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HJRMA
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTESTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 7 GENNAIO 1994
UN'ANSIA DI RICCHEZZA
LOnERIE
ANNA MAFFEI
.,T1 popolo napoletano
AAXrifà ogni settimana il
suo grande sogno di felicità,
vive sei giorni in una speranza crescente, invadente che
si allarga, si allarga, esce dai
confini della vita reale: per
sei giorni il popolo napoletano sogna il suo grande sogno, dove sono tutte le cose
di cui è privato, una casa pulita, dell’aria salubre e fresca, un bel raggio di sole caldo per terra, un letto bianco
e alto, un comò lucido, i
maccheroni e la carne ogni
giorno...
Il lotto è il grande sogno,
che consola la fantasia napoletana: è l’idea fissa di quei
cervelli infuocati; è la grande visione felice che appaga
la gente oppressa; è la vasta
allucinazione che si prende
le anime».
Lo scriveva Matilde Serao
all’inizio di questo secolo ne
«Il ventre di Napoli», saggioinvettiva sullo stato di doloroso degrado della sua città.
La scrittrice non poteva
supporre, a quel tempo, che
dopo circa cento anni la febbre del lotto e delle lotterie
avrebbe contagiato a tal punto l’intera penisola da divenire una grande fonte di introito per le stesse casse dello
stato. Tanto che all’interno
della «manovrina» governativa di fine anno, decretata
per rastrellare 6.900 miliardi
c’è il lancio di altre due inedite lotterie: il «toto-goal» e
il «gratta e vinci». Lo stato
evidentemente sa di andare a
colpo sicuro.
Ma cosa c’è dietro il dilagare delle lotterie? Perché
sempre più persone affidano
alla dea bendata le loro speranze di un futuro migliore?
Difficile dirlo. Non si tratta
più di sogni di dignitosa sopravvivenza com’era per il
popolo misero dei quartieri
spagnoli della Napoli del secolo scorso. Dietro alla corsa
al biglietto fortunato nelle tabaccherie o negli autogrill ci
sono due cose: un senso di
crescente precarietà insieme
a un non ancora tramontato
mito di ricchezza illimitata.
Fra le tante, due sono le situazioni simbolo dell’anno
appena trascorso. Prima, i
massicci cortei nelle piazze
di tutto il paese in difesa
dell’occupazione e, accanto
ai raduni di massa, i gesti disperati di singoli e gruppi.
Indimenticabili le immagini
televisive dell’«occupazione» delle miniere di carbone
in Sardegna con la minaccia
di farle saltare in aria o quelle dei gesti di singoli lavoratori alle soglie della cassa integrazione abbarbicati su
qualche torretta e minaccianti il suicidio.
Seconda situazione simbolo: il processo Cusani, in
queste ultime settimane trasmesso quasi integralmente
dalla televisione. Qualcuno
l’ha definito la «Norimberga» della prima Repubblica.
Ma quello che ha colpito i te
lespettatori, oltre ovviamente
all’arroganza dimostrata da
alcuni «testimoni», è stata la
disinvoltura con cui manager, finanzieri e politici parlavano di bustarelle di miliardi come fossero cose da
nulla. Il contrasto con la
grande maggioranza delle famiglie italiane alle prese con
gabelle vecchie e nuove e
ticket sanitari era stridente.
Ma può la «vasta allucinazione» di una vincita alla lotteria essere oggi una risposta
possibile alla precarietà dell’esistente? Possono i tarocchi, tornati alla ribalta con
maghi e fattucchiere, esorcizzare la nostra paura di un
futuro sempre più indeterminato? Vorrei che la nostra risposta fosse ancora e sempre
no. Non solo perché consideriamo stupidi e nocivi i miti
scintillanti del consumo illimitato, ma perché un giorno
fummo chiamati a seguire
una persona, che pur facendo
della precarietà il suo stile di
vita, non avendo egli stesso
dove posare il capo, incarnava l’unica cosa davvero stabile e duratura,, la parola e la
volontà del suo Dio che divenne poi anche il nostro. Su
quella parola solamente, che
è oggi come allora la parola
della risurrezione, vogliamo
fondare la nostra speranza. Il
resto sono al massimo svolazzanti illusioni.
Speriamo che anche quest'anno non faccia notizia in chiesa...
Il ravvedimento che può sconvolgere
_________GIUSEPPE MORLACCHETTt_______
«Or in quei giorni comparve Giovanni
il Battista, predicando nel deserto della
Giudea e dicendo: Ravvedetevi perché il
Regno dei cieli è vicino»
(Matteo 3, 1-2).
Un tipo strano Giovanni. Fin dal nome si era presentato al di fuori degli
schemi usuali, la sua formazione non era
omologabile né dalla famiglia né dalla
cultura né dalla società. Nessuno avrebbe voluto un figlio del genere; non si
adeguava alla sana educazione, alle buone maniere, era una testa pazza che non
pensava allo studio, al lavoro, a cercar
moglie, alla gioia dei figli, a godersi un
po’ di benessere. Ai suoi familiari poteva
sembrare una specie di sbandato: viveva
nel deserto, vestiva in modo strano, mangiava cose strane. Era un figlio che nessuno avrebbe voluto perché avrebbe provocato troppa sofferenza ai suoi cari.
Un paio di cose erano preziose per
Giovanni, che infatti chiamavano «quello che immerge completamente le persone nell’acqua». Egli battezzava le persone, invitava a questo rito non gli atei, la
gente lontana da Dio, ma le persone di
chiesa, il popolo della Scrittura, quelli
che frequentavano regolarmente il tempio ed erano convinti di essere graditi a
Dio. A loro diceva: cambiate la vostra
prospettiva, accogliete la logica di Dio, il
suo progetto, costruite nuovi rapporti,
siate operai di Dio nel vostro vissuto.
Giovanni era certamente anomalo per
il suo stile di vita ma esprimeva un grande convincimento e una grande forza
nella sua predicazione: questo dava fastidio ai religiosi, che preferivano parlare
di Dio per mezzo delle loro idee piuttosto che sentir parlare di Dio. Proprio a
queste persone, piene solo di amor proprio, che nascondevano il loro profondo
vuoto di fede dietro una immagine di
Dio falsa, proprio a queste persone sempre tolleranti con se stesse e rigide con
gli altri, Giovanni diceva: «Convertitevi
e siate battezzati perché Dio esercita ora
la sua regalità. In lui troverete perdono,
troverete voi stessi, troverete l’altro».
Proprio in quei giorni Dio adempì le promesse: in Cristo ci visita e comincia a regnare.
Apparve Giovanni il battezzatore e
disse: E la fine del potere assoluto che
pretendono i re, gli imperatori, gli uomini e le donne di stato. E la fine del potere
assoluto che il denaro vuole esercitare
nei rapporti, la fine del potere assoluto
che noi pretendiamo su noi stessi, la fine
del potere assoluto che la malattia e la
morte pretendono sull’umanità. La vita
nostra e di tutti viene raccolta da Dio e
posta davanti a un perdono gratuito. Si
apre una nuova era. Ravvedetevi dunque,
ora è possibile vivere e pensare con la
logica di Dio. Questa predicazione ha la
presunzione della certezza, è giusto che
sia così perché Dio ne è il garante. La
persona che crede al messaggio sa che
queste verità si realizzeranno ma ora qui.
in questo deserto, nessuno possiede sicurezze incrollabili. Non si può fare a meno di chiederci, in questa prigione dove
attendiamo la morte: ma sei proprio tu
che porti la salvezza definitiva o dobbiamo aspettare un altro messia?
Non esiste la persona delle certezze assolute, la vita, anche quella di Giovanni il
battezzatore, è scossa da tutte le tempeste, colpita da ogni tribolazione. Credere
che «Dio regna» può elevare fino ad altezze inimmaginabili e far sentire forti fino al punto di credere che si possa scuotere il mondo, e le sue logiche, dalle fondamenta. Ma può anche far sprofondare
nell’oscurità più inimmaginabile e farci
sentire deboli, perché il mondo e la sua
logica ci paiono inamovibili. La certezza
non è in quello che noi sentiamo e proviamo, ma solo in Dio. Egli chiama dal
deserto, dà la grazia di vedere la sua azione, mette nella bocca le sue parole. È solo
Dio che può creare in noi, o nella nostra
famiglia, delle «teste pazze» per il suo
Regno, che sappiano ascoltarlo e servirlo
e che riescano a far soffrire a causa delle
scelte omologate solo dall’Evangelo.
A Giovanni, senza patria, senza famiglia, senza chiesa e senza soldi, ma con
un po’ di fede, noi auguriamo: il 1994 sia
un tempo di profondo ripensamento, abbandona il tuo infantile radicalismo e vivi una lunga vita. Ci dispiacerebbe vedere le tue idee diventare pericolose ed essere costretti ad accompagnarti al prematuro funerale. Per che cosa poi? Il ravvedimento non fa più notizia in chiesa...
ANNO 2 - NUMERO 1
Testimonianza
Lettera
da Sarajevo
Pubblichiamo questa lettera da Sarajevo, arrivata tramite l’organizzazione «Beati
i costruttori di pace»
Caro Bert,
sto soffrendo orribilmente
da 19 mesi, e sto morendo di
fame fino alla morte. Sono
affamato e malato, tutto è
così brutto e cattivo. Solo la
Chiesa avventista ci porta
del cibo.
Manda presto più cibo che
puoi, sto perdendo peso, non
ho assolutamente niente per
mangiare o per sopravvivere.
Ti prego, fa tutto quello che
puoi per metterti in contatto
con le associazioni umanitarie per mandare del cibo.
I telefoni e i servizi postali
non funzionano, le notti buie
e gli orrori sono quotidiani,
spero che tu possa mandare
presto del cibo, tu lo sai che
siamo isolati e bloccati da 19
mesi.
È impossibile da spiegare
questo maledetto inferno sulla terra che sta provocando
tanti disastri: allo stesso tempo non c’è gas, acqua, elettricità, riscaldamento e pane.
Non c’è possibilità per la
gente malata e anziana di
scappare da qui. Ho paura
delle improvvise esplosioni
di granate, perché non sai
mai quando le tirano, la catastrofe e il caos sono sempre
in aumento.
Non dimenticare di chiedere aiuto per permettere a mio
padre, che è ferito, di sopravvivere.
Aiuto! La morte è così vicina, non c’è nessuna possibilità qui per le persone di
vivere. Spero di sentirti presto,
Volslav
Sarajevo, 8 dicembre 1993
GHAmish, un
popolo-chiesa
pagina 2
Per un ecumenismo
autentico e gioioso
pagina 3
All’Ascolto
Il cammino
dellafede
pagina 6
¡profughi nel mondo
pagina^ 10
2
PAG. 2 RIFORMA
«
Ecumene
venerdì 7 GENNAIO 1994
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Hanno celebrato l'estate scorsa, in Alsazia, il 300- anniversario del movimento
Gli Amish, un popolo-chiesa che vive
come 300 anni fa nel cuore degli Stati Uniti
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Chi ha avuto modo di
viaggiare negli Stati
Uniti in direzione del West ha
sicuramente avuto l’occasione di attraversare, poco dopo
Philadelphia, in Pennsylvania, alcuni territori abitati da
uno strano popolo per il quale
il tempo sembra essersi fermato tre secoli or sono. A poche ore da New York, megalopoli per eccellenza del
mondo moderno, ci si trova di
colpo immersi in una tranquilla campagna dove le strade non sono ingombre di automobili, camion e trattori ma
di caratteristiche carrozze nere trainate da cavalli, dove
non ci sono grattacieli ma
semplici case di legno col bucato steso sul prato.
Questi sono gli Amish, un
popolo che, l’estate scorsa, ha
celebrato in Francia i suoi
300 anni di vita. Il loro fondatore si chiamava Jakob Ammana, era un predicatore anabattista originario di Erlenbach che viveva a Sainte-Marie-aux-Mines, in Alsazia.
Siamo nel 1693, ad oltre un
secolo e mezzo dalla Riforma. Come noto, la Riforma
non diede vita soltanto alle
grandi chiese luterane e riformate, ma anche al vasto movimento anabattista. Tale movimento, che tra l’altro era
contrario al battesimo dei
bambini, venne rapidamente
emarginato dalle grandi chiese. Dopo la guerra dei Trent’
anni, i seguaci del movimento
dovettero lasciare la loro
Svizzera natia per cercare rifugio in regioni più tolleranti
sul piano religioso. Trovarono
asilo in Alsazia appunto, dove
il conte de Ribeaupierre li autorizzò a rimanere per aiutare
a ricostruire il paese in rovine. Si sistemarono nel Vallone di Sainte-Marie-aux-Mines
dove si dedicarono all’agricoltura e all’allevamento. Là,
Una famiglia Amish a Sugarcreek (Ohio)
formarono piccole comunità
fra cui quella di Sainte-Marieaux-Mines sembra essere stata la più importante. Praticavano la loro religione ispirandosi strettamente alla Bibbia e
seguendo una regola chiamata
«Confessione di fede» (la
Confessione di Dordrecht).
Uno dei loro anziani, Jakob
Ammann, uomo pieno di zelo
ma anche estremamente polemico, si separò dai propri
correligionari che riteneva
troppo liberali. Cosicché, nel
1693, fondò un nuovo gruppo
chiamato «amish». Ammann
esigeva una disciplina molto
rigida nella chiesa: bisognava
condurre una vita semplice e,
per sottolineare la separazione
dal mondo, istituì regole nel
modo di vestire e chiese agli
uomini di farsi crescere la
barba.
Gli Amish erano dei pacifisti, tentarono quindi di non
farsi arruolare nell’esercito e,
a partire dall’800, emigrarono
in massa verso gli Stati Uniti.
Quelli che rimasero in Fran
cia abbandonarono progressivamente le regole troppo rigide e confluirono nel movimento anabattista che nel frattempo era diventata la Chiesa
mennonita. I loro discendenti
vivono tuttora nell’Est della
Francia. Gli Amish residenti
in America del Nord sono oggi oltre 20.000 e si trovano
per lo più in Pennsylvania,
Ohio, Indiana, Illinois, lowa,
Kansas e Ontario. Essi appartengono allo «Old Order
Amish», uno degli organismi
più conservatori della nebulosa mennonita negli Usa. Per
tre secoli, il loro modo di vita
non è mutato: continuano a
vivere in modo semplice, essendo vicini alla natura che
rispettano e curano.
Gli Amish americani sono
oggetto di curiosità turistica e
di ricerca socio-religiosa. Nei
numerosi articoli che sono
stati loro dedicati, vengono
citati come contadini esemplari, artigiani rinomati per i
loro lavori (patchwork), come
popolo testimone della tradi
zione, come gruppo di ricerca
in psichiatria, in cultura ecologica, e altro ancora.
L’Associazione francese di
storia anabattista mennonita,
una piccola associazione di
circa 200 membri, ha organizzato dal 19 al 21 agosto
scorso, a Sainte-Marie-auxMines, un colloquio intemazionale dedicato al 300° anniversario del movimento Amish. Vi hanno partecipato storici provenienti dalla Francia,
dalla Svizzera, dalla Germania, dai Paesi Bassi, dal Belgio e dagli Stati Uniti. Ciò dimostra l’interesse suscitato
da questo popolo-chiesa per
il quale il rispetto della natura, la sobrietà di vita e di consumi, il legame comunitario
costituiscono tuttora una
testimonianza vivente, anche
se alquanto anacronistica, di
uno stile di vita e di comportamento legato a una fede, e
questo nel cuore del paese
simbolo della modernità, nato
anch’esso dalla Riforma protestante.
Francia: consegnata all'Eliseo la raccolta di firme effettuata da varie organizzazioni
No agli esperimenti nucleari nel Pacifico
L’8 dicembre scorso una
delegazione di quattro persone si è recata al palazzo
dell’Eliseo per consegnare le
58.000 firme raccolte in Francia per la cessazione degli
esperimenti nucleari francesi
nel Pacifico. La delegazione
era composta di membri di
due collettivi, «Stop Essais» e
«Solidarité Europe Pacifique», che hanno organizzato
la campagna per la cessazione
degli esperimenti nucleari,
campagna largamente sostenuta da cristiani protestanti e
cattolici. Alain Rey, segretario generale del Défap (Servizio protestante di missione
e di relazioni internazionali),
Christian Brünier, di «Stop
Essais», Henri Denis, di «Pax
Christi», Claire-Lise Ott, di
«Solidarité Europe Pacifique», sono stati ricevuti dal
generale Vougny, consigliere
militare del presidente della
Repubblica. Durante l’incontro, che si è protratto per oltre
un’ora, la delegazione ha
espresso il suo appoggio al
presidente della Repubblica
per la fermezza dimostrata recentemente circa la proroga
della moratoria sugli esperimenti nucleari francesi.
Il generale Vougny ha assicurato la delegazione della
volontà del Presidente di proseguire la moratoria pur conservando all’armamento nucleare francese il suo carattere
di dissuasione.
In quell’occasione il .segretario generale del Défap ha
consegnato la seguente lettera
indirizzata a François Mitterrand: «Signor Presidente, da
diciotto mesi l’opinione francese ed europea si è mobilitata in una campagna internazionale per una moratoria degli esperimenti nucleari francesi. Questa campagna è stata
coordinata dal collettivo
“Stop Essais” che raggruppa
una cinquantina di associazioni nonviolente ed ecologiche e “Solidarité Europe Pacifique", rete di organizzazioni di chiese e movimenti
cristiani. Le comunità cattoliche e protestanti hanno ampiamente appoggiato questa
campagna tramite il movimento “Pax Chri.sti France ” e
il “Défap” (Servizio protestante di missioni).
Alle 58.000 firme raccolte
in Francia che Le consegniamo oggi, bisogna aggiungere
le 45.000 raccolte nelle nostre
ambasciate nei Paesi Bassi e
in Germania.
Già nel dicembre 1992, tramite il Suo consigliere, sig.
Vidal, quindi nel gennaio
1993, tramite il Presidente
della Federazione protestante
di Francia, past. Jacques
Stewart, infine nel luglio e
agosto scorso, abbiamo cercato invano di consegnarLe
personalmente tali firme.
Ogni volta abbiamo incontrato un rifiuto che comprendiamo difficilmente. Oggi veniamo in delegazione all’Eliseo a consegnare queste firme, con la .sola volontà di rispondere alla fiducia che migliaia di cittadini hanno riposto in Lei per giungere alla
cessazione definitiva degli
esperimenti francesi.
Recentemente, il Suo “no”
chiaro e senza appello a tutti
coloro - ministro della Difesa, deputati ed esperti - che
chiedevano di riprendere gli
esperimenti, ci permette di
.sperare in una proroga della
moratoria fino alla fine del
Suo mandato nel 1995. Le
siamo molto riconoscenti di
essere il garante di tale decisione.
Come Lei sa, il problema
della proliferazione delle armi atomiche si pone in modo
acuto. Temiamo vivamente
che il perfezionamento di
questo tipo di armamenti da
parte della Francia, anche
con tecniche di simulazione,
rappresenti un ostacolo alla
rinegoziazione del Trattato di
non proliferazione. La prossima legge di programmazione
militare dovrebbe tener conto
di questi dati. D’altra parte,
vorremmo ricordarLe, Signor
Presidente, gli altri obbiettivi
di questa campagna:
- su richiesta dei nostri
partner, in particolare la
Chiesa evangelica della Polinesia francese, contiamo su
di Lei perché finalmente venga fatta piena luce sulle conseguenze sanitarie ed ecologiche dei 175 sperimenti
nucleari compiuti dal 1966 a
Mururoa e a Fangataufa;
- inoltre Le chiediamo di
far sì che il processo di riflessione avviato sul futuro
economico, sociale e politico
della Polinesia francese, tuttora gravemente dipendente
dal Centro di sperimentazione del Pacifico, avvenga
coinvolgendo tutte le forze sociali del territorio».
Dal Mondò' Cristiano
Il Consiglio mondiale metodista
in visita a Hong Kong
HONG KONG — I pastori Donald English e Joe Hale, rispettivamente presidente e segretario generale del Consiglio
mondiale metodista, si sono recati recentemente a Hong Kong
durante una visita alle chiese metodiste dell’Asia. Durante gli
incontri con il pastore Ping-Kwong Li, presidente della Chiesa
metodista della città, con il dott. Chung-Jen Su, segretario generale della Chiesa di Cristo, e altri pastori e laici, il tema principale discusso ha riguardato i cambiamenti previsti per il 1997,
quando Hong Kong ritornerà a far parte della Cina. Sono stati
espressi sentimenti di speranza ma anche di timore ricordando le
esperienze della rivoluzione culturale vissute dalle generazioni
precedenti e ci si è chiesto come sarà la libertà nel futuro. Molte
comunità cristiane guardano con speranza alla prospettiva di
una Cina riunita ma chiedono il sostegno dei credenti del mondo
intero qualora si trovassero in situazioni difficili. In un incontro
a Wa Ying College, alcuni studenti e studentesse hanno espresso la loro paura per quello che potrebbe succedere ricordando
gli avvenimenti di Piazza Tien-An-Men del giugno 1989, ma
nessuno di loro ha espresso il desiderio di lasciare Hong Kong.
In anni recenti, molti uomini d’affari e professionisti sono emigrati in Canada, negli Stati Uniti e in paesi europei. In Hong
Kong attualmente ci sono chiese metodiste, batòste, pentecostali, la Chiesa di Cristo e l’Esercito della Salvezza. Dopo la visita
a Hong Kong, i pastori English e Hale hanno visitato le chiese
metodiste della Malesia, Singapore e Indonesia.
No dei capi religiosi britannici
al commercio domenicale
LONDRA — L’8 dicembre scorso, la Camera dei Comuni si
è espressa a favore dell’apertura dei negozi la domenica, con
333 voti contro 258. All’indomani del voto, i dirigenti religiosi
britannici si sono pronunciati contro l’apertura domenicale.
L’arcivescovo di Westminster, l’arcivescovo anglicano di Canterbury e il Gran rabbino di Londra hanno chiesto, in una
dichiarazione comune, che i parlamentari britannici mantengano la domenica come giorno di riposo. «Crediamo che la salute
spirituale, psichica e fisica della nostra nazione si deteriorerà se
non abbiamo un giorno comune che si distingua pienamente
dagli altri giorni», affermano i dirigenti religiosi nella loro
dichiarazione. «L’influenza economica nella nostra società è ;
già molto grande. La domenica permette agli altri valori e alle
altre attese di esprimersi. Dà inoltre uno spazio alla vita familiare in un’atmosfera distesa» aggiunge ancora la dichiarazione.
Gli oppositori, raggruppati nell’associazione «Keep Sunday
Special», intendono far pressione affinché il testo di legge venga emendato in modo più restrittivo.
Francia; all'Esercito della
Salvezza l'albergo Europark
PARIGI — Il tribunale del commercio di Parigi ha autorizzato l’Esercito della Salvezza ad acquistare l’albergo Europark
dei Lilas (Seine-Saint-Denis) per trasformarlo in centro di accoglienza per i senzatetto. Il sindaco della città si era opposto a
questo progetto appoggiato dal Comune di Parigi, il quale si è
dichiarato pronto a versare 38 milioni di franchi di sovvenzione. Anche lo stato francese porterà il suo contributo. L’E.sercito
della Salvezza ha proposto la cifra di 87 milioni di franchi per
questo albergo a tre stelle, di 250 camere, che in futuro potrebbe proporre 400 posti letto ai disoccupati in cerca di lavoro.
Ad Amburgo la V Conferenza
giovanile internazionale
AMBURGO — La quinta Conferenza giovanile internazionale sarà ospitata dalla Chiesa metodista unita nella
città di Amburgo, sulla costa del Mar Baltico, dal 2 al 9 agosto
1994. La Conferenza è organizzata dal Comitato mondiale metodista per l’evangelizzazione e da quello per l’Europa. Si
aspettano giovani da tutto il mondo (dai 17 ai 30 anni) e si spera
che la città di Amburgo, che ha più di 2.000 ponti, divenga un
«ponte» che unirà i partecipanti di molte nazioni. Il tema
dell’incontro sarà: «Ecco, io faccio ogni cosa nuova» e le due
lingue ufficiali saranno il tede.sco e l’inglese. Maxie Dunnam,
presidente dell’Icyc (International Christian Youth Conference)
scrive su «World Parish»: «La Icyc è un importante ministero
dell’evangelismo mondiale. Noi ci aspettiamo che l’incontro del
1994 sia un avvenimento che cambierà la vita di molti giovani e
ci auguriamo che i responsabili di chiese attraverso il mondo
incoraggeranno i loro ragazzi e ragazze a partecipare alla nostra
conferenza». Per informazioni scrivere a: Dr. H. Eddie Fox,
Scarrict Bennett Center, 1008 19th Avenue, South, Nashville,
TN 37212, Usa (Tel. 615/340-7541; Fax 615/340-7463).
Marocco: cristiano condannato
CASABLANCA — Secondo l’edizione in lingua francese
del quotidiano marocchino «L’Opinion» dell’8 novembre ’93,
diciannove persone sono state interpellate dalla polizia di Casablanca. Tutte seguivano corsi biblici per corrispondenza. Invitate a firmare una dichiarazione di rigetto di tali corsi, ben diciotto hanno accon.sentito mentre uno solo ha rifiutato di firmare a motivo della sua fede. Egli è stato arrestato e condannato a
tre anni di prigione per conversione al cristianesimo.
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L'ecumenismo delle'chiese italiane visto dai teologi protestanti e cattolici
È necessario scoprire un ecumenismo
più semplice^ più gioioso^ più autentico
Qualche tempo fa abbiamo avuto
modo di conversare con due persone molto impegnate nel dialogo interconfessionale, il pastore valdese
Renzo Bertalot, già direttore della
Società biblica in Italia e consulente nazionale per parte evangelica del Sae (Segretariato attività
ecumeniche) e con monsignor Luigi Sartori, presidente onorario dei
teologi cattolici italiani, consulente
nazionale del Sae per parte cattolica. Abbiamo posto loro alcune domande sulla situazione attuale
dell ’ecumenismo.
Renzo Bertalot: la responsabilità dei valdesi
- Pastore Bertalot, quali
sono i problemi dell’ecumenismo oggi?
«Oggi ci sono dei grossi
problemi che ci vengono
daH’esterno: gli attuali conflitti delle etnie che travagliano l’Europa, come l’ex
Jugoslavia e l’ex Unione Sovietica, che potrebbero travagliare anche altri nazioni,
compresa l’Italia. Qui l’ecumenismo rischia di squalificarsi se non riesce ad aiutare
le nostre chiese, e quindi la
nostra società, ad accogliere
il diverso. Sul piano religioso
l’Europa è divisa in tre grosse etnie, grossomodo la latina cattolica, la nordica protestante e la slava ortodossa
che devono imparare a stabilire delle convergenze nella
loro testimonianza in modo
da dare un contributo al problema europeo.
Certo qui tocchiamo una
questione non teologica, ma
la teologia deve poter dare
un contributo, in vista della
pace e della giustizia, problemi che trattiamo da diverso
tempo.
