1
ECO
DELLE VALLI VALDESI
Prof.
ARUAKD HUGOH ALSÜSTO
Case Nueve
TORFE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
1 Anno XCII — Num. 5 1 Una copia Li re 3 0 1 A®BOiNAiME2VTI f Eco: L. 1.300 per rintemo 1 L. 1.800 per l’estero « Eco » e « Presenza Evangelica » | intemo L. 2.000 - e^ero L. 2.800 | Spediz. abb. poetale - I Gruppo I TORRE PELLICE — 2 Febbraio 1962 Cambio d’indirizzo Lire 5 0 | .Amraiin. Claudiana Torre Pollice - C.C.P. 2-17557
Compì esso di inferiorità Nell'ora del ^^plastic^.
) '
L
Í I
dei cristiani
Come ogni pastore, ho spesso parlato e scritto della necessità per ogni
cristiano di servire e di testimoniare nelFambiente in cui vive : è questo il vero ministero dei laici, di cui
oggi tanto si discorre, e giustamente,
nella nostra come in ogni chiesa, sia
pure in termini talvolta parecchio
diversi.
Ma proprio in questi mesi sto facendo un’esperienza personale che
mi fa apparire in una luce un po’
teorica, e anche retorica, quello che
ho come altri detto e scritto: sbalzato dall’opera pastorale ad un ser' vizio eminentemente amministrativo
qiial’è la direzione della Claudiana,
stento a comprendere quale testimonianza io possa dare in esso. (Questo
problema strettamente personale ha
qui valore solo in quanto rimanda al
I-roblema jtiù ampio — ben noto a
tutti i nostri membri di chiesa, e forse un po’ troppo ignorato fra i pastori — della effettiva, grave difficoltà che il cristiano che vuole servir?
il Signore nella sua vita, trova nel
concretare realmente questa sua volon’à di servizio.
Si dice e ripete, giustamente, ehe
il « laico « come il Signor Gesù Cristo lo vuole, non serve e non testimonia solo e soprattutto nella chiesa,
ma anzi, raccoltosi nella comunità
dei credenti per affilare la sua arma,
che sempre si spunta, alla roccia delts Parola di Dio, ha poi da rendere
questa testimonianza fuori, là dove
vive e lavora in mezzo ad un « mondo c in cui egli è mandato per far
brillare la luce di Cristo Signore. Ma
quanti pastori si rendono conto di
come questo sia difficile? se vogliamo andare oltre una generica rettitudine, un sincero impegno di onesta operosità (per nulla trascurabili,
ma non specificamente cristiani), in
che modo il contabile alla sua calcolatrice, l’operaio alla sua catena di
montaggio, il contadino con la sua
zappa (o il suo trattore) possono
rendere la loro testimonianza a Cristo? e, per quanto si tratti di lavori
che mettono più personalmente a
contatto con l’uonKi, lo stesso problema si pone anche per l’insegnante, il medico, il giurista, per ogni
’’libero” professionista.
Mi rendo conto — e sarei così lieto che si avviasse ixna conversazione
con i lettori — che la predicazione
(in tutte le sue forme, dal catechismo al sermone domenicale, alla cura d’anime) dà, in genere, ben poco
in questo senso : non (v serve » la Parola — e, per suo mezzo la chiesa e
il mondo — in modo che essa aiuti
il cristiano a vivere la sua fede; spesso essa consola e ’’edifica” nel senso
tradizionale, di rado dà indicazioni
precise e vive, aderenti alla realtà
che il <c laico » ritrova appena varcato il portone del tempio.
Da molte parti si reclama la riscoperta — o riformidazione — di un’etica cristiana, non nel senso di una
casistica cristiana pedestremente, rimettendo la propria coscienza nelle
mani di padri confessori, ma di un
inquadramento sufficientemente preciso e attuale dei nostri problemi sociali, politici, sessuali e familiari, del
lavoro e del tempo libero, in una visione della vita che scaturisca dall’Evangelo: occorre ohe la visione cristiana dell’uomo, della storia
lieviti la nostra posizione sociale,
le nostre scelte politiche, il nostro
atteggiamento nei rapporti uomodonna, genitori-figli, la nostra solidarietà umana, la nostra sete di giustizia e la nostra visione anticlassista, antirazzista, preoccupata sempre
dell’uomo prima che dei sistemi e
delle ideolofde ’’demonizzate”.
E’ difficile. Ogni laico conosce la
difficoltà di vivere così; ogni pastore
conosce, in più, la difficoltà di predicare realmente questa Parola viva. Ma a questo siamo chiamati, se
no la Chiesa-non ha senso. Dobbiamo tutti fare uno sforzo robusto, continuo per strapparci alle pie e in
nocue e inutili (o dannose) genericità, e per rimanere al tempo stesso
pienamente radicati nell’Evangelo e
in quello soltanto. Continuamente,
e proprio anche in questo numero
del giornale, si fanno .sentire voci di
protesta per il conformarsi della
chiesa al mondo, alla sua mentalità,
ai suoi idoli, ai suoi contrasti : si lamenta il dilagare d’una sessualità
morbosa, di conformismi politici (di
qualunque calore); in una comunità
delle Valli si discute perchè membri
del Concistoro (orrore!) si sono presentati per le ’’amministrative” quali candidati in una lista di dichiarato colore politico (ma forse si sarebbe fatto meno chiasso se d colore j)olitico, altrettanto chiaro, fosse stato
diverso...). Meno si parla de! conformismo che minaccia la routine quotidiana di chi è impegnato in un lavoro amministrativo o manuale, per
natura più arido (salvo, forse, quello del l’agricoltore): eppure è la vita
d’ogni giorno dei tanti e tanti operai e impiegati che si raccolgono per
i nastri culti e nelle nostre riunioni.
<*
i
E’ uscito ultimamente il primo opuscolo di una nuova serie dedicata
a questi problemi, a cura della Commissione sinodale permanente per i
ministeri: « Complesso d’inferiorità
dei laici? ». Tutti lo leggeranno con
profitto, e ci auguriamo che lo facciano. Ma si tratta solo del prim-o
passo. Perchè al di là della tensione
fra clericalismo e indifferenza o dimissione laica, il nostro grande problema di oggi è il complesso di inferiorità del «-ristiano di fronte al
mondo: in campo sociale, sul piano
culturale, nei contrasti politici, nelle speranze per l’avvenire, nella scelta (lei mezzi e nella prospettiva dell’impegno, nella fiacchezza o nella
j)assionalità, ireppo spesso ci conformiamo all’anihiente, cioè ci vergognamo dell’Evangelo — forse perchè non crediamo abbastanza, con
la forza deH’ajxostolo Paolo, che esso è la dynamis, lo potenza di Dio
|)pr la salvezza di ogni credente.
Ma lo è veramente; e non ci ba.sterà la vita a riscoprirlo e viverlo nella sua meraviglia.
LA RESPONSABILITÀ
della Chiesa in Francia
La Francia e I*Algeria sembrano giunte
alla grande crisis ulta vigilia della *prova
di forza' : ogni giorno porta una messe più
nutrita di attentati, di vittime, mentre si
instaura un atmosfera se non ancora un regime di terrore. L'OAS si scatena nel territorio metropolitano come in quello algerino ( dove sembra avere praticamente in
mano la situazione, almeno momentaneamente): e mentre il governo De Gaulle —
fondato sul 'prestigio* personale di un uomo e non su una mitida visione storica —
mostra sempre più chiaramente di non saper padroneggiare la situazione e di essere
ormai trascinato — contro il suo volere —
dalle numerose e profonde connivenze che
rOAS trova in larghi strati della classe dirigente francese, magistratura compresa.
apfHire evidente che si è ormai in piena
guerra civile.
E' difficile dire in quale misura si fronteggino V atteggiamento fascista e quello
democratico: alle manifestazioni sempre più
numerose e sagaci nella loro violenza dell'organizzazione fascista degli ultras« rispondono manifestazioni pacifiche di migliaia di francesi, e la sinistra democratica
ha costituito un Comitato d'azione contro
rOAS, per una pace negoziata in Algeria;
finalmente De Gaulle ¡tare annunciare la
concessione di una effettiva autodeterminazione all'Algeria: ma sarà in grado di renderla alorante?
Forremmo con tutto il cuore che le cose
potessero ancora essere pacificamente com
Libertà di obbedire
Per il " microfono di Dio „ come per tutti
E’ ancora viva nella memoria di
migliaia di persone il ricordo di una
sera ormai lontana quando al velodromo Vigorelli di Milano una folla stipata ascoltò la parola del sacerdote
gesuita Riccardo Lombardi. Non c’era
più un posto vuoto già un’ora prima
dell’inizio della conferenza. Si dovettero mettere altoparlanti alle porte per
chi era rimasto fuori. « Successe così
anche per la riunione in pista con Coppi » dicevano i custodi del velodromo, e questo spiega tutto. Quella sera
però gli altoparlanti non diffondevano i commenti animati del cronista
sportivo ma l’alata parola, gonfia di
richiami culturali e di citazioni dantesche, del « microfono di Dio ».
<( La radio di Dio ha quattro valvole » era scritto in un famoso libro
di quel tempo. Definizione piuttosto
modesta dal punto di vista della potenza divina espressa in Watt, ma lasciamo andare. Il successo del gesuita
andava aumentando di giorno in giorno, il « Movimento Mondo Migliore »
prendeva piede tra i fedeli e Lombardi progettò di varcare i confini d’Italia con la sua opera; infatti si recò
negli Stati Uniti, in Brasile, in Argentina, Austria, Germania. Ebbe
qua e là grandi successi ma in Italia
i seguaci, rimasti senza microfono, si
intiepidivano.
Il nuovo Papa non aveva molta simpatia per il Movimento e in questi ultimi tempi Padre Lombardi viveva
appartato. Con il libro « Il Concilio :
per una riforma della carità », padre
Lombardi è tornato alla ribalta sia
pure per una effimera apparizione. Il
libro, scritto neH’imminenza del Concilio ecumenico e di cui soltanto in
questi giorni si è avuto notizia, propone una riforma della Chiesa volta ad
eliminare « gli inconvenienti che si
sono formati e aggravati nel corso dei
secoli soprattutto per ciò che riguarda il clero ». Ritiene che l’elezione
di un pontefice dovrebbe aver luogo
su basi « più larghe ed universali »
e che la Curia vaticana non dovrebbe
tener d’occhio che « il bene generale
della Chiesa e dell’umanità ». Al Concilio, poi. Padre Lombardi propone
cinque punti: Mettere al bando ogni
forma di carrierismo nella Curia, assicurare che le promozioni siano concesse esclusivamente per merito, sostituire qualsiasi ecclesiastico di qualunque grado quando la sua opera
non sia più necessaria, retrocedere a
una carica, anche inferiore, qualsiasi
prelato, se ivi egli possa essere più
utile, scegliere i collaboratori del papa nel mondo intero e senza distinzione perchè siano competenti e « animati da uno spirito di universalità ».
Infine Padre Lombardi suggerisce la
formazione di un « Senato del mondo » formato da laici qualificati e destinato a (( risolvere i problemi terrestri dell’umanità nella luce spirituale
del Cristianesimo ».
Si tratta di un vero e proprio attacco al Collegio cardinalizio poiché gli
uffici più importanti della Curia sono
composti o diretti da cardinali, i collaboratori del papa sono ovviamente
i cardinali, e il « Senato del mondo »
declasserebbe il Sacro Collegio Cardinalizio mentre una riforma del Conclave ne minerebbe il prestigio.
La Curia romana è passata al contrattacco e l’Osservatore Romano ha
criticato aspramente l’opera di Lombardi. Tra l'altro il foglio vaticano
15 milioni di lebbrosi
nel mondo
Due milioni e mezzo sono i lebbrosi
che ricevono cure, e che nella grande
maggioranza dei casi guariscono. Ma
ci sono 15 milioni di lebbrosi nel mondo — grida Raoul Follereau, fondatole della « giornata mondiale del lebbroso». Chi se ne occuperà? che cosa
SI attende per far cessare lo scandalo
di oltre dodici milioni di uomini abbandonati alla peggiore delle morti,
mentre potrebbero essere facilmente
guariti? Metter fine a questo scandalo, ottenere che i malati di lebbra siano curati e trattati come uomini e
non come « scomunicati sociali » : questo lo scopo della « giornata mondiale » celebrata in oltre 100 paesi del
mondo, domenica 28 gennaio.
ribatte che « non vale appellarsi al diritto di pubblica opinione nella Chiesa, riconosciuto bensì da Pio XII ma
soltanto nelle materie di libera discussione ».
