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TENSIONE
CREATIVA
«Anche se il nostro uomo esteriore si
va disfacendo, il nostro uomo interiore
si rinnova di giorno in giorno...»
2 Corinzi 4,16
Queste brevi parole dell’apostolo
Paolo, prese più per la struttura
argomentativa che non per l'argomento stesso, ci prospettano un problema
semplice e complesso nello stesso tempo: come conciliare esteriore e interiore, come tenere legate assieme due polarità di una stessa realtà? In senso più
generale: come leggere la vicenda
umana e storica in chiave di bipolarità
anziché, più semplicemente, in chiave
di unipolarità? Posta sul piano dell’ermeneutica generale, la domanda potrebbe essere posta in termini altrettanto semplici: la realtà che ci circonda deve essere letta in chiave dialettica,
dei due contrari co-presenti, oppure
deve essere ridotta aU’unità, con i contrari che si escludono reciprocamente,
così da dare luogo a un’unica chiave di
lettura? In campo teologico, la domanda si può articolare in tutti gli ambiti
della riflessione, dalla cristologia
all’ecclesiologia, dall’antropologia alla
soteriologia: Gesù Cristo uomo o Dio?
chiesa universale o locale? uomo giusto o peccatore? salvezza per grazia o
per fede? Qui è in ballo una specie di
metodologia del conoscere: dobbiamo
puntare al pensiero unico oppure attenerci al pensiero dialettico?
Tutti ormai siamo arrivati a capire che la realtà è molto complessa
e utilizzare un’unica chiave interpretativa è una riduzione che porta a una
lettura incompleta e parziale, quindi
inattendibile. Pretendere di comprendere una persona a partire soltanto
dalla dimensione esteriore, tralasciando quella interiore, significa non comprenderla. Pretendere di capire la
realtà storica riducendola a una visione generale, svalutando la dimensione
particolare, significa precludersene
una comprensione più piena. Parlare
di chiesa e pensare soltanto alla sua
dimensione locale, senza tener presente la dimensione universale, significa
comprometterne la visione. Si'potrebbe continuare con gli esempi. In una
visione unilaterale viene a mancare
l'elemento dinamico complementare
che porta al cambiamento continuo.
La realtà umana, politica, sociale, economica, è talmente complessa e plurale che non si può ridurre con troppa
facilità ad una uniformità monocorde.
Questo non significa che non si
deve arrivare mai a una posizione
netta o ben delineata. Significa soltanto che la posizione ben delineata è
quella che risulta dalla valutazione
della complessità della realtà, che tiene
ingiusta considerazione i vari elementi
che la compongono. Quando Paolo
parla dell’uomo interiore che si rinnova di giorno in giorno, tiene anche conto dell'uomo esteriore che si va disfacendo. I due dati sono presenti e si viene a creare una tensione creativa che
porta ad un continuo rinnovamento.
L’uno diventa l’interfaccia dell’altro e
deve farvi i conti. In fondo, si tratta
della ricerca di un equilibrio, di un bilanciamento che si deve ritrovare ogni
volta. Poiché la realtà che noi siamo e
nella quale ci troviamo è in continuo
cambiamento, il punto di equilibrio
deve essere ricercato ogni volta. Non è
più quello di ieri e non è ancora quello
di domani: È proprio vero che ciascun
giorno ha il suo affanno. Il pensiero
Unico non sembra essere una chiave
che apre la porta della comprensione
della realtà: una risposta troppo semplice, data in una situazione complesporta alla confusione e non favorire l’interlocuzione.
Domenico Tomasetto
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Il dossier dell'archivista del Kgb Mitrokhin ha avuto effetti destabilizzanti solo in Italia
Fare i conti con il nostro passato
/4 dieci anni dalla caduta del muro di Berlino e a otto dalla dissoluzione delIVrss e dell'avvio
della transizione politica italiana, non siamo ancora in grado di valutare serenamente il passato
EUGENIO BERNARDINI
PERCHÉ il dossier del colonnello
archivista del Kgb, Vasili Nikitich Mitrokhin, ha avuto solo in Italia (per una settimana) effetti politici destabilizzanti? Non è accaduto
lo stesso in Gran Bretagna, il paese
che ha acquistato il dossier sovietico e che ha scoperto così l’identità
dell’agente «Tina», Melita Norwood, che avrebbe passato ai russi
dati importanti sulla ricerca tecnologica inglese e sul programma nucleare occidentale. Neppure negli
Stati Uniti ci si è scomposti più di
tanto, anche se Mitrokhin ha consentito alI’Fbi di scoprire e arrestare
Robert Lipka che lavorava nel cuore
dello spionaggio americano, la National Security Agency. In Italia, invece, fino a quando non è scoppiato il caso, non sembra fosse stata
avviata nessuna serie indagine da
parte dei servizi di sicurezza per valutare l’attendibilità delle «informazioni» di Mitrokhin, né risulta scoperta alcuna vera spia. In compenso si è scatenata (per una settimana) la polemica politica che ha fatto
collezionare a tutti, particolarmente al governo, una serie di figuracce
sulla pubblicazione o meno dell’elenco dei nomi del dossier e sulla
proposta di una commissione d’inchiesta (su che cosa non si sa).
Colpa della «fragile tradizione democratica» dell’Italia che può essere
così facile preda di nuovi autoritarismo di tv e mass media come teme
Nicola Tranfaglia, storico attento ed
equilibrato? Colpa di un sistema politico che non ha compiuto la svolta
dalla prima alla seconda Repubblica, conservando così i vecchi difetti
che vanno dalle tentazioni consociativiste (i vecchi e nuovi «assi» tra
partiti 0 leader di governo e opposizione) ai ricatti più o meno reciproci e palesi che condizionano il quadro politico nazionale? Può darsi;
certo è che tutti, soprattutto le molte persone tirate in ballo dalle «rivelazioni» di Mitrokhin, avrebbero
avuto da guadagnare da meno parole e più fatti, da meno polemiche
politiche e più verifiche e indagini
dei vari servizi italiani e della magistratura, da meno pretese di ricostruzioni storiche in sede parlamentare e maggiore disponibilità di documentazione e testimonianze agli
storici di professione.
«Che cosa c’è in questo dossier si chiede infatti lo storico Giorgio
Spini - che già non sapessimo? Forse che non sapevamo che c’erano
quelli che durante la guerra fredda
stavano per il Cremlino piuttosto
che per la Casa Bianca? C’era qualcuno che dubitava che Cossutta
fosse schierato da quella parte?
Non si sapeva che anche tra noi
protestanti c’erano schieramenti
diversi? C’era la guerra fredda e ciascuno di noi assunse il proprio
schieramento, per motivi ideali,
non certo per “trenta denari”, non
certo per vendere informazioni segrete che non avevamo e che neanche Giorgio Girardet aveva. Per alcuni, anche tra noi, la libertà vera
era quella comunista, per me e altri
invece, era quella delle democrazie
liberal-protestanti, nonostante ne
riconoscessimo i molti peccati e le
molte colpe storiche. Che cosa c’è
di nuovo in tutto questo? Se si vuole fare un’indagine parlamentare, si
deve fare sul funzionamento dei
nostri servizi di informazione, se si
vuole fare una ricerca storica seria,
altri sono i documenti da vedere e
molti sono già disponibili. Su questo argomento sono anche già state
pubblicate molte ricerche, serie e
documentate».
«La mia opinione - dice il filosofo
Mario Miegge - è che sia una vicenda grottesca basata su documenti
non attendibili, in cui si mescola
qualche verità a tante falsità. Per
questo in altri paesi non ne hanno
fatto un caso politico. Da noi invece sì, perché la polemica politica in
Italia, purtroppo, si fa su queste cose, non su quelle serie e importanti.
La storia, poi, non si può ridurre a
una storia di spie. Vorrei ricordare,
per esempio, che tra noi protestanti
italiani ci fu una discussione soffer
I massacri a Timor Est
È ancora vivo il pastore
Francisco de Vasconcelos
Secondo la Comunione
delle chiese in Indonesia
(Pgi), il pastore Francisco
de Vasconcelos è ancora vivo. Il 14 settembre il
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) aveva annunciato che de Vasconcelos
era stato ucciso in un’imboscata mentre viaggiava
da Dili a Bacau. Il segretario generale del Pgi, dr Joseph Pattiasina ha confermato di aver parlato con
lui al telefono T8 ottobre.
Secondo un comunicato
del 12 ottobre del team
ecumenico di aggiornamenti sull’Indonesia, con
sede a Ginevra, «notizie ricevute negli ultimi giorni
da fonti cattoliche indica
no che alcune delle persone date per uccise sono in
realtà sopravvissute. Il pastore de Vasconcelos e altri che sono riusciti a sfuggire alla morte continuano, nonostante tutto, a lavorare a Timor Est, in una
situazione che continua a
rimanere tesa, con il timore di possibili scoppi di
violenza. La loro situazione personale rimane precaria. Circa il 70% dei
membri delle chiese facenti capo alla Chiesa cristiana di Timor Est si trovano ora nel Timor occidentale, compresi circa 27
pastori. Soltanto 4 pastori
sono rimasti a Timor Est
per ora». (Cec info)
Forum dei cattolici europei
Per una riforma della
Chiesa cattolica romana
Il problema della riforma della Chiesa cattolica
romana e della costruzione di una comunità conciliare è stato riproposto da
un «Forum di cattoliche e
di cattolici europei» svoltosi dal 7 al 10 ottobre a
Santa Severa (Roma), in
concomitanza con il Sinodo dei vescovi europei in
corso in Vaticano. Al Centro battista «Villaggio della
gioventù» sono convenuti
120 rappresentanti del
Movimento internazionale «Noi siamo chiesa» e
della Rete europea «Chiesa in libertà», i due sponsor del Forum. «Il Sinodo
dei vescovi - afferma la dichiarazione conclusiva
dell’incontro - deve essere
radicalmente trasformato
e diventare una struttura
permanente e regolare,
con potere deliberativo,
per il governo di tutta la
Chiesa cattolica. Il Sinodo
dovrebbe essere rappresentativo di tutto il popolo di Dio». Il documento
contesta poi il «trionfalismo» del Giubileo papale
del 2000, convocato da
Giovanni Paolo II «senza
tener conto della sensibilità delle altre chiese cristiane». L’alba del terzo
millennio, prosegue il documento, «è l’occasione
per avviare coraggiosi
cambiamenti nelle strutture ecclesiastiche», (nev)
ta sui rapporti con le chiese e gli organismi ecclesiastici dell’Est. La sinistra protestante si divise sull’opportunità di partecipare alla Conferenza cristiana per la pace, anche
se ne facevano parte personaggi dignitosissimi, a partire dal suo presidente, il teologo Joseph Hromadka
fino al teologo francese Georges
Casalis. Anche chi, come me, criticava lo stalinismo e la sua mancanza di libertà si poneva però il problema di mantenere aperto il dialogo con i cristiani e le chiese che vivevano in quei paesi in situazioni
spesso difficilissime. E in quegli anni, bisogna ammettere, c’erano ben
pochi canali aperti».
Insomma, a dieci anni dalla caduta del muro di Berlino e a otto
dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica e dalTawio della transizione politica italiana, non siamo ancora in grado di valutare serenamente il nostro passato senza che
questo significhi (rin) negarlo o assoverlo o rimuoverlo.
PRIMO PIAMOMI
Nome in codice «Turist»
di GIORGIO GIRARDET
ECUMENE
I metodisti nei mondo
di VALDO BENECCHI
SCUOLA«
Quale parità scolastica?
di CESARE PIANCIOU
EDITORIALES^«
Con 0 senza famiglia
dilWHAMAFFB
iCOMMENTO^^®^
I referendum dei rancali
CKVMCSNZOfMirr
2
PAG. 2 RIFORMA
«^Dopo queste
cose vidi una
porta aperta nel
cielo, e la prima
voce, che mi
aveva già parlato
come uno squillo
di tromba, mi
disse: “Sali
quassù e ti
mostrerò le cose
che devono
avvenire m
seguito”. ^Subito
fui rapito dallo
Spirito. Ed ecco,
un trono era
posto nel cielo e
sul trono c’era
uno seduto.
^ Colui che stava
seduto era simile
nell’aspetto alla
pietra di diaspro
e di sardonico; e
intorno al trono
c’era un
arcobaleno che, a
vederlo, era simile
allo smeraldo.
* Attorno al trono
cerano
ventiquattro troni
su cui stavano
seduti
ventiquattro
anziani vestiti di
vesti bianche e
con corone d’oro
sul capo. ^Dal
trono uscivano
lampi, voci e
tuoni. Davanti al
trono c’erano
sette lampade
accese, che sono i
sette spiriti di
Dio. ^Davanti al
trono inoltre c’era
come un mare di
vetro, simile al
cristallo; in mezzo
al trono e intorno
al trono, quattro
creature viventi,
piene di occhi
davanti e di
dietro. ^La prima
creatura vivente
era simile a un
leone, la seconda
simile a un
vitello, la terza
aveva la faccia
come d’un uomo
e la quarta era
simile a un’aquila
mentre vola. le
quattro creature
viventi avevano
ognuna sei ali, ed
erano coperte di
occhi tutt’intorno
e di dentro, e non
cessavano mai di
ripetere giorno e
notte: “Santo,
santo, santo è il
Signore, il Dio
onnipotente, che
era, che è, e che
viene”»
(Apocalisse 4,1-8)
VENERDÌ 22 OTTORr^^^
IL VERO CULTO SPIRITUALE
Nel 4° capitolo dell'Apocalisse ci viene ricordato che è la centralità della santità
di Dio che eleva il culto della comunità all'autentico culto «in spirito e verità
»
VALDO BENECCHI
LJAPOCALISSE è sempre stato un libro discusso nella
storia della chiesa. Per Lutero
non era «né un libro apostolico
né profetico». La sua stessa collocazione nel canone fa pensare
che ad un certo momento la
chiesa primitiva lo abbia considerato un libro marginale.
stro vocabolario, ci aiuta a
guardare un po’ più in alto. È
noto che l’Apocalisse, come tutta la letteratura apocalittica,
non si accomoda facilmente.
Uno scenario straordinario
Ma ecco che le immagini, le
scene dell’intero libro e di
questo capitolo in particolare
lasciano l’impressione di una
fragorosa esplosione della forza
dell’Evangelo. Uno scenario che
con straordinaria efficacia ci fa
vedere la grandezza di Dio. Giovanni raffigura, dipinge, ritrae
più che enunciare la speranza
che scaturisce dalla consapevolezza di fede che Dio è il Signore
della creazione e della storia. E
tutto questo è racchiuso in particolare negli undici versetti del
cap. 4, che hanno l’originalità
dei prototipi e che descrivono
l’impressione che Giovanni riceve dalla sua visione del culto
al Dio Creatore.
Queste immagini, queste raffigurazioni del culto al Signore
con i suoi stupendi inni di gloria
(8 e 11) fanno pensare al contrappunto di una composizione
musicale. 11 contrappunto è una
tecnica che consiste nel combinare insieme più melodie che,
eseguite contemporaneamente,
producono l’effetto di un tutto
armonico. Un’indicazione per
affrontare le interminabili e mai
concluse discussioni sul culto
che ciclicamente si ripropongono nelle nostre chiese. Per lo più
nel quadro di un discorso retorico che si muove fra le forme
tradizionali di culto e le forme
considerate alternative e più attuali. In genere le cose restano
come le abbiamo trovate salvo
alcuni ritocchi marginali.
Questo testo ci offre alcuni
spunti per mutare un po’ il no
non SI sente a proprio agio nei
modelli retorici familiari alle
nostre categorie di pensiero.
Vale la pena di ricordare che il
libro è l’esempio di una forma
di linguaggio un tempo popolare fra gli ebrei e i cristiani. In un
contesto di sofferenza, di persecuzione, di crisi, questo linguaggio permetteva di parlare
di cose di cui non si sarebbe
potuto parlare apertamente.
Roma non avrebbe potuto essere nominata, ma ogni lettore
sapeva che Babilonia era il codice per indicare il suo potere.
Molti hanno continuato e
continuano ad avere con l’Apocalisse l’approccio che si può
avere con un libro di codici. Altri
raffrontano come si può affrontare un puzzle dove si devono
mettere i numeri e le immagini
al posto giusto per ricavarne un
significato complessivo. Questo
approccio non fa che spegnere
la forza del testo da cui si è come
investiti fin dalla prima lettura. E
questa è la sua grandezza.
loro dubbi, offrire un’ora piacevole in mezzo alla routine quotidiana. È un senso che è presente, ma è troppo poco.
Il linguaggio della «terapia» è
ormai onnipresente nei nostri
giorni. È una necessità oltre che
una moda e che si propone la
guarigione psicologica e spirituale. Un culto che ci faccia
sentire meglio, che ci riconcili
con noi stessi. È un senso che è
presente, ma è troppo poco. Il
culto come scuola, il pulpito
una cattedra che aiuta a crescere culturalmente. Nel culto impariamo Cristo e il suo messaggio. Nel culto aumentiamo il livello della nostra cultura teologica. È un senso che è presente,
ma è troppo poco.
delle inflessioni che potremmo
usare in una conversazione con
degli amici attorno a una tazza
di caffè o un bicchiere di vino.
Talvolta la nostra preghiera
scorre via con eccessiva superficialità e disinvoltura e in essa
Dio, se va bene, diventa il partner in un dialogo condotto da
noi. La nostra geografia spirituale spesso enfatizza troppo la dimensione orizzontale, cioè resta
sul piano della chiesa, dimentica il suo vettore spirituale, trascendentale, dimentica la centralità di Dio. E a questo contribuiscono alcuni nostri inni troppo intimistici.
Il luogo «santìssimo«
Il trono dell'Uno
I
L vettore spirituale di questo
ibi
La chiesa come culto
Preghiamo
Signore, abbiamo molti motivi per ringraziartì per la
tua bontà e generosità. r
Ti chiediamo perdono se non abbiamo ancora maturato questa consapevolezza.
Fa’ che il nostro culto sia per tutti noi un occasione per
crescere nella lode e nella riconoscenza. Amen.
POSSIAMO paragonare l’uso
che Giovanni fa delle immagini al modo in cui nel secolo
sorso e in tempi recenti in teatro
si ricorreva a espedienti meccanici per impressionare gli appassionati dell’opera, oppure alla ricerca degli effetti speciali nel
cinema per sbalordire, talvolta
per assordare gli spettatori. Non
parliamo poi dei potenti mezzi
televisivi moderni. La forza di
questi mezzi non è solo nella
storia che si racconta. Sono soprattutto le immagini che vengono impressionate nella nostra
mente, nei nostri occhi. Pensiamo ai servizi televisivi sui profughi del Kosovo.
Giovanni più che annunciare,
ci fa vedere la chiesa come culto,
non in terra, ma nel cielo dove il
culto si dischiude pienamente.
Un articolo che ho letto di recente su una rivista usa le seguenti categorie per parlare del
culto. Culto come «trattenimento», come «terapia», come «istmzione». Come «trattenimento» il
culto dovrebbe cercare di rispondere alle domande di coloro
che vi partecipano, di diradare i
brano e dell’intero lib ro si
muove in una diversa direzione. Al centro della scena descritta da Giovanni c’è il trono
dell’Uno (v. 2) incorniciato
dall’arcobaleno che oltre ad essere simbolo di luminosità è segno di pace e di alleanza. I ventiquattro anziani, le quattro
creature viventi, cioè la comunità dei credenti, l’umanità, la
natura, gli fanno corona. Tutta
la scena esalta la grandezza di
Dio «il Signore Onnipotente che
era, che è, che viene» e tutto gli
attribuisce «gloria, onore e potenza». Un culto in cui leviamo
lo sguardo da noi stessi per
orientarlo su Dio. E questo in
primo luogo rimette ordine nei
rapporti fra noi e lui. La creatura riconosce, recupera la propria creaturalità, rinuncia alla
sua pretesa di essere come Dio,
rivolge la propria lode e adorazione a Dio solo. Questo un primo messaggio.
Un altro insegnamento emerge dal modo in cui Dio è fatto
vedere in queste scene. Dio non
è descritto, non è definito, non è
circoscrivibile neppure da Giovanni che pure ha una fantasia
eccezionale. Dalla geografia della scena si desume che: Dio è
trascendente, è sovrano nella
sua maestà, è altro rispetto alla
nostra umanità e al nostro mondo, è un mistero. Questo Dio è
in netto contrasto con il dio manipolabile dei riti religiosi, tradizionali o innovatori che siano.
Talvolta il vocabolario di molti
culti scade al livello dei toni e
ALL’INTERNO del tempio di
Gerusalemme c’era il luogo
«santissimo» (Bedir). Era un luogo così sacro che solo una persona, il sommo sacerdote vi poteva
entrare una volta l’anno, nel
giorno delle Espiazioni. Il luogo
era vuoto ad eccezione di un trono che a sua volta era vuoto. Sopra il trono due cherubini d’oro
con le ali spiegate che si guardavano attraverso uno spazio deliberatamente libero. Quando il
sommo sacerdote vi entrava aveva solo una cosa da fare. Pronunciare l’ineffabile nome di Dio, un
nome costruito con quattro lettere dell’alfabeto ebraico, tutte
consonanti, un nome che nessuno sapeva più pronunciare. E
questo nome è così traducibile:
«Io sono colui che sono, io sono
colui che ci sono, che ci sarò». E
Dio ci sarà nelle vicende del popolo con cui ha stabilito un patto, ma non come un dato religioso e culturale senza volto, ma come il Signore che si è legato al
destino del suo popolo e lo guida
verso la libertà.
Dunque, a proposito del culto
possiamo dire molte cose, anche
biblicamente fondate, ed è bene
che ne discutiamo perché vuol
dire che si tratta di qualcosa che
ci sta a cuore. Ma nel brano che
abbiamo letto ci viene ricordato
che è la centralità della santità di
Dio, la sua trascendenza, la sua
maestà, la sua alterità, il suo mistero, talvolta il suo silenzio che
elevano il culto della comunità
al vero culto spirituale «in spirito
e verità». Questo pensiero può
dare un respiro diverso al nostro
dibattito sul culto e farcene riscoprire il valore spirituale più
profondo e autentico.
<^Ogni volta ckf
queste creature
viventi rendane
gloria, onore e
dei secoli.
ventiquattro
anziani si i
prostrano
davanti a colui |
che siede sai
e adorano colui
che vive nei secd
dei secoli e
gettano le loro
corone davan^
trono, dicendo:
" “Tu sei degno,
o Signore e Dio
nostro, di riceve^
la gloria, l’onoui
la potenza; penji
tu hai creato
tutte le cose,
e per tua volonti
furono create
ed esistono”»
(Apocalisse 4,3-1:
Note
omiletiche
L'Apocalisse è di qi»
tempi un libro di grani
da e lo sarà ancora di)
nei prossimi mesi.i«
molti coloro che traggi
vantaggi, anche econoi
ci, nell'alimentarese<
menti di paura, di pai
per poi offrire le prop^
risposte. E l'Apocalisse!
ne usata per diffotiÉ
cupi presagi di infaustii
stini per l'umanità. Qua
libro per il suo lingua^
le sue immagini, isuoi\'
dici è stato spesso mate
tato nella chiesa. È un II
che va difeso, riscoper
Ogni capitolo è cornei
fragorosa esplosione!
l'immensa forza dell'E*
gelo della speranza.
Il capitolo 4 è unM
pio significativo. Lesili
le immagini hanno din
origine. Molte derivi
dalla tradizione deiW
co Testamento. Gli esa!
costruiscono varie ipd
di interpretazione. Mi
indugiamo troppo sull
elementi, rischiamo
perdere di vista il meS
gio centrale. Talvoltai
che conta soprattutH
l'impressione compì®
che riceviamo dalla W
del brano e che levi
ipotesi rischiano di ei«
re. Ho letto questo W
nel bel mezzo di unai
nesima riflessione su
gnificato del culto,
to di dibattito in num«
sissime occasioni. Edé!
sto che sia così visto
culto è e j
mento centrale delia
di una comunità cristi
Il capitolo 4 ci aia
guardare oltre rispa
solito discorso ohe s'
ve dalle forme tradizij
alle forme che oonn .
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la volta success^ J
mio avviso, ci fa «P";
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ì: Spia dei servizi segreti sovietici? «-In realtà ero io a essere spiato»
Giorgio Girardet, nome in codice «Turisi»
L'indegno polverone che si sta alzando in Italia sul dossier Mitrokhin può essere
un'occasione per comprendere meglio il passato e fare il punto sul presente
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Non è stata piccola la sorpresa di trovare il mio
nonie nella lista dei 233 personaggi noti e ignoti che sarebbero stati a vario titolo negli elenchi degli informatori
dei servizi segreti sovietici,
alcuni di loro, e io stesso, «foraggiati» e cioè retribuiti. È
notteia falsa, che mi sono affrettato a smentire con un
comunicato stampa.
In realtà, ero io ad essere
spiato. Dal rapporto numero
13, che mi riguarda, si apprende che sono stato oggetto di attenzione da parte di
Nikolay Pavlovich Anfinogenov, «che operava sotto la copertura del Dipartimento
delle Relazioni ecclesiastiche
internazionali del Patriarcato
di Mosca». Difatti, lo ricordo
bene, era un laico ortodosso
che faceva da segretario del
metropolita Nicodemo e che
incontrai a Praga nel 1962 e
successivamente nel 1963 ad
Agape. Erano gli anni in cui la
Conferenza cristiana per la
pace (Ccp) aveva aperto la
speranza di un dialogo libero
fra i cristiani dell’Est e dell’Ovest sui temi della pace e
della solidarietà internazionale e stava creando una comunione di cristiani sui due
lati della «cortina di ferro».
Dopo, il rapporto si fa più
vago: nel 1969 quando ero a
Roma come direttore di Nuovi Tempi sono stato iscritto
nella loro lista come «agente», col nome in codice di
«Turist». Poi, continua il rapporto, «un nuovo agente operativo (identità non nota) ha
incontrato notevoli difficoltà
nel riprendere i contatti e
nell’organizzare ^ collaborazione con Girardet. Secondo
l’agente, Girardet sembrava
non capire e interpretare correttamente la situazione dei
fedeli, della Chiesa e dei dissidenti in Urss. Ricorrendo a
vari pretesti, si rifiutava di
passare informazioni o di
presentarsi ad incontri».
E noto che quelli erano anni di grandi aperture, incontri e speranze. Negli spazi
aperti dal movimento studentesco e dal dissenso cattolico si frequentavano gior
Gennaio 1965: una delegazione della Conferenza cristiana della pace (Ccp) viene ricevuta al Cremlino dall’allora presidente dell’LIrss,
Mikojan. Nella foto, a sinistra: l’allora metropolita Pimen, poi patriarca, e il presidente Mikojan. In seconda fila, dal fondo, Jaroslav Ondra, Giorgio Girardet, Johannes de Graaf, Herbert Mochaiski e Joseph Hromadka, allora presidente della Ccp
nalisti di ogni tipo e nazionalità, in un clima reso vivace
dalle divisioni nella stessa sinistra, fra obbedienza Pei e
«nuova sinistra».
A leggere il testo, ritengo di
non aver dato molte soddisfazioni a chi mi spiava. Secondo un’informazione del
gennaio 1977, cioè quando
da sei anni avevo rotto ogni
contatto con la Ccp, sarei stato sulla loro lista di pagamento ma, continua il rapporto,
«Girardet avrebbe posto fine
di sua iniziativa agli incontri
con l’agente operativo. Nonostante l’elargizione dello
stipendio, le indicazioni evidenziano che la coltivazione
di Girardet non si sarebbe
mai conclusa con il suo reclutamento come agente».
Quanto al salario mensile,
di cui parla il rapporto, devo
pensare che qualcuno si sia
messo in tasca quei soldi a
nome mio, tanto più che non
ero il solo: gli «assoldati» del
1977 sono 13 elencati con i
loro nomi in codice, e anche
per altri l’informazione appare ridicola, e decisamente
smentita. Che qualche agente a corto di denaro abbia
trovato questo modo per autofinanziarsi? Tanto più che
non ho mai avuto un approccio, un’offerta, un’allusione,
un sentore. E a cosa potevo
servire? Quello che sapevamo, sul dissenso cattolico o
sui cristiani dei paesi dell’Est,
lo scrivevamo ogni settimana
nuovi leilllM pag. s
In una lettera al metropolita Nikodifn. G. Girardet, F. Glaropiccoll, M. GIrolami e M. Rostan
prendono atto che non è più poesiblle continuare a lavorare con la CCP
perchè ci siamo dimessi dalla
Conferenza cristiana della pace
^ Mil Mi CsnFc,
Barclai^u
fjohn,^”
su Nuovi Tempi. A studiarlo
bene il famoso dossier Mitrokhin rivela una quantità di
contraddizioni interne e di
informazioni casuali che lo
rendono poco plausibile: non
mi pare che meriti il clamore
che ha suscitato. Ma per me e
per noi è oggi un’occasione
per ripensare a quegli anni e
per ricordare il nostro impegno e le nostre speranze.
Avevamo individuato alcune
cause giuste, per le quali batterci e impegnarci, anche a livello politico, affrontando la
diffidenza dei benpensanti e
spesso anche quella delle nostre chiese.
