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ECO
DELLE mm VALDESI
Pastore Valdese
COISSON Lamy
Centro
10060 BORA*
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Nnm. J9
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TORRE PELLICE — 24 Settembre 1971
Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33U94
non solo il dollaro, il marco, lo yen, ma
l’uomo fluttuante
Io non mi intendo di politica monetaria, faccio un po’ di fatica a capire che cosa sono i
diritti di prelievo, che differenza c'è fra il dollaro e l’eurodollaro, non afferro bene il meccanismo per cui se diminuiscono le riserve
d’oro in America, si deve rivalutare lo yen giapponese, né so perché un giorno si deve bruciare incenso alla parità dei cambi, e un giorno invece alla fluttuazione, né so perché al
protezionismo lecito agli uni, deve per forza
corrispondere il liberoscambio degli altri e non
so dire se è bene o male rivalutare la lira rispetto al dollaro e svalutarla rispetto al marco. E tuttavia non ignoro che ognuna di queste cose ha il suo significato e le sue ragioni,
e non voglio fare un discorso di qualunquismo
economico e monetario. Ma c’è una cosa che
mi colpisce: l’enorme potere che ancora una
volta, attraverso queste cose, si manifesta, si
impone, mette il mondo in subbuglio, gioca
con il pane e con la vita degli uomini.
Ciò che mi colpisce è che in un giorno di ferragosto, mentre i più fortunati stanno al mare
o in montagna, e i più sfortunati sono in lotta
con la piena del Gange, ultimo di innumerevoli flagelli, un signore che parla per dieci minuti alla televisione degli Stati Uniti, può a tal
punto influenzare la condizione di milioni di
uomini su tutta la terra, che ormai, e per molto tempo, tutto, il commercio, gli scarnbi, il
lavoro, la disoccupazione, la produzione, i consumi, la scarsità, l’abbondanza, i rapporti sindacali, politici, e chissà che altro ancora, dipenderanno da quelTannunzio.
NELLA MANO DEL POTERE
Può darsi che quelle decisioni telediffuse, così alTimprovviso, senza consultazioni, senza preavviso, con l’irruenza del deus ex machina nella
commedia, fossero le più giuste e intelligenti
che si potessero prendere. Ma se anche fosse
così, resta il fatto di questo essere alla mercé
di un potere lontano, sconosciuto, di una parola, di un gesto, di una decisione che si forma attraverso meccanismi che sfuggono ad
ogni controllo: è questo che atterrisce. In virtù
di quella decisione, e di una catena di altre
decisioni che quella prima si trascina con sé,
ci saranno forse dei ricchi che diventeranno
più ricchi, altri che diverranno poveri, e dei
poveri che diventeranno più poveri ancora. Ci
saranno dei contratti che non si rinnoveranno,
dei salari che non cresceranno, dei paesi che
non esporteranno; forse ci saranno degli autunni caldi e degli inverni gelidi, forse ci^ saranno ulteriori motivi di agitazione sociale,
scioperi, serrate, polizie nervose, della gente,
forse, morirà. O fórse le cose andranno nel
migliore dei modi, alTingrosso; ma al dettaglio,
per tanti e tanti uomini concreti, che forse
nemmeno sanno che lì, in America, il giorno di
ferragosto, si è deciso qualcosa per loro, la
vita cambierà.
E allora il discorso viene sulla condizione
dell’uomo. Così vulnerabile, così esposto,^ così
continuamente dipendente dagli altri, cosi fragile nella mano del potere.
L’OSTAGGIO
Ha detto Nixon, nel suo discorso, che egli
non permetterà più che il dollaro sia come un
ostaggio nelle mani altrui. Per questo se ne e
fatto vindice, è volato al suo soccorso, senza
paura. Il dollaro ha trovato il suo cavaliere.
Ma che dire dell’uomo, preso in ostaggio dal
dollaro, preso in ostaggio dal denaro, preso
in ostaggio dal potere? Chi vola in soccorso
dell’uomo?
Perché se oggi c’è qualcuno in ostaggio, se c è
qualcuno svalutato, se c’è qualcuno di cui non
si riconosce più la parità con un valore incorruttibile, se c’è qualcuno esposto alla speculazione, ai colpi di mano, al dominio dei più
giudicati e dei più forti, se c’è qualcuno che
fluttua, senza una difesa, questi è l’uomo.
