1
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Scgiifiido la Vfriiii oeU» carili
Ekì*. 1\. li.
Si dislribuisce ogui Venerdi. — Per caduu Numero cenlesimi iO. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 20.
Coiidizioui d’As^oriaKÌoiie <
Per Torino — Un Anno L. S. — A domioilio L. • • — Pkoviscie L. • *0.
Sci mesi . - .3 5® - . « 9S.
Tre mesi ■ ». — . » »» —■»»•.
Per Frtncia e Svizzera franco a destinazione, e per l'Inghilterra franco al conBne lire » se
per un anno, e lire * per sei mesi.
Le Assiidaiioni si ricevono; in Torino oiriUlBlo «lei dormii«-, viale del Ile, num Ji
_A Genova, alla Cu|»|»ella »'«IdrKO, mura di S. Cliimii.
Nelle provincie, preiso tulli gli (.'flirti ¡Mlaìi |xt mozzo ili Vaglili, t hè dovranno essere Inviati
inco al Direttore della Bi ona Niiveli,.» e non altiinieiili.
l'estcrn, ai segnenti indirizzi: Liimiua, dai sigK. Nisshelt c C. librai, ai Ilernern-ntre.MriRiui, dallalibreriaC. Meyrucis, rue Troni het, a; NiMt\ dai «i((. Pevrol-Tinel libraio! Libo#’
dai sigg. Denis el Pelit Pierre librai, me Neuve, 18; Gi.\k\iu, dal .sig. E. lloioud librai»
LosaìNA, dal sig. DehifuiiluiMC libraio.
frinco
Air
Parivi
Soniiiiarlo.
"Appendice; Cenni storici della Riforma in Italia nel secolo XVl. — Su la divisione della Chiesa dallo
Stalo. — Esame istorico-critico sul viaggio di
S. Pietro a Roma. —• Notizie; Torino - X... -Z...
- Toscana - Ginevni - Austria - Inghilterra - .Spagna
- Turchia. — Annunzi.
SD LA DITISIO.l DELLA CHIESA DALLO STAIO
I.
Una delle più grandi c complicate questioni,
!a quale agita nel suo grembo il destino, si può
■dire, deH’individuo e della società, 6 in questo
secolo la quistione religiosa. Gli spirili superficiali non ne comprendono la gi-avità e l’importanza, perchò abituati a non vedere oltre la
.«oorza delle cose, rimangono come imprigionati
in un ristretto cerchio d’idee ; ma chi è uso, al
contrario, quando è offerto uh problema, a
studiarlo da tutt’i lati, conosce senza fatica che
la quistione religiosa non solamente ha rapporto agl’inlesessi divini dello spirito umano,
ma si rannoda eziandio a tutti gl’interessi della
civiltà, cioè alle sue conquiste, di cui il secolo
è tanto superbo, alle sue speranze, al suo avvenire. Poiché l’uomo è un essere doppio, composto di anima e di corpo, e tutte le sue azioni
«steriori e corporee rampollono dal suo pensiero e dalla sua coscienza ; se il pensiero è
schiavo dell’errore e se la coscienza è ottenebrata, l’edifizio socialo non ha più fondamenta,
e qualunque sia la splendida apparenza che lo
ricopre, rovina senza rimedio. Or chi anima,
chi nobilita, chi purifica il pensiero e la coscienza se non la fede in Dio e nelle cose celesti
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVI.
xxiir.
Pria di finire questo esame sullo stato delle
dottrine evangeliche in Italia, all’epoca di cui
scriviamo, è bene far conoscere le più illustri
donne della penisola che le favorirono.
S’è visto in altro luogo che il risorgimento
delle lettere, lo studio delle lingue orientali eia
lettura della Bibbia agevolò non poco l'introdu
e nella nostra magnifica ed immortale destinazione? Se noi siam sordi a questa voco che
viene dall’alto, il dubbio, come una cancrena,
incadaverisce i cuori ; e quando i cuori sono
incadaveriti la giustizia fugge dalla terra, l'iniquità trionfa e il turbine delle commozioni sociali dissipa e disperde i popoli, come le areno
del deserto.
