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Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
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Lire 2200-Euro 1,14
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Anno Vili - numero 42 - 3 novembre 2000
lEDITORIAii
la Bbertà religiosa in italia
di GIANNI LONG
EMORIAI
' Venti mea di missione in Africa
di BRUNO TRON
■ ■ ■■ aSscSksJ
IDIACONU
La Csd e la diaconia valdese
di CARLA BEUX
lECO DELLE VALLH
il Muro di Villa Olanda
di MASSIMO GNONE
‘-■ f-i- AÌWaNA
I BIBBIA E ATTUALITÀ ■ È Stato il motto della XII Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche
UNA LAMPADA
NEL BUIO
«Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, ftno^ a quando
spunti il giorno e la stella mattutina
sorga nei vostri cuori»
II Pietro 1,19
Quando ero bambino mia madre mi diceva che il Signore poteva leggere nel mio cuore. Io mi
chiedevo se nel mio cuore c’era luce
abbastanza per un’agevole lettura.
Mi preoccupava l’idea che Dio non
potesse leggere per via del buio. Mia
madre mi diceva: «Se sorridi il cuore
si illumina e il Signore legge anche i
pensieri belli ed è contento». Ciò mi
consolava solo in parte, perché non
potevo sorridere sempre; tuttavia ricordo che quelle parole mi sollecitarono a cercare nelle mie giornate almeno un attimo di gioia.
SE penso alla pace continuamente
violata, alle ingiustizie e alle violenze che lacerano il corpo
dell’umanità quasi ovunque nel
mondo, mi sembra di vivere in una
triste zona buia in cui non c’è spazio
per il sorriso ed è difficile orientarsi.
Di fronte al dolore del mondo spesso non abbiamo parole abbastanza
salde da rivolgere al nostro prossimo. Allora al buio si unisce il silenzio ed è come un presagio di morte.
Dio però ci ha donato una parola
ben salda ed efficace, una parola che
può splendere nella notte del dolore
e della crisi. È una parola che attira
l’attenzione come «una lampada
splendente in un luogo oscuro». La
parola giunge a noi dal Signore, essa
è un dono che rende significativa
anche la testimonianza di testimoni
poco influenti come noi evangelici
italiani, che siamo una piccolissima
e fragile realtà di diaspora.
La parola profetica ci schiude
l’orizzonte della giustizia e
dell’amore di Dio che sono entrati
nella nostra storia nella persona di
Gesù Cristo. La parola di Dio splende in questa notte della vita; la proniessa è che essa splenderà sino ì
quando giungerà il giorno del regno
di Dio. Il Signore non ci abbandona
nelle difficoltà, egli non permette al
silenzio mortale di prosciugare il
nostro spirito. La parola splende
perché agisce e noi la comprendiamo e la viviamo. Dopo la notte
splende il giorno e nel nostro cuore
sorge la stella mattutina, ovvero il
Signore Gesù Cristo. La stella del
mattino è immagine di gioia luminosa, è un raggio di luce che vince le
ombre e il gelo della notte.
GNUNO di noi conosce le omV-/ bre e il gelo della propria vita
personale. Ombre e gelo vi sono anche nella storia collettiva degli uomini e delle donne del nostro tempo: è
ancora notte in Medio Oriente, è ancora notte nell’Africa della fame e
delle malattie, è ancora notte nelle
società ricche e spietate del Nord del
biondo, è ancora notte nei mille luoghi dei conflitti. Ma la notte finirà,
anzi in Gesù Cristo è già finita. Egli
Accolto la sofferenza e la tristezza
dellé creature, ne ha fatto un unico
grande carico e lo ha portato per noi.
1-a stella mattutina è Gesù Cristo; il
Sorriso di Dio che salva il mondo.
Antonio Adamo
«E voi, chi dite che io sia?»
L'antica domanda di Cesò è stata riproposta all'attenzione delle chiese nella ricerca
di linguaggi nuovi per la predicazione, la spiritualità e la testimonianza in Italia
EUGENIO BERNARDINI
SANTA SEVERA (Roma) - Nonostante il clima ancora tiepido a Santa
Severa, rinomata cittadina balneare
alle porte di Roma (qui ci viene anche
il presidente della Repubblica, Ciampi), l’aria che si respira è quella del
«mare d’inverno», bello ma struggente, con molti negozi chiusi e le spiagge percorse da poche persone che
passeggiano tranquille. Solo il Villaggio battista della gioventù è in piena
attività: ospita la dodicesima Assemblea della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei). Dal 29 ottobre al 1“ novembre, i delegati delle
chiese membro verificano il lavoro
svolto negli ultimi tre anni e impostano l’attività del prossimo triennio.
Con il motto biblico scelto per
questa Assemblea, «E voi, chi dite
che io sia?» (Marco 8, 29), il Consiglio della Fcei ha inteso proporre
una riflessione sull’identità protestante a partire dal nodo della cristologia e della ricerca di nuovi lin^aggi della predicazione e della spiritualità. Non per caso, tra rispetto della
tradizione e necessità dell’innovazione, a questa Assemblea sono state
presentate due nuove raccolte di inni evangelici: l’innario di canti moderni «Cantate al Signore», a cura del
Gruppo musica evangelica della
Fcei, e una nuova edizione (la terza,
dopo quelle del 1922 e del 1967) del
classico «Innario cristiano», con alcuni canti nuovi e molti altri rivisti
nel testo o nella musica.
Come dicevamo, l’Assemblea deve
verificare l’attività svolta nell’ultimo
triennio dal Consiglio e dai vari Servizi della Fcei, deve formulare i mandati per il prossimo triennio e rinnovare gli organi esecutivi (presidente.
Consiglio e Comitato generale). L’attività della Federazione è estremamente varia e impegnativa. Quella
più nota al grande pubblico è rappresentata probabilmente dai programmi del Servizio stampa, radio e televisione che evidenziano, prima di tutto, una crescita costante nell’ascolto
della rubrica radiofonica «Culto
evangelico» (circa un milione di
ascoltatori). Secondo i dati della Rai,
è la trasmissione più seguita di Radiouno dopo alcuni giornali radio e
«Tutto il calcio minuto per minuto».
La rubrica televisiva «Protestantesi
Segue a pag. 10
_J Moschea di Lodi
Contro ogni
intolleranza
Il 21 ottobre l’assemblea delle
chiese valdesi e metodiste del 6" circuito (Lombardia e Piemonte orientale) si è espressa sulle manifestazioni avvenute a Lodi contro la costruzione di una moschea condannando «l’uso blasfemo dell’aggettivo
“cristiano” (radici cristiane del nostro paese, tradizione cristiana...)
nel contesto di manifestazioni e discorsi che ostacolano la convivenza
civile e alimentano l’intolleranza».
Anche se in molti paesi islamici la libertà religiosa «è sconosciuta e la
professione pubblica della fede cristiana ostacolata», l’Assemblea ritiene che «la reciprocità nell’intolleranza non costituisca un valore democratico e ancora meno possa essere proposto richiamandosi alla
tradizione che si rifà a Gesù Cristo».
Battisti-cattolici
Ucebi: pausa
del dialogo
1 battisti italiani considerano
«inopportuna» la propria partecipazione alla delegazione dell’Alleanza
battista mondiale (Abm) che in dicembre dovrà incontrare in Vaticano
una delegazione della Chiesa cattolica per la ripresa dei dialoghi hilaterali: lo scrive la vicepresidente
dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi), pastora Anna
Maffei, a nome del Comitato esecutivo, in una lettera indirizzata all’Abm.
Alla luce di alcune considerpioni
critiche sui rapporti ecumenici con il
cattolicesimo, la vicepresidente
deU’Ucebi afferma inoltre che la
stessa Alleanza battista mondiale
dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di posporre rincontro in Vaticano, possibilmente a Giubileo cattolico concluso. (nev)
3 Valli valdesi
Le strade
e la ferrovia
Poche volte come in questo caso i
destini della viabilità stradale sono
stati tanto legati a quelli del traspor
to su rotaia. Il crollo del ponte ferroviario e di quello stradale, affiancati
nel traversare il Chisone all’ingresso
di Pinerolo, hanno determinato il
blocco dell’accesso alla città per chi
viene dalla vai Pellice: per accedere
al centro e alla stazione ferroviaria,
meta degli indispensabili autopullman sostitutivi del treno, occorre fare un giro più lungo. C’è il rischio
che la linea, da tempo oggetto di attacchi e malumori da parte di chi deve sostare ai passaggi a livello, subisca la sorte di altre tratte piemontesi
colpite dall’alluvione del 1994, ma
esistono anche progetti alternativi.
A pag. 11
■ L'OPINIONE
LA FIDUCIA
TRADITA
Verso il precipizio. È inutile nasconderselo o minimizzare: il processo di
pace iniziato a Oslo nel 1993 è stato
colpito a morte e per lunghi mesi gli
scontri violenti tra israeliani e palestinesi continueranno a occupare le prime pagine dei giornali. Quell’accordo
si basava su due presupposti oggi venuti meno: il primo era che con la pace
i palestinesi avrebbero guadagnato
uno stato nei Territori occupati da
Israele nel 1967; il secondo che, restituiti quei Territori, lo stato ebraico
avrebbe normalizzato le sue relazioni
con il mondo arabo e avrebbe ottenuto
quella sicurezza interna e ai confini
che non gli era mai stata garantita. A
sette anni dalla firma di queflo storico
accordo, i palestinesi affermano di
non avere ottenuto lo stato, così come
gli israeliani ritengono di non avere
guadagnato alcuna sicurezza.
Decidendo di visitare sotto massiccia scorta armata la «spianata delle
moschee», il «falco» Sharon ha compiuto una provocazione, ben sapendo
di accendere una miccia già collegata
all’esplosivo. E l’esplosivo era la rab
bia palestinese per la crescita degli in
sediamenti ebraici in quei territori in
cui un giorno sarebbe stato costituito
lo stato palestinese; la frustrazione
per l’oggettivo peggioramento delle
condizioni di vita della fasce di popo
lazione più povere che, proprio a partire dagli accordi di pace, si sono viste
ridurre i permessi di accesso nei territori dello stato di Israele; l’incertezza
dell’esito finale del processo di pace
che, dopo sette anni, ancora nulla garantiva riguardo al controllo di Gerusalemme Est e del rientro dei profughi
del 1948 e del 1967.
In questi ultimi anni l’Autorità na
zionale palestinese ha cercato di «difendere» l’accordo nei confronti
dell’opposizione interna: a un certo
punto, però, la spinta della piazza si è
fatta troppo forte e Arafat ha ritenuto
di poterla cavalcare, magari sperando
anche di distrarre l’opinione pubblica
dalle insistenti critiche di corruzione
rivolte ai suoi uomini. La morte di
quasi 200 palestinesi, alcuni dei quali
bambini spesso inconsapevoli della
partita che si sta giocando intorno a
loro, si colloca in questo quadro di disperazione e di crisi di una leadership
politica ferma e autorevole.
È a questo punto che è venuto meno
anche il secondo presupposto degli accordi di Oslo: la fiducia reciproca tra
la leadership palestinese e quella
israeliana e, con essa, i legami politici
e operativi tra il fronte della pace
israeliano e quello palestinese. Ma oggi, con l’eccezione di un ristrettissimo
numero di «supercolombe», da una
parte e dall’altra si grida al tradimento
della fiducia accordata in questi anni:
gli israeliani sentono la minaccia contro il loro stato e la loro sicurezza; i
palestinesi quella contro i loro diritti e
un «giusto esito» del negoziato. E così
gli uni e gli altri hanno paura di una
pace che potrebbe consegnare loro
una sconfitta di proporzioni storiche.
Eppure la pace è l’unica strategia
realistica. Lo sanno bene quegli israeliani e quei palestinesi che, mentre vedono i loro figli andare a morire, si
chiedono quando, dove e come si ricomincerà a negoziare. È a loro, agli uhi
e agli altri, che la comunità internazionale deve ancora molto. Molto di più
di quanto non abbia offerto in queste
settimane di sangue e di terrore.
Paolo Naso
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
■Della Parola
VENERDÌ 3 NOVEMBg^^ . VENERDÌ 3
«Paolo, Silvano
e Timoteo alla
chiesa dei
Tessalonicesi che
è in Dio Padre e
nel Signore Gesù
Cristo: grazia
a voi e pace»
(I Tessalonicesi 1,1)
<^^Ma ora che
la fede è venuta,
non siamo più
sotto precettore;
perché siete tutti
figli di Dio per
la fede in Cristo
Gesù. ^Unfatti voi
tutti che siete
stati battezzati
in Cristo vi siete
rivestiti di Cristo.
^^Non c’è qui né
giudeo né greco;
non c’è né
schiavo né libero;
non c’è né
maschio né
femmina; perché
voi tutti siete uno
in Cristo Gesù»
(Galati 3, 25-28)
«^lo dunque,
il prigioniero del
Signore, vi esorto
a comportarvi in
modo degno della
vocazione che
vi è stata rivolta,
^con ogni umiltà
e mansuetudine,
con pazienza,
sopportandovi
gli uni gli altri
con amore,
^sforzandovi
di conservare
l’unità dello
Spirito con
il vincolo della
pace. "'Vi è un
corpo solo e un
solo Spirito, come
pure siete stati
chiamati a una
sola speranza,
quella della
vostra vocazione.
^V’èunsolo
Signore, una sola
fede, un solo
battesimo, ^un
solo Dio e Padre
di tutti, che è al
di sopra di tutti,
fra tutti e in tutti»
(Efesini 4,1-6)
«Che siano tutti
uno»
(Giovanni 17,21)
CREDIAMO NELLA CHIESA «UNA»
/Ve/ contesto delle chiese fondate da Paolo, l'unità non è la composizione di dissensi
ecclesiastici, ma quella di discriminazioni razziali e culturali, di classe e di sesso
CLAUDIO TRON
E per noi naturale credere
«nella chiesa». Ci stiamo
dentro, ci mancherebbe che non
ci credessimo. Al massimo crea
in noi un po’ di imbarazzo quel
«nella», che il simbolo nicenocostantinopolitano del IV secolo
ha usato senza sapere che, poi,
in seguito, si sarebbe usato l’espressione «credere in» solo per
le tre persone della Trinità, e che
per le altre realtà della fede si sarebbe usato il verbo in senso
transitivo; «credo la chiesa». 1
primi valdesi sono stati oggetto
delle beffe dei teologi quando affermavano di credere nella beata
madre di Gesù. Gli stessi teologi
non avevano, evidentemente, in
mente il credo riferito ai primi
due grandi concili ecumenici
della chiesa universale.
Nella chiesa
N
ATURALE per noi; o, meglio, dono di grazia; ma pur
sempre un fatto che è collegato
strettamente con la fede cristiana. Dobbiamo forse riscoprire
che all’inizio non fu così. I discepoli di Gesù furono evidentemente un gruppo e non un insieme di singole persone. Ma la genialità dell’apostolo Paolo, che
per quanto ne sappiamo fu il primo scrittore cristiano, nel suo
scritto più antico, appunto la I
Epistola ai Tessalonicesi, sta
nell’aver usato per indicare l’insieme dei credenti di un certo
luogo la parola greca «ekklesìa»,
chiesa. Nel linguaggio classico
questa parola indicava l’assemblea degli uomini maschi liberi.
convocati nella democrazia ateniese per decidere su alcune
questioni di particolare peso.
Nella traduzione greca delle
Scritture di Israele indicava
ugualmente l’assemblea convocata occasionalmente e indicata
con «raunanza» da qualche traduzione venerabile nel nostro
idioma: una parola che, però, il
mio computer non conosce e che
ho raramente trovato altrove: assemblea convocata per udire un
messaggio importante, ma anche
per rispondere a una richiesta di
impegno. Alla fine dell’incontro,
però, la raunanza era sciolta.
Paolo chiama la comunità dei
credenti «ekklesia», cioè assemblea delle persone libere, «chiamate fuori» da una situazione di
schiavitù e di conformismo, ma
anche convocata in rnodo perenne. Insieme di uomini e donne che possono non solo in momenti di convocazione, ma in
continuità dire la loro, o meglio,
la loro fede. Un termine inizialmente laico è usato per indicare
la comunità di quelli che professano la fede. La clericalizzazione
del termine avviene in modo
progressivo, paradossalmente,
quando il cristianesimo diventa
in modo incontestato «religione
lecita» nell’ambito dell’impero
romano: diventa religione lecita
e cessa di essere religione laica,
perché la struttura dell’impero
predispone alla sacralizzazione
e non alla responsabilità e libertà profane.
il vescovo, ma dove la comunità
dei fedeli professa la fede evangelica. Più chiaramente ancora,
la Confessione di fede forse più
irenica e al tempo stesso più
chiara del tempo della Riforma,
quella Augustana, definisce la
chiesa in questi termini: «Insegniamo che la chiesa una e santa sussisterà in perpetuo. Invero
la chiesa è l’assemblea dei santi
nella quale si insegna l’Evangelo
nella sua purezza e si amministrano correttamente i sacramenti...» (Confessione di fede di
Augusta - 1530 - Art. 7).
Crediamo nella chiesa «una»
Preghiamo
Signore, che hai pregato perché i tuoi discepoli
fossero una cosa sola,
facci essere una cosa soia,
ma non una cosa sola purchessia;
piuttosto, una cosa sola col perseguitati
per causa della tua giustizia;
piuttosto una cosa sola coi perseguitati
per causa di eresia:
una cosa sola con le donne escluse
da ministeri nella chiesa;
una cosa sola coi carcerati in attesa
di una possibile condanna a morte;
una cosa sola con le persone
a cui mancano i beni indispensabili;
una cosa sola con le persone lacerate
nel loro intimo, divise nella loro
personalità più profonda;,
soprattutto e innanzitutto,
una realtà sola nel Padre e in Te.
Amen
Ekklesìa
Ekklesìa, non gerarchia. Assemblea di persone libere e
non sequela gregaria di capi carismatici o istituzionali. Chiesa
che è in Dio Padre e nel Signore
Gesù Cristo prima che in Tessalonica. Né la struttura organizzativa né la sede geografica hanno grande rilevanza di fronte al
fatto che la chiesa è innanzitutto
in Dio Padre e nel Signore Gesù
Cristo. La protesta valdese prima e la Riforma in seguito hanno riscoperto questa dimensione, anche in polemica nei confronti di una chiesa che era diventata gerarchia. Durando di
Osca nel XII-XIII secolo afferma
che la chiesa è «sempre presente
dove c’è una comunità di fedeli
che conservano la retta fede e la
mettono in pratica con le opere»
{...semper ibi Dei est ecclesia, ubi
congregado fidelium, qui fidem
rectam tenent et operibus implent - Liber antiheresis). In altre parole, la chiesa non è dove è
VORREMMO soffermarci, adesso come nelle prossime
meditazioni, sulle quattro «notae
ecclesiae» messe in luce dal già
menzionato cosiddetto simbolo
niceno-costantinopolitano. Si
tratta, come è noto, di una Confessione di fede accettata oggi
da tutte le confessioni cristiane,
riassunta nel Simbolo cosiddetto apostolico, forse meglio conosciuto nei nostri ambienti. Le
quattro note sono definite con
quattro aggettivi: «Una, santa,
cattolica (universale), apostolica». Questi quattro caratteri sono un dono di Dio da chiedere
in preghiera e non un patrimonio di cui la, o una, chiesa disponga in proprio. Fanno parte
dell’«evento» della chiesa e non
deir«istituzione». L’unità della
chiesa è la caratteristica sbandierata dalla Chiesa cattolica romana come suo aspetto proprio
evidente: le altre caratteristiche
sono in qualche modo sbandierate da altre confessioni, come
vedremo, e ogni confessione ritiene in qualche modo di possederle tutte e quattro.
mette in crisi anche il nostro
ecumenismo. La chiesa è divisa
quando neri e bianchi sono divisi
non solo nella chiesa, ma anche
nella società. La chiesa è divisa
quando c’è divisione tra un clero
che detiene in esclusiva il ministero fondamentale e i laici che
non vi hanno accesso. La chiesa
è divisa quando ai suoi ministeri
accedono più facilmente i figli
della borghesia rispetto a quelli
del popolo. La chiesa è divisa,
poi, in modo blasfemo, quando a
questi ministeri accedono solo i
maschi: è altrettanto grave ed
espressione di divisione il fatto
che le donne siano escluse dai
ministeri o da alcuni di questi,
quanto se questo si verificasse
con l’esclusione per motivi razziali 0 di censo. Divisione scandalosa, non solo in contesto cattolico-romano o ortodosso, ma
anche in contesto protestante.
Divisióne scandalosa non solo
quando è codificata ma anche
quando avviene in via di mero
fatto, come quando Pietro a seconda delle situazioni fraternizzava oppure escludeva dalla comunione di mensa i convertiti
dal paganesimo (Galati 2,12).
Quando la chiesa è divisa?
Unità in cammino
Lde?l
A più antica idea di unità
della chiesa formulata dagli
scritti cristiani che ci sono pervenuti è quella di Paolo, quando
scrive ai Galati. In quel contesto
l’unità non è la composizione di
dissensi ecclesiastici in primo
luogo, ma quella di discriminazioni razziali-culturali (tra giudei e greci); di discriminazioni
di classe (schiavi-liberi) e di sesso (maschi-femmine). La composizione dei dissensi ecclesiastici è in qualche modo legata a
quella tra giudei e greci, ma va al
di là di questi.
Per questo, fin dalla prima riflessione cristiana, la «nota»
dell’unità ci interpella al di fuori
dell’orizzonte ecclesiastico e
Note
omiletiche
Simbolo
stantinopolitano è
rionalmente attribuiti,’'
la formulazione"*''’
primi Concili ecult
della storia del cristi!!
mo: quello di NiceaJ
325) e quello di Cost
nopoli (del 381), enw
svoltisi ai margini di
Trai
Missk
La chiesa è divisa nel protestantesimo in modo clamoroso. Dei tre rami del cristianesimo questo è certamente quello
più deficitario in questa «nota»
dell’unità. Tuttavia l’unità sbandierata in modo particolare dal
cattolicesimo romano può anche rappresentare una fuga nell’accentramento. Ognuna delle
«notae» può essere al tempo stesso un dono e una tentazione.
L’unità, come a Corinto, come a
Efeso, è data innanzitutto dal
fatto che ci sia «un corpo solo e
un solo Spirito, come pu-re (...)
una sola speranza, quella della
vostra vocazione (...) un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di
tutti...» (Efesini 4, 4-5). Una chiesa locale può essere gravemente
divisa quando vi si formino partiti o dissapori tali da rendere irrilevante l’unità della fede nel Signore. L’unità è, quindi, innanzitutto, problema della chiesa locale; unità nella chiesa. Ma è anche problema della fraternità che
lega le chiese tra di loro; unità tra
le chiese. Dono e tentazione; ma
dono prima che tentazione. Questa è una grande gioia e una
grande speranza.
(Prima di una serie
di cinque meditazioni)
----------------Il testo c
lo stretto braccio di P<> ‘
che divide l'Eurona* auosi intt
l'Asia Minore. * ¿otto fede
La grossa questiona, inesattez
battuta in queste as*. grammati
blee non era tanto qjj L ed erm
della chiesa, quanto ¡crissequ
la del rapporto tra le p, \apUto ci
sone del Padre, deli Sto/
e dello Spinto Santo,’ — - •'
lettera e i
dente del
lizzazione
se, Matteo
Ill.mo S
prima i
me nel Simbolo cosidd#
apostolico (che è pratj
mente una riforrtiulaio,
abbreviata e leggermi,
integrata di quello i|
no-costantinopolitan,
non ha niente a chei
con le preoccuparle
dell'età apostolica), anq avevo saf
in quello in esame gli)| mandi e
punti della fedesonop potendo(
co sviluppati. Della di» l’opera c(
si sottolinea che è, eoa* si erano i
legge nella meditazioj laS.V. e
«una, santa, cattolici teressato
apostolica». Nulla è (Jet aveva fat
della sua organizzati ,
meno che con l'qggei
«apostolica» non si voci . +
alludere in modo rriascli
rato a una struttura diti
episcopale. Tuttavia quel tatoValdi
interpretazione non èi Qual u
stenibile, perché se sii« e, confes
voluto fare un'affemtaj mio dolo
ne di questo tipo, lasis giunto a
rebbe fatta in modoas che c’era
più chiaro, perché i diba che di M
ti del tempo non verta bepiùpa
no solo sulla questionel §0 son
nitaria ma, tra le altre,« jg
che su quella deli'autoÉ 3
nella chiesa. aii’idpa
Paolo scrive ai Galatii
prattutto per annunzii
la buona notizia dellas
vezza per grazia e non|i
opere della legge. Sei
fosse così, ci sarebbel
scriminazione, tra l'alli
tra i giudei (che hannoi
principio
so, sareb
rimango!
nella Co
perciò r
rebbe rii
che, sicc
cevuto la Legge di Moi la Scuole
e i greci, che non l'haii
ricevuta; ma anche!
schiavi e liberi che hai
statuti sociali (e quia
una legge) diversi,b
non parlare di masdi
femmine.
L'esperienza dell'W
tro con Gesù, anchesi
dodici erano tutti rtiasl
scalza progressivairtsi
questo «privilegÌD»il
prime «apostole» della'
surrezione sono dona
Potremmo dire che l'af
sione Sv
sull'alti;
Fili)
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............ ^ Filippi
stolicità della chiesabil nel 1859
la risurrezione nascef( suoi stu
mina. Se si ignora quii valdese
in pratica si indietre| quejpgj
nel tempo, ci si poneiw ygj.jg
tempo anteriore aliai» aveva di
rezione, in un tempo!
teriore alla grazia, 0» p^g3j^ ^
so come se si contiM ^
fare discriminazioi!i| tnri^nro
giudei e greci otrasd* P
e liberi. Potremmo
deH'iiiil Grill SI
che il tempo — , .
della chiesa è possibili' aldissii
lo come tempo della if ta quali
rezione; e che qualsia corpo d:
visione nella chiesa^ haallor:
tempo che non ha di’ colonlal
la risurrezione.
Per
approfondii!
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di credere - La fede a lingu
chiesa (Commento al oal gov(
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litano), Torino, Clauo" fra gp
2000. I ehesitr
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pistoia ai Galati, sionari;
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La breve esperienza del pastore valdese Filippo Grill nell'Eritrea di fine Ottocento
Venti mesi di missione in Africa
Tra l'autunno del 1889 e la primavera del 1891, Grill insegnò l'italiano nelle scuole della
fissione svedese a Massaua e fece opera di evangelizzazione fra gli italiani della Colonia
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Il testo della lettera di Filip„0 Grill che pubblichiamo
Lasi integralmente è ripro\ito fedelmente, comprese le
¡¡Rattezze ortografiche e
fffdtnrnaticali, indice della fola ed emozione con cui Grill
Icrisse questa lettera appena
saputo che non sarebbe più
notuto tornare a Massaua. La
lettera è indirizzata al presi¿gñte del Comitato di evangelèatazione della Chiesa valdese, Matteo Prochet.
Firenze 7 IV 1891
Ill.mo Sign. Prochet,
prima di lasciar Massaua,
avevo saputo che il dott. Comandi e il Sign. Vicher, non
potendo continuare da sé soli
l’opera cominciata in Africa,
si erano rivolti finalmente alla S. V. e che Ella se n’era interessato vivamente. Ciò mi
aveva fatto sperare che quel
campo non sarebbe stato abbandonato e che io stesso
avrei potuto ritornarvi; e questa volta per conto del Comitato Valdese.
Qual non fu il mio stupore
e, confesso francamente, il
mio dolore, quando, appena
giunto a Firenze, mi si disse
che c’era dell’altro in vista e
che di Massaua non si sarebbe più parlato.
Se sono stato bene informato, le ragioni che hanno
spinto la S. V. a rinunziare
all'idea dell’Africa, che da
principio sembra averle sorriso, sarebbero queste: che cioè
rimangono pochissimi soldati
nella Colonia Eritrea e che
perciò l’opera italiana si sarebbe ridotta a poco. L’altra
che, siccome probabilmente
la Scuola Maschile della Missione Svedese verrà trasferita
sull’altipiano, sarebbe stato
più ebe mai impossibile occuparmi degli italiani.
Non discuto codeste ragioni
che riconosco giustissime: anzi dico francamente che se
anche le condizioni restava
come questi due anni passati,
l’opera fra gl’italiani non avrebbe potuto prendere un
grande sviluppo perché fra i
borghesi c’è davvero poco da
fare e i militari sono tanto poco stabili che appena si fa la
conoscenza di uno, esso vien
mandato all’altro capo della
colonia o magari in Italia.
Aggiungo pure che, per ora
almeno un bravo colportore
avrebbe fatto assai più di me
e, credo, di qualunque pastore. Ho provato bensì di fare
ancb’io da colportore e lo farei volentieri ancora, ma ingannerei me stesso e gli altri,
se pretendessi di poterlo fare
come si conviene.
Quindi il mio desiderio,
potendo ritornar colà, sarebbe
stato di far quel poco che avrei
potuto, fra i nostri connazionali; ma sopra tutto, di mettermi seriamente all’opera fra
gli indigeni; opera che è promettentissima: sperando di
veder presto uno meglio qualificato di me venirmi a surrogare e darmi il modo di muovere più avanti. Invece dunque di ritirarmi avrei voluto vedere la Chiesa Valdese
prendere piede in quella parte dell’Africa e cominciare
risolutamente, sia pure in
connessione colla Missione
Svedese, l’opera in mezzo agli
Abissini; il campo essendo vasto ed il lavoro per tutti.
La prego di scusarmi se mi
prendo la libertà di venirle a
fare delle considerazioni che
certamente Ella avrà fatte prima di me. Non vorrei che
questo fosse preso per un atto
d’insubordinazione, ma come una semplice preghiera a
favore d’un mio sogno che ho
creduto e credo tutt’ora realizzabile. Difatti, considerando che la Scuola Domenicale
di Via Serragli, in un anno, ha
raccolto più di £. 100, quella
di Genova 40, quella di Messina e di Verona ognuna una
ventina, io mi domando: se
tutte le chiese, non soltanto le
Scuole Dom.; ma le chiese
delle Valli e dell’Evangelizzazione ci si mettessero per
davvero, sarebbe tanto difficile per esse di mantenere un
loro Missionario, anche senza
dimenticare i nostri amici
dell’Africa Meridionale?
Crede Ella che si toglierebbe qualche cosa all’opera in
Italia, facendo quel sacrificio
per la Missione?
Per me sarà un dispiacere
se dovrò rinunziare a quell’opera, anzi tutto perché credevo esser chiamato ad essere Missionario e non posso
ancora persuadermi d’essermi illuso; poi perché starei
volentieri coi Missionari Svedesi, che mi amano come
uno di loro e mi stimano certamente più che io non meriti. Mi dispiacerebbe perché
mi ero affezionato ai bambini
della Scuola ed essi pure si
erano affezionati a me e mi
han dato prove non dubbie
del loro attaccamento. Mi dispiacerebbe perché, anche di
fronte alle Autorità della Colonia e della popolazione
stessa, invece di vederla retrocedere vorrei veder la
Chiesa Valdèse andare avanti
in quei luoghi, e perché abbandonando noi il posto,
un’altra denominazione forse ci si andrà a mettere. Mi
La vita del pastore e missionario
Filippo Grill da Frali
a Massaua e ritorno
Filippo Grill era nato a Frali
nel 1859. A 23 anni cominciò i
suoi studi presso la Facoltà
valdese di teologia, che a
quell’epoca era a Firenze.
