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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOIECA VAXDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa f aldese
Anno XCIH - Num. 6 ABBONAMENTI f Eco: L. 1.500 per l’ialerno a Eco 8 e « Presenza Evangelica » Spedii. abb. poatale ■ I Grappo 1 TORRE PEIXICE, 8 Febbraio 1963
Una copia Lire 4C \ L. 2.20U per l’e(Stero inteino L. 2.500 • estero L. 3.700 Cambio d’indirizzo Lire SO 1 Ammin. Claudiana Torre PeUice - C.C.P. 2-17557
A proposito de "Il Diavolo e il Buon Dio. di Sartre
Difendert! l’onore e la verità di Dio ?
La rappresentazione del dramma cfi,
J.-P. Sartre, « Il Diavolo e il Buon
Dio )). data a Genova e ora pure a
Torino ha suscitato polemiche che mi
pare valga la pena di rilevare qui,
perchè sono illuminanti su come la
problematica religiosa, cristiana, sia
posta nel nostro paese.
Com’è noto, si sono levate proteste
e interrogazioni, anche jn sede di Consiglio comunale, circa la opportunità
0 addirittura la liceità di rappresentare in un teatro, sovvenzionato in (parte con il denaro di tutti i cittadini contribuenti, un dramma in cui non mancano certo nè la polemica anticristiana nc le bestemmie contro la « religione dello Stato ». Però, gli ste.ssi che
COSI protestano non sembrano avvertire allatto, d'altro canto, il disagio
che potrebbero provare gli italiani indilTerenli o atei nel sapere che annualmeale oltre 10 miliardi del nostro modesio bilanc.o nazionale vanno al clero cattolico quale congrua governativa; ma questo è un altro discorso.
Cerchiamo di dare altrove (v. a p.
3) una valutazione del dramima sartriiino, le cui tesi non possono evidentemente trovare consenzienti dei cristiani confessanti. Qui mi interessa
esaminare il senso della reazione cattolica tenendo ben presente che
non è affatto escluso che tale atteggiamento spirituale sconfini anche ad
di là di quelle frontiere confessionali;
se d'altra parte non tutti i cattolici
condividono, certamente, quelPatteggia mento « integrista », intollerante,
es-xo è tuttavia un aspetto essenziale
deiranima e della teologia romana.
Proprio in queste ultime settimane si
è avuta una serie di episodi significativi : la polemica e il ritiro dal commercio dei « Canti della nuova resistenza spagnola », editi da Einaudi;
la polemica e il ritiro dalle sale cinematografiche di « Viridiana », un film
del regista spagnolo Buñuel; e ora le
polemiche per « Il Diavolo e il Buon
Dio », che però ha retto sulle scene di
Genova e di Torino.
Accusa di bestemmia e di empietà.
Ho appena scorso i « Canti »; ce ne
sono indubbiamente di feroci; ma è
possibile che, almeno ufficialmente, la
Chiesa di Roma non sappia mai trovare una parola di umiltà e di confessione? ohe, per difendersi e rifarsi una
purezza, si copra ora dei pochi e umili sacerdoti (come il gruppo di preti
baschi) prima condannati 'per il loro
anticonformismo e poi rivalutati,
quando il vento ha cambiato direzione? come può non sentire che nessuna chiesa può sottrarsi all’avvertimento apostolico : « a causa vostra il nome 'di Dio è bestemmiato fra gli uomini »? Quanto a « 'Viridiana » e al
dramma di Sartre, i cattolici sono naturalmente liberi, anzi in debito di
prender posizione; di discutere e magari di respingere; ma non di negare
a priori, non di eludere gli interrogativi; sarebbe, tra l’altro, una semplice fuga, un segno di 'paura.
Eppure, quest’atteggiamento è spontaneo, quasi irrifiesso, nel buon cattolico. L’altro giorno, con un grup'po di
colleghi a convegno cordiale con un
gruppo di sacerdoti, abbiamo sentito
con qualche stupore uno di questi, un
uomo di rilievo, dire come sarebbe
necessario che ci unissimo tutti per
lottare contro le forze disgregatrici, e,
ad esempio, ci impegnassimo tutti insieme per far mettere al bando spettacoli come all Diavolo e il Buon Dio».
Sempre le sante crociate; e un collega
faceva notare aH’amico cattolico l’incongruenza di questo ritorno al a costantinianesimo » (equazione chiesasocietà), almeno a parole riconosciuto
come superato anche da parte cattolica. A parole, dico, perchè nella sua
assenza il Cattolicesimo è necessaria
mente integrista, assuma poi di volta
in volta l’aspetto intollerante e impierioso o l’aspetto cordialmente comprensivo, inglobante; a maggior gloria del Signore, cioè della Chiesa.
Non ho, comunque, accettato l’invito, e sono andato a « vedere » il dramma di Sartre. Attorno a me qualcuno
si divertiva, qualcuno si annoiava;
qualcuno anche, come me, si sentiva
sotto il fuoco di questa requisitoria
atea, a volte futile ma spesso intensa,
umana. Chi può dire che tale requisi
Autonomia
deirUnione Battista
d’Italia
/ pastori battisti italiani hanno volato in Javore della completa autonomia dell’Unione Battista d’Italia,
che dipendeva finora dal comitato
missionario della Convenzione battista americana detta ’’Southern Baptist Convention”f all’opera nel' nostro paese dal 1871). l pastori battisti
italiani hanno deciso di scaricare
(¡iiesto comitato da ogni responsabilità legale e amministrativa.
Al momento in cui è stata presa
ipiesta decisione, il past. Manfredi
Ronchi, presidente dell’Unione Bat
lista, ha insistito sul fatto che questi ’’dovrà dar prova di maturità,
prendere coscienza della propria respon.sabililà e a.ssiimtne nella fede
il proprio compito, coordinamlo gli
sforzi battisti italiani affin di rendere una testimonianza più efficace”.
toria sia mortale per la fede? per la
religione, forse, anzi certamente — e
le risa in teatro provavano quella che
è stata chiamata l’odierna a eclissi del
sacro » — ma non per la fede abituata
a misurarsi con lo scandalo quotidiano della croce di Cristo, potenza di
Dio e sapienza di Dio. Non voglio dire che la Croce sia una chiave che
apre meccanicamente e all’istante ogni
porta angosciosamente chiusa. Ma chi
ha creduto e conosciuto l’amore di
Dio in Cristo crocifisso e risorto non
ha più paura, nemmeno della vertiginosa tentazione del Nulla. D’altra (parte è corro'borante per la nostra fede
troppo quieta e « naturale », per la
nostra normaUtà ecclesiastica, il confronto anche brutale con la lucidità
gelida o con la bestemmia angosciata
di chi crede che il cielo, sopra di lui,
sia vuoto, che Dio sia il Nulla e la vita senza altro senso che quello che
cerchiamo o disperiamo di darle noi.
Mi è venuta in mente, e sono andato a rileggermela, una pagina su La
discutibilità di Dio (a Protestantesimo » 4/1957, p. 174) scritta da V. Subilia in occasione ,del rinvio a giudizio di un tramviere bolognese che, per
aver detto, nell’esercizio delle sue funzioni, che Dio non esiste, era stato
denunciato da un passeggero per vilipendio alla religione dello Stato (un
caso non infrequente) : « Vorremmo
dichiarare con molta energia che se
noi interveniamo nel dibattito, non è
eyidentpntente per difendere l’ateismo
(...) e neppure pgr anjore dql libero
pensiero astrattamente inteso: ma in
nome di una precisa istanza cristiana.
Perchè procedendo di questo 'passo,
in contrasto con le più o njeno pie intenzioni dei suoi difensori concordatari, il nome cristiano verrà di più in
più diffsnjatg in un paese che ha da
secoli al suo passivo ingloriose tradizioni conformistiche e vedreino insidiarsi, più di quanto già non lo sia, fi
successore del Regime degli ipocriti,
la RepubbUga degli ipocriti.
« La lesi della ñon discutibilità, della evidenza del divino, era opinione
comune del mondo antico, che aveva
prodotto una sorta di divinizzazione
del cosmos e della polis; opi settore
della natura e della società trovava la
sua personificazione mitica in un Dio
particolare e il non conformista era
accusato di delitto di empietà. Ma
quando TEvangelo è apparso, Dio ha
perso la sua naturalezza ed è diventato problematico e discutibile: perchè TEvangelo è arinuncio di un Dio
crocifisso, contradditorio, scandaloso.
0 E’ (proprio per questo rifiuto della
naturalezza di Dio Che i cristiani primitivi (si meritaronò quell’accusa di
ateismo che è stata documentata dallo
Harnack. In questo senso è giusto dire che l’ateismo ipuò''essere considerato un fenomeno post-cristiano (Luca
18: 8!) e c’è da rammaricarsi con
Barth che la Chiesa cristiana non abbia continuato a meritarsi l’accusa antica ».
Atteggiamenti come quelli su cui ci
soffermiamo sono a sintomo di mancata intelligenza del segno deU’economia di Cristo, che è sepo di contraddizione. Invece di predicare all’ateo il
mistero e la grazia di questo segno,
lo si ipone sotto processo, senza lontanamente rendersi conto che una società la quale, qualificandosi cristiana,
non ammette 1’esistenza di chi non
crede e lo accusa di’'« empietà » religiosa, civile e (professionale, con tutte
le conseguenze giuridiche che questa
accusa comporta in una legislazione
illiberale, ha smarrife le connotazioni specifiche di quejt’Evangelo a cui
d.chiara di ispirarsi e non ha più chiari davanti a sè gli schemi dell’economia della fede, deU’amore, della speranza.
a La croce è il fondamento della libertà: proprio perchè rappresenta il
paradosso della discutibiltà di Dio ».
Dio ha accettato, nel suo Figlio, che
si rovesciasse su lui l’onda delle bestemmie, traboccare dell’orgoglio e
deH’angoscia degli uomini. Non Taccetierà, con timore e tremore per le
sue innumeri responsabilità e colpe, la
Chiesa peccatrice? Dio soltanto sarà
giudice della sola bestemmia che non
ha remissione, quella dell’incredulo
indurimento contro lo Spirito Santo.
E D.o solo è giudice, ora, di chi bestemmia il suo nome santo coscientemente e di chi lo bestemmia perchè
non vede che la Chiesa e tante sue
parole e opere che non rendono a Dio
solo la gloria. Gino Conte
Breviario
per
Funità
Non è neppure il caso di sottolineare,
tanto essa è evidente^ Fattualità ecumenica di questa pagina di Calvino, in cui
il Riformatore rivendica non davanti alla storia o agli uomini, ma davanti a
Dio suo Giudice la necessità evangelica
del suo miniiitero e precisa, con la consueta limpidezza di pensiero, che cosa
si deve intendere per unità della Chiesa e quale ne sUi il vincolo.: questo testo occupa quindi un posto d'onore nel
nostro "Breviario per Vunità".
