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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PRRZZO D>ASS0CIAZ10.\'B
{A domieitio
Torino, per un anno L. 0,00 L.7,00
— per sei mesi » 4,00 » 4,50
Per le provincie e l’estero franco sino
ai contini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, « 5,20
A)>!SEÌovri; <Jè èv iyan-^
Seguendo la venta nella canta
Efes. IV. 45.
La Direzione della BUONA NOVELLA è
inTorino. casa Bellora, acapo del Viale
del Ile, N 12, piano S“.
Le associazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e da GIACOMO BIAVA
via della Provvidenza N“ 8.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
Libertà di coteieuza. — Abiura di trentanove cattolioi-romani di Ginevra. —La
Buona Novella e i clericali. — Critica degli Evangeli di A. Bianchi-Giovini
— Feste religiose nelle valli valdesi. — Ancora della sommossa di Trino. ■—
Notizie religiose. — Cronachetta politica.
LIBERTÀ DI COSCIENZA
V.
Gli Aposloli non furono meno tolleranli del Divino loro Maestro. Apriamo dilTatti il libro degli Atti Apostolici, e troveremo che essi ebbero
occasione di esercitare la tolleranza
al primo incominciare della loro predicazione. Non appena ebbero ricevuto
lo Spirito Santo, e con esso la potestà
di operare prodigi, una turba di Giudei li accusa d’ubbriachezza e d’intemperanza; s. Pietro che cou una
parola potè atterrare i coniugi ipocriti
Anania e SafTira, avrebbe potuto con
una sola parola castigare le turbe che
lo ingiui'iavano: oh! allora sì che i
clericali avrebbero avuto un esempio
per giustificare la loro intolleranza j
ma s. Püetro invece si scusa con tutta
dolcezza ed umiltà «ristiana; ed il
risultato del suo sernrione fu la conversione di 5000 pe rsone.
Saulo, giudeo e discepolo de’ Farisei, dovea necessar! .amente essere inlollerante corae il suol maestri ; anii
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egli avea portato l’intolleranza a tal
punto, che sii era fatto rilasciare dal
Sinedrio il mandato di perseguitare
i discepoli di Cristo. Saulo convertito
avrà portata l’intolleranza nel Cristianesimo? Al contrario; egli è il piii
tollerante di tutti gli uomini. Alcuni
nuovi proseliti fra i Giudei, immaginando che le cerimonie della legge
fossero ancora necessarie neU’economia evangelica, s. Paolo, per dimostrare la sua tolleranza, si accomoda
alla loro debolezza e circoncide di
propria mano il discepolo Timoteo,
Atti, XVI. Lo stesso Apostolo ebbe
sempre gran cura di raccomandare a
tutli la slessa tolleranza che egli praticava; si facea Giudeo a’ Giudei, Gentile ai Gentili per guadagnare tutti a
Cristo. Se alcuni predicavano Cristo
in una maniera diversa dalla sua e
nello scopo di aggiungere afflizioni ai
suoi legami, egli non solo non lì anatemizzava, ma se ne rallegrava. Egli
è perseguitalo, battuto, imprigionato,
ucciso a cagione dell’Evangelo, e non
solamente non si dimoslra intollerante, ma, polendo per la virtù dei miracoli castigare i suoi persecutori, li
sopporta pazientemenle: anzi esorta i
suoi discepoli, e specialmente i Tessalonicesi a non trattare da nemici,
ma ammonire come fratelli coloro che
non ascollavano la sua predicazione
e non obbedivano alla sua parola.
Or perchè Saulo da intollerante e persecutore era Rivenuto il modello della
tolleranza? Saulo persecutore era un
Fariseo, Paolo tollerante era un CriÈliano evangelico: il Cristianesimo
dunque è di natura sua tollerante,
mentre il Farisaismo è persecutore.
Gli altri Apostoli, dopo stabilito il
Cristianesimo, danno anch’essi esempi di tolleranza e di moderazione
cristiana. S. Giovanni predicava continuaqiente la carità e l’amore scambievole; ma come potrebbero predicare tali cose gl’intolleranti? Come
accordare l’amore scambievole con
quella guerra che gl’intolleranti hanno
predicato e predicano contro coloro
che non hanno le stesse opinioni in
materia religiosa? Allorché si legge
il Nuovo Testamento non si trova in
esso nè un esempio, nè un insegnamento d’inlolleranza; che anzi dapertutto si trovano esempi ed insegnamenti di pazienza, di dolcezza, di
bontà. Sembrerebbe che il Crislianesirao avesse dovuto cangiare il mondo
intero, ma invece coloro che si sono
detti e si dicono cristiani hanno dappertutto accesa la guerra religiosa,
hanno sparso a torrenti il sangue, ed
hanno fatto del Cristianesimo una religione di odio e d’intolleranza. Essi
sono giunti a rendere il Vangelo odioso, e mettere il Cristianesimo in contraddizione eoo se stesso. E gl’intol
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leranti ardiranno ancora chiamarsi
crisliani? Non son essi piultosto i distrultori del Cristianesimo?
Ma poiché gl’intolleranli dei nostri
giorni amano più d’imitare i Farisei
che gli Apostoli, non dispiacerà loro
di ricevere una lezione da un Fariseo.
Gli Apostoli, a dispetlo deH’intolleranza dei Farisei, insegnavano e predicavano Gesù Cristo. Il Concistoro
dei Sacerdoti e Farisei chiama innanzi
a sè gli Apostoli, e minaccia di ucciderli se continuavano a predicare.
« Allora un cerio Fariseo, chiamato
per nome Gamaliel, dottore della legge, onorato appo tulto il popolo, levatosi in piè nel Concistoro, comandò
che gli Apostoli fossero un poco messi
fuori. Poi disse a quei del Concisloro:
Uomini Israeliti, prendete guardia intorno a questi uomini, che cosa voi
farete? Perciocché avanti questo tempo
sorse Teuda, dicendosi essere qualche
gran cosa, presso al quale s’accolsero
intorno di quattrocento uomini, ed
egli fu ucciso, e tutli coloro che gli
aveano prestata fede furono dissipati
e. ridotti a nulla. Dopo di lui sorse
Giuda il Galileo a’ dì della rassegna,
il quale sviò dietro a sè molto popolo, ed egli ancora perì, e tutti coloro che gli aveano prestata fede furono dispersi. Ora dunque, io vi dico,
rimanetevi di questi uomini, e lasciateli, perciocché, se questo consiglio o
quest’opera è dagli uomini, sarà dissipata. Ma se pure è da Dio, voi non
la potete dissipare; e guardatevi che
talora non siate ritrovati combattere
eziandio con Dio ». Atti, v. 54-39.
Clericali, applicate a voi il raziocinio
di Gamaliel, e così vedremo se la vostra opera é da Dio: ma se voi invece
vi servite della persecuzione, dimostrerete che l’opera vostra è opera di
uomini, e che voi guerreggiale contro
Dio. Voi però farete siccome fecero quei
Farisei, i quali, non sapendo rispondere al sensato discorso di Gamaliel,
flagellarono gli Apostoli e vietarono
loro di predicare il Vangelo: ma noi,
a dispetto delle vostre grida, faremo
come fecero gli Apostoli; ci rallegreremo delle vostre persecuzioni, e non
cesseremo d’insegnare e di evangelizzare Gesìi Cristo nel Tempio e per
le case. Alti, v. 42.
Noi non entreremo a parlare della
tolleranza religiosa dei primi secoli
della Chiesa, imperciocché le testimonianze dei Padri sono contraddittorie:
erano anche essi uomini e si lasciavano trasportare le lante volle dalla
corrente. Erano essi perseguitati.? Oh
allora si che gridavano contro i persecutori ed esaltavano la liberlà religiosa: ma se un imperatore si dichiarava persecutore dei loro avversari, e
specialmente se ordinava che i beni
dei così delti eretici fossero dati pi
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così detti cattolici, allora non vi era
elogio bastante per innalzare fino al
cielo i persecutori. Termineremo quest’articolo con un passo di sant’Ago8tino, iljquale più d’ogni altro ha approvato la persecuzione religiosa.
Questo dottore in un momento di buon
umore nel suo libro, De utilitate credendi, scrive queste memorabili parole in proposilo dei Manichei. « Vi
perseguitino pure coloro che non
sanno fcon quanta pena si giunga a
trovare la verità, e quanto sia difficile
a garantirsi dall’errore. Vi perseguitino pure coloro che non sanno quanto
è raro e penoso sormontare le illusioni
della carne per mezzo dei lumi d’uno
spirilo rischiaralo dalla pietà. Vi
perseguitino pure coloro che non sanno quanto bisogni gemere e sospirare
per conoscere Dio.....per me io non
posso perseguitarvi. Io debbo avere
per voi la stessa tolleranza che gli
allri aveano per me allorquando io
sosteneva i vostri errori ». Ma sant’
Agostino non parlava cosi degli Evangelici : erano Manichei coloro ai quali
così parlava. Clericali, se un’ombra di
carità cristiana fosse in voi, usereste
ancora le calunnie, le menzogne, le
persecuzioni contro coloro che rendono al popolo il Vangelo di Gesù
Cristo, che voi gli avete tolto, e lo
chiamano a riprendere il vero Cristianesimo predicato dagli Apostoli P
Ma il Cattolico ci oppone alcuni
passi della Bibbia, in favore dell’intolleranza religiosa: noi ci proponiamo di esaminarli in un prossimo articolo.
ABIURA
DI TREJiTMOVE CATTOLICI ROMANI
di GincTra.
11 giovedì, 1® settembre, trentanove
cattolici romani hanno fatto pubblica
professione della Fede Evangelica
nella chiesa nazionale di Ginevra.
