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Anno VI
numero 42
del 30 ottobre 1998
IL FONDAMENTO
«Nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Gesù Cristo»
I Corinzi 3,11
CHI intende oggi porre «un altro
fondamento, oltre a quello già posto»? E quale sarebbe questo altro fondamento? È opportuno lasciare aperte
tali domande, il che significa però continuare a porsele, mettendosi con ciò
in ascolto della Riforma. Un richiamo
a Cristo, all'unico fondamento posto
da Dio e non bisognoso di integrazione: questo soltanto ha inteso infatti essere la Riforma del Cinquecento e questo soltanto costituisce in definitiva la
vocazione del protestantesimo. Qui si
colloca anche il significato ecumenico
di entrambi. A dire il vero, l’interpretazione più diffusa in Italia vede nella
Riforma un evento sommamente antiecumenico, in quanto avrebbe spezzato l’unità della cristianità occidentale; il compito ecumenico consisterebbe ora nel rimettere assieme i cocci
sparsi per l’Europa da Lutero e soci. È
però anche possibile interpretare i fatti
nel modo opposto: Funità è stata frantumata dal rifiuto romano di riformare la chiesa secondo l’Evangelo, eliminando «altri fondamenti» abusivamente collocati accanto a Cristo. Questa seconda lettura ha dalla sua ottimi
argomenti teologici e storici, e personalmente le sono assai affezionato.
ISELLA fase attuale, tuttavia, penso
1V che essa non favorisca quel «salto
di qualità», come usa dire, nel dialogo
ecumenico di cui molti avvertono il bisogno. Forse è meglio constatare che,
comunque la si pensi, la Riforma c'è
stata e ha partorito l’unica forma di
cristianesimo occidentale originariamente plurale, multiforme e priva di
un potere centrale (e innegabilmente
centralista) come quello romano. Grazie alla Riforma si è ristabilita in Occidente la situazione del Nuovo Testamento, in cui convivono tra loro chiese
assai diverse: da quella di Gerusalemme, i cui membri maschi sono circoncisi e in cui, almeno in una prima fase,
si frequenta il tempio, a quella «pentecostaleggiante» di Corinto, a quelle già
abbastanza strutturate in modo gerarchico che traspaiono dagli Atti degli
Apostoli o, ancor più, dalle epistole
agli Efesini, a Timoteo, a Tito; e si potrebbe continuare. Le differenze tra
molte comunità neotestamentarie sono molto maggiori di quelle che separano oggi, in Italia, cattolici romani e
protestanti delle chiese battiste, metodiste e valdesi: eppure, nel Nuovo Testamento, le differenze, per quanto
profonde, non si trasformano in divisioni, non ci sono scomuniche reciproche, ma al contrario, la «mano di associazione» (Calati 2, 9) indica la comunione, quell’unità nella diversità di cui
oggi tanto si parla. Ciò è possibile perché nessuna chiesa pretende di importe il proprio modello alle altre, sostihtendo la varietà dello Spirito con un
tnonolitismo autoritario.
OGGI il mondo protestante presenta una situazione per molti aspetti simile a quella neotestamentaria: vi
^ono luterani, riformati, battisti, metodisti, avventisti e molti altri che provengono da tradizioni anche molto diverse e in passato nemiche, ma che
hanno imparato a vivere in comuniotte, riconoscendosi reciprocamente co’tie membra della chiesa una, santa,
cattolica (cioè universale) e apostolica,
hn Riforma ha insegnato al protestantesimo a vivere l’unità intorno all’ant^v-ncio del «fondamento già posto»,
ttnnuncio che si esprime nella predicartene biblica, nel battesimo, nella cena
ttcl Signore. Con ciò, la rivoluzione cristiana del XVI secolo pone oggi ancora
tt tutta l’ecumene una sfida che non
Ptiò essere elusa.
Fulvio Ferrano
SKT riMANALK DKI.LK ( HIKSE EVANGELICHE ILVI TISI E, METODISTE. VALDESI
li 31 ottobre 1517, con le 95 tesi di Martin Lutero, iniziò la Riforma protestante
«Tutta la vita sta nella Parola di Dio»
/ riformatori, come il grande teologo Agostino, hanno rimesso la Bibbia al centro della vita dei
credenti e della chiesa. Il lezionario «Un giorno, una parola» aiuta a leggerla quotidianamente
PAOLO RICCA
Tutto un libro delie Confessioni
di Agostino, l’ottavo, è dedicato
al dettagliato e drammatico resoconto della sua conversione. Agostino confessa e descrive il suo travaglio interiore, il tormentato percorso che lo ha condotto alla fede,
il serrato confronto con Dio e con
se stesso, le forti oscillazioni del
suo animo, la riluttanza ad abbandonare la vita di prima, spensierata
e sregolata, con il suo fascino, le
sue lusinghe e la sua dissipazione
(«c’ero soltanto io contro me stesso»), l’estrema indecisione davanti
alla prospettiva di una svolta radicale nella propria esistenza, il desiderio struggente di abbandonarsi a
Dio e il timore crescente di farlo.
Ed ecco a un tratto l’insieme delle
tensioni e dei conflitti che si agitano
nella sua coscienza e la scuotono fin
quasi a generare un senso acuto di
angoscia, ecco il suo prolungato
tormento interiore sciogliersi in un
pianto diretto, senza freni. «Quando
da un fondo arcano la profonda meditazione ebbe tratta fuori tutta la
mia miseria e l’ebbe accumulata davanti agli occhi del mio cuore, si
scatenò una tempesta violenta che
mi portò una grande quantità di lacrime». Insieme alle lacrime, che
non sono di disperazione ma di
pentimento (come quelle di Pietro
la notte in cui rinnegò Gesù), sgorgano domande, anzi un’unica domanda che Agostino rivolge insistentemente a Dio: «Fino a quando,
Signore?» cioè quanto durerà la
notte del dubbio, dell'indecisione,
delle domande senza risposta?
Quando succederà anche a me quel
che è successo ad altri, che poi hanno potuto dirti: «Tu hai mutato il
mio dolore in danza, hai sciolto il
mio abito da lutto e mi hai rivestito
di gioia» (Salmo 30,11)?
Allora, in modo del tutto imprevisto, giunge come un sussurro la
risposta agognata: «...aU’improwiso, dalla casa vicina, il canto di una
voce come di bambino, o di bambina forse, che canterellava e ripeteva questo ritornello: “Prendi e leg
gi, prendi e leggi"...Trattenni le lacrime e mi alzai, sicuro che quella
voce non era altro che un ordine
del cielo di aprire il libro e di leggere le parole che per prime mi si fossero presentate allo sguardo... Così
tornai con emozione grande al luogo... dove avevo lasciato il volume
dell’apostolo Paolo, lo afferrai, lo
apersi e in silenzio lessi il primo
passo sul quale mi caddero gli occhi: “Non in gozzoviglie e ubriachezze, non in giacigli e in lascivie,
non fra contese e gelosie, ma rivestitevi del Signor Gesù Cristo, e non
abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri” (Romani 13, 1314). Non volli leggere oltre e neppure occorreva. Appena finito di
leggere, come una luce rasserenante mi fu distillata in cuore e tutte le
tenebre dell’incertezza scomparvero». Fin qui Agostino.
È un racconto avvincente, che
merita di essere conosciuto per
due motivi. Il primo è l’importanza
decisiva dell’episodio narrato nella
vita di Agostino e quindi nei destini
del cristianesimo: come è noto.
Agostino è uno dei «padri fondatori» della chiesa d’Occidente e il suo
pensiero è una colonna portante
della teologia cristiana. Lo stesso
Lutero e gli altri riformatori recano
tutti una forte impronta agostiniana e la Riforma nel suo insieme
può essere vista come il frutto di
una rinascita di agostinianesimo e
la sua rivincita nei confronti della
teologia di Tommaso d’Aquino. Il
secondo motivo di interesse dell’episodio citato sta naturalmente
L'arresto del generale Pinochet dice la verità sul Cile del 1973
Perché ì morti non siano uccisi per la seconda volta
FRANCESCA SPARO
La domanda vera su
questo arresto non è
giuridica («è giusto che, in
assenza di un tribunale
internazionale, a processare Pinochet siano gli
spagnoli e non i cileni?»);
e neanche politica («aiuterà 0 meno il rafforzarsi
della ancora fragile democrazia cilena?»); certo non
«farmacistica» (l’osceno
bilancino degli orrori che
si chiede perché, se Pinochet non era peggio di Milosevic 0 dei cinesi, cominciare da lui? oppure se
«era proprio genocidio o
solo tortura?»). La domanda vera è la stessa che ci si
pose per Priebke; a cosa
serve un gesto che sicuramente non porterà in ga
lera un generale, sicuramente assassino, ma vecchio e senza più possibilità di nuocere? E la risposta è, come per Priebke,
netta; serve a dare vita a
un criterio di verità (di cui
avvertiamo così spesso il
bisogno e la mancanza)
nella storia e nella politica, serve a non uccidere i
morti, seppellendoli sotto
l’oblio 0 l'infamia di ricostruzioni «storiche», per
cui il settembre del ’73 fu
la reazione (un po’ violenta, ma insomma sono stati solo 3.000 morti...)
all’instaurarsi di un regime «comunista» in Cile.
Ogni anno «rubo» qualche
ora allo studio della letteratura e racconto ai miei
studenti Auschwitz e Santiago, la stella gialla sul
cappotto dei bimbi e le
mani tagliate di Victor Jara, i treni senza ritorno
per la Polonia e l’arrivo in
Italia dei profughi cileni:
lo faccio per obbedire al
comando di Primo Levi a
non far dimenticare e lo
faccio sapendo che è una
goccia ne) mare e che la
maggioranza degli adolescenti di oggi continuerà a
ignorare sia l'uno che l’altro massacro.
Questo arresto serve
solo a questo, ma è appunto moltissimo: a porre davanti alla coscienza
dei più giovani che non
sanno (perché la società
in cui vivono è senza memoria e senza amore per
la verità) la storia tragica
di un massacro, ma anche della speranza di po
ter raddrizzare l’ingiustizia antica dei ricchi o potenti che opprimono i poveri e i deboli (un’ingiustizia che allora riempiva
ancora molti animi di indignazione non placabile
come oggi da astratte
analisi dell’andamento
dei mercati) e di poterlo
fare utilizzando non la
violenza ma la democrazia. Nelle nostre chiese ci
si mobilitò allora per solidarietà con quegli operai
torturati e con quelle
donne violentate; ma ci si
mobilitò anche per tenere
aperta e viva quella speranza. L’arresto di un assassino non procura gioia, ma certo allevia le ferite che per 25 anni, nella
smemoratezza di molti,
sono rimaste aperte.
nel ruolo centrale che vi riveste
l’invito divino a «prendere in mano» il libro (in quel caso la Lettera
ai Romani, per estensione la Bibbia) e a «leggere». Agostino si converte perché presta ascolto alla voce e compie il gesto decisivo dal
quale tutto dipende; prendere in
mano la Bibbia e leggerla.
La storia della conversione di
Agostino conferma quello che innumerevoli altre storie attestano, e
cioè che la fede cristiana nasce dalla lettura o dall’ascolto della parola
biblica ricevuta come parola di
Dio; perciò prendere in mano la
Bibbia e leggerla è l’atto iniziale e
fondante di ogni storia cristiana.
La Riforma poi, come tutti sanno,
ha più che mai posto la Bibbia al
centro della vita di ogni credente e
della chiesa nel suo insieme, facendone non solo la norma della fede
e del comportamento, ma anche il
suo alimento indispensabile, il suo
pane quotidiano nel senso letterale
del termine. Nessuna fede e pratica
cristiana possono sussistere a lungo lontano dalla parola biblica,
senza esserne nutrite, plasmate e
orientate giorno dopo giorno. L’ha
detto bene Lutero con una delle
sue formule lapidarie; «Tutta la vita
e la sostanza della chiesa stanno
nella parola di Dio». Allontanarsi
dalla Bibbia significa inesorabilmente allontanarsi da Cristo.
Oggi, l’equivalente della voce del
bimbo, o della bimba forse, che ripeteva «Prendi e leggi, prendi e
leggi» può essere il lezionario biblico per la lettura quotidiana della
Bibbia Un giorno, una parola pubblicato dalla Claudiana. È già in libreria l’edizione per il 1999. Ogni
giorno è lì accanto a noi e ci invita
a compiere lo stesso gesto umile
ma decisivo, compiuto un giorno
lontano da Agostino - e la sua vita
fu cambiata - e come lui da innumerevoli altre persone conosciute
e sconosciute in ogni tempo e luogo. È con quel gesto che una storia
di fede può cominciare e ricominciare, secondo l’antica promessa di
Dio che dice; «Ascoltate, e l’anima
vostra vivrà» (Isaia 55,3).
SPIRITUALITÀ
Le immagini bibliche
dì LUCA BARATTO ^
A PAGINA
CHIESE
Le «Giornate teologiche»
documento della FCEI _
A PAGINA ✓
EDITORIALE
Israeliani e palestinesi
di PAOLO NASO ^ ^
A PAGINA I U
COMMENTO
Il governo D’Alema
di PIERA ECIDI . _
A PAGINA 70
LETTERE!
Caro Presidente Scalfaro
di DOMENICO TOMASETTO ^ ^
APAGINA«C/
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 30 QTTQBRF
«Cercate il
Signore, mentre
lo si può trovare;
invocatelo,
mentre è vicino.
Lasci l’empio la
sua via e l’uomo
iniquo i SUOI
pensieri; si
converta egli al
Signore che avrà
pietà di lui, al
nostro Dio che
non si stanca di
perdonare.
“Infatti i miei
pensieri non sono
i vostri pensieri,
né le vostre vie
sono le mie vie”.
dice il Signore.
“Come i cieli sono
alti al di sopra
della terra, così
sono le mie vie
più alte delle
vostre vie,
e i miei pensieri
più alti dei vostri
pensieri.
Come la pioggia e
la neve scendono
dal cielo e non vi
ritornano senza
aver annajfiato
la terra, senza
averla fecondata
e fatta
germogliare,
affinché dia seme
al seminatore
e pane da
mangiare, cosi e
della mia parola,
uscita dalla mia
bocca: essa non
torna a me a
vuoto, senza aver
compiuto ciò che
io voglio e
condotto a buon
fine ciò per cui
l’ho mandata.
Sì, voi partirete
con gioia e sarete
ricondotti in
pace; i monti
e i colli
proromperanno
in grida di gioia
davanti a voi,
tutti gli alberi
della campagna
batteranno le
mani. Nel luogo
del pruno si
eleverà il cipresso,
nel luogo del rovo
crescerà il mirto;
ciò sarà
per il Signore un
motivo di gloria,
un monumento
perenne che non
sarà distrutto”»
(Isaia 55, 6-13
«»sptfa
ItÄliliÄ
I PENSIERI E LE VIE DEL SIGNORE
»
La fede nasce quando ci chiediamo: «Qual è il pensiero, la via del Signore?
La via di Gesù Cristo è quella del suo amore infinito in cui c'è spazio per tutti
WINFRID PFANNKUCHE
La Riforma protestante del
’500 non è un «monumento
perenne», ciò che rimane in eterno è la Parola dell’Eterno; «Infatti, "ogni carne è come l’erba, e
ogni sua gloria come il fiore
dell’erba. L’erba diventa secca e
il fiore cade; ma la parola del Signore rimane in eterno”. E questa è la parola della Buona Notizia che vi è stata annunziata» (I
Pietro 1, 24-25). Noi protestanti
siamo come tutte le altre creature di Dio; erba che appassisce se
non viene annaffiata dalla Parola
che esce dalla bocca di Dio. «A
Dio solo la gloria» è la linfa vitale
della teologia di Calvino e l’ispirazione della musica di Bach.
Quando Lutero affisse le 95 tesi al portone della chiesa, la sera
prima della festa dei Santi, voleva che esse fossero discusse dalla chiesa del papa, ma questo è
rimasto un pio desiderio. Lutero
ci ricorda che la chiesa è una
pianta debole che facilmente
può essere distrutta, che cresce
sotto la croce nell’ascolto della
Parola di vita. Ricordare la Riforma è, per le anime sensibili, una
cosa pazzesca; essa ci ricorda la
Scrittura, ci rimanda all'origine
della nostra fede. Ricordare, poi,
parole della Scrittura, è un’altra
cosa pazzesca; la Parola del Signore ci ricorda il Dio vivente, ci
rimanda all’origine della nostra
esistenza. Quando leggiamo la
Bibbia, in realtà è la Bibbia cbe
legge in noi; quando interpretiamo la Bibbia, in realtà è la Bibbia
che interpreta noi. Noi infatti
predichiamo Cristo, la realtà
pazzesca del suo amore, infinitamente più grande di noi.
Il profeta scrive al suo popolo
nella cattività babilonese. A questa gente «fuori», lontana dalle
sue origini, egli fa sentire la voce
del Creatore che non ci abban
dona; «Consolate, consolate il
mio popolo» (Is 40, 1), dice in
principio, e conclude con le parole del nostro passo (Is 55, 613); sono come un piccolo culto,
dall’invocazione alla benedizione finale. In effetti, il nostro culto basato sulla Parola nasce qui,
nell’esilio, lontano dai sacrifici
celebrati nella solitudine sacerdotale. In questa Domenica della Riforma andiamo di nuovo al
culto, ascoltiamo la parola di
Dio, partecipiamo alla festa della
sua santa Parola; essa ci mette in
discussione, ci rimette sulla via
delle infinite possibilità di nuova
vita, là fuori, in Cristo.
parola del Signore non è mai
tranquilla, ma sempre tesa, sente la propria insufficienza, e così
è viva, è una sorgente d’acqua
viva per chiunque lo incontra.
Vogliamo rispondere al Signore,
essere responsabili, e la responsabilità cristiana inizia con la
preghiera, la confessione della
propria insufficienza; non ce la
faccio da solo, aiutami tu. Ogni
relazione autentica vive della
consapevolezza dei propri limiti
e della fiducia nell’altro.
Confessiamo la nostra fede
T P' vostre vie non sono le
Invochiamo la presenza
del Signore
NVOCATELO, mentre è vi
«I!
e arida, uomini e donne si riuniscono in preghiera, per invocare
Dio che faccia piovere. 1 nostri
antenati all’epoca della Riforma
credevano in un Dio che si fa
trovare in ogni luogo e in ogni
tempo, oggi invece ci chiediamo
se Dio esista davvero. Non possiamo tornare indietro nel tempo ma possiamo, in ogni tempo
e in ogni luogo, tornare alla nostra origine, rivolgerci a Dio,
porgli le nostre domande. Sicuramente rende più interessante
la tua esistenza; prima di lutto,
ti risponde che tu davvero esisti,
ti chiama ad una vita fruttuosa
di passione e di dedizione, annaffia la tua anima seccata e
l’ambiente arido in cui viviamo.
Confessiamo
il nostro peccato
. .1^ ON si stanca di perdonare». La prima tesi di Lu
Preghiamo
O Dio onnipotente,
ricordaci di continuo che tu sei la nostra forza
e il nostro sostegno.
Aiutaci a non mettere la nostra fiducia
in noi stessi o nei beni di questo mondo;
insegnaci a cercar rifugio presso di te;
permettici di invocarti senza tregua
e di scaricare su di te tutti i nostri affanni,
fino al giorno in cui potremo
accedere alla beatitudine
che ci è stata acquistata
dalla passione, dalla morte
e dalla resurrezione del tuo Figlio unico.
Giovanni Calvino
tero afferma che tutta la vita del
cristiano deve essere un pentimento. Questa affermazione
mette radicalmente in discussione la convinzione, molto diffusa oggi, che siamo tutti «brava
gente» cbe non ha mai fatto del
male a nessuno. Ma abbiamo
fatto del bene a qualcuno? La
nostra vita, la produciamo noi,
oppure l’abbiamo ricevuta in
dono dal Signore della vita e della morte? Siamo in discussione
con tutta la realtà perché qualcuno ci interpella, ci chiama,
vuole qualcosa da noi, perché
qualcuno ha bisogno di noi. Viviamo questa vita contraddittoria nella viva tensione tra domanda e risposta, nel reciproco
dare e ricevere. La coscienza di
colui che si fa interpellare dalla
E vostre vie non sono
I mie vie». Una confessione
di fede è sempre molto più grande di me; confessando la nostra
fede ci apriamo ad una realtà
molto più grande della nostra, ci
rimettiamo nelle mani dell’altro.
Nessuno, nessuna chiesa o religione può pretendere di conservare in sé i pensieri del Signore;
stiamo dall’altra parte, siamo
tutti davanti a lui. Nessun tabernacolo, nessuna dottrina può
pretendere di contenere in sé
Dio stesso. Tutti hanno a che fare col Dio vivente, sempre l’Altro, sempre Tu. Quando arriviamo ad un punto morto che «non
ce la facciamo più», sospiriamo;
«Eh, le vie del Signore...»; ma
questa non è ancora una confessione di fede, poiché Dio non è
rimasto un oscuro destino al
quale si può solo rispondere;
«Eh, non si può fare nulla».
Conosciamo uno dei pensieri
del Signore; sappiamo che egli
pensa a noi tutti e che è nato, ha
predicato, guarito e sofferto, è
morto e risorto sulla via dell’timanità. La fede nasce appunto quando ci chiediamo; «Qual è
il pensiero, la via del Signore?».
Questa domanda ci rimanda alla
via di Gesti Cristo. Ma la via di
Cristo non è identica alla via del
cristianesimo; la realtà di Cristo
è molto più grande di noi; nel
suo amore c’è tempo e spazio
per tutta l’ecumene, abbracciata
dal suo infinito amore. E l’amore vive del reciproco ascolto; dove si smette di ascoltare, si comincia a gridare.
fola alla luce della nostra realtà.
Non lo fanno solo i teologi, ma
tutti quelli che pregano, tutti
quelli che cercano di pensare e
vivere insieme la realtà di Dio e
la nostra. Questo è il sacerdozio
di tutti i credenti; dove accade
questo c’è crescita, e nessuno si
secca. Dove ci sono fiducia, speranza e amore, là c’è Cristo, il
buon seminatore; con fiducia,
egli mette la mano nel sacco di
semi, ne prende una manciata e
la sparge, camminando con libertà, con la speranza che essi
portino frutto, aprendo la mano
con generosità e amore. In questo movimento siamo attirati
dallo spirito appassionato di Gesù e se ci muoviamo in lui, attireremo anche altri.
Certo, la cultura dell'industria, del cemento e dell’informatica lascia poco tempo e spazio per i semi nutriti dalla Parola. Ma proprio in essi l’uomo e
la donna nella cattività babilonese di oggi possono ritrovare la
loro origine, il loro pane quotidiano condiviso con gioia e
semplicità, perché l’umanità
oggi ha semplicemente fame,
molta fame. Solo per l’uomo
abituato alle comodità cittadine
una buona pioggia di campagna
è una croce nel realizzare i suoi
progetti. Andiamo senza protezione, Dio solo ci protegge e ci
darà un futuro
Andiamo in pace
yyTj sarete ricondotti in pace».
«rii.
Ascoltiamo la Parola
del Signore
La parola, uscita dalla mia
1 - .
I bocca». La predicazione
della Parola cerca di esprimere
in immagini e analogie ciò che il
Signore ci dice, cerca di comprendere la realtà in cui viviamo
alla luce della sua parola, e viceversa di comprendere la sua pa
I Andiamo in pace, ricordandoci del povero e dell’afflitto, diciamo tornando al nostro
quotidiano. Ci ricordiamo dunque della nostra vocazione di vivere una vita evangelica, sempre
annaffiata, fecondata, riformata
dall’ascolto della Parola del Signore. Lui pensa alla gente fuori,
e le sue vie passano attraverso
incontri quotidiani della sofferenza umana. Dio non giustifica
il nostro egoismo, ma riconduce
il peccatore sulla via del suo
amore. Andiamo, la vita ci sta
sempre davanti, le piante della
nuova creazione stanno crescendo per il futuro paradiso, e
non vogliamo mancare all’appello. Gì sarà tempo e spazio per
tutti, perché l’amore di Dio è infinitamente più grande di quanto noi possiamo credere. Seguiamo Gesù Cristo, perché una
goccia del suo sangue, del suo
amore è piti grande di tutto il
creato. A lui solo la gloria.
Note
omiletichf
Isaia 55,
del libro di Deuteroi
P'S
riferimento al suo - ■
(Isaia 40, 1-11), è
" testo quindi ha un
' evideinj
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sprime in termini
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saggio di Deuteroisaia;! (adirlaveri
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certezza, l'unica suai j
gion d'essere. Abbiamo ¡i
sua parola rassicurante!
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Lutero resta con la sua
terpretazione di que|
passo più vicino alla pu
parte di questa afferri
zione, mentre Calvino^
tolinea piuttosto la set
da. Cosi Calvino resta
condo i presupposti
esegesi storica foie®
fedele alle piosunt®'!’
zioni di Deuteroisaia,
te Lutero ritrova i
55, 6-13, con buone r^
ni teologiche,
saggio della giùStiL
ne in Cristo, compì®
situazione della «cap
babilonica» della eh
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suo tempo.
rimane la tensione
ce tra il «già venoM
«non ancora l'f®'^
carattere
dell'annuncio evanQ®
rimaniamo
la libera grazia di U'"
Per
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fondili
_ C. Westermanm
(capp. 40-66), ed.
Brescia. • ■j/egi''
Calvino, AUS <
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
des Propheten lesj,;
Haelfte; Von W
1949, p.439
- Lutero, ber Jesaja 152?'
lia 1532/34, p.346^
- G. Miegge, Son
le. Ad un
In Al principio /a
' Vorleso'^ljf
,il>
Scritti pas
tarali,
263, Claudiana,
1997.
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,¡ 30 OTTOBRE 1998
Fede e Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
Iniziamo una serie di riflessioni sulle immagini, metafore, parabole con cui la Bibbia ci insegna a parlare di Dio
«lo farò passare davanti a te tutta la mia bontà...»
/Vo/ possiamo cogliere la realtà di Dio solo in modo indiretto, possiamo scorgere solo le tracce che lascia nella nostra vita
Qche ha lasciato in quella di chi ci ha preceduti. Perciò il linguaggio delia fede, come quello di Gesù, è ricco di immagini
luca baratto
Questo è 11 matrimonio del cielo e della
dirizzato al poeta e al bambijo che è in ognuno di noi,
non meno che allo studioso e
al filosofo»'. Così si esprimeva lo scrittore britannico Clivo Staple Lewis alTindomani
della sua conversione al cristianesimo,
indicando tra
i che lo avevano ricon
dotto alla fede, la capacità del
fatto cristiano di coinvolgere
[apersona nella sua interezza
e, in particolare, di far appella riccai ¿sia alle capacità logiche
che a quelle immaginative
deU’essere umano.
Un buon cristiano, secondo Lewis, dovrebbe essere il
frutto di questo matrimonio
(adirla verità in più di un periodo della storia cristiana
ben poco consumato) e in
particolar modo lo dovrebbe
essere il cristiano che basa la
sua fede sulla testimonianza
biblica. Perché è indubbio
che questa citazione ben colga la ricchezza espressiva
delle scritture ebraiche e cristiane, le quali da sempre suscitano la nostra capacità di
argomentare e affermare,
quanto quella di raccontare e
2 e 13). immaginare,
líala sosti ,, I. • I* .-X
Un linguaggio dimenticato
La Bibbia si appella alla noguestav'rt stia immaginazione quanai''''■il do ci parla di Dio come il
P'^°™“|paclrone della vigna o come
’ I chioccia che difende i suoi
-\o seloii'i ''micini; di Gesù come delche lega alt ’^mico e del buon pastore; o
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D, ma il D preparazione. Sono immagimpimetito aia cui generazioni di ereresta coll denti hanno fatto riferimento
vie sonoi per esprimere la propria fede.
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a di Dio.
Tuttavia, esse appartengono
a un linguaggio metaforico
che noi oggi maneggiamo
con una certa difficoltà. Il nostro mondo, straripante di
immagini, paradossalmente
non ha spazio per un linguaggio legato alle capacità
immaginative umane. La comunicazione è affidata a slogan, gridati per pubblicizzare
questo o quell’oggetto, e associati a immagini visive,
tratte da una quotidianità falsata. 11 sapere è affidato a un
linguaggio tecnico, specialistico, la cui precisione è requisito essenziale di ogni
scienza, dalla matematica alla teologia. Anche l’ambito
religioso non offre una migliore accoglienza. Tanta è la
distanza temporale che ci divide dalle scritture che alcune delle loro immagini rischiano di risultare poco significative per il nostro tempo e di far emergere i limiti
della società patriarcale a cui
hanno attinto. Lo stesso letteralismo altro non è che una
rinuncia a dare significato a
un linguaggio che, essendo
così irrilevante per il nostro
presente, può essere accettato solo se preso come l’incontestabile descrizione della
realtà delle cose.
Immaginare Dio
Nel libro dell’Esodo Mosè
chiede a Dio di poter vedere
la sua gloria e ottiene questa
risposta: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà...
ma tu non puoi vedere il mio
volto perché Tessere umano
non può vedermi e vivere». Al
passaggio del Signore Mosè
deve nascondersi in una buca e può rialzarsi solo per vedere Dio da dietro, allontanarsi. Il Dio della Bibbia non
può essere visto in volto, non
può essere colto nel pieno
della sua gloria, non se ne
può parlare letteralmente. È
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Vivere dentro
le immagini bibliche
Pensiamo per un momento di dover descrivere il mare a
qualcuno che non l’ha mai visto, non ha mai neppure sentito il rumore delle sue onde infrangersi sugli scogli, o sentito
la freschezza delle sue acque o il suo profumo. E dijftcile. E
non solo il mare. Come si può descrivere il cielo, il fuoco o la
maestosità di una montagna a qualcuno che non ne ha alcuna esperienza? Certo, ci si può pròvare, ma con quale approssimazione...
