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Anno 115 - N. 27-28
13 luglio 1979 - L. 250
ARCHIVIO TAVOLA VALDI
10066 TORRE PELLICE
Spedizione in abbonamento postale
1® Gruppo bis/70
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UNA RIFLESSIONE SUL PROBLEMA DELLA SOFFERENZA O * T • T\ *
---------, , , ,-----Capienza di Via
Oltre il muro del dolore
I Corinzi 2: 6-16
Avere il coraggio di accettare la sofferenza in una prospettiva evangelica senza ricorrere a facili illusioni
« Per non soffrire mai più ».
Con questo titolo allettante la
Repubblica ha pubblicato a metà giugno un « dossier » sul dolore prendendo spunto da un
congresso di anestesisti che si è
tenuto a Sorrento. Le 4 pagine
dell’inserto intendono illustrare
una tesi avveniristica spacciata
con molta sicurezza: la scoperta
di sostanze ormonali che il corpo umano secerne quando è sottoposto allo stress del dolore
« autorizza a prevedere come
prossima la produzione di un
farmaco di sicura efficacia antalgica, l’arma assoluta anti-sofferenza che l’umanità aspetta da
sempre ». Questo inserto ripropone, sia pure con un taglio molto giornalistico e di carattere
esclusivamente scientifico, un
problema che è, si può dire, vecchio quanto il mondo: quello
della comprensione del dolore.
Quali sono le concezioni che hanno maggior corso nel nostro tem
po.-'
Una concezione
pseudocristiana
co, le si è dato un valore positivo — redentivo, appunto — per
poterne avere ragione come alleato.
Questo tentativo di auto-salvezza, che di fatto respinge la eroce di Cristo, è uno sforzo vano
destinato a crollare. Il nostro
mondo è teatro di questi crolli.
Mentre ancora molti si illudono
sul valore redentivo del loro dolore, tanti e tanti individui rifiutano oggi questa concezione come una truffa. Sono figli ideali
dì Ivan Karamazov, il cui ateismo è fondato sufià sofferenza
assurdà dei bambini, una sofferenza fatta di ingiustizia che non
può avere alcun valore redentivo: come il personaggio di Dostojevskij, innumerevoli uomini e
donne restituiscono il biglietto
d’ingresso il cui prezzo sia una
sofferenza gabellata per buona.
E quando questa mistificazione
crolla, il problema della sofferenza diventa l’enorme « buco
nero » in cui sprofonda non solo
resistenza deH’individuo, ma l’universo stesso nella sua assurdità.
Il ricorso
alla scienza
È quindi comprensibile che come reazione il mondo moderno
abbia sviluppato una concezione
diametralmente opposta. Per chi
è uscito dalla mistificazione del
dolore come strumento di redenzione, la sofferenza è soltanto un
disvalore a carattere totalmente
negativo contro cui si deve combattere a qualsiasi costo.
Non possiamo dimenticare
quanto questa concezione sia
Stata importante nella lotta contro le cause della sofferenza soprattutto nel campo della mediFranco Giampiccoli
{continua a pag. 8)
La gnosi è una corrente di pensiero attraverso cui, nell'antica
Grecia, si pretendeva rispondere
alle domande che di continuo
turbano la mente umana. Perché
sono al mondo? Che cosa faccio?
Quale è lo scopo della mia vita?
Anche nel brano che stiamo
esaminando Paolo affronta questi interrogativi difendendosi da
qualcuno e dicendo « Fra quelli
che sono maturi noi esponiamo
una sapienza non di questo secolo, né dei principi di questo secolo che stanno per essere annientati ».
Si parla di cultura.
Però Paolo aggiusta subito il
tiro in contrapposizione agli avversari e aggiunge: « Ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa ed occulta che Dio aveva innanzi ai secoli predestinata a nostra gloria ».
Si parla di misteri.
Anche l’Enciclica di Papa Wojtyla è piena di misteri.
Mistero dell’uomo, mistero di
Cristo, mistero dell’ unione di
Cristo con l’uomo, mistero della
figliolanza divina, mistero del sacrificio, mistero di un uomo che
A POCHI GIORNI DALL’APERTURA
C’è anzitutto una concezione
falsamente ritenuta come cristiana secondo cui il dolore è strumento di redenzione. Se guardiamo al Nuovo Testamento questa
affermazione non è sostenibile
neppure riferita alle sofferenze
di Gesù. Le sofferenze della passione del Cristo sono sì ricordate con sobrietà dagli evangeli (e
quindi ricordate nel « patì sotto
Ponzio Pilato » del Credo): ma
non hanno alcun significato autonomo e sono unicamente il
prologo, l’anticamera che introduce alla morte della croce. È
soltanto la morte sulla croce che
riceve nel Nuovo Testamento
una interpretazione salvifica, un
significato redentivo per tutti gli
uomini. Così innumerevoli sono
i passi che parlano in questo
senso della morte di Cristo ( « venuto a dar la sua vita come
prezzo di riscatto per molti »,
Matt. 20: 28; « Cristo è morto per
noi », Rom. 5: 34 e in diversi altri passi; « il sangue di Gesù, suo
Figliuolo, ci purifica da ogni peccato », 1 Giov. 1: 7; ecc.); ma
non vi sono passi che attribuiscono un valore redentivo alle
sofferenze di Cristo. Il solo testo
in cui è detto « Cristo ha sofferto una volta per i peccati », precisa subito dopo: « essendo stato messo a morte, quanto alla
carne, ma vivificato quanto allo
spirito » (1 Pi. 3: 18).
Se quindi non ha valore redentivo la sofferenza di Cristo,
tanto meno ne ha quella dei credenti. E invece questa è la deviazione che si è prodotta. Soprattutto nel Medioevo {ma le
conseguenze di questa deviazione giungono fino ai giorni nostri) l’attenzione si è spostata dalla morte di Cristo alla sua sofferenza, la croce da simbolo della
morte redentrice è diventata
simbolo della sofferenza redentiva del Cristo, e questo valore
redentivo è scivolato dalla persona del Cristo alle vicende dolorose dei credenti in un tipo di
mistica che ha attribuito alla
sofferenza il valore di una via
privilegiata per elevarsi a Dio.
Si è cosi attuato un processo di
recupero della sofferenza che a
livello psicologico potrebbe essere espresso così: non potendo
vincere la sofferenza come nemi
Curiosità e attesa per
il primo Sinodo “integrato
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Il commento dei quotidiani in seguito alla vivace conferenza-stampa
di Aquilante - Peyrot - Sbaffi
Tra quindici giorni il Sinodo
si aprirà all’insegna di due sentimenti contrastanti: gioia per
la conclusione dell’integrazione
e amarezza per il silenzio governativo sull’intesa. Questa, almeno, è la previsione che ricorre
più frequentemente sulle pagine
dei quotidiani. Sfogliamone qualcuno.
Lamberto Fumo su « La Stampa » (22.6) 4>resenta, sotto il titolo : « Un Sinodo esempio per ■
tutte le Chiese», la novità di
quest’anno che è l’integrazione
valdese-metodista e descrive alcune caratteristiche delle nostre
chiese. « In Italia — dice tra l’altro Fumo — i valdo-metodisti
stanno ripensando la loro funzione evangelizzatrice perché il
proselitismo non appare sufficiente in una società dominata
dalla Chiesa cattolica e dalla
cultura cattolica ». Anche sul
quotidiano romano « Paese Sera» (27.6) in un breve riquadro
(« Insieme nel Sinodo Valdesi e
Metodisti ») nel dare notizia dello « sbocco del processo d’integrazione fra le due comunità»
vengono riprese brevi dichiarazioni dei past. Aquilante e Sbaffl. Più circostanziato ed arricchito da una ’scheda’ storico-statistica sui valdesi e metodisti è
l’articolo di Paolo Palma (« Torre Penice, ecco perché due Chiese diventano una») apparso sulla ’Gazzetta del Popolo’ (27.6) in •
cui, attraverso un’intervista al
past. Franco Giampiccoli, si ripercorrono tappe e significato
del processo d’integrazione. La
intervista chiude con questa affermazione : « Anziché puntare
ad un’unica Chiesa che comprenda tutto il cristianesimo (un
obiettivo forse utopistico) bisogna lavorare per un’integrazione
delle Chiese cristiane collegate
da un organismo conciliare. Vaidesi e metodisti hanno dato un
loro piccolo contributo a questa
speranza ». C’è, almeno pare,
molta curiosità, da parte dei
giornalisti che si occupano di
questioni religiose, nel vedere come funzionerà concretamente il
primo Sinodo integrato valdesemetodista.
Ma i giornali, come detto prima, non si sono occupati esclusivamente di questo aspetto. Infatti su «Il Messaggero» (27.6)
Marco Politi solleva una questione che per nói oggi è diventata scottante : « Perché il governo rinvia la firma delle Intese? »
Scrive Politi : « Valdesi e metodisti protestano. Il governo italiano, a più Ai un anno dalTaccordo siglato con loro per una revisione della legislazione riguardante i culti evangelici, continua
a rimandare la firma definitiva
(...). La verità è che il governo de
non vuole firmare l’intesa prima
G. Platone
(continua a pag. 8)
CORPO PASTORALE
Il Corpo Pastorale è convocato per
SABATO 28 LUGLIO
alle ore 9 nell’Aula sinodale della Casa Valdese di Torre Pelllce con il
seguente ordine del giorno:
1) Passaggio da straordinari a ordinari del Professori Paolo Ricca e Sergio Rostagno, a norma deH'art. 28 del Regolamento della Facoltà Valdese di Teologia;
2) Risultanze dei colloqui pastorali di Palermo, Ecumene e Milano;
3) Varie.
Il Presidente del Corpo Pastorale
Past. ALDO SBAFFI
Nota: La seconda parte della seduta del Corpo Pastorale sarà aperta
al pubblico.
SINODO
DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall'atto n. 40 della sessione
sinodale europea 1978, è convocato per
DOMENICA 29 LUGLIO
I membri del Sinodo sono Invitati a trovarsi nell'Aula sinodale della
Casa Valdese di Torre Pelllce, alle -ore 15.
II culto di apertura con inizio alle 15.30, nel Tempio di Torre Pellice, sarà presieduto dal Past. Sergio Aquilante.
Il Moderatore della Tavola Valdese
Past. ALDO SBAFFI
# Lunedì 30 luglio, alle ore 21, avrà luogo nell'Aula Sinodale della Casa
Valdese a Torre Pelllce, una seduta sinodale dedicata alla
EVANGELIZZAZIONE
alla quale tutti sono vivamente invitati.
rimane celibe, rifiuta obbligatoriamente il matrimonio, per trasformare il pane e il vino in corpo e sangue di Cristo, mistero
della madre.
Che cosa dunque non é mistero?
Il Cristianesimo sarebbe forse
una religione di misteri?
L’evangelo è davvero una collezione di misteri, o non piuttosto il disvelamento di tutti i misteri?
Non c’è forse qualche segreto
rapporto tra l’esistenza del mistero e l’affermazione di un potere sacerdotale che ne detiene la
chiave?
Si parla di cultura.
Ma ai tempi di Paolo la cultura era un lusso, era privilegio di
pochi mentre oggi, almeno fino
alla scuola d’obbligo può arrivarci chiunque, anche se la selezione fra chi è figlio di signori e
figlio di operai è ben diversa e a
volte scandalosa.
C’è però chi, già laureato, ha
degli « hobbies ». Ma lo studio
della teologia non è mai un hobby; è una cosa seria ed è un impegno doveroso per tutti i cristiani.
Lo studio, nel senso che qui ci
interessa, è uno sforzo attivo, serio, perseverante di un uomo. È
la sua libera e spontanea partecipazione allo sforzo di realizzare questo compito; partecipazione che ha luogo sotto la spinta
di una tendenza personale.
Questa scelta è sempre voluta
da Dio. Quindi si deve considerare vocazione la vita di famiglia,
come fare il tipografo, lo spazzino, il metalmeccanico, l’ingegnere, ecc.
Il cristiano ha un compito ben
preciso. Attraverso l’evangelo è
imposto a lui e ad altri un compito di conoscenza da parte dell’opera e della parola di Dio testimoniata nella Sacra Scrittura.
Poi ci sono quelli che partono
da casa e vanno a Roma a studiare teologia alla facoltà Valdese. Ma costoro non sono come i
seminaristi che si isolano per diventare altri “Cristi" nella celebrazione della Messa. Il Cristo è
uno per tutti e per sempre e non
ha bisogno di intermediari.
Coloro che studiano' « teologia » diventeranno servitori della parola di Dio. In quanto la parola di Dio esige il servizio del
teologo, non lo autorizza affatto
e tanto meno gli comanda di
prendere in pugno questo servizio, per mettersi a fare il saggio
di fronte agli altri che vivono
entro e fuori le mura della Chiesa o per comportarsi come un
essere superiore e come una autorità. Questo significherebbe
che il teologo crede di essere padrone di sé e dell’oggetto della
sua scienza. Ma con questo tutta
la sua fatica diventerebbe senza
oggetto, quindi priva di senso.
Conoscere meglio e avere ragione nel campo della conoscenza della parola di Dio è solo di
quelli che non dimenticano mai
di essere a disposizione di questa parola. Senza che essi stessi
ne dispongano. Di doverla servire e non servirsene. Poiché essa
non esiste per permettere loro
di realizzare le palesi o celate
ambizioni, anche se rette da buone intenzioni. Costoro fanno i
loro calcoli^ tenendo presente la
possibilità che all’ improvviso
qualche persona di buon conto
(la nota vecchietta) in seno alla
comunità o anche qualche estraneo, che si tiene appartato, risulti
conoscere meglio le cose più importanti; conseguenza di ciò sarebbe che quelli con tutta la loErminio Podestà
(continua a pag. 8)
2
-r.]f V2 '
13 luglio 1979
PANORAMICA SUI COLLETTIVI TEOLOGICI
MILANO - Convegno del Corpo Pastorale
Fede, ricerca biblica... Crisi e rinnovamento
TRIVENETO
della Bibbia perché ci rende più
« liberi » e senza necessità di
un leader.
Il « Collettivo teologico delle
chiese evangeliche del Triveneto» ha tenuto il suo primo incontro nei giorni 19 e 20 maggio, presso il Centro ecumenico «L. Menegon» di Tramonti
di Sopra (Pn).
Il tema dell’incontro: « Il contributo di Bultmann alla teologia
protestante e lo studio dei Vangeli dal pimto di vista della loro redazione» è stato trattato
dal prof. Bruno Corsani.
Vi hanno partecipato circa una
cinquantina di persone delle comunità di Padova, Vicenza, Venezia, Udine, Pordenone, Trieste e Gorizia, compresi alcuni
pastori del Triveneto.
Il 1” giorno è servito di introduzione al tema centràle; al mattino, il prof. Corsani ha parlato
sul metodo ^r una lettura biblica, è segmto — come applicazione pratica — imo studio biblico. Nel pomeriggio, trattando
della lettura della Bibbia oggi, si
è soffermato sul problema dei
preconcetti e pregiudizi (o presupposti) per una lettura della
Bibbia oggi.
Alla domanda «come evitare
il. soggettivismo » :
— leggendo per autori, o per
argomenti, o per destinatari, o
in « comunità di lettura » (secondo una proposta del pastore
svizzero Attinger),, il prof. Corsani ha risposto che ritiene valido quest’ultimo modo di lettura
Il secondo giorno, dopo una
esposizione delle fonti che parlano di Gesù, il prof. Corsani ha
parlato del libro « Il Gesù » di
R. Bultmann sottolineando come
in quest’opera sia messa chiaramente in luce non l’importanza
della personalità del Gesù storico, ma quella della sua Parola
che ci coinvolge direttamente.
Partendo da questo presupposto,
il pensiero di Bultmann è stato
quindi esaurientemente chiarito attraverso l’esame dei problemi della fede, della demitizzazione, del posto dell’uomo.
L’incontro è quindi proseguito
con il culto presieduto dal pastore G. M. Grimaldi e con la
partecipazione della comunità di
Tramonti.
LA SPEZIA
Organizzato dalla Federazione
delle Chiese Evangeliche in Liguria, sabato 16 e domenica 17
ha avuto luogo a La Spezia presso la Chiesa Battista l’ultimo
Collettivo Teologico di questo
anno ecclesiastico. Il tema era
« Il problema del papato nel dialogo ecumenico odierno » ed il
relatore era il past. Gino Conte.