Dovunque, l’uomo è in ostaggio del potere.
Gli uomini che hanno monete deboli, sono m
ostaggio degli uomini che hanno monete foiti.
Gli uomini che hanno solo il lavoro, sono in
ostaggio degli uomini che hanno il capitale.
Gli uomini senza terra, di quelli che hanno
la terra. Gli uomini senza istruzione, sono in
ostaggio degli istruiti. I negri del Sudafrica,
sono in ostaggio dei bianchi che continuano a
esserne padroni. 1 mozambicani, gli angolani,
sono in ostaggio dei portoghesi. I paesi del
mondo libero, sono in ostaggio degli ^^^^i
Uniti quelli socialisti, sono in ostaggio dell’Unione Sovietica. Gerusalemme è in ostaggio
degli israeliani, i fedayn sono nelle mani e sotto
le ruote del carro di Hussein. Tornano di moda
le pene di morte, le esecuzioni capitali con processi sommari, in Marocco, in Sudan, in Iran,
nelle città ribelli della Bolivia. Il riscatto del
Vietnam è costato finora un milione di morti,
cinque milioni di profughi.
Anche la legge della domanda e dell’offerta, e
sfavorevole all’uomo. Nascono più uornmi i
quanti ne siano richiesti. Così si provvede c
i genocidi, oppure tenendo la media della vii
sotto i trentatre anni, o lasciando libero corso
alla mortalità infantile. Questo è il calrniere
che funziona nel terzo mondo. Nei paesi
invece, provvedono le madri, prima che i ng
vengano al mondo, perché dopo, ancora, non
sta bene. Così gli uomini vengono stritolali
dalla macchina della morte, prima ancora di
vedere la luce. Dovunque, gli uomini sono come
le pesche sotto i cingoli dei trattori nel ferrarese.
CHI È GELOSO DELL’UOMO?
Nessuno più è geloso dell’uomo. Anzi, non si
sa più nemmeno che cosa sia l’uomo. I filosofi
non lo sanno. Nemmeno « il personalismo filosofico più rigoroso è mai giunto a dare una
definizione soddisfacente della persona » scrive
Paul Evdokimov (L’ortodossia, Bologna, p. 94).
Infatti solo Dio sa chi
è l’uomo. Solo Dio è
geloso dell'uomo, è lui
il solo filantropo, come
lo si canta in oriente;
non è Cristo che ha preso la figura dell’uomo,
è l’uomo che è entrato
nel mondo, modellato
sul volto di Cristo. Come dicevano i Padri
orientali, l’uomo è la
faccia umana di Dio. Secondo i canoni del settimo concilio ecumenico
di Nicea, del 787, questo doveva essere il fondamento dell’ iconografia. Infatti l'uomo è l’immagine di Dio, è la sua
icona.
Questa icona è continuamente profanata.
Non c’è bisogno del miracolo di Orvieto, per
vedere questa icona
sanguinare su tutta la
terra. E la chiesa è sempre più occupata a leccarsi le sue ferite, invece di medicare le ferite
dell’uomo, invece di farsi vindice degli ostaggi,
invece di farsi segno
sulla terra della gelosia
di Dio riguardo a ogni
« anima vivente »: non
riguardo all’umanità in
generale, ma riguardo
al singolo uomo, uno
per uno, perché la lotta
contro i sequestratori,
gli usurpatori, gli omicidi, se vuole avere un
senso, deve essere fatta
uomo per uomo.
LA NATURA
DELLA LOTTA
Gli ultimi avvenimenti, anzi tutta la nostra
storia, confermano una
verità antica, che c’era
già nel Vangelo e nella
coscienza della prima
comunità cristiana, ma
che noi non abbiamo
saputo leggere. E cioè
che la lotta non è contro la carne e il sangue,
ma contro i principati,
contro le potestà, contro i dominatori cosmici di questa tenebra
(Efesini 6, 11-12); la lotta è contro il potere,
contro il danaro, e contro il potere del danaro.
Lottare contro il potere non vuol dire fare
una scelta anarchica, né
vuol dire negare gli
sforzi dell’uomo per organizzare la terra secondo ordine e secondo
giustizia, né vuol dire
sottovalutare la natura
o uscire dalla storia. E
lottare contro il danaro
non vuol dire propugnare il pauperismo. Ma
vuol dire negare il potere del danaro sull’uomo. Questa non è una
fuga ascetica o soprannaturalistica, perché tutta la vicenda politica dell’umanità è piena
a ridurre e a controllare
giogare il danaro, e vi
il vero scopo dello sviluppo
la qualità della vita
Che dire Muomo?