Solo se ci rendiamo conto di quanto il linguaggio, qualsiasi linguaggio, sia imperfetto e limitato, pur nelle sue immense potenzialità, possiamo anche capire perché la Bibbia,
pur servendosi della parola, richiami tanto spesso immagini, metafore, parabole, insomma situazioni note e decifrabili per parlare della realtà di Dio. Ma la metafora, la parabola, ed ecco il paradosso, può contribuire a svelare ma può
anche nascondere: «A voi - dice Gesù - è dato di conoscere il
mistero del regno di Dio, ma a quelli che sono di fuori, tutto
viene esposto in parabole» (Marco 4, 11). Dall’immagine biblica insomma non si può rimanere (fuori», pena la non
comprensione. Solo se ce ne facciamo coinvolgere esistenzialmente, emotivamente, intellettualmente, le immagini, le
parabole possono divenire inattesi squarci che ci aprono su
una realtà altra, spiragli di una luce speciale che offrono
forma e colore alle nostre cose.
Comincia con questo numero una serie di pagine «Fede e
spiritualità» che dedichiamo alla riscoperta e attualità di
alcune fra le numerose metafore che troviamo nella Bibbia.
Usiamo la parola «metafora» in senso ampio e ci riserviamo
in seguito di «sperimentarne» anche di nuove, consapevoli
come siamo che il Signore incontra il suo popolo e non cessa, per il suo Spirito, di parlarci nell'ordinarietà e nella
straordinarietà della nostra esperienza di vita. A questa serie i lettori possono, se vogliono, contribuire inviando alla
redazione di Napoli brevi brani d’autore o testimonianze di
vita o anche fotografie che rimandino a qualcuna delle metafore bibliche. Ci riserviamo di scegliere le più significative
e inserirle man mano nella programmazione.
Anna Maffei
un Dio totalmente altro rispetto al mondo da essere libero da qualsiasi vincolo, linguistico 0 ideologico, e irriducibile a qualsiasi definizione o classificazione umana. Il
nostro parlare di Dio è inevitabilmente quello di chi descrive qualcuno che si riesce
a scorgere solo di spalle: ciò
che possiamo cogliere di lui è
la scia che egli lascia nel suo
camminare nel mezzo delle
vicende umane, le tracce che
egli lascia nella nostra vita e
che ha lasciato nella vita di
chi ci ha preceduto.
Ne consegue che di Dio
possiamo parlare solo impropriamente, cioè metaforicamente. La metafora è proprio
questo: descrivere un oggetto, una persona o spiegare
un’idea attraverso un linguaggio che è proprio di altri
oggetti, persone o idee. Il nostro linguaggio comune è
pieno di metafore: quando
diciamo «la gamba del tavolo» o «il collo della bottiglia»,
descriviamo degli oggetti attraverso i nomi di membra
del corpo umano; quando si
parla di «scacchiere internazionale» non si fa altro che
descrivere la politica o la diplomazia nei termini di una
partita a scacchi. Così, la Bibbia quando ci dice che Dio è
padre o madre, ci parla di
Dio attraverso il linguaggio
dei rapporti familiari; quando afferma che Dio è re e signore ce ne parla nei termini
del linguaggio politico-istituzionale. Colui che è indefinibile viene in qualche modo
associato a elementi di un
linguaggio conosciuto, preso
da situazioni e relazioni fondamentali della vita di ogni
giorno affinché, nelTintersecarsi dei due elementi della
metafora, come in una sorta
di una fusione nucleare, possa «esplodere una nuova verità determinata dalla collisione di ciò che conosciamo
in modo imperfetto e ciò che
conosciamo comunemente»".
Così quando diciamo che
Dio è genitore, questo ci permette di creare un linguaggio
in cui il nostro rapporto con
Dio diventa intelligibile e comunicabile: possiamo pensarci come figli e figlie, parlare del suo amore come cura e
vicinanza, del suo sostegno
come del nutrimento e della
protezione materna, del nostro futuro come uno spazio
di crescita per divenire adulti. Oppure, se Dio è amante:
possiamo capire il suo amore
come passione per l’umanità,
la sua gelosia come richiesta
di fedeltà. E ancora: se Dio è
un prode ubriaco che si risveglia dal suo sonno molesto e
inizia a menar botte ai suoi
nemici (Salmo 78, 65), possiamo esprimere la nostra fiducia 0 la nostra esperienza
del suo inatteso intervento liberatore. Con le immagini si
crea un linguaggio nuovo, si
rende intellegibile e comunicabile ciò che non si può
esprimere in nessun altro
modo; si coniuga l’esperienza della presenza di Dio nella
nostra vita con Taffermazio
ne di fede; la quotidianità
con la novità dell’agire di
Dio. È il linguaggio della Bibbia, è stato il linguaggio di
Gesù che con le immagini
delle parabole ha descritto la
realtà del Regno di Dio; è anche il nostro linguaggio?
La nostra spiritualità
Scrive Salile McEague; «Il
credere è collegato a un quadro immaginativo... sul rapporto tra Dio e il mondo»".
Studiare le immagini bibliche
non è solo un problema di
comprensione di un testo antico. Più di questo è un esercizio di lettura critica per imparare a maneggiare un linguaggio che è essenziale per
esprimere la fede.
Nel parlare delle metafore
bibliche scopriremo che alcune di loro sono ancora vive
e significative per il nostro
tempo; altre, invece coniugano termini per noi sconosciuti o irrilevanti: o peggio
ancora, termini tristemente
conosciuti, come può essere
per Dio Padre, quando padre
evoca potere, controllo, autorità indiscussa, esclusione
dell’universo femminile. Ma
più di questo scopriremo che
è il nostro linguaggio, quello
di cui dobbiamo andare in
cerca. La richiesta e la ricerca
da parte di molti membri delle nostre chiese di un ambito
spirituale più significativo, e
che si esprime nelle critiche
alla liturgia, nei canti datati,
nella difficoltà di capire i discorsi delle donne sul «rino
minare il mondo», ma anche
nel successo dei movimenti
new age, non credo consista
nella ricerca di un intimismo
slegato dalla realtà. Piuttosto
esso è il sintomo dell’assenza
di un linguaggio immaginativo in cui si possa parlare di
Dio significativamente. Non
basta tradurre le Bibbie in un
italiano contemporaneo, né
evitare nei sermoni i termini
tecnici della teologia per essere comprensibili e convincenti. Dobbiamo piuttosto
cercare parole che nascano
da quel linguaggio che ha
creato le immagini bibliche,
parole che nascano dalTintersecarsi della nostra quotidianità con la novità dèlia
azione di Dio, dal nostro coraggio di fare accostamenti
arditi e impensati, dal nostro
saper immaginare Dio e il
mondo. Perché, come scopre
- in un romanzo di C. S.
Lewis - il pellegrino John alla
fine del suo lungo percorso,
proprio per questo motivo
Iddio ci ha donato l’immaginazione «affinché tu veda il
mio volto e non muoia»», ma
viva parlando di me.
(1) Myth Became Fact: God in
the Dock. Collins Fount Paperbacks, 1979, p. 45.
(2) Virginia Ramey Mollenkott:
Dictionary of feminist theoiogists. Voce «metaphor», Westminster, John Knox Press, 1996, p.
179.
(3) Sallie McFague: Modelli di
Dio. Claudiana, 1998, p. 54.
(4) Clive Staple Lewis: Le due
vie del pellegrino. Jaca Book,
1981, p. 228.
Quanto pesa il sogno di un bambino
MARIA LUISA STORNAIUOLO
PARLARE di Dio attraverso
le parabole non significa
solo riscoprire la fecondità
delle antiche e sempre nuove
immagini bibliche ma anche
imparare a scorgere Dio nelle
situazioni che viviamo e su
cui riflettiamo oggi alla luce
della fede. Riportiamo qui di
seguito la breve testimonianza di un'esperienza vissuta.
Un bimbo che va per la prima
volta a trovare il proprio
papà in carcere e vuol portarselo via. Quanto pesa il sogno
di un bambino nelle parole
che usiamo oggi per parlare
di Dio? La pastora di cui si
parla nell’articolo è Gabriela
Lio. Napoli, mercoledì 14 ottobre, ore 8,30, appuntamento davanti al carcere di Secondigliano.
Due donne (una è una pastora) e un bambino, da punti distanti della città, si sono
date appuntamento. Hanno
una cosa importante da fare:
un detenuto ha chiesto di rivedere suo figlio. È molto
tempo che lo chiede, solo oggi è possibile. Il bambino è
molto deciso: è venuto per
far uscire suo padre, per riportarlo a casa. Un bambino
di cinque anni, coraggioso e
spavaldo. Un grande castello
chiuso a chiave. Un’ora (tanto è concesso per un incontro), per chi aspetta fuori. È
un tempo giusto per pensare.
A volte capita di interrogarsi sulla propria identità, e
perché no, sull’identità di
Cristo, di Dio. È difficile trovare delle risposte anche se si
frequentano convegni teologici. Eorse una teologia senza
vita non è una cosa molto sana. Forse non è neppure possibile. È possibile una danza
senza musica? Ma la teologia
può dare vita alla vita, soprattutto se è una teologia
che tende a liberare, riscattare, guarire, salvare.
Qualcuno ha detto che cristiano diventa colui che porta dei pesi e che Dio è un Dio
del portare. Allora io mi chiedo quanto pesa il sogno di un
bambino, il sogno di un detenuto, il sogno di una donna
immigrata. In un periodo di
rimpatri forzati, di detenzioni violente, di neonati gettati
a mare per distrarre la polizia, quanto vale un abbraccio, quanto costa un’attesa,
quanto dura un perdono?
Martin Luther King considerava quanto la società, a
volte, fosse lenta a perdonare. Un’amica, qualche tempo
fa, definiva la nostra vita come uno spazio bianco e grande che ci si presenta davanti
e ci chiede di essere riempito.
Forse lo stiamo riempiendo
di sogni, i sogni di un bambino e lo stiamo colorando di
nero, il nero della sua pelle.
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 30OTTQBRf^.
'■ Visita del pastore Benecchi alla Chiesa evangelica metodista in Germania
Diaconia e evangelizzazione al primo posto
È la Chiesa metodista europea più numerosa dopo quella della Gran Bretagna
65.000 membri, 400 pastori. Molto impegnata anche nel movimento ecumenico
VALDO BENECCHI
Negli ultimi due sinodi
abbiamo accolto un delegato della Evangelisch Metbodistische Kircbe (chiesa
evangelica metodista) della
Germania, il pastore Daniele
Baglio. Nelle scorse settimane il presidente del Comitato
permanente dell’Opcemi è
stato invitato per conoscere
più da vicino quella chiesa
sorella ed è stato ospite del
Seminario teologico di Reutlingen e del vescovo dr. Walter Waiber a Francoforte.
Il lavoro missionario metodista in Germania si è sviluppato tra il 1830 e il 1870 e ha
varie origini: migranti tedeschi in Inghilterra e negli Stati Uniti, convertiti dalla predicazione metodista, al loro
ritorno in patria fecero conoscere a parenti e amici questo movimento sorto nella
cristianità protestante. I primi a iniziare un lavoro missionario furono gli wesleyani
venuti dall’Inghilterra nel
1831; a questo lavoro aderì
successivamente l’«Associazione evangelica» che ricorda
la Chiesa libera in Italia.
Il lavoro missionario della
Chiesa metodista episcopale
americana iniziò nel 1849.
L'altro ramo della famiglia
metodista fu fondato dalla
«United Brethren in Christ»
che inviò missionari, sempre
dagli Usa, nel 1869. Tutti questi rami del metodismo tedesco si unirono nel 1968 dando
vita alla attuale Evangelisch
Methodistische Kirche (Emk).
Nel 1970 la Conferenza annuale della Ddr, Repubblica
democratica tedesca, dovette
organizzarsi in conferenza
autonoma con un proprio vescovo perché le autorità non
permisero più al vescovo della Conferenza centrale, con
sede a Francoforte, di visitare
le chiese della Ddr. Furono,
comunque, mantenuti dei
rapporti e nel 1992, dopo la
riunificazione della Germania, la Conferenza della Germania dell’Est tornò ad essere una componente della
Conferenza centrale che elesse il dr. Klaiber vescovo per
tutta la Germania, carica che
ancora oggi ricopre.
La Conferenza centrale è
oggi composta da quattro
Conferenze annuali: la Conferenza del Nord, dell’Est, del
Sud e del Sud-Est. La Emk è
la chiesa metodista europea
più numerosa dopo quella
della Gran Bretagna. Alcune
statistiche significative: i
membri sono 65.000 e la popolazione complessiva è di
90.000 persone; 400 pastori
in servizio, 700 predicatori
Tenda e autobus per progetti di evangelizzazione
il seminario teologico di Reutlingen
laici. Le chiese sono circa 500
e 300 sono centri di predicazione e di evangelizzazione. I
pastori sono preparati nel Seminario teologico di Reutlingen, che ospita anche gli studenti in teologia delle chiese
metodiste svizzere e austriache. Attualmente gli studenti
sono 45, con 6 professori.
La Emk pone particolare
accento sulla diaconia, sull’evangelizzazione, sul lavoro
missionario. La diaconia
comprende 16 ospedali, 20
Case di riposo, 20 Centri di
accoglienza e di vacanze, 1
centro di cura e di riabilitazione per alcolisti e tossicodipendenti, numerose iniziative delle chiese locali a favore
degli immigrati e dell’infanzia. La Emk si avvale di quattro case gestite dall’ordine
delle diaconesse che curano
la formazione delle infermiere, degli infermieri e degli
operatori sociali.
L’evangelizzazione si articola in tre dipartimenfti: sviluppo della chiesa missionaria, missione per mezzo delle
tende e dell’autobus, radio.
La chiesa mantiene di media
15 missionari in Africa, Brasile e India. A Stoccarda ha sede la casa editrice metodista
dove viene pubblicato, fra
l’altro, il settimanale «Unterwegs» di cui c’è anche una
edizione mensile che ha tutte
le caratteristiche di una rivista moderna, anche dal punto di vista grafico. La Emk, oltre ad avere stretti rapporti
con tutti gli organismi metodisti europei e mondiale, è
anche molto impegnata nel
movimento ecumenico in
Germania. Per esempio, è
membro attivo della Associazione delle chiese cristiane in
Germania che comprende
anche la Chiesa cattolica.
La Emk aderisce alla Concordia di Leuenberg. Il Comitato permanente, proprio in
occasione della visita del suo
presidente in Germania, ha
avviato con la Emk dei rapporti di concreta collaborazione che dovrebbero sfociare in progetti, per esempio
nel campo dei ministeri e del
lavoro diaconale. In ogni caso
si tratta di approfondire ulteriormente i rapporti con la famiglia mondiale metodista da
cui noi metodisti italiani possiamo ricevere, in primo luogo sul piano spirituale, molti
stimoli e suggerimenti che arricchiscono poi il nostro contributo specifico aH’interno
del lavoro comune con le altre chiese evangeliche.
Proposta dal cardinale Ratzinger in aggiunta alla «Dichiarazione comune»
Una «Dichiarazione complementare» per fugare i malintesi?
Il cardinale Joseph Ratzinger ha suggerito un modo di
superare le divergenze tra
cattolici romani e luterani riguardo alla comprensione
della dottrina della giustificazione. In una conferenza
stampa tenuta il 15 ottobre a
Roma, riferisce l’agenzia Eni,
il cardinale rispondendo a
una domanda concernente la
«Dichiarazione comune» sulla giustificazione ha detto;
«Per fugare i malintesi stiamo
considerando un’ipotesi, che
ovviamente dovrà essere approfondita: all’atto della firma congiunta cattolico-luterana della “Dichiarazione co:
mune” sulla giustificazione,
si potrebbe aggiungere una
“Dichiarazione complementare” che consentirebbe di
superare le incertezze emerse
dopo giugno».
Il cardinale non ha spiegato il contenuto di questa dichiarazione aggiunta. Tuttavia, dopo aver sottolineato
l’importanza del consenso
raggiunto con la Dichiarazione comune «su verità fondamentali della dottrina della
giustificazione», il cardinale
ha ricordato che non solo la
Chiesa cattolica romana ma
anche la Federazione luterana mondiale (Firn) aveva sottolineato che alcuni punti
dovevano essere approfondi
ti. Com’è noto, la risposta ufficiale del Vaticano all’approvazione della Dichiarazione
comune da parte del Consiglio della Firn, aveva provocato parecchie perplessità.
In un’intervista alla rivista
ecumenica Confronti, rilasciata prima del 15 ottobre, il
pastore Paolo Ricca ha dichiarato: «Vi è un’insanabile
dissonanza obiettiva tra passi
fondamentali della Dichiarazione e la Nota del Vaticano».
Secondo Ricca, un modo di
uscire da questa impasse potrebbe essere il seguente: «Il
Vaticano dovrebbe dichiarare
che la Nota firmata da Cassidy non è l’interpretazione
della Dichiarazione, ma solo
una delle sue possibili interpretazioni. Senza questa relativizzazione del documento
firmato dal cardinale, e senza
una nuova ed esplicita chiarificazione vaticana che vada in
questo senso la Firn, penso,
non dovrebbe firmare raccordo, pena il sorgere di insanabili “guerre interpretative”
che faranno un danno enorme al cammino della riconciliazione tra cattolici e luterani, e vanificheranno la stessa
Dichiarazione comune».
Commento del prof. Garrone dopo la canonizzazione
«È ancora riconoscìbile il volto della Stein?»
L’agenzia Nev ha chiesto al
pastore Daniele Garrone, docente di Antico Testamento
alla Facoltà valdese di teologia di Roma, di commentare
la recente canonizzazione di
Edith Stein, suora carmelitana di origine ebraica e filosofa, convertita al cristianesimo nel 1922 e uccisa nel lager di Auschwitz il 7 agosto
1942. «Secondo la formula di
rito - ha dichiarato Garrone una canonizzazione avviene
“ad onore della Santissima
Trinità, per esaltazione della
fede cattolica e l’incremento
della vita cristiana”. Il caso di
Edith Stein, vissuta da catto
lica ma morta come ebrea
perseguitata, come ha ricordato Elie Wiesel, suscita in
me, protestante, un disagio
particolare.
Mi chiedo se, nell’aura luminosa della santificazione,
il volto della Stein sia ancora
riconoscibile nella sua complessità, che rimane in fondo
il segreto della sua anima e
della sua vita. Può sembrare
paradossale, ma se si fosse
rinunciato a questa “esaltazione della fede cattolica"
per lasciare la Stein, per così
dire, all’intersezione del suo
scrittoio di intellettuale profonda, del suo mistico ritiro
nel Carmelo e del gorgo in
cui è scesa insieme ai milioni
di sommersi anziché elevarla
all’onore degli altari, si sarebbe forse reso meglio gloria a Dio e si sarebbe onorato
di più il suo ricordo. Anche
quell’aspetto della vita cristiana che è l’incontro con
Israele, e che i cristiani hanno riscoperto da pochi decenni, ne sarebbe stato incrementato. Il dialogo si alimenta nel riconoscimento
della complessità delle persone e delle situazioni, non
nelle sintesi, per quanto luminose esse possano apparire. Ma ormai è tardi».
Keith Clements (Kek): no a un interventi
militare nei Kosovo
GINEVRA— Interpellato sull’attuale situazione in Kosov»
segretario generale della Conferenza delle chiese
(Kek), il pastore battista Keith Clements, ha messo in
circa l’adozione di un intervento militare per attuare le
zioni dell’Onu in Kosovo. Clements ha dichiarato all’a
ecumenica Eni che nel dibattito sull’intervento militareìj
munità internazionale deve tener conto della posizione di?
settori indipendenti serbi che si oppongono alla politica}
governo del presidente Milosevic e richiedono una soluJ
del conflitto che passi attraverso il dialogo e il coinvolgimi
di tutti i gruppi presenti in Kosovo. Clements ha afferniatM
«sarebbe difficile dare ascolto alla posizione di questi eoa
giosi difensori della pace e della riconciliazione nel casoinj
la Serbia fosse oggetto di un attacco militare».
Croazia: jovo jekie, pioniere battista
PETRINJA— Il più vecchio cittadino croato, Jovo Jekic,|
dei fondatori del battismo nel suo paese, è morto a Petti
all’età di 106 anni. Emigrato negli Usa nel 1913, si era conva
to all’Evangelo in una chiesa battista e al suo ritorno in pa|
aveva cominciato a testimoniare la sua fede, nonostante le»
secuzioni della Chiesa ortodossa (confessione maggiori^
nella zona dove viveva) contribuendo alla fondazione ditnj
comunità battista. Fu avvelenato, perse tutti i capelli, mariu
a sopravvivere. Arrestato durante la seconda guerra moniH
dagli «ustascia» fascisti insieme a 3.000 persone che furonoli
te uccise, riuscì miracolosamente a sfuggire alla carneficii
Imprigionato durante il regime comunista per attività diptj
cazione non autorizzata, sfuggì ancora una volta alla mm
violenta quando il suo paese fu invaso dalle truppe serbei
1995. Tutte queste traversie gli avevano rafforzato la fedi
giorno prima di morire aveva detto al pastore: «Visto chei!
gnore non viene ancora, bisognerà che vada io da lui».
Chiesa evangelica del Rio de la Piata
GENERAL RAMIREZ — 200 delegati, laici e pastori,
partecipato a General Ramirez, nella provincia argentìnsi
Entre Rios, al XXXIII Sinodo della Chiesa evangelica del Rìdi
la Piata (lerp), una chiesa unita di matrice luterano-rifonn
che riunisce 42 comunità, in Argentina, Paraguay e Ur
Dall’8 all’11 ottobre sono stati affrontati in particolare ita
della dignità dell’uomo («Ogni persona, creata a immagini
somiglianza di Dio, deve essere al centro della nostra testi®
nianza»^ e del debito dei paesi del Terzo Mondo («Notièi
problema astratto di politica economica ma riguarda dram
ticamente la vita quotidiana di milioni di persone e non pi
essere eluso dalla chiesa»). Nuovo presidente della lerp è»
eletto il pastore Pedro Schaad, 48 anni, quattro figli, meni
attivo del Movimento ecumenico per i diritti umani. Cm'
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suoi film:
sciuto, l’a
della mad
Germania: il Crocifisso nelle scuole
alla Corte costituzionale
BAVIERA — La contestazione dell’esposizione del Crocil
so nelle aule scolastiche della Baviera è arrivata fino alla Co
costituzionale della Germania, la quale ha deciso di esamii
re l’istanza presentata da un cittadino contrario alla preseti
di questo simbolo nelle scuole. Con questa decisione la Co
costituzionale federale annulla la sentenza della Corte coi
tuzionale della Baviera che nell’autunno del 1997 aveva
spinto l’istanza di Josef O. di Bruckmühl che richiedeva la
mozione del simbolo dalle aule scolastiche.
Germania: onorificenza per il presidenti
della Federazione delle chiese battiste
DÜSSELDORF — Walter Zeschky, presidente della Fed«
zinne delle chiese battiste e libere tedesche è stato insi^*
10 agosto scorso della croce al merito della Repubblica fed®
di Germania. Nel conferirgli questa onorificenza, al Parlani®
del Land della Renania del Nord-Westfalia, il presidente
Parlamento, Ulrich Schmidt (Spd) ha sottolineato sopraW
l’impegno di Zeschky nelle attività di solidarietà
sky fa parte dal 1969 della dirigenza della Federazione ba
tedesca, che è la più grossa delle chiese evangeliche .
Germania, con 87.000 membri comunicanti. Nel j
eletto per la seconda volta presidente di questa |j|
è anche presidente del Servizio diaconale Bethel di Be
Schmidt ha anche ricordato il suo impegno costante per ,
conciliazione con i popoli dell’Europa orientale. ™
B
I bui
Cec: programma sui cambiamenti di dii*
GINEVRA — Il programma sui cambiamenti
--- Il piugiaiiiiiia ov.ii
Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha recentemenierj^
blicato due documenti che raccolgono materici
zioni internazionali promosse dal Cec su tematiche jj
li. Il fascicolo intitolato «I cambiamenti climatici e
società sostenibili» raccoglie materiali da una rronsu p
di esperti svoltasi a Driebergen (Olanda) nel 1997, ggil
tro fascicolo intitolato «Mobilità, prospettive per ¿jj
sostenibile», realizzato in collaborazione con 1 Ac b
evangelica di Bad Boll (Germania) pone alle chiese i P
ma della crescente mobilità sul pianeta, che è fra * P |
responsabili dell’aumento di emissione di 8^®
informazioni: Climate Change Programmo, WCC,
de Ferney, P.O. Box, 2100, CH-1211 Genève 2.
[It
% Usa: la vedova dì McDonald's dona 8Ö
milioni dì dollari all'Esercito della Salve^^
NEW YORK — Joan Kroc, vedova del fondatore deU ^
degli hamburger McDonald’s, ha donato 80 *odio
(circa 136 miliardi di lire) all’Esercito della
cua somma servirà per costruire un ostello per
asilo, scuola, palestre e biblioteca multimediale.
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---: Cultura
PAG. 5 RIFORMA
Trentanni fa la scomparsa del celebre regista danese
Fede e ribellione nel cinema di Dreyer
Le interpretazioni sulla sua opera non sono tutte concordi, ma sicuramente
il rapporto con il trascendente e la storia religiosa caratterizza ì suoi film
tlBERTO COBSANI
PIÙ che la militanza conta
la formazione e la cultura
ricevuta e interiorizzata. La
rilevanza, per i protestanti,
del cinema di Cari Theodor
Dreyer, il grande cineasta danese morto 30 anni fa, è forse
riassumibile in questa formula. Perché, a differenza di
quanto si dava per inteso negli anni, l’atteggiamento del
cineasta nei confronti di Dio,
del trascendente, della fede è
tutt’altro che lineare, benché
sia presente, anzi diffusamente presente e pervasivo.
La rivista Libresens, edita
dal «Centre protestant d’études et de documentation» di
Parigi, nel suo numero monografico di maggio dedicato
alterna «Cinéma et protestantisme», affronta tra l’altro
pròprio il tema della contraddittorietà di Dreyer. Riferisce
Jean Lods che Maurice Drouzy, lo studioso, qattolico, più
accreditato in materia (anche
in Italia è pubblicata la sua
monografia Cari Th. Dreyer
nato Nilsson, Milano, Ubulibri, 1990) definisce il regista
addirittura «antireligioso, a
tratti fino all’aggressività» e
rinviene nella sua biografia i
tratti che marcano la sua vita,
nata in ambiente luterano, e i
suoi film: il padre mai conosciuto, l’abbandono da parte
della madre sarebbero all’ori
^asssimimmmsBaBÈm
gine di una poetica che privilegia lo sguardo di «eroine»
sconfitte e ribelli (pensiamo a
Dies Irae, alla Passione di Giovanna d’Arco] pensiamo che il
protagonista di Ordet è un
marginale, un ex studente di
teologia considerato folle, che
si permette di resuscitare una
defunta).
C’è ovviamente in Giovanna d’Arco la condanna di un
sistema di potere e del tribunale ecclesiastico, ma le criticbe che Dies Irae porta alla rispettabilità della società luterana non sono meno vigorose, anche se non coincidono
con l’intera poetica del film.
Da lì l’autore muove per raccontare la solitudine dei suoi
personaggi, il carattere atipi
co di coloro che determinano
la «svolta» nell’azione, la poesia di individui che sembrano
trovare fuori dalla società
(nella natura per esempio:
Ordet; nell’interiorità:Dfes
Irae) il senso della propria vita. L’ambiente religioso è allora uno «sfondo» che determina molto degli individui,
che ne influenza i comportamenti sociali, ma che non ne
esaurisce la personalità. Quest’ultima viene espressa nei
suoi film attraverso una ricercatezza formale che influenzerà anch’essa (oltre alla
temperie culturale) un altro
autore di area luterana in
rapporto conflittuale con la
fede, come Ingmar Bergman.
Basti pensare alle ricercatez
Due immagini delia «Passione di Giovanna d’Arco»
ze visive dei primi piani della
Passione di Giovanna dArco
(1928), non ancora sonoro,
così’descritto dal teorico del
cinema Béla Balàzs: «Nella
lunga e impressionante scena
dell’inquisizione noi vediamo
cinquanta uomini, sempre
fermi ai loro posti per cinquecento metri: e di loro null’altro che la testa». C’è tra l’altro, in Dreyer, una particolarità nella sua grande abilità a
costruire non solo i primi
piani dei personaggi che, agiscono o parlano, ma soprattutto quelli dei personaggi
che ascoltano (ciò che nel
linguaggio televisivo di oggi
si chiama appunto «piano
d’ascolto»), a spiare le reazioni, più o meno manifeste, di
fronte a dialoghi, tensioni, affetti, eventi che trovano un
interlocutore sempre meno
sicuro di sé: sicuri sono solo i
ghigni impietosi dei membri
del sacro tribunale.
Un autore, dunque, che
continua a interrogare, a porre non tanto il problema di
che cosa sia la fede, di dove
cercare Dio, di come si manifesti il trascendente ma di come l’uomo, coscienza e carne, risponda a tutte queste
sollecitazioni, all’interrogazione, insomma, che viene
dall’alto. Qui si rinviene la
formazione del regista, qui
sta l’interesse per noi, tuttora
immutato.
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M Un classico della satira politica riproposto con Ernesto Calindri
I burosauri, una specie destinata a non estinguersi
PAOLO FABBRI
La più straordinaria casta
di burocrati di ogni tempo è certamente quella dei
mandarini, che ressero l’amministrazione dello stato cinese per circa duemila anni.
