1
■5; F
Anno 123 - n. 38
9 ottobre 1987
L. 700
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DUE LETTERE
Evangelici di fronte alla proposta di
revisione deii'intesa per i'ora di religione
k' proprio vero che sono le « cose deboli del mondo a svergognare le forti ». Chi avrebbe mai detto che i ricorsi al TAR del Lazio della Tavola valdese e di due genitori valdesi avrebbero dato
origine ad una questione tra Stati? La collocazione oraria dell’ora
di religione, la possibilità che questa venisse collocata da presidi
e direttori alla prima o all’ultima ora dell’orario giornaliero, ha
infatti indotto lo Stato del Vaticano a scrivere il 27 settembre scorso una nota («Consilium prò Publicis Ecclesiae Negotiis ») ai governo italiano nella quale si afferma che « l’insegnamento della religione cattolica non potrebbe essere correttamente qualificato come ’’facoltativo” » e che non si può, senza modificare l'Intesa Falcucci Paletti, modificare il collocamento dell’ora di religione nel quadro orario delle lezioni.
Cera davvero bisogno di ricorrere alla nota diplomatica per risolvere la questione? Non era meglio ricercare in altro modo la soluzione ad una contraddizione che era stata denunciata già al momento della firma del Concordato?
Le chiese evangeliche hanno scritto — prima che fosse nota la
posizione vaticana — alla Cei per offrire una possibilità di soluzione
al problema dell’inserimento del fatto religioso nei programmi scolastici. Pubblichiamo qui a fianco il testo.
Il moderatore, Franco Giampiccoli, invece ha scritto al Presidente del Consiglio, on. Giovanni Goria, per ricordare il suo impegno a dare applicazione alla legge 449 che sancisce i diritti di
coloro che intendono non avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico. Pubblichiamo qui sotto il testo.
Lettera a Goria
Lettera ai vescovi cattolici
Al Presidente del Consiglio
Onorevole Giovanni Goria
Signor Presidente,
La ringrazio molto per la Sua
del 25 settembre scorso, con cui
mi assicura, per quanto concerne i problemi relativi alla attuazione della Legge 449/84, di avere interessato al riguardo il Ministro della Pubblica Istruzione
nell’ambito delle sue specifiche
competenze in materia.
Poiché, tuttavia, le vicende di
quest’ultima settimana haimo riportato la complessa questione
delTinsegnamento religioso cattolico al Suo ufficio, torno a rivolgermi a Lei. Vorrei rappreséntarLe la preoccupazione del
mondo evangelico italiano per il
fatto che nel dibattito e nelle
trattative in cui da più parti si
afferma l’intangibilità del Concordato, viene virtualmente ignorata, e talvolta palesemente contraddetta, la Legge 449/84 che
stabilisce precise garanzie per
coloro che non si avvalgono dell’insegnamento religioso cattolico. E ciò malgrado il fatto che,
proprio sulla base di tale legge,
sia stata sancita dal TAR-Lazio
la facoltatività dell’insegnamento
religioso cattolico, riconosciuta
anche dal Consiglio di Stato.
In attesa quindi di poter incontrare il Ministro della Pubblica Istruzione, secondo quanto
già richiesto, vengo a chiederLe
di voler cortesemente ricevere,
prima del dibattito parlamentare di venerdì 9 p.v., una delegazione della Tavola Valdese e
della Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia, che possa
esprimerLe queste preoccupazioni, nella speranza di ricevere da
Lei precise garanzie in merito
all’attuazione della Legge 449/84
e al suo esplicito richiamo nelle
risoluzioni che il Parlamento andrà a prendere.
Certo dell’attenzione che Ella
vorrà dare a questa richiesta.
Le esprimo fin d’ora il mio ringraziamento e La prego di ricevere i sensi della mia considerazione.
Franco Giampiccoli
Moderatore della
Tavola Valdese
Alla Conferenza Episcopale
Italiana - Roma
Cari fratèlli in Cristo,
mentre le forze politiche del nostro Paese stanno cercando di
dare una soluzione adeguata al
problema dell’insegnamento religioso cattolico nella scuola pubblica, sentiamo il bisogno di rivolgerci direttamente a Voi per
esporvi le nostre convinzioni e
rivolgervi un appello.
Siamo su due schieramenti
contrapposti. Voi, rappresentanti della Chiesa Cattolica in Italia, attestati sul Concordato e
tesi a fame dare una interpretazione restrittiva, atta a conservare all’insegnamento religioso cattolico nella scuola pubblica un posto centrale e una partecipazione favorita; noi, rappresentanti di Chiese Evangeliche
in Italia, impegnati a difendere,
con altri, il pluralismo e la laicità della scuola pubblica che è
di tutti, cattolici e non, tesi ad
imp>edire che la presenza in essa di un insegnamento religioso
confessionale sia pagato, subendone le conseguenze, in termini
di discriminazione e di imposizione da chi non desidera avvalersene.
Eppure, al di là di questi opposti schieramenti, non possiamo dimenticare che gli uni e
gli altri abbiamo' un comune riferimento di fede in Gesù Cristo
che è Signore -al di sopra di
noi tutti.
E’ in base a questo comune
riferimento che certamente siamo uniti nell’ansia e nel desiderio che nella famiglia e nella comunità dei credenti sia proposto
e sia ricevuto queU’annuncio della salvezza in Cristo che si trasmette « da fede a fede »; e che
— al di là della nostra chiara
opposizione a qualunque insegnamento confessionale nella
scuola pubblica — sia promossa
nella società italiana la conoscenza del fatto religioso e dei testi fondamentali della tradizione ebraico-cristiana che costituiscono parte rilevante della nostra cultura.
E’ proprio per il comune riferimento di fede. al Signore Gesù Cristo che desideriamo rivolgervi un appello affinché la trasmissione diella fede e la conoscenza del fatto religioso possano in futuro avvenire in maniera più consona ai modi che il
Signore ha scelto p>er essere presente in mezzo a noi. Vi è stato
un tempo in cui, in Europa e
altrove, la società civile e la società religiosa (cattolica o protestante) si sono identificate,
l’anagrafe si è mescolata al battesimo, la popolazione alla comunità, il potere al servizio. In
MARCO 11: 11
Gesù guarda e osserva
« Gesù entrò a Gerusalemme nel tempio; e dopo avere osservato ogni cosa intorno, essendo già l’ora tarda, uscì per andare a
Betania con i dodici».
Racconta l’evangelo che Gesù,
giunto nel tempio di Gerusalemme, « guardò ogni cosa attorno »
{Marco il: 11).
Cosa Cercava Gesù osservando
ogni cosa nel tempio? Cosa avrà
notato? Avrà visto il trambusto
dei mercanti che trafficavano
nel cortile; avrà visto, nell’interno, i bracieri che emanavano fumo profumato in offerta all’Eterno; avrà visto l’andirivieni dei
pomposi sacerdoti nelle loro vesti talari; avrà visto la ricchezza di quegli edifici sfavillanti al
sole... Ed avrà purtroppo notato anche le scarne e consunte
figure dei mendicanti che attendevano l’elemosina dai passanti.
Indubbiamente nulla sarà sfuggito allo sguardo di Gesù in
quella sua attenta visita, e turbato sarà stato il suo cuore alla
vista di tante cose in contraddizione con la legge di Dio.
Proviamo a pensare a Gesù
che entra oggi per una accurata
visita non solo nel tempio di
Gerusalemme, ma nei templi che
i cristiani nei secoli hanno eretto nel suo nome. Ebbene, cosa
può pensare e provare Gesù di
fronte all’immagine davvero desolante che le chiese del nostro
tempo gli offrono? Temo che
guardando ed osservando la vita delle chiese d’oggi, Gesù è
costretto a sentirsi amareggiato!
Vede chiese animate da una fede tiepida, da una speranza vaga e da un amore fraterno freddo o inesistente!
Altrettanto sarebbe se Gesù
, entrasse per una attenta visita
nella vita civile, cioè sociale e
politica, delle nazioni cosiddette
cristiane. Vedrebbe con grave
disgusto cose tremende! Mentre
indubbiamente egli vorrebbe poter rallegrarsi nel vedere — appunto dai cristiani — esempi
concreti di atti di rinuncia, di
sacrificio, di servizio fra tutti gli
uomini e per tutti gli uomini!
Ed infine pensiamo e riflettiamo: « Se Gesù entrasse dentro
di noi, entro il nostro cuore ed
entro la nostra vita e scrutasse
attentamente il fondo della nostra anima, cosa vedrebbe? ».
Riuscirebbe a vedere in noi dei
fedeli suoi testimoni? Dei fratelli
e delle sorelle che si amano gli
uni gli altri come lui ha amato
noi?
Ritengo che dinanzi a questi
pensieri noi non possiamo fare
altro che chinare la fronte riconoscendo le molte nostre colpe
ed anche le colpe di altri, ma
delle quali — come seguaci di
Gesù Cristo — siamo corresponsabili. Ed attendiamo con
fede e con speranza che egli
« entri » in questo nostro mondo
dove lui, Figlio di Dio, non è
venuto per giudicare il mondo,
ma perché il mondo sia salvato
per mezzo di lui {Giov. 3; 17).
Giuseppe Anziani
quel contesto, in forme e misure diverse, gli uni e gli altri ci
siamo distanziati dall’immagine
di chi è stato tra noi come colui
che serve, che ha proposto —
mai imposto — l’annuncio del
Regno, accettando di essere discutibile, diaprezzato, indifeso.
Ma ora larghi strati delle chiese cristiane hanno compreso in
modo nuovo che la Chiesa è garantita dalla promessa di Cristo: « Io costruirò la mia Chiesa. E nemmeno la potenza della morte potrà distruggerla »
(Mt. 16/18). Questa parola evangelica apre davanti a noi una
possibilità nùova di essere la
Chiesa del Cristo che ha rinunciato ad ogni forma di garanzia
umana.
Per questo' vi esortiamo a lasciare le vie e gli strumenti che
Sono stati propri di una « società cristiana » nel passato e a costruire insieme vie e strumenti
nuovi che siano adatti alla situazione in cui siamo chiamati a
vivere. Per ciò che concerne
il campo dell’educazione nella
scuola pubblica vi diciamo: rinunciate a mantenere all’insegnamento religioso concordatario una centralità che non ha
e non può niù avere nella scuola pubblica; rinunciate a garantirgli un’alta frequenza per mezzo di obblighi, di collocazioni
oreurie, di ore alternative o di
parcheggio forzato in scuola; rinunciate alla pretesa di identificare l’insegnamento della dottrina cattolica con l’insegnamento
culturale aconfessionale; accettate il carattere del tutto facoltativo che un insegnamento confessionale non può non avere
oggi in Eurona. Allora saremo
liberi, cattolici, protestanti e anche laici, di elaborare gli strumenti per offrire ai giovani nel
nostro Paese la conoscenza del
fatto religioso e dei testi fondamentali della tradizione ebraicocristiana. Ma lo faremo nel quadro della responsabilità educativa e organizzativa di una scuola adulta, oluralistica e laica,
senza luosthi r)ri^dlegiati. senza
garanzie dottrinali, senza potere ecclesiastico, non scegliendo
per questo la sacralizzazione di
Spazi protetti ma accettando le
sfide della profanità nella società del nostro tempo.
E’ nostra convinzione che su
questa strada si potranno forse
perdere dei numeri ma si guadagnerà una maggiore fedeltà
all’Evan^lo. Chi vorrà salvare
la sua vita — ha detto il Signore — la perderà; ma chi avrà
perso la sua vita per amore di
me e deH’Evangelo, la salverà
Con un fraterno saluto. ^
Aurelio Sballi
Presidente della Federàzione
delle Chiese Evangeliche »
in Italia
2
2 commenti e dibattiti
9 ottobre 1987
FORANO SABINO
La "famiglia Alì”
La conoscenza di nuovi amici, un impegno simpatico per tutta la chiesa, al di là delle differenze culturali e religiose e del pregiudizio
Accanto al campo di bocce (ora
inutilizzato) che si trova nel piccolo giardino tra la chiesa e la
casa pastorale, c’era una striscia
di terra che, anche per la scomodità di lavorarvi, addossata com’è ad una siepe, era da anni e
anni incolta e del tutto abbandonata. Quella striscia di terra, nell’arco di una caldissima giornata
di settembre, è tornata alla sua
origine più pura: terra pulita,
dissodata, pronta anche — se si
vuole — ad essere coltivata.
Chi è stato? Ohi ha avuto il coraggio di fare un lavoro così faticoso sotto il sole a picco? Io e
mia moglie lo abbiamo scoperto
subito, perché alle sette e mezza
di sera era ancora lì a smuovere
la terra: è Ahmed Moussa Alì, un
etiope di 34 anni, ospite con la
sua giovanissima moglie Fatuma
della chiesa evangelica valdese di
Forano dal giugno scorso.
Tutto è iniziato cinque mesi fa,
quando il Servizio Migranti della
FCEI ha interpellato la nostra
comunità per sapere se c’era la
possibilità di mettere a disposizione di qualcuno dei tanti immigrati dal Terzo Mondo che si trovano a Roma la nostra piccola
foresteria (un cucinone al pianoterra, due stanze da letto e un
bagno al piano superiore, collegati da ima scala esterna).
C’è stata, in seguito a questa
richiesta, un’assemblea di chiesa,
che ha evidenziato una serie di
punti di vista diversi, anche contrastanti tra di loro — e anche
alcuni pregiudizi, sempre duri a
morire!, verso chi è diverso da
noi per lingua, cultura, colore
della pelle.
Poi, messi di fronte alTEvangelo, ci siamo resi conto che questa
richiesta era davvero, per la nostra chiesa, una vocazione: un
dono e un impegno a dare concretezza e significato al nostro
chiamarci cristiani, e c’è stato
un « sì » unanime. E Moussa e
Fatuma sono venuti tra di noi.
All’inizio erano molto intimiditi, se ne stavano quasi sempre
chiusi in casa e le loro passeggiate per Forano erano rare, al punto che — anche dopo parecchi
giorni dal loro arrivo — molti foranesi erano convinti che ancora
« i migranti dovevano venire ».
Poi, pian piano, hanno « preso
confidenza »; Moussa ha cominciato a lavorare al nostro giardi
no, prima sistemando alcune
aiuole e poi facendo molto di più,
e Fatuma ha reso la foresteria
un vero e proprio « specchio »...
E abbiamo cominciato a conoscerli e ad apprezzarli per la loro simpatica riservatezza, la loro gentilezza di modi (il loro sorriso ha colpito tutti), la loro disponibilità a dare una mano in
ogni occasione.
L’ultimo tocco poi l’hanno dato i loro due bambini che, ospiti
di due famiglie di Roma, sono
venuti per vari giorni, a più riprese, a stare assieme a papà e
mamma: il vivacissimo Gula di
sei anni che ha subito fatto amicizia con i bambini della nostra
comunità e la piccola e bellissima Fayo, di appena un anno e
dieci mesi, che ha intenerito tutti
con i suoi occhioni...
Dopo lunghe discussioni sul
modo di dare un aiuto economico a Moussa e Fatuma, ogni famiglia si è liberamente impegnata a versare ogni mese una piccola quota (varia da famiglia a
famiglia): tutti fanno fronte
con fedeltà e direi anche con gioia al loro impegno, e tutto è andato oltre ogni più ottimistica
previsione.
Inoltre, una bella sorpresa è
venuta dalla comunità cattolica
di Forano: non appena al corrente deH’arrivo dei nostri amici,
si è offerta spontaneamente di
contribuire anch’essa ad aiutare
Moussa e Fatuma che, così, ve
ramente sono ospiti di tutta Forano.
E se pensiamo che questa è la
prima volta che riusciamo a collaborare concretamente in qualcosa tra evangelici e cattolici,
sono Moussa e Fatuma che debbono ringraziare noi, o piuttosto
non siamo noi che dobbiamo
ringraziare loro...?
Il soggiorno della « famiglia
Alì» era previsto per quattro mesi: come capita spesso però, il
permesso per loro di emigrare in
Canada (questo è il loro programma) non è ancora arrivato,
e probabilmente Moussa e sua
moglie dovranno restare tra noi
ancora per qualche tempo. I nostri fratelli e sorelle della chiesa
dovranno rinnovare il loro impegno economico, bisognerà affrontare il problema del freddo invernale (la foresteria è priva di riscaldamento)... Insomma, i problemi ci sono e ci saranno. Ma
possiamo dire con una certa sicurezza che nessuno di noi si tirerà indietro.
In questi mesi abbiamo potuto
fare l’esperienza evangelica che
davvero « c’è più gioia nel dare
che nel ricevere ». E con il nostro
« dare » abbiamo ricevuto tanto
da questi nostri fratelli etiopi così diversi da noi per razza, cultura, religione (sono musulmani),
ma anche tanto meravigliosamente vicini a noi, tanto meravigliosamente « amici ».
Ruggero Marchetti
Per la pace
Per il terzo anno consecutivo
si terrà anche in Italia la « Settimana ecumenica per la pace »
dal 16 al 24 ottobre.
