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Anno 126 - n, 14
6 aprile 1990
L. 1.000
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Gruppo II A/70
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a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LE VITTIME DEL SABATO NOTTE
Lacrime
di coccodrillo
Il problema irrisolto è la mancanza di ideali
e di prospettive da offrire ai nostri giovani
LIBERTA’ RELIGIOSA IN ITALIA
Una domenica pomerìggio, su
una qualsiasi delle nostre strade: la lunga fila di automobili
procede lentamente sul lungo
rettifilo. Polizia, carabinieri, tre
moto rovesciate nel fosso,
tutte fracassate, una macchina
sfasciata, vetri rotti, una folia attonita, muta, giovani che piangono. Si passa in un siienzio
rotto dai fischietti laceranti di
vigili nervosi, che cercano di
aver ragione dell’ingorgo. Non
c’è tempo per fermarsi, chiedere
informazioni, sapere. Ma si intuisce che almeno tre giovani
vite sono state stroncate, complice la velocità, il traffico, la bella giornata di sole che invita alla
scampagnata.
Il giorno dopo cerco sui giornali per sapere qualcosa, ma tra
tutte le notizie relative ad incìdenti non trovo menzione di
questo. Troppo piccolo? Non
credo. Il fatto è che i giornali
non riescono a dare notìzia di
tutto ciò che succede; o almeno,
in questo momento, la notizia
che « tira » è quella dei morti deile discoteche. Non è una novità:
sono anni che ovunque in Italia,
compresa la zona delle valli vaidesi, ì giovani muoiono come
mosche nelia febbre del sabato
sera, bruciando in una morte
inutile ed assurda esistenze ricche di promesse, e lasciando dietro di loro sgomento, rimpianto,
lacrime e rabbia.
Bisogna dunque interrogarsi su
questo fenomeno che sembra
essere in aumento; e bisogna
anche correre in qualche modo
ai ripari.
Ma è dubbio che misure repressive, come la chiusura anticipata delle discoteche, il controllo della percentuale di alcol nel sangue, limiti di velocità
ed altro possano modificare la situazione. Gli interventi da adottare. dovrebbero mirare a qual
cosa di ben più profondo e investire costumi e mentalità del
nostro tempo.
Non è possibile, infatti, spargere lacrime di coccodrillo se i
nostri giovani rimangono vitti
me del sistema che noi abbiamo messo insieme, dei modelli
cuìturali e degii strumenti che
ci siamo costruiti. Non ha senso
lamentarsi quando abbiamo fatto dell’automobile uno « statussymbol », della velocità e della
guida spericolata un segno d’intelligenza, o quando identifichiamo nel rombo del motore la nostra forza. E’ ovvio che queste cose, mescolate a un vuoto di valori, o a un insieme di disvalori, creano una miscela esplosiva
che manda in frantumi un’esistenza.
Costruita com’è la nostra società oggi non possiamo più fare
a meno dell’automobile. Ci serve
per il nostro lavoro quotidiano;
ci serve per mantenere i contatti, per trasportare le merci,
per far fronte agli impegni, per
giungere puntuali (ingorghi permettendo) agli appuntamenti, e
così via dicendo. Non credo che
sia possibile tornare indietro,
quando tutto era più lento e più
difficoltoso. Ma il prezzo che
stiamo pagando in vite umane e
in dolore non è il prezzo del
progresso. Ci rendiamo conto
che si è creata una mentalità diversa, per cui l’auto che era
strumento è diventata in un
certo senso padrona, quasi unidolo. E come tutti gli idoli ha
i suoi riti, i suoi sacerdoti, ed
anche i suoi sacrifìci cruenti. Sottrarsi a questo culto non è fa
Cile: la sua seduzione e il suo
fascino sono grandi. Ma non è
neanche più possibile andare avanti, perché non soltanto alcuni (e sono già troppi) muoiono,
ma anche perché la vita stessa
delle nostre città è diventata impossibile. Noi ce ne accorgiamo
poco, perché siamo distratti,
ma basta dare un’occhiata alle
piante che ci circondano per constatare i guasti irreparabili che
causiamo aH’ambiente. E se le
piante intorno a noi muoiono,
anche la nostra vita è in peri
colo mortale.
E’ necessario, dunque, eiaborare misure serie. Mettere qualche divieto in più non è una
soluzione vera: serve solo ad illuderci e a lasciare le cose come
stanno. Presto ci abitueremo
anche ai giovani morti sulle stra
de.
Va invece colto in tutta la sua
gravità il messaggio sinistro che
ci viene da queste morti, tirarle
fuori dalla loro assurdità inutile, farne motivo per cambiare la
nostra mentalità e fornire ai giovani un ideale diverso da quello
di morire al termine di una serata passata tra una lambada
e un bicchiere di alcol in una di
scoteca di provincia.
Luciano Deodato
La nuova intolleranza
E’ in corso un’offensiva contro le religioni emergenti - La necessità
di superare la legge fascista sui culti ammessi per la libertà di tutti
Secondo informazioni di fonte
cattolica, sarebbero almeno 10.000
i cattolici italiani che ogni anno
lasciano la loro parrocchia per
aderire ad altre confessioni o ad
altri movimenti religiosi.
Ciò preoccupa molto la parte
più conservatrice del cattolicesimo italiano, che ha dato inizio
ad una vera e propria caccia alla « setta ». Sono soprattutto i
Testimoni di Geo va l’oggetto di
questa iniziativa che non tralascia mezzi. Stampa, televisione,
procedure amministrative, tribunali: tutto è messo in campo per
arginare il proselitismo di questi movimenti, anche la calunnia.
Così qualche tempo fa il cardinale Silvio Oddi, ex prefetto
della Congregazione per il clero, presentando un libro di confutazione delle tesi dei Testimoni di Geova, ha affermato che
dietro di loro « c’è il diavolo che
li spinge e li conforta ». Durante quella stessa conferenza stampa è emersa l’esigenza da parte
di questi settori cattolici che lo
Stato italiano non stipuli nessuna intesa con i Testimoni di
Geova perché alcuni loro principi (rifiuto del servizio militare,
delle trasfusioni, non voto) sarebbero contrari alla Costituzione della Repubblica.
L’iniziativa cattolica contro le
sette si basa essenzialmente sul
lavoro del GRIS (Gruppo di ricerca e informazione sulle sette), presieduto da mons. Giovanni Marinelli, che ha sede a Bologna e che, godendo dell’appoggio della Conferenza episcopale
italiana, è presente in molte dio
Nella foto (1908) la prima congregazione dei Testimoni di Geova a
San Germano. 1 TdG sono in Italia da 80 anni e continuano ad
essere discriminati.
cesi. In un recente convegno il
GRIS ha indicato la sua volontà di dare una risposta di tipo
pastorale alla diffusione di movimenti e chiese quali i mormoni, i Testimoni di Geova, gli avventisti. Per far questo le parrocchie dovrebbero dotarsi di
una catechesi semplice, fatta di
poche affermazioni che possano
poi tradursi in scelte di vita conseguenti.
Affianca il GRIS una associazione privata, VARIS, fondata da
Ennio Malatesta, un imprenditore di Monza, che dichiarando di
essere stato danneggiato dalla
Chiesa di Scientology, ha attrez
SULLA VIA DELLA LIBERTA’
La disciplina cristiana
« Io tratto duramente il mio corpo e lo riduco
in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver
predicato agii aitri, io stesso sia disapprovato »
(1 Cor. 9: 27).
Forse, nella comprensione di questo versetto,
ci può essere d’aiuto un testo di Bonhoeffer: dopo
il fallimento dell’attentato del 20 luglio, e dunque
di fronte alla morte, Bonhoeffer scrive una sorta
di poesia, intitolata Stazioni sulla via della libertà, il cui primo frammento è intitolato: Disciplina.
« Se parti alla ricerca della libertà, impara anzitutto / la disciplina dei sensi e dell’anima, affinché i desideri j e le tue membra non ti conducano
di qua e di là. / Il tuo spirito sia casto e il tuo corpo ti sia completamente sottomesso / e, ubbidiente, persegua il fine che gli è assegnato. / Nessuno
sonda il mistero della libertà, se non mediante la
disciplina ».
Per Bonhoeffer, come per Paolo, si tratta di ridurre il corpo, cioè l’io tutto quanto, in schiavitù.
Per illustrare il proprio pensiero, egli ricorre alla
nozione di castità, che qui non significa soltanto,
né primariamente, continenza sessuale, ma concentrazione di tutte le energie, fisiche e spirituali, nel
servizio del Signore. « Casto » è chi chiama a raccolta le proprie forze, tutte quante, nella risposta
alla vocazione.
Secondo Paolo, non possono esistere, nella nostra vita, « buchi neri » che siano sottratti alla signoria di Cristo. L’ambito in cui Cristo non regna
non è uno spazio franco, in qualche modo auto
nomo: è, semplicemente, il territorio di caccia degli dei di questo mondo. « Ridurre il corpo in schiavitù » significa allora ricondurre ogni dimensione
dell’esistenza nella sfera della signoria di Cristo,
in cui è dato di trovare l’unica libertà di cui abbia
cristianamente sen.to parlare.
Non è un compito che si possa svolgere da un
giorno all’altro: per questo, il riferimento bonhoefferiano alla disciplina, con quanto esso implica di
sistematico e quotidiano, sembra in sintonia con il
pensiero apostolico. La lotta per ridurre all'obbedienza le tendenze « centrifughe », dispersive, che
vorrebbero guidare la nostra esistenza è affare di
ogni giorno. E’ essenziale, credo, rendersi conto del
contenuto lieto, evangelico, di questo testo: parlando, paradossalmente, di schiavitù (cfr. Rom, 6:
16-23) Paolo parla di una lotta di liberazione, di
liberazione dei doni che abbiamo ricevuto, nel serviz.io a .sorelle e fratelli.
Un’ultima osservazione sulla seconda parte del
versetto: l’attuazione di questa disciplina, di questa concentrazione delle proprie forze in risposta
alla vocazione, non è un optional, una caratteristica
di alcuni supercristiani, particolarmente dotati. Si
tratta di una questione di vita o di morte, per tutti.
Nei versetti che precedono, pieni di immagini sportive, l’apostolo nota che non basta correre, per vincere il premio: non basta essere membri di chiesa,
pastori, teologi, non basta neppure essere apostoli,
se il nostro corpo non è, nell’obbedienza quotidiana, membro del corpo di Cristo.
Fulvio Terrario
zato la sua associazione ad un
compito di « deprogrammazione ». La deprogrammazione sarebbe un metodo per distruggere le precedenti convinzioni religiose di una persona. Questo
metodo è considerato illegale negli USA.
Tutto ciò si traduce poi nel
lavoro quotidiano di molte parrocchie che forniscono i loro parrocchiani di adesivi quali « Testimoni di Geova non bussate,
siamo cattolici ». Altri tipi di
azione riguardano le pressioni
verso le amministrazioni comunali affinché queste vietino o non
concedano le piazze e i locali
per le iniziative di evangelizzazione, perché non permettano la
costruzione di locali di culto e
di riunione.
Ma nei confronti di queste
chiese e gruppi religiosi vi sono
inoltre leggi regionali (dell’Abruzzo, Liguria, Toscana, Valle d’Aosta, Piemonte, Veneto, una « circolare » della Calabria) che subordinano la concessione di alcuni
benefìci per la costruzione di locali di culto alTaver raggiunto intese con lo Stato italiano, e anche una legge della Repubblica,
la 390/1986, che dispone analogamente quanto aH’affitto di locali
di proprietà statale.
Insomma vita grama per i movimenti religiosi di vecchia e
nuova formazione. Eppure sono
circa 700 in tutta Italia e raggruppano almeno 500.000 persone. Per costoro opera ancora la
legge fascista sui culti ammessi, che tutti dicono di voler abrogare, ma che non vede atti concreti da parte del Parlamento. La
normativa in materia di organizzazione religiosa dei non cattolici,
per quanti non hanno avuto una
intesa con lo Stato, rimane quella
di quando l’unica religione dello
Stato era la cattolica. E forte di
questo l’ala più conservatrice del
cattolicesimo trascina i diversi
dal punto di vista religioso davanti al braccio secolare. La notizia fa effetto: si parla di plagio, di coartazione della volontà:
non importa se nella maggioranza dei casi tutto si riduce
Giorgio Gardìol
(continua a pag. 3)
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commenti e dibattiti
6 aprile 1990
’’SINGLE”, NON SOLI
Tre anni fa decido di passare le mie
vacanze in un qualunque campeggio
evangelico che abbia ancora posto per
me all’ultimo momento, purché ci siano
studi biblici. E' così che la scelta cade
su Tramonti di Sopra, dove partecipo al
campo riservato ai ragazzi ed al campo famiglie.
Il posto è bello, ma ben presto
mi rendo conto che qualcosa non va:
per stare in compagnia mi trovo o a dover fare il bagno coi ragazzi in uno
stupendo ma pur sempre gelido ruscello di montagna, o a ciondolare tutta la
sera davanti all’unico flipper del paese. Per « parlare » con una persona
adulta o poter fare due passi in compagnia farei carte false, ma non so
da che parte girarmi. L’unico adulto è
il direttore del campo, occupato a
tempo pieno coi ragazzi.
Cambia il turno e finalmente arrivano le famiglie. Le cose migliorano,
ma dì poco, perché, come è naturale,
le signore spendono per lo più col marito il poco tempo lasciato libero dagli
studi biblici e dalle attività comunitarie. Mi rendo conto che le persone
con cui sto «veramente » sono le due
o tre uniche single della situazione.
Allora mi viene un’idea: perché non
fare, almeno una volta l’anno, almeno
per una settimana, un campo che raduni solo single, dove finalmente tutte
le persone che abbiano in comune,
anche se per diversissimi motivi, quello stato anagrafico, possano condividere fede, esperienze, idee, progetti?
Per due anni batto di quando in quando a qualche porta, ma le trovo tutte
chiuse. Poi di colpo la cosa si realizza:
per caso mi capita di parlare di questa
mia idea con Elena Girolami, una sorella battista che fa parte dell’Unione
femminile battista. Elena, con lo spirito
aperto, giovanile ma soprattutto coraggioso che la distingue, si entusiasma, e porta il progetto all’Unione femminile. Le altre sorelle, non meno coraggiosamente, decidono di dare avvio
all'Impresa, e si fanno carico di tutto
il lavoro necessario, organizzazione e
pubblicità incluse.
Così nel settembre 1989 abbiamo,
per la prima volta in Italia, un campo
per sing'e. Numericamente siamo pochi, ma dal punto di vista dei contenuti
e deH’amicìzia cristiana che ne nasce,
il campo è un vero successo, tanto
che si decide senz’altro di rifarlo.
Quest’anno avrà nuovamente luogo
dal 2 al 9 settembre, e sempre a Rocca di Papa, ma con una variante di
grande importanza: vi saranno ospiti dì
lingua inglese e quindi vi saranno due
gruppi, uno di lingua Inglese ed uno
di lingua italiana. I due gruppi si riuniranno sempre a fine discussione per
scambiarsi le • conclusioni » dei lavori, naturalmente con l’aiuto di traduttori di buona volontà {tei. 06/5780412
- 9499014).
Insomma single sì, ma non soli.
Laura Carlodalatri, Roma
ACDG UGUALE
YMCA
Ha fatto bene Marcella Gay a rievocare [sul n. del 2.3.90) una pagina di
storia dimenticata, ricordando personalità prestigiose come Giovanni Miegge, Ugo Janni, Giovanni Ferreri, Ernesto Buonaiuti ecc. Marcella rivive con
animo riconoscente il tempo in cui è
cresciuta nell’ACDG, e lo stesso dovrei
dire anch’io per il perìodo in cui, appena giunto dalla natia Ginevra, feci parte
con mio fratello Edmondo dell’Associazione di S. Giovanni alle Valli, presieduta allora dall’Indimenticabile James
Gay: si era nel 1925-26, agli inizi del
fascismo!
Da allora molta acqua è passata
sotto il ponte di Bibiana. Nel 1946, all’uscita dalla seconda guerra mondiale
e dalle esperienze cruciali della Resistenza, scrivevo un lungo articolo su
questo giornale (n. del 15.11.46) in
cui, parlando de L'YMCA in Italia e i
suoi attuali orientamenti religiosi, affrontavo la questione del discusso
■ aconfessionismo » sbandierato dalle
ACDG quando, nel Convegno di Portovenere del 1946, si fusero con l’YMCA.
In quell’occasione fu stilata una Dichiarazione costitutiva, che presupponeva
— senza però dichiararlo esplicitamente
— la ben nota Base di Parigi del 1855:
- Le Associazioni Cristiane dei Giovani hanno lo scopo di riunire tutti i
giovani che, considerando Gesù Cristo
come loro Dio e Salvatore, secondo le
Sacre Scritture, vogliono essere suoi
discepoli nella fede e nella vita e lavorare insieme ad estendere il suo
Regno ».
Le crisi non erano mancate. La più
grave si era manifestata negli anni ’30
quando all’unionismo italiano si opposero gli ispiratori della futura Federazione Giovanile Valdese in nome di
un più accentuato impegno in seno alla
propria chiesa. Fu allora che si cercò
di chiarire il significato del famoso
triangolo rosso dell”YMCA, con uno dei
vertici rivolto verso il basso e con i
tre lati indicanti rispettivamente il corpo, la mente e lo spirito: se in generale si era dato più spazio alle attività fisiche e culturali rappresentate
dai due lati inferiori, era giunto ormai il
tempo di fare dell’attività spirituale
il centro di gravità di tutta la figura.
Niente pietismo, niente esclusivismo
confessionale, ma un concreto e sano ecumenismo il quale, pur mirando
alla sintesi delle tre confessioni cristiane maggiori (sulla base del pancrlstianesimo dello Janni), postulava però la
fusione dell’elemento cattolico-romano
a condizione che si riformasse, cioè
fosse ■■ ricondotto — come scriveva
Giovanni Miegge in "Gioventù valdese” di quell’epoca — alla purezza dei
suoi valori di verità col rovesciamento del papato cesareo ».
Oggi l’YMCA italiana, notevolmente
ridotta nel numero delle sue sedi (solo Roma, Olbia, Catania e Siderno, con
qualche campeggio in montagna e al
mare), è in fase di ristrutturazione a
tutti i livelli. Nel quinquennio trascorso c’è stato a Roma un rilancio delle
attività religoso-culturali, per merito
specialmente del dott. Cesare Milaneschi e del pastore Torio, con l’iniziativa di incontri mensili dove i partecipanti, dagli orizzonti assai diversi,
fossero incoraggiati a crescere insieme riflettendo — sulla base delle Sacre Scritture — sui grossi problemi
della società odierna.
Giovanni Gönnet, Roma
LETTERA APERTA
DOPO L’OTTO MARZO
Care amiche (insegnanti, bidelle, allieve) ,
permettetemi di dire qualche parola, il giorno dopo, su quella che chiamano la « vostra » festa. Spero di
non offendere nessuno, spero invece
di cementare, esponendo il mio pensiero, quello che mi sembra già un
buon rapporto tra persone che, ricoprendo ruoli diversi, frequentano lo
stesso ambiente.
Mi sembra anche giusto che a scuola si inizi, continui e non si finisca
un dibattito sulla vita che, ci piaccia
o meno, è la nostra vita. E la nostra
vita continua, il « giorno dopo •; giorno dopo giorno ci presenta i suoi conti, belli e brutti, sulla retorica e io
credo di non esserne esente, ma ho
voglia comunque di dire la mia senza
la pretesa di essere capito, ma pretendendo invece di essere solo ascoltato, come sì conviene appunto in un
dibattito.