Il pomeriggio del 16 è stato dedicato all’esegesi ed allo studio
di Matteo 16: 13-23, testo sul
MILANO: APPUNTAMENTI TEOLOGICI
La conaunità di lavoro biblico-teologico della Regione Lombardia e Piemonte orientale ha organizzato il terzo ciclo di
incontri che si svolgeranno col seguente programma:
Il battesimo - nella teologia: Past. P. Giampiccoli - 29.9.1979
- nel Vangelo: Past. P. Spanu - 20.10.1979
La resurrezione - nella teologia: Prof. B. Corsani - 10.11.1979
- nel Vangelo: D. Tomasetto - 1.12.1979.
Questi incontri avranno luogo presso la Comunità Battista - Milano - Via Jacopino da Tradate, 14.
La confessione di fede: testimonianza e predicazione
— dei Profeti nell’A.T.: Past. E. Genre - 12.1.1980
— degli Apostoli nel N.T.: Past. A. SbafH - 2.2.1980
— nella Riforma - Past. C. Gay e Prof. C. Tron - 1.3.1980.
Questi incontri avranno luogo presso la Chiesa Metodista - Milano - Via Porro Lambertenghi, 28.
Incontro conclusivo: presso il centro P. Andreetti di S. Fedele
d’Intelvi (Como): 22 e 23 marzo 1980.
Una nuova confessione di fede per l’oggi? ■ Prof. P. Ricca.
Informazioni e prenotazioni presso:
Giorgio Cavazzuti - Via Gallarate, 132 - Milano - telefono
(02) 30.92.900.
Adriano Morelato - Via C. Poerio, 37 - Milano - telefono
(02) 27.96.06.
quale domenica mattina i quattro gruppi, in cui si è diviso il
Collettivo, hanno predicato nelle
Chiese Metodiste di La Spezia e
Carrara e nelle Chiese Battiste
di La Spezia e Chiavari.
Da segnalare poi il fatto che,
in un intervallo dei lavori, si
sono riuniti i giovani presenti
della FGEI, che hanno concordato un incontro a Genova per
studiare la possibilità di istituire la Federazione giovanile
regionale allo scopo di coordinare i gruppi esistenti e stimolare la formazione di nuovi
gruppi. È bene sottolineare la
cosa perché ci pare sia la prima volta dalla fondazione della
FGEI che i gruppi liguri cerchino di organizzarsi.
Nel pomeriggio del 17 è stato
invece affrontato il tema vero
e proprio, tenendo conto degli
studi di Ricca-Corsani e di Subilia pubblicati sull’argomento
recentemente dalla Claudiana.
All’esposizione ben documentata
e molto profonda di Gino Conte
è seguito un appassionato e
talvolta infuocato dibattito. È
stato messo in rilievo come i
documenti prodotti ultimamente
in campo protestante mostrino
una sensibilità sempre più accentuata al fascino del papato:
quasi che soffrissero di un complesso d’inferiorità o che fossero alla ricerca di un senso di
sicurezza perduto. Dopo avere
chiarito con molta determinazione che tale posizione non è frutto di provincialismo (che qualche
fratello estero rimprovera agli
italiani), si è ritenuto opportuno
sottolineare che la funzione degli evangelici italiani all’interno
del movimento ecumenico non
può essere che quella di continuare ad avvertire il mondo protestante dell’equivoco in cui sta
cadendo. Ed anche se gli italiani dovessero rimanere soli, dovranno andare avanti senza desistere nel denimciare la vera
natura del papato: il problema
non è, come lo pone qualcuno,
« quale Papa » bensì « nessun
Papa ».
Una cinquantina di pastori e
laici ha partecipato a Milano, il
28 maggio, al convegno pastorale dell’Alta Italia. Il tema della
discussione, come per gli altri
due convegni che lo hanno preceduto, è stato: « Essere protestanti oggi in Italia: perché e
come ».
La grande maggioranza dei
presenti è stata concorde nel
rilevare con disappunto l’inesistenza di documenti che controbattono quanto altri fratelli protestanti hanno sostenuto sull’argomentO; pertanto si è concluso
che gli italiani debbano farsi carico, attraverso decisioni sinodali o assembleari, di produrre
documenti che chiariscano bene
i termini reali della questione
Il prof. Paolo Ricca ha introdotto la discussione ponendo davanti agli uditori semplicemente
la situazione statistica delle nostre Chiese che sono in costante
■regresso. La prima domanda è
dunque: questo calo è il prodotto di una struttura troppo pesante? Perché dei ministeri di tipo apostolico — quale poteva essere nel tempo passato quello
del colportore — non sorgono
più? Tutti questi ministeri « di
movimento » non sono forse stati incanalati in un unico tipo di
ministero sedentario? Questa distinzione tra movimento e stasi
e Tesempio del colportore hanno
concentrato per un po’ l’attenzione dei presenti, e allora c’è stato
chi ha visto il vero problema in
una struttura ripetitiva e pedagogica che finisce col rendere
inaccettabile il proprio messaggio, mentre altri hanno detto
che noi abbiamo bisogno più di
una mentalità « da movimento »,
piuttosto che di strutture. Una
indicazione che ha raccolto qualche perplessità è quella venuta
dalla Conferenza del secondo Distretto; riprendere l’idèa del ministero itinerante, che tempo fa
fu proposto per la Sicilia — una
persona cioè ohe non ìSia addetta ad una Chiesa locale, ma possa mettersi a disposizione di tutti i gruppi che lo desiderino. Un
ministero siffatto — è stato detto — sarebbe sfruttabile appieno in una struttura come quella
del circuito. Una riflessione in
una direzione un po’ diversa è
stata proposta da chi, dopo aver
notato che, quando la preoccupazione di qualificare sempre più
esaurientemente la propria identità interna cresce, diminuisce in
modo corrispondente la spinta
di rinnovamento, ha suggerito
per i prqssimi Sinodi una « moratoria regolamentare ». In questi ultimi anni, cioè, si è puntato
molto, nei Sinodi, sui regolamenti e si è lasciato perdere il problema delTevangelizzazióne: è
tempo ora, sostiene questa proposta, di correggere questa tendenza. Evangelizzazione, dunque;
ma tenendo presenti una serie
di avvertenze — è stata la risposta delTassemblea. Prima awer
DIBATTITO: «PERCHE’ PARLIAMO TANTO DI NOI STESSI?»
Essere protestanti oggi
Gli interrogativi ed i problemi sollevati dal nostro direttore con l’articolo: « Perché parliamo tanto di noi
stessi? » (EeòLuce n. 23) sono stati
raccolti e discussi da alcuni lettori.
Per esigenze di spazio ci limitiamo a
riprendere solo alcuni passaggi di due
scritti significativi che ci sono pervenuti come contributo ad un dibattito
che, a vari livelli ecclesiastici, e già
iniziato e che, a nostro parere, va
senz’altro proseguito e approfondito.
Scrive Aldo Cianci da Torino:
(...) Partiamo dalla considerazione
che la fede e la mentalità evangelica
in Italia è rappresentata da una piccola minoranza e che l’Italia ha un
retaggio di tanti secoli di cattolicesimo e di storia spesso repressiva verso
chi non era cattolico. Immediata conseguenza di questa situazione è che la
chiesa evangelica, nel passato rinchiusa in un ghetto e messa a tacere con la
violenza, è una realtà quasi completamente sconosciuta alla gran parte degli italiani; anzi si può dire che il
concetto che molti italiani hanno tuttora del protestantesimo è un concetto negativo, formatosi nella mentalità
da Controriforma che fino a pochi anni fa c’era nella chiesa cattolica. La
realtà protestante, con strutture, tradizioni e cultura diverse dalla realtà
cattolica, è una realtà ignorata e suscita scarso' interesse, se non addirittura
avversione per pregiudizi e luoghi comuni molto difiTusi. Spesso possiamo
incontrare persone che si definiscono
atee o cattoliche non praticanti perché
sono contrarie all’interprptazione che
il cattolicesimo dà del Cristianesimo,
senza preoccuparsi di cercare una testimonianza diversa presso altre denominazioni, anzi a volte pensano ohe
cattolicesimo e cristianesimo siano la
stessa cosa senza nessuna distinzione.
(...) Ecco perché è estremamente importante che gli evangelici facciano
conoscere se stessi e la loro intepretazione alternativa della fede, facendo
riferimento alla realtà in cui si inserisce e quindi anche alla chiesa cattolica, che di questa realtà è un elemento fondamentale. Cxm questo non vogliamo dire né che bisogna lasciar spazio ad un ecumenismo qualunquista
per un’unità delle Chiese fine a se
stessa anche a scapito della Parola (che
senso avrebbe un’unità fatta nel nome
del Signore che non abbia come fondamento la volontà del Signore?); né vogliamo dire che bisogna essere in polemica cqn la chiesa cattolica per far risaltare l’individualità delle nostre chiese : sarebbe poco o niente cristiano ed
ecumenico, anacronistico e di cattivo
gusto. Ma è importante non solo testimoniare il nostro tipo di fede ai non
evangelici, ma anche chiarire le idee
nelle nostre stesse chiese (...).
La fedeltà a Dio, intesa in senso
evangelico, è certamente qualcosa di
nuovo. Il pericolo è quello della marginalizzazione della Parola di Dio per
far posto ai nostri problemi ed alle
nostre esigenze indipendentemente da
essa. Questo pericolo è da tempo presente; d’altra parte il fatto stesso che
ce ne preoccupiamo è già un sìntomo
positivo dell’aveme preso atto. e della
nostra volontà. (...)
Aurelio Penna da Milano, ci scrive:
La questione sembra essere : siamo
protestanti o siamo cristiani? Dobbiamo testimoniare del Cristo o di noi
stessi (come entità ecclesiale, sociologica, culturale)? (...).
Si sa che ü cattolicesimo è tutto e il
contrario dì tutto : ascesi mìstica e
spettacolo di massa, alta spiritualità
e ritualismo paganeggiante, profonda
sensibilità sociale (ordini ospedalieri,
solidarismo, sindacato) e cinica gestione del potere, raffinata cultura teologica e grossolano consumismo religioso.
Ma principalmente è una rìgida struttura gerarchica, che avoca a sé una insostituibile funzione mediatrice e che
pretende una adesione acritica e incondizionata.
Chi non assume tutto in blocco praticamente non ha' accesso a Dio. Al
massimo può vivere da clandestino a
bordo, come fanno molti intellettuali
che a prezzo di frustrazioni e disagi
psicologici e soprattutto di una profonda solitudine, si costruiscono un
piccolo santuario interiore, una religione personale e su misura, ai lìmiti dell’eresia. A parte questi còsi circoscritti,
quale posizione assumono le masse?
Di fronte ad una esigua minoranza
convinta, la maggior parte dei cattolici subisce la situazione” passivamente,
per inerzia ed abitudine, con una adesione esteriore ed un ossequio formale,
che lasciano praticamente intatte le
possibilità di continuare a fare il proprio comodo, secondo quel deteriore
costume vigente nel nostro Paese e
detto, per l’appunto, « all’italiana ».
Ma esistono masse ben più vaste che
rifiutano nella teoria e soprattutto nel
tenza è quella di non dimenticare le nostre comunità. Negli anni dopo il ’68, chi ha « tenuto »
è stato il popolo, mentre chi ha
« tradito » è stata la borghesia
intellettuale. Non si può quindi,
per un ideale di « presenza » (che
spesso vuole dire presenza tra
gli intellettuali pensanti), abbandonare chi ha bisogno anche delle formule ripetitive. Seconda
avvertenza è aver chiaro quale
sarà con molta probabilità il
campo evangelistico tra pochi
anni: esso sarà composto, ha aggiunto qualcuno, da marxisti delusi e da cattolici che hanno rotto con la Chiesa cattolica. A questa gente noi dovremo essere capaci di indirizzarci, portando loro un discorso fatto di contenuti
e di alternative. Terza avvertenza è che non possiamo pretendere di fare questo cammino da soli, come se gli altri evangelici
non ci fossero. In questi tempi
metodisti e valdesi iniziano coi
battisti un discorso di eventuale
intesa partendo proprio dal problema delTevangelizzazióne. Con
i Fratelli si apre pure un contatto talora difficile, ma sempre
costruttivo, che, anche qui, può
trovare proprio sul tema delTevangelizzazione il momento di
maggiore incontro o di maggiore
scontro.
Paolo Ribet
LETTERA APERTA
A DANIELE GHIGO
la prassi ogni discorso di fede, proprio
perché rifiutano la Chiesa (cattolica)
cosi come essa è. Se a queste persone
ci rivolgiamo parlando semplicemente
di Cristo, senza qualificarci, senza «firmare )> la nostra testimonianza, senza
chiarire come siamo diversi e quanto
diverso, è il nostro modo di intendere
. la chiesà, rischiamo fin da princìpio di
essere fraintesi o addirittura di venir
confusi con una delle tante organizzazioni — tipo Comunione e Liberazione — che tentano con nuove etichette
un’operazione di recupero a favore
della Chiesa romana (qualcosa
del genere ci è già capitato anni fa a
Milano, collaborando con una delle
maggiori radio private). (.,.).
Certo le nostre chiese evangeliche
sono una realtà mediocre e discutìbile,
a volte tiepida e infedele. Per quanto
mi riguarda, però, non posso dimenticare che nella modestia di questa realtà ho appreso alcune cose per me fondamentali. Ho imparato — almeno
spero — a pregare come. mai mi era
accaduto prima, poi cos’è la libertà del
cristiano (e la sua responsabilità), cosa vuol dire vivere in una comunità
di uguali, cosa significa un rapporto
diretto con Dio... Credo d^ avere ii?iparato anche a leggere la Bibbia. (...).
Ecco, per me essere protestante vuol
dire tutto questo. Anche se la cosa può
metterci, in imbarazzo, ritengo perciò
importante qualche volta parlare di
noi. Solo per far sapere a tutti che un
discorso di riscoperta della fede non
è qualcosa di utopico ed impossibile,
anche se desiderabile; bensì un fatto
concreto, rappresentato anche in Italia dalla presenza di comunità dove,
insieme, è possibile cercare di essere
cristiani in un modo diverso.
Il dibattito è dunque aperto. AspeU
tiamo nuovi contributi. (g- p )
Caro direttore,
so che per antica tradizione gli unici a non potere scriver lettere ad un
giornale sono i redattori del giornale
stesso, ma vorrei pregarti di fare una
eccezione, dato che la lettera acclusa per D. Ghigo è strettamente mia
personale e non Tho scritta tanto
come membro del comitato di redazione (di cui mi riconosco la piena corresponsabilità) quanto come singolo
membro della chiesa valdese.
Lettera aperta a Daniele Ghigo.
La sua lettera al direttore, in cui
disdice l’abbonamento all’Eco delle
Valli ,« perché è un giornale comunista » mi spinge ad esporle alcune considerazioni, con tutto M rispetto per
il suo diritto di non leggere un giornale che non le interessa o non le
piace.
Mi stupisce la motivazione: allora,
se noi del comitato di redazione fossimo, per esempio, tutti liberali o repubblicani, 0 di qualsiasi altro partito
che non sia il P.C.I., lei rinnoverebbe l’abbonamento? Fra parentesi, io
non sono comunista, perché il P.C.I. mi
pare talvolta un po’ troppo cattolico
come mentalità e un po' troppo disposto ai comipromessi più o meno storici; non so per quali 'liste abbiano votato i coHeghi della redazione, e non
mi importa saperlo: so che sono dei
credenti, e che quel che dicono e
fanno è ispirato da una sincera volontà di testimoniare la loro fede in
Gesù Cristo e l’amore per gli uomini.
Posso essere di volta in volta più o
meno d'accordo su quel che dicono, ma
lo leggerò sempre con attenzione; il
metro con cui un credente misura la
validità del lavoro di altri credenti
(nei limiti ristretti in cui abbiamo il
diritto di giudicare gli altri) non deve
essere l’identità di opinioni personali.
Una cosa mi pare però importante; fra
chi sta bene e chi sta male, fra il
ricco e il povero Lazzaro, il Vangelo
fa una scelta chiara. Se questo si chiama stare a sinistra, ho un solo rimorso, di non saper essere abbastanza coerentemente di sinistra; e questo ha
poco a che vedere, con una tessera
di partito, molto a che fare con le
nostre azioni quotidiaile.
