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ECO
DELLE WU VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE POLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Num. 47
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TORRE PELUCE - 24 Novembre 1972
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
LIBERACI DAL MALE
Ci crede ancora... Questo il commento, espresso o inespresso, che stava
dietro il modo più o meno distaccato
e cortese in cui parecchi giornali hanno riferito, come una curiosità singolare e anacronistica, il discorso pronuncialo dal papa mercoledì 15 novembre, nel corso dell’udienza generale
settimanale in Vaticano, nel quale Paolo VI ha parlato con decisione della
realtà del Maligno.
Non è qui il caso di discutere i termini di questo discorso, tanto più che
i lettori non ne hanno sott’occhio il testo. I termini erano senz’altro discutibili, per orecchie protestanti, malgrado
i fitti riferimenti biblici; e inoltre, volendo senza dubbio essere un discorso
polemico, avrebbe dovuto approfondire i motivi attuali contro cui interveniva. Restava infatti un discorso « interno », non solo per l’ambiente in cui
risuonava — l’ambiente raccolto e consenziente di un’udienza vaticana — ma
per il suo tenore; e certo sarebbe stato
altrimenti arduo e rischioso impegnarlo, questo discorso, in un aeropago come la tribuna delle Nazioni Unite a
New York, poniamo.
Malgrado tutte queste riserve, ho
dovuto rendere atto una volta ancora
al pontefice romano del coraggio di apparire anche anacronistico, nella pubblicità di un’udienza, pur di dare in tutti i suoi aspetti, anche i meno « attuali », il messaggio di cui ritiene di essere, con la sua chiesa e per ess-a, depositario e latore. Più a fondo, pur nel
dissenso, questo discorso ha riproposto alla mia fede il problema del male,
il problema di quel Maligno, di quel
Diavolo (colui che si frappone), di quel
Satana, l’avversario che appare in tante forme nelle pagine dell’Àntico e del
Nuovo Testamento.
Anch’io prego, spesso; « liberaci dal
maligno ». Sono sempre lucidamente al
chiaro su quel che dico, rivolgendomi
così al Padre nostro che è nei cieli?
Non ha importanza rilevante scegliere
la versione «il maligno » o quella « il
male », nell’un caso come nell’altro è
in gioco la realtà misteriosa e paurosa,
ora tremenda, ora sottile, con cui dobbiamo misurarci continuamente, « il
principe di questo mondo ». Faccio veramente i conti con questa realtà, nella mia piccola esistenza quotidiana?
Visito un fratello in ospedale, morente: trombosi, una minuscola disfunzione biologica e in un istante una creatura umana non è già quasi più tale.
« Chi ha fatto questo? », nella corsia
ospedaliera, dinanzi a questo caso che
prolunga una lunga serie, me la pongo
ancora, questa domanda? La biologia
ci permette oggi di conoscere molti
meccanismi umani, la medicina e la
chirurgia ci consentono molti interventi spesso efficaci. Ma dietro l’esigua disfunzione che determina una trombosi
sappiamo ancora riconoscere, controluce, l’effetto tenebroso dell’azione del
Nemico, quell’azione cui il Signore della vita abbandona la sua creatura, manifestando così il giudizio radicale e
santo che egli pronuncia, all’improvviso o al termine di un lungo travaglio,
sull’esistenza di ogni uomo?
Nella diaspora evangelica in cui opero vi è pure una comunità sorella. È
stata per anni una comunità viva, testimone, e le è stato dato di crescere, in
numero e in conoscenza. Ora, da alcuni
mesi, per motivi in fondo futili, la discordia vi si è insediata. « Chi ha fatto
questo? », al di là della deplorazione
per le meschinità umane, me la pongo,
questa domanda? Ricordiamo sempre
che dietro le meschinità e l’orgoglio,
la volontà di dominio e la durezza di
cuore che possono fare e fanno disastri nella comunità cristiana come in
ogni comunità umana, dietro queste
precise responsabilità degli uomini e
dei clan, che restano intere, l’opera di
un altro si profila, malefica, l’opera di
colui che si frappone e divide?
Una madre mi telefona, angosciata:
nella loro casa si sta verificando, senza
motivo plausibile, un progressivo estraniamento fra la figlia maggiore e
loro, i genitori. Una famiglia fino a
ieri serena, pur nella lotta quotidiana
per l’esistenza, ed ecco affiorare questa
frattura, profonda. Da quando si preparava? « Chi ha fatto questo? ». Certo, molte tensioni psicologiche possono
essere affrontate e talvolta sanate, familiarmente, con il buon senso, la pazienza e l’affetto, o scientificamente,
con procedimenti psicanalitici o psichiatrici. Ma non riduciamo troppo
tutto a queste dimensioni? E non siamo forse così spesso alle prese con il
fallimento? Un altro lavora, anche nei
rapporti umani più stretti, a erodere
l’affetto, la fiducia, il rispetto, a estraniare, a dividere; e dandoci a volte l’illusione di liberarci, ci aliena, il separatore.
Periodicamente, «sciagure tecniche»,
ad esempio relative a mezzi di locomozione, o quelli che chiamiamo « fenomeni naturali », cicloni, valanghe, terremoti, alluvioni, falciano vittime, improvvisi. « Chi ha fatto questo? » Certo,
molti « incidenti », individuali o collettivi, sono imputabili in tutto o in parte a precise responsabilità umane. D’altra parte abbiamo perso progressivamente, noi imbevuti di positivismo
scientifico, il senso biblico di una natura nella quale molti fenomeni « naturali » sono in realtà, oggi, quanto di più
« contro natura » si possa immaginare,
in contrasto con la volontà originaria
di Colui che l’ha creata. Ma dietro le
responsabilità umane, quelle punite e
quelle (ora) impunite, dietro l’ineluttabilità di tanti fenomeni « naturali »,
dietro il « gemito della creazione » sappiamo riconoscere l’opera malefica di
colui che è omicida fin dal principio?
Sfoglio i giornali: conflitti, lotte sindacali, ferocie di cronaca nera, ipocrisie di accordi, meandri di intrecci econornici, rabbia, insoddisfazione, inquietudine e tanto sangue. Uomini lupi.
« Chi ha fatto questo? », lo domando,
lo domandiamo ancora veramente? O
sappiamo tutto, smontiamo tutti i meccanismi sociali, da destra o da sinistra,
dal vertice o dalla base, o dal centro?'
Certo, sono degli uomini che programmano e perseguono una guerra o una
guerriglia, sono uomini ben precisi che
comandano e che eseguono; sono forze
economiche e politiche definite che
premono subdole o schiacciano spietate, sono individui e masse con volti,
parole, gesti d’uomini che si affrontano nei conflitti razziali, sindacali, anche religiosi. Ma dietro tutte queste responsabilità che hanno nomi e cognomi di uomini d’oggi, parlanti centinaia
e migliaia di lingue e dialetti ma tutti
lo stesso linguaggio ambiguo, parziale,
governanti, politici, imprenditori, sindacalisti, maestranze, gente di cultura,
giornalisti etc., dietro i loro errori, le
loro crudeltà, le loro disonestà, le loro
menzogne, le loro complicità, i loro
conformismi, dietro questa policroma
commedia e tragedia umana non si disegna forse la pressione sagace del
« padre della menzogna »? di quello spirito multiforme e impuro e parziale,
aborrente dalla pienezza perfetta, limpida e santa del Dio vivente e vivificante, di quello spirito di fronte al quale
dobbiamo ricordare che « la nostra lotta non è contro carne e sangue », cioè
contro l’uomo, uomini ben precisi, o
comunque non è solo e non è anzitutto
contro di loro, « ma contro i principati
e le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze
spirituali della malvagità » (Efesini 6:
11-12)? La sofferenza che in modo così
diffuso gli uomini fanno subire e subiscono eccede frequentemente la misura umana: non è necessario rifarsi al
nazismo e ai suoi sanguinosi vaneggiamenti di « soluzione finale »; basta, e
ne avanza, entrare in una cella di tortura, sotto qualunque cielo geografico
e politico, basta pensare alla « gratuità » feroce di tanti delitti, alla spirale
di massacro e di distruzione totalitaria
dei conflitti odierni « piccoli » e grandi,
alla spirale di angòscia dello sviluppo
tecnologico di fronte al quale ci sentiamo come apprendisti stregoni, alla
trama infinita di corresponsabilità sotto la quale soff ochiamo.
E io, oggi ancora: il male che non
voglio, lo faccio, il bene che voglio, non
10 faccio. « Chi ha fatto questo? »
Scorrono le ore e i minuti della mia
giornata e vedo in parte — ma Tu vedi
appieno — le piccole e grandi elusioni
di responsabilità, i rinnegamenti, le pigrizie, la volontà di affermazione, il
conformismo, la Violenza cortese, la
mezza verità che è falsa testimonianza;
sopratutto, roflùscarsi della prospettiva della fede, della speranza, dell’amore nell’incontrare quelTuomo, in quell’ora fallita di catechismo, nel considerare quel problema di diaconia, quell’aspetto di vita ecclesiastica, in quel
che ho detto o ho’! trascurato di dire,
ho fatto o ho trascurato di fare. So di
essere responsabile. Sono schiavo, e
questo eccede la mia portata; ma sono
schiavo succube partecipe, compiacente, e questa è la rraa responsabilità, il
mio peccato. Chi mi trarrà da questa
esistenza vana e mortale?
Perciò per oggi .¿ie per domani, e per
11 Tuo domani,^ liberaci dal maligno! »
Quest’arma chè ci hai data, dacci di
impugnarla con salda perseveranza.
Rendici e conservaci vigili, lucidi e penetranti nel guardare oltre le cose che
si vedono, tesi con passione non finta,
ma viva, operante, al giorno in cui la
liberazione che il tuo Figlio ha già
« compiuto » per noi, appeso a una croce per avere resistito fino al sangue alla tentazione del Nemico, correrà come
un’alba nuova e definitiva a occidente
e a oriente, nell’emisfero ricco e in
quello affamato, e illuminerà le genti e
ogni uomo, nella festa gioiosa del creato redento. È tempo di attesa. Verrà.
Verrai.
Gino Conte
NELLA REPUBBLICA D’IRLANDA
In dicembre si terrà il referendnm sill'ahregezieie
dello " statole speciale" della Chiesa cattolica romana
Secondo notizie da Dublino, nel mese di dicembre avrà luogo nell’Eire, la
Repubblica d’irlanda, un referendum
fendente a emendare l’art. 44 della Costituzione, relativo allo « statuto speciale » della Chiesa cattolica nell’Eire.
L’emendamento consiste nella soppressione della frase: « Lo Stato riconosce
lo statuto speciale della santa chiesa
cattolica apostolica romana in quanto guardiana della fede professata dalla grande maggioranza dei cittadini ».
L’art. 44, che ufficialmente non ha incidenze reali in campo legislativo o
nella vita quotidiana, è però considerato a torto o a ragione, specie dai protestanti deirUlster, una prova dello
spirito conservatore della Repubblica
irlandese. E i protestanti che vivono
nella Repubblica italiana e sanno quale presa una Chiesa cattolica maggioritaria abbia sulla società nazionale, capiscono abbastanza bene le riserve dei
fratelli irlandesi (anche se non condividono certo le posizioni dei violenti
né quelle dei gelosi difensori di privi
legi); e sanno che, se non muta in profondità lo spirito di un popolo e di
una Chiesa, anche un auspicabile emendamento come quello in questione rischia di non essere altro che una mossa tattica.
Con queste riserve — troppo sospettose? — è comunque rallegrante sapere che da alcuni anni elementi repubblicani liberali premono sul governo
di Dublino perché si sopprima quell’articolo costituzionale privilegiante;
e che il card. Conway, primate d'Irlanda, abbia dichiarato diciotto mesi fa
che non si sarebbe opposto all’emendamento dell’art. 44, mentre restava
contrario all’introduzione nella Costituzione di qualsiasi articolo concernente il divorzio, come pure all’abolizione della legge che vieta la vendita
di contracettivi.
Il referendum sull’art. 44 potrebbe
aver luogo contemporaneamente alla
consultazione relativa all’abbassamento ai 18 anni dell’età della maggiorità
elettorale.
Il prezzo della nenvloleiza
Si è recentemente riunito a Cardiff
(Galles) a cura del CEC, un “colloquio"
su « Violenza e nonviolenza, e la lotta
per la giustizia sociale ». La località
scelta voleva avere un particolare significato, nel ricordo della terribile sciagura avvenuta esattamente sei anni prima ad Aberfan, paese minerario del
Galles, dove morirono” 141 persone, di
cui 111 bambini, schiacciati e soffocati
da un’enorme montagna di scorie abbattuttasi sul villaggio. Su questo incontro riferisce sul “soepi" mensile di
novembre Rex Davis, del dip. educazione e comunicazione del C.E.C.: ne stralciamo i passi più salienti.
...Come ad Aberfan, la violenza infernale di una burocrazia inerte, che trova
costantemente delle buone ragioni per
esimersi dal prendere sul serio i bisogni deH’uomo, è diventata cosa talmente quotidiana per tutti, da renderci indifferenti. Come Aberfan, la società moderna giunge a tollerare un mondo industriale i cui appetiti esauriscono rapidamente le risorse del pianeta.
LA CEVAA E IL SUO AVVENIRE
Ua'opera d'avaagaardla, aaa pista di laacio
In un primo articolo ho parlato di
alcune osservazioni e preoccupazioni
suggeritemi dalla lettura della relazione del pastore malgascio Victor Rakotoarimanana, segretario .generale
della CEVAA, alla seconda assemblea
della Comunità Evangelica di Azione
Apostolica, nel settembre scorso. Queste concernevano però soltanto un
aspetto dell’attività di questa nuova organizzazione, e cioè l’aiuto da dare alle
giovani Chiese affinché possano proseguire più efficacemente la evangelizzazione dei paesi, o delle regioni, in cui
si trovano. Aiuto che, come è stato sottolineato, dovrà essere transitorio, almeno nella sua forma attuale.
Il secondo aspetto, di cui ci occuperemo ora, è il più importante, perché
sta all’origine della Comunità di Azione Apostolica, ne costituisce tutt’ora la
base principale, e solo giustificherà un
suo avvenire, che si protragga oltre il
periodo transitorio di cui abbiamo parlato. Anzitutto credo opportuno ricordare come è sorta e come ha funzionato la Comunità di Azione Apostolica, prima che la Società delle Missioni
di Parigi decidesse di scomparire, cioè
dal 1964 al 1971. Menzionerò brevemente tappe della sua storia;
4 novembre 1964
Il pastore Jean Kotto della Chiesa
Evangelica del Camerún, parlando all’Assemblea della Società delle Missioni a nome delle giovani Chiese, dopo
aver ringraziato per la indipendenza
concessa a queste Chiese da alcuni anni, e per la possibilità concessagli per
la seconda volta di assistere all’assemblea, dichiarò; « Noi portiamo ora insieme questa missione (di evangelizzare il mondo) che ci concerne tutti. Noi
abbiamo ricevuto da voi questo inse
gnamento e l’abbiamo seguito: che una
chiesa che non evangelizza, e non si dà,
si atrofizza nel suo egoismo e s’impoverisce... Se noi guardiamo la carta
geografica dell’Africa, siamo costernati
dalla immensità del compito che ci attende... Noi, cristiani africani, siamo
come degli isolotti minacciati di essere
sommersi ». Quindi il pastore Kotto,
dopo aver sottolineato il carattere interdenominazionale e internazionale
della Società delle Missioni, affermò:
« Ma essa non è ancora multirazziale...
l’Africa può anch'essa partecipare all’opera missionaria. Così neri e bianchi,
malgasci e polinesiani andranno insieme, tenendosi per mano, mandati da
una Azione Missionaria Comune, a portare il messaggio della salvezza a coloro che non lo conoscono ancora. Il Signore sa se, per mezzo della potenza
del suo Spirito Santo, utilizzando questa azione missionaria comune, al momento opportuno, non ci riunirà in una
comunità nuova, intercontinentale, sopranazionale e multirazziale. “Allarga
il luogo della tua tenda, e si spieghino
le tele delle tue dimore. Poiché tu ti
spanderai a destra e a sinistra, la tua
progenie possederà le nazioni... Non temere, poiché tu non sarai confuso”
(Isaia 54: 1-4)».
Dopo un lungo scambio di idee, che
fu a momenti molto commovente, l’assemblea, « credendo di discernere nell’appello del pastore Kotto una grazia
e una esigenza di Dio », chiese al suo
Comitato Direttivo di studiare con la
Chiesa Evangelica del Camerún, come
farlo pervenire a tutte le altre giovani
Chiese, e di studiare con esse come realizzare la creazione di questo fronte comune ("Journal des Missions”, gennaio
1965, pag. 23).
15-18 giugno 1966
I rappresentanti delle varie Chiese
interessate al progetto di iniziare una
opera missionaria comune, riuniti a
Lomé (Togo) decidono, dopo aver consultato la Chiesa Metodista presente
nel Dahomey, di iniziare insieme un’opera missionaria nella regione abitata
dai Fons, dove Tevangelo di Cristo non
è ancora conosciuto. Questa opera sarà
diretta da un Comitato di Azione Apostolica Comune, indipendente dal Comitato della Società delle Missioni, e
sarà affidata a un gruppo di persone
mandate dalle varie Chiese interessate,
in Africa, Madagascar, Oceania ed Europa, secondo le possibilità umane e
finanziarie di ognuna.
8 e 9 novembre 1966
II segretario esecutivo della Azione
Apostolica Comune, pastore Seth Nomenyo, riferisce alla assemblea della
Società delle Missioni che la formazione del gruppo dei missionari che andranno nel paese Fon è in atto; si spera che nel luglio 1967 questa pima équipe si riunirà a Porto Novo per un periodo di preparazione di 6 mesi, e che
comincerà la sua azione al principio
del 1968.
Dicembre 1967
Il « Journal des Missions » presenta
ai suoi lettori i primi 6 membri delVéquipe. E’ formata da una giovane del
Togo, 2 giovani del Camerún, un polinesiano, un francese e un malgascio.
Marzo 1968
La équipe al completo inizia il suo
lavoro nel Dahomey e incontra quasi
subito qualche successo.
Roberto Coisson
(continua a pag. 8)
...È chiaro che, al centro del problema, resta la nozione di « potere ». Dire
che i potenti lo detengono e se ne servono è un sofisma: rimane da vedere
come i senza-potere scoprono la loro
forza e si assicurano delle forti posizioni nella lotta per il potere. Al centro
del problema rimane la necessità di ritrovare una dignità che permetterà di
assumere delle decisioni e di ottenere
il potere sufficiente per realizzarle.
L’insegnamento della storia in proposito è assai chiaro: ogni volta che un
popolo prende coscienza di questo bisogno e si vede impedito a soddisfarlo,
scoppia la violenza, e sovente, purtroppo, essa non conduce agli auspicati
cambiamenti. Poche rivoluzioni violente, nel corso della storia, hanno adempiuto alle loro promesse: la maggior
parte di esse non hanno suscitato che
modesti cambiamenti e hanno a loro
volta dato origine a nuove forme di tirannia.
Ma un elemento nuovo è che i partigiani della nonviolenza hanno idee molto chiare sulla questione del potere: essi stimano che un cambiamento sia necessario e urgente; vista l’attuale ingiustizia della situazione, la rivoluzione si
impone. Essi tuttavia sostengono che
non si sono ancora esaurite le risorse
tecniche della nonviolenza (n.d.tr.: secondo l’intervento di un partecipante,
solo il 5 per cento delle oltre 200 tattiche della nonviolenza sono state fin’ora applicate) e, in modo particolare,
affermano che coloro che sono favorevoli alla lotta violenta usano misure diverse a seconda che valutino il prezzo
di questa o del metodo nonviolento.
...Analoghe divergenze si sono manifestate anche per quanto riguarda il
ruolo della Chiesa. Alcuni hanno affermato che essa dovrebbe essere cosciente del suo compito, che è quello di liberare gli uomini dalla violenza che li tiene prigionieri, cosciente della necessità
di esorcizzare il dèmone della violenza
delle strutture, e proclamare la propria
solidarietà coi poveri e con gli oppressi. Altri hanno preferito porre l’accento
sulla complicità delle chiese colle strutture della violenza nel mondo, se non
addirittura concreta coi loro investimenti e i loro legami coi vari poteri
statali, industriali e militari, almeno
col loro silenzio di fronte a delle situazioni in cui l’ingiustizia giunge a limiti incredibili.
Di fronte a queste ambiguità non era
facile trovare delle chiare linee di condotta; per contro sono state passate
in rassegna numerose strategie che le
chiese potrebbero impiegare. Una di esse consiste nello spogliare il concetto
di nonviolenza del^suo alone romantico. Se i dirigenti cristiani vogliono
prendere posizione per la nonviolenza
piuttosto che per la violenza, è necessario che essi prendano maggiormente
coscienza del relativi rischi.
Azioni nonviolente possono essere altrettanto discutibili, altrettanto penose, altrettanto costose di quelle violente. I credenti debbono comprendere
che la nonviolenza non si identifica
con il confessare a fior di labbra una
pia neutralità: essa esige una preparazione, una strategia e un_ impegno
analoghi a quelli del guerrigliero o del
(continua a pag. 5)
2
pag. 2
STRUMENTI PER LO STUDIO BIBLICO ■ 2
N. 47 — 24 novembre 1972
La 'EiblÌià a volo d’uccello
« Quando l'autore iniziò i suoi studi
teologici sarebbe sembrato rischioso
annunziare un corso di conferenze sull'unità della Bibbia. L’accento era allora posto prevalentemente sulla diversità della Bibbia, e un titolo come quello del presente lavoro avrebbe fatto
sorgere qualche sospetto che l’autore
fosse un oscurantista sorpassato ».
Così scrive H.H. Rowley all’inizio del
primo capitolo di L’unità della Bibbia
(Casa Editr. Battista, Roma 1971), e la
sua osservazione sul clima diverso che
era subentrato negli studi biblici si riferisce agli anni attorno alla II guerra
mondiale. Sono gli anni in cui Alan RiCHARDSON pubblicava Preface to BibleStudy (SCM Press, London 1943), lo
stesso Rowley dava alle stampe The ReDiscovery of thè Old Testament (J.
Clarke & Co., London 1945) e Suzanne
DE Diétrich il suo Renouveau Biblique
(1945, Edition Oikoumene, Genève), in
cui riprendeva e completava un’inchiesta sugli studi biblici apparsa nel 1941
col titolo Rediscovery of thè Bible, a
cura della Federazione mondiale studenti cristiani. Mentre la guerra sconvolgeva l’Europa e sembrava distruggere ogni cosa, il movimento per la riscoperta della Bibbia e per la rinascita
degli studi comunitari della Parola di
Dio risorgeva e ricominciava a edificare delle comunità nuove di credenti sul
fondamento della scrittura. Del Renouveau esiste una traduzione italiana. La
Bibbia parola vivente, ed. Esperienze
(1971), limitata alla storia deH’interpretazione biblica nei secoli. Un frutto del
rinnovamento biblico furono, in quegli anni o subito dopo, alcuni libri chi
riscoprivano l’unità della Bibbia e cercavano sotto le sue diversità, il filo
profondo che ne unisce la diverse parti, appunto come afferma il Rowley nell’opera citata sopra.' Anzi, il primo saggio del suo libro, da cui è presa la citazione (Unità nella diversità, pp. 13-49)
può essere un buon orientamento a una
visione unitaria della Bibbia, particolarmente dell’Antico Testamento.
Fra i manuali di studio biblico che
presentano la Scrittura « a volo d’uccello » vorrei menzionare un’altra opera di Suzanne de Diétrich, Le dessein
de Dieu, del ’48 (ed. Delachaux et Niestlé). Il volume è stato tradotto in italiano dalle edizioni Boria col titolo II
piano di Dio. In quattro parti, esamina
il principio dei tempi (Gen. 1-11), lo
svolgimento dei tempi (il resto delTA. T.), il compimento dei tempi (Gesù), gli ultimi tempi ( dalTascensione di
Gesù all’Apocalisse). Certe parti della
Bibbia sono sorvolate, ad altre è dedicata una paginetta, mentre le svolte
più importanti del « piano di Dio » sono oggetto di una serie di studi biblici
centrati sui passi più significativi, raggruppati secondo un principio tematico.
