1
ECO
DELLE mm VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 ANGR03NA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 99 - Num. 47 ABBONAMENTI f Eco: L. 2.500 per l’interno 1 Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELLICE - 28 Novembre 1969
Una copia làre 60 1 L. 3.500 per l’estero | Cambio di indirizzo Lire 50 1 Amm. : Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Qualche tempo fa sembrava che
la vita della Chiesa fosse alla mercé dei gruppi più avanzati;
oggi si ha netta l’impressione di
una reazione possente di forze
conservatrici variamente configurate. Ci si allarmava prima; ci si
allarma oggi. Questo andamento
pendolare di azioni e reazioni all’interno della nostra Chiesa non
ha sequenze diverse da quelle della vita del paese, non disegna una
linea di sviluppo. Lo stesso ultimo
Sinodo ha visto una inquietante
coalizione di delegati decisi a condannare, ma è poi mancata del
tutto una prospettiva di ricambio.
Il documento coerentemente proposto dalla Tavola Valdese non ha
avuto l’attenzione che meritava, è
stato coinvolto nella fragile votazione finale.
Che succede ?
Mi si perdoni se, per abitudine
mentale, sono indotto a cercare la
situazione della Chiesa, con una
valutazione che — naturalmente — è discutibile. Che una reazione dovesse manifestarsi, era evidente: gli organismi giovanili,
l'impostazione dei campi come di
parte della stampa, le iniziative di
gruppi all’interno delle comunità...
troppe cose alimentavano resistenze e proteste che, presto o tardi,
dovevano pur manifestarsi. V’é
stata fra noi una dissidenza faziosa e pontificante che, per finire, ha
bloccato anche le istanze più ragionevoli, mettendo addosso al
buon borghese una gran paura. E
la paura fa 90; il 90% delle nostre
comunità è piccolo borghese!
Ma ora — ora che si è constatata la forza numerica dell’elemento
conservatore — bisogna pure che
abbiamo il coraggio di analizzare
le componenti di questo schieramento. E qui ci si avvede che si
tratta di posizioni diverse, eterogenee, coagulate dal risentimento
e dalla condanna; si tratta di uomini che — dal pietismo alla massoneria, dal liberalprotestantesimo a un Barth n. 1 — sono cosi
diversi da non poter esprimere
una indicazione, una linea capita
e accettata da tutti. È il momento
d’oro dei faccendieri, quando affiorano le smanie di arruffare la
matassa, di giocare a fare il parlamento, di fiutare la corrente e
mettercisi davanti come un pezzo
di carta che mostra a tutti da che
parte tira il vento.
Prendete una questione; i rapporti col cattolicesimo-romano.
La posizione di una parte della
Chiesa è chiara, predica la rottura
decisa con il romanesimo conservatore e un dialogo aperto con la
contestazione cattolica. Ma nel
blocco conservatore voi trovate gli
anticlericali classici, la polemica
fondamentalista, i teologi conservatori e quelli propensi al dialogo
ufficiale, aperti col neocattolicesimo.
Che vi siano punti di vista diversi è bene, è normale, ma che si
crei una sorta di grande coalizione, si condanni con un fuoco concentrico di accuse, è un fenomeno
inquietante quanto quello del radicalismo dei gruppi di pressione.
Noi stiamo piombando, spesso
per ragioni extra-teologiche, in
una confusione che irretisce la vita della Chiesa, istituzionalizza
l’immobilismo. La nostra è la situazione della chiesa di Corinto.
Bandire, vietare
nen consentire
Trascrivo l’ordine del giorno
votato dalla Assemblea di una nostra chiesa:
1) Bandire in modo cornpleto e
assoluto la propaganda politica dal
NON F OCtnrilDU
Una condanna senza profezia
la vita della comunità in tutte le
sue espressioni e da parte di tutti i
suoi organismi.
2) Vietare che in riunioni, discussioni, lezioni e studi si trasportino
sistematicamente i principi cristiano-evangelici su di un qualsiasi piano essenzialmente politico o sindacale a scopo di propaganda.
3) Non consentire ai singoli membri di chiesa e ai catecumeni di
prendere parte a manifestazioni politiche di qualsiasi genere in nome
e per conto della Chiesa senza esserne preventivamente autorizzati
dal Consiglio.
4) Non affiggere manifesti, circolari o scritti della Chiesa di Pisa nei
locali della stessa, né scrivere articoli per giornali a nome della medesima senza la preventiva autorizzazione del Consiglio.
Con le migliori intenzioni, quei
cari fratelli di Pisa hanno attribuito al Consiglio un diritto che proprio non gli appartiene, quello di
dettare la linea politica della comunità. Ovviamente, infatti, non
è lecito che un gruppo di credenti
si spacci per “la chiesa” e offra un
apprezzamento deformato (dalla
faziosità) dell’intera comunità di
cui è solo una parte; ma altrettanto ovviamente un Consiglio di
Chiesa non può preventivamente
autorizzare nessuna presa di posizione, perché questo significherebbe — da parte del Consiglio — una
capacità e un monopolio politico
che non ha. E poi, pensate alle
conseguenze: il giorno che nel
Consiglio entrassero elementi di
diverso sentire, sarebbe la lotta
politica aU’interno di un organo
di servizio; il giorno che gli elementi avanzati avessero in mano
il Consiglio, tutte le preventive
autorizzazioni andrebbero in tutt’altra direzione... No, non è su
questo piano, accantonando le assemblee, che si segna una strada
alle chiese.
La politica
degli impolitici
A Pisa vogliono bandire e vietare e non consentire prese di posizione politiche, ma poi attribuiscono al Consiglio la'facoltà di autorizzare preven tivamente quelle
prese di posizione che non consentono, vietano e bandiscono.
Quello che avviene a Pisa non è
che uno specimen^di una situazione generale, confusa e contradditoria. Nel momeilto nel quale si
esorcizza la politìca. si fa « una
politica », SI fa i na scelta; e proprio perche questa politica e tale
scelta sono fatte in buona fede.
sinceramente, soffrono di tutti gli
acciacchi della vecchiaia. Li elenco: 1) posizioni teologiche in sostanza fondamentaliste, aggrappate a una interpretazione del messaggio evangelico esclusivamente
pietista; 2) una visione dualistica
della realtà — il sacro e il profano — che rimanda a un certo protestantesimo risorgimentale; 3) la
riduzione della chiesa a conventicola, con chiusure inaccettabili
verso i giovani che vivono nel tempo; 4) la strumentalizzazione inevitabile della Chiesa come elemento sociologico di conservazione e
reazione; 5) una interpretazione
corporativistica, o qualunquista,
della lotta attuale dei poveri di
tutto il mondo; 6) la predicazione
di « beati i poveri » e l’accantonamento di « guai a voi ricchi ».
Potremmo continuare, ma ogni
comunità ha poi un suo discorso
dettato dalle situazioni locali, concrete; ogni comunità ha i suoi credenti che vivono intensamente i
problemi del loro tempo, e hanno
diritto di attendere ima presa di
posizione, o almeno un franco
esame dei fatti della città alla luce della Parola di Dio.
È importante che la Parola non
venga soffocata dalle passioni di
parte,~è‘ necessario che la carità
garantisca l’unità del corpo del Si
gnore; ma non è meno importante cercare ed esprimere un messaggio che investa, illumini le situazioni concrete, i fatti del giorno. Nella storia della predicazione
cristiana, tutti i momenti più significativi coincidono con un messaggio di contenuto profetico: di
confessione di peccato e di condanna, ma anche di risposta chiarificatrice alle attese del tempo e
di prospettive. Nella politica degli
impolitici invece v’è il desiderio
di una predicazione che sia condanna, autogiustificazione della
conventicola, rifiuto di ogni prospettiva che non sia un rinvìo delle questioni alla fine del mondo.
Per tentativi
lllMIIIIIIMIIIIIIItlMMItllllItltllllllItlIt
..................Il...................................... .................................................
In Italia si discute di divorzio
Una sfida e un test per le Chiese
L’editrice Claudiana diffonde in questi giorni il più recente opuscolo della
collana d’« Attualità protestante », che
riporta, con lievi ritocchi, la relazione
che una Commissione sinodale (Aldo
Sbaffi, Aldo Comba, Alfredo Sonelli)
ha da tempo presentato al Sinodo, e
che una volta ancora — ma con insistenza particolare — il Sinodo 1969 ha
incaricato le chiese di studiare, nel
corso dell’anno: Rapporto su matrimonio e divorzio. Dato per scontato che,
in una prospettiva evangelica, la posizione di fede, a proposito di un dato
problema, non può essere in alcun modo imposta a chi tale fede non condivide, e che quindi la società italiana ha
il diritto, anzi il dovere di regolamentare, istituendo il divorzio, uno stato
di fatto la cui gravità è da tempo documentata, il Rapporto in questione
invita le comunità a riflettere sui problemi speciflcamente teologici del matrimonio e del divorzio, nell'ambito
della nostra fede e della nostra disciplina ecclesiastica.
* * *
Proprio nei giorni scorsi e precisamente il 20 novembre la Conferenza
episcopale italiana ha redatto e diffuso un « documento pastorale », su Matrimonio e famiglia oggi in Italia, documento presentato a Roma da monsignor Quadri, vescovo di Pinerolo, in
una conferenza stampa, e pubblicato
integralmente su « L’Osservatore Romano » del 22 e del 23 novembre. A
tale documento è aggiunta, con l’osservazione che costituisce parte integrante di quello, una « dichiarazione circa
il divorzio ». A noi qui interessa il paragrafo IV: «I Vescovi ritengono che
in uno Stato democratico, come quello
Italiano — nel quale i diritti della famiglia, come società originaria, precedente lo Stato, vengono riconosciuti
dalla Costituzione — non si possa in
ogni caso modificare la struttura fondamentale della famiglia stessa senza
aver direttamente accertato il pensiero e la volontà della maggioranza del
Popolo. Tutto ciò prescindendo dalla
immodifìcabilità, per unilaterale iniziativa dello Stato Italiano, della situazione disciplinata dall’articolo 34 del Concordato ».
In altre parole i vescovi italiani esigono, qualora entrambe le Camere ap
provassero l’istituzione del divorzio
(piccolo, comunaue per ora), il ricorso
al referendum popolare; e considerano
immodificabile, salvo accordo bilaterale (del tutto improbabile, è ormai chiaro) la norma che demanda al tribunale ecclesiastico l’annullamento del matrimonio, consentendo a quello civile
soltanto le cause di separazione.
Orbene, a noi pare che si giochi
sulle parole. Il vero problema in questione, non è quello del divorzio, ma
quello deiringerenza e del prevalere
della disciplina di un gruppo nella disciplina dello Stato: cioè, una volta di
più, il problema dell’infausto Concordato, con la precisazione che anche
quando questo fosse finalmente abrogato, resterebbe pesante la pressione
clericale sul nostro paese, a meno di
una maturazione interna del cattolicesimo che rappresenterebbe una conversione spirituale e una radicale inversione di marcia.
* * *
Come ogni gruppo, ogni Chiesa dev’essere libera — e quando così non è,
dev’essere pronta a lottare e a soffrire — di essere fedele alla propria vocazione e di renderne testimonianza pubblica. Mentre il cattolicesimo riafferma le proprie posizioni, su questo problema, la nostra Chiesa, come gli altri
evangelici italiani, si pone ora di fronte al problema nuovo, riflettendo su
tutta la complessa questione matrimoniale alla luce dell’Evangelo, domandandosi che cosa il Signore ci dice e
vuole da noi oggi, nella nostra vita interna e nella nostra testimonianza all’esterno; le perplessità rivelatesi in Sinodo sembrano indicare che non si è
ancora delineato fra noi un consenso
netto, in una direzione o nell’altra.
Ribadiamo però la nostra decisa opposizione, proprio per ragioni di fede,
a un clericalismo che pretende impor
Abbonatevi
diffondete
il nostro
settimanale
re alla società degli uomini (credenti
di fedi diverse, agnostici, increduli, indifferenti) le proprie norme particolari, con la pretesa del « bene comune »,
die solo un magistero eletto conosce
e proclama e che comunque vive di
motivazioni le quali non dicono nulla
a chi non condivide quella fede.
Perciò rifiutiamo pure, su questa questione particolare, la fondatezza non
solo giuridica, ma soprattutto evangelica di un ricorso al referendum: quand’anche il pronunciamento popolare
sul divorzio, con la prevedibile massiccia mobilitazione clericale, segnasse
una maggioranza di voti negativi (la
cosa non è sicura), ci troveremmo di
fronte a una brutale prova di forza, a
una pesante e prepotente coartazione
della minoranza da parte della maggioranza: mentre, infatti, in caso di istituzione del divorzio, il diritto dei cattolici a non valersene sarebbe evidentemente preservato, in caso di rifiuto
del divorzio il diritto dei non cattolici
(o dei non cristiani) a valersene per regolare situazioni umane dolorosamente reali, sarebbe altrettanto evidentemente conculcato.
Siamo qui a un nodo cruciale del cosidetto « rinnovamento cattolico », e
non per niente la istituzione romana
vede profilarsi la minaccia di un colpo mortale e vi reagisce duramente; e
non per niente attendiamo, con l’animo sospeso in speranza cristiana, di
constatare quale sarà l’atteggiamento
della contestazione cattolica. Attendiamo di vedere se il cattolicesimo nostrano sarà pago di approfondire e riaffermare la propria fede e le sue implicazioni morali, di attestarle in mezzo al
popolo con le sue affermazioni, con la
sua disciplina ecclesiastica, con la vita
dei suoi membri. Se questo non gli bastasse, se davvero non avesse ancora
compreso e appreso quest’abc evangelico, la sua voce avrebbe comunque
perso per noi ogni valore di richiamo
profetico, si ridurrebbe alla voce di un
gruppo sociologico prepotente, le cui
prepotenze vanno combattute e neutralizzate. È possibile sperare, contro
speranza, che il cattolicesimo capisca
che non si può con la forza (dell'Inquisizione, o di un Concordato, e neppure di un referendum) essere testimoni di un Signore che si è lasciato
contraddire e respingere? g. c.
Oggi anche la comunità cristiana procede per tentativi; non siamo in un’epoca di riposo, ma tutto è rimesso in questione e ogni
scelta ha del provvisorio. V’è solo
la fede fiduciosa in Cristo, e con
essa la carità verso le creature,
che resta un punto fermo, stabilisce una coerenza; e nessuno s’avventura a proclamare l’irrefragabilità delle proprie posizioni, della linea che propone. Si procede
per tentativi, con un senso critico
che nulla toglie alla certezza di
una missio Dei riposta nelle mani
deboli dei credenti.
Percepiamo tutti il dramma della Chiesa del Signore nell’ora presente, un dramma che a volte attanaglia proprio i più sensibili, i
più fedeli fra i credenti; per questo dobbiamo dare via libera ai
tentativi, sbloccar^ la. situazio^
ne, nelle direzioni più diverse,' miT
concrete.
Se il consuntivo di una esperienza non è attivo alla luce della Parola di Dio, faremo tesoro della
esperienza e tenteremo qualcosa
di diverso; faremo tutto per tutti,
consapevoli del divario essenziale
che passa fra la parola d’uomo e
quella di Dio. Ma non crederemo
mai che si possa bloccare lo scorrere del tempo, della vita, e rifiuteremo di voltare le spalle al mondo — « tanto amato » — solo perché non ci convince il suo andazzo.
Soprattutto non perdiamo di
vista un fatto: in ogni esperimento v’è qualcosa di buono, di vero,
che merita di essere conservato,
proprio perché è portato avanti
da credenti, nella fede in Cristo.
In sostanza, come la nostra vita
personale è un mosaico così è
quella della Chiesa; non è mai una
lavagna, dalla quale si possa cancellare tutto con un colpo di spugna. È un mosaico dal quale non
si possono scalzare delle tessere
senza lasciare un vuoto, una cicatrice.