Marcella Gay
Comunicato
Claudiana
La CLAUDIANA EDITRICE
(Torino - Via Pr. Tommaso, 1)
informa che il proprio numero
di Conto corrente postale è
stato così modificato: 20780102.
Si prega di prenderne nota e di
non utilizzare più il vecchio numero 2/21641.
3
13 luglio 1979
GLI ORGANISMI DEL CEC - INTERVISTA A MARIA GIRARDET SBAFFI AGAPE: DALL’ULTIMO CAMPO CADETTI
Costruire la fiducia
DaH’incontro di Kiev un richiamo alle chiese locali e alla solidarietà
ecumenica internazionale, sul tema dei diritti umani
I giovani e il lavoro
— Come è stato affrontato nella Conferenza di Kiev il problema dei diritti umani?
— Va precisato che la riunione alla quale ho partecipato non
era dedicata in modo specifico
alla questione dei diritti umani.
Si trattava, in realtà, della prima conferenza della Commissione per gli Affari Internazionali
del Consiglio Ecumenico organizzata a livello regionale.
Il tema scelto, «Costruire la
fiducia », era particolarmente significativo dato che il contesto
europeo rappresentato dalle
chiese membro del CEC è quello
della « grande Europa », che va
dal Portogallo agli Tirali, dalla
Scandinavia alla Grecia.
La conferenza aveva due sottotemi: il disarmo e i diritti umani, ed è per questo che vi sono
stati invitati i membri europei
del Gruppo Consultivo per i
Diritti Umani del quale sono
membro. Il Gruppo è stato costituito nella primavera del 1978,
ma era stato auspicato fin dalla
Assemblea Generale del CEC a
Nairobi, nel novembre 1975. La
decisione operativa era stata presa dal Comitato Centrale del 1976
e poi dalla CCAI nel 1977. Le
difficoltà finanziarie hanno- impedito la convocazione del Gruppo, che avverrà finalmente nell’autunno di quest’anno. Il problema dei diritti umani è diventato un tema centrale nel dibattito politico internazionale di
questi ultimi anni e si è sentita
l’esigenza di chiarire quale deve
essere il contributo specifico dei
cristiani, esplicitando anche le
ragioni teologiche che sono alla
base della preoccupazione dei
cristiani per i diritti umani, stimolando le chiese a livello nazionale e regionale a sostenere nei
singoli paesi la lotta per il rispetto dei diritti umani e intervenendo nel caso di gravi violazioni. Il CEC ha chiarito che
occorre tenere presenti in questo
campo due esigenze: quella che
siano le chiese locali a vigilare
sulla situazione dei diritti umani
nel paese in cui vivono e a denunciarne la violazione; quella
che si manifesti una solidarietà
ecumenica internazionale con le
chiese che a causa di situazioni
particolarmente gravi non siano
in grado di affrontare da sole le
situazioni locali.
La Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca, offrendosi di
ospitare la conferenza regionale
della CCAI, ha esteso l’invito anche ai membri del Gruppo consultivo per i diritti umani, consentendo un primo incontro a livello regionale. È così che siamo stati presenti a Kiev.
— Qual è la prospettiva specifica del CEC sui diritti umani?
— A Kiev è stato ricordato che
la difesa dei diritti umani non è
prerogativa dei cristiani. Questa
esigenza è nata, anzi, in ambito
laico e il punto di riferimento è
la Carta dei diritti dell’uomo
sancita nel 1948, all’indomani
della seconda guerra mondiale.
Tutti i paesi vi hanno via via
aderito, ad eccezione del Sud
Africa, im paese dove la discriminazione razziale fa parte del
sistema di governo.
In questi anni si è molto diffusa la coscienza della inalienabilità dei diritti umani fondamentali, soprattutto di fronte ai casi
più gravi, le repressioni feroci,
l’uso della tortura. Ma non è un
mistero per nessuno che non
esiste paese dove i diritti umani
siano pienamente rispettati.
L’azione del CEC è volta a
stimolare la coscienza e l’assunzione di responsabilità da parte
dei cristiani, senza dimenticare
che le chiese stesse sono state
spesso complici della repressione dei diritti umani, fornendole
talvolta la copertura ideologica,
ma ricordando che la dignità
umana trova le sue basi nel messaggio cristiano che vede in ogni
creatura l’immagine di Dio in
Cristo.
La conferenza di Kiev aveva
come specificità quella di mettere insieme rappresentanti di
chiese le quali vivono in nazioni che si trovano ideologicamente
in conflitto proprio sulla questione dei diritti umani. Eppure, come è stato osservato, è
stata proprio la controversia
sui diritti umani, seguita alla
firma dell’Atto finale di Helsinki, che ha consentito l’apertura
di un dibattito tra est e ovest. È
noto che mentre l’occidente insiste sul rispetto dei diritti umani individuali (libertà di espressione, di movimento, di organizzazione), l’est vi contrappone il rispetto per i diritti sociali (lavoro, casa, istruzione).
Queste diversità sono state presenti anche a Kiev.
Nella relazione alla Commissione di Mario Miegge (che è
membro della CCAI) e che è
stata da me presentata a causa
della sua assenza per la malattia della madre, si richiamava la
necessità di costruire la fiducia
lasciando da parte le proprie
sicurezze precostituite, per caniminare insieme verso la realtà
nuova indicata dal messaggio
evangelico. È un discorso diffìcile da accettare quando si rimanga legati ciascuno alla propria cittadinanza, alla visione
della società alla quale si appartiene, ma che può assumere il
suo pieno significato in una assise cristiana.
— Si è parlato del problema
del dissenso nei paesi dell’est?
— Certo, può apparire strano
che in una riunione che si è occupata di diritti umani non abbia trovato posto l’analisi concreta delle loro violazioni. Forse lo impediva, per quanto riguarda l’est, proprio il criterio
che devono essere le chiese locali a denunciare la situazione
del proprio paese. D’altra parte,
il tema gènerale della conferenza si proponeva soprattutto la
costruzione di un clima di fiducia che potrà rendere possibile
una azione comune.
__ Quale contributo possono
dare le chiese evangeliche italiane?
— Non è certo facile per le
chiese evangeliche italiane organizzare, come in altre chiese
più grandi, delle strutture apposite che si occupino di questo
problerria. È certo tuttavia che
MAURIZIO DI GIACOMO
DESTRA ’’CATTOLICA”
VERSO LA RESTAURAZIONE?
pp. 134, L. 2.500 («dossier» n. 6)
L’affare Lefebvre - il « caso » Pintonello - « Alleanza Cattolica » - « Civiltà Cristiana» - « I Giovani per la Famiglia » - Il
« Centro Internazionale Studi Sindonici » - « L’Aiuto alla
Chiesa che soffre » (Padrelardo).
Il mondo ignorato e sorprendente della « destra cattolica »,
come emerge da un’accurata indagine di un noto giornalista romano.
Collegamenti imprevedibili con la destra intemaziona,le, cospicui finanziamenti a centrali occidentali, una politica indipendente spesso contraria a quella ufficiale: quale sara il
ruolo di questa « destra » ecclesiale negli anni del nuovo
pontificato romano?
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso, 1 - 10125 TORINO
c.c.p. 20780102
potremo dare un contributo significativo alla riflessione su
questo problema se saremo in
grado di individuare e tradurre
il significato della lotta per la
difesa dei diritti umani nel nostro paese. E questo proprio perché viviamo in un paese nel quale esiste libertà di espressione,
ma dove è anche viva la coscienza del deterioramento della vita personale e collettiva, dove il
diritto a vivere in un modo che
risponda alla dignità umana viene sentito in maniera diversa
sia dai paesi ricchi del nord
Europa sia dai paesi dell’est. Il
diritto al lavoro o alla casa, messi così gravemente in questione
nella situazione di crisi in cui
viviamo, non ci appaiono, per
esempio, in contrasto con la libertà di esprimerci, di viaggiare,
di organizzarci. A differenza di
altri paesi, ambedue queste categorie di diritti si trovano nella nostra Costituzione. D’altra
parte, il fenomeno atroce del
terrorismo ha aperto la via a
una limitazione delle libertà democratiche.
Vi è poi il problema di aprire
gli occhi e il cuore a situazioni
di offesa ai diritti umani quali il
problema degli emarginati, degli
anziani, degli emigrati che ritornano, dei lavoratori stranieri
nel nostro paese, dei rifugiati
che stazionano nei nostri campi
profughi.
È evidente che la presenza di
un italiano nel Gruppo Consultivo per i diritti umani non può
valere gran che se non vi saranno altri disposti a riflettere
su questo problema e a indicare linee di azione nel nostro
paese, avendo di mira non l’uomo astratto, ma gli uomini concreti in mezzo ai quali viviamo,
e per i quali il termine di riferimento è l’uomo redento in
Cristo.
Anche quest’anno, come è ormai consuetudine da circa 30
anni, si è tenuto ad .^ape il
« Campo Cadetti » cui hanno
partecipato più di 90 ragazzi e
ragazze compresi fra i 13 ed i
17 anni.
Venendo ad interrompere parzialmente la serie delle riflessioni su « Il problema del rapporto uomo-Dio», l’argomento di
questo campo cadetti, « Il lavoro», si è presentato agli occhi
di tutti assai interessante per
quanto riguarda l’informazione,
mentre è venuto forse un po’ a
mancare, soprattutto da parte
dei partecipanti al campo, lo stimolo della discussione vivace
dei seminari e dei testi riguardanti l’argomento. Alla particolare difficoltà dell’argomento si
sono poi aggiunti inizialmente
problemi sulla partecipazione
alle discussioni dovuti principalmente ad im certo rinnovamento ed abbassamento dell’età
media dei « campisti ». Questo
fatto ha provocato anche alcune tensioni e problemi nei rapporti interpersonali tra i ragazzi. A nostro avviso ciò è facilmente attribuibile al fatto che
« i maggiori » si sono sentiti improvvisamente « eredi » della responsabilità di condurre il campo e di aiutare i più giovani.
Tuttavia con il trascorrere dei
giorni le preoccupanti tensioni
iniziali sono andate « ammorbidendosi » e si sono gradualmenmente trasformate in ottimi
rapporti di amicizia e di affetto.
Anche la tradizionale gita in
montagna ha offerto il suo contributo a questo processo di aggregazione.
I lavori si sono aperti con una
relazione introduttiva di Davide
Babboni prettamente informativo-statistica, che ha voluto rendere un quadro generale della
occupazione e della disoccupazione il più vicino possibile alla
realtà.
Pur restando nel campo informativo la successiva relazione di Francesca Spano su a,lcuni elementi di analisi marxista.
I profughi vietnamiti
Che il problema dei profughi
vietnamiti ci sia, al di là di ogni
retta analisi politica, un problema profondamente umanitario
nessuno lo nega a qualunque
parte politica appartenga. Però
che il problema sia prioritariamente politico è così evidente
che solo i non informati o quelli
in malafede lo possono negare.
La decisione della CEE di bloccare gli aiuti al Vietnam per trasferirli ai profughi (Repubblica
5 luglio) è la più stolta e perversa che si possa immaginare. Perversa perché si continua ad ignorare la tragedia del Paese ridotto alla fame per le distruzioni
della guerra trentennale, per le
sciagure atmosferiche dei due
ultimi anni, per la politica egemonica cinese che minaccia i
suoi confini. Stolta perché riducendo ancora gli aiuti al popolo
vietnamita in estrema miseria si
aumenterà il numero dei profughi che, sollecitati alla fuga da
Pechino e dalla « Voce dell’America » da Manila, nessuno poi accoglie. L’unico vero rimedio al
grande esodo è quello di migliorare la condizione economica del
Vietnam stesso, perché la ragione di esso è proprio principalmente questa. Chi onestamente
analizza il problema non può che
giungere a questa conclusione.
Gli Hoa non fuggono in Cina, né
la Cina li riceve. E sono almeno
l’80 per cento. Gli altri che ragione avrebbero di andarsene se
avessero di che vivere o avessero
la forza fisica e morale di lottare disperatamente per la ricostruzione come gli altri concittadini? La nostra condizione dopo
la guerra era infinitamente meno
grave di quella del Vietnam d’oggi, eppure chi non ricorda le fughe avventurose di meridionali
in Francia rischiando la vita nel
passaggio delle Alpi (io stesso ne
ho soccorsi) o il divieto (illegale) di trasferirsi dal sud al nord?
Tutto questo è cessato solo con
la ripresa economica. E questo è
il solo rimedio alla tragedia dei
profughi, ma l’ipocrisia che nasconde una verità che scotta è
sempre la via più breve. Del resto il problema della miseria in
Vietnam e quindi dei suoi profughi si inquadra in quello maggiore degli aiuti allo sviluppo del
Terzo Mondo. La V Sessione della CNUCED (Conferenza delle
Nazioni Unite per il Commercio
e lo Sviluppo) Manila 7 maggio 3 giugno 1979, che ha riunito 5000
delegati di ben 159 nazioni per
studiare i rapporti e la cooperazione fra paesi ricchi e paesi poveri, non ha portato alcun risultato di rilievo. I paesi ricchi adducendo le loro attuali difficoltà
a cominciare dalla CEE hanno
evitato di prendere impegni concreti. Gli Stati Uniti cui ora fa
comodo gridare contro il Vietnam hanno rifiutato la pnir minima concessione pur dando per
lo sviluppo solo lo 0,22% del
PNL quando l’ONU ne richiede
almeno Tl%! Però seguendo questa via noi prepariamo con le
nostre proprie mani la catastrofe del mondo intero.
'Tullio Vinay
(da «La Repubblica» del 7.7.’79)
si è rivelata assai più intensa e
coinvolgente della precedente.
Un ottimo quadro storico dell’evoluzione del lavoro dall’artigianato alla « rivoluzione industriale » per giungere al capitalismo ed un’attenta e critica cronologia, della formazione del
movimento operaio, ci è stata
proposta da Francesco Ciafaloni.
« L’etica protestante e cattolica del lavoro » è il titolo della
« discussa » tavola rotonda presieduta da Mario Miegge e Bernardino Zanella. Il primo ha
analizzato l’evoluzione del lavoro in modo schematico, sottolineando discutibilmente soprattutto l’importanza dell’individuo
come essere assolutamente indipèndente dal suo gruppo, con
riferimenti al protestantesimo,
distinguendo la teoria Calvinista
e Luterana (concetto di vocazione, razionalizzazione del tempo dato da Dio, Ascesi ecc.
ecc.). Una breve cronaca dell’etica cattolica del lavoro ci è stata invece presentata dal frate
Zanella al quale sono state rivolte numerose domande circa
la sua posizione di « monaco dissidente » rispetto al Vaticano ed
alla gerarchia cattolica.
La ricerca della concezione
del lavoro nella bibbia è stata
la proposta presentata dallo
studio biblico di Mauro Pons, il
quale ha delineato alcuni essenziali punti per la discussione:
1) « Lavoro come parte integrante della vita dell’uomo »
(Genesi 1-2); 2) «Lavoro come
continuazione della creazione divina» (Esodo 20: 8-11); 3) Lavoro inteso come maledizione.
Conclude la serie delle relazioni un buòn intervento del socio-economista Fiorenzo Ferrerò, sul rifiuto del lavoro giornaliero e di conseguenza sulla
« economia sommersa ». Un’intera giornata di studio è stata
completamente dedicata al lavoro dei gruppi, formatisi per interessi (questione giovanile, la
donna nel lavoro, marxismo,
gruppo biblico); questa esperienza di gruppi si è rivelata
estremamente coinvolgente e
producente.
Come . concretizzazione dei discorsi fatti e per conoscenza diretta dell’ambiente del lavoro
da parte dei ragazzi (in gran
parte studenti « piccoli e alto
borghesi»), assai interessante è
stata la visita ad una fabbrica
tessile, dove ci hanno colpito i
« massacranti » ritmi di produzione ed una certa subordinazione delle operaie rispetto ai
loro « ruoli ».