Oggidì il nodo della quistione religiosa sta
nella confusione della Cliiesa collo Stato, in
questo impuro e pagano accoppiamento della
società invisibile colla società visibile, il cui
simbolo personificato e vivente {• il pa(ia-re. Chi
non vede a prima vista che quando le due potestà sono confuse ed accumulale in un uomo
0 in una casta, quella mano medesima che deo
dispensare alle anime il cibo delia parola divina
ha pure la forza d’incatenare i corpi, e può, se
vuole, interporsi violentemente e sacrilegamento
fra Dio e la coscienza umana, dividendo l’uno
dall’altra? Onde per la malvagità delle umano
passioni può la religione trasmutarsi in una
specie di magistratura politica, in un affare di
governo, in un terribile strumento degli ambiziosi, e il culto in un tessuto di superstizioni
abilmente congegnate per solTocare lo slancio
delle anime, che per impeto ingenito anelano
a Dio. Quindi emerge, anche innanzi agli occhi
de’ meno veggenti, la necessità di dividere un
potere dairaltro, definendo con precisione i limiti di ciascuno, e far che si muovano in due
sfere distinte, e non si urtino mai; problema
difllcilissimo, che da Dante fino a’ giorni nostri
occupa le menti de’pensatori, e dalla cui soluzione dipende forse la pace o l'avvenire dell’Europa civile. Imperocché coloro i quali vogliono
trasformare la società con una carta o con un
zione della riforma nella patria nostra, e che,
malgrado la loro simpatia per le cose evangeliche, il più degli uomini dotti ricusarono d’abbiacciarle. Ben altrimenti procedette la bisogna
rispetto alle donne ; ad esse non si può attribuire
la medesima inconseguenza; dappoiché la loro
doltrina andò di còsta colla pietà, e più erano superiori di mente, più coraggiose addimosiravansi
nel faria palese; — forse perchè meno guasto era
il loro animo dairindilferentismo religioso, o più
sensibile ed aperto a’ bisogni della fede, o dominato più dal sentimento che dal calcolo.
Isabella di Bresegna, d’illustre lignaggio, assai
colta di mente e gran protettrice d’uomini colti,
abbracciò le dottrine evangeliche a Napoli per
opera di Valdez, e s’adoperò con tutto impegno
a propagarle. Non tralasciarono i suoi illustri
tumulto, fanno sorridere i savi; bisogna rinnovare e educare gl’individui prima di ediicaro e
rinnovare i popoli. Lordine e la liliertà vera
sono impossibili finché i costumi sono corrotti;
e la radico di questo malo profondo e quasi
universale sfugge ai rimedi umani, perchò si
nasconde nella coscienza, uelle profondità dellu
spirilo,ove solo Iddio può discendere e.spaziare.
Questi rapidi conni bastano a dimostraro la
grande utilità deirargomcnto, che noi s|>eriam(>
di svolgere in una serie di articoli su questo
giornale. Ed a scanso di equivoci noi dichiariamo fin da principio che ci sarà guida nel
cammino uno do’più dotti scrittori francesi, il
sig. Alessandro Vinci, il quale ad uua forza di
ragionamento cho uou 6 comune accoppia una
chiarezza e una lucidità di pensieri, in materia
tanto complicala, veramoiite straordinaria. E
ci rivolgiamo a tutti gli onesti, quuluuque sia
il loro partito, e li preghiamo a luetlilare un
subbietto che tocca da vicino gl’interessi di: tutti.
Patrocinando la divisione dolla Chiesa dallo
Stato e l’autonomia dolla coscienza, noi non
offendiamo alcun legiltiino diritto, ina propugnano anzi la libertà, e la dignità morale di
ciascuno. L'uomo ò un santuario vivente e un
tempio animato di Dio; che nessuna forza esteriore osi di penetrare nel suo interno e profanarlo ; empio chi spezza la scala misteriosa che
unisce la creatura al suo Creatore! (coiUinua'j.
ESAHIÌ ISTOKICO CUITICI)
SUL VIAGGIO DI S. PIETRO ROMA.
Vili.
{'Vedi i 7 numeri antecedentij.
Il nostro undicesimo testimonio è Ottato
di Milevi, A. D. 368.
amici e congiunti di circuirla, solleciUrla ed anche minacciarla perchè rinunciasse alle nuove
credenze; messa nel bivio di sacrilica re o la fede
0 la patria, scelse l’esilio e rifugiossi nella terra
de’Grigioni, dove menò vita povera e negletta,
durando patimenti e privazioni d’ogni genere
con mirabile fortezza d’animo, come se mai conosciuto avesse l’opulenza e gli onori.
Lavinia della Uovere, nuora del celebre Camillo Orsini, occupa un posto assai distinto nella
sloria letteraria ed evangelica d’Ualia. < lo non
€ conosco, diceva Olimpia Muiata, nou conosco
t donna più istruita e pia ». La loro amicizia,
stretta a bella prima per corrispondenze lelterarie, fu suggellata dalla fede ch’ebbero comune.
Ed era ben difficile e delicata la posizione di Lavinia, conciossiachè apparteneva ad una famiglia
2
Questo Oliato fu fatto santo per isbaglio di
Pietro di Natalibus, che immaginò che questi
fosse la stessa persona di Oliato vescovo di
Anlisiodoro, la cui festa si osservava il 31 di
agosto. Baronio scovrì lo sbaglio e riabilitò l’ultimo al 31 d'agosfo suddetto, ma avendo poi
scrupolo di cancellar tolalmenle Ottato di Milevi, a lui pure diede luogo tra i santi, mettendo però la sua festa ai 4 di giugno.
Nella sua opera contro i Donatisti, Ottato
ilice; Negare nun potea xcire te in urbe fìomd
Petra pi-imo cathedram episcopalem esse collafam, in qtid sederii omnium apostolorum Caput
Petrus (lib. II, 2). « .Non potete negare di sa« pere che la cattedra vescovile fu collocata da
« Pietro primieramente nella città di Roma; nella
« quale cattedra sedeva Pietro, caj)o di tutti gli
« apostoli ». Aucora: Ergo cathedram unicam
sedetprior Petrus. CuisuccessitLinus{\ih. II, 3).