Dopo la controffensiva vaticana è
arrivata la lettera di scuse di Padre
Lombardi. In essa lo scrittore riconosceva come unica infallibile emanazione di giudizio nelle cose della Chiesa l’autorità papale: dichiarava che il
libro conteneva proposte esclusivamente personali e si doleva che le sue
parole fossero state così malamente
interpretate dalla stampa. La libertà
che l’Osservatore Romano concede è
soltanto quella di obbedire, e la timida premessa di una riforma avanzata
da Padre Lombardi è così destinata
al fallimento. Del resto ricordiamo le
accorate parole dell’apostolo Don Zeno nella sua lettera all’arcivescovo
Montini : <( E’ da tempo che si attende questa conversione della Santa Sede... e la Santa Sede resiste a oltranza ». E un altro sacerdote cattolico.
Don Lorenzo Milani, denuncia la sordità e la miopia della Curia Romana
e preconizza una rivoluzione finale
dei popoli. Ma Sceiba chiamò don
Zeno « un utopista eretico e violento », il libro di Don Milani fu levato
dalla circolazione e uguale sorte subirà quello di Padre Lombardi. Il
« microfono di Dio » ritornerà nei
ranghi obbediente e silenzioso: questa riforma non si farà. Non la farà
certo la Santa Sede, nè il laicato cattolico, nè tanto meno le feroci beghine di Padre Pio. Con umiltà e non
con presunzione, noi evangelici possiamo ancora fare qualcosa. Siamo
guardati da vicino, con ostilità ma anche con interesse, con sospetto ma con
curiosità. La riforma per noi non si è
fermata a Lutero, ma deve proseguire. Le voci che si alzano sono deboli e rare ma sufficienti per dimostrare che il mondo attuale ispira nuovi
indirizzi e progetti per la realizzazione di un più aderente spirito cristiano. Le rivoluzioni sono sempre state
retaggio delle minoranze coraggiose.
,A questo Egli ci ha chiamati; Lux
lucet in tenehris. Marco
poste, in Francia come nel Maghreb ; ma
siamo costretti a chiederci se non si sia lascinto passare il momento propizio per fare quello che ora, obtorto collo, ci si lascia
strappare dall’incalzare degli etventi. Se si
presta fede ai resoconti giornalistici, la
’caccia all’arabo’ e la ’caccia all’europeo’
secondo le zone, dopo tanti anni, e specie
dopo il rincrudire atroce degli ultimi mesi,
hti inciso un solco che non potrà certo essere presto colmato fra i gruppi etnici.
In questa prospettiva dolorosa, e come
protesta appassionata, dev’essere visto il
processo contro l’abate Davezies, imputato
davanti al Tribunale militare parigino, in
seconda istanza, di connivenza con il FLN
nigerino, e condannato nuovamente a tre
anni di carcere. Al suo processo si sono
avvicendati cattolici e protestanti quali testimoni a favore: lo riferisce anche TEco
del Chisone, omettendo però di nominare
la partecipazione protestante, documentata
invece ampiamente dal S.OE.P.I. del 19
gennaio, che ricorda Vintervento del prof.
Georges Casalis, della Facoltà di Teologia
protestante di Parigi e del past. J. Beaumoni, direttore della CIMADE; il primo
ha affermato che l’abate Davezies non aveva fatto altro che mettere in ¡pratica l’insegnamento biblico secondo cui ”la vita degli altri, l’onore degli altri, la libertà degli altri devono essere per noi più importanti che la nostra vita, il nostro onore, la
nostra libertà” ; riconoscendo che l’imputato, soccorrendo membri del FLN, accettava la violenza, il prof. Casalis ha affermato che ’’aveva scelto la violenza che libera contro la violenza che opprime. I doveri del cristiano verso lo Stato, anche secondo il ’Rendete a Cesare quel che è di
Cesare’, non possono essere che quelli di
un lealismo critico”.
Anche la gerarchia cattolica ha sostenuto,
almeno in Francia, l’abate Davezies; l’episcopato gallicano, e in particolare il card.
Liénart, prelato ’millius’ della -Mission de
France, ha reso visita all’accusato e in occasione del processo ha pubblicato un comunicato in cui precisatva la posizione dalla Mission de France nei confronti del conflitto algerino: ’’Appoggiandosi sulla dottrina della Chiesa, essa ha ricordato in particolare la fondamentale legittimità della
aspirazione del popolo algerino alla sua indipendenza, come pure le necessità di salvaguardare i diritti autentici degli europei.
Ha ripetuto che la pace dev’essere cercata
nel riconoscimento e nella conciliazione dei
diritti, ricorrendo ai negoziati e alVarbitraggio. Ha precisato le condizioni di un
vero patriottismo, che deve riconoscere le
altre patrie, e non degradarsi ad egoismo
nazionale”. Mons. De Bazelaire, vescovo
di Chambéry, ha scritto ai suoi diocesani:
’’Non avete il diritto di tacere, come se
questa lotta atroce non vi riguardasse. Non
avete il diritto di essere i complici più o
meno confessi di coloro che ripongono fiducia nella violenza”.
Anche nella Chiesa Riformata di Francia il problema è sentito con angosciosa
urgenza, e alcuni sinodi regionali — fra
cui ultimamente quello della Xlla circoscrizione, a Lione — hanno espresso questa angoscia, cercando di valutare quanto
le comunità e i singoli fossero stati sensibili all’appello alla meditazione e alla scelta rivolto tramite l’opuscolo su ”La guerre
d’Algerie”, larghissimamente diffuso; si
attende pure un rendiconto sul piano nazionale di questo ripensamento. In ogni
ca.so, la funzione della Chiesa del Signor
Gesù Cristo, in Francia come sulla costa
algerina e nel Maghreb insanguinato, è
quella di annunziare, con la sua vita stessa,
la riconciliazione in Cristo. Non è facile,
appena si esce dalle teoriche dichiarazioni:
odi. rancori, dolori irreparabili, lutti sono
il frutto degli attentati e dei contro-attentati, spesso indiscriminati — e noi comprendiamo che cosa atroce ¡mssa essere una
guerra civile. Ma Cristo è la nostra ixrce;
se non siamo in pace fra noi, sprezziamo
Cristo, lo rinneghiamo. I fratelli di Francia,
che ora attraversano una crisi che con
aspetti molto diversi abbiamo noi pure attraversata, hanno bisogno della nostra intercessione.
UN ALTRO
M. A. R. P.
E’ il Mouvement d’action rurale
protestante, (istituitosi in Francia in
sostituzione del « Bureau protestant
d’études rurales»: dopo 15 anni di
studio, si passa ad una più decisa
azione pratica in favore dei numerosi
agricoltori protestanti, molti del quali vivono in zone depresse in cui è più
acuta l’attuale crisi agricola.
2
pag. 2
N. 5 — 2 feltraio 1962
o-:m
Ï lettóri
! "‘¿"S'
vòno
if
il
LA QUESTIONE
Vista da un cristiano...
Signor Direttore,
non per amorè di polemiea — sempre
sterile, il più delle volte controproducente — ma .per semplice dovere d’educazione e cortesia, mi consenta una parola o
due a proposito della lettera del «ig. E.A.
Beux di San Germano Cliisone pubblicata
sul n. 3 del 19 corr. v.
a) Com’è comprensibile, sono molto lieto
«Ile Egli ammetta che parlare di deicidio
è una contradizione in termini. Ma se il
cosidetto « deicidio », in diritto e in fatto,
non esiste, Timputare ad un gruppo di
uomini, anzi a lutto un popolo — e, si noli bene, per omnia saecula saeculorum,
sino alla consumazione dei secoli — un
tale inesistente delitto è un assurdo, una
pura aberrazione, come lo sarebbe il volere imputare loro il delitto impossibile
di volere distruggere la graviuzione universale, l’attrazione molecolare, resistenza degli anticorpi, o addirittura l’universo.
b) Nè calza l’esempio addotto del popolo tedesco coinvolto nella pazzia antisemita di Hitler e C. Tra il genocidio di
costoro e il deicidio imputato al popolo
ebraico corre un abisso, l’abisso cioè che
intercorre tra Tuccisione d’nn insetto velenoso e quella d’un uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio. Noi, agli occhi
di Dio, siamo poco più o poco meno che
insetti velenosi; ma Egli è l’Essere Supremo, il fondatore e sostenitore della vita
di tutto. D’altra parte, chi si sogna d’imputare a tutto il popolo tedesco i misfatti
di Hitler e C.? Soltanto chi non sa o non
vuole sapere che la maggioranza di quel
popolo non sapeva nulla dei forni crematori, dei 7 mila e più pastori che ad un
certo momento si trovarono rinchiusi nelle
prigioni di stato. Non sarò mai io a lanciare la prima pietra contro di esso; sarebbe terribilmente ingiusto ed immorale.
Ci fu un uomo — l’imperatore Diocleziano — che volle distruggere tutti i Cristiani, una forma di genocidio; vogliamo noi
imputare tale delitto — e per omnia saecula saeculorum! — al popolo romano
che lo aiutò con tutte le sue forze?
c) Attenti a non volere sostituirsi al Signore Gesù nel giudizio e nella condanna,
perchè, ch’io sappia. Egli non ha mai delegato ad alcuno una così tremenda autorità. La dottrina cattolico-romana chiama
il Papa « Vicario di Cristo in terra » e gli
attribuisce l’autorità di scomunicare e distruggere quelli che egli considera nemici di Dio; ma in mezzo a noi — Deo gratias — non c’è e non ei può essere alcuno
che osi atteggiarsi a papa. Il .Signor Gesù
scagliò contro i capi .spirituali e politici
del popolo ebreo, per nove volte di seguito,. il Suo terribile « Guai a voi. Scribi
e Farisei ipocriti! » (Matt. 23: 23-29; Luca 11: 42-44), e in verità non poteva fare
nulla di meno; Egli li chiamò «serpenti,
progenie di vipere » (Matt. 23: 33), ma
questo non è dhe la continuazione delle
precedenti invettive. Nella stessa oecasipne, annunziando che avrebbe mandalo dei
profeti, dei savi e degli scribi. Egli predisse loro che « di questi alcuni ne ucciderete e metterete in croce, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe, affinchè
venga su voi tutto il sangue giusto sparso
sulla terra, dal sangue del giusto Abele
sino al sangue di Zaccaria... ». Ma aggiunge subito dopo : « In verità io vi dico
che tutte queste cose avverranno su questa
generazione y> (Matt. 23: 34-36) non per
omnia saecula saeculorum! ..Alla discesa dal
Monte degli Ulivi, Gli sfugge l’ultima rampogna: «Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli ohe ti sono mandali... »,
ina questa rampogna fu soffocata dalle lagrime perchè Luca lia cura di ricordarci:
« ...vedendo la città, pianse su lei » (Luca
19: 41). E davanti a quelle lagrime, meno
che mai mi sento di giudicare e condannare; ripenso alla mia incredulità di tutti
i giorni, chino la testa e adoro. Tanto più
elle quegli increduli ebbero la punizione
che si meritavano, la punizione preannunziata dal Signore Gesù: «La vostra casa
sta per esservi lasciata deserta. Poiché io
vi dico che d’ora innanzi non mi vedrete
più, finché diciate: Benedetto Colui che
viene nel nome del Signore » (Mal. 23:
38-39).