Non senza vivaci discussioni
è stata la fase finale dei lavori
comprendenti la scelta dell’argomento per il prossimo incontro ad Agape. Da questi confronti si è giunti alla formulazione del titolo finale: «Ipotesi
su Gesù». In seguito alla esigenza maturata tra i campisti e
soprattutto all’interno del gruppo biblico si sono volute chiudere le attività del campo mediante im culto con Santa Cena, preparato e discusso da alcuni cadetti.
Infatti siamo convinti che la
bibbia proponga veramente un
riferimento preciso nei confronti del tema discusso in questi
giorni e che il culto debba essere anche un momento comunitario di testimonianza della
nostra fede verso «chi non crede ».
Paola Benecchi
Andrea Garrone
IVAN IL TERRIBILE - JAN ROKYTA
DISPUTA SUL PROTESTANTESIMO
Un confronto tra Ortodossia e Riforma nel 1570.
Introduzione, versione e note a cura di Laura Ronchi
De Michelis.
Con un contributo di A. Molnàr.
pp.190 -I- 12 ilLni f.t., L. 4.800.
Il pamphlet antiprotestante dello zar Ivan il Terribile,
che ha segnato il distacco secolare^ della Russia dall’Europa moderna, in un teso dibattito teologico con un
pastore dei Fratelli Boemi.
Perché è fallito ogni tentativo di incontro o di intesa tra
Riforma protestante e Ortodossia orientale? Un contributo importante al ricupero delle radici storiche di
una difficoltà di dialogo che perdura tuttora.
CLAUDIANA ■ Via Pr. Tommaso, 1 - 10125 TORINO
c.c.p. 20780102
4
testimoni protestanti
13 luglio 1979
In questa sene di ritratti coinpaiono personaggi noti e meno noti, di un passato recente
o piu remoto. La loro caratteristica comime è di essere stati dei credenti protestanti. Che
cosa ha significato per loro essere protestanti e in che modo la fede ha inciso nella loro
particolare attività è quanto intendiamo chiederci per poter ricevere la loro testimonianza.
JOHN MILTON
Anglicano e amico dei valdesi - Le influenze di Dante sull’opera di
questo puritano del 600 - Il significato della sua produzione letteraria
John Milton, nato a Londra il
9/12/1608, non fu solo un grande poeta, ma anche un grande
spirito religioso. Sarebbe lungo
dare qui una sua pur breve biografia: ma basterà citare tre tratti. Fu amico di un riformato italiano residente a Londra, Diodati (un nipote del traduttore della Bibbia), a cui indirizzò una elegìa latina; venne in Italia fra il
1638 ed il 1639, e vi imparò l’italiano abbastanza bene da poter
scrivere una canzone petrarchesca al Manso, un suo amico napoletano, nella nostra lingua
(Milton conobbe la nostra letteratura abbastanza bene da poter
leggere un bellissimo poema cavalleresco, che pochi però hanno
letto anche da noi, l’Orlando Innamorato del Boiardo; egli lo cita nel Paradiso riconquistato);
infine, é questo è il tratto più
importante della sua personalità,
egli fu un puritano, cioè un anglicano (egli non si separò mai
dalla Chiesa Anglicana) di estrema sinistra, contrario cioè a tutto ciò che di romano sopravviveva nella Chiesa anglicana, specialmente l'episcopato. Sentì
quindi profondamente la solidarietà con i protestanti continentali, inclusi i valdesi. È noto l’appoggio che Cromwell (di cui Milton era segretario latino) diede
ai valdesi; ed egli, in occasione
delle Pasque Piemontesi scrisse
il sonetto che qui riportiamo in
questa pagina nella traduzione
di Mario Praz.
Per comprendere la religiosità
di Milton è bene ricordare un
altro tratto biografico e cioè che
nel 1652, a soli 44 anni, egli divenne totalmente cieco. La sua
fede religiosa non ne sofferse ed
egli si rassegnò da credente alla
Volontà superiore.
Tornando alla visita di Milton
in Italia, gioverà ricordare che
egli — col permesso della Chiesa — potè visitare Galileo, allora confinato ad Arcetri, e lo onorò. Percorse anche la Toscana e
vide ed amò Vallombrosa; e dell’uno e dell’altro fatto si trova
menzione nella sua opera poetica.
L’opera poetica
L’opera sua principale consta
del « Paradiso perduto » e del
« Paradiso riconquistato ». Si
tratta di due poemi di ineguale
lunghezza, l’uno di 12 canti, l’altro di 4 canti, che, però, a nostro
giudizio, possono, come le tre
cantiche della Divina Commedia,
considerarsi come parti di un
poema solo. A proposito della
notevole influenza che Dante appunto ebbe su Milton, non si sa
se egli abbia letto la Divina Commedia in Italia od in Inghilterra. Certo che in Italia non ve ne
furono, nel ’600, che tre sole e
meschine edizioni, che non si potevano leggere senza un permesso speciale della Chiesa (e così
fu fino a tardi nel secolo XVIII),
Ultimi massacri in Piemonte
Vendica, Dio, dei massacrati santi
fossa sparse pei freddi alpini chiostri
quei che al tuo Vero furon vigilanti
quando i sassi adoravan gli avi nostri.
Segna nel libro con eterni inchiostri
delle tue pecorelle uccise i pianti
che al prisco ovil rapian sabaudi mostri
gittando dalle rupi madri e infanti.
Valli a monti iteraro il loro affanno
ed i monti al cielo. Il sangue e il cener loro
.semina, ovunque il triplice tiranno
impera, e a cento a cento di costoro
escan che, apprese le tue vie, dal danno
di Babilonia trovino ristoro.
John Milton
in un ritratto di
Georges Verne
mentre il Prof. Mario Praz ha dimostrato che alTeppca di Milton
vi erano edizioni di Dante in Inghilterra! Ad ogni modo è molto
probabile che Milton fu attratto dalla Divina Commedia a causa del suo interesse religioso e
per le indubbie influenze agostiniane e bibliche che vi si riscontrano.
Il « Paradiso perduto » non è,
come credono i più, il poema
della cacciata degli angeli ribelli dal Paradiso, ma è il poema
della cacciata dell’uomo dal Paradiso terrestre come conseguenza del peccato originale — commesso dall’uomo, è bene notarlo, secondo Milton in istato di libero arbitrio —. Vi è bensì una
lotta fra angeli ribelli ed angeli
fedeli ma essa non è che un episodio del poema. Dopo la sconfitta dei ribelli. Satana decide di
giocar d’astuzia e di vendicarsi
inducendo in peccato la creatura che Dio si prepara a creare a
propria immagine e somiglianza.
Milton dichiara nel proemio
che il peccato originale portò,
oltre alla caduta dell’uomo dalla condizione della grazia, la
morte nel mondo. Egli, sulla base di una interpretazione unitaria ed indubbiamente corretta
della Scrittura, pone nel Paradiso Terrestre l’Albero della Vita,
menzionato nell’Apocalisse; ma
lo interpreta a modo suo, facendo derivare l’Albero della Scienza del Bene e del Male dall’Albero della Vita, e ne deduce che
all’uomo era stata promessa l’esenzione dalla morte. Egli non
cade e non poteva certamente
cadere, ricco com’era di cultura
umanistica, neH’errore di credere che l’uomo prima del peccato
originale fosse immortale nel
vero senso della parola. Egli non
poteva ignorare che in nessuna
religione precristiana, e nemmeno in quella ebraica, l’uomo è
considerato immortale.
Per Milton, l’uomo si credeva
immortale; col peccato originale
la collera divina gli ritira la promessa, promettendogli, però, la
vita eterna futura; quella vita
eterna che è il vero significato,
secondo l’esegesi più comune,
della presenza dell’Albero della
Vita nell’Eden. « Ricorda uomo,
che polvere sei, e polvere ritornerai », ripete più volte l’Onnipotente ad Adamo. Monito solenne a tutti gli uomini di tutti
i tempi e paesi.
Influenze dantesche
Quanto alle influenze dantesche
su Milton esse sono numerose.
Satana è per Milton, come per
Dante, il Supremo Traditore, e
tali sono i suoi angeli decaduti.
Inoltre, Satana è bugiardo. Va
aggiunto che la angelologia di
Milton è la stessa di quella di
Dante; e Milton ha in comune
con Dante la passione per la
astronomia e la cosmografia; in
ambedue queste materie Milton
si avvantaggia su Dante dei progressi della scienza. E non è vano sfoggio di scienza questo, in
Milton come in Dante, ma espressione di quel bisogno deH’infinito che è proprio di tutti gli spiriti religiosi. I due poeti differiscono però nella concezione del- '
la lotta fra il bene ed il male.
Contrariamente a quel che comunemente si crede, il vero dualista fra i due è Dante, non Milton tanto accusato di questo errore; Dante rappresenta Satana
sotto le forme del « tremendum »
mentre per Milton Satana è piuttosto un essere debole, invidioso
e vendicativo.
Quanto al « Paradiso riconquistato », esso è il poema della lotta fra il Demonio e Cristo Redentore, che, con la sua vittoria
sul male, acquista per la sua grazia il premio della vita eterna
nel Paradiso celeste all’uomo,
che ha perduto il Paradiso terrestre. Secondo noi, vi è anche qui
un’influenza dantesca.
Non avendo lo spazio per una
completa esposizione dell’opera
principale di Milton, segnaliamo,
per chi non sa l’inglese, la traduzione del « Paradiso perduto »
del Maffei (Torino, Utet) e quella del « Paradiso riconquistato »
del Picaro (Napoli, Priore).
Paolo Alvise Scarfoglio
_________PER UNA PRESENZA EFFICACE NELLE RADIO E TELEVISIONI PRIVATE - 4
Uno schema-tipo di trasmissione
Vediamo una prima questione ;
che durata dare ai programmi?
Istintivamente, ognimo cerca di
ottenere dall’emittente la maggior quantità di tempo possibile, ma non è detto che questa
sia la politica migliore. In ogni
circostanza, non dobbiamo dimenticare di metterci nei panni
di chi ascolta. L’attenzione che
la gente è disposta a concederci (soprattutto in un mezzo dispersivo come la radio) è molto
limitata; si è statisticamente accertato che anche i programmi
più ben fatti (perfino nel settore leggero, della musica e della rivista) ben difficilmente riescono a « reggere » per più di
mezz’ora.
Questo dovrebbe normalmente essere un limite invalicabile:
più oltre noi possiamo ben continuare a parlare, ma non è affatto certo che gli altri continuino ad ascoltarci. Nell’articolo
precedente abbiamo tratteggiato
le linee di una possibile strategia di comunicazione. Vediamo
ora come metterla in pratica.
Il dibattito con altre forze (religiose, culturali, politiche) può
essere considerato come qualcosa di eccezionale, cui ricorrere
quando si evidenzia qualche fatto .specifico di interesse generale
(argomenti tipo divorzio, aborto,
concordato, ecc.). La nostra presenza è produttiva solo se riusciamo a manifestare un pensiero originale, che si distingua dagli altri. Molto spesso però il dibattito può generare confusione
negli ascoltatori; la scarsissima
conoscenza — e i pregiudizi —
che essi hanno di solito nei nostri riguardi può far sì che le
nostre posizioni siano diffìcilmente riconoscibili.
In genere, sembra opportuno
puntare su programmi condotti
secondo uno schema-tipo, abbastanza variato, ma strutturato
rigidamente. Vediamo, come esempio, quello usato da uno dei
due gruppi evangelici milanesi
della Federazione che attualmente operano in maniera continuativa presso stazioni radio.
Cultura, notizie,
Parola
Lo schema, basato su quattro parti, è il seguente:
— Sigla di apertura, registrata
in cassetta (alcune battute
di uno spiritual, poi il titolo : « L’Evangelo in libertà,
a cura della Federazione regionale delle Chiese evangeliche »).
— 1 ) « Una scheda alla settimana », oppure « Polemica e confronto ».
— Stacco musicale.
— 2) «Notiziario dal mondo
evangelico »; avvisi di prossime manifestazioni locali;
indirizzi e orari dei culti domenicali.
— Stacco musicale.
— 3) «Meditazione biblica».
— Stacco musicale.
— 4) «Un libro alla settimana».
— Sigla di chiusura (lo stesso
nastro usato in apertura).
Vediamo in dettaglio il contenuto dei singoli punti.
1 ) « Una scheda alla settimana » intende fornire delle nozioni, delle informazioni, un aggiornamento culturale sulla storia
e sulle caratteristiche del cristianesimo evangelico.
Altri argomenti in programma:
« medaglioni » dei vari riformatori; la storia del cristianesimo
attraverso i secoli; le diversità
dottrinali tra cattolicesimo e
cristianesimo evangelico (utilizzando l’eccellente ma ormai
esaurito libro di Ernesto Comba: « Cristianesimo e cattolicesimo romano »); una presentazione della Bibbia (origine, formazione, sue partì); ima presentazione della figura di Gesù, ecc.
Nell’ipotesi che vi siano importanti fatti d’attualità, « Una
scheda alla settimana » viene
sostituita da una rubrica saltuaria, che'abbiamo intitolato:
« Polemica e confronto ». In essa
abbiamo parlato, dì volta in volta, di divorzio, aborto, encicliche, discorsi delle autorità ecclesiastiche (papa, vescovi).
"Guerriglia” contro
i mass-media
Particolare importante; la rubrica ci serve anche per condurre una specie di « guerriglia
culturale » contro ì mass-media,
specie quotidiani, allorché parlano a sproposito dì noi. Poiché,
ccm’è noto, è quasi impossibile
ottenere da essi spazio adeguato per rettifiche e precisazioni
(ad massimo vengono pubblica
te poche righe telegrafiche), abbiamo constatato che è assai
produttivo riprendere polemicamente e sviluppare l’argomento, utilizzando le « armi » a nostra disposizione, nella fattispecie la radio. Di solito, una volta
effettuata la trasmissione, inviamo « per conoscenza » il testo
della stessa al direttore del giornale.
2) « Notiziario dal mondo
evangelico » è un insieme di notizie di interesse generale, che
raccogliamo registrando l’analoga rubrica del culto radio nazionale, la domenica mattina,
nonché spulciando i nostri giornali. Ha lo scopo, oltre che com’è ovvio di informare, di dare
concretamente la sensazione che
il protestantesimo è una realtà
viva', attuale,-dinamica, presente
e operante in tutto il mondo.
3) La « Meditazione biblica » è
naturalmente il fulcro della
trasmissione: cinque, massimo
dieci minuti possono essere sufficienti, ci sembra, per trasmettere magari anche un solo spunte di riflessione sull’Evangelo.
4) « Un libro alla settimana »
presenta la produzione della nostra editoria (soprattutto Claudiana). Trattandosi di pubblicazioni a diffusione assai limitata,
possiamo presentare come « novità » (per gli altri) anche libri
usciti da tempo. Sempre diamo
indicazione sul prezzo e sulla libreria ove è possibile acquistare il libro presentato.
(Continua) Aurelio Penna
5
13 luglio 1979
INTERVISTA A CONSTANCE PARVEY
t
%
ii'
La comunità delle donne
e degli uomini nella chiesa
La doli.ssa Constance Parvey, pastore della
Chiesa luterana negli Stati Uniti, dirige per il Consiglio Ecumenico il programma « La comunità delle donne e degli uomini nella chiesa ». Ne parliamo
con lei in occasione di una sua rapida visita in Italia che l’ha portata a Roma e dintorni e alle Valli
valdesi per una presa di contatto con le chiese
evangeliche italiane su invito di Fernanda Comba,
membro del Comitato Centrale del CEC.
Dato il poco tempo a disposizione, è stata concordata per l'Italia la creazione di 5 gruppi di studio sul programma in questione. Questi gruppi
avranno sede a Pomaretto, Milano, La Spezia, Cerignola, Scicli. Inoltre alla Facoltà di teologia di
Roma è stato chiesto un parere sulle implicazioni
teologiche di questo tema. Si tratta ovviamente del
minimo garantito: ovunque vi sia un interesse e
una volontà di affrontare questo tema potrà essere
costituito spontaneamente un gruppo di studio che
potrà richiedere a Ginevra (CEC, 150 route de Ferney, 1211 Ginevra 20, Svizzera) copie della guida
allo studio (disponibili in francese, inglese, tedesco).
In questa stessa pagina pubblichiamo la recensione di un libro che ci sembra particolarmente
adatto ad una introduzione facile eppur completa
al problema della donna nella chiesa.
— Come ha avuto origine il
programma « La comunità delle
donne e degli uomini nella chiesa »?