Ma oltre al suo valore ecumenico,
questa pagina ha anche un valore storico-biografico in quanto proietta un fascio di luce sulFuomo Calvino, svelandone Fanimo, in parte almeno, e alcune componenti del suo segreto personale. Traspare ad esempio, dal brano
che segue, come Calvino fosse un uomo
moderato e paziente, contro Vopinione,
tanto diffusa quanto erronea, che lo
vuole intollerante ed arcigno; si fa lu( anche la sua profonda umiltà, Vumillà di chi sa di non essere signore di
a cura di Paolo Ricca
se stesso (’’ora tocca a te. Signore, di
giudicare”), contro coloro che ne fanno un orgoglioso; questa umiltà va di
pari passo con la bella franchezza evangelica con cui Calvino difende la sua
opera (’’non ho sventolato la bandiera
di un altro”); errtergono ancora la sua
viva ansia pastorale (’’tutti i tuoi. Signore, erano talmente sperduti”) e soprattutto quel grande, infaticabile amore per la Chiesa, che ci si impone sempre più come uno dei tratti salienti della
personalità del Riformatore.
Il testo odierno è tratto dalla ’’Epistola a Sadoleto”, datata 1“ settembre
1.S39. Giacomo Sadoleto, cardinale italiano ( nacque a Modena nel 1477), aveva .scritto nel marzo del 1539, a ciò sollecitalo dal papa Paolo IH, una serie di
lettere pastorali al popolo di Ginevra
per convincerlo a torruire nel girone
della Chiesa cattolica. Calvino, che in
quel tempo era a Strasburgo, rispose
con una lunga e bella ’’Epistola”, che
neutralizzò i tentativi del cardinale.
Unità e Verità
Quanto all’obiezione fattami, clie mi son separato dalla Chiesa,
non mi sento punto, affalto colpevole. A meno che si debba considerare come traditore mio che, vedendo i soldati dispersi e sbandati che
vagano qua e là e abbandonane i loro posti, innalza l’insegna del capitano, e li richiama e li rimette in ordine di battaglia. Poiché i tuoi,
Signore, erano talmente sperduti che non solo non potevano udire gli
ordini clic erano loro impartiti, ma sembrava anche che avessero dimenticato sia il loro capitano .sia la battaglia sia il giuramento che avevano fatto. Ed io, per trarli da un simile sbandamento, non ho sventolato la bandiera di un altro, bensì quel tuo nobile stendardo che ci
è necessario seguire se vogliamo essere arruolati nel numero del tuo
popolo. Allora coloro che dovevano iratteiiere i soldati al loro posto
e che [invece] ne avevano provocato la dispersione, han messo le mani
su di me: e siccome con costanza persistevo [nell’opera iniziata], mi
hanno opposto resistenza, con grande violenza. E ne è nata una grave
rivolta: tanto che la lotta ha divampato, fino a rompere l’unità. Ma
chi abbia sbagliato e di chi sia la colpa, ora tocca a te, Signore, di
dirlo e dichiararlo. Pei parte mia ho sempre dimostrato, a parole e a
fatti, quanto vivo fosse in me il desiderio di unione e concordia; intendevo però quella unità della Chiesa che ha in te il suo inizio e in te
pure finisce. Tutte le volte, infatti, che ci hai comandato quella pace
e unione, ti sei nello stesso tempo posto come il solo vincolo per conservarla e mantenerla. Quanto a me, se avessi voluto essere in pace con
coloro che si vantavano di essere i primi nella Chiesa e i pilastri della
fede, avrei dovuto comperarla col rinnegamento della verità. Ma
m’è parso bene dovermi piuttosto sottomettere a tutti i pericoli del
mondo che accondiscendere a un cosi esecrabile accordo. Poiché il tuo
Cristo stesso ha detto che se anche i cieli e la terra dovessero passare,
bisogna tuttavia che la tua parola dimori eternamente. E no^n pensavo
che per il fatto di essere in guerra con quei signori fossi per questo in
disaccordo con la tua Chiesa... Ben sentivo dentro di me quanto desideravo che essa fosse unita : purché la tua verità fosse il vincolo di tale
concordia. CALVINO
iiiiiiiiiimihii»ii
iiiiiKiiiiimiiaiiii
Il colportaggio è sepolto?
A prima vista sembra inevitabile dare una risposta affermativa a questa
domanda, se si paragona la situazione
delia nostra Chiesa per esempio al
tempo del Risorgimento, prima e dopo il 1848. Oggi nessun colportore è
alle dipendenze della Chiesa valdese
e le poche — se sono ben informato
— iniziative delle comunità locali han
no vita difficile e talvolta sono ignorate dalla maggior parte dei membri
della comunità stessa. Certo si può
affermare che questo ministero, ch3
ha avuto una funzione precisa in altri tempi, è superato e reso impossibile dalia situazione in cui la Chiesa
vive oggi: come il ministero del mae
stro-arizìano evangelista si è esaurito
con la chiusura delle scuole valdesi e
il progresso della scuola di stato, cosi il ihinistero del colportorg, tanto
essenziale nei tempo in cui per introdurre in Italia e far circolare Bibbie
e scritti evangelici era necessario yn
ministero spe'óifìco, si è esaurito con
l’avvento della libeòfià e deila diffusione della stampa, C’è comunque da
chiedersi se sia semplicemente un fatto inevitabile e dovuto allo sviluppo
della storia, questo esaurirsi dj ministeri particolàri e ben definiti;
cialmente quando si noti che molti di
questi ministeri finiscono per essere in
parte o completamente assorbiti nel
quadro del ministero pastorale: l’an
ziano evangelista è sempre più strettamente assimilato al pastore per ciò
che concerne la sua responsabilità e
le sue funzioni; il colportaggio sem
bra essersi rifugiato essenziaimente m
qualche pastore che di tanto in tanto
riesce ancora a lasciare temporanea
niente il suo lavoro parrocchiale per
lanciarsi pieno di entusiasmo in una
breve tournée. Sepolto quindi corno
esigenza e come necessita ormai superate? Oppure sepolto, ancora \ti\/ù
e attuale, m fondo al sacco pastorale
in cui la Chiesa tende pericolosamente a riversare molte delle sue responsabilità?
D’altra parte alcuni segni incoraggianti sembrano dimostrare che la
Chiesa non ha nessuna inienziene ui
seppellire il colportaggio:
— Kecentemente il Convegno giovanile che si è svolto a Cerignola e che
ha avuto come tema di stuolo « ha
Testimonianza », ha votato il seguente
o. d. g.; «I giovani evangelici della
Puglia, Lucania e Molise... preso atto
deU’insufflcienza del lavoro di evangelizzazione finora svolto e chiedendone
perdono al Signore, rilevano' la necessità di una evangelizzazione più efficace e adeguata ai tempi e alle situazioni, che sia il frutto di una consacrazione personale profonda e meditata di tutti i membri di Chiesa. Essi
suggeriscono la riattivazione del Col
portaggio e di altre attività evangelistiche a carattere ecumenico» (Gio
ventù Evangelica, geim. ’63).
— L’esperimento di colportaggio in éQuipe che l’anno scorso ha avuto come centro la zona di Priolo (Pachino)
ha dimostrato la necessità e la attualità del colportaggio organizzato ed
« adeguato ai tanpi e alle situazioni ».
— La Conferenza, distiettuaie del l'V
Distretto ha dato l’anno scorso parere favorevole alla propwsta di assumere un colportore, sul piano distrettuale, e i Consigli di chiesa della Toscana stanno attualmente cercando la
persona adatta a questo scopo per un
colportaggio nella regione toscana.
— La Commissione permanente per i
ministeri si è occupata recentemente
del ministero del coljwrtaggio; è ora
in via di pubblicazione presso la
Claudiana un opuscolo su questo argomento od opera del pastore Gustavo Bouchard.
Se è vero che la Chiesa riconosce
l’attuaiità e la necessità del ministero del colportaggio, come questi indizi lasciano supporre o sperare, come
si può configurare oggi questo ministero? Certo non basta ripristinare
semplicemente il colportaggio di una
volta: le condizioni economiche e sociali sono cambiate e non si potrà non
Franco Gtampiccolì
(segue in 4» pagina)
2
P«g- 2
N. 6 — 8 febbraio 1963
La vita dalla Chiesa
La descrizione della attività quotidiana della primitiva Comunità di Gerusalemme non è l’unico modello di
vita ecclesiastica che ci sia stato trasmesso nel Nuovo Testamento, ma è
certamente il più tipico, quello sul
quale conviene di feimare la nostra
attenzione.
E possiamo allora, intanto, domandarci come era composta questa Comunità, quale era la caratteristica dominante dei suoi membri: nel Libro
degli Atti non ci viene detto nulla del
loro livello sociale o culturale, delle
loro idee politiche o delle loro tendenze teologiche; ci viene invece detto
che questi uomini e queste donne erano gli stessi cui l’Apostolo Pietro aveva rinfacciato di avere ucciso o lasciato uccidere Cristo : « quel Gesù che
voi avete crocifisso. Iddio l’ha fatto
Signore e Cristo ». Posti di fronte al
fatto sconvolgente del ritorno in qua' lità di Signore e Giudice di quel Gesù
che era stato ucciso anche per colpa
loro, questi uomini e.queste donne si
sono convertiti, cioè hanno cambiato
il fondamento stesso del loro modo
di vivere e di pensare, incarnando
concretamente e continuamente la loro decisione nella loro attività giornaliera.
Ci viene infatti detto che essi erano perseveranti; non dunque uditori
occasionali, non persone che, per il
fatto di essere nate evangeliche o confermate in gioventù, ritengono di avere fatto tutto il loro dovere verso Dio,
ma uomini e donne che sanno che la
conversione è l’inizio di una nuova vita, che occorre mettere in pratica in
modo conseguente. Più innanzi viene
detto im fatto eccezionale e quasi sovrapposto alla vita, ma fede e vita
coincidevano nel senso che la fede
ispirava la vita e questa era l’espressione di quella.
Ed erano perseveranti, in primo luogo, neH’attendere all’insegnamento degli Apostoli; la Chiesa è fondata sulla trasmissione del fatto di Cristo in
tutte le sue antiche e moderne implicazioni; CIÒ significa che la Chiesa deve vivere, e difatti nei suoi momenti
più veri è vissuta, di costante insegnamento perchè, come dice l’Apostolo
Paolo, a come crederanno se non vi è
chi prediohiV ». E la predicazione non
è nè può essere altro che insegnamento di Cristo trasmesso di generazione
in generazione, non come da maestri a
scolari, ma in un comune imparare
per vivere.
E infatti viene subito aggiunto «nella comunione fraterna»; Apostoli e
discepoli, antichi e nuovi convertiti,
nella diversità dei compiti assegnati
a ciascuno e nel rispetto di questa diversità, sapevano di essere uno stesso
popolo, per cui la comunione fraterna
non era solo, come ora spesso accade,
una pia parola, ma si esprimeva praticamente nella solidarietà morale come in quella materiale. Nella Chiesa
primitiva di Gerusalemme non vi erano capi e gregari, come non vi erano
persone che si sentissero o rossero lasciate nell’isolamento, poiché tutti
portavano i pesi gli uni degli altri, sapendo di essere membra di uno stesso
corpo, che vivono o muoiono tutti assieme. E vi era comunanza fraterna
anche di beni materiali. Abbiamo detto che la fede ispirava la vita; ciò significa che essa non annullava o uniformava gli impegni quotidiani, nè
era un sapiente complesso di teorie,
ma che la fede insegnava il modo con
cui quegli impegni dovevano venire
affrontati, lo spirito nel quale quegli
uomini si ponevano di fronte alla loro particolare situaz.one religiosa, politica ed economica. Per cui non interessa tanto sapere se la soluzione ai
problemi economici, da loro trovata,
fosse economicamente valida e trasferibile in una altra situazione, quanto
il fatto ohe essi non consideravano la
fede come estranea all’economia, e
che per questo avevano compreso la
sconvolgente novità annunziata da tutta la Bibbia : che i beni materiali, come le capacità spirituali, non sono
una proprietà privata per uso e consumo del singolo, ma un capitale affidato da Dio agli uomini per il Suo
servizio e per quello dei fratelli La
coscienza della proprietà di Dio e della funzione sociale dei beni faceva sì
che nessuno li utilizzasse per sè o con
una carità paternalistica, ma che ciò
che ognuno aveva era realmente a disposizione di tutti.
