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Anno 128 - n. 41
23 ottobre 1992
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pelllce
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
AMERICA LATINA
GRAN BRETAGNA
Adelante! La Chiusura delle miniere:
una scelta autolesionista
«Addante (avanti, coraggio)
America Latina! » con queste
parole U papa Giovanni Paolo II
si è congedato dai latlnoamericani in occasione del suo recente viaggio a Santo Domingo.
Cinquecento anni dopo l’arrivo di Cristoforo Colombo, Giovanni Paolo II, con un discorso
di più di un’ora, ha voluto rilanciare l’evangelizzazione cattoMca in un continente che, secondo lui, è caratterizzato da « una
cultura di morte ».
L’America Latina è il subcontiiiente in cui abitano 450 milioni di cattolici (il 40% del totale
mondiale), ma è anche l’area
geografica in cui i « protestanti »
sono in forte espansione.
Nel 1960 i protestanti (cioè
sia le chiese protestanti classiche sia i movimenti evangelici
di tipo pentecostale) erano appena ri% della popolazione ed
oggi sono il 5,5% con punte del
22,5% in Cile, del 20,4% in Guatemala, del 17,4% in Brasile.
Le ragioni di questo successo
protestante sono da ricercarsi,
secondo il sociologo Jean-Pierre
Bastian, nel fatto che U protestantesimo propone alla gente
« spazi di adattamento ai processi di modernizzazione » che
hanno investito in questi ultimi
dieci anni la società.
Spazi che permettono ai protestanti di emergere anche in politica. Jorge Serrano, presidente
del Guatemala, e Alberto Fujimori, presidente del Perù, aderiscono a chiese di tipo pentecostale, mentre Daniel Ortega, leader dell’opposizione democratica in Nicaragua, è battista.
Giovanni Paolo II, nel suo discorso introduttivo, ha imputato
alla cultura moderna e secolarizzata tutti i mali dell’America Latina: aborto, eutanasia, violenza
urbana, guerriglia, traffico deha
droga, sequestri, prostituzione,
commercio dei bambini, corruzione delle classi dirigenti. Per
farvi fronte Giovanni Paoio II
ha proposto anche per l’America Latina la stessa ricetta che
ha proposto per l’Europa: l’evangelizzazione cattolica.
« Là dove la presenza della
Chiesa cattolica è attiva e dinamica, dove c’è una catechesi assidua, una solida pietà mariana,
una liturgia attiva, una forte attenzione alla famiglia, aila morale — ha detto il papa — là
noi vediamo che le sette e i movimenti paralleli non riescono a
svilupparsi».
Sono dunque anche i « protestanti » i responsabili della grave situazione sociale dell’America Latina! Peccato però che il
95% dei dirigenti dell’America
Latina sia cattolico e che abbia
un’intensa frequentazione coi
cattolicesimo ufficiale.
Forse se il papa avesse ascoltato le analisi che i cattolici miiitanti della « chiesa popolare »,
da lui stesso condannata a Puebla nel ’79, e delle Comunità ecclesiali di hase, avrebbe appreso che i mali dell’America Latina risiedono più nei rapporti di
potere tra le classi che non
nella predicazione evangelica delle chiese pentecostali e battiste.
I preti impegnati nei movimenti per la liberazione e per la democrazia stanno lasciando il sacerdozio (Boff) e la chiesa (Aristide che ha aderito alla Chiesa anglicana). Questo non dice
nulla e non (a riflettere.
Ma sì, « adelante, America Latina! ».
Giorgio Gardiol
Il provvecdimento governativo, che sembra peraltro destinato a subire importanti modifiche,
cancellerebbe dall’economia 30.000 minatori - La spesa energetica e le sue problematiche
Il sindacalista Arthur Scargill,
durante lo sciopero dei minatori del 1984, predisse che la politica conservatrice avrebbe distrutto l’industria del carbone in
Gran Bretagna. Lady Thatcher
ebbe la preveggenza di identificare il « particolarismo » contro
il « collettivismo » come filosofia
emergente. Politicamente questo
significò che « Maggie » sostenendo che «la società non esiste» riuscì a formare una maggioranza
governativa ignorando il Nord
industriale e la Scozia.
Economicamente questo ha significato convertire industrie nazionalizzate di proprietà collettiva in privatizzate, in cui gli individui acquistano a credito e con
lo sconto ciò che già posseggono; una « pulizia etnica » nei oon
fronti dei poveri. Non ci sarebbe più stata una politica industriale. Tutto sarebbe stato lasciato alle forze del mercato.
Il risultato, nell’arco di un mese, è stato il crollo della sterlina
e Tannientamento dell’industria
del carbone. « Troppa ideologia
ha fatto impazzire il governo »,
afferma il vescovo di Durham.
« Autolesione », scrive l'arcivescovo di York, che insieme con i
vescovi di Durham, Sheffield,
Derby e Wakefield ha scritto a
John Major: « Non può essere
economicamente né moralmente
giusto gettare sul lastrico 30.000
infaticabili e ora ben equipaggiati lavoratori devastando intere
comunità le cui miniere potrebbero contribuire al benessere
economico di questa e delle fu
ture generazioni ». La Chiesa anglicana, i cui aderenti sono piuttosto vicini al Partito conservatore, evita con cura ogni commento politico.
La chiusura di 31 miniere con
il licenziamento di 30.000 minatori e di almeno altri 50.000 lavoratori di sostegno è dovuta alla perversa logica della privatizzazione. L’elettricità è ora prodotta da due compagnie private,
Powergen e National Power, e
lo stato gestisce (perché nessuno l’ha voluta comprare), la
Nuclear Eletric, che riceve il sussidio proveniente dalla tassa sul
carbone deH’ll% (13 miliardi di
sterline): libero mercato? C’è un
mercato circoscritto per l’elettricità, quindi non c’è concorrenza,
ma un 50% di sovrapproduzione
IL PROBLEMA DELLA FEDE
Talenti per credere e servire
« A chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello
che ha» (Matteo 25 : 29; cfr. Mt. 25; 14-29).
La parabola dei talenti è rivolta a tutti i credenti per i quali Lutero diceva: chi crede ha, chi
non crede non ha. Si tratta della nostra risposta
alla fiducia che Dio ripone in noi affidandoci i suoi
doni. Si tratta del nostro comportamento, quello
di chi ha ricevuto la Parola, l’ha accettata e si è
detto disponibile a seguirne la via e l’unica autorità. Si tratta anche, però, del tipo di rapporto che
abbiamo con questo Dio che prende l’iniziativa di
affidarci ciò che è suo.
Gesù ci presenta due tipi di risposta alla fiducia di Dio nei nostri confronti. Essi corrispondono a due diversi tipi di rapporto con lui.
Vediamo prima quello del servitore che seppellisce il talento ricevuto. E’ uno che non vuole correre rischi e magari si considera una persona saggia e previdente. Custodisce nel luogo che
ritiene più sicuro e nascosto quanto gli è stato
affidato. Perché rischiare la propria fede, mettendola a repentaglio nel rapporto e nel confronto
con gli altri? Il mondo è malvagio, la società è
ingiusta, gli uomini sono rapaci. Meglio che io me
ne stia da parte, e la mia fede non correrà alcun
pericolo! In fondo, il mio rapporto con Dio è un
fatto mio personale. Quello che gli spetta, io
glielo do. Mi ha affidato questo talento, ed io
glielo rendo tale e quale. Io so che è un Dio esigente, che « miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso», non intendo perciò rischiare con ciò che gli appartiene.
C’è qui il tipo del credente che si defila sempre,
che non vuole assumersi alcuna responsabilità,
che si mimetizza seguendo sempre la morale corrente, che sta sempre con la maggioranza, nella
certezza che in questo consista ogni sua sicurezza
di stare dalla parte della verità.
E così tu ti metti anche a giudicare Dio, a
definirlo unilateralmente come un signore spietato, un Dio padrone. Per te Dio non è quello rivelato in Gesù Cristo, ma un Dio a tua immagine e
somiglianza, un prodotto della tua miopia spirituale, un Dio tutto tuo, privato, da conservare
gelosamente... ma senza gratitudine, senza gioia;
come la tua fede, una fede triste e meschina,
fatta solo di paura e di diffidenza. E’ logico, quindi, che alla fine tu ti ritrovi con un pugno di mo
sche in mano. Nulla hai rischiato e nulla ti è rimasto. Di fronte al Dio generoso, che dona senza
calcoli se stesso in Gesù Cristo, tu ti ritrovi spiazzato, e ti accorgi della tua distanza incalcolabile
dalla dimensione dell’amore di Dio. Tu, che non
hai voluto correre l’avventura della fede, ti accorgi che la tua realtà è ormai quella dell’assenza
di fede.
E gli altri due servitori della parabola? Per
prima cosa essi non si mettono a giudicare Dio,
a definirlo con arroganza e presunzione. Hanno
capito che il loro rapporto con lui non è una
questione di doveri ma di gratuità e di libertà.
Di qui nasce inevitabilmente l’assunzione della
propria responsabilità. Se Dio non è uno che esige e basta, ma è uno che ha riposto in loro la sua
fiducia, essi rispondono con il loro impegno, senza calcoli opportunistici, e diventano strumenti
per la crescita del dono della fede, per costruire
altri corretti rapporti con Dio. E il gusto della
gratuità e della libertà sconfiege anche la paura
circa il domani ed anche la diffidenza.
La conseguenza dell’essere disponibili verso
il progetto di Dio per il mondo è la gioia, la gioia
di chi si accorge, con meraviglia e stupore, di essere oggetto dell’amore e della fiducia di Dio.
La gioia di chi si rende conto che il regno di
Dio, questo mondo nuovo, questa nuova impostazione della vita è divenuto qualcosa di vero, di
praticabile, di visibile. Ed è anche la gioia di chi
si accorge che Dio costruisce il suo regno utilizzando ciò che noi vi apportiamo. La fiducia di
Dio, il quale mette in gioco se stesso e la sua
stessa realtà in Gesù Cristo per noi, comporta anche la rivalutazione della nostra vita e del nostro
servizio.
Il regno di Dio non è più, quindi, un mondo
inaccessibile e relegato in un irraggiungibile aldilà.
E’ qui, riconoscibile in Gesù Cristo, accessibile per
grazia, vivibile per fede, traducibile in rapporti
umani di giustizia, di affidabilità, di lieta speranza e di fraternità. Ma il problema è tutto qui.
Sappiamo noi riconoscere la presenza del regno
di Dio? Sappiamo noi accettare che Gesù sia per
noi e per il mondo il nuovo progetto di vita che ci
presenta l’Evangelo? Il problema, in definitiva,
non è quello della nostra operosità, che viene dopo come risposta indispensabile. Il problema (o
meglio, la condizione) è quello della fede.
Paolo Sbaffi
e l’unico sovrapprofitto per l’azionista viene dalla costruzione
di centrali non necessarie che
usano il metano piuttosto che il
più economico carbone britannico desolforizzato.
La Gran Bretagna ha le più
grandi riserve di carbone d’Europa e produce carbone a 42
sterline per tonnellata contro le
110 sterline della Germania; ma
per la prima volta nella storia
finirà per diventare importatrice
di combustibile, e i profitti delle
sue limitate fonti di metano andranno alle compagnie straniere
che ora le posseggono. 'Tutto ciò
comunque renderà possibile al
governo la vendita del restante
40% dell’industria elettrica già
di possesso pubblico per più di
un miliardo e la privatizzazione
delle restanti miniere. Le cifre
della disoccupazione nel Regno
Unito sono le più alte dagli anni
’30 e sono in continuo aumento.
11 costo della chiusura delle 31
miniere sarà di 1,3' miliardi di
sterline il primo anno e poi di
650 milioni di sterline annuali.
La perdita complessiva su 'queste miniere quest’anno è stata
in tutto di 8,5 milioni di sterline.
La loro produttività è aumentata del 151% negli ultimi 10 anni.
L’arcivescovo di York ha chiamato il provvedimento « Economia da manicomio » e il paese
concorda all’unanimità.
Richard Newbury
Al LETTORI
Riforma
in partenza
La prossima settimana i nostri lettori riceveranno, in sostituzione del loro abituale giornale, RIFORMA, il settimanale
che le Chiese battiste, metodiste e valdesi hanno deciso di
fare insieme.
Parte così la campagna di
abbonamenti ’93 e di sottoscrizione per il nuovo giornale.
Confidiamo che tutti i nostri
abbonati vogliano rinnovare il
loro contribuire al successo dell’iniziativa editoriale delle chiese proponendo il nuovo settimanale ad un conoscente, ad
un amico, al compagno di scuola o di lavoro.
Chi vuole dare una mano in
quest’opera di diffusione può
telefonare al n. 011/655278
(ore 9-12 dal lunedì al venerdì)
per prenotare copie di sa'ggio
da distribuire.
L’Eco delle valli continuerà
in forma rinnovata e costituirà
una parte di Riforma.
Dopo questo numero di lancio Riforma tornerà nelle tre
ultime settimane di dicembre.
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fede e cultura
23 ottobre 1992
GLI ATTI DI UN CONVEGNO
La personalità
di Charles Beckwith
............‘
Torre PelUce, luglio 1989. Un'immagine del Convegno su Beckwith
di cui sono stati pubblicati i relativi materiali.
Un'immagine dalla «Giovanna d'Arco » di Dreyer, che interpretò
il dramma della « pulzella » in un'ottica culturale diversa.
L’ORIGINALE PROPOSTA DI UN’EDITRICE CORAGGIOSA
Il fascino sconosciuto
della cultura nordica
La figura del « benefattore » evocata dagli apUna collana interamente dedicata alla letteratura scandinava - Un passionati interventi senza alcuna agiografia
mondo religioso complesso, in cui il protestantesimo è maggioritario
Fra gli autori presentati nella
collana, i cui titoli richiamano
talvolta figure bibliche, domina
Par Lagerkvist, premio Nobel
per la letteratura nel 1951; il
Nobel, e il suo libro Barabba (e
forse più il film tratto da esso),
gli avevano dato anche da noi
una notorietà che è stata però
effimera e circoscritta. Iperborea
sta ora pubblicando o ripubblicando tutta una serie di sue opere, e anche il pubblico italiano
può incontrare meglio questo
poeta, drammaturgo, autore di
romanzi e racconti sempre ispirati, anche nei momenti di maggiore pessimi.smo, alla volontà
di affermare i valori della vita
e, se non sempre chiaramente alla fede, al presentimento o alla
nostalgia della fede.
La luce e l’ombra
contrapposte
Non possiamo, qui, che segnalare queste sue opere (Barabba
è stato ripubblicato nel 1985 da
Jaca Book): Il sorriso eterno,
che dà forma letteraria alla sua
meditazione sul divino; Il nano,
scritto nel 1944, anche se ambientato in una corte rinascimentale
italiana, che è un po’ lo specchio
delle tragedie che travolgevano
il mondo in quegli anni di violenza e di desolazione, e ripropone, inquietante, il problema
del male; Mariamne, che rivisita
un personaggio storico descritto
da Giuseppe Flavio, le seconda
moglie di Erode il Grande, che
quest’ultimo fece uccidere (pur
amandola, sostiene il romanziere). In quest’opera le due figure
si contrappongono, come luce e
ombra, e l’enigma del male vive
in Erode e lo divora (sul finire
della sua vita feroce e cupa,
sfiora i magi, e la nascita di Gesù); o ancora Pellegrino sul mare,
parte di una trilogia di cui speriamo vengano presto pubblicate pure le altre due: qui lo sfondo è l’opposizione fra una fede — o una religiosità? — « senza chiese né certezze, aperta alla
burrasca dell'esperienza, sempre
tesa a un assoluto sfuggente »,
e una fede o una religiosità sicura, ferocemente legalistica, in
ultima analisi distruttiva.
Par Lagerkvist è nato un secolo fa, nel 1891, ed è morto nel
1974; egli lascia il suo segno in
Iperborea, che prende nome dai
mitici iperborei, i popoli che secondo i greci avrebbero abitato
le misteriose terre del Nord.
« Non c'è mistero — è stato
scritto —: c’è invece una letteratura tutta da scoprire, che fiorisce accanto all'erica ».
Gino Conte
(da Diaspora evangelica)
Lo scrittore Jorge Luis Borges
ha scritto: « Per la storia univer
sale le guerre e i libri scandinavi è come non fossero mai esistiti; rimangono isolati e non lasciano traccia, come se si fossero verificati in sogno, o in quelle sfere di cristallo che scrutano gli indovini ».
In effetti la letteratura scandinava, a parte i grandi nomi
di Ibsen e di Strindberg, di
Andersen, di Knut Hamsun, della
Lagcrlof e di Karen BlLxen, è
per i più sconosciuta; e questo
avviene anche se i premi Nobel
(compreso quello per la letteratura) la Scandinavia, oltre a distribuirli, li riceve: lo ebbe la
Lagerlof, lo ha avuto lo svedese
Par Lagerkvist, e la norvegese
Sigrid Unset.
Nomi noti
e meno noti
Fra le piccole, ma importanti
case editrici, la Iperborea di Milano si è specializzata in letteratura scandinava, e in meno di
un lustro ha già pubblicato oltre
una trentina di opere, fra cui
campeggiano i « grandi », ma
anche molti altri, meno noti ma
anch’essi interessanti.
Per noi un interesse particolare, in questa letteratura nordica, è dato dal fatto che gli
autori o le autrici sono, se non
altro, di cultura protestante:
non ci sono infatti altri paesi
nei quali il protestantesimo sia,
in tale misura, maggioritario. La
secolarizzazione è, naturalmente,
presente, e da tempo; la problematicità della fede ci è ben nota, ad esempio, dall’opera cinematografica di Ingmar Bergman
e di altri ancora (ma non si dimentichi 1’« Ordet » di Dreyer, di
recente riproposto, in Toscana,
in versione teatrale).
Chi ha visto un altro grande
film. Il pranzo di Babette, ha rifatto conoscenza con un tipico
ambiente danese « risvegliato ».
Il mondo religioso scandinavo,
nel quale il cattolicesimo sta
tentando un rilancio, si rifrange
in un « protestantesimo di stato », con la sua grande tradizione culturale e teologica, ma anche con il suo formalismo e non
pochi elementi vecchio-cattolici
(si ptensi che le chiese luterane
scandinave non hanno, finora,
sottoscritto la « Concordia di
Leuenberg » fra luterani e riformati, pur interessandosene e
partecipando attivamente ai colloqui teologici che l'hanno elaborata e che continuano a cercare
di trarne ulteriori conseguenze),
in una parte considerevole della
popolazione largamente secolarizzata, e in un mondo evangelico
costituito da « chiese libere », di
impostazione pietista e risvegliata, con viva attenzione sia ad
opere sociali sia e forse soprattutto alla missione (le missioni
scandinave, fra cui quella in
Etiopia ed Eritrea).
Tutto questo mondo diversificato, affascinante nella sua relativa diversità e lontananza geografica e culturale, si riflette
nelle opere — brevi, per lo più —
che la bella collana della Iperborea sta presentando, e in alcuni casi ripresentando ai lettori italiani; e ci rallegriamo che
anche in questo modo essi possano avere un approccio al protestante.simo, alla sua cultura,
alla sua spiritualità, con le sue
ombre, in tutto il suo carattere
problematico, ma vivo.
Qualche tempo fa, con uno di
quei suoi tipici paradossi. Luigi
Firpo faceva osservare che in
Italia bisogna andare in piccoli
centri di provincia, lontano dalle grandi sedi universitarie, se
si vogliono trovare dibattiti storici seri e di alto livelle. Che
in quella paradossale tesi vi fosse un tantino di vero, lo si può
constatare prendendo in mano
questa agile pubblicazione che
raccoglie gli atti del convegno
promosso dall’associazione culturale « Francesco Lo Bue » di
Torre Pellice.
Se Beckwith è ricordato dai
valdesi come il loro grande benefattore inglese, non per questo la sua vicenda riguarda soltanto il piccolo « Israele delle
Alpi ». Come viene messo bene
in luce nella prefazione di Giorgio Spini, il militare di carriera
anglocanadese che dopo aver subito la mutilazione di una gamba alla battaglia di Waterloo approda alle Valli, era figlio di un
cristianesimo di tipo « evangelical », umanitario, pedagogico,
maturato come reazione agli orrori delle guerre napoleoniche.