Verso la fine dell’ultimo anno
aveva dovuto tornare a Frali
pur problemi di salute, ma
presto riprese la via di Firenze, questa volta come educatore presso l’Istituto Comanoi. Nell’autunno del 1889
Grill si trovò sbalzato nella
oaldissima Massaua, occupata quattro anni prima da un
corpo di spedizione di un’Itaua allora in cerca di avventure
coloniali. Era stato Comandi a
¡nriarlo laggiù, d’accordo con
tl direttore della Missione
evangelica svedese. Il compito di Grill era quello di inseSnare italiano nelle scuole
ella Missione svedese in
Massaua (l’insegnamento dela lingua italiana era imposto
al governo coloniale), e di faa “pera di evangelizzazione
“a gli italiani, civili e militari,
SI trovavano lì.
Di questa esperienza misdurata appena una
, , *^a di mesi, c’è rimasta
on unica lettera di Grill, scrital suo ritorno da Massaua.
periodo fu breve, ma l’epPi^enza intensa, tanto che
avrebbe voluto tornarci,
volta inviato «ufficialc clalla Chiesa valdese.
Stati mandato negli
in, .Attiri a lavorare fra gli
'"'"tigrati italiani.
uomo «non molto colto
si p " nella fede», come
l’aii^^'^'"'"'^" atri suo conto
""ora presidente del Comi
tato di evangelizzazione, Matteo Frochet, in una lettera del
1891, aveva vissuto a Massaua, forse senza rendersene
pienamente conto, un’esperienza di cooperazione ecumenica, dato che la Missione
svedese era luterana. Anticipava così di una ventina di
anni le importanti conclusioni della Conferenza missionaria internazionale di Edimburgo del 1910, che dava avvio al movimento ecumenico.
Inoltre, con molta semplicità, nella sua lettera Grill faceva cenno a quello che in
seguito sarebbe diventato il
grande tema del lavoro missionario, cioè l’adattamento
dei missionari alla cultura
delle popolazioni autoctone
e il dibattito sull’inculturazione del messaggio evangelico. Infine, notevole già per
quell’epoca e molto più nei
decenni a venire, nella lettera
Grill non fa il ben che minimo accenno al lavoro missionario come «opera altamente
civilizzatrice». L’espressione
tornerà invece non di rado
più avanti nel tempo, in lettere scritte da alcuni fra i valdesi dell’epoca all’opera in
quella parte dell’Africa, a cui
facevano eco le lettere dei responsabili degli esecutivi della Chiesa valdese.
Grill fu consacrato pastore
appena tornato da Massaua.
Dopo un lungo soggiorno negli Stati finiti, tornò in Italia
dove esercitò alternativamente il lavoro pastorale e
quello educativo. Morì a Firenze nel 1945.
dispiacerebbe ancora per
quest’altra ragione: ebe dopo
aver consacrato parte del mio
tempo e del mio lavoro in
quell’opera, io debba ora
cambiare nuovamente, senza
venir mai a concludere nulla.
Queste le ragioni per cui
vorrei tornare a Massaua,
tanto più che non so se un
altro ci si potrebbe adattare
come mi ci sono adattato io;
dico per il clima ed anche un
pochino per le usanze indigene che alle volte bisogna
adottare. Quanto alla mia futura compagna non dubito
punto che anche essa si
adatterà, essendo essa forte
di costituzione, punto abituata al lusso e pronta ad affrontare le difficoltà della vita africana.
Qualora però, causa la questione finanziaria, ciò non
fosse possìbile, mi raccomando perché vi sia mandato un altro, giovane, e che
non si sia ancora messo, come me, la sposa per la testa.
Non deve essere difficile trovare, tra i candidati o tra i
giovani pastori, chi voglia
tentar la prova, magari senza
promettere di restarci sempre; ma io sono certo che,
una volta c’egli avesse messo
piede su terra africana, non
ne ripartirebbe di buon grado. Frovi qualcuno e me lo
saprà dire. Tornando ora a
me, se insisto tanto per andare in Africa, non è perché io
disprezzi il posto di cui Ella
■ ha parlato nelle sue lettere a
Luzzi, né qualunque altro posto mi venisse offerto in Italia
o fuori; tutt’altro, poiché mi
metto a disposizione del Comitato, lieto di poter dare,
ovunque sia, quel po’ di bene
che Dio mi darà di fare.
SV , .
L’Abissinia in una carta geografica svedese deli’epoca
La Missione evangelica svedese
Dal 1866 fra le popolazioni
musulmane deH'Abissinia
Collaborazione a
I contatti fra i
e la Missione
più livelli
valdesi
svedese
La Chiesa valdese aveva iniziato ad avere contatti con la
Svezia nel 1860. Lo scopo
principale era quello di raccogliere fondi per il lavoro di
evangelizzazione in Italia.
L’anno successivo gli amici
svedesi, appartenenti per lo
più ad organizzazioni dentro
o intorno alla chiesa di stato,
decisero di convogliare questi fondi attraverso la Fondazione evangelica nazionale svedese, che fungeva fin
dal 1856 come punto di riferimento per molte associazioni
missionarie, nate con il vasto
movimento di risveglio che
interessò la Svezia a metà
dell’Ottocento. Tuttavia molte associazioni (per il sostegno alle missioni, per le donne lavoratrici, per i giovani,
per le parrocchie) continuarono a corrispondere e inviare soldi in Italia direttamente.
Di conseguenza la voce «rimesse» dalla o attraverso la
Fondazione rimase, tutto
sommato, abbastanza modesta, soprattutto se paragonata a quella che arrivava dalla
Gran Bretagna, dall’Olanda e
dalla Germania.
Foi, nel 1885, questi contatti divennero collaborazione.
La Fondazione svedese nel
1866 aveva cominciato un’attività missionaria sulla costa
occidentale del Mar Rosso,
proprio dove, nel 1885, l’Italia
dava inizio alla conquista di
quella che divenne la colonia
Eritrea. A seguito di questi avvenimenti il Comitato di
evangelizzazione della Chiesa
valdese mostrò interesse ad
estendere la propria opera
anche fra quegli italiani. All’epoca si aprirono stazioni di
evangelizzazione a Malta, ad
Alessandria d’Egitto, al Cairo
e a Biserta, tanto per citare
solo il bacino del Mediterraneo. Gli svedesi, dal canto loro, avevano bisogno di insegnanti italiani per le loro
scuole in quanto il governo
coloniale esigeva l’insegnamento dell’italiano.
L’avvio della collaborazione
fu un po’ stentato e lento. Filippo Grill fu il primo valdese
ad essere mandato in Eritrea.
Dopo di lui non vi andò più
nessuno fino al 1909, anno in
cui cominciò una collaborazione che durò ininterrottamente fino al 1954. In questi
sessantacinque anni (18891954) tredici valdesi, fra donne e uomini, lavorarono con
la Missione svedese in Eritrea.
La Missione evangelica svedese aveva iniziato il suo lavoro missionario sulla costa occidentale del mar Rosso, nella
città porto di Massaua, allora
sotto il controllo egiziano.
L’intenzione dei primi tre
missionari, che arrivarono a
Massaua nel marzo del 1866,
era quella di raggiungere il
paese dei «galla», (oggi oromo) in Abissinia; si trattava di
quelle popolazioni non cristiane che abitavano sopràttutto nei vasti territori a sudovest dell’impero abissino.
Tuttavia le vicende turbolente di quei tempi fecero sì
che gli svedesi rinunciassero
al loro progetto originario
(per il momento) e scegliessero invece di attraversare
l’altopiano per recarsi in una
zona di confine con il Sudan,
abitata anche quella da popolazioni non cristiane. Fu
un inizio tragico, perché uno
dei tre fu ucciso e gli altri
due, malandati in salute, dovettero tornare a Massaua.
Lì cominciarono a lavorare
fra le popolazioni musulmane della zona. Arrivarono
nuovi missionari; nella stagione più calda, più opprimente, questi cominciarono
a recarsi sull’altopiano, abitato da popolazioni cristiane
ortodosse di antichissima tradizione (330 d.C. circa). Durante i loro brevi soggiorni i
missionari vennero a contatto con un movimento riformatore di preti ortodossi. Da
questi incontri, complice l’ostracismo nei confronti di
questi preti e delle loro famiglie, si formò un nucleo che
dette origine alla Chiesa evangelica dell’Eritrea (costituita formalmente nel 1926).
Un nuovo periodo politicamente molto turbolento impedì agli svedesi di recarsi periodicamente sull’altopiano.
Fer le stesse ragioni però e
per una serie di annate di siccità, furono molti gli abitanti
dell’altopiano a trasferirsi
nelle zone costiere; fra costoro c’erano anche diversi preti
già incontrati dai missionari.
Nel 1885, quando gli italiani occuparono Massaua, il lavoro della Missione era in
pieno sviluppo. In una nuova
stazione dell’immediato entroterra si svolgevano attività
rivolte soprattutto agli schiavi
liberati (fra i quali c’erano diversi galla) e ai profughi dell’altopiano. C’erano attività
scolastiche, mediche, assistenziali, letterarie (era stata
impiantata una tipografia) e
di formazione artigianale. Anche la piccola chiesa multilingue e multiculturale era ormai
attiva e in crescita e aveva i
suoi primi pastori. Fu da questa chiesa che negli anni successivi partirono alcuni missionari indigeni per l’Abissinià e il paese dei galla; era
l’inizio di quello che portò più
tardi alla formazione della
Chiesa evangelica d’EtiopiaMekane Yesus, che oggi ha
quasi tre milioni di membri.
È in questa realtà che si inserì Filippo Grill. Quando gli
italiani occuparono l’altopiano e dichiararono la regione
colonia italiana, chiamandola
Eritrea, anche la Missione
svedese trasferì le sue attività
nei nuovi territori; si era alle
soglie del ’900. La Missione
aprì numerose stazioni, l’attività si sviluppò notevolmente,
e così anche la presenza di
missionari italiani, soprattutto nel campo dell’educazione
a livello di istruzione elementare e di formazione professionale per maestri-evangelisti. Ma crebbe anche l’ostilità
del governo coloniale, che fino ad allora aveva mostrato
simpatia per la missione
Le prime difficoltà si verificarono intorno al 1912,
con minacce di limitazione al
lavoro scolastico. Di restrizione in restrizione, alla fine del
1935, il governo coloniale arrivò ad espellere tutti gli svedesi. Rimasero Enrico Coì’sson e Alessandro Tron, ma
per tutto il tempo fino al 1941
(occupazione dell’Africa orientale da parte dell’esercito
inglese), questi due missionari, benché italiani, furono tenuti in stato di «sorvegliati
speciali» e la loro libertà di attività fu ridotta a ben poco.
Una scuola della Missione svedese (Massaua, 1880 circa)
Pagina e ricerche a cura
di Bruno Tron
4
PAG. 4 RIFORMA
:ne
In visita in Italia il mese scorso, ha tenuto conferenze a Ischia, Napoli e Roma
Maria Jepsen, una donna speciale
Dol 1992 è vescovo dello chieso di Annburgo. Primo donno od essere stoto eletto vescovo
nell'ombito dello Federozione luterono mondiole. Il suo giudizio sullo «Dominus Jesus»
MARTA D'AURIA
Maria jepsen, nata nel
1945, pastora dal 1972,
è la prima donna nella Federazione luterana mondiale ad
essere stata eletta vescova nel
1992. La Jepsen, vescova ad
Amburgo, è anclie membro
del Consiglio della Chiesa .
evangelica tedesca e presidente dell’Opera missionaria
evangelica della Germania.
La sera del 19 ottobre. Maria Jepsen era nell’isola di
Ischia dove, su iniziativa della comunità luterana di Napoli, ha tenuto una conferenza su «Ln posizione della
donna nella Bibbia e nella società». Delle circa mille donne tedesche che abitano l’isola, perché sposate con
ischitani, oltre 150 hanno
affollato la sala grande dell’albergo Hermitage. La mattina seguente, invece, la Jepsen ha tenuto a Napoli, neJla locale chiesa luterana, un
incontro pubblico su «Il ruolo delle donne e l’ecumenismo». Nel suo abito rosso,
che evocava non tanto porpore prelatizie quanto una
personalità decisa e appassionata, la Jepsen ha catturato per più di un’ora l’attenzione dei presenti.
La sua esposizione è partita
dal 1988 anno in cui il Consiglio ecumenico delle chiese
ha indetto il Decennio di solidarietà delle chiese con le
donne. Lo slancio di quegli
anni ha condotto molte chiese allo studio di figure bibliche femminili, il cui recupero
ha aiutato le donne a riflettere
su tematiche anche scottanti
come la prostituzione, il rapporto fede e sessualità, la discriminazione femminile,
l’integrazione delle donne
nelle chiese. Molte donne, ha
La vescova luterana Maria Jepsen
detto, hanno preso coscienza
delle violenze subite e, attraverso un difficile cammino,
fatto di lacerazioni e abbandoni, hanno cominciato a
rompere il velo del silenzio.
«Nella mia chiesa ad Amburgo - ha detto la vescova - attualmente ci sono due pastore che si occupano, col supporto di alcune fi^re professionali, della relazione d’aiuto
ai bambini violentati, o figli di
donne violentate, tossicodipendenti o immigrate».
Maria Jepsen ha affrontato
anche il tema deH’ecumenismo, partendo dall’esperienza della sua comunità locale.
Ad Amburgo il 40% della popolazione è luterana, il 10% è
cattolica, vi è un cospicuo numero di ortodossi, e poi metodisti, battisti, mennoniti.
Esercito della Salvezza, ma
anche tantissimi che in chiesa
non vanno più. Sono poi presenti in gran numero gruppi
provenienti dalle più diverse
culture e religioni: vari gruppi
musulmani, in primo luogo,
ma poi anche sik, indù, e altri.
«Come cristiani in una società
ampiamente secolarizzata ha notato la vescova - abbiamo compreso che possiamo
dare testimonianza soltanto
se siamo uniti».
Inevitabile il riferimento alla dichiarazione vaticana Dominus Jesus. «Abbiamo dovuto “consolare” - ha detto la
Jepsen - i fratelli cattolici
che, profondamente delusi,
ci hanno chiesto di aiutarli
affinché non siano scoraggiati da coloro che vogliono frenare il cammino ecumenico».
In questi anni le chiese cristiane di Amburgo hanno organizzato, dall’asilo infantile
fino all’università, incontri
ecumenici che in molti casi
hanno permesso alle persone
di riscoprire le proprie origini
di fede. «Spero - ha proseguito la Jepsen - che questo succeda in tutta Europa per reagire al razzismo».
Amburgo isola felice? Qualcuno ha chiesto durante il dibattito. La vescova ha risposto
che «è estremamente difficile
combattere il razzismo in
Germania, eppure con ogni
mezzo creiamo momenti di
dialogo in cui ognuno venga
riconosciuto nella sua dignità
umana. E i fmtti si vedono: ad
Amburgo c’è poco odio contro gli stranieri. Non è importante che un paese sia a maggioranza cattolica, luterana o
musulmana, ma che ciascuno
si impegni perché i valori spirituali possano sconfiggere
violenza e razzismo». La Jepsen si è poi brevemente soffermata a spiegare perché il
germe dell’intolleranza si sia
diffuso maggiormente nella
parte orientale della.Germania. «Negli anni della Ddr - ha
affermato - la popolazione
non ha avuto quasi alcun
contatto con stranieri. L’arrivo a ondate di rifugiati in
quella parte della Germania
dopo la caduta del muro, ha
coinciso con il periodo difficilissimo di passaggio da un tipo all’altro di sistema economico e politico e questo non
ha favorito un clima di comprensione ed accoglienza».
Senza un attimo di riposo,
sempre il 20 ottobre la vescova Jepsen ha tenuto in serata
a Roma, nella chiesa luterana, un incontro pubblico
presieduto dal pastore HansMichael Uhi. La vescova ha
riflettuto sulla valorizzazione
del ministero femminile nelle chiese, sottolineando che
l’inserimento delle donne
nei ministeri, nonostante le
difficoltà, è stata per la Chiesa luterana una «benedizione». Nel corso di un successivo incontro con la stampa ha
poi affermato: «Dobbiamo
cercare di testimoniare la
chiesa invisibile'di Cristo, vivendo nel contempo nella
nostra chiesa storica. Uniti
dalla fede in Cristo le differenze tra noi non ci dovrebbero impedire di vivere una
diversità riconciliata».
DAL MONDO CRISTIANO ___________
Lettera aperta alla Chiesa cattolica in Uruguà^
«Perplessità e tristezza» della Chiesa
valdese in merito alla «Dominus Jesus»
MONTEVIDEO — «Perplessità e tristezza»: così descrive la
propria posizione in merito alla Dichiarazione Dominus h
sus del cardinale Ratzinger la Chiesa valdese del Rio dei,
Piata in una lettera aperta indirizzata «ai fratelli e alle sorella
lesto
che I'l
i XXX X.XXXX* ------------------------- ------------VXXXV. OUieile
della Chiesa cattolica in Uruguay». Dopo aver sottolineato
l’importanza di celebrare «un giubileo che ci deve unire nello sforzo di ricerca della giustizia, dell’uguaglianza e della
pace», la lettera conclude affermando che «la Chiesa valdese
rioplatense conferma il proprio impegno ecumenico perché
così è voluto dallo Spirito Santo». (nevlepj
No degli Usa alla richiesta del Sudan
L'ambasciatore Holbrooke ricorda
la sanguinosa repressione anticristiana
KHARTOUM — Non è solo l’Italia che non è riuscita a entrare nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, anche il Sudan sii
visto respingere la propria analoga richiesta. Motivando i
voto contrario degli Usa, l’ambasciatore Holbrooke ha citato la sanguinosa campagna di intimidazione che il governo
sudanese sta conducendo contro le comunità cristiane pre.
senti nel paese, in gran parte evangeliche: 17 anni di reprej.
sione con oltre 2 milioni di morti. (neviicp)
i Conflitto israelo-palestinese
Coinvolto anche l'ospedale
luterano di Gerusalemme
GERUSALEMME — Nell’occhio del ciclone a Gerusalemme^
anche l’ospedale Augusta Vittoria, che opera sotto gli auspici'
della Federazione luterana mondiale (Firn) da oltre 90 anni.
Ishmael Noko, segretario generale Firn, ha inviato una protesta formale al governo israeliano dopo che più volte nel corso
dell’ultima settimana militari israeliani hanno fatto irruzione'
nell’ospedale inseguendo palestinesi che vi cercavano rifugio'
durante i momenti più critici delle manifestazioni. Le sparatorie all’interno dell’ospedale hanno causato un morto e numerosi feriti. «Un vero affronto per chi rende testimonianza
curando i malati» ha commentato Noko. (nevlenij
Gruppo Sae di Palermo
«Inaccettabile la discriminazione degli
immigrati sulla base della religione»
PALERMO — «È inaccettabile la discriminazione degli immigrati sulla base della religione»: è la risposta del Gruppo di
Palermo del Segretariato attività ecumeniche (Sae) alla recente Nota del cardinale Biffi. Un comunicato rileva che «le
tradizioni della Sicilia ci orientano verso l’accoglienza e fin-,
tegrazione, praticate anche nel quotidiano». W
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Norwich; primo incontro internazionale fra anglicani e battisti
Unità, parte integrante dell'Evangelo
ANNA MAFFEI
FU la conferenza di Lambeth del 1988 a segnalare
fra le priorità della Comunione anglicana quella di avviare
a livello mondiale colloqui
ufficiali fra anglicani e battisti. Dodici anni dopo, dal 21
al 25 settembre scorsi, nella
splendida cornice della cattedrale anglicana di Norwich in
Inghilterra, ha avuto luogo il
primo incontro internazionale fra la Comunione anglicana (Ac) e l’Alleanza mondiale
battista (Bwa). Quattro gli
obiettivi identificati alla vigilia da David Amid per la delegazione anglicana e Tony Cupi! per la Bwa: avviare un
processo di reciproca conoscenza alla luce della propria
storia; condividere le rispettive comprensioni della fede
ed operare in vista di una
confessione comune della fede apostolica; identificare
aspetti della dottrina e della
natura della chiesa che necessitano futuri approfondimenti; cercare percorsi di
cooperazione nella missione
e nella testimonianza evangelica comune.
La metodologia sperimentata per la prima volta in questo incontro consiste nella
programmazione di 5 sessioni di dialogo, una all’anno, in
località scelte nei vari continenti. A tutte le sessioni parteciperanno, come è avvenuto in questo primo incontro,
un nucleo di quattro persone
per ognuna delle due denominazioni, al quale su base
continentale si aggiungono
come consulenti altri sei rappresentanti per ciascuna denominazione.
Un incontro storico
L’incontro di Norwich riveste un’importanza storica per
il fatto che, sebbene ci siano
stati tanti incontri su base locale fra battisti e anglicani,
questa è tuttavia la prima
volta in assoluto che ciò avviene fra le due comunioni
mondiali. Gli storici individuano gli inizi delle chiese
barriste nell’insoddisfazione
di separatisti e puritani inglesi verso la Chiesa d’Inghilterra e la sua incapacità di condurre la Riforma protestante
fino in fondo. Dopo un tortuoso cammino, all’inizio di
questo nuovo secolo è dunque avvenuto che i battisti e
la Chiesa d’Inghilterra, le cui
strade sono rimaste divise
per 400 anni, si siano incontrati per scoprire che le somiglianze sono molto maggiori
delle differenze, anche se
queste ultime ci sono e si
sentono, e che molto c’è da
guadagnare ad ascoltarsi reciprocamente piuttosto che
continuare a ignorarsi.
11 primo punto controverso emerso è stato proprio
quello delle diverse maniere
di concepire l’unità. Mentre
per la Comunione anglicana
l’obiettivo di questi incontri
avrebbe potuto essere, come
nel caso di dialoghi bilaterali
precedenti, arrivare a un
consenso su aspetti concreti
di «unità visibile» su base
strutturale, per l’Alleanza
mondiale battista non è pos
sibile auspicare un’unità
maggiore di quella che si
esprime fra le stesse chiese
battiste locali, unità di fede,
nel culto, nella solidarietà.
Insomma la visione stessa di
unità dipende dalle rispettive
ecclesiologie, da una parte
unità organica, dall’altra
unità nello Spirito.
Il problema
della continuità storica
Un altro problema emerso
a più riprese durante questo
primo ciclo di conversazioni
è il problema di come è concepita la continuità storica
dalle due denominazioni. Interessante che quando le diverse chiese anglicane rappresentate (Chiesa d’Inghilterra, d’irlanda, del Galles e
di Scozia) presentavano se
stesse dal punto di vista storico, cominciavano a raccontarsi a partire dai primi secoli
di storia cristiana, quando lo
facevano invece i rappresentanti battisti offrivano un’informazione storica a partire
dagli eventi successivi alla
Riforma protestante. Gli anglicani legano l’idea di continuità con il cristianesimo
neotestamentario alla successione apostolica di impronta
cattolica, i battisti tengono a
una continuità ideale e nella
fede dalla chiesa delle origini
attraverso diversi gruppi,
spesso dissidenti, che sono
apparsi prima e dopo la Riforma nel teatro della storia
cristitma. L’apostolicità, a cui
entrambe tengono, viene
dunque interpretata diversamente. Apostolicità collegata
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l’antico
del pop
ìluéprir
le) e lo
devono
perfetto
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del terr
Swe co
Foto di gruppo dei partecipanti aii'
strettamente all’episcopato,
per gli anglicani, apostolicità
collegata alla confessione di
fede per i battisti.
La questione del reciproco
riconoscimento
Altra questione irrisolta al
centro del colloquio è stata
quella del riconoscimento:
come ci riconosciamo gli uni
gli altri e cosa intendiamo per
riconoscimento. In questo di
particolare interesse per i
convenuti è stata la condivisione di quanto avvenuto fra
valdesi, metodisti e battisti in
Italia nel senso del reciproco
riconoscimento fra membri
di chiesa e ministri. 11 tema è
molto collegato a quello che
per molti versi è visto come
uno scoglio ecumenico, cioè
al battesimo, interpretato e
incontro di Norwich
vissuto in modo diverso fra
battisti ed anglicani non tanto e non solo per divergenze
teologiche quanto per ragioni
ecclesiologiche. 11 tema dell’eucarestia è invece apparso
meno controverso e, nonostante le diverse teologie (sacramento per gli uni e «ordinanza» per gli altri), si è tuttavia preso atto che esiste una
consolidata prassi di ospitalità nella sua celebrazione.
L’apprendere nel corso dei
colloqui che ci sono fra le
due denominazioni, particolarmente in Gran Bretagna
ma non solo, prassi molto
avanzate di unità e vita comune fra chiese di diversa
appartenenza è stata per
molti fra i partecipanti al colloquio un’interessante sorpresa. Esistono in territorio
diiines
tale pra
fafl'ur
fflsinto
zionecl
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britannico non meno di
comunioni di chiese lo< .
ossia di comunità locai' fj tf'cial
chiese battiste e chiese di ateisn
dizione pedobattista viv» ventien
come un’unica chiesa, , pio 50
queste 140 comprendi ezoicr
chiese battiste e anglic^^ : budd'^^
preso atto con gioia ca nais
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cani e battisti va dunf "ddh;
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appena cominciati. AfteNen*^
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quello del battesimo,
stati affrontati e Cauta,
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creta delle comunità.
5
yfMFRDl3NOVEMBRE2000
»
---—77— Cultura
PAG. 5 RIFORMA
Confucianesimo, taosimo, buddismo, cristianesimo cattolico e protestante, IsIam
Viaggio in Cina fra religioni e filosofie
'uay
isa
■*us» statistiche ufficiali non sono attendibili perché risentono dell'ateismo di stato, ma è certo
S? che l'universo simbolico cinese si riferisce ancora alle tradizioni religiose antiche e moderne
tucENiosmni
Quando Roma era agli
albori della sua civiltà.
tiana
(nevikp]
isalemme
;li auspici
3 90 anni,
ma prolenel corso
irruzione
no rifugio
Le sparaarto e numonianza
(nevleml
‘io de ij
e soreile
“lineato
nireneii e deila
)'Si „IfvTsecolo avanti Cristo, In
f5Ì ¿sidifese il confuciane
^ simo, una filosofia e una politica di governo volta a sviuppare un’etica collettiva
jjgl solco tradizionale cinese.
Confucio, nato nel 551 a.C. a
Lu odierna provincia cinese
dello Shandong, si specializza come archivista, divenennta a en- aH’età di 50 anni ministro
udansiè ¿gUa giustizia. Le sue teorie
ivandoil buon governo gli creano
‘ ha cita- gptipatie tra i potenti, ma ra. governo pido successo in una cerchia
OTpia di discepoli. Il confuh repres- gianeslmo, nei testi raccolti
dai discepoli, diventa la base
del governo imperiale cinese:
per secoli la classe dirigente
verrà selezionata in base a rigidi esami provinciali e nafionali. Malgrado le sue buone intenzioni, la filosofia
confuciana diverrà il sostegno indispensabile al sistema
feudale cinese.
Per Confucio la meta primaria dell’agire umano è il
ren, il bene comunitario: cibo
e istruzione non devono essere negati a nessuno. All’alta
eticità del pensiero confuciano, fece riscontro il privilegio
imperiale, per questo alla caduta dell’Impero (1911) per
opera di un medico presbiteriano San Yat-sen, il confucianesimo fu attaccato duramente: «Se conserveremo il
desìi confucianesimo ~ affermava
® nel 1916 l’organo della nuova
ne» Gioventù cinese - noi rimarj remo vecchi e caduchi, come
; degli im- ip siamo da parecchio temGruppodi po». Lo stesso regime comue) alla re- nista dopo avere condannato
iva che «le i confuciani, la classe dirinzael'in- gente feudale, rivalutò Con(nenì fiicio, ricordando che nel suo
________buon governo erano salva
guardati i diritti dei contadini
(à tutt’oggi il 62% della popolazione) che si dovevano ribellare quando il sovrano velava meno al suo mandato
divino agendo con malvagità
0 incompetenza amministrativa. La sapienza tradizionale
cinese si sviluppò con il Taoismo, a partire dalla mitica figura di Lanzi; pensiero naturalistico che, tra le altre cose,
è alla base della medicina
tràdizionale cinese.
Nell’esperienza umana del
1 antico popolo «Han», origine
del popolo cinese, esistono
gue principi: lo Yang (maschile) e lo Yin (femminile) che
devono essere per natura in
perfetto equilibrio. All’armowa creazionale nel succedersi
del tempo e delle stagioni,
toe corrispondere l’armonia
to corpi; ancora oggi, milioni
M tínesi nel mondo occidentale praticano la loro medicito l'unica che riconoscono
. sintonia con la loro tradizione che è all’origine delTor
cosmico cinese. La mag
meno di, giorparte dei cinesi credenti
ihiese le® è buddista; le statistiche
Un argomento trascurato
La Trinità non è tema
per soli addetti ai lavori
FULVIO FERRARIO
po un lungo cammino, scoprirà la vera ragione dell’esistenza. Il buddismo avversato in India dalla classe sacerdotale induista perché infrangeva la classica dottrina
della reincarnazione, si affermerà in Cina a partire dal 67
d.C, giungendovi attraverso
la Via della seta, sistema viario fondamentale per la Cina
di collegamento con l’Asia e
il Mediterraneo. Il buddismo
spezza il ciclo infinito della
tradizionale religiosità indiana: nascita, vita, morte, rinascita. La «samsara» (reincarnazione) può avere termine
con il raggiungimento dell’illuminazione (nirvana) nella
vita precedente. Se oggi possiamo ammirare i templi con
magnifici Buddba di giada, lo
dobbiamo al noto primo mi
nistro Zhu Enlai che nel
triennio 1966-1969 della Rivoluzione culturale mise
l’esercito popolare a difesa
dei principali luoghi di culto,
assaltati quotidianamente da
ragazzini di 16-18 anni indottrinati dalla moglie di Mao, la
perfida Jiang Qing.
Nel mio soggiorno cinese
ho avuto la possibilità di visitare chiese cattoliche e protestanti «patriottiche» (ufficiali)
e nuove chiese evangeliche. A
Xian, città celebre per il suo
esercito di terracotta, vi è una
stele che ricorda l’origine della missione cristiana in Cina.
La stele, con scritte in cinese e
persiano, è conservata accanto a 2.300 stele confuciane
nella Foresta di stele, annessa
al tempio dì Confucio. Si tratta di un omaggio al sacerdote
nestoriano Raban che nel 635,
attraverso la Via della seta,
giunse nella lontana Cina per
sfuggire al cattolicesimo romano. Nella lontana Cina,
con meraviglia dell’awenturiero Marco Paolo, si stabilì
così una fiorente colonia di
cristiani che, sulle orme del
patriarca Nestorio, consideravano Gesù Cristo dotato di sola natura divina e rigettavano il non biblico «Maria madre di Dio». Giovanni Calvino,
pur non essendo nestoriano,
chiamò sempre Maria madre
del Signore; perché, nella Bibbia, Dio non ha né padre, né
madre. Con una certa commozione, senza dubbio perché membro di una Chiesa
perseguitata, mi sono fatto
tradurre la stele nestoriana.