E’ stato scelto questo periodo
perché le date del 16 e del 24
sono particolarmente significative: il 16 ottobre è l’anniversario
della deportazione degli ebrei
dal ghetto, ed è pure la giornata delTONU per Talimentazione; il 24 ottobre è Tanniversario della fondazione dell’ONU e
la giornata mondiale per il disarmo.
Claudiana editrice
Innario cristiano
Ristampa anastatica 1987 dell’edizione curata nel 1969 dalla
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI).
Edizione rilegata, con sovraimpressioni sulla copertina,
pp. 358, Lire 15.000 (formato 12,5x17,5 cm.)
Innario per organo
E’ nuovamente disponibile l’Innario grande per organo
(formato 17,5x24,5 cm.), edito nel 1969 a cura della FCEI.
Edizione rilegata, con sovraimpressioni sulla copertina,
pp. 358, Lire 30.000.
0]
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
16-24 OTTOBRE
LA POLITICA
DIVIDE
Nell'inverno del 1943 avevo 14 anni ed
ero sfoilato in vai di Susa, ed iniziai
a fare ia staffetta per i partigiani. Nel
le sere che stavo con loro comincia
a « parlare di politica ». Finita l'espe
rienza coi partigiani feci la scuola qua
dri nella sezione del partito comunista
Nel '51 conobbi l'Evangelo e lascia
« Il Capitale » per la Bibbia e fu al
lora che mi vennero in mente le pa
role dì un vecchio partigiano, che for
se era evangelico anche se si prò
fessava cattolico, e che parlava di Dio
In un giorno freddo e con la neve, al
colle delle Finestre, attorno al fuoco
mi disse: « Vedi Mario, l'uomo è malvagio e questo tempo finirà e tu, che
sei giovane, avrai occasione di constatare che l'uomo non cambia. Altri
popoli saranno oppressi in nome di
un nuovo e diverso ideale. Solo Dio
può cambiare il cuore dell'uomo e renderlo dolce e pieno di amore per il
prossimo, non come adesso che ci
uccidiamo gli uni gli altri ».
Son passati quarant'anni e quel partigiano aveva ragione: senza Dio l'uomo è malvagio e così lo è anche la
politica che porta l'uno contro l'altro.
Quando mi convertii, imparai che si
può avere un'idea politica da esternare al momento del voto, ma che
prima di tutto e soprattutto bisogna
parlare con tutto il nostro cuore di
Dio e di Cristo al nostro prossimo.
Oggi c'è chi afferma che i pastori
possono fare politica partitica.
Che politica; di sinistra, di destra,
di centro? Credo invece che i pastori
debbano innanzitutto parlare delle cose
spirituali, perché parlare di politica
dal pulpito crea divisioni. La fede cerca le cose spirituali. In chiesa si parli di Dio e delle cose spirituali e si
lasci fuori la politica, come anche
sul giornale. Il giornale non deve diventare un foglio di partito.
Termino ricordando la predicazione
dell'apostolo Pietro quando diceva; «Salvatevi da questa perversa generazione » (Atti 2: 40).
Mario Goletti, Nichelino
CHI SUONA
LA GRANCASSA?
Gentilissimo Direttore,
vorrei brevissimamente replicare all'estensore del « Punto di vista », apparso nel n. 35 del nostro giornale, a
mio avviso certamente inopportuno.
A tantissimi italiani, e a me, sembra chiarissimo il motivo per cui alcune navi della nostra flotta sono partite per il Golfo Persico: per tentare,
anche con eventuali propri sacrifici, di
difendere la vita di umili marinai italiani che compiono onestamente il loro mestiere per guadagnarsi il pane
quotidiano. Gli Agnelli, i Borletti, i
mafiosi, se ne stanno comodi a casa
loro!
Mi appare, per contro, incomprensibile come un giornale, che si dichiara
portatore della parola di credenti in
Cristo Gesù, si scandalizzi solamente
se viene ucciso un cittadino di colore
in Sud Africa — magari mentre sta
lanciando una bomba o dando fuoco ad
un connazionale cosparso di benzina —
e ritenga invece perfettamente comprensibile e quasi opportuno che venga
massacrato — in mare libero — ur;
marinalo di guardia sulla coffa della
propria nave. Il tutto giustificato dalla
solita monotona pretesa di egualitarismo universale, da motivazioni che
tentano solo di battere la grancassa,
senza la pazienza di esaminare, neppure superficialmente, i veri problemi
che, purtroppo, sconvolgono quell'an
golo di mondo, e dimenticando persino ohe proprio tra i paesi che si affacciano sul Golfo Persico troviamo quelli che hanno una ricchezza — espressa in prodotto nazionale lordo pro capite — ai primissimi posti nella scala mondiale.
Con viva cordialità.
Reto Bonifazi, Terni
P.S. - Che cosa aspetta il Sig. Gabrielli, con la sua diplomazia fine e
sofisticata, con la sua sagace trattativa,
a compiere un viaggio intorno al mondo e far cessare immediatamente tutti
i conflitti armati e non armati!
In altre nazioni si scelgono altre date; anche in Italia ciascuno è libero di scegliere le date,
i tempi e i programmi che riterrà più opportuni. Questa rimane una proposta ed una indicazione.
Cosa si propone di fare? Non
è stato elaborato un programma nazionale, né una manifestazione centralizzata. Si invitano invece tutti ad organizzare localmiente quelle iniziative di preghiera, informazione, azione per
la pace che le situazioni locati
rendono possibili.
Il Comitato organizzatore nazionale (che raccoglie circa 25
sigle diverse) ha preparato una
busta di sussidi che possono servire di aiuto alle iniziative locati e che contiene fra l’altro
un ampio studio di Philip Potter su « Giustizia, pace e salvaguardia della creazione ».
La busta costa 10.000 lire più
spese postali e può essere richiesta al Centro Interconfessionale
per la pace - Via Acciaioli 7 00186 Roma, tei. 06/65.40.661.
Fondo di solidarietà
Quasi raggiunto l’obiettivo della raccolta di fondi per il Consiglio delle chiese in Sud Africa
Prima di pubblicare qui appresso l’elenco dei doni ricevuti, ricordiamo ancora ai lettori
che attualmente il nostro Fondo
sta raccogliendo offerte destinate al SACC, il Consiglio delle
Chiese Sudafricane, per la sua
opera in favore dei minatori neri e delle loro famiglie. Come
noto, questi lavoratori sono stati
in sciopero per ben tre settimane consecutive, hanno avuto nove morti, 250 feriti e subito 300
arresti, senza contare le decine
di migliaia di licenziamenti (non
si sa ancora per il momento
quanti di essi verranno riassunti). I miglioramenti salariali e
normativi sono stati minimi,
ben al di sotto delle richieste,
per cui la situazione di sfruttamento e di discriminazione
nei confronti dei lavoratori
bianchi permane. Per di più, alla ripresa dei lavori, in una mi
per la stampa di
biglietti da visita, carta e buste intestate,
locandine e manifesti, libri, giornali, riviste,
dépliants pubblicitari, pieghevoli, ecc.
coop. tipografica subalpina
VIA ARNAUD, 23 - © 0121/91334 - 10066 TORRE PELLiCE
niera d’oro, a seguito d'elTesplo
sione verificatasi in un pezzo,
42 minatori hanno trovato la
loro bara in un ascensore precipitato.
Come si potrà notare, il presente elenco ha avuto un sensibile « potenziamento » dato dalla colletta effettuata al culto di
chiusura del recente Sinodo: la
Assemblea infatti aveva fra Taltroi votato un o.d.g. di sostegno
all’iniziativa del nostro settimanale.
L’obiettivo prefissato dei 10
milioni si sta ormai rapidamente avvicinando. Invitiamo i lettori a contribuire ulteriormente e sollecitamente, in modo che
possiamo provvedere quanto prima a reinoltrare detta cifra. Col
prossimo elenco contiamo quindi di poter dare notizia del fatto avvenuto, mentre contemporaneamente proporremo un nuovo obiettivo.
Offerte pervenute in luglio e agosto
per il SACC;
L. 2.306.180; Colletta culto chiusura
Sinodo.
L. 1.000.000; N. N., Roma.
L. 500.000; Eii Botta.
L. 200.000; Ketty Comba.
L. 150.000; Aido Clemenzi.
L. 100.000; Delia Fontana; Olindo Bufaio; Mireila e Ernesto Bein.
L. 50.000; Diana Satti; Sara e Sauro
Gottardi.
L. 20.000; Angeia Vicenzini.
L. 10.000; Antonio Tetta.
Totaie L. 4.586.180; totale precedente 4.866.359; in cassa L. 9.452.539.
3
9 ottobre 1987
chiese e stato 3
POGGIO UBERTINI: CHIESE SENZA INTESE
Quali rapporti con io Stato?
La « libertà nella disuguaglianza » e il Concordato della chiesa romana - Gli articoli 7 e 8 della nostra Costituzione e le intese strumentalizzate - Per tutti i partecipanti è necessario che si superi la legge sui « culti ammessi »
Sì 0 no alle intese tra confessioni religiose diverse dalla cattolica e Repubblica italiana, previste dall’art. 8 della Costituzione?
E’ una domanda che parrebbe
ormai fuori luogo, e fortemente
datata, con una risposta scontata oggi, dopo che già quattro
intese sono state firmate dai
rappresentanti di altrettante confessioni (chiese rappresentate
dalla Tavola Valdese, Unione
delle Chiese avventiste del 7“
giorno. Assemblee di Dio, Unione delle comunità israelitiche)
e dal Presidente del Consiglio
Craxi per il Governo italiano, e
dopo l’approvazicne del Parlamento della legge 11.8.1984 n. 449.
Questa era però ancora la domanda di fondo nel seminario
tenutosi a Peggio Ubertini (Firenze), promosso dalle Assemblee dei fratelli, nei giorni 18
e 19 settembre, sul tema: « Liberi ma disuguali — Condizione giuridica delle chiese prive
di intesa nel nuovo regime sorto dagli accordi del 1984 ».
« Liberi ma disuguali » fu il
felice titolo di un libretto scritto da Franco Giampiccoli nella
primavera 1973 (Attualità protestante 52/53, Claudiana, Torino 1973) che sintetizzava la
condizione delle confessioni religiose diverse dalla cattolica
romana in Italia dal 1948 in
poi, tutte « egualmente libere
davanti alla legge » secondo lo
art. 8 della Costituzione, ma pur
sempre soggette alle leggi fasciste sui culti ammessi del 19291930.
« Liberi ma disuguali » gli evangelici italiani lo sono ancora
oggi, nel 1987, sia pure in una
situazione mutata rispetto al
1948, ma anche al 1973.
Se infatti in quegli anni il termine di paragone per valutare
la libertà e la disuguaglianza
era unicamente la Chiesa cat
tolica romana, titolare di una
particolare posizione derivantele dai Patti lateranensi, oggi, si
osservava a Poggio Ubertini, vi
è una differenza di posizioni, di
fatto e di diritto, di fronte allo Stato, tra le chiese evangeliche stesse. E questo fa problema, sia per chi « ha già » le intese, sia per chi « non le ha ».
Le radici ultime di questa « libertà nella disuguaglianza » sono ancor sempre ravvisabili nel
permanere del Concordato tra
Chiesa cattolica romana e Stato italiano, sia pur rivisto con i
Patti di Villa Madama del 1984,
e del sistema concordatario di
regolazione dei rapporti tra
Chiesa e Stato che lo sorregge,
nonché della ancor sempre rilevante influenza della mentalità
cattolica sugli apparati dello Stato italiano.
Sostegno
ai Concordato?
Il dubbio òhe le intese previste dalla Costituzione siano in
qualche modo uno strumento di
sostegno al sistema concordatario che non si vuole assolutamente avallare, è un dubbio che
è diffìcile mettere a tacere, per
quanto si sia consapevoli che le
intese non sono un concordato,
né per forma, né per contenuto, né per il sistema di coordinazione di rapporti di cui vogliono essere strumento.
Ed il dubbio ha radici ben fondate, nella genesi dell’art. 8 della Costituzione innanzitutto, nel
dibattito all’Assemblea costituente di esattamente 40 anni fa, allorché la norma prese forma dopo che l’art. 7, concernente la
« vera » chiesa in Italia, la cattolica romana, era venuto a dare un pesante schiaffo, per mano di Moro e Togliatti, alle aspi
SCHEDA
La legge sui culti ammessi
La legge sui culti ammessi (legge
24 giugno 1929, n. 1159) ed il regio decreto 28 febbraio 1930, n.
289, che contiene le norme di attuazione di tale legge, regolano ancora, a 58 anni dalla loro emanazione, la condizione giuridica delle
chiese « acattoliche » ad eccezione
di quelle valdesi e metodiste per
le quali è Intervenuta l’Intesa del
21 febbraio 1984 approvata con legge 11 agosto 1984 n. 449 (G.U. 13
agosto 1984 n. 212), che dà finalmente attuazione all'art. 8 della Costituzione della Repubblica.
Prima del 1929 i culti erano sottoposti ad un regime di diritto comune basato sulla libertà religiosa
e sull’uguaglianza giuridica dei cittadini (legge Sineo 19 giugno 1848 e
legge sulle guarentigie del 13 maggio 1871).
Il fascismo, rovesciando i presupposti della politica ecclesiastica
fino ad allora seguita, ha instaurato
un regime concordatario tra la
chiesa cattolica e lo Stato che ha
annullato il diritto comune per le
confessioni religiose. Con i Patti lateranensi dell'11 febbraio 1929 si
è infatti introdotto nell'ordinamento italiano un regime di favore e privilegio per la chiesa cattolica e
con la legge sui culti ammessi si è
attribuita alle confessioni religiose diverse dalla cattolica una condizione giuridica di ineguaglianza
sostanziale.
La Costituzione della Repubblica
Italiana (entrata in vigore il r gennaio 1948) stabilisce un regime di
libertà religiosa sia per i cittadini
(art. 3 e 19), sia per le confessioni religiose (art. 8).
Il nuovo regime di libertà e l'azione decisa delle chiese evangeliche (sostenute in questo daH’iniziativa del prof. Giorgio Peyrot) provocavano numerose pronunce giurisdizionali sugli articoli più illiberali.
Solo dopo la stipula della revisione del Concordato del '29 (18
febbraio 1984) si è dato inizio ad
un nuovo modo di coordinazione
dei rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose diverse dalla cattolica. Dopo l'Intesa con la Tavola
Valdese (recepita nella legge 449/
84), sono state stipulate altre Intese con le chiese pentecostali, avventiste, e con le comunità israelitiche in Italia mentre sono in
corso i contatti tra il governo e le
chiese battiate.
Vi sono però confessioni religiose che per loro scelta e per loro
sistema organizzativo interno non
vogliono addivenire ad intese con lo
stato. Si tratta perciò di trovare le
procedure legislative per garantire
loro l'effettivo esercizio delle libertà religiose e l'eguaglianza
giuridica dei loro membri, cui vanno riconosciuti per intero i diritti
di cittadinanza nello stato.
Non sembra però praticabile da
un punto di vista costituzionale la
strada di una legislazione unilaterale dello stato, essendo questo vincolato alla procedura dell'Intesa ai
sensi delTart. 8 della Costituzione.
G. G.
razioni di libertà ed uguaglianza in materia religiosa in Italia
nutrite dagli evangelici e dai
« laici »: lo schiaffo bruciava
troppo, e con l’art. 8 si trovò
un palliativo.
Oltre il sistema
separatista
Nel corso del seminario, il Moderatore Franco Giampiccoli ha
ricordato come le basi per l’utilizzo dello strumento delle intese da parte delle chiese evangeliche fossero state poste, fin
dall’indomani dell’approvazione
dell’art. 8, dal Consiglio federale
delle Chiese evangeliche che vide, comprese ed accettò in esse
un superamento del sistema separatista per un sistema di coordinazione dei rapporti tra Chiese e Stato, accettabile purché rispettoso delle rispettive identità; si vide in esse uno strumento
per affermare la possibilità di
essere cristiani, in Italia, in modo diverso dal modo cattolico e
concordatario.
La firma delle intese del 1984
in particolare ha poi reso inequivocabilmente palese la differenza esistente tra esse ed il
Concordato, solo che la si voglia
vedere senza chiudersi gli occhi.
Tuttavia, la strumentalizzazione che è stata fatta delle intese per giustificare, da parte
dello Stato, principi e scelte riconducibili al sistema concordatario (basti pensare all’ora dì
religione cattolica nella scuola
pubblica), per riaffermare in
maniera subdola (ma neanche
poi tanto) che, nonostante tutto, le confessioni diverse dalla
cattolica sono e rimangono in
Italia « libere ma disuguali », ha
riscoperto da sotto le ceneri e
riattizzato quei dubbi a cui ho
fatto cenno, e che già si erano
manifestati 40 anni fa.
Al seminario di Poggio Ubertini erano presenti posizioni molto variegate: vi erano rappresentanti di chiese che hanno stipulato intese, che sostenevano le
ragioni delle proprie scelte; rappresentanti di chiese che ritengono di potersi allineare su quanto fatto da chi « ha già » le intese, in maniera più o meno critica rispetto a talune scelte
(quali per esempio la maggiore o
minore rigidità rispetto a problemi qualificati di forma, ma
in realtà di sostanza, sul modo
di condurre le trattative con lo
Stato e sul contenuto delle intese); rappresentanti di chiese
fortemente critiche sulla necessità di stipulare intese, per problemi e principi di natura sia
ecclesiologica, sia politica (in
senso lato), sia giuridica.
