1
A.nso vii — N. 3.. i: SERIE 15 Febbkajo 1858.
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la verità nella carità. — Ef Bà. VI. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE J LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Per loStoto [franco a dastinazioue] .... £. 3 00 j In Toxi.voall’Uffizio del Giornale, via del Principe
Per la Sviazera e Francia, »il........... „ 4 25 { Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Per l’Inghilterra, id................... „ 6 50 j Nelle Proyiscie presso tutti gli UfRzj postali per
Per la. Germauin- id................... „ 5 50 \ mezzo di Vaulìa, che dovranno essere inviati
Nou »i ricevono associazioni per meno di un anno, i franco al Direttore della Buona Novella.
AJl’estoro, a* seguenti indirizzi : Parigi, d<alla libreria C. Meyrueis, rue Rivoli ;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio : Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Buona Nqvella.
SOMMARIO
Dottrine distintive della Chiesa Romana I. — Marianesimo ossia culto idolatra di Maria distruttivo del
(Mstianeslmo VI.—Due discorsi reali.— Stahillmento di cucitura a prò delle operaje povere e senza
lavoro. — Cronaca della quindicina. — Annoszii.
DOTTRINE
• DISTINTIVE DELLA CHIESA ROMANA
Dio non è oggetto esc!,mivo ed immediuto di Culto.
Son due anni die già venne da noi dato, nella Buona
Novella, un breve sunto comparativo dei principj divergenti
di fede che dividono la chiesa romana e le chiese evangeliche. A molti gioverà forse maggiormente l’esposizione
delle dottrine romane, della origine, e dello sviluppo delle
mede.sime.
Volendo ciò fare, comincieremo colla dottrina ci Dio, col
domma della Trinità’, benché questo grande e prezioso misterio, creduto pure e professato dagli evangelici non meno che
dai l’omani, non sia certo quello che distingue la fede romana
<lalle altre confessioni : egli è il retaggio comune dell’antica chiesa la quale ha faticato utilmente e santumeuto,deter-
2
minando iu' modo tanto preciso e conforme alle Sorittm'e la
misterioaa e vitale dottrina della Trinità. La formola data
nel concilio di Nicea, ampliata ancora in quello di Costantinopoli, ed oltremodo definita nel .simbolo di Atanasio si è
perpetuata nella Chiesa; ed anche quando era divenuta
necessaria una rifonna, rimase alla gloria di Dio, come
simbolo di unità tra cristiani divisi per altre cose in parecchie frazioni.
Ecco in brevi parole la dottrina : La Chiesa insegna che
vi ò in Dio una natura sola, una sola sostanza ed essenza.
Ella riverisce, nella sua unità, trinità di persone, ed in quella
Trinità, l’Unità di essenza. La divina natura è talmente
identica nelle tre persone, che non è lecito concepire dissimigli anza o disparità alcuna tra loro. Solo si distinguono
per qualche rispettiva proprietà; il Figlio per l’eterna generazione dal Padre ; lo Spirito Santo per la processione dal
Padre e dal Figlio ; il Padre poi è principio senza principio.
Finquì vera ortodossia, vera cattolicità, nulla di romano.
Gli evangelici van d’accordo in tutto ; hanno lo stesso battesimo, nel medesimo Dio. Non è giusto il dire che rinneghino riddio dei loro padri e del loro battésimo coloro
che passano alla chiesa evangelica. Raimnentiamo con gioja
queir elevato punto di unità ove possono stringersi mano
fraterna quelli che, dentro o fuori del grembo romano, tendono ad adorare Dio in ispirito e verità.
Ma se nella teoria, che è antica, non v’è divergenza, nella
pratica che porta il carattere di tempi successivi, si è introdotto
tanto errore, che se non si guardasse che al culto, si direbbero
due religioni contrarie, la romana e l’evangelica. “Il figliuolo
dee onorare il padre, e il servitore il suo signore; se dunque io
sono Padre, dice Iddio, ov’è il mio onore ? „ — (Mal. i. G j
Or l’onore particolare, il culto che si deve a Dio è definito
dai suoi comandamenti, i quali richieggono che Dio sia riverito quale oggetto esclusivo ed immediato e diretto di adorazione.
Ma secondo Roma Dio non è l’unico oggetto di culto.
3
La preghiera non è addirizzata a Dio soltanto, ma alla
Vergine, e ad una caterva di santi fra i quali molti di sua
canonizzazione. I templi generalmente non sono dedicati a
Dio, ma alla Vergine o ai Santi. Le feste non sono quell’unico
giorno di riposo che Dio ha santificato per sua gloria, ma
sono varie celebrate ad onore dei Santi e della Vergine.
Vana è la distinzione di parole che si fa tra il culto che si
rende a Dio, e quello che si rende alle creature : chi può
sol capire la differenza di dulia o di latria ? Gli atti, gli
omaggi sono gli stessi.
Inoltre Dio non è, pei romani, l’oggetto immediato e
diretto di culto. Voglio dire che ricorrono ad imagini, a
scolture, invece di sollevarsi in ispirito, e coll’ajuto della
divina Parola, ad una spirituale adorazione, ad una vera
contemplazione del Signore, secondo la sua volontà dichiarata in tutte le Scritture dell’antico e del N. Testamento.