I cattolici giungeranno in
Cina con i domenicani e i gesuiti. Loro, intolleranti, conosceranno la calda ospitalità di
questo popolo che accoglie
tutti gli uomini di pace. Il protestantesimo giunse nel corso
dell’Ottocento con un notevole sforzo di inculturazione:
basta leggere le stupende pagine della presbiteriana Pearl
Buck (premio Nobel 1938) per
rendersi conto dell’amore per
questo paese vasto, popolato
e terribümente povero di questi missionari animati dalla
fede risvegliata. Il regime comunista con la creazione delle chiese patriottiche cattoliche e protestanti non ha limitato il fenomeno religioso. I
fedeli a Roma e le chiese fondamentaliste sono una sfida
quotidiana. Confucio non sarebbe dispiaciuto di sapere
che i «suoi contadini» oggi in
silenzio ma con una fede sincera animano chiese evangeliche e cattoliche.
La teologia trinitaria è un
tema di solito trascurato
dalla divulgazione, sia perché obiettivamente difficile
da presentare in forma piana
sia perché, e questo è più
grave, troppo spesso ritenuto
un insieme di fumisterie
dogmatiche astratte e, come
usa dire, lontane dal «vissuto
di fede» dei credenti. Un libretto recentemente tradotto
in italiano* cerca, con risultati piuttosto buoni, di mostrare che la dottrina trinitaria si può capire e che non è
affatto un’appendice per i
professori, ma un modo di
esprimere il centro della fede
cristiana. La forma è quella,
oggi abbastanza diffusa,
deir«intervista teologica»,
che permette di sviluppare
gli argomenti in tono discorsivo, senza note a piè di pagina, facilitando molto il compito di chi legge.
L’intervistatore fa la parte
delT«awocato del diavolo»,
insistendo sul fatto che le formulazioni dottrinali sulla Trinità utilizzano un linguaggio molto diverso da quello
del Nuovo Testamento e che
la maggior parte delle persone battezzate non ne coglie
bene il contenuto, né il senso «esistenziale». Il tono generale delle risposte del teologo gesuita francese Joseph
Moingt non è banalmente
apologetico. Egli riconosce
che queRa della Trinità è una
dottrina teologica frutto di
una storia successiva al Nuovo Testamento e che il linguaggio filosofico in essa
adottato non solo può e deve
essere tradotto in termini attuali, ma è in se stesso suscettibile di interpretazioni
anche marcatamente diverse.
Tuttavia, sostiene Moingt, le
Un genere che utilizzò l'alta poesia e preparò il melodramma
Claudio Monteverdi e l'attenzione del madrigale
PAOLO FABBRI
tà locali“" officiali che risentono deichiese d' ^Weisrno di stato, non sono
ttista viv® ®htiere: i buddisti sarebbero
chiesa, “ 50 milioni, 30 gli islamici
mprenfl® ®‘“i cristiani,
anglica»^. “toa frequentare i templi
“ P®"' rendersi conto
rita fra . He folle riconoscenti al
i ''e uddha nelle sue varie rein5i dialogò ,®^azioni. Il Buddha nasce,
; sono nel 563 a.C. a
iati. A “1 confine tra India
conside' . ®Pal> in una famiglia prinaze dovr®', P In sogno viene riveitri esser® alla madre Mahamaya,
e valonz^ Huminazione di colui che
te per r^fo® Portando in grembo,
;roversi, ®di verità per l’umanità,
tesimo, * j. P° avere abbandonato
i e ® f'gHoletto Siddarta
ella vita (jgi,,,./’““; questo è il nome
unità. iUummato (Buddha) do
IL madrigale nasce, come
forma poetica, nel popolo,
nei suoi canti spontanei all’inizio del XIV secolo. Grandissimi poeti come Petrarca e
Sacchetti lo elevano poi al
rango di struttura poetica alta e tale rimarrà fino alle
espressioni incomparabili di
Torquato Tasso e altri, che
introdussero fra gli endecasillabi anche i versi settenari
e altri ancora. All’inizio del
’300 è il più antico genere di
musica profana; coltivato
prevalentemente dai musicisti della ars nova (Landini, Da
Bologna, ecc.) con testi basati
su due strofe a musica ripetuta e un ritornello in cui la
musica varia. Caduto in disuso nel XV secolo, il niadrigale
trovò una nuova fioritura nel
XVI con l’innesto del rigoroso
A Paolo Ricca
Premio
letterario
Al professor Paolo Ricca,
docente di Storia della chiesa
alla Facoltà valdese di teologia di Roma, è stato assegnato il «Premio letterario Basilicata», nella sezione dedicata
alla letteratura spirituale. Il
premio, giunto alla sua XXIX
edizione, la cui giuria è stata
presieduta da Leone Piccioni, è stato consegnato nel
corso di una cerimonia svoltasi a Potenza. (nev)
contrappunto fiammingo,
sviluppandosi ulteriormente
nella prime metà del secolo
successivo, quando conobbe
anche forma dialogica e raggiunse i massimi vertici espressivi con Claudio Monteverdi (1567-1643), nelle cui
opere troviamo le prime
strutture polifoniche: qui la
musica cessa di essere serva
dell’orazione (poesia) ed
evolverà poi nei primi esperimenti che porteranno all’opera lirica (L'incoronazione
di Ulisse in patria e L’incoronazione di Poppea).
Nel celebre Combattimento
di Tancredi e Clorinda (dai
Madrigali guerrieri et amorosi, Libro 8°, 1638) Monteverdi
inaugura lo stile cosiddetto
concitato, in cui il ripetersi e
il sovrapporsi velocissimo
delle note ripetute, unito
all’impiego del basso continuo, al variegato cromatismo, alle innovazioni armoniche, al dialogo vocale, mira
a una perfetta aderenza della
musica al testo, con l’obiettivo di rappresentare il dramma della vita con tutta la sua
gamma di emozioni e sentimenti. Il fine gusto estetico
del musicista gli fa scegliere
per questo brano i versi sublimi del Tasso: ne deriverà
un componimento doppiamente bello, in cui sono presenti tutti gli elementi per lo
sviluppo dell’opera lirica.
Monteverdi a 45 anni prese
i voti. Si dice che a questa
scelta fu indotto dalla morte
del protettore e amico Vincenzo Gonzaga: non sappiamo che cosa in realtà lo spinse a questo passo, ma è certo
che quando Clorinda, scon
Un ritratto di Monteverdi
fitta da Tancredi che non ne
aveva avvistate dietro Tarmatura le sembianze femminili,
chiede il battesimo, i versi del
Tasso («Non mor già, chè sue
virtù accolsel tutte in quel
punto, e in guardia al cor le
mise! e premendo il suo affanno, a dar si volse/ vita con
l’acqua a chi col ferro uccise./
Mentre egli il suon de’ sacri
detti sciolse,/ colei di gioia
trasmutassi, e rise;/ e in atto
di morir lieta e vivace,/ dir
parea: s’apra il del, io vado in
pace») si fondono con la musica in una delicata ma intensa metafora della fede; una
fede che nasce dalla violenza
guerresca come un fiore mi
racoloso, come miracoloso è
sempre l’intervento di Dio
quando tocca i cuori degli esseri umani immersi nello
schema di questo mondo di
violenza e di sopraffazione.
L’esecuzione del complesso «Ensemble Concerto» diretto da Massimo Chini a Milano (S. Maurizio, il 6 ottobre) è stata esemplare per
l’unione del rispetto per la
partitura con la riuscitissima
ricerca dello spirito. Una nota di particolare apprezzamento ai cantanti Lavinia
Bertotti (soprano), Vincenzo
Di Donato (tenore), Mario
Cecchetti (tenore). Salvo Vitale (basso).
formule trinitarie dei grandi
concili esprimono il senso
della rivelazione di Dio in Gesù Cristo in termini rispetto
ai quali non si può tornare
indietro: un monoteismo non
trinitario, semplicemente,
non sarebbe cristiano.
Il teologo ritiene che la
dottrina trinitaria, ben compresa, dovrebbe contribuire
a un confronto fecondo con
la società secolarizzata: per
contro si mostra piuttosto
scettico sulle possibilità di
condurre un dialogo realmente teologico con le religioni. Questo è un aspetto interessante del suo pensiero,
abbastanza in contrasto con
la tendenza oggi prevalente.
Moingt teme che una enfasi
eccessiva sul dialogo interreligioso (al di là del pur decisivo richiamo alla tolleranza e
alla conoscenza reciproca) riconduca le chiese nell’ambito
un po’ angusto del discorso
«tra credenti», mentre secondo lui la sfida decisiva è ancora oggi quella dell’ateismo.
Molto utile la piccola scelta
antologica di testi chiave, non
collocata in appendice ma inserita nel testo, in modo da
informare chi non fosse specialista sui documenti dai
quali si prendono di volta in
volta le mosse.
I lettori evangelici possono
essere disturbati da occasionali e un po’ convenzionali
tributi alla figura del pontefice o alla saggezza del magistero romano: cil di là di questi aspetti secondari, tuttavia, il libretto costituisce
un’introduzione spigliata e
non banale tilla dottrina cristiana di Dio.
(*) J. Moingt: I tre visitatori.
Conversazioni sulla Trinità. Interviste raccolte da Marc Leboucher. Brescia, Queriniana, 2000,
pp. 119, £ 18.000.
In Parlamento
«Abuelas»
argentine
sulla scena
Il 12 ottobre per la prima
volta uno spettacolo teatrale
ha avuto luogo alTinterno
della Camera dei deputati. La
compagnia Assemblea teatro
di Torino ha presentato Più
di mille giovedì, opera tratta
dal romanzo di Massimo
Carlotto Le irregolari, ispirato
alla vicenda delle Madri di
Plaza de Mayo. Interprete del
lavoro, che narra la paura, i
dolori e il coraggio di un
gruppo di donne capaci di
sfidare la dittatura argentina
è stata Gisella Bein, con la regia di Renzo Sicco.
Lo spettacolo, tenutosi a
Montecitorio nella cornice
quattrocentesca della Sala del
Cenacolo, è stata promossa
dal presidente della Camera,
Luciano Violante, e dal deputato Giorgio Gardiol e ha voluto essere anche un omaggio
alla presenza in Italia della signora Estela Carlotto, rappresentante delle Abuelas (nonne) di Plaza de Mayo, quale
testimone al processo in corso a Roma contro i militari argentini per la scomparsa di
otto cittadini italiani.
Hai fatto
Tabbonamento a
6
PAG. 6 RIFORMA
]RA
VENERDÌ 5 novembre VENERDÌ
11 libro di Ettore Serafino è una sorta di autobiografia in forma di «confessione»
«Quando il vento le pagine sfoglia»
Attraverso una vita passata per gli orrori della guerra, prima carne ufficiale degli alpini e poi
come partigiano, l'autore «confesso» i propri pensieri filtrati dall amore di Dio e degli uomini
FRANCO CALVETTI
Eravamo in parecchi ad
aspettare con trepidazione la pubblicazione di Quando il vento le pagine sfoglia*
di Ettore Serafino: qualcuno
per averne sentito parlare da
tempo, altri per averla sollecitata come il sottoscritto,
tutti ansiosi di rileggere le pagine di vita in parte conosciute e che sapevamo intense, profonde, emozionate ed
emozionanti. Ha ragione
Giorgio Bouchard che nella
bella, semplice e lucida prefazione al libro parla di «quadrilogia» che si completa: il
libro chiude, arricchendola di
altri registri, secondo me più
poetici e con sensibilità d’artista, la vicenda di vita vissuta
e narrata nel libro di Salvatore Mastrogiovanni su Jacopo
Lombardini, nell’autobiografia di Roberto Malan e nell’epistolario di Guglielmo Jervis con la moglie Lucilla.
Un libro non facile, perché
non è una semplice elencazione di fatti, di gesti, di idealità alla conquista della democrazia e della libertà, ma
una «confessione», come l’ha
voluta chiamare l’autore, di
pensieri esistenziali filtrati
dall’amore di Dio e dalla fiducia negli uomini. Sono sentimenti che affiorano nell’autore che si immagina di arrivare al cospetto del suo Dio e
creatore, giudice-padre e
conforto infinito. «Tu sei per
me un rifugio di età in età»,
viene da ricordare. E una roccia e un alto rifugio è il Dio
dell’autore che lo invoca quasi a ogni riga, riesaminando il
caso che lo ha fatto nascere in
un «alloggio modesto ricavato
in un’ala di un fabbricatoopificio», che lo ha visto studente impegnato e compunto, ufficiale degli alpini non
già per vocazione ma per
chiamata del destino di tempi
di guerra. E Serafino accetta
questa sorte ritagliandosi il
ruolo di amico, confidente, di
colui che sorregge e ascolta
nei momenti difficili, di colui
che non si erge a superiore
ma a fratello maggiore, come
chi risponde al «chi molto ha
avuto, molto dovrà dare».
Come passare indenni di
emozione nel leggere i profili
scarni, brevi ma tutti giocati
in profondità degli uomini di
montagna che si accompagnano al giovane ufficiale per
combattere una guerra assurda e dannata, voluta da uomini di potere confusi e arruffoni? Come non essere presi
dallo sgomento nel leggere
ancora una volta come il destino chiama semplici e ingenui valligiani a scrivere la sto
Piera Esidi
Ssuardì dì donne
Prefazione di Doriana Giudici
, 121.CK)0, Euro 10,84, cod. 3<y
Collana «Nostro tempo»
Dopo il successo di VOCI DI DONNE ecco
finalmente il sesuito: tra siomalismo e storia orale questi libri raccolsono i percorsi
di vita e di fede di donne evanseliche di
diverse generazioni e condizioni, di
tutt’ltalia, Valli comprese, regalandoci uno
spaccato di storia del protestantesimo italiano al femminile.
Una Resistenza spirituale
«Conscicntia» 1922-1927
a cura di Davide Dalmas e Anna Strumia
430 pp. +13 ill.rtlf.t.
t. 49.000, Euro 2S.30, cod. 356
Collana della Società
di Studi valdesi n. 17
Il settimanale, diretto dal filosofo Giuseppe Gangale,edito a Roma dai battisti e illustrato da Paolo Paschetto, divenne l’organo del rinnovamento teologico e filosofico del protestantesimo italiano a cui
collaborarono anche P. Gobetti, A. Banfi,
T. Fiore ecc., fino alla chiusura del 1927.
M mmeiBtrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 ■ FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudlana.lt
ria dei libri di scuola? Ho letto
la pagina che riferisce di Dino, un suo alpino delle alte
valli, a una scolaresca di adolescenti in una 2“ liceo e ho
visto i loro volti tesi e attoniti,
quasi increduli di fronte all’ineluttabilità di quel destino.
Una lettura non facile con
quello stile proprio di Serafino, carico di metafore, con un
lessico ricercato quale si conviene a un convinto ammiratore di Dante e di Manzoni.
Ma è dal cap. Vili che il nostro interesse sale alle stelle:
da quel momento assistiamo
ad «altro servizio - dice il Signore - altra testimonianza
attendevo dalle tue deboli
forze, vinte le incertezze nelle
quali ti dibattevi e ti tormentavi in interrogativi senza acquetanti risposte». Sono i
giorni successivi all’B settembre, undici giorni, undici colli
varcati per raggiungere le valli dei padri, per unirsi a tanti
giovani e giovinette che fecero della lotta partigiana una
ragione di vita, un’occasione
per costmire un paese giusto
e libero. Le pagine si leggono
leggere e si rimane estasiati
dd salire e scendere le vallate, del Chisone, della Germanasca, del Pellice, di un Ettore Serafino sempre pronto a
coordinare, prendere la parola, a guidare altri giovani sulla via difficile della democrazia e del rispetto.
Una via a volte drammatica, come nella pagina che riprende la morte del fratello
Adolfo, a volte piena di evangelicità come quella del Natale a Pomaretto, che lo vede in
fila pensoso accanto al giova
ne tedesco che si avvicina come lui alla tavola che ricorda
ancora una volta la Cena del
Signore. È lo stesso dolore,
quello di Serafino e quello del
giovane tedesco; il messaggio
tramutatosi miracolosarnente
in una stessa volontà di perdono e di amore.
Impossibile riferire delle
continue, cruciali considerazioni che l’autore è chiamato
a prendere in conto: una lettura che è consigliata sia a chi
quei giorni ha vissuto sia a
chi, più giovane, cerca di districare il senso di vita, il significato di quei momenti.
«Ebbene, l’interrogativo che
dovete, che dobbiamo porci,
è solo uno: se mai un di questi vostri cari, nell’età che è
ancora quella dei giochi, delle
speranze e delle illusioni, fosse improvvisamente portato a
vivere quel che lui, che siede,
ancora impietrito, dinanzi a
voi, ha vissuto, a veder quel
ch’egli ha visto, potreste peiisare di ritrovarlo qual era prima? di riconoscere in lui
l’adolescente spensierato, che
va a scuola, e ritorna a casa
coi compiti, e accanto a lui vi
sedete per aiutarlo, per suggerirgli come uscire dall’intrico delle frasi latine o greche
da tradurre, e con lui ripetete,
perché le mandi a memoria...?» (p. 225). Siamo lettori e
lettrici impietriti di fronte a
tanta tragedia umana, ma
sappiamo di avere Ettore Serafino s ‘ accanto a noi
che ci aiiiui a t i deare di comprenderf l'iptricn .Iella vita.
(*) Ei Mo: Quando il
vento k ...ifc sfoglia. Roberto
Chiaromonle ed., 2000, £ 38.000.
Amn
Maro
pastori
diol; i Í
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tezza Ci
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puliti, i
Anche Agape fra i ricordi di Ettore Serafino
Li ricorda la «Rivista dolciniana»
Ricorrono due anniversari
di «roghi giubilari»
11 libro di Brunetto Salva,uni
Narrazione romanzata
per l'Ecclesiaste
MAURIZIO abbA
Brunetto Salvarani, nato a Carpi, è un teologo
che si impegna da anni nel
dialogo fra le culture. L’orizzonte ecumenico e interreligioso lo vede coinvolto con
grande competenza e qualificata attenzione. Ha diretto la
rivista Qol, il cui ambito è in
particolare il dialogo tra ebrei
e cristiani; ha fatto parte della
redazione di Cem Mondialità
e del periodico II Regno. Ha
diretto anche il Centro studi
religiosi della Fondazione
San Carlo di Modena. Il fatto
poi di essere professore di
Lettere in un liceo scientifico
lo aiuta su due versanti: sa essere didattico e divulgativo
(dote rara anche e soprattutto
fra i teologi) e in più, in quanto critico letterario, riesce a
tenere intrecciate in un dialogo fecondo, e ancora in gran
parte da esplorare, la teologia
e la letteratura (tra i teologi
che riescono proficuamente
in questa direzione possiamo
citare Eugen Drewermann e
Karl-Josef Kuschel, entrambi
cattolici, mentre per quanto
riguarda gli evangelici, salvo
eccezioni, il discorso pare appena agli inizi). Importante è
poi la dimensione della laicità e Salvarani è un teologo
laico, anche per il fatto che
spazia senza pregiudizi nell’affrontare le tematiche interculturali.
L’ultimo libro di questo autore* è una riflessione su il
Qohelet (l’Ecclesiaste), ossia
un libro biblico su cui si è
scritto molto, evidenziando
sia il lato pessimistico sia
quello invece di un sobrio e
disincantato ottimismo. Saivarani non propone un commentario: piuttosto, in una
narrazione romanzata vivace
e profonda, attraverso la
maiuscola e nel contempo
contraddittoria figura biblica
di Salomone, viene rivista e
rivissuta la tematica del
Qohelet con le sue domande,
prima ancora che le sue risposte. L siamo così in perfetta sintonia con il pensiero
e la prassi ebraica ché privilegia appunto il saper porre i
giusti quesiti per una ricerca
che coniiiuia e non si accontenta di I r li quanto fragili e
prowisowe risposte.
1 diversi interlocutori che
sono chiamati a interagire
sono di prima grandezza e ci
offrono tanto materiale su
cui riflettere: per citarne alcuni: Martin Buber, Paolo De
Benedetti, Abraham Joshua
Heschel, Italo Mancini, Sergio Quinzio, Gianfranco Ravasi. Da’ id M. Turoldo; vi è
poi un teologo che viene tenuto costantemente presente: Dietrich Bonhoeffer. I
frutti allora sono generosi e
abbondanti.
Un. 17 (giugno 2000) della
Rivista dolciniana (abb. annuo £ 20.000, ccp n. 10737286
intestato a «Magia libri», via
Lagrange 26, 28100 Novara) è
dedicato agli anniversari di
Giordano Bruno e di Gherardino Segalello, messi al rogo
rispettivamente or sono 400
anni (giubileo del 1600) e 700
anni (primo giubileo: 1300),
con un puntuale e ben articolato saggio di Ercole Vallana
sul monaco nolano e un’interessante intervista sul predecessore di Dolcino e fondatore degli Apostolici allo studioso C. Mornese, che traccia un
parallelo tra il «cantore della
simplicitas» nella più radicale
osservanza alla testimonianza
francescana, e il «cantore del
cosmo infinito».
Troviamo poi l’ultimo capitolo dello studio sugli Apostolici di J. C. De Haan («La
povertà come condizione
della libertà morale») tradotto per la prima volta dal
(*) Brunetto Salvarani: C’era
una voha un re... Salomone che
scrisse il Qohelet. Milano, Edizioni Paoline, 1998, pagine 158,
£ 23.000.
Per la pubblicità
su
tei. 01
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l’olandese da Emma TeriBi
Boie; una curiosa presena
ereticale nella Westfalia de^
Anni 20, ripresa da un seri
zio di Giovanni Ansaldo di
due periodici socialisti on»
nimi del 1925 («Il lavoro»,!
Genova e di Biella): lo studi
del pastore Jonathan Teràt
su «Il giubileo biblico e il gii
bileo romano» e quello diti
eia Mornese su «Tommasi
Moro e l’eresia», nonché li
poesia di anonimo, «Tim
hominem unius libri» ispirai
al libero pensiero; e le coi
suete rubriche di corrispoi
denza e di aggiornamento il
bliografico con la segnalati«
ne degli articoli concernei
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si sulla stampa periodica.
Mornese segnala la presei
za di siti Internet che offio»
spunti dolciniani («Dolci«
on line»). A tal propòsitOii
Centro studi dolciniani inf»
ma di avere il suo sito: httpJ
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Bibbia
IIRRI B—
I salmi di Bono
Continuano a uscire i volumi della Einaudi ^ ’
scabili) dedicati ai libri della Bibbia. Dopo Cantico dei Lffl'
tici, Esodo, Vangeli di Luca e Marco, Romani, Genesi, »
desiaste, è la volta dei Salmi (2000, pagine X-271, £ 15.0*
Oltre alla traduzione di Fulvio Nardoni e alla nota di c
mento di Agnese Cini Tassinario, presidente dell’associazione «Biblia», con la
consulenza di Paolo De Benedetti, il volume al pari dei precedenti si vale della prefazione di un uomo di cultura estraneo
alla scienza biblica: si tratta di Bono, leader della band musicale irlandese degli
«U2» che, in poche dense pagine, racconta l’influenza (per niente scontata) dei
salmi sulle sue canzoni.
Sì
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RADIO
Culto radi)
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo can
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radio Rai, predicazione e notizie dal mondo eva
lico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attua«
TELEVISIONE
Protestantesim
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della
■.unii.. zione delle chiese evangeliche in Italia,
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alte
24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Dómente»
novembre, ore 23,50 circa, andrà in onda: «Chiaroscuri
commento sulle elezioni in Usa»; «Predicare la t
combattere la povertà - L’impegno dei cristiani nel j
dor»; «Assemblea Fcei». La replica sarà trasmessa luneu
novembre alle ore 24 e lunedì 20 novembre alle 9,30 circ+
7
r
NOVEMBRE 2000
PAG. 7 RIFORMA
ì I compiti e il funzionamento della Commissione sinodale per la diaconia
La Csd e la diaconia valdese
/\fnministrazione delle opere e istituti ma anche elaborazione della diaconia del futuro
Marco Jourdan, diacono, presidente; i
castori Eugenio Bernardini e Vito Gardiol i Piervaldo Durand, Elio Forner’on, Maja König, Lino Pigoni: queste
sono le persone elette dal Sinodo come
membri della Commissione sinodale per
la diaconia (Csd): «Abbiamo accettato di
far parte della Csd - dicono - nella certezza che il Signore è al nostro fianco e
non ci lascia soli nell’adempimento dei
compiti che ci affida e con lo scopo di
mettere in contatto le persone, tentare di
eliminare tensioni quando stanno per
nascere, passare i messaggi positivi e tenere i canali della comunicazione aperti,
puliti, sgombri da malintesi».
Scopo della Commissione è collegare
l’attività delle opere e istituti facenti parte
dell’ordinamento valdese, svolgendo funzioni di coordinamento, controllo e organizzazione nei confronti delle opere e istituti ad essa affidati. Con decisione dei Sinodi 1993 e 1>998, alla Csd sono state affidate 13 opere e istituti privi di personalità
giuridica nell’ordinamento dello stato e
due, la Ciov e il Rifugio Re Carlo Alberto,
con personalità giuridica.
Al di là dei compiti di carattere amministrativo che le vengono attribuiti, alla
Csd si richiede anche di essere «un laboratorio privilegiato seppur non esclusivo
di elaborazione di linee e di visioni più
ampie sulla diaconia, svolgendo funzioni
di formazione, favorendo la collaborazione e la progettazione della diaconia della
chiesa secondo le indicazioni sinodali»
(dagli atti del Sinodo 2000). Questo compito si esercita innanzitutto nei confronti
delle opere ad essa affidate al fine di renderle sempre attente ai mutamenti delle
esigenze sociali e pronte a cogliere quei
cambiamenti che possono determinare
diversi orientamenti del servizio da loro
reso. Servizio che deve riguardare non solo le necessità materiali del prossimo, ma
anche le necessità dello spirito che in Cristo Gesù può trovare la guarigione e il
conforto che nessun altro sa dare.
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istituto evangelico
«S. Ferretti» - Firenze
Trae le sue origini daU’iniziativa di Salvatore Ferretti che,
divenuto evangelico quando
era esule politico a Londra, al
suo ritorno nel 1862, creò un’
opera per bambine orfane.
LTstituto adesso è convenzionato con i Servizi sociali del
Comune e accoglie una trentina di ragazze e ragazzi della
scuola dell’obbligo che vi trascorrono la giornata, dopo
l’orario scolastico e, oltre al vitto e all’igiene personale, sono
seguiti sul piano educativo e
scolastico fino al rientro nelle
loro case per la notte. Si occupano di loro una decina di operatori e alcuni volontari. Durante Testate il Ferretti funziona come Centro estivo diurno.
Casa di riposo evangelica
valdese - Vittoria
Fondata 1933 dal colportore
Angelo Deodato e dai pastori
Fasulo e Mingardi utilizzando i
locali delle ex scuole valdesi
per accogliervi anziani evangelici privi di un sostegno familiare, la Casa si è ben presto resa disponibile ad accogliere indistintamente tutte le persone
anziane che ne avessero bisogno. Attualmente ospita 65 anziani seguiti da 34 operatori. È
miluogo di ricerca sulla condizione dell’anziano nella nostra
società ed è aperto a sperimentazioni, compresa quella
della domiciliarità.
Asilo dei vecchi
San Germano Chisone
Realizzato dal pastore Carlo
Alberto Tron ne) 1894 a favore
degli anziani di ambo i sessi in
condizioni di bisogno, l’Asilo è
stata la prima opera sorta nell’ambito della Chiesa valdese
con l’intento di dare ricovero e
assistenza alle persone anziane.
Completamente ricostruito negli anni 1986-89, ospita adesso
un centinaio di persone in una
bella costruzione funzionale.
Offre un servizio domiciliare ed
e sempre aperto all’esterno anche attraverso il suo giardino
con parco giochi per bambini.
L'organico degli operatori è,
mediamente, di 55 unità.
Pagina a cura di
Carla Beux
Ciov - Commissione istituti
ospitalieri valdesi:
ospedali di Torre Pellice,
Pomaretto e Torino
Gli ospedali valdesi di Torre
Pellice e Pomaretto furono
fondati rispettivamente negli
anni 1821 e 1834, per iniziativa
della signora Carlotta Peyrot.
Essi furono amministrati fin
dalla loro origine dalla Ciov
che nel 1858 acquisì la personalità giuridica. Con le Intese
del 1984 la Ciov venne trasformata in ente autonomo nel
quadro delTordinamento valdese, mantenendo la personalità giuridica. L’ospedale valdese di Torino, fondato dal pastore Aunedeo Bert nel 1843, ricostruito e ampliato nel 194648 dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale, svolge
il suo lavoro al servizio della
città in collaborazione con la
Chiesa valdese di Torino che
ha retto l’ospedale fino al 1983.
Per decisione del Sinodo, nel
1998 l’ospedale di Torino è stato trasferito alla Ciov con l’intento di costituire un solo
ospedale plurisede. Un’intesa
stipulata nel 1978 con la Regione Piemonte prevede che
gli ospedali della Ciov facciano
parte integrante della rete
ospedaliera regionale.
Comunità alloggio-Uliveto
Torre Pellice
e Luserna San Giovanni
L’opera nasce dalla fusione
dei due istituti: la Comunità alloggio, erede dell’orfanotrofio
femminile di Torre Pellice, fondato nel 1858, e l’Uliveto, istituto medico-pedagogico, realizzato nel 1964 come reparto
distaccato dell’Ospedale valdese di Torino e poi specializzatosi nell’accoglienza di portatori di handicap gravi e gravissimi di ambo i sessi. L’unificazione iniziata nel gennaio 1998
sta dando ora buoni frutti.
L’Uliveto ha la sua sede in Luserna in un edificio funzionale
e accogliente con 20 ospiti
mentre la Comunità alloggio,
con 10 adolescenti, rimane nello storico edificio dell’orfanotrofio dove, al piano terreno, si
trovano attualmente anche gli
uffici della Csd. Complessivamente la Comunità alloggiouliveto si avvale dell’opera di
52 operatori, molti quali altamente specializzati.
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Casa femminile valdese
Torino
La Chiesa valdese di Torino,
quando nel 1969 ricostruì lo
stabile di via San Pio V, attrezzò il piano attico per accogliere giovani donne, provenienti dalla provincia e dalle
valli valdesi che, per ragioni di
studio o di lavoro, hanno necessità di soggiornare in città,
dando così avvio alla Casa femminile valdese. Oggi le 22 giovani ospitate sono coinvolte
con loro soddisfazione nell’autogestione della Casa.