Le intese, si disse, che devono
essere espressione della confessione stipulante, dovrebbero confermare l’ecclesiologia di una
comunità di credenti, ma potrebbero anche condurre a modificare, più o meno consciamente,
e in modo verificabile a breve o
a lungo termine, un sistema ecclesiologico, e ciò è sentito come pericolo: le intese potrebbero
rivelarsi espressione dello Stato
nella sua dimensione di ’’bestia
satanica” (Apoc. 13).
Talune confessioni ravvisano
un problema di rappresentanza
di fronte allo Stato, problema
forse risolvibile sul piano teorico, ma che poi trova difficoltà di
soluzione sul piano pratico, per
motivi di carattere sia giuridico
sia, e soprattutto, ecclesiologico.
Tra dubbi, perplessità ed alcuni punti fermi, i circa 50 convenuti a Peggio Ubertini sono giunti ad una unanimità di consensi
su un obiettivo ritenuto ormai
prioritario (e tuttavia non nuo
vo, bisogna dire): il superamento della legge sui culti ammessi
del 1929-’30.
Le modalità per raggiungere
l’obiettivo sono meno chiare: abrogazione « secca », con una
legge composta di un solo articolo (« sono abrogati la legge
24.6.1929 n. 1159 ed il R.D. 28.2.
1930 n. 289 ») emessa dal Parlamento unilateralmente? (ma è
questo possibile, in un sistema
di coordinazione di rapporti? vi
sono le condizioni politiche perché un’ipotesi del genere possa
realizzarsi? si può agire, e come, perché le condizioni si diano? e come far fronte agli ancestrali timori statali del « vuoto
legislativo »?); abrogazione « semisecca », da condursi mediante intese di un articolo unico
(«si conviene che le leggi... non
siano più applicabili nei confronti di ... »), stipulate dalle
confessioni religiose interessate?
(ma non si rischierebbe di accentuare la « disuguaglianza nella libertà » tra le confessioni religiose? non si avallerebbe in
qualche modo una politica di
« divide et impera»?); epurazione dalle leggi sui culti ammessi
degli aspetti ed elementi illiberali
ancora in esse contenuti, dopo i
tagli già effettuati dalla Corte Costituzionale con le sue sentenze
degli anni ’50, epurazione da farsi unilateralmente da parte del
Parlamento, per adeguare una
volta per tutte queste leggi allo
spirito ed alla lettera della Costituzione repubblicana (con particolare riferimento all’art. 3)?
(ma, permanendo comunque un
residuo, anche purificato, di
leggi di stampo giurisdizionalista, non sarebbe questo ancor
sempre in contrasto con il sistema di coordinazione indicato
dalla Costituzione?); altre strade
sono percorribili?
Indicazioni
problematiche
Alcune indicazioni in positivo
si sono evidenziate a Poggio Ubertini, pur espresse in modo
problematico: si è messo in rilievo che l’art. 8 della Costituzione è stato sottoposto ad un pro
fondo processo interpretativo,
ed oggi lo si può leggere con occhi e luce diversi dal tempo in
cui fu, nel bene o nel male, concepito; insieme all’art. 8, altri
concetti tradizionali del diritto
possono trovare nuove interpretazioni e nuovi spazi, in relazione all’evoluzione e mutamento
dei rapporti sociali nel paese,
cui l’ordinamento giuridico deve adeguarsi, pur senza venir
meno ai propri principi fondamentali (penso per esempio ai
concetti di « confessione religiosa » e di « diritto comune »: particolarmente interessante a questo proposito da sviluppare sarà
l’analisi del discorso del Presidente Craxi al Senato il 25 gennaio 1984, allorché presentò le
linee del nuovo Concordato e dell’intesa con la Tavola Valdese,
nella parte dedicata alle condizioni delle confessioni religiose
diverse dalla cattolica e prive di
intese, analisi già iniziata in modo autorevole ma da approfondire ulteriormente in alcuni
suoi spunti).
Non mi pare che dal seminario di Poggio Ubertini sia venuta una risposta chiara alla domanda fatta all’inizio; rimangono molte domande aperte, e le
indicazioni delle riflessioni bibliche tenute nei due giorni di lavoro: il riuscire a vedere ancor
sempre e sempre più in Gesù
Cristo il fondamento per la realizzazione di un mondo nuovo,
nel quale l’amore sia la norma
scritta nel cuore di ogni uomo
e donna, e la santità (in senso
biblico) la categoria centrale
per ognuno (Luca 7: 36-50); il
riuscire a disporsi in preghiera
davanti a Dio per ricevere da Lui
le indicazioni necessarie di fronte alle difficoltà ed alle tentazioni del mondo, come seppe fare il
re Ezechia (II Re, cap. 18 e 19).
Certamente positivo è stato il
confronto tra espressioni di chiese evangeliche molto diverse tra
di loro quanto ad ecclesiologia
e storia, che si spera possa essere ulteriormente sviluppato,
avendo sempre come fine precipuo il rendere più efficace il lavoro di testimonianza della Parola del Signore nel nostro tempo.
Paolo Gay
Il seminario
Il seminario si è svolto negli
ospitali locali di Poggio Ubertini,
a circa 20 chilometri da Firenze,
in una vecchia villa toscana lasciata alle Assemblee dei Fratelli
aH’inizio di questo secolo dalla
contessa Baldelli, e ristrutturata
per accogliere gruppi di studio.
I lavori sono stati scanditi da
meditazioni bibliche (a cura di
Romolo Riciardiello, Marcello
Cicchese, Piero Bensi, Giuseppe
Barbanotti), preghiere e canti,
che richiamavano i presenti al riferimento alla Parola del Signore
come lume per le riflessioni.
Alcune relazioni hanno avuto
l’intento di dare un quadro storico all'insieme dei problemi da
affrontare: Franco Giampiccoli
ha fatto un sintetico esame della
storia dei rapporti tra Chiese e
Stato in Italia dal 1848 al 1985;
Ignazio Barbuscia e Danielle Jouvenal Long hanno presentato le intese pentecostali (ADI), avventiste
e valdesi-metodiste; Paolo Spana
ha esposto gli orientamenti delle
chiese battiste; Paolo Moretti ha
fatto la cronistoria dell’insegnamento della religione cattolica
nella scuola pubblica; Franco
Scaramuccia ha fornito indicazioni sulle nuove forme di finanziamento pubblico alla chiesa
cattolica romana.
A Gianni Long è toccato il compito di affrontare il tema della
«Condizione giuridica delle confessioni prive di intese dopo gli
accordi del 1984 », compito assolto con una relazione problematica e propositiva.
Ogni relazione era seguita da
domande e discussioni, ed ogni
rappresentante delle denominazioni evangeliche presenti (che
non elenco, per timore di dimenticarne alcune; è vivo auspicio
che gli atti del seminario vengano pubblicati: potranno così attingersi ulteriori indicazioni) ha
avuto modo di esporre la propria
posizione.
Una tavola rotonda, presieduta
da Giorgio Bouchard, con la partecipazione di Giorgio Spini, Valdo Spini e Daniele Moretti, ha
fornito altre indicazioni.
Paolo Moretti, Franco Ciuchi e
Stefano Woods hanno coordinato
i lavori del seminario.
P. G.
4
I"' .
4 vita delle chiese
Verso il futuro
9 ottobie 1987
GINEVRA: ASSEMBLEA DELL’ACELIS
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Ripresa
Speranze e preoccupazioni delle chiese svizzere di lingua italiana
Un gruppo di chiese che, al
compimento della maggiore età
(21 anni), si trova ad interrogarsi sul proprio futuro e a non
abbandonare la speranza nel
proprio ruolo è il quadro sintetico che emerge dall’annuale
assemblea dell'Associazione delle chiese evangeliche di lingua
italiana in Svizzera.
Il centro ecumenico « Le Cénacle » ha accolto sabato 26 e
domenica 27 settembre una quarantina di persone, in rappresentanza di realtà anche molto
diverse tra loro: figurano infatti nell’ACELIS chiese facenti capo alla Tavola valdese (è il caso
di Ginevra, Losanna), altre con
pastori valdesi ma dipendenti
dalle chiese cantonali riformate
(Basilea), chiese battista e metodiste (Vevey) e altre comunità sorte per iniziativa di evangelici italiani. Proprio di queste
parliamo con Gerhard Jack, berlinese di origine, ora pastore a
Dietikon, nel cantone di Zmigo.
«Nella mia comunità, in particolare, ogni famiglia proviene
da un proprio contesto: dalla
chiesa valdese, come da quella
battista o dalla chiesa dei fratelli e COSI via. Questo è un po'
il carattere tipico delle comunità costituite dagli immigrati. Esse si sono costituite negli anni
'60, in corrispondenza con la più
rilevante ondata di emigrazione
dall'Italia. Naturalmente di queste comunità fanno parte, nel
Ticino e nei Grigioni, anche cittadini svizzeri di lingua italiana,
e, in parte, come a Poschiavo,
Brusio e in Val Bregaglia, ci sono le chiese “storiche”, nàte direttamente nel periodo della Riforma. Alcune comunità, per via
dei loro rapporti anche amministrativi con le chiese cantonali
riformate, prendono parte al Sinodo evangelico svizzero ».
Ogm comunità, nell’assemblea,
ha diritto ad un voto, ma può
inviare più rappresentanti con
voce consultiva: la relazione presentata dal comitato, composto
di cinque membri, e di cui Jack
è attualmente presidente, ha ripercorso le tappe del lavoro di
un anno, un lavoro fatto di incontri, giornate di studio («La
fede nella Trinità », « Sviluppi
delTecumenismo dopo la presa
di posizione della Conferenza dei
vescovi svizzeri sulTospitalità
eucaristica ») legate anche all'attualità: un incontro svoltosi a
Berna nel marzo scorso ha avuto per tema la situazione dei
rifugiati in Svizzera, e questo
nel quadro delle iniziative prese dal comitato ACELIS a sostegno del comitato per il referendum contro la legge di
esautorazione del diritto d’asilo
e la restrizione dei diritti degli
stranieri. Non manca, dunque,
proprio quelTimp^no sociale da
parte di chiese i cui membri
hanno vissuto in prima persona
l’emigrazione: anche se il problema dei rifugiati è un problema degli anni ’80, nel 1971 l’assemblea aggiungeva al proprio
statuto un comma secondo il
quale, fra gli scopi dell’associazione, figura anche quello di
« manifestare la solidarietà della comunità cristiana con i lavoratori migranti mediante opportune iniziative, in particolare rappresentando le comunità
associate negli organismi "ad
hoc" e curando l'informazione
e i rapporti tra le chiese di
emigrazione e quelle di immigrazione ».
Ma qual è, oggi, il problema
più urgente di queste comunità? Proprio per la storia che
le contraddistingue esse hanno
visto, in questi ultimi anni, ridursi progressivamente il numero
dei loro membri, e hanno constatato un affievolirsi della parteci
Ginevra: un intervento nel corso dell'assemblea dell'ACELIS e di
« Voce evangelica ».
pazione giovanile alla vita della
chiesa.
« Molte di queste comunità —
mi dice un membro della chiesa di Ginevra — si sono formate piuttosto spontaneamente, tra
gli immigrati evangelici. All’inizio magari non avevano un pastore, o avevano dei culti serali, e, nella Svizzera tedesca e
centrale, c’erano anche dei problemi di distanze per raggiungere altre chie:se. Per un certo
periodo abbiamo anche visto
l’affluenza di lavoratori italiani
non evangelici che frequentavano
le nostre attività, ma adesso assistiamo al progressivo rientro
in Italia. Chi raggiunge l’età della pensione, dopo tanti anni di
lavoro qui in Svizzera, ha quasi
sempre una casa in Italia, e tende a ritornare ».
« Non bisogna sottovalutare il
fatto — aggiunge Jack — che le
comunità italiane a volte non
avevano le forze per garantire
anche nelle famiglie, costrette ad
un lavoro pesante, un'adeguata
formazione di fede ai propri figli. Allora questi ultimi, che intanto si impadronivano della lingua francese o tedesca, partecipavano di più alla vita comunitaria delle altre chiese riformate ».
Per affrontare questi problerni è stato distribuito ai partecipanti alTassemblea un questionario, quasi un « mini checkup », dal titolo: « La capacità della comunità di poter ancora crescere », e sulla base delle domande la serata del sabato, conclusi gli adempimenti formali, è
stata dedicata alla discussione
in gruppi delle questioni della
vita comunitaria, dell’identità,
delle possibili aperture verso l’estemo. L’impressione è che le
energie per trovare queste forme di lavoro non manchino, e
che la fiducia sia predominante,
nonostante le difficoltà cui si è
fatto riferimento. Ma una certa
secolarizzazione, un’eccessiva delega al pastore, la scarsa partecipazione dei giovani sono forse
problemi che coinvolgono e interpellano le chièse anche in ambiti più grandi.
La domenica mattina è stata
dedicata all’assemblea di Voce
evangelica, il mensile strumento
di collegamento per le comunità
dell’ACELIS. Nel comitato, oltre
a Gerhard Jack, sono stati eletti
Giuseppina Grasso, Bartolomeo
Larucci, Luis Navarro e Paolo
Castellina.
Alberto Corsani
PRAROSTINO — Domenica
18 ottobre alle ore 10 si avrà
la prima Assemblea di Chiesa
dopo la pausa estiva. L’ordine
del giorno comprende la relazione dei nostri rappresentanti
ai lavori del Sinodo, nonché l’elezione di due anziani.
• Domenica 1° novembre è la
data fissata per la Festa del Raccolto. Il culto con santa cena inizierà alle ore 10,30 e il bazar alle
ore 14,30, per la vendita dei vari
prodotti offerti dalla comunità.
Sarà anche organizzato un rinfresco.
• 11 culto del 30 agosto scorso
è stato presieduto dal pastore
emerito Cipriano Tourn che la
comunità, legata a lui ed a sua
moglie Ruth da profondo affetto,
ha poi festeggiato durante un
pranzo comunitario.
• Un vivo ringraziamento dalla
comunità ai predicatori locali
Attilio Fornerone, Rino Cardon
e Claudio Paschetto che hanno
sostituito il pastore durante le
ferie estive.
• Il 16 agosto sono stati battezzati: Cristina Martinat di
Ivano e Arma Giovou, e Igor Orticola di Oreste e Ornella Martinat. Che il Signore benedica
questi piccoli e le loro famiglie.
• Rallegramenti anche a Mara
Druetta e Giorgio Camusso per
la nascita del piccolo Stefano.
Giornata comunitaria
PERRERO-MANIGLIA — Le
attività invernali sono iniziate
domenica 4 ottobre col culto con
S. Cena a Ferrerò. Nel pomeriggio, nei locali comimitari, tutta
la comunità è stata invitata per
un pomeriggio insieme; in questo modo si è voluto esprimere
una duplice riconoscenza: in primo luogo ai tre anziani del concistoro, Roberto Massel, Aldo
Tron e Claudio Tron, che hanno concluso il loro impegno di
15 anni nel concistoro, in secondo luogo ai predicatori locali e
pastori che hanno sostenuto i
culti dell’inverno passato.
• Nel corso dell’estate ci ha lasciato la sorella Luigia Ferrerò
ved. Pacini del Poumarat. Esprimiamo alla sua famiglia la nostra più viva simpatia nel lutto.
VAUMARCUS
Osare essere donna
In un incontro organizzato dalla Federazione svizzera delle donne,
affrontati in studi biblici e laboratori i problemi del femminismo
« Oser être femme » (osare essere donna), questo il titolo del
campo svoltosi dal 25 al 27 settembre a Vaumarcus, organizzato dalla Federazione svizzera delle donne protestanti. Centosessanta donne venute per la maggior parte dalla Svizzera, ma anche da Francia, Italia, Portogallo, Madagascar, Camerún,
Iran, Polinesia, che si incontrano
durante due giornate, si parlano,
si interrogano su testi bilslici, affrontano i problemi del nostro
tempo, rompono insieme il pane,
pregano e sanno anche cantare,
ridere, gioire assieme.
Una bella esperienza, vissuta
accanto a tante sorelle, in una
tranquilla località, con una stupenda foresta alle spalle ed un
magnifico lago davanti.
Le strutture del luogo sono
molto semplici: parecchie casette, per lo più di legno, con poca
muratura, ed un edificio centrale;
risalgono al periodo successivo
alla prima guerra mondiale ed
appartengono al Centro delle
Unioni Cristiane della Svizzera
francese, che ha accolto centinaia di campi di giovani e non più
giovani nel perseverante lavoro
di formazione cristiana.
Dal dépliant rosso inviato alle
partecipanti, le donne sono invitate ad « osare » dire, domandare, essere (dire che cosa? domandare a chi? essere come?).
Riunite nel grande salone per
un’introduzione rapida e sintetica sulla nostra eredità di donne
dall’era paleolitica al tempo _di
Gesù e, attraverso la Rivoluzione
francese, fino ai tempi nostri, le
partecipanti si sono in seguito
suddivise in diversi gruppi per il
lavoro biblico che ha avuto come
tema centrale il racconto dell’incontro di Gesù con due donne:
la donna sirofenicia (Marco 7:
24-30) e la donna che spezza il
vaso d’alabastro per ungere il
corpo di Gesù (Marco 14: 3-9).