Appare quindi logico che il
convegno abbia rivisitato le molte strade percorse da Beckwith
nel corso della sua vita. Cosi
Present Stephens, esperto in particolare di questa materia, esamina la figura di Beckwith come soldato e cristiano (pp. 7588). Accanto a lui figurano studiosi di campi del tutto diversi,
come Anna Maria Valdambrini
Dragoni, specialista di storia della pedagogia, che esamina il ruolo svolto da Beckwith nell’istru
zione primaria nelle valli valdesi (pp. 21-42), mentre Domenico
Maselli, storico dell’evangelismo
italiano ottocentesco, dedica il
suo saggio appunto ai rapporti
tra Beckwith e quel composito
movimento (pp. 61-74). Gustavo
Bouchard traccia l’orizzonte geografico del « risveglio », termine
con il quale si è soliti indicare
quei movimenti di rinnovamento che nei secoli XVII e XVIII
percorsero il mondo protestante dalla Svizzera all’Inghilterra
(pp. 43-52). Osvaldo Coisson riferisce alcuni aspetti inediti della vita familiare di Beckwith alle valli valdesi (pp. 53-60). Infine Giovanni Gönnet situa, con
la competenza che gli è unanimemente riconosciuta, la figura
di Beckwith nella storiografia
valdese. Colpisce nella lettura
dei vari contributi l’assenza di
ogni leziosità di tipo agiografico o confessionale, ma ancor più
colpisce il proposito di vedere
i rapporti di Beckwith con il
popolo valdese nel quadro del
protestantesimo europeo.
C’è da togliersi tanto di cappello davanti a questa impresa
condotta felicemente a termine
daH’associazione culturale « F.
Lo Bue » di Torre Pellice ed augurare quindi la massima diffusione della pubblicazione.
Emidio Campi
' « 0 sarete missionari o non sarete nuila ». Charles Beckwith 17891989. Atti del Convegno promosso dall’Associazione « F. Lo Bue » a Torre
Pellice, 22 luglio 1989, Torre Pellice,
Tipografia Subalpina, 1991, pp. 98.
PER I VOSTRI ACQUISTI
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Una Svezia dal
volto diverso
Fra gli ultimi volumi pubblicati segnaliamo La partenza dei
musicanti di Par Olov Enquist.
Vi si riflette una Svezia dell’estremo nord, che non è stata
sempre quella del « welfare
state »; sono gli anni della nascita tormentata delle prime associazioni operaie, guardate con
diffidenza, quando non apertamente osteggiate non, solo dalle
autorità ma anche dai miserabili
che si proponevano di tutelare.
Recuperando documenti, memorie, ricordi, attraverso la vita a
suo modo esemplare di un bambino, che acquista lentamente
coscienza dell’ingiustizia sociale
e che pagherà duramente la sua
scelta di campo, Enquist ci trasporta in un ambiente chiuso e
bigotto, la Svezia dell’inizio del
secolo.
Appuntamenti
Mercoledì 28 ottobre — FIRENZE:
Presso la chiesa luterana di Lungarno
Torrigiani, alle ore 21, l'organista Alessio Corti esegue musiche di Pachelbel, Buxtehude, Bach, Brahms, Walcha,
Rogg.
Venerdì 30 ottobre — FIRENZE: Gli
amici della biblioteca « Piero Guicciardini « organizzano un convegno di studio dal titolo Dall'Accademia neoplatonica fiorentina alla Riforma, che si
tiene a partire dalle ore 9,30 presso
l’Istituto nazionale di studi sul Rinascimento (piazza Strozzi). Sono previste relazioni di Cesare Vasoli, Aldo
Landi, Alfred Schindler, Attilio Agnoletto, Giorgio Tourn, Emidio Campi.
Claudiana editrice
NOVITÀ’
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Valli nostre 1993
calendario
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con 13 vedute a colori - versetti biblici e didascalie in
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membri della Federazione delle chiese evangeliche in
Italia e, inoltre, quelli delle chiese di lingua italiana
all’estero, oltre agli indirizzi dei pastori emeriti.
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23 ottobre 1992
vita delle chiese 3
LA TAVOLA INFORMA
La situazione economica
Il ritardo delle contribuzioni e la liquidità di cassa - Nelle sedute di ottobre affrontate anche le opere e i progetti della CEVAA
Non è purtroppo eccezionale,
soprattutto alla fine dell’estate,
il ritardo delle contribuzioni che
la Tavola dovrebbe ricevere regolarmente per poter far fronte
alle spese correnti mese per mese, tra le- quali la maggiore è
costituita dagli assegni per il
trattamento degli iscritti a ruolo (pastori e diaconi). Quest’anno tuttavia la situazione si è
presentata alla fine di settembre
con un carattere di maggiore
gravità per due motivi: il ritardo è sensibilmente maggiore di
quello dell’anno scorso alla stessa epoca; recenti spese rilevanti (tra cui quella dell’INVIM decennale), pur non incidendo sull’esercizio in corso bensì sul bilancio patrimoniale, hanno ridotto fortemente la liquidità di
cassa deH’amministrazione. La
Tavola, dopo aver consultato
TOPCEMI, ha quindi preso la
decisione di dilazionare di due
settimane la corresponsione del
trattamento economico di ottobre agli iscritti a ruolo in attività di servizio (vedi la comunicazione riportata in questa pagina).
Nel prendere questo provvedimento la Tavola ha inteso rivolgere un forte richiamo alle
chiese affinché si risvegli la responsabilità contributiva dei
singoli membri, dei Concistori e
Consigli di chiesa, al fine di eliminare lo spreco di oneri passivi che il ritardo delle chiese
comporta per il bilancio della
Tavola.
In una lettera di accompagnamento agli iscritti a ruolo in attività di servizio, ai presidenti
dei Concistori/Consigli di chiesa
e ai presidenti delle opere che
fruiscono del servizio di diaconi, la Tavola ha chiesto che gli
organi responsabili delle chiese
non si limitino a qualche provvedimento di emergenza, ma affrontino con la massima serietà
altri due problemi insieme a
quello del ritardo: tra la somma
degli impegni delle chiese valdesi e la richiesta della Tavola nell’ambito del proprio stringatissimo preventivo permane lo scarto passivo di 128 milioni. Che
fare per non ritrovarci con questo deficit a fine anno? Il maggior ritardo delle contribuzioni
rispetto all’anno scorso può essere indizio di un rallentamento dovuto ai tagli che vengono
operati sul piano nazionale e
che si riflettono nella vita delle
famiglie. Che fare per rendere
attenti i membri al fatto che la
contribuzione alla chiesa non
può far parte del di più che va
tagliato ma è parte dell’essenziale per ogni credente?
Il provvedimento deciso dalla
Tavola vuole essere così anche
un campanello d’allarme. Veglia
il, cielo che non suoni invano e
che provochi un disagio che non
sia appannaggio esclusivo di coloro che più direttamente ne
portano le conseguenze.
Opere
Oltre alle questioni economiche — dibattute anche con la
Commissione finanziaria con la
quale ha avuto un incontro —
la Tavola ha dedicato buona parte delle proprie sedute di ottobre anche ad alcune chiese ed
opere. Tra queste ricordiamo il
Centro diaconale di Palermo: il
moderatore ha riferito sulle difficoltà finanziarie e pedagogiche
dovute alla riduzione del numero degli alunni. La Tavola ha
deciso di chiedere a Franco Calvetti di dare una collaborazione
all’interno del Comitato generale della Noce in base alla sua
esperienza di pedagogista e direttore didattico.
Adelfla: la Tavola ha preso conoscenza di una possibile parziale ridiscussione del progetto che
tuttavia non dovrebbe rallentare
TAVOLA VALDESE
Comunicazione
« Come ci fu prontezza del volere,
così ci sia anche il compiere secondo i vostri mezzi ».
(2 Cor. 8: 11)
Al 30 settembre il deficit di gestione della Tavola è di
440 milioni e la causa di gran lunga primaria di questo deficit è il ritardo delle contribuzioni delle chiese: 325 milioni
rispetto agli impegni delle chiese e 421 rispetto al preventivo
della Tavola approvato dal Sinodo (TOPCEMI dal canto suo
comunica che il ritardo contributivo delle chiese metodiste
ammonta a L. 69.000.000).
La Tavola, che provvede al pagamento degli stipendi per
tutti gli iscritti a ruolo, non ha liquidità sufficiente per corrispondere il trattamento economico di ottobre che ammonta a più di 200 milioni. Ritenendo che in presenza di questo
rfievante « credito » nei confronti delle chiese non sia giusto,
per far fronte ai propri impegni, ricorrere al credito bancario — che oggi costa il 16-18% di interessi — la Tavola, sentito TOPCEMI, ha deciso di ritardare di 15 giorni l’erogazione del trattamento economico del mese di ottobre per gli
iscritti a ruolo in servizio attivo, in attesa delle rimesse dalle
chiese»
La Tavola non ha inteso fare distinzioni tra pastori di
chiese in ritardo e non, pastori valdesi e metodisti, pastori
e diaconi, e chiede a tutti gli iscritti a ruolo in servizio attivo
di portare solidalmente il peso di questo provvedimento.
Evidentemente esso non vuole essere una misura penalizzante per gli operai che consacrano la loro vita al servizio
nella chiesa, bensì un fermo richiamo alle comunità affinché
con responsabilità facciano fronte ai loro impegni in questa
circostanza e nei tempi difficili che stanno davanti a noi.
I Concistori/Consigli di chiesa e i Comitati delle opere
sono invitati a curare che non vi siano situazioni di disagio
per gli operai della chiesa che lavorano nel loro ambito, fornendo le eventuali necessarie anticipazioni sul trattamento
economico dilazionato.
La Tavola invita i pastori a dare lettura di questa comunicazione nei culti e a portarla con altri mezzi a conoscenza
di tutti i membri di chiesa.
Per la Tavola valdese il moderatore
Franco Giampiccoli
la realizzazione delle fasi iniziali da parte del Comitato, condotto ora dal pastore Giuseppe
Picara.
Bethel: anche a Bethel rinnovamento di incarichi (presidente Beatrice Grill, come direttore
si attende Bruno Gabrielli) e
problemi di adeguamenti strutturali.
Villa Olanda: la Tavola ha ricevuto un primo rapporto dalla
« Commissione dei 3 » incaricata di vagliare interventi e proposte di destinazione futura della Casa. Ha inoltre preso conoscenza della documentazione relativa ad una causa intentata alla Tavola dall’ex direttore di Villa Olanda che avanza richiesta
di indennizzi per il periodo in
cui ha lavorato nella Casa. La
Tavola ha approvato l’impostazione della difesa e ha delegato
il pastore Sergio Ribet a rappresentarla in giudizio.
BMV e altri
rapporti ecumenici
La Tavola si è rallegrata nel
percepire un clima di accelerazione per ciò che riguarda la
collaborazione battista-metodista-valdese a seguito delle indicazioni espresse dalla recente
Assemblea generale d^lTUCEBI.
n moderatore ha riferito sul
primo intenso incontro con il
neopresidente Scaramuccia. Oltre al rinnovato impegno per
« Riforma », si segnalano una
consultazione sulTecumenismo
(dopo l’Assemblea di Praga della Conferenza delle chiese europee e in vista della prossima assemblea mondiale di Fede e Costituzione) organizzata per iniziativa BMV, che si terrà a Roma il 2 novembre; un incontro
di coppie pastorali — pure su
base BMV — che si terrà a Roma il 3-4 dicembre; una prospettiva di lavoro comune che
si sta concretizzando a Campobasso con l’invito al presidente
Scaramuccia e al moderatore
Giampiccoli a visitare le due comunità locali battista e valdese,
per dare un contributo all’elaborazione di un piano per la cura congiunta delle due comunità.
Azione apostolica
comune
Nell’ambito della CEVAA la
Tavola ha registrato i passi avanti che si stanno compiendo
per assicurare un futuro alla Action apostolique commune
(AAC) di Roma: ha dato il proprio sostegno per il « progetto
Africa » dei coniugi Fiorio che
stanno partendo per un altro semestre in Camerún, dove Marco Tullio Fiorio continuerà la
sua opera di formazione ortopedica in un ospedale; ha dato il
proprio appoggio al progetto di
« visita di ritorno » che un gruppo di giovani malgasci si dispone a compiere alle Valli nel 1994.
Un momento di intensa fraternità si è avuto in occasione dell’incontro che la Tavola ha avuto con il Consiglio della Chiesa
riformata dei Grigioni. Con franchezza e simpatia sono stati dibattuti problemi comuni di collaborazione e di... concorrenza
(reclutamento di pastori italia,ni
per le comunità di lingua italiana in Svizzera!).
Con un affiatamento ormai solidissimo, tra preoccupazioni e
propulsioni, la Tavola prosegue
così il suo lavoro al servizio delle chiese. Non intende minimamente che queste si pongano in
funzione del suo lavoro. Ma chiede alle chiese di poter ricevere
i mezzi necessari per proseguirlo con ordine e con equità.
CHIESA EVANGELICA
VALDESE
(Unione delle chiese
valdesi e metodiste)
Commissione di studio
per la diaconia
Corso per diaconi
Il corso di aggiornamento riprende anche quest’anno le
tre consuete tematiche: storia, attualità e studio biblico.
Il corso si rivolge, in modo particolare, ai membri dei
Comitati ed al personale delle opere diaconali ma è anche
aperto a tutti coloro che hanno interesse ad approfondire
queste tematiche.
PROGRAMMA:
Venerdì 6 - sera: arrivo, cena e sistemazione dei partecipanti. . . .
Sabato 7 - ore 9: prof. Giorgio Spini: « Risorgimento e
protestanti»; ore 15; prof. Andrea Mannucci: «Le scuole
evangeliche ».
Domenica 8 • partecipazione alla domenica della Riforma
e della diaconia a Firenze in occasione della inaugurazione
del CFD a Firenze. „ j
Lunedì 9 - ore 9: ing. Gianni Rostan e prof. Nedo Baracani: « Quale leadership? Come la si accetta e come la si
propone ». Pomeriggio - ore 15: proseguimento del tema precedente; ore 21: assemblea di verifica e di impostazione del
prossimo corso. , ,
Martedì 10 - ore 9; conclusione dello studio « quale leadership »; ore 15: past. Fulvio Ferrario: « Perfetti come il
Padre vostro. Per una lettura del Sermone sul Monte ».
Mercoledì 11 - ore 9: proseguimento dello studio biblico
e conclusioni. Pomeriggio: partenza dopo il pranzo.
Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi a:
— Paul e Antoinette Krieg (Casa Cares) « I Graffi » - 50066
Reggello (FI), telefono: 055/8652001;
— Marco Jourdan (Commissione diaconia), via G. E. Di Blasi
8 - 90135 Palermo, telefono: 091/6827941/3 - telefax: 091/
6820118.
PADOVA
Insediamento
E’ avvenuto domenica 4 ottobre l’insediamento di Paolo De
Caro, nominato dal 1° ottobre
nuovo pastore delle comunità
metodiste di Padova e Vicenza.
Dopo aver lavorato per alcuni
anni in Italia, Paolo De Caro si
è trasferito in Svizzera, dove ha
completato la sua preparazione
teologica ed ha servito in varie
comunità, soprattutto nel Canton Ticino. Particolarmente rilevanti sono state le sue inziative
di azione sociale.
I culti nelle due comunità sono stati entrambi presieduti dal
pastore Eugenio Stretti, sovrintendente del VII Circuito, che ha
predicato sul testo di I Corinzi
3: 10-11. Nel suo messaggio, costituito da una serie di riflessioni sul tema delTecumenismo,
Stretti ha ricordato come sem
pre e comunque l’unico fondamento per la nostra fede non
possa che essere Gesù Cristo.
Da un punto di vista etimologico, inoltre, il termine «ecumenismo » significa soprattutto
apertura verso il mondo, verso
l’umanità, in un’ottica di servizio. Ecumenismo è quindi e soprattutto impegno per la pace,
per la giustizia, contro le discriminazioni e le oppressioni che
ancora contraddistinguono la
società in cui viviamo. Ma è an
La mattinata si è conclusa con
im’agape fraterna presso la chiesa di Padova, a cui hanno partecipato anche i componenti del
Consiglio del VII Circuito. Si è
trattato di un’ottima occasione
per un contatto meno formale _e
più amichevole e fraterno con il
nuovo pastore.
MANIFESTAZIONE
Aprirsi alle culture
ROMA — « Roma città aperta » è il titolo di una manifestazione-concerto con il cantautore
Antonello Venditti, svoltasi su
iniziativa del Comune domenica
11 ottobre per dare l’avvio ad
una campagna di sensibilizzazione sui temi delTuguaglianza, della solidarietà e della tolleranza.
L’iniziativa è stata presentata alla stampa lunedì 5 ottobre dal
sindaco di Roma. Franco Carraro, che ha voluto accanto a sé
al tavolo della presidenza, oltre
a Venditti, anche i rappresentanti delle minoranze religiose: il
pastore Franco Giampiccoli, moderatore della Tavola valdese, il
rabbino Alberto Piattelli della
Comunità ebraica di Roma e il
dr. Abdellatif E1 Kattani, direttore del Centro islamico di Roma. Erano inoltre presenti in sala i rappresentanti delTUnione
battista e della Federazione delle
chiese evangeliche.
Di fronte al ripetersi di episc>
di di razzismo, Carraro ha invi
tato i romani a reagire e a ritrovare la tradizionale apertura verso tutte le culture e le etnie, che
ha sempre caratterizzato la città di Roma. Il sindaco della capitale ha infine annunciato la costituzione di un comitato, a cui
saranno invitati anche i rappresentanti delle « religioni monoteiste », per ulteriori iniziative
culturali in questo campo.
Il pastore Giampiccoli, in una
dichiarazione rilasciata all’agenzia NEV, ha affermato ; « Come
rappresentante di una minoranza
in altri tempi discriminata, esprimo la sensibilità dei valdesi, e
più in generale degli evangelici,
nei confronti delle minoranze
che sono oggi discriminate. Ritengo quindi importanti le iniziative — come quella indicata
dal sindaco Carraro — che con
continuità si propongono di sensibilizzare la popolazione sui temi dell’apertura, dell’accoglienza,
della solidarietà.
4
vita delle chiese
23 ottobre 1992
IL PREMIO NOBEL PER LA PACE
Lettera aperta
a Rigoberta Menchù
Un messaggio di solidarietà alla donna india che da anni si batte
per la tutela del proprio popolo con la forza della fede evangelica
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
I 40 anni della Sala
Cara sorella Rigoberta,
i fratelli e le sorelle della Comunità evangelica metodista di
Bologna e Modena hanno appreso con grande gioia e con. sommo apprezzamento la decisione
di conferire a te il Nobel per
la pace 1992.
In questo momento il nostro
pensiero corre a tuo padre Vicente, e tua madre Juana ed al
tuo povero fratello che, come
altre centinaia di migliaia di indios guatemaltechi, sono stati
trucidati per aver lottato per la
loro libertà.
Cara sorella Rigoberta, tu sei
ben consapevole che questo riconoscimento porta con sé il triste sospetto di essere ima sorta
di imposta postuma pagata dalla cattiva coscienza dell’Occidente al ’92, all’anniversario della
« scoperta-conquista » delle Americhe. Quella « scoperta » che
per 420 comunità di indios, fra
cui la tua, ha significato sterminio, genocidio, cancellazione fìsica. Il coraggio del tuo impegno civile, sociale e politico è
riuscito ad aprire uno squarcio
nella cappa di silenzio mantenuta su quelle come sulle attuali
tragedie quotidiane del tuo popolo.
Nel tuo instancabile impegno
di «ambasciatrice » della causa
degli indios hai permesso a mol
ti di noi di « conoscere » per poter iniziare a voler rispettare le
diversità. Attraverso di te abbiamo compreso che non dobbiamo rompere con la nostra
storia e neppure, all’inverso, esaltarla. Serve invece ricordare,
leggere la storia alla luce dei
fatti più nascosti, per comprendere come si è diventati ciò
che si è.
Tutto ciò sei riuscita a comunicarlo al mondo intero con i
tratti caratteristici della tua
semplicità, dolcezza e tenerezza.
Incapa,ce di odiare, nonostante
tu abbia tutte le ragioni del
mondo per serbare rancore verso chi ha sterminato la tua gente e la tua famiglia.
In tutto questo noi riconosciamo i tratti caratteristici della
straordinaria forza e dignità della fede evangelica che abbiamo
in comune con te e che ci rende, se possibile, ancora più vicini a te.
Con fraterno affetto.