La base del loro potere era la
conoscenza della scrittura e
delle leggi. Le dinastie si succedevano ma i mandarini restavano, formando un vero e
proprio mondo a sé, di cui
tutti per un verso o per l’altro
ayevmo bisogno. La burocrafia di casa nostra, nata sullo
stampo sabaudo con successivi influssi borbonici, esiste
solo da un secolo e mezzo ma
® già riuscita a diventare una
categoria a sé stante, separa8 dal resto della società con
“ui vive in simbiosi, nella
convinzione che sia invece il
tosto della società a vivere in
»«nbiosi con lei. È nel 1962
One Silvano Ambrogi scrive la
«a satira di questo strano
Ptóneta, in cui la nozione di
.¡^“'onza è sconosciuta, l’at'Otà lavorativa e in qualche
odo tutti i rapporti umani
«0 condizionati dai regolaonti, gli agognati avanzaonti sono frutto delle graia ttt cui la capacità e
Ptoparazione contano ben
poco: tutto è forma, in una
dimensione in cui i personaggi non cercano un autore
ma la lenta prosecuzione della propria esistenza.
Una pesantezza e una lentezza che sono ben rappresentate nel fortunato neologismo coniato da Ambrogi per
titolare la sua satira: / burosauri, vale a dire i dinosauri
della burocrazia. A distanza
di 35 anni i burocrati di oggi
si presentano meno disincantati, spesso più tracotanti, ma
tutto sommato le caratteristiche restano le stesse, sorrette
da un’etica in cui è del tutto
assente il senso del partecipare alla realizzazione di un servizio pubblico, con la profonda implicazione vocazionale
che Calvino attribuiva a questo termine. La vicenda tratteggiata da Ambrogi, che aveva vissuto alcuni anni nell’amministrazione statale,
muove in un ufficio nato dieci anni prima per attuare una
legge del 1905. Il capo sezione
(Ernesto Calindri) si trova un
mattino di fronte a una situazione assolutamente anomala, un giovane impiegato, in
cui probabilmente l’autore
vede se stesso, rassegna le dimissioni, schifato dall’ambiente stantio che lo circon
Abbonamento
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per l’anno 1998-99
*‘">onamento per l’interno .....................L. 30.000
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Siesso indirizzo (l’uno)....................L. 27.000
*9tsare sul c.c.p. n. 18345223 intestato a «Comitato Scuole Domenicali», via
____ Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
Ernesto Calindri in una scena dei «Burosauri»
da, e se ne va a fare il rappresentante; un altro impiegato,
quello più dotato di un soffio
di iniziativa, ottiene il trasferimento a un altro ufficio nella speranza di un avanzamento; un terzo muore di un
colpo per un eccesso di tosse
provocato dalla polvere sollevata dallo spostamento di un
pacco di documenti.
Il capo si trova nella prospettiva di restare improvvisamente solo con un collaboratore, la segretaria e la donna delle pulizie e trova così il
coraggio di telefonare al mitico capo del personale. Inaspettatamente il mitico supercapo prende a cuore il
problema e decide di visitare
l’ufficio. L’impiegato morto
vicino alla pensione ormai
non conta più nulla, i sentimenti non esistono neppure,
esiste solo il problema di sbarazzarsi di un corpo inutilmente ingombrante. Visto
che il medico interno, competente alla bisogna, non si
trova, il capo sezione ha la
brillante idea di chiamare i
pompieri. Il potente capo del
personale arriva, ma porta
con sé la sorpresa che l’ufficio, da una verifica, risulta
avere lavorato inutilmente
per dieci anni, perché la ma
teria di cui si è occupato risulta soppressa da una legge
del 1913. Il mondo crolla attorno al capo sezione dott.
Altamura, una collega (Liliana Feldmann) viene a consolarlo cercando di indurlo alle
dimissioni, ma il suo intervento è subdolo e interessato
in quanto le dimissioni le farebbero guadagnare un prezioso posto nella graduatoria
delle promozioni. Poiché il
mondo dei burosauri ha le
sue regole ferree, il capo sezione, anche se incapace,
viene promosso capo divisione e tutto procede come
sempre e come previsto.
La commedia di Silvano
Ambrogi conserva una sua
attualità, nel proporre garbatamente un problema che
non pare sia vicino a essere
risolto nonostante gli sforzi
dell’ormai ex ministro Bassanini. Sulla recitazione di Ernesto Calindri il tempo sembra aver steso una patina delicata che la rende più morbida e preziosa, mentre risulta
efficacissima la vivacità di Liliana Feldmann. La compagnia è di buon livello, ma tutto l’insieme è guidato da una
regia di Antonio Moretti un
po’ troppo piatta.
(Milano, teatro Manzoni)
Pochi, densi e celebri film
La vita e la cinematografia
di Cari Theodor Nilsson
Cari Th. Dreyer nasce, con
il nome Nilsson, della madre,
figlia di un commissario di
polizia, a Copenaghen nel
1889. Abbandonato, viene
adottato dalla famiglia Dreyer. Dopo gli studi tecnici
scrive critiche teatrali, poi
collabora, nella casa di produzione nazionale, alla stesura di dialoghi e sceneggiature.
Il suo primo film famoso è
Pagine dal libro di Satana
(1919-21), quattro episodi dedicati a varie forme di intolleranza religiosa; tralasciando
alcuni altri film poco visti in
Italia e comunque minori, segue la Passione di Giovanna
d’Arco (1926-28), la cui vicenda è come «compressa» in
una giornata, e racchiusa tutta tra il tribunale e la piazza
di Rouen. È un capolavoro
della fine del periodo muto
del cinema (per motivi tecnico-finanziari: il sonoro esisteva già e il progetto iniziale era
per quest’ultima opzione).
Il vampiro (1931) sembra
porsi nella traccia del cinema
espressionista tedesco degli
Anni 20 (quello che ci ha lasciato film come II gabinetto
del dottor Caligari o ancora
Nosferatu), ma in realtà prevale l’elemento fantastico,
nel solco più del racconto
«gotico» che delle inquietudi
ni politiche e sociali del proprio tempo. Resta elevatissimo il valore visivo del film.
Dies Irae (1943), ambientato nel XVII secolo, prende di
petto l’intolleranza che da
religiosa (il rogo di una strega) diviene anche sociale: il
perbenismo della società
dell’epoca non può consentire che una giovane donna,
seconda moglie di un pastore rimasto vedovo, si innamori del figlio del marito; la
sua trasgressione sarà in tutto e per tutto assimilata a
quella della strega.
Ordet (1954-55), dal dramma di Kaj Munk, mette in
scena il «miracolo» compiuto da Johannes, fanatico religioso emarginato dallo stesso ambiente ecclesiastico,
che si crede Gesù Cristo e
che tuttavia trova una sua
autenticità di vita (e di fede)
e la vede confortata anche da
una bambina. Passa alla storia la scena della resurrezione della moglie di un fratello
di Johannes, morta di parto.
Il film vinse fra l’altro il Leone d’oro al Festival di Venezia. Anche Gertrud (1964)
ruota intorno a un personaggio femminile che deve subire i pregiudizi della società e
che, dopo una serie di amori,
sceglie la solitudine.
L'ultimo numero di «Protestantesimo»
Religione e religioni d'Europa
Il numero 3 della rivista reca i materiali dell’incontro organizzato dalla facoltà di Scienze dell’educazione della
Università pontificia salesiana e dalla Facoltà valdese di
teologia suH’insegnamento della religione nelle scuole nella aula magna della Fvt a Roma, il 29 novembre 1997. Il titolo generale dell’incontro era: «Religione e religioni in Europa. Il compito educativo della scuola e delle chiese». Gli
autori principali lumeggiano da differenti punti di vista i
problemi oggi al centro di vivaci discussioni anche nel Parlamento italiano. Ermanno Gente situa la discussione nel
contesto europeo: Emilio Alberich delinea i nuovi compiti
che la situazione religiosa fa emergere per le chiese e la
scuola: Raffaele Laporta esamina la portata del momento
religioso in senso lato per l’educazione scolastica nell’ambito dello stato con una propria originale proposta. Nel
medesimo contesto lo studio critico di Ermanno Genre discute ampiamente una recente opera in vari volumi dedicata all’esperienza religiosa dei giovani, varie volte ricordata anche nel contributi principali.
Su un argomento tutto diverso, tipicamente teologico, la
parola passa poi al filosofo inglese Donald MacKenzie
MacKinnon, del quale si pubblica un testo sull’uso della
nozione di «sostanza» in cristologia. Si tratta di un testo
che richiede un certo impegno e che potrà inserirsi autorevolmente nell’attuale dibattito cristologico. Massimo Marottoli ha provveduto alla traduzione e a una prima valutazione. Il numero si chiude con la rubrica delle recensioni, a
opera di vari collaboratori, e con la lista dei libri ricevuti.
Protestantesimo. Rivista della Facoltà valdese di teologia.
Via P. Cossa 42, 00193 Roma. Ccp n. 27822006 intestato a
Protestantesimo, rivista trimestrale, Roma.
6
PAG. 6 RIFORMA
_____________________ VENERDÌ 30 OTTOBREMonj
Arte e fede cristiana: a colloquio con Eugenio Bolley, pittore e scultore evangelico battista che vive in Piemonte
Mangìanuvole^ montagne^ segni^ alfabeti e urogalli
Una passione artistica coltivata tenacemente fin da bambino e una ricerca di fede nutrita di incontri e di riflessione biblica
«La fede in Cristo richiede approfondimento, maturità, e richiede una condotta di vita. Quello che conta è amare Gesù»
EUGENIO BERNARDINI
IN una località di montagna, in Piemonte, vive un
artista, pittore e scultore, che
è anche evangelico, battista
per la precisione, che ogni
tanto accetta di buon grado
di predicare nelle piccole comunità vicine.
Eugenio Bolley (ma lui si
chiama e ama farsi chiamare
con il solo cognome) è uomo
di montagna: nato a Gap, appena al di là delle Alpi che dividono l’Italia dalla Francia:
cresciuto a Meana, un paesino piemontese della valle di
Susa; sceso negli Anni Cinquanta in una Torino in pieno boom industriale ed economico, lavora in una fabbrica metalmeccanica per quasi
vent’anni, prima come impiegato tecnico e poi come
dirigente: «Ho tenuto duro
solo perché non si produceva
in serie, fabbricavamo sofisticate apparecchiature e attrezzi semoventi di altissima
precisione». Ma la città e il lavoro dipendente non erano
proprio la sua aspirazione,
anche se così può affinare la
sua tecnica e maturare la sua
ispirazione, sempre da autodidatta: «Per alcuni anni - ricorda - mi sono dovuto dividere facendo due mestieri tra
loro incompatibili».
Nel 1967, debutta trentaduenne alla 125^ Promotrice
torinese; la sua prima personale è sempre a Torino nel
1970 alla galleria Arteviva.
Poi, nel 1972, decide di fare il
grande salto, di riconquistare
l’unità della sua vita: lascia la
fabbrica per dedicarsi pienamente all’arte: «Della mia
esperienza di lavoro in fabbrica salvo tutte quelle acquisizioni tecniche che mi sono
servite in seguito per essere
anche scultore». Così torna
nelle sue adorate montagne,
sempre in vai di Susa, ma più
in alto, a Bardonecchia, dove
la montagna è vera montagna, con più neve, più freddo, più boschi, con un cielo
più terso: «Anche se il traforo
autostradale del Frejus che
consente il transito a tremila
Tir al giorno, oltre a un numero infinito di automezzi,
ha cambiato anche il colore
del cielo».
Bolley in esilio solitario a
fare il montanaro scorbutico?
Neanche per idea, è un uomo
socievole che ama visitare gli
altri e farsi visitare (nel suo
registro degli amici leggo le
firme di Mario Rigoni Stern,
Primo Levi, Massimo Salvadori, Vittorio Sgarbi, Lorenzo
Mondo, Vladimir Ashkenazy,
Giorgio Calcagno e altri ancora), che ha un bisogno fisico di comunicare, di confrontarsi, a volte con un’insistenza soave, che non lascia
scampo. E di scoprire anche
qualcosa di completamente
«altro». Così si spiegano i suoi
viaggi in Nord Africa nei primi Anni Settanta e soprattutto in Giappone, dove ha anche soggiornato per tre mesi,
esponendo diverse volte le
sue opere in una dozzina di
musei a Tokio, Fukuoka e
Nagoya. Un calendario della
Fukuoka Sogo Bank, illustrato con 13 delle sue opere, è
entrato nelle case di due milioni di giapponesi.
La sua curiosità lo spinge
negli Anni Ottanta anche a
inventare gli «Urogalli»: Bolley trova di «una bellezza incredibile» i vecchi attrezzi
agricoli che si trovano ancora
numerosi nelle baite della Val
Susa e di cui ci si disfa quando si deve ristrutturare: zappe, vanghe, vomeri, ruote,
gioghi, alari e catene. «Avevo
mucchi di questi attrezzi, non
«L’albero delle idee» (1995)
sapevo più dove metterli. Ho
incominciato ad accostarli,
provando e riprovando. Finché, accostando una zappa
con i supporti delle sponde
di un carro è apparsa la forma di un uccello che sembrava venire dalla preistoria».
Per cinque anni non pensa
ad altro, non dipinge più e
non fa mostre (e non guadagna più una lira), lirna, salda
assembla. Ma come "chiamare queste sue «creature»? Ha
scartato decine di nomi, nessuno gli pare adatto. Un giorno passa a trovarlo Mario Rigoni Stern, autore oltre de «11
sergente nella neve» (1953) e
di altri libri anche de «Il bosco degli urogalli» (1962). Ecco il nome, con l’accordo dello scrittore: Urogalli. Così
Bolley riprende a dipingere,
ma ormai pittura e scultura
procedono parallelamente
arricchendo la sua produzione e la sua maturità artistica
di cui godono, gratuitamente, anche molte associazioni
(come Amnesty International, rUnicef, il Gruppo Abele,
opere e istituzioni evangeliche). E vorrebbe essere aiutato ad aiutare gli altri.
Bolley è evangelico: «Mio
padre - racconta - era un comunista, un uomo di grandi
«Il volo di un seme di betulla sul Fuji» (1987)
ideali e di una generosità che
rasentava la follia. Per le sue
idee è finito nei campi di
concentramento, riesce a
scappare, rientra in Italia per
partecipare alla Resistenza,
entra poi nel Comitato di liberazione nazionale dell’alta
Italia. Mia madre credeva a
modo suo, non frequentava
la chiesa cattolica. Ricordo
un episodio che ha segnato la
mia infanzia: c’era la guerra, i
miei genitori erano lontani,
ero in casa di miei amici e la
loro mamma leggeva la Bibbia. Lei era convinta che nel
Duemila sarebbe ritornato il
Signore. Ripeteva: “Mille e
non più mille”. Solo tanto
tempo dopo ho scoperto che
non era una frase biblica. Ebbene, questa attesa ha accompagnato la mia infanzia.
Che arrivi nel Duemila o prima o dopo non importa,
quello che mi interessa è che
il Signore ritornerà, e il suo
ritorno non è lontano, è la
mia convinzione».
Tuttavia il vero e proprio
cammino di fede di Bolley
non inizia da bambino: «Solo
nei suoi ultimi anni di vita
mia madre ha frequentato la
Chiesa battista di Meana di
Susa, dove c’era il pastore Eldo Mattone, che è statò anche la mia guida spirituale.
Dunque io ho ricevuto il battesimo, la prima comunione,
ma in realtà non credevo, in
casa mia di Dio non si parlava. Mio padre era un uomo
che amava la giustizia, mia
madre era di una generosità
estrema, genitori splendidi
insomma. Ma la fede è venuta
dopo: avevo 19 anni quando
uno zio acquisito, che in gioventù ne aveva fatte di tutti i
colori e che poi si era convertito all’Evangelo in Canada
attraverso i pentecostali, è venuto in visita a Meana mi ha
parlato di Gesù. Io già andavo
ogni tanto alla chiesa battista
ma così, perché cantavano,
c’erano dei giovani. Poi è stato diverso, anche perché ho
avuto la fortuna di incontrare
il pastore Mattone, un uomo
di Dio come ne ho conosciuti
pochi. Così ho cominciato.
Ma ero giovane, capivo quello
che capivo. La fede in Cristo
richiede ricerca, approfondimento, maturità, e richiede
una condotta di vita».
Ognuno è chiamato a far fruttare i doni che ha ricevuto
Lo Spirito Santo non cambia nel tempo
EUGENIO BOLLEY
CHI scrive ha la consapevolezza di fare parte di
quella non già ristretta cerchia di piccoli fanciulli a cui il
Signore si è rivelato con il dono della fede, quindi dello
Spirito Santo. Per essere ancora più chiaro, sono uno dei
tanti «semplici laici» a cui Lutero spiega il Padre Nostro*
(spero che non esista un «Padre nostro per i dotti»...), con
la semplicità e l’umiltà dei
semplici ogni giorno con costanza chiedo al Signore
l’aiuto per meglio comprendere la sua Parola onde poterlo servire fedelmente. Il Signore ha i suoi tempi, che come ben sappiamo non sono i
nostri: quello che conta è che
le sue risposte e i suoi segni si
manifestano quando ne sappiamo cogliere la portata e
l’essenza.
Gesù la frase «chiedete e vi
sarà dato» non l’ha detta per
caso. È da parte nostra che
dobbiamo poi rispondere in
concreto: Paolo dice che
dobbiamo esultare, quando
L’artista sulle pendici dei FujiYama
ne prendiamo consapevolezza, dei doni che il Signore ci
ha elargito e ci elargisce già
qui sulla terra. Questi doni
(non importa la loro natura)
ci servono per transitare meglio nel percorso della vita. È
quindi chiaro che i carismi
che Dio diede a Paolo o a Timoteo sono gli stessi carismi
che anche oggi Dio dà agli
uomini consacrati al suo servizio. Li dà anche a noi,
«semplici laici», nella misura
in cui li sappiamo ricevere e
comprendere, ma anche fare
fruttificare. La parabola dei
talenti insegna.
Lo Spirito Santo che ha animato tutta l’opera dell’apostolo Paolo e tutti i cristiani
che hanno inteso e capito
qual era il fine del Regno di
Dio ci dobbiamo convincere
che non è mutato nel tempo,
come non è mutato l’uomo
nella sua caducità. Sono solamente cambiate molte cose
attorno a noi. Il Dio di Àbramo e di Isacco e di Giacobfie
è lo stesso Dio, il nostro Dio,
a cui dobbiamo guardare elevando con la profondità dei
sentimenti del nostro cuore il
Padre nostro, in attesa di vederlo come egli è.
Quando prendiamo consapevolezza di questo, sia l’incolto «semplice laico» sia il
dotto teologo entrano a fare
parte della chiesa (degli eguali), e questo grazie alla
forza operante della Parola,
quando questa trova, nel
cuore di costoro, un terreno
fertile per operare.
Bolley con «Testa rossa 10 RS» (la macchina deI’Vento), realizzatai
Oulx In occasione dei Mondiali di sci del 1997
Bolley non si vergogna di
evangelizzare. Durante le sue
mostre distribuisce opuscoli,
con discrezione, cerca il dialogo personale, vuole far riflettere, vuole condividere la
sua fede: «La gente vede i
miei quadri e dice che comunico serenità, che la natura
che dipingo dà serenità. Ma
io non voglio fare evadere la
gente, io faccio queste cose
perché amo il Signore». Infatti la sua natura è come trasfigurata: è bella, semplice,
pulita... è la natura vista come creazione di Dio, come
mondo amato da Dio, e anche come nuovo mondo at
teso, in cui non ci saranno
lacrime, dolore e morte (Apocalisse21).
Dunque un evangelico
molto evangelico, un battista
molto battista. Ma anche ui
uomo aperto verso gli altri,
un uomo «ecumenico», anche se non ama le cerimom
e le diplomazie ecclesiastiche: «C’è tanta confusionetra
i cattolici, ma se uno ama Gesù questo è quello che conta.
Lo dicono le Scritture, lewgliamo smentire? Ho proprio
capito che lo Spirito di Dip
soffia dove vuole. Il Signoiei
grande. Ma bisogna essete
onesti, aperti verso Dio».
(*) M. Luterò: II Padre Nostro
spiegato ai laici. Torino, Claudiana.
Spedizior
art. 2 con
In caso c
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L'Editore
RIF
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Giana
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Fondato nel 1848
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RIPRESA L’ATTIVITA DEGLI SCOUT VALDESI
— Si sono ritrovati in oltre 30 per un fine settimana alla
Gianavella; sono i giovani «scout valdesi» che da alcuni anni si riuniscono regolarmente organizzando attività all’aperto e campi estivi. Tre i gruppi (vai Pellice, vai Germanasca
e Pinerolo) all’incirca della stessa consistenza; ogni tanto
(ed è appunto il caso dei giorni scorsi) vengono programmate attività comuni. Si può iniziare da 8 anni; sono occasioni per crescere divertendosi: mensilmente ogni singolo
gruppo ha almeno una riunione di un giorno. Domenica, al
termine delle due giornate, l’équipe degli animatori ha proposto ai ragazzi e alle loro famiglie una castagnata.
)
/
VENERDÌ 30 OTTOBRE 1998 ANNO 134-N. 42 LIRE 2000
Alla fine di ottobre, come
avviene ormai da oltre
vent’anni, la scuola italiana si
appresta a vivere un momento importante che però nel
corso del tempo è andato scivolando sempre più nell’indifferenza: si stratta del rinnovo degli organi collegiali,
istituiti con decreto delegato
alla metà degli Anni Settanta.
È ovvio, e lo si fa da molto
tempo in diversi contesti,
chiedersi se i vari organi collegiali (tra cui per esempio i
Consigli di classe, i Consigli
di circolo e istituto che sono
quelli più legati alle varie
realtà locali) abbiano ancora
un senso, d’altra parte restano per ora l’unica forma di
partecipazione ufficiale alla
vita scolastica da parte di ge
LE ELEZIONI SCOLASTICHE
PARTECIPARE
CARMELINA MAURIZIO
nitori e allievi (questi ultimi
sono eleggibili solo nelle secondarie superiori) e allo
stesso tempo ci si rende conto che la scuola di fine millennio ha bisogno di altre forme di partecipazione.
È noto inoltre che la riforma degli organi collegiali è
già stata formulata e aspetta
solo di essere varata. Mentre
le statistiche parlano di percentuali bassissime rispetto
all’adempimento del diritto
di voto (raramente va a votare più del 20% dei genitori)
c’è comunque un senso di
impegno e di chiamata che
sono ancora in molti a sentire
nella scuola italiana. Proviamo a guardarci intorno, nelle
scuole del nostro territorio
dove tra l’altro le percentuali
di partecipanti al voto non
sono di solito così scarse, un
po’ ovunque le liste per il
rinnovo dei Consigli di istituto sono state presentate e per
farlo bisogna avere un minimo numero di candidati, un
altrettanto numero di presentatori di lista, bisogna poi
fornirsi di un motto e di un
programma, rispettare delle
scadenze, insomma non è così semplice.
Dunque la voglia di esserci
e partecipare c’è, anzi nella
scuola dell’autonomia forse
questo desiderio si farà ancora
più importante; e allora, in attesa della riforma, tutti coloro
che in un modo o in un altro e
a vario titolo sono coinvolti
nel mondo della scuola dovrebbero riflettere su questa
occasione di partecipazione,
senza ignorarla o lasciarla cadere nel dimenticatoio.
Regione Piemonte
Stato di salute
delle aziende
artigiane
L’andamento dell’artigianato nella nostra regione
sembra positivo a giudicare
dai dati recentemente diffusi
dall’Osservatorio regionale
nel «Terzo rapporto annuale
dell’artigianato». Tre aziende
su dieci in Piemonte, ci dice
il rapporto, sono artigiane,
delle 388.000 imprese presenti nella nostra regione infatti 120.500 appartengono a
questo settore e il Piemonte
si colloca tra le regioni con il
maggior rapporto attivo tra
natalità (10.000 nuove iscrizioni nel 1997) e mortalità
(7.000 cancellazioni sempre
nel ’97). «La nota dolente ha evidenziato l’assessore
nll’Artigianato della Regione,
Gilberto Pichetto - è però costiiuita dal calo occupaziona6, che continua nonostante
* aumento delle aziende. Lo
scorso anno gli addetti sono
Sminuiti del 2,7% ma nel1 arco di cinque anni, dal ’92
" 97, la caduta è stata di oltre il 15% con una perdita di
«ma 40.000 unità.
E Un dato che deve far rimettere: anche r artigianato,
nn classico settore ad alta inensità di lavoro, denuncia
'mpossibilità di creare nuo''s occupazione. Questo dorebbe spingere a una più rapida revisione dei meccanici del mercato del lavoro,
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Cprese di pulizia.
Discussione ad ampio raggio sui trasporti nel Pinerolese in vista delle nuove competenze della Regione
Un treno veloce per muoversi in fretta e ridurre le auto
FEDERICA TOURN
Nei prossimi anni andremo
tutti in treno, perché sarà
il mezzo di trasporto più efficiente e più veloce per gli
spostamenti fra Pinerolo e Torino. Questo è almeno l’obiettivo della Regione, che si prepara ad affrontare il passaggio
di consegne dallo stato sul tema trasporti, così come prevede la legge Bassanini.
Proprio per capire la politica regionale nel settore, il 23
ottobre a Pinerolo il consigliere regionale Marco Bellion ha invitato i rappresentanti di Regione e Provincia a
un confronto con i sindaci del
Pinerolese. «Stiamo trattando
con lo stato per il trasferimento del demanio stradale
alla Regione - ha esordito
l’assessore regionale competente William Casoni -; in
Piemonte, di 2.600 chilometri
di strade il 70% passerà poi
di competenza della Provincia; la Regione si riserverà
soltanto le vie di collegamento principale, mentre le autostrade rimarranno allo stato».
Per quanto riguarda la variante di Porte, i 65 miliardi
che inizialmente dovevano
servire per l’intero tratto da
Pinerolo a Perosa Argentina,
per una serie di problemi, che
hanno portato a una revisione
del progetto, basteranno appena a coprire i lavori per il
tratto da Pinerolo a Malanaggio. L’Anas sta definendo i
costi: sapremo qualcosa di
preciso all’inizio del ’99.
Il punto focale dei progetti
regionali riguarda comunque
il trasporto ferroviario: «La
direttrice Torino-Pinerolo rimane un’asse fondamentale
nell’insieme della rete ferroviaria - ha assicurato l’assessore Casoni - ma sarà da razionalizzare il rapporto tra il
trasporto ferroviario e quello
su gomma: oggi abbiamo
un’alta percentuale di spreco,
con treni e pullman che viaggiano con lo stesso orario,
mentre sarebbe preferibile accelerare il percorso su rotaia,
anche eliminando delle stazioni intermedie da cui salgono pochi passeggeri, che sarebbero invece servite da autobus; la gomma diventerebbe a questo punto complementare e non concorrenziale
alla ferrovia». Si garantirebbe
La stazione Fs di Pinerolo è sempre al centro dei ragionamenti sulla
viabilità nel Pinerolese
così alla grande massa dei
pendolari fra Pinerolo e Torino uno spostamento più veloce, guadagnando nel complesso anche due corse in più
al giorno. «Il problema vero,
però - ha continuato Casoni è la mancanza di materiale
rotabile». Anche la Provincia
fa sapere che il suo piano territoriale di coordinamento
sarà teso alla complementarità fra ferro e gomma.
Per fare sì che i cittadini
preferiscano il treno all’automobile, il servizio ferroviario
dovrà effettivamente essere
veloce, efficiente e comodo:
per questo le città di partenza
e di arrivo dovranno dotarsi
di infrastrutture adeguate,
quindi certamente parcheggi,
ma anche punti di informazione e centri commerciali.
«In questo senso - ha puntualizzato l’assessore Casoni dobbiamo fare in modo che
oltre ai contributi regionali
arrivino anche investimenti
locali». Quindi la linea Pinerolo-Torino verrà ristrutturata
e potenziata: concretamente
questo significa fra l’altro sì
alla nuova stazione passante
Nell’opera di propagazione della dottrina protestante esistevano spazi in
cui il libro diventava oggetto di possibili
appropriazioni. Accanto ai colportori bisogna infatti ricordare la presenza di altri
«operai dell’Evangelo» il cui compito
non era quello di vendere Bibbie e trattati religiosi ma di divulgarli attraverso la
lettura e la parola. Si trattava di un’opera
svolta prevalentemente, ma non esclusivamente, da donne: le Bible women, il
cui impiego era stato mutuato dalla tradizione del Risveglio (...).
Diverse chiese, quella valdese, quella
libera ma soprattutto la metodista episcopale (che nel 1892 ne stipendiava addirittura dodici), si avvalevano infatti di tali
mezzi per dispiegare, attraverso il libro,
la devozione personale nella cerchia ristretta della famiglia. L’ambiente in cui
la lettrice biblica entrava in contatto era
essenzialmente urbano e socialmente e
culturalmente diversificato: dai nuclei familiari della piccola borghesia delle pro
ILFILO DEI GIORNI
LETTRICI
BIBLICHE
GABRIELLA SOLARI
fessioni e soprattutto di artigiani, di operai e di domestici. La sua opera non
muoveva solo nell’ambito della comunità evangelica ma più spess.o in quei
contesti in cui sembrava palesarsi una disponibilità, l’inizio di un dialogo. Le occasioni di conoscenza, e quindi le possibilità di ampliare la propria azione di
proselitismo, le venivano offerte dalla
stessa rete di legami parentali, di vincoli
di amicizia tessuta dal microcosmo fami
liare. Al contatto occasionale si sostituiva poi un rapporto quotidiano, personale,
costruito intorno alla lettura di testi biblici ed edificanti. L’iniziazione al libro significava tuttavia il preludio di una appropriazione della Parola, senza mediazioni e della sua interiorizzazione. Ma significava anche il graduale ingresso nella
collettività evangelica con la sua rete di
pratiche religiose, come la partecipazione ai culti domenicali, alle adunanze in
famiglia, alle riunioni di preghiera (...).