« Prima Pietro occupò quella cattedra, e gli sucf cesso Lino ».
Certo abbiamo in questi ])assi affatto un altro
modo di parlare, e troviamo innalzata un’altra
[iretensione. La lettera cinquantesima quinta
di san Cipriano di Cartagena contiene la prima
menzione dolla « Cattedra di Pietro », come
ap’plicabile alla Sede romana, e vi sono molte
potenti ragioni per credere che tutte le lettere
detto di Cipriano sian opera d’un secolo posteriore; ed ò ben certo pure che le opere d’Ottato
sono state falsificate. Non v’ha dubbio, per
esempio, cho il secondo libro contro i Donatisti
contenga delle interpolazioni. Una lista vi si trova
di vescovi romani in sino al papa Siricio, col
quale Ottato dice di avere comunione; le sue
parole sono: € il quale ò il nostro collaboratore ».
Or Siricio fu consacrato nel 38i; e, secondo
Girolamo, Ottato scrisse la sua opera sotto Valentiniano e Valente, non più tardi dell’anno 375! cosicché questo medesimo passo contiene una sciocca falsificazione (Dupin, Nouv.
Bibliothèque des Aut. Eccles-, tomo II). Bisogna notare che l'esclusiva prepotenza della Chie.sa romana principiava a svilupparsi in qualche
grado nel tempo di Ottato, e il papa era già
considerato in un modo successore di san Pietro, e per quel motivo {iretendeva ad una certa
specie di supremazia. Innocente I cominciò di
asserire questa pretensione come appartenente
al papa di diritto divino : ma avanti i suoi di
assai ben vista dal papa e dai principi cattolici.
E non pertanto, anziché sacrificare le sue convinzioni alle esigenze del casato, seppe invece
usufrultarne l’influenza in giovamento di quelli
fra gli evangelici che cadevano nelle mani del
Sant’Uffizio.
Fra le donne illustri che in Italia furono « sospette d’eresia » bisogna annoverare, dice il
Thuano, la duchessa di Trajctto, fiiulia Gonzaga. In Italia e fuori correa lai fama di sua bellezza, che Solimano, signore di Costantinopoli,
diede ordine aH’ammiraglio Barbarossa di rapirla. A lale oggetto un distaccamento di Turchi
approdò di notte tempo a Fondi, ov’ella soggiornava, prese d'assalto la città e circondò il di lei
palagio; ma la duchessa, fatta accorta del pericolo, ebbe tempo di sottrarsi al barbaro destino
era stata stimata come meramente di diritto canonico; Innocente però lo dimandò come successore del principe degli apostoli, per diritto
divino (Girol. , Epist., III). L’autorità imperiale cominciava a scemare in Roma, o ad aumentarsi le pretensioni papali. Si parla prima
in quell’epoca della « cattedra » e de’ « diritti »
di san Pietro; ma questo ultime pretese non
hanno punto valore nell’assenza di un’antecedente testimonianza. Se anche fosse possibile
di provare che le parole dette di Ottato non furono scritte in un’epoca posteriore, tuttavia vengono troppo^'lardi e non possono provare un
fatto non prima stabilito da alcuni più antichi
scrittori. Inoltre ò certo, come apparo da un’altra parte de’ suoi scritti, che Oliato considerava
che la comunione con le Chiese dell’Asia fosso
del lutto necessaria aU’unità cattolica quanto
lo era la comunione con Iloma. E veramente
non 6 da supporsi che dalla frase « cattedra di
« san Pieiro » ò intesa qualche cosa peculiare
a.lui, come gli avvocati odierni delle pretensioni papali usano spiegarlo. I primi Padri non
avevano nessuna idea della supremaiia di san
Pieiro; lo consideravano come « Primus inter
paresi, e spesse volte solevano adoperare il nome suo por quello dell'apostolato in complesso.
Nelle epistole dette di san Cipriano, <la chiunque sieno state scritte, si legge: Deus unus est,
et Christus unus, et nna ecclesia, et cathedra
una (Ep. 40); e si trova menzionata una cattedra come comune a tutti i pastori della Chiesa,
e in cui tutti si assidevano, o di questa stessa
cattedra comune Ottato senza dubbio parlava,
come chiarauieii(fc ne parlava auche nel seguente passo, ove dice : Quia probatimus eam
esse Ecclesiam catholicam quce sit in toto orbe
terrarum diffusa, ejus jam commemoranda
sunt ornamenta: et ridendum ubi sint quinque dotes inter quas cathedra est prima. « Pro« vaio già che la Chiesa cattolica ò quella che
t ò diffusa in tutto il mondo, ora fa mestieri
« nominarne gli ornamenti, e vedere ove sono
« quelle cinque qualità, di cui la cattedra è la
« prima ». Ora ò impossibile che la cattedra
romana fosse stata' una qualità della Chiesa universale, perchò non apparteneva che alla Chiesa
di Roma in particolare. Ma la cattedra in generale, vale a dire l’autorità per insegnare e
reggere i fedeli, potrebbesi fac.ilmente consi
ond’era minacciata. Quanto bella di forme altrettanto ell’era virtuosa. Fu iniziata nella fede
evangelica da Pietro Valdez, e morto questi,
continuò a frequentare e proteggere gli apostoli
della Riforma con lale perseveranza e fermezza
che cadde in ira al pontefice, e il solo conversare con essa diventò grave delitto e serio indizio d’eresia.