Ed erano perseveranti nel rompere
il pane, cioè nella Santa Cena: il Sa
Erano perseveranti nell’attendere aHinsegnamento degli apostoli,
nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere.
(Atti 2: 42)
ciiccin e pesen
cramento non annullava o superava
la predicazione, come ancora accade
nel cattolicesimo, nè era ridotto a
espressione superficiale ed eccezionale, come nella deviazione liberale, ma,
nella Chiesa primitiva, in vivente equilibrio con la predicazione e la preghiera, come espressione concreta della comunione degli uomini con Dio e
tra di loro.
E infine appunto nella preghiera,
cioè nella liturgia; per reazione alla
dimenticanZii dei secoli scorsi, assistiamo ora ad una ripresa liturgica,
che, appunto essendo reazione ad un
errore, minaccia di diventare l’errore
opposto. Ciò non toglie che la Chiesa, e ancora una volta quella primitiva come quella della Riforma, cioè
la Chiesa nei due tipici momenti della sua vita più vera, sia stata una
Chiesa che pregava; e pregava in comunione fraterna, non solo gli uni p>er
gli altri, ma gli uni e gli altri, perchè
la preghiera, privata o collettiva, non
è un fatto di pochi, nè la ripetizione
annoiata di formule note, ma un discorrere con Dio, concesso per grazia a tutti i credenti, affinchè come
singoli e come Comunità, lo lodino e
lo invochino.
Così dunque viveva la Chiesa antica; essa non era fatta di uomini eccezionali, di eroi o di santi alla cattolica, ma di peccatori come noi e più
di noi, di uomini e donne che avevano
come noi i loro problemi, e le loro oc
iiiiiiiimiiiimiiiii
casioni per distrarsi e per non credere.
Non dunque una Chiesa ipotetica e
irreale, ma una Chiesa che prendeva
sul serio l’insegnamento di Cristo e,
quindi, lo viveva, così come di fatti
la Chiesa lo ha vissuto nei momenti
più veri della sua storia e come la
Chiesa ora lo vive, quando si lascia
accusare del suo peccato e quando è
quindi capace di cambiare. Allora, e
allora soltanto, essa può portare il nome di Cristo, non più come una etichetta, ma come una realtà di giustizia e di ¡perdono, come il reale ricordo e il concreto superamento del suo
peccato. Allora anche noi passiamo
vivere questa vita della Chiesa ed essere come coloro che ci hanno preceduto, come molti credenti in ogni parte del mondo, perseveranti nell’ascoltare rinsegnamento di Cristo, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nella preghiera, cioè nel vivere,
per noi e per coloro ohe ancora non
credono, la realtà del perdono di Dio.
La Chiesa di Gerusalemme non è
un modello teorii^ e irraggiungibile,
ma un richiamo e un monito che il
Signore mette dinanzi a noi, affinchè
nella situazione del mondo di oggi,
siamo veramente la sua Chiesa, corpo di Cristo, popolo dei credenti, salvati per grazia mediante la fede.
Amen.
Pierluigi Jalla
(Sermone pronunciato il 3 febbraio 1963
nel tempio di C.so Oddone a Torino)
...........Ululili............................
Anche in francese moderno
il Nuovo Testamento
Come è «»lata pubblicata una versione nio
derna inglese del .Nuovo Testainenlo, è ora
lu vjlta del Ìrancese. La Società biblica britannica ha infatti sovvenzionato una nuova
iraduzionc del iNuovo Testamento secondo
lu versione Segond. Essa è frutto del lavoro
Gl una commissione di specialisti scelti dal1 Alleanza biblica francese e posti sotto la
Iiresidcnza del prof. Michaeli, della lacol
ti (li leologia di Parigi. Questa commissicne, il (ui scopo era di mettere la Parola
di Dio alla portata deiruomo di oggi, ha
ringiovanito il vocabolario e lo siile del
teste, aggiunto note storiche, archeologiciie
e geograliehe nonché un glossario che spie
ga mediante referenze un certo numero di
termini correnti del Nuovo Testamento,
La sesta donna pastore
in Svezia
La signora Birgi.ta Abnberg, dottoressa
i ì teologia, è stala consacrata pastore delle
Chiesa luterana di Svezia; è la sesta dtnila pastore di questo paese.
Difficoltà misssionarie
Le missioni e le scuole prolestanli nel
Mozambico sono soitoposle, da parte del
governo porlcghese, a varie pressioni, che
ne limitano fortemente l’azione. E’ quanto ha lamentato, a New York, il vescovo
luetodiisla Ralph Dodge di Saliisbuiry (Rliodesia del SudJ, la cui giurisdizione si estende pure ai territori porteghesi deU’Angoia e del iMozambico. Egli si è però dimostrato preoccupato di evitare una rottura
(on il governo nel Mozambico, come si era
verificaio in Angola, deve quattro missionari americani — due ¿)astori e due laici —
erano stati arrestati e poi espulsi.
Nel .'■jiidan è invece l’Islam a mostrarsi
intollerante verso tutte le opere missionarie (lisliane. Mentre infatti IJOsservtUore
iionififio lamenta le espulsioni e le misuro
resiri.live a cui sono stati sottoposti eccle
siastici cattolici, il governo sudanese ha
ordinato Pespulsione di 17 missionari americani di confessione « preabiteriana unila >) e « riformala », senza giustificare in
alcun modo questa misura. Trenta sono invece i missionari cattolici che hanno già
dovulo lasciar:^ il paese. Neppure i cristiani
indigeni godono della piena libertà: infatli alla Conferenza della gioventù criv^t!ana
africana, tenutasi a Nairobi, sono rimasii
vuoti I posti Jei 6 delegati sudanesi, a cui
il loro governii aveva negato il visto d’uscita.
La giornato mondiale
del lebbroso
Il 27 jieiinaio lia avuto luogo la decima
giornata mondiale del lebbroso, lanciata da
Raoul Follerau. L’anno scorso vi hanno
partecipalo 117 nazioni, e il movimento,
pur lentamente, si va estendendo.
Asilo Valdese
Vittoria
La direzione dell’Asilo Valdese di Vittoria rende nolo che v’è assoluta ed airgenite necessità dii due signorine per i
servizi vari neill’Asilo. Si d'esdderano persone evanigelicilie, conisacraile all’opera del
Signore, le quali vogliano dare il loro
tempo iper un iservizio ed un lavoro nelrambilo della vita della nostra Chiesa.
Oltre al vitto ed alloggio sarà dato uno
stipendio di Lire 18.ODO mensili e tulle le
aasicurazioni previste dalle leggi; oltre a
quiindici giorni idi ferie ipaigate all’aiiiMo.
La Direzione è disposta ad aieeltarc
delle persone die volessero dare anche
un isolo bceViB periodo di servizio volontario nell’Asilo di Vittoria. Per maggiori
infomiazioimi scrivere direttamente ail Pastore Giovanni Souderi - Via Garibaldi 60 Virjtorda (Ragiisa) - tei. 81.161.
Il problema del Cattolicesimo
Concentrando l’attenzione sulle ragioni fondamentali del dissenso confessionale
Se vi è un risultato positivo dell'attuale conironto ira catioiicesuno e piu
lesianiesimo, ai ai mon al ogiu entusiasmo inaiscruiunato come ui ogni
preconcetta aiiiiaenza, è senza anooio quello di ricniamare laitenzione
con estrema cfuarezza suite ragioni
londamentaii dei aissenso. ueposta
aa un lato, almeno tra i pm avvertiti, 1 orgogliosa pretesa di non aver
nulla aa dire e da tare, ma solo aa
atienaere u ravveaimenlo aegn trrantj.; aodanaonaia oauaitra, almeno tra 1 piu pensosi dei proorema ecumenico, la polemica acre ea esclusiva suga aspetti deteriori aei cattoiicesimo 1 aspetti peraltro non per questo meno discutiDiiii si aeve necessariamente vemre al prooiema centrale, da cui tutti gli altri dipeiiauno.
L'esperienza ai contatti e conoqui cordialmente aperti come pure iinquietudine cne essi nanno talvolta aeteiminato sono illuminanti a questo proposito; se non si viene aua questione
essenziale, ci si iliuae suiia reale portata degli incontri, sulle possioiii prospettive ecumeniche e si aa ragione a
quanti vedcno m tutto quello cne sta
accadendo un rischio ui dimissione
uei proiestantesimo aaUa sua lunzione storica, b:' su questa linea ai ricerca cne SI muove il volume cne Vittorio auDiiia, ordinario di dogmatica atla Pacolta Valdese di 'reologia, na dedicato ai prooiema del catioucesimo
ai.
^ ^
Già alcuni anni or sono una commissione di studio aveva presentato
ai smodo Vaidese 19iw5 un rapporto
cne nella sur prima parte tentava ai
ideniincare i punti cruciali di dissenso nella questione della marioiogia,
nel prooiema di autorità, e nella ten
sione tra la Chiesa e il Kegno. Nel
.'uo chiaro studio Subilia procede assai oltre m questa ricerca e con amplissima documentazione, pregevole
per la sua ricchezza e precisione, viene a delimi'care il nucleo centrale del
dissenso, identificandolo nel concetto
cattolico di Chiesa intesa come continuazione nella storia deU’incarna
zione di Cristo, come oggettivazione
della Signoria di Cristo attraverso lo
strumento ecclesiastico, il sacerdozi^,
la gerarchia, il magistero.
A questo- risultato l’A. giunge attraverso un accurato esame dell’ecumenismo cattolico e soprattutto delle
nuove correnti che in esso si fanno
luce, tendenti ad integrare nella pienezza romana i fermenti evangelici
delle altre Chiese. Si cerca così di spie
gare che cosa significhi nel cattolicesimo il rinnovamento biblico, la giustificazione per fede, la marioiogia, l’episcopato; si parla anche della funzione del laicato e della necessità di
una riforma. Ma tutte queste novità
se da un lato possono contribuire a
sfrondare la teologia e la pietà cattolica dalle più assurde sovrastrutture,
d’altro lato non mutano la sostanza
del dissenso. Perchè anche il riformismo cattolico, che il Nostro esamina
dettagliatamente nei suoi vari! aspetti, non può allontanarsi dai fondamenti dogmatici ed ecclesiologici senza venir meno all’ortodossia cattoli
ca; anzi esso neté la migliore espres
sione, come quello che meglio rende
conto di quel sincretismo dogmatico
che nella sua ansia di abbracciare ogni valore, anche al di là della conlessione di fede cristiana, per trasformarlo e sublimarlo nella visione cat'lOlica, non esita a rivendicare come
« romana » o-gni espressione storica
della fede »
E’ a questo punto che l’analisi di
Subilia si fa più acuta e ricca di prospettive chiarificatrici. Quale è la ragione intima del sincretismo dogmatico cattolico? Il Nostro la vede in un
graduale inserirsi nella fede della
Chiesa di un elemento totalmente estraneo all’Evangelo ; ne rintraccia le
origini in una serrata indagine storica, attraverso l’opera contradittoria
di Agostino e fino alle soglie del Nuovo Testamento.
