1
. ABBONMÍENTI: ilnterno ed Eriteea, anno L. 3 ; eemestreiL. 1 50.
iEstero:,anno L. 5 j— semestre L. 3. — Per inseraioni, iprezzi da convenirsi.
Dipettofe e flmmlnistpatope : Beov«nuto Celli, Via magenta fi. 18, EOmiI
.Hernia, .7 Cugík).:|9^0 = Hnno m = H. 28
fotrmmrio::
..—----------e i buoni costumi
— luna .protesta in S. Pietro di Ginevra — Una
■ controenciclica —.La cemferenza di Herisau e
Ifeneicliea ~ "^L eneiclica a Ginevra — L’enci.dlica ipreibita in Svizzera? — JJn’ambasciata germamiica presso , ir Vaticano ?— La etampa liberale spagiBola e ^Enciclica—.La stampa.evangelica spagnola
e riEnciclica — L enckslica « D%itus in oculo » — La
.^ampa evangeaica. bejga e l’enoiclica — Un sonetto
■di6dicatOia :Pio_X —ilÌ.SBineur '^audoìs e 1 Enciclica
— Lotta tragica — Siete in piedi ? Guardate di non
cadere:! — La rreligione esperienza e un caso speciale
dii applieazione,pratica -.Per una citazione relativa allo
Sohileierroaeher — La'Croce di Gesù Cristo_________ Valli
Valdesi —Waldesi d’America — I.nostri Missionari
— ^ Ile:amtiche iprovimce — Giav-anni Schiaparelll
lK.'i\v:ista‘Cristiana —ilLa quistioine della scuola in
Parlamento— L’sstruziane in Italia— Parla il poeta
Alfredo .‘Baccelli — Ancora l’Evangelo in A....____Oltre
le Alpi e .i rinari Di qua e di là —21 Cristianesimo
e le religioni secondo il Meyer — Si sopprima subito
li eeliibatol «Oberliin al museo di Strasburgo — Il IV
Congruo delle unioni femminili — ìBiccoIi Grégori
Settimi — La dichiarazioBe confessionale del re d’Inghilterra — Eli Coqgresso .missionario -universale di
Edimburgo — Lettere Americane — Ergendo e annotando — Aviri Sacra Pames — Sorirto d’incubo !
61i «u£nimenli di Spagna
Un miflkfcroiatelligente e retto, il Canalejas. Una
•equa interpretaziane dftll’artisolo niidieà dello statato.
.Patti più giasti col 'Vaticane e con ile .oongrega.aioni religiose .puillalanti in tnéta la Spagna ^ai danni
del popolo e fin ddl’eraiio. Precedenti iiniqui, come
la condanna del Ferrei-:; i quali han finito ool mat&rare per le libertà la .-Sfiagna, che avesia d’apparenza di esserne ancor tasto lontana e perfino indegna... Ma la nostra intenzione -oggi non é di rifare la -cronaca degli avvenimentì che i gioraali
quoti-diani han già recato a vostra conoscenza:; .sarebbe come nn duplicato, e quindi opera iautile.
Preferiamo riferirvi ciò che i giornali qnotidia®i
nòti vi hanno riferito, dirvi cioè qualcosa di quanto
han fatto e di quanto scrivono gli Evangelici -di
Spagna.
A loro in buona parte si deve se la Spagna sA
ridestata tanto energicamente a vita novella.
Ciò che han fatto i giovani.
La campagna promossa da la Gioventù evangelica pro libertà di culto è degna davvero di essere
proposta ad esempio. Oltre ai comizi, di cuilaZ««
ha ripetutamente parlato, ve ne furono altri parecchi, — A Santander, nel salone di « Las Boleras »,
presenti mille persone. Il foglio principale della
città Et Cantábrico fece eco al comizio con molta
simpatia. Vi concorsero fin i bambini della Società
di attività cristiana, i quali dispensarono i biglietti
d’invito. — A Logrogno, la nobile campagna pro
libertà, riportò uno de’ suoi migliori trionfi. Il
teatro Bretón de los Herreros si riempì di pubblico d’ogni classe sociale ; non ostante gli attacchi
furibondi dell’organo clericale Et Diario de la Rioja,
che non si, peritò di chiamare il comizio « nn atto
•contro'Dio e contro la Patria ». Assistevano 3000
persone. — ,A Barcelona, la gloriosa campagna
durò .otto .giorni consecutivi. Da l’il al 19 giugno,
'Vi .si tennero ,12 comizi e 5 conferenze, e vi si
proferirono 54 discorsi. La stampa locale quotidiana .prestò il suo valido aiuto, pubblicando l'an■nunzio delle radunanze e il resoconto particolareggiato dei comizi convocati alla « Casa del Pueblo »
e al (teatro deh Tivoli.
Il comizio di.Logrogno formulò le seguenti conI cluSioni. Vogliamo — si disse — vogliamo; 1) la
libertà dei culti: ; 2) la neutralità dello Stato per
■ciò che concerne l’insegnamento; 3) la laicizzazione
'della 'Vita civile; 4) il rispetto per la coscienza del
(Soldato e per quella del malato negli ospedali; b\
ia secolarizzazione dei cimiteri.
fQK jEvangdlici spagnoli e il IO giugno.
Pesterà, per loro perpetuamente memorabile la
data 40 giugno 4910, che è quella della « Reai
'Orden oircular », la quale interpretava equamente
l’a'iticolo 44 'della costituzione.
La nostra consorella di Madrid, ’a Liis scrive :
« E’ la prima volta da la ristaurazione in qua che
un Governo della M'Onarchia ardisce di porsi francamente e senza titubanze contro il Vaticano.....
Quando si pensi alle molestie, alle vessazioni, ai
dispiaee'ri d’ogni specie che, da trentaquattr’anni a
questa parte, son derivati ai non cattolici da l’interpretazione 'Che 'Cànova« aveva dato della Costituzione, «i deve accoglier .con giubilo la disposizione del presente Governo. A molti sembrerà poca
cosa la oo'Bcessione che il Governo di Canalejas ha
. fatto alle 'richieste e agli eccitamenti che in varie
oceasmni e specie in questi ultimi mesi si rivolsero
ai pubblici poteri, per ottenere un miglioramento
nella condizione di coloro che non. appartengono
alla Chiesa ufficiale:; tutto è relativo, e, data la
difficoltà che in Ispagna incontra ogni proposta che
torni molesta al Vaticano, l’opera del presente Governo assume un altissimo significato... Credere di
poter d’un solo tratto ottenere la libertà dei culti,
la secolarizzazione dei cimiteri, il matrimonio civile
e gli altri diritti, verso cui legittimamente aspiriamo, corrisponderebbe a non conoscere il nostro
paese, sul quale tuttora pesa come cappa di piombo
l’influenza della Chiesa romana ; la quale influenza
in passato suscitò sruerre civili e adesso si esercita
ancora sa Timmensa maggioranza della nazione,
poiché tante migliaia di repubblicani e di democratici, che in politica fanno gli anticlericali, in
pratica sono schiavi di Roma ».
Colloquio col pastore Cabrerà.
Un redattore del foglio madrileno A’/ Lib rat
di recente avnto un abboccamento col pastore evangelico Cabrerà di Madrid, e ne dà conto nel suo
importante giornale. Il Cabrerà riconosce le buone
intenzioni del governo Canalejas ; teme però che un
governo reazionario (del Manra, per esempio) non
abbia domani con un’altra « Reai orden » a distruggere quel che fu concesso con la « Reai orden » del giugno scorso. Gli Inglesi costrniranno un tempio di fronte al palazzo della loro
ambasciata. Le libertà ottenute riesciranno preziose specialmente agli Evangelici residenti nei piccoli comuni; ove i sindaci, strumenti di... altre persone, li molestavano .senza posa. — il tempio in
cui predica il Cabrerà stesso fu costruito nel 1892.
Nella facciata fu posta una croce con la scritta;
* Cristo, Redento!" Eterno ». Il sindaco d’allora
scrisse al Cabrerà, per significargli che non poteva
permettere l’apertura del tempio, poiché nella facciata figuravano una croce e un’iscrizione destinate
a indicare le pratiche d’un culto dissidente!! Si
dovettero levar via. Intanto si permetteva che la
croce comparisse sul cartellino di bottiglie di liquori...
Il tempio fu dedicato al culto l’anno seguente (1893),
ma i fedeli dovettero accontentarsi di entrarvi per
una porticina di fianco, del tutto nascosta. Il Cabrerà fu anche vessato a cagione dello stile della
facciata, che — come si diceva — ricordava quello
dei templi protestanti. Anche gli Evangelici tedeschi di Madrid ebbero eguali noie. — Il Cabrerà,
terminando la conversazione, ha detto : « Applando
alle nuove vedute del Canalejas, applando a questo
primo passo ; ma noi non vogliamo la tolleranza
soltanto, bensì un’intera libertà di culti ».
Il Governo spagnolo e le congregazioni.
La Bus loda il Gabinetto presieduto dal Canalejas per l’energia insolita con cui ha condotto le
pratiche col Vaticano circa al problema delle congregazioni religiose ; e soggiunge ; « La poca stabilità dei Governi nella nostra patria e la condizione poco salda dei partiti politici rendono difficile 1 attuazione di programmi radicali, specialmente
in quistioni religiose ; ma noi crediamo che il presente Governo sia Tonico che, nei tempi che corrono, possa condurre praticamente a buon termine
il disegno di riforme in senso francamente democratico e anticlericale ».
La lotta si fa sempre più viva.
Il Governo ha proposto al Senato spagnolo la
soppressione del giuramento in tribunale (eccellente
idea!) — La Spagna va ridestandosi su tutta la
linea. Le manifestazioni anticlericali, domenica scorsa,
si sono prodotte da nn capo all’altro del paese. I
Clericali combattono a spada tratta la libertà e protestano contro il Governo liberale. Canalejas, in
tanta lotta, assume l’aspetto d’nn campione spartano, per forza di carattere e di volere. Le relazioni con la S. Sede si fanno sempre più difficili, e
chi sa che, prima che questo numero della Luce
il
2
pervenga ai nostri Lettori, la rottura non sia cosa
compiata? Noi raugariamO|di cuore, per il bene della
povera Spagna!
La Riforma e i buoni costumi
Ecco alcune delle parole dette dal pastore Goegg
In una seduta del € Concistoro » di Ginevra. Le togliamo dal Journal de Genève.
Le encicliche papali possono svisare la verità e
itrarre in inganno le turbe ignoranti, ma gl’intelligenti che studiano la storia con imparzialità sanno
che la Riforma, nel secolo XVI, purificò i costumi dei
paesi che l’accettarono, e che Ginevra specialmente
da quella città (cattolica) corrotta che era divenne
città austera, in cui la morale e il lavoro presero il
posto della frivolezza e della sete di piaceri.
Una protesta in S. Pietro di Ginevra
C. Cherbuliez, presidente del « Concistoro », lesse in
piena cattedrale (evangelica) di S. Pietro a Ginevra»
il 19 giugno, le parole seguenti : « Mi sia lecito d’^
protestare, a nome del Concistoro di Ginevra, sotto
le volte antiche di questa cattedrale di S. Pietro, contro le parole di un documento emanato da un altroS. Pietro. Noi intendiamo rispettare le altrui convinzioni, ma intendiamo del pari di ottenere rispetto
alle nostre; e non permetteremo mai, nemmeno al.1’ uomo posto in più alto stato, d’insolentire contro
la memoria dei nostri Calvini, dei nostri Bezi, dei
nostri Zwingli, dei nostri Luteri. Questi furono grandi
in tutta l’estensione del termine; e voi, giovani e giovanotte, dovete imitarli. Quest’è un consiglio che possiamo rivolgervi senza scrupolo di coscienza ; e ve lo
rivolgiamo infatti, rispondendo così in modo categorico a tutte le calunnie contenute nel documento di
cui abbiamo parlato ».
Una controenciclicQ
Da tutti i pulpiti (cristiani evangelici) del Cantone
•di Ginevra è stata letta, la domenica 26 giugno, nna
•controenciclica del « Concistoro • e della « Compagnia
dei Pastori. • Eccola :
Cari concittadini e fratelli,
II Concistoro e la Compagnia dei pastori stimano
che la Chiesa di Ginevra, invitando l’anno scorso gli
Evangelici di tutto il mondo a celebrare con lei il
giubileo di Calvino, abbia pubblicamente affermato
in quale singolare onore tenga i propri fondatori.