Centro giovanile
protestante «Istituto
Comandi-Gould-Pestalozzi»
Firenze
Fondato a Roma nel 1871 da
Emily B. Gould, ebbe un notevole sviluppo come scuolaconvitto a favore di bambini e
bambine senza distinzione di
denominazione religiosa. Affidato alla Chiesa valdese, intorno al 1905 terminò l’attività
scolastica e nel 1922 fu trasferito a Firenze nella sede attuale. Nel 1948 vi confluì l’istituto
metodista Pestalozzi e, nel
1987, l’istituto Giuseppe Comandi fino a quel momento
gestito dalle Assemblee dei
Fratelli. Il Gould attualmente
gestisce due comunità alloggio
per minori, due Centri diurni,
un servizio educativo di sostegno alla famiglia e altre iniziative a favore dell’infanzia e
dell’adolescenza oltre a una
foresteria di 77 posti. Partecipano alla vita della Casa attraverso il lavoro del comitato le
Chiese valdesi e metodiste e le
Assemblee dei Fratelli.
La Casa delle diaconesse
Torre Pellice
La Casa delle diaconesse di
Torre Pellice ebbe inizio in Torino nel 1901 presso l’Ospedale evangelico: affidata alla Tavola valdese nel 1920 trovò la
sua sede definitiva a Torre Pellice nel 1945. Negli Anni 60,
per l’iniziativa delle diaconesse, lo stabile assunse anche la
fisionomia di Casa di riposo
per persone anziane autosufficienti. Dopo l’emeritazione
deH’ultima diaconessa nel
1991 la Casa, che ha subito di
recente una importante ristrutturazione, ha continuato
a ospitare 29 persone anziane
autosufficienti di ambo i sessi,
seguite da un’équipe di 15
operatori. Ha aperto di recente
un Centro diurno.
La Casa «Miramonti» a Villar Pellice
Foresteria valdese
Torre Pellice
È un centro di accoglienza
sorto nell’anno 1958, per iniziativa del pastore Achille Deodato nei locali dell’ex scuola
Beckwith. Costruita la grande
sala per pranzi e convegni e acquisiti nel tempo anche altri
edifici, fra i quali, nel 1989, anche lo stabile dell’ex scuola
normale, poi museo, ogni anno
la foresteria ospita i pastori e i
deputati del Sinodo. Con una
capienza di 107 posti letto distribuiti in 47 camere, accoglie
numerosi gruppi, famiglie e
singoli in visita ai luoghi storici
delle valli valdesi, ospita convegni e stages di formazione. Il
suo organico è di 9 persone.
Rifugio Re Carlo Alberto
Luserna San Giovanni
Fondato dal pastore William
Melile nel 1896 per assistere la
popolazione disabile che non
poteva essere curata negli
ospedali ordinari, nel 1902 il
Rifugio venne eretto in ente
morale con personalità giuridica. Nel 1909, per accogliere i
malati di tubercolosi venne
eretto il «Padiglione Arnaud»,
nel 1985 si costruì una nuova
ala e negli Anni 90 si iniziò la
ristrutturazione dei vecchi edifici che sta ancora procedendo. Il Rifugio ospita attualmente circa 70 persone in
grande maggioranza non autosufficienti; ha aperto da poco
un Centro diurno per l’accoglienza di malati affetti dal
morbo di Alzheimer. Vi prestano servizio 44 operatori.
Casa per la gioventù
evangelica - Vallecrosia
L’opera è sorta all’inizio del
1866 per volontà della signora
Louise Boyce, come Asilo
evangelico per bambini e, in
seguito, per giovani apprendisti con il fine di istruirli nell’Evangelo. Nel 1915 diventa
Istituto femminile valdese e
accoglie orfane di guerra. La
seconda guerra mondiale segna la fine di questa attività a
causa dei danneggiamenti
provocati dai bombardamenti.
A partire dagli Anni 50, con la
ristrutturazione degli edifici,
inizia una nuova attività di accoglienza verso singoli, famiglie, gruppi italiani e stranieri,
conservando sempre l’impegno verso i minori, per i quali
si effettuano turni di colonia.
La Casa dispone di 32 camere
con 98 posti letto.
Foresteria valdese - Venezia
Palazzo Cavagnis, edificio
monumentale della prima metà del Settecento, fu acquistato
dalla Tavola valdese nel 1868 e
destinato a luogo di culto. L’edificio, che ha subito nel tempo numerose trasformazioni,
ospita attualmente il locale di
culto, il centro culturale e la foresteria che, sorta nel 1968, offre ospitalità a singoli, famiglie,
gruppi italiani e stranieri. Dispone di 49 posti letto, offre il
servizio di pernottamento e
prima colazione; vi lavorano
attualmente 7 operatori. Molto
conosciuta in città è un punto
di riferimento culturale importante per i veneziani e per le
chiese evangeliche del Veneto.
Casa di riposo «Il Gignoro»
Firenze
Sorto nel 1974 a seguito della
convenzione fra l’Asilo Italia
per i vecchi evangelici, la Missione medica e l’istituto Ferretti e, in seguito, anche con il Comandi nell’ambito del riordino
della diaconia valdese in Firenze, il Gignoro oggi è molte cose;
una residenza per anziani, un
Centro diurno feriale e festivo,
un Centro diurno Alzheimer,
servizi domiciliari, mensa sociale, volontariato. Nell’insieme il Gignoro si occupa di 85
ospiti residenti, 25 fruitori del
Centro diurno, 35 anziani seguiti a domicilio di cui 20 affidati a una rete di volontari provenienti dalle chiese locali in
collahorazione con TAev. Gli
operatori sono 72.
Casa valdese
Rio Marina, Isola d'Elba
È sorta in Rio Marina come
espressione della testimonianza
alTEvangelo da parte della locale comunità evangelica presente fin dal 1853. Ha ospitato le
scuole valdesi fino al 1931, riaperta negli Anni 50 per i soggiorni estivi per i ragazzi del
Gould e le bambine del Ferretti,
nel 1991 è stata interamente ristrutturata con il generoso contributo della Chiesa evangelica
tedesca della Renania e ha iniziato l’attività di foresteria. È in
grado di ospitare fino a 49 persone in Cerniere a più letti. L’organico è di 7 persone.
Casa balneare valdese
«G. P. Melile» - Borgio
Verezzi-Pietra Ligure
Sorta per iniziativa di G. P.
Meille, pastore in Torino dal
1855, e affidata alla gestione
del Concistoro di Torino, aveva
lo scopo di offrire agli operai
valdesi, in péurticolare ai minatori, la possibilità di curare le
loro malattie professionali e di
accogliere a ragazzi e ragazze
per far loro beneficiare di salutari soggiorni marini. Attualmente la Casa, ristrutturata e
dotata di moderne attrezzature, prosegue con i soggiorni
marini per adolescenti ma si è
anche organizzata come rdbergo per l’accoglienza di singoli,
famiglie e gruppi. Dispone di
35 camere e di 80 posti letto.
Gli operatori sono 13 ai quali
vanno aggiunti numerosi volontari aderenti alTAev.
Opere e istituti convenzionati con la Csd
Il funzionamento della Csd
e poesie degli ospiti della Casa di riposo di Vittoria
Normalmente la Commissione sinodale per la diaconia si riunisce, In
plenaria o suddivisa in gruppi di lavoro, nella sede di via Angrogna a
Torre Pellice, dove operano la segreteria e l'ufficio legale: l'ufficio
tecnico, che la Csd ha in comune
con la Tavola valdese, si trova presso la sede della Tavola.
All'Interno della Commissione
opera II Centro servizi amministrativi che offre alle opere che le sono
affidate, e a tutte quelle che ne vogliano usufruire, purché nell'ambito
delTordinamento valdese e metodista, la raccolta e l'elaborazione dei
dati contabili e fiscali, la stampa dei
registri fiscali, la stesura delle dichiarazioni fiscali, l'elaborazione
delle buste paga e di ogni adempimento contributivo e fiscale che vi
si riferisce; fornisce inoltre ogni tipo
di consulenza nel rapporti con la
pubblica amministrazione e i vari
uffici tributari; infine, fornisce alla
Tavola valdese la gestione dei rapporti amministrativi con i pastori e i
diaconi iscritti a ruolo.
Gli operatori sono; Dario Massel
(settore degli iscritti a ruolo); Monica Benech e Sandra Rostagnol (settore paghe e contributi); Amalia
Catterin, Donatella Rivolta, Luisa
Lausarot (settore contabilità); Daniela Cogno (si occupa della segreteria amministrativa e del settore
delle collaborazioni coordinate e
continuative e dei lavoratori autonomi). Il gruppo viene coordinato
dal direttore del Centro servizi, Andrea Ribet. L'Ufficio legale è curato
da Gianfranco Mathieu, la segreteria da Carla Beux, l’ufficio tecnico
da Renato Bertot e Monica Codino.
Casa di riposo Caprotti
e Zavaritt - Corle
Ha origine nei primi Anni 80
dalla donazione alla Chiesa valdese di Bergamo di una cospicua
somma di denaro da parte della
famiglia Caprotti, e di un edificio, ospitante un tempo un istituto per fanciulle orfane, da
parte della signorina Zavaritt. La
casa ospita 40 persone parzialmente non autosufficienti, l'organico é composto da 35 persone. È gestita da un comitato nominato dal Concistoro.
Casa valdese per anziani
«Miramonti» - Villar Pellice
La Casa, un tempo piccola pensione, venne acquistata dalla locale Chiesa valdese negli Anni 50
e servì all'inizio come foresterìa.
Nel 1987 fu adibita a casa «inver
nale» per gli anziani delle alte
borgate ma divenne poi rapidamente la loro casa permanente.
Ospita attualmente 25 persone;
l'organico è di 13 persone.
Asilo per persone anziane
Luserna San Giovanni
L'attività inizia con tre ospiti
nel 1895; nel 1929 accoglie ormai 26 persone e si trasferisce
nella sede attuale. Un ampliamento del 1972 consente di avere 60 ospiti e inizia l'erogazione
di servizi esterni in collaborazione con l'ente locale. Affievolitasi
negli ultimi anni questa collaborazione, l'Asilo ha realizzato,
con buoni risultati, l'esperienza
dei «residence» per coppie autosufficienti. Ospita attualmente
un centinaio di persone seguite
da 76 operatori.
Opere alla cui gestione partecipa la Csd
Il Centro per la formazione
diaconale «Giuseppe
Comandi» (Cfd) - Firenze
Realizzato nel 1989 nell'ambito dell'eredità spirituale che
l'educatore evangelico Giuseppe
Comandi ha lasciato alle chiese
evangeliche fiorentine, il Cfd ha
lo scopo di provvedere alla preparazione di diaconi e diacono
evangelici e di promuovere la riflessione, la ricerca e lo studio
della diaconia. Per circa 10 anni
ha operato come attività del
Gould fino a quando, con il Sinodo del 2000, è stato dotato di
uno statuto ed è stato riconosciuto come istituto autonomo
nell'ambito dell'ordinamento
valdese. La Csd fornisce i locali,
è rappresentata nel comitato di
gestione e si avvale del Cfd per
la realizzazione di una parte dei
corsi di formazione che periodicamente propone agli operatori
delle opere diaconali.
Il Centro diaconale «La Noce»,
Istituto valdese Palermo
Fondato nel 1959 ad opera del
past. Panasela, sulla scia delle antiche scuole valdesi, e con il contributo di alcune chiese evangeliche europee, il Centro realizza
attualmente una serie di iniziative scolastiche e sociali a favore
dell'Infanzia e dell'adolescenza
disagiata. Dispone di un organico di oltre 90 persone e lavora in
stretto collegamento con i Servizi sociali del territorio. Dal 2000
la Csd è rappresentata nel Comitato generale dell'opera.
8
r
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 3
^*ì*l^^SÌ**SIS^^**l*
venerdì:
Il nuovo anno accadennico della Facoltà valdese di teologia
La teologia e le chiese
Il culto inaugurale si è tenuto a Roma, nella chiesa valdese
di piazza Cavour, in coincidenza con l'assemblea dell'll° circuito
La colletta della Domenica della diaconia del 12 novembre
Il Centro per la formazione diaconale
LETIZIA VEZZOSI
«Nel contesto dell’inno all’amore, l’apostolo Paolo ci
indica come la conoscenza
teologica e la predicazione
siano frammentarie e imperfette, destinate quindi a essere abolite come tutto ciò che
è frammentario e imperfetto». Con queste parole forti a
commento di I Cor. 13, 12 è
iniziato, domenica 22 ottobre nella chiesa di piazza Cavour a Roma, il sermone della pas. Giovanna Pons, membro del Consiglio della Facoltà valdese di teologia. Appunto alla Facoltà è stata dedicata questa domenica, in
occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico aperto sabato 21 con la prolusione del prof. Rostagno.
La felice coincidenza con
l’Assemblea dell’11° circuito
ha contribuito a rendere particolarmente numerosa la
presenza di fratelli e sorelle a
un culto intenso, anche grazie all’intensità della predicazione. La frammentarietà
della conoscenza, ha subito
chiarito Giovanna Pons, non
è contrapposta nel testo di
Paolo a una conoscenza perfetta, senza incertezze e vuoti, ma alla pienezza dei tempi, alla promessa del regno di
Dio che viene. E ancora: nel
campo delle applicazioni
scientifiche l’imperfezione, il
limite, sono un ostacolo da
superare; in campo teologico, invece, il limite ha un
senso del tutto diverso: «È
uno spazio che si apre perché
io possa invocare la presenza
dello Spirito Santo, confessare il peccato, accogliere la
grazia... uno spazio per ascol
tare quello che lo Spirito ha
da dire alle chiese, per trasmetterlo, anche se in modo
imperfetto e frammentario,
mediante la Parola e la vita,
nella società in cui viviamo».
Il dono della conoscenza è
posto nel testo accanto a
quello della profezia. Ai profeti e alle profetesse dell’Antico Testamento, ha osservato
la pastora, Dio chiedeva di
avere cura del suo popolo, in
particolare delle persone più
vulnerabili, nel dolore, vittime di ingiustizia e di violenza. L’aver cura di qualcuno
ha a che fare con l’amore. Nel
passo preso in esame. Paolo
parlando dei doni dello Spirito, definisce provvisori, destinati ad essere aboliti, i doni
della conoscenza e della profezia e anche la fede e la speranza. Solo il dono dell’amore dura in eterno, perché
«Dio è amore».
Dopo il sermone, nello
spazio dedicato alle comunicazioni, la pastora Bonafede
ha salutato a nome della comunità la diacona Lucilla
Tron in partenza per Torino,
dove lavorerà alla libreria
Claudiana: Lucilla è stata impegnata per molti anni nel
Servizio rifugiati e migranti
della Fcei e per un certo tempo ha anche svolto un servizio diaconale nella chiesa di
piazza Cavour, stabilendo relazioni di conoscenza e di affetto; in questa occasione ha
preso la parola per esprimere
la sua riconoscenza al Signore per la ricchezza di esperienze significative avute negli anni della sua permanenza a Roma. A lei l’augurio di
M Dalla chiesa valdese di Pinerolo
Culto in eurovisione
Quest’anno il culto della
«Domenica della Riforma»
sarà trasmesso in diretta eurovisione il 5 novembre, alle
ore 10, su Rai 2 dal tempio
valdese di Pinerolo. Rispetto
alle abitudini solite della chiesa di Pinerolo la liturgia cambierà un po’, anche se non di
molto rispetto a quanto si è
fatto in altri «culti speciali»
come quelli di apertura delle
attività o di festa della comunità. «Soprattutto - ci tengono
a dire a Pinerolo - la ripresa di
un culto non è né uno spettacolo né un culto finto. E l’occasione per una testimonianza che tutta la comunità rende. Il contenuto non è dato
solo dalla predicazione oppure dai gesti compiuti o dalle
parole dette nella zona del
pulpito e dal tavolo della santa cena, ma dalla tensione
spirituale con cui tutta l’as
semblea vive questi attimi».
Il tema sarà la centralità
della Parola con il culto che
prenderà il via con l’accensione di un cero, regalato alla
comunità di Pinerolo dalla
chiesa di Traunstein, su cui è
scritto «Lux lucet in tenebris»
a simboleggiare la centralità
della parola di Dio, luce che
illumina il cammino. Al momento non sono ancora definiti tutti i dettagli dell’impianto del culto, che è stato
elaborato in una serie di riunioni a cui hanno partecipato
oltre ai pastori e ai lettori della chiesa di Pinerolo anche
alcuni rappresentanti della
rubrica Protestantesimo, ma
sicuramente questo «sarà
un’occasione per sperimentare alcune nuove forme di
partecipazione della comunità al culto, cosa che da più
parti veniva richiesta».
I CRONACHE DELLE CHIESE I1Ì8IIIW
La pastora Giovanna Pons
un tempo benedetto nella
sua nuova sede.
La comunità ha anche
ascoltato il decano della Facoltà, prof. Ermanno Geme,
che ha sottolineato l’importanza per la Facoltà di un
rapporto continuativo con le
chiese, chiedendo la preghiera dei credenti per coloro che
lavorano nella Facoltà, per i
giovani e le giovani che lì studiano in vista del pastorato,
per quanti si spendono nella
ricerca teologica. La giornata
è proseguita con un’agape
comunitaria che ha favorito
l’incontro conviviale con professori, studentesse e studenti: un incontro che, data la vicinanza «fisica» della chiesa e
della Facoltà, può essere inizio, o rinnovo, di fraternità
durevole e di reciproca attenzione. Motivo di gioia è stata
inoltre la presenza al culto e
all’agape del moderatore, pastore Gianni Genre, con la
sua famiglia, (f.l.)
Nel numero di Riforma
del 7 luglio abbiamo raccontato le vicende che hanno
portato alla trasformazione
del Centro di formazione diaconale (Cfd) «Giuseppe Comandi», in vista del suo rilancio. È stata creata una struttura, sotto la responsabilità
della Tavola valdese ma aperta alle altre denominazioni
che lo desiderano, per ora le
chiese metodiste, valdesi e
dei Fratelli, con finalità di
formazione più ainpie di
quelle precedenti. È stato
mantenuto il «Corso residenziale di formazione alla diaconia evangelica», rivolto a
giovani che frequentano
l’università a Firenze, la cui
preparazione culturale e professionale viene integrata da
una base biblica e teologica,
che permetta un loro eventuale inserimento nella realtà
della diaconia evangelica.
Si cercherà di sviluppare
nelle studentesse e negli studenti le capacità relazionali,
di dar loro gli strumenti per
una lettura critica della realtà, di curare anche quegli
aspetti della loro formazione
personale legati alla motivazione e alla condivisione di
valori evangelici. Come scriveva Roberto Bottazzi, l’esigenza è quella di «collegare
conoscenze e capacità, istruzione accademica e sviluppo
della persona».
Il corso è costituito da quattro discipline fondamentali:
discipline bibliche, psicologiche, etica, teologia pratica; a
esse si affiancano; fondamenti di teologia, storia del cristianesimo, storia della diaconia
evangelica, introduzione alle
organizzazioni, metodi di lettura dell’ambiente e di analisi
critica della realtà. Le unità
didattiche comprenderanno
lezioni, esercitazioni, lavori di
gruppo e verifiche ma anche
incontri, visite, periodi di stage in Italia e all’estero, che
possano contribuire a formare le competenze ritenute necessarie per il lavoro diaconale. Importante è anche il collegamento che si è stabilito
con il corso di formazione
teologica a distanza della Facoltà valdese di teologia di
Roma, per cui sarà possibile
utilizzare anche questa esperienza e i materiali didattici
elaborati, ma soprattutto gli
studenti potranno vedere riconosciuti dalla Facoltà i crediti didattici acquisiti al Cfd in
funzione dell’ottenimento del
diploma in teologia.
Un nuovo settore di attività
del Cfd è l’«Agenzia di formazione», che ha il compito di
recepire le esigenze di formazione, di aggiornamento e riqualificazione di chi è già impegnato nelle diverse opere e
non può usufruire del corso
residenziale. L’Agenzia dovrà
intervenire su diversi livelli,
cercando accordi con diversi
enti, evangelici e non, interessati all’aggiornamento e alla
formazione di competenze
per il settore educativo, socioassistenziale, editoriale, della
comunicazione, gestionale;
potrà occuparsi della riqualificazione di diaconi che cambiano funzione o sono trasferiti in settori in via di trasformazione, della «formazione
dei formatori» per corsi di
istruzione degli adulti, corsi di
istruzione a distanza, responsabili aziendali di stage e di tirocini. Ma l’ambizione dell’
Agenzia è quella di «riuscire a
lavorare in maniera creativa,
individuando in aree non ancora esplorate o in quelle sinora inconsuete quelle risorse
ideali ed esperienziali che po
trebbero permettere sempre,
di nuovo l’immissione di nuo.
Chiesa battista di Venaria
Evangelizzazione
e battesimi nella comunità
EMMANUELE PASCHEHO
ROMA — Sabato 14 ottobre, nella chiesa valdese di via IV Novembre, un rilevante numero di fratelli e di sorelle, non solo della nostra comunità, è stato vicino alla nostra sorella
Stella, moglie del fratello Gian Mario Fiori e ai loro figli,
nella certezza che il loro e il nostro caro Gian Mario aveva
combattuto il buon combattimento, aveva finito la corsa e
serbato la fede, come è scritto in I Timoteo 4. Da parìe nostra dovremo trovare un fratello che lo sostituisce nel nostro Consiglio di chiesa augurandoci che il suo esempio
nella testimonianza del servizio sia per tutti noi, come scrive Paolo nello stesso capitolo, «un esempio», (u.z.)
PRAROSTINO — La comunità si stringe intorno alla famiglia
di Ennio Paschetto: porgiamo le nostre più sentite condoglianze per questa improvvisa e dolorosa morte.
TORINO — Domenica 22 ottobre la chiesa battista di via Viterbo e la comunità evangelica «Kerygma», che condividono il
tempio di Lucento e i locali annessi, si sono ritrovate attorno al fratello Opoku Agyeman e alla sorella Carla Bici che
sono scesi nelle acque del battesimo per dare la loro testimonianza di fede in Gesù Cristo. La corale battista, Claudio
Amé della chiesa Kerygma hanno allietato il culto. Il pastore Silvio Peirone ha predicato sul tema del discepolato cristiano. L’incontro si è concluso con un’agape fraterna.
La Chiesa battista di Venaria ha deciso di ripetere la
bella esperienza fatta l’anno
scorso: un week-end evangelistico nel locale di culto e
battesimi la domenica. La
predicazione, sia nelle serate
di venerdì 6 e 7, sia nel culto
di domenica mattina 8 ottobre è stata affidata alla pastora Anna Maffei della Chiesa
battista di Napoli, che ha sviluppato il tema della famiglia
di Cristo, costituita da coloro
che credono in lui e ascoltano
la sua parola. La pastora ha
insistito sul fatto che oggi più
che mai se i credenti non formano una famiglia dove ci si
conosce, ci si ama, ci si aiuta
e si cerca di comprendersi a
vicenda, dove si accoglie chi
vuol ritrovare un senso alla
vita e si pone Gesù al centro
della propria esistenza, è inutile dirsi chiesa e proclamarsi
discepoli di Cristo.
Le due serate sono state
vissute con attenzione e con
gioia dalla comunità e dai
simpatizzanti presenti e sono
state arricchite dai canti di
va linfa vitale nelle
I nostre
Momento di culto a Venaria
Carlo Leila e Marta D’Auria il
cui ministero, non ci stancheremo mai di sottolinearlo,
è veramente prezioso per le
nostre chiese. Alcune testimonianze di giovani recentemente convertiti, i brani suonati da Marco e Paola con
ghironda e flauto e cantati da
Claudio con l’accompagnamento della chitarra, il canto
vivace della comunità hanno
contribuito a creare un’atmosfera di festa e di profondo coinvolgimento.
Il culto domenicale, semplice e intenso, è stato seguito con emozione e grande
partecipazione dai presenti,
una novantina circa, di cui
un quarto costituito da persone estranee all’ambiente
evangelico. Paola Ilciuc, romena, e Marcello Piana hanno reso la loro testimonianza
di fede mediante il battesimo
e su di loro la chiesa ha invocato lo Spirito Santo.
La cena del Signore ha unito ancora una volta i credenti
intorno ai segni del sacrificio
di Cristo e alla sua promessa
di tornare a raccogliere la sua
chiesa. Poiché la sala delle attività non era in grado di contenere i numerosi partecipanti all’agape fraterna che
ha concluso questi tre giorni
di forte spiritualità, ancora il
locale di culto ci ha visto
«prendere il nostro cibo insieme con gioia e semplicità
di cuore, lodando Dio». Siamo riconoscenti al Signore
per questa esperienza preziosa e ringraziamo Anna, Carlo,
Marta e quanti hanno contribuito a rendere questi incontri così autentici e profondi
nella loro essenzialità.
competenze diaconali».
Il nuovo Cfd avrà anche i|
compito di realizzare una bi.
blioteca specializzata che ah
bia la funzione di centro dì
documentazione, che raccolga e faccia circolare materiali
specifici e possa anche prò.
muovere la riflessione e il dj.
battito sui temi della diaconia
in collegamento con quanto
accade all’estero presso gii
analoghi centri di formazione
delle chiese evangeliche. Intanto, poiché per ora l’afflus.
so di studenti al corso resi,
denziale non è elevato, si è
pensato di destinare i posti
disponibili a uno «studentato» e di offrire così a studenti
fuori sede che frequentano
l’università di Firenze la pos.
sibilità di alloggiare presso i
Cfd. Questa iniziativa ha già
avuto molto successo.
Il Sinodo ha approvato il
nuovo statuto, la Tavola vai
dese ha nominato il Collegio
dei docenti e i membri del
nuovo Consiglio direttivo, ci
auguriamo di poter continuare a svolgere bene i compiti tradizionali e di cominciare a crescere nella nuova
dimensione.
Lar.
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Il Centro diaconale «Comandi»
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Chiesa valdese di Villar Pellice
Un caro saluto
al pastore Gianni Genre
II«!
Domenica 1° ottobre abbiamo avuto il culto di inizio
delle attività. Al termine del
culto stesso ci siamo ritrovati
tutti nella nuova sala per salutare il nostro pastore Gianni Genre e la sua famiglia. È
un distacco difficile per tutta
la comunità, ci siamo anche
commossi, ed è parso evidente che avremmo voluto Gianni e Franca con noi ancora
per qualche anno. Li ringraziamo comunque per il loro
impegno e l’entusiasmo profusi a piene mani a favore della nostra comunità in questi
sei anni. Chiediamo al Signore di benedire la nuova missione di moderatore affidata a
Gianni e di aiutare Franca,
Marco, Jean-Luc e William ad
affrontare una nuova realtà di
vita quotidiana.
Lunedì 18 settembre un
gruppo di ragazzi e ragazze,
provenienti dalla Bielorussia
e ospitati a Bobbio Pellice,
sono stati ricevuti alla casa
«Miramonti»: è stato loro offerto un pranzo, poi i ragazzi
sono stati accompagnati al
Parco della Flissia, dove han
no potuto giocare e consumare la merenda. Gli stessi
ragazzi sono stati invitati 2
cena dall’Unione giovanile
mercoledì 27 settembre.
Ci rallegriamo per le numerose nascite avvenute durante l’estate: Martin Giordan,®
Adino e di Lorena Davit; Se
rena Paone, di Dario e di Cnstina Pretto; William BiancOi
di Daniele e di Christelle Con
din; Isabel Rostagnol, di Elio
e di Alberta Rosani; Ariann*
Mazzini, di Massimo eoi
Adriana Janavel; Alice Chatbonnier, di Loris e di Annasa Bonjour; Miriam CoinW
di Davide e di Monique Poi'
Sono stati battezzati Hélène*
Barthélemy Bonadio, di Et®
re e di Madeleine Maitre>o
Marco Favat, di Andrea e®
Renata Pons. Il Signore bene
dica e protegga questi ba®
bini e le loro famiglie. ,
Abbiamo dovuto separato
in questi mesi da Giovani
Pietro Rivoira, Olga Lesnji
Angelo Ferrari, Davide Daw
Paolo Catalin. Ai famil®"
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Incontro con il pastore Edgar Popp, che in quegli anni guidò le due chiese istriane
Le comunità di Fiume e Abbazia nel 1947
La ticonciliazione e la ricostruzione dello convivenza civile dopo un conflitto feroce in cui
i giovani evangelici essendo di origini diverse, erano stati arruolati in eserciti contrapposti
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Nel corso del viaggio della Csd in bassa Carinzia
e Slovenia voglio ricordare
Qui l’incontro, avvenuto il 2
ottobre a Abbazia, nella bella
cappella luterana, con il pastore tedesco Edgar Popp, ex
«senior» di Zagabria, che nel
1947 aveva ricevuto in consegna le comunità di Fiume e
Abbazia, di cui facevo parte,
dal pastore valdese Carlo
Gay. Questi si era recato a Zagabria ai primi di giugno del
1947 per prendere contatto
con la dirigenza della Chiesa
evangelica luterana, anch’essa emicarnente mista e sparsa nel territorio: la sua predicazione veniva tenuta anche
in tedesco. Questa connotazione fu fatale per il vescovo
Filippo Popp, che ne era stato il presidente anche durante l’occupazione fascista e
nazista. Il nuovo governo comunista l’aveva condannato
a morte e aveva inviato in un
campo di concentramento la
moglie e il figlio Edgar.
Questi ultimi, riconosciuti non compromessi con gli
occupanti, vennero liberati.
Anzi lo stesso pastore Edgar
Popp era stato eletto alla guida della chiesa e aveva ricevuto dal ministero la qualifica di
riorganizzatore della Chiesa
evangelica in Croazia. II pastore Gay trovò, appunto, nel
giovane Popp una persona attìva e dedita alla causa
dell'Evangelo, che lo aiutò a
prendere tutti i contatti necessari. La domenica fu invitati) a predicare... in francese,
perché le lingue italiana e tedesca erano state proibite.
La chiesa di Abbazia
Successivamente, sempre
pedinati dalla polizia comunista, si recarono dal ministro per i Culti, un prete cattolico che, avendo studiato a
Roma, conosceva bene le due
chiese valdesi di via IV Novembre e piazza Cavour. Gli
resero noti gli accordi, presi
in precedenza tra le chiese di
Fiume e Abbazia e di Zagabria già il 10 marzo 1947, secondo i quali la predicazione
sarebbe stata curata dai pastori di Zagabria e gli immobili sarebbero rimasti in dotazione alle chiese locali, così
come era stato fino allora, nel
pieno rispetto dell’autonomia di quelle chiese consorelle, con parità di diritti e di
doveri. E così avvenne: «La
chiesa una e santa sussisterà
in perpetuo», come recita,
non invano, la Confessione
augustana. Il pastore Gay
rientrò in Italia, a Firenze, il 4
luglio, quando il trattato di
pace assegnò quei territori
alla Jugoslavia, nella stessa
settimana in cui il vescovo
cattolico lasciò Fiume.
Il pastore Popp di Zagabria,
ma di origine tedesca (la
maggioranza degli evangelici
croati sono di etnia tedesca o
ungherese), curò per diversi
anni la predicazione a Fiume
in lingua croata e tedesca, secondo la nuova esigenza etnica della città. Dopo il suo
rientro in Germania se ne occupò il «senior» di Zagabria,
pastore Vlado Deutsch. Quale responsabile locale della
Comunità di Fiume e a presiedere anche i culti in italiano ci fri fino agli Anni 70 l’anziano del Concistoro Paolo
Miert senior.