In seguito di conferenze, tenute
nell’inverno scorso, sui principii della
Fede riformata, otto ecclesiastici, appartenenti alla chiesa nazionale, intrapresero un corso pubblico d’istruzione religiosa pei cattolici. Quesle
lezioni sono state regolarmente seguite da un uditorio da 150 a 180
persone. Malgrado i calori dell’estate,
e le fatiche del giorno, lo zelo dei
convenuti non si è mai rallentato. 1
signori ecclesiastici han dimostrato in
modo popolare e sensibile la falsità e
il pericolo dei dogmi aggiunti da Roma
al Vangelo, pariando sempre secondo
la verità nella carità j essi hanno esposlo le credenze e la morale evangelica. I soli movimenti di ripulsa
provati dall’assemblea sono stati prodotti dal racconto de’ falsi miracoli e
delle false pratiche romane cavati da
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autori cattolici. La parola di quesli
zelanti islrultori ha prodotto i suoi
frutli: numerose domande d’ammessione sono siale loro dirette. In alcune parlicolari conferenze s’è rilevato
cbe i postulanti coraprendeano le differenze fondamentali ché sono tra
lloma ed il Vangelo. Dopo una scrupolosa disamina, il Concisloro ha ammesso, come membri della chiesa
nazionale di Ginevra, trentanove persone, fra quali un canonico (1).
Il tempio ^s\\'Auditoire è stalo scelto
per la ricezione; e quantunque la
pubblicazione di tale funzione fosse
stata mollo ristretta, la folla ingombrava anticipatamente i posti non
riserbati. Il Concistoro è stalo obbligalo di resistere alle istanze reiterale
che se gli faceano perchè la cerimonia
si fosse eseguila in san Pietro. L’interno del tempio presentava la semplicità del culto in ispirito e verilà;
Un palco modesto si levava appiè del
pergamo per gli oratori e l’uHìcio del
Concistoro. Rimpetto erano allogati i
proseliti, che con ¡stento avevano traversato la folla de’ convenuti. Dietro
di essi erano seduti i loro parenti ed
amici, la maggior parte devoti alla
chiesa romana. Quivi d’appresso si
(1) Nel corso Ui quest’anno, a Pasr(ua
ed a Pentecoste, molti proseliti erano
Stati ricevuti dal Concistoro.
vedeano i pastori ginevrini, i membri
laici del Concistoro , il lord vescovo
di Winchester e molli ecclesiastici inglesi.
Il pastore sig. Duby cominciò la
funzione con una preghiera ; quindi
pronunziò una solenne allocuzione
sulla purità de’ motivi che debbono
impegnare un cattolico ad abbracciare
la religione del Vangelo. In mezzo di
un profondo raccoglimento l’oratore
ha di bel nuovo dimostrato l’obbligo
di fondare la Fede sulla lettura delle
Bibbia, ed ha mostrato l’abisso che
separa la salute in Gesii Cristo, dalla
salute promessa colle pratiche romane.
Si è diffuso particolarmente a confutare in via di citazioni della Santa
Scrillura e de’ Padri, due errori capitali della chiesa romana: 1° Le false
imputazioni contro la sufficienza, e la
lettura usuale della Bibbia ; 2° I me^
riti ch’essa concede alle opere ed alle
osservanze in opposizione alla dottrina della salvazione gratuita in Gesù
Crislo. Ha conchiuso esponendo con
energia i doveri che risultano dalla
professione del vero Cristianesimo e
la necessità di provare la superiorità
della sua Fede con una condotta pura
ed immacolata. — Terminato un tal
discorso il signor Duby fece alzare i
nuovi convertili, i quali fecero promesso di vivere ormai nella Fede in
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Gesù CrisLo « morto pei nostri peccali,
e risuscitalo per nostra giustificazione ». — Una profonda emozione comprese allora l’assemblea; gli occhi
eran bagnati di lacrime in veggendo
quelle persone professar pubblicamente le loro convinzioni crisliane ;
fervide preghiere e voti facean eco a
quelle promesse ricevute da Colui chh
scrutina i cuori e conosce i più secreti pensieri. L’attenzione dell’assemblea si rivolgeva con vivo interesse su’ parenti ed amici de’ proseliti,
che al cerio han ricevuto una salutare impressione da si commovente
cerimonia.
Terminato tale atto, il pastore sig.
Oltramare ha preso la parola in nome
degli ecclesiastici che han diretto l'istruzione religiosa de’ proseliti. Egli
ha dimostralo con forza tutto quanto
v’ha di falso neH’opinione popolare,
cioè, che il cattolico che da Roma si
converte al Vangelo abbracci una novella religione. Nulla di ciò; poiché
non è che ritornare alla religione
pura e primitiva , mercè l’abbandono
degli errori da Roma introdotti. « La
nostra religione, dicea, è la religione
di Gesù, come gli Apostoli l’hanno
predicata, e corae i primi cristiani
l’hanno praticata, è la dimostrazione
è ch’essa è interamente nella Parola
di Dio. Questa è la vera religione crifelìàna, cattolica ed apostolica; e se vi
si chiede ov’essa era prima di Lutero
e Calvino, rispondete: Ella era nella
Bibbia. Se ella è nuova per voi è perchè vi è stata interamente nascosta ».
Affrontando in seguilo l'obiezione,
che non si deve cangiar di religione,
l’oratore conchiude che il cambiamento non solamente è lecito, ma
doveroso quando sia provocato da un
amore sincero per la verità, ed è
l’atto che può maggiormente onorare
0 disonorare l’uomò. In questo rincontro il sig. Oltramare ha descritto
cou una ineluttabile e convincente verità la situazione dei cattolico che
trova nella Bibbia una dottrina contraria agli insegnamenti della sua
chiesa. « Voi leggete, proseguiva egli,¡la
Parola del Salvatore che proibisce le
repliche inutili nella preghiera, ed il
rosario cade dalle vostre mani. Voi
leggete nel Decalogo : Tu non ii farai immagini scolpile, e tu non presterai loro alcun culto____ed i vostri
ginocchi s’irrigidiscono innanzi le pitture della Vergine e de’ Santi. Voi
leggete : Non vi ha che un solo mediatore tra Dio e gli uomini, cioè,
Gesù Cristo, che diviene allora l’intercessione de’ Santi e della Vergine?
Voi continuate a percorrere la Parola
di Dio, ma voi non vi trovate nè
messa, nè purgatorio, nè indulgenze,
ecc. ecc. Voi vi leggete al contrario;
Credi al Signore Gesit, e in sarai
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salvato', noi siamo giustificati per
grazia, per la Redenzione che è in
Gesii Crislo ecc. Qual turbamento,
quale angoscia neH’anima di quello
che ha lello lullociò! Ebbene, voi
che avete provato queste inquielitudini, voi avete riconosciuto il vostro
dovere, voi l’avete adempiuto in questo giorno, e noi ve ne feliciliamo
sinceramente, in nome di quello che
ha detto; « Colui che mi confesserà
innanzi agli uomini, io lo confesserò
innanzi mio Padre che è ne’ cieli,
perchè Egli vi darà in ricompensa la
vita eterna ». Voi avete ricambiato,
continuava, la semplice conversazione
del confessionale coll'intima comunione di Dio; ormai non v’ha alcun
uomo tra Dio e voi; niun prete Ira
la vostra coscienza e Lui. Quali benedizioni ! quante grazie ! Ed anche
quanti titoli ad una vita novella di
santificazione, e d’edificazione! » Il
sig. Oltramare, terminando, insiste sul
dovere de’ neofiti di propagare intorno
ad essi la Parola di Dio, e di farla
leggere a coloro che non ancora la
conoscono. « Essa è un bene comune
a tutli, di cui noi non siamo che i
depositarli, e non i soli possessori;
epperò dobbiamo farne godere tutti
i nostri fratelli. D’altronde se voi amate veramente il Salvatore, non vi
sentirete spinti a farlo amare agli
altri ? Parlate dunque a quegli uomini
che soffrono come voi avete sofferto;
parlate loro con carilà di tutto quanto
voi avete trovato di gioia, di consolazione e di forza nella Parola di Dio.
Spetta a voi ora di evangelizzare! Lo
dovete alla vostra coscienza, alla vostra Fede, all’amore per le anime che
la Fede istessa vi ha inculcato. Parlale dunque, e coH’aiuto di Dio non
mai sarete per indebolirvi ! »
Questo discorso, che abbiam procurato di riportare alla meglio, ha
fatto una viva impressione sull’assemblea. Tutti gli astanti han simpatizzato col sig. Oltramare, allorché ha
dichiaralo che la sola idea di religione
ha diretto i nuovi fedeli, allorché altamente protestava contro i motivi
umani attribuiti a coloro che si occopanodell’operafprolestante. «Ah! per
fermo, se le persone che si ostinano a
veder cosa di politico negli sforzi tentati contro il romanismo, volessero
chiarirsi assistendo a simili cerimonie, le loro prevenzioni potrebbero
difficilmente reggere allo spettacolo
che offre la nosira chiesa». L’assemblea non aveva che un cuore ed un’
anima e l’emozione si è raddoppiata
quando il vescovo di Winchester, accompagnato dai membri del Concistoro inglese, si è fatto ad incontrare
molli proseliti e cordialmente ha
stretto loro la mano esprimendo i suoi
voti sinceri pe’ progressi della Fede.
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Dopo la preghiera finale, ciascuno
si è ritirato lodando e benediceodo
Iddio, che aveva chiamati nuovi fratelli alla sua benefica luce. Tutti i
Ginevrini riformati teslimoni dell’ammessione dei novelli membri nella
chiesa, desiderano di vedere questo
movimento propagarsi, i pregiudizi
dissiparsi sotlo l’influenza della Parola Evangelica. Del pari noi aggiungiamo i nostri voti alle preghiere
degli amici della chiesa, e speriamo
che le Istruzioni annunciate per quest’inverno meneranno novelle anime
soggette all’obbedienza del Cristo. Noi
invochiamo il ritorno di simili giornate, in cui la memoria d’un passato
glorioso, associandosi alle realità presenti, ci permette di travedere un futuro largamente benedetto dal Signore. {Semaine Religieuse).