Un’enciclica ignorante e un giudizio violento d’un
vescovo di Roma non varranno ad offuscare detta
testimonianza. E però non ci risolviamo a considerar
come offesa personale l’ingiuria scagliata contro i
nostri riformatori. Le nazioni da essi plasmate, le
realtà morali da essi create e questi nostri quattro
secoli di vita evangelica li han posti sur un piedestallo tant’alto,ove nessuna menzogna potrebbe colpirli.
Ma, siccome non tutti hanno capito l’alterezza fiduciosa del nostro riserbo nè la forza del nostro silenzio, vi invitiamo a rendere anche una volta con noi
la vostra testimonianza e ad esprimere la nostra comune gratitudine a quegli uomini, il cui valore morale e la cui fede hanno acceso di nuove energie innumerevoli volontà umane. Dite adunque che, quando
gli uomini nel secolo XVI si diedero a una vita senza speranza e senza morale, i nostri riformatori alzarono la croce del Cristo, da essi scoperta sotto l’orpello della superstizione e sotto le forme di divozione, e la sostituirono allo scettro papale. Ricordatevi
che essi liberarono l’Evangelo da quel cumulo di decretali di concili e di pontefici, che ne impediva l’accesso ai piccoli del mondo. Porgete l’orecchio slle loro
parole, quando insegnano che il Regno di Dio non è
qua giù una gerarchia di preti nè di monaci e che
la vita cristiana non può ridursi nei confini della
Chiesa romana. Le moltitudini da essi appresero con
entusiasmo quel che ormai ignoravano, cioè ohe c’è
un Padre pronto ad amarle e che c’è un Fratello
pronto a salvarle. La Chiesa lasciava questo germe
divino andar morendo nell’uomo; ma i riformatori
lo richiamarono in vita; e riposero le coscienze in
comunicazione diretta con Dio, il quale procura all’uomo la vittoria sui bassi istinti e vi suscita il desiderio di vivere per la felicità dei propri fratelli.
Il nostro popolo evangelico si sente avvinto nelle
più intime fibre e ostinatamente fedele, oggi come
un tempo, a questi eroi della fede e della vita morale.
Tiene alto il vessillo dell’Evangelo che da essi ha
ricevuto. Com’essi riguarda al Cristo, suo unico capo.
Chiude in cuore come un tesoro, energicamente, questo retaggio avuto da la Riforma, questi spirituali
beni acquistati con grandi sacrifizi. Con lo sguardo
fisso su questi testimoni del passato mallevadori dell’avvenire, noi, pieni di gratitudine, di rispetto e di
speranza, ci scopriamo reverènti il capo innanzi ai
nostri padri spirituali : Lutero e Calvino, Zwingli e
l’Uni versi
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Verità ».
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LA LUCE
Farei, Melantone e Viret, Ecolampadio e di Beza,
Haller e Bullinger. Ad essi l’onore I A Dio la gloria!
Ginevra, 21 giugno 1910.
Per il Concistoro : C. Gherbuliez presidente, van
Berehem segretario; per la Compagnia dei PastoriE. Rachat moderatore, A. Vincent segretario.
La conferenza ó\ Herisau
e l’enciclica.
L’annua conferenza, costituita di delegati delle chiese
cristiane riformate di tutta la Svizzera, si è adunata
in quella città il giorno 21 giugno ; e — tra le'altre
parecchie deliberazioni — ha pure votato unanime
mente unsi protesta dignitosa e al tempo stesso risoluta contro Pencicliea papale.
Il testo della protesta è così concepito : c La conferenza delle Chiese riformate della Svizzera, costituita
dei rappresentanti dei consigli ecclesiastici cantonali
di Zurigo,, Berna, Glaris, Friburgo, Basilea contado,
Basilea città, Sciaffusa, Appenzell, S. Gallo, Grigioni,
Argovia, Turgovia, Vaud, Neuchâtel e Ginevra, ha
oggi votato la protesta seguente : — Ricorrendo il
giubileo tricentenario della canonizzazione del cardi
nal Carlo Borromeo, la S. Sede ha pubblicato un’en
ciclica che giudica la Riforma e i popoli evangelici
in termini di sprezzo. — La conferenza delle Chiese
riformate di Svizzera, oggi radunata in sessione annua ad Herisau, stima suo dovere di protestare contro tali accuse, a nome del popolo evangelico svizzero.
Che la S. Sede esalti gli uomini che si segnalarono
nelle lott(ì a prò della Chiesa romana e contro gli
Evangelici, quest’è affar suo e noi non ce ne occupiamo,
Ma noi energicamente le neghiamo il diritto di giudicare gli uomini che rendettero alla coscienza cri
stiana la libertà perduta; ai quali uomini la nostra
Chiesa va debitrice dei suoi beni spirituali più sacri.
Fin qui noi abbiam potuto vivere in pace coi nostri
confederati di confessione cattolica romana: di ciò,
siam lieti ; ne ringraziamo Iddio e faremo, come sempre, quanto per noi si possa a mantenere questo pacifico accordo. Se non che, attacchi come quelli, non
determinati da nessuna provocazione per parte degli
Evangelici, sono poco atti a mantenere ed a rafforzare l’accordo ; sono anzi assai più atti a suscitar agitazioni religiose ; agitazioni che, a principio del se
colo XX, isi poteva sperare dovessero appartenere per
sempre ai tempi trascorsi. Perciò noi protestiamo contro le insi nuazioni calunniatrici dell’encielica. E siamo
certi che il nostro popolo —grato a Dio ed a’suoi var
lorosi servitori — si stringerà più e più giulivamente
d’intorno al vessillo dell’Evangelo ; e custodirài e difenderà più e più energicamente il retaggio della Ri
forma, la fede evangelica acquistata a sì caro, prezzo
e difenderà la propria libertà, il proprio libero esame,
il proprio modo di considerare il mondo e lavila.—
Herisau, addi 21 giugno 1910. » — (Notisi che questa
è pure la data della controenciclica di Ginevra).
I^ENCICLIII
IN ISVIZZERiF
L’enciclica a Ginevra
Giorgio Fulliquet decano della Facoltà teologica delità di Ginevra tenne, nella sala della Rina conferenza sul tema: « L’Enciclica —La
L’assemblea approvò quindi la seguente dine: «Un’assemblea di 3000 persone, radunate
gno 1910, nella Sala della Riforma a Gine
rgicamente protesta contro l'ultima enciclica
me lesiva della pace confessionale. Protesta
nte contro i brani di essa che, come sono
si alla memoria dei Riformatori, così sono
alla verità della storia. Dichiara di voler reche mai fedele all’Evangelo, riposto in onore
mini della Riforma ».
l^tta e approvata questa solenne dichiaragrande assemblea, in piedi, cantò la prima
1 corale di Lutero. Fu quello un momento
commozione.
ournal de Gèneve ha pubblicato in esteso
ùferenza. La Semaine religieuse ne dà un
ìassunto. La Semaine dice che l’eloquentistore fu accolto da una salve d’applausi.
Bontroenciclica (da noi pure riferita) fu letta
i pulpiti del Cantone di Ginevra, domenica
0, al culto della mattina,
tre, quello stesso giorno, da tutti i pulpiti
ra si proferirono discorsi di protesta.
Cattedrale di S. Pietro, parlò il pastore A.
ul testo Ebrei XIII, 7. — Nel tempio di St.
il pastore Cougnard, su Apocalisse lÌI, 2 e
tempio della Fusterie, Gaillard su Galati V,
(buesto sermone è stato pubblicato e si vende
editore Kiindig e in tutti i chioschi a 10
i la copia). — A Victoria-Hall, Frank Thotema : « Libertà, verità, carità. » (Questo
vedrà la luce coi tipi Jeheber).
Da oggi al 31 Dicemb. la Luce uou costerà ebe 1 lira
IL Consiglio di Stato di Sciaffusa ha invaiato alle
parrochie cattoliche una circolare in cui ricorda che
« conformemente-aJr'articolo 2 della legge deM9 maggio 1863 sulle manifestazioni religiose dei cittadini
cattolici, tutti gli scritti di carattere religioso destinati alla pubblicatone devono essere sottomessi all’approvazione del Govern<o. Nel caso in cui l’Enciclica Aedzfae saepe-dovesse essere pubblicata e letta
nelle chiese cattoliche del Cantone, la parrocchia è
tenuta a comunicarla preventivamente ali Consiglio
di Stato ». Ciò , vuol dire che il Governo,', con tutta
probabilltàj. proibirà la pubblicazione e la lettura dell’Encielica in, tutito il Cantone.
(Dui Corriere della. Sèra)
Si proporrebbe- l’istituzione d’un’ambasciata che
rappresentasse non la Prussia sola, non la. Baviera
sola,.ma tutta la» Confederazione germanica presso il
Vaticano;,la qnate ambasciata, quando-succedessero
altre complicazioni, come questa suscitata da l’A^dziae
saepe,. concernenti tutta la Germania, potrebbe portar le ragioni di tutta le Germania. Secondo Cabasino-Renda). qjuesta « sarebbe l’unica utile fira levarie conseguenze » prodotte da la < famosa enciclica ». —Ci facciami lecito di credere che l’ enciclica
abbia fin-d/bra prodotte altre meno ipotetiche utili
conseguenze. Quanto alTambasciata proposta, non ne
vediamo lo scopo. Innanzi alle encicliche,, il meglio
ohe possa, fer la dotta e liberale Germania* è di non,
curarsene :; non ne mette proprio il conto,. E quanto,
ai sudditi eattoliei della Germania, sono pareggiati,
agli altri cittadini, protetti come questi; sì che non.
occorre ptinto- che il Papa, loro capo,, sii ritrovi in,
relazion® diplomatica col governo germanico. Lo.
stesso ripeteremmo rispetto a qualunque altro g_overnot che, nelle nazioni evangeliche,, i: sudditi cat*tolici godono delle stesse libertà; di tutti gli altri..
Soppressione di tutte le ambasciate presso il Vatioauo :: questa sarebbe la cosa preferibile..
Ina stampa liberale spagnola a FEnciclica:
El Paia scriveva : In questo monume-nto di superbia e di insania sacerdotale, il Papa, ispiarato dal fatuo
Merry del Val, usa un linguaggio, che» non si udiva
più alla Sede apostolica dai tempi di Pio IX, e che
la rende odiosa a tutti i cristiani edi anche ai cattolici liberali ».
La stampa euangelica spaguota e rEncirlica:
La Revièta Cristiana di Madrid scrive : Noi eravam,®
già abituati a que’ fiori di linguaggio, poiché in Ispagna la stampa cattolica romana ne fa sfoggio- dì contìnuo. E’ bene che anche- la, Germania, ringhìlterra
e gli Stati Uniti, troppo fidenti nei Cattolici romani
di quelle regioni, alquanto ingentiliti al contatto con
gli odiati protestanti, abbiano udito da la bocca stessa
autorevolissima del Pontefice e abbiano coi loro occhi
letto in un documento ufficialissimo, com'è appunto
l’Encìclica, ciò che sia il vero e preciso cattolicismo
gesuitico - romano del presente secolo.
La Revista aggi,unge : «, Si dice che la Chiesa è sem~
per eadem. È vero-: sempre la stessa. Forte eoi deboli e debole e arrendevole con chi le insegna l’educazione e la dignità (eome ha fatto di recente la
Germania).
L’eociclica “ Dígitas in ocolo „
Un prelato cattolico francese, invece di chiamare la
famosa Encìclica come tutti la chiamano da le parole
con cui comincia (nel testo latino) Editae saepe, l’avrebbe maliziosamente soprannominata, certo, pensando al vespaio da essa suscitato contro il Vaticano :
Digitus in oculo (un dito nell’occhio)!
La stampa Bvaiplica^^ e Feiicicllcii
Il Chrétien belge così giudica l’enciclica e le conseguenze che ne sono derivate.
Quali sono le conseguenze di tutto questo movimento di protesta? — Anzitutto una sconfitta diplomatica e una vera umiliazione per la S. Sede. II
Papa ha dovuto giustificarsi innanzi alla Germania,
ed è stato costretto a una quasi ritrattazione... Tutto
ciò conferisce una strana idea dell’infallibilità papale.