Dice il primo comandamento del Decalogo : “ non avrai
altri dii nel mio cospetto ” ; e ripete il Signore Gesù ; “adora
il Signore Iddio tuo, e servi a lui solo”. (Mat. iv. 10. j Dice il
secondo comandamento del Decalogo ; “ non farti scultura
alcuna, nè imagine alcuna ... non adorar quelle cose e non
servir loro”; ed il Signore Gesù dice positivamente nell’Evangelio : “ L’ora viene, e già al presente è, che i veri adoratori adoreranno il Padre in ispirito e verità : perciocché
anche il Padre domanda tali che l’adorino. Iddio è spirito :
perciò conviene che coloro che l’adorano, l’adorino in ispirito e verità ” (Oiov. iv. 23. 24).
Il seme dell’errore non è recente, ma come ben ne avvisa
la parabola della zizzania, venne gettato immantinente dopo
la diffusione della verità, in modo da non destare, in principio, nè sospetto, nè timore, nè scrupolo.
Nelle persecuzioni, vescovi rinomati per scienza e virtù,
uomini sommi, cristiani ferventi morirono martiri. Indi religiose dimostrazioni sulle loro tombe, prosopopee, invocazioni
fittizie nei sermoni, venerazione per le loro ossa ! Qualche
passo, qualche secolo ancora, e s’erigeranno loro templi cd
altari, s’addirizzeranno oi’azioni,se ne adoreranno le reliquie !
4
Nel cloiiiuia, s’è giunto a stabilire contro a svariate e fatali
eresie la divinità di Gesù Cristo^ una perfetta cristologia.
Per l’ardente e santo zelo a favore della divinità del Redentore, si da persino il nome di Madre di Dio alla Vergine
Maria (mentre certamente ella non è madre se non dell’umana natura, se non di Gesù-uomo) : ad un nome tanto eminente, ad un nome sommo, sommo omaggio, adorazione,
mariolatria !
Ecco la genesi dell’idolatria che gli evangelici rimproverano alla Chiesa Romana. Sarà facile segnarne lo sviluppo
con un cenno storico che daremo in un prossimo articolo.
P. G.
MARIANESIMO
09SI.Ì
C'ULTO IDOLATRA DI MARIA DISTRUTTIVO DEL CRISTIANESIMO
VI.
Siamo arrivati al passo di S. Marco nel quale Gesù rivoltosi a sua madre ed ai fratelli che “ fermatisi fuori mandarono a chiamarlo ”, risponde alla turba che gli dicea :
“ Ecco tua madre ed i tuoi fratelli son là di fuori e ti cercano : chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli ?” Si voglia o non si voglia, linguaggio tale non può esser stato
tenuto che con fini particolari degni di molta attenzione.
Abbiamo fatto ossei'vare che subito dal momento che Gesù
opera in pubblico, parla ed ammaestra, l’intervento dei fratelli suoi e della madre che occupa i Vangeli sino alla fine,
rinchiude uno speciale intento, che non può essere altro che
quello d’introdurre precauzioni ed antidoti, contro tendenze
di voler fare di Maria un’oggetto di omaggio e di divota
fiducia. Perchè dunque questa persistenza dei Vangelj nell’additarci Maria che si ferma di fuori facendo chiamare
Gesù ? Che vuol dire che ci si mostra intanto la moltitudine mìente d’intorno a ini a- cui replica egli “ ecco mia
madre ed i miei fratelli, perciocché chiunque avrà fatta la
volontà di Dio, esso è mio fì’atello, e mia sorella, e mia
5
nmdiv?’’ In verità, la inaiiiora (-he adopni Gesù eR})nnio
tutt’altri sentimenti e projìositi che (|uelli che la Chie.^a
Romana, col .«¡sterna di culto da lei iiivejitato, riuscì a Inr
]H'evalere. Da una parte la folla si mostra preoccupata dell’a])parire della madre e dei fi-atelli di Gesù, e si coni]iiace
di fissare in loro lo sguardo ; seconda Gesù questo slancio
del popolo ? anzi lo reprime ; e così d’altra parte vediamo
che contraddicendo siffatta tendenza, il Divin Maestro distoglie da’ suoi parenti quella simpatia particolare, e vuole
unicamente concentrati i suoi discepoli nella verità che indegna ; e protesta riputare per suo fratello, per sua sorella,
e per sua madre chiunque avrà fatta la volontà di Dio. 11
volgo ancora ignorante, tutto carnale, produce il germe
dell’idea idolatrica verso la ciirne ed il sangue, e Gesù all’opposto tronca quella tendenza nel suo nascere ; ed rnm/ìia
a non dar valore, impero e supremazia, che alla Divina
Parola che Egli loro promulga. E’ troppo evidente che
j)osizionevìene daGesùstes.so, e che il falso culto emana dalla
moltitudine già naturalmente propensa ai materialismo.
Ma dicemmo che l’elemento astile ad ogni mediazione
0 intervenzione di Maria nel dominio spirituale, empie
1 quattro Vangeli in un modo non interrotto. Ciò è sì
vero che i (quattro Evangelisti non si sono risparmiati nei
recarci altre scene analoghe a quella testò da S. Marco riferita. S. Luca (Cap. viii. 19) così pure racconta: “ e andarono a trovarlo la madre sua ed i suoi fratelli, e non potevano accostarsi a lui a motivo della folla. E fu riferito a
lui ; la tua madre ed i tuoi fratelli son là fv.oi'i e bramano
di vederti. Ed egli rispose e disse loro : mia madre e miei
fratelli sono questi i quali ascoltano la Parola di Dio e la
mettono in pratica ”. Le esprassioni sono le stesse, e le
conseguenze non possono ¡lerciò esser altre da quelle che
già abbiamo dedotte : che un sistema fu prestabilito per
escludere Maria, connettendo al suo nome quel sigTiificato
d'inferiorità ch’esiste tra il figlio e lei, separati da tante
barriere l’uno dall’altra. Tal separazione fatta visibile in
tanti modi, da dover essere acciecati per non vederla, si
6
fa tientire più viva e più decisiva in quello che S. Matteo
ci narra, assai analogo ai testi già addotti di S. Marco e di
S. Luca. “ Mentre egli continuava a parlare alle turbe, ecco
che la madre ed i fratelli di lui si tratteneva'no di fuori, desiderando di parlargli. E alcuno gli disse ; tua madre e i tuoi
fratelli sono fuori e cercano di te. Ma egli rispose a chi
parlava : chi è la mia madre, e chi sono i miei fratelli ?