— L’origine risale alla Conferenza internazionale che si tenne a Berlino nel 1974 su « chiesa
e ’’sessismo” », sull’influenza
cioè che i pregiudizi di ordine
sessuale (discriminazione della
donna, disparità dei sessi, ecc.)
possono esercitare nella chiesa.
A questa consultazione organizzata dal CEC, presi parte come
rappresentante della Chiesa luterana negli Stati Uniti e mi fu
richiesto di presiedere una sezione su « Le donne e la politica ».
Risposi che non avevo mai studiato questo problema né ero
stata mai impegnata attivamente
nell’ambito dell’azione politica e
che invece mi sembrava interessante avere una sezione su « Le
donne e la teologia ». Mi fu risposto che la teologia non ha
molto a che fare con la vita delle donne. Questo in effetti rispecchiava il dato di fatto nella
vita delle chiese. Ad ogni modo
fu istituita la sezione « Le donne e la teologia » e delle 200 donne partecipanti alla Conferenza
23 si iscrissero a questo gruppo
di studio e alla prima riunione
risultò che tutte le partecipanti
avevano studiato teologia ma
solo 3 di noi lavoravano nella
chiesa; le altre avevano dovuto
cambiare il loro indirizzo vocazionale. E l’esperienza comune
a tutte, nel confrontare le nostre
storie, era che più educazione
teologica si riceve e meno accoglienza si trova nella chiesa.
Ci è sembrato che fosse necessario condurre una riflessione teologica (e non solo sociologica)
su questo problema e in questo
senso il nostro gruppo ha suggerito alla consultazione una linea di lavoro. In seguito questa richiesta fu elaborata dalla
Commissione «Fede e costituzione» e presentata all'Assemblea
generale di Nairobi nel 1975 da
cui uscì come imo dei programmi centrali del CEC. Dopo un
periodo di preparazione e di raccolta di fondi il programma è
iniziato nel gennaio del 1978.
Dairindagine sui ruoli
della donna allo
studio biblico
— Potrebbe illustrare in che
cosa consiste questo programma?
— Posso rispondere riferendo per esempio l’esperienza che
ho avuto col gruppo che ho incontrato a Rocca di Papa. Dopo
una breve introduzione sul programma che sto conducendo, siamo entrate direttamente in argomento rispondendo insieme alla domanda: in quanto donne
cosa facciamo, quale è il nostro
ruolo? Quale sarebbe la descrizione del nostro lavoro? Abbiamo speso la mattina a costruire
insieme questa descrizione dei
ruoli e nel pomeriggio abbiamo
svolto uno studio biblico su
Marta e Maria. È stato uno studio biblico interessantissimo e
dubito che lo sarebbe stato se
avessimo affrontato direttamente Marta e Maria. Ma per il fatto che avevamo speso la mattina discutendo sui nostri ruoli e
il nostro lavoro, avevamo un sacco di cose da dire su Marta e
Maria. L’impressione generale
era che ci piacerebbe essere come Maria, ma che in effetti la
maggior parte della nostra vita
somiglia a Marta. Una delle maggiori difficoltà per la donna consiste oggi nel trovare come superare la situazione in cui vive
solo il latò-Marta della donna.
Così scopriamo che ci sono moltissimi ostacoli che impediscono lo sviluppo del Iato-Maria
della donna: la pressione della
società ma anche della chiesa,
i pregiudizi. D’altra parte c’era
un forte impulso spontaneo nel
difendere Marta e dopo esserci
chiesto perché, non è stato diffìcile scoprire che stavamo difendendo noi stesse e la nostra posizione.
In altre parole nello svolgimento di questo programma di studio si parte dalla situazione sociale, culturale, economica, ecclesiastica in cui ci si trova e ci
si chiede in che modo queste situazioni influenzano la nostra
comprensione della Bibbia, nella
predicazione, nell’insegnamento.
Una guida
alla ricerca
— Si tratta quindi di un processo di coscientizzazione, di
auto-coscienza?
—Sì, anche se quello di Rocca
di Papa è solo un esempio e il
quadro generale del programma è più vasto.
Quando ho iniziato questo lavoro ho pensato che la cosa essenziale era sviluppare un metodo di lavoro. Così abbiamo
speso i primi 2 mesi di lavoro
per trovare le domande più adeguate per condurre la ricerca.
A questo scopo abbiamo consultato 250 persone, donne e uomini, di ogni parte del mondo
nella convinzione che fosse essenziale per la teologia trovare le
domande reali che la gente pone,
per cercare di evitare l’inconveniente che il teologo Paul Tillich
attribuiva giustamente alla teologia: quello di rispondere a
DONNE CREDENTI
L'altra metà della chiesa
Essere femministe e credenti
è una realtà della nostra esistenza, questo è possibile, perché
la nostra vita è intera, non segmentata in tanti scompartimenti
a seconda del luogo e con chi ci
troviamo: questa è la base della
riflessione che Franca e Rita
hanno condotto nel loro libro
« L'altra metà della Chiesa »
Riflessione non portata avanti
solo in due, ma con altre donne
credenti e all’intemo del movimento femminista perché: « la
liberazione delle masse e in particolare quella delle donne passa
attraverso la sconfitta deH’ideologia religiosa e il superamento
dei condizionamenti con cui la
chiesa nel corso dei secoli le ha
strumentalizzate ed oppresse ».
Il libro colma uno spazio fino
ad ora vuoto a livello « ufficiale »
ma ricco del dibattito di questi
anni delle esperienze dei gruppi di donne, credenti e non ohe
hanno portato avanti una critica
radicale alla chiesa-istituzione,
in particolare cattolica, pilastro
dell’ideologia conservatrice e
sessista nei confronti della donna contro la quale ha rivolto alcuni versetti astraendoli dal loro
contesto sociale e culturale.
La Bibbia comunica un messaggio evangelico attraverso schemi storici datati per cui certi
ruoli femminili possono venire
confermati ed è quanto la chiesa
cattolica ed un tipo di lettura
fondamentalista hanno fatto. Esistono tuttavia esempi di donne
protagoniste, che escono da uno
schema di grande subalternità tipico del mondo ebraico; Gesù ha
capovolto il modo di porsi di
fronte alla donna (che non poteva studiare la scrittura, parlare
nelle sinagoghe...) predicando ed
insegnando l’Evangelo a donne e
uomini.
Cosa si intende oggi per capovolgimento del rapporto uomodonna di fronte all’Evangelo?
Può voler dire riscoprire un’etica
di amore, non di pregiudizio, né
di facile morale a partire da problemi sociali come l’aborto, la
contraccezione... Significa per le
donne credenti capire e riuscire
con un dialogo franco e deciso
con i compagni e fratelli in fede
ad andare veramente a fondo sul
senso di « essere fratelli in fede »
e « controparte » nel rapporto
uomo-donna.
Spesso da parte di donne non
credenti ci è stato rimproverato
il « nostro essere credenti » perché connivenza impossibile con
chi ci ha rese schiave, ma la fede non è la chiesa e la gerarchia
ecclesiastica ed il femminismo e
il cristianesimo non sono due
ideologie, ognuna portatrice di
valori propri in contrasto l’uno
con l’altro. È uno scontro che
rifiutiamo perché la fede è una
esperienza, non un precetto, un
dialogo non un dogma, un rapporto discusso, contradditorio,
perso e ritrovato che porta tuttavia e inevitabilmente alla centralità di Cristo, che non rifiutiamo Solo perché è maschio.
Oltre ad un viaggio storico
sulla posizione della donna nel
vecchio e nuovo testamento, il
libro ricapitola alcune tappe fondamentali del nostro percorso
come donne credenti, aprendosi
a chi affronta per la prima volta
questi temi come un’utile e chiara guida sia di passi e di letture
bibliche sia come proposte (penso in particolare all’ultimo capitolo sull’etica) non da accogliere
ancora una volta come ricette,
ma per un confronto non teorico.
E’ un tramite, dunque, un momento per riassumere e dal quale ripartire per ricomprendere
tutto: noi. Cristo, i « fratelli », il
servizio, la comunità, la divisione... e anche la speranza.
Bruna Peyrot
Al lavoro in uno dei gruppi di studio che conducono la ricerca
promossa dal CEC.
domande che nessimo pone. Ne
è risultato una guida alla ricerca
dì una quarantina di pagine.
Metà di queste contiene uria introduzione su come organizzare
un gruppo di studio e l’altra metà contiene le domande che sono
suddivise in 3 sezioni.
La prima sezione, come ho
detto parlando dell’esperienza
di Rocca di Papa, parte con domande sul lavoro, il ruolo, l’identità delle persone e prosegue
con domande sulla famiglia, i
rapporti interpersonali, ecc. Poi
domande sociali e culturali su
uomini e donne sul lavoro, donne e uomini di fronte alla legge,
ecc.
La seconda sezione esamina
l’insegnamento di Paolo e le grosse differenze che vi si trovano
per esempio tra l’esortazione per
le donne a tacere nel culto e l’af, fermazione che rion c’è differenza tra uomo e donna. Vengono
anche affrontate questioni teologiche come la mariologia e le
sue implicazioni riguardo alla
figura della donna e della madre
nella chiesa cattolica. Inoltre c’è
il problema dei pregiudizi riguardo alla donna, al fatto che
anche nella chiesa c’è la persuasione che tutto ciò che va dal
collo in su è bene (ed è maschile) e tutto ciò che va dal collo
in giù è male (ed è femminile).
La terza sezione riguarda le
strutture ecclesiastiche e prende
in considerazione il problema
della consacrazione delle donne,
quali chiese la ammettono e quali no, quali sono le implicazioni
di questo fatto per il problema
dell’unità della chiesa, dal momento che lavoriamo anc,he con
cattolici e ortodossi che non ammettono il sacerdozio femminile.
Anche l’educazione teologica per
le donne è un problema non
indifferente, dato che spesso la
strada dello studio teologico si
rivela priva di sbocchi professionali adeguati.
Dalle chiese locali
al livello mondiale
— Come si svolge questo studio nelle chiese e qual è il calendario che è stato fissato?
— Ogni chiesa membro del
CEC ha ricevuto la guida alla
ricerca l’ottobrè scorso. Dalle
notizie che riceviamo possiamo
dire che lentamente le chiese in
varie parti del mondo stanno
impostando questa ricerca. La
caratteristica di questo programma è che parte dalla base, dalla
ricerca delle chiese locali, invece di partire come molti altri
da qualche incontro internazio
nale. Il momento internazionale
per il nostro programma è previsto per la seconda metà del
1980 quando le risposte dai vari
paesi e dalle varie chiese saranno raccolte (entro il gennaio
1980) e i problemi comuni e i
risultati comuni saranno sottoposti appunto ad una conferenza internazionale. Di qui, dopo
l’esame da parte del Comitato
centrale, uscirà un rapporto e
proposte concrete per l’Assemblea generale del 1983 che a sua
volta si rivolgerà alle chiese
per promuovere l’attuazione di
cambiamenti, innovazioni, nuovi
orientamenti.
— Nelle vostre intenzioni i
gruppi di studio dovrebbero
essere preferibilmente misti, di
donne e uomini insieme?
— Non necessariamente, dipende dalle situazioni e dal livello di coscienza.
In certe situazioni non vi è
mai stata una possibilità per
le donne in una chiesa di riunirsi
per proprio conto, per riflettere
su queste cose. Perciò è molto
importante che questa possibilità sia data e d’altra parte è altrettanto importante che questa
non sia una delle tante ricerche fatte dalle donne sulle donne. Perciò bisogna che ad un
certo punto della ricerca, se non
nella fase iniziale, vi sia uno
scambio tra donne e uomini su
questi temi in modo da sviluppare un nuovo dialogo anche a
livello locale.
Un primo passo
— Cosa vi attendete dal lavoro dei gruppi locali?
— Essenzialmente tre cose:
vorremmo che ci dessero una
visione di come desidererebbero
fosse una comunità di donne e
uomini nella chiesa, nella famiglia, neH’insegnamento ; che ci
indicassero quali sono secondo
loro i maggiori ostacoli che impedisconp la realizzazione di
quella visione; e infine che ci
presentassero due o tre suggerimenti su cosa dovrebbe fare la
chiesa per promuovere questa
nuova visione e preparare così
i suoi membri.
Certo questo è un obiettivo
limitato; ma il problema di cui
ci occupiamo riguarda uno dei
più importanti cambiamenti che
si sta producendo nella nostra
vita odierna in ogni parte del
mondo e quello che stiamo compiendo è solo il primo passo di
un lungo cammino.
Intervista a cura di
Franco Giampiccoli
Notizie in breve
1 Franca Lonc, Rita Piehho, L’altra metà della chiesa. BÀI. GNT,
L. 2.500.
Appello di Potter
per i rifugiati
Il pastore Philip Potter (segretario generale del CEC) ha
lanciato il 19 giugno un appello
in favore dei rifugiati vietnamiti al segretario generale delrONU Kurt Waldheim. Nell’appello si sottolinea l’urgenza d’indire una conferenza internazio •
naie, la più rappresentativa possibile, per studiare i modi migliori per venire incontro all’enorme massa dei rifugiati del
sud-est asiatico. Nello stesso
appello si chiede alle 295 chiesemembro del CEC di aumentare
i propri aiuti ai rifugiati nonché far pressione sui governi,
in particolare dei Paesi ricchi,
in vista deU’accogUmento dei
profughi vietnamiti.
In questi giorni il CEC ha in
viato, per una conoscenza diretta della situazione, una delegazione in Thailandia, Malesia e
Hong Kong.
Dall’inizio di quest’anno il CEC
ha aiutato 4868 rifugiati del
sud-est asiatico a reinserirsi in
nuovi Paesi ed ha inviato circa
duecento milioni di lire per i
primi aiuti.
Spini e Vinay
in Parlamento
Nonostante le 66.000 preferenze raccolte nel Collegio di Pinerolo Tullio Vinay è stato nominato Senatore, nel gruppo sinistra indipendente, per il Collegio
Novara-Vercelli. Ricordiamo anche l’elezione a deputato di Valdo Spini, per il PSI, figlio del noto storico Giorgio Spini. Torneremo sull’argomento nei prossimi numeri.
6
13 luglio 1979
cronaca delle valli
1
ALLE VALLI OGGI
GRANDE TRAVERSATA DELLE ALPI
Preghiere
diverse
La via del dialogo ecumenico
è lunga e difficile, lo sappiamo,
ma se vogliamo percorrerla dobbiamo esserne consapevoli, sempre. A due settimane di distanza, poco più, dall’incontro di Pinerolo in cui abbiamo fatto il
bilancio di un 10 anni di attività, una nuova occasione mi si è
preseritata per verificare la difficoltà della situazione ecumenica.
L’occasione è stata offerta dal
raduno degli ex alpini per il cinquantenario della sezione locale; non viene celebrata la tradizionale messa al campo (e credo sia un atto di fedeltà evangelica da parte cattolica averla rifiutata) ma si ha al termine della
mattina un breve momento di
culto, di raccoglimento, di preghiera, di evangelizzazione lo si
chiami come si vuole: lettura
dei passi evangelici indicati dalla liturgia di quella domenica,
un breve commento, un momento di preghiera, una benedizione. A fare problema non è
la lettura o la meditazione ma
la preghiera.
Fra le intenzioni di preghiera,
infatti, oltre alle richieste della
benedizione del Signore per la
pàce, le vittime dei conflitti, le
comunità rappresentate, c’era
anche la menzione dei compagni caduti: «perché il Signore
li accolga nel suo Regno di luce e di pace ». Questo ricordo
dei caduti si mantiene in termini di estrema sobrietà e potrebbe essere interpretato come un
momento di comunione nel ricordo con le persone che si sono conosciute e non sono più.
Non era molto diverso lo spirito di alcune nostre comunità
quando nel culto di fine d’anno
ricordavano i membri della comunità morti durante l’anno.
Di fatto però, nella sensibilità di chi pregava e di chi ascoltava, si trattava di una « oratio
prò defunctis », di una intercessione per i defunti. Molto serenamente si è precisato prima
che la preghiera non sarebbe
stata comune in tutto, su un
punto avrebbero pregato solo ì
cattolici. Una forma di compromesso, che si può discutere, che
lascia insoddisfatti come tutti i
compromessi.
