle 21, nel tempio,
concerto del «The young
gospel choir».
MASSELLO — I culti
estivi sono tutti posticipati
alle 11,15.
PERRERO-MANIGLIA —
Culti estivi a Maniglia alle
9, esclusa domenica 2 agosto con culto unico alle 10.
FRALI — Sabato 25 luglio alle 20,30, nel tempio.
Bruna Peyrot presenterà il
libro «Prigioniere della torre» edito da Giunti. Lunedì
27, ore 21, concerto del
«The young gospel choir».
PRAROSTINO — Giovedì
23 luglio alle 16, riunione
estiva ai Gay.
RODORETTO-FONTANE
— Il 26 luglio culto a Rodoretto, alle 9.
VILLAR PELLICE — Venerdì 24 luglio, alle 21, nel
tempio, concerto del «The
young gospel choir».
Comunità montane e Comprensorio alpino, iniziative congiunte
La caccia e la tutela ambientale
Un anno fa, di questi tempi,
il Comprensorio alpino To 1,
l’organismo che gestisce la
caccia nelle vallate pinerolesi,
lanciava una specie di Sos:
abbiamo alcune centinaia di
milioni da spendere per iniziative di tutela ambientale e
nessuno li vuole. La legge regionale infatti prevede che
una parte importante del bilancio del comprensorio venga utilizzata per aiutare chi
abita in montagna a ripulire
prati, boschi e sentieri: in questo modo dovrebbero trovare
un habitat adeguato le possibili prede dei cacciatori che
invece fra rovi e sterpaglie sopravvivono con difficoltà.
Dunque la caccia in sostegno
dell’agricoltura e del territorio; eppure, malgrado varie
lettere scritte a tutti i Comuni
della zona nessuno si era
mosso. Furono anche pubblicati appelli sui giornali locali
e poco per volta i primi agricoltori si fecero avanti proponendo interventi di ripulitura
di prati e bo.schi in cambio di
un contributo in denaro.
A distanza di un anno sono
stati destinati a interventi di
tutela ambientale ben 176 milioni per oltre 100 progetti; in
alcuni casi si è trattato di interventi di modesta entità, anche sotto il profilo della superficie utilizzata, eppure in
molte situazioni si può parlare
di un autentico aiuto all’agri
coltore che ancora vive in
montagna, almeno nel periodo
estivo, svolgendo la sua funzione di guardiano e manutentore dell’alpe. Nel corso delle
ultime settimane sono state
introdotte anche alcune modifiche al regolamento di accesso ai finanziamenti; in un primo tempo si faceva riferimento soltanto al recupero di terreni abbandonati da almeno
tre anni; ora è stato deciso di
dare un aiuto, seppure di minore entità, anche per la normale manutenzione del territorio. Ad esempio per lo sfalcio di un prato in zona montana si può ottenere 250.000 lire
per ettaro se la lavorazione è
meccanizzata e 500.000 lire
se non lo è. Siamo dunque di
fronte ad un incentivo allo
sfalcio e quindi alla fienagione in quelle aree abbandonate
negli ultimi 10-15 anni con
grave forma di deterioramento dell’ambiente.
Dove sono andati a finire i
fondi dei progetti di tutela
ambientale? Inizialmente
hanno aderito soltanto agricoltori o conduttori di fondi
della vai Pellice; forse per
mancanza di informazione
oppure per scarsa convinzione (quanti casi di disillusione
hanno dovuto patire nel corso
degli anni gli agricoltori di
montagna?) dalle valli Chisone e Germanasca non si fece
VIVO nessuno.
Col tempo le cose sono
cambiate anche se in misura
ancora limitata e con gli ultimi fondi assegnati le valli
Chisone e Germanasca con
43 milioni di lire (24,2%) cominciano a vedere degli aiuti
(a Villasecca sono arrivati,
con l’intervento dei consorzi,
i fondi numericamente più significativi). La parte del leone continua a farla la vai Pellice che con 120 milioni di lire (67,3%) ha ottenuto la
maggioranza del contributi; ai
residenti fuori dalle Comunità
montane è andata una quota
di 15 milioni (8,5%).
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8
PAG. IV
e Eco Delle ^lli Vauim
La gloriosa squadra in ritiro a Torre Pellice tra luglio e agosto
Pro Vercelli, una tradizione
Il ct.lcio professionistico
torna a Torre Pellice; l’ultima
volta fu un ritiro precampionato con il Torino, allora in
serie A, sotto la guida di
Mondonico. Questa volta tocca alla Pro Vercelli (C2) che
sarà i l ritiro precampionato
dal sabato 25 luglio a domenica 9 agosto. Sede alberghiera
l’Hôtel du Parc, campo per gli
allenamenti il rettangolo verde di viale Dante. Tutto dunque concentrato in poche centinaia di metri. Alla base della
seelta di questa blasonata società (sette scudetti nel 1908,
e poi 1909, 1911, 1912, 1913,
1921, 1922) c’è probabilmente la residenza dell’amministr itore delegato Chiaffredo
Ga io che abita a Torre Pellice e che per anni è stato colonna, da giocatore e poi da
presidente, del Pinerolo:
«Certo la scelta per me è anche affettiva - racconta Gallo
- ma c’è anche una situazione
climatica ideale per un ritiro
di una squadra di calcio. Le
strutture del campo presentano qualche limite ma faremo
del nostro meglio, grazie anche alla collaborazione della
Valpellice e del Comune».
La C2 è un campionato
professionistico dove si trovano città dal passato illustre
(Varese, Triestina, Mantova):
«L’anno scorso ci siamo salvati all’ultima giornata - aggiunge Freddy Gallo - quest’anno puntiamo a un campionato ricco di soddisfazioni». Ma la serie C di oggi è il
vivaio delle serie maggiori o
piuttosto lo spazio in cui giocano i grandi calciatori a fine
carriera? «È un po’ tutti e due
questi aspetti - prosegue Gallo - anche se la Pro Vercelli
non ha ex dal passato famoso.
La C2 è veramente una fucina
in vista del salto in serie A e
spesso società della massima
serie ci affidano i loro giovani a fare esperienza».
La Pro sviluppa la sua attività con varie squadre, dalla
«Beretti» che disputa il campionato nazionale ai settori
giovanili. Una bella realtà che
pure, come altre società piemontesi che hanno fatto la
storia del calcio nazionale
(dal Casale al Novara, alr Alessandria) non riesce ad
emergere; la provincia lombarda, emiliana o toscana
esprime squadre di primissimo livello, non così è nella
nostra regione: retrocessa
l’Alessandria dalla Cl, sono
ben cinque le formazioni piemontesi in C2: con la Pro
Vercelli, il Novara, Biellese e
il Borgosesia neopromosso.
Un segnale che il calcio piemontese è in crisi; ci sono
tantissime società ma pochissime sono in grado di produrre davvero qualità.
La presenza della Pro Vercelli a Torre PeUice potrebbe
attirare in valle anche i tifosi
della squadra: «La nostra zona ha una forte vocazione
sportiva (Thockey a rotelle ha
spesso visto il Vercelli ai vertici italiani ed europei, ndr):
malgrado i risultati non brillanti nel campionato appena
Concerti in vai Pellice e in vai Ghisone
Settembre musica
FEDERICA TOURN
ECCO un’iniziativa congiunta della vai Pellice e
della vai Chisone che farà
piacere agli amanti della musica classica. Il Gruppio di iniziativa culturale per Villar Perosa e l’Associazione musicale divertimento della vai Pellice offrono agli appassionati di
musica del Pinerolese una triplice opportunità concertistica: si tratta degli spettacoli di
lunedì 7 settembre alle ore 21
presso T Auditorium Agnelli
del Lingotto; «Los Angeles
Philarmonic Orchestra», direttore Esa-Pekka Salonen,
musiche di Schönberg e
Bruckner; sabato 12 settembre alle ore 21, sempre
all’Auditorium Agnelli, Gidon Kremer (direttore e violino) e la Kremerata Baltica,
musiche di Part, Vivaldi, Schnittke e Piazzolla; e giovedì
24 settembre, alle ore 21 al
Teatro Regio, Orchestra e coro del Teatro Regio di Torino,
direttore Evelino Pidò, contralto Bernadette Manca di
Nissa, musiche di Brahms e
Mendelssohn. Queste le possibilità, che comprendono
sempre il posto numerato e il
viaggio in pullman con partenze da Perosa Argentina,
Torre Pellice e Pinerolo: carnet di 3 concerti (Los Angeles, Kremer, Regio), 70.000
lire; carnet di 2 concerti (Los
Angeles, Kremer), 60.000 lire; il concerto della «Los Angeles» 40.000 lire, quello di
Kremer 35.000 lire e infine il
concerto del Regio 25.000 lire. I carnet sono limitati a un
numero massimo di 52 iscritti, mentre l’iniziativa non
verrà realizzata se non si raggiungerà il numero minimo di
25 partecipanti. Le iscrizioni
si raccolgono alla Biblioteca
comunale di Villar Perosa, via
Nazionale 33a (lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 14,30
alle 18,30 e sabato dalle ore 9
alle 12; tei. 0121-315774), e
all’Ufficio cultura della Comunità montana vai Pellice,
corso Lombardini 2 a Torre
Pellice (dal lunedì al venerdì
dalle ore 9 alle 12; tei. 0121953131) entro e non oltre il
31 luglio.
Il Gruppo di iniziativa culturale per Villar Perosa non è
nuovo a questo genere di iniziative: «Da una dozzina
d’anni proponiamo concerti a
Torino e abbonamenti al Teatro Stabile - spiega il presidente, Sergio Bonino - inoltre nell’ambito di «Piemonte
in musica» negli ultimi sei
anni abbiamo organizzato una
cinquantina di concerti in zona a prezzi convenzionati,
spesso ospitati dalle chiese
valdesi; due anni fa invece
abbiamo portato l’Orchestra
sinfonica della Rai a Pinerolo, al Palazzetto dello Sport».