E stesa la mano inverso dei suoi discepoli, questi, disse,
SONO LA MADRE ED I FRATELLI OHE IO HO. Imperciocchè chiunque fa la volontà del Padre mio ch’è nei cieli, quegli è mio
fratello, e sorella e madre ”. Sempre ci son descritti, madre
e fratelli rimanendo al di fuori. Se la madre, nell’economia
dell’umana salute, dovea tenere il minimo posto, dovea essere l’anello di congiunzione tra lui ed i fedeli, qual miglior
tempo, qual circostanza più propizia di questa ed anche
delle precedenti, per farla accostare a lui dal di fuori, per
presentarla al cospetto dei suoi discepoli sedenti a lui d’intorno, per proclamarla la seconda dopo di lui, l’ausiliaria,
la cooperatrice nell’opera sua, pronunziando infine per lei
alcuno almeno di quei tanti titoli ed attributi che le furono prodigati ; almeno, almeno quelli tra tutti che sono, in
una così ricca serie, i minori e meno rilevanti ? Qual’è il
Romano Cattolico che non dovrebbe aspettarsi a cose simili
in qualche parte dei quattro Evangelii ?
E tanto più questa esaltazione della madre avrebbe dovuto
operarsi, s’essa era a’suoi occhi quel che Roma pretende,poiché
nel proprio paese, a Nazaret, la bassezza dei suoi parenti urtava
non poco i pregiudizj dommanti. Al capitolo seguente così
trovasi nello stesso S. Matteo : “ E andatosene alla sua patria,
insegnava nelle loro Sinagoghe ; dimodoché restavano stupefatti e dicevano : onde mai ha costui tal sapienza e miracoli? Non è egli figliuolo d’un artigiano? Non è ella sua
madre quella che chiamasi Maria ? E suoi fratelli quelli che
chiamansi Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda ? e non sono
elleno tra di noi tutte le sue sorelle ? Donde, adunque, son
venute a costui tutte queste gran cose ? E restavano scandalizzati di lui. Ma Gesù disse loro : non è senza onore un
7
profeta, fuorcliè nella «la ])atria ed in casa propria
La struttura ed il piano evangelico ripugnano,come si vede,
a quella deificazione di Mai-ia di cxii siam testimonj, formatasi, procedendo da errore in errore, nel corso di tanti secoli. Sappiamo noi che, nel quinto, S. Giovanni Grisostomo
prendendo a commentare le parole di S. Matteo testé citate
“ mentre egli continuava a parlare alle turbe, ecco la mach’e
ed i fratelli di Lui si trattenevano di fuori desiderando di
parlargli ”, senza esser ripreso come oltraggiatore di Maria,
credè ch’essa l'interrupiD« per vanità (il vero senso essendo
adirne eo loqventi, cioè mentre ancora ei parlava) quasiché
avesse essa voluto farsi rimarcare, provando quanto fosse
il materno ascendente. Aìjbia torto o no in quest’interpretazione, questo certamente ne risulta che il gran Vescovo
di Costantinopoli, e l’epoca sua, tenevano Maria soggetta,
al peccato, secondo l’assioma di S. Giovanni : “ se diremo
cliè non abbiamo peccato, noi inganniamo noi stessi, e non
è in noi verità ” : o quello di S. Paolo : “ non v’ha distinzione, imperocché tutti hanno peccato e sono privi (cgent)
della gloria di Dio ”. Le esagerazioni che più e più urtane*
di fronte la Scrittura non erano dunque ancora di moda in
quei primi secoli, allorché era lecito a un gran Patriarca di
attribuire peccati attuali e mortali a Maria, e con ciò nou
esimendola dal peccato di origine comune a tutti !
Ecco ancora aggiunto un antidoto ai precedenti. Scrive
S. Luca ; “ e avvenne che mentre Egli tali cose diceva,
alzò la voce una donna di mezzo alle turbe e gli disse : beato
il seno che ti ha portato e le mammelle che hai succhiate.