Sull’esempio del Divino Maestro ecco
Pietro che nel giorno della miracolosa
guarigione dello zoppo, « che ogni giorno
deponevano alla porla del tempio delta
’’Bella” per chiedere l’elemosina » dichiara ¡.mperterrito : « Voi rinnegaste il Santo
e il Giusto, e chiedeste che vi fosse concesso un omicida, e uccideste il Principe
della vita »; ma subito dopo aggiunge:
« Ed ora, fratelli, io so che voi lo faceste
per ignoranza, al pari dei vostri rettori »
(Atti 3: 14, 15, 17). Si noti questo tenero
appellativo di « fratelli » a coloro che gli
avevano ucciso Colui per il quale già da
anni egli aveva abbandonalo ogni cosa c
si apprestava a confessare col sangue d’un
eroico martirio. E se Pietro sembra troppo debole, ecco Paolo che confessa: «Io
ho una grande tristezza e un continuo dolore nel cuor mio... per amore dei miei
fratelli, miei parenti secondo la carne »
(Rom. 9: 2-3). Se c’è qualcuno che si senta superiore a Pàolo, a Pietro ed allo stes.
so .Signore Gesù, io però non mi sento
affatto di seguirlo nel giudicare e condannare.
d) Quanto allo scritto che il sig. Beux
cita dalla rivista francese « Christianisme
au XX siècle », intitolato « Israël et l’Eglise », a firma del direttore F. Michaeli,
professore di teologia, mi duole assai di
non averlo .sotto gli occhi percliè ricordo
che il cardinale di Richelieu usava dire:
« Datemi tre righe d’un uomo e lo faccio
condannare ». Il Professore avrebbe scriiio: «Ma sopraltiilto se voi dite che il popolo giudeo non è colpevole del rigetto
del Cristo, allora ,mi sento innocente an<h’io: me ne lavo le mani anch’io». Anzitutto rigettare non è sinonimo di condannare al supplizio infamante della croce. Ma se il sig. Beux considera le duo
cose (ome semplici sinonimi, io, che pure
non sono professore di teologia e neppure un teologo, ma semplicemente uno che
ha la pessima abitudine — ueccato gravissimo in questi tempi di quasi universale
conformismo — di pensare e ragionare con
la propria testa, ardisco affermare che non
sono d’accordo, nhe nè il predetto Professore nè io o chiunque altro abbiamo il
diritto di lavarci le mani della condanna,
del sangue e deUa .morte del Signore Ge.sù. Quella condanna, con tutte le sue conseguenze prossime e reuiote, non è die
una faccia di quel colossale prisma a mille
e mille faccie che l’Evangelo chiama il
peccato del mondo. E finché noi commettiamo peccalo, noi ci mettiamo al livello
di coloro che condannarono il Signore
Gesù, noi siamo corresponsabili delle sofferenze estreme, fisiche e morali, nonché
della morte del Signore Gesù; noi siamo
colpevoli dello spargimento del Suo sangue
Nello stesso scritto del sig. Beux c’è
qualche altra coserellina che meriterebbe
la pena di mettere a posto e ciò mi sarebbe
facile citando dichiarazioni di teologi e
professori di teologia; ma a quest’ora il
sig. Beux starà già gridando che io sono
troppo prolisso; ed allora tdiiedo scusa e
mi taccio. o. y.
EBRAICA
massacri, sono maturi per un comportamento più giusto verso gli Ebrei. Il Consiglio mondiale delle Chiese, raccolto nel
dicembre scorso a Nuova Delhi in rappresentanza di 198 Chiese protestanti, votava
una risoluzione coUa quale domandava alle
Chiese affiliate:
« di resistere ad ogni forma di antisemitismo che è un peccalo contro Dio e contro gli uomini;
« di presentare Pinsegnamento cristiano
in modo tale che gli Ebrei d’oggi non
siano caricati delle responsabilità spettanti all Umanità nel suo insieme per quanto
riguarda le vicende storiche che hanno
condotto alla croceiissione » (1).
Sarebbe bene che gli organi religiosi
della Cristianità, cattolici o protestanti,
luterani o valdesi, facessero conoscere,
commentassero, raccomandassero ai loro
fedeli queste risoluzioni che debbono ricondurre la pace nel mondo e la verità
negli spiriti.
Mi creda cordialmente.
Dante Laltes
il) In risposta a questa dichiarazione
dell’Assemblea di Nuova Delhi, il Congresso mondiale ebraico, che ha sede a New
York, ha inviato al segretario generale del
C.E.C., Visser’t Hoofft una lettera di apprezzamento firmata da Nahum Goldmann,
in cui è scritto fra l’altro:
"hi nome del Congresso ebraico mondiale, desidero dirige, come pure al Consiglio
ecumenico delle Chiese, che apprezziamo
questa dichiarazione che, ne sono certo, sarà di importanza capitale per il nostro scopo comune: combattere la discriminazione
razziale in generale e Vantisemitismo in
¡.articolare. Agendo così, il Consiglio ecumenico ha dato l’esempio a molti altri
gruppi". (n. d. r.)
... e da un israelita
Lido-Venezia, 22 gennaio 1962
Egregio Direttore,
sono circa due mila anni che i cristiani
perseguitano il popolo ebraico accusandolo di deicidio. Un vostro lettore ribadisce
oggi l’accusa, rimproverando ai lontani
discendenti degli Ebrei del primo secolo
dell’E. V. di non voler riconoscere ancora la propria colpa e di non voler ammettere che la missione del popolo eletto
sia per Israele terminata, lo credo che sarebbe l’ora di chiudere questo tristissimo
capitolo della storia, cosi avvolto di insondabile mistero, di dogmi teologici e di
vittime. Perchè sembra infatti che la proclamata decadenza del popolo ebraico da
quella che è .stata chiamata la sua elezione
sia posteriore aH’anno 70, dono la vittoria dei Romani pagani, conquistatori di
terre altrui e distruttori di templi. Prima
l’intramontabile elezione era stata riconfermata per la bocca dell’Apostolo delle
genti. Paolo di Tarso, il quale nel capitolo 11 della sua « Epistola ai Romani »
affermava, con un bel volo retorico: «Io
dico dunque: Iddio ha Egli reietto il Suo
popolo? Certo che no, perchè anch’io sono
israelita, della progenie di .Xhramo, della
tribù di Beniamino. Iddio non ha reietto
il popolo Suo, ecc. ».
Giovanni Luzzi nella Prefazione alla
« Epistola ai Romani » .scrive che essa deve essere stala scritta da Corinto, nella
primavera del 59. I cristiani non avevano
rinnegato ancora nè la Legge nè l’amore
ed il rispetto verso il popolo d’Israele del
quale sentivano di far parte.
Verso gli ultimi anni del I» secolo, cioè
do-po la distruzione del Tempio e la catastrofe nazionale dell’anno 70, le cose
cambiano. Era l’epoca in cui fu scritto
il Vangelo di Giovanni, la cui data è fis
sata, secondo il Luzzi, fra l’80 e il 110
dell’E. V. In questo periodo i rapporti
tra Cristiani ed Ebrei subiscono un radicale cambianienlo. Soffocala la ribellione
degli Ebrei, e distrutto il Tempio, i Romani adottano contro di loro misure onpressive e discriminatorie — come dice il
Dolt. I ,eo Baeck nel suo studio The Gospei
as a Documeni oj lUslory — « Per i Cristiani e .specialmente per quelli che vivevano fuori di Palestina, l’essere o no considerati ebrei era una questione politica
e anche una questione di status civile.
Per cui la maggioranza optò per Roma
contro il popolo ebraico. Per l’Autore del
Vangelo di Giovanni, che viveva al leiupu
della distruzione del Tempio, una simile risposta doveva sembrare satanica, ma per
la generazione successiva apparve cosa naturale. L’atteggiamento antiebraico e proromano divenne parte della tradizione e
fu d ecisivo iier la versione finale del destino e delle parole di Gesù e per la lezione scritta dei Vangeli. Specialmente nel
racconto della morte di Gesù si tenne ad
as,solvere i Romani e ad attribuire tutta la
colpa agli Ebrei. La più chiara illustrazione di questa tendenza è fornita dalla
apocrifa « Epistola di Pilato » composta
mollo probabilmente verso la fine del II"
secolo ».
Capisco benissimo che per i credenti
queste non sono che ipotesi dei seguaci
della libera critica o degli Ebrei. Certo è
però che nè Gesù nè Paolo accusarono mai
gli Ebrei nè li con-siderarono reietti da
Dio. Per Gesù erano « il sale della terra
e la luce del mondo» (Matteo 5: 13-14) e
la loro Legge doveva durare eterna come
durano eterni il cielo e la terra (Matteo
5: 18).
Il tempo e gli spirili, dopo gli immani
Non abbiamo bisogno di ¡novare, qui,
quanto condanniamo ogni atteggiamento
antisemita, e la dichiarazione di Nuova
Delhi è già comparsa sulle nostre colonne ;
nè pensiamo che E. A. Beux abbia voluto
¡portare acqua alla corrente antisemita.
Evidentemente il cristiano ha una visione
diversa del ^'mistero deWindurimento^^ di
Israele di fronte al suo Messia; ma è necessario vegliare e conservare nella Chiesa
il rispetto e Vamore di Paolo verso Israele.
red.
POUR MEDITER
"Si quelqu’un souffre
comme chréHen,,
1 Pierre 4: 10
Le Nouveau Testament parle constamment des souffrances que les
disciples devront supporter pour leur Maître. Un des principaux soucis
de Jésus semble être de nous affermir en vue des difficultés où Son nom
nous mettra.
Mais tâche d'être franc: t'est-il arrivé souvent de souffrir comme
chrétien? Une ou deux fois peut-être, on s'est moque de toi quand tu
as essayé de parler de ta foi? Mais si tu avais eu plus d'assurance, de
conviction, on t'aurait fort bien écouté. Et puis, quelques sourires, sont<e
là des persécutions?
En somme, la seule souffrance que les chrétiens aient à craindre
aujourd'hui, c'est de voir les gens leur tourner le dos, à eux, à leurs
églises et à leurs doctrines; ça n'endommage que leur amour-propre.
Le Maître, Lui, prévoyait autre chose : des persécutions, une chaîne
ininterrompue de martyrs!
Sans doute il y a ceux des premiers siècles, il y a les débuts de la
Réforme; il y a même encore des martyrs en maints pays à l'heure
présente. Nous nous réclamons d'eux, parce qu'obscurément nous sentons bien qu'il nous.faudrait — pour vivifier notre foi desséchée — un
peu de souffrance supportée pour elle.
Mais c'est trop commode de « s'associer de coeur » à la souffrance
des martyrs d'autrefois et d'aujourd'hui, tout en se calfeutrant dans sa
sécurité. Le christianisme n'est pas une école dont le prestige est sauf
parce qu'elle a quelques grands hommes au nombre de ses anciens
éièvas ; ou une académie qui devient héroïque lorsque trois de ses
mernbres sont morts dans une expédition. Dans le corps chrétien, chaque membre est chrétien. Or un chrétien est un homme qui souffre
pour son Maître. Philippe Vernier
3.* E I® I si {Farà
Il 19 gennaio si è riunita a Berna
una sessione straordinaria dell’Assemblea della Federazione protestante elvetica, il cui scopo particolare era di
prendere una decisione circa la cos'iruenda Emittente Protestante Internazionale, di cui da anni si parla.
Tutte le Chiese elvetiche sono state
cc.n:ultate: 19 sono stati i voti favolevoli, 2 soli quelli contrari (Aargau e
diaspora dei Cantoni centrali). Pur
attendendo la messa a punto del prò
gramma finanziario definitivo, l’Assemblea ha approvato il principio della costruzione e della gestione dell’emittente, e deciso la prosecuzione dei
lavori preliminari. Le Chiese elvetiche
si sono cosi assunte l’onere annuo di
25G.0C0 ir. sv. (su 1.200.000 previsti per
il funzionamento della stazione); ma
occorre intanto trovare i circa 4 milioni di franchi per la costruzione
dell’emittente e dello ’studio’. La cifra
può parere enorme (600 milioni di lire), ma E8 si pensa che in Europa ci
seno 84 milioni di protestanti, non si
può sperare che ognuno di essi, in
media, offra per questo mezzo fondamentale lo lire? (In Italia le offerte
possono essere versate sul ccp 1/13986
intestato al Past. Guido Comba, via
IV Novembre 107, Roma, indicando la
casuale del versamento).
sente
Giorgio Tourn non
e non conosce la storia valdese?