LA BUONA NOVELLA
E I CLERICALI
È da qualche tempo che la Buona
Novella non lascia più passare l sonni
tranquilli ai clericali: non v’è numero
del Cattolico, non v’è numero dell’^rmonia (senza parlare di quel giornalaccio clericale, vero disonore della
libera stampa piemontese, che gli onesti han rossore di nominare), in cui
la Buona Novella non sia attaccata.
Noi non solo non muoviamo lamento
di tali attacchi, anzi ue siam grati al
clericali; imperciocché essi dimostrano che la Buona Novella non è un
giornale inutile, raa al contrario produce molto bene il suo effetto, e queslo
ci consola.
Ci è però impossibile, e questo ci
duole, di poter rispondere siccome
vorremmo ai suddetti giornali clericali: un piccolo giornale settimanale
non può rispondere a’ grandi giornali
quotidiani o quasi quotidiani, che si
occupano continuamente di lui. 11
Cattolico ci dic€ che la Buona Novella ha le doglie: sì, messer lo Cattolico, la Buona Novella ha le doglie,
ma non perciò morirà come pare che
voi vogliate far credere : essa è troppo
giovane, c robusta per morire cosi
presto: essa ha le doglie-, ma badate
che dopo tali doglie non abbia a mettere a luce un qualche figlio che
abbia per iscopo di strapparvi la maschera dal volto, e farvi vedere tali
quali siete. La Buona Novella ha
usato fino ad ora della più grande
moderazione, e continuerà ad usarla;
gli insulti che riceve dal clericali non
la commuovono, ma la onorano : è
stata sempre nella più stretta legalità,
e la prova evidente è che in due anni
di esistenza non ha mai avuto che far
nulla col Fisco: ma la moderazione
e la legalità in cui ci manteniamo è
quella appunto che fa fremere e di*
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grignare i denti ai clericali. Ebbene,
andate pure innanzi, mentite, calunniate, ingiuriate ; gli onesti non saranno mai con voi.
Sebbene noi non po?8Ìamo tener
dietro a tutte le menzogne, e le calunnie dei clericali, non vogliamo
però lasciarle tulte senza risposta.
Armonia nel suo numero 102 ci
sfidava a dimostrare che in tutto questo secolo sia slato commesso dai catlolici alcun atto d’intolleranza religiosa simile a quei tanti ohe si commettono dai protestanti. Noi nel
nostro numero 44 rispondemmo in
questi termini precisi: « Noi non accettiamo la sfida, siccome non accetteremmo le provocazioni di un pazzo
che ci stimolasse a provare che due e
due fan quattro Noi dimandiamo al
più ignorante dei nostri leltori, che
non sia venduto ad uno spirito di
partito menzognero, se la nostra risposta includa un rifiuto proveniente
da debolezza della causa chc sosteniamo? Questo semplice nostro lettore
dovrà, dire che noi nella nosira risposta trattavamo con tutta buonagrazia
da pazzi i redattori deWArmonia perchè ci sfidavano a provare una cosa
che è così evidente come è evidente
che due e due fan quattro. Ebbene, la
mala fede dei reverendi è giunta fino
al punto incredibile di riportare così
la nosira risposta. « I dottori della
Buona Novella che risposta fecero al
nostro invito? Non può essere più
limpida 0 categorica; eccone i precisi
termini quali leggonsi nell’ultima dispensa 44: Noi non accettiamo la
sfida ! ! !
« Schiamazzatori impudenti, arrossite dei maligni vostri clamori, e desistete dal tergiverìare e calunniare ».
Queste ultime parole noi le potremmo rimandare fon più ragione ai direiteri AtW'Ani,onia\ tanto più che in
quello stesso arlicolo noi davamo le
ragioni per cui credevamo di non poter entrare in quella polemica. La
prima ragione era l’evidenza della
cosa: la seconda, che posto anche chc
qualche protestante fosse stato intolleruOle, non lo sarebbero mai stati i
Valdesi rappresentati dalla B. y.:
la terza ragione era, che una tale polemica avrebbe olTi so ogni uomo di
buon senso che vede l’intolleranza iu
lutti i paesi caltolici in ragione del
caltolicismo; vale a dire, che più un
paese è callolico più è intollerante, e
vede all’opposlo la tolleranza la più
completa nei paesi protestanti: e terminavamo le nostre osservazioni citando l’autorilà di papa Gregorio XV),
che chiama dottrina asstirda, erronea, anzi uti deliro la dottrina della
libertà di coscienza.
E dopo tali cose Ì’Armonia ha il
coraggio di stampare che noi ricusia-
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iMo una tàle sfida? Ecco la lealtà dei
ùoàtri avversari; ecco la buona fede
dei clericali f
CRITICA DEGLI EVANGELI
DI A. BIANCHI-GIOVINI
Caro fratello — Parmi abbia dato argomenti ¡Dcontrastabili per l’autenticità
de’ Vangeli, comunque non mi sia stato
permesso di fare un lavoro completo,
cte altro ci vorrebbe ; mi basterà solo
che il lettore abbia veduto con qiianta
leggerezza si possono presentar de’ dubbi
contro queir autenticità. Or toccherò
alcune delle tante cose disseminate dal
sig. Giovini nel Libro Primo, e comunque voglia io farlo di volo, pure dovrò
impiegarvi alquante lettere.
i.
« Gli antichi teologi (cioè i Padri della
« Chiesa) erano tenuti (cioè non erano te« nuti) a nessuna legge, e potevano accet<( tare o rigettaredei due Testamenti quelle
« parti sopra cui nascesse qualche scru<1 polo. Nessun canone era obbligatorio
<1 per tutti, e prima di stabilirne uno de« finitivamente la Chiesa vagò incerta più
Il di quindici secoli 11. (Lib. I, cap. S”).
Pare una fatalità che nei paesi cattolici,
gl'increduli non sanno altro vedere nella
critica che i principii della Chiesa romana. Il sig. Giovini colla parola Chiesa
intenderà il papa, i vescovi, i concilii e
che so io, e allora è costretto a non ametter
canone, se non quando sia stato stabilito
da que’ signori. La Chiesa è la collezione de’ credenti in Cristo ; e quindi
subito nacquero una coscienza ed una
critica cristiana. Se un concilio di preti
potesse usurpare per sè questa coscienza, e questa critica, avremmo avuto
un Canone oclroyé secondo i capricci e
gli interessi della Chiesa, il che è avvenuto per quei libri curiosamente detti
deutero’canonici. Gran prova anzi per
l'autenticità de’ libri del N. T. egli è
quesla: che l4 coscienza cristiana.liberamente e dopo più 0 men lunga critica,
di cui s’han tracce nelle opere de’Padri,
ha riconosciuto il Canone. Qual larga
prova non risulta da questa unanimità
spontanea! Dirò cosa, cui probabilmente
il Giovini non crede, ma non per questo risulta men chiara dalla storia cristiana. L’opera della redenzione si compie in Cristo, l’Adamo compiuto, e poi
si svolge di secolo in secolo per libri,
affetti, pensieri e fatti ; lo svolgimento
è stato uno de’ più potenti e de’ più liberi. Or qual è la sua caratteristica ?
Dio opera, ma sempre per mezzo d’uomini ; l’elemento umano, cominciando
da Cristo, si fa cooperatore col divino.
La spontaneità dell’accettazione per parte
degli uomini costiti:isce il cristianesimo:
or essa doveva anche volgersi al Canone,
il quale doveva essere accettato liberamente e senza alcuna pressione miracolosa. Dio fece il miracolo della creazione
e poi le leggi stabilite procederono naturalmente ; così pure ha fatto il miracolo della redenzione che si presenta
con portenti, e poscia il cristianesimo
si svolge regolarmente con le sue leggi
intime e fissate ab ceterno: onde la libertà
umana resta intatta, si fa attiva, giudica
e riconosce. Hanno pensato di far cosi
Maometto e il Papa? Spiegatemi ora come
in mezzo a tanta libertà, senza concilii,
senza gli sgherri del papa, senza i fulmini
11
del Vaticano, come si è giunto a formare placidamente ed unanimemente il
nostro Canone? 11 sig. Giovini, non s'è avvisto che col suo sistema ogni obbiezione
presta un nuovo argomento, o almeno una
nuova dilTicoltà ; e vi sarel)be più a fare
obbiezioni contro un Canone lasciatoci
l)ello e definito dagli Apostoli, chc contro un Canone che la coscienza cristiana
dopo discussione riconosce imanimemente.
Ma se il sig. Giovini vuole un concilio , troverà nel quarto secolo quello
di Nicea che ammette il nostro Canone;
e quest'ammissione ci fa rimontare più
in là, poiché quel concilio non fissa, ma
riconosce un fatto. Ma leggendo i Padri,
si trovano menzioni indubitabili di collezioni già fatte. Lo stesso sig. Giovini
cita lealmente il Canone di Melitone nel
170, ma ne parla come se qaell’autore
10 avesse determinato, almeno così m’è
sembrato: e in ciò vedo il solilo errore,
di non badare, cioè, che tali pubblicazioni non erano chc riconoscimenti d'tinfalto già esistente.
2.