Due donne anticonformiste,
una pagana e l’altra ebrea, delle
quali non ci è neanche tramandato il nome, ricordate da Gesù
Luna per la sua parola e l’altra
per il suo gesto.
Sono stati affrontati anche altri argomenti in appositi laboratori (dalla scrittura alla manipolazione genetica, dalTinvecchia
• Per domenica 18 ottobre è
convocata l’assemblea di chiesa
che dovrà tra l’altro eleggere i
nuovi anziani, due per la zona di
Ferrerò e uno per il quartiere di
Forengo a Maniglia.
• Nella sua ultima seduta, il
concistoro ha cercato di rispondere ad una richiesta emersa in
un’assemblea di chiesa, il cui
scopo era di modificare l’impostazione tradizionale della riunione quartierale di Ferrerò centro, dando maggiore spazio a discussioni e proiezioni su argomenti di attualità. Il concistoro
ha formulato alcune ipotesi per
i temi da trattare e di volta in
volta ne verrà data informazione.
Inizio delle attività
PINEROLO — Il culto di ripresa di tutte le attività avrà luogo domenica 11 ottobre con il
culto del mattino e con un pomeriggio di fraterno incontro tra
adulti e bambini.
Diapositive
mento all’organizzazione di un
quartiere o villaggio, dalla ceramica al diritto matrimoniale e
così via...).
L’organizzazione del camno è
stata perfetta, i tempi mai troppo ’carichi’ e sempre rispettati,
il linguaggio accessibile, la possibilità di esprimersi offerta a
tutte.
Alla fine del campo, il programma prevedeva un tempo per tirare le somme, che aveva come
titolo « Nouer la gerbe» (legare
il covone); questa espressione
mi è molto piaciuta, perché quando si lega il covone è segno che
la mietitura è stata fatta ed ha
portato frutto. Il covone legato
mi è parso il simbolo di quello
che ognuna delle partecipanti poteva portare con sé, non per metterlo nel suo granaio, ma per farne parte agli altri.
Non per nulla l’ultima parola
del programma era: envoi (invio)!
Tre italiane hanno avuto la gioia di partecipare a questo campo,
e si ripromettono di far parte del
loro covone alle sorelle italiane.
Elsa Rostan
MASSELLO — La chiesa di
Massello vive durante l’estate
alcuni momenti di incontro note
voli: oltre alle due riunioni di
Balziglia e di Porte, ci sono
state due serate di diapositive
presentate dalla signora Elena
Pascal di Campolasalza, che hanno riscosso grande interesse.
• Due bambini sono stati battezzati, Romina Pons e Erik
Tron.
• La comunità si è stretta attorno ai familiari di Enrico Gaydou. Vitale Tron e Ida Tron, flgu
re significative che ci hanno lasciato recentemente.
Lutti
POMARETTO — La comunità
si è raccolta intorno alle famiglie di Rosa Incitati ved. Ribet
di 86 anni e di Amato Barai, anni 60, deceduti nel corso dell’ultima settimana, esprimendo la sua
cristiana simpatia.
SAN GERMANO — Un altro
lutto ha colpito la nostra comunità: ci ha lasciati, all’età di 63
anni, la sorella Angela Maria Simond in Fraschia. L’Evangelo
della resurrezione è stato annunciato al suo funerale avvenuto il
23 settembre. Ai familiari rinnoviamo l’espressione della nostra
cristiana simpatia.
• Si sono uniti in matrimonio
nel nostro tempio Adriano Long
dei Bernardi e Ornella Sodano
di Martiniana Po. Agli sposi, che
si stabiliranno a Revello, vadano
ancora gli auguri di ogni bene
dal Signore da parte della comunità.
• L’assemblea di chiesa avente all’ordine del giorno la discussione sui lavori della Conferenza
distrettuale e del Sinodo avrà
luogo domenica 18 c.m.
Assemblea di chiesa
TORRE PELLICE — Domenica 11 ottobre, al termine del culto, avrà luogo una assemblea di
chiesa con all’ordine del giorno
la relazione dei deputati al Sinodo. Seguirà un pranzo comunitario presso la Foresteria: per le
adesioni rivolgersi a Carla bongo (tei. 91801) oppure a Marco
Gnone (tei. 93.22.40).
• Alla ripresa delle attività
l’Unione Femminile, in collaborazione con rUCDG, ha promosso
un incontro con la prof. Elena
Corsani Ravazzini che ha presentato il suo libro «Barriere di
carta», l’handicap della scuola.
La notevole partecipazione (erano presenti anche alcune sorelle
dell’unione di Angrogna) ed il dibattito che ha fatto seguito, hanno posto in risalto l’attualità
dei problemi affrontati.
5
9 ottobre 1987
vita delle chiese 5
ASSEMBLEA DEGLI AMICI DEL SERVIZIO CRISTIANO
CORRISPONDENZE
Voglia di continuare
Una fase di rinnovamento del progetto: l’analisi dei settori di lavoro e la ricerca di una visione unitaria - Amici e gruppo comunitario
Le finanze della chiesa
Oltre cinquanta amici del Servizio Cristiano di Riesi si sono
ritrovati presso il « Monte degli
Ulivi » dal 25 al 27 settembre,
per dar vita a quella assemblea
annuale che sta diventando sempre più un luogo di dibattito e
di confronto in appoggio al gruppo comunitario residente.
L’ing. Gianni Rostan ha proposto un paragone « edilizio »:
non si costruisce una casa se
non c’è un progetto chiaro, scritto, ben delineato. Così le nuove
linee di lavoro che il gruppo di
Riesi si darà dovranno rispondere, come si è osservato da varie parti, ad un progetto non
improvvisato, inserito in un « orizzonte di attesa » coerente con
le aspettative e i bisogni della
nuova società meridionale e riesina, capace di dare oggi una indicazione, un messaggio di agape.
Era evidente a tutti che è particolarmente delicato il passaggio da una fase all’altra di un
progetto che è già stato concepito e realizzato circa trent’anni
fa, ma deve rinnovarsi. Si deve
impostare un rinnovamento mentre il cantiere è già aperto, e la
casa è già in funzione. Nessuno
pensa che si possa non tenere
conto dell’esistente, e ricominciare da capo come se nulla fosse, ma d’altra parte fermarsi a
mantenere le iniziative così come sono, senza vedere i cambiamenti profondi intervenuti nel
contesto circostante, signiflche• rebbe perdere terreno e non es
' sere coerenti con l’ispirazione
1 originaria del progetto.
La « carta di fondazione » del
Servizio Cristiano è stata ricordata da Paul Oertli: « Non vogliamo solo divulgare il messaggio del nostro Signore dal
pulpito, ma vogliamo essere portatori di segni tangibili nella nostra vita quotidiana. Essere di
aiuto alla gente di Riesi, non far
loro solo sentire questa agape,
bensì renderli partecipi ».
Tullio Vinay ha sottolineato
le difHcoltà implicite nel passaggio dal sogno al progetto, e dal
progetto alla realizzazione, e ha
rilevato che le prospettive per
il futuro del Servizio Cristiano
sono ancora spesso allo stadio
del sogno.
L’assemblea ha lavorato sulla
base di una documentazione
molto realistica preparata dal
direttore, Jean Jacques Peyronel.
Non venivano nascosti i motivi
di crisi, di difficoltà.
Si giungeva a parlare di fallimento, con onestà si poneva l’assemblea davanti all’ipotesi anche
delle dimissioni del direttore, se
questa si fosse dovuta rendere
necessaria per un chiarimento
e una ripresa. Questa ipotesi estrema veniva tuttavia respinta
dalla maggior parte dei presenti.
Quando, quasi tre anni fa, l’intero gruppo residente cambiava,
si era ben coscienti delle difficoltà che si sarebbero incontrate, sia per il reclutamento di
nuovi residenti per periodi medi
e lunghi, sia per rideflnire progetti adeguati alla situazione,
sia per gli aspetti economici e
finanziari.
L’assemblea ha voluto comprendere per quanto possibile i
motivi della crisi, indubbia, che
il Servizio Cristiano sta vivendo, esaminando settore per settore problemi e speranze (dal
consultorio alla fabbrica Meccanica Riesi, dal centro agricolo
alle scuole, ecc.). Dall’analisi dei
settori particolari si è passati
ad esaminare la possibilità di
comprenderli tutti come parti di
una visione unitaria, di un progetto capace di continuità col
passato e di trasformazione.
L’assemblea non disponeva di
una bacchetta magica per risol
WilMijiM
Il pulmino del Servizio Cristiano davanti alla chiesa di Riesi
vere in tre giorni i problemi che
il gruppo non ha ancora potuto
risolvere in tre anni; ma accanto agli elementi di crisi ha intravisto anche segni di speranza.
Per esempio, la rete degli amici, in Italia e aU’estero, non solo regge bene, ma si rinnova e si
impegna con sensibilità. Non si
tratta solo di aiuto finanziario,
ma di una rete di solidarietà, di
una comunità ecumenica ed internazionale che è accanto al
Servizio Cristiano. Gli amici tedeschi, impossibilitati a partecipare all’assemblea, si sono tenuti in contatto telefonico dando suggerimenti e seguendo l’andamento dei lavori.
Per esempio, nelle relazioni
del direttore e del collaboratori
apparivano, accanto all’esame disincantato della situazione, anche delle linee ambiziose di progetti alternativi, in direzione dell’assistenza a soggetti emarginati, o della preparazione tecnologica e informatica, o della formazione e della cultura.
Per esempio, la pesante situazione finanziaria non è stata assunta come « criterio » (si « deve » chiudere), ma come uno degli elementi da prendere in seria considerazione, con la consapevolezza della attuale eccessiva dipendenza da doni, specialmente dall’estero, e del fatto
che non si possono drenare denari senza progetti precisi e di
indubbia utilità, quando situazioni di emergenza proseguono
e si creano nel terzo mondo, nei
paesi meno privilegiati e nelle
sacche delle nuove povertà. Nessuno tuttavia ha usato la difficoltà della situazione finanziaria
in modo strumentale o allarmistico.
L’aiuto concreto che l’assemblea ha tentato di dare al gruppo comunitario residente è stato da un lato avviare una ricerca sulle prospettive (quello che
non si può fare, quello che si
potrebbe fare, perché, con quali obiettivi, ecc.), d’altro lato
creare alcune strutture d’appoggio.
In questa linea, e in attesa di
una regolamentazione futura più
adeguata (già il Sinodo ’87 ha
migliorato lo Statuto del Servizio Cristiano, ma ancora occorrono ritocchi essenziali), l’assemblea ha ritenuto opportuno
nominare un Comitato che possa
coadiuvare il gruppo nella ricerca e nel lavoro.
Sono stati chiamati così a
questo compito Ermanno Genre,
Mauro Pons e Irene Wigley, che
affiancheranno nel Comitato il
direttore e un rappresentante
del gruppo.
In un momento apposito l’assemblea ha ceduto il posto ai la
vori deH’Associazione degli Amici, lo strumento giuridico che
permette agli amici di essere
presenti, per esempio, nella
« Meccanica Riesi ». Questa Associazione ha compiuto gli adempimenti formali che le competevano, nominando Gianni Rostan quale socio della Meccanica Riesi, in rappresentanza degli
amici. Il Consiglio di Amministrazione della Associazione è
stato eletto nelle persone di JJ.
Peyronel, Ermanno Genre, Franco Giampiccoli ed Irene Wigley,
revisori dei conti Ettorina Pascal, Giuseppe Di Legami e Bruna Ricca.
La situazione rimane carica di
incertezze, la crisi non è superata, e permangono tensioni e
ansie: ma alcuni pezzi del mosaico sembrano avere trovato il
loro posto, e tra tante tensioni
negative s’è riscontrato anche,
nell’assemblea e nel gruppo, una
positiva tensione, di fede e di
speranza.
Il Comitato, che si è subito
riunito (eòn Bruna Ricca in rappresentanza del gruppo), lancia
comunque con forza un S.O.S.
Mancano, da subito o da doma,ni, alcune persone in grado di
sostenere rindispensabile delle
strutture, di tamponare l’emergenza. Mancano, in prospettiva,
ma anche qui non a lungo termine, persone che possano impegnarsi, con professionalità,
impegno e possibilmente senso
vocazionale, per tempi adeguati
(almeno due o tre anni).
Occorrono: un infermiere/infermiera e un/a assistente sociale per il consultorio; una persona in grado di occuparsi della
casa dei residenti e di gestirla;
un/a insegnante per la scuola
meccanica (o per le materie teoriche o per la parte meccanica);
possibilmente, una persona che
possa occuparsi a tempo parziale della contabilità, e per il
resto del tempo per compiti vari di appoggio.
Il Comitato ha delineato la
mappa delle prime esigenze; dall’assemblea ha ricevuto l’incarico di studiare le possibilità
realistiche di ristrutturazione, di
rinnovamento, di progetti alternativi: i tempi sono stretti, ma
tecnicamente decisioni più precise potranno essere prese dalla prossima assemblea, tra un
anno circa.
Se cambiamenti rilevanti dovessero rendersi necessari (e
l’assemblea ha dato ampio spazio di ricerca a Comitato e gruppo, quindi ogni possibilità è aperta), la Tavola e in caso il
Sinodo saranno ovviamente coinvolti nelle decisioni che si dovranno prendere.
Sergio Ribet
SAVONA — Il 26 settembre la
chiesa metodista ha ospitato la
bi-annuale assemblea del 5« Circuito, con una ventina di pastori
e predicatori la mattina e circa
40 presenti al pomeriggio per
l’assemblea deliberativa. Lungo
tempo è stato dedicato al campo
di lavoro, per via dell’ampio
rimpasto avvenuto nelle nove
chiese (5 metodiste e 4 valdesi).
Secondo argomento centrale erano le finanze nelle comunità
del Circuito. Il Sovrintendente
aveva preparato 30 domande desunte dalle varie fonti e dai vari
momenti in cui questo tema è
stato ripetutamente proposto all’attenzione spirituale di tutta la
Chiesa valdese-metodista in Italia. Il questionario, dettagliato e
articolato, avrebbe richiesto (e
meritato) ben più tempo di quello, purtroppo breve, che gli si è
potuto dare, con una analisi non
distratta, però un po’ veloce e
frettolosa.
Si sono inoltre ascoltate una
succinta relazione sull’ultimo Sinodo e im’altra sul consueto incontro post-sinodale fra Tavola,
Commissioni Distrettuali e Sovrintendenti dei Circuiti. Sono
stati salutati i due nuovi « operai » del 5» Circuito, Salvatore
Carco e Renzo Turinetto, di imminente insediamento nelle rispettive sedi. Tra i pochi e sobri atti votati, uno — doveroso
ma non formale — ha ricordato
la persona, il ministerio e la
scomparsa del pastore Giovanni Peyrot, alla famiglia del quale si è inviata una lettera con
tutte le firme.
Assemblea di primavera, con
elezione del nuovo Consiglio, sabato 7 maggio a Sanremo.
Saluto
NAPOLI — Per i 15 anni di
attivo servizio nella comunità
di Napoli-Cimbri e di Caivano e
per la presidenza di vari anni del
Consiglio delle Comunità evangeliche napoletane, domenica 27
settembre la sorella G. Ciampa
ha dato, da parte del Concistoro,
il saluto al pastore Salvatore
Carcò e alla sua compagna. Dopo il messaggio-preghiera che
ha compreso una meditazione
sul testo giovanneo: « Amatevi
gli uni gli altri come io ho amato voi », dei giovani hanno cantato apprezzati spiritual. L’anziano Elio Rinaldi, interpretando il pensiero dei numerosi presenti, ha evidenziato come il pastore Carcò abbia con fermezza
spezzato il pane di vita « a tempo' e fuor di tempo » in una Napoli dove le difficoltà e la malvagità degli uomini non avrebbero permesso di annunziare la
pace e la giustizia di Cristo; il
pastore è stato inoltre ricordato
come un « lottatore » della fede. Il saluto finale è stato tratto dal profeta Isaia (52: 12):
« giacché l’Eterno camminerà
dinanzi a voi e l’Iddio d’Israele
sarà la vostra retroguardia ». E’
seguita un’agape durante la quale al pastore e ai suoi cari sono
stati rivolti gli auguri per un’efficace esperienza nelle nuove sedi di Sanremo e Bordighera.
Collaborazione
col battisti
LIVORNO — Dopo la stagione estiva, che ha visto una periodicità settimanale per i culti
a Rio Marina, le attività si intensificheranno a Livorno, e il
culto tornerà ad essere quindicinaie a Rio e Piombino.
Fra le attività programmate
per quest’anno è particolarmente significativa la collaborazione — decisa dal Consiglio di chiesa — con la nuova comunità battista di Livorno, per quanto
riguarda la scuola domenicale e
le classi bibliche.
La scuola domenicale avrà
luogo nei locali battisti di via
del Leone, e i monitori delle
due chiese seguiranno una preparazione comune.