La comunità evangelica
metodista
di Bologna e Modena
AVVENTISTI
Una crisi di valori
Riuniti a Poppi (AR) a fine
settembre per il loro incontro
annuale, i pastori dell’Unione
delle chiese cristiane avventiate
del 7” giorno e le loro famiglie
(una sessantina di pastori per
oltre 90 comunità e una popolazione di circa 20.000 fedeli) hanno esaminato tra l’altro la situazione italiana, esprimendo preoc
DELEGATI FRATERNI AL SINODO DIOCESANO
Un buon auspicio
ROMA — Il professor Franco
Duprè, presidente del Consiglio
di chiesa della comunità valdese
di piazza Cavour a Roma, è uno
dei « delegati fraterni » di altre
confessioni cristiane che sono
stati invitati a partecipare ai lavori del Sinodo diocesano cattolico, apertosi il 3 ottobre. Nel
corso della «congregazione generale » del 10 ottobre, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il prof. Dupré è intervenuto, ringraziando per l’invito rivolto alle comunità cristiane non
cattoliche in Roma. « E' un bell'invito — ha detto Duprè — perché non è solo formale, non è solo cerimoniale, ma è la vostra offerta a partecipare in riflessione
e preghiera a un processo in cui
vi volete mettere in discussione.
Venerdì 23 ottobre_____
□ CONFERENZA
PINEROLO — Alle ore 20,30, nel
tempio, si tiene una conferenza pubblica del prof. Paolo Ricca sul tema:
La nuova Europa e le chiese.
Domenica 1° novembre
□ ASSEMBLEA DEL
III CIRCUITO
FERRERÒ — L'assemblea è convocata presso i locali della chiesa con
inizio alle ore 15. Oltre alle questioni
organizzative, l'odg prevede un resoconto del viaggio in Madagascar compiuto da un gruppo di giovani della
valle, nell'estate scorsa, nel quadro degli scambi CEVAA.
per cercare di essere più fedeli
alla vocazione di cristiani ».
« Il vostro invito non è stato
facile per noi — ha affermato il
rappresentante valdese, anche a
nome dei battisti e metodisti romani —; abbiamo discusso a lungo se accettarlo o meno, perché
la storia lascia tracce in tutti, e
le cicatrici dolgono più ai gruppi
numericamente più deboli, quali
sono gli evangelici in Italia. La
storia dei secoli passati non è
stata fatta da nessuno dei qui
presenti, ma ne siamo tutti formati e la portiamo in noi: conversione significa anche lavorare
su noi stessi, non per dimenticare la storia, ma per superarla
coscientemente.
A conclusione del suo intervento, Duprè ha ricordato che
« nel 1215, al Concilio Laterano,
incominciò ad aprirsi il fossato
tra il movimento valdese e la
chiesa di Roma, ben presto divenuto profondissimo e durato per
secoli. Mi sembra di buon auspicio che ora la Chiesa cattolica
che è in Roma ci abbia invitato, e
che questo avvenga proprio qui,
in San Giovanni in Laterano ».
(NEV)
cupazione per « la grave crisi in
cui versa il nostro paese a causa del decadimento dei valori
morali su cui poggia la nostra
democrazia ». Pubblichiamo di
seguito il testo integrale della
dichiarazione.
« La dilagante corruzione che
attraversa vari strati della nostra società, rischia di generare
profonda sfiducia in tutti i cittadini, produce una falsa immagine della nostra democrazia e,
cosa ancora più grave, determina la mancanza di un valido
punto di riferimento per tutti i
nostri giovani.
Preoccupati per le evidenti implicazioni di questa situazione,
desideriamo tuttavia esprimere
la nostra solidarietà nei confronti di tutti coloro, magistrati, uomini di governo, forze di polizia
e singoli cittadini che, soffocando la paura per l’eventuale perdita della propria vita o di quella dei propri familiari — a cui
va la nostra personale gratitudine — fanno della lotta ad ogni forma di illegalità e di criminalità la propria bandiera.
La Chiesa cristiana avventista
ritiene doveroso associarsi a
quanti operano e sperano che la
legalità e la giustizia possano
ancora trionfare nel nostro paese in modo da ridare credibilità
ad uno stato che è tra i primi
nel mondo per democrazia e libertà e che si ispira a principi
cristiani.
I pastori avventisti quindi,
persuasi che non esista altra alternativa alla nostra vita democratica se non quella della legalità e della giustizia, si impegnano ad intensificare i loro
sforzi per promuovere e consolidare una cultura impostata sui
sani principi sociali e civili ispirati dall’Evangelo, nell’ambito
della loro competenza, attraverso la pagina stampata ed il dialogo personale pubblicamente e
privatamente ».
ANGROGNA — Domenica 1°
novembre ricorderemo i 40 anni della costruzione della Sala
unionista.
Dopo il culto con Cena del Signore delle ore 10,30 nel tempio
del Capoluogc ci si ritroverà nella Sala per un’agape fraterna alle ore 12,30.
Seguirà un pomeriggio comunitario con alcuni interventi che
ricorderanno questi 40 anni di
vita della Sala e con dei canti
che esprimeranno la nostra gioia
e la nostra riconoscenza al Signore.
Culto in musica
TORRE PELLICE — Bello e
ricco di canti è stato il culto di
domenica 18 ottobre, a cui hanno attivamente partecipato i ragazzi della scuola domenicale e
dei due coretti. Durante il culto Cristina Pretto e Dario Paone hanno presentato la loro piccola Bruna Sara. Voglia il Signore benedire questa bimba e
tutti i nostri ragazzi, e far sì
che essi crescano nell’ascoltc
della sua Parola.
• I nostri auguri vanno anche a Gianpaolo Griglio e Cinzia Giordano che si sono sposati
nel tempio dei Coppieri.
• Per domenica 25 il quartiere dell’Inverso ci invita a trascorrere un pomeriggio comunitario presso la scuoletta.
• L’evangelo della resurrezione è stato annunziato in occasione del funerale di Guglielmo
Giaime.
• Mercoledì 28 ottobre alle
ore 20,30, presso i locali della
Comunità alloggio di via Angrogna agli Appiotti di Torre Penice avrà luogo, a cura del pastore
Marchetti e sotto il patrocinio
del Circuito, il secondo incontro
del ciclo di studi biblici sui primi 12 capitoli del libro della Genesi.
La Casa valdese di Vallecrosia
CERCA UN OPERAIO MANUTENTORE
addetto alia manutenzione generale. Si richiede disponibilità ad ottenere il brevetto per assistenza bagnanti
in acque aperte. Trattamento economico adeguato comprensivo di vitto ed eventuale alloggio.
Inviare al più presto il proprio curriculum a;
Casa Valdese C.P. 45 - 18019 Vallecrosia (Im)
0 telefonare per informazioni al 0184/295551
Grazie!
PRAMOLLO — Nel corso dell’estate numerosi predicatori si
sono avvicendati portandoci il
messaggio dell’Evangelo nei culti domenicali. A Gustavo Bouchard, Fulvio Crivello, Aldo Garrone, Gianni Genre, Tomas Tosi,
Gianni Long, Franco Siciliano,
Florence Vinti, Ugo Zeni e al
gruppo FGEI di Torino vanno
la nostra profonda riconoscenza
e l’augurio di averli ancora in
mezzo a noi.
• Durante il culto di domenica 4 ottobre Ivana Costabel ha
presentato una relazione sul Sinodo 1992.
C Si sono uniti in matrimonio
Ivana Sappè e Flavio Miglio il
20 settembre: Norma Peyronel e
Marco Orsolini il 3 ottobre; Aldina Buffa e Daniele Long il 17
ottobre. A queste giovani coppie la comunità augura una vita serena e benedetta dal Signore.
• Il 1° novembre, domenica
della Riforma, avremo il culto
con Santa Cena.
Matrimonio
MASSELLO — Occasione d’incontro intorno alla Parola del
Signore, oltre che festa familiare, è un matrimonio, celebrato
nel corso di un culto domenicale. Questa formula hanno scelto Marisa Barai e Giovanni Bosio, unitisi in matrimonio l’il ottobre nel tempio valdese di Massello. Alla fine del culto il parroco di Massello, don Pasquale
Canal Brunet, ha portato un
messaggio di augurio a nome
della comunità cattolica di cui
fa parte lo sposo.
Sempre nel corso del culto si
sono uniti in matrimonio durante l’estate Mafalda Peyran e Daniele Bannò. Il nostro augurio
è che essi vogliano ancora, nel
corso della loro esistenza, contare sull’aiuto e sul sostegno del
Signore e dei fratelli in Cristo
presenti alle loro nozze.
• Ci rallegriamo con Loredana Boetto e Renzo Pons per la
nascita della piccola Federica.
• Dopo un rinvio per cattivo
tempo, a distanza di alcuni mesi, un nutrito gruppo di sorelle
dell’Unione femminile di Pinerolo ha potuto compiere la sua gita consueta a Massello. Più precisamente la meta era la scuola
• di Campolasalza, che ospita da
alcuni anni delle mostre su figure significative, che a Massello sono nate o che vi hanno trascorso anni ricchi e fecondi per
loro e per i massellini (maestre,
maestri, pastori, teologi). Le sorelle di Pinerolo hanno perciò
potuto prendere visione non solo dell’ultima mostra, sulla figura del maestro Enrico Balma,
ma anche di quella precedente
sulla figura e l’opera del professore Giovanni Miegge. La calda
e sollecita accoglienza di alcune
sorelle della chiesa di Massello
ha concluso nell’allegria un pomeriggio poco riscaldato dai raggi del sole.
In questo tempo in cui forse il nostro indirizzario personale si è arricchito di nuovi nomi
e conoscenze fatte nel corso dell’estate, vogliamo ricordare che
saranno presto in vendita delle
nuove cartoline sul museo della
Balsiglia, stampate in collaborazione con il Centro culturale di
Torre Pellice.
• L’assemblea di chiesa è convocata per domenica 8 novembre alle ore 11 nella sala del
Reynaud. All’odg saranno le relazioni su Conferenza distrettuale e Sinodo.
La ripresa
delie attività
RORA’ — Fra le attività riprese (tra cui scuola domenicale,
precatechismo e catechismo) meritano una particolare attenzione quelle serali: il mercoledì ha
ripreso la corale, il giovedì il
gruppo giovani e il martedì e il
venerdì, nella sala delle attività,
un corso di ginnastica di mantenimento. Chi vorrà partecipare troverà la simpatia e l’amicizia di chi già partecipa. Vi aspettiamo.
FRALI — L’inizio delle attività segna anche l’inizio dell’impegno di alcune persone: ringraziamo dunque tutte le monitrici
che si occupano della scuola domenicale; Marianna Hintermiiller e Dario Tron, che saliranno
da Pomaretto e da Porosa per
dirigere la corale. Dario, ogni
due settimane, parteciperà anche alla scuola domenicale per
insegnare ai bambini nuove canzoni in vista delle recite di Natale.
Un ringraziamento va anche a
Letizia Tomassone, che scenderà
da Agape per occuparsi dslrUnione femminile.
Un pensiero molto particolare
va poi al past. John Bremner,
da poco giunto a Agape.
PERRERO-MANIGLIA — La
ripresa delle attività autunnali è
stata segnata quest’anno da una
serie di battesimi, ultimo nell’ordine quello del piccolo Emanuele Costantino, di Sergio e Laura
Richaud. Cogliamo l’occasione
per rinnovare oltre che al piccolo Emanuele, anche a Valentina Peyronel, di Roberto e Enrica Pons, l’augurio di potere crescere serenamente circondati
dall’affetto dei loro genitori e
nella benedizione del Signore.
• I bambini della scuola domenicale di Perrero incontrano
domenica 25 ottobre quelli della scuola domenicale di Villasecca per un pomeriggio di festa
a Chiotti. Domenica 1° novembre, con inizio alle ore 10, è
convocata presso la scucia _ della Baissa l’assemblea di chiesa:
all’odg la relazione dei deputati
alla Conferenza distrettuale e al
Sinodo.
5
23 ottobre 1992
vita delle chiese
FEDERAZIONE DELLE CHIESE DEL NORD-EST
Impegni di frontiera
Un’assemblea ordinaria che ha rilanciato la struttura federativa Una funzione che non si sovrappone a quella degli altri organismi
CORRISPONDENZE
Maggior sostegno alle iniziative nei mezzi di comunicazione,
maggior attenzione ed apertura
nei confronti delle chiese non
federate, maggior coordinamento nelle attività svolte a favore
degli extracomunitari: queste le
principali indicazioni emerse dall’Assemblea ordinaria della Federazione delle chiese evangeliche del Nord-^Est, svoltasi domenica 11 ottobre T>resso i locali della Chiesa battista di Ferrara. E’ stato un apnuntamento
importante e significativo, innanzitutto perché, dopo vari segnali contrastanti, era necessario comprendere se e fino a che
punto la struttura federativa interregionale andasse mantenuta
ed eventualmente rilanciata.
Nel corso degli ultimi anni,
infatti, la Federazione delle chiese del Nord-Est, già federazione
delle chiese evangeliche del Triveneto, una delle poche federazioni regionali rimaste, ha avuto
assemblee caratterizzate da accanite discussioni. Punto di maggiore scontro era proprio il moie e le funzioni di una Federazione regionale delle chiese, per alcuni solo un inutile doppione di
organismi già esistenti (circuiti,
distretti, assemblee regionali).
Senza contare che, se si è registrata l’adesione delle due chiese battiste di Rovigo e Ferrara
(che ha determinato il cambiamento del nome), si è dovuto
anche prendere atto della richiesta di dimissioni presentata dalla chiesa metodista di Trieste e
de! sostanziale disinteresse da
parte di altre chiese verso le
varie iniziative.
L'assemblea di Ferrara ha invece manifestato una sorta di inversione di tendenza. Malgrado
la partecipazione sia stata incompleta, data l’assenza di rappresentanti di cinque chiese su dodici, il dibattito è stato ricco ed
articolato. Apprezzamento è stato espresso per le modifiche aj>portate allo Statuto in modo da
renderlo più agile e più funzionale. Si è poi ritenuto, anche attraverso una mozione specifica,
che debba aumentare l’attenzione e l’impegno nei confronti dei
mezzi di comunicazione. Il riferimento è stato soprattutto alla
trasmissione radiofonica « 10 minuti con la Bibbia », spazio quindicinale offerto alcuni anni fa
dalla sede RAI del Friuli alla
Federazione regionale, che il pastore battista Liberante Matta
continua a seguire con la piena
fiducia di tutti, malgrado le varie difficoltà incontrate. Ma non
vanno dimenticate neppure le
iniziative radiofoniche locali in
cui sono coinvolti singoli o comunità, né va trascurato il rap
porto con la stampa locale.
Per quanto riguarda gli extracomunitari, le chiese federate
sono state chiamate a concretizzare e migliorare il coordinamento delle iniziative di solidarietà
e di integrazione già presenti localmente. E’ stata inoltre opinione comune che debba essere
rilanciato il Collettivo teologico
come struttura agile in grado di
proporre, senza sovrapposizioni,
iniziative di rilievo, che coinvolgano anche singoli o chiese non
federate.
Dopo un’ulteriore modifica allo Statuto, a proposito della rappresentanza nel Comitato di Tramonti, l’assemblea ha approvato
l’operato del Consiglio, del segretario e dei revisori uscenti, ringraziandoli per il lavoro svolto,
e ha provveduto ad eleggere il
nuovo Consiglio nelle persone di:
D. Macchioro, A. Braschi, T. T(>
narelli, S. Casonato, C. Bianchi,
E. Stretti, A. Bragaglia; come
revisori sono stati riconfermati
D. Falbo e R. Camilot. Il nuovo
Collettivo teologico è composto
da E. Stretti, P. Castelluccio e
L. Pigoni. Sulla base di una precisa decisione dell’assemblea.
Consiglio e Collettivo teologico
sono tenuti a presentare un programma di lavoro dettagliato
entro la fine di quest’anno.
Alberto Bragaglia
APERTO L’ANNO ACCADEMICO DELLA FACOLTA’
America, fucili e catechismo
Che cosa significa inaugurare
nella fede l’anno accademico di
una Facoltà di teologia? Significa, ha detto il decano prof. Paolo Ricca, cominciare da colui
che ha inaugurato prima ancora
della storia della chiesa cristiana e della storia della Facoltà
la storia deH’umanità e quella
della salvezza.
Richiamando la parola biblica
di Marco 2: 27 « il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo ver il sabato », Ricca ha avvertito che allo stesso modo non
facciamo teologia per noi stessi
ma nel nome e per testimoniare
colui che ha trasmesso la novella buona, l’Evangelo, dandoci di
studiarla e comunicarla.
La prolusione dell’anno accademico, il 138” della Facoltà valdese di teologia, è stata tenuta
dal prof. Massimo Rubboli, docente di storia moderna a Firenze. Tema d’attualità nel cinquecentenario dell’approdo europeo
nel Nuovo Mondo: la colonizzazione e conversione degli indiani
nel Nord America.
Che cosa è stata la colonizp
zione-cristianizzazione degli indiani? Scoperta, evangelizzazione, conquista militare? Da storico, Rubboli si è posto in zona
neutra tra letture celebrative e
denigratorie.
Di questo processo che fu
condotto, ha scritto Mark Twain.
« coi fucili e col catechismo »
l’cratore si è limitato a mettere
a fuoco le determinanti religiose. Ne ha tracciato una breve
panoramica, notando che non si
può ripercorrere la storia dei
conflitti di civiltà tra europei e
nativi deH’America senza riconnetterla alla storia delle fedi religiose europee, delle confessioni
cristiane. Le missioni cattoliche
spagnole del XVI e XVII secolo,
in prevalenza di francescani, si
connotarono per la scarsa attenzione alle culure delle popolazioni indigene, alla loro precedente religione. Il cristianesimo
che si cercò di innestare era intessuto di riti e qualche volta
gli indigeni si ribellarono ai missionari a difesa della loro identità aggredita.
Più consapevole ed organizzata fu l’evangelizzazione delle missioni cattoliche francesi dopo il
1620, ad opera dei gesuiti. La
Compagnia di Gesù rivelò nell’occasione quella che fu la caratteristica della sua azione di
proselitismo: la capacità di impostare il lavoro missionario su
una base di adattamento alle
tradizioni culturali dei nativi. Le
chiese uscite dalla Riforma dovettero all’inizio preoccuparsi
della loro sopravvivenza ed affrontarono più tardi il problerna
dell’evangelizzazione degli indiani.
Legata alla tensione spirituale dei pionieri nella Nuova Inghilterra, nel Massachusetts, la
cristianizzazione tentata dai pu
Il «treno valdese»
Laboratorio
della parola
ROMA — Una trentina di persone si è ritrovata domenica 27
settembre per esaminare la proposta di creare un laboratorio
della parola. Come si è potuto
leggere nella presentazione, elaborata da Franco Giacobini e
Maria Bonafede, l’idea era quella di creare un’occasione per
« sperimentare e verificare la voglia di misurarsi con la Scrittura, di provare a capirla in lungo, in largo e in libertà ».
Il progetto presentato prevedeva tre fasi di lavoro:
a) breve studio biblico di
comprensione e inquadramento
del testo biblico;
b) tentativo di vivere il testo
biblico nel suo impatto con le
esperienze personali quotidiane;
c) tecnica dell’uso della parola («scuola» di lettura).
Un ampio contributo di interventi ha favorito il collegamento di quest’idea con l’esigenza
di rendere il culto domenicale
più partecipato, facendo emergere l’interesse per una riflessione centrata anche sul linguaggio gestuale, per immagini, ecc.
Si è venuta così delineando la
proposta di avere un incontro
domenicale a cadenza mensile
centrato da un lato sulla verifica e la rielaborazione del culto
appena terminato e dall’altro
sulla preparazione generale di
un culto di una domenica successiva, con suggerimenti utili
per la liturgia, la lettura biblica e il sermone.
Per meglio rifinire nei dettagli
questa bozza di programma è
stata nominata una commissione: Maria Bonafede, Jean Ellict,
Franco Giacobini, Vincenzo Ribet. Franco Sommani.
Titani ebbe maggiore spessore
evangelico. Fu tradotta anche la
Bibbia in moicano. Poi le lotte
che contrapposero coloni ed indiani rovinarono in parte questo
lavoro. Il fallimento in senso
globale della conversione degli
indiani americani, ha concluso
Rubboli, derivò dal fatto che la
predicazione delLEvangelo fu riconnessa alla logica dei vincitori, dei conquistatori. Non si può
fare evangelizzazione dalla parte
dei vincitori, bisogna farla dalla parte dei vinti.
Dopo la prolusione, il prof.
Ricca ha salutato, tra gli altri,
le due nuove matricole tra gli
studenti della Facoltà, una ragazza delle valli valdesi e un ragazzo da Palermo. Ha tratto da
queste provenienze un duplice
auspicio, di continuità e di nuove penetrazioni della presenza e
proposta evangelica.
N. Sergio Turtulici
Finalmente abbiamo capito!
