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»ELLE muí VALDESI
- Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 99 - N lïin. 25
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TOKRE PELLICE - 20 Giugno 1969
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
ALL’Q.I. L. E AL C. E. C., A GINEVRA |^0 CMBS3 RÌf0riIi3t3
EccoCi fra voi. Il Nostro nome è Pietro ni fra«™ a ma svolta
Il pastore Carlo Gay ha partecipato,'
ad Avignone, al Sinodo nazionale
della E. R. F. quale delegato dalla
Chiesa Ualdese
(.osi. Paolo VI è stato a Ginevra.
Già sbiadisce il ricordo di questa
giornata che è stata « storica » più
forinalmente che nel suo contenuto.
Certo, è un fatto storico che un papa
si rechi in quella che non è più —
né ]>otrebbe essere — la cittadella
calvinista. Ma a parte un po’ di
folklore, i vari incontri e discorsi
non hanno portato alcun elemento
nuovo. Anche il folklore e la passione j)opolare sono stati quanto mai
ritenuti, e governo federale e cantonale avevano certamente mobilitato
trojtjù dei loro gendarmi, per la visita di questo capo di chiesa che è
anche capo di stato. Non ci sono
stati incidenti; lan Paisley e cinque
colleglli, giunti la sera prima, sono
stati trattenuti dalla polizia all’aeroporto e rinviati l’indomani al punto li; partenza, pochi minuti dopo
l’ari ivo a Cointrin deH’aereo pontificio della Swissair. Più composta -—
e devila di maggior ascolto .— la silenz.i jsa manifestazione di nove pastori presbiteriani, dinanzi alla sede
del i ionsiglio ecumenico, prima che
vi g ungesse il pontefice; essi recavano cartelli sui quali era scritto, fra
Palli i: «Il papa è l’anticristo» e
hanio consegnato una lettera di protesta a un collaboratore del past.
Blakii. Mentre la domenica precedente si era tenuta, al Muro dei Riformatori, una riunione che ha raccolto alcune migliaia di evangelici,
per lo 'pili di chiese libere (la' riunione era stata giudicata inopportuna dei responsabili della Chiesa protesta, ite ginevrina), durante tutta la
giornata di martedì 10 il cimitero di
Plainualais, dove riposano le spoglie di Calvino, è stato meta di numero- 1 protestanti, pensosi e grati
di qu.iiito Dio ha dato loro attraverso la uà predicazione e la sua opera. D i resto qualche dissenso si è
manih -.tato pure da parte cattolica,
ad esempio nella lettera aperta indirizz.ila al pontefice da 165 influenti cattolici ginevrini, in cui si esprimeva li timore che viaggio e discorsi a (Ginevra segnassero, come a Bogotà, un passo indietro sulla via delPimpegno sociale e politico della
Chiesa romana; o ancora nei volantini e sugli striscioni (« Liberate lo
Spirito! ») recati da un gruppo di
giovani di « Témoignage chrétien »
ai margini della messa solenne alPaperio.
Sorvoliamo sul fatto che, per attraversare il lago e recarsi al parco
de la (irange per la grande messa
all’aperto. Paolo VI si è servito del
panfilo del gioielliere parigino Cartier, piccole cose ma pur sintomatiche. Co.si pure sulla serie di incontri e discorsi. I due momenti chiave,
Se così si può dire, della giornata sono stati le visite e i discorsi all’Organizzazione internazionale del lat'oro e alla sede del Consiglio ecumenico delle Chiese.
All’assemblea riunita all’O.I.L.,
per celebrarne il cinquantenario,
Paolo VI ha tenuto un ampio discorso che un giornalista elvetico ha definito « iitm mini-enciclica »; si è infatti trattato di una ripresa dei punh già sviluppati nel discorso di alcuni anni fa all’O.N.U. e di una sorD di condensato della « Populorum
progressio », debitamente aggiornala perfino con un trasparente riferi■nento a Marcuse: « è contro l’uomo
che fìovete difendere Vuomo, l’uo"IO minacciato di non essere altro
una parte di sé stesso, ridotto,
come si è detto, a una dimensione ».
■ e comunque nuovaménte avvertila Una notevole enfasi paternalistica, senza che risuonasse alcuna vera
Autorità profetica. E se Paolo VI ha
Citato l’affermazione di Albert Thoun protestante fra i promotori
cP O.I.L. : « Il ’sociale’ dovrà vin
cere V ’economico’ », ha però implicitamente confermato il rifiuto di
passare dal sociale al politico (quel
passaggio per cui, ad esempio,
muoiono in America latina non solo
i preti guerriglieri come Camilo
Torres, ma i teologi come Antonio
Henrique Pereira Neto, il ventottenne collaboratore del vescovo di Recife, Helder Camara, trucidato poco
fa da squadristi brasiliani).
Ma naturalmente abbiamo seguito
con interesse particolare la visita
pontificia alla sede del C.E.C., nel
E. C. Blake e Paolo VI
(foto CEC)
nuovo complesso sulla route de Ferney. È stata indubbiamente sobria,
iniziata con un certo impaccio, scioltasi poi in parte in un certo pathos
in cui stento, personalmente, a vedere un’opera dello Spirito Santo.
Il saluto del segretario generale del
C.E.C., E. C. Blake, che riportiamo
qui sotto, ha ripreso temi sui quali
abbiamo fortemente polemizzato, un
anno fa, anche in uno scambio di
lettere con il pastore Blake. È chiaro che il C.E.C. si è avviato per una
strada sulla quale non potremo non
sentirci in crescente estraneità, come abbiamo ricordato qui anche la
scorsa settimana. Tra l’altro —- e anche questo è un piccolo particolare
significativo .— non si comprende
perché, come l’interlocutore saluta
(( Signor Segretario generale », non
ci si può rivolgere a lui con un « Si
gnor Pontefice » : è possibile che non
si senta quanto stride qpiel « Santità » (e lo stesso valga, certo, per le
Loro Beatitudini di stampo ortodosso)? i
Con una jjesantezza che tutti hanno notato, ma con una chiarezza degna d’imitazione Paolo VI ha risposto: « EccoCi fra voi. Il Nostro nome è Pietro » ; si è rallegrato della
crescente collahorazione pratica fra
Chiesa romana e C.'E.C., ma a proposito deH’eventuale ingresso della
prima nel secondo ha detto: « In
tutta franchezza fraterna, non consideriamo che la (¡uestione della partecipazione della Chiesa cattolica al
Consiglio ecumenico sia matura al
punto che si possa o si debba dare
una risposta positiva ». Certo, non
sono mancate le espressioni di cordiale rispetto, ma il succo è stato
questo. Sì che ci si chiede qual’è
stato il vero senso di questa visita,
tanto più che da un articolo del
card. Willebrands. segretario del Se
gretariato vaticano per l’unione dei
cristiani, pubblicato su a L’Osserva
tore Romano » del 15 giugno, è ri
sultato esplicitamente che l’iniziati
va di questa visita è venuta dal Va
ticano (tramite Segreteria di Stato
Segretariato per l’unione) con un
comunicato secoinlo cui in occasione
della visita all’O. ì .L, « da parte della Santa Sede la possibilità di una
visita del Papa al iSonsìglio mondiale rimaneva aperta e ben volentieri sarebbe stata colta quest’occasione se ciò fosse stato di gradimento al Consiglio stesso ». Dunque, la
iniziativa è stata vaticana, e resta da
sapere se l’interesse prevalente è stato per l’O.I.L. — come alcuni « ecumenici » hanno lamentato —. limitando lo « storico » incontro interconfessionale a un ritaglio di tempo, o invece per il C.E.C. (forse anche rO.I.L. aveva avuto un confidenziale comunicato di disponibilità
da parte vaticana?), dando con questa visita avallo solenne all’attività
pratica avviata insieme sul piano assistenziale (sociale?) nonché su quello della ricerca teologica, avallo accompagnato però da una netta, pesante riaffermazione di ciò che, nel
fondo, divide.
E allora ci chiediamo: qual’è stato il contenuto della preghiera comune che ha concluso l’incontro?
Qual’è stato il contenuto effettivo
del « Padre nostro » recitato insieme, in un momento di pathos cui
anche sobri e spregiudicati riformati ginevrini hanno ceduto, definendolo « il » momento dell’incontro e
della giornata? Poiché non si è trattato di una preghiera personale, ma
in qualche modo i nostri rappresentanti hanno pregato anche a nome
nostro, possiamo chiedere che cosa
hanno detto e chiesto al Signore, insieme a (c fratelli » che subito dopo
sono filati dall’altra parte del lago
a celebrare la messa?
Senza drammatizzare un avvenimento che di fatto ha avuto un’importanza abbastanza marginale, è
difficile condividere il giudizio del
direttore de « La Vie protestante »,
pur deluso dalla mancata risposta
papale all’auspicio da lui avanzato
la settimana precedente, quando in
una lettera aperta, da noi ripresa,
aveva domandato a Paolo VI di assumere un franco impegno per la liberalizzazione della questione dei
matrimoni misti (auspicio che mi era
parso gratuito, poiché com’è possibile una (c pastorale comune » fra
Chiese per Duna delle quali il matrimonio è sacramento e per le altre
no, con tutto ciò che questa divergenza comporta?): «.Un fatto significativo, del quale possiamo rallegrarci tutti insieme. Gli sforzi di
tanti ecumenisti, ieri ancora spesso
incompresi o sconfessati, portano
ora frutti visibili. Frutti ancora verdi, ma promessi a una maturità ormai certa ». A me pare, veramente,
che siano frutti bacati.
Gino Conte
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miiNiiiiiiimiiimiiimiiimiiiiimMiiiiiiimiimiiiiiiiiMiiiiiiiiiimmiimimniimimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimniiiiiiiimiiiiiiiiiiii
III II II imiiiMiiiiMiimiiKii'iiiiiiiDtiiiiiiiiiiiiiiiiiNmii II 11111111111111111111111111101)1111111111 II iiiimiiuiii II iiiimiiiiiiiii III iimiMHmiiiiiiiMiiiiKiiiiiiiiMiih
IL SALUTO DI E, C. BLAKE
“La Sua visita qui attesta il crescere del uioviuieuto ecumenico”
Santità,
Sia benvenuta in questa casa. Le
Chiese ortodosse, evangeliche e anglicane, membri del Consiglio ecumenico, l’hanno edificata come un segno
visibile della loro unità in Cristo. Esse lavorano insieme, qui, per il rinnovamento della loro vita, per perfezionare e compire l'unità in Lui. Il nostro
personale viene da numerose nazioni
e da diverse famiglie confessionali.
Qui lavora pure il personale di altre
organizzazioni ecumeniche. A nome loro e a nome dei miei colleghi del Consiglio ecumenico delle Chiese Le auguro il benvenuto.
È fortemente significativo che ci
renda visita in occasione del cinquantesimo anniversario deH’Organizzazione internazionale del lavoro. Stamane,
nel discorso che vi ha pronunciato,
Lei ha parlato del Suo impegno personale e di quello della Chiesa cattolica romana tendente all’umanizzazione del lavoro, così come l’aveva fatto
antecedentemente, in modo così eloquente, nella Sua enciclica « Populorum progressio » (par. 28). Venendo da
noi in occasione di questa stessa visita, Lei ricorda al mondo intero la
rapida evoluzione degli sforzi comuni
intrapresi dalla Chiesa cattolica romana e dal Consiglio ecumenico delle
Chiese noll’interesse della giustizia e
della pace, così come sono attuati dal
nostro segretariato comune, che ha la
sua sede in questo Centro. Siamo convinti che questo sforzo comune nello
studio delle cause profonde della fame
e della povertà nel nostro mondo, come pure la mobilitazione dell'insieme
del popolo di Dio per lo stabilirsi di
una società più responsabile approfondirà e rafforzerà gli sforzi di pace di
tutti gli uomini di buona volontà. La
Sua venuta qui è il segno di un impegno nuovo di tutti i cristiani conformemente alle affermazioni del profeta Isaia delle quali il nostro Signore
si è servito per descrivere il proprio
ministero: « Annunciare buone notizie
(evangelizzare) agli infelici, guarire coloro che hanno il cuore ferito, proclamare agli schiavi la libertà e ai prigionieri la liberazione» (Isaia 61: 1;
Luca 4: 18).
La Sua visita qui attesta, d’altro
canto, il crescere del movimento ecumenico, mediante il quale Cristo raccoglie la sua Chiesa nel nostro tempo.
Questa casa è al tempo stesso un richiamo alle divisioni della comunità
cristiana e un segno della crescente
comunità fraterna che anima le Chiese. Questa comimità fraterna non è il
risultato immediato degli sforzi degli
uomini, ma cerca piuttosto di essere
una risposta delle Chiese all’azione
dello Spirito Santo. Non cerca l’unità
a spese della verità, ma tenta, grazie
aH’arricchimento reciproco delle nostre tradizioni viventi, di rispondere
alla nostra vocazione comune di testimoni dcH’Evangelo nel nostro tempo
e di servitori di tutti gli uomini.
Abbiamo l’ardire di descrivere la
nostra comunità fraterna utilizzando
un termine del quale si serviva il grande e santo dottore orientale, Basilio il
Grande: sympnoia, « essere insieme in
un medesimo spirito ». La cosa può
parere presuntuosa, dati i nostri insuccessi nel sormontare le nostre differenze, nel sanare le nostre divisioni
o semplicemente nel comprendere pienamente la verità dell’Evangelo. Eppure il modo nuovo e inatteso in cui abbiamo potuto sperimentare la presenza di Cristo ci ha raccolto in un me
desimo spirito. Qui, grazie all’incoraggiamento scambievole e alla reciprocacorrezione, scopriamo modi nuovi di
vivere sotto la Sua Signoria.
Questa vita comune ci dà pure coraggio per l’avvenire. Le nostre Chiese
attraversano un periodo critico, ma la
nostra fede e le nostre speranze sono
nello Spirito che non ci lascia soli, ma
ci trascina nella sua libertà. Il movimento ecumenico non progredisce con
facilità; ha trovato opposizione ed è
sfigurato dalla sufficienza degli uomini, ma progredisce, perché riceve la
sua ispirazione dallo Spirito liberatore
di Dio. Anche le croci che ora portiamo diventano dei segni di speranza
attraverso cui Dio realizza il Suo piano.
Un altro segno della crescita del movimento ecumenico è stato il secondo
Concilio Vaticano. Questa straordinaria assemblea di vescovi della Chiesa
cattolica romana, convocato dal Suo
amato predecessore e cosi abilmente
condotto a termine da Lei stesso, non
soltanto ha stimolato uno straordinario rinnovamento della Chiesa cattolica romana, ma ha pure trasformato
lo spirito delle sue relazioni con tutte
le altre Chiese cristiane. Quattro anni
fa, ancor prima che si concludesse il
Vaticano II, il nostro impegno comune nei confronti del movimento ecumenico era simboleggiato dalla visita
fatta in questo centro dal Cardinal
Bea, che è stato un testimone fedele
dell’unità della Chiesa. Seguendo immediatamente l’accordo e la promulgazione del decreto « De oecumenismo », la visita del Cardinal Bea ha
segnato l’inizio della nostra ricerca comune per esprimere in modo nuovo la
Ottantotto delegati dei Sinodi regionali, una vasta cerchia di rappresentanti delle opere e movimenti evangelici con voce consultiva, tma presidenza del Consiglio Nazionale retta con
distinzione e sobrietà dai pastori Jacques Maury e Albert Gaillard, una
moderatura vivace del pastore di Clermont-Ferrand, Alphonse Maillot, diventato pastore dopo essere stato per
molti anni ingenero, un consigliere
giuridico François Méjan, degno collega del nostro Giorgio Peyrot, una
vasta cerchia di amici da Daniel Atger, ora presidente della Cimade, a
Michel Hammel, responsabile dell’informazione, dal direttore di Réforme
Albert Finet, ancora sempre fine critico del suo naturale conservatorismo, a
Maurice Costil, vecchio combattente
della Federazione giovanile riformata
di Francia ed ora pastore centrista
della periferia parigina, dal poetico
commentatore dei Salmi Lelièvre, al
violento pastore della contestazione
Louis Simon, dal fine aristocratico
professore della Sorbona Pierre BurgeUn al delegato « arrabbiato » Olomel,
che vota regolarmente contrario, dal
gentile pastore di Nizza Dadelsen alTintelligente teologo Jean Bosc, dal
sempre itinerante Hébert Roux, presidente della Commissione dei rapporti
con il cattolicesimo al professore Roger Mehl di Strasburgo, preciso interprete delle tradizioni più vive della sua
città, dall’amico Marchand, il pastore
dei Valdesi di Marsiglia, al sempre giovane D. Wagner, col suo richiamo costante alla necessità di una chiesa militante nel mondo sociale e politico di
oggi, hanno portato il loro, a volte sereno, a volte amaro, sempre fiducioso
contributo al Sinodo Nazionale di
Francia.
Il Sinodo raccoglie ogni anno un numero relativamente basso di delegati,
chiamati ad esaminare in seconda
istanza i problemi più scottanti della
vita ecclesiastica o della testimonianza pubblica nei confronti dei grandi
temi del momento. Tutti ricordano i
temi della riconciliazione, della confermazione, della strategia ecclesiastica, della lotta contro le piaghe sociali,
dell’atteggiamento della chiesa dinanzi alle guerre dell’Algeria e del Viet
Nam. Quest’anno i temi sembravano
più sbiaditi, meno aggressivi, soprattutto per chi li vedeva dal di fuori.
IL TEMA DELLE REGIONI
La Chiesa riformata di Francia si
articola attualmente in 15 circoscrizioni, che comprendono gli ambienti più
diversi: a) le vecchie terre protestanti
delle Cevenne, del Gard, del Tarn, del
Poitou, della Charente, dell’Ardèche
e della Drôme; b) la zona parigina
con le sue correnti aristocratiche e
proletarie, con i suoi grandi problemi
di confronto con la cultura e la socie
tà del nostro tempo; c) la zona del
Nord, le cui comunità sono il frutto
più palese della evangelizzazione del
Risveglio ed infine, d) l’Est con le sue
propagini delTAlsazia e Lorena, dove
la Chiesa Riformata vive in termini
concordatari dal punto di vista giuridico, ma è intimamente unita alla
Chiesa Riformata di Francia.