Nè possiamo passare sotto silenzio i nomi di
Maddalena e Cherubina, entrambe della cospicua
famiglia Orsini, e d’Elena Bentivoglio e della celebre poetessa Villoría Colonna, di cui gli storici della letteratura italiana parlano con entusiasmo ed orgoglio. Ignorasi però se quest’ultima si fosse staccata formalmente dal seno della
Chiesa di Roma, o se dopo averla abbandonala
vi avesse fatto ritorno. Tale questione fu, dopo
derare como la prima qualità della vera Chiesa.
Or Olialo prosiegue a dire che queste cinque
qualità si trovavano nell’Affrica, e in tutti gli
altri paesi cattolici pure; e perciò non poteva
immaginare che fosse situata solamente in Re»
ma. Vero è ch’egli prosegue a dire che i vescovi
affricani s’assisero nella cattedra di cui parla,
e che i Donatisti non vi siederono perchè essi
non erano in comunione con la Chiesa di Roma; ove, come egli credeva, san Pietro aveva
stabilita quella cattedra, siccome anche vi aveva
fondato la Chiesa, sia col suo predicar al giorno della Pentecoste, sia con mezzo altrui. In
ogni caso ei credeva che quella cattedra fosse
sfata stabilita da .san Pieiro, e che la Chiesa
fosse stata sottoposta al suo governo, o in allre
parole, che la cattedra fosse stata da lui occupata; e tutto ciò, come abbiamo già provato,
Olialo avrebbe potuto benissimo credere senza
giammai aver immaginalo una residenza personale di quell’apostolo in Roma stessa. Considerava che i Donatisti non fossero nella comunione della Chiesa, perchè non erano uniti con
Roma; ma non per quello vuol attribuire qualche esclusivo privilegio alla Chiesa romana;
poiché, come piìi d’una volta abbiamo già osservalo, ei parla con la stessa forza riguardo
alle Chiese nell’Asia, con le quali i Donatisti
non avevano punto comunione. Dice: Extra
septem Ecclesias quidquid form est; alienum
est. « Colui ò fuori dell’unità cattolica che non
« ha comunione con quelle sette Chiese ». Quindi
è evidente che Ottato considerava che l’unità
potesse essere mantenuta avendo comunione
con qualunque sede che da qualunque apostolo
fosse fmdata., sia sotto il governo di san Pietro, sia sotto quello di san Giovanni ; e se egli
insiste per l’unione con Roma insiste parimente
per quella con l'Asia. Nè nell’uno nè neH’altro
caso però v’insiste per motivo di qualche suItremazia , nemmeno perchò necessariamente
sott’intentìe una occupazione locale ; ma solamente perchò la sede era stata fondata, o stabilita la Chiesa mediante il predicar o il governare d’un apostolo. E vero ancora ch’egli dice
che « Pietro, il primo di tutti gli apostoli, s’às« sise in quella cattedra, acciocché cou una se« de l’unità si potesse mantenere da tutti, e
« che gli altri apostoli, ciascuno per sè, non
« avessero da pretendere ad una cattedra ». Il
la sua morte, agitata dagli scriltori cattolici e
pi*otestanli, e rimane tuttavia indecisa.
Non seguiremo or noi gli scriltori delle cose
evangeliche nella descrizione che fanno mollo
lusinghiera e piuttosto esagerata, de’progressi
della riforma ; imperocché le nostre precedenti
osservazioni ed i falli che ci faremo a narrure,
dimostrano pur tròppo che fondamento alle loro
speranze ed alle loro asserzioni, era il desiderio
generoso di vedere diffusa e consolidala la riforma , anziché uno studio profondo e spassionato sul vero stato delle cose.
(conlinua).
3
suo ragionamento ò precisamente lo stesso di
quello dei santi Cipriano e Agostino; cioè, che
a Pietro fu consegnata la cattedra affine di
manifestare l'unità deli'apostolato; e che Vautorità di ciascuno di loro era una ed uguale
come del collegio apostolico unitamente. Affinchè niuno avesse da immaginarsi come un capo distinto per la Chiesa, ma che tutli insieme
potessero essere l'unità di dodici sotto Cristo
per produrre pure l’unità nella Chiesa stessa.
Certamente Ottato non ha mai parlato si fortemente della Chiesa romana come delle sette
Chiese dell’Asia. Extra septem Ecclesias quidquid forus est, alienum est.
Abbiamo indagato moltissimo le parole d’Ottato perciocchò, se sono veramente di lui, sembrano parlare più al punto che non parlano tutti
quanti gli antichi autori che abbiamo citati.