Da anni i pastori valdesi di Torino si ponevano l'angosciosa domanda sul perché i loro luoghi
di culto erano così poco frequentati la domenica mattina. Ma
ecco la risposta giungere dai loro stessi colleghi della vai Pellice tramite il giornale « La
Stampa » del 14 ottobre. Infatti
esprimendo « scarsa convinzione » circa la soppressione del
« treno valdese » della domenica
(peraltro sostituito da un autobus ) i .summenzionati pastori
della vai Pellice hanno testualmente affermato: « L’eliminazione del treno significherà ulteriori disagi per i fedeli che arrivano da Torino per la funzione nei
Culti a
Piedìcavallo
BIELLA — Nel tempio di Piedicavalló si sono celebrati i consueti culti estivi dal 12 luglio
al 30 agosto. Sono stati quasi
sempre ben frequentati oltre che
dai membri della chiesa di Biella anche da sorelle e fratelli evangelici di altre comunità.
Particolare curiosità, come
sempre, hanno suscitato i culti
in lìngua piemontese: il primo
presieduto dal pastore Mario Castellani (il 12 luglio); l’ultimo
(del 30 agosto) presieduto da
Gustavo Buratti, ha registrato
una presenza di circa 40 persone.
In alcune giornate il locale
è rimasto aperto per accogliere
i visitatori occasionali ed è stata organizzata una serata informativa sulla storia valdese che,
tuttavia, non ha raccolto molto
pubblico.
• Come ogni anno, alla Bocchetta di Margosio, la seconda
domenica di settembre, ha avuto luogo la giornata Dclciniana.
Il pastore Taglierò ha presieduto il culto all’aperto che tradizionalmente prelude alla vera
e propria « assemblea » della Ca’
de studi dossinian. Un numeroso pubblico ha ascoltato l’annuncio deU’Evangelo e ha partecipato alla Cena del Signore.
Conferenza
MANTOVA — Giovedì 8 ottobre, nella sala di S. Orsola, il
pastore Paolo Ricca ha tenuto
una conferenza sul tema: « Cattolici e protestanti, cosa ci unisce, cosa ci divide ».
VENEZIA
Di fronte alla crisi
della società civile
Una presa di posizione che è anche confessione di peccato - Una preghiera per la giustizia
LETTERA
nostri templi ». Sapevamo del disagio di un regolare pendolarismo settimanale per ragioni di
lavoro dalla vai Pellice a Torino,
ma non sospettavamo la possibilità. di un egual disagio per un
pendolarismo domenicale in senso inverso, per ragioni di fede!
Questo va a lode dei valdesi torinesi (che ingiustamente sospettavamo di poco attaccamento alle funzioni domenicali) e un
vivo ringraziamento va alla
Stampa per aver rivelato l’esi
slenza di una situazione che evidentemente i colleghi pastori
delle Valli tenevano gelosamente nascosta!
Alberto Taccia
pastore di Torino
Le chiese evangeliche metodista e valdese di Venezia, di fronte alla crisi della società civile
nel nostro paese, offrono alla
comune riflessione alcune considerazioni in argomento.
La fede cristiana implica la
confessione di fede in Cristo Gesù, signore della vita e della
storia e quindi la diretta partecipazione alle vicende concrete
delle donne e degli uomini, nostre sorelle e nostri fratelli. Alla luce della Bibbia che ci invita a cercare il « bene della città » nella quale siamo chiamati
a te.stimoniare la nostra fede dinanzi alla degenerazione crescente del sistema democratico, avanziamo le seguenti osservazioni:
1) La crisi economica del
paese, per quanto seria e discriminante per le fasce deboli
della società, non deve farci dimenticare l’ingiustizia principale: il Nord del mondo, del quale
come italiani facciamo parte,
consuma r80% della ricchezza
mondiale. Il nostro benessere è
legato al crescente impoverimento dei popoli del Sud del mondo.
2) Le guerre civili in Europa
(Irlanda, Croazia, Bosnia, Georgia ecc.) affondano le loro radici in nazionalismi esasperati,
camuffati sovente da ideologie
religiose. Constatiamo, con amarezza e senso di colpa, che la
Comunità europea e gli Stati
Uniti sono incapaci di condurre
un’azione mediatrice che ponga
fine alla tragedia fratricida di
popoli di antica civiltà.
3) Il risorgere del nazifascismo accompagnato dall’antisemitismo ci ricorda inevitabilmente
i tragici anni Trenta e Quaranta
del secolo. Non siamo di fronte
a schegge impazzite della società europea, ma ad una cultura
razzista che esclude il diverso e
introduce nella società comportamenti individualisti e violenti.
4) I! malgoverno a livello
locale, regionale e nazionale è
espressione di superficialità e
disinteresse per la cosa pubblica, in contrasto con la Costituzione che prevede e tutela la
partecipazione democratica alla
vita della Repubblica.
Per quanto minoritari e talvolta discriminati, noi evangelici ci
sentiamo dunque pienamente
partecipi delle vicende italiane
ed internazionali: con la chiesa
primitiva confessiamo il nostro
peccato al Signore per la grave
crisi etica, economica c politica
che attraversa l’Italia. Preghiamo il Signore che illumini i nostri governanti e aiuti noi tutti
a vivere con coerenza la nostre'
fede a fianco degli ultimi nella
società e nella pratica quotidiana per la giustizia.
6
prospettive bibliche
23 ottobre 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Le domande che ci mettono in crisi
« Perciò, o uomo, chiunque
tu sia che giudichi, sei inescusabile; poiché nel giudicare gli
altri, tu condanni te stesso »
(Romani 2: 1).
Nei celebri versetti 16 e 17 del capitolo primo dell’epistola ai Romani, Paolo ha
affermato di non vergognarsi di venire a
predicare l’Evangelo — se questa è la volontà di Dio — anche in mezzo agli splendori di Roma, perché egli sa bene che è
piuttosto il mondo pagano di cui Roma
è il simbolo a doversi vergognare di se
stesso davanti all’Evangelo, potenza e giustizia di Dio, a causa della sua idolatria e
della sua conseguente immoralità: poiché
infatti gli uomini — così spiega l’apostolo
nel prosieguo del primo capitolo — hanno
scambiato il Creatore con la creatura e si
sono prostrati davanti a delle « immagini
di uomo corruttibile e di uccelli e di quadrupedi e di rettili, per questo Dio li ha
abbandonati in balìa di passioni vergognose» ( 1: 23-24) ed essi hanno contaminato
se stessi e i loro corpi nella malvagità e
nella turpitudine.
E così non solo compiono azioni che pure sanno esser degne di morte ma, come in
preda ad un folle incantamento, « danno
anche il loro consenso a coloro che le compiono » (1: 32).
Chi, davanti a tutto questo, può sentirsi
a posto? Chi può ritenersi non esposto all’ira di Dio di cui qui Paolo parla perché
assolutamente non colpevole di idolatria ed
immoralità?
Lo risposta è facile; i figli di Israele, i
giudei che vivono parte in Palestina e parte sparsi per tutto l’impero.
Chi può infatti accusare Israele di adorare altri dei e idoli oltre al solo vero Dio
creatore del cielo e della terra? E chi può
dire di Israele che Dio lo ha abbandonato
alle bramosie del suo cuore, alle « turpi
passioni » così diffuse tra i pagani, ma
certo estranee all’elevato stile di vita dei
membri del popolo di Dio?
Noi possiamo anzi a buon diritto pensare
che il terribile quadro della condizione dei
pagani, che Paolo ha tracciato, non poteva
non trovare pienamente d’accordo ogni
vero giudeo, come Paolo e ancora più di
lui, estremamente critico verso tutto ciò
che è paganesimo.
Per questo, l’affermazione che troviamo
in Romani 2: 1 arriva del tutto inattesa,
sconcertante.
Una conclusione che
ci coglie di sorpresa
La conclusione che deriva immediatamente da quanto Paolo ha appena detto sull’idolatria e sull’immoralità dei pagani dovrebbe essere questa: « Perciò è senza scusa l’uomo che fa queste cose ». E invece la
freccia vola in un’altra direzione e va a
colpire direttamente proprio il giudeo, proprio colui che era pronto a saettarla anche
lui assieme a Paolo contro i pagani; « Sei
dunque inescusabile, chiunque tu sia. proprio tu che giudichi ».
E qui certo il giudeo deve sentire un
lungo e freddo brivido percorrere la sua
schiena. Qui ogni sua sicurezza finisce in
mille pezzi, ed egli si scopre d’improvviso
esattamente sullo stesso piano di quei pagani che sono oggetto del suo protondo
disprezzo: « Mentre giudichi gli altri, tu
condanni te stesso; infatti, tu che giudichi,
fai le medesime cose. E noi sappiamo che
il giudizio di Dio è secondo verità contro
quelli che commettono tali cose ». Così Paolo parla al giudeo. E davvero su di lui è
non meno del suo stesso mondo che precipita. Colui che riteneva di essere dalla
parte di Dio, scopre che invece Dio è con
Né l’osservanza formale della Legge né la circoncisione vi pongono
al riparo del peccato, quindi del giudizio di Dio: per cui non siete autorizzati a giudicare gli altri. Questo severo ammonimento di Paolo,
rivolto ai giudei, mette in questione anche noi. Anche noi, come
valdesi, siamo spesso tentati di affermare con orgoglio la nostra diversità rispetto agli altri, ma mentre portiamo avanti stancamente la nostra routine ecclesiastica non riusciamo a incidere sulla realtà sociale e
culturale che ci circonda. Siamo chiamati a riflettere seriamente sul nostro modo di essere chiesa oggi e sulla « veracità » della nostra vita di
fede.
tro di lui. Egli che pensava di essere lo
strumento di Dio per giudicare e condannare il mondo pagano, si scopre esposto accanto ai pagani al terribile giudizio dell’Eterno.
Perché tutto questo, come mai?
Paolo qui certo non cancella la differenza tra giudeo e pagano. Il giudeo possiede
la legge, e il pagano no, non la possiede:
questo è vero e rimane vero.
Ma possedere la legp, conoscere quel
che Dio vuole e saper distinguere con sicurezza quali sono le cose migliori davanti a
lui non basta, non è sufficiente: « Non
coloro che ascoltano la legge sono giusti
davanti a Dio, ma coloro che la mettono in
pratica saranno dichiarati giusti ». Dio non
chiede all’uomo la conoscenza, Dio chiede
l’obbedienza! E se un pagano che non ha
la legge si sforza però di fare ciò che è
giusto di fronte alla sua coscienza, egli dimostra che la volontà di Dio e comunque
scritta nel suo cuore e il Signore, nel giorno
del giudizio, lo preferirà a te, figlio di Israele, che sei in grado di istruire gli altri
sulla verità ma non hai saputo istruire
te stesso...
La distruzione
del vanto d’Israele
Così, colpo dopo colpo. Paolo distrugge
la torre superba del vanto di Israele di
fronte al mondo. Certo, egli dice, tu sei il
popolo di Dio, Dio ti ha scelto per essere
la « luce di quelli che sono nelle tenebre »
e ti ha dato con la legge di che illuminare
davvero il mondo. Ma la tua luce non
brilla come dovrebbe perché la tua condotta non ti rende credibile di fronte al mondo.
« Tu che hai nella legge il tuo vanto la
trasgredisci, e così disonori Dio » e rendi
vera la terribile accusa di Isaia; « Per causa vostra, il nome di Dio viene bestemmiato in mezzo ai pagani ».
Poi Paolo va avanti e dopo aver abbattuto la sicurezza che viene al giudeo dal
suo possedere la legge, abbatte anche un’altra sicurezza di Israele, quella che nasce
dalla circoncisione.
E così, di fronte al giudeo che si vanta
di avere nella sua circoncisione il segno
dell’appartenenza al popolo di Dio, Paolo
afferma in modo estremamente chiaro che
la circoncisione non dispensa dall’obbedienza alla legge. Anzi, « se tu che ti vanti
di essere circonciso trasgredisci la legge di
Dio, tu annulli la tua circoncisione, tu non
appartieni più al popolo di Dio »1
E anche qui Paolo non esita, nel suo attacco frontale alle sicurezze illusorie di
Israele, a rovesciare completamente le carte in tavola: « Se un pagano incirconciso
pratica le opere della legge, egli non sarà
forse considerato da Dio come un circonciso? E se tu, con tutta la tua conoscenza
della legge e con la tua circoncisione trasgredisci la legge, quel pagano ti condannerà davanti a Diol ».
E tutto questo perché, puntualizza l’apostolo, l’appartenere al popolo di Dio non
consiste « nelle apparenze esterne, né la
vera circoncisione è quella che appare nella
carne; ma solo chi è circonciso nel cuore,
solo costui appartiene davvero al popolo
di Dio, solo costui è un vero giudeo ».
In fondo, è una questione di «veracità », di corrispondenza tra « essere e apparire »...
Dio non si lascia incantare dalle apparenze: guarda al cuore degli uomini e
giudica tutti, giudei e pagani, solo in base
alla verità o alla menzogna che hanno nel
cuore.
Noi siamo valdesi, e ne siamo fieri. Sentiamo come un dono la nostra appartenenza a questo popolo-chiesa dalla lunga storia e dalla lunga fedeltà. Guardiamo con
un giusto orgoglio alla nostra storia di persecuzione e di martirio, al nostro essere
« popolo della Bibbia », e ne rendiamo
grazie a Dio. Teniamo al nostro « essere
diversi », all’essenzialità del nostro modo di
credere che contrapponiamo con forza ad
altre forme di cristianesimo nate dal compromesso con il mondo e con la cultura e
il potere del mondo, e perciò in definitiva
macchiate di falsità e di idolatria. Per ciascuno di noi, in fondo, è bello, è qualcosa
che ti riempie la bocca ed il cuore poter
dire: « Io sono valdese, io sono un riformato, un protestante ». E’ un’affermazione
di fede e di civiltà al tempo stesso.
Paolo in questo capitolo 2 della sua lettera ai Romani si rivolge a noi, e ci dice:
« Chiunque tu sia, tu che giudichi, sei inescusabile, e mentre giudichi gli altri, condanni te stesso. Infatti, tu che giudichi,
compi le stesse cose che condanni ».
Pensiamo alle nostre Valli. Pensiamo soprattutto alla condizione di tanti nostri
giovani, di tanti nostri figli in preda alla
droga e all’alcol. Pensiamo ai fatti sanguinosi di quest’estate al Pra; due giovani vaidesi che non torneranno più alle loro case,
e altri giovani valdesi incriminati per queste uccisioni. Pensiamo al terribile omicidio
di None, al «padre in frigorifero». Il killer che lo ha ammazzato per denaro sembra sia una giovane valdese delle nostre
valli...
Per un nuovo anno:
domande inevitabili
E allora... allora i giudei ai quali Paolo
si rivolge, oggi siamo noi! E’ a noi che
egli oggi chiede: «Tu che istruisci gli altri,
non istruisci te stesso? Tu che proclami che
non si deve uccidere, uccidi? Tu che affermi di aver trovato nella Bibbia il senso della vita, non sai comunicarlo ai tuoi figli, e
li spingi a cercarlo nella droga? Tu che
dici di essere un popolo-chiesa, vivi poi
una vita frantumata, nell’isolamento e nella
solitudine che portano tanti dei tuoi figli
alla disperazione? ».
Siamo all’inizio di un nuovo anno di attività delle nostre chiese. Lasciamo risuonare in mezzo a noi e dentro di noi queste
domande che certo ci mettono in crisi e
ci fanno male.
Quando Paolo scagliava le sue frecce
contro Israele, non faceva questo per uccidere Israele, ma per donargli la vita!
Chiuso nella torre d’avorio delle sue tradizioni e delle sue sicurezze, Israele aveva
solo saputo disprezzare il dono che Dio
aveva fatto al mondo e innanzitutto pro
prio a lui inviando Gesù, suo Figlio, nato
dalla stirpe di Davide. Aveva rigettato Gesù e lo aveva fatto appendere ad una
croce.
E anche quando l’Evangelo della risurrezione era stato proclamato dagli apostoli a
Gerusalemme, solo una parte di Israele aveva creduto. I capi e la maggioranza del popolo erano restati sordi all’annunzio della
salvezza. E così l’Evangelo era stato rivolto
ai pagani, più pronti a credere proprio
perché senza tradizioni e senza sicurezze in
cui confidare.
E allora Paolo si accanisce qui a smantellare proprio tutto quello che impedisce
a Israele di credere, tutto quello che lo
blocca davanti alla parola di Gesù.
Se finora Israele ha disprezzato più di
ogni altro la sua bontà, la sua sapienza e
il suo grande cuore e non ha riconosciuto
la sua benignità, ora deve capire che sono
proprio la bontà, la sapienza, il cuore di
Dio spalancato in Cristo che lo chiamano
con forza a conversione!
Per questo Paolo scrive quello che scrive; per questo rivolge le sue domande
« spietate » ad Israele: perché egli ama
quello che sente ancora profondamente come il suo popolo e vuole che si converta
e viva!
Parole d’amore
per la nostra salvezza
Le domande che oggi abbiamo sentito
come rivolte a noi e che ci fanno male,
sono anch’esse delle « parole d’amore »...
Parole per la nostra salvezza, che vogliono
strappare anche noi alle nostre false sicurezze per chiamarci alla conversione e alla
vita.
La nostra familiarità con la Bibbia, tante volte data per scontata e invece purtroppo tutta da verificare, il senso di superiorità che abbiamo nella mente e nel cuore
e che ci viene dalla nostra teologia e dalla
nostra storia, ci hanno forse fatto troppo « cullare sugli allori ».
E così, abbiamo continuato ad impostare
la vita delle nostre comunità all’insegna
della più tranquilla « ordinaria amministrazione »: teniamo regolarmente i nostri
culti e questo ci fa sentire a posto, anche
se la partecipazione è sovente al di sotto
del 5% dei nostri membri di chiesa; facciamo le nostre riunioni quartierali, più o meno stancamente e sempre davanti alle stesse
persone; completiamo ogni anno i programmi della catechesi e viviamo ogni anno il
bel momento delle confermazioni con un
pio senso di commozione, anche se già sappiamo che la stragrande maggioranza dei
confermati non metterà più piede in chiesa per chissà quanto tempo.
Gli interrogativi di Paolo chiamano anche noi oggi a riflettere sul senso del nostro
modo di essere chiesa, ci chiamano a vivere nella veracità.
A impegnarci tutti seriamente perché
non ci si limiti nelle nostre comunità a
chiamarsi « fratello e sorella », ma si viva
davvero la fraternità. A pregare e operare
perché Cristo sia davvero presente in mezzo a noi e faccia di noi una sua vera chiesa, un’assemblea di chiamati da lui a vivere
del suo amore e ad amarsi gli uni gli altri
di questo amore.
« Il vero giudeo — ci ha detto oggi Paolo — è al di dentro, e la vera circoncisione
è quella del cuore ».
Voglia il Signore renderci cristiani « al
di dentro » e voglia spalancare alla sua parola di vita i nostri cuori. Saremo allora
davvero la sua chiesa, una comunità nella
quale ei sarà per tutti — e soprattutto per
i nostri figli — uno spazio per vivere insieme, per crescere insieme, per dare insieme
un senso alla vita nella verità e nell’amore.
Ruggero Marchetti
7
23 ottobre 1992
obiettivo aperto
UN INTERVENTO ATTUALE E STIMOLANTE
PROTESTANTI E ECOLOGIA
L’uomo deve render conto a Dio della vita che gli è stata data e dell’uso che fa della terra - La ragione è per il
protestantesimo autonoma, ma responsabile nei confronti del Signore - Occorre che si manifesti una volontà politica
Di fronte alFimmensità della
sfida ecologica che coinvolge tutti gli esseri umani, tutti i paesi,
tutto il nostro pianeta, la questione di sapere come i protestanti si pongono di fronte all’ecologia appare irrisoria. Siamo
coinvolti prima di tutto in quanto esseri umani, in modo oserei
dire elementare, qualunque sia la
religione o la confessione o l’assenza di religione degli uni e degli altri. La crisi ecologica ci restituisce tutti alla nostra comune umanità, che viene prima della nostra particolare appartenenza religiosa. Essa dà all’uomo, a
tutti gli uomini, un nuovo linguaggio comune: al di là di tutte
le differenze, siamo confrontati
nella stessa maniera dalla questione delle possibilità di vita
sulla nostra terra.
Anche la fede
è coinvolta
Certo, anche la fede è coinvolta e fondamentalmente la fede
comune alle tre religioni abramiche. Esse hanno in comune la
stessa confessione del Dio creatore. Ciò vuol dire che hanno in
se stesse la coscienza che l’uomo
è responsabile davanti a Dio (davanti a quest’istanzìa ultima che
chiamiamo Dio): l’uomo ha da
rendere conto di quel che fa della vita che gli è stata data e che
non gli appartiene, e anche di
mento di mentalità appunto,
espressione con cui si rende il
termine biblico « metanoia »,
spesso tradotto con pentimento,
o addirittura conversione. In questo senso il giudizio è un’opportunità che ci viene data, un tempo di decisione per una revisione
della nostra vita. Non solo sul
piano personale, ma anche sul
piano dell’intera società, dell’intera civiltà. Essa riguarda i protestanti come tutti gli altri.