" Men lunga fu la contesa intorno ai
n libri del N. T. Nel catalogo romano
■< fquello di Caio , come si pensa, rap
11 portato dal Muratori) citato poco anzi,
« chc è il più antico e clic rappresenta
Il il Canone ricevuto dalla Chiesa romana,
■I sono notati : l quattro Evangeli, gli
« Atti degli Apostoli, tredici lettere di san
« Paolo, una di san Giuda, due di san
« Giovanni, l’Apocalisse di s. Giovanni,
« l’Apocalisse di san Pietro, e il Pastore,
n scritto, dice l’autore, ai tempi nostri
'I dp Enna, (juando era vescovo di Roma
<1 Pio di lui fratello >• ÌLib. 1 rap. 3’’}.
Un gran fatto è racchiuso in quelle parole ; men lunga fu la contesa intorrtti
ai libri del N. T. Ma sapete poi {wrcljè
l’autore pone come lunga la contesa per
i libri dell’A. T. ? A causa degli apocrifi
che poscia il concilio di Trento si diede
a stabilire come canonici : il che a dir
vero , non è cosa che riguarda i Cristiani evangelici, nè punto, nè poco, e ne
lasciamo la risponsabilità a’ nobili predecessori del Cattolico e deiri4rmonia.
Il Adunque la Chiesa romana (prose« gue il n. A.', nou riceveva : L’epistola
Il agli Ebrei, quella di san Jacopo , le
<1 due di san Pietro, ed una di s. Gio
ii vanni , tenute di presente per cano« niche, ed ammetteva il Pastore di Erma
li e r.\pocalisse di san Pietro, che la
Il Chiesa posteriore ha rigettato fra gli
Il apocrifi ». Noi non neghiamo che i
Cristiani non abbiano molto discusso su
d’alcuni libri prima d'ammetterli nel
Canone o prima di rigettarli. JLi voi
comprendete che la quistione è logica
e critica insieme, non puramente cronologica. S’è discusso ? Dunqiie v’t-ra
piena libertà, l’autorità dogli uomini che
di soventi si fa rappresentare dalla for?a
non v’è entrata per nulla, la coscienza
e la critica si sono svolte purameat,e.
Ancho adesso, dopo tante disertazioni ,
dopo un Canone generalissimamente riconosciuto, dopo che fra’Cristiani è cessato ogni dubbio, anche adesso, pe voi
aveste ragioni nuove e potenti da mostrarci che un’epistpla non è «utenUca,
noi v'ascolteremmo. Noi supponiamo
l’impossibile, siatene pur certo, ma questa supposizione vi rappresenta a capello
la Chiesa primitiva che accetta la fede
in Crislo, che «¡i .svolge 5pontaneameiUf.
12
che discute, ritorna sul discusso, s’arreeta e poscia in fine si fissa su punti
incontrastabili. Voi avreste voluto un Re
proclainator della legge, un Maometto
per esempio , o un Parlamento discutente, come V. g. un Concilio ad usufn
Catholicn ylpostolicce Romance EcclesicB
quindi Inquisizione o Giannizzeri, Carabinieri, Armate austriache e francesi per
istabilire la legge. Ma Dio , grazie alla
sua misericordia , non è il papa : per
salvar degnamente l’uomo, ha posto in
lui il principio nuovo e patente della
fede e poscia lo ha menato negli svolgimenti liberi e graduali. Così dappertutto
Dio e l'uomo, fede e ragione, l’una immutabile e l’altra che al lume di quel
principio esamina, discute e liberamente
si piega. Quelle poche dozzine d’uomini
del concilio di Trento presentano fatti
facilmente spiegabili ; ma senza andar
oHre , oggi vi dico, girate pel mondo
intero e troverete daperttutto lo stesso
Canone. Spiegatemi dopo la discussione
l’adesione, dopo i dubbi l’unanime certezza! Direte sia ciò divenuto da stanchezza? E chi ignora l’operosità cristiana
che è la più potente di quante se ne
conoscono? D’altronde basta aprire qualunque opera di critica sacra per aver
argomenli ehe le raccolte attinenti al N.
T. si formarono ben presto, se ne trovano anche indizi negli stessi scritti Apostolici e poi man mano nei Padri, negli
scrittori, dappertutto. Vorrete dire clic
la Chiesa romana, cioè il papa e i suoi
ministri, ha aspettato quindici secoli per
fissare nn Canone: ciò vi mostra a che
vale avere un’autorità infallibile che aspetta cotanto tempo a riconoscere un
fatto attestato da tutta la cristianità. Non
può imputarsi tale tardanza allo Spirito
di Dio che ha lavorato ben presto nel
Cristianesimo, onde liberamente ed infallibilmente si fissi un Canone. E volete
avere un valido argomento del come un
tal fatto s’è inviscerato nelle coscienze
cristiane ? Badate che la Chiesa romana
per istabilir bene le sue dottrine avrebbe
avuto e avrebbe ancor bisogno d’aggiungere , di togliere e d’alterare : ma non
l'ha potuto fare e non l’ha fatto, nè son
mai tanto meschini i teologi romani che
quando debbono difendere que’ poveri
deutero-canonici aggiunti Astrano a dirsi)
dopo tanti secoli. {coTìtinua}
FESTE REL1G50SS'
NELI,E valli valdesi
AL DIRETTORE DEI.L.I BUONA NOVELLA
Caro signore e fratello in Gesù Cristo !
La settimana che è scorsa è stata cosi
feconda di benedizioni e di sante commozioni, che non vi sarà discaro, io spero, di ripassarle ancora una volta con
me pel nostro proprio bece e quello della
maggior parte fra i vostri lettori, cui non
è toccata la sorte di essere presenti alle
nostre feste.
Dopo quanto abbiamo udito, ricevuto
e contemplato saremmo ingrati di non
cominciare con un cantico di rendimenti
di grazie al nostro grande Iddio, che pare
si compiaccia a mostrarci viemeglio come
sia « mite il suo giogo e leggiero il suo
carico », aiTmchè ci affrettiamo portarlo
con sempre maggior ardore e divozione,
« Sì giubila, ripeteremo col profeta e colla
nostra assemblea di Sibaud, « giubila, o
« sterile che non partorivi; fa risuonar
13
II grida d’allegrezza, e strilla, o lu che
■< non avevi dolori di parto u perchè il
tuo Iddio ti ba aperto davanti un campo
immenso da mietere, e in questi ultimi
giorni ti ha mandato cinque nuovi opera
perché concorrano, col loro aiuto, a raccogliere nei suoi granai qualche covone
di anime viventi di cui Egli solo conosce
bene il prezzo. Egli stesso gli ha fatti arrivare per vie ben diverse, gli uni dal
Nord, gli altri dal Mezzodì, appiè del medesimo altare, per ricevervi, secondo l’istituzione biblica, il mandato di predicare
la sua parola alla sua chiesa.
Fin dalla mattina del 31 p. p. una folla
immensa, accorsa da quasi tutti i comuni
Valdesi, accalcavasi nel nuovo tempio di
Torre, troppo piccolo per questa t-ircostanza, onde assistere alla consecrazione
di cinque nuovi ministri (1), i quali, in
un doppio esame subito qualche lempo
prima davanti al corpo dei.l’astori,aveano
dato prove suificienti che possedevano
tutti quei requisiti di scienza, di fede e
di moralità, atti a far di loro buoni e fedeli operai nella vigna del Signore.
Tutti i componenti il clero valdese ,
meno tre, trovavansi riuniti nel semplice ma venerando distintivo della loro
(1 ) Tre fra di loro, i «igg. Charbonnier, Combe
e Gay, sono nati ncUc Valli s(esse; ua quarto, il
iip. G. Àppiu, figlio del Tenerando pastore oriundo delle Valli, che per tanti anni disimpegub le
funzioni di pastore nella chiesa francese di Francoforte, non ti era che da circa un anno restituito
alle avite coutrade ; il quinto, quello di cui la
presenza in questa angnsta cerimonia attraeva sovratutto Patteuziona ed era cagione a molti di benedire il Signore, era il dottore Dttanelii, antico
professore di teologia e curato dalla Maddalena in
Roma
carica, il pastore di Prarostino,'incon>benzalo della predicazione, aveva scelto
per testo del suo discorso la bella parola del Proieta : « Figliuol d’ uomo ,
« io t’ ho costituito guardia alla casa
ird'Israel: ascolta adunque la mia pali rola che esce dalla mia bocca , ed
« ammoniscigli da parte mia» (Ezech.
HI. il.), e la sua predicazione, unitamente all atto che seguì , dovette provare agli astanti, che per non essere
appoggiata nè sopra una sognata successione apostolica, nè suirefficacia meccanica di un preteso sacramento, l’istituzione del ministero nella Chiesa evangelica non è por ciò meno legittima ,
né meno sigoilìcativo e meno imponente l’atto dell’imposizione delle mani.
Dopo il sermone venne cantato un
inno adatto alla circostanza , ed eseguito con molta maestria da un coro
di giovani dei due sessi, e si procedette
aU’atto della consecrazione , il quale
consiste per parte dei candidati nel giuramento che prestano di non mai predicare se non le pure dottrine dell'Evangelo, attendendo con ogni zelo e sollecitudine a tutli i doveri della loro carica,
e per parte della Chiesa nella riconoscenza di questi come legittimi ministri,
avendo ormai facoltà di predicar la Parola, far eseguire ia disciplina, amministrare i sacramenti, disimpegnare, in una
parola, tutte le funzioni che spettano ad
un ministro di Gesù Cristo. Ed egli fu per
l’assemblea, per i candidati, per i loro
futuri colleghi moment» solenne queslo in cui i pastori tulti, unitamente al
pastore che ufiìziava, stendendo le mani
sopra i loro giovani fratelli inginocchiati,
invocarono su di e,‘si l’assistenza dell’iU-
14
tissirao, raccomandandoli alla grazia di
Din Padre, Figlio e Spirito Santo « Sili gnore ! essi dicevano col rituale valli dese, questi tuoi servidori riconoscono
Il con umiltà che sono troppo piccoli al
Il cospetto di tutti i tuoi favori ; ma essi
n sentono che la tua grazia basta e che la
« tua virtù s’adempie nella loro debolezn za. 0 Dio ottimo ! commovìti a piet-i
II verso di loro e concedi un’abbondante
« misura del tuo Spirito Santo. Iddio
Il grande! Signore Gesù Crislo! egli traili tasi delle anime che Tu hai riscattate
Il col tuo sangue ; egli trattasi di quella
Il Chiesa che chiami tua Sposa, e ehe deve
Il comparire davanti a Te pura, immaco« lata ed irreprensibile. Santo e divino
Il Spirito scendi sopra i nostri fratelli,
II come,altra volta scendesti sopra gli ApoII stoli. Vieni ad abitare nel loro cuore
« come in un tempio che ti è consecrato!