* * *
L'ultimo Sinodo Valdese non ha
fornito alla contestaizione delle
prospettive di ricambio, non ha
dato alle Chiese indicazioni su
problemi concreti, attuali per tutto il paese: si è tentato di sopraffare una larga parte dei fratelli
con quel ricorso al tatticismo che
— camuffato in un irenismo di
circostanza — ha favorito la politica degli impolitici. Tornati alle
nostre case, ci siamo trovati alle
prese con una realtà che, in Sinodo, sembrava non esistesse: '
sottile campagna antiprotestante
della Rai-TV per i fatti d'Irlanda;
il cataclisma della scuola; la spinta popolare attraverso i sindacati
e il declino della repubblica conciliare; il dilagare della disoccupazione e del caro-alloggi... Bandiamo, vietiamo e non consentiamo pure, ma la realtà della situazione è questa; ed è in questa
realtà che peregrina la Chiesa, a
questa umanità che deve portare
un messaggio udibile e credibile.
Luigi Santini
2
pag. 2
N. 47 — 28 novembre 1969
la Chiesa Valdese
e i seoi cofliproieessi pelitici
Echi di una giornata di riconoscenza e di gioia
L’inaugurazione del nuovo tempio di Villar Porosa
Mi ero proposto di non abusare della ospitalità del direttore del nostro
settimanale e della pazienza dei lettori,
ma il titolo La Chiesa e i suoi compromessi, con cui Claudio Tron presenta
un suo articolo ( « Eco-Luce », 7 novembre), mi obbliga a ritornare sull’argomento.
Ringrazio anzitutto Donatella Gay
Rochat per la sua cortese risposta
(«Eco-Luce», 3 ottobre). È chiaro che
qui non sono in discussione le persone; è chiaro che non sarò io a coprirmi di ridicolo scomunicando Karl
Barth o chicchessia; è chiaro che non
giudico chi, per motivi di coscienza, .ha
deciso di uccidere o fare uccidere.
Quantunque quell’accostamento del nome di Cristo e deH’ammazzare anche a
me, come a Renato Pampuro ( « EcoLuce », 7 novembre) faccia venire i brividi («Ci furono pastori Valdesi ricercati dalla polizia e membri di chiesa
che ammazzarono dei fascisti »... « Una
parte della Chiesa non accettò la prudenza del Sinodo e salì sui monti a
rischiare la propria vita e la sorte dei
luoghi e persone care per un’esigenza
di fedeltà a Cristo »).
La Gay Rochat si vale anche di una
citazione di Barth che ci sorprende.
Il teologo afferma che « la Chiesa di
Gesù Cristo non può e non vuole fare
la guerra. Essa non vuole e non può
che pregare, credere, sperare, annunziare e ascoltare l’Evangelo... Nella
car.sa degli alleati la Chiesa non vede
dunque la causa di Dio, e non predicherà la crociata contro Hitler ».
Magnifiche parole che coincidono
con quelle della Gay Rochat che protesta di non volere « essere sospettata di
amore per la violenza ».
Senonché, poche righe dopo, lo stesso Barth prosegue: « In piena umiltà,
senza frasi, esse (le Chiese) pregheranno oggi per una pace giusta, esse affermeranno a tutti i popoli che vale la
pena di combattere e soffrire per una
tale pace. Esse non inculcheranno certo ai popoli democratici che essi sono
dei crociati della causa divina. Ma esse diranno loro che, a causa di Dio,
possiamo e dobbiamo essere umani
veramente e difenderci con l’energia
della dispierazione contro l’irruzione di
una patente inumanità ».
Dunque (mi umilio in anticipo se interpreto male) la Chiesa non può e non
vuole fare la guerra, ma benedice le
armi di coloro che la fanno, quando
questa è ritenuta giusta. Con tutto il
rispetto per il grande teologo, mi
sembra che ci sia qui una certa contraddizione (I popoli democratici « non
sono dei crociati della causa divina » —
« a causa di Dio dobbiamo difenderci »). Si rimane perplessi per questa
esortazione alle Chiese a non fare la
guerra, e nello stesso tempo a predicare ai popoli democratici che la possono fare. Infatti l’uomo può essere talora animato da ideali molto elevati,
ma se le passioni sono scatenate, si manifesta per quello che è, cioè radicalmente malvagio, capace di qualsiasi
delitto. Certo ci può essere una differenza nella tecnica e anche nella motivazione, quando Caino alza il braccio
per uccidere con un randello un solo
uomo, ovvero « si difende » eliminandone d’un sol colpo duecentomila a
Hiroscima e Nagasaki, o centomila nel
corso d’un bombardamento convenzionale a Bresda, o soltanto quarantaduemila ad Amburgo, o sei milioni nei
campi della « soluzione finale » o un
numero imprecisato di milioni nelle
varie « purghe » e foibe e via di questo
passo. Ma sono poco convinto quando
sembrano dirmi che l’uccisione dei milioni da parte nostra è cristianamente
giustificata, l’uccisione dei milioni da
parte degli altri non lo è.
Ma lasciamo da parte il problema di
fondo, che ci porterebbe, ampliando
assai il discorso, a rimettere in discussione se il cristiano può uccidere
il malvagio, sia pure ad majorem Dei
gloriam; quale è la natura della Chiesa, i suoi ranporti con il mondo e le
sue finalità. Non mi sembra però che
la Chiesa Valdese abbia del tutto evitato questi problemi (« Il discorso teologico è stato sacrificato alla prudenza
umana prima, poi alle passioni del dopo guerra »). Anzi, se non sono del
tutto sordo e cieco, mi sembra che la
Chiesa Valdese stia camminando secondo una scelta politico-teologica abbastanza precisa, che non dovrebbe essere discara alla Gay Rochat.
Ma ora si tratta solo di stabilire se
negli anni 1943-45 la Chiesa Valdese sia
stata fedele alla sua vocazione, ovvero
abbia vilmente sacrificato alla prudenza umana. Per questo attendiamo sempre una precisa risposta a due precisi
interrogativi: 1) avrebbe dovuto il Sinodo Valdese esprimere con un ordine
del giorno la sua umiliazione per non
avere condannato il nazifascismo? 2)
quali conseguenze una « dichiarazione
di Barmen » Valdese avrebbe avuto sulle popolazioni delle Valli?
Avevo presentato alcune ipotesi, e mi
.sembra che la gentile autrice eluda
la risposta, affermando che è stato
« drammatizzato il pericolo delle rappresaglie ». A questo proposito ci sono
delle documentazioni, scritte e fotografiche, ci sono ancora molti testimoni
oculari, che ci parlano di un dramrna
già in atto, e questo senza che la Chiesa avesse preso quella posizione politica che qualcuno avrebbe desiderato.
La critica di drammatizzare non
tiene conto del fatto che allora tutto
era possibile, appunto come è avvenuto a Lidice, a Óuradour, a Boves, a
Cumiana, a Filetto e in molte altre località, e non vedo come possa sostenersi che la Chie'Sa Valdese e le popolazioni delle Valli non avrebbero corso
quei grandi pericoli che si temeva.
Del resto abbiamo dei pareri non sospetti. Uno è quello del comandante
dei partigiani della Val Pelli ce, il cattolico A. Prearo, il quale, a proposito della mancata presa di posizione della
Chiesa Valdese, che avrebbe così provocato incertezze, tentennamenti, momenti di smarrimento, premette: « Sulla omessa presa di posizione della
Chiesa Valdese, credo non si debba
esprimere un giudizio severo. Se essa
si fosse pronunciata, è certo che si
sarebbe esposta, data la sua particolare condizione, ad immani sacrifici, in
certo senso superflui, ed anche inutili »
{Terra ribelle, p. 27).
La conclusione sembra ovvia. Quanti hanno vissuto quel periodo faranno
bene ad ascoltare con attenzione la
critica della nuova generazione, perché
siamo tutti soggetti a sbagliare. Ma la
Chiesa non ha da vergognarsi della sua
condotta durante la bufera: è stata
animata da un senso di responsabilità
sia verso quella parte che era andata
sui monti, sia verso le popolazioni
inermi che non potevano né fuggire né
difendersi.
Avrei ancora varie cose da dire, per
esempio, sui telegrammi a Mussolini,
sull’ordine del giorno Subilia al Sinodo
1943, sui momenti di smarrimento provati da alcuni partigiani a causa delFatteggiamento della Chiesa e sui Pastori ricercati dalla polizia. Sono pronto a farlo, se aualcuno lo vorrà. Ora il
discorso è già troppo lungo e concludo.
Roberto Nisbet
La comunità di Villar Perosa non
aveva ancora mai vissuto un giorno di
così evidente benedizione del Signore
sulla sua Chiesa. Il presagio di essa
appariva già da vari giorni, quando,
per prestar man forte ai costruttori
che, ritardati dagli scioperi e da varie
avversità, rischiavano di non finire
neppure il minimo necessario per il
giorno fissato, giovani e vecchi, uomini e donne, accorsero numerosi per offrire aiuto in ogni modo possibile.
Sabato, la vigilia, mentre ancora si
fissavano le serrande,, e la croce in pietra di Rorà, offerta dalla comunità di
Cross Villars, non era eretta, giunsero
dalla Germania gli ospiti attesi, oltre
una settantina e furono alloggiati presso varie famiglie della comunità ed in
alcuni alberghi. Le sorelle della comunità allestirono un pasto serale nella
ex cappella per un centinaio di commensali e fu una prima splendida agape, ricca, oltre che di vivande preparate con valentia, di gioia, di entusiasmo e di amor fraterno.
Domenica mattina, i primi a giungere in Chiesa trovarono con stupore
la pesante croce eretta al suo posto
nelle ore antelucane da alcuni volonterosi e furono accolti dai rintocchi della campana suonata a distesa e dallo
squillo delle trombe Valdesi.
Il corteo dei pastori e degli anziani,
guidato dal moderatore entra nella
Chiesa in cui le numerose panche e
sedie prestate dalle Chiese di San Secondo e Pomaretto, non bastano per
far sedere tutti i presenti.
Il culto è iniziato dalla voce dei bimbi che, dopo aver recitato l’episodio
di Giacobbe a Bethel, cantano un inno
italo-uruguaiano. Invocano la presenza
del Signore e impetrano il perdono
dei peccati i pastori Enrico Tron e
Gustavo Bertin già conduttori di gran
parte della comunità e tutt’ora prezio
si collaboratori del pastore attuale.
La dedicazione del tempio vera e
propria è effettuata da membri della
comunità: lo studente universitario
Claudio Bertin, monitore, funge da lettore, il decano degli anziani, Ettore
Travers, depone la Bibbia sul pulpito
con l’augurio che essa sia sempre fedelmente predicata e resa potente dalla presenza dello Spirito Santo, il catecumeno Elio Gaydou conduce l’assemblea in preghiera.
Al momento della predicazione sale
in pulpito il moderatore e rivolge ai
presenti un messaggio vigoroso ed edificante pienamente rispondente alla
necessità del momento: Lu}c lucet in
tenebris come scritto sulla facciata del
nostro tempio.
Giunta l’ora degli annunzi il pastore
locale esprime la sua difficoltà di fronte al compito di dover ringraziare tutti coloro che hanno collaborato per la
costruzione del tempio: esso è stato
eretto con le offerte degli umili, quasi
con l’obolo della vedova, con innumerevoli piccoli sacrifici messi insieme
man mano. Nessuno dei grandi Comitati Internazionali specializzati in queste opere ha dato la sua collaborazione: la chiesa -di Villar è rimasta completamente sola nel compiere l’opera sua. Solamente e individualmente
l’hanno aiutata i pochi fratelli germanici presenti, che con perseveranza instancabile, durante vari anni hanno
continuato a mandare le loro offerte.
Per esprimere a tutti questi cari Amici la riconoscenza Villarese, il pastore
chiama dinanzi al pulpito il collega
Allinger di Pforzheim, il primo venuto
alle Valli con dei gruppi giovanili, tanti anni or sono e col quale venne formato il progetto poi tradotto in realtà,
di costruire un ponte massiccio di
amore fraterno sugli abissi creati dalla guerra.
Il momento è solenne e commoven
............................................imi:
Facciamo
iiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiMiiiiiiiii
■iiiiiiiiiiiiMmmiiiiimuiMiiiiii
imiiiiiiiimimiiiiiiiiiiiimiiii
conoscenza con
il
nuovo
Innario !
Continuando a sfogliare il Nuovo Innario, troveremo tutta una serie di indici e di tabelle che costituiscono una
delle novità di questo volume rispetto
al precedente.
A CHE SERVONO GLI INDICI?
COME USARLI?
L’indice numerico non è che l’elenco dei cantici dal N. 1 al N. 284; nulla
di speciale, dunque; tuttavia si è già
rilevato nella prima puntata quanto
sia utile leggerselo varie volte per imparare la disposizione logica degli argomenti adatti ai vari tipi di predicazione o di eventi nel corso dell’anno
ecclesiastico o per le varie contingenze della vita individuale e collettiva.
L’indice alfabetico ha un’ovvia utilità,
e non sarebbe nemmeno il caso di parlarne, ma può essere utile una osservazione: alcuni (pochissimi) inni tratti dal vecchio innario hanno una piccola modifica al primo verso, per cui
non li si può ritrovare (nell’indice alfabetico) alla stessa lettera-guida che
nel vecchio indice. Per esempio il
FORTE ROCCA (lettera F) è ora QUAL
FORTE ROCCA (lettera Q) (e ciò è dovuto alla assoluta necessità di riportare questo famosissimo, bellissimo e
universale inno al suo ritmo originale,
al quale si attengono TUTTI gli innari
in TUTTE le lingue del mondo, compreso l’innario in francese della Chiesa Valdese, ma dal quale si discostava, chissà mai perché, l’innario evangelico italiano...). Altro esempio: O
DIO, CHE SEI LA FORTE MIA DIFESA (lettera O) è ora PADRE, CHE
SEI (lettera P). Per aiutare chi desidera trovare rapidamente gli inni nell’alfabetico, anche quando ci sono mutazioni iniziali, la Claudiana ha approntato un elenco comparativo sul
quale si può cercare il numero vecchio
e trovarvi a fianco il numero nuovo.
Questo elenco ciclostilato è disponibile per tutti.
AUTORI DI TESTI E MUSICHE
Abbiamo già detto delle indicazioni
relative agli autori, apposte ad ogni
singolo inno; in queste due tabelle (situate alle pagine 337 e 339) troviamo
l'elenco alfabetico di tutti gli autori o
compositori NOTI, con le date di nascita e morte (se conosciute) e la citazione degli inni che a tali autori vanno attribuiti. Così, cantando l’inno 260
noi potremo vedere immediatamente
che esso è di Crueger; ma se desideriamo sapere se questo autore compose anche altri inni della nostra raccolta, ne troviamo l’elenco completo alla
pag. 339, .sotto il nome Crueger. Lo
stesso dicasi per i testi: ci piace rilevare fra gli autori di testi due nomi:
quello di Ernesto Giampiccoli (per il
gran numero di testi che ci ha dato!)
e quello di G. B. Niccolini, professore
al Collegio di Torre Pellice nel secolo
scorso, del quale fa menzione De Amicis nel bozzetto La Ginevra Italiana.