Particolarmente
coinvolti?
Può sembrare, in effetti, che
essi abbiano un certo anticipo
rispetto ad altri, per quanto riguarda la presa di coscienza della problematica ecologica. Si potrebbe illustrare tale affermazione citando nomi, oppure centri di
studi, in particolare in Germania
e altrove. Ma è meglio far prova
di grande cautela, ed evitare ogni
sorta di facile trionfalismo protestante, il che, di fronte alla serietà della crisi, sarebbe particolarmente fuori luogo, come se ci
fosse da un lato la gente dalle
mani pulite, dall’altro tutti gli
altri. Un tale manicheismo sarebbe pura illusione.
Ricordiamoci: gli Stati Uniti
d’America, paese di tradizione
protestante, sono i primi inquinatori del mondo!
Anche i cristiani devono salvaguardare l’ambiente in cui vivono.
quel che fa di questa terra, che
anch’essa gli è soltanto affidata e
che — come la sua vita — non
gli appartiene.
Essere responsabili, dover rendere conto: ciò significa che c’è
un giudizio. Conosciamo il detto:
« Si raccoglie ciò che si è seminato ». La crisi ecologica è quello
che abbiamo prodotto. C’è un
giudizio già nella storia; ad un
tratto giungono fatture e bisogna pagarle. Tutte le religioni attestano questa realtà del giudizio, non solo le religioni abramiche. La parola « crisi » del resto
significa, etimologicamente, « giudizio ».
Ciò che importa notare qui è
che il giudizio, per le religioni
e specie per le religioni abramiche, non è fine a se stesso; non
si tratta di un giudizio per il giudizio; ma il fine, lo scopo del giudizio, è la salvezzia, un cambia
Le nostre
responsabilità
Sì, perché se il protestantesimo puritano è largamente legato
allo sviluppo del capitalismo, è
anche ampiamente corresponsabile della crisi ecologica. Del resto, il giudeo-cristianesimo è stato spesso accusato di avere desacralizzato e strumentalizzato la
natura, e di essere quindi all’origine dello sfruttamento della natura, tale sfruttamento essendo
una caratteristica dell’economia
moderna, tanto capitalistica
quanto comunista.
Ricordiamoci l’ordine che, secondo Genesi 1, Dio dà all’uomo:
« Crescete e moltiplicate e riempite la terra, e rendetevela soggetta... ». Qui, si dice, sta la causa della disgrazia ecologica attuale. Storicamente, questo passo è
sempre stato compreso così, e
grazie ad esso si è sempre giustificato lo sfruttamento della
natura. Ma il passo in questione
non dice questo. « Dominare » va
inteso nella responsabilità nei
confronti di Dio, il creatore, e
nello stesso tempo nei confronti della natura in quanto
portatrice dell’uomo. Si tratta
dunque di un uso doppiamente
responsabile della natura (nei
confronti della natura e nei confronti di Dio), come del resto si
esprime Genesi 2 ove dice che
Dio pose l’uomo nel giardino di
Eden per coltivarlo e salvaguardarlo, il che è tutt’altra cosa che
sfruttarlo ignorando la natura in
quanto creazione di Dio.
La protezione o la distruzione dell’ambiente sono frutto di scelte
di fronte alle quali le chiese e i credenti non possono sottrarsi.
viene considerata come sottomessa al magistero della chiesa e
alla sua comprensione della Sacra Scrittura, è significativo al
riguardo. Per il protestantesimo,
la ragione non è assoggettata alla chiesa. Ma nello stesso tempo
la ragione è resiponsabile, e in ultimo, responsabile davanti a Dio.
Una ragione autonoma, staccata
da Dio, è una ragione senza padrone.
Questo viene del resto confermato; laddove viene a mancare
la responsabilità nei confronti di
Dio, viene a mancare anche la
responsiabilità nei confronti della
natura (come pure nei confronti
degli altri esseri umani).
Si può vedere nella coscienza
ecologica, forse un po’ più precoce in ambito protestante, una
manifestazione della ragione responsabile che, di fronte alle conseguenze distruttrici per la natura, al produttivismo, rettifica,
per così dire, il tiro cioè si pente, cambia atteggiamento nella
consapevolezza che la natura debba essere rispettata nei suoi equilibri, e che l’uomo non è il padrone né il possessore.
Ma detto questo l’ecologia, che
di fatto è Tappello ad un cambiamento del nostro comportamento nei confronti della natura,
è una faccenda « ecumenica » nel
doppio senso del termine: nel
senso di tutte le chiese, e nel senso deH’oifcOMménè, di tutta la terra abitata.
Le chiese e la
crisi ecologica
Si possono ovviamente citare
prese di posizione di un certo numero di chiese protestanti, sia
sulla problematica ecologica in
generale, sia su aspetti particolari: l’energia nucleare, i piani di
sviluppo nazionale, l’agricoltura,
gli allevamenti in gabbia, l’inquinamento, ecc. Nel 1989 c’è stato
il grande raduno di Basilea, insieme alla Chiesa cattolica romana, su « Giustizia, pace e salvaguardia del creato »; e nel 1990
c’è stato un seguito a Seoul, dove
il Terzo Mondo e la giustizia piar
netaria sono stati in primo piano; c’è stata poi una risposta
del CEC alla Conferenza delrONU sull’ambiente e lo sviluppo (Rio 1992).
L’ecologia sarebbe
più protestante?
Il protestantesimo storico è caratterizzato dal fatto di aver conosciuto il secolo dei Lumi, con
la sua grande affermazione dell’autonomia della ragione. Questo, il cattolicesimo non l’ha avuto; il controverso affare Galileo, che dimostra che la ragione
La meraviglia di
fronte alla natura
Certo, vi è una bellezza della
natura, come dicono molti testi
biblici, in particolare i salmi:
« I cieli raccontano la gloria di
Dio e il firmamento annunzia
l’opera delle sue mani » (Salmo
19). Molti cantici rendono gloria
a Dio per la creazione e per una
necessaria e legittima cultura dei
paesaggi, una cultura del nostro
sguardo per riconoscere la bellezza. Qserei dire che è perché
spesso non abbiamo questo
sguardo che riduciamo la natura
ad essere solo un mezzo. Ma nello stesso tempo bisogna dire che
la natura è anche data all’uomo
per coltivarla, lavorarla onde produrre ciò che gli occorre per nutrirsi. E bisogna aggiungere che
la natura non è sempre bella; c’è
anche in essa un’infinita crudeltà,
sregolatezze di ogni specie, una
potenza di vita ma anche una potenza di morte. Il romanticismo
beato della natura nasconde questi (aspetti, è un’evasione, una fuga di fronte alla natura così
com’è.
Le principali
linee d’azione
La questione è di sapere se
esiste una volontà politica. Molte
soluzioni alla situazione attuale
sono note, ma c’è da temere che
tali soluzioni verranno applicate
solo quando sarà ancona più tardi sull’orologio del mondo. E’ già
iniziato il conto alla rovescia.
Nessuno isa quanto tempo ci è
ancora lasciato, ma si sa di certo
che esso è contato.
Gli effetti del degrado della natura sono visibili ovunque. L’ambiente non esiste solo in città ma
anche in campagna, perfino nelle
zone apparentemente più protette. L’ambiente è dappertutto. Segue i passi dell’uomo.
Ho parlato della necessaria volontà politica. Essa non è sufficiente; o meglio dipende dalla
volontà di tutti. L’applicazione di
una politica ecologica, che è urgente e indispensabile, implicherà cambiamenti a livello sociale
e economico. Sono da prevedere
conflitti sociali tra l’emisfero
Sud e l’emisfero Nord, ma anche aH’interno delle nostre società cosiddette « sviluppate ». Conflitto tra l’egoismo dei diritti acquisiti e la disperazione dei seiv
za diritti. La giustizia sarà in p^
ricolo mortale se non si riuscirà
ad evitare questi conflitti, e si potranno evitare solo con una giustizia di solidarietà effettiva il
cui costo sarà notevole per le nc>
stre società e per ognuno di noi.
E’ essenziale capire questo; la
natura ha raggiunto i propri limiti, a livello delle proprie risorse e della propria capacità di assorbire tutto ciò che le buttiamo
addosso. C’è una norma assoluta
in materia di economia; essa deve essere compatibile con la natura, con l’ambiente, o continueremo a scavare la nostra fossa.
E c’è una seconda norma: l’economia deve essere compatibile
con i poveri. Questi sono i due
criteri assoluti per un’economia
che non sia distruttrice della matura e dell’umanità ma costruttrice per ambedue; solo ciò che
corrisponde a questo dop(pio criterio è legittimo sul piano economico.
Per questo occorre una rivoluzione delle menti e dei cuori, delle mentalità. La necessità ci costringerà al cambiamento; ma la
necessità non basta a cambiare
i cuori. Solo Dio cambia i cuori;
siamo oggi di fronte alla più
grande urgenza di Dio, la livello
di tutta la terra; urgenza di una
conversione a Dio, di una nuova
disponibilità ad aprirci a lui. C’è
una possibilità di vita per la nostra terra, e sta nel passare da
un’economia del rendimento fine
a se stesso a un’economia della
riconoscenza e della condivisione, da un’economia della divinizzazione del denaro e del potere
a un’economia della responsabilità, voglio dire della responsar
bilità davanti a Dio e davanti a
tutta la creazione.
Una tale economia si può definire come quella del timore di
Dio, nel senso in cui l’Ecclesiaste
dice: « Il timore di Dio è l’inizio
della saggezza ».
L’Evangelo di fronte
aH’economia
L’amore dell’altro, la condivisione e la solidarietà hanno una
importanza considerevole a livello economico.
La fede in Dio ha una notevole
importanza a livello economico;
essa rimette in discussione i falsi dèi: dà una distanza critica
rispetto aH’economicismo della
nostra civiltà; essa sola permetterà delle rinunce e farà scoprire
una nuova possibilità di vivere:
per gli abbienti, di vivere di più
con molto meno; per i non abbienti, di vivere meglio con molto di più; per tutti di essere fratelli e sorelle in colui che è il Padre di tutti.
La speranza ha un’importanza considerevole a livello economico: la speranza del regno di
Dio che ci ricorda costantemente
che non abbiamo qui la nostra
città permanente ma che siamo
in cammino verso la città futura.
Ottimisti,
nonostante tutto?
La situazione è più che preoccupante, è seria, già drammatica in vaste zone del mondo e anche da noi, a volte.
Non so se si può essere ottimisti; non penso. Ma c’è una lotta
da portare avanti, è la lotta della
fede. Bisogna portarla avanti nel
mondo, nella realtà quale Tabhiamo descritta. Qui bisogna, orni
giorno, lasciare Dio essere Dio,
essere primo, e trovare in questa
fede in Dio e nella speranza che
essa implica, nella speranza del
regno di Dio, la forza dell’amore.
E’ nell’amore che, secondo una
bella formula, la siperanza è vicina alla nostra terra.
Citerò per finire una parola attribuita a Lutero, che spesso mi
aiuta quando lo scoraggiamento
rischia di prendere il sopravvento; è un invito a fare il prossimo
passo: « Quand’anche la fine del
mondo fosse per domani, pianterò oggi ancora il mio melo ».
Gérard Siegwalt
Da Riforme n. 2468, 1° agosto ’92
(G. Siegwalt è professore di
dogmatica alla Facoltà protestante di teologia di Strasburgo).
8
8 ecumenismo
23 ottobre 1992
PADOVA
L'identità evangeiica
alie soglie del Duemila
Una proposta di radicalo osclusivismo nei confronti di ogni altra
tendenza religiosa formulata nel «Convegno di settembre» dell’IFED
dal mondo
cristiano
A Padova anche quest’anno, all'appuntamento dell’IFED (convegno di settembre) erano presenti alcune centinaia di persone da tutta Italia, in larga maggioranza giovani. Un bel successo per gli organizzatori, in particolare per il prof. Pietro Bolognesi che con tanto impegno si
dedica a quest'opera di crescita
spirituale nell’ambito delle Assemblee dei fratelli. Centro d’attenzione e di attrazione il prof.
Henri Blocher i decano della Facoltà libera di teologia di Vauxsur-Seine (F), vicepresidente dell’Alleanza biblica universale e
dei gruppi biblici universitari.
Alla sua conferenza sul tema
L’identità evangelica alle soglie
del Duemila, il concorso di pubblico è andato oltre ogni previsione.
Il punto di partenza del suo
rnessaggio è stato la rivendicazione di un radicale esclusivismo
nei confronti di ogni altra proposta religiosa come carattere
peculiare del cristianesimo fin
dalle origini. Anche le sue lezioni, centrate sul confronto fra fede e superstizione, hanno ribadito il fondamento di certezza
esclusiva su cui poggia il cristianesimo. Ogni problematica umana trova la sua soluzione nelle
Scritture, autosufficienti per definizione e in grado di autointerpretarsi. Calcoli probabilistici,
dubbi, incertezze sono il contrario esatto della rivelazione divina. Se da un lato sta la fede
autentica, concretamente basata
sul suo valore salvifico, sull’altro si colloca invece una congerie di credenze ambigue, senza
certezze, premessa per superstizioni e idolatrie, vere caricature
della fede.
L’accusa di fanatismo e di intolleranza non può riguardare la
condanna e la salvezza emergenti dall’Evangelo, al contrario;
sono proprio le altre posizioni
religiose e/o filosofiche a dare
al loro intrinseco e vano « probabilismo » una coloratura di
dogmatica intransigenza. E’ inutile cercare accomodamenti o
compromessi; in Cristo solo è la
salvezza; a chi non crede non
rimane che la perdizione eterna.
Non si può non riconoscere a
Henry Blocher straordinarie doti di comunicatore, anche se so
vente i suoi passaggi logici non
sono semplici. Nonostante ciò,
in me ha finito col restare un
disagio di fondo: l’impressione
cioè che il suo dialogo altro non
fosse che un monologo, basato
com’era sulla minaccia di con
danna eterna incombente su
ogni interlocutore non consenziente. Quasi che, se Dio nella
sua infinita libertà avesse a mostrare in qualche modo di « pentirsi dal male [...] promesso»
(Giona 3; 10), finirebbe col provocare nei « salvati » « un gran
dispiacere » (Giona 4: 1; cfr. anche Matteo 20: 15).
Ciò che meno mi ha convinto,
insomma, in questa forma di radicalismo scritturale è l’assolutizzazione di una sola possibilità di lettura della Bibbia, come
Se la Parola di Dio fosse obbligata a sottomettersi ad un’unica
griglia interpretativa, la nostra,
anziché noi alla ricchezza progettuale delle infinite proposte divine. Come dice il filosofo e teologo protestante Paul Ricoeur in
una sua recente intervista, « è indispensabile avere una visione
dialogica e conflittuale del lavoro intellettuale, in modo da sviluppare un concetto di linguag
gio in cui [sia] centrale l'idea
della pluralità dei significati»^.
Se la verità di Dio è infinita,
altrettanto infiniti sono i linguaggi e i modi possibili per
accostarsi ad essa: questo rico
noscimento appunto è segno di
umiltà e nel contempo attestazione di quella libertà che abbiamo il dovere di reclamare non
soltanto per noi e per ogni uomo, ma anche per lui e per la
sua rivelazione di misericordia.
Lo Spirito soffia dove e come
vuole: soltanto nella misura in
cui lo lasceremo libero, si manifesterà pienamente in tutta la
sua potenza.
Paolo T. Angeleri
' Di Henri BLOCHER segnaliamo: Le
mal et la croix, Méry-sur-Oise, Les
Editions Sator; La creazione, l’inizio
e la Genesi, GBU/Claudiana, 1984.
^ Cfr. l'intervista di Piera ECIDI,
Confronti, n. 10, ottobre 1992, Si veda
inoltre: P. RICOEUR, Le conflit des interprétations, Paris, 1969.
RAPPORTI ECUMENICI
Uno spirito diverso
INDIA — La Federazione luterana mondiale deplora i passi
indietro nei rapprorti ecumenici
con la Chiesa cattolica. E’ quanto emerge da una dichiarazione
resa nota di recente a Madras,
al termine dell’assemblea del
Consiglio della Federazione. Negli ultimi documenti del Vaticano, afferma la dichiarazione,
« si ricerca in modo inadeguato
l’identità nelle formulazioni teologiche anziché l’unità nella fede » mentre « una nuova spiritualità che riconosca l’apertura
ecumenica e la simpatia reciproca » è necessaria, spiegano i luterani. Anche se il riemergere
dell’influenza « di una teologia
difensiva » esiste sia fra i luterani sia fra i cattolici.
La Federazione luterana mondiale critica soprattutto la presa di posizione del Vaticano sul
secondo rapporto della commissione di dialogo fra anglicani e
cattolici romani (ARCIC II) e la
lettera della Congregazione della dottrina della fede su « La
Chiesa intesa come comunione ».
25 anni di dialogo ecumenico non
vengono presi in considerazione
MESSAGGIO DEI LUTERANI AGLI EBREI
Il dovere del ricordo
ROMA - Il 16 ottobre 1992
era il cinquantesimo anniversario della deportazione degli
ebrei da Roma. Di fronte a questa drammatica ricorrenza, i pastori della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), riuniti
in convegno a Roma dal 12 al
15 ottobre, hanno inviato un messaggio di .solidarietà alla Comunità ebraica di Roma.
« Questa data — si legge nel
messaggio — ricorda un, crimine
e un dolore indelebile di singoli,
di famiglie e di tutta la Comunità ebraica di Roma, verso cui
i cristiani devono ammettere le
loro colpe ». Esprimendo la partecipazione dei pastori luterani
al ricordo d] quei « disumani avvenimenti dell’ottobre del 1942 »,
la lettera prosegue affermando
che « solo nella disponibilità al
ricordo intravvediamo una reale
possibilità per un ulteriore e necessario sviluppo vers*o una società aperta ed umana e verso
un rispetto,so dialogo interreligioso, dal quale tanto abbiamo
appreso e intendiamo ancora apprendere ». La lettera è firmata
dal decano della CELI, pastore
Hans Philippi, e da venti pastori e responsabili della Chiesa luterana. La CELI conta in Italia
7.000 membri, sia di origine tedesca che italiani, e fa parte della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Impegnata per
l’amicizia ebraico-cristiana, fa
parte della Commissione luterana europea « Chiesa e ebraismo ».
(NEV)
in quel documento. Questa lettera rivela uno « spirito diverso »
da quello che si era manifestato
in occasione di numerosi dialoghi tra luterani e cattolici.
Tuttavia, secondo i luterani, la
visione dell’unità della Chiesa
deve essere rimessa in discussione da questi « passi indietro »
isolati. La Federazione luterana
mondiale esorta quindi a proseguire il dialogo con il Vaticano
e a « camminare insieme sulla
via dell’unità visibile ».
(SPP)
GERMANIA
Abbandoni
delle chiese
BERLINO — Un documento
interno dell’EKD, la Chiesa evangelica in Germania, rileva un
aumento di circa l’80% delle
partenze « ufficiali » nel 1991 rispetto al 1990. Con il termine
partenze « ufficiali » da una parrocchia si intende un atto volontario, ufficialmente registrato.
Tra i motivi addotti per spiegare queste partenze in massa, il
documento menziona il calo dei
redditi dei tedeschi come pure
il rifiuto di partecipare allo sforzo di solidarietà finanziaria a
favore delle chiese dell’ex Germania Est. Ma anche la collaborazione, vera o presunta, di responsabili protestanti con la
Stasi e la sensazione che l’EKD
non sa « incontrare i credenti
nella loro vita quotidiana »; secondo il portavoce dell’EKD della Renania, la tendenza ad abbandonare la Chiesa è cinque
volte più elevata nelle città che
nelle zone rurali « dove le strutture sociali sono ancora quasi
intatte ». Nelle città, aggiunge,
« i legami con la chiesa sono cosi fragili che il minimo incidente può portare alla rottura ». La
situazione è altrettanto catastrofica per la Chiesa cattolica: nella più grande diocesi tedesca,
quella di Colonia, le partenze in
più rispetto al 1990 sono state
il 78,4%.
(Réforme-YLEKD)
Teologia della
liberazione
BUENOS AIRES — Commen
tando le dimissioni del teologo
francescano Leonardo Boff, il
pastore metodista Josè Miguez
Bonino, anch’egli esponente della teologia della liberazione in
America Latina, ha sottolineato
che « nonostante tutto, sono molti i settori della società che riconoscono nella teologia della liberazione una articolazione positiva della loro fede e della loro
testimonianza ».