In un rerenle articoletto su queste coloune, il pastore Giorgio Tourn ha presentato
« Cevenne e Valli Valdesi », ron qualche
rapido tocco ed alcune pennellàte, più di
iniipressione che di sostanza, a mio parere:
e non mi pare inutile in questa vigilia del
nostro XVII febbraio scambiare qualche
parola a proposito di quanto egli lia affermalo.
« Tanto è grandiosa, eroica, poeticamente
viva l’avventura cévenole, tanto è severa,
grigia, modesta l’avventura valdese. L’errore è stalo dì voler dare una dimensione
eroica a ciò che di più ami-eroico si incontra nel Pfolcstanlesimo latino: la storia
valdese ». (Questa riinpressiorie del pastore
Tonni, interessante certo come tesi, ed anche avvincente; salvo a riesaminarla poi
con meno fantasia e privi di retorica, e
trovarsi forse in condizione di doversi ricredere.
Perchè dopo tutto, l’avventura valdese
(e .se avventura ha da essere, non vedo cóme possa avere gli attributi di severa, grigia, modesta) non si iscrive « nella dimen•sione del normale, del cotidiano, del banale » di i)iù di quanto si sia verifioalo per
Tavvenlura cévenole: nè dobbiamo guardare, per questo giudizio, a limiti cronologici, ma tener conto di una valutazione
<‘omplesisiva, die sfondi la storia nei suoi
clementi leggendari, e riporti le vicende
dei Valdesi e degli Ugonotti alla sua giustificazione valida: quella deUa testimonianza in questo mondo di un Vangelo vis■sulo e creduto nella comunione dei credenti. Tnlto il resto è storia di uomini.
E allora che dire de] periodo dei barbi,
che seppure « anonimi e modesti », come li
chiama Tourn, (ed io dico proprio perchè
anonimi e modesti) lianno dato un volto
c questa protesta clic unica s’è maulenula
daH'epoca delle eresie a quella della Riforma? Null’altro (e non ci pare poco!) se
non la caratteristica di avere insistilo pienamente e fondameiilalinenle sulla libera
lelliiia e libera interpretazione della Bibbia. di richiamare la cristianità e i propri
gruppi a qucirutiica fonte della comiinioue
rrisliaua, con purezza, semplicità e modestia; pervliè teologi non ne ebbero i VaiResi dei tre secoli e mezzo die precedono
Lutero, c « sola scriplura » essi testimoniarono dal Piemonte alla Sicilia, dall’Alsasia
alla Boemia, c anche sui roghi...
Cile pensare poi del periodo die precede
la guerra del 1560-61, nel quale i Valdesi
soslenero fino alla fine la lesi della non resistenza, dell’obbiezione di coscienza, convinti com’erano della necessità per il cristiano di non impugnare le armi a difesa
della propria fede. E furono convinti a difendersi dai loro fratelli in fede stranieri,
trasformandosi in ribelli sul piano politico
e inaugurando essi, il più sparuto gruppo
di dissidenti che esistesse in Europa, l’epol a delle guerre di religione.
E forse è senza fantasia e poesia, ma
quanto documentario c significativo, il fatto
die essi, sempre in quel periodo si ersero
a profeti di fronte a sovrani e autorità., invitandoli solennemente a dar ragione a lo
ro, gli eletti di Dio, e a non permettersi di
perseguitare chi era nella verità e nella
giusta religione.
Come pure senza poesia e senza fantasia
certamente il periodo della prigionia del
1686, in cui a migliaia i Valdesi senza con.
duttori spirituali perirono nelle carceri del
Piemonte perchè non vole vano abiurare :
testimoni umili, silenziosi, insensibili anche alla voce del calcolo e deU’opporlunismo ( he indurrebbe tanti a « mollare » so
10 per qualche tempo, pur di .salvare la
vita!
E che dire dello slancio evangelislico di
un secolo fa, che portò lo scarpone valdese
a percorrere tutta la penisola predicando,
annunciando, testimoniando e convertendo?
Certamente (e gli esempi potrebbero
moltiplicarsi) « i nostri pastori lianno predicalo senza fantasia e senza sconvolgimenti », come dice ramico Tourn; ed è qui il
punto, perchè dopo tutto ci pare tanto che
egli finisca coirapprezzare mollo di più la
teslimoriianza dei Camisardi che quella dei
Valdesi, e di vedere « l'eroico » là dove c’è
11 pericolo di lasciarsi trascinare dalla reto,
rica iilù ohe dalla metodicità delle azioni.
Testimonianza di genere e di ambiente
diverso, in questo possiamo essere d’aocor.
do con Tourn; ma da studiarsi o valutarsi
con uno spirito obbiettivo e sereno, salvo
a destare in molti quel sospetto di autolesionismo, che sembra diventalo di moda
tra tanti giovani, e che finisce col demolire
soltanto, senza la volontà di ritrovare qualche cosa di buono.
Eppure questa benedetta storia valdese,
guardata con diffidenza o commiserazione o
sufficienza, merita di essere studiala e conosciuta un po’ di più, ha bisogno di studiosi che non si fermino aUe prime impressioni, e che sappiano approfondendola trovarvi quello che vi è di originale o di innovatore o di rivoluzionario, o di banale:
definire « severa, grigia, modesta Favvenlura valdese » è forse facile, ma non risolve
i problemi del suo « come », del suo « percliè », 0 del suo « a che scopo ».
Augusto Arniand Hugon
male, cotidiano, applicate alla vita del
nostro popolo attraverso i secoli! Sarebbe
assai facile citare a profusione episodi
collettivi e singoli, della storia dei Padri in cui di banale, di cotidiano e di
uormale non vi è traccia, ma dove invece
vibra la fede fino al martirio, la dedizione fino alla morte, il coraggio, l’croismo.
Ammiro la storia dei Camisardi e del
protestantesimo nefie Cevenne: essa ha
le caratteristiche specifiche di quei testimoni di Dio, ma tali caratterisliche eroiche non possono nè devono far definire
anlieroica , banale, normale, cotidiaua,
la storia Valdese, semplicemente perchè
i nostri Padri hanno saputo soffrire senza strepito, difendersi senza inorgoglirsi.
Vi è alle volte molto e profondo eroismo a « ben zappare un campo o a costruire un muro a modo ».
E non voglio continuare oltre, ma prima di terminare questa lettera vorrei
porli, caro Direttore, una semplice domanda: « cosa credi che pensi di ottenere G. Tourn con articoli di questo genere: riformare la Chiesa, mostrarsi
« esprit fort », « épater le® bourgeois? ».
Grato se vorrai ri.spondere, ti saluto
molto cordiainente Guido Ribel
Nel numero 3 del nostro settimanale
è stato pubblicato un articolo di Giorgio Tourn « Cevenne e Valli Valdesi » in cui alcune frasi sono perlomeno
inopportune. Non che esse mi abbiano
meravigliato : è ormai consuetudine che
in vicinanza del XVII febbraio, Giorgio
Tourn scriva un articolo denigratorio
del passato e delle tradizioni del nostro
popolo e dèlia nostra chiesa. So che probabilmente mi verrà fallo presente che
non Ito capito il significalo profondo
della prosa del Toum, che non ho interpretato il pensiero suo, ecc. ecc. Sarebbe
veramente interessante sapere quale interpretazione deve essere data alla frase
« l’errore è stalo di aver voluto dare una
dianensione eroica a ciò che di più antieroico si incontra nel Protestantesimo
il ino; la Storia Valdese» o ancora che
cosa significhino le parole banale, nor
Sono molto spiacente di non poter rispotulere, perchè mi è piuttosto difficile
entrare nel cervello dell’amico Tourn.
Certamente risponderà lui. Il mio parere
personale è che la tesi della "impressione"
di Tourn sia stala la constatata (e riconosciuta anche dai contradditori) differenza
di temperie spirituale fra l’epopea carnisarda e quella valdese, più accesamente
’pentecostale" la prima, più sobria e umile la seconda: non riesco a vedere ombra
spregiativa, nella prosa di Tourn, circa il
campo ben zappato o il muro fatto a modo. Indubbiamente, Giorgio Tourn — gli
capitai — si è lasciato un ¡to’ prendere la
mano, e quel "banale” gli è scappato, veramente gratuito, al di là di quel che egli
sente, come ben sa chi lo conosce. Avrei
dovuto farci un frego su, redaziotuile? con
un pizzico di malizia ce l’ho lasciato, etl
ecco la risposta: confesso che l’avrei sperata un po’ più scanzonata (e, storia alla
mano, si poteva!). In ogni caso, lo scambio di idee è stalo certo utile a tutti, a
condizione che non lasci amarezze. E qui
mi permetto un piccolo appello: di pastori che per convinzione di ministero, per
carattere o ¡ter comodo (o per tutti e tre i
motivi) predicano ricordando coscienziosamente il dovere di non ’’spegnere il lucignolo”, ne avete parecchi: ringraziate il
Signore se c’è anche qualcuno che sente
vocazione di alzare una voce più forte e
più dura (certi profeti devono esser stati
poco trattabili, e che insopportabili denigratori! ) di richiamo e di appello, e dietro quanto di aspro ci può essere in loro,
discernete questa volontà di fedeltà, questa forza di una fede tormentata —
salva Vobiettività storica, beninteso!
Gino Conte
3
2 febbraio 1962 — N. 5
P*f
Fine della “pace confessionale,,
nella Confederazione elvetica?
La « pace confessionale » vigente
nella Confederazione Elvetica, ed universalmente esaltata (in Svizzera),
consiste nei rapporti di buon vicinato
fra cattolici e protestanti, in atto-da
molti anni (forse da un secolo?), in
tutti e 22 i Cantoni.
Generalmente gli svizzeri si mostrano molto fieli della loro « pace confessionale » ; parlano con evidente soddisfazione di culti celebrati per le due
confessioni in imo stesso tempio o
chiesa, di banchetti civici ai quali intervengono, festeggiatissimi, vescovi e
moderatori, stringendosi reciprocanjente la mano (dandosi qualche volta perfino la tradizionale « accolade »!), di spassose competizioni a boc
ce, impegnate tra parroci e ministri
protestanti, di discorsi di tolleranza,
nelle principali feste popolari, rimpinzati delle più raflmate cortesie di
stile borghese, di collette fatte da protestanti per i cattolici e di cattolici
per i protestanti, di campane protestanti comperate da cattolici, di altari cattolici pagati da protestanti, di
associazioni interconfessionali in cui
pastori e sacerdoti romani lavorano
di comune accordo, di programmi politici in cui i protestanti si alleano
con i cattolici e viceversa — e via.dicendo...
« Pace confessionale » nel migliore
dei modi possibile: ossia che le confessioni religiose sono in pace tra loro, non si mostrano i denti, non si
accusano a vicenda, non si rubano i
neofiti, non si denigrano reciprocamente; e soprattutto, non adoperano
più l’arma vecchia, stantia, putrefatta della... polemica! Questa disciplina teologica, una volta in auge, oggi
è rinnegata coscientemente da tutti i
benpensanti, come un’arma logora,
spuntata, priva di mordente (?). Una
atmosfera da generale embrassonsnous, questa « pace confessionale »,
irisornma.
Non neghiamo che parlare di pace
(anche se confessionale) sia un bel
parlare ; non siamo tuttavia d’accordo che la pace ad o'gni costo, la pace
per ccmpromesso (o per silenzio) sia.
un bene assoluto ed universale. Ad
ogni modo l’apostolo Paolo — che se
ne intendeva — sembra che non la
pensasse così; difatti, scriveva Romani 12: 18 (lasciamo al lettore intelligente di cercare il passo, di leggerselo,
e di meditarlo a lungo).