II Spirito di forza sostienli. Spirito di
II luce ! iHumInali. Spirito di santità !
Il purifica il loro cuore. Spirito di pre
II ghiera ! insegna loro a pregarti come si
« conviene ». Poi l’uno dopo l'altro porgendo la mano di associazione ai nuovi
colleghi, diressero loro, secondo che dettava il cuore 0 l’esperienza, una parola
d’incoraggiamento e di caldo affetto.
Questa fu la festa del mercoledì 31 p.
p. Ma il Signore ci riserbava per l’indomani gioie forse più vive ancora, e che
dovean porre per così dire il suggello
sulle impressioni della vigilia.
Voi conoscete Sibaud-, ma la maggior
parte fra 1 vostri lettori ignorano la bellezza e le grandi rimembranze di quel
sito rimarchevole. Sulle ultime pendici
del monte Giuliano, appiè di una cintura
(li rupi sormontate da vigneti, stendesi,
a guisa di terrazzo, e dominante la valle
e specialmente il grazioso villaggio di
Bobbio una vasta prateria intersecata qua
e là da castagni giganti, e che limita al
S. 0. un rustico casolare.
Egli fu in quel sito che il primo di settembre 1689 i nostri padri, rientrati nelle
loro care vallate dopo un doloroso esiglio
che era durato tre anni, e dovendo sottostare ancora a lunghi e penosi combattimenti prima di riposarvisi in pace, fecero quel famoso giuramento conosciuto
sotto il nome di giuramento di Sibaud,
con cui, alla presenza di quell'iddio «che
<1 gli avea felicemente ricondotti nella
« eredità dei loro padri, per ristabilirvi
II il puro servizio della loro santa reli'I gione» giurarono gli uni agli altri « di
Il osservare infra di loro l’unione e Tor
li dine.... e tutti insieme, al loro Signore
«Gesù Cristo di fare quanto sarebbe in
Il essi per sottrarre il rimanente dei loro
n fr&telli alla crudele Babilonia, per con
II essi loro ristabilire e mantenere il suo
R regno fino alla morte».
La Società deli'Unione Valdese di San
Giovanni comprendendo l’importanza che
così care e gloriose memorie, lungi dallo
spegnersi, venissero ravvivate, ora sovratutto che la cosa è possibile, avea da qualche tempo convocato in quel luogo di Sibaud tutti coloro i quali le benedizioni
presentemente concesse alla Chiesa Valdese, si compiacciono di riattaccarle alle
dispensazioni di cui la medesima è stata
oggetto negli antichi tempi. Siffatto appello ayea incontrato ovunque un favore
insperato, talché fin dall'alba di quel
giorno la strada che conduce a Bobbio
era tutta gremita digente, uomini, donne
e bambini, che da ogni canto delle Valli
15
affluivano al luogo del convegno; e
giunte le dieci, ora deU'appuntamento,
era un magnifico e commovente spettacolo il vedere quel popolo, in numero più
di 2,000, disposto in anfiteatro, preparandosi a tributar al suo Dio quei rpndiraenti di grazie che gli sono cosi giustamente dovuti.
Alcune sentite parole del Moderatore
chiamato alla presidenza, diedero principio alla religiosa funzione. Venne poscia una fervida preghiera per implorare
la benedizione di Dio sulla numerosa
congrega, e quindi il canto del Te Deum
in lingua francese, al quale tenne dietro
la lettura del magnifico capo LIV del
profeta Isaia. Un canto di circostanza,
il Rilorno dall’esitio, composto dallo storico dei Valdesi, il sig. Muston, richiamò
le menti ai giorni antichi e fu come la
preparazione alla lettura del giurammio
che venne dopo. 11 pastore incombenzato di quesla lettura li\ fece precedere,
come era naturale, da una rapida esposizione dei fatti antecedenti. Quindi mettendo in confronto le circostanze cosi
diverse in cui padri e figli, a cento e
sessanta quattro anni di distanza, trovaronsi riuniti in quel medesimo luogo,
mostrò le benedizioni straordinarie di
cui la Chiesa valdese era stata oggetto
per parte del Signore; fece vedere come
in essa si fossero quasi letteralmente
adempiute le parole della profezia che
si eran lette ; disse come di queste benedizioni , e specialmente della festa
che celebravamo, fossimo debitori, dopo
Iddio, alla inconcussa fedeltà dei nostri
padri, ed ai sacrifizii di ogni sorta cui
subirono per manifestarla; esortò gli
astanti a porsi in grado di trasmet
tere, alla loro volta, una simile eredità
ai loro discendenti; gli esortò aH’unionc
tra di loro, a queU’nnione così energicamente ricordata dal luogo stessi! ove
ci trovavamo, a quell’unione cbe rese
così forti i nostri padri da poter resistere, sebbene non fossero cbe 800, agli
eserciti collegati di due monarchi; e perchè fosse sempre più sincera c ferma
quest’unione, ad unirsi tutti insieme ed
in modo ognor più inlimo a Gesù Cristo
a capo e compitor della nostra fede «,
la di cui virtù si adempierebbe infallantemente nella nostra debolezza.
Niente che la preghiera avrebbe potuto dare sfogo ai sentimenti che in quell'istante si agitavano in tutti i cuori ; ia
fece a nome di tutti uno dei ministri
presenti ; si cantò un’altro inno di circostanza composto dal medesimo sig.
Muston, il Giuramenlo di Sibaud, poi
ricominciarono i discorsi.
1 grandi obblighi che impongono ai
Valdesi ia loro discendenza da un popolo
di martiri ; il dovere che loro incombe
sovratutto di adoprarsi con sempre maggior energia a far fronte alla gran missione che pare loro affidata dalia Provvidenza, a prò della luro patria l’Italia,
di essere in mezzo di essa i ristauratori
dell’Evangelo ; la necessità, per non venir meno ad una tanta impresa, di ravvivare nel loro seno la fede, la carità,
lo spirito di sagrifizio, tali furono i principali temi svolti con mollo calore di
linguaggio dai varii oratori, sì pastori
che laici che si succedettero.
Un’ultimo canto e la preghiera pose
fine a questa prima parte della festa;
ed allora si offrì agli occhi lo spettacolo
più pittoresco e più incantevole che si
16
possa iramaginare : la folla, prima rannata tutta in un medesimo luogo, si era
dispersa, ed in un attimo, sopra ogni roccia, appiè di ogni albero, su tutti i punti
della prateria molto vasta, come l'ho osservato di già, avresti veduto gruppi di
persone, per lo più i membri della medesima famiglia, ovvero due o tre famiglie riunite, padri, madri, bambini, trarre dal paniere in cui stava rinchiuso il
vitto della giornata, e sotto la volta azzurra del cielo, in faccia alla natura più
ridente chc si possa scorgere, coll'espressione della gioia, ma di una gioia tutta
cristiana nel volto, prendere insieme
Il loro cibo, come lo prendevano i primi crisliani « con letizia e semplicità di
cuore ».
Circa un’ora e mezzo passò in (]uellc
cure date al corpo, in vaghe passeggiale
<'d in intimi colloquii degli amici gli
uni cogli altri ; dopo di che un coro di
giovani, facendo col loro canto l’ufficio
di tamburo, richiamò di bel nuovo la
numerosa adunanza nei luogo del convegno.
I discorsi del dopo pranzo, fatti quasi
lutti da contadini, si aggirarono principalmente sulla importanza somma chc la
Parola di Dio venga sempre più conosciuta,
apprezzata ed attentamente meditatadalle
nostre popolazioni. Si mostrò come fosse
stata questa conoscenza, nel medesimo
tempo che la forza e la consolazione dei
nostri padri, ancora la loro gloria. Si
ricordò il detto di quei dottori romani i
quali venutiperconvertirli, ingenuamente
dichiaravano avere imparato più dell’Evangelo in un giorno passalo infra i bambini dei Valdesi che in un anno passato
.•ini banchi delle imiversilà ; si ricordò
ancora come la prima volgarizzazione
francese delle Scritture ad uso delle chiese
evangeliche fosse dovuta ai Valdesi, i
quali in seno alla loro povertà e sotto il
fuoco delle più sanguinarie persecuzioni
raccolsero non meno di 500 scudi d’oro
per far fronte alle spese di questa traduzione e stampa ; infine venne specialmente e caldamente raccomandala la
somma importanza ed il benefico influsso
sulle famiglie e sulla chiesa del culto domestico, ed in generale delle raunanze
bibliche in fuori del culto officiale. Il
bene e la consolazione da tutti provata
in un simile giorno, fece sì che si esternò (e la proposizione fu accolta con voto
unanime) il desiderio che ogni anno in
uno dei tanti luoghi celebri della nostra
storia, ora in questa, ora in quella delle
vallate, si festeggiassero simili anniversarii.