Se non riusciamo a superare queste superetnie religiose, sarà molto difficile incidere sui rapporti fra le piccole etnie locali».
- Qual è la situazione in
Italia? Se è vero che c’è una
stasi nei rapporti ecumenici,
quali .sono le prospettive per
il futuro?
«Che ci sia una stasi è evidente. Per poter sperare nel
futuro occorre individuare i
nodi da sciogliere e aiutare le
chiese a rendersi conto dei
problemi che li hanno creati,
prospettando delle vie di
convergenza.
Due difficoltà particolari,
fra le altre, mi sembra di
scorgere nel nostro paese. La
prima è la carenza di informazione. E molto difficile
portare le informazioni su
ciò che matura a livello mondiale alle nostre congregazioni e comunità, piccole o
grandi che siano, e interessare quindi l’insieme delle nostre chiese. Se non c’è informazione sulle prospettive
che emergono è difficile avere poi una formazione ecumenica. Questa carenza si registra in tutti gli ambienti religiosi italiani, sia protestanti
che cattolici.
La seconda è la mancanza,
nel nostro paese, dell’abitudine al diverso. La prospettiva dell’ecumenismo è proprio quella di un cammino
nell’unità, rispettando le diversità che devono essere riconciliate, e avere uno spazio
di comunione.
Che tipo di comunione deve esistere fra i cristiani in
Italia, che per tanti secoli si
sono ignorati? Questa comunione forse non può essere
così ampia come speravamo,
ma deve trovare una sua realizzazione e una sua concretezza. Senza eccessive illusioni, in un periodo di stasi
bisogna limitare le proprie
forze a quegli ambiti in cui
già ci ritroviamo e alle possibilità che ci sono».
- Uno di questi ambiti è
certamente il Sae, di cui lei è
consulente nazionale per
Il pastore Renzo Bertalot, consulente evangelico del Sae
parte evangelica. Questa organizzazione può aiutare ad
affrontare e sciogliere i nodi
a cui si è accennato? Qual è
il suo contributo specifico?
«11 contributo del Sae in
questi ultimi trent’anni è stato importantissimo, perché il
Sae è stato una specie di isola laica in Italia, alla quale si
sono affacciati anche dei teologi delle varie confessioni.
Il Sae ha fatto girare le informazioni, quelle provenienti
dal Cec, dagli incontri multilaterali e bilaterali, ha mediato la riflessione che andava
maturando in seguito al Concilio Vaticano II.
Il suo ruolo è stato positivo, perché ha saputo trasmettere l’informazione anche alla nostra classe dirigente laica, ai monitori, alle chiese.
Dobbiamo molto al Sae, che
è riuscito a far superare le
trincee tradizionali e la tentazione di aggrapparsi alle proprie posizioni, per portarci
intorno a un tavolo di grande
libertà dove si possono guardare le diverse prospettive e
scorgere le speranze emergenti, le convergenze e le linee da adottare per arricchire
con il confronto e la riflessione i nostri ambienti».
- Che ruolo ha la Chiesa
valdese in questo avvicinamento dei cristiani in Italia?
«La Chiesa valdese ha un
grande ruolo e una grande responsabilità, perché tutto ciò
che accade in Italia a livello
di incontri interconfessionali
è spesso guardato come un
esempio che può essere applicato altrove e che può creare
delle linee di speranza. Naturalmente la Chiesa valdese ha
le sue difficoltà di chiesa di
minoranza, estremamente impegnata in tante aree, ma possiamo notare che in essa
r informazione ecumenica ha
cominciato a circolare con
una certa ampiezza: si sono
formate delle commissioni
per studiare i problemi ecumenici e gli incontri regionali
e locali a livello ecumenico si
moltiplicano.
Forse occorre creare delle
strutture che siano più capaci
di affrontare i problemi che
emergono in questo specifico
settore. Per la Chiesa valdese, come per l’ambiente evangelico italiano, è necessario far penetrare più capillarmente l’informazione, per
poter dare una formazione
veramente ecumenica».
SETTIMANA DI PREGHIERA
PER L'UNITÀ
DEI CRISTIANI
EMMANUELE PASCHETTO
Anche quest’anno, in
tutto il mondo, vi saranno incontri fra cattolici,
evangelici e ortodossi in
occasione della Settimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani che, come di consueto, si svolge dal 18 al 25
gennaio.
Le relazioni ecumeniche
sembrano attraversare un
periodo di inaridimento.
Passata l’epoca della scoperta reciproca e dei facili
entusiasmi, oggi si ha la
sensazione che le dichiarazioni e gli incontri ufficiali
si sovrappongano all’azione spontanea e creativa
dello Spirito, cercando di
imbrigliarlo e renderlo innocuo.
E certamente suscitano
perplessità gli atteggiamenti della gerarchia cattolica,
che appaiono spesso contraddittori. Si prenda ad
esempio il recente «Direttorio ecumenico», pubblicato dal Consiglio pontificio per la promozione
dell’unità dei cristiani, che
concede molto spazio
all’incontro e al dialogo, ed
esorta i responsabili di parte cattolica a creare una coscienza ecumenica e a collaborare ad ogni livello con
i cristiani di altre confessioni, ma riafferma con la consueta durezza la unicità e
l’esclusività della Chiesa
romana, rispetto alle altre
aggregazioni cristiane: «I
cattolici custodiscono la
ferma convinzione che
l’unica chiesa di Cristo
sussiste nella Chiesa cattolica, che è governata dal
successore di Pietro e dai
vescovi che sono in comunione con lui» (1,17).
Nonostante le notevoli
resistenze che si manifestano anche fra le chiese evangeliche, riteniamo che la
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani meriti
di essere sostenuta perché,
al di là degli inevitabili formalismi ufficiali, rappresenta un incontro fra cre
denti che desiderano conoscersi e raccogliersi insieme nella lettura e nel commento del testo biblico,
nella preghiera e nel canto.
Da diversi anni ormai
l’argomento e i testi biblici
che vengono proposti per la
«settimana» sono scelti da
un gruppo internazionale
composto da rappresentanti
della Commissione di Fede
e Costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese
e del Consiglio pontificio
per la promozione dell’
unità dei cristiani. Le riunioni di questi rappresentanti hanno avuto luogo
quest’anno a Dublino (Irlanda) in collaborazione
con un gruppo locale misto
di evangelici e cattolici che
ha preparato la traccia iniziale dei lavori.
Il motto della settimana:
«Chiamati ad essere unanimi e concordi nella casa di
Dio» fa riferimento al versetto 32 del capitolo 4 del
libro degli Atti degli Apostoli. Per ognuno degli otto
giorni vi è poi un tema particolare, con passi biblici
che lo illustrano tratti dai
Salmi, dall’Antico Testamento, dai Vangeli e dalle
Epistole.
Tutti i cristiani sono invitati a riflettere sul significato dell’espressione «La casa di Dio», che comprende
l’intera creazione ed è aperta a tutti i popoli, è progetto
di unità a partire dai cristiani, ricerca della vera vita in
Cristo e significa impegno,
solidarietà, amore.
In ogni città e paese dove
cristiani di diver.se confessioni si raduneranno, sarà
la sensibilità locale a suggerire l’articolazione degli
incontri: preminenti sono
sempre la riflessione sulla
Parola e la preghiera, ma
spesso la settimana è arricchita da conferenze e dibattiti, mostre e manifestazioni musicali, studi biblici e
iniziative comuni di solidarietà.
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- Monsignor Sartori, quali
.sono i problemi dell 'ecumenismo, oggi?
«Sono molti. Si potrebbe
dire che, siccome l’ecumenismo mette in questione e sottopone a reinterpretazione la
globalità degli aspetti della
fede cristiana incarnati in una
tradizione o in un’altra, tutto
diviene problematico. Il problema numero uno per la teologia, per la vita della chiesa
e anche per la missione è
l’uscire da un interpretazione
fossilizzata che ci identifica
ma ci sclerotizza, rendendoci
incapaci di fare passi avanti,
soprattutto verso gli altri.
All’inizio ogni tradizione,
ogni confessione sono creative, quando investono il capitale dell’Evangelo dentro una
cultura, quando sono nella fase giovanile; poi, inevitabilmente, come ogni carisma
che si istituzionalizza, tendono a sclerotizzarsi. Noi facciamo appello alle dinamiche
dello Spirito Santo perché
l’ecumenismo metta in crisi
questa fossilizzazione.
Il movimento ecumenico,
soprattutto ai suoi inizi, ha
utilizzato modelli talvolta politici (Commonwealth britan
Mons. Luigi Sartori: più sete di teologia
nico, Onu, ecc.) senz’altro
validi per incoraggiare il processo di riunificazione e di riconciliazione delle diversità,
ma l’ecumenismo non deve
lasciarsi condizionare da que.sti modelli, altrimenti la chiesa viene nuovamente vista
come un’aggregazione umana
e si dà peso soprattutto agli
aspetti organizzativi. I modelli umani ri.schiano sempre di
forzare un aspetto a danno di
altri: in particolare l’unità a
svantaggio delle diversità. In
questi ultimi anni lo scoppiare delle etnie e gli attriti dimostrano che c’è stato un tentativo in passato di risolvere i
problemi unificando a spese
delle diversità. Quando Paolo
VI andò a Ginevra disse: «Io
sono la pietra di inciampo» e
forse questo è per i cattolici il
problema principale, ma penso che ogni chiesa potrebbe
chiedersi qual è il suo punto
critico, che le impedisce di
accelerare il processo nel
cammino ecumenico».
- Quindi non c 'è un problema specifico, ma ce ne sono
tanti?
«Sì; anzi, io personalmente,
sia come teologo sia come
ecumenista, vedo una questione radicale: come interpretare la propria chiesa. Vedo, come si direbbe tra noi
teologi, che è un problema
non di teologia speciale, ma
di teologia fondamentale».
- E in Italia? E vero che
c 'è una stasi, in questo periodo, nell’ecumenismo?
«Direi che .sono in crisi coloro che sinora hanno gestito
l’ecumenismo; sono partiti
con euforia ed entusiasmo,
hanno fatto progetti, poi ne
hanno verificato le soluzioni.
È una generazione che è in
crisi. Molto spesso si ha la
sensazione che uno giudichi
come se lui avesse in mano
tutto il passato, tutto il presente, tutto il futuro. Ogni generazione, come ogni soggetto, gestisce solo una parte
della storia: noi siamo alla fine di una fase. Ma noto che
c’è un dilatarsi, un estendersi
del senso ecumenico. Vediamo un ecumenismo meno faticoso, meno orgoglioso, meno filosofico, più semplice.
La schiera si fa più numerosa,
ogni anno nuovi preti si convertono alla causa ecumenica.
Secondo me più che stasi o
crisi generale c’è lo sfinimento di una generazione, la quale dovrebbe chinarsi di più su
questa nuova generazione
ecumenica, per stimolarne la
creatività: nuovi modelli,
nuove forme, nuovi passi da
compiere. E poi è difficile dire che sta morendo una cosa
nata da appena trent’anni».
- Diciamo quindi che lei è
ottimista, o meglio fiducioso,
il che è diverso. Lei è da .sempre impegnato nel Sae, di cui
è anche consulente generale:
che ruolo può ancora avere
questo movimento ?
«Spero che questo Sae, o un
Sae modificato, abbia un
grande significato. Non idolatro questo modello, ma credo
che la sua sostanza debba restare, perché è un’esperienza
che integra tutti gli aspetti
deH’ecumenismo. C’è la riflessione teologica, c’è meno
teologia pesante e c’è più sete
di teologia, che deve essere
li«
ìil»
Mons. Luigi Sartori, consulente
del Sae per parte cattolica
fatta in maniera chiara, aggiornata, riposante, integrata
in un’esperienza spirituale.
Poi gli incontri del Passo
della Mendola ci danno l’esperienza del contatto vissuto
più giorni con gli altri. Non
c’è nessun altro luogo dove si
fa questo, dove ostinatamente
per sette giorni si vive insieme, mettendo insieme tutte le
esperienze. Di questo abbiamo bisogno. La settimana della Mendola è una specie di
prefigurazione di una futura
chiesa, almeno in cammino,
dove tutte le posizioni sono
ospitate, integrate».
- Non ci sono altre esperienze simili in Europa?
«Direi di no. Altrove c’è
forse più specializzazione.
Agli incontri della Mendola
c’è l’effettivo stare insieme,
l’amicizia. Attraverso l’amicizia non si perde la propria
personalità, ognuno resta se
stesso, dirozzandosi, perfezionandosi e in un certo senso fa sue anche le cose che
non può integrare. È come
nel matrimonio: il vero segreto dell’amore è che rafforza l’identità e nello stesso
senso la supera.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 7 GENNAIO 1994
L'azione in Albania del Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese
Tra aiuto umanitario e impegno ecumenico
ANNE-MARIE DUPRÉ
Il lavoro del Servizio rifugiati e migranti (Srm) in
Albania non ci mette tanto di
fronte a una scelta tra interventi evangelistici o umanitari quanto di fronte al dilemma
che si presenta sempre di
nuovo quando si tratta di scegliere tra un impegno ecumenico e un lavoro di evangelizzazione. In questo caso si tratta di scegliere tra l’aiuto alla
Chiesa ortodossa albanese per
riorganizzare le sue strutture
oppure il sostegno per l’opera
missionaria della Federazione
battista europea (Ebf). La
stessa questione si pone in
questo momento per molti altri paesi dell’Est Europa, e le
cose si complicano ulteriormente quando si deve anche
intervenire con aiuti materiali.
Non è possibile spiegare in
poche righe l’intero programma del Srm a favore dei
rifugiati albanesi prima e
dell’Albania poi. Vorrei tuttavia chiarire che questi interventi avvengono su decisione del Consiglio della Federazione, che intende in
questo modo partecipare alle
scelte ecumeniche delle chiese europee. La Conferenza
delle chiese europee (Kek) ha
infatti voluto dimostrarsi solidale con le chiese ortodosse
dell’Est Europa. Le scelte di
intervento si sono dunque
orientate sulle indicazioni
concordate dalle varie chiese.
Inoltre il Srm ha preparato il
progetto di intervento in stretto collegamento con la Federazione giovanile evangelica
italiana (Fgei) che collabora
attivamente.
Anche con l’Unione battista
(Ucebi) e con l’Ebf il Srm si
è tenuto in regolare contatto.
Una manifestazione di aibanesi
Grosso modo gli interventi
programmati seguono tre filoni: 1) dare un sostegno ecumenico alla Chiesa ortodossa
in Albania, sotto forma di
aiuti materiali e promuovendo un programma di scambi
culturali e teologici; 2) collaborare con la missione battista in Albania per quanto riguarda i progetti di aiuto allo sviluppo; 3) avere scambi
culturali con una scuola statale. Tale progetto viene anche sostenuto dalle chiese
svizzere.
Un nodo ancora da sciogliere è il rapporto fra spirito
ecumenico e l’annuncio delr Evangelo seguendo le proprie convinzioni confessionali. Ad esempio ci siamo anche scontrati con un atteggiamento di chiusura della Chie
sa ortodossa che è solo agli
inizi di un percorso ecumenico, e tra di noi abbiamo dovuto chiarirci sempre e di
nuovo.
Abbiamo anche potuto fare
bellissime esperienze di apertura fraterna fra credenti:
l’anziano ortodosso albanese
che per anni ha seguito il culto evangelico italiano con la
sua radiolina, oppure il professore del seminario di teologia ortodossa, che chiede
per i suoi studenti una lunga
lista di libri della Claudiana
per avvicinare la nuova generazione di preti ortodossi alla
nostra teologia; oppure ancora, il responsabile della missione battista in Albania, che
quando di fronte alla domanda su come collaborare, raccomanda di continuare il prò
Conferenza del pastore di Angrogna, Ruggero Marchetti, a Ivrea
Maria nella storia della chiesa
CINZIA CARUGATI VITALI
In occasione della seconda
conferenza organizzata
dalla Chiesa valdese di Ivrea
con la parrocchia cattolica di
San Lorenzo, sul tema «Maria: nel dogma, nella storia,
nella chiesa», il pastore Ruggero Marchetti ha premesso
che il suo intervento avrebbe
esaminato il pensiero protestante nei confronti della mariologia delle altre chiese cristiane (cattolica e ortodossa),
non essendoci nel protestantesimo alcuna dottrina su
Maria né su altre figure importanti della Bibbia.
C’è un’evidente differenza
nella considerazione della
fonte della rivelazione: Scrittura e tradizioni della chiesa
che fanno riferimento a due
culture diverse. Il cristianesimo infatti nasce alla frontiera tra due culture, quella
ebraica, della parola, e quella
classica, o cultura dell’immagine. La Chiesa cattolica,
insieme a quella ortodossa, è
quella parte di cristianesimo
che ha fatto propria la cultura classica, quella dell’immagine, della sacralizzazione, del segno. Il protestantesimo, con il suo «sola Scriptura» della Riforma è stato il
tentativo di reagire a quella
cultura e di far riemergere la
cultura della Parola.
La necessità di un approccio affettivo con la divinità
ha determinato l’importanza
crescente del culto a Maria.
Nel Medioevo il Dio della
Bibbia, in particolare dell’
Antico Testamento, è stato
considerato sempre più lontano dall’uomo e anche la figura di Gesù ha subito una sorta di cambiamento: la sua
parte divina si è sempre più
allontanata dall’uomo e la
sua parte umana si è ridotta
sempre più al bambinello di
Betlemme o al crocifisso, entrambi figure passive. Venendo meno la mediazione di
Gesù si è inserita Maria, vergine sofferente, madre di
Dio, regina del cielo e della
terra alla quale rivolgersi nei
momenti di difficoltà nella
spiritualità e nella devozione
popolare.
La massima devozione a
Maria si registra negli ultimi
secoli con i diversi dogmi
(alcuni senza precisi riferimenti biblici, ma solo decisi
dalla chiesa) e con le diverse
apparizioni che rispondono
all’esigenza della presenza
corporale del divino. Marchetti ha concluso riconoscendo la serietà del discorso
sulla mariologia, coerente
nell’ambito della cultura che
lo caratterizza. Nella cultura
protestante della Parola c’è
rispetto per le posizioni diverse, anche se permangono
molti interrogativi.
Don Piero Agrano ha ripensato alla figura di Maria
prima di tutto nella chiesa,
senza rinunciare alla memoria della madre di Dio, nella
sequela del Signore. Nei se
coli si è verificata un’evoluzione dogmatica nei confronti di Maria in risposta al sentimento devozionale, ma si è
anche verificata una crescita
della visione teologica per
capire meglio la verità rivelata. L’approccio a Maria attraverso il Vangelo è infatti
sempre un approccio già interpretato dagli scrittori (gli
evangelisti e Paolo).
Nell’età dei padri della
chiesa e dei grandi concili
l’uso allegorico e simbolico
della Bibbia ha portato a una
visione di un Dio sempre più
padre severo. Maria è diventata quindi l’incarnazione del
volto materno e femminile di
Dio, la mediatrice di tutte le
grazie. Si è creata allora una
specie di mitologia mariana
nella quale si è sempre più
accentuato l’aspetto della
verginità (nascita verginale e
verginità perpetua).
Nel Concilio Vaticano li
non è stata accettata la caratteristica di corredentrice attribuita a Maria e la sua figura è stata riportata nella storia della salvezza nel suo insieme, nel mistero di Cristo e
della chiesa, ed è stato ribadito il primato della fede rispetto all’agire e l’aspetto
dell’accoglienza e dell’obbedienza.
A conclusione del suo intervento, don Agrano ha
espresso la perplessità della
chiesa nei confronti di una
certa mariologia esuberante e
esagerata.
gramma con la Chiesa ortodossa per migliorare i rapporti ecumenici, perché il miglioramento dei rapporti andrà anche a vantaggio della
missione battista.
Credo comunque che il dibattito sul nesso tra rapporti
ecumenici ed evangelizzazione debba essere approfondito, anche alla luce delle
preoccupazioni di proselitismo più volte espresse dalle
chiese ortodosse di tutto l’Est
europeo. In particolare occorre riflettere sui problemi posti dall’evangelizzazione aggressiva, promossa soprattutto dalla Chiesa cattolica
ma anche da certe chiese
evangeliche, e d’altra parte
tenere conto delle difficili
esperienze che vivono attualmente molte chiese evangeliche nell’Est Europa, dove
non sempre la Chiesa ortodossa si fa guidare da uno
spirito ecumenico.
Le nuove esperienze che
tutti stiamo vivendo con l’apertura verso l’Est ripropongono difficoltà nel campo
ecumenico che pensavamo
superate dopo il faticoso e bel
cammino fatto finora. Da
questo cammino però le sorelle e i fratelli dell’Est sono
stati largamente esclusi in tutti questi anni. Scopriamo allora di esserci attrezzati al
confronto tra le diverse chiese protestanti e anche con la
Chiesa cattolica, ma di essere
poco preparati al dialogo con
l’ortodossia, alla quale appartiene una notevole parte dei
credenti dell’Europa allargata. Si tratta di una nuova
esperienza dalla quale potremo uscire arricchiti o più poveri, a secondo se sapremo
viverla come un dono o come
Comunità battista di Roma Trastevere
L'importanza dì una
biblioteca dì chiesa
Una comunità di antica fondazione come quella dei battisti di Trastevere non poteva
non considerare l’importanza
di avere una fornita biblioteca
a disposizione non solo dei
fratelli e delle sorelle, ma anche dei simpatizzanti che numerosi ci visitano e spesso ci
chiedono di poter approfondire il loro approccio con la fede dei battisti. Dopo quattro
anni ormai due grandi vetrine
sono piene e la terza sta riempiendosi. Sono state acquistate già le opere più importanti
sul cristianesimo delle origini
e medioevale, sui movimenti
«ereticali» ante Riforma, sui
maggiori scritti dei riformatori, sull’anabattismo, sul battismo, il Risveglio ecc. Numerosi dizionari aiutano nella ricerca. Non mancano i commentari, da quello importante
della Paideia sul Nuovo Testamento (consigliatoci dal
compianto prof. Vinay) a
quello famoso di Gerhard Kittei in quindici volumi sul
Nuovo Testamento. Ricca anche la collezione storica e filosofica (c’è la Summa di
Tommaso d’Aquino ma anche
il Talmud).
una minaccia.
Molto seguita è anche la
raccolta delle riviste teologiche più importanti del mondo
evangelico italiano, con una
puntata non secondaria in
campo cattolico («Il Regno»,
dei domenicani, e la famosa
«Rivista biblica»). Dall’estero, oltre a «Baptist World» ci
arrivano «The Mennonite
Quarterly Review», molto attenta a studi e ricerche di prima mano sull’anabattismo e
«The Commission», organo
del Foreign Mission Board, la
Chiesa valdese di Roma via IV Novembre
Le attività della chiesa
GIOVANNI CONTE
La comunità ha partecipato con notevole impegno
alla «settimana della Riforma», culminata con la manifestazione del 7 novembre in
un teatro cittadino. 11 nostro
specifico contributo è stato
costituito da una serata iniziata nel tempio con una vivace
presentazione di Mario Cignoni su «Bibbia e Risorgimento: i protestanti a Roma»
e terminata al quarto piano
con una riuscita agape che ha
visto la presenza di vari amici. Tra questi il dott. Arpiño,
direttore dell’Istituto per gli
studi sul Risorgimento. Avevamo fatto un notevole sforzo
di pubblicizzazione della manifestazione, che se non ha visto la presenza di tutti gli interpellati, ha comunque avuto
il merito di «informare il territorio».
11 gruppo giovanile si è riunito regolarmente dedicando
il suo tempo all’esame del documento sinodale di studio
sui matrimoni interconfessionali, a partire dalla presentazione fattane da Giovanni De
Pasquale. I giovani sperano di
poter stilare un breve documento di valutazione delle linee generali delle proposte in
esso contenute. Una cosa è
certa: la decisione di formare
una famiglia a partire da diverse posizioni confessionali
richiede ai due futuri coniugi
una seria riflessione prima di
essere presa. È comunque ne
cessario che i coniugi difendano in ogni modo la loro libertà evangelica da qualsiasi
giurisdizione di una chiesa.
Altro argomento presentato è
stato il significato permanente
della Riforma, a proposito del
quale il pastore Giovanni
Conte ha colto l’occasione di
sottolineare il posto occupato
dalle donne della Riforma.
Le sorelle dell’Unione femminile stanno .seguendo passo
passo la vita di alcune credenti riformate a partire dalla
pubblicazione della Claudiana
in proposito. Hanno anche
avuto un’ottima occasione di
fare migliore conoscenza con
la Chiesa di Gesù Cristo in
Madagascar e con quel paese,
grazie al pomeriggio a ciò dedicato dalla pastora Vololona
Andriamitandrina e dalla sorella Claudine Jaona, alle
quali siamo riconoscenti.
Le riunioni di studio biblico
hanno luogo nella sala del
quartiere Nomentano, particolarmente adibita ad uso della
comunità di lingua francese
per riunioni di gruppi linguistici o nazionali, per studi biblici, preparazione della corale ecc., ma che ospita anche a
questo scopo un gruppetto di
membri interessati della nostra comunità. Quest’anno seguiamo la traccia dell’ultima
fatica del prof. Vittorio Subilia, «Il regno di Dio, Interpretazioni nel corso dei secoli»,
con la gradita partecipazione
dei pastori Fenosoa e Vololona Andriamitandrina.
più grande delle organizzazioni missionarie battiste nel
mondo. E «Riforma»? Certo,
anche Riforma viene letta e
ben raccolta per essere a disposizione della comunità
(numerosi sono gli abbonati) e
di chi non ha mezzi per abbonarsi.
Nel 1994 pensiamo di mettere a disposizione del pubblico la biblioteca, almeno per
un giorno la settimana, non
prima di aver compilato un
buon catalogo.
Guida alla
solidarietà
Una «guida» al lavoro delle
comunità per un’azione di sollidarietà alle popolazioni
dell’ex Jugoslavia è stata pre■disposta dal Centro culturale «Jacopo Lombardini», che
funge da coordinamento per le
chiese del circuito lombardo.
Pur contenendo molte notizie
riferite alla situazione locale e
quindi rivolte a quelle chiese,
la Guida raccoglie anche indicazioni di carattere più generale, come esempi di appelli
alla solidarietà, liste di materiale richiesto, esempi di delega per la guida degli automezzi per il trasporto, che possono
risultare utiili anche per altri
gruppi impegnati nella medesima direzione.
La «Guida» può essere richiesta a: Centro «Lombardini», via Montegrappa 62/b,
20092 Cinisello Balsamo, tei.
e fax 02-66010435.
Venezia
Consiglio delle
chiese cristiane
Lunedì 20 dicembre a palazzo Cavagnis, sede della Chiesa valdese, i rappresentanti di
7 diverse denominazioni cristiane (anglicani, battisti, cattolici, greco-ortodossi, luterani, metodisti e valdesi) hanno
proceduto alla firma dello Statuto del «Consiglio locale delle chiese cristiane» di Venezia. Il testo dello Statuto era
stato varato il 14 giugno scorso e inviato alle rispettive autorità ecclesiastiche per l’approvazione. Ora che tutte le
chiese hanno dato il loro assenso, il «Consiglio» potrà
iniziare le sue attività, tese a
promuovere la conoscenza reciproca delle chiese e a suscitare in esse una coscienza ecumenica in vista della realizzazione di iniziative comuni.