E staio detto e ripetuto che il nostro
secolo è il secolo dell’uomo, della riflessione sull'uomo: un nuovo uman:simo aperto questa volta alla dimensione sociale dell’uomo, segnato da un
senso di vertigine e da una profonda
vena di angoscia dinanzi ai balzi chz
attraverso la scienza e la tecnica è r'u
scito a compiere. E di questi giorni
l’annuncio che in un laboratorio texano sono stati isolati tutti e quarantasei i cromosomi della cellula umana:
si dischiudono così possibilità meravigliose di giovare all’uomo, e possibilità terribili dì manipolarlo, già prima
che sia venuto alla luce. Questa problematica è stata pure al centro deVe
recenti e rilevanti XXIII Rencontres
Internationales di Ginevra, centrate
sul tema: «Dove va la civiltà?», una
domanda cui nessuno ha saputo dare
risposta.
Anche la teologia, registra un sensibilissimo spostamento d’interessi su'-^
l’uomo; non per ¡i-dui, all’ordine del
giorno delle ricerche a livello ecumenico vi sono, in primo piano, quelle
SMÍ/’humanum, sulla realtà umana. E
si ha talvolta l’impressione che se per
i cristiani, in genere, Dio non diventa
una « ipotesi superflua » — com'è per
l’ateo — per non pochi di loro la realtà di Dio sia in funzione della realtà
dell’uomo, anziché viceversa; Dio è lì
per l'uomo, in qualche modo al suo
servizio, e non viceversa. Non è quindi
fuori luogo il richiamo di coloro che,
davanti a questo nuovo umanesimo,
ricordano la lotta che al tempo del
primo umanesimo la Riforma dovette
combattere, oltre che contro la glorificazione dell’uomo nell’istituzione ecclesiastica, contro la glorificazione dell’uomo autonomo, fine e norma a se stesso. Essa seppe farlo senza negare Vistituzione ecclesiastica né la ricerca culturale e scientifica.
Così non si. tratta, oggi, di negare
stolidamente le esigenze umane dell’ora; ma compete a noi cristiani di lasciarci costantemente riformare e indirizzare dall’Evangelo affinché la sua
luce cada sull'esistenza umana in tutti
i suoi aspetti, e di darne testimonianza, quanto più limpida ci sarà dato, e
vissuta. Allo scopo di riproporre questi pensieri, soffermandoci nella corsi
quotidiana, riportiamo qui due scritti
letti ultimamente, che, più che rispondervi, pongono la domanda: Che dii e
dell’uomo?
All’insegna di questo interrogativo si
tiene a Genova, il 25 e il 26 settembre
un incontro del gruppo che si riunisce
intorno a Raniero La Valle e al periodico da lui lanciato due anni fa,
« Lettere », originale e vivace ritrovo
di amicizia cristiana. Qui il La
in preparazione all'incontro, ha pubblicato un articolo che riprendiamo.
L’uomo fluttuante. L’altro scritto tratto dalle « Informations UNESCO», e
parte di una relazione del direttore generale dell’UNESCO, René Maheu. Nella loro tematica e nel loro orientamento così diversi, che si prestano certo
a delle riserve, domandano anche a
noi: che dite dell'uomo?
G. G.
Nel mondo intero, per tutti i_ popoli e sotto
tutti i regimi, se pure a diversi livelli e sotto
varie forme, la nozione stessa di sviluppo e
quindi i suoi obiettivi sono in via di evoluzione
rapida e profonda. Riassumerò questa evoluzione dicendo che, se la crescita economica è
sempre riconosciuta, a ragione, come una condizione necessaria dello sviluppo, non è però
più ritenuta sufficiente: ciò che conta sempre
più nelle aspirazioni degli uomini e nell’apprezzamento dei cittadini è la qualità della vita che
tale crescita esige o permette.
Crescita: a che scopo? Dobbiamo essere riconoscenti alla gioventù
che, se non ha chiarito
i termini di questa domanda, ne ha comunque resa drammatica
l’urgenza.