E’ il mito gnostico deiruomo totale
che sta alla base di tutto il successi
vo sviluppo ecclesiologico: un mito
che parlava, in termini non storici,
« deirUomo primordiale celeste che di
scende sulla terra, raccoglie le anime
È uscita
la ristampa
Innario Cristiano
K’ finalmente pronta e disponibile per il pubblico la ristampa dell’« Innario Cristiano », esauiito da oltre un anno, e molto richiesto. La ristampa, che riproduce in modo identico la precedente edizione — con raggiunta, cioè, in appendice dei 40 inni nuovi, che cominciaiio ad essere conosciuti e cantati in molte comunità — ha purtroppo dovuto subire una maggiorazione
di prezzo: il volume, solidamente rilegato in tela, costa Lire
1.000.
Per le ordinazioni, rivolgersi
alla Editrice Claudiana, Via
Principe Tommaso 1, Torino
(per le Valli, a Torre Pellice),
ovvero alle librerie evangeliche,
in particolare (per il centro-meridione) alla Librerìa di Cultura
Religiosa, Piazza Cavour 32, Roma, presso la quale la Claudiana, come già annunziato, dal 1
gennaio 1963 ha aperto un deposito di rappresentanza; la Librerìa di Cultura Religiosa riceve
d’ufficio uno stock delle « novità» Claudiana, ed è in grado di
c( derle alle comunità alle stesse
condizioni che facciamo loro direttamente.
La Claudiana
nel suo corpo» e le riunisce nella sua
pienezza. Quando l’Evangelo fu predicato nel mondo greco i suoi banditori
non potevano non parlare un linguaggio ohe si avvicinava al modo di pensare e di esprimere del tempo. Ma ad
un certo punto, sia pure con lenta
gradualità, si è operata una identifl
cazione fra li messaggio apcstoiirto e
il pensiero gnostico, attraverso un linguaggio comune. L’interpretazione dell’immagine della Chiesa come corpo
di cui Cristo è il capo ha così perso di
vista la necessità fondamentale di
non trasferire la dignità e rautorità
del Capo nei corpo.
Nasce l’idea della Chiesa come prolungamento dell’incarnazione e si assiste gradualmente al trasferimento
alla Chiesa stessa del triplice ministero di Cristo: l’ufficio profetico, sacerdotale, regale. Il Nostro ne osserva
con documentata attenzione tutte le
conseguenze : il magistero, come misura e criterio della verità; il sacerdozio come mediazione; rautorità come potere di governo universale. Il
dissenso ecclesiologico non potrebbe
essere sottolineato con maggiore chiarezza: ma esso investe allora il fondamento stesso della fede, perchè pone
di fronte alla necessità di una scelta
radicale.
^ ^
Forse il libro di Subilia dispiacerà
a taluno. E’ ovvio pensare che il teologo cattolico, con la duttilità che gli
è propria, potrà avanzare molte riserve su questa inte^retazione protestante del cattolicesimo. D’altra parte
vi sarà chi lamenterà il tono talvolta
assai severo del nostro autore e forse
talune approssimazioni un po’ massiccie; altri invece avrebbe forse voluto
che all’esposizione seguisse con maggior forza e decisione una messa a
punto protestante dei problemi trattati. Ma il libro è un contributo chiarificatore e perciò stesso molto netto
e sintetico nelle sue affermazioni, e
non è un manuale di controversia o
un irenico canto di nostalgia!
Ci si può chiedere piuttosto se il
tentativo di racchiudere la proteiforme ecclesiologia cattolica in non molte
pagine non rischi di semplicarne troppo la problematica e se la seduzione
che l’indagine storica esercita non
possa a un certo punto lasciar perplessi, se non altro in certi particolari : ci può essere un’Insistenza eccessiva nel far dipendere reoclesiologia
cattolica dall’infiltrazione gnosticomanichea, là dove forse vi sono delle
analogie di forme più che di sostanza. Come pure talvolta si vorrebbe
una diversa valutazione o accentuazione delle fonti, a seconda che si tratti di affermazioni dogmatiche del supremo magistero o di oemmenti o opinioni teologiche. Si sa quanto queste
distinzioni possono giocare nel dialogo e come facilmente diventi inafferrabile il nucleo centrale del pensiero
teolo^oo oattolico. Proprio per quella esigenza di sincretismo dogmatico,
per quella capacità sconcertante di
riassorbire ogni cosa, ogni critica come ogni accentuazione, nell’eia;;! ico
quadro dogmatico.
Ma queste sono osservazioni puramente marginali che non diminuiscono ppr nulla il valore deU’opera; quel
10 ohe colpisce è la chiarezza con cui
11 problema è affrontato e ne è-sottolineata la gravità, che non può esseresminuita dalla (Cordialità deirincontro e dalla decisa volontà del dialogo.
Si tratta, afferma Subilia, della
« questione di Dio, di quel Dio- che non
può essere oggettivato nè nella Chiesa nè nel Lioro ». Questa parola precisa andava detta con tutto il corredo di documentazione che Subilia ci
offre, perchè anche il dialogo possa
esserne chiarito: è ormai collaudata
esperienza ecumenica il latto che solo sondando fino in fondo le ragioni
dei dìEf einsi e cercando di arrivare all’essenziale si procede veramente. Perciò anche quando il Nostro è duro e
severo, il suo contributo ha un valore positivamente ecumenico. Non pos
siamo che essergli vivamente grati
per quest’cpera cui si ricorrerà sempre con frutto; e soprattutto per averta fritta con tanta ricchezza di docuirientazione e con un linguaggio che
se non è sempre facile ha però raffla
to ohe oseremmo chiamare « profetico » di un immenso amore per la verità deH’Evangelo.
Ma un problema assai grave rimane aperto: nella sua conclusione Subilia affronta il problema di una ecclesiologia trinitaria, cioè che non si
fondi unicamenle sul rapporto tra
Cristoi e la Chiesa, sfociando nella teoria della continuità deil’inoarnazione
(soluzione cattolica), nè sul rapporto
tra lo Spirito e la Chiesa, dissolvendo
l’ecclesiologia nella pura interiorità
della fede (soluzione protestante?):
ma che invece avverta con chiarezza
che la Chiesa sta costantemente di
fropte a Colui che gli è Padre e Signóre, l’Iddio santo che non ha dimissionato! Qu'-, il problema è appena impostato-, come appena accenna
ta è, nel corso del libro, una piena
consapevolezza ecclesiologica fondata
sull’autorità delia Parola. Per questo
pensiamo che il discorso di Subilia
non ¡>uò fermarsi qui; ma nel fermento di ricerche, di critiche, di speranze,
che investono oggi tutta l’esistenza
della Chiesa nel mondo, mentre le più
grandi possibilità o le più glandi crisi stanno forse aperte dinanzi a noi,
ìa severa meditazione teologica ohe
orienti seriamente ed offra alla vita
delle Chiese alla loro testimonianza,
al loro incontro, l’occasione dei ripensamenti radicali, è oggi necessaria ed
urgente. Perciò aspettiamo e speriamo che il discorso continui e si faccia
incisivo per la vocazione storica delle
Chiese evangeliche m questo paese.
_________ Neri Giampiccolì
(1) VITTORIO SUBILIA: Il probli>
ma del Cattolicesimo. Claudiana, Termo 1962. L. 1.800,
3
E febbraio 1963 — N. 6
P*g- 3
teatro
Jean-Paul Sartre
IN MEMORIAM
Il Diavolo e il Buon Dio L^ i^issìonaria Nìna Jalla Laura
A (iitterenza delle opere narrative, che
procedono con ima certa latica. ii teatro di
aartre e assai vivo; e cosi motti sono stati
grati ai Teatro Stabile di Genova di aver
messo in scena, per la regia di Guigi squarzina, « 11 Diavolo e il Buon Dio », prima
a Genova e ora al Garigniano di Torino.
Sartre è per un teatro «impegnato»: la
problematica sociale è sempre viva, in lui,
e preserva il suo esistenzialismo dai puro
intellettualismo; temi come rincomunicanilità, la vanità dell’esistenza — che hanno
tatto scuola — sono sempre iaunersi, e vivificati, in un quadro umano e sociale assai
preciso, si tratti di contlitti politici, razziali, ui classe, borse altri drammi sartriani lianno più di questo una linearità, un
coucen.rarsi dell’azione e dell analisi su un
tema solo: cosi in « Da p... respectueuse »,
« Te mains sales », « Morts sans sèpulture »,
« Huís clos ». « Le Diable et te Bon Dieu »
e, invece, una sorta di grande attresco, non
immune da barocchismi, in cui i temi si
intrecciano e sovrappongono in modo talvolta isconcerlante.
bi direbbe che, qui, Sartre si sia lasciato
atterrare dalla problematica religiosa (ci.e
risolve per negazioni, s’intendej, nei diaIcglii aftìoiano i più ardui problemi teologici, quale la predestinazione, si j,arla continuamente di Dio — e del Diavolo — si
ha anzi talvolta l’impressione i ne questo
interesse abbia palpiti di intensa, Saiierta
partecipazione. Ma alla resa ue¡ conti ci
si trova in mano il sartriano « pugno di
mosciie ».