Nell’elenco dei musicisti (pag. 339)
troviamo sia i nomi dei musicisti noti
sia i titoli degli innari d’origine di
una melodia, quando questa sia di autore ignoto. Alcune curiosità: su 284
inni abbiamo 13 nomi di autori italiani di melodie (per un totale di 19 inni), dai classici Gastoldi e Pa'estrina
ai contemporanei, ha. i quali ricordiamo con riconoscenza Virgilio Sommani e Adolfo Baci, valido collaboratore
dei nrecedenti innari. Sono saltati fuori dall’esame paziente di innari stranieri (talvolta contenenti più di 1000
cantici) nomi di autori mai sentiti:
per es. il notissimo A TE INNANZI
GIUBILANTI, ha due indicazioni di
autori della melodia molto diversi come potrete controllare (vecchio innario n. 6, nuovo innario n. 6 e 152). Tre
melodie del vecchio innario, adottate
per il nuovo, risultano di ignoti (n. 79,
86 e 93 attuali); il bello è che il 79 era
nel vecchio innario (56) attribuito addirittura a Lutero, il quale non avrebbe potuto comunque scrivere una melodia così moderna per i suoi tempi!
a parte il fatto che la melodia non
compare assolutamente negli innar
Lutero...
di
SETTORE TECNICO
Facciamo grazia al lettore delle spiegazioni relative agli schemi pubblicati
alle pagg. 342 a 345. Si tratta di spiegazioni e consigli pratici rivolti specialmente ad organisti e direttori di
coro; essi potranno interessare naturalmente anche chi ha qualche competenza musicale. Infine ecco l’Indice
Analitico per argomenti:
Esso potrà aiutare i predicatori in
una ricerca più veloce e precisa degli
inni adatti all’annunzio evangelico, sia
esso dal pulpito o in riunioni più familiari; potrebbe addirittura servire
da guida per i credenti nella loro ricerca e meditazione personale, ovvero
in conversazioni con amici e via dicendo. Per ogni argomento Citato nell’indice analitico sono indicati uno o più
inni, quasi sempre precisando quale
strofa dell’inno è la più aderente al
tema: per es. sotto la voce Offerta di
noi stessi, si indicano gli inni 67 (tutto) e 140/2 (strofa seconda del 140);
si vede subito come in quest’ultimo
inno il concetto di Servizio sia inserito nel contesto delle liberazioni di
Dio invocate dal suo popolo.
(continua) F. Corsani
PRIMI PASSI DELLA F.G.E.I.
Verso la costituzione delle Federazioni regionali
A sei mesi dalla costituzione della
Federazione della Gioventù Evangelica
Italiana (F.G.E.I.) si stanno delineando le strutture portanti di questo nuovo organismo unitario. Nella prima
circolare del segretario generale Gian
Paolo Ricco appare una proposta di
ripartizione in otto regioni dei gruppi
e delle unioni (si ricorda che alla
F.G.E.I. possono aderire, oltre alle
Unioni valdesi ed ai gruppi battisti e
metodisti, organizzazioni e gruppi non
organizzati in movimento). Lo scopo
di questa ripartizione è quello di realizzare delle Federazioni regionali per
un migliore coordinamento del lavoro
giovanile a livello zonale.
Il programma di lavoro proposto per
questi incontri regionali, che dovrebbero svolgersi nel prossimo mese di
dicembre, è il seguente: 1) scambio di
informazioni sulle iniziative e sulle
esperienze circa il lavoro di formazio
ne delle nuove generazioni, esaminando anche il problema dell’utilizzazione
dei quaderni G.E.I. sia per i cadetti
che per i gruppi in via di formazione;
2) scambio di informazioni sulle iniziative attuate dai gruppi di servizio,
di lavoro politico, di visite in diaspora, di predicazione ecc. che, finora slegate fra loro o a carattere individuale
o di singolo gruppo, dovrebbero essere programmate per meglio coordinare gli sforzi; 3) preparazione del campo F.G.E.I. che si terrà l’estate prossima e che avrà come argomento « Chia
rificazione sull’evangelismo italiano »;
4) esame degli impegni finanziari sulla
base del preventivo presentato dal
Consiglio della Federazione.
Nella circolare si invitano poi i gruppi ad affrontare, sia a livello locale sia
a livello regionale, il problema della
diffusione di « Gioventù Evangelica »
sia potenziando il numero degli abbonamenti sia diffondendo la rivista dentro e fuori le comunità. Viene posto
anche il problema della diffusione di
«Nuovi Tempi» invitando i giovani a
richiamare l’attenzione dei Consigli di
Chiesa e delle Assemblee su questo
giornale unitario e a mettersi a disposizione per la sua propaganda.
Queste linee direttive .sono state decise dal Consiglio della Federazione,
nella sua prima riunione dopo il congresso di Ecumene, dopo aver esaminato la situazione del movimento giovanile. Il giudizio su questo congresso
è stato sostanzialmente positivo anche
se è stata rilevata la necessità di « approfondire ulteriormente il senso della
vocazione evangelica e di un eventuale
lavoro politico e di una chiarificazione
sul problema della Chiesa e in definitiva di vedere se la linea di ricerca e
di lavoro dei gruppi giovanili è credibile davanti all’Evangelo, se risponde
ad una confessione di fede ».
Renato Baì.ma
te mentre i due pastori si stringono in
un lungo e fraterno abbraccio.
Segue la Santa Cena presieduta dal
moderatore al cui fianco sono il rappresentante del Vescovo di Berlino e
il pastore dott. Eiss, rappresentante
dei Valdesi di Germania. Vi partecipano praticamente tutti i presenti mentre l’assemblea canta e al tavolo della
Sacra Mensa si ricordano man mano
dei passi biblici in lingua italiana o
tedesca. Dopo la predicazione del moderatore avevano rivolto significativi
e fraterni messaggi il pastore Kirchner
di Berlino ed il pastore Eiss di Pinache.
Il culto è stato arricchito da molta
musica: hanno suonato i Trombettieri
Valdesi diretti dal M.o Ferruccio Rivoire e la Corale di Villar Perosa ha
pure cantato ripetutamente.
La colletta fatta all’uscita dal tempio ha dato un esito mai raggiunto;
unita a tanti altri doni recati individualmente, offre un sensibile apporto
al finanziamento del tempio.
L’Agape di mezzogiorno presso il ristorante Olivero dà pure un risultato
inedito. I commensali sono oltre 260.
Numerosi sono i canti ed i discorsi per
modo che, se il corpo è nutrito, non
10 è meno lo spirito. La parola agape
raggiunge il suo pieno significato: pasto fraterno e manifestazione di amore concorde e sincero.
Seduta pomeridiana — Nel tempio,
ammirato da tutti ma piuttosto frigido per le troppe serrande ancora incomplete, si riunisce una assemblea
numerosa quanto al mattino. È presente anche la Corale di Pomaretto
che, con quella del Villar, arricchirà il
programma con i suoi canti.
Siedono nei posti riservati alle autorità, a fianco gli uni degli altri, numerosi pastori valdesi e germanici e i
rev. parroci don Mario di Villar Porosa e don Avaro di Pinasca. Si nota pure un dettaglio inedito: a fianco dei
sindaci di Pinasca e Villar Perosa (vice-sindaco), siedono quelli di Pinache
e di Serres di Germania.
Apre il programma un breve culto
presieduto dal vice-moderatore Deodato con un messaggio quanto mai gradito ed opportuno: « La vostra chiesa
è sorta in mezzo a molte polemiche;
non che alcuno nutrisse malanimo verso di voi o verso il vostro Pastore, ma
perché ciascuno credeva di dover sostenere il proprio punto di vista sull'argomento... Ma ora questo tempo è
superato, le polemiche devono cessare
ed essere dimenticate. Dobbiamo solo
più preoccuparci di andare innanzi,
uniti nell’amore fraterno e nell’intento di servire il Signore Gesù Cristo.
Dobbiamo preoccuparci di aiutare la
vostra chiesa a diventare in tutti i
suoi membri un tempio vivente del Signore ».
È impossibile riassumere tutti i venti e più discorsi uditi, ma giova non
dimenticare le felicitazioni all’Architetto Vay per la sua assillante e riuscita
preoccupazione di far bella questa casa dedicata al servizio del Signore e
all’imprenditore Vinçon per la competenza dimostrata e soprattutto per i
sacrifici affrontati per costruire in economia il tempio della sua comunità.
L’incontro prosegue fino a tarda ora:
dopo i discorsi, ricevimento nella vecchia cappella diventata salone, rinfreschi, canti, grida di giovani che estraggono i premi di qualche lotteria, vendita di lavori del bazar di circostanza
e conversazioni all’infinito di gente
che si vuol bene, si vuol parlare e sente che il tempo non le basta per farlo... Ma, ormai, tutti sono sfiniti e ci
si deve separare. La parola d’ordine è:
« Arrivederci ». Ci si deve, ci si vuole
rivedere, ci si rivedrà, se piace a Dio,
e fra non troppo tempo.
Ma il programma non è finito, la sera ha luogo un’altra agape per gli ospiti stranieri e la proiezione di un film.
L’indomani, lunedì, gli ospiti visiteranno ancora le scuole valdesi alle
quali si sono particolarmente interessati ed il commiato vero avverrà lunedì sera dopo un altro incontro intimo e fraterno.
La comunità di Villar Porosa è riconoscente per le innumerevoli testimonianze di affetto e di solidarietà ricevute nel suo gran giorno e ne ringrazia Dio e tutti i cari amici vicini e lontani che le si sono stretti intorno. Le
sembra, come augurava il moderatore, d’aver preso ora una coscienza ancor maggiore delle sue responsabilità.
Certo, come diceva il catecumeno
nella sua preghiera di dedicazione, Iddio che i cicli dei cieli non possono
contenere, non abita in case fatte da
mano d’uomo. Ma Iddio non disdegna
l’omaggio ed il servizio delle sue creature per quanto umili ed indegne esse
possano c ;sere. Gloria a Dio!
Per la Chiesa di Villar Perosa.
Enrfco Geymf.t
DOMENICA 30 NOVEMBRE
A S. SECONDO
Diaconiii; ima antica vocazione
in una nuova responsabilità
Domenica 30 novembre, alle ore 15,
nel tempio di S. Secondo si terrà la
seconda conferenza del ciclo organizzato dal Comitato del Collegio Valdese.
11 pastore Alberto Taccia parlerà sul
tema: Diaconia: una antica, vocazione
in una nuova responsabilità. Un cordiale invito a tutti.
3
28 novembre 1969 — N. 47
pag. 3
Un’intervista del pastore Delmo Rostan, Moderador de la Mesa Vaidense Rioplatense
"Lo Spirito Soflto ci sto iDonoodo io ogoal oiisoro a coofrooto coi
prohleoii e ioqiictodiol coniooi all'Eoropa o oll'llnoriGa latioa"
D. In questa sua prima visita ai
Valdesi d’Italia, quali impressioni
ha raccolto? Quali somiglianze e
quali differenze ha potuto notare
nella loro vita ecclesiastica e nella
loro situazione ambientale?
R. In primo luogo devo far presente che le mie impressioni sulla Chiesa
Valdese in Italia, sulla sua vita e la
sua opera sono influenzate dal periodo
della mia visita, che ha coinciso con
l'estate e quindi con un periodo di rallentamento della vita delle singole comunità. Nonostante questa circostanza, posso dire in generale che mi ha
favorevolmente impressionato il grado
di maturità della Chiesa, che attraverso un buon numero di membri coscienti della propria vocazione ed attenti
alle necessità, alle scelte ed alle opportunità del momento, vivono responsabilmente impegnati in una testimonianza ed in un servizio concreto.
Uno dei segni che conferma questo
fatto può essere costituito dal numero
e dalla natura delle opere di assistenza,
con un quadro estremamente complesso di istituti; complessità che comporta indubbiamente delle difficoltà per
una pianificazione ed una armonizzazione che permetta un adeguato coordinamento di tutte le opere.
Oltre all’identità di struttura ecclesiastica e di certi aspetti della composizione della comunità, credo che esista anche una identità di tensioni, che
appaiono naturalmente in dimensioni
diverse. Considerare che queste tensioni non sono esclusive della chiesa,
ma sono presenti in tutte le relazioni
umane, potrebbe permettere una interpretazione positiva, se esse rappresentassero un tentativo di incarnazione di
un settore della chiesa nella complessa e compromettente problematica
umana. Tuttavia è evidente che una
situazione di tensioni palese o nascosta
si concretizza anche in un elemento negativo che frena o talvolta paralizza
l'azione della chiesa, concentrando l’attenzione dei suoi membri in uno sforzo di mantenimento dell’unità interna
c distraendoli dal compimento della
loro missione nel mondo, con perdita
di tempo ed energia.
D. In Italia ci si sta avviando in
un cammino comune, anche se differenziato, degli evangelici; ma dalle fonti d’irvformazione sappiamo
che il processo è assai più accentuato fra gli evangelici latino-americani: che cosa ci può dire in proposito, con particolare riferimento alla posizione dei Valdesi sudameri
R. È interessante sentire il suo parere comparativo su quello che accade in
Europa e in America, dato che il mio
parere era più scettico in rapporto al
mio continente. Seguendo lo schema
tracciato dal Dott. José Miguez Bonino,
possiamo parlare di tre punti di vista
sostenuti in America Latina riguardo
all’unità: « unità spirituale della Chiesa » che non si manifesta necessariamente in forma visibile e concreta, attraverso l’organizzazione e le strutture; « unità federativa », ossia quella che
si esprime con la creazione di consigli
o federazioni mantenendo ogni denominazione la propria organizzazione;
« unità organica », che si esprime attraverso la stessa fede apostolica, predicando lo stesso Evangelo, rompendo
lo stesso pane, perseverando uniti in
preghiera e manifestando la vita comunitaria attraverso la testimonianza
e il servizio nel mondo. Possiamo dire che nel seno delle nostre comunità
questi tre concetti di unità della Chiesa sono presenti tra i membri di ogni
denominazione, compresa la Chiesa
Valdese Rioplatense. Forse più che del
pensiero dei singoli membri dobbiamo
parlare del sentimento di una comunità
creata dalle condizioni gTOgrafiche. Illustrando questo, ci riferiamo alle comunità Valdesi del dipartimento di Colonia che non vivono in contatto diretto coi membri della Chiesa Metodista
o dei Discepoli di Cristo semplicemente
perché in questo dipartimento non esistono comunità di queste due denominazioni. Molto diversa è l’esperienza
dei nostri membri che vivono nelle
grandi città dove il contatto interdenominazionale è frequente.
Parallelamente all’esistenza delle federazioni di Chiese in Argentina e Uruguay, le tre denominazioni: Discepoli
di Cristo, Metodista e Valdese hanno
raggiunto forme concrete di unione e
collaborazione per mezzo della Facolta
di Teologia, del Centro Unito di Educazione Cristiana, del Centro Urbano
Nuova Parrocchia, centri assistenziali
ed altri.
Riconfermo tuttavia che l’unità organica dovrà essere avviata in presbiteri o distretti dove ci siano già le condizioni propizie per un facile incontro
nella comunione, nella testimonianza e
nel servizio.
D. Oltre a questa tendenza unitaria, tutte le Chiese latino-americane
— se non nella loro totalità, certo
in settori larghi e appassionati —
sembrano avvertire in modo particolarmente pressante il problema
sociale del loro continente: quale è
a questo proposito la posizione dei
Valdesi rioplatensi?
R. Non è facile distinguere le diverse
posizioni dei Valdesi in rapporto alla
complessa situazione sociale sudamericana. Possiamo comunque segnalare le
seguenti:
1. Posizione conservatrice di una
grande maggioranza di membri che vivono in comunità di campagna, per i
quali il problema sociale del continente è ridotto alla sua più semplice
espressione nei limiti di un piccolo
mondo circoscritto. Questa situazione
è aggravata dalla difficoltà di avere
mezzi di informazioni che riferiscano
la situazione sociale senza distorsioni
dovute a preconcetti.
2. Posizione di reazione di un settore che vive nelle città, come « trapiantati » dalla campagna, portando con sé
gli schemi del suo piccolo mondo e
quindi con molte difficoltà di apertura
verso il complesso problema sociale
urbano.
3. Atteggiamento avanzato e aperto
di un piccolo settore di studenti, professionisti, contadini ed operai realmente impegnati, che cercano di vivere coerentemente il Vangelo.
D. Nel corso dell'ultimo Sinodo,
lei ci ha detto di avere ricevuto notizie preoccupanti sulla situazione
uruguayana e in Colonia Vaidense
in particolare. Può precisare queste
preoccupazioni per i nostri lettori?
R. Effettivamente durante il mio soggiorno in Europa la situazione generale delTUruguay è andata ulteriormente peggiorando e in rapporto alla repressione governativa si verificò a Colonia Valdese l’incidente al quale mi
riferivo e che è stato uno di più nella
serie.
Nel primo anniversario della morte
di uno studente ucciso dalla polizia a
Montevideo il gruppo degli studenti
delle scuole medie superiori di Vaidense richiese il permesso per un corteo
ordinato e silenzioso in memoria dello
studente scomparso. Il permesso venne negato, ma il corteo si fece ugualmente, per cui la polizia intervenne arrestando coloro cne furono considerati i promotori del movimento.