Pemhé il tema delle Regioni ha determinato nel Sinodo di Avignone una
viva partecipazione dei deputati? Perché tutti si commuovevano e muove
(conlinua a pag. ,1)
unità del movimento ecumenico in risposta al medesimo Spirito Santo. Cominciò così l’attività del Gruppo misto di lavoro della Chiesa cattolica romana c del Consiglio ecumenico delle
Chiese, il quale, condotto dal medesimo Spirito, continua a svilupparsi e a
strutturare le nostre reciproche relazioni.
La Sua visita qui, oggi, è significativa perché proclama all’insieme della Chiesa e al mondo intero che il movimento ecumenico è in cammino, ampliandosi e approfondendosi, verso la
unità e il rinnovamento della Chiesa
di Cristo, quale Dio la vuole. Nei nostri canti e nelle nostre preghiere, che
ora seguiranno, preghiamo il Padre affinché tutti i Suoi servitori fedeli rispondano e obbediscano alla guida delSpirito Santo, per Gesù Cristo nostro
Signore.
2
pag. 2
N. 25 — 20 giugno 1969
Il cristiano e lo Stato nel NuovoJTestamentn
Proseguiamo la pubblicazione dello studio dedicato da Sergio Rostagnc a « Il cristiano e
10 Stato nel Nuovo Testamento », in vista di un incontro estivo « federale », ad Agape, su
« La posizione delle Chiese evangeliche di fronte allo Stato ». Dopo un’introduzione sulla situazione politica e spirituale dell’impero romano dell’epoca, eccoci ai testi biblici, il cui
esame continuerà nei prossimi numeri. red.
Z-CESII': Rtideii a Cesara...
E gli mandano alcuni Farisei e Erodiani per coglierlo su una parola. Questi vengono e gli dicono: Maestro, sappiamo che sei sincero e non ti dai
pensiero di chicchessia, che non guardi in faccia nessuno, ma insegni la
via di Dio con verità: è lecito pagare il tributo a Cesare o no? paghiamo
o non paghiamo? E lui vedendo la loro ipocrisia: perché mi volete tendere un tranello? Portatemi un denaro, ch’io lo veda. Glielo portarono e
disse loro: di chi è questa immagine e l’epigrafe? Gli dicono: di Cesare.
Gesù allora rispose loro: quel che è di Cesare rendetelo a Cesare e quel
che è di Dio a Dio. (Marco 12: 13-17)
Ora Gesù deve prendere posizione. Giuda Galileo (cfr. Atti 5: 37) aveva cominciato la sua resistenza rifiutando di pagare il tributo. Egli intendeva questo
atto non solo come protesta contro le angherie ben note deH’amministrazione
romana, ma anche in senso religioso. Dietro la sua ribellione stava un programma apocalittico; Giuda Galileo doveva essere il re messianico d’Israele. Le masse accorrevano a lui, ma all’arrivo delle legioni la resistenza finì in un bagno
di sangue. Da qui l’interesse della domanda posta a Gesù. È forse sorto un nuovo Giuda Galileo con pretese messianiche e la convinzione di interpretare la
legge in modo radicale? Gli erodiani sono favorevoli al tributo, i farisei coiitrari: qui si sono messi insieme per meglio mettere Gesù alle strette. Se Gesù
risponde sì, è liquidato come Messia, perché un Messia non scende a patti con
Cesare; se risponde no, si scopre come ribelle e questo a due passi dalla fortezza dove presidiano i soldati romani e Filato.
Gesù conduce il discorso sul terreno dei fatti. Chiede un « denaro ». Il « denaro » non è una qualsiasi moneta, ma la moneta ufficiale d’argento con la quale
si fanno i pagamenti ufficiali. La moneta che gli portano contiene l’immagine
dell’imperatore e l’iscrizione. Verosimilmente si tratta di una popolarissima
moneta di Tiberio, recante l’effige dell’imperatore in olimpica maestà, coronato
di alloro significante dignità divina. L’iscrizione è questa: TI CAESAR DIVI
AUG F AUGUSTUS. Cioè: Tiberio Cesare Augusto figlio del dio Augusto. Dall’altra parte la moneta reca: PONTIF MAXIM, cioè pontefice massimo, sommo
sacerdote. Vi è effigiata la madre dell’imperatore Giulia Augusta troneggiante
sull’Olimpo: ha in mano rami d’ulivo e rappresenta la pace celeste. È chiaro
che questa moneta è nello stesso tempo simbolo di potere e simbolo religioso
(per la descrizione cfr. E. Stauffer, Die Botschaft Jesu, Bem 1959, p. 101. Tutto
11 commento dello Stauffer all’episodio è ricco di osservazioni interessanti, malgrado le riserve che vengono di solito fatte su questo autore).
La moneta è di Cesare, nel senso che Cesare la usa per pagare i suoi funzionari e i suoi soldati, Cesare la garantisce (è il segno del suo potere), ma obbliga anche a pagare i tributi con essa. La moneta è dunque di Cesare in tutti i
sensi, tanto che il termine tecnico per dire « pagare il tributo » è proprm restituire. Gesù usa tale termine tecnico ricordandolo ai suoi avversari che non
l’hanno usato. Quindi: quel che è di Cesare a Cesare. Che cosa significa questa
presa di posizione?
Quel che Gesù qui riconosce non è il diritto di Cesare di governare il mondo e quindi la Palestina, ma è la legge di Cesare. Legalmente Cesare può far
circolare la sua moneta e esigerla come pagamento di tributa Nell ambito dell’impero la legge va rispettata, e Gesù, a differenza di Giuda Galileo, non ne ta
una questione di fedeltà al Signore. Ma a tutte le altre pretese dell Imperatore
oppone un chiaro: a Dio rendete quel che è di Dio. Con questo si sottopone
l’impero a una critica che opererà molto più a lungo e molto piu radialmente
della ribellione di Giuda Galileo. In conclusione che cosa riconosce Gesù? Riconosce proprio lo stato in quanto tale, non il potere in quanto tale. Riconosce un ordinamento umano, che ha nel suo ambito una certa legalità indiscutibile. Riconosce dello stato l’aspetto tecnico, non necessariamente quello politico.
Nonostante la forma della risposta di Gesù, non bisogna credere che egli
abbia voluto dare un verdetto salomonico (così giustamente G. Bornkamm,
Gesù di Nazaret, Torino 1968, p. 139) né che abbia voluto trarsi d impaccio e
vincere eli avversari con un proverbio particolarmente ambiguo, che sembra
fornire la risposta ma in realtà si presta a più di una interpretazione. Con la
Sua risposta Gesù non si disimpegna. .....
Da una parte Gesù rifiuta lo zelotismo; per gli zeloti esiste incoinpatibilità
proprio tra il dare a Dio quel che gli è dovuto e il pagare il tributo imperiale.
Non che Gesù veda dei nemici negli zeloti; ne accetta anche tra i discepoh e
tra « i Dodici » (Luca 6; 15). La sua vocazione è pero diversa: il regno di Dio
che la dirige, non è una grandezza storica né comincia con la liberazione politica dall’occupazione romana. Per Gesù è in fondo indifferente chi domini la
Palestina- le cose non cambieranno anche con un governo indipendente perche
il problema non è lì; come già i profeti, Gesù ha forse visto 1 occupazione come
una conseguenza del disordine in cui si sono penosamente arenati i rapporti
tra Dio e il suo popolo; non alle conseguenze bisogna attarcarsi, ma alle vere
cause. Ma le vere cause noti sono i romani, bensì noi stessi.
Adottando questa posizione Gesù non ha d’altra parte voluto sottrarsi a un
confronto con il potere romano. È un fatto storico incon^overtibile che la sua
azione ha finito per portarlo a tu per tu con Pil^ùp; ora Filato impersona 1 impero Ed è pure un fatto che nel «caso» Gesù, Filato non ha potuto impersonare la giustizia dello stato di diritto, (né la pace con il ramo d ulivo), non ha
notuto cioè esser giudice nel senso esclusivamente tecnico del termine, ma ha
dotato p^en^r una decisione politica, per la quale Gesù ha pagato Filato ha
crocefisso Gesù, ma Gesù ha reso manifesto il carattere contraddittorio dello
stato e ha vinto una battaglia che Giuda Galileo non poteva vincere. Tiberio coronato d’alloro non è più Dio e l’iscrizione scade a livello di pura propaganda.
La questione della verità è posta.
Sergio Rostagno
iitiiiiiiniiiiiiiiii'
Contro la fame degli altri
Questa settimana abbiamo ricevuto nuove e numerose offerte, con vivo senso di riconoscenza, e qui appresso ne diamo l’elenco.
Come i lettori ricorderanno, abbiamo inviato la somma di oltre un
milione al «Centre familial» del Cabon, ma a tutt’oggi essa non ci è ancora stata addebitata e speriamo di
aver notizie precise in questi giorni.
La maggioranza delle sottonotate
sottoscrizioni è espressamente destinata al « Centre familial » ed ovviamente teniamo conto della volontà
ilei donatori. Se le successive offerte indicheranno in modo specifico
la destinazione, provvederemo non
appena possibile a fare un nuovo
invio alla suddetta opera;
Vi ricordiamo di voler possibilmente inviare le sottoscrizioni al
conto corrente postale u. 2/.398/8
intestato a Roberto Peyrot, corso
Moncalieri 70, 1013.3 Torino. Grazie.
Da Frauenfeld (CH): D. Di Toro L. 5.000.
Da Torino: M. S. Cavalli 5.000.
Da Venezia: Fam. Viti 1.500: Fam. Zecchiti 3.000; C. Bocus 500.
Da Angrogna: R. M. F. C. 1.000
Da Campohasso: P. Corbo 2.000.
Da Roma: G. Conti 5.000.
Da Lucca: R. Cerchiai 3.500.
Da Bergamo: Un lettore 20.000.
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dal 29 giugno al 31 agosto
per ragazzi dai 7 ai 14 anni
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nella propria piscina coperta
Sono aperte le iscrizioni per
l’anno scolastico 1969-70 per ragazzi dai 6 ai 16 anni.
PERCHE’ IL COLLEGIO VIVA!
Alcune considerazioni e una proposta di un’insegnante di lungo corso, valdese deir“evangelizzazione„
le 5.000; Fam. A. Pons in occ. confermazione di D. Rostan e M. Chambón 10.000; L.
Chambón 1.000.
Da Clot. Inv. Pinasca: Y. Coucourde in occ.
confermazione di Daniele, Michele e Arianna
2.000.
Da Grange. Inv. Pinasca: A. e V. Chambón,
in occasione confermazione di Michele e Daniele 2.000.
Da Pinasca-Maurini: G. e V. Rostan in occasione confermazione di Daniele 2.000.
Da Fleccia, Inv. Pinasca: R. Long 1.000.
Da Pomaretto: M. Bleynat 2.000; I. Rostagno I.OOO: E. Balma,s 1.000: R. Tron
1.500: F. Micol 1.000; G. Ribet 500; L- Marchetti 1.500: G. Bouchard 1.000; V. Jahier
5.000; C. Rostan 1.000.
Da Genova: R. Pampuro 2.000.
Totale L. 87.000: tot. prec. 1.071.036; in
cassa L. 1.158.036.
Ho letto attentamente la relazione
della Commissione ad referendum sul
problema dell’Istruzione secondaria e
il commento della Tavola Valdese alla
relazione stessa. Ho seguito attraverso la stampa i dibattiti e le opinioni
espresse sia attraverso articoli, sia attraverso lettere al direttore e, del resto, anche qui a Rimini, in occasione
della Conferenza del IV Distretto, le
discussioni più accese si sono avute
appunto sul problema dell’istruzione.
Vorrei poter esprimere un mio pensiero, come insegnante con una lunga
esperienza scolastica (30 anni di servizio nelle scuole secondarie statali inferiori e superiori) e come valdese della cosiddetta « evangelizzazione », anzi,
per quanto mi riguarda, della diaspora fra le diaspore, e formulare infine
una proposta, secondo quanto la Tavola stessa invita a fare prima del Sinodo.
Per quanto riguarda i problemi di
fondo è chiaro ed evidente che l’esistenza stessa di istituti nostri, nelle
nostre Valli è già una testimonianza
e non dobbiamo per nessuna ragione
sottovalutare il valore che la testimonianza evangelica ha, e deve avere, anche oggi, anzi direi soprattutto oggi,
in una società che si proclama, e forse si crede, moderna ma che, almeno
per l’Italia, ed in particolare per l’ambiente scolastico, conserva ancora tenacemente strutture medioevali. Mi
pare di dover inoltre sottolineare la felicissima espressione della Tavola a
questo riguardo e cioè che si tratta
per noi di una scuola confessante e
non di una scuola confessionale.
Chiunque abbia un po’ di pratica con
la scuola italiana e sappia inoltre, tmche un poco, che cosa sono le scuole
confessionali cattoliche (le sole, per
ora, veramente degne di questo appellativo), può facilmente comprendere
la differenza enorme e fondamentale
che esiste fra queste due espressioni.
Non bisogna infatti dimenticare che
la scuola italiana, così com’è attualmente, e così come continuerà ad essere anche con future, eventuali riforme (a meno che non si cambi la Costituzione!) non è e non può essere
una scuola laica, cioè aconfessionale
nel senso vero che si dà a questa parola. Non solo \’i si insegna la religione cattolica ed i preti che la insegnano fanno parte del corpo insegnante a
tutti i titoli e gli effetti, ma tutti sappiamo che per legge: « l’Italia considera fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica l’insegnamento
della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalia tradizione cattolica » (art. 36 Concordato, inserito con
Tart. 7 nella Costituzione Italiana); e
questo è scrupolosamente attuato da
presidi e professori cattolici (e ce ne
sono tanti!!) mentre tutti sanno come
siano compilati la maggioranza dei libri di testo. Gli altri professori, quelli che non si attengono a quanto sopra, molto spesso, però, non lo impediscono e si limitano a contestare
qualche volta personalmente ma in
nome di tutt’altro ideale che il Vangelo di Cristo. Restano i pochi professori
evangelici (un’infima minoranza!) che
non possono costituire che la solita
isolata voce di polemica che, perché
tale, rimane purtroppo quasi sempre
inascoltata. Noi siamo generalmente
stimati ed apprezzati da colleghi, superiori ed alunni, ma quasi sempre (mi
sia consentito di dirlo senza falsa modestia) perché siamo o cerchiamo di
essere ottimi professori e non certo
per la nostra Fede religiosa che per lo
più gli altri accettano in noi come un
neo, un difetto fra tante belle doti che
sono pronti a riconoscerci, quasi come
una specie di « fissazione » che ci perdonano a patto, però, che ce la teniamo per noi, senza intenzione di farne
troppo larga diffusione. Qra io rni domando, e domando a tutti quelli che
caldeggiano, per una ragione o per
l’altra, la chiusura dei nostri Istituti
o anche la semplice richiesta di statizzazione (che equivarrebbe a chiusura
stando così le cose): come mai improvvisamente tanta fiducia in questo
Stato clericale? ed in questa scuola
italiana che rimane ancora così ostinatamente clericale? Ed inoltre: abbiamo chiara l’idea di quello a cui vogliamo rinunciare, a cui stiamo sforzandoci di rinunciare, prima ancora di
sapere bene che cosa mettere a quel
posto? Così come le cose stanno, che
senso avrebbe un doposcuola al posto
di una vera scuola con (una volta tanto!!!) un corpo insegnante così qualificato? Non sarebbe piuttosto nostro
stretto dovere stabilire prima con matematica precisione (non si è mai troppo precisi e prudenti quando si tratta di scuola), come cambiare la struttura del Liceo-Ginnasio o, meglio, in
che cosa trasformarlo in un prossimo
futuro? Parlo solo del Liceo-Ginnasio
perché mi sembra, per quanto riguarda le scuole medie, che sarebbe soltanto un’azione di autolesionismo volerle sopprimere. Infatti ci è detto che
sono frequentate, in genere, al massimo della capienza, quindi, semmai, occorre potenziarle e svilupparle, auspicando che possano accogliere in futuro non -solo gli evangelici, ma anche
tanti altri, moltissimi altri. Ringraziamo Iddio che, almeno nelle Valli, la
maggioranza della popolazione è ancora evangelica e non facciamo nulla per
capovolgere o .solo mutare questa situazione: sarebbe imperdonabile se la
iniziativa dovesse partire proprio da
noi!
Trasformare quindi il Liceo classico,
in Liceo Scientifico o Moderno, secondo il nome che potrà prendere questo
tipo di scuola dopo la riforma delle
scuole superiori, o in altro Istituto superiore più rispondente alla vita e all’economia delle Valli; si potrebbe anche fare qualche tentativo prima, introducendo il biennio dell’Istituto Tecnico o Magistrale, ma tutto questo dopo che esperti avessero ben studiato
e ponderato la cosa. Comunque mai
abbandonare prima, mai gettare via
quello che già abbiamo: pensarci cento volte e anche mille se occorre! Questa potrebbe essere una proposta, del
resto già ventilata o avanzata da varie parti, ed alla quale mi sento di dare la mia piena adesione offrendomi
anche di collaborare sul piano pratico
se ciò fosse ritenuto necessario.
Ed ora vorrei toccare il lato finanziario che, a mio parere, è forse il fulcro di tutte queste discussioni. E mia
convinzione, infatti, che se i nostri Istituti, disponendo di fondi propri di
qualsiasi provenienza, fossero completamente indipendenti in campo finanziario, nessuno penserebbe nemmeno
lontanamente di chiuderli, dopo di
che, è certo che cadrebbero da sole
tutte le « validissime ragioni » addotte
fin qui per convincerci della bontà e
utilità di questa chiusura.