Un altro bel libro di questo genere,
che mira a una maggiore completezza
(p. es. si occupa anche del Giudaismo,
degli scritti apocalittici, di Qumràn
ecc.) è The Boote of thè Acts of God,
di G. E. Wright e R. H. Fuller. Purtroppo non risulta tradotto in italiano.
■Vuol essere, come il precedente, un
aiuto a apprezzare la Bibbia nella sua
unità. Dicono gli autori; Nulla è più
deleterio per uno studio biblico interessante e fecondo, che l’abitudine di
concentrarsi sempre su singoli passi
o versetti isolati dal contesto dell’opera del loro autore, del suo tempo, e dello sviluppo generale della storia biblica. La Bibbia è un testo storico che
proclama Dio come l’attore principale
della storia, il quale soltanto dà alla
storia il suo significato. Studiare la
Bibbia sotto forma di estratti del suo
insegnamento spirituale o morale,
strappato dal contesto concreto del suo
tempo, è fare della Bibbia una raccolta
di aforismi ».
In italiano abbiamo da qualche mese
C. Mesters, Dio, dove sei? (Queriniana,
1972). Mesters è un biblista olandese
che lavora in Brasile, e ha cercato di
avviare Io studio biblico letteralmente
per le strade, le piazze e le case del
Nord-est brasiliano. La Bibbia è diventata non più un oggetto di insegnamento, ma un intero mondo che rivive, che
dà senso, vita, parole, immagini, decisioni per l’intera vita del semplice e
povero popolo nordestino. L’autore si
presenta così: « uno studioso di bibbia
riscopre la buona novella entrando a
far parte delTallegria del popolo, e si
incarica di raccontarlo a chi non lo
sa ». La semplicità del linguaggio e la
vivezza degli esempi la vediamo p. es.
nel modo di parlare dei Salmi. Cito da
p. 147: «Quanto alla melodia, si faceva
come si fa oggi: ’’questo canto deve
essere adattato alla melodia di Ruota
viva di Chico Buarque”. Per esempio,
il Sai. 21 doveva essere cantato con la
melodia di un canto molto noto sotto
il titolo II cervo dell'aurora... Se oggi
SI adattano le parole alle melodie di
Ruota viva. La banda. Cera un ragazzo.
Un fiume amaro ecc. la cosa non è poi
tanto nuova, anzi è molto antica ». Dieci capitoli si occupano dell’ A. T., sette
del N. T. con una selezione interessante: dal « vangelo » ai quattro « vangeli »; il discorso della montagna; le parabole; i miracoli di Gesù ( « campionario gratuito del futuro che ci aspetta »),
la trasfigurazione di Gesù ( « il senso
delle crisi della vita »), la libertà del
cristiano, fede nella risurrezione (se
Dio è con noi, chi sarà contro di noi »).
Della stessa casa editrice, e pure
scritto in Sudamerica, è un altro volume sulla Bibbia nel suo insieme: Storia della salvezza: introduzione alla
Temi biblici
al Centro Evangelico
di cultura, a Roma
La Bibbia è il tema $ul quale in queste settimane si è concentrata l'attenzione del Centro Evangelico di Cultura di Roma, che si riunisce il sabato sera nell'aula magna della Facoltà Valdese di Teologia.
Sabato scorso il prof. Bruno Corsani ha tracciato una interessante e utile panoramica sugli «Strumenti per lo studio biblico» (n.d.r.:
è quella stessa che egli ha cominciato a presentare anche ai nostri lettori, nella rubrica omonima). Nella seconda parte delia seduta, egli
ha risposto a quesiti biblici che vari intervenuti
gli hanno posto, suscitando vivo interesse.
Sabato prossimo sarà ospite dei Centro il
past. John Weller, segretario generale della
Società Biblica Britannica e Forestiera (BFBS),
il quale tratterà il problema delle traduzioni
bibliche nei rapporti con le Chiese. Com'è noto, la sezione italiana della BFBS è la Libreria
Sacre Scritture, diretta dal past. Renzo Berta*
iot.
Bibbia, di José Severino Croatto. Il volume presenta le tappe principali della
storia della Salvezza come emergono
dal libro del Popolo di Dio. L’autore ne
mette in luce il punto focale al quale
convergono avvenimenti e fatti, facendo gustare, anche nei particolari, un
orizzonte che abbraccia tutto il discorso di Dio.
Limitato al Nuovo Testamento, e a
un livello più alto di cultura e di penetrazione teologica che richiedono un
certo sforzo, è Appello alla libertà, di
E. Kasemann (Claudiana, 1972). L’autore vede il senso che Cristo ha dato alla
vita del credente sotto la grazia, nella
libertà (con Paolo che diceva « Voi siete stati chiamati a libertà », e col vangelo di Giovanni « La verità vi farà liberi »). L’essenza del messaggio di Gesù è la libertà. Paolo ha saputo esprimerlo per primo; Marco lo ha ripreso
scrivendo il « vangelo della libertà », e
10 hanno ripreso anche Giovanni e
TApocalisse, mentre un altro filone del
cristianesimo si preoccupava di consolidare le proprie strutture e si avviava
verso il pre-cattolicesimo. Kasemann
ricrea magistralmente l’ambiente storico di ogni libro del N. T., tracciando
un quadro delle varie tendenze teologiche presenti nella chiesa primitiva.
Può essere difficile se usato da solo
come base per studi biblici, però diventa un prezioso termine di paragone quando si usino manuali più « facili », soprattutto a càusa della sua radicale prospettiva protestante.
Finalmente, di nuovo alla portata di
tutti i lettori, un piccolo classico delle
edizioni Claudiana: Gesù e la predicazione apostolica di A. M. Hunter (Torino 1961). Anche questo è un panorama della teologia dei principali scritti
del Nuovo Testamento, centrata sul
loro modo di presentare il fatto di Cristo, cioè la sua persona, la sua opera e
11 suo messaggio. Sono esaminati i vangeli sinottici, poi le tracce della prima
predicazione di Gesù che rimangono
negli Atti e nelle epistole, poi il pensiero delle lettere di Paolo, di Pietro, agli
Ebrei, e degli scritti giovannici. Il libro può essere utilizzato per ripercorrere lo stesso itinerario attraverso il
Nuovo Testamento, oppure per studi
biblici sulle sue sezioni più sviluppate;
quella sul Regno di Dio (pp. 27-52), sulla predicazione primitiva (pp. 65-87),
sulla teologia di Paolo (pp. 91-114). La
tesi delTautore sui vangeli è che « mentre i Sinottici pongono la teologia in
un quadro storico, Giovanni pone la
storia in un quadro teologico ».
In una prossima, nota cercheremo di
illustrare alcune pufiolicazioni che sono d’aiuto per lo studio dell’argomento
« Gesù e i vangeli ».
Bruno Corsani
A Napoli, coi fratelli delle Chiese Cristiane Libere
(segue da pag. 3)
ne. Qra è felice: sta per occuparsi dei
bambini della nascente scuola domenicale a Foggia. Lui: « capellone », lascia la casa ancora adolescente; è un
ragazzo che cerca e vuole conoscere
tutto; fa anche lui l’esperienza politica, si libera delle regole morali dell’ambiente; si dà alla droga; la conclusione può essere presto drammatica;
poi, l’amicizia della giovane bretone,
la delusione d’un affetto consumato
innanzitempo; tutto sembra crollare;
infine, l’azione dello Spirito è l’inizio
del tempo della Grazia, d’una vita nuova al servizio del Signore che ha dato
la risposta all’affannosa ricerca.
GIOIA DEL CULTO
Il canto intenso e « entraînant » delle giornate del Congresso, unitamente
alle preghiere spontanee, al clima di
fervore e di partecipazione dei presenti è stato una benedizione per tutti. Un
NOVITÀ’ IMPORTANTE
Peppino OrlancJo
La comunità di Oreuina
Evangelo e marxismo nel dissenso cattolico
(«Nostro tempo» 10)
pp. 264, 4 ili., L. 2.700
Per la prima volta un membro di una comunità cattolica di base traccia una valutazione teologico-politica del fenomeno, affrontando i nodi
più delicati della problematica attuale; riforma o aggiornamento della
chiesa? l’avvenire delle comunità di base; rapporti con la sinistra marxista ecc.
In forma nuova 1’« Isolotto » genovese ripropone la domanda ineludibile della vera e falsa riforma della chiesa.
■Vasta appendice di documenti inediti.
I ciau dia
T na
EDITRICE CLAUDIANA c.c.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
certo clima risponde meglio del clima
spesso « autunnale » delle nostre comunità, dove il soliloquio del ministro
togato non è ravvivato dalla partecipazione dei credenti; perciò sia benedetta e incoraggiata la ricerca presente nelle nostre comunità per rendere
più viva e più calda l’atmosfera del
culto e della vita intera della chiesa.
Certi elementi positivi dei nostri culti
possono anche essere utili alle altre
chiese; perciò gli incontri, la reciproca
conoscenza sono un arricchimento nel
rispetto profondo delle altrui convinzioni. Formulo l’augurio per una vita
spirituale più intensa ed una testimonianza senza timori o complessi anche
per le nostre opere .sociali ed educative, dove, per il terrore del « proselitismo » e per il « rispetto » dell’altrui
convinzione, la lampada rischia di restare sotto il moggio.
* *
Gli « Apostolici » con i quali ho trascorso le giornate del Congresso sono
un ramo del movimento pentecostale
e provengono dal grande risveglio del
Galles del 1904-5. Gli inizi dell’opera in
Italia datano dal 1927. Attualmente vi
sono gruppi e comunità nella zona di
Torino, Pistoia, Livorno. Grosseto, Roma, Napoli, Palermo e Catania. Il governo spirituale si compie mediante
gli apostoli, profeti, pastori, dottori
anziani e diaconi.
Ai colleghi ed amici prof. Domenico
Maselli e dr. Mario Affuso ed alle loro
chiese e famiglie un grazie di tutto
cuore.
Gustavo Bouchard
Non ci esporre alla tentazione
Tutta la nostra vita di credenti è fondata sulla fede, e sussiste o cade con essa. E’ quindi necessario che la nostra fede, che
ha vinto il mondo (1 Gv. 5; 4), sia continuamente sperimentata,
affinché noi ci-rendiamo conto della-sua genuinità e della sua forza, ed anche perché sia sempre più purificata, e resa infine perfetta. Quest'opera di sperimentazione, di prova, è compiuta, sotto
il controllo di Dio, che « Egli stesso non tenta alcuno » (Giacomo 1: 13), da colui che esiste a questo scopo, per compiere
quest’opera nei riguardi dei singoli uomini e del mondo, e che è
chiamato perciò il Tentatore, l’Avversario, il diavolo o il Satana.
Ma la prova è fastidiosa, è dolorosa per noi, e quindi noi chiediamo al Padre, al termine della nostra preghiera, di « non indurci
in tentazione », di non sottoporci alla prova, di non permettere
che siamo sottoposti a quei duri esperimenti; « anzi » aggiungiamo, « liberaci dal Maligno », fa che non sia necessaria la sua
opera su di noi,
« nostra virtù, che di leggier s’adona,
non spermentar con l’antico avversano,
ma libera da lui, che sì la sprona ».
(Dante, Purgatorio, canto XI)
Preghiera più che legittima, che ripete quella identica pronunziata dal Signore Gesù Cristo nei discorsi dell’ultima Cena
(Gv. 17; 15), ma che è subordinata, per il suo esaudimento, alla
condizione fondamentale che la nostra fede sia solida, sufficiente
a farci vivere. Se lo è, non ha più bisogno di essere messa alla
prova, e la preghiera è esaudita, come sempre quando c’è la fede; se non lo è, com’è purtroppo vero molte volte, allora il Padre
lascia, vuole che ci sia applicata la prova, affinché, come dice
l’apostolo^ Pietro, « la prova della nostra fede, molto più preziosa dell’oro che perisce, eppure è provato col fuoco, risulti a
nostra lode, gloria ed onore alla rivelazione di Gesù Cristo »
( 1 Pietro 1: 7).
Lino de Nicola
LA BIBBIA NON LETTA
Un secondo Zaccaria?
I due discorsi anonimi del libro di Zaccaria
S’è già detto, nella precedente noterella, che gli ultimi sei capitoli del libro di Zaccaria sono, molto probabilmente, opera di uno (o più?) profeti di
data posteriore. Così almeno sostengono i biblisti con ragioni che ci sembrano probanti. Innanzi tutto tali capitoli non si presentano sotto il nome
di Zaccaria, come è invece per i capitoli precedenti e, invece di visioni paraboliche, come la caratteristica di
Zaccaria, contengono due discorsi profetici che iniziano ognuno con la soprascritta; « Oracolo, parola dell'Eterno » (cap. 9: 1 e 12: 1) esattamente come farà, subito dopo, il libro di Malachia. Ma, oltre alla forma, anche la
materia dei discorsi è diversa da quella delle profezie di Zaccaria, e fa riferimento ad avvenimenti e situazioni di
epoca posteriore, come quando annovera, tra i pericolosi nemici di Gerusalemme, i « Figli di lavan » ossia i
Greci, dei quali sappiamo che fu solo
duecento anni più tardi che, con le
conquiste di Alessandro Magno, estesero il loro dominio verso l’oriente, sconfiggendo l’impero Persiano.
Comunque sia, i due discorsi profetici sono di particolare interesse anche perché contengono alcune profezie
delle quali si fa menzione esplicita nel
Nuovo Testamento.
Da « Zaccaria »
all'Evangelista Matteo
Il primo discorso (cap. 9 a 11) contiene varie profezie contro diversi popoli pagani che minacciano Gerusalemme e preannuncia la venuta di un
re giusto, umile e pacifico, che vincerà i nemici e ricondurrà all’unità il
popolo eletto.
È proprio in questa seconda parte
della profezia che troviamo il famoso
versetto (9: 9) che l’Evangelista Matteo (21: 5) applica all’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, la Domenica delle Palme: « Esulta grandemente, o figliuola di Sion, manda gridi di
allegrezza., o figliuola di Gerusalemme:
ecco, il tuo re viene a te; egli è giusto
e vittorioso, umile e montato sopra un
asino, sopra un puledro d’asina ». Ma,
oltre alla citazione dell’Evangelista,
che vede in Gesù il compimento della
profezia, nel dono di Dio al suo popolo, di un re pacifico e umile, è oltremodo interessante leggere i versetti seguenti che aprono, verso un grandioso universalismo, le speranze di salvezza; « Egli parlerà di pace alle nazioni,
e il suo dominio si estenderà da un ma
L'amico del fanciulli";
un Rumerò speciale dedicalo alla Bibbia
In vista della giornata della Riforma, il fascicolo di ottobre del mensile « L'amico dei
fanciulli » è stato interamente dedicato alla
Bibbia : un numero speciale, più nutrito del con*
sueto sottopone all'attenzione dei ragazzi « questo libro formidabile che viene a noi attraverso i secoli ». In forma piana e vivace, ma al
tempo stesso ricca di dati e di spunti, i ragazzi
sono invitati al « lungo viaggio attraverso l'Antico Testamento»; a seguire la storia avventurosa della più recente scoperta di manoscritti,
quelli di Qumran ; a riflettere sulla formazione
del Nuovo Testamento, « quando l'Evangelo si
scriveva a mano»; a seguire le tappe delle
maggiori traduzioni della Bibbia attraverso i se>
coli, con una fermata particolare su ciò che significò per la diffusione biblica la scoperta della
stampa a caratteri mobili del Gutenberg; a considerare ciò che la Bibbia ha significato ieri,
‘n una pagina della storia della diaspora valdese e significa oggi in un avamposto cristiano
’n Africa. Alcuni ragazzi esprimono il loro « papere » sulla Bibbia, e tutti i lettori e le loro famiglie e scuole domenicali sono invitati a un
« concorso biblico comunitario » che II impegna in una ricerca di gruppo.
re all'altro, e dal fiume sino alle estremità della terra » (9: 10 B).
Ma la profezia non si ferma a questo punto e al capitolo undecimo, si
preannuncia che la reiezione del Messia causerà altre rovine per il popolo
d’Israele e per la sua capitale. Ed è
qui nuovamente che troviamo un passo che servirà a San Matteo per una
nuova applicazione ai fatti di Cristo,
di quanto profetizzato. Trattasi dei
versetti 12 a 14 del capitolo, in cui si
parla dei « trenta sicli d’argento » che
costituiscono la valutazione, in moneta, della vita delTinviato di Dio. Si noti che « trenta sicli d’argento » erano
il prezzo di mercato per la compravendita di uno schiavo o per l’indennizzo
(al padrone) in caso di sua uccisione
colposa (Esodo 21; 32). L’Evangelista
(Matteo 27: 9-10) cita espressamente
questi versetti non solo per riferire il
turpe mercato di Giuda, ma per farne
risaltare l’obbrobrio: Gesù è stato valutato, dal venditore come dai compratori, al prezzo di uno schiavo!
(Tra parentesi notiamo che Matteo
attribuisce (erroneamente) questa profezia a Geremia, il che comprova che,
ai suoi tempi, il discorso non era ritenuto di Zaccaria, ma poteva venir
attribuito ad altro profeta, che l’Evangelista suppone potesse essere stato
Geremia).
La promessa
delle « acque vive »
Al capitolo XII comincia il secondo
discorso che promette la vittoria di
Gerusalemme su tutti i popoli vicini
e nemici ed un successivo periodo di
ravvedimento. La profezia termina con
la predizione e descrizione del pauroso « giorno del Signore », dopo il cui
giudizio, l’Eterno regnerà su Gerusalemme, ravveduta e purificata dalle
prove, e interamente consacrata alia
adorazione ed al servizio del « Signore degli eserciti ».
Anche in questo discorso, accanto
alle terrificanti profezie della punizione divina, ci sono alcuni versetti nei
quali spira un soffio di ampio e grandioso universalismo. Ne citiamo uno,
come esempio; dopo il terribile giudizio di Dio: « Avverrà in quel giorno,
che delle acque vive usciranno da Gerusalemme, metà delle quali volgerà
verso il mare orientale e metà verso
il mare occidentale, tanto d’estate
quanto d’inverno. E l’Eterno sarà re
di tutta la terra, in quel giorno l’Eterno sarà l’unico, e unico sarà il suo nome... ».
Una profezia che si è verificata quando, da Gerusalemme, la sorgente di
« acqua viva » « che scaturisce in vita
eterna » fluì verso l’oriente e verso l’occidente. I primi versetti del capitolo 22
dell’Apocalisse riprenderanno questa
immagine, che anche il Profeta Ezechiele aveva illustrato (cap. 47; 1 a 12),
arricchendola di poetici e suggestivi
particolari.
Il fatto che un’immagine così eloquente percorra tutta la Bibbia e, partendo dai Profeti, passi per la bocca
di Gesù, per giungere fino all’ultima
pagina dell’Apocalisse, non è forse una
delle prove più interessanti e convincenti della meravigliosa unità del messaggio che Dio ci rivolge nella Sua Parola?
Ernesto Ayassot
3
24 novembre 1972 — N. 47
pag. 3
L
I lettori ci scrivono
La democrazia,
quella autentica
Un lettore^ da Salerno:
Caro direttore,
alcune considerazioni sugli articoli dei
n. 38 e 39. Palese Tironia; purtroppo privi e disabituati come siamo di « humor »
non riusciamo che ad etichettare il contenuto cercando dapprima la firma delParticolo. Continui pure l’esercizio, sicuramente
ci costringerà ad una doppia lettura, più
attenta e ragionata. Non è male.
Tuttavia Le esprimo, che lo pseudonimo in un giornale, vuol soltanto dire nome e cognome del suo direttore, in quanto
questi è responsabile della linea del medesimo e lo rappresenta. Non convengo invece, sulle malevolenze, i piccoli rancori
e i marchi presunti o tali del nostro ambiente. Non dico non vi sono, dico che Lei,
come me, come altri, abbiamo il dannato
dovere di batterci duramente contro questa spiacevole e gretta espressione. Questo
sì. Se le chiedono Tautocritica, non ne
hanno il diritto, possono tutt’al più chie
dere la Sua... testa, e Lei non la dia fa
cilmente.
La caccia alle streghe non ha cittadinan
za perché « la democrazia, governo di po
polo, — quella autentica, e non la Vati
canesca, la Mussoliniana e la Progressiva
che sono quelle “vere” — ha bisogno di
discussione come l’uomo fisico ha bisogno
dell’aria : discussione con gli avversari
per chiarire a loro e a noi le ragioni dei
nostri dissidi; discussione con gli amici ed
affini per chiarire a noi e a loro le ragioni
delle nostre concordie. Sopprimiamo la di
scussione, e non ci resterà che la scomuni
ca o l’abiura in mancanza del rogo, il manganello e l’olio di ricino o il confino, il
colpo alla nuca e l’internamento in ospedale psichiatrico o il processo prefabbrica
to e l’autocritica ». (G. S.).
Valdo Friulan, non potete, comunque,
liquidarlo così brevemente, perché allora
ignorate totalmente il « mondo » che vive
in tratti reali, come Lei ben dice, intorno
a noi.
Al Sig. Kunzler-Koelner, suo fedele lettore e va ringraziato per questo, bisogna
anche dire che Friulan non è a veramente cieco o non vuole vedere le cose come
sono », ma che non gli è offerta la diagnosi di un notevole processo storico o l’analisi dell’unico storico di genio prodotto
dalla scuola marxista. Sarebbe interessante che Friulan la conoscesse, perché allora potrebbe spiegarci il suo concetto di libertà e come concilia la sua fede in Cristo col movimento politico internazionale.
Molto interessante, perché Friulan « vedrebbe » anche da cieco o da ignorante, se
volete. Dove ignorante sta per mancanza
di conoscenza. Ma la responsabilità, vera,
della diagnosi, dell’analisi, va addebitata
agli editori Sansoni, Argalia, La Nuova
Italia. Cremonese, Schwarz e finalmente
La Claudiana. Sono troppo rari e costosi
i volumi degli Spini, Miegge ecc. (Grazie,
Prof. Gönnet, da Rabat) e Friulan li legge solo (per la sua fede in Cristo!) sulla
“Luce”, in occasione del Sinodo, se il direttore della medesima li ha sufficientemente violentati o noi ben etichettati per
il ripudio di collaborazione. Dimenticavo
di aggiungere, che ho conosciuto Valdo
Friulan, lo incontro tutte le mattine; purtroppo — malgrado ritenga che l’uomo sia
capace di divenire meno stupido, grazie
alla educazione di quella intelligenza che
10 distingue dal bruto, e che il solo metodo disponibile per educare quella intelligenza è la libera discussione, con tutte le
libertà implicite in essa — non son stato
in grado di rendere la vista al Friulan e
peggio ancora a me stesso l’educazione dell’intelligenza. Volete provare Voi, per noi?
11 talento non manca, tutt’altro.
Con apprezzamento per la sua opera.
Fraternamente
Corrado Baret
= Infiltrazioni
e pressioni
Una lettrice, da S. Giovanni Lipioni:
Caro direttore.
la critica dì « costume giornalistico »
fatta dal gruppo dì lettori di Torino, sul
n. 42, mi sembra fondata e seria.
Personalmente di fronte allo scritto di
Valdo Friulan mi sono trovata nello stesso disagio che si prova nello scoprire o
anche solo nel sentir parlare delle infiltrazioni fasciste fra gruppi anarchici o della sinistra extra parlamentare. Non voglio
accusare Valdo Friulan di fascismo, il suo
scritto è troppo vago anche per poter essere interpretato in tal senso; vorrei dirgli solo che il suo stile è quello della infiltrazione e non della contestazione aperta e chiara di alcuni argomenti che solo
allora potrebbero essere seriamente affrontati. Invece quali conseguenze porta
l’infiltrazione? Innanzitutto lo pseudonimo, che è, malgrado le scuse che tu apporti, un puro e semplice atto di vigliaccheria; andiamo, in una chiesa come la
nostra, con il Sinodo che abbiamo, La Luce
che ci ritroviamo, non c’è abbastanza a palestra dei lettori », per cui uno possa dire la sua e non venire linciato? Invece lo
pseudonimato è comodo per restare al coperto, per non aver bisogno di esplicitare
di più la propria posizione, per poter tenere aH’occorrenza il piede in due staffe.