Si votarono ringraziamenti alla Unione
Valdese di s. Giovanni, iniziatrice della
festa ; al proprietario del luogo ove ci
trovavamo, il quale senza badareal danno
che ne tornava a’suoi prati ci aveva accolli colla massima amorevolezza. Alcuni
fra gli astanti avrebbero bramato di sentire dalla bocca del sig Moderatore un
rendiconto sul recente suo viaggio infra
je chiese d’America, come rappresentante
la Chiesa Valdese; ma l'ora era già inoltrata : i ' fratelli accorsi da lungi, quelli
specialmente venuti dagli estremi comuni
della Valle S. Martino e cbe doveano quesla sera ancora traversare l’arduo colle del
Giuliano, pregarono che si sciogliesse
l’adunanza. Epperciò l'assemblea dopo
essersi raccolta una volta ancora solto lo
sguai do di Dio nella preghiera, si dispersicol canto di queste belle parole :
17
« Gloire soit au Saint-Esprit !
« Gloire soit à Dieu le Père!
(I Gloire soit à Jesus-Christ!
n Notre époux et notre frère :
« Son ardente charité
« Dure à perpétuité ».
Eccovi, 0 fratello, più che imperfettamente abbozzata la descrizione di una
festa di cui i benefici effetti saranno, io
spero, durevoli in mezzo alle nostre popolazioni, ed alla quale ringrazierò tutta
la mia vita il Signore di avermi potuto
trovare. Nella speranza che la mia narrazione, sebbene un po’ lunga, non sarà
stata di noia alla maggior parte dei vostri
lettori, io vi saluto fraternamente, protestandomi vostro afTezionatissimo in Cristo Gesù .\xx
Dalle Valli, add'i 6 7bre 18S3.
A.\COR.\
UELLA SOMMOSSA 1)1 TKLXO.
L’Armonia del 16 agosto p. p. in im
arlicolo intitolato: Saggio di malafede e
di tracotanza della Buona Novella, si
sforza di dimostrare calunnioso il racconto da noi fatto nel N“ 39 del nostro
Giornale della scena scandalosa avvenuta
a Trino per opera dei clericali, ed a danno di un’onesta famiglia operaia, colpevole di DOD altro che di aver anteposto
agli insegnamenti dei preti quelli del
sanlo Evangelo. Secondo il pio Giornale
adunque, quanto venne da noi asserito
in questo racconto sarebbe intieramente
falso :
Falso, in primo luogo, che sia la lettura dell’Evangelo la quale abbia staccato il Gatti dai preti; tal ietlura, s
dettia deH’yli-inoma, avendo piultosto
per effetto di ricondurre al prete chi vi
attenda, che di allontanamelo (e la prova
di ciò Tabbiamo nello zelo più che straordinario col quale i preli, lungi dall’adoprarsi a diffondere l’Evangelo, si ado
perano ad impedirne la lettura!}.
Falso io secondo luogo, che sla il
Calti un onesto e pacifico cittadino, poi
chè nel vicino paese di Tticerro (cosa
orribile a dirsi ! ) fu visto mangiar sala
me un giorno di venerdì, contrariamente
alle leggi della Chiesa, ed aggiungere a
quest’atto parole tratte daH’Evangeio per
giuslifìcarlo !
Falso in terzo luogo, che se il Gatti
può dirsi intelligente, possa altresì chiamarsi operoso, « attesoché , egli, un
Il lempo (probabilmente all’ora del riposo)
«radunava persone, segnatamente ope«rai muratori, e con loro portavasi vi« cino alle sponde del Po a ciaramellare
« di religione, leggendo e dando a leg11 gere il volgarizzamento del Diodati, lo
« scritto del Desanclis contro la confes11 sione, ed altrettali libruzzi!» Anche il
Nuovo Testamento è un libruzzo pei clericali.
Falso in quarto luogo, che i preti abbiano fatto sentire al Gatti che se di danaro abbisognasse per le sue imprese, si
rivolgesse pure a loro che certo non
l’avrebbero lasciato nell'impiccio; ma
che solo « fuvvl realmente chi esortollo
Il a confidare in Dio che pel passato lo
Il aveva sempre aiutato, ed accertollo che
«in Trino non v’era mai morto alcun di
« fame ! » Oh ! ingenuità portentosa ! E
chi mai sarebbe andato a cercarla nell’uffizio át\\’Armonia\
Falso io qulDto luogo che I preti ab*
18
biano fatto scacciare il Galli dalla Socielà
operaia di Trino, avendo luU’all’iQContro
quesli «tacciato d’illogica ed ingiusta
• tale espulsione! « Che preti diversi da
tulti quanti i preti fìoqui conosciuti sono
poi mai quesli preli di Trino !
Falso anzi falsissimo in sesto luogo,
che i preti abbiano tentato d’indurre la
moglie del Gatti, a forza di minaccie o
di spavento ad abbandonare il suo marito,
chè anzi, «ricercati del loro parere da
«essa moglie, risposero che solamente
« allora sarebbe stata in dovere di sepa« rarsi quando venisse con minacele gra« vlssime impedita di adempiere ai dover*
«della propria religione». Peccato che
con quesla asserzione faccia a pugni |l
nolo procedere cotidiano dei clericali in
simili'circostanze , e la stessa dichiarazione della moglie del Gatti : «Essere
stata la medesima e nel confessionale
« e fuori di esso, soventi volte indotta
«dai preti a lasciare il suo marito, che
« dicevano eretico e dannato, promelteniidole, a nome del vescovo, il danaro
n necessario a ciò mettere in esecuzione w.
Ma i due tratti « ove la menzogna della
n Buona Novella (è l’jlmoniajche parla),
« trascende ogni limite e si fa mostruosa
« (sic)i', sono il racconto di quanto accadde in chiesa nel giorno 2i luglio, ed
il giorno dopo nella pubblica via davanti
alla casa del Gatti medesimo. «Cerio»
dice Ì’Armonia « sui primi di questi falli.
Il dopo i sopra riferiti alti pubblici del
« Gatti, il paslore era in debito di amie monire, acciò gli agnelli alla sua cu>• stodia affidati non diventassero preda
«del lupo; ed il fece. Ma del resto è
II falso che il parroco abbia denunziata
• la famiglia del Gatti ; è falsa l’ag
« giunta dell’aver intimato che chiunque
it fra i suoi parrocchiani darebbe al Gatti
« od all’eretica sua famiglia od alloggio,
« 0 lavoro, o pane, o con essa par« lasse , sarebbe issofatto scomunicato
« ecc..... Falsissimo che la madre della
« moglie del Gatti, per lo spavento che
« n’ ebbe sia svenuta ed abbia dovuto
« essere portata fuori di chiesa ».
Riguardo alla sommossa del 25, non
già i preli (sempre secondo VArmonia)
ne furono gl' istigatori, ma bens'i le
persone stesse venute da Casale, colle
loro parole imprudenti, coi loro insegnamenti anticattolici sulla pubblica passeggiala, i quali tosto divolgatisi in mezzo alla popolazione, la commossero a
segno che, radunatasi in numero di più
di un migliaio di persone solto i portici
e nella piazza ad aspettare « gli audaci e
« perturbatori eretici al loro ritorno dalli rdiea, questi non poterono più cora« piere il loro giro sotto i portici, e si
« recarono dal sindaco che li fece scor« tare per la partenza
Lasciamo stare, senza occuparcene più
a lungo, le sei|prime smentite dateci dalVArmonia, poiché dal tuono stesso e
dalla natura della confutazione ne emerge, per chi sa leggere e si ricorda che
sono preti che scrivono, la perfelta verità
di quanto abbiamo asserito, e veniamo
di botto ai due fatti in cui la menzogna
della Buona Novella « trascende ogni limite. »
È falso adunque il fatto della denunzia-, falsa l’aggiunta iéV inumazione
ai parrocchiani di Bon più dare alia famiglia Galli nè alloggio, nè pane, uè
lavora ecc.; falsissimo poi-lo svenimento
della suocera del Gatti iu chiesa ; ugual-
19
mente falsissima la partecipazione dei
preti alla sommossa del 25.
Signori dell’^rinonia! se ogni volta
che avete detto falso, l’intelligente e
spregiudicalo lettore ha dovuto comprendere vero, quando arrivate a dire falsis'
simo, ciò non può significare allro che
verissimo. Più diventano gravi le nostre
asserzioni, più vi fanno vergogna davanti
al pubblico i fatti che narriamo, e più vi
sentite punti, e con più forza gridate alla
menzogna per dare, se fia possibile, il
cambio aH’opinione.
Ma non vi riuscirete no, non lo crediate. Poiché quando anche non esistessero, come esistono, fatti positivi che
provano il contrario, chi sarà mai quell’uomo tre volte buono il quale s’indurrà
a credere che in una sommossa del carattere di quella che ebbe luogo a Trino,
i preli vi sieno rimasti del tutto estranei?
Che se così fosse, come va che non se
ne sia visto nemmeno uno cercar di acquetare quella folla arrabbiata, quando è
tanto su di essa il loro potere? Come va
che tutl’all’incontro, a capo della gentaglia, la quale appena i Carabinieri ebbero
lasciala la vettura che trasportava a Casale la moglie col bambino del Gatti e
gli amici venuti a visitarli, le si scagliò
addosso con sassate e grida d’imprecazione, si trovassero due pketi? Rispondete a queste nostre domande, o signori
dell’^lrmonto, e poi vedremo.
Voi chiamate «menzogna che trascende
• ogni limite e si fa mostruosa » il fallo
delta denunzia.
Ebbene noi vi protestiamo (e se come
lo speriamo l’inchiesta cominciata dal
magistrato di Trino riuscirà a buon ter
mine, si vedrà Chi di noi asserisca il falso)
noi vi protestiamo che il fatto è vero, verissimo, e che non solo fu dal pulpito
pronunziato a chiare note il nome del
Gatti, ma che si aggiunse perfino di chi
egli fosse figlio, qual professione egli esercitasse e la via di Trino ove abitava.