Le classi bibliche, d’altra parte, svolgono la lorO' attività nei
loca^ della chiesa valdese e
vedono anche la partecipazione
dei ragazzi battisti tra i 12 e i
16 anni.
Nel frattempo, in una seconda sala delle attività cui si sta
lavorando, è in fase di allestimento una « Sala di lettura »
che potrà svolgere un compito
di supporto a quanti intendono
approfondire lo studio dei testi
biblici o la conoscenza dei problemi attinenti alla storia del
protestantesimo.
Giovedì 8 ottobre
n COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 21, nella sala del Centro d'incontro, Il pastore
Daniele Garrone parlerà sul libro
della Genesi, come introduzione allo
studio che ne sarà fatto nei corso
dell’anno.
Tutti sono cordialmente invitati.
Sabato 10 ottobre
n INCONTRO
DEI MONITORI
DEL 1« CIRCUITO
Aila Casa Unionista di Torre Pellice, alle ore 16.30, si incontrano i monitori delie Scuole Domenicali del 1"
Circuito per visionare il programma
annuale e per programmare le attività comuni.
Domenica 11 ottobre
n ASSEMBLEA
DELLE CORALI
PINEROIO — Alle ore 15, in Via del
Mille 1, si tiene l'assemblea delle Corali valdesi.
O.d.g.: Scelta degli inni per la festa di canto, sede della prossima festa di canto, formazione di coristi e
direttori.
Domenica 18 ottobre
n INCONTRO MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
PINEROLO — Alle ore 15 presso la
Casa della Giovane, via S. Pellico 40,
ha inizio l’incontro dei matrimoni interconfessionali del Pinerolese. Nel corso dell'incontro si ascolteranno e dibatteranno due comunicazioni:
• La Conferenza Distrettuale e il Sinodo Valdese sul « battesimo in
forma ecumenica » (past. Bruno
Rostagno).
• Il 12° incontro franco-svizzero-italiano deiie coppie interconfessionaii - Torre Pellice, 18-19 luglio
1987 (dr, Gianni Marchesel.lj).
Lunedì 19 ottobre
□ CORPO PASTORALE
TORRE PELLICE — il corpo pastorale delle Valli si incontra presso ia Casa unionista alie ore 9.15.
Oomenica 25 ottobre
a CONFERENZA
DISTRETTUALE
STRAORDINARIA
DEL 1« DISTRETTO
TORRE PELLICE — Aiia Foresteria,
con inizio aile ore 14, è convocata la
Conferenza Distrettuale Straordinaria.
Lo scopo deiia Conferenza è di approfondire alcuni aspetti della diaconia e del rapporto tra le opere diaconali e le chiese.
6
6 prospettive bibliche
9 ottobre 1987
Ogni volta che la via del popolo di
Dio incrocia la storia, si affrontano
benedizione e maledizione, alternative inconciliabili. Balaam, lo specialista in religione, non può eludere tali
alternative, appena si avvicina al popolo eletto. Balak, il sovrano, vuole
manipolare lui, il mago, il virtuoso
della religione. Naturalmente, per
motivi politici, perché spera di ottenere per i suoi Moabiti benedizione
e vittoria, per Israele invece maledizione e sconfitta. Balaam, l’esponente della religione, dev'essere arruolato al servizio dell’interesse politico di Balak.
Gii scrupoli e i
compromessi
dell’intellettuale
Balaam, il fantastico specialista in
visioni, appunto come accadeva anche allora e accade agli uomini religiosi, inclusi i teologi, è sottoposto
alla tentazione di dire, di ripetere
proprio quel che piace ai potenti di
questo mondo, quel che desiderano,
quello di cui hanno bisogno. Naturalmente Balaam, che è un uomo intelligente, potremmo dire un intellettuale, ha le sue riserve, le sue difficoltà interiori, i suoi scrupoli, forse
i suoi rimorsi di coscienza. Alla fine
però si dichiara disponibile, si adatta
alla situazione. Sistemato sulla sua
asina bardata, s’incammina sulla via
del compromesso, verso il suo compromesso storico, se così si può dire.
Pensa di potere, in qualche modo,
sfuggire alla tensione fra Moab e
Israele. Tale, in ogni caso, è l’impressione d’insieme che la storia di Balaam desta al leggerla nel libro dei
Numeri. Se... non ci fosse l’asina.
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Imparare
dall’asina
di Balaam
21 Balaam quindi si levò la mattina, sellò la sua asina,
e se ne andò coi principi di Moab.
22 Ma l’ira di Dio s’accese perché egli se n’era andato;
e l’angelo dell’Eterno si pose sulla strada per fargli ostacolo.
Or egli cavalcava la sua asina e aveva seco
due servitori. 23 L’asina, vedendo l’angelo dell’Eterno
che stava sulla strada con la sua spada sguainata
in mano, uscì di via e cominciava ad andare per i campi.
Balaam percosse l’asina per rimetterla sulla strada.
24 Allora l’angelo dell’Eterno si fermò in un sentiero incavato
che passava tra le vigne e aveva un muro di qua
e un muro di là. 25 L’asina vide l’angelo dell’Eterno;
si serrò al muro e strinse il piede di Balaam al muro;
e Balaam la percosse di nuovo. 25 L’angelo
dell’Eterno passò di nuovo oltre, e si fermò in un luogo
stretto dove non c’era modo di volgersi né a destra
né a sinistra. 27 L’asina vide l’angelo dell’Eterno e si
sdraiò sotto Balaam; l’ira di Balaam s’accese, ed
egli percosse l’asina con un bastone. 28 Allora l’Eterno
aprì la bocca all’asina, che disse a Balaam: « Che t’ho io
fatto che tu mi percuoti già per la terza volta? ».
29 E Balaam rispose all’asina: « Perché ti sei fatta
beffe di me. Ah, se avessi una spada in mano!
T’ammazzerei sull’attimo ». 30 L’asina disse a Balaam:
« Non son io la tua asina che hai sempre cavalcata
fino a quest’oggi? Sono io solita farti così? ». Ed egli
rispose: «No». 31 Allora l’Eterno aprì gli occhi a Balaam,
ed egli vide l’angelo dell’Eterno che stava sulla strada,
con la sua spada sguainata. Balaam s’inchinò
e si prostrò con la faccia in terra.
Numeri 22: 21-31
Il testa che qui pubblichiamo è quello di una meditazione biblica
tenuta dal prof. Amedeo Molnàr, il 25 giugno 1987, a Praga, presso la
Facoltà Teologica « Comenius », nel quadro di una consultazione su
« Escatologia e trasformazione sociale nella Prima Riforma ». Siamo
grati al prof. Mdlnàr di averci permesso di pubblicare questo testo, e
al prof. P. Ricca ohe ce lo ha fornito, avendo partecipato anch’egli alla
consultazione. Ci pare importante, e bello, questo partecipare alla ri
flessione biblica su scala ampia: e
cristiana.
la radice della vita nell’ecumene
a cura di GINO CONTE
prendere gli avvertimenti che ci giungono dai semplici cristiani.
« A questo riguardo — così conti
nua Hus, alla ricerca cioè di una tc
stimonianza della verità evangelica
che faccia corpo con l’esistenza con
creta — un laico mi è incomparabilmente più vicino dell’asina di questo
profeta, in hoc incomparabiliter
laycus est mihi vicinior quam asina
ipsi prophetae ».
L’asina non collabora
Bastai
L’asina, infatti, non vuol collaborare al compromesso balaamita. Non
può farlo, deve anzi ostacolarlo. Essa
vede e ode ciò che Balaam tende a
non vedere e a non udire. Vede e ode
il messaggero del Signore, che indicava la via allo specialista della religione. Essa, l’asina, è la vera eroina
della leggenda, di ciò che va letto e
udito. Essa, essa soltanto ha il coraggio di non andare più avanti, di
non continuare per quella strada, come se il messaggero del Signore non
si fosse piantato sul sentiero scavato
fra le vigne. In fondo, è il Signore
che costituisce il vero ostacolo, il vero scandalo per qualsiasi impresa
religiosa.
E' impossibile, non è lecito ridicolizzare questo scandalo sul cammino.
L’asina vide il messaggero di Dio, si
schiacciò contro la parete e schiacciò
il piede di Balaam contro la parete.
E’ evidente che ci sono situazioni
nelle quali il Signore può esser preso sul serio soltanto se s’interrompe
la propria collaborazione con una
istanza o un’istituzione religiosa che
con pigra perseveranza pensa di continuare a praticare il proprio errore
e il proprio abuso. Bloccare questo,
ecco che cos’è la Riforma, almeno
come l’ha intesa la Prima Riforma.
Lo si può documentare. Ecco le
parole che Jan Hus ha pronunciato il
20 dicembre 1410 sul pulpito della
Cappella di Bethlehem, a Praga:
« Mi si dice: Tu, Hus, non vuoi
sottometterti ai prelati. Non ascolti
affatto la voce dei prelati, dell’arcivescovo. Rispondo: Io, Jan Hus, non
voglio altro che immedesimarmi nel
ruolo dell’asina di Balaam. Davvero,
i prelati balaamiti mi si son piazzati
sulle spalle, ben in alto, e contro il
comando del mio Signore vogliono
costringermi a cessare di predicare.
Ma io schiaccerò contro la parete i
piedi dei loro desideri e non ubbidirò loro, perché il messaggero del Signore me l’impedisce... I capi preposti dovrebbero umiliarsi davanti a
lui e badare a che la Parola di Dio
sia predicata ovunque e che anch’io
continui a predicare ».
Per Jan Hus la testimonianza dell’Evangelo era cosa che riguarda tutti
i cristiani, anche e soprattutto responsabilità dei cosiddetti laici. Chi
— così domandava — chi, trovandosi nella situazione di Balaam, capitato proprio in mezzo alla tensione fra
Israele e Moab, « chi era più degno »,
il profeta o l’asina? « Quis fuit dignior? Credo, quod asina, era l’asina ». Tanto più sul serio dobbiamo
La laicità universale
del cristiani
La laicità universale della comunità
di Cristo — non è forse questa un’esigenza fondamentale della Prima Riforma? L’appello del sommo messaggero, del Cristo Gesù può e deve, secondo l’esegesi che Hus fa della storia di Balaam, far sì che la comunità
nell’esistenza cristiana quotidiana sia
pronta a « schiacciare contro la parete » i cattivi appetiti, i cattivi aneliti.
« Praeceptum supremi angeli Christi... pedes atteret malorum deside
norum ».
Lo voglia il Signore.
Concedici, Signore, di essere
pronti ad ascoltare la parola
del tuo messaggero, ad ascoltarla anche quando ciò significa rinunciare a proseguire per
le nostre strade abituali. Dovesse anche essere più del nostro piede, ad essere schiacciato contro la parete, vogliamo
ringraziarti perché in Gesù Cristo tu hai percorso, al nostro
posto, la nostra via e ora vuoi
percorrere con noi le tue nuove
vie.
Amedeo Moinàr
J
7
9 ottobre 1987
obiettivo aperto 7
PAESI IN VIA DI SVILUPPO E SCONVOLGIMENTI ECONOMICI
Debiti mondiali: una spirale inarrestabile
Peso decisionale: gli organismi internazionali viziati alla nascita da una stortura - Il condizionamento del mercato
mondiale da parte dei paesi industrializzati - La crisi del petrolio - L’accesso ai prestiti e le crisi economiche e sociali
I vertici mondiali economico-finanziari dei giorni scorsi sono stati posti ancora una volta davanti
alla drammatica situazione dei debiti del Terzo
Mondo. Le dichiarazioni di Paul Volcher, ex governatore della Riserva federale USA, sono chiare:
« Gli ostacoli sulla strada dei paesi in via di sviluppo sono cresciuti. Non li si aiuta a sufficienza, la
loro situazione è esplosiva ».
Secondo le statistiche per il 1986, le cifre del
debito mondiale ammontano a 1035 miliardi di dollari, ma gli ultimi rilevamenti portano questa cifra a
quota 1200. Una cifra che, espressa in lire italiane,
ha 15 zeri e non si può neppure pronunciare per esteso, come sottolinea al suo esordio il dossier di Mani
Tese, l’organismo cattolico contro la fame e per
lo sviluppo dei popoli.
E’ appunto attingendo a questo dossier e ad
altre fonti che cercheremo di dare un quadro il più
aggiornato possibile di una situazione che pone problemi non piccoli anche di ordine morale. Perché
i paesi poveri devono essere i soli ad assumersi
tutto il carico degli sconvolgimenti econohirci degli
anni passati (choc petrolifero, tassi di scambio, calo
delle materie prime, ecc.)? Perfino delle pubblicazioni specializzate (come ad es. la rivista settimanale Mondo Economico del 5 ottobre scorso) adombrano, sia pure su una base « produttiva », la cancellazione dei vecchi debiti e l’emissione di nuovi
prestiti che tengano conto della realtà odierna. A
questo proposito, ricordiamo la proposta del CEC,
che è stata oggetto dell’«obiettivo aperto» del 13
dicembre 1985.
Un meccanismo distorto
Nel fervore di ricostruzione
deH'uitimo dopoguerra, accanto
airONU (sorto collo soojx) di garantire fra gli Stati relazioni pacifiche e solidali: purtroppo vediamo con quali risultati!) venivano creati due organismi in
campo economico-finanziario. Il
primo, e cioè il Fondo Monetario Internazionale (FMI), per
sanaj-e squilibri temporanei della bilancia dei pagamenti, concede-ra prestiti da restituire entro bieve tempo. Il secondo, noto oggi col nome di Banca Mondiale, con concessione di finanziamenti a lungo termine, per
la realizzazione di specifici progetti di sviluppo.
Piutroppo però questi meccanismi, queste strutture, nacquero con una stortura che si è andata man mano aggravando: il
peso decisionale dei paesi membri nor veniva assunto in base
al pT Ìncipio « uno Stato, un voto » rn.'i risultava direttamente
promiziunale alla loro forza
econoinica. Anno dopo anno,
inesorabilmente, Finsufficiente
svilup’po economico dei paesi
debitori ha innescato un proces
so perverso, in base al quale i
rinnovati prestiti servono ora
essenzialmente a pagare i vecchi
debiti coi relativi interessi.
Ecco, in cifre, alcune tappe di
questo debito: nel 1973 esso ammontava a 113 miliardi di dollari, nel 76 a 223 miliardi, nel
79 a 404 miliardi, nell'82 a 841,
nell'86 a 1.035.
Altra conseguenza deleteria del
su accennato meccanismo distorto è che il mercato intemazionale non è libero ma è condizionato dai paesi industrializzati, che lo usano per erigere una
vera e propria barriera a protezione della loro ricchezza. Ije
reazioni e le proteste più frequenti riguardano in modo particolare quello che viene definito il « deterioramento dei termini di scambio ». Questa espressione significa che i paesi debitori, che esportano principalmente materie prime (minerali, legname, cereali, ecc.) devono vendere una quantità sempre maggiore di questi prodotti per comprare dai paesi industrializzati
la stessa quantità di prodotti finiti.
La «superspecializzazione»
Se a questo poi si aggiunge
il fallo che i paesi poveri sono
stati indotti ad una produzione
« superspecializzata », e cioè alla
dipendenza della loro economia
da uno o due prodotti, isi comprende ancor più come il loro
sviluppo sia sempre più difficoltoso, se non impossibile. Secondo una ricerca, sono ben 56 i
paesi sottosviluppati che dipendono da una o due materie prime, mentre al contrario i paesi
industrializzati non ricavano dalla \ endita di un unico prodotto
più del 10% (max 13%) del totale dei loro redditi da esportazione.
In questa situazione ha fatto
eccezione la questione del petrolio. Com'è noto, negli anni 1973,/
74 si è verificato un forte quanto improvviso aumento dei prezzi, conseguente alla guerra araboisraeliana con minaccia, da parte deirOPEC (l’organizzazione
dei paesi esportatori di petrolio)
di embargo. I paesi industrializzati tremarono al pensiero di
quello che sarebbe potuto succedere se anche altri paesi produttori di materie prime diverse
avessero se^ito le orme dei paesi petroliferi. Si cominciò a parlare di « nuovo ordine economico internazionale » e la presenza
del Terzo Mondo parve rafforzarsi negli incontri internazionali. Ma si trattò di un fuoco di
paglia. Dopo un primo .pesante
tributo pagato dai paesi ricchi
nel 1974 (si calcola che essi abbiano sborsato in quell’anno 58
miliardi di dollari in più rispetto all’anno precedente per il petrolio), già nel 1975 le bilance
dei pagamenti si erano « riassestate » — con consistenti eccedenze — con l’aumento del prezzi dei beni industriali. Questo
non è successo per i paesi poveri, costretti a subire gli aumenti .sia del prezzo del petrolio prima e sia dei beni industriali importati poi.
La situazione odierna
Abbiamo' già accennato al costante calo dei prezzi mondiali
dei prodotti di base (materie
prime) esportati dai paesi poveri. Sebbene ci sia stato un
lieve ricupero negli anni ’83-84,
la flessione è ripresa nell’anno
successivo. Il rapporto UNCTAD
(Conferenza delle Nazioni Unite
Sul Commercio e lo Sviluppo)
dell’anno 1986 precisa che i prezzi dei iprincipali prodotti non
combustibili esportati dai ipaesi
sottosviluppati sono diminuiti di
oltre un terzo rispetto a quelli
del 1980. Ma a questo occorre ancora sommare la diminuzione
del volume delle esportazioni dei
paesi poveri, che incide per un
altro 11% sul calo dei prezzi.