Poi Valdo Friulan fa uso (ma bisognerebbe dire abuso) di terminologia comunista
(i compagni sovietici, il movimento politico internazionale a cui ci sentiamo particolarmente vicini...) e infine, altre caratteristiche indispensabili dell’infiltrazione,
spinge il discorso con arroganza ed estre
‘illlllilll
mismo (ironico e voluto, ma ampiamente
fraintendibile, come dimostrano le tre lettere di nostri fratelli, che non sono certo
degli stupidi).
La mia, caro direttore, non è a trepida
cura per gli ignari », è sdegno per questo
comportamento che non mi sembra per
niente ispirato alla sobrietà e chiarezza
evangelica. Alcuni di questi argomenti
varrebbero anche per l’autore del trafiletto « Manicomio Valdese » del n. 38, ‘ma
ora non voglio divagare. Tu hai detto a
quelli di Torino che bisogna distinguere
le due questioni, dello pseudonimato e del
contenuto, e hai l’impressione che nessuno attacchi il contenuto, ma invece a
me sembra che cosi si faccia una ipocrita
distinzione fra contenuto e forma. Il problema mi sembra essere uno solo e cioè
quello dello scopo dello scritto di V. Friulan. Con la tecnica dell’infiltrazione egli è
riuscito a far credere a un certo numero
di nostri fratelli (come dimostrano gli interventi precedenti) che i giovani della
FGEI siano tutti filo-sovietici, che siano
antisemiti, che deridano il biblicismo di
certi fratelli fondamentalisti, che distorcano la libertà ritenendola un fatto acquisito sulla base di una scelta partitica, che
la FGEI abbia la funzione dì poeta aulico o maestro di cappella alla grande corte
sovietica. Questi argomenti cosi .smascherati (ammesso che siano veramente questi;
se lui li avesse esposti in maniera più
aperta non avremmo di questi dubbi) sono
piccini e ridicoli (sulla posizione generale
della FGEI vedasi il nuovo fascicolo di Documentazione, pubblicato di recente e dif
fuso da Agape; sulla questione del fonda
mentalismo, il prossimo numero di « Gioventù Evangelica », con alcuni interventi
dal campo di Ecumene); tuttavia questi
argomenti sono gravi se vogliono essere infamanti e gettare discredito sulla FGEI,
aizzando fratelli più o meno ignari a inorridire di fronte a presunti estremismi che
si finisce per attribuirle.
Auspico dunque, caro direttore, che ti
giungano da varie parti pressioni affinché
la prassi dello pseudonimato sìa tolta e
ciascuno prenda chiaramente le responsabilità dì quello che scrive.
Fraternamente,
Gianna Sciclone
Inutile ripetermi. Quanto alle pressioni,
vi sono piuttosto allergico...
G. C.
Intercedere
per mister
Una lettrice, da Riclaretto:
Diritti costituzionali
e privilegi
Un lettore, da Genova:
Molti scrittori nostrani scrivono e criticano i fatti e gli avvenimenti del mondo ma neppure uno si prende cura di contribuire ad eliminare ciò che vige in Italia, ai nostri tempi, in contrasto con la
Costituzione Repubblicana.
L’art. 3 — parte fondamentale — prescrive quanto segue :
(c Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono eguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso, di razza di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali.
E’ compito della Repubblica, rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale. che, limitando di fatto la libertà e
Vuguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e Veffettiva partecipazione alla vita politica,
economica e sociale del Paese ».
In contrapposizione al suddetto articolo
vige l’art. 31 — parte seconda — ove al
1*" comma è detto : « La Repubblica agevola con misure economiche ed altre provvidenze la formazione della famiglia e
V adempimento dei compiti relativi con
particolare riguardo alle famiglie numerose ».
(Questo articolo è di pretta marca fascista, di quel ventennio decorso, quando
B. Mussolini dichiarò di volere otto milioni di baionette per conquistare e mantenere l’Impero etiopico — l’attuale Repubblica invece ripudia la guerra),
I dipendenti delle aziende private, ai
termini di legge tuttora vigenti (del fascismo) se sono donne vanno in pensione
a 55 anni di età, e se sono uomini a 60 e
quelli dello Stato a 65; ciò comporta di
sparìtà di dignità e dì uguaglianza sociale
Di due coniugi, entrambi lavoratori, di
pendenti da qualsiasi azienda, pubblica autonoma o privata, e quindi pensionabili
ambedue, in caso di premorienza del ma
rito, alla moglie spetta la reversibilità della pensione invece in caso di premorienza
della moglie, nulla spetta al marito, (anche queste norme, fasciste, sono in stridente contrasto con l’art. 3 dianzi citato).
Durante il dominio austro-ungarico, nelle terre irredente, gli impiegati dello Stato percepivano la pensione pari allo stipendio goduto al tempo del collocamento
a riposo, ed in Italia veniva applicato il
90% sull’unica voce pensionabile, e ciò
fino al 1923. Da quella data il fascismo
Tha ridotta all’80%; a tale riduzione occorreva aggiungere lire quattro giornaliere, durante il tempo lavorativo, le quali
non erano computabili agli effetti della
pensione e pertanto quella liquidazione è
stata portata al 70% circa, in luogo del
90 per cento.
Oggigiorno, a distanza di 49 anni ed
a 25 dall’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana, viene praticato lo
stesso trattamento pensionistico del 1923,
disposto dal fascismo. Viceversa, come è
in vigore di recente, gli Enti comunali e
previdenziali applicano oltre il 100% ai
propri dipendenti. Da ciò emerge uno scandalo nazionale e ne consegue grave disagio fra i cittadini italiani, i quali si vedono amministrati con criteri differenziati.
Si fa osservare la dissonanza esistente
fra le classi politiche italiane: mentre in
altri regimi si tende ad inculcare nei popoli il concetto della limitazione delle nascite, da noi si usano tutti i modi possibili per aumentarle; non solo, ma si è
contrari a quei principi; tanto è vero che,
qualche settimana fa, anche su questa
rivista si è letta una critica acerba rivolta alla Cina Popolare per avere introdotto una apposita legge per la diminuzione;
e poi, cosa sconcertante, ci si lamenta che
i nostri poveri lavoratori sono costretti ad
emigrare, qua e là nel mondo, in cerca di
lavoro per sfamarsi.
Annunciato Boria
Udire e utilizzare
la diaspora
Un lettore da Laigueglia:
Caro direttore,
ho letto che la domenica 1° ottobre in
varie località delTUlster cattolici e protestanti hanno interceduto insieme per la
pace, pubblicamente. Anche se la cosa
non si è saputa in tempo per associarci allora a loro, non si potrebbe ugualmente
dedicare una domenica in tutte le chiese d’Italia, per pregare per loro, affinché
Dio conceda loro la vera pace? Io prego
per questo, anche se le preghiere mie
come di tanti altri non sono state ancora
esaudite; ma sono fratelli che dobbiamo
aiutare, e attendo che Dio nella sua infinita misericordia ponga fine a quella
guerra e all’odio che divide gli uomini, e
venga presto il giorno in cui tutti si amino come veri fratelli.
Enrichetta Clot
Signor direttore.
Mi scusi se le rubo un po’ di tempo e
spazio prezioso, ma quanto sto per dirle
penso che potrebbe interessare a tutti in
generale e alla Diaspora in particolare.
Domenica 22 c. m. mi son recato a San
Remo ad assistere alTassemblea di Chiesa.
Giunti all’argomento « Evangelizzazione »,
mi son permesso di fare osservare che sarebbe stato giusto interpellare anche la
Diaspora. La richiesta è stata ritenuta giusta, ma il Pastore Nisbet ha fatto presente (pur essendo consenziènte) che, a norma
dei regolamenti, bisognava che ci fossero
un certo numero di persone in un certo
luogo (14 credo).
Non ho ribattuto per riguardo all’assemblea di cui ero ospite e anche perché i
regolamenti sono quello che sono, ma a
me pare, che se ci fosse un solo fratello in
un raggio anche di mille Km., sarebbe
giusto, cristiano e democratico sentire il
suo parere.
Chissà quanti fratelli, sperduti nelle
Diaspore, che per ragioni di distanza non
possono frequentarne i centri e pur avendo capacità, voglia e, magari, tempo da dedicare al Signore, trovandosi emarginati e
nell’impossibilità di far sentire la loro voce, non possono far fruttare i loro talenti,
con danno per la Chiesa stessa.
Spero che il buon senso possa prevalere
sui regolamenti.
Scusandomi, invìo saluti e ringraziamenti.
Mario Marchiano
Letterina aperta al
pastore Alberto Taccia
Caro Pastore Taccia,
Il « ponte » festivo dei primi di novembre mi ha proeurato l’occasione (oserei
quasi dire il privilegio) di ascoltare la Sua
predicazione di ieri domenica 5, in cui,
partendo dal noto versetto 1 Cor. 15: 54
« La morte è stata sommersa dalla vittoria », ha saputo trarre un felicissimo spun
to dalla quasi coincidenza delle celebra
zioni dei defunti e della vittoria del 1918
Non ci sarebbe davvero da meravigliarsi
che qualche amatore dello sterile patois de
Canaan abbia giudicata non del tutto opportuna la lettura dal pulpito di alcuni
pensieri tratti dalTarticolo del filosofo
marxista austriaco Ernst Fischer pubblicato e commentato in prima pagina dalVEco-Luce del 3 novembre relativo alle
stragi che continuano ad essere perpetrate
oggi ed allo spreco spaventoso di dollari e
rubli (ma io aggiungerei di tutte le monete del mondo), mentre la fame e la miseria imperversano tuttora in parecchi continenti. Domani, i miei alunni tradurranno come esercizio qualche stralcio di questo scritto che coraggiosamente denunzia
tante infamie delle nazioni cosiddette civili e spesso sedicenti cristiane, e potrà
darsi benissimo che qualche genitore benpensante si prenda la briga di recriminare
sulla mia scelta presso i Superiori.
Mi è grato comunicarLe che dovrò a
Lei questa mia « predicazione laica ».
Con cordialità cristiana e vivissima stima.
Emanuele Tron
N.d.r.: queste lettere non sono solo state
’’ritardate” per mancanza di spazio, ma ci
sono giunte con forti ritardi postali.
TACCUINO DI UN VIAGGIO NEL SUD
A Napoli, con i fratoni
dolio Chiose Cristiane Libere
= NUOVI CONVERTITI
31 ottobre sera: una bella rappresentanza delle comunità campane delle
Chiese Libere è raccolta nella chiesa
del collega Vincenzo Napoleone per
udire i messaggi della Parola di Dio.
La maggior parte dei presenti ha preso parte alla campagna di evangelizzazione tenutasi a Napoli al teatro Politeama dal 16 al 24 settembre 1972. In
quella settimana di annunzio dell’Evangelo una media di 250-300 persone
si è spiritualmente arricchita di messaggi dei fratelli Di Cangi, Napoleone
e Maselli. Il dr. Di Cangi, proveniente
dal Canada, ha trascorso le sue ferie
a beneficio di tanti cercatori della Parola. Alla spiegazione delTEvangelo seguiva il dibattito presieduto dal prof.
Domenico Maselli con la partecipazione d’un centinaio di persone, particolarmente giovani. Un gruppo di coralisti evangelici di Firenze ha contribuito notevolmente alla testimonianza.
Nel corso della « campagna » sono stati tenuti studi biblici al mattino, mentre nel pomeriggio un gruppo predicava, colloquiava con la gente nelle piazze. Come risultato deH'azione evangelistica ben 33 persone hanno chiesto il
battesimo della nuova nascita.
= IL « MEDICO » DELLA « CASBA »
= CHI SONO?
Genova, 6 novembre 1972
quelle delle Valli Valdesi e soprattutto il movente della nascita di quelle
comunità.
CON GLI « APOSTOLICI »
DI NAPOLI
In via Pavia, nei locali della chiesa
apostolica, 150 congressisti, soprattutto giovani, provenienti dalla Sicilia,
Puglia, Toscana e da altre regioni, hanno trascorso quattro giorni consecutivi insieme dalle 10 alle 12 del mattino
e dalle 18 alle 21 la sera,
delle chiese e gruppi, con relativi edifici saranno assorbiti dalla Chiesa Meli tema centrale del Congresso: Il
giovane tra chiesa e mondo, suddiviso
in tre sottotemi: la responsabilità della chiesa nella preparazione del giovane, presentato dal Pastore Howells,
presidente dell’opera; il matrimonio e
la famiglia presentato dal sottoscritto
e il vero impegno socio-politico del
credente, introdotto dal dr. Mario Affuso, con un’ampia relazione. Un questionario sul tema generale è stato discusso dai giovani e le risultanze sono
state lette dal pastore L. Roncavasaglia.
TEMI CHE SCOTTANO
La sera del 31, incontro un fratello
di nome Atanasio: di modesta cultura, si è consacrato al Signore ed ha la
responsabilità di una comunità. Lo Spirito del Signore lo manda presso gli
ultimi: drogati, invertiti, gente di malaffare, creature senza speranza; di notte e precisamente dalle tre del mattino,
Atanasio prepara i cartelli dei prezzi
al mercato rionale e durante il giorno
evangelizza, annunzia la Speranza ai
reietti, alle pecore ritenute ormai perdute dalla società dei « giusti ». Nella
« casba » napoletana non è facile entrare e comunicare con un mondo così
diverso e imprevedibile; Atanasio è figlio del popolo, conosce l’anima d’una
gente il cui cuore forse non è più aperto alla voce degli uomini, ma sensibile
alla voce dei messaggeri dell’Eterno.
M’avvicino ad Atanasio: si schermisce,
non crede di fare cose eccezionali, perché l’opera sua è frutto d’un « fuoco
ardente racchiuso nelle sue ossa e non
può contenerlo ».
La prospettiva di lavoro di queste
comunità si delinea sotto buoni auspici: l’ansia di conoscere, di prepararsi
per annunziare ad altri il messaggio
è sentita nei giovani come presso gli
anziani.
Il rischio di essere « secolarizzati »
comporta una preparazione seria da
parte delle famiglie, dichiara il primo
relatore, per una profonda maturazione interiore del giovane ad una responsabilizzazione di fronte ai problemi del tempo d’oggi. In riferimento alla vita matrimoniale ed alla famiglia,
essi sono « un posto missionario » per
la testimonianza anziché luogo di compromesso, di adattamento alla mentalità del mondo.
Il tempo del fidanzamento è essenziale per conoscersi, testimoniare della propria fede in vista d’un matrimonio nel quale il Signore è sovrano. Es
L’annuario evangelico reca come titolo per indicare questi gruppi: Comunione delle Chiese Cristiane Libere:
l’organismo nato nel 1969 per iniziativa di gruppi di chiese provenienti dalla missione battista della Spezia, tende a collegare gruppi e fratelli isolati
nel rispetto delle appartenenze denominazionali dei singoli. Lo scopo principale della « Comunione » mira a promuovere un’azione evangelistica intensa, servendosi di tutti gli strumenti
moderni e particolarmente della collaborazione delle altre chiese che sono sensibili all’annunzio, aU’esterno
dei normali locali ecclesiastici. I gruppi più cospicui sono sorti nella zona
napoletana.
Lo spirito evangelistico di queste
chiese ricorda molto da vicino lo zelo
delle « chiese cristiane libere » sorte
dopo la metà del secolo scorso, la cui
vicenda è narrata da Giorgio Spini nel
libro dal titolo poco felice: L'Evangelo ed il berretto frigio. È interessante
anche per i lettori valdesi sapere che
« le chiese cristiane libere » sono sorte come azione del Risveglio a Ginevra ed alle Valli Valdesi per la predicazione del « risvegliato » Felix Neff,
l’apostolo delle Alpi. In quel tempo,
verso il 1825, il « cimitero » delle Val,
li, quale miracolo dello Spirito restituisce dei corpi e delle anime interamente rinnovate dalla predicazione del
Neff. Fioriscono le riunioni serali che
durano fino a notte inoltrata, la preghiera spontanea, il canto, la testimonianza quotidiana, l'interesse per i
bambini (vedi la Scuola Domenicale),
l'amore per le missioni.
Il gruppo dei « risvegliati », tra i
quali ricordiamo il contadino Davide
Lantaret, non teme la « scomunica »
dal Concistoro di San Giovanni, della
borghesia di quella chiesa e tanto meno della « Venerabile Tavola ». Nascono così vari gruppi a Luserna San Giovanni, a Inverso Rinasca (Chenevières). San Germano, Giovo di Angrogna. Queste chiese, scrive lo Spini,
aderiranno al folto gruppo delle « chiese cristiane libere ». La loro storia,
seppur tessuta di debolezze e di errori, comuni ahimè a tutte le chiese, rivela uno spirito evangelistico commovente in un contesto italiano difficile
ed oppressivo: si pensi ai molti casi
di processi e di arresti, ricordati dallo
Spini.
Nel moento della crisi di quelle comunità si delinea la prospettiva di
unione con le chiese valdesi, senza risultati, purtroppo, per la « mentalità
conservatrice, diffidente d’ogni novità
dei Valdesi delle Valli » e soprattutto
per l’opposizione dell’allora moderatore Pietro Lantaret.
Successivamente la maggior parte
todista. Comunque è interessante scoprire nel libro di Giorgio Spini il collegamento delle « chiese libere » con
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00184 ROMA, specificando la causalo
del versamento.
so è anche tempo di attesa psicologicamente importante per una unione di
corpo ed anima al tempo giusto, quale
elemento prezioso per la fedeltà. La famiglia è inoltre un luogo aperto alle
voci dei problemi del mondo, per essere una luce ed una speranza per gli
altri.
In riferimento edViinpegno socio-politico del credente il relatore ha sottolineato « l’urgenza d’una testimonianza
a precise situazioni che esigono scelte
capaci di determinare la credibilità
della nostra fede e del messaggio »;
queste scelte debbono contenere il
senso della giustizia poiché « conviene
che si adempia ogni giustizia ».
I GIOVANI INTERROGANO
Giovani impegnati nella testimonianza cristiana hanno chiesto chiarimenti sui vari temi con senso di viva
responsabilità: si è chiarito il concetto di chiesa intesa non come « docente e discente » ma come comunità di
credenti dove Cristo è l’unico « docente » e noi tutti discepoli coi vari doni e ministeri, alimentati dallo Spirito.
Mentre da parte degli anziani si avvertiva un senso di pessimismo per le
esperienze negative del passato in riferimento ai problemi politico-sociali,
i giovani hanno chiesto una maggiore
informazione ed aggiornamento per
poter meglio capire i problemi e le situazioni e fare delle scelte alla luce
della Parola di Dio.
CAPELLONI « NATI DI NUOVO »
Due sposini con una bimba: lei della
Bretagna, lui di Foggia; lo sguardo, i
pensieri espressi annunziano una vita
nuova. Lo spirito di Dio li ha trasformati. Lei: giovanissima, fa un’esperienza politica, e collabora con gruppi marxisti-leninisti; delusa, si rifugia nel lavoro in un ospedale; poi, viaggia in
Italia alla ricerca dell’amore libero; incontra un « capellone » che sarà poi
suo marito. Fanno vita in comune e
quando ormai sono già stanchi dell’amore libero e lei sta per rientrare
in Bretagna, si prospetta la nascita di
una creatura. I piani sono mutati; d’improvviso, nel clima della ribellione una
luce dall’alto si manifesta e Cristo
prende possesso del cuore della giovaGustavo Bouchard
(continua a pag. 2)
Doni prò Eco-Luce
Flora Tourn, Torre Pellice L. 1.000; Enrico Pons, Prarostino 500; Felice Abbena, Torrazza Piemonte 1.500; Evelina Taccia, Torino
1.500; Ester Panasela, Pachino 6.500; Giordano Bensì, Latina 500; Desiderata Clot. Perrero 500; Clorinda Guerrini, Firenze 1.500.
Grazie! (continua)
4
pag.
N. 47 — 24 novembre 1972
Accordo soiroocaristia fra cattolici o protestanti
PREMESSA
Quello che segue è il testo integrale delraccordò dottrinale sulFeucaristia raggiunto
da un gruppo interconfessionale francese
(« Groupe des Dombes » : Les Dombes è il
nome deirabbazia in cui hanno luogo gli incontri), fondato nel 1937 dairecumenista cattolica Paul Couturier. L’accordo è frutto di
vari anni di lavoro ed è stato preceduto da
altre serie di tesi sulla chiesa corpo di Cristo
(1958), Vautorità e la presidenza del ministero (1959), la successione apostolica (I960),
il sacerdozio ministeriale in rapporto al sacerdozio universale (1962), e da tesi provvisorie sulVintercomunione (1967, 1968, 1969).
Oltre all’accordo dottrinale ce n’è uno pastorale, più breve e di minore importanza.
L’accordo raggiunto nel 1971 è pubblicato
dalle Presses de Taizé nel 1972 col titolo Verso una stessa fede eucaristica? Tra i firmatari
deiraccordo figurano i pastori Georges Appia,
H. Bruston, E. Disérens, M. Ferrier-Welti,
Marc Lods^ Hèbert Roux, i sacerdoti /. de
Baciocchi, René Beaupere^ C. Gerest, P. Mi
chalon, Maurice Villain,
Taizé Max Thurian.
COMMENTO
e il vice-priore di
Il commento che segue non si propone in ilcun modo di esaurire l'analisi del documento
ma semplicemente di introdurla e di sollecitarne altre più approfondite. La nostra valutazione
non ha quindi nulla di conclusivo o di definitivo; è una serie di annotazioni in margine alia
lettura del testo, un primo contributo a un lavoro più completo e organico che le chiese
sono chiamate a svolgere, nella misura in cui
si sentono interpellate da un consenso ecumenico come quello raggiunto dal Gruppo
« des Dombes ». Indicheremo anzitutto gli
aspetti positivi più importanti del documento,
poi elencheremo i motivi di riserva crìtica o di
aperto dissenso.
I. ASPETTI POSITIVI
I maggiori ci pare siano essenzialmente due
( diversi altri minori devono essere tralasciati
per brevità ). Il primo è l'avvenuto supera
mento della dottrina cattolica della transustanziazione, in quanto viene scartata la concezione
materialista che più o meno magicamente localizza Cristo negli « elementi » e afferma il
cambiamento fisico-chimico del pane e del vino.
Ci sono delie affermazioni del testo che rivelano che il superamento non è completo e non è
privo di una notevole dose di ambiguità. Comunque un passo è stato latto, l'avvio è promettente anche se molto cammino deve ancora essere percorso.
Il secondo aspetto positive è l'avvenuto superamento di una certa concezione cattolica del
ministero, per cui i vescovi cattolici ( o ortodossi} sarebbero gli unici in grado di celebrare
efficacemente l'eucaristia, o direttamente o tramite sacerdoti cui essi hanno conferito il « potere di consacrazione ». Tutta la concezione dei
«c poteri » del sacerdote sembra caduta, comunque non se ne parla e la realtà dell'eucaristia
è fatta dipendere dalla presenza e dall'azione
di Cristo più che dall'opera del sacerdote o del
ministro in genere. Anche questo è un grosso
passo avanti, che apre una possibilità d'intesa
là dove più viva era stata, sìnora, la contro*
versia e più acuto il contrasto delle posizioni.
II. ANNOTAZIONI CRITICHE
Seguendo l'ordine dei paragrafi indicheremo
schematicamente le affermazioni o le espressioni
che destano perplessità, riserve o dissenso.
nn. 1-3. Cosa vuol dire, nel tìtolo del documento, « fede eucaristica »? Fede nell'eucaristia o in rapporto ad essa? Il Nuovo Testamento ignora una sìmile fede. L'eucaristia non è
oggetto di fede (è sintomatico che non sia
menzionata nel Credo) ma dì azione («fate
questo...»). L'eucaristia non è un dogma.
«Celebrazione eucaristica» (n. 1). L'eucaristia è una « celebrazione »? Dal Nuovo Testamento non risulta. Qui il pasto eucaristico viene mangiato (I Corìnzi 11, 20), non celebrato.
nn. 4-8. L'eucaristia « segno efficace » (n. .5)?
In che senso « efficace »? Non basta dire « segno »? Buona invece l'idea di riferire il sacrifìcio dì Gesù non solo alla sua morte ma anche alla sua vita (così anche al n. 9).