Ma non v’ha nessun dubbio che siano falsificazioni. ,
Ora passiamo al duodecimo testimonio, Girolamo, A. D. 400.
Ei dice: « Simone Pietro, dopo aver govor« nato la Chiesa d’Antiochia, venne a Roma
« nel secondo anno di Claudio.....Egli svergo
« gnò Simone Mago in quella città e per ven« ticinque anni governava la Chiesa romana,
K essendo poscia coronato del martirio nel quat« tordicesimo anno di Nerone ». Dice ancora;
« 11 suo corpo fu sepolto a Roma nel Vaticano
« vicino alla via Sacra; e la .sua festa vien ce« lebrata da tutta la città ». Abbiam già veduto
come questa fantasia è repudiata da alcuni eminenti scrittori cattolici romani, e in che modo
contraddice assolutamente quel che si trova
narrato negli Atti degli apostoli. Stefano Baluzio osserva quante difficoltà vi sono contenute,
tot tantasque difficultates, «perché, dice, ci
« obbliga a credere che l’apostolo fosse andato
« tre volte a Roma, e avesse avuto due conflitti
« con Simon Mago, una volta sotto Claudio, e
« l’altra sotto Nerone »; e poi aggiunge: Qum
res quam absurda sit, « quanto assurda e stra« vagante è una tale supposizione, mentre nes« suno scrittore antico*lo asserisce, come è no« to, a coloro che intendono il soggetto; poiché,
« siccome il cardinale Raronio benissimo osserva
« in un altro luogo, ognuno mette in non cale
« come falso o peggio ciò che uno scrittore di
€ più tardi epoca narra •iensa l'autorità di
1 qualcheduno che lo avrà preceduto ». (Baluze, in Lactant.) Cellier dice; * Non è molto
« difficile a dimostrare che su questo punto
« Eusebio e Girolamo sono sviati dalla vera
« storia »; e Calmetdice: « In quanto a cièche
« vien detto che Pietro viveva come vescovo a
« Roma per venticinque anni, è veramente una
« nozione che nessuno ora tenta di giustificare »
(Calmet, Prelim., Dissert. san Pietro). La supposizione di Girolamo è stata pronunziata assurda dagli stessi cattolici romani. Giustino,
Ireneo ed altri han posto la morte di Simone
Mago sotto Claudio, il che ha prodotto molte
difficoltà ed anacronismi; e perciò gli scrittori
posteriori, tali come lo pseudo Egisippo, il Pontificalo di Damaso, Prospero di Aquitania, Gregorio, Niceforo, Metafraste, ecc., han posto la
sua morte sotto Nerone, « Soltanto, come ha
« detto Taillefer, per cangiare Scillain Cariddi! »
(Taillefer, p. 141). In questo modo Simone
Mago morì due volte almeno, se dobbiamo porgere orecchio agli istorici; una volta nel 42, e
l’altra nel 65, essendo narrate tutte le particolarità concernenti la sua contesa con san Pietro
e con i santi Pietro e Paolo insieme a iloma, ove
ambo le volto Simone peri ! Ma l'autore delle
Costituzioni Apostoliche, e anche lo scrittore
delle Recognizioni dette di Clemerjte, elo pseudo Abdia, tutti affermano ch'egli avesse ancora
una terza contesa con Pietro a Cesarea in Palestina! Giustino martire parla di un monumento
eretto a memoria di Simone Mago dai Romani
suH'isoletta tra i due ponti del Tevere. Clemente
nel suo Stromata lo menziona pure. Ireneo,
Cirillo di Gerusalemme, Tertulliano, Eusebio,
Teodoro e Agostino tutti quanti ripetono la favola. E tuttavia quasi ognuno de’ [liìi celebri
scrittori dubitano affatto dell’intora narrazione.