Dalle lettere delle «donne Bibbia» affiora come al rapporto con tutti i membri
della comunità domestica si sostituisse
sovente una relazione prettamente femminile. Era infatti alle donne che si rivolgevano innanzitutto le lettrici, alle donne
nel loro ruolo di madri e di mogli, da
educare alla dottrina evangelica per farsi
poi loro stesse educatrici (...).
(tratto da Produzione e circolazione del libro evangelico nell’Italia del secondo Ottocento, Vecchiarelli, ed. 1997)
di Pinerolo e al raddoppio dei
binari fino a Sangone.
E la tratta Pinerolo-Torre
Pellice? Anni fa si pensava a
una trasformazione a una linea di tipo tramviario, ha ricordato il sindaco di Pinerolo,
Alberto Barbero. Questa soluzione non sembra però proponibile, almeno per ora, perché la linea è di proprietà delle Ferrovie e andrebbe quindi
in primo luogo dismessa. La
prospettiva, che in altri paesi
europei è ormai una prassi
corrente in casi simili, andrà
comunque approfondita in futuro. Da parte della Provincia
è arrivata invece la notizia
che sarà resa viabile la direttrice Bricherasio-Bagnolo, da
tempo inattiva come linea
ferroviaria.
Per quanto riguarda invece
il completamento dell’autostrada Torino-Pinerolo, l’assessore regionale avverte che
si saprà qualcosa di concreto
soltanto alla fine dell’anno: si
attende entro il 31 ottobre il
rinnovo della concessone
all’Ativa fino al 2025. L’autostrada dovrà essere dotata di
infrastrutture adeguate, in primo luogo dei pedaggi automatizzati per sveltire il traffico.
«Sulla gestione dei trasporti
siamo a una svolta epocale ha detto l’assessore Casoni da un sistema assistenzialista,
grazie al quale la Regione oggi eroga per i trasporti 429
miliardi, stiamo passando a
uno competitivo, e anche le
Provincie saranno costrette a
fare il rapporto costo-passeggero e a scegliere il mezzo
meno dispendioso». Così, se
da una località si muovono
solo tre o quattro passeggeri,
si potrebbe utilizzare non più
il pullman ma il taxi. In conclusione, il consigliere Bellion ha espresso il desiderio,
anche a nome degli amministratori locali, di organizzare
nel prossimo futuro un nuovo
incontro nel Pinerolese su
questi temi per avere, grazie
al confronto con Provincia e
Regione, riferimenti precisi
sui progetti in comune.
8
PAG. Il
BOBBIO CASTAGNATA «ITALOFRANCESE» — Gior
nata di festa e all’insegna deiramicizia italofrancese quella
di domenica scorsa a Bobbio Pellice (nella foto uno scorcio) dove si è svolta la tradizionale castagnata. Oltre 5 quintali di caldarroste sono state distribuiti e, al mattino, anche
sanguinacci e salami di produzione locale; pasticceria tipica francese è stata poi prodotta dai coniugi Borei, gestori di
un albergo a Ristolas. Nel pomeriggio la corale del Queyras, diretta dal sindaco di Abries, ha tenuto un concerto nel
tempio. La giornata ha permesso anche di confrontarsi sulle modalità di produzione di formaggi e salumi, a rischio se
le norme comunitarie verranno applicate in modo troppo rigido, e sulla presenza del lupo, accertata da tempo oltralpe.
Il Comune intende organizzare presto un convegno sul tema proprio partendo daU’esperienza francese.
GIORNATA SEMINARIALE LEND — Si svolgerà a Tonte
Pellice sabato 7 novembre una giornata seminariale dal titolo «La parola, la musica e la danza nell’apprendimento linguistico», rivolta a tutti gli insegnanti dell’area linguistica
delle scuole di ogni ordine e grado. L’iniziativa si inserisce
nel fitto programma di aggiornamento che il Gruppo pinerolese di lingua e nuova didattica propone ormai per il quinto anno consecutivo e che quest’anno in particolare è dedicato all’abilità linguistica del parlare, con interventi da ottobre a maggio 1999 in lingua italiana, inglese e francese. La
giornata, che si svolgerà alla biblioteca della Casa valdese
dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17, vuole essere un momento
di «full immersion», con relazioni e laboratori dedicati alla
parola nel testo, nel suono e nel movimento e come arte
espressiva. Per eventuali informazioni e iscrizioni (la giornata è autorizzata da Provveditorato agli Studi) ci si può rivolgere al Liceo europeo valdese, tei. 0121-91260.
UNA CACCIA AI TESORI DEL LIONS CLUB — E stata
definita «caccia ai tesori del Pinerolese e della vai Pellice»; il Lions Club della valle ha organizzato questa manifestazione allo scopo di scoprire, o riscoprire, i valori storici, artistici e culturali del territorio e nello stesso tempo
di promuovere una raccolta fondi per scopi umanitari; numerosi i partecipanti che hanno dimostrato di aver ben colto il significato dell’iniziativa.
CONTRATTI AGRARI — Con la «finanziaria 1998» viene
imposta la registrazione di tutti i contratti di affitto dei terreni, anche di tipo verbale, con una tassa minima di 100.000
lire. Le organizzazioni di categoria agricole hanno più volte
cercato di modificare in Parlamento questa normativa in
quanto ritenuta penalizzante. Specie nelle zone montane si è
infatti in presenza di una forte parcellizzazione dei terreni e
dunque un singolo agricoltore può essere titolare di parec*chi contratti di affitto, con conseguente elevato esborso di
tasse. «Nulla si è però mosso» lamenta la Confederazione
italiana agricoltori che a questo punto ha deciso di promuovere una raccolta di firme per chiedere l’abolizione della
norma ritenuta penalizzante. I moduli per la petizione sono
disponibili negli uffici Cia del Piemonte.
MAXIRETATA IN CALABRIA — Una maxiretata dei carabinieri (impegnata anche la compagnia di Pinerolo) condotta
contemporaneamente in Piemonte e in Calabria ha portato
all’arresto di numerosi personaggi coinvolti nei traffici di
droga facenti capo alla ’ndrangheta calabrese; fra essi gli inquirenti dichiarano di aver scovato anche gli uomini che un
anno fa avevano ucciso il giovane lusernese Flavio Miegge.
CONTRIBUTI PER L’INFORMATIZZAZIONE — Le
aziende con meno di 250 dipendenti e un fatturato annuo
inferiore agli 80 miliardi potranno accedere, tramite la Regione Piemonte, a contributi europei per l’informatizzazione (acquisto computer, abbonamenti Internet). Il contributo
sarà nella misura del 50% della spesa ammessa fino ad un
massimo di 30 milioni. Per le domande gli interessati devono rivolgersi alla direzione generale Industria, via Pisano 6
Torino o le associazioni di categoria.
RISTRUTTURAZIONE SCOLASTICA — Il Comune di Pinerolo, in relazione al «dimensionamento ottimale delle
istituzioni scolastiche e determinazione degli organici funzionali dei singoli istituti», in attesa del parere della Conferenza provinciale, ha confermato l’organizzazione orizzontale con quattro circoli didattici e due presidenze di scuola
media nella città di Pinerolo, che continuerà a essere punto
di riferimento dei comuni le cui scuole attualmente fanno
parte delle presidenze e dei circoli didattici delle città.
^LLI \ÀLDESI
VENERDÌ 30 OTTQBRf
Un argomento classico per l'annuale «Autunno in vai d'Angrogna»
A confronto sul tema del turismo
ADRIANO LONGO
La riilessione sul tema del
turismo è ormai un classico all’interno dell’«Autunno
in vai d’Angrogna» e giovedì
22 ottobre c’è stato un interessante confronto di esperienze; ne potranno maturare
delle idee utili per il futuro.
Anzitutto vanno sottolineate
le due novità presentate nella
serata: la prossima pubblicazione di una guida turistica
della Val d’Angrogna e la recente costituzione della Associazione Pro Loco.
Roberto Mantovani e Guido
Bertone, a nome del gruppo di
lavoro, hanno illustrato le linee del loro impegno per la
realizzazione di questa guida
che si articolerà in tre parti (la
storia, la vita e le tradizioni,
gli itinerari). Dovrà essere
uno strumento agile a disposizione del turista per capire in
tutte le sue espressioni la vita
che fino a qui si é svolta in
valle: l’abitare, le attività dell’uomo, i collegamenti, la toponomastica, la storia ricostruita a partire dai luoghi, le
strutture religiose così come si
sono organizzate e modificate
nel tempo. Gli autori, oltre ad
aver effettuato consultazione
di libri e svolto ricerche di archivio, hanno anche percorso
in lungo e in largo la valle per
realizzare delle interviste e
nuovo materiale fotografico.
La parte preponderante della serata è poi stata dedicata
alla presentazione delle iniziative che da una decina
d’anni vengono realizzate dalla cooperativa turistica «Naturaliter» in Aspromonte. L’idea venne dalla lettura delle
note raccolte da un viaggiatore inglese, certo Edward Lear
L’interno del Collegio dei barba a Pradeltorno
che nel 1847, accompagnato
da una guida locale e utilizzando un asino per il trasporto
delle tende e degli effetti personali, attraversò TAspromonte. La cordiale e genuina
ospitalità riscontrata allora fra
la gente locale ha fatto sorgere l’idea di riproporre quei
percorsi a volte conosciuti solo dalle guardie forestali, appoggiandosi a pastori, agricoltori, artigiani, stazioni delle
guardie forestali, famiglie che
mettevano a disposizione la
stanza in più.
Essendo una terra baciata
dal sole è venuto loro in mente di proporre un sistema di
collegamento in rete analogo
al sistema al solare. Vi sono
quindi «I pianeti», i posti più
significativi dove si può fare
tappa potendo ricevere vitto e
alloggio e tutta una serie di
servizi di animazione e di intrattenimento circa la realtà
locale. «I satelliti» sono invece i luoghi lungo il percorso
dove si può sostare per ricevere colazioni e pranzi o entrare in rapporto con le attività economiche della zona
(agricole, di allevamento, ar
tigianali o turistiche). Altro
esempio significativo, oltre ai
flussi di turisti promossi dalla
cooperativa, la popolazione
coinvolta nell’iniziativa incomincia a gestire anche in proprio le richieste di coloro che
hanno piacere di ritornare, innescando nuovi interventi atti
a rispondere ad una domanda
che è in espansione.
Ritornando alla vai d’Angrogna, il vicesindaco Borgarello ha sottolineato come,
con l’insediamento della nuova amministrazione, si sia ripreso l’approfondimento sul
tema «Turismo sostenibile»
che coinvolge agricoltura, artigianato, cultura e cura dell’ambiente. Per parte sua, il
Comune ricercherà finanziamenti tali da permettere di
acquisire ulteriori strumenti
che siano di supporto a questa volontà di rilancio turistico. Si tratterà di realizzare
200 cartelli indicatori e pannelli esplicativi, di ottenere il
finanziamento per la nuova
guida turistica della valle e
per il pieghevole e dedicato
ai sentieri partigiani, ventesimo della serie.
Collegio valdese
Scambi con
gli studenti
svizzeri
Novembre 1997:
di studenti e insegnanti p?
venienti da Langenthal (L
cittadina di 15.000 abitasi
della Svizzera tedesca) gii»
ge alla stazione di Torre^].
lice. Hanno già studiato le
cende dei valdesi, hanno i
bilito rapporti per lettera
gli allievi del quarto annoi
Collegio valdese e ora vengo,
no ad approfondire sul cail
le nozioni apprese dai libri
giorni passano veloci fra]'
von m gruppo, visite alleisi
tuzioni culturali, passeggiai
ai luoghi storici.
Aprile 1998: sono i licei
di Torre Pellice a spostarsi j
Svizzera. Anche in questo caso il tempo viene impiegati
produttivamente e il conliot.
to fra la storia delle rispetti^
città, le condizioni economi,
che e quelle ambientali fa 4.
scutere vivacemente i ragazzi,
Ottobre 1998: la «Fondazione svizzera per gli scani
fra i giovani» valuta una det
tagliata relazione sullo ;
gimento di questa esperieia
e la giudica meritevole dd
«Premio Truempler», che si
assegna ogni due anni
migliore iniziativa di conoscenza reciproca fra studei
elvetici e di altre nazionali!
Il prof. Riccardo Mordasinl
responsabile svizzero (
scambio, scrive ai colleglli 1
agli allievi del Collegio valdese: «Siamo fieri di averiicevuto questo premio, ckci
colloca al primo posto frafd
concorrenti della Svizzera!
desca, ma ci preme ringrazi
re anche voi per il vostro a
tributo a questo successo».
veneri
Inaugi
Via
Percoi
sottc
metri di |
i rumori
jando 1 31
lerie; qui
alle Valli
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Germana
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di visitare
nei locali
dustriale e
Un dibattito sulla situazione alle Valli 20 anni dopo la chiusura dei manicomi
La famiglia^ Lambiente e la salute mentale
MARCO ROSTAN
Sono passati 20 anni dalla
famosa legge 180 che, nel
1978, prospettava la chiusura
dei manicomi e considerava i
pazienti psichiatrici cittadini
con pari dignità e diritti rispetto ai cosiddetti «normali». Una legge di grande valore civile, in qualche modo figlia della cultura del ’68 e
dello sdegno per lo stato di
lager che caratterizzava molti
«ghetti» manicomiali ma, allo
stesso tempo, oggetto di violente polemiche: infatti la società civile, le famiglie, l’ospedale erano grandemente
impreparati, non soltanto come strutture, ma soprattutto
culturalmente.
Come rapportarsi a una sofferenza, quella psichica, a una
malattia mentale, alla follia,
di cui si aveva (e in parte si ha
ancora oggi) soprattutto vergogna, e che per anni era stata
«rimossa» sotterrando i «matti» all’interno di una «istituzione totale»? La tormentata e
a volte drammatica storia di
questi vent’anni di «matti in
libertà» è stata ripercorsa dal
punto di vista delle famiglie,
dei medici, dei servizi, in un
incontro su «Famiglia, ambiente e salute mentale» promosso dalla Diapsi (Associazione difesa ammalati psichici) e dal Centro di salute mentale del distretto vai Pellice,
che si è tenuto il 16 ottobre a
Torre Pellice, con l’intervento
di Bianca Genre, Enrico Pascal, Emanuele Fontana, Alberto Taccia e la presidenza
di Franca Coìsson.
Dopo la drammatica situazione dei primi anni, ha detto
Bianca Genre, sono stati fatti
molti passi avanti anche proprio grazie a associazioni come la Diapsi, che è presente
in valle dal ’92, si riunisce regolarmente una volta al mese
e cura anche una speciale rubrica su Radio Beckwith. Il
problema fondamentale resta
quello di lasciare il meno
tempo possibile il malato a se
stesso: quindi ampliare l’orario del Centro diurno e soprattutto, quando insorgono
momenti di crisi, poter contare sul servizio di pronto intervento 24 ore su 24. Molto resta inoltre da fare sul piano
dell’inserimento lavorativo.
11 fondamentale rapporto tra
psichiatria e famiglia è stato
anche al centro dell’intervento del dott. Pascal, che al tema
ha dedicato ricerche e pubblicazioni: fino a quando c’erano
i manicomi, alla famiglia non
ci si pensava se non per chiedere autorizzazioni a particolari trattamenti, le visite dei
parenti in manicomio erano
viste come «disturbo»: oggi
molte ricerche identificano
nel gruppo familiare e nei
suoi rapporti, nei ruoli, nelle
reciproche influenze dei suoi
membri un ambito fondamentale per migliorare o peggiorare la situazione di un paziente psichiatrico. Ma è evidente anche la difficoltà: da
un lato emerge l’esigenza di
una terapia della famiglia,
dall’altro la forte riluttanza ad
accettare che «si metta il naso» dentro le famiglie.
Che cosa può fare, in que
sta situazione, il servizio pubblico? Lo ha illustrato il dott.
Fontana, che da oltre 18 anni
dirige il Centro di salute mentale del distretto, all’inizio
con pochissimi spazi fisici,
oggi con qualche possibilità
in più, ma anche con 471 persone da seguire rispetto ai
120 del 1979, fra i quali più
di un terzo oltre i 60 anni e
soprattutto con un territorio
che va da Bobbio a Sestriere.
Proprio perché l’esperienza
del manicomio è fallita, il
Centro non può e non deve
fare tutto: servono attività di
aggregazione e di tempo libero organizzate da altri, in cui
le persone in cura si possano
inserire, proprio per evitare
che ci siano di nuovo delle
cose «fatte per i matti». Difficile poter garantire un servizio di pronto intervento a tutte le ore, mentre è intollerabile che l’unico servizio di Luserna debba servire tutte le
valli. Purtroppo su questi problemi il piano sanitario regionale sembra sordo e continua
a ragionare con un’ottica torinese e ospedaliera. Quanto
all’inserimento lavorativo,
deve essere effettivo e non
assistenziale: a questo proposito sono intervenuti anche i
responsabili de «La nuova
cooperativa», che attualmente
coinvolge 380 persone, di cui
15 in valle, per vari lavori appaltati da enti pubblici.
Per il pastore Taccia la risposta che deve venire con
forte disponibilità da parte
delle nostre chiese e dalla nostra diaconia è non soltanto
quella del volontariato ma di
un vero e proprio «ravveili'
mento» di fronte alla grav»
e alla sofferenza di molte 9
tuazioni. E in questa lineasti
sviluppato anche il dibaW
che ha sottolineato la nec®'
sità di agire sempre di
me una «rete» di sostegno
torno al servizio pubbW
una rete che comprende le a*
sociazioni, le famiglie- lei®
stre opere e i nostri spazi
volontariato e gli enti pub'
ci. Bisogna affrontare!
apertamente questi
e in particolare quelli nte
alla famiglia anche
dicazione e nelle visite pa*'
rali e nel medesimo tenir
ha concluso Franca Cois
occorre impegnarsi sul P
legislativo, collaborando
varie proposte a una ade°
dotazione di risorse che
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possibile intervenire i^®'. J
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30 OTTOBRE 1998
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PAG. Ili
Inaugurato lo stabilimento-museo «Paola» in vai Germanasca
Viaggio sul trenino della miniera
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Percorrere due chilometri
sotto terra a circa 400
0ietri di profondità, sentendo
i rumori della miniera, respijjndo l’aria forzata delle gallerie; questo ora è possibile
alle Valli visitando la miniera
di talco della Paola in vai
Germanasca. AH’interno di
un progetto transfrontaliero
finanziato con fondi europei
che coinvolge oltre alla Comunità montana valli Chisone
e Germanasca, il Comune
francese di T Argentière-laBessée, la Provincia di Torino, la Regione, è diventato
operativo il progetto delr«Ecomuseo di Prali» che
grazie anche alla collaborazione dell’azienda Luzenac
vai Chisone. ha reso visitabile
al grande pubblico un pezzo
della storia mineraria della
vai Germanasca.
La nuova struttura, oltre a
rendere possibile Taccesso alla miniera (la visita complessivamente dura un paio d’ore)
propone anche la possibilità
di visitare il museo, allestito
nei locali dell’ex edificio industriale esterno, che presen
II collaudo è stato effettuato il 14 ottobre
La pista del Ghinivert
CLAUDIO TRON
Sguardo d’insieme suiie miniere Gianna e Paoia
ta attraverso fotografie, strumenti e abiti d’epoca momenti dell’attività mineraria e della vita dei minatori in valle
dove l’attività estrattiva è iniziata nel 1700 e perdura tuttora. Nel corso della giornata di
inaugurazione, sabato 25 ottobre, il presidente della Comunità montana, Erminio Ribet, ha ricordato come questo
progetto sia stato pensato rivolgendo uno sguardo al passato per valorizzare il grande
patrimonio umano e culturale
della valle ma anche pensan
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Riflessioni dalle chiese
La vocazione
Si dice «rivolgere vocazione»? In un passato abbastanza
recente la pensavo in un altro modo al riguardo e non avrei
creduto di dover cambiare opinione. Innanzitutto la parola
mozione mi sembrava troppo altisonante, da gente del
mestiere. Comunque, non era nel mio vocabolario e non
pensavo che un giorno ci sarebbe entrata. E come le nespole che maturano col tempo e con la paglia anche il «rivolgere vocazione» è entrato nella mia vita senza che io lo nominassi mai.
Nel tempo qualcuno aveva usato questa, per così dire,
strategia nei miei confronti, chiedendomi, a varie riprese,
alcuni impegni nella comunità. Devo dire che, o le richieste
sono arrivate al momento giusto, o non erano troppo impegnative per le mie forze, o chi me le rivolgeva ci sapeva fare, 0 Qualcuno ci ha messo lo zampino, insomma, ho sempre detto di sì.
A dire il vero, anni fa, ho avuto una richiesta di impegno
c/ie, al momento, mi è sembrata eccessiva. Un po’ di complesso di inferiorità, due righe di timidezza, qualche ettogrammo di pessimismo e tante altre cose da fare (leggi: lavoro, casa, famiglia, ecc.). Tutti ingredienti abbastanza diffusi tra i valdesi, chissà perché? E un po’ difficile trovare
uno che si offra per un qualsiasi impegno in modo gioioso,
entusiastico se non lo sì va a cercare!
La persona che mi ha «tallonata» per farmi accettare
irnpegno mi è stata alle costole per circa un anno mentre,
P^an piano, io cancellavo ad uno ad uno i punti negativi
ene usavo come scudo per non impegnarmi: alla fine ho ac‘^ettato. Di lì in poi mi sono accorta che io faccio lo stesso
gli altri. Mi ritengo poco intraprendente, molto introversa e mi piace vivere in sordina: ecco perché il mio stuP^ve è doppio quando mi accorgo che sto rivolgendo vocatione (si dice così?) a qualcuno senza quasi rendermene
^onto. Ad esempio: c ’è bisogno di un monitore o una moniee. Passo in rassegna le persone che conosco nella co■ **”1^ e ne individuo una che, secondo me, potrebbe avere
1 doni
necessari per questo impegno. Le parlo, lei ci pensa
^poi accetta.
questo percorso ho avuto la soddisfazione di notare alni aspetti importanti: 1) qua.si nessuno ha detto dì no: mi
Ho chiesta se le mie richieste fossero troppo basse, ma a
bene non è stato così. Per qualcuno è stato un atufa impegno più lungo, magari faticoso,
ra d' braccia. E continuano, nessuno si è anco
ir anzi, si trovano bene e hanno degli amici, e ol
dcc anche delie soddisfazioni. 2) Non hanno
piacere. 3) Qualcuno modifica il suo
Dm comunità: col tempo si impara a vedere le codi cicchi diversi. Ci si rende conto di essere utili,
chi degli scopi, di venire apprezzati. In genere
ch^d^^^^^ ri/ dare una mano difficilmente fa poi delle critìdem fine a se stesse, perché si rende conto dai di
tare^^^f^ci situazione. 4) Sembra che sia impossibile rifìuProì) ^^'cimano. Questa è la mia più bella scoperta in
di piacevolmente convinta di questo un po’
fpofa, quando sono andata a cercare alcune persone
Per
‘Impegno di pochi giorni ma abbastanza faticoso e
“«te molto... visibile per la comunità. Io cercavo due
¡1 ^ le ho trovate tre.
M che a volte uso la Bibbia come una fionda e
lug come le pietre e spero che non gliene dispiaccia,
OiinafJ’^P^^ P^^^cire che «né colui che pianta né colui che
ancor“! alcunché, ma Iddio che fa cre.scere è tutto», e
tenion '. il tuo pane sulle acque, perché dopo molto
«“ lo ritroverai».
vincolo, bollettino della Chiesa valdese di Pinerolo)
do al futuro, ricercando una
rivalorizzazione economica
del territorio in senso turistico, cosa che dovrebbe garantire anche la creazione di
nuovi posti di lavoro.
Anche per l’assessore provinciale Valter Giuliano questa come altre operazioni simili (ad esempio il progetto
Crumière in vai Pellice) sono
importanti non solo per il recupero della memoria ma anche sul piano socio-economico, perché permettono di legare le persone al territorio
non obbligandole più a ricercare impiego altrove. Il recupero e il riutilizzo delle strutture della miniera Paola (dove fino a due anni fa si svolgeva ancora l’attività estrattiva) si situa all’interno di un
progetto più grande denominato «Scopriminiera», che
prevede anche itinerari escursionistici in vai Germanasca
alle zone minerarie di Envie,
ai siti minerari di Sataplè e
Malzas e alle miniere di talco
del vallone di Maniglia oltre
che alle ex miniere di rame
del Bet in alta vai Troncea.
Mercoledì 14 ottobre è
avvenuto il collaudo
della pista dell’Alpe Ghinivert di Massello: un’opera di
oltre cinque chilometri che
collega la bergeria dell’alpeggio alla Balsiglia e che
permetterà un migliore sfruttamento del pascolo e un’utilizzazione e coltivazione del
bosco che senza pista sarebbe
oggi impensabile.
L’iniziativa è partita nel
lontano 1991 ed è stata finanziata anche grazie a un contributo della Regione Piemonte. L’alpeggio del Ghinivert è una proprietà in comunione con quote disuguali dei
comproprietari: le quote sono
tuttora espresse nelle vecchie
misure di soldi, denari, punti
e atomi: misure relative non
all’estensione, ma alla rendita, calcolata sia sul pascolo
sia sul bosco. Fino alla fine
degli Anni 50 la parte bassa
dell’alpeggio era utilizzata
dagli abitanti di Massello che
abitavano o avevano la baita
alla Balsiglia; la parte alta era
affittata a pecorai di solito
provenienti da fuori. Oggi la
parte bassa è invasa dai cespugli di maggiociondolo o
di ontano alpino, mentre la
parte intorno alla bergeria è
ancora utilizzabile come pascolo, soprattutto ovicaprino.
La bergeria è in buono stato,
costruita anch’essa con contributo statale, all’inizio degli
Anni 60. Oggi la possibilità
di accedervi con la pista la
renderà più appetibile, anche
se pure negli anni passati è
quasi sempre stata occupata.
La facilità con cui ci si può
procurare il legname e l’acqua
sono due vantaggi che hanno
consigliato la valorizzazione
dell’alpeggio con la costruzione della pista. Purtroppo
quest’anno, per l’acqua, è andata male. Siccome il mandriano che aveva comprato
l’erba, per motivi contingenti
non è potuto salire, un amico,
Ettore Sanmartino, che usa un
altro alpeggio di Massello, si
era recato nelle ultime settimane proprio al Ghinivert,
avendo esaurito l’erba della
sua parte. Per un’improvvisa
serrata di freddo, l’acqua gli
si è gelata nella zona della
captazione e così, non potendo abbeverare gli animali, è
stato costretto ad abbandonare
il pascolo quando avrebbe ancora avuto erba per almeno
una settimana.
Incerti della montagna. Riteniamo comunque che l’apertura della pista agro-silvopastorale sia una cosa positiva. Ha incontrato enormi difficoltà, non tutte risolte, ma è
un esempio di come si possa
utilizzare la montagna non solo come luogo turistico, atto a
viverci sottraendo ricchezza
ai visitatori, ma anche come
luogo di produzione di prodotti tipici, che possono essere un’offerta integrativa interessante per chi viene a visitare i musei. Le preoccupazioni
per l’impatto ambientale sono
state tenute presenti. Ad alcuni piace una montagna inselvatichita, con piante sradicate
dalle intemperie e abbandonate al suolo. A noi piace di più
una montagna curata, con un
ricambio della vegetazione
adeguatamente seguito e coltivato. A questo scopo le piste
sono indispensabili e come tali sono desiderate da coloro
che in montagna hanno sempre lavorato.
A Torre Pellice l'apertura del nuovo anno accademico
La Facoltà e il futuro della chiesa
PAWEL GAJEWSKI
E in un certo senso sintomatico che su L’eco delle valli scriva una persona
che non è né valdese né italiano. Significa che tutto ciò
che sono le Valli supera di
gran lunga i confini delle
Valli stesse. D’altro canto è
vero che le Valli sono anche
una sorta di mito e come tale
sembrano ermetiche e lontane
dalla realtà di tutti i giorni,
distanti anche dal protestantesimo italiano nella sua forma
attuale. Per questo motivo la
decisione del consiglio della
Facoltà valdese di teologia di
inaugurare l’anno accademico 1998-99 a Torre Pellice è
da considerarsi un’idea molto
saggia. La Facoltà di oggi è
ormai una grande famiglia
che raccoglie studenti provenienti non soltanto dalle cosiddette chiese storiche (battisti, metodisti e valdesi) ma
anche dalle chiese libere e
dalle comunità pentecostali.
Per di più gli studenti ordinari
rappresentano tutte le regioni
d Italia nonché i paesi così
«esotici» nel quadro del protestantesimo italiano come,
ad esempio, la Polonia, le Filippine o il Madagascar. Alcuni di loro conoscono abbastanza bene sia il valdismo
che le Valli perché cresciuti e
vissuti in questo ambiente.
Altri, pur di estrazione completamente diversa, come chi
scrive queste parole, hanno
ritrovato qui la loro seconda
patria o le radici della propria
esperienza di fede e di conversione. Molti tuttavia si so
no trovati qui la prima volta.