Il centro propulsore era
stato l’Agape di Tullio Vinay
degli Anni 50, che ebbi il privilegio di continuare negli
Anni 60: T«agape di Cristo»
del programma originario si
traduceva in riconciliazione
politica dei nemici della
guerra appena conclusa, fra i
continenti (campi Africa), in
riconciliazione fra Est e Ovest, cominciando dai cristiani
e dalle chiese. E poi, il servizio concreto agli operai e agli
emigranti (che allora erano
italiani), e alle iniziative per
la pace. La ricaduta politica
c’era e ci doveva essere, ma
non era che una conseguenza della vocazione cristiana.
Fu così che Agape aprì all’Est, prima con Vinay e anche dopo, quando ne ero il
direttore. Fu così che iniziarono gli incontri a Praga che
avrebbero portano nel 1961 a
dare alla Conferenza cristiana per la pace la forma di
un’organizzazione internazionale e interecclesiastica,
sotto la guida carismatica del
prof. Josef Hromadka di Praga e di molti teologi della
chiesa confessante tedesca.
Si organizzò così anche, presso Agape, un Comitato regionale italiano della Ccp, che
nell’autunno 1963 ricevette la
visita di una delegazione della Chiesa ortodossa russa
guidata dal metropolita Nicodemo, che era la mano esterna del Patriarcato. Al suo seguito c’era quel tale Nikolay
Anfinogenov, che l’anno prima, secondo il rapporto, aveva cominciato a «coltivarmi»
come possibile informatore.
Ma chi non sapeva, allora,
che gli uomini di chiesa dei
paesi dell’Est, e soprattutto i
russi, non si potevano muovere e viaggiare all’estero
senza l’autorizzazione delle
loro autorità politiche, alle
quali avrebbero poi dovuto
riferire dettagliatamente sui
loro incontri? E che al loro seguito non mancavano informatori diretti, appartenenti
ai servizi segreti? Ma questo
era più un rischio e un imbarazzo per loro, per quelli che
venivano dall’Est, mentre
all’Ovest non avevamo nulla
da nascondere e tutto quello
che si diceva o faceva avveniva alla luce del sole ed era
chiaramente detto negli incontri e scritto sui giornali.
Perché ricordare queste
cose? Non solo per contrastare il polverone indegno
che si vuole alzare su quei
fatti e su quelle persone, ma
anche e soprattutto perché a
distanza di anni è bene riflettere sul nostro impegno nella
storia e sulla necessità di essere coerenti, in ogni tempo,
a quello che, secondo la nostra coscienza illuminata
dalla parola di Dio, sappiamo essere il bene. E questa
storia del dossier Mitrokhin è
Un’occasione provvidenziale
per comprendere il passato e
fare il punto sul presente.
La storia, infatti, non è un
susseguirsi di eventi fatali, un
destino al quale non si sfugge. Ora lo possiamo comprendere meglio. Nel 1968 i
promotori e protagonisti della Conferenza cristiana per la
pace vissero nella «primavera di Praga» un principio di
realizzazione degli ideali e
delle proposte politiche per
le quali si erano impegnati.
Non era destino che la società socialista dovesse miseramente crollare su se stessa,
come è poi avvenuto nel
1989. Anch’essa era fatta da
uomini, fallibili ma pure capaci di costruire cose nuove,
come si vide nel breve governo Dubeek: la «Primavera di
Praga» andava nella medesima direzione della Conferenza cristiana per la pace, ne
sembrava una realizzazione.
Le cose andarono come sappiamo, e fu la rovina. Ma andarono così per la debolezza
e la malizia e la fallibilità
umana. Possiamo immaginare che se allora a Mosca vi
fosse stato un Gorbaciov le
cose sarebbero andate diversamente: il socialismo «reale» avrebbe acquistato un
volto umano e i cristiani
dell’Est, alla fine, sarebbero
stati più liberi.
La Cecoslovacchia allora fu
«normalizzata», con l’invasione delle truppe del Patto
di Varsavia e con la gestione
politica diretta da parte del
Cremlino. Lo stesso avvenne
alla Conferenza cristiana per
la pace: essa fu normalizzata,
dal metropolita Nicodemo,
con i poteri e lo stile di un
commissario politico, mettendo da parte ogni struttura
democratica. 11 Segretario generale Ondra fu deposto, il
presidente Hromadka dignitosamente dette le dimissioni
(e di lì a poco morì), i comitati occidentali, dopo estenuanti trattative e tentativi di
conciliazione, uscirono dalla
Ccp e ne denunciarono l’avvenuta normalizzazione.
Nel 1971 anche il Comitato
regionale italiano entrò in
crisi e si divise secondo le linee che dividevano allora la
sinistra, l’area movimentistica e quella del Pd. In quattro
su otto uscimmo e le nostre
ragioni furono esposte in
una lettera al metropolita Nicodemo, pubblicata su Nuovi
Tempi del 18 luglio 1971, della
quale si riproducono in questa pagina alcuni stralci. Possono essere utili per il lettore
di oggi per comprendere le
azioni e le motivazioni di allora, che poi, sia pure indirettamente, sembrano aver dato lo
spunto alle fandonie riportate
sul documento del Kgb.
Una conclusione? Delle vicende umane, della storia,
non possiamo essere soltanto
spettatori. Dobbiamo affrontarle, con responsabilità e
saggezza, certo, ma senza
paure. Anche oggi. Certo, può
capitare di doverne pagare
dei prezzi, ma questo è parte
I integrante del nostro agire.
Le dimissioni dalla Ccp del 1971
La «primavera di Praga»
divise la sinistra protestante
Con questa lettera Giorgio Girardet si dimette della sua carica
di presidente del Comitato regionale italiano della Ccp e da vicepresidente della Commissione teologica. Gli altri firmatari si
dimettono dal Comitato regionale italiano.
Roma, 3 luglio 1971
Al Metropolita Nikodim,
Presidente del Comitato per
la continuazione del lavoro
della Ccp Rylejva, 18/2 Mosca (Urss)
Al Dr. Janusz Makowski,
Segretario generale ad interim della Ccp Jungmannova,
9 Praha I (Cecoslovacchia)
Cari fratelli,
fino all’ultimo abbiamo
sperato che questa lettera di
dimissioni non dovesse partire e che qualche segno ci fosse dato che la strada presa
dai dirigenti del movimento
dopo il 1968 potesse essere
modiflcata. Purtroppo non è
avvenuto nulla; non ci resta
dunque che prendere atto
che, nell’attuale situazione,
non ci è più possibile partecipare al lavoro della Conferenza cristiana della pace.
Le ragioni della nostra decisione vanno cercate nella
situazione che si è maturata
negli ultimi anni e in modo
più particolare nella maniera
con cui gli organi dirigenti
della Ccp hanno reagito alla
sfida degli eventi che si sono
susseguiti dopo l’occupazione sovietica della Cecoslovacchia. [...]
La Ccp era nata come una
risposta alla guerra fredda: in
quel momento era necessario
che i cristiani dell’Ovest e
dell’Est denunciassero il carattere aggressivo dell’imperialismo americano nei confronti delTUrss; era necessario che i cristiani dell’Ovest e
dell’Est si unissero per denunciare le ipocrisie e le assurdità di una crociata anticomunista, si opponessero
alle scomuniche ideologiche
del marxismo e annunziassero la fraternità dei cristiani,
in qualunque sistema politico vivessero. Non rinneghiamo queste motivazioni, che
ci hanno condotto ad iniziare
la nostra collaborazione con
la Ccp. Anche di fronte alla
decolonizzazione e all’inasprirsi dell’aggressione Usa al
Vietnam era naturale che i
cristiani manifestassero la loro solidarietà con gli aggrediti e gli oppressi.
Ma sono intervenuti successivamente fatti nuovi, dei
quali non abbiamo saputo tener conto. Sul piano internazionale, la coesistenza pacifica avviata fra le due superpotenze permetteva un discorso
più sereno e articolato sui diversi focolai di disordine
(Medio Oriente, Terzo Mondo), ma invitava anche ad
una visione più ampia dei
compiti dei cristiani per la
pace, che tenesse conto della
mutata situazione internazionale. [...] Contemporaneamente si sarebbe dovuto tener conto del salto culturale
che si verificava in quegli anni in una parte del mondo
occidentale e che coinvolgeva in modo particolare i settori cristiani più avanzati: ciò
che portava fra l’altro al moltiplicarsi dei «dialoghi» fra
cristiani e marxisti.
[...] Gli avvenimenti del
1968 hanno invece messo in
evidenza la struttura centralizzata e burocratica della
Ccp e hanno reso noti al pubblico i legami fra potere politico e dirigenti della Ccp, rendendo così poco credibile
ogni suo atto successivo. Rimanevano i legami e le buone amicizie in atto da tanti
anni e anche la convinzione
che si dovesse in qualche
modo continuare ad esprimere concretamente la propria solidarietà con le chiese
dei paesi dell’Est e continua
re il lavoro per la pace, tenendo conto dello spazio in
cui si muovono le chiese
dell’Est e dei legami che essi
hanno e non possono non
avere con i poteri politici dei
loro paesi: legami che del resto non sono più stretti (anche se molto diversi) di quelli
che legano le chiese dell’Ovest al sistema capitalistico. [...]
Se nonostante queste considerazioni cessiamo la nostra collaborazione con la
Ccp, questo avviene per due
ragioni. Anzitutto per realismo. Siamo persuasi che
nell’attuale situazione la Ccp
non serve neppure più come
espressione di solidarietà vera e si riduca un puro strumento di propaganda. [...]
Ma la ragione principale è
un’altra. A Praga abbiamo
imparato il motto che ha
ispirato la riforma hussita:
«Pravda vitezi», la verità vincerà. Ritirandoci dalla Ccp
vogliamo dire con grande affetto e con grande serietà ai
nostri fratelli:
- non crediamo che il lavoro svolto negli ultimi anni, se
deve continuare allo stesso
modo, sia un lavoro che fa
vincere la verità. È meglio il
silenzio che parole non libere, o formali o conformiste;
- non crediamo neppure
che l’attuale situazione della
Ccp serva alla libertà dei cristiani. Non è servire la libertà
il mettere dei limiti a priori
entro i quali si dovrà svolgere
il dibattito [...];
- non crediamo infine che
in questo modo si serva alla
causa della pace che è Io
scopo ultimo della Ccp, dal
momento che il discorso appare limitato dall’alto ad alcuni aspetti del problema,
tralasciandone altri. Siamo
persuasi che la pace è indivisibile e che può venire minacciata tanto dalle armi
atomiche delle grandi potenze che dal loro rifiuto di
rispondere alle giuste esigenze di libertà dei popoli.
«La verità vincerà» significa
per noi che dobbiamo cercare
altre vie, «vere», cioè autentiche per servire Gesù Cristo
nella storia. Le organizzazioni
sono come i vasi che il vasaio
crea e distrugge secondo
l’uso che ne vuol fare. Se oggi
la Ccp, perseverando nella linea attuale, si rivela non essere più uno strumento utile,
sarebbe meglio scioglierla. La
storia della chiesa è fin troppo ingombra di cocci di vasi
rotti, che avevano contenuto
un liquido prezioso ma che
oggi sono pieni solo di ragnatele e di polvere e che servono solo a confondere i pagani
su che cosa è veramente
Tevangelo di Gesù Cristo.
[...] Se siamo pronti a cambiare, siamo persuasi che troveremo altre strade, altri modi di mantenere la fratellanza che ci unisce nella fede.
Salutate a nome nostro tutti i
fratelli e le sorelle che sono rimasti nei vari comitati e che
parteciperanno alle prossime
riunioni e comunicate loro,
per favore, questi nostri pensieri per aprire un dibattito
fecondo che potrà, se Dio lo
vuole, aprire una nuova possibilità di riconciliazione e di
pace nella nostra conferenza.
Giorgio Girardet, presidente
del Comitato regionale italiano della Ccp, vicepresidente della Commissione
teologica
Franco Giampiccoli
Maurizio Girolami
Marco Rostan
membri del Comitato regionale italiano
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 22 QTTOBRf n^ vENEI
Hong Kong: Comitato esecutivo del Consiglio mondiale metodista
I metodisti di fronte alle sfide del futuro
L'incontro è stato ospitato dalla locale Chiesa metodista che conta circa 12.000
membri. Accolta la Chiesa del Nazareno. Rilanciata la campagna «Jubilee 2000»
VALDO BENECCHI
Nei giorni 19-25 settembre
si è svolto a Hong Kong il
Comitato esecutivo del Consiglio mondiale metodista di
cui è membro anche il presidente del Comitato esecutivo
dell’Opera per le chiese metodiste in Italia (Opcemi). Questo organismo, nominato dall’Assemblea generale, dura in
carica cinque anni. L’incontro
di Hong Kong è stato ospitato
dalla locale Chiesa metodista.
La vitalità spirituale e sociale
di quella chiesa è rimasta impressa in tutti noi.
70 milioni di metodisti
in 108 paesi
Da parte del Comitato per
l’evangelizzazione ci è stata
data la confortante notizia
della crescita del metodismo
mondiale, alla media di un
milione di nuovi membri
l’anno negli ultimi dieci anni.
La famiglia metodista mondiale è ora composta da circa
70 milioni di membri sparsi
in 108 paesi. Questo aumento
si verifica soprattutto in alcuni stati degli Usa, neU’America Latina con particolare riferimento al Brasile, e in alcuni
paesi africani e asiatici, fra
cui la Cina e la Corea del Sud.
A questo punto penso che
noi metodisti italiani, che
non concorriamo di certo a
incrementare in senso positivo le statistiche, dovremmo
con umiltà ma con serietà
porci degli interrogativi circa
la temperatura della nostra
vita spirituale e sulla qualità
della nostra testimonianza.
L’interno della chiesa metodista di Hong Kong
Accolta la Chiesa
del Nazareno
Il Comitato esecutivo ha
avuto la gioia di accogliere la
domanda della Chiesa del Nazareno a entrare nel Consiglio
mondiale metodista. La Chiesa del Nazareno, che affonda
le proprie radici teologiche e
spirituali nella predicazione
di Giovanni Wesley, nel mondo è una bella realtà composta di 11.482 chiese organizzate in 110 aree, con circa 1 milione e 200.000 membri. Ci
auguriamo che questo importante passo abbia ripercussioni anche nel nostro paese con
l’avvio di un rapporto di comunione più-stretto fra le
chiese metodiste e le chiese
del Nazareno.
11 segretario generale Joe
Hale, nella sua relazione introduttiva ai lavori del Comitato, ha sottolineato che il
La Chiesa metodista
di Hong Kong
Il metodismo è stato introdotto a Hong Kong nel 1843 dai
mUitari dell’esercito britannico. Qggi la Chiesa metodista
conta 19 chiese e 6 cappelle con circa 12.000 membri battezzati. Alla città di circa 7 milioni di abitanti, la Chiesa metodista offre vari tipi di servizi sociali, educativi e medici fra
cui: 8 scuole primarie, 7 scuole secondarie, 10 scuole materne, raggiungendo circa 14.000 studenti, 2 cliniche dentistiche e una casa editrice con alcune librerie.
Da sottolineare l’impegno ecumenico della Chiesa metodista: Consiglio delle chiese di Cristo in Cina, Federazione
delle chiese metodiste cinesi. Consiglio cristiano di Hong
Kong e altri organismi nazionali e internazionali. A Hong
Kong ci sono chiese battiste, luterane, awentiste, anglicane, pentecostali. Complessivamente gli evangelici sono circa 300.000.1 cattolici sono circa 230.000. La maggioranza
della popolazione è buddista e taoista. È presente una comunità ebraica.
Come è noto, dal 1997 Hong Kong sta vivendo un momento storico molto delicato, con la trasformazione da colonia britannica a regione a statuto speciale nell’ambito
della Repubblica cinese. La Chiesa metodista di Hong Kong
ha affrontato molto seriamente questo cambiamento in
particolare per quanto riguarda la testimonianza evangelica in questo nuovo contesto, l’impegno per il bene della
città e della Cina nel suo complesso. Un impegno a collaborate per una società giusta, stabile, e prospera.
«La chiesa cercherà le vie e i mezzi per servire gli altri e
non diventerà mai una sorta di partito, né cercherà di ottenere dei privilegi dal potere politico. Al contrario, cercheremo di seguire il modo in cui Dio ama il mondo servendo
piuttosto che essere serviti. Siamo impegnati nell’evangelizzazione, nell’educazione, nell’azione sociale.
Accogliamo l’invito di Cristo a essere il sale e la luce del
mondo. Sosteniamo le riforme democratiche, ci assumiamo
il ruolo di ponte in questo divario fra i ricchi e i poveri, collaboriamo per superare le carenze della sicurezza sociale, desideriamo contribuire per fare chiarezza sui valori morali, faremo pressione perché si facciano delle pianificazioni di intervento sociale a lungo termine. Nello spirito di “un paese,
due sistemi" crediamo che il popolo, il governo della città e
la chiesa debbano lavorare insieme per contribuire a consolidare il mutuo rispetto e la fiducia reciproca mediante un
dialogo onesto, la comprensione e la suddivisione delle responsabilità.
Inoltre nello “spirito cattolico” che d ha insegnato Giovanni Wesley siamo pronti a porgere la mano della comunione a
tutti i fratelli cristiani. Cerchiamo di promuovere l’unità della chiesa accogliendoci nella diversità su un terreno comune
di cooperazione».
(da un documento di una recente sessione pastorale)
Consiglio mondiale metodista è nato a Londra nel 1881
per far conoscere al mondo
l’amore, la compassione e la
sollecitudine di Gesù Cristo
per tutti i popoli. Il Consiglio
ha sempre avuto il ruolo di
promuovere gli ideali di tolleranza, di riconciliazione e
di servizio in tutto il mondo,
a incominciare dai popoli dimenticati, dai popoli la cui
vita è lacerata dalla guerra e
dai popoli schiacciati dai debiti. «Abbiamo per questo bisogno di ascoltare le voci e le
testimonianze dirette da tutte le regioni di questo pianeta, spesso così diverse dalla
realtà da cui provengono
molti di noi. Pensiamo al
Ruanda, alla Sierra Leone, a
Timor Est, all’Iraq, al Kosovo,
all’Indonesia. Conosciamo la
storia così come è vista attraverso gli occhi di coloro che
la vivono?». Nel corso dei lavori abbiamo ascoltato molte
testimonianze dei rappresentanti di quei paesi e di altri che soffrono, per cui Joe
Hale ha potuto concludere:
«Come cristiani lasciamo
Hong Kong diversi da quando siamo arrivati. E ciò è
possibile perché siamo il
Consiglio mondiale metodista che ascolta le grida che si
levano nel mondo».
Verso il nuovo millennio
A sua volta la presidente
Frances M. Alguire ha fatto
risuonare con forza la domanda: «Che cosa significa
entrare nel nuovo millennio
come popolo metodista sparso in tutto il mondo?». Non
un mondo generico e indefinito. Frances M. Alguire ha
precisato che si riferisce a
«un mondo dove tante persone hanno fame e sono senza
una casa mentre tante altre
sono sazie e posseggono più
di una casa. Un mondo dove
le guerre, i conflitti usurpano
le prime pagine dei giornali,
dove atti insensati di razzismo e di violenza mietono
tante vittime innocenti. Un
mondo dove l’egoismo e l’interesse personale prevalgono. Un mondo dove le armi,
gli strumenti bellici producono immensi profitti ai produttori e ai trafficanti».
Il Comitato, che si riunisce
di media ogni due anni, lavora per comitati permanenti:
ecumenismo e dialogo, evangelizzazione, vita familiare,
formazione teologica, culto e
liturgia, gioventù, affari sociali e internazionali, museo
metodista mondiale, finanze.
Molto importante è la società
storica metodista mondiale
di cui è co-presidente per
l’Europa la sorella Febe Cavazzuti. Prossimamente la rivista Methodist History pubblicherà un articolo di Franco
Chiarini sul movimento metodista in Italia.
Le sessione plenaria ha dedicato molto tempo all’ascolto, alla discussione e alla ap
provazione dei documenti e
degli ordini del giorno dei
comitati di lavoro. Solo qualche accenno. Il Comitato
ecumenismo e dialogo, di cui
è membro il sottoscritto, ha
fatto il punto sul dialogo in
corso ormai da alcuni decenni con la Chiesa cattolica romana, e più di recente con la
Comunione anglicana e con
la Chiesa ortodossa. Ci sono
state esplorazioni con l’Esercito della Salvezza e le chiese
pentecostali. È stato fatto il
punto sul Consiglio ecumenico delle chiese dopo l’Assemblea di Harare.
Dibattito sull'Anno Santo
Piuttosto ampio è stato il
dibattito sull’Anno SantoGiubileo cattolico. L’introduzione era stata affidata al sottoscritto che ha illustrato la
posizione delle chiese evangeliche italiane. Non è sempre facile far capire le nostre
posizioni a chiese sorelle che
non vivono nel nostro contesto italiano e che non respirano giorno dopo giorno
quell’aria pesante che respiriamo noi in un paese in cui
la Chiesa cattolica romana
non è più la religione di stato,
ma che lo è ancora. Per quelle chiese il Giubileo in molti
casi è sentito molto lontano e
periferico rispetto ai loro interessi, avendo a che fare con
un cattolicesimo dal volto diverso rispetto al nostro.
Molto importante il lavoro
del comitato affari sociali e
internazionali. È stato presentato un documento sull’Indonesia, un documento di
sostegno alla campagna «Jubilee 2000» a favore della cancellazione del debito dei paesi
del Sud del mondo. A questo
proposito un appello è stato
rivolto al popolo metodista
affinché si mobiliti in tutto il
mondo per sostenere questa
campagna. La commissione
ha ancora presentato un documento per un’economia
globale più giusta ed equa e
ha ottenuto l’approvazione
per l’adozione dell’appello
della Comunità di Sant’Egidio
per una moratoria per la pena
di morte per l’anno 2000.
Il Comitato per l’evangelizzazione non è un semplice
comitato di studio, ma un
vero e proprio dipartimento
per l’evangelizzazione chiamato «World Methodist Evangelism Institute» che si
serve di una rete di segretari
regionali in Europa, Africa,
America Latina, Usa e in alcuni paesi asiatici. Si organizzano seminari regionali
(tre anni fa ne è stato organizzato uno a Ecumene), in
collaborazione con le facoltà
teologiche si organizzano
corsi di formazione, si sostiene la nascita di nuove chiese.
Il Comitato ha avviato la
preparazione dell’assemblea
che si terrà a Brighton, in Inghilterra, nel 2001.
Come cambiare la vita
della gente?
In conclusione, rincontro
di Hong Kong che ha avuto
come tema di fondo: «Ispirati
al nostro passato, sfidati dal
nostro futuro», si è concluso
con una domanda programmatica con cui le chiese metodiste dovrebbero accompagnare la propria testimonianza in questo passaggio di
secolo e di millennio: «Come
cambiare la vita della gente,
della nostra città, del nostro
paese?». Si tratta di investire
nel futuro la nostra testimonianza. Dio ha investito molto, anzi tutto per la nostra
salvezza. Che cosa investiremo noi per lui?
Facciata della chiesa metodista di Hong Kong
«jubilee 2000»: nuova raccolta di firme
nelle chiese metodiste di tutto il mondo
HONG KONG — Non sono bastate i 15 milioni di firme rat
colte da «Jubilee 2000» per convincere il G8 dell’opportunitàii
azzerare il debito internazionale dei paesi più poveri. A Colt
nia all’inizio di quest’anno, infatti, gli otto paesi più industrii
lizzati del mondo hanno deciso di concedere solo la carrceli
zione di un quarto del debito accumulato. «Troppo pocopa
chi combatte ogni giorno per la sopravvivenza» è stato il coi
mento del Consiglio mondiale metodista riunito a Hong W
a fine settembre, che ha deciso di aderire al movimento Jubis
2000, promuovendo tra le proprie comunità di tutto il monili
una nuova campagna di raccolta di firme per appoggiare la n
chiesta di un eizzeramento totale del debito. (nevlw
Usa: colloquio islamico-cristiano
sulla libertà religiosa organizzato dal Cec
HARTFORD (Usa) — Una trentina di teologi, universitari
altre personalità giunti da 17 paesi si sono riuniti dal 14 all
ottobre a Hartford (Connecticut), per un colloquio sultem*
«Libertà religiosa, diritti collettivi e diritti individuali: una 0
spediva islamico-cristiana». Organizzato dall’équipe «r3PP®J
e dialogo interreligiosi» del Consiglio ecumenico delle chie
^ uci v-.uuaigiiu eLUUiciiicu —
(Cec), il colloquio rientra nell’ambito degli sforzi compi'tl'
istituire un forum permanente islamico-cristiano s
diritti della persona. Ritenendo che la libertà religiosa stia n
ventando un argomento di dissenso, i partecipanti si sono
sfof
nonché uf
Germania: conferenza triennale
delle chiese luterane europee
MEISSEN — Sessanta leader luterani di venti paesi e
iurop*
si sono incontrati a Meissen (Germania) dal 26 al 30 se
itteniW
cW
----- a lYicissen ^VJe^^lama; uai zo tu ju
scorso per la conferenza triennale delle chiese europeo
fanno parte della Federazione luterana mondiale. |
dell incontro, «Il Vangelo all’alba del terzo millennio»: al
—.......vtuigciu all ama uei terzo iiiiiiciuuY/- ■ u.
tro del dibattito, l’annuncio evangelico in una Europa
nZZ3.t£L G Ig ÌGStlTTlfìtlidtì'7ii olla ntiOV© Ot
rizzata e la testimonianza cristiana di fronte alle nuove —
ni e disuguaglianze che emergono nel continente doP° ® (
duta dei muri. I partecipanti hanno espresso «gratitu
speranza» per l’imminente firma (Augusta, 31 ottobre) ^
dichiarazione comune fra,<:attolici e luterani sulla dottnn
la giustificazione: anche se non è stato ancora raggiu^
«completo accordo su tutti gli aspetti della dottrina u®“® ^
stificazione», i risultati di questo processo ecumenico
ranno la causa del Vangelo nel prossimo millennio in t
inondo, e faranno avanzare la strada verso la cumunio^^^^|
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0^-' Interessante convegno internazionale a Torino su «La scena degii addii:
Morte e riti funebri in Occidente
Oggi le religioni storiche sono in difficoltà nel dare senso ai rituali funebri
per questo la società contemporanea sta creando rituali nuovi e alternativi
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I rapidi cambiamenti che
hanno segnato e caratterizzato gli ultimi decenni delle società occidentali contemporanee potevano non
interessare la morte e i riti funebri che li accompagnano?
Certamente no: così la Fondazione «Ariodante Fabretti»', dopo un primo seminario dedicato alla rappresentazione del corpo nei riti funebri^ ha deciso di organizzare
un convegno internazionale
su: «La scena degli addii.
Morte e riti funebri nella società occidentale contemporanea», svoltosi a Torino, il
24-25 settembre scorso. Il
convegno si è articolato in tre
momenti che hanno permesso di passare dalla percezione del corpo nella società
contemporanea («La morte
del corpo») all’esplorazione
delle varie ritualità che accompagnano Tatto della sua
sepoltura {«Vecchi e nuovi riti»), senza tralasciare come
aspetto centrale le procedure
simboliche e culturali che
Sttutturano ogni rito funebre
(«Valenze culturali e simboliche del rito funebre»).
La riflessione è partita dalla
centralità del corpo nella cultura della modernità occidentale. Per il prof. Alfredo
Milanaccio (Università di Torino) la modernità occidentale è soprattutto produttrice di
pensieri dualistici, per cui essa è dominata da un insieme
di ambivalenze determinate
dalla contrapposizione tra ragione e soggetto, razionalità
strumentale e soggettività
identitaria. In questo contesto culturale il corpo è considerato 0 come organismo
(macchina, assemblaggio di
pezzi, catalogo di parti staccabili) 0 come ricerca di una
identità tendente a una autoreferenzialità totalitaria. Infatti la scienza, e in particolare le scienze biomediche, riducono il corpo a una «macchina» su cui intervenire con
le proprie conoscenze e i
propri strumenti tecnici,
mentre le scienze umane, in
particolare la psicologia, riducono il corpo a proiezione
di un immaginario senza storia e senza prassi. In questo
orizzonte sovraccarico di saperi, il risultato è la riproposlzione della separatezza,
della alterità del corpo e
dell’io, per cui le scienze del
corpo non riescono a produrre una conoscenza adeguata
^1 superamento di tale altentà. Se ho capito bene, il problema della distanza che si
avverte tra l’esistenza della
persona e il suo corpo è tale e
profonda che nessuno si vive
come «corpo», nessuno si
«sente» corpo (si dice «io ho
due mani, due piedi», ma
quasi mai «io sono due mani,
due piedi»), e la morte del
corpo viene vissuta come una
violenza portata all’io della
persona.
Adriana Cavarero (Università di Verona), a partire dalAntigone di Sofocle, ha messo m evidenza Tinconciliabiità tra le figure del lutto legafi al singolo individuo e quelalla dimensione
pubblica della società. Il lutto
di Antigone è passione per
relazioni corporee spezzate.