Ma egli disse : anzi Ideati coloro che ascoltano la parola di
Dio e l’osservano. ” Luca xi. 27. In questo passo la forza
dell’espressioni è assai gagliarda. Chi è che sciama con
entusiasmo ?—E una donna del volgo (mulier de turba). Lo
zelo mal inteso, la propensione a materializzare il culto che
dev’essere in ispirito 6 in verità pe’ cristiani, procedono
dall’ingiù, dalla parte inferiore, dalla folla che tende sempre,
come si sa, alle forme più rozze o grossolane ; ma doli’insù,
e anzi dalla regione divina, parte una voce che raddrizza
8
(iuella donna volgare che rappresenta Tignoranza (Roma nc
fa il tipo di lei stessa, vede se stessa in lei !) ; Gesù replica, non beato il seno che mi portò, non le mammelle che
ho succhiate, anzi. beati coloro che ascoltano la parola di
Dio e l’osservano. Quin inimo è assai più forte che anzi, è
una forma avversativa, ed esprime un rivolgimento, un
contrasto, un opposizione all’idea j)recedente. La idea materiale è condannata ; si direbbe che Gesù svelle da lei i suoi
discepoli per trasportarli nella Parola di Dio unicamente,
dalla quale non debbono mai più separarsi. Non si potrebbe
troppo meditare, nella serie da noi addotta, questa scena
che ci significa un rifiuto così formale di associare Maria
all’opera divina che Gesù venne a compiere, e nel tempo
stesso rilega Maria tra i semplici fedeli per non lasciarle
autoritcà alcuna in tanto che ella è madre del Salvatore !
Rimane l’ultima volta eh’è fatta menzione di Maria negli
Evangeli. “ Vicino alla Croce di Gesù, scrive S. Giovanni,
stavano la sua madre, c la sorella di sua madre : Maria di
Cleofii, e Maria Maddalena, tiesù adunque, veduto avendo la
madre ed il discepolo da lui amato che ora dappresso, disse
alla madre sua : donna ecco il tuo figliuolo : di poi disse al
discepolo ; ecco la madre tua. E da quel punto il discepolo
la prese seco ”. Queste parole si collegano sti’ettamente con
quelle della prima apparizione di Maria allajiozze di Cana.
Là Gesù le disse : “ Che v’è tra me e te, donna ? ” L’ultimo
annello porta lo stesso marchio che il primo. Maria è detta
donna e non madre. Il vero senso di questo linguaggio vuoisi
desumere dalle altre apparizioni da noi già approfondite, e
non può aver altro carattere che quello da noi finora dichiarato. Chi crederebbe che si cercò in questa parola donna un
senso enfatico, fino a pretendere che come Cristo è l'uomo,
Maria è la donna ; cioè Cristo il novello Adamo, Maria
l’Eva novella !!! In un articolo susseguente farem vedere
quante mostruosità contenga questa interpretazione, e
com’ella rovescia le fondamenta stessè del Cristianesimo
quale noi lo troviamo nella S. Scrittura, appieno sovvertita
dagli strani delirj della Chiesa Romana. Teofosfilo.
9
DUE DISCORSI REALI.
Un giornale religioso inglese, L Evangelical Christendon (lu Cristianità
Evangelica), nel suo numero del primo di febbrajo, parla dei sentimenti
di fede e di pietà che manifesta il re d'Anno ver, e cita, in appoggio, alcuni fatti assai interessanti. Per darne un’idea basteranno due discorsi
pronunciati da quel Sovrano in due ben diverse occasioni.
H 26 luglio dell'anno scorso fu posta la prima pietra di una nuova
residenza di estate, che il re fa costruire a poca distanza da Annover,
in sostituzione di un antico palazzo abitiito lungo tempo da lui e dal suo
predecessore, ma divenuto troppo angusto. Una iscrizione di mano propria del Monarca, e che ha un’impronta estremamente religiosa, doveva
essere deposta nelle fondamenta. Quand'ella fu letta, il Re, circondato
dalla sua famiglia e da tutta la Corte, s’incamminò egli stesso a deporre
la prima pietra, e col martello in mane, pronunciò con voce ferma coteste parole.
“ Che la residenza reale di cui posiamo qui le fondamenta sia consecrata a Colui eh è la pietra maestra, la pietra angolare della nostra
fede, della nostra speranza, e della nostra salvezza, Gesù Cristo ! Sì,
ch'Ki voglia, Egli, il nostro Signore e nostro Re, faro di questa regale
dimora (come di tutti i palazzi dei re della terra, ed iu particolare di
tutti i palazzi dei re d'Annover) una casa vera di Dio, una casa nella
quale nulla si faccia che non sia gradevole agli occhi di Lui, una casa
nella quale Egli sia servito ed adorato in tutta verità, in fede ed in opere,
in parole ed in atti! Su questo luogo che i miei amatissimi padri abitarono, e dove Iddio accordò a me stesso, nella società, della mia cara
famiglia, parte di domestica felicità quale gustata raramente dai principi della terra, io offro al grande Iddio il tributo della mia riconoscenza
la più profonda ; lo laudo e gli chiedo con fervore ohe a lui piaccia di
conservare lungo tempo, a me ed ai miei, nelle generazioni future, gli
•stessi favori misericordiosi ; imperciocché un interiore beato di famiglia
è il maggiore de’ beni terrestri, ed è un pegno dei celesti, non solo pel
re, jna per l’intero suo popolo.
“ Io gli chiedo, in nome e per l'intercessione del nostro mediatore, Gesù
Cristo, ch’Egli spanda le più preziose sue benedizioni .sovra tutte le dimore reali che saranno per abitare i principj del mio sangue. E possa
questo supremo Padrone, che inclina a suo piacimento i cuori di quelli
che governano, e di quelli che sono governati, dirigere di tal maniera i cuori
di tutti i re e principi di questo paese, ed illuminarli talmente colla luce del
' suo Santo Spirito, ch’abbiano a rammentarsi sempre del grande e santo
dovere che hanno a compiere, quello di lavorare senza posa pel bene
spirituale e corporale dei sudditi loro, di mantenere, difendere, consolidare
10
le leggi della Chiesa e del trono, e di vegliare agli interessi del popolo,
di qualunque natura sieno. E’ pregando così per la famiglia, pel trono
e pel paese ; è chiedendo ancora una volta al nostro Padre celeste di
prendere cotesta nuòva casa sotto la sua misericordiosa protezione, di coprire col di lui benedetto scudo tutti coloro che abiteranno sotto il di
lei tetto, e di custodirli da ogni pericolo, che io poso questa pietra, in
nome di Dio il Padre, di Dio il Figliuolo, di Dio il Santo Spirito
Finite le suddette parole, il re percosse la pietra coi tre colpi d'uso.