(NEV)
Lo stato e le
scuole cattoliche
PARIGI — Il 13 giugno scorso lo stato francese ha firmato
un accordo con le scuole cattoliche. In base a tale accordo, lo
stato si è impegnato a versare
1 miliardo e ottocentomila franchi per le spese di funzionamento delle scuole private per il periodo 1982-1989. In un articolo
pubblicato su « La voix protestante » Janine Kohler, membro
della Federazione protestante
degli insegnanti, commenta criticamente l’accordo. « Per quali
ragioni l’accordo è stato firmato solo dai cattolici? Esistono
anche altre scuole private: protestanti, ebraiche, laiche che usufruiscono degli stessi accordi.
Perché non vengono menzionate? ».
Di fronte alla richiesta delle
autorità cattoliche di una formazione parallela dei loro insegnanti finanziata dallo stato, l’articolista si chiede: « Perché non condividere una preparazione comune con gli insegnanti pubblici?...
Che cosa diventa la coesione sociale in una società di particolarismi? Vogliamo una vita pubblica regolata dai gruppi di pressione? ». E termina dicendo:
« Per noi, insegnanti protestanti,
uno dei luoghi del nostro cammino spirituale è il servizio pubblico. E’ questo il nostro modo
di capire l’Evangelo. Pensiamo
che non è rimanendo in luoghi
ecclesiastici o che si dicono tali
che parteciperemo alla costruzione di un mondo più solidale
di cui abbiamo bisogno. Accettiamo di essere una voce fra altre per fare progredire le nozioni di giustizia e di libertà che
ci fanno sperare. La traduzione
politica e sociale di queste nozioni in campo scolastico richiede oggi ia nostra vigilanza ».
(BIP)
Le Bibbie per
gli olimpionici
BARCELLONA — Oltre 30.000
copie del Nuovo Testamento,
tradotto in dodici lingue, sono
state distribuite agli atleti e ai
residenti del Villaggio olimpico
durante le recenti Olimpiadi di
Barcellona. E’ il risultato dello
sforzo congiunto dell’Unione delle società bibliche e della Società biblica internazionale.
(NEV)
Ex Jugoslavia:
lettera dell’ACAT
PARIGI — Il presidente dell’ACAT (Azione dei cristiani per
l’abolizione della tortura), André Jacques, ha trasmesso ai responsabili delle chiese dell’ex Jugoslavia, riuniti a Ginevra il 23
settembre, un messaggio di solidarietà, nella certezza che questi responsabili cercano di riportare l’unità e la pace.
Per appoggiare l’iniziativa,
TACAT propone ai suoi 16.000
membri ma anche a tutti i cristiani di rispedire al segretariato deU’ACAT la lettera destina
ta ai responsabili delle chiese
dell’ex Jugoslavia. Le lettere ricevute saranno portate a Zagabria e a Belgrado da una delegazione ecumenica delTACAT durante l’ultima settimana di ottobre.
Ecco il testo della lettera;
« Noi, cristiani di Francia e simpatizzanti delTACAT, vogliamo
esprimervi il nostro dolore di
fronte ai tragici avvenimenti che
stanno lacerando i vostri paesi.
Non possiamo rassegnarci al
ruolo di spettatori al quale siamo spesso costretti. Per questo
vogliamo almeno assicurarvi della nostra solidarietà in Cristo e
della nostra intercessione.
Sappiamo che farete tutto ciò
che dipende dalla vostra autorità spirituale per calmare gli animi e per trovare il cammino
della riconciliazione nella giustizia e la pace. Siamo pronti ad
agire laddove sarebbe opportuno e dove ci chiamereste a farlo. Vi esprimiamo il nostro appoggio fraterno e rispettoso ».
Per ogni informazione, contattare il segretariato delTACAT,
252 rue Samt Jacques, 75005 Paris. Tel. (1) 43298852.
(BSS)
Leader religiosi
contro il potere
PECHINO — Riuniti il 3 e 4
settembre, su iniziativa di Mgr
Ding Guangxun, presidente del
Movimento delle tre autonomie
e del Consiglio cristiano cinese,
rappresentante la Chiesa protestante « ufficiale », i principali
leader religiosi nazionali hanno
preso posizione contro gli esponenti della linea dura del Partito comunista, accusandoli di ingerenza negli affari interni delle
organizzazioni religiose. Hanno
accusato quadri e funzionari del
partito di avere « pratiche sinistrorse per quanto riguarda la
politica religiosa ».
I rappresentanti dei taoisti,
buddisti musulmani, protestanti
e cattolici hanno fatto un lungo
elenco delle loro critiche. M.
Zhao Puchu, presidente dell’Associazione buddista, si è lamentato che le forze di sinistra influenzassero ancora Tapplicazione della politica religiosa del
partito in numerose regiom del
paese.
Mgr Ding Guangxun ha esortato il governo ad attuare una
politica religiosa più flessibile e
una maggiore tolleranza nei confronti delle chiese «domestiche»
protestanti, molto duramente represse in alcune regioni.
La stampa di Hong Kong rileva quanto sia raro che i leader religiosi prendano una posizione critica rispetto alla politica governativa. Il fatto viene
messo in relazione con la certezza della vittoria dei riformisti di Deng Xiao Ping al XIV
congresso del Partito, apertosi
il 12 ottobre.
(BIP-EDA)
Il censimento
in Romania
BUCAREST — I primi risultati del censimento della popolazione effettuato in Romania il
7 gennaio scorso sono stati resi
pubblici: per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale questo censimento teneva
conto dell’appartenenza religiosa dei 22.760.449 abitanti del paese. L’87% dei romeni si dichiara ortodosso (19.801.590 persone), il 5% è cattolico di rito latino e Tl% di rito bizantino (uniati). In ambito protestante, il
3,5% si dichiara riformato, Tl%
pentecostale e il 0,5% battista.
Da notare il numero esiguo di
persone che si dichiarano atee
(11.000), agnostiche (25.000) o
che non hanno dichiarato la loro religione (15.000).
(SPP)
9
23 ottobre 1992
E Eco DELLE YALU AÀLDESI
DIBATTITO AD ANGROGNA
Servizi
C’è un traforo nel futuro?
La storia del progetto, i possìbili finanziamenti e la ricerca del
legame con un « piano di sviluppo » - La situazione è ancora incerta
Chi ha avuto l’occasione di recarsi agli uffici SIP di Pinerolo
in questi primi giorni di ottobre si è trovato, affisso alla porta, un comunicato dal quale apprendeva che per l'apertura di un
nuovo centro automatico, il Centro commerciale di Pinerolo non
sarebbe più stato in funzione
ma trasferito alla filiale SIP di
Torino Sud. Il comunicato informava ancora che componendo il
n. 187, l'utente potrà ottenere le
prestazioni desiderate, relative
ad allacciamenti e trasformazioni nel settore privato, mentre per
gli impianti pubblici il numero
da contattare è il 134131.
Che vi fossero delle trasformazioni e ristrutturazioni era cosa
nota, poiché durante il mese di
giugno nella discussione per il
rinnovo del contratto di lavoro,
il problema era già emerso ma la
direzione SIP aveva dato garanzie che le chiusure e i trasferimenti sarebbero stati effettuati
solo dopo un’attenta verifica,
da effettuarsi nel corso del P semestre '93. Il piano di riduzione
sarebbe scattato se non si fossero raggiunte le 45.000 utenze. Il
distretto di Pinerolo, che va, da
Fenestrelle in vai Chisone a Bobbio, in vai Pellice, avendo una
grossa estensione di zona montana si sta avvicinando a quel
traguardo ma non lo ha ancora
raggiunto.
La Direzione centrale invece
dichiarava la chiusura durante il
mese di settembre.
Per quanto riguarda i disagi
all’utenza, per la direzione SIP
non sembrano esisterne. D’ora
in poi le bollette verranno pagate presso gli Uffici postali o assegnando gli incarichi alle banche della zona. Sempre secondo
la direzione SIP, telefondando al
187 ogni problema o quesito dovrebbe ottenere una rapida risposta. La realtà invece ha anche altri aspetti: non è sempre
vero che parlare con il 187 sia la
stessa cosa che spiegare le proprie ragioni all’impiegata che ti
ascolta. Pensiamo alle persone
anziane per le quali il telefono
rappresenta un preciso riferimento ma che è un interlocutore
inanimato.
Agli utenti pubblici, bar, giornalai, Pro Loco, tabaccai, cioè
coloro che vendono le schede telefoniche e che fino ad oggi andavano a Pinerolo per ritirarle,
è stato proposto di recarsi a Torino suscitando un coro di pròteste.
Non è la prima volta che nelle
nostre vallate, con la pretesa
di razionalizzazione dei servizi,
( tempo addietro lo fu con le preture poi con l’ENEL, il gas, l Ufficio di collocamento, le esattorie), si sono aumentati i disagi
della popolazione che quando ha^
dei vari problemi da risolvere si
trova costretta a perdere meza giornata di lavoro o del proprio tempo o a farsi accompagnare, non avendo a portata di
mano l’interlocutore che glie li
può risolvere.
C’è una parte di traffico che intasa sempre più le strade causato proprio dalla chiusura di quei
recapiti che utilizzati a rotazione
erano pure utili all’economia della zona. E’ chiaro che queste spese aggiuntive non rientrano nei
bilanci né della SIP ne dell’ENEL. Eppure ci sono ed alla
fine pesano sul bilancio delle famiglie e in fondo su quello generale di questa traballante « gestione Italia ».
Adriano Longo
Ciclicamente si toma a parlare
del possibile traforo del Colle
della Croce; c’è chi lo « sponsorizza ». chi lo teme, chi ritiene
« che non si farà mai ».
Il Comune di Angrogna ha pensato di dedicare una serata delr« Autunno in vai d’Angrogna » a
questo tema, invitando a parlarne il presidente della Comunità
montana, Cotta Morandini, l’assessore provinciale Bonansea, il
vicepresidente della Comunità
montana Bellion, il consigliere
verde di Lusema Gardiol ed il
sindaco di Bobbio, Charbonnier.
L’avv. Cotta Morandini ha presentato la storia di questo prc>
getto, un’ipotesi che si presentò
già decenni (per non dire secoli)
or sono quando ancora non si
parlava del tunnel del Monte
Bianco o del Frejus. Ad ogm
progetto fece però seguito un
blocco, vuoi per motivi economici, per avvenimenti bellici o
altro ancora.
Oggi — ha illustrato l’ass. Bonansea — è possibile far ricorso
a finanziamenti CEE (il famoso
« Interreg ») per realizzare progetti transfrontralieri; la richiesta che verrà presentata riguarda uno studio di fattibiità che
potrebbe portare alla realizzazione del tunnel.
Un tunnel che dovrebbe essere,
secondo il sindaco di Bobbio che
ha illustrato una delibera assunta all’unanimità dal Consiglio
comunale, ad uso turistico e non
per il grande traffico dei TIR.
11 vicepresidente della Comunità montana, Bellion, ha puntato molto sulla necessità di presentare un piano di sviluppo che
veda l’ipotetico traforo non come una premessa ma un’eventuale conseguenza.
Il consigliere verde di Lusema
Paolo Gardiol ha sottolineato
che uno studio geologico dei
primi anni ’80 evidenziava la
grande difficoltà di realizzazione di un collegamento viario per
la conformazione dell’alta valle,
nonché i costi ambientali che
graverebbero sull a popolazione
in caso dì costmzione di una
grande arteria stradale. Sono seguiti numerosi interventi.
Sostanzialmente nessuno ha
accolto favorevolmente un’ipotesi di collegamento che veda la
valle attraversata da un’autostrada o superstrada in vis+a di un
traffico pesante; l’esempio di
quanto accade oggi in vai di Su
COMUNITA’ MONTANA VAL PELLICE
Le aree rurali
In un clima certamente meno vivace che in precedenti occasioni, si è riunito giovedì 15
ottobre scorso il Consiglio della Comunità montana vai Penice; quasi tutte le delibere sono
state assunte all’unanimità.
Due gli argomenti di un certo
interesse.
La vai Pellice chiede di essere inserita nell’obiettivo 5b del
regolamento CEE 2052/88; vediamo di cosa si tratta al di là di
sigle pressoché sconosciute.
Fin dal 1988 la CEE aveva stabilito mediante questo regolamento di attivare iniziative per
lo sviluppo di aree rurali, in cui
l’agricoltura fosse un’attività
primaria, ma non l’unica, e che
essa fosse legata o collegabile
ad altri settori quali turismo,
artigianato, silvicoltura, tutela
ambientale.
Oggi in Europa le zone classificate come rurali rappresentano circa il 17% del territorio
con il 5% della popolazione; su
queste zone interventi comunitari congiunti con quelli nazionali ed anche il concorso di imprenditori privati possono avere, localmente, impatti non trascurabili.
Attualmente solo 3 Comunità
montane del Piemonte sono state inserite in quelle zone finanziabili in base a questo regolamento CEE e la richiesta avanzata dalla vai Pellice va nella linea di poter usufruire di questa potenziale risorsa.
Già nei mesi scorsi la proposta era stata presentata agli imprenditori del settore agricolo,
artigianale e turistico nel corso
di un confronto con gli amministratori della Comunità montana. Ora si è arrivati alla formalizzazione con una delibera.
Un’ampia ed approfondita relazione prodotta dal responsabile dei servizio agricoltura, Enzo
Negrin, è stato il documento base per la richiesta, un documento che fotografa la realtà vai
Pellice sia nel settore agricolo
che in quelli collegati.
Oltre 6.000 bovini, 3.000 ovini
condotti in molti casi da opera
tori sufficientemente giovani; 380
aziende solo nel settore frutticolo con un migliaio di addetti;
circa 12.000 quintali di castagne
prodotte all’anno, 230 quintali (fi
miele, una decina di cooperative; questa, in pochissime cifre,
l’agricoltura in vai Pellice.
Tutto sommato contenuta la
realtà del turismo, almeno per
quanto riguarda le possibilità di
ospitalità; sono una quindicina i
posti letto presso aziende agrituristiche e 385 (per la maggior
parte a Torre Pellice) in alberghi; molti di più i posti ristoro (145 in agriturismo e 2.735 in
ristoranti o trattorie).
Ma la valle conta su un ricchissimo patrimonio di baite o
intere borgate che potrebbero
essere ristrutturate in modo rispettoso delle caratteristiche del
luogo e della tipologia utilizzandole per scopi turistici.
Fatta questa analisi delle possibilità parte la richiesta di inserimento in una particolare
condizione che consentirebbe
l’accesso a significativi finanziamenti; nulla è scontato ma intanto occorrerà approfondire e
costruire progetti credibili di effettiva valorizzazione delle risorse della valle.
Il Consiglio della Comunità
montana aveva in precedenza
approvato un ordine del giorno
tendente ad evidenziare le difficoltà cui andranno incontro i
piccoli macelli con il nuovo anno a causa dell’entrata in vigore di una direttiva CEE; molte
prescrizioni risulterebbero troppo onerose e, in certi casi, addirittura impossibili da applicare anche a causa della tipologia
delle costruzioni che li ospitano.
In certi casi gli impianti di macellazione rischiano la chiusura
arrecando grave danno alla microeconomia montana. L’appello
lanciato chiede agli organi preposti di verificare la possibilità
di ottenere deroghe in modo da
poter proseguire, pur senza far
venire meno un discorso di qualità e di igiene, l’attività di questi piccoli macelli.
P. V. R.
sa è sotto gli occhi di tutti. Peraltro è anche difficile immaginare un interesse reale e i capitali sufficienti per la costmzione
di un collegamento che escluda
a priori il traffico pesante.
Resta in piedi il discorso dello
studio e del piano di sviluppo;
qualcuno li vorrebbe sufficientemente rapidi tenendo conto della documentazione già prodotta
in passato.
Da più parti si è ipotizzato di
sottoporre un eventuale progetto di traforo alla valutazione
popolare mediante referendum;
l’ipotesi è possibile visto che
questo strumento è stato inserito negli Statuti di tutti i Comuni, tuttavia andrebbe accuratamente presentato e proposto a
fronte di un piano completo che
evidenzi lati positivi e possibili
ricadute negative.
Un collegamento viario potrebbe portare di per sé dei vantaggi economici? Non è affatto
scontato.
Potrebbe anzi diventare incompatibile con uno sviluppo legato all’ambiente tutto sommato intatto della valle.
Si potrebbe ipotizzare un collegamento ferroviario?
L'ipotesi è affascinante e non
sarebbe del tutto nuova; esistono infatti da decenni studi di
fattibilità corredati da puntuale
documentazione. Un’ipotesi del
genere avrebbe, questa sì, un respiro effettivamente europeo in
un mondo che sta soffocando
fra auto e camion e che cerca
alternative valide per il trasporto sia di passeggeri che di merci. Ma su questa, come sulle altre ipotesi, grava fra l’altro la
pesante crisi economica che tutto il nostro paese attraversa.
L’unico dato certo della serata, anche in risposta a Bonansea, cauto nelToccasione ma ancora recentemente decisamente
schierato per l’autostrada è che,
a questa ipotesi, nessuno è parso disposto a fare concessioni.
Piervaldo Rostan
Dopo l’accordo
PEROSA ARGENTINA — Nuove preoccupazioni per la Manifattura. Raggiunto raccordo con
l’azienda (che prevede una trattenuta percentuale sui salari
mensili per un anno in cambio
del ritiro dei 131 licenziamenti
e di investimenti), accettato dal
70% delle maestranze, grava sull’intesa una contestazione; i cento firmatari di un documento
non ritengono che il sindacato
avesse il mandato di trattare
l’accordo e non se ne sentono
rappresentati; qualcuno potrebbe dunque impugnare raccordo,
che nel frattempo si avvia all’applicazione.
Tre anni di arte
PINEROLO — Venerdì 23 ottobre la galleria d’arte ES inaugura la sua terza stagione di attività con « Il fuoco », mostra
personale di Barbara Tutino.
La pittura di Barbara Tutino
si contraddistingue per una ricerca in bilico tra motivazioni
di marca espressionista, con
spiccato senso narrativo e di attenzione alla costruzione delTimmagìne, e im’altrettanto concentrata dimensione linguistica che
ne spiega così l’interesse per
l’universo letterario e poetico.
« Il fuoco » è l’avventura che
anima il corrispondente visivo
della musica; una galleria di ritratti dedicati ai più celebri direttori d’orchestra, scelti appunto a rappresentare una sorta di
fuoco sacro, romantico e visionario.
La mostra resta aperta fino al
31 dicembre, tutti i pomeriggi
dalle 16 alle 19,30, sabato anche
fra le 10 e le 12,30.
Il paese fiorito
SAN GERMANO CHISONE —
Nell’ambito del concorso « San
Germano fiorita » sono stati segnalati nella categoria finestre e
balconi; Amici dell’Asilo dei vecchi, Ilda Richiardone, MarieLouise Bounous, Amici della
piazza della Turina, Ilda Duchéne. Nella categoria giardini; Rosanna Bertolino, Franca Lombardini, Graziella Treves, Manlio
Durand.
PEROSA ARGENTINA
Invito alla musica
Presso la Direzione didattica
di Perosa Argentina sono iniziati i corsi di formazione musicale di base e canto corale, diretti agli insegnanti e finanziati dalla Comunità montana valli Chisone e Germanasca.
L’intervento è suddiviso in
due corsi di formazione e aggiornamento per insegnanti, articolati in otto incontri, ciascuno 'di tre ore di lezione; cinque
incontri di coordinamento e laboratorio didattico per insegnanti che hanno già completato il
corso biennale (sono insegnanti
del Circolo di Villar Porosa); centocinquanta interventi
di un’ora, da distribuire tra le
classi degli insegnanti che seguono i corsi per la prima volta, in modo da supportare e integrare l’attività dell’insegnante.
Il corso di formazione ed aggiornamento degli insegnanti sarà tenuto dal prof. Giorgio
Guiot. Originario della vai Chisone, il prof. Guiot è diplomato in pianoforte e in musica corale e direzione di coro; dal settembre ’92 è direttore artistico
dei « Piccoli cantori di Torino »
e da anni si occupa dell’organizzazione e dell’attuazione di
corsi di alfabetizzazione musicale per bambini e adulti.
Gli interventi nelle classi saranno seguiti dai professori Sergio Bonino, Annalisa Bosio e
Luisita Buffa, diplomati l’uno in
trombone, le altre in pianoforte.
Questi insegnanti propongono
interventi nella scuola elementare convinti che in questa età i
bambini sono particolarmente
ricettivi e sensibili ad un’educazione musicale di base.