Ora, nella Svizzera, nel paese della
« pace confessionale », che cosa succede? L’EPD, che è il servizio Ecumenico di Stampa, riferisce infatti :
« Due terzi dei 'SO.ÌÌOO òperai stranieri che lavorano nel Cantone di Zurl
go sono italiani. Ve ne seno anche di
evangelici, vi sono dei simpatizzanti,
ve ne sono che vorrebbero aderire alla fede evangelica. Parecchi pastori
della Svizzera che ptarlano l’italiano,
ma soprattutto la Chiesa Evangelica
di lin^a italiana a Zurigo, si sono occupati della cura d’anime di questi
operai, senza però jK>ter prestare un
aiuto sufficiente. Vista la necessità di
un'opera più intensa in questo campo,
i: Conàglio ecclesiastico del Cantone
di Zurigo ha chiesto al Sinodo di concedere e di finanziare l’istituzione di
un ufficio i>arrcxxjhiale al solo scopo
della cura di anime fra gli operai italiani non cattolici. La proposta è stata
accettata e ad assumere questo nuovo
campo è stato chiamato il pastore J.
R. Matchey, già a Vicosoprano ».
La notizia è di quelle che fanno
epoca. In sostanza, le autorità ecclesiastiche protestanti sembrano avere
finalmente capito che i 400.000 operai
italiani al lavoro sul territorio della
Confederazione non hanno per ora
rinunciato in massa alla loro religione; e che pertanto la loro presenza,
■ir « Pain quotidien », Popuscolo trirae.=tiale pubblicato dall’Eglise nationale du
Canton de Vaud, contenente gli elementi
di un raccoglimento personale o familiare
quotidiano e che offre in particolare una
lettura biblica commentata per ogni giorno, ba raggiunto nel gennaio 1962 una li
ratura di 16.000 copie. (spp)
* Il 5 febbraio sarà consacrato il primo
vescovo della Chiesa evangelica luterana
d’Usambradigo (Tanganyka), ammessa a
Nuova Delhi a far parte del Consiglio
ecumenico delle Chiese.
con gli inevitabili accostamenti che
ne derivano, pu<> avere delle ripercussioni non gradite nei riguardi della
popolazione protestante, fino al rischio
(sia pure per periodi «stagionali») di
condurla sull’orlo della cattolicizzazione, 0 quanto meno di scostarla da
quella balance of powers, da quell’equilibrio religioso che finora era da
tutti considerato come un bene supremo, perchè permetteva di credere
d; tutto cuore nella « pace confessionale ».
Sembrano aver capito ; e quindi corrono ai ripari. A Zurigo, dice il comunicato dell’EPD, sta per aprirsi un ufficio destinato all’evangelizzazione dei
lavoratori italiani. Non serve affatto
che, prudenzialmente, il comunicato
accenni che un tale ufficio parrocchiale devrà servire unicamente alla cura d’anime degli operai italiani non
cattolici. La percentuale degli operai
italiani di religione evangelica è cosi
esigua ed irrisoria che la chiarifica
zione, inopportuna dopo la premess.a
concernente i simpatizzanti, ha tutta
l’aria di una « excusatio non petita »,
di una scusa non richiesta. E come si
sa, questo genere di scuse si tramuta
in lampanti confessioni... Del resto,
chi conosce l’ambiente evangelico italiano che vuole, in Svizzera, entrare
in contatto con gli operai italiani, sa
benissimo che le cose stanno come le
abbiamo sottolineate e non diversamente.
E’ questa dunque la imminente fine, più o meno onorevole, della « pace confessionale »? Intensificherà la
Chiesa cattolica, nei Cantoni di religicne cattolica, la sua azione di presenza della fede fra gli emigrati italiani? o addirittura prenderà delle
contromisure atte a ristabilire l’equilibrio? Staremo a vedere. Come staremo pure a vedere se quell’ufficio parrocchiale « in partibus infldelium »
darà i frutti che il Consiglio ecclesiastico del Cantone di Zurigo si augura. Il pastore J. R. Mathey è uomo
che sa il fatto suo, adusato all’opera
di evangelizzazione diretta: essa non
è per lui un vano nome. La sua presenza a queirufficio potrà dare un apporto notevole alla campagna di appello e di conquista.
Per parte nastra, ci rallegriamo vivamente della deciàone presa dal
Consiglio ecclesiastico del Cantone di
Zurigo. Diciamolo chiaro e netto: la
« pace confessionale » non ci è mai
piaciuta. E’ una ipocrisia bell’e buona. I cattolici non hanno mai cessato
di fare in Svizzera quel che loro garbava (come quando denunciammo,
per primi, resistenza, anni or sono,
di case di gesuiti in Svizzera, in barba alle leggi federali — e quelle case,
oggi, si sono moltiplicatei).
E quanto ai protestanti, la « pace
confessionale » era per loro una ipocrisia di nuovo genere: era un comodo paravento per nascondere la propria incapacità. Sotto il comodo manto della « pace confessionale » parecchi degnissimi ecclesiastici svolgevano un’attività a ritmo ridotto (per
rion dir nullo), lasciavano catecumeni e giovani membri immersi nella
più crassa ignoranza delle ragioni profonde della fede riformata. Per tutti
la «pace confessionale» era un veto
invocato per ragioni politiche o sociali (una vera e propria «ragion di Stato»); la religione, la fedeltà a Cristo
non c’entravano per nulla.
Non sappiamo se veramente la « pace confes.sionale » sia giunta alla sua
ultima ora o no; ma noi, dal fondo
del cuore, le cantiamo volentieri il de
profundis. Berto da Omola
Marìologia e unità cristiana
oppnsizinne inenneitiabile
!\ew Orleans — « Il problema teologico
particolare che paralizza più stabilmente
il dialogo ecumenico fra cattolici e protestanti è la visione cattolica di Maria » —
cosi ha dichiarato il P. W. Burghardt, SJ.,
professore di patristica, nel suo discorso
presidenziale all’assemblea annua della Società americana di Mariologia. Per i protestanti, Maria è « il muro », il simbolo
visibile dell’idolatria cattolica, dell’abbandono romano della Scrittura, della storia,
di Cristo. Ma il clima della nostra epoca
è ecumenico e « l’unità — la riunione dei
cristiani — è nell’aria ».
Date le circostanze, ha proseguilo l’oratore, bisogna che il niariologo presenti ai
non cattolici una teoria soddisfacente dello sviluppo dottrinale della mariologia,
mostrando « l’effettiva evoluzione che ha
condotto la Chiesa a «coprire gradualmente la pienezza della verità che Dio, rivelandosi, ha voluto includere nel suo messaggio agli uomini ». Bisogna che i cattolici spieghino « il passaggio da un modo
d’esprimersi biblico alle affermazioni che
fanno di Maria la madre, non solo di un
uomo delimitalo ma di un Dio che trascende il tempo (...) una creatura senza
peccato, non solo dall’elà della ragione,
ma dal seno di Anna, gloriosa davanti a
Dio, incorruttibile non solo nella sua anima, ma nel suo corpo ».
Sarà molto difficile « spiegare soddisfa
centemente » tale evoluzione, sulla base
della rivelazione biblica... e in questa
prospettiva la « riunione » dei cristiani è
un profumo « nell’aria » fuori stagione,
purtroppo.
FRANCHEZZA
per franchezza
In seguito ad un articolo del P. Carlo
Boyer, S.J., comparso recentemente su
L’Osservatore Romano, il segretario generale dell’Alleanza Battista mondiale, J.
yardenhaug, ha*dijfuso -questa dichiarazione: ’’Poiché i cattolici romani riaffermano
con tanta franchezza la loro posizione tradizionale circa rinfallibilità, bisogna che
quanti fra noi hanno una coscienza acuta
e netta della sovranità di Cristo diano prova di pari franchezza esponendo le loro
convinzioni. La dottrina di un accesso personale diretto presso Dio, in Cristo, può
nascondere un pericolo d’individualismo,
ma pensiamo che un’istituzione ecclesiastica autoritaria presenti pericoli ancora
maggiori”.
’’Non crediamo che il Cristo abbia mai
delegato la sua autorità. Crediamo che essa
è sempre nelle mani di colui che ha detto:
’Ogni potenza mi è stata data nei cieli e
sulla terra’ ”. (soepi)
Corrispondenza da Roma
Lunedi 22 gennaio, nel tempio di via IV
Novembre a Roma, ha avuto luogo la preannunciata riunione interdenominazionalc
di preghiera, per invocare da Dio Vunith
delle Chiese. Presiedevano il Moderatore
Pastore Ermanno Rostan e il Sovrintendente della Chiesa Melodista Pastore Mario Sbaffi.
11 Moderatore, con appassionate parole,
ha invitato PAssemblea a pregare affinchè
le Chiese Evangeliche, che operano in una
città, si uniscano in una effettiva identità
di lavoro e di servizio e, particolarmente,
affinchè tutti gli evangelici, a qualsiasi denominazione appartengono, si sentano uniti e fratelli nello spezzare il pane, alla
Mensa del Signore. In questa richiesta ogni
<uore si è elevato a Dio.
Compito più difficile è toccato al Pastore
Mario Sbuffi, il quale (sembra secondo un
prestabilito programma) ha dovuto proporre all’ Assemblea la preghiera, « senza ipocrisie e senza riserve mentali », per Vunihiia con la Chiesa cattolica.
Non è credibile che l’uditorio abbia compreso l’oratore, per quanti sforzi egli abbia fatto. E’ possibile, è desiderabile, allo stalo attuale delle cose, l’unità con la
Chiesa cattolica? Per lo meno l’argomento
dovrebbe essere più ampiamente discusso.
Esiste ancora oggi la poresa, la santificazione?
E’ mai possibile che l’unico soggetto al
mondo di cui parlare, scrivere e leggere
sia soltanto il « sesso »? mi sembra proprio così se prendo in mano un libro, una
rivista, se camminando per le vie i miei
occhi si posano su titoli vistosi di fìlms, se
mi capita per caso di udire alle mie spalle
i discorsi di gente qualunque. Mi domando
Si! siamo tornati indietro di venti secoli,
mi domando se siamo ancora pagani, se
sappiamo cosa è ¡1 Cristianesimo.
Nell’Antico Testamento possiamo leggere episodi che taluni definiscono « scandalosi », ma dove troviamo un episodio che
sfiori minimamente l’impurità nel Nuovo
Testamento? In una società che vuole chiamarsi Cristiana, come è concepibile in
Cristiani che hanno il culto per i Santi,
aiìzi l’idolatria per i Santi, come è concepibile i’argoinento del «sesso» su tutta la
linea di vita? I grandi Santi hanno rinunciato al « sesso » anche se prima della conversione erano amanti del piacere (vedi S.
Agostino, S. Francesco, S. Benedetto) e
tanti elle non .sono celebri come loro e cosi
tra le donne.
Quando Gesù cominciò il Suo ministetio nella Galilea, nel parlare alle folle che
Lo seguivano, dettò una delle Beatitudini
più belle: « lleati i puri di cuore, perchè
vedranno Iddio » Non si può vedere Dio
senza la purezza, non ci deve essere un
velo d’impurità che ci separi dal Suo volto.
E Gesù continua nella Sua predicazione:
« Siate perfetti come è perfetto il Padre
vostro che è nei Cieli ». Come possiamo
essere perfetti, se ci lasciamo trascinare
dalla sensualità, dal bisogno di vedere, parlare di cose oscene? Gesù non ha mai parlato di « sesso » (mi si dirà : Lui era santo!) e neppure gli Apostoli che pure erano
Uomini sottoposti alle passioni umane. Proprio il Cristianesimo doveva affrancare il
corpo dalle concupiscenze della carne e far
dominare lo spirito su tutta ia vita umana.
Non ci viene chiesto di fare delle indagini sul « sesso », ma di santificare la nostra
vita, di perfezionarci sempre di più. « Pensale alle cose di sopra, non a quelle che
sono sulla terra ».
Cominciamo a leggere insieme i versetti
sulla santità del corpo nella 1“ Epistola di
b Paolo ai Corinzi al Gap. VI « Non sapete voi che i vostri corpi sono membra
di Cristo? Porrò io dunque le membra di
Cristo per forne membra di una meretrice? Cosi non sia. Non sapete voi che chi
si unisce a una meretrice è un corpo solo
con lei? Poiché, dice Iddio, i due diventeranno una sola carne. Ma chi si unisce
al .Signore è uno spirito solo con Lui. Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che
l’uomo commette è fuori del corpo; ma il
fornicatore pecca contro il proprio corpo.