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concluso abbiamo avuto mediamente 1.500 spettatori»,
dice ancora Freddy Gallo. Un
bel seguito e anche una risorsa; le spese sono già elevate:
un giocatore, secondo le norme federali, riceverà come
minimo un rimborso di 26
milioni Tanno, ma la cifra sale di molto con i migliori.
Per chi volesse vedere all’opera i calciatori della Pro,
ricordiamo che gli allenamenti al campo del viale Dante si
svolgeranno tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle
18. Sono in programma alcune amichevoli, il 31 luglio alle 21 con una selezione della
Valpellice al campo di Torre,
il 2 agosto a Luserna contro
una rappresentativa pinerolese, il 4 agosto alle 20,30 contro il Cuneo e T8 agosto alle
17,30 contro la Valenzana,
tutte a Luserna. A fine agosto
ci sarà già la Coppa Italia e il
6 settembre il campionato;
per chi vorrà seguire le «bianche casacche» l’occasione è
da non perdere.
Torre Pellice
La ceramica
per vivere
in armonia
Sabato 18 luglio e domenica 19 a Torre Pellice, nell’ambito della XV Rassegna
culturale, si è tenuto presso i
giardini di piazza Muston il
primo laboratorio-mercato
della ceramica Raku. «Raku»
significa «gioire il giorno»,
vivere in armonia con le cose
e con gli uomini: sembra che
la caratteristica della tecnica
Raku (estrarre i pezzi incandescenti dal forno con le pinze di ferro) sia dovuta a un
ceramista del XVI secolo della città di Kyoto, incaricato di
produrre ciotole, che scoprì
l’uso del forno piccolo a cottura rapida e l’estrazione dei
pezzi ancora caldi perché
pressato dalla fretta. Nel corso dei secoli il Raku è stato
considerato un modo nuovo
di fare ceramica a bassa temperatura, con smalti a base di
piombo che creano meravigliosi colori e effetti.
L’iniziativa è stata organizzata dalla cooperativa culturale «La tarta volante» e dalla
Pro Loco lat di Torre Pellice.
Una decina di artisti provenienti dal Piemonte e dalla Liguria hanno allestito i loro laboratori e i loro forni di cottura all’aperto sabato a partire
dalle ore 17 fino alle 22, in
modo da permettere al pubblico di sperimentare la lavorazione; il giorno successivo
dalle ore 10 alle 17 si è proseguito con la mostra mercato.
Luserna S. Giovanni
Alla ricerca
delle radici
e della storia
Limone Piemonte
Quella dei Signori di Luserna non è una dinastia qualunque: tra le più antiche e illustri d’Italia, ha raggiunto
l’apice del suo fulgore nel XII
secolo, quando i Luserna signoreggiavano su una buona
parte del Piemonte. Ma Luserna non fu solamente un
centro signorile, fu anche un
punto d’incontro e di scambio
commerciale tra le genti della
pianura d’Oltralpe.
Il Comune di Luserna San
Giovanni e i suoi cittadini vogliono riappropriarsi di questo
importante periodo della loro
storia e celebrarne il ricordo,
affievolito con il tempo: a
questo scopo è stata allestita
una grande rappresentazione
teatrale che mette in luce sette
secoli di storia. Alla realizzazione dello spettacolo ha attivamente partecipato la popolazione e, tengono a sottolineare gli organizzatori, hanno
dato la propria disponibilità il
marchese Nicolò San Martino
di San Germano e la marchesa
Adorna Cattaneo di Bibiana.
Ricordiamo che la rappresentazione teatrale storica in
costume si tiene venerdì 24 e
sabato 25 luglio alle ore 21,30
nella piazza parrocchiale di
Luserna Alta; l’ingresso costa
5.000 lire.
La via del sale
da percorrere
in rampichino
Il 26 luglio a Limone Piemonte si svolge la terza edizione de «La via del sale»,
gran fondo di mountain bike,
gara che si svolge lungo le
mulattiere e le strade carrabili
militari che collegavano Limone alla Riviera ligure e alla
Costa Azzurra. Il percorso offre scorci panoramici suggestivi e dal punto più alto, se la
giornata è limpida, si possono
scorgere il mare e le coste
della Corsica. Si parte dal
centro del paese e rapidamente si raggiunge la zona degli
impianti sciistici della Riserva
Bianca, si raggiunge il Colle
di Tenda passando attraverso i
forti militari, si percorre la
strada sterrata che permetteva
i trasporti di merci in Costa
Azzurra; raggiunto il Colle
della Boaria si ritorna verso il
paese dopo un percorso di circa 50 km di «cross country».
Sabato 25 luglio, invece, è
in programma a Limone la
prima edizione della «Kid
bike», gara di mountain bike
per bambini da 8 a 14 anni.
Per i partecipanti è riservato
un piazzale per il parcheggio
dei camper e un campeggio
tende al campo sportivo; l’intero percorso è segnalato con
cartelli e la cartina è disponibile presso l’Ufficio turistico.
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24 luglio, venerdì — POMARETTO: Alle ore 21,30
«Pomaretto in festa» con
«Disco inferno» e «I due del
tredicesimo», ingresso lire
12.000, funzioneranno tavola
calda, servizio bar, banco di
beneficenza.
24 luglio, venerdì — PINEROLO: In piazza San
Donato, alle 21,15, il gruppo
«Alma latina» dal Sud America presenta un concerto di
musica etnica.
24 luglio, venerdì —
SAUZZO: Nel cortile della
Scuola di alto perfezionamento musicale di via Volta, alle
21,15, concerto del gruppo
«Giovani ottoni» di Torino.
24-25 luglio — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle
21,30, nella piazza parrocchiale, rappresentazione storica «Frammenti di storia di
Luserna e del suo casato»,
sette secoli di storia di un
paese e della sua valle.
24-28 luglio — VILLAR
PEROSA: Festa patronale
con gare di ballo, grigliate e
spettacoli. In particolare domenica 26 raduno «Vespa
club», serata finale con fuochi d’artificio.
25 luglio, sabato — TORRE PELLICE: Per le vie del
centro, alle 17,30, spettacolo
teatrale «Il marziano», con la
compagnia teatro di strada
«Stratta & Molari».
25 luglio, sabato — LUSERNETTA: Il Gasm organizza il 2° Memorial Giovanni Gastaldi e il 1“ Memorial
Franco Ricca, corsa non competitiva al parco delle Betulle.
25 luglio, sabato — PINEROLO: Nel parco del Veloce
Club serata danzante con
l’orchestra «Lillo Baroni»;
ingresso lire 15.000 consumazione compresa.
25 luglio, sabato — RINASCA: Alle 21, al Centro «Abitare in valle» serata teatrale
con la compagnia «R. Clot».
25 luglio, sabato — CAVOUR: Serata conclusiva del
concorso «Fiorinfiore», organizzata dall’Associazione
«Cavour in fiore».
25 luglio, sabato — TORRE PELLICE: Alle 21, nel
tempio, concerto di musica
classica.
25 luglio, sabato — ROU
RE: Festa di Gran Faetto con
cronoscalata Castel del Bosco-Gran Faetto.
25-26 luglio — RORÀ:
Alla trattoria Monte Frioland
«Festa della birra».
26 luglio, domenica — RINASCA: Corsa non competitiva «Cursa dei sansa fià» a
Grandubbione per la replica
della Festa della montagna alla pista coperta comunale.
26 luglio, domenica —
TORRE PELLICE: Nella
sala Paschetto del Centro culturale valdese termina l’esposizione fotografica di Maria
Erovereti «Fuoco».
28 luglio-2 agosto —
TORRF PELLICE: Alla rotonda di piazza Muston Festa
de L’unità: tra gli appuntamenti segnaliamo giovedì 30,
alle 17, «Avviso ai naviganti,
idee e suggestioni jjer le letture estive» con A. Corsani e N.
Pennacchia; venerdì 31 alle 17
dibattito con Giovanni Borgarello e Bruna Peyrot su «Senza cultura non c’è futuro».
31 luglio, venerdì FENESTRELLE: Per le vie del
paese serata gastronomica, alle 21 concerto con Disco Inferno e Enzo e Massimo.
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Croce Verde, Perosa: tei. 81000 haonp 1
Croce Verde, Porte : tei. 201454
E di varie
i fideil’ini
VALPELLICE |r,batt
Guardia medica: fcbd Is d
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433 ' l'attività
Guardia farmaceutica: J? .ggm^
DOMENICA 26 LUGLIO ¡^preser
Torre Pellice: Farmacia In- ¡anaaRa
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Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
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Store San
Erto un le
tato chii
87 si tras
mova, sei
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma
giovedì 23, ore 20,30 Anastasia;
venerdì 24, ore 21,20, Tre uomi
I dal Signe
migelizza
ttello Er
ni e una gamba; sàbato 25, ore
21,20, Titanic, domenica 19, ore
21,20 e lunedì ore 21,20, L’angelo rosso; giovedì 30, oreF®""®®.
feramucci
21,20, Full monty.
BARGE — Il cinema Comu
li 29 otto
li Rapallo
loia dall'l]
[992, poic
ietti, dove
lino ad all
t
naie in luglio, è chiuso per ferie
FENESTRELLE — Alle casermette del Forte, sabato 25 luglio, alle 21,30, verrà posto in visione Hercules; mercoledì 29,
ore 21,15, sarà la volta di La
maschera di ferro.
PINEROLO — Giovedì 23
luglio, alle 21,30, per la rassegni
«Arcipelago estate», alla Poli
sportiva di via Einaudi, proiezione a ingresso gratuito di D banchetto di nozze. La muUisala
Italia è chiusa per ferie fino al
14 agosto.
SAN SECONDO — Per la
rassegna «Cinema in piazza»,
venerdì 24 luglio, alle 21,30, in .
piazza Europa, proiezione dei iMTietn
film La vita è bella. pntro e
pino
MAR
Mesa vai
Per un errore tecnico sul nu- t amem
mero 29 del nostro giornale è fa loce
stata pubblicata in maniera erra- >7ece as:
ta l’inserzione pubblicitaria Wanzae
dell’agenzia assicurativa Poggio Mtoorga
e Gönnet. Nell’inserzione com- Wreilca
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Reap. ai sensi di legga Piera Egs*
Stampa: La Ghisleriana Mondovl
Una copia L. 2.000 ^
R
9
24 LUGLIO 1998
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Chiese battiste della Liguria
¡ornata di ringraziamento
ordando i primi evangelici
fPMINIO PODESTÀ
IÍOMENICA 5 luglio si è
svolto un incontro delle
se battiste della Liguria a
‘¿¡varie comunità liguri.