I campi di intervento si svilupperanno attraverso il riconoscimento di suoni e rumori, l’educazione dell’orecchio, lavoro
sul parlato, utilizzo dei simboli
musicali, educazione al canto,
con apprendimento di brani per
l’infanzia, esperienze di canto
corale e altro ancora. L’attività
sarà impostata seguendo in particolare la metodologia Goitre.
Sono trascorsi parecchi anni
da quando Dino Ciesch propose
il metodo Goitre agli insegnanti
del Circolo di Perosa Argentina.
Oggi molti di questi insegnanti
conducono esperienze valide nelle loro classi. Ben vengano questi nuovi corsi estremamente
formativi per l’insegnante e di
fondamentale importanza per una completa educazione degli alunni.
Paola Revel
10
10
23 ottobre 1992
L* Eco Delle Yalu Aàldki
IMPORTANTE CONVEGNO A GRENOBLE
Osservazione
astronomica
LUSERNA SAN GIOVANNI —
In occasione dell’anniversario
del suo 3° anno di vita, l’Associazione astrofili « Urania », con
il patrocinio dell’assessorato alla Cultura di Luserna San Giovanni, organizza per sabato 24
ottobre alle ore 21, presso l’auditorium comunale di via ex Deportati ed Internati, una serata
per gli appassionati di astronomia, una scienza che in questi
ultimi anni ha raggiunto delle
mete veramente impensate e che
destano grandi meraviglie.
Presentato dal presidente dell’Associazione astrofili, dott. Peyrot, il direttore dell’Osservatorio
astronomico di Torino e docente
all’università prof. Attilio Ferrari terrà una conferenza sul
«Nuovo volto dell’astronomia», a
cui farà seguito una discussione
con domande ed interventi da
parte di quanti vorranno soddisfare le loro curiosità suH’interessante materia.
Dopo la conferenza il pubblico potrà visitare la sede dell’asscciazione e, tempo permettendo, osservare con i moderni telescopi la volta celeste con le
stelle, gli astri d’impareggiabile
bellezza ed i pianeti che ruotano intorno al Sole che li riscalda e li illumina.
La domenica si
viaggia con il bus
TORRE PELLICE — E’ iniziata domenica scorsa 18 ottobre
la sospensione del servizio su rotaia per 12 corse della PineroloTorre Pellice; in sostituzione sono stati attivati collegamenti su
pullman. Ciò avverrà soltanto
nei giorni festivi a causa — dicono i responsabili del servizio
trasporto locale — dello scarso
utilizzo del treno.
La ricchissima storia
deiia stampa regionaie
Giornali locali, fogli politici e sindacali, periodici ecclesiastici;
un patrimonio in buona parte ancora da scoprire e studiare con cura
« La presse régionale: XIX"“XX”“ siècles, Rhône-Alpes/Piémont - Vallée d'Aoste »: è il titolo del XVII « Colloquio » franr
co-italiano, svoltosi a Grenoble
l’8 e il 9 ottobre scorsi. L’organizzazione è stata del CRHIPA (Centre de recherche d’histoire de ITtalie ed des pays alpins) dell’Università « Pierre Mendès-France »
(scienze sociali) e del Centro studi sull’arco alpino occidentale
dell'Università di Torino. Per due
giorni, una fitta serie di relazioni
(22 più una tavola rotonda finale) ha scandagliato l’universo della carta stampata presente sui
due versanti delle Alpi.
Momento di confronto all’interno di un’ampia ricerca in corso
che ne prevede la schedatura ed
il recupero alla memoria, il Colloquio si è rivelato molto interessante per l’abbondanza di materiali — segno di grande vivacità
d’iniziativa editoriale — e per l'evidenza di tratti comuni, tipici di
tutta la stampa regionale, politica, d’informazione cattolica o
protestante. Il destino della stampa di tal tipo, infatti, sembra un
fiume carsico che appare e dispare secondo gli andamenti sociali
del contesto che la esprime, legata a volte a gruppi di amatori,
a volte a diocesi o a insiemi politici.
Colpiscono i nomi, sovente
tratti dal luogo fisico o naturale,
come il « Monte Rosa » o « La
Sesia » in provincia di Vercelli,
oppure « La Croix de Savoie » o
« Le petit Dauphinois » sul ver
SCAMBI INTERNAZIONALI
Giovani per l’Europa
« Gioventù per l’Europa » è il
titolo di un progetto che finanzia e promuove scambi culturali
tra giovani a livello europeo; in
quest’ambito sono stati realizzati
due scambi, uno bilaterale ItaliaGrecia e l’altro multilaterale
(’’Eurocamp”) che hanno coinvolto numerosi giovani che sì riuniscono presso Spazio giovani della Comunità montana vai Pellice.
A Pradeltomo in vai d’Angrogna, all’inizio di agosto, erano
presenti giovani di Spagna, Grecia, Gran Bretagna e Italia; si
è trattato di im vero confronto
di culture, di esperienze, oltre
che di lingue.
« E’ stato molto bello vivere insieme a ragazzi di altre nazioni — dice Anna — scoprendo il
loro modo di vivere, di pensare,
le loro tradizioni musicali, la loro cultura. Oppure visitare con
un altro punto di vista città che
già conoscevamo, scoprendo differenze urbanistiche, il modo di
vivere il tempo libero, il rapporto con la gente».
Lo scambio bilaterale ha avuto
una seconda parte, dopo il soggiorno in vai Pellice, con il viaggio a Volos, città di circa 80.000
abitanti in Tessaglia, situata sull’omonimo golfo; alle spalle una
bella montagna, il Pelio, con una
rigogliosa vegetazione.
Il ricco programma ha visto
un alternarsi di visite a musei,
ad artigiani, escursioni, un interesspnte laboratorio sul Karaghiosis, il teatro delle ombre in
cui i ragazzi hanno costruito i
pupazzi della tradizione greca e
sante francese. Oppure nomi che
di per sé già sono un programma
e indicano la parola d’ordine del
loro foglio, come « Le droit du
peuple » e « Le travailleur alpin »,
stampa operaia della vai d’Isère
(Hubert Desvages), che privilegia l’analisi del fascismo italiano.
Oppure ancora nomi di evocazione carnevalesca, come « Il
Pasquino », giornale satirico piemontese, letto nei caffè torinesi
d’inizio secolo, quando la satira
aveva una chiara matrice colta.
E come dimenticare il nostro
stesso « Echo des vallées vaudoises », diventato poi « Le Témoin » per far sentire la sua voce di testimone evangelico protestante e valligiano?
Di ognuno varrebbe la pena
raccontare la storia perché ogni
foglio, ogni bollettino, ogni almanacco può rivelare la storia dell’intellettualità di provincia, del
rapporto con il lettore di cui si
registrano palpiti, dissidi e necessità educative e anche della conflittualità fra gruppi editoriali
per l’egemonia culturale della
propria « zona » d’influenza. Fra
le relazioni proposte, Bartolo Ganglio ha tracciato la storia di
due quotidiani torinesi nati nel
1848, che inaugurano una felice
stagione di industria tipografica.
Le testate, favorite infatti dal
nuovo regime di libertà, erano
più di cento in tutto lo stato sabaudo, di gran lunga il più produttivo rispetto alle altre realtà
della penisola. « La Gazzetta del
Popolo » e « L’Armonia » ben
espressero l’animo giornalistico
del tempo, l’una incarnando il
modernismo riformista, di ispirazione monarchica e anticlericale.
fautrice di campagne contro i
privilegi del clero ed a favore
delle Leggi Siccardi, e Taltna sostenitrice del reazionario ministro di Carlo Alberto, il conte
Clemente Solare della Margherita. Ambedue lette in tutto il Piemonte, facevano opinione presso
il popolo, quando per « popolo »
si intendeva ancora la piccola
borghesia, gli operai, gli artigiani.
Dora Marucco invece ha parlato della stampa operaia e sindacale piemontese dopo la seconda
guerra mondiale, purtroppo mal
conservata e dispersa. Legittimata sempre dal basso, dalle « commissioni interne » prima e dai
« consigli di fabbrica » poi, essa
ha due « punte » massime nella
prima metà degli anni ’50 e negli
anni dal ’68 all’80. Il giornalismo
di fabbrica nasce e muore ad immagine di chi lo produce, senza
preoccupazioni di estetica tipografica ed a scopo sovente di lettura collettiva.
Infine, Gino Lusso si è occupato di un tema molto attuale: la
stampa « verde » degli anni ,’6Q.
Tre sono i gruppi produttori _di
informazione « verde »; enti pubblici, le A.P.T. - Pro Loco e gli
ambientalisti. Non parlano di sé,
ma del « mondo », chi scrive sovente è « volontario » ed i temi
trattati sono molto eterogenei.
Ciò nonostante la sua funzione
ha un compito di controinformazione e aggregazione dì gruppi
operanti in difesa dell’ambiente
presenti un po’ ovunque nella regione. Infine la tavola rotonda
ha preso in esame i problemi di
oggi della stampa locale e regionale.
Bruna Peyrot
di quella italiana, inventando poi
delle scenette.
Il contatto con gli amici greci
ha permesso anche il confronto
con le loro abitudini, con un
modo di vivere che tiene conto,
per esempio, dei caldi pomeriggi
concentrando le attività in serata.
Nel campo dell’ istruzione è
stato possibile apprendere come
accanto al sistema scolastico statale vi sia una rete molto vasta
di scuole private che sopperisce
alle carenze di quella pubblica,
soprattutto per le lingue.
Altro aspetto della vita quotidiana per i ragazzi italiani è stato dato dalle modalità adottate
per gli scioperi; il governo aveva
appena adottato una manovra
economica simile a quella italiana e la popolazione stava scendendo in piazza nelle varie categorie di lavoratori. Ma in tutti
i settori era estremamente difficile sapere in anticipo a quali disagi si sarebbe andati incontro:
l’erogazione dell’energia elettrica
avveniva in modo saltuario e
analogamente per l’acqua o altri
servizi.
Al termine di quest’esperienza
per tutti molto arricchente il
gruppo scambi ha deciso di continuare nei propri incontri nel
periodo invernale, cercando altre
occasioni di scambio con giovani
di altri paesi ; gli incontri si svolgono presso la sede della Comunità montana, a Torre Pellice,
ogni martedì alle ore 18.
Sandro BeUion
Le
ritrovate
Nei giorni dal 21 al 24 settembre lungo la strada provinciale
che sale a Rorà, al balcone del
municipio, nella piazza Fontana,
nella sala delle attività, all’albergo Piamprà, al ristorante
Koliba del Parco montano, c’era
uno sventolio di bandiere italiane e argentine. Come mai tutto
questo? Stavano arrivando a Rorà, dalla lontana terra Santafesina e precisamente da Alejandra, per celebrare il gemellaggio
i Rivoira i Pavarin, i Tourn, pronipoti della grande emigrazione
rorenga del 1872.
Sono venuti a conoscere la terra, i luoghi, le montagne dei loro bisnonni. Certamente ogg'
questi luoghi sono molto diversi
da come erano in quel lontano
1872 quando, poco prima di partire, un com.ponente di quei 23
capifamiglia scriveva: « Non è
per spirito di avventura o per
facili guadagni che siamo spinti
a portare le nostre famiglie oltre oceano, in un paese così lontano che non conosciamo e da
cui probabilmente nessuno tornerà. E’ la miseria ed il soffrire
la fame che ci allontana ».
Erano emigranti poveri di Rorà o delle valli limitrofe o dei
paesi della pianura, quei piemontesi che avrebbero fondato paesi e città, anche se nei poveri
bagagli che portavano avevano
solo la tenacia, la voglia di lavorare e un grande senso dell’onestà.
Manifestazioni
TORRE PELLICE — La settimana della castagna prevede per venerdì 23
(Sala consiliare, ore 21) un dibattito
su Ambiente e agricoltura: interventi
attuati dalla Comunità montana; sabato 24 (ore 21, presso il Salone opera
gioventù) la commedia Mare granda;
domenica 25 prodotti agricoli e artigianali in vendita sotto i portici del
Municipio e, dalle 10: torneo di pallavolo, inaugurazione di un’ambulanza
e della nuova sede WFF. Alle 14,30.
in piazza Muston, distribuzione di caldarroste e spettacolo di gruppi teatrali di Guillestre e Gap con la Banda
di Torre.
Solidarietà
PINEROLO — Mercoledì 4 novembre,
alle 20,30, presso la Comunità di base (corso Torino 288) si incontra il
gruppo familiari e amici dei tossicodipendenti sul tema del sostegno alle famiglie. Gli operatori volontari si
ritrovano alle ore 19.
Incontri
PINEROLO — Venerdì 23 ottobre,
presso il Centro sociale di via Lequio
36, il gruppo per l'Alternativa organizza una riunione di conoscenza, approfondimento e discussione del piano regolatore della città.
Salute
GRUPPO DI ARGENTINI A RORA’
SALUZZO — Presso il centro « Forma » (via Volta 16), alle ore 21, martedì 27 ottobre, il fisiatra Marco Pasquini parla su: Nuove metodologie
antidolorifiche e ginnastica attivata e
passiva. Giovedì 29 Giovanni Pellegrino parla su: Bellezza e salute con le
tecniche naturali.
Autunno in vai d’Angrognà"
ANGROGNA — Sabato 24 ottobre
alle 14,30 si inaugurano i nuovi locali
del municipio, con mostra mercato e
mostre di Amnesty e del Teatro Angrogna. Domenica 25, alle 9, partenza
della gara di triathlon. A seguire polenta, premiazione, castagnata e balli
sotto l'Ala. Mercoledì 28, alle 21, ne!
tempio del Serre, incontro-dibattito sui
provvedimenti economici del governo.
ANGROGNA — Sabato 24 ottobre,
alle ore 15, presso la sala valdese, si
tiene un convegno sui 20 anni del
Gruppo teatro Angrogna, con Giovanni Ayassot, Vittorio Morero, Michele
L. Straniero, Giorgio Tourn e il giornalista Nino Ferrerò.
Da queste colonne voglio far
giungere il mio saluto ed un
pensiero a tutti gli alejandrini
che ho avuto il piacere di conoscere nel mio ultimo viaggio in
Sud America, Guido Abel Tourn.,
sindaco di Alejandra, Sandra
Tourn, Patricia Castrino (Tourn),
Sandra Moore (Pavarin), Ana
Maria Rivoira, Maria Rosa Chiaraviglio.
Spero che i giorni trascorsi a
Rorà vi rimangano impressi nella memoria, non solo per quello che noi rorenghi vi abbiamo
offerto con affetto e simpatia,
ma per il ricordo di questa terra,
che fa parte delle vostre radici.
Adesso tocca a noi rorenghi rendere la visita ad Alejandra per
suggellare questo gemellaggio.
A presto.
Silvio Tourn
TORRE PELLICE — Venerdì 23 è in
programma Belli e dannati (ore 21,15);
sabato 24 Bella e accessibile (20-22,10);
domenica 25 Doublé Impaci (ore 1618-20-22,10), replicato lunedì 26 (21,15).
POMARETTO — Il « Filmforum » al
cinema Edelweiss prevede per venerdì
23 Urga, territorio d’amore (ore 21).
PINEROLO — Il cinema Hollywood
programma Taxisti di notte fino a martedì 27 (feriali 20-22,30, festivi 15-17,3020-22,30).
Al Rìtz si proietta fino a mercoledì
28 lo speriamo che me la cavo (feriali 20,15-22,15, festivi 14,15-16,1518,15-20,15-22,15).
L'Italia prevede ancora Basic Instinct
(feriali 20-22,30, domenica 15-17,30-2022,30).
11
23 ottobre 1992
lettere il
UN BATTESIMO
ORTODOSSO
Siamo due ragazzi appartenenti al
« Gruppo scambi internazionali » di
Spazio giovani della Comunità montana vai Penice. Quest'anno abbiamo effettuato lo scambio con dei ragazzi
greci. Durante il soggiorno nella loro
nazione abbiamo assistito al battesimo
di una bambina, celebrato con rito ortodosso. Riteniamo che possa essere
interessante mettere a conoscenza della nostra esperienza anche coloro che
non vi hanno mai assistito.
Domenica 30 agosto, a Chiaretto, un
paese ai piedi del monte Pelio, sul mar
Egeo, siamo andati ad assistere a tale cerimonia nella chiesetta locale.
L’ingresso dell'edificio è laterale alia
facciata. All'interno la luce è scarsa,
le finestre non consentono al sole di
illuminarlo, appese ai soffitto ci sono
vecchie lanterne ad olio in metallo
dorato. L’ambiente è diviso in due parti: in una stanno i fedeli e l’altra è
riservata al pope; i due locali sono
divisi da un muro su cui sono appese le tipiche icone. Ai lati del primo locale vi sono due portacandele
ricolmi di sabbia dove inserire sottili
candele gialle, una volta accese. Al
centro sorge il fonte battesimale; a
destra vi è un ambone da cui officia
il pope.
Sul lato opposto all’entrata sono posizionati i cantori (rigorosamente di
sesso maschile), che danno inizio al
rito. Per circa venti minuti si canta
e si prega, poi comincia la cerimonia
AVVISI ECONOMICI
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vera e propria. La madrina avanza, con
la neonata tra le braccia e si ferma
dinanzi al pope che compie gesti simili a quelli di un sacerdote cattolico. Porge domande a cui la madrina
risponde a nome della bambina affermando di accettare tutti i principi
della religione ortodossa. Indi la piccola viene spogliata, completamente
unta di olio e immersa per tre volte
nell’acqua benedetta del fonte battesimale e poi, con un pennello intinto
nell’olio santo, il pope le traccia delle
croci sulla fronte e sul petto pronunciando frasi rituali e imponendole il
nome di Alexandra. Infine la bimba
viene rivestita con un abito di seta
e pizzi. Il sacerdote le taglia quattro
ciocche di capelli formandole sul capo una croce immaginaria. I parenti
di Alexandra ci regalano una spilla a
forma di croce sovrastata da un fiocchetto rosa, loro usanza al posto dei
nostri confetti.
Sinceramente commossi per l’ospitalità dimostrataci salutiamo e usciamo dalla chiesa.
Ci ha favorevolmente colpiti il fatto
che nella fede ortodossa i fedeli si
comportino liberamente: i vecchietti
che entrano ed escono continuamente
per curiosare, signore che conversano
tra di loro, ragazzini che passeggiano
qua e là. La religione per loro è parte integrante della vita, la liturgia un
momento della giornata che rende il
rapporto con Dio naturale, proprio come verso un Padre.
Valentina e Francesco. Torre Pellice
AL DI FUORI DELLA
SITUAZIONE
Mi riferisco aH’articolo di fondo sul
numero del 2 ottobre scorso, « La politica in tasca », a firma del fratello
Marco Rostan il quale prospetta dei
gravi quesiti riflettenti il coinvolgimento della nostra chiesa nella catastrofica
situazione generale del nostro paese.
Rostan ricorda; « Il forte appello del
Sinodo sul tema chiesa e democrazia ».
Ma quale democrazia? quella che in
Italia esiste solo di nome? Non siamo nella « dittatura » dei «partitismo»?
Quindi parla di - stato sociale che
rischia di essere pesantemente compromesso ». Rischia di essere? ma lo
è già, ed in un modo totale e alquanto tragico. Non si rende conto dell’abisso di disonestà, di immoralità, di
criminalità organizzata, di inettitudine,
di incompetenza e di superficialità in
cui si dibatte la nostra società a tutti
i livelli? E il crollo completo del basilare istituto della famiglia?
Poi, dice ancora: » Si moltiplicano
gli appelli ai credenti e alle chiese per
una loro diretta presenza sociale e politica ispirata ai valori positivi del cristianesimo ». Ma che cosa possono fare (di concreto) o anche dire i » quattro gatti » che formano la nostra chiesa? E soprattutto chi potrebbe seriamente ascoltare la nostra stridula vo
reco
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Cardio! (direttore). Carmelina Maurizio, Jean-Jaoques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 ■ 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di PInerolo n. 176. Respons. Franco Glampiccoll
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefone
011/655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi; via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - telefono 0121/932166.
Registro nazionale della stampa; n. 00961 voi. 10 foglio 481
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FONDO DI SOLIDARIETÀ': c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, via
Pie V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberls, Renato Coisson, Roberto Peyrot
cetta? In quale considerazione la pubblica opinione (generalmente cattolica)
potrebbe tenere un qualsiasi intervento di noi protestanti?
lo ritengo che per non compromettere ulteriormente il buon nome della
Chiesa valdese (come ente o istituzione religiosa) occorre rimanere assoiutamente al di fuori e al di sopra della
situazione generale, lasciando ai singoli membri la libertà completa dei
loro pensieri e dei loro atti sotto tutti gli aspetti, agendo (se lo credono)
nel campo dei partiti, dei sindacati,
delle associazioni di categoria e di
tutti gli altri numerosi enti preposti
e adatti allo scopo.