E’ mai possibile che l’unico soggetto al mondo di cui parlare,,
scrivere e
legg
ere sia i
il
sesso,, ?
E non sapete voi che il vostro corpo è il
tempio dello Spirito Santo che è in voi,
il quale avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Poiché foste comprati a
prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro
< orpo ». S. Paolo parla ancora degli eunuchi in vista dell’Eternità e per suo conto
inneggia al celibato per poter offrire tutta
la .sua vita all’avanzamento del Regno di
Dio.
Se oggi si può sorridere dell’ingenuità
delle ragazze di una volta e non si fa che
lipetere da ogni parte del mondo che occcrre un’educazione sessuale, che è stupido non spiegare ai bambini i fenomeni na
turali come in un sogno di fate, penso che
la più bella virtù concessa all’uomo, quella della purezza, ormai sia morta del tutto.
Come ci sentiamo avviliti e nauseati nell’udire oggi sulla bocca non solo dei gio
vanissimi, ma sulla bocca di creature di
pochi anni, parole sporche, oscene, udiamo discorsi della più alta immoralità!
Una madre credente, mi diceva proptio
poco tempo fa: « Quello che non riesco a
accettare è che mio figlio con la moglie
ed i loro amici parlano nelle loro conversazioni, in prevalenza su argomenti sessuali. Non è il caso alla mia età di scandalizzarmi, ma mi rattrista questo se penso
aH’educazione Cristiana die ho ricevuta
giovinetta, dai miei genitori : non si parlava mai volutamente di « sesso », il nostro pensiero ed il nostro cuore venivano
alimentati continii.imente da uno spirito
che ci elevava e ci costringeva a vivere più
puramente possibile v. Ho dovuto pensare
alla « preghiera sacerdotale » nella quale
Gesù dice: «E per loro io santifico me
stesso, affinchè anche essi siano santificati
in verità ». Quanti padri e anche quante
madri .santificano se stessi perchè siano
.santificati i loro figli? Se riflettiamo solo
un istante su questo concetto ; « santificarsi per santificare », siamo presi da uno
sgomento enorme.
For.se più di una volta in qualche tragedia intima die lia colpito i nostri figli ci
siamo detti: se avessi dato un esempio perfetto, forse questo non sarebbe successo?
e specialmente non abbiamo saputo pregare
per i nostri figli
Monica, la madre di S. Agostino pregò
incessantemente per il ravvedimento di suo
Figlio, si santifico per la santificazione di
Lui, peccatore.
Vorrei aggiungere qualche parola su due
articoli apparsi ultimamente in due settimanali importanti. Indro Montanelli che
rispettiamo e ammiriamo in tanti suoi
scritti, li lascia perplessi quando si lascia
andare anche lui a frasi come queste a proposito dell’adulterio: « ...è l’esperienza
della vita a insegnarmi che l’infedeltà coniugale non suscita più nella nostra coscienza, le stesse reazioni che suscitava in
quella dei nostri padri e nonni. Sarà un
male, ma è cosi. E noi non possiamo (!?)
continuare a invocare una morale astratta
che non trova più nessuna rispondenza in
quella che regola i nostri atteggiamenti
concreti. Oggi parliamoci chiaro, un uomo
di medio buonsenso (?) non si sente «disonorato » dalle corna » (!!!) Ma Montanelli 1Ünasiera cerio il comandamento di
Dio: « Non comméttere adulterio» e con
i secoli Tion lo si può cambiare a nostro
uso e consumo. Un altro scrittore che ere
devamo serio, Mario Soldati, risponde in
Un articolo intitolalo « La prière d’une
vierge » ad una fidanzala, la quale gli cliiedc se deve avere un’esperienza prematrimoniale come desidererebììe il suo fidanzalo, oppure no. Questa ragazza è pura c
religiosa e mi sembra che la risposta di
Soldati avrà lasciato deH'amarezza e dello
sgomento in queU’aninia desiderosa di un
appoggio autorevole e decisivo. Rìferen
dosi ad un articolo di Jemolo « La purez
za », -Soldati dice: « ...é mai possibile che
Jemolo ignori il costume generale della
vita italiana? No, non è possibile. E come
f i allora, a consigliare, dalla terza pagina
di un quotidiano, la castità prematrimoniale per lutti? E’ vero, la Chiesa dice
noi dobbiamo tutti tendere alla santità.
’’Tendere”, badiamo bene, dice la Cliies-a
nella sua saggezza» (!!!) Si vede die anche Soldati non conosce bene il Nuove
Testamento. Gesù dice: «Siate perfetti come é perfetto il padre vostro die é nei
cieli». Gesù non ha mai parlalo con mezze
misure, con elasticità o reticenze mentali
come fanno gli uomini die si costruiscono
una doppia morale. « Se non diventate come piccoli fanciulli, non entrerete punto
nel Regno dei Cieli ». [ piccoli fanciulli
sono puri, innocenti, non fanno calcoli
umani, non si vergognano della loro nudità (non a pari degli adulti) perchè non
conoscono l’impurità, la concupiscenza,
Fadullerio.
E sempre a proposito dell’articolo di
Soldati, una lettrice di Milano se ne dichiara entusiasta e auspica la parità dell’uomo e della donna nell’esperienza pre
inalrinioniale, perchè « sono ancora
troppi pregiudizi, troppe idee sbagliate,
frulli dì un’educazione religiosa se non
sbagliata per lo meno (e sono generosa)
insegnala male» (!!!)
Povera religione! Povera Chiesa! Allora è meglio non parlarne più dell’Evangclo e chiudere le Chiese, intanto ognuno
ia il comodo suo e il mondo va a rotoli
verso la sua distruzione in tutti i sensi come al tempo di Sodoma e Gomorra.
Putroppo nessun insegnamento, anche il
più atroce ha presa sul cuore degli uomini.
Il Salmista dice: « Tutti si sono sviati, non
c’è un giusto, neppure uno ». E’ vero.
lo ho buttato giù soltanto alcune mie
idee, sorte qua e là da letture varie, ma
più che altro mi piacerebbe una discussione tra fratelli in fede, almeno ci si agiterebbe per dei problemi che porgono,
penso, in molte anime che vogliono ad
ogni costo accostarsi alla purezza, alla santità.
Molli anni fa, un Pastore nel suo sermou/ di Capodanno sul soggetto della
« santificazione » terminò con queste pa*
rolc: (( Quando sarete tornati alle vostre
lase, inginocclììalevi nel silenzio della vostra camera e chiedete a Dio di aiutarvi a
santificare ogni giorno di questo nuovo anno di vita ».
Inginoccbiamoci e preghiamo per la nostra -sanlific ìzìonc al principio di questo
Nuovo Anno 1962! V. S. M.
Totalmente d’accordo con la nostra collaboratrice nel riconoscere e deplorare Tinteresse largamente morboso che nel mondo odierno converge sul sesso, pubblichiamo con molto piacere il suo buon contributo. Ci lascia però perplessi Vequiparazione di sesso e oscenità, a nostro avviso
iìblicamente insostenibile. Im linea ascetica che V. S. M. ritraccia e di cui rimpUw’
ge l'odierna sparizione è in realtà equivoca: non ha alcun valore in se e per se, e
ha portato gravi squilibri nella stessa testimonianza cristiana. Se questo fosse tutto
e solo il messaggio cristiano, allora avrebbero avuto la loro parte di ragione le ”proteste laiche” di D. H. Lawretice, e di tanti
altri, come iihiniamente in Italia Luigi De
Marchi, con il suo saggio ”Sesso e civiltà”, edito da Laterza fra i ”Libri del tempo”. Vnrrii la pena tornarci su, e forse
qualche lettore interverrà. red.
Si può chiedere al Signore di dare a noi
amore e comprensione verso i nostri fratelli cattolici e soprattutto l’umiltà necessaria a non crederci migliori di loro, perchè noi, come loro, siamo misere creature, incapaci, come loro, di fare alcun che,
senza l’aiuto di Cristo.
Si può chiedere al Signore di illuminare
il prossimo Concilio Ecumenico Valicano
II, affinchè da esso la Chiesa Cattolica scaturisca sfrondata, ripulita, riformata secondo la verità dell’Evangelo. Il Signore può
ogni cosa: può anche esaudire questa nolira preghiera.
Ma a viste puramente umane, da quel
che si sente, c’è poco da sperare. Le ri
forine che il Concilio apporterà alla Chiesa saranno tutte marginali o rituali: nessuni toccherà la materia che dovrebbe realmente essere riformata, cioè taluni dogmi,
laluni precetti e la maggior parte di credenze popolari. Papa Giovanni XXIII ha
voluto somlare il terreno qualche mese fa:
ha dichiarato mai esistiti, e perciò indegni
di culto, Santa Filomena e San Giorgio.
Ne è nato un vespaio! Figuriamoci che cosa succederebbe domani, a Napoli, se Sua
Santiuà trovasse opportuno destituire San
Gennaro !
Il Concilio modificherà il modo di am
ministrare i sacramenti, stabilirà dei limiti
d’età per il servizio dei prelati di Curia,
abolirà le mantelline di ermellino e sem
plificlierà gli abiti talari, abolirà la chieri
'a... Ma la sostanza resterà quella di pri
ma. Perciò, prima di parlare di « unità con
la Chiesa cattolica », sembra necessario di
stutere ampiamente Fargomento, per chía
rirlo, affinchè negli evangelici non si ma
nifeslino proprio quelle ipocrisie e quelle
riserve mentali giustamente deprecale dal
Pastore Sbaffi. T. C.
a GENOVA...
... si tiene mensilmente un « incontro
della comunità », organizzato a turno da
un gruppo di membri di chiesa, con lo
scopo di dare ai fratelli — forzatamente isolati, in una grande città — la possibilità
di una più intima conoscenza, intorno ad
lino o più temi, presentati in forma familiare; qualche volta, diapositive a colori.
... da tempo, nel corso della settimana
viene ciclostilato, insieme all’ordine liturgico del culto della domenica successiva,
un sunto del sermone, con la preghiera che
lo segue, e viene inviato a tutti i membri
di diiesa impossibilitati dall’età o dalla
malattia a partecipare al cullo, affinchè possano sentirsi in comunione spirituale con
tutta la chiesa e in particolare con la loro
comunità.
... proseguono feconde le periodiche riunioni quartierali nelle case, occasione ottima c forse insostituibile di un incontro
fraterno intarno alla Parola di Dio.
... domenica 4 febbraio si terrà un Contegno dei Consigli di Chiesa della regione
ligure del li distrello.
a TORINO...
... si è comincialo a seguire l’esempio
di Genova, e da alcune settimane viene anche qui cicloslilalo il sunto nel sermone,
invialo a coloro di cui i membri di chiesa
forniscono vip via l’indirizzo, oltre che distribuito all'uscita del tempio di C. Vili.
... la Corale ha iniziato un particolare e
prezio.so servizio, cantando nel corso dei
culli alcuni degli « inni nuovi », che la
domenica successiva vengono cantali da
tutta la comunità.
... si è costituito un Centro evangelico di
iniziative (CEI), ad opera di un gruppo di
giovani particolarmnte desiderosi di rendere la loro testimonianza cristiana impegnandosi in un servizio ; se ne riparlerà
più diffusamente.
... affronlando il problema deUa costante e cospicua immigrazione dalle Valli, si
sono cominciate a tenere, a C. Oddone, delle riunioni di « valligiani » ; la prima ha
avuto luogo il 30 novembre ’61, per i « valptllicesi », la seconda la domenica 28 gennaio, per le famiglie valdesi provenienti
dalla Val Cliisone e Germanasca. La parte(seguc a pag. 4)
4
p«*
N.' 5 — a f«*braio 1962
LUNEDI’ 22
Ancora misterioso il volo del ’Mig 17’
bulgaro precipitato in Puglia; il pilota, lievemente ferito, dice; « Ho scelto la libertà »; ma non convince.
Una bomba degli ultras devasta e incendia una parte del ministero degli esteri, a
Parigi: 1 morto e 15 feriti. In Algeria, e
in particolare a Bona, l’orimai quotidiana
razione di morti e feriti. Non si osano più
fare statistiche... De Gaulle riassumerà i
pieni poteri?