. dell’incontro è stata la
¡sa battista di Rapallo
0 la data coincideva
'attività evangelica a Ra[0 di quella comunità
= J8-1998).
ÌLIO ^presenza protestante
eia In. ana a Rapallo va fatta riaud 8 te alla famiglia Cereghino
’ ehaevangelizzatoZoaglie
palio intorno agli anni
lise » Poi c’è stata una chiesa
598790 iicana fino al 1960. Terlata questa esperienza il
------ itole Santini di Genova ha
irto un locale di culto che
¡tato chiuso nel 1985. Nel
87 si trasferì a Rapallo da
mova, sentendosi chiamadal Signore a un lavoro di
-Ilci
Lgeiizzazione a Rapallo, il
SCaS18¡ ■ •• TI-1 _ ^ T~i ^ ^ ^ 'NT.^1
uoini
ore,
fatello Enrico Reato. Nel
“■ ¡888 si costituì la Chiesa crim’ liana evangelica di Rapallo:
j’,™ fiuedatta una dichiarazione
' feniune e i fratelli Reato e
fcaramuccia vennero dichiaBti pastori.
yp 29 ottobre 1990 la Chiesa
li Rapallo fu accettata con
loia dall'Ucebi. Il 2 febbraio
2, poiché il locale di via
letti, dove la comunità si era
no ad allora radunata, era
inadeguato, venne inaugurato l’attuale locale di via Gorizia 5, con culto solenne e
predicazione dell’allora presidente dell’Unione Saverio
Guarna. Nel 1994 arriva nella
chiesa Linda Jurahib, la prima di un gruppo di filippini
che si è andato nel frattempo
formando, dando così alla
chiesa un interessante carattere di multiculturalità.
Durante il culto, con la presentazione di alcuni bei canti
offerti dalle varie comunità e
di due inni cantati da tutte le
corali riunite, il pastore Enrico Reato, che da circa un
mese ha lasciato Rapallo per
dedicarsi a tempo pieno come pastore dell’Unione e
svolge un tirocinio nel Milanese (per cui pastore di Rapallo è Franco Scaramuccia,
attualmente a Chiavari) ha
tenuto la predicazione e
prendendo lo spunto da Abacuc 3, 1-19 ha detto che noi
dobbiamo guardare al passato per ringraziare il Signore
di quanto ha fatto per noi,
dobbiamo vivere il presente
fiduciosi che il Signore è con
noi e dobbiamo, alla luce
della fede, proiettarci nel futuro con l'impegno di realizzare tutti insieme l’avvento
del regno di Dio. Al termine
del culto tutti i partecipanti
si sono recati in un bellissimo parco sul mare dove hanno pranzato e trascorso alcune ore in fraternità.
I Chiesa battista di Civitavecchia
Testimonianza battesimale
in un clima di fraternità
LUIGI SPURI
La Chiesa cristiana evangelica battista di via dei
Bastioni di Civitavecchia si è
radunata domenica 28 giugno per la celebrazione del
culto durante il quale la sorella Valeria Barletta ha reso
la sua testimonianza battesimale: la comunità, con tanto
affetto e un poco d’emozione, ha pregato il Padre celeste affinché la tenga salda
nella fede. Il battesimo è stato amministrato dal pastore
Blasco Ramirez, la predicazione è stata tenuta dal pastore Piero Bensi, che è sempre accolto con tanta gioia
perché la comunità di Civitavecchia lo ricorda come suo
pastore nel 1949.
Era presente anche il pastore Franco Sommani, che vogliamo ricordare per quanto
ha fatto per la nostra comunità in questi ultimi due anni.
11 nostro anziano, Antonio De
Negri, ha ringraziato i pastori
esprimendo loro tutto il nostro affetto e la nostra riconoscenza. Voglio ricordare l’assistenza e l’impegno nella
predicazione e l’aiuto dato al
lavoro del Consiglio di chiesa
da Franco Sommani, e l’impegno di Ramirez nel tenere
lo studio biblico settimanalmente per tutto l’anno, seguito con molto interesse da un
folto gruppo di sorelle e fratelli della comunità. Esprimo
la mia personale gratitudine a
questi colleghi perché mi
hanno fatto sentire che il loro
venire in mezzo a noi era un’
opera voluta dal Signore che
tutti ringraziamo.
In primavera abbiamo avuto notizia dai nostri cari
amici e colleghi Carlo e Janet
Graves, che operano rendendo la loro testimonianza a
Viterbo, che in America la
Chiesa battista di Wake Foresi (Nord Carolina) stava organizzando un viaggio missionario in Italia. Ci chiesero di
fissare una tappa del viaggio
a Civitavecchia, e noi fissammo questa tappa per domenica 21 giugno. E stato un
impegno che ha coinvolto
tutta la comunità, per ospitare 60 persone, i componenti
il loro complesso musicale:
nessuno si è tirato indietro,
ma un atto di riconoscenza
va dato al nostro anziano De
Negri. Il 21 giugno si è dunque tenuto un concerto-manifestazione con esecuzione
di cori, gospel, brani musicali
eseguiti con i campanelli, che
per Civitavecchia è stato una
novità molto apprezzata.
Tutta la serata si è svolta in
un ottimo clima: il teatro era
molto pieno e attento alle
esecuzioni. La serata è terminata con un’agape fraterna
offerta dalla comunità. Ringraziamo il Signore che ci ha
permesso di dare questa testimonianza.
IsMi
'edì 23
issego
a Polì
viezioU banlUisaìa
fino al
Si è svolto a San Pietro a Zuglio un interessante incontro ecumenico
Conoscere insieme l'eredità deirebraismo per i cristiani
MARIO COLAIANNI
;ul nunale è
a erra:itaria
Poggio
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la Po0. Tel.
verti10 sta
nobili
ari: tei
IMENICA 12 luglio si è
fenuto presso la pieve di
Aetro a Zuglio (Ud) un
̮itro ecumenico sul tema
[eredità dell’ebraismo»,
pio presenti membri delle
Bunità evangeliche meto®e di Udine, Gorizia, della
Mesa valdese di Trieste, elea membri della realtà catfa locale e di Udine; era
•Wee assente una rappre®tanza ebraica. L’incontro è
lato organizzato per presele il cammino ecumenico
® da tempo intrapreso nella
dadi Udine. Il tema scelto
aofferto diversi spunti inte®°holineati dai relaaergio Cozzi, per il punto
«tosta protestante, e don Ri"foFabris, cattolico,
liimv . ^ parola dalla
interpretazione: da
„ J'i® ata a indicare il ricepk 'l'talcosa da qualcuno
sento e non più preDrnn ■’ '^®"’nltro indica che
ricevere si può riin rn- ® perpetuare quello
rr-j.y^'eite persone hanno
io. Dopo questa pre
messa, Sergio Cozzi ha sottolineato come 1 cristiani siano
gli eredi degli ebrei, come
Gesù citi sempre l’Antico Testamento e i profeti nel corso
della sua predicazione. Dal
punto di vista storico viene
ricordato come Martin Lutero abbia prodotto testi contro gli ebrei modificando la
propria posizione precedente. Inoltre viene evidenziato
come nascerà in Germania
quella teologia che porterà
ad affermare che Gesù sia
stato il primo ariano, portando poi tutte le conseguenze
che noi oggi conosciamo.
Nell’intervento di don Rinaldo Fabris è stato fatto notare che Gesù ha svolto la sua
missione nell’orizzonte delle
Scritture ebraiche, e che egli
riassume il contenuto essenziale nell’amore a Dio come
unico Signore e nell’amore
solidale al prossimo. Ma nei
Vangeli possiamo trovare una
sorta di antigiudaismo, soprattutto vi è la polemica
contro «scribi e farisei», quindi anche verso le istituzioni
ebraiche. Sinedrio e sinagoga.
Fabris ha poi ricordato come
i'5
51
TOlO
ai
Il Rifugio
Re Carlo Alberto
Luserna San Giovanni
ricerca
un/a infermiere/a
professionale
da inserire nel proprio organico.
’^'tiare la domanda con dettagliato curriculum vitae a:
Rifugio Re Carlo Alberto, loc. Musset 1,
0062 Lusema San Giovanni, tei. 0121-909070.
Paolo di Tarso citi nelle sue
lettere le Scritture ebraiche;
egli stesso si considera sul
piano storico-culturale appartenente al popolo d’Israele. Ma Paolo è anche in conflitto con la parte dei cristiani
di origine ebraica sull’osservanza della legge, e nel capitolo undicesimo della Lettera
ai Romani troviamo scritto;
«Per quanto concerne l’Evangelo, essi sono nemici per via
di voi; ma per quanto concerne l’elezione, sono amati per
via dei loro padri; perché i
doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento».
Anche don Rinaldo Fabris
ha ricordato il percorso storico degli ebrei, dei numerosi
libri scritti contro di loro
(Giustino, Giovanni Crisostomo tra i più conosciuti), dei
primi secoli d.C. al Concilio
Lateranense di Innocenzo III
che ne decretava la tolleranza nei loro confronti. Infine
si passa attraverso anche a
molte bolle antiebraiche fino
all’editto di Pio VI nel 1775,
in cui il popolo ebraico doveva essere confinato in un
ghetto e ogni persona ebrea
Un dipinto che raffigura io
«Yom Kippur»
CASA CARES
via Pietrapiana 56,50066 REGGELLO (Fi)
Per la stagione 1999 Casa Cares
cerca
una persona con i seguenti requisiti;
• lavoro manuale e di ospitalità
• capacità di gestire il volontariato
• conoscenza delle opere valdesi-metodiste-battiste
• disponibilità a vivere in un ambiente comunitario con
particolare attenzione a temi ecologici
• contratto a tempo determinato (febbraio) marzo-ottobre
(novembre) 1999 a norma di legge con possibilità di alloggio in sede.