Il punto che vorremmo mettere in evidenza qui è invece un
altro: la preghiera non è un mornento di unione ma di separazione, forse non lo è sempre, ma
come tutte le espressioni della
fede può esserlo. È esattamente il contrario di quello che comunemente si pensa e si crede.
Le dottrine possono dividere, il
papa e Maria, la giustificazione
per fede o la comunione, ma le
due cose che uniscono sono il
vangelo e la preghiera, gli altri
elementi sono divergenti, questi
sono invece convergenti. E la
conseguenza di (questa idea è una
pratica delle linee convergenti;
cerchiamo quello che unisce, lasciamo le dottrine, i dogmi e
leggiamo invece la Bibbia ma
soprattutto preghiamo, l’unione
nasce dalla comune preghiera
al Signore.
Anche all’incontro di Pinerolo
si è concluso che andava rilanciata l’attività dei gruppi biblici, e di questo siamo pienamente convinti, si tratta però di farlo con conoscenza di causa, ben
sapendo che sulla Bibbia come
nella preghiera le divisioni di
fondo delle fedi cristiane riemergono in tutta la loro gravità. Pregare per i credenti vicini
e lontani è fede evangelica, pregare per la pace dei defunti è
fede cattolica e non si tratta di
una piccola aggiunta, di una
espansione della pietà, di una
estensione della carità, si tratta
di una diversa concezione della
chiesa: una comunità di credenti che sta dinanzi al Signore in
preghiera o una chiesa organismo che amministra la grazia
del Signore. Anche la preghiera
finisce coll’essere diversa, non
nel linguaggio ma nello spirito.
Questo non significa che non
si debba andare avanti nella ricerca e nella costruzione di realtà nuove, ma si tratta di andare avanti senza facili illusioni.
Giorgio Toum
Riscoprire le valli alpine
sui sentieri della storia
Da anni gli studiosi ed i « clinici » che si alternano al capezzale della Montagna parlano di
nuove leggi, di nuove iniziative,
di terapie d’urto che dovrebbero
risolvere una volta per tutte i
sempre più gravi problemi delle
valli alpine che stanno morendo
di inedia. Ma per ora, oltre ai
periodici consulti (che solitamente hanno luogo prima delle varie elezioni o sotto l’urgenza di
grossi fatti atmosferici) ed a generiche panacee che lasciano il
tempo che trovano, non risulta
che i Responsabili della cosa
pubblica abbiano fatto qualcosa
di più che avallare, autorizzare
(e spesso foraggiare) le grosse
speculazioni che passano sotto
l’etichetta di « valorizzazione »
della montagna.
In assenza di valide iniziative
ufficiali, una proposta molto interessante per il ricupero della
montagna ci viene dal Comitato
Promotore per la Grande Traversata delle Alpi.
Questo Comitato (costituito tre
anni fa da un gruppo di appas
sionati e studiosi della montagna molti dei quali residenti nelle valli) ha studiato un percorso
di traversata delle Alpi piemontesi che va dalle Alpi liguri al
Verbano. Si tratta di oltre 60
tappe ohe richiedono ciascuna
4-6 ore di marcia su sentieri e
mulattiere ben tracciate e segnalate in modo da consentirne la
percorribilità anche a gruppi familiari o a persone non particolarmente esperte di montagna.
Lungo tutto il percorso è prevista la creazione di posti-tappa
che consentono il ristoro ed il
pernottamento ad un prezzo accessibile a tutti.
Escursioni
accessibili a tutti
Che si tratti di una proposta
veramente nuova lo si deduce
dal fatto che si tratta di un
escursionismo accessibile a tutti
quelli che sentono il bisogno di
muoversi liberamente nella natu
Il sentiero del “ministri”
. Il Comitato Promotore della Grande Traversata delle Alpi,
al fine di far conoscere e lanciare la propria iniziativa, organizza per domenica 15 luglio l’inaugurazione di un tratto
campione con una breve escursione sul Sentiero dei Ministri
(Lou viól di mouistre) tra Frali e Rodoretto.
9.00: Concentramento dei partecipanti sulla piazza di Ghigo;
9.30: Partenza per Cugno - Poset - Galmount - Rodoretto;
11.00: Arrivo a Rodoretto;
12.00: Pranzo al sacco;
14.00: Canti popolari.
Nel tardo pomeriggio è previsto un servizio di trasporto
in pulmino tra Rodoretto e Ghigo.
Il Comitato Promotore
ra rifuggendo da ogni forma anche larvata, di competitività. Non
si tratta di avvicinarsi alla montagna con baldanza, ma scoprirne gli aspetti più genuini, i luoghi più nascosti, le tradizioni, la
storia, le vicende...
Ma il fatto nuovo ci pare di
coglierlo soprattutto nella proposta di ristrutturare vecchie abitazioni, fienili, baite, scuole ormai chiuse, parrocchie, ecc. per
destinarli ad una fruizione turistica di tipo sociale, didattico,
culturale.
A mo’ di esempio si tenga presente che nelle valli Chisone e
Germanasca con una cifra aggirantesi sui 15 milioni si stanno
allestendo 3 posti-tappa con una
cinquantina di posti-letto che,
funzionando per ipotesi per tre
mesi al 50%, potrebbero dare un
introito di circa 45 milioni per
il solo pernottamento! Pura fantasia, potrebbe obiettare qualcuno. Può darsi. Comunque si tenga presente che la scorsa estate
nel vicino Queyras su 12 postitappa (Gîtes) si sono registrati
ben 20 mila pernottamenti.
Il percorso base è stato studiato in modo da toccare ambienti naturalistici particolarmente interessanti, parchi -naturali esistenti o in corso di istituzione, località storiche, antichi
centri abitati che conservano una
tipologia costruttiva peculiare.
Nella scelta del percorso si sono
privilegiate le zone non toccate
dal turismo speculativo tradizionale.
Se l’iniziativa incontrerà il successo che i promotori si attendono, a questo primo itinerario se
ne potranno affiancare altri (già
allo studio) con percorso sia lineare sia ad anello, in modo da
interessare all’iniziativa quante
più località sarà possibile. Varie
PINEROLO
In futuro come viaggeremo?
Incontro dei sindaci sul problema dei trasporti
Il futuro dei trasporti nel Pinerolese e le prospettive di sviluppo di questo settore per tutto il Piemonte sono stati i temi trattati dal vice-presidente
della Regione Bajardi in una
riunione con i sindaci del com
prensorio.
Di sindaci, per la verità, non
c’era un grande affollamento,
anche se il tema è uno dei più
importanti e le proposte della
Regione se^alano un’epoca di
cambiamenti: basti pensare alTeconomia piemontese basata
quasi esclusivamente sullo sviluppo del settore automobilistico e a quello che può rappresentare per questa industria la
mancanza di petrolio.
Il futuro industriale della regione, secondo Bajardi, si trova
invece nell’utilizzazione razionale del sistema ferroviario, che è
assai più sfruttato all’estero anche in paesi molto industrializzati.
Ma la rete ferroviaria piemontese è stata quasi abbandonata
ed è completamente da riadattare alle nuove esigenze del traffico. Anche i cosiddetti rami
secchi (e sono ancora vive le
polemiche per la progettata soppressione della ferrovia per Torre Penice) non sarebbero tali se
fossero veramente efficienti. Il
piano di investimento per il
Piemonte comporta da parte
delle Ferrovie dello Stato una
spesa di 816 miliardi, e questo
sta ad indicare una scelta prioritaria per quel settore.
Per il complesso della rete
stradale del Piemonte i contributi sono nettamente insufificienti: occorrerebbero 2.000 miliardi, ne saranno attribuiti 1.000
per tutte le regioni del centronord. La Regione propone di
collegare tutti i tronconi di
strade che già esistono alTim
bocco delle vallate per ottenere
una grande arteria pedemontana che eviti il passaggio obbligato nelle città dal traffico congestionato. Per le autolinee viene proposta la costituzione di
im Consorzio comprensoriale di
tutti i Comuni che si prenda la
gestione dei trasporti. Pur mantenendo l’attuale situazione di
conduzione pubblica o privata,
sarebbe richiesta alle aziende
una omogeneità nell’erogazione
dei servizi e nella presentazione dei bilanci, per ottenere i
contributi regionali.
Alla esposizione dell’assessore
Bajardi sono seguite le domande di alcuni sindaci; il comprensorio pinerolese non rischia di
essere tagliato fuori dai sistemi
di comunicazione internaziona
L. V.
Con molto interesse ho letto l’articolo di E. Ayassot sulla progressiva
scomparsa del francese alle Valli.
È un patrimonio culturale, e, per riflesso, anche economico che sta perdendosi, forse anche per ia paura di
non sembrare abbastanza italiani e non
voler essere diversi dagli altri. (Proprio ora che le minoranze etnico- linguistiche della penisola stantra riprendendo coscienza).
Non diamo tutta la colpa al periodo
fascista, che certo ha dato un grave
colpo al nostro bilinguismo, ma non
lo ha ucciso, perché, anche dopo la
guerra, gran che non è stato fatto per
risalire la corrente: qualche corso
facoltativo nelle scuole, qualche tentativo di culto in francese in qualche parrocchia; fin verso il 1958 (salvo errore) l'Eco pubblicava ancora qualche
articolo in francese, spariti poi quando
è avvenuta ia fusione Eco-Luce, e, mi
pare, null'altro.
Diamo pure anche la colpa ai mass
« bretelle di collegamento fra
l’itinerario piemontese e quello
della Grande Traversée des Alpes, che si snoda da Nizza a Ginevra, permetteranno facili collegamenti sui due versanti delle
nostre montagne con indubbi
vantaggi a nostro favore. Naturalmente la realizzazione di questo mastodontico progetto richiederà parecchi anni e molta gradualità soprattutto se si pensa
ohe, almeno per ora, tutta l’organizzazione si basa sul volontariato.
Al fine di verificare la validità
di questa proposta e la risposta
degli utenti, il Comitato Promotore della GTA ha predisposto
per l’estate 1979 l’apertura di due
tratti campione, mentre alcun'
altri sono in via di allestimento.
Il primo, di quattro tappe, si
snoda nella valle Stura di Demonte da S. Anna a Bersezio,
con possibilità di pernottamento a S. Bernolfo al rifugio Migliorerò ed al rifugio Talarico.
L’altro, che ci interessa più da
vicino, di sei tappe da Pian Melzé (vai Po) a Salbertrand (vai
Susa con posti-tappa al rifugio
Barbara, a Villanova, a Rodoretto, a Balziglia ed al Laux.
li? Quale sarà il futuro della
statale 23? Verrà resa più moderna ed efficiente la ferrovia
Torino-Torre Pellice? Si trasformerà la stazione di Pinerolo? Che cosa aspetta il comprensorio a proporre, la costituzione del Consorzio?
A questa domanda il presidente del comprensorio Penoglio non ha risposto: è lui stesso proprietario di un’autolinea
e può anche darsi che le proposte regionali non gli vadano a
genio, come certamente non
piaceranno a molti altri. Ma,
che il Consorzio si faccia o no,
i problemi del traffico nel Pinerolese rimangono sempre urgenti.
11 francese alle valli
media che son tutti in Italiano, mentre sarebbe utilissimo ricevere qui, a
due passi dalla frontiera, la TV francese. Ma, cosa strana, questa la si
capta benissimo a Firenze e credo anche a Roma, ma a Torre Pellice no.
Ne credo nessuno si sia mai preoccupato per ottenere che sia messo
un ripetitore per le TV francesi,
mentre lo si è fatto per la TV di Monaco che parla italiano.
Proporrei di costituire un comitato
per la difesa, o, meglio per la conservazione del francese alle Valli che
suggerisca tutte le iniziative a questo
scopo.
Per finire, un primo suggerimento:
fra poco dovrà essere ridipinta la facciata della chiesa dei Coppieri. Una
volta sul frontone era scritto: « C’est
ici la maison de Dieu », che al tempo
del fascismo fu tradotto in italiano, per
evitare guai. Perché non profittare dell’occasione per tornare all’antico?
Osvaldo Coisson
I posti-tappa
Questo tratto campione nei
giorni scorsi è stato segnalato
con appositi cartelli in legno che,
oltre alla sigla GTA, portano l’indicazione della località con la
quota ed i tempi medi di percorrenza. Inoltre, lungo tutto il percorso è stata rifatta la segnaletica a terra con tacche rettangolari di colore rosso o blu (nella
sola vai Germanasca) e con bandierine di colore rosso bianco'
rosso e la sigla GTA. Mentre in
vai Pellice i posti-tappa sono già
agibili in quanto preesistenti, i
posti-tappa di Rodoretto, Balziglia e Laux sono in via di allestimento e dovrebbero essere agibili a partire dalla metà di luglio.
Infatti questi posti-tappa devono
essere creati ex-novo presso dei
privati (a Balziglia si tratta del
Concistoro di Massello) grazie al
contributo sostanzioso della Comunità Montana Valli Chisone e
Germanasca, che ha inteso in tal
modo incentivare questo nuovo
tipo di turismo.
La scelta di questo tratto campione non è stata casuale, ma è
stata propiziata da alcune considerazioni.
Le valli attraversate presentano rilievi rocciosi poco elevati
(attorno ai 3000 metri) e colli relativamente bassi (2500-2700 metri) tànto che le zone di pascolo
arrivano fino ai colli; notevole
ricchezza di acque ed un clima
equilibrato che favoriscono la vegetazione con una ricchezza impareggiabile di flora fra cui spicca una grande varietà di specie
rare e protette. Notevole anche
la presenza della fauna alpina,
grazie anche ad alcune oasi di
protezione. Malgrado il forte spopolamento, le zone attraversate
sono ancora notevolmente abitate, almeno nel periodo estivo, ed
i villaggi conservano le loro peculiari caratteristiche tipologiche
malgrado qualche immancabile
inquinamento. Poi la ricchezza
di luoghi storici: da Mirabouc
alla Balziglia, all’Assietta, il Sentiero dei Ministri, il percorso del
Glorioso Rimpatrio...; la presenza di interessanti musei a Ghigo
a Rodoretto a Balziglia; le incisioni rupestri, ecc.
Ma è anche doveroso dire che
la scelta è stata favorita dalla
disponibilità e dall’appoggio anche finanziario, delle Comunità
Montane, della Provincia, delle
Amministrazioni comunali e, soprattutto, dei privati' che si sono subito mostrati interessati all'iniziativa e disposti a rischiare
in proprio per sostenerla e permetterne l’avvio.
Potrà questa ambiziosa iniziativa risolvere i problemi della
montagna? No di certo. Ma il
decollo di un’iniziativa di tipo
veramente nuovo potrebbe avviare un lento processo di ricupero
della montagna e delle sue risorse. Ma perché questo avvenga ci
vorrà la risposta positiva degli
escursionisti a questo nuovo tipo di turismo, ed in primo luogo, la fattiva collaborazione dei
valligiani con la loro operosità,
la loro innata cortesia, il lorO'
profondo senso di ospitalità.
erregi
7
13 luglio 1979
CRONACA DELLE VALLI
UNO SGUARDO D’INSIEME SUI PROSSIMI CAMPI
Attività ad Agape
La TEV e gli esuli
Incontri primaverili.
Molte scuole hanno trascorso
dei periodi di lavoro all’inizio
di quest’anno; tra le altre citiamo, per dare un’idea della diversità di provenienza, la scuola
media Alberto Casella, l’Istituto professionale Baltais, l’Istituto tecnico commerciale Sommeiller, la scuola media Rosa
Luxemburg, di Torino; il Collège Cévenol, di Chambón sur Lignon in Francia; la scuola media Manzoni, di Milano ; la scuola Don Milani, di Venaria; il
Liceo Ginnasio Valdese, di Torre Penice; la scuola Don Milani, di Druento; la scuola Silvio
Pellico, di Pinerolo; la scuola
Gramsci, di Collegno; la scuola
Verga, di Limbiate; ecc. Ma oltre alle scuole dei gruppi diversi hanno usufruito delle strutture di Agape e dell’accoglienza
del gruppo residente in questo
periodo ; citiamo, ad esempio,
un gruppo di giovani protestanti tedeschi che hanno trascorso
una ventina di giorni nel mese
di aprile discutendo sul tema
« Stati europei o Europa imita? » ; oppure il collettivo insegnanti di Democrazia Proletaria che nel mese di marzo ha
preparato un seminario sull’organizzazione del lavoro nella
scuola; o ancora i giovani della chiesa riformata di Grenoble
che poco prima di Pasqua hanno discusso sul senso del loro
possibile impegno di credenti;
0 per finire un gruppo organizzato in febbraio dall’YMCA di
Roma.