L’incontro con Edgar Popp
è stato per me una bella improvvisata; abbiamo la stessa
età e perciò nel 1947 avevamo 27 anni, mentre il pastore Gay ne aveva 34; eravamo
appena usciti da un conflitto
che aveva messo in quelle
zone non solo gli eserciti ma
pure intere popolazioni le
une contro le altre. I giovani
delle comunità evangeliche,
essendo di origini diverse, si
erano trovati arruolati in
eserciti spesso contrapposti:
italiani, tedeschi, croati, sloveni, ungheresi. Eppure a
persone giovani come noi fu
posto il fardello difficile, ma
tanto importante, della riconciliazione e della ricostruzione della convivenza
civile. Nei lunghi tempi della
dittatura e della guerra, in
cui tutto era preordinato e
comandato e i capi erano nominati e non eletti, la Chiesa
evangelica ha curato la crescita di quella generazione,
che ancora giovane ha lasciato le proprie città disseminandosi per l’Italia e il
mondo. Fla insegnato a riunirsi liberamente, senza farsi
condizionare dal fatto di essere minoranza, e a eleggere
i propri responsabili.
All’incontro era presente
anche Paolo, figlio minore del
past. Gay, nato proprio du
rante il miriistero del padre a
Fiume, e Aldo Poscic, figlio
dell’ex custode della cappella
di Abbazia. Questo «storico» e
imprevedibile incontro, data
la situazione di diaspora in
cui ci troviamo, sta sotto il se
gno della parola: «Chiedimi
ed io ti darò le nazioni per tua
eredità» (Salmo 2,8).
pi II Festival organizzato (daH'Associazione delle chiese battiste del Lazio
Il «gospel» come strumento di evangelizzazione
consui stessi
imitati a
)vanile
e.
nume
Dal 13 al 17 settembre l’Associazione battista regionale
del Lazio (Acebla), ha organizzato il «Gospel festival», a
cui hanno partecipato le soliste Arleatha Green e Willa
Dorsey con i gruppi musicali
«First Love» e «Musicians for
durali- thè world». Il Gospel festival
:dan, i nasce come iniziativa evangeivit; Se- listica in seno al comitato
! di Cri- dell’Acebla su proposta di
Bianco, uno dei suoi membri, Ettore
Ile Coi- Zerbinati, che ha mantenuto
di Elio contatti con l’international
\riann> Cooperation. Quest’organiz-10 eri! zazione, che ha sede negli
e Chat- Stati Uniti ma che, attraverso
Annali’ filiali internazionali, opera in
GonibOi finto il mondo, ha lo scopo di
ue Puj lavorire campagne di evangelélène* fizzazione e di cooperazione
di 61® fin le chiese battiste. Così il
laitrCi* '-oniitato dell’Acebla, che si è
rea c ® Prefisso come compito priorire beni" tano la ripresa dell’attività dì
¡ti ba® ®|^®^gelizzazione, ha chiesto
filiale dell’International
eparat® ooperation operante nell’
iovan® dell’Ovest di mettere
I Lestiji ® disposizione alcuni gruppi
3 Davitt Musicali e singoli cantanti,
imili®''
_ Librerie
CLAUDÌANA
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L’iniziativa, come hanno
dimostrato la straordinaria
partecipazione e il generale
apprezzamento, è risultata
quanto mai sentita. Si sono
rese disponibili a ospitare i
due complessi musicali e le
due soliste le comunità di
Centocelle, Trastevere, Monte Sacro, Viterbo, Ronciglione
e Civitavecchia. Il lavoro organizzativo e informativo è
avvenuto puntualmente nel
rispetto della libertà e delle
esigenze delle chiese. Si è dovuto anche superare le perplessità di chi ha molte cautele nei confronti di tutto ciò
che è americano, soprattutto
se proveniente dal Sud come i
due complessi texani. Riguardo a questi fratelli e sorelle
americani non possiamo che
ringraziare Dio affinché su
tutti loro scendano le sue benedizioni. Essi, oltre ad avere
un indubbio talento musicale
e comunicativo, non hanno
fatto gravare sulle comunità
ospitanti né sulla associazione le spese del loro viaggio
aereo, né il trasporto dei propri strumenti musicali.
L’iniziativa è andata al di là
delle aspettative. A Centocelle
hanno partecipato oltre cento
persone a serata, oltre al coinvolgimento degli ospiti del locale Istituto Taylor. I fratelli e
le sorelle della comunità hanno poi accompagnato uno dei
complessi musicali all’Università di Roma «La Sapienza»
per esibirvisi. Sempre a Centocelle si è svolta la serata
conclusiva di evangelizzazione a cui hanno preso parte oltre cinquecento persone e alla
predicazione hanno partecipato anche pastori americani
venuti al seguito dei nostri
ospiti. Si è poi avuta un’agape
della cui' riuscita siamo particolarmente grati alla comunità di Centocelle.
A Trastevere la partecipazione ha raggiunto punte di
150 persone e il 16 settembre
uno dei gruppi si è esibito a
Piazza Santa Maria in Trastevere prima di iniziare lo spettacolo nella locale chiesa battista. Nella chiesa di Monte
Sacro hanno assistito oltre 50
persone a serata e si sono
inoltre avute esibizioni a
piazza della Conca d’Oro e a
piazzale Adriatico. Domenica
17 al culmine del programma
è stato battezzato il fratello
Bruno. A Viterbo il concerto
si è svolto nel locale di culto
della chiesa delle Assemblee
di Dio, alla quale va il nostro
fraterno ringraziamento, e a
Ronciglione in un locale comunale. Ogni serata ha visto
la partecipazione di oltre 50
persone. A Civitavecchia, infine, il Gospel festival è stato
utilizzato dalla chiesa battista locale per la promozione
di un centro culturale biblico-teologico. Hanno presen
ziato oltre 150 persone. Queste giornate di evangeliz
zazione hanno offerto ai partecipanti una gioiosa e allegra testimonianza evangelica dando a tutti l’incoraggiamento a perseverare nel
cammino col Signore Gesù
nel suo Santo Spirito, (di)
AGENDA
3 novembre
UDINE — Alle ore 18, nella sala della chiesa metodista (piazza D’Annunzio 9), il past. Giorgio Bouchard parla sul tema.
«Protestanti e libertà, tra fascismo e Resistenza».
6 novembre
MESSINA — Alle 18,30, nella sala della chiesa valdese, si tiene una conferenza sul tema: «Bach, il quinto evangelista?
Teologia con il pentagramma alla gloria di Dio».
7 novembre
MESTRE —Alle 15,30, nell’Aula magna del liceo scientifico
«G. Bruno», per il ciclo di lezioni su «Amore sacro amore profano», il prof. Daniele Garrone parla sul tema: «Il Cantico dei
Cantici: la legge e l’amore». Segue una lettura animata da
parte della compagnia teatrale Teatro idea.
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana (via
Sforza 12/a), per il ciclo di studi su «La debolezza eletta», il
past. Antonio Adamo conduce uno studio sul tema: «La parola della croce è contestazione della potenza umana: le scelte
di Dio e le scelte degli esseri umani (I Corinzi 1,18-31)».
9 novembre
DENTINI (Sr) — Alle 18, nella chiesa battista (via Regina
Margherita 38), Davide Dalmas presenta il volume «Una resistenza spirituale: “Conscientia” 1922-1927», a cura di Davide Dalmas e Anna Strumia. Introduce Pawel Gajewski.
GENOVA — Alle 17,30, nella biblioteca della Società di letture scientifiche (Pai. Ducale), il Sae organizza una lezione di
Ariel Dello Strologo su: «La comunità ideale per l’ebraismo».
10 novembre
PALERMO — Alle ore 17,30, nei locali della chiesa valdese
(via Spezio 45), Davide Dalmas e Pawel Gajewski parlano
sul tema: «Storia di una resistenza spirituale: Giuseppe Gangale e il settimanale “Conscientia”».
BERGAMO — Alle 17,30, al Centro culturale protestante (via
T. Tasso 55), il giornalista Giampiero Comolli parla sul tema:
«I nuovi movimenti spirituali: le motivazioni».
ROMA — A partire dalle 9,30, alla Facoltà valdese di teologia,
si tiene il convegno di studi su Giovanni Miegge dal titolo
«Una visione della vita e della teologia». Relazioni di Paolo
Ricca, Giuseppe Ruggeri, Enrico Rambaldi, Sergio Rostagno,
Sara Saccomani, Bruno Corsani, Claudio Tron.
SONDRIO — Alle ore 21, al Centro evangelico di cultura, il
past. Fulvio Ferrario parla sul tema «“Dominus Jesus”; il documento cattolico gela l’ecumenismo?».
TORINO — Alle 20,45, nel Salone valdese di corso Vittorio
Emanuele II23, Aldo Bodrato presiede un dibattito sul terna
«Dio esiste?». Partecipano Gianni Vattimo, Claudio Ciancio,
Paolo Flores d’Arcais.
11 nwembre
MILANO — A partire dalle 10, nella sala della libreria Claudiana (v. Sforza 12/a), il past. Fulvio Ferrario tiene il secondo
studio della serie «Vorrei imparare a credere: la teologia di D.
Bonhoeffer», parlando su: «Un’etica della responsabilità».
TORINO — A partire dalle ore 9,30, all’Istituto Cabrini (via
Montebello 28 bis), si tiene un convegno sul tema «Islam,
violenza, nonviolenza». Partecipano Enrico Peyretti, Roberta
Aluffi, Alì F. Schutz, Adel Jabbar, Paolo Branca, Chaiwat
Satha-Anand, Gabriele Mandel.
13 novembre
TRIESTE — Alle ore 18 a Villa Prinz (Salita di Gretta 38), per
il Gruppo ecumenico, il prof. Giuseppe Cuscito parla sul tema «Roma negli anni della Lettera ai Romani».
Per la pubblicità su
tei. 011-655278, fax 011-657542
I
CULTO DELLA RIFORMA
5 novembre 2000
DIRETTA EUROVISIONE
Il culto sarà trasmesso dalla chiesa evangelica valdese di
Pinerolo alle ore 10 circa in onda su Raidue.
Presiede il pastore Paolo Ribet; regia di Giovanni Ribet.
Commento di Gianna Urizio per la rubrica Protestantesimo
Per godersi i privilegi della terza età
w Mia madre si è ripresa
la sua libertà
Quando mia madre mi ha detto che si annoiava a
vivere in casa sola tutto il giorno, io le ho suggerito
una soluzione residenziale.
Lei cercava un posto dove stare con persone della
sua età, io le ho trovato una bella villa confortevole
con un parco, facilmente raggiungibile dalla città.
Lei voleva mantenere la sua indipendenza e le sue
abitudini, io ho provveduto ad assicurarle insieme,
anche un servizio qualificato e un'assistenza
continua.
Insieme abbiamo scelto La Resideira e siamo
felici di stare così bene insieme ogni volta che ci
vediamo.
Gianmario S.
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10
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 3
novembre 2,
venerdì ]
LA LIBERTA
RELIGIOSA IN ITALIA
GIANNI LONG
I mezzi di informazione hanno annunciato con grande risalto l’approvazione, da parte della
Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati,
del disegno di legge sulla libertà
religiosa. In realtà, il testo è stato definito per essere trasmesso
alle altre commissioni per i pareri. Dovrà ancora essere riesaminato dalla Commissione Affari costituzionali per essere
presentato in Assemblea. Dopo
l’approvazione da parte della
Camera, andrà al Senato.
È dunque ancora lungo il cammino di questo progetto, presentato quasi quattro anni fa dal governo Prodi, ma già formulato e
discusso da un
decennio: la prima bozza risale
al governo Andreotti nel 1990.
Il testo definito
dalla Commissione offre comunque l’occasione di fare il
Primo via libera in
Commissione a
Montecitorio del
disegno di legge
sione ai lare ii . u**«; “»*“
punto sul lavoro SUllo libertà religiOSO contro le «sette».
svolto. È stato un .. Di fronte a tan
impegno lungo.
nulla è stato tolto del testo originario e sono state aggiunte
molte norme nuove. Si è dovuto
constatare che l’impostazione
originaria della legge, volta a
estendere molte disposizioni
previste dalle Intese anche alle
confessioni che Intese non hanno, ha condizionato gli sviluppi
successivi. Nel frattempo, cresceva nel mondo politico e giornalistico l’attesa per un provvedimento su cui si andavano caricando attese nuove, come i
nuovi problemi sorti dall’immigrazione e dalla «questione islamica»; al progetto stesso è stato
anche attribuito un ruolo di
contrappeso rispetto alla ri-confessionalizzazio**■**■" ne cattolica dello
stato italiano,
evidente in particolare in questo
anno giubilare;
qualcuno vi ha
anche visto l’occasione per bandire una crociata
che ha comportato numerosissime audizioni. Il relatore Maselli
e i suoi colleghi hanno ascoltato,
oltre ad esperti e studiosi, tutte
le confessioni con Intesa o fomite di personalità giuridica, nonché i raggruppamenti di confessioni per dare voce anche a quelle per ora non riconosciute e
quindi «ignote» allo stato. Si è
trattato di un confronto mai verificatosi prima tra il Parlamento e la reidtà religiosa del nostro
paese. A tutte le rappresentanze
delle confessioni sono state chieste eventuali proposte di modifica del testo originario. Anche
questa larghissima consultazione è stata inedita nella storia dei
rapporti tra stato e confessioni
di minoranza.
Il frutto di questa procedura
si è concretizzato in una serie di
emendamenti, che sono stati
per lo più aggiuntivi: molti,
cioè, hanno chiesto l’inserimento di uno specifico articolo o
comma per tenere conto di particolari situazioni. Il testo si è
così gradualmente allungato rispetto al progetto originario. E
se quasi ogni singola aggiunta è
di per sé positiva, è discutibile il
fatto che la legge sia sempre più
lunga e minuziosa. La delegazione che rappresentava le chiese della Federazione (e con loro
tutte quelle rappresentate dalla
Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo stato) aveva auspicato proprio il
contrario: cioè una legge di
principi, breve e snella. Invece,
L Et» ku»:sì
REDAZIONE CENTRALE TORINO;
ViaS. Pio V, 15-10125Torino,tei. 011/655278-fax
011/657542 e-mail: redaz@rifornia.it;
REDAZIONE NAPOLI:
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DinETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD; Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Pienraldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nini, Nicola Pantaleo, Émmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE; Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni; mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 41 del 27 otiobre 2000 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 25 ottobre 2000.
«E voi chi dite
che io sia?»
te pressioni, talora contrastanti, si è rivelata
molto difficile la via, sostenuta
dalle nostre chiese, della semplificazione del progetto. Esso,
invece, si è andato caricando di
nuove indicazioni, in sé positive: l’esplicita previsione che la
libertà di religione comprende il
diritto di «non averne alcuna»;
la parificazione alle pratiche di
culto del rispetto delle prescrizioni alimentari e delle festività
per militari, ricoverati, detenuti; la previsione di forme particolari di sepoltura, di macellazione rituale e della libera apertura di luoghi di culto; miglioramenti nei testi sul matrimonio e
sulla defiscalizzazione. Per converso, non sono passate altre disposizioni importanti, di cui pure si è parlato nei lavori preparatori: la materia dei «culti» resta di competenza del ministero
dell’Interno e non passa, come
prospettato, alla presidenza del
Consiglio; la normativa del progetto resta per taluni aspetti
meno favorevole di quella del
1929 in materia di ministri di
culto; le procedure per il riconoscimento della personalità giuridica a una confessione restano
inutilmente burocratiche.
Come detto all’inizio, il percorso è ancora lungo e molti
cambiamenti sono ancora possibili. Il rischio è però che, avvicinandosi la fine della legislatura, di tutto il lavoro compiuto
non resti proprio nulla e che la
legge del 1929 rimanga trionfalmente in vigore.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
mo» (in onda a domeniche alterne su Raidue), a parziale
compensazione dell’orario
proibitivo (mediamente oltre
la mezzanotte) è riuscita a ottenere un’ulteriore replica
(oltre al lunedì mattina, anche il lunedì sera) che ha consentito di guadagnare ancora
quasi duecentomila spettatori. In tutto, la rubrica raccoglie mediamente 800.000
spettatori, con punte che
hanno superato il milione. Il
Servizio produce anche l’agenzia stampa «Nev-Notizie
evangeliche» che, nel triennio
trascorso, ha rinnovato i suoi
strumenti di comunicazione
utilizzando maggiormente la
rete Internet. Ciononostante,
bisogna ammettere che il
mondo evangelico italiano
continua a non essere adeguatamente rappresentato
dall’informazione italiana, sia
a livello locale che nazionale,
sia nell’informazione religiosa
che in quella laica. In Italia,
insomma, c’è più pluralismo
e libertà di un tempo, ma i
pregiudizi sono duri a morire.
Un Servizio che in questo
triennio ha registrato una
forte crescita è il Servizio rifugiati e migranti (Srm), soprattutto per r«emergenza
Kosovo» che ha comportato
una serie di progetti straordinari che hanno impegnato
ben 70 operatori con un bilancio di oltre 1.300 milioni.
Secondo il presidente della
Fcei, pastore Domenico Tomasetto, che con questa Assemblea giunge a conclusione del suo mandato, quello
del Srm è stato un impegno
straordinario: «Il lavoro a favore dei profughi dell’area
balcanica, in Italia e all’estero, è cresciuto notevolmente
e ci ha visto impegnati a fianco di organizzazioni umanitarie italiane e internazionali». Come proseguire l’impegno globale del Srm, con
quali obiettivi e con quali risorse, è il tema che i delegati
devono affrontare (scriviamo
queste note mentre l’Assemblea è ancora in corso).
Anche il Servizio istruzione
e educazione (Sie), responsabile per la preparazione del
materiale di «educazione alla
fede» (scuola domenicale per
i bambini e catechismo per
gli adolescenti) ha registrato
un significativo successo, in
questo caso editoriale: in
coedizione con l’editrice cattolica Ldc, il volume «Il popolo del libro» (tratto dal materiale già pubblicato a livello
di scuola domenicale) ha suscitato anche l’interesse di altri paesi europei, per cui sono già apparse sette edizioni
internazionali, con una tiratura di oltre 80.000 copie.
Ancora: su mandato della
Assemblea del 1997, il Consi
glio ha istituito nel triennio
un nuovo ufficio, l’Ufficio volontariato internazionale
(Uvi), che organizza lo scanibio di giovani volontari a livello europeo, nell’ambito
del cosiddetto «Anno diaconale» delle chiese protestanti,
e con il sostegno della Comunità europea; nel 1999, dopo
un lungo lavoro preparatorio
svolto a livello di Federazione, è nata l’«Associazione 31
ottobre, per una scuola laica
e pluralista»: si tratta di uri
organismo promosso dagli
evangelici ma aperto a insegnanti, altri operatori scolastici, genitori e studenti che
hanno a cuore una scuola
pubblica laica e pluralista.
Intenso anche il lavoro
svolto dalle varie commissioni nominate dal Consiglio: la
commissione Cultura e società ha organizzato ogni anno la tradizionale «Settimana
della libertà» intorno alla ricorrenza del 17 febbraio
(1848, emancipazione dei vaidesi): dal 1998, questa attività
si svolge in collaborazione
con l’Unione delle chiese avventiste. La commissione Ambiente, istituita nel 1999, ha
proposto annualmente una
serie di materiali in vista
dell’iniziativa «Tempo per il
creato» (1° settembre - 15 ottobre) secondo la proposta,
emersa dall’Assemblea ecumenica di Graz del 1997, di
dedicare un tempo, nel calendario cristiano, alla celebrazione di Dio come creatore e
alla riflessione sulla nostra responsabilità ecologica. La
commissione Europa ha prodotto un inserto speciale,
pubblicato su questo settimanale, dedicato alla guerra nei
Balcani. La commissione Lavoro ha promosso alcuni incontri con giovani e disoccupati sulla nuova realtà di un
mondo del lavoro in continuo
cambiamento. Il progetto
«Giubileo 2000» ha seguito
per conto della Fcei la campagna «Sdebitarsi - Jubilee 2000»
e ha prodotto vari materiali
sul tema del debito internazionale dei paesi poveri, promuovendo nelle chiese evangeliche la raccolta di firme per
la cancellazione del debito.
Per quanto riguarda l’attività ecumenica, nonostante
le difficoltà legate al Giubileo
(sulle riserve degli evangelici
italiani nei confronti di questa istituzione cattolica il
Consiglio ha inviato nel 1999
una lettera a tutte le chiese
sorelle all’estero), si sono registrati alcuni eventi positivi:
un convegno a Perugia (1999)
con cattolici e ortodossi, da
cui è scaturita una traduzio
ne ecumenica del Padre No
stro, e due iniziative nel campo della diffusione della Bib
bia (promosse dalla Società
biblica con l’appoggio della
Fcei): il Vangelo di Luca in 7
lingue (350.000 copie) e una
nuova traduzione del Vange
lo di Giovanni che, si auspica,
sarà il primo passo verso una
traduzione «letteraria» ecumenica del Nuovo Testamen
to e dell’intera Bibbia.
Ma in questo triennio è
cresciuto anche il dialogo
con le chiese evangeliche che
non aderiscono alla Fcei: è
sempre più proficua la collaborazione, in atto da anni,
con l’Unione delle chiese av
ventiste del settimo giorno,
mentre si prospetta incoraggiante la collaborazione con
la neonata Federazione delle
chiese pentecostali. In questi
anni, poi, sono anche iniziati
i primi contatti con le chiese
ortodosse che, in Italia, soprattutto a causa dell’immi
grazione, raggruppano una
popolazione stimata sulle
100.000 unità. Insomma, per
la Fcei, ecumenismo non significa più soltanto cattolice
simo.
Eugenio Bernardini
Lo «speciale Assemblea
Fcei» sarà pubblicato
sul numero di Riforma
del 17 novembre.
SPERO che non siano troppo arrabbiati quegli ascoltatori che hanno ritenuto
nel passato, e forse ritengono
ancora, che si perda troppo
tempo se si dà la parola a chi
non la pensa come noi. Nel
passato, quando facevamo
parlare coloro che si oppongono, in modi diversi, a quel
che diciamo e che crediamo,
il pubblico degli ascoltatori si
divideva grosso modo così:
da una parte quelli che cercavano di capire l’altro, che insistevano per ribattere alle
accuse insomma, che si appassionavano per il dibattito
e volevano dire la loro; dall’altra parte coloro che scrivevano, telefonavano, ci dicevano quando li incontravamo che quei pochissimi minuti concessi alla nostra rubrica devono essere adoperati per spiegare quello che noi
■I SUI giornalTM
iJOBBIERE DELLA SEU^
Informazione in tv
In una nota del critico tj.
levisivo Aldo Grasso (ig
tobre), fa bella mostra di sì.
■’ultima trasmissione
protestantesimo (fin dal
tolo dell’articolo: «L’in%
mazione trova asilo a Pro.
testantesimo»). «Chi sane,
va - scrive Grasso - di um
cruenta guerra civile fr,
cristiani e musulmani? En.
pure è una guerra che la
circa due anni insanguina
le isole indonesiane e in
particolare le Molucche
(...). Per cinquecento anni,
le diverse comunità sono
vissute sotto il segno della
tolleranza religiosa; ora un
grave conflitto religioso
scuote quel lontano paese
e più di tremila mortie
mezzo milione di profuglì
sono il tragico bilancio di
questa nuova guerra»,
ancora: «La ricostruzione
delle ostilità, la raccolta di
testimonianze particolarmente toccanti di vittime e
alcune interviste a religiosi
rappresentano il nucleo
centrale di “Nel nomedi
Dio": inchiesta di Paolo
Emilio Landi proposta dalla
rubrica “Protestantesimo'»,
Più avanti ancora Grasso riporta alcune parole di testimonianze di leader religiosi
raccolte da Landi, fino ala
conclusione di Isak Lambe,
segretario della Comunione delle chiese dell’Indonesia: «Non possiamo dire
che questa nazione è solo
per i musulmani o per i cristiani o per i buddisti, ma
per tutti insieme».
EUGENIO RIVOIR
pensiamo su determinati argomenti: «Quando qualcuno
insiste - ci scrive per esempio
una cordiale ascoltatrice - sarebbe meglio lasciarlo con il
suo problema». Si vorrebbero
insomma (riprendo lo scritto
di questa ascoltatrice) «nel
futuro lettere più interessanti
e propositive».
Vorrei spendere un po’ del
mio tempo questa mattina
per dire due semplici cose: la
prima, che cerchiamo sem
LA STAMPA
Il lupo cattolico
L’americanista Claudio
Gorlier racconta (24 ottobre) del movimento de!
«nativismo», nato intorno
al 1830 per difendere «l'integrità religiosa e razzià
degli Stati Uniti contro la
pericolosa immigrazione
soprattutto dei cattolici,
prima irlandesi e poi italiani». Ne fu l’anima Theodore Dwight che, nello scrivere una «Vita» di Garibaldilo
definì «nemico dichiarato
del Papa Anticristo». «U®
poscuola del nativismoprosegue lo studioso -, Samuel F. B. Morse [l’inventore delTomonimo alfabeto], apparteneva a un’influente famiglia puritane
del Massachusetts» e un altro suo rappresentante:
Frederick Saunders, «esponente di quella che un autorevole storico americano
ha definito “la crociata p®
testante", sostenne che
Provvidenza aveva scelto!
razza anglosassone pe
diffondere le idee liberali
tutto il mondo, e dnfinì^
immigrati cattolici "higo®
bugiardi, egoisti, astuti
vendicativi’’».
che ci sembrano a
teressanti, propositiviché il dialogo sia vetO:
cheremo di rispondere a
perché tutti devono es
presi in considerazione- ,
Ed ecco la seconda co
dire: le lettere con
rolacce, violenza ° „j:
esplicita aumentano; so
segno di un mondo che ^
piace proprio per nien
che, proprio per fi^es
pre di rispondere alle lettere
che arrivano, senza chiederci
se sono belle o no, se a noi
sembrano interessanti; la
gente cbe scrive è un campione degli ascoltatori e delle
ascoltatrici italiani; e sono
tante le lettere che non ci
piacciono e che vorremmo
diverse. Ma chi ci scrive è così e noi non vogliamo, neppure per un attimo, immaginare un mondo nel quale dovessimo parlare solo a coloro
II
No.
È cert
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prensione. Non si è P'“
di ascoltarsi. È
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questo aspetto rapP' T
l’Italia. Ma è un brutto se»’
e non possiamo tacerlo- ^
(Rubrica «Padiarnor'^j^
me» della trasmission ^
evangelico» curata j
razione delle chiese ev
di domenica 29 ottobre)
11
PAG. Il RIFORMA
ritico^,
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ilico
iif Comunità in festa a Villar Pellice
Fiera d'autunno
Rinviata domenica 22, la festa d’autunno di Villar Pellice si è
svolta domenica scorsa e ha avuto come teatro proprio la zona
del parco Flissia che il 15 ottobre fu attraversato, scavato, devastato dalle acque del Pellice impazzito. Dunque un bel segno di
volontà di rinascita. E poi la mostra zootecnica, con tanti capi
bovini e ovicaprini; soprattutto tanti giovani allevatori a simboleggiare una montagna che oggi non è più quella dei «vinti» di
20 o 30 anni fa ma un territorio talvolta fragile ma che vuole costruire il proprio avvenire proprio partendo dalle proprie capacità e risorse. E infine a Villar si è vista una comunità, civile,
gioiosa, economicamente viva, dove in molti lavorano e si impegnano, riempiendo di senso una domenica d’autunno.
Il 28-29 ottobre a Prarostino
Il trial dei pionieri
Prarostino si conferma terra di trial, dove vengono org^ipati durante l’anno numerosi appuntamenti con questa disciplina. L’ultimo fine settimana ha portato a Prarostino il «Trial dei
pionieri», gara motociclistica con un occhio di riguardo alle
moto d’epoca ma anche all’età dei centauri: per i piloti ogni anno in meno dei 40 viene conteggiato come penalità alla partenza. La gara ha visto i trialisti impegnati per due giorni su altrettanti percorsi per un totale di 30 km lungo le strade e i sentieri
di Prarostino. In punti prefissati lungo il tragitto di gara, sotto
gli occhi vigili dei giudici, i partecipanti hanno dovuto superare
le consuete prove di abilità e destrezza tipiche di questo sport,
evitando di mettere il piede a terra o di fermarsi.
Riforma
i T
\ I
Fondato nel 1848!
In discussione le prospettive per la linea ferroviaria che collega Pinerolo a Torre Pellice
Un anno di pullman obbligatorio
Il crollo del ponte sul Chisone ha reso inevitabili le corse sostitutive, con aggravio del traffico
Non mancano progetti alternativi per la gestione della tratta, Interessata anche dalle olimpiadi
È certamente uno dei
simboli di questa alluvione: ma è anche un forte
elemento di preoccupazione per gli abitanti della vai Pellice: il crollo del
ponte della ferrovia sul
Chisone a Pinerolo (insieme a quello stradale)
al momento impedisce
l’ingresso in città dalla
vai Pellice secondo la direttrice più naturale. In
prospettiva lascia qualche ombra sul futuro
della linea ferro\iaria Pinerolo-Torre Pellice. Altrove, ad esempio nel
Monregalese, aspettano
ancora adesso, a sei anni
daU’alluvione, la riapertura di alcune tratte...
Da anni la linea fra Pinerolo e Torre Pellice è
oggetto periodico di attacchi di chi, soprattutto
circolando in auto per Pinerolo, deve «sopportare»
i passaggi a livello chiusi
e le code in città; nello
stesso tempo il treno della vai Pellice è diventato
anche un simbolo della
battaglia per il collegamento collettivo su rotaia. È indubbio che ci
siano orari in cui i treni
da e per la vai Pellice sono stracolmi (non basterebbero tre pullman sulla
già ipertrafficata provinciale 161) e altri in cui i
viaggiatori sono assai di
meno. È un fatto che si
prenda il treno dalla vai
Pellice molto per raggiungere Torino e pochissimo per andare a Pinerolo: corse poco frequentii stazione lontana da
molti uffici fanno sì che
Il ponte ferroviario e stradale sul Chisone, all’ingresso di Pinerolo
in troppi scelgano l’auto
per la propria mobilità.
Proprio per rendere
più appetibile e nello
stesso tempo meno onerosa la tratta, la Provincia
di Torino ha da alcuni
anni ipotizzato la trasformazione della linea in
metropolitana leggera
con materiale rotabile
proveniente dall’Azienda
tramviaria torinese, corse più ravvicinate e qualche fermata in più lungo il tragitto. Lo studio,
finanziato dalla Fondazione San Paolo, è stato
concluso da poco e avrebbe dovuto essere
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(di ÍRONTE aHa Caserma AlpiNi «BcRARdi»)
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presentato in questi giorni. L’alluvione e il crollo
del ponte hanno allontanato questo momento
ma domenica scorsa, gli
amministratori della vai
Pellice e la presidente
della Provincia, Mercedes Bresso, hanno concordato sulla necessità di
riprendere al più presto
in mano il progetto che
la presidente ha ribadito
«economicamente valido
e funzionalmente interessante». La popolazione e soprattutto i pendolari esprimono le loro
preoccupazioni e anche
l’on. Giorgio Gardiol ha
presentato nei giorni
scorsi un’interrogazione
parlamentare sulle prospettive dei collegamenti
ferroviari da Ivrea alla
Valle d’Aosta e verso la
vai Pellice.