La domanda dovrebbe essere presentata entro il 20 settembre ’98 a Antoinette e Paul Krieg (Casa Cares). Per ulteriori
informazioni; tel./fax 055-8652001; e-mail; cares@centroin.it
Chiesa battista ó\ Sampierdarena
Chiusura dell'anno
delle scuole domenicali
Per prestare fede alla richiesta di Gesù che ha detto
«Lasciate che i fanciulli vengano a me e non glielo impedite» (Marco 10,14), nella
chiesa battista di Sampierdarena, domenica 28 giugno, è
stato dato spazio ai bambini
in occasione della chiusura
dell’anno della scuola domenicale. Hanno partecipato
spontaneamente anche i
bambini della scuola domenicale della chiesa battista di
via Vernazza, a dimostrazione di un gemellaggio che di
anno in anno si va sempre
più consolidando, anche perché le due chiese da due anni
sono curate dallo stesso pastore, Stefano Fontana.
Pertanto undici bambini (5
di via Vernazza, 6 di via Dattilo), con rispettivi monitori e
monitrici, hanno condotto il
culto, con canti e interventi
vari. Oltre ai canti molto helli,
significativi sono stati due
momenti; il primo è stato il
commento a più voci del passo di Matteo (20, 1-16) in cui
il padrone della vigna paga
con un denaro quelli della
prima ora come gli operai
dell’ultima ora. Questo comportamento sembra un’ingiustizia, ma i bambini hanno
spiegato che per il Signore nel
Regno non ci sono ore. Ogni
momento è valido in misura
della risposta che viene data
alla chiamata di Dio. Il secondo momento è stata l’offerta
di vestiti e giocattoli che i
bambini hanno fatto al gruppo di solidarietà, che prowederà a inoltrarli alla «gente di
strada». La giornata si è conclusa all’insegna della gioia e
della reciproca fraternità.
doveva portare un segno
giallo di riconoscimento.
Nel 1789, con la Rivoluzione francese, viene decretata
la fine del ghetto ebraico; dopo la Shoah il mondo cattolico ha ripreso il dialogo con il
popolo di Israele. In conclusione si è trattato di un incontro molto sentito che ha dato
vita a un dibattito con ampi
spunti di riflessione; per il futuro ci auguriamo di poter
parlare con gli ebrei e non solo degli ebrei, auspicandone
la rappresentanza in occasioni come queste.
VTT T.AR PELLICE — È arrivata l’estate ed è tempo di piccole gite anche per gli ospiti della Casa di riposo Miramonti. Un
gruppo di loro ha infatti partecipato volentieri alla giornata
di festa organizzata dal quartiere della Piantà per loro e per
tutti gli anziani della borgata. Un altro gmppo di ospiti, insieme alla nostra Unione femminile, si è invece recato a
Pramollo per una visita a quella comunità che ringraziamo
molto per la calorosa accoglienza riservataci.
• Ringraziamo di cuore il coro «Fihavanana» che insieme al
nostro coretto di giovanissimi ci ha offerto un piacevolissimo concerto. Ringraziamo inoltre il candidato Stefano
Mercurio per la predicazione di domenica 5 luglio.
• Diamo il benvenuto a Michel, secondogenito di Eliana
Monnet e Riccardo Gamier.
• Durante la prima riunione quartierale estiva alla Piantà è
stato battezzato Eric Comba di Davide e di Monica Puy.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali della sorella Paolina Bertinat.
PRAMOLLO — Domenica 5 luglio, durante il culto presieduto
dal pastore Emanuele Fiume, che ringraziamo di cuore, è
stata battezzata Sofia Pfannkuche. Diamo alla bimba un
caloroso benvenuto nella nostra comunità e chiediamo a
Dio di benedirla insieme alla sua famiglia.
MONDOVÌ — L’incontro annuale degli evangelici della provincia di Cuneo si è svolto quest’anno (anche a seguito dell’inagibilità per lavori del parco Márquez di Boves, negli anni
passati sede del raduno) domenica 5 luglio nel monastero di
San Biagio, nei pressi di Mondovì, messo generosamente a
disposizione da suor Beatrice e suor Clelia. In questa serena
cornice gli evangelici della «Provincia granda» si sono ritrovati, anche con la graditissima partecipazione di alcune sorelle e fratelli cattolici, per rendere il culto al Signore e per
trascorrere una giornata insieme, piccoli e grandi. La liturgia, che ha visto l’attiva partecipazione di sorelle e fratelli
delle chiese di Cuneo e di Mondovì e delle diaspore di Alba e
Bra, è stata condotta da chi scrive queste note; il sermone,
caldo e appassionato, è stato tenuto dal pastore Michele Foligno, che ha pure presieduto la santa cena, amministrata
durante il pasto in comune. L’incontro si è svolto in un clima di grande serenità e allegria. Un caloroso ringraziamento
a suor Clelia e a suor Beatrice per la loro fraterna accoglienza e per la visita guidata al monastero di San Biagio.
• Il fratello Cario Maccarino, della Chiesa valdese di Torino, residente a Ceva e da tempo sofferente, si è spento nel
mese di giugno. L’annuncio della resurrezione è stato
portato dal pastore Eugenio Bernardini alla presenza dei
familiari e di alcuni membri della Chiesa cristiana evangelica della nostra città.
Per la pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
IKìi
TAVOLA VALDESE
Corpo pastorale
Per venerdì e sabato
21-22 AGOSTO 1998
è convocato il corpo pastorale, col seguente ordine del giorno:
venerdì 21
ore 9-13: Commissione culto e liturgia; omosessualità: inquadramento e piste di riflessione;
ore 15-19: Pomeriggio a cura del Centro culturale valdese;
sabato 22
ore 9-17: esame di fede dei candidati al ministero pastorale Luca Anziani, Pietro Ciavarella, Marco Cisoia, Andreas Kòhn, Sergio Manna e
Italo Pons. Varie ed eventuali. ’
Tutte le pastore e i pastori sono tenuti a partecipare alla riunione del
corpo pastorale (prenotarsi per tempo presso la Foresteria). Le sedute
del corpo pastorale, salvo particolari momenti, sono aperte a tutti i
membri delle chiese valdesi e metodiste.
Il moderatore della Tavola valdese
Gianni Rostan
10
PAG. 6 RIFORMA
Í
'' ' A-iV- ^■■'?
VENERDÌ 24 LUq
P overt à in aumento
Renato Coïsson
La commissione di indagine della presidenza del Consiglio sulla povertà in Italia ha reso noto il risultato del proprio lavoro. I rnass media hanno largamente diffuso e commentato questi dati sottolineando la gravità della situazione e le preoccupazioni che ne derivano. Ci basti ricordare
che i «poveri», che nel 1996 erano 6.552.000, sono diventati, nel 1997, 6.908.000, cioè oltre il 12% degli italiani, e che
le f^iglie povere sono salite da 2 milioni 79.000 del 1996 a
2 milioni 245.000 del 1997. L’indagine ha evidenziato ancora una volta il grande squilibrio fra il Nord e il Sud Italia,
segnalando che il 71,8% delle famiglie povere vivono nel
Sud, contro il 10,1% del Centro e il 18,1% del Nord.
Certamente i criteri per definire lo «stato di povertà» sono soggetti a valutazioni differenti. Il quotidiano «Manifesto» riporta, per esempio, i parametri usati da organizzazioni che operano su scala mondiale: il «Rapporto sullo
sviluppo umano» definisce la «povertà umana» con il livello di deprivazione in anni di vita, salute, conoscenze,
alloggio, sicurezza personale e ambiente. Mentre l’indice
della «povertà di reddito» della Banca mondiale utilizza
una soglia di povertà di un dollaro pro capite al giorno per
la maggioranza dei paesi poveri, che diventano due dollari
per 1 i^nerica Latina, 4 dollari per l’Est europeo e 14,40
dollari per i paesi industrializzati. Il «paniere» fissato dalla
commissione della presidenza del Consiglio può forse
sembrare sin troppo «ricco» (spese mensili per casa, alimentazione, beni durevoli come la tv a colori, il frigorifero
e la lavatrice). Resta però il fatto che il dato più preoccupante dell’indagine sta, oltre che nella dimensione del fenomeno, nell’indice in aumento del numero dei poveri,
segno che la situazione in Italia sta penalizzando sempre
più quella parte di popolazione che si trova a essere in situazione (U debolezza: i giovani in attesa di occupazione,
gli anziani con pensioni minime, le famiglie numerose,
coloro che sono stati vittime di gravi problemi economici
o familiari, senza dimenticare i profughi e gli immigrati.
Ma vi è un dato nuovo da sottolineare: il fatto che nella
lista dei «poveri» troviamo anche, a sorpresa, dei lavoratori dipendenti il cui reddito non è più sufficiente ad affrontare il costo della vita. Tutto questo mentre nelle programeconomiche nazionali ed europee vengono sempre più messi in discussione gli interventi sociali. Infatti, il
10 giugno la Commissione europea ha congelato, contro il
parere del Palamento europeo, 870 milioni di Ecu (1.740
miliardi di lire) destinati a iniziative contro la povertà
aH’interno delTUnione, per sàlvare il bilancio generale.
L’Europa, dunque, si costruisce e si sviluppa risanando e
rinsaidando le economie dei singoli stati, ma il prezzo di
questo risanamento colpisce ancora una volta 1 più deboli.
Si allarga così quella forbice che separa i ricchi dai poveri,
una costante dell’economia mondiale. Perché il nostro
mondo accanto ai suoi poveri produce anche i suoi ricchi,
creando e favorendo la sete di ricchezza di quelli che contano e che finiscono per gestire il potere, per i quali il valore
del denaro ha perso la dimensione del vivere quotidiano e
del pane guadagnato con il sudore della fronte, per diventare ostentazione di una presunta superiorità. E così grida allo scandalo l’assurdità di certe situazioni in cui sembra non
esserci più misura umana nella gestione delle ricchezze.