L’ex-generale delle SS, Wolff, è arrestato
in Baviera per crimini antisemiti, provati
da una sua lettera scoperta un anno fa negli archivi nazisti.
11 comando delle forze dell’ONU consegna Antoine Gizenga al governo centrale
di Adula, a Léopoldville. Continuano nel
Congo gli episodi sanguinosi.
A Teheran, scontri violenti fra polizia e
studenti che manifestano contro il governo Halimi, per Mossadeq.
MARTEDÌ’ 23
In Francia, arresto di centinaia di ultras;
stillicidio di attentati in tutta l’Algeria (dichiarali, 15 morti e oltre 50 feriti), dove
pare imminente la prova di forza, e TOAS
ordina : « Pronti ad ogni evenienza ».
Continuano intensi i contatti politici italiani : crisi del governo prima o dopo il
congresso DC di Napoli?
A Punta del Este (Uruguay) la Conferenza lell’OSA vede gli Stati americani profondamente divisi: da una parte gli Stati
Uniti, con alcuni ’satelliti’ minori, che vogliono la condan:'.a morale del castrismo e
sanzioni economiche contro Cuba ; dall’altra Brasile, Argentina, Cile e Messico, con
altri, cercano un compromesiso che non respinga definitivamente Castro in campo comunista. L’OàA sopravviverà al contrasto?
MERCOLEDÌ’ 24
A Parigi, sette attentali in un’ora (senza
vittime), diretti in particolare contro personalità democratiche (fra cui il direttore
di Le Monde); ad Algeri la ’giornata delle
barricate’ passa senza incidenti, ma alle 18
lo sciopero generale. Il governo denuncia
le gravi complicità che, anche fra la magistratura, coprono i terroristi dell’OAS.
Nella DDR (Germania Est) anche le donne dovranno svolgere il servizio militare.
11 ministro della difesa dell’URSS, maresciallo Malinowsky, esalta in un discorsa la potenza nucleare sovietica e polemizza con gli S. U.: « 1 rifugi antiatomici non
servono contro le bombe da 100 megaton.
Sono bare prefabbricate ». In questo ha
perfettamente ragione.
11 col. Pakassa, responsabile dell’eccidio
di Kindu, fugge (c’era da aspettarselo! da
Stanleyville.
GIOVEDÌ’ 25
Malgrado gli sforzi del governo francese, esso dà sempre più l’impressione di es
sere superato dagli eventi di quella che è
una vera guerra civile; saprà la Francia sana ricacciare il sanguinoso fantasma fascista ?
Fanfani afferma che il governo dimissionerà il 6 febbraio. Sciopero nazionale degli insegnanti medi.
Kennedy chiede al Congresso i pieni
poteri per trattare con il MEC l’unione
economica.
11 col. Pakassa è di nuovo arrestato, nel
Congo.
VENERDÌ’ 26
Internamento di numerosi fascisti in
Francia; i terroristi saranno deferiti a tribunali militari e processati entro un mese. Si costituisce, fra le sinistre, il « Comitato d’azione contro l’OAS per una pace
negoziata con l’Algeria ».
In rispmsta al memorandum dell’inizio
di gennaio, i liberali e i socialdemocratici
tedeschi sarebbero favorevoli al dialogo diretto con Mosca, essendo risultali un insuccesso i sondaggi per Berlino dell’ambasciatore americano a Mosca, Thompson.
\ Monfalcone, scontri fra operai e polizia per uno sciopero.
A Pechino, il Comitato centrale del partito comunista cinese, riunito da tre giorni, esita a prender posizione di fronte agli
attacchi di Kruscev: si attende il chiarirsi
dell’appoggio degli altri partili comunisti
asiatici.
SABATO 27
Si apre a Napoli il congresso DG: 750
delegati, che dalle elezioni provinciali sarebbero risultati di indirizzo prevalentemente favorevole al cent,ro-sinisIra. 11 .segretario Aldo Moro legge la relazione: 7 ore!
ma si tratta di un ampio e nello discorso,
in cui viene affermato che « 11 centro-sinistra è una necessità per il paese » ; l’esperimento di una coalizione con i partiti democratici di sinistra e l’appoggio esterno
del PSl (che ha dato prova di ’democraticità’ quanto gli altri) dev’essere fatto, gli
elettori, poi, lo giudicheranno. 11 discorso
ha ottenuto larghi consensi fra i delegali.
Ora s’impegna la discussione.
Parigi, Lilla e Le Havre rimangono alcune ore senza luce per un attentato dinamitardo dell’OAS; nella capitale ventimila
persone manifestano contro il fascismo. Il
FLN rende noto che quattro guerriglieri
arabi, detenuti nelle carceri di Orano, sono stali ’rapiti’ da ultras e arsi vivi.
DOMENICA 28
Gli interventi nella seconda giornata del
congresso DC fanno ritenere sicuro il successo del blocco Moro-Fanfani.
Tre arabi, fra cui una bimba, assassinati
da ultras ad .Algeri.
POSTA IN ARRIVO
de « La
I® volu
Dì^dìU del tradotíore
Una lettrice, da Milano;
« ...Nel numero del 3.12.’61
Luce » leggo la recensione del
metto della ’Piccola CoUana Moderna’, e
mi stupisce di non veder citato il nome
del Traduttore accanto a quello dell’Autore. Chi recensisce — ed è in generale
persona di cultura e di sensibilità — ha
il dovere di citarlo quando presenta una
edizione in lingua diversa dalla originale.
Che quel nome compaia — naturalmente
— nell’edizione stessa, non giustifica che
sia omesso in una presentazione.
« Se non erro ehi Ita tradotto « Incontri
con Batíh » è membro della Associazione
intemazionale dei Traduttori e degli Interpreti, dalla quale anche recentemente
è stata condotta una campagna, assai favorevolmente accolta dal mondo della cultura, in difesa del rispetto dovuto all’opera del traduttore qualificato, che non è
opera di puro strumento linguistico, ovviamente.
B ...mi congratulo per la bella edizioncina, per le note e le appendici opportunissime e per l’ottima traduzione che ho
letto con piacere... ». M.V.D.
L’appunto è molto giusto, e ce ne scusiamo con la nostra traduttrice, Sig.a Erica Minguzzi.
più bibliche del peccato; e poi perchè
l’autore non mi sembra proprio il più adatto a figurare nelle nostre Meditazioni, che
vanno in mano anche di persone ignare
che potrebbero essere tentate di considerare Pasolini come un teologo jH-otestante
o comunque come nomo di fede, tale da
ben figurare tra Lutero e Calvino. Mi direte che è stato citato anche Pastemak. A
dire il vero non ho letto la citazione di
Pastemak, ma comunque qui il suo pensiero e la sua vita non hanno urtato la suscettibilità di nessuno., Mentre che Pasolini, se scrive sul bene e sul male vive
anche, e quel che più conta, in modo,
abbastanza notoriamente, scabroso. E a me
non sembra che questi siano esempi da
portare al nostro ambiente che già si conforma troppo al presente secolo.
a Io con Pasolini non ce l’ho affatto, sia
.chiaro. Può essere un autore e un artista
anche molto valido — quello che m’imporla è che mi sembra che lo si sia voluto
citare tanto per essere anticonformisti,
spregiudicati e di sinistra a tutti i costi.
E’ questo che mi rivolta. Se questo è proprio necessario, allora ci si serva di persone spiritualmente autorevoli, che debbano essere ascoltate perchè la loro parola
è ’’predicazione”. Abbiamo un bisogno
disperato di verità e non di esibizione o
d! approssimazione... ». M.V.
l’uomo è il centro del mondo; non solo
l’uomo con i suoi piaceri e la sua volontà,
anche Vuomo con la sua angoscia e la sua
bontà, la sua sofferenza, la sua solitudine,
la sua disperazione, la sua nobiltà, talvolta. Il credente deve stare attento a queste
voci vere, vive; non deve disprezzarle ma
amarle, gli possono a volte insegnare una
onesta sincerità. Ma guai a lui, e al mondo, se egli baratta il suo tesoro con
quello dell’uomo (non è 1’« amoralità » ma
rincredulità di Pasolini che ci turba), se
dà il suo cuore alla passione del tempo,
dimenticando che civiltà di ben altro livello umano che la nostra, sono morte
nella disperazione perchè non c’è stato chi
facesse risuonare la Parola dall’alto, chi
testimoniasse all’uomo sinceramente in
cerca di verità, che il centro e il senso e
hi speranza delta sua vita sono fuori di lui,
in Dio fattosi uomo in Cristo e nel suo
regno che viene a rinnovare la terra. Non
l’uomo d’oggi ci fa comprendere più umanamente e modernamente la Bibbia, ma
la Bib'oia ci fa comprendere nella sua verità più profonda l’uomo d’oggi, nella sua
grandezza orgogliosa, nella sua angoscia,
nel suo bisogno e nella sua sete di una
speranza viva. Dio è ’’umano”, ma è Dio,
non un uomo: e questo è il meraviglioso
annunzio.
nelle a Mediliimni Biblirhe))
Una lettrice, da Roma:
« ...Nello sfogliare le ’’Meditazioni Bibliche” ho notato varie citazioni, spesso
bibliche, talvolta di autori nostri; una mi
ha colpito parü'colarmente, e precisamente
quella a fine pag. 107, di P. P. Pasolini.
Non voglio dire che mi sono scandalizzata (non sono la vecchia zitella che si tappa
le oreccliie a discorsi «-conzonati o ad argomenti S(‘abrosi), ma sono rimasta fortemente perplessa di fronte a quella scelta,
perchè la frase non mi è sembrata di alcun valore per noi, abituati a definizioni
La frase di Pasolini citata e la seguente:
'^Peccare non significa fare il male; non
fare il bene' questo significa peccare!**.
Il conformismo o meno con cui questa
farse è stata citata è co**« che riguarda la
coscienza di chi ha prejmrato la **meditazione**. Ma la lettrice mette a fuoco un
punto importante della nostra vita cristidi‘
na, oggi. A"on parliamo qui delle forme
deteriori — pur così dilaganti — ma delle
espressioni d*arte (letteratura, teatro, cinema) poeticamente valide, che la diffusione della cultwa mette alla portata di
cerehie sempre più larghe: proprio per la
loro validità espressiva profondamente
umana, tali opere trovano un’eco profonda
in tutti, e anche nei cristiani che condividono V antro pocentrismo oggi sovrano:
Vigile
verso il dooeilio Vaticano
Un lettore, dui Grigioni:
«... Mi permetto di esprimere la mia
opinione riguardo al prossimo Concilio Vaticano. Credo che quali evangelici dobbiamo seguire con vigile attenzione lo svolgersi di detto concilio, e sempre in base
alla S. Scrittura additare gli errori e anche
lodare c iò che è in armonia con le metlesime; sempre con la sincera volontà di
comprendere le ragioni e senza odiare nessuno, mossi .solo dal desiderio di servire
Dio... ». A. C.
E’ quanto cerchiamo e cercheremo iti
fare. Grazie anche a Lei per l’augurio fraterno per il nostro giornale.
SEGNALAZIOiBI
ProtestanÌBsimo
genovese
— Il Lavoro nuovo di Genova, in una pagina di vita cittadina ha dedicato (3-1-1962)
un’im'liiesla alla « Comunità protestante,
una minoranza religiosa impegnala in moderni problemi sociali ». L’informazione è
eccezionalmente accurata e precisa (è il caso di notarlo, trattandosi di stampa italiana!), e presentata con stima e cordialità,
passando in rassegna i vari aspetti della
presènza evangelica nella « grande Genova ». Riportiamo questo giudizio: « Il Protestantesimo in Italia costitxdsce numericamente una minoranza trascurabile: tuttavia nelle altre città come a Genova il suo
’peso’ morale è assai più rilevante di quan.
to le cifre delle aride statistiche potrebbero lasciar supporre. E’ ohe codesta minoranza si muove e vive nel seno di una comunità forte e battagliera, fiera della sua
fede e delle sue tradizioni, spiritualmente
assai più agguerrita della maggioranza, e
che intende la religione anche come una
lotta da affrontarsi ogni giorno, contro il
conformismo, le comode abitudini, la pigrizia della mente ».