Nel Consiglio, il primo di
questo genere in Italia, le varie chiese hanno una posizione paritetica, indipendentemente dalla loro consistenza
numerica, e le decisioni vengono prese all’unanimità. Il
testo dello Statuto, che sarà
provvisorio per un anno, riprende la «base» del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), ritenuta adatta a esprimere il reciproco riconoscimento ecclesiale: «Il Consiglio locale delle chiese cristiane che confessano il Signore
Gesù Cristo come Dio e salvatore secondo le Scritture, e per
questo cercano insieme di
adempiere alla comune vocazione alla gloria di Dio, Padre,
Eiglio e Spirito Santo».
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venerdì 7 GENNAIO 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
I metodisti di Milano festeggiano i vent'anni del locale di culto
I lavori di ammodernamento
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Mentre si ricorda il ventennale dall’inaugurazione dei
locali della Chiesa metodista
di Milano in via Porro Lambertenghi, è risultato che 20
anni sono tanti per uno stabile, e si sono conseguentemente resi necessari alcuni
lavori. Pertanto, secondo il
piano approvato dall’assemblea finanziaria, si è proceduto a una serie di opere nel locale del piano rialzato e in
quello di culto. Nel salone,
già quest’estate, sono stati
cambiati gli infissi del lato
strada (doppi vetri, isolamento termico, ecc.) mentre per
l’anno prossimo è previsto il
medesimo lavoro sul lato
cortile. Rimarrà il problema
delle pareti a soffietto poiché
l’intervento sull’esistente, comunque costoso, non offre
garanzie di durata, e anche il
pavimento mostra sempre più
l’usura.
Nel locale di culto sono
state sostituite le rifinimre in
legno degli ultimi gradini ed
è stato fatto un intervento
sull’impianto di riscaldamento, ora finalmente «redditizio»; si è accantonata invece,
per l’altissimo costo, la rimessa in funzione dell’impianto di condizionamento.
L’interno della chiesa metodista di Milano, via Porro Lambertenghi
che pure sarebbe utile in un
locale sotterraneo.
Per iniziativa del gruppo
giovanile, inoltre, sono allo
studio alcuni progetti per
l’utilizzo del porticato, compresa la sostituzione dell’attuale scritta luminosa che dovrebbe indicare che lì esiste
una chiesa metodista, unico
segno esteriore di una realtà
invisibile agli occhi di chi
non fa parte della comunità.
Qualcosa si è fatto, molto
resta da fare (ripristino della
stanza archivio, porte e luci
di sicurezza). Le idee non
mancano ma hanno dei costi.
Avendo sempre detto che
non godiamo di sovvenzioni
statali, forse dovrebbe essere
ribadito il principio di fondo
che chi vuole qualcosa deve
sapere che ciò comporta una
spesa e implica una spesa
conseguente. Il discorso, che
vale soprattutto per il Fondo
ministero (che investe il
mantenimento della nostra
presenza e testimonianza in
Italia), è importante anche
per le stratture locali. Quanto
si è disposti a «investire» per
queste ultime?
Gravina
Festa
della raccolta
Il 5 dicembre, terminata la
raccolta delle olive che impegna molti membri della comunità, la Chiesa battista di
Gravina (Ba) ha celebrato la
festa della raccolta. Nel culto,
animato dai canti della scuola
domenicale, si è ringraziato il
Signore per la fedeltà all’impegno preso con Noè e con
tutto il creato. Dopo il culto,
la festa è proseguita con
un’agape fraterna molto partecipata e, nel pomeriggio,
con una rappresentazione teatrale. Davanti a un pubblico
numeroso, il gruppo «La
Scintilla» della Chiesa battista di Matera ha inscenato,
sotto la direzione del fratello Martone di Santeramo,
«L’angelo caporale» di Vittorio Calvino.
La sera del 14 dicembre il
professor Nicola Pantaleo
della Chiesa battista di Bari,
membro della commissione
chiesa e stato della Fcepl, ha
tenuto una conferenza sull’
ora di religione cattolica nelle scuole. Pantaleo ci ha guidati nelle varie disposizioni
della legge e ha risposto in
modo esauriente alle numerose domande e perplessità
espresse dai giovani e dai genitori presenti.
Viaggio in Usa
Il Centro culturale valdese
di Torre Pellice organizza per
il mese di settembre 1994 un
secondo viaggio in Usa.
Chi fosse interessato può
mettersi in contatto con la segreteria del Centro culturale,
via Beckwith 3, 10066 Torre
Pellice. Tel. 0121-932566 entro il 15 gennaio 1994.
Importante ricerca biblica del gruppo ecumenico di Trieste
Ebrei e cristiani davanti alla Torah
MABIE-FRANCE MAURIN COÏSSOW
Nel quadro degli studi biblici del grappo ecumenico di Trieste, quest’anno
sul Deuteronomio, recentemente il prof. Daniele Garrone ha parlato su «Ebrei e cristiani di fronte alla Torah».
Tra gli altri oratori intervengono i cattolici A. Bertuzzo e
S. Grasso («40 anni nel deserto»), N. Bassan («La fedeltà di Dio come legge-conquista»), i valdesi B. Cozzi
(«Calendario ebraico e corpus
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Le ricevute per
La Tavola comunica che rinvio dei moduli per la certificazione delle contribuzioni e dèi doni 1993 sarà fatto direttamente, dagli uffici della Tavola di Torre Pellice, a tutte le
chiese e le opere che lo richiederanno.
Pre-requisito per l’invio dei moduli è la segnalazione dei
nominativi delle due persone incaricate dal Concistoro o
Consiglio di Chiesa o Comitato, responsabiU della correttezza dei dati fomiti (normalmente si tratterà dei nomi del
cassiere o tesoriere, e di quello del presidente, ma la scelta
è comunque libera).
Per maggiori informazioni rivolgersi agli uffici della Tavola a Torre Pellice, e in particolare al sig. Walter Michelin
Salomon (0121-91296, fax 0121-91604).
Si ricorda che contribuzioni e doni versati con bollettino
di Conto Corrente postale non richiedono di essere ulteriormente certificati, se tielle causali di versamento è stato
chiaramente indicato: «Erogazione liberale fatta alla Tavola
Valdese, in base alla legge 409 del 5.10.1993 (tetto due milioni) per......... L’eventuale doppia certificazione costituisce illecito, perseguibile a norma di legge.
iuris»), R. Coisson («Ascolta
Israele»), l’ebreo A. Ytschak
Haddad.
Garrone ha impostato la
sua presentazione a partire
dal fatto che tutta la tradizione rabbinica è un tentativo di
interpretare sempre di nuovo
la Torah, aggiungendo che il
confronto con il Deuteronomio è stimolante per la ricerca etica odierna. Fra le differenze con il pensiero cristiano
c’è per esempio la festa «della gioia della Torah», che
scandisce la rilettura dei primi 5 libri della Bibbia nell’arco di un anno. I Salmi e i profeti sono poi un’aggiunta alla
lettura della Torah, mentre
per i cristiani i testi profetici
sono privilegiati perché visti
come «messianici».
Per gli ebrei dire Torah non
significa solo il Pentateuco
ma tutta la Torah, cioè le norme interpretative; nella visione rabbinica la Torah è scritta
e orale, i due aspetti sono uniti, sono giunti attraverso queste due forme distinte. Riferirsi in modo esclusivo al Decalogo limita la portata di altri testi in cui si trovano 1’
amore del prossimo e anche
tutta la normativa sociale,
cioè la giustizia nei rapporti
interamani.
Per i rabbini la Torah va
presa nella sua globalità, è
un’istruzione divina che indica un cammino. Solo in origine essa ha potuto essere considerata attraverso la singola
legge codificata. Inoltre, diventata libro, la si interiorizza, e così la volontà di Dio
informa la quotidianità di
ognuno. Gesù non dichiarerà
esaurita la legge, ma la porterà al suo compimento escatologico.
In Esodo e Deuteronomio
c’è un collegamento tra libertà e legge: l’atto di nascita
del popolo, che prima era un
popolo di schiavi, che gridava
e che Dio ha ascoltato. Il
Deuteronomio insiste sull’iniziativa di Dio a rivelarsi; promettendo dona, richiedendo
l’ubbidienza del popolo lo libera perché esso lo serva:
questa è la struttura del Patto,
il quadro teologico dei comandamenti.
Dio ha liberato il suo popolo, vuole vincolarlo al suo
progetto di trasformazione
della realtà. Sembra questa
anche la struttura fondamentale del Nuovo Testamento: si
inizia con la promessa, il dono (le beatitudini), l’annuncio
di quello che Dio fa negli ultimi tempi («non siate solleciti del domani», «amate i vostri nemici»). E un paradosso
per l’Antico e il Nuovo Testamento: essere servo di Dio
è il massimo della liberazione. Vale così la pena di sottolineare alcuni aspetti etici
della questione.
- La legislazione sugli
schiavi e l’anno sabbatico
(cap. 15), interpretati come la
remissione settennale di tutti i
debiti, mostrano l’interesse
per l’uguaglianza nei rapporti
di lavoro e nell’indebitamento; inoltre, dice il testo,
«quando li libererete non lasciateli andare a mani vuote,
regalate loro pecore e capre,
grano e vino».
-Fra le norme matrimoniali, la violenza sessuale viene
considerata omicidio, se fatta
«in campagna» (22, 26) poiché la ragazza che grida non
può essere sentita, è considerato reato contro la persona e
non contro la morale.
- Ogni generazione meriterebbe un diluvio perché
«l’uomo è malvagio fin dalla
giovinezza», ma l’arcobaleno
è il disarmo unilaterale di
Dio. Viene qui fatta una concessione alla violenza, si può
mangiare ormai la carne (e
non si deve essere più vegetariani come prima), ma non la
carne con la sua vita, il sangue. Il popolo ebraico non ha
mai conosciuto la caccia come hobby. Su quest’ultimo
tema della violenza, è stata
l’opinione alla fine della serata, ci sarebbe quindi ancora
molto da approfondire.
mi.
AGRIGENTO — La Chiesa valdese di Agrigento sta operando ultimamente, tramite alcuni volontari, su un progetto a
favore degli extracomunitari. L’idea è quella di creare un
punto di riferimento comune nei locali della chiesa per
questi nostri fratelli. Si è già avuto un primo incontro di festa con dei bimbi extracomunitari: il risultato è stato più
che positivo. La piccola comunità ha dato il suo prezioso
contributo partecipando attivamente. E anche cominciato
un doposcuola frequentato da una trentina di ragazzi e si
cercano dei volontari che collaborino. Alcuni medici si sono resi disponibili per dare una, sia pur minima, assistenza
medica a coloro, e non sono pochi, che per vari motivi ne
sono privi. Un ultimo progetto prevede un centro di raccolta di vestiti, sempre nel locale della chiesa. Il Consiglio di
chiesa ha anche accolto con gioia un progetto che vede, nel
locale della chiesa, un’attività per alcuni pazienti dell’ospedale psichiatrico.
RIESI — Domenica 19 dicembre l’Unione femminile ha preparato un bazar a favore della ristrutturazione del tempio. E
il secondo avente lo stesso fine. Infatti è ormai urgentissimo
un intervento radicale da apportare al tempio di Riesi. I ricami molto fini, gli oggetti artigianali locali e del Madagascar, molto originali, insieme ai prodotti dolciari hanno riscosso grande successo.
SAN SECONDO — Il 26 dicembre si è svolta nella sala la Festa dell’albero per i bambini della scuola domenicale, con
una grande partecipazione di famiglie. Un ringraziamento
particolare alle monitrici impegnate nella buona riuscita
della festa.
• Martedì 14 dicembre ci siamo congedati dalla sorella Alba Pons, segnata per lunghi anni dalla sofferenza. La comunità si stringe intorno alla famiglia nella serena certezza
della resurrezione. Lo stesso giorno si sono svolti i funerali
del dottor Raul Ross-Sebastiano, per molti anni medico
del nostro paese.
POMARETTO — Domenica 26 dicembre è stato battezzato il
piccolo Alan, di Armando Barai e di Lorena Breuza. Che lo
Spirito del Signore sia per lui una guida costante nel cammino della sua vita.
• Mercoledì 29 dicembre si sono svolti i funerali della sorella Santina Giustetto ved. Bleynat, deceduta presso l’Asilo
dei vecchi di San Germano. La simpatia cristiana della comunità va ai parenti nel dolore.
ZURIGO — Il 19 dicembre la tradizionale festa di Natale ci
ha riservato una splendida sorpresa. Oltre alla gioia di ritrovarci numerosi, le bambine e i bambini hanno saputo efficacemente stimolare i presenti a impegnarsi perché nel mondo
così com’è (e non come sarà sempre, speriamo) sia fatta la
volontà di Dio e il suo Regno venga. Un ringraziamento
particolare alla monitrice Paola Blattmann.
• Con il 31 dicembre Anna Maria Cimini ha terminato il suo
servizio come segretaria della chiesa e sarà sostituita dalla
sorella Daniela. La sua partecipazione alla vita della comunità è andata ben oltre il lavoro di segreteria, svolto con
amore ed efficacia. Ampiamente apprezzato è stato anche il
suo apporto al lavoro giovanile.
PINEROLO — Il Natale è stato celebrato anche quest’anno
con un ventaglio di iniziative tali da raggiungere più persone possibili. Domenica 12 dicembre il culto è stato tenuto
dalla scuola domenicale con una «sacra rappresentazione»
sulla storia dell’arca di Noè che ha coinvolto tutti i bambini
ed è stato seguito con molta attenzione dai genitori, dai
nonni e da tutti quelli riempivano il tempio e che hanno
molto apprezzato il lungo lavoro dei monitori. Molto numerosi i partecipanti al culto di Natale con la partecipazione della corale, un po’ meno i presenti domenica 26 al culto presieduto da Gianni Long. Per gli ospiti della Casa di
riposo «Per», martedì 21 è stato tenuto il culto con un buon
numero di presenti, seguito da visite in altri istituti. Anche
in case private, nei giorni successivi al Natale, è stata portata la Santa Cena come segno visibile di comunione con
chi non è in grado di partecipare alle normali attività.
• Sono stati battezzati i piccoli Fabio e Stefania Del Sette
di Frossasco.
• Si sono svolti i funerali della sorella Silvia Bounous, che
non rivedremo più al suo posto in chiesa e che ha lasciato a
piangerla le sorelle e le loro famiglie a cui rinnoviamo tutta
la nostra fraterna solidarietà.
VILLAR PELLICE — Organizzato da Radio Beckwith si è
svolto sabato 11 dicembre il concerto di canti con l’accompagnamento di ghironda e cornamusa e la partecipazione di
Evélyne Girardon e Robert Amyot, mentre domenica 19 la
Corale delle chiese di Villar-Bobbio e il Coro alpino Valpellice hanno offerto una serata di canto al pubblico che
gremiva il tempio. Ringraziamo questi amici per aver devoluto ai nostri stabili la loro parte d’incasso e per il valido
apporto recato al culto di Natale.
• Domenica 19 si è svolta la festa di Natale della scuola domenicale. Dopo la parte introduttiva del pastore, i bambini e
i ragazzi hanno presentato il messaggio natalizio attraverso
un programma di poesie, dialoghi e canti. Alle monitrici e a
tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno collaborato
alla riuscita dell’incontro il nostro vivo ringraziamento.
• Nel periodo natalizio le componenti l’Unione femminile
hanno visitato le persone anziane, ammalate o sole della
chiesa, portando loro un piccolo dono insieme a una parola
augurale. Anche gli ospiti della casa Miramonti hanno trascorso momenti di fraternità con parenti, amici e conoscenti, ricevendo tra l’altro la visita del Coro alpino Valpellice e
delle Adi di Torre Pellice, che ringraziamo di cuore.
• Un benvenuto a Michel, primogenito di Enzo Miegge e di
Loredana Molino: rallegramenti ai genitori con l’augurio di
ogni bene.
• Ci ha lasciato il fratello Giovanni Pietro Gönnet, deceduto all’età di 74 anni presso la Casa di riposo «Pro senectute» dove era ricoverato da alcuni anni. Alle figlie con le
rispettive famiglie e a tutti i familiari rinnoviamo la nostra
fraterna solidarietà.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’As
Della Parola
venerdì 7 GENNAIO 1994
IL CAMMINO
DELLA FEDE
EUCENIO BERNARDINI
Dopo la pausa delle festività natalizie e di fine
anno, seguendo il ritmo della
nostra società, che ormai è
diventato il nostro ritmo personale e comunitario, le nostre chiese si rimettono in
cammino. Un cammino che
sappiamo secolare: generazioni e generazioni di credenti, nelle più diverse situazioni, da quelle più dure e drammatiche a quelle più serene,
hanno reso testimonianza della loro fede e hanno riconosciuto, giorno per giorno, che
la loro vita non sarebbe stata
la stessa senza la relazione vivente con il Signore vivente.
Anche noi siamo in cammino, non solo in virtù di quello
secolare che altri prima di noi
hanno percorso, anche per
questo certamente e noi ne
siamo consapevoli e riconoscenti, ma soprattutto perché
ciascuno di noi ha deciso un
giorno, tanto o poco tempo fa
non importa, che questo cammino era anche il nostro, era
anche il mio, era anche il tuo.
Lo hai deciso o lo hai sentito. Hai sentito, cioè, che non
potevi fare altrimenti, che
qualcuno ti aveva chiamato e
che questa voce continuava a
risuonare in te, e continua a
risuonare in te, anche se a
volte è coperta da altre voci.
Poi, però, è successo qualcosa: qualcuno «vi ha fermati» (5, 7). Avete smesso di
«correre», e anche di «camminare». Vi siete fermati.
Tutto si è fermato: il vostro
sviluppo, la vostra maturazione, il vostro impegno. Come
è potuto succedere? Che cosa
è successo?
E successo che alcuni predicatori giunti da fuori hanno
incominciato a instillare dei
dubbi sul cammino che Paolo
aveva così chiaramente tracciato per loro, un cammino di
libertà e di responsabilità basato sulla chiamata gratuita di
Dio, basato cioè sull’economia del dono e non dello
scambio.
Libertà e grazia
Ma quale libertà, dicono
questi predicatori, quale gratuità, quale dono? O
magari sì, ma a una condizione: a condizione che vi sottomettiate alle osservanze religiose che Dio ci ha comandato tramite Mosè; almeno a
quelle più importanti, più costitutive del popolo di Dio
come la circoncisione. Insomma, libertà sì, ma condizionata.
La grazia di Dio in Gesù
Cristo? Certo, ma non basta,
anche voi dovete fare qualco
«Crìsto ci ha liberati perché fossimo liberi; state
dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto
il giogo della schiavitù. Ecco, io, Paolo, vi dichiaro
che, se vi fate circoncidere. Cristo non vi gioverà a
nulla.
Ripeto a ogni uomo che si fa circoncidere, che
egli è obbligato a osservare tutta quanta la legge.
Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete
separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia. Poiché quanto a noi, è in ispirito, per fede, che aspettiamo la speranza della giustìzia.
Infatti, in Cristo Gesù, non ha valore né la circoncisione né Vincirconcisione; quello che vale è
la fede che opera per mezzo dell’amore. Voi correvate bene; chi vi ha fermati perché non ubbidiate
alla verità? Una tale persuasione non viene da colui che vi chiama. Un po’ di lievito fa lievitare tutta
la pasta.
Riguardo a voi, io ho questa fiducia nel Signore,
che non la penserete diversamente; ma colui che vi
turba ne subirà la condanna, chiunque egli sia.
Quanto a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perché sono ancora perseguitato? Lo
scandalo della croce sarebbe allora tolto via. Si facciano pure evirare quelli che vi turbano!»
(Calati 5, 1-12)
o da altri rumori che fanno
anch’essi parte della nostra
vita e del nostro cammino.
Correvate bene
Anche le comunità dei
credenti che l’apostolo
Paolo aveva evangelizzato in
quella regione della Turchia
settentrionale che si chiamava Galazia stavano percorrendo il loro cammino. E lo
percorrevano con un’energia
e un entusiasmo che fa dire
all’apostolo «Voi correvate
bene» (5, 7). Non «camminavate», ma addirittura «correvate»; solo così Paolo può
descrive lo sviluppo, la maturazione, l’impegno di quelle
comunità.
sa, mica solo Dio. Lui ha fatto la sua parte in Gesù Cristo,
ora è necessario che anche
voi facciate la vostra. Un po’
come quando si scava una
galleria al confine fra due stati: ciascuno inizia dalla sua
parte e ci si ritrova sul confine. Dio, in Gesù Cristo, e come se scavasse dalla sua parte
la montagna che ci separa,
noi dovremmo fare altrettanto
dalla nostra parte adempiendo
ad alcuni obblighi religiosi
ebraici come la circoncisione.
Solo così gli esseri umani e
Dio possono incontrarsi: facendo ciascuno la propria
parte.
La questione che hanno di
fronte i Galati è il problema.
il più difficile che deve affrontare la comunità cristiana
nei primi decenni della sua
esistenza quando i cristiani
erano di provenienza ebraica
(perché, lo sappiamo, erano
ebrei Gesù e tutti gli apostoli
e apostole). Il problema era:
la grazia di Dio manifestata
in Gesù Cristo si estende anche ai non ebrei? E se sì, sono tenuti a osservare le norme della tradizione religiosa
ebraica?
Questo problema, il grande
problema ecumenico del primo cristianesimo, fu discusso a lungo. Ne sono testimonianza le lettere di Paolo,
questa ai Galati in particolare, ma anche il libro degli
Atti degli apostoli che riferisce di questo problema nei
suoi primi 15 capitoli. Non
fu facile trovare una soluzione, e anche quando la si
trovò nel famoso incontro di
Gerusalemme (vedi Atti 15,
1-29 e Galati 2, 1-10) non fu
facile mantenerla nelle circostanze concrete e soprattutto
in presenza di coloro che
quella decisione non accettarono. E in questa situazione
ancora aperta a ogni soluzione che l’apostolo Paolo scrive ai Galati. Da qui il tono
appassionato, e a tratti violento, di questa lettera. Paolo
sente che i Galati stanno per
prendere una decisione definitiva, non avrà tempo di
scrivere un’altra lettera o di
recarsi sul posto, perciò usa
tutte le argomentazioni possibili, gioca il tutto per tutto,
come un avvocato nell’arringa finale prima del verdetto
della giuria.
Come andò a finire in Galazia? Non lo sapremo mai.
Quello che sappiamo, però, è
che col tempo la scelta che si
impone sarà chiara per tutti:
la grazia di Dio manifestata
in Gesù Cristo si estende a
tutti, anche ai non ebrei. E chi
non è di discendenza ebraica
non è tenuto a sottomettersi
alle osservanze della tradizione ebraica. Grazie a questa
scelta noi, che non siamo di
discendenza ebraica, possiamo confessarci cristiani e cristiane. Quella .scelta, purtroppo, fu poi anche fraintesa come sostituzione e negazione
del ruolo del popolo ebraico
che pure l’apostolo Paolo
aveva riconosciuto nella lettera ai Romani: «perché i doni e la vocazione di Dio sono
irrevocabili» (11,29). Da
quel drammatico fraintendimento derivarono secoli di
intolleranza e persecuzione
cristiana contro gli ebrei che
solo ora stiamo faticosamente
cercando di emendare recuperando quella dimensione
così costitutiva del cristianesimo («non sei tu che
porti la radice, ma è la radice - cioè l’ebraismo - che
porta te », Romani 11, 18).
Solo Cristo
Ma anche se quella scelta
fu chiara si ripresentò,
e si continua a ripresentare
ovviamente sotto forme diverse rispetto alla questione
della circoncisione, a chiunque si consideri credente
evangelico:
- siamo proprio sicuri, sei
proprio sicuro/a che basti la
«sola grazia» che Dio ha
espresso in Gesù Cristo per
salvare e dare un senso alla
tua esistenza e che non ci .sia
proprio bisogno di altri segni,
certificazioni, garanzie?;
- siamo proprio sicuri, sei
proprio sicuro/a che basti la
«sola fede» per entrare nel
patto di grazia inaugurato da
Cristo e non ci sia proprio bisogno di alcuna tua opera che
un po’ se lo meriti?;
- siamo proprio sicuri, sei
proprio sicuro/a che basti la
«sola scrittura» per guidarti
lungo il cammino della fede
e non ci sia bisogno anche di
una qualche altra autorità autorevole e rassicurante?;
- insomma, in una parola,
siamo proprio sicuri, sei proprio sicuro/a che il «solo Cristo» basti? Non c’è proprio
bisogno di altro?
Non avrà ragione chi ti dice che Dio, in Gesù Cristo, si
è solo avvicinato a te scavando, per usare l’immagine di
prima, la sua parte di galleria
e ora tocca a te scavare l’altra
parte per poterlo incontrare e
concludere l’opera che, va riconosciuto, Dio ha iniziato?
Non è forse più rassicurante questa prospettiva in cui
anche tu scavi una parte della
galleria? In fondo se vedi che
la tua parte l’hai fatta, che
anche tu hai faticato e ti sei
impegnato, che anche tu hai
fatto la tua opera, tutto ciò,
oltre che riempirti di soddisfazione, non «lega» in qualche modo Dio a te? Un po’
come facciamo noi nei rapporti umani quando tentiamo
di «legare» qualcuno a noi
suggerendogli o imponendogli un debito di riconoscenza
(«...con tutto quello che ho
fatto per te, come puoi farmi
questo?»).
Se nella nostra relazione
con Dio (che significa senso
dell’esistenza, della vita e
della morte, della gioia e della sofferenza...) vige l’economia dello scambio e non del
dono, non siamo un po’ più
garantiti proprio in quanto
abbiamo qualche credito da
riscuotere presso Dio?
Il dono
Ebbene, per quanto un ragionamento del genere
sembri umanamente ragionevole, in realtà non è il ragionamento di Dio. Dio vuole
che noi viviamo il nostro rapporto con lui proprio e soltan
to nella dimensione del dono
e non dello scambio.
E un po’ come quel genitore che ama i suoi figli e figlie
e desidera che sappiano che il
suo amore è totale e completo, e soprattutto gratuito, che
non è necessario conquistarlo
perché è già dato. E che se
questi figli e figlie crescono e
si comportano come desidera,
e cioè con onestà, con attenzione e solidarietà verso gli
altri, non è per paura di perdere l’amore del genitore o
per conquistarselo, perché
quello è già sicuro, è già dato,
ma è perché non possono fare
altrimenti, perché l’amore ricevuto li spinge a dare amore,
perché l’accoglienza ricevuta
li spinge a dare accoglienza.
Questi figli e figlie si comportano così, percorrono il loro cammino, non perché sperano di ricevere qualcosa che
non hanno ancora, o che hanno a metà, o che non hanno
certezza di ricevere, ma proprio perché sono consapevoli
di avere già ricevuto, di avere
ricevuto tutto ciò che è neces
sario, e di averlo ricevuto con
certezza.