Che il rito funebre della città
non può consolare. Nella tragedia due mondi si scontra,?■ hn corpo di ossessiva radice consanguinea, il quale
tende né all’universalità
fi alTimmortalità e una pois, ossessivamente fondata
ulla funzione della parola
I orazione funebre), che negfi la contingenza del vivente
La personificazione deiia morte nei «Settimo sigiiio» di ingmar Bergman, 1956
e disprezza il suo essere mortale. Di fronte alla morte, ha
concluso la Cavarero, il legame tra i morti e i viventi può
e deve essere mantenuto attraverso la memoria e il racconto: Antigone non ha parole e gesti per elaborare il proprio lutto, ma nemmeno la
«città» ha parole per i suoi
morti, perché, nel celebrarli
attraverso l’orazione funebre,
essa li ricolloca semplicemente alTinterno del proprio
orizzonte, autocelebrando se
stessa e non la loro memoria.
In entrambi i casi il rapporto
tra i vivi e i morti viene reciso
definitivamente.
La seconda sessione del
convegno ha affrontato la
questione dei rituali funebri
e delle loro trasformazioni
nella società contemporanea. Il dato comune da cui
sono partiti gli interventi è
stato il seguente: la morte è
«creatrice di forma» e, con
essa, inizia la cultura, perché
la vita e la morte sono implicate Tuna nell’altra come figura e contorno, per cui attorno alla morte si sono prodotte da sempre cosmologie,
sistemi di scambio e sistemi
simbolici capaci di contrastare il disordine che essa
crea. Nella società contemporanea aUa negazione della
morte corrisponde il venir
meno di questo complesso
apparato simbolico costituito da credenze, pratiche sociali comuni, obblighi e azioni volontarie reciproche, oc
casioni di re-incontro. In
questo contesto in trasformazione le religioni istituite
non sembrano essere più in
grado di dare essenzialità e
profondità significativa ai loro rituali funebri, per cui la
società si muove aUa ricerca
di matrici o religiosità da cui
far discendere nuovi rituali
funebri.
Di questi nuovi rituali funebri si è occupato il terzo momento del convegno, rendendo testimonianza di quanto
accade soprattutto in altri
paesi europei. In Olanda si afferma sempre di più una ritualità funebre improntata al
«fai da te», in cui l’individuo,
da solo o rivolgendosi a imprese funebri organizzate o
addirittura ad associazioni
nate ad hoc, organizza e predispone le proprie future esequie. Il dato interessante è il
prevalere in questo tipo di riti
funebri di elementi chiaramente sincretistici, i quali
mettono e fondono insieme
sensibilità e visioni sulla morte prese da diverse istanze religiose e laiche. In Gran Bretagna, dove si ricorre alla cremazione nelT80% delle morti,
è aumentato il numero dei
parenti che portano a casa le
ceneri del defunto per conservarle presso di sé, o per
depositarle in luoghi cari ai
morto quando era in vita. Anche in questo caso si diffondono nuove ritualità che accompagnano l’addio al proprio caro. A Marsiglia lo scul
tore torinese Michelangelo
Pistoletto ha creato un luogo
«laico» dove si possono celebrare «funerali» atipici. L’impressione è dunque che, di
fronte all’incapacità delle religioni storiche di dare senso
ai rituali funebri, la società
contemporanea si crei rituali
funebri alternativi, grazie ai
quali essa possa recuperare la
funzione collettiva di ogni rituale, funzione finalizzata a
curare la ferita infetta dalla
morte al tessuto comunitario:
riparare al vuoto inaccettabile della morte; testimoniare
l’appartenenza dei morti alla
comunità: ridare dignità a chi
rischia di non avere più nemmeno il diritto a un’identità
sociale riconosciuta. A quanto pare in questi paesi le chiese storiche, preoccupate della
perdita di consenso anche in
quello che sembrava rimanere un loro feudo eterno, si
stanno dando da fare per recuperare il terreno perduto.
(1) La Fondazione Ariodante
Fabretti nasce dall’esperienza
del Centro studi omonimo, sorto a Torino nel 1992 per iniziativa della Società per la cremazione. I suoi obiettivi tendono alla
rimozione del tabù che circonda
nella nostra società il discorso
suila morte e alla elaborazione
di una cultura specifica nel
campo della cura dei morenti,
dei funerali e dell’assistenza alle
persone in lutto.
(2) M. Tartari (a cura di): La
terra e il fuoco. I riti funebri tra
conservazione e distruzione.
Roma, Meltemi, 1996.
Pubblicati gli atti del convegno
Donne delle minoranze
fra ebraismo e Riforma
MADDALENA GIOVENALE
_________COSTABEL_______
Nella collana «Nostro
tempo» la Claudiana ha
raccolto e pubblicato i saggi
del convegno «Donne delle
minoranze; ebraismo e Riforma»* tenutosi alTUniversità di Reading (Inghilterra)
nel 1998. Nella premessa viene spiegato come questo
convegno sia stata la prima
occasione di un «confronto
al femminile delle comunità
ebrea e protestante in Italia»
e si sottolinea come sia giusto, e aggiungeremo significativo, che ciò sia avvenuto
nel centocinquantenario
della concessione dei diritti
civili a valdesi ed ebrei.
Un libro interessante, in
certi punti inatteso, che porta
a conoscenza,una storia in
gran parte ancora oscura, per
quanto riguarda le ebree (Anna Foa). E stimolante conoscere la vita delle donne
ebree nella famiglia e nella
comunità, la loro posizione di
sottomissione ma a volte anche di potere, soprattutto per
quanto riguarda certi settori
come il commercio, l’amministrazione dei capitali, l’educazione dei figli. A questo
proposito si legga la descrizione della Jewish Momie e
delle dinamiche familiari
condizionate dalla vita nei
ghetti. Altrettanto interessanti sono i saggi che riguardano
le donne valdesi dal tempo
dei barba al «Decennio ecumenico di solidarietà delle
chiese con le donne» (19881998), attraverso persecuzioni e difficoltà. Non è infatti
mai stato facile per le donne
Tullia Zevi, già presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane
Un programma televisivo che preannuncia il «clima culturale» del 2000
Curiosità e banalità dei molti modi per cercare Dio
RENZO TURINETTO
Martedì 5 ottobre, aiT
ora dei nottambuli casuali o irriducibili, Raiuno ha
mandato in onda circa 40
minuti di «Alla ricerca di Dio:
viaggio nella teologia verso il
terzo millennio», progreimma
di Bruno Forte ed Enrico Finto, specie di numero zero di
una serie ancora non si sa
(guanto lunga, con veloce
carrellata di diverse personalità, presentate in didascalia
quali teologi.
Subito una voce fuori campo pone la domanda peraltro
non nuovissima: Dio è una
ipotesi fra le tante? e aggiungendo che la teologia cristiana si deve confrontare con
quella di Israele, appare Shalom Rosenberg che sintetizza: «Ci sono tre idee nella
teologia ebraica: il Dio della
creazione, della redenzione,
della resurrezione». Vengono
poi René Sirat, gran rabbino
di Francia: dopo, con bmschi
salti, il formicaio umano di
Tokio: Johannes Baptist Metz
di Münster in Germania, per
il quale «Dio è un’idea filosofica? Politica? La crisi di Dio è
connessa con quella dell’uomo». Dopo siamo a Santiago
de Compostela con Andres
Torres Queiruga; «C’è un non
incontro tra fede e ricerca».
Flash dagli Stati Uniti con i
telepredicatori (perché in
certe occasioni si pesca nel
torbido?), la teologia della
prassi, quella femminista e
Elisabeth Johnson di New
York: «La teologia è nelle mani dei laici e delia loro esperienza». Passiamo a Lima,
con la processione in onore
del patrono san Martino ma
anche con la teologia della liberazione, mentre Gustavo
Gutierrez chiede: «Come dire
al popolo povero e innocente
che Dio lo ama?». Per carità,
quesito assolutamente vero e
drammatico, senonché qualsiasi «povero e innocente»
potrebbe a sua volta ribattere a chiunque faccia quella domanda: già, come dir
glielo, se glielo dici soltanto?
In Grecia icone e liturgie e
sua santità Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli: comunica che «La
tradizione dell’ortodossia è
rinnovamento e rinascita»; in
Giappone shintoismo, un
matrimonio, i simboli, i gesti.
Intanto dappertutto (voce
fuori campo), «in America
Latina, Africa, Asia, leader
e fedeli delle diverse religioni s’incontrano sempre più
spesso, anche per lottare
contro l’immoralità», e si ricorda che «per Tommaso
d’Aquino la teologia è come
un’impronta divina in noi».
Si finisce con Olivier Clément, ortodosso di Parigi, e
con Bruno Forte della Facoltà
teologica cattolica di Napoli:
«Ci vuole l’incontro non con
dei libri ma con la fede di
gente che vive». A proposito
di italiani sempre la stessa
solfa, non c’era in patria
qualche evangelico da convocare perché, se non avesse
rifiutato, facesse anche lui (o
lei) la rapida comparsa e dicesse la sua?
Ora però metto le mani
avanti: la presente non è che
una segnalazione temporanea e frettolosa perché il programma si avvierà in pieno
tra qualche giorno, il giovedì,
se vi interessa state attenti. È
una delle svariate operazioni
agganciate al giubileo cattolico: ma se pure dovesse rivelarsi un fenomeno, non appare felicissimo il titolo con il
suo linguaggio ormai di massa, mediático, omologato e
via globalizzando: «Alla ricerca di Dio». «Oggi questo Dio
ci esce dalle orecchie!», osava
gloriosamente Giorgio Tourn
pochi giorni fa in una conferenza su Karl Barth a Torino,
spiazzando il pubblico, «bisognerebbe piuttosto parlare
di Gesù Cristo», rincarava.
Aspettiamo le puntate successive di questo serial teologico? Il suo inizio non si direbbe folgorante. Stando al
primo assaggio. Damasco
sembra altrove.
valdesi farsi riconoscere in
quanto tali, avere spazi autonomi: basti pensare al lungo
cammino per il pastorato, alla difficile vita della moglie di
pastore, all’impegno civile
delle maestre in territori ostili e così via...
È quindi un libro che ci incoraggia a scoprire la vita, la
personalità, il coraggio delle
donne che appartenevano a
minoranze religiose, le loro
conquiste ma anche i momenti bui e disperati (nel
saggio «Mogli, madri, figlie...» di Susanna Peyronel
Rambaldi). È un libro che
sottolinea, ancora una volta,
come la storia delle donne
sia stata avvolta da una nebbia di indifferenza e di voluta
ignoranza. Nella premessa si
fa cenno infatti alle «zone
d’ombra», alla carenza delle
fonti che oltre tutto sono
«quasi sempre di parte maschile e troppo spesso addirittura fonti nemiche o quanto meno altre» (pag. 6).
Nell’intervento iniziale di
Tullia Zevi, che apre la tavola
rotonda a chiusura del convegno, le analogie e le differenze vengono messe in evidenza e giustamente viene
affermata l’importanza di
continuare sia Tanalisi sia il
confronto. «Possiamo partire
- dice Tullia Zevi - come si
dovrebbe partire sempre,
chiedendo a noi stesse, e le
une alle altre: chi siamo, da
dove veniamo, dove andiamo»? Non si può certo «dire
tutto», ma questo è un libro
che può aiutare le donne a
considerare degna di rispetto
e di studio la loro storia.
(*) Claire e. Honess-Verina R.
lONES (a c. di): Le donne delle
minoranze. Le ebree e le protestanti d’Italia. Torino, Claudiana, 1999, pp. 335, £ 34.000.
Chiesa di Bari
Un Quaderno
sulle donne
nel valdismo
È uscito il Quaderno n. 8
della Chiesa valdese di Bari,
dedicato a «Le donne nel valdismo» e curato da Evelina
Vigliano. Il Quaderno contiene due studi preparati in occasione del XVII Febbraio
1999: il primo è quello che dà
i titolo al quaderno stesso;
l’argomento del secondo è
«Le donne alla conquista dei
propri diritti nelia Chiesa valdese», dal diritto a far parte
dell’elettorato a quello del
ministero pastorale.
Il Quaderno presenta anche una piccola «antologia»
di brevi brani suiTargomento, tratti dagli scritti di vari
autori, ed è corredato di parecchie illustrazioni sul tema,
fra cui alcune riproduzioni di
opere di Paolo Paschetto, per
cortesia degli eredi. Il Quaderno è disponibile presso la
Chiesa valdese, corso Vittorio
Emanuele 138,70122 Bari.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 22 OTTOBRF
Un dibattito promosso dal Comitato torinese per la laicità della scuola
Una parità scolastica che non piace
L'offensiva politica dei liberisti e dei cattolici riduce la scuola un servizio come
un altro, mentre è un compito istituzionale fondamentale dello stato laico
CESARE PIANCIOLA
IL Comitato torinese per la
laicità della scuola ha promosso l’il ottobre, nella sala
dell’Antico Macello di Po, un
dibattito sul disegno di legge
sulla parità scolastica approvato dal Senato il 21 luglio e
ora in discussione alla Camera. Ha introdotto il presidente del Comitato, Attilio Tempestini: questa legge non ci
piace perché aumenta considerevolmente le sovvenzioni
del ministero della Pubblica
istruzione per il mantenimento delle scuole elementari parificate (+60 miliardi) e
per la partecipazione alla
realizzazione del sistema
prescolastico integrato (+280
miliardi); perché introduce il
«sistema nazionale d’istruzione» che si articolerebbe in
scuole statali e in «scuole paritarie private e degli enti locali»; perché la parità tra la
parte e il tutto avvantaggia le
scuole di parte, le scuole di
tendenza, in particolare le
scuole cattoliche.
Siamo dunque per un trattamento scolastico giuridicamente «equipollente» degli
alunni, ma senza confusione
tra privato e pubblico (e nel
pubblico rientrano anche le
scuole degli enti locali). La
Costituzione, all’art. 33, prevede per l’istruzione due sistemi, pubblico e privato,
con funzioni e finalità differenti. Ma, ha osservato con
«profonda tristezza per il declino della Costituzione» Ugo
Spagnoli, siamo lontani dai
tempi in cui alla Costituente
Dossetti e Moro dichiaravano
di essere interessati alla libertà e non ai finanziamenti.
La firma della Costituzione repubblicana
e anche dai tempi in cui il
primo governo di centro-sinistra cadde sulla questione
di pochi milioni alle private.
Viviamo in un periodo in cui
si svuotano di fatto intere
parti del testo costituzionale
senza abrogarle formalmente
e di questo una parte della sinistra ha gravi responsabilità.
«Con la perdita di identità dei
partiti della sinistra - ha affermato di rimando Beniamino Lami, segretario del Sns
Cgil - si producono insicurezza e apatia che rafforzano
gli avversari».
Tra l’offensiva dei liberisti
e quella dei cattolici ha scarsa visibilità politica un progetto di scuola non come
servizio pubblico ma come
compito istituzionale fondamentale dello stato laico. Il
sindacato scuola Cgil ha tenuto e ha frenato spinte contraddittorie che ci sono anche al suo interno ma occorre un ampio movimento che
sappia verificare con la prati
ca politica, con le più ampie
mobilitazioni possibili, a cominciare dagli studenti, se è
vero ciò òhe dicono i sondaggi, e cioè che il 60% degli italiani è contrario al finanziamento delle scuole private.
È poi intervenuta Antonia
Sani, portando le proposte
del Fomm «per la scuola della Repubblica», a cui aderiscono i Comitati laici, numerose associazioni democratiche di insegnanti, studenti e
genitori, e parlamentari di
varia collocazione politica.
«Si tratta - ha detto - di ricostruire e diffondere una cultura della scuola pubblica
laica e pluralistica. Le scuole
private, nell’ordinamento repubblicano, hanno “piena libertà”, ma nessun ruolo sussidiario o di supplenza rispetto all’obbligo della Repubblica di istituire “scuole
statali per tutti gli ordini e
gradi” (art. 33 deìfla Costituzione), e non possono accampare, sotto il pretesto
della parità, alcun diritto a finanziamenti, diretti o indiretti». Su questo impianto rigorosamente costituzionale, i
primi tre articoli del testo
unificato predisposto dal
sen. Biscardi alla VII Commissione istruzione erano
molto chiari; poi le cose si
sono ulteriormente imbrogliate con un compromesso
politico nella maggioranza
che, se ha per ora evitato il
voto trasversale dell’area cattolica, rappresenta un «primo passo» verso il sistema
integrato pubblico-privato, al
quale ne seguiranno altri.
Che fare? Il Forum «per la
scuola della Repubblica», tra
le varie iniziative, sta preparando a Roma un Convegno
di giuristi e costituzionalisti
per la fine di ottobre e una
proposta di legge di iniziativa
popolare che definisca secondo il dettato costituzionale diritti e doveri delle scuole
private, anche come strumento di sensibilizzazione
dell’area laica e democratica
nel paese. Dal 13 settembre si
è aperta in Emilia Romagna
la raccolta delle 40.000 firme .
necessarie per svolgere il referendum abrogativo della
legge regionale che finanzia
le scuole private. Su «Laicità
notizie»* di settembre i lettori
di Riforma che vogliono contribuire alla mobilitazione a
sostegno della scuola di tutti,
credenti e non credenti, contro la frammentazione dello
spazio pubblico per linee
ideologiche e confessionali,
potranno trovare tutte le
informazioni.
(*) Supplemento al trimestrale
«Laicità», via Donizetti, 16 bis,
10126 Torino, tei. 011-6687258.
A colloquio con Margherita Drago che ha condotto una sperimentazione
I primi tratti riconosciuti dell'autonomia scolastica
Dall’anno 2000-2001 il Progetto autonomia della scuola
sarà generalizzato all’interno
del sistema scolastico italiano. Abbiamo voluto chiedere
a una dirigente scolastica, la
dott. Margherita Drago del I
circolo didattico di Pinerolo,
le sue considerazioni visto
che quel circolo è stato individuato lo scorso anno come
uno degli istituti destinati, a
livello nazionale, a essere monitorato per la sperimentazione dell’autonomia.
- Prima di entrare nei particolari quali sono le considerazioni e la valutazione di ordinegenerale?
«La sperimentazione dell’
autonomia si è svolta quasi
contemporaneamente al monitoraggio e il coinvolgimento
in questa iniziativa ha contribuito a far seguire in modo
più sistematico, anche dall’interno, un processo in atto
nel circolo. Si è trattato di
un’esperienza positiva che ha
offerto, in particolare al gruppo dei docenti referenti per il
Progetto autonomia la sensazione, positiva e nel complesso gratificante, di essere seguiti e riconosciuti con la possibilità, costruttiva, di parlare
del proprio lavoro e di confrontarsi con gli altri. Progettare l’autonomia ha evocato,
specialmente all’inizio del
percorso, una sorta di immaginario legato all’idea di libertà, di possibilità e apertura
finalmente lontani da rigidità
e imposizioni di carattere burocratico. Non per nulla il Nucleo di supporto all’autonomia ha definito l’insieme delle
progettualità presentate Tanno scorso dalle scuole un vero
e proprio “libro dei sogni”...».
- Quali sono le difficoltà, allora, i disagi nel misurarsi con
la «mutazione» innescata dall'autonomia?
«Riferirsi all’autonomia
non implica soltanto pensieri
positivi e ottimistici, anzi
crea interrogativi, dubbi, timori e sospetti soprattutto
legati al fatto che la scuola è
coinvolta in grandi e complessi cambiamenti volti a ridisegnarla totalmente. Con
l’autonomia viene coinvolto
un intero sistema nel quale
agiscono persone con funzioni e ruoli differenti, ma anche
diverse nell’ambito dello
stesso ruolo e alla cui soggettività è comunque riconosciuto un valore».
- Nella Lettera circolare 194
del 4 agosto 1999 il ministro
aveva indicato alcuni indicatori (flessibilità, integrazione,
responsabilità) per guidare le
scuole nella stesura del Piano
dell'offerta formativa (Pof).
Quali gli snodi che si sono manifestati?
«Flessibilità significa pensare a proposte operative di
carattere innovativo che riguardano, a esempio, l’organizzazione delle classi e Tarticolazione dei curricoli, ma
tutto ciò implica essere disponibili al cambiamento; integrazione vuol dire uscire
dalTautoreferenzialità che ha
spesso caratterizzato il mondo della scuola, accettare il
confronto, sapersi porre in
relazione e saper condurre la
relazione stessa; responsabilità implica superare la logica
della delega ad altri per le decisioni ultime e, al contrario,
riconoscere a se stessi, a seconda del proprio ruolo e del
proprio compito, la possibi
lità e il dovere di saper scegliere e portare avanti un
progetto fino a valutarne i risultati».
- Qual è il metodo e quale la
strategia per affrontare la
nuova realtà?
«L’importanza della collegialità come metodo e strategia, ma anche come atteggiamento culturale, come capacità di mediare tra le diverse
posizioni per giungere a scelte condivise. Tanto più forte
è la collegialità tanto meglio
si agisce nel contesto e si regge bene uno degli altri problemi delTautonomia: la gestione di diverse figure che si
affacciano al mondo della
scuola attraverso la molteplicità di iniziative finalizzate
all’arricchimento dell’offerta
formativa. Progettare l’autonomia rappresenta, d’altro
canto, una grande opportunità per il personale della
scuola di mettere a frutto la
capacità creativa nelTideare
percorsi diversi, legati alle
esigenze del contesto territoriale, dando voce a professionalità talvolta sottovalutate;
costituisce uno stimolo per la
crescita culturale di coloro
che lavorano nella scuola attraverso lo sforzo di decentrarsi e di tener conto del
punto di vista di altri; i colleghi, ma anche gli altri istituti,
il territorio, gli enti, la comunità... Diventa quindi essenziale saper gestire la comunicazione fra i soggetti individuando, oltre a un linguaggio
comune, tempi e spazi per
parlare e per ascoltare».
- Qual è allora il ruolo della
famiglia nel contesto della
nuova organizzazione?
«È di primaria importanza
il rapporto con la famiglia, interlocutore essenziale soprattutto per la scuola delTobbligo, alla quale si indirizza il
Piano dell’offerta formativa e
ciò non solo perché essa rappresenta l’utente, ma anche
perché costituisce il cardine
dell’educazione. Rendere i
genitori degli alunni consapevoli del processo delTautonomia non è sicuramente
facile, come non lo è assicurare loro la conoscenza precisa di quanto la scuola intende realizzare. Spesso alla
famiglia viene attribuita la
tendenza a fermarsi all’apparenza dell’offerta formativa
cercando la quantità nelle
proposte, la varietà delle iniziative per i ragazzi. D’altro
lato non mancano interesse e
disponibilità alla collaborazione da parte dei genitori a
partire dai momenti di accoglienza e aggregazione ad altre occasioni in cui essi prestano alla scuola le loro competenze come esperti nelle
classi o nell’ambito degli organi collegiali. È però di fatto
compito della scuola individuare le strategie più idonee
a iniziare e mantenere viva
questa relazione, dalla quale
possono nascere fiducia e
condivisione per un intervento coerente nei confronti dei
bambini. L’autonomia, che
richiama alla capacità di ogni
scuola di esprimere un’identità forte, implica per gli addetti ai lavoro la necessità di
dare spessore culturale e sociale alla propria proposta,
ma anche la capacità di comunicare in modo esauriente, rispettoso e rassicurante
con la famiglia e, attraverso
questa, con l’alunno stesso».
L'esempio della Francia
Una Federazione protestante
degli operatori scolastici
FRANCO CALVETTI
Nel momento in cui all’interno della Federazione delle chiese evangeliche si va facendo strada l’opportunità di organizzare un’
aggregazione fra gli operatori
della scuola, e l’incontro del
31 ottobre a Roma sarà un
momento fondante, è bene
guardare come si muovono i
riformati in Europa.
La Federazione protestante dell’insegnamento (Fpe) è
stata creata nel 1948 e raggruppa personale docente e
non docente di tutti i gradi di
scuola compresa l’Università; lo scopo è quello di confrontare la pratica educativa
con TEvangelo e con la tradizione protestante, vivendo
appieno l’impegno per la laicità nell’insegnamento e nella confessione della fede. La
parola d’ordine è fin dall’inizio «laicità aperta», cercando
di affrontare in modo serio la
questione scuola pubblica e
scuola privata. La Federazione è attenta all’evoluzione
della società, della scuola,
delle nuove generazioni. Intende tuttavia non lasciare
cadere nel vuoto la questione
religiosa tanto che la Fpe, in
collaborazione con il Centro
regionale di documentazione
di Créteil, ha ultimamente
pubblicato una serie di schede pedagogiche destinate alla scuola pubblica in cui si
presentano i testi biblici che
sono nei programmi delle
varie discipline; l’iniziativa
prende il nome «Leggere i testi biblici a scuola».
La Fpe è in rapporti di studio, di incontri e di progetti
con altre associazioni presenti in Europa come la Federazione internazionale degli insegnanti protestanti, le
associazioni cattoliche, le associazioni laiche con le quali
organizza seminari nell’ambito dell’Associazione cristiani-scuola laica e con la Lega
delTinsegnamento. All’interno della Federazione è stato
costituito un dipartimento
che mira a studiare il tema
dell’educazione sotto Tangolatura protestante, rilevando
l’originalità dell’educazione
ispirata al messaggio biblico
che richiede un’educazione
profonda che spezza i dog.
matismi e porta alla libertà
intellettuale.
Nel luglio scorso si è tenuto i
a Chambon-sur-Lignon un
congresso che aveva conte i
tema portante «Gioventù
spiritualità e fede», un interrogarsi sui giovani e la ricerca
del senso della vita. Dal dibattito è emerso che nel dialogo con i giovani occorre
partire sempre dal vissuto e
dall’idea che ogni giovane si
fa circa il mondo e la spiri.
tualità. L’adolescenza è un
tempo di lutti delle varie illusioni, compreso il lutto circa
le immagini che si hanno di
Dio. Un tempo di interrogativi, di dubbi, di scelte durante
il quale il giovane va aiutato a
staccarsi dalle rappresentazioni pagane e stereotipate di
Dio. La rivolta contro Dio è il
primo segno di maturità spirituale. È il momento di accompagnarli nella scoperta
del Dio della Bibbia facendo
appello alTinterdisciplinarità
che permette al giovane di ricostituire il puzzle delle conoscenze e arrivare tramitela
funzione simbolica al dialogo. Occorre arrivare a coltivare la differenza e non l’indifferenza. Pastori, sociologi,
psicologi, animatori giovanili
si sono impegnati a fondo sul
tema che dà importanza al
momento del passaggio, passaggio dalla schiavitù alla libertà, dalla morte alla vita,
dal ripiegamento su se stessi
alla vocazione.
La riflessione sulla gioventù, la spiritualità e la fede
ha impegnato gli adulti a essere «accompagnatori dei
passaggi», secondo la parola
biblica di Genesi 12; «Volgiti
verso te stesso e verso il paese che io ti mostrerò». L’educazione protestante, se ve n’è
una, lascia il passo alla grazia
di cui i riformatori furono
scopritori.
Chi fosse interessato a entrare in contatto con la Fpe
può richiedere la rivista Foiéducation, 47, rue de Clichy,
75311 Paris Cedex 09.
PER UN COLLEGAMENTO ORGANICO FRA INSEGNANTI
E OPERATORI SCOLASTICI EVANGELICI IN ITALIA
Roma, 31 ottobre-1° novembre 1999
Aula raagna-Facoltà valdese di teologia - via Pietro Cessa, 40
Programma
Domenica 31 ottobre:
ore 9,30
ore 10
ore 10,30-11
orell
ore 11,30-13
ore 13,30
ore 15,30-19
Arrivi ed accoglienza
Meditazione biblica a cura di Giorgio Girardet
Pausa caffè
Excursus introduttivo a cura di F. Calvetti
Interventi dei delegati regionali (verifica situazioni locali, identità e ruolo delTAssociazione, ecc.)
Pranzo (presso la Casa valdese)
Tavola rotonda: presiede R. Ciappa; interventi di'
L. La Malfa; Le sfide della cultura e della scuola
in Italia
Ore 20
R. Eynard: Formazione e aggiornamento degli
insegnanti in Italia e in Europa
E. Bein; Laicità e interculturalità nella scuola
del 2000
N. Pant^eo: Esperienze di formazione degli to'
segnanti sulla questione religiosa in una realtà
multietnica
Dibattito e repliche
Céna (presso la Casa valdese)
Lunedì 1® novembre:
ore 9-10
ore 10-12
ore 12,30
Presentazione dello Statuto a cura di P. Trotta
Approvazione dello Statuto, ratifica notarile,
nomina organismi dirigenti, ecc.
Pranzo (Casa valdese) e partenze
Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
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20/B legge 662/96 - Filiale diTorIno
. MBO di mancato recapito si prega restituire
ai Attente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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LA STATALE VENTITRÉ A PORTE — Dopo le notizie ottimistiche sul progetto di costruzione di una variante
alla statale 23 della vai Chisone all’altezza di Porte è arrivata una brusca frenata. La riunione della Conferenza dei servizi, che si è tenuta giovedì 14 e che doveva dare il via libera al progetto, è stata infatti caratterizzata oltre che dall’assenza di 11 enti su un totale di 24 invitati anche dalle molte
obiezioni avanzate in merito a diversi aspetti del progetto.
L’ing. Corona, responsabile del progetto, ha detto che ci
vorrà un anno di lavoro supplementare per apportare le modifiche richieste.. Il sindaco di Porte, Laura Zoggia, ha dichiarato di essere molto allarmata anche perché il piano
triennale dei finanziamenti scadrà tra breve e la preoccupazione ora è che i fondi vengano «dirottati» su altre opere.
venerdì 22 OTTOBRE 1999
ANNO 135 - N. 41
URE 2.000 - EURO 1,03
L9 Italia è il «popolo delle
partite Iva», sentiamo
spesso dire a significare il
sempre crescente numero di
lavoratori non dipendenti che
esercitano un’attività per conto di qualche impresa a cui
fatturano le relative prestazioni. Ma non è questo l’argomento di cui parliamo in questa sede. La partita Iva a cui
ci riferiamo è quella delle imprese agricole, che ogni impresa agricola dovrebbe avere
se vuole esercitare una qualsivoglia attività commerciale.