Ormai da anni, l’8 marzo, mi rinchiudo
ostinatamente in un mutismo di parole
e gesti che mi colloca in una posizione
che si trova tra l’orso e il cafone e
questo, lo ammetto, mi dispiace perché mi toglie la gratificazione della
considerazione degli altri. Ma credetemi, ancora di più mi dispiacciono tutti i gesti, le parole e i fiori di questa
festa che è festa spesso solo... di gesti, di parole, di fiori! Mi dispiace
vedere uomini che entrano dal fioraio
con l’aria consapevole e furtiva per
comprare, tutti uguali, carissimi mazzolini dì mimose senza fantasia; mi
dispiace vedere padroni, capi ufficio,
direttori che regalano mimose a professoresse che forse non stimano; mi
dispiace vedere ragazzi che regalano
mimose alle loro compagne senza
guardarle negli occhi; mi spiace vedere
bambini che portano fiori alle nostre
maestre perché i grandi hanno detto
loro di farlo e vedere mariti e fidanzati obbligati, come a S. Valentino, a
« ricordarsi »; mi dispiace vedere la tv
che quel giorno dedica lo special, il
servizio a... l’intervista con... Mi « dispiace » come mi dispiacciono le feste per ricordare la mamma, il papà,
l’amore, la pace, chi nasce, chi muore.
Anche ieri, come da anni si dice,
si è detto che l’8 marzo è un giorno
per riflettere e per ricordare; è un
giorno simbolo per il problema donna.
E questo, permettetemi, sembra il
massimo della presa in giro e del cattivo gusto proprio perché, una volta
dì più, dicendo così, si tratta di problema oggetto di dibattito e di riflessione, vi si tratta comunque a parte e
non come parte di un problema grosso
che è la nostra vita, dove voi avete un
ruolo come l’abbiamo noi uomini.
E’ il giorno dopo, e quello dopo
ancora che bisogna avere il coraggio di portare dei fiori, avere il coraggio di rispettare un’esigenza di donna che però non può non essere la mia di uomo, avere il coraggio
di offrire la propria mascolinità e non
di imporla, avere il coraggio di sentirsi diversi, perché è grazie a questo
che diventiamo fisicamente e spiritualmente complementari, avere il coraggio di amare quotidianamente anche
attraverso il lavoro, la fatica, la routine
e non attraverso i canali superficiali di
una retorica consumistica che ci fa
vedere sempre solo belli, sani, ricchi e
furbi. E infine avere il coraggio di dire
chiaro e tondo che il problema donna
esiste nella misura in cui esiste il
problema uomo e ohe è ridicolo dividere, quando l’importante è trovare insieme la soluzione. Questa deve essere
sì frutto di uno sforzo comune, ma che
porta ad ogni singolo con le sue capacità, la sua storia e la sua cultura.
Non sono gli altri che ci devono fare
« ricordare », siamo noi che dobbiamo acquistare l’abitudine a rispettarci.
Bene, per evitare di complicare il
tutto, che già deve risultare al lettore
abbastanza contorto, finisco qui, sicuro del limite di un intervento di questo tipo, anche forse per la poca originalità del testo, ma sicuro, comunque, d’averlo fatto onestamente per
la voglia dì dire la mia.
Grazie e affettuosamente a tutte.
Giorgio Panighini, Cavour
QUELLA FRASE
IN ETRUSCO
Qualcuno mi ha chiesto quale fosse
la traduzione della frase in etrusco
« Mi suthi Lartial Maticus » (Lartial e
non Martial) che avevo citato scrivendo su Busca (numero del 9.3).
La fonte da cui avevo raccolto questa
notizia non ne dava la traduzione, che
invece ora trovo nel catalogo di una
mostra su « Arte e civiltà degli etruschi », avvenuta a Torino nel 1967: » lo
(sono) la tomba di Larth Mutitcu ».
L’epigrafe è di eccezionale importanza perché è la sola sicuramente
etrusco trovata in Piemonte. L’alfabeto è di tipo arcaico, perciò la si può
datare fra il VII e il V secolo a. C.
E’ al Museo di antichità di Torino.
Osvaldo Coisson, Torre Pellice
Volontari per l’Irpinia
il Centro Incontri evangelico di
Monteforte Irpino (AV), sorto per l’intervento della Federazione chiese evangeliche in Italia nelle zone terremotate
dell’lrpinia, cerca volontari/rie italiani
e stranieri per i suoi campi estivi.
Per informazioni scrivere a: Centro Incontri evangelico, via Rivarano,
83024 Monteforte Irpino (Av), oppure
telefonare al 0825/682698 chiedendo di
Toti Rochat.
in ricordo di
Achille Deodato
Nella nostra riunione del 31 marzo
scorso abbiamo sentito il grande vuoto
che ci ha lasciato il nostro presidente
onorario Achille Deodato.
Malgrado il senso di doloroso sgomento, si è rafforzata in tutti noi la
volontà di continuare l’impegno che
con lui ci eravamo assunti: tanto più
ora, nella convinzione di onorare nel
modo migliore la sua memoria.
Il comitato prò Villa Olanda
Sabato 7 aprile — MILANO: Alle
ore 17.30 nella sala di via Francesco
Sforza 12/a il prof. Franco Calvetti
parlerà sul tema « Protestantesimo ed
educazione ». Informazioni presso Centro culturale protestante 02/791518.
Sabato 7 - domenica 8 aprile — AGAPE: Si tiene il week-end dedicato al
tema; « Economia internazionale e teologia ». Intervengono Gianni Balcet e
Giorgio Guelmani, e sarà presentato
il progetto di un docuento « Kairos
Europa 1992 ». Costo dell’Incontro, che
inizia alle ore 19.30 del sabato, L.
45.000.
Domenica 8 aprile — ROMA: Alle
ore 16.15 presso la sede del gruppo romano del SAE (v. Giusti 12) il prof. Bruno Corsani parlerà sul tema « Le feste
ebraiche nelle scritture cristiane». Informazioni 06/8380611 o 06/7316741.
Lunedì 9 aprile — TORINO: Alle ore
21 presso la sala SEAT (via Bertela 34),
Eugenio Costa, Vittorio Mathieu, Gianni
Vattimo parleranno sul tema « Etica del
potere, etica del denaro, etica dell'uomo ». Organizza l’associazione Diálogos.
Per informazioni ed iscrizioni (i posti
sono limitati); studio La Giostra 011/
533751.
Martedì 10 aprile — TORINO: Alle
ore 21.15 presso il Teatro San Giuseppe, l’insieme strumentale italiano terrà un concerto con musiche di Mozart,
Possio, Beethoven. Organizza l’Associazione Valentino Studio tei. 011/
8397046.
Da giovedì 12 a martedì 17 aprile —
AGAPE (Prali): Si tiene il tradizionale
« campo di Pasqua » sul tema « Un
unico Dio, tre religioni. Che cosa pensano di Gesù Cristo ebrei, musulmani, cristiani ». Per informazioni ed
iscrizioni tei. 0121/807514.
—
Da giovedì 12 a martedì 17 aprile —
AGAPE (Prali): Sì tiene il « campo donne » sul tema « Sulle tracce delle donne ». Tra le relatrici Erica Tomassone,
Susanne Labsch, Bruna Peyrot, Letizia
Tomassone, Carla Ricci. Per informazioni ed iscrizioni tei. 0121/80751.
Venerdì 20 aprile — BARI: Alle ore
18.30 presso la Biblioteca Richetti (via
Sparano 149) il past. Valerio Bernardi
terrà uno studio biblico sul 3° capitolo
della Epistola ai Calati. Organizza il
gruppo ecumenico di Bari.
Dal 23 al 24 aprile — VALLECROSIA:
Organizzato dal V Circuito delle chiese
valdesi e metodiste si tiene presso
la Casa valdese l’incontro pastorale
italofrancese. Il tema affrontato è <€ La
fede nel Dio unico » con relazioni dei
pastori Gino Conte, Daniele Garrone,
Letizia Tomassone e del rabbino Giuseppe Momigliani. Per informazioni
tei. 0183/680019 (past. Ugo Tomassone).
Dal 28 aprile ai 1° maggio — SANARY-SUR-MER (Costa Azzurra): Si
tiene un incontro europeo dei lavoratori
sul tema « L’Europa e noi? ». E’ prevista una delegazione italiana di 15
persone organizzata dall’Associazione
Amici di Agape e dal Centro culturale ■■ Lombardini » di Cinisello. Per informazioni rivolgersi alla redazione del
nostro giornale 011/655278 (Giorgio
Gardiol).
Sabato 28 aprile - martedì 1° maggio — FRAMURA (SP): «Giocando s\
teatro » è il titolo di un laboratorio
teatrale di approccio attraverso i giochi
cooperativi. L’incontro è diretto da
Sigrid Loos e Antonio Avolìo e si rivolge ad insegnanti, educatori, operatori
sociali. Per informazioni tei. 06/7663869
- 5615650 (A. Avolio).
delle valli valdesi
settimanale delle ciilese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio Gardiol
Vicedirettore: Giuseppe Piatene
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri. Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte, Piera Egidi, Emmanuele Pascbetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
Segreteria: Angelo Aotis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Revisione editoriale: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
Errata-corrige
Nell’articolo • Tempi brevi per Villa Olanda », pubblicate nel n. del 30
marzo scorso, è stato dato II numero
telefonico del coordinatore Arturo Bouchard (Torre Pellice) errato nel prefisso,
che pertanto si deve leggere: 0121/
932170 oppure 91084,
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Penice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Glampicooli
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ABBONAMENTI 1990
Italia Estero
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Il n. 13/90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli
delle valli valdesi il 29 marzo 1990.
A questo numero hanno collaborato: Archimede Bertolino, Ulrich Eckert,
Dino Gardiol, Giorgina Giacone, Giovanni Lento, Luigi Marchetti, Bruna
Peyrot, Gregorio Plescan, Paolo Ribet, Aldo Rutigliano, Franco Sappè.
3
6 aprile 1990
commenti e dibattiti
BATTISTI, METODISTI, VALDESI: DIBATTITO
Il rito frainteso
La chiesa, nel corso dei secoli, si sarebbe posta dei falsi problemi, da cui deriverebbero le odierne discussioni sugli atti liturgici
Vorrei esprimere un mio parere sul ditìattito in corso per
quanto riguarda i rapporti tra
battisti, metodisti e valdesi.
Nel Nuovo Testamento la prassi battesimale viene vissuta in
vari modi, ma coloro che vengono battezzati sono sempre aduhi. Se ci sono esempi di battesimi collettivi di intere famiglie (dove « sembra » che i bambini non vengano esclusi: Atti
16: 15, 33; 1 Cor. 16-: 15), ciò poteva forse accadere per una certa concezione patriarcale della
famiglia stessa e non certo perché i bambini singoli potessero
usufruirne.
Non mi soffermo sul battesimo in sé, ma vorrei riprendere
l’articolo del past. Rapisarda (n.
7/’90, pag. 4) per qualche breve
osservazione, in quanto sono
convinto anch’io che l’ostacolo
maggiore tra battisti e noi sia
proprio la pratica battesimale.
1) Secondo me, alcuni atti biblici che la chiesa ha elevato a
importanza liturgica sono stati
— nel corso dei secoli — travisati completamente dal loro senso originale, toccando l’apice della sacralità.
Di fatto, la chiesa da un lato
ha voluto — fin dal primo secolo della sùa esistenza — staccarsi completamente dall’ebraismo (come se con esso non avesse una comune radice), dall’altro ha « idealizzato » degli atti
liturgici che — secondo me —
sono stati presentati si da Gesù, ma in maniera semplice e
spontanea, senza fini sacralizzanti.
Ve l’immaginate un Gesù che
perda il suo tempo a indicare
alla sua comunità riti e complicati dogmatismi?
La chiesa invece si è posta un
sacco di falsi problemi, si è bisticciata per delle pratiche secondarie, lasciando spesso da
parte il centro del Vangelo.
2) Questo è avvenuto anche
per i cosiddetti « sacramenti »:
la Santa Cena e il battesimo.
Così come Gesù — con la Santa Cena — ha voluto rinnovare
la prassi del banchetto pasquale, dandole però un significato
più pieno alla luce dell’Evangeio
(cfr. il testo del gruppo di studio biblico di Pachino, n. 6/’90,
pag. 6), così per il battesimo
si è rifatto ancora una volta ad
una prassi consolidata da tempo e la riempie di un nuovo significato.
Non è vero che Gesù abbia
istituito il battesimo (così come
la Santa Cena)!
Gesù vede che — per i proseliti israeliti — esiste già la pra
tica battesimale e la indica come la pratica per la nuova comunità.
Con il battesimo di Gesù, però,
non si entrava a far parte più soltanto del popolo eletto, ma si
testimoniava l’appartenenza « responsabile » al Cristo che chiama
tutti.
Essere immersi nell’acqua del
battesimo vuol dire chiedere a
Dio di immergerci nella sua acqua che dà vita eterna, di immergerci nel suo amore. In questo senso, il battesimo diventa
un atto non rituale, ma un atto
che annunzia la salvezza di Cristo per l’umanità: diventa una
predicazione, insieme a tanti altri modi di predicare.
3) Se questa è l’origine evangelica del battesimo (senza sottigliezze filosofico-teologiche), mi
sembra esagerato dare un’importanza eccessiva a questa pratica,
che — secondo me — Gesù non
avrebbe neppure indicato, se non
fosse stata già praticata dai suoi
contemporanei.
L’importanza cioè non sta nella prassi in sé (se con acqua o
senza acqua, se con aspersione
0 completamente immersi e così via), ma nel senso che questa
prassi assume per coloro che accettano di praticarla.
4) Nel momento in cui, invece, il battesimo divenne rito
sacrale, rito attraverso il quale
si entrava a far parte della chiesa e — addirittura — della grazia da parte di Dio, ecco che si
pose l’angoscioso interrogativo
sulla sorte dei bambini non battezzati: se il battesimo permette
al credente di entrare in chiesa
e quindi di far parte del popolo
salvato, anche i nostri bambini
devono essere battezzati.
Storicamente, c’è stata prima
questa preoccupazione, solo dopo si è cercato di giustificarla
teologicamente (Cresù che salva
tutti, a prescindere dall’età e dalla propria responsabilità).
Se questa preoccupazione non
vera dà origine al battesimo per
1 bambini tout court, non meno
importanza sacrale gli davano i
primi battisti, anche se giusto
era il loro rilievo alla chiesa, sia
cattolica che riformata, che non
si può « morire e risorgere con
il Cristo » per fede (Col. 2: 12)
se non si ha la maturità di capire cosa vuol dire.
Pur essendo cioè d’accordo con
i battisti contro il pedobattismo,
ritengo che questa pratica non
possa e non debba essere motivo di divisione e di disagio reciproco, in quanto non è con il
battesimo che si entra a far parte della cristianità — essendo
COLLEGIO VALDESE DI TORRE PELLICE
Borsa di studio
proLssa Laura Rostaing
Viene bandito il concorso annuale per una borsa di studio
intitolata alla memoria della prof.ssa Laura Rostaing e offerta dalla famiglia. La borsa coprirà l’importo dell’intera retta
scolastica annuale e il costo dei libri di testo.
Potranno concorrere allievi/e di religione valdese residenti nelle valli valdesi, iscritti al Collegio valdese (indirizzo
classico o linguistico).
I criteri di assegnazione si baseranno sulla votazione
finale e sul profitto dell’anno scolastico in corso; verranno
anche tenute presenti le condizioni economiche della famiglia.
Per il presente anno scolastico, le domande in carta semplice, indirizzate al Comitato del Collegio, dovranno pervenire in busta chiusa alla segreteria dell’istituto entro il 21
aprile 1990, unitamente alla copia della dichiarazione dei
redditi per l’anno 1988 (mod. 740 o 101).
Torre Pellice, 27 marzo 1990
IL PRESIDENTE DEL COMITATO
past. Giorgio Toum
.à
OTTO PER MILLE
Una scelta sofferta
esso solo un segno di testimonianza, singola e comunitaria —,
ma mediante la fede nel Signore che ci « battezza » di Spirito
Santo.
« Credi nel Signor Gesù e sarai salvato, tu e la casa tua »,
disse Paolo al carceriere di Filippi. E’ questa fede che ci dà
il segno di appartenenza alla
Chiesa di Cristo: il battesimo
di acqua è un’occasione di testimonianza pubblica su ciò che
è avvenuto, o sta per avvenire,
0 si spera che avvenga in noi
giornalmente. Una testimonianza che non si può fermare ad
un momento della nostra vita,
ma che ci spinge ad un rinnovato impegno nel corso di tutta
la nostra esistenza.
5) Concludo riflettendo un pochino sui « registri ecclesiastici ».
Sono convinto che sia noi che
1 battisti abbiamo una concezione dei registri un po’ troppo burocratica.
E’ giusto cioè che ve ne siano,
anche per poterci contare, ma
non è neanche giusto mettere sullo stesso piano l’appartenenza
ad una comunità con l’iscrizione nei registri.
Mi spiego: io non credo che
i giovani battisti (perché chiedono il battesimo per immersione)
e i giovani valdesi e metodisti
(che chiedono semplicemente
una « confermazione ») abbiano
una fede molto differente nella
pratica quotidiana.
In entrambe le chiese, cioè,
1’« entrata » ufficiale si ha dopo il catechismo (salvo altri casi particolari), come se fosse una
specie di promozione, dopo la
preparazione avuta.
Questo dà origine a fasulli battesimi e a fasulle confermazioni, dopo i quali i neo-iscritti danno un saluto alla chiesa e non
si vedono più, o si vedono saltuariamente.
Certo, conosciamo altri esempi confortanti, ma il problema
è se questa pratica sia corretta.
Chi vuole far parte di una comunità dovrebbe prima conoscere i suoi componenti dall’interno, impegnarsi nelle sue attività.
In questo modo, anche la comunità lo conoscerebbe meglio.
Non si può pretendere di inserire una persona in una comunità di credenti dall’oggi al
domani senza questo reciproco
riconoscimento e la reciproca
conoscenza. I nostri giovani non
conoscono la comunità e le sue
attività, quando fanno catechismo. Altri simpatizzanti sono
nella stessa situazione, Se si fa il
medesimo discorso di « preparazione culturale » prima che loro
si sentano parte della comunità.
La preparazione è importante
SÌ, ma parallelamente all’impegno concreto nella comunità.
Così, ci potrebbero essere dei
credenti inseriti in una comunità per Un paio di anni senza essere iscritti nei registri e solo
dopo chiedere l'iscrizione « formale ». In questo modo, il rischio di fasulli battesimi e di
fasulle confermazioni sarebbe
minore, e i registri ecclesiastici sarebbero più reali di quelli odierni.
Il registro cioè non deve neppure e.ssere un ostacolo alla collaborazione e all’impegno.
Bisogna saper conciliare il sincero entusiasmo con la preparazione, l’iscrizione come membri
effettivi con l’essere fratelli e sorelle al di fuori di ogni etichetta.
« Credi nel Signore Gesù e sarai salvato, tu e la casa tua »; è
questa la nostra confessione di
fede, che deve vederci come sorelle e fratelli, uguali al cospetto del Signore, chiamati tutti ad
essere un unico corpo ed avere
uno stesso sentimento (1 Cor.
1: 10).
Nino Gullotta
Riaperto il dibattito suH’8 per
mille, propongo anch’io alcune
riflessioni vecchie e nuove in attesa di maggio, mese che gli italiani dedicano alla madonna e
alla denuncia dei redditi.
Prima però un doveroso ringraziamento ad Aldo Rostain per
aver avuto il coraggio e la lucidità di riprendere l’argomento da
un diverso aspetto ed in modo così costruttivo. Sono d’accordo con
quanti, come lui, esprimono dubbi che, per una materia così importante e probabilmente di lunga durata, un solo voto di maggioranza ci ponga in così gravi
difficoltà di scelta; ma (anche
se già detto e affermato da più
parti prima, durante e dopo il
Sinodo) soprattutto quel risultato abbia così limitato la libertà da costringere tutti, favorevoli e contrari, ad essere schierati
da una sola parte, e cioè tutti
obbligati a non scegliere.