E lo stesso avviene quando
tendiamo la mano per ricevere la Cena del Signore: una
mano vuota, nuda, senza merito alcuno, eppure che riceve; riceve il pane e il vino,
simboli dell’amore eterno di
Cristo, simboli di tutto ciò di
cui abbiamo bisogno, e cioè
nutrimento e senso dell’esistenza.
Percorriamo dunque anche
noi il nostro cammino comunitario, familiare, di singoli credenti con questa ferma e serena consapevolezza:
è il Signore che ci ha amati
per primo, e di un amore eterno; è il Signore, per ritornare
all’immagine di prima, che ci
ha voluti incontrare scavando
l’intera galleria; è il Signore
che ci ha chiamati.
In questo nuovo anno che
si apre davanti a noi, percorriamo il nostro cammino
con questa ferma e serena
consapevolezza. I frutti, non
delle nostre opere, ma dello
Spirito, non mancheranno.
Eterno Dio, sorgente della nostra fiducia, nelle tue
mani stanno il principio, lo sviluppo e il compimento.
Permettici di incamminarci-nel nuovo anno con serenità,’disposti a ricevere ciò òhe rallegra e ciò che fa
soffrire, per vivere della tua Grazia.
Tu proteggi i nostri passi, ci precedi e ci accompagni, ci circondi con la tua fedeltà che sostiene la nostra vita e ci fa trovare in te il nostro rifugio.
Nella fiducia in te sappiamo che non abbiamo bisogno di più tempo, di una settimana con dieci giorni e
di giorni con 48 ore. Abbiamo bisogno di calma, per
riempire in modo fruttuoso le ore che ci concedi; di
saggezza, per scegliere di fare le cose veramente utili;
di fede, per non sovraccaricare le settimane di impegni ma avere ancora del tempo per meditare, incontrare persone, riposarci.
Insegnaci soprattutto a non sciupare il tempo che ci
doni.
Signore, fa’ che il nostro tempo non resti come un
terreno incolto; dacci di coltivarlo con cura e con pazienza, di gettarvi con speranza il seme della tua giustizia e della tua pace, per raccogliere con gioia i fratti
che ci vorrai dare.
Amen
7
»94
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In caso di mancato recapito rispedire a:
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L’Editore si impegna a corrispondere il diritto
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Ilo
Sui muri di Torre Pellice
Si esprimono
i giovani senza voce
Gli spazi, il dialogo, rincontro. Esiste tutto ciò per i giovani? Gli spazi non sono necessariamente quelli istituzionali; possono anche essere costruiti insieme, per riprovare ad
essere in qualche modo protagonisti. Certo le istituzioni,
politiche o scolastiche che siano, devono fare la loro parte.
Le forme del dialogo sono cambiate, ma l’esigenza è rimasta; non sempre si riesce a comunicare all’interno stesso di
una generazione, figuriamoci con persone che per cultura o
classe sociale sono lontani. Anche disegni come quello
fotografato su un muro «periferico» alle valli è un modo di
comunicare. A volte si ha l’impressione che i giovani, più
di altri, abbiano difficoltà a manifestare le proprie idee, a
discuterne con le altre generazioni; dove è possibile che ciò
avvenga? Esistono questi spazi?
Lo abbiamo chiesto a due ragazzi di Torre Pellice; le
risposte, pubblicate a pagina 3, sono profondamente diverse, forse anche nel loro tentativo di dare concretezza a
determinate idee e atteggiamenti.
VENERDÌ 7 GENNAIO 1994 ANNO 130 - N. 1 LIRE 1300
Comincia, con qualche
evidente aggiustamento
grafico, il secondo anno
dell’Eco nella sua nuova formula accoppiato a Riforma.
L’anno che si è chiuso è stato
un anno di sperimentazione.
Ne traggo un bilancio modestamente ottimista: i collaboratori sono aumentati così
come gli abbonamenti, il
giornale è più ricco di fatti e
notizie.
L’Eco è sempre più un
giornale che, con Riforma,
aiuta i lettori a comprendere
la realtà delle Valli.
Certamente molto resta ancora da fare per raggiungere gli
obiettivi che ci siamo posti in
redazione, che si sono poste
le chiese delle valli nella loro
Conferenza distrettuale a
Frali, nel giugno scorso:
l’Eco come strumento di
informazione, di formazione.
IL NOSTRO SETTIMANALE NEL 1994
VOCE VALDESE
GIORGIO GARDiOL
di dibattito e di crescita personale e collettiva dei valdesi
delle Valli e, più in generale,
degli evangelici italiani.
Chi ci ha letto con attenzione ha scoperto che i valdesi,
come del resto i battisti e i
metodisti, non sono «un
genere di importazione»,
come una certa visione sia
laica che cattolica vorrebbe
far credere e come il sindaco
di Palermo afferma pubblicamente.
Chi ci ha letto ha potuto
constatare, banalmente, che i
valdesi, i protestanti, sono
anche loro «italiani», che
vivono e operano tra le contraddizioni di questo sistema,
che è quello italiano. Non
siamo persone in via di estinzione, non viviamo in un
parco.
Nel ’93 abbiamo avuto
anche noi Tangentopoli che
ha riguardato due uomini
politici locali, abbiamo vissuto la crisi dell’industria, della
scuola, abbiamo tifato e gioito perché una valdese di Frali
è in Nazionale di sci, abbia
mo pianto perché anche tra
noi la gente vive male e si
suicida. Si, come tutti, fatichiamo a vivere, a studiare, a
organizzare la vita collettiva,
a rendere testimonianza della
nostra fede.
Eppure a ben guardare
siamo anche diversi. La
nostra cultura protestante ci
rende critici, capaci di esercitare la critica anche la più
dura sulle nostre stesse istituzioni; ne sanno qualcosa i
responsabili delle nostre
chiese e dei nostri istituti
sociali e culturali. Siamo cioè
capaci di metterci in questione, di litigare ferocemente tra
noi ma anche di aprirci al
nuovo.
Si dice che il 1994 sia una
prima tappa del nuovo. Quale
sarà il nostro contributo?
Seguitelo, continuando a collaborare e a leggerci.
Alle Valli
Feste
austere
Ci siamo lasciati alle
spalle un anno difficile per
le Valli come per il resto
d’Italia; le prospettive
occupazionali non sono
brillanti. Un certo tipo di
industria ha ormai concluso la sua storia e chi vi ha
fin qui lavorato non può
dormire sonni tranquilli;
alcuni segnali di possibile
rilancio ci sono, ma sono
ancora modesti: piccoli e
medi imprenditori non
scelgono le Valli e localmente le iniziative emergenti sono poche.
Non basterà comunque il
turismo. Quello invernale
nelle piccole stazioni è in
difficoltà almeno per due
ragioni. In alcuni casi la
mancanza di neve non ha
fin qui consentito di aprire
gli impianti: è stato così al
Rucas o alla Vaccera. In
altri casi, come a Frali, la
neve un po’ è caduta, un
po’ l’hanno prodotta i cannoni; poi è arrivato il
vento caldo e anche la
pioggia. In ogni caso in
alta vai Germanasca alcune piste sono aperte e due
impianti funzionano. 11
calo di turisti c’è comunque stato ed è stato abbastanza forte, nell’ordine
del 30%, dicono alla
Seggiovia 13 laghi.
Soprattutto sono stati
molto brevi i soggiorni:
pochissimi giorni intorno a
Capodanno e dunque non
resta che sperare nel tempo
e nel prolungamento della
stagione. Ma il problema
non è solo di neve, ma
anche di possibilità reale
per le famiglie di spendere
in feste e vacanze.
Allo stesso modo sono
ormai sempre più diffusi i
«veglioni» di Capodanno
in gruppi di amici e non
solo fra giovani.
Una risorsa sempre più rara per la sete delle grandi città industriali del Nord
Inacqua dì Rorà a Torino^ Milano^ Genova
PIERVALDO ROSTAN
Le valli valdesi sono
diventate fornitrici di
acqua minerale per diverse
aree dell’Italia settentrionale:
in molti negozi, recentemente
anche supermercati, e in
molti ristoranti si trova regolarmente l’acqua Sparea. A
produrla è la Fontevecchio di
Lusema, che recentemente ha
introdotto anche altri marchi:
«Val Mora» e l’«Alpi Cozie».
Le captazioni di acqua sono
in vai Lusema e nel vallone
di Rorà. Recentemente il
Consiglio del piccolo Comune dell’alta valle ha deliberato una concessione alla
società delle acque minerali
nel torrente Feyret. Si tratta
dunque di un ulteriore ampliamento dell’ attività; al
Comune di Rorà andranno 50
lire per ogni metro cubo di
acqua prelevata; la concessione avrà una durata iniziale di
tre anni e prevede che la ditta
debba prelevare al massimo 2
litri d’acqua al secondo,
salvaguardando i-diritti a
monte della captazione sia ad
uso pubblico che privato.
Le acque della valle vanno
dunque su tutte le mense. «È
un’acqua leggera - dice il
dottor Vecchié dell’Ussl 43
-; prima di dare il via all’attività di imbottigliamento vengono effettuate varie analisi
sia per valutare la purezza
che le caratteristiche dell’
acqua. Dopo che i laboratori
di Sanità pubblica (un tempo
di Alessandria, ora di Torino)
fanno le verifiche generali,
come servizio di igiene
deirUssl competente per territorio effettuiamo comunque
controlli regolari, sia alla
fonte che nello stabilimento.
Qualche tempo fa, per ridurre la rumorosità sul posto di
lavoro, suggerimmo alla Fontevecchio di utilizzare le bottiglie in plastica, cosa che è
stata fatta.
Naturalmente, se abbiamo
almeno in parte risolto un
problema, ci troviamo di
fronte a quello più generale di
quale fine fanno attualmente,
nel nostro paese, i contenitori
in plastica».
E proprio la linea della plastica pare destinata a dare le
migliori prospettive all’azienda Fontevecchio. Lo conferma uno dei titolari, Mario
Damilano: «Froprio grazie
alle bottiglie in plastica da un
litro e mezzo siamo riusciti
ad entrare in molti supermercati. Froduciamo noi stessi le
bottiglie e siamo arrivati alla
distribuzione di circa 25
milioni di bottiglie in un
anno. Si sta contraendo invece la vendita della bottiglia in
vetro di cui distribuiamo
circa 22 milioni di esemplari
l’anno. Ecco dunque che stiamo procedendo a investimenti in tecnologia proprio sulla
linea della plastica».
Tre marchi, tre tipi di acqua
«leggera» e inseribile nella
fascia dal prezzo popolare:
ecco i motivi della crescita di
un’azienda che occupa attualmente 25 dipendenti,
distribuendo la sua acqua minerale in Fiemonte, Liguria e
Lombardia.
/niziamo con questo numero una nuova
rubrica: «Il filo dei giorni». In essa
troveranno posto brevi riflessioni.
Iniziamo con un testo di Jacopo
Lombardini, repubblicano, mazziniano,
di Carrara, convertito all'Evangelo, istitutore al Convitto valdese di Torre, predicatore, partigiano che alla vigilia del
Natale del ’43 scrive ai compagni.
«Alcuni hanno già passato altri Natali
sotto le armi in combattimenti, in accantonamenti di fortuna, per altri questo è il
primo Natale che passano in circostanze
diffìcili; e per questo è certamente il più
tragico e quello che maggiormente deve
indurci a pensare a noi, al nostro popolo,
a tutta l’umanità. Il compito che ci siamo
volontariamente assunto di contribuire a
salvare quanto è ancora salvabile nella
tristissima condizione del nostro popolo
ci sarà reso più facile se noi sapremo
vivere, pur vegliando in armi, in
un’atmosfera di idealità. Noi vogliamo
[la vittoria?] del bene contro il male (...).
Nell’insegnamento che il fanciullino
IL FILO DEI GIORNI
NATALE 1943
___________JACOPO LOMBARPIHI___________
nato nella stalla di Betleem diede agli
uomini, quando divenne adulto, riportandone per premio la Croce, vi è implicitamente la condanna di ogni sopruso, di
ogni prepotenza, di ogni dominio
dell’uomo sull’uomo. Nella proclamata
fratellanza umana, perché tutti figlioli di
Dio, vi è la condanna di tutte le dottrine
che hanno scatenato nel mondo la tragedia che ci insanguina. Nel combattere
tutte queste cose noi siamo dalla parte del
bene contro il male, della luce contro le
tenebre, di Gesù contro Satana.
E doloroso che la nequizia umana ci
abbia costretto a rivendicare i valori dello
spirito, la libertà e la giustizia, con le
armi: ma la nostra è una lotta di difesa,
non tanto delia nostra vita che è il meno,
ma delle cose senza le quali la [vita è
vana? ](...).
Annunciandovi: Face in terra, benevolenza verso gli uomini, abbiate nel vostro
cuore la pace che Gesù ha promesso a chi
osserva i suoi comandamenti e che noi
modestamente traduciamo: a chi accetta e
adempie come un sacro dovere la voce di
Dio parlante nella propria coscienza.
Celebrate il Natale e auguratevi che sia
l’ultimo di guerra. Adunatevi insieme per
qualche minuto, assetati d’azzurro, di
cielo, di bontà. Qualcuno di voi ha con
sé, certamente, il Nuovo Testamento:
legga ai compagni il cap. 2 del Vangelo
di Luca, e rasserenatevi insieme nella
meditazione del racconto meraviglioso
nella certezza che Dio non abbandona
l’umanità.(...) Con tutto il cuore a tutti:
Buon Natale: Dio vi aiuti e vi benedica;
Dio vi dia la sua luce e la sua forza: rammentatevi delle promesse divine e state
saldi in lui!»
In Questo
Numero
Collegi elettorali
Sono stati definiti i
nuovi collegi elettorali. I
Comuni delle Valli* sono
compresi per la Camera
nel collegio n. 19 e per il
Senato nel n. 9.
Tutti i Comuni, come
andò il voto alle ultime
elezioni politiche e come
si preparano alcuni partiti
in vista della prossima scadenza elettorale. Pagina 2
Piano regolatore
Piano regolatore di
Pinerolo. Dopo l’approvazione da parte di un
Consiglio comunale quasi
dimezzato continua il
dibattito. Intanto i cittadini
possono trovare il nuovo
Prg nelle edicole della città
e presentare le loro osservazioni. Pagina 2 ,
Auguri per il 1994
Che cosa ci si pt^ augu>
rare per l’anno appena iniziato per il rilancio delle
nostre vaUi? Lo abbiamo
chiesto ad esponenti della
Chiesa valdese, del mondo
del lavoro, della politica.
Pagina 3
La voce della valle
Robert Taglierò, una
vita passata cantando,
conosce a memoria centiniua dì testi ed è diventato
un riferimento per tutti
coloro che fanno della
ricerca musicale sul territorio. Pagina 3
Farmaci difficili
1 problemi dei nuovi
ticket e delle ricette farmaceutiche all'indomani
dell’entrata in vigore delle
disposizioni di fine d’anno
e del nuovo «prontuario
farmaceutico». Pagina 4
8
PAG. Il
■ ■■ ■
E Eco Delle ¥ìlli Valdìsi
VENERDÌ 7 GENNAIO 1994
VENI
mm
Prarostino visto da San Secondo di Pinerolo
INCONTRI SUL FUTURO DELLE VALLI — Proseguendo
una riflessione avviata lo scorso anno la Chiesa valdese di
San Germano, in collaborazione con il Centro culturale valdese di Torre Pellice, propone in gennaio due tavole rotonde sul futuro delle Valli. Gli incontri si svolgeranno presso
la sala valdese di via Scuola alle 20,45 di venerdì 14 e 21
gennaio. Al primo incontro, sul tema Scuola e cultura... ma
servono?, interverranno Giorgio Toum, direttore del Centro
culturale, e Franco Calvetti, direttore didattico a Perosa Argentina; moderatore Elio Canale, preside del Collegio valdese di Torre Pellice. Le nostre Valli hanno un tasso di
«mortalità scolastica» tra i più alti d’Italia e, in una società
in cui il titolo di studio sta diventando sempre più importante per trovare, e conservare, il lavoro molti genitori mandano i loro figli a lavorare. È una scelta fatta per il bene dei
propri figli o è un segno di miopia? Il secondo incontro avrà
come tema II futuro dell’economia delle Valli e vedrà la
partecipazione di Erminio Ribet, presidente della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca e di Giancarlo Data,
imprenditore; moderatore della serata Piervaldo Rostan della Commissione esecutiva del 1° distretto della Chiesa valdese. Per anni ci siamo affidati completamente alle grandi
industrie pensando che esse, proprio per la loro grandezza,
garantissero il lavoro sicuro. Ci stiamo accorgendo che queste hanno cuore e mente lontano da qui. E ora dobbiamo
cercare altrove il lavoro: o andando in altri luoghi o creando
un’economia diversa. Di questo si vuole discutere.
ESPONE FERNANDO MONTA — Nella sala Paschetto del
Centro culturale valdese di Torre Pellice verrà inaugurata,
sabato 8 gennaio alle 17, una mostra con una rassegna di
opere di Fernando Montà curata da Giovanni Corderò.
L’esposizione resterà aperta fino al 30 gennaio, sia nei giorni feriali che festivi fra le 15 e le 18.
UN ALBERO OGNI NEONATO — Anche il Consiglio comunale di Rorà ha assunto le decisioni del caso per ottemperare al dettato di una legge (quella che prevede di piantare un albero per ogni neonato) voluta soprattutto per le
grandi città e che da noi può quasi far sorridere: i boschi infatti non mancano, semmai il problema è quello di curare
quelli esistenti. Il Comune di Rorà ha comunque individuato l’area per piantare gli alberi; si tratterà comunque di pochissime unità l’anno, verso il parco montano. Fra le altre
decisioni assunte dal Consiglio comunale è stata approvata
la variante al piano regolatore che ridefinisce le zone di
possibili insediamenti abitativi.
INIZIATIVE PER L’AUTONOMIA DELLE SCUOLE —
L’amministrazione comunale di Pinerolo ha inviato una serie di telegrammi al Provveditore agli studi di Torino per
esprimere contrarietà a ventilate perdite di autonomia di alcuni istituti; si tratta dell’ipotesi di accorpamento della
scuola media Brignone di Pinerolo con le medie di Bricherasio e della fusione del Liceo classico e dell’Istituto magistrale; ipotesi, questa, già fortemente avversata negli anni
scorsi.
LE GAMBE DELLA CULTURA — A conclusione dell’indagine sulla realtà associativa con fini culturali presenti a
Pinerolo, sabato 15 gennaio si svolgerà un incontro nel padiglione adiacente l’auditorium di corso Piave. Verranno illustrati i risultati dell’indagine condotta dal Comune e verrà
avviato un dibattito sugli spazi esistenti e sulle forme di
coinvolgimento. Inizio ore 15,30.
IL CONGRESSO DI RIFONDAZIONE — Il recente congresso del circolo pinerolese di Rifondazione ha preso posizione su alcuni temi di attualità. Lunga è stata la discussione riguardo l’unità a sinistra e le possibili alleanze elettorali. Posta una serie di riserve sulle forze che hanno in qualche modo collaborato con i provvedimenti dei governi
Amato e Ciampi, Rifondazione ritiene per altro essenziale il
fatto che «i confronti con altre forze politiche e movimenti
non partano da pregiudiziali ideologiche ma da punti programmatici ineludibili quali le riduzioni d’orario per la difesa dell’occupazione, la difesa dello stato sociale, dell’ambiente, la non accettazione di privatizzazioni selvagge». Fra
i temi affrontati con decisione l’impegno per un’azione «in
difesa degli sfruttati e di ricerca di una identità e teoria comunista capace di rispondere alla ristrutturazione economica e politica mondiale che sta peggiorando i destini di tre
quarti della popolazione mondiale».
CORSO DI ORTICOLTURA — L’ associazione Auser di
Lusema organizza un corso di orticoltura biologica che si
terrà ogni giovedì a partire dal 13 gennaio, alle 15, presso la
sede in via Ribet 7. Il corso, strutturato in un gruppo di dieci lezioni più due integrative, sarà tenuto da una responsabile dell’azienda biologica «La Fraglia» di San Gillio, fornitrice della mensa scolastica di Lusema. Per informazioni telefonare ai numeri 954315, 909930, 954157.
La composizione dei collegi in cui sono inserite anche Pinerolo e le valli valdesi
Come cambia la geografia elettorale
in vista delle prossime elezioni politiche
PIERVALDO ROSTAN
Qualunque sia la data per
le prossime elezioni, le
forze politiche sono già
all’opera per predisporre programmi e candidati; col sistema uninominale sarà il personaggio, certo più che in passato, a determinare le scelte. Ci
saranno sicuramente meno liste che due anni fa; allora alla
Camera vi furono ben 19 simboli, tre dei quali non raggiunsero nemmeno l’l% (e altri lo superarono di poco).
Molti partiti oggi sono letteralmente spariti e non sarebbe
comunque corretto fare eccessivo conto sui dati di due anni
fa. Questa volta l’elettore potrà probabilmente scegliere fra
una manciata di candidati, ad
eccezione della Lega, sostenuti da più simboli. Possibile infatti è la presenza di una lista
di progresso che comprenda le
forze di sinistra, ma anche
esponenti del mondo cattolico
e laico; in costruzione un’area
di centro, con o senza i berlusconiani, probabile una lista
ex De (Partito popolare).
Ad alcuni esponenti delle
forze politiche locali abbiamo
chiesto: cosa ne pensate della
composizione del collegio
(l’area compresa nel collegio
19 per la Camera rappresenta
circa 128 mila abitanti)? I
candidati saranno scelti in ambito locale o, malgrado tutto,
avremo ancora candidati calati
dall’alto?
«Il collegio - dice Erminio
Ribet impegnato nel rilancio
della politica nell’area socialista - mi pare avere un suo disegno logico. L’ipotesi con
l’alta vai Susa era per certi
versi stimolante, ma i collegamenti e i progetti comuni sono
ancora tutti da costruire; in
qualche modo l’area attuale
comprende realtà che hanno
più volte avuto modo di dialogare fra loro in passato. Per
quanto riguarda la scelta dei
candidati non sono assoluta
mente disposto ad accettare
proposte che ci vengano calate da Torino o Roma; questo è
accaduto in passato e la cosa
mi lasciava già molto perplesso, ora ritengo ci siano localmente dei nomi che possano
essere un valido riferimento
per tutta l’area progressista».
Il segretario dell’Unione
Valpellice del Pds, Danilo Rivoira, concorda: «L’area individuata mi pare una soluzione
giusta; i risultati dipenderanno molto da un lato dalla capacità di unirsi dell’area di
progresso e da quella degli
avversari politici di fare altrettanto. La sinistra, che può
avere delle buone chances, si
troverebbe spiazzata da un
patto Lega-Berlusconi o con
la peggior De. Sulle candidature molto dipenderà dal tempismo con cui ci si muoverà
localmente. Le indicazioni
provenienti dal territorio
avranno buona probabilità di
essere tenute nella giusta considerazione».
Lucio Malan, della Lega
Nord: «Sul collegio elettorale
il nostro giudizio è sostanzialmente positivo in quanto si è
discretamente salvaguardata
la specificità montana e non
si è spezzata la zona valdese;
questo effetto si riscontra
particolarmente al Senato dove prima eravamo compresi
un un’area che raggiungeva
addirittura la cintura torinese. Forse era migliore la prima definizione del collegio
con l’alta vai Susa che includeva più zone montane e meno pianura. Peccato per
l’esclusione della zona di Sestriere. Per quanto riguarda
la designazione dei candidati
il nostro organo preposto è il
Consiglio direttivo provinciale che recepisce in genere
le indicazioni che vengono
dalla base. Personalmente ritengo che infuturo si arriverà
a vere e proprie elezioni primarie di questo o quello
schieramento».
Ar-,' SCHEDA
I nuovi collegi
del Pinerolese
Il supplemento ordinario n. 120 della Gazzetta ufficiale
del 27 dicembre ha pubblicato i decreti legislativi che determinano i collegi uninominali del Senato e della Camera.
La geografia elettorale delle valli valdesi cambia così:
Collegio n. 19 per l'elezione
della Camera dei deputati
(inserito nella Circoscrizione di Piemonte 1 che elegge 25
deputati di cui 19 direttamente dai collegi uninominali e 6
nella quota proporzionale): Angropa, Bibiana, Bobbio Peilice, Bricherasio, Buriasco, Campigliene Fenile, Cantalupa,
Cavour, Cumiana, Fenestrelle, Frossasco, Garzigliana, Inverso Pinasca, Luscrna San Giovanni, Lusernetta, Macello,
Massello, Osasco, Perosa Argentina, Ferrerò, Pinasca, Pinerolo, Piossasco, Piscina, Pomaretto, Porte, Pragelato, Frali, Pramollo, Prarostino, Reietto, Rorà, Roure, Salza di Pinerolo, San Germano Chisone, San Pietro Val Lemina, San
Secondo di Pinerolo, Torre Pellice, Usseaux, Villafranca
Piemonte, Villar Pellice, Villar Perosa.
Collegio elettorale 9 per l'elezione
del Senato della Repubblica
(inserito nella Regione Piemonte che elegge 23 senatori
di cui 17 nei collegi uninominali e 6 col riparto proporzionale):Almese, Angrogna, Avigliana, Bardonecchia, Bibiana, Bobbio Pellice, Borgone di Susa, Bricherasio, Bruzolo.
Buria.sco, Bussoleno, Campigliene Fenile, Cantalupa, Caprie, Casellette, Cavour, Cesana Torinese,¡Chianocco,
Chiomonte, Chiusa di San Michele, Cumiana, Exilles, Fenestrelle, Frossasco, Garzigliana, Giaglione, Giaveno, Givoletto, Gravere, Inverso Pinasca, La Cassa. Lusema San
Giovanni, Lusernetta, Macello, Massello, Mattie, Meana di
Susa, Mompantero, Moncenisio, Novalcsa, Osasco, Oulx,
Porosa Argentina, Ferrerò, Pinasca, Pinerolo, Piossasco, Piscina, Pomaretto, Porte, Pragelato, Frali, Pramollo, Prarostino, Reano, Reietto, Rorà, Roure, Rosta, Rubiana, Salbertrand, Salza di Pinerolo, San Didero, Sangano, San Germano Chisone, San Gillio, San Giorio di Susa, San Pietro Val
Lemina, San Secondo di Pinerolo, Sant’Ambrogio di Torino, Sant’Antonino di Susa, Sauze di Cesana, Sauze d’Oulx,
Sestriere, Susa, Torre Pellice, Trana, Usseaux, Vaie, Val
della Torre, Valgioie, Veanus, Villafrahca Piemonte, Villafbasse, ViUar Dora. Villar Focchiardo, Villar Pellice, Villar Perosa.
cittadini di Pinerolo possono far pervenire le loro osservazioni entro il 15 gennaio
Il piano regolatore al vaglio del Coreco
Chi non condivide le decisioni del Consiglio comunale
di Pinerolo circa il Piano regolatore (Prg), chi vuole apportare delle modifiche, ha
tempo fino al 15 gennaio per
prendere una carta da bollo
da 15 mila lire e stilare le
propne osservazioni.