Voi parimente cercate di negare il fatto
dello svenimento, e per vieppiù imbrogliare le cose, pretendete che non alla suocera
del Gatti ed in chiesa sìa ciò accaduto,
ma sibbene in casa di costui ed alla
propria madre, venula da S. Genuario,
fini di Crescentino « per accertarsi del
«vero intorno le voci corse sul conto
«di suo figlio». Or bene sappia il pubblico {e da questo vegga il caso cbe
puossi far delle vostre asserzioni) che la
madre del Gatti abita non inS. Genuario,
ma ad Àgliè, e che da più di un anno
non è venuta a Trino a visitar la famiglia del suo figliuolo !
Finalmente voi o signori dell’ Armonia, chiamale altresì falsa l'intimazione
fatta dal parroco di Trino ai suoi parrocchiani di uou più dare nè alloggio,
nè lavoro, nè pane alla famiglia del Gatti,
e di neanche parlare con essa. -- Ma davvero che non vi comprendiamo ! E da
quando siete ridotti a negare che siano
state pronunziale da un parroco lali parole, trattandosi di eretici ? Come va che
una cosa di cui una volta andavate superbi, ora mostriate di arrossirne? In allri tempi ci pare che anche non vi contentaste di così poco : erano vere e tremende maledizioni che in allora uscivano
dalle vostre sacre labbra: « Siano male« delti (tale è la formola romana) nelle
« loro case, nei loro granai, nei loro
« tetti, nei loro campi... per le strade,
« nelle città, nei villaggi. Sieno maledetti
20
«nei boschi, nei fiumi, nelle chiese...:
0 maledetti nelle loro preghiere, male« detti parlando, maledetti tacendo, raan ledetti mangiando, bevendo e dormenti do; maledetti vegliando, camminando,
« slando in piedi... cavalcando; maledetti
» ascollando, guardando ed assaggiando;
<1 maledetti in tulli i loro atti. Scenda quali sta maledizione sul loro capo, sul lero
« occhio, sul corpo intiero... Ti scongiuro
« Satana e tutti i tuoi satelliti, in nome
« del Padre, del Figliuolo e dello Spirito
«Santo, a non darti riposo uè giorno nè
« notte finché non gli abbi ridotti ad una
« confusione temporale ed eterna facendo
« si che sieno appiccati o annegali o di« vorati dalle fiere, o dilaniati dalle aqui« le e dagli avolloi, o consunti dal fuoco,
« 0 uccisi dai loro nemici. Rendeteli abo« minevoli ad ogni creatura vivente; sieno
n i loro figli orfani, e le loro mogli ve
• dove, e nissuno gli soccorra » ecc.
ecc. — Ecco come parlavate una voltai
ecco, 0 immutabili, come sareste pronti
a parlare ancora ove tornassero propizii
tempi a tal linguaggio !... |E poi chiamate calunnia, falsila, ie parole da noi
ascritte al reverendo parroco di Trino,
quando tutta la parte colta della popolazione è ancora sdegnata di averle sentite dalla sua bocca! No, no, o signori dell’
Armonia, non sono calunnie, lo sapete di
soverchio, le cose che abbiamo riferite.
Sono belle e'buone verità di cui in altri
tempi andreste gloriosi, ma di cui, attesa
la malvagità di quelli che corrono, siete
costretti a vergognarvi, e che perciò vorreste far credere bugie!
Ancora una parola', o Reverendi, ed
abbiamo finito. Voi neU'appello che terminando fale alla forisa materiale ( e que
sto è il vostro solito) per opporvi ai «propagandisti della Buona Novella», sentendo la vostra impotenza di combatterli
con buone ragioni, parlate di « una conII venticela di stranieri che gioca d’ogni
«arie, astuzia e frode onde spargere la
Il dissensione e l’inganno ». Prescindendo dall’arie, daU’asiusio e dalla frode,
tutte cose], già si sa, che a voi ed ai
vostri pari sono note appena di nome,
che ci vorrebbe, noi ve lo domandiamo,
perchè sì i Valdesi che gli Evangelici di
Casale potessero.con ragione venir chiamati « una conventicola di stranieri » ?
— Che accanto al Sovrano legittimo di
questo Stato essi ne riconoscessero quaggiù un altro, dal quale dipendessero
intieramente, ed al quale domandassero
perfino la facoltà di obbedire alle leggi
del proprio paese. — Or noi vi sfidiamo
a provare ohe queslo per loro abbia mai
esistito; quindi v’invitiamo, ©Reverendi,,
ad esaminar bene se ne potreste dire
altrettanto.
IVOTIZIE REIilGIOSE
Pjemo.nte. — Una sommossa pressoché
uguale a quella di Trino, ed io cui è
mancato poco cbe un uomo ed una donna,
marito e moglie, dei nostri fratelli lasciassero la vita, ebbe luogo nel mese scorso
a Verolengo. — L’appello alla violenza che
da qualche tempo rintuona dai pulpiti
per parte di certi preti, porta I suoi
fruiti ; ma la parola di Dio rimane inconcussa , e noi non possiamo se non consolarci contemplando come mercè appunto
cotali sommosse, molti che prima se ne
stavano indifferenti, siano indolii ad informarci di quell’Evangelo -cagiooe di
tanto spaveuto ai clericali.
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— Possiamo dare ai noslri leltori la
consolante notizia che una socielà di uomini i più rispettabili di tulle le nazioni
si sta ora formando per difendere la lihertà
religiosa contro le persecuzioni del partito clericale, in tutli quei paesi ove quesla preziosa libertà o non esiste, o non è
qual si conviene. Nel 1854 vi sarà il primo congresso generale : gli atli del congresso saranno pubblicali in inglese,
francese, tedesco e italiano. Gli uomini
che hanno immaginato e che compongono
una tale società sono protestanti ; e questa sia un’altra risposta all’armonia che
pretende dire che i protestauli sono intolleranti, ed i clericali tollerantisHmi.
— La Civillà Cattolica si fa scrivere
da Torino, che una gran quistione è
sorta a cagione della prossima apertura
del tempio Valdese, gli uni volendolo
far consacrare aU’.\nglicana dal sig. Desanctis, gli altri alla Valdese dal signor
Bert. Se tali dicerìe, le quali non hanno
nemmeno l’ombra di foDdaniento, non
provenissero da più schifosa malafede,
esse farebbero palese a tulli la soverchia
ignoranza dei corrispondenti della Civiltà
Cattolica.
Toscana. — Domenica mattina 28 agosto i gendarmi s'introdussero nella casa
di Natale Lippi fornaio in Firenze, via
Palazzuolo. — Appena entrala la forza,
domandò il padrone, chi cercassero, ed
inteso che cercavano la Bibbia, tosto offerse la sua che poco avanti avea letta in
famiglia. — Impossessatisi diquel libro,
terrore della gran bestia che deve cadere
per la potenza della sua parola , procedevano alla più scrupolosa perquisizione,
si impossessarono della Bibbia della figlia
del Lippi, del Nuovo Testamento di sua
moglie, non che della Storia della riforma, del Pellegrinaggio del cristiano e di
qualche copia deirfpisio/a di s. Paolo ai
Romani. —Tali libri fanno paura più che
le baionette agli strumenti deirAnlicrislo,
e chi li possiede è nemico di ogni autorità, perciò se non usa più il rogo, altre
pene non mancano: per i clericali lutto
è buono, meno la mansuetudine che dagli altri esigono ad ogni costo.
Catturarono il Lippi, un certo Burli e
Ciani; fra quesli si trova il fidanzato
della figlia di Lippi, la quale al vedere
tradotti prigione i suoi più cari, gli esortava a non perdersi di coraggio, a non
rinnegare la fede professala, fidare nel
Signore.
Non aggiungo nulla nè sul fatto, né
sulle persone, poiché talvolta si può nuocere non volendo ; siano cerli i crisli.ini
che la vigilanza degl’alleali papisti aumenta quanto il timore che li possiede.
Satana è sempre lo stesso, la verità lo
fa tremare.
Preghiamo istantemente il Signore noo
dimenticando che la persecuzione è semente della fede. (Nostra corrisp.)
Ginevra.—Mercoledì 51 agosto p. p.
la magnifica chiesa anglicana di recente
fabbricata a Ginevra è stata solennemente
consacrata al culto divino. Presiedeva
alla cerimonia il lord vescovo di Winchester, sig. Summer, il quale fece un
rimarchevole discorso su quesle parole
dis. Paolo: Nel rimanente, fratelli, pregate per noi, acciocché la parola del Signore corra e sia glorificata come fra voi
(2Tessal. III. v. Ij.—Il Consiglio diSlalo,
il Consiglio Amministrativo vi erano rappresentati da alcuni fra i loro membri ;
il Concistoro della chiesa ginevrina e 1«
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Compagnia dei Pastori vi si recarono in
corpo. Intervennero inoltre alla festa più
di 30 ecclesiastici di varii paesi, e gran
quantità di Ginevrini e di forestieri.
— Il primo settembre trentanove Cattolici romani hanno fatto nel tempio delVAuditoire pubblica professione di fede
evangelica. Il lettore troverà alla pagina
700 di questo N" il rendiconto di questa
interessante cerimonia.
Indie Inglesi. Le società missionarie
inglesi cbe travagliano in questa parte
delle Indie mantengono per l’istruzione
dei fanciulli indiani l,2i7 scuole primarie
di fanciulli, nelle quali istruiscono 47,504
giovanetli indiani: 93 collegi di giovani
che contengono 21,414 collegiali: 169
scuole primarie di fanciulle ove s'ammaestrano 11,519 giovanette: 165 conservatorii di ragazze che contengono 2,775
alunne. In conseguenza i missionari protestanti che secondo VArmmia e il Cattolico non hanno alcuna carità, e che rovinano i paesi ove essi vanno , han fondato nelle Indie inglesi solamente 1674
luoghi d’istruzione, ed istruiscono 83,212
fanciulli d’ambo i sessi.