L’UNCTAD, già negli anni « caldi » della crisi petrolifera, aveva previsto' la costituzione di
stocks o riserve per stabilizzare
i prezri delle materie prime sia
in caso di eccedem^a (mediante
acquisti) e sia in caso di carenza (mediante immissione sul
mercato dei prodotti accantonati) ed aveva costituito un Fondo comune coi contributi dei
paesi aderenti, con particolare
riferimento alle seguenti materie prime: cacao, caffè, tè, cotone, juta, caucciù, fibre vegetali, rame, stagno, zucchero. Questo Fondo era stato sottoscritto
dai paesi membri deH'UNCTAD
nel 1980, ma a tutt’oggi non è
entrato in vigore, a causa del
prevalere degli egoismi nazionali dei paesi ricchi. Questa soluzione avrebbe potuto contribuire a due grossi risultati contemporanei: da un lato, alla stabilizzazione dei redditi da esportazione e dall’altro alla stabilizzazione dei prezzi al consumo.
La spirale del debito si avvita così sempre più vertiginosamente: il primo caso clamoroso
è l’autodenuncia di insolvenza
da parte del Messico nel 1982
(oggi questo paese è il secondo
debitore del mondo, con oltre
105 miliardi di dollari, preceduto dal Brasile con IIOX 'Tutto
questo, oltre ai debitori, preoccupa e coinvolge anche i creditori: è notizia molto recente che
la Citico^, il massimo istituto
finanziario degli USA, di fronte
alla sospensione del pagamento
degli interessi da parte del Brasile, ha accantonato tuia somma
enorme, pari a circa 4 mila miliardi di lire, in conto perdite
per prestiti concessi. La Citicorp
ha potuto prendere un simile
provvedimento perché scoppia
di salute, o meglio, di « valuta »
(proveniente certamente in parte anche dai paesi poveri): il
suo profitto dell'anno scorso è
ammontato ad oltre 1.300 miliardi. Questo gesto ha provocato
grosse reazioni che fatalmente
si riverseranno ancora più negativamente sulla situazione dei
paesi debitori.
Ma il più grosso responsabile della drammatica situazione
resta paradossalmente il FMI il
quale, nel formulare le condiaoni per l’accesso ad un prestito,
provoca sovente vere e proprie
crisi sociali ed un aumento della povertà, specie dei settori economicamente più deboli (si veda il riquadro).
La decisione più sopra ricordata del Brasile potrà « contagiare » gli altri paesi debitori^
E’ fuor di dubbio che il grosso
squilibrio dei rapporti dare-avere fra le nazioni è ulteriormente aggravato dall’assenza di un
« cartello », di un’unione, fra i
paesi debitori. Qualche lettore
ricorderà il tentativo del leader
cubano Fidel Castro di formare
un « cartello » del genere a Cartagena nel 1984. L’anno successivo egli aveva convocato a
L’Avana una Conferenza per abolire i debiti « contro la rapina
dei paesi ricchi ». Ma la situazione odierna non pare mutare.
I paesi debitori continuano a
procedere in ordine sparso. Il
dossier di Mani Tese conclude:
« Ognuno di essi, soprattutto per
paura delle ritorsioni economi
che cui sarebbe sottoposto da
parte dei suoi partners occidentali, punta su una rinegoziazione, alle migliori condizioni possibili, del suo debito ».
li peso degli armamenti
Abbiamo già visto come il FMI
non abbia mai imposto ai paesi
debitori una riduzione delle spese militari. Si può anzi affermare il contrario, e cioè che i prestiti sono anche serviti all’acquisto di armamenti: si calcola
infatti che nel decennio 1974/83
il 20% del debito accumulato derivi da quegli acquisti. Ma vi
è di più. Come segnalato dal nostro settimanale nel n. del 27
settembre 1985, già allora il Brasile produceva autonomamente,
o mediante trasferimento di tecnologie, il 40% del proprio materiale bellico, anche con il concorso dell’Italia, mediante le
aziende Aermacchi e Beretta.
Questa nazione non costituisce
certo un'eccezione: siono almeno
una ventina i paesi sottosviluppati già provvisti di im’industria
militare che armo dopo anno
potenzia e migliora tecnicamente il proprio prodotto. Fra questi vi sono l’Argentina, il Pakistan, l’India, l’Egitto, l’Arabia
Saudita, il Sud Africa ed altri
ancora. Qualcuno di essi è anche addirittura in . possesso di
ordigni iiùcleari, come l’India ed
ora anche Israele. Ma anche il
Pakistan, il Sud Africa, l’Argentina, l’Iran (qualcuno l'ha battezzata « la bomba di Allah »)
pare siano in grado di produrre bombe atomiche.
Un altro dato è ancora da tener presente: il fatto cioè che
a loro volta questi paesi del
Terzo Mondo produttori di armi
le vendano ad altri paesi sottosviluppati. Già alcuni anni fa
queste vendite rappresentavano
il 13,5% del commercio mondiale, con una cifra di 3,2 miliardi
di dollari.
Qltre a quanto sopra esposto,
f>er completare il quadro, si deve ancora sottolineare una nuova fase di questa situazione: la
fase della « decapitalizzazione »:
per pagare i loro debiti o
anche solo gli interessi — certi
paési ammettono i creditori alla
partecipazione azionaria alle loro imprese. E' successo in Messico, in Cile, in Ecuador ed avverrà certamente anche in altre
nazioni che si avviano così a
perdere in parte la propria economia.
Tutto questo rivela l'estrema
complessità — oltre che drammaticità — del problema. Un
problema molto simile a quello
del disarmo: sia il primo che
il secondo richiederebbero infatti, per la loro soluzione, un
radicale' cambiamento della mentalità deH’uomo. Finché prevarranno gli attuali rapporti fra le
persone ed i popoli, basati sul
potere anziché su una vera cooperazione, sull’egoismo anziché
sulla partecipazione, sulla rivalità anziché sulla fiducia, è molto arduo il prefigurare un nuo■vo mondo basato su più giuste
strutture.
Roberto Peyrot
Il Fondo Monetarlo
Internazionale
Il FMI, Incaricato dalle banche di coordinare la negoziazione
del debito, svolge un vero e proprio ruolo di « gendarme » nei confronti del paesi debitori. Esso richiede:
I) Blocco dei salari o aumento
controllato dal governo locale.
Questo crea grosse difficoltà al salariati di fronte a qualsiasi aumento di prezzi al consumo.
II) Diminuzione degli interventi
statali in campo sociale: scuole,
ospedali, ecc. Non è mai stato
chiesto di diminuire le spese per
gli apparati militari o per la polizia.
Ili) Soppressione delle sovvenzioni pubbliche (vengono colpiti gli
strati più poveri della popolazione).
IV) Svalutazioni monetarie per
aumentare i beni esportati, con conseguente diminuzione dei beni di
sponibili per il consumo interno. Il
cui prezzo aumenta.
In teoria queste condizioni imposte dal FMI dovrebbero portare al
risanamento dell’economia di un
paese attraverso il miglioramento
della sua bilancia dei pagamenti e
l’introduzione di misure antinflazionistiche. In realtà esse hanno
un effetto disastroso, quale la di
minuzione del potere d'acquisto del
la popolazione e il diradarsi degl
interventi di politica sociale del go
verno (sussidi di disoccupazione
distribuzione gratuita di alimenti
ecc.).
E' chiaro che tutto questo provo
ca disordini interni che potranno es
sere controllati solo da repressioni poliziesche o dall'instaurazione
di regimi militari.
(da: « Pourquoi sont-ils si pauvres? » di R. H. Strahm - Ed. ’86)
8
8 valli valdesi
9 ottobre 1987
ALPEGGI IN VAL PELLICE
L'assessore
scheda
Mi ero recato in consiglio comunale di Pinerolo per assistere alla discussione sulla proposta di viabilità e trasporti tra
la città e Torino. La riproposta
dell’autostrada è infatti di nuovo all’ordine del giorno. Lo Stato, attraverso la legge finanziaria, ha stanziato 140.000 miliardi
da spendere in lavori pubblici
nei prossimi tre anni. L’Anas ne
prende una buona fetta. C’è una
società concessionaria, l’Ativa,
che è pronta a realizzare l’opera. L’unico ostacolo sono i politici locali che hanno molti dubbi sulla reale utilità dell’autostrada e finora non si sono pronunciati. Due interpellanze, una
del gruppo liberale e l’altra dei
consiglieri socialisti Ariane e
Mongiello, portavano nuovamente l’argomento all’attenzione del
consiglio.
Ma il consiglio di questo problema non ha discusso.
Hanno cominciato due consiglieri liberali, Aida Revel e Giorgio Rivolo, a dissociarsi dal loro gruppo. Le vicende interne al
partito liberale a Pinerolo (i consiglieri hanno parlato di personalismi e mancanza di democrazia), il « caso Candellero » e
forse anche la sconfitta elettorale, hanno indotto questi due consiglieri a formare un nuovo gruppo consiliare « indipendente ».
Gruppo consiliare che è interessato a far parte della maggioranza dopo un confronto programmatico con la stessa. Grande discussione quindi, dalla quale si è apvreso che anche un
altro partito è in grave crisi, il
PSDI, il quale ha visto buona
parte dei suoi iscritti passare alla DC e la sua sede chiudersi
e diventare un centro studi della corrente andreottiana.
Dopo un’ora e mezza di questa discussione, il « clou » della
serata: il consigliere Arione si
alza chiedendo perché lui sia
oggetto di una indagine amministrativa. Risponde immediatamente l’assessore Drago, repubblicano: « Sono io che ho voluto l’indagine ». Arione, pur appartenendo ad un gruppo di maggioranza, fa troppe interrogazioni e lui, consigliere ed assessore
di nuova nomina (infatti è subentrato da pochi mesi in consiglio ad un altro repubblicano
dimissionario per motivi familiari). non lo sopporta, quindi ha
deciso di documentarsi. Vuole
sapere dagli uffici il comportamento di Arione in consiglio durante gli ultimi anni, quante volte è uscito dall’aula, come ha
votato, ecc...
Una schedatura singolare, su
un solo consigliere. All’assessore
non interessa il comportamento
degli altri, nemmeno del confirmatario delle interrogazioni. Ed
è il putiferio. La giunta sapeva
ed ha avallato. Pinerolo ha un
ministro di jxìlizia, a quando i
gulag? Allora facciamo la schedatura di tutti. Cambiamo gli
scranni scomodi del consiglio.
C’è chi la mette sul ridere e parla di debolezza della prostata. La
serata è perduta.
Non è la prima volta che in
consiglio vengano fuori problemi
del genere. Le lotte interne tra
i partiti e la debolezza amministrativa della giunta hanno portato alla paralisi dell’attività.
Oggi si aggiunge anche l’insipienza. Che senso ha far perdere
tempo ai funzionari per una indagine del genere? L’unico significato possibile è quello delle beghe personali. Di questo chi ha
il senso del « bene della città »
dovrebbe imparare a fare a meno.
Giorgio Gardiol
Migliora la vita
Piccole centraline produrranno l’elettricità - Rinnovate anche le abitazioni - Progetti della Comunità montana e contributi della Regione
A partire dagli anni '82-83 la
Comunità Montana Val Pellice
ha iniziato uno studio specifico
per quanto riguarda i 22 alpeggi comunali della valle, nel tentativo di fornire non solo un
quadro reale deH’esistente, ma
soprattutto di arrivare a migliorare almeno in alcuni casi la
situazione di vita degli stessi
montanari.
Acquisiti alcuni dati di base,
sono stati richiesti i finanziamenti in Regione per una prima importante realizzazione:
l’installazione di una serie di
piccole centraline per la produzione di energia elettrica sufficiente ai fabbisogni di ogni singolo alpeggio; il costo delle opere previste doveva aggirarsi sui
320 milioni.
« Per motivi di scarsa accessibilità, di carenze, d’acqua o di costi
troppo elevati a carico dei Comuni — precisa Franco Cairus
deil’ufficio tecnico della Comunità Montana — presentammo
soltanto 12 progetti; per 8 di
essi la Regione accolse la richiesta di finanziamento per una
quota di circa il 60%. Iniziarono così i lavori nello scorso anno, approfittando dei cantieri di
lavoro, alla Ciabraressa di Villar PelHce; a partire da quest’estate in quell’alpeggio esiste
dunque la corrente elettrica; anche alla Rossa di Bobbio si sta
arrivando alla meta. Interventi
analoghi interesseranno nel prossimo anno gli alpeggi di Caueis
(Villar), Crosenna (Bobbio), Sella (Angrogna), Gianna (Villar),
Bancet (Bobbio \ e Palà (Rorà) ».
E’ possibile avere un quadro
abbastanza preciso delle persone interessate all’istituzione di
questo importante servizio?
« Credo sia più significativo
Anche
l’alpeggio
della Palà
avrà la
corrente
elettrica.
considerare i nuclei familiari e
successivamente il ’’carico” di
bestiame agli alpeggi; le famiglie che salgono all’alpeggio in
estate in Val Pellice sono una
ventina, di cui il numero maggiore alla Gianna dove per altro
si pensa di effettuare un miglioramento generale sia delle
abitazioni, sia dei ricoveri per
gli ammali. A proposito di bestiame, i dati in nostro possesso
parlano di circa 700-750 bovini,
la quasi totalità dei quali stanziali in valle anche d’inverno;
gli ovicaprini sono in totale circa 7.000, con netta prevalenza di
pecore, dei quali oltre un migliaio provengono dalle zone di
pianura ».
Sono stati previsti altri miglioramenti su questi alpeggi?
« Lo studio effettuato mette in
risalto una situazione difficile in
generale per le abitazioni e per
i locali dove avviene la lavorazione del latte; per alcuni si è
già alla fase di progettazione
d’intesa con quanti utilizzano le
strutture; dove è possibile si cercherà di mantenere la tipologia
preesistente e di utilizzare materiale reperibile in loco. Chiaramente in caso di nuove costruzioni è impensabile di ricorrere
ancora alla costruzione in pietra. Resta comunque definito che
in questo caso la Comunità Montana interviene soltanto, appunto, a livello di progetti. Altri interventi sono previsti al fine di
migliorare le possibilità irrigue
dei pascoli ».
Si diceva prima dei locali per
la lavorazione del latte...
« Effettivamente — conclude
Cairus — si tratta di un problema
reale; spesso i locali sono vecchi ed è estremamente difficile
ammodernarli, sia per la difficoltà di trasportare il materiale
in loco, sia per gli elevati costi;
tuttavia va segnalato che in molti casi migliorie in questo settore sono state apportate»..:
Piervaldo Rostan
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Si rivedrà il piano regolatore
Aprendo la seduta il presidente, P. C. Longo, ha dichiarato
che il Consiglio aveva un ruolo
preminentemente tecnico poiché
è imminente la fase di verifica
con l’obiettivo della sostituzione del vice-presidente G. Gamba
che ha fatto pervenire le sue dimissioni. Ha dato anche il benvenuto ai due nuovi consiglieri
Stefanetto e Martina, designati
dai comuni di Torre Pellice e
Bibiana.
Il Consiglio si è dilungato, con
l’intervento nel dibattito di alcuni consiglieri, sull’atto con cui
è stata affidata una consulenza
all’arch. Buffa per lo studio della variante al piano regolatore generale intercomunale. Tale
piano trae origine da indicazioni tecniche individuate con legge regionale per ampie zone di
territorio, difficilmente attuabili
nell’ambito di realtà di zone più
piccole come la nostra. Il piano richiede l’aggiornamento nonché rinserimento di disposizioni in materia sismica, geologica
e paesaggistica.
Lo studio tecnico, con relativa consulenza professionale, richiede la lettura e la riformulazione della vigente normativa iti
materia urbanistica ed edilizia
e, con la collaborazione di esperti, l’analisi della documentazione inerente sia le indagini geologiche sia le problematiche di
applicazione delle norme.
Franca Coisson ha ricordato
che nel 1985 la Giunta da lei
presieduta aveva già pronta la
persona che avrebbe assunto l’incarico, ma in quel momento
il Consiglio ritenne opportuno
contattare altri professionisti e
rinviò tutto. Come il consigliere Davit, il Sindaco di Angrogna
ha manifestato la perplessità per
il fatto che non siano state interpellate altre persone e si siano perduti due preziosi anni di
lavoro. La Coisson ha comunque
assicurato il suo votO' favorevole all’incarico.
11 presidente ha portato il suo
contributo nella discussione, favorito dalla sua competenza professionale. Il piano riguarda il
governo di tutto il territorio e
non i singoli comuni. Occorre
individuare meglio le scelte per
le infrastrutture e la viabilità,
le aree urbanizzat e o urban izzabili.
Il piano intercomunale, come è
venuto a configurarsi, è la sommatoria di 9 piani regolatori comunali. La scelta dell’arch. Buffa non è caduta a caso in quanto il professionista collabora da
tempo in seno alla C. M. Val
Chisone, inoltre non tutti i professionisti sono disponibili a fare solo la consulenza come nel
caso specifico, con un onere limitato a 16 milioni. 11 grosso
lavoro della variante sarà affidato invece agli uffici tecnici ed
i comuni dovranno affrontare
anche l’aggiornamento cartografico.