D. Si può parlare di una certa differenza fra la situazione dei Valdesi
in Argentina e Uruguay? Ovvero,
quali differenze si presentano tra le
comunità cittadine, in particolare
nelle metropoli, e quelle sparse nella grande diaspora della pampa?
R. La differenza tra i due paesi, Uruguay e Argentina, è circostanziale più
che di fondo. Partendo da questa realtà, possiamo dire che una supposta differenza tra i Valdesi dei due paesi dipende principalmente dal momento
politico, economico e sociale delle nazioni. Per quanto ritarda la configurazione delle comunità ed il modo di
pensare dei membri di Chiesa, non esistono differenze. per questa ragione
che nelle relazioni ecumeniche la Chiesa Valdese ha insistito sulla sua unità
Rioplatense.
Naturalmente è in rapporto alla composizione sociale della campagna e delia città che sorgono le differenze, benché, ripetiamo, si tratti di differenze
più attenuate dal fatto che un importante settore di membri delle comunità
cittadine sono persone emigrate dalla
campagna.
D. La contestazione si fa sentire
pure aU'interno delle comunità Vaidesi sudamericane? Sotto quale forma e puntando su quali obiettivi in
modo particolare?
R. Parallelamente al movimento mondiale, in altre dimensioni e con carat
ll protestantesimo francese riunito a Grenoble
Dissensi snHo sviluppo
In 6“ pagina pubblichiamo un ampio
resoconto sui lavori della 13“ Assemblea
generale della Federazione protestante di
Francia, tenutasi a Grenoble. Ma ci pare
interessante riportare questa « prima impressione » pubblicata su «La Vie protestante » (14 novembre 1969) e scritta
da un membro della staff del Consiglio
ecumenico delle Chiese, « inviato speciale » a Grenoble. red.
Quale sviluppo? Per quale uomo? A
che prezzo? Queste tre domande —
le prime due costituivano il tema generale — indicano con sufficiente precisione in che senso si sono orientate
le discussioni della 13“ Assemblea generale della Federazione protestante
di Francia, riunita dalT8 alTll novembre a Grenoble, nel Centro ecumenico
Saint-Marc, costruito dai cattolici e
dai protestanti della città per i Giochi
Qlimpici d’inverno del 1968.
Tutto è cominciato, difatti, con il
discorso del past. W. A. Visser ’t
Hooft, ex segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, il quale
ha precisato una volta di più perché
le Chiese hanno qualcosa da fare e da
dire a proposito dello sviluppo: « Questo problema non è un problema introdotto nella Chiesa da attivisti che
vogliono trasformare la Chiesa in una
organizzazione di azione sociale e politica. E un problema posto alla Chiesa dal Dio dei profeti e di Gesù Cristo.
Si tratta della sorte dei poveri e degli
affamati ».
Bisogna del resto riconoscere che i
270 delegati e invitati, come pure il
pubblico numeroso, venuto alla modernissima Casa della Cultura, erano
più o meno tutti d’accordo su un impegno della Chiesa per uno sviluppo;
ma, come c’era da aspettarselo, le divergenze si sono manifestate sul bruciante problema dei mezzi.
Durante circa tre ore i sei partecipanti a una tavola rotonda hanno presentato, con passione, l’analisi della
natura delle relazioni fra paesi ricchi
e paesi poveri. Senza mettere in causa
la qualità dei vari oratori, gli interventi del camerunese Aron Tolen, sociologo e segretario per l’Africa della
Federazione universale delle Associazioni cristiane studenti, e del pastore
Tullio Vinay di Riesi (Sicilia) sono apparsi quelli più significativi. Ma se
identico è il loro punto di partenza —
nella fede in Cristo, un’economia fondata sul profitto non è un’economia
giusta — le conclusioni che essi ne
traggono differiscono sensibilmente.
Il problema di Tolen è questo: « Siamo pronti a pagare il prezzo della
soppressione dello sfruttamento _ dei
poveri da parte dei ricchi? » Egli ha
risposto « sì » per ciò che lo concerne
(ha rifiutato posti elevati e ben remunerati per tornare nel suo paese) insistendo sulla necessità assoluta di distruggere « le strutture alienanti ». A
coloro che domandavano se bisognava
usare mezzi violenti, ha risposto che il
problema era posto in modo falso, poiché le strutture che reggono le relazioni fra paesi sviluppati e sottosviluppati sono esse stesse causa di violenze. Infatti, egli ha aggiunto, « la relazione oppressori-oppressi è una relazione disumanizzante, e qui sta il problema ».
Per Tullio Vinay la ricerca, necessaria, di un mondo nuovo implica la mobilitazione delle masse « per sabotare
la società dei consumi ». Si tratta di
atti personali (ad esempio, rifiutare lo
spreco per ciò che ci concerne) e immediati, i quali a lunga scadenza e parallelamente ad azioni di tipo diverso
coinvolgeranno la fine di un sistema
ingiusto.
(...) Accanto a questo problema il
quale, come ricordava il professore
Georges Crespy di Montpellier, non è
un problema fra gli altri ma il problema fondamentale di sapere « se l’umanità ha ancora un avvenire », le discussioni talvolta tumultuose, spesso oscure e sempre scoraggianti sull’unità
delle quattro Chiese luterane e riformate sembravano ridursi nettamente
a folklore ecclesiastico, al punto che
uno speaker della TV francese ha potuto dichiarare: «Le Chiese riformate, per sopravviversi, s’inseriscono nel
problema dello sviluppo ».
Claudette Marquet
PERRERO * MANIGUÀ
Dopo lunghi mesi di malattia, si è serenamente addormentato nel suo Signore, il nostro fratello Pietro Augusto Paseal, all’età di
71 anni, nella sua casa di Chiabrano. Era
molto conosciuto ed amato e ne è stata anche una prova eloquente la numerosa folla
commossa che ha partecipato ai suoi funerali
domenica 9 novembre. Egli aveva insegnato,
con alto senso vocazionale, per un quarantennio, in Valle d’Aosta prima ed in seguito a
Maniglia ove terminò la sua carriera. Ricordiamo con grande riconoscenza la sua fedele
partecipazione a tutte le manifestazioni della
vita della Comunità: nell’insegnamento deOa
religione, nella scuola domenicale, nella Corale diretta per molti anni, nella predicazione,
nelle Unioni giovanili, come membro del Concistoro e a varie riprese come delegato alle
Conferenze ed ai sinodi.
Nell’ora della separazione diciamo alla vedova, ai figli ed alle loro famiglie, al fratello
ed ai parenti tutti l’espressione della nostra
fraterna simpatia e della nostra solidarietà
cristiana.
L’Unione femminile ringrazia vivamente la
Signorina Graziella Jalla, con i missionari che
l’hanno accompagnata, per la sua gradita visita ed il suo interessante messaggio del 16 novembre.
teristiche proprie, la « contestazione »
è stata presente anche nella nostra zona rioplatense. Confrontando Tesplosiva situazione politica e sociale dell’America Latina con l’atmosfera, in generale molto conservatrice, che si respira nelle nostre comunità, arriveremmo alla conclusione che il movimento
di contestazione all’interno delle nostre
Chiese è notevolmente equilibrato e
numericamente ridotto. Questo settore,
composto prevalentemente da giovani,
cerca con impegno di trovare una coerenza nella vita privata e comunitaria.
In questa linea troviamo che i loro
obiettivi sono ben fondati e potremmo
definirli come un risveglio della coscienza di ogni membro di Chiesa e
delle sue comunità di fronte alla situazione reale delle nostre comunità e
un risveglio alle molteplici e nuove possibilità di testimonianza, servizio e comunione trasformati in ineluttabile
appello per la Chiesa di oggi.
D. In quale misura è avvertita una
solidarietà di fede e di vocazione,
più che di razza, con il ramo Valdese d’Europa?
R. Credo che, come già ho ripetuto
molte volte in occasione di incontri con
le comunità, secondo la mia convinzione personale, l'unità della Chiesa Valdese nei due continenti appaia rafforzata, non soltanto per il tatto che si
sperimentino nuove strutture o si intensifichino i contatti personali, ma anche e soprattutto percné considero che
lo Spirito Santo ci stia mettendo a
confronto in uguale misura con preoccupazioni, inquietudini e movimenti
. comuni ad Europa ed America. Certamente ci rimane ancora molto da lottare per sradicare il concetto di « razza » considerato come fondamento per
l’unità della Chiesa Valdese e in questo
senso il movimento ecumenico ci aiuta enormemente a riconoscere questa
colpa ed a riportarci nel vero sentimento di unità.
D. La Chiesa Valdese « acquista »
o « perde » sulle rive del Rio de la
Piata?
R. Tenendo conto dei diversi elementi che rendono sempre relativi i dati
statistici (criteri non sempre uniformi,
correzione di registri, ecc.) possiamo
senz’ altro riscontrare nella decade
1958-1968 una diminuzione nella lista
dei membri comunicanti ed un aumento nella « popolazione valdese ». Riassumendo, interpretiamo la situazione
della Chiesa Valdese Rioplatense come
statica, il che, statisticamente, significherebbe un regresso. A mio avviso, e
per dovere di precisione, è necessario
però dire che le cifre attuali rispondono più esattamente alla realtà.
D. Lei ha partecipato all’ultimo
Sinodo della zona europea e ha poi
visitato tutta una serie di nostre
comunità: i temi di fondo che si dibattono fra noi — testimonianza al
mondo, riflessione sui ministeri e sul
pastorato in particolare, la stampa
come mezzo di testimonianza, l’utiLizzazione dei mezzi di comunicazione di massa per l’evangelizzazione
— sono vivi pure nella zona sudamericana? Con quali accentuazioni particolari?
R. Come ho ricordato prima, l’unità
si esprime in una quantità di interrogativi e preoccupazioni che abbiamo
in comune, tra l'altro anche in rapporto ai punti da lei citati. Credo che i primi due argomenti (testimonianza e riiiessione sui ministeri) siano presenti
in ogni studio realizzato nelle Chiese locali cosi come nei Presbiteri e negli
studi a livello di tutta la zona Riopiatense; esiste il problema concreto della
nostra testimonianza personale in una
cornice di informazioni tendenziose,
confuse e distorcenti la realtà. Questa
testimonianza chiara e potente può essere espressa quando ciascuno riconosca in se stesso e nel prossimo i diversi ministeri dati dallo Spirito e su
questo punto si è insistito particolarmente cercando di dare alle comunità
la sensazione reale di essere un solo
corpo.
Riassumendo, ogni riflessione sulla
missione della Chiesa è inquadrata in
un tempo e luogo determinanti da una
situazione concreta e contingente.
Nelle nostre nazioni, questa situazione si presenta sotto il segno di una
crisi che è ormai impossibile nascondere o dissimulare. Di conseguenza, volenti o no, la riflessione sulla missione della Chiesa, sulla sua testimonianza e servizio portano necessariamente
alla riflessione sopra questo mondo in
crisi. E in questo consiste esattamente il grande ostacolo del nostro tempo,
costituito dalla tensione tra due concezioni diverse della natura e missione
della Chiesa: una Chiesa « per il mondo » o ima Chiesa « per se stessi »; una
Chiesa in costante rinnovamento o una
Chiesa conservatrice in crescente paralisi. Attualmente una gran parte della
attenzione della Chiesa è orientata verso queste tensioni, con uno sforzo per
mantenere l’imità interna, il che le rende difficile compiere la sua vocazione
per il mondo nel nome del suo Signore.
(traduz. L. Eynard Baridon)
Per il prossimo
17 Febbraio
Ho letto, sull’« Eco-Luce », che nella
Conferenza del I Distretto dell'8 dicembre a Torre Pellice, verrà trattato
il problema del 17 febbraio.
Essendo, con due giovani, delegata
alla Conferenza, affido al nostro settimanale alcuni pensieri.
In primo luogo vorrei dire che molte persone della mia Comunità mi
hanno affidato l’incarico di difendere
la causa del 17: lo faccio sin d'ora.
In secondo luogo vorrei dire che
noi, valdesi non più giovani, abbiamo
sempre preparato il 17 con amore e
impegno. Prima di noi lo hanno fatto
gli altri i quali ci hanno trasmesso
questi sentimenti, non in quanto sentimenti, ma in quanto fede.
Non so, se oggi, questo amore e questo impegno che et fecero dedicare alla chiesa tante ore del nostro pur breve tempo libero, siano considerati testimonianza. Noi lo abbiamo inteso
come tale.
Però, quando eravamo più giovani,
vi era assai meno benessere materiale
alle Valli. Poi, nel dopoguerra, quasi
per rifarci di tutte le pene sofferte durante la guerra, ci scarno lasciati prendere da un vortice materiale cne ci na
allontanati, senza che neppure ci accorgessimo, da quel « sentiero antico »
che oggi si cerca di riscoprire. Il benessere materiale è aumentato e il senso della fede si è affievolito. Direi che
la fede l’abbiamo adeguata alle contingenze del benessere.
Potrebbe anche darsi che la Chiesa
non abbia detto in quel momento la
parola giusta, ma potrebbe anche darsi che noi stessimo troppo bene per
prestare ascolto.
Poi si è presentata a noi la contestazione e ci ha detto (e rimaniamo
qui nel solo argomento del 17 febbraio)
che il 17 era solo più un rito tradizionale e sterile e che non davamo più
alcuna testimonianza.
Dapprima vi furono rivolta e ribellione da una parte, accuse dall’altra.
Poi, piano piano, si cominciò a riflettere. Uno, fra i tanti frutti della riflessione, è questo:
I valdesi, il 17 febbraio, si fanno vedere tutti o quasi tutti. Il tempio segna il tutto esaurito. Abbiamo i falò, il
corteo, il pranzo: e ci ritroviamo. Alla
domanda se ci ritroviamo in quanto
popolo o in quanto chiesa, molti di noi
non saprebbero rispondere.
Ma in tutte le altre occasioni dell’anno in cui è proclamata la Parola
di Dio (fatta eccezione di Pasqua e
Natale) non ci ritroviamo più o meglio, ci ritroviamo in pochini pochini.
Siamo d’accordo che neppure coloro che contestano sono sempre presenti, con la scusa delle strutture e della
mancanza di attualità.
Siamo d’accordo che vi è una contestazione costruttiva e vi è una contestazione distruttiva.
Vi sono poi le diverse scuse: Io non
vado al culto, ma non faccio del male — Io andrei, ma i pastori ecc. ecc.
Comunque sia, la proclamazione della Parola di Dio avviene e noi non ci
siamo per ascoltarla. Non possiamo
quindi difendere la causa del 17 se non
abbiamo dei fatti concreti da presentare a coloro che ci dicono che il nostro atteggiamento è ipocrisia e che
il 17 è un rito tradizionale e sterile perché non diamo alcuna testimonianza.
II 17 febbraio 1848 abbiamo ottenuto la libertà civilmente. Ma il problema che è legato a questa ricorrenza è
un problema spirituale.
Qggi, come oggi, siamo divisi. C’è chi
pensa di testimoniare prendendo parte viva alle celebrazioni del 17. C’è chi
pensa di testimoniare astenendosene o
optando per far passare inosservata tale ricorrenza.
Rimane aperto il problema della fede, per gli uni e per gli altri. Dipenderà da come risolveremo, dentro di noi,
questo problema, se il 17 sarà una testimonianza o una tradizione. Non deve esserci imposizione, ma convincimento.
Io difendo la causa del 17, ma la
pongo vicino a questi ripensamenti.
Non so proprio se sono riuscita ad
esprimere lo stato d’animo di molti di
noi, valdesi di oggi. Spero che altri lo
possa fare meglio di me.
Ad ogni modo, ci auguriamo che la
conferenza distrettuale non sia una
lotta di partiti, ma una sincera ricerca, insieme.
Nelly Rostan
A TORRE PELLICE
Dna serie di conierenze
La sera di domenica 16 c. m. ha avuto luogo la manifestazione culturale promossa dal
Centro di Cultura Biblica « La Voce della Speranza » di Roma.