Dal dibattito sul nostro settimanale mi pare infatti evidente
l’imbarazzo nel quale ci troviamo, e personalmente mi rallegro con quanti hanno già deciso a chi offrire il loro 8 per
mille, sicuri della bontà della
loro scelta.
Per parte mia non sono così
determinato e sicuro, anzi sono
talmente in dubbio che ho fatto, in mezzo agli altri, anche un
pensierino nei confronti della
Chiesa cattolica, riflettendo che
fino a ieri quell’8 per mille, del
quale non conoscevo resistenza,
era finito proprio nelle sue casse, e che comunque anche in
futuro una discreta fetta di quan
to verso come dipendente servirà per assistere e sovvenzionare
istituti religiosi, per gli stipendi
degli insegnanti di religione, per
il decoro e la ristrutturazione
del patrimonio artistico della
Chiesa cattolica, per gli obblighi
dello Stato italiano verso il Vaticano e così via.
Cosa volete che possa spostare la nostra goccia d’acqua di
contribuenti evangelici in questo
mare di miliardi?
Poteva sì diventare una testimonianza duratura nel tempo,
forse anche un esempio di uso del
denaro pubblico; lo è stata solo per un attimo, il tempo di
un voto!
Per questo anno libertà vincolata; non mi pare neppure il
caso di chiedere o proporre soluzioni per tutti: libero ciascuno di soffrire la propria scelta.
In fondo non ci potrebbero
neppure aiutare coloro che si
sono dimostrati più decisi e convinti nel rifiuto: non sarebbe
simpatico e tanto meno fraterno
chiederlo, erano convinti e lo
possono essere ancora, ma infierire non è proprio il caso. Nello
spazio esiguo che ci è rimasto,
la libertà è e deve essere assicurata a tutti, solo la testimo
nianza personale può avere ancora senso ed essere accolta come contributo fino a maggio
quando, chiusi nella busta i nostri modelli 740, sapremo quanto ci è costato decidere e quale
e quanta sarà la volontà di riprendere Targomento.
Giorgio CasteUi
La nuova intolleranza
(segue da pag. 1)
ad una bolla di sapone. La notizia è stata data e nella gente
resterà quell’immagine.
Ovviamente non si tratta di
giustificare — in nome della li^
bertà religiosa — i reati penali
commessi da qualche aderente
alle « religioni emergenti ». Ogni
reato va perseguito come tale,
ma non per questo una organizzazione religiosa deve essere considerata una associazione per delinquere.
Nella nostra storia di valdesi
e metodisti abbiamo lungamente sofferto per la mancanza di
libertà. L’anno scorso abbiamo
ricordato un momento di questa
lotta per affermare la libertà di
tutti: il glorioso rimpatrio. Qggi, conquistata quella libertà,
non possiamo non essere preoccupati dai tentativi di limitarla
a qualcuno. Certo non siamo d’accordo né con la teologia, né con
i metodi di proselitismo di tante religioni emergenti, ma questo è motivo della polemica e
del dialogo, non dell’intolleranza.
Gesù ha detto: « La verità
vi farà liberi ». Proprio meditando su questa parola, accettiamo
la sfida che le nuove religioni
portano al nostro modo di vivere la libertà. Libertà che talvolta non usiamo fino in fondo nell’incontro con le donne e gli uomini con cui veniamo in contatto. Quante volte fuggiamo dalla
responsabilità di questa libertà
e non proponiamo l’Evangelo e
la buona notizia della salvezza
per grazia. In una parola, quante volte non evangelizziamo!
Questa è la sfida che ci è portata. A noi come ai cattolici.
Giorgio GardioI
ccnfixjOiùi
4
APRILE 1990
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SAICO SOVIETICO, SEUL UN GRANDE AVVENIMENTO
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4
ecumenismo
6 aprile 1990
CRISTIANESIMO E SOCIETÀ’ NEGLI STATI UNITI
La speranza e la chiesa dei poveri
La speranza in una seconda Riforma della fede nasce dalla constatazione di tutti i falsi valori che sembrano permeare il mondo e gli USA in particolare - Il dramma degli emarginati si intreccia alle lotte per giustizia e pace
HQ
uando non c’è visioni, il popolo è senza freno; ma beato colui che osserva la legge” (Proverbi 29:
18). In una lunga riflessione
sul periodico protestante statunitense ’’Sojourners - Fede,
politica e cultura”, Jim Wallis, "editor” del coraggioso
mensile pubblicato a Washington, propone la sua visione della realtà.
Nell’attuale crisi globale
in cui viviamo nasce — dice
Wallis — la speranza di una
seconda Riforma della fede.
E questa speranza nasce nelle chiese dei poveri o che
hanno fatto la scelta dei poveri. Wallis scrive a Washington D.C., città che più di ogni
altra rappresenta le due facce dell’America degli anni
’90. Ricchezza e miseria. Così, accanto alla Washington
marmorea, monumentale, ministeriale, efficiente e pulita,
convive l’altra Washington
dei lontani sobborghi dove la
maggioranza è composta da
neri e dove si registrano le
più alte percentuali statunitensi di povertà, di violenza
e di commercio della droga.
All’ombra del Pentagono e
della Casa bianca, l’altra Washington altro non è che un
immenso arcipelago di miseria e di emarginazione, tragi
gli anni ’70 che denunciavano i mali sociali erano piuttosto emarginate ma con la
fine degli anni ’80 l’azione
delle chiese statunitensi è diventata via via più chiara. Si
pensi all’impegno nella lotta
antinucleare, alle proteste
nei confronti della politica
estera in America Latina, alla crescente solidarietà per i
rifugiati (ne è un esempio il
movimento dei santuari), per
i malati di AIDS, i senza
casa... La tradizionale relaz.ione di reciproco appoggio
tra chiese e governo si è andata via via complicando e
in qualche caso è decisamente peggiorata.
Più di una volta, nel corso
degli anni ’80, il governo di
Washington ha criticato le
chiese per le loro radicali
prese di posizione. Ora gli
anni ’90 si aprono di fronte
ad un bivio importante: continuare la direzione critica e
di solidarietà con le vittime
della società e non solo a livello di grandi dichiarazioni
ma con fatti concreti; oppure
imboccare la direzione dell’ascolto, del dialogo, ma senza promuovere reali trasformazioni rischiando di lasciarsi così fagocitare da forze
conservatrici che anche in
campo protestante non mancano.
Washington. Un sospetto spacciatore di droga viene perquisito dalla
polizia che non riesce a controllare un fenomeno sociale sempre più
grave e preoccupante.
ca parabola del mondo di coloro che non hanno accesso
alla spartizione di un benessere sempre più confinato in
precise fasce sociali.
"È tempo di valorizzare —
afferma Wallis — ciò che le
chiese hanno capito nel corso degli anni ’80, caratterizzati dalla sensazione di
una crisi apocalittica, per
affrontare con chiarezza teologica, vitalità spirituale e
coraggio politico le sfide degli anni ’90”.
È significativo il fatto che
importanti segmenti delle
chiese protestanti storiche
hanno preso in questi ultimi
anni molto sul serio le tematiche della pace e della giustizia. Le voci profetiche de
conda Riforma (dove la prima è quella hussita del '400
e la seconda è quella luterana del ’500) sicché quella che
Wallis propone è per noi la
terza... Battute a parte sappiamo che la chiesa riformata vive, anzi deve vivere, di
una continua riforma alla luce della Parola di Dio. Ma
diamo ora la parola a Jim
Wallis (qui sotto), riproponendo brani essenziali del
suo saggio teologico e sociale
che, con brillante tempismo,
l’agenzia NEV della nostra
Federazione offre alla riflessione del pubblico. Infine
proprio su questi temi Wallis
è intervenuto nella recente
assemblea ecumenica di
Seoul destando profonda impressione con il suo invito a
schierarsi dalla parte dei più
deboli. L’Evangelo non accetta compromessi.
In questo quadro di profonda crisi sociale e allo stesso tempo di approfondito impegno etico e politico di molte chiese, sinceramente orientate verso una trasformazione che vada nel senso di una
società più partecipata e solidale, Wallis propone di imprimere un accelerata alla
svolta che sta nascendo in
tanti ambienti cristiani e che
costituisce la conversione alla causa dei poveri nel nostro
tempo. Sta nascendo insomma la seconda Riforma.
Nel nostro ambiente valdese-metodista italiano usiamo
distinguere, alla luce di quello che ci ha insegnato lo storico Molndr, recentemente
scomparso, tra prima e se
Negli Stati Uniti i malati di AIDS devono sostenere altissime spese
per le cure. Il cartello dice: « Paga o muori »; si tratta di una delle
tante manifestazioni di protesta contro il « silenzio uguale morte »,
organizzate nelle grandi città americane. Molte chiese cristiane statunitensi sono un riferimento umano e spirituale in questa grande
battaglia di fine secolo: per l’anno 2000 si prevedono, nel mondo, 5
milioni di malati di AIDS.
E' cominciata la seconda Riforma
Oggi il consumo materiale —
comprare ed usare le cose — è
ormai diventato l’unico modo di
esistere in America. Chi non è
in grado di comprare e di consumare, praticamente non esiste.
(...) Dopo aver creato questa esigenza così prepotente, che coinvolge tutti ed ha influenza su
tutto, si impedisce ai poveri di
soddisfarla. E’ una indicibile crudeltà creare un’esigenza e poi
negare la sua soddisfazione, alimentandone continuamente il desiderio. (••.)
La componente violenta della
società americana non è un’aberrazione sociale che si può con
facilità allontanare moralmente
dai « valori tradizionali americani ». Piuttosto, la spaventosa violenza di oggi rispecchia squallidamente i valori distorti che dominano gran parte della società.
La crisi delle nostre città non
cambierà finché noi non cambiamo. Non può esserci trasformazione sociale senza una trasformazione di valori. (...)
Qualsiasi nuova visione dovrà
mettere in discussione tutto il sistema ed offrire alternative concrete basate sui valori morali critici che ancora possediamo. Siccome è improbabile che una sfida ed una alternativa di questo
genere provengano dai vertici
della società americana, la nuova ottica dovrà nascere necessariamente dal basso, dai margini,
e da quei settori intermedi della
società in cui il disagio e/o valori sociali più indipendenti offrono la possibilità di immaginare
una realtà diversa. Le componenti fondamentali chiamate a
svolgere questo compito sono i
poveri stessi ed i luoghi all’interno delle comunità religiose in cui
attualmente si stanno facendo
largo un nuovo modo di pensare
ed una spinta verso il rinnovamento. (...)
Anche se molti non se ne rendono conto, noi stiamo veramente attraversando una crisi sociale. E’ una crisi che ci pone di
fronte a scelte critiche nei confronti dei valori e degli orientamenti nazionali. C’è urgente bisogno di dire onestamente la verità e di creare una nuova, chiara visione morale per il futuro.
La combinazione di questi due
elementi è praticamente l’essenza di ciò che deve essere la futura dirigenza politica. Nel paese
si sente l’esigenza proprio di que
sta leadership. Gli americani meritano una possibilità di scelta;
e, cosa ancor più importante, noi
abbiamo la responsabilità religiosa di offrirgliela. Questa è
sempre stata la vocazione profetica.
I profeti biblici misero in discussione la realtà in cui vivevano, e nello stesso tempo aiutarono la gente a immaginare nuove
possibilità. Non ebbero paura di
affrontare i re, di difendere i poveri e di dire che ciò che Dio
voleva era molto diverso da ciò
che la maggioranza delle persone
faceva. Feriti daH’ingiustizia,
stanchi della violenza, oltraggiati
dall’oppressione, i profeti definirono la vera religione « fare giustizia, amare la misericordia e
camminare umilmente al fianco di Dio ». Le nostre convinzioni
politiche devono scaturire da
questo tipo di fede, una fede che
fa giustizia. Dovremmo pensare
meno alle ideologie della Sinistra
e della Destra e più alla realizzazione della giustizia, specialmente nei confronti degli emarginati e degli oppressi, dei quali il
Dio della Bibbia sembra preoccuparsi in modo particolare.
Questa stessa prospettiva biblica vede l’accumulo di beni materiali e di armi come la strada
sbagliata per la sicurezza nazionale e offre invece la possibilità
di un’economia in cui ci sia posto
per tutti, un ambiente naturale
trattato come una fede sacra, e
un impegno per risolvere i nostri conflitti in modi che non
minaccino la sopravvivenza stessa del pianeta.
Questa visione politica affronta direttamente le barriere di
razza, di classe e di sesso che violano i propositi di Dio e legittimano ancora la violenza tra di
noi. (...)
Adesso ci troviamo in un momento storico di crisi. Ma proprio quando sembra che tutto si
stia sfasciando, che il mondo cominci a mostrare la corda, Dio fa
nascere qualcosa di nuovo, e da
dove nessuno se lo aspetta. Tutti
noi ricordiamo nella storia della
nostra chiesa una cosa chiamata
Riforma. Era un tempo in cui la
chiesa aveva perduto la propria
strada ; aveva dimenticato i principi essenziali del vangelo, crogiolandosi e compiacendosi in
questa situazione. Allora Dio fece sì che i riformatori pronunciassero le parole che erano sta
te dimenticate, fondamentali per
la fede. Il punto centrale della
Riforma era la salvezza attraverso la sola fede. Era un principio semplice, eppure profondo,
che parlava in modo immediato
di ciò che era andato perduto nella vita della chiesa. Questa intuizione semplice ed efficace cambiò
la chiesa ed il mondo.
Oggi la chiesa è di nuovo ad
una svolta, e, secondo me, ci troviamo all’inizio di qualcosa che
diventerà proprio una Seconda
Riforma nella vita della chiesa.
Abbiamo dimenticato qualcosa;
ci manca qualcosa. Siamo stati
corrotti e abbiamo perso la strada. Il punto centrale della nuova
Riforma sarà questo; il vangelo
è la buona novella per i poveri.
Anche questo è un assunto
molto semplice, eppure molto
profondo, che può far nascere
una nuova. Seconda Riforma nella vita della chiesa. Come la prima, anche questa trasformerà
sia la chiesa che il mondo. Molti
di noi stanno vivendo una seconda conversione; nei poveri vediamo il volto di Cristo. Questa seconda conversione è fondamentale per la Seconda Riforma. Il
richiamo ad una nuova Riforma
viene da un luogo nuovo, inaspettato: la chiesa dei poveri. I
poveri stessi saranno per noi gli
evangelisti di questa nuova parola per la quale i tempi sono
maturi. (...)
Oggi c’è una crisi globale di immense proporzioni, ma c’è anche,
nella chiesa dei poveri, il sorgere della speranza in una Seconda
Riforma della fede. Si sta scoprendo la presenza di Gesù tra
i poveri non soltanto in America
centrale, in Sud Africa e nelle
Filippine, ma anche nel nostro
stesso paese. Un po’ dovunque i
cristiani e le chiese nutrono gli
affamati, offrono asilo ai senzatetto, hanno cura dei malati di
AIDS, accolgono i rifugiati, organizzano i non assistiti, visitano
i prigionieri e chiedono giustizia
per gli oppressi. Ovunque vi siano opere di misericordia e atti di
giustizia, i cristiani vi sono
coinvolti. In molti luoghi le chiese fanno in modo che il messaggio del vangelo porti la buona
novella ai poveri e avverta che
noi saremo giudicati in base a
come trattiamo i più deboli.
Jim Wallis
• Pagina a cura di
Giuseppe Platone
5
6 aprile 1990
fede e cultura 5
UN VOLUME DI SAVERIO VERTONE
EVANGELICI IN FRANCIA
Europa: passata,
prossima, ventura
Un testo
L’Europa
spiazzato’
del ’92 e
« Berlino è un’immensa Pompei, ancora quasi nuova, una necropoli vivacissima... Dopo la sua
decapitazione dal tronco della
Germania, è finalmente diventata quel che è, un gigantesco dopolavoro della storia europea, in
cui tutte le epoche sono contemporanee perché nessuna è in orario ». Berlino ambigua e contraddittoria, « Prussia napoletana »,
avanguardia culturale e rétro,
che vive (meglio, viveva prima
della festa della libertà davanti al muro caduto), con i suoi
nervi tagliati e scoperti, una incerta identità di città frontiera
sospesa tra Est ed Ovest, passato e futuro, è assunta come paradigma dell’Europa che sta cambiando pelle sotto i nostri occhi nell’ultimo libro di Saverio
Vertone: Penultima Europa.
Ver tone si era rivelato viaggiatore attento, osservatore acuto,
immaginifico, graffiante, impietoso di fatti e misfatti della nostra mutazione in Viaggi in Italia.
Ora il suo percorso di viaggio,
il suo diario si spinge oltralpe,
all’Europa. Penultima Europa,
l’ultima non sappiamo come sarà ma possiamo ragionevolmente prevedere che tenderà a coincidere nel suo futuro con quella che è stata nel suo passato.
NeH’Europa visitata da Vertone, il vento dell’Est ha appena
cominciato a soffiare, neanche
Vertone poteva prevedere che la
dottrina, la speranza gorbacioviana avrebbero di lì a poco messo le ali al divenire storico europeo e mondiale. Così il futuro che egli prospetta, il « passato prossimo venturo » dell’Europa si carica di una buona dose di sano disincanto.
« Qui da Berlino si possono
vedere — scrive anticipando il
gioco del domino dei regimi cornunisti che cadono uno dopo
1 altro — le micce che portano
alle polveriere dell’Europa orientale. A parte la Polonia, a un
tiro di schioppo c’è la Cecoslovacchia, più in là la Romania,
sotto la .Iugoslavia. Il Muro è
una diga che ripara dalle alluvioni dell’Est, dove pare che stia
piovendo da troppo tempo... Berlino è la capitale della Terra di
Nessuno che si espande tra Est
ed ^ Ovest, tra passato e futuro,
un’anticipazione di quel bordello
europeo del quale saremo presto
tutti cittadini, la prima metropoli postcontemporanea del mondo ».
Ora le polveriere sono saltate,
la piedigrotta della libertà ha
acceso sopiti fuochi popolari di
democrazia, aperto le frontiere
ed i cuori. Gorbaciov può ben
salutare in TV il Capodanno, gli
anni ’90 che sono cominciati come quello che potrebbe essere
il periodo più fecondo della storia della civiltà. La fondazione
di una « casa comune europea »
appare oggi più realistica.
Ma è vero anche, come avverte Vertone, che l’Europa non
cancellerà le nazioni. « li ’92 non
sanerà il deficit dei bilanci, le
magagne del traflìco o deH’ordine pubblico. Al contrario aggraverà i problemi che non saranno stati tempestivamente affrontati, tutti i mali di chi si farà
trovare con le mani nel sacco ».
Ci porteremo dietro ogni nazione la propria storia. E quanti, come noi italiani intimamente consapevoli dei ritardi e delle manchevolezze nazionali, coltivano europeismo di maniera,
contando di fuggire dall’Italia
per approdare in Europa, dovranno presto disilludersi. Non
più dimezzata dalla cortina di
ferro, l’Europa prossima ventura sarà tanto meglio unita quanto meglio riuscirà ad assemblare storie e tradizioni diverse, modelli e stili di vita, etnie che si
incrociano, si contrappongono,
si trasformano. Con arguta ironia deH’immagine, della metafora Vertone disvela un’Europa variegata, affascinante, paradossale.
Egli la percorre e racconta seguendo itinerari, associazioni
mentali: le grandi città, la gente, i condizionamenti della geografia, il profilo delle cattedrali,
le confessioni religiose, i simboli culturali, i pregiudizi, i fantasmi delle ideologie, i vecchi e
nuovi miti.
Un capitolo del libro, il quarto: « Le tre confessioni », si fa
leggere con interesse da credenti come noi, di scarsa fede, pronti a smarrirci di fronte alle insidie secolaristiche.