Cristo sarebbe presente ai suoi « in modo
Groupe des Dombes:
“Vers une même foi eucharistique?”
1. - Oggi, quando i cristiani celebrano
l’eucaristia e annunciano l’evangelo si
sentono sempre di più fratelli in mezzo
agli uomini, con la missione e l’impazienza di rendere insieme testimonianza allo stesso Cristo, per mezzo della
parola, dell’azione e della celebrazione
eucaristica. È per questo che da qualche anno il « Groupe des Dombes » ha
esaminato il senso e le condizioni della reciproca apertura eucaristica e della celebrazione comune.
2. - Una condizione particolarmente
importante per questa comime partecipazione al tavolo del Signore è un accordo sostanziale su ciò che l’eucaristia è, malgrado le differenze teologiche.
3. - Il Gruppo « des Dombes » fa
proprio il testo di accordo di « Fede e
Costituzione » (1968), cercando di chiarirlo, adattarlo e completarlo in funzione della situazione interconfessionale
oggi in Francia.
I. L'eucaristia, pasto del Signore
4. - L’eucaristia è il pasto sacramentale, il nuovo pasto pasquale del popolo di Dio, che il Cristo, avendo amato i
suoi discepoli fino alla fine, ha dato
loro prima della sua morte affinché lo
celebrino nella luce della risurrezione
finché egli venga.
5. - Questo pasto è il segno efficace
del dono che il Cristo fa di se stesso
come pane di vita attraverso il sacrificio della sua vita e della sua morte,
e per mezzo della sua resurrezione.
6. - Nell’eucaristia, il Cristo adempie
in un modo privilegiato la sua promessa di rendersi presente a coloro che si
radunano nel suo nome.
II. L'eucaristia,
azione di grazie al Padre
7. - L’eucaristia è la grande azione di
grazie al Padre per tutto ciò che ha
compiuto nella creazione e nella redenzione, per tutto ciò che compie ora
nella Chiesa e nel mondo malgrado il
peccato degli uomini, per tutto ciò che
vuole compiere con la venuta del suo
regno. Così, l’eucaristia è la benedizione (berakah) per mezzo della quale la
Chiesa esprime la sua riconoscenza
verso Dio per tutti i suoi benefici.
8. - L’eucaristia è il grande sacrificio
di lode nel quale la Chiesa parla in nome dell’intera creazione. Infatti il mondo che Dio ha riconciliato con sé nel
Cristo è presente in occasione di ogni
eucaristia: nel pane e nel vino, nella
persona dei fedeli e nelle preghiere che
essi offrono per tutti gli uomini. Così
l’eucaristia apre al mondo la via della
sua trasfigurazione.
III. L'eucaristia, memoriale del Cristo
9. - Il Cristo ha istituito l’eucaristia
come il memoriale (anàmnesi) di tutta
la sua vita, e soprattutto della sua croce e della sua risurrezione. Il Cristo,
con tutto ciò che ha compiuto per noi
e per tutta la creazione, è egli stesso
presente in questo memoriale, che è
anche un anticipo del suo regno. Il memoriale, nel quale Cristo agisce attraverso la gioiosa celebrazione della sua
Chiesa, implica questa ri-presentazione
e questa anticipazione. Non si tratta
dunque solo di richiamare allo spirito
un avvenimento del passato o anche il
suo significato. Il memoriale è la proclamazione effettiva da parte della
Chiesa della grande opera di Dio. Tramite la sua comunione col Cristo, la
Chiesa partecipa a questa realtà di
cui vive.
10. - Il memoriale, come ri-presentazione e anticipazione, viene vissuto nell’azione di grazie e nell’intercessione.
Compiendo il memoriale della passione, risurrezione e ascensione del Cristo, nostro sommo sacerdote e intercessore, la Chiesa presenta al Padre il
sacrificio unico e perfetto del suo Figlio e gli chiede di attribuire a ogni
uomo il beneficio della grande opera
della redenzione che essa proclama.
IL - Così, uniti al nostro Signore che
si offre a suo Padre e in comunione
con la Chiesa universale in cielo e sulla
terra, siamo rinnovati nell’alleanza
.suggellata dal sangue di Cristo, e ci offriamo noi stessi in un sacrificio vivente e santo che deve esprimersi in tutta
la nostra vita quotidiana.
12. - Il memoriale del Cristo è il contenuto essenziale della parola proclamata come pure dell’eucaristia. Non si
celebra l’eucaristia senza annunciare la
parola, poiché il ministero della parola
ha di mira l’eucaristia e inversamente
quest’ultima presuppone e porta a
compimento la parola.
IV. L'eucaristia, dono dello Spirito
13. - Il memoriale, nel senso forte che
gli abbiamo dato, presuppone l’invocazione dello Spirito (epiclèsi). Il Cristo,
nella sua intercessione celeste, chiede
al Padre di inviare il suo Spirito ai
suoi figli. Per questo motivo la Chiesa,
vivendo nella nuova alleanza, prega
con fiducia per ottenere lo Spirito, al
fine di essere rinnovata e santificata
dal pane di vita, condotta in tutta la
verità e fortificata per compiere la sua
missione nel mondo.
14. - È lo Spirito che, invocato sull’assemblea, sul pane e sul vino, ci rende il Cristo realmente presente, ce lo
dà e ce lo fa discemere. Il memoriale e
r invocazione dello Spirito (anamnesi
ed epiclesi), che sono orientati verso
la nostra unione col Cristo, non possono essere compiuti indipendentemente
dalla comunione.
15. - Il dono dello Spirito nell’eucaristia è un anticipo del regno di Dio: la
Chiesa riceve la vita della nuova creazione e l’assicurazione del ritorno del
Signore.
16. - Riconosciamo il carattere di epiclesi (cioè di invocazione dello Spirito)
proprio di tutta la preghiera eucaristica.
V. Presenza sacramentale del Cristo
17. - L’azione eucaristica è il dono
della persona del Cristo. Infatti il Signore dice: « Prendete e mangiate,
questo è il mio corpo dato per voi ».
« Bevetene tutti, perché questo è il mio
sangue, il sangue del patto sparso per
molti in remissione dei peccati ». Confessiamo dunque unanimemente la presenza reale, vivente, operante del Cristo in questo sacramento.
18. - Il discernimento del corpo e del
sangue del Cristo richiede la fede. Ciò
nondimeno, la presenza del Cristo nei
confronti della sua Chiesa nell’eucaristia non dipende dalla fede di ciascuno poiché è il Cristo che si lega lui
stesso, con le sue parole e nello Spirito, all'evento sacramentale, segno della
sua presenza donata.
19. - L’atto del Cristo essendo dono
del suo corpo e del suo sangue, cioè di
se stesso, la realtà data sotto i segni
del pane e del vino è il suo corpo e il
suo sangue È in virtù della parola
creatrice del Cristo e per la potenza
dello Spirito Santo che il pane e il vino sono fatti sacramento e dunque
« comunicazione del corpo e del sangue » del Cristo (1 Còrinzi 10: 16). Essi ormai, nella loro realtà ultima, sotto il segno esteriore, sono la realtà data e restano questa realtà in vista della loro consumazione. Ciò che è dato
come corpo e sangue del Cristo resta
dato come corpo e sangue del Cristo,
e chiede di essere trattato come tale.
20. - Constatando la diversità di prassi delle Chiese “ ma tirando le conseguenze dall’accordo che precede, in vista della conversione (metanoia) ecclesiale riconosciuta necessaria (cfr. la tesi n. II del 1963^ e le tesi del 1970),
chiediamo:
— che da parte cattolica si ricordi,
soprattutto nella catechesi e nella predicazione che l’intenzione originaria
della conservazione degli elementi eucaristici è la distribuzione ai malati e
agli assenti
— che da parte protestante sia messa in opera la forma migliore di testimoniare il rispetto dovuto agli elementi che sono serviti alla celebrazione eucaristica, cioè la loro consumazione ulteriore, senza escludere il loro
uso per la comunione dei malati.
VI. L'eucaristia,
comunione al corpo del Cristo
21. - Dandosi a quanti partecipano
alla comunione, il Cristo li raduna nell’unità del suo corpo. È in questo senso che si può dire: se la Chiesa fa l’eu
caristia, l’eucaristia fa la Chiesa. Spartirsi lo stesso pane e lo stesso calice
in un dato luogo fa l’unità dei comunicanti col Cristo totale, tra di loro e
con tutti gli altri comunicanti in tutti
i tempi e in tutti i luoghi. Condividendo lo stesso pane rendono manifesta
la loro appartenenza alla Chiesa nella
sua cattolicità, il mistero della redenzione si rivela ai loro occhi e il corpo
intero cresce nella grazia. La comunione è così la sorgente e la forza di tutta la vita comunitaria tra cristiani.
22. - Il Cristo ha abbattuto con la
sua croce tutti i muri che separavano
gli uomini. Non possiamo comunicare
con lui in verità senza lavorare affinché spariscano, in serio ai conflitti nei
quali siamo impegnati, i muri che si
elevano nella Chiesa tra razze, nazionalità, lingue, classi, confessioni...
23. - Secondo la promessa del Cristo,
ogni credente membiro del suo corpo
riceve nell’eucaristia la remissione dei
suoi peccati e la vita eterna, ed è nutrito nella fede, nella speranza e nell’amore.
24. - La solidarietà nella comunione
eucaristica al corpo di Cristo (agape)
e la sollecitudine chrfi cristiani hanno
gli uni per gli altri efper il mondo devono potersi esprimere nella liturgia:
tramite il reciproco perdono dei peccati, il bacio di pace, l’offerta dei doni
destinati ai pasti comunitari e alla distribuzione ai fratelli nel bisogno, la
fraterna accoglienza di tutti nel pluralismo delle posizioni politiche sociali e culturali...
VII. L'eucaristia, missione nel mondo
25. - La missione non è una semplice conseguenza dell’eucaristia. Ogni
volta che la Chiesa è veramente Chiesa, la missione fa parte della sua vita.
Nell’eucaristia la Chiesa è pienamente se stessa e si trova unita al Cristo
nella sua missione.
26. - Il mondo è già presente nell’azione di grazie al Padre, in cui la Chiesa parla in nome del creato intero; nel
memoriale in cui, unita al Cristo redentore e intercessore, essa prega per
il mondo; nell’invocazione dello Spirito in cui essa spera la santificazione e
la nuova creazione.
27. - Riconciliati nell’eucaristia, i
membri del corpo di Cristo diventano
servitori della riconciliaziorie fra gli
uomini e testimoni della gioia della risurrezione. La loro presenza nel mondo implica la solidarietà nella sofferenza e nella speranza con tutti gli uomini accanto ai quali sono chiamati a irripegnarsi per significare l’amore di Cristo nel servizio e nella lotta. La celebrazione dell’eucaristia, frazione di un
pane necessario alla \'ita, incita a non
accettare la condizione degli uomini
privati di pane, giustizia e pace.
28. - L’eucaristia è anche la festa della continua mietitura apostolica, nella
quale la Chiesa si rallegra dei doni ricevuti nel mondo.
Vili. L'eucaristia,
banchetto del regno '
29. - E per il tempo che va dalla sua
ascensione al suo ritorno che il Signore ha istituito l’eucaristia. Questo tempo è quello della speranza, ed è per
questo che la celebrazione dell’eucanstia ci orienta verso la venuta del Signore e ce la rende vicina. Essa e una
gioiosa anticipazione del banchetto celeste, allorché la redenzione sarà pienamente compiuta e tutto il creato sarà liberato da ogni servitù.
30. - Così, dandole l’eucaristia, il Signore permette alla Chiesa che, nella
debolezza, vivrà fino alla fine in mezzo
alle sofferenze e a combattimenti, di
riprendere coraggio e di perseverare.
31. - Questa Chiesa che il Cristo imtre durante tutto il suo carnrnino discerne, al di là di tutte le divisioni che
persistono in essa, che l’appuntamento escatologico è un appuntamento nel
quale Israele e tutte le nazioni saranno riuniti in un solo popolo.
IX. La presidenza deH'euearistia
32. - Il Cristo, nell’eucaristia, riunisce e nutre la sua Chiesa invitandola
al pasto che egli presiede.
33. - Questa presidenza ha come segno quella di un ministro che egli ha
chiamato e mandato. La missione dei
ministri ha come origine e come norma quella degli apostoli; essa è trasmessa nella Chiesa per mezzo dell’imposizione delle mani e con l’invocazione dello Spirito Santo. Questa trasmissione implica la continuità della carica
ministeriale, la fedeltà all’insegnamento apostolico e la conformità della vita all’Evangelo
34. - Il ministro manifesta che l’assemblea non è proprietaria del gesto
che essa sta compiendo, che non è padrona dell’eucaristia: essa la riceve da
un Altro, il Cristo vivente nella sua
Chiesa. Pur restando membro dell’assemblea il ministro è anche quell’inviato che significa l’iniziativa di Dio e
il vincolo della comunità locale con le
altre comunità nella Chiesa universale.
35. - Nelle loro reciproche relazioni
l’assemblea eucaristica e il suo presidente vivono la loro dipendenza nei
confronti dell’unico Signore e Sommo
Sacerdote. Nella sua relazione col ministero l’assemblea esercita il suo
sacerdozio regale come un dono del
Cristo sacerdote. Nella sua relazione
con l’assemblea il ministro vive la sua
presidenza come un servizio del Cristo
pastore.
X. Conclusione
36. - A questa tappa della nostra ricerca, rendiamo grazie del fatto che le
difficoltà fondamentali concernenti la
fede eucaristica sono state tolte.
37. - Riconosciamo però che sono ancora necessari dei chiarimenti sulla
permanenza della presenza sacramentale e la figura precisa della successione apostolica nel ministero. Ci sembra
che ogni partecipazione comune all’eucaristia esiga uno sforzo reale per superare queste difficoltà ed eventualmente, dalle due parti, l’abbandono di
tutto ciò che è segnato dalla polemica
nell’ambito delle posizioni confessionali.
38. - Il proseguimento della nostra
ricerca deve ancora arricchirci dei valori spirituali complementari di cui viviamo. Non esauriremo mai la comprensione di un mistero che supera
ogni intelligenza e ci invita continuamente a uscire da noi stessi per vivere nell’azione di grazie e nella meraviglia davanti a questo dono supremo
del Cristo alla sua Chiesa.
XI. Raccomandazione
39. - Si chiede sovente oggi qual è j1
grado di accordo nella fede richiesto
per permettere a una Chiesa di accogliere alla sua mensa eucaristica un
cristiano di un’altra Chiesa. Senza pretendere di risolvere qui tutte le altre
questioni sollevate dai diversi casi di
apertura eucaristica, pensiamo che l’accesso alla comunione non dovrebbe essere rifiutato, per una ragione di fede
eucaristica, a cristiani di un’altra confessione che fanno propria la fede professata in questo documento ^
40. - Perciò chiediamo alle autorità
delle nostre Chiese di considerare con
attenzione la nuova situazione creata
da questo accordo eucaristico, nel discernimento delle domande di ospitalità che sono loro rivolte.
' Questo non significa né localizzazione del
Cristo nel pane e nel vino, né cambiamento
fisico-chimico di queste cose. Cfr. S. Tommaso, 5. T. Ili, 76, 3-5 e III, 77. 5-8. Calvino.
Insù, I, 11.13 e IV, 14.18.
^ Certe Chiese orientali (quella copta, oer
esempio) non praticano la conservazione legli elementi (« riserva eucaristica »).
3) « Non possiamo raggiungere l’unità soltanto per mezzo di un accordo teologico. Ci
vuole una conversione (metanoia) ecclesiale,
in cui ogni Chiesa riconosca le sue mancanza.
Il cammino di questa conversione passa per
la riconciliazione dei ministeri, alla quale lo
Spirito ci invita e di cui lui solo ci rende
capaci ».
* Eucharisticum myslerium (25 maggio
1967), n. 49 e 50.
Cfr. La Cène du Seigneiir. testo adottato
dalle Chiese luterane e riformate di Francia.
Cfr. la tesi n. 2 del 1968.
^ Questi cristiani non sono per questo motivo dispensati dall’esaminare se la loro domanda è legittima, tenendo conto del valore
dei loro motivi e della disciplina della loro
propria Chiesa.
privilegiato » neii'eucaristia. Perché « priviiegiato »? Che i’eucaristia sia una forma privilegiata deiia presenza di Cristo in mezzo ai suoi
non risuita da nessun testo evangelico.
L eucaristia preparerebbe ia « trasfigurazione
dei mondo » ( n. 8 ). Pura speculazione. Il Nuovo Testamento parla di fine del mondo e di
nuova creazione, non di trasfigurazione dei
mondo e tanto meno in rapporto ali'eucaristia.
nn. 9-12. Senz'altro positiva l'insistenza .sull'interpretazione dell'eucaristia come memoriale
(«fate questo in memoria di me»). Ma bisognava precisare meglio che il memoriale è essenzialmente annuncio della croce ( visivo, non
verbale: «voi annunciate ia morte dei Signore») e non la sua «ripresentazione» o attualizzazione come afferma il documento. Il quale
dice anche che il memoriale è « proclamazione » ( n. 9 ) : si trattava di sottolinearlo maggiormente.
L'idea che la chiesa, con l'eucaristia, « presenta al Padre il sacrifìcio unico e perfetto del
suo Figlio» (n, 10) sembra del tutto estranea
al Nuovo Testamento.
nn. 13-16. Positiva l'insistenza suil'.szione dello Spirito Santo, che solo rende il Cristo presente. Ma che senso ha invocare io Spirito :< lui
pane e sui vino» ( n. 14), oltreché sull'essemblea? Lo Spirito agisce sulle persone, non :<uile
cose.
nn. 17-20. Già nel titolo del capitolo e poi
ripetutamente nei paragrafi ricorre la nozione di
sacramento, il cui significato non è chiarito:
sembra che tutti sappiano cosa sia. Sacramento — ormai è noto — non è una nozione evangelica : per il suo carattere non biblico e per ia
sua ambiguità sarebbe opportuno abbandonarlà, e parlare dell'eucaristia (e del battesimo),
senza più ricorrervi.
Sembra giusto sottolineare, come fa il documento, la presenza reale del Cristo nell'-aucaristia ( n. 17) e il fatto che il Signore è soggetto e non oggetto dell'azione eucaristica. Ma
si insiste troppo poco sul carattere rigorosamente
spirituale di questa presenza. Contrariamente a
quanto afferma il documento ( n. 19) il pane e
il vino restano segni e non diventano la realtà.
Il documento evoca, a proposito dell'evento eucaristico, la «Parola creatrice» ( n. 19): creatrice di che cosa? Delle due una : o il pane e il
vino restano fino alla fine pane e vino (tale è
la nostra convinzione : pane e vino sorro e restano segni di una realtà che è Cristo nel suo
dono per noi e che non può essere né oggettivata né rappresentata ma solo « significata » e
creduta ) oppure pane e vino cambiano molto o
poco, in un modo o nell'altro, e allora la transustanziazione cacciata dalla porta rientra dalla
finestra.
Siccome il pane e il vino a parer nostro restano pane e vino, contrariamente a quanto sostiene il documento, non ha alcun senso la
preoccupazione di conservare ii pane e il vino
rimasti dopo la S. Cena in vista di una ulteriore consumazione ( n. 20). È, secondo ogni evidenza, una preoccupazione estranea alla fede
cristiana originaria.
nn. 21-31. «L'eucaristia fa la Chiesa»
( n, 21 ), « la comunione è la sorgente e la
fonte di tutta la vita comunitaria tra cristiani »
( 21 ), « ogni credente... riceve nell'eucaristia la
remissione dei suoi peccati e la vita eterna »
(23), «riconciliati nell'eucaristia» ( n. 27) sono tutte espressioni prive di fondamento biblico non solo nel senso formale che non si possono citare versetti o addurre testimonianze in
loro favore ma nel senso sostanziale che conferiscono all'eucaristia una posizione centrale e un
ruolo creativo che la fede apostolica non sembra averle riconosciuto.
Il discorso sul « pluralismo » ( n, 24 ) resta
troppo generico per poter essere accettato in
un'ottica evangelica : in particolare esso sembra
soggiacere del tutto all'equivoco interclassista.
nn. 32-40. Bisogna capovolgere il ragionamento sulla successione apostolica : non è la trasmissione del ministero che « implica » ia fedeltà all'insegnamento apostolico e la conformità della vita all'Evangelo ( n. 33 ) ma al contrario sono questa fedeltà e questa conformità
che implicano la trasmissione del ministero. In
altri termini : non è la trasmissione che fa il
ministero ma la fedeltà !
E' giusto dire che l'assemblea « non è proprietaria » del gesto che compie (n. 34) ma bisognava aggiungere che neppure il ministro lo à.
Il discorso svolto al n. 35 richiederebbe una
attenta verifica teologica che qui, per ragioni
di spazio, non possiamo fare. I rapporti tra il
Signore, i ministeri e la chiesa non sono facili
da descrivere : ogni indebita accentuazione può
avere conseguenze fatali.
CONCLUSIONE
Che dire concludendo? Il testo dell'Accordo
rappresenta senza dubbio una tappa significativa nella ricerca di un consenso ecumenico sull'eucaristia. Esso fa fare alla questione alcuni
importanti passi avanti, mentre alcuni problemi cruciali restano più che mai aperti e controversi. In particolare l'affermazione che nell'azione eucaristica i segni (pane e vino) diventano la realtà (corpo e sangue) grazie all'opera creatrice della Parola e alla potenza
dello Spirito, non è in alcun modo accettabile,
come non lo è la tendenza a dilatare il significato e ia portata dell'eucaristia sino a farne il
centro e la sorgente di tutta la vita cristiana.
Altre riserve critiche di fondo devono essere
fatte e sono state formulate nel commento che
precede.
Si direbbe, in sostanza, che gii estensori del
documento siano ancora divisi tra la fedeltà
alla Scrittura e la fedeltà alla ( propria ) chiesa :
l'i prima non ha, nel documento, il primato che
deve avere. Solo ciò che è evangelico può essere ecumenico. Un accordo sull'eucaristia ( o
su qualunque altro tema controverso ) vale come ecumenico nella misura in cui è evangelico.
Ma la definizione evangelica, biblica, di eucaristia dev'essere di nuovo ripensata .s fondo.
Ma forse l'aspetto più debole di tutto il documento sta nel suo carattere astratto, in quanto
vi si descrive una eucaristia ideale per una i.hiesa modello che di fatto non esiste. Il documento
è più interessante che convincente perché :iembra dimenticare la reale condizione delle chiese,
le loro necessità vitale di riforma, senza la
quale qualunque consenso ecumenico sull'eucaristia lascia le cose come sono e più che la fede
unisce le infedeltà. PAOLO RICCA
5
24 novembre 1972 — N. 47
pag. 5
^ « CARISMA '72 » : il movimento pentecostale — in
senso assai lato — percorre
molte Chiese, di varia confessione. E noto che non solo le Chiese pentecostali sono
in forte sviluppo, oggi forse sopratutto nell'Ainerica latina ( specie in Brasile e nel Cile ), ma che, ad esempio, pure in seno al cattolicesimo nordamericano è assai vigoroso
un movimento di tipo carismatico. Anche nei paesi scandinavi esso dà segni di forte vitalità : in Finlandia forti
gruppi all'interno della Chiesa luterana, sia di lingua
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
finnica che di lingua svedese, sono così orientati; ora anche
in Svezia si verifìca un fenomeno analogo, e recentemente
Stoccolma ha ospitato un incontro ecumenico "carismatico".
0 Ai primi di novembre si è tenuta, a Roma, la prima
assemblea del « Movimento 7 novembre », cui ha dato
vita, lo scorso autunno, l'assemblea dei « preti solidali »,
ala del dissenso cattolico, che, pur vigorosamente critica, si
vuole fortemente innestata nella Chiesa cattolica. Avevamo
chiesto al past. G. Scuderi di seguire per noi i lavori di
quest'assemblea : pubblichiamo un suo primo articolo, cui
ne seguirà un secondo; il ritardo è dovuto unicamente a
un madornale ritardo postale, un espresso impostato a
Roma il 6 è giunto a Torino il 16 novembre! ^ II Sinodo
dell'EKD ha preso posizione contro la repressione razzista
neirOvamboland ( questa regione dell'ex mandate tedesco
dell'Africa del Sudovest, ora
abusivamente assunto dai goveno sudafricano, è particolarmente colpita, e vi sono, o
vi erano all'opera molti missionari tedeschi) e contro la
caccia aH'arabo scatenatasi In Germania dopo l'eccidio di
Monaco. ^ Le Chiese potranno svolgere un ruolo efficace,
dai due lati della pur sussistente "cortina", nella costruzione di un'Europa nuova? ^ Non fa problema essere cristiani ed essere a sinistra (o al centro o a destra)?