IL FATTORE UMANO
All’atto di elaborare
la strategia del secondo
Decennio per lo sviluppo, si è concordato sulla necessità di riservare, in questa strategia,
più spazio di quanto
non si fosse lasciato nel
corso del primo Decennio al « fattore umano », e al riguardo si è
detto e ripetuto che
l’uomo è l’agente e lo
scopo dello sviluppo.
Oggi mi domando se
si è andati abbastanza
avanti. L’uomo, agente
dello sviluppo? Su questo punto, sì, sono stati
realizzati progressi con
siderevoli nella riflessione e nell’azione, come appare soprattutto
dall’importanza crescente che si attribuisce all’educazione e alla scienza nei piani nazionali e
nei programmi internazionali. Ma l’uomo, scopo dello sviluppo? Abbiamo pensato seriamente a che cosa ciò significhi veramente? A
livello nazionale come a
quello internazionale
non si è troppo lasciato che fossero i tecnici
a decidere tale finalità?
E invece, se l’espressione « l’uomo scopo dello
sviluppo » ha un senso,
significa che l’uomo
stesso, la persona deve
decidere la propria volontà o i propri sogni.
Ed ecco forse un primo punto in relazione
al quale occorrerebbe,
se non rivedere gli obiettivi delle nostre
strategie nella loro formulazione astratta, per
lo meno ripensare i metodi e i processi che negli Stati servono a tradurre questi obiettivi in
termini concreti nella
diversità delle condizioni in cui vivono gli uomini. È certamente raccomandabile una partecipazione più democratica alla pianificazione,
e per ciò che riguarda
i responsabili un senso più immediato dell’umano.
di tentativi volti
il potere, a sogsono ideologie che
haimò creduto di potervi riuscire. Ma questa
lotta non potrà avere che parziali o solo apparenti successi, finché non si inscrive in una
antropologia capace di dare all’uomo ciò che
e dell’uomo.
Perciò è urgente il discorso sull’uomo. E urgente fare l’esperienza dell’uomo, non solo dell’uomo fenomenico, sociologico, psichico; non è
questo che manca, le scienze moderne sono andate molto avanti su questa strada. Bisogna tornare a fare l’esperienza di ciò che è nascosto
nell’uomo, dell’« uomo nascosto », dell’uomo
spirituale, dell’uomo che è figura di Dio, che è
[continua a pag. 2)
Raniero La Vai.le
I LIMITI
DELLA CRESCITA
Un’altra riflessione.
Nel momento in cui sono messe in discussione
le finalità della crescita,
anche nei casi in cui i
suoi vantaggi sono più
evidenti, è messa seriamente in forse la sua capacità di prolungarsi, la sua durata. Sempre più
numerosi sono, infatti, gli scienziati i quali, davanti allo sperpero sfrenato delle risorse e alla
rottura spesso irrimediabile di equilibri naturali — sperpero e rotture di cui la civiltà industriale dà lo spettacolo più penoso — dubitano
che la crescita possa proseguire ancora a lungo nelle stesse condizioni. Taluni moduli, stabiliti proiettando i dati attuali dell’espansione demografica e dell’aumento della produzione e dei
consumi, prevedono che fra meno di un secolo
la crescita avrà raggiunto i limiti delle possibilità delTeco-sistema della biosfera e giungerà
in un vicolo cieco dal quale la specie umana non potrà uscire che con un brutale regresso.
Comunque si considerino queste speculazioni
futurologiche, la preparazione della Conferenza
di Stoccolma delle Nazioni Unite — alla quale
rUNESCO contribuisce attivamente in campo
scientifico, educativo e culturale — indica fin
d’ora su certi punti ben determinati i limiti della capacità d’espansione delle nostre società industriali e i pericoli immediati di una crescita
non controllata.
Tali avvertimenti sono assai salutari se vengono ascoltati, e utilizzati considerando sinteticamente la condizione generale della specie
umana sul nostro pianeta. Essi possono concorrere vigorosamente a far sì che i governi degli
Stati sovrani pervengano a una visione globale
dei problemi deH’umanità considerata come un
tutto, e a imporsi liberamente una disciplina
collettiva per applicare le soluzioni razionali
che questi problemi esigono a scala universale.
La Conferenza di Stoccolma costituirà, al riguardo, un test della massima importanza.