Siamo nel pieno della stagione delle castagne; i grossisti (tanti fino a qualche anno
fa ma oggi, almeno in vai Pellice, uno solo) arrivano al
mercato con un camion, i produttori portano i loro sacchi
PROBLEMI DI AGRICOLTURA MONTANA
PARTITA IVA
PIERVALDO ROSTAN
colmi di castagne, qualcuno
30 kg, altri alcuni quintali e
così avviene la vendita, il passaggio diretto dal produttore
alla persona che porterà ai
mercati generali o all’industria della trasformazione le
castagne delle nostre valli. E
sempre più numerosi, fra i
produttori, sono quelli con i
capelli bianchi, persone in
pensione che ancora raccolgono i frutti caduti dagli alberi e
li vendono all’ingrosso; i giovani, sono davvero pochi. Poi
viene il momento del pagamento: «A chi faccio l’autofattura?», chiede l’acquirente
dal camion; nessuno si fa
avanti. Già, perché il documento di accompagnamento
fiscale può essere emesso soltanto a chi è in possesso di
partita Iva, ad una azienda,
seppur piccola, iscritta alla
Camera di commercio e chi è
pensionato non ha partita Iva.
Il problema non è soltanto di
natura fiscale; siamo di fronte
(il caso castagne è estendibile
anche ad altri prodotti agricoli) a una microeconomia retta
in buona parte da persone anziane ed è una fortuna che vi
siano ancora: così c’è chi raccoglie le castagne e per farlo
cura il bosco. E però una società perdente e in via di esaurimento, con tutte le conseguenze del caso; siamo di
fronte all’ennesimo segnale di
allontanamento dalla montagna di attività agricole, economiche e di positivo impatto
sulla gestione del territorio.
Ma bisogna essere molto ottimisti per immaginare un futuro per questa ruralità a torto
considerata marginale.
Il lavoro a Pinerolo
Beloit: in 200
rischiano
il posto
Brutto epilogo per la precaria situazione della Beloit Italia di Pinerolo; venerdì scorso,
al termine della giornata di lavoro, sono stati annunciati
197 esuberi a partire dal 1°
gennaio. In altre parole quasi
200 licenziamenti dopo che
nelle ultime settimane erano
sembrati aprirsi degli spiragli
di soluzione col passaggio a
management italiano della
storica fabbrica di Pinerolo.
Ancora recentemente i sindacati confederali avevano chiesto precisi impegni e decisioni
coraggiose a chi ha responsaWità di guida della Beloit.
Seppure la crisi sia aperta
da tempo, la scelta degli americani fa assumere alla vicenda Beloit i toni del dramma
per molte famiglie. Per ora
Bon ci sono nomi ma indicazioni sulle mansioni non più
necessarie; dalle prime indicazioni si sa comunque che i
licenziamenti riguarderanno
un po’ tutti i settori, dagli
operai agli impiegati. «Ci sono responsabilità da molte
parti - rilancia Enrico Tron
della Firn -; la storia è andata
avanti fra ipocrisie e demagoSia, da parte dei dirigenti, ma
anche del “popolo” (il riferitnento all’Alp è abbastanza
evidente, ndr). Il treno si è cominciati a perderlo già un anno fa pensando di far cambiam idea a dirigenti americani
organizzando alcune manifestazioni in piazza a Pinerolo».
. Di sono margini di discussione? «Temo proprio di no usgiunge Tron -: anzi la mia
preoccupazione è che si sia
davanti al primo colpo in vista, fra qualche anno, dello
smantellamento della fabbrioa. Sui primi 200 licenziamenti ho l’impressione che
solo una quarantina possano
essere messi in mobilità in
vista della pensione, per gli
«tri sarà davvero dura anche
•a ricoHocazione sul mercato
del la VOTO».
Il servizio, attivo a Pinerolo, può coinvolgere i piccoli Comuni?
Sportello unico per le imprese
DAVIDE ROSSO
LJ idea è nata qualche anno fa; offrire agli imprenditori un unico sportello a
cui rivolgersi che gestisca in
maniera unitaria le pratiche di
attivazione, ristrutturazione o
riconversione di un’impresa.
Lo Sportello unico, frutto anche di richieste portate avanti
negli anni da diverse associazioni di categoria del Pinerolese, che in svariati incontri
avevano richiesto interventi di
semplificazione, oggi trova
concordi praticamente tutti gli
amministratori comunali e gli
operatori del settore; quello
che pare più complicato, anche se in realtà non si è troppo
distanti dal trovare una solu.zione, è la sua realizzazione:
trovare un accordo che soddisfi tutti e soprattutto che risponda alle diverse esigenze
presenti sul territorio. I consiglieri di Pinerolo, Comune
che dallo scorso maggio ha attivato uno sportello di questo
tipo operante sul suo territorio, hanno approvato recentemente una bozza di convenzione per la gestione associata
di questo servizio che è stata
presentata ai Comuni limitrofi
delle valli e della pianura.
Nella sostanza la convenzione propone agli altri soggetti tirati in causa che giungano, dai punti di raccolta
che verranno attivati nei vari
Comuni aderenti, allo «Sportello unico» di Pinerolo le
pratiche per l’istallazione o la
ristrutturazione di impianti
produttivi di beni e servizi
sull’intero territorio pinerolese. Lo Sportello diventerebbe
così il punto di raccolta delle
varie pratiche sulle quali dovranno giungere pareri motivazioni e autorizzazioni dalle
varie amministrazioni entro
30 o 45 giorni, a seconda del
tipo di procedura necessaria,
e verrebbero disbrigate poi
tutte in un’unica sede semplificando notevolmente l’iter
burocratico delle procedure.
Il vantaggio in termini di
tempo e di uffici da visitare,
come è facilmente intuibile,
sarebbe notevole per le imprese che otterrebbero in
questo modo quello che da
anni chiedono: iter procedurali più corti e conseguente
risparmio di denaro.
Fin qui l’offerta fatta da Pi
nerolo, che si avvale tra l’altro anche di una legge regionale che indirizza alla gestione associata dei servizi tra
Comuni, in particolar modo
là dove è presente un patto
territoriale per lo sviluppo
economico. Ma quale è stata
la reazione all’iniziativa da
parte dei Comuni delle Valli
a cui la proposta di associazione è stata avanzata? Non è
stata ovunque così entusiastica come ci si potrebbe attendere. Certo c’è accordo sulla
necessità di gestire in maniera migliore e associata le pratiche che le imprese presentano ma sono emerse esigenze
particolari che andranno affrontate e vagliate attentamente. Alcuni piccoli Comuni, soprattutto in vai Pellice,
hanno avanzato dei dubbi sulla ripartizione delle spese che
le amministrazioni dovrebbero sostenere per la gestione
del servizio. La bozza presentata prevede infatti che ogni
ente associato paghi ogni anno non in base alle pratiche
svolte per il suo territorio ma
usando come metro la popolazione residente cosa che a
detta dei «piccoli» li penaliz
zerebbe. In particolare il sindaco di Angrogna ha scritto
una lettera ai collegbi degli
altri Comuni perché valutino
la proposta ed esprimano il
loro parere, in quanto «pur ritenendo indispensabile per i
Comuni minori concordare la
gestione associata dello Sportello unico e che la gestione
stessa vada affidata al Comune di Pinerolo» il criterio indicato nella bozza di ripartizione delle spese in base al
numero degli abitanti rischie
Chi, provenendo da Ventimiglia a da
Nizza, arriva a Tenda, nell’alta vai
Roya, non può non notare, in centro al
paese, sulla destra dell’asse viario principale e poco prima di quella che un
tempo era la dogana francese, un imponente edificio di tre piani. E la mairie, il
municipio, che sul lato della strada ospita anche I’ufficio turistico.
D’estate numerose bandiere di razioni
europiee fanno bella mostra di se sulla
facciata anteriore e, sull’antistante piazzetta alberata, il 14 luglio, festa nazionale, l’amministrazione comunale offre
l’aperitivo alla popolazione. Quasi più
nessuno ormai a Tenda sa che l’attuale
municipio un tempo era la Villa Alpina
fatta costruire a fine Ottocento dal pastore luterano di Nizza Philipp Friedrich
Mader (1832-1917). Egli, malato di
asma, all’inizio degli Anni Ottanta si
recò in estate a Tenda assieme alla famiglia e si innamorò del luogo a tal punto
che vi trascorse le vacanze per più di
IL FILO DEI GIORNI
IL MUNICIPIO
MARCO FWASeWA
trent’anni e all’inizio degli Anni Novanta
volle costruirvi una villa.
Con lui, oltre alla moglie Mathilde
Luise Moser, spesso c’erano anche tre
dei suoi sei figli: Fritz, esperto conoscitore delle Alpi Marittime, che conservano il suo nome per un torrione in alta
valle di Upega; Frida, che sposò il pastore Giovanni Daniele Maurin e ha lasciato
qualche cenno sulla villa nel suo libro
Pensieri e ricordi (1937) e Käthe, che
più di tutti è legata alle vicende della casa e alla nascita della piccola comunità
valdese di Tenda. Fu lei infatti, assieme
alle signorine Symington, a organizzare
gli incontri di evangelizzazione tenuti dal
pastOTe di Cuneo Filippo Cardon, a ospitare l’evangelista, pagando talvolta le
spese di viaggio, a raccogliere i soldi per
l’acquisto di un locale di culto e dell’armonium che suonava regolarmente insegnando con zelo gli inni deWArpa evangelica a bambini e operai.
Dopo la morte di sua moglie, avvenuta
a Tenda il 14 novembre 1915, il pastore
Mader, ormai ottantaseienne, nella primavera del 1917, a causa della sua origine
tedesca, venne mandato al confino a Lucca, dove il 2 giugno dello stesso anno
morì assistito dalla figlia Marie. La Villa
Alpina venne saccheggiata e sequestrata e
solo dopo dieci anni, per interessamento
del governo tedesco venne restituita dalle
autorità italiane agli eredi; questi, non più
interessati, la vendettero per poche migliaia di lire all’amministrazione comunale di Tenda che vi istituì la propria sede,
rimasta tale aiKhe dopo l’annessione alla
Francia avvenuta nel 1947.
rebbe di «mettere a rischio
l’equilibrio del bilancio del
proprio Comune».
Il problema in sostanza per
i «piccoli» non è tanto il servizio di Sportello unico ma
trovare un accordo su come
pagarlo tutti in manièra equa.
Altro discorso si fa invece in
vai Chisone e Germanasca
dove la Conferenza dei sindaci in un incontro già a luglio aveva avanzato l’ipotesi
di gestire come Comunità
montana uno «Sportello unico per le imprese» per la cui
sede era già avanzata l’ipotesi di Villar Perosa. «A questo
punto - dicono in Comunità
montana vai Chisone e Germanasca -, anche se non si
esclude in ogni caso di avvalersi di alcuni servizi di Pinerolo, si sta studiando il da
farsi ferma restando l’intenzione comunque di avere uno
sportello sul territorio. La decisione sarà comunque presa
entro l’inizio di novembre
dopo che saranno valiate le
varie ipotesi».
Quel che sembra emergere
da tutta la vicenda è la volontà di tutti i soggetti a procedere nella creazÌOTie di uno
sportello unico che garantisca
un alleggerinvento del peso
burocratico che grava sulle
imprese e che spesso è visto
come una delle cause del malessere diffuso che circonda
l’imprenditoria italica.
8
PAG. Il
L’Asilo dei vecchi '
di San Germano Chisone
ricerca
personale con qualifica Adest da inserire nel proprio
organico a tempo parziale per l’avvio di un progetto
di assistenza domiciliare per anziani non autosufficienti.
Inviare il proprio curriculum vitae entro e non oltre il
31 ottobre 1999 al seguente indirizzo:
Asilo dei Vecchi, via C. A. Tron, 13
10065 San Qermano Chisone (Torino)
tei. 0121'58855
E Eco Delle ^lli moEsi
VENERDÌ 22 OTTQBRf
TORRE PELLICE: LAVORI ALL’OSPEDALE — Da circa
una settimana via Matteo Gay è chiusa a causa dei lavori di
risistemazione degli spazi intorno all’ospedale valdese (nella
foto di Marco Gnone). I cantieri dovrebbero chiudersi alla fine del 2000j con qualche ampliamento anche sulla retrostante via Castelluzzo. Da definire l’annosa questione parcheggi
per i quali l’ospedale ha acquisito dei terreni privati.
COMUNITÀ MONTANE: ANCORA FUMATE NERE — A
quattro mesi dalle elezioni amministrative nessuna delle tre
Comunità montane del Pinerolese ha un suo esecutivo. Nella
Pedemontana la novità più clamorosa: i Comuni di Frossasco, Roletto e San Pietro hanno avanzato la candidatura del
consigliere Gandi, espresso dalla minoranza di Roletto. Su
questo nominativo ci sarebbe l’accordo di alcune minoranze
raggiungendo così gli 11 voti sufficienti ad eleggere un esecutivo; una condizione di maggioranza però molto risicata
(11 a 10), specie nel caso che Pinerolo venga reinserita nella
Pedemontana. Confronto serrato fra alta e bassa valle in vai
Chisone dove l’accordo sul nome di Prinzio stenta a decollare; in vai Pellice prende invece piede la candidatura, per la
presidenza dell’assessore di Torre Pellice Bertalot di fronte
al dualismo fra Ezio Borgarello e Giorgino Cesano.
UN CENTRO DIURNO — Verrà inaugurato martedì 26 ottobre il nuovo Centro diurno di assistenza per non residenti
della Casa valdese della Diaconesse; alle 15 ci sarà un concerto per pianoforte di Paolo Calzi e Michi Cesan, alle 16 la
presentazione del Centro, poi rinfresco e visita alla Casa.
250 MILIONI PER L’ALBERGHIERO — La giunta di Pinerolo ha deliberato l’assunzione di un mutuo di 250 milioni
per il completamento del secondo lotto dell’istituto Alberghiero, in particolare per gli impianti tecnici del ristorante e
dei laboratori. Il lotto di lavori aveva già un finanziamento di
1 miliardo e 100 milioni; a lavori finiti la Provincia interverrà con la fornitura degli arredi necessari alla didattica.
SIBERIA — Dal 24 ottobre al 19 dicembre la chiesa di
Sant’Agostino di Pinerolo ospiterà «Siberia, archeologia,
arte rupestre e sciamanesimo», una mostra originate, unica
nel suo genere, che presenta per la prima volta in Italia una
documentazione dettagliata e di prima mano sull’arte rupestre della regione siberiana. L’esposizione è il risultato del
lavoro di un équipe intemazionale, composta da studiosi e
scienziati italiani, russi, statunitensi, inglesi, sudafricani;
per l’Italia hanno partecipato Dario e Daniele Seglie del
Centro Studi e Museo d’arte preistorica di Pinerolo e Enrico
Comba dell’Università di Torino. Nella rassegna sono anche presenti testimonianze di un vasto patrimonio archeologico, proveniente dalle zone comprese tra lo Ob e lo Yenisei, per lo più sconosciuto in Occidente, e vi compare anche
una serie di immagini sull’antica spiritualità sciamanica,
ancora oggi viva e operante tra i popoli della steppa siberiana. La mostra verrà inaugurata sabato 23 ottobre alle 17,
proseguirà fino al 7 novembre ore 15,30-18,30 nei giorni
feriali e 10,30-12,30 e 15,30-8,30 nei festivi; a partire dall’8
novembre si potrà visitare al sabato ore 15,30-18,30 e domenica ore 10,30-12,30 e 15,30-18,30.
DOCCE PUBBLICHE A PINEROLO — Dopo tre anni dalla
richiesta ufficiale avanzata dal mondo del volontariato pinerolese che si occupa di accoglienza agli estracomunitari finalmente la giunta comunale di Pinerolo ha potuto appaltare
i lavori di costrazione di docce e lavanderia pubblica nei bagni comunali di piazza Barbieri. Il servizio, che dovrebbe
iniziare a giorni, sarà gestito dalla cooperativa Ginepro 2 e
funzionerà, come in molte altre strutture simili, a gettoni.
Ultimata la vendemmia: a gennaio le bottiglie col vino nuovo
Una buona annata per il vino
PIERVALDO ROSTAN
La vendemmia ’99 è praticamente ultimata e l’an
nata, anche nella zona pedemontana pinerolese, si annuncia piuttosto buona. Un
bel settembre e il sole nella
prima quindicina di ottobre
hanno portato l’uva alla giusta maturazione per una vinificazione di qualità. In più,
seguendo alcune strategie di
coltivazione, molti produttori, aderendo alle proposte dei
tecnici della Cantina sociale
di Bricherasio, hanno accettato di ridurre di un terzo il numero dei grappoli nel mese di
agosto; «In questo modo spiega il direttore della Cantina, Francesco Airasca - oltre
a consentire una crescita migliore ai grappoli, si è favorita la maturazione». E l’arrivo
alla trasformazione di un’uva
bella e profumata favorisce
inevitabilmente anche la realizzazione di un prodotto vinicolo di elevata qualità, un
incentivo in più per i soci
della cantina, cresciuti negli
ultimi mesi, dopo l’apertura
della nuova sede all’imbocco
della vai Pellice. «Siamo arrivati a 240 soci - precisa Airasca - e ci sono già nuove
domande che ci permetteranno di mantenere intatto il numero di aderenti visto che abbiamo molti soci anziani che
periodicamente abbandonano
l’attività. I nuovi soci provengono soprattutto dalla zona di
Frossasco e Cumiana con
aziende medio-piccole. E intanto si sta diffondendo anche l’area in cui distribuiamo
il nostro vino, presente in
buona parte del Piemonte
sud-occidentale».
Intanto si assiste a una riscoperta della viticoltura nel
Pinerolese; anno per arino si
Pinerolo tra arte e archeologia
Tesori nascosti
MARCO FRATINI
Nell’ambito della VII manifestazione «Guardare,
ascoltare, conoscere», accanto a mostre e presentazioni di
libri il 15 e 16 ottobre si è
svolto, nell’auditorium del
Liceo scientifico di Pinerolo,
il convegno «Arte e archeologia nel Pinerolese e nelle valli
valdesi». L’iniziativa, in collaborazione con il Centro studi e museo d’arte preistorica
(Cesmap), fa parte della serie
di convegni che dal 1932 la
Società piemontese di archeologia e belle arti dedica alle
aree del territorio regionale.
L’ampiezza delle tematiche
e dell’arco cronologico (con
una trentina di oratori) permettevano comunque di individuare nuclei di approfondimento nelle singole discipline. La mattinata di sabato era
dedicata all’archeologia (dalla preistoria all’alto Medioevo), supportata dallo scavo
sul terreno e da indagini linguistiche; di particolare interesse era una relazione su incisioni e pitture rupestri sul
territorio di Pramollo, che ha
smitizzato l’interpretazione in
senso magico dei segni rinvenuti e li ha invece ricollegati
a rilievi catastali settecenteschi. Le ricerche sull’arte medievale hanno messo in luce
ritrovamenti di affreschi del
XIV e del XV secolo e hanno
proposto nuove interpretazioni di eventi significativi in
parte noti dal punto di vista
documentario (Lusemetta, castello degli Acaia, duomo di
Pinerolo). Il 6-700 è stato oggetto di varie comunicazioni:
da una capillare indagine in
corso sulle testimonianze pittoriche all’annosa questione
delle fortificazioni militari di
epoca francese, fino alla costruzione di chiese e case parrocchiali in funzione antivaldese. L’Ottocento è stato illustrato attraverso esempi di
scultura (opere celebrative e
monumenti funerari, settori
generalmente ritenuti di secondaria importanza), di architettura e urbanistica.
Si sono inoltre esplorati
settori spesso dimenticati, come la produzione di organi e
il patrimonio librario (fra cui
alcune legature di pregio conservate alle biblioteche valdesi di Torre Pellice). Altri interventi vertevano invece
sull’aspetto conservativo dei
monumenti, mettendo in luce
nodi problematici e casi a rischio. Unico rammarico, una
certa carenza di pubblico rispetto alle previsioni, da attribuire probabilmente alla scarsa informazione in merito.
Pinerolo: frammento di affresco
nella chiesa di San Domenico
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ESpOSiziONE E UboRATORiO:
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ABBADIA ALPINA ^ PINEROLO (To)
(di ÌRONIE aIIa caserma AÌpiNÌ «BERARdì»)
VeTRÌNA IMOVÌTÀ - vicolo GÌRAud/pORTÌCÌ vìa ChÌAppERO
stanno sostituendo le vecchie
vigne esauste con vitigni di
nuova concezione, capaci di
dare uve di pregio e iscritte
alla Doc pinerolese (Doux
d’Henry. bonarda, freisa, barbera, dolcetto e ramìe in bassa vai Germanasca).
Ma la Cantina, con la nuova
sede, più ampia, con un centro
di vendita proprio all’ingresso
del paese, è in qualche modo
anche un biglietto da visita,
uno spazio per ospitare gruppi
e scolaresche. «In effetti è così - si compiace il direttore -;
abbiamo avuto quest’anno
una trentina di gite organizzate in visita alla Cantina nel
quadro di una visita in valle.
Anche le scolaresche sono
molto numerose: nei giorni
scorsi abbiamo accolto dei ragazzi di Torino che abbiamo
portato nella vigna di un socio
per farli partecipare alla vendemmia e poi portare l’uva
raccolta nella nostra sede».
Una annata buona e dunque
buone prospettive per il vino
del ’99? «L’uva è arrivata
molto bella e sana per cui tutto il vino dovrebbe essere di
elevata qualità - conclude Airasca -. Certo negli ultimi anni è stato trainante il barbera
che anche quest’anno ha dato
origine a un mosto di bassa
acidità e che dovrebbe offrire
una gradazione decisamente
interessante. In gennaio dovremmo essere in grado di distribuire le prime bottiglie».
Prali: Chiesa valdes,
Lavori in coro
al presbiterio
e al museo
VENE!
1
Un dibattito pubblico a Paesana
Turismo alla torbiera
di Pian del Re
GIGI FERRARO
In molte valli si discute da
I
tempo dell’accesso alle
parti alte, spesso zone di rara
bellezza ma che rischiano di
trasformarsi in grandi parcheggi. Esemplare è il caso
della «torbiera» di Pian del
Re in alta vai Po, su cui Legambiente, in collaborazione
con Pro Natura, Wwf Piemonte, Italia Nostra e Mountain Wilderness, ha organizzato un dibattito pubblico il 25
settembre scorso a Paesana.
Si è però trattato di un dialogo fra sordi, perché le proposte di collaborazione non
sono state recepite dal sindaco, Aldo Peroni, intervenuto
all’incontro un po’ in ritardo
e allontanatosi poco dopo,
prima della conclusione del
pomeriggio. Il geometra Alfio Locatelli, presidente dell’ente Parco del Po, non ha
invece chiesto la parola. C’è
stata infine la doccia fredda
quando il dottor Bonzanino,
dell’assessorato all’Ambiente, dopo avere fatto sulla vicenda «Un’amara considerazione», riferendosi alla mancata soluzione del problema
che si trascina da anni, ha affermato «o non siamo stati
capaci 0 non si è voluto». Il
funzionario ha anohe reso noto che l’assessore regionale al
settore, Ugo Cavallera, ha di
recente revocato il contributo
di 103 milioni accordato al
Comune di Crissolo nel 1991.
Certo questa revoca non vuol
dire che ogni discorso sia
chiuso, anzi tutta la problematica dovrà essere riconsiderata e bisognerà cercare
«momenti di confronto».
Emilio Delmastro, della Pro
Natura, ha ricordato l’impegno della sua associazione per
Tavoi
Proseguono i lavori di s 1
strutturazione nella chiesa^!
Prali. Il museo valdese, inJ*
casione del necessario ade
guamento alle normative vi
genti su sicurezza e servii
viene ampliato: il perimeit,;
espositivo sarà raddoppiai,,
utilizzando una parte del pia!
no terra del presbiterio, e pn'
cisamente due stanze dell’ei
alloggio del pastore. In quesi,
due nuovi locali verrà colloca,
ta la cucina tipica e la rico.
struzione della miniera di fi*
’800. Quello che era il salotto
del pastore diventerà invece la
sala comunitaria, ampia t
ariosa, mentre il pastorella
traslocato nel cosiddetto «a|.
loggio del custode», che comprende uno studio al piano terreno e tre stanze per abitazione al piano superiore. I lavori
nel presbiterio e nel museo
stanno impegnando la chiesa
per un centinaio di milioni.
Per quanto riguarda gli alloggi di proprietà della chiesa, sono stati rifatti i sottotetti
delle ex scuole medie, in coi
è stata ricavata una decina i
alloggi, tutti affittati annualmente. «Non affittiamo più a
stagione - spiega il pastore 4
Prali, Emanuele Fiume-peiché abbiamo verificato ciit
dal punto di vista economico
non ci conviene».
Sai
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tale, pr
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contributo del ministero dell’Ambiente, la parte più delicata della zona è stata protetta. Bisogna puntare all’acces;
so a Pian del Re con mezzi
collettivi di trasporto per i®
giungere in zona un turisi»
qualificato. Wanda Bonardodi Legambiente, ha poi sotte
lineato che si tratta di
problema che si può risolveK
con un po’ di buona volon®
favorendo un turismo distO'
buito durante tutta la settimana». «In Italia non abbiamo
cura del paesaggio. Le sorgenti del Po rivestono un nie
lo emblematico - ha detto mvece Reina, di Italia NosW'
mi stupisco che la Regio»*
non si muova sul proble®*
dei parcheggi e della sistemazione dell’area». Sono sta
poi portati degli esempi di so
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Vanoise in Francia.
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Tavola rotonda a Pinerolo con operatori, politici e rappresentanti deH'associazionismo
Salute mentale: bisogna dare la priorità
al sostegno delle famiglie degli ammalati
^ FBANCA COISSON___________
Il 10 ottobre è la giornata
niondiale della salute mentale, proclamata per la prima
voto nel 1992 e sempre passata in sordina fino a quest’
anno. L’associazione per la
promozione della salute mentale costituitasi recentemente
a Pinerolo ha organizzato per
l’occasione, in collaborazione
con l’Asl 10, la Diapsi vai
Pellice, l’Arci nuova associazione e il dipartimento di salute mentale, una tavola rotonda su «Malattia mentale e
limolo della famiglia» sabato
9 ottobre a Pinerolo nella sala
in via San Giuseppe, 39 (ex
Comprensorio).
L’affluenza notevole di familiari coinvolti nel problema
della malattia mentale ha
marcato notevolmente l’atmosfera della riunione, denunciando pesantemente la sofferenza che comporta la convivenza con questa malattia,
prima della legge 180/78 relegata tra i muri dei «manicomi», oggi pubblicamente nota, ma non ancora sufficientemente arginata dalle aziende
sanitarie preposte, sia per insufficienza di risorse che per
carenza di strutture alternative adeguate e diversificate secondo le esigenze. Peccato
che gli amministratori e i responsabili della Sanità fossero veramente pochi; ne avrebbero tratto motivi di riflessione e stimoli per la programmazione in questo campo.
Il- sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, ha aperto la
riunione con un saluto non
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rbe@tpellicB.it
-, tei. 0121-954194
formale, lasciando poi la parola al moderatore della tavola
rotonda, il senatore Elvio Passone, che ha ricordato come le
riforme degli Anni 75-80 relative agli istituti segreganti
(manicomi, penitenziari, istituti per minori) siano state ottime, ma non abbiano debellato la sofferenza perché le aree
che dovevano riceverle (istituzioni, famiglie, cittadini) non
erano pronte al cambiamento.
Il dott. Remo Angelino, responsabile dei Sert pinerolesi,
ha messo in relazione tossicodipendenza e malattia mentale, e ha evidenziato l’importanza di curare il disturbo psichico che può esserci all’origine dell’avvio alla dipendenza da sostanze e alcol. Regredisce lievemente la dipendenza da eroina, ma si sviluppano
le droghe «da sbando» del sabato sera, le nuove droghe che
portano a malattie psicotiche.
A Pinerolo in zona San Laz
zaro l’Asl 10 ha aperto un
punto di ascolto informativo
per i giovani.
Il dott. Giulio Spinelli, responsabile della neuropsichiatria infantile dell’Asl 10,
ha richiamato l’attenzione sui
disturbi psichici che attengono all’infanzia e ai giovani fino ai 18 anni, periodo dello
sviluppo assai delicato. Renato Cessario, presidente dell’associazione dei familiari,
ha posto l’accento sulla difficoltà di curare i malati mentali che per lo più rifiutano di
accedere ai servizi finché non
sopravviene una crisi molto
forte che determina un Tso
(Trattamento sanitario obbligatorio).
Il magistrato Pier Carlo
Pazé ha evidenziato la situazione del malato mentale,
spesso interdetto, senza più
alcun diritto, diritto che viene
esercitato dai «sani» su di lui,
le sue sostanze e il suo patri
Forme nuove di socializzazione all’interno di un ex ospedale psichiatrico
monio. Sulla interdizione è
stata avanzata una proposta
di riforma, che da tre anni
giace alla Camera in attesa di
esame: vi si contempla l’amministrazione di sostegno e la
disponibilità del giudice per
un rapporto stretto con le famiglie.