L’Europa è nata — Saverio
Vertone osserva — dal matrimonio segreto di cristianesimo e
gerinanesimo. Il riscontro della
storia ha alla fine inflitto il contrappasso alle pregiudiziali ideologiche che avevano relegato le
fedi religiose negli scantinati delle culture. Altro che oppio dei
popoli, l’antica anima cristiana
degli europei ha alimentato' la
spallata alle decrepite dittature
marxiste dell’Est.
Le tre confessioni cristiane
hanno connotato profondamente
la storia passata dei popoli europei e ne connotano ancora la
storia corrente. Gli apostoli « Pietro, Paolo, Giovanni possono guidarci utilmente attraverso l’Europa che conserva i tre strati,
cattolico, evangelico e bizantino,
della sua fede religiosa e dei
suoi ordini architettonici». La cattedrale, un tempo cattolica e poi
protestante, di Ginevra — osserva Vertone —, non ha più un
altare, non più un tabernacolo
al centro. Al centro della fede
è stato messo Cristo ma nelle
coscienze, nei comportamenti
personali e collettivi dei credenti, non più nel tabernacolo.
« La cattedrale di Ginevra,
grande e mitica balena, esibisce
da 450 anni, come una cicatrice, i] punto in cui Calvino le
ha strappato il cuore ». All’op
POESIA
Le voci della notte
Riflessioni ed echi della seconda guerra mondiale - Lingua scorrevole, armonia dei versi
E’ una raccolta di poesie di
Francesco Fiumara, della Chiesa
di Reggio Calabria, già conosciuto dai lettori del nostro settimanale che ha pubblicato una
recensione del suo saggio su
Mazzini tra le brume di Londra.
Direttore della rivista « La Procellaria », da lui stesso fondata
nel 1953, si è affermato non solo
come poeta, ma anche come specialista di studi mazziniani c studioso di problemi calabresi. I numerosi premi letterari per la
poesia e la saggistica da lui vinti rivelano una personalità di sicuro valore che onora la Calabria ed il paese.
Le voci della notte sono
per lo più echi della storia dell’ultimo eonllitto mondiale, vissuto e sofferto in prima persona
dall’autore, il quale è riuscito a
londcre argomenti tratti da una
visione 7-attristante della realtà
con una lirica ispirata ad una
visione cristiana dell’esistenza.
11 linguaggio scorrevole, appropriato, essenziale e l’armonia dei
versi contribuiscono a catturare
l’animo del lettore, trasportandolo nel clima spirituale del poeta,
il quale riesce così a dare efficacia e vigoria ai ripetuti appelli al senso di umanità e di giustizia sociale che promanano dalla sua poesia.
Giovanni Lento
Sinodo deirUNEREI
Una chiesa piccola e molto impegnata - La ricerca di una continua obbedienza al Signore
in parte dall’incalzare degli eventi all'Est le individualità nazionali: verso il confronto
posto, nella moschea di Cordoba, ex tempio islamico oggi cattedrale cattolica, « la materia ha
aperto un buco nello spirito »,
è stato inserito un altare dove
non c’era, rompendo una teoria
matematica di colonne, in sintesi architettoniea armoniosa.
« Nel monoteismo rigoroso, il
vuoto è diventato simbolo dell’invisibile, ben prima di Calvino e di Lutero, e anche di Maometto ».
Perché la Spagna, uscita tanto
dopo dell’Italia dalla palude del
fascismo, si è data tanto prima
di noi la caratura di moderno
paese europeo? Lo avevamo intuito ed ora Vertone ce lo conferma e spiega: c'è, con le altre, anche una componente culturale legata al cattolicesimo,
quello spagnolo diverso dall’italiano. La cultura cattolica spagnola, in sostanza, mostra Vertone, ha assimilato « la segreta
parentela dell’Islam con lo spirito intransigente del protestantesimo e deH’ebraismo ».
« La Spagna è stata un paese
cattolico. Come l’Italia. Forse ancora più ardentemente cattolico
dell’Italia. Ma ha partecipato alla riscoperta dell’invisibile insieme alla Germania, alla Francia,
all’Inghilterra che ci sono arrivate attraverso gli aut aut della Riforma ». La cultura spagnola ha compiuto « al momento
giusto il salto verso la modernità, che è un salto di conoscenze,
di tecniche, di strumenti, ma so
prattutto Un salto di psicologia,
un salto verso i fondamenti invnsibili di quel che siamo, di
quel che vediamo e di quel che
facciamo ».
La società italiana negli ultimi cento anni ha camminato più
svelta della Spagna (almeno fino a ieri). Ma con il suo corpo
attardato dal « matriarcato ecclesiastico » la cultura italiana
non ha ancora fatto quel salto.
« .Adesso che si è rimessa in
piedi la Spagna può camminare
assai più speditamente di noi,
perché è probabile che noi continueremo ad evitare l’ostacolo
della cultura moderna, tentando,
come abbiamo fatto finora, di
passarci sotto per non doverlo
saltare ».
N. Sergio Turtulici
L’Unione nazionale delle Chiese riformate evangeliche indipendenti (UNEREI) di Francia è costituita da un’associazione di
chiese riformate di matrice calvinista che si distinguono dalla
Chiesa riformata di Francia sin
dal 1938, cioè da quando quest’ultima si è organizzata nella sua
struttura attuale, riunendo la
maggior parte delle chiese riformate di questo paese.
Allora le chiese dissidenti si
sono raccolte nell’« Unione » sopra detta, rifiutando di entrare
nell’organizzazione ecclesiastica
maggioritaria allora costituitasi,
per la loro posizione di stretta
aderenza all’antioa confessione di
fede riformata de La Rochelle,
dal momento che la Chiesa riformata di Francia ha premesso a
quella confessione un « preambolo» in cui è detto che si accetta
solo « lo spirito » di essa.
In altri termini, mentre la
Chiesa riformata di Francia ha
assunto una posizione teologica
più libera, « pluralista » e molto aperta nei confronti della sua
stessa « storica » confessione di
fede, le chiese che si sono associate nella sopra menzionata
Unione hanno mantenuto fermamente una posizione di piena
aderenza a quella confessione, dichiarando di voler essere una
chiesa riformata « confessante »,
che vuole cioè rimanere fedele
all’Evangelo riscoperto e proclamato dalla Riforma.
Questa Unione comprende una
quarantina di chiese locali più o
meno numericamente modeste,
con una popolazione complessiva
di circa 12.000 persone (membri e
loro familiari), con maggiore
concentrazione nella zona delle
Cevennes e nella parte meridionale della Francia. Queste chiese sono raggruppate in 4 circoscrizioni territoriali, dove ogni
anno si tengono i rispettivi Sinodi regionali (corrispondenti, più
o meno, alle nostre Conferenze
distrettuali). Ogni anno, poi, hanno un Sinodo nazionale composto dai deputati, metà pastori e
metà laici, eletti soltanto dai 4
sinodi regionali; e ogni tre anni
si riunisce il Sinodo Generale
formato da un maggior numero
di deputati, pastori e laici, eletti
direttamente dalle chiese locali.
Il Sinodo nazionale di quest’anno ha avuto luogo dal 16 al 18
marzo al Mas d’Azil, un paesino a
ridosso dei Pirenei vicino a Tolosa, dove i protestanti hanno lottato difendendosi strenuamente
dall’esercito del « Re Sole », come i nostri valdesi hanno dovuto
fare alle Valli.
L’accoglienza che mi è stata
fatta è stata molto fraterna, come verso tutti gli altri invitati e
componenti del Sinodo stesso. Esso era composto da una sessantina di persone, di cui una quarantina con diritto di voto. I lavori
si sono svolti con molta semplicità e scorrevolezza, mantenendosi facilmente entro i limiti prefissati, sulla base di un rapporto del Comitato permanente
e di altre relazioni, molto dense
ed essenziali, di varie commissioni, il tutto raccolto in un agile
fascicolo.
Oltre al problemi di ordinaria
amministrazione concernenti i
vari aspetti della vita e della testimonianza di queste chiese, il
Sinodo ha affrontato e discusso
due temi particolari: 1) il ruolo
e la posizione degli anziani di
chiesa nei Consigli presbiterali e
il rapporto fra il loro ministero
e quello dei pastori alla luce della Bibbia; 2) la politica da seguire nelle relazioni interecclesiastiche verso le confessioni ed
organizzazioni cristiane sul piano nazionale e internazionale.
Questi due temi erano stati già
discussi nei quattro sinodi regionali. Al Mas d’Azil sono stati ripressi ed approfonditi, ma senza
dare ancora indicazioni definitive che sono state rimandate al
prossimo sinodo generale, che si
terrà Tanno prossimo.
L’impressione che ho riportato è quella di una chiesa piccola,
quasi metà della nostra, seriamente impegnata nell’opera delTEvangelo sia all’interno che alTesterno, vivamente desiderosa
di essere e rimanere fedele al Signore e di vivere in obbedienza
alla sua Parola nella situazione e
di fronte ai problemi di oggi; e
mi sono sentito solidale con quei
fratelli nella loro sincera ricerca
di fedeltà e di obbedienza al Signore.
Agostino Garufi
APPUNTI DI VIAGGIO
Tra Nord e Sud
Non c’era modo migliore di ricordare Wanda Gönnet che pubblicando, nell’artistica edizione
Meynier, le descrizioni dei soggiorni da lei vissuti col marito,
addetto culturale in alcuni paesi
di cui essa ci parla. Ce ne parla
con stile piano e delicato, nel modo dolce con cui ha amato, guardato e compreso i « suoi » paesi.
Ogni pagina è un acquerello ; dopo una Rorà terremotata, c’è una
Norvegia sotto la neve, con i laghi gelati, gli uccelli che mendicano briciole, la gente che si affretta a comprare stelle nella sera di Natale, e sembra di sentire
fra i pini di Bergen le arie del
Peer Gynt o della Primavera di
Grieg. Seguono poi altri schizzi che dicono il fascino della Svezia, della Finlandia, delTIslanda,
la scoperta della Jugoslavia con
il suo bel Danubio (per niente
blu!), gli eleganti minareti e i
monasteri severi e solitari della
Serbia. Il libro termina in Marocco, ultimo soggiorno estero
dei Gönnet, prima del rientro definitivo in Italia, rientro accompagnato da quella nostalgia d’Africa che lasciano, nel cuore di
chi ci ha vissuto, le Medine arabe, le fate Morgana del deserto,
i beduini e i loro cammelli, Tartigianato caratteristico e i bimbi
vivacissimi con i loro occhi brunì.
Per anni i nostri ragazzi hanno
potuto leggere su L’amico dei
fanciulli — il loro giornale — gli
scritti di Wanda Gönnet: li ha
guidati a interessarsi e apprezzare gli altri paesi e l’altra gente, di cui ha sempre sottolineato
i valori ; ha voluto far capire loro
le bellezze e le ricchezze della
natura, dei fiordi e dei fiori, delle
stelle e delle pietre ; li ha spinti a
guardarsi intorno, con quel suo
fine, bonario umorismo che è la
freschezza della vita. Gliene
siamo riconoscenti nel ricordo e
siamo riconoscenti a Jean Gönnet che ha voluto questo grazioso
volumetto con la bella copertina,
introdotto da una prefazione di
Idea Picco che ne è la migliore
presentazione.
Berta Subilia
Wy\NDA Gönnet, In giro per il
mondo. Ricordi e impressioni,
Torino, Meynier, 1990.
6
obiettivo aperto
Una domanda come questa
ha senso non solo nell’imminenza del '93 — fatidico e
preannunciato anno deH'integrazione europea — o per i
più o meno recenti fatti di
cronaca, ma per lo specifico
senso del prossimo che specialmente un credente deve
avvertire e, ora più che mai,
mettere in pratica proprio
nei confronti di chi è percepito come più « diverso da
me » per colore della pelle,
credo religioso e ideologico,
abitudini di vita e, quindi,
più difficilmente accettato
come tale. E la domanda ha
senso, nello specifico, perché
si può sperare che la scuola,
in tempi medi e lunghi, possa
produrre quel cambiamento
non solo epidermico di atteggiamento e quel superamen
to di modelli che ora, invece,
paiono predominare ed essere comunque avvalorati da
certa TV, da certi fumetti,
da certi fotoromanzi. Questi
mass media, mentre da un
lato segnalano il problema e
forse lo dibattono, dall’altro
trasmettono ancora film e
cartoni dove il «giallo» è cattivo, il « nero » è schiavo e il
« bianco » sempre trionfa, è
più furbo, è ricco. La scuola,
da sola, non è in grado di risolvere il complesso fenomeno, ma certamente costituisce un’agenzia fondamentale
di mutamento.
Ma cerchiamo di identificare anche noi meglio le coordinate del problema, con un’analisi comparata utile per
quanto rapida.
La situazione
L’Italia è un paese che, da
sempre, conosce il fenomeno
migratorio. Basta riguardare
alla sua storia più o meno remota per rilevare la costanza
del fenomeno, con ripercussioni sull’economia, la struttura sociale, la cultura, la lingua, e non senza scatti di recrudescenza per antichi nazionalismi o privilegi. L’italiano è uno di quei popoli della vecchia Europa che ha conosciuto momenti di massiccia emigrazione, cioè di uscita dai propri confini di persone che andavano a stanziarsi altrove, per esempio
oltreoceano o oltralpe, a stabilirvisi, a creare una famiglia e trovare lavoro. Come
si può rilevare dalla storia
delle Valli valdesi, i migranti hanno finito per costituire
delle vere e proprie « isole »
(linguistiche, culturali, religiose, etniche) all’interno di
un tessuto istituzionale che
ha tentato di assorbirli. Oggi,
la situazione si complica ulteriormente per il fenomeno
in espansione del ritorno, dopo qualche generazione, dei
discendenti di quegli emigrati, portatori di culture diverse, mediate, miste e bisognosi di un nuovo adattamento alle terre d’origine, sia come adulti che come bambini.
Le grandi metropoli del nord
Italia, che erano state prese
d’assalto negli anni del boom
economico e attorno a cui si
erano create vere e proprie
città satelliti / dormitorio,
stanno vivendo la situazione
del decremento di popolazione, dovuta anche al fenomeno del rientro degli immigrati al sud o nel Veneto, dove
appunto si rilevano le problematiche del reinserimento.
Più di recente, l’Italia —
come la Francia, l’Inghilterra, la Germania ed altri paesi
europei ad economia forte —
ha vissuto e sta vivendo l’esperienza dell’immigrazione
da stati extracomunitari di
un numero cospicuo di persone isolate, o a piccoli gruppi e famiglie, portatrici di abitudini molto diverse, lingue,
religioni, culture che difficilmente si avvicinano alle nostre. Non è il caso di soffermarci su questo fenomeno,
tant’è noto, diffuso, tangibile e fonte di non poche difficoltà a motivo di atteggiamenti preconcetti o al massimo folcloristici e, soprattutto, di una mancata preparazione e educazione al proposito. Se ci troviamo « spiazzati » rispetto ad altri paesi
che hanno sperimentato la
medesima sorte, lo dobbiamo in particolare a questa
carenza di preparazione, tanto più profonda quanto più
remota.
Sostanzialmente, perciò, il
problema ha tre dimensioni;
quella degli emigranti che sono andati via dal loro paese
o ancora vanno e mancano
di radici, quella degli emigranti che ritornano e quella dei nuovi immigrati.
Si tratta di un fenomeno
non nuovo, a cui però non si
riesce a dare una risposta
soddisfacente se non con soluzioni-tampone. Il dramma
è sì quello del lavoro che non
c’è, dell’abitazione che non si
trova, delle pratiche religiose
che non sono riconosciute,
ma è per l’innanzi quello di
un rifiuto all’integrazione, al
confronto di idee, ad un educazione consapevole, ad una
istruzione rispettosa della
diversità. E’ su questo terreno che vorrei fare alcune
considerazioni generali ed
avanzare qualche ipotesi percorribile nel presente, ovviamente in campo scolastico.
Quale cultura?
Il cittadino moderno non
può più ignorare i fenomeni
di cui abbiamo parlato e che
stanno radicalmente modificando il volto e il tessuto degli stati-nazione, trasformandoli in agglomerati di etnie
diverse, ad una velocità ed in
proporzioni impensabili appena una ventina di anni or
sono. I mass media e la scuola sono chiamati direttamente in causa: non basta più attendere fiduciosamente che i
rapporti interculturali si instaurino per passivo adatta
UN LU(DI FO
SI PUÒ’ FARE UNA SCDL
Le nuove, imponenti, ondate migratorie e i problemi che ne conseguonoialle «
di formazione per le giovani generazioni: la conoscenza di realtà diverseidamei
mento della gente; occorre
intervenire attivamente perché neppure più la pluriculturalità consente la convivenza: bisogna avere come obiettivo una formazione interculturale.
Un chiarimento a questo
proposito può essere utile,
anche per le conseguenze che
se ne possono trarre. In un
campo come questo, infatti,
si usano spesso come sinonimi i prefissi « pluri- », « multi- », « trans- » e « inter-culturale ». Nelle espressioni
pluriculturale e multiculturale si può avvertire più il tentativo di accostamento e di
giustapposizione di culture
diverse che non la ricerca
delle interconnessioni possibili, con tutti i rischi di ancora voler trovare la supremazia dell’una sull’altra, cosi
come appunto avviene nella
pluridisciplinarità, dove sussiste la suddivisione tra discipline « forti » (o trainanti)
e discipline « deboli », pericolo già segnalato da Piaget
proprio in campo psicopedagogico. Il ricorso ad una terminologia del genere, pur riconoscendo la pluralità di
contributi e la reciproca differenza, maschera ancora la
presenza di barriere e di pregiudizi. Forse la dizione inglese di « cross-cultural » attesta maggiormente l’impressione dell’incrocio (cross =
croce), dell’intersezione delle
culture, secondo un’accezione sparita nel nostro contesto.
L’uso di forme come
« transculturale » e « interculturale » sembra più appropriato; ma quale scegliere
tra le due? La transculturalità avrebbe senso se esistesse realmente alla base la
transnazionalità. Di fatto, le
istituzioni nazionali del XIX
secolo, che hanno dato vita
agli attuali sistemi di formazione e acculturazione come
le scuole ed i programmi scolastici, hanno avuto l’obiettivo di modellare i cittadini
perché le frontiere esistano:
ogni società ha sempre voluto i suoi guerrieri, per la difesa della propria autonomia
e identità.
Allora, ci si può rivolgere aWinterculturale, dove il
prefisso « inter- » sta a indicare la precisa volontà di
equo scambio e di comunicazione « comprensiva » tra diversi. Si tratta di un rapporto da costruire e che — a nostro avviso — la scuola potrebbe elaborare nella misura in cui ci crede realmente,
non solo sulla carta o in certe lezioni. Nell’intercultura,
è presente il concetto di pluralità di culture, senza che
una sia egemone sull’altra
ma neppure senza che una
soccomba per lasciare vivere
l’altra. Si tratta di operare a
livello di cooperazione tra
culture diverse, di lavorare
tutti intorno allo stesso
obiettivo portando ciascuno
il proprio contributo di forze, ricerche, riflessioni, esperienze. L’intercultura non mira alla fusione né all’unificazione: come dice con un’in;magine efficace M.G. Galasso,
che da tempo si occupa di
questo concetto, lo difende e
cerca di divulgarlo anche nella scuola, l’educazione interculturale mira ad « allenare
il cittadino a spostarsi dalle
proprie scarpe in quelle dell’altro, a guardare con un’ottica diversa, a far scattare
isomorfismi cognitivi ed emotivi per capire come ragionano e sentono gli altri,
salvo poi a rientrare nelle
proprie scarpe ben conscio
della incancellabile e positiva
realtà delle proprie radici
culturali ».