La regina, l'erede al trono, gli altri principi della famiglia reale, ed in
seguito i personaggi i più distinti della corte, fecero altrettanto ; poi la
numerosa assemblea, attirata da questa cerimonia, si ritirò sotto l’impressione delle udite parole.
Il secondo discorso pronmiciato in un circolo più ristretto, presenta
un carattere forse ancor più decisamente cristiano.
Gli amici dell’opera della Missioni sanno ch’esiste negli Stati d’Annover
uno stabilimento missionario, dovuto specialmente all'infaticabile zelo di
un pio pastore, e che ricevette da lui il nome di Hermannsburg. H 18
dell’ultimo ottobre, dodici alunni di questo istituto furono consacrati al
santo ministerio, in presenza di numerosa assemblea, fra i ranghi della
quale si trovavano il re e la famiglia reale. L’indomani, i nuovi missionari
invitati a recarsi al palazzo, vennero presentati al re che li ricevette coi
modi i più gi-aziosi e indirizzò loro le seguenti parole :
“ Io non ho voluto lasciarvi partire senza avervi detto, coUa mia propria
bocca, che mi unisco cordialmente a voi per laudare Iddio di avervi, pel suo
sant« Spirito, inspii-ato il desiderio di entrare in questa bella e santa professione di misionari cristiani. Io non avrei neanco voluto lasciare cho
abbandonaste le spiagge di questo regno senza proferii-e, dal fondo del mio
cuore, una benedizione sulla vostra impresa santa e difficile, nella mia doppia
qualità di padre del mio popolo e di primo vescovo della nostra patria.
“Nella sua infinita bontà, l’Onnipotente in ogni tempo ha distinto la casa
di Guelph (casa reale di Annover) accordandole l’inestnnabile privilegio di
contribuire efficacemente alla diffusione del cristianesimo, ed io mi sento
felice al pensare che invogliò dei figli di questo paese a dedicarsi all’opera
gloriosa.
“La posizione geografica del nostro amatissimo paese, colle sue tre riviere
navigabili e la sua vasta estensione di coste sul mare del Nord, lo rende
eminentemente proprio al commercio e alla navigazione, mezzi di cui Iddio
s’è sempre servito come istrumenti potentissimi per ispandere lungi il Vangelo. Si può dunque sperare che i disegni misericordiosi di questo buon Dio
sieno che, anche nell’avvenire, le famiglie e il regno di Guelph possano
consacrare la potenza loro e la. loro autorità a far pervenire la conoscenza
della Parola divina nei paesi stranieri. In quanto concerne me, io sono penetrato di riconoscenza inverso Dio, per avere permesso nei jniei Stati la
la fondazione del nobile instituto di Hermannsburg, in cui siete stati educati,
e da cui, sotto la benedizione divina, colla mia zelante protezione e, lo spero
11
i¡i Dio, con quella dei membri futuri della mia famiglia, il Vangelo del nostro
gran Dio Salvatore potrà estendersi lontano, fino a tanto ch’egli copra la
terra abitabile; onde il Signore, nel giorno in cui apparirà, vegga venire a
lui, con gioia, dei credenti d’ogni nazione. La regina, i miei figli ed io siamo
stati profondamente edificati assistendo ieri alla vostra consecrazione, e ci
siamo uniti assai sinceramente a tutte le preghiere, implorando dall'alto le
più ricche benedizioni sugli impegni da voi contratti.
“ Io vi raccomando all’onnipotente direzione del Signore. Egli proteggale
le vostre persone ! dia buoni successi ai vostri santi lavori ! e quando, sulla
terra lontana, i vostri pensieri ricorreranno alle rive della vostra patria ed a
coloro che lasciate, non obbliate ohe io ed i miei non cesseremo di far
salire a prò’ vostro le nostre suplicazioni verso il trono di Grazia ”.
Dopo tal discorso il re entrò in conversazione con ciascuno dei missionari,
informandosi con cura delle circostanze loro particolari, dei motivi che
avevano determinato in essi la vocazione missionaria; indi si fece dare da
essi un resoconto particolareggiato della situazione attuale dello stabilimento
di Hermannsburg, dei preparativi per la loro pro.s.sima partenza, della destinazione fissata ad ognuno di essi ecc. E inutile il dire con quai sentimenti
i nuovi mes.saggieri del Vangelo siensi ritirati.
STABILIMENTO DI CUCITURA
A prò’ PELLK OPER.UE povere B SENZ.i LAVORO.
I nostri lettori già conoscono questa benefica istituzione, il di cui scopo
si è di provvedere — specialmente nella morta stagione — alle povere operaje della Chiesa od anche cattoliche-romane, quel lavoro che, mentre
le toglie all'ozio, le mette in gi-ado di procacciare a se stesse ed ai figli
un tozzo di pane onorato, poiché premio delle loro fatiche e non frutto
dell’aecatoneria o deU'incondotta.