Sappiamo benissimo che rEnciclioa non fu enunciata
ex cathedra; ma gl’intelligenti diffìcilmente si acconciano a queste sottili distinzioni buone per altri tempi ;
e pensano che, se il Santo Padre ha dato prova di tanta
debolezza intellettuale oppure di tanta incoscienza morale in ciò che concerne la storia, a più forte ragione
la sua opinione sarà poco sicura, quàndo sì tratterà
3
LA LUCE
del domma che è cosa piò delicata della -storia, ^fili
■occhi di certi cattolici, seaaa dubbio, si apriranno. T]
noi speriamo del pari che i nostri fratelli ovangelici
dei paesi inon cattolici — Germania, Olanda, Inghilterra, Stati Uniti — comprenderanno 'quale pericolo
possa -deirivare per loro dal far lega coi rappresentanti
d'una Chiesa ohe piglia a gabbo la verità:; e s’avvedranno in 'qual modo si insegni la storia nei paesi,
ove la Chiesa roman,a si sente libera di esprimere tutto
il suo pensiero. « L’Europa non ha nulla da guadagnare da l’abbassamento della S. Sede . ha detto un
giornale. Bisogna intendersi. Se il ’Vaticano è (come
crediamo) una potenza di reazione, d’ignoranza, d’intolieranza, una specie d’isolotto in cui — in piena
èra di libertà — domina ancora l’assolutismo intellettuale e l’oppressione delle coscienze, se il Vaticano
è un superstite di periodi storici arretrati e fortunatamente trascorsi, l’Europa del secolo XX, avida di
verità e di libertà, dovrebbe provare un verosollievo,
se sparisse la potenza politica del vaticano ; ogni sconfitta dell’influenza papale costituisce per il mondo
civile un guadagno sotto l'aspetto morale od intellettuale.
Un soneHo dedicafo a pio K
E’ comparso nel Semeur Vaudois e lo riproduciamo
senza tradurlo.
O pauvre prétendu successeur de saint Pierre,
A quoi bon ces clameurs et ces cris délirants?
Tes coups ne portent plus, et vers d’autres courants
Nous allons étancher notre soif de lumière.
Héritiers de la Croix, nous avons pour parents
Des milliers de martyrs, gens de foi, de lumière,
Qui, pour la liberté, donnaient leur vie entière.
Sans craindre ni tes feux ni les feux des tyrans.
Auprès de tels héros, d’une telle envergure.
Ton Encyclique fait une triste figure;
C’est un nain qui s’attaque au géant Vérité.
Nous n’irons pas te rendre injure pour injure;
Nous t’enverrons plutôt, tu l’as bien mérité.
Un brevet d’ignorance et de sénilité.
A. D.
II Ssmsur Vaudois © l’Enciciioa.
Nello scorso numero, il Semeur Vaudois, organo
della chiesa nazionale evangelica del cantone di Vaud
(Svizzera), esorta alla calma e alla pace, ricordando le
parole di Gesù ; « Amatevi gli uni gli altri com’ io
vi ho amati ». Allude ad un quadro commovente. Il
quadro rappresentava: da un lato,i cattolici persecucutori armati ; in mezzo, i martiri cristiani evangelici
del secolo XVI ; da l’altro lato, il Cristo. Sotto la tela
era scritto: « Ed Io vi avevo detto: Amatevi gli uni
gli altri ! »
Lotta tragica
Tale è quella che Tuomo sostiene da secoli con
la natura, per vincerne o modificarne le leggi, per
strapparne i segreti, per sfuggirne le insidie e diminuirne i pericoli. Quante sconfitte e quante vittorie gloriose in codesta lotta diuturna! Atterrato
le molte volte, l’nomo sempre si risolleva e ritorna
più animoso all’assalto, seminando di morti l’aspra
via delle ascensioni umane, ma poggiando il piede
sopra vette sempre più alte e luminose. Questo
pigmeo gigante che dà la scalata all’Olimpo, non si
spaventa nè anche più dei fulmini di Giove, perchè
è riuscito ad acchiapparli « su i pali elettrici peggio
dei filunguelli ».
Egli ha imprigionato nei suoi strumenti e apparecchi le forze più libere e misteriose di natura,
1 aria e l’elettricità ; ha diminuito grandemente e
quasi soppresso la distanza ; ha vinto la legge di
gravità, e per la trasmissione del suo pensiero ha
potuto fare a meno di mezzi materiali ; come l’uccello si lancia a volo nell’aria, e come il pesce si
tuifa negli abissi del mare, attratto dal mistero e
dal pericolo, ebbro di moto e di spazio, di vita più
intensa e di sempre nuovi trionfi. Può moltiplicare
se stesso nei lineamenti e nella voce, da vicino o
a distanza, all’infinito. Se non è riuscito ancora a
vincere la morte, ha però prolungato la vita e diminuito i dolori ; quasi ad ogni flagello antico o
nuovo che venga a colpire creature o cose, ha trovato rimedio.
Ma se l’uomo non si stanca di riparare le brecce
e di rialzare rovine, la natura non si stanca da parte
sua di riaprirne e accumularne sempre di nuove.
L'na vittoria oggi, una nuova sconfitta domani : e
avanti cosi, di anno in anno, di secolo in secolo,
per la via tragica ma gloriosa, rigata di sangue e
cosparsa di morti, ma sulla quale l’uomo avanza
sempre, finché lo .spirito si sarà assoggettata la materia e la plasmerà a sua immagine.
Se l’uomo avesse sempre volto a fin di bene e
pel vero progresso della stirpe le sue scoperte e
le sue conquiste, la sua gloria sarebbe pura e la
nostra letizia sarebbe « compiuta ». Ma, pur troppo,
cosi non è, anzi delle sue invenzioni si è valso spesso
e si vale più che mai a danno del prossimo, a scopo
delittuoso ; non solo per commettere nel campo del
commercio e dell’industria ogni sorta di adulterazioni e di contraffazioni, ma soprattutto per fabbricare istrumenti vie più micidiali e potenti che devono servire a mantenere la pace, dicono taluni, ma
che sono invece intesi a distruggersi a vicenda con
maggiore facilità.
Allora la natura interviene e punisce la pazzia
•omicida dell nomo. Una tempesta sbaraglia e affonda
la formidabile Armada, con la quale Filippo II si
riprometteva di annientare la Riforma in Inghilterra, come già in antico il Mar Rosso aveva inghiottito gli Egizi, che inseguivano i figli d’Israele.
I potentissimi esplosivi moderni scoppiano sovente
in mano di chi li adopera e mandano per aria fabbriche e depositi. I sottomarini affondano, e basta una
raffica di vento per infrangere aeroplani e dirigibili, intesi non solo a comunicazioni pacifiche, ma
a portare la guerra nell'aria, come quelli vogliono
portarla sotto le onde del mare. Oramai non c’è più
regione del nostro globo nè elemento dove l’uomo,
valendosi dei progressi maravigliosi della scienza,
non insegua il suo prossimo e non gli tenda insidie.
E i Governi continuano a profondere somme favolose per moltiplicare quegli ordegni micidiali che
le forze naturali, molto più potenti di quelle delj l’uomo, 0 una circostanza fortuita possono distruggere in un momento, facendo intanto molte vittime
innocenti in attesa di qualche grande ecatombe. Il
nostro Govèrno, tanto per non restare indietro, ha
proposto un nuovo stanziamento di IO milioni, che
saranno viceversa 25, j)er creare una flotta militare aerea, e il Parlamento ha approvato plaudendo.
I soli avversi sono stati i socialisti; ma quelli, lo
si sa, sono cattivi patrioti, come tutti quelli che disapprovano e condannano simili pazzie. Se mai ci
furono denari buttati al vento, tali sono quelli consacrati al suddetto scopo, e i fatti ogni giorno lo
confermano.
E non si avvedono i sostenitori di tali disegni
che essi stanno lottando contro il bene, contro la
giustizia, contro l’umanità, cioè contro Dio ? E Dio,
servendosi delle forze naturali, confonde i loro disegni e distrugge l’opera loro. E tal sia di chi si
vale dell’ingegno e del progresso umano a danno
del suo prossimo !
Basta che la terra si scuoti, che frema il mare,
che l’uragano si scateni e che la folgore solchi
l’aria per distruggere l’nomo insieme con l’opera
sua. Eppure codesto essere cosi fragile e potente
ad un tempo, e che deve sostenere una lotta continua cosi aspra contro l’avversa natura, dev’essere
cosi pazzo e malvagio da mettere in opera tutto il
suo ingegno per lottare contro se stesso e uccidersi
più sicuramente, quasi che non fossero sufficienti
le tante altre cause di morte che del continuo lo
insidiano 1 Ma allora la natura si vendica e interviene
per neutralizzare l’opera malvagia dell’uomo.
Bisogna essere ciechi del tutto e insensibili per
non imparare da codeste lezioni un po’ di sapienza.
£nt<ieo f{ii/olpe
d’un’illusione. — 3^ Quanta circospetta prudenza c,i
occorre! Scotiamo via da noi l’illusione, e guardiamo
e stiamo attenti, per non cadere. — 4) E quanta dovrebb’essere la nostra umiltà! Non guardiamo agli
altri che son caduti prima di noi, soprattutto non li
disprezziamo. Guardiamo a noi stessi. Sei ritto? Giudichi d’esser in piedi? Bada di non cadere ! — Facciamo prò di questo solenne avvertimento.
Siete in piedi 7 Buardafe di non cadere!
Che precetto è mai quello contenuto nella epistola
ai Corinti, capo’X versetto 121 È un precetto che fa fremere ! € Chi sì pensa star ritto riguardi che non cada » 1). É sempre possibile cadere moralmente parlando anche quando ci sentiamo più che mai saldi. —
2) La nostra sicurezza potrebbe dunque essere effetto
La rBiigione esperienza e un caso speciale
di applicazione pratica U)
La volta trascorsa mostrammo l’importanza che ha
per ogni cosa Tambiente e quindi anche per la religione. Di questa grande verità di fatto oggi vorremmo fare una sola applicazione pratica, tra le
molte che si potrebbero fare; ma questa è d’importanza addirittura capitale.
Si sente dire e ripetere da persone appartenenti ad
ogni religione, ad ogni ceto, ad ogni condizione:
« La gioventù odierna lascia molto a desiderare; la
nuova generazione sembra correre all’impazzata verso
un abisso di male ». E’ vero, purtroppo: e i suicidi
di giovanetti e gli omicidi commessi da giovanetti e
gli Ü00Ü0 delinquenti minorenni di cui il giudice
Majetti si dà tanto nobile pensiero, come anche la
Luce riferiva, ne sono la prova dolorosamente indiscutibile. Ma di chi è la colpa? Qui è il problema.
Ci avete mai pensato? — Dio ci guardi dal negare la
libertà morale e quindi la r esponsabilità. La colpa è
della generazione nuova. Ma è di essa solamente? Qui
è il lato più grave e, d'altra parte, più discont scinto
del problema. La nuova generazione è quel che è
perchè voi della generazione tramontante avete concorso a farla tale. Questa è la risposta al quesito.
Non è vero dunque che la generazione nuova sia
peggiore di quella che sta per passare; non è vero
perchè la generazione nuova è in buona parte opera’
della generazione che sta per passare. Avete ciecamente e ignorantemente creduto a un Moleschott ;
ciecamente e ignorantemente, poiché è bastato un semplice soffio di spiritualismo rinascente per indurvi
a ricredervi; avete seminato materialismo e ateismoed ora ne raccogliete i frutti morali che ne dovevano
derivare logicamente; frutti che forse non tutti voi
avete raccolti, per conto vostro, nella vostra propria
vita, in grazia di un’illogicità pratica dovuta alla
legge dell’inerzia, in grazia dell’ambiente nel quale
siete cresciuti, il quale era un poco migliore di quello
che voi, con le vostre teorie materialistiche, avete
preparato ai vostri figlioli. < E’ perfida la generazione presente » si dice. Perfida, certo; ma non più
di quella passata, che con leggerezza somma ha lavorato di continuo a prepararla.