La distinzione terminologica non è dunque oziosa,
perché sottolinea un fenomeno che, se sottovalutato, può
far scattare la molla del rigetto e della chiusura: nell’intercultura la mia identità
permane, si sviluppa e si afferma proprio nello scambio
con l’altro. Il paradosso consiste in effetti nel fatto per
cui la mia identità non solo
esiste ma si espande se accetto di confrontarmi e, per
ciò stesso, di evolvermi, di
trasformarmi per quel tanto
che ritengo necessario e utile
per la mia sopravvivenza. Come si vede, si tratta essenzialmente di un atteggiamento mentale, di un’apertura
cognitiva e di una solidità
emotiva che la scuola dovrebbe come compito precipuo formare, esercitare e
privilegiare. Sappiamo che
la diversità psicologicamente
sempre spaventa e mette in
crisi, ma sappiamo anche che
non la si esorcizza negandola, bensì confrontandoci con
essa, comprendendola (nel
senso di cum-prendere =■
prendere dentro).
Prospettive
operative
Allora, alla domanda del
titolo si può rispondere affermativamente (pur non
senza qualche esitazione e
perplessità, allo stato attuale delle cose e neH’immediato), sia per quanto riguarda
l’obiettivo più generale delr educazione interculturale
come atteggiamento mentale, sia in ordine ad alcuni interventi didattici più
specifici e mirati.
a) L’atteggiamento
interculturale
Come s’è detto, ciò che
conta, al di là di qualsiasi
tecnicismo o intervento di
pura facciata, è la creazione
e lo sviluppo di un atteggiamento culturale che sia
veramente disponibile, aperto, « curioso » dell’altro. L’esempio che l’adulto fornisce
è determinante per la formazione di un atteggiamento altrettanto aperto nei ragazzi.
Diciamo che la capacità di
chi insegna di essere onesto,
equo nel giudicare, di usare
il metodo scientifico nell’elaborare e trasmettere la conoscenza, di mostrare un equilibrio nel considerare i fatti
è un pre-requisito alla formazione interculturale nel senso di accettare il confronto e
la varietà di risposte.
Si tratta anche di riflettere
e saper usare i sistemi di comunicazione per prevenire
distorsioni e ambiguità. Sappiamo infatti quanto i lin
guaggi (orali e scritti) siano
pieni di insidie perché carichi di elementi soggettivi, di
simboli, di segni, di valori
che discendono da una certa
cultura e che, dal destinatario, possono essere accolti in
maniera unilaterale sbagliata, addirittura nel tentativo
di normalizzare ciò che ai
suoi occhi pare non rientrare nell’uso. Ben lo sanno coloro che, per professione, devono stabilire rapporti verbali con la gente, che fanno
discorsi o che scrivono; possiamo anche interpretare
l’uso oggi così frequente del
« cioè » nel parlato come
sintomo di questo disagio e
come volontà di chiarire
per prevenire fraintendimenti. D’altro canto, la comunicazione esiste e sussiste solo
se ci sono elementi « diversi » da scambiare o confrontare, se non si dà per scontata e accettata qualunque affermazione, se tra emittente
e ricevente c’è « differenza ».
L’intervento educativo consiste anche nel fare rilevare
questa duplice esigenza e nel
considerarne le pratiche implicazioni, al di là della pura
grammatica.
Nello specifico, poi, esistono delle attività — ludiche
per i più piccoli, più serie per
i meno piccoli — che possono far capire il senso della
« diversità » ed avviare all’accettazione di un atteggiamento interculturale.
Sulla scorta per esempio
del materiale inglese per il
7
obiettivo aperto
LU(DI FORMAZIONE PER LA CRESCITA E LA CONOSCENZA DEGLI ALTRI
^LA INTERCULTURALE?
)no;alle « emergenze » del lavoro, della casa, della sanità, si impone un lavoro
ìrseidamentale per un’educazione che miri al rispetto e allo scambio costruttivo
Linguistic Minorities Project
ed intitolato All children
play, si possono avviare delle attività interdisciplinari
strutturate che portano alla
comprensione dell'altro. Certe schede aiutano a cogliere
quelli che possono essere i
problemi per l’immigrato
(sono utilissime anche per il
docente); altre a distinguere
le diverse « radici culturali »
degli immigrati, senza riunirli in un’unica massa indifferenziata (i «neri»; gli «orientali »; ecc.); altre, con carattere più informativo e taglio
antropologico, presentano il
calendario, le feste, i riti propri delle culture diverse dalle
nostre; altre ancora si soffermano sui vari tipi di gioco in
uso nei vari paesi e guidano
al loro apprendimento ed
uso, coinvolgendo i partecipanti anche nella costruzione
di aquiloni, maschere, strumenti musicali ed altri oggetti.
E non possiamo non ricordare quel bel manuale di
Richard W. Brislin, Intercultural Interactions, pubblicato nel 1986 e purtroppo da
noi non ancora tradotto, utilissimo per la media e le superiori, nel quale sono presentati ed esemplificati cento « incidenti » interculturali, riuniti per gruppi omogenei. Ogni incidente è seguito
da quattro spiegazioni possibili tra cui scegliere quella
più appropriata a spiegare i
motivi di incomprensione,
insuccesso, violenza. Il libro
riporta anche, per le diverse
sezioni, le spiegazioni sia per
le risposte ritenute corrette
che per le altre, stimolando
utili discussioni di gruppo.
Non si tratta che di due
esempi, di facile applicazione
e a livelli diversificati, per fare capire come la creazione
di un’attitudine interculturale sia fattibile, piacevole e da
tutti praticabile.
b) Le lingue
Un settore d’elezione per il
discorso interculturale è ovviamente quello dell’approccio a lingue diverse da quella
materna o nazionale. Non ci
soffermeremo sull’utilità dell’apprendimento delle lingue,
sia dal punto di vista psicologico che dal punto di vista
culturale ed economico: nessuno oggi oserebbe rifiutarne
la validità e addirittura la irrinunciabilità.
Prescindendo anche dall’individuare «la» lingua straniera da imparare, diciamo
che chi sa un’altra lingua ha
il potere di raddoppiare quelli che sono i suoi parametri
temporali e spaziali e, quindi, di relativizzare il proprio
mondo ed equilibrare le pronrie prospettive, allargandole. L’apprendimento di un’altra lingua di solito risulta essere carico di spinte emotive,
per cui l’allievo finisce per
PER SAPERNE DI PIU’
Qualche titolo
a) A carattere generale
M. Cai-I.ari Gali.t, Antropologia e educazione, La Nuova Italia,
Firenze, 1965.
P. Rossi, Cultura e antropologia, Einaudi, Torino, 1983.
AA.VV., L’immagine degli altri (a cura di R. Gritti), La Nuova
Italia, Firenze. 1985.
C. Levi-Strau.ss, Razza e storia e altri studi di antropologia,
Einaudi, Torino, 1968.
AA.VV., La pedagogia degli scambi interculturali. Atti convegno CEDE e INTERCULTURA (a cura di M. G. Calasse),
Frascati, in « I Quaderni di Villa Falconieri », n. 10/1986.
b) A carattere disciplinare
Filosofia:
E. Garroni, Senso e paradosso, Laterza, Bari, 1986.
Letteratura:
G. Bertoni Dei. Guercio, Arte e letteratura, in « Insegnare »,
n. 1/1987.
Lingue straniere:
AA.VV., La dimensione culturale nell’insegnamento della L2,
Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Milano, 1987.
M. G. Cai.asso, La motivazione culturale nell’apprendimento
delle lingue straniere, in « Alti del Convegno CIDI-LEND »,
Edizioni Bruno Mondadori, Milano, voi. U, 1984.
M. G. Cai.as.so, La prospettiva linguistica di una educazione
interculturale, in « LEND », n. 1/1984.
Matematica:
M. Peu.frey, Per un insegnamento della matematica dal volto
umano, S.E.L, Torino, 1983.
Geografia:
A. Pfters. La nuova cartografia, Nord/Sud, ASAL, Roma, 1988.
A. Nanni, La geografia si può rinnovare, ASAL, Roma, 1988.
Il CEDE (Centro europeo dell’educazione) di Villa Falconieri a Frascati ha messo a punto un progetto specifico —
denominato EDINT — suH’educazione interculturale, attuato
in alcune scuole italiane. Alla sede indicata si possono richiedere i documenti di lavoro e le relazioni sull’attività.
modificare la propria percezione del mondo, stimolato
da realtà linguistiche e culturali in continua evoluzione. E
ciò avviene contagiando l’ambiente circostante — scuola,
famiglia, amici, parenti — a
cui l’allievo trasmette le sue
conoscenze e esperienze e
sfruttando l’ambiente per
tutte le occasioni comunicative plurilingue che può offrire: giornali, cinema, televisione, canzoni, pubblicità e
via di seguito.
Va detto, comunque, che la
lingua straniera ed il suo insegnamento non bastano o
non garantiscono l’intercultura. Infatti, finché la lingua
straniera è vista come strumento o veicolo per comunicare in codice diverso da
quello materno, le culture
non sono coinvolte: il vantaggio è quello di facilitare
la trasmissione delle idee, di
far cadere le barriere linguistiche. La lingua straniera
appresa e usata assume un
valore culturale quando chi
se ne serve lo fa lasciandosi
coinvolgere, vuole « entrare »
nel mondo dell’altro (con
tutto il suo spessore storico,
artistico, letterario, antropologico), capirlo, interpretarlo, fino al punto da assimilarne atteggiamenti, modi di
porsi e di gestire.
Con le lingue straniere si
va dunque oltre il fenomeno
tecnicistico e limitatamente
linguistico per affacciarsi su
mondi diversi e interessanti,
esplorati attraverso mezzi come la lingua ma anche le abitudini, gli usi, l’arte e via di
seguito.
Nel nostro contesto, però,
almeno per i più giovani (materna e scuola dell’obbligo),
la lingua straniera può .anche
significare altro. L’Italia stessa è caratterizzata da una
molteplicità di dialetti e, se
è vero che i giovani vi fanno
via via meno ricorso, non sono rari i casi di bambini che
hanno come lingua veicolare
il dialetto e devono apprendere come « straniera » quella italiana. Inoltre, esistono
sul nostro territorio delle
isole linguistiche riconosciute, le cosiddette minoranze
linguistiche classificate in dodici, che hanno il diritto costituzionale di essere riconosciute, difese e conservate. E
poi, l’immigrazione di ritorno pone problemi che non
possiamo non associare a
quelli dell’apprendimento di
una lingua straniera.
Il mosaico è complesso ed
articolato; una scuola che voglia imbastire un discorso
di educazione interculturale
non può prescindere dal farsi
carico delle diverse situazioni, fornendo una risposta
adeguata, non emarginante
né in un senso né nell’altro.
L’argomento è vasto e meriterebbe un ulteriore appro
fondimento, anche da parte
di chi è esperto in materia o
ha maturato esperienze in
questo campo.
c) Attività
disciplinari
Si entra qui in un ambito
più tecnico, il cui interesse è
limitato agli addetti ai lavori; per questa ragione, circoscriviamo la trattazione a
pochi esempi, per dare l’idea
di quanto invece si possa fare. La storia, la storia della
filosofia, la letteratura, la storia dell’arte sono settori dove si possono studiare gli
aspetti etno-antropologici di
una cultura e, attraverso i
concetti di razza, di pregiudizio, di cultura, si possono
evidenziare punti di vista diversi e relativi, nei riguardi
del sesso, dei giovani, dei vecchi, degli handicappati, dei
malati di mente, delle minoranze e via di seguito.
Ogni cultura e lingua sono veicolo di pregiudizi in
merito, e la presa di coscienza di tale fenomeno
è importante ai fini della crescita interculturale. Altre possibilità sono offerte
dalla comparazione di eventi
nodali per una società, come
la nascita, la morte, il matrimonio, il ruolo parentale,
analizzandone la simbologia
e i riti. E ancora: comparare
le istituzioni che regolano la
vita associata come le forme
di governo, i sistemi educativi, assistenziali e parentali, le
confessioni religiose.
Ma il riferimento più concreto che vorrei fare è quello
alla geografia, e non tanto
per il solito modo di presen
tare genti e paesi, in forma
ora statistica ora folcloristica ma scarsamente interculturale (si insiste molto sulle
differenze, senza poi cercare
gli elementi che accomunano), quanto per la rappresentazione cartografica stessa
che si usa. A tutte le pareti
delle aule e su molti, ancora
troppi libri di testo sono presenti delle cartine che sono
il frutto di una rappresentazione cartografica condizionata da una mentalità e da
una cultura eurocentrica. La
carta di Mercatore (1569)
contiene un errore di deformazione tecnica che sarebbe
difficile qui da spiegare ma
che, comunque, ponendo al
centro l’Europa, relativizza le
altre terre sul planisfero,
aree di conquista per i bianchi. Esiste oggi una rappresentazione cartografica messa a punto da Arno Peters nel
1973 che riesce a correggere
gli errori denunciati e riconosciuti e, soprattutto, a rappresentare sul planisfero tutti i popoli con assoluta equità, nella prospettiva della
mondialità. Basta confrontare le « vecchie » carte con la
rappresentazione di Peters
per averne un’idea.
Se anche gli studenti, firn
dalle elementari, si abituassero ad avere una visione
« corretta » del mondo in cui
abitano e non deformata a
loro vantaggio, forse sarebbero messi sulla strada della obiettiva informazione,
della relativizzazione di sé e
del rispetto dell’altro, insomma sarebbero avviati verso
un atteggiamento interculturale.
Roberto Eynard
La nuova cartografia
0,7mw. km^
17^MHI.km*
Un esempio della strumentalizzazione in chiave « eurocentrica » della cartografia. Una proiezione di tipo tradizionale (come quella di Mercatore, in basso), assegna all’America del Sud una superficie minore di quella dell'Europa.
In realtà le cose sono ben diverse, il « vecchio continente »
conta un territorio pari a circa la metà di quello latinoamericano.
Dalla proiezione di Peters (in alto) le proporzioni risultano ridimensionate: la nuova cartografìa corregge quindi
alcune ingiustizie.
8
8 vita deUe chiese
6 aprile 1990
CAMPOBASSO
Contro il razzismo
CORRISPONDENZE
XVII Febbraio
Il culto FGEI centrato su questo problema e suirimmigrazione - La
ricchezza dei nostri paesi a scapito delle risorse del Sud del mondo
Domenica 11 marzo, giornata
della FGEI, si è tenuto un culto
in comune curato dai giovani
battisti e valdesi, sul tema dell’immigrazione e del razzismo.
Negli incontri preparatori sono emerse in tutta la loro chiarezza le cause che determinano
questo problema di portata planetaria. La suddivisione e il solco tra il Nord sviluppato e il
Sud del mondo, arretrato e sottosviluppato (anche se si usa dire: in via di sviluppo), si accentua di continuo.
E l’anello di congiunzione tra
i paesi ricchi e quelli poveri non
sta nell’aiuto effimero e interessato che i primi indirizzano verso i secondi, ma nel fenomeno
migratorio a senso unico che sta
assumendo, da Sud a Nord, proporzioni via via crescenti. La
maggior parte di coloro che sono costretti ad emigrare, per motivi che vanno dalla j>ersecuzione politica ai motivi della sussistenza, non si trova certo nel
« primo mondo » per sua precisa scelta. I paesi da cui provengono non permettono loro una
benché minima alternativa di vita.
E d’altra parte i nostri paesi,
che si arricchiscono sulla loro
condizione di difficoltà, rappresentano l’ancora di salvezza per molti; anche i minimi guadagni che
qui percepiscono sono molto per
loro, e permettono il sostentamento dei familiari rimasti in
patria.
Quali soluzioni si possono prospettare? Dovrebbero cambiare i
rapporti tra paesi sviluppati e
terzo mondo: non più aiuti assistenziali, ma promozione di iniziative specifiche con tecnici e
personale del luogo; finirla con
l’introduzione di schemi e modi
di pensare occidentali; estinzione del debito estero, che stringe
questi paesi in una terribile morsa.
11 secondo fenomeno, strettamente legato al primo, è quello
del razzismo, che chiama noi evangelici a un costante impegno
RICORDO
Chollet
A Morges, dove viveva, è deceduto il 20 marzo all’età di 73
anni Pierre Chollet, un grande
amico dei valdesi, cassiere del
« Oomité de la Suisse Romande
pour les Vaudois ». Uomo colto,
arguto, a volte caustico, profondamente credente ha dato molto della sua vita all’insegnamento, al canto, alla musica.
Chi di noi non ricorda le piccole e grandi offerte di denaro,
sempre molto utili, che lui raccoglieva e spediva per il tempio
dei Coppiei-i, la Gianavella, l’Asilo di S. Giovanni ed il Rifugio?
Era un lavoro umile ma costante, fino al grande impegno dello scorso anno per la « Glorieu•se Rentrée » e le manifestazioni
di Nyon. Quando già la malattia lo aveva profondamente debilitato e condizionato impedendogli di uscire, se gli si parlava
delle Valli valdesi, di cui era innamorato, il suo viso si illuminava riprendendo gioia ed interesse. E’ così che lo vogliamo
ricordare, con doveroso omaggio,
ringraziando il Signore di aver
posto Pierre sulla nostra strada
poiché è stato un uomo che ha
vissuto fino in fondo il vero significato delle parole volontariato e diaconia.
per il futuro. La chiesa dei poveri e degli oppressi si incarna
oggi nella gente di colore sulle
spiagge o nelle nostre città. E’
la chiesa che Gesù predilige, ma
l’intolieranza è purtroppo evidente, da Jerry Masslo, ucciso a
Villa Literno, alle crociate antiimmigfati promosse dalle Leghe,
alle scelte antidemocratiche, per
non dire razziste, di alcune amministrazioni, alle aggressioni a
ragazzi di colore.
Il nostro sforzo dovrà essere
quello di adoperarci per una società in cui convivano persone
di diversa estrazione culturale.
La storia del cristianesimo è stata caratterizzata da gravi responsabilità nei confronti deile popolazioni dell’Asia, dell Africa e
dell’America, considerate inferio
ri. Le crociate e, più recentemente il colonialismo, la deportazione di schiavi e il debito estero
rappresentano le colpe dell’occidente cristiano. Occorre ricordarsi di questa grave responsabilità, e riscoprire in pieno il messaggio di amore lanciato da Gesù duemila anni fa.
Anche il programma su « Giustizia, pace e salvaguardia del
creato » del CEC comprende in
pieno, a nostro avviso, la questione degli immigrati. Una vera giustizia e una vera pace si
stabiliranno su questa terra soltanto nel pieno rispetto gli uni
degli altri, nella piena reciproca
accoglienza tra tutti i popoli, nel
rispetto della creazione come dono divino.
Enos Mannelli
La scuola è un luogo privilegiato per il confronto tra le culture. E'
importante favorire i contatti fra i ragazzi.
ECUMENE, 19-20 MAGGIO
Assemblee
dell’XI Circuito
Il Consiglio deirxi Circuito
delle Chiese valdesi e metodiste
ha ritenuto quest’anno — anche
sulla base dei pareri espressi
dalle chiese, di convocare un’assemblea che copra due giornate.
Inoltre è auspicabile che tale assemblea sia seguita non soltanto
da quanti sono inviati «d’ufficio»,
ma anche da altri membri di
chiesa. Per questo, il Consiglio
ha stabilito di coprire una parte delle spese di vitto e alloggio
di tutti i partecipanti, fino ad
un massimo di L. 1.000.000. Il
resto verrà suddiviso tra gli intervenuti. Ci auguriamo che i
predicatori locali siano particolarmente ben rappresentati, dato che una parte del programma, quella del sabato sera, è
mirata particolarmente ad una
riflessione su di un tema legato
alla predicazione.
Vorremmo, insomma, che non
si trattasse di un’assemblea meramente amministrativa, ma che
fosse occasione di formazione e
programmazione comune. Per
questo è assolutamente necessario che ogni chiesa comunichi
al più presto al sovrintendente i
nomi ed il numero dei partecipanti, anche per permettere alla
direzione di Ecumene di predisporre tutto bene in tempo.