Così le quattro giornate che
hanno seguito la cerimonia di
inaugurazione sono diventate
una sorta di immersione totale in tutto ciò che era ed è oggi il valdismo. Il programma
delle visite, denso e molto
impegnativo, è stato costruito
su due filoni: il passato e il
presente. Un importante viaggio nel passato è' stata, prima
di tutto, Peccellente prolusione di Giorgio Toum. Il passato è stato in qualche modo
«toccato» nella biblioteca del
Centro culturale valdese, nel
tempio del Ciabàs, nei luoghi
storici di Angrogna. Il presente era rappresentato soprattutto dai pastori delle nostre chiese e dalle opere sociali. Molto importante, anche se non sfruttato proprio al
massimo, è stato rincontro
con il corpo pastorale del I
distretto a Bobbio Pellice, impressionanti le visite all’Asilo
di San Giovanni e all’Ospedale di Pomaretto nonché al
Centro ecumenico di Agape.
Nella triade cronologica
non può mancare il futuro.
Del futuro si è parlato molto
durante lunghi incontri serali
con pastori e laici impegnati
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Il pastore e prof. Giorgio Tourn
’nel corso della prolusione tenuta domenica 18 ottobre a Torre
Pellice
nel servizio pastorale e nel
lavoro sociale. Il futuro però
rimane ancora una grande incognita. Per renderlo più concreto è necessario che da
questo incontro inizi un continuo avvicinamento tra le
Valli e la Facoltà, con tutto
ciò che queste due realtà rappresentano oggi per l’Italia e
per l’Europa.
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Corso Gramsd, 2 - Torre Pellice - TeL 0121-91820 - Fax 932063
ASSEMBLEA 3° CIRCUITO — Venerdì 30 ottobre alle 20,30 a Ferrerò si
svolgerà l'assemblea del 3°
circuito.
ANGROGNA — Riunio
ne quartierale al capoluogo mercoledì 4 novembre,
alle 20,30, dedicata a una
discussione sull'educazione alla fede: sono invitati i
genitori, i catecumeni e il
gruppo giovanile.
BOBBIO PELLICE — Riunione quartierale in frazione Payant martedì 3 novembre alle 20.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Primo incontro
di studio biblico condotto
dal pastore Pasquet sul tema «Segni di Gesù ieri e
oggi» giovedì 29 ottobre
alle 20,45 al presbiterio.
Riunione quartierale mercoledì 4 novembre 20,30 in
borgata Peyrot.
MASSELLO — Mercoledì 4 novembre, alle 14,
riunione al Roberso.
PERRERO-MANIGLIA
— Incontro dell'Unione
femminile martedì 3 novembre alle 14,30. Riunioni quartierali: il primo appuntamento dell'anno è
per mercoledì 4 novembre
alle 20,30, con l'intervento
del pastore Luciano Deodato, presidente della
Ced, sui temi più dibattuti
durante il Sinodo '98. Assemblea di chiesa domenica 8 novembre nel corso
del culto a partire dalle 10
sul Sinodo e sulla Conferenza distrettuale.
PINEROLO — 30 ottobre-2 novembre; gita del
gruppo giovani a Parigi.
POMARETTO — Riunioni quartierali; lunedì 2 novembre alle 20 ai Masselli,
mercoledì 4 alle 20 ai
Pons, venerdì 6 alle 15
all'Inverso Clot. Studio biblico sul Libro dei Salmi
giovedì 5 alle 20,30 all'Eicolo grande. Domenica 8
novembre, dalle 14,30,
bazar all'Inverso.
PRALI — Domenica 1°
novembre alle 10 culto di
inizio attività.
PRAROSTINO — Lunedì
2 novembre alle 20 nel
presbiterio inizierà la serie
di sette incontri di studio
biblico sull'Antico Testamento sui profeti Giona e
Nahum.
RORÀ — Domenica 1°
novembre, giornata della
Riforma, vedrà il culto alle
10 con predicazione del
pastore Bruno Corsani; alle 12,30 pranzo comunitario e, alle 15, incontro sul
tema «Lutero e la Bibbia».
SAN SECONDO — Riunione quartierale giovedì
5 novembre alle 20,30 a
Miradolo.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì
30 ottobre agli Appiotti,
martedì 3 novembre ai Simund. Unione femminile:
domenica 1° novembre alle 15 Maddalena Giovenale Costabel terrà uno studio su un brano dell'Esodo.
Studio biblico: lunedì 2
novembre alle 20,45 al
presbiterio su «Lo straniero nella Bibbia ebraica».
Domenica 8, alle 15 alla
Casa unionista saranno
presentati il rendiconto
dei lavori effettuati nella
Casa e il progetto di ristrutturazione del 2°lotto.
VILLAR PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì
30 ottobre alle 20,30 al
Serre, martedì 3 novembre
alle 20,30 ai Garin. Sabato
31 ottobre alle 21 nel tempio serata di letture, proiezione di un video e canti
del coretto dedicata al 30°
anniversario della morte
di Martin Luther King.
VILLASECCA — Riunione quartierale giovedì 29
ottobre alle 20 a Villasecca.
10
PAG.
IV
E Eco Delle vai.lii moEsi
HOCKEY SU GHIACCIO — Non c’è un attimo di respiro
nel campionato di A2 di hocjkey su ghiaccio: due partite la settimana mettono tutti in difficoltà. Martedì scorso i valligiani
hanno saputo mettere sotto l’Amatori Asiago grazie a un finale
al cardiopalma; dopo aver chiuso sul 3-0 il primo tempo, i ragazzi di Rivoira si sono fatti rimontare fino a trovarsi sul 4-5 a
pochi minuti dal termine della partita. Due reti in un minuto
(Berti e Grannonico) hanno poi dato il successo alla Valpe.
Partita ad alta tensione domenica sera a Torre Pellice per
l’hockey su ghiaccio di A2; di fronte due rivali storiche, l’H.
Club Valpellice Sparea e l’Ice Club Como; i valligiani sono
usciti sconfitti al termine di tre tempi molto equilibrati. I ladani
si sono portati in vantaggio a un minuto dal termine della fine
del primo tempo con la Valpellice in doppia inferiorità numerica; nella seconda frazione i biancorossi si sono portati sul pari
grazie a Marchetti ma il Como ha ancora trovato la rete in superiorità numerica. Il terzo tempo ha visto la Valpe Sparea pareggiare con Vasisko ma a 4’ dal termine i lombardi hanno realizzato la rete decisiva per il successo. Vivaci proteste ha suscitato in tutto l’ambiente torrese la prestazione della terna arbitrale, assolutamente insufficiente: un incontro non cattivo ha
visto la squadra di casa subire ben 54 minuti di penalità.
Nella Valpellice Sparea ha fatto il suo esordio il neoacquisto
De Luca; in classifica i piemontesi restano penultimi. Mercoledì
trasferta difficile a Bolzano con la seconda in classifica Bozen
84 mentre domenica prossima i biancorossi saranno di nuovo a
Torre contro lo Zoldo dei fratelli Meneghetti.
Intanto in serie B il Pinerolo subisce una battuta d’arresto in
trasferta contro la seconda formazione di Como: Lariana-Pinerolo 2-1 al tempo supplementare, questo il risultato dell’incontro di domenica scorsa.
ATLETICA LEGGERA — Ottimo risultato per la giovane
lusemese Sara Salvi che a Palermo, nel criterium nazionale cadetti si è piazzata 4“ in batteria e 7“ assoluta nella staffetta
4x100. È questo un risultato che suggella una stagione decisamente ricca di buoni risultati.
VOLLEY — Settimana da dimenticare per le formazioni
giovanili del 3S; fra i ragazzi il 3S è stato battuto dal Valli di
Lanzo per 3-1. Contro la stessa società il 3S ha perso, per 3-0
anche fra gli juniores. Male anche le ragazze (0-3 a Rivarolo) e
le juniores (2-3 in casa con l’Ibiesse). Intanto si apprende che
l’ex Pablo Neruda parteciperà al campionato di prima divisione
con i colori del 3S Pinerolo; la formazione, rinnovata e ringiovanita, sarà guidata da Ivano Sassi. Giocheranno così insieme i
«vecchi» Sopegno, Ferrerò, Ottonello, Barillari, Caffaro e Buffa con i giovani De Gregorio, Biscardi, Tosello e Burzio.
Festa di canto delle corali
Il 150° anniversario delle «Lettere patenti» di Carlo Alberto sarà ricordato anche durante l’annuale «festa di canto»
delle corali in programma domenica 1° novembre nel tempio
valdese di corso Vittorio Emanuele a Torino.
Già al mattino alcuni gruppi corali canteranno durante i
culti nelle chiese evangeliche della città ma la festa si svolgerà nel pomeriggio; alle 14,30 si daranno appuntamento per
le prove nel tempio gli oltre 300 coralisti provenienti da tutte le chiese delle valli valdesi, da Torino e da Genova. Alle
15,30 l’inizio ufficiale della manifestazione che avrà come
tema «Voi siete chiamati a libertà» (Galati 5, 13). Le esecuzioni musicali saranno alternate a letture sul significato delle
libertà. In programma anche diversi inni di insieme (tra cui
il noto «inno del centenario» di Ferruccio Rivoir).
La COMUNITÀ MONTANA
VAL PELLICE
comunica i nuovi numeri telefonici:
UFFICI CENTRALI
c.so Lombardini 2 - Torre Pellice
Il n. telefonico della Comunità montana — Uffici centrali è
0121-9524 - fax 0121-932625
I numeri diretti dei singoli uffici sono:
Segreteria ....................... 0121-9524201
Presidente ....................... 0121-9524206
Responsabile settore Cultura,
Turismo, Sport e Giovani.......... 0121-9524207
Settore Turismo................... 0121-9524211
0121-9524212
Settore Cultura, Giovani
e Sport........................... 0121-9524213
Responsabile Settore
Finanziario...................... 0121-9524208
Ufficio Ragioneria............... 0121-9524210
Economato........................ 0121-9524209
Responsabile Settore
Servizi Sociali.................. 0121-9524217
Segreteria Servizi Sociali....... 0121-9524202
Referenti di area ............... 0121-9524216
UFFICIO TECNICO
in via Caduti per ia Libertà 6 - Torre Peiiice
Segreteria e centralino.......... 0121-953547
0121-953548
fax 0121-932888
SERViZi SOCiALi
in via Aifieri (4° piano paiazzo comunaie di Torre Peiiice)
Segreteria ......................0121-953546
PER CHIAMARE IL COMPRENSORIO
ALPINO COMPORRE IL 0121-598104
TACABANDA — Continua il viaggio nella musica
popolare della rassegna «Tacabanda»; sabato 31, alle ore
21,15, al salone parrocchiale
di Bibiana, è la volta del quartetto «Vos tindaire»: è un
gruppo vocale relativamente
nuovo che si compone di musicisti attivi in altri gruppi
piemontesi. Insieme propongono un concerto di canti «a
cappella» dalla tradizione occitana e piemontese, non senza qualche puntata nel repertorio in lingua francese delle
valli valdesi. Ingresso 10.000.,
LUSERNA SAN GIOVANNI — Lunedì 2 novembre, nell’ambito della Fiera
dei santi, nella zona riservata
al bestiame si tengono la mostra della pecora frabosanaroaschina e l’esposizione delle razze ovi-caprine locali e
estere allevate in Provincia di
Torino. Il programma dettagliato prevede alle ore 8 l’arrivo e la sistemazione del bestiame, alle 10,30 la presentazione delle razze esposte e alle 12 la consegna dei premi di
partecipazione.
29 ottobre, giovedì — ANGROGNA: Alla biblioteca comunale di San Lorenzo, alle 21,
presentazione del progetto «La
banca del tempo», con Eliana
Modena organizzatrice della
«Banca del tempo» di Pinerolo.
29 ottobre, giovedì — PINEROLO: Alle ore 16,30, alr auditorium del Liceo scientifico, conferenza dibattito con
Romano Luperini, docente di
letteratura italiana presso l’Università degli Studi di Siena, su
«Insegnare al letteratura del
Novecento».
29-31 ottobre — SALUZ
ZO: Alle 21, al Teatro del marchesato, va in scena la commedia «Capodanno d’estate», ingresso lire 10.000.
30 ottobre, venerdì — VILLAR PEROSA: Alle 20,45,
nella sala della biblioteca comunale, per «Serate natura»,
proiezione del film «Il villaggio
degli aironi-Lo sparviere re del
bosco», film di Renzo Ribetto.
INCONTRI
TEOLOGICI
GIOVANNI MIEGGE
Dalle 17 alle 22, nella
sala della chiesa valdese
di San Secondo, incontri
teologici Giovanni
Miegge su «Timore e tremore» di Kierkegaard.
31 ottobre, sabato — ANGROGNA: Alle 21, nel tempio
di Pradeltorno, concerto del coro «Valpellice», offerto dalla
Provincia di Torino.
31 ottobre, sabato — TORRE PELLICE: Alle 20,45 nel
tempio, «Accadeva a Wittenberg e a Ginevra», serata rievocativa della Riforma con letture
di testi dei riformatori e canti
dell’epoca a cura della corale di
S. Germano.
31 ottobre, sabato — ANGROGNA: In frazione Giovo,
alle 11, ritrovo presso l’apiario
per la terza manifestazione api
I
Asilo valdese di
Luserna San Giovanni
ELENCO DONI ANNO 1996
GENNAIO
£ 20.000: Franca e Marco Eynard; Unione femminile valdese di Luserna San Giovanni
fiori in mem. di Zizi Malan.
£ 25.000: Nelly Zecchin.
£ 40.000: Onoranze funebri
Gobello-Bessone-Perassi.
£ 50.000: Rodolfo Norter; Bice
Bertarione, Chiesa valdese di
Ivrea; N.N.4, Rabaglio; llda e
Elsa Comba in mem. della cara
zia Zizi Malan.
£ 65.000: Eunice Biglione.
£ 100.000: Elvira Genre Talmon in mem. dei suoi cari; Maria Passetta Alliaud ricordando
Lisette Alliaud; Erica Martini
Armand-Pilon; Maria Romano.
£ 150.000: Etìennette e Pierluigi dalla riconoscenti; Rita Alimonda.
£ 200.000: Febe Mollica Giolitto in mem. dei suoi cari.
£ 300.000: Ritin, Laura Long,
Enrica Malan in mem. di Zizi;
Miriam Bonnet Giolito.
£ 500.000: Il figlio Daniele e la
mamma in mem. del loro carissimo Eugenio Tron, Chiesa di
Torino; N.N.; Ada e Umberto
Rovara in mem. del figlio Enzo.
valdese di Pinerolo ricordando
Margherita Rivoira (Mariuccia).
£ 60.000: J.C., Torre Pellice.
£ 80.000: Luisa Giampiccoli,
Torino.
£ 100.000: Laura Long Lodi;
corale valdese di Torre Pellice.
£ 200.000: Maria Delfino in
mem. di Luigi Jourdan.
£ 500.000: Francesco Cerotti e
Margherita Canova in occasione del loro 65mo anniversario
di matrimonio.
£ 1.000.000: Lina Goss; Valentina Rivoira per i suoi 89 anni;
Cesan Michelina; N.N. ricordando con affetto Bebelle.
£ 1.500.000: Pierpaolo Zagrebelski.
MAGGIO
£ 50.000: Lina Caffarel Malan
riconoscente.
£ 100.000: Lina ReveI Marrel in
mem. dei fratelli e delle sorelle.
£ 200.000: Emilia Giordan Barone; Olga Rivoir.
£ 5.384.114: Comité vaudois
des Eglises reformées vallonnés des Pays-Bas.
GIUGNO
FEBBRAIO
£ 40.000: Enrica Malan.
£ 100.000: Luca Pons; Emilio
Perotti in mem. della moglie Ribotta Enrichetta
£ 150.000: dr. Boer.
£ 200.000: Odette Balmas per i
97 anni della suocera Juliette e
in mem. del marito Predino.
£881.575; Montaldo.
£ 1.000.000: Giuliana Gay Eynard.
£ 1.344.000: Comitato Zurigo.
MARZO
£50.000: N.N.; Aldo Tourn.
£ 100.000: Jean-Daniel Rollier
ringrazia per l’ospitalità offertagli in occasione del battesimo.
£ 322.085; Vigna-Ribet, Parigi.
£ 405.000: Amici di Ivrea in
mem. di Mariuccia Rivoira.
LUGLIO
APRILE
£ 20.000: sig. Merzt.
£ 30.000: fam. Danna, Odino,
Ainardi.
£ 50.000: Liliana Albarin in
mem. di Renato Goss e Renato Paschetto; B.E., Prarostino
in mem. dei suoi cari; E.B.; Nini
e Piero Boer; Unione femminile
VENERDÌ 30 OTTOBRE 199s
stica avente il tema «Dimostrazione del corretto invernamento
e lavori autunnali»; conduce il
dottor Enrico Cucco.
31 ottobre, sabato — TORRE PELLICE: Per la rassegna
«Aspettando l’inverno», alle
21,15, al teatro del Forte, spettacolo con e di Guido Castiglia
«Una vita di racconti», ingresso
lire 15.000, ridotto lire 10.000.
31 ottobre, sabato — PINEROLO; Al teatro Incontro, alle
ore 21,15, per la tredicesima,
rassegna del Teatro dialettale,
va in scena «Anche j strass a
veulo fè bela figura», commedia brillante in tre atti; ingresso
lire 13.000, ridotto lire 8.000.
1° novembre, domenica —
POMARETTO: Alle 15,30,
nella scuola grande di via Balziglia 46, avrà luogo la presentazione del «Dizionario occitano della vai Germanasca» di
Teofilo Pons e Arturo Genre,
pubblicato a cura della Società
di studi valdesi e dell'associazione Soulestrelh.
7 novembre, sabato — POMARETTO: Dalle 15, all’ex
convitto, degustazione di vini
«Pinerolese Bonarda» e «Pinerolese ramìe»; l’inizativa si
svolge nel quadro del «Viaggio
nei luoghi della tradizione con i
vini del Pinerolese» proposto
dal consorzio di tutela e valorizzazione vini doc «Pinerolese».
9 novembre, lunedì —
TORRE PELLICE: Alle ore
20,30, al Centro culturale valdese, conversazioni sul libro
proposto da Mariella Taglierò
«Favola delle cose ultime» di
Sergio Givone.
£ 150.000: Rino e Renata Buffa in mem. di Maria Malan ved.
Buffa.
£ 200.000: Elsa e Carla in
mem. della cara mamma.
£ 210.000: gli amici di Marina
Buffa in mem. della sua cara e
indimenticabile mamma.
£ 50.000.000; Lina Goss.
AGOSTO
£ 75.000; Sauro Gottardi, Albisola.
£ 100.000: Malanot Anna in
mem. dei suoi cari; Luisa Piccinini ved.Jourdan; N.N.; Alfredo
Rostagno in occasione del novantunesimo compleanno; Miletto Fede; dr.Giovanni Peyrot.
£ 200.000; Erina Ciaf rei.
£ 226.800; Maria Marchi.
£ 250.000; Irene Bounous, Pinerolo.
£ 400.000; Le colleghe della figlia Elena in mem. di Mirella
Jahier.
£ 500.000; Jolanda Villa Rivoiro Pellegrini in mem. dei suoi
cari; Graziella ReveI in mem. di
Clara, Albina e Dino.
SETTEMBRE
£ 20.000; Unione femminile
valdese di Luserna San Giovanni, fiori in mem. di Ines
Long.
£ 100.000; Rina Bertin in mem.
di Mariuccia Rivoira; dr. Giovanni Peyrot.
£ 135.000; I colleghi e le colleghe di Marina Anerdi in mem.
del suo papà.
£ 300.000; Ivonne Costantino
Codino; Unione femminile valdese di Luserna San Giovanni.
£ 500.000; Edda Bounous in
occasione dei 50 anni di matrimonio di Ada Bounous e Umberto Rovara; le nipoti in memoria di Clementina Odin ved.
Bertalot.
£ 600.000; dr.Giovanni Peyrot.
£ 1.000.000; Irges Gerd Koch.
£ 2.500.000; Margh. Rivoira.
£ 5.000.000; Olga Rivoir; Ivonne Costantino.
OTTOBRE
£ 50.000; N.N.; Livia e Bruno
Besson alla cara mem. di Maria Malan ved. Buffa; Lucia
Battaglino; la moglie Lelia in
mem. di G. Jalla; Giovanni ed
Ester ReveI in mem. di Elisa
Rivoira; Rosa Scursatone.
£ 100.000; Elisa Rivoira Grill in
mem. del marito Giovanni Grill
e della cognata; Romano ed
Elsa Prassuit in mem.di Maria
Malan Buffa; Clelia Gaydou in
mem. di Marcello Gaydou;
dr.Giovanni Peyrot.
LVIZI
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 1^ novembre
Ferrerò: Farmacia Valletti Via Montenero 27, tei. 848827
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
£ 50.000; Nella Malan Depetris
per festeggiare l’arrivo della nipotina Serena.
£ 100.000; Emilio Perotti.
£ 130.000; Gianfranco Lombardo, Venezia.
£ 200.000; Cooperativa sociale
“Macramé” di Luserna San
Giovanni.
£ 1.000.000; Delfina Giordan;
gli eredi in mem. di Alfredo Parise; Enrica e Aldo Malan.
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 1^ NOVEMBRE
San Secondo: Farmacia Meilano - via Rol 16, tei. 500112.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
£ 95.000; colleghe e colleghi di
lavoro di Mará Cavaliere in memoria del suo papà.
£ 100.000; Francesco Cerutti e
Margherita Canova; Marina
Mannarà.
£ 200.000; Annina Aversa in
memoria dei genitori; Renata
Bounous; Ester, Roberto e Renato Balma in mem. del loro
caro Arturo Balma; Chiesa
evangelica valdese di Como.
£ 242.000; fam. Schar, Berna.
£ 500.000; Unione femminile di
Milano.
£ 1.000.000; Eglantina Martinat
per il suo compleanno.
PINEROLO
Guardia medica;
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza: tei. 322664
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Miiie, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
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non può essere venduto separatamente
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Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
-rJM
Zoppi e,figlio in mem. di Marcello Gaydou; Emilia Roman
Tron in mem. della sig.na Isabella Chauvie; corale valdese
di Luserna San Giovanni.
£ 150.000: dr.Giovanni Peyrot.
£ 200.000: Giovanna Bertalot;
Etiennette e Pierluigi Jalla; Eie;
na e Maria Peyrot in mem. di
Arturo e Ida Peyrot.
£ 250.000: Lilia Jon Scotta in
mem. della mamma; Carmen
Bounous; Evelina Pavese.
£ 300.000: Daniele Varese in
mem. di Federico Balmas e
René Pons.
£ 500.000: La famiglia in
mem.di Germana Berton in Baridon.
£ 800.000; Bruno ReveI in
mem.di Carla.
£ 1.000.000; Delfina Giordan;
Valentina e Raffaele Pirozzi
per i 40 anni di matrimonio.
£ 7.000.000; Clementina Odin.
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NOVEMBRE
£ 50.000: Giovanni e Luca Ferrino; Laura e Fiore Pittavino in
mem.dei loro cari; E.T. in mem.
papà; Emilia Travers Pons;
Matilde Benech Rostagnol in
mem. di Marcello Gaydou.
£ 100.000: Elsa Constantin
DICEMBRE
£ 20.000: Franca e Marco Ey
nard.
£ 25.000; Jolanda De FilipP'S
Comba.
£ 50.000: Rina Bertin in
mem.di Lina Goss; E.B. con n*
conoscenza; Famiglia Oaom,
Odino e Ainardi; Elvira Comn
in mem.dei marito; Adele Long
ReveI in mem.dei marito; Lau
Long Lodi in mem. di Clara n
vel; Rodolfo Norther; Vittof^
Colongo in mem. dell’avv. n
berlo Jouvenal; Carlo Barb
in mem. della mamma De'
Morando Barberis e (Iella
Marta Morando Rabaglio.
£ 100.000: Emilio Perotti; |
cietà di cucito di Luserna
Giovanni; Albina Avondetto r
cordando i suoi cari; Un o''
femminile di Bobbio P® J
Clara Leuthner Rostagn ;
Giorgio e Bruna
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cari; Orfilia Godine; Erica^,
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mon in mem. dei suoi cari,
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do Nigra.
£ 150.000: Rita Alimonda.
£ 200.000; N.N.;
net; Nella in mem. di
ReveI e Susanna Pons.
£ 300.000: Ines Malanot,
£ 500.000; Perassi, Besson
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£ 1.000.000; Liliana va
con riconoscenza; Famigli®
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Enrica e Aldo Malan.
£ 7.000.000: Clara Masi.
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«giornate teologiche» nascono nel 1935 in pieno fascismo
«ira l’impulso del teologo valdese Giovanni Miegge, forse l’unim nostro grande teologo di questo secolo. Gli incontri avvengoj nel periodo estivo nell’antico tempio del Ciabas nella bassa
¡Id’Angrogna. Questo appuntamento durerà per quasi
0’anni, sin quando nel 1954 nasceranno le settimane teologiài di Agape, nel centro ecumenico di Frali, ma saranno qual01 di diverso. Le «giornate teologiche», per chi ne percorre la
hanno rappresentato un momento alto della riflessione
teologica ' ' ' .........
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- del protestantesimo italiano. Non è quindi un caso
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ì 30 OTTOBRE 1998
1^»
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Federazione delle chiese evangeliche in Italia
progetto delle «Giornate teologiche della Fcei»
che molti documenti discussi in quei lontani appuntamenti siano ancora pienamente attuali, e molti nostri convincimenti di
oggi affondano le loro radici in quelle lontane discussioni. Ora
rilanciare quel tipo di incontro, a trent’anni di distanza, proprio come momento forte di sintesi e prospettiva di un cammino di fede ci sembra che sia diventato non solo necessario ma,
direi, urgente. Nella stagnazione che stiamo attraversando occorre ritornare a ragionare di teologia, abbiamo bisogno di ripercorre i grandi racconti biblici per intrecciarli anche con le
nostre vicende quotidiane. Va da sé che non si tratta di dar vita
a una sorta di accademia teologica itinerante ma semplicemente di rispondere al bisogno che pure esiste di tradurre in linguaggio accessibile e concreto il senso e la direzione della nostra
testimonianza in Italia. Abbiamo anche bisogno di luoghi in
cui provare a capire e quindi rispondere alle nuove inedite sfide
del nostro tempo. Le giornate teologiche servono a questo. E noi
speriamo che questi incontri teologici offrano nutrimento e sostanza alla vita spirituale di tutti coloro che sono oggi in ricerca
di Dio e a quelli che già lo frequentano.
Giuseppe Platone
Genesi e motivazioni
progetto delle «giornate teologiche della
Fcei» è una iniziativa maturata nel corso
jeO’ultima Assemblea della Federazione (Tor[ePellice, 1997) che aveva come motto «Aliarla tua tenda e rafforza i tuoi paletti» (testo
[¡preso da Isaia 54, 2). Mentre il desiderio di
largare la tenda federativa nella direzione di
jna reciproca accoglienza è chiaro e se ne
lanno segni concreti, molti hanno sottolinea
0 la necessità di riprendere un franco e serio
¡onfronto sul nostro essere credenti proteilanti oggi in Italia, come chiese e come sinpli: quali sono, cioè, i paletti della nostra
(ientità e della nostra vocazione che vanno
afforzati? Quali sono i punti forti che condiàdiamo e quali gli elementi vissuti e sentiti in
nodo diverso nelle varie chiese evangeliche,
iia federate che non federate?
Sotto certi aspetti, questo desiderio di coitruire un «luogo» di dialogo teologico offerto
nprimo luogo ai membri dell nostre chiese, e
lon soltanto ai «teologi» e agli «esperti», si
»Uega all’esigenza, anch’essa emersa nel cor
10 delle due ultime Assemblee, di riflettere
¡uffa «spiritualità» o sulla «pietà» protestante,
ntesa come «spazio di Dio nella nostra vita»,
iuquesto secondo punto, per altro, la Federaione ha già effettuato un Convegno a Ecumele (primavera 1996) e, dopo l’Assemblea di
forre Pollice, è allo studio la realizzazione di
in nuovo Servizio Fcei dedicato a «spirituaItà, musica e liturgia».
Aspetti organizzativi
11 progetto delle giornate teologiche è stato
¡¡esentato dal Consiglio al Comitato generale
’^6 Fcei (nel quale, secondo il nuovo Statu
sono rappresentate tutte le chiese che
nno parte nella Fcei) che lo ha approvato,
so si articola in questo modo:
a) un gruppo di lavoro, nominato dal Consie coordinato dal presidente, past. Dome
co Tomasetto, propone per le giornate teogiche un tema comune, la sua possibile artidazione in sottotemi, alcuni spunti per la rissione e indicazioni per l’approfondimento;
b) poiché le giornate teologiche vogliono
ìsere innanzitutto un confronto fra membri
¡chiesa le Federazioni regionali (o, dove non
sistono, altre strutture di collegamento terriniale) organizzano entro il 1999 dei conve
sul tema generale o su alcuni sottotemi
Ridendo autonomamente, in base ai conto esistenti o che si vogliono creare, a quali
niese evangeliche (non federate) estendere
invito. Il gruppo responsabile dell’organizzajone del convegno comunicherà per tempo
Lruppo di lavoro di cui al punto a) le pro^ n scelte dei temi, data, chiedendo eventua• collaborazione. Al termine del convegno regera uria sintesi dei lavori che mettano in
onza i punti comuni della nostra identitàazione e descriva le diverse (o contrastan11 emerse. Si ritiene che nel corso
. 399 potrebbero in tal modo essere orgaj . giornate teologiche in 4 o 5 rerom i”^P°rtanza è che ci sia un reale conn di base, non che tutte le regioni abbia"“nloro convegno):
1 teof' Consiglio si augura, le giornaL togiche a livello regionale sapranno realiij® reale confronto nella base delle
® Angeliche, raccogliendo i materiali
il Gruppo di lavoro intenderebbe or
10
Ouv entro il 2000 a livello nazionale, un
ione f *1 faccia il punto su questa riflesjti e sia in grado di offrire i risul
^mbleaP ' in occasione della prossima As
Il tema generale
litgto'^^'^^^ione del progetto, in sede di Cogenerale della Fcei, ha messo in eviontjg ® into il desiderio che la riflessione
» sii aspetti concreti, soprattut
all'ait ’ nostro contributo protestante;
igicQ i esigenza di un vero confronto teoerci5 ‘ *^°nsiglio ha ritenuto di proporre
liete en? generale che potesse racco
elrij-. *'"®nibe le esigenze, individuandolo
PargPoiato cristiani
ocazio® liiscepolato significa parlare di
lacomp questa la nostra vera identità,
®3primerla?), di vita cristiana, di miìtìtia di etica personale e comu
1 di c’m' ’’Apporto con la Bibbia, di preghie* netti a '.mpegno sociale e politico. Sotnffa snir^fquesto tema è anche quello
'■n nella intesa come «lo spazio di
ostra vita» (vedi punto 1).