Al momento, almeno
per un anno ci dovremo
accontentare dei pullman sostitutivi, più lenti
e in difficoltà ad accogliere tutti i pendolari. Forse
anche sui collegamenti
un aiuto arriverà dalle
Olimpiadi: Torre Pellice,
sede di gara, potrebbe essere raggiunta da un «treno olimpico», conferma
Mercedes Bresso che ha
annunciato anche una
inversione di rotta sulla
viabilità: al posto delle
zero lire annunciate poche settimana fa, per la
viabilità in vai Pellice dovrebbero arrivare una
quindicina di miliardi.
L'alluvione di metà ottobre
AsI: è finita
l'emergenza
Alla fine si può dire,
con un sospiro di sollievo
che l’emergenza rientrata. L’Asl 10 di Pinerolo fa
il bilancio dell’attività
svolta durante i giorni
dell’alluvione che ha colpito il territorio di sua
competenza. In particolare, nella giornata di domenica 15, si è proceduto
alla costituzione dell’Unità di crisi dell’ospedale
civile Agnelli che ha allertato i primari, chiamando in servizio i medici reperibili e le squadre di
tecnici ed elettricisti. Per
problemi di sbalzi di tensione è stata poi disattivata la centrale elettrica
dell’ospedale e sono stati
invece attivati i generatori di corrente che, nel caso, avrebbero potuto fornire energia per un massimo di cinque giorni.
Erano 400 i degenti nell’ospedale pinerolese, ai
quali sono state distribuite bottiglie d’acqua minerale, dal momento che
quella dei rubinetti era
stata decretata non potabile. Subito messi in salvo i farmaci più importanti, nel caso di una
ICONTRAPPUNTOI
ORFANI DEGLI SPAZI
DI AGGREGAZIONE
CARMELINA NIAURIZIO
Dopo il crollo del
Paloghiaccio di
Torre Pellice dove
si esprimono
giovani e ragazzi?
possibile esondazione
del torrente Lemina. Prima della fine dell’emergenza, da parte dei vigili
del fuoco è arrivata im
prowisamente la comunicazione del rischio di
evacuazione dell’ospedale: censimento dei degenti e percorsi di uscita
da Pinerolo verso Torino
le operazioni necessarie.
Le caserme Berardi e
Nizza Cavalleria erano
pronte a ospitare fino a
120 persone. Nel frattempo tutte le sedute operatorie d’urgenza, l’attività
del Laboratorio analisi e
della Radiologia sono
state assicurate.
Anche sul territorio dei
tre distretti la situazione
non è stata facile. Un
grande contributo è arrivato dall’uso dell’elicottero: da una parte per assicurare il trasporto dei
dlalizzati a Pinerolo e
daU’altra per fornire il
metadone a una quarantina di persone nelle valli
Chisone e Pellice. Un
meritato «grazie a tutti
gli operatori» è arrivato
dal direttore generale,
Ferruccio Massa.
Orfani. Così si sentono
in questi giorni in Val Pellice e (non solo) un gran
numero di giovani, ragazzi
e ragazze ai quali la malasorte, problemi economici
e amministrativi, gestioni
inadeguate del territorio,
hanno tolto all’improvviso,
e quasi contemporaneamente, spazi fisici e mentali, punti di aggregazione
per trascorrere il tempo libero, per stare
insieme, per
fare sport, per
fare musica. Il
palazzetto del
ghiaccio di
Torre Pellice,
spazzato via
dall’alluvione,
e forse condannato in anticipo a una fine simile per
imprudenza e miopia, giace su e stesso nei pressi del
Pellice, come testimonianza di quel che fu, quel che
avrebbe potuto essere,
quello che non sarà. Raccolte dì firme, pellegrinaggi per andare a vedere il
rudere, progetti veri o presunti per ricostruirlo, ma
intanto dove si va a pattinare il sabato sera o la domenica pomeriggio?
Che cosa fare dei pattini
(magari appena acquistati
o ricevuti in regalo), tristemente appesi a un chiodo
niente affatto simbolico?
Come si fa a rimuovere dalla mente tutto il tifo, gli
striscioni, le scritte che ancora qua e là sono visibili a
Torre Pellice e dintorni, anch’esse testimonianza di
un’epoca recente, che ora
sembra così lontana? Che
cosa c’è al posto di quei
momenti di urla e grida che
forse a volte erano esagerati ma che tanto univano i
cuori e gli animi dei ragazzi
e delle ragazze, che come in
un rituale si ritrovavano
per sostenere la squadra di
hockey? E i bambini delle
scuole (da tutto il Pinerolese)? Per molti di loro andare a fare lezione di educazione fisica al Palazzetto
era un’occasione preziosa
per imparare ad andare sui
pattini. Non parliamo poi
delle squadre di bambini e
ragazzi, con sogni, ambizioni, che adesso non sanno né dove allenarsi, né che
fine faranno.
Paradossalmente, la medesima (mala)sorte è toccata in questi giorni alla
Scuola di musica intercomunale della vai Pellice,
spazzata via dalla siccità
(di soldi), sprofondata in
una crisi che appare irrisol
vibile e irreversibile. Dove
andranno i suoi oltre cento
allievi (in maggioranza
bambini e giovani) a suonare e cantare? Che cosa c’è
al posto di quelle note che
per nove anni hanno riempito le aule dell’edificio comunale di Luserna San
Giovanni, dove la scuola
aveva sede, e che da giugno
scorso taccio
no, muta testimonianza !
anch’essa di
un passa-to 1
recente che ai I
giovani, e '
non solo, delle nostre vai-1
late ha regalato momenti |
di passione?
Ci sarà ancora una stagione concertistica? Come non ricordare I
con nostalgia la messa in
scena, solo pochi mesi fa,
della fiaba musicale «La I
gabbianella e il gatto»,
un’opera d’eccezione, inedita, messa in piedi grazie I
alla collaborazione tra musicisti e attori di teatro,
quasi tutti giovani e giovanissimi, che per mesi hanno vissuto e condiviso inte- ]
ressi, sforzi, emozioni?
In tanti, allievi e genitori |
di piccoli allievi, si sono ritrovati nei giorni scorsi per I
tentare di salvare le sorti
della cultura musicale della
vai Pellice, anche in questo
caso è partita una raccolta
di firme, ma intanto la I
scuola di musica resta
chiusa, gli strumenti muti,
i docenti disoccupati. Diventa allora necessario e I
urgente fare un invito alla
riflessione, rivolto agli am-1
ministratoti della cosa
pubblica della valle, che
pure hanno sostenuto e |
condiviso le sorti buone e I
cattive sia del Palazzetto
che della Scuola di musica,
di cui sono responsabili a
vari livelli nella gestione;
pur nella consapevolezza
della complessità dei problemi da affrontare, si devono trovare al più presto
delle soluzioni, perché i
giovani si sentano meno
orfani, perché prevenire il
disagio è sempre meglio
che affrontarlo dopo: oltre |
a risparmiare delle sofferenze ai giovani e alle famiglie, la prevenzione si tra-1
duce anche in un risparmio |
di risorse. Provate a immaginare se si mettessero tutti I
insieme, musicisti, cantanti, tifosi, giocatori, pattinatrici, scolaresche, tutti gli |
«orfani» insomma: si potrebbe riempire ben più di |
una piazza della vai Pellice!
12
r
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle Yaui ìàldesi
L'esercito italiano sarà formato da professionisti
venerdì3 NOVEMBRE;,^, VENERDÌ:
È finita l'epoca della naia
Nel giro di sette anni il reclutamento su base volontaria
sarà indirizzato verso un impiego più specialistico
MASSIMO GNONE
Sgombero delle macerie al Palaghiaccio di Torre Pellice
CRONACHE
CONTRIBUTI PER LA CURA DEI BOSCHI - La Comunità montana Pinerolese pedemontano assegna un contributo finanziario ai proprietari,
possessori o conduttori di fondi boschivi, che
eseguano interventi per la buona tenuta degli
stessi. Per poter accedere all’assegnazione gli
interessati devono far pervenire agli uffici della
Comunità montana a Pinerolo, in via Duomo
42, la domanda compilata su apposito modulo
che può essere ritirato presso gli uffici pinerolesi o i Comuni membri. Gli interventi devono rigUcU'dare la pulizia dei boschi e dei sentier e il
ripristino di fontane.
FURTO SVENTATO A PINEROLO — Hanno tentato
di forzare una vetrina del Centro commerciale
«Pampiglione» di Pinerolo, ma sono stati fermati
dall’intervento di una commessa e arrestati dai
carabinieri. I responsabili del tentato furto sono
tre giovani romeni che venerdì 27 volevano impossessarsi dei telefoni cellulari.
ARRESTO A RINASCA — Sabato 28 ottobre Mauro
Piccolotto, 38enne senza fissa dimora, si era introdotto in un’abitazione di Serre Marchetto a Pinasca quando è stato colto in flagrante dai carabinieri e arrestato. Aveva con sé oggetti in oro.
INFORTUNIO SUL LAVORO: UN MORTO A RINASCA — Stava lavorando al cancello daimeggiato
dall’alluvione di una ditta di Rinasca, quando ha
perso l’equilibrio ed è caduto dalla scala a pioli.
Piero Beltramino, artigiano 39enne di Bibiana,
ha perso la vita nel pomeriggio di giovedì 26 ottobre. Intanto a Porosa proseguono le ricerche di
Guido Peyrot, disperso durante i giorni
dell’emergenza. Dopo il ritrovamento dell’auto, i
carabinieri e la Protezione civile hanno allargato
il campo d’azione a tutto il bacino interessato.
GLOBALIZZAZIONE; AFFARE DI TUTO — È il te
ma della serata che si terrà venerdì 3 novembre
a Pinerolo presso il centro sociale di via Michele
Bravo. Si tratta del primo appuntamento di un
corso di formazione che durerà fino a giugno e
nato dalla necessità di approfondire alcune tematiche discusse precedentemente negli incontri con Leonardo Boff e Enrico Chiavacci.
INCIDENTE: FERITO MACELLAIO DI TORRE PEL
LICE — Era di ritorno dalla seconda serata al Salone del gusto di Torino; nella notte di giovedì
scorso, all’altezza della rotonda di Airasca Bruno
Gonin, probabilmente a causa di un colpo di
sonno è uscito di strada col proprio furgone e
solo la prontezza di spirito dell’automobilista
che lo seguiva è valso a scongiurare un pericolo
di incendio che avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche.
CHIESA DI SAN GIUSEPPE; APERTURA DOPO IL
RESTAURO — Nel quadro della rassegna «guardare, ascoltare, conoscere», venerdì 27 ottobre
alle 16,30 è stata aperta la chiesa di San Giusep
pe a Pinerolo, restaurata e abilitata per accogliere come sala concerti l’attività del civico Istituto
musicale «Gorelli». L’edificio è stato intitolato al
cantante lirico pinerolese Italo Tajo ricordato
nel pomeriggio da Giorgio Gualerzi con un’esibizione musicale e di canto.
EMERGENZA ALLUVIONE: I CONTI CORRENTE —
Anche nel Pinerolese si moltiplicano le iniziative
per la raccolta di contributi a favore delle popolazioni alluvionate. L’emittente Radio Beckwith
Evangelica ha attivato presso la Crt, agenzia di
Torre Pellice il eie n. 3143506/27 (Cab 31070, Abi
63201 intestato «Radio Beckwith - Emergenza alluvione». Il eie n. 3200155 (Cab 30950, Abi 6320)
è invece stato aperto dal Comune di Prarostino
presso la banca Crt, agenzia di San Secondo.
NASCE IL «COMITATO RUTELLI» — A campagna
elettorale di fatto già cominciata il centro-sinistra si prepara a sostenere, secondo i più in salita, la candidatura del premier individuato Francesco Rutelli. «La nomina di Rutelli potrà nuovamente ricreare quel clima che portò l’Ulivo ad
essere vincitore del 1996», scrivono Lorenzo Tibaldo e Claudio Revel che si fanno promotori di
un incontro, sabato 11 novembre alle 17 al salone della Società operaia in via Roma 7 a Torre
Pellice. In discusione proprio la formazione di
un «Comitato Rutelli 2001» in vai Pellice.
PIÙ MANDATI PER I SINDACI? — La decisione di
qualche anno fa di imporre la non rieliggibilità
dei sindaci dopo due mandati consecutivi potrebbe avere vita breve. La lobby dei sindaci ha
infatti sollecitato a più riprese la cancellazione
di quella norma e da martedì 24 sono in esame,
alla prima commissione della Camera Affari costituzionali, ben quattro disegni di legge di cui
uno dell’on. Merlo e altri che prevede il terzo
mandato consecutivo per i sindaci di Comuni
con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti.
CRONACA di una morte annunciata. Dopo
anni di attesa, e il voto
della Camera, si chiude il
pesante e polveroso baule dell’esercito di leva:
l’odiata-amata naia va in
pensione, definitivamente. Anche se il servizio
militare, si legge scorrendo il testo approvato il 24
ottobre al Senato, è soltanto «sospeso»: il termine serve a «dribblare»
l’articolo 52 della Costituzione che formalmente
mantiene la coscrizione
obbligatoria.
Un lieto fine. I sostenitori della legge esultano:
nel centro-sinistra soprattutto Valdo Spini,
presidente della commissione Difesa della Camera, e il ministro della
Difesa, Sergio Mattarella;
la destra rivendica la paternità della legge, mentre si registrano il voto
contrario di Rifondazione comunista e l’astensione di Pdei e Verdi. Nei
prossimi sette anni, l’esercito italiano passerà
dagli attuali 270.000 uomini ai 190.000 uomini e
donne, tutti volontari,
che lo comporranno nel
2006. Con costi crescenti:
circa mille miliardi in più
nel triennio 2000-2002;
un posto sicuro, un buon
stipendio e le facilitazioni per l’assunzione, dopo
la ferma, nella pubblica
amministrazione, nei vigili del fuoco e nella polizia, ma anche nel mercato privato del lavoro. Si
sostituisce un esercito
«antiquato e inutile» con
un sistema di difesa efficiente, moderno e soprattutto «europeo». 1 ra
gazzi del 1985 saranno
gli ultimi obbligati alla
caserma. Non mancano
le perplessità. Dissenso
che si fa aperto all’interno dello stesso esercito,
se addirittura Luigi Manfredi, ex comandante degli alpini e ora senatore
di Forza Italia, ha votato
contro: «Verrà a mancare
il senso di appartenenza
al territorio».
La morte celebrata della leva vuol dire anche
morte certa del servizio
civile, in pratica un forte
danno per il terzo settore
e l’associazionismo, che
con esiti differenti e sovente contrastanti hanno
spesso occupato i vuoti
lasciati dallo stato sociale. Il giudizio negativo
sulla riforma arriva da associazioni come Adi, Arci
e Legambiente. Tutte unite nella richiesta che il
servizio civile sia messo
in grado di funzionare. Eppure la situazione
sembra smentire questo
desiderio, se già a giugno
le casse vuote del Fondo
nazionale per il servizio
civile hanno costretto il
presidente del Consiglio
a fisScU'e a 80.000 giovani
la consistenza massima
degli obiettori.
Nella finanziaria 2001
il governo stanzierà 210
miliardi, dei 250 chiesti
dalle associazioni, mentre il numero di domande continua ad aumentare. Da mesi il disegno di
legge governativo di riforma del servizio civile è
fermo in Commissione
affari costituzionali della
Camera. Il senatore dei
Verdi Stefano Semenzato
ha rinunciato ai mille
emendamenti che aveva
presentato col dichiarato
San Germano Chisone e Porte
Il ponte Palestre
in «condominio»
ISTITUTI E OPERE VALDESI <0 c O CO D
CHE FRUISCONO DI OBIETTORI N C <D > Cd i
Torre Pellice O Ü w
Società di studi-Centro culturale 2 1
Casa valdese delle diaconesse 1 1
Ospedali di Torre e Pomaretto 4 1
Comunità alloggio 1 0
Luserna San Giovanni
Asilo valdese 4 2
Rifugio Re Carlo Alberto 3 2
Istituto Uliveto 2 0
San Germano Chisone
Asilo valdese per vecchi 3 2
Agape (Prali) 2 1
scopo di far sbloccare la
legge sul servizio civile: è
stato messo in calendario per questa settimana
l’esame del testo fermo
da tempo. Anche il segretario della Lega obiettori
di coscienza, Roberto
Minervino, conferma la
promessa di esaminare il
provvedimento nei prossùni giorni, «ma non facciamoci illusioni, l’iter
sarà ancora lungo».
La Loc è preoccupata
per i contenuti della riforma della leva. «Ci sembra
impossibile che dall’oggi
al domani sparisca una
serie di servizi per i quali
gli obiettori di coscienza
sono diventati indispensabili». Il movimento pacifista è fermo nella condanna. «Con questa riforma - commenta Minervino - si completa il nuovo
modello di difesa: la forza
rimane strumento di politica estera e c’è la tendenza a delegare una funzione di responsabilità
nei confronti del proprio
paese. Manca la volontà
di realizzare un servizio
volontario e ben finanziato che possa collaborare
con la Protezione civile».
Attualmente convivono situazioni differenti.
Se quasi ovunque, e lo
dimostrano anche i dati
del Pinerolese e degli
istituti valdesi, l’organico
è molto sotto la convenzione, ci sono singolari
episodi di grave inefficienza: ad esempio il caso di un giovane che dalle Valli finisce in Lazio in
un comune di 4.000 abitanti con una convenzione di addirittura 12 obiettori... La riforma della leva «fa la festa» all’obiezione, ma gli obiettori
possono rifarsi con una
festa dedicata proprio al
servizio civile e in programma venerdì 3 novembre aU’«Hiroshima
mon amour» di Torino.
Valutati i danni della
recente alluvione a San
Germano sono in corso,
come in quasi tutti gli altri Comuni delle Valli, i
primi interventi di ripristino. «Per parte comunale - ha detto il sindaco, Clara Bounous, nel
corso di un Consiglio comunale aperto alla popolazione - abbiamo calcolato di avere interventi
da fare per più di un miliardo, escludendo i ponti danneggiati. Pensiamo
al più presto di eseguire
lavori di messa in sicurezza e ripristino innanzitutto delle diverse strade comunali danneggiate da frane e dei tratti di
fognatura danneggiati
quindi, appena le condizioni del torrente ce lo
permetteranno, quelli
sull’alveo del Chisone e
del torrente Risagliardo».
Quello che preoccupa
maggiormente però la
popolazione di San Germano, e in particolare gli
abitanti di Inverso Porte,
è il futuro del ponte Palestre, gravemente danneggiato dalla piena. «Le
soluzioni percorribili dice la Bounous - sono
due: o il suo ripristino o
la sua sostituzione dopo
averlo abbattuto. Il ponte però non è di pro
prietà comunale ma pro.
vinciale e inoltre una de!
cisione sul suo futuro e
anche sottoposta a vaglio
da parte del Magistrato
del Po e bisogna mettere
in conto che proprio ij
questa zona il gasdotto
della Snam, che è stato
interrotto perché danneggiato, attraversali
Chisone».
Gli abitanti di Inverso
Porte però non sembrano
sentire, ragioni e chiedono, anche attraverso una
petizione, la riapertura
del ponte o almeno «di
una passerella pedonale
che ci permetta - insistono - di arrivare sulla statale 23 e di usufruire dei
mezzi pubblici per raggiungere San Germano 0
Pinerolo». In realtà la
questione è già stata sollevata anche dal sindaco
che in una lettera alla
Provincia chiedeva una
decisione rapida tenendo
conto che le persone interessate aU’utilizzo del
ponte sono più di 290, dislocate in 22 borgate diverse. La Provincia comunque pare intenzionata per il momento a
soprassedere anche perché il ponte non è più
considerato sicuro e una
sua riapertura attualmente pare improbabile,
Il ponte Balestro, fra San Germano e Porte
Le strade in vai Germanasca
Ancora interruzioni
È necessario un riordino dei sensi unici
Pinerolo: traffico più difficile
DAVIDE ROSSO
La circolazione stradale di Pinerolo
è diventata particolarmente caotica dopo l’alluvione che ha colpito il Pinerolese due settimane fa. L’impossibilità di utilizzare i ponti sul Chisone
al fondo di via Saluzzo e quello di Miradolo, classiche vie di accesso dalla
vai Pellice, così come l’interruzione
della tangenziale all’altezza di Abbadia
Alpina costringono quotidianamente
centinaia di pinerolesi e di valligiani a
transitare per il centro di Pinerolo e di
Abbadia Alpina con disagi non indifferenti sia per gli automobilisti che per
gli abitanti.
«La situazione di emergenza - dice il
sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero - è
inevitabile, ma considerati i tempi non
certo brevi di risistemazione delle vie di
scorrimento danneggiate dal Chisone il
Comune sta provvedendo a modifiche
provvisorie alla circolazione in città per
poter far fronte alla situazione». I tecnici del Comune in sostanza hanno studiato la predisposizione di uscite e ac
cessi alternativi alla vai Pellice poste in
via Saluzzo a valle del ponte Chisone
cosa che eviterebbe l’intasamento della
zona San Lazzaro, attuale via d’accesso
in città dalla tangenziale. Altra novità
allo studio: il riordino dei sensi unici di
via Vigone. Anche qui l’intervento è mirato a «facilitare l’immissione sulla tangenziale verso la vai Pellice». Contemporaneamente però in questo caso si
punterebbe a uno snellimento della
viabilità nella zona di corso Torino
all’altezza delI’Upim anche attraverso
una momentanea sospensione del funzionamento dei semafori dell’area e
«all’istituzione di sensi unici su corso
Torino, corso Bosio, via Giolitti».
Nella sua totalità quindi si tratta di
una sorta di piccola rivoluzione della
circolazione viaria quella che sta per
avvenire a Pinerolo il tutto al fine di
snellire il traffico in transito da e per le
valli in attesa di interventi più definitivi, che a parte quello sulla tangenziale
(data come ripristinabile dai tecnici
entro poco tempo), si prospettano non
certo di immediata esecuzione.
Continuano le difficoltà per Prali. Raggiungere u
automobile il paese in alta vai Germanasca percorrendo la strada provinciale al termine della scorsa settimana era ancora impossibile anche perché alla frani
verificatasi nei giorni dell’alluvione appena al disotto
dell’abitato di Villa di Prali si è aggiunta più in basso
una seconda frana all’altezza della partenza del sentiero per lo Scopriminiere in località Gianna cosa cn
ha rallentato, e in un primo momento addirittui
bloccato, i lavori di costruzione del ponte bailey ches
stava predisponendo a Villa. I lavori continuano e
spera al più presto di arrivare al ripristino compie®
della strada, frane permettendo.
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Stima dei danni ai privati
Disponibili i moduli
Sono disponibili nei vari Comuni colpiti dall’alluvione i moduli per la
stima dei danni subiti dai
privati e dalle imprese
che potranno con questo
mezzo richiedere un primo contributo per il ritorno alla normalità e alla
produttività delle aziende. I moduli debitamente
compilati vanno consegnati ai rispettivi Comuni
di riferimento che provvederanno a inoltrarli agli
uffici incaricati della raccolta e dell’esame dei dati. La direttiva sui danni
deU’alIuvione, firmata dal
ministro dell’Interno Enzo Bianco il 23 ottobre,
prevede oltre a un contributo a chi il 13 ottobre.
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La storia di Villa Olanda e le prospettive future
I muri che raccontano
Entro il 2001 saranno ultimati i lavori per predisporre
il Centro per la valorizzazione della pietra di Laser no
massimo CNONE
DOPO la Rivoluzione
d’ottobre arrivarono
invaiPellice i nobili russi
e filozaristi, fuggiti dai
palazzi e dalla furia bolscevica. Questo è soltanto uno degli episodi che i
muri di Villa Olanda potrebbero raccontare; una
vicenda affascinante che
si perde nel secolo breve.
Della presenza di quegli
ospiti orientali rimane
ancora la cosiddetta
«cappella» ortodossa, oggi utilizzata dall’associazione «Lou cialoun», alla
quale la Tavola valdese
affidò non senza polemiche l’intera ex Casa di riposo, per le sue iniziative
rivolte all’aggregazione
giovanile.
Alla fine a prevalere è
stato il Centro per la valorizzazione della pietra
diLuserna. Un ambizioso progetto a finanziamento europeo e con patrocinio della Comunità
montana vai Pellice, che
ha preso il posto dei progetti firmati «Cialoun»
per la riconversione a
scopi turistici e ricreativi.
A che punto sono i lavori
a Villa Olanda? «Stiamo
procedendo secondo i
piani - dice l’assessore alle attività produttive,
Giorgino Cesano - l’opera
dovrebbe terminare alla
fine del 2001: l’impresa
incaricata sta lavorando
bene, anche se nelle settimane scorse ci sono state
4«»ne difficoltà legate alia raccolta delle acque
piovane. 11 problema si risolverà con la realizzazione di un fosso capace di
convogliare l’acqua»
Nell’opera del Museo
della pietra manca ancora all’appello il terzo piano. «Stiamo cercando il
finanziamento coinvolgendo la Regione Piemonte - continua Cesano
C’è un progetto di massima con una spesa di
circa 300 milioni e la destinazione a foresteria:
sarà riproposto a marzo
con buone possibilità di
riuscita. Questo spazio
Valli Chisone e Germanasca
La piena sconvolge
anche i progetti
Il cantiere di Villa Olanda
sarà poi gestito dall’associazione “Lou cialoun’’».
La Comunità montana è
già impegnata nel progetto, che viene finanziato
per il 75% dalla Regione
tramite i fondi Interreg
delTUe e la collaborazione per il pagamento del
mutuo di «Lou cialoun».
Partecipano alla spesa
anche la Tavola, proprietaria dell’immobile, e i
Comuni di Luserna San
Giovanni e Rorà. Oltre 5
miliardi in tuttoi.
«Il progetto è suddiviso
in quattro lotti - spiega
l’architetto Barbara Citterio, che con Layla Gay è
direttrice dei lavori i
due corpi laterali, il corpo
centrale e il vero e proprio Museo, che sarà realizzato nel vecchio fienile.
Al momento sono terminati i lavori strutturali: le
parti in cemento armato,
i solai e il tetto che è stato
completamente ricostruito, tenendo conto della
normativa antisismica.
Nelle prossime settimane
si passerà alla sistemazione degli impianti elettrici
e idraulici».
Un incontro a Porosa Argentina
Il poliambulatorio
____________DAVIDE ROSSO_______
Ly INCONTRO tenutosi giovedì sera a Perosa ArgenI tina nella sede della Comunità montana, che ha
avuto come ospite il direttore generale delTAsl 10,
Ferruccio Massa, era atteso da tempo dagli amministratori locali e dalla popolazione della vai Chisone.
All’ordine del giorno la gestione e la funzionalità del
poliambulatorio di Villar Perosa gestito dalTAsl. La discussione è partita da una petizione firmata da 2.655
persone che chiedeva alTAsl di rivedere la gestione
del poliambulatorio tenuto conto dell’importante
servizio che questo rende al pubblico e di «riportare
al massimo della potenzialità di servizi il “Poli” di Villar Perosa». Per parte loro i rappresentanti delTAsl
presenti all’incontro. Massa per primo, hanno tenuto
ha chiarire che è in atto fin dall’inizio di settembre un
monitoraggio della domanda che dovrà portare entro
la fine dell’anno a una riorganizzazione del servizio
che permetta una miglior funzionalità del poliambulatorio. Questo è quanto si augurano anche gli abitanti della zona e gli amministratori che hanno presentato una serie di dati che mostrano come allo stato attuale vi sia un netto calo delle vìsite condotte
nelTambulatorio e un aumento in compenso delle liste di attesa nelle prenotazioni.
f diS Al momento nessuna pista è agibile in Piemonte
Forse presto si pattinerà
a al disotti!
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LILIANA VIGLIELMD
T T N Consiglio quasi
AA LJ anacronistico»,
così il presidente della
Comunità montana valli
Chisone e Germanasca,
Roberto Prinzio, ha definito la riunione dei consiglieri di Comunità di lunedì 23 ottobre, convocata 10 giorni prima dell’alluvione, quando si viveva
ancora nella «normalità».
Nel corso dei lavori è
stata ovviamente ritirata
la delibera riguardante il
finanziamento del secondo lotto del collettore
fognario di valle, che richiederà ben altri interventi, dopo la piena del
Chisone che ha messo
fuori uso anche il depuratore di Villar Perosa. È
stato invece approvato il
programma pluriennale
per gli interventi di sistemazione idrogeologica
del territorio, con scadenza improrogabile a fine mese, anche questo
per altro anacronistico,
soprattutto perché l’importo dei lavori, di 15 miliardi e mezzo, anche se
rilevante, non è certo dimensionato allo stato attuale dei danni.
L’ordine del giorno
prevedeva poi l’approvazione di alcune variazioni di bilancio, con un aumento di circa 25 milioni
per i servizi scolastici e di
135 milioni circa per i rischi idrogeologici. Mentre un’altra delibera ha
fissato il compenso per il
difensore civico, ancora
da "nominare, pari a
640.000 lire mensili. In ultimo, si è esaminata la
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Una soluzione per le
piste di pattinaggio pinerolesi? Forse sì. Anzi, il
crollo del Palaghiacdo di
Torre Pellice sembra aver
dato nuova lena agli sforzi di tutti. In difficoltà la
squadra di hockey del
Valpellice, iscritta a numerosi campionati giovanili (e alla serie C) e
senza un solo metro quadro di ghiaccio pattinabi•e in tutto il Piemonte, si
stanno valutando tutte le
possibilità. Così sta prendendo consistenza Tipotesi di riaprire, ovviamente senza tetto, ma
nutro Natale, la pista di
Torre Pellice.
I tecnici della ditta
nolzbau di Bressanone
Che realizzarono la coPWtura sono già arrivati
3 Iurte per un sopralluògo e daranno la loro consulenza nella difficile
dPera di smontaggio. Nel
attempo tre potenti rupe stanno ricostruendo
u minimo di sponda e
terrapieno lungo il Penice per consentire Tacòesu delle gru che dovran
no realizzare i lavori. Si
tornerà dunque presto a
pattinare, come una volta «sotto le stelle»? Naturalmente non sarà questa la soluzione a medio
periodo; sono infatti ben
avviati i contatti con il
comitato olimpico, per la
possibile ricostruzione
del Palaghiaccio.
L’impegno dei rappresentanti degli enti locali
(da Rinaldo Bontempi
per «Torino 2006», all’assessore di Torino Corsico, ai sindaci Barbero
(Pinerolo) e Jayme (Sestriere) che rappresentano il territorio pinerolese è unanime. Il Comune di Torre Pellice ha
anche individuato l’area
(il prato della Tavola valdese a monte delThòtel
Gilly) e ha ufficialmente
avanzato tale ipotesi. Lì
potrebbe sorgere un impianto da circa 3.OO0 posti a sedere con la speranza di potervi ospitare
delle gare, così come indicato dalla legge approvata dal Parlamento. I
costi ipotizzati ruotano
convenzione per la gestione del servizio di tesoreria, che scade il 31 dicembre 2000 ed è rinnovabile per 5 anni, tramite
un bando di concorso. La
banca che si aggiudicherà
il servizio dovrà obbligatoriamente avere una filiale 0 aprire uno sportello a Perosa Argentina.