Mi si perdoni, ora, se parlo per esperienza pratica e personale: conosco
una piccola Comunità che non aveva
nulla, se non una piccola stanza arredata per il Culto in un piccolo appartamento in affìtto da cui era minacciata continuamente di sfratto ed anzi, la
Comunità non esisteva nemmeno; erano pochi, sparsi, spauriti... Qggi la Comunità c’è e c’è anche una Chiesa e
due appartamenti pastorali con ogni
comodità, proprietà della Tavola Val
dese che non ha fatto che amministrare saggiamente il « Fondo costruzione
Cappella », anticipare alcune somme
che sono state regolarmente rimborsate e concedere la sua fiducia al piccolo ostinato gruppo che non voleva cedere. Ora, se dal nulla è nata un’opera, in una regione ostile o quanto meno assolutamente indifferente, ancor
più deve vivere un’opera che già c’è,
che è nostra, in un paese che la ama
e le affida i suoi figli e che ha una
funzione di prim’ordine nonostante le
« valide ragioni » in contrario.' E allora desidero rivolgere da queste colonne una proposta, che può essere anche un appello a tutti i sostenitori dei
nostri Istituti nelle Valli che, per grazia di Dio, sono ancora molti; cominciamo col creare il FONDQ FOTENZIAMENTO ISTITUTI VALDESI, versando le nostre offerte personali alla
Tavola (e qui faccio appello all’Associazione Amici del Collegio perché faccia sua questa iniziativa), raccogliendo con tutti i mezzi, ognuno di noi
personalmente, quello che si potrà e
continuando a versare: basta cominciare, le cose poi andranno da se e
potremo, frattanto, uscire da questa
« impasse ». Accludo a questa mia lire 5.000 per iniziare il Fondo, dando
incarico al Direttore del giornale di
volerle rimettere alla Tavola o alla Associazione Amici del Collegio ed invitando tutti a fare, per ora, la stessa
cosa. Nessun sacrificio ci deve s,:mbrare troppo grande perché la nostra
testimonianza sia sempre viva in tutta
l’Italia, sì, ma non meno nelle ’• affi
da cui tutto è partito: nessuno dovj'ebbe dimenticarlo!
Ada D’Ari Fasim
(ord. di Lingua Francese nell’Istituto Tecnico Stata!: di
Rimini).
niMiiiimiiimiimiiimiii'iiMi
Il Biafra e la riconoscenz
Nel 1923 i membri italiani di una
commissione internazionale, fra cui il
generale Telimi, furono assassinati al
confine tra l’Albania e la Grecia. Come risposta Mussolini inviò un ultimatum alla Grecia e, non avendo ottenuto da parte di questa nazione una
accettazione incondizionata dell’ultimatum, fece bombardare Corfú da una
flotta italiana.
L’esempio è stato ricordato recentemente, à propòsito dei fatti del Biafra, in cui dieci tecnici italiani hanno
perso la vita e altri quattordici hanno
rischiato l’esecuzione capitale. Alberto
Giovannini sul Roma (quotidiano monarchico di Napoli) deplora apertamente che il nostro governo non sia
stato in grado di seguire l’esempio di
Mussolini. Lo stesso giornale addita il
Biafra « allo sdegno e allo sprezzo di
tutto il mondo civile ».
Vi è indubbiamente tutta una parte
dell’opinione pubblica del « mondo civile » che non ha imparato nulla da
due guerre mondiali e che continua a
parlare dei popoli di colore come di
selvaggi che capiscono soltanto la maniera forte. Un simile linguaggio pensavamo comunque che si potesse trovare soltanto in ambienti molto lontani da noi; se non che leggiamo sul
n. 23 de II Pellice un articoletto redazionale dal titolo « Riconoscenz.a^ biafrana », che ci lascia allibiti; « L’avvenimento si presta a molte ed amarissime considerazioni: intanto sulla debolezza delle Autorità nostre responsabili le quali scendono addirittura a
trattative umilianti con quei semi-selvaggi, anziché procedere con la maniera forte che è la sola che quella
gente può capire: la presenza di una
nave da guerra della nostra marina in
appoggio di un adeguato corpo di sbarco sarebbe sufficiente, come tante volte lo fu in passato, a ricondurre a una
migliore valutazione della realtà coloro che illegalmente hanno imprigionato e illegalmente condannato a morte,
con evidenti intenzioni ricattatorie, i
nostri pacifici connazionali ».
Le ragioni che hanno provocato la
grave decisione del Biafra, il fatto che
al conflitto tra il Biafra e la Nigeria
si mescolino gli interessi delle società
petrolifere, non certo nelle mani dei
« semiselvaggi », il fatto che molte nazioni « civili », tra cui l’Italia ( a detta
dello stesso Roma e de II Borghese),
abbiano inviato armi alla Nigeria, tutto questo lascia perfettamente indifferente Il Pellice-. la ricerca dei motivi
e delle cause, che dovrebbe essere
preoccupazione di un giornale che voglia informare, e non soltanto rinforzare i pregiudizi nella popolazione, è
evidentemente un compito troppo difficile; è più semplice ripetere dei luoghi comuni e rispolverare i vecchi miti della forza e della superiorità della
razza bianca.
Ma II Pellice è lanciatissimo; sull’onda dell’indignazione arriva a scoprire
perfino nelle nostre valli una colpevole debolezza nei confronti dei « semiselvaggi »; « Gli aiuti generosi che anche dalle nostre valli sono partiti per
quella terra, che ora è la prigione dei
nostri fratelli, avrebbero potuto prendere una direzione più oculata, essere
cioè magari inviati alla Croce Rossa
che certamente non li avrebbe utilizzati per l’acquisto di materiale bellico, ma sarebbero andati a beneficio
/en. ,ibi•. alci
di chi ne ha realmente bisogno nel nostro paese.
« Questi sono purtroppo i frutti .iella paura di non essere abbasta iza
conformisti: si aiutano popoli lontani,
dei quali ben poco si sa (e il più cì die
volte per sentito dire), ma si nei; no
pochi soldi per aiutare un fratello vicino del quale si vedono più i difetti
che non le necessità. Non sappiamo
come si risolverà il dramma dei nostri
connazionali: ci serva comunquer- iL
fatto di lezione, affinché non ci ■
ga più di accordare la nostra ta.
le fiducia a chi poi ci piglia a
negli stinchi ».
Ci risulta che gli aiuti partiti s .file
nostre valli per il Biafra siano q elli
della Chiesa Cattolica, inviati a raverso la « Charitas », e quelli ..die
Chiese Valdesi, inviati attraversi la
Federazione delle Chiese Eyangel he
in Italia e attraverso il Consiglio i cumenico delle Chiese. In buona p. rte
questi aiuti erano destinati aH’infai’.zia
biafrana, che non è responsabile celle
violenze degli adulti; il resto è sci vito
per l’acquisto di viveri e medicinali,
non certo per l’acquisto di mate iale
bellico. Altri doni vengono inviai alVEco-Luce, che settimanalmente j rovvede a dare un resoconto del loro impiego.
Stando a quanto sostiene II Pctìice,
le Chiese e tutte le persone che inviano i loro aiuti, lo fanno unicamente
per « paura di non essere abbasl.inza
conformisti ».
Infatti, secondo questo giornale, chi
dà per la fame degli altri è automaticamente incapace di provvedere al fratello vicino che è nel bisogno. In realtà
sappiamo che le nostre Chiese non
vedono affatto una contraddizione tra
le due cose: la Chiesa di Torre Pellice, per esempio, ha collettato sia per
il Biafra, sia per la Croce Rossa locale. Ma la logica de II Pellice non bada a queste quisquilie: basta che uno
guardi un po’ più in là del proprio naso, ed è già colpevole di conformismo
e di insensibilità verso il fratello vicino.
Ci son delle persone a cui dà noia
che si mandino aiuti fuori dai confini del nostro paese. A queste persone
diciamo semplicemente che nella Chic;
sa di Gesù (tristo si usa così; per chi
sa che il mondo è amato da Dio non
ci son più confini: si vive in solidarietà con il prossimo, ma non si dimenticano coloro da cui soltanto lo
spazio ci divide. E non si esige rico^
noscenza, soprattutto se si tratta di
africani, di uomini a cui la nostra civiltà ha sottratto molto più di quanto non abbia dato.
Uno dei quattordici condannati a
morte, al suo ritorno in Italia dopo la
liberazione, ha dichiaralo di voler
adottare un bambino biafrano. Credo
che sia la migliore risposta che un
cristiano possa dare in questo caso.
O è anche questo un atto di conformismo?
Bruno Rostagno
Parecchio materiale, pervenuto e
in parte composto (articoli, cronache, lettere) non ha potuto trovar
posto, una volta ancora, sebbene
pubblichiamo spesso pagine supplì"
mentari. Confidiamo nella comprensiva pazienza di collaboratori
e lettori. red.
3
pag. 4
N. 26 — 20 giugno 1969
I LETYORI CI Sl> SCRIVONO
Gli studenti in teologia
rifiutano lo strip-tease spirituale
Caro fratello E. A. Beux,
lo sviluppo dell’articolazione e) bis
del suo profetico articolo (« Eco-Luce »
del 30 maggio) sulla obiezione di coscienza elle fagocita due anonimi studenti di teologia rei di non avere
fatto uno strip-tease spirituale con
tutti i crismi umanistici, a mio parere oltre a spostare il problema della obiezione di coscienza su di un
asse che non è il suo, manca in misura oceanica di obbiettività. Per
Huanto l’obbiettività abbia trovato
cittadinanza fra i suoi contenuti letterari! La mia impressione rimane
Huella che lei ha sbattuto la porta in
faccia a due studenti che, colpa loro,
non ricalcano con fedeltà le sagomature della figura pastorale che lei ha
in mente (parafrasando quello che lei
afferma). Bisogna però anche dire che
i|uei due studenti, proprio perché pa-lori non sono, parlavano del pastorato non partendo da situazioni o
esperienze concrete bensì da quello
( Ile hanno letto oppure conosciuto di
rillesso. Ma se questo ancora non rie-ec a farle superare le sue perplessità, vada a rileggersi il verbale di
ijuclla serata alla sala Arnaud e tro,erà scritte frasi del tipo: «...Za comiinUà cristiana, perché abbia sempre coscienza dei ministeri che il Signore le affida, non è lecito che deleghi ad un uomo tutti i suoi compiti rinunciando così a portare qualsiasi responsabilità ». « ...bisogna melUiare sulla Parola di Dio per riscoprire il mandato che il Signore ha
ui]idolo a coloro che credono in Lui».
Prima di condannare l’operato di
i-'iak'uno, se mi è lecito consigliarla,
■ documenti in proposito e invece
i di'immediatezza utilizzi la rifless'oe poi, come cristiano, non condan1.1 nessuno ma tenga aperto il dialocon tutti e vedrà che in questa linea troverà motivi di grande riccliez:i spirituale.
Fraternamente
Giuseppe Platone
vero che lei ha pubblicato già la mia
relazione fatta in quell’incontro, in
cui ho cercato di portare un piccolo
contributo al problema del pastorato,
ma resta che le comunità (escluse
quelle di Torre Pellice e di Luserna
S. Giovanni) non sanno niente su
quello che è stato detto in quella riunione e quindi non sono in grado di
intendere e di giudicare le parole del
signor Beux in base a dei dati di fatto, ma soltanto in base ad affermazioni, ripeto, alquanto arbitrarie.
Cordiali saluti
Enrico Scarinci
■ ii'o direttore,
vorrei esprimerle il mio rammariI , per la pubblicazione, nel n. 22 del
iO maggio, della lettera del signorji
Beux, che faceva delle disquisizioni*|
.ul problema dell’obiezione di co.-cienza.
Il mio rammarico è motivato dal
fatto che nella lettera si fanno alcu- !
le considerazioni, alquanto arhitrarie, |
sulle cose che due studenti in Teologia (uno dei quali sarei io) avrebhe
0 detto in una riunione con la conunità di Torre Pellice, in occasione
della domenica della Facoltà.
Vorrei soltanto chiederle se si renconto di quello che i suoi lettori,
;on informati di quello che sta die
1 SII alle affermazioni del signor Beux
iilendono da una frase come questa:
F, siamo ormai abituati al fatto che
li! teologia di voi contestatori sta prenieailo delle sbandate (troppo fasulle
i.iTché dobb'amo preoccuparcene^ ma
!al'\ pero, che debbono essere rintuz. ile e denunziate per quella nostra
:iece.Hsità di testimonianza) ormai ulirahberturie », che il signor Beux adojicra per commentare quella riunione.
La prego quindi, molto cordialmente. di pensarci due volte prima di
ie.d)l)!icare lettere di quel tipo; oppure. se crede necessario pubblicare tut|.- le lettere dei suoi lettori, cerchi di
informare di quello che sta dietro. E'
S gnor E. A. Beux,
mi ha sorpreso la facilità e la sicurezza con cui Ella pronuncia « in
Cristo » certi giudizi sull’obbiettore
di coscienza Aldo Ferrerò e sulla vocazione e sul modo di esprimersi di
due studenti della nostra Facoltà teologica. Riguardo alla complessità del
problema deU’obbiezione di coscienza
e al rispetto che, come cristiani, dobbiamo avere per coloro che in tal modo cercano di rendere la loro testimonianza a Cristo nel mondo. Le ha già
scritto il direttore di questo settimanale.
Vorrei ora soltanto osservare che la
domanda intorno alla vocazione, rivolta in pubblico a degli studenti in
teologia, mi sembra molto indiscreta.
Non a tutti piace mettere allo scoperto davanti a un’assemblea ciò che
vi è di più intimo neUa propria anima. La vocazione può essere avvertita p'ù o meno chiaramente dallo studente in teologia : come libera scelta
della fede di prendere quella via, come desiderio d! servire al Signore nel
prossimo con la predicazione e assolvendo altri compiti del m'nistero pastorale. Alcuni vedono oggi questa
loro vocazione non tanto nel perpetuare il tipo tradizionale del pastore,
quanto piuttosto nel cercare di ravvivare le comunità rendendole coscienti di essere esse stesse dei soggelli responsabili (e non semplicemente degli oggetti) della cura d’anime. della predicazione del Vangelo,
della testimonianza da rendere a Cristo nel mondo con la parola e l’azione. In questo senso il pastore nella
comunità è il teologo che prepara,
quiinti hanno una particolare vocazione, a divenire predicatori, catechisti,
m ssionari, diaconi, anziani, testimoni nei modi più diversi nelle varie
sfere di attività e di vita della città.
Tornando alla vocazione degli studenti in teologia, dobbiamo considerare che la vocazione, con i doni spirituali che l’accompagnano, si chiarisce normalmente esercitando il ministero. II dono spirituale viene dato
per un servizio e appare evidente soltanto nel servizio e non separato da
esso. Bisogna quindi avere 'la sensibilità spirituale di non inquisire davanti al pubblico la coscienza dei giovani,
ma lasciare che il dono di Dio si manifesti a suo tempo.
Questa mancanza di riguardo uer
l'intimità personale, da parte di quanti sono intervenuti in quelTassemblea
con le loro domande indiscrete, e la
reazione psicologica del due studenti,
>;he non volevano parlare in pubblico di ciò che per loro è manifesto soltanto allo sguardo di Dio, ha probabilmente reso il discorso poco intelligib le. E così doveva essere.
Salutando
Valdo V inay
La coscienza che obietta
Ihì lettore, da Torre Pollice:
Caro direttore,
Il commento che Lei ha fatto precedere alla lettera da Torre Pellice sul! argomento deH’Obiezione di Coscienza
mi è parso un invito ad esporre un
punto di vista diverso da quello dì chi
considera robbiezìone di coscienza un
grave errore.
Kcco dunque, succintamente, alcuni
}>cnsiero:
1) L’obbiezione di coscienza non
è una ideologia. Si tratta di un com
portamento, un « non posso altrimen
li » nel confronto specifico del coman
flmnento « non uccidere ». Chi defini
scc ideologia robbiezìone di coscien
za. di solilo lo fa per poter condan
naie quella posizione, così come il Si
nedrio definì bestemmia le parole di
Gesù per poterlo far condannare.
2) Gli esempi dati da quegli obiettori di ciLScienza che hanno portato a
fondo la loro esperienza indicano che
si tratta di esperienze altamente positive. Mi limiterò a pochissimi esempi:
Martin Niemoller che accettò il lager
per obbedire alla propria coscienza contraria alla guerra dopo d'aver conosciuto per esperienza clic cosa fosse la
guerra; Pietro Pinna, che ha dato a dà
tutta la sua attività allo sviluppo e al- :
la continuazione delPopera di Aldo Capilini, quel nonviolento che (scriveva |
l.a Stampa alla sua morte) sarebbe |
stato un grande uomo se non fosse vissuto in Italia; Fabrizio Fabhrini che si |
dichiarò obbiettore di coscienza otto I
giorni prima del termine del servi- |
zio militare, di cui aveva perciò co- '
nosciuto tutti gli aspetti, sopportato
tutte le fatiche, corso tutti i pericoli.
Franz Jàgerstàtter che preferì farsi de
capitare piuttosto che combattere per
per terzo Reich. E vorrei citare tre
giovani valdesi che si rifiutarono di
prendere le armi sia per Luna che per
Tallra parte nel 1944, rifugiandosi, a
rischio della loro vita, nella clandestinità. Due di essi sono diventati pastori
della Chiesa Valdese e si potrebbe chieder loro se la loro esperienza fu positiva o controproducente.
3) L’obiezione di coscienza è un
problema attuale che interessa ormai
migliaia di persone in Italia. Basta
menzionare che già nel 1964 ben tre
proposte di legge furono presentate per
iniziativa parlamentare. Altre ne seguirono. Non furono mai portate in aula
per decisione del Governo. Credo che
oI)I)iettivamente queste decisioni sì potrebbero definire soprafTazioni, dato che
tendono ad impedire che si parli di
certi argomenti.
4) L’interesse per l’obbiezione di
coscienza aU’estero si estende a milioni
di persone, tanto c vero che è in corso
attualmente un movimento mondiale il
cui scopo è dì far iscrivere Tobbiezione
di coscienza fra i diritti fondamentali
deiruomo, in aggiunta a quelli contenuti della Dichiarazione Universale del
1948 j>roclamala dalle Nazioni Unite.
5) Se il problema delLobbiezione
dì coscienza resta per Lei e per molti
altri un problema oscuro e aperto, rimane il fatto che ogni giorno ci sono
dei giovani chiamati a prendere una
ilecisione, e mi pare sia doveroso illustrare loro gli argomenti prò e contro.
Questo, secondo me, dovrebbe essere
uno dei compiti dei pastori. Avendo
però in mente le parole di Voltaire:
« Non approvo ciò che tu dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto
di dirlo » (che in passato “Il Pellice”
portava in epigrafe) io penso che non
si dovrebbe ricorrere solo a quella biblioteca di libri pacifisti a cui Lei accenna, ma anche agli scritti di chi ha
una diversa opinione, ad es. quello
menzionato dalla lettera da Torre Pellice da Lei pubblicata. Secondo quanto vi si legge, esso mira fra 1 altro a
« disapprovare gli sforzi della Federazione delle Chiese Protestanti Svizzere
per la introduzione di un servizio civile obbligatorio più lungo, tanto penoso ed altrettanto pericoloso quanto
il servizio militare ». Fra molte altre
che potrebbero essere utilmente commentate, si leggono anche queste parole : (( Come discernere fra una guerra
giusta e una ingiusta? Il semplice cittadino è egli capace di apprezzare ].a
moralità dell’appello alle armi che il
Governo lancia alla Nazione?... Ecco
perché la decisione più saggia è di fare fiducia allo Stato del proprio Paese ».