UN’INTERVISTA A CURA DELLA F.L.M. SU
Un risveglio carismatico in Svezia
Nello scorso ottobre circa diecimila persone hanno partecipato a « Carisma 12 », un incontro ecumenico di cinque giorni, a Stoccolma, che molti dei
partecipanti hanno considerato del più alto valore per la vita delle Chiese svegb' ora/ort principali: il p. George de Prizio, cattolico statunitense il
p. Michael Harper, anglicano britannico e il past. David du Plessis, pentecostale statunitense; il programma includeva pure studi biblici, agapi, riunioni
dt risveglio, dibattiti. Fra gli organizzatori, il vescovo luterano Helge Fosseus,
gta njissionario in Sudafrica e presidente della Commissione per la missione
mondiale, della Federazione luterana mondiale (FLM). Riprendiamo dall'ultimo bollettino del Servizio stampa della FLM una breve intervista da lui concessa a uno dei responsabili di questo Servizio.
Riunita a Roma la Prima Assemblea Nazionale
del Movimento « 7 Novembre »
Nella chiesa, non chiesa alteniativa
hmeono aeUlico, nsn altemaliva aelitica
Come si è giunti a questa conferenza?
La conferenza è stata organizzata da
un comitato ecumenico composto di
rappresentanti della Chiesa di Svezia
(Luterana), delle Chiese Metodiste e
Battiste, dei Pentecostali, dell’Esercito
della Salvezza, dei Congregazionalisti,
della Fondazione Nazionale Evangelica
Luterana c della Chiesa Cattolica. Il
movimento carismatico era stato sperimentato da tutte le Chiese, in vari
modi, e tulle furon d'accordo che uno
Studio ed uno scambio di esperienze
.con persone coinvolte in avvenimenti
carismatici in altre Chiese ed in altri
paesi sarebbero stati opportuni. Quindi il comitato ha deciso all’unanimità
di convocare la conferenza e di invitare come conferenzieri teologi cattolici,
anglicani e pentecostali con esperienza
carismatica.
La Chiesa di Svezia è stata notevolmente influenzata dal movimento carismatico?
Non dovunque, ma l’influenza è ovvia nelle maggiori città e nel movirnento giovanile. A Stoccolma ci sono
circa 100 gruppi di Gesù e in molte
comunità gruppi di preghiera si riuniscono regolarmente. Sono attivi in
molti modi, pur senza seguire alcun
modello fisso: si impegnano nelle varie situazioni, a misura che si presentano. I gruppi non si preoccupano molto di confessione e denominazione, e i
membri degli stessi gruppi provengono da diverse denominazioni. Allo stesso modo, le differenze dogmatiche sono ignorate, l’unità nello Spirito di Dio
essendo l’unico criterio di comunione
fra i membri.
I gruppi esprimono la loro vocazione missionaria in un approccio evangelistico verso chiunque con cui vengano a contatto, e non mostrano alcuna tendenza a staccarsi dalle proprie
comunità, ma piuttosto ad aiutare ad
ispirare una nuova vita.
Quali fattori possono spiegare l’apparizione del movimento carismatico?
C’è chi lamenta che le sorgenti spirituali delle vecchie Chiese costituite si
vadano inaridendo e che la teologia
astratta e i modelli cristiani di condotta non ispirino la generazione giovane
odierna. Altri sono dell’opinione che la
secolarizzazione ha prodotto giovani di
ambo i sessi che hanno perso ogni contatto con la chiesa. Quando sentono
predicare l’Evangelo e, senza pregiudizio, sperimentano il Cristianesimo e
scoprono che esso opera — che Dio è
una realtà e che lo Spirito Santo non
è semplicemente un’idea, ma una forza operante — allora sono pieni di
gioia e, felici, ricevono i doni spirituali proprio come li si riceveva nella
chiesa primitiva. Il culto è caratterizzato da una gioia nuova e da espressioni gioiose delle loro nuove esperienze di realtà spirituali.
Che cosa l'ha spinto a far parte del
movimento carismatico?
Quando tornai in Isvezia e mi trovai
a confronto con un nuovo genere di
campo di missione nella mia comunità
a Stoccolma, trovai che molti s’inte
Il prezzo della nenviolenze
(segue da pag. 1)
soldato.
Se le chiese dunque optano per la
nonviolenza, esse debbono cominciare
col provare il loro impegno. Proposte
concrete verranno sottoposte dal comitato centrale (del CEC) in occasione
della sua prossima riunione dell’estate 1973.
A questo proposito, è interessante
notare che è il governo svedese — anziché le chiese — a finanziare uno studio sui metodi nonviolenti di difesa
nazionale, il che dimostra quale cammino devono ancora percorrere le chiese pe: realizzare le possibilità che si
aprono in questo campo.
Durante tutta la discussione di Cardiff, si è sentita a più riprese la voce
degli uomini dell’Africa australe che
ripetevano con dolcezza che viene per
l’uomo il tempo in cui egli si trova cosi estenuato dai suoi sforzi per la nonviolenza, che il passaggio alla violenza
è allo stesso tempo una liberazione e
Una nuova schiavitù.
La misura in cui tanti uomini sono
stati sfruttati nel nome di virtù tipicamente cristiane quali l’umiltà e l’obbedienza fornisce ai fautori di una soluzione alternativa alla violenza materia per una rinnovata riflessione.
Rrx Davis
ressavano profondamente alla religione. Scoprii pure che Dio benedice certe persone con notevoli doni di grazia
e che allora quelle persone si rivolgono ai loro pastori per essere guidate.
Mi trovai faccia a faccia con fatti spirituali e con gente bisognosa di consigli e dovetti prendere seriamente in
mano questa situazione. Ciò mi portò
a contatto del movimento carismatico. Non c’è nulla di nuovo, infatti, in
questo movimento: possiamo trovar
nella Bibbia tutto quanto lo concerne.
Quale influenza futura sulla Chiesa
di Svezia potete aspettarvi da questo
movimento?
In riferimento alla revisione proposta delle relazioni tra Chiesa e Stato,
il movimento carismatico può avere
una certa influenza. Nessuno sa se sarà un’influenza duratura; ma i giovani, che vengono a contatto colla chiesa per mezzo dei gruppi carismatici,
portano veramente un ringiovanimento necessario nelle congregazioni. Ci si
può pure aspettare che certe forme di
culto siano in futuro maggiormente
adattate alla spontaneità dei giovani
gruppi carismatici, almeno per permettere una partecipazione più attiva di
membri laici.
Dal 3 al 5 novembre si è svolta a Roma, presso la Facoltà Valdese di Teologia, la prima Assemblea Nazionale
del « Movimento 7 novembre » che attualmente conta 425 aderenti tra cui
163 parroci, 26 preti operai, 25 preti
emarginati o dimissionari, 21 religiosi
e due pastori evangelici. Sorto dalla
convergenza spontanea di varie spinte
evangeliche su di uno sfondo di vita e
di comunione ecclesiale profondamente sofferte, proprio aH’indomani della
chiusura del Sinodo dei Vescovi, il 6
novembre 1971, le cui conclusioni ed il
carattere dei documenti emanati furono per molti evidente conferma della fine della speranza in una concreta
attuazione del principio della «collegialità » sancito dal Vaticano II, il Movimento vive il dramma della riscoperta di alcune istanze evangeliche quali
l’autorità della Parola di Dio nella Chiesa e sulla Chiesa c la centralità della
comunità locale a livello ecclesiologico,
nel contrasto tra le istanze di rinnovamento suscitate dal Concilio e la restaurazione dello « statu quo » perseguita nella Chiesa italiana mediante i
noti molteplici atti di repressione, tra
cui la sospensione dall’insegnamento
presso l’Università Gregoriana, avvenuta nell’agosto scorso a motivo della
sua adesione al movimento, del gesuita
Pi Pietro Brugnoli, « la vittima più illustre che il potere ecclesiastico ha
fatto tra i membri del 7 Novembre ».
Il Sinodo della Chiesa evangelica tedesca
e respolsione dei palestinesi
Berlino (soepi) - Le torture inflitte a
dei neri nel Sud-ovest africano, l’ondata di espulsioni di palestinesi dalla
repubblica federale e la guerra in Vietnam hanno preoccupato il sinodo della
Chiesa evangelica in Germania (EKD)
riunito nei primi giorni dello scorso
mese a Berlino-Spandau.
Nell’esaminare lo scambio di corrispondenze fra il presidente del Consiglio, il vescovo regionale H. Dietzfelbinger e il primo ministro sudafricano a proposito di informazioni che testimoniano di torture eseguite nell’Qvamboland, il sinodo ha constatato
che le spiegazioni del segretario provato del primo ministro Vorster che affermano che « non vi è assolutamente
nulla di vero » in questa faccenda delle
torture sono in flagrante contraddizione colle suddette informazioni. Il Consiglio dell’EKD è stato invitato a chiarire la questione e a far presente al primo ministro l’inquietudine dell’EKD di
fronte al crescente numero di espulsioni o di rifiuti di visti di ingresso che
hanno colpito e colpiscono gente di
chiesa.
Le misure adottate contro degli stranieri a seguito deH’attentato di Monaco .sono state studiate in un rapporto
di comitato che è stato adottato dal
sinodo. Il Consiglio dell’EKD è stato
pregato di contribuire a risolvere il dilemma dovuto al fatto che « da un lato
le autorità competenti hanno l’obbligo
di prendere efficaci misure di protezione contro gli attentati, mentre dall’altro devono essere rispettate le garanzie legali contro ogni decisione abusiva ». La messa in guardia del Consiglio contro i giudizi in blocco e contro
la crescente antipatia che si manifesta
nei confronti degli stranieri a seguito
dell’attentato di Monaco è stata sottolineata con forza particolare.
Nella risoluzione sul Vietnam, il sinodo ha segnalato la presa di posizione
del Consiglio ecumenico delle Chiese e
della Federazione luterana mondiale ed
ha raccomandato la loro diffusione fra
le chiese ed il pubblico.
Preoccupato dalla situazione in Indocina, il Comitato centrale ha espressamente invitato il presidente degli
Stati Uniti a cessare i bombardamenti
ed a ritirare tutte le truppe entro il 31
dicembre 1972. Ha inoltre chiesto alle
altre potenze di cessare gli aiuti all’Indocina ed a reclamare la liberazione di
tutti i prigionieri di guerra e di quelli
politici. Il sinodo ha raccomandato al
Consiglio dell’EKD di incoraggiare generosamente il Fondo di ricostruzione
e di riconciliazione in Indocina creato
dal comitato centrale del CEC in occasione della sua ultima riunione di
Utrecht.
Il sinodo ha terminato i suoi lavori
con una risoluzione .sulla riforma delle
strutture e della costituzione della
Chiesa evangelica in Germania.
All’unanimità, esso ha incaricato il
■ t - ■- ■
comitato delle strutture e della costituzione di preparare, in vista della
prossima sessione prevista per il gennaio 1973 a Brema, un secondo progetto di costituzione dell’EKD tenendo
conto delle conclusioni di questo sinodo.
La Confereaza
delle chleae earapee
e la distensiaiie la Earapa
Buckow, Rep. democratica tedesca
(soepi) — Per la prima volta, un gruppo di lavoro della Conferenza delle
chiese europee (CCE) si è riunito nella
Germania orientale, a Buckow. I suoi
lavori vertevano su « Le questioni ecclesiologiche nella società europea moderna ».
Il fatto che ci siamo potuti riunire
per la prima volta nella repubblica democratica tedesca — ha dichiarato il
past. G. G. Williams, segretario generale della CCE — prova che vi è distensione in Europa, a seguito dei recenti
accordi firmati fra Bonn, Mosca e Varsavia e di quello di Berlino. Le relazioni fra le chiese verranno facilitate
se la conferenza sulla sicurezza in Europa avrà successo.
G. Williams, che ha assistito al ricevimento offerto dal vescovo A. Schònherr e dai dirigenti della Federazione
delle Chiese evangeliche della Germania
orientale, ha pure insistito sul fatto
che la partecipazione di delegati dell’Europa orientale, che fin qui non
erano stati presenti, era tanto più stata apprezzata. Due « ecclesiastici » della Germania occidentale avevano ottenuto il loro visto senza alcuna difficoltà.
I delegati hanno impostato le linee
fondamentali per una consultazione
sui problemi ecclesiologici che avrà
luogo nel prossimo marzo e hanno insistito sui vantaggi che vengono offerti dai colloqui fra le Chiese europee.
L'UOMO E' UN ANIMALE RELIGIOSO...
Al Comune di Ploujean-Morlaix (Finistère)
è stato celebrato domenica 17 settembre il battesimo “civile” di una bimba di 3 mesi,
Juliette Destable. Questa cerimonia è legale
dal 1970 e tende a sottolineare Tattaccamento
dei genitori alla Rivoluzione (del ’79). 1 genitori hanno presentato la piccola al sindaco
« per porla sotto la protezione legale e repubblicana emanate dalla libera volontà del suffragio universale ». Padrino e madrina si sono impegnati. « in caso di scomparsa dei genitori »,
ad allevare la bambina « in quelle convinzioni
nelle quali essi l’avrebbero allevata, fuori di
qualsiasi confessione e nel solo culto della ragione. del buon senso, dell’onestà, dell'amore
per il lavoro e per la Repubblica ».
Circa 300 i partecipanti a questa prima Assemblea, tra « aderenti, osservatori, invitati, rappresentanti di movimenti esteri e giornalisti ». L’ufficio di
presidenza composto da Piero Trupia
(moderatore), Arnaldo Mesti e Paolo
Ficozza (vicemoderatori). Rosario Mocciaro e Fernando Cavadini (segretari),
ha diretto con intensa partecipazione e
capacità il dibattito sofferto e vissuto
da tutti i partecipanti nei tre giorni di
lavori in cui, oltre ogni aspettativa, si
è evidenziato l’anelito evangelico di
una ricerca di « conversione al Cristo »,
che ha caratterizzato ogni intervento,
dalla precisione terminologica al contenuto della redazione finale dello
« Statuto » e delle « Indicazioni per un
rinnovamento evangelico della Chiesa
Italiana », che esprimono un « non poterne più di tutto un popolo » (Zerbinati).
Riservandoci di esaminare più da vicino i due documenti citati, ci limitiamo per ora a puntualizzare alcune indicazioni teologicamente significative
emerse dal dibattito.
Il « movimento » non ha formulato
alcuna definizione ufficiale ed esauriente di se stesso. Ripetutamente, anzi, è
stato sottolineato che esso vuole essere
un « movimento di realtà e non di
idee », « Una coscienza critica all’interno della Chiesa », che risponde ad una
situazione di necessità in un momento
di crisi della Chiesa in cui, tramontata
l’era dei martiri e dei singoli profeti
isolati, acquista sempre maggiore validità l’esperienza delle comunità di base
e di altri tentativi di vita evangelica.
Perciò oggi il « 7 Novembre » « costituisce per molti emarginati la possibilità di fare intendere la propria voce
all’interno della Chiesa ». Esso è « un
servizio » reso alle varie comunità ed
ai singoli nella prospettiva di quel processo di « declericalizzazione » propugnato dal movimento « Echanges et
Dialogue » (rappresentato, per l’occasione, dal prete operaio Grégoire Cambourian), i cui punti fermi sono: 1) impegno politico del prete, 2) impegno nel
lavoro, 3) libertà del celibato.
Il « 7 Novembre » rifiuta inoltre di
essere considerato « alternativa alla
Chiesa » (perché per fare una Chiesa ci
vuole una comunità, ed i soli preti messi insieme non sono Chiesa in quanto
manca il popolo di Dio), o « alternativa politica » (perché la politica è compito dei partiti ed il « 7 Novembre »
non è un partito, anche se i suoi aderenti sono impegnati nei partiti). Esso,
sottolineava Arnaldo Nesti, « deve essere sempre in movimento non perdendo
mai di vista né gli orientamenti della
società italiana nei suoi vari aspetti,
ne quelli della Chiesa in Italia ».
Il movimento si pone, conscio della
sua provvisorietà, in un rapporto positivamente critico nei confronti delle
« comunità di base » che, secondo don
Mazzi, « debbono restare, perché in esse è il futuro della Chiesa, più che nelle attuali parrocchie », anzi rappresentano « la vera alternativa della Chiesa ». Esso vuole essere « associazione
organizzata », distinta dalle comunità
di base che si sono date un minimo di
organizzazione funzionale, ma in comunione con esse, rimanendo « forza di
aggregazione che cerchi legami e dialogo con tutti nello sforz.o comune per
una Chiesa diversa» (don Nesti), mettendo al centro delle proprie riflessioni non l’ecclesiologia, ma la cristologia,
perché solo Cristo può liberare gli uomini. Anche se secondo « L’Qsservatore Romano » (come ricorda « L’Avvenire » del 4/11) l’autorità ecclesiastica
competente « non ravvisa gli elementi
e le condizioni indispensabili perché
essa (l’esperienza del 7 Novembre) possa essere e qualificarsi come ecclesiale », uno degli oratori (L. Sandri di
COM) così conclude: « poiché Cristo è
al centro, noi siamo un momento ecclesiale, non possiamo essere fraintesi;
perciò siamo nella gioia ». Riconoscendosi « stanza di passaggio », « noi dirottiamo gli uomini verso le comunità
di base, tipo della nuova Chiesa ed
esortiamo gli uomini a fare politica
con gli uomini che fanno politica, ma
sapendo che Cristo è al fondo del nostro problema ».
La centralità del Cristo è stata sottolineata in altri interventi. Peppino
Urlando, ed es., notando come su questo punto non vi sia ancora molta chiarezza per cui l’insistenza su di un discorso più ecclesiologico che cristologico riflette le carenze stesse della
Chiesa, riaffermava la necessità di
« prendere atto che la forza riformatrice della comunità è la croce di Cristo,
e che la persona di Gesù Cristo non
può essere sostituita perché Egli è il
solo Signore ». In un intervento di A.
Nesti abbiamo con interesse udito non
solo il richiamo alla « conversione del
cuore, personale » (sfocieranno questi
movimenti dopo aver subito varie crisi
ed atti di repressione, in un nuovo pietismo?), ma anche l'affermazione: « il
discorso della fede va fatto, ed è un discorso diverso nel senso di una Chiesa
"semper reformanda” ». Certo ciò comporta il pronunziare dei « no » sul passato ed un tendere in avanti verso la
prospettiva di una Chiesa diversa da
quella attuale, nel contesto di un discorso biblico teologico rinnovato. Ma
ci sarebbe da chiedersi fino a che punto gli aderenti al « 7 Novembre » si siano resi conto che nel discorso circa i
loro rapporti con l’autorità ecclesiastica e quindi con la Chiesa costituita,
sussiste un equivoco di fondo non ancora del tutto chiarito, in quanto non è
possibile rimanere dentro un sistema
senza condividerlo almeno a livello di
coscienza della sua esistenza; per cui
il rimanervi dentro, pur in atteggiamento critico e negativo, ci pare sia in
un certo senso ancora un compromettere la propria azione. Il sac. Marco
Bisceglia, dopo aver affermato che bisogna rimettere in discussione le strutture, i sacramenti, e rivedere a fondo
ogni cosa, concludeva: «non ci si può
illudere di stabilire rapporti tra il nostro movimento e la struttura ecclesiastica gerarchica intesa come sistema e
come casta, indipendentemente dalle
persone, perché l’uomo è strutturato in
un sistema e quindi diviene sale insipido ».
E Ciro DeU’Awersano, laico, così si
espresse: « se la nostra analisi sul fatto ecclesiale è esatta, non possiamo accettare questa situazione più oltre, né
accettare la collaborazione con la gerarchia ».
Moderate ed equilibrate suonano, in
tale contesto, le parole del messaggio
di P. Brugnoli: « mi raccomando, tenete duro. Nell’attuale involuzione paganeggiante della Chiesa post-conciliare,
non restano che poche speranze accese... La nostra forza è in quella verità
del Vangelo che si fa strada da sé. Evitiamo ogni posizione di polemica o di
rottura. Impariamo a costruire tenacemente, concretamente. Non entriamo
nel gioco di chi non desidera altro che
screditarci ed emarginarci come ribelli o complessati ».
Vari i messaggi di solidarietà ricevuti; numerosi quelli inviati sotto forma
di telegrammi, dopo che il testo di un
« messaggio ai credenti italiani ». non
approvato daH’Assemblea, era stato ritirato. Ricordiamo: il messaggio di solidarietà a Valpreda; quello all’arcivescovo di Ivrea, Mons. Bettazzi, per i
suoi interventi in favore di Valpreda
e degli obiettori di coscienza; al gesuita Brugnoli; alle centrali sindacali come espressione di solidarietà per i contratti di lavoro, ed il telegramma al
Pres. della Repubblica, onorevole Leone, quale capo della magistratura, affinché intervenga per liberare Valpreda.
Significativo il telegramma al vescovo di Roma: « Al vescovo di Roma fratello in Cristo, la prima assemblea del
1 Novembre spera comune ascolto spirito et coinvolgimento con oppressi
Vietnam, Brasile et mondo intero, riscattante la compromissione Chiesa con
potere ».
I 14 membri eletti per un anno dalla
Assemblea nel Consiglio Nazionale sono: Aldrovandi, Brugnoli, Castaldo, Cavadini, Girardet, Mocciaro, Nesti, Orlando, Ficozza, Pozzi, Roscioni, Sandri,
Trupia, Zerbinati.
Domenica quasi tutti i partecipanti
all'assemblea si sono recati presso la
basilica di San Paolo fuori le mura, per
assistere alla messa di quella comunità
celebrata dall’Abate Franzoni, ormai
al 13° giorno di digiuno per sollecitare
la pace nel Vietnam.
Giovanni Scuderi
Roma, 6 novembre 1972.
Tra Lutero e Marx
In occasione di elezioni comunali a
Stavanger, in Norvegia, un gruppo di
studenti cristiani di sinistra ha formato una lista insieme a socialisti e comunisti, lista che è stata eletta: « Certi modelli comunisti potrebbero essere applicati nella società attuale, a condizione che siano respinti il totalitarismo, l’ateismo e l’utopia comunisti ».
Essi hanno esposto il loro programma in un opuscolo intitolato « Tra Lutero e Marx ». Vi sono fra loro tre studenti della Società norvegese delle
missioni estere, i quali affermano di
non avvertire alcun conflitto di coscienza per il fatto di essere al tempo stesso cristiani e politicamente a sinistra.
6
pag. 6
N. 47 — 24 novembre 1972
delle Valli PRIMO DISTRETTO
Obiezione e antimiitarismo
Domenica 10 Dicembre, nei locali della Chiesa Valdese di Pinerolo
PERFINO ORLANDO presenterà il suo libro La comunità di Oregina. Evangelo e Marxismo nel dissenso cattolico.
Come già preannuneiato ha avuto luogo a Pinerolo l'incontro suirobiezione di coscienza nel locale gentilmente concesso dalla chiesa valdese. E' stato un incontro che ha cercato di mettere a fuoco le varie posizioni che originano l'obiezione di coscienza e che cercheremo di chiarire nelle sue linee
fondamentali più avanti. Erano presenti circa 200 persone che hanno seguito
il dibattito con attento interesse.
L'impegno di Amnesty International.
— In apertura il « moderatore » dell’incontro, dott. Gustavo Comba ha dato lettura di un messaggio di Amnesty
International (l’associazione che lotta
a favore dei « prigionieri di coscienza »
in tutto il mondo) in cui viene espressa
la decisione di « adottare » tutti i prigionieri di questo genere in Italia, a
partire dai « politici » fino agli obiettori « sempre che essi vogliano il nostro aiuto ».