Quale avvertimento non risulta da questa angosciosa esperienza! Tornate a Dio, tornate a Gesù Cristo, se vi preme di attenuare, prima di chiuder gli
occhi alla luce tetra di questo mondo, il male che
avete prodotto. E quale avvertimento anche per noi
genitori cristiani, poiché anche noi siam pieni di difetti e di mancamenti! Tocca a noi di creare un’atmosfera moralmente sana, giulivamente religiosa d’intorno ai nostri figlioli; i quali in gran parte saranno
quel che avremo voluto che siano. A tale proposito,
riescono preziosi i dati della psicologia religiosa, le
statistiche dello Starbuck specialmente, da noi già
ricordato. Egli non ha solamente scoperto che le conversioni tra i giovanetti cresciuti in famiglie pie
sono assai più frequenti che non tra quelli cresciuti
¡n altri ambienti ; ma che dette conversioni obbediscono, in un gran numero di casi, a una splendida
legge. E la legge è questa: nelle famiglie, negli ambienti pii il giovanetto per lo più si converte dai
quattordici ai diciassette anni, ed ha per tal modo
tutta una lunga vita dinanzi a sè da offrire al Signore!
Mette conto di divenir pii, per rendere tali i nostri figlioli, non foss’altro. StudÌLmoci dunque di
creare per loro un ambiente morale e religioso, un
ambiente sinceramente, profondamente, allegramente
cristiano. Lasciamo che aliti lo Spirito di Dio nelle
nostre case. Con le nostre parole, e più con la nostra vita, additiamo ai nostri cari figlioli Gesù Cristo; perchè Lui, Lui è davvero l’ambiente, mercè del
quale i nostri cari figlioli passeranno ancor giovanetti per una crisi intima, radicale di conversione e
incominceranno una vita nuova, forte, bella, degna
veramente dell’uomo!
_____ T. C.
(1) Continuazione e fine vedi numero precedente.
PEI DM CimiDDE DEUIIH ILIO SCDEEIEOVUHER
Caro direttore de La Luce,
Non è mia intenzione con queste mie poche righe
di replicare alle osservazioni da te fatte ad un mio
articolo sul Fideismo pubblicato nella Rivista Cristiana (le quali osservazioni non mi hanno però
4
LA LUCE
smosso menomamente dalle idee mie), ma solo di
chiarire la citazione dello Schleiermacher. Io non ho
omesso nessuna idea, nessuna parola, per la semplice
ragione che l’aggettivo assòluta non si trova nella
citazione che lo storico Chastel riferisce, credo, in
extenso, nella sua Storia del Cristianesimo {volume
5. pag. 287).
La riproduco qui :
€ La religione, ove voi non vedete, ora che un sistema di dogmi rivolto all’intelligenza, ora- che un
insieme di pratiche di culto o di precetti morali
prescritti alla volontà, non ha nel fatto la sua sede
nè nella volontà, nè neirintelligenza; ella non consiste nè nella scienza, nè nell’azione. E’ una forma
primitiva e preesistente dell’anima, che senza dubbio
si sviluppa con la riflessione, sviluppa a sua volta
l’attività, e abbraccia così la scienza e la’morale, ma
che non è tuttavia nè l’una nè l’altra e non dipende
nè dall’una nè dall’altra, ma risiede nel sentimento.
-E’ la coscienza, innata in noi, della nostra dipendenza
da Dio e dall’ordine universale che egli ha fondato,
è il senso, l’intuizione dell’infinito ».
Anche il Lichtenberger nella sua Storia delle Idee
Religiose in Germania, dove ragiona a lungo del
teologo tedesco e del suo sistema di dommatica, non
dice nulla dell’idea espressa dall’aggettivo, * assoluta ».
Del resto si sa che tutto quanto concerne i nostri
rapporti con Dio hanno un carattere assoluto. Così
quando si parla di fede in Dio, di ubbidienza a Dio,
è sottinteso che l’una e l’altra devono essere assolute, senza bisogno di esprimere tale idea coll’aggeti;ivo.
Ti prego di pubblicare questo mio schiarimento e
■di credermi
tuo aff.
Enrico Meynier.
Siamo veramente lieti di aver ospitato la precedente lettera; la quale ci offre l’opportunità di rimuovere un dubbio, che — com è nato nella mente
del Dr. Meynier — potrebbe benissimo essere nato
anche in quella di qualche altro Lettore.
Intendevamo di dire: non già che, nel citare un
dato periodo (che solo ora apprendiamo essere del
Chastel), si fosse omessa una parola od un’idea; ma
«he, quando si voglia riferire un complesso concetto d’un autore, è necessario di non tralasciare
nessuna delle idee da quell’autore espresse, non in
un certo determinato periodo, ma m tutto l’ampio
svolgimento della sua trattazione di quel suo medesimo concetto complesso. L’autore di cui si trattava
è lo Schleiermacher.
La Direzione.
I nostri Missionaria
Il signor Adolfo dalla e gli altri missionari,i{tartlti
in maggio scorso per lo Zambesi, sono sbarcati ahCapO'
di Buona Speranza il 7 giugno, e l’indomani prendfe
vano la grande ferrovia transafricana che dove-va portarli fino alla stazione di Livingstone, presso le stur
pende Cascate Vittoria. Là dovevano trovare il signor
Luigi dalla tutto solo, avendo egli dovuto mandarein Europa, per ragioni di salute, la moglie ed i figli-.
Questi stanno ricuperando la salute sulla collina, di,
S. Giovanni (Valli Valdesi).
G- dalla.
J)a ¡e aniiche promnce
Aosta. — La nostra chiesa d’Aosta da sei annii In
qua ha ammesso dieci persone in media ogni anno..—
Tra i membri del consiglio di chiesa testé rielettili è
l’orologiaio sig. Broggi, che con gli orologi pone- in
bella mostra nella sua vetrina la S. Scrittura l Ui» altro dei rieletti è — secondo una corrispondenza, al-ì’Echo — il sig. Ambrogio Ferrère, il più antico evangelico di St. Pierre, il quale ebbe molto a soffrire per
la propria fede. I neoeletti — signori Michela, e N.
duvalta — sono anch’essi membri zelanti della, nostra
piccola ma forte congregazione. Il periodico Moni
Blanc, redatto da l’evangelica signora Due,, combatte
con coraggio e con buoni frutti l’avvilente- clericalismo. Ultimamente il Mont Siane rispondeva maestrevolmente al professore di.... storia del liceo d'Aosta,
il quale aveva ardito sostenere che Cromwell e Calvino erano peggiori soggetti che non Nerone e Caligola !
Torino. — Il culto domenicale in lingua francese si
terranno durante i mesi estivi, non alle 11, ma alle
10. (Viale Vittorio Emanuele).
Genova. — Con vivo piacere apprendiamo che il
sig. Carlo Rostan, figlio del sig. Francesco pastore di
Genova e capodistretto, ha conseguito presso quell’Ateneo la laurea in lettere a pieni voti assoluti con
lode, sostenendo una tesi sul « mito di Tantalo ». All’egregio neo dottore le nostre cordiali congratulazioni 1
La Croce di Q«5ii Crijto
Un abbonato protesta contro l’articolo del passato
numero: « La croce, la salvezza personale, l’azione
sociale », facendoci notare che parlar di * croce » è
un’idolatria. — No, caro e gentile corrispondente ; no,
perchè prima di tutto, quando si dice « croce », nel
nostro linguaggio cristiano evangelico, si vuol dire
« sacrifizio » compiuto da Gesù su la croce ; no, in
secondo luogo, perchè altrimenti nessuno più idolatra
di San Paolo : vedansi I Cor. I, 17, 18 ; Gal. V, 11 ;
Gal. VI, 12, 14 ; Ef. II, 8 ; Fil. Ili, 18; eco. Per carità,
non ci rendiamo stravaganti col riprovare perfin il
linguaggio metaforico usato da gli apostoli stessi !
VALLI VALDESI
S. Giovanni. — Il pastore Cav. Doti. Teofilo Gay
diede una conferenza su la famosa Enciclica e su le
proteste da essa suscitate.
— Domenica scorsa sono ricominciate le radunanze
di culto nello storico e poetico tempio del Chabas. Continueranno ogni domenica alle 16, fino a ottobre.
Torrepellice. — Tre fanciulli furono travolti da le !
onde del Pellice e vi trovarono la morte. I poveri
fanciulli sono: Amelia ed Enrico Durand e Clemente
Alberto Giaime. Alle costernate famiglie le nostre più
sentite condoglianze 1
— Il sig. Carlo Maggiore, figlio del Cav. prof. Giovanni preside del ginnasio - liceo, è stato promosso
con bella votazione capitano marittimo. Vive congratulazioni !
— Il pastore sig. Ugon, nostro collaboratore, ha lasciato Novaggio, per stabilirsi a Torrepellice.
Villar. — Domenica, 24 corrente, elezione del nuovo '
pastore.
Valdesi d’America
Apprendiamo che la nostra chiesa d’iris, quest’anno,
sarà rappresentata al Sinodo dal nostro abbonato
sig. Long, che presentemente si trova nel suo paese
nativo, a Inverso Rinasca (Valli Valdesi).
“Spìendidi Dccasionc • sale Onken, illustrata.
941 bellissime dispense nuove per 671 lire invece di
lire 941. Rivolgersi al direttore della Luce ».
Qio’vanni Schia[^rdlì
Beco un altro grande che scompare. La morte del
maggior astronomo italiano gitta nel lutto la famiglia
scientifica ed ogni anima amante del vero. Giovanni
Schiaparelli, come tutti i sommi scienziati, non era
materialista. Sarebbe interessante di scriverne la vita,
tenèhàb conto delle sue convinzioni spiritualistiche.
Tra le altre moltissime opere, egli lascia uno scritto
intorno all’Astronomia dell’Antico Testamento; che i
commentatori del sacro volume dovrebbero consultare.
Rivista Cristiana
E’ uscito il n. 6 (giugno 1910). Eccone il Sommario :
* Un altro «vangelo, A. dalla. — II problema del dolore, T. Longo. — La Bibbia modernista, E. Bosio. —
Il ministerio cristiano nella chiesa apostolica, Q. Rosfapwo. — Cronaca del movimento religioso, U. Janni.
— Note bibliografiche, G. R. — Dalle Riviste e dai
Giornali ».
Per abbonarsi, rivolgersi al sig. O. Jalla, Via Serragli 51, Firenze.Condizioni d’abbonamento: interno,
L. 5 ; estero, L. 6. Rivista e Bollettino omiletico insieme : interno, L. 6 ; estero, L. 7,50.
La qiiistione dalla scuola in Popiamonto
Mentre scriviamo non è ancora risoluta. I. clericali
non vorrebbero che la scuola fosse neppur in parte
sottratta al Comune, per essere affidata, non al Governo stesso, ma a un quid medium, che si chiamerebbe Consorzio provinciale. E non vorrebbero, perchè — dicono — ne scapiterebbe l’autonomia del Comune. Ma è chiaro, e ci vuol poco acume per indovinarlo : i clericali bramano ardentemente che la scuola
resti tutta in mano del Comune, perchè spesso il comunello di campagna è in mano del Sindaco e della
Giunta, e perchè Sindaco e Giunta, nei comunelli di
campagna, ed anche in grossi borghi ed anche in
città di provincia ed anche in città grandi come Venezia (al tempo del patriarca Sarto, per esempio) sono
in mano dei clericali ! Vedremo come l’andrà a finire.
L’i^truzìooe in Italia
Pieno di dati e di riflessioni gravi, il discorso Daneo alla Camera su l’istruzione elementare. Pinerolo,
Savigliano, 'Torino spendono più di dieci lire, per
ogni fanciullo; ma in altre parti d'Italia si spende
perfin novanta od ottanta centesimi 1 « Sicché la quota
dell'analfabetismo è in tutta Italia ancora del 48 per
cento ! ! »
Rivolgersi alla direzione della Luce,
il p>^a Alfredi »BaoGeBli
Della importante discussione alla - Camera intorno
alT istruzione elementare, rlportiaroo queste parole
delPon Alfredo Baccelli. — < Non basta istraire, bisogna anche educane. Fbrmare il carattere, inspirare
il sentimento-dell dovere, commuovere al bene: eccoTufficio-degli edueatori e delle altre o.pere di assistenza:
scolastica >..
/Incora r^ang01a io
c In quattro lazzaroni sono riusciti a. mettere a,
soqquadro il paese !. »
« Ecco le pazolq di quei Rev. al. nostro indirizzo..
Eppure non avevano ragione — mi pare— di essere così stupidamente scortesi..