Nel Salone della Società Operaia gramito
di un folto pubblico, Domenico Visigalli ha
trattato l’argomento in programma : « Medio
Oriente: dramma delle nazioni » richiamando l’attenzione dei presenti sulla precaria situazione internazionale e spirituale del nostro tempo. La conferenza è stata preceduta
da alcune applaudite esecuzioni musicali del
tenore Giuseppe De Meo e della pianista Paola Rossi di Torino.
Le altre conferenze, tenute dallo stesso oratore, avranno luogo al mercoledì ed alla domenica fino al 7 dicembre p. v. sempre alla
stessa ora. Tutti sono cordialmente invitati.
4
pag. 4
N. 47 — 28 novembre 1969
LIBRI PER I NOSTRI RAGAZZI
a cura di Berta Subilla
Quanto costa la libertà II vero delitto
Conoscere per comprendere il passato e il presente
Dai 14 anni
Clelia Conterno Guglielminetti — In
tanti a dire di no — Paravia. L. 1.000.
Quanto costa la libertà! È perché
vale tanto che gli uomini hanno sempre accettato di pagare caro il loro diritto di essere uomini liberi. In questo
libro, uno dei tanti che vogliono spiegare ai giovani — smorzando le tinte
— che cosa è stata la Resistenza, il resistere nella sofferenza, per non collaborare, per non dire di sì contro coscienza, è raccontata la vita nei Lager,
e la conseguente tensione nelle famiglie, degli anni '43-45. Le situazioni sono rese molto vive per la esperienza
personale dell’Autrice che ha avuto il
marito internato in Germania mentre
essa stessa collaborava ai giornali
clandestini. Essa, dopo aver studiato
al d’Azeglio di Torino con Augusto
Monti e dopo aver avuto un interessante curriculum di studi e di produzioni letterarie, fra cui un premio dell’Accademia dei Lincei, fa ora parte
della Akademio de Esperanto, perché
pensa che il parlare un linguaggio comune sia importante fattore di pace
fra gli uomini.
Iris Origo - Guerra in Val d’Orcia
Collana « Primo Scaffale », La Nuova Italia, Firenze 1969, L. 1.100.
È vm diario, scritto con grande e
bella semplicità da una signora inglese sposata in Italia, con l’intenzione di
ricordare alle figlie, troppo bambine
allora per avere chiari gli avvenimenti
del 194344. Il libro, dopo molti anni
fu tradotto in italiano in questa sim
patica collana di classici, corredata di
fotografie e di note che aiutano molto
i ragazzi nella comprensione del testo.
La storia di quegli anni di fascismo è
vista qui attraverso la vita di una famiglia molto impegnata nella lotta di
quel tempo sia soccorrendo bambini
sfollati, sia aiutando partigiani della
valle dell’Orcia, tra il M. Amiata e
Montepulciano. Salvemini diceva che
la storia va studiata cercando « di rendersi ben conto dei fatti che si annodano » intorno al periodo che si studia. È cioè informandosi su pagine di
cronaca come queste, scritte peraltro
con molta intelligenza e con sobrietà
tutta inglese, che il ragazzo può arrivare forse a capire da sé la storia.
Giuseppe Cesare Abba - Da Quarto al
Volturno - Collana « Primo Scaffale », La Nuova Italia, Firenze 1969,
L. 800.
Anche le « Noterelle » di Abba, uno
dei Mille di Garibaldi, cominciano come frettolosi appunti presi qua e là,
durante il tragitto in Sicilia o nelle
pause dei combattimenti della appassionante spedizione dei Mille. Anche
di lui si può dire che racconta obbiettivamente i fatti e lascia al lettore lo
sforzo di interpretarli e farsi da sé la
storia. Ora le « Noterelle » ritornano a
essere attuali a un secolo e più di distanza, mentre il problema meridionale è sentito da una parte di italiani come già allora lo aveva intuito Abba
giovane. Uomini di questa tempra morale, di questa chiarezza di animo sono comunque i migliori amici che possiamo consigliare ai nostri ragazzi.
Un’originale storia deil’umanità
Seguendo la trama non delle guerre, ma delle esplorazioni
Dai 13 anni
Silvio Zavatti - Alla scoperta del mondo - Storia delle esplorazioni - Mursia, L. 1.800.
Mi sembra molto interessante l’idea
di presentare ai ragazzi la storia del
mondo invece che attraverso le guerre, attraverso le esplorazioni. Non sono i guerrieri, obbligati a fare la ^erra, ma piuttosto i globe-trotters di tutti i tempi che risultano qui come i volontari portatori di civiltà fra i popoli.
L’Autore, capitano di lungo corso e
laureato in lettere, che ha guidato 5
spedizioni scientifiche nelle regioni polari e ha pubblicato numerosi volumi
di esplorazione, in questo libro comincia dai « nomadi » dell’antichità, i primi usciti dal guscio, e, attraverso greci e romani, attraverso il medioevo e
fino ai nostri tempi, passa in rassegna
i viaggi nelle terre lontane, quelli fra i
ghiacci, nei deserti, negli abissi e nello spazio. Un lavoro ricco di documentazione e di spunti importanti per le
ricerche dei nostri studenti!
Pagine di sloria
Michel Peyramaure - I colossi di Cartagine - Coll. « Pieno vento », Bompiani 1969, L. 1.200.
I colossi di Cartagine sono i poderosi elefanti che Annibaie si sarebbe trascinato su per la costa spagnuola, attraverso i Pirenei, e la costa gallica fino a Briançon e attraverso il Monginevro, in Italia per combattere Roma.
Maggio-novembre 218.
Peyramaure è uno studioso di storia
antica e racconta questa impresa di
Annibaie, grandiosa e tragica specialmente nel tratto alpino, coinvolgendovi due ragazzi che seguono con passione l’avventura del generale cartaginese.
Yannis Katsoufris - Il capitano Mavros - Collana « Pieno Vento », Bompiani 1969, L. 1.200.
Nel 1500 i Turchi imperversano su
tutto il Mediterraneo. Un giovane fabbro greco, Kostantis Mavros, per sfuggire ai loro soprusi, fugge dal suo paese, s’imbarca e, attraverso avvincenti
avventure tra pirati, corsari e Barba
reschi nelle quali si comporta sempre
valorosamente e con senso di umanità, diventa capitano e combatte con
i veneziani a Lepanto dove l’egemonia
turca viene domata. Sullo sfondo di
questo romanzo di avventure, le repubbliche marinare di Venezia, Genova, le corti dei Medici e degli Sforza e
una delicata storia d’amore.
Avventure
e racconti
Per 941 anni
Bernard Palmer - Danny Orlis e i misteriosi incendi nel bosco - Voce della Bibbia, L. 400.
I libretti che hanno per protagonista Danny Orlis sono tre. Uno vi era
già stato presentato l’anno scorso ed
aveva per titolo: Danny Orlis e il mistero della baia del Triangolo. Questo
è la continuazione e ne è promesso un
terzo. La baia del Triangolo, località
dove vive Danny, è in America, nello
stato del Minnesota. Le avventure che
Danny vive sono sempre emozionanti
e tutta la sua vita, in una serena cornice familiare, è vissuta nella gioia
della fede.
Per i più piccoli 6-9 anni
Biancolina - Due fiocchi di neve - Giunti (Bemporad Marzozzo), L. 750.
Le bimbe che hanno letto con piacere La Casina verde di Bianca Bartoli, leggeranno volentieri, commovendosi, le avventure di Anny e Mino, i
protagonisti di questo libro, i quali,
sballottati qua e là dalle vicende della
guerra del ’15-’18 e provati da un grande dolore, ne sono in parte liberati alla fine. Il libro è pervaso da quella serenità fiduciosa, da quella bontà profonda che è nell’animo dell’autrice.
Lucia Tumiati - Una cartella di sogni ■
Ed. Giunti (Bemporad Marzocco),
L. 750.
Lucia Tumiati è conosciuta soprattutto per Saltafrontiera, che è stato
definito « un delizioso moderno De
amicitia ». Anche in Una cartella di sogni domina lo stesso motivo: un bimbo piccolino, Pippo, comincia la scuola incontrando tutte le difficoltà note
ai bambini che per la prima volta devono inserirsi in una comunità; ma
Pippo, l’amico della natura, raggiunge
la gioia solo quando i suoi compagni
diventano i suoi amici. Lucia Tumiati
è così padrona dei sentimenti che affiorano nel cuore infantile e così padrona della lingua con cui li esprime, che
ogni suo libro è un capolavoro di
spontaneità e di ricchezza umana.
è Tignoranza
ricoriia James Balidwin
James Baldwin - Il vero delitto è l'ignoranza - « Primo Scaffale », La
Nuova Italia, Firenze 1969, L. 900.
« Noi — scrive Baldwin — possiamo
fare dell’America ciò che l'America
deve essere ». James Baldwin, Martin
Luther King, voci di uomini che l’America, suo malgrado, ma anche ogni altra parte del mondo occidentale devono, loro malgrado, ascoltare.
Il padre di Baldwin era pastore battista, di quei battisti del sud rigidi e
ferventi, dove i negri hanno vaste comunità. Anche James voleva diventare pastore, ma non lo è diventato, per
protesta. Però, con i suoi scritti antirazziali, così toccanti, realisti e impressivi, sa dirci il messaggio dell’arnore fra gli uomini con una forza che
ci tocca nel profondo. Questo libro è
una raccolta di brani e capitoli tratti
da varie opere di Baldwin nelle quali
egli esprime la condizione dei suoi fratelli, ora disperata e ora sostenuta dalla fiducia. Se degradante appare la situazione dei negri oppressi, appare altrettanto degradante quella dei bianchi che opprimono. E certamente un
libro per i più grandi, gli adolescenti,
a cui stanno a cuore i drammatici problemi che Baldwin propone.
PER I PIU’ PICCINI
Angela Galli Dossena — Un angolo di
prato — Filastrocche - Emme Edizioni, Milano. Zanichelli Editore, Bologna. L. 1.500.
I libri di filastrocche non bastano
mai all’avidità dei piccoli. Angela Galli Dossena, dopo il precedente Filastrocche Filastrocche, nel quale i protagonisti erano i bambini, presenta
questo suo nuovo libro, nel quale chiama a raccolta le bestiole più piccine
che i piccoli amano, le rende vive nei
loro voli, nel loro letargo, nel loro giocondo muoversi nel prato e segue il
filo di un delicato ragionare sulla vita:
Che « loro » (le stagioni) si avvicendano, si vede e .si sa,
ma la « causa profonda » dove sta?
Le illustrazioni di Uta Glauber sono
bellissime e tutta l’edizione si presenta in una freschezza moderna.
Else Holmelund Minarik - Maurice
Sendak - Il piccolo orsacchiotto - La
visita di orsacchiotto - Bompiani
1969, L. 1.000 cad.
Credo che questi due libri, che iniziano una serie per la prima infanzia,
siano quello che c’è di meglio per i io-i2 anni
nostri piccolissimi. Sono libri il cui
protagonista è un delizioso orsacchiotto, molto simile ai prediletti orsi in peluche, compagni fedeli dei primi anni.
Anche questi libri potranno essere dei
compagni fedeli, perché la loro storia
è semplicissima, fatta di tutte le cose
che riempiono la vita del bambino: i
suoi giochi, i suoi vestitini, le giornate
dai nonni, la torta del compleanno, le
storie, tutto quello che fa al bambino
la vita bella e serena. Le illustrazioni
di Sendak sono fini e originali, di tono
ottocentesco, curatissime nei particolari proprio come piace ai piccoli, che
guardandole cento volte potranno seguire, se non sanno ancora leggere, la
storia precedentemente letta dalla
mamma o dalla nonna.
Un plauso a Bompiani per questa
realizzazione.
Florence Hearn - Bambini dei giorni
della Bibbia - Casa Ed. Battista, s. p.
Sette ragazzi della Bibbia, Giuseppe,
Samuele, Davide, Mefibosheth, Joas,
Timoteo e Rode, sono descritti in questo vivace e chiaro piccolo libro di 15
belle pagine patinate con illustrazioni
nel testo e fuori testo. Si tratta di una
presentazione piana e fedele di queste
sette figure di bambini, che rimarranno impresse nella mente dei piccoli
lettori.
Dignità del
"poliziesco" classico
Poe, Doyle, Chesterton, Simenon, Borges - Il racconto poliziesco. « Primo
Scaffale », La Nuova Italia, L. 600.
Chi ha curato questa breve raccolta
di racconti polizieschi premette che il
libro vuole essere una « guida » per
l’adolescente a questo tipo di lettura
che ormai non si può più ignorare. Al
principio del secolo scorso, alla sua
origine, il romanzo poliziesco ha risposto a interessi veri: c’era Tattenzione
alla delinquenza, il desiderio di divulgare la scienza, la ricerca di razionalizzare il mistero, Tinteresse per l’arte
del detective basata sulla osservazione ecc. Col tempo il racconto poliziesco è scaduto a letteratura di massa e
ha sfruttato a volte tendenze basse.
Perciò è cosa buona indicare ai giovani
una scelta in questo campo.
Natura viva
Henry Williamson
« I Delfini di acciaio »
1969,L. 1.500.
Tarka la lontra Bompiani
Williamson non è semplicemente uno
scrittore. È uno che prima di scrivere
vive il suo ambiente. I fiumi freddi dell’Inghilterra del nord lo hanno visto
cacciare e pescare per poter spiare e
capire i suoi animali. In questo modo
aveva reso vivo per i ragazzi Salar il
salmone, che abbiamo presentato a
suo tempo, edito in questa stessa collana di Bompiani. Ora è la volta di
una lontra, Tarka, che possiamo seguire dalla nascita alla morte nella sua
vita normale. Questo è il fascino dei
libri di Williamson e il loro valore: i
ragazzi li apprezzano perché sentono
il vero che contengono. La fantasia
c’entra solo per quel tanto che serve a
interpretare la natura, ma la narrazione esprime sempre e soltanto la
realtà, che l’autore, come i ragazzi.
La vita deiruomo e il suo lavoro
Avete pensato ad abbonare
per il 1970
i vostri ragazzi al mensile che
la nostra Chiesa cura per loro?
L amico dei fanciulli
Ogni mese, nelle sue 16 pagine
illustrate, porta loro queste rubriche:
— la pagina biblica
— racconti
— documentari e notizie
— la pagina dei Cadetti
— ricerche bibliche
— corrispondenza c rubrica dei
ragazzi
— giochi
— la natura
Dal sommario di novembre:
In Spagna fra i bambini evangelici — Gideon, un bambino pagano — Tra le pagine del Nuovo Testamento: Zaccheo, l’uomo
che si arrampica — L’estate di
una cadetta, ad Agape e a Vallecrosia — Gora, il piccolo tasso
— Ricerche, concorsi, giochi.
Abbonamento annuo L. 750 estero L. 1.000 - ogni offerta è ricevuta con gratitudine. Versamenti sul c.c.p 2/21641 intestato
a Libreria Claudiana, Via Principe Tommaso 1, 10125 Torino.
Luciano Soldán - Il corallo è in fondo
al mare - Coll. « Premiati del mondo » - Ed. Giunti (Bemporad Marzocco), L. 1.500.
Quando la vita vissuta è una vita
così ardua, così affascinante e ignota
come può essere quella dei « corallini », allora i ragazzi drizzano le orecchie e leggono d’un fiato. Questo bel
libro racconta di due corallini, padre
e figlio, che partendo dalla costa Tirrena e navigando notte e giorno s’immergono e raggiungono la tanto cercata splendida foresta rossa del fondo
marino. Ma quei rami di corallo, belli
come fiamme, non rappresentano per
i due protagonisti solo del danaro: sono rischio, sono conquista, sono passione e a lettura finita si pensa che è
pur bello vivere in un mondo di tante
meraviglie!
11-13 anni
Karl Bruckner - Terra calda
la Ed., L. 1.000.