H resoconto delle operazioni dell'anno scorso che abbiamo sott'occhio
cl porge la prova consolante che, durante quel lasso di tempo, le condizioni materiali di detto stabilimento, anziché peggiorare, si sono migliorate
di molto, grazie no sieno rese a Dio anzi tutto, e dopo di Lui, alle cure
solerti ed all’instancabile energia ed operosità della benemerita fondatrice,
la signora N. De-Fcrnex.
Gli oggetti fatturati, e che consistono essenzialmente in vestimenta e
biancheria, hanno raggiunto, in quanto al valore, la non indifferente somma
di L. 6,740, fra i quali se ne sono venduti per L. 5,720, e ne rimanevano in magazzeno, al 31 dicembre 1857, per L. 1020.
Le operaje, in numero di una ventina aU’incirca, hanno guadagnato tra
tutte L. 1315, vale a dire, in media, L. 65 75 a testa: risultato anche
questo soddisfacentissimo, se si riflette che lo stabilimento non conta che
12
appena due anni di vita, e che ne è ancora da molti ignorata l'esistenza,
senza parlare di coloro che Fosteggiano.
Ma se è atto ad incoraggiare un tale risultato, non bisogna tuttavia
inferirne che non rimangono più progressi da farsi, nè sovratutto che
abbia fin da ora raggiunto lo stabilimento in discorso quel termino a cui
deve mirare, di bastare a se stesso, senza richiedere da ehi vi presiede
altro sagrifizio che quello del suo tempo e delle cure sue.
Infatti se iu quest'anno si è potuto far fronte alle spese tutte ed anche realizzare un piccolo benefizio, il quale ha servito ad accrescere il
fondo già esistente, ciò è dovuto alla generosità deU'egi’egia fondatrice,
che non paga di consecrare buona parte del tempo e della fatica a quest'opera eccellente, ha voluto per soprapiù prendere a suo carico le spese
diverse, come fitto del locale, stipendio all’inserviente ecc. ecc. ascendenti,
in totale, ad una somma non inferiore ai 1000 fr.
Or un tale stato di cose, come ognuno di leggieri la comprende, nou
può a lungo durare. Il tempo ha da venire, e presto, in cui lo stabilimento faccia fronte, da per se stesso, alle proprie spese ; epperciò è
indispensabile che la cifra delle vendite sia più che raddoppiata ; il che
sortirà ancora questo prezioso effetto, di poter dare lavoro ad un numero
assai maggiore di persone, che lo chieggono spesso colle lagrime agli occhi, ed a cui è dura cosa il doverlo rifiutare.
Ci pensino adunque quelle persone benefiche cui cadranno sott’occhio
queste righe. Si ricordino che, se sono cristiane, sono discepoli di Colui
che, es.sendo ricco, si è fatto povero per noi, e ci ha lasciato i poveri ai
suoi rappresentanti, acciò nella persona di costoro gli testimoniassimo la
nostra gratitudine. Si ricordino altresì che di tutti i modi di soccorrere
alle miserie del povero, il più efficace di molto, perchè il più moralizzante si è, sottraendolo all'ozio, d'infondere in lui abitudini d’ordine e di
attività; e sia che si trovino nel caso di far lavorare fuori di casa, sia
che abbiano compre da fare, o per se stesse, o per le persone di loro
dipendenza, si ricordino del pio stabilimento, che troveranno aperto tutti
i giorni, eccettuate le domeniche, dalle ore 8 del mattino alle 8 di sera,
in casa De-Fernex, Viale del Re, 34, piano terreno.
CRONACA DELLA QUINDICINA
La più legittima e ad un tempo la più essenziale di tutte le libertà, quella
di coscienza dura gran fatica a f^rsi pienamente accettare in Francia ,
prova sia di ciò le molteplici vessazioni a cui gli evangelici vi sono sottoposti per parte dei funzionarj imperiali ; e più ancora la giustificazione di
ijuesti ultimi tentata dal Moniteur in un recente articolo. In esso ai'ticolo
infatti, il giornale uffiziale del governo francese, partendo dal fatto che, in
Francia, le legalità od illegalità nell’esercizio di un culto dipende dalFíiHÍo-
13
rizzaziune concessa o negata dall autorità competente, e stabilendo come massime dietro le (juali deve procedere l’autorità in siffatta materia, 1. una perfetta crmosccnza del caso; 2. la certezza che la conversione dei chiedenti
l'autorizzazione 6 sincera e pacata, e non effetto di soverchio zelo, arriva di
botto alla Inquisizione, come’ognuno lo comprende, e come ebbe a dimostrarlo egregiamente l'Opinione nel suo primo Torino del 3 febbraio.
E valga il vero, piuttosto di una legge che favorisce l'arbitrario nei fun
zionarij, noi preferiamo l’arbitrio diretto del So^Tano; a cagion d'esempio,
legianio che in Austri.\ gli evangelici di Gorze neU'Illirio ottennero ultimamente dall'imperatore l’autorizzazione di costituirsi in comunità religiosa;
ceco adunque una domanda chiesta all' aulico dicastero di Vienna, da esso
concessa, e che niun funzionario locale può sospendere, coll’appoggio di una
(jualche legge sibillina, nemmeno i clericali del luogo, qualunque sia l'autorità clic conferisce loro il Concordato.
Eglino si lamenteranno forse per quella concessione, come usano faro
ogni volta che non hanno del tutto il vento in poppa: e già V Univers mostra il .suo cruccio riguardo alla B.^viera, amaramente lagnandosi che il
ministero continui nel suo corso d'indifferenza sütematica , che le relazioni fra lo Stato e la Chiesa HÌcno, (per parlare ■ con moderazione) almeno perturbate; e che l'educazione superiore sia affidata ai Carrer, ai
Kanke, ai Wegele, ai Sybel ecc. anziché ai Gesuiti.