Siamo nella Germania feudale, aLe soglie della crisi del XVI sec. hno ai nivampare della « gnerra dei contadini »; si tronleggiano i feudatari, ecclesiastici e nobili,
la ricca borghesia cittadina, e il popolino
delle città e delle campagne, su cui soffia
lo spirito ardente e rivoluzionario degli
« illuminati », quei settari, per Io più anaball'stl, ohe furono accanto ai «papisti» il
secondo fronte contro cui i Ritormatori dovettero combattere, coloro che volevano costruire in terra il Regno di Dio. Da Sartre
non ci si poteva, forse, aspettare una comprensione irrofonda della Riforma; ma percliò .scegliere proprio questo periodo cruciate senza che poi la posizione « riformata » venga neppure accennata; Naturalmente uiì'opera d’arte vive, se è valida, anclie
inori della storicità; ma poiché il quadro
sartriano voleva qui certamente raffigurare
l.i si I llazione sociale dell’epoca, e sia pure
dariie iin initerpretazione fedele al niateriaiisiuo storico, non sarebbe tale quadro risullalo tanto più vivo tenendo conto della
terza componente, accanto al cristianesimo
caliolico e a quello illuminato: quella riformata? eppure fu componente non priva
di drammàtica importanza!
ic inino.sisin.le ani ancji'.e solo accennare
a mite le linee su cui è disposto questo vasto affresco. Sullo sfondo di una società dilaniata da una crisi violenta di trasformazione, di un popolo che nella sua ignoranzj e anche nel suo lolle scaienarsi fa le spes; dei contrasti dei grandi fra loro e fra
i grandi e la borghesia, di un popolo che
è, pi eda della superstizione sapientemente
sfrdllata dagli uni (la scena della « predi
razione » di Tetzel, il monaco venditore di
indulgenze, è feroce) oppure dei folli sogni
millenaristi degli altri — su questo sfondo
agitalo si profila Goez, il capitano di ven
tura, un protagonista assai diverso dalla
eroica figura goethiana, un uomo che sembra a tratti puro istinto, maligna incarnazione della violenza, ma che sembra pura
conoscere tutte le sottigliezze ora perverse
ora tenere e appassionate di un animo sensibilissimo. E’ un continuo giostrare, e non
sa-ppiamo mai bene quando siamo davanti
al vero Goetz: il soldato senza scrupoli hè
freni, che pure il banchiere definisce un
idealisla — ovvero il ”conv«tito” die si
mortifica spogliandosi delle sue terre e vivendo apparentemente per gli altri, e che
in realtà, nella sua esaltazione mistica con
tribuisce a suscitare prima, con le sue donazioni, le brame (scatenate degli oppi'essi,
poi la rovina dielila sua piccola « Città del
■?.ole », che aveva voluto costruire sull’amore e la non-iviolenza e che è sdiiacciata
fra le forze in lotta; Goetz ohe con la sua
azione o con il suo rifiuto di agire causa
la rovina di amici e nemid, che nel male
e nel bene martirizza le due donne che lo
hanno amato ; Goetz il solitario, respinto
da tutti, assetato di amore e di comunione... — o infine Goetz che, affrancato e atterrato al tempo stesso dalla ’’rivelazione”
che il cielo è vuoto, sopra di noi, e che
Dio è il nulla, abbandona la sua mistica
letta e torna lucidamente a riprendere l’aspra lerres'.re lotta per la vita, alla testa
delle ultime bande di rivoltosi; una lotta
senza eeniso, peraltro. Con il suo monologo,
ora beffardo ora angoedoso, s’intreccia
quello di Heinrich, il prete dei poveri, il
prete spretato che crede in Dio anche quando lo bestemmia e che non può sopportare
che Dio non esista; e quello di Nasty, il
capopopolo die erede nel Regno di Dio e
lotta perchè, al di là della violenza, esso
si instauri sulla terra, ma che vede il fallimento tragico della sua lotta.
Il Male e il Bene, il Diavolo e il Buon
Dio non esistono, sono solo suggestioni,
l’uomo è solo con se stesso: tale sèmbra ii
bilando desolato del dramma di Sartre;
tutto è relativo, la migliore motivazione
può avere effetti'disastrosi, ogni verità ha
sempre due facce, la scelta deH’uomo è,
qu:isi sempre, fra due mali.
Opera « empia »? indubbiamente, ise l’inciedulità è empietà. « L’empio lia detto in
i-uor suo: Non c’è Dio ». Ma se la Chiesa
vi'.ol essere, oggi, presente al mondo non
deve temere di ascoltare la bestemmia, ge
lilla 0 angcsciosa, dell’empio die, oggi, ac
tanto a noi, più spesso di quel die crediamo, dice: Non c’è Dio. E’ una heslemmia
die non si può soffocare con il disprezzo,
la censura, la prigione. Non è necessariamente espressione di malvagità, ma più
spesso di solitudine e di disperazione. L’E
vangelo può sradicarla dai cuori: ma come
oréderanno, se non c’è chi predichi, chi testimoni in fralei-na umiltà? g. c.
Duo centenari proieslanti
In GecDciovacdiia i protesUmli festeggiano ¡1 500“ anniversario della Confessione
dei Fratelli di Bocnihi, pubblicata dà Coni-niiis, pedagogo e teologo morave.
Il 19 gennaio ricorreva il 4“ cemlenario
del a pubblicazione del Catedrismo di Heidelberg, una delle perle fra i lesti della
Riforma.
Giovedì 31 gennaio si è addormentata dopo lunga malattia la Signora
Nina Laura vedova del missionario
Luigi dalla. Così è scomparso l’ultimo
anello che ci univa ancora alla generazione dei pionieri missionari allo
Zambesi, e cioè alla generazione di
quelli che partivano consacrando all’opera missionaria tutta la loro vitaTale era pure il desiderio della Signora dalla, che dichiarò un giorno dinanzi al Comitato Direttivo della Società delle Missioni di Parigi : « Se
avessi dieci vite, io vorrei darle allo
Zambesi ».
Circostanze varie fecero che essa
non potè dare allo Zambesi ohe dieci
Roberto Revel
Quante volte viviamo come se le coso nostre e sopra tutto- le piersone che
amiamo, fossero beni che non ci saranno mai tolti; poi sopravvengono
improvvise la sventura o la morte che
c. ricordano come ogni cosa quaggiù
appassisce ed è falciata come fiore del
campo.
E così ci pare impossibile, che il
grande amico di Val-lombrosa, il sig.
Roberto Revel, che vedevamo passeggiare pe’ viali del suo giardino e per
la soleggiata via che sale in Angrogna,
sempre pronto a salutare, a sorridere,
a fermarsi coi più umili, ora non sia
più. L’età e la malattia hanno avute
li sopravvento sulla forte sua fibra a
l'hanno abbattuta.
Ma quel che resl^ di Lui è una viva
luce: luce di bontà, generosità, semplicità; luce che non può spegnersi
perchè s’accendeva in un cuore fortemente credente, che testimoniava di
una vita santificata in Cristo. Chi po
irà dira quante furono le persone da
lui soccorse, consigliate, dirette? Solo
Dio che le ha noverate nel libro della
vita, può saperlo.
Quanto a noi pieghiamo la fronte e
ringraziamr) il Datore d’ogni bene ohe
per lunghi anni ha suscitato fra le
nle della nostra Comunità, un animo
integro e nobile che serva d’esempio
alle generazioni presenti. J. C.
anni della sua lunga vita. Eccone bre
vomente le tappe. Dopo quattro armi
trascorsi alla stazione di «Musi-watunya», fondata dai coniugi Coisson
in riva al fiume, vicino alle famose
Cascate Victoria, essa collaborò col
marito al trasferimento di questa stazione missionaria nella vicina città di
Tivigsione. Per due anni tutva la famiglia visse in tre stanzine addossa
le alla cappella, ospitando i numerosi missionari che transitavano conti
imamente, in viaggio per o aalTEuropa. uno di essi avendo descritto l'esiguità delle camerette occupate aai
jaita, scriveva: «Bisogna proprio avere la pazienza, il coraggio e i energia
nella aignora Jalla per sopportare simiti condizioni».
Costruita la casa mossionajia, e do
po averla occupata appena alcum mesi 1 coniugi Jal.la erano trasieriti a
aesneke, e per aue anni ancora, XMina
Jalla collaborò all’opera missionaria,
ira i bambini della scuola, ai dispen
bario medico, presso le donne nei villaggi, recando a tutti una tescimomanza di fede e di amore.
Da una delle rarissime lettere ai
lei, puoolicaie nel bollettino aeiia tìo
cieta delle Missioni, citiamo alcune tigne significative. Dolio aver descritto
1 accoglienza latta a lei e a una .signoitna missionaria che Taccompagnava,
in un villaggio mai visitato prima ai
allora da donne europee, e dove stava
per essere fondata una nuova « aniiexe », scriveva : « Le donne ci guar
uiavano stupite e si domandavano, proDabiimente, che cosa aveva spinto fin
oa loro queste due donne dalla pelie
cianca, vestite di lungne vesti, e che
semoravano interessarsi alle loro sorelle nere, malgrado le loro vesti di
pene, 1 loro corpi sporchi, le loro memora polverose. Poverette, non sapevano cne eravamo spinte verso di loro
uairamore, che eravamo solidali con
la loro miseria, perchè unite a loro in
un solo Padre, e ohe eravamo man
uate a prendere contatto con loro oa
un isaivator.e, pieno di compassione
per le moltitudini cne non lo conoscono. Ahi se cristo fosse stato h.. Con
le sue mani divine avreboe toccato le
piagne cne coprivano le gamoe ai una
uisgraziata, cosi istupialta cne non sapeva nemmeno salutale. Avreboe aperto gli occhi di queita povera nonna cieca che custoaiva i tre Dimoi ui
sua ngiia, assente ai campi, tre oreaourìne senza età, con teste e corpi
enormi su piccole gambette gracili e
racmticne. Ma Egli non era li, e taceva proprio pietà! Eortunatamenui la
luce, torse soltanto una piccola luce
brillerà anche qui».
Nel liHtì, per ragioni di salute, la
Signora Jalla tornava in Italia aenniàvamente, ma fino alla fine rimase
profondamente affezionata all’opera
dello Zanibèsi, seguendone da lontar
no lo sviluppo e dedicandosi fedelmente airintercessione.
I funerali, celebrati il 2 febbraio all’ospedale Valdese di Torre Pellice nella intimità della famiglia e di pochi
amici, e presieduti dal pastore Sommani, sono stati semplici, di una sem
plìcità e serenità ohe erano come un
riflero di una vita consacrata al Signore neH’umiltà e nel servizio del
prossimo, ma tutta ^tendente di una
fede radicata In Cristo.
Esprimiamo ancora qui a tutti i
congiunti la simpatia sincera di tutta
la famiglia missionaria, impegnata
nella testimonianza al Cristo Risorto
Concludendo vogliamo citare ancora l’ultimo paragrafo di ima lettera
scritta dalla Signora Jalla, poco dopo
il ritorno in patria. Dopo aver parlato
di un vecchio africano uditore assiduo
del Vangelo, che era morto improvvisamente, prima di aver fatto il passo
decisivo che l’avrebbe introdotto nella
comunità dei credenti, essa scriveva:
«Il vecchio Ramisi è morto... Lo vedremo noi un giorno? Ha egli afferrato la mano del suo Salvatore per attraversare la valle della morte? Si è
egli ricordato di aver sentito dire che
Dio salva i peccatori? E’ egli ora nel
bel cielo e si stupisce egli di tutta la
gioia che riempie Tanima sua, che era
rimasta assopita per tanto tempo? Ohi
non stanchiamoci mai di parlare attorno a noi dell’amore meraviglioso
del Salvatore degli uomini, qui; come
in Africa, come su tutta le tsrra; che
il Suo nome sia conosciuto e benedetto». R. Coisson
La famiglia di
Giovanni Peyrot
deceduto a Bovile all’età di 73 anni,
ringrazia tutte le persone, e particolarmente i vicini di casa, che hanno
dato la loro simpatia ed il loro aiuto
in questo dolorosa circostanza.
Grange di Bovile, 8 Gennaio 1963
I familiari di
Mina Laura ved. Jalla
Missionaria
ne annunciano la scomparsa, avvenuta a Torre Pellice il 31 gennaio u. s.,
e ringraziano vivamente tutti coloro
che, nell’ara della separazione, sono
stati loro vicini con simpatia affettuosa, con fraternità di fede e di speranza.
« L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
(Salmo 23)
Le famiglie Albarin e Revel, ricono
centi, ringraziano quanti, in ogni modo, hanno preso parte al loro lutto
per la dipartita della cara
Dorina Benech ved. Albarin
In modo particolare ringraziano la
Direzione e il personale dell’Ospedale
Mauriziano di Luserna ed il pastore
sig. Jahier.