Essi dicono che Simone fu stimato essere un
dio solo dai Samaritani; ma non a Roma, nè
da' Romani; poiché in quella città non era cosa
facile introdurre un nuovo culto, e la magìa,
con tutti coloro che la praticavano, in quell’epoca fu sottoposta a pena legale. E certo però,
che una statua fu trovata nel Tevere, nidl’anno 1.'574, al luogo precisamente che Giustino
aveva indicato, con una iscrizione addosso
« Semoni, Sanco, Deo Fidio ». Un’altra fu trovata sul Quirinale; ancora un’altra a Rieti, nella
contrada de’ Sabini; e Ovidio dice che l’Èrcole
sabino fu chiamato Semo, .Sancus, Sanctus o
Fidus, al quale fu dato il nome Semo, come
semi-uomo, una quasi deità, o semi-deo. E
probabilissimo che Giustino avesse veduto questa statua, ed essendo Samaritano, l’avesse
presa erroneamente per un’immagine in onore
di Simon Mago, che sapeva essere stato adorato da’ suoi compatrioti. Questa idea è .sostenuta da Valesio, Pagi, Mabillon, Fabricio, Calmet, l’abbate Vence e molti altri. Basta ciò
per Girolamo e le sue fantasie. Possiamo ora
licenziare il nostro duodecimo testimonio come
non avendo provato un iota più de' suoi predecessori; ed è inutile proseguire le nostre ricerche tra gli scrittori de’ secoli posteriori. Se
non abbiamo potuto trovare testimonii ne’quattro primi secoli, non ne troveremo certo più
lardi. A che dunque monta tutta la prova che
abbiamo potuto raccogliere? San Pietro sicuramente non lasciò la Giudea sino a dopo l’anno 58; san Paolo non fu liberalo di carcere in
Cesarea sino all’anno 65. Apollonio, Crisostomo
ed altri dicono esplicitamente che Pietro non
visitò rifalla prima di Paolo; cosicché è impossil)ile che quello fosse stato a Roma innanzi al
64, e Baronio lo confessa. E evidente ancora
dalle epistole di san Paolo, cho Pietro non era
stato a Roma antecedontcmento alla fine della
prima prigione di san Paolo; è chiarissimo pi>
re che san Pieiro non era a Roma quando da
quella città l’altro scrisse la sua seconda lettera
a Timoteo; il che fece immediatamente avanti
al suo martirio. Cosicché la Scrittura nega affatto che san Pietro avesse potuto far quel viaggio prima dell’epoca della morte di san Paolo.
In oltre, abbiamo trovato che san Pietro scrisse
due epistole da Babilonia, la seconda poco tempo avanti la sua morte. Abbiamo imparato dalla
Bibbia come la sua iiiissiono ora por i Giudei,
0 perciò si Irova ch’ogli visita la principale città
dolla Dispersione Giudaica, e che scrive a' Giudei delle provincia circonvicine; mentre all’incontro dodici scriltori ecclesiastici, <la Clemente,
contemporaneo degli apostoli, insino a Girolamo, A. D. 400, non ci forniscono nessuna chiara
incontrovertibile prova, che vi esistesse almanco
una tradizione di qualche valore, dio indicasse
il fallo del viaggio di san Pietro a Homa. Alcune ambigue voci, una qua, ima là, sono il
tutto che s’incontra in mezzo a molto che è evidentemente favoloso, anzi assolutamente falso.
Quindi crediamo essere afTatto legittima la conclusione, cho non .soltanto non vi esiste nessuna prora che san Pietro fosse stato giammai
in Roma, ma che, al contrario, v'ha una prohnhilità somma, per non dire uno certezza assoluta, ch’ei non una rotta urrà veduto mai la
città de' Cesari.
Nella prossima settimana i>arleremo sulla favola deH'episcopato di .san Pietro a Roma,
TV €» TT ■: a: K »c
Torino. — Ricevimento di undici proseliti.
— La s era del Venerdì Sunto olio persone , sei
uomini e due donne, dopo accurata istruzione e .sufficiente esperimento, facevano in
presenza di una gran piena ili fudeli raunati
nella oa]ij)ella valdese e commossi sino al pianto,
la solenne dichiarazione di rinunziare la fede
romana, in seno alla quale erano sfati educati,
per unirsi alla comunione dei cristiani evangelici
di questa città. Tre altri avevano fatto la stessa
dichiarazione privatamente, il che porta a undici
il numero degli ex-cattoJici adulti, ammessi, in
occasione dcU'ultima Pasqua, alla partecipazione
della santa Cena.
X.....— Notizie interessanti. — Ci scrivono
in data 20 marzo quanto segue; « Dopo varie
lettere ricevute da parte di N. N. e dal N. N.
fu convenuto che mi sarei trasportato in questi
paesi per vedere le disposizioni di questi abitanti. Diflìcil cosa, come ella ben comprende,
egli è il formarsi in poche ore un giusto giudizio
delle intenzioni e delle idee religiose di una
popolazione ; ma ciò che posso dire con ringraziamento al Signore si è che l’anno scorso,
quando venni da queste parti, ero riguardato di
cattivo occhio da tutti, eccettuato da qualche
persona più educata e meno soggetta ai preti.
Ora però tanfo a come a "* non intesi
più quei fischi e quelle grida di morie ai protestanti, ma invece ricevetti buona accoglienza e
segni evidenti di rispetto per parte di quasi
tuffi. Nella riunione di preghiera, che ebbe
luogo la sera del mio arrivo in casa dei nostro
amico N. X., fui informato esservi a *** una
giovane che conosceva il Vangelo, e che il parroco dopo una lunga conferenza, nella quale
cercò, ma invano, di distoglierla dalle,sue convinzioni, la facea insultare dalle donne di quel
paese. All’indomani mi portai sul luogo stesso
in compagnia di N. N. per vedere come stessero
le cose; e trovai essere quella una certa N. N.,
la quale mi narrò con molta franchezza i travia
menti della sua vita passata, mostrando gran
dolore, dei suoi peccati e altrettanta confidenza
nel perdono conquistatole da Gesù Cristo. Essa
soffre con pazienza e rassegnazione le ingiurie
dei suoi compaesani, e dimostra grande fermezza
e pietà nel Signore.