La Scuo
conti o più bello il libro con le sue illustrazioni. Comunque una magnifica
opera da avere nella propria biblioteca. Prima cbe giungessero le navi dei
Visi Pallidi muniti dei lunghi coltelli,
il Grande Spirito volle che tutte le tradizioni e le leggende del nobile popolo
venissero conservate. Egli consegnò
perciò al capotribù dei Dakotas il sacro calumet, una magica pipa che
avrebbe conservato ogni soffio uscito
dalla bocca dei narratori, lo avrebbe
ritenuto e potuto ripetere. Dopo di che
vennero i Visi Pallidi e cacciarono gli
Indiani. Il calumet andò disperso e
tutto fu dimenticato. Ma un giorno un
ragazzo, mentre giocava lungo la strada, trovò uno strano ordigno, lo ripulì,
lo lucidò e quando fu sera e il fuoco
ardeva nella cucina « il calumet emise
un quasi impercettibile sbuffo di fumo e cominciò a parlare con voce lenta e carezzevole... ». Anche noi possiamo sentire ora i 47 racconti che ha
conservato, racconti di bisonti e di
coyote, di castori e di lontre, di puzzole e di grù, di lupi e di cervi.
Com’è bello coltivare il proprio campo di manioca e dissotterrare a suo
tempo i bei tuberi maturi. Perché quelle continue guerriglie che portano via
i ragazzi? Con questo interrogativo
inizia e si chiude (a storia di Ameche
e Ahmal, due giovani fratelli che vivono nella terra calda dell’America latina, desiderando solo di realizzare una
vita di pace e di lavoro. I libri di
Bruckner (Il gran sole di Hiroscima,
La vittoria dei tempi nuovi. Uomini e
robot, che abbiamo già presentato)
hanno sempre nello sfondo un problema vitale.
Le voci
di un nobile popolo
Dai 13 anni in su
Racconti degli Indiani d’America —
Raccolti da V. Hulpach — Ed. Giunti (Bemporad Marzocco). L. 2.700.
Non so dire se sono più belli i rac
NOVITÀ CLAUDIANA
HELMUT GOLLWITZER
I ricchi cristiani
e il povero Lazzaro
Le conseguenze di Uppsala
pp. 144, L. 1.300
— Noi cristiani siamo il ricco
epulone della parabola dinanzi ai popoli affamati del Terzo Mondo.
EDITRICE CLAUDIANA
Via S. Pio Quinto 18 bis
10125 TORINO
5
28 novembre 1969 — N. 47
pag. 5
Vita evangelica a Venezia
Iniziato un
veduta sia
nuovo anno di attività in modo positivo, scartando a ragion
la tentazione dello scoraggiamento che quella della reazione
Molto spesso la vita di una comunità, nel monotono susseguirsi degli
anni, si presenta come il normale costante ripetersi di una linea parabolica che da un minimo giunge ad un
apice per tornare a zero.
È una parabola che, partendo dal
faticoso e lento riprendersi delle attività dopo la pausa estiva (tradizionale
quanto ingiustificata perché sintomo
di un avanzato processo di sclerotizzazione della nostra vita spirituale che
non permette più il libero e vivificante fluire della fede ed impedisce di
conseguenza l'operare gioioso), dopo un
crescendo di impegni in varie attività
il cui entusiasmo viene sostenuto a
tratti dal ricordo di particolari aspetti del messaggio evangelico o della
storia ecclesiastica (Natale - Capodanno - 17 febbraio - Pasqua - Ascensione - Pentecoste), con celebrazioni in
cui spesso la confessione di peccato
si mescola ai regali, la gioia per la redenzione annega in un brindisi, la libertà dei figli di Dio si esprime in
folklore e pia rievocazione del passato
e lo Spirito Santo viene rievocato quale misterioso fenomeno di un tempo
che fu, si rallenta il ritmo sino a giungere al progressivo disinteresse estivo.
Sotto i dipinti seicenteschi di Palazzo Cava¡¡nis si mette a punto il documento finale del
Convegno giovanile.
È l’esperienza comune a quasi tutte le comunità, e noi a Venezia non ne
abbiamo l’esclusiva.
È l’esperienza che ha suscitato talvolta lo scoraggiamento non solo in
chi vede trascorrere gli anni di un ministero pastorale senza riuscire a scalfire la dura patina di tradizionalismo
e di superficialità che ammanta le comunità; è l’esperienza che ha originato la reazione di chi respinge in modo radicale le strutture della Chiesa
e la comunità stessa proprio per il suo
non essere e non volere essere comunità di credenti confessanti la loro fede; ma rimane pur sempre una esperienza che non deve assumere le caratteristiche della realtà ultima, perché lo Spirito Santo di Dio, la potenza di Colui che fa ogni cosa nuova,
non ha rassegnato le dimissioni, anzi
costituisce per chi crede la certezza
che la possibilità di iniziare di nuovo
il cammino della fedeltà al Signore
non ci è stata tolta.
È questa la fede che ci ha permesso
di iniziare un nuovo anno di attività
in modo positivo, scartando a ragion
veduta sia la tentazione dello scoraggiamento che quella della reazione,
nella certa speranza che la nostra opera non è vana nel Signore.
Ci siamo ripromessi di seguire le
iiìdicazioni del documento che il Sinodo ha proposto alla riflessione delle comunità c di ciascuno in particolare, documento il cui esame preliminare, fatto dal Consiglio di Chiesa e
poi dalla Assemblea, soggiace a tutta
l’impostazione del nostro prograrnma
di lavoro che si prefigge di raggiungere tutta la comunità in vista di un
approfondimento della preparazione
biblica e teologica di tutti i membri e
quindi del riconoscimento e della rivalutazione di quei doni molteplici e
turno presso le varie famiglie, la discussione sui vari paragrafi del documento sinodale; ed a Venezia un
gruppo si riunisce quindicinalmente
sotto la guida del pastore per esaminare il testo delle dispense di teologia sistematica del Prof. V. Subilla:
« La concezione protestante della fede », e svilupparne il contenuto.
Quanto agli altri problemi: Confermazione - Matrimonio - Padrinato nel
battesimo dei fanciulli - Pastorato Rapporti delle sezioni III e VI dei documenti di Upsala, che sono stati demandati allo studio della comunità sia
dal Sinodo che dalla Conferenza Distrettuale, il Consiglio di Chiesa ha
deciso di sperimentare quest’anno una
nuova formula di riflessione e di discussione che speriamo faciliti la sensibilizzazione della comunità. La documentazione sui singoli argomenti sarà
distribuita ai membri, ma ad alcuni
in particolare sarà demandato il compito di approfondire la riflessione e
presentare le proprie conclusioni sotto forma di « tavola rotonda » all’assemblea.
Ci auguriamo anche che l’Unione
giovanile possa intervenire a queste
tavole rotonde esprimendo le proprie
conclusioni come gruppo di studio della comunità; infatti quest’anno l'Unione giovanile mista Valdese e Metodista, che ha anche delle riunioni periodiche con i giovani battisti di Marghera, desidera inserirsi sempre più nella
comunità non, tanto per portare il proprio contributo, quasi daH’esterno, ma
perché si sente realmente parte integrante della comunità. È un programma impegnativo che i giovani si prefiggono nonostante i pressanti impegni di studio, e ciò è significativo se si
tiene conto che da parte valdese l’U.G.
è costituita quasi totalmente da giovani catecumeni che, al termine del
normale programma di preparazione
catechistica si sono rifiutati di intendere la confermazione quale tradizionale coronamento di un corso più o
meno consistente di preparazione biblica di tipo scolastico e nozionistico,
e già due anni or sono, con responsabile decisione si sono prefissi di rimandare la loro ammissione al momento in cui, dopo una prova di serio
inserimento nella vita della comunità,
la comunità stessa, che li osserva e li
segue spiritualmente, li riconoscerà
veramente parte integrante di se stessa. Questa decisione, che da due anni
ci ha indotto a sospendere le confermazioni a Venezia ed a Mestre, vuol
essere anche espressione di sofferto
ripensamento per evitare quanto già
accaduto in passato e che è triste realtà attuale: cioè la scomparsa dalla vi
Un affettuoso
a una sorella
saluto
cente
di quei ministeri che il Signore ha dato c che costituiscono la forza operante della comunità.
Mentre la predicazione domenicale
sia a Venezia che a Mestre avrà un
line catechistico e seguirà in modo
continuato il Padre nostro, il Credo
apostolico, i Dieci Comandamenti,
avremo in parallelo degli studi comunitari a carattere teologico sulle prime confessioni di fede nel Nuovo Testamento e quindi sul contenuto del
« Credo », sia a Venezia che a Mestre
ed a Treviso.
Si è iniziata inoltre, nelle riunioni
men.sili a Mestre, che hanno luogo a
e di rimanere al culto con la comunità. La loro presenza compatta è veramente rallegrante.
L'integrazione con la locale Chiesa
Metodista vede ormai da due anni unite le due comunità per tutte le attività
ed in ogni occasione.
Domenica 16 novembre abbiamo festeggiato la più anziana tra i membri
della nostra Chiesa valdese a Venezia,
la Signora Lucia Olivotti, che ha compiuto 100 anni. Un gruppo di membri
di Chiesa si è recato a visitarla ed a
portarle, con vari doni, un segno tangibile del pensiero augurale di tutta
la comunità. La sorella Qlivotti ha ri
conosciuto tutti ricordando a ciascuno
in particolare momenti della loro infanzia. Infatti aveva cullato, da bambini, tutti quelli che ora, non più giovani, erano andati a visitarla nella casa di riposo ove è ospitata.
Momenti lieti e momenti tristi si alternano, e mentre nuove famiglie sorgono, altre sono divise dal lutto; è un
ritmo che sottolinea la vita di ogni comunità, ma chiediamo al Signore di
concederci un anno che non sia di
« normale amministrazione ecclesiastica », bensì pieno di frutti sotto la guida dello Spirito.
La Foresteria continua la sua opera
al servizio di tutte le Chiese. Durante
i mesi estivi abbiamo avuto circa 250
presenze, e nei giorni 1 e 2 novembre
vi si è svolto il convegno giovanile
interdenominazionale del Triveneto.
Trentacinque giovani delle Chiese Battiste. Metodiste e Valdesi di: Padova Monfalcone - Udine - Trieste - Marghera - Pordenone - Venezia - Vicenza
I partecipanti al Convegno giovanile evangelico del Triveneto
a pranzo nella Foresteria valdese di Ve
Mogliano - Mestre - Firenze (delegato
F.U.V.), hanno approvato un documento impegnativo che precisa le linee
programmatiche del futuro lavoro giovanile, ed hanno gettato le basi della
costituenda federazione giovanile evangelica del Triveneto (di questo Convegno abbiamo riferito nel num. scorso,
n. d. r.).
Ricordiamo che la Foresteria è aperta tutto l’anno e può accogliere singoli
o gruppi evangelici anche per prolungati periodi di soggiorno, basta rivol
gersi al Pastore Giovanni Scuderi (Castello 5170 - 30122 Venezia, tei. 27549).
Lunedì 8 dicembre presso la Foresteria saranno ospitati anche i Pastori e
delegati delle Chiese Metodiste riuniti
per il Consiglio di Circuito, al quale
sono invitati anche i Pastori Valdesi
del Triveneto. Ci auguriamo che per
l’avvenire anche il lavoro comune a
livello federativo possa divenire una
realtà tra le comunità della nostra regione.
G. S.
A
Cerignola si mene
sceola-lalioraterie
mano ai iavori
in magiieria e
Il gruppo di servizio al lavoro.
ta e dalle attività della comunità e della Unione giovanile di quei giovani
ammessi alcuni anni fa e di cui solo
pochi rimangono impegnati nella vita
della comunità (due monitrici ed un
giovane).
È per questo che i catecumeni, che
provengono da Venezia, da Mestre, da
Marocco e da Mogliano, hanno deciso
di continuare a trovarsi insieme per
un corso di Nuovo Testamento ogni
domenica mattina alle otto a Mestre,
Sabato 8 novembre una pesante scavatrice faceva irruzione' nella piazzetta, Largo Mulini Amati, destinata a diventare il centro residenziale dell’opera di testimonianza resa a Cristo dai
Valdesi di Cerignola.
Sono accorsi i bambini dell’Asilo,
quest’anno ne abbiamo più degli altri
anni, e le ragazze delle nostre due
stanze adibite a Laboratorio.
Nei loro occhi gioia mista a sorpresa, nei nostri vivissima commozione.
Il momento così sospirato e rinviato,
per via di difficoltà burocratiche a non
finire, era finalmente giunto. Si inizia
per noi un secondo periodo molto più
impegnato nel tentativo di aprirci una
nuova strada alTannuncio delTEvangelo. La riconoscenza al Signore, per
tanto avvenimento, l’abbiamo espressa
nell’intimità del Culto domenicale del
9 novembre; e del resto chi mai avrebbe udito il suono delle nostre fanfare
in questo contesto di pesante indifferentismo religioso tipico delle popolazioni a maggioranza cattolica? Il nostro è un Dio straniero per loro, e chi
sa per quanto tempo.
Agli Amici che ci leggeranno, e che
ci seguono in Cristo, sarà forse bene
dire come l’avvenimento lo vediamo
da qui.
Lo vediamo come una grande speranza. Bisogna sapere che il momento
economico, che si vive nell’ambiente
agricolo, è dei più difficili. Quanti riescono a vendere la terra e ad agganciarsi con parenti, già sistemati a Torino o a Milano, partono. Per ovvie ragioni sono però molto più numerosi
quelli che non partono i quali, vedendosi condannati ad una vita grama e
senza prospettiva per i propri figli,
sono combattuti tra un sentimento di
invidia e di sdegno. Di sdegno verso
chi? Verso il destino che li ha fatti
nascere qui, o verso i ricchi stolti e
verso il governo. Ma forse è meglio
che non approfondiscano le indagini.
È pertanto ben comprensibile che si
sentano come elettrizzate, queste ragazze, al pensiero di poter lavorare
del continuo, e in molto migliori condizioni, se avremo anche la possibilità
di acquistare nuove macchine. Per noi
responsabili poi vi è forse una gioia
maggiore di quella di poter allargare
il beneficio ad altre figliuole e di riflesso a tante altre madri dal volto
solcato dalle preoccupazioni?
Non dimenticheremo mai l’emozione
della madre di S. che, appresa la notizia che la figliuola era giunta al punto di manovrare la macchina, volle
venire appositamente al Laboratorio
per accertarsene e si mise a piangere
dalla gioia. Né dimenticherò la stretta
di mano di quella nostra sorella alla
fine di un Culto quando volle ringraziarmi per il beneficio di aver accolto
la sua figliuola nel Laboratorio. Mi disse: « Quest’anno avremmo visto la fame con mio figlio militare e mio marito sempre a letto ». E la Comunità
nelle persone più impegnate come vede l’avvenimento? Come l’ora di un
rinnovato momento che galvanizza un
po’ lutti. Per dirlo in poche parole
questo strumento di lavoro lo vediamo alla luce della parabola dei talenti: ci sarà domandato di più proprio
perché entriamo nel novero di quelli
ai quali molto è stato dato.
* * *
Un pensiero d’infinita riconoscenza
10 rivolgiamo ai nostri Amici di Solingcn. Perché infinita? perché senza il
loro costante c valido appoggio (sono
disposti a coprire per i due terzi 1 importo della realizzazione) che mai
avremmo fatto da soli? Essi seguendoci con tanto amore ed aiutandoci
nei momenti critici, con doni di macchine e poi nell'acquisto del suolo, ci
hanno consentito progressivamente di
giungere a questo punto.
NelTordine spirituale la nostra riconoscenza è altrettanto infinita perché
ci hanno fatto realizzare che siamo
tutti: loro con la loro civiltà ed i loro
progressi sociali, noi con i nostri problemi aperti, tutti insieme « il popolo
di Dio » perché Cristo ha vinto il mondo e ci chiama insieme a proclamare
le virtù di Colui che ci ha chiamati alla Sua meravigliosa luce.
Qra è un anno, esattamente il 28 ottobre, la nostra cara sorella Elisabetta
Ginsberg ci comunicava con un telegramma la deliberazione, che era stata presa dal Sinodo di Solingen, di
aiutarci con questa espressione tipica
del linguaggio riformato... « Lode all’Eterno ». Lo ripetiamo anche noi da
qui, oggi, con il medesimo fervore.