Terminati i punti
all’ordine del giorno, non
poteva mancare una discussione sui disastri
causati dal nubifragio e
sull’entità dei danni.
Nessun Comune è stato
risparmiato dalla calamità e parecchie località
sono ancora collegate in
modo precario con il resto del paese. Molte le
critiche degli amministratori, rimasti soli per
lunghe ore a fronteggiare
l’emergenza, rivolte in
particolare alla Rai, che
non informava in modo
adeguato sulla situazione
locale, alTAnas, per il suo
disinteresse per la statale
23, che pure è una strada
di traffico internazionale,
e infine all’esercito. Di
questo si lamentava in
particolare il sindaco di
Fenestrelle, che si era visto rifiutare l’aiuto dei
militari per liberare dal
fango una borgata sommersa dal Chisone.
Un sincero apprezzamento è invece stato
espresso per i volontari
della Protezione civile e
per tutte le persone che,
nell’ambito del proprio
lavoro, o anche spontaneamente, si sono prodigate per dare aiuto a chi
in quel momento tragico
ne aveva bisogno.
Äi 11 prof. Ermanno Armand Ugon
Un uomo sincero
NELLE CHIESE VALDESI
INCONTRI TEOLOGICI «GIOVANNI MIEGGE» —
L’ incontro non si terrà domenica 5 novembre ma
domenica 12, alle ore 17, nella chiesa di Pinerolo.
ANGROGNA — Riunione quartierale, alle 20,30,
martedì 7 novembre al Serre (Foyer).
BOBBIO PELLICE — Riunione quartierale al
Payants, martedì 7 novembre, alle 20. Domenica 12
novembre, ripresa delle attività: alle 10.30, culto con
assemblea di chiesa, con all’odg. elezione o rielezione di un diacono/a con incarico di cassiere/a
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 6 novembre, assemblea di chiesa per l’elezione del nuovo pastore. Riunione quartierale agli Airali, venerdì 10 alle
20. Martedì 7 novembre, alle 20,45, studio biblico.
PERRERO-MANIGLIA — Lunedì 6 novembre, alla
Baissa, alle 14,30, prima riunione quartierale; mercoledì 8 novembre, alle 14, riunione quartierale alle
Grangette. Martedì 7 novembre, alle 14, incontro
dell’Unione femminile.
POMARETTO — Riunioni quartierali: venerdì 3
novembre, all’Inverso Clot, alle 15, lunedì 6, alle 20,
ai Masselli, mercoledì 8, alle 20, ai Pons, giovedì 9,
alle 15, all’Inverso Paiola. Domenica 5 novembre,
alle 15, nella scuola di quartiere, riunione a Combavilla. Studio biblico: giovedì 9 novembre, alle 20,30,
alTEicolo grande.
PRALI — Riunioni quartierali; martedì 7 novembre, alle 20, a Villa, mercoledì 8, alle 20, a Cugno.
PRAMOLLO — Le prossime riunioni quartierali:
martedì 7 novembre, alle 20 riunione a Ruata al presbiterio, mercoledì 8 novembre, alle 19,30 riunione
ai Bocchiardi alla scuoletta, giovedì 9 novembre, alle
20 riunione ai Pellenchi al museo, venerdì 10 no
vembre, alle 20,30 riunione alle Carde (Balmas).
PRAROSTINO — Alle 14,30, di domenica 5 novembre, inizia l’attività regolare dell’Unione femminile
SAN SECONDO — Mercoledì 8 novembre, alle 20,
riunione quartierale ai Brusiti.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì
3 novembre, alla Ravadera, martedì 7novembre,
all’Inverso, venerdì 10 agli Appiotti. Studio biblico:
lunedì 6 novembre, alle 20,45, su «La provocazione
della parola scritta». Domenica 5 novembre, alle
15, seminario biblico in vista del prossimo seminario biblico delle Unioni femminili delle Valli, che
avrà luogo in Foresteria il 18 e il 19 novembre. Do
menica 12 novembre, alle 10, assemblea di chiesa
nel tempio del centro.
VILLAR PELLICE — Martedì 7 novembre, alle
20,30, riunione quartierale alla borgata Garin
VILLASECCA — Incontro dell’Unione femminile
giovedì 9 novembre, ore 14,30; partecipano TUnio
ne di Pinerolo e Marianne HintermuUer.
Da «L'eco delle valli valdesi»
cinquantanni fa
FRANCO PASQUET
intorno ai 15 miliardi,
chiavi in mano; naturalmente a carico del budget delle Olimpiadi.
E nel frattempo? Detto
della possibile riapertura
di Torre Pellice, forse è alle viste anche un accordo
con Pinerolo. Manca ancora l’agibilità e la visita
della commissione provinciale di vigilanza, prevista in novembre potrebbe dare un parere
non ancora definitivamente favorevole. La pista potrebbe invece aprire i battenti a breve solo
per le attività sportive
(hockey, corsi per le
scuole e pattinaggio artistico); in quel caso Comune di Pinerolo, Provincia di Torino e Comunità montana vai Pellice
interverrebbero a sostegno delle spese di gestione che, grazie a un comodato fra Comune di Pinerolo e Comunità montana vai Pellice, potrebbe
essere affidata alTAgess
che gestì per una sola settimana la pista di Torre,
prima delTalluvione.
IN punta di piedi, quasi
a non voler recare disturbo, come d’altronde
era nelle sue abitudini, se
ne è andato il prof. Ermanno Armand Ugon.
Con lui scompare una figura caratteristica della
nostra cittadina: infatti
chi di noi non lo ha incontrato in questi ultimi
anni, da quando era in
pensione, per le vie del
paese, le mani dietro la
schiena, intento a fare
con passo spedito la sua
passeggiata quotidiana?
Prima di andare in pensione il nostro amico ne
aveva fatte di cose, sia nel
campo culturale che nel
campo sociale. Dopo la
guerra, che lui aveva
combattuto in Jugoslavia
con i partigiani di Tito, rimanendo ferito e meritandosi alcune decorazioni, era tornato a Torre
Pellice ed era entrato nel
corpo docente del LiceoGinnasio valdese di cui
più tardi divenne preside.
Ma le sue attività non si
fermarono alla sola didattica; per molti anni, con
passione e competenza,
si occupò della Biblioteca
valdese e fu per diverse
legislature apprezzato
consigliere comunale della nostra cittadinanza.
Con la sua bella voce
di basso fece parte con
successo della corale valdese e del coro alpino Val
Pellice meritandosi l’affetto di tutti per il suo carattere gioviale ed estroverso. Fino all’ultimo fu
presidente della locale
sezione «Mutilati e invalidi di guerra», compito
che svolse con grande
impegno. Ma noi che gli
fummo amici non vogliamo ricordare Ermanno
soltanto per queste cose
ma lo vogliamo soprattutto ricordare per il suo
carattere aperto e sincero, per la sonora risata
che accompagnava ogni
sua pronta e a volte feroce battuta.
Dal 16 ottobre contro l'influenza
Vaccino al via
Da lunedì 16 ottobre ha preso il via nell’Asl 10 di Pinerolo, che comprende anche le valli Chisone e Germanasca e la vai Pellice, la campagna vaccinale antinfluenzale. Ricordiamo che il vaccino è consigliato a
tutti i soggetti cosiddetti «a rischio»: persone anziane,
bambini, addetti ai servizi pubblici, personale sanitario, a chi assiste altre persone ad alto rischio e a adulti
affetti da gravi malattie: per tutti questi soggetti ricordiamo che il vaccino è gratuito. Le persone non autosufficienti si possono rivolgere al proprio medico di famiglia che prowederà alla vaccinazione a domicilio.
In seguito alla discussione sinodale sulla stampa, un trafiletto su L’eco
annuncia che, a partire
dal 1“ gennaio 1951, La
Luce, diretta da Giovanni
Miegge, e L’eco delle valli,
diretto da Ermanno Rostan, usciranno con 4 pagine ciascuno, a settimane alterne: l’abbonamento ai 2 giornali, vivamente
consigliato a tutti i lettori,
è di lire 1.000. A Torino,
nel palazzo esposizioni
del Valentino, in occasione della «Mostra scambi
Occidente», è presente
uno stand della Libreria
Claudiana, a cui partecipano anche importanti
case editrici svizzere, appositamente disegnato da
Filippo Scroppo e realizzato dalla ditta Micheletta. L’eco sollecita la visita
e l’acquisto di libri «anche per premiare lo sforzo delle gentili signorine
che, talune anche in costume valdese, prestano
la loro opera».
A Torre Pellice si svolge
il congresso annuale delTAice, con relazioni di
Valdo Vinay, Giorgio Peyronel, Giovanni Gönnet;
viene «esaminato a fondo
il problema di come possa l’insegnante evangelico testimoniare della propria fede nell’ambito in
cui è chiamato a prestare
la propria opera, ambiente molto spesso ostile e
prevenuto contro chi non
professa non insegna la
religione di stato». TRa
l’altro affrontano i problemi della scuoia elementare e Secondaria alle valli,
con relazioni di Carlo Alberto Theiler, Ernesto
Tron, Ernesto Ayassot e
Augusto Armand Fiugon.
Dopo un primo esperi
mento, il 23 ottobre si
inaugurano ufficialmente
i corsi presso la Scuola
valdese di agricoltura e di
economia domestica: ci
sono 11 insegnanti e una
ventina di allievi. Alcuni
Comuni, come San Germano, Torre Pellice, Villar Pellice, Bobbio Pellice,
Angrogna hanno stanziato un contributo per la
scuola in considerazione
della sua importanza per
la popolazione; in effetti
la scuola ha già fatto alcuni esperimenti e su
L’eco appare una tabella
comparativa delle rese
ottenute con varie qualità
di sementi di grano, con
dettagliata descrizione.
C’è anche un corso di taglio e cucito, organizzato
2 volte la settimana dalla
signora Sidonia Rescinger
«distinta insegnante diplomata a Vienna e a Parigi: ottimo insegnamento di carattere pratico
adatto alle nostre massaie future e presenti».
Dalle cronache di Rorà
sappiamo che la scuola
delle Fucine è quasi
pronta: si è già tenuto un
bazar nei nuovi locali. Ci
si rallegra inoltre per la
proiezione di un filmino
sulla vita del paese, cura-to dall’avvocato Bissaldi
di Genova, e per i prossimi che dovrebbero riguardare appunto la
scuola delle Fucine, le
riunioni estive e la ripulitura dei pascoli alpini.
Conclude una cronaca
di San Germano: «Ogni
sabato sera la nostra
campana suona per ricordare a tutti di prepararsi a santificare il giorno del Signore».
(a cura di
Marco Rostan)
14
PAG. 14 RIFORMA
SPORT
VOLLEY
Prosegue il buon momento del Body Cisco nel
campionato di B2 maschile: terza vittoria in tre
turni. Questa settimana i
pinerolesi hanno superato il Plastipol Ovada al
palazzetto di via dei Rochis per 3-0. Nel campionato under 20 maschile,
girone unico l’Alpitour
Cuneo ha superato il 3S
Pinerolo per 3-0; nel girone C dell’under 15 femminile derby fra 3S Pinerolo e 3S Luserna: hanno
prevalso le valligiane per.
3-0. Nel campionato under 15 maschile, girone C
il Volley Santena ha superato per 3-1 il 3S Pinerolo e con lo stesso punteggio il 3S Pinerolo ha
battuto la Polisportiva
Chieri nel girone A della
li divisione maschile.
HOCKEY
GHIACCIO
È ancora in dubbio la
partecipazione della Valpe al campionato di serie
C; solo se la pista di Pinerolo, 0 quella di Torre
Pedice, saranno riaperte
al pubblico, anche non a
brevissimo tempo, la
squadra potrà affrontare
il campionato: «Abbiamo
bisogno di poter contare
sull’incasso del pubblico
per sostenere le spese dicono i dirigenti tuttavia se avessimo qualche garanzia in merito
potremmo anche giocare
la prima fase tutta in trasferta». Intanto c’è molta
Valpe nella prima vittoria
in serie B del Valle d’Aosta: nel successo con l’Alta Badia due reti sono
state di Scapinello, una
di De Zordo e Marziale.
Delle Va lo
I Nel Piemonte occitanico
Una «nuova» lingua
da promuovere
VENERDbNOVEMBBa,! ,*nERDI
I
DANIELA GRILL
Ha preso il via un
1
____progetto particolare
e interessante per la promozione della lingua occitana nelle nostre valli
che prevede la realizzazione di alcuni prontuari
morfologici in lingua occitano-provenzale che riportino la grafia e la fonetica corretta dei dialetti. I piccoli dizionari, differenziati a seconda del
patuà delle varie zone,
verranno distribuiti innanzitutto nelle scuole,
in vista di un apprendimento del dialetto locale,
ma saranno disponibi
Pinerolo: la divulgazione delle scienze naturali
Portare il museo fuori le mura
Il museo di Scienze naturali di Pinerolo (aperto la domenica ore 10,3012,30 e 15,30-18) nasce circa otto anni
fa nei locali messi a disposizione dal
Comune e grazie alla donazione, da
parte di alcuni privati, delle proprie
collezioni. Curato esclusivamente da
personale volontario, il museo è gestito
dall’Associazione naturalistica pinerolese: «Inizialmente avevamo pensato al
nome “Amici del museo naturalistico”,
poi ci è sembrato troppo restrittivo e
abbiamo pensato di darci un taglio più
ampio - spiega Federico Magri, attuale
presidente dell’associazione -. L’obiettivo più importante che ci siamo prefissi, è quello di portare il museo fuori
delle sue quattro mura, tra la gente,
cercare di avvicinarlo a tutti proponendo iniziative che possano essere apprezzate anche da chi non è un esperto
naturalista». Sono proposti dei cicli di
conferenze di divulgazione scientifica,
a ingresso libero, su temi di vario genere, spesso legati al territorio locale e ad
argomenti di attualità. «Ci ritroviamo
abitualmente ogni lunedì sera nella sede in piazza Vittorio Veneto, per passare insieme una serata del tutto informale e per chiacchierare dei nostri progetti futuri: ricordiamo che la nostra associazione è aperta a chiunque abbia
voglia di collaborare con noi - continua
Magri il museo è anche disponibile
per visite scolastiche, autogestite o con
l’eventuale accompagnamento di un
nostro collaboratore che illustra il percorso; forse a questo proposito sarebbe
il caso di sensibilizzare di più le scuole
delle nostre zone: purtroppo, infatti,
abbiamo notato che visitano il museo
soprattutto scuole lontane».
li anche per il pubblico.
Il progetto riguarda le
Comunità montane della
vai Chisone e Germanasca, della vai Pellice e
dell’alta vai Susa, vale a
dire tutta la zona occitana della provincia di Torino ed è portato avanti
dalla Società di studi valdesi di Torre Pellice e
dall’associazione culturale per la divulgazione
del dialetto occitano «La
valaddo»: «Questi due
enti si occuperanno di
coordinare i vari gruppi
di lavoro delle équipe di
esperti volontari, che
hanno già iniziato a ricercare e a raccogliere il
materiale da pubblicare:
il tutto è seguito dalla supervisione del professor
Tullio Telmon e dei suoi
collaboratori, del dipaLtimento linguistico Atlante
linguistico dell’Università di Torino - spiega
Alex Berton, presidente
de «La valaddo» -. Entro i
primi giorni di novembre
presenteremo anche una
richiesta all’Unione europea, per l’ottenimento
di un finanziamento che
potrà andare a coprire i
costi relativi alla stampa
dei dizionari».
APPUNTAMENTI
Per molti anni fu primo cittadino di Pomaretto
Carlo Alberto Travers, sindaco
PAOLA REVEL
La morte di una persona che abbiamo
conosciuto provoca in
noi immediatamente un
senso di vuoto, di impotenza. Ma la separazione
ci induce anche alla riflessione: ripercorriamo
la strada nella quale insieme abbiamo camminato, rivediamo i progetti tracciati, ci aggrappiamo ai ricordi di una vita
comune.
Con una cerimonia funebre semplice e sobria,
il 18 ottobre la comunità
civile di Pomaretto ha reso l’ultimo saluto a Carlo
Alberto Travers, per anni
sindaco del paese. Una
cerimonia laica, come era
nella volontà del defunto,
che ha visto la partecipazione di molti cittadini, di
sindaci e amministratori
dei Comuni vicini e l’intervento della banda musicale di Pomaretto. Attraverso il saluto e la testimonianza delle persone che hanno condiviso
con Travers un tratto di
strada, è emersa la figura
di un uomo che ha lavorato con coscienza e
profonda onestà, che ha
dato il suo personale contributo alla Resistenza.
Il sindaco di Pomaretto, Giorgio Bonis, ha sottolineato l’amicizia e la
stima che Io legavano a
Carlo Alberto Travers e il
suo impegno amministrativo, sempre caratterizzato dal buon senso,
daH’intelligenza politica
e dal valore morale al
servizio della gente di
Pomaretto. A nome della
diaspora socialista poi è
intervenuto Fon. Fian
drotti, rilevando in Travers l’impegno tipico del
socialista «montanaro
valdese». Mentre Paolo
Favout, che fu comandante della V divisione
Giustizia e Libertà, ha
sottolineato la scelta del
partigiano Charlie di
combattere con coraggio
nel movimento di liberazione: un impegno dettato da sincera convinzione e da un cuore puro.
Infine il pastore della comunità valdese di Pomaretto, Sergio Ribet, ha delineato la visione laica di
Travers: non un laicismo
contro qualcuno, ma
possibilità di incontro e
di confronto con gli altri.
Mentre il presidente della Pro Pomaretto, Breusa, ha messo in evidenza
l’impegno personale e la
sensibilità di Travers per
il lavoro della associazioni e il volontariato.
Nel luglio 1995 Travers
rinunciava al suo impegno nella società civile,
dopo ben 40 anni di amministrazione: 5 come
consigliere provinciale,
20 in qualità di primo
cittadino di Pomaretto. Il
termine del mandato del
sindaco Travers coincise
con la riforma degli enti
locali: con profonda tristezza e qualche rammarico egli lasciava questo
incarico, vissuto con
grande onestà, al servizio del proprio paese. Lo
lasciava con rammarico
perché aveva capito che
la figura di un «sindacomanager» (come lui stesso amava definirlo) diventava incompatibile
con le sue condizioni di
salute, e con la profonda
tristezza di chi è consa
pevole di aver ancora
qualcosa da dare.
Carlo Alberto Travers
salutò i propri concittadini per mezzo di una
lettera: «...con l’augurio
che possiate leggere queste righe in buona salute
e che il 1995 sia propizio
per ognuno di voi e sia
veramente da ricordarsi
come l’inizio di una ri. presa politica-economica-democratica per il nostro paese, ma soprattutto una riconosciuta affermazione in tutti i campi
dei valori umani, sociali
ideali di coscienze sincere e oneste». Un saluto
affettuoso e un augurio
di molte vittorie ai ragazzi del Gruppo sportivo
Pomaretto ’80, ai quali
Travers aveva sempre
dato il suo appoggio e
dei quali era molto fiero.
Parlando con alcuni dei
suoi collaboratori degli
ultimi mandati è emersa
la figura di un sindaco
che dava fiducia sia agli
impiegati sia agli amministratori.
Travers era aperto al
dialogo, al confronto,
non aveva difficoltà ad
accettare idee diverse
dalle sue, ma sapeva sostenere le proprie, quando era convinto della
correttezza delle proprie
scelte. Aveva una qualità
non sempre presente in
chi siede al tavolo del comando: sapeva mediare
nelle forti discussioni.
Sembrava autoritario di
carattere ma la fiducia
che accordava agli altri e
i suoi ideali di giustizia e
libertà ne hanno fatto un
esempio per coloro che
porteranno avanti il lavoro di amministratori.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.2GÜ-96.550
tei. 0121-954194
2 novembre, giovedì
ANGROGNA: Alle 20,45, nella sala unionista del capoluogo, assemblea pubblica sull’eventualità di realizzazione sul terrritorio comunale di reti di distribuzione di gas Gpl; intervengono responsabili dell’Autogas Nord spa e i sindaci di Rorà e Pramollo.
BRICHERASIO: Alle 21, al Centro culturale Aldo
Moro, incontro su «Filiera produttiva delle carni», a
cura del dott. Giacomino, veterinario dell’Asl 10.
4 novembre, sabato
PINASCA: Alle 21, nel salone polivalente, concerto
con la partecipazione dell’Unione musicale di Inverso Rinasca e la banda sangermanese. Ingresso libero.
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 21,15, va in scena «Doi sei ripian», commedia brillante.
ANGROGNA: Alle 21, nella sala unionista del capoluogo, presentazione del libro di Renzo Tibaldo «Un
grido di libertà: storia del Gruppo teatro Angrogna».
Intervengono Sergio Ariotti, Nino Ferrerò, Bruno
Gambarotta, Vittorio Morero, Giuseppe Platone. Letture di Claudio Raimondo.
5 novembre, domenica
ANGROGNA: Alle 11, a San Lorenzo, il gruppo Ana
organizza il corteo commemorativo del IV Novembre.
6 novembre, lunedì
CAVOUR: Alle 9,30, fonvegno a Tuttomele promosso dalla Coldiretti sul tema: «Ministeri, Regione, Provincia: chi decide in agricoltura?».
CAVOUR: Alle 18, al palatenda di Tuttomele, incontro su: «Viabilità nel Pinerolese, autostrada Torino-Pinerolo sì!»; intervengono esponenti dell’Ativa, della
Provincia e della Regione.
7 novembre, martedì
PINEROLO: All’Accademia di musica, alle 21,15,
concerto con Rocco Filippini, Mariangela Vacatello,
Maria Semeraro e Yoko lòkuchi.
9 novembre, giovedì
ANGROGNA: Alle 20,45, a San Lorenzo, nella sala
delle attività culmrali, dibattito sul progetto di sviluppo turistico pinerolese, intervengono Claudio Bertalot e Alberto Barbero.
10 novembre, venerdì
TORRE PELLICE: Alla «Bottega del possibile», alle
20,45, Alberto Corsani parlerà di «Cristo al cinema».
11 novembre, sabato
TORRE PELLICE: Alle 21,15, al teatro del Forte, va
in scena «Alma Rosé», per la rassegna «Con gli occhi
dei vinti», ingresso lire 15.000, ridotto lire 12.000.
PRAMOLLO: L’Anpi organizza l’annuale commemorazione dei caduti del Ticiun: alle 10 ritrovo a Rue,
alle 10,30 ai Pellenchi omaggio alla lapide, alle 10,40,
a Ruata omaggio ai caduti, saluti delle autorità. Pranzo al ristorante Gran Truc, tei. 0121-582822.
GUARDIA MEDICA 1
notturna, prefestiva, fe^^
telefono 800-233111
■ Rie
Sai
GUARDIA FARMACEin^
(turni festivi con orano 8-2^)
DOMENICA 5 NOVEMBRE
Pinasca: Bertorello - via %
zionale 22, tei. 800707
Torre Pellice: Muston-*
Repubblica 22, tei. 91323
Pinerolo: Podio - corso Tori,
no 52, tei. 322030
SERVIZIO INFERI.1IERIS
presso i distretti
SERVIZIO ELIAMBU
telefono 118
CINEMA
TORRE PELLICE-Il
cinema Trento ha in prò.
gramma, giovedì 2 e ve.
nerdì 3, ore 21,15, Lalij.
gua del santo; sabato4,
ore 20,10 e 22,29; domenica 5, ore 16,18,2O,10e
22,20, lunedì ore 21,151
dottor T e le donne.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in pro
gramma, venerdì 3 ottobre, ore 21, Beautiful
people; sabato 4, ore 21,
Tentazioni d’amore; do
menica, ore 15, 17, IJ,
21, lunedì, martedì, giovedì, ore 21, L’uomo senza ombra.
PINEROLO — La mul
risala Italia ha in prò
gramma, alla «2centoi,
Wonder boys. Alla sala
«5cento» è in programma
Al momento giusto.
■ ECONOMICI I
I ragazzi ospiti dell'associazione «Sassolino bianco»
Bielorussia, freddo «sociale»
DANIELE VARESE
Quando ho chiesto
ad alcuni bambini «ti
piace la Bielorussia?»,
molti di loro hanno risposto «Bielorussia no,
Italia sì, Bielorussia freddo!». Hanno ragione: il
loro paese è molto a
nord, ma non più di
quanto lo siano Danimarca o Inghilterra. La
differenza è che non
hanno la possibilità e i
mezzi per scaldarsi. Nelle loro case d’inverno la
temperatura è di poco
sopra lo zero e l’acqua
calda è un lusso per pochi. Bambini vivaci, allegri, simpatici, eppure
molti dei loro volti nascondono situazioni familiari tragiche: alcuni
sono orfani, altri hanno
genitori alcolizzati o finiti in carcere. Alcuni sono
semplicemente poveri.
Questa è la tipologia dei
bambini che vivono nelV internai di Radun.
Che cosa ricorderanno
di questa vacanza? Di sicuro hanno respirato aria
pura e hanno mangiato
cibi «meno» contaminati.
Radun si trova nell’Ovest
della Bielorussia a pochi
chilometri dalla Lituania:
non è la zona più vicina a
Cernobil, ma la nube ha
lasciato il segno anche lì.
In vai Pellice hanno svolto varie attività che difficilmente avranno occasione di rivivere, come
l’arrampicata e la piscina, 0 visitato luoghi come l’osservatorio astronomico e la fabbrica di
cioccolato. Anche il giro
in bicicletta nel campo
da calcio del Centro vacanze dell’Esercito della
Salvezza di Bobbio Pellice
dove erano ospitati, è stato motivo di immensa felicità, così come la doccia
calda serale. La mattina
hanno svolto le loro lezioni scolastiche e soprattutto hanno conosciuto molti amici pronti
ad aiutarli e accoglierli.
C’è stata una buona risposta della vai Pellice;
molte persone hanno
portato vestiti, scarpe, e
tutto quanto poteva essere loro utile. Molti enti,
associazioni, istituti e le
chiese, gestori di pizzerie,
agriturismi, hanno dato il
loro valido contributo.
Il prossimo anno è ancora distante e il nostro
pensiero ricorrente è rivolto alla loro vita in Bielorussia, alle condizioni
climatiche e sociali del
loro paese: in questo momento invece di andare a
scuola stanno raccogliendo le barbabietole. Non
possiamo cancellare la
vodka dalla cultura russa
0 eliminare la prostituzione, facile trappola per
molte ragazzine: forse
possiamo dare più dignità al loro presente e
una speranza per il futuro. L’associazione di volontariato «Il sassolino
bianco», grazie al contributo dell’8%0 della Chiesa valdese, non organizza
soltanto soggiorni, ma sta
lavorando per la ristrutturazione dei servizi igienici e sanitari deWinternai di Radun. I lavori sono iniziati e sono già stati
presi contatti con le autorità locali. Le finanze,
però, sono scarse ed è necessario seguire i lavori
confidando in persone fidate, ma se tutto andrà in
porto anche Sasha, Alla e
Yuri scopriranno la gioia
dell’acqua calda e migliori condizioni igieniche.
Quando hanno soldi si
recano ogni mese a fare
la doccia presso i bagni
pubblici e chi ha visitato
l’istituto ci ha descritto
latrine primitive e temperature molto basse, e funzionante solo in metà
dell’edificio dove vivono
180 bambini. La nostra
speranza per il futuro è
che sempre più persone
contribuiscano alla realizzazione di questo progetto, e che questi bimbi
non solo vivano e vedano
modelli di vita diversi ma
che, una volta usciti dall’
istituto, possano contare
sull’aiuto materiale, morale e affettivo di tutti noi.
Non sarà facile;ci sono
molti ostacoli ma per ora
ci preoccupiamo che tutti i contributi finiscano a
destinazione e che i lavori di ristrutturazione a
Radun vadano avanti. Il
gruppo vai Pellice de «Il
sassolino bianco» si riunisce mensilmente e ulteriori informazioni si
possono ottenere telefonando allo 0121-957744.
TORRE PELLICE ap
parlamento ammobiliato composto da soggiorno con angolo cottura,
camera da letto e bagtio
secondo piano Hotel Glly, affittasi da subito. Tel
Barbiero: 0338-3847565
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Í* Torre Pellice
Gli Amici
dei Coiiegio
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Marco Armoni (flauto traverso) e di Silvio Pini'
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súbito. Tel
¡8-3847565
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ICI
legio
i Ricordiamo
Saverio Merlo
Il cappello sulle ventitré,
una capace borsa professionale con la Bibbia e alcuni libri di filosofia e della Claudiana, della quale è collaboratore e traduttore, la chitarra dall’altra parte: sta arrivando per presiedere il culto
il nostro caro amico e prezioso collaboratore Saverio Merlo. Per non metterci in imbara^o aveva telefonato alcuni
giorni prima, se vi era una
qualche necessità per la predicazione. Sì, c’era bisogno.
Il viso radioso, occhi luminosi. All’entrata in chiesa un
caldo saluto, un abbraccio, un
bacio per tutti; un rapido
sguardo in giro «ma oggi non
ci sono i giovani?». Ecco che
stanno arrivando Elisa, poi Alberto e Daniel, Paolo e Christine. «Com’è cresciuta questa fanciulla, presto leggerà '
anche lei!». A ciascuno viene
assegnata una lettura biblica,
è importante che i giovani siano particolarmente coinvolti
in tutte le attività, soprattutto
nel culto. Bisogna investire
sui giovani, prepararli alla fede, alla vita. Il nostro domani,
il nostro futuro sono i giovani.
Anche per questo è nato l’incontro di San Bernardo a Benevagienna.
Forse al culto manca l’organista? Non importa, non
preoccupatevi, posso accompagnare il culto con l’organo.
Il nostro povero organo che
ogni tanto fa i capricci, questa mattina sembra rinascere
a nuova vita. Il suo suono è
armonioso e delizioso, il canto della comunità è buono, si
può anche seguire mentalmente il testo dei cantici. Il
sermone, come sempre coinvolgente, inizia con l’Antico
Testamento: un salmo, i profeti per giungere come un
tutt’uno al centro del sermone: «Gesù Cristo ci ha fatto
conoscere il Padre». Il solo,
l’unico, il vero Figlio che ci fa
conoscere il Padre ci ha indicato la strada, la via per eccellenza, la via che porta al Pa
Passatempo
Soluzione
del cruciverba
pubblicato il numero scorso
0 B A C H E S C
s C A R P I N A T A
L 0 Z I 0 N E A L
0 M N N B M V
B A G N 0 A P I
C A N A A N R O N
G I S N I
E T E R N I T A S
F A L 0 N A B 0 T
R 0 S A T A N A
dre. Non mancano alcuni
aneddoti rabbinici, sempre
simpatici, e pensieri filosofici,
ma tutto nella chiarezza, nella semplicità, e anche nella
gioia dell’annuncio dell’Evangelo. «Domenica prossima, mi raccomando, vi aspetto tutti quanti a San Bernardo» e visto che è presente a
Cuneo il nostro pastore, è necessario e importante per i
giovani, per le nostre comunità, che ci sia il pastore per
l’unione, la comunione, come
punto di riferimento.