Ecco il programma previsto;
SABATO 19 MAGGIO
ore 9.30: culto;
ore 10.15: lettura relazione del Consi
glio di Circuito e della Commissione d'esame;
ore 13.00; pranzo;
ore 15.00: elezioni Consiglio di Circuito.
Subito dopo: presentazione
programmi delle chiese con
particolare riferimento a precisi programmi di evangelizzazione per l'anno 19901991;
ore 17.45: pausa;
ore 18.15: il pastore Bertolino presenterà ii lavoro della Missione evangelica contro la
lebbra. Verranno proiettate
alcune diapositive;
ore 20.00: cena;
ore 21.00: presentazione di un tema
legato alla predicazione
(particolarmente utile la
presenza dei predicatori locali].
DOMENICA 20 MAGGIO
ore 8.30: colazione;
ore 9.00: culto;
ore 9.30: finanze;
ore 10.00; rapporti Circuiti-Distretti:
brevi relazioni delle 8 chiese del Circ. sul lavoro preparatorio fatto sui documenti BMV;
ore 13.00: pranzo;
ore 15.00: discussione su specifici
progetti di evangelizzazione e riflessione sul documento BMV;
ore 17,30: partenza.
Per il Consiglio
il sovrintendente G. Conte
ROMA (Via IV Novembre) —
Nel corso del mese di febbraio
abbiamo avuto in mezzo a noi
la studentessa in teologia Malika
Rostane, inviataci dalla Facoltà
libera di teologia riformata di
Aix-en-Provence, per effettuare
il periodo di attività pratica che
accompagna ognuno degli anni
di studio. Malika ha seguito
pienamente la vita della nostra
comunità e di quella di lingua
francese. Di origine algerina (delta Kabilia), ma cresciuta in
Francia, questa giovane ha avuto occasione di parlare della sua
esperienza che l’ha portata ad
abbracciare il cristianesimo dopo
un’infanzia trascorsa in una famiglia legata all’Islam, anche se
non in modo integrista. Malika
ha anche avuto vari utili contatti con la nostra Facoltà, col Servizio migranti e con alcune comunità del Lazio. Ci auguriamo
che il mese trascorso in mezzo
a noi abbia potuto essere utile
per lei come è stato interessante dividere con lei le nostre
preoccupazioni e le nostre speranze.
• Abbiamo festeggiato il 17
febbraio con un’agape serale nei
nostri locali; ad essa hanno
partecipato membri della comunità di piazza Cavour e di quella
di lingua francese, ed altri amici. I nostri locali sono riusciti
ad accoglierci tutti! Abbiamo
riflettuto insieme sul periodo che
ha preceduto il 1848, con tutti i
suoi risvolti dolorosi e drammatici, senza per questo dimenticare le due personalità del Gilly
e del Beckwith e il loro prezioso e... paziente apporto allo sviluppo culturale e spirituale della
Chiesa valdese. Alcuni di noi
hanno potuto partecipare alle
manifestazioni organizzate dalla
comunità di Forano, il giorno 18.
• Abbifimo partecipato, come
molti altri, alla raccolta di fondi
per la Romania. Ci auguriamo
che la Federazione vegli attentamente a che tali fondi giungano,
se possibile, ai nostri fratelli in
fede e, comunque, giungano.
• Nel corso di questo scorcio
di anno abbiamo cercato di sviluppare gli incontri di studio biblico, oltre che a via IV Novembre, anche in alcune famiglie. La
cosa, pur funzionando solo in
parte (difficoltà di trovare il giorno adatto ecc.), ha avuto alcuni
risultati positivi.
• I giovani si sono incontrati
regolarmente, seguendo lo studio delle varie tappe della storia valdese, per ora fino al 1655.
Alcuni giovani, appartenenti ad
altre chiese evangeliche o comunque interessati al percorso spirituale e culturale della nostra
chiesa, hanno partecipato attivamente a questa ricerca. Molti
dei nostri giovani sono studenti universitari; questo implica
che vi sono ricorrenti « febbri
da esami », ma ci dà anche la
gioia di constatare che essi studiano con successo. Ultimamente, Alberto Tron ha conseguito
brillantemente la laurea in economia e commercio.
• Abbiamo numerose occasioni
di parlare della realtà della nostra chiesa a scolaresche che
vengono a visitarci. Si tratta di
un lavoro impegnativo ma, crediamo, apprezzato. Questo ci dà
la possibilità di dare varie informazioni anche sul lavoro teolo
gico svolto in Facoltà, sulla presenza di una libreria evangelica
in città, sulla più ampia realtà
del protestantesimo romano, sulle conferenze e seminari che possono interessare gli intervenuti,
e così via.
• Un altro aspetto del lavoro
che sembra accentuarsi è quello... telefonico. Sempre più spesso riceviamo telefonate di persone che desiderano avere informazioni o che, semplicemente,
hanno bisogno di una parola di
conforto o di qualcuno che sappia e voglia ascoltare.
• Pensiamo di rispondere ad
un appello giuntoci da una zona
periferica della nostra città. Si
tratterà di iniziare a piccoli passi un lavoro di evangelizzazione
per il quale saranno necessari
molti credenti impegnati e disposti a pagare di persona. Inutile
dire che saremo lieti di coinvolgere in questo lavoro quanti
sono pronti a mettersi a disposizione del Signore coi doni che
hanno.
Congresso FFEVM
ECUMENE — Dal 4 al 6 maggio prossimo si svolgerà il V
Congresso della FFEVM. Ricordiamo che sono membri del
congresso le delegate delle unioni e dei gruppi federati in ragione di una ogni dieci iscritte o
frazioni di dieci.
Rapporti BMV
VILLA S. SEBASTIANO — Del
la vita della nostra comunità segnaliamo alcuni eventi ed attività avutisi negli ultimi mesi. Il
21 gennaio si è festeggiata la
giornata BMV, giornata molto
bella ed intensa, durante la quale abbiamo potuto ospitare tra
noi, per culto ed agape, una decina di fratelli e sorelle battisti
di S. Benedetto dei Marsi, un
paese all’altro lato della conca
del Fucino. Dato che le due
comunità già da anni sono curate dal pastore di Villa, questo
abbinamento comporta delle belle possibilità di scambio di idee
e argomenti da affrontare insieme.
• Nel mese di febbraio, nella
casa pastorale sono stati rubati
tutti i soldi contanti, il che ha
creato un buco che però, nel frattempo, è stato colmato dalla
straordinaria generosità dei viilesi e da aiuti spontanei da parte di Tavola valdese e Qpeemi.
• In febbraio si sono anche
eletti i seguenti consiglieri di
chiesa: Fileno Piacente (presidente), Barbara Pensa, Filippo
Piacente, Osiria Valente, Elio Pia
cente. Marzio Di Marco, Elsa
Antonelli, Lara Piacente.
• La Cooperativa agricola evangelica, un tempo il nostro
impegno sociale più forte ed importante a Villa (oltre quello
del doposcuola, che continua ancora con molto impegno), è arrivata ad una tale inattività che
il Consiglio di amministrazione
ha deciso di vendere le macchine
e, forse, di sciogliere la stessa
cooperativa.
• Il gruppo giovanile, composto da circa 8 elementi, ha affrontato nelle sue riunioni il libro « Cristiani perché? » di Giorgio Girardet.
Pro Villa Olanda
Tutti coloro che desiderano la continuità di Villa Olanda
sono invitati a mandare al conto corr. bancario IBI Torre Pellice n. 84/13641 le loro offerte con il proprio nome e indirizzo
o preferibilmente
a sottoscrivere con urgenza un impegno da versare dietro successiva richiesta.
Rivolgersi a: Arturo Bouchard, corso Lombardini, 3/5,
10066 Torre Pellice, tei. 0121/932170, oppure a Roberto Peyrot. Torre Pellice, tei. 0121/91084.
9
m
6 aprile 1990
vita delle chiese 9
PASSIONE BIBLICA E GIOIA DI VIVERE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
« E’ stato un patriarca del popolo valdese »; il pastore Achille Deodato, recentemente scomparso a Luserna San Giovanni.
possono fare cose apparentemente impossibili, tanto più se la
spinta non viene solo dai muscoli ma dalla fede ».
Sino all'ultimo Achille Deodato ci ha resi partecipi della sua
grande esperienza pastorale, della sua predicazione e della sua
calda umanità.
Sono tante le cose che abbiamo imparato da lui, compresa
la sua costante e piena disponibilità nel servizio della chiesa;
le tappe del suo cammino pastorale lo testimoniano concretamente. Alla moglie « Lillina »,
lieta compagna di questo avventuroso viaggio dell’impegno pastorale, ai figli « Luci », « Tuni »,
e « Giò » ed ai loro familiari, al
fratello Michele, rinnoviamo da
queste colonne (che spesso hanno ospitato il contributo di chi
ci ha lasciato) la nostra solidarietà nella luce del Risorto.
Giuseppe Platone
TORRE PELLICE: ASSEMBLEA DI CHIESA
Achille Deodato
Ha vissuto e lavorato trasmettendoci una grande fiducia nell’azione
di Dio e una profonda capacità di saggezza e serenità sul lavoro
« Non temere »: l’invito di Dio
rivolto al credente che attraversa le pagine dei profeti e degli
Evangeli è stato l’estremo saluto che la Chiesa valdese ha rivolto al pastore Achille Deodato^
spentosi serenamente, nel suo
ottantatreesimo anno di vita, all’ospedale valdese di Torre Pellice.
Le parole del past. Severino
Zotta nel servizio all’ospedale e
più tardi — nel tempio gremito
di Luserna S. Giovanni, venerdì
30 — quelle del past. Bruno Bellion e del nast. Franco Giampiccoli, moderatore della Tavola
valdese, risuonavano non solo
tristi di fronte ai familiari ed
alla comunità, ma anche dense
di riconoscenza. Achille Deodato
ha saputo trasmettere nel corso
della su,a vita una grande fiducia nelTazione di Dio dimostrando rare capacità di saggezza, di
equilibrio, di serenità e correttezza nei rapporti umani. Il moderatore Giampiccoli, ripercorrendo le tappe della lunga ed
intensa esistenza di Deodato, lo
ha voluto ricordare come un credente che ha saputo intrecciare
saldamente la passione biblica
alla gioia di vivere. Ha saputo
lasciarsi guidare dalla mano di
Dio senza mai perdere il senso
deH’umorismo della vita, capace
di « sciogliere » nodi ed avversità e rilanciare così l’azione di
una testimonianza tenace e profonda.
Achille Deodato, dopo il liceo
a Torre Pellice, compì studi teologici alla Facoltà valdese di Roma, completandoli con un anno
all’estero ad Edimburgo. Consacrato al ministero pastorale nel
19.34, fu pastore a Torino sino
al 1935, poi ad Angrogna-Serre
sino al 1940, quindi a Napoli tra
il 1940 e il 1946 dove visse, a
causa della guerra, anche diviso
dalla famiglia c, più tardi, dal
resto d’Italia. Successivamente fu
pastore a Luserna San Giovanni dal 1946 al 1951. Nel 1951 viene eletto moderatore e lo resterà
per tutto un settennio. Nel 1958
diventa pastore della chiesa di
Pinerolo sino al 1976; negli anni « pinerolesi » ritornerà in Tavola come vicemoderalore (dal
1965 al 1971). Negli stessi anni
organizza il Convitto valde.se per
studenti a Pinerolo c sviluppa
pal ai leiamente la Foi'estcria valdese di Torre Pellice.
Durante la sua emeritazione a
Luserna San Giovanni continuò,
sino all’ultimo, ad occuparsi di
molte iniziative, anche di carattere internazionale, comprese
tante e tante predicazioni nelle
chiese e negli istituti.
Deodato seguiva gli incontri
settirnanali dei predicatori del I
Circuito ed i colloqui mensili
de! Distretto, portandovi ogni
volta un contributo d’esperienza e d’analisi teologica. « E’ venuto a mancare un patriarca
della nostra chiesa — ha detto
Giampiccoli —, una persona così
amata, così stimata che noi vogliamo accomunare a tutti quelli che ci hanno preceduto e che
ci pai'lano della straordinaria
ricchezza che riceviamo dal Signore ».
Mi sia concesso un ricordo
personale: un tardo pomeriggio
nel giardino del Convitto di Pinerolo, dove ho vis.suto per cinque anni, chiesi al pa-store Deodato come mai avesse fatto installare una barra per la ginnastica. Era troppo alta per noi
studentelli medi, ma lo era anche pei lui. Per tutta risposta egli saltando atferrò la barra c cominciò a tirarsi su con
forza, facendo tutta una .serie di
esercizi ginnici che mi lasciarono di stucco. « Vedi — mi disse
appe.so all’asta —, se sai spingere il tuo corpo in alto e provarlo fin dove può sorreggerti capirai presto che nella vita si
Tempo di Pasqua
Rapporti BMV
Parere positivo alla proposta di collaborazione
TORRE PELLICE — Domeni
ca 1° aprile si è svolta un’assemblea di chiesa sul reciproco riconoscimento tra valdesi e metodisti e chiese battiste.
Nelle settimane scorse lo studio biblico del lunedì sera era
stato sospeso per fare spazio alla
discussione intorno al documento sopra menzionato, dedicandovi cinque incontri.
Il pastore Bruno Rostagno ha
proposto all’assemblea di prendere in esame i questionari rivolti alle chiese ed aventi per argomento il riconoscimento reciproco, la collaborazione territoriale, l’evangelizzazione comune
ed il settimanale unico.
L’assemblea ha verificato ed in
larga misura approvato le risposte e le osservazioni che il gruppo di studio aveva precedentemente formulato, apportandovi
solamente alcune ulteriori precisazioni.
Il quadro emerso dall’assemblea di chiesa lascia intravedere
un’accoglienza generalmente positiva alle prospettive derivanti
da un riconoscimento reciproco
tra le chiese BMV, pur sottolineando che esso non realizza ancora l’unità della Chiesa di cui
parla il Nuovo Testamento.
Per poter conseguire gli obiettivi previsti dal BMV l’assemblea
ha sottolineato come occorra ancora proseguire ed estendere la
conoscenza delle reciproche posizioni anche di carattere dottrinale attraverso la verifica delle
rispettive confessioni di fede e
della comune interpretazione dell’Evangelo, dei sacramenti e dei
ministeri nella chiesa.
L’evangelizzazione comune, intesa come testimonianza rivolta
sia aH’interno che all’esterno
delle chiese — è stato detto — può
assumere in prospettiva un ruolo centrale. Essa deve avvenire
però in un dialogo libero e rispettoso in cui si dà ma si può anche
ricevere.
Un attento dibattito si è svolto
sul settimanale unico, per il quale è stato proposto il titolo «Vita protestante ». Tale settimanale, pur non potendo rivolgersi
prevalentemente ad un pubblico
esterno a causa dei mezzi limitati, dovrebbe però tener conto della nostra necessità di essere compresi anche al di fuori delle nostre chiese.
Riguardo ai contenuti è quindi
prevalsa l’opinione che il giornale dovrebbe essere soprattutto
uno strumento di collegamento e
di informazione tra le chiese ed
un luogo di incontro e di dibattito, pur potendo ospitare articoli di opinione e di attualità, mentre un posto centrale dovrebbe
essere dato alle riflessioni di
fede.
L’assemblea ha inoltre evidenziato quanto già espresso dal
gruppo di studio, e cioè che nei
questionari manca una domanda
suH’Eco delle valli. Si è quindi
dichiarata favorevole alla prospettiva di mantenere tale testata come inserto per le valli o per
gli abbonati che ne faranno specifica richiesta.
Infine i presenti hanno sottoscritto l’osservazione fatta dal
gruppo di studio laddove si diceva che il documento era apparso
nel suo insieme carente dal punto di vista dell’informazione riguardo al numero delle chiese
BMV presenti in Italia, regione
per regione, e dei loro membri,
così pure riguardo alla liturgia
seguita nel culto ed al curriculum di studi teologici richiesti
ai pastori rispettivamente dalTUCEBI e dairUnione delle Chiese valdesi e metodiste.
Il tempo a disposizione non ha
consentito di proseguire il confronto sul rapporto chiesa-opere,
già previsto nell’ordine del giorno e rinviato ad una successiva
assemblea.
Sergio Franzese
VILLASECCA — Ecco i principali appuntamenti per il tempo
di Pasqua:
domenica 8 aprile, ore 10, Chiotti: culto con confermazione dei
catecumeni (partecipa la corale);
giovedì 12 aprile, ore 15, Bovile: culto di Pasqua con celebrazione della Cena del Signore;
venerdì 13 aprile, ore 10, Chiotti: culto liturgico;
domenica 15 aprile, ore 10, Chiotti: culto di Pasqua con la partecipazione dei confermati alla
Cena del Signore. Interviene
la corale.
• L’incontro dei catecumeni di
IV anno col concistoro avverrà
sabato 7 aprile, alle ore 14.30,
nella saletta. Sarà quella la prima occasione di incontro a carattere « ufficiale » tra i catecumeni e la comunità attraverso
il concistoro.
Nel culto della domenica delle Palme, davanti a Dio ed alla
comunità, Lorenzo Barus e Stefano Massel pubblicamente confermeranno il batteismo ricevuto e confesseranno la propria
fede in Cristo Gesù, il Signore.
• I catecumeni del 1“ biennio
sosterranno davanti al concistoro il colloquio di fine anno sabato 21 aprile, ore 15.30, nella saletta.
SAN SECONDO — Attività del
periodo pasquale: domenica 8
aprile, culto con confermazioni
ore 10.30; giovedì 12 aprile, culto
con S. Cena ore 20.30; venerdì
13 aprile, culto ore 10.30; 15 aprile (Pasqua), culto con S. Cena ore 10.30.
Confermeranno il loro battesimo: Diego Cogno, Laura Gardiol,
Marco Gardiol, Denise Gardiol,
Gino Griglio, Barbara Paschetto, Rosalba Paschetto in Cogno,
Silvia Paschetto, Monica Pons.
• Il culto di domenica 25 marzo è stato presieduto dal fratello
Rino Cardon. Lo ringraziamo
per il suo messaggio.
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Hanno chiesto di entrare a far
parte della chiesa come membri
comunicanti, ricevendo il battesimo o dichiarando di « riconoscere per sé » il battesimo ricevuto da bambini: Alberto Benech. Patrizia Benech, Valter
Bertin dei Danna, Valter Bertin
dei dalla. Barbara Bertramino,
Monia Boaglio, Loris Bonansea,
Alder Bourne, Stéfane Chauvie,
Tiziano Chiavia, Eric D’Alessandro, Danilo Fenoglio, Daniela
Fenouil, Elisa Ferrerò, Cinzia Gallian. Luca Gamba, Stefania Gay,
Ivan Gaydou, Loris Gaydou, Simona Grill, Emanuele Longo,
Katia Martina, Fulvia Morero,
Sabina Odin, Liliana Pons, Marco Re, Kris Ricca, Claudia Rivoira, Fabio Toscano, Stefano
Zoppi.
Il Signore renda forte la loro
fede e li aiuti a vivere nella gioia
e nella testimonianza cristiana.
Il culto con battesimo e confermazione di questi catecumeni avrà luogo la domenica delle
Palme, 8 aprile, nel tempio, alle
ore 10. Per consentire a tutti di
essere vicino ad essi nel giorno
della loro professione di fede, il
culto agli Airali è pertanto sospeso.
Unione femminile
ATVGROGNA — Proseguono le
riunioni (20.30) delTUnione femminile che si concluderanno prima di Pasqua; lunedi 9 al Capoluogo; martedì 10 al Martel; mercoledì 11 a Buonanotte.
• I culti di Pasqua si terranno: a Pradeltorno, il giovedì santo alle 21 con S. Cena (scuola);
al Serre il venerdì santo alle 21,
corale e Santa Cena; al Capoluogo la domenica di Pasqua,
ore 10, con le confermazioni.