Per rendere concreto questo
diritto di ogni cittadino l’amministrazione comunale ha
predisposto un pieghevole a
colori con i dati principali del
piano che dalla vigilia di Natale i cittadini possono ritirare
presso gli uffici comunali e,
presto, anche nelle edicole
della città. La pubblicazione,
a cura degli assessorati all’
Urbanistica e alla Partecipazione, contiene i dati essenziali per conoscere il Prg. Chi
volesse poi approfondirli può
rivolgersi all’assessorato
all’Urbanistica che è a disposizione anche per i chiarimenti di natura tecnica in vista delle osservazioni.
Ma Babbo Natale ha regalato ai funzionari del Comitato regionale di controllo
(Coreco) anche le risposte alle osservazioni al Prg presentate a suo tempo dai consi
Insediamenti abitativi in Pinerolo
glieri del «Gruppo per l’alternativa» e del consigliere
indipendente (ex leghista)
Giorgio Camusso, che avevano votato contro l’adozione del Prg, e dei due consiglieri dell’ex Fri, Drago e
Sorrentino, oggi aderenti a
Alleanza democratica, che
non avevano potuto partecipare alle riunioni del Consiglio perché «interessati».
La giunta comunale ha
espresso punto per punto le
sue controdeduzioni agli
esposti presentati. Al Pri che
aveva incentrato le sue osser
vazioni essenzialmente sugli
aspetti economici del Prg, la
giunta risponde in sostanza
che le osservazioni non sono
pertinenti perché il Prg è un
documento di pianificazione
territoriale e non di programmazione economica. Al
Gruppo per l’alternativa, che
aveva lamentato la mancanza
di previsione normativa per la
collina, la mancata possibilità
di esame da parte dei consiglieri degli elaborati tecnici
delle rilevazioni analitiche
sull’esistente, l’erronea valutazione dei parametri e dei
fabbisogni, il mancato parere
dell’ufficio geologico, la
giunta risponde assicurando il
pieno rispetto delle leggi in
materia di Prg.
Al Gmppo per l’alternativa
e al consigliere Camusso, che
erano intervenuti sulla questione degli «interessati» alla
delibera che aveva costretto
fuori dell’aula un terzo dei
consiglieri, la giunta ribadisce il parere che ai sensi della
legge comunale i consiglieri
che abbiamo «interessi propri
o di affini sino al 4° grado»
debbano astenersi dalla deliberazione (se così fosse la
presenza in aula del consigliere Camusso, cugino del
sindaco, dovrebbe essere sufficiente per invalidare la deliberazione ndr).
La giunta ha poi accompagnato il comunicato con cui
rende pubbliche le sue controdeduzioni con una nota assai polemica contro il quotidiano «La stampa» che aveva
presentato la richiesta di spiegazioni del Coreco come una
«bocciatura» della delibera.
La giunta ritiene che la città
sia stata danneggiata moralmente dalla falsa notizia.
Alci
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venerdì 7 GENNAIO 1994
E Eco Delle Vvlli \àldis:
PAG. Ili
Alcune persone che vivono e lavorano alle Valli esprimono le loro aspettative
La crisi delPoccupazione e delPeconomia
grava sulPinizio del nuovo anno
Anno nuovo, vita nuova; è
uno dei tanti detti che si citano e che si vorrebbero effettivamente realizzati. Non .sarà
così ma è possibile che in determinati settori si riesca a
reimpostare qualcosa di credibile, a riguadagnare fiducia
e prospettive. Abbiamo chiesto ad alcune persone che vivono alle Valli e che vi lavorano di dirci quali sono per
loro non tanto i sogni quanto
gli auspici e l’augurio per
l’anno appena iniziato.
Carla bongo (membro Csd)
- Vorrei augurarmi una diaconia viva che cammina spedita
verso il futuro, aperta al nuovo, aperta al confronto. Ma
vorrei augurarmi anche che la
nostra diaconia abbia memoria, senta che il suo futuro non
è che il presente di ieri e il
passato di oggi. Proprio guardando alla storia mi auguro
che ogni persona che oggi lavora in un'opera diaconale abbia chiara la coscienza di essere parte, forse piccola, di un
progetto ampio, proseguito
nell'oggi e e in cammino. C’è
un filo che lega la diaconia alla vita delle chiese locali, che
si intreccia in modo più o meno avvolgente a seconda dei
periodi. Non esiste nelle chiese riformate l’opera assistenziale, esiste l’opera diaconale:
mi auguro che ogni persona
che lavora in un’opera si senta
legata a questo filo che vuol
dire insieme predicazione, ricerca, diaconia. E che il filo
sia visibile e percepibile da
chi incontra la nostra diaconia, anche se non credente,
anche se estraneo alla nostra
comunità.
PINEROLO — Sabato
8 gennaio, alle 17 nei locali
della chiesa valdese, proseguono gli incontri teologici Giovanni Miegge. Il tema dell’incontro verterà sul
capitolo IX del terzo libro
dell’«Istituzione cristiana»
di Giovanni Calvino.
PINEROLO — Domenica 9 gennaio alle 14,30,
presso il tempio valdese,
avrà luogo un incontro delle coppie interconfessionali; la discussione riguarderà la prima parte del testo comune di studio per un
indirizzo pastorale dei matrimoni interconfessionali.
TORRE PELLICE —
A partire da lunedì 10 gennaio, ore 20,45, presso il
presbiterio, inizierà una serie di incontri di studio
sull’ordinamento valdese;
gli incontri saranno introdotti dal prof. G. Peyrot.
• Lo studio biblico del
giovedì prosegue alle 16,15
e il 13 gennaio tratterà del
testo di Matteo 3: «Questo
è il mio figlio diletto».
FRALI — Le prossime riunioni quartierali
avranno luogo l’il alle
19,30 a Villa, il 12 alle 16
agli Indiritti e .sempre il 12,
alle 19,30, a Cugno; tema
delle riunioni il documento
della commissione ecumenica europea per chiesa e
società sull’agricoltura e la
società rurale nella Cee.
Diaconia: i’Asiio dei vecchi di San Germano
Erminio Ribet, presidente
Comunità montana valli Chisone e Germanasca. - Se devo formulare un augurio, che
non sia soltanto un sogno,
spero che il nuovo anno possa
rappresentare qualcosa di importante rispetto alla crisi del
lavoro. E importantissimo ridare un’iniezione di fiducia
all’economia, alle aziende che
si stanno impegnando anche a
livello locale offrendo posti di
lavoro. Da parte nostra stiamo
puntando molto su progetti
inseriti nella progettazione
della Cee; in questo modo
l’Europa dovrebbe passare da
una fase di sole idee a una più
concreta.
Chantal e Micaela Ribet,
gestrici di un locale pubblico
a Pomaretto - Siamo giovani
e abbiamo avviato questa attività guardando con fiducia
all’avvenire. Sappiamo benissimo che mancano i posti di
lavoro e quindi il nostro augurio è che il ’94 segni in questo
caso una ripresa. Abbiamo fiducia specialmente nei giovani che frequentano il nostro
locale, perché vediamo che
hanno voglia di lavorare e di
impegnarsi anche in attività
nuove, in grado di fornire
nuovi sbocchi di lavoro.
Frida Simond, operaia Sul piano del lavoro direi che
non è più il tempo degli scontri ma quello della collaborazione. Ad esempio nella
mia azienda siamo riusciti a
fare un calendario lavorativo
per il ’94 soddisfacente per
tutti. Vedo poca volontà da
parte di altri imprenditori, non
mi risulta che prima di chiedere la cassa integrazione, o
peggio, si siano trovati intorno a un tavolo con i politici di
valle per cercare una soluzione o discuterne; forse si sono
dati più da fare per avere finanziamenti dallo stato. Credo che si debba arrivare a riduzioni di lavoro o al part time in modo da lavorare meno
ma lavorare tutti.
Sempre sul piano economico si dovrebbe poter utilizzare
meglio le risorse locali; eppure, a titolo di esempio, ecco
che i pastori devono buttare
via la lana perché nessuno la
compra. Né le leggi esistenti
aiutano un’economia montana
ancora, almeno in parte, agricola e artigianale; nessuno è
in grado di assumere apprendisti e fra qualche anno spariranno anche alcune professioni quali i falegnami, i calzolai,
i fabbri ecc. Dovremmo allora
batterci tutti per far modificare quelle leggi che in fin dei
conti ci penalizzano.
Paolo Fiorio, medico Spero che il 1994, anno di
cambiamenti politici annunciati, sia anche l’anno del
cambiamento delle politiche
nazionali e regionali nei confronti delle aree periferiche,
soprattutto montane. Le nostre
valli, infatti, insieme ad altre
zone, rischiano una progressiva emarginazione a causa di
una mentalità, finora dominante a livello politico, che
tende ad accentrare nei centri
maggiori la presenza delle
istituzioni: di qui il progetto di
accorpamento delle Ussl piemontesi e i possibili «tagli» di
classi scolastiche. Credo che
la volontà o meno di invertire
questa tendenza sia un buon
metro per giudicare quali delle
forze politiche che si presenteranno alle prossime elezioni
rappresentino una novità rispetto a quelle che hanno malgovernato fino a oggi.
Su un piano diverso, il
1994 rappresenterà un anno
cruciale anche per alcune delle nostre opere, che sono impegnate in complessi progetti
di rinnovamento. Fra gli altri
vorrei ricordare, anche per invitare tutti a un concreto sostegno, il piano di ristrutturazione del Collegio valdese di
Torre Pellice.
Autogestione e spazi culturali: due pareri per un dialogo futuro
Voglia di esprimersi: i giovani
cercano strade non istituzionali
Partiti, associazioni varie,
cooperative, chiese discretamente aperte, una radio.
Niente da eccepire. Torre Pellice (e lo sente particolarmente chi arriva da fuori) socialmente e culturalmente è
viva. Quindi si potrebbe si
potrebbe chiudere qui e la risposta alla domanda: «Esiste
uno spazio per poter tirar fuori la propria voce, le proprie
opinioni e le proprie idee a
Torre Pellice?» sarebbe positiva: non c’è spazio che sia
negato o chiuso a nessuno.
Ma per chi coglie il pensiero della gente al bar, nei negozi o nei luoghi dove si pratica sport non è così. È difficile farsi sentire; perché? Mi
sento di muovere una critica a
chi gestisce il patrimonio e
gli spazi culturali e sociali:
non esiste il dialogo intermedio, si è troppo lontani; va a
finire che la voce non arriva
da una parte all’altra. Le persone che decidono, che partecipano sono sempre le stesse
dando quasi l’impressione di
un livello elitario: politicamente ci si lamenta del successo della Lega; ma è anche
la sua capacità di parlare a
tutti, senza pregiudizi, che ha
prodotto questo risultato. Si
potrà porre rimedio a questi
errori?
Paolo Griglio
I giovani studenti delle
scuole medie superiori tornano alla ribalta, questa volta
con l’occupazione degli istituti che frequentano. I giovani si organizzano e si autogestiscono; una nuova prova
di scollamento dalle istituzioni che hanno soggiogato per
troppo tempo l’utente, individuato come entità da controllare piuttosto che individuo
desideroso di portare il proprio contributo alla società,
nella quale troppe volte non
si riconosce. Si tratta di una
lotta per proporre modelli alternativi di socializzazione e
istruzione: le amministrazioni
comunali hanno evidentemente portato avanti una politica che non ha certo favorito la costituzione di spazi riservati ad attività giovanili, a
detrimento delle possibilità di
incontro per i giovani che
vengono relegati a riconoscersi per antonomasia nei
bar, nelle discoteche e nella
violenza degli stadi.
I giovani dunque ripartono
dalla scuola e si fanno promotori di un’iniziativa che si
propone di conferire ad essa il
ruolo collettivo naturale, che
dovrebbe costituire e che le è
stato negato da una concezione anacronistica sulle cui basi
si è affermata l’istruzione nel
dopoguerra. Si presentano co
me nuova entità politica (non
partitica); sono disposti a mettere in discussione se stessi e
la propria voglia di imparare,
conoscere, confrontarsi. Il
punto di partenza per un
rafforzamento degli ideali costruttivi sta nella ricerca di
nuovi modelli di incontro in
cui i giovani esprimano le caratteristiche della propria individualità, trovino campo
fertile per rendere manifeste
le proprie aspettative, i propri
pensieri, le proprie potenzialità e, perché no, le proprie
paure, non senza condividere
il tutto con altre persone.
Questi nuovi modelli dovrebbero non distare dalla concezione aggregativa proposta
dai centri sociali autogestiti.
Luoghi dove non solo si ha la
possibilità di ascoltare musica
e svagarsi, ma spazi dove si
possano organizzare dibattiti,
far circolare materiale culturale alternativo, favorire attività di ogni genere; insomma,
dove i giovani non si trovino
a scegliere passivamente fra
offerte spesso malcelate da intenti strumentalizzanti di
gruppi politici che mirano
all’aggregazione per sostenere
le proprie mire politiche, ma
dove essi siano proposte viventi, di chi in qualche modo
voglia far crescere se stesso.
Cuciano Kovacs
La festa degli anziani a Villar Pellice
Robert Taglierò,
«voce della valle»
LILIANA RIBET
Nel mese di dicembre si è
svolta a Villar Pellice 1’
annuale festa degli anziani,
alla presenza di un gran numero di persone. Il sindaco.
Paolo Frache, si è intrattenuto
amichevolmente con i presenti; poi il Coro alpino Valpellice e la Camerata corale La
Grangia hanno presentato alcuni brani dei rispettivi repertori raccogliendo unanimi
consensi ed applausi.
Il clou della giornata è stato
tuttavia l’omaggio rivolto a
Robert Taglierò, definito «la
voce della valle» per la sua
conoscenza di oltre 700 tra
canzoni, complaintes, filastrocche, in francese, in italiano e in patuà.
La sua straordinaria memoria gli ha permesso di trasmettere questo patrimonio a
generazioni di ricercatori di
tutta Italia e di Oltralpe. Da
Lione è venuto pure l’abbé
Jean Massot, direttore di co
rale, buon conoscitore delle
valli valdesi ed estimatore
della Grangia.
Il sindaco di Villar Pellice,
il direttore della Grangia Angelo Agazzani, Daniele Jallà
hanno voluto consegnare un
cofanetto contenente un libro
e una cassetta (omaggio della
Grangia nel suo 40° anno di
attività) a chi ha contribuito a
far vivere memorie e simboli
del passato: Robert e Clotilde
Taglierò, applauditi e commossi, hanno ringraziato. Accanto a loro era presente Enrico Gay, che di «Robert le
diable» segue fedelmente le
tracce. Una tazza di tè e pasticcini hanno contribuito ad
allontanare l’emozione e a
diffondere un’atmosfera di
serenità e letizia.
Il cofanetto è in distribuzione presso la Casa Miramonti
di Villar o la Claudiana di
Torre Pellice; il ricavato andrà a favore della Miramonti
e dell’Uliveto di Luserna San
Giovanni.
Robert Taglierò (a destra) con la moglie Clotilde e l’amico Enrico Gay
Bagnolo: incontro con gli studenti
Ricordate le vittime
del nazifascismo
LIONELLO GAYDOU
Sabato 18 dicembre, presso
il teatro «Silvio Pellico» in
frazione Villar a Bagnolo
Piemonte, gli alunni delle
scuole comunali si sono incontrati con i partigiani, gli
ex deportati e i reduci dalla
Russia in occasione dell’inaugurazione del cippo eretto in
onore di 20 civili e due partigiani vittime nello stesso
giorno dei nazifascisti.
I partigiani che dovevano
prelevare il gerarca fascista
Novena, finto sfollato, non
riuscirono nell’intento e lui
riuscì, dall’abbaino, a individuare la strada seguita dai
partigiani nella ritirata verso
ìa montagna e a orchestrare
un’operazione di «pulizia»
del paese, non tenendo conto
dell’innocenza degli abitanti.
Alcol, odio cieco, abitudine a
esser portatori di morte permisero ai nazifascisti di fucilare, bruciare case, rubare e
spargere il terrore, eseguendo
tutto questo come un’ignobile
festa campestre, ballando al
suono di fisarmoniche e fonografi rubati nelle case.
Nel teatro gremito dai giovani allievi il sindaco, Beriachetto, ha aperto la commemorazione; è seguito il comandante partigiano «Petralia» e il presidente regionale
dell’Anpi, Cattaneo, che hanno proposto il colloquio con i
giovani. Il senatore Paire, cittadino locale, ha messo in risalto che proprio la scuola e i
giovani sono l’avvenire del
paese, e ha invitato i presenti
a leggere il libro di Leletta
d’ìsola che racconta le vicissitudini di Villar durante la
lotta di liberazione, vissute
dall’allora giovane concittadina, e brillantemente narrate.
Gli studenti hanno posto
numerose domande, in un
colloquio molto interessante e
istruttivo. Poi ci si è recati al
cippo che il sindaco, dopo
aver fatto leggere i nomi dei
caduti alla partigiana Maria
Airaudo, die tanto ha fatto
per ricercare tutti i nomi dei
cittadini trucidati dai nazifascisti, ha inaugurato con poche commoventi parole. E
stata celebrata una messa in
onore dei caduti ed è stata infine scoperta la lapide commemorativa delle rappresaglie e degli eccidi avvenuti in
Bagnolo.
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10
PAG. IV
L* Eco Delle ¥vlli Aàldesi
venerdì 7 GENNAIO 1994
Dopo il decreto ministeriale di dicembre
Farmaci più difficili
anche alle Valli
Il decreto del ministro della Sanità del 30 dicembre ha
rivoluzionato la classificazione dei farmaci e la loro distribuzione, introducendo tre
fasce: classe A, farmaci essenziali e per malattie croniche, cedibili gratuitamente
salvo il pagamento del ticketricetta di 5.000 lire; classe B,
farmaci diversi dalla classe A
ma considerati di rilevante
interesse terapeutico, che i
non esenti pagheranno per il
50% e su cui gli esenti (salvo
alcune eccezioni) verseranno
il ticket-ricetta di 5.000 lire;
classe C, farmaci diversi interamente a carico degli assistiti.
Nel frattempo è stato introdotto l’obbligo della ricetta
medica, salvo alcuni farmaci
cosiddetti «da banco». «Si è
trattato di una rivoluzione
non indifferente - dice il dott.
Imberti della farmacia Internazionale di Torre Pellice -;
il provvedimento era nell’
aria, però non si conosceva
l’esatta suddivisione dei farmaci; il decreto è stato pubblicato il 31 dicembre e per
chi come noi era aperto a Capodanno non è stato possibile
prenderne visione. Ci siamo
così basati sugli inserti pubblicati dai giornali».
- Quali sono state le reazioni dei cittadini?
«La gente era stata informata dai mezzi di comunicazione; per molti si è trattato
di sorprese positive in quanto
si sono trovati a pagare 5.000
lire per un paio di prodotti su
cui prima magari pagavano
più di 40.000 lire. Per contro
invece quanti utilizzano farmaci cosiddetti “salvavita”,
come ad esempio l’insulina o
prodotti per il cuore, prima
gratuiti, ora pagano le 5.000
lire per la ricetta. Va poi aggiunto che una serie di farmaci, specialmente di supporto per curare patologie vascolari, sono stati portati nella fascia C per cui devono essere interamente pagati dal
cittadino. C’è in sostanza un
certo disorientamento per chi
prima pagava e ora non lo
deve più fare e viceversa».
- Un problema diverso, ma
non indifferente, è quello della necessità delle ricette del
medico; problema aggravato
dalle festività e dunque dalla
difficoltà di reperire i medici...
«E rimasta libera la vendita dei farmaci cosiddetti “da
banco ”; ci sono poi i farmaci
comunque senza prescrizione
da vendersi su consiglio del
farmacista e quelli “etici"
per i quali è necessaria la ricetta medica. La ricetta può
essere utilizzata per un massimo di cinque volte in un periodo di tre mesi. Gli inconvenienti si sono verificati perché determinati prodotti, come un banale antiacido, prima acquistato senza prescrizione, ora possono essere
venduti solo con la ricetta. Di
fronte alle richieste dei cittadini, in questi giorni, abbiamo dovuto indirizzarli tutti
sul servizio di guardia medica
festiva, in grado di effettuare
le prescrizioni di farmaci».
Torre Pellice
Teatro: al via
la rassegna
La rassegna teatrale riapproda per il secondo anno a
Torre Pellice, ospite della sala polivalente Cinema Trento, con l’appuntamento mensile del giovedì. Un cartellone di sei spettacoli, sei modi
differenti di affrontare il testo, lo spazio scenico, dalla
rilettura della tragedia al teatro danza.
Una serie di appuntamenti
ricchi e non banali che si
apre sabato 8 gennaio con il
Teatro delle trasmigrazioni in
«Il canto del vuoto tagliente», spettacolo itinerante e
gratuito nato intorno a una
selezione di testi sacri mutuati da tutte le religioni
mondiali. Uno spettacolo in
cui la suggestione del luogo
in cui si svolge, le musiche di
Marco Garrì e il canto armonico di Giorgio Lombardi
tentano di creare uno scambio vero con la comunità che
abita il luogo in cui lo spettacolo si svolge.
A febbraio Margotte teatro
proporrà nel suo spettacolo
una rìlettura dei «Persiani» di
Eschilo; il tragico del quotidiano si identifica con lo
smarrimento di fronte al futuro dei persiani vinti dagli ateniesi. Segue il teatro delle
trasmigrazioni con «L’ospite
nascosto» e gli attori seduti
in mezzo al pubblico a raccontare frammenti di vita dei
loro personaggi.
A marzo il Teatro degli Illuni proporrà «Cenci». In
aprile il Tamgram teatro presenterà una commedia con
canzoni di Gaber e Luporini
«Il caso di Alessandro e Maria»,
La rassegna terminerà a
maggio.
Tennis tavolo: ripresi i campionati
Val Pellice: il futuro
è nel vivaio
Dopo la pausa per le vacanze natalizie sono ripresi i
campionati di tennis tavolo;
nella seconda giornata del
campionato regionale di D3
la Valpellice, dopo essere
stata in svantaggio per 1 a 4
in casa con l’Ever Green, ha
saputo ribaltare il risultato
vincendo per 5 a 4 grazie a
Belloni (2), Pallavicini (2) e
Battaglia (1).
La formazione che disputa
il campionato di D3 ha comunque un obiettivo ben
preciso che è quello di formare i giovani, grazie all’impegno dei giocatori-allenatori delle formazioni superiori. Analoga è la situazione
delle altre squadre che militano con la Valpellice in
questo campionato: Ever
Green, Carmagnola, San
Mauro e Moncalierì.
Il vivaio della Valpellice è
il futuro di questa squadra,
un vivaio che attualmente
può contare su Massimo Battaglia, Simone Ronfetto,
Marco Arnoulet, Francesco
Chiri, Ivan Bricco di Torre
Pellice, Alfredo Peracchione
e Stefania Chiri di Lusema,
Diego Gamier e Matteo Pallavicini di Villar Pellice, Elisa Mondon, Simona Pontet e
Stefano Barolin di Bobbio
Pellice.
Il prossimo appuntamento
per i giovani della D3 è previsto per giovedì 13 gennaio
a Torino con il Dopolavoro
Poste e Telegrafi.
Le altre formazioni della
Polisportiva Valpellice stanno per riprendere i rispettivi
Da sinistra Eiisa Mondon, Laura Quaranteiii e Antonella Bruscagin, impegnate in serie D regionale.
campionati; al termine dei
gironi di andata queste sono
le classifiche.
SERIE C: Cus Torino 14,
Crdc Torino 13, Crdc «B»
Torino 12, Crdc «C» Torino,
Valpellice, Chivasso 10,
Ever Green 8, Aosta 7.
SERIE DI: Cus Torino e
Ciriè 13, Poste e Telegrafi
Torino 12, Grugliasco e Valpellice 11, Villar Perosa 9,
Fiat 8, K2 7.
SERIE D FEMMINILE:
Valpellice e Top Cuneo 13,
Benevagienna «B» 12, Bra e
Lilly 11, Langasport Alba 9,
Moncalierì 8, Benevagienna
«A» 7.
Alla ripresa sabato 8 gennaio la formazione di serie C
sarà impegnata in casa con
l’Aosta, la DI a Torino con
la Poste e Telegrafi e le ragazze a Torino con il Lilly.
Radio Beckwith Evangelica
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Via della Repubblica 6 - 10066 Torre Pellice (TO) - tei. 0121/91507
PROGRAMMAZIONE DEL MESE DI GENNAIO
Ora 8,30 Lunedì | Martedì Mercoledì | Giovedì Venerdì Sabato IL CARNET DI MR. BECKWITH - notiziario
9,00 Parola che Interroga Dalla parte degli ultimi Lezioni bibliche Anteprima «Riforma» Dica 33 (2) La ciotola" Reg. Piemonte informa °
10,00 Sono solo ° canzonette
11,00 NOTIZIE FLASH
11,15 11,30 Gruenen A confronto Rendez vous ° programmi mensili (1) Cineocchio
12,00 Nostalgia Voci delle chiese
12,30 IL CARNET DI MR. BECKWITH - notiziario
12,45 ATTUALITÀ DELL'EVANGELO — brevi meditazioni bibliche quotidiane
14,30 NOTIZIE FLASH
14,45 Frale righe Parola che interroga Dalla parte ° degli ultimi Lezioni bibliche La pòele percée ° Oscar Max Mix
15,30 Nostalgia °
16,00 17,00 Talk over The power of new gener Musicmania Sono solo canzonette On thè air
17,30 A Confronto Rendez vous Gruenen Protestanti perché Reg. Piemonti informa
18,15 Fiabe per bambini La Bibbia p>er bambini Fiabe per bambini Leggende per bambini Fiabe per bambini
18,30 IL CARNET DI MR. BECKWITH - notiziario
19,00 programmi mensili (1) Dica 33 (2) La ciotola Culto evangelico Anteprima «Riforma» Cineocchio ° Protestanti perché
19,30 Voci delle chiese
19,45 PER L’ORA CHE PASSA - meditazioni bibliche quotidiane
20,00 La pòele percée
21,00 Canti di strada
Domenica
Culto
Evangelico
Fra le
righe
° = Replica
(1) = 1° lunedì del mese: programma autogestito di Amnesty International Val Pellice; 2° lunedi del mese: Uomini che parlano
per Dio; 3° lunedi del mese: Morire di Naja; 4° lunedi del mese: spazio per le Associazioni
(2) = Quindicinale
)PORT
CALCIO — Il Pinerolo
esce imbattuto anche dal difficile campo di Cuneo, dove i
locali dimostrano di valere
ben più dell’attuale brutta posizione in classifica. I biancoblù passano in vantaggio grazie alla prodezza del difensore Pallitto, che quasi dall’area
d’angolo è riuscito a realizzare la rete al 22’ del primo
tempo. Il vantaggio dura solo
un quarto d’ora e i cuneesi
pareggiano con Curcio che
approfitta di un errore della
difesa pinerolese. Nel secondo tempo il libero Quaranta si
fa espellere per fallo di mano
volontario, ma il Pinerolo riesce a reggere bene l’urto degli
avanti del Cuneo. Nel finale
sale alla ribalta il portiere
Malato che salva il risultato
in un paio di occasioni. Domenica i pinerolesi saranno
ancora in trasferta a Rapallo,
che precede la formazione del
presidente Gallo di un punto.