1 campi di quest’estate.
Per il campo « cadetti » vedi
pag. 3.
L’8 luglio comincerà un incontro per ragazzini tra i 10 e i 13
anni che cercherà, con l’aiuto di
una staff che sta ultimando i
lavori di preparazione, di ritrovarsi sul tema « I bambini tra
la Bibbia e la televisione ».
Dal 15 al 22 luglio avrà luogo
un campo femminista internazionale sui diversi processi di formazione della coscienza di donna; i posti a disposizione per
questo incontro sono già tutti
esauriti da tempo. Vi sono ancora possibilità di iscrizione invece al XIX incontro Europa
_____________VILLASECCA
Erano oltre una ventina le
persone anziane, ospiti dell’Asilo
di S. Germano, accompagnati dalla loro Direttrice, che domenica
17 giugno ci hanno consentito
di trascorrere una giornata insieme. Il culto, il pranzo, una
passeggiata, la proiezione di una
filmina ed una tazza di te, accompagnata da una fetta di
torta, sono stati altrettanti momenti significativi di comunione
fraterna.
Vogliamo qui ringraziare l’Unione Femminile e quanti della
comunità hanno collaborato alla realizzazione di questo ricevimento.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLiCE - LUSERNA S. GiOVANNi
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 7 al 13 luglio
Doti. SEVES GIUSEPPINA
presso Asiio Valdese
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Domenica 8 luglio
FARMACIA 1NTERNÀ2IONALE
[Dr. Imberti]
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 10 luglio
FARMACIA MUSTON
(Dr. Menassero)
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Domenica 8 luglio
FARMACIA Dott. PRETI
( Doti.ssa Gaietto)
Luserna Alti
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice; Tel. 90118 - 91.273
Croce verde di Porte tei, 74197
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 - 90.205
Africa sul socialismo africano
(campo internazionale che, iniziando il 23 luglio, esaminerà
concretamente la situazione di
alcuni paesi; Tanzania, Angola,
Mozambico e Guinea Bissau) e
agli altri due campi internazionali di agosto e di settembre
( campo teologico ; « Fede cristiana e istituzione ecclesiastica», dal 7 al 15 agosto; campo
sul « ruolo delle chiese tra eurocomunismo e socialdemocrazia »,
dal 3 al 9 settembre).
Campi italiani sono in agosto
il secondo campo precadetti (Conosciamo la montagna, per bambini tra i 7 e i 10 anni), il campo sull’educazione (dal primo al
7 agosto, contemporaneo al campo précadetti) e il campo biblico che, dal 16 al 23 agosto, tratterà un tema di questo tipo:
«Come si è formata la Bibbia:
l’esempio della Genesi»; per
quest’ultimo incontro vi sono
ancora molti posti disponibili;
in generale si tratta di una possibilità di incontro con evangelici italiani di varie denominazioni e cattolici in cerca di approfondimento biblico. Un appuntamento importante sarà anche l’assemblea degli amici di
Agape, che avrà luogo i primi
due giorni di settembre; tema
dell’incontro, al quale sono invitati tutti coloro che hanno già
____________PRAMOLLO
Sabato 21 luglio alle ore 21,
a Ruata di Pramollo, nella sala
delle attività, il gruppo dei «Sunaire Usitans», presenterà una
serie di musiche, canzoni e danze delle valli eccitane. Dato il
carattere nuovo ed interessante
della serata, sarebbe gradita una partecipazione numerosa.
ANGROGNA
Più di sessanta persone, in
maggioranza giovani, hanno partecipato, mercoledì 4, alla serata
con il past. Néstor e Dafne Rostan, organizzata presso la Sala Valdese. A poche ore dal loro
rientro in Uru^ay essi hanno
avuto così la gioia di avere un
vicendevole e utile scambio di
informazioni.
• A causa della persistente
pioggia non si è potuto tenere,
il 1” luglio, il culto all’aperto al
Bagnau. La prossima volta si
terrà domenica 15 luglio alle
14.30. In caso di cattivo tempo
esso verrà rinviato alle domeniche 12 e 26 agosto.
SAN SECONDO
Il 25 giugno è improvvisamente deceduto Remigio Pons, all’età di 77 anni, mentre stava
sistemando la legna nella sua
casa, alla Rivoira.
Originario di Ribba di Prali,
era sceso a S. Secondo nel ’18
per trovare migliori condizioni
di vita; pur rimanendo agricoltore aveva dovuto cambiare radicalmente colture e tecniche di
lavoro diventando vignaiolo e
produttore di frutta.
Sempre molto impegnato nella
sua chiesa è stato Anziano dal
1935 al 1972. Con la sua robusta
voce di basso ha frequentato la
Corale fin che la salute glie lo
ha permesso, per più di cinquant’anni.
Il funerale ha avuto luogo nel
tempio il 27 giugno con l’intervento del pastore Cipriano
Tourn.
Tutta la nostra simpatia e solidarietà alla vedova, Emilia
Garrou pure lei originaria di
Prali, ed a tutta la famiglia.
___________TORRAZZA P.
Con larga partecipazione di
parenti ed amici sabato 23 giugno si sono svolti i funerali di
Giacomo Ulmini deceduto all’età di 67 anni.
È stata annunziata la parola
della speranza e della fede secondo l’Evangelo e da queste
colonne rinnoviamo ai parenti
tutti ed in modo particolare alla vedova, Abbena Mariuccia, la
espressione della fraterna simpatia e solidarietà nelle promesse del Signore.
partecipato ad almeno due manifestazioni organizzate da Agape, sarà : « Il ruolo di Agape negli anni ’80».
Per informazioni sui campi
estivi e per ogni richiesta di
iscrizione ai campi ci si può rivolgere a: Segreteria di Agape,
10060 Prali (To), tei. 0121/8514.
Eugenio Rivoir
1° DISTRETTO
Incontro
dei cassieri
Nell’ultima riunione dei
cassieri dei Concistori del
I Distretto era stato deciso di avere un incontro
col cassiere della Tavola
Valdese, pastore Roberto
Comba, per uno scambio
di informazioni.
Tale incontro avrà luogo
a Pinerolo - Via dei Mille,
1 - venerdì 13 luglio alle
ore 21. Trattandosi di un
incontro di informazione
reciproca, si ritiene opportuno ohe partecipi anche il
presidente di ogni Concistoro o, in caso di impedimento, il vicepresidente.
Se i cassieri di consigli
di chiesa non appartenenti
al I Distretto fossero im
teressati all’incontro, sono
anch’essi invitati.
La CED
S. GERMANO
• Ringraziamo il pastore Alberto Ribet, che ha presieduto il
culto della domenica 10 giugno
e che presiederà duello del 22 luglio. Mentre ci rallegriamo di
avere ancora una volta in mezzo a noi l’anziano Dino Gardiol
per il culto del 15 luglio
• Nelle ultime settimane la nostra comunità è stata più volte
colpita dal lutto: ricordiamo i
fratelli Clemente Garrone (anni
82), Nini Balmas (79), Enrico
Soulier (64), Davide Jahier (73).
Pensiamo con affetto alle famiglie che sono state provate e
e chiediamo al Signore di dar loro quella consolazione che, solo,
è capace di dare.
TORRE PELLICE
Si è svolto venerdì 6 il primo
degli incontri organizzati dalla
comunità con il gruppo giovanile sul tema: « Gli evangelici di
fronte alla violenza ».
Prossimi incontri, aperti a
tutti:
Venerdì 13 corr.: La Facoltà di
teologia ieri e domani, incontro
con studenti della nostra Facoltà ed i loro problemi.
Venerdì 20 corr.: Il vecchio è
necessariamente un emarginato?
Dibattito sui problemi della vecchiaia, dell’assistenza, delle opere per anziani.
Venerdì 27 corr.; Giovanni
Miegge alle Valli, ricordi e testimonianze.
Venerdì 4 agosto; Dieci anni di
lavoro ecumenico alle Valli.
Manca spazio!
Per mancanza di spazio rinviamo alcuni articoli (destinati
non solo alle pagine delle Valli)
ricordando ai corrispondenti
che il prossimo Eco/Luce uscirà con la data del 27 corr.
inserzione pubblicitaria
Tutti i Maian
Il 18 agosto verranno in Val Pellice
alcune famiglie Maian provenienti da
diverse parti del mondo.
Per questo è stato organizzato un
pranzo presso le Seggiovie del Vandalino, al prezzo di L. 10.000.
I Maian che hanno piacere di ritrovarsi con altri Maian sono invitati a
prenotarsi presso il ristorante stesso.
A fine pranzo, per I messaggi, sono
invitati comunque tutti I Maian.
La T.E.V. in numerose assemblee, fin dal gennaio ”79, si è
preoccupata delle tragiche condizioni in cui tanti esuli del
Viet Nam, e in genere del SudEst asiatico, sono venuti a trovarsi. Concordando con quanto
pubblicato su « La Stampa » da
Luigi Firpo che la situazione di
questi esuli è un nuovo « Exodus » senza la speranza della
Terra Promessa e di un focolare ove trovare riposo, la TEV
ha voluto concretamente fare
Sabato 28 corr. alle ore 15,30 a Torre
Pellice, nel tempio dei Coppieri avrà
luogo la Terza Assemblea plenaria.
Dopo il culto, presieduto dal Pastore
Giovanni Scuderi, verrà letta e messa in
discussione la relazione annua.
Il pubblico è cordialmente invitato.
qualche cosa. Ha pertanto deciso di invitare gli aderenti a contribuire al reperimento di fondi
da destinare all’aiuto di questi
fratelli nella distretta.
La T.E.V. ha preso contatto
con gli Enti che in Italia si occupano dei profughi e degli, abbandonati, constatando però che
attualmente in loco i rifugiati
vietnamiti sono pochi e che questi pochi sono già assistiti dalle
organizzazioni cattoliche. Si è
rivolta pertanto a organizzazioni ecclesiastiche che operano in
campo internazionale, inviando
di volta in volta parte delle numerose offerte pervenute per
assistere correligionari approdati in Europa.
Ora però la situazione è cambiata. In base alle notizie sempre più drammatiche sulla sorte di centinaia di migliaia di
profughi, diffuse dalla stampa e
dalla televisione, sembra che
anche l’Italia si impegni nell’opera umanitaria a favore di tanti derelitti. E pertanto pensabile che, con l’invio in estremo
oriente di navi della Marina Militare, affluiranno anche in Italia profughi, famiglie, individui
isolati, giovani e bimbi senza
speranza.
La T.E.V., nella Assemblea
del 1” luglio a Villar Porosa, ha
esaminato nuovamente la urgente necessità che anche gli
evangelici d’Italia agiscano in
modo concreto per venire in
Festa del
Colle della Croce
Il tradizionale incontro
italo-francese avrà luogo
domenica 22 luglio.
Il culto (predicatore il
pastore Pivot di Briançon)
avrà inizio alle òré''l0.30.
Nel pomeriggio, informazioni sulla Comunità Evangelica di Azione Apostolica (CEvAA): che cos’è?
che cosa fa? che cosa vuole? noi che c’entriamo?
Parteciperà il segretario
generale della CEvAA, pastore V. Rakotoarimanana
(Madagascar).
Un gruppo di giovani di
Torre Pellice presenterà il
risultato di una interessante ricerca sulle origini e
sulla storia dell’incontro
stesso.
La Provincia
al prof. Augusto
Armand-Hugon
Domenica 24 giugno a Coazze l’assessore provinciale Giovanni Baridon
ha consegnato i dieci premi di . Fedeltà Montanara > assegnati dalla Provincia di Torino per II 1978.
Tra essi, anche il prof. Armand-Hugon, con la seguente motivazione:
« Nato a Torre Pellice nel 1915, il
Professore Augusto Armand Hugon è
attualmente preside del locale Liceo
Valdese nel quale opera con serietà di
intenti e passione non comune.
Dimostrando un profondo attaccamento alla sua gente ed alla sua terra. ha dedicato la sua vita alla scuola
ed allo studio, compiendo — soprattutto nel campo della storiografia valdese
— interessanti e colte ricerche, oggetto di numerose ed apprezzate pubblicazioni la cui diffusione in tutta Europa ha contribuito in modo sostanziale
alla conoscenza e alla comprensione delle origini e dello spirito di un
piccolo popolo da sempre legato all'ambiente alpino.
contro a tanto dolore e a tanta
disperazione. L’Assemblea TEV
chiede pertanto che la Chiesa
tutta si mobiliti in quel senso:
certo essa non potrà portare
aiuto a molti, certo l’inserimento di gruppi familiari, necessitanti in tempi brevi di occupazione e di lavoro retribuito, può
risultare troppo gravoso per le
forze della Chiesa Valdese, ma
è altrettanto certo che le Comunità e gli Istituti assistenziali
sono in grado di ospitare per
periodi più o meno lunghi qualche profugo. Nel caso specifico
poi di giovani e di bambini, privi di parenti, la struttura assistenziale della Chiesa è tale da
poter assicurare ospitalità anche per tempi lunghi. ¡La Chiesa non è nuova per azioni del
genere: in epoche passate è stata presente per accogliere esuli
russi ed ora può ripetere la
stessa esperienza ; i convitti
hanno la possibilità di ospitare
qualche ragazzo ed assisterlo,
nella certezza che, ora come in
passato, la popolazione saprà
partecipare in modo efficace al
finanziamento.
La T.E.V. ha ancora a disposizione una somma da destinarsi a quest’opera e sarebbe lieta
di partecipare ad un’azione comune con tutta la chiesa. Essa
rivolge pertanto questo appello
perché ha piena fiducia nel senso di solidarietà delle comunità. Infine essa è disponibile per
mettere a disposizione la sua
documentazione. ^ ^
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RINGRAZIAMENTO
La famigUa del compianto
Remigio Pons
nella impossibilità di farlo singolarmente, esprime la più profonda gratitudine a tutti coloro che in qualsiasi
modo sono stati vicini nella dolorósa
circostanza.
« Io so in chi ho creduto »
(II Timoteo 1: 12)
San Secondo, 27 giugno 1979
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Comitato di Redazione: Sergio
Aquilante, Dino Ciesch, Marco Davite, Niso De Michelis, Giuliana
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intestate a : Reberte Peyret - Corse
Mencalieri, 70 - 10133 Torino.
La Luce: Autor. Tribunale di Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
L'Eco delle Valli Valdesi Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
8
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1
13 luglio 1979
DISSIDENTI IN URSS
Credere in prigione
Scambiato, due mesi fa, con
una spia sovietica, Georges Vins,
pastore battista dissidente in
URSS, è attualmente in America, la sua prima destinazione
dopo l’esilio forzato a cui è stato costretto dalle autorità sovietiche.
Presentiamo ai nostri lettori
alcuni estratti dell’intervista
che Vins ha rilasciato, appena
giunto in America, a Michel
Bordeaux autore di im libro
bianco sulle restrizioni religiose
in URSS. Una volta perfezionati
gli scordi di scambio dei prigionieri tra il governo americano e quello societico, Vins, dopo
un lungo periodo di prigionia è
stato imbarcato su un aereo all’aeroporto di Mosca, destinazione: New York. L’intervista che
segue è stata, di recente, ampiamente ripresa dal settimanale parigino « Réforme ».