Luserna S. Giovanni, 4 febbraio 1963
I LEYTORI CI SCRIVONO
Tranquillità borghese dei “pacifici,,
negii obiettori di coscienza?
Cambritlge, 27-1-19615
t aro Direttore,
mi riferisco alla rubrica « Caccia
e pesca » dell’« Eco-Luce » del 18
gennaio, dove si parla deirobietlore
di coscienza doti. Giuseppe Gozzini,
e si deplora la -condanna a 6 mesi
di reclusione inflittagli dal Tribunale Militare di Firenze, sia pure con
qualcbe perplessità di più che non
nei confronti di un qualunque « tesllmo-ne di Geova ». L’articolista ac<enna al progetto di legge presentalo tempo fa da Lelio Basso ed altri
deputati socialisti e « zelante-mente
insabbiato » dal nostro Parlamento,
c conclude auspicando che « si possa
giungere anche da noi a-d una soluzione civile » del problema, la quale, se capisco bene, dovrebb’essere
la concessione, agli obiellori riconosciuti seriamente tali, di svolgere un
qualche altro servizio invece di ve
slire la divisa.
Non vorrei provocare una polémica suH’argo-mento, tanto più che se
non erro il giornale ne lia trattato
(¡ualcbe le-inpo fa, ma credo possiamo lasciar perdere gli apprezzamenti sullo zelo parlamentare, nostrano
t sul grado di civiltà altrui : da un
punto di vista cristiano, non credo
sia qui il centro della questione.
Personalmente, non ho nulla contro l’obiezione di coscienza : anzi,
simpatizzo fraternamente con lutti
gl) obiettori, cui riconosco, con l’articolista, una posizione « profetica »
di estremo valore; c mi dispiace che
ii non avere obblighi militari mi dispensi dal pormi personalmente il
probiema. Ma quello che mi domanuc e se, come credenti, cioè da un
punto di vista <Ji solidarietà con la
citata posizione profetica, possiamo
desiderarne la legittimazione.
A parte il latto che un pravvediinenlo di legitlimazicne dell’obiezione di coscienza provocnerebUe
prooabiimente in Italia una tale horilura di obiettori, che sarebbe oliremodo difficile distinguere 1 obiettore sincero da quello oppcrtunisia ;
c a parte il tatto che non so perchè,
o con sole quattro righe o con articoli -di tondo a seconda dei casi, si
riconosca puibblicamcnie come obiezione di coscienza solo quella ohe
alcuni pongono al servizio militare
e non quella che tanti altri -pongono
(0 dovrebbero) ogni giorno alle cen.0 e una -cosa cui una coscienza cristiana deve obiettare, mi pare che
una legge di questo genere eliminerelibe ipso facto il problema, e con
esso la posizione profetica e la testimonianza. Infatti, il richiamato verrebbe ad essere poste solo più di
fronte ad una semplice scelta sul come impiegare uin cerio numero di
mesi.
Fossimo semplicemente cittadini
di una qualunque patria di questo
mondo, e quindi capaci soltanto di
quella -pace, che noi uomini sa-ppiamo procurarci, polremmo e dovremmo farlo; ma poiché sappiamo che
la pace vera è un’altra : quella che,
per dirla col Gozzini, « porta il segno dei chiodi », non credo possiamo desiderare una legge che finire,bbi- col darci la possibilità di rendere
testimonianza a noi stessi (cioè alle
nostre preferenze), ma non alla vo
lontà di Dio in contrasto con quella
ui Cesare.
Che teetimomiainza sarebbe una testimonianza resa gratis, e quindi in
tondo non iiupegnaliva? Non sarebbe neppure riconosciuta come testimonianza: non darebbe fastidic, non
inquieterebbe nè i giudici militari nè
nessuno, non sarebbe segno di contraddizione agli schemi e alle leggi
di questo mondo che passa.
Ricordiamo queste parole del Gozzini : « per me la pace porla il segno
dei chiodi », chiodi che -per lui e gli
altri obiettori significano, in prat ea,
qualolie anno di « intrislimento nelk patrie carceri ». Se poi ques.a posizione è vecchia e superata, e preferiamo una pace senza chiodi e con
beneplacito governativo, facciamo
pure tutto quello che -possiamo per
raggiungere lo scopo. A meno die
poi non ci si debba domandare se,
alla « pace gaudente dei militaristi »
abbiamo opposto la scelta della tranquillità borghese dei « pacifici », op
pure il travaglio e la speranza dei
« laciton di pace » cui l’Tvange.o
j..,meiie la oea.iiuui.ie dei iigliuuli
,.) Dio.
Salvatore Ricciardi
C è una parte di verità, in quanto
ci scrive il nostro lettore. !\lon comprendiamo però perede il messaggio
profetico” debba essere avvertibile
solo se viene dal fondo di un carcere. Non dimentichiamo, poi, che
se questo ragionamento, discutibile,
vale per il cristiano, un buon numero degli attuali obiettori non sono dichiaratamente cristiani e per
loro questo valore ’profetico” — in
senso cristiano, di annuncio del Regno di Dio — non ha alcun senso;
lottano, a modo loro, per la pace di
questo mondo. E a noi pare che, anche in Italia, la loro posizione, se
seria, debba essere civilmente rispettata. Quanto alla profluvio di ’’obiettori”, nel caso che l’obiezione sia
(odificata, facciamo le nostre riserve... Comunque, il nostro lettore ha
ragione di ricordare che un’ ’obiezione” integrale agli schemi di questo mondo che passa — e che pure,
ora, è il nostro — va molto al di là
di quel che una norma di legge possa riconoscere.
Valli valdesi in trasformazione
ERNESTO AYASSOT
Il medico della giungla
La vita e il messaggio del Dott. A. Schweitzer
2“ edizione riveduta e accresciuta
pp. 128-7 tavole f. t.
L. 850
CLAUDIANA - Via Principe Tommaso, 1 - Torino
Abbiamo letto con piacere la lettera -pubblicata sul N“ 3 del 18/1 c.
a che segnala alla nostra attenzione
il processo di trasformazione della
economia deUe Va'Ui. E’ il fenomeno dello spopolamento della montagna, doppiato da quello dello spopolamento della campagna; ed è
gius.o che anche la cliiesa se ne
preoccupi.
E’ il prodotto della evoluzione industriale, die, avendo necessità di
manodopera, lia assorbito quanto di
più dinamico offriva la popolazione
locale; nè sono valsi i ripetuti appelli alla tradizione, alla poesia, alla bellezza della casa dei padri, per
Irallenere sul posto quella gioventù,
che -sarà la chiesa di domani.
Come abbiamo avuto occasione di
rilevare in un recente convegno ad
Agape, era fatale che la economia
delle Valli andasse assumendo una
con-fignrzione sempre più a caratlere misto, con i giovani operai che
giornalmente raggiungono l’officina,
mentre a casa restano quelli che,
non polendo più cambiare mestiere,
devono rimanere agricoltori o........
quasi.
Ed ecco sorgere i club dei motociclisti e moltiplicarsi gli utenti delle quattro ruote. Ma non tutte le
borgate sono suscettibili di essere
raggiunte dalle ruote motorizzale:
ed ecco la necessità di cercare alloggio altrove, più vicino alla fonte di
vita, allo stabilimento.
Allora i giovani, le nuove coppie,
poi le famiglie meno provvedute di
ail-oggio, si -muovono e giungono a
poco a poco e si addensano a Porosa, Pinasca, -Dubbiome, Villar Porosa, Porte, Fingerà, Abbadia ecc...; è
tutta la riva sinistra del Cbisone che
ha dato asilo agli operai valdesi, vi
cino alle nuove fonti di vita, agli
cperai valdesi ciie avevano nen diritto, anoh essi, a partecipare a questo tanto decantato miracolo economico.
c-iie fa la Chiesa?
In un primo tempo ila tentato
quello che suggerisce il v/arile obsta,
cioè opera M0DERA'1R1v.E puntando sulla eccellenza della esistenza agricola, più vicino alla natura,
ccc... Poi, come giustamente c diagnosticato, resta in attesa di vedere i
iiulti di questa traslormazione.
E’ passato ormai più di un lustro,
quando conversando con uno dei responsabili, all’idea espressa, della
i-ppcrtuniità di procedere alla organizzazione della Chiesa di Villar Pelosa, ci veniva risposto e.ssere prudente aspettare fino a quando si
avvesse sul posto : una Chiesa, l’alloggio del Pastore ed i locali per le
attività, connesse al buon funzionamento di una parrocchia.
Siamo felid di constatare, ora, che
si è pa.ssato sopra questo catenaccio,
c facciamo gli augmi più vivi e sentili che si rompa finalmente il ghiaccio dando mano alla raccolta in altrettante parrocchie, dei Valdesi già
ora residenti su tutta la riva sinistra
del Cliisone, da Perosa a Pinerolo,
in un rimaneggiamento delle Parrocchie Alte VaUi, dando, anche ad esse, il senso vivificante del movimento. Che è vita.
Ha ragione il v/ articolista, siamo
purtroppo statici !
E crediamo fermamente che nel
nuovo ridimensionamento avrà luogo la costi-tuzione di quei raggruppamenti CONCISTORIALI, idonei a mettere in valore ed in movimento quello spirito evangelistieo
auspicato. H. De Peyranot
4
pag. 4
N. 6 — 8 febbraio 1963
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
BOBBIO PELUCE
AHOROGNA (Strre)
VILLASECCÄ
Il colportaggio
è sepolto?
Mercoledì 30 gennaio lia avuto luogo il
servizio funebre del nostro fratello Botijour Giovanni Pietro fu Stefano deceduto
in seguito a breve malattia alla sua abitazione in Via Boscibetti il giorno 29 gennaio alla età di anni 84.
Sabato 2 febbraio abbiamo accompagnato alla sua ultima dimora terrena la spoglia
mortale della noetra sorella Negrin Maria
vedova Grand deceduta alla sua abitazione
in frazione Pidone alla età di anni 86. UL
Utt^mente era stata colpita da trombosi cerebrale che le aveva paralizzato in parte
la lingua; sembrava riprendersi, quando
sopra\’veniva un collasso che ne segnava la
fine.
Ai familiari ed ai parenti di questo fra.
teJXo e di questa sorella rinnoviamo la
espressione della nostra viva e fraterna
simpatia orisLiana.
Sabato 2 lebbraio nel nostro Tempio abbiamo invocato la benedizione di Dio sul
matrimonio di Mondon-Marin Paolo (Podio superiore) e Geymonat Maria Rosina
(Campi). Gli auguri affettuosi della Chiesa
tutta seguono questi sposi che si stabiliscono nella parrocchia di Torre Pellke, mentre domandiamo al Signore di sempre accompagnarli e circondarli con la sua gra
Abbiamo avuto tra di noi, nell'uliima
quindicina di Gennaio, il presidente della
CoiMissione Distrettuale, Pastore Franco
Davite, per la visita di C^esa. Ha presieduto il culto al Serre del 20 Gennaio e lo
si aspeltava per la riunione quartierale a
Pradeltomo il mercoledì seguente, un’improiwisa chiaimatia da Ridarello lo ha costretto a ritornare in. sede. La visita è stata
così interroiia. Ajspeuiamo ohe riprenda in
primavera ed intanto ringraziamo il Pasto,
re Diavite per il suo messaggio.