Se capisco bene, quando Mussolini
dichiarò la guerra all’Abissinia c poi
airinghilterra e alla Francia e mandò
truppe a combattere la Repubblica
Spagnola, non era saggio giudicare ingiuste quelle guerre e tanto meno prendere la via dell’esilio per non combatterle. E quando infierì in Italia la
guerra civile la saggezza avrebbe suggerito di combattere con lo Stalo fascista finché restava in sella, e poi
passare daH’altra parte. Per saggezza
i giovani greci avrebbero dovuto combattere per Papandreu finché era al
governo, e poi passare a servire i colonnelli, e oggi i giovani portoghesi dovrebbero serenamente massacrare i negri nell’Angola e nel Mozambico per
conto del loro Stato anche se sacerdoti
cattolici, nelle loro fasulle sbandate contestatarie, pretendono che quella sia
una delle più sporche guerre coloniali
mai combattute, che potrebbe anche
chiamarsi una rapina a mano armata. Evidentemente poco saggio è stato
anche il soldatino russo che non ha
capito la moralità delFazione russa in
Cecoslovacchia e si è tolta la vita.
6) Per chiarire, se non dipanare,
il problema la ventilata discussifine o
tavola rotonda che sia, sarebbe, c edo,
interessante e forse utile a due condizioni :
La prima è che, nel parlare a nello scrivere si lasci da parte il ine;odo
(che mi astengo dal qualificareche
consiste nel liquidare le opinioni > le
esperienze degli altri semplice]-a nte
qualificandole fasulle, cioè, secon j il
vocabolario, false, illegittime, inc(;nsistenti; e ciò perché proporre la discus
sione di un problema falso e incensi
stente è una contraddizione in termini.
La seconda è che, cercando una
risposta nella Bibbia non se ne brandiscano alcuni testi come verità di valore
assoluto e inoppugnabile. Anche que
sta è una contraddizione in .termini visto che nel Vangelo si legge che anche Satana potò dire a Gesù : « Sta
scritto ».
Entro questi limiti rimango volentieri disponibile.
Cordialmente
G. A. Comba
Un collaboratore, da Torino:
Caro direttore,
Vorrei mi fosse concesso entrare brevemente in argomento sulla « lettera
aperta » di E. A. Beux a Bruno Rostagno. Anzitutto, mi rattrista molto il
fatto che lo scrivente pensi di poter
porre una limitazione o meglio, una
(c censura » su di un determinato argomento, non di suo gradimento, in
quanto trattato in un luogo aperto al
pubblico!
Tu hai già giustamente accennato
all’atteggiamento così incerto ed umano del fratello Ferrerò il quale, sostanzialmente, ha voluto una volta ancora,
al pari di altri giovani, anche cattolici,
porre il problema dell’obiezione di coscienza.
Se pur posso condividere la sofferta
perplessità che può generare questo
problema alla luce della Bibbia, a me
par chiaro che, pur accettando la sottomissione alle autorità, esse abbiano
dei limiti ben definiti e cioè non debbono con le loro leggi contrastare j a
quella divina. La stessa frase di Paolo
in Romani 13: 4 (il magistrato — e,
nel nostro caso, lo stato — è un ministro al servizio di Dio per il tuo bene) sembra indicare senza dubbio che
io stato deve essere contemporáneamente al servizio di Dio e dell’uomo. Se
esso ordina alFuomo di uccidere, anche per ragioni di difesa o di guerra « giusta » (ma è come dire : adulterio «giusto»!) tradisce a mio avviso la legge del Vangelo che dice :
« ama il tuo prossimo come te stesso »
ed ancora « amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite che vi maledice, pregate per chi
vi oltraggia ».
Il tuo corrispondente dice che il
problema dell’obiezione non è sentito
(non dimentichi che c’è la galera di
mezzo!) c non sono d’accordo: sono
convinto che se si aprisse un dibattito
su questo giornale, senz’altro la cosa
avrebbe un seguito.
In tutto il mondo i giovani — di
fronte all'egoismo ed alla cecità degli
uomini — affermano sempre di più
quello che ritengo un loro diritto: il
rifiuto alla violenza. Rifiuto che non è
passivo e « vile » pacifismo, ma è un
attivo nuovo modo di vivere; è la disponibilità alla realizzazione di una
nuova giustizia che non si potrà trovare con le guerre o con le guerriglie,
ma mediante una rivoluzione permanente nonviolenta.
Particolare « istruttivo », in Germa-1
nia, dove l’obiezione è riconosciuta, il !
numero degli obiettori è salito in modo
notevolissimo; per contro noi, in quanto cittadini italiani siamo in compagnia, a questo proposito, della Spagna
franchista, del Portogallo colonialista
e della Grecia dei colonnelli (in borghese).
Fraternamente,
Roberto Peyrot
Facitori e non solo
uditori della parola
Un lettore, da Torre Pellice:
Conversando con un giovane contestatore : tu e i tuoi compagni assumete di voler rivoluzionare la società,
incominciando a distruggere quelle
infrastrutture ohe la rendono comunque operante ancora oggi come lo fu
nel passato. Voi le considerate sovrastrutture, ad effetto opprimente e ve
ne volete l.berare, nella vana speranza di ottenere una libertà e facilità di
v.vere maggiore, e più comoda!
Io vi concedo che voi siate pensosi
(come lo fummo noi e ancora lo siamo) deUa vita e svibuppo della nostra chiesa in tutte le manifestazioni,
ma la bardatura della organizzazione
ecclesiolog ca vi dà fastidio, vi urta
fino a rendervi insofferenti ad cesa.
Cosi come l’atleta suda e si affatica
nel periodo di allenamento, trova pesante l’attrezzo e lunga, dittatoriale,
pignolesca l’ora della prova; cosi voi
rifiutate la pedagogia con cui noi ed
i nostri maggiori, abbiamo raggiunta
la maturità, cioè la convinzione che
tutte le preparazioni hanno bisogno
della disciplina (di una disciplina) e
che essa è sempre faticosa e pesante
quanto è necessario per temprare i
muscoli ed allenare le facoltà intellettuali. Se oggi dopo 17 tappe del
Giro Ciclistico d’Italia la media velocità oraria supera i Km. 40, ciò è
dovuto evidentemente aUe migliori
strade di un tempo, al mezzo ciclistico più leggero e scorrevole, cioè alle
infrastrutture enormemente più favorevoli di quanto lo fossero ai tempi di
Girardengo, Corlaita. Binda e loro
predecessori, ma indubbiamente, è in
gioco soprattutto il ferreo sistema di
allenamento che permette all’atleta di
rendere veramente il massimo dello
sforzo e raggiungere il massimo risultato.
Credete veramente di giungere a
posizioni eminenti distruggendo le
scale che vi ci possono portare, seppure con qualche fatica? Sarà molto
più saggio e fattivo cercare il modo
di allungare la scala, aggiungendo
p.uolo a piuólo, gradino a gradino
dovrebbe sempre attuare la votazione
con schede a scrutinio segreto. E non
regge l’errata motivazione che, nel passato, ci si era accordati sulla compilazione, affidata ai signori Pastori (tendenza clericaleggiante) di una lista di
candidati.
L’osservazione rigorosa dei regolamenti può, talora, evitare discussioni e
relative tensioni.
E non si dovrebbe ricorrere, come è
avvenuto a Rimini, aUa riconferma
per acclamazione (?) della Commissione distrettuale. Essa, infatti, ha funzioni esecutive ed amministrative e deve
essere eletta, ogni anno, a scrutinio segreto...
Per quanto concerne la rappresentanza delle chiese costituite, ma non
autonome, la procedura dovrà essere riveduta quanto prima. Oltre il fatto,
verificatosi nel I Distretto, per cui alcune grandi comunità avranno una delegazione di 3, 4 o 5 deputati, desidero, poiché l’argomento è di attualità,
segnalare come si è svolta l’elezione
nella recente Conferenza di Bergamo
del III Distretto.
Era parso alla Presidenza che, nella
scelta dei nomi nella lista dei candidati, liberamente e spontaneamente redatta, ci si era intesi di dare la precedenza alle comunità prive di una rappresentanza diretta al Sinodo. A sottolineare tale intesa, non contestata da
alcuno, il Pastore di Trieste aveva segnalato il fatto- che la comunità di
Trieste solo periodicamente invia un
deputato al Sinodo, tramite la Conferenza; e pertanto richiedeva che, quest’anno, tale diritto fosse riconosciuto
alla comunità di Trieste.
Lo scrutinio rivelava una votazione
ben orchestrata : infatti erano eletti 2
deputati di Milano ed 1 di Bergamo
che già hanno la loro deputazione diretta ed erano eletti ma pour cause (!)
rappresentanti di Verona, Mantova e
Ginevra (tutte degnissime persone, ma
qui non si tratta di valutazioni personali...). Rimanevano escluse da una
rappresentanza le comunità di Trieste,
Venezia, Basilea, Zurigo... Nella dignitosa assemblea non vi sono stati esodi
spettacolari,., ma il Pastore Beri ha
fatto notare, con amarezza, che l’esortazione, rivolta all’inizio della votazione, era stata totalmente e volutamente disdegnata.
Il fatto è tanto più da deplorare che,
poche ore prima, nella difesa dei diritti delle comunità costituite, ma non
autonome, un buon numero dei votanti aveva spezzate molte lancie, alcune
anche incandescenti, a favore deUe comunità minori... non di rado invocando, pateticamente, l’agape... predicata
invano dai pulpiti. Ma quando si è
trattato di votare, sono cadute le invocazioni all’agape, si sono obliati i legittimi, anzi sacrosanti, diritti delle
comunità minori ed a quanto pare ci
si è lasciati guidare da mere considerazioni elettoralistiche, con o senza
contorno dell'agape di moda...
Ci sarebbe una sanatoria: l’elezione
è stata formalmente ineccepibile. Tuttavia moralmente, in base alle premesse, essa non è stata limpida. Se le comunità, che già hanno la loro deputazione diretta, rinunciassero al « supplemento » della loro delegazione, tre
altre comunità sarebbero rappresentate
.ni .Sinodo.
Ma il problema è più vasto. Se vogliamo veramente agire come frateUi
anche nelle nomine ed evitare, ovunque, le manipolazioni delle « cucine
ecclesiastiche » dobbiamo dare a tutte
le comunità costituite (sono circa 47
come i seggi disponibili attualmente al
Sinodo per le deputazioni delle Conferenze) il diritto della rappresentanza al
Sinodo.
Sarà sufficiente una lieve modifica
all’articolo relativo dei RR.OO. : « hanno diritto ad una rappresentanza al Sinodo le chiese autonome... e le chiese
regolarmente costituite ».
Elio Eynard
Più che mai c’è posto per lui nella Chiesa
per giungere piu su, sempre piu su
!
Alla Brua! Quelle infrastrutture che
hanno servito a noi, e che abbiamo
via via modificato secondo i bisogni
e le risultanze del momento, sono tuttavia suscettibili di ulteriori miglioramenti. E’ sufficiente averne la volontà.
Dal ponte in legno, a quello in
pietra o cemento armato... Come la
natura aborre il vuoto, anche la tecnica procede per gradi e non per sussulti inconsiderati, disordinati.
Anche i nostri contadini hanno
prati ed alberi fioriti in questa faticosa primavera, ma non si vedono
apiari, salvo qualche rarissimo alveare. di poche arnie, per cui è facile
dedurre che quintali e tonnellate di
buon miele, da Dio prodotto e messo a nostra disposizione, va perduto
o quasi, mentre i nostri bimbi ed ammalati ne hanno tanto bisogno!
Giovani contestatori : « Riceveste lo
Spirito Santo quando credeste? » (Atti 19: 2). Se si, lasciatevi guidare da
Lui nel fare fruttificare quelle piante esistenti nel Giardino del Signore,
sempre in vita, che ad ogni generazione danno il loro frutto, come la
stor.a del nostro Popolo-Chiesa sta a
dimostrarlo. Certo vi sono aiuole e
campi allo stato brado : vanno coltivali e non calpestati.
Vi sono carismi, come l’imposizione delle mani, che vanno riscoperti,
come ben diceva il Pastore Panasela,
la domenica 30 aprile 1967 nel Culto
Radio che hanno ascoltato milioni di
Italiani. Che ne è stato?
A voi, Contestatori di oggi, riprendete la nostra contestazione di ieri :
questa è la rivoluzione che bisogna
fare!
Tornare a quelle infrastrutture che
furono strumento e gloria deUa Chiesa Apostolica Primitiva e che hanno
tutt’ora potenza di operare, se l’attuale formazione globale — Centro e
Periferia, di cui ci ha parlato il Pastore Paolo Ricca — continua a richiamarsi all’Età Apostolica.
Operare invece di contestare, in obbedienza al messaggio dj Giacomo,
fratello del Signore nella sua epistola
(Gap. 1/22) e vi accorgerete quanto
più grande sarà la vostra gioia di riprendere la marcia in avanti, che dal
1848 fino al 191.5, con un ritmo di
un nuovo tempio ogni due anni, disseminò sul patrio suolo altrettanti fortilizi da cui si e.spandeva l’annunzio
del Vangelo.
Alla Brua! E. A. Beux
Le deputazioni delle
conferenze al Sinodo
Un lettore da Zurigo:
Leggo sul numero scorso di tensioni
causate, nella Conferenza del I Distretto, dalla elezione della Deputazione al Sinodo.
Premetto che, in sede di elezioni, si
Un lettore, da Intra:
Signor direttore,
La ringrazio molto per la pubblicazione della lettera che ho inviato al
settimanale da Lei diretto, ai primi di
Aprile, e del rilievo che ha voluto dare
alla stessa, al punto da trasformarla in
un articolo dal titolo : « C’è ancora posto per me, nella Chiesa?... ».
Ciò vale, naturalmente, non per la
mia modesta persona, quanto mai aliena da ogni forma di vistosità, ma per il
dibattito che ne è seguito in seno ad
alcune Comunità, che ha permesso di
mettere in evidenza alcuni punti che
mi stavano particolarmente a cuore, e
che io avevo deliberatamente sorvolato,
per non sollevare una inutile polemica nei confronti degli estensori del documento conclusivo del precongresso
della gioventù evangelica, tenutosi in
Marzo, ad Intra.
Quando il Pastore Sonelli, nel corso
di tale dibattito, precisa che « per
VEvangelo la condizione di “oppressi"
e di “oppressori" non è così facilmente distingtiibile secondo la divisione
delle classi », dà una risposta più che
esauriente ai giovani, che forse con riflessione non troppo matura, hanno voluto porre, nel loro documento, da una
parte gli oppressi, e dall’altra gli oppressori e chi (anche inconsciamente...)
collabora con essi, rivolgendo a questi
ultimi (soltanto...) un richiamo al ravvedimento.
Seguendo nel Suo commento, il Pastore Sonelli afferma che « l’annuncio
di salvezza e di liberazione è per tutti
e non solo per una classe: nella misura
in cui il dirigente stesso si sentirà oppresso, troverà nel fratello che il sistema gli rende nemico, l’aiuto per una
autentica, reciproca liberazione » (N. 17
di « Nuovi Tempi »).
Queste ultime parole, per le quali
ringrazio qui ancora il Pastore, mi hanno molto sollevato, dal complesso di
colpa che, lentamente, era maturato in
me, fin dal momento in cui avevo letto suUa stampa evangelica, la lettera
di quegli operai che, rivolgendosi ai
Pastori, tra l’altro esprimevano il disagio che avrebbero provato nel trovarsi,
seduti nello stesso^ banco, accanto ai
loro capi, durante il culto di Natale...;
spero, di tutto cuore, che dopo le parole che sono state ora dette, questi fratelli operai comprendano come ri possa soffrire ed essere tormentati da crisi di coscienza e da problemi di coerenza cristiana, proprio in conseguenza del
fatto di trovarsi... dall’altra parte della
barricata. (Sarebbe per me dolorosamente insopportabile, il pensiero che il mio
unico Operaio evangelico, potesse avere
nei miei confronti, tanta avversione!..).
Ringrazio anche il sig. Roberto Cerchiai, che nel n. 22 de « L’Eco-Luce »
(da me ricevuto solo oggi, 11 giugno...),
mi ha cortesemente augurato che il
Signore voglia farmi sempre umile, di
fronte alla Sua volontà, e, nella speranza che la cosa possa interessare, desidero condensare brevemente le conclusioni a cui sono giunto, dopo le
molte parole lette od ascoltate, ma, soprattutto, dopo profonda riflessione, ed
umile preghiera :
1) se realmente la chiesa vuole
essere « la Chiesa di tutti coloro che in
povertà di spirito si sforzano di far
avanzare il regno di Dio » — come mi
è stato scritto — non mi è possibile
avere alcuna difficoltà nel ritrovare
« nella comunione con i fratelli della
fede, nel continuo studio della Parola
del Signore, e nel confronto con la
stessa, la forza di lottare e di operare,
giorno per giorno, per il riscatto dei
minimi », qui riprendendo quanto la
Comunità di Intra, a cui appartengo,
mi ha affettuosamente fatto notare.
2) Poiché « il posto di lavoro e la
permanenza nella Chiesa non si pongono in alternativa », per il sottoscritto,
« chiamato ad essere chiesa nel suo posto di lavoro », come mi è stato scritto
dai fratèlU della Comunità di Bologna,
ritengo, al momento attuale, più conveniente, nell’interesse stesso della maestranza che mi è stata affidata, che io
rimanga qui, dove il Signore mi ha
posto, sforzandomi di dare un contenuto di testimonianza ad ogni mio atto,
nella convinzione che vi debba essere,
ad ogni livello, una differenza sostanziale, tra il comportamento di chi crede nell’Evangelo, e chi non L’ha conosciuto, o se ne è allontanato, per non
averne capito il travolgente contenuto!
Ma la testimonianza che sono tenuto a dare, nel mio posto di lavoro, non
deve essere però a senso unico, cioè non
può rivolgersi soltanto ai miei operai,
perché nel momento della crisi, (sempre possibile di fronte ad un atto da
compiere che contrasti con i miei principi cristiani e sociaR), debbo con l’aiuto dello Spirito Santo, trovare la forza di dimostrarmi vero credente, confutando al « padrone » le ragioni che lo
inducono a superare quel limite di carico di lavoro, oltre il quale si va nel
vero e proprio sfruttamento.