Il dott. Enrico Zanalda, che
si occupa di programmazione
sanitaria regionale per la salute mentale, ha parlato dei
progetti che si prevedono, lamentando però il basso numero di operatori e di centri
diurni per la salute mentale e
della scarsa percentuale delle
risorse economiche disponibili per questa malattia. Teresa Ferrerò, membro del Ciss
di Pinerolo, ha posto l’accento sulla valenza socio-assistenziale della malattia mentale e sulla necessità dell’integrazione di azioni e risorse
e assistenza. Ne consegue il
frequente palleggiamento di
responsabilità e la solitudine
dell’ammalato. Renato Gaietto, assistente sociale del Centro di salute mentale di Pinerolo, ha evidenziato che il
75% delle cure avviene in famiglia, che deve essere considerata risorsa e come tale assistita e tutelata e non solo
colpevolizzata e giudicata
fonte di patologie, elemento
di disturbo come nel passato,
e inoltre va informata e formata per un più corretto supporto nella cura. Utili sono
anche i volontari come ulteriori forze a disposizione e
l’affido eterofamigliare quando si renda necessario.
Giorgio Canal, responsabile
dell’Arci nuova associazione,
ha infine richiamato la necessità di un lavoro di rete tra
istituzioni, associazioni, cooperazione sociale, servizi e famiglie; è fondamentale la collaborazione concreta di ciascuno, secondo la sua competenza e il suo ruolo, nell’attività di cura e recupero.
Nelle
Chiese Valdesi
SCOUT DEL I DISTRETTO — Sabato 23 e domenica
24 ottobre alla Rocciaglia, in vai d’Angrogna, incontro
di inizio attività del Coordinamento attività scoutistiche
del distretto. Incontro alle 16,30, davanti al Convitto
valdese, dove si riuniranno tutti i gruppi per la merenda. È necessario: sacco a pelo, ricambio completo, maglione pesante, torcia. Prezzo indicativo: lire 30.000,
25.000 per secondo e terzo fratello. Il rientro a casa è
previsto per le ore 16,30 di domenica 24, alla Rocciaglia, dopo la merenda. Per confermare la partecipazione
telefonare entro domenica 17 ottobre a Patrik Stocco
(tei. 0121-81316), o Anne Pillou (tei. 0121-75726) o
Cristina Pretto (tei. 0121-930927).
I DISTRETTO — Incontro pastorale del I distretto, martedì 26 ottobre, alle 9,15, a Prali: meditazione biblica a
cura di Miguel Cabrerà, introduzione di Giorgio Toum
su «Corpo e spirito».
LUSERNA SAN GIOVANNI — Giovedì 21 ottobre, alle
20,30, riunione quartierale al Fondo di San Giovanni,
martedì 26 alle Vigne. Il gruppo «Donne insieme» si
riunisce per la prima volta quest’anno, venerdì 22 ottobre, alle 20,45, al presbiterio.
MASSELLO — Domenica 24 ottobre, alle 11,15, assemblea di chiesa sulla relazione dei lavori sinodali e attività invernali.
POMARETTO — Primo incontro deH’Unione femminile
dell’Inverso, venerdì 22 ottobre, alle 14,30. Domenica
24 ottobre, alle 10, culto all’Inverso. Incontro del gruppo visitatori mercoledì 27, alle 15, aH’Eicolo grando.
SAN GERMANO — Alle 10, culto e assemblea di chiesa
nel tempio. Martedì 26 studio biblico, alle 20,30.
SAN SECONDO — Riunione quartierale sul Giubileo giovedì 28 ottobre, al Barbò, alle 20,30.
TORRE PELLICE — Domenica 24 ottobre, alle 15,
all’Inverso Roland!, pomeriggio comunitario. Domenica
24 ottobre, alle 10, al centro, assemblea di chiesa con la '
relazione dei deputati al Sinodo.
VILLAR PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 22 al
Serre, martedì 26 alla borgata Garin.
VILLASECCA — Riunioni quartierali; giovedì 21, alle
14,30 a Bovile, alle 20, a Serre Giors, mercoledì 27, alle
20, alla Roccia, giovedì 28, alle 14,30, ai Trossieri, alle
20 a Villasecca. Domenica 31 assemblea di inizio anno
ecclesiastico e conferma o sostituzione di un anziano.
INFORMAGIOVANI VAL PELLICE
Luserna S. Giovanni
informazioni su
sport, scuola, lavoro
musica, viaggi, tempo libero.
Dal lunedì al venerdì dalle ore 14 alle 17
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Ferrovia Torre Pellice-Torino-Torre Pellice — Orario invernale
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A Torre Pellice
Un favo fuori
stagione
Il favo di piazza Cavour a Torre
Pellice (foto Marco Gnone)
Ciò che vi mostriamo nella
foto è una curiosa situazione:
uno sciame di api (l’epoca
della fuga dall’alveare è la
tarda primavera) si è andato a
posare su un ippocastano di
piazza Cavour a Torre Pellice. La famiglia (diverse migliaia di individui) è cresciuta, ha prodotto cera, miele e
nuovi esemplari per tutta
l’estate nel centro del paese.
La caduta delle foglie ha fatto
scoprire l’operosa nidiata: se
qualche apicultore non raccoglierà lo sciame entro breve le
api sono comunque destinate
a morire con i primi freddi.
10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli moESi
VENERDÌ 22 OTTOBRE 19qq
PRIMA SCONFITTA PER LA VALPE
«Sarà la prima partita vera», aveva detto
poche ore prima della partenza per Brunice
l’allenatore del Valpellice Massimo Da Rin.
Così è stato solo in parte; il confronto con le
formazioni del Nord-Est è sempre difficile; il
Brunice, specie in casa, è avversario ostico
per chiunque partendo da un buon gruppo di
giovani tutti nel giro della nazionale e dal russo leremin. Ma sabato sera in vai Pusteria il
Valpellice ha retto bene, passando più volte in
vantaggio fino a quando la doppia espulsione
di Stevanoni e Marziale non ha di colpo annullato la prima linea d’attacco. Soprattutto il
giocatore italoamericano non è parso meritare
la massima penalità essendosi inserito in una
rissa davanti alla porta altoatesina con l’intento di dividere i contendenti.
Il secondo tempo era iniziato da pochi minuti, la Valpe sul 2-1 e dunque senza motivo di
scatenare la rissa: l’arbitro Moschen ha espulso due giocatori per parte, ma chiaramente sono stati i biancorossi a risultare maggiormente
penalizzati. Di lì a poco il Brunico ha pareggiato e si è portato in vantaggio; ma nel giro di
tre minuti la Valpe era di nuovo avanti, grazie
ai gol di Tomasello e Scapinello. In chiusura
di tempo è arrivato il pareggio mentre il terzo
tempo è stato un monologo della squadra di
casa a rete tre volte fino al 7-4 finale e 10’ di
penalità anche a Grannonico. Non abbiamo
detto nulla del primo tempo, il più bello, quello a squadre al completo: un 2-1 a favore della
Valpe grazie a Tomasello e Marziale (per il
Brunico a rete Marchiori), un risultato che faceva ben sperare. Invece la Valpe scende in
classifica, complice il turno di riposo di martedì scorso, e ora è quinta in buona compagnia. Martedì 19, col giornale in stampa, arriva a Torre il Bolzano: bella partita ma Valpe
decimata dalle probabili squalifiche; sabato
grande occasione di riscatto, ancora in via Filatoio, contro i veneti delTAuronzo.
4* giornata: Asiago-Fassa 2-1; Zoldo-Brunico
4-10; Auronzo-Bolzano 5-10; Val Venosta-Vipiteno 0-6; Appiano-Alleghe 4-7; Merano-Renon 11-1; Como-Varese 5-0 (Valpe riposa).
5* giornata: Fassa-Como 3-2; Asiago-Bolza
no 5-1; Val Venosta-Zoldo 6-4; Varese-Appiano 2-4; Vipiteno-Renon 7-0; Alleghe-Merano
3-6; Brunico-Valpellice 7-4 (riposa Auronzo).
Classifica: Fassa 13, Merano e Vipiteno 12;
Asiago 11, Como, Alleghe, Bolzano e Valpellice 9, Renon e Brunico 6, Val Venosta, Appiano e Auronzo 3, Varese e Zoldo 0.
SERIE B — Nella prima partita di Serie B
la Lariana ha battuto il Pinerolo 4-1.
Pi nerolese
TENNISTAVOLO
I giovani della Valpellice hanno partecipato
al torneo di Verzuolo riservato alle categorie
non classificate; Andrea Girardon è arrivato al
secondo posto mentre Ghirardotti, Del Pero e
Odino si sono fermati ai sedicesimi.
PALLAVOLO
Vaccinazioni
antinfluenzali
Al via i campionati «minori» di pallavolo. In
B2 maschile il Body Cisco era chiamato a una
trasferta impegnativa ad Asti con la Voluntas e
non ce l’ha fatta. I locali, sotto la guida dell’ex
Vignetta, hanno infatti vinto per 3-0; in B2 il
Cerutti ha vinto al tie break con il Rapallo conquistando così soltanto due punti anziché i tre
della vittoria «piena». Sono iniziati in settimana anche i campionati giovanili delle categorie
juniores e ragazze e il cammino è iniziato in
modo positivo per le formazione del 3S Luserna e Pinerolo. La juniores femminile del 3S Luserna ha superato l’Alpignano per 3-0, il 3S
Lusema ha vinto anche nella categoria ragazze
superando il San Secondo per 3-2 mentre i ragazzi della juniores maschile del 3S Pinerolo
hanno superato il San Paolo in trasferta per 3-0.
SPORTIVAMENTE INSIEME
Comune e associazioni di Pinerolo hanno
deciso di avviare una proposta sportiva rivolta
a tutti i giovani delle scuole. «Sportivamente
insieme», questo il nome dell’iniziativa, si
propone di offrire, dalle 16,30 in poi, tantissime occasioni di sport a costo ridotto a gratuite;
si va dall’arrampicata all’atletica, alle bocce,
calcio, ciclismo, danza sportiva, karaté, judo,
ginnastica, tennis, pallamano, pallavolo e altro
ancora. Iscrizioni e informazioni presso l’assessorato allo Sport del Comune.
Si stanno già registrando i
primi attacchi di influenza;
febbre alta e nausea i sintomi
della prima ondata, giunta, rispetto alle previsioni, in netto
anticipo. L’anno scorso i primi casi si registrarono nel
mese di dicembre, con un
picco di manifestazioni influenzali, nel Nord Italia, nella seconda metà di gennaio e
con un prolungamento fino
alla prima decade di marzo.
Gli stessi virus degli ultimi
anni dovrebbero essere le
cause di diffusione della malattia anche in questa stagione; per determinate categorie
definite «a rischio» (anziani,
bambini e adulti afflitti da
malattie respiratorie, degli
apparati circolatori e uropoietico, diabete, malassorbimento intestinale) la soluzione
consigliata dai medici resta la
vaccinazione.
Nel Pinerolese, l’Asl 10
avvierà la vaccinazione dal
25 ottobre; il programma è
coordinato nei 47 Comuni e
prevede la distribuzione di
11.000 vaccini. «Per le persone non autosufficienti - precisa il direttore dell’Asl 10,
Ferruccio Massa - abbiamo
concordato con i medici di famiglia la possibilità di vaccinazione a domicilio».
Gli ultrasessantacinquenni
autosufficienti possono recarsi presso i distretti delle rispettive zone di residenza;
nel solo caso del distretto di
Pinerolo è richiesta la prenotazione (0121-235402/03/04).
Spettacoli a Torre Pellice e a Pinerolo
Una tmova sfagioli
«
»
L’autunno porta con se le
nuove proposte culturali di
«Nonsoloteatro», la compagnia teatrale fondata da Guido Castiglia, che come agenzia promotrice di cuhura da
anni lavora sul territorio pinerolese con offerte di qualità e
rivolte a vaste e varie fasce di
pubblico. Dall’anno scorso in
particolare la compagnia si è
arricchita con la gestione del
teatro del Forte di Torre PelHce, che nella passata stagione ha visto la messa in scena
di numerosi spettacoli, dalla
musica al teatro dialettale,
dalle recite scolastiche al musical, al teatro per bambini e
famiglie. Quest’anno il programma è ancora più ricco,
sia a Torre Pellice che a Pinerolo. Si comincia il 30 ottobre con la rassegna «Aspettando l’inverno», con due
spettacoli comici al teatro del
Forte, e tre al teatro Caprilli
di Pinerolo, dove si svolgerà
l’il dicembre l’ultimo della
minirassegna.
A dicembre parte anche
«Con gli occhi dei vinti», teatro che vuole raccontare piccole storie sullo sfondo di
grandi momenti, con un pizzico di comicità. Tra novembre e dicembre «Nonsoloteatro» ripropone la fortunata
rassegna «Domenica in tre»,
cinque spettacoli per bambini
e genitori, per favorire T approccio e l’amore p>er il teatro, a prezzi contenuti (6.000
lire il biglietto unico), sempre
di domenica p)omenggio. Tra
dicembre e febbraio 2000 il
teatro del Forte di Torre Pellice ospiterà la stagione concertistica, con un concerto di
musica indiana, uno del New
Quartet e la messa in scena
de «La gabbianella e il gatto», a dicembre; a gennaio ci
saranno i solisti dell’orchestra
sinfonica della Rai e a febbraio i solisti del Teatro Regio di Torino, tutto in collaborazione con «l’Associazione musicale divertimento»,
che gestisce da anni la scuola
di musica della vai Pellice.
Tra febbraio e marzo ritorna
«Muse, donne e teatro», piccola serie di tre spettacoli tutti al femminile. Una novità
assoluta è quella della rassegna «Chi è di scena?», tutti
spettacoli in programma p>er
la primavera del 2000, rivolti
a coloro che non vogliono o
non possono uscire la sera, a
un prezzo promozionale, costa infatti solo 6.000 lire il biglietto per ciascun spettacolo
(quattro in cartellone), sempre la domenica alle 16.
Numerose sono p>oi le offerte per le scuole, che dovranno però ricordarsi di prenotare gli spettacoli entro il
17 dicembre, rivolgendosi alla segreteria di «Nonsoloteatro». La compagnia pinerolese propone anche stage e laboratori, rivolti sia a bambini
e ragazzi (dai 5 ai 14 anni),
sia per adulti, con i corsi di
dizione, mimo ed espressione
corporea, tutti al Centro sociale San Lazzaro di Pinerolo.
Tra gli stage la vera novità è
il progetto «Futura ha vent’
anni», che ha già vissuto una
fase preparatoria nella scorsa
primavera ed è ora diventato
laboratorio del fare. Chi vuole saperne di più può rivolgersi a «Nonsoloteatro», tei.
0121-323186, e-tnail: nonsoloteatro@piw.it.
Un'iniziativa della Casa editrice Bonechi
I valdesi nella
«
Storia del Piemonte»
DAVIDE ROSSO
La storia del Piemonte è
fatta di realtà diverse, sia
a livello politico che sociale,
che negli anni si sono incrociate e hanno finito per coagularsi in una realtà unitaria che
però mantiene al suo interno
differenti tradizioni e «appartenenze» distinte. Proporre un
testo che presenti questa storia
dall’Anno Mille fino ai giorni
nostri per offrire uno strumento che aiuti a capire meglio la
realtà in cui si vive è, nelle parole dei curatori, l’intenzione
della «Grande storia del Piemonte» un opera in cinque volumi edita dalla Casa editrice
Bonechi di Firenze che sta
uscendo a fascicoli, e che si
trova nelle edicole da qualche
settimana. Il libro, frutto del
lavoro di 50 storici coordinati
dal prof. Pierpaolo Merlin
dell’Università di Cagliari, si
inserisce'in un progetto editoriale più grande che dovrebbe
condurre a una «Enciclopedia
delle regioni d’Italia» ed è caratterizzata da una formula
che dovrebbe permettere ai
lettori la scelta del percorso
di lettura preferito attraverso
le circa 2.000 pagine complessive dell’opera che è corredata anche da oltre 4.000
immagini a colori ed è caratterizzata da una forte attenzione all’impostazione grafica come nella tradizione della
casa editrice fiorentina.
«Quella che presentiamo dice il prof. Merlin - vuole essere una storia a 360 gradi di
questi mille anni del Piemonte
che comprenda tutte le manifestazioni del suo processo
storico. Nei testi relativi ai va
ven^
ri periodi ci si occupa sì dello
sviluppo politico ma anche
dell’economia e delle varie
forme di socialità che hanno
caratterizzato il Piemonte in
questi secoli». Nel testo la linea guida che viene seguita
nel lavoro di ricostruzione e
presentazione della storia del
Piemonte è quella di partire
dalle sue diverse aree locali
che nei secoli sono passate da
una situazione di autonomia
all’aggregazione progressiva
sotto il dominio dei Savoia.
«Quello che è emerso tra l’altro nel corso del nostro cammino - dice ancora Merlin - è
il ruolo di unificazione che
per molto tempo hanno ricoperto le montagne che mettevano in contatto le aree piemontesi con la Liguria, con la
Lombardia ma anche con i
territori francesi al di là delle
Alpi. In qualche modo viene
alla luce quella dimensione di
unificazione a scapito di quelr altra, più recente e dettata da
motivazioni puramente politiche, di divisione che le montagne e le Alpi in particolare
hanno sempre ricoperto».
Nella «Grande storia del
Piemonte» uno spazio particolare è dato anche alla storia
delle minoranze valdese ed
ebraica in Piemonte vista nella loro dimensione sociale.
Nel testo infatti ci sono 3 ampi saggi dedicati alla storia
dei valdesi curati dallo storico Daniele Tron, che in particolare trattano la penetrazione della Riforma e successivamente le conseguenze dell’adesione ad essa e altri 3 a
cura di Alberto Cavaglion
sulla storia delle comunità
ebraiche piemontesi.
22 ottobre, venerdì
TORRE PELLICE: Nella
sede di via Cavour 9, alle 10,
l’Esercito della Salvezza organizza la «Festa delle messi»
con bazar dei prodotti della natura, dell’usato, dolci e buffet.
L’iniziativa prosegue fino alle
12 e anche sabato dalle 15 alle
18; domenica, ore 10, culto di
ringraziamento.
23 ottobre, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Sotto i portici comunali,
dalle 15, «Quale alimentazione?», il circolo culturale «L’armonia nel verde» e l’associazione «Ecologia della salute»
organizzano una mostra con
degustazione, tavola rotonda,
buffet di prodotti biologici e
biodinamici, test gratuiti di incompatibilità alimentare, dibattito con iridologo, naturopata e
agronomo. Chiusura della manifestazione alle 23.
PINEROLO: Per le vie e le
piazze del centro storico terza
edizione di «Il cuore di Pinerolo», estemporanea di pittura.
Da domenica 24 la mostra si
trasferisce nella saletta della
Pro Loco, con i seguenti orari:
15,30-18, lunedì chiuso.
VILLAR PELLICE: Alle
10, al parco Flissia, apertura
della mostra ovina caprina e
della mostra mercato, alle 14
premiazione della mostra zootecnica, alle 19 cena (prenotazione entro le 16), alle 21 serata di canto.
ANGROGNA: Alle 21, nella
chiesa di San Lorenzo, il coro
«La draia» presenta la sua prima musicassetta «La notte in
sogno», interviene il Coro alpino di Rivoli; nell’intervallo sarà
presentato il quaderno n. 19 del
Centro di documentazione storica di Angrogna su «Storia di
Angrogna 3: dal 1948 al 1975».
PINEROLO: Alle 21,15, al
teatro Incontro, la compagnia
«Dia Baudetta» di Villafranca
d’Asti, presenta «L’elmo ’dia
discòrdia», commedia brillante
in tre atti. Ingresso lire 15.000,
ridotto lire 10.000.
PINEROLO: Alle 15, al
Circolo sociale, convegno organizzato dell’on. Giorgio
Merlo su «Finanziamenti europei e ruolo dei Comuni», con il
ministro delle Politiche comunitarie, Enrico Letta.
24 ottobre, domenica
VILLAR PELLICE: Festa
d’autunno: nel parco Flissia,
alle 9, riapertura della mostra
ovina caprina e della mostra
mercato; alle 12 premiazione
della mostra zootecnica, alle 13
pranzo (prenotazioni entro le
18 di sabato 23), alle 15 distribuzione dei caldarroste.
ANGROGNA: Alle 14,30,
nella biblioteca comunale, assemblea pubblica in vista dell’ampliamento della rete fognaria nella zona orientale del Comune.
26 ottobre, martedì
TORRE PELLICE: Nell’
atrio del Centro culturale, una
finestra sul «Centro: 10 anni
del Centro culturale valdese»,
aperta fino al 30 novembre.
27 ottobre, mercoledì
TORRE PELLICE: Nella
sede dell’Associazione «Metamorfosi nell’era dell’acquario», inizio alle 20,30, scuola di
ballo di tango argentino e danze latinoamericane. Informazioni presso Giuliana, tei.
0335-5329756, Simona, tei.
0121-909380.
29 ottobre, venerdì
ANGROGNA: Alle 21, nel
tempio del Serre, incontro dibattito sulla nuova legge sui
trapianti e donazione di organi:
introduce il senatore Elvio Passone, intervengono medici e
funzionari dell’Asl 10, rappresentanti dell’Aido e Aned e il
direttore de L’eco del Chisone.
30 ottobre, sabato
TORRE PELLICE: Alle
17, nella biblioteca della Casa
valdese, conferenza di Bruno
Corsani su «La Bibbia in Italia», in occasione della domenica della Riforma.
VALLI
CHISONE-GERMANA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENiCA 24 OTTOBRE
Viiiar Perosa: De Paoli - via
Nazionale 29, tei. 510178
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
sol Fe
Enti
coni
El
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 24 OTTOBRE
Torre Pellice: Muston - Via
Repubblica 22, tei. 91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice. tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
BARGE — Venerdì 22, alle
21, Akagi; sabato 23, alle 21,
Il tredicesimo piano; domenica 24, ore 15, 17, 19 e 21,15,
lunedì 25, martedì 26 e giovedì
28, ore 21, Tifosi.
TORRE PELLICE — Il ci
nema Trento ha in programma, giovedì 21 e venerdì 22,
ore 21,15, Un amore, di G. Tavarelli; sabato 23, ore 20 e
22,20, domenica 24, ore 15,15,
17.40, 20 e 22,20, lunedì 25 e
martedì 26, ore 21,15, Star
wars, episodio 1.
PINEROLO: La multisala
Italia propone, alla sala «2cento», giovedì, ore 20 e 22,20, La
balia; da venerdì, Notting
Hill: feriali 19,50, 22,20, sabato 19,50 e 22,30, domenica
14,50, 17,20, 19,50, 22,20. Alla sala «5cento», da giovedì,
Asterix e Obelix contro Cesare: feriali 20 e 22,20, sabato 20
e 22,30, domenica 15,15,
17.40, 20 e 22,20.
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Tel. 0121-39.39.30^
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tei. 0121-371238; fax 32384'
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tei. 0121-933290; fax934w
Sped. in abb. post./50
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Rag. Tribunale di Pinerolo n.
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Viaggio in Argentina e Uruguay, terre di emigrazione anche per i valdesi
Ferite del passato e precarietà del presente
Entrambi i paesi, usciti dal doloroso periodo della dittatura militare, si devono
confrontare con i grandi problemi economici e strutturali della globalizzazione
ERMANNO GENRE_______
Non avevo ancora compiuto sei anni quando il
mio vicino di casa Ercole
Bouchard, di dieci anni, se ne
partì coni genitori per l’Uruway. Era il giugno 1949. Da
^ora le notizie furono rare.
Più tardi venni a sapere che
Ercole era diventato professore di ginnàstica, mentre il
padre, Felice, continuava a
fare il calzolaio nella città di
Dolores. Una delle non rare
famiglie che decisero di emigrare dopo gli anni della seconda guerra mondiale e che
trovarono spazio nelle grandi
terre uruguaiane. In questo
caso un’emigrazione motivata anche dalla delusione
della situazione politica italiana: era iniziata l’era della
Democrazia cristiana, cosa
piuttosto dura da accettare
per Felice Bouchard, operaio
allaRiv di Villar Porosa e convinto comunista.
Dopo 50 anni ho potuto incontrare (grazie anche al pastore Sergio Ribet e a sua moglie Marianne) questo compagno mai dimenticato, nella
sua casa di Dolores, e abbiamo parlato di molte cose: anche deEa difficoltà di ritornare a visitare il suo paese d’origine. Quando accettai l’invito
del Moderador della Mesa
vaidense, pastore Delmo Rostan, e della Facoltà di teologia evangelica di Buenos Aires (Isedet) di partecipare a
un programma di lezioni e di
incontri nelle chiese rioplatensi, rincontro con Hercules
(cosi è stato ribattezzato d’ufficio al suo arrivo in Uruguay) era per me divenuto
parte del programma. Un
pro^amma che il gioco delle
stagioni (un inverno fra i più
freddi di questi ultimi anni
nel Rio de la Piata) ha reso
possibile (metà luglio-fine
agosto) senza compromettete gli impegni in Facoltà.
Che dire della realtà argentina e umguaiana in cui vive
il tronco latinoamericano
della Chiesa valdese? Pur nella diversità delle situazioni
culturali e politiche, in entrambi i paesi usciti dal triste
a doloroso periodo della dittatura militare, il ritorno alla
democrazia si confronta oggi
ancora con i grandi problemi
economici e strutturali della
globalizzazione. La prima e
grave conseguenza è la mancanza di lavoro. Proprio in
9nesto periodo si assiste a
ttn intensa campagna elettorale in cui tutti promettono
"lavoro». Elezioni che potrebero portare dei cambiamensignificativi, sia in Argentila, sia in Uruguay. In Argen®a, secondo recenti sondaggi, il «partito giustizialista»
ei presidente Carlos Menem
, otto di almeno 10-12 punti
Itosi leggevo sul Clarín) riPetto al partito progressista
ella «alleanza», capeggiato
De la Rua. La campagna
,5>rale non è dissimile da
H ella conosciuta in Italia (si
hitto), e anche peg» • primo, denigrare l’awerfn, u‘ ? ^®^cler «giustizialisti»
0 e Ruckauf), sosten
ti pk- Posizioni ufficiali delcattolica su tutte le
L ?^°nl morali, di etica ses® e di bioetica: chi osa
°rre una legge per comP^borto clandestino,
B„,,^®ra piaga (come in Uru«asc . rrbito indicato come
«p ^®®*rio». L’episcopato ar
rii non volersi comgromettere nelle questioni
Oa pprifronto politico fra i
lua r ** programma di De la
crat- ‘tortamente più demo“oco, più vicino agli inte
Una lunga «avenida» nel centro di Montevideo
ressi delle classi povere, ma
la situazione della globalizzazione non lascia molti spazi
per una riforma radicale del
sistema argentino, anche nel
caso di una sua vittoria elettorale (elezioni il 24 ottobre).
In Uruguay la situazione è
diversa: qui lo stato si considera laico e per molti versi lo
è (pur seguendo le posizioni
etiche della Chiesa cattolica,
non diverse dalle posizioni
dei gruppi «evangelicals»); il
presidente attuale. Sanguinetti, è un liberale conservatore. La politica uruguaiana
si gioca sostanzialmente fra i
tre grandi partiti, due dei
quali sempre pronti a coalizzarsi contro il terzo: il partito Colorado e il partito Bianco (centro-destra) contro il
Freme amplio (centro-sinistra). In Uruguay la scommessa si gioca soprattutto nel
«campo», nelle immense terre umguaiane in cui vive circa la metà della popolazione
globale (un milione e mezzo),
essendo l’altra metà tutta
concentrata nella capitale.
Montevideo è governata da
diversi anni ormai dal «Brente amplio» che ha saputo
mantenere il consenso ottenuto e si propone ora come
una vera alternativa nazionale. Gli ultimi sondaggi danno
il «Freme amplio-Encuentro
progresista» in vantaggio di
quattro punti sul partito Colorado (elezioni il 31 ottobre),
ma poi vi sarà il secondo turno, il 28 novembre.
Arrivando a Montevideo da
Colonia, si incontra una immensa baraccopoli dove vivono migliaia di persone in situazioni di grande precarietà
(sanitaria innanzitutto): a
Buenos Aires, una delle città
più grandi dell’America Latina (dopo Città del Messico e
San Paolo), la miseria non è
esclusiva dei «barrios» (quartieri) periferici, è nel suo centro (per esempio La Boca, la
zona in cui ha sede il famoso
club calcistico «Boca Juniors»,
la nota passeggiata turistica
del «Caminito»). Ricchezza e
miseria porta a porta in una
città con un traffico intensissimo (qui però tutti pagano il
biglietto): una città «dollarizzata» come lo è divenuta l’intera Argentina in seguito
all’equiparazione dei «pesos»
al dollaro. Una città che continua ad attirare gente da ogni
parte dell’America Latina alla
ricerca di quei pochi «dollari
argentini» con cui sfamare
anche le famiglie in Perù, in
Ecuador o in Colombia. Una
città, Buenos Aires, segnata
da un cattolicesimo tradizionalista e imperioso di cui si
colgono i segni nel «cementerio de la Recoleta», una città
di morti nel cuore della città
dei vivi, in cui sono tumulati i
grandi e ricchi personaggi
(tra cui Evita Perón) della storia argentina (e non solo): alle
spalle del Cementerio, un
grande centro commerciale
con tanto di ristoranti e magazzini all’ultima moda per
catturare i turisti e liberarli
dall’ossessione della morte.