Il 22 Gennaio è deceduto aMi*o«pedale di
Torre Pellice all’età di 75 anni, dopo lunga malattia, Rivoira Luigi, delle Casse. La
comunità, malgrado la distanza da Torre,
si è raccolta numerosa attorno alla bara
per esprimere ai familiari ed in modo
particolare alla vedova la solidarietà dei
credemli nel dolore e nella speranza.
Nel coreo delle ultime settimane il
lutto Ila visitato più vo-lte le famiglie «Iella
nostra Comunità.
(continua da pag, 1)
tenerne
Il 6 Genmaio è deeedulo a Bovile (Gran
ge) do.po diverai anni di sofferenze sopporlate con fede, il fratello Giovanni Peyrot,
di 73 anni, per molti anni membro del
Cnnristoro. Il funerale Ita a'Vnto luogo l’8
con una notevole partecipazione di Fratelli
e conoscenfi.
Il 20 il Signore ha richiamalo a Sè Federico Ferro, di Villaseeca superiore, ma residente al Malipa«, ,siu Pomarelto. Ringraziamo il Pastore di quella Comunità che
Ila presieduto il funerale.
pómìrbtto
11 giorno 10 febbraio avrà luogo un culto
al Clot Inverso alle 10,30.
Le iscrizioni per il pranzo del XVII si
possono fare presso gli anziani e diaconi e
negozi di Jahier Ernesto e Pastre Frida improrogabilmente entro il 10 febbraio.
Il in modo ina leso, è deceduto Giovanni Peyronel del Marcou, all’età di 83
anni ed è «lata seppellito di 23 nel cimitero del Barneo, anche .¡n questa occasione
e nonostante il freddo molto intenso vi è
Stala una notevole partecipazione all’accompagnamento funebre.
Il 25 è deceduta all’Asilo di S. Germani,
la sig.na Giuseppina Bounous, di Combagarino. Ringraziamo il Past. Ben elio ha
preried'ito il funerale, il giorno 27.
||||||l■llMlllUllllllllllllmmll|l|lllllll
Nella Chiesa di Livorno
e nella sua diaspora
Da oltre due mesi hanno avuto inizio
e proseguono con ritmo settimanale visite
eoiinuiniitarie, compiute da alcuni menibri
della Comunità, diiviai talora dii gruppi
diiislinti. Tali visite, che hanno lo scopo
(li portare nelle case di lutld i fratelli una
parola di fede e di solidarietà a nome
della Comunità intera, hanno sinora avuto Olitimi effetti sui visilati e sui visitatori, i quali si sono scatuhiaiti e conftiuueranino a scambiarsi una reciproca testimonianza di fede com'une che ha arricchito
la loro esperienza di comamione fraterna,
e costituirà la promessa di una sempre
più proficua coillaborazione comunitaria.
Il 21 novembre, al Cimitero olandesealemanno, sono- stati officiali i funerali del
fratello Alfredo Bergeon, vice .presidente
della locale Comunità olandese-alemanna.
Il fratello Bergeon sarà ricordato da tutta
la nostra Comunità come un fedele lavoratore e testimone di una fede operante
nell’amore.
Abbiamo avuto tre aSBemhlee, nelle prime domeniclie di novembre, dicembre e
gennaio. In tali assenffilee abbiamo trattato problemi urgenti della vita della nostra Comunità, quali l’impegno comune
per la prossima campagna evangelislica in
Ldvomo, le visite comunitarie ai fratelli
che vivono ai margini della Chiesa, e Tin.
serimento dei giovani nella vita della Comunità. Abbiamo nota.to una maggiore
partecipazione di fratelli alla discussione,
e ci auguriamo vivamente che questa maggiore partecipazione si trasformi in una
RIO MARINA
E con simipatia fraterna che ricordiamo
i nostri fratelli riomarinesd, e dobbiamo
rendere gloria al Signore che questa piccola Comunità continui ad essere tale nel
I ascolto della Plarula di Dio ogni domenica mattina, e nella quotidiana testimoniauza dei singoli. Nel periodo NataleCapodanno, la Comiunità è stata curata in
loco dal Pastore emerito Emilio Corsani.
II Messaggio di Dio che egli -ha recato
è stato molto seguito ed apprezzalo dai
fratelli .tutti, 'die da tempo egli già conosce e ohe in altro .tempo ha curato.
Speriamo che i nostri fratelli colpiti dai
mali istaigionali siano .già guariti.
Desideriamo ancora una volta rinigraziare da queste colonne il Pastore Corsani e ©li .studenti ed i laici di Roma, e
gli stessi IrateUi riomarinesi, die hanno
assicurato la predicaz.ione domenicale della Parola.
Desideriamo ringraziare vari fratelli e
sorelle che ci hanno dato la loro collaborazione in questo ultimo periodo: il Sia.
Franco Calvetti die ha presiediuto il cullo
del 20 gennaio, in sostituzione del Pastore
asseiite per lavoro nel Diistretto; la Signora Silvia Leger che ha presieduto l’Unione
delle madri al Tmssan la .stessa domenica
e la Sig.na Anita Gay che, domeniica 27 —giorno delle Missioni — .ha .presentalo ai
Chiotti, davanti ad .un notevole gruppo di
Sorelle, il lavoro nel Gabom illustrandole)
con interessanti dociiimentari cinemiatografici.
— Le colleUe .per le missioni falle ail
culto ed .illa riunione del pomeriggio,
hanno ipemie.sso di inviare la somma di
L,
VILLAR PEROSA
Isolati della diaspora. — Vogliamo ri
cordare e raocomandare alla preghiera d
tutti i fratelli isolati e .a Tirremia e a Ce
cina, ed in particolare i fratelli Mario Se
megliini e Celio Bucebi per le loro perso
nali prove. Voglia il Signore assisterli con
la potenza de.lla Sua Grazia.
— 11 culto del XVII febbraio avrà luogo
presso il Ristorante Vinçon alle ore 10 e
sarà seguilo da una presentazione dei membri della comunità.
Alle ore 12 seguirà l’agape fraterna per
la quale le prcnolazioni si chiudono il 15
febbraio.
Alle ore 15 brevi recite dei giovanissimi
e, .si spera, ricevimento di ospiti graditi.
Alle ore 20i30 trattenimento offerto dalla
gioventù presso il Ristorante Olivero.
1 falò della vigilia inizieranno alle ore
20. 1 fralalli del centro sono invitati al falò sul prato della Chiesa.
conto. Il colportaggio, che
una volta compiva un servizio di diffusione, di informazione, non può og
gì competere con i moderni mezzi di
informazione (radio, TV, stampa, diffusione libraria). D’altra parte il oolportore, che era una volta una figura
unica nel suo genere di lavoro, non
può confondersi con gli innumerevoli
piazzisti ohe come lui bussano alle
porte delle case private. Il colportore
dovrebbe quindi integjrare i moderni
mezzi di informazione e non ignorarli: dovrebbe per esempio appoggiarsi
al culto radio, ascoltato da centinaia
di migliaia di italiani, basando la sua
presentazione su un dignitoso loglio
che riproduca il culto radio e dia una
certa informazione; dovrebbe potersi
appoggiare pienamente ad una casa
editrice, per esempio la Claudiana,
anche dal punto di vista organizzati
ve; dovrebbe poter agire non isolato
ma in équipes organi2zate nelle chiese che gli servano come base per poter rappresentare non se stesso ma
la Chiesa, e non la Chiesa soltanto
per delega; soprattutto dovrebbe essere preparato non tanto per un lavoro commerciale ma ad un lavoro di
predicazione semplice, serena, non
polemica, perchè questa è la lunzio
ne centrale di questo ministero, in
cui il dialogo sul messaggio deirEvangelo non rischia di voler competere
con i mciderni mezzi di informazione
o con la tecnica dei piazzisti.
Ma prima di svolgere uno studio
sulle forme attuali che dovrebbe assumere il colportaggio, dobbiamo rivolgerci una domanda preliminare:
se è vero che la Chiesa riconosce la
necessi-à e l’attualità di un ministero come il colportaggio, quali sono i
presupposti perche tale ministero esista, e nori sia soltanto desiderato, studiato e richiesto dalla Chiesa stessa?
Mi sembra ohe tre siano, i presuppoGti necessari:
1 ) La Chiesa deve « sentire » questo
ministero. Certo gli indizi citati sono
una prova che la Chiesa, o almeno
parte di essa, sente la necessità di
questo ministero ; ma « sentire » non
significa solo rendersi conto della necessità di un ministero: significa
esprimere, produrre il ministero stesso. Dice molto giustamente i’O.d.G,
dei giovani del convegno di Cerignola; l’evangelizzazione può solo essere
il frutto di una consacrazione personale profonda e meditata di tutti i
membri di Chiesa; solo in questo contesto è possibile parlare di ministeri
in cui si articola Tepera di evanigelizzazione, il colportaggio e le altre attività evangelistiche. In altre parole, è
necessario che le comunità sentano
miiiiiiiiimimmmiiiiiiiMiiiMiimiiimiiimiiiiiiiiHi
iiiiiimiiiMinimiiiimiiHiiiii
NELLA foresta NERA
più pronta attuazione >d-egli imipegni assun
li nelle aasentblee.
Il 15 dicembre ba avuto luogo il bazar
organizzato dalle nostre sorelle dell’Unione Femmiinile. L’iniziativa ha avuto un
buon suiccesso e ne hanno beneficiato alcuni nostri Istituiti, nonobè le iniziative
della Chiesa locale.
1 bambìini della nostra Scuola Domenicale hanno celebrato il Natale con una
festicciola che iha avuto luogo il 30 dicembre pomeriggio. Cd auguriamo ohe l’anno
pròssimo i tnoislri bimbi possano essere circondati Ja maggiore affetto con una più
larga partecipazione di membri adulti di
Chiesa. Una parola dì vivo ringraziamento
vada a tutti coloro che, con le loro offerte
e con la loro opera, hanno contribuito alla
riuiscita di queste imamifeslazioni.
PIOMBINO
Le nostre famiglie colà residenti sono
state visitate dal Pastore le domeniche 11
novembre e 16 dicembre. Si nota in questi
nostri fratelli un vivo desiderio nell’ascolto delia Parola ed un initeresse per la vita
della nostra Chiesa nel suo insieme. Si
rileva peraltro che una sola visita mensile non può soddisfare le esigenze apirìUiali di questi nofiitri fratelli, e pertanto
sarebbe quanto mai augurabile che qualche fratello volontario «3es«e il «no contributo per le visite e la predicazione.
Un saluto da St. Georgen
Ai lottari
Avevamo avvertito che Tinizio di
febbraio avremmo sospeso l’invio del
settimanale a chi non avesse rinnovato l’abbonamento o non ce ne avesse scritto la ragione. Poiché sappiamo
che in molte comunità pastori e laici
sono alacremente all’opera per una
campagna d’abbonamenti, non vogliarno intralciare il loro sforzo c rimandiamo la misura. Avvertiamo però
che, per i morosi, l’invio cesserà in
modo tassativo a fine febbraio.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tot
Siamo incaricali di recare alla Cliiesa
Valdese il saluto fraterno delle Fanfare
Evanigeliclie del Baden, rappresentate dal
conso per dAriigenti di Fanfare riunito come di conisueto a S. Georgen nella Foresta Nera. .Siamo ospiti di questo corso,
tre giovaini trombettieri delle Valli Valdesi ed un -Pàstorc, e abbiamo aocetiaio
rinvilo nella speranza di trovare qni, oltre a cognizioni musicali utili, un’ispirazione per meglio servire il Signore.