Quindi, una pura e semplice lettera
di dimissioni, al sorgere di queUa tanto
deprecata eventualità, è cosa sterile ed
evangelicamente irrilevante : l’unica via
da seguire è quella della ferma, risoluta testimonianza, di fronte alla richiesta di chi vede la « legge del profitto » come unica e valida, di una
maggiore, irragionevole prestazione da
parte del lavoratore, e ciò, nella perfetta valutazione deUe conseguenze di
tale atto di ribellione, confidando, più
che negli uomini, nel Signore e nel
Suo aiuto; a Lui, con fede profonda e
sincera ed umile preghiera, non solo
allora, ma continuamente, è necessario
che io mi rivolga, del tutto convinto
della assoluta verità che è riposta nel
Salmo 55, da noi poveri uomini, travolti dalle difficoltà quotidiane e dai
problemi della nostra miserevole condizione, non sempre ricordato : « Getta
sulFEterno il tuo peso, ed Egli ti sosterrà... ».
Accentuando, ora, il carattere di caso personale che la mia lettera, pure,
presentava, posso affermare, in perfetta
tranquillità di spirito, che se avessi
avuto presente e vivo in me tale mirabile versetto, la soluzione al mio angoscioso dilemma, l’avrei potuta trovare
riponendo ogni mia speranza, ogni mia
inquietudine nella Fede, di cui sappiamo ciò che Gesù ha detto : se ne
avrete « quanto un granel di senape...
niente vi sarà impossibile... » (Matteo 17: 20), e nella preghiera il cui
grande valore è tanto spesso dimenticato, ma con la quale soltanto, e non
in altro modo, « si può far uscire certe
speci di spiriti » (Marco 9: 29).
Ed il demone dello « sfruttamento »,
potrebbe essere, in chiave moderna,
uno di queUi...
Con vivissimi ringraziamenti, saluto
cordialmente Lei ed i FratelU in fede
che hanno voluto cortesemente esprimere il loro parere in proposito.
Suo, in Cristo,
Giorgio Morbo
4
20 giugno 1969 — N. 25
p¿g. ô
IL DELEGATO VALDKSE G. GAY RIFERISCE SUL SINODO NAZIONALE DELLA CHIESA RIFORMATA DI FRANCIA
Ad Avignone, fra ilj/ecchio e il nuovo
Contrastata la nuova strategia ecclesiastica: le vecchie terre protestanti, fortemente spopolate, ne fanno le spese - Verso
una riorganizzazione che potrà essere efficiente, ma che correrà il rischio della burocratizzazione - Dal vecchio ministero parrocchiale alla differenziazione dei ministeri “speciali”, dall’unità confessionale all’unità dei confessanti
(segue da pag. 1)
vano e parlavano come se si trattasse
di una questione essenziale?
Le ragioni di questa commozione sono di ricercarsi nelle conseguenze della modifica di queste Regioni. Molti si
chiedono dove si vuole arrivare. Quali
sono i moventi profondi, per cui le
strutture che hanno resistito ai secoli,
devono essere mutate? Perché fino all’ultimo molti avevano l’impressione
che avrebbe potuto verificarsi una
scissione o almeno un arresto nella
marcia attuale della Chiesa Riformata?
La prima ragione risiede nel fatto
che le esigenze di una nuova strategia
ecclesiastica si impongono per fattori
che non sono accettati volentieri. Chi
pagherà le spese del cambiamento saranno le vecchie terre protestanti, dove per tanto tempo sono stati conservati il presbiterio, il vasto tempio,
spesso napoleonico, con il suo pastore,
centro affettivo dei vincoli delle famiglie rimaste attaccate alla loro terra.
Ma queste famiglie sono poche, oostituite da una grande parte di vegliardi,
mentre i loro figli sono scesi nelle città del Rodano o di Parigi. I templi sono vuoti, ma i protestanti di Francia
pensano con affetto ai ricordi legati
con le dure persecuzioni del tempo
passato, pensano ai piccoli cimiteri, inseriti nelle singole proprietà e vorrebbero che il mondo si fermasse. Ma il
mondo cammina, anche i protestanti
se ne sono andati e bisognerà pure rinunziare che il pastore resti a fare da
palo fra i vecchi “mas” abbandonati.
La decisione di formare delle regioni
più vaste significa di fatto lo spostamento geografico di molte sedi pastorali, perché i pastori facciano i pastori
dove « oggi sono gli uomini del nostro
tempo ».
La seconda ragione risiede nella necessità che una organizzazione più vasta accolga dei dipartimenti notevolmente eterogenei fra di loro. Al posto
dei «naturali» raggruppamenti, c’è il
rischio di vedere sorgere degli uffici,
dei centri burocratici, e l’animo del
protestante francese inorridisce dinanzi a quel rischio. Ma il lato ijositivo del
cambiamento prevale perché è necessario passare dall’antico ministero di
tipo parrocchiale alla differenzazione
dei ministeri <t speciali », come sono
chiamati i servizi della informazione,
i gruppi comunitari del tip>o della Cimade, i centri comunitari per i dibattiti con agnostici ed atei, psr la ricerca dei gangli vitali, dove oggi si decide
il futuro della spiritualità di domani.
Vi è tutto un fervore in questa ricerca, vi sono molti esperimeriti, cori accenti diversamente eciunenici e diversamente impegnati in mezzo agli attuali conflitti. In questa prospettiva si
ha l’impressione che si giochi la vita
della Chiesa Riformata. La chiesa diventa chiesa, se non vuole morire nell’istituzionalismo e diventa chiesa nella sua capacità di contrappofre al
mondo delle ideologie e delle strutture contemporanee una testimonianza
autentica, in cui l’Evangelo diventi
lievito e non lettera più o meno ortodossa. Questo determina una tensione
tra movimenti e comunità sul come
passare il movimento nelle comunità
e la coesione comunitaria nei movimenti; la questione era emersa nei
Sinodi precedenti, in cui i problemi
consistevano nel dare voto deliberativo ai rappresentanti delle varie opere,
ma il consigliere giuridico E. M. già
citato si era fortemente appellato al
concetto presbiteriano — sinodale finché il Sinodo si era limitato a dare voce consultiva a questi movimenti. Con
la costituzione delle Regioni lo spazio
vitale di questi movimenti e l’interpretazione delle loro esperienze si farà
sentire maggiormente. Se in alcuni vi
è diffidenza, in altri vi è fiducia.
Sul piano delle responsabilità correnti amministrative ed organizzative
la Chiesa riformata di Francia si difende istintivamente contro una centralizzazione burocratica che soffochi
la libertà delle comunità. Ma la nuova
strutturazione comporterà logicamente un cambiamento di dirigenti, con
uno sperabile spostamento verso le
nuove generazioni. Sarà certamente
per molti un motivo di rincrescimento, ma sarà per altri un motivo di gratitudine, perché ad ogni generazione
Iddio continua a dare degli uomini atti per la Sua opera. È evidente però
che i sinodali avvertono che, col cambiamento di una struttura, che di per
sé non potrà determinare un cambiamento profondo delle coscienze, si verificheranno comunque dei mutamenti
radicali, che non potranno essere procrastinati.
LO SCHEMA DELL’UNIONE
DELLE CHIESE RIFORMATE
E LUTERANE DI FRANCIA
Da molti anni queste chiese hanno
cercato una via di unione organica,
fondata sul raggiungimento di una
comune professione di fede. Ne erano
derivate una serie di tesi, dette di Lione, riguardanti la Santa Cena, i rapporti tra Parola di Dio e Sacra Scrittura e la dottrina del battesimo. Si
era dunque giunti ad un accordo su
alcuni temi essenziali delle due vecchie determinazioni della Riforma.
Ma il primo maggio 1969 i dirigenti
dovevano prendere atto che le chiese
luterane e in esse un gruppo notevole
di giovani luterani parigini non si sentivano di accettare una unione basata
su questi documenti. È difficile dare le
ragioni di questo ripensamento, perché quando dottrine così essenziali
come quelle sulla Santa Cena raggruppano intorno a sé dei vasti consensi,
la divisione delle chiese appare fondata più su una consuetudine e sulla
paura delle novità che su di una motivazione autenticamente teologica. Eppure il nostro Sinodo ha dovuto prendere atto di questa situazione, se ne è
addolorato profondamente, ha confessato il fallimento delle trattative ma
ha coscienza che le diverse chiese non
intendono restare abbarbicate allo
statu quo, ma intendono proseguire la
ricerca dell’unità. Non solo, ma dopo
vivi accenti contro un confessionalismo letteralistico e un morto dottrinarismo, hanno sottolineato la necessità
che la ricerca dottrinale sia accompagnata da una riflessione sulle conseguenze etiche della vita cristiana dinanzi ai problemi più urgenti della
nostra epoca con la necessità che a
tale ripensamento e a tali decisioni
sia largamente associato il popolo della chiesa a tutti i livelli. Questo vuol
dire che lo spostamento dell’accento
dall’unità, intesa come unità confessionale ad una unità, considerata come
unità di fedeltà nella pratica quotidiana dell’esistenza ecclesiastica e civile, è un fenomeno ormai profondamente inserito nella vita delle Chiese;
non solo, ma la necessità che questi
fenomeni siano vissuti al livello di assemblea e non solo di dirigenze ecclesiastiche spesso diffidenti e paurose, si
fa strada in modo inarrestabile. Si ha
l’impressione che il coinvolgimento
nella responsabilità dei molti stia liberando il protestantesimo dal suo radicato individualismo, senza peraltro
far morire il senso vivo delle decisioni
personali. Formuliamo pertanto l’augurio che queste chiese sorelle pos
^ ncora una volta il nostro Sinodo
si riunisce in mezzo ad un
mondo singolarmente turbato, inquieto e rassegnato ad un tempo.
Eccoci nel pieno di una campagna
elettorale che non dà alcuna occasione di esaltazione e manifesta soprattutto l'incertezza del nostro popolo e la difficoltà nella quale ci
troviamo di distinguere le vie di un
avvenire che sia qualcosaltro che la
continuazione della nostra società
ammalata di assenza di finalità
umana. La protesta studentesca sotto il segno della quale ci eravamo
raccolti l'anno scorso, non ha cessato, attraverso il mondo intero, di
implorare una società più giusta e
più significativa ma quanto il mondo ha difficoltà a udire e a rispondere! E in attesa, tutto continua.
Così, l'anno passato il mio predecessore salutava l'apertura delle
negoziazioni per il Viet Nani: a che
punto siamo oggi? Perché si continua il massacro? Che cosa è cambiato, da un anno a questa parte
nel Medio Oriente, nella NigeriaBiafra se non la permanenza di
crisi, nelle quali le grandi potenze
sere riconoscenti che la prossima
Assemblea generale della Federazione protestante, che si riunirà in novembre a Grenoble, ci costringa a
una seria interrogazione e, speriamolo, ad una immaginazione creatrice per le nostre responsabilità
dinnanzi ai problemi dello sviluppo.
È comunque in questo contesto
generale che dobbiamo vivere la
chiesa. Non è facile, in quest'epoca
in cui la ribellione contro le « istituzioni repressive » sbocca così spesso nella contestazione di ogni istituzione, qualunque essa sia e qualunque sia la sua volontà di riforma. I nostri fratelli cattolici e in
modo speciale i vescovi, conoscono
questo ancora più di noi e anche
questo non è nuovo. La contestazione anabattista nasceva già da un
movimento di questo genere. Ma
anziché scoraggiarsi e rinchiudersi
nel triste godimento di giudicarsi
decisamente incomp>esi, bisogha
accettare questo come il richiamo
salutare, anche se a volte irritante,
della profondità dei rinnovamenti
necessari. « Semper reformanda »,
semper, lo sappiamo molto bene,
ma tanto meglio se ci si ricorda a
La chiesa
e “semper
contestata
reformanda
f)
portano grandi responsabilità? come non evocare il dramma Cecoslovacco, venuto ad aggiungersi a
questa triste lista? che dire della
America latina che sembra dover
non poter evitare una rivoluzione
generale provocata dalla continuazione di un'oppressione economica
ingiustificabile? che dire delle tensioni razziali, che trovano nella Conferenza sul razzismo riunita queste
ultime settimane a Londra dal Consiglio Ecumenico, una espressione
spesso veemente?
E benché il nostro amico René
Cruse non sia tra noi per ricordarcelo, il problema dell'armamento
atomico non ha ancora conosciuto
l'ombra di una soluzione e la minaccia di una crisi di follia collettiva resta attuale.
Se ricordo questa oscura tela di
fondo non è per soddisfare qualche
liturgia abitudinaria per i rapporti
presidenziali ma è perché all'inizio
dei nostri lavori non dimentichiamo che tutto questo rappresenta
per le chiese cristiane, più che per
chiunque, una sfida insostenibile.
A che cosa servirebbero le nostre
iniziative più intelligenti ed audaci
nel campo dell'organizzazione ecclesiastica se nello stesso tempo non
sappiamo partecipare alle lotte dell'umanità per una esistenza più fraterna? Questa domanda non si impone solamente perché gli uomini
ci attendono a quella .svolta, ma
perché una chiesa che rinunci ad
agire per la riconciliazione e che
dimentichi che il suo Signore è venuto ad annunziare « una buona no-,
velia ai poveri » non sarebbe più
degna di portare il Suo nome. « È
tempo di comprendere, esclamò
Visser't Hooft a Uppsala, che ogni
membro di chiesa che rifiuta praticamente di prendere una responsabilità verso i diseredati, ovunque essi siano, è altrettanto colpevole di
eresia quanto coloro che rifiutano
questo o quell'articolo di fede. La
unità dell'umanità non è soltanto
un bell'ideale che vola fra le nubi,
ma è parte integrante della rivelazione di Dio ». Bisogna dunque es
volte brutalmente che non basta
scrivere quel motto come introduzione o conclusione dei trattati di
ecclesiologia!
Le difficoltà, peraltro, non vengono univocamente da una contestazione esacerbata, ma anzittutto dalla inadeguatezza di molte nostre
strutture alle attuali necessità dell'esercizio del ministero della chiesa. Perché ad esempio, dobbiamo
perdere tanto tempo e tante energie per calmare i conflitti tra i pastori, se non perché il nostro regime presbiteriale sinodale ha bisogno di essere ritoccato per correggere quella specie di ipertrofia, dalla quale, col passar del tempo il
ministero pastorale è stato colpito
nella vita delle nostre chiese? Perché quel disagio continuo nelle Facoltà di Teologia, se non perché non
abbiamo ancora trovato i giusti modi di una libera distribuzione, non
dico del potere, nozione che non dovrebbe aver corso nella chiesa e che
comunque vi si rivelerebbe molto illusoria, ma delle responsabilità di
una ricerca comune tra professori e
studenti?
Vorrei aggiungere qui che il sempiterno dibattito, nel quale ricadiamo continuamente tra « rivoluzionari » e « riformisti » mi sembra
spesso rivestire un carattere inutilmente passionale. Abbiamo proprio
bisogno di definirci reciprocamente
in categorie così anguste? Dove
passa esattamente la linea fra riforma e rivoluzione? Cerchiamo
piuttosto di discernere insieme
quello che bisogna « fare » e si può
a volte essere molto radicali... a
condizione che non si faccia del radicalismo, nel senso originario del
termine, una norma assoluta. Può
essere un « sistema » altrettanto
alienante quanto ogni altro, Tessere «sistematicamente» contro tutti i sistemi. Quello che Paolo ci domanda non è di catalogarci e, ciò
facendo, escluderci reciprocamente,
ma, anche qui nel significato originario, di « sopportarci gli uni gli altri ».
Jacques Maury
sano trovare nuove vie di testimonianza comune fedele e costante.
La brevità del tempo non ha permesso un esame più accurato dei rapporti attuali col cattolicesimo, della
confermazione: un ordine del giorno
di un Sinodo regionale manifestava le
linee attualmente in movimento nella
nostra chiesa valdese sui rapporti tra
battesimo. Santa Cena, partecipazione
responsabile dei catecumeni alla vita
della chiesa ; un interessante ordine
del giorno di un’altra circostrizione
trattava del doloroso problema dei
matrimoni misti, constatando che nella sua zona la situazione era rimasta
la stessa di trent’anni fa. Altri ordini
del giorno sulla commissione di evangelizzazione e sulla situazione finanziaria sono stati formulati. Le questioni politiche e sociali, nelle quali la
Chiesa di Francia ritiene di dover portare testimonianza alla croce di Cristo, sono state l’oggetto della prefazione del rapporto del Presidente del
Consiglio Nazionale ma non hanno
trovato un’eco nelle discussioni. Possiamo concludere questa rassegna con
un ordine del giorno riguardante le
forme nuove della chiesa.
Esso è formulato nel modo seguente :
1. La vita della chiesa locale è un
servizio reso collettivamente dall’assemblea dei fedeli e dal Consiglio presbiteriale ( = ai nostri consigli di chiesa). Quel servizio presuppone una informazione reciproca, una riflessione
comune, un costume deciso insieme
per assumere effettivamente la responsabilità della comunità.
2. Per formare e per associare alle responsabilità il maggior numero
possibile di fedeli, i consigli della chiesa dovrebbero vegliare al rinnovamento dei loro componenti già da molto
tempo auspicato.
3. In vista delle elezioni dei diaconi e degli anziani del 1970, la Commissione generale dell’evangelizzazione
presenta i seguenti suggerimenti:
a) secondo le circostanze locali
i consiglieri non dovrebbero compiere
più di due mandati successivi;
b) per permettere una rappresentanza equilibrata le liste presentate ai fedeli dovrebbero tener conto
dell’importanza numerica delle diverse sezioni di età, ambienti, ecc, in una
parola della realtà sociologica della
chiesa locale;
c) il consiglio di chiesa potrebbe costituirsi in gruppi specializzati ai
quali sarebbero associati dei fedeli non
membri del Consiglio, e ai quali questo potrebbe delegare una parte delle
sue attribuzioni.
Tutte le chiese locali sono esortate
ad immaginare a titolo di esperimento
tutte le formule atte ad associare un
sempre maggior numero di fedeli alle
responsabilità comuni. Il prossimo Sinodo avrà come moderatore il pastore
De Montsarrat.