Basti pensare alle cifre da capogiro raggiunte nel calciomercato o i premi versati ai giocatori per le loro vittorie.
E l’abisso fra poveri e ricchi si allarga rendendo sempre
più difficile la costruzione di ponti di comunicazione, di
comprensione, di solidarietà. Ma il difetto di fondo della
nostra società sta nell’impostazione radicalmente sbagliata di uno sviluppo volto non tanto al benessere degli
individui quanto al loro «benavere». Fin tanto che il valore di un individuo verrà valutato da quanto possiede e
non dalla ricchezza del suo essere, la società continuerà a
dover fare i conti con squilibri sempre più gravi. È dunque necessario un cambiamento radicale che ridia valore
all’individuo e permetta alle potenzialità che il Signore
gli ha dato di svilupparsi, difendendo i suoi diritti primari e salvaguardando un mondo che sia vivibile per tutti,
anche per le generazioni future.
E-Mail (Torino): riforma@alpcom.it
E-Mail (Napoli); riforma.na@mbox.netway.it
Uri: http://www.aipcom.it/riforma
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo - tei. 0121/323422 - fax 0121/323831
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaido Rostan (coordinatore de L'eco deiie valii) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fuivio Ferrano, Giuseppe Ficara, Giorgio Gardioi, Maurizio
Girolami, Pasquaie iacobino, Miiena Mattinai, Carmeiina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicoia Pantaieo, Gian Paoio Ricco, Fuivio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaeie Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125 Torino.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800 Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 29 del 17 luglio 1998 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 15 luglio 1998.
I «Principi sociali» della Chiesa metodista Usa
Etica e confessione di fede
Il documento è equilibrato, innovativo e condivisibile, ma
non si può trasformare un credo sociale in un credo religioso
SERGIO ROSTAGNO
1 Principi sociali della Chiesa metodista unita degli
Usa sono a favore della parità
dei sessi, prendono le difese
dei deboli, respingono nettamente e con tutta chiarezza la
pena di morte e si esprimono
nello stesso senso progressista su 48 questioni attuali
[Riforma ha pubblicato la traduzione italiana come supplemento al n. 21 del 22 maggio 1998). Chiunque sia interessato a vedere come una
chiesa può prendere posizione su vari argomenti della vita sociale e politica e sia stanco di leggere sui giornali sempre soltanto le opinioni più
viete, troverà di che cibarsi.
«Ci opponiamo alla pena
capitale e richiediamo che
venga eliminata da tutti i codici penali». Sul servizio militare: «Respingiamo l’imposizione del servizio militare da
parte dello stato». Sono soltanto due esempi. Sull’aborto
«non possiamo considerare
l’aborto un mezzo accettabile
per il controllo della natalità
e lo respingiamo assolutamente come mezzo per la selezione,della specie. Invitiamo tutti i cristiani a considerare attentamente e in spirito
di preghiera in quali condizioni l’aborto sia accettabile». Ugualmente esplicita la
dichiarazione sul diritto alla
morte dignitosa: «Affermiamo il diritto di ogni individuo
a una morte dignitosa, circondato da attenzioni amorevoli e senza che ci si sforzi
di prolungare le malattie terminali semplicemente perché la tecnologia disponibile lo permette». Sulla tecnologia genetica: «Le terapie genetiche per scopi eugenetici
o che producono embrioni
vanno rigettate», ma il documento non esclude del tutto
quelle destinate a migliorare
la prevenzione e la cura.
Molto espliciti gli avvertimenti ai governi, che vengono diffidati in nome di Cristo
dal compiere atti di tortura,
ingiustizia, sopraffazione, sia
nei confronti di minoranze
interne, sia nei confronti di
paesi stranieri più deboli. Insomma tutti gli aspetti della
vita sociale e politica, dal lavoro al tempo libero, dai diritti delle minoranze ai principi democratici di base, tutto viene trattato e non c’è che
il disturbo di andarselo a leggere. È tutto anche ampiamente condivisibile. Il nostro
Sinodo non ci metterebbe
molto, crediamo, a formulare
un documento molto simile,
attingendo da vari suoi atti o
da documenti esistenti.
Si capisce subito che il tono del documento vuole es
UNA signora, di cui non
faccio ovviamente il nome, scrive da una località del
Nord Italia: ha un grande bisogno di comunione fraterna; rivive i tempi in cui, ancora ragazza, poteva andare
in chiesa dove voleva.
Adesso, avendo sposato un
cattolico e avendo cambiato
residenza, non può più frequentare alcuna chiesa. Il
marito dice che deve stare
con la maggioranza e in un
paese cattolico non può fare
la protestante. Eppure, sottolinea la nostra ascoltatrice, la
predicazione dell’Evangelo è
per me fonte di forza, gioia e
amore. Per questo questa
nostra trasmissione è il suo
unico conforto. Vorremmo
dire a questa sorella:
- è sempre impressionante
leggere qualcosa di qualcuno
Una manifestazione degii Anni 60 contro ia guerra in Vietnam
sere equilibrato: gli obbiettori di coscienza sono difesi;
anche coloro che compiono
il servizio militare però sono
tutelati. Tutela degli oppressi, ma anche tutela dell’ordine generale della società, nel
quale soltanto prendono corpo i diritti di tutti, e così via.
E equilibrato il documento in
un senso, ma nettamente innovativo su molte questioni.
Per esempio il documento riconosce il valore della famiglia, ma estende il concetto
di famiglia anche a genitori
single. Si afferma «il carattere
sacro del patto matrimoniale», ma tutti i patti sono sacri
in certo qual modo e definire
il matrimonio un «patto» significa definirlo in modo non
metafisico. La validità sociale
di questi documenti sta proprio nel rapporto che creano
tra la vita sociale e le affermazioni religiose basilari. Per
cui la condanna della pena di
morte non viene solo affermata, ma diventa un impegno della comunità credente
e quasi espressione del suo
credo e del suo servizio. E
tutti i principi qui enunciati
diventano espressione di culto e servizio (che giustamente si identificano).
La differenza con altre impostazioni è palmare. Chi
non intende l’etica come
espressione di culto, cercherà
precetti divini da applicare
come tali oppure rischierà di
convertire le espressioni bibliche (per esempio sulla famiglia) in formule di diritto
naturale confondendo Bibbia
e teologia naturale senza
neanche accorgersene. Questo pericolo invece non è corso dal documento metodista.
Resta però la differenza tra
espressione di culto e confessione della fede. La Riforma
ha impegnato i credenti su
due fronti che non si devono
disunire, ma neppure confondere. Su questo il documento non riflette abbastan
za, quando raccomanda l’uso
frequente del Credo sociale
nel culto domenicale.
Che la Chiesa metodista
unita degli Stati Uniti faccia
leggere il suo credo sociale
nel culto al posto del credo
tradizionale ha il senso di ricordare a tutti che Dio, prima
di tutto, vuole essere servito.
Ma non si può trasformare
un credo sociale in un credo
religioso, una piccola distinzione va fatta. Trovo conferma di questo nell’uso delle
verità cristiane nel documento e nelle conseguenze sociali
che se ne traggono, e sul loro
valore innovativo e coraggioso ho già detto; vorrei però
aggiungere che la chiesa non
sembra più capace di leggere
la sua fede tradizionale se
non in termini di credo sociale e ho qualche dubbio
che questo serva alla fede, a
lungo andare.
Quando per esempio nel
Preambolo del documento il
peccato viene inteso soltanto
a partire dall’insufficienza
umana a stare in pari con
una vita animata dallo Spirito
Santo, mi sembra che manchi il senso della tragicità della vita umana nel suo complesso. Fare qui un paragone
con i Documenti del nostro
«Gruppo di lavoro per le questioni etiche poste dalla
scienza alla fede» sarebbe
sproporzionato. Voglio solo
ricordare l’orientamento teologico del gruppo, che si basa
su due distinte premesse: la
prima, metodologica, propone un etica pubblica, che può
essere condivisa da chiunque
sulla base di presupposti generali; la seconda, di contenuto, si appoggia su criteri
quali quelli dell’autonomia
della persona, dell’assunzione della contraddizione, della
solidarietà, quali manifestazioni e criteri della dignità
fondamentale della persona
umana, chiamata a testimone del volto di Dio.
EUGENIO RIVOIR
che non si sente libero; il dolore che traspare da queste
pagine è fortissimo e rattrista
chi scrive e chi legge. Diciamo a questa sorella la nostra
solidarietà e, se è possibile
dirlo così, la nostra simpatia
profonda;
- le suggeriremmo di cominciare a chiedere a suo
marito un segno di lealtà e di
amicizia: lo convinca a accompagnarla una volta al ca
poluogo della sua provincia,
per una visita a una delle
chiese evangeliche della città;
- se questo tentativo non
dovesse funzionare, ci metteremo in contatto, se lei ce ne
dà l’autorizzazione, con queste chiese perché sia qualcuno di loro che si metta in
viaggio e venga da lei.
Perché parliamo di questa
lettera e suggeriamo alcune
soluzione concrete? È sem
,igue.
chiesf
[di us(
ladav
iribuii
. . . ertài di 1
Amica psicanalisi ielle
, . aieaipo’
In occasione del cents tva dire i
della psicanalisi, il setti, «r riconc
le dedica a questa sciem nere del
ampio servizio (li gj, ,questa
che comprende anche ti .diprass
tervento di mons. Giani ekito». i
Ravasi, teso a superare! Sache o¡
ro contro muro che lao semblee
neva al pensiero teoloà [etto ur
indiscutibile - scrive, nesciata
Ravasi - che la "perturlt ensabih
ne” generata dalla psict o»del se
lisi è stata per molti as iscoltare
feconda per la religioni lune asse
di sua natura "è sempi Sempre
una situazione di diba »alano d
con l’inconscio e porteci tltuti di (
corretto orientamento i jcidi:ini
pulsioni umane", comet forse tutti
mava un documento uffi (conosce
ecclesiale del 1993 suU'i più della f
prelazione della Bibbia i te epiderr
Chiesa cattolica». ^¿lamento
sttapnn
MessoggeroVenie
Frate Martino serri e in
.... , IcolodeUi
E forse il piu enfatico di i,diaco
toli seguiti alla presenti diaconie
ne, da parte del carditi nualiflra
Cassidy, della Dichiaradh ,,5 dive
congiunta luterano-catti Lntp, a
sulla giustificazione: teorizzi
prima pagina del giow tempo t
friulano (26 giugno) spia dallach
«Via la scomunica ai pi supposi
stanti», e nel sottotiis setto s
legge: «Potrebbe esserti ¿dia &
sto “riabilitato” wche ili^ue ten
domenicano [sic'.) che pfentrasto
vocò lo strappo». Anche!» jyyg
sto parla poi del «dom
no [sic!] ribelle, che c
sue celeberrime “tesi
al portale della chiesa lì
allora cattolica aprì l’era
scissioni religiose».