In questo contesto di vita
movimentata, ma anche di
grande precarietà, segnato da
un alto tasso di disoccupazione (ben superiore al nostro),
dal progressivo abbandono
delle terre (i prodotti agricoli
sono sottopagati) e da una incredibile concentrazione della gente nelle aree urbane, si
svolge la vita delle piccole
chiese evangeliche. La difficoltà economica in cui si dibattono è evidente, ma non è
solo questa a rendere precaria la situazione delle chiese.
Il dramma dei «desaparecidos» e delle delazioni, il clima
di sospetto e di paura che ha
segnato la storia recente dell’Argentina e dell’Uruguay
durante la dittatura militare
ha lasciato delle ferite aperte
e dei segni che hanno ancora
bisogno di tempo per considerarsi questioni chiuse.
L’America Latina continua
ad avere delle vene aperte: il
libro di Galeano non è storia
di ieri, è storia di oggi. Le ferite guariranno? Ho incontrato
una donna in Uruguay (nella
sua casa ho condiviso il primo mate) che ha subito, innocente, sette anni di carcere
per un semplice «sospetto».
Le comunità valdesi sono sta
(foto A. Boario)
te anch’esse prese nella morsa di questo clima terrificante: il libro del pastore Carlos
Delmonte, Un grano de locura (Ediciones La Aurora, Buenos Aires, 1988), non è che un
piccolo, ma autentico segno
di questo «clima di terrore»
che ha gettato insicurezza e
instabilità anche dentro la
chiesa. Certo, si è voltato pagina, ma ricostruire fiducia
non è un lavoro di pochi giorni, di pochi anni, né nella società né nella chiesa.
I contesti di vita sono molto diversi: una cosa è vivere a
Colonia Vaidense dove la
presenza valdese è affermata
anche a livello dell’economia
locale di piccole imprese (se
vuoi comprare del formaggio
puoi scegliere tra il Malan e il
Rivoir... entrambi ottimi), altra cosa è vivere nell’Entre
Rios argentino o nella Pampa. Le difficoltà non mancano e talvolta nascono proprio
là dove nessuno se lo aspetta:
è il caso della chiesa di Tarariras che ha messo in questione il patto di solidarietà
con le altre chiese (il Sinodo
rioplatense vi ha dedicato
ben due odg nella sua ultima
sessione). Il prossimo Sinodo
(febbraio 2000) sarà un appuntamento importante:
molti problemi attendono
una (buona) soluzione, fra
questi, l’elezione di un nuovo
Moderador (il pastore Delmo
Rostan entra in emeritazione) e una nuova Mesa. Come
in Italia, anche nel Rio de la
Piata si va verso un forte ricambio generazionale.
1 - continua
Chiese battiste di Lentini e Fioridia
Iniziative in occasione della
Domenica della Riforma
Nei giorni 29-30 ottobre la
Chiesa battista di Lentini organizza all’Auditorium comunale la Festa della Riforma,
seconda tappa del Festival
delle chiese battiste della Calabria e della Sicilia. Il 29, alle
17.30, si tiene una tavola rotonda con la partecipazione
dei pastori Giovanni Guglielmino. Salvatore Rapisarda e
Italo Pons sul tema «Grazia,
fede e il cristianesimo di oggi». Alle 20 ha luogo il concerto «La musica della Riforma».
Sabato 30, a partire dalle
16.30, ha luogo la giornata sul
tema: «Donne della Riforma»;
alle ore 18,15, conferenza di
Pawel Gajewski su Katharina
von Bora (1499-1552), nel
500“ anniversario delle nascita; alle 19,45 la compagnia «I
triaggianti» mette in scena la
commedia: «Nun c’è né masculu né fimmina».
Inoltre il 31 ottobre, alle
ore 10,30, si tiene nella chiesa
battista (via Regina Margherita 38) il culto della Riforma
con partecipazione delle
chiese evangeliche della Sicilia orientale. Lo stesso giorno, alle 18,30, nella chiesa
battista di Fioridia, si tiene
una conferenza del past. Italo
Pons sul tema: «Chiese evangeliche storiche oggi: una crisi o una trasformazione?».
Per informazioni è possibile
rivolgersi a Pawel Gajewski,
telefono 095-7836273.
I Chiese battiste di Calabria e Sicilia
stare in piazza per offrire
la testimonianza della fede
SILVIA RAPISARDA
Domenica3 ottobre si è
conclusa a Siracusa la
tre giorni chiamata Festival
delle chiese battiste di Calabria e Sicilia. Si è trattato di
un tentativo di parlare all’aperto, di incontrare la gente là dove trascorre alcune
ore serali passeggiando o discutendo. È stato un uscire
dai locali di culto, dalle sale
conferenze per fare un salto
senza rete di protezione. Tutto ciò fa venire alla mente
l’episodio di Paolo ad Atene
(e Siracusa e Atene hanno alcune cose in comune). Il
grosso del lavoro organizzativo è stato svolto dai fratelli e
dalle sorelle di Siracusa (contatti con le autorità, allestimento dello splendido Largo
Aretusa con enormi ombrelloni, luci, palco, amplificazione, sedie, mostre fotografiche
su Martin Luther King, su
Bonhoeffer e sulla libertà religiosa, tavoli con letteratura
protestante e Bibbie, ospitalità, ecc.), ma non è mancata,
nel corso dei tre giorni, la
presenza e la collaborazione
di delegazioni da Reggio Calabria (comunità battista e
comunità filippina), da Catania, da Lentini, da Fioridia e
dalla comunità valdese di Pachino, col pastore Ollearo.
Incisivo è stato il contributo
del gruppo musicale The
Diggers con la loro attrezzatura, i loro strumenti e il loro
concerto conclusivo.
Festival voleva dire stare in
piazza, diventare visibili con
ciò che ci caratterizza e che
abbiamo messo assieme. In
questo senso le mostre fotogjafiche, i banchi libri, i volantini distribuiti sono stati
tutti strumenti di incontro, di
contatto e di documentazione. Ma Festival vuole dire anche esibire, parlare. Così il
venerdì è stata proiettata la
videocassetta, prodotta dallo
Spav, su Martin Luther King e
il coro della chiesa di Siracusa si è esibito in un concerto
spiritual accompagnato da riflessioni storiche e teologiche
sui testi cantati. Il sabato si è
avuta una conferenza-divagazione dal titolo «Sono sparite le fate», tenuta dal professor Elio Tocco, presidente
Dietrich Bonhoeffer
dell’Istituto meridionale di
studi universitari. Personaggio di primo piano nel panorama culturale siracusano.
Tocco ha fornito alcune chiavi di lettura della realtà contemporanea e, benché abbia
parlato da agnostico, ci è
sembrato di poter individuare nell’amore operante, nel
discepolato cristiano, la forza
capace di abbattere i muri e
le barriere che dividono gli
esseri umani oggi.
La proiezione della videocassetta su Bonhoeffer, anche questa prodotta dallo
Spav, ci ha dato la possibilità
di riflettere sul tema «Dare
voce a chi non ha voce». La
serata si è conclusa con un
laboratorio a cura del gruppo
teatrale «I triaggianti» della
chiesa di Lentini. Sono stati
presentati brani dialettali
della commedia «Non c’è ne
maschio né femmina». La domenica ci ha consentito di tenere un culto quasi sperimentale, con una liturgia ricca di canti, letture, brevi meditazioni e testimonianze. Al
culto ha fatto seguito uno
spettacolo di mimo (ragazzi e
ragazze da Catania) e il concerto rock evangelico, con
canti-confessioni di fede e
appello alla fede del gruppo
The Diggers.
Fin qui la prima tappa di
questo Festival delle chiese
battiste di Calabria e Sicilia.
La prossima si terrà durante
l’ultimo week-end di ottobre
a Lentini e Fioridia. Sarà centrata sulla Riforma. Particolare evidenza sarà data a Caterina von Bora e, ovviamente,
al messaggio evangelico.
CENTRO DI FORMAZIONE
DIACONALE «G. COMANDI»
Inaugurazione
dell’11 ° Anno accademico
congiuntamente all’inaugurazione del
145° Anno accademico della Facoltà valdese di teologia
Firenze, sabato 23 e domenica 24 ottobre 1999
Prolusione
sabato ore 17 - via de’Serragli, 49
Prof. Giorgio Spini
LA SCUOLA VALDESE
DI TEOLOGIA DI FIRENZE, 1870-1900
seguiranno una cena comunitaria in via Borgo Ognissanti 6
e un incontro con la locale comunità battista
Culto d'apertura
domenica, ofe 10,45, chiesa valdese di via Micheli
presiedono i pastori Gino Conte e Raffaele Volpe
partecipano gli studenti della Facoltà e del CFD
seguiranno un pranzo comunitario in via Manzoni 21
e un incontro con le comunità valdese e metodista
Oltre 20 radio commerciali ed evangeliche trasmettono
in tutta Italia dal lunedì al venerdì una serie completa di
meditazioni della Parola di Dio, dalla Genesi all’Apocalisse.
(Per una lista completa delle frequenze, consultare il sito
Internet http://blbbla.lombardla.com o contattare CRC)
CRC - Centro di Radiodiffusione Cristiana
Casella Postale, 14 - 20050 Macherio MI tei 039-2010343
E-mail: mailto:crcrcb@tin.it - Web: http://bibbia.lombardia.com
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita
'Mii L'ultimo quaderno della serie «Rete di liturgia»
Cristo sorgente di vita
Il tema della salvaguardia del creato al centro delle proposte
della Fcei per la vita spirituale della nostre chiese
MARTA ITAURIA
Alcuni teli blu e bianchi
arrivano svolazzanti dai
quattro angoli del locale di
culto a richiamare l’immagine dei «fiumi d’acqua viva»,
mentre si invoca la presenza
di Gesù Cristo, sorgente di vita eterna; è questa una delle
proposte liturgiche contenute
in un recente numero di «Rete
di liturgia», pubblicazione di
testi, idee per il rinnovamento
del culto a cura della Commissione spiritualità e liturgia
della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei).
In particolare gli ultimi
due numeri di Rete di Liturgia presentano tematiche di
grande interesse per le nostre
chiese. Il numero 7, del luglio
1999, raccoglie una serie di
proposte liturgiche, frutto di
un intenso lavoro della Commissione per il «Decennio
ecumenico delle chiese in solidarietà con le donne» della
Fcei, fra cui la traduzione,
curata dalla past. Gianna Sciclone, di un opuscolo pubblicato dal Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) a conclusione del Decennio.
«Tempo per il creato» è invece il titolo dell’ultimo numero di Rete di Liturgia (settembre 1999) dedicato interamente alla tematica della
«salvaguardia del creato»; vi
sono quattro schemi liturgici
(due elaborati dalla comunità
di Iona in Scozia, uno prove
II Cec solidale con gli aborigeni australiani in occasione deH’Assemblea di Canberra 1991
niente dall’Australia e una liturgia prodotta dalle donne
native americane per la Giornata mondiale di preghiera),
e vari testi inerenti all’argomento. La scelta di tale materiale va di concerto con l’invito rivolto alle nostre chiese
dal Consiglio della Fcei di celebrare un culto sulle tematiche ambientali, seguendo
l’esempio di numerose chiese europee. Responsori, preghiere di intercessione, simbologie, nuovi canti provenienti dall’innologia dell’ecumene internazionale, gesti liturgici; un prezioso patrimo
nio per quanti hanno a cuore
il rinnovamento del culto e
l’approfondimento della spiritualità comune. Un patrimonio che va promosso, diffuso e soprattutto utilizzato.
Chi volesse ricevere Rete di
Liturgia e chi volesse proporre
liturgie e culti preparati in occasione di incontri comunitari, convegni, campi giovanili,
può contattare il coordinatore
della Commissione spiritualità e liturgia; past. Luca Maria
Negro, c/o Fcei via Firenze 38,
00184 Roma, tei. 06-483768,
fax 06-4828728; e-mail; lue.
negro@agora.stm.it.
Un ricordo deH'intellettuale reggino
Ernesto Puzzanghera tra fede e cultura
LILLY DI LEDAMI
Numerosissime le testimonianze di cordoglio,
pervenute alla famiglia da
tutta Italia, per la morte del
caro e noto prof. Ernesto Puzzanghera, grande educatore e
nobile figura del mondo culturale italiano. Si è spento a
91 anni, il 13 agosto scorso,
dopo 14 mesi di degenza durante i quali, lucido nel pensiero, riviveva talora con
qualche lacrima tutto un passato di vita culturale, intensa
e produttiva, da cui gli erano
pervenute grandissime soddisfazioni. Fu educatore tra i
più quotati della scuola ele
mentare reggina. Ebbe prestigiosi riconoscimenti da tutto
il mondo della cultura, compresi quello della Presidenza
del Consiglio dei ministri.
Poeta sensibile e sempre
sorretto da profonda e incrollabile fede religiosa, espressa
nelle sue tantissime liriche
(alcune delle quali tradotte
anche in russo, ceco, francese e greco). Ricco di carità,
amore, fede, fratellanza, giustizia diede prova, dove fosse
occorsa, di possedere un animo costantemente rivolto a
Dio, al prossimo, alla famiglia, all’amicizia pura, all’onore, all’eguaglianza razziale.
Ernesto Puzzanghera non
È in distribuzione nelle Librerie Claudiana e nella Libreria
di cultura religiosa l’ultima novità di
Piera Egidi
Venfanni appena
Diario di una generazione onnipotente
Prefazione di Marina Jarre
448 pp.. Lire 34.000, codice 00-5
Dopo i successi di Incontri (1998) e Voci di donne (1999)
ecco t'ultimo romanzo che, come dic^
Marina darre, racconta di una «generazione eroica di ultimi romantici
che aveva fatto e disfatto la sua vita, che aveva avuto un gran bisogno di sacro... che riteneva d’essere solo lei la “generazione” per eccellenza. Quella della grande rottura, della svolta rivoluzionaria». Le
vicende di un gruppo di coetanei
che nel ’68 avevano grosso modo
ventanni. Un coro di presenze individuali.
m mmtsdEtrìce
cÊaudÊana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpneUt/~vaide8e/ctaiH]ian.htm
sarà facilmente dimenticato;
i semi che egli sparse hanno
già le loro radici negli animi e
nelle menti di molti.
Lo piange la Chiesa valdese
di Reggio, dove per oltre 60
anni fu esempio di fede veramente vissuta e vero punto di
riferimento per la popolazione reggina per onestà, correttezza, nobiltà di comportamento e per tradizioni evangeliche familiari da fargli
onore. Le melodie del suo
violino e la magia delle sue
immagini poetiche rimarranno scolpite nell’animo di
quanti, come me, l’amarono
e furono orgogliosi della sua
amicizia, oltre ogni retorica.
Battisti a Varese
Culto gioioso
e animato
STEFANO FONTANA
Quello di domenica 3 ottobre è stato per la comunità battista di Varese un
culto particolarmente gioioso. Si capiva già solo entrando in chiesa che quel giorno
lo svolgimento del culto sarebbe stato diverso dal solito
perché un’imponente apparecchiatura musicale era stata piazzata di fronte alle panche, con due grossi altoparlanti che diffondevano prima
dell’inizio della liturgia una
accattivante musica di sottofondo. Il perché di questi
insoliti preparativi risultava
ai fedeli presto chiaro all’inizio del culto, quando il fratello musicista Nicola Milone,
della Chiesa battista di Bollate, iniziava con il primo dei
suoi gioiosi canti, accompagnandosi con la chitarra, le
percussioni e il tamburello.
Il culto è stato davvero insolito e anche apprezzato
dalla nostra comunità. Con le
sue canzoni, che traevano
tutte spunto da passi biblici,
Nicola Milone ha dato anche
alla comunità battista di Varese un saggio di quello che
da anni oramai è il suo lavoro
itinerante nelle chiese che lo
chiamano come accompagnatore musicale e nelle quali lui presenta il frutto della
sua passione per la musica e
il canto; inutile dire che sia i
testi che la musica delle canzoni che canta Nicola Milone
sono stati scritti da lui in persona. Nicola ha anche prodotto due audiocassette con
le sue canzoni, le stesse che
poi egli canta anche in occasione di campagne di evangelizzazione che vengono organizzate da tante comunità
evangeliche. È stato, quello di
domenica 3 ottobre, un culto
decisamente fuori del comune ma che la comunità di Varese ha dimostrato di gradire,
a fianco del sempre valido e
fondamentale contributo del
nostro organista di ruolo.
Paolo Tron, il quale, per una
domenica, ha potuto così lasciare l’accompagnamento
musicale a Nicola, che noi
tutti ringraziamo di cuore.
"^adh
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
L. 10.000
L. 20.000
L. 20.000
Nella collana «Nostro tempo» è uscito il n. 67
G. Belila, G. Ceretti, F. Ferrario, F. Giampiccoli
P. Ricca, L. Ronchi De Michelìs, F. Santi Cucinotta
Giubileo ed ecumenismo
occasione o inciampo?
a cura di Franco Giampiccoli
104 pp., Lire 15.000, cod. 320
Sette specialisti italiani, 3 cattolici
e quattro protestanti, si confrontano sul tema scottante del prossimo giubileo che è visto dai cattolici come occasione di promozione
della devozione dei fedeli, mentre
per i protestanti è un inciampo
ecumenico in quanto tuttora collegato alla pratica delle indulgenze
che scatenò la protesta di Lutero
nel XVI secolo.
G/VBìLEo
^cvmenìsmo
jf mmedSüwe
claudmna
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpneiH/~valdese/claudian.htm
venerdì 22 OTTOBRF
...... Chiesa battista di Torino
La Bibbia cantata per
un «ecumenismo gospel»
MAURIZIO GIROLAMI
CHE cosa ha avuto di speciale il concerto tenutosi
domenica 3 ottobre nella
chiesa battista di via Passalacqua? Senz’altro il repertorio, composto da 18 spiritual,
alcuni celebri altri meno;
prezioso dono fatto di melodia, ritmo, corporeità, scossa
emotiva e fede trasmessoci
dai neri, schiavizzati e sfruttati da cristiani come noi,
spesso evangelici e battisti
come noi. «La musica migliore del mondo, ...tutta la Bibbia raccontata in canto...» come disse nel 1899 una vecchia bambinaia nera (vedi il
volume, a cura di Paolo Ribet
e Fiorenzo Gitti Negro Spiritual, Claudiana editrice).
Straordinaria anche la presenza di 250 persone, il doppio del solito, molti cattolici,
tutti visibilmente commossi,
grande esperienza ecumenica vissuta nella partecipazione a questa inconsueta predicazione mediante il canto, la
più antica forma d’espressione artistica. Ma anche occasione di confessione di pec
vener
Ui
cato e di ringraziamento»
Dio quando, al termine del
concerto, è stata brevemen
te rievocata la deportazione
dei neri dal loro continente
d’origine, l’Africa, laW
conversione forzata, con tanto di battesimo, a un cristia^
nesimo deformato a uso dedi i
schiavisti, nostri antena^
bianchi e cristiani, la loro'
odissea attraverso la soffe. I
renza, la segregazione sociale I
e religiosa e, a dispetto di totto ciò, la loro tenace speranza nella liberazione promessa
da Gesù a tutti i poveri e gli
oppressi. Lo stesso coro i
«Goin’ Gospel» e il suo direi,
tore, maestro Alessandro Co |
ra, entrambi ottimi, e tutti/e |
rigorosamente bianchi, sono i
la prova vivente di quanto 1
l’esperienza di fede delle
chiese nere del passato seguiti a vivere attraverso i secoli, gli oceani, i razzismi di
ieri e di oggi e riesca a vivificare e trasmettere l’argento
vivo alle platee più compassate, nelle chiese e nelle sale
da concerto (e non si dimentichi di acquistare il volume
sopra citato!).
C:
TORRE PELLICE — Domenica 10 ottobre si è svolto il culto di
apertura delle attività con la partecipazione dei ragazzi della scuola domenicale e catechismo. La giornata è stata anche intensa per il coinvolgimento della chiesa locale, insieme al Centro culturale, nell’iniziativa della Provincia di Torino «Città d’arte a porte aperte». Nel tempio si sono cos
succedute le visite, le opportunità di avere contatti e con-(
franto con numerosi visitatori.
• Si sono uniti in matrimonio, sabato 9 ottobre, Tiziana Fa
e Sergio Albanese.
• Si sono svolti i funerali di Walter Michelin Salomon, Di
menico Abate, Amalia Oudry ved. Artus.
SAN GERMANO — Purtroppo molti sono stati i funerali il
questi ultimi tempi; sono deceduti infatti Frida Griot Mas
sei, per lunghi anni membro attivo del Concistoro; Rei»
Bertalot, del Castellazzo, di 75 anni; Remo Peyran, abitai!
te a Porte, e Elvira Chianforano ved. Godin che, pur noi(
essendo sangermanese di origine, ha abitato un tempo fej
noi. Il funerale di quest’ultima sorella è stato presieduti
dal pastore Ruben Vinti, che ringraziamo. Alle famiglici',
lutto la comunità esprime ancora la sua solidarietà in que '
sfora di prova ricordando che la vera consolazione p®>*
nostri dolori si trova in Cristo solo, il quale dà la vita eteffl!
a coloro che pongono in lui la loro fiducia. I
CHIESA METODISTA DI MILANO
via Porro Lambertenghi 28
31 ottobre 1999 - ore 18
FESTA DELLA RIFORMA
Concerto dell’organista Jolando Scarpa
musiche di V. Trexell, G. F. Haendel, J. Brahms, J. E. Bach.S
Wesley, J. Pachelbel.
10
OTTOBRE 1999
Timor Est
Una strage da tempo annunciata (e ignorata)
Cattolicesimo
Wojtyla, uno strano «mea culpa»
Donne
Il femminile nel teatro della giustizia
Religioni
Tra Sarajevo e Gerusalemme
Ecumenismo
Verso una «Charta oecumenica» europea
Confronti: una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.00(1
(sostenitore Ine 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61
m uiuag,,.,,. -------
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184
Chiedete una copia omagpo telefonando allo 06-4820503, fax 48279W.
(indirizzo Internet: Http://hella.stm.it/market/sct/home.htm)
La M
battista
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La missione evangelica battista fra i Rom in Italia
Un camper per la testimonianza
L'automezzo è stato donato dalla Chiesa avventista
e diventerà un centro mobile per l'evangelizzazione
La Missione evangelica
lottista Rom in Italia (Mebri),
^iesa aderente deH’Ucebi,
ha recentemente ricevuto in
¿ono un camper dalla Chiesa
hvventista del settimo giorno
coni proventi dell’otto per
jiille. «Fu circa due anni fa racconta Cesare Levak, presidente della Mebri - durante
una riunione pastorale del
■ftiveneto che ebbi l’opportunità di conoscere Patrizio
Qdliari, pastore della chiesa
avventista di Mestre. Mi chiese di accompagnarlo in un
campo nomadi di transito
per rendersi conto di persona
dei bisogni di quelle persone.
Gli bastò di rimanere qualche
ora in mezzo a noi, in una
fredda giornata invernale,
per capire la gravità della situazione neila quale vive la
maggior parte dei nomadi
che attraversano il nostro
paese. Certo il pastore Calliarl si sentì a disagio, lui, ben
vestito in mezzo a povera
gènte malvestita che cercava
di riscaldarsi con un fuoco di
Stecchi racimolati qua e là e
bmciati assieme ad ogni genere di oggetti combustibili.
Fu così che considerando in
sieme le priorità pensammo
che per iniziare un programma di aiuti c’era bisogno di
un camper, magari anche
usato, da utilizzare come
centro mobile di evangelizzazione e come nucleo logistico
per la distribuzione di generi
di prima necessità. Così oggi
vivo una grande gioia. Sento
di ringraziare prima il Signore per avermi aperto la via,
l’amico Patrizio per avermi
aiutato nel progetto insieme
a Daniele Beninni e Davide
Vitiello, il presidente Ucebi,
Renato Maiocchi, Aldo Casonato e Carmine Bianchi per
avermi incoraggiato, seguito
e indirizzato nella burocrazia
italiana. È ancora difficile
vincere quel clima di diffidenza, quel senso di generale
condanna che un po’ tutti
manifestano contro noi zingari, ma con l’aiuto del Signore stiamo già vedendo i
primi risultati positivi».
* A Santa Severa
Incontro di
bilancio per gli
staff che hanno
guidato i campi
ALBERTO SIDDU
I
ì- Ricambio generazionale per la chiesa di Coazze
Una comunità in rapida trasformazione
CESARE MILANESCHI
Nel mese di settembre la
chiesa valdese di Coazze
ha avuto due decessi, un matriippuio e un battesimo: tappe ravvicinate di un momento
significativo della sua evoluzione storica. Con il decesso
della 98enne Maria Ruffino e
della 91enne Giuseppina Tessa scompare definitivamente
la generazione di coioro che
agli inizi del secolo avevano
frequentato la scuola elementare evangelica fondata nel
1885 dal pastore Pietro Meynier, che fu attiva fino al 1914.
La scomparsa di Maria e
Giuseppina assottiglia sempre più la componente propriamente coazzese della
chiesa: gruppo caratterizzato
dall’assiduità ai culti, dall’osservanza del riposo nel giorno del Signore e dallo stretto
rapporto fra fede evangelica e
cultura contadina. Emblematico di quella cultura era il
racconto della propria nascitn, che Giuseppina aveva appreso dalla madre. Era Tulti■na domenica di carnevale
del 1908 e la madre, avvertendo le doglie, invitò le figlie
Ptb grandi a recarsi alla festa.
Queste, accortesi della situa^■t>ne, non si mossero di casa, e la madre chiese ospitantà alla vicina che l’accolse
ttella stalla, quale unico luo8o «riscaldato» della casa,
tropo qualche ora, ritornò
portando in braccio l’ultima
Attivata. Sono esperienze che
appartengono a un tempo
notano: distante sul piano
culturale più ancora che su
quello cronologico. Tuttavia
9 chiesa di Coazze è nata in
quel preciso contesto,
il matrimonio di Loredana
ons e Alessandro Rapetti, e
La chiesa valdese di Coazze
il battesimo del piccolo Olivier Matanda sono stati due
momenti indicativi della
nuova situazione della comunità: non più legata geograficamente a Coazze, ma ormai
chiesa di diaspora che racco
glie persone di diversa provenienza e cultura, unite nella
stessa fede. E la presenza di
un piccolo coro della Christian Fellowship di Torino
nel primo caso e di un gruppo dello Zaire nel secondo
hanno caratterizzato il culto
e il momento festivo come
una gioiosa fraternità dove le
diverse culture si sono incontrate nella lode e nel ringraziamento del Padre comune.
Il pluralismo della Chiesa
valdese di Coazze non si
esprime solo nel rapporto fra
Italia e Africa: lo scorso 30
maggio era stato battezzato il
piccolo Matthias, di padre
italiano e madre svizzera. La
sfida che ci sta di fronte è
quella di creare nelle nuove
generazioni, con le mutate
condizioni di vita sociale, la
stessa coesione che ha tenuto
unita la comunità nelle generazioni passate, anche nei
momenti più difficili.
L 26 settembre 1999 a Santa Severa si è tenuto l’ultimo incontro della stagione
estiva dei campi. È stato un
momento edificante per rincontrarsi tra i vari staff che
hanno avuto il privilegio di
guidare i campi da giugno a
settembre; siamo grati quindi
al Signore dell’aiuto donatoci
nel lavoro serio e profondo
che ci ha impegnati lungo
tutto l’arco dei mesi trascorsi
tra il campo formazione staff
del novembre ’98 e la primavera inoltrata di quest’anno.
Per problemi di studio e di
lavoro non tutti gli staff erano
presenti, ma chi era c’era ha
potuto ugualmente confrontarsi sul lavoro fatto e soprattutto sulle varie e diverse
problematiche sorte durante
i campi in cui la presenza è
stata come solito nutrita.
Vorrei menzionare, a esempio, il successo ottenuto da
una «new entry» dei campi; il
precadetti (per i ragazzi dagli
11 ai 13 anni) tenutosi dal 22
al 28 giugno. L’argomento
trattato era «Le avventure
straordinarie del popolo di
Israele, di Jahvè e di suo Figlio Gesù. Ovvero... giocare,
cantare e ballare le storie». I
partecipanti, in buon numero per la prima volta, hanno
gradito l’iniziativa impegnandosi a fondo intersecando lavoro e gioco, fornendo
ai preparatori fruttuose indicazioni per il lavoro fatto e
quello futuro. Si è avuto un
successo che ci ricorda quanto sia importante dare ai nostri figli, alla generazione futura, un insegnamento per la
testimonianza di Cristo.
Denominatore comune
per i partecipanti all’incontro è stato il ribadire l’importanza dello scopo dei campi
vacanza-studio e del lavoro
preparatorio: è un servizio
reso al Signore e alla comunità che vive insieme quel
periodo. Quindi ringraziamo
il Signore per l’opportunità
offertaci per tale servizio di
diaconia, e un sentito grazie
vada a tutti coloro che si sono impegnati con tale spirito
di abnegazione per la riuscita
dei campi: staff di studio,
staff di campo, cuochi e cuoche, idraulico, addetti al bar
e, non ultimo, il direttore.