L’adesione del G.A.P. di Padova. — E’
stata poi data lettura da Gianfranco
Truddaiu (l’obiettore autore della lettera al sinodo valdese) di un messaggio
del Gruppo Antimilitarista Padovano
il quale, rammaricandosi per la sua
mancata presenza, esprime la propria
solidarietà all’iniziativa perché « convinti delle necessità di incrementare il
dibattito e di creare nuove forme organizzative in risposta ai sempre nuovi
aspetti del nostro impegno ». In particolare, il gruppo intende allargare la
propria attività a « tutto ciò che succede nei tribunali militari dove numerosi soldati vengono processati — e duramente condannati — per aver reagito alla situazione di oppressione nelle
caserme » fornendo la massima assistenza giuridica ai detenuti militari.
L’attuale situazione
carceraria
Alcuni obiettori hanno fatto presen
te la situazione carceraria degli obiettori. Dal 19 giugno scorso, secondo
una disposizione ministeriale (della
Difesa) essi vengono separati dagli altri detenuti, unitamente ai « politici ».
Si tratta di una vera e propria segregazione (che a volte giunge fino alla
cella di rigore), segregazione che si ripercuote anche nei turni di « aria »,
doccia, rancio, cinema, ecc. che sono
alternativi a quelli degli altri. Gravi restrizioni sono state emanate anche per
quanto riguarda i contatti epistolari:
sono concesse 4 lettere al mese, che
possono essere inviate solo alla famiglia. Attualmente in carcere vi è oltre
un centinaio di obiettori, ma nei vari
istituti penali militari sono annualmente rinchiusi oltre seimila soldati (il 2
per cento della leva, contro l’l% nelle carceri della popolazione civile « attiva »). Di questi militari, circa 2.500
vengono assolti in istruttoria, dopo un
periodo di galera « gratuita », circa
1500 sono assolti in udienza, dopo un
periodo di carcere di 30/40 giorni. Gli
altri invece subiranno condanne. Fra di
essi si possono annoverare molti
« obiettori » in senso più lato, in quanto si tratta di persone che reagiscono,
anche violentemente, alla violenza e alle strutture militari. E’ stato fatto notare, a questo proposito, l’importanza
del collegamento anche con questi detenuti per identificare le loro varie niotivazioni.
Interpretazioni della lotta
antimilitarista
sione inquisitrice civile-militare di fronte alla quale un giovane diciottenne, a
volte di modesta levatura culturale, dovrebbe dimostrare le sue pofonde convinzioni morali - religiose - filosofiche
(niente obiezione politica!) convinzioni
a loro volta suffragate da precedenti e
conosciuti atteggiamenti in tal senso!
Se il « candidato » non è riconosciuto
obiettore, è passibile di punizione col
carcere da 2 a 4 anni. Se idoneo, è ammesso al servizio civile sotto giuristizione militare, con durata superiore di
otto mesi: come si vede, si tratta di un
pessimo progetto, discriminatorio e punitivo.
Meno peggiore la proposta Cipellini
(psi) che non prevede né la commissione inquisitoria né la giurisdizione militare sul servizio civile, pur mantenendo
il carattere punitivo, dato che prevede
una maggior durata del servizio civile
(rapportata alla ferma in marina, che
è di due anni). Una notevole sorpresa
è giunta dal P.C.I. i cui senatori hanno
difeso il principio della commissione
inquisitrice (peraltro senza militari),
perché, secondo loro, si creerebbero altrimenti i presupposti per un esercito
di mestiere(!).
2) prevedere una Commissione
che inquisisca sulla coscienza degli
obiettori ;
3) affidare la gestione del servizio civile alternativo al Ministero della
Difesa, vanificando così il significato
dell'obiezione ;
4) prevedere un servizio civile
alternativo che per la sua maggiore
durata risulti punitivo.
Questa legge deve, inoltre, prevedere che si provveda al suo onere mediante conseguente riduzione dello
stanziamento del Ministero della Difesa.
Pinerolo, 19 novembre 1972 ».
La seduta del Colloquio Pastorale del mese di dicembre è convocata a
Pinerolo, via dei Mille lunedì 4 dicembre con il seguente programma ;
ore 9,30 — Culto (pastore G. Bertin)
ore 10 — Esame del cap. Il dell'opera di E. Kàsemann, Appello al
la libertà (introduzione B. Rostagno)
ore 13,30-15,30 — Problemi del Distretto; relazione delle commissioni ecumenica e sociale.
La Commissione Distrettuale è convocata alle ore 16 nei locali di via
dei Mille, 1.
La Commissione Distrettuale
La “Giornata della Scuola Latina”
Inoltre, sono stati inviati anche una
ventina di telegrammi a titolo personale ai vari componenti della commissione Difesa, che in sintesi hanno richiesto quanto esposto nella lettera.
Indicazioni '
dell’assemblea
Messaggio e telegrammi
dei convenuti
Sula base di queste indicazioni, è stata stilata e firmata da tutti i presenti
la seguente lettera, inviata al presidente della commissione Difesa del senato:
« Noi sottoscritti, partecipanti all'assemblea di Pinerolo (Torino) riunita in data odierna.
CHIEDIAMO
che la Commissione Difesa del Senato
approvi una legge che effettivamente riconosca il diritto all'obiezione di
cosciezna, dopo 17 anni dalla ratifica
da parte del Parlamento Italiano della
Convenzione Europea dei Diitti dell'Uomo che impegna i governi all'approvazione di uno statuto per gli
obiettori di coscienza.
Questa legge non può quindi ;
1 ) discriminare fra le motivazioni degli obiettori ;
Circa i due problemi di ordine pratico emersi dal dibattito e cioè la possibilità della istituzione di un servizio
civile nella zona e l’utilizzazione del
« fondo di solidarietà » istituito presso
la Tavola, per quanto riguarda il primo
si è constatata la difficoltà che simile
iniziativa comporta e comunque la si
terrà ben presente come uno degli
obiettivi da raggiungere. Circa poi l’utilizzazione e la gestione dei fondi è stata scartata la destinazione « caritatevole »: non è infatti con la beneficienza che si affronta il problema. Sono opportuni e necessari aiuti a carattere legale che valgano a porre in chiara evidenza l’aspetto, oltre che sociale e morale, anche politico della lotta degli
obiettori e degli antimilitaristi e questo anche in coerenza, come è stato fatto notare, alTordine-del giorno sinodale che, istituendo il fondo di solidarietà
ha precisato che è destinato agli obiettori indipendentemente dalle loro posizioni religiose o politiche.
Ricordiamo colFoccasione a tutte le
comunità, ai gruppi ed alle singole persone di considerare con tutto l’impegno e colla massima serietà questo
aspetto di testimonianza che possono
rendere contro uno dei più potenti «dèmoni » del nostro tempo: il militarismo e le sue implicazioni. Le sottoscrizioni in denaro vanno inviate al conto
corrente postale n. 1/27855 intestato a
Tavola valdese. Via 4 novembre 107,
Roma.
Roberto Peyrot
PIÙ SICURA LA STRADA PER PRALI
Fra i diversi partecipanti che hanno
parlato del loro impegno antimilitarista, nonviolento o meno, e anche nei
vari interventi di pastori e di laici, si
può riscontrare un elemento comune
di base e cioè che la motivazione della
lotta, dell’impegno, è basata sulla ferma opposizione all’esercito ed a ciò che
esso rappresenta: repressione, privazione di diritti civili, condizionamento
ideologico, consumo parassitario di
enormi ricchezze, con profitto di previlegiati e di ristretti gruppi capitalistici,
preparazione alla guerra, ecc.
Da questa comune piattaforma v’è
chi parte da un’istanza profondamente
ed esclusivamente nonviolenta, per cui
la contestazione può avvenire solo al
di fuori della struttura militare, rifiutando di servila, nella consapevolezza
di essere portatori di una visione rinnovatrice (rivoluzione permanente nonviolenta) della società, basandosi cioè
su strumenti di continuità. Altra visione è invece quella di agire aU’interno
dell’ambito militare, col sabotaggio,
colla disobbedienza, col volantinaggio,
ecc. senza essere necessariamente partecipi dell’idea nonviolenta.
Di fronte a queste diversificazioni e
a seguito dei vari successivi interventi,
ci è parso che l’assemblea, in questa
prima fase di studio e di ricerca, abbia
accettato l’idea che il rapporto fra
obiezione di coscienza e nonviolenza è
specifico e fondamentale (chi muore
nelle guerre sono sempre i più « incolpevoli »), ma allo stesso tempo non
si può legarlo esclusivamente alla scelta nonviolenta e deve essere allargata
con nuovi metodi di lotta a tutto ciò
che corrisponde in termini civili alla repressione militare.
Il problema giuridico
Nel dibattito al Senato sulle leggi
per il riconoscimento deirobiezione dì
coscienza, è stato ripresentato il progetto A-arcora (de) modificato, secondo cui verrebbe istituita una commis
Gli sciatori ed i turisti che durante la prossima stagione invernale si recheranno nella conca di Frali avranno la gradita sorpresa di constatare che notevoli lavori sono stati eseguiti a
cura della Amministrazione provinciale lungo
una buona parte della strada che porta da Perrero a Frali al fine dì renderla meno pericolosa soprattutto in caso dì neve o ghiaccio. Infatti lungo il tratto di strada che va dal ponte
di Pomeyfré a quello sulla cascata di Rodoretto
una ditta appaltatrice ha costruito i muretti in
cemento armato che, pur permettendo un rapido e completo sgombero della neve, offrono un buon riparo in caso di improvvisa « sbandata » dovuta al fondo stradale bagnato o
ghiacciato. Inoltre questi lavori hanno consentito un piccolo allargamento della sede stradale e soprattutto permettono di viaggiare in
piena sicurezza più accostati al ciglio della strada con notevole vantaggio del transito anche in
condizioni normali sia negli incroci sia nei sorpassi.
Anche i ponti sono stati allargati per quanto
era possìbile con la rimozione dei tradizionali
muretti in pietra che sono stati sostituiti da
barriere in ferro che tra l'altro faciliteranno lo
sgombero della neve. Nei punti più pericolosi,
come le curve di Pomeyfré e di Gianna, sono
anche state sistemate barriere di ferro che offrono migliore protezione.
Rimane ancora da sistemare il tratto di strada
tra Perrero e Pomeyfré, ma la stagione ormai
avanzata fa supporre che i lavori non potranno
essere protratti a lungo su questo tratto che peraltro è già meno pericoloso anche per il minore innevamento e la migliore esposizione. Ci
auguriamo comunque che i lavori siano ripresi
all'inizio della prossima stagione estiva per essere proseguiti fìno al loro completamento totale in modo da garantire una assoluta sicurezza lungo tutta la strada che va da Perrero a
Frali come è nel voto degli automobilisti che
sempre più numerosi frequentano il vallone di
Frali sìa d'estate sia d'inverno.
Intanto ci giunge notizia, purtroppo non confermata, che la Provincia, oltre a fare riparare
completamente la « fresa che da alcuni anni
opera sulla strada provinciale per Frali, ha
provveduto all'acquisto di un nuovo mezzo più
potente che dovrebbe stazionare permanentemente a Pomeyfré, pronto ad intervenire non
appena se ne presentì la necessità. Con l'impiego di due « lame » e di due « frese » la Provìncia pensa di poter fare fronte ad ogni evenienza e di poter mantenere agevolmente aperto il traffico lungo tutto il percorso eliminando
gli inconvenienti che si sono verificati gli scorsi anni con grave danno per gli operatori turì
stici locali e con notevole disagio della popolazione residente.
Per quel che riguarda lo sgombero della
neve dai piazzali e dalle strade comunali e private che portano ai vari villaggi ed ai condomini, l'Amministrazione comunale di Frali ha
deciso l'acquisto di una fresa ed è in trattative
con una ditta costruttrice. Si spera quindi che
le trattative sì concludano presto (e positivamente) e che il mezzo sgombraneve venga consegnato prima dell'arrivo delle grosse nevicate.
R. G.
Numerosi amici dei nostri Istituti di
Istruzione si sono incontrati domenica
12 novembre a Pomaretto, in occasione
della « Giornata della Scuola Latina ».
Dopo il culto nel tempio, presieduto
dal Pastore Sergio Rostagno e l’agape
fraterna nel teatro del convitto, la Signora Itala Grill Beux, Presidente della Associazione Amici della Scuola Latina ha riassunto l’attività svolta dalla
associazione, ha ricordato gli amici
scomparsi nel corso dell’anno ed ha
dato lettura dei messaggi di adesione
pervenuti.
Calorosi applausi hanno salutato il
Past. Sergio Rostagno e Signora, ai
quali è ora affidata la comunità di Pomaretto, nonché gli amici provenienti
da altre comunità; fra questi, ricordiamo il Pastore emerito Stollreiter e Signora, di Berlino (il Past. Stollreiter
dedica ogni anno alcuni mesi all’insegnamento del tedesco al Collegio di
Torre Pellice) ed i giovani studenti del
Ginnasio-Liceo di Torre Pellice Concetta Picchi ed Emanuele Cielo, provenienti rispettivamente dalle chiese di
Ferentino e Campobasso.
Seguivano brevi messaggi da parte
del Dr. Guido Ribet per il Comitato del
Collegio, del Dr. Loris Bein per l’Amministrazione Provinciale, del Dr. Enrico Gardiol per l’Associazione Amici
del Collegio.
Il Prof. Claudio Balma della Scuola
Latina proiettava un interessante documentario del suo recente viaggio a
Berlino, ospite, assieme ad altri due
professori del Ginnasio-Liceo di Torre
Pellice, delle scuole evangeliche di
quella città.
Particolarmente apprezzati gli inni e
le poesie dei giovani studenti della
Scuola Latina.
Il Comitato della Associazione Amici
della Scuola Latina desidera ora ancora ringraziare sentitamente tutti coloro che con la loro presenza, con messaggi o con doni, hanno manifestato il
loro interessamento per la Scuola Latina; la Sig.ra Giacomina Trazzi-Breusa che ha accettato il non facile compito di servire il pranzo nel teatro del
convitto, malgrado la modesta attrezzatura del locale; il Concistoro della
Chiesa di Pomaretto che ha messo a
disposizione il locale stesso.
Possano questi incontri contribuire
a rinsaldare i vincoli di amicizia fra gli
ex-alunni della Scuola Latina ed a ricordare loro il debito di riconoscenza
verso questo Istituto; debito di riconoscenza che non si estingue nei pochi
anni passati sui banchi della scuola,
ma che continua nel tempo. Possano
gli ex-alunni, in modo particolare, essere sempre sensibili agli appelli che
l’associazione continuerà a rivolgere
«affinché la Scuola Latina viva ». Con
l’aiuto di Dio e con lo sforzo congiunto
degli ex-alunni e di numerosi amici
DALLA COMUNITÀ DI FRALI
A Valdese nel Nord Carolina (USA) si è
verificato un lutto pralino con la morte di
Giovanni Pietro Rostan all’età di quasi 93
anni, il 20 ottobre scorso. Nato a Frali il
20 novembre 1880 era stato coinvolto nelle
grandi emigrazioni deirinizio del secolo causate dalle difficili condizioni economiche che
avevano colpito anche le Valli e Frali. A New
York, dove si recò nel 1903 lavorò per alcuni anni come cameriere in vari ristoranti poi
come panettiere in questa stessa città con il
cognato Filippo Ghigo. Nel 1915, sempre con
il cognato si trasferì a Valdese. La cittadina
del Nord Carolina era stata fondata da emigranti valdesi, specialmente della Val Germanasca e di Frali, negli ultimi decenni del secolo XIX, ed aveva avuto un rapido sviluppo.
In questa città, su terreno concesso dalla
Chiesa Valdese, ì due cognati aprirono una
ponetteria che portava, e porta tuttora, il nome della Comunità che aveva dato il terreno:
« Waldensian Bakeries ». Questa impresa, con
il lavoro indefesso di Rostan e Ghigo fino alla
morte di questi e poi dal Rostan, con i suoi
figli, divenne una grossa impresa con diecine
e poi centinaia di dipendenti, fino ad essere
oggi una delle 11 maggiori panetterie degli
Stati Uniti, specializzata in pane, biscotti e
grissini all’italiana.
L’esempio di Giovanni Fietro Rostan valicò l’oceano e può essere considerato l’ispiratore della panetteria Ghigo di Ferrerò, inondata da un nipote e della panetteria Rostan
di Frali, ancora oggi gestita dal fratello Luigi.
Vogliamo esprimere alla vedova Irma Ghigo ed ai due figli la .solidarietà della Comunità valdese di Frali e ricordare la significativa figura di questo nostro fratello che rimase
vicino a Frali ed ai suoi problemi durante
tutta la sua lunga ed operosa vita.
— Le attività di chiesa sono tutte in pieno
sviluppo dopo un inizio promettente.
— Domenica 19 novembre si è costituita
TAssemblea di Chiesa per ascoltare la relazione di Anna Maria Forno, delegata di Frali al Sinodo e per eleggere due nuovi anziani
per il Concistoro: sono stati eletti i fratelli:
Amedeo Barus per il quartiere di Ghigo (in
sostituzione di Ciro Di Gennaro) e Eraldo
Tron per il quartiere di Cugno, da molto
tempo sprovvisto dì anziano. Auguriamo a
questi due fratelli un lavoro proficuo e benedetto nei loro quartieri e nel Concistoro.
— Sono in esecuzione i lavori di riparazione del tetto del tempio danneggiato dalla
neve dell’inverno scorso. Questo lavoro non
aveva potuto essere fatto durante l’estate perché era necessario tenere i culti nel tempio;
ora ci siamo spostati nella sala attigua ed i
lavori procedono in modo soddisfacente con
la collaborazione di molti. Si prevede che il
soffitto del tempio rimarrà leggermente deformato, ma che le strutture del tetto saranno in
piena efficienza per le prossime nevicate.
— La filodrammatica di Angrogna è stata fra di noi il 28 ottobre presentando a Delitto al Central Fark » che è stato apprezzato,
sìa per la capacità degli interpreti, che per
il contenuto forte ed impegnato.
— La sera del 19 novembre le corali di Villar e Bobbio Fellice e quella di Frali hanno
dato vita ad una serata comunitaria a favore
della Casa di Riposo di San Germano. Dopo il
canto comunitario e la lettura della Scrittura,
le corali hanno presentato, insieme *e separatamente, inni e canti popolari in italiano, in
francese ed in patois, molto apprezzati. Negli
intervalli sono stati ascoltati alcuni messaggi
e proiettate diapositive di fiori di montagna.
aH’interno ed all’estero, la Scuola Latina continuerà la sua opera di insegnamento e di testimonianza fra le generazioni future. Guido Baret
lina lingua da salvare
Un lettore riprende in questo breve
scritto la cronaca di una collaboratrice
a proposito di una decisione del Consiglio di Valle Chisone e Germanasca.
La cronaca di Liliana Viglielmo su
una iniziativa del Consiglio di Valle
Chisone e Germanasca {Eco-Luce del
17 novembre) lascia soddisfatti a metà. C’è un patois da salvare, anzi dei
patois da salvare. In realtà c’è da salvare una lingua, che oggi si presenta.
a noi solo sotto forma di patois, e che
invero non è mai stata molto unitaria,
neanche quando si presentava come
lingua valdese, e si scriveva correntemente. Ma è una lingua che va dalle
nostre montagne fino all’Atlantico, e
che sta alle radici della nostra civiltà
prima del francese e dell’italiano. Sta
alle radici della civiltà dell’Europa occidentale e dei Paesi latini più particolarmente, e più particolarmente ancora nelle nostre valli. Il problema non
è se oggi sia più importante che il
francese o l’italiano. Il problema è
che è essa che si sta perdendo di più,
che di essa siamo spogliati, rimanendo più poveri.
Di qui nasce tutto un discorso che
adesso risparmio. Ben venga dunque
riniziativa in favore dei patois del Consiglio di Valle Chisone e Germanasca.
Consideriamola solo un inizio e cerchiamo di impostare bene i problemi.
E poi una domanda: che fa il Consiglio della Val Pellice? Da quest’orecchio non ci sente? Ma esiste questo
Consiglio, e il cittadino ne sa qualcosa? Non sono questo dell’occitano e
quello del francese argomenti, campi
su cui i due Consigli di Valle potrebbero provare a collaborare proficuamente lasciando da parte rivalità ed altre
limitazioni?
In ultimo. Perché secondo Liliana Viglielmo il folklore della Val Germanasca è più povero di quello della Val
Chisone? Può dirci delle cose interessanti. Ma, attenzione, l’Alta Val Chisone è stata valdese fino al 1700 avanzato.
Gustavo Malan
LUSERNA SAN GIOVANNI
Offerte per la costruzione
del nuovo Asilo del Vecchi
Mese di settembre
Una ricov. dell’Asilo L. 500; Rivoir-Revel
Margherita 2.500; In mena, di Roberto Allio,
la Vedova 25.000; In mem. di Georgette Bounous, i figli 20.000; In mem. di C. A. Balmas,
Edina Ribet 10.000; Ivonne Godino-Costantino 25.000; Benech Giovanni 1.000.
Mese di ottobre
Reynaud Lea (rie. Asilo) L. 2.000; N. N.
(rie. Asilo) 20.000; Fontana Margherita (rie.
Asilo) 1.000; Riconoscente al Signore (rie.
Asilo) 5.000; Pons Lidia (rie. Asilo) 1.000;
Giordan Luigi (rie. Asilo) 10.000;N. N. (rie.
Asilo) 1.000; Piccolo dono (rie. Asilo) 5.000;
Odin Fanny (rie. Asilo) 1.000; Chauvie Berthe
(rie. Asilo) 1.000; Maffeo Angelo (rie. Asilo)
5.000; Peyronel Mélanie (rie. Asilo) 5.000; N.
N., in mem. di Pons Lidia (rie. Asilo) 1.000;
Roman Anna (rie. Asilo) 4.000; Salvagiot
Fanny (rie. Asilo) 6.000; A.P.A. 10.000; Tagliabue Adriano (Milano) 20.000; In mem. di
Rita Jouvenal, Ivonne Allio 5.000; Mesa Vaidense Sud America 21.130; N. N, in mem.
suoi cari, Pinerolo 5.000; N. N., Pinerolo 30
mila; Ivonne Allio 50.000; Elda e Piero Chauvie 10.000; Emilia e Federico Caffarel 10.000;
Elena Cattaneo, Torino 10.000; Aurora Albarin, in mem. della sorella Alma 30.000; Costantino Veronica 5.000; Durand Maddalena
2.000; Adelina e Placido Mondon 100.000;
Jenny e Enrico Bounous, in mem. di Elena e
Emma Avondet 20.000; Montaldo Adelina 5
mila; Mariuccia Bounous 5.000; Bruno e
Biancamaria Albarin, Roma 20.000; Elda Valente Baridon in mem. zia Berthe Jeanneret
100.000; Miralda Durand, in mem. dei suoi
cari 5.000; Bertin Enrichetta, Ciabot 50.000;
Luigi Peyronel e famiglia 10.000; A. C. 10
mila; Ada e Umberto Rovara 15.000; Malan
Davide e Assirelli 2.000; Rivoira Fermo 1.000;
Giordan-Saragosi 2.000; Saragosi-Gamba 1000.
Grazie!
(continua)
i
7
24 novembre 1972 — N. 47
pag. 7
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
i ttiaugurato a Villar Parasa il aaava Eomiitte a Taranto, dall’Asilo d’intanzia
al Centro di solidarietà
Domenica 19 novembre è stato inau^rato, a Villar Perosa, il nuovo complesso che arricchisce la dotazione edilizia della chiesa locale, la "parrocchia”
delle Valli di più recente costituzione,
« il "parco opere” della Chiesa Valdese.
Dopo l’inaugurazione, tre anni fa di
questi giorni, del nuovo tempio sulla
statale del Sestriere, ecco ora terminato, salvo rifiniture e l’attrezzatura interna, un nuovo complesso che comprende l’alloggio pastorale e un convitto per una trentina di studenti, un edificio lineare e luminoso, con buoni servizi, accogliente.
li? Queste domande circolano, nelle
nostre chiese, e circolavano anche a
Villar Perosa, domenica pomeriggio,
alla fine della riunione e mentre si visitava il nuovo edificio o si conversava
intorno ai rinfreschi ancora offerti
dalla comunità locale.