In IsGiiiLTERRA e Segnatamente a Londra seguitano, per parte di molti
distinti pastori ed alti dignitarj della Chiesa Anglicana, gli sforzi più lodevoli onde risvegliare la vita cristiana infra la popolazione operaia della gran
metropoli; e come negli anni scorsi, cosi in questo,furono tenuti a tale scopo,
in parecchie chiese, servizj speciali, nei quali fu udito più volte a predicare
lo stesso vescovo di Londra.
Non meno energici e per soprappiù abbondantemente fruttuosi sono gli
sforzi di un altro prelato anglicano, il benemerito vescovo di Tuam, in
Irlanda, allo scopo di diffondere sempre più la conoscenza del puro Evangelo in mezzo alle popolazioni ignoranti e papistiche della sua diocesi.
Per opera si(a e dei zelanti suoi cooperatori, sì laici che ecclesiastici,
oltre diciotto nuove congregazioni evangeliche sono state formate in pochi
anni in un sol distretto di quella ; e quantunque si siano nello stesso
spazio di tempo erette undici chiese e vent'otto scuole di cui nove servono
anche al culto pubblico, cioè lungi dal bastare agli attuali bisogni.
Anche in Ispagna, altra sede del papismo, la divina semenza, sebbene
vi sia gittata di nasco.sto ed in mezzo a molta opposizione ed a molti
pericoli, vi frutta in un modo consolantissimo ; e congregazioni di sei,
otto, dieci, venti, trenta persone ed anche più, spuntano qua e là, in numero ognor crescente, su tutti i punti della penisola, dileguando col loro
nascere lo tenebre e l’oscurità in cui si sforzano i clericali di mantenere
quellejpopolazioni.
Come cerchino questi di spegnere la luce, in ogni modo cd in ogni circostanza ch'ella vuole apparire, ce lo mostra uu fatto recente accaduto in
14
Savoja, ad Aime (Tarantasia). Colà forse più che altrove estesa è la Società di S. Vincenzo di Paola ; col mezzo di essa i clericali seppero trasformare in altrettanti agenti secreti dell’autorità loro alcuni publici funzionar] ; ora, uno di questi ordinò una perquisizione domiciliare presso
il sig. Gulguichon, non per altro se non perchè possiede ricca biblioteca,
dalla quale attinge delle buone idee ch'egli comunica ai suoi conoscenti:
non si poteva tollerare cotesto abominevole ahmo d’isù-uzione ; si voleva
con un colpo di mano distruggere la prima causa, confiscare i libri, e
così fu : speriamo però che questo fatto, possibile a compiersi impunemente in altri tempi, non rimarrà al punto in cui si trova, per quanto
grande sia ancora l'influenza che hanno i clericali in Savoja, per la radicata superstizione ivi esistent-e.
E neppure indietro di superstizione è il contado di Nizza ; ne presentiamo un esempio singolare. Quella Corte d’Appello terminò testé un processo contro sei persone, accusate d’aver percosso e ferito una vecchia
creduta strega ed autrice di malìe sopra la figlia dei conjugi Fossati (due
fra le sei persone). Dalla procedura risultò che i parenti per isciogliere
Vincantesimo ricorsero ad un uomo conosciuto pel grande stregone, il quale
sottopose la malata a varie prove, fece alcuni suoi apparecchi, accese dei
lumi, pose a bollire in una pentola una fetta di fegato, dopo di averle
piantato sopra delle spille in croce e vi recitò durante l'ebolizione certe
sue preghiere o parole cabalistiche. Risultò eziandio dal processo che i
preti non vollero esser da meno del grande stregone, che le arti loro però
esacerbavano lo stato della figliuola, sebbene l'avessero fatta andare alla
Vergine Nuova di Taggia onde essere esorcisata dai Domenicani e dai
Capuccini; che, finalmente, le benedizioni dei primi riuscivano più ii-ritanti di quelle dei secondi.
E questi abili esorcisatori vorrebbero riprendere le redini del nostro
Stato !
Confessiamo che per energia ed audacia i clericali hanno il primato, e
sarebbero i migliori governanti, se fossero dirette al progresso dei lumi e
delle libertà. Ecco, fra gli altri, un atto di fierezza del vescovo d’IvREA,
il sig. Moreno, forse il più audace e belligero di tutti i prelati Piemontesi. Non contento, pare, dei discorsi proferiti in Parlamento dal partito
clericale, contro l’arringa del conte di Cavour, in ordine all’inchiesta adottata dalla Camera, volle indirizzare egli stesso al detto Ministro, in particolare, una lunga lettera, la quale, fatta in prima l’apologia del clero,
apparisce un’accusa contro le libere instituzioni del nostro Stato ed uno
strumento di guerra per influire, potendo, suH’animo degli elettori, nella
circostanza che doveansi nominare alcuni deputati, e porre eziandio un
ostacolo all’inchiesta medesima. La lettera, s’intende, fu stampata nell’^lrmonia; in sostanza poi non è che una vana e puerile ripetizione delle
solite diatribe.