Un campo estivo per giovani a Santa Severa
Il bisogno religioso e i riti di passaggio
SIMOHPIETRO MARCHESE
D
AL 1“ al 13 agosto si è
svolto presso iT Villaggio
della Gioventù a Santa Severa
il campo giovani sul tema
«Rito e passaggi». Oltre ad
una settantina di partecipanti, quest’anno abbiamo incontrato quattro ragazzi palestinesi, un luterano e tre ortodossi (membri del campo
lavoro, linfa vitale del volontariato nei nostri Centri) con
cui abbiamo potuto sperimentare un confronto su di
Regala
un abbonamento a
versi piani. Un’esperienza di
vita comunitaria sempre più
indispensabile ai nostri giorni in cui l’individualità «atomizzata» rappresenta uno dei
frutti di un sistema che tende
a isolare le persone o a raggrupparle in gruppi con bisogni consumistici o comunque al di fuori di un lavoro
socio-politico.
Per combattere il male moderno di «atopia», abbiamo
lavorato su uno degli aspetti
più vicini alla nostra identità,
il bisogno religioso, punto di
riferimento fondamentale anche nel discorso culturale dei
centri giovanili oltre che nelle
nostre chiese. Il campo ha visto analizzare la nascita del rito, come passaggio e studio
dei nostri limiti, a partire dal
nostro vissuto e dalle motivazioni della nostra ricerca in
particolar modo spirituale.
Il lavoro, sicuramente ambizioso, ha avuto il pregio di
essere ricondotto non solo da
un punto di vista teorico, ma
soprattutto partendo dalla
biografia e dalle storie di vità
dei partecipanti. Nei momenti più significativi (mito
di Orfeo, slapstick comedies,
i riti elaborati in occasione
dell’eclisse) si è sofferto un
eccessivo carico di contenuti
e quindi una certa disomogeneità d’insieme. Comunque
alcuni messaggi, per la loro
ricchezza e potenzialità, siamo sicuri, verranno recepiti
con forme e tempi diversi e
potranno rappresentare una
buona base di partenza per
lavori locali di gruppi giovanili 0 per altre esperienze di
vita comune. Segnaliamo come materiale prodotto dal
campo giovani una vidiocassetta di circa due ore sul vissuto di Orfeo, utile per approfondimenti sulla nascita
del rito e riflessioni sulla corporeità, e la disponibilità del
gruppo di teatro di strada Alicante di Bergamo.
PAG. 9 RIFORMA
Agenda
NAPOLI — Nella chiesa battista (v. Foria 93) si tiene il primo seminario di formazione organizzato dal Dipartimento
di teologia Ucebi con l’Associazione delle chiese battiste
del Napoletano, sul tema: «La comunicazione del messaggio evangelico». Orario: venerdì 18,30-21; sabato 16-19. Per
informazioni Antonio Salvato (tei. 081-2393442).
25 ottobre
MESTRE (Ve) —Alle ore 15,30, al liceo scientifico «G. Bruno» (v. Buglioni 26), per il corso di aggiornamento per insegnanti su «Le donne di altre culture pongono nuove domande alla nostra società», organizzato insieme al Centro culturale Palazzo Cavagnis, il prof. Antonio Rigopulos parla su;
«La concezione della società e della donna nell’induismo».
MANTOVA — Alle 20,45, nella sala Isabella d’Este (via Giulio Romano 13), per il corso Sae, la dott. Anna Casella parla
sul tema: «La Bibbia e le religioni naturali; modelli antropologici a confronto».
TRIESTE — Alle ore 20,30, nella basilica di San Silvestro,
(piazza San Silvestro) concerto dell’organista Silvia Tomat.
26 ottobre
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), il past. Eric Noffke tiene l’ultimo incontro
sui cristiani e l’impero romano, sul tema: «L’Apocalisse,
documento di resistenza antiromana».
27 ottobre
MILANO —Alle ore 18,30, nella sala della libreria Claudiana (v. Sforza 12/a), Paolo De Benedetti, Enzo Bianchi e
Gioachino Pistone presentano il libro di Renzo Fabris
«Uno nella mia mano. Israele e Chiesa in cammino verso
l’unità». Intervengono rav Elia Kopciowski e Bruno Segre.
TORINO — Alle ore 20,45, nel salone di corso Vittorio
Emanuele 23, il prof. Paolo Ricca, la linguista Sabrina
Stroppa e Paolo Moretti, direttore de «Il cristiano», discutono il tema: «La Bibbia del Diodati: una sfida della fede, un
capolavoro della letteratura». Presiede p. Eugenio Costa.
TORINO — Alle ore 16 , nella sala valdese di via Pio V 15, il
past. Giuseppe Platone tiene il secondo incontro di formazione per adulti sul tema «Insegnaci a pregare. Le richieste
del Padre Nostro». Tema del giorno: «Venga il tuo Regno».
SARONNO (Va) — Alle ore 21, nell’Aula consiliare della
scuola «A. Moro», l’Associazione culturale protestante organizza un incontro su; «Giubileo biblico e Anno Santo»,
con il past. Giovanni Cartari e mons. Franco Buzzi.
TRIESTE — Alle ore 17,30, nella basilica di San Silvestro, il
prof. Joze Pirijevec per il corso su Trieste nell’Ottocento
parla sul tema; «La cultura slovena».
28-29 ottobre
PADOVA — L’Ifed e l’Università organizzano un convegno
sul tema: «Pietro Martire Vermigli (1499-1562): umanista,
riformatore, pastore». Relatori fra gli altri Emidio Campi,
Pietro Bolognesi, Susanna Peyronel, Salvatore Caponetto,
Giorgio Vola, Emanuele Fiume, Leonardo De Chirico.
Informazioni tel/fax: 049-619623; e-mail: pdifed@tin.it
29 oltobre
BIELLA — Alle ore 21, nella chiesa valdese (via Fecia di
Cessato 9c), il past. Jonathan Terino parla sul tema: «Le 95
tesi di Lutero e i protestanti italiani oggi».
SONDRIO —Alle 21, al Centro evangelico di cultura (via
Malta 16), lo storico Diego Zola parla sul tema: «Presenza e
vicende dei riformati in Valtellina sino al 1797».
BARI — Alle ore 18, nella chiesa valdese (corso Vittorio
138), il past. Lorenzo Scornaienchi parla sul tema: «Giovanni Diodati, teologo riformato e traduttore della Bibbia».
■
30^1
m
TORINO — Con inizio alle 15, all’Oasi di Cavoretto, si ten
gono l’incontro interregionale delle Comunità di base e un
incontro nazionale di catechesi e animazione giovanile. I
lavori riprendono domenica alle ore 9. Per ulteriori informazioni; tei. 0121-500820. E-mail: viottoli@tin.it
1
BUSSOLENO (To) — Alle ore 15, nella chiesa battista (via
Torino 11), per il Centro culturale «Piero Jahier», la pastora
Giovanna Pons parla sul tema: «Sui confini della bioetica».
Presiede il past. Antonio Cammisa. L’incontro sarà preceduto da un’agape fraterna nella sala della chiesa.
CULTO EVANGELICO; ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, tra
smessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Dome
nica 31 ottobre (replica lunedì 8 novembre) andrà in onda:
«Andate e predicate - tre storie una vocazione: l’impegrio
dei predicatori locali come espressione del sacerdozio
universale dei credenti; Un riformatore di 500 anni fa: la
figura di Pier Martire Vermigli; Bibbia e giornale - un
commento all’attualità della Riforma protestante».
Le segnalazioni devono giungere con 15 giorni di antìcipo.
14
PAG. 10 RIFORMA
Riforma
Con o senza famìglia
Anna Maffei
«Passa per la questione deU’oniossessualità oggi la vera
linea di demarcazione fra le chiese. Una linea trasversale
che attraversa tutte le confessioni cristiane e le divide,
creando inedite e inconfessate alleanze». Quando qualcuno, tornando da un viaggio negli Usa, condivise con me
questa riflessione mi sembrò eccessiva. Ci sono ben altre
questioni, pensai, più squisitamente teologiche che ancora
distinguono, e ahimè separano, le diverse confessioni cristiane, perché proprio l’omossessualità? Col tempo però mi
sono dovuta convincere che probabilmente quell’analisi,
per quanto scomoda, è vera. Ma non è vera solo per le confessioni cristiane, che dove hanno avuto U coraggio di aprire dibattiti interni si sono spesso spaccate, ma anche per la
società nel suo insieme. Dando una scorsa ad alcuni articoli
usciti a commento della legge da poco approvata in Francia
sulle convivenze, abbreviata in Pacs (Patto civile di solidarietà), ci rendiamo conto quanto sul dibattito che ha infuocato la Francia per più di un anno abbia pesato proprio la
«questione» a cui accennavo prima. Ecco alcuni titoli: «Legittimate le coppie di fatto, anche gay»; «La Francia dice sì
alle nozze anche fra omosessuali»; «Il Parlamento francese
riconosce le unioni gay»; «Francia, sì alle coppie gay, e potrei continuare». Nel corpo dei vari articoli è poi spiegato
che la legge riguarda tutte le coppie di conviventi, anche
semplici amici, che liberamente stringono fra loro un patto
che, una volta registrato, ha valore legale e dunque sancisce
alcuni diritti e alcuni reciproci doveri. Ma, intanto, l’impressione rimane per chi sfoglia il giornale (o sente la notizia in televisione) che la nuova legge francese consenta e
promuova «il matrimonio omosessuale». Non c’è che fare.
Probabilmente l’omosessuaUtà tocca un nervo scoperto
della questione dell’identità, tipica della nostra epoca, ossia il disagio di vivere in una società complessa in cui tutti i
confini appaiono provvisori e permeabili. L’omosessualità
scavalca quello considerato più sacro e profondo, il confine fra i sessi. Perciò diventa un simbolo, uno spauracchio
da sventolare per rifiutare ogni nuova tendenza, particolarmente riguardante l’istituto famiglia, anch’esso considerato sacro e sempre più in crisi. E qui si individua lo
spartiacque, e a volte il conflitto aperto, fra coloro che reagiscono al disagio riaffermando e irrigidendo ruoli, confini
e valori, quelli della tradizione (meglio se religiosa) e condannando ogni nuova tendenza, e gli altri, quelli che nella
complessità cercano nuove sponde e nel contempo chiedono cittadinanza per i diversi modelli di convivenza sociale che oggi esistono e si diffondono. Il conflitto si ripropone quasi identico anche dentro e fra le chiese.
Ma è un fatto che le cose cambiano. E non è un male che
anche la società nel suo insieme ne prenda atto, proprio
per tutelare i più deboli. Nel caso del Pacs si tratta di provvedimenti molto concreti: un abbattimento della tassa di
successione per il/la convivente superstite, la continuazione del contratto di locazione in caso di morte di uno dei
due, la possibilità di beneficiare della cassa malattia se si è
a carico, del diritto di richiedere il trasferimento di sede lavorativa, ove possibile, per riavvicinamento. Questo, ripeto, esteso a tutti, anche per due amiche che decidono di vivere insieme e di dare tutela giuridica alla loro decisione.
Prendere atto che le cose cambiano non significa indebolire la famiglia, come si è affermato con toni allarmati.
La famiglia tradizionale, se è fondata su basi solide e favorita da contesti e circostanze, può (forse) sussistere,
che una legge come quella francese ci sia o non ci sia.
Certo, si può fare anche qualcosa in più per favorire la famiglia. Una legge come quella passata in Italia il 13 ottobre scorso dalla Camera dei deputati, che consente fra
l’altro congedi complessivamente fino a dieci mesi a entrambi i genitori per la cura dei propri figli nei primi otto
anni di vita, mi sembra una buona maniera per aiutare le
coppie, anche con figli adottati o affidati, a «farcela» e a
non soccombere allo stress. Ciò, a mio avviso, non sarebbe in contrasto con un’eventuale legislazione tipo Pacs,
anche da noi. L’una cosa non esclude l’altra. Più incentivi
alle famiglie, ma più tutela anche per gli altri, per quelli
che una famiglia tradizionale non l’hanno, e non la possono (o vogliono) avere. Se in qualche modo siamo tutti
un po’ aiutati a vivere meglio, che male c’è?
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Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce,
Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI,
Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto.Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
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sono state registrate il 5 marzo 1993.
li numero 40 del 15 ottobre 1999 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 13 ottobre 1999.
Associato alla
Unione stampa
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Commenti
VENERDÌ 22 OTTOBRF
Continua il dibattito sui 20 referendum dei radicali
Troppi vincoli sul lavoro
Nessuno vuole abolire il sindacato o i diritti dei lavoratori
ma è necessario superare i monolitismi e le rigidità attuali
VINCENZO RIBET
HO letto con molto ritardo l’articolo di Marco
Rostan sul n. 34 del 3 settembre 1999 «120 referendum dei
radicali». Tuttavia voglio scrivere ugualmente all’autore,
visto che l’argomento è ancora attuale (e forse in seguito
lo sarà ancor più). Alcune affermazioni contenute nel testo mi sembrano assai opinabili. A esempio dove si dice
alcuni referendum «mettono
in discussione diritti fondamentali dei lavoratori, l’esistenza stessa del sindacato,
aspetti decisivi della vita democratica». Per quanto sfugga il senso esatto delle parole
(gli «aspetti decisivi» messi in
discussione sono l’esistenza
dei sindacati e i diritti dei lavoratori, o sono una categoria a se stante? e se sì, quale?)
queste affermazioni mi sembrano assai pesanti, forse
dettate da eccessiva vis polemica, e comunque non sufficientemente approfondite.
I quesiti
sulla libertà d'impresa
Da quanto ricordo i quesiti
sulla libertà d’impresa sono
tutti sulla liberalizzazione di
particolari istituti: del collocamento privato, dei contratti a tempo determinato, dei
part-time e dei lavoro a domicilio e della disciplina dei
licenziamento; tutto ciò è
troppo poco per gridare a un
medioevo prossimo venturo.
Anche il prof. Gino Giugni
(«padre» dello Statuto dei lavoratori) ammette che la disciplina del lavoro oggi ha bisogno di un aggiustamento. È
noto che sul luogo di lavoro
chi non vuole adempiere ai
suoi obblighi ha, oggi, ampi
strumenti per raggiungere lo
scopo. Allo stesso modo, posto che le necessità della vita
comune sono ampie, ampi
devono altresì essere gli strumenti forniti dall’ordinamento, appunto quali part-time,
contratti a tempo determinato e via di questo passo.
Quindi un aggiustamento
che liberi dai vincoli e dal
monolitismo non può essere
totalmente negativo. È peraltro nota la strategia dei radicali che tendono a sollevare,
più che risolvere, il problema
mediante lo strumento del
referendum. Si consideri inoltre che le eccessive rigidezze sono anch’esse causa
della difficoltà di trovare lavoro: l’Italia è ultima in Europa quanto a investimenti
stranieri (e se non investono
le imprese straniere non si
capisce perché dovrebbero
UN piccolo fatto di cronaca molto sintomatico. A
Lecco un’operaia di un’azienda chimica, sposata con un
nonvedente, aveva chiesto
un giorno di ferie per portare
il cane guida del marito dal
veterinario. L’azienda aveva
concesso la giornata libera
chiedendo però all’operaia di
giustificare l’assenza mediante un certificato medico.
La donna ha interpretato la
richiesta nel modo più corretto e onesto, facendosi rilasciare in certificato da pàrte
del veterinario che aveva visitato il cane ed esibendolo
quindi come giustificazione
alla direzione dell’azienda.
La quale, viceversa, non ha
accettato quel certificato,
non ritenendolo pari al certificato medico richiesto, e ha
sospeso per una giornata la
donna accusandola di assenza ingiustificata.
farlo quelle italiane). Assieme
allo sfascio delle pubblica
amministrazione, la rigidezza
della disciplina del lavoro è,
tra le cause prime di questo
disincentivo a investire, e a
creare lavoro.
I quesiti
sul sindacato
Quanto agli altri quesiti sul
sindacato (sul finanziamento
pubblico del patronato, e sulle ritenute sindacali) sono
semplici ovvietà, la richiesta
della loro abolizione non può
certo qualificarsi come un atto antidemocratico. E, soprattutto, non mina alla radice «l’esistenza stessa del sindacato» che sarebbe rimasto
ben poca cosa se, tolti questi
privilegi, cessasse di esistere.
Del resto credo che neanche il più assatanato dei radicali voglia l’abolizione del
sindacato, ma solo un suo ridimensionamento. E lo voglio anch’io, che avendoci lavorato (ero nel Comitato centrale della mia categoria) conosco bene il manto di retorica con il quale copre la sua
realtà attuale e i suoi enormi
interessi, economici di rendita e di potere. Oggi tra tutti
i poteri forti, tra i conservatori duri e puri, il sindacato è
senza dubbio in prima linea.
Alla retorica appena accennata non sfugge neanche
Marco Rostan, quando vede
«con timore qualsiasi attacco
portato contro i corpi intermedi della società [il quale]
porta semplicemente a un regime dove tra i capi e il popolo non c’è più nessun organismo di vita e discussione democratica». Per quanto siano
assai discutibili queste previsioni (nel merito delle quali
non voglio entrare), l’unica
certezza residua che emerge
dall’articolo è l’affermazione
della attuale intangibilità del
sindacato. Solo metterla in
dubbio è delitto di lesa maestà. Ma è proprio la difesa
aprioristica di una istituzione
a essere antidemocratica e illiberale! Tanto più se l’istituzione di cui si tratta (alle condizioni attuali) con i suoi poteri di interdizione e di veto,
con i suoi costi pubblici e privati (si veda a esempio quello
che dice Marco Rostan stesso
sTilla spesa pensionistica),
minaccia di essere un notevole fardello. Quanto ai meriti passati del sindacato, sui
quali non vi è possibile divergenza, vorrei tuttavia ricordare che essi non bastano per
l’assoluzione eterna di un organismo politico. Per chiarire
il concetto, potrei formulare
questa domanda: visto che
nella sua lunga carriera politica Craxi (ipotizziamo) può
avere avuto qualche merito,
vorrei chiedere a Rostan se
lui lo vedrebbe bene a capo
del governo oggi.
L'etica della vigilanza
In ultimo, l’etica della vigilanza. Non trovo giustificabile interpretazione così estensiva del dibattito sulla bioetica. Infatti, prendendo spunto
da una discussione su un tema squisitamente etico, tale
interpretazione pretende di
arrivare infine a dire la sua
§ulla smilitarizzazione della
^Guardia di Finanza (uno dei
20 referendum). Non vi è limite all’allargamento di questa tesi: impallidirebbe anche
il papa; che pure non scherza
visto che ammonisce su quale velocità si debba tenere in
autostrada, e dice che se uno
smette di fumare va in paradiso. Anche accettando il criterio di «vigilanza democratica», sicuramente il modo
peggiore di inaugurarla sarebbe quello di prendere di
mira proprio l’istituto referendario il quale, piaccia o
meno, è quanto di più democratico possa esistere. Nella
sua duplice accezione di consultazione diretta, ma anche
nel senso esteso di pungolo,
di sprone, di vaglio e di critica
dell’operato dei parlamento.
Non credo che Marco Rostan, quando si riferisce alla
«vigilanza democratica che le
assemblee hanno sottolineato», intenda proporre decisioni delle assemblee di chiesa
su determinati temi di attualità (quali, appunto, i referendum). Quindi la vigilanza democratica teniamocela come
cittadini, e come credenti impegnati nella società. E proprio come tale ho firmato tutti
i referendum, al pari di molti
fratelli delle nostre chiese,
senza «derive tatcheriane o liberista» ma nella sincera convinzione di avere fatto la scelta che oggi appare più giusta.
>11/117: t'I,}¡)
L'onestà non paga?
PIERO bensì
È la solita storia italica: la
furberia viene premiata, e
l’onestà viene punita. Non
credo che sarebbe stato difficile per quella donna ottenere un certificato dal suo medico curante, usando un po’
di furberia e accusando qualche piccolo malanno. Ma ha
voluto essere onesta dichiarando il vero motivo della sua
assenza, un motivo più che
comprensibile, quando si
pensa al valore del cane guida per un nonvedente. Nella
mentalità tipicamente latina
di quei dirigenti d’azienda,
sarebbe stato meglio che la
donna li avesse ingannati, dichiarando il falso.
L’onestà non paga. È una
mentalità che ritroviamo
purtroppo a ogni passo nella
nostra giornata e che rende
così difficili i rapporti umani
nel nostro paese. Viviamo
costantemente cori il sospetto che la persona che ci sta
di fronte, sia un superiore o
un dipendente, un amico o
La Fceì in Centro America
VENE!
Tutti ricorderanno la deva
stazione portata dall’uragano
Mitch in Centro Americani,
l’incirca un anno fa. «Il Salva!
dor - scrive Bianca Madecc^
(12 settembre) - fu una delle
regioni del Centro America
più danneggiate dall’uragano
e anche una di quelle che ricevettero meno aiuti; a tutt’oggi molte zone rimangono,
ancora devastate. È perque.!
sto che la Federazione delle
chiese evangeliche ha lancia-1
to una raccolta di fondi die'
ha fruttato 150 milioni perjnanziare l’iniziativa di “Fundaes”che ha proposto un progetto di riforestazione di
un’area di 280 ettari profondamente devastata situata a
sud del Salvador». Il progetto
prevede un sostegno chepossa durare nel tempo, piuttosto
che un intervento immediato
e transitorio. «Il progettoprosegue l’articolo -, del costo di 350 milioni di lire, èfi-|
nanziato con 50 milioni dai
fondi raccolti dalla Federazione delle chiese evangeliche e
per i rimanenti 300 milioni
dall’otto per mille della Chiesa valdese. (...) Già in precedenza l’otto per mille avevi
sostenuto un impianto piloti
di dieci ettari di coltivazioni
di caffè (a cura “Fundaes”)»,
All’ir
riggioc
sto seti
e con 1
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vicino
te. Che
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sentimi
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entrato
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di dure
lo indù
stazion
rLGAZZETTDK i
Religioni «fai da te»?
Enzo Pace commenta si
quotidiano veneto (13 set
tembre) i risultati di un’in
chiesta dell’«Osservatorio si'.
Nord-Est» sul grado di comi
scenza e di fiducia chejl
abitanti di questa macro»
gione hanno delle «altre» rei
gioni. «I confini fra le religie
ni - scrive - divengono debe
li. Soprattutto per le grani
fedi mondiali, come il cristii;
nesimo, l’Islam e le religi®
orientali. Nuovi credi e nuovi
spiritualità nascono, suscitai
da nuovi profeti; si formane
spesso a ridosso delle fej
tradizionali e nelle terre®:
nessuno fra una frontierai
l’altra delle religioni storiebf
(...) La globalizzazione vali
anche per la religione». E p»
avanti: «Il sincretismo (..-) y
nuovo nome delle fedi deli
fine del secondo Millennio»-]
dati riepilogativi deU’indag',
ne fanno rilevare una disc»
ta conoscenza del monoi
evangelico e deH’esisten®
dei v^desi ma soprattutto, w
è un dato su cui riflette»
nella fascia di intervistati co
i maggiori studi.
c
(1
c
la
un avversario, cerchi*;
qualche modo d’ingann^
o, come si suol dire, di
il furbo». Si incomincia a 1
parare nella scuola, e P
avanti nella vita di la''°
nei rapporti sociali, in
politici e persino, purtropri
nei rapporti familiari. Inte
genza e sincerità sono
apprezzate della
vita cambierebbe nel
bel paese se imparassi®J
tutti la lezione di Gesù
-tlO,
il vostro parlare; sì, si ¡
no». La franchezza al pO" ■
della furberia: una rivoiu
• ni'
ne radicale, frutto
riforma della coscienza
viduale e collettiva.
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(Rubrica «Un fatto, un^¡¡
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Radiouno «Culto
curata dalla Federazion
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Abate, caro
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All’inizio di un bel pome
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sto sentiamo più fortemente
e con più tristezza, mia moglie e io, l’assenza del nostro
ricino e amico Mimmo Abate. Che a quest’ora ci avrebbe
telefonato per invitarci a casa
sua alle quattro a prendere
una tazza di tè, occasione e
spunto per una lunga conversazione. La presenza di mia
moglie, che lui chiamava «siciiianuzza», faceva sì che la
conversazione risalisse di solito agli anni vissuti nella sua
terra, anche se poi quasi sempre approdava al presente.
Altri amici hanno parlato di
lui sulle pagine delLEco delle
valli e Riforma ricordandolo
sotto vari aspetti, lo vorrei
sottolineare una sua non comune caratteristica: la capacità di far convivere una lunga
fedeltà con un’ardente passione. Per lo più infatti il perdurare della fedeltà intiepidisce il sentimento a cui si accompagna. Ma per lui di sicuro non era così. Sappiamo
quanto fosse passionale il suo
sentimento per la Chiesa valdese, tanti anni dopo che era
entrato a farne parte; un sentimento che in passato aveva
comportato anche momenti
di duro contrasto e tutt’oggi
lo induceva talora alla contestazione ma assai più ad assu
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mersi generosi impegni. Fedele agli ideali socialisti professati sin dalla giovinezza in
qualità di coraggioso militante, tale si considerava tuttora nell’ambito della sinistra
odierna e dimostrava questa
fervida partecipazione anche
per il modo in cui si teneva
continuamente informato.
Raccontava volentieri e
con notizie di grande interesse il ruolo che aveva svolto
nelle Ymca-Acdg. Sicché un
giorno di un paio di anni fa
andai da lui alle cinque del
pomeriggio con una brava
studentessa romana venuta
qui per fare una ricerca su
quelle associazioni. La conversazione si avviò immediatamente e ben presto li salutai sul presupposto che la ragazza dopo un’oretta sarebbe
tornata per il pasto serale alla
Foresteria. Macché. Per non
interrompere la rievocazione,
Mimmo la invitò a cena e così andarono avanti ininterrottamente fino alle undici!
Un altro filone di ricordi
era collegato alla sua appartenenza massonica iniziata
già durante il fascismo e non
priva allora di rìschi cospirativi, come quelli corsi ad
esempio in un’azione di soccorso per i confinati delle
isole. Ora era «in sonno», e
tuttavia quando undici anni
fa mi stabilii a Torre Pellice
dimostrò con ogni evidenza
di apprezzare la disponibilità
di un interlocutore informato per quell’argomento che
gli stava straordinariamente
a cuore. Ahimè, circa un anno e mezzo fa a un certo
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Commissione permanente per
la formazione diaconale - CPFD
Corso di formazione dei/delle diaconi/e
e degli operatori diaconali
Dal 5 novembre al 10 novembre 1999 a Casa Cares -Reggello
Quest'anno il corso di formazione si propone di introdurre un
nuovo argomento, che si potrà approfondire nei prossimi anni;
l'intelligenza emotiva. Questa componente del nostro essere gioca uri ruolo spesso inconsapevole nei nostri rapporti e anche nel
nostro lavoro. Oltre a questo tema proseguirà il lavoro sulla comunicazione e, in particolare, sulle relazioni gerarchiche che tutti
quanti dobbiamo vivere e spesso anche gestire. Il corso come
ogni anno è aperto a tutti, ed è rivolto in modo particolare ai
diaconi e alle diacene in ruolo, ai membri dei comitati ed al personale delle opere diaconali.
PROGRAMMA
Venerdì 5 arrivo per l'ora di cena
Sabato 6 prof. Nedo Baracani; «La comunicazione gerarchi
ca: trasmissione di informazioni». «La relazione
fra il comitato, la direzione, l'équipe»
Domenica 7 culto a cura delle studenti del Cfd. Discussione sul
ruolo diaconale: come l'intendiamo? come lo viviamo? come vorremmo che fosse?
Lunedì 8 visita guidata alla casa di Riposo «Il Gignoro» a Firenze e incontro con i responsabili
- pomeriggio libero
Ore 14 riunione della Cpfd
In serata: incontro delle diacene e dei diaconi
iscritti nel ruolo
Martedì 9 dr. Roberto Bottazzi: «Diaconia con intelligenza
emotiva: la componente emotiva; una componen
te spesso trascurata; che cosa è l'intelligenza emotiva; competenze emotive in relazione a se stessi e
* agli altri; spiritualità e dimensione emozionale»
Pastora Teodora Tosatti: «L'emotività nella Bibbia
- i Salmi»
Ore 21 - incontro di valutazione del corso e proposte per l'incontro successivo
Mercoledì 10 dr. Gianluca Barbanotti; «La comunicazione gerarchica - Il parte». Conclusione. Pranzo e partenze
rivolgersi direttamente a Casa Cares: tei e fax 055”52001. Il corso è aperto a tutti i membri delle chiese evangeliche, in modo particolare, ai/alle diaconi/e, ai/alle membri dei coJhitati, ai/alle direttori e agli/alle operatori impegnati nelle opere
diaconali. La quota di partecipazione, dalla cena di venerdì 5 al
pranzo di mercoledì 10 novembre, è di lire 140.000, compresa
.®''^,Luale documentazione, escluso il pranzo di lunedì 8 (visita
aei Gignoro e pomeriggio libero). In caso di partecipazione parziale la quota è di lire 40.000 al giorno (pernottamento e pasti),
pasto lire 15.000.
e la Tavola valdese sono disposte a contribuire, con l'aiuto-delle opere interessate, alla copertura dei costi (viaggio e soggiorno) sostenuti dai partecipanti in modo che nessuno sia tratteoto dal partecipare per motivi economici. Le domande di rimorso vanno presentate con l'iscrizione. Le richieste accolte, prea presentazione dei giustificativi di spesa, saranno evase diretdurante il corso.