Ospiti e amici erano convenuti in folla per la giornata. Al mattino, nel culto
Tjilingue, la predicazione è stata data
dal pastore Katz, presidente del Gustav Adolf Werk della Germania occidentale. A mezzogiorno la vasta sala
-sottostante il tempio si è riempita di
commensali, che hanno gustato il nranzo accurato servito da un’équipe ormai
allenata a simili corvées, hanno subite
.allegramente le inevitabili presentazioni di ospiti e invitati, e apprezzato i
canti del coro giovanile del Collegio
Valdese, condotto da Carlo Arnoulet.
Dopo pranzo, nuovamente riuniti nel
tempio, hanno partecipato a una riunione durante la quale, dopo che una
giovane aveva letto un Salmo, il Moderatore, past. Aldo Sbaffi, ha dato una
predicazione nella quale si contrapponeva, da un lato, la gioia e la riconoscenza per quest'opera che s’inserisce
nella vita della chiesa locale e della nostra chiesa nel suo insieme, come una
possibilità di servizio e di testimonianza, e dall’altra Tinquietudine perché ci
troviamo di fronte a una nuova tappa
di una via antica, di "realizzazioni” e
di possesso, non precisamente nella linea che l’ultimo Sinodo, in particolare,
Tia indicato facendo riferimento a ciò
che deve significare per noi, in questi
anni, celebrare l’ottavo centenario del
movimento valdese, di quei valdesi,
•cioè, che, come ricorda il messaggio sinodale 1972 alle chiese, anche un inqui■sitore avversario definiva « seguaci nudi di un Cristo nudo ».
Molti altri messaggi si sono succeduti, da parte del Console di Svezia a
Torino anche a nome della RIV-SKF,
del presidente della Commissione distrettuale, past. Giorgio Tourn, di rappresentanti dei Comuni di Villar Perosa e limitrofi, di amici tedeschi e italiani. E’ stato un coro di vivo apprezzamento per l'entusiasmo e la pertinacia
appassionati con cui il past. Enrico
Geymet, con la sua famiglia, appoggiato dalla comunità locale, ha portato
avanti questa realizzazione, coinvolgendo tanti, vicini e lontani, che hanno dato con larghezza e generosità. Questo
senso di apprezzamento, di stima e di
gratitudine era vivo in tutti, anche in
quei pochi (fra i presenti) che pure
non hanno taciuto alcune riserve critiche e hanno ritenuto non inopportuno ricordare che questa nuova opera
non riscuote, nel suo costituirsi, la totalità dei consensi della nostra Chiesa.
Non c’è da stupirsene, né da drammatizzare la cosa; non è stato diversamente per parecchie delle opere nuove sorte qua e là dal dopoguerra a oggi. Come tutte le altre, la nostra Chiesa conosce oggi un tale pluralismo di posizioni e di orientamenti, con le tensioni interne che comportano, che sarebbe
strano che su questa o quell’opera non
ci fosse divergenza di opinioni. L’importante è che i fratelli che vivono e
militano su posizioni diverse serbino
non solo il rispetto per l'altro, ovviamente non a scapito della verità, ma
anche la disponibilità e la capacità di
cogliere l’intento profondo, i moventi
veri dell’altro e il richiamo, l’avvertimento utile che ci può venire dalle sue
riserve critiche.
In che consiste, sostanzialmente, la
divergenza d’opinioni sul sorgere e sulpostazione del nuovo convitto? Per gli
uni, il fatto che sia sorto su terreno
— l’ex campo sportivo — donato dalla
RIV-SKF, e che sia in funzione della locale scuola aziendale (una scuola di cui
alcuni lamentano il carattere non precisamente innovatore, e che comunque
conferisce un diploma di valore "interno”, che lega quindi il giovane all’azienda) implica una collusione con la potenza economica locale. Per gli altri il
problema, in questi termini, non sembra porsi: per loro ciò che conta è il
problema umano di dare una casa a
giovani durante la preparazione a un
lavoro che possano svolgere senza staccarsi dalle loro Valli. La RIV-SKF è la
Sola grande azienda (circa 2.000 unità
lavorative a Villar Perosa) attualmente
operante nelle Valli e, malgrado voci
diffuse a più riprese, non risulta in fase di riduzione, specie dopo l’abbinamento con la consociata svedese. Ora,
si levano lamenti sullo spopolamento
c sopratutto sul penoso fenomeno del
pendolarismo: come non rallegrarsi di
questa possibilità di evitarlo o ridurlo
fortemente, per tanti operai e impiegati? E perché non appoggiare, pur
serbando una libertà di movimenti a
cui nessuno ci ha chiesto di rinunciare.
Una scuola che assicuri almeno a un
certo numero di nostri giovani questa
possibilità di radicamento nella valle?
Quale altro gesto concreto, nelle Valli,
la nostra Chiesa è riuscita finora a compiere, per appoggiare con la verifica
della prassi i molti e recisi discorsi
ratti sulla situazione sociale delle Val
Purtroppo, il colloquio fra le due
posizioni non è facile, neppure è molto cercato; e non si è verificato nemmeno in quest’occasione. Era presente, a esprimere il proprio appoggio,
una rappresentanza considerevole proveniente da molte comunità valligiane e da Torino: e non costituita, come
qualcuno potrebbe pensare, essenzialmente da persone ormai sul viale del
tramonto di un’epoca che volge al termine; molti i giovani, invece: di quelli che in varie comunità hanno — perché? — lasciato il campo ai coetanei
di altro orientamento, ma che sono
numerosi e non tutti pigramente e
grettamente « integrati nel sistema ».
Contemporaneamente, a Pinerolo, altri fratelli, soprattutto giovani, dibattevano la questione dell’obiezione di
coscienza e i modi per premere sull’approvazione prossima di una legge
che la regoli e la regoli in modo giusto. Sono forse due chiese senza possibilità di comunicazione, quelle rappresentate dalle due assemblee di Villar Perosa e di Pinerolo, fortuitamente contemporanee? I giovani del coro
che, nel tempio di Villar Perosa, cantavano fra i loro inni anche « We shall
Overeóme », « Noi vinceremo, un giorno », l’inno di Martin Luther King, e
gli adulti che li ascoltavano partecipi,
sono forse tetragoni al’ordine di problemi che appassionano quelli riuniti
nella stessa ora a Pinerolo? E questi
ultimi non sono in grado di capire, pur
nel dissenso, che un fratello come il
pastore Geymet e coloro che in Italia
e all’estero ne condividono l’impegno
nella realizzazione di questo convitto,
non sono dei servi succubi del capitale?
Certo, l’ottavo centenario del movimento valdese pone a tutti noi la questione della « povertà » non in termini
romantici o mistici, ma nei termini
della nostra posizione nella società
odierna, come chiesa ma anche come
singoli cristiani (troppo spesso si vuole che « la chiesa » segua una linea che
poi neH’impostazione personale della
vita si è pronti a sorvolare ed eludere).
È probabile che il finanziamento del
nuovo convitto risulti, in questa luce,
discutibile. Ma, domando, che cosa nel
la vita della nostra Chiesa non è finanziato in modo discutibile, in questa
prospettiva? Dev’essere chiaro che la
quasi totalità delle nostre opere — in
una gamma d'impostazioni diverse come quella che va dai nostri istituti di
istruzione secondaria nelle Valli, ad
Agape, al Gignoro, a Palermo, a Riesi,
domani a Cinisello (e si possono aggiungere "Nuovi Tempi", il servizio radiotelevisivo della Federazione), solo
per fare alcuni esempi — o non sarebbero sorte o non si manterrebbero senza doni che, filtrati attraverso il filtro
asettico degli organi assistenziali ginevrini del CEC (i battisti italiani si stanno accorgendo di che vuol dire mancare
di questo filtro asettico e di essere direttamente in relazione con una data
Chiesa o Unione di chiese, di orientamento diverso dal loro), provengono in
misura non indifferente da fratelli
nordamericani molti dei quali hanno
certo votato la politica nixoniana e finiscono per sostenere anonimamente anche movimenti e organi di senso politico inverso. Così pure, dev’essere chiaro
che i doni che per queste opere ci vengono con generosità da fratelli tedeschi, sono anch’essi in misura considerevole costituiti da fondi formati da
tangenti della tassa ecclesiastica pagata dai contribuenti dei Länder federali
tedeschi: non vi è qualche incoerenza
fra Faccettare e sollecitare questi finanziamenti e le filippiche contro il costantinianesimo della chiesa? È chiaro a
tutti, inoltre, che quasi un quarto degli stipendi al personale della nostra
Chiesa (ovviamente senza discriminazione di orientamenti!) è rappresentato
da doni provenienti da chiese e organismi fraterni all’estero, la cui generosità
e partecipazione ci tocca profondamente, doni che però sono in misura considerevole costituiti come sopra si diceva? Una coerenza di posizioni significherebbe, oggi, una nudità quasi letterale; naturalmente, per i più esposti
e impegnati. Del resto che cosa, del nostro denaro, è pulito, disinfettato da
collusioni e mescolanze dubbie?
Il problema, dunque, c’è; è giusto
che sia posto, e si può chiedere, con
umiltà e con decisione, che ci si fermi
ad ascoltare e che si accetti di affrontarlo. Ma, è il caso di dirlo?, non c’è
nessun giusto, neppure uno, e da nessun pulpito si ha oggi autorità per
giudicare, tanto meno ironizzare. Da
nessun pulpito valdese, comunque.
Chi è senza peccato di collusione, scagli la prima pietra. ^
Gino Conte
Notiziario fiorentino
L’Assemblea di chiesa del 29 ottobre
scorso votava all’unanimità un o.d.g.
che era integralmente fatto proprio anche dalla Comunità della Resurrezione.
Si rivolgeva « un pressante richiamo »
ai Presidenti dei due rami del Parlamento, perché « non siano soffocate
nell’indifferenza e nell'immobilismo
delle istanze di libertà di coscienza e
d’opinione, e finalmente si disponga
l'iter parlamentare che conduca a un
rapido dibattito e ad una legislazione
sull’obiezione di coscienza ». Il documento era subito inviato al sen. Fanfani e all’on. Pertini.
di nuove collaborazioni. Nuove forme
di servizio-testimonianza sono state da
loro stessi decise; ma è bene non diffondersi a parlarne prima che siano
avviate.
La stessa Assemblea chiedeva al Consiglio di Chiesa « di sostenere senza riserve tutte quelle iniziative che potranno essere prese — nella comunità come in qualsiasi altro ambiente della
città — nella lotta in corso per ottenere un dibattito parlamentare e una legislazione rinnovata dell’obiezione di
coscienza ».
Il Gruppo Aperto di Studio Biblico
si riunisce ogni due settimane con una
ventina di partecipanti. Ogni volta si
propone insieme il testo di studio per
la riunione seguente. Vi partecipano
dei cattolici, dei credenti dei gruppi
del dissenso (della Comunità della Resurrezione in particolare), dei marxisti. E un tentativo che ha anche un
obbiettivo: richiamare attorno alla Parola di Dio quei gruppi cattolici del
dissenso che, calati nella lotta politica, disperdono nelle faziosità i loro acquisti più preziosi, che erano sul piano biblico.
Alla veglia per la pace nel Viet Nam
ha partecipato un gruppo dei nostri
giovani. È stata una serata buona, guastata dall’intolleranza di chi non voleva assolutamente accettare la solidarietà della gioventù liberale, ed ha
sommerso nei clamori Enzo Enriquez
Agnoletti che difendeva la libertà di
tutti. Agnoletti è, per noi evangelici
fiorentini, uno degli uomini più vivi e
generosi nella lotta per la liberazione
dell’uomo, anche dai fanatismi faziosi.
Le Riunioni Comunitarie del martedì — un’àgape e quindi un incontro
fraterno — hanno dato vita ad un nutrito nucleo di credenti che finalmente si conoscono, si apprezzano nella diversità delle opinioni, e insieme vagliano i nroblemi della comunità e della
città.
L. S.
Forano
Il raduno del movimento « Terzo
Aiondo », domenica 5 nov., ha visto allo stadio il card. Florit e un gruppo di
fratelli di Taizé guidati da Roger
Schutz, Fon. Vedovato e Helder Camara. Come al tempo dell’inondazione,
giusto sei anni fa, i « fratelli » di Taizé
stanno bene in compagnia dell’arcivescovo, amano i primi posti nei conviti
e non hanno avuto alcun contatto coi
protestanti indigeni. Schutz ha comunque detto cose forti e violente contro
le chiese-istituzione che collaborano all’impoverimento del Terzo Mondo; poi
ha fatto coi suoi cornice alla messa
del cardinale. Invitati espressamente a
partecipare, abbiamo preferito rifiutare una collaborazione a un’impresa
che, nata con le migliori intenzioni, si
fa ambigua manovra propagandistica.
ti
l
Il Gruppo Giovanile di Servizio ha
ripreso pienamente la sua attività dopo l’arresto estivo. Si occupa di un
nucleo di anziani soli, non evangelici,
ai quali fornisce su diversi piani un
aiuto costante; adesso ha esteso la sua
attività a degli evangelici, avvalendosi
Dopo lunga malattia il 7 c. m. è stato richiamato presso la casa del Padre Celeste il
fratello in fede Mario Scarinci. all’età di 50
anni, ex ferroviere.
Davanti ad una folla di amici e parenti, a
testimonianza dell’affetto di cui godeva, la
Parola di Dio è stata predicata come un seme
che viene gettato nei solchi perché porti il suo
frutto.
La predicazione è stata incentrata sulle parole pronunziate da Giosuè: « Quanto a me
e alla casa mia serviremo alFElerno ». Questo
fratello aveva fatta sua questa promessa perché, nelle vicende della vita che non gli hanno risparmiato dolori e preoccupazioni, la fedeltà all’Evangelo è stata sincera e leale; lo
specchio della sua vita. « Mario — ha detto il
pastore Bonnes — ha scelto la buona parte
che non gli sarà tolta ».
Alla moglie Silvana, fedele ed instancabile
compagna della sua travagliata esistenza, ai
figli Bruno, Enrica e Daniela, alle sorelle ed
al fratello vadano da parte della Comunità
tutta — che s’è stretta attorno alla famiglia
colpita nei suoi affetti — il cordoglio più sincero e fraterno.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia
fatta la volontà dell’Eterno.
Rocco Giuliani
Per cinque anni ha operato, a Taranto, un asilo d’infanzia condotto da un
gruppo di servizio e dal consiglio di
chiesa; lo scorso anno, è stato frequentato da una trentina di bambini, di
cui solo due evangelici. Il lavoro è apiprezzato e rispettato nella città, ma si
avvertiva da tempo un forte disagio, a
livello di comunità. L’opera era sorta
infatti non tanto in seguito a una decisione comunitaria, ma per iniziativa
e sotto lo stimolo di alcune sorelle che
avevano alimentato, con sacrifici personali, un fondo da destinare allo scopo. La comunità si era rallegrata della
iniziativa, ma nel complesso non se ne
è interessata a fondo. Le difficoltà di
gestione hanno quindi portato a fare
dell’opera una scuola materna per famiglie in grado di versare una retta,
anziché un’opera per bambini veramente bisognosi, i minimi e senza asilo. Ora, il nostro asilo evangelico, per
avere senso, non può che essere in alternativa agli altri asili esistenti in
città, confessionali e non. Se abbiamo
le forze e il denaro sufficienti per un
asilo siffatto, se gli amici in Italia e
fuori si impegneranno a sostenere i nostri sforzi in questo senso, se riteniamo che in un impegno di questo tipo
c’è spazio per una testimonianza alFEvangelo, allora il lavoro va continuato:
ma continuato a favore dei minimi della città.
Questa la decisione di fronte a cui, al
termine dello scorso anno ecclesiastico è stata posta la comunità; ed è con
gioia che possiamo dire, ora, che la riflessione così avviata è proseguita, in
varie riunioni nel corso dei mesi di
settembre e di ottobre, e si avvia, nel
più ampio consenso comunitario, verso uno sbocco operativo nuovo. Nel
corso di queste riunioni abbiamo potuto constatare che l’interesse di fronte ai problemi sollevati è andato via
via aumentando, portando un numero
sempre maggiore di persone a capire
l’importanza di assumere personalmente un impegno concreto nel contesto comunitario.
Ad un certo punto ci si è resi conto
che non era più possibile riaprire Fasilo ad ottobre con l’indirizzo finora
seguito, senza con questo volere dimenticare quello che di buono era da
riconoscere, non solo nelle intenzioni
ma anche in alcuni risultati, per quanto modesti, conseguiti da coloro che si
erano impegnati a fondo nel gruppo
di servizio. L’asilo, cioè, non si è riaperto non perché il gruppo di servizio
che se ne era occupato non era più
nella possibilità oggettiva di continuare, se non a tempo parziale, nel lavoro, ma piuttosto perché un po’ alla volta ci si è resi conto che la scelta di
adoperarsi in primo luogo a favore dei
minimi non poteva più essere differita.
Questa decisione ha tanto più peso in
quanto è stata operata proprio nel momento in cui la questione del personale era in fase di superamento, avendo ben sei persone dichiarato di essere disposte, a tempo parziale e con
precisi turni, ad impegnarsi nel lavoro.
Cosa faremo al posto dell’asilo?
Al posto dell’asilo la decisione unanime è stata quella di avviare un Centro di solidarietà. Anche se i contenuti e gli obiettivi del Centro non sono
stati ancora ben definiti e delimitati,
e dovranno sempre di nuovo essere valutati, contiamo di poter fare per ora
queste cose:
In primo luogo non trascureremo di
continuare ad occuparci dei bambini.
Ovviamente si tratta di bambini le cui
famiglie non possono pagare nulla e
che hanno bisogno di tutto. Alcuni di
GINEVRA
Una partenza ed nn arriva
La domenica 3 settembre, nel tempio di
Prangins gentilmente concesso .alle comunità
valdesi di Ginevra e Losanna, il pastore Sergio Rostagno celebrava un culto d’addio in
presenza di una numerosa assemblea.
Dopo il culto ebbe luogo la ormai più che
centenaria cerimonia commemorativa del Glorioso Rimpatria nel magnifico giardino del signor Liechti. Dopo il pranzo al sacco, nel corso di una riunione familiare, veniva offerto
al pastore Sergio Rostagno un ricordo della
chiesa e dell’Unione valdese. Gli oratori presenti espressero la loro riconoscenza per il
ministero fedele del loro pastore e il profondo rammarico di tutti nel vederlo partire. I
nostri auguri l’accompagnano nella sua nuova
parrocchia di Pomaretto.
Il 12 novembre, il tempio dell’Auditoire di
Calvino a Ginevra si riempi di una folla inconsueta. Si trattava dell’insediamento del
pastore Neri Giampiccoli, moderatore della
Chiesa valdese fino a quest’anno. Il pastore
Eugenio Rivoir, presidente della commissione distrettuale del III distretto, venuto da
Verona, svolse la liturgia secondo uno schema
meno tradizionale del solito. Lesse in particolare il salmo 117 e il capitolo 33 di Ezechiele. Il pastore Neri Giampiccoli aveva scelto come testo della sua predica i versetti 7 e
8 dell’Evangelo secondò Matteo. Le sue parole, cosi attuali, lasciarono una profonda impressione nell’uditorio.
Alla fine del culto l’anziano Signor Barulli
salutò il nuovo pastore a nome di tutta la comunità. Segui un fraterno incontro nella sala
Théodore de Bèze.
J. PiCOT
questi bambini ci sono già stati segnalati. La maestra del precedente asilo,
Thea Cosma Sarritzu, coadiuvata da
varie sorelle della comunità, si occuperà di loro giornalmente fino alle
ore 14, per cui i bambini usufruiranno
anche della refezione. Questo lavoro
sarà iniziato indipendentemente dal
numero dei bambini che riusciremo a
raggiungere: anche se pochi all’inizio,
potrebbero diventare un gruppo numeroso.
Non trascureremo di occuparci dei
problemi più generali delle famiglie
di questi bambini, come di altre famiglie delle provincie di Taranto, Brindisi e Matera. La comunità riceverà al
più presto un appello per la raccolta
di fondi, di doni in natura, raccolta di
indumenti, libri, ecc... Anche per questo lavoro di contatti con le famiglie
il pullmino ci sarà di grande utilità.
Per il resto non abbiamo ancora deciso nulla nei particolari: ci occuperemo forse di alcune persone anziane,
non è escluso che finiremo per occuparci di alcune famiglie di lavoratori
emigrati, ecc. Si vedrà. L’importante è
che sempre più sentiamo una vocazione a questo servizio volto alla liberazione dell’uomo. Non si tratterà infat
Una sosta felice
in ambiente
evangelico
Questo è quanto la Casa Valdese di Vallecrosia, grazie ad importanti lavori eseguiti recentemente è ora in grado di offrire a
singoli, famiglie, persone anziane, a tutti coloro insomma che
necessitano di un periodo di riposo in un clima più mite, a partire dal 1° gennaio 1973.
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi alla « Casa Valdese
per la Gioventù», Via Col. Aprosio, 255 - 18019 Vallecrosia (IM).
Tel. 0184/21283.
ti di occuparsi di casi particolari dimenticando le cause che sono all’origine di queste situazioni e della generale miseria di gran parte dell’umanità.
Proprio perché abbiamo bisogno di
prendere sempre più coscienza del problema in generale, non possiamo non
soffermarci anche di fronte al caso particolare, ben sapendo che le cause che
determinano le attuali lacerazioni fra
gli uomini vanno energicamente individuate, combattute e rimosse.
I locali del Centro dovrebbero al
più presto essere riscaldati, essendo
stato ormai superato l’intoppo che ci
veniva dall’attesa dell’autorizzazione a
innalzare le canne fumarie. I lavori
dovrebbero cominciare in novembre ed
essere ultimati entro il mese di dicembre. Il dono che ci è stato fatto per il
riscaldamento da parte dei fratelli del
Freundeskreis der Waldenser Kirche di
Essen ci permette così di risanare il
problema dell’umidità di alcuni muri e
di avere nell’insieme un ambiente di
lavoro particolarmente accogliente.
Da un calcolo preventivo, il Centro
di Solidarietà dovrebbe poter contare
per il suo funzionamento, dal novembre ’72 al maggio '73, su una entrata
di 1.100.000 lire. Tenendo conto del fatto che attualmente abbiamo in cassa
circa 300.000 lire, il totale mancante
può essere ridotto a lire 800.000. Gli
amici in Italia e fuori ci hanno sempre sostenuto con offerte varie per un
totale di circa 300.000 lire. Noi contiamo molto sul sostegno fraterno che ci
verrà da questi amici e contiamo sulla solidarietà di nuovi amici, soprattutto per portare avanti Fazione a favore dei bambini, nella nuova forma
che le è stata data. Le offerte possono
essere inviate sul c.c.p. n. 26/6291 intestato a Ennio Del Priore, Via Gen. Messina, 71 - 74100 Taranto. Daremo più
avanti notizie su questi primi tempi
del Centro.
per il Consiglio di Chiesa
Ennio Del Priore
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Giacomo Ribet
commossa e riconoscente per la grande dimostrazione di stima e di affetto
tributata al suo caro Scomparso, ringrazia tutti coloro che con fiori e con
la loro presenza hanno preso parte al
suo immenso dolore.
San Germano e Perosa, 13-11-1972.
« E asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro e la morte non sarà più» (Apocalisse 21: 4).
Il Signore ha chiamato a sé
Federico Pagliani
Lo annunciano la moglie Clelia e i
figli Maria, Piera e Renzo con la moglie Gianna.
Un commosso ringraziamento a
quanti sono stati loro vicini nella lunga e dolorosa malattia ed in particolare ai medici e infermiere dell’Ospedale Evangelico di Torino.
Torino, 17 novembre 1972.