Sarebbe invece nefasto in sommo grado, e
assolutamente inaccettabile che questa teoria
del blocco a termine della crescita globale incoraggiasse atteggiamenti malthusiani da parte
dei paesi sviluppati nei confronti del'problema
del sottosviluppo, che affligge i due terzi dell’umanità. Anzi, più che mai, proprio ora che si
annuncia il tempo del mondo finito, urge pensare e attuare — per gradi, certo, ma con decisione — una riorganizzazione dei rapporti internazionali che comporta una diffusione universale
del sapere, una revisione razionale dei termini
di scambio e, perché no?, dell’utilizzazione delle
risorse.
UN PROBLEMA DI GIUSTIZIA
Questo è senza dubbio il mezzo migliore del
quale dispongono i paesi industrializzati per rallentare e correggere l’accelerazione e gli eccessi
del processo che a più o meno breve scadenza
li sta portando in un vicolo cieco. È anche il solo mezzo per evitare i pericoli delTaggravarsi di
una iniquità persistente. Infatti il problema dello sviluppo è anche, anzi in primo luogo — bisogna ricordarlo — un problema di giustizia.
Ritorniamo così alla nozione di "qualità della
vita", di'cui penso che dobbiamo tenere sempre
maggior conto — per essere alTunisono con le
aspirazioni dei popoli e soprattutto delle giovani generazioni — nello stabilire e nel valutare le
strategie e le politiche dello sviluppo. Infatti è
questo che costituisce la qualità suprema della
vita: la felicità, la potenza e la gloria non si acquistano a spese della pace, della prosperità e
della dignità altrui.
I problemi del secondo Decennio dello sviluppo si presentano quindi con un’ottica sensibilmente diversa da quella che ha caratterizzato
il primo Decennio. In misura crescente lo sviluppo significa cambiamento e alle preoccupazioni di crescita, che per molte nazioni rimangono un imperativo, si affianca un’interrogazione
ansiosa sulle finalità di questa crescita e una
preoccupazione crescente per la qualità della
vita. All’orizzonte si profilano i sogni di una civiltà post-industriale. E poiché, contemporaneamente, il paesaggio politico sta modificandosi in
settori fondamentali, non ci si può sottrarre all’impressione che le porte della Storia stanno
girando sui loro cardini per aprirsi a destini
nuovi. ^
Rene .Maheu
iiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiimimmiiniiiiniiimimimiiii
Programma di lotta contro il nizzismo
Il C. E. C. Stanzia
altri 200.000 dollari
Ginevra (soepi) - Il Consiglio ecumenico deh
le Chiese ha stanziato una nuova somma di
200.000 dollari (n.d.r.: oltre un miliardo e 200
milioni di lire) a scopi umanitari (aiuto giuridico, servìzi sociali, sanitari e d’istruzione); questa somma è ripartita fra 17 organizzazioni di
gruppi razziali oppressi, attivamente impegnati
nella lotta contro il razzismo bianco, e 7 organizzazioni che sostengono le vittime deH’ingiustizia razziale; gli importi stanziati vanno, rispettivamente, da 2.500 a 25.000 dollari.
Questa decisione è stata presa nel corso di
una sessione ordinaria del Comitato esecutivo
del CEC, che conta 26 membri e che si è ultimamente riunito a Sofia (Bulgaria). Lannuncio
di questo dono è stato dato dalla sede del CEC,
a Ginevra. ,
Questa concessione di fondi, resa poss-.bile
dai contributi di parecchie Chiese, organizzazioni e persone, è la seconda di questo genere, dopo che il Comitato centrale del CEC, organo direttivo composto da 120 membri, ha avviato il
Programma di lotta contro il razzismo (1969).
Quésto Programma comprendeva un fondo speciale di almeno 500.000 dollari, da distribuire
« a organizzazioni di gruppi razziali oppressi o
a organismi che sostengono le vittime dell’ingiustizia razziale, i cui obiettivi sono in accordo
con gli obiettivi generali del Consiglio ecumenico ». . .
Lo stanziamento di un medesimo importo di
200.000 dollari, deciso dal Comitato esecutivo un
(continua a pag. 3)
2
pag. ¿
N. 39 — 24 settembre 1971
Attualità della Storia Valdese
Il dibattito sul significato della Storia valdese, che ha avuto luogo nel corso della
serata organizzata dalla Società di Studi Valdesi, domenica 22 agosto, ha riscosso,
come abbiamo avuto modo di segnalare nella nostra relazione, un notevole interesse. Pensiamo fare cosa grata a coloroche non erano presenti sintetizzando i
tre interventi di Mario Miegge, di Luigi Santini e di Giorgio Tourn.