Suggerimenti per l'articolazione
del tema generale
Proponiamo che il lavoro dei singoli convegni regionali si sviluppi intorno a uno dei sottotemi indicati al punto precedente, tenendo
presente il tema generale dell’intero progetto.
Il suggerimento più immediato diventa allora
il seguente:
a) La vocazione
Occorre riflettere su chi rivolge vocazione,
che cosa comporta la vocazione nel senso di
«distacco da» e in quello di «impegno per»,
quali sono i «prezzi» richiesti, qual è la speranza, quale fl progetto di vita proposto.
b) La militanza-vita cristiana
Visto che la vocazione chiama ad un impegno di obbedienza della fede, occorre identificare come si struttura questo impegno, quali
forme «militanti» assume, in quali ambiti della
vita si sviluppa, in quale modo si esplicita sia
l’obbedienza della fede, sia la militanza. Va ripreso il tema della sobrietà evangelica nell’uso
di quanto abbiamo (denaro, disponibilità, capacità) e del nostro tempo, considerando la
natura profondamente comunitaria della mili
le varie liturgie presenti nelle nostre chiese e
riflettere sulla base dei materiali offerti in «Rete di liturgia». Siamo consapevoli del valore
che ha la nostra presenza al culto, non solo a
livello di militanza evangelica personale, ma
nel rapporto che ci lega agli altri credenti, nella comunione reciproca, e che quindi non
partecipando al culto facciamo mancare qualcosa a sorelle e fratelli raccolti insieme?
e) L’impegno sociale e politico
Non intendiamo qui riaprire il vecchio problema della validità dell’impegno politico dei
credenti: questo è un argomento ormai definito. Vale però la pena di interrogarci su come
si può esplicitare all’esterno la nostra militanza evangelica, come si rende pubblico il nostro impegno. La chiesa, di solito, è pronta a
sviluppare la sua attenzione all’aspetto pubblico «religioso» o «etico»: sono solo questi gli
ambiti della sua corresponsabilità? Occorre,
allora, interrogarsi su quali sono i nuovi filoni
di impegno dei credenti (migranti, femminismo, minori, bioetica, ambiente...) e più in
particolare quali sono le motivazioni teologiche che ci spingono a questo impegno e che
lo guidano. Ci sono in questi settori dei «pa
li tempio del Ciabas, nella bassa Val d’Angrogna, dove si svoigevano le «giornate teoiogiche»
tanza cristiana. Vanno anche identificate le risorse disponibili nell’impegno militante.
c) Il rapporto con la Scrittura
Tutti riconosciamo che alla base di ogni nostra visione, di ogni nostro progetto di vita
evangelica, c’è la Scrittura come riferimento
immediato e ineludibile. Occorre, allora, valutare il posto che la Scrittura occupa nella nostra vicenda personale e comunitaria, quale
tipo di frequentazione abbiamo con essa. Occorre cogliere il ruolo della Scrittura nella nostra militanza evangelica, quindi interrogarci
su quale esigenza essa pone su di noi (singoli
e comunità), e in particolare come viviamo il
rapporto fra la richiesta di obbedienza che la
Scrittura propone ai credenti (quindi il ruolo
di «legge» che la Scrittura comunque evidenzia), la libertà dei figli di Dio e la loro responsabilità di credenti dinanzi a Dio e dinanzi
agli uomini del loro tempo.
d) Il culto e la preghiera
Consapevoli che la spiritualità è un «contenitore» molto ampio, e che comprende anche
il rapporto con la Bibbia (di cui abbiamo parlato al punto precedente), con questo sottotema rivolgiamo la nostra attenzione in particolare all’argomento della preghiera e del culto.
Abbiamo spesso considerato la preghiera un
aspetto della pietà evangelica, senza considerare che essa è un indicatore teologico di primaria importanza. Dalla preghiera che si
ascolta si può infatti ricavare sia la concezione che l’orante si fa di Dio, sia quella che ha di
se stesso, sia il rapporto che instaura fra lui e
Dio: un intero trattato teologico. Vale la pena
fare questo sforzo di analisi della preghiera e
cercare di capire la difficoltà che abbiamo di
pregare nel corso del culto o di incontri comunitari e possibilmente di superarla. Nello
stesso tempo vale la pena soffermarsi sul «valore» del culto e delle sue singoli parti: siamo
consapevoli della portata teologica dei vari
momenti del culto? Si potrebbero analizzare
letti» di riferimento, oppure ciascuno esercita
la sua libertà e responsabilità? Che fare poi
del riferimento alla comunità: è il luogo della
elaborazione comune e della corresponsabilità operativa, oppure un impedimento all’esercizio della propria responsabilità individuale che si sente prioritaria? Quali sono i
luoghi del raccordo fede-impegno sociale e
politico, senza cadere nei cortocircuiti dell’integralismo, della fuga Individualista o del disimpegno?
f) L’etica
Ci siamo mossi per anni fra i poli libertà-responsabilità, con una forte insistenza sull’aspetto «privato» o individuale dell’etica che
si riduceva, sostanzialmente, ad un discorso
sulla morale sessuale o su questo o
quell’aspetto più sensibile. Sono ancora sufficienti queste categorie? È solo questo l’etica?
Oppure bisogna allargare il campo di indagine
e parlare finalmente anche di etica della cosa
pubblica e del nostro rapporto con essa? Occorre riprendere la «questione etica» e riproporla al centro dell’attenzione, avendo cura di
non esaurire l’Evangelo nell’etica, ma nello
stesso tempo di non slegare l’etica privata e
pubblica dalle indicazioni evangeliche, accodandoci alla celebrazione di «valori» che oggi
vengono proposti da più parti. E poi, facendo
attenzione alle parole, è bene individuare la
differenza che passa fra etica e morale.
Suggerimenti per l’approfondimento
Si ritiene importante che localmente si costituisca un piccolo gruppo promotore che
prenda in mano il progetto delle giornate teologiche, lo elabori e lo faccia inserire nel programma di lavoro annuale delle comunità interessate. Laddove è possibile, occorre articolare il sottotema scelto sviluppandolo nei vari
momenti e identificando singoli o gruppi di
lavoro specifici. Sarebbe bene arrivare all’incontro regionale (o comunque territoriale)
avendo già analizzato i vari elementi costituti
vi dell’argomento prescelto, per poter così
portare un contributo meditato.
Per l’articolazione dell’argomento sotto
l'aspetto pratico si può pensare ad un percorso biblico (specie dei sottotemi che più si prestano), oppure a un percorso tematico accompagnato dal confronto biblico. È bene ricordare che ci si vuole incontrare soprattutto
per ascoltarci l’un l’altro, non per convincerci
l’un l’altro. Occorre allora tener presente e far
emergere le diverse sensibilità presenti nelle
chiese evangeliche, sia nel senso di diversità
fra chiese, sia in quello di diversità aH’interno
delle chiese. Per esempio: sul tema della militanza gli appartenenti all’Esercito della Salvezza hanno una sensibilità particolare, così
come per il tema del valore della Bibbia come
«legge» e su quello della Cura del proprio corpo è bene ascoltare gli Avventisti. Di solito i
pastori sanno indicare una bibliografia specifica e possono dare un contributo personale.
Se dovesse servire un «esperto» esterno, è bene saperlo con un certo anticipo.
Ci permettiamo, comunque, di segnalare
alcune opere che ci sembrano di primaria importanza per il nostro argomento generale.
Sulla spiritualità in generale
- A. McGrath; Le radici della spiritualità
protestante. Claudiana, Torino, 1997.
SU VOCAZIONE E DISCEPOLATO
- E. Schweizer: Cristologia neotestamentaria: il mistero pasquale. Dehoniane, Bologna, 1969.
- D. Bonhoeffer; Sequela. Queriniana, Brescia 1971
SULLA VITA CRISTIANA E SULLA LEGGE
- G. Miegge: II Sermone sul monte. Claudiana, Torino, 1970.
- E. Schweizer: Il discorso della montagna.
Claudiana, Torino, 1991.
-D. Bonhoeffer: Etica. Bompiani, 1969.
SULL’ETICA IN GENERALE
- W. Beach: L’etica cristiana nella tradizione protestante. Claudiana, Torino, 1993.
- R. Mehl: Morale cattolica e morale protestante. Claudiana, Torino, 1973.
- W. Countryman: Sesso e morale nella Bibbia. Claudiana, Torino, 1998.
Elenco delle chiese membro della
Federazione
Chiese battiste, chiese metodiste, chiese
valdesi, chiese luterane, Ésercito della Salvezza, chiese cristiane libere. Chiesa apostolica
italiana. Comunità elvetica (Trieste), Fiumi di
vita, Comunità evangelica ecumenica di
Ispra-Varese.
Chiese in rapporti diversi
con la Federazione
Chiese awentiste. Missione Nuova Pentecoste, alcune chiese pentecostali libere.
Il gruppo di lavoro
- Past. Domenico Tomasetto, via Firenze
38,00184 Roma (presso Fcei)
- Past. Giuseppe Platone, via S. Pio V 15,
10125 Torino (011-6692838)
- Dr. Adriano Bertolini, via Manunzio
19/10,16143 Genova (010-505239)
- Past. Martin Ibarra, corso Sonnino 23,
70121 Bari (080-5543045)
- Past. Laura Leone; sig.ra Franca Rizzi, Castello, 5170 Venezia (041-5227549)
- Past. Anna Maffei, via dei Cimbri 8, 80138
Napoli (081-287650)
- Past. Maria Bonafede, via Pietro Cossa 42,
00187 Roma (06-3215128).
N.B. Al fine di non confondere e accavallare
le iniziative riteniamo utile informarvi che,
nel corso del 1999, la Fcei proporrà altri progetti di lavoro:
1) La Settimana della libertà 1999 proporrà
come argomento di riflessione per le chiese
evangeliche italiane, anche quest’anno d’intesa con l’Unione delle chiese cristiane awentiste del 7° giorno, il Giubileo biblico. Il progetto si svilupperà in due direzioni: da una parte
la riflessione biblica e dall’altra la richiesta di
remissione del debito dei paesi in via di sviluppo, d’intesa con la proposta del Consiglio
ecumenico delle chiese e del progetto interecclesiastico Jubilee 2000.
2) Un convegno sul Padre Nostro, in occasione del lancio della versione ecumenica,
che si terrà a Perugia il 12-14 aprile 1999 (1
dettagli sono ancora da perfezionare).
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
'fcWv È mancata a Pinerolo Elsa Bertolè, vedova del pastore Ermanno Rostan
Quando si è incontrati dal Signore
Una sorella che ha messo tutta la sua vita e la sua cultura al servizio della chiesa
Una donna moderna nella piena condivisione del servizio pastorale del marito
LUCIANO DEODATO
Elsa Bertolè ved. Rostan
appartiene a quella categoria di mogli di pastore, come Lina Miegge, Armanda
Ricca, Fernanda Vinay, Marcella Giampiccoli, Lillina
Quattrini e tante altre viventi
e non, che hanno condiviso a
tal punto il ministero pastorale del marito per cui è difficile dire che cosa appartenesse all’una e che cosa all’altro. Elsa solo per metà, da
parte di madre, una Paschetto di San Secondo, proveniva
dall’ambiente valdese; il padre invece era un simpatizzante, di famiglia cattolica
della pianura pinerolese; un
anticonformista, un carattere
forte, per il quale la coscienza
veniva prima di tutto. Ritroviamo questi due filoni in
una felice sintesi nella personalità libera e dall’ampio
orizzonte mentale e culturale
di Elsa Rostan.
Aveva conseguito presso
l’Università di Torino la laurea in Lettere, discutendo
una tesi sul tema «Dalle Pasque piemontesi alle Patenti
di grazia», ma mise la sua
cultura e la sua formazione al
servizio della chiesa. Si sposa
con Ermanno Rostan, originario di San Germano e Bouchard da parte di madre; ne
condivide il ministero pastorale dapprima a Pramollo, sul
finire degli Anni Trenta e poi
a Torino, dove li sorprende la
seconda guerra mondiale.
Nel frattempo erano nati
Paola e Marco. Dal ’40 al '43
Ermanno svolge la funzione
di cappellano presso la Divisione alpina Taurinense, su
un fronte che si estende lungo tutto l’arco alpino. Possiamo oggi solo vagamente im
maginarci i disagi, le preoccupazioni e le ansie di quel
periodo. Con il settembre del
’43 Ermanno torna in servizio
a Torino, ma dopo i primi
bombardamenti alleati, quelli che incendiano la sinagoga
e parte del tempio valdese di
corso Vittorio Emanuele e
dell’Ospedale evangelico, ritiene prudente trasferire la
famiglia al sicuro a San Ger-'
mano. Ma si tratta di una illusione. Infatti mentre lui, a
Torino, sotto la copertura
dell’Ospedale e degli Artigianelli, e l’aiuto della diaconessa Francesca Naso, si adopera a salvare ebrei e collabora
con la Resistenza, Elsa, rifugiata nella «casa rossa» vicino
agli stabilimenti della Widemann e al ponte sul Chisone,
si trova nella linea del tiro incrociato tra i partigiani dei
monti di Pramollo e i nazifascisti del fondovalle.
Terminata la guerra la famiglia si ricompone a Pinerolo (nel frattempo nasce Daniele), dove Ermanno svolge
un lungo e benedetto ministero pastorale e ognuno ritrova il proprio equilibrio dopo tante angosce. Nel ’58 Ermanno è nominato moderatore della Tavola valdese e la
famiglia si trasferisce a Roma. Terminerà il suo mandato logorato nel fisico e dopo
un anno di congedo riprenderà il servizio attivo nella
chiesa di Ivrea. Ed è qui a
Ivrea che Elsa vive, accanto al
marito, un intenso ministero
pastorale. «Noi abbiamo Elsa
inserita nei ruoli della Tavola
come "vedova” - ha detto in
occasione del funerale il delegato della Tavola Gianni
Gente in realtà il suo è stato un ruolo di ben altro spessore e rilevanza per la vita
Elsa Rostan
della chiesa». Ancora adesso,
a distanza di anni, ricordava
nomi, vicende e seguiva con
affetto le famiglie con le quali
perduravano legami di profonda partecipazione. Nel
’78, terminato il servizio, i
Rostan si trasferiscono a Pinerolo e mentre Ermanno vive gli ultimi anni della sua
esistenza. Elsa si inserisce attivamente nella vita della comunità dedicandosi soprattutto alla attività delle Unioni
femminili. Ancora negli ultimi giorni, ricevendo le sorelle, dal letto dell’ospedale dove era stata ricoverata per
problemi di cuore, le esortava «a andare avanti e a tenere
duro». È mancata all'improvviso nella notte del 19 ottobre. Al funerale svoltosi il 20
ottobre il tempio valdese di
Pinerolo era gremito oltre
ogni misura, segno di cordoglio e profondo affetto delle
molte persone, giovani e meno giovani, che in Elsa avevano trovato una parola, un gesto, un punto di riferimento.
Tra le molte cose che si
possono, e forse anche si devono dire per riconoscenza
verso il Signore che non fa
mancare nella nostra vita i
suoi doni (e Elsa, per i figli e il
marito, ma anche per molti
di noi lo è stata) vorrei sottolinearne due. Anzitutto è stata una donna moderna. La
sua categoria «moglie di pastore» appartiene, è vero, al
passato. Ma lei viveva il presente, seguiva ogni cosa, leggeva con attenzione il giornale, sapeva percepire le novità e partecipava alla ricerca
dei giovani. I figli, io credo,
l’hanno aiutata a mantenersi
giovane: non perché loro fossero particolarmente bravi
ma perché lei li amava e le loro cose erano anche le sue.
Sarà per questo, oltre che ovviamente per la sua grande
apertura mentale, che come
sapeva vivere il presente, lei
donna del passato (è questo
il secondo punto) guardava al
futuro facendo progetti. Il
pensiero della morte non ha
intaccato l’amore per la vita,
non tanto per la sua vita personale ma per la vita della
chiesa, e della chiesa non come istituzione ma comunione di fratelli e sorelle che costruiscono insieme una testimonianza alla città futura.
Perché è vero; l’amore vince
la morte e soprattutto se questo amore è radicato in Cristo, il Vivente. «Io so in chi ho
creduto» (II Timoteo 2, 12): la
parola scelta dal pastore per
il funerale non è una parola
trionfalistica, ma la confessione di fede di chi è stato incontrato dalla Parola del Vivente e ha tentato di rendere
ragione di questo incontro
mediante gli atti della propria vita. L’ora del commiato,
carica di tristezza e di rimpianto, è anche l’ora della riconoscenza e della speranza.
'«V» ^ >V
Una comunità battista nasce a Olbia dopo un inatteso incontro
La storia di tre ragazzi continua trent'anni dopo
MARIALUISA MOLLICA
C) ERA una volta...: cosi
iniziano molti racconti,
ma questo non ha nulla di
fiabesco, è invece una bella
realtà. A Santa Severa tanti
anni fa c’erano tre ragazzi di
nome Annamaria, Claudio e
Roberto, che puntualmente
si ritrovavano, insieme a
molti altri, ai campi estivi. Le
giornate erano piene di attività: incontri, studi, partite di
pallavolo, nuotate e lavori di
pulizia e servizio in cucina
per mantenersi il soggiorno.
Per anni ogni estate era un
appuntamento fisso: stesso
luogo, stessi lavoro e divertimenti, e a ogni partenza abbracci, promesse di ritrovarsi
e emozioni quando ci si saluta cantando: «...finché insiem
noi sarem ci protegga l’Iddio
del ciel». Ma i tre ragazzi crescono e con loro gli impegni:
alla pallavolo e al nuoto si sostituiscono il lavoro e la famiglia e Santa Severa rimane,
così, una splendida parentesi
della loro giovinezza con episodi nella mente da raccontare a figli e amici.
Passano gli anni, circa 30.
Roberto decide di trascorrere
le vacanze con la famiglia in
Sardegna, a Olbia, nello stesso villaggio dove da più di 20
anni Lucilla e Gianni, fratelli
della Chiesa di Torino-via Viterbo, risiedono durante l’estate. Roberto invita il fratello
Pino, pastore della Chiesa
battista di Cagliari, per poter
stare insieme durante le ferie.
Poiché è risaputo che i pastori benché in vacanza non so
A Olbia dopo il culto
no inoperosi. Pino inizia a telefonare ad alcuni fratelli che
risiedono nelle vicinanze.
Con la moglie Loide va a fare
visita e si organizza, in giardino, il culto domenicale. 11 seme è gettato. Al culto, oltre a
Gianni e Lucilla, che accompagna i canti alla tastiera,
partecipano Jacqueline, una
vicina di casa nel villaggio
della Chiesa riformata di
Francia, il cugino di Loide,
Euro, con la moglie Anna, la
sorella in fede Caterina con il
marito trasferitisi da Cagliari
e... Annamaria, l’amica di
Santa Severa.
La sorpresa prima, il fraterno abbraccio, dopo quasi 30
anni, furono commoventi e
pieni di ricordi. Lodando il
Signore per questa grande
opportunità, fu celebrato così
il primo culto a Olbia. Tanti
altri ne seguirono anche in
casa di Gianni e Lucilla e di
Annamaria residente a Olbia
con il marito Gioviano e i figli
Elisabetta e Gianluca. Il numero dei partecipanti al culto
è pressoché sempre lo stesso
in estate, a Natale, Pasqua,
finché un giorno Annamaria
si presenta con un amico e
fratello in Cristo che lavora in
banca; Claudio, trasferitosi
da poco a Olbia con la moglie
Rosanna e la figlia Sara.
Dopo tanto tempo i tre ragazzi di Santa Severa sono
nuovamente insieme per il
culto, non più al richiamo
della campanella del Villag
gio della gioventù, bensì a Olbia con le loro famiglie: è così
nata la comunità di Olbia. Il
Signore ha fatto fruttificare
quel seme gettato due anni
prima dando forza e speranza. Il gruppo si fa più numeroso; è quindi necessario il
sostegno pastorale, che giunge prezioso dai pastori Herbert Anders di Cagliari e Giuseppe Miglio di Carbonia
che, alternandosi mensilmente (ci sono oltre 600 km
per andare e tornare) vi trascorrono alcuni giorni per le
cure pastorali e il culto. Alcuni fratelli residenti a Nuoro
frequentano quando è possibile, data la distanza, come
pure una sorella che insegna
a Sassari, proveniente dalla
chiesa di Catania. Anche nel
villaggio del Lido del Sole il
suono dei canti provenienti
dalle case dove si svolge il
culto diffonde testimonianza
tanto che Ivana, di Bolzano,
vicina di casa e amica di Lucilla, inizia a frequentare con
assiduità e interesse. Ora si
ricerca un locale da adibire a
sala di culto per meglio testimoniare il Cristo vivente nella città. Non è un problema
di facile soluzione ma l’impegno, la fede e il sostegno di
chi crede porterà ancora
buoni frutti. Anche se, finita
la stagione estiva, alcuni fratelli ritornando alle loro case
lasciando dei vuoti, non devono prevalere il rammarico
e la tristezza, perché il Signore continuerà a operare affinché la comunità prosegua la
testimonianza dell’amore di
Cristo in Olbia.
venerdì 30 ottqbr^^^
Chiesa battista di Siracusa
Nella città per scoprire
la differenza come valore
SALVATORE RAPISARDA
■pv IFFERENZE come valore» è il tema di una
tre giorni di manifestazioni,
la prima nel suo genere, tenuta a Siracusa dal 16 al 18
ottobre e organizzata dall’assessorato alle Politiche sociali in collaborazione con l’assessorato all’Artigianato. Si è
trattato, in miniatura, di un
«mercato delle possibilità»
laico, del tipo di quelle che si
tengono in occasione del Kirchentag delle chiese luterane
in Germania. Perfetta promotrice e padrona di casa della
manifestazione è stata Agata
Ruscica, neoassessore alla
Provincia di Siracusa, eletta
nella lista dei Verdi. Scopo dichiarato della manifestazione, così come chiaramente
detto nel titolo, è stato quello di sottolineare la differenza come valore. A qualcuno
questo titolo è apparso una
forzatura, perché non dice di
quale differenza si tratta né
può pretendere di fare diventare valore, al pari dell’onestà, della solidarietà, ciò che
è un dato di fatto e non un’
aspirazione. Tuttavia, valido
è stato il desiderio di fare
emergere il contributo positivo che la società può ricevere
nel valorizzare le differenze
(di genere, di orientamento
sessuale,) e nel dare ascolto
al contributo delle minoranze (culturali, religiose, etniche), per combattere l’intolleranza e per aprire gli occhi
a quelle realtà che il perbenismo vuole tenere occultate
(tossicodipendenza, handicap, emarginazione).
Il mercato era allestito con
diversi stand affidati a varie
associazioni di volontariato,
di documentazione, di piccolo artigianato. Accanto a Amnesty International, all’Arci,
ai volontari al servizio di portatori di handicap, ha trovato
posto anche uno stand della
chiesa battista. Abbiamo accolto l’invito con gioia e ci
siamo sentiti giovani con
persone giovani, perfettamente inseriti in un contesto
in cui non contano i grandi
numeri, ma il valore delle
motivazioni e lo specifico degli obiettivi da raggiungere.
Siamo stati presenti con un
banco libri della Claudiana,
con la Bibbia in primo piano,
con alcuni volantini e opuscoli preparati ad hoc. Ah
biamo allestito la
mostrasi
la libertà religiosa
nell’ambito del 16<>
valdese-metodista e ab?
mo proiettato due videos
sette su Martin L. Kins ^
tinuando così il nostro ii^
gno nel trentesimo anS
sario dell’assassinio deli^
tire per i diritti delle tnk
ranze e per il superarne.!
delle discriminazioni.
Se passeggiare tra gli staj
nel corso di giornate e sets
autunnali gradevoli, è sta
un’occasione di arricchina
to, per le numerose cobi
scenze fatte e i nuovi
tappi,
avviati, altrettanto arriccili
ti sono stati gli spettacoli
dibattiti che hanno fattoi
filo continuatore nellei
giornate. Si è parlato diit
lidarietà e differenza,oli
che di differenza come vi
re. A trattare i temi sono sta
chiamate persone con noi
vole esperienza e forte coi
volgimento personale.
Tra le idee e proposteci
sono emerse negli inconi
informali, degna di noti
quella che vorrebbe in qu
che modo istituzionaliza
questo tipo di «mercato», p
dare alle realtà di minorali
un contenitore, un luogo#
bile in cui proporsi al pubi
co più ampio. Se attuai
questa proposta darebbe#
nuova dimensione e m
nuova prospettiva alleai
vità che impegnano iva
gruppi di minoranza,
compresa la nostra chiei
Servirebbe anche a vaioria
re spazi cittadini chespes
rischiano di rimanere “
mits per attività signifii
e preda soltanto di sbam
individui pericolosi, c
normalmente appare Ufi
siracusano, il piccolopan
cittadino che ha ospitato
manifestazione di ottobre.
Il coro della nostra chiei
tanto per citare unanosi
componente, sarebbe proi
per uscire all’aperto e occ
pare quegli spazi che pos
no servire a coinvolgerei
motivare ogni gruppo rnil
ritario o fin qui emargini
Nel corso di una prossil
edizione della manifesW
ne, annunciata per la pril
vera 1999, vedremo di pii
cipare nuovamente e dip
tare un contributo piì>*
pio, anche con l’aiuto dii
fratelli e sorelle delle n®
chiese siciliane e non solo.
venere
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gruppo de
forino ha
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di oltre 3.1
guida dei
iGiusepp
¡luoghi si
simo in tu
trice Man
Olente trai
alcuni con
Mi
PRAMOLLO — Domenica 4 ottobre il culto è stato
un pranzo comunitario a cui molti di noi hanno padM
^ - ... . 1.
to per esprimere la propria gratitudine e per salu^rej^^
store Winfrid Pfannkuche e la sua famiglia, che dop
alUic vviiiiiiu ridiiiiKUL/iic c io. sua lajiiigiit*»
anni ci devono lasciare per raggiungere
che li aspetta. Vogliamo semplicemente, ma pui
te, dire: Grazie Winfrid, grazie Nadia per quello
HXvClllClllCt lilL* I ! rtd
! Nadia per quello choc ^
dato, per quanto avete seminato dentro di noi,
stati e continuerete a essere per molti di noi degli am '
tre che delle guide. ju
• Il culto di inizio delle attività, domenica 25 .^¡ji
to presieduto da Franco Siciliano, che per i prossi
curerà la nostra comunità.
Sculture e dipirvti a Milano
Lunedì 2 novembre, alle ore 18, al Centro cu'tutalaP^,
stante di Milano (via Sforza 12/a), si inaugura la m
dipinti di Noël Emile-Laurent e di Harry Rosentna,^^^
tentico viaggio dentro la poetica artistica dei
una poetica segnata dalla loro intensa amicizia
Francia durante l’occupazione nazista e dalla
concezione filosofica e religiosa della vita che li ha
nati nello spirito della Chiesa evangelica riformata,
La mostra intende sottolineare neH’accostamen ^
la loro intensa vicim ,
tura e scultura, colore e materia, -------- j
umana e artistica. Ai dipinti di Emile-Laurent, pe
senso spirituale di infinità, sono accostate le ^
bronzo di Harry Rosenthal; figure filiformi
scabra e accidentata si confronta con elemenh
gati, creando un effetto di tensione e sospension .
elementi simbolici. La mostra è aperta fino „
ore 15-19 (lunedì), da martedì a sabato 9-13 e 15~ ^
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ì 30 OTTOBRE 1998
Vita Delle
PAG. 9 RIFORMA
Alcune impressioni sul «Tour protestant 1998» effettuato in Francia
Sui passi degli ugonotti di ieri e di oggi
eli incontri con fratelli e sorelle che condividono la nostra fede ci fanno scoprire
Bnche un modo diverso di sentirsi protestanti in uno stato che è veramente laico
li sbanda '
liosi, co
pare Ufi
ccolopan
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istra chiei
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erla.
no di pni
Ite e dip
Ito pili
aiuto dii
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non solO'
DalSal 12 ottobre un nutrito
ffuppo della Chiesa valdese di
forino ha effettuato un viaggio
in Francia che in un percorso
¿i oltre 3.500 chilometri, con la
mida dei pastori Pierre Vinson
e Giuseppe Platone, ha toccato
¡luoghi storici del protestantesimo in tutto il paese. La scrittrice Marina Jarre ha cortesemente tratteggiato per Riforma
alcuni commenti e sensazioni.