8
pag. 8
N. 47 — 24 novembre 1972
★ Le elezioni nella GERMANIA FEDERALE hanno confermato e rafforzato la
maggioranza al governo e in particolare la sua "Ostpolitik": il 90% ha votato
1 socialdemocratici passano dal 42,7 al 45,9%, i liberali dal 5,8 all'8,4 per
^4,8%; annientati i nazisti dal 4,3 allo 0,6 ^ ; praticamente inesistenti i comunisti e altri partiti miArgentina l'arrivo di Peron è bloccato, dal punto di vista delle
manifestazioni popolari, dalle misure dell, giunta militare; in un secondo tempo
egli è peri autorizzalo a riunire, a Buenos Aires, un ampio convegno di politici,
con I quali discute le prospettive di un'alternativa politica al regime militare
attuale; la rivoluzione "justicialista" non ci sari, pare (del resto il justicialismo
peronista raccoglie elementi e gruppi assai eterogenei ), ma l'arrivo del vecchio leader potri smuovere la situazione. Mentre a Ginevra inizia la se
conda fate dei SALT (Strategie Arme Limitalion Talkt), i colloqui sulla limitazione delle armi strategiche, avviati fra USA e URSS, si aprono a Heltinkj le
consultazioni preliminari volte a preparare la Conferenza per la sicurezza e la
cooperazione in EUROPA, con la rappresentanza di 34 paesi. Alle Nazioni Unite
il rappresentante cinese denuncia le ipocrisie dei discorsi sul disarmo e la prepotenza con cui i tupergrandi trattano fra loro pretendendo di ignorare gli altri.
L'arresto, su ordine di Fidel Castro, di tre dirottatori aerei colpevoli di delitto comune, pare offrire l'occasione a un riavvicinamento fra USA a CUBA.
I NOSTRI GIORNI
Nuovo scontro violento sulle alture dì Golan, fra ISRAELE e SIRIA. I Siriani hanno ricevuto armi dal Cairo e da Mosca * l'Egitto ha messo a disposizione la sua
forza aerea, il Cremlino ha fornito artiglieria e missili. || premier britan.
nico Heath si è recato a Belfast, ma non risulta che la situazione nelTULSTER iitia
evolvendo positivamente, i morti e i rancori continuano ad accumularsi. Notizia
positiva: a Dublino è stato arrestato Sean Macstiofain, il capo dei "provisionais"
detriRA; sarà processato; il governo dell'EIRE intende facilitare un accordo con
Londra? ^ In POLONIA un importante congresso, il settimo dei sindacati
polacchi, ripropone con forza il problema dell'autogestione, o meglio della cogestione. ^ Le trattative per il VIETNAM proseguono, e proseguono, anche
se forse un po' attenuati, bombardamenti e combattimenti. Viene quasi la nausea, quando i giornali annunciano (e ci fan vedere i volti sorridenti) che i negoziatori sono ottimisti, da una parte e dall'altra; quanti morti, in una giornata,
dietro quei sorrisi? ^ || PORTOGALLO ha subito una nuova, pesante
censura da parte dell'Assemblea dell'ONU per la sua politica colonialista in
Africa. Viaggi presidenziali ; il presidente indonesiano Suharto è stalo
in visita a Parigi, cercando di rinsaldare i rapporti economici e di sollecitare in.
vestimenti francesi in INDONESIA; il presidente Pompidou compie un viaggio
nell'Africa occidentale, con visite nell'ALTO VOLTA e nel TOGO, evitando la
tappa nel Dahomey, preventivata prima del recente colpo di Stato militare.
In ITALIA, la decisione del governo di confermare, contro il parere reciso della
Corte dei Conti, i forti aumenti agli alti dirigenti statali, provoca reazioni : i
vivamente criticata dal PRI, che ribadisce il rifiuto di entrare nel governo, pur
mantenendogli l'appoggio esterno, e costituisce uno dei punti di forza dello
sciopero di 400.000 statali (altri scioperi in atto; metalmeccanici, edili, mezzadri,
bancari, mentre altre agitazioni si profilano ) ; è chiaro, non si tratta di un argomento strettamente economico, ma di un argomento morale cui la nostra classe
dirigente pare del tutto indifferente. L'on. La Malfa mette ancora in discussione
il bilancio della RAI, il cui pareggio risulterebbe del tutto fittizio. Si ripetono,
airitalsider di Trieste, pericolosi sabotaggi agli impianti, sconfessati dalle stesse maestranze. In sede di commissione Difesa la maggioranza democristiana ( con
l'appoggio missino ) rifiuta ogni emendamento al progetto di legge sull'obiezione
di coscienza ; se ne riparlerà nell'aula parlamentare.
G. C.
Università italiane: verso la naralisi
lasciato scoppiare le vecchie strutture
senza averne minimamente predisposte
di nuove...
Chi di moi ha figli o parenti che vanno all’università sa bene a quali grossi disagi e difficoltà essi sono sottoposti, a cominciare dalla frequenza per
finire agli esami che vanno via via assumendo sempre più. la caratteristica
del quiz e premiano la prontezza di
riflessi. Naturalmente la situazione varia da città a città e anche da facoltà
a facoltà, ma è altrettanto chiaro che
la situazione generale va via via deteriorandosi. Anche di questo possiamo
essere « grati » alla classe politica dirigente che non ha fin'ora saputo o voluto fare quelle riforme — urgenti ormai
da decenni! — allo scopo di attuare
uno dei punti fondamentali della Costituzione che assicura la scuola aperta a
tutti e sancisce il diritto di raggiungerne i gradi più alti a coloro che ne abbiano la capacità (art. 34). Leggiamo
al riguardo un articolo di Giovanni
Spadolini su « La Stampa » del 18 novembre che fa una circostanziata analisi della situazione e di cui riportiamo i
punti più significativi.
« La crisi dell’università italiana si
aggrava di giorno in giorno. Lo squilibrio fra docenti e discenti si approfondisce con un ritmo che è poco definire
inquietante; ci avviamo verso la completa paralisi della ricerca scientifica.
Un certo tipo di contestazione è finito:
stiamo ora marciando verso una forma di « narcosi » che nasconde inconvenienti non minori della febbre contestatrice. Per avere una sola idea preliminare dello stato di impotenza in
cui sono ridotti i nostri atenei basterà
pensare che fino a sei anni fa il rapporto fra professori e studenti era di
uno a ventinove, mentre neH’anno accademico 1970-71 eravamo arrivati al rapporto-monstre di 1 a 60 (con punte-record di 1 a 81 a economia e commercio; di 1 a 145,6 a magistero).
« La valanga di iscrizioni al nuovo
anno accademico, iniziata da pochi
giorni nelle 277 facoltà italiane, è destinata ad aggravare ulteriormente lo
scompenso fra insegnanti e allievi: sullo sfondo di una crescente, patologica
inadeguatezza delle strutture didattiche e delle attrezzature edilizie alle esigenze elementari di un insegnamento
appena degno del nome. Le conseguenze della legge di liberalizzazione del dicembre 1969 si sono fatte sentire, e come! In meno di tre anni il numero degli studenti universitari è raddoppiato
tout court proprio mentre si bloccavano i concorsi universitari e si paralizzavano la circolazione e il ricambio negli atenei in vista della riforma che non
è mai arrivata in porto, che si è insabbiata nelle secche della quinta legislatura repubblicana.
« Poco più di 400 mila studenti nel
NELU ZONA DEL BELICE
Revocato il “confino”
di Lorenzo Barbera
Un ampio dossier pubblicato ad Agrigento dal Centro di documentazione
Alcune settimane fa avevamo riferito sul provvedimento di ’confino’ politico — una tipica misura di repressione contro un reato di opinione —
che era stato preso dalle autorità pubbliche nei confronti di Lorenzo Barbera, il leader del movimento di protesta e di rivendicazione fra le popolazioni terremotate della Valle del Selice. Il provvedimento era stato determinato dalla denuncia, da parte del
Barbera, delle pressioni esercitate da
elementi dei carabinieri nei confronti
di coloro che praticavano lo ’sciopero
delle tasse’ per protestare contro il
disinteresse delle autorità e il mancato mantenimento di molte promesse.
Il pastore Mario Berutti comunica
che ora tale provvedimento è stato revocato, ed è verosimile che questa revoca sia anche in parte frutto della
pressione esercitata da molti contro
questa repressione di un ’reato di opinione’, tanto più inaccettabile data la
situazione. Lorenzo Barbera è ritornato al suo lavoro, a Partanna.
Il Centro di documentazione di Agri'tento, curato appunto dal past. Berutti, ha stampato un dossier completo
su questo caso di repressione. Il costo del fascicolo di 44 pagine è di lire
400. Richiederlo a: Centro di Documentazione, Via Damareta 6, 92100 Agrigento, c.c.p. 1/40541 intestato a Mario
Berutti.
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Mario Berutti, Lalla Conte, Franco Davite, Ermanno e Raimondo Genre, Roberto Peyrot, Luigi Santini, Elsa e Speranza
Tron.
1968-69, l’ultimo anno anteriore alla liberalizzazione (un provvedimento sacrosanto in un paese veramente democratico che avesse creato prima le condizioni dell’accesso all’università per
tutti, aule, strumenti di ricerca, professori, un pre-salario meno grottesco e
meno iniquamente distribuito dell’attuale); oltre 800.000 nel nuovo anno accademico, dopo le immissioni delle innumerevoli matricole. Sono cifre da dare le vertigini; ma sono altrettanti atti
di accusa ad una classe politica che
« A proposito di edilizia: dei 200 miliardi previsti colla legge 641, ne risulta
impegnato solo il 30 per cento. In questo campo, come in tutti gli altri, si accentua la corsa fra indebitamento crescente della mano pubblica e dilatazione non meno crescente dei residui passivi. In altre parole: lo Stato si indebita sempre più, ma non è capace di
spendere le somme per le quali contrae
debiti ».
Un’opera d’avanguarilia,
una pista di lancio
(segue da pag. 1)
Novembre 1968
I rappresentanti delle Chiese che collaborano all’Azione Apostolica Comune
decidono la formazione di un secondo
gruppo di missionari che saranno mandati nel Poitou (Francia), una regione
particolarmente scristianizzata.
nord - sud - est - ovest
I Centotredici paesi si sono impegnati, alle N.U., a versare un totale di 293 milioni di dollari (circa 180 miliardi di lire) al
programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo: l’8,3% in più dello scorso anno. Per la
prima volta la Cina ha annunciato un contributo di 1,75 milioni di dollari, di cui il
20% in moneta convertibile. Gli USA verseranno 86 milioni di dollari, l’URSS 33, la
Gran Bretagna 20, il Giappone 9, la Francia 7.
ne limitazioni, apre le acque territoriali della
Tunisia ai battelli italiani, arrecherà benefici
non indifferenti a molte categorie di pescatori, considerata la ricchezza delle coste dell’Africa settentrionale.
I L’Algeria vuole acquistare sette navi-cisterna da 123.000 m^, per partecipare al
trasporto del metano del suo sottosuolo verso
gli USA e l’Europa occidentale. Tale acquisto
rappresenta un investimento di 3 miliardi di
dinari (quasi quattrocento miliardi di lire).
I c( Guerra del tonno » fra USA ed Ecuador? Negli ultimi giorni la marina militare ecuadoriana ha sequestrato nove pescherecci statunitensi specializzati nella pesca del tonno, sotto l’accusa di aver pescato
senza autorizzazione entro il limite marittimo
di 300 km., rivendicato dal paese latinoamericano (incidenti analoghi si sono già avuti
con il Pekrù), mentre gli USA non riconoscono un limite superiore ai 10 km. dalla costa.
H Nello Stato indiano dell’Assam, al nordest della confederazione, si sono avuti
torbidi sanguinosi, con centinaia di morti,
scoppiati all’inizio di ottobre : all’origine dello scontro la disputa linguistica fra la maggioranza di lingua assami e la minoranza di lingua bengali intorno al problema della lingua
utilizzata nell’insegnamento superiore.
K E’ stato stipulato recentemente fra l’Italia e la Tunisia un accordo relativo all’esercizio della pesca nelle acque tunisine da parte
di naviglio italiano. L’accordo che, salvo alcu
H Rispetto al mese di agosto 1971, l’indice
generale dei prezzi dei prodotti agricoli
italiani è aumentato deU’11,2 per cento;
per i singoli prodotti o gruppi di prodotti si sono avuti aumenti degli indici dei bovini (-b 29,2 per cento), ovini e caprini
(4- 16,2 per cento), prodotti ortofrutticoli
(+ 12,3 per cento), cereali escluso il frumento (-f- 10,6 per cento), pollame e conigli
(-1- 10,3 per cento), latte (-f- 6 per cento),
prodotti caseari (-F- 5,7 per cento), vino
(-1-5,5 per cento), cereali in complesso (-|- 3,3
per cento), suini (-j-3,6 per cento); diminuzione degli indici dell’olio d’oliva (— 3,1 per
cento), uova (— 2,2 per cento), frumento
(— 1,4 per cento).
Autunno 1969
Inizio dell’opera nel Poitou. In un
commento pubblicato dal « Journal des
Missions », il pastore Ch. Bonzon sottolinea il fatto che il lavoro della équipe
che deve intraprendere questa nuova
opera sarà molto diverso da quello
della équipe del Dahomey. « Non è la
stessa cosa annunziare il Vangelo a
gente che non ha mai sentito il nome
di Cristo, o a gente che non vuole più
sentirlo nominare, perché forse l'ha
sentito troppo spesso; non è la stessa
cosa parlare a una popolazione del centro della Francia che partecipa alla vita del suo tempo, o a una popolazione
nel cuore dell'Africa, che praticamente
vive ai margini del mondo moderno;
non è la stessa cosa lottare contro un
feticismo, profondamente radicato nell’anima umana, o contro l’indifferenza
religiosa che ne è, sotto certi aspetti,
l’antitesi» («Journal des Missions»,
Giugno 1969, pag. 117).
Queste difficoltà le ritroviamo in un
articolo del pastore E. Njike del Camerún, membro di questa seconda équipe, a cui partecipano pure elementi venuti dalla Nuova Caledonia, dal .Madagascar, dalla Germania e dalla Francia.
Esse sono tali che, nel 1971, alcune voci
si sono già alzate per dire che meglio
sarebbe che questa équipe non rimanga più a lungo nel Poitou.
limi
Novembre 1971
L’Azione Apostolica Comune viene
assorbita dalla Comunità Evangelica
L’« ESSERE O
NON ESSERE »
DELL’AMERICA
^ Pochi giorni
prima del 7 corr.
(giornata delle elezioni del presidente
americano) Raniero La Valle pubblicava, su «L’Espresso» (inserto) del 5-11
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
L’enunciato d e 1
problema non potrebbe esser più
chiaro. Noi vogliamo* aggiungere due
annotazioni nei luoghi sopra indicati.
re il divario (fra le due dette prospet
1972, un lungo articolo dal titolo: « E
il dissenso dov’è finito? », del quale ri
portiamo alcuni passi significativi.
« Che cosa succede alla coscienza
americana? Dov’è finito il movimento
per la pace che, solo un anno e mezzo
fa, era capace di mobilitare larghe masse di popolo da una costa all’altra degli USA? A quali tranquilli pascoli è
tornata la maggioranza silenziosa dopo la breve stagione in cui aveva ritrovato la sua voce per protestare contro la guerra, costringendo Johson alla
rinuncia e Nixon alla promessa di un
rapido ritiro dal Vietnam? E dove sono i segni di quella più profonda rivoluzione di cui è protagonista la giovane generazione americana che, ben
al dilà della contestazione politica, sta
inventando un nuovo modo d’essere
americani, e anzi d’esser uomini?
Sono domande cruciali, nel momento in cui i negoziati per il Vietnam sono arrivati al punto decisivo, all’ora
della verità. Forse questi sono davvero
gli ultimi giorni di guerra, la fine della sopraffazione e della sofferenza, o
forse sono le ultime battute di un
drammatico gioco d’azzardo che ha per
posta non tanto la pace in Indocina,
quanto la corsa alla Casa Bianca. Può
darsi (e l’ottimismo, in questi giorni,
è d’obbligo) che la rielezione di Nixon
porti con sé, come prodotto accessorio, la tregua e la pace. Forse solo dopo il 1 novembre se ne potrà esser
certi ’ e si capisce perché i vietnamiti
hanno fatto di tutto per assicurarsene
prima. Ma l’elemento di maggior debolezza è questo silenzio della coscienza
americana, che è stata ad aspettare,
come tutti, l’esito di negoziati concitati e segreti, condotti in modo personalistico, quasi si trattasse di un Affare del presidente, e non della tragedia
d’un popolo.
Così, nel corso d’una delle più sconcertanti campagne elettorali che l’America abbia conosciuto, è sembrato
che essa fosse disposta ad accettare
sia la continuazione della guerra, al limite del ricatto nucleare, sia la pace
graziosamente elargita dal principe; e,
che prevalesse l’una o l’altra prospettiva, i sondaggi elettorali hanno costantemente privilegiato Nixon. (...)
Nessuno ha mostrato di voler colma
tive): non. i grandi sindacati, non
reti televisive, non il partito democratico e neppure, si direbbe, il frustrato McGovern. L’opposizione ha taciuto, la coscienza ribelle si è distratta,
le Chiese sono state a guardare, la rivoluzione di tipo nuovo che il francese Revel di “Ni Marx ni Jésus”, e l’americano Reich di “The greening of
America’’ (La fioritura dell’America)
vedevano, nel loro bestseller, come già
vincente in America e pronta per la
esportazione, si è riservata per un’altra
occasione Che cosa è successo? (...)
LA VITTORIA
DI WILLY BRANDT...
Qui il problema diviene delicato e
grave, perché non si può negare che
nella gioventù americana sia in atto
una rivoluzione profonda, che non dev’esser sottovalutata. Essa ha maturato una disaffezione radicale verso il sistema della produttività, del profitto,
della competizione, della selezione gerarchica, del successo, dello sfruttamento ostile della natura, della disgregazione dei rapporti umani, di tutto
ciò che tradizionalmente appartiene alV“American way of life" (modo americano di vivere). Essa contesta la società industriale avanzata, non nei traguardi non ancora raggiunti, ma nei
successi che ha conseguiti, nel suo orgoglio di società pienamente realizzata. Essa sta elaborando una nuova cultura, sta sperimentando nuovi modi di
convivenza, sta rincorrendo nuovi paradisi, sta cercando nuove forme religiose, sta creandosi nuove istituzioni,
sta organizzandosi una propria vita alternativa, senza aspettare che la società cambi, ma vivendo come se già la
società fosse diversa.
Il citato libro del Reich, che può esser considerato come la “carta" di questo nuovo sogno americano, dice che
questa è la nuova rivoluzione che arriva: non come le rivoluzioni del passato, rivolte a un cambiamento traumatico delle strutture, ma come una
rivoluzione che comincia da ciascuna
persona, si realizza nella conversione
del suo modo di pensare e di vivere,
non ha bisogno di violenza per vincere né può esser sconfitta dalla violenza, e cambierà la struttura politica solo come risultato finale d’un mutamento che avrà, prima, cambiato la coscienza dell’America ».
T^... ci riempie di gioia! Dopo tante
notizie cattive, finalmente una buona,
e quanto! Tra i molti sostenitori dei
cancelliere, uomini illustri: per es. lo
scrittore Heinrich Bòli, premio Nobel
1972, convinto socialista e credente
(cattolico). « Giorni fa, a Dortmund, al
congresso del partito socialdemocratico, egli ha tenuto un intervento che ha
fatto scalpore. Nel giornale di Monaco,
la didascalia sotto un suo ritratto dice
che il Boll, al congresso, “ha impersonato lo spirito del socialismo democratico molto meglio dei politici di professione” ed ha parlato con un coraggio che non si sentiva da tempo ». Intervistato, in merito, da un giornalista
italiano, il Boll ha risposto: « (Quasi
tutti gli oratori del congresso si erano
tenuti alla tattica, con un occhio alla
massa degli elettori incerti. Il mio è
stato forse l’unico discorso “politico"
del congresso (o “impolitico", per chi
badi alle convenienze). Io ho nominato a chiare lettere gli avversari davvero importanti: la banca, la borghesia,
l’industria pesante. Ho affermato che
queste potenze esercitano sul paese
una violenza ben più sottile e grave di
qualunque altra. Ho detto che, oggi in
Germania, l’alta borghesia di destra
sta finanziando la campagna contro i
socialdemocratici coi profitti dei suoi
affari con l’URSS ».
(Da « L’Espresso » del 29.10.’72. Ivi si
trova riportato per esteso il testo dell’intervento citato).
Si rifletta sul giudizio severo del Boll
nelle ultime parole qui riportate.
Sottolineiamo qui la parola « forse » : in
effetti, più le settimane passano e più si è
portati a supporre che le famose trattative di
pace condotte da Nixon col Nord-Vietnam,
non sono state altro che una perfida, ipocrita
macchinazione a scopo elettorale, e che ora
esse vengono, con calma e furbescamente, vanificate. Oh potessimo sbagliarci!
Noi crediamo che un’altra occasione arriverà certamente. Ma quando e come? Si può
parlare oggi di « rivoluzione rientrata »? La
questione ci sembra molto complicata e profonda.
di Azione Apostolica, che ha sostituito
la Società delle Missioni di Parigi, e assume allo stesso tempo la responsabibilità degli aiuti delle Chiese europee
alle giovani Chiese, e quella dell’opera
nel Dahomey e nel Poitou.
Nella relazione del segretario generale troviamo quindi un paragrafo dedicato all’opera delle due équipes al lavoro nel Dahomey e nel Poitou, che fu
poi completato da relazioni più particolareggiate presentate durante le sedute del Consiglio. Nel Dahomey, dove
si sono costituiti gruppi di cristiani, il
problema da risolvere è quello del loro
avvenire: saranno essi integrati nella
Chiesa Metodista del Dahomey, o formeranno una comunità a parte? La difficoltà principale è che la Chiesa Metodista locale ha già una forte tradizione e una tendenza conservatrice accentuata, mentre i nuovi gruppi sono aperti a un nuovo modo di comprendere la
vita della cornunità e la sua testimonianza, sono di tendenza progressista. I
membri à&Wa équipe originale giungono ormai al limite degli impegni presi
per quanto riguarda il tempo del loro
servizio. Il Consiglio ha deciso di mantenere là un gruppo, rinnovandolo per
quanto necessario, mentre allo stesso
tempo la Chiesa Metodista locale ha
dato alla équipe tre giovani elementi, e
il pastore titolare della comunità metodista più vicina collabora regolarmente con essa. Si spera che in questo modo verrà avviato un processo di integrazione dei nuovi gruppi nella Nicchia Chiesa, senza che perdano alcunché del vantaggio avuto facendo esperimenti e acquistando una nuova esperienza dell’essere cristiani al di fuori
dei rigidi tradizionalismi della vecchia
Chiesa.
Anche nel Poitou la équipe composta
ora da un pastore del Camerún, da un
giovane della Nuova Caledonia, e da
una giovane tedesca, rimane all’opera.
Dei contatti sono stati stabiliti faticosamente, suggerendo alla gente iniziative utili alla popolazione in generale,
per mezzo dello sport e di « veillécs ».
Una persona estranea all’équipe, dopo
aver assistito a uno di questi incontri
serali, ha detto: « Siamo stati colpiti
dalla attenzione concentrata colla quale le nostre parole erano ascoltate, conte se fossero proprio cose nuove ("de
véritables nouvelles”) ; proseguendo su
quella via, e con l’aiuto di Dio, non dubito che si otterranno rapidamente
buoni risultati ». Il segretario generale
commenta: « Sì, questa è la via da seguire, non perché cerchiamo dei "buoni risultati", ma perché siamo chiamati dal nostro Signore a servire il nostro
prossimo, cercando assieme con lui la
realtà del Vangelo, in modo da costituire una nuova comunità ».
Questi due primi campi di lavoro
creati dalla C.E.V.A.A., o meglio dalla
Azione Apostolica Comune che l’ha preceduta, spariranno un giorno con l’integrazione dei gruppi così costituiti in
una comunità o denominazione locale già esistente, ma l’avvenire della
C.E.V.A.A. sarà assicurato nella misura
in cui accetterà di costruire un’opera
di avanguardia, una pista di lancio, che
manderà équipes sempre più numerose, sempre oltre, ovunque sia, pur di
portare l’Evangelo della Salvezza dove
non è ancora conosciuto. Le zone non
ancora evangelizzate, e scristianizzate,
sono così vaste che la C.E.V.A.A. non
sarà chiamata a smobilitare, se non
quando i tempi saranno compiuti secondo la parola del Signor Gesù:
« Questo evangelo del Regno sarà predicato per tutto il mondo onde ne sia
resa testimonianza a tutte le genti; e
allora verrà la fine » (Matteo 24: 14).
Roberto Coìsson
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Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
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