SCI — Si sono disputate
domenica 2 gennaio a Prali
alcune gare di fondo a livello
regionale denominate trofeo
«Emilio Peyrot». Nella categoria baby femminile, km
1,5, ha vinto Ketty Pascal
(Prali); nella categoria cuccioli femminile, 2,5 km, ha vinto
Daniela Dalmasso della Val
Pesio; successo di Susy Pascal (Prali) sui 4 km della categoria ragazze; fra le allieve
(5 km) il successo è andato a
Roberta Daziano della vai Pesio; negli allievi, 7,5 km, è risultato primo Giovanni Gerbotto della vai Pesio. Successo infine della nazionale Lara
Peyrot (Prali) nella categoria
seniores.
Sabato 8 gennaio — VILLAR PEROSA: alle 21, presso
la chiesa valdese, concerto del
gruppo da camera dell’Orchestra
filarmonica di Torino, che eseguirà brani di Vivaldi, Gorelli,
Mozart.
Fino all’8 gennaio — TORRE PELLICE; prosegue la mostra di sculture in legno di Albino Pons presso la sede della Pro
Loco in via Repubblica 3; la mostra è aperta al pubblico da martedì a sabato dalle 9 alle 12 e
dalle 16 alle 18,30, chiusa lunedì
e festivi.
Domenica 9 gennaio — MANIGLIA: Alle ore 15, nel tempio valdese, si svolgerà un concerto della banda musicale di Pomaretto diretta dal maestro Luciano Micol.
Domenica 9 gennaio —
TORRE PELLICE: Alle 21,
presso il salone Opera gioventù
di via al Forte, il Gruppo della
Rocca presenterà la pièce Spettacolo di Natale. Si tratta de «Il
Natale di Harry» di Steven
Berkoff, un monologo forte, ironico, dalla comicità che affiora a
tratti ma che improvvisamente
cambia segno, diventa malessere, dolore. L’interpretazione è affidata a Michele Di Mauro.
Giovedì 13 gennaio — TORRE PELLICE: l’Unitre organizza, alle 15,30 presso il salone
della scuola Mauriziana, una
conferenza con diapositive sul
tema II pane nella storia, di
Marisa Tourn, docente all’Università di Torino
Sabato 15 gennaio — TORRE PELLICE: Alle 16,30,
presso la sala del Consiglio della
Comunità montana vai Pellice si
svolgerà un incontro pubblico
sulla Toponomastica del Comune di Lusema San Giovanni; interverranno Emanuele Bosio, Osvaldo CoVsson, Ferruccio
Jalla.
)ERVIZI
USSL 43 • VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 9 GENNAIO
Bricherasio: Farmacia Ferraris - Via Viti. Emanuele 83
tei. 59774
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei
598790
USSL 44 - PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Torre Pellice
CONTAnO TELEFONICO
11; Club alcolisti in trattamento, in collaborazione
con Radio Beckwith evangelica, offre un servizio di contatto telefonico ogni martedì
sera, dalle 20,30 alle 22 al
numero 0121-91507.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15 -10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
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Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 1.300
VEI
PINEROLO — Il cinema
Italia ha in programma nella
sala «5 cento» Àlladin; feriali ore 20,20 e 22,20, prefestivi 20,20 e 22,30, festivi
14,15, 16,20, 18,20, 20,20,
22,20 e nella sala «2 cento»
Anni ’90 parte seconda; feriali 20 e 22,20; prefestivi ore
20 e 22,30; festivi 15,15,
17,30, 20, 22,20.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 7,
America oggi; sabato 8, Insonnia d’amore; da domenica 9 a giovedì 13, Il figlio deiia pantera rosa. Orari feriali ore 21; festivi: 15,
17, 19,21.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento propone da
venerdì 7 a mercoledì 12 Caro diario; feriali ore 21,15,
domenica 16, 18, 20 e 22,10;
sabato ore 20 e 22,10.
USSL 42
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154.
DOMENICA 9 GENNAIO
Perosa Argentina: Farmacia
Forneris - Via Umberto I, tei.
81205
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
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VENERDÌ 7 GENNAIO 1994
PAG. 7 RIFORMA
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Una rassegna sulle possibili aggregazioni politiche per il nuovo Parlamento
Quale coalizione per la seconda Repubblica?
_______GIORGIO GARDIOL_______
Ormai è certo. Gli italiani
voteranno per il rinnovo
del Parlamento entro il 1994.
11 presidente Scalfaro non ha
voluto comunicare la data, si
tratta ancora di verificare la
situazione della maggioranza
governativa in Parlamento,
poi se ci sarà l’annunciata sfiducia e il Capo dello stato potrà constatare la mancanza di
una maggioranza parlamentare per il governo, le Camere
verranno sciolte e gli italiani
torneranno a votare. Si voterà
con nuove regole, con un
nuovo sistema elettorale uninominale, maggioritario a un
turno solo.
Il 18 aprile 1993 gli italiani, a larghissima maggioranza, hanno deciso di abrogare
la legge elettorale di tipo proporzionale e di passare a un
nuovo sistema basato sui collegi uninominali.
Rapidamente il Parlamento
ha approvato le leggi elettorali per il Senato (legge n. 276
del 4.8.93) e per la Camera
(legge n. 277 del 4.8.93) e recentemente il presidente della
Repubblica ha firmato i decreti per la delimitazione dei
collegi elettorali proposta dal
governo, sentite le Regioni.
Sono state approvati poi anche i facsimile di scheda.
Il nuovo sistema elettorale
prevede ancora che il 25%
dei senatori e dei deputati
venga eletto col sistema proporzionale; perciò i partiti
torneranno in campo, con un
numero limitato di candidati
in proprie liste, solo per la
Camera.
11 nuovo sistema spinge alle
aggregazioni tra le varie forze
politiche ed è per questo che
sono nati molti «tavoli» per
costruire le varie alleanze in
vista del voto di primavera.
Dopo l’esperienza delle
Con le nuove elezioni molti politici torneranno ai loro mestieri
amministrative di dicembre,
sembrano essere almeno tre
gli schieramenti in campo:
l’alleanza dei progressisti (a
sinistra) e due o tre alleanze
di centrOi la destra.
L'alleanza dei progressisti
A sinistra operano per l’aggregazione di un «polo progressista» alcuni partiti tradizionali come il Pds, Rifondazione comunista, la Rete, i
Verdi e nuove formazioni come Alleanza democratica, la
«Costituente della strada»
(una organizzazione che raggruppa una parte delle Adi,
l’Arci, l’Associazione per la
pace, la Legambiente, l’Ampas, il Movi e il Centro per la
riforma della politica), la
«Convenzione per l’alternativa» (che raggruppa alcuni
leader della sinistra e sindacali che avevano copromosso
la manifestazione degli operai
autoconvocati del 25 settembre scorso). Verso il polo dei
progressisti si orientano anche alcuni esponenti repubblicani. Questo partito però
prenderà una decisione alla
Conferenza programmatica di
metà gennaio.
I socialisti invece, a maggioranza, hanno approvato la
mozione del segretario Del
Turco (appoggiata anche da
Spini, Acquaviva, Covatta) e
hanno deciso di partecipare al
polo. Craxi invece è contrario
a qualsiasi accordo col Pds.
Nel polo progressista si collocano anche i «cristiano sociali» (i sindacalisti della Cisl
Camiti, Caviglieli, Viviani,
Manghi) che pensano ad allearsi per la quota proporzionale alla Rete o ai Verdi.
«Enfant terrible» del polo è
Alleanza democratica che rischia di comprometterne la
nascita dichiarando la sua
aperta ostilità a che Rifondazione comunista ne faccia pare a pieno titolo. Rifondazione
allontanerebbe il voto moderato e di centro dallo schieramento. Ciò nonostante questa
forza politica abbia raggiunto
oltre il 10% dei voti in città
come Torino e Milano e sia
considerata indispensabile.
Le coalizioni del centro
Su una coalizione delle forze del centro politico puntano
invece Mario Segni, che sta
raccogliendo le firme sul programma del «patto di rinascita nazionale» una piattaforma
programmatica centrata sul liberismo in economia e sul
presidenzialismo come forma
politica dello stato, e Silvio
Berlusconi con i suoi club di
«Forza Italia» che annuncia
che nella sua squadra ci sono
già Giuliano Urbani, Paolo
Ungari, Sgarbi, Biondi, Costa, la Boniver e Bobo Craxi.
La De in crollo verticale è
spaccata in due, c’è chi vorrebbe rimane al centro e chi
vorrebbe entrare nel polo di
progresso. Il 18 gennaio cambierà nome, si chiamerà Partito popolare, e dirà quale politica farà. Un nuovo leader si
annuncia: Rocco Buttiglione,
l’unico che può garantire il
legame con la Cei. Ma c’è anche chi non si rassegna e vuole mantenere la vecchia De.
La Lega
La Lega, la cui immagine si
è un po’ offuscata dopo gli
scandali del finanziamento illecito della Montedison, sa di
poter portare un consistente
numero di deputati e senatori
anche da sola e per il momento non ricerca affannosamente alleanze. Su 13 referendum
ha raggiunto un accordo con
Marco Pannella.
Forte del successo elettorale il Msi punta a colorare di
nero l’Italia e il 28 gennaio si
terrà a Roma il Congresso
della fiamma tricolore, che
dovrebbe lanciare la proposta
di un «rassemblement» conservatore, l’Alleanza nazionale a cui, per ora, hanno
aderito il politologo Fisichella e l’ex democristiano Publio Fiori.
Dibattito a Bologna: le chiese hanno responsabilità morali in episodi di corruzione?
Ricordare la parabola dei cattivi vignaioli
_______MARCO MAZZOLI__________
Venerdì 17 dicembre alle
ore 20,30, presso i locali
di culto della Chiesa evangelica metodista di Bologna, si
è svolto un dibattito organizzato da gruppo Fgei intitolato: «La parabola dei cattivi
vignaioli, ovvero: anche le
chiese hanno delle responsabilità morali negli episodi di
corruzione? Riflessioni di laici e credenti». Hanno partecipato come relatori Giancarla
Codrignani (insegnante e collaboratrice della rivista
«Confronti»), Renzo Imbeni
(ex sindaco di Bologna), il
pastore Paolo Sbaffi e il prof.
Stefano Zamagni (economista di fama internazionale e
preside della Facoltà di economia e commercio dell’Università di Bologna). Scopo
dell’iniziativa era quello di
promuovere una riflessione
critica e autocritica sul ruolo
della testimonianza e dell’impegno civile delle chiese, di
fronte al dilagare dei fenomeni di corruzione, intesa non
solo come fenomeno individuale ma anche come fenomeno sociale diffuso che, oltre a costituire un problema
di carattere morale e religioso, è un problema quotidiano
per chi è alla testa di amministrazioni pubbliche, e costituisce oggetto di studio da
parete delle scienze sociali.
L’iniziativa è stata promossa
anche per rispondere all’esigenza, sentita nell’ambito del
gruppo Fgei di Bologna, di
«far sentire la voce» e il pensiero delle comunità protestanti al «mondo esterno»,
spesso disinformato (più o
meno deliberatamente) sulle
idee e le iniziative degli
evangelici.
Il pastore Paolo Sbaffi, partendo dall’interpretazione
della parabola come metafora
della degenerazione del potere delle gerarchie religiose,
ha illustrato il concetto di etica della responsabilità come
fondamento dell’impegno sociale e civile dei cristiani. Il
pastore ha ricordato il documento approvato dal Sinodo
del 1993 in cui le chiese
evangeliche, facendosi carico
personalmente delle mancanze nell’opera di testimonianza e di predicazione che sarebbe stata necessaria di
fronte ai fenomeni di malcostume sociale, chiedono perdono a Dio per i propri errori
e aiuto per poter essere all’altezza dei loro compiti.
L’on. Imbeni ha rilevato
che molte delle nuove forze
che si presentano come «nuovi vignaioli» nella vita politica del nostro paese mostrano,
nell’aggressività di certe posizioni e nella mancanza di
elementari valori solidaristici, gli aspetti peggiori dei
«vecchi vignaioli» corrotti. A
giudizio di Imbeni la Chiesa
cattolica ha molte responsabilità per non aver preso posizione e per non aver combattuto sufficientemente il dilagare della corruzione, pur
avendo vari meriti per molti
aspetti della propria azione in
campo sociale.
Il prof. Stefano Zamaghi ha
enfatizzato la differenza tra
«corruzione ordinaria» (sempre presente entro certi limiti
nella società) e «corruzione
sistemica», che diventa incontrollabile se la mancanza
di «sanzione sociale» (da non
confondersi con la sanzione
di tipo giuridico) consente a)
comportamento corrotto di
nascondersi o di mimetizzarsi. In questo senso diventerebbero estremamente pericolose le posizioni di relativismo etico che, basandosi sui
principi filosofico-morali del
«conseguenzialismo» (secondo cui qualsiasi azione può
essere valutata e giudicata
solamente sulla base delle
conseguenze, escludendo in
questo modo qualsiasi forma
di sistema morale come fondamento valutativo) tendono
a legittimare, sul piano sociale, qualunque forma di valori
o anche l’assenza stessa di
valori.
Giancarla Codrignani ha ripercorso, anche attraverso alcuni ricordi personali il cam
mino di quanti, all’interno
della Chiesa cattolica, hanno
cercato di stimolare un atteggiamento di maggiore apertura delle autorità ecclesiastiche e di denunciare certe forme di connivenza con la corruzione. È seguito un dibattito vivace e interessante che
ha coinvolto il pubblico presente.
Purtroppo la copertura
informativa dell’iniziativa da
parte della stampa locale non
è stata completamente soddisfacente, visto che solo le pagine di cronaca regionale de
«l’Unità» hanno riportato la
notizia del dibattito, il giorno
prima. Gli inserti di cronaca
regionale del «Resto del Carlino» e de «la Repubblica»,
pur trovando in quei giorni
ampio spazio per informare
gli emiliano-romagnoli di iniziative aventi per oggetto gli
«gnocchi fritti», nonché di
varie feste in birrerie, non
hanno fornito alcuna notizia
sull’iniziativa della Fgei e
della Chiesa metodista (di cui
peraltro erano stati informati
tramite inviti, lettere, telefonate e fax), nonostante la rilevanza e l’attualità del tema
e la presenza di relatori prestigiosi e conosciuti a livello
nazionale. Forse per riscuotere l’attenzione della stampa
su iniziative di carattere etico
e religioso occorre essere di
Comunione e Liberazione?
CONTRAPPUNTO
MEDIATORI
LUCIANO DEODATO
Per quel poco (o quel molto) che sono stato in Sicilia, ho imparato che chi non è
nato nell’isola poco può capire delle cose che vengono dette e fatte. Non ho capito, per
esempio, il caso Pintacuda né
ho capito il caso Turturro. Mi
rendo conto che dietro alle cose dette e riportate dalla stampa c’è una realtà inafferrabile,
e anche indecifrabile per chi
non possiede i codici di lettura. È una premessa necessaria
anche per quanto riguarda
l’intervista rilasciata recentemente all’Unità da Leoluca
Orlando, pubblicar a qiii sotto.
Stando, comunque, alle cose
scritte non si può non rimanere fortemente impressionati
dall’allarme lanciato dal neosindaco di Palermo contro il
rischio che l’Italia vada verso
il «protestantesimo» anzi, come lui dice, verso il «luteranesimo». E ovvio che un protestante non si spaventi di questa prospettiva; ma forse non
dovrebbe spaventarsene neanche un cattolico. Non mi pare
infatti che il modello dei paesi
protestanti sia così negativo
né per quanto riguarda la politica né per la società.
Secondo Orlando si va verso la «luteranizzazione» perché viene contestato il ruolo
di mediazione dei sacerdoti
cattolici.
Ha ragione Orlando di individuare in questo una delle
differenze fondamentali tra il
protestantesimo e il cattolicesimo. Non sono però convinto
che la mediazione sacerdotale
debba necessariamente assumere le forme che ha assunto
in Italia, dalla quale sono derivati più guasti che benefici, e
mi spiego. Alla base del sistema di potere della De abbiamo più volte denunciato proprio la cultura della mediazione; quella stessa cultura l’abbiamo ritrovata in organizzazioni criminali come la mafia,
la ’ndrangheta, la camorra, fenomeni tipicamente italiani e
purtroppo meridionali. Non
solo, ma abbiamo anche ritenuto che proprio quella cultura fosse una delle principali
cause che si opponevano allo
sviluppo democratico e all’acquisizione dello stato come il
bene comune per il quale
ognuno è responsabile.
La cultura della mediazione
e il concetto di sacerdote, come appare dalle parole di Orlando, si pone invece contro lo
stato. Il caso Turturro è emblematico: un sacerdote apprende elementi importanti sul
delitto Falcone, parla addirittura con uno degli esecutori
materiali della strage ma rifiuta, in nome del segreto della
confessione, di collaborare
con la giustizia! Si apprende
nei giorni successivi che altri
sacerdoti, sempre nel confessionale, sono venuti a conoscenza di altri delitti di mafia
e che anch’essi, appellandosi
al segreto della confessione (tutelato fra l’altro dalle
norme del Concordato), hanno taciuto ciò che sapevano.
In paesi «luterani» questo sarebbe un reato di associazione penalmente perseguibile.
Tutt’altra cosa da noi, dove
autorevoli personaggi si sono
mossi per difendere questo
comportamento.
Ciò significa che il clero si
pone al di sopra dello stato e
concede, a chi gli riconosce
questo potere, di porsi al di
sopra delle leggi della nostra
Repubblica e di sfuggire alla
giustizia. Si tratta insomma di
un patto scellerato; tanto più
scellerato in quanto per mantenersi in piedi si serve del nome di Cristo e del suo perdono. Per molto meno, nei paesi
detti oggi «protestanti», quattro secoli fa è scoppiata la
Riforma.
Non sarebbe male se ciò avvenisse anche da noi; e non lo
dico solo per spirito di parte
ma anche perché sono convinto che solo attraverso una
profonda revisione culturale il
nostro paese possa avviarsi
verso la modernità.
L'intervista a Leoluca Orlando
Il rìschio protestante
«Il tema è questo: le società
occidentali sono ormai molto vicine fra loro, manca il bilanciamento dell’Est, c’è una condizione nella quale oggettivamente il
modello di vita è sempre più il
modello di paesi protestanti e riformisti, sempre meno il modello
dei paesi cattolici. Il rischio che
corre oggi la Chiesa italiana è di
fare la fine del partito con il quale si è identificata: cioè la
Democrazia cristiana. Se gli uomini di chiesa in Italia appaiono
come gli uomini della De c’è il
rischio che la chiesa temporale
faccia la fine della De, venga
spazzata via; esistono ancora i
democristiani ma non c’è più il
partito, esistono i cattolici ma
non c’è più una struttura di rappresentanza dei cattolici.
Questo oggi è molto più
pericoloso di quanto non fosse
ieri. Un passo importante del
Concilio Vaticano li è sicuramente il ruolo della Chiesa. Che
cos’è che differenzia il luteranesimo dal cattolicesimo? La confessione. I protestanti non conoscono la confessione, i cattolici
sì. La confessione è il sacramento simbolo del ruolo di mediazione dei sacerdoti, non c’è dubbio
che quello è il punto più alto di
mediazione fra l’uomo e Dio di
fronte al tema del peccato.
Se tutto questo è vero quello
che oggi è in discussione in Italia
è: può restare una dimensione di
fede cattolica o non finirà con
l’essere forte il richiamo riformista e luterano? Nel momento in
cui un cattolico si accorge che
non può più avere in uomini di
chiesa riferimenti di impegno di
fede e impegno civile, è portato a
separare l’impegno civile
dall’impegno religioso. Quando
hai tolto valore e ruolo ai sacerdoti quello è il momento in cui
prevalgono il luteranesimo e le
tesi protestanti.
Oggi è in discussione il ruolo
degli uomini di Chiesa. La Chiesa cattolica, a differenza della
Chiesa luterana e quella protestante, dà un ruolo molto forte ai
sacerdoti. Se gli uomini di Chiesa in Italia vengono in qualche
misura screditati, ingessati, deleggittimati, c’è il rischio che
qualcuno possa pensare che la
fedeltà a Cristo possa non passare attraverso di loro. C’è il pericolo di una vicinanza di Lutero,
della Riforma. Se il Concilio non
si realizza completamente, o
peggio rimane lettera morta, salta questa mediazione. Ho l’impressione che le vicende che lei
ricordava rappresentino un sintomo preoccupante di questa tendenza».
Da «intervista a Orlando» di
Saverio Lodato in L'Unità del 2
gennaio 1994
12
PAG. 8
RIFORMA
venerdì 7 GENNAIO 1994
Friedrich Dürrenmatt (1921-1990)
Originalità di uno scrittore
L'inchiesta sconvolge
le categorie morali
ALBERTO CORSANI
Friedrich Dürrenmatt è nato a Konolfingen, presso
Berna, nel 1921, ed è morto a
Neuchâtel nel 1990; drammaturgo e romanziere, figlio
di un pastore protestante è
conosciuto, al pari dell’altro
grande scrittore elvetico quasi contemporaneo. Max Frisch, per i toni di sferzante
ironia che attraversano le sue
opere; i bersagli sono numerosi: dalla religione «impaludata» al perbenismo della società svizzera, dalla meschinità della giustizia al militarismo.
1 titoli più importanti nella
vasta produzione di Dürrenmatt sono, in campo teatrale;
Il matrimonio del signor Mississippi (1950), Un angelo
viene a Babilonia (1953),La
visita della vecchia signora
(1958), la commedia in prosa
Greco cerca greca (1955), I
fisici ( 1963) e il radiodramma
La panne (1956).
La produzione romanzesca
dello scrittore svizzero gira
continuamente intorno al genere «poliziesco», che peraltro egli sovraccarica di implicazioni molto più ampie. Un
«giallo esistenziale», sembrerebbe di poter dire, almeno
leggendo i risultati più alti di
questa frequentazione: Il giudice e il suo boia (1950), Il
sospetto (1951), La promessa
(1957; un ambulante viene
accusato dell’assassinio di
una bambina in un villaggio:
confessa, poi si impicca, ma
il commissario, che ha promesso ai genitori di scoprire
l’assassino della bambina,
non crede a questa verità e
scoprirà quella vera). Giustizia (1957-85: un consigliere
cantonale di Zurigo uccide,
sotto gli occhi di molti testimoni, un professore in un noto ristorante; arrestato, dal
carcere incarica un giovane
avvocato di riaprire il caso
partendo dal presupposto, di
per sé assurdo, della propria
innocenza).
Il genere «giallo» è tradizionalmente fondato su un
carattere rigido dell’impianto
narrativo; costruito il più delle volte sulla falsariga dell’inchiesta, richiede che da un
fatto ne discenda un altro secondo una precisa causalità,
richiede che l’accumulo degli
indizi tenda al dipanamento
dei fatti e allo svelamento del
mistero. Tale rigidezza si trasferisce anche (sempre nella
letteratura poliziesca «di genere») ai personaggi: ci sono
quelli tendenzialmente portati
a essere sospettati, altri no,
ma sono quasi sempre attori,
o funzioni, per dirla con un
antesignano della critica
strutturalista, lo studioso di
fiabe popolari e folclore russo
Vladimir J. Propp (18951970). Scarso o nullo è il loro
spessore psicologico, indifferente è il loro comportamento
morale: ciò che conta è la relazione dell’uno con l’altro,
la verificabilità o non verificabilità di alibi e moventi.
L’originalità di Dürrenmatt
sta nel fatto che nei suoi
«gialli» la soluzione sembra
scontata, sembra svelarsi senza troppi problemi, ma un
elemento alla fine ribalta
l’impressione, e sprofonda
nel giudizio morale senza appello colui o coloro che sembravano incarnare la giustizia. Proprio la rigidezza dei
caratteri dei personaggi fa sì
che, inquadrati da una certa
angolatura (quella, poniamo,
dell’inchiesta ufficiale) essi
rispondano a precise caratteristiche morali; ma fa anche
sì che, quando questa angolatura viene sostituita da un
elemento che svela la «vera»
verità, essi si configurino come essere abbietti, ipocriti e
falsi (si veda come il finale
de II giudice e il suo boia
polverizzi letteralmente la figura del tenente Tschanz,
considerato un eroe, tanto più
che si è anche infortunato in
servizio).
E a questo punto agevole
affermare che una costruzione letteraria di questo tipo, in
cui un evento (o la scoperta o
la diversa interpretazione di
un evento) getta in luce o
nell’ombra ora questo ora
quel personaggio, è largamente debitrice della pratica
teatrale, e molto deve alla
commedia.
L’ultimo romanzo pubblicato in vita è La valle del
caos (1989).
Presentiamo in queste pagine uno studio che accosta Bibbia e letteratura
Il «grottesco della grazia»^ motivo biblico
nell'opera di Friedrich Dürrenmatt
PIERRE BUHLER
Per affrontare la questione
del posto che la Bibbia
occupa nell’opera di Dürrenmatt procederò in tre tappe, di
crescente importanza; dapprima registrerò alcuni dati biografici al riguardo, esposti
dall’autore stesso; poi tenterò
di trovare i motivi biblici nella
sua produzione narrativa, dandone una breve valutazione;
infine cercherò di abbozzare
la prospettiva fondamentale in
cui tali motivi si collocano e
prendono senso.
La fede dei genitori
Figlio di un pastore bernese,
Dürrenmatt ha vissuto l’infanzia e la giovinezza in un ambiente molto marcato dal protestantesimo. Egli stesso vi ha
fatto allusione a più riprese e
si è caratterizzato proprio come autore protestante, approfittando di questa caratterizzazione per sottolineare la dimensione del protestantesimo
nella propria opera. Dürrenmatt ne parla più precisamente nei testi autobiografici in
cui esplicita il proprio rapporto con la fede dei genitori.
Esso è conflittuale e, come
ha sottolineato recentemente,
è proprio il confronto acceso
con il cristianesimo dei genitori che lo condurrà alla difficile decisione di diventare
scrittore, un confronto con la
fede del padre ma anche e forse soprattutto con quella della
madre.
Dato questo contesto biografico, è comprensibile che i
materiali biblici abbiano fortemente impregnato l’opera dello scrittore: ma bisogna sottolineare subito che questa non
sarà l’unica influenza, Dürrenmatt non può essere considerato un autore di ispirazione
esclusivamente biblica. Assai
presto svilupperà la propria
passione per le stelle e l’astronomia; nella biblioteca paterna troverà svariate fonti storiche che lo influenzeranno, fra
cui la presentazione degli anabattisti che ispirerà un testo
teatrale pieno di allusioni bibliche. Ma è soprattutto la mitologia greca che costituirà,
fra le fonti della sua ispirazione, il secondo grande complesso narrativo a fianco dei
materiali biblici. Mentre la
madre gli raccontava le vicende bibliche, il padre lo iniziava ai segreti della mitologia
greca.