4
— ......Quei di ’** hanno fatto a N. N. la domanda in iscritto di una maestra di scuola. Tal
domanda era sottoscritta da dieci padri di famiglia , promettendo ventidue ragazzine per cominciare. {Nostra corrispondenza).
Z.......— Ancora una buona notizia. — « Dopo
mc?zogiorno partinuno per *'**, e là trovammo
il fratello N. N. e sua moglie che ci ricevettero
con gioia. Dettogli il motivo della nostra venuta,
egli di subito invitò i suoi amici e vicini a venire
udire la buona novella della salute, e si raccolsero una ventina di persone semplici ed ansiose
di salute eterna, colle quali ci fu dato di pregare
e di meditare il capo V deli’Evangelo di san Matteo , non che l’orazione domenicale contenuta
al capo VI. Questa riunione, composta in gran
maggioranza di uomini, oltre a sette od otto
donne del vicinato, riuscì edificantissima e cosi
gradita a tutti, che si prolungò fino dopo le undici di sera. Fummo quindi pregati dal fratello
N. N. e dal signor N. N., eccellente uomo, avanzato in età, e da tutti gli astanti di trattenerci
ancora ivi l’indomani, bramosi quali erano di
sentirci ancora e di portare seco i loro cari ad
udire la Parola di Dio, al che acconsentimmo.
Non bastando la casa del nostro fratello N. N.
a capire tutti quelli che si sperava sarebbero
venuti, si andò in traccia di altro locale, che
sebbene grande non tardò ad essere ripieno di
uomini e di donne, e alla presenza di circa sessanta persone, dopo breve e fervente preghiera
fummo pregati di ripetere la spiegazione del
Padre nostro, che venne ascoltata col massimo
raccoglimento e segui evidenti di soddisfazione
per parte degli uditori..... Noi non possiamo
abbastanza ringraziare il Signore di ogni bene,
j>er l’assistenza che ci concesse in tal circostanza , nè esprimere con parole quanta sia
grande la nostra consolazione. Ne renda grazie
eon noi la Chiesa tutta, e non si dimentichi che
abbiamo un gran bisogno delle preghiere dei
fratelli ». {Nostra corrispondenza).
Toscana. — Una circolare governativa. —
L'Armonia pubblica, con quei piagnistei che è
facile supporre, la seguente Circolare diretta ai
superiori de’ varii conventi:
Prefettara del Coinpartimeoto di Firenie.
ClaCOLA&B
Jllmo Signore,
In adempimento dell’incarico ricevuto dal ministro degli afifari ecclesiastici con dispaccio del
7 febbraio andante, mi affretto a significare a
V. S. Ili®“, che nessuna ammissione alle prove
vestizione o professione può anche nell’avvenire
aver luogo nel monastero alle sue cure affidato,
ove non sia preceduta dalla necessaria autorizzazione governativa, nei modi e nelle forme fin
qui praticati, e giusta le disposizioni legislative
esistenti.
Si compiaccia favorirmi riscontro della presente, e col più distinto ossequio lia l’onore d’essere di V. S. Ili“
Devotmo Servitore
Li 12 febbraio 1856. F. Pbtri.
Ginevra, — Giovedì 20 ebbe luogo nella sala
del Concistoro l’accettazione come membri della
Chiesa evangelica di quarantuno proseliti cattolici-romani.
Austria.. — Lotta tra U Governo e il clero romano.-r Poco a poco vengono-alla luce i benefici effetti del Concordato. Il governo avea convocato per il di 6 aprile, nella capitale, i vescovi
tutti della monarchia, all'effetto di conferire insieme sul modo più spediente di attuare il Con
cordato. Il principe-arcivescovo di Vienna dovea
presiedere questo concilio. Che fa il nunzio papale? Senza curarsi nè poco nè punto di siffatta
convocazione, nè alludervi neanco, egli, dietro
ad una decisione papale , convoca ad un sinodo
che deve aprirsi a Vienna nello stesso di 6 aprilo
tutti i vescovi austriaci, annunziando in pari
tempo che egli stesso come nunzio e coll’autorità
avutane dal papa presiederà questa assemblea !
E dirsi che siamo ancora alla luna di miele di
questo matrimonio, che dovea essere a tutti modello di buona armonia ed apportatore di prosperità per l’impero e per la Chiosali
IkghilteÀra. — Bello esempio di abnegazione
evangelica. — Leggesi nell’Orientai Christian
Spectator: « 11 maggiore Martin, dell’armata inglese, dopo aver servito la regina ed il paese
con coraggio e lealtà per lo spazio di 30 anni, si
è testé offerto per andare, su lontani lidi, a lavorare alla conversione dei pagani. Il maggiore
Martin avrebbe potuto, ritirandosi dal servizio,
procurarsi per mezzo della sua pensioae e della
propria sostanza, un’esistenza comoda ed agiata.
Invece di ciò egli ha preferito farsi ricevere missionario laico, ed è stato posto alla vanguardia
della missione di Peshaws.
— Processo del cardinale Wiseman. — I nostri lettori ricorderanno quel processo che destò
cosi gran rumore l’anno scorso, e la condanna
che venne pronunziata contro il cardinale. Il rev.