MARINA JARRE
La strada si arrampicava
strettissima tra pendici
erte, folte d’una foresta buia
di lecci, querce, castagni, pini
e arbusti inaspettatamente
mediterranei, ginestre. Nell’ombra stanno nascosti catari in fuga, ma là non salgono
forse valdesi, attenti al cammino e a un possibile agguato? Siamo ritornati indietro di
secoli. Poco prima su un
esposto pianoro a 300 m di
altitudine, tra rari lazzeruoli,
avevamo contemplato le rovine dei quattro castelli di Lastours, imponenti e spettacolari quanto le mura illuminate ad arte di Carcassonne la
sera innanzi. All’ottavo giórno del nostro tour passavamo di nuovo da un piano di
suggestione all'altro. Qui,
sulla china della Montagne
note l’effetto era però non
mediato da astuzie turistiche,
non dovevamo ricorrere all'immaginazione. Altrove, alla Tour de Constance, per
esempio, troppo illuminata,
assordata dai rumori d'una
ita paesana, riusciva a rireare la desolazione e la solitudine delle prigioniere soltanto una lontana, umida distesa di acque paludose già
ingrigite dal tramonto, battute da un vento incessante.
«Cest un peu camme chez
vous» mi diceva uno dei nostri ospiti tra grandi alberi davpti a una grande casa di
pietra, fiera dei suoi trecento
anni di protestantesimo, ma
orgogliosa pure dei premi ai
suoi tori, ricordati da scudetti
azzurro piombo appesi ai
muri. Bevevamo una Blanlìuette spumeggiante e ci sentivarrio accolti non in quanto
stranieri di passaggio, ma come parenti venuti in visita.
La nostra storia comune, si
II culto conclusivo del Tour a Marsillargues presso Aigues-Mortes.
Da destra: I pastori Günther Krämer, Giuseppe Platone e François
Cassan con il presidentre della Società storica del protestantesimo
mile e dissimile. «Nous étions
un peu camme chez nous» anche nelle stanzette del Museo
del Mialet, che ci apparvero
abitate da presenze vive, non
un museo ma un'altra volta
una casa di pietra. Andavamo
avanti e indietro nella storia,
trovavamo consonanze, ci
toccavano la stessa fierezza e
10 stesso dolore, ma attraverso gli incontri e il discorrere
eravamo mossi a im raffronto che ci portava a continue
riflessioni, al di là del pur
sempre vivo e appagato interesse turistico.
In questo nostro pellegrinare insieme metaforico e reale
ci fu da guida per quasi tutto
11 percorso il pastore Pierre
Vinson. Ci conduceva velocissimo e onnipresente attraverso la storia di Francia e i vicoli
delle città francesi. Ci fece osservare centrali atomiche,
portali romanici e gotici, torri
di guardia e pale eoliche. Preso da improvvisi attimi di
stanchezza, o forse per indole,
aveva ogni tanto fulminei attacchi di distrazione, d’altronde prontamente rimediati.
Nell’immensa cattedrale guglielmina protestante di Mulhouse, non battezzò per poco
Thomas al posto di Sophie, e
all’inizio del culto cercò invano per qualche minuto, nel rispettoso silenzio dell’assemblea i versetti del Vangelo di
San Giovanni persi tra qualche piega della toga o del pavimento. Tuttavia la sorridente grazia con la quale presentò a tutti, sollevandoli in
0 segui®
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PER UN COLLEGAMENTO ORGANICO FRA INSEGNANTI
E OPERATORI SCOLASTICI EVANGELICI IN ITALIA
Consultazione promossa dal Consiglio
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
sabato 14 - domenica 15 novembre 1998
Casa Materna
Cso Garibaldi 235, 80055 Portici (NA) tei. 081-475338
^ogramma previsto
Sabato 14
Per un contributo protestante nella
tiformulazione del sistema scolastico italiano
Presiede Franco Calvetti
relazioni di:
Piero Trotta
Nicola Pagano
Giovanni Lombardo
dibattito
cena (pizza presso la Casa Materna)
Ore 16-18
ore 18-19
ore 20
domenica 15
Lo studio del fatto religioso
in una prospettiva non confessionale
P''6siede Franco Calvetti
meditazione biblica
a cura di Luca Baratto
relazione di Rosanna Ciappa
dibattito
conclusioni
pranzo presso la Casa Materna
termine dell'incontro e partenze
ore 9
öreg.Bo
10,30
ore 12
ore 13
Ore 14^30
Per favo
3 jy.j''orice la partecipazione, il Consiglio della Fcei metterà
di quanti li richiedano dei rimborsi viaggio
30/;o,q'^regh/amo di segnalare la partecipazione entro il
8073j,7 éfosanna Ciappa, vìa Saverio Baldacchini, 11
napoli, tei. 081-284393.
alto, i bimbetti appena battezzati ci parve il miglior augurio per il nostro viaggio.
Dopo averci condotto sempre con lo stesso impeto,
quasi dovessimo prendere a
passo di carica la Bastiglia,
per le stradine di La Rochelle,
ci trovammo esattamente nel
punto opposto alla nostra
meta di fronte allo sbalordito
gruppo dei nostri, appena
scesi dal bus, che seguivano
un secondo itinerario con
l’infaticabile interprete Oriana. Da questa sua distrazione
emanava un qualche misterioso contagio, poiché la guida dalla treccia bionda che ci
stava illustrando l’assedio di
La Rochelle da parte di Richelieu, sostituì di colpo il
cognome Vinson a quello del
famoso maire Jean Guiton.
I nostri ministri si alternavano, secondo la tradizione,
nelle più diverse attività. Il
pastore Platone ci rassicurava
la sera su un suo immediato
intervento in caso di qualsiasi
difficoltà, ci introduceva alla
giornata con una breve e serena lettura biblica, riusciva a
sciogliere eventuali timori,
del resto ingiustificati dato il
nostro magistrale autista, per
una discesa dalle molte giravolte, imitando alla perfezione la voce di una signora in
preda al panico. Non solo, ma
intervenne coraggiosamente
in giacca a vento gialla al pulpito tra due colleghi in toga
nera durante il culto internazionale nella chiesa di Marsillargues: ben si vedeva che
eravamo un gruppo di montanari in pellegrinaggio e del
resto lo stesso Arnaud, avesse
potuto, avrebbe predicato in
giacca a vento sotto la pioggia
a Frali durante la Glorieuse
Rentrée. D’altronde riuscimmo a superare l’infelice acu
stica della bella chiesa quadrata cantando sotto la sicura
condizione del nostro maestro cantore Taccia un Giuro
di Sibaud che al dire di molti
commosse l’assemblea.
La bella chiesa, dicevo, e
belli ci parvero tutti, seppure
così diversi, i luoghi d’incontro con i fratelli francesi, la
grande sala della Facoltà di
teologia a Strasburgo, la modesta e accogliente sala di
Batignolles a Parigi dove ci fu
dato di sperimentare l’evangelica moltiplicazione di una
gigantesca paella. E Tours e
la rosata Montauban; dappertutto si percepiva quella
che mi piace chiamare l’eleganza protestante, fatta di
decoro nel vivere civile, di sobrietà, precisione, cura, la
stessa dei vari discorsi dei pastori e responsabili francesi.
E proprio attraverso questi ci
siamo dovuti rendere conto
che, dopo una tragica storia
che sin dal Medioevo ci trova
ben simili, al giorno d’oggi
una differenza essenziale ci
divide dai protestanti francesi. Pur preoccupati d’una diminuzione di credenti, d’una
scarsità di mezzi, pur occupati a creare la migliore collaborazione possibile con le altre chiese protestanti e, dove
si trovano aperture, con la
chiesa romana, vivono tuttavia in un paese laico.
Cosi, mentre viaggiavamo
sotto il grande cielo ventoso e
chiaro del Midi e il magister
Taccia ci toglieva ogni illusione sul fatto che eravamo in un
viaggio di piacere, illustrandoci in tutti i particolari la terribile vita dei galériens, pensavo che a noi, i pochissimi
protestanti italiani, tocca ancora ogni tanto qualche battaglia che in Francia è superata
da decenni. Tale è spesso la
divaricazione tra le opzioni di
valore nel nostro paese.
«Et quand on est si bien ensemble», cantavamo nella notte rientrando in Italia dopo
che il pastore Renzo Turinetto
aveva concluso la parte religiosa del nostro viaggio con
una breve meditazione, e io
mi godevo questo cantare insieme che mi riconduceva
con qualche nostalgia ai lontani anni della mia giovinezza
nelle Valli. Ebbene, stiamo
dunque insieme, il futuro non
sta soltanto nelle gigantesche
e fantasmagoriche strutture
della Défense, sta ancora e anche nelle linde salette dove si
riuniscono con buona volontà
i pochi, pochissimi protestanti di Francia e e Italia.
Foto di gruppo per i partecipanti al «Tour»
90
gioventù evangelica
SOTTOSCRIZIONE
normale.........................L. 45.000
sostenitore....................... 90.000
estero............................60.000
«3 copie al prezzo di 2»..........90.000
cumulativo GE/Confronti...........90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a;
Agenda
3ì ottobre
TRIESTE — Alle ore 18,30, nella chiesa metodista (Scala
dei giganti 1), per la ricorrenza del centenario della comunità, si tiene un concerto della corale metodista di Milano.
NAPOLI — Alle 10, all’ospedale «Villa Betania» di Ponticelli, culto per il 30° anniversario della struttura: presiede il
past. Massimo Aprile; rievocazione storica del past. Domenico Maselli; predicazione del past. Giorgio Bouchard.
Intervengono il presidente della Camera, Luciano Violante, e il sindaco di Napoli, Antonio Bassolino.
PACHINO — Alle ore 18, nella sala convegni della Banca di
Credito cooperativo (via Unità), il prof. Ermanno Genre,
decano della Facoltà valdese di teologia, parla sul tema:
«Minoranze religiose e civili e laicità dello stato».
TORINO — Alle 17, nel tempio di corso Vittorio Emanuele
23, il coro di trombe di Karlsruhe diretto da Martin Schiìler
presenta un concerto dal titolo: «Signore, desidero essere
un cristiano» (Gospel, spiritual e moderni canti religiosi).
J® nooembre
TORINO —A partire dalle ore 15,30, nel tempio valdese di
corso Vittorio Emanuele 23, si tiene, in occasione della Domenica della Riforma, la Festa di canto delle corali valdesi.
MANTOVA — Alle ore 20,45, nella sala Isabella d’Este (via
G. Romano 13), per il ciclo di incontri su Bibbia e scienze
moderne, mons. Pompeo Piva, docente di Teologia morale
presso l’Istituto ecumenico San Bernardino di Venezia,
parla sul tema: «Bibbia e bioetica».
TRIESTE— Alle 20,30, nella basilica di S. Silvestro, concerto di Diego Cai (tromba) e Giuseppe Zudini (organo): musiche di Händel, Vivaldi, Bach, Torelli, Telemann.
MILANO — Alle ore 18, nella sala della Libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), il pastore Antonio Adamo tiene un incontro sul tema: «La speranza delle nazioni» a conclusione del
ciclo organizzato dal Centro culturale protestante sul tema
«Convertirsi a Dio, gioire nella speranza».
5 nooembre
TRIESTE — Alle ore 17,30, nella basilica di San Silvestro
(piazzetta S. Silvestro 1), il prof. Giulio Cervani, nell’ambito
del ciclo di incontri su Trieste nell’Ottocento, parla sul tqma: «Economia e società».
TORINO — Alle ore 15,30, nella sala Viglione di palazzo Lascaris (Regione Piemonte, via Alfieri 15), Marco Bellion,
Giorgio Tourn, Jean-Louis Sappé discutono il tema: «Prospettive di sviluppo delle valli valdesi».
GENOVA — Alle 17,30, nella sala della Società di letture e
conversazioni scientifiche (ala est di palazzo Ducale), il past. T. Fanlo y Cortès parla su: «Rivelazione in parole umane» per il ciclo di studi su Pace e guerra organizzato dal Sae.
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedi della
settimana seguente alle ore 9,15 circa. Domenica 1° novembre andrà in onda il «Culto evangelico della Riforma»,
trasmesso da Napoli in occasione del 30° anniversario
dell’ospedale evangelico Villa Betania di Ponticelli, con
partecipazione del presidente della Camera, on. Luciano
Violante, del sindaco di Napoli, Antonio Bassolino e altre
personalità. La replica sarà trasmessa lunedì 9 novembre.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
Centro di formazione diaconale
«Qiuseppe Comandi»
Inaugurazione dell’anno accademico 1998/99
domenica 8 novembre 1998
programma - invito
10,30: Culto con le chiese evangeliche di Firenze nella
chiesa ev. dei Fratelli (v. Vigna Vecchia, 15-17)
13; Agape
c/o Centro giovanile protestante «Gtxild» (via
De’ Serragli, 49) Si prega di prenotare, telefonando alla segreteria del «Gould»; 055-212576
15,30: Tavola rotonda sul tema «Formazione diaconale formazione pastorale»
Partecipano; Marco Jourdan, Paolo Ribet, Ingo
Stermann, Raffaele Volpe
Messaggi e saluti da parte di ospiti, studenti e
rappresentanti delle Chiese
17,30: Rinfresco
14
PAG.
10
RIFORMA
Mifomma
Israeliani e palestinesi
Paolo Naso
Alla fine l’accordo è arrivato e i partiti della pace all’interno della società israeliana e di quella palestinese hanno
guadagnato un punto importante. Dopo anni di violenza,
terrore, confisca di terre e costruzione di nuovi insediamenti israeliani nei territori palestinesi, la loro strategia, sicurezza per Israele in cambio della restituzioni di territori occupati nel 1967, torna attuale. Parola di Yasser Arafat, parola di Benjamin Netanyahu e Ariel Sharon; garantiscono Bill
Clinton e re Hussein di Giordania. Possiamo crederci? La
comunità internazionale può davvero tirare un sospiro di
sollievo dopo l’accordo del 23 ottobre? L’esperienza e uno
sguardo alla complessità dei problemi ancora sul tappeto
suggeriscono prudenza. Questa nuova colomba che ha spiccato il volo da Washington deve arrivare sana e salva sino in
Medio Oriente e ci sono molti cecchini pronti a colpirla:
nella società israeliana come in quella palestinese.
Innanzitutto Netanyahu dovrà difendere l’impegno a restituire dei territori ai palestinesi di fronte a quella componente del suo elettorato che crede ancora in «Eretz Israel»,
nel progetto politico dell’annessione della Cisgiordania e
della sua massiccia colonizzazione. Nei Territori, sia in
quelli già passati sotto il governo dell’Autorità nazionale palestinese che in quelli che Israele si è impegnato a restituire
prossimamente, vivono circa 100.000 coloni. Anche se non
tutti sono lì per restare, con la precisa intenzione di affermare e difendere il diritto di Israele a tutta la Cisgiordania,
come reagiranno ai nuovi accordi? Se ricorreranno alla violenza e al terrore, come accadde nel 1995 quando uno di loro uccise il premier Rabin, il governo saprà useu'e nei loro
confironti la stessa fermezza che chiede ad Arafat contro il
radicalismo islamico? E la maggioranza degli israeliani, infine, tornerà a convincersi (come pure accadde tra il ’93 e il
’95) che la via maestra alla sicurezza passa per la pace?
Non sono certo minori le incognite relative ai palestinesi
e i problemi di fronte ad Arafat. Nei sondaggi precedenti
l’avvio del negoziato di Wye, la sua popolarità era al minimo storico e il giudizio «dell’uomo della strada» sull’operato dell’Autorità nazionale palestinese era decisamente
critico. Inefficienza dei servizi pubblici, corruzione, mancanza di democrazia interna e, soprattutto, incapacità di
reagire alla politica «del fatto compiuto» costantemente
applicata da Netanyahu nel tentativo di svuotare di significato il processo di pace: queste le accuse insistenti contro
Arafat e la sua squadra. E non è un caso che personaggi come Edward Said, Heman Ashrawi e Abdul Sbafi, in passato
tra i primi a credere nella possibilità della pace, oggi siano
tra i critici più severi del vecchio leader palestinese e della
sua strategia. Ma questa è solo una delle opposizioni ad
Arafat, quella che potremmo definire «democratica e liberale». Poi c’è quella delle formazioni dell’islamismo radicale: solo qualche anno fa i «fondamentalisti» erano
un’esigua minoranza della società palestinese, decisamente ai margini della vita politica e sociale; oggi, grazie a un
forte radicamento sociale, la loro consistenza viene stimata oltre il 30% della popolazione e rappresentano una forza in grado di condizionare pesantemente il quadro politico. Come si comporteranno? I nuovi accordi riusciranno a
incrinare il consenso di cui godono?
Inoltre, nelle carte firmate a Washington non si parla
degli insediamenti, non si accenna al fatto che la naturale
conclusione del processo di pace è la costituzione di uno
stato palestinese, non si menziona la questione di Gerusalemme. Problemi enormi, certo, che se sono stati intenzionalmente rinviati: ma restano lì, pesanti come macigni
in grado di fermare nuovamente il processo alla prossima
scadenza. E certo questo è l’obiettivo di molti, sia da una
parte che dall’altra. L’accordo dei giorni scorsi riavvia il
negoziato di pace ma non lo rafforza: perché si consolidi
occorre che la Casa Bianca usi al nieglio il suo peso politico ed economico; che l’Europa si decida finalmente a
mantenere i suoi impegni se non altro nel settore della
cooperazione allo sviluppo; che il «popolo della pace» di
tutto il mondo aiuti i due popoli a dialogare e a incontrarsi attorno ad una nuova visione del Medio Oriente: luogo
di scambio, incontro, dialogo, condivisione, cooperazio-.
ne. Sono queste le condizioni minime per proteggere il
volo di una colomba minacciata da troppe parti.
Riforma
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanueie Paschetto, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delie valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami. Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, t5 bis -10125Torino.
PubbUetaäona «iHffflanate L’Eeoátíle v»m imidetì;
mm pud MUMf» «sndiAti
1998
Associato alla
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periodica Italiana
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Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1,000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1° gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
.1 numero 41 del 23 ottobre 1998 è stato spedito daH’Ufficio CMP
Nord di Torino mercoledì 21 ottobre 1998.
Commenti
VENERDÌ 30 OTTOBRF.
Alcune riflessioni sul neonato governo D'Alema
Per una democrazia stabile
Il compito più urgente è trovare regole comuni che diano
stabilità al governo e spazio e visibilità alle opposizioni
PIERA ECIDI
Aspetteremo ii nuovo
governo alla prova dei
fatti. Ma, diciamolo, poteva
andare molto peggio. Per
esempio, trascinare il paese a
elezioni anticipate inconcludenti e dannose, finché non
ci si danno nuove e precise
regole. E impedire così di affrontare subito gli urgenti
problemi che abbiamo tutti
quotidianamente sotto gli
occhi. È stato perciò un esercizio di responsabilità trovare le mediazioni necessarie
per evitare di troncare il lavoro portato avanti dal governo Prodi, che necessitava
ancora di tempo: basta con i
governi balneari che durano
qualche mese! Siamo ormai
gente seria e matura, e badiamo al sodo.
C’è stata una preoccupante
polemica da parte di alcuni
esponenti della gerarchia
cattolica ma certo, a fronte di
un premier personalmente
cattolico come Prodi, che
guidava un governo più «laico», abbiamo oggi il paradosso di un premier «laico» con
un governo molto più «cattolico». Di che dovrebbe preoccuparsi, la gerarchia? Che
non sia permessa la libertà di
culto? Che non sia osservato
l’articolo 7 della Costituzione
avallato dall’antenato di cui
oggi il premier D’Alema è nipotino? Domanda: quanti
evangelici o ebrei ci sono oggi come ministri? Quanti nel
passato? Che dovrebbero fare
allora le minoranze religiose
nel nostro paese, sistematicamente ignorate nei posti
chiave? Strillare al golpe? Noi
attendiamo serenamente
questo, come altri governi,
alla prova dei fatti, e con spirito di collaborazione. C’è
molto bisogno di concretezza, e i problemi sono tanti.
Andare in Europa, si dice:
significa, appunto, cbe in Europa non ci siamo. Disoccupazione, corruzione (in cui
dalle statistiche riportiamo il
primato), malavita organizzata, sfascio della pubblica amministrazione e della burocrazia, solitudine dei giovani
e degli anziani, Mezzogiorno,
trasporti, invivibilità delle
metropoli, inquinamento di
acque e di aria. Eccone solo
alcuni. Il nostro popolo, quello degli onesti (e sono tanti),
quello di chi si rimbocca le
maniche, quello che vuole
realtà e non slogan, quello
che vuole una politica di solide riforme e non di immagini,
è composto di tanti credenti,
delle diverse confessioni religiose, e di tanti laici, anche,
aperti al discorso dei «valori».
Merito indubbio del governo
Prodi è stato di cominciare a
renderli visibili, di dare spazio e forza ai loro volti onesti,
e di ciò lo ringraziamo, dato
che anche lui è credente.
Il sistema elettorale maggioritario ha favorito una diversa riaggregazione, non ancora compiuta, nei sussulti di
una lenta trasformazione del
sistema politico italiano. È
cruciale il decadimento e dissolvimento dei partiti di massa, come li abbiamo conosciuti in questo secolo, e questo è un fenomeno di portata
storica. La crisi dei vecchi
gmppi dirigenti in un sistema
«bloccato» e perciò malsano
ha portato un’impellente necessità di ricambio per avviare finalmente una sana democrazia dell’alternanza. È la
generazione dei quarantacinquantenni che si affaccia a
responsabilità di governo in
tutte le situazioni. E il muro
di Berlino è ormai caduto da
tempo. Le generazioni dei
nuovi politici che si affacciano al governo in Europa, e
non solo qui, sono generazioni nate nel dopoguerra. Questo ricambio è vitale, e deve
rallegrarci. Come ci rallegriamo della presenza di molte
donne, finalmente, in posti di
responsabilità ministeriale,
in questo nuovo governo
D’Alema. E questo non perché le donne siano ontologicamente «migliori» ma perché portano nel loro modo di
essere una diversa esperienza
esistenziale, un approccio
più pragmatico, una capacità
di ascolto e condivisione.
Non vogliamo lacerazioni,
non vogliamo traumi nel fitto
tessuto di concrete solidarietà pazientemente creato
dal nostro popolo in secoli di
dominazioni e di oppressioni, aiutandosi l’un l’altro. E
grande in questo è la responsabilità oggi dei credenti e
delle chiese. Dovremo affrontare molte cose, in questo
scorcio di millennio, e il sistema delle «regole» comuni
e certe per una stabile democrazia che veda spazio e visibilità alle opposizioni, di destra come di sinistra, necessarie e salutari, è il primo e
più urgente compito, il problema dei problemi. E qui si
apre una grossa discussione,
che bisogna fare senza preclusioni né pregiudizi, con
nervi saldi e mente lucida, e
con cuore aperto.
Una lettera della Fcei al Presidente Scalfaro
Laicità e pluralismo dello Stato
Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia, pastore Domenico Tomasetto, ha inviato il 21 ottobre
una lettera (che pubblichiamo integralmente) al presidente
della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, per esprimere l’apprezzamento degli evangelici italiani per le sue parole sulla
natura pluralista e laica dello stato. Il 22 ottobre il presidente
Scalfaro ha telefonato al pastore Tomasetto per ringraziarlo
e per confermare il suo impegno di garanzia per tutti.
«Signor Presidente, ho appena letto il testo delle Sue
parole del 16 ottobre, in risposta a un giornalista sulla
nota del quotidiano “Avvenire”, riferita all’incarico da
Lei affidato all’on. D’Alema ed ho appena ascoltato le
Sue dichiarazioni in occasione della visita del papa al
(firmale. In merito alle Sue parole, mi permetto di farle
pervenire queste poche righe. Vorrei esprimere il totale
apprezzamento e la piena sintonia delle chiese evangeliche italiane per le Sue precisazioni puntuali della natura
pluralista e laica dello stato di fronte alle varie opzioni
religiose. Nell’anno in cui noi evangelici ricordiamo i 150
anni delle “Lettere Patenti”, che hanno garantito i diritti
civili a valdesi ed ebrei e aìle cui celebrazioni abbiamo
avuto l’onore della sua presenza, la riaffermazione del
principio della laicità dello stato, nel rispetto delle scelte
religiose dei singoli, si pone come un forte richiamo ai
fondamenti costituzionali. Nel garantire e rispettare le
diversità, ancor più quando sono minoritarie, si manifesta il livello di maturità democratica e civUe di un popolo. Le chiese evangeliche italiane onorano in Lei U Presidente della Repubblica che, pur portatore di una scelta
di fede personale diversa, riesce a distinguere il fatto privato dalla funzione pubblica di garante della Carta costituzionale, richiamando tutti a una sua puntuale attenzione. Può sembrare poco ma noi, chiese minoritarie in
un paese a forte maggioranza di diversa appartenenza
religiosa, apprezziamo questo atteggiamento di profonda onestà civile di chi ha giurato obbedienza alla Costituzione e che confida in Dio per rimanervi fedele».
Questa settimana le chiese evangeliche di tutto il
mondo ricordano in modo
particolare la Riforma protestante. Tradizionalmente infatti si considera l’inizio storico della Riforma il 31 ottobre 1517, giorno in cui Lutero
affisse le sue 95 tesi contro le
indulgenze. «Ma perché qualcuno ci ha chiesto - ricordare con tanto entusiasmo un episodio della storia,
lontano nel tempo?». Perché
la Riforma protestante non è
solo un avvenimento storico
di 500 anni fa, è una realtà attuale viva e presente nelle
nostre chiese e nella vita di
molti paesi del mondo con la
sua vigorosa influenza.
La Riforma ci ha insegnato
che ogni creatura umana è
responsabile di fronte a Dio e
non può delegare ad altri la
gestione dei suoi rapporti
V' CI, (il,
La Riforma protestante
PIERO bensì
con il Signore e con il prossimo. Dalla Riforma abbiamo
imparato che non esistono
laici e religiosi: siamo tutti
laici davanti a Dio e sacerdoti
per il mondo. La vita cristiana non si vive nei conventi,
ma in mezzo alla gente che
lotta e che soffre. La Riforma
ci ha ricordato che l’Evangelo
indica un solo vicario infallibile di Cristo: lo Spirito Santo, il quale parla oggi ai credenti tramite la parola di Dio
■Mm^
Pio XII sapeva?
vivente ed eterna. Dalla Riforma abbiamo ricevuto il
senso della dignità del lavoro,
di ogni lavoro. Qualunque lavoro compia il credente, dal
semplice artigiano al grande
predicatore, è sempre un servizio di pari dignità reso al
prossimo e quindi a Dio.
Ma soprattutto la Riforma
ha rimesso in luce il messaggio fondamentale dell’Evangelo: l’amore di Dio è totale,
senza condizioni. Nella croce
Il settimanale francese an.
profondisce (numero delfi
ottobre) la discussione intot.
no al presunto silenzio vatica
no sul genocidio che Hitlei
andava compiendo nei coj.
fronti degli ebrei. «Pio XII sj,
peva e protestava poco - sai.
ve Jacques Duquesne - (,„)j
vicepresidente del Congt
mondiale ebraico aggiun»
un nuovo tassello al dossiei
Peggio ancora: mette incidea.
talmente in dubbio la senati
degli 11 volumi di documeg
diplomatici editi dal Vatica®
in proposito. In un libro!
prossima pubblicazione pres,
so un’editrice cattolica,1{
Editions du Ceri, GerhartM
Riegner indica che nell’estate
1942 aveva inviato ai rappu.
sentante del Vaticano in S’
zera, mons. Bernardini,
memorandum sulla volonti
nazista di procedere alla
quidazione totale della popolazione ebraica”». Il testo arrivò ma passò sotto sUenzii
La spiegazione di questi stazi, scrive Duquesne, si tron
forse «in una lettera indirizzata il 30 aprile 1943 dal papali
vescovo di Berlino, coraggi
so oppositore del regime nazista. Pio XII sottolinea cheli
tradizione dei papi li ha coidotti, nel corso dei conflitti,i
una “totale imparzialità", come se fosse necessario mostrarsi “imparziali” di fronti
al male assoluto».
Banano I
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servite
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afasie ...^
vanSr
data 1"
breh
ì 30 OTTOBRE 1998
lElsa Rostan
e le Unioni
femminili
pian è ancora trascorso un
,nno da quando Elsa Rostan
Adisse: «L’articolo sul Secarlo biblico delle Unioni
^minili del I distretto da
pubblicare su Riforma lo
Lvoio...non so per quanto
tempo potrò ancora farlo...»,
l’annuale appuntamento si
avvicina, ma non leggeremo
niù le sue parole su Riforma.
In primavera Elsa ci ha ancoaaccompagnate al Congresso di Firenze e in quella occasione ci raccontò, per fejtaggiarne i 40 anni, la nascita della Federazione femminile evangelica valdese. Al
termine della sua esposizione volle ricordare alcune soteUe che avevano lavorato
con grande spirito di servino, e di una in particolare
^sse: «...ella profuse a piene
mani i suoi tesori di dolcez_ i, di comprensione, di vero
servizio a tutti, nel nome del
Signore». E noi donne delle
Unioni femminili vogliamo
usare le stesse parole per ricordare Elsa.
La conoscevo da pochi annimafm dall’inizio fui attratta dalla sua accoglienza, dalla
sua dolcezza e dalla sua grande personalità. Instancabilmente ci incoraggiava nel
proseguire il pur minimo lavoro che svolgevamo in seno
alla comunità. Il suo spirito
giovanile, la sua apertura verso chiunque, il suo entusiasmo e i suoi riflessivi e pacati
interventi esprimevano saggezza e esperienza.