In un certo senso si può dire
che le figure mitologiche gre
che sono più fortemente e direttamente presenti dei personaggi biblici: ma questa dualità è costitutiva, e si trova
non solo nell’opera narrativa
ma anche in quella pittorica di
Dürrenmatt (...).
In conclusione: 1) esiste in
partenza un legame biografico
evidente con i materiali biblici; 2) questi materiali non sono l’unica referenza, sono in
interazione costante con i motivi della mitologia greca; 3) il
rapporto con i materiali biblici
si colloca nel quadro di un
confronto critico con il cristianesimo dell’ambiente familiare. Da questi tratti risulta che
l’opera di Diirrenmatt non è
né direttamente cristiana né
immediatamente biblica, non
mira a illustrare o difendere le
tesi cristiane né vuole procedere a una semplice trascrizione o trasposizione di materiali
biblici. Il loro utilizzo si situa
in una prospettiva più complessa.
L'ambiguità
dei motivi biblici
Di ciò si trova una conferma nella ricerca dei motivi biblici nell’opera dello scrittore:
l’accesso alle figure bibliche è
indiretto, e si traduce nel numero assai limitato di racconti
esplicitamente biblici: solo la
novella Pilato può essere catalogata come tale. Ma essa è
costruita sul modello di un rimando indiretto: posta sotto il
segno di Marco 4, 11-12, racconta la passione, la morte e
la resurrezione di Gesù viste
dal punto di vista di Filato, un
Filato incapace di capire e
quindi giudicato escluso. Lo
stesso vale per il piccolo testo
Natale: in una landa deserta,
in una notte di gelo, un uomo
trova un corpo steso nella neve; è un Gesù bambino... di
marzapane secco.
Un motivo biblico privilegiato, quello della torre di Babele, avrebbe dovuto concretizzarsi in un testo teatrale.
L’autore stesso racconta le
sue delusioni rispetto a questo
materiale narrativo: per molti
anni lotterà, scriverà e riscriverà; la commedia si amplia,
diventa mostruosa quanto la
torre stessa, il progetto fallisce
e ne restano solo alcuni frammenti ma ne deriverà un’altra,
il cui intreccio è indirettamente legato al motivo della torre:
Un angelo viene da Babilonia,
parabola della grazia che viene nel mondo degli uomini ma
che vi suscita lo scompiglio.
Altri materiali narrativi evocano indirettamente, in filigrana 0 per allusione, delle figure
bibliche. Così sarebbe difficile non vedere nel duca cieco
de II cieco, che perde tutto e
tutto ritrova nella fede, un rifarsi alla figura di Giobbe; nel
romanzo poliziesco La promessa, la promessa e la lunga
attesa dell’ispettore evocano,
in maniera inversa, Abramo, il
padre dei credenti, che aspetta
con pazienza il compimento
della promessa divina.
Infine, altri racconti o commedie sviluppano un intreccio
la cui connotazione è fortemente teologica, pur non essendo direttamente biblica.
Essi mettono in scena delle figure di credenti o delle figure
«cristologiche», a volte anche
il loro incontro, o ancora delle
immagini di Dio stesso.
Qualche esempio; nel Matrimonio del signor Mississippi il conte Bodo von ÙbeloheZabemsee, personaggio decrepito e ridicolo, rappresenta
una sorta di «ultimo cristiano», un Don Chisciotte della
fede, che fallisce miseramente
nel proprio sforzo di tener testa alla verità. A fianco all’Angelo di Babilonia, la vittima del Direttore di teatro, il
folle de La città, sono altrettante rappresentazioni apparenti delTirruzione della grazia sotto delle spoglie paradossali, come la bella greca
Cloe, in Greco cerca greca,
romanzo-parabola grottesca di
una storia di nuova nascita.
Questa prostituta di lusso
giunge a distruggere l’ordine
morale del povero Archiloco,
per fargli scoprire l’avventura
che gli rivelerà brutalmente
l’amore che, solo, può accettare la verità del male senza
disperare.
Lo stesso motivo si trova
nel racconto La panne: la grazia, sotto forma di un processo condotto da alcuni vecchi
magistrati in pensione e che
culmina nella scoperta del beneficio riparatore del giudizio.
Nell’ultimo grande racconto.
La valle del caos, Diirrenmatt
mette in scena un personaggio
che chiama «il grande vecchio», proprietario di un grande albergo che, in una maniera un po’ strana, raffigura
Dio: un Dio ambiguo, che si
manifesta costantemente con
due volti diversi: il Dio buono, che accoglie in estate dei
milionari affaticati dalle loro
ricchezze, e il Dio cattivo,
diabolico, che in inverno fa
del proprio albergo un riparo
per la teppa del mondo intero,
Fonendosi da un punto di
vista evolutivo, ci si può chiedere se i motivi biblici o teologici non siano progressivamente scomparsi dall’opera di
Diirrenmatt: essa si è allonta?
nata dalle proprie fonti religiose, è diventata più distante
rispetto a loro? Credo che occorra rispondere in maniera
più sfumata: è vero che l’aspetto del labirinto si è accentuato nella presentazione del
mondo, introducendo una
complessità che aumenta, non
solo nei motivi simbolici ma
anche negli intrecci e persino
nello stile della scrittura. Di
colpo l’irruzione di figure della grazia diventa meno massiccia, si fa più discreta, più
nascosta. Ma queste figure rimangono là - spesso femminili - come, alla fine dell’ultimo romanzo, la giovane contadina incinta Elsi che, assistendo da lontano alla distruzione dello strano albergo del
«grande vecchio», parabola di
un mondo assurdo, governato
da un Dio ambiguo, mormora:
«Natale» e sente il bambino
fremere di gioia nel proprio
ventre.
Quale interpretazione?
Fer riassumere: 1) l’accessù
ai motivi biblici resta indiretto, in quanto i racconti esplicitamente tali sono rari e d’altra
parte i riferimenti sono spesso
allusivi o impliciti, e forse
sempre di più nella sua produzione letteraria; 2) questo carattere indiretto viene accentuato dal fatto che nelle figure
a carattere biblico o teologici)
si trova inscritta un’ambiguità
costitutiva: ambiguità di uii
Dio imprevedibile, ora buono
ora cattivo, ambiguità di una
grazia che si manifesta sotto
spoglie scandalose, ambiguità
di una fede che trascina l’essere umario in peripezie impossibili. E certamente chiaro
che questo trattamento narrativo paradossale dei motivi cristiani costituisce una sorta di
messa in opera di un confronto appassionato con il cristianesimo, inscritto già all’inizio
della carriera di scrittore di
Dürrenmatt. Ma come interpretare questo accesso indiret
to ai motivi biblici e teologi
ci? In quale prospettiva fonda
mentale l’ambiguità che li ca
ratterizza si inscrive e acqui
sta senso essa stessa? Ricorderemo qui di seguito alcuni
elementi della riflessione teorica sviluppata dall’autore
stesso m proposito.
Un racconto del celebre praghese che influenzò il drammaturgo svizzero
«Un messaggio imperiale» di Franz Kafka
FRANZ KAFKA
L5 Imperatore - dice la
leggenda - ha inviato a
te, singolo individuo, suddito
miserando, ombra minuscola
riparata nella più remota lontananza dinanzi al dardeggiante sole imperiale; proprio
a te, dal suo letto di morte,
l’Imperatore ha inviato un
messaggio. Ha fatto inginocchiare il messaggero presso il
letto e gli ha bisbigliato il
messaggio all’orecchio; quel
messaggio rivestiva per lui
un’importanza tale che se l’è
fatto ripetere nuovamente
all’orecchio.
Con cenni del capo ha confermato l’esattezza di quanto
ripetutogli. E di fronte all’immensa folla che assiste alla
sua morte (tutte le pareti
d'ostacolo vengono abbattute,
e sulle ampie scalinate esterne
che si slanciano alte e sterminate stanno in cerchio i grandi
dell’Impero), di fronte a tutti
costoro egli ha fatto partire il
messaggero. E il messaggero
s’è subito messo in viaggio:
un uomo vigoroso, infaticabile; protendendo in avanti ora
un braccio ora l’altro egli si fa
strada tra la folla; se incontra
resistenza indica il simbolo
del sole impresso sul suo pet
to; e procede più spedito di
qualunque altro. Ma la folla è
così grande; e delle sue case
non si intravede mai la fine.
Come volerebbe se dinanzi a
lui si schiudesse libero il cammino! Ben presto udresti allora alla tua porta i colpi maestosi dei suoi pugni. E invece
quanto vani sono i suoi sforzi!
Egli cerca ancora di farsi strada attraverso le stanze del palazzo più interno; mai riuscirà
a superarle; e se anche vi riuscisse, non avrebbe ancora ottenuto nulla; resterebbero da
attraversare i cortili; e dopo i
cortili la seconda serie di palazzi tutt’intorno; e poi ancora
scalinate e cortili; e ancora un
palazzo; e così via per millenni; e se anche, alla fine, riuscisse a precipitarsi fuori
dell’ultima porta (cosa che
però non potrà avverarsi mai e
poi mai) egli si troverebbe di
fronte la città imperiale, il
centro del mondo, ricolma dei
mucchi di tutti i suoi detriti.
Qui nessuno riesce a passare,
e men che mai con il messaggio di un morto... Tu però siedi affacciato alla tua finestra,
e al messaggio dài vita nei
tuoi sogni, sul far della sera.
(marzo-aprile 1917, ed. Rizzoli, trad. di Giulio Schiavoni, pp
230-231).
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venerdì 7 GENNAIO 1994
PAG. 9 RIFORMA
Il filosofo danese costituisce, per Dürrenmatt, un riferimento ricco di suggestioni
^humour, il grottesco e Kierkegaard per
capire lo scrittore e drammaturgo svizzero
«Come scrittore, non mi si concetto di Dio non esprime ga più fatale possibile». Là contrasto con il praghese: «Ir
«Come scrittore, non mi si
può capire prescindendo da
Kierkegaard»: l’indicazione
fornita da Dürrenmatt è chiara, e lo scrittore la illustra in
maniera più dettagliata in diversi testi. Il padre già si confrontava con l’opera di
Kierkegaard, e quando egli
poi studiò filosofia progettava
una tesi di dottorato su
«Kierkegaard e il tragico»,
poi mai scritta. Kierkegaard
continuò peraltro a interessarlo, e più di un motivo si rivela essere di ispirazione
kierkegaardiana'.
Se Kierkegaard è così importante, secondo Dürrenmatt, è perché il filosofo danese «pensa in maniera drammaturgica»: non lavora a partire da concetti, ma mette in
campo un confronto dialettico
tra diverse posizioni esistenziali. Ovvero si tratta, in
Kierkegaard come in Dürrenmatt, di presentare gli esseri
umani coinvolti da un’idea,
una convinzione, una fede, e
attaccati al difficile compito
di vivere la propria vita
conformemente a questa passione e di concretizzare quest’ultima in un mondo ostinatamente chiuso alle passioni.
Così la loro passione esistenziale si trova continuamente
messa alla prova di questo
confronto con una realtà che
resiste ai loro progetti. Che
cosa ne deriva per la fede?
Soggettività della fede
e comunicazione indiretta
La fede è, essa stessa, una
posizione esistenziale. La sua
passione si basa sull’esperienza soggettiva di una irruzione della grazia, che giunge
a inscrivere in maniera imprevista il riferimento a Dio
nella vita di un essere umano.
Con Kierkegaard e contro
Karl Barth, secondo grande
teologo a cui fa riferimento,
che ammira benché ne contesti vivamente la propensione
alla massiccia oggettivazione
delia verità, Dürrenmatt sottolinea la soggettività della
fede e di conseguenza l’impossibilità di fame l’oggetto
di un discorso diretto.
Da ciò risulta una critica
all’approccio metafisico al
problema di Dio, che si ispira
alla critica kierkegaardiana
dei sistemi idealisti. Non c’è
un «ancoraggio» per il concetto di Dio se non nell’esperienza di un tormento esistenziale, fonte di uno sforzo appassionato di verità. Quindi il
concetto di Dio non esprime
un sapere strutturale, ma un
sapere «simpatico», una comprensione soggettiva che solo
la parabola può esprimere
senza oggettivarla in maniera
indotta. In base a tutto questo
mi sembra che si possa leggere la ripresa da parte di Dürrenmatt dei motivi biblici e
teologici nella prospettiva
della comunicazione indiretta
come la intende Kierkegaard.
Vediamone brevemente i
principali aspetti.
Humour e grottesco
Il lavoro letterario di Dürrenmatt mira a fornire al suo
lettore, spettatore o uditore,
delle storie ancora possibili,
cioè suscettibili di diventare
la storia di ognuno, trame che
potrebbero diventare parabola
della trama della vita di ciascuno. Ma perché questo effetto di comunicazione indiretta possa funzionare la storia deve raggiungere il suo
destinatario con uno scarto,
uno sfalsamento rispetto a lui
stesso, che provochi in lui
una tensione tendente a situarlo sotto un’angolazione
radicalmente nuova.
Per pensare questo scarto
Dürrenmatt si ispira alla categoria dell’humour, che
Kierkegaard concepiva come
zona limite al passaggio verso la sfera dell’esperienza religiosa. È dunque attraverso il
mezzo dello scarto comico,
umoristico, che Dürrenmatt
tenta di dare alle proprie narrazioni un carattere di comunicazione indiretta.
Vedendo i personaggi lottare con le contraddizioni comiche del loro destino, affrontare i rivolgimenti imprevisti del loro sforzo appassionato per vivere e urtare gli
scogli di una realtà che ridicolizza le loro convinzioni, io
posso riconoscermi nelle mie
proprie difficoltà. Ridendo di
loro rido di me stesso e mi
trovo sfasato, distanziato da
me stesso da un humour che
si riferisce proprio a me.
Questa presa di distanza umoristica, da un’ angolazione
imprevista, mi invita a assumere le mie contraddizioni
comiche indossando l’identità
narrativa che mi è proposta
dalla narrazione.
Affinché una storia abbia
questo effetto, occorre che essa sia pensata fino al fondo.
E, dice lo scrittore svizzero,
«una storia è pensata fino in
fondo quando ha preso la pie
ga più fatale possibile». Là
sta il rivolgimento impietoso
dell’humour e, nella sua forma estrema, del grottesco, in
cui Dürrenmatt vede «una
delle grandi possibilità di essere precisi». Il rivolgimento
grottesco consiste nel portare l’uomo verso lo scacco, nel
condurlo a fare, sospinto dalla passione, l’esatto contrario
di ciò che appassionatamente
egli si prefiggeva. Situazione
umana per eccellenza, grottesca perché tragicomica.
Questa prova vale anche,
nell’opera di Dürrenmatt, per
la passione esistenziale della
fede e in particolare per il suo
elemento fondante, la grazia.
Anch’essa, nella sua irruzione paradossale, si trova regolarmente ribaltata nel proprio
contrario: giudizio, collera,
confusione.
La grazia e il
ribaltamento grottesco
Commentando la commedia «Un angelo viene da Babilonia», centrata proprio su
questo motivo del ribaltamento della grazia, Dürrenmatt ci
presenta una prima versione
del motivo, intitolata «L’orologiaio». Un imperatore manda un’importante delegazione
da un orologiaio, tipo insignificante in una provincia sperduta dell’impero, per annunciargli che la propria figlia si
è messa in cammino per venire a sposarlo. La buona notizia di questa «grazia» inattesa
provoca lo sconforto totale
nel suo destinatario. Più egli
riflette e più questa grazia gli
pare impossibile, inaccettabile: invece di sposare la figlia
dell’imperatore la ucciderà.
Dürrenmatt ci racconta poi
come solo dopo abbia scoperto un motivo narrativo parallelo nel kierkegaardiano «La
malattia mortale», che doveva averlo ispirato inconsciamente. Lo scrittore confronta
questo motivo kierkegaardiano con la parabola «Un messaggio imperiale» di Kafka,
che l’aveva molto influenzato: l’imperatore in fin di vita
incarica un messaggero di recare un messaggio, ma questo
non arriverà mai. Il messaggero, in cammino ormai da
molto tempo, dovrà passare
di sala in sala, di palazzo in
palazzo, di cortile in cortile:
così non arriverà nemmeno
alla cinta della città imperiate. Così, partito da Kafka per
arrivare a Kierkegaard, Dürrenmatt stesso sottolinea il
contrasto con il praghese: «In
Kafka è impossibile che la
grazia arrivi; in me essa suscita la perdizione».
Siamo dunque al cuore del
suo confronto critico con la
fede cristiana. Che ne è di
questa grazia «tragicomica»?
Questa irruzione paradossale
viene a salvarci o a perderci,
è grazia o perdizione? Oppure, scommessa folle della fede, è grazia nella perdizione
stessa?
Conclusione
La nostra ricerca, nelle sue
tappe successive, mostra che
in Diirrenmatt il lavoro letterario sui motivi biblici e teologici è al servizio di uno
sforzo ben preciso: quello di
far subire alla fede cristiana
la prova dell’humour e, nella
sua forma estrema, del grottesco. Per dirla con il conte
decrepito Ubelohe, Don Chisciotte della fede, che parla
dell’autore che l’ha creato,
«mi ha ribassato per rendermi simile non a un santo - di
cui non saprebbe che fare ma a se stesso, per buttarmi
non vincitore, ma vinto unico ruolo che si offra
all’uomo - nel crogiolo della
sua commedia: e tutto questo
per verificare solo se la grazia divina, in questo universo
finito, è realmente infinita,
perché là risiede la nostra sola speranza».
L’esito del tentativo resta
aperto. Tutta la forza dell’
opera di Dùrrenmatt sta
nell’avere operato questa
messa alla prova, con un rigore impietoso, ma senza mai
rispondere al nostro posto.
(p.b.)
(1) Diirrenmatt cita espressamente Kierkegaard in una delle
ultime interviste rilasciate prima
della morte: «In questa metafora
[quella del minotauro, ndr.] ritrovo anche il concetto kierkegaardiano dell’individuo, che non incontra mai veramente se stesso»,
in: F. Diirrenmatt, Oltre i limiti ,
Marco y Marcos, 1993, p. 82.
Il saggio di Pierre Biihler che
pubblichiamo è comparso sul n.
5 (settembre 1991) di «Foi et
vie», dedicato monograficamente
al rapporto tra Bibbia, letteratura
e cinema. Il fascicolo contiene
altri studi.che affrontano la parabola del Figliol prodigo in Gide,
Rlke e Kafka, la figura di Maddalena nella letteratura femminile del XVII secolo, la presenza
della Bibbia in «Moby Dick», e
le raffigurazioni di Cristo al cinema.
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Alcuni frammenti di uno dei primi racconti dello scrittore
Lo sbigottimento di Pilato di fronte a Cristo
FRIEDRICH DOBRENMATT
Come furono aperte le
pesanti porte metalliche
disposte di fronte al trono
sull’altra estremità della sala, e come da quelle gigantesche fauci spalancate gli fluì
incontro la folla, trattenuta a
stento dai legionari che avevano unito le mani a catena e
opponevano le spalle a quei
forsennati, capì che l’uomo
sospinto verso di lui come
uno scudo dalla plebaglia altri non era che un dio; tuttavia non osò nemmeno sfiorarlo con lo sguardo una seconda volta, per paura. Era
consapevole dell’onore che
gli era reso, rispetto a tutti
gli altri uomini, da quell’apparizione del dio, ma non
trascurava la minaccia che
doveva essere insita in
quell’onore.
(...)
Rivide chiaro l’attimo in
cui il dio lo aveva guardato.
Si ricordò di aver notato
quello sguardo non appena
era stata aperta la porta attraverso la quale il dio veniva
sospinto, di aver visto solo
quegli occhi e nient’altro che
loro. Non erano diversi dagli
occhi umani, non più intensi
e senza lo splendore che am
mirava nelle immagini greche delle divinità.
Non c’era in essi il disprezzo che gli dei nutrono
per gli uomini quando scendono sulla terra a distruggere
intere stirpi, e nemmeno
quella tracotanza che vedeva
sfavillare negli occhi dei delinquenti quando gli venivano portati innanzi, o nei ribelli contro l’impero o nei
folli che morivano ridendo.
(...)
Quando però, tre giorni
dopo, venne di mattino presto il messo a comunicargli
che il dio, nella notte, aveva
lasciato la sua tomba, trovata
vuota, vi si recò subito a cavallo e guardò a lungo nella
cavità. Era vuota, e la pesante pietra che l’aveva coperta
giaceva spezzata a terra. Si
girò lentamente.
Ma alle sue spalle c’era
uno schiavo, e quello vide
così la faccia di Pilato: immen.sa dinanzi a lui come un
paesaggio di morte, pallida
alla prima luce del mattino, e
gli occhi, spalancati, erano
freddi. (1946).
(da «Pilato», in Racconti,
trad, di Umberto Gandini.
Milano, Feltrinelli, 1988, pp
51-60).
Soren Kierkegaard (1813 - 1855)
La vita e le opere
Kierkegaard e
l'analisi dell'esistenza
Soren Kierkegaard (Copenaghen, 1813-1855), rispetto
agli altri filosofi dell’Ottocento legati in vario modo alla «dissoluzione delThegelismo» (Schelling, Feuerbach,
Marx, Schopenhauer, Nietzsche), trova la propria peculiarità nell’analisi dell’esistenza. Quest’ultima è il vero
e proprio modo d’essere
dell’uomo il quale, a sua volta, essendo sempre e comunque coinvolto dall’esistenza
stessa, si trova nell’impossibilità di procedere a una filosofia di tipo metafisico-speculativo.
Il pensatore, secondo
Kierkegaard, è invece un
«pensatore soggettivo esistente»; inoltre una filosofia
di tipo sistematico viene rifiutata anche per ragioni etiche; pretendere di interpretare oggettivamente, in maniera distaccata, il mondo sarebbe immorale, essendo una fuga dalla propria responsabilità individuale.
L’esistenza è fatta di varie
possibilità: la sua finalità ultima è quella religiosa, ma per
arrivarvi occorre discernere
che cosa sono le verità esistenziali. Alla categoria metafisica fondamentale della necessità, il pensatore danese
contrappone la categoria della
possibilità, affrontata in uno
dei testi più noti: Il concetto
dell’angoscia (1844). In altri
scritti Kierkegaard affronta,
più o meno direttamente, più
o meno polemicamente, lo
stato del cristianesimo dell’epoca e la materia della fede; al centro di Timore e tremore (1843) è la figura di
Àbramo in occasione del sacrificio di Isacco. «La lotta di
Kierkegaard - ha scritto Remo Cantoni - è tutta rivolta
ad abbattere il mito delle religioni secolarizzate con i loro falsi assoluti».
In Aut-aut (1843) vi è un
conflitto fra T«uomo estetico» (dotato di personalità dispersa fra le varie possibilità)
e l’«uomo etico», consacrato
al matrimonio e al lavoro; ma
nell’esperienza religiosa, che
è ancora superiore, vengono
ridimensionate tutte le certezze dell’uomo etico.
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Il frontespizio de «li concetto deil’angoscia» (1844)
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PAG. 10 RIFORMA
Villaggio Globale
venerdì 7 GENNAIO 1994
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Con il moltiplicarsi delle guerre, soprattutto nel Terzo Mondo, sono oggi quasi 20 milioni per lo più a carico dei paesi più poveri
I profughi nel mondo: sempre più numerosi^ in ogni parte del pianeta
Un'immensa diaspora
La cartina indica le zone in
cui i conflitti hanno provocato un flusso massiccio di
profughi. I paesi citati sono coloro che, al 1° gennaio
1993, ospitavano almeno
100.000 profughi. I paesi con
doppia sottolineatura sono
quelli che ne accolgono almeno altrettanto, pur non essendo confinanti con i paesi
coinvolti nei conflitti. Eccetto l’America Latina, nessuna
regione del mondo oggi viene risparmiata da questi esodi
massicci.
Da solo, l’Iran ospita circa
un quarto di tutti i profughi
nel mondo (4,1 milioni rispetto ai 18,9 milioni di
profughi esistenti attualmente), i tre quarti di loro essendo fuggiti dall’Afghanistan,
l’altro quarto dall’Iraq. Il
conflitto afgano ha del resto
alimentato il maggior flusso
di profughi dato che essi sono 1,6 milioni in Pakistan.
Rispetto alla popolazione
complessiva, la proporzione
dei profughi è più elevata in
Africa nera e, tenuto conto
delle grosse difficoltà economiche dell’Africa, è probabilmente in quella regione che
i profughi conoscono le condizioni di vita più precarie.
Il maggior flusso di profughi verificatosi in questi ultimi anni è avvenuto in Europa: il loro numero totale è
passato da 930.000 nel 1990
a 4,4 milioni all’inizio del
1993, soprattutto a causa del
conflitto nella ex Jugoslavia
e della situazione caotica che
prevale in alcuni paesi
dell’ex Urss. Sono più di
800.000 in Bosnia-Erzegovina, quasi altrettanto in
Germania, circa 650.000
in Croazia, un po’ più di
500.000 in Serbia e Montenegro.
Infine, se si tiene conto
delle conseguenze umane di
tutti quei conflitti, bisognerebbe aggiungere ai profughi
le «persone dislocate», costrette anch’esse all’esodo
ma reinstallate nel loro paese
d’origine, e il cui numero
complessivo è più o meno
uguale a quello dei profughi.
Croazia
Serbia e Montenegro
Bosnia-Eizegovina
Frati'
Uberit
Costa d’Avorio
Guinea *
Togo
Is
Esodo dei curdi dell’Iraq verso la Turchia dopo la guerra del Golfo
Aumentato di nove volte in
una ventina d’anni, il numero
dei profughi ha fatto un vero
e proprio balzo in avanti. Tre
tempi forti segnano questa
inesorabile progressione:
l’inizio del conflitto Iran-Iraq
e della guerra in Afghanistan,
alla fine degli anni ’70 e
all’inizio degli anni ’80; le
guerre nel Corno d’Africa
(Etiopia, Etiopia-Somalia,
Sudan, Somalia) a partire dalla metà degli anni ’70 e la
grande carestia sopraggiunta
un po’ più tardi.
Infine il conflitto nella ex
Jugoslavia e la guerra nel
Kuwait con le sue conseguenze in Iran e Iraq. Fortunatamente, nel frattempo, la situazione dei profughi è nettamente migliorata altrove, in
particolare nel sud-est asiatico con l’interruzione quasi
totale dei «boat people» del
Vietnam e il rimpatrio della
quasi totalità dei profughi
cambogiani in Tailandia. Risulta comunque chiaro che
sono le guerre ad alimentare
il flusso dei profughi, molto
più che le catastrofi naturali.
Nove volte di più in vent'anni
20 P rnHioni
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1974
1978
1982
1986
1990 1992
Oltre i tre quarti dei profughi vivono nel Terzo Mondo.
Il grafico indica quali sono,
nel Terzo Mondo, i paesi che
accolgono il maggior numero
di profughi (in nero), nonché
la proporzione di profughi rispetto alla loro popolazione
totale (in grigio).