«Una volta sull’aereo — ha
dichiarato Vins — mi sono accorto che con me c’erano altri
Sinodo
(t I
integrato”
Conferenza stampa
Gli articoli che fin qui ho segnalato fanno seguito ad una vivace e frequentata conferenza
stampa tenuta a Roma, il 26 giugno, dal prof. Giorgio Peyrot e
dai pastori Aldo Sbaffi e Sergio
Aquilante. Nel corso della con
ferenza (oltre alle testate menzionate priifla erano presenti: i
TGl, TG2, GRl, ’La Repubblica’,
’Il Resto del Carlino’, Agenzie
ANSA e Italia) Peyrot spiegando i contenuti dell’attuale legislazione sui «culti ammessi» e
quelli dell’intesa ha ricordato il
silenzio governativo che è caduto sul nostro accordo con lo stato (definito da Andreotti: «un
deUcato problema di stato») la
cui trattativa, a livello di commissioni, è ormai conclusa da 18
mesi. « Mentre la Chiesa cattolica ha il suo concordato che è
in vigore e per il quale certo non
le manca il riconoscimento dei
suoi diritti, lo stesso non si può
dire — ha sottolineato Peyrot —
per le Chiese evangeliche che
hanno ancora la legge dei ’culti
ammessi’ del 1929 e del 1930». I
giornalisti presenti hanno inoltre rivolto numerose domande al
moderatore Sbaffi e al presidente Aquilante sull’ecumenismo e
in generale sul ruolo attuale del
protestantesimo, italiano. Nella
stessa occasione, ai gio'rflalisti,
sono state distribuite alcune
schede informative — realizzate
dal servizio stampa della Tavola
e del Comitato metodista — su
questioni concernenti le nostre
chiese; il che evidentemente, sino ad oggi, ha giovato all’esattezza dell’informazione dei principali ’mass-media’.
G. Platone
deportati. Ci siamo salutati anche se non ci conoscevamo.
Erano a bordo due rappresentanti dell’ambasciata americana che ci comunicarono la destinazione. Ma solo dopo il mio
arrivo appresi che eravamo stati scambiati con due spie sovietiche, condannate negli Stati Uniti ».
— Lei ritiene che le campagne di solidarietà promosse in
Occidente siano di fatto un aiuto per i dissidenti in URSS? Bisognerebbe lanciare delle campagne più vigorose?
piene di gente che hanno perso tutto, compresa la fede che
hanno potuto avere. La maggioranza dei prigionieri è composta da persone amareggiate, disilluse ed incredulé. Ma tra loro
ho incontrato dei credenti. In
linea generale ho ricevuto da loro molto aiuto, anche da quelli
che non erano più dei credenti
militanti. Certamente le mie relazioni con i credenti impegnati
erano più intime e profonde;
loro mi chiamavano «Retrovie».
Oltre il muro
del dolore
{segue da pag. 1 )
di firmare il nuovo concordato.
Ed è proprio questa nuova subordinazione che indigna i protestailti italiani ». e più in là entrando in merito ai contenuti
dell’Intesa (definita: «modello
per un concordato senza privilegi ») dopo alcuni esempi circa la
posizione ccmtrmsia airihsegnàmento di religione nelle scuole e
all’istituzione della ’cappellania’
entrambe retribuite dallo stato,
Politi si chiede: «È questo modello che fa paura?». Il problema del ritardo da parte del governo a prendere in esame l’intesa è rimbalzato ancora, in un
successivo articolo, su « La
Stampa» di Torino («l Valdesi
sollecitano il governo a firmare
l’accordo Stato-Chiesa » del 27.6)
in cui si afferma : « Per evitare
paragoni fra le rinuncie ’evangeliche’ valdo-metodiste e il trattamento preferenziale chiesto
dalla Chiesa Cattolica, si vorrebbe ora rimandare la firma delle
’Intese’ al momento in cui sarà
definita anche la revisione del
Concordatp »., Sulla stessa linea,
ma con uri ’taglio’ più giuridico,
si pone anche il recente contributo di Alceste Santini (troppo
ampio per riassumerlo) su « L’Unità » che mette al centro l’intesa e la legge sui « culti ammessi » del 1929, ancora vigente.
— Tutte le iniziative promosse in Occidente a favore dei dissidenti in prigione, per esempio l’iMormazione, le manifestazioni pubbliche e la preghiera, sono di grande aiuto. Riferendomi alla mia personale esperienza sono convinto che, anche
se non fossi stato espulso dalrURSS, sarei largamente dipeso
dall’appoggio occidentale. Ogni
volta che all’Ovest ci sono stati
atti di solidarietà, è corrisposto automaticamente un miglior
trattamento da parte dei funzionari e guardiani delle prigioni. Quando non si svolgeva nessuna azione, le nostre condizioni immediatamente peggioravano. In im certo senso, il sostegno
occidentale, influenza e condiziona le autorità sovietiche.
— Com’è riuscito, in prigione,
a conservare la sua fede cristiana?
— Che tipo di relazioni ha avuto con gli altri prigionieri? Cerano dei credenti?
— Le prigioni sovietiche sono
— Sono convinto che la fede
diviene più forte attraverso la
sofferenza e che Dio dona un
aiuto spirituale in proporzione
alle sofferenze fisiche sofferte. Il
cristiano prigioniero riceve il
suo aiuto dalla preghiera e da
Dio, il che rappresenta un’inesauribile fonte di forza.
Il cronista che ha intervistato
Georges Vins non ha potuto fare a meno di notare la sua calma e la sua serenità. Egli non
prova ostilità verso coloro che
l’hanno persegmtato. Le sue
prove non l’hanno amareggiato,
ma gli h^nno trasmesso una
grande tolleranza ed un’innegabile autorità. Vins ha espresso il
desiderio di recarsi al più presto in Inghilterra, per conoscere
più da vicino il circolo del Keston College che tanto ha fatto
in favore dei perseguitati a motivo della loro fede.
G. P.
(segue da pag. 1)
Cina. E d’altra parte sarebbe ben
pericoloso trascurare i pericoli
di una concezione solo negativa
della sofferenza e di un atteggiamento disposto a qualsiasi prezzo pur di evitare la sofferenza.
Questo rifiuto del dolore a
qualsiasi costo, che arriva a forme aberranti come la richiesta
dell'anestesia per farsi prendere
le impronte dei denti dal dentista, ci ha resi deboli e vulnerabili. Cosa succede quando la vita è invasa da una sofferenza,
magari non fisica, contro cui non
esiste anestesia?
In effetti non esiste solo il dolore fisico. Esistono sofferenze
morali, affettive, psicologiche.
Quanti sforzi vengono fatti oggi
per eliminare queste sofferenze
anche al costo del conformismo
per evitare la sofferenza della diversità, al costo dell’aridità e
della solitudine per evitare vincoli affettivi che possono far soffrire nel loro spezzarsi?
Per tornare al dolore fisico, gli
italiani, informa il « dossier » di
Repubblica, spendono oltre 30
miliardi all’anno in analgesici
(Qptalidon, Novalgina, Cibalgina,
ecc.) che in gran parte danno assuefazione e richiedono dosi progressive. Non è questo il primo
gradino di una scala in cima
alla quale sta la tossicomania
nelle sue varie forme?
Da questa concezione del dolore emerge un’umanità preda
dell’illusione che la risposta al
flA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Violai
Liquidazione di Somoza?
* Secondo le ultime notizie,
gli USA avrebbero finalmente
deciso di abbandonare al suo
destino Anastasio Somoza, il tiranno ex-padrone dello staterello americano del Nicaragua. Diciamo « ex-padrone », non semplicemente « pairirone », perché,
neUe ultime settimane, i « sandinisti », cioè i rivoluzionàri che
lottano contro la « Guardia nazionale » (reparti armati difensori del regime), hanno preso
progressivamente e definitivamente il sopravvento.
« Il caso del Nicaragua (scrive Giorgio Bocca su « L’Espresso » del 1.7.1979) appartiene ai
misteri della stupidità reazionaria; o forse al meccanismo inevitabile delle tirannidi reazionarie, che è necessario ma che
a noi appare solo stupido. La
dinastia Somoza si è comportata in modo così perfido, granguignolesco e corrotto, che può
sembrare irreale, romanzesca; e
invece, con ogni probabilità, è
semplicemente una famiglia che
applica la regola reazionaria:
rubare fin che si può, reprimere fin che si può. Per combattere i Somoza, i sandinisti
hanno dovuto necessariamente
appoggiarsi a Cuba e alla diplomazia comunista, ma questa
scelta potrebbe anche essere la
loro condanna e la migliore difesa dei Somoza, perché non si
vede come gli USA jjossano accettare che l'area socialista e filosovietica si allarghi nell'America latina. E chiaro che gli USA
sono relativamente interessati
all'economia agricola del Nicaragua e che potrebbero benissimo fare a meno delle sue piantagioni; ma è altrettanto chiaro
che non possono disinteressarsi
di una zona contigua al canale
di Panama e alla sua decisiva
importanza strategica.
Di fronte all' impossibilità di
trovare un ricambio ai Somoza, il presidente Carter, l’uomo
dei principi, eoiui che predica
una morale internazionale buona per tutte le latitudini, ha
chiuso entrambi gli occhi, ha
fatto finta d’ignorare una repressione ch'è stata tra le più
feroci, con la distruzione d'interi villaggi.,. ».
A questo punto, ci si può chiedere se le notizie, cui abbiamo
accennato all’inizio, siano veramente attendibili. Angel Bar
rajon, rappresentante per l’Europa del « Fronte Sandinista di
Liberazione Nazionale », in una
conferenza stampa tenuta a Roma il 27.6, se lo chiede per l’appunto, ma risponde in tono molto dubitativo:
« Se Somoza non riceverà altri aiuti, la sua caduta è certa,
a breve scadenza. Può esser questione di due o tre settimane.
La Guardia nazionale è costretta a tappare falle in tutto il paese. Alla lunga, essa sarà costretta ad arrendersi. Il rischio è solo quello di un intervento militare in forze sostenuto dagli
USA. Ma ormai non è facile che
questo avvenga » (v. « La Repubblica » del 28.6).
Alla domanda: « Ma Cuba non
aiuta i sandinisti? », Barrajòn
ha risposto:
« Cuba non c'entra. Qualsiasi
aiuto avrebbe potuto offrire il
pretesto per un intervento USA.
Abbiamo preso, di comune accordo con l’Avana, la decisione
di non farci assistere. Anzi Castro ha detto che il migliore
aiuto che Cuba potesse dare ai
sandinisti era di non aiutarli.
Ma se intervenissero i marines
o altre forze sotto la guida degli USA, allora farebbero appello alle brigate internazionali, e
anche Cuba manderebbe uomini e armi ». (L’intervista è di Saverio Tùtino).
Negli ultimi giorni si sono ancora verificati alti e bassi, oscillazioni paurose fra Guardia nazionale e sandinisti, con conseguente ulteriore deterioramento
delle condizioni sociali: ogni
giorno aumentano la miseria, la
fame, le malattie. Ma abbiamo
anche noi la netta impressione
che i giorni di Anastasio Somoza dittatore siano ormai contati.
■ A questo numero hanno collaborato: Ernesto Ayassot,
Giorgio Cavazzuti, Lelia Casonato Busetto, Ivana Costabel, Giovanni Conte, Bruno
Bellion, Franco Davite, Dino
Gardiol, Raifnòndo Geme,
Aldo Rutigliano.
Sapienza di Dio
(segue da pag. I)
ro scienza, e con tutte le loro
discipline, invece di fare da maestri dovrebbero profittare dell’occasione d’imparare.
Noi evangelici rifiutiamo la linea seguita da Papa Wojtyla (vedi la lettera a tutti i sacerdoti
della Chiesa in occasione del giovedì santo 1979) perché giudica
il sacerdozio una casta separata
dal mondo, privilegiata e superiore a tutti gli altri. Inoltre dicendo che il sacerdote, attraverso il suo celibato diventa l'uomo
per gli altri, il papa esclude la
possibilità che uomini sposati
con figli possano esercitare un
ministero pastorale come fanno
con solerzia ammirevole i pastofi evdngelici chepur occupandosi della famiglia, sono pronti
a qualsiasi servizio per il bene
di tutti i fratelli della comunità
cristiana.
A Genova c’è gente che mi dice: « Erminio, io, dopo che sono
stato battezzato, non sono mai
andato in chiesa. Ma cosa vuol
dire essere Cristiani? Secondo
te esistono Cristiani che vivono
fino in fondo la loro fede con
convinzione? »
Altri mi hanno detto: « Ho letto alcune volte le “Beatitudini"
che definisco il manifesto programmatico di Gesù. Riesci a
trovarmi qualcuno che abbia realizzato un simile programma? ».
Un sindacalista ha aggiunto:
« Noi sindacalisti prepariamo delle piattaforme contrattuali stupende, ma non riusciamo mai a
realizzarle totalmente.
Gesù ha presentato delle dottrine stupende che però sono rimaste inattuate ». Non ho avuto
il coraggio di rispondere che
esiste in Genova una comunità
Cristiana che incarna l'evangelo.
Ecco-che cosa significa fare teologia. Approfondire lo studio dèi- '
l'evangelo per conoscere Cristo
e incarnarlo nella nostra vita.
Infatti Paolo al versetto 16 è categorico, dice che noi abbiamo
la mente di Cristo. Parla al presente non al condizionale. Abbiamo la mente di Cristo per portare Cristo morto e risorto agli
uomini, disorientati e perplessi
di oggi. E. Podestà
dolore consista nella scoperta
scientifica di qualche « infallibile arma anti-sofferenza ». E invece la scienza medica stessa,
nella sua parte più avanzata,
combatte contro la delega al
tecnico della medicina per la
soluzione di ogni problema,
contro la medicalizzazione delle difficoltà comportamentali,
contro la pressione combinata
dell’industria farmacologica e
della domanda di medicine da
parte di chiunque abbia una
qualsiasi difficoltà. Per chi non
vuole stordirsi di « medicina da
rotocalco » diventa evidente che
Se la risposta al problema del
dolore è ridotta solo a dimensioni farmacologiche, essa non
può che diventare una nuova
mistificazione distruttiva.
Per una risposta
evangelica
Ritengo che un tentativo di
risposta evangelica al problema
del dolore non possa prescindere dall'ambivalenza della sofferenza, dal suo carattere negativo ma anche potenzialmente
positivo.
La sofferenza è cosa negativa,
fa parte del grande mistero del
male, è l’avanguardia della morte e dipende, ricorda la Bibbia,
dalla situazione di alienazione
dell’uomo da se stesso, dagli altri e da Dio. Al di fuori di una
accettazione di questo fatto la
sofferenza rimane un muro invalicabile. Può essere subita e
perfino sopportata, ma non può
essere superata nel suo aspetto
negativo di minaccia della vita
E invece l’accettazione di questa realtà negativa è indispensabile perché la sofferenza possa ricevere un valore positivo.
Non lo ha di suo, non ha alcun
valore redentivo intrinseco, ma
può ricevere un « mutamento
di segno »: è questa eventualità
che la Bibbia indica col termine di prova: la prova è il miracolo della trasformazione in positivo di una sofferenza che è e
resta una cosa negativa, una
minaccia per la vita, ma che
nello stesso tempo acquista il
valore positivo di una crescita
del credente, della sua comprensione, della sua umiltà, della
sua forza, della sua fiducia in
Dio. Cristo stesso, dice l’epistola agli Ebrei, è passato attraverso questa crescita, è stato
reso perfetto da Dio mediante
la sofferenza (Ebr. 2: 10); e noi,
dice Giacomo, nella prova della fede possiamo trovare costanza ed essere resi « perfetti,
completi, di nulla mancanti »
(Giac. 1: 3-4), possiamo sperimentare, dice Paolo, una catena
in cui « l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e
l’esperienza speranza » (Rom. 5:
3-4).
In questo contesto il dolore,
dalla sofferenza fisica al dolore
esistenziale, può essere scoperto come parte di tutte le cose
che, come dice Paolo, « cooperano al bene di coloro che amano Dio» (Rom. 8: 28). Ma questa realtà non è mai il dato iniziale di una esperienza di dolore (che è invece sempre l’assurdità), è sempre solo la scoperta finale di un processo faticoso che richiede quasi una sofferenza nella sofferenza. Ma chi
in un modo o nell’altro nella
sua vita è arrivato a questa
scoperta, sa riconoscere nella
esperienza di sofferenza attraverso cui è passato non soloqualcosa che ha minacciato la
sua vita, ma anche una realtà
positiva che ha arricchito e affinato la sua vita.
L’essenziale dunque non è di
cercare di addomesticare la sofferenza dandole un valore positivo che intrinsecamente non ha,
né di cercare di evitarla ad ogni
costo.
L’essenziale è riconoscere il
centro del problema non nel
dolore bensì nel rapporto di
unione col fondamento dell’essere da cui anche il problema
ambiguo e diffìcile del dolore
può ricevere la risposta della
grazia.
F. Giampiccoli