La prima volta che vi predicai-avevo parlato deii
privilegi e delle grazie- largite dal Signore- alla Ma^
dre di Gesù;; della esemplare obbedienza.di lei ;,dellai
sua umiltà e sottomissione alla, volontà diiDio ;, come
pure della sua profonda entusiastica ri conoscenza all-’E>
terno ¡.nonché del rispetto e della stima grande, che gli
Evangelici hanno,, per Maria. La- seconda- volta,, parlai su questo argomento : « L’EVangelo fattore di- benessere 6 di civiltà » 1 Di benessere, anche materiale;,
ma, specialmente., morale e spirituale. Con tutto-ciò. i
Rev. scagliarono vituperose calunnie contro i nostri
cari fratelli. Non ci sorprende-,, però, questo loro-contegno. Che cosa- si può aspettare, intatti, da chi è,, ignorantfr e fanatico ? Ma, veniamo al fatto concreto.
Narrammo già, che la predicazione della parola di
verità, aveva fatto ottima impressione negli amimi j
infuso un sentimento di gioia e di letizia spirituale ;
diffuso una luce benigna e- gioconda, nelle coscienze;
lasciato il desiderio vivo di riudire l’E.vangelo di libertà e di vita; per la qualcosa-,, il nostro f ratello datosi a tutt’uomo attorno per trovare un locale e trovatolo, mi scrisse, invitandomi a tenere una Conferenza il 19 giugno alle 17.
Telegraficamente, risposi che vi sarei andato. Se
non chè, giunto alla stazione, fui prevenuto non potersi tenere quella sera la Conferenza, essendo che
il prete aveva sollevata buona parte della popolazione
contro di noi. In qual modo? Il Reverendo aveva
predicato che il terremoto, la grandine, il mal tempo,
le furie degli elementi, non erano che un severo gastigo di Dio, scatenatosi contro gli abitanti di A. e
provaoati « da quei lazzaroni di protestanti, venuti
a mettere il disordine e seminare la guerra nel paese »1
SS- campisce, che un popolo semplice é primitivo, abituato a pendere dalle labbra dei preti, ascoltandone
i responsi infallibili e santi si impressionasse profondamente ! Laonde quei villici, vennero nella ferma
determinazione d’impedire, in qualsiasi modo, al Ministro Evangelico, di entrare in paese. Quindi in 240
andarono dal Sindaco protestando furibondi contro
gli Evangelici ed esigendone dalTAutorità l’espulsione
immediata! Alle risposte del Sindaco, che essi erano
liberi ed avevano ii diritto di tenere Conferenze, che
non si potevano, nè dovevansi impedire concedendo,
le leggi, libertà per tutti ; quei contadini risposero
che se lui non lo impediva, in ogni modo, essi stessi
vi avrebbe pensato... ! per verità, non appena mi venne
ciò riferito, ne fui, lì per lì impressionato.Tanto più che
alla domanda se potevasi almeno, salire al paese, mi fu
risposto : che no 1 perchè si avrebbe corso rischio
della vita... Quegli individui ci attendevano alTimboccatura del paese, per fare, di me prima e degli
altri poi, giustizia sommaria!
Dopo una breve riflessione dissi franco : « Se il Signóle ha disposto che io sia sacrificato per la sua
ea.usa ; lo sarò! Gii uomini potranno uccidere il
corpo; non l’anima! Nessuno rapirà lo spirito degli eletti dalle mani del Signore. Sia fatta la sua volontà. Voglio andare, devo andare al paese 1 Non terrò
conferenza, questa sera, essendone stato sconsigliato
dal Maresciallo dei RR. CC., non avendo egli a sua
disposizione forza sufficiente per salvaguardare le
nostre persone e tutelare la nostra sacra liberta, ma
voglio andare, parlare colle autorità, intendermi con
loro circa il da farsi in avvenire. » Detto fatto. Andai, mi intesi colla Benemerita Arma per una Con
ferenza il 6 luglio. Il Maresciallo con grande gentilezza promise che sarebbesi premunito della forza
necessaria e ohe ci avrebbe — in caso di bisogno —
assistito e difeso. Aggiungerò soltanto, per la verità,
e per dimostrare che gli abitanti di A. non sono poi
malvagi come i preti darebbero a credere... che attraversai il paese, per lungo e per largo, in mezzo a
grande moltitudine di popolo, accompagnato dai nostri fratelli, e, specialmente, da un nostro amico, impiegato alla Ferrovia, e che potei girare assolutamente indisturbato. Dirò aueora che quei fratelli, rinfrancati
trovarono essere stato il mio un atto grandemente
benefico. Se io avessi rinunziato quel giorno ad entrare in paese i preti avrebbero cantato vittoria e
* l’Eyhugelo ne avrebbe scapitato. Noi dobbiamo essere
5
LA LUCE
tetragoni e forti, come torre che non crolla, per soffiar di venti 1 Non siamo fondati e radicati in Cristo,
la Roccia dei secoli ? Non curiamoci, per conseguenza,
più che tanto di quello che possono dire o fare gli
uomini. Essi non ci potranno torcere un capello senza
il permesso del Signore. Se Dio è per noi; chi sarà
contro di noi ? per certo, nè morte, nè vita ; nè tutte
le potenze del mondo e dell’Abisso non ci strapperanno dall’amor di Dio, in Cr.sto Gesù, nostro Signore.
Paris Melani.
OLTRE LE flLFI E I flRRI 4
Svizzera
Ginevra Come si prevedeva, alla cattedra di esegesi del Nuovo Testamento presso la Facoltà teologica
universitaria il Consiglio di Stato ha eletto Giulio
Breitenstein,fin qui professore alla Facoltà libera. Il
dotto e pio Breltenstein sarà un degno successore del
prof. Martin. Nessuno occuperà per ora il posto ch’egli lascia vacante alla Facoltà libera. Gli studenti di
questa seguiranno i coisi di esegesi greca del Breitenstein stesso aU’Università. — Il Consiglio distato
ha inoltre eletto Ernesto Rochat, moderatore della
« Compagnia dei pastori > e libero docente, alla nuova
cattedra ordinaria di Storia della teologia contemporanea.
Basilea — Celebrando il 450« anniversario della propria fondazione, l’Università di Basilea ha eletto dottori in teologia per cagion d’onore alcuni pastori di
Basilea stessa e di altrove, come pure l illustre egittologo dell’Università di Ginevra, Edoardo Naville;
il quale era già dottore onorario di 4 altre università (ecioè: dottore in legge dell’Università di Oxford
e di Glasgow, dottore in lettere dell’Università di Ginevra, dottore in filosofia di Hamilton College, Stati
Uniti d’àmerica).
Germania
Lipsia - L’Assemblea generale del Borsenverein
dei librai tedeschi di Lipsia si è di nuovo seriamente
occupata della lotta contro la pornografia.
Belgio
Liegi — Uno studente polacco, Eugenio Untschlicht,
educato senza religione e quindi non battezzato, si è
di recente convertito al Signore ed è stato battezzato
il 12 giugno scorso nella chiesa evangelica di Liegi.
Charleroi — Le conferenze apologetiche tenute da
Frank Thomas, il notissimo predicatore ginevrino,
alla « Bourse di Charleroi . ebbero fino a 700 uditori
ciascuna. Se ne sperano molti frutti tra il popolo cattolico romano o incredulo.
VVanfercée-Baulet — Si è incominciato a evangelizzare questo borgo dell’Hainaut. Vi si sta costruendo
un tempietto.
DI QUA^E^I LÀ
Isacco C. Wyman di Salem, Mass., che morì circa
due mesi or sono, ha lasciato quasi tutta la sua fortuna, qualcosa come Lit. 50 milioni, all’Università
evangelica di Princeton, N. J.
— La chiesa del dott. S. J. Niccolls in St. Luis, Ms.,
ha collettato nell’ultimo anno ecclesiastico, 75,000 dollari, di cui 16,000 per i propri bisogni, il rimanente
per le missioni, la beneficenza e 1 istruzione. Un’altra
chiesa della medesima città ha collettato 21,000 dollari ed una terza, organizzata appena 10 anni fa dollari 13,226.
» «
La Società Biblica americana aveva ricevuto, dalla
vedova di Russell Sage, un lascito di mezzo milione
di dollari a condiziono che, in un dato tempo, altrettanto fosse contribuito allo scopo di formare un capitale per l’estènsione dell’opera. La Direzione annunzia ora che la somma richiesta è stata sottoscritta
e ringrazia tutti i generosi donatori.
Nel frattempo, la medesima Società aveva un’altra
offerta, di 100,000 dollari questa, per la distribuzione
gratuita delle Scritture, a patto che, per il lo maggio
scorso, una somma eguale venisse sottoscritta. Niun
dubbio che anche questo dono abbia potuto effettuarsi
alla data voluta. ’
— L’Associazione di colportaggio, fondata nel 1894
dal sig. Moody, continua l’opera sua benedetta. Essa
ha al suo servizio circa 100 colportori che hanno
sparso vari milioni di volumi, due milioni soltanto
degli scritti dello stesso Moody.
— Il colportaggio fa progressi anche in Ungheria.
L’anno scorso furono vendute 50,000 copie delle Scritture senza alcuna opposizione da parte del clero romano.
*
' * *
A Baltimora, un giovane israelita, convertito al
cristianesimo, ha fatto, all'atto del suo battesimo, la
seguente dichiarazione : Dopo aver assistito la prima
volta ad un culto evangelico, domandai a mio padre
perchè gli Ebrei non leggono la loro Bibbia, cioè
^ l’Antico Testamento.
I E la risposta che n ebbi fu quella che mi decise a
' investigare le Scritture. « Se noi ci mettessimo a leggere l’Antico Testamento, ci sarebbe una gran prò
babilità che fossimo indotti ad accettare il cristianesimo • . La lettura dell’Antico Testamento ci avvia alla
lettura del Nuovo, quindi ci mette sulla strada della
salvezza in Cristo.
* «
Nelle isole Filippine, la popolazione desidera ardentemente l’Evangelo. Dalla occupazione americana
in poi, un sol comitato, fra i diversi che vi hanno
mandati degli operai, conta più di 10,000 membri di
chiesa.
_ ~ ® altra parte, all’inaugurazione di una università cattolica a Manilla, l’arcivescovo Harty dichiarava che la chiesa romana è l’unica chiesa cristiana
in tutto dì vasto Oriente e che, in un giorno non
lontano, essa era chiamata a governare tutto l’arcipeliigo. la ciò monsignore avrà certamente espresso la
speranza del papato ; ma sarà una speranza realizzabile ?
*
* *
A Montréal, Canada, è stata fatta al Consiglio comunale, la proposta di concedere 50,000 dollari per la
Conferenza eucaristica che avrà luogo nel prossimo
settembre. L’Associazione ministeriale evangelica ha
inoltrato formale protesta.
Vedremo se lo Stato deve ancora far le spese delle
feste romane.
— L’Associazione ministeriale evangelica di NewOrléans, La, ha finalmente ottenuto, per i diversi
pastori, l’autorizzazione di visitare i malati della loro
confessione degenti nell’ospedale della città.
Miss Bell sola, finora, era autorizzata a visitare i
malati evangelici ; non poteva però entrare in tutte
le sale ove avevano libero accesso le suore cattoliche.
G. d. P.
L’illustre prof. A. Meyer ha, il mese scorso, letto
ai pastori del Cantone di Zurigo, radunati in questa
citta, un lavoro su questo argomento : . Fino a che
punto i concetti del Nuovo Testamento abbiano sentito i’efficacia delle religioni extrabibliche. » ___ Ri
produciamo il brano più importante di questo dotto
lavoro. . Quanto all’essenza stessa dell’Evangelo . ha
detto il Meyer «non deriva da nessuna estranea sor
gente; ma zampilla da la pienezza spirituale di Gesù
e da le esperienze fatte dai suoi discepoli, specialmente
da l’apostolo Paolo e dal pensatore ioannico. La rivelazione propriamente detta, contenuta nel Cristianesimo, è la persona religiosa e morale di Gesù, le sue
relazioni con Dio e con gli uomini. Gesù ha conferito
un valore alla personalità etico-religiosa dell’uomo
e le ha somministrato la certezza del suo compimento nel regno di Dio...... Gli studi storico-religiosi ottengono per utile risultato di porre il Cristianesimo
nel grande movimento spirituale dell’umanità; e
dimostrano quello stesso che le fede sostiene, cioè
che il Cristianesimo è la risposta alle aspirazioni universali e lo scopo a cui tendono gli sforzi religiosi e
morali del genere umano.