Nascita
FRALI — E’ nato Federico, di
Moreno e Giuliana Barus; la comunità si rallegra con la famiglia.
Note liete
e tristi
PRAROSTINO — Il culto del
la domenica delle Palme, 8 aprile, inizierà alle ore 10. Confermeranno il loro battesimo i giovani Miriam Avondet, Eric Avondetto, Tiziana Godine, Roberto
Mariinat, Daniele Paschetto,
Giuliano Pastre.
La comunità li accoglierà con
gioia e affetto in occasione della loro confessione di fede e della
dichiarazione del loro impegno
nella chiesa.
• Il 31 marzo scorso è stato
celebrato il matrimonio di Vincenza Zito e Ezio Gaudin; a
questa nuova coppia auguriamo
una vita ricca di benedizioni.
• Sono deceduti Ferdinando
Pastore, Lidia Gay, di 90 anni, e
Edoardo Griglio di Roccapiatta;
alle famiglie la comunità esprime la sua fraterna solidarietà.
POMARETTO — Domenica 1°
aprile è stato presentato al battesimo Daniele Barai, di Claudio
e di Andreina Reynaud.
• Auguri a Itala e Ettore Beux
che hanno festeggiato il loro 50°
anno di matrimonio.
• Lunedì 26 marzo si sono
svolti i funerali della nostra sorella Alice Rochon di Inverso
Rinasca, deceduta presso l’Ospedale valdese all’età di 80 anni;
la comunità è vicina nel dolore
alla famiglia.
Calendario
Lunedì 9 aprile
□ COLLOQUIO
PASTORALE
1“ DISTRETTO
PRAROSTINO — Alle 9.30 si tiene
il colloquio pastorale mensile. Meditazione: Susanne Labsch; relazione; « I
sacramenti nella teologia moderna », a
cura di Gino Conte; nel pomeriggio:
« Problemi e prospettive del Servizio
Cristiano a Riesi », riferisce Giuseppe Platone.
croci ugonotte in oro e argento
oreficeria - orologeria - argèi
born
di tesi & delmas
via trieste 24, tei. t93117
pinerolo (to>
10
10 valdesi
6 aprile 1990
PINEROLO
Una città alpina
TORRE PELLICE: PIANO REGOLATORE
Sì alle varianti
« Pinerolo città dì frontiera: una politica per le Alpi »: su questo tema si sono confrontati, venerdì 30 marzo, in un dibattito
pubblico organizzato dal Circolo Pinarolium, Augusto Rollandin, presidente della Regione
Valle d’Aosta, e Gino Lusso, professore di geografia politica alrUniversità di Torino.
Il Circolo Pinarolium, che raggruppa tutti i laureati del premio Pinarolium (un premio assegnato ogni anno alle imprese e
alle persone che hanno reso famoso il nome di Pmerolo nel
mondo), ha voluto con questa iniziativa far uscire « Pinerolo e le
sue valli dalla stagnazione e dal
Oggi
e domani
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 5 aprile, ore 16.45, avrà luogo al Centro d’incontro una riunione con ii seguente
o.d.g.: a) Azione urgente in favore di
un giornalista deli'Uganda, Africa; b)
Campagna Corea del Sud: appelli per
una studentessa dell'Università di
Seoul, attivista per la riunificazione
delle due Coree; c) Lettere alle autorità sovietiche per Valéry Avdeyev;
d) Proiezione del film « La notte delle matite spezzate » - 7 aprile, ore
9.45, Cinema Trento - promossa dalla
Comunità montana Val Pellice, per le
scuole: e) Tavolino Amnesty a Bibiana; f) Varie.
Concerti
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 7 aprile, alle ore 21, presso la
chiesa parrocchiale, si svolgerà un concerto del duo Alessandra Genot (violino) e Massimiliano Genot (pianoforte) che eseguiranno musiche di Mozart, Beethoven, Bach, Brahms.
ANGROGNA — Sabato 7 aprile,
alle ore 21, nel tempio del Serre, il
coro La Orala presenterà il suo repertorio di canti: le offerte raccolte andranno a favore della foresteria La Rocciaglia.
TORRE PELLICE — Per la domenica
delle Palme (8 aprile) si annuncia un
importante avvenimento musicale con
l’esecuzione, nel tempio valdese alle
ore 16, della prima parte della Passione
secondo S. Matteo di J. S. Bach, da
parte del Gruppo corale strumentale
• Il ruscello », diretto dal maestro Paolo Calzi. Per la prima volta si offre cosi
alla popolazione l’occasione di un incontro con uno dei più grandi capolavori musicali della storia.
Le offerte libere saranno devolute
airOspedale valdese di Torre Pellice.
Programmi di Radio Beckwith
________FM 91.200 ■ 102.350_________
Tra i programmi settimanali segnaliamo, a partire da martedì 10 aprile,
« All'ascolto di un’opera,; l’Aida », programma in quattro puntate, il martedì
alle ore 10 ed il mercoledì alle ore
17.30.
Nel frattempo Radio Beckwith ha
provveduto anche a cambiare il proprio
conto corrente bancario che risulta
essere ora presso l’agenzia della CRT
di Torre Pellice, n. 1703875/70, intestato all’Associazione culturale F. Lo
Bue. Sempre gradite, specialmente in
questi tempi di ampliamento, le offerte degli ascoltatori.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma: « Le ragazze della
terra sono facili », sabato 7 e domenica 8 aprile; venerdì 6, alle ore 21.15,
verrà invece posto in visione « Il cuoco, il ladro, sua moglie e i'aimante »
la involuzione, attraverso la riscoperta di una nuova progettualità » che sia capace dì tradursi «in scelte ed iniziative a
favore della città ».
L’avv. Ettore Serafino, introducendo il dibattito, ha osservato
che la città di Pinerolo, situata
ai piedi delle Alpi Cozie, ha svolto un ruolo non secondario nei
secoli e si tratta ora di verificarne le potenzialità per il futuro.
Per il prof. Gino Lusso, dopo
la crisi industriale che ha investito tutto il paese, Pinerolo ha una
« rendita di posizione » (vicinanza alla metropoli, posizione alla
confluenza delle valli alpine,
città vicina alla Francia) che
occorre far valere. IManca però
in città «una classe dirigente
pubblica e privata» che voglia far
svolgere alla città questo ruolo.
Verso gli anni 2000 è possibile
ipotizzare una città di servizi
per la gente ed una città capace di approfittare di tutte le possibilità offerte dal superamento
delle frontiere.
Per Augnisto Rollandin, l’esperienza aostana consente di dire
che esiste un ruolo per le città
alpine a patto che queste non si
pongano l’obiettivo di essere il
punto di attrazione delle valli,
ma che sappiano programmare
servizi ed occasioni di lavoro (es.
part-time) che mantengano la
gente nelle valli, ed ha fornito
molti esempi. L’Europa ha bisogno di queste zone e di queste città, altrimenti vincerà Tuniformità e non la qualità della
vita.
Il ricco dibattito ha prospettato un progetto affascinante
sul futuro di Pinerolo, ma ha
lasciato un interrogativo pressante : « Esiste una classe dirigente in grado di sviluppare politiche territoriali autonome nel
pinerolese? ».
L’iniziativa del Circolo Pinarolium proseguirà il 27 aprile prossimo con un dibattito sul tema
« Pinerolo nella terza rivoluzione
industriale ».
G. G.
I mandati delle amministrazioni comunali stanno per scadere,
tutti i consigli sono alle prese
con lunghi elenchi di delibere
per poter concludere ciò che è
già in atto ed impostare i programmi già pensati, ma che necessitano di atti amministrativi
per diventare esecutivi.
Così è stato anche per il consiglio comunale di Torre Pellice,
che ha affrontato anzitutto due
argomenti di rilievo. In primo
luogo il bilancio 1990 con relazione di previsione e di programma
relativo ad un triennio, nel quale è stato inserito un aumento
della spesa prevista da 200 a 285
milioni per urgenti lavori di ristrutturazione dello stabile destinato ad ampliamento del palazzo comunale. Sempre per l’intervento sullo stesso palazzo, il
consiglio ha approvato l’intero
pi.mo finanziario per una spesa
prevista di 1.380 milioni.
II secondo argomento significativo riguarda l’adozione di un
progetto preliminare di variante
al Piano regolatore generale intercomunale relativo al comune
di Torre Pellice. In detto piano,
redatto nel 1982, si teneva conto
di alcune linee di tendenza che
poi, all’atto pratico, negli anni
successivi si sono dimostrate non
significative. Ora verranno inseriti i risultati deH’indagine geologica prescritta dalla Regione,
individuando in più alcune zone a servizi nell’attuale centro
storico, alcune borgate come centri storici (Chabriols-Servera...).
Ed ancora, verranno frazionate
in aree più piccole quelle zone
per le quali è d’obbligo la redazione di un piano esecutivo; con
queste iniziative si spera di far
sì che il piano regolatore diventi uno strumento di programmazione più equo e rispondente alle esigenze che sono comunque
mutate in questi ultimi anni. Un
esempio significativo: i parametri di edificabilità saranno convertiti da uno a sei ad uno a
due. Ed infine verranno inserite
AMMINISTRATIVE DI MAGGIO
La Usta del “pino”
PINEROLO — E’ nata, giovedì
25 marzo, la lista civica rossoverde, che ha per simbolo « il pino ». Dopo lunghe discussioni sul
programma e sulla natura della
lista, finalmente, l’assemblea dei
promotori è riuscita a stabilire
chi, tra i 66 che avevano accettato la candidatura, sarà nella lista. Tra i 40 figurano comunisti,
verdi, radicali, demoproletari che
costituiscono alFincirca la metà
della lista mentre gli altri provengono dai movimenti ambientalisti, ecopacifisti, dal volontariato sociale, dal femminismo.
La lista avrà come motto : «Per
l’alternativa: ambiente, lavoro,
solidarietà ».
Ciascuno sta nella lista a titolo
personale e il gruppo si scioglierà, come struttura organizzata, aH’indomani delle elezioni.
Rimarrà il gruppo consiliare e
una struttura di garanti che avrà
il compito di organizzare perio
Segnalazioni
PINEROLO — La biblioteca comunale Alliaudi sarà chiusa dal 9 al 14
aprile per le consuete operazioni di riordino e riscontro.
SPORT
DA FAVOLA
Corso Gramsci, 23 - @ (0121) 91941
10066 TORRE PELLICE (To)
nel piano regolatore le ipotesi
contenute nel piano parcheggi recc.ntemente approvato dall’Amministrazione.
Nel settore dei lavori pubblici
è stato approvato un secondo
lotto dei lavori per la manutenzione straordinaria dell’edificio
scolastico di viale Dante (sostituzione dei serramenti esterni;
chiusura del portico di collegamento alla palestra, ecc.) con una
previsione di spesa di 246 milioni; manutenzione straordinaria
nella sede del distaccamento dei
vigili del fuoco per 128 milioni
e lavori urgenti sul viale Dante
e al ponte Blando.
Per quanto riguarda le tariffe
dei servizi a domanda individuale, la mensa scolastica, l’asilo
nido, il consiglio ha deciso di
non modificare le tariffe per l’anno in corso.
A. L.
Due novità non direttamente
collegate al consiglio comunale
devono intanto essere registrate.
Il segretario comunale Gulisano, da appena un anno subentrato al dott. Borgarello, ha comunicato, tramite telegramma,
di non poter più continuare l’attività nel consorzio di Torre Pellice ed Angrogna; il vuoto viene colmato dal dott. Turtulici,
attualmente segretario comunale a San Secondo.
Novità anche sul piano della
formazione delle liste per le prossime elezioni: se la coalizione
di sinistra viene confermata, con
l’apertura ai verdi e l’ingresso
in lista delTavv. Cotta Morandini, fino a ieri sui banchi dell’opposizione, dovrebbero essere presenti altre due liste, una di area
laica ed una della Lega Nord,
con la presenza di alcuni (ex?)
democristiani.
OCCITANI
diche riunioni sul tema della
politica istituzionale del comune. Con questa lista i partiti che
la sostengono hanno rinunciato
a svolgere un ruolo diretto nel
comune e dichiarano di voler
privilegiare la loro iniziativa
nella società.
Nuova anche la modalità di
finanziamento della lista: avverrà attraverso una sottoscrizione
pubblica. Dei 12 milioni necessari per la campagna elettorale
un terzo sarà assicurato dai candidati e il rimanente sarà raccolto tra la gente. Al termine della
campagna si darà il rendiconto
di tutte le spese fatte.
L’ultimo problema che rimane è, ora, quello della raccolta
di 400 firme per la presentazione della stessa. Cosa che si comincerà a fare a partire da giovedì 5, con tavolini, e venerdì 6
in una assemblea di presentazione della lista e del programma.
La montagna
e i suoi beni
Il gruppo occitanista valli Chisone e Germanasca ha recentemente preso posizione in merito
al dibattito sulla costruzione di
nuove centrali idroelettriche in
vai Chisone.
« E’ tempo che gli amministratori locali comincino a concepire una gestione diretta delle
risorse idriche di valle; la pianura ha sete d’acqua per uso potabile, agricolo, industriale: la
montagna ha ancora il bene acqua, ma deve imparare a gestirlo oculatamente, senza furti,
senza sprechi, senza regalie ». Dopo aver sottolineato l’esigenza
di ottenere per le valli investimenti che garantiscano la ricaduta di benefici anche per l’economia locale, gli occitanisti concludono affermando che « l’autogestione diretta e corretta delle risorse idriche, energetiche,
boschive, ambientali, il rilancio
di altre risorse un tempo consuete (agricoltura e artigianato,
oggi abbandonate) sono concrete speranze di vita e di rinascita delle nostre valli ».
Allieva premiata
TORRE PELLICE — L’allieva
Tiziana Cougn di Torre Pellice
ha vinto il concorso bandito annualmente dalla Regione Piemonte, con una ricerca sui campi di
sterminio e sul ritorno dei sopravvissuti ai Lager. Si recherà
quindi con la prof. IVIarcella
Gay, che ha seguito il suo lavoro, a visitare Vienna ed alcuni
campi di sterminio nel mese di
maggio.
Con questo lusinghiero risultato, Il Collegio valdese di Torre Pellice fa segnare probabilmente un record — come istituto — a livello regionale: ha
partecipato tre volte al concorso sulla seconda guerra mondiale e sui campi di sterm'mio,
e per tutte e tre le volte è risultato vincitore (nel 1987, 1988 e
1990).
Commercianti:
nuovo direttivo
LUSERNA S. GIOVANNI —
L’Associazione commercianti, a
seguito di assemblea, ha provveduto all’elezione di 17 rappresentanti delle varie categorie in
seno al nuovo direttivo, che, a
sua volta, ha eletto a presidente Gerardo Dimiscio, a vicepresidente Ivana Malan, a segretaria Margherita Meynet.
La sede dell’Associazione, via
Roma 37, è aperta ogni primo
mercoledì del mese dalle ore 21.
E’ in corso il tesseramento 1990
a cui i commercianti tutti sono
invitati ad aderire.
Ordinanza del sindaco
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Il sindaco ha emesso un’ordinanza con cui vieta l’uso delTacqua
potabile per usi diversi da quello
civile o industriale; in pratica
non si possono più lavare veicoli, annaffiare orti o giardini
con l’acqua proveniente dall’acquedotto.
Ovviamente tale provvedimento è stato assunto in questo periodo di forte siccità e carenza
idrica.
Alla base sta però la precaria
situazione della rete idrica, in
molti tratti vecchia e ricca di
perdite; in difficoltà anche molte persone che solitamente coltivano orti : « Da un lato non
possiamo utilizzare l’acqua potabile, dall’altro — dicono — i canali e le bealere in molti casi
sono disattivati da anni».
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11
6 aprile 1990
valli valdesi 11
ALBINO GALVANO, PITTORE AMICO DELLA VAL PELLICE Società
Una vita per l'arte
di studi
valdesi
Critico e saggista, oltre che artista, ha mantenuto negli anni '50
costanti e fecondi contatti con uno sviluppato ambiente culturale
Di Albino Galvano, pittore, critico e saggista, fui sodale e amico fraterno fin dal mio giungere nel 1934 a Torino dalla lontana Sicilia. Me lo trovai compagno di studi all’università e
poi, sempre, nei diversi centri
d'incontro cittadini, frequentati
dai più rinomati artisti delTepoca. Felice Casorati in testa.
Viaggio
storico
Le nostre frequentazioni, che
mai subirono rallentamenti tranne che durante le giornate più
cruciali della guerra, si intensificarono molto quando, nell’estate del 1949, davo inizio alla Mostra d’arte contemporanea di Torre Pellice, assieme a lui, a Leo
poldo Bertolé e Luigi Cariuccio.
La Mostra, che con quella in
allestimento per il 1990 arriva
alla sua 40“ edizione, si effettuava nei locali del Collegio valdese.
Nelle pubbliche discussioni sull’arte, a cui intervenivano Franco Garelli, Carol Rama e molti
altri artisti provenienti da Torino, che duravano fino a notte
inoltrata e si svolgevano nell’aula magna del Collegio, Albino
Galvano stupiva i numerosi presenti per la sicurezza dei giudizi e la conoscenza capillare degli avvenimenti artistici contem
espressionista, aderì, con Parisot, Carol Rama, Paola Levi Montalcini e lo scrivente, al Movimento Arte Concreta (MAC) dei
primi anni del ’50. Ma non ha
mai introdotto, nelle sue opere
pittoriche, immagini che alludessero a fatti letterari o filosofici,
che riservava quasi esclusivamente ai saggi, come Per una
armatura. Entrambi abbiamo
pensato che la pittura deve bastare a se stessa; che essa non
ha bisogno di sostegni e interpolazioni, spesso di cattivo gusto. Ad entrambi, la enunciata
concezione estetica ha fruttato
consensi da parte di critici di
valore indiscusso quali Giulio
Carlo Argan, Giuseppe Marchiori, Francesco Arcangeli, Gillo
Dorfles, Marco Rosei, Angelo
Dragone, Mirella Bandini... per
le nostre opere pittoriche esposte a Torino, o alla Biennale di
Venezia, alla Quadriennale romana e in numerosi altri centri espositivi in Europa e oltreoceano.
Galvano, invitato a redigere
una breve introduzione alla 2“
Mostra d’arte di Torre, che si
sarebbe aperta nell’agosto del
1950, scrisse tra l’altro: « ...Siamo nel piccolo illustre angolo
d’Europa, unico per l’Italia, dove suona familiare il nome inquietante di Karl Barth... », il
teologo protestante basilese, le
cui opere erano in pochi, nel
mondo laico italiano, ad averle
lette come Galvano.
Quanto scrivo vuol essere un
pensiero di omaggio e ammirazione per il sodale amico fraterno, ottuagenario come me e
come me costretto alToiperosità
più ridotta per i sopravvenuti
acciacchi corporali.
Filippo Scroppo
Anche quest’anno la Società di
studi valdesi organizza un viaggio storico. La meta sarà l’incontro con la storia e la chiesa
nell’Engadina svizzera, dal 28 al
30 giugno 1990. Il costo complessivo è di L. 350.000 per i soci e
L. 400.000 per i non soci. Si richiede un acconto di L. 200.000.
Diamo brevemente la mappa
dell’itinerario. Il primo ¡giorno
partenza da Torre Pellice per
Poschiavo; secondo giorno arrivo a Davos; terzo giorno, attraverso il passo del Maloia, arrivo
a Chiavenna, Lecco, Milano e
ritorno a Torre Pellice. Per avere ulteriori informazioni, telefonare al responsabile Franco Sappè presso la Società di studi
valdesi il lunedì ed il giovedì
mattina.
VERSO LE ELEZIONI
Lettera aperta agli amministratori
po ranci.