Il nuovo Medioevo
Le chiese degli Stati Uni
succedono a ritmi vertig
nel far sentire la loro
merito ai malcostumi d
società di oggi: lo scriveX
re De Carlo nella sua «L
ra» del 28 giugno: «Dues
mane fa gli evangelici h"*
hanno esortato la donn» ¿ijyg,
essere sottomessa aU’uol cadeiiPochi giorni dopo i presa
riani si sono espressi conùf
armi da fuoco, mentre inj lativQ j
disti rinnovavano la con#ìscrittì ;
na di perversioni e iny^f^'Teologii
sessuali. Infine i cattolici^
no rivolto un appello all’in*
stria dello spettacolo p6''Hroso, d
tare sesso e violenza si|(;Qjj^’^
schermi televisivi e cine®*ìl'ofj..
grafici. Pronunce dovet«* p
ma dall’effetto incerto».
■il
pre molto difficile tratta^:, i
distanza questioni che n» / a
conoscono bene, ma I
dire che non si può non
re indignati di questa s®
ner almeno due motivi, coi
per almeno due
di lit
questa mancanza
di una persona e perla»
da dichiarazione che si
stare solo con la maggia'ii, -“-i.
za. Crediamo purtropp»| '‘«'«k
non si tratti di una caso
lindi
lato e esprimiamo qu
nostra amarezza. :
Esprimere amarezza
dignazione non è tut
sufficiente. Se quindi q
sa può essere fatto pnt j
ficare la situazione ee
remo di farlo.
(rubrica «Parliarnon^^
me» della trasmissioni ' fu
evangelico» curata om .
andata in onda dornen
luglio)
! Sotto
11
JGLlOi 24 LUGLIO 1998
Pagina Dei Lettori
PAG. 7 RIFORMA
m
L'azione delle chiese e il loro contesto sociale
¡uardare lontano ricordando il '68
alfonso MANOCCHIO
Si;
¡7 .¿¡scorso su questo penoè intriso di valutazioni
4gue. Tuttavia per le no(^ese significò il desideli uscire «fuori»: nella
ja davanti alla chiesa per
ribuire volantini di li^à, di pace e di giustizia:
le piazze insieme agli opee ai poveri senza casa. Vo“adire servire nel mondo
ir riconoscere lo stesso Silore del culto; ci aiutavano
questa collocazione ideale
¿¡prassi «gli uomini dello
ito», i profeti. A me semita che oggi sia in atto nelle
jemblee di circuito e di dietto una considerazione
ffisciata: non si rende indiìiisabile un tornare «dento» del servizio, nel culto per
loltare insieme nella conine assemblea la Parola?
Sempre più spesso si selalano disagi tra le opere o
ituti di diaconia e le chiese
leali: i motivi sono diversi e
irse tutti validi, ma bisogna
_jnoscere che la diaconia
più della predicazione avverate epidermicamente il cam^biamento della società e registiaprima la lontananza tra
¡ jgesigenze di questa e gli
enti per le risposte. C’è
quindi una rincorsa per esserci e in essa è insito il pericolo dello snaturamento delaticodiij diaconia; il tempo della
resenl* diaconia, per l’urgenza e la
cardi^ qualificazione delle risposte,
'hiaraait pu5 diventare un tempo a sé
lo-catfà stante, anzi è possibile che si
ione: SII teorizzi la separazione dal
•1 gio® tempo della predicazione e
io) spi» dafiaeWesa locale come prea ai pi supposto favorevole per l’astotiis setto specialistico e vitale
isseitf della diaconia. L’ottica dei
che il ì^ue tempi può entrare in
ì che rontrasto e spesso è così,
ìncheill li^questo quadro appare
foÉnente discutibile la pole del documento del IV
ìtto, secondo la quale lo
ento tra le chiese e le
#ie sarebbe dovuto al
dtpporto tendenzialmente
'analisi!
-1 centi
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la psici
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a
partedi
nento
conte
ntoul
3 suD'ii
Bibbia
tino
squilibrato fra diaconia e
predicazione». Si asserisce
che in alcune zone del Sud
«c’è sicuramente una sproporzione, un rapporto squilibrato di crescita fra realtà
diaconale e retroterra comunitario...,fra consistenza delle
chiese e volume della diaconia». Si accenna anche alla
strategia della diaconia, mentre le chiese non ne avrebbero, ma nella sostanza il documento, come tutta ala relazione della Ced alla Conferenza, è poco storico, volto
all’interno e modellato su basi amministrative. Quando la
relazione tenta di alzare il volo, conduce ragionamenti
con categorie socio-economiche degli Anni 60.
Vorrei tentare di riflettere
insieme sul nostro patrimonio genetico, che ci suggerisce molto semplicemente la
non estraneità dal contesto
sociale: un tentativo che potrebbe essere non azzeccato,
fallibilissimo; si può partire
dagli ultimi anni, nei quali il
mondo ha subito cambiamenti molto accelerati, dopo
la fine della sua «ibernazione» durata oltre quarant’anni, con la fine dei blocchi.
Mano a mano abbiamo registrato un’estrema mobilità di
persone e di risorse; l’intero
globo ne è investito. In questa realtà lo stato nazionale
risulta un impaccio, mentre
le etnie esigono un perimetro
ben visibile; in questo mondo, proprio perché lontano
da assetti di sicurezza, di giustizia e di pace, non mancano idee e azioni che reclamano una sterzata religiosa, con
i vari integralismi, come risposta al «troppo umano»,
causa (si dice) di crolli e macerie etici e sociali. La critica,
a volte radicale, della modernità e dei suoi «prodotti» diventa una componente molto attiva nelle correnti di
pensiero;
Questo è un abbozzo del
primo contesto, in cui le
chiese sono chiamate a pre
dicare. Ad esso va congiunto
il versante economico, nel
quale la globalizzazione mette in discussione le economie, fino ad oggi molto «politicizzate», e le fabbriche fordiste; ad esse subentra l’economia di mercato, che vuole
essere legge a se stessa. Lo
stato sociale deve rifare i suoi
conti, anche per liberare risorse da investire per nuovi
posti di lavori, ma soprattutto per equilibrare contributi e
pensione. Il risultato di questo processo è la formazione
di una fascia consistente di
esclusi e marginalizzati anche nei paesi sviluppati, rappresentati da operai non
qualificati e maggiormente
da giovani, i quali difficilmente riescono a trovare la
mediazione politica, che li
rappresenti.
L’Italia è dentro a questa
realtà in movimento e tutto
ciò invita le chiese e la diaconia a non essere come chi
corre «in modo incerto» o
«batte l’aria» (I Cor. 9, 26). In
breve i virus confessionali
nello stato e la mappa degli
esclusi sono due piste con
cui oggi la missione della
chiesa di Cristo deve fare i
conti, in Italia. In particolare
il servizio o la diaconia non
può sfuggire alla propria responsabilità di pensare e organizzare le sue forme in
modo che il prossimo possa
liberarsi delle varie costrizioni. L’orizzonte delle nostre
azioni e dei nostri pensieri è
la nuova umanità, che non
rinunci alla razionalità e sappia vivere in pace con il creato. Sembra essere una visione troppo generale: anche se
lo è, rivela tuttavia un sensorio di alta fedeltà alimentato
dalla Parola predicata, capace di illuminare le strade
dell’oggi; ad esso dovrebbe
tornare assiduamente la diaconia, che facilmente subisce lo schiacciamento sul
presente. Quindi un tornare
«dentro» del servizio per
guardare lontano.
toSTA
Gli studenti
di teologia
Ilpastore Paolo Spanu,
® articolo dal titolo «Se lo
'Pirito soffia, dobbiamo osa(Riforma n.
iriinì panorami
i^nrpslii recente As
'irnnffi'M??®® generale dell’Ucebi.
>^“”?NaIdescrivereil dibattito re
' Il
treiffl ativo agli studenti battisti
Facoltà valdese di
a coni ;
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tolicil'*commenta che
oall’rf«rri!,'sono stati
0 dell’ingene
cineniiqi'p„.„,°*“e», e ne individua
doveii'up f’’® nella nostalgia per
to». Hpii battista sul mo° n( Rùschlikon. Non so
„*0 sia diffusa o condivij che il past.
*’^^**^1 lo jPnùa nel suo artico®^®^’dero cogliere Toca ¿ne per un chiarimento,
riguarda
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di r-n nhe, nella veste
del Dipartilo) h Enologia (e non so
'3c..T>no 11 rapporto con la
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caso
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zza«'
li qu^‘
lertno
, cere*
ne
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( denti
quivi iscritti.
Ritengo utile ricordare le
parole di apprezzamento sincero e di gratitudine autentica, pronunciate in diverse assemblee e ripetute anche in
quest’ultima, per ciò che la
Facoltà valdese rappresenta
per noi, e per la grande disponibilità dimostrata verso i
battisti, a vari libelli. In questa prospettiva le critiche sollevate in Assemblea non erano dirette alla Facoltà e al
modo in cui prepara gli studenti, ma al vecchio Comitato esecutivo, la cui politica di
drastica riduzione del Dipartimento di teologia ha comportato l’impossibilità per
quest’ultimo di affiancarsi in
maniera adeguata agli studenti, per far fronte alle necessità formative e non necessariamente accademiche,
individuate insieme. È utile
ricordare che anche negli anni passati, quando gli studenti battisti frequentavano le
nostre facoltà, come quelle di
Rùschlikon e di Praga, queste
preoccupazioni erano presenti e, nella misura del possibile, affrontate.