Piuttosto, noi evangelici non possiamo chiudere gli occhi e turarci gli
orecchi di fronte alle, « sacre profezie » ed avere piuttosto il coraggio di
affrontare apertamente l’evidenza dei
fatti che indicano chiaramente il fatale avvento della « biblica fine »: « Vi
saranno guerre e rumori di guerre; il
figlio contro il padre e il padre contro il figlio » (basta a;prire un giornale!).
Questo livello è stato già da tempo largamente e tragicamente superato ed è questo, piuttosto, che bisogna prospettare al mondo intero affinché vi sia un tempestivo ravvedimento in vista del « giudizio finale ».
Ferruccio Giovannini, Pisa
GRAZIE!
Alla vigilia del nostro rientro in
Uruguay desideriamo esprimere pubblicamente il nostro più vivo ringraziamento a quanti in questo periodo di
malattia e convalescenza hanno prestalo la loro assistenza medica, ospitalità, amicizia e solidarietà. Ci è impossibile elencare i loro nomi, ma di ognuno portiamo con noi un prezioso
ricordo e, grazie a loro, anche la meravigliosa esperienza di ciò che può
realizzare una comunità unita dalla fede e disponibile a servire e amare il
prossimo.
Mario e Violeta Bertinat
DALLA STAMPA ITALIANA
Dicono di noi
Il giornalismo frettoloso fa
molte vittime attorno a sé e
non di rado le vittime sono
coloro che per la loro situazione numerica o per motivi
Sociologici non hanno nella
comunità nazionale un rilievo
particolare. Fra questi si annoverano naturalmente le comunità evangeliche. Amici e
conoscenti si fanno lodevole
premura di inviarci segnalazioni di disinformazione giornalistica di cui può essere interes.sante dare segnalazione.
.Apprendiamo così da un articolo apparso su La Stampa
di 'Torino, del 4 ottobre, che
vi è stata una « riunione di
eretici a due passi da Avignone, sono i valdesi, discendenti dei cattolici che fuggirono
dalla Chiesa per inseguire un
Sogno di rinnovamento finito
in una prigione e su un rogo...
molti affermano orgogliosamente di discendere da quel
Pierre Vdldès... che della setta fu il fondatore ». Il resto
dell'articolo è una presentazione dell’incontro di Mérindol di cui abbiamo dato a
suo tempo notizie. Il giornalista inviato a Parigi che ha
tratto le sue notizie da un
articolo molto ampio ma altrettanto generico e folcloristico apparso sul Nouvel
observateur dà come avvenuta la settimana prima una
manifestazione di 3 mesi fa.
Dopo i giornali le riviste.
Segnaliamo con ritardo un divertente testo apparso su
Bell’Italia. In ch’usura ad un
articolo su Oncino « pittoresco paese sulle alture del
Cuneese » (in realtà in alta
vai Po) leggesi « mentre Calvino sotto il falso nome di
Carlo Despeville, quando nel
1538 fuggì da Ginevra, si sarebbe rifugiato in una grangia nei pressi di Alpette. Qui
secondo le dicerie popolari
sarebbero state ritrovate le
sue mutande... Inoltre su queste montagne passarono i
Valdesi distruggendo chiese,
affreschi e tutto quello che
incontravano e avvelenando il
bestiame per impadronirsi
delle frazioni... ».
Qui tutto è interessante sia
sotto il profilo della tradizione popolare che dell’elaborazione della memoria storica:
Calvino (il falso nome è esatto!) va o viene da Ginevra?
Comunque l’immagine di vaidesi predoni rimasta nella
memoria locale rischia di prolungarsi a tutt’oggi.
Immagine di valdesi come
gruppo assolutamente folle e
delirante è quella che emerge
da un lungo articolo di 17
pagine apparso sulla rivista
Fotografare del marzo 1992.
Ecco una delle voci in cui è
suddiviso l’articolo: Foresta.
« Questa parola nel frontespizio dell’ultima, loro Bibbia,
serve per far sapere che i
Valdesi sono dovunque forestieri e non si mescolano mai
con la gente normale. Foresta, Wald, selva e don Bosco
nel gioco sono eguali ». Per
luterani si ha questa prosa:
« Erano i tedeschi che hanno
fatto le camere a gas e questo
lo confermano tutti i muri
con il nome di Renault Clio.
Se Renault è Clio, per anagramma si estrae Luteran
delo. Lo dice Iddiodati ”e
Iddio nominò quella distesa
cielo” ». No commenti
Giorgio Toum
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
I progetti e le
iniziative in corso
Un’iniziativa agropastorale in Benin e un aiuto alla ricostruzione di una chiesa malgascia
A causa dei ritardi negli accreditamenti postali non possiamo pubblicare l’elenco dei doni
del mese di settembre, però possiamo precisare di aver raggiunto la somma di L. 10 milioni
da destinare al centro sociale di
’Ntolo e che provvediamo ad inviare con urgenza, data l’emergenza in cui versa.
Proponiamo ora un nuovo obiettivo e vale a dire il Progetto
agro-pastorale di Kansounkpa in
Benin (Africa). Questo paese (fino al 1975 si chiamava Dahomey) è situato nell’Africa centro-occidentale, ha una superficie di 112.000 kmq., conta circa
5 milioni di abitanti di cui circa 70.000 protestanti. Già colonia francese, dopo l’indipendenza è stato retto da un governo
marxista fino al 1989. Ora la vecchia Costituzione è stata abolita ed in questa fase di transizione è guidato da un Alto Consiglio di 50 membri.
Il progetto di cui sopra è una
iniziativa dell’Esecutivo nazionale della gioventù metodista e
mira ad occupare sul posto 1
giovani. Il villaggio si trova nel
sud del paese; il terreno è stato donato dalla locale comunità
metodista. La destinazione della
cooperativa (Coopain) è rivolta
al campo agro-alimentare, alTallevamento di animali da cortile
e piccoli ruminanti, alla produzione di latte e confetture ed alla loro commercializzazione. Lo
scopo è quello di contribuire alla soluzione del problema, da un
lato, delTauto-occupazione dei
giovani e, dall’altro, a quello del
la lotta contro la fame e la miseria. Questo progetto ha anche
un’altra importante funzione: esso costituirà un modello-guida
nei confronti di tutti gli abitanti
della regione.
Come precisa l’Assemblea costitutiva, la cooperativa si realizzerà attraverso quattro obiettivi principali. Il primo comprende la coltivazione di mais, manioca, ecc. e la messa a dimora
di piante di agrumi, manghi,
ecc. Il secondo concernerà Tallevamento di bestiame vario. Il
terzo è volto a creare una generazione di agricoltori dinamici e competenti, mentre il quarto mira ad ottenere il miglior
reddito possibile dai 10 ettari
di terreno disponibili. L’aiuto economico che viene richiesto
ammonta a circa 10 milioni di
lire: pensiamo che la metà possa essere presa in carico dal nostro Pondo.
Con l’occasione ricordiamo
che attualmente è anche in corso una raccolta per l’aiuto alla
ricostruzione della Chiesa evangelica di Tsiroanomandidy (Madagascar) distrutta da un incendio appiccato a scopo intimidatorio nei confronti della popolazione e dei pastori che appoggiano la lotta contro la dittatura e per giungere ad elezioni democratiche.
Le offerte vanno inviate al
conto corr. postale n. 11234101
intestato a La Luce - Fondo di
solidarietà, via Pio \ 15, 10125
Torino indicando possibilmente
le destinazioni (Benin oppure
Madagascar).
RINGRAZIAMENTO
« Il Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà »
(Salmo 23)
H Signore ha chiamato a sé
Gilda Fizzotti ved. Somma
Lo annunciano la fìglia Carla con
il marito Aldo, i nipoti Donatella con
Claudio, Pier Paolo con Laura, Emanuela e Simonetta.
Un sentito ringraziamento ai pastori Redimenti e signora, delle Assemblee di Dio e Aurelio Sbaffi e signora.
Roma, 7 ottobre 1992.
« UEterno e la mia luce e la
mia salvezza; di chi temerò? »
(Salmo 27 : 1)
E’ mancato all’affetto dei suoi cari
Guido Peyrot
di anni 60
Lo annunciano la moglie Maria Teresa, i figli Giampiero con Cristina e
il piccolo Federico, Michele con Or^
nella, Alessandro e Valeria, Silvia, il
fratello e la sorella, cognati, cognate,
nipoti e parenti tutti.
La famiglia ringrazia i proli. Varese
e Vardeu e tutto il personale dell’Ospedale valdese di Torino, per le affettuose cure.
Non fiori ma offerte alla Chiesa valr
dese o al Gruppo Abele.
La presente è partecipazione e ringraziamento.
Torino, 19 ottobre 1992.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Eros Stucchi
nelTimpossi'bililà di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro ohe sono
stati loro vicini in occasione della
scomparsa del loro caro.
Ringraziano in modo parlicolare il
dott. Scarognino, il sig. Michele Benedetto, TU3. Lusema calcio, i coscritti.
Torre Pellice, 23 ottobre 1992.
Redattori, collaboratori e tipografi sono particolarmente vicini a Mariella
Taglierò, nel momento doloroso della
scomparsa dello zio.
12
12 villaggio globale
23 ottobre 1992
DOPO LA GUERRA FREDDA
AMNESTY INTERNATIONAL
L’ONU deve cambiare Prigionieri
E’ ormai indispensabile modificare l'assetto del Consiglio di sicu- del mese
rezza - Il ruolo di Willy Brandt nell’apertura all’Est dell’Europa
deirONU nei conflitti sono stati
tredici: da quella data ad oggi
essi sono raddoppiati. « Caschi
blu » attualmente si trovano in
Kashmir, a Cipro, in Libano, nel
Golan, a Gerusalemme, in Salvador, nel Sahara occidentale, in
Angola, in Iraq e Kuwait, in Cambogia, in Croazia-Bosnia, in Somalia: globalmente 45 mila persone sono impegnate in queste
« missioni di pace ». Se si tengono però presenti in modo particolare le tragiche situazioni dell’ex Jugoslavia e della Somalia si
deve constatare come questi interventi — giunti tardivamente e
dopo numerosi rinvii ed acrobazie politiche — non abbiano per
nulla sortito gli effetti desiderati.
La cosa è stata anche denunciata dal movimento dei paesi
non allineati riunito nello scorso
settembre a Giacarta ed è proprio da questa organizzazione
che viene avanzata con insistenza la richiesta di una riforma
deirONU. Essi in sostanza dicono: l’eventuale presenza di Germania e Giappone nel Consiglio
di sicurezza non farebbe che
potenziare ancor più la direzione
economica « occidentale » dell’intero pianeta. Non sarebbe ora
— essi sostengono — che altri
grandi paesi come Brasile, India,
Messico, Nigeria vi entrassero?
E’ proprio a partire da detto
Consiglio che occorrono profonde modifiche, allo scopo di dotare rONU di una reale credibilità
e consistenza mondiale, se si vuole cercare di instaurare quel
nuovo ordine auspicato da molti,
ma così difficile da costruire.
Prevenire i conflitti
Purtroppo invece, fra le proposte di riforma avanzate da Boutros Ghali, primeggia la creazione di una potente forza armata
permanente (ben diversa quindi
dai caschi blu) con compiti sia
preventivi, sia repressivi. In altri
termini, si è restii ad abbandonare l’inveterata mentalità di rispondere alla violenza con altra
violenza. Per di più, su quali basi
si potranno giudicare la necessità e, soprattutto, i limiti della repressione armata?
Altra proposta, più sensata, è
quella della forza cogente di leg
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Il segretario delle Nazioni unite
Boutros Ghali.
«Dalla creazione dell’ONU nel
1945, un centinaio di conflitti
maggiori sono scoppiati nel mondo, provocando oltre 20 milioni
di morti. L’ONU è rimasta impotente di fronte alla stragrande
maggioranza di questi crimini ».
Con queste parole, rattuale segretario delle Nazioni Unite, l’egiziano Boutros Ghali, ha voluto
sottolineare quanto resti da fare
per riformare questa organizzazione mondiale che ancora oggi,
con gli articoli 53 e 107 della sua
Carta, qualifica come « nemici »
i due vinti della seconda guerra
mondiale: Germania e Giappone.
Proprio queste nazioni, come informa un articolo apparso sul
numero di ottobre di « Le monde
diplomatique », chiedono ora un
seggio di membro permanente
nel Consiglio di sicurezza (quello
che in pratica decide o impedisce
una certa azione) a nari diritto
con Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia. Stati Uniti.
E’ fuor di dubbio che, dopo la
cessazione della guerra fredda
fra Est e Ovest, dopo la scomparsa dell’URSS e di altri regimi
comunisti, sia giunto il momento
di mettere a punto profonde modifiche nello Statuto dell’ONU,
anche per evitare il prevalere
dell’unica superpotenza rimasta
(quella statunitense), che ha avuto il suo acme — come sottolinea il mensile — in occasione
della guerra del Golfo contro
l’Iraq, condotta a proprio modo
sotto la copertura di « raccomandazioni deirONU ».
Interventi tardivi
Dal 1945 al 1988 gli interventi
ge della Corte dell’Aia, che diverrebbe un vero e proprio tribunale internazionale alle cui sentenze i paesi implicati dovrebbero attenersi.
Ma la cosa che più conta in
partenza è che, se si vuole seriamente pensare all’ONU come ad
un governo mondiale, essa possa
operare con la maggiore e più
ripartita partecipazione possibile,
allo scopo principale di evitare
l’origine dei conflitti, imputabili
a diversità etniche, a guerre intestine, a diffuse microconflittualità, alla fame, agli egoismi nazionali.
Il rapporto Brandt
Recentemente è morto il grande statista tedesco (ma di dimen
In diverse zone del mondo si registrano sempre gravissime violazioni dei diritti umani
Willy Brandt nel periodo centrale della sua attività politica.
sione mondiale) Willy Brandt,
che con perseveranza e coerenza
si è battuto per convincere l’umanità che il nostro pianeta è un
tutto unico e interdipendente. Parecchi ricorderanno il suo Rapporto Nord-Sud (più noto appunto come « Rapporto Brandt ». Già
alla fine degli anni ’70 egli affermava: « ...In larga misura,
l’insicurezza che caratterizza il
mondo d'oggi è da collegarsi alle
scissioni tra paesi ricchi e poveri, mentre la forte ingiustizia
contribuisce ad incrementare l’instabilità... Occorre assicurare un
sistema di vita accettabile ed una
prosperità fondata su un’equa
partecipazione alle risorse ».
E poi ancora: « Va assolutamente preservata la base di consenso in seno al sistema dell’ONU, che permetta la comunicazione fra Nord, Sud, Est e
Ovest. E' d’importanza vitale rafforzarla e costruire su di essa,
servendosi dei benefìci di un’ampia partecipazione. Un mondo
sempre più interdipendente deve
organizzarsi in vista dei diversi e
più difficili compiti del futuro,
che richiederanno un adeguato
quadro istituzionale...
L’ONU è l’unico sistema del
genere di cui disponiamo e tutti
hanno il dovere non solo di tenerlo in vita ed attivo, ma anche
di rafforzarlo quale indispensabile forza di pace e di sviluppo ».
C’è da augurarsi, in vista
dei necessari cambiamenti, che
rONU tenga fra le altre cose anche ben presente il Rapporto
Brandt e si ispiri al pensiero di
questo statista, uno dei pochi
uomini « di potere » che finora
abbia veramente meritato il Nobel per la Pace.
Roberto Peyrot
I casi dei prigionieri per motivi di opinione, proposti per gli
appelli dei lettori nel numero
del Notiziario di A. I. di agostosettembre, sono sei. Ma qui, come al solito, ne presentiamo tre
e precisamente quelli della Corea del Sud, della Siria e della
Turchia. I prigionieri in questione sono stati tutti e tre condannati a dieci e più anni di carcere.
Suh Kyung-Won ■ COREA DEL
SUD
55 anni, già membro del Parlamento, presidente dell’Associazione dei contadini cattolici. Nel
1988 fu eletto all’Assemblea nazionale nelle file del Partito per
la pace e la democrazia, partito di opposizione. Nell’agosto
dello stesso anno si recò nella
Corea del Nord ed ebbe un incontro con il presidente dello
Stato. L’anno seguente fu arrestato e accusato di spionaggio.
Ebbe una condanna a dieci anni di carcere. Nel corso del processo Suh Kyung-Won dichiarò
che era stato minacciato e obbligato a rilasciare false confessioni, e negò di essere una spia.
Sostenne di aver compiuto il
viaggio nella Corea del Nord
perché spinto dal desiderio di
vedere un giorno riunificate le
due Coree.
Amnesty considera Suh KyungWon un prigioniero per motivi
di opinione e ne chiede l’immediato e incondizionato rilascio.
Si invitano caldamente i lettori ad appoggiare questa richiesta di A. I. scrivendo, in italiano o inglese, a:
Mr. Kim Ki-choon
Minister of Justice
Chungang-dong 1 - Kwachon
myon
Shihung-gun, Kyonggi Province
Republic of Korea - Asia
Mustafà Khalifa - SIRIA
44 anni, topografo. E’ stato arrestato nel gennaio 1982 dai Servizi di sicurezza militari, perché
accusato di far parte del Partito per razione comunista (PAC),
una delle numerose organizzazioni politiche siriane messe al
bando dalle autorità perché rivendicano l’instaurazione della
democrazia e chiedono la liberazione dei prigionieri politici. Egli
era già stato in prigione dal maggio 1978 al febbraio 1980. Anche
sua moglie era stata arrestata
ed era rimasta in carcere dal
1987 al 1991, perché ritenuta militante del PAC. Altri membri
della sua famiglia erano stati
raggiunti da mandati di cattura, nell’86 e nell’87, come due
suoi fratelli, che sono ancora in
detenzione.
Mustafà Khalifa è in carcere
da oltre dieci anni, senza essere
mai stato processato. Egli è sposato ed ha una figlia. Amnesty
lo considera prigioniero per motivi d’opinione e chiede la sua
immediata ed incondizionata liberazione.
Si pregano i lettori di unirsi
a questo appello di A. I., scrivendo, cortesemente, in italiano
o inglese, a:
President Hafez al-Assad
Presidential Palace
Damascus
Syrian Arab Republic
Selahattin Simsek - TURCHIA
37 anni, maestro elementare,
curdo. Nel 1989 si concluse un
maxiprocesso; vi furono giudicati, dopo 2 anni di dibattimento,
oltre 500 imputati. Tra questi si
trovava Selahattin Simsek, accusato di aver ucciso un poliziotto durante una rapina commessa, secondo l’accusa, per conto
del Partito curdo dei lavoratori
(PKK). Nel corso del processo
i testimoni prodotti dalla pubblica accusa non riuscirono ad
identificarlo come l’autore del
reato ascrittogli. Le uniche prove contro di lui furono le confessioni estorte sotto tortura ai
suoi coimputati, durante gli interrogatori della polizia. Fu condannato a morte. Al processo aveva sempre negato la sua partecipazione al fatto criminoso
di cui era accusato. Aveva anche denunciato di essere stato
torturato in carcere per 23 giorni consecutivi, mediante scariche elettriche, crocifissioni e mihacce di violenza sessuale. Nel
1991 la pena di morte fu commutata in 20 anni di carcere.
Attualmente è rinchiuso in una
prigione speciale e vi si trova
da ben 12 anni!
Amnesty chiede alle autorità
turche la revisione del processo.
Si invitano i lettori ad appoggiare questa richiesta di A. I.
con fermezza, ma anche con cortesia, rivolgendo appelli, in italiano o inglese, a:
Mr. Seyfi Oktay
Minister of Justice
Adalet Bakanligi
06659 Ankara, Turkey
N. B. Per scrivere si possono
usare gli aerogrammi con affrancatura unica per tutti i paesi
del mondo. Rivolgersi agli umci
postali.
Rapporto annuale 1992
II capitolo sull’Italia
La sezione italiana di A. I. non
può occuparsi di casi di violazione dei diritti umani avvenuti
in Italia. Ciò che può fare —
e che sta facendo con sempre
maggiore pressione e ascolto
è intervenire sulla legislazione
italiana affinché essa rispetti pienamente i diritti umani. In pratica questo vuol dire: riconoscimento dell’obiezione di coscienza quale diritto soggettivo, previsione nel codice penale del reato di tortura, controllo sull’attuazione della legge 190 sul
commercio delle armi, abolizione della pena di morte dal codice penale militare di guerra.
Nel Rapporto ’92, per le notizie sulla sezione italiana, sono
citati « episodi di maltrattamenti e tortura nelle carceri e durante il fermo di polizia» (pp.
239-241).
(Dal notiziario della
sezione italiana n. 8/9, 1992)
A cura di
Anna Marullo Reedtz
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