Cinema
Diavoli, frati,____
monache e Pasolini
Per Mario Miegge il carattere fondamentale della storia valdese è dato dal
fatto che si tratta di una vicenda umana che ha le dimensioni della Storia
(con la maiuscola, egli dice!), una vicenda cioè che non si limita a piccola
cronaca locale, a vicende scucite ma in
cui si riscontrano le dimensioni di universalità della Storia.
I caratteri peculiari di questa vicenda sembrano essere due; il suo aspetto internazionel, europea ed in secondo luogo i suoi contenuti.
La Storia valdese non è storia provinciale, ma si muove a livello delle vicende e delle istanze europee: nel periodo medioevale anzitutto, quando gli
uomini deirinternazionale valdese (per
dirla come Amedeo Molnar) percorrono città e campagne dalla Provenza alla Boemia, nel periodo dell’età moderna, quando la vicenda delle poche migliaia di valdesi alpini è al centro della politica delle Potenze protestanti.
Non vicenda di ghetto dunque ma cir
colazione continentale di idee e di solidarietà.
La Storia valdese è però vissuta c(>
me espressione di contenuti caratteristici, è storia di fatti, di uomini, di
prassi potremmo dire, non di idee, è
la marcia di una comunità che si esprime nella sua lotta per la liberazione,
per l’emancipazione dell’uomo. C’è però un aspetto che caratterizza questa
vicenda; la coscienza che nel piano divino sono le realtà disprezzate e deboli
quelle che hanno la forza di strumenti.
Quelli che non sono nulla sul piano politico ed economico, che sono solo oggetto della storia voluta dagli altri
diventano protagonisti, cioè soggetti
operanti, attivi, creativi di Storia.
Gli esempi citati dal Miegge: lè vicende della guerra del 1561, di cui è
già stato dimostrato il carattere estremamente composito e le profonde aderenze con la realtà socio-economica
della valle, il caso emblematico della
piena coscienza di essere appunto strumenti eletti da Dio. Da questi esempi
...............................................
Il tesoro dei genitori
« Non sono i figliuoli che debbono far tesoro per i genitori,
ma i genitori per i figliuoli » (2 Corinzi 12, 14)
Quale significato hanno queste parole dell’apostolo Paolo? Come
bisogna interpretarle? Per quale motivo le ha scritte proprio lui, che
non si era sposato e, pertanto, non conosceva per esperienza personale i rapporti che intercorrono tra genitori e figli?
Prima di rispondere a queste domande, liberiamoci subito dall’idea piuttosto banale secondo cui i genitori, avendo delle responsabilità finanziarie, debbono accumular « tesori » per i figliuoli e assicurare loro un’eredità: denari, proprietà, benessere. Certamente anche i genitori credenti hanno bisogno di forze e di denaro per tirar su
la loro famiglia. Ci sono dei « figli di papà » i quali vivono sui capitali ereditati o donati dai genitori; tuttavia sono molto più numer^osi i
genitori che debbono affaticarsi ed economizzare sul loro modesto
salario per far studiare i loro figli. • j
Le parole dell’apostolo, però, provengono da altre considerazioni. Paolo non ebbe sempre la vita facile nelle chiese del suo tempo;
avversari e calunniatori contestavano la sincerità del suo apostolato,
a tal punto che egli fu costretto a difendersi con un linguaggio e con
argomenti ai quali certamente non avrebbe mai voluto ricorrere;
« Son diventato pazzo », scrive l’apostolo ai Corinzi, « ma siete voi
che mi ci avete costretto; poiché io avrei dovuto essere da voi raccomandato, perché in nulla sono stato da meno (con ironia) di questi sommi apostoli, benché io non sia nulla ». I Corinzi conoscevano
lo zelo di Paolo e non potevano lasciarsi sedurre da falsi apostoli.
Perciò egli è pronto a recarsi ancora una volta da loro; « e non vi sarò d'aggravio », egli aggiunge, « poiché io non cerco i vostri beni, ma
voi; perché non sono i figliuoli che debbono far tesoro per i genitori,
ma i genitori per i figliuoli ». Paolo non chiede nulla ai Corinzi, come
un padre ai suoi figli, se non l’amore; la sua condotta verso di loro e
caratterizzata dalla abnegazione paterna: « Se io vi amo tanto, devo
esser da voi amato meno? ». , i j j •
In questo contesto la dichiarazione dell’apostolo sul dovere dei
genitori verso i figliuoli acquista rilievo e significato. Di quali tesori
i genitori cristiani hanno veramente bisogno nei loro rapporti con i
loro figliuoli? . 1 ,1 •
L’educazione cristiana fa appello all’esempio ed alla esortazione.