A] nostro arrivo, nel salone della comunità, siamo stati isaluitati con un applauso .caloroso, da oltre una ottantina di
canidida-li .dirigenti dì fanfare e subito ci
colpì lo spettacolo offerto da questa assemblea omogenea nel comiportamenito ma
estremamente varia nella comipoisizione :
giovani pareocbi, fino a 15 anni, maturi
altri, sui 30 e 40 anni e ben raippresenlati
anche .gli unziani fino a 60 anni ed oltre;
rappresenilanti degli ambienti sociali più
disparati : 7 contadini, 25 artigiani, 22
tecnw-j, alcuni opera! e impiegati, 8 commercianti, professionisti e -piccoli industriali, poclii sluidenti © professori perchè
non è tempo di vacanze, ma notoriamente numerosi in a-ltri moment.!. Non si poteva non notare un cieco, valente suonatore d’organo e di tromiba; un giovane muratore paralizzato alle gambe per -una caduta anni or sono e spinto .sulla carrozzella dai suoi ronrpagni, alouni altri memoimali negli atri .superiori o -inferiori in
seguilo a malattie o disgrazie. Tutti però
<*on -una t-romba in mano e con una medesima passione nello sguardo.
Straordinario il regime di lavoro di questa schiera di entusiasti: dalle 7,45 del
mattino alle 23 di notte -con appena un’oretla di intervallo tra il pranzo e la ripresa pomeridiania. Lavoro vario e interessa.nte in cui il primo .posto era dato alrattivilà religiosa perchè un direttore dì
fanfare o di 'Corali non vai nulla se non
è anche un -credente militante... Le giornate dunque cominciavano con una riunione di preghiera attorno ai tavoli della
colazione e nella qual© parecchie voci si
levavano di qua e di là -dalla sala per innailzare a Dio brevi preghiere. Subito dopo la colazione aveva luogo nel salone lo
studio biblico presieduto dal pastore Schäfer ed al quale partecipavano compatti
tutti i presenti senza ì soliti sbandamenli
a cui .siamo aivvezzi da noi.
Erano generalmente le undici ormai
quando si passava alle -trombe ed era per
iniziare degli esercizi meticolosi .per giungere a una intonazione perfetta e per dare la misura del -tempo in un .modo -razionale e uniforme per tutti.
Il nùmero sette
Continuamente, in mezzo alle dissertazioni tecnìiche, venivano f-uori dei riferimenti religiosi ai quali il nostro orecchio
non era abitna-to. Le note fondamentali
sono sette e questo fatto dipende dal Crea,
tore ohe ha dato una funzione speciale
a questa cifra nell’opera sua. Ma il diavo-lo ha guastato -l’opera di Dio e cosi il
capolavoro della -musica dal quale saltan
fuori incoerenze e dissonanze. Il diavolo
nella musica, abbiamo spesso udi.to ripetere...
Riguardo alla ripartizione del tempo,
ci veniva spiegato, la ripartizione perfetta si -riteneva in passato quella dei -tre
tempi e v’era forse, qui, un riferimento
alla Trinità...
Allegrezza serena ed esuberante
Ma non dobbiamo credere di assistere
qui ad una accademia melanconica o conventuale. Le più serie disquisizioni e-rano
tratto tratto interrotte dalle più squillanti
risate e durante i pasti quando i cronisti
descrivevano con fine umorismo le giornate precedenti e i discorsi si improvvisavano qua e là e si festeggiavano coloro
dei q-uali ricorreva il compleanno.
Nessun magnetofono avrebbe -potuto registrare .l’ì.nten8i.tà deUe risale senza rischiare di spezzarsi le memlwane. Ma dopo qualclie istante tutti eran di nuovo
attenti, pronti a scriver note o a portare
gli strumenti alle labbra o, nel tardo pomeriggio ad ascoltare una conferenza data da qualclie ospite. La sera poi, era il
coronamento della giornata, giungevano i
trombettieri del vicinato e raccolti in un
magnifico complesso di cento e centoventi
voci, mettevano insieme i pezzi x>iù belli
e facevano udire delle esecuzioni veramente meravigliose.
Dovizia di mezzi?
Tuli altro ! D personale di curina era
imleramenle volontario e lo dirigeva la
sorella del viice-direttore generale. I pasti, gustosi e nutrienti erano però estreniamente frugali: alcuni -dei presenti avevano in.g.ra.ssato un maiale appoisla per il
camipeggio. Tulli si prestano per i servizi
della tavola o l’aiuto in cucina. Anche
n-oi italiani abbiamo sburociato una sera
le patate per tutta la compagnia. Non ricevono -un compenso come si usa nelle
fanfare di questo mondo, questi tro.mbetlieri, ma pagano ciascuno la propria quota di pensione e quella altrui, perchè so-n
loro elle ci mantengono qui tutta la settimana e che han colle-ttalo il denaro per
rimborsarci il viaggio e noi ne siamo quasi vergognosi...
Ed è incredibile, giova ripeterlo, come
questa vita impegnata e spartana è piena
di gioia... Mentre scriviamo il volto del
cieco è -tutto illuminalo dalla gioia e un
momento fa quando giunse dinanzi aUa
porla la macchina che porUva il paralitico e due compagnoni robusti Io sollevarono di peso per portarlo sulla sua .sedia
a rotelle, non v’erano attorno facce compunte, bensì grida facete piene di serenilà e di letizia...
E non altro era stato ieri, quando, Irovalo sulla strada un meuddcante che chiedeva da mangiare lo avevano invitato a
pranzo e fatto sedere -tra loro, non certo
airullimo posto!
Risorse nuove
In verità, abbiamo visto qui delle cose
miove e slraordiinariamemle buone e belle.
Vorremmo, le voci di queste trombe farle
udire a tutta la nostra Chiesa Valdese in
Italia 0 dirle -che vi è qui una risorsa nuova per i suoi giovani come .per i vecchi e
.per tutta questa sua generazione stanca e
biisogiiiosa di un palpito di vita nuova.
Ma po-tra.nno udirle? Troppo spesso le
troimbe del bignore squillano invano! A.nrhe quelle dell’Apocalisse non sembrano
aver trovato grande rispondenza !
Ma è -tempo die concludiamo e lo fac<iamo ricordando ancora il saluto fraterno e pieno di fervido amore inviato alla
Chiesa Valdese dal M.o Emilio Slobcr e
dai suoi valorosi troJnbettieri evanigelici
del Rad en.
Gioele Garnier - Guido Ribet Giorgio Ghiiura-to - En-rico Geymel
coinè problema loro, personale e comunitario, il ministero della Chiesa; che si preoccupino comunitariamente delle possibilità e delle
vocazioni che sono ne! loro seno; che la predicazione diventi in
questo senso estremamente concreta,
locale. In questo quadro, che rappresenta un presupposto indispensabile,
possono allora sorgere ministeri adeguati ai tempi. Stentano invece a sorgere, e lo vediamo nella situazione attuale della Chiesa, quando la vocazione al colportaggio o ad altro ministero è pensata con la V maiuscola, come un fatto misterioso, straordinario,
un po’ anormale un po’ magico, che
non concerne la comunità in quante
tale ma qualche isolato, la quale —
quando piomba dalTalto su un individuo — viene covata nel silenzio, in
lotta contro i dubbi, le debolezze e la
solitudine, finché o riece a prorompere o rimane soffocata.
2) La Chiesa deve esprimere una
« offerta » riguardante questo ministero. E’ forse inesatto, e può riuscire
sgradevole, parlare di « domanda e offerta » a proposito dei ministeri nella
Chiesa; d’altra parte questi termini
chiariscono il problema. Attualmente
nella Chiesa c’è quasi unicamente un
tipo di offerta, che supera di gran lunga la domanda, e cioè l’offerta di lavoro a pastori. Per altri ministeri a
pieno tempo, come per esempio il co!portàggto, non esiste offerta. Non esiste cioè una offerta piena di lavoro,
con l’appoggio e la collaborazione della comunità, con un campo di lavoro
e con un minimo di sicurezza ecoL-jca, dalla quale possono prescindere - per altri — solo coloro che pensano
che un ministero sia solo « spirituale». Non basta ohe la Chiesa istituisca un Centro di preparazione per laici ; risulta difficile in pratica — e perchè non dovrebbe esserlo? — pr6p*irare ad un ministero a pieno tempo- persone che ncn sanno — a differenza uei
pastori — dove come e se potrai-no
esercitare il loro ministero Per '))»'sto mi sembra estremamente inninrtante Tofferta dei Consigli dì CbT-u-.,
della Toscana, che inter doi u q ^
to assumere a precise e chiare c^'
zio,ni economiche e di la or x
portole. Queste «offerte», che vium.,
ad dilà del piano della comunità loc.i
le, rappresent^o una urgente necees
sità per la Chiesa e costituiscono un
secondo presupposto essenziale perche
ministeri a_ pieno tempo esistano.
3) La Chiesa deve prepar-are gli
ranti a questo minìsterc Per q
lo strumento esiste già: il Centri^
preparazione per laici p< irebbe
nizzare dei corsi per colportori m-y,..
prendenti una preparazione biblù .
appfofondita, uno studic teorie
colportaggio e delle caratterirt’cup
che esso dovrebbe assumere neh
cietà odierna, e un periodo d' tir'’-”'
nio pratico sotto la guida di qu^.ic-^e
pastore particolarmente competente
in questo campo (1).
C’è una offerta, quella dei Consigli
di chiesa della Toscana. Ci sono altre
offerte? Ci sono domande?
Franco Giampiccoli
(1) Chi desiderasse maggiori inforniaAoni a questo proposito è pregato di scrivere al Centro di preparazione per laii i
Agape, Frali {Torino).
""iNlimii'iiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiijijiij
m IMPAßÄHK IL TEDESLi)
in ÜÜ ambieiiti) idealmente buono
e ^uadaji'uando un ottimo salario
Personali:à della Chiesa Ev. del Baden
li olirono due posti per giovanelte, cauiericre, nel Peterslift di Heidelberg - Convitto per candidati in Teologia. Consideriamo senz’altro privilegiate le giovani che
pouanno approfittare di questa occasione.
Offerta quasi parallela -ci vien fatta per
un K aiuto di casa » nella vicina città di
Mannheim.
Ottimo posto e di notevole responsabilila -per « aiuto di casa » a Villar Perosa.
Rivolgersi al pastore Enrico Geymet di
vaiar Perosa (Torino).
PROF. DOTT.
fiAMBEïTA (IIUSECPE
Docente in malattie
urinarie e genitali
PINEROLO
presso l’Ospedale Civile «E.
Agnelli » :
— martedì dalle 10 alle 12
— giovedì dalle 8,30 alle 10
-- sabato dalle 10 alle 12.
TORINO
Corso G. Lanza 110 (su appuntamento telefonico) tei.
n. 653.563.
n
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