Ringraziamo il Signore per
quello che Elsa ha dato nella
sua lunga vita al suo servizio.
10 ricordo e la sua testizjonianza rimarranno saldanente ancorati nei nostri
uori.
perii Comitato nazionale
della Ffevm
Wanda Tourn - Rorà
«lo so in chi
ho creduto»
Noi valdesi non abbiamo
santi di cui tessere le lodi,
chiedendo loro grazie e preghiere dì intercessione, ma
abbiamo, forse più spesso di
quanto meritiamo, sorelle e
fratelli che, precedendoci o
camminando al nostro fianco, ci aiutano a capire quali
scelte siamo chiamati a fare
per cercare di essere fedeli alla nostra vocazione.
Elsa Rostan è stata una di
queste persone, con il coraggioso entusiasmo che ha animato fino alla fine il suo non
facile cammino terreno. Soprattutto oggi è facile abbandonarsi allo scoraggiamento;
sembra che tutto vada di male in peggio e che non valga
la pena di affannarsi, perché i
nostri deboli tentativi troppo
spesso naufragano nell’indifferenza generale. Ma, oggi
come ieri, l’esempio di Elsa ci
aiuta a perseverare gioiosamente, animati dalla serena
consapevolezza: «Io so in chi
ho creduto», che l’ha accompagnata fino al termine della
sua lunga e operosa esistenza. E di questo le siamo profondamente riconoscenti.
Marcella Gay-Pinerolo
i Usare le forbici
Due lettere di battisti (sui
numeri 37 e 40), a cui associo
altre lettere di provenienza
triestina di qualche tempo fa,
mi hanno fatto riflettere sul
problema della comunicazione come strumento di testimonianza. Un cosiddetto
«esterno», nel leggere «certe»
cose potrebbe essere tentato
di salutare cortesemente l’evangelismo 0 un certo evangelismo italiano. Io, almeno,
farei proprio così.
Valdesi e metodisti hanno
distretti articolati in circuiti e
i battisti associazioni regionali, sedi deputate a dibattere questioni interne. Le forbici, usate con intelligenza e
sensibilità, non costituiscono
Chiesa evangelica valdese
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Commissione di studio
per la diaconia
CORSO PER OPERATORI NEI SERVIZI E NELLA DIACONIA
Casa Cares, dal 6 all'11 novembre 1998
Con un solo tema in programma il corso si propone quest'anno
“' sensibilizzare i partecipanti sull'importanza della formazione,
Jirlettere sui suoi contenuti, teologici e professionali. Partendo
ea un quadro aggiornato dell'opera diaconale in Italia e da un
®nfronto con altre esperienze europee, il corso intende offrire
alcuni strumenti idonei a valutare le proprie capacità ed i propri
'sogni e dare indicazioni utili per lo sviluppo delle proprie poaizialità. Come sempre il corso si rivolge, in modo particolare, ai
'aconi ed alle diacene in ruolo, ai membri dei Comitati ed al
delle opere diaconali ma è anche APERTO A TUTTI coco che hanno interesse ad approfondire le tematiche proposte.
ven. 6
sab. 7
•lotti
liin.
"lar. lo
Oler.
Programma
Sera: arrivo dei partecipanti, cena e sistemazione.
Prof. Ermanno Genre «La formazione teologica di
un/a diacono/a»; A- chi è oggi un/a diacono/a? Alla
ricerca di un profilo B- diaconi/e e diaconia: alla ricerca di una comunità diaconale C- Diapnia e pctlitica: competenza sulla realtà D- Diaconia e liturgia:
ricostruire un nesso spezzato E- Esercizio pratico: «Il
mandato diaconale: "date loro voi da mangiare"»
(Matteo 14,13-21), ovvero dalla mancanza all'abbondanza».
® A Firenze: apertura dell'anno di studio al Centro di
formazione diaconale «Giuseppe Comandi»; culto,
agape e tavola rotonda.
' Past. Paolo Ribet «La diaconia ha bisogno di formarsi?».
A- L'esperienza delle opere diaconali in Italia: la gestione «famigliare» di un tempo; la gestione «professionale» di oggi; la ricerca del «giusto» equilibrio. B¡1 confronto con l'Europa: la Francia; la Germania; la
Repubblica ceca.
U Assemblea dei/lle diaconi/e iscritti/e nel ruolo della
Tavola valdese.
Prof. Nedo Baracani e Gianluca Barbanotti: «La formazione in un mondo che cambia». A. Cosa si intende oggi per formazione: necessità; esigenze; perché
è importante formarsi (per i/le direttori/e, i Comitati,
gli/le operatori/rici, ecc). B. Esercitazione pratica: rilevazione delle cose che si sanno (competenze); rilevazione delle cose che non si sanno (bisogni); l'autoformazione.
Proseguimento del programma di martedì. Alle ore
12,30: pranzo e partenze nel pomeriggio.
.if^J^on/ rivolgersi a Casa Cares: tei. e fax: 055-8652001
/e/;
INA
TTORI
PAG. 1 1 RIFORMA
La Missione evangelica battista Rom in Italia
La difficile e complicata vita dei nomadi
CESARE LEVAK*
La Missione evangelica
battista Rom in Italia
(Mebri) vuole raggiungere
un triplice scopo: evangelizzazione; trattati sulla vita dei
Rom e loro testimonianze:
assistenza.
Evangelizzazione. I Rom,
meglio conosciuti come
«zingari» non vengono evangelizzati dai fratelli «gagé»
italiani, perché il mondo dei
Rom è un mondo troppo
complicato, uno strano modo di vivere: essi hanno per
casa una roulotte di 5 metri
per 2, si spostano da un luogo all’altro, le donne vestono
in modo strano, con quelle
lunghe gonne...; i bambini
non vanno a scuola, o difficilmente ci vanno. Come
fanno a sfamarsi? Come vivono? A causa di questo modo di vivere nomade, alla vista dei Rom è difficile se non
impossibile avvicinarsi per
testimoniare. E così si danno
per vinti ancora prima di incominciare. Allora non c’è
proprio niente da fare per
questo popolo scacciato da
tutti e senza patria? Lasciamoli lì senza cibo, senza acqua, al freddo e senza LEvangelo, l’Evangelo con il
quale ogni uomo è chiamato
a confrontarsi...
Ebbene i Rom nella maggior parte dei casi accettano
il contatto biblico, accettano
Gesù nel cuore, fanno i cam
biamenti necessari per essere un cristiano modello; ma
appena un Rom si trova solo
e non è più a contatto con la
sua chiesa e con i suoi fratelli, si raffredda nella fede.
Questo accade per mancanza di cura pastorale; pensate
a qualsiasi cristiano che non
abbia più contatti con la
propria chiesa, che per vari
motivi non abbia possibilità
di lavorare, mangiare, lavarsi, curare i propri figli nelle
malattie, negli studi, nella
crescita. È ciò che capita ai
Rom quando si spostano:
continuamente sono soggetti a umiliazioni e discriminazioni, non sono considerati
uomini.
È per questo che sono in
continuo movimento {ora
pensate a un fuoco, non importa quanto grande: se noi
prendiamo un solo tizzone e
lo dividiamo dalla comunità
esso si spegno, e così lo spirito del cristiano va ravvivato
di continuo se si vuole progredire). La Mebri ha come
progetto di avere almeno due
missionari che possano lavorare a tempo pieno per i Rom
e li seguano nei loro spostamenti, avendo tutte le attività
di una qualsiasi comunità, affinché anche fra i Rom ci siano dei progressi spirituali.
Notizie e trattati sui Rom.
La Mebri vuole inviare periodicamente un notiziario informativo a chi ne farà richiesta, che parli della vita
Evangelizzazione fra i Rom
dei Rom, delle loro testimonianze, dei loro mondo ancora sconosciuto, eppure così vicino.
Assistenza. Spesse volte
andando a evangelizzare famiglie Rom ci troviamo ad
avere un’accoglienza molto
calorosa: ci accolgono con
un benvenuto nel nome di
Gesù, ci offrono il caffè e dividono con noi ciò che hanno da mangiare. Noi da parte nostra gli presentiamo
l’Evangelo e parliamo loro di
Gesù, di ciò che egli ha fatto
per l’umanità. Poi, li lasciamo soli al freddo, sotto la
pioggia, senza vestiti, in un
mare di fango, in quelle roulotte che fanno fatica a riscaldare, e senza sapere se il
giorno seguente li ritroveremo. Questo ci lascia una
grande amarezza nel cuore;
quante volte avremmo voluto poter fare qualcosa di più
per loro, e non vedere i bambini che invece di essere a
scuola al caldo sono davanti
a un semaforo a chiedere la
carità. Quante volte abbiamo
pensato alla moltiplicazione
dei pani e dei pesci.
Noi, come Mebri, vi chiediamo di aiutarci a dare loro
anche il necessario per poter
mangiare e vestire, oltre che
il conforto dell’Evangelo. Per
poter fare questo contiamo
sulle vostre preghiere, sulla
vostra collaborazione e sul
vostro incoraggiamento.
Ccp n. 14865307 intestato
a: Associazione Missione
evangelica battista Rom in
Italia, via Camello 19, 30031
Dolo (Venezia).
presidente della Mebri
e ministro battista
né rappresentano un nemico
della libertà di opinione; al
contrario, si rivelano «liberatorie». Riforma non può e
non deve diventare il lavatoio
pubblico bmv.
Sergio Ronchi - Milano
Ringraziamo Sergio Ronchi
per il suggerimento, in verità
già più volte ripetuto dalla redazione e da alcuni lettori e
lettrici: usiamo fino in fondo
tutti gli strumenti democratici e
partecipativi di cui dispongono,
grazie a Dio, le chiese evangeliche. Per quanto riguarda Riforma: noi già usiamo le «forbici»
(e cerchiamo di farlo con «intelligenza e sensibilità») e diverse
volte concordiamo con chi ci
scrive variazioni o anche nuove
versioni di lettere e articoli. Aiutateci con il vostro autocontrollo e responsabilità, (eb)
Ogni settimana...
RIFORMA ti fa conoscere un mondo evangelico più grande
di quello che puoi conoscere con la tua esperienza diretta.
L’abbonamento ordinario costa 105.000 lire (invariato dal
1997); se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi utilizzare liberamente l’abbonamento ridotto di 65.000 lire, oppure puoi fare un abbonamento semestrale che costa
55.000 lire; se, invece, hai qualche risorsa in più, aiutaci con
l’abbonamento sostenitore di 200.000 lire o inviandoci una
qualsiasi cifra in dono: aiuterai chi non se lo può permettere.
Insomma, ci sono diversi modi per non rinunciare a
RIFORMA.
Gli abbonamenti decorrono, per dodici o sei mesi, dal giorno
di ricevimento della prima copia del giornale.
Silvia Gastaldi - Claire Musatti
Il popolo del Libro
viaggio dentro la Bibbia
112 pagine -16.500 lire
Libro illustrato in bicromia
Dio agisce nella storia del suo popolo
re i ragazzi a conoscere questo popolo. Gesù è una realtà concreta: è
necessario introdurre i ragazzi
nell’ambiente in cui Gesù ha vissuto
e operato.
Le 50 schede (25 per l’A.T. e 25 per
il N.T.) offrono un supporto cognitivo
all’immaginazione dei ragazzi (8-14
anni) e avvicinano il mondo della
Bibbia in modo piacevole e immediato. Gli argomenti sono trattati in
maniera semplice e le immagini
contengono un gran numero di
informazioni.
: è importante sollecita
t
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/--valdese/ctauciian.htm
Documenti
e confusioni
Alla richiesta di una giovane coppia di fidanzati di essere unita in matrimonio con
rito interconfessionale, accettavo chiedendo loro le necessarie informazioni. Lui cattolico, lei una riformata svizzera. Il giovane raccontava di
essere stato battezzato, cresimato, catechizzato, ecc.,
sempre dallo stesso prete nella sua parrocchia di origine.
Cinto Caomaggiore (Ve). Comunicando al prete di volere
sposare una ragazza evangelica, la reazione del reverendo
lo lasciava triste e imbarazzato: «Non intendo unirti in
matrimonio con una non cattolica. Cercati un altro prete
disposto a fare queste cose...». Fortunatamente un altro prete si rendeva disponibile a fare «queste cose».
I preparativi vanno avanti e
abbiamo già stilato una liturgia per il matrimonio interconfessionale. Mi chiedevo:
come fa a maturare il dibattito (non lo chiamo ancora
dialogo) ecumenico, quando
ci si trova di fronte a tali
chiusure che bloccano completamente, almeno in certi
luoghi, la possibilità di in
contro fra confessioni diverse? Credo che proprio una
coppia interconfessionale sia
un esempio validissimo capace di offrire possibilità di
dialogo. Chissà se le confusioni non dipendano dai «documenti» e «dichiarazioni comuni» che spesso lasciano il
tempo che trovano quando
vengono ignorate.
Per inciso, Cinto Caomaggiore, negli anni che seguirono la Riforma in Germania,
divenne una città di rifugio
per gli anabattisti svizzeri. La
storia racconta che quella zona ne era piena. La seguente
eliminazione (chi ne fu l’artefice?) di questi nostri predecessori nella fede è totalmente ignorata dalla cultura locale. Proprio qualche anno fa a
Cinto una storica dell’Università di Trieste, in una conferenza pubblica (noi protestanti eravamo in tanti quella
sera) metteva in luce queste
cronache dei secoli passati.
Cercherò di ricordarle, fra
una benedizione e un confetto, ai cittadini di Cinto al momento della festa. Chissà se
sarà presente, almeno per
curiosità, il prete che si rifiutava di celebrare un matrimonio interconfessionale.
Pasquale Castelluccio
Pordenone
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Poiché se il nostro cuore
ci condanna, Dio è più grande
del nostro cuore
e conosce ogni cosa»
I Giov. 3, 20
I familiari del compianto
Napoleone Rivoira
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che
con la presenza, fiori, scritti e parole di conforto hanno preso parte
al loro dolore. Un particolare ringraziamento al pastore Mercurio
e al gruppo Ana di Rorà.
Rorà, 19 ottobre 1998
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefonare al numero
011-655278
fax 011-657542.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della cara
llda Bounous
ved. Reynaud
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con la presenza, scritti e
parole di conforto hanno voluto
unirsi ai loro dolore.
Un grazie particolare ai medici
e al personale tutto deU’Ospedale
valdese di Pomaretto e al pastore
Luciano Deodato.
San Germano Chisone
29 ottobre 1998
Per la pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
16
PAG. 12 RIFORMA
)ALE
venerdì 30 OTTOBREi qqo
Verso la Vili Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese a barare -1
La sfida dell'Assemblea del Giubileo e del «Padare»
MYRA BLYTH*
La vili Assemblea del Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), che avrà luogo
nell’anno del cinquantesimo
anniversario del Cec, offre ai
rappresentanti delle chiese di
tutto il mondo un’occasione
unica per unirsi alle loro sorelle e ai loro fratelli d’Africa.
Riuniti ad Harare, nello Zimbabwe, dal 3 al 14 dicembre,
essi cercheranno insieme di
manifestare concretamente,
nelle circostanze difficili che
sta attraversando oggi quel
continente, la promessa del
giubileo che annuncia la riconciliazione, la restituzione
e il rinnovamento.
I rappresentanti delle chiese cercheranno in modo particolare di riprendere e di
reinterpretare la tradizione e
la cultura africane. I popoli
dello Zimbabwe sono molto
legati a una delle loro antiche
tradizioni, il «padare», e allo
spirito che lo anima. Il «padare» infatti è la ricerca del
consenso attraverso il dialogo aperto e il rispetto dell’altro. «Dare» è un termine tradizionale shona che indica il
luogo di riunione particolare
che, prima dell’era coloniale,
esisteva a vari livelli della società zimbabweana.
Nella famiglia, il «dare» era
il momento e il luogo in cui
gli uomini, giovani e vecchi,
si riunivano. Era un luogo di
riposo, oltre che il luogo in
cui mangiavano; era anche
un luogo di consigli e di formazione in cui la generazione degli anziani trasmetteva
la propria saggezza ai giovani. Anche le donne della famiglia si riunivano, ma in un
altro luogo; esse chiamavano
le loro riunioni «kutandare».
Nel villaggio, il «padare» riuniva principalmente gli uomini, serviva a fortificare la
comunità, a consigliare i giovani e a pronunciare sentenze in caso di litigi.
Il fatto che questi gruppi
siano esclusivamente riservati agli uomini non è qualcosa
che oggi verrebbe ritenuto
auspicabile, tuttavia vi sono
nella tradizione shona del
«padare» altri aspetti che gli
zimbabweani cercano oggi di
rivalutare e di riappropriarsi.
Il «dare» era un luogo in cui
tutti i partecipanti erano
uguali; era anche un luogo di
consenso; si evitava di prendere decisioni affrettate che
avrebbero potuto danneggiare la coesione della comunità.
Secondo una giovane zimbabweana che ho incontrato
recentemente, il valore essenziale della tradizione del «padare» oggi sta nel suo potere
di offrire soluzioni diverse a
favore della pace, della riconciliazione e della comunità.
Non è una caso che la tradizione del «dare» sia scomparsa durante il periodo colonia
II fuoco dello Spirito, simbolo
dell’Assemblea di Canberra
le: a quell’epoca, i capi tradizionali erano diventati funzionari pagati dal governo ed
erano responsabili davanti a
quest’ultimo piuttosto che
davanti al popolo: le liti non
venivano più regolate nell’ambito comunitario, ma davanti ai tribunali. La società
zimbabweana di oggi, come
molte altre, non può permettersi di rinchiudersi in una visione romantica delle sue tradizioni o del suo passato, e
non aspira a farlo: ciò non toglie che gli zimbabweani tengono molto a ricordare le loro
tradizioni, a rispettarle e ad
adattarle a circostanze e a bisogni nuovi. Per tutte queste
ragioni, gli ospiti zimbabweani della Vili Assemblea del
Cec hanno suggerito che «lo
Impressioni contrastanti di un viaggio in Medio Oriente -3
Diaframmi occupati
ADRIANO ROANO
IL geode in basso a sinistra testimonia
l’unità di luogo delle due foto: il terminal
degli autobus di Gerusalemme. Si evidenziano gli aspetti della convivenza meno turbati
dalla compresenza di tradizioni in conflitto,
motivo di tensioni razziali; in questo caso
invece le faide traggono origine dalla sopravvivenza e dalle ambizioni di potere (come sta avvenendo a Gaza tra appartenenti
alla stessa organizzazione di Arafat), ponendo cosi al centro l’istituzione della famiglia
che assume il ruolo di unico rifugio e sostegno, che è efficace ma conservatrice. Infatti
l’accattonaggio è pressoché inesistente: tutti
sono chiamati a collaborare all’economia familiare, come questi ragazzi che letteralmente «tirano i carretti», trasportando masserizie e merci scaricate dai bus.
Le molteplici linee di fuga presenti nella
prima foto comunicano animosa dinamicità, pur mantenendo il confronto su un piano di urbanità. L’accettazione dell’Altro si
nota dalla gestualità non ostile dei presenti,
nonostante la disputa. La diversa foggia dei
copricapi è una tiepida speranza che almeno tra i giovani si possa creare quel melting
pot tollerante negato dalla tradizione: la tipica yannulka calzata dal longilineo ebreo
non stona con il fez che il shebab indossa
con dignità, ostentando anch’egli le sue origini, mentre un giovane arabo ha calato in
testa un cappellino da baseball, con il quale
urla al mondo la sua voglia di entrare finalmente a farne parte, senza i posti di blocco
ai quali è sottoposto nella sua terra e rimanendo arabo. Finché si attende al lavoro,
l’animazione traccia percorsi riempiendo
tutti i livelli della foto: ognuno può rivendicare il proprio diritto ad esistere. Ma quando
la piazza si svuota affiora l’apprensione. Lo
sguardo dei ragazzi si proietta fuori campo
verso un’unica direzione, il loro futuro si indovina dalle espressioni corrucciate: il progressivo allontanamento dei palestinesi in
bantustan isolati, la distruzione delle case
dei non ebrei, l’estensione delle colonie
chassidim, ma anche la corruzione dell’Au
torità palestinese, la chiusura dei confini, la
facile scorciatoia del martirio islamico.
Nonostante la poesia degli sguardi persi
verso un futuro che non promette nulla di
buono, l’unica possibilità per questi ragazzi è
cercare in mezzo alle immaginarie linee di
fuga tracciate dal traffico multietnico un confronto con l’Altro per ottenere di vivere in pace nella loro terra, cercando di evitare un
nuovo esilio come quello che ha caratterizzato l’opera di Ghassan Kanafani, scrittore tradotto da Sellerio, Jouvence e Ripostes, nato
ad Akko e ucciso a Beirut a 36 anni dalle truppe di Ariel Sharon, nuovo ministro degli Esteri (e dunque anche dei territori occupati).
spazio aperto» previsto nel
quadro dell’Assemblea porti il
nome di «padare» e riunisca i
tratti più positivi della tradizione del «padare»: uguaglianza, consenso e comunità.
L’idea di uno spazio aperto
non è di per sé nuova per le
Assemblee del Cec, ma è lo
spirito di questo spazio, fin
dal momento in cui viene
concepito come «padare», a
dare una dimensione inedita
all’Assemblea. Lavorando sul
concetto di «padare» in vista
dell’Assemblea, il Comitato di
pianificazione è stato colpito
dal potere che ha quella tradizione di offrire un nuovo
modello al mondo. Il «padare» è un tipo di dialogo e di
consultazione che include il
maggior numero di persone
piuttosto che il minore. Esso
sottolinea la dignità e l’uguaglianza di tutti i membri del
gruppo, ed afferma senza ambiguità che, nella ricerca
dell’unità e della comprensione, il viaggio è altrettanto
importante della destinazione, e l’esplorazione e il dialogo sono altrettanto vitali delle
decisioni o delle conclusioni.
Il programma della Vili Assemblea
La responsabilità delle chiese
in un mondo «globalizzato»
(1 - continua)
* Pastora battista del Regno
Unito, Myra Blyth è direttrice
esecutiva dell’Unità IVdel Cec
«condivisione e servizio»; presiede inoltre il gruppo incaricato di coordinare l’organizzazione del «padare».
La seduta plenaria di apertura della Vili Assemblea del
Cec avrà luogo nel pomeriggio di giovedì 3 dicembre, dopo il culto di apertura. La predicazione del culto sarà tenuta da Eunice Santana, pastore
della Chiesa cristiana dei Discepoli del Cristo, di Porto Rico. Eunice Santana è una degli otto presidenti del Cec.
Il cinquantesimo anniversario del Cec sarà celebrato
con una manifestazione multimediale nel pomeriggio della domenica 13 dicembre.
Uno dei principali oratori
sarà il pastore Philip Potter,
terzo segretario generale del
Cec, dal 1972 al 1984. Il pastore Potter, originario della
Repubblica domenicana, è
membro della Chiesa metodista dei Caraibi e delle Americhe. Parlerà sul contributo
dato dal Cec alla comunità
mondiale durante i suoi cinquant’anni di esistenza.
L’ex presidente della Tanzania, Mwalimu lulius K.
Nyerere, che doveva intervenire a questa seduta, ha dovuto declinare l’invito perché
impegnato nelle consultazioni sulle iniziative di pace nel
Burundi. Interverrà invece
Thabo Mbeki, vicepresidente
del Sud Africa, che farà parte
all’Assemblea della sua visione per l’Africa di domani e
avvierà una riflessione sul
modo in cui le chiese potrebbero meglio manifestare là
loro solidarietà nei confronti
delle popolazioni del conti,
nente nel terzo millennio.
L’Assemblea di Harare affronterà alcuni problemi pai.
ticolarmente scottanti, tra cui
- il ruolo della testimonianza cristiana comune di
fronte alla situazione attuale
dell’Africa;
- un appello, nello spirito
del giubileo biblico, a favore
della remissione del debito
internazionale;
- una reazione ecumenica
alle sfide della mondializzazione;
- la responsabilità ecumenica delle chiese nel campo
dei diritti della persona, in
coincidenza con il cinquantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani;
- una dichiarazione sulla
visione ecumenica delle donne, sulla base dei risultati del
Decennio ecumenico di solidarietà delle chiese conle
donne;
- lo statuto di Gerusalem
me;
- la creazione di un forum
delle chiese e delle organizzazioni ecumeniche cristia
ne.
(Cec-in,
Conferenza generale della Chiesa metodista del Messico
«Paesi ricchi, rimetteteci i nostri debiti!»
Dal 22 al 28 maggio scorso
si è tenuta a Pachuca, nello
stato di Hidalgo, la Conferenza generale della Chiesa metodista del Messico. Il vescovo
Ulises Hernandez Bautista riferisce che il lavoro principale
è stato «la revisione delle Discipline ereditate dal metodismo statunitense e la programmazione per i prossimi
sei anni». Ma uno dei temi
più coinvolgenti trattato dalla XVIII Conferenza è stato il
debito estero contratto dai
paesi sottosviluppati. Sull’argomento, che riveste una particolare urgenza, è stata cercata la guida dello Spirito
Santo al fine di comprendere
la volontà di Dio in merito.
La Chiesa metodista del Messico ritiene pertanto di poter
parlare non solo a proprio
nome, ma in accordo con
quanto essa ritiene di aver
compreso dell’autorità di Dio.
Pubblichiamo qui di seguito
il testo della dichiarazione ufficiale.
Dichiarazione
- I debiti esteri sono stati
contratti in situazioni costrittive, causate dalla nostra povertà, e non per nostra volontà né tanto meno per strategie speculative.
- I prestiti non hanno sradicato i mali della nostra situazione economica, che continua ad essere una situazione di recessione. Se si aggiunge che gli interessi sui
debiti accrescono sempre più
il nostro debito originario, ci
troviamo nella triste condizione di non poter far fronte
ai pagamenti e la situazione
si aggrava sempre più.
- Il fenomeno della globalizzazione economica, mentre rafforza i paesi sviluppati,
accentua l’indebolimento dei
paesi che già erano deboli, e
porta a un’ulteriore polarizzazione tra nazioni ricche e
nazioni povere, erodendo il
numero delle prime e aumentando il numero delle seconde e rendendo sempre
più gravi i problemi interni di
ogni paese sottosviluppato.
- Molti paesi che hanno
fatto prestiti hanno tratto
grossi profitti dall’indebitamento dei paesi poveri, in
molti modi e per molti anni.
Talvolta questi profitti sono
stati la colonizzazione, l’annessione di territori, l’espropriazione dei mezzi di produzione, ecc. In questo modo i
debiti sono stati pagati in anticipo e spesso strapagati.
- Tramite la colonizzazione, i paesi creditori ci hanno
trasmesso una cultura giudeo-cristiana. Come cristiani
noi oggi abbiamo la Bibbia e
la rivelazione obiettiva e autorevole della volontà di Dio.
Essa ci parla del giubileo come di un comandamento di
Dio. Nel capitolo 25 del libro
del Levitico troviamo le istruzioni divine per la celebrazione di questo anno particolare: «Se tuo fratello diventa
povero e privo di mezzi, tu lo
sosterrai... Non prendere da
lui interesse o usura» (w. 35 e
36). Nel prossimo anno 2000 i
cristiani sono invitati a celebrare il 40“ giubileo, per il secondo millennio della nascita
del nostro Salvatore e Signo
re, Gesù Cristo, l’incarnazione dell’amore e della volontó
di riconciliazione di Dio.
Appello
Sulla base di questa dichiarazione la Chiesa metodista
del Messico fa appello alla dignità delle nazioni sviluppate
perché si celebri insiemeil
Giubileo dell’anno 2000. Pei
questo vi chiediamo, nel nome di Gesù Cristo, che ci sia
data la possibilità di rendete
attivi i vostri sistemi economici con il condono dei debiti esteri. Così sarà inserita in
un contesto internazionale»
nostra richiesta, secondola
preghiera che il Signore ci ha
insegnato: «rimettici i nostn
debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori». Cosi
avremo la dimostrazione noa
solo che ci amate, ma ancW
che ci rispettate e siete sen®
bili verso la nostra dign"
umana. Allora ci sentirei
invitati a una vera común'“’
ne in onore di Gesù Cristo 0
parte di coloro che ci han
evangelizzato nel
Unione europea: rapporto Eurostat
7 milioni di genitori «singl«’
Nell’Unione europea (Ue)
sono sempre più numerosi i
bambini allevati da un unico
genitore, di solito la madre.
Nel ’96, in 14% delle famiglie
con figli a carico, la madre o
il padre vivevano soli. Questo
è quanto indicano le cifre
pubblicate alla fine di settembre in un rapporto di Eurostat. Nel 1996, nella Ue,
escluse Danimarca e Svezia
per le quali non si hanno
informazioni, vivevano soli
con almeno un figlio a carico
non meno di sette milioni di
genitori. La cifra non comprende madri o padri soli che
vivano a loro volta con i genitori, né coppie non sposate
che convivono. Tra i genitori
soli considerati, T84% era co
stituito da donne. La p^j
zione di genitori
numero totale di famig “
bambini a carico varia ’
üdlLlUlllI <X --- .iigj.
memente da un paese
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raggiunta, col 23%,
Il •. _____/^i
alta^
raggiunta, col 23/o, ua ,
Unito, paese m cui si ^
anche il record d* gdii
Leggermente soP''^‘®pinlaneuropea si trovano r -j,
dia, il Belgio e la Fran
L’Austria raggiunge « p
mente la media del j'
proporzione appare
più bassa in Germani
piu nassa in .„11#,
da, Portogallo, ‘^„.50!«
Lussemburgo e
in Grecia (7%) e jglati’
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(nella j
lo stati
ta, all
duecer,
speron
JA,
Ijsa
nella i
trimor
detta
compr
tempo
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