Il Consiglio ha votato la ri
chiesta alla Regione di variare
la pianta organica del personale
sanitario del settore psichiatrico per le attuali esigenze ed il
potenziamento delTambulatorio
psichiatrico nella Casa Rossa e
l’avvio' del piano di intervento
nel territorio, nonché di istituire 5 nuovi posti di veterinari
collaboratori.
E’ stato pure variato il Bilancio 1987 per le maggiori entrate, di cui 10 milioni per raccolta funghi cui ha concorso lo
scrupoloso servizio delle guardie
ecologiche e forestali, e nuove
spese tra le quali altri 30 milioni per acquisto autovettura
in uso ai servizi.
Antonio Kovacs
Per gli agricoltori
Con l’anno 1987 si conclude
il « Programma Speciale Piemonte 83-87 » di applicazione del
regolamento CEE sul « piano
carne ». E’ importante che gli
agricoltori ricordino che gli eventuali piani di miglioramento, o\’vero le domande di miglioramento stalle, prati, ed acquisto
macchine devono essere presentate entro il 31 dicembre 1987,
Il termine per la presentazione delle domande di indennità
compensativa è nrorogato al 20
ottobre. Per la compilazione di
tali domande rivolgersi alle organizzazioni professionali agricole.
Pianoforum
TORRE PELLICE - Ha avuto un notevole successo a Torre Pellice, coinvolgendo anche
molti giovani, riniziativa « Pianoforum ’87 », organizzata dalla
sede regionale di Radiotre, con
il patrocinio della Provincia di
Torino in collaborazione con la
Pro Loco. L’iniziativa era volta
a portare anche nelle sedi periferiche una serie di esecuzioni
musicali di alto livello. A Torre
Pellice infatti si sono esibiti nel
Tempio Valdese, rispettivamente,
nella serata di domenica 27 settembre Ran Zemach, diciottenne pianista israeliano (primo
premio ex aequo all’International Music Competition of Japan,
Tokio), e lunedì 28 settembre
Andrei Nikolski, pianista moscovita vincitore nel corso di
quest’anno del concorso « Reine
Elisabeth de Belgique ».
La tournée, durata dal 25 settembre al 3 ottobre, comprendeva recitals pianistici e concerti
con Torchestra sinfonica della
RAI di Torino. Essa ha visto come protagonisti sei pianisti ed
un direttore d’orchestra e si è
svolta oltre che a Torino, ad
Alessandria, Chieri, Chivasso,
Ivrea, Susa e Torre Pellice.
I co'ncerti saranno riproposti
in differita alcuni su Rai tre ed
altri su Radiotre.
Giovani e anziani
PRAMOLLO — Domenica 27
settembre, organizzata dall’Amministrazione Comunale, è stata
per il nostro paese una giornata
di particolare significato.
Fin dal mattino un consistente numero di membri di chiesa
è stato presente al culto, tenuto
dal fratello Ugo Zeni.
Gli ultrasettantenni pramollini, su invito dell’Amministrazione comunale, si sono quindi riuniti nei locali dell’attività della
Chiesa per un pranzo in comune curato dalla Pro Loco; da
segnalare che a tale pranzo ha
voluto essere presente un ben
consistente numero di giovani
per testimoniare la loro solidarietà nei confronti degli anziani.
Gradito ospite l’Assessore regionale alla sanità, Eugenio Maccari, che ha avuto espressioni di
fraterna partecipazione per tale
incontro sottolineandone il particolare significato.
Per i vostri acquisti
Librerie Claudiana
• TORRE PELLICE - Piazza della Libertà, 7
Tel. (0121) 91422
• TORINO - Via Principe Tommaso, 1
Tel. (Oli) 6692458
• MILANO - Via Francesco Sforza, 121A
Tel. (02) 79.15.18
9
9 ottobre 1987
valli valdesi 9
TRIVERO, TRA VAL SESSERA E VAL SESIA
ECOLOGIA IN VAL PELLICE
L’80° dell’obelisco a Dolcino Un gioco per ragazzi?
Nonviolenza e resistenza dei popoli oppressi
schiavitù annullata dal messaggio cristiano
L'80" della rivendicazione di fra
Dolcino, culminata nel 1907 con
la costruzione deH’obelisco alto
oltre 12 metri sulla cima del
Monte Massaro (Trivero, tra Val
Sesscra e Val Sesia), abbattuto
vent'anni dopo dai clerico-fascisti, è stato festeggiato dalla Ca
de Studi Dossinian, come preannunciato. Sabato 12 settembre,
nella sala della comunale villa
Berlanghino, si è svolta la conferenza patrocinata dal Municipio di Cossato, tenuta dal pastore Giorgio Bouchard.
Il relatore ha sviluppato la problematica relativa alla non-violenza ed al diritto-dovere dei popoli oppressi a resistere alla prepotenza di chi vorrebbe tenerli
soggiogati, sfruttandoli e cancellando finanche la loro identità.
Uno specifico riferimento è stato
fatto al versetto « ...e adesso chi
non ha la spada venda il mantello e ne comperi una » (Luca 22:
36) — scolpito alla base del cippo dolciniano posto nel 1974 sui
ruderi del vecchio obelisco —
come sottolineatura nel contesto
deH’imminenza della croce, ed
invito all’azione concreta allorquando la stessa esistenza fisica
è spietatamente minacciata. Il dibattito ha trattato del Sud Africa, ma si è esteso anche ai DOiVlTOM soggetti alla Francia ed al
colonialismo interno all’Europa,
dove molte nazionalità dimenticate dai mass media sono tuttora « proibite » e calpestate; e si
è narticolarinente animato con
l’intervento di non credenti e di
lavoratori biellesi ritornati dal
Sud Africa.
Domenica 13, alla bochetta del
Margheus (Panoramica Zegna), il
pastore Giorgio Bouchard ha presieduto il culto all’aperto con
Santa Cena, centrando la predicazione sulla lettera di Paolo a
Filemone, letta da T. Burat in
piemontese, per solidarietà con
tutte le lingue che trovano chiuse, oltre alle porte di Cesare (Palazzo, scuole ed amministrazione), anche il portone delle Chiese.
Al culto hanno partecipato vaidesi e metodisti di Vintebbio,
Ivrea e Biella e molti convenuti
del tutto esterni alle nostre chiese. Il pastore ha colto in Paolo
ed in Filemone il rapporto tra
Chiesa e potere civile, ed in Onesimo la parte dei Dolciniani e di
tutti gli onnressi, non sempre
« centrali » nel pensiero delle
Chiese istituzionali, laddove invece Onesimo è protagonista nello
scritto di Paolo, il quale non si
limita a propugnare per lo schiavo fuggiasco un trattamento benevolo, ma proclama l’annullamento di ogni schiavitù sul piano della fratellanza che deve rendere tutti i Cristiani tra loro li
Le porte chiuse - Ogni
Dolcino: un simbolo
beri ed uguali.
^ In vetta al Massaro si è svolta
l’assemblea dolciniana, con i saluti in occitano del pastore Giorgio Bouchard ed in euskera (basco) del giovane euskaldun Urzi,
appositamente giunto da Bilbao
per testimoniare come e quanto
i militanti dei popoli in lotta per
la difesa della propria identità
riconoscano in Dolcino un referente emblematico del diritto all’alterità ed al rifiuto della riduzione a subalternità.
Burat ha relazionato sull’attività svolta, Alberto Fappani ha
ricordato il decennale del periodico « Biellese Proletario », sempre disponibile ad accogliere
ogni collaborazione di cultura e
politica alternative, ed il poeta
operaio Dino Braga ha detto una
sua composizione in onore di
Dolcino. L’assemblea si è chiusa
intonando l’Internazionale in piemontese, e la canzone operaia:
« Guarda giù an cola pianura ».
Dopo l’agape fraterna all’alpe
Margheus, tra i pascoli si è svolta una spontanea festa popolare,
animata dai bravi suonatori dei
Refolé e dei Tessier, con fisarmoniche, flauti, pive e viola dij
bòrgno, rallegrata da una stupenda giornata di sole, nella cornice
scintillante del Rosa e dei monti
biellesi e valsesiani.
t. b.
Lettere all'Eco delle Valli
NUCLEARE: SI’
Al REFERENDUM
L 8 novembre saremo chiamati a dire
la nostra sul problema nucleare. Da
più parti si tende a sminuire ii grosso valore del momento referendario:
si conta sul disinteresse della gente,
sulla stanchezza di chi tutti gli anni è
chiamato a votare.
I referendum popolari antinucleari
sono uno strumento perché la gente
comune possa decidere in prima persona, non delegando né ai partiti, ma
nemmeno ai tecnici, questioni che, come quella nucleare, coinvolgono il
presente ed il futuro della vita stessa
sul pianeta. Se la drammatica vicenda
di Chernobyl è ancora ben viva e presente, è anche a partire dalla vittoria nei referendum che si deve indicare chiaramente al governo la volontà della gente ad un futuro tranquillo,
dove non esistano i mille problemi con
nessi al nucleare, sia esso civile che
militare.
Nel Pinerolese continua a lavorare
il Comitato per il sì, composto da associazioni culturali, ambientaliste, pacifiste, partiti, sindacati, singoli cittadini che si riconoscono nella volontà di
dire un SI’ chiaro all’abrogazione del
nucleare.
Il primo obiettivo che ci si è posti è
il fornire il massimo di informazioni
possibili (tramite volantinaggi, dibattiti, manifestazioni) sul nucleare, ribadendo l'assoluta necessità dell'affermazione dei sr alla sicurezza ambientale, contro la distruzione della vita,
l'avvelenamento dell'aria, dell'acqua e
del suolo, usando uno dei pochi strumenti di democrazia diretta che esistano.
Il Comitato si riunisce tutti i lunedì alle ore 21. E’ a disposizione di
quanti vogliano contribuire a questa
grossa battaglia civile l’opuscolo « Contro il nucleare vota sì », stilato a cura del Comitato stesso.
Maxi Discount
Market
VIA GRAMSCI 15 - TORRE PELLICE
OLTRE 5000 ARTICOLI
ALIMENTARI,
casalinghi, cartoleria, giocattoli
SERVIZIO SPECIALISTICO
AL BANCO SERVITO DI:
MACELLERIA
SALUMI e FORMAGGI
FRUTTA e VERDURA
PARCHEGGIO PRIVATO
Per quanti vogliano conoscere le
iniziative del Comitato e contribuire cot>
un aiuto « fisico » e/o finanziario, il riferimento è presso la sede dell'ARCI
■ C.so Torino, 224 - tei. 75025 nelle
ore d'ufficio.
Il Comitato per il sì
ai referendum sul nucleare, Pinerolo
TRENO: PER UN
SERVIZIO MIGLIORE
Egr. Sig. Assessore ai Trasporti
della Regione Piemonte
Siamo un gruppo di turisti torinesi.
Abbiamo apprezzato della V. Pellice i
valori storici e culturali, l'ambiente
naturale, i prodotti locali: ricchezze
che altre valli piemontesi, aggredite da
un turismo devastatore e dalla motorizzazione incontrollata hanno ormai
perso.
Riteniamo che uno dei pregi fondamentali di Torre Pellice e dell'intera
Valle sia la possibilità di giungervi
facilmente dalla città con il treno,
mezzo confortevole e sicuro.
Avendo avuto notizia della possibilità che la linea ferroviaria venga soppressa, La preghiamo di intervenire con
opportuni provvedimenti affinché questo
servizio non solo continui a funzionare ma venga migliorato.
Voglia gradire distinti saluti.
(seguono 38 firme)
LE BOCCE
DI DON BOSCO
Egregio Direttore,
sto lavorando ad un libro su Don
Bosco e i Protestanti, e mi sarebbe sicuramente utile il volume intitolato
» Le bocce di don Bosco », edito a Torre Pellice dalla Tipografia Alpina nel
1883 a cura di Eugenio Reggio, proprietario terriero e propagandista evangelico. Faccio appello, tramite il suo
giornale, a chi ne possedesse una copia e fosse disposto a vendermela o
prestarmela, scrivendomi o telefonandomi a Torino, in Largo Orbassano 77
(tei. 011/59.13.36), La ringrazio per la
sua cortese collaborazione e le auguro
buon lavoro.
Michele L. Straniero. Torino
Malgrado qualche defezione
causata da condizioni meteorologiche poco invitanti, domenica
scorsa si è svolta in tutta la
Val Pellice la annunciata giornata ecologica. Ancora una volta sono stati ripuliti argini di
torrente, aree verdi, stradine periferiche, dove i rifiuti sembravano farla da padroni, sia per
l’incuria quotidiana dei cittadini, sia per la azione di veri e
propri « criminali » che continuano a scaricare auto e camion
carichi di letti, frigoriferi o più in
generale di quanto in casa « non
serve più »; non sono mancate
infine carogne di animali e siringhe, ma in quest’ultimo caso il
recupero è stato affidato unicamente a personale qualificato.
Buona, si diceva, la partecipazione, pur se l'adesione entusiasta di molti giovanissimi (a Torre Pellice l'anno di nascita maggiormente rappresentato era il
1974) non ha trovato riscontro
nelle altre fasce di età, nè tanto meno fra i genitori, quasi a comunicare che l'ecologia sia un
problema solo delle giovani generazioni oppure che soltanto
da giovani sia possibile occuparsene. Tutto questo quasi senza
renderci conto che i costi per
lo smaltimento rifiuti gravano
sempre più sui bilanci familiari,
con un ammontare che, senza
una raccolta differenziata « a
monte », rischia di raggiungere
tra breve le 100 lire al chilo per
Oggi
e domani
Segnalazioni
TORRE PELLICE — Sono aperte le
iscrizioni all'Università della Terza Età
per l'anno 1987-88, presso la Pro Loco
(Portici del Municipio). La quota d’iscrizione è di lire 35.000 comprensiva dell'abbonamento al mensile UNITRE INFORMA oppure di lire 30.000 senza abbonamento.
Il primo incontro avrà luogo il 3
novembre prossimo alle ore 15.30 presso il salone della Scuola Mauriziana,
via al Forte 2. Argomento: Dal salotto al saloon, viaggio musicale attraverso un secolo e due continenti ».
Conferenza-concerto del M.o Roberto
Cognazzo,
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 8 ottobre, ore 17, avrà luogo al Centro d’incontro la riunione del Gruppo.
________Comitato ferrovia____________
TORRE PELLICE — Alle ore 21 di
venerdì 9 ottobre si riunisce presso
il Municipio il comitato difesa della
ferrovia.
Autunno in Val d’Angrogna
ANOROGNA — Dalt’11 al 25 ottobre
si tengono nel comune una serie di
incontri, dibattiti, mostre e spettacoli che vanno sotto il nome di « Autunno in Val d'Angrogna ».
Questi i prossimi appuntamenti:
Domenica 11 ottobre: Alla scuola
valdese di Pradeltorno, ore 21, presentazione della ricerca di Fredino
Sappè «Angrogna, di qua dal Vëngîe».
Interviene Osvaldo Coì'sson. Al termine diapositive di Stefano e Marco
Gnone.
Martedì 13 ottobre: al tempio del
Serre, ore 21, dibattito sul tema «L’ovovia di Bobbio », Partecipano Piercarlo Longo, Aldo Charbonnier, Furio Chiaretta. Franca Coì'sson.
Giovedì 15 ottobre: alla scuola valdese degli Odin, ore 20.30, illustraziozione della ricerca « La borgata degli
Odin » a cura degli alunni della scuola elementare. Illustrano i maestri Renzo Tibaldo e Delia Turina.
Sabato 17 ottobre: presso il tempio
valdese del Serre, ore 21, serata » Canavese che canta » con il Coro di Bajo Dora.
una produzione di rifiuti urbani
solidi che nella sola vai Pellice
ha superato nell'86 le 7.000 tonnellate.
« Non voglio più vivere in
rnezzo a tutta questa immondizia! », ha detto una delle più
giovani partecipanti alla giornata; questa frase può essere letta come denuncia di una situazione e come augurio di crescita
e maturazione per tutti, ciascuno secondo le proprie personali
responsabilità.
RINGRAZIAMENTO
« Il sito sole è tramontato quando era ancora giorno »
(Ger. 15: 9)
La famiglia del compianto
Bruno Arnoul
di anni 45
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringrazia commossa e riconoscente
quanti hanno dimostrato in ogni modo
solidarietà nel dolore per la improvvisa scomparsa del suo caro.
Un ringraziamento particolare alla
Croce Rossa, al personale medico e infermieristico deU’Ospedale Valdese di
Torre Pellice; a Franco Taglierò e al
pastore Renato Coisson per il sostegno morale; ai coscritti, a Delio Monnet, alle famiglie Chiurato, Ricca,
Odino, Malan e Bianca Bertin; agli
amici e parenti tutti.
Angrogna, 23 settembre 1987
AVVISI ECONOMICI
ANGROGNA yendesi casa con terreno loc. Albarin. Tel. 0121/944279
festivo.