L’autore del libro dei Proverbi dice; « Inculca al fanciullo la condotta
che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne dipartirà »
(22: 6). La condotta: ecco il grande problema! Ma ciò che vorremmo
« inculcare » nei figli, lo facciamo noi, genitori? Ci limitiamo noi a
spendere denaro per aiutarli ad ottenere una buona posizione nel mondo oppure, come Paolo riguardo ai Corinzi, « spendiamo » noi stessi
per il loro vero bene, affinché possano prima di tutto « crescere nella
grazia e nella conoscenza di Gesù Cristo », in vista di una condotta cristiana coerente e fedele? E’ evidente che, sotto questo aspetto, i genitori debbono « far tesoro per i figliuoli ».
Perciò, la via da percorrere non è quella della sicurezza umana e
della superficialità, ma quella della sapienza biblica, che consiste nel
timor di Dio. La sapienza « è buona quanto una eredità, e anche^ di
più. Poiché la sapienza offre un riparo come l’offre il denaro; ma l eccellenza della scienza sta in questo: che la sapienza fa vivere quelli
che la possiedono» (Eccl. 7: 11-12).
Ci rendiamo conto della nostra responsabilità? Quale « sapienza » insegnarne ai nostri figli o pretendiamo da loro? Non si vive solo
di pane e di lavoro; ma che cosa facciamo noi, genitori, per condurci
« saviamente », nel timor di Dio, nelle nostre valutazioni e nei nostri
giudizi, in modo da aiutare i nostri figli a discernere il bene dal male e a dar loro il gusto di una vita cristiana, impegnata nella fede e
nel servizio? Anche a questo riguardo dobbiamo umilmente riconoscere che « non sono i figliuoli che debbono far tesoro per i genitori,
ma i genitori per i figliuoli ».
Infine, ecco un ultimo pensiero. Si tratta di una esortazione apostolica che coinvolge la responsabilità dei genitori e dei figli, perché
tutti sono chiamati, sia pure in situazioni e per vie diverse, « alla completa conoscenza di Cristo nel quale lutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti » (Col. 2: 3).
Certamente, non possiamo garantire l’avvenire dei nostri figli
sul piano della fede; possiamo tuttavia prepararlo pregando per loro, spendendo per loro il nostro tempo e mostrando loro che il tempo dedicato alla meditazione della Parola di Dio, a casa, nei corsi
d’istruzione religiosa, al culto domenicale, non è un tempo sprecato;
è un tempo che Iddio ci dona affinché possiamo ricercare « i tesori »
di Gesù Cristo, il quale ci libera dalle nostre idolatrie e dalle nostre
schiavitù.
L’educazione cristiana dei nostri figli rimane sempre un problema complesso e delicato. Come genitori, ci sentiamo inadeguati e incoerenti. Eppure il Signore vuole servirsi di noi, chiamandoci per
questo a « far tesoro per i nostri figliuoli ».
Ermaxxo Rostan
si deducono per l’appunto questi due
aspetti caratteristici della vicenda valdese di cui si è già detto; la sua dimensione internazionale e la sua pienezza di contenuti.
Nella linea di riflessione di Miegge
si muove anche Luigi Santini nel suo
intervento. Egli intende rispondere a
due problemi che gli paiono essere fondamentali della questione e dinnanzi
ai quali si è trovato lui stesso in incertezza, problemi che gli si sono cioè posti come interrogativi.
Che cosa è in sostanza la Storia valdese e quali ne sono i limiti? Egli fa
osservare come uomini e vicende spesso simili siano state diversamente valutate rispetto ad una storia della vicenda valdese. Pascale ad esempio è considerato martire valdese e Carnesecchi no, anche se si tratta di figure non
così lontane Luna dall’altra e soprattutto estranee entrambe al mondo valligiano. A questo riguardo Santini ribadisce il carattere internazionale della
vicenda valdese e mette in guardia contro il pericolo di ridurla in limiti troppo angusti di piccola storia locale nei
limiti della « piccola patria », mentre
in realtà è elemento fondamentale
della spisitualità europea. Come tale
deve essere valutata e letta.