Terminando, ricordiamo il culto,
che la domenica 8 giugno ha raccolto
i protestanti della zona nella grande
cappella del palazzo dei papi in Avignone : una grande assemblea attenta
ha ascoltato la predicazione del cappellano pastore Paul Lew sull’invito
della parabola di Luca 14: 12-24, ricordando alla chiesa la necessità costante che essa vada fuori dalle sue mura
per portare il messaggio dell’Evangelo
al mondo.
Carlo Gay
ANGH06NA (Capolaogo)
Il 29 Maggio decedeva improvvisamente alTetà ancor valida di 64 anni Roberto Rivoira,
delle Sonaillettes. Al funerale, presieduto dal
Past. Renato Coisson, prendeva parte gran numero di parenti e amici. Alla vedova, ai figli,
alle loro famìglie, cosi duramente colpiti da
questa dipartenza, rinnoviamo la nostra simpatia fraterna, riaffermando la nostra fede
nella promessa della redenzione e della vita in
Cristo.
Nella vita della Chiesa, alle note tristi si
alternano quelle liete : con molta letìzia un
numeroso gruppo di parenti e conoscenti circondava, sabato 14 Giugno, Denise Sappé e
Alberto Bertalot, che nel Tempio del Capoluogo si sono uniti in matrimonio. Denise
Sappé è stata per alcuni anni Monitrice della
Scuola Domenicale e membro fedele della Corale e dell’Unione Giovanile : speriamo che il
matrimonio non l’allontani definitivamente
dalla sua Chiesa. Agli sposi, che si stabiliranno non lontano da Angrogna, rinnoviamo l’augurio di una vita serena, guidata e benedetta
dal Signore.
Nel Tempio del Cìabas, Domenica 8 Giugno, sono stati battezzati Wìller e Mauro Bonnet della Revellera e Marco e Patrizia Fornerone di San Secondo di Pinerolo. Ai bimbi
ripetiamo l’augurio di crescere in sapienza,
statura e grazia davanti a Dio e davanti agli
uomini, e ai genitori di ricordare e, con l’aiuto di Dio, mantenere le promesse fatte.
Nel mese di Maggio abbiamo avuto la gioia
di accogliere nel nostro Tempio la festa dì
Canto delle Scuole Domenicali. Il Tempio era
gremito e la manifestazione è riuscita molto
bene nella sua semplicità. La nostra Corale ha
partecipato a sua volta alla festa di Canto, ha
ancora cantato in occasione della Pentecoste
ed ha concluso la sua attività con una ben
riuscita cena in comune.
Anche la nostra Filodrammatica ha avuto
la sua assemblea conclusiva in cui è stato discusso il programma dell’anno e votato il nuovo consiglio direttivo, presieduto da Jean
Louis Sappé.
Con la bella stagione cominciano ad arriva
r'i gruppi di amici e fratelli in visita alla no
stra Valle. Ricordiamo il gruppo dei Maestri
Colportori avventisti dell’Europa del Sud, .i
Torre Pellice per una settimana di studio e ¿1
gruppo delle allieve della scuola per maestro
d’asilo, organizzata dalla Casa della Diaco
nesse di Neuemberg.
Giovedì 5 Giugno, l’Unione Femminile ha
organizzato una gita a San Marzano Olivetti
nell’Astigiano, a cui sono stati invitati i barn
bini delle Scuole Domenicali di Angrogna n
dei Coppieri di Torre Pellice. La gita è per
fattamente riuscita, anche il tempo è stato
propizio. Abbiamo così avuto l’opportunità dì
conoscere l’opera che la Chiesa Metodista conduce in quella località. Particolare del tutto
interessante è stata la lettura di una lapide,
trovata all’interno della Chiesa cattolica d:
San Marzano : « A guardia del Cattolico Dogma, contro la qui intrusa valdese eresia, con
atto pubblico e solenne, il clero, il municipio
e il popolo di San Marzano Oliveto il dì
29-11-1896, alla S.S. Vergine interamente si
consacrava ». Abbiamo qui probabilmente l’indicazione di una traccia lasciata dai valdesche appunto in quell’epoca svolgevano un’opera nella zona deH’alessandrino. Desideriamo
ancora ringraziare di tutto cuore il Pastore
Anziani e la sua Signora per la cordiale, fraterna e generosa ospitalità che ci hanno riservato. Con gioia li attendiamo ad Angrogna
nel mese di Agosto.
Concludendo, vogliamo ringraziare alcuni
predicatori che ci hanno annunciato l’Evangelo : il sig. Malocchi da Agape, il sig. Dino
Gardiol e i pastori Bruno Rostagno c Renaio
Coisson.
NOVITÀ CLAUDIANA
VALDO VINAY
La predicazione evangelica nel
nostro tempo
L. 100
ALFREDO SONELLI
Eucaristia cattolica in discussione
L. 100
("Attualità protestante”, 24 e 25)
Ordinazioni a
LIBRERIA CLAUDIANA
Via Pio Quinto, 18 bis
10125 TORINO
ti.imiiimiiinimiiHitiimii
IN AUSTRALIA
{iurpreiidenli dichiarazioni sull’eucaristia
Sidney (soepi) - La terza sessione annuale del Gruppo misto di lavoro del
Consiglio delle chiese australiane e della chiesa cattolica si è recentemente
riunita a Sidney. Secondo le dichiarazioni degli stessi partecipanti, le discussioni relative alla concezione dell’Eucarestia hanno condotto ad un
« accordo sorprendente ».
All’inizio della riunione un rapporto
del Gruppo misto di lavoro ha dichiarato che « i cristiani dovrebbero considerare il sacramento dell'Eucarestia
come un sacrificio ».
« La nozione di ntessa in quanto sacrificio è stata, in gran parte, responsabile del rifiuto, da parte dei protestanti, della celebrazione cattolica. Ci
si accorge oggi che questa opposizione, vecchia di secoli, è forse dovuta
ad una cattiva interpretazione ».
Se i cattolici parlano della messa
come di un sacrificio, non vogliono
tuttavia dire « che la morte di Cristo
per i peccati degli uomini deve essere
ripetuta. Essi concepiscono la messa
come una rappresentazione simbolica
della morte di Gesù .sulla croce e come
mezzo, per i partecipanti, di offrire se
stessi in sacrificio al Suo servizio ».
Gli anglicani ed i protestanti hanno
detto che potrebbero accettare questa
concezione. La riunione ha pure permesso un accordo per quanto concerne la presenza di Gesù Cristo durante
la celebrazione della messa o della
Santa Cena.
I partecipanti hanno dichiarato:
« Nel passato, numerose sono state le
discussioni tendenti a stabilire se la
presenza di Cristo è una "presenza
reale". Possiamo affermare che Cristo
è veramente presente attraverso lo
Spirito Santo, benché la forma di questa presenza non possa venir chiaramente definita ».
II rapporto precisa ancora che la
celebrazione dell’Eucarestia, nelle va;
rie confessioni, presenta importanti
aspetti in comune, quali la preghiera,
la lettura della Parola, il racconto
dell’ultima cena, la divisione del pane
e la comunione dell’assemblea.
5
20 giugno 1969 — N. 25
pag. 5
Bilancio di un anno di lavoro a ‘Casa Gay„
La scuola valdese di economia domestica, a Torre Pellice, accoglie ospiti pure per l’estate
Con il mese di maggio. Casa Gay ha
concluso il proprio anno scolastico.
I risultati sono stati positivi, confermando ancora la validità di questa
scuola che, pur nella sua modestia, cerca di realizzare metodi di lavoro moderni e funzionali, che le consentono
di raggiungere lo scopo di dare alle
allie\e non solo la conoscenza di alcune nozioni tecniche, ma una formazione più completa del carattere e della
personalità. Questo compito è facilitato dal numero ristretto delle allieve (una decina); dal fatto di vivere in
comunità, realizzando una vita familiare in una atmosfera di serenità e di
mutua collaborazione; dallo spirito
chiararnente vocazionale di chi è chiamato ad occuparsi direttamente delle
ragazze; dalla relativa libertà nello stabilire l'orario di lavoro e nella scelta
■e nell'impostazione dei programmi
prescritti dal Consorzio Provinciale
per l'Istruzione tecnica. Tuttavia ci
consideriamo ancora agli inizi; questi
aspetti positivi dovranno ancora essere ulteriormente valorizzati alla luce
dell'esperienza che man mano si sta
f acendo. La scuola non è ancora mollo conosciuta e molta strada deve ancora essere percorsa sia sul piano del
reclutamento delle allieve, sia su quello della messa a punto dei programmi, sia nei contatti con il Consorzio
Prov., al fine di giungere, se possibile,
al riconoscimento ufficiale della scuole e non solo dei singoli, corsi, come
a viene ora; sia in un più chiaro inquadramento amministrativo e finanziario.
LH ALLIEVE
Le allieve iscritte quest’anno sono
suite dodici (tre si sono ritirate prima
della fine dell'anno) e otto si son pres, ittate agli esami per il conseguimenti. del diploma di cuoca e guardarob . ¡ a. Una di queste ha pure dato l'es.me per il titolo di assistente all’inÍ 'Zia Gli esami sono stati fatti alla
r senza di una Commissaria del Cons /io Prov., venuta appositamente da
1 rino. Le due prime classificate a
p i ) merito sono state Gaydou Ivana
(! iserna San Giovanni) e Peyran Da^
n la (Massello), seguono nell’o‘rdine
B' iinous Edina (Pramollo), Bertoli Reg a (Udine), Girando Maria (Luserna
S G.), Malan Nadia (Angrogna), Gamb.-: Erminia (Angrogna), Peyrot Rita
(frali). Nulla da dire quanto alla disciplina; l'atmosfera è stata sempre seren-a e familiare. Ecco quanto scrive una
d' Ile ragazze: « Io mi trovo molto bene in questa scuola, perché oltre ad
imparare tante cose diverse e interessi nti che prima non sapevo, viviamo
n. n come una scuola, ma come una
gl inde famiglia, siamo unite e ci vog: amo bene... anche se qualche volta
b sticciamo. Le Signorine sono brave,
ci me se fossero delle mamme e allora
ni abbiamo confidenza con loro e
S| sso ridiamo e scherziamo assien i>. E un’altra: a Questa scuola è
n Ho differente da quella che frequenti o un anno fa. La sua differenza
C(. isistc principalmente nell’ambiente
in ..:ui mi trovo, il quale mi dona non
Sui ) l'occasione di seguire un indirizzi di carattere professionale, ma an•c!di apprendere nozioni che mi saremo molto utili per la vita. In quest I scuola imparo anche a stare a conta Ho con il prossimo (cosa che prima
m: riusciva ardua e difficile a causa
della mia forte timidezza) e non vedo
pin in questo un ostacolo difficile da
siinerare. Anche il cerchio delle mie
amicizie si è allargato, cosa per me
alquanto inaspettata, dato il mio cara! loie ritroso. Questa scuola mi piade moltissimo, perché mi ha permesso di superare tutte le mie difficoltà ».
I DOCENTI
1 a scuola è diretta dalla Sig.na Irene Cesan, che ha ormai alle spalle una
lunga esperienza, avendo diretto le
scuole di Economia domestica ai
Monnets di Luserna San Giovanni e
airUliveto. Assistente e insegnante intei na è la Sig.na Maddalena Sanfelice,
ex-aliinna della Scuola, ha titoli che
la abilitano all'insegnamento delle materie attinenti all’economia domestica.
In più essa ha completato la sua formazione nelle scuole di Marcelin e
Glioii, in Svizzera. Continuiamo a
mantenere i rapporti con queste scuole poiché è ad esse che vogliamo ispirarci, cercando di riprendere, in una
siiua/ione italiana, gli stessi principi
di « educazione globale » attuati in alcune scuole di questo tipo, in Svizzera. Per le altre materie, a fianco delle
insegnanti interne, ci valiamo della
collaborazione fraterna e volontaria di
alcuni professori, che vogliamo qui
ringraziare ancora per la simpatia e il
disinteresse con cui seguono e sostengono il nostro lavoro. Gli insegnanti
quest’anno sono stati: la Sig.na Lillette Pevrol (italiano), Sig.na Anna Ribet
(contabilità), Sig.na Carolina Hugon
(francese), Sig.na Cristina Sereno (pedagogia), Sig.na Doris Bonjour (puericultura c pronto soccorso), Sig. Roberto Eynard (psicologia infantile). Almeno due volte all’anno abbiamo una
riunione plenaria con i professori: insieme si discutono le questioni di impostazione generale, come i singoli
problemi concernenti la scuola e i casi
singoli delle allieve. La collaborazione
con i professori è ottima: e questo è
senz’altro uno degli elementi fortemente positivi che caratterizza la nostra .scuola.
ATTIVITÀ’ PRATICA
Cosa fanno le allieve dopo la scuola? Questa è la domanda che in modo
particolare ci siamo posti quest’anno.
Finora, praticamente, non ci siamo
occupati di questo problema: le nostre ragazze, terminato il loro anno di
preparazione, usavano come megho
credevano il loro bagaglio dì nozioni
ricevuto. Per lo più sceglievano im
servizio domestico presso famiglie.
Pur rispettando la libertà delle allieve
nella scelta del loro futuro, non ci piace molto l’idea di una scuola che produca delle carneriere. Quando è possibile, preferiamo avviarle verso un servizio assistenziale o educativo. A questo fine abbiamo stabilito un turno di
servizio settimanale delle nostre ragazze, per la sola mattinata, presso la
Casa delle Diaconesse e presso la Scuola Materna di Torre Pellice. Era nostra intenzione di includere anche
l’Ospedale di Torre Pellice, ma quest’anno non è stato possibile, speriamo di poterlo fare il prossimo anno.
Le ragazze sono così messe direttamente a contatto con un lavoro di servizio verso gli anziani, i bambini, gli
ammalati. L’auspicio è che nella scelta della loro professione, si orientino
verso un lavoro di questo genere, con
un buono spirito evangelico di servizio. In seguito a questa esperienza,
ecco quanto scrive una delle nostre
allieve: «Andando alla Casa delle Diaconesse ho imparato a fare le pulizie
nelle varie stanze e a portare i vassoi.
A me piaceva molto andare alla Casa
delle Diaconesse, perché trovavo delle
persone molto gentili e molto simpatiche, anche se sono già anziane (sic!).
C’erano delle persone che bisognava
aiutare ad alzarsi dalla sedia, allora
io le aiutavo; poi se perdevano qualcosa, le aiutavo a cercare e le aiutavo
a fare il letto ». A parte l’ingenuità
delle espressioni, si avverte il maturarsi di una certa sensibilità. Verso la
fine dell’anno abbiamo avuto una riunione con le nostre ragazze, per discutere con loro possibili orientamenti
per l’avvenire. Non sono emerse grandi cose, come era da prevedere (in fondo non hanno che 14-15 anni!), ma è
stata un’occasione per noi di proporre certe possibilità pratiche e per loro
di rifletterci su. Cercheremo in qual
che modo di mantenere i contatti con
le ex-allieve, in modo da seguire il più
possibile la loro maturazione.
L’ORA DI RELIGIONE
Viene così chiamata l’ora di lezione
presieduta dal sottoscritto. Dato che
le nostre ragazze sono inserite nella
vita della Comunità di Torre Pellice
per quel che concerne il catechismo.
Unione cadetta ecc. non è necessario
dare qui un insegnamento organico,
di tipo catechistico. Quest’anno abbiamo alternato le lezioni, tra la lettura
seguita di un libro e la discussione di
temi suggeriti dalle ragazze stesse. Il
libro è stato « L'araldo dell’Evangelo » della Sig.ra Edina Ribet, che con
linguaggio semplice e immagini vive,
contribuisce a far conoscere il mondo
mediterraneo del primo secolo e la
diffusione della Chiesa, soprattutto seguendo l’opera dell’Apostolo Paolo.
Per quel che concerne la discussione di temi di attualità, le ragazze formulano le loro domande su bigliettini, che mettono in una apposita scatola sulla cattedra. Si ha così il vantaggio di vincere la naturale ritrosìa
di alcune, che non avrebbero mai il
coraggio di parlare e inoltre il relativo anonimato permette una maggior
libertà e sincerità nella formulazione
delle domande. Le domande non riguardano solo argomenti collegati con
l’età particolarmente delicata delle
adolescenti, ma toccano anche problemi religiosi, politici, di costume. A titolo di esemplificazione ne riportiamo
alcune, prendendo anche quelle dello
scorso anno. Dotnande di tipo sentimentale: « È un male avere il ragazzo verso l’età di 15 anni? », « E bene
essere innamorata o filare con un ragazzo più giovarti di sé, almeno di due
anni? », « È bene che una ragazza per
bene s’innamori di un ragazzo di una
famiglia non per bene?» e ancora:
« E bene che una. ragazza sappia tutto prima di sposarsi, e perché? ». Dietro le domande volutamente generiche, traspaiono piccoli drammi personali delle ade iescenti! Problemi di
altro tipo rigu, I dano i capelloni, la
lettura dei fole omanzi, i cantanti e
le canzoni mod ne (a questo proposito abbiamo di i àcato una lezione per
analizzare i pei; jri delle canzoni che
Il gruppo delle allieve che hanno seguito i corsi di quest’anno^ nel giardino di ’’Casa Gay’’.
piacevano di più alle ragazze, cercando di scoprire la « visione della vita »
che stava dietro), la minigonna: « E
un male mettersi la minigonna? ». Accanto a questi non sono mancati i problemi metafisici, come questa domanda così formulata: « Come è nato
Dio?... (Grazie) », oppure ancora, rivelando una certa preoccupazione: « E
vero che deriviamo dalle scimmie? »;
la prospettiva appare piuttosto preoccupante per una ragazza di 15 anni!
Altre domande riguardano questioni
religiose come ad esempio una spiegazione sul giudizio universale, o sulla
longevità dei patriarchi, o sul cap. 11
della I Corinzi, o sulla nascita di Gesù
e la verginità di Maria, sul battesimo
o, inaspettatamente, una domanda come questa: « Perché degli individui
cambiano religione? ». Non mancano
naturalmente le domande sul matrimonio misto, il divorzio, ecc. Altre domande riguardano i moti studenteschi,
l’invasione della Cecoslovacchia, gli
scioperi, ecc. Il metodo delle domande è stato adottato anche da altri insegnanti, nel campo specifico della loro
materia, con risultati positivi. Vi è qui
una indubbia possibilità di educare le
ragazze alla riflessione, e alla discussione critica sugli avvenimenti e sulle
idee.