Rich. Bayle, ecclesiastico cattolico romano, ha
testé pubblicato un opuscolo in cui sono raccolti
tutti i particolari di siffatto processo, come anche
le cagioni ohe l’hanno indotto a citare S. E.
nauti i tribunali. Questa memoria è di somma
importanza come esposto della disciplina di Roma da un lato, e daH’altro dei germi di disunione
di cui questa Chiesa è minacciala. Ecco l’opinione di un prete cattolico-romano intorno a quest’opuscolo: « Egli è, dice egli, uno dei libri più
« straordinarii che sieno venuti fuori per mezzo
« della stampa in Inghilterra; straordinario, in
< quanfochè dimostra il difetto assoluto di carità,
« di giustizia e di pratica carità in certi vescovi,
« in molti preti ed infrauumerosi laici iu se
* no alla chiesa cattolico-romana in Inghilterra;
« straordinario in quanto che fa palese il mise« rabile stato di servitù di tutta quanta la stampa
«cattolico-romana; straordinaria finalmente, in
« quanto che mette al nudo un sistema di tiran« nia e di oppressione spirituale appena credi« bile nel secolo decimonono, ed in questo paese '
« di libertà ». (Bullettin du M. C.)
Spagna. — Ritorno alla Inquisizione. — La
seguente circolare è stata testé dal ministro di
giustizia indirizzata a tutti i presidenti di tribunali:
u Giunse a cognizione della regina che si è
tentato su varii punti della Penisola d’insegnare
e diffondere dottrine contrarie ai dommi sacrosanti della nostra fede vera, e di quanto insegna
la santa Chiesa cattolica, apostolica e romana.
Il governo di S. M. è fermamente deciso a spiegare il massimo rigore contro quegli Spagnuoli
« quei forestieri che sotto un qualsiasi pretesto
pretenderebbero rompere ovvero turbare l’unità
religiosa, cui volle la divina Provvidenza che
andasse la Spagna debitrice della sua prosperità,
e su cui poggia (non potea essere altrimenti) la
seconda base della Costituzione che deve reggere la monarchia. In conseguenza, signor presidente , ella si compiacerà d’intendersi colle
autorità cosi politiche che amministrative ed
ecclesiastiche, all'eifetto d'impedire a i|ualunque
cotta uno scandalo così enorme ed un simile delitto
Ella caldamente solleciterà lo zelo del pubblico
ministero , cui incombe l'ufficio di procedere
contro i colpevoli, appena egli avrà sentore della
perpetrazione di un atto contrario alla base religiosa. Egli è bene inteso che nella stessa
gui.sa che la pietà della regina saprà condeguamente rimunerare i servizi che dai membri
della magistratura saranno prestati in cotalì
occasioni, così un castigo esemplare cadrebbe
su chi desse prova d'indiiferenza e di col-*
pevole tolleranza.
Non è più da stupire se in un paese dove trovansi uomini per dettare ed altri uomini per
accogliere tali .circolari e conformarvisi, scoppii
una rivoluzione quasi ogni quinquennio ! E se è
questo insieme all iminoralità ed alla miseria
che lo corrode, quel grande benefizio di cui la
Spagna va debitrice alla sua unità religiosa ,
davvero che devono essere molti quegli Spagnuoli che ardentemente anelano al momento
che venga infranta e sconvolta una tale unità ¡
Turchia. — i)stacoli alla libertà religiosa. —
Stando alle corrispondenze dell’Ossiry. Triestino
grandi difficoltà incontrerebbe l'attuazione dell'Hatti-Humajun ossia decreto imperiale che concede piena libertà a tutti i culti cristiani negli
Stati ottomani. I più restii ad accettarlo non
sarebbero tanto i Mussulmani stessi, quanto i
patriarchi greci ed armeni ed i rabbini israelitici,
1 quali tutti vedono la loro influenza se non rovinata , almeno gravemente compromessa da
questo nuovo provvedimento.
Grondo Doiaicnleo gerente.
ANNUNZI.
YEDiDITA Di CARITÀ
La prima vendila pubblica a benefizio dell’opera eccellente di cui abbiamo tenulo parola
sellimane sono (Vedi B. N., a“10] ed il di ciii
scopo si è di venire in aiuto a^U indigenti per
mezzo del lavoro, avrà luogo, a Dio piacendo,
nei giorni 11 e 12 del prossimo venturo aprile,
in casa Fubini, da Lagrange, n“ 4, piano terreìiOy in fonda alla corte, dallo oro una alle
ore cinque pom.
Le persone tutte che bramano lo sviluppo di
una istituzione così eminentemente benefica e
moralizzante sono caldamente invitate ad ialervenirvi.
..... ■' -— I IL "
AL DEPOSITO DI LIBRI RELIGIOSI
Viale del Re, N'-Si.
Pubblicazione recentissima
GENESI
ESISTKÌZ.1 DI DIO - IJS.\ Vili iVVE«RE- RICOMPENSE E PUSIZIOUI
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