Siamo arrivati a casa di Saverio che aveva a suo tempo
preparato uno schema con
tutte le indicazioni per arrivarci. Siamo in pochi, ma a
poco a poco ecco che arrivano quelli di Mondovì, di Bra,
alcune famiglie da Cuneo. Alla fine siamo in tanti, ma c’è
posto per tutti. Ci si trova a
proprio agio come a casa, i
bambini cominciano a giocare e a rincorrere i gattini e i
cani sotto l’occhio un po’
preoccupato di Antonina, la
padrona di casa. Ma poi anche gli animali partecipano al
gioco, alla festa. È il momento della rifiessione. Ascoltiamo l’introduzione, belle testimonianze di fede vissuta, e
varie esortazioni per il cammino di fede oggi. Dall’altra
parte i giovani non si sentono
più, senz’altro Saverio ha
qualcosa di molto interessante e coinvolgente da trasmettere loro, come sempre.
È il momento della condivisione. Il capace tavolo sotto
il portichetto si sta riempiendo di tante delizie che le sorelle hanno preparato con
cura e amore. C’è anche una
bella torta con tante candeline per la festa di compleanno
di una giovane mammina.
Ciascuno trova di che servirsi
con abbondanza, ma ecco
Saverio che ritorna su dalla
cantina con il vino della scorsa annata, frutto di passione
e lavoro, e con una certa soddisfazione viene fatto assaggiare. Ai tanti complimenti si
scusa dicendo che si potrebbe fare di meglio, ascoltando
i consigli degli amici contadini del posto. Ma si sta facendo sera, è ora di ritornare a
casa, il sole sta tramontando
in lontananza tra le belle cime dell’Argentera e del Monviso. La foschia sta salendo
dalla valle giù da San Bernardo e dall’antica Benevagienna. La notte si avvicina, è
l’ora del saluto, l’ora del congedo. «Grazie di tutto, Saverio, è stato bello stare insieme». «Grazie a voi tutti che
siete venuti numerosi».
Grazie, è stato veramente
molto bello. Ciao Saverio, arrivederci.
La comunità evangelica di
Cuneo, Alba e Bra
Cerimonia con il Presidente Ciampi
A venfanni dal terremoto
che devastò l'Irpinia
bblo peli'®*
Il 23 novembre di 20 anni
fa la terra tremò in Irpinia
provocando migliaia di morti
a la distruzioni di interi paesi.
Secondo i geologi una scossa
di quell’intensità non si veriticava in Irpinia, che pure è
dna terra ballerina, da 36.000
anni. Un evento quindi eccezionale che ha cambiato prod^ddarnente non solo la vita
dell Irpinia e della Campania
nia dell’intero paese.
11 23 novembre prossimo
wiwerà in Irpinia il presidenper le celebrazioni
gelali. Vent’anni fa un altro
presidente, Sandro Pertini,
enne subito in Irpinia e seppe dare la scossa giusta a
n organizzazione statale che
ceva acqua da tutte le parti.
l’apporto dei voiJldri senza i quali non saobe stato possibile alcuna
Un puro di cuore
Sono passati più di dieci
anni da quando Saverio Merlo, che molti di noi già conoscevano di persona, si presentò alle chiese cristiane
evangeliche di Cuneo e di
Mondovì; semplicemente,
schiettamente, con il suo
modo d’essere lieve e sorridente: avete bisogno di una
mano? Aggiunse quindi al
suo impegno torinese quello
nelle comunità evangeliche
della Provincia Granda e
quando venne a stabilirsi a
Benevaglenna divenne membro, molto attivo, della chiesa
di Mondovì e, hen presto,
uno dei diaconi del Consiglio,
continuando peraltro a dare
la sua opera a servizio di tutto
il Cuneese. Non per niente
l’anno scorso, in occasione
dei suoi cinquant’anni, gli regalammo un Uhm con una
dedica che suonava all’incirca così: «Al diacono, predicatore, organista, chitarrista,
monitore, animatore, conferenziere, segretario ai verbali,
delegato»; insomma, concludevamo, «quando la Chiesa
ha bisogno di qualcuno Saverio c’è». Saverio c’era.
Era completamente affidabile e apprezzatissimo. Ma,
ben di più, presente, non solo
nelle tante attività che svolgeva con grande capacità, ma
nell’affetto, nell’amore fraterno che riversava su di noi, nel
sostegno e nell’equilihrio che
trasmetteva, nell’allegria che
comunicava, nella speranza
che veniva dai suoi sermoni
(rivolti prima di tutto a lui,
premetteva]. Gratuitamente
toccato dalla fede, ce ne portava gratuitamente i frutti.
Saverio, fermissimo nelle
sue idee; idee forti, a cominciare dal suo limpido pacifismo integrale; ma capace
non solo di confrontarsi, ma
davvero di entrare in discotso e in comunione con tutti,
di essere nell’altro, anche con
chi era distante da certe sue
impostazioni. Non ho mai
conosciuto una persona di
convinzioni così forti, così radicali, unite a un altrettanto
integrale rispetto e disponibilità per l’interlocutore. Il fatto
è che Saverio prima di tutto
voleva bene al suo prossimo.
La dimensione dell’agàpe e
della filia incorporavano
quella dell’impegno convinto
e militante. Quella dimensione che faceva tutt’uno con la
sua attività di insegnante e
con quella di coltivatore della
terra, da cui sgorgavano il vino e l’aceto di cui faceva dono; quella dimensione che irrorava le agapi che annualmente gli evangelici della
provincia, giovani e meno
giovani, tenevano da Antonina e Saverio, alla Cà del Gè.
Per tutto ciò sentiamo do
Cronaca di un divieto d’uso della cappella di un cimitero
«Nella cappella c'è il Santissimo...»
Nella mia città recentemente è accaduto
un piccolo fatto che merita di essere reso
pubblico per mostrare quanto sia purtroppo
radicata l’intoUeranza religiosa. Con il collega pastore Rodolfo Eerraro della Chiesa cristiana awèntista del 7“ giorno, chi scrive doveva tenere un funerale, di rito cristiano
evangelico. Siccome il «Meteo» prevedeva
pioggia per quel giorno (venerdì 6 otterbre), e
non avendo a Novi un nostro locale di culto,
ho fatto chiedere alle pompe funebri se fosse
stato possibile avere ospitalità nella Cappella
del cimitero, gestita dai frati di viale Rimembranza, ottenendo un netto rifiuto. Motivo:,
nella cappella c’è il Santissimo. Sappiamo
che il Santissimo c’è in ogni chiesa cattolica,
ma quale danno avrebbe potuto arrecargli un
funerale cristiano evangelico non so proprio.
Forse i frati di Sant'Antonio hanno dimenticato che c’è stato un Concilio Vaticano II
che ha cercato di far circolare un po’ di aria
nuova tra la Chiesa cattolica romana e le altre chiese cristiane. O forse, soprattutto, non
ricordano le parole di Gesù: «Voi siete tutti
fratelli» (Matteo 23,8). Fratelli non di serie A,
B ecc., ma solo fratelli, figli dello stesso Padre. Oppure dobbiamo considerare questo
gesto di scortesia e di assenza di pietà cristiana, in stridente contrasto con il tanto
sbandierato ecumenismo cattolico nella luce
del clima di restaurazione che si respira da
qualche tempo nella Chiesa cattolica, come
una gran voglia di tornare alV ancien régime
dei tempi andati? Chi lo sa? '
Le recenti dichiarazioni dei card. Ratzinger e Biffi parrebbero darci ragione, la prima
{Dominus Jesus), con approvazione papale,
afferma non esservi salvezza al di fuori della
Chiesa cattolica; la seconda una manifestazione di intolleranza reli^osa e di razasrno
verso gli immigrati islaraici. Prtoa noi protestanti eravamo chiamati eretici, poi fUrnmo fratelli separati, poi fratelli in Cristo. Finalmente. Però a inizio ottobre, a Novi Ligure, ci siamo sentiti solo fratelli rifiutati.
Ma il Signore ha mandato il sole e così abbiamo tenuto la nostra riunione all’aria
aperta ricordando la vita e la fede dell’estinto, che aveva accettato Cristo nei lontani
Anni 30, cantando inni e predicando la resurrezione e il ritorno di Cristo e confessando la nostra certezza della vita eterna. Devo
però dire, a onor del vero, che in quasi 50
anni di ministero pastorale, in mancanza di
nostri locali di culto, sono stato gentilmente
ospitato in casi analoghi in tante chiese cattoliche. Dobbiamo imparare a saperci rispettare anche se i nostri credo religiosi sono diversi. Non è solo segno di maturità e di
civiltà ma anche di buona creanza.
Domenico Visigalli -Novi Ligure (Al)
lorosamente, fortissimo, il
senso di privazione di lui; e ci
stringiamo con tutto il cuore
intorno ai suoi cari: alla moglie Antonina e al figlio Luca,
che conoscevamo di persona
e a cui siamo legati da profondo affetto, e a tutti i suoi
familiari. Noi siamo qui, per
fare quel poco che è possibile, ma comunque tutto il nostro possibile per alleviare il
loro dolore. Ci sembrerà inconcepibile che dalla porta
della sala di culto non entri
Saverio, con la chitarra sotto
il braccio e il berrettino da
corazzata Potemkin su cui
scherzavamo tutti insieme.
Nel pensare a Saverio non
si può non pensare alle Beatitudini. Perché aveva fame e
sete di giustizia ed era un costruttore di pace, non solo
nell’impegno pubblico ma
nella esistenza quotidiana e
nel suo modo di essere, giorno dopo giorno, nella vita
della chiesa; era un misericordioso, nel suo abitare con
tutti, nel capire, nel dare; ed
era, teneramente, un puro di
cuore. Era pure un amico carissimo che ci esorterebbe,
sono sicuro, anche in questo
momento così doloroso, a
rialzarci in piedi, ad andare
avanti, a guardare al futuro,
con determinazione e serietà,
ma pure con allegria e fiducia, quella che Saverio condivideva sempre con noi nella
sua quotidiana ricerca del
camminare con Dio.
Stefano Sicardi
Chiesa cristiana evangelica
di Mondovì
opera di soccorso su un territorio così vasto. Grande fu soprattutto l’apporto del volontariato religioso, sia quello
cattolico che quello evangelico. Quest’ultimo donò all’lrpinia alcune centinaia di case
prefabbricate per affrontare la
prima emergenza. Una di
queste strutture è ancora presente nel Villaggio evangelico
di Monteforte Irpino. Il nostro
periodico «Dialogo» vuole
raccogliere le testimonianze
di quanti allora parteciparono
da volontari alle operazioni di
soccorso. Chiediamo dunque
a tutti di inviare il loro contributo affinché quella esperienza non vada persa.
Per inviare materiale (massimo non più di 3 cartelle o
5.400 battute), scrivere a dialogom@tin.it non oltre il 10
novembre prossimo, (g.s.)
Una targa per Goffredo Varaglia
Sabato 11 novembre alle ore 11, a Torino in piazza Castello
angolo via Garibaldi, nel corso di una cerimonia a cui prenderanno parte il sindaco di Torino e altre autorità e la corale
evangelica, verrà posta una targa in ricordo del pastore Goffredo Varglia, arso sul rogo nel marzo del 1558. La figura di
Varaglia verrà brevemente rievocata dal pastore Giorgio Bouchard. È gradito, per le donne, il costume valdese che ci aiuta,
nella vastità della piazza, a visualizzare il popolo protestante.
I locali della chiesa valdese in via Pio V saranno quindi aperti
continuativamente dalle 9 sino alle 14,30, in modo da permettere, per chi viene da fuori, di potersi carnbiare o depositare effetti personali in luogo custodito. Maggiori informazioni presso la segreteria della Chiesa valdese, tei. 011 -6692838.
La scuola
domenicale
Abbonamento per l’interno ......................E- 35.000
Abbonamento sostenitore per l’interno...........E- 50.000
Abbonamento per l’estero .......................E. 40.000
6 0 più abbonamenti
allo stesso indirizzò (l’uno)....................E. 30.000
da versare sul c.c.p. n. 18345223 intestato a «Comitato Scuole Domenicali»,
via Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
fS 32 anni
a Villa Befania
Il trentaduesimo anniversario dell’ospedale evangelico Villa Betania è appena
passato e una volta ancora
desideriamo ricordare quanto sia preziosa la sua presenza in quest’area sempre più
popolosa e di non facile gestione. Ringraziamo il Signore per tutto quello che è stato
possibile realizzare tra non
poche difficoltà anche in
questo nuovo millennio. Le
nostre prestazioni sono innumerevoli e qui, con innegato
orgoglio diamo un breve saggio di quanto offra l’unità
operativa di Radiologia.
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la pianificazione chirurgica.
È possibile inoltre eseguire
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generazione stereotass permette di scoprire tumori del
seno allo stadio i cui sono
troppo piccoli per poter essere scoperti. Tale servizio completato da visita clinica ed
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Il Servizio istruzione educazione della Fcei comunica
il nuovo fax; 02-60730922.
Il past. Giovanni Anziani
comunica il proprio indirizzo
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Il Gignoro (Firenze) ;e-mail:
gignoro@tiscalinet.it.
Il Centro per la formazione
diaconale di Firenze comunica che, contrariamente a
quanto stampato sui volantini distribuiti al Sinodo, l’esatto indirizzò di posta elettronica è; cfd.comandi@tin.it
strutture altamente qualificate contribuendo alla conoscenza dell’ospedale sul territorio. Si effettuano esami radiografici, Tac ed ecografie in
convenzione e non, con minimi tempi di attesa. In un
prossimo futuro sarà possibile documentarsi sull’intera
vita dell’ospedale via Internet. Vada un grazie a tutti coloro che ci sostengono e ci
incoraggiano. La nostra promessa è di continuare il cammino intrapreso sotto lo
sguardo di Dio.
Cece Rocchi - Napoli
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«lo mi coricherò in pace
e in pace ancora dormirò
perché tu solo, o Signore,
mi fai abitare in sicurtà»
Salmo 4, 8
Si è spenta serenamente, all’età di 94 anni
Aldina Gamba
Lo annunciano, a funerali avvenuti, i nipoti unì e Bruno Cesan
con le rispettive famiglie.
Un sentito ringraziamento al
dott. Soligo, alle infermiere della
AsI, alle signore Anna e Giulia per
l’assistenza prestata, e ai pastori
Rostagno e Del Priore.
Torre Peliice, 27 ottobre 2000
RINGRAZIAMENTO
La moglie, Italia Agli, del compianto
David Ruamero
di anni 91
maresciallo di marina Usa
commossa e riconoscente ringrazia di cuore il medico curante dottor Laterza, la signora Miranda
Canaie del Servizio sociale, il pastore Bruno Rostagno, l’amica
Giovanna Zanolin e le Onoranze
funebri Val Peliice.
Torre Peliice, 3 novembre 2000
RINGRAZIAMENTO
«lo ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
I figli e i familiari tutti della cara
Ida Gaydou ved. RIvoIra
commossi e riconoscenti ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti, parole di conforto e fiori
hanno preso parte al loro dolore.
Un sentito ringraziamento alla
direzione, a tutto il personale e
agli ospiti della Casa per anziani
Miramonti di Villar Peliice e al diacono Dario Tron.
Angrogna, 3 novembre 2000
abbonamenti
interno L 10.000
estero L 20.000
sostenitore L. 20.0(X)
16
PAC. 16 RIFORMA
VENERDÌ 3 NOVEMBRE 20nn
Appunti di un viaggio in uno dei tre paesi baltici a dieci anni dall'indipendenza
Lituania, Lettonia, Estonia: l'etnicità negata
lAN ALBERTO SOGGIN
Tre paesi si affacciano
sulla costa meridionale
del mar Baltico orientale: la
Lituania, la Lettonia e l’Estonia. Per molti si tratta solo di
concetti geografici, da libro
di scuola: sono paesi piccoli,
la cui popolazione non raggiunge insieme i dieci milioni
di abitanti: in realtà hanno
una storia notevolissima, una
storia per altro troppo spesso
ignorata.
Soltanto la Lituania ha avuto un passato glorioso, potremmo dire quasi imperiale:
fino all’età barocca è stata una grande potenza, i cui confini comprendevano gran parte dell’Ucraina e della Polonia: poi è stata assorbita dalla
Russia, insieme alla Polonia,
e il suo destino è stato quello
degli altri due paesi baltici. Vi
si parlano ancora, inoltre, tre
lingue completamente diverse: il lituano e il lettone, di
origine indoeuropea, e l’estone, un idioma ugro-finnico
simile, ma non identico, al
finlandese. Si aggiunga la differenza di religione: la Lituania è cattolica, la Lettonia un
misto di luterani, cattolici e
ortodossi, l’Estonia di tradizione luterana ma con una
forte minoranza ortodossa e
parecchi gruppi liberi, come
ancora vedremo.
L'antica dipendenza dalle
potenze circostanti
Il destino di questi paesi è
stato sempre strettamente legato a quello delle grandi potenze circostanti: con l’eccezione fino al sec. XVIIl della
Lituania, sono stati contesi
tra l’altro prima dai danesi,
poi dai Cavalieri teutonici che
vi hanno costruito castelli le
cui rovine sono visibili ancora
oggi, poi ancora dalla Svezia,
il cui re Gustavo II Adolfo ha
fondato nel 1632 in Estonia
l’università di Tartu, l’antica
Dorpat, nella quale le lezioni
venivano fatte in latino, e infine dalla Russia: ed è quest’
ultima che ne assegnò in feudo i territori a discendenti dei
Cavalieri teutonici, la nobiltà
di lingua tedesca al servizio
dello zar di tutte le Russie.
Non stupisce quindi che il
tedesco e il russo siano state
le lingue franche di tutta la regione, mentre sia il lettone
che l’estone fossero limitati
agli abitanti autoctoni. Così in
tutti gli scritti sulla regione
apparsi prima del 1919, e nei
romanzi che ce la descrivono,
si parla quasi solo di nobili e
di professionisti di lingua tedesca e di funzionari russi e
raramente di elementi locali,
relegati spesso alle funzioni
più umili: portieri, camerieri,
cocchieri e braccianti. D’altra
parte dalla prima metà del secolo XK in avanti assistiamo,
come in Finlandia, a un rinascimento delle lingue locali,
in contrasto con i progetti di
russificazione patrocinati dai
governi zaristi, con le prime
grammatiche e i primi giornali, e alla pubblicazione in edizioni critiche degli antichi
poemi epici, fino ad allora trasmessi oralmente, e a questa
operazione non sono stati
estranei anche gli elementi
più illuminati della classe dominante tedesca. In ogni caso, dall’epoca della Riforma
luterana esistevano la Bibbia
in estone, seguita dal catechismo, da innari e da libri di
pietà: anche i Fratelli moravi
hanno diffuso letteratura di
devozione in estone.
In questo caso è stata dunque la chiesa che ha non solo
mantenuto la fecLe evangelica, ma ha contribuito in forma sostanziale anche a salvare l’idèiiUtà etnica altrimenti ignorata dalle classi
dominanti. Già dal 1816-19
era stata abolita la servitù
Una veduta di Tallinn, capitale dell’Estonia, affacciata sui Golfo di Finlandia
della gleba, quindi con parecchio anticipo nei confronti dell’impero russo, anche se
spesso a condizioni gravose
per i contadini liberati.
Le difficoltà della nuova
indipendenza
Con la fine della prima
guerra mondiale, le tre nazioni ottennero la propria indipendenza e i grandi proprietari terrieri tedeschi vennero
espropriati. In Estonia l’università di Tartu, rifondata nel
1802 nell’attuale bellissima
sede con l’introduzione di lezioni anche in lingua tedesca,
passò alla lingua estone. 1 lettoni poi resero agli ex dominatori russi pan per focaccia:
i fucilieri lettoni si schieraro, no con le forze rivoluzionarie
e appaiono nella leggenda
come salvatori della persona
di Lenin e addirittura della
Rivoluzione di ottobre.
L’indipendenza però fu immediatamente irta di difficoltà per le tre nazioni: la ristrettezza territoriale, la scarsa esperienza politica ed economica delle nuove classi dirigenti: vi furono immediatamente decine di partiti e, specialmente in Estonia, tentativi
di dittature, la crisi economica del 1929 e anni seguenti. Il
punto di non ritorno si ebbe
nel 1939, quando il 23 agosto
le clausole segrete del patto
russo-tedesco cedettero all’Unione Sovietica i tre paesi
baltici, presto trasformati in
repubbliche socialiste nominalmente autonome.
A una resistenza armata i
piccoli paesi non potettero
neanche pensare. Nella cessione era compresa anche la
Finlandia, ma questa aveva
un esercito efficiente, un vasto territorio che si prestava a
manovre a largo respiro e un
comandante che si rivelò immediatamente come uno dei
migliori strateghi e tattici del
nostro secolo, per cui le riuscì a respingere in un primo
momento le truppe sovietiche. Più tardi, alleata della
Germania, si arrese poco prima della sconfitta di questa
ma riuscì, sia pure a onerose
condizioni, a mantenere l’indipendenza. I paesi baltici
passarono per l’invasione tedesca (dal 1941 al 1944), per
essere infine riconquistata
dalle vittoriose truppe russe.
1 tedeschi erano stati ricevuti
come liberatori, come in tante altre regioni dell’Unione
Sovietica, ma gli estoni si ricredettero ben presto quando uscirono bandi che li arruolavano d’ufficio nelle SS
come tedeschi etnici.
Sia i russi che i tedeschi uccisero 0 deportarono decine
di migliaia di persone per circa il 30% della popolazione. 1
russi insediarono inoltre nei
vari paesi forti nuclei di propri cittadini nell’ambito di
progetti di russificazione, i
quali, con il ricupero dell’indipendenza, non vollero tornare in patria pur non avendo la cittadinanza ed aspirando ciò nonostante allo
statuto di minoranza etnica:
un’altissima percentuale in
Lettonia, oltre il 40% (che vede quindi minacciata la propria identità etnica), il 30%
circa in Estonia, quando prima del 1940 era circa il 6% (e
per il conferimento della cittadinanza a questi èsiste un
contenzioso con la Comunità
europea che considera troppo gravose le condizioni imposte per ottenerla): venivano così alterati gli equilibri
etnici delle due nazioni. Interessante è che furono i Soviet
delle tre nazioni a votare nel
1989-91 il distacco dall’Urss
contro il parere di Mosca e
che l’operazione ebbe luogo
senza colpo ferire. Tra i primi
provvedimenti del nuovo governo estone indipendente vi
fu la riapertura della facoltà
di Teologia dell’Università di
Tartu chiusa dai sovietici e la
riqualificazione delle facoltà
umanistiche.
(1 - continua)
La testimonianza del presidente della Chiesa protestante
La situazione a Timor Est un anno dopo
Un anno dopo la partenza
degli indonesiani dal Timor
orientale, il paese reca tuttora
i segni delle violenze perpetrate dagli indonesiani e dalle
milizie antindipendentiste. È
quanto ha spiegato recentemente Francisco de Vasconcelos, nuovo presidente della
Chiesa protestante del Timor
orientale, di passaggio a Ginevra e in visita al Centro
ecumenico. Gli indonesiani e
le milizie antindipendentiste
sono stati finalmente cacciati
via, ma prima di ritirarsi hanno seminato morte e distruzione. La comunità internazionale e le chiese sbaglierebbero se pensassero che ormai
tutto è finito.
«Infatti, la lotta non è finita
- ha detto Vasconcelos -. Abbiamo portato avanti una lotta, ma oggi ce ne tocca un’altra, che consiste nello sviluppare il paese, nell’eleggere un
buon governo, non corrotto,
che sia rispettoso della società
civile. Abbiamo bisogno di un
appoggio esterno, morale e finanziario, per preparare il nostro futuro, in particolare nel
campo dell’educazione dei
giovani. Vogliamo costruire
un paese in cui regnino la giustizia e la democrazia, ma non
ci può essere democrazia sen
za educazione». Di Vasconcelos si era parlato molto nel
settembre dello scorso anno,
quando i media avevano annunciato che egli era stato
ucciso da una milizia antindipendentista: ip realtà, insieme a 200 persone che si
erano rifugiate nella sua
chiesa di Dili, era fuggito verso le montagne per scampare
alle violenze. Oggi, dice Vasconcelos, il paese è devastato dai disordini dello scorso
anno. 1 contadini lottano per
poter lavorare la propria terra
ma molti soldati indonesiani
hanno distrutto tutto prima
del loro ritiro. Molti contadini usano attrezzi molto semplici, i quali sono stati distrutti quando gli indonesiani hanno incendiato le case.
Hanno ucciso anche i bufali.
La capitale Dili è invasa dal
personale delle Nazioni Unite, oggi responsabile dell’amministrazione del Timor orientale, e dalle organizzazioni non governative di soccorso. Anche le multinazionali e
coloro che vogliono fare affari sono àrrivate a Dili. Gli abitatiti accettano questa presenza ma «vorremmo che insegnassero ai timoresi a gestite affari, affinché anche
noi fossimo inclusi nel pro
cesso. Il maggior problema
di Dili è la disoccupazione,
soprattutto fra i giovani».
D’altra parte il Timor orientale deve fare i conti con un
altro problema: la sorte dei
circa 120.000 timoresi che si
trovano tuttora nel Timor occidentale, controllato dall’Indonesia. Vasconcelos suggerisce che vengano esercitate pressioni sul governo indonesiano per individuare chi
vorrebbe tornare nel Timor
orientale. 1 profughi infatti sono divisi tra coloro che hanno
appoggiato l’indipendenza e
coloro che vorrebbero l’autonomia pur continuando a far
parte dell’Indonesia. Da alcuni mesi, i media parlano di
azioni intimidatorie delle milizie nei confronti dei rifugiati
nel Timor occidentale. La situazione si è fatta molto critica nel settembre scorso quando tre collaboratóri. delFOnu
sono stati uccisi, probabilmente da membri delle milizie. L’Qnu ha ritirata i propri
collaboratori e ha fatto pressioni suH’lndonesia affinché
proceda al disarmo delle milizie. Ma, secondo un portavoce dell’Alto comniissarial;o
dell’Onù per i rifugiati, «il numero delle restituzioni è scoraggiante». (eni)
Il conflitto israelo-palestinese
Pregare per Gerusalemme
e le sue «pietre viventi»
SARA SPEICHER
A complicare ulteriormente le cose, gli ebrei israeliani considerano spesso i
cristiani come appartenenti
alle due grandi maggioranze
che sono il mondo arabo e la
comunità cristiana mondiale.
Da parte loro, i musulmani
associano i cristiani della regione al potente Occidente
cristiano e raramente li considerano come una «minoranza in pericolo». Per questo
la comunità cristiana locale
deve essere attenta a far sentire le preoccupazioni dei cristiani nei negoziati sullo statuto finalé della città, pur
continuando a lavorare per la
pace e per la giustizia. 11 Centro ecumenico Sabeel è una
di queste iniziative portate
avanti dalla base.
Per Jean Zaru, vicepresidente del comitato direttivo
di Sabeel di cui è una delle
fondatrici, il Centro si sforza
di «costmire una società pluralistica» e di «offrire un approccio alla pace e alla giustizia che sia fondato sulla fede». La sensibilità alle religioni è la chiave del problema, e
ci sono a volte tensioni con la
comunità cristiana internazionale. «Alcuni fondamentalisti cristiani qualificano V
Islam come “satanico”, il che
non facilita il mio compito di
cristiana incaricata di attività
interreligiose», lamenta la
Zaru. Da sempre cristiani e
musulmani sono vissuti fianco a fianco nella regione. «I
palestinesi sono cristiani e
musulmani, ma sono un popolo», spiega padre Maroum
Laham, rettore del Seminario
del patriarcato latino di Gerusalemme.
La comunità cristiana locale è unanime nel reclamare
l’apertura della città alle tre
religioni monoteiste. «La storia ce lo insegna - dice padre
Laham -: ogni volta che i cristiani o altri hanno cercato di
appropriarsi di Gerusalemme
sono stati respinti. È chiaro
che Gerusalemme non può
appartenere a lungo a una religione 0 a un popolo».
In una dichiarazione storica del 1994 (il Memorandum
comune delle Loro Beatitudini e dei responsabili delle comunità cristiane di Gerusalemme sul significato della
città per i cristiani), i capi
delle comunità cristiane hanno chiamato tutte le parti «ad
andare oltre alle visioni o ai
provvedimenti segnati dall’esclusivismo e a prendere in
conto, senza discriminazione, le aspirazioni religiose e
nazionali degli altri, al fine di
restituire a Gerusalemme il
suo carattere veramente uni
versale e di fare della città un i
luogo santo di riconciliazione '
per l’umanità». (
Il Cec e Gerusalemme
Per sostenere le sue chiese
membro in Terrasanta e a
nome della comunità cristiana mondiale, il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec)
si è interrogato più volte a
partire dal 1948 sulla questione di Gerusalemme. Di recente, nel 1998, la Vili Assemblea riunita ad Harare ha
adottato una dichiarazione
sullo statuto di Gemsalemme
in cui il Cec ha ribadito le sue
dichiarazioni trascorse in
questi termini: «Gerusalemme è città santa per tre religioni monoteiste: l’ebraismo,
il cristianesimo e l’islamismo.
Spetta loro dunque cooperare affinché Gerusalemme sia
una città aperta ai credenti
delle tre religioni». La dichiarazione nota inoltre che:
- la soluzione pacifica delle
rivendicazioni territoriali dei
palestinesi e degli israeliani
dovrebbe rispettare la santità
e l’integrità della città:
- l’accesso ai luoghi santi,
agli edifici e ai siti religiosi
dovrebbe essere libero, e la
libertà di culto assicurata ai
fedeli di tutte le religioni;
- il libero accesso della popolazione palestinese a Gerasalemme deve essere assicurato e protetto;
- Gerusalemme deve restare una città di condivisione in
termini di sovranità e di cittadinanza.
Risposte 0 altre domande?
Dal 1947 non sono mancate le proposte riguardanti il
futuro di Gerusalemme: da
uno statuto internazionale
speciale alla divisione della
sovranità e del controllo. A
Camp David, nel luglio scorso, era la prima volta nella
storia dei negoziati di pace
che si affrontava lo statuto di
Gerusalemme. Anche se nessun accordo è stato concluso,
il fatto che questa questione
sia stata discussa è un segno
di speranza. I fedeli delle tre
religioni aspettano questi segni con impazienza. «Gerusalemme deve restare la città di
Dio ed essere accessibile a
tutti - dichiara Sua Beatitudine Sabbah del patriarcato latino di Gerusalemme -. Non
deve essere governata come
qualsiasi altra città del mondo». Milioni di credenti sono
venuti a Gerusalemme per
pregare sulle sue pietre. Devono anche pregare per le
sue «pietre viventi», i suoi
abitanti, per la pace e per la
soluzione che farà di Gerusalemme una città veramente
santa. (cec info -fine)
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