L’ATTIVITÀ’ ESTIVA
Durante l’estate la scuola è aperta
per accogliere ragazze che desiderano
trascorrere un periodo di vacanza o
debbono preparare degli esami. In Torre Pellice è possibile trovare degli insegnanti per lezioni private. La casa
offre un ambiente familiare e raccolto, si richiede alle ospiti di contribuire per il lavoro in cucina e per la pulizia della casa. Vi sarà pure un piccolo gruppo di ragazze svizzere per un
iiiiiiimimimiiiMiimniiiimimimiiiiiii
iiiiimiimiiiiiiiiiiiimiii
AL COLLEGIO DI TORRE PELLICE
corso estivo di lingua italiana e economia domestica. Inoltre dal 10 luglio
in poi è istituito un corso di ricamo,
rammendo e lavoro a maglia, aperto a
tutte le ragazze a cui può interessare.
Ci auguriamo che quanto abbiamo
scritto, contribuisca a far meglio conoscere la nostra scuola e ad incoraggiare molte famiglie ad inviare le loro
figliole. Per ulteriori informazioni e
per eventuali iscrizioni, sia al corso
estivo, che a quello invernale, scrivere alla Direttrice Sig.na Irene Cesan,
« Casa Gay », via Volta 2 - 10066 Torre
Pellice (Torino) - ITel. (0121)91386. lina
visita da parte di tutti coloro che sono interessati al nostro lavoro, sarà
da noi molto gradita.
Alberto Taccia
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Paolo Frache
ringrazia sentitamente quanti hanno
preso parte al suo dolore.
Un ringraziamento particolare al
dott. De Bettini, al personale deU’ospedale Valdese, ai Pastori signori Micol
e Jahier e a quanti le sono stati vicino durante la malattia del suo caro.
«Anche quando cammino nella
valle dell’ombra della morte, non
temo male alcuno perché l’Eterno è con me »
( Salmo 23: 4)
Villar Pellice, 13 giugno 1969
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
L'anno scolastico è finito! ^»«^turoGay
L’anno scolastico si è concluso anche alla Media del Collegio il 12 giugno. Tranne che nei giorni festivi, non
c’è stata interruzione alcuna nello
svolgersi delle lezioni sin dal primo
giorno di scuola, il 3 ottobre.
Il profitto è stato buono con un’alta percentuale di promossi, specialmente in prima Media, in cui su 28 allievi ci sono stati appena 4 rimandati
e nessun respinto.
Gli alunni di tutte e tre le classi si
sono mostrati molto aperti ai problemi del mondo attuale; a più riprese
hanno sostenuto dibattili e discussioni non solo sui problemi inerenti alla
scuola, come le interrogazióni, il voto,
il tema di italiano, ma anche sugli argomenti più vasti come il razzismo, la
pena di morte ecc.
Programmi di religione molto diversi sono stati svolti nelle tre classi:
in I si è studiato l’Antico Testamento,
in II il mondo missionario di oggi,
in III la storia Valdese. Gli allievi della II sono stati in corrispondenza con
la sig.na Anita Gay, missionaria nel
Gabon e hanno raccolto medicine per
i suoi assistiti, specialmente bambini.
Nella stessa classe uno studente Malgascio è stato invitato a parlare della
chiesa cristiana nel Madagascar ed ha
risposto alle numerose questioni poste
dai ragazzi.
Un’altra iniziativa è stata presa per
tutta la Media e precisamente quella
de « I perché del sabato »: si è trattato di alcuni incontri degli allievi, sia
evangelici che cattolici, con il pastore
Giorgio Tourn, nelle prime ore del sabato pomeriggio. In queste riunioni
sono stati trattati vari temi: dall’origine del mondo e dell’uomo al problema del dolore e dell’infelicità, dall’esistenza di moltissime religioni alla conversione dei non cristiani, ecc. I ragazzi hanno dimostrato di apprezzare
questi colloqui « ad alto livello » con
il pastore Tourn, ma vorrebbero anche discutere con uno scienziato...
Di questo si parlerà un altr’anno,
ormai le lezioni sono finite. Gli alunni di III Media stanno facendo gli esami, poi spiccheranno il volo per le
scuole superiori. Che tipo di scuola
sceglieranno? Quest’anno sono più numerosi quelli che pensano di accedere
al Liceo classico, se l’esame di latino
andrà bene. In ogni caso le famiglie
potranno avere un consiglio sia dai
professori che dalla preside sulla via
più indicata che i loro figliuoli potranno scegliere.
A conclusione dell’anno scolastico si
è fatta una bella gita al lago di Garda.
In primo luogo è stata raggiunta Desenzano, poi si è fatta una lunga sosta
a Sirmione, proprio in punta alla penisoletta, in mezzo ai ruderi di epoca
romana. Nel pomeriggio, dopo aver
attraversato Salò, si ò visitato rapidamente il Vittoriale di D’Annunzio a
Gardone. I ragazzi hanno goduto molta di questa lunga ed interessante gita.
Reporter
A VVI S O
Il Concistoro di Torre Pellice — desiderando tener aperto l’Asilo Infantile anche durante i mesi estivi — cerca Insegnanti Valdesi che siano disposte a questo compito durante i mesi
estivi. Non potendo assicurare l’alloggio, saranno tenute in considerazione
soltanto le domande di Insegnanti che
risiedano a Torre o in paesi vicini, sia
pure per ferie. Si prega di comunicare i periodi (non inferiori a 15 giorni)
di disponibilità.
Il Concistoro cerca anche una Insegnante e una Assistente per il corso
normale dell’Asilo (1 ottobre '69 - 15
giugno ’70). Per informazioni, rivolgersi al Pastore di Torre Pellice (via
Beckwith, 4 - Tel. 91305).
PRAMOLLO
Nel pomeriggio di domenica 4 maggio le
Corali delle Chiese della Val Chisone si sono
ritrovale nel tempio per l’anmiale fe.sta di
canto sotto la direzione del Presidente della
Commissione Canto Sacro. Pastore E. Aime.
E' stato un simpatico pomeriggio .sotto lo
sguardo del Signore.
Durante il culto di domenica 11 maggio
è stato amministrato il battesimo a Jah’er
Silvio di Renalo e di Menusan Rina (RuataRonchi di S. Germano Chisone). La grazia
del Signore sia con questo bambino e con
i suoi familiari.
L'Assemblea di Chiesa si è svolta domenica 18 maggio col seguente o.d.g. : Lettura
della relazione morale e finanziaria del Concistoro sulle attività ecclesiastiche dell’anno
1968-69; elezione dei deputati alla Conferenza D strettuale nelle persone dei sigg.
Long Amato (Sapiat) e Peyronel Enzo (Ruata), supplente il sig. Oreste Long (Ciotti);
a deputato al Sinodo è stato nominato il sig.
Long Alessio (Pellenchi), supplente la signora Long Adelina (Pellenchi); a revisori dei
conti i sigg. Menusan Valdo (Pellenchi) e
Peyronel Guido (Toumim).
Nel pomeriggio della stessa domenica la
Scuola Domenicale ha partecipato alla festa
di Canto a S. Germano Chisone; un grazie
a questa comunità per la fraterna ospitalità.
L’annuale bazar ha avuto luogo nel pomeriggio di domenica 25 maggio. Nonostante la giornata piovigginosa l'esito è stato
buono; desideriamo perciò ringraziare vivamente tutti coloro, membri di Chiesa ed
amici, che hanno collaborato allo svolgimento ed alla riuscita di quest’attività ed in partieolar modo le sorelle ed i fratelli che, senza risparmio di tempo, hanno dato il loro
valido aiuto.
I giovani ed un gruppo di membri di
Chiesa hanno effettuato una gita sul lago di
Como e fino sulla prospieente collina di Brúñate domenica 1 giugno. In assenza del Pastore il culto è stato presieduto da alcuni
giovani dell’Unione di Pomaretto, ai quali
va la nostra sentita gratitudine per la loro
apprezzata collaborazione e per il messaggio
rivolto.
Abbiamo accompagnato al campo di riposo la spoglia mortale del fratello Jahier Enrico (Bosi) deceduto il 25 maggio all’età di
77 anni; della sorella Long Maria Margherita (Case Nuove Ciotti) spentasi il 4 giugno
a 88 anni e del fratello Travers Rico (Bosi)
mancato improvvisamente il 7 giugno alla
età di 58 anni. Alle famiglie visitate dal lutto r'nnoviamo la nostra solidarietà fraterna
nel dolore e nella speranza nel Signore Gesù
Cristo.
Vìsite gradite
a Rimini
Il 1® e 2 giugno ha avuto luogo a Rimini per la prima volta dalla formazione della Comunità, la Conferenza
del IV Distretto.
Nel nuovo Tempio, non ancora completato, abbiamo visto con gioia tanti
fratelli riuniti attorno alla Parola del
Signore. Ha predicato il Pastore Alberto Ribet e gli siamo particolarmente grati del suo Messaggio di richiamo alla realtà della nostra missione di
credenti in questo tempo di incredulità e di persistente idolatria. I lavori
della Conferenza si sono svolti e conclusi, pur fra accese discussioni, in un
clima di fraterna serenità.
La sera di domenica 1® giugno abbiamo avuto la gradita visita di un gruppo di S. Secondo di Pinerolo, accompagnati dal Pastore Genre: abbiamo
ringraziato assieme il Signore cantando qualche inno e rimanendo poi alcuni momenti in fraterna conversazione. Desideriamo ringraziarli da queste
colonne di aver portato fin nella nostra lontana diaspora ùn soffio di aria
delle nostre Valli e diciamo a tutti:
arrivederci! tornate!
La stagione estiva ha iniziato il suo
pieno ritmo e ricordiamo ai fratelli e
amici che verranno a villeggiare sull’Adriatico, l’orario dei Culti domenicali fino al 30 settembre: ore 9,30 in
tedesco; ore 10,30 in inglese; ore 18 in
italiano. Tutti sono cordialmente invitati!
commossa per la dimostrazione d’affetto e di solidarietà, ringrazia tutti
coloro che furono di aiuto e conforto
nella triste circostanza.
Un grazie particolare al dott. L. Bia,
al pastori A. Deodato, L. Deodato, A.
Genre, alle Suore dell’ospedale Cottolengo, alla rappresentanza A.N.A. di
Pinerolo e a tutti gli amici.
« Io ho pazientemente aspettato
l’Eterno, ed Egli s’è inclinato a
me ed ha ascoltato il mio grido »
(Salmo 40: 1)
Pinerolo, 14 giugno 1969
RINGRAZIAMENTO
I familiari dello scomparso
Cesare Bounous
ringraziano quanti si sono prodigati
per il loro congiunto, in modo particolare il dott. Vivalda Lorenzo, i medici ed il personale dell’ospedale Valdese di Pomaretto.
Chiotti di Riclaretto, 10 giugno 1969
AVVISI ECONOMICI
AGAPE cerca contabile disposto a
unirsi al gruppo residente per curare l’amministrazione del Centro. Impegno minimo due-tre anni. Per informazioni scrivere al pastore Franco Giampiccoli, Agape, 10060 Frali
(Torino).
CONTINUA L’OFFERTA SPECIALE del vero OLIO D’OLIVA di ONEGLIA a famiglie evangeliche con sconto di L. 50 a litro.
Le spedizioni sono fatte direttamente ai consumatori dai luoghi di produzione (trasporto e recipienti compresi
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si raccomanda ad ognuno che si interessi della propria salute.
Per informazioni con listino completo scrivere a: PAOLO SCEVOLA - Casella Postale 426 - 18100 IMPERIA
ONEGLIA.
6
-pag. 6
N. 25 — 20 giugno 196»
Notiziario
ecumenico
a cura di Roberto Peyrot
IL CATECHISMO OLANDESE
PROIBITO IN SPAGNA
Madrid (bip) - Parecchi teologi ed intellettuali spagnoli che conoscono bene la lingua
tedesca hanno salutato l’edizione in questa
lingua del nuovo catechismo cattolico olandese. L’editore di Barcellona, incaricato della
pubblicazione, ha a sua volta prima pubblicato una edizione in catalano e poi in spagnolo:
traduzione che era attesa con vivissimo interesse. Per quanto si sa, le due traduzioni sono esaurite : esse non richiedevano l’imprimatur. Invocando seri motivi, la Conferenza episcopale ha proibito i due lavori, rilevando che
« la stampa (dei libri) è avvenuta senza licenza ecclesiastica » e che si sono semplicemente
ignorate le più serie avvertenze dell’episcopato spagnolo e di altri episcopati europei. È
detto testualmente : « Ci sentiamo obbligati a
non autorizzare tale lavoro e da stigmatizzarlo,
dato che è inaccettabile la forma con la quale esso è apparso... Tuttavia, notevolmente migliorato in modo meritorio, avrebbe potuto essere utile ». Questa decisione ha gettato nella
costernazione una vasta cerchia di cattolici
spagnoli, (n.d.r. : Apprendiamo ora che proprio* in questi giorni il « catechismo olandese », tradotto nella nostra lingua, verrà distribuito anche in Italia, tramite i salesiani di
Torino).
LE DIFFICOLTA’ DELLE CHIESE
NEGLI U. S. A.
St. Louis (soepi) - Durante la riunione del
comitato direttivo della Chiesa cristiana (Discepoli di Cristo) negli USA, il presidente della Chiesa, pastore Fiers, ha dichiarato ai 250
convenuti che sarebbe assai temerario non riconoscere che le chiese degli USA attraversano un periodo difficile, conseguenza delle tensioni e delle trasformazioni attuali. Capita persino che il compimento del dovere cristiano
aggravi queste tensioni tanto è vero che la linea di separazione fra E bene ed il male diventa sempre più difficile da tracciare.
« La necessità del rinnovamento della Chiesa fondato sull’obbedienza alVEvangelo entra
in conflitto col nostro desiderio di pace e di
tranquillità... Inoltre, nuove voci di diverse
ideologie creano situazioni ed atteggiamenti
che spezzano le nostre antiche distinzioni fra
bene e male, fra violenza e nonviolenza, fra
la fede e l’incredulità, fra il sacro ed il profano, fra la Chiesa ed il mondo ».
Il pastore Fiers ritiene tuttavia che la Chiesa abbia « la volontà, il potere e le risorse
spirituali per far fronte alla situazione... Una
cosa di cui possiamo esser certi è che si tratta
di un periodo che richiede una direzione spirituale da parte della Chiesa, fondata sull’impegno personale nei riguardi del Cristo Signore, la fedeltà verso la Chiesa, strumento della
sua missione nel mondo e la volontà di servire
a causa del suo nome ».
Nel corso della riunione è stato rilevato un
notevole incremento nelle offerte dei membri
allo scopo di realizzare un programma di impiego, di alloggiamento, di educazione e di lotta contro la crisi razziale nelle città. In questo progrtunma, chiamato « Riconcilitizione »
la Chiesa si augura di poter raccogliere più
di 2 milioni di dollari (oltre 1 miliardo e 200
milioni di lire) per ovviare alla situazione particolarmente difficile che si riscontra nelle
città.
SAN SECOIìDO
Battesimo. - Il 27 AprEe è stato amministrato il battesimo aEa piccola Monica di Sergio Avondetto e Elda Fornerone.
Il Signore benedica questa bimba ed aiuti
i genitori a mantenere le loro promesse.
Funerale. - All’ospedale Cottolengo di Pinerolo, dov’era stata ricoverata da alcuni giorni, è deceduta Cardon Fiorina ved. Codino
di anni 73. Essa viveva sola neUa sua casa
alla Rivoira. I suoi funerali hanno avuto
luogo sabato 14 giugno.
Gite. - Domenica 20 Aprile le sorelle dell’Unione Femminile si sono recate in gita a
Biella, dove hanno partecipato al culto e ricevuto il saluto di quella Chiesa, rivolto loro
dal pastore Ernesto Ayassot. Nel pomeriggio
esse hanno visitato il lago d Orta,
Il 1 e 2 giugno, una comitiva di 50 persone ha effettuato una gita alla Repubblica di
San Marino, con pernottamento a Rimini-Miramare, accolti fraternamente dal sig. Egidio
Revel. Dopo cena, i gitanU si sono recati al
tempio, dove ha avuto luogo un incontro fraterno con alcuni membri di quella Comunità
e della Conferenza del IV Distretto. I pastori
Severino Zotta e Guido Mathieu, presidente
della Conferenza, hanno rivolto parole di benvenuto.
Desideriamo ancora ringraziare sentitamente tutti i nostri fratelli per la cordiale accoglienza.
Quest'anno la nostra Scuola Domemcale ha
scelto come mèta per la sua gita, che ha avuto
luogo domenica 15 giugno: Borgio Verezzi.
11 ricordo delle ore vissute insieme possa
essere di aiuto e di benedizione per ognuno.
— Domenica 18 Maggio sono stati nominati, quali delegati, alla Conferenza Distrettuale ed al Sinodo, i fratelli Pons Remigio,
Gay Guido e Godino Aldo. . t>
____ Ringraziamo vivamente il sig. Gian Piero Saccaggi ed il pastore Enrico Tron, che
hanno presieduto i culti nelle domeniche 1 e
15 Giugno.
____ Fin d’ora, abbiamo il piacere di comunicare ai nostri amici che il prossimo 31 agosto avrà luogo, Dio volendo, l’inaugurazione
della Sala.
Direttore responsabile: Gino Conte
Un problema che muta se visto cJa bianchi o da uomini di colore?
CHIESA E RAZZA
Forti i contrasti interni ed esterni alla Conferenza sul razzia
smo indetta a Londra dal Consiglio ecumenico delle Chiese
Notiziario
Evangelico
Italiano
a cura di Renato Balma
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175. 8-7-1960
Tip. Suteaipina s.p.a - Torre Pellice (To)
Londra (soepi) — Dal 19 al 24 maggio si è tenuta a Londra la Conferenza sul razzismo organizzata dal Consiglio ecumenico delle Chiese. Si trattava, per i 38 partecipanti, di tutte le
razze, di definire un programma di
studio e d’azione in vista deH’eliminazione del razzismo, programma che
sarà raccomandato alle 234 Chiese
membro. Fin dal primo giorno la discussione è stata assai animata fra i
partecipanti bianchi e quelli di colore,
i cui punti di vista sul problema razziale sembrano opporsi spesso in modo radicale.
LA RAZZA.