Tullio Vinay
a Riesi
— Sul n. 878 di Réforme (20-1-1962) è
stato pubblicato un servizio di G. RichardMolard su « Tullio Vinay, un homme au
servire des liommes. Du eentre d’Agapé au
village de Riesi ». La doppia pagina così
dedicala è stata preparata con profonda
cordialità e eomprensione dell’indirizzo di
Agape. G. Riehard-Molard scrive fra l’altro: « Come tutti gli altri fondatori di Centri simili, lasciali dopo 10 o 15 anni di
sforzi eccezionali, Vinay non ha riassunto
una parrocchia. Dopo aver vissuto e visto
cosa dev’essere la Chiesa locale, non gli è
sembrato possibile entrare in un quadro in
cui non avrebbe ancora avuto la possibilità di vivere questa visione. Poco importa
che Vinay sia considerato pretenzioso... La
sua folle ma santa pretesa è che le comunità locali, le parrocchie di città e di campagna divengano davvero un giorno, per
la grazia di Dio, ciò cÌie nella maggior par.
le dei casi esse non sono: la raccolta di un
popolo totalmente aperto alla sofferenza
del mondo, totalmente solidale con la sua
fame, la sua paura, la sua incredulità, anche il .suo peccato. Per uomini come Vinay, l’inoffensivo ron-ron di qualche henpensanle saggiamente riunito non è solo
vano, è nocivo, ha gusto di morte. Ecco
perchè è parlilo per incarnare ancor più la
sua predicazione e la sua certezza in uno
dei numerosi luoghi di questo mondo, in
cui la fame, la miseria e la sofferenza sono sovrane... Sarebbe tuttavia falso pensare
che Vinay sia un franco-tiratore bizzaiTo o
un sollario. Lavora nella libertà, ma anche
con il pieno accordo della Chiesa valdese
a cui appartiene ».
Unità con
i punti sugli * I,
— Su L’Osservatore Romano del 20-1-62
P. Carlo Boyer, S.J., che già qualche giorno prima aveva scritto riaffermando l’iutangibile principio dell’infaUibilità del magistero pontificio, ha pubblicato un articolo : « Il Papa dell’unità », in cui scrive fra
l’altro: a ...la dottrina che fa domandare ai
eatloliei di stringere sempre più i vincoli
della loro unità per mezzo del reciproco
amore e della sottomissione di ciascuno alFordine gerarchico, è la stessa dottrina che
indica ai cristiani separali dalla Cattedra
apostolica la sola via possibile per la realizzazione della unità cristiana. Tutto questo deve essere dello chiaramente, perchè
il Magistero ha la missione di annunciare
la dottrina secondo la semplicità evangelica: est, est; non, non. I nostri fratelli separali interessati all’ecumenismo desiderano conoscere la Chiesa cattolica come essa
e, e si rende loro un prezioso servizio
quando li preserviamo dall’illusione di credere che la concezione cattolica della Chic,
sa e dell’unità, e in generale i dogmi possano essere un giorno abbandonati, o possano cambiare significato. Ma vi è il modo di dire la verità. Quando lo si fa per
dovere o per carità, quando ciascuna delle
parole è scelta in maniera da non ferire
nessuno, quando si manifesta la stima e
Famore verso coloro cui ci si indirizza, anche se ancora non si convincono le menti,
si fanno almeno cadere gli ostacoli di carattere non teologice e si dispongono gli
spiriti ad ascoltare, a riflettere, a vedere
meglio.... ».
** Psicosi unitaria „ ?
—• Su La Vie protestante (26-1-1962) il
capo-redattore, J. M. Chappuis dedica l’editoriale a rispondere all’accusa di «psicosi»
unitaria rivolta a molli cristiani da un altro giornale, che denunciava il loro «bisogno morboso di unità visibile». La «Settimana dell’unità» è un’incontestabile «successo». Motivi umani : il fatto che il mondo
è diventato piccolo, e Fumanità sa che la
sua sorte è unica ; e il fatto che come non
mai il cristianesimo è oggi discusso e contestalo. Ma sarebbe «puro accecamento»
non voler vedere i motivi divini: anzitutto
la S. Scrittura, troppo ricca perchè alcuna
epoca possa pretendere di averne esaurita la
'Comprensione; e in secondo luogo la voce
delle giovani chiese, attraverso cui lo Spirilo .Santo rivolge oggi un appello insistente
alle chiese tradizionali. «Certo, ei sono
deviazioni ed errori, nella ricerca delFuni.
là, anche quand’è così motivata. Ma questi
errori sono il prezzo delFaenlusiasmo dell’unità» che guadagna un numero sempre
maggiore di cristiani. E’ quindi fuori luogo parlare di «bisogno morboso d’unità».
Come sarebbe fuori luogo, in senso inverso, di parlare di «atlaccamento morboso al
passato» o di «psicosi anticattolica». .Sono
cose troppo grandi, e troppo importanti
perchè possiamo pcrmeilerr! di ridurre tutto così, a dati puramente psicologici, per
non dire morbosi. Quelli che ricercano la
unità nell’entusiasmo hanno bisogno di
contradditori fraterni che evitino loro di
commettere errori. Ma alzano le spalle
quando li si assimila a casi psichialrici. Alzano le «palle, e continuano per la loro
strada».
## dialogo fra cattolici
e prctestanti
— Su L'Eco del Chisone (20-1-1962) il direttore, don G. Mercol, dedica Feditoriale
a «II dialogo tra cattolici e protestanti»,
che è il titolo di un volumetto di cui è
iisci'a, recentemente, la versione italiana,
edita dalla Morcelliana di Brescia. Autori
di questo volumetto, di cui J. Madaule ha
scritto l’Introduzione, ¡sono l’avvocato cattolico Jean Guitton, il gesuita Jean Daniélou e il teologo protestante Jean Rose. La
versione italiana è stata presentata alcuni
giorni or sono al ’Circolo S. Fedele’ di Mi.
lano, con la partecipazione di J. Daniélou
e di J. BoiSc, i quali hanno dialogato dinanzi ad un pubblico numeroso ed attento.
Questa serata concludeva uno degli incontri periodici fra teologi cattolici e pastori
protestanti che si tengono a Milano, con
quest’ordine; il Credo - lettura d’un salmo
- lettura di un passo biblico (in questo periodo viene seguito FEvangelo di Marco)
breve commento esegetico e omiletico, a
turno, e discussione - presentazione, ancora a turno, di un argomento teologico, seguilo da discussione (nelFultima riunione
il past. Giorgio Girardct ha efficacemente
presentato agli interlocutori cattolici le
grandi linee della concezione protestante
della Chiesa). Il direttore delFEco del Chisone, presentando il libro, scrive: « ...è vivificante e incoraggiante lo spirito di serena rispettosa obiettività con cui i problemi
sono affrontali nel dialogo fra rappresentanti di confessioni religiose diverse ». Seguono ampie citazioni dei tre autori.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg
al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
a TORINO...
(seguito)
cipazione ha mostrato quanto queste riunioni, curate dalla Commissione Ecclesiastica del Consiglio di Chiesa, siano apprezzate ed utili.
... domenica 28 gennaio si è riunito nulla sala di C. Vittorio un convegno giovanile regionale, « pre-congresso »: in preparazione, cioè, del Congresso ìnterdominazionale che si terrà a Roma il 1® maggio.
BOBBIO PELUCE
— Merc;oledì 24 gennaio ha avuto luogo
il servìzio funebre del nostro fratello Pontei Stefanìo fu Stefano deceduto il giorno
23 gennaio a Bobbio>centro all’età di 57
anni. Da alcuni mesi le sue condizioni di
salute erano assai precarie; poi esse improvvisamente si aggravavano sì da provocare un inaspettato tracollo.
Alla mamma, alle figlie, ai generi, ai
nipoti e parenti tutti esprimiamo la nostra
viva e fraterna simpatia cristiana invocando su essi la consolazione vera di Colui
che ha già vinto il mondo e la morte.
e. a.
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tot
— Giovedì 25 gennaio ha avuto luogo
una riuscita serata di proiezioni dovuta al
la collaborazione del past. Johier. Quan
tunque questa serata non avesse potuto es
sere annunziata con mollo anticipo un nu
meroso gruppo di rorengbi ha potuto am
mirare alcune splendide vedute delle Ce
venne e... alcuni ritratti di rorengbi dav
vero parlanti! Un grazie dì cuore al past
Jabier per averci dato una così bella ecl
interessante riunione.
— Remo Verdoia è da poco partilo per
il servizio militare. Si trova altualmenie a
Montorio Veronese. Gli inviamo un pensiero affettuoso.
— La refezione scolastica funziona orinai (la qualche tempo, organizzata dal Patrouìto Scolastico. Siamo grati che i piccoli scolari rorengbi ne possano usufruire.
La signora Odllla Pnvarin ha accettalo rin(arico di preparare la refezione. A lei vada la riconoscenza dei genitori e dei bambini.
— Il televisore è da poco tornato alla
base riparato. Si eri trattato fortunalainen
te di un guasto non troppo grave. Comunque le spe.se ci saranno lo stesso. Inviliamo perciò quanti desiderano che qiu-lu
i ttivilà continui a versare la loro ofVcr*u
uro-riparazione.
— Affrettatevi a preparare la vostra oiVcrta di gennaio in modo che si possa presto
pensare a quella di febbraio che, non dinifnticdiiamolo, sarà la colletta della rinunzia.
— E’ in preparazione Pagape fratcniu
del 1.8 febbraio. Chi intende iiarlccijiarvi
sì prenoti presso il pastore o gli an/iani
entro giovedì 15 febbraio.
¡AVVISI economici]
A CORTINA D’AMPEZZO, Cà de’ Nani,
Pensionato per bambini, ragazzi e ragazze,
aperto lutto l’inverno, offre soggiorni signorili, curati, massima assistenza. Accompagnamenti da Roma e Milano. La Casa è
diretta dal Prof. Teo Fasulo e dalla sua
signora. Per informazioni, rivolgersi direttamente a Cortina oppure a Ginnastica Moderna a Roma, Via Po 14, telef. 863.268; a
Milano, Via S. Marta 19/A, telef. 899.794.
Sconti particolari alle famiglie evangeliche.
CERCASI donna tulio fare per famiglia
svizzera francese con 4 bambini, residente
a Berna. Inìzio lavoro dopo Pasqua. Buon
salario. Scrivere a: Madame H. Cbazel 38 Avenue Alfred Belmontet ■ St. Cloud
(Seine et OiseL
GIOVANE svizzera cerca dalPaprile in poi
un posto per corrispondenza tedesca, eventualmente francese. Parla Pinglese, un no"
d’italiano. Offerte a Fräulein Doriann
Fliilsch, KÌo«h.achstr. 88, Zürich 7/32 (Svizzera).
OROLOGERIA - - OREFIOERIA
BORNO EMANUELE
Via Triette, 6 PINEROLO Telef. 3117
Concessionario GIRARD-PERREGAUX — ENICAR — BERNA
★ Attrezzato laboratorio oreficeria per riparazioni e lavori
tu ordinazioni
★ Si accetta anche l’oro dai clienti
•k Mateima garanzia
SI FABBRICANO CROCI UGONOTTE E STEMMA VALDESI
IDROTERMICA
di Dell’ Erba Giovannni
TORRE PELLICE
Negozio ; Via della Repubblica, 3
Officina : Via Garibaldi, 6
Telefono 9204
PINEROLO
Via Saluzzo, 12
Telefono 2620
k Specializzata in impianti termosifoni
k Termocucine brevettate - Cucine per alberghi
k Impianti completi carbone e nafta
k Serbatoi a . nafta di qualsiasi capacità e spessore
k Bruciatori brevettati ( Lamborghini • Riello •
Thermomatic) silenziosissimi - Garanzia 10 anni
PREVENTIVI A RICHIESTA SENZA IMPEGNO
CONDIZIONI DI PAGAMENTO A COMODITÀ' DEL CLIENTE