SORELLE 21enni valdesi cercano
qualsiasi lavoro preferibilmente presso istituti o famiglie nella Val Pellice. Telefonare ore serali 0121/
92841.
RAGAZZA 22enne valdese cerca lavoro come donna delle pulizie o baby^
sitter. Telefonare al n. 011/3095262
(ora di pranzo).
APPARTAMENTINO ammobiliato (entrata, una camera con due letti, tinello con cucinino, bagno) offresi a
due giovani, in zona di Via Sets
tembrini a Torino. Telefonare la
sera ora pasti allo 011/61.48.58.
CERCASI per direzione Casa Balneare
Valdese Borgio Verezzi evangelico/a
referenziato/a; indirizzare domande
scritte corredate da curriculum o richieste di informazioni al presidente
del concistoro Chiesa Valdese Torino - Via Pio V n. 15 - 10125 Torino.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 11 OTTOBRE 1987
Ferrerò: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero. 27 - Tel, 848827.
San Germano Chisona: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 • PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 11 OTTOBRE 1987
Bricherasio; FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
VIUar Penice: FARMACIA GAY •
Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre PeMice: Telefono 91.996.
10
10 fede e cultura
9 ottobre 1987 J'
UN CONVEGNO A PALERMO
Comunità religiose
e minoranze linguistiche in Italia
« Comunità religiose e minoranze linpistiche oggi in Italia »
è stato il tema di un incontro
avvenuto a Palermo il 19 e
20 settembre, organizzato dal
CONFEMI'LI (Comitato nazionale
federativo minoranze linguistiche d’Italia), sotto il patrocinio
della Comunità europea e del segretariato del Consiglio d’Europa. Fra i 200 partecipanti, molti i
religiosi del mondo cattolico appartenenti alle minoranze linguistiche: albanesi, veneti, ladini,
friulani, cimbri, sloveni, zingari,
sardi, occitani. La "delegazione”
valdese era formata da P. Ricca,
G. Gerire, A. Gerire, O. Coìsson,
T. Burat, B. Peyrot e P. Ribet,
che ha tenuto una delle tre relazioni introduttive.
Hanno salutato il convegno
molte "autorità”, fra le quali A.
Butitta, preside della Facoltà di
Lettere di Palermo e il cardinale
Pappalardo, arcivescovo della
stessa città. L’occasione'era data
dal 50° anniversario della costituzione della sede vescovile di
Piana degli Albanesi, a 30 km. dal
capoluogo siciliano, dove la domenica mattina abbiamo assistito ad una messa in rito greco,
secondo la liturgia di G. Crisostomo (V secolo). Uno scenario molto suggestivo, singolare per i
Valdesi, non abituati alla « teologia delle icone », al comunicare
attraverso gesti simbolici e a
concentrarsi invece esclusivamente sulla Parola.
Più che dare un rendiconto dei
numerosi interventi, noioso per
chi non era presente, mi par più
interessante tentare un’analisi
critica che « serva anche a noi »,
ovviamente da un punto di vista
parziale che altri potranno correggere.
La relazione di L. Sartori, presidente della Società Teologica
Italiana, pur nella sua apertura
e nello sforzo di ricercare una
nuova definizione di cattolicità,
intesa « come dinamica di unità
che valorizza la diversità », pone
subito alcuni problemi. Sartori
parte dalla « diaspora », dai
«molti nomi», dalle «molte parole », dalla pluralità per arrivare
all’Unità, al Nome, a Dio. Ciò deve avvenire in « progressione graduale ».
In questa diversità da ricomporre ci sono le minoranze (e
quindi anche i protestemti). Ma
chi diventa, in concreto, la misura di questo procedere?
Anche se un cammino insieme
si può fare, per im protésiànte la
profonda alterità di Dio nèh può
essere che colmata da un gesto
di Dio stesso, al quale rispondere con.la fede personale. Nessuna gradualità è concessa. Questa
assenza della dimensione costante del peccato nell’agire umano
fa sì che non si vedano poi i pericoli, ad esempio, di una difesa
senza discriminanti di ima lingua
minoritaria. Anzi, lottare « per la
lingua », di per sé, diventa un segno di progresso, di maggior democrazia. Il razzismo verso altre
minoranze {piemontesi contro
meridionali o viceversa ecc...)
non è oggetto di preoccupazione
né di discussione.
Ma torniamo alle relazioni. La
prima impressione è che esista
una realtà sconosciuta al grande
pubblico, ricca di piccole lotte in
difesa della lingua, che « nascondono », a mio avviso, anche altri
tipi di conflittualità sociale. Non
sono mai avvenute nella storia
lotte "pure” per qualcosa, sempre si sono mescolati interessi e
alleanze diverse.
Le minoranze dovrebbero esserne coscienti e chiarire di più
questo aspetto proprio per formulare meglio i loro obiettivi, e
capire dove passa la « sjjecificità ». Un esempio: in una comunicazione (D. Mazzeo) su « I vescovi di Menfi e gli Albanesi del 'Vulture » si è parlato dell’« anima
albanese » del paese di Barile che
si manifestò con il rifiuto delle
decime al parroco. L’« albanesità » avrà certo avuto la sua parte; nel ’600, però, periodo in cui
si colloca l’episodio, il fenomeno
fa parte, come testimonia ampia
letteratura storiografica in proposito, del cosiddetto « ribeUismò » del secolo.
Non scambiare per specifico di
un ambiente o di una minoranza
ciò che è linea di tendenza generale vale anche per i Valdesi. Un
altro esempio: ricordiamo sempre le scuolette Beckwith, mentre fenomeno analogo avvenne
nella vicina Val d’Aosta con le
« écoles des hameaux », scuole
rurali nate per iniziativa ecclesiale, dirette da sacerdoti cattoli
Il documento finale
MOTIVAZIONI GENERALI
1) I partecipanti ai Convegno ritengono che:
ogni lingua realmente parlata costituisce un fattore
determinante per i’identità di un gruppo etnico;
la libertà di usarla e di promuoverla da parte dei parlanti, come comunità, rappresenta uno dei diritti umani fondamentali e come tale va riconosciuto e rispettato, non concesso, dalla legge.
2) La lingua come diritto umano fondamentale è un valore proposto dal Cristianesimo in ogni confessione
e Chiesa.
'Il fondamento di questo principio sta nell'evento di
Pentecoste, ohe ha unificato i linguaggi senza sopprimerne la diversità, pur superandone la incomunicabilità.
3) La conseguenza più visibile di tale rivelazione è stata
l'introduzione delle lingue vive nella liturgia, nelia predicazione e nella catechesi. Ciò è avvenuto per il
francese, il tedesco, il ladino, l’albanese, il catalano,
10 sloveno autorizzati per l'uso liturgico nelle diocesi
di Aosta, Boizano-Bressanone, Lungro, Piana degli Albanesi, Gorizia, Trieste, Udine, Alghero.
Per quanto si riferisce all'attuale situazione italiana,
11 riconoscimento ufficiale ecclesiastico è avvenuto sia
per lingue cui lo Stato italiano attribuisce qualche ufficialità e l’Insegnamento nelle scuole (francese, tedesco, ladino, sloveno), sia per lingue prive di tale
statuto (albanese, catalano).
Rispetto a questa linea generale si devono rilevare
delle parziali Incoerenze: il ladino à autorizzato In
Svizzera, mentre in Italia lo ò nella diocesi di Bolzano-Brassanone, ma non in quelle di Trento, di Belluno
e del friull.
Le comunità ecclesiali non debbono opporre ragioni di ordine glottologico o di opportunità politica all'uso delle lingue. E’, sufficiente che una comunità
esistente desideri usare nella vita religiosa la sua lingua, fatti salvi il principio della comunione nella professione della feda cristiana ed I criteri canonici propri ad ogni comunità ecclesiale.
vello europeo molte iniziative sono già in corso e che
esiste il progetto di una carta dei diritti delle minoranze
presso il Consiglio d’Europa.
4) Si è riconosciuta l’esigenza di approntare una carta
geografica delle minoranze linguistiche in Italia, evitando che questo diventi occasione di limitazione e disconoscimento.
5) Si avverte l'esigenza di una struttura di coordinamento delle minoranze presenti sul territorio della Repubblica.
li gruppo (L’esperienza nel campo scolastico).
Si richiede che:
1) Lo Stato italiano introduca nelle scuole, adeguatamente, l'uso delle lingue minoritarie e l'insegnamento delle loro culture.
2) I programmi ed i libri di testo offrano una esauriente e corretta informazione sulla presenza delle culture
minoritarie e sul loro contenuto, prezioso per tutti gli
italiani.
3) 1 docenti appartenenti alle culture minoritarie siano incentivati a permanere nei luoghi di tali culture, nell'ambito del loro impegno per l’insegnamento curricolare.
4) Le istituzioni scolastiche rette da enti religiosi
(dalle materne alle secondarie superiori) elaborino appropriati programmi di insegnamento delle culture minoritarie, almeno negli spazi progranmiatici di specifica
competenza.
5) Un tale insegnamento sia presente nei seminari,
affinché sia offerta ai futuri sacerdoti la necessaria conoscenza delle culture locali.
6) Le Università di ispirazione religiosa costituiscano
cattedre di lingua e cultura delle varie minoranze linguistiche.
PROPOSTE OPERATIVE
I gruppo (L’uso delle lingue minoritarie nella liturgia).
1) Se richiesto dalle comunità, si propone la restituzione ed il ripristino del rito bizantino in quei paesi dove il rito stesso è sitato soppresso, demandando alle autorità competenti i modi per la realizzazione di quanto
richiesto.
2) Occorre un ripensamento da parte delle istituzioni ecclesiastiche riguardo ai criteri eoo i quali trattare le
questioni reiaéive alle minoranze.
3) E’ opportuno valorizzare gli scambi e le esperienze
culturali fra le varie minoranze, tenendo conto che a li
ill gruppo (L’esperienza nel campo dei rhass media).
1) Si auspica un'autogestione del flusso di informazioni
verso i mass media, attraverso contatti non episodici e
professionalmente qualificati.
2) Per quanto attiene ia RAI TV occorre insistere
presso gli uffici centrali e periferici perché i vari telegiornali e giornali radio assicurino adeguata copertura
degli avvenimenti relativi alle minoranze linguistiche.
Occorre pure chiedere che siano assegnati spazi adeguati e fissi alle lingue minoritarie, anche in vista de)
loro insegnamento, analogamente a quanto avviene oggi
per le lingue tedesca, ladina, francese e siovena.
3) E’ necessario chiedere che le comunità religiose
mettano i ioro strumenti di comunicazione e relazione a
disposizione delle minoranze linguistiche.
4) Si suggerisce di affidare ai CONFEMiLi la costituzione di una commissione per lo studio, la programmazione
e l’organizzazione delle attività relative alla pubblicazione di studi e libri sulle minoranze ed alla realizzazione
di appositi programmi televisivi sullo stesso tema.
ci, ma gestite dalla gente.
La comparazione, dunque, si
impone per obiettività storica e
perché è molto interessante scoprire come fenomeni generali abbiano avuto voce in spazi e tempi
specifici: ciò serve all’oggi, per
stabilire obiettivi comuni fra minoranze, sulla base della reciproca chiarezza.
A questo punto vorrei sollevare
alcuni interrogativi:
1) In tutte le minoranze, la
lingua è elemento centrale di
identità; su questo fatto si sono
perpetrate, in passato, molte discriminazioni ancora visibili oggi, frutto di scelte politiche accentratrici. Difendere la lingua
ha significato e significa difendere il proprio spazio di vita. Per
i Valdesi non esiste però una lingua sola, e non solo perché alle
valli si parla il patois, il francese, l’italiano e il piemontese. I
Valdesi d’Italia parlano anche
l’abruzzese, il pugliese ò il siciliano. La minoranza valdese non può
assumersi la difesa di una lingua
unica, ma esisere solidale con la
difesa delle lingue parlate nelle
singole comunità. In questo contesto, dovremmo chiederci cosa
significa essere valdesi o metodisti in Toscana, in Abruzzo, in
Friuli, in Calabria ecc., leggendo
la nostra presenza in rapporto all’identità « regionale », per costruire, questa sì, in modo graduale, una reale e compatta presenza protestante in Italia.
Troppo poco abbiamo pensato
alle differenze delle nostre culture per recuperarle sulla base del
nostro comune credere in Gesù
Cristo. 'Per esempio, l’attiva ed
ospitale comunità di Palermo
non solo — mi si consenta il tono perentorio in piena amicizia
— deve occuparsi di immigrazione e pace, giusti ed obbligati confronti quotidiani, ma pensare anche alla memoria cancellata di
tanti siciliani, valdesi e non. Non
ricordare, non raccogliere, non
rendere scrittura la vita di contadini, pescatori, e di tante altre
realtà dimenticate fa parte del
colonialismo. Non si cancella solo la lingua, ma vita umana. Recuperare questa storia (dai « canti » alle tecniche di lavoro) potrebbe essere un contributo tutto
« siciliano » o tutto « abruzzese »
o altro, che dà senso alle celebrazioni del Rimpatrio.
2) Molte comunità cattoliche
hanno lottato per la difesa della
lingua minoritaria nella liturgia
e richiedono maggiore spazio: libretti, Bibbie, catechismi, « in
lingua ». Giuste richieste. Ma a
occhi protestanti non è sufficiente. Abbiamo, è vero, nel convegno, conosciuto un clero attento
alla comunicazione col popolo e
vicino alle sue esigenze liturgiche, ma — spontanea sorge la
domanda — il ruolo del prete e il
senso dei sacramenti quando vengono discussi?
' Il metro della democraticità si
basa anche, non dimentichiamolo, sul controllo e sul potere effettivo di ampie basi di persone.
Inoltre, come sostiene Tavo Burat, sovente, nelle comunità cattoliche l’autorizzazione all’uso
della lingua minoritaria avviene
solo là dove è « forte ». cioè si
parla nelle scuole e ne’l’amministrazione pubblica. La messa in
genovese, ad es., non è permessa,
ma lo è una variante, il monegasco, perché il principe Ranieri III
lo gradisce ecc... Forse è bene cominciare a distinguere, nell’area
delle minoranze, le « forti » come
la slovena, che ha a di.sposizione
una stazione RAI per 12 ore al
giorno, e le « deboli », come gli
zingari, neppure accettati per il
loro nomadismo.
3) Sovente la difesa della lingua minoritaria coincide con la
ripresa di antichi riti, la cui usanza era legata a quella religiosità
popolare sconsigliata dallo stesso
Vaticano II, come la distribuzione del pane benedetto in Val
d’Aosta o il « Roumiage de la
Vierge Adoulurado » nelle valli
occitane. Se sul piano storico-culturale queste manifestazioni possono essere di grande interesse,
sul piano della fede non possono
che destare perplessità. Sono
piani da non confondere, nel dialogo ecumenico e nel dibattito teologico. Per un valdese la messa
in patois può essere segno di un
avvicinamento al popolo, ma è
pur sempre una messa, un modo
di intendere la fede molto lontano dalla Riforma. E non dimcruichiamo che già nel ’500, i protestanti combattevano la grandiosità del rito cattolico, la superstizione e le processioni perché
ritenute non evangeliche, anche
se poi sono caduti neH'eccesso
opposto, negando ogni valore a
simboli ed immagini.
4) Nella pratica, fino a poco
tempo fa, il dialetto è stato considerato sinonimo di ignoranza,
chi lo parlava si sentiva culturalmente inferiore. Oggi può dicentare una ricchezza, così come lo
è parlare più lingue e conoscere
diversi modi di vita. In questo
quadro, se il futuro va verso ima
società multiculturale, non dovremmo dimenticare le « nuove
minoranze » delle città italiane
ed europee, dovute all’immigrazione dal terzo mondo. Se sul
piano politico è la legge che le
deve tutelare, sul piano culturale
possono diventare nostri interlocutori.
5) In conclusione, su queste
tematiche sarebbe bene aprire
un dibattito ed una ricerca sia
teologica (cosa dice la Bibbia a
questo proposito?), sia documentaria. Il giornale potrebbe ospitare schede informative sulle altre minoranze, con relativi pioblemi. Non ultimo, è necessario
individuare obiettivi comuni.
La legge in Parlamento per la
tutela delle minoranze linauistiche non è ancora vagliata e il
Consiglio d’Europa ha in progetto la presentazione di una Carla
Europea delle lingue regionali e
minoritarie, nel contesto della
protezione dei Diritti deH'Uomo.
Sono occasioni da non perdere,
per contribuire al progresso delle
libertà fondamentali, indispensabili al funzionamento della società civile.
Bruna Peyrot
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
TARIFFE ABBONAMENTI 1988
— ordinario annuale L. 34.000
— semestrale ” 18.000
— costo reale > 56.000
— sostenitore (con diritto a due stampe di
Marco Rostan) ■> 75.000
— estero « 65.000
— estero via aerea » 95.000
Decorrenza 1° genn. e 1° luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato • L'Eco
delle Vaili ■ La Luce • - Casella postale - 10066 Torre Pellice.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Registro nazionale delia Stampa n
00961 voi. 10 foglio 481.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - 10066 Torre Pellice (To)
Responsabile ai sensi di legge:
Franco Giampiccoll
V__________________________________
J