Riferendomi a quegli anni lontani, trovo doveroso sottolineare che egli, pur non trascurando
il suo impegno di autorevole collaboratore nella realizzazione delle mostre d’arte di Torre, trovava il tempo di presenziare alle
giornate teologiche che si svolgevano nel vecchio tempio del Ciabas. dove certo incontrava Bruno
Revel, Giovanni Miegge, Vittorio
Subilia, Giovanni Gönnet... Al Ciabas giungeva in bicicletta dalla
vicina Bibiana, dove possedeva
la grande cascina Aprà, con molte case per i contadini, sormontale da una torre rossa costruita dall’astronomo fratello del
nonno paterno.
Rammento che la cascina accolse i partigiani braccati dai
nazi-fascisti: Rina, la moglie amatissima di Albino, mi indicò
il lungo divano letto dove aveva dormito Antonio Giolitti, alto esponente delle brigate Garibaldi.
I problemi delle amministrazioni locali di solito si scaricano
sullo stato, sulla politica di tagli in vari settori, sulle leggi e
sulla burocrazia. Noi pensiamo
che questo sia solo un aspetto
della situazione.
Detto questo, riteniamo che
con le elezioni di maggio molti
degli attuali amministratori saranno riconfermati, non tanto
perché tutti abbiano fatto il possibile, ma per le difficoltà a creare un ricambio. Fra l’altro l’impegno in comune non è molto
gratificante...
Anche per i motivi detti sopra, nel chiedere di tener conto
delle osservazioni che faremo,
esprimiamo delle critiche sul
passato. Critiche che toccano non
solo chi « comanda », ma molti
di noi che sovente non vanno
oltre le lamentele.
Ecco alcuni temi su cui lavo
Posso affermare che Galvano,
antifascista da sempre, non ha
mai amato discipline di partito,
pure simpatizzando per le posizioni liberali. Per lui, sopra ogni
cosa, veniva sempre la famiglia,
poi la pittura nel suo inarrestabile divenire... Allievo di Casorali, è stato un ricercatore continuo: realista, impressionista.
rare:
1) L’economia delle valli non
è equilibrata. Oltre le industrie
c’è poco di nuovo. Le industrie
garantiscono un futuro? Certo
durano da cent’anni... ma gli addetti sono sempre meno!
2) Il lavoro dipendente, ad
esempio in Riv/SKF, Manifattura e Macerazione sembra reggere, ina a quale prezzo? Conosciamo tutti i ritmi, gli orari, le
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di BOLLA e BENECH s.n.c
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LISTE NOZZE
Luserna San Giovanni
Viale de Amicis, 3 - S 901651
condizioni ambientali... E sovente per essere assunti bisogna farsi appoggiare o « promettere la
pace sociale »...
3) Esistono in valle possibilità di lavoro legate al recupero
edilizio, ai boschi, a nuove forme di artigianato di produzione,
al « tempo libero » e turismo.
Esistono anche i capitali (risparmi) di molti privati. Non toccherebbe aH'ente pubblico fornire servizi adeguati e incoraggiare nuove iniziative?
4) I giovani, se hanno nelle
famiglie alcune garanzie, non trovano risposte adeguate sia per
il lavoro, soprattutto femminile,
sia per il « tempo libero ». Le
proposte attuali ci sembrano limitate e di puro consumo. Che
risposta si dà al bisogno di aggregazione?
5) La diffusione della droga
nasce in zona dalla presenza di
denaro e dalla generale crisi di
prospettive: reprimere senza tentare di cambiare le cause profonde non farà che rendere più
sotterraneo lo spaccio.
6) La ricerca sugli anziani fatta anche in valle mette in luce
vari problemi. Gli anziani saranno sempre più numerosi. Sovente per loro c’è stata solo una
politica assistenziale basata sui
ricoveri o su forme avare di assistenza domiciliare e comunità
alloggio. Cioè una crescente emarginazione. Il più sembra ancora da fare...
7) Come esempio di esperienze di democrazia locale parliamo della recente legge sugli stra
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RINGRAZIAMENTO
« 0 Signore^ tu sei stato per noi
un rifugio di età in età »
(Salmo 90 : 1)
I familiari di
Enrico Bertin
ringraziano tutti coloro che sono stati
loro vicini nella malattia e nella dipartenza del loro caro.
Un grazie particolare al pastore Platone e a tutto il personale deirospedale valdese di Torre Pellice.
Angrogna, 23 marzo 1990.
E’ mancata aU’affetto dei suoi cari
Enrica Fuhrmann
nata Catalano
Lo annunciano il figlio Carlo con la
moglie Tania e la figlia Elena, la cognata Olga Fuhrmann con i figli.
Roma e Luserna San Giovanni,
24 marzo 1990.
« Tu mirai preso per la man
destra; tu mi condurrai col tuo
consiglio, e poi mi riceverai in
gloria »
(Salmo 73 ; 23-24)
E’ tornata alla casa del Signore
Lucia Angiolillo nata Revel
Con profondo affetto e riconoscenza per quanto ha dato, lo annunciano
le figlie Gioia, Franca e Simonetta, i
generi, i nipoti Lucy, Oliviero, Andrea,
Jean-Daniel, Luca-Gionata, Silvia e i
parenti tutti.
I resti mortali riposeranno nel cimitero della sua amata Torre Pellice.
Roma, 24 marzo 1990.
nieri. Dovrebbe essere compito
delle amministrazioni fornire a
tutti informazione e organizzare
confronti con i cittadini su questo problema.
8) In futuro intendiamo coinvolgere alcune amministrazioni
in esperienze di contatti con realtà locali di paesi extraeuronei
(dall’Est, alla Palestina, al Sud
America, ad esempio) a livello
di scuole, perché la solidarietà
non sia solo quella dei discorsi.
9) Ricordiamo che molte delibere sulla pace, disarmo, denuclearizzazione non hanno avuto
seguito. Non tutti i comuni denuclearizzati hanno sistemato
cartelli stradali sul tema. Nulla
è stato fatto per educare al risparmio energetico.
10) Sollecitiamo i futuri amministratori ad informare i giovani in attesa di chiamata di
leva inviando opuscoli che presentino la possibilità di servizio
civile alternativo (da attuare anche localmente sulla base di un
piano per la protezione civile, da
predisporre).
11 ) Chiediamo che vengano
organizzate iniziative culturali ed
informative sulla riduzione delle spese militari. Confermiamo
che per il momento come Associazione pace proponiamo l’obiezione fiscale alle spese milit-ari.
Come Associazione pace proporremo dei contatti con le amministrazioni per verificare la
possibilità di un lavoro comune
sui temi sopra esposti.
Associazione pace
Val Chisone e Germanasca
« Non temere, perché io t’ho
riscattato, t’ho chiamato per
nome, tu sei mio »
(Isaia 43: 1)
E’ mancato
Achille Deodato
pastore valdese
Lo annunciano con animo sereno, riconoscenti di quanto hanno avuto, la
moglie Lillina, i figli Donatella, Luciano, Giovanni, il fratello Michele, i nipoti, i cognati e i parenti tutti.
Luserna San Giovanni, 28 marzo 1990.
Redattori e tipografi, vicini a Luciano e alla .sua famiglia in questo triste
momento, esprimono loro fraterna amicizia e simpatia.
RINGRAZIAMENTO
Commossi per la grande manifestazione di affetto e simpatia i familiari del pastore
Achille Deodato
ringraziano tutti gli amici e i conoscenti che di persona, con scritti e io
altri modi si sono stretti intorno a loro in quest’ora triste.
In particolare ringraziano il personale e i medici dell’Ospedale valdese di
Torre Pellice, i membri delle corali
delle valli e di Torino, i pastori S.
Zotta, B. Bellion, F. Giampiccoli.
Luserna S. Giovanni, 30 marzo 1990.
RINGRAZIAMENTO
« Sia che viviamo, sia che moriamo, noi siamo del Signore »
(Romani 14: 8)
1 familiari di
Beniamino Pons
ringraziamo sentitamente quanti hanno
preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare alla Direzione
e a tutto il personale deU’Asilo valdese, al pastore Bellion ed alla dott.ssa
Michelin-Salomon.
Luserna S. Giovanni, 30 marzo 1990.
RINGRAZIAMENTO
« Gesù disse: ’’Io sono la ri-surrezioiie e la vita, chi crede in
ine, anche se muore, vivrà; anzi,
chi vive e crede in me non mo) rirà mai** »
(Giov. 11: 25-26)
I nipoti di
Giovanni Long
ringraziano lutti coloro che hanno
partecipato al loro dolore. Un grazie
particolare al pastore Rul>cn Vinti, al
Cenino aperto per anziani e alla Croce
Verde di Penosa Argentina.
Pramollo, 6 aprile 1990.
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12
12 fatti e problemi
6 aprile 1990
LE ELEZIONI IN RDT
RIFORMA DELL’ISEF
Unificazione; subito
Un risultato sorprendente alla luce dei precedenti sondaggi - L’impegno dei protestanti - Non bisogna cedere alle facili illusioni
LA ’’VOLKSKAMMER” DI BERLINO
[elioni del 18-3-1990li
::: 9 DBO
(contadini)
1 AVL
(alleanza
aziona alnlat ni
unita)
Riunificazione tedesca, ma
quando e come? Il futuro della
Repubblica democratica tedesca
(RDT) dopo le elezioni del 18
marao è tutto qui. Lothar De
Maizière, il futuro nuovo presidente della RDT, un protestante dal nome ugonotto, che dovrà gestire con il cancelliere tedesco occidentale Helmut Kohl
il processo di riunificazione, ha
una sua ricetta: fare un governo di « grosse Koalition » con
socialdemocratici e liberali e accordarsi su una unificazione sulla base dell’art. 23 della Costituzione della Repubblica federale
tedesca (RFT), che prevede la
possibilità di annessione dei Länder che ne facciano richiesta. I
cinque Länder che costituiscono
la nuova RDT potrebbero quindi semplicemente integrarsi nella RFT.
E’ stato quello della riunificazione il tema principale di una
campagna elettorale condotta
senza risparmio di fondi dalla
« Alleanza per la Germania », un
raggruppamento democristiano
che ha ricevuto un finanziamen
to occidentale dalle fondazioni
vicine alla CDU di 5,5 miliardi
di lire. Degli altri partiti solo i
socialdemocratici e i liberali hanno ottenuto finanziamenti, ma in
misura molto minore: 1,1 miliardi di lire ciascuno.
I risultati elettorali sono stati una sorpresa per tutti. I sondaggi della vigilia davano per
vincenti i socialdemocratici, con
una buona affermazione dell’Alleanza 90, che aveva tra i suoi
candidati tutti i protagonisti niù
attivi della «rivoluzione dell’89 ».
Si è scritto — a questo proposito — che i tedeschi orientali
hanna avuto riguardo più alla
« pancia » che alla politica, ma
la realtà appare molto più sfumata.
« La volontà delta maggioran
za è chiara — dice Detlef Pollack, teologo di Lipsia —. Il voto quasi plebiscitario per l’Alleanza democristiana significa
una sola cosa: la metà degli elettori si è pronunciata contro il
socialismo e per una rapida introduzione deH’economia di mercato. Quarant’anni di socialismo,
Il Parlamento Partito % Seggi
Unione cristiana democratica (CDU) 40,91 164
Unione sociale tedesca (DSU) 6,32 25
Rinnovamento democratico (DA) 0,92 4
Totale Alleanza per la Germania (CDU + DSU + DA) 48,15 193
Partito socialdemocratico (SPD) 21,84 87
Partito del socialismo democratico (PDS, ex comunisti) 16,33 65
Federazione dei democratici liberali (LDP 4 FDP 4 DFP) 5,28 21
Alleanza 90 (Nuovo Forum, Democrazia adesso, Iniziativa per la pace e i diritti dell’uomo ) 2,90 12
Partito contadino (DBD) 2,19 9
Partito verde e Unione indipendente delle donne 1,96 8
Partito nazional democratico NDPD 039 2
Lista alternativa della gioventù (AL.I, co- munista ) 0,13 1
Sinistra unita 0,18 1
Unione democratica delle donne 033 1
Altri 0,32 —
TOTALE 400
Su 24 raggruppamenti 13 saranno presenti nel Parlamento. Ha
votato il 93, 22% dei 12.377.(K)0 aventi diritto.
Per una cultura
motoria e sportiva
caratterizzati da una sconfitta
economica e da una burocrazia
opprimente, sono stati sicuramente i principali alleati dei democristiani. Il risultato però del
PDS, degli ex comunisti (16%),
dimostra però che una minoranza importante resta favorevole
ad un marxismo non dogmatico
e, forse, anche alla rimessa in
funzione delle vecchie strutture.
E’ certo però che il paesaggio
politico nella RDT è molto più
diversificato di quanto non si
pensasse. Dopo alcuni decenni in
cui ci si è sforzati di costruire
una società uniforme basata su
un cemento ideologico, sono apparse tutte le contraddizioni nella loro gravità ».
Dalle urne è uscita dunque vincente la, democrazia cristiana.
Ma si tratta di un partito assai
diiYerente da quello che, qui in
Italia, siamo abituati a conoscere. Innanzitutto si tratta di un
partito a larga maggioranza protestante. I suoi leader riconosciuti, Lothar De Maizière, Rainer Eppelm.an, Hans Wilhelm
Ebeling, sono personalità riconosciute nell’ambito delle chiese evangeliche della RDT.
Lothar De Maizière, discendente di una antica famiglia ugonotta francese che si era rifugiata
in Prussia per sfuggire alle persecuzioni religiose, avvocato, era
stato iscritto alla CDU fin dal
1956, ma non aveva mai avuto
nel partito incarichi di rilievo.
Prima era stato un musicista,
ma una malattia lo aveva costretto ad abbandonare questo
lavoro per intraprendere quello
di avvocato. Prima che nella politica De Maizière si era impegnato nella sua chiesa e nel 1986
era diventato vicepresidente del
Sinodo deirUnione delle chiese
evangeliche in RDT. In questa
funzione aveva potuto viaggiare
e avere contatti con personalità
anche politiche della RFT, tra
cui il presidente della Repubblica von Weizsäcker. Quando le
chiese evangeliche avevano preso posizione contro il regime socialista, in qualità di avvocato,
era stato chiamato a difendere
alcuni militanti evangelici. Tra
le sue caratteristiche principali
vi è la capacità di svolgere il
proprio lavoro con molto impegno, ma difetta a De Maizière
l’arte di essere brillante in pubblico.
Gli altri due, Eppelman ed
Ebeling, sono pastori molto noti.
Ma se una buona parte dei
membri delle chiese evangeliche
ha dato la sua preferenza
all’Alleanza democristiana, questo non significa che nelle chiese non vi siano altri orientamenti, ad esempio verso i socialdemocratici, verdi o Alleanza 90.
« Durante tutta la campagna
elettorale — è ancora Detlef
Pollack a parlare — la chiesa
evangelica si è sforzata di favorire la riconciliazione tra gli avversari. Ha cercato di stabilire
legami sui problemi da risolvere attraverso l’organizzazione di
dibattiti e, soprattutto, ha ricordato a tutti il ruolo svolto dalle
piccole associazioni ecclesiastiche nel processo di rinnovamento della società tedesco-orientale. Le chiese hanno messo in
guardia sulle grandi illusioni di
avere tutto e subito, perché questo potrebbe costare la libertà.
E’ infatti difficile immaginare allo .stesso tempo l’unificazione,
una crescita economica rapidissima e un rapido innalzamento
del livello di vita senza che qualcuno ne paghi il prezzo ».
Ed è proprio la questione di chi
dovrà pagare il prezzo della costruzione della nuova Germania
che preoccupa oggi le chiese. Non
ci deve essere marginalizzazione
di strati sociali.
Giorgio GardioI
Non sono solo « Pantera » i
nuovi movimenti degli studenti.
Simboli, cortei, assemblee nelle
aule occupate fanno notizia, informazione-spettacolo. E così
qualche volta sfuggano motivazioni ed obiettivi che meriterebbero più attenzione. Anche gh
studenti dell’ISEF hanno occupato le sedi scolastiche a Torino
ed in altre città. Obiettivo mirato: ottenere una migliore qualificazione del loro corso di studi, all’altezza di una cultura moderna del fare attività motoria
e sport. Anche qui l’Italia è cenerentola rispetto a quell’Europa dove sport è pratica diffusa,
disciplina che nasce nella scuola. Siamo tuttora popolo di
« sportivi seduti », ci apprestiamo a vivere, ancora nella prossima estate, l’orgia circense di
« Italia 90 », il calcio come ideologia. Il genio dei luoghi ha fatto nascere da noi varie tipologie di creativi ed anche fuoriclasse dello sport. Ma l’educazione a fare moto, pratica di sport
è entrata poco e male nel costume sociale, ancora meno nella
Scuola.
E’ vero che qualcosa rozzamente
si muove; quelli che, nel linguaggio di mercato, si chiamano innovatori hanno importato, con i
nuovi culti del corpo e della per
sona, ginnastiche e riti motori
esotici, dilettanti senza qualifica
hanno colto opportunità di farsene istruttori. Da qui ad una
genuina cultura sportiva ce ne
corre.
Che cosa chiedono gli studenti
ISEF? Una riforma dei loro studi, laurea in 4 anni in sostituzione dell’attuale corso di studi in
tre, aperta al dottorato ed alla
specializzazione di ricerca. E poi
l’Albo professionale: che regoli
e disciplini l’attività privata, la
professione. Se moto, sport è
salute, comunicazione, civiltà di
convivenza, occorre che entri nelle scuole a pieno titolo, negli stili di vita della gente. Occorrono validi e motivati insegnanti.
L’impegno di riforma degli studenti dell’Istituto superiore di
educazione fisica va sostenuto.
Essi hanno già ottenuto dalla
Corte di Cassazione di poter promuovere una proposta di legge
di iniziativa popolare, di raccogliere le 50.000 firme necessarie
perché il loro progetto di legge
e di riforma venga discusso in
Parlamento.
La raccolta di firme è organizzata presso tutti gli uffici preposti alle sottoscrizioni referendarie e, quindi, anche presso le
Segreterie comunali.
Sergio N. Turtulici
La Cambogia, <he è stata
toatro di uno doi più tromondi
gonocidi dolio storia roionto,
si trova oggi sull'orlo di una
nuova tragodia.
In assenza di una soluzione
negoziata sul piano internazionale noi pauso è riosplosa
la guerra civile con effetti devastanti sulla popolazione giù
allo stremo.
E' indispensabile che l'opinione pubblica e le forze aemocratiche di tutto il mondo non
lascino la Cambogia nell'lsolamento.
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M foriiin
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aa'iiiiilativo
di tolidarUtà
con il popolo
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PACE PER LA
CAMBOGIA
• UN'AZIONE DI PRESSIONE
POLITICA
a livello nazionale ed internozionale per
impedire che, dopo la partenza delle
truppe vietnomile, lo Combogio ricoda
r>efle mani ciei Khmer rossi che dieci anni
fa hanno sterminato 1 milione e mezzo di
persone.
• V APERTURA DI UN FONDO
DI EMERGENZA
per l'ocquisto di aiuti alimentari, medicir>ali, attrezzature per far fronte ai gravi
bisogni di ur>o popolazione stremato e
ancora escluso, per motivi "diplomotici",
dalla cooperazione dei governi e dello
grandi ogenzie di oiuto
• UN PROGEnO DI SVILUPPO
AGRICOLO
o Sre AmpiI finalizzato all'incremento
dello produzione di riso di 1400 famiglie.
Mani T«t* ha aperto il Fondo Em«r*
gonza Cambogia con uno stanziam tn*
lo di 50 milioni di lite • chiodo a lui*
ti coloro cho vogliono )m|.odÌro uno
nuova Irogodia di adoriro e io Campo*
gna od invioro il proprio contributo a
MANI TESE
VIA CAVENAGHI, 4 • 20149 MILANO
TEL. 02.46971BS • CCP 29127B
(Indicare nella causale "Fondo Cambogia")