Si sopprima^ubito il celibato!
Il celibato ecclesiastico ! problema scottante, innanzi
al quale ogni penna dovrebbe tremare... Ardisco io
occuparmene, ritentando per spavalderia uno sforzo
riescilo vano già tante volte ? Dio non voglia eh’ io
abbia a sorgere mai contro la Chiesa cattolica, di cui
sono invece e desidero rimanere, sino al mio ultimo
respiro, il più sottomesso dei figli... Ho veduto avvilirsi tanti nobili caratteri (per colpa del celibato),
vacillare tante alte intelligenze... Non discuto la disciplina ecclesiastica... Voglio dimostrare chela Chiesa
oggi deve sopprimere il celibato, e sopprimerlo il
più presto possibile, come una madre che s’affretti a
strappare il bambino da le fiamme. (Alcune frasi
della prefazione che l'abate francese Dolonne premette al suo recente libro : « Il Clero contemporaneo
e il celibato »).
Oberlin al musso di Strasburgo
Il museo di Strasburgo ha dedicato una delle sue
sezioni alla memoria del pastore Giovanui Federigo
Oberlin, l’apostolo di Ban-de-la Roche ; ove, per opera
sua, sul decliuare del secolo XVIII, al tempo della rivoluzione, sorsero scuole e ponti, si aprirono strade e
casse di risparmio, e si convertirono anime al Signore.
Il museo ha radunato in una stanza rustica, col soffitto a travicelli e le pareti imbiancate (a riprodurre
una stanza deU'Oberliu, che viveva nella massima semplicità) mobili, ritratti, collezioni di storia naturale, er- i
bari, ecc, appartenuti all’Oberlin e donati al museo
specialmente da due di.scendeuti del celebre pastore
evangelico.
II* IH congìssTS
La Luce ha già accennato a questo Congresso tenutosi a Berlino. Nell’jàZèa organo dell'Unione cristiana delle giovani d’Italia (numero di giugno scorso)
è un amplissima e bella relazione, che disgraziatamente non possiamo riprodurre. I titoli soli dei vari
paragrafi in cui la relazione è divisa e in cui si parla
anche delle delegate per l’Italia (tra le quali la sig.ra
Bertrand, in rappresentanza della presidentessa sig.ra
Schalck) basteranno a invogliare i Lettori a procurarsi questo numero AeW Alba. Li riproduciamo:
Prima del Congresso — Al Reichstag — Apertura
ufficiale del Congresso — Il problema sociale e le
Unioni — L’evangelizzazione e le Unioni -7- Le Missioni fra i pagani e le Unioni — Le riunioni religiose La domenica del congresso — Un giorno di
vacanza — Le riunioni amichevoli — L’ultimo giorno
del congresso.
Per avere questo importante numero deH’AZò^, inviare cartolina vaglia da 20 cent, all Amministratrice,
sig.ra L. Bonnet. Corso Vittorio Emanuele 82, Torino.
BICCOZjI GREGORl SETTIMI
Il Chrétien dice che alle isole Baleari c’è questo
costume: quando una processione s’è avviata, i preti
pigliano le bandiere che sventolano agli edilizi pubblici e fin dinanzi alle sedi dei consolati stranieri e
le distendono su la via : la processione vi passa sopra. Questo, a mostrare la superiorità della chiesa
rispetto al potere civile !
La dichiarazione confessionale del re d’Inghilterra
Con piacere abbiamo appreso che la Camera inglese
Con 383 voti contro 42 approvò la seguente dichiarazione, in luogo di quella antica che non aveva
più ragion d’essere. Il re Giorgio dunque, nell’ora
solenne deli’lnconorazione, si esprimerà semplicemente
così : « Attesto e dichiaro solennemente e sinceramente,
nel cospetto di Dio, di essere membro fedele della
Chiesa protestante, costituita secondo le leggi d’ìnghilterra. e di volere, conforme .alle vere intenzioni
statutarie, assicurare al trono del mio regno una successione protestante e osservare lo Statuto medesimo
con tutto il mio potere e conformemente alle leggi ».
Speriamo che l’esempio inglese sarà imitato anche
da la... Spagna 1
Il (5or?grc550 n>Ì55Ìooario
universale di Edimburgo
E’ difficile riassumere le notizie che i giornali ci
han recate intorno a questo importante congresso,
che ha lasciato in tutti una profonda impressione.
Un periodico d’oltralpe lo chiama « incomparabile
avvenimento ». Il 13 giugno, parecchie migliaia di
persone presero parte al ricevimento dato dal Lord
Mayor dj Edimburgo nel Rogai Se :tish Museum. Il
giorno seguente, il Congressi missionario mondiale
fu inaugurato sotto la presidenza di Lord Balfour di
Burleigh e con un magnifico discorso dell’arcivescovo anglicano di Cantorbery. Si trattarono sette argomenti principali, e cioè: 1) la diffusione dell’Evangelo in ogni parte del mondo ; 2) l’ufficio della Chiesa
nel campo delle missioni; 3) l’educazione e il cristianesimo nella vita nazionale ; 4) l’Evangelo recato dai
missionari e le religioni non cristiane; 5) la preparazione dei missionari ; 6) il fondamento delle missioni nella madre patria ; 7) le missioni ed i governi.
— A presidente effettivo del Congresso fu eletto J.
R. Mott. — Si sono riconosciuti i frutti arrecati da
l’opera missionaria specialmente in Cina, nel Giappone, nella Corea, nell’India e in Affrica; e i congressisti hanno latto voti per che € lo sforzo missionario venga, sen^a por tempo in mezzo, moltiplicato ».
— Telegrammi da ogni parte del mondo, tra cui quello
del re d’Inghilterra e dell’ex presidente degli Stati
Uniti, Roosevelt.
A sedute terminate, parecchi membri del Congresso
hanno tenuto conferenze in varie città di Scozia e
d’Inghilterra. I coniugi Bertrand, per esempio, si sono
recati a tal fine a Perth, domenica scorsa.
bctterc ^rocricar?«
Brooklyn. — (Maria Jandola De Sanetis). — Mi si
conceda che, per mezzo della Luce, io esprima ai pastori Alberto Clot e Giovanni Pons la gratitudine
degl’Italiani_ qui residenti, per il loro interessamento
à favore dei nostri connazionali. Alla Luce, che ci
reca up raggio di sole della patria lontana, alla cara
Chiesa di Napoli, ai fratelli tutti d’Italia il nostro
affettuoso saluto.
M
6
6
LA LUCE
Ledendo e annotando
Giorgio Tyrrel dopo morto parla ancora.
Invero la sua opera postuma » Il Cristianesimo al
» è tuttora oggetto di commenti nella stampa
cbe si occupa in modo particolare dei problemi religiosi. Salvatore Minoccbi ne tratta, ad esempio, ne
« La Riforma Laica » in un articolo intitolato « Cristianesimo e Modernismo ». Egli non accetta l’idea catastrofica, così cara ai visionari, della fine del mondo
attuale, al quale succederebbe, quale risultato di una
conflagrazione universale, un nuovo mondo creato da
Dio, idea cbe il Tyrrel dice essersi conservata nella
Chiesa cattolica, mentre i protestanti liberali tale parte
escatologica hanno lasciata cadere. Ora il Minoccbi
rende invece omaggio ai protestanti liberali così detti
di Germania specialmente, i quali hanno il gran merito di aver tentato di costruire, con amore e sincerità, Tunica apologia del Cristianesimo, che sia oggi
come oggi, possibile. « È notissima, continua il. Minocchi — a tale proposito, l’idea di Adolfo Harnack,
certo uno dei più autorevoli e simpatici rappresentanti della Germania Luterana. Secondo lui, e secondo
un’opiniohe largamente diffusa, del resto, nel protestantesimo liberale,l’essenza della predicazione di Gesù
e pertanto del Cristianesimo, non consisterebbe tanto
nell’idea escatologica, oin altre consimili figurazioni
dommatiche, quanto piuttosto nei precetti più essenziali e centrali, a parer nostro, dell etica umana universale ed eterna. Ed il regno di Dio, perciò annunziato e promesso da Gesù, non consisterebbe più in
quella palingenesi dell’universo sensibile, che abbianao
descritto come destinata a succedere, per opera di Dio
creatore, aRa distruzione ignea del mondo attuale ;
ma piuttosto' avrebbe da riconoscersi esistente e verificato in quel continuo progresso evolutivo dello
spirito umano verso il bene e la felicità, che appunto
è il frutto e l’effetto della virtù creativa delTeticadi
Gesù ». Verissimo, ma altrettanto vero che_ il Regno
di Dio, già manifesto quaggiù nei credenti, avrà lasua ultima e più fulgida manifestazione nella immortalità.
Non possiamo però ammettere una idea del Minoechi riguardo al regno di Dio, cioè che il medesimo è
opera positiva e libera di Dio soltanto, la penitenza
e la virtù non essendo mai considerate dai profeti
e da Gesù come creative del regno. Esclusivamente
forse, perchè T opera di Dio qui si accompagna con
l’opera dell’uomo. Ma sta il fatto che Giovanni Battista e Gesù stesso hanno fatto consistere la loro predicazione essenzialmente in questo: « Ravvedetevi,
perchè il regno dei cieli è vicino ». (Matteo III, 2, IV,
17, secondo la nuova traduzione della Fides et Amor).
Il Minoccbi poi non trova parole abbastanza severe
per deplorare nel Tyrrel mancanza di cultura storica
e di critica filosofica, i! che spiega come egli siasi
tenuto sulle linee generali, ed abbia lasciata necessariamente incompiuta l’opera sua. - ■
L’on. Mazza,' che morì alla Camera dei_ deputati
mentre parlava, era un fiero e deciso anticlericale.
Memorandi discorsi pronunciò al Parlamento^ nelle
discussioni su argomenti di politica ecclesiastica. In
uno di essi disse le grandi parole che esprimono tutto
il suo pensiero anticlericale: L'Italia sarà acattolica
0 non sarà.
Fu relatore parecchie volte dei bilanci, specialmente
dell’interno. E doveva ora riferire su quello della Grazia e Giustizia, di cui già aveva presentata la relazione. Egli vi esponeva la necessità di affrontale il
grande problema del riordinamento generale della
proprietà ecclesiastica. Da detta relazione stralciamo
la parte che si riferisce alla gestione ed alle condizioni della proprietà ecclesiastica. L’on. Mazza scrive:
« Il patrimonio colossale dei benefici conservati
dagli enti soppressi a termine delle leggi eversive
dell’asse ecclesiastico, quello di enti non beneficiati,
e quello proprio di taluni economat’i, costituiscono la
grande massa della proprietà ecclesiastica. Ma il patrimonio non rende i frutti che dovrebbe nè ai suoi
fini cultuali, nè ciò che più monta ai fini della beneficenza, cui più specialmente dovrebbe essere indirizzato per la tendenza civile della età moderna.
Vi hanno mense in Italia che superano la rendita
di centomila lire, come quella di Cefalù ; vi hanno
parrocchie che superano la rendita di quindicimila
lire ! Non sarebbe forse atto di equità il dare un poco
di queste ricchezze alle mense ed alle parrocchie meno
favorite dalla fortuna ? Non sarebbe atto di civiltà
l’erogare una parte di queste somme cospicue in beneficio di ospedali e di ricoveri per la vecchiaia e per
l’infanzia ? »
«
• *
A proposito dell’agitazione prodotta in Germania
dalla nota enciclica papale, i giornali hanno rievocato
un importante episodio della opposizione di Bismarck
al Vaticano, in difesa del protestantesimo oltraggiato ; episodio che si legge in un opuscolo del dott.