^SACARE5 51 RAGGIUNGE:
IN TRENO;
^ii'enze direzione Arezzo scendendo alla stazione di 5. Ellero;
da ^ direzione Firenze scendendo alla stazione di Figline;
a 5. Ellero alcuni treni del pomeriggio fanno coincidenza con la
(Alterini) fino a Casa Cares; telefonando a Casa Cares pritn n P'’®hriere il treno si può fissare un appuntamento con l'au
0 alla stazione di arrivo.
IN AUTO:
j^°.l'^.^^°strada n. 1 uscita Incisa; lungo la 5tatale 67 Aretina
Pro ”®''lazione a 5. Ellero oppure Leccio o Incisa.
notazioni per telefono, fax, e-mail o per lettera direttamente
^ares, via Pietrapiana 56 - I Graffi, 50066 Reggello; telefo___®'ax: 055-8652001; e-mail: cares®centroin.it
È poco felice, sii questo punto, la traduzione ecumenica del Padre Nostro
«...e non indurci in tentazione»
Sono uno dei tanti (credo) cristiani rimasti delusi per il fatto che il testo del
Padre Nostro redatto dal convegno ecumenico di Perugia riporti la poco felice
traduzione «e non indurci in tentazione» del testo Gei. Mi ha piuttosto meravigliato, in proposito, l’affermazione di
Bruno Corsani {nell’articolo su Riforma
del 1“ ottobre) secondo cui «il greco dei
Padre Nostro dice proprio così». In
realtà il greco di Matteo e Luca usa il
verbo eisferein che non è detto si debba
tradurre solo così; anzi, certi vocabolari
di greco non citano nemmeno questo
significato. Letteralmente eisferein significa «portare dentro» «portare verso»,
«proporre», anche «contribuire» ecc.,
mentre l’italiano indurre ha indubbiamente il significato prevalente di «spingere a», «convincere», anche «costringere» e così via. Inoltre, secondo VAnalysis
Philologica dello Zerwick, eisferein si
può intendere anche in senso permissivo: «fac ne intremus», «fa’ che non entriamo nella tentazione». Per cui la traduzione proposta dal testo interconfessionale sarebbe filologicamente corretta
e non una semplice interpretazione.
D’altronde, la distinzione fra traduzione e interpretazione, a cui sembra si siano attenuti i partecipanti al convegno di
Perugia, non mi sembra molto convincente. La traduzione non è un processo
meccanico per cui ad ogni vocabolo di
una lingua ne corrisponde un altro in
una seconda lingua: sarebbe una concezione ingenua che qualunque studioso
rifiuterebbe. La traduzione è un processo essenzialmente congetturale, che deve vagliare diverse possibilità e scegliere
quella più probabile. Se tra queste possibilità vi è anche quella del significato
permissivo del passo in questione, perché non sceglierla visto che è coerente
con la nozione di Dio presentata dalla
Bibbia? Del resto anche il latino inducere ammette diverse traduzioni, tra cui
anche {’esporre scelto dalla Riveduta.
Infine, occorre tener presente anche il
fatto che Gesù non parlava in greco ma
in aramaico e forse recitava certe preghiere del suo popolo in ebraico. I redattori dei Vangeli hanno dovuto quindi
rendere in greco le espressioni origina
rie di Gesù. Penso che un buon traduttore debba anche considerare se si possono fare delle ipotesi ragionevoli su quali
potessero essere queste espressioni. Nel
caso del Padre Nostro è stata dimostrata
da parecchi studiosi la grande affinità
con diversi brani di preghiere ebraiche
in uso al tempo di Gesù. Ad esempio, nel
Talmud Babilonese, Trattato Berakhot
60 b, si trova un interessante parallelo
del nostro passo: «Non farmi giungere in
potere del peccato, né in potere dell’iniquità, né in potere della tentazione...»
(una formula che si trova anche negli
odierni libri di preghiere ebraiche). Il
verbo ebraico che corrisponde a «farmi
giungere» è in una forma che ammette
sia una interpretazione causativa {iubere) sia una interpretazione permissiva
(sinere). Poiché non è certo coerente
cori la tradizione ebraica attribuire a Dio
la causa della tentazione, la traduzione
più plausibile sarebbe: «Non permettere
che io cada in potere di ...», perfettamente in linea con l’interpretazione
peimissiva del greco eisferein.
Alberto Rami - Imola
punto mi fece un’intemerata
perché avevo pubblicamente
riferito le posizioni conciliazioniste del vertice massonico dell’epoca sulla vexata
quaestio dei rapporti con la
Chiesa. Mi tolse il saluto per
un po’, ma poi credo che gli
accadde di rileggere più attentamente il testo incriminato. E gli inviti al tè ripresero come prima.
Oggi non avverrà nulla di
simile. E questo pensiero,
ogni volta che guardiamo
dall’altra parte del viale Dante, ci riempie di sgomento e
di malinconia.
Augusto Comba
Torre Pellice
La presunzione
fa male
In diverse occasioni il Sinodo ha parlato di ecumenismo
(nei rapporti con il cattolicesimo, con i battisti, con i pentecostali e con le altre chiese
evangeliche). Sicuramente
molto si è fatto in questi anni
e la nostra chiesa, nei principi enunciati, risulta una delle
più tolleranti e aperte in assoluto. Vorrei con tutto il
cuore però che, per parecchi,
tali enunciazioni diventassero stile di vita.
Sicuramente in ogni denominazione ci saranno i «giudici» degli altri, pronti a tirare
strali contro le diversità sentite, ma a me interessa la nostra
chiesa, che di questi «giudici»,
a mio parere, ne ha veramente tanti. Riconosco che cambiare dal di dentro è più difficile che sostenere affermazioni di fondo, ma noi crediamo
a quello Spirito che è capace
persino di fare questo e ritengo che una preghiera in questo senso non sarebbe male.
Non solo membri di chiesa,
ma molti pastori secondo me
hanno il brutto vizio di ascoltare il fratello o la sorella di
un’altra denominazione o
persino di un’altra «fazione»
non con spirito fraterno di
ascolto, ma con la presunzione di chi si crede superiore.
Non è superbia che si possa vedere attraverso un atteggiamento altezzoso. Spesso
sono fratelli e sorelle simpatici, alla mano, eppure «presuntuosi». E quindi anche il
loro ascolto risente di tale
presunzione. Si nota attraverso i commenti successivi o
anche attraverso gesti rivolti
ai propri «compagni di cordata» o risolini più o meno
visibili. E questa «presunzione» fa male. Ea male a coloro
che si accorgono di questo e
si sentono presi in giro o non
considerati seriamente,
male all’ecumenismo nel suo
complesso in quanto non si
può fermare a semplici tesi
dottrinali, fa male a coloro
stessi che la applicano perché li rende involontariamente degli ipocriti, bravi a
predicare la fraternità e la sororità a tutto spiano, ma poi
pronti a giudicare il prossimo
alla prima occasione.
Dovremmo di più, secondo
me, ricordarci che cosa pensiamo noi dell’ecumenismo,
che è un voler collaborare
con gli altri alla luce della parola di Dio e nella consapevolezza dei nostri rispettivi limiti. Anche noi abbiamo dei limiti e dobbiamo ricordarcelo
«CASA MIA» - PONTICELLI (Na)
Sabato 30 ottobre
il Gentro sociale «Gasa Mia-Emilio Nitri» in collaborazione
con la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) organizza il convegno dal titolo «Greare lavoro, creare speranza». Tra gli altri intervengono Doriana Giudici, coordinatrice
della Gommissione lavoro della Fcei, e Biagio De Giovanni,
docente all’Istituto universitario orientale di Napoli. Il convegno ha inizio alle ore 9 presso il Gentro «Gasa Mia-Emilio Nitri», Villaggio Garacciolo, via Bartolo Longo. Per maggiori
informazioni contattare Salvatore Gortini, tei. 081-5965527.
SPECIALE PROTESTANTESIMO
31 OTTOBRE - RAIDUE - ore 10,05
CULTO ECUMENICO
PER LA FESTA DELLA RIFORMA
Il culto avrà luogo presso la sala del centro convegni dei padri Somaschi di Albano. Parteciperanno: la Gomunità evangelica ecumenica di Albano, membro dell’Unione battista; le
comunità evangeliche battiste di /ìriccia e Fontana di Papa; il
Gruppo ecumenico di /Ubano; una rappresentanza della Rete
ecumenica dei Gastelli romani. La predicazione sarà a cura
del past. Luca M. Negro, della Gomunità evangelica ecumenica di Albano: presiederà la liturgia la pastora Gabriela Lio,
delie comunità battiste di Ariccia e di Fontana di Papa. L’animazione musicale sarà guidata dal m.o Garlo Leila.
quando sentiamo qualcuno
che predica (ma che non ci
convince del tutto), quando
sentiamo la dottrina di un altro, che non accettiamo. Non
significa voler livellare tutto o
fare finta di non vedere le differenze anche profonde che
ci sono, significa credere nella buona fede degli altri, sentirli interiormente veri fratelli
e sorelle e come tali trattarli
nel nostro rapporto con loro.
In una parola, quando ci troviamo in queste occasioni, diventiamo più umili e ricordiamoci che davanti a Dio
siamo tutti peccatori e dei
grandissimi ignoranti.
Nino Cullotta-Vachino
pi La struttura
della Curia
Leggendo l’editoriale nel n.
37, a firma del presidente
della Fcei pastore Domenico
Tomasetto, dal titolo «Istruzione sulle indulgenze», a
una prima veloce lettura mi
sono reso conto di un’imprecisione che non mi è sembrata una semplificazione per
agevolare il lettore ignaro di
quella che può apparire una
complicata struttura ecclesiastica. Ho ripreso e letto
qualche libro sulla struttura
della Ghiesa cattolica, ho
avuto una chiacchierata con i
miei amici don Sante e don
Riccardo, i quali mi hanno
assicurato che quanto ricordavo e ho letto era esatto; mi
è parso corretto, visti i tempi
che stiamo vivendo nel difficile rapporto ecumenico con
la Ghiesa cattolica sulla questione del giubileo romano,
scrivere queste righe per offrire una precisazione.
La Sacra Penitenzieria è
uno dei tre tribunali ecclesiastici della Guria romana, accanto al Supremo tribunale
della Segnatura apostolica e
alla Sacra Romana Rota, non
è una specie di «Ministero o
congregazione vaticana». La
Sacra Penitenzieria è un vero
e proprio «foro interno» al
quale sono demandate, oltre
alla concessione e all’uso delle indulgenze, questioni sacramentali e no. La struttura
della Guria (dal 1588, con papa Sisto V) non prevede ministeri o qualcosa a loro affine,
bensì (con il papa al vertice):
la Segreteria di Stato e il Gonsiglio per gli affari pubblici
della chiesa, nove Gongregazioni (per la dottrina della fede, situata a Gastei Gandolfo,
lungo la strada sovrastante il
lago Albano, per la causa dei
santi, ecc.), tre Tribunali, tre
Segretariati (per l’unione dei
cristiani, per i non cristiani e
per i non credenti) e undici
Gommissioni pontificie (Giustizia e pace, che si occupò
dell’Assemblea di Basilea e
delle altre successive sempre
sullo stesso tema, per le comunicazioni sociali, teologica, biblica, ecc.).
Bruno Colombu-Vigevano
iib Personali
Pastore monoreddito operante al Sud Italia cerca un’
autovettura usata ma in buone condizioni per lavoro pa..storale in diaspora. Per eventuale disponibilità contattare
la redazione meridionale di
Riforma.
Laurea
Gongratulazioni a Davide
Rosso che si è laureato il 16
ottobre, all’Università di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, curriculum di Tecniche
della comunicazione, con
una tesi di semiologia sul tema; «I dépliant promozionali
nel settore bancario».
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti,
donde mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene daH'Etemo
che ha fatto il cielo e la terra»
Salmo 121, 1-2
La moglie, la figlia e i familiari
tutti del caro
Daniele Geymonat
commossi e riconoscenti per l'affettuosa partecipazione, nell’impossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano tutte le gentili persone
che con presenza, scritti, parole di
conforto e fiori hanno preso parte
al loro grande dolore.
In modo particolare ringraziano
il personale medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Torre
Pellice, la dott.ssa Bertini del reparto di Ematologia dell’ospedale
Molinette di Torino, il past. Mazzarella e il diacono Dario Tron.
Bobbio Pellice, 21 ottobre 1999
«Certa è questa parola:
se moriamo con lui,
con lui anche vivremo»
Il Timoteo 2,11
La moglie, la figlia, il genero, il
fratello e i familiari tutti del caro
Emilio Frache
(Emile)
commossi e riconoscenti per la
grande dimostrzione di stima e di
affetto tributata al loro caro, nell’Impossibilità di tarlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che
con presenza, scritti, parole di
contorto e offerte hanno preso
parte al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare
al Servizio 118, al pastore Gianni
Genre e al diacono Dario Tron.
vaiar Pellice, il ottobre 1999
i necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì
16
PAG.
RIFORMA
VENERDÌ 22 OTTOBRE iggo
Intervista al presidente del tribunale etico contro l'impunità in Paraguay
Perché i criminali non rimangano impuniti
Martin Almada è stato lo scopritore dell'Archivio del terrore che ha rivelato molti
dei delitti organizzati dall'«Operazione Condor» nell'America Latina dei dittatori
MANFREDO PAVONI GAY
Lf «OPERAZIONE Condor»
I è il nome segreto di una
organizzazione multinazionale, di cui facevano parte le
forze repressive dei paesi del
cono sud dell’America Latina: Argentina, Cile, Brasile,
Uruguay, Bolivia e Paraguay.
Si trattava di un’alleanza di
dittatori per il terrore e l’annientamento di qualsiasi oppositore politico.
Martin Almada, presidente
del tribunale etico contro
l’impunità in Paraguay, è lo
scopritore dell’Archivio del
terrore in Paraguay; in questi
giorni a Roma ha incontrato il
p.m. del processo, Giancarlo
Capaldo, per fornirgli nuovi
importanti documenti sui casi
dei cittadini italiani vittime
del Condor e ottenendo un allargamento dell’inchiesta che
vede nel registro degli indagati, oltre il dittatore Pinochet,
anche l’ex presidente del Paraguay, Alfredo Stroessner.
La notizia dell’estradabilità
di Pinochet è secondo Almada «un fatto importantissimo
anche per il processo italiano
visto che Pinochet è iscritto
nel registro degli indagati per
il processo sull’Operazione
Condor» e che l’Italia ha richiesto l’estradizione del generale Contreras, capo del
Dina (i servizi segreti cileni).
- Che cosa ha significato
per lei l’Operazione Condor?
«Il 26 novembre del 1974,
durante la dittatura di Alfredo
Stroessner, venni sequestrato
dalla polizia politica comandata dal commissario Pastor
Coronel con l’accusa di essere
un sindacalista guerrigliero.
In realtà, insieme a mia moglie e altri compagni, avevamo fondato una cooperativa
di consumo e insegnavamo
in una scuola elementare.
Passai tre anni di detenzione
in diversi carceri paraguaiani
e venni interrogato da un tribunale illegale composto da
militari di diversi paesi del
“Cono sud” e in questi carceri ho conosciuto centinaia di
detenuti politici argentini,
uruguaiani, anche loro vittime dell’Operazione Condor.
Mia moglie morì di dolore
dopo aver ricevuto una telefonata in cui le veniva annunciata la mia morte. Fui
torturato per tutto il periodo
di detenzione e dopo uno
sciopero della fame durato
trenta giorni sono stato liberato in seguito a una vasta
campagna di Amnesty International e del Consiglio ecumenico delle chiese, lavorando a Parigi presso l’Unesco fino alla fine della dittatura».
- Come ha scoperto l’Archivio del terrore?
«Nel 1989, dopo la caduta
di Stroessner e la sua fuga in
Brasile, sono ritornato in Paraguay, e ho promosso una
denuncia contro il dittatore e
i suoi collaboratori dell’apparato repressivo, per il mio sequestro e la tortura subita e la
morte per tortura psicologica
di mia moglie. Nel 1992 ho
presentato un ricorso di “habeas data” previsto nella nuova costituzione paraguaiana
che consiste nel chiedere notizie sui documenti ufficiali a
proprio carico. La polizia ha
sempre negato Resistenza di
questi documenti dicendo
che l’archivio era stato distrutto durante il golpe del
1989, ma quindici anni di ricerca mi avevano portato su
una traccia abbastanza sicura. Grazie alla collaborazione
dell’ex moglie di un commissario di polizia, il 22 dicembre
dei 1992, assistito dal giudice
Augustin Fernandez e accompagnato dai rappresentanti
Una manifestazione deile Madri di Plaza de Mayo a Buenos Aires
treras chiedeva al “Condor”
della stampa, ho scoperto
l’Archivio del terrore in una
stazione di polizia nella periferia di Asunción. Dopo un
tentativo di resistenza da parte del poliziotto di guardia il
giudice Fernandez, in base
all’autorità che gli derivava
dalla Costituzione, ha chiesto
che gli venisse aperta l’ultima
porta del dipartimento di polizia. Ci siamo trovati di fronte a qualcosa di mostruoso.
Più di tre tonnellate di documenti, foto, passaporti di cittadini cileni, argentini, brasiliani, video, liste di ricercati
molti dei quali desaparecidos
da anni, liste di informatori
della polizia, lettere di richiesta di finanziamento per organizzare attentati contro politici della sinistra cilena, uruguaiana, argentina. Alcuni
documenti riguardavano non
solo i paesi del “Cono sud”
ma anche l’Europa e gli Stati
Uniti. Ho qui con me una lettera che riguarda il vostro
paese e l’attentato organizzato nel 1975 contro il segretario della Democrazia cristiana cilena Bernardo Leyton a
Roma, in cui il generale Con
finanziamenti per seicentomila dollari. Si tratta del più
grande archivio scoperto finora, che prova le violazioni
dei diritti umani in Paraguay
e in tutti i paesi del Cono sud.
Attualmente questo materiale
si trova nell’edificio che ospita il tribunale di Asuncion ed
è aperto alla consultazione
pubblica. Grazie alla scoperta
dell’archivio il giudice Garzón
ha potuto intentare la sua
causa contro Pinochet per
tortura e alcuni documenti
sono fondamentali per i casi
di cittadini italiani presentati
alla procura di Roma».
- In quali paesi europei si
stanno aprendo processi contro i responsabili dell’Operazione Condor?
«Oltre al procedimento
spagnolo che vede protagonista il giudice Garzón con il
quale abbiamo sovente collaborato, si sono aperti processi in Svezia, Germania, Italia
e nella Confederazione elvetica per il caso di uno studente cileno nato a Ginevra che
si chiamava Alexis Jackart
e che fu sequestrato durante
il suo esilio in Argentina».
- La gran parte dei responsabili dell’Operazione Condor
sono attualmente impuniti.
Esiste ancora la possibilità di
un suo funzionamento?
«Purtroppo il Condor è ancora oggi operativo. Nel 1997
siamo venuti a conoscenza di
una lista di oppositori e attivisti paraguaiani e cileni
compilata dalle forze di polizia di questi paesi. Nel mese
di novembre di questo anno
si terrà a La Paz, in Bolivia, un
incontro delle forze di polizia
dei paesi del “Cono sud” sulla
sicurezza. Membri del Tribunale etico e, speriamo, deputati del Parlamento europeo
saranno lì per chiedere di poter assistere a queste riunioni.
Vogliamo che ci dicano chi
sono questa volta i sovversivi
da perseguitare e reprimere.
Dobbiamo impedire che si ripetano i crimini di lesa umanità commessi dai regimi
passati. In tempo di globalizzazione delle merci e delle
comunicazioni speriamo possano globalizzarsi anche la
difesa dei diritti umani e la
condanna dei responsabili».
! L'azione dell'Esercito della Salvezza
Regno Unito: verso un divario
crescente tra ricchi e poveri
Un quadro molto fosco della Gran Bretagna nel 2010, un
paese in preda alla criminalità, alla tossicomania, alla
disintegrazione della cellula
familiare, allo stress professionale e alla fragilità di una
popolazione che invecchia:
queste le conclusioni di un
importante rapporto commissionato dall’Esercito della
Salvezza. Il rapporto, intitolato «The Paradox of Prosperity» (il paradosso della prosperità) è stato preparato dal
serissimo centro di previsioni
Henley. Secondo il rapporto,
l’aumento medio del 35% del
livello di vita da qui al 2010
dovrebbe tradursi con un divario ancora maggiore tra
ricchi e poveri, il che rappresenta una «minaccia per la sicurezza pubblica».
Il divario tra ricchi e poveri
potrebbe anche manifestarsi
concretamente: città recintate da reti metalliche e ghetti
isolati potrebbero prendere il
posto delle comunità tradizionali. «Il rapporto è estremamente pessimistico, ma
quello che descrive corrisponde abbastanza bene alla
realtà attuale», ha dichiarato
il commissario Alex Hughes,
comandante territoriale dell’Esercito della Salvezza per il
Regno Unito e TIrlanda. La
tossicomania dei giovani è
«un problema molto serio».
Per rimediarvi, ci vuole più
disciplina da parte dei genitori e un senso dei valori spirituali. Secondo il rapporto,
«la gente è prigioniera di tutta una serie di esigenze, di
pressioni e di aspettative che
si traducono con un livello
costante di stress».
Da qui al 2010 si prevede
che meno della metà della
popolazione attiva lavorerà a
pieno tempo con un contratto a tempo indeterminato.
Questo significa che sempre
più «la vita somiglierà a un
gioco dell’oca nel quale coloro che una volta godevano di
un’eccellente prosperità e di
un ottimo standing si ritroveranno ai livelli inferiori della
scala». Il futuro appare particolarmente difficile per la generazione degli attuali cinquantenni. Essi infatti possono trovarsi prigionieri di una
(
Timor Est: dopo l'arrivo della forza di pace sotto comando australiano
La Chiesa evangelica protegge i leader indipendentisti
Per la prima volta dalTinizio della campagna di terrore
portata avanti dalle milizie
antindipendentiste, i timoresi hanno potuto assistere alla
messa, domenica 26 settembre, nella capitale. Dili, completamente devastata. Ma i
responsabili ecclesiastici
hanno lanciato un grido d’allarme di fronte all’ampiezza
della crisi dei profughi nei
campi situati nel Timor occidentale. Nello stadio di Dili,
dove vivono le famiglie le cui
case sono state distrutte in
seguito alle violenze che
hanno sconvolto il paese dopo il referendum sull’indipendenza, un prete cattolico
romano, Mouzen Lopez, ha
condotto le preghiere. «Voi
siete qui sulla vostra ferra
che dovete riprendere ài distruttori», ha detto alle 150
persone presenti.
Nonostante l’arrivo a Dili
di una forza di mantenimento della pace sotto comando
australiano, la maggioranza
degli 800.000 abitanti del Timor orientale è stata dislocata. Non si conosce ancora il
numero esatto delle vittime
(si parla di diverse centinaia
fino a 20.000 morti). Migliaia
di timoresi si nascondono
ancora nelle montagne e si
ritiene che 200.000 di loro
siano stati costretti a rifugiarsi nel Timor occidentale. Là,
la Chiesa cristiana evangelica
si sforza di coordinare l’aiuto
umanitario e di proteggere i
leader indipendentisti.
Secondo il pastore John
Barr, della Chiesa unita d’Australia, seconda chiesa protestante d’Australia e partner
della Chiesa cristiana evan
gelica del Timor, «una rete è
stata predisposta per proteggere i leader del Timor orientale. I responsabili di chiesa
sono sottoposti ad enormi
pressioni e rischiano la loro
vita». (Mentre il Timor orientale, ex colonia portoghese, è
a maggioranza cattolica, il Timor occidentale, che era stato colonizzato dagli olandesi
insieme al resto dell’Indonesia, è principalmente prote
ÌS.SÌ3
Uno studio presentato a Graz
Satanismo e esoterismo in Austria
Il 9 luglio scorso, il consigliere di stato Günter Dörflinger e lo specialista di esoterismo Roman Schweidlenka hanno presentato a
Graz, capitale del land austriaco di Stiria, a sud-est del
paese, uno studio sulTesoterismo, l’occultismo e il satanismo presso i giovani. Ne risulta che il 22% degli abitanti
della Stiria di età compresa
fra i 15 e i 20 anni, credono
neH’efficacia della magia, indica il quotidiano «Die Klei
ne». Una stima indica che
1.900 giovani hanno già praticato o praticano rituali magici, e 4.700 vi parteciperebbero volentieri. Circa 800
giovani riconoscono di appartenere al nucleo duro dei
satanisti, i quali fra l’altro
non esitano a ricorrere ad alcuni rituali violenti. Una permanenza telefonica dovrebbe accompagnare la pubblicazione dello studio ed essere a disposizione delle vittime e dei genitori. (spp)
stante. Com’è noto, la maggioranza degli indonesiani
sono musulmani).
Il pastore Barr ha dichiarato che le agenzie umanitarie
straniere non potevano entrare nel Paese perché le milizie stanno controllando i
campi e la capitale del Timor
occidentale, Kupang. I membri delle milizie stanno ancora ricercando persone sospettate di essere indipendentiste. Molte di queste sono scomparse, probabilmente assassinate.
Agendo con discrezione, le
reti di chiese, con il sostegno
del governo provinciale, distribuiscono viveri e soccorsi
nei campi dove la maggior
parte dei rifugiati vive senza
riparo. Anche se i membri di
chiesa non vengono disturbati, come ha precisato il pastore Barr, le milizie sorvegliano l’università protestante di Kupang, che ha dato assistenza ai rifugiati, nonché
le case dei membri del personale. La chiesa del Timor occidentale, una provincia che
non ha sviluppato sentimenti
separatisti e che finora è stata
pacifica, deve fare fronte a
una situazione resa difficile
dall’arrivo delle milizie, (eni)
situazione in cui devono occuparsi allo stesso tempo dei
propri genitori molto anziani
e dei propri figli. A livello fi.
nanziario, essi devono anche
pensare a preparare la propria vecchiaia. Secondo il
rapporto, l’allungamento della speranza di vita è «una
bomba demografica a scoppio ritardato» e lo stato non
potrà, da solo, sovvenire ai
bisogni finanziari delle persone anziane.
Il rapporto predice chei
bambini «saranno maggiormente consapevoli dei problemi del mondo e più presto
indipendenti, il che li renderà
più vulnerabili ai problemi
della vita “adulta” e più esposti al rischio di esaurimento
fisico e morale per via delle
pressioni esercitate dal mondo molto competitivo dell’università e del lavoro». Secondo il commissario Hughes, «stiamo tornando all’importanza dei consigli. l
genitori devono non solo
sovvenire ai bisogni materiali
dei propri figli, ma anche a
dare loro dei valori». Hughes
ha constatato che i genitori
sono più pronti a dare un telefonino che non a trasmettere valori. Parlando del problema dell’indebitamento, ha
dichiarato che, a meno di
avere valori molto solidi, «i
giovani che vivono in una ricchezza apparente ne approfitteranno fino a che sarà
troppo tardi».
Il rapporto sottolinea che
l’Esercito della Salvezza ha la
possibilità di promuovere la
«separazione» tra le ricchezze
materiali e la realizzazione
personale. Tuttavia, «The Paradox of Prosperity» ci mette
in guardia: «È poco probabile
che una religione tradizionale
centrata sulla chiesa sia capace di sfruttare il ritorno d’interesse per la spiritualità. La
spiritualità che viene ritenuta
più adatta al mondo attuale si
presenta sotto diverse forme
molte delle quali mirano allo
sviluppo interiore o a una
certa etica di vita: tra l’altro lo
yoga, la psicoterapia, l’aromaterapia e il feng-shui».
«La nostra ricerca di senso
non vuol dire che vogliamo
un sistema di credenze che d
verrebbe imposto - precisa il
rapporto -. Ciò che caratterizza al meglio la nostra epoca “postmoderna” è la negazione di una verità unica»Molte domande sollevate dal
rapporto rispecchiano differenti aspetti di un vuoto spirituale. Esse trattano della
qualità della vita. «Abbiamo
bisogno di programmi sociali, ma è fondamentale che i
problemi vengano collegati a!
programma di evangelizzazione», osserva il commissario Hughes. Ogni membro
dell’Esercito della Salvezza
ha un contributo da dare alla
società, dimostrando col prO'
prio modo di vita che «l’Evangelo ha un senso al livello
personale». Per Hughes l’attività dell’Esercito della Salvezza, prima istituzione di aiuto
sociale nel Regno Unito dopo
il governo, diventerà «ancora
più cruciale».
Com’è noto l’Esercito deUa
Salvezza, presente oggi
104 paesi, è stato fondato in
Inghilterra nel 1865 dal metodista William Booth: egb
era convinto che la lott^
contro la povertà e per i®
giustizia sociale costituisse
un elemento essenziale de
proprio ministero. Famoso
per le sua campagne di evangelizzazione nelle strade»
l’Esercito della Salvezza svoge varie attività: assiste, h
l’altro, i senzatetto, le perso
ne anziane e i tossicomani
fornisce un aiuto di nf?®
genza alle vittime di incide
ti e di catastrofi.
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