UN CONCETTO BIOLOGICO
Il prof. Kenneth Little, del Dipartimento d’antropologTa sociale dell’Università di Edinburgh, ha presentato
una relazione su La natura del razzismo. Secondo lui il concetto di razza
corrisponde a una realtà biologica e
antropologica che non dev’essere negata. « Se il numero delle razze che
conosciamo è arbitrario, l’esistenza di
differenze razziali è un fatto oggettivamente accertato. L’umanità non è
un'unica popolazione, ma un insieme
complesso di collettività ». Quindi « la
razza dev’essere semplicemente considerata un mezzo di classificazione e un
problema che non concerne affatto i
politici ». In qualsiasi altra accezione»
« diviene il mito più pericoloso per
l’uomo ».
Ma Eddie Brown, nero americano e
fratello del leader Rap Brown, ha risposto che il professore aveva una visione astratta della situazione. « Dobbiamo riconoscere che viviamo in un
mondo che ha una coscienza razziale,
nel quale movimenti come 'black power’ e 'black muslims’ sono reazioni
contro il razzismo ».
Per parte sua Chandran Devanesen,
un indiano nero, ha ricordato che il
razzismo nero-bianco non concerneva
soltanto gli Stati Uniti, ma pure l’Asia
e l’Africa.
IL PROBLEMA
DELLE RIPARAZIONI
I pastori neri degli Stati Uniti hanno domandato con insistenza che cosa
la teologia cristiana avesse da dire a
proposito delle riparazioni verso il popolo nero per le ingiustizie perpetrate
contro di loro da parte dei bianchi nel
corso dei secoli..
Gli Africani del Sud hanno dichiarato che, per conto loro, avevano abbandonato l’idea di riparazioni e che
avevano formulato il proprio programma per la ricostruzione dell’Africa del
Sud secondo i voti della maggioranza
« che è nera ». « Il nero è bello », questo lo slogan che simboleggia il separatismo nero statunitense. Ma i SudAfricani affermano: rifìiutiamo il separatismo, « l’integrazione ad ogni livello della società si iscrive nel destino del nostro paese ».
LA TEOLOGIA
E IL RAZZISMO
II prof. Robert Nelson di Boston ha
presentato gli argomenti teologici che
rifiutano in modo assoluto la minima
giustificazione del razzismo. « I cristiani i quali, intenzionalmente o involontariamente, hanno uria mentalità
razzista, dovrebbero riconoscere il fatto che Gesù Cristo ha assunto l’umanità di tutti, sia di coloro che fanno
discriminazioni sia di coloro che sono
vittime della discriminazione. Ignorare, disprezzare o odiare altri uomini —
soprattutto quando non c’è provocazione — significa ignorare, disprezzare
o odiare Gesù Cristo ».
Sebbene Gesù « non ci abbia lasciato una strategia infallibile ed eterna
per risolvere i problemi insidiosi e
complessi rappresentati dalle manifestazioni contemporanee del razzismo »,
possiamo tuttavia trovare nel Nuovo
Testamento indicazioni preziose, riferendoci all’atteggiamento adottato da
Gesù e dai suoi discepoli nei confronti dei « periferici », quali erano i Samaritani o i Romani. « Inoltre la nonviolenza e il suo impiego come mezzo
di persuasione morale sono suggeriti
da certe parole di Gesù e dallo stile
della sua testimonianza... Il razzismo
contraddice la fede cristiana perché
nega l’efficacia dell’opera riconciliatrice di Gesù Cristo ».
« Questa è la teologia di coloro che
detengono il potere » — ha risposto
Channing Phillips, di Washington, candidato nero alla convenzione democratica per l’ultima elezione presidenziale negli Stati Uniti. « Potete veramente sperare che una teologia di coloro che detengono il potere sarà accettabile per coloro che non hanno alcun potere? ».
Nel corso della discussione i partecipanti neri degli Stati Uniti hanno
nuovamente posto il problema delle
riparazioni. Quali sono i fondarnenti
teologici della riparazione? — si è domandato. I cristiani affermano di credere nella riconciliazione, ha fatto notare la signorina Jean Fairfax di New
York; ma non dobbiamo prendere in
considerazione delle riparazioni economiche, prima di pensare a restaurare
le relazioni?
Il prof. Nelson ha risposto: « L’Evangelo parla certamente del riparare
il male che è stato fatto; resta però il
problema di come applicare questo
principio a una situazione sociale ».
VIOLENZA
E NONVIOLENZA
Nella sua relazione sulle prese di posizione e le azioni del CEC in questo
campo, il past. W. A. Visser ’t Hooft,
segretario generale onorario del CEC,
ha affrontato in modo particolare il
problema della violenza.
« Il problema di sapere se i cristiani possono ancora ricorrere a mezzi
violenti nella lotta per la giustizia e la
libertà si pone in molti casi... ma riveste un’intensità particolare nel campo delle relazioni razziali... Credo che
non dovremmo concentrarci esclusivamente su una teologia della rivoluzione in generale, perché rivoluzione è
divenuto uno dei termini più ambigui
del nostro vocabolario. Credo che dovremmo adottare la nozione tradizionale del diritto di resistenza alla tirannia. Questo diritto è esplicitamente
riconosciuto dai teologi dell’epoca della Riforma. Teodoro di Beza, successore di Calvino, difende tale diritto e
la 'Confessio Scotica' del 1560 menziona, fra le opere che si attendono dai
cristiani, la resistenza contro la tirannia ».
Tuttavia il past. Visser’t Hooft ha rifiutato di definire i mezzi che potrebbero essere utilizzati in questa lotta:
«Rifiuto di dire che cosa la gente dovrebbe fare per resistere contro la tirannia, quando non mi trovo nella loro situazione ». Ha aggiunto che per
Dietrich Bonhoeffer e per altri si era
posto drammatico: tentare di eliminare Hitler per salvare milioni di vite;
e ha dato questo consiglio: « Bisogna
andare il più avanti possibile per la
via della nonviolenza, ma bisogna riconoscere che può giungere un momento
nel quale non resta altra possibilità
che la violenza ».
IL RAZZISMO, MASSIMO OSTACOLO
ALL’EDIFICAZIONE
DELLA COMUNITÀ' MONDIALE
La sessione pubblica del 21 maggio,
sul tema: Il razzismo, massimo ostacolo all'edificazione della comunità
mondiale, si è svolta in un’atmosfera
piuttosto agitata. I due oratori erano
Oliver Tambo, sudafricano in esilio, dirigente del Congresso nazionale africano, e il vescovo anglicano Trevor
Huddleston.
Durante tutta la riunione i sostenitori dell’estremista di destra Enoch
Powell hanno interrotto gli oratori
cantando « Keep Britain white » (conservate bianca l’Inghilterra) e « Rule,
Britannia » (domina, Britannia - un inno nazionalista).
Oliver Tambo ha comunque potuto
esprimersi e dichiarare: « Non è più
possibile mantenere la situazione con
appelli alla prudenza e alla pazienza.
Si tratta di impegnarsi direttamente e
praticamente dalla parte giusta: è il
solo mezzo realistico per lottare contro il razzismo e il colonialismo... Il
razzismo non è solo un ostacolo sulla
via della comunità mondiale, è una
minaccia per la vita stessa dell'uomo ».
Malgrado continue interruzioni, il
vescovo Huddleston ha affermato con
forza: « Il popolo britannico non deve cercare di sfuggire alle proprie responsabilità, nate dal suo passato nazionale... Il peccato dell'amministrazione britannica coloniale non è stato la
crudeltà ma il paternalismo, non la
inefficacia ma l’indifferenza, non la
pompa inoffensiva ma l’arroganza nascosta ». La Gran Bretagna ha la fortuna di poter mettere in atto una politica razziale all’intemo delle proprie
frontiere, e questo potrebbe essere un
esempio per il mondo — egli ha proseguito. « Ma, alla fin fine, non faremo
un bel nulla... se non acquistiamo coscienza che il problema delle relazioni
razziali non è un problema bensì una
occasione da cogliere a volo ».
La Conferenza era presieduta dal senatore democratico americano George
McGovern; il segretario era il past. E.
C. Blake, segretario generale del CEC.
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
QUELLI CHE HANNO VOTATO
SCHEDA BIANCA
Le elezioni del nuovo presidente francese
sono andate come sono andate. È facile capire
sia chi ha votato per Pompidou, sia chi ha votato contro. Più difficEe invece è capire quelli (e sono più di un milione) che hanno votato scheda bianca.
Non c’è problema per quelli (e saran stati
certo la maggioranza) che hanno obbedito agli
ordini di scuderia. Ma interessa conoscere il
pensiero di coloro che hanno dato gli ordini,
o che liberamente hanno aderito a quel pensiero. Perciò vogliamo qui riportare le dichiarazioni ufficiali, in proposito, dei due grandi
partiti astensionisti.
1) Dichiarazione del Partito Socialista Unificato. « Portato al potere dalla massiccia collusione della destra e del centro, Georges Pompidou non è il presidente di tutti i francesi.
Egli è il capofila d’una forza conservatrice, a
cui le contese interne di gruppo non impediranno di far blocco contro lo rivendicazioni
dei lavoratori, anche se quella forza cercherà
in tutti i modi di neutralizzare la resistenza
dei lavoratori con una liberalizzazione apparente.
Così l’esperienza dimostra che il vero volto
del gollismo non era tanto nel potere personale, quanto nella natura sociale del regime.
Pertanto il combattimento dev’esser più che
mai proseguito sul terreno della lotta di
classe.
Col numero ingente di astensioni e di voti
nulli, i lavoratori hanno dato una imponente
manifestazione del loro rifiuto a prender partito nella mediocre contesa fra Poher e Pompidou. Domani essi non si lasceranno beffare
né dalle trappole della cosiddetta partecipazione e del dialogo, né dal miraggio d’un’opposizione rispettosa alVinlerno del regime.
Non è al Parlamento che si eserciterà domani la vera opposizione: le lotte rivendicative
saranno invece combattute nelle università
e nelle imprese. Nel quadro di tali lotte, attraverso l’azione e sulla base di rivendicazioni concrete, si mobiliteranno le forze socialiste e s’effettueranno le ristrutturazioni
politiche necessarie (...) ».
2) Dichiarazione del Partito Comunista
Francese. « I risultati definitivi dell’elezione
presidenziale (alla seconda tornata) confermano che milioni di elettrici e di elettori si
sono rifiutati, astenendosi o votando scheda
bianca, di scegliere fra Pompidou e Poher.
Tali risultati dimostrano luminosamente di
quale fiducia goda il partito comunista francese. soprattutto nelle regioni a forte concentrazione operaia, ove le percentuali delle astensioni sono particolarmente elevate.
È questa la caratteristica più importante
dello scrutinio del 15-6 (...).
Milioni di donne e uomini francesi hanno,
in tal modo, negato al presidente eletto il diritto di parlare a loro nome. È questa una testimonianza del vigore dell'opposizione alla
politica del grande capitale, malgrado la confusione creata dalla reazione e dai dirigenti
della sinistra non comunista, che raccomandavano di votare per Poher ».
(Da « Le Monde » del 18-6-1969)
L’ENIGMA DI PANAGULIS
È difficile indovinare per quali tenebrose e
tortuose menzogne passa la via dei perversi
(v. Giov. 8: 44). Le congetture contenute nel
seguente articolo (apparso sull’« Astrolabio »
del 15-6-1969) ci sembrano le più verosimili.
« La fuga romanzesca di un condannato a
morte, non da un isoletta sperduta ma da un
ben attrezzato carcere militare, e il suo altrettanto facile arresto a un paio di giorni di
distanza. Che Alessandro Panagulis non avesse mai avuta la possibilità (ammanettato come lo tenevano per la massima parte del
giorno) di ripassare nella sua galera la storia
delle evasioni celebri, questo l’avevamo capito tutti. È stata opinione generale che qualcuno abbia "pilotato" la sua fuga; in base a
questa che ci sembra l’ipotesi piu valida su
un "caso" che resta tuttavia poco chiaro, si è
arrivati ad ogni modo ad una conclusione sbagliata: “L’hanno fatto fuggire per trovare la
scusa di farlo fuori. Il prigioniero è stato ucciso (ci dirà tra poco un comunicato ufficiale) mentre tentava di prendere il largo" Del
resto si tratta, per i colonnelli, di uniformarsi
solamente alle luminose tradizioni delle SS tedesche.
In verità gli aguzzini di Hitler avevano un
margine di manovra molto più ampio rispetto ai piccoli despoti che affliggono ora la Grecia, condizionati da patti internazionali di alleanza sottoscritti in difesa dei valori "democratici" occidentali. E non è meno vero che
sono soltanto gli uomini (e non gli Stati) a
nutrire sentimenti di vendetta: un cospiratore "pericoloso" come Panagulis non va lasciato scappare, tuttavia non si guadagna ìtiente
a "liquidarlo", specie se si sono intrecciati robusti intrallazzi (acquisti di navi da guerra,
impianti radiotelevisivi, raffinerie) con alleati legalitari e "progressisti” del calibro dell’Italia e dell’Inghilterra.
Cosa sapeva l’opinione internazionale delle
condizioni di vita del prigioniero? Sul capo di
Panagulis pendeva una condanna a morte, in
seguito a quel processo per l’attentato al premier Papadopoulos che lo avena fatto diventare il simbolo della Resistenza greca per il
comportamento eroico tenuto davanti agli accusatori. Lo tenevano rinchiuso nel carcere
militare di Boyatis che sta su un'altura a 23^
km. a nord di Atene. Negli ultimi tempi si
erano sparse voci allarmanti sulle sue condizioni di salute: semicieco, in stato di profonda
prostrazione fisica, era sottoposto ad un trattamento disumano che ne avrebbe resa prossima la fine.
Ma perché creare un martire e giocare cosi
DALL’ESERCITO DELLA SALVEZZA
I Capitani inglesi Pender e Lewis, ‘
accompagnati dalle rispettive famiglie, hanno tenuto a Firenze dal 1“ al
6 maggio una campagna di evangelizzazione con risultati di partecipazione
insperati. Sono state tenute adunanze
all’aperto nel centro della città e nella
sala locale.
Nel resoconto dell’adunanza all’aperto tenuta il 1” maggio il capitano Pender scrive: « Due suore si unirono alla
gioia dei salutisti e facevano cenni di
approvazione, mentre il gruppo affermava che la vera gioia, quella duratura, non si può trovare nelle cose maleriali, ma solamente in Gesù. Un sacerdote si avvicinò e si congratulò per il
lavoro di evangelizzazione che verivci
fatto: "Abbiamo bisogno di un risveglio, l’Iialia è pronta per questo genere di evangelizzazione" » (?).
Anche quest’anno funzioneranno le
due colonie di Bobbio Pellice e di Torio d’Ischia. La prima, sotto la direzione del Capitano Longo accogl'erà
bambini e bambine dal 1" al 27 luglio;
la seconda, diretta dal Capitano Carpegnano, ospiterà i ragazzi dal 1' al
27 luglio e le bambine dal 28 luglio af
24 agosto.
(da « Il grido di guerra », n. 173 e 174),
DALLE CHIESE DEI FRATELLI
II 2 giugno si è tenuto ad Anghlari
(Arezzo), nella sala del locale Circolo'
Ricreativo, il quinto convegno evangelico.
Nella mattinata hanno parlato i predicatori Abele Biginelli e Gian Nur zio
Artini rispettivamente sui temi « Perennità e perpetua attualità deU’Ewingelo » e « Il cristiano; un testimone
in un mondo di idoli ».
Nel pomeriggio il prof. Domeiùco
Maselli, in occasione del 70“ anni', rsario della presenza evangelica in ,\nghiari, ha parlato su « Significato id
attualità di una testimonianza ».
(Da « Il Cristiano », n. 5).
DALLE CHIESE APOSTOLICHE
In aprile, come già annunciato in uit
precedente notiziario, si è svolto a
Grosseto l’annuale Convegno Nazicnale. « Il centro della Chiesa Apostolica
in Italia è Grosseto, e dire vado a
Bethel di Grosseto vuol dire andare in
centro, vuol dire andare per ricevere:
una maggiore benedizione». Il tenn
principale del convegno era « La santa vocazione della chiesa », argomen : o
che è stato trattato « sotto i suoi n’i lteplici aspetti: la santa vocaz.ionc in
relazione alla dottrina della chi:-.a,
alla morale e alla vita pratica delia
chiesa, alla posizione presente e fii'.ura della chiesa ».
Sempre in aprile si è tenuto a 'L'ivorno un altro convegno nel quale
hanno parlato il Sovrintendente Pastore Howells ed il Pastore Franco Capecchi di Pistoia. Quest’ultimo ha predicato sul testo Luca 9: 13 « Date lor
voi da mangiare » ribadendo « il nostro impegno spirituale nei confronti
deU’umanità in cerea di quella serenità interiore che per il mondo oggi è
chimera e per noi meravigliosa realtà ».
(Da « L’Araldo Apostolico », n. 5 e 6)..
POMARETTO
SCUOLA LATINA
Promossi dalla P alla 2® media:
Baret Erica, Davite Marco, Ghigo Daniele,.
Massel Fiorelli, Meniisan Ferruccio, Pascal
Donatella, Peyronel Elvio, Peyronel Uva, Poet
Margherita, Ribet Ines, Volpi Paolo.
Promossi dalla 2” alla 3° media:
Bouchard Marco, Costantino Carla, FraclieFranco, Gay Silvano, Gay Carlo Giovanni,
Long Delia, Pascal Wanda, Peyronel Valdo,
Pons Ilario, Richard Myriam, Sappé Rossana^
Vinçon Danila.
A partire dal 1” e fino al 30 Luglio sono
aperte le iscrizioni alla 1“ per i licenziati dalla
scuola elementare nella sessione estiva.
l documenti da presentare sono i seguentir
1) domanda di iscrizione in carta libera
firmata dalFinteressato e controfirmata dal
padre.
2) certificato di nascita in carta libera;
3) certificato di rivaccinazione antivaiolosa e antidifterica in carta libera;
4) Pagella o diploma di V elementare.
I documenti possono essere inviati ¿inche
per posta alla direzione.
un brutto scherzo ai preoccupati alleati atlaii’
tici? I colonnelli hanno preferito, a quel che
sembra, ‘'montare” il grosso colpo della fuga
e della cattura. Subito dopo Varresto, i giornalisti stranieri sono stati invitati a vedere Panagulis, “che appariva stanco e nervoso”, nel
quartier generale della gendarmeria ateniese.
“Ora non potranno più dire che ne avevamo
fatto un mezzo cadavere, se ha trovato la forza di evadere diabolicamente da Boyatis .
Adesso più che mai Panagulis ha bisogno^
della solidarietà e delVaiuto dei democratici di
tutto il mondo ».