Mirbt di Marburgo che venne ora riesumato. Il successo dell’opuscolo, che tratta della legazione prussiana
presso il Vaticano è rappresentato da una pagina in
cui si ricorda un antico incidente^ avvenuto fra il
Governo prussiano e il Vaticano : incidente che ha
non pochi punti di contatto con quello sorto recentemente per l’enciclica Editae saepe. Racconta infatti
il dott. Mirbt che quando il Concilio Vaticano in un
suo atto ebbe a chiamare « pestis » il protestantesimo, Bismarck impose al ministro della Federazione
della Germania del Nord presso la Santa Sede von
Arnim, di comunicare al papa che quell’offesa al protestantesimo rappresentando una offesa alla persona
e alla fede religiosa del re di Prussia, egli avrebbe
richiamato immediatamente il rappresentante diplomatico presso la Santa Sede ed avrebbe ordinato ai
vescovi prussiani di rientrare nelle loro diocesi II ministro von Arnim comunicò subito le intenzioni del
suo Governo al segretario di Stato Antonelli, ed il
colloquio ebbe questo immediato risultato : che la Curia ritirò sul momento la parola, pestis usata contro
il protestantesimo.
In sostanza i papi che si dicono infallibili laudabiliter si rimangiano le loro affermazioni pur di non
perdere vantaggi materiali e il favore dei regnanti
anche se si tratta di protestanti.
*
* *.
AurI Sacra rames
(La tormentosa fame dell’oro).
I.
La morte di un Creso.
— Signore — disse l’infermiera chinandosi su! malato. — I medici sono venuti pel consulto.
L’infermo si scosse e aperse gli occhi.
— Dove sono ? domandò.
— Qui nella sala.
— Bene. Falli entrare.
L’infermiera si.appressò alla portiera, e, chinando
con un sorriso il capo, accennò ai due medici di entrare.
Dietro a loro entrò pure la moglie delTammalato.
— Vi ho fatto chiamare — dis^e l’infermo ai due
dottori, con voce rauca e un po’ affannata — per udire
da voi la mia sentenza. Voglio sapere quanto tempo
mi resta ancora di vita.
— Speriamo assai lungo — disse sorridendo e con
voce melliflua il dottor Valenti.
_____Già — replicò in voce aspra e tono di collera l’ammalato — le vostre solite lusinghe. Voglio la verità,
dottori, la sola verità!
— Sì, sì, diranno la verità, Giuseppe — disse la Signora con grande dolcezza e chinandosi sul marito.
Ora sta quieto e buono ; non mostrarti scortese coi
dottori.
L’infermiera, aiutata dalla Signora, scoperse ai due
medici lo stomaco dell’ammalato.
— Chi è il dottore curante ? — domandò il signor
Valenti. v ,
— Non lo dire, Rachele — sciamò il marito. — Diano
la loro opinione, come io darò loro i miei quattrini,
senza pregiudizi e senza subire Tinflnenza di chicchessia. Li ho chiamati qua io, non il mio medico.
La Signora alzò gli occhi verso i due dottori, quasi
sd implorare pietà per la sgarbatezza de! marito.
— Come definì la malattia il medico curante? —
domandò alTintermiera il dottor Bianchi.
— Fino a pochi giorni fa egli diede la malattia del
signor Olden per un caso d’infiammazione di stomaco,
grave sì, ma non punto pericoloso.
— E poi?
, Dunque Ton. Murri sembra oramai convinto della
necessità di non più indossare la veste talare. Sono
significative queste parole che si leggono nel suo giornale Libertà. Sono della redazione, ma evidentemente
rispecchiano le idee delTOn. Murri :
« Quanto alla veste che l’amico nostro R. Murri crede
opportuno indossare ancora, tutti gli onesti comprenderanno ohe, non è il caso di dargli consigli sinché
energumeni ed energumene anarchiche e clericali aizzate dal clero lo insultano per la veste e lo fischiano
e magari gli si avventano addosso, come avvenne a
Sacile. Ma l’on. Murri, in poco più di un anno di deputazione, con i suoi scritti e discorsi, alia Camera e
fuori, ha oramai talmente chiarito, anche per i più
difficili ad intendere, le sue idee ed i suoi propositi
che egli potrebbe oramai, senza pericolo di equivoci
e di confusioni rinunziare ad una veste semiliturgica;
che non è certo al suo posto alla Camera e neanche
per le vie e nelle piazze ; poiché è nostra opinione
che il clero stesso, come ha fatto nei paesi più civili,
meglio provvederebbe alla sua dignità ed alla dignità
del suo ministero, senza ostentare questo fuori di
luogo con una veste incomoda che i vizii e gli errori
di molta parte del clero hanno reso sospetta ed odiosa
alla democrazia.
■ Riteniamo quindi che, prima o poi T onorevole
Murri non avrà più alcun motivo serio di portare
ancora la veste talare e ne avrà parecchi di lasciarla;
ma certo egli è pienamente padrone di scegliere l’ora
e il modo di questo passaggio e tutti quelli che hanno
fiducia in lui non sentono affatto la necessità di importunarlo con consigli fuori di luogo ».
Sarà allora, quando Ton. Murri sì deciderà al grande
passo, tanto di guadagnato per la sincerità.
*
* «
Abbiamo letto con vivo interesse un articolo nel
Fieramosca dal titolo « Le Ugonotte del passato ».
L’articolista rievoca gloriosi nomi di gentildonne che
parteciparono al moto della Riforma indirettamente
o direttamente, specialmente quelli dì Vittoria Colonna
e di Olimpia Morato.
Prossimamente verrà parlato di Renata di Francia,
duchessa di Ferrara. — È bene che gl’italiani sappiano
che anche nel nostro paese non si fu insensibili al
grido di emancipazione spirituale che echeggiò al di
là delle Alpi, e che non ostante l’affermazione contraria delTon. Daneo • i roghi hanno pure fra noi allignato » per concorrere alla distruzione del moto riformatore.
Eniico 3Ieynier.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografìa dell’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roma
— E poi — continuò a bassa voce la donna — sospettò una ulcere dello stomaco, forse un cancro.
— Vediamo — disse il dottor Valenti.
I due medici esaminarono diligentemente la regione
dell’epigastrio.
— Qui non c’è tumore — disse il dottor Bianchi.
— Mi pare di trovarlo qui, a destra vicino alle false
costole — disse l’altro medico. — È un poco più grande
di una noce. Mettete il dito qui, dottore.
II dottor Bianchi premette diligentemente il luogo
indicato dal collega.
— Sì, un tumore, c’è qui, vicino alTonibelìco, se
pure... non è qualche altra cosa.
Il malato sotto la pressione delle dita del medico
emise un gemito di dolore..
— Dunque? — domandò la Signora.
— L’esame nou è finito, rispose a bassa voce il dottor
Bianchi.
— Come stiamo ad appetito? — chiese il Valenti alTinfermiera.
— Nullo o quasi.
— Dolori ?
— Un mese fa erano pochi, ora sono accresciuti di
molto e lancinanti.
— E i fenomeni patologici dello stomaco ?
— Vari e tutti cattivi. Non mangia quasi più ; e quel
che prende non lo ritiene a lungo.
— Vediamo - disse il dottor Bianchi.
Dopo Tesarne compito nella sala attigua, alla presenza dell’ infermiera alla quale i due dottori fecero altre domande, essi rientrarono nella camera del
malato.
— Ebbene ? — disse ii signor Olden. — E’ un cancro
la mia malattia, o una semplice ulcere?
— Non si potrebbe dire con certezza — rispose il
dottor Bianchi — ma...
— Che ma, che ma! — interruppe aspramente il
malato. — Se non avete la certezza di quel che dite,
che cosa andate a fare al letto dei malati ?
— I caratteri delTulcere semplice e del cancro —
interruppe il dottor Valenti — non sono sempre così
chiari e netti da rendere la diagnosi certa, ma...
— Ancora mal Per dina dianaI Ancora ma! Dito,
U mio male è un cancro, sì o no?
__Temiamo di si — disse il dottor Bianchi.
__ E voi ? — domandò Tinfermo rivolto al Valenti.
__ Sembra veramente un cancro.
— Quanto mi date di vita ?
— Un mese, forse — rispose il Valenti — non più.
— Dovrò soffrire molti dolori ?
— Per lo più — disse il Bianchi — la morte di cancro
allo stomaco è dolorosa assai.
— E non vi è rimedio?
I medici rimasero un poco in silenzio.
— Qualche volta — rispose il Valenli — la natura
vince; — g\&, natura medicatrix ; ma A\ solito il cancro
di stomaco uccide. Sono anni, anzi secoli, dacché i
medici cercano la medicina pel cancro : ma non l’hanno
ancora trovata. Ogni settimana quasi, spunta fuori un
nuovo medicamento contro il cancro, ma la stessa loro
moltitudine è la loro condanna. Il cancro è malattia
incurabile.
— Il mio caso è dunque disperato?
— I vomiti neri, il ■pviacì'g'io A’ana phlegmatia alba
dolens, sono sintomi molto seri...
— Non cè dunque più speranza?
— No — pronunciò energicamente il dottor Valenti,
— No — ripetè più modestamente il dottor Bianchi.
— Va bene. Potete andare. — E l’ammalato, voltandosi sul fianco sinistro, sì tacque.
I medici uscirono dalla camera, seguiti dalla signora
Olden che si fermò a discorrere con loro.
— Paolina? — disse l’infermo dopo un istante. —
Hai mai assistiti malati di cancro?
— Sì, parecchi — rispose l’infermiera — ma per lo
più, donne. Di uomini due soli.
— Soffrirono molto ?
— Uno sì, assai; l’altro poco o nulla.
— Io non voglio soffrire, sai, Paolina ?
L’infermiera a queste parole non replicò punto.
— Te lo dico e ripeto — insistè l’altro-io non voglio soffrire. Quando i dolori saranno venuti insoffribili, tu mi farai un favore, non è vero, Paolina ?
La donna si curvò un istante sull’ammalato.
— Che favore volete, signor Olden ?
— Una iniezione dì morfina o di qualche altro narcotico, da farmi dormire profondamente... e per tutta
l’eternità. No, non vóglio soffrire!
— E’ contro la legge quello che mi domandate, signor Olden.
— Io te ne sarò grato, sai Paolina? Darò ordini,
perchè oltre alla paga, ti siano date cinquecento lire.
— Non vorrei correre un così grave rischio, signor
Olden. Voi avete moglie e figli... Se lo venissero a sapere...
— Avrai mille lire, Paolina, e nessuno saprà mai
7
LA LUCE
niente. Non voglio soffrire, mondo cane 1 non voglio
soffrire I
— Va bene, signor Olden, accetto le mille lire. Intanto state quieto. Quando sarà venuto il momento
opportuno vi contenterò.
II.
lo Via A55arotti.
Un quindici giorni dopo questo colloquio, a Genova,
in Via Assarotti, un gruppo di gente era fermo davanti
a un bel palazzo a leggere un avviso funebre incollato agli stipiti della porta.
Il signor Olden è morto —commentava leggendo
un signore alto della persona e dai capelli grigi —
buon prò gli faccia. Un giudeo di meno.
Era un banchiere il defunto, non è vero, signor
Balestra ?
— Sì, un banchiere, uno strozzino, un ladro, quello
che volete voi, signor Riccini, rispose l’interpellato.
— Ricco ?
11 Balestra non rispose colla parola, ma fece un gesto
colia mano, levandola dai fianchi fino al livello degli
occhi per significare che il defunto aveva accumulati
milioni a palate.
— Il signor Giuseppe Olden; questo non è cognome
italiano — osservava a un suo compagno un operaio
che teneva la pipa in bocca e la giacchetta pendente
dalia spalla.
— Tedesco, di là da' Reno — spiegò il Balestra. —
Già questi banchieri son tutti giudei e tedeschi.
Strana questa faccenda — osservò l’operaio. —
Perchè mai i nostri denari devono andare a finire
nei forzieri dei giudei ? Te, Carlo, mi sai dare la spiegazione di questo enimma ?
— La ragione ve la darò io, galantuomini — disse
il portiere del palazzo, uscendo all’improvviso. ___I
giudei sanno far bene i loro affari e voi non sapete.
Ed ora andate al lavoro, amici. Non perdete il tempo
inutilmente.
I due operai lanciarono un’occhiata sprezzante e tre
o quattro moccoli al portiere e continuarono la loro
strada. Quest’ultimo rientrò nel palazzo.
*
* *
Sopra un letto funebre, circondato da quattro lampade di foggia strana e ardenti nella misteriosa penombra di una magnifica sala, in mezzo ad una nube
di profumi orientali, giaceva il cadavere di Giuseppe
Olden, uno dei più ricèhi banchieri di Genova, morto
il 23 marzo 1890.
Ai piedi del letto, la vedova del defunto, seduta
sopra di uno sgabello, pregava con grande fervore
da un libro ebraico la preghiera dei defunti, la preghiera detta Kadisch.