In proposito delle nomine da farsi di deputati, elleno sono ventana,
rimaste vuote in causa dell’esame eseguito sulla validità delle elezioni
15
generali : l;i maggior parte di quei collegi aveva eletti candidati clericali; e ciò che mostra come allora molti elettori sieno stati ingannati dalle
maligne arti adoperate dal [clero, e questo favorito altresì dalla fiacchezza
del partito liberale , si ù che al preseute le rinnovate elezioni fino ad
ora riuscirono splendidamente contrarie al partito retrogi'ado e gesuitico
Nè è a dirsi cho i clericali sieno stati collo mani alla cintola ; si agitivrono e si agitano al solito ; i loro comitati son permanenti ; ogni pulpito è una tribuna politica ; ogni predica si aggira non già intorno alla
morale, ai vizj, ai peccati; meno ancora intorno al beneficio di Gesù
(Jristo, ma contro l’insegnamento laicale, contro la libertà, i liberali, il
Governo ecc.
E piacesse a Dia che tale aspetto, così lusinghiero, fosse il solo sotto al
quale ci toccasse di considerare il nostro Piemonte! Ma, pur troppo, ha
questa bella medaglia anche il suo rovescio ; e saremmo infedeli a noi stessi,
al nostro dovere, non esternando il vivo dolore che ci ha fatto provare, in
questi giorni, la nostra Torino, in occasione delle feste del Carnovale. Nè
qui vogliamo parlare di tali feste in se stesse — poiché sarebbe, per parte
dei cristiani, soverchia pretesa, il voler costringere tutti, ed anche quelli che
non dividono le loro credenze, a gioire a modo loro — ma bensì dal genere
di divertimenti a cui si ha avuto ricorso ; a quella ripristinazione in mezzo
di noi di quanto oiTriva di più sensuale e di più lascivie l’antica mitologia, e
sovratutto di (quella profanazione del giorno sacro al Signore, che sebbene
di vecchia data, pur troppo, fra noi, non avremmo tuttavia mai creduto che
potesse giungere al punto a cui è giunta nella giornata di ieri.—Davvero che
spettacoli più degni di mi popolo che si vanta libero e cristiano, unitamente
all’esempio di un maggior rispetto per le leggi di Dio, doveano le Provincie
aspettarsi dalla Capitale che le avea convocate nelle sue mura.
Domenico Grosso gerente.
IMPOSSIBILITÀ STORICA
DEL VIAGGIO
S. PIETRO IN ROMA
UN VOL. DI 164 PAGINE lN-8° PICCOLO
Iliserbandcci di dare,quanto prima, speciale coiit-ezza ai nostri lettori di quest’oi)era importantissima ci limitiiiiiio per oggi a metterne
loro sottocchio Vindice delle materie, onde fin d’ora invogliarli a
farne acquisto ed a leggerla con tutta quell’attenzione di cui è degna.
Prefazione.-I. Non solo alcuni protestanti, ma rinomati.--s!mi scrittcìri della
Chiesa Romana negarono il Viaggio di Pietro in Roma. — IT. La supposta
lestimonianza di 8. demento dUigeiitcmente c.saminata. — III. I ilotti più
16
cospicui della Chiesa Romana rigettano come assurdo e contrario alla S. Scrittura ed all’antica tradizione “ che S. Pietro giunse a Roma nei primi anni
di Claudio, e che il suo Pontificato si estese a 25 anni — IV. Prove intrinseche contenute nella S. Scrittura contro la supposizione del Viaggio
di S. Pietro in Roma nel tempo di Claudio — V. Dopo' Claudio e sotto
Nerone Pietro non ha potuto visitar Roma. — VI. Regnante Nerone, Pietro
non potè essere in Roma. — VII. La Babilonia di cui S. Pietro parla nella
sua I. Epistola dcvesi intendere in senso non mistico ma letterale. —• VIII.
Babilonia Caldaica ai tempi di Pietro non si trovava, come si pretende,
diserta, ma era popolata. — IX. Vano ricorso agli antichi Padri dei tre
primi secoli per dimostrare la presenza di 8. Pietro in Roma. —X. Lo autorità prodotte del iv secolo ad appoggio del Viaggio e del Martirio di
S. Pietro in Roma, provate senza alcun fondamento. — XI. Altre falsificazioni per sempre maggiormente estendere le pretensioni Papali.—XII. Pietro, secondo la tradizione, non venne investito di speciale Supremazia, nè
fu Vescovo di Roma, nè potè avere successori. — Conclusione.
PREZZO UN FRANCO
N.B. Mediante un vaglia postale di un franco si manderà in provincia franco
di posta.
AL DEPOSITO DI LIBEI RELIGIOSI
VIA DEL PRINCIPE TOMMASO
TROVANSI VENDIBILI LE SEGUENTI OPERE.
GAUSSEN — Le premier chapitre de la Genèse, expliqué dans
une Ecole du Dimanche, 1 vol. in-12°........................ £. 1 00
A KEMPIS — L’Imitation de J. C. in-12° ................. „ 1 25
--gr. in-12° .................. „ 1 50
--iû-32° .................. „ 1 50
HARENS — Guide du Lecteur de la Bible, 1 vol. in-12° ... „ 3 00
MONOD Ad. — Adieux à ses amis et à l’Eglise, in-8°......... „ 3 00
--le même in-12°' .................. „ 2 00
CLEMENT — Etude sur le baptême, 1 fort. vol. in- 12°...... ,, 4 50
ERRATA — Nell’ultimo numéro pag. 6 lin. 6, passare leggi palliare —
p. 8, 1. 4, convinto leggi convinti — detta p. 1. 7, si cancelli ora.
XOHINO — Tipopraftü CLAUDIANA, diretta da R. TvomUctta.