La stessa proposta di ristrutturazione del Dipartimento di teologia, offerta a
tutte le chiese dagli studenti
battisti iscritti alla Facoltà
valdese, evidenziava la neces
-ITAU^
flotto p
'Sostenitore £
£
ABBONAMENT11998
ESTERO
105.000 -ordinario £ 160.000
85.000 -via aerea £ 195.000
200.000 -sostenitore £ 250.000
•cumuiirtr"’r, S5.000 -semestraie £ 80.000
vo Riforma + Confronti £ 145.000 (solo italia)
'otestatn versare l'importo sul ccp n. 14548101
____^ ediziorìi Protestanti s.r.i., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
sità di promuovere i diversi
settori del Dipartimento, per
rilanciare con maggiore vigore anche lo studio di temi legati alla nostra storia e identità, che il progetto presentato all’Assemblea dal Comitato
esecutivo rimandava. Il radicale depotenziamento del Dipartimento di teologia, il rinvio nel metter mano all’archivio storico (che anche la relazione del Collegio dei revisori
ritiene improrogabile) e agli
altri documenti importanti
per la nostra storia, hanno rivestito il colore della rinuncia
e, per la formazione degli studenti, della delega.
In conclusione, non condivido l’opinione che vi siano
state critiche «al limite dell’ingeneroso» verso la Facoltà
valdese, il cui valore e la cui
importanza per noi sono fuori discussione. Invece, a partire dall’esperienza degli studenti battisti presso la Facoltà valdese, è stato espresso un dissenso verso i limiti
in cui il vecchio Comitato
esecutivo immaginava potesse svolgersi il lavoro del Dipartimento di Teologia, e che
mi sembra l’Assemblea generale abbia recepito, scegliendo per il prossimo biennio un
segretario a tempo parziale.
Blasco Ramírez - Roma
Una preoccupazione alla fine del «Decennio di solidarietà»
«Status confessionis» sulle donne nella chiesa?
MABIE-FBAHCE IIAURfN
E urgente prendere coscienza che in Italia
tocca proprio a noi chiese bmv portare
avanti la lotta contro la discriminazione delle donne e perché la loro esclusione sia rimossa, nelle chiese e nella società; è compito
e responsabilità nostra e delle chiese cosiddette storiche, quelle collegate con U Consiglio ecumenico delle chiese. Difatti ci troviamo tra cattolici a destra che non vogliono
più sentire parlare di «ordinazione delle
donne», secondo recenti decisioni del papa,
ed «evangelicals» a sinistra che, come accennava ultimamente un responsabile pentecostale, sembrano rifiutare la reciprocità nella
coppia, e quando hanno dianone o fanno
«predicare o profetare» donne precisano che
le donne non possono avere «autorità» né
nella congregazione né in famiglia.
Per noi non è una questione di scelta, ma
un’esigenza che viene dalLEvangeio: saremo
sempre più chiamati a accogliere tra le nostre file e nei nostri ordinamenti chiese straniere con l’afflusso di migranti, e ciò è uh
ricco apporto da tanti punti di vista, di cui
ringraziare Dio. Ma succede, e succederà,
che proprio sull’argomento donne e la loro
testimonianza, potremo non essere in accordo sulle rispettive letture bibliche. Per
non essere in balia, secondo i casi, dì particolari prese di posizione di fratelli o sorelle
legati alle loro convinzioni personali, sia
nelle comunità sia a livello di circuiti o di regioni è bene capire che il problema è generale, nei confi"onti di qualsiasi chiesa entrerà
in contatto con noi in futuro, e non soltanto
come è avvenuto nel II distretto.
Non si tratta di accoglierli con paternalismo, che è la soluzione più facile, ma neUa
loro piena responsabilità. Accoglierli con la
loro «cultura» oppure richiedere che si ade
guino alla nostra prassi, nel caso preciso
senza escludere le donne da nessuna carica,
è probabilmente un’altematìva mal posta e
insufficiente. Qui non si tratta solo di ciiltura. ma di Evangelo: inoltre è una questione
di giustizia.
11 sègretario generale dell’Alleanza riformata mondiale, MUan Opocensidj, era inter*
venuto airAssemblea europea nel 1995 a
Edimburgo con un invito a «sperare contro
speranza», dicendo che Resistenza cristiana
è una questione di «status confessionis», riprendendo Seoul 1989. Alcuni criteri da
prendere in considerazione per questa dichiarazione di status confessionis sono: che
l’integrità stessa dell’Evangelo è in gioco;
che essa si riferisce alla pratica della chiesa
come al suo insegnamento; che viene indirizzata a tutte le chiese, chiamandole a impegnarsi congiuntamente in quest’anno di
confessione; che è una chiara decisione per
la verità dell’Evangelo e implica un obbligo
personale da parte di chi la prende.
Fra 15 ambiti di «status confessionis» attuali, il razzismo, le armi di distruzione di
massa, il sessismo, la giustizia economica,
la responsabilità ecologica Opocenskij precisava che «dobbiamo vivere in atti la nostra
libertà di figli e figlie di Dio»; se «in varie
chiese un vero partenariato tra donne e uomini è impossibile e se le chiese non sono
pienamente accoglienti a tutti e a tutte, si
tratta di un residuo di atteggiamento patriarcale, di cui slamo tutti vittime, totalmente in disaccordo con la liberazione biblica...Possiamo essere in completa comunione con chiese che escludono le donne
dal ministero e da altre funzioni?». Opocenskij precisa che bisogna domandarci se ubbidiamo all’Evangelo o a qualcos’altro. Da
questo dipende la credibilità della nostra
proclamazione delTEvangelo.
Un'apposita commissione si è messa al lavoro
Revisione dei testi dell'Innario cristiano
L’edizione déiVInnario cristiano del 1969, dopo trent’
anni, è ormai esaurita in libreria. Giustamente il Consiglio della Fcei coglie l’occasione della ristampa per una
revisione generale soprattutto dei testi al fine di sostituire
parole ed espressioni barocche e ormai del tutto fuori
luogo (quali: soglio a me bramar, alma infiacchita, nostra
scelleranza, mirabil sorte, tenera fidanza, mondo edace,
reo malanno, e altre non meno desuete) e trovare nuovi
testi e nuove melodie.
Questo non facile compito
è stato affidato a un ristretto
gruppo di lavoro (Ferruccio
Corsani, Bruno Rostagno,
Franco Taglierò e Alberto
Taccia). Occorre tenere conto
che la nuova edizione dovrebbe servire le chiese della Federazione per almeno altri
trent’anni, cioè rivolgersi alla
prossima generazione che dovrebbe potersi riconoscere
negli inni proposti. Si tratta,
da una parte, di mantenere la
continuità nell’espressione
innologica delle chiese e
dall’altra essere aperti alle innovazioni. Chi vuole darci
una mano? Siamo disponibili
a ricevere indicazioni di mo
Errata corrige
A pagina 10 di Riforma
n. 28, dall’articolo di Alfonso Manocchio sono saltate per un disguido informatico le note relative al
libro di F. Renda, L’inquisizione in Sicilia, Palermo,
Sellerio, 1997. Ce ne scossiamo con l’autore.
COMMISSIONE PERMANENTE STUDI
della Chiesa evangelica valdese
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
SESSIONE D’ESAME
Domenica 23 agosto 1998, ore 9
Casa valdese - Torre Pellice
difiche di testi o parole, suggerimenti, nuove proposte.
Un simpatico compito per le
vacanze a chi si diletta di canto. I contributi dovrebbero
pervenire possibilmente durante il Sinodo, altrimenti non
oltre il 20 settembre 1998, in
dirizzati a: Alberto Taccia, via
III Alpini 7, 10062 Luserna
San Giovanni (To), oppure al
fax della Tavola valdese a Torre Pellice (0121-91604), o ancora tramite e-mail: tvaldese@tpellice.it, sempre a nome
di Alberto Taccia.
RINGRAZIAMENTO
«Dio riscatterà
la mia vita dal potere
del soggiorno dei morti»
Salmo 46, 16
I familiari di
Oreste Ferrerò
di anni 69
esprimono profonda gratitudine a
tutti coloro che sono stati loro vicono in questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare
al dott. Maina, alla dott. Rissone e
al personale del Pronto soccorso
dell’Ospedale valdese di Pomaretto, ai pastori Miguel Angel Cabrera e Daniela di Carlo, al Servizio 118 di Porosa Argentina e al
Gruppo alpini di Perrero.
Balbencia di Perrero
27 luglio 1998
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti,
donde mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene
dall’Eterno che ha fatto
i cieli e la terra»
Salmo 121,1-2
I figli e le figlie della cara
Claudina Negrin (Dina)
ved. Michelin Salomon
commossi e riconoscenti ringraziano tutte le gentili persone che
con parole di conforto, scritti, fiori
e presenza sono stati loro vicino
nella triste circostanza.
Un grazie particolare ai dottori
Genesi e Ghirardi, al Servizio domiciliare AsI, alla sig.ra Adele e al
pastore Mazzarella.
Bobbio Pellice, 24 luglio 1998
1 necrologi si accettano
entro le ore d del lunedì.
Telefonare al numero
011-65527» - fax 011657542.
RINGRAZIAMENTO
«lo ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
Dopo una lunga e crudele malattia alleviata dalla sua fede profonda, è salita prematuramente alla casa del Padre
Irene De Robertis
nata Inguanti
Ne danno l’annuncio il marito
Eugenio, le figlie Lidia con Michele
Lanubile, Daniela con Fausto Morga e il piccolo Fabio, Ida con Massimiliano Speziani.
Si ringraziano tutti coloro che in
vario modo, con il loro fraterno affetto, sono stati di conforto in questa travagliata circostanza.