G. E. Castiglione
Durante le tre domeniehe di assenza estiva
del Pastore si avvieendarono snl pulpito i
nostri due universitari Giacomo Campanelli
e Giovanni Magnifico. Apprezzati i loro messaggi.
Alla ripresa delle attività grande fu la gioia
della fratellanza nel ricevere la visita del Moderatore Delmo Rostan accompagnato dal delegato della Tavola Pastore Enrieo Corsani. Rimarranno vive nel ricordo le dne ore trascorse insieme, nel Ricreatorio, per un rinfresco
in onore degli ospiti e nella Chiesa per ascoltare, dalla viva voce e attraverso bellissime
diapositive, le cose grandi di Dio riguardanti
i nostri fratelli Urugnayani.
La ripresa autunnale è stata contrassegnata
dalla divisione dei compiti fra i responsabili
dei diversi servizi, tutto in un clima di entusiasmo e di buoni propositi.
Circa le attività sociali buono si presenta
l’anno per l’Asilo con i suoi trentacinque
iscritti, mentre nelle due stanze adibite alla
Scuola-Laboratorio di maglieria ferve il lavoro. Non mancano le apprendiste, quando
qualcuna emigra o si sposa. Il fenomeno emigratorio ha avuto una ripresa simile a quella
di alcuni anni fa. Infatti quest’anno perdiamo un nucleo familiare e una giovane catecumena.
Il 9 novembre chiuse la sua giornata terrena Michele D’Alessandro, il quale ci lascia
un ricordo di amore per la Parola, di pazienza nella prova e di fedeltà alla Chiesa. Ai
funerali potemmo annunziare la Parola della
vita ad un uditorio eterogeneo ma attento.
Il 12 novembre l’Unione Giovanile, cui si
aggiungono gli Anziani impegnati, ricevette
la gradita visita del Gapo Gruppo F.U.V., Pastore Ennio Del Priore, che risultò costruttiva e chiarificatrice per il programma che ci
sta davanti.
La data dell’S novembre la ricorderemo
come giorno in cui finalmente, superate le
non poche difficoltà di ordine burocratico, si
è potuto dare inizio ai lavori per la costruzione
dell’erigenda Scuola-Laboratorio e casa pastorale. Ne diamo lode all’Eterno.
G. E. C.
FRALI
Tra la fine di ottobre ed il principio di
novembre le varie attibità hanno ripreso il loro
ritmo invernale consueto e con l’arrivo del
freddo la Comunità ha lasciato il tempio per
celebrare il culto nella sala che l’esperienza
ha dimostrato assai adatta anche per le riunioni colluali.
Le novità di quest’anno sono tutte in campo giovanile. L’Unione, che ha ripreso le sue
sedute con un bel numero di partecipanti, ha
deciso di non eleggere un seggio, ma di prendere tutte le decisioni e di organizzare il lavoro tutti insieme, incaricando di volta in
volta le persone che dovranno eseguirlo. Come già l’anno scorso, uno dei primi incontri
autunnali è avvenuto intorno ad una fumante
polenta.
La Scuola Domenicale ha avuto la sua ormai consueta « assemblea » nel corso della
quale sono stati eletti i responsabili per il
nuovo anno: Enrica Rostan e Nicoletta Richard, segretarie; Corrado Rostan e Fiorenza
Ghigo, cassieri.
È pure iniziato il lavoro con le insegnanti di religione nelle scuole di Frali, che si
svolge con sedute settimanali.
Sono stati celebrati numerosi atti liturgici:
il Pastore Felice Bertinat ha celebrato ad
per la erigenda
casa pastorale
Agape il matrimonio fra Fiorentina Bonnet
di Luserna S. Giovanni e René Blanc di Losanna e Tundici ottobre è stato celebrato il
matrimonio di Marco Long (Pramollo) con
Franca Peyrot (Torino) di origine pralina. Il
matrimonio è stato celebrato dal Pastore Paolo Ricca di Torino.
Sono pure stati amministrati due battesimi : quello di Ada Richard di Osvaldo e Laura Michelin Salomon (Villa); Nadia Rostan di
Silvio e Wanda Peyrot (Orgiere).
Nello stesso periodo sono nati Fabio Garrou di Marco e Odetta Collet (Villa); Cristina Richard di Sergio e Pierina Grill (Ghigo); Marinella di Lionello Sanmartino e Èva
Grill (Villa); Luca Baud di Claudio e di Odetta Pascal (Pomieri).
Il lutto è entrato nella famiglia Ferrerò
di Ghigo dove il 30 ottobre è deceduta la sorella Celina Long ved. Bosio, all’età di 90 anni. Il feretro è proseguito per Pramollo, la
sua comunità di origine.
La Comunità esprime la sua simpatia a
coloro che sono nella sofferenza e si rallegra
con coloro che sono nella gioia.
Elena Vigliano e Renzo Turinetto hanno
lasciato Agape dopo un periodo di buona collaborazione con la comunità di Prali. Mentre
salutiamo questi fratelli ed auguriamo loro
un buon lavoro nella chiesa di Torino ed
alla Claudiana dove danno ora la loro attività, salutiamo Michel Costantinidis, e la sua
famiglia che si sono stabiliti ad Agape. Con
Michel la chiesa di Prali acquista un esperto
organista.
Abbiamo terminato la raccolta dei doni in
natura per i nostri Istituti (Ospedale di Pomaretto, Asilo di San Germano, Convitti di Pinerolo e Pomaretto).
Ringraziamo il fratello Ezio Rostan che ha
curato gratuitamente il trasporto di 36 sacchi
di patate (più cavoli ecc.), nonché le famìglie
della comunità che hanno risposto, anche quest’anno, con generosità all’appello.
VILLAR PELLICE
Si sono uniti in matrimonio : Marco Rostan (Torre Pellice) e Malvina Rambaud (Garin).
A questi due giovani sposi, che hssano la
loro residenza nel territorio di Torre Pellice,
la chiesa rinnova i suoi più sinceri auguri di
molte gioie e di una lunga vita in comune,
vissuta sotto allo sguardo del Signore.
A rallegrare il loro focolare domestico e
ad aumentare la famiglia della chiesa sono
giunte ultimamente : Barbara Santina, di Bruno e Liliana Pagget (Centro) e Barbara, di
Silvio e Clara Baridon (Centro).
Porgiamo il nostro cordiale saluto a queste
piccole ospiti ed ai loro genitori esprìmiamo
le nostre vive felicitazioni.
AVVISI ECONOMICI
AGAPE cede ciclostile elettrico in oUime
condizioni. Informarsi presso F. Giampiccoli, 10060 Prali.
GIOVANE cop|)ia Ginevra con bambino qiialIro anni, corca giovane valdese seria che
curi casa e bimbo. Rivolgersi Pastore Sonelli - 10066 Torre Pellice.
CONTINUA L’OFFERTA SPECIALE del vero OLIO D’OLIVA di ONEGLIA a famiglie evangeliche con sconto di L. 50 a litro.
Le spedizioni sono fatte direttamente ai consumatori dai luoghi di produzione (trasporto e recipienti compresi
nel prezzo).
Solo il GENUINO OLIO D’OLIVA
da un condimento nella forma più sana, naturale e più adatta al corpo umano, essendo un alimento eccellente che
si raccomanda ad ognuno che si interessi della propria salute.
Per informazioni con listino completo scrivere a: PAOLO SCEVOLA - Casella Postale 426 - 18100 IMPERIA
ONEGLIA.
6
pag
N. 47 — 28 novembre 1969
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
L Assemblea della Federazione protestante francese, a Grenoble
Chiese e razzisele
Quale svilup, e per quale uomo ?
Città del Capo (soepi) — Una commissione della Chiesa riformata olandese ha dichiarato che i matrimoni
misti fra razze « non costituiscono un
peccato in sé stessi ».
Questa dichiarazione, fatta davanti
agli ottocento delegati al sinodo della
più importante fra le chiese riformate olandesi del Sud Africa, va contro
l’atteggiamento tradizionale dei più
conservatori fra i suoi membri ed ha
perfino sorpreso alcuni dei più liberali.
Nella sua relazione, il professore
universitario J. Muller afferma che la
Bibbia non proibisce in nessuna sua
parte i matrimoni misti: « In nessun
luogo della Scrittura l'umanità viene
divisa in gruppi separati, sulla base di
differenze biologiche o naturali, che
impediscano qualsiasi mescolanza ».
Nel notare che tutti gli uomini sono
stati creati ad immagine di Dio, con
uguali diritti ai suoi occhi, il professóre ha concluso: « I matrimoni misti
fra razze o nazionalità diverse dovrebbero essere autorizzati in linea di principio ».
Il pastóre Vorster, fratello del primo ministro, si è schierato fra coloro
che hanno rifiutato le conclusioni della commissione. Egli ha detto che la
commissione considera il matrimonio
da un punto di vista strettamente individualistico e non si preoccupa sufficientemente dei suoi aspetti sociali.
Essendosi manifestata xina troppo
grande divergenza di opinioni in seno
al sinodo, è stato deciso di non adottare il rapporto e di inviarlo alla commissione per un nuovo esame.
Salisbury (soepi) — La legge sulla
ripartizione delle terre proposta dal
governo rhodesiano è « un attentato ai
diritti fondamentali di tutte le razze »
ha recentemente dichiarato un’assemblea delle chiese cristiane della Rhodesia.
Secondo detta legge, che viene esaminata da una commissione parlamentare, le terre debbono essere ripartite
a metà fra la popolazione europea, che
conta meno di 250 mila abitanti e
quella africana, con 5 milioni di abitanti. Non sarà possibile, senza autorizzazione, ad una . persona di ima razza di possedere terre o di lavorare in
una zona attribuita all’altra razza.
Questa assemblea della Chiesa cristiana, che unisce cattolici, protestanti di varie denominazioni e i rappresentanti dell'Esercito della Sedvezza,
ha affermato che questa legge è « una
contraddizione all'insegnamento di Cristo ».
Il governo, ha sottolineato padre
R. Randolph, rappresentante della Conferenza episcopale, si consacra politicamente allo sviluppo separato delle
razze mentre le Chiese si consacrano,
all’opposto, al loro sviluppo libero e
senza pregiudizi razziali.
CONSULTAZIONE
LUTERANO/RIFORMATA
SUL MATRIMONIO
LA SITUAZIONE DEI BATTISTI
DISSIDENTI IN U.R.S.S.
Direttore responsabile: Gino Conte
rantisce entro certi limiti la libertà religiosa,
tutte le organizzazioni religiose devono ricevere dallo Stato l’autorizzazione a gestire i
loro affari.
Kuroyedov, nell’accusare quel gruppo battista di tentare di impedire ai fedeli l’iscrizione delle loro organizzazioni al registro ufficiale, conclude : « Se i battisti dissidenti
autocondanneranno i loro atti provocatori e
si adegueranno alle esigenze delle leggi sui
culti, verrà loro concessa, come agli altri battisti, l’autorizzazione di esercitare normalmente la loro attività. Se non sarà così, gli organi del potere sovietico continueranno a lottare contro coloro che violano le leggi e daranno un taglio netto alle loro attività antisociali ».
Come già preannunciato, si è svolta a Grenoble, dall'8 all'ìl novembre scorsi, la 13» Assemblea generale della Federazione protestante
francese, avente per tema di fondo:
« Quale sviluppo e per quale uomo? » Il Bip, il servizio protestante
francese di stampa e di informazione, nel suo « cahier spécial » n. 15
ne dà un ampio resoconto e ad esso attingiamo per informare i lettori su questa importante Assemblea.
LO SVOLGIMENTO DEI LAVORI
IL CONSIGLIO ECUMENICO
DELLA GIOVENTÙ’
E IL DIALOGO DEI GIOVANI
IN EUROPA
Bastad, Svezia (soepi) - I segretari della
gioventù appartenenti alle Chiese di 14 paesi
hanno partecipato nell’ottobre scorso alla prima Conferenza annuale del Consiglio ecumenico della gioventù, recentemente creato
in Europa.
Essi hanno incoraggiato il dialogo fra i dirigenti della gioventù cristiana dell’Europa
dell’Est e dell’Ovest, hanno chiesto che si
sviluppino i contatti fra i giovani rappresentanti di Chiese ortodosse e non ortodosse
ed hanno approvato il dialogo con dei gruppi
ecumenici marginali che si occupano dello
sviluppo.
Dopo aver ascoltato alcuni interventi di delegati, essi hanno lavorato sul tema « Nuovi
stili di vita ».
Infine hanno provveduto ad eleggere un
comitato esecutivo, di cui fa parte il pastore
F. Giampiccoli.
Hanno partecipato 220 delegati, oltre a 50 esperti in qualità di osservatori, fra cui due cattolici.
La prima giornata è stata la più piena. Dopo la relazione del presidente
della Federazione, past. C. Westphal,
i delegati si sono trasferiti alla Casa
della Cultura per ascoltare la conferenza del pastore W. A. Visser't Hooft
sul tema (più avanti ne diamo un
estratto).
Dopo la conferenza, una tavola rotonda raggruppa 5 persone impegnate
nella lotta per lo sviluppo: fra di essi,
il « nostro » Tullio Vinay, impegnato a
Riesi, il quale ha posto l’accento sulla
importanza del cambiamento delle nostre mentalità e la forza « rivoluzionaria » delTEvangelo vissuto comunitariamente in un dato luogo. I delegati Tolen, Aubron e de Bernis hanno
sottolineato, sia pure con alcune sfumature fra loro, la necessità di un
cambiamento radicale delle strutture
politiche ed economiche mondiali, attraverso la via rivoluzionaria se occorre, ed il prezzo che si deve pagare per
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
BRACCIA E MINIERE
Ginevra (spr) - Una consultazione luteranoriformata sulla teologia del matrimonio e sui
problemi dei matrimoni misti si è tenuta dal
12 al 14 novembre, a Cartigny, presso Ginevra.
Organizzata dai dipartimenti teologici della Federazione Luterana Mondiale e dell’Alleanza
Riformata Mondiale, aveva lo scopo di impostare i punti fondamentali di una discussione
eventuale con la Chiesa cattolica romana sul
tema del matrimonio.
I partecipanti della FLM erano il past. Matti Joensuu, Finlandia; il prof. Dietrich Rössler, Germania; il past. Maurice Sweeting,
Francia; la signora I. Trobisch, Austria.
L’ARM è stata invece rappresentata dal
past. Rudolf Eherlich, Scozia; dal past. Robert V. Moss, USA; dal prof. Daniel Vidal,
Spagna; dal prof. Hannelore Erhart, Germa
Le relazioni principali sono state presentate dal past. Matti Joensuu (Il matrimonino oggi, dal punto di vista sociologico e psicologico)
e dal past. Rudolf Ehrlich (L’indissolubilità
del matrimonio, problema teologico).
Una seconda consultazione, prevista per l’anno venturo, tratterà il matrimonio dal punto
di vista del suo «carattere sacramentale» secondo l’ottica della Riforma e secondo quella
della Chiesa cattolico romana.
Mosca (soepi) - Il governo sovietico chiede
ai battisti dissidenti russi di cessare le loro
attività provocatorie e di rispettare la legge
sulle organizzazioni religiose, sotto pena di
essere perseguitati in giudizio.
Questo avvertimento viene dato da V. Kuroyedov, presidente del Consiglio del governo per gli affari religiosi, ed è pubblicato
nelle Isvestia.
Si tratta di uno dei più severi ed importanti attacchi diretti contro il gruppo chia« gruppo di iniziativa » che si è separato nel
1961 dalla chiesa cristiana evangelica battista, riconosciuta ufficialmente.
Secondo la costituzione sovietica, che ga
Reg. al Tribunale di Pineroto
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To)
L’« Astrolabio » del 16 c. pubblica delle notizie dal Mozambico (la disgraziata colonia portoghese), che non
si possono leggere senza sentire una
stretta al cuore.