La signora Rachele aveva vegliato tutta la notte il
cadavere del marito. Il rabbino della Sinagoga e alcune signore giudee sue amiche le avevano tenuto
compagnia. Anche i suoi figli avevano vegliato un
tratto con lei. Ma ella, in quelle solenni cerimonie
della sua religione, non amava vederli vicino. Ella
sapeva molto bene che essi più non credevano. Il maggiore Enrico era quasi un ateo, non più giudeo, e
molto meno cristiano. Il secondo, Gulglielmo, non poteva dirsi senza religione ; ma non praticava certamente il culto avito. La sua era una religione individuale, variabile, come lei credeva, secondo i capricci
del momento e tutta fondata, nelle impressioni affettive del cuore, ovvero estetiche dei sensi. Delle sue
figlie, Miriam opinava in fatto di religione come il
suo fratello Guglielmo ; Sara, solo Sara era di qualche
consolazione al suo cuore di madre credente. Ma la
povera ragazza, timida di carattere e dolce per natura, temeva le beffe della maggiore sorella e si vergognava di praticare l’ebraismo nel quale pur tuttavia
credeva.
Nell’atrio del palazzo si andavano intanto radunando
gli amici del defunto e i numerosi impiegati della Banca
per accompagnare il cadavere alla sepoltura. Questi ultimi, essendo in maggioranza cattolici, non erano stati
obbligati dai padroni a quell'atto di pietà, che poteva
forse ripugnare alla loro coscienza; il signor Enrico
Olden ne li aveva espressamente dispensati ; ma, ciò
nonostante, erano quella mattina Convenuti là, tutti
o quasi, non per onorare il morto che essi, durante
la vita di lui, avevano più temuto che amato, ma per
far cosa gradita alla vedova consorte, da tutti loro
amata e stimata.
La signora Rachele lasciò verso le nove la camera
del defunto, e passando per una finestra ohe dava
sul cortile, guardò giù. Vide gli impiegati, vestiti a
lutto, pronti a seguire il feretro, e se ne compiacque
visibilmente.
Indi recatasi alle proprie stanze, si mise nelle mani
della sua cameriera che la doveva vestire pel solenne
accompagnamento funebre. Ella e i figliuoli avrebbero
accompagnato il caro defuto alla sua ultma dimora.
Il funerale ebbe luogo alle dieci. Vi si trovò presente
una turba d’israeliti, venuti da ogni parte di Genova,
ricchi e poveri, in maggior numero questi ultimi, i
quali sapevano che, dopo il funerale, secondo gli usi
antichi, la vedova avrebbe loro distribuito una pìngue
elemosina.
Non mancavano però anche i banchieri ed amici
cattolici, i più legati alla famiglia Olden da vincoli
d’interesse più ohe di affetto.
Dinanzi alla tomba aperta del giudeo Olden, un
rabbino pronunciò alcune preghiere sul cadavere del
defunto e disse poche parole in lode di lui. I ricchi
ebrei credenti ivi presenti gettarono monete d’oro e
d argento sul panno nero che copriva la cassa, e la signora Rachele, sola della sua famiglia, volle che il
becchino, secondo l’uso antico, le tagliasse le vesti dal
Iato del cuore a significare la veemenza del suo dolore. Ella poi e alcuni altri pochi, nel ritornare a casa
in carrozza recitarono il salmo nono, ripetendo poi ad
intervalli le parole rituali « ritorneranno a fiorire
nella santajcittà, come l’erba del prato» a significare
la loro fede nella risurrezione dei morti.
I quattro figliuoli del defunto, durante tutta la cerimonia, non che mostrarsi afflitti, si mantennero a
pena a pena in una decorosa e mesta gravità. Essi
non avevano mai amato il loro padre ; Tavevano temuto bensì, qualche volta anzi odiato ed ora avevano tutti qualche ragione di godere ch’egli finalmente se ne fosse ito e per sempre. Il maggior figliuolo Enrico diventava colla morte del padre, padrone di sè, indipendente e capo della Banca; il secondo genito Guglielmo poteva recare ad effetto il
suo antico disegno di seguire con libertà le sue inclinazioni artistiche; la figlia'Miriam sperava dalla
madre e dai fratelli una dote sufficiente per indurre
il vecchio marchese De Paoli a darle il figliuolo Alberto ; Sara, poi, quasi quasi e segretamente si rallegrava della morte del padre, perchè spariva con lui
un uomo che le aveva sempre fatto paura, come anche
il carnefice della sua buona mamma.
Solo la signora Rachele si doleva sinceramente della
morte di suo marito. Ella ben sapeva com’egli era
morto 1
Quando i dolori dello sciagurato avevano toccato il
colmo, l’imfermiera gli aveva fatto parecchie iniezioni
di morfina e il màlato era caduto nel sonno della morte.
(Continua), (l)
Prof. Giorgio Bartoli.
Sioiio VimuBo!
Proprietà riservata — Eiproduzione proibita
Vi fu una pausa lunga. II prete, immerso in profonda meditazione dimenticava sua madre. — Tic tac,
tic tac... li’orologio appeso alla parete rompeva solo
il silenzio.
Improvvisamente un fischio acutissimo e prolungato
risuonò fuori nella campagna. La signora Bernabei
sussultò spaventata ; ma Don Angelo non parve aver
udito, e, proseguendo il corso dei suoi pensieri, mormorò ; — Essi sono vili ; ma io non accrescerò le loro
file... No, no ; dovessi morirne !
— Angelo, Angelo ! — esclamò supplichevolmente
la vecchia Signora.
— Mamma — disse il prete, uscendo dalla sua meditazione e accarezzando con grande affetto i capelli
della vecchia — è tempo che tu vada a riposare: sono
le undici, vedi ? Anch’io sono stanco. Buona notte !
Ma la vecchia Signora, con improvvisa mossa, gli si
aggrappò al collo e lo fissò negli occhi con un’espressione di disperato dolore.
— Oh, Angelo — disse -- non me ne andrò, non
me ne andrò, finché tu non m’abbia promesso che
mai, mai più penserai a togliere volontariamente il
pane di bocca ai nostri piccini. Io mi metterò in ginocchio davanti a te, io che sono tua madre ; io piangerò tutta la notte ai tuoi piedi... io non ti darò pace...
Prometti, Angelo ; prometti, prometti, figlio mio adorato...No ?
Ella lo ricacciò lungi da sè con un grido.
— Ah ? sei dunque anche tu senza cuore ? Perchè
scuoti il capo così? Che cosa vuoi dire? Perchè non
rispondi ? .-Sono tua madre, non mi riconosci ? Ho lavorato, ho pianto, ho sofferto per te ; ti ho amato e
servito durante tutti i giorni della tua vita ; non ho
avuto altro sogno che la tua felicità ; sono tua madre
e darei l’anima per te, se fosse necessario... Ma tu ?...
Tu, che mi rendi in cambio? Che tieni tu in serbo
porgli ultimi giorni della mia vecchiaia? Il disonore,
la vergogna, la iame ! La fame, non è vero ? Che cosa
ancora?.... Gli stenti più atroci, la morte in un letto d’oiiipedale... ©h, va, va i figlio senza cuore...
— Mamma — urlò DÓn Angelo, prendendole tutt’e
due le mani, e singhiozzando come un bambino — oh,
mammq, mamma mia, basta, basta. Non parlar più ;
non ripetere più queste orribili cose... per te... per te
sola farò tutto, sopporterò tutto ; per te... per te sola...
e che Dio mi perdoni !
Si gettò a sedere, nascose il volto fra le mani ed
esalò il suo dolore in lagrime amarissime. Era vinto
e questa volta senza speranza di riscossa mai più.
La Signora in ginocchio vicino a lui, ringraziava
Dio d’averle ispirato il mezzo per ottenere la vittoria.
Ah, povera madre !
Di nuovo un fischio risuonò nell’aria di fuori, e
questa volta altri fischi vi risposero. Madre e figlio
alzarono la testa e guardandosi pieni di meraviglia
stettero in ascolto. Si udirono subitamente dei passi
affrettati sulla ghiaia del giardino. Balzarono in piedi
tutti e due e attesero con ansia in silenzio.
Qualcuno picchiava alla porta del presbiterio con
precipitazione, con furia.
I cani legati al loro casotto abbaiavano rabbiosi.
Don Angelo spalancò la finestra. La notte era buia,
il cielo nero senza stelle, il freddo pungentissimo.
Masse enormi di alberi e di case s’intravvedevano
senza contorni definiti. Laggiù, dalla parte del villaggio, si scorgevano delle finestre illuminate, simili
ad occhi smisurati che vegliassero nell’oscurità, e per
la campagna un andare e un venire di piccoli lumi
come lucciole nel giugno. Stupefatto, Don Angelo aguzzava gli sguardi verso quelle luci insolite, dimenticando intanto di chiedere chi avesse picchiato alla
porta. Una voce gridò dal basso :
— Aprite, aprite! Presto, non c’è tempo da perdere.
Questa voce richiamò in sè Don Angelo, producendogli l’effetto d’una scossa elettrica violenta. La conosceva, oh se la conosceva quella voce !
— Chi è ? — domandò — che si vuole a quest’ora ?
Qualche moribondo forse?
— Reverendo — rispose la voce dal basso — venga
subito ad aprire. Sono il Padre Francesco da Cortona.
Venga; le spiegherò; non c’è tempo da i)erdere.
' Don Angelo richiuse la finestra e scese in fretta,
con le gambe che gli tremavano, col cuore presago di
qualche nuovo dolore. Sua madre lo seguì per far lume.
Il frate entrò, si volse a chiuder l’uscio con precauzione e, preso Don Angelo per un, braccio, lo trascinò
fino a pie’ della scala. Ansante, trafelato, si appoggiò
alla ringhiera di ferro e si mise a parlare in fretta
in fretta e a bassa voce.
— Reverendo, vengono, vengono ; sono cento, due
cento, non so ; ne ho visti tanti laggiù in piazza ;
altri in gran numero arrivano dalla campagna con
lumi, con torce ; si aspettano, si uniscono, hanno dei
capi che li guidano; sono uomini, donne, fanciulli...
Fra dieci minuti saranno qui, circonderanno la casa...
Bisogna provvedere subito.............................
Il lume nelle mani della Signora tremò forte ; ella
fu quasi per lasciarlo cadere.
— Che significa tutto questo ? — disse Don Angelo
al frate con piglio severo. — Di chi parla, Padre ?
Perchè viene a quest’ora a turbare la tranquillità della
mia casa coi suoi sogni da sonnambulo?
— Le dico —ribattè il frate, alzando la voce e scuotendo vivamente il braccio del prete — le dico che,
se non si decide a provvedere subito, nascerà qualche
guaio di cui sarà Lei solo responsabile... Non sogno,
so quel che mi dico. Venivo mezz’ora fa dal Sasso,
dove sono stato tutto il giorno per affari del Cardinale ; il fattore mi conduceva giù alla stazione con la
carrozzella per prendere il treno di mezzanotte. Arrivati in piazza a Pietraviva, non ci fu più possibile
di proseguire. Scendiamo, domandiamo all’uno, all’altro... e veniamo a sapere...
Il frate s’interruppe un momento per tirare il fiato.
— Che cosa, che cosa ha saputo ? — gridò Don Angelo con ansia febbrile.
— Vogliono il miracolo, capisce ? Dicono che la Madonna ha promesso... che il miracolo della conversione dell’eretica avverrà stanotte, e vengono per
assistervi.
Un grido sordo sfuggì dal petto di D. Angelo ; il lume
nelle mani della vecchia Signora tremò ancora più forte.
— Dov’è la fanciulla ? — chiese il frate — presto,
destatela; la carrozzella del fattore è qui ai piedi della
calata ; se ci spicciamo, faremo in tempo a far partire
la ragazza prima che arrivi la gente. Il fattore la condurrà al Sasso. Presto, presto. Don Bernabei... Presto !
dov’è? La sveglino...
Ma Don Angelo sembrava istupidito... e mentre il
frate lo eccitava coi gesti e con lo parole, lui, ohe aveva
il gelo nelle ossa, badava a farsi scorrere fra i capelli
le dita tremanti e a ripetere sommessamente : . Che
avverrà? che avverrà, Dio mio? ».
(Continua)
(29).
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