Costantinopoli. I Protestanti godono
ora in Turchia una libertà di azione che
mai non avevano goduto. La Socielà delle
missioni di Londra ba stabilito ultimamente in Costantinopoli un gran deposito
di Bibbie e di Trattati nel centro delta
citlà ove prima era proibito ai Franchi
(crisliani) di dimorare. Questo deposito è
situato vicino ai bazars, ed i Turchi possono facilmente provvedervisi di buoni
libri. Il Sultano ha accordato un grande
spazio di terreno perchè servisse di cemeterio ai Cristiani, e si dice che voglia
farlo circondare di muro a proprie spese
Il dotto Inglese Layard nelle opere
preziose da lui pubblicate Sull’Oriente
rende una bella testimonianza allo zelo
dei Missionari americani in Oriente :
« Non vi è quasi, egli dice, in tutta la
Turchia una città di qualche riguardo
che non possegga una comunità protestante, ed in tutli i capoluoghi la Missione ha aperto delle scuole e vi forma
dei giovani ministri indigeni. Molti Armeni di un carattere irreprensibile, e al
disopra di ogni sospetto hanno aderito
alle doltrine evangeliche , e quest’opera
non è stata giammai compromessa per
conversioni finte o precipitate. L’antica
Chiesa armena ha ricevulo essa stessa
una scossa salutare, ed ora si occupa attivamente a riformare gli abusi, e a propagare l’istruzione fra i suoi membri «.
OniENTE. Palestina. La propagazione
del Vangelo in Palestina rimonta al 1833,
epoca nella quale la Missione britannica
per la conversione degl’israeliti fondò una
stazione in Oriente. Fin d’allora il vescovato di Gerusalemme è divenuto il centro
del movimento evangelico.
11 vescovo (evangelico) Gobat presiede
al culto anglicano: il pastore Valentiner
assistito dal signor Nicolayson dirige il
culto alemanno. 11 piccolo ospedale protestante di Gerusalemme diretto dalle
diaconesse ba ricevuto nel corso dell’anno
71 malati, cioè, 10 Tedeschi protestanti,
7 Tedeschi caltolici, 5 Arabi caltolici,
7 Arabi scismatici, 11 Arabi protestanti,
2 Greci, 18 Israeliti, 4 Abissini, 2 Turchi,
1 Marronita. Di tutti questi malati curati
caritatevolmente nello spedale evangelico
soli 21 erano protestanti, e 50 di altre
religioni ; è questa una prova parlante che
la cafità evangelica sovviene al suo simile
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bisognoso qualunque sia la religione che
professa: è quesla uua prova parlante
della intolleranza dei Protestanti secondo
le calunnie deìVArmonia.
Una signorina inglese miss Cook ha
stabilite a tutte sue spese in Gerusalemme
una scuola d’industria, 11 vescovo Gobat
manda nei dintorni di Gerusalemme dei
predicatori ambulanti, nella stessa guisa
nella quale Gesii Crislo mandava i suoi
Aposloli: e tali predicazioni producono
eccellenti frutti.
Un missionario ha la sua residenza a
Nazaret, ed ha una corona regolare di
molti discepoli. A Naplouse (la Sichem
della Scrilturaj vi sono dei proteslanli,
ed una scuola evangelica è aperta. 11
console inglese a Jaffa ha stabilito il pubblico cullo evangelico : nella stessa citlà
una scuola evangelica è frequentala da
87 fanciulli, 62 maschi e 23 femmine.
I Turchi stessi nou sono più quelli
ehe erano altra volta : essi ascoltano la
verilà evangelica, ed assistono alle riunioni cristiane, il turco ritiene come
una grande empietà ed una idolatria il
culto delle immagini; ed uo turco di
buona fede crederebbe commettere una
abominazione solo mettendo il piede io
una chiesa ove si venerano le immagini;
ma non così pensa della chiesa evangelica. Un turco di Salonicchi (Tessalonica) chiamato Selim dopo di aver letto
attentamente la Bibbia fu convertito, si
dichiarò cristiano evangelico, poscia convertì la sua moglie, e la sua sorella : I
tre neofiti sono ora a Malta.
Stati Uniti. Nella popolosa città di
Nuova York evvi un quartiere chiamato
» cinque punti, ove il vizio dimorava in
tutta la Bua forza, associato come accade
d'ordinario alla più profonda niiseria.
Un galantuomo non osava lasciarsi vedere entrare in quel quartiere: di giorno
non si vedevano che ragazzi discoli,
donne perdute, e scellerati di ogni genere. La notte poi quel quartiere era un
vero inferno. I buoni deploravano tale
disordine, la iwlizia stessa cercava di minorare il male per quanto fosse stato fattibile, ma e«so restava sempre gigantesco.
Rimediare ad un si grande male spettava
a quei missionari protestanti cbe secondo
i clericali demoralizzano i paesi ove essi
predicano.
Uno di questi missionari, L. Pease,
andò ad annunziare il Vangelo a quegli
sciagurati. Le diilicoltà che .incontrò da
principio sembravano insormontabili.
Non vi era insulto che il servo di Dio
non ricevesse da quella gente perduta:
raa egli perseverando nel suo santo proponimento, seguitava insieme colla sua
moglie a passare la più gran parte del
giorno in quel quartiere.
Si avvide il pio missionario che per
fure (jualche cosa di buono bisognava
trovar mezzi di sussistenza a quella
gente, che non aveva altra industria
che quella infame del vizio; ma coma
provvedere di travaglio tante persone?
come persuaderle a ,travagliare ? e s*
fosse riuscito a ciò, come far travagliara
persone che non sapevano far nulla? La
pia moglie del missionario incomincia
per raunare attorno di sè un numero
di quelle donne perdute , e le insegna
dei lavori facili ; il missionario inseigna
dei lavori ai fanciulli, e neU’insegQare
tanto il luarilo siccome la moglie, tenevano discorsi tali da far conoscere a
quelle miserabili creature la loro degrada
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7Ìone, ed i mezzi di divenire felici rinunciando iille loro immoralità. Tanta carità
fu coronata dal più felice successo.
In poco tempo il missionario fondò
due case di lavoro ; l'immoralità incominciò a diminuire nel quartiere; allora il sig. Pease domandò il soccorso
della polizia per far chiudere alcuni
ridotti, e si servì di quelle case per
iitabilire altri laboratorii ove egli e la
sua moglie sono sempre in mezzo a
quegli infelici insegnandogli e dirigendo
i loro lavori. Non sono che tre anni
dacché il sig. Pease travaglia a questa
opera, ed il quartiere dei cinque punti
è interamente cangiato; molti pii cristiani sono accorsi in aiuto del missionario e si sono ora stabiliti opificii, e si
sono salariati maestri e maestre per
istruire gli abitanti di quel quartiere. I
ragazzi e le donne quando hanno bene
appreso un mestiere, quando la loro
condotta morale e religiosa è buona,
sono raccomandati dal pio missionario
a qualche cristiana famiglia che li prende
al servizio, e cosi si guadagnano onestamente il loro pane ; il sig. Pease
continua a sorvegliare sulla loro condotta e li fortifica sempre più nei principii religiosi. Un uomo come il signor
Pease non vale egli per un paese più
che tutti gl’ignorantelli del mondo ? Ma
il sig. Pease è protestante, e secondo i
clericali non può essere che un pubblico demoralizzatore.
CRONACnEm POIITICA
Piemonte. Vennero pubblicati giorni
fa nella Gazzetta Piemontese due decreti
concernenti ì'Ecmomato generale aposto
lico , uno portando l’istituzione presso
il medesimo di un consiglio permanente
d'amministrazione, l'altro che stabilisce
un nuovo e più equo riparto delle congrue parrocchiali. Questi due decreti
hanno per iscopo di correggere varii e
gravi abusi introdottisi in cotesta amministrazione.
— A cagione dell’assenza delle truppe
di linea da Torino, il servizio della città
è stato tutt'intiero affidato alla Guardia
Nazionale.
— La sera del 6 corrente la Reai
Famiglia giungeva nel più fiorente stato
di salute al Castello di Stupinigi, di ritorno dalla Spezia.
Fba.ncia. Leggesi nella corrispondenza
del Parlamento 6 settembre;
La quistione d'Oriente ancora s’imbroglia; la Turchia persiste a dire che
non accetta la nota di Vienna senza le
radicali modificazioni chieste. Si dubita
però che lo Czar possa rifiutarsi ad un
accomodamento che accettò a malincuore nei primi termini. In questa perplessità la guerra è sempre impossibile,
ma la soluzione è tuttavia scabrosa.
Lombardo-Veneto. Un supplemento
alla Gazzetta di Milano del 1 corrente
porta una sentenza contro 64 individui,
pronunziata il 18 luglio 1853 dal consiglio di guerra in Milano.
OisiE.MTE. Leggiamo nel Christian Times del 2 settembre, che la celebre
)rincipessa Belgiojoso è stata assassinata,
issa viveva ritirata in un piccolo vill«ggio dell'Asia minore : un sicario, pagato
non si sa da chi, ha attentato al a vita
della celebre italiana, e l'ha lasciata siccome morta con sette colpi di pugnale.
L’assassino era disgraziatamente italiano:
è però stato subito arrestato e tradotto
a Costantinopoli ; vedremo se qualche
ambasciadore ne prenderà la difesa. La
principessa, dice il giornale inglese, era
sopravvissuta ai colpi.
Direttore G. P. MEILLE.
Giuseppe Mirapel gerente.
TIP. SOC. DI A. PONS B GOMP.