« Con i suoi sette milioni di abitanti
(di cui 180 mila bianchi e 35 mila indiani) il Mozambico ha un reddito procapite lordo valutato a 200 dollari annui, ma bisogna tener conto che il 4%
della proprietà Agricola occupa il 45%
della superfìcie totale coltivabile; i cinquecento maggiori proprietari hanno
più terra di 500 mila piccoli proprietari. Gli operai addetti all’industria sono circa 130 mila (14 mila non africani) e ricevono un salario giornaliero
equivalente a cinquecento lire, mentre
i manovali e gli addetti ai servizi meno qualificati ricevono dalle duecento
alle trecento lire al giorno; in confronto a questi salari, quelli degli operai
portoghesi possono esser considerati
“astronomici": questi ultimi infatti ricevono l’equivalente di quattro mila
lire al giorno. Le ricchezze sfruttate fino a questo momento sono di lieve entità, a esclusione del carbone che, con
300 mila tonnellate all'anno, rappresenta il prodotto più importante della
economia mozambicana. Ma tutte le
risorse economiche sono nelle mani
dei capitali stranieri: il carbone è
estratto dalla “Charbonnière du Mozambique”, filiale della “Compagnie
Géologique Belge". Finanziariamente è
interessata all’estrazione del combustibile la Banca Burnay che ha sede
a Lisbona, ma che cura in prevalenza
gl’interessi stranieri sia in Portogallo
che nelle colonie. Per quanto riguarda
il petrolio, le cui riserve non sono ancora state calcolate, la ricerca e l’estrazione sono totalmente nelle mani della “Mozambique Gulf OH Company" e
della “Mozambique Pan American OH
Company”. I minerali radioattivi (di
cui non si conosce la quantità estratta) sono sfruttati dall’ "Entreposto Comercial de Moçambique” (Svezia) e
dalla “Central Investment Corporation
Ltd. of South Africa”, ed importati interamente dal “Commisariat de l’Energie Atomique Française”. Il predominio straniero non si ferma allo sfruttamento delle miniere. Basti dire che
su 600 mila azioni della “Companhia
do Zambese”, il Portogallo ne possiede soltanto 135 mila; su 500 mila della
“Companhia Mineira do Alto Ligonha"
ne ha 34 mila; su 500 mila della “Trans
Zambesian Railways” ne controlla 208
mila.
Anche se ufficialmente non si parla
di lavoro forzato, circa la metà della
popolazione attiva del Mozambico è
sottoposta a tale regime per almeno sei
mesi all’anno. Da ciò derivano, essenzialmente, i favolosi guadagni dei grandi coloni. Ma l’aspetto più rivoltante
del colonialismo portoghese consiste
nella “vendita annuale” di circa 200
mila indigeni alla Repubblica Sudafricana; indigeni che vengono utilizzati
per il lavoro nelle miniere d’oro. In
base all’accordo stipulato Z’il settembre 1926 tra Lisbona e Pretoria, il governatorato del Mozambico ha diritto
a 2 sterline e 6 scellini per ogni lavoratore venduto. Il salario dell’operaio
venduto viene interamente corrisposto
al governatorato, il quale (detratte le
ritenute) lo passa al lavoratore in escudos; ma soltanto fino al nono mese di
lavoro. Gli ultimi tre mesi di salario
vengono infatti trattenuti fino all’estinzione del contratto annuale “per evitare che il lavoratore possa spendere
avventatamente questi denari”. Il 20%
del reddito mozambicano deriva da tale commercio ».
Intanto si apprende da « Le Monde »
del 15 c. che « all’ONU, i paesi afroasiatici hanno proposto, mercoledì
12 c., alla commissione dei protettorati, una mozione nella quale viene condannata la “guerra coloniale” condotta dal Portogallo in Africa, e viene denunciata la “collusione del Portogallo,
del Sud-Africa e della Rhodesia, per
perpetuare il colonialismo e l’oppressione nelle regioni meridionali dell’Africa”. I paesi della NATO, alleati del
Portogallo, sono ugualmente accusati
di fornire al Portogallo un aiuto “che
gli permette di continuare le sue operazioni militari contro la popolazione
africana di quelle regioni” ».
MERCENARI
« Il senatore W. Fulbright ha accusato l’amministrazione Johnson d’aver pagato il governo delle Filippine
per t'invio delle truppe nel Vietnam. Il
presidente della commissione senatoriale degli affari esteri ha lanciato quest’accusa, nel corso d’una sessione a
porte chiuse della sua commissione,
discutendo sugl’impegni degli USA all’estero. A conoscenza della verbalizzazione del dibattuto (ampiamente censurata), funzionari del dipartimento di
Stato hanno dichiarato che gli USA
hanno elargito 39 milioni di dollari per
l’invio e l’equipaggiamento di 2.300 soldati filippini distaccati nel Vietnam. Si
tratta d’un contingente di sabotatori
del genio, non combattenti.
Il senatore ha ricordato che gli USA
avevano accettato di fornire 45 milioni
di dollari alle Filippine, in occasione
della visita del presidente Marcos in
settembre 1966: non era stato reso
pubblico il fatto che tale somma era
destinata all’invio d’un contingente filippino nel Vietnam.
Fulbright, che ha qualificato questa
manovra “il colmo della corruzione”,
ha detto: “Ritengo che noi abbiamo
preso in affitto i loro soldati, in modo
da far credere che molti sono quelli
che appoggiano la nostra azione nel
Vietnam” ».
MANIFESTAZIONI IN U.S.A.
PER LA FINE DELLA GUERRA
DEL VIETNAM
chi è cosciente della posta in gioco.
I delegati Schrumpf e specialmente
A. Philip hanno parlato come economisti avvalendosi di cifre e caldeggiando l’uso progressivo e « realista » dei
mezzi tecnici che ci vengono offerti
ora per modificare quelle strutture e
migliorare la drammatica situazione
odierna.
Il prof. G. Crespy, presidente del
Comitato di coordinamento dell’Assemblea, ha poi presentato un questionario estratto dal suddetto dibattito
e dalla conferenza per il lavoro di tredici gruppi. In serata, il pastore Mathiot ha presieduto una serata audiovisiva centrata sulle conseguenze del
sottosviluppo.
La domenica 9 novembre i pastori
Appel e Weber hanno presieduto il
culto ed il primo studio biblico ed i
vari gruppi hanno tenuto due sedute
di lavoro. Alla sera, il prof. Crespy ha
fatto il bilancio delle loro riflessioni.
II 10 novembre si è avuto un difficile
dibattito sull’unità del protestantesimo ed un altro sull'organizzazione della Federazione protestante francese,
dibattiti che hanno portato, a causa
dell’abbondanza delle questioni sollevate e per la loro complessità, ad un
certo disagio che ha impedito di giungere a un documento veramente elaborato sul tema. Sono state ad ogni
modo adottate 5 « raccomandazioni » e
proposta una presentazione di dette
raccomandazioni.
L’ultima giornata è stata dedicata
alla relazione finanziaria, alle varie nomine; sono state inoltre votate alcune
dichiarazioni, fra cui una riguardante
lo sciopero della fame iniziato il 27 ottobre da 5 tecnici del Centro di Saclay,
in cui si fa rilevare lo scandalo per cui
la Direzione del Commissariato dell’Energia Atomica si rifiuta di iniziare
delle trattative sui licenziamenti di 98
donne.
Altra decisione, votata all’unanimità: l’Assemblea ha incaricato la Commissione degli Affari Internazionali ■—
possibilmente in comune con la Commissione cattolica « Giustizia e Pace »
— di creare un dossier sulle forniture
d’armi che la Francia effettua all’estero e di assicurarne la diffusione.
LA CONFERENZA
DI VISSER 'T HOOFT
■ff In occasione della lunga marcia
per la pace, che ha avuto luogo sabato 15 c. a S. Francisco, il pastore
Abernaty (successore di Luther King)
ha detto: « Qual’è l’uomo senza pietà,
che va contro la corrente della storia
e contro l’evoluzione sociale, per rinforzare il mito secondo cui gli americani sostengono la guerra? Il signor
Nixon in persona. Noi non potremo
aver riposo finché il governo americano non avrà capito che i popoli del
mondo non vogliono essere assorbiti
dall’imperialismo ».
Se le chiese considerano come il
problema n. 1 del nostro tempo la
questione dello sviluppo, esse devonoesercitare una costante pressione sui
pubblici poteri perché questo problema diventi anche il loro.
Visser ’t Hooft ha così concluso:
« Penso che la grande sfida lanciata
alla Chiesa oggi è quella di ritrovare
la vera tensione fra le due forme di
speranza (quella umana e quella cristiana) e perciò di mostrare colla parola e coll’azione che coloro che sperano in Dio hanno anche speranza per
l’uomo ».
LE CINQUE RACCOMANDAZIONI
DELL’ASSEMBLEA
I) Chiediamo che il Dipartimento
Informazioni della Fed. Protestante
Francese (F.P.F.) studi, unitamente
agli organi impegnati nei problemi
dello sviluppo, la possibilità di una informazione regolare e critica relativamente a quello che viene regolarmente comunicato al pubblico.
II) Constatando che i problemi dello sviluppo, che la Chiesa si pone, hanno tutti degli aspetti politici, chiediamo che la F.P.F. incoraggi le chiese
ad interrogarsi con sincerità sui rapporti di fatto che esse hanno coi poteH economici e politici locali e che si
chiedano quali relazioni corrispondano realmente alla loro missione.
Ili) Nel ritenere che l’atteggiamenta
verso gli immigrati in Francia possa
costituire un test della volontà di impegno nei problemi dello sviluppo, invitiamo la F.P.F.:
— a chiedere alla Cimade di organizzare uno studio sulla politica francese di immigrazione, nella prospettiva
di una maggiore giustizia economica,
sociale e politica;
— a ihcóraggiàre la formazione —
o il rafforzarsi — di gruppi locali e
regionali chiamati ad una vigilanza
attiva sulla situazione degli immigrati
e ad un’azione presso i pubblici poteri.
IV) Chiediamo che nello studio dello sviluppo e nelle azioni intraprese
in questo campo, venga ricercata la
massima collaborazione possibile con
le organizzazioni, cristiane e non, che
operano sulla stessa linea.
(Da « Le Monde » del 18 e del
21.11.1969)
Il tema « quale sviluppo e per quale
uomo? » ci porta a chiederci perché vi
è una notevole e generale concentrazione delle chiese sul tema dello sviluppo: è un segno che la Chiesa accetta semplicemente 1’« ordine del giorno » del mondo? Assolutamente no e
per tre motivi: la sorte degli affamati
è una questione posta alla Chiesa dal
Dio dei profeti e di Gesù Cristo; la
Chiesa, come fattore di sviluppo, ne è
responsabile; infine la Chiesa deve
svolgere il ruolo di sentinella in quanto lo sviluppo richiede delle scelte capitali che, prima dei governi, riguardano la Chiesa.
Quali sono gli ostacoli dello sviluppo? Visser 't Hooft ne indica essenzialmente cinque: l’assenza di una autorità mondiale che protegga i deboli ha
impedito una concorrenza fra nazioni
ricche e povere. È impossibile alle nazioni d’Asia o d’Africa di evolversi rapidamente. La diffidenza e l’egocentrismo delle nazioni ricche nei riguardi
dei popoli sottosviluppati ed il segreto
desiderio di lasciarli allo status quo.
In quarto luogo, dall’altra parte dell’ostacolo precedente, il disinteresse
per l’aiuto degli occidentali più impegnati, dato che, secondo essi, solo una
rivoluzione totale potrà creare delle
strutture completamente diverse: già
questa problematica non implica una
terribile responsabilità? In fine, in
quinto luogo, il più grande ostacolo è
nell’ambiguità stessa del concetto di
« sviluppo » sul quale anche l’ultima
assemblea del CEC a Upsala non si è
sufficentemente fermata. Quando si vede il risultato dello sviluppo in Occidente, abbiamo il diritto di esportare
le nostre ambiguità e di universalizzarle?
Passando all’« uomo », quali sono le
azioni da intraprendere per il suo sviluppo? Fondamentalmente quattro,
tutte basate sulla Bibbia:
La vocazione di emancipazione, che
condanna ogni sviluppo che possa rafforzare comunque l’asservimento degli altri (vendite d’armi o aiuti condizionati dalla politica).
La vocazione di economato, che impedisce qualsiasi tipo di sviluppo che
distrugga la natura e, con essa, la salute morale degli esseri umani.
La vocazione di solidarietà, molto
carente sul piano mondiale. In questo
campo i cristiani hanno una responsabilità specifica (e personale, soggiungiamo). Oggi devono mostrare se è
profondamente ancorata nella loro fede la concezione di una umanità i cui
membri formano un solo corpo.
La vocazione di radicamento, infine,
deve condurre lo sviluppo a rispettare le culture che aiutano gli uomini a
trovare la propria identità: non si può
imporre i propri concetti sullo sviluppo ai popoli sottosviluppati; la cosa
porterebbe a una demoralizzazione generale. Lo sviluppo è una cosa troppo
seria per lasciarlo unicamente nelle
mani degli specialisti in economia e
in finanze.
V) Ricordiamo sia alla F.P.F. che alle Chiese l’appello di Upsala riguardante il versamento per lo sviluppo di .
una parte dei loro introiti regolari e |
che rappresenti per esse un sacrificio
(...) Questo versamento non può essere che un segno destinato a stimolare
l’azione dei cristiani presso i pubblici
poteri per la costituzione di una tassa
internazionale dell’l% del reddito nazionale lordo.
POMARETTO
Il dramma d’Israele nella storia: antisemitismo e razzismo è il tema trattato alla cappella di Perosa dall’avv. Bruno Segre il 18 novembre; discreto pubblico e ampio dibattito
sulle ragioni cbe hanno determinato l’antisemitismo nella storia; tra le motivazioni ricordiamo : Israele ba affermato coscientemente o incoscientemente la sovranità assoluta di
Jaliveh nella vita dell’uomo; piccoli e grandi,
cittadini e governanti sono servitori di Jahveh;
perciò, oltre alle ragioni di natura economica
o altro, c’è la realtà d’un Dio che è geloso
della sua proprietà e tutto è suo e non accetta che l’uomo si sostituisca a Lui; perciò uomini di chiesa o uomini politici hanno cercato di sgominare un popolo che nella sua
credenza riaffermava il governo totale, assoluto di Dio su tutto e su tutti. Perciò anche
oggi l’antisemitismo si delinea soprattutto
nei governi assoluti che sino a pochi anni fa
erano espressione di vita democratica, come
la Russia, e che oggi riprendono la via della
persecuzione.
Si aprirà il 2 dicembre un dibattito interessante tra rappresentanti arabi ed israeliani,
sempre alla cappella di Perosa con la partecipazione di personalità del mondo culturale.
Ricordiamo le prossime riunioni Martedì
2 dicembre: Arabi ed Ebrei di fronte, alla
cappella di Perosa, ore 20,45.
Giovedì 4 dicembre: Riunione al Clot; venerdì 5; riunione al Clot Inverso; mercoledì 10: Lausa; giovedì 11: Perosa; venerdì 12;
Combavilla; mercoledì 17; Masselli.
Recentemente abbiamo celebrato il battesimo di Maria Luisa Scagnai di Antonio e
Letizia Peyran; che il Signore dia gioia e
forza per guidare la creatura che Egli ha
donato nella Sua grazia.
Finanze; i conti della chiesa stanno per
terminare, entro il 31 dicembre: siamo certi
che la comunità risponderà con gioia all’appello in riconoscenza a Dio.
Elenco offerte per la Scuola Materna, per il
nuovo edificio con sala nuova (manca ancora
per la sala un milione e mezzo): Lantaret Lidiette L. 5.000; Stocco Rino e Ines in occ.
matrimonio 10.000; Berlalmio Amedeo, Brasile, in mem. mamma 10.000;Rihet Gino e
Paola 10.000; Ribet Giosuè e famiglia. Via
Podio 10.000; Genre Giov. e Carla 12.000;
Fiori in memoria di Aldo Baret, gli amici dei
Pons 20.500; Tron Valdo e mamma 5.000;
Morello Letizia e Gilda 3.000; Bouchard Raymondo e Emma 2.000; Baret Luigi e Anna
2.000; Genre Clementina ved. Canal in memoria caro marito Canal Oreste 20.000; Canal Felix ed Elena in mem. genitori 50.000;
( continua )