1 paesi maggiormente
«ospitanti» sono quelli che
confinano con quelli in cui
sono in atto i conflitti più
gravi. La percentuale dei profughi in ogni paese è rivelatrice di conflitti forse meno
noti ma i cui effetti sono
proporzionalmente altrettanto
devastanti.
È il caso del Malawi, in cui
i profughi di origine mozambicana sono ri 1% della popolazione totale, della Guinea dove i profughi provenienti dalla Liberia rappresentano l’8,3% della popolazione guineana, o del Burundi dove la percentuale di profughi venuti dal Ruanda rappresenta il 5% della popolazione totale.
( Source x/Uriesco)
Il Terzo Mondo, principale rifugio
migliaia 0
1000
3000
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Un campo dl profughi afgani in Iran: una «città» di 30.000 abitanti
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venerdì 7 GENNAIO 1994
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PAG. 1 1 RIFORMA
Posta
Minuit
chrétiens
Minuit, chrétiens è un canto
che, al di là dei denominazionalismi ecclesiastici, si è imposto grazie al vivo calore
della tradizione popolare. Da
quanto apprendiamo dal servizio stampa della Federazione romanda di Vevey-Losanna l’autore dell’opera, Mathieu Placide Cappeau ( 18081877), figlio di un artigiano
di Roquemaure (Gard), volendo farsi una cultura riuscì
a laurearsi come giurista. La
vita cittadina non faceva per
lui che amava la campagna, i
boschi, i vigneti. Passò poi al
commercio di vini, mentre i
lavoratori dei campi erano i
suoi migliori amici. Ispirato
dal socialismo proudoniano,
combattè il dispotismo politico e religioso, credette in Dio
e in Gesù Cristo, redentore e
liberatore degli oppressi, degli emarginati e di quanti soffrono l’ingiustizia.
Alcuni amici gli chiesero di
comporre un canto, un inno
in cui Gesù Cristo risultasse
portatore di un messaggio di
redenzione e suscitatore di
una nuova umanità; per adattare il testo alla musica il
compositore Adolphe Adam
(lo stesso che compose il celebre balletto Gisèle) si diede
a rimaneggiarlo, ma le variazioni apportate non hanno nascosto il profondo significato
delle espressioni che Cappeau
intendeva affermare.
L’opera fu subito compresa
e intesa nei circoli dei lavoratori cristiani e socialisti e fin
dagli esordi quel canto venne
definito la «marsigliese degli
evangelici»; più tardi poi si
disse che quel testo avesse
qua e là il ritmo dell’/niemazionale. Nel Natale 1993,
presso i circoli di lavoratori
nella regione di Losanna, Minuit, chrétiens ha rinnovato il
suo fascinoso messaggio, fatto di fede, speranza, anelito
per un mondo di pace e di
giustizia.
Domenico Abate
Torre Pellice
RIFORMA ANNO SECONDO
Cari lettori,
sono 566 le diverse firme che hanno
.scritto su Riforma e su l’Eco delle Valli
valdesi nel 1993. Alcuni hanno scritto
più volte altri, i più, una o due volte. Tra
di loro vi sono anche persone importanti
che hanno ruoli pubblici, ma vi sono soprattutto persone che vivono quotidianamente r esperienza della fede evangelica, che hanno inteso mettere per iscritto
ciò che pensano, ciò che sperano, ciò
che fanno.
Tra gli obiettivi annunciati del settimanale vi era quello di «mettere in rete», di costruire un «network» di evangelici, in Italia e all’estero, che cominciassero a comunicare ai lettori le loro
esperienze, le loro idee, la loro fede, i
fatti di cui sono testimoni. E presto, al
termine del primo anno, dire se l’obbiettivo è stato raggiunto, ma i 566 collaboratori sono comunque un primo passo in
questa direzione.
Dal numero dei collaboratori ne deriva che il giornale si sta sempre più caratterizzando come un settimanale «comunitario», un settimanale cioè che è
espressione della grande comunità di fede che sono le chiese evangeliche italiane. Serve per comunieare alTintemo del
mondo evangelico italiano e per offrire
aH’estemo uno specchio il più possibile
fedele della nostra realtà.
Il nostro settimanale si è caratterizzato
poi per la grande attenzione che abbiamo dedicato al protestantesimo intemazionale (anche se con molte lacune) e alla ricerca culturale. Siamo stati un setti
manale pluralista che ha cercato di dar
spazio a tutti.
Certo, molte cose sono ancora da migliorare, dovremo fare più inchieste e
più servizi, più lavoro redazionale per
rendere più corti (e quindi più leggibili)
tutti quegli articoli che in realtà sono dei
«saggi», o di pubblicarli nell’inserto
«testi e documenti», un inserto che i lettori possono staccare e conservare per
molto tempo.
I buoni propositi per il 1994 della redazione ci sono. Sono sicuro che non
mancherà il contributo, sia con scritti
che con abbonamenti, dei nostri lettori.
Mi auguro ehe nel 1994 i collaboratori
aumentino del 20%, così come gli abbonati. Una possibilità o un sogno?
Giorgio Gardiol
Attenzione
al sincretismo
Caro direttore,
sul numero di Riforma del
24 dicembre 1993 è stata
pubblicata la lettera di Salvatore Tonti di Torino, che polemizza con un opuscolo dai
toni integralisti dal titolo
«Cristiani e musulmani in
Europa». Concordo con l’autore della lettera che le frasi
da lui citate siano inaccettabili per tono e contenuto
(«...siamo stati invitati a pregare e far pregare per la cadu
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6- 10066Torre Pellice-tel. e fax 0121/932166
DIRETTORE: Giorgio Gardiol
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
REDATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
Busetto, Luciano Cirica, Alberto Coreani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Pien/aldo Rostan, Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
Volpe
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bruno Rostagno
AMMINISTRAZIONE: MItzl Menusan
ABBONAMENTI: Daniela Actis
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del 1' gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 50 del 31 dicembre 1993 è stato consegnato per l'inoltro postale all'LIfficio CMC
Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 29 dicembre.
ta dell’Islam, poiché è una
lotta contro la potestà
dell’aria e del maligno»,
ecc.); ma Tonti si spinge più
in là, fino ad affermare cose
che non possono passare sotto silenzio.
Nella visione di Tonti, infatti, «le chiese riformate
operano per un dialogo ecumenico (alla pari!) senza volontà egemoniche, perché ciascuna è portatrice di un pezzo
della verità». Non è chiaro da
dove provenga tanta sicurezza. A parte il fatto che, secondo il Nuovo Testamento, Gesù è la Verità, e non una verità da mettere sullo stesso
piano di quelle delle religioni
non cristiane, non mi risulta
che la disinvolta concezione
dell’ecumenismo sia mai stata fatta propria dalle nostre
chiese. Non lo ha fatto certamente il Sinodo valdese (cfr.
il documento sullecumenismo
del 1982), né, a mia conoscenza, qualcosa del genere è
stato concepito in ambito battista.
È vero, peraltro, che qualche tendenza sincretista si
manifesta a livello intemazionale; ma credo che una chiesa
che smarrisca la coscienza
della centralità di Cristo quale unico mediatore fra Dio e
gli uomini non possa più essere chiamata riformata, né
evangelica.
Più in là, infine. Tonti ginn
Il clic
di prima pagina
«Non impareranno più
la guerra» era il titolo di
un incontro organizzato
dalla Fcei sulla situazione
dell’ex Jugoslavia. È anche la nostra speranza nei
confronti di questi bambini profughi da quelle zone
di conflitto. Dal modo in
cui cresceranno dipenderà
il futuro di quelle terre,
che ora vedono morte e
disperazione.
ge a chiedersi se sia opportuno che sul bollettino «compaia come collaboratore il
nome di uno dei nostri pastori, sì da instillare il dubbio
che la nostra chiesa in fondo
condivida certe idee». Qui il
cerchio si chiude: prima si
spaccia il sincretismo come
linea di pensiero e di azione
delle chiese riformate, quindi
lo si afferma come nuova ortodossia, come «linea» vincolante per tutti. E Tonti
sembra proporsi come un
piccolo Ratzinger sincretista.
Che tristezza.
Paolo Fiorio
Torre Pellice
Troppo
indifferenti
Sono rattristato per la piega
che Riforma ha preso rispetto
a molte questioni, specie due
in particolare: la posizione
«super partes» degli editoriali
sulle elezioni comunali e provinciali; il silenzio della redazione verso le molte lettere
pro-Lega, fino alla pubblicazione sulTEco delle valli vaidesi di una lunga risoluzione
favorevole al federalismo in
Italia.
Come è possibile che quando si è arrivati al ballottaggio
tra candidati fascisti e «di sinistra», in particolare nella
prima città d’Italia per popolazione, Roma, e nella terza,
Napoli, non ha avuto la redazione non dico il coraggio,
ma il semplice buon senso di
proclamare, con chiarezza,
che il voto non poteva che essere uno e uno solo? Siamo
forse masochisti? Senza entrare nel merito propriamente
politico, come si è potuto
mettere sullo stesso piano negli editoriali, e relegare nella
semplice cronaca di attualità
posizioni ben diverse ma a
giochi ormai fatti, la «sinistra» con i neofascisti (o post
fasci.sti: è lo stesso) del Msi?
Insomma, come può un
protestante rimanere neutrale
quando un partito superconI fessionale e neofascista sta
per ottenere una grandissima
vittoria? E sulla Lega e il federalismo, la redazione vuole
dare una risposta alla valanga
di lettere apparse sull’argomento nella rivista?
Il federalismo in sé non è
né buono né cattivo, ma è cattivo quando è la parte più forte a volerlo imporre a quella
meno sviluppata economicamente, con la pretesa di essere la parte sfruttata. Insomma,
il federalismo oggi in Italia si
adegua ai principi cristiani di
condivisione e solidarietà
(«ama il tuo prossimo come
te stesso»?).
Si facciano un po’ di conti i
leghisti: grazie alla politica di
distribuzione dei redditi (fiscalizzazione degli oneri sociali, finanziamenti per cassa
integrazione, sovvenzioni,
agevolazioni, spesa pubblica
in generale) una parte maggiore del reddito nazionale
viene trasferita dal Sud al
Nord. Senza contare la politica agricola dei governi italiani che hanno barattato l’agricoltura del Sud in cambio
della protezione per le industrie del Nord nei mercati della Cee e l’enorme contributo
che questa politica ha dato allo sviluppo del Nord con
l’immigrazione meridionale.
Senza contare che a Nord c’è
un’evasione fiscale maggiore
che altrove, ecc.
L’assistenzialismo al Sud,
da cui nemmeno il Nord è
immune, nasce anzi come risarcimento, sia pur parziale,
di questa situazione distorta e
dalla cattiva coscienza degli
industriali del Nord. Con uno
sviluppo più equo non ce ne
sarebbe stato bisogno.
Certo non voglio dire che il
Sud ci abbia solo rimesso
dall’unità del paese, ma altrettanto certamente ci ha
guadagnato meno di quanto
gli sarebbe spettato, e altrettanto sicuramente Nord e Sud
divisi oggi sarebbero economicamente più poveri.
Mi spiace parlare così duramente e crudamente, ma nel
Sud sta avanzando una reazione uguale e contraria, e
noi protestanti Bmv non possiamo farci influenzare dal
fatto che la gran parte dei no
stri fratelli vive nel Nord.
Non si può più tacere sulla
questione perché la Lega divide il paese e quindi anche
noi e i risultati si cominciano
a vedere anche al Sud dove il
Msi fa il pieno dei voti anche
a motivo del successo leghista a Nord.
Daniele Lalli - Roma
Osservo solo che il nostro
settimanale, anche se parla di
politica, non aderisce ad alcun partito. Le nostre chiese
sono pluraliste e al loro interno ci sono in maggioranza
persone di sinistra, ma anche
conservatori e leghisti. La
pubblicazione della «dichiarazione di Chivasso» risponde ad una esigenza culturale:
far conoscere un documento
storico sull’autonomia, elaborato 50 anni fa da 4 valdesi su 6 partecipanti, che è stato alla base del dibattito costituzionale sull 'autonomia
valdostana, sull’art. 6 della
Costituzione, sulla costruzione delle Regioni e delle Comunità montane. La Lega nel
‘43 non era ancora nata!
(g-g-)
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore m'ha detto:
la mia grazia tl basta»
2 Corinzi 13, 9
I familiari di
Alba Pons
di anni 59
esprimono profonda gratitudine
a tutti coloro che hanno preso
parte al loro dolore in questa triste circostanza.
Ringraziano inoltre i pastori
Gabriella Costabel di San Secondo e Herbert Anders di Cuneo, il
personale del reparto medicina
dell'Ospedale civile di Pinerolo e
del reparto rianimazione dell'ospedale Santa Croce di Cuneo.
San Secondo, 19 dicembre 1993
RINGRAZIAMENTO
«In pace lo mi coricherò,
e in pace dormirò,
perché tu solo, o Eterno,
mi fai abitare in sicurtà»
Salmo 4, 8
I familiari di
Ernesto Pastore
di anni 86
ringraziano di cuore tutti coloro
che con presenza, scritti, fiori e
parole di conforto sono stati loro
vicino nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare
al dott. Rolfo, al dott. Scarognina,
alla Croce Rossa di Torre Pellice,
ai medici e al personale infermieristico dell'Ospedale valdese di
Torre Pellice, al pastore Klaus
Langeneck, all'Unione femminile
di Prarostino, al signor Giovanni
Gönnet, alla famiglia Oddone, alla signora Paola e a Rinaldo
Monnet.
Prarostino, 29 dicembre 1993
RINGRAZIAMENTO
«L’Eterno ti proteggerà
da ogni male;
egli proteggerà l’anima tua.
L’Eterno proteggerà
il tuo uscire e il tuo entrare,
da ora in eterno»
Salmo 121,7-8
Ci ha lasciati
Paolina Bert
di anni 78
Lo annunciano il fratello Giovanni con Alma Pascal e i figli
Ugo, Viola, Vera, Valdo e famiglie; la nipote Oriana con la mamma Delia ReveI ved. Bert; la zia, i
cugini e tutti i parenti.
Il funerale ha avuto luogo nel
tempio dei Chiotti e al cimitero di
Bovile.
Si ringraziano i vicini di casa,
tutti coloro che l'hanno seguita, il
pastore Claudio Tron e le persone intervenute al funerale.
Pomaretto, 3 gennaio 1994
I necrologi si accettano
entro.le ore 9 del lunedi.
Telefonare al numerò
011-655278 - fax 01t657542.
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RIFORMA
venerdì 7 GENNAIO 1994
Riforma.
Nel 1993 gli abbonati hanno ricevuto 600 pagine di
Riforma, 224 pagine dell’Eco delle valli, 36 pagine di inserti
speciali, 20 pagine del Notiziario Egei.
1 redattori hanno pigiato 17 milioni e 800 mila volte il tasto
del computer per comporre tutti gli articoli pubblicati, lo
scanner ha prodotto 963 fotografie, 566 persone diverse
hanno firmato pezzi sul nostro settimanale.
Questa in sintesi la nostra fatica.
Ci auguriamo che abbia soddisfatto le vostre aspettative e
ringraziamo tutti coloro che, con il loro abbonamento, ci
hanno permesso di essere un giornale libero, pluralista ed
evangelico.
Maurizio Abbà, Salvatore Accardo, Mario Alberione, Brunella Allemani, Jean Anderfuhren, Herbert
Anders, Paolo T. Angeleri, Claudia
Angeletti, Simonetta Angiolillo,
Jean Ansaldi, Giovanni Anziani,
Luca Anziani, Massimo Aprile,
Massimo Aquilante, Sergio Aquilante. Angelo Arca, Mirella Argentieri Bein, Marco Armand Hugon,
Bianca Armand-Hugon, Stelio Armand-Hugon, Italo Artus-Martinelli, Nevio Bacac, Elisa Baglio Maisto, Simonetta Balardinelli, Laura
Baldassini, Giuseppe Baldi, Doriana Balducci, Marco Baltieri, Martino Barazzuoli, Giuseppe Barberis,
Franco Barbero, Ignazio Barbascia,
Mario Basile, Danielle Bastian,
Jean-Pierre Bastian, Tea Bato?,
René Beaupère, Peter Beier, Bruno
Bellion, Jacques Belmont, Umberto
Beltrami, Paola Benecchi, Valdo
Benecchi, Italo Benedetti, Piero
Bensi, Alfredo Berlendis, Eugenio
Bernardini, Delia Bert, Renzo Bertalot, Adriana Bertero Grassi,
Adriano Bertolini, Archimede Bertolino, Carlo Bertonelli, Luigi Bettazzi, Carla Beux, Milena Beux,
Carmine Bianchi, Sergio Bilato,
André Birmelé, Annette Birschel,
Maria Bonafede, Arrigo Bonnes,
Franco Bono, Lucilla Borgarello,
Sergio Borroni, Emanuele Bosio,
Daniele Bouchard, Giorgio Bouchard. Gustavo Bouchard, Giancarlo Bounous, Daniela Bracco, Alberto Bragaglia, Olga Bragaglia, Bartolomeo Bressy, Erica Bucchieri,
Denis Buican, Sylvia Bukowsky,
Alberto Gabella, Angela Cagnotto,
Franco Calvetti, Luciano Cambellotti, Antonio Cammisa, Franco
Campanelli, Aldo Campennì, Mercedes Campennì, Claudio Canal,
Elio Canale, Enzo Canale, Pino Canale, Alberto Canè, Rina Caponetto, Antonia Caputi, Angela Maria
Carette, Sergio Carile, Laura Carlodalatri, Carletto Cartone, Giovanni
Carrari, Francesco Carri, Cinzia
Carugati Vitali, Enzo Caruso, Francesco Casanova, Lidia Casonato
Busetto, Laura Casonato Destro,
Laura Casorio, Pasquale Castelluccio, Febe Cavazzutti Rossi, Adriana
Gavina, Arturo Cericela, Walter
Cesan, Aldo Charbonnier, Jean
Chardad, Franco Chiarini, Carlo
Chiecchi, Elena Chines, Piero
Chiostri, Aldo Cianci, Rosanna
Ciappa Nitri, Bruno Ciccarelli, Mario Cignoni, Rosario Cinà, Luciano
Cirica, Osvaldo Coisson, Pier Davide Coisson, Renato Coisson, Tiziana Colasanti, Bruno Colombu, Roberta Colonna Romano, Simonetta
Colucci, Aldo Comba, Augusto
Comba, Silvestro Consoli, Gino
Conte, Giovanni Conte, Baldo Conti, Romano Contini, Antonio Conversano, Erica Correnti, Alberto
Corsani, Bruno Corsani, Ferruccio
Corsani, Salvatore Cortini, Bruno
Costabel, Gabriella Costabel, Maddalena Costabel, Valdo Cozzi,
LE NOSTRE FIRME
Stanley Crabb, Franco Crameri,
Davide Csermely, Liliana Curzio,
Gaspare Cusimano, Stefano D’Archino, Marta D’Auria, Domenico
D’Elia, Romano Dahò, Franco Davite, Gabriele De Blasi, Leonardo
De Chirico, Silvia De Cristofano,
Cesare De Michelis, Fabrizio Della
Torre, Riccardo Delleani, Carlos
Delmonte, Gino Dentico, Luciano
Deodato, Daniela Di Carlo, Ottavio
Di Grazia, Rossana Di Passa,
Gerhard Dilschneider, Adamo Donini, Angelo Dragone, Anne-Marie
Dupré, Franco Dupré, Piera Egidi,
Mostafa E1 Ayoubi, Thomas Elser,
Thomas Ende, Roberto Eynard,
Walter Eynard, Cosimo Fanigliulo,
Teodoro Fanlo y Cortés, Stefano
Fasola, Franco Ferrara, Fulvio Ferrario, Giulio Fezzardini, Giuseppe
Ficara, Emanuele Fiume, Graziella
Flora, Alba Fiorio, Marco Tullio
Fiorio, Raffaele Fogliano, Vittorio
Forese, Nunziatina Formica, Carol
J. Fouke, Giovanni Battista Frabetti, Sergio Franzese, Marco Fraschia, Christof Fròschle, Gioele Fuligno, Enrico Fumerò, Valeria Fusetti. Bruno Gabrielli, Daniele Gardiol, Giorgio Gardiol, Mauro Gardiol. Silvia Gardiol, Vito Gardiol,
Daniele Garrone, Agostino Garufi,
Lidia Gastaldi, Carlo Gay, Enrico
Gay, Marcella Gay, Marco Gay,
Paolo Gay, Rita Gay, Giuliana Gay
Eynard, Lionello Gaydou, Arturo
Genre, Ermanno Genre, Gianni
Genre, Paola Genre Morero, Giovanni Ghelli, Bruno Giachero, Pietro Giachetti, Giorgina Giacone,
Franco Giampiccoli, Frank G. Gibson, Giuseppe Giglio, Giulio Giordano, Lidia Giorgi, Ferruccio Giovannini, Giancarlo Giovine, AnneMarie Girolami, Elena Girolami,
Maurizio Girolami, Marco Gisola,
Doriana Giudici, Luciano Giuliani,
Èva Glauber, Mario Goletti, Alino
Gonnella, Giovanni Gönnet, Sauro
Gottardi, Evelyne Graff, Giacomo
Grasso, Elizabeth E. Green, Giorgio Grietti, Barbara Grill, Beatrice
Grill, Anna Maria Guaragna, Mimmo Guaragna, Luciano Guderzo,
Giorgio Guelmani, Nino Gullotta,
Sergio Hertel, John Hobbins, Walter J. Hollenweger, Pasquale lacobino, Umberto lavarone, Jacques
Ihorai, Curio Incerti, Carmelo Inguanti, Geneviève Jacques, Claudia
Jalla, Giovanni Jalla, Mac Charles
Jones, Marco Jourdan, Enrico Jouvenal, Ernst Käsemann, Maja König, Sandro Kovacs, Paul Krieg,
Manuel Kromer, Davide L’Abbate,
Giuseppe La Torre, Gabriele Lala,
Vincenzo Lancia, Paolo Landi,
Klaus Langeneck, Marinella Lausarot, Giovanni Leonardi, Erberto Lo
Bue, Marco Lombardi, Anna Long,
Franca Long, Marilena Long, Marina Long, Remo Long, Vera Long,
Adriano Longo, Federica Longo,
Marina Longo, Pina Loviglio, Tania Lupoli, Gino Lusso, Franco
Giuseppe Maccarrone, Anna Maffei. Lidia Maggi, Renato Maiocchi,
Giulio Maisano, Aldo Malan, Gustavo Malan, Hugo R. Malan, Lucio Malan, Jorge Maldonado, Enos
Mannelli, Alfonso Manocchio, Pino Mantovani, Simonpietro Marchese, Vincenza Marchese, Ruggero Marchetti, Virginia Mariani,
Massimo Mariano, Massimo Marottoli, Claudio H. Martelli, Milena
Martinat, Anna Marnilo Reedtz,
Paolo Marziale, Eugenia Marzotti
Canale, Danilo Massel, Dario Massei, Marisa Mastrototaro, Giorgio
Mathieu, Giovanni Mathieu, Aure
lio Mauri Paolini, Marie-France
Maurin Coisson, Carmelina Maurizio, Jacques Maury, Donato Mazzarella, Francesca Mele, Andrea
Melli, Davide Melodia, Stefano
Meloni, Erle Merlini, Saverio Merlo, Burkhard Meyer, Mauro Meytre, Èva Mikulecka, Cesare Milaneschi, Jean-Pierre Molina, Roberto
Mollica, Luca Monaco, Paola Montalbano, Carlo Moriero, Antonio
Moscato, Dorothea Miiller, Victoria Munsey, Alba Murgia, Gianni
Musella, Anna Maria Musso Bertalmio, Claudio Musto, Paolo Naso,
Selim Nassib, Monica Natali, Luca
Maria Negro, Tan Nguyen, Gianandrea Nicolai, Roberto Nisbet, Anna
Nitri, Luisa Nitri, Sergio Nitri, Silvana Nitti, Eric Noffke, Thomas
Noffke, Emma Olivieri, Fabrizio
Oppo, Carla Ortona, Karl Otterbein, Alessandro Pagano, Guido
Pagella, Attilio Palmieri, Clara Panasela, Pietro Valdo Panasela, Marcello Pantaleo, Nicola Pantaleo,
Luigi Papini, Tullio Parise, Antonio
Parisi, Emmanuele Paschetto, Sergio Pasetto, Claudio Pasquet, Kim
Pastorino, Manfredo Pavoni, AnneMarie Pellettier, Paola Peloso Rossi, Gian Paolo Perletti, Antonio
Peni, Linda Perugia, Francesco Petrosillo, Giovanni Petti, Enrico Peyretti, Giorgio Peyronel, Jean-Jacques Peyronel, Bruna Peyrot, Daniele Peyrot, Giovanni Peyrot, Lucilla Peyrot, Morgan Peyrot, Roberta Peyrot, Roberto Peyrot, Elena
Pezzini, Domenico Piccolo, Antonio Pioletti, Elia Piovano, Gisella
Pizzardi, Giuseppe Platone, Gregorio Plescan, Erminio Podestà, Giovanna Pons, Mauro Pons, Teofilo
Pons, Francesco Protopapa, Monica
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Sbaffi, Paolo Sbaffi, Maria Sbaffi
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Sciclone, Franco Scopacasa, Erica
Scroppo, Filippo Scroppo, Maria
Secci Arcidiacono, Laura Selvaggio, Elisabetta Senesi, Maurizio
Sens, Ettore Serafino, Laura Serra
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Sommani, Alfredo Sonelli, Paolo
Spanu, Giorgio Spini, Valdo Spini,
Augusto Spuri, Antoinette Steiner
Krieg, Eugenio Stretti, Miriam Strisciullo, Alberto Taccia, Franco Taglierò, Mariella Taglierò, Bertalan
Tamas, Mary Tanner, Sergio Tattoli, Livio Taverna, Mirella Testa,
Sergio Tezza, Làszló Tòkés, Piera
Tomasello-Troja, Domenico Tomasetto, Erika Tomassone, Letizia Tomassone, Ugo Tomassone, Mario
Tommasi, Salvatore Tonti, Massimo Torracca, Teodora Tosatti, Federica Toum, Giorgio Toum, Elvira
Treffinger, Anita Tron, Bruno
Tron, Claudio Tron, Dario Tron,
Enzo Tron, Graziella Tron Lami,
Astorre Trovarelli, Giacomo Tumbarello, Renzo Turinetto, Sergio N.
Turtulici, Gianna Urizio, Hedi Vaccaro, Paolo Velluto, Vera Velluto,
Danilo Venturi, Giampiero Venturini, Elena Vigliano, Liliana Viglielmo, Huguette Vigne-Ribet,
Tullio Vinay, Florence Vinti, Ruben Vinti, Giovanna Vitale, Pierguido Viterbi, Raffaele Volpe,
Jean-Paul Willaime, Walter Wolf,
Gianna Zanatta, Luca Zarotti, Ugo
Zeni, Silvia Zerbinati.