Bari, 16 luglio 1998
La mamma Maria Dell’Arme
vedova Inguanti, la sorella Marisa
con Davide D’Apote e i nipoti Miriam e Daniele, profondamente
addolorati, piangono la prematura
dipartita della cara
Irene
Milano, 16 luglio 1998
La suocera Margherita Künzier
vedova De Robertis con l'affezionata Lina Barile, la cognata Marisa De Robertis con Isaia Saliani e
i nipoti Rossella, Margherita, Roberto e Luigi ricordano con profondo affetto la loro cara
Irene
Bari, 16 luglio 1998
Le comunità di Alessandria e
Bassignana sono affettuosamente vicine al pastore Bruno Giaccone e alla sua famiglia nel grave
lutto che li ha colpiti con la scomparsa della sorella
Luciana
Alessandria, 27 luglio 1998
12
PAG. 8 RIFORMA
venerdì 24 LUGLIO
19^
Un articolo di Peter Boutenef, segretario esecutivo del dipartimento «Fede e costituzione» del Cec - 1 j
Le chiese ortodosse, il Consiglio ecumenico delle chiese e la prossima Assemblea di Hararé
PETER BOUTENEF*
Nel 1920, molto prima
della fondazione del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), il patriarca ecumenico indirizzava un’enciclica «a tutte le chiese della
cristianità». Era un appello
che il primo dei patriarchi
della Chiesa ortodossa d’Oriente lanciava a tutte le chiese, invitandole a superare la
diffidenza e l’amarezza e a ricercare insieme la natura
della comunione fraterna esistente tra loro nonostante le
divergenze dottrinali. In
quella enciclica il patriarca
suggeriva diversi itinerari
pratici per portare le chiese a
riavvicinarsi le une alle altre,
stabilendo in particolare relazioni e scambi di tipo nuovo in ampi settori della vita
ecclesiale. Fra tali suggerimenti, menzioniamo la costituzione di una «lega» o «comunità» di chiese, sul modello della Società delle nazioni
che era stata appena fondata.
Presenti fin dalPinizio
Gli ortodossi hanno quindi
giocato un ruolo centrale
nella «effervescenza ecumenica» dell’inizio del ventesimo secolo contribuendo a
promuovere la formazione e
lo sviluppo dei movimenti
che stavano per unirsi nel
1948 per costituire il Consiglio ecumenico delle chiese.
Sette anni dopo la pubblicazione dell’enciclica la delegazione ortodossa presentò
una dichiarazione ufficiale
alla prima Conferenza mondiale di Fede e costituzione
che si svolse a Losanna nel
1927. Durante quella conferenza inaugurale della Com
missione, che costituiva «1’
ala teologica» del movimento
ecumenico, gli ortodossi dichiararono che, essendo venuti per parteciparvi «animati da un amore sincero e desiderosi di giungere ad un accordo» avevano constatato,
con loro grande rammarico,
che le basi dei rapporti ufficiali non concordavano con
la concezione di sé della
Chiesa ortodossa: e questo
era il motivo per cui essi si
vedevano costretti ad astenersi durante le votazioni.
Fin dall’inizio quindi, i rapporti degli ortodossi con
l’ecumenismo dei tempi moderni sono stati contrassegnati contemporaneamente
dall’entusiasmo e dal disagio,
dagli incoraggiamenti e dalla
critica, dalle gioie e dalle pene. Per spiegare questo paradosso può essere utile che, in
quanto cristiano ortodosso,
incominci col presentarci.
Chi sono gli ortodossi?
«Ortodosso» viene da una
parola greca che significa «la
fede giusta» o «la gloria giusta». E diventato il termine
col quale vengono chiamate
due grandi famiglie di chiese
autocefale (che si governano
da sé), che vengono spesso
chiamate «ortodosse» (calcedoniane) e «ortodosse orientali» (non calcedoniane), e
che si considerano le eredi
dirette della chiesa primitiva
fondata dal Cristo e dai suoi
apostoli, senza soluzione di
continuità. Le due famiglie
hanno rotto la loro comunione nel corso del V secolo per
una serie di ragioni allo stesso tempo teologiche, politiche e culturali (e se una riconciliazione plenaria si rea
Zagorsk (Russia): monastero della Trinità S. Sergio
lizzerà prossimamente, come
speriamo, sarà dovuta in
gran parte al fatto che abbiamo imparato a conoscerci reciprocamente grazie alla nostra partecipazione al movimento ecumenico). Storicamente, le chiese ortodosse
(calcedoniane) si trovano in
Asia Minore, in Grecia, in
Russia, nei Balcani e in Medio Oriente, mentre le chiese
ortodosse orientali non calcedoniane si trovano in Armenia, in Asia Minore, in
Medio Oriente, in India, in
Egitto e in Etiopia. Tuttavia,
in seguito ai movimenti di
popolazioni che sono andati
crescendo nel corso del nostro secolo, la presenza ortodossa si estende al mondo intero, con importanti comunità e missioni prospere nei
cinque continenti.
Le antiche origini della
Chiesa ortodossa assumono
per noi una grande importanza, ma non è solo una
questione di anzianità. In
quanto ortodossi, crediamo
in una continuità della fede,
dell’insegnamento della Chiesa e in una comunità esistente fin dalla fondazione della
Chiesa cristiana; crediamo
inoltre che tale continuità sia
qualche cosa di tangibile, che
si può localizzare. Quando,
nel Simbolo di Nicea, confessiamo che crediamo nella
«chiesa una, santa, cattolica e
apostolica», ci consideriamo
noi Stessi quella chiesa. Ciò
non vuol dire che per noi tutta la verità, tutta la realtà ecclesiale o tutta l’azione dello
Spirito Santo si limitino alla
sola Chiesa ortodossa, ma
siamo convinti che gli scismi
storici, che fanno sì che le divisioni della cristianità siano
oggi così visibili nel mondo,
vengono dalla separazione
dalla «vera fede» dell’ortodossia. È necessario dire di più su
questo punto perché sta alla
base dei problemi più cocenti
che caratterizzano Rincontro
tra ortodossi e non ortodossi,
e tra ortodossi e istituzioni
ecumeniche.
La chiesa, le chiese
e il Consiglio ecumenico
Il termine «ecumenico»
viene dal greco «oikoumene»
che significa «l’universo intero». «Ecumenico» significa
quindi universale. Tuttavia,
benché questo termine sia
onnipresente nel linguaggio
del Cec, come pure nel nome
di quell’organismo, le chiese
membro lo interpretano in
modi differenti. In termini
forse troppo semplicistici si
potrebbe dire che per molte
persone le chiese cristiane di
tutte le tradizioni così come
esistono oggi, cioè protestante, cattolica e ortodossa, considerate insieme formano «la
Chiesa universale». Ma per
noi, ortodossi, la Chiesa ortodossa è la chiesa universale
per cui, se si vuole giungere a
una unità più reale, l’ampio
consenso esistente all’interno di quella chiesa sulle questioni di fede e di vita ecclesiale deve essere condiviso
dalle altre chiese (i cattolici
romani hanno la stessa concezione circa la loro chiesa e
l’unità ecclesiale).
Eppure, ancora una volta,
gli ortodossi non rinchiudono tutta la verità e tutta la
grazia nei limiti della loro
chiesa. Quello che costituisce
la ragion d’essere della nostra partecipazione al movi
mento ecumenico è la sci
perta benvenuta di tuti
quello che abbiamo in coim
ne con altre tradizioni cristi,
ne (come la fede in un Di
trinitario unico, la fede inGg.
sù Cristo, Signore e Salvt
re): è anche l’individuazio»
costruttiva di quello che ogfl
ci divide, nella nostra fed^
nella nostra vita. Tuttavia, la
tensione fondamentale che
esiste tra le due concezioni
della chiesa universale, o
«ecumenica», tocca il cuore
stesso dell’ecumenismo mo.
derno. Fin dall’inizio, questa
tensione è stato oggetto di
grande attenzione nei documenti di indirizzo del Cec
ma i malintesi e la mancanza
di sensibilità persistono, senza parlare della disinformazione che viene diffusa a pròposito di questa tensione da
parte di certi gruppi ortodos^
si e non ortodossi, esternamente ostili al Cec.
Un periodo critico
Ci troviamo in un periodo
critico dell’incontro trale
chiese ortodosse e il Cec. Nel
maggio 1997, la Chiesa ortodossa della Georgia si è ritirata dal Cec: è uno dei segni
dolorosi delle tensioni cre-i
scenti di questi ultimi anni!
Tutte le chiese ortodosse,!
senza eccezione, stanno ogji|
esaminando seriamente, da-1
scuna da parte sua e insieme, la natura e lo scopo della loro ’
partecipazione alTecumenlsmo istituzionale. Quali sono
queste tensioni?
* membro della Chim ;
ortodossa d’Aimm
(continui
(traduzione dalfranà
acuradiJ.-J-.
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verità
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sperar!
E un diritto di tutti, italiani e
stranieri. Per questo gli
ospedali evangelici curano
chiunque ne abbia bisogno, a
Ponticelli, nella perifieria di
Napoli, così come nel
quartiere San Salvarlo
a Torino.
Sono luoghi di cura,
certamente, ma anche spazi
di accoglienza e ascolto in cui
si riafferma la dignità della
persona
e il diritto alla salute.
Per questo le chiese valdesi e
metodiste hanno deciso di
investire una quota dell’otto
per mille, a loro
esplicitamente destinato dai
contribuenti,
per sostenere
gli ospedali evangelici.
Altri fondi saranno destinati al
sostegno di progetti di
cooperazione allo sviluppo, di
accoglienza, orientamento e
formazione degli immigrati
extracomunitari.
Tutti / fondi
dell’8 per miile
destinati alle
chiese valdesi e
metodiste sono
stati investiti
esclusivamente
in progetti
sociali e
umanitari in
Italia e
all’estero.
Un dettagliato rapporto dell’utilizzo dei
fondi ricevuti è stato pubblicato sui
maggiori organi di stampa e su Riforma
(numeri 2 e 4 del 9 e 23 gennaio 1998)
E sarà cosi
anche in futuro
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-47885308; E-mail: TVmode@tin.it
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