Il secondo problema sollevato da
Santini tocca più direttamente il titolo stesso dell’incontro: ha o non ha
interesse oggi la Storia valdese? se si
risponde affermativamente perchè ha
interesse? La risposta è affermativa se
si considera il numero e la qualità degli studi che si vanno facendo nel nostro paese sul fenomeno dell’eterodossia religiosa, che comprende naturalmente anche il Valdismo. Anzi si può
notare un maggior interesse in studiosi non valdesi, laici o addirittura cattolici militanti per il fenomeno valdese.
Brutto segno, afferma Santini, significa
che noi giudichiamo il nostro passato
fossile inutile ovvero che siamo privi
di prospettive.
Il periodo che sembra più trascurato
oggi fra noi sembra, a giudizio dello
oratore, il periodo dell’800 ed il primo 900. Sarebbe dunque tempo di
volgere l’attenzione a quel momento.
Forse la difficoltà deriva dal fatto
della vicinanza e del venir meno di alcuni miti che hanno retto quel periodo
della nostra testimonianza: quello della predicazione delLEvangelo, della ricostituzione della comunità primitiva
ed altri. In realtà si tratta per noi oggi
di riscoprire e tramandare la realtà di
questa storia delle generazioni di credenti passati non alla stessa stregua
della testimonianza evangelica, s’intende, che permane primaria, ma come
elemento caratterizzante della comunità della storia delle fede. « La Chiesa
valdese », afferma Santini « non può
vivere senza dire alle sue comunità
quale è stata la fede delle generazioni
che ci hanno preceduto perchè dicendolo dà anche delle direttive per la
testimonianza futura ».
L'intervento del nostro storico .si
chiude con un appello a rivedere il
materiale del secolo trascorso
Giorgio Tourn, accettando sostanzialmente le tesi enunciate dagli interventi che lo hanno preceduto: la dimensione europea e non valligiana della Storia valdese, il fatto che si tratta,
come diceva Santini, di storia della
spiritualità, della religiosità, della fede insomma di una comunità, si sforza di rispondere alla domanda del tema proposto in forma soggettiva anziché oggettiva.
Egli cerca di definire le modalità e
le forme del cammino che lo hanno
condotto ad amare e studiare il fenomeno della storia valdese. E' stato il
contatto con esistenze concrete di uomini del presente e del passato, individui della propria famiglia, contatto
critico, determinato cioè da interrogativo, curiosità, problema, a condurlo
alla comprensione della caratteristica,
a suo avviso, della Storia valdese: il
colloquio di esistenze di uomini con la
vocazione divina.
Cammino di tipo « poetico », immaginoso, fantasioso non storiografico,
non motivato dagli studi. Colloquio della propria interiorità con interiorità
del passato, questa la via. Corrispondenza tra la propria vita e la chiamata di Dio, questo il senso della vicenda
valdese.
In questo senso Tourn ricollegava lo
studio del passato, come Santini aveva precedentemente affermato, con la
indagine del presente, il colloquio con
le personalità di credenti del proprio
passato non è né gioco né erudizione,
ma necessità profonda in vista di effettuare delle scelte concrete nel proprio domani. Non si ama il passato
se non si lavora per l’avvenire della
testimonianza.
L’interesse per la storia così intesa
diventa concreta di comunione con i
credenti di ieri alla ricerca di una fedeltà per la comunità di oggi. Se il
senso della vicenda valdese è da ravvisarsi ieri ed oggi come una correlazione tra la vocazione del Signore ed il
servizio degli uomini, servizio umano,
imperfetto provvisorio, concretamente
radicato nelle situazioni storiche, leggerla significa interrogarsi sul significato della propria vocazione.
Non ci è stato permesso di vedere
I Diavoli; in compenso ci è stato fatto un dono se non esaltante, almeno
esaltato dai critici illuminati: Il Decameron di P. P. Pasolini.
Non ci soffermeremo sulle pietose
vicende che hanno portato al sequestro del film: 7 Diavoli, anche se sarebbe forse opportuno sottolineare alcuni spunti, sul piano giuridico, non
privi d'interesse. Infatti, come è noto,
gli uffici dei nostri magistrati, i tribunali, le procure sono oberate dal peso
di un lavoro al quale non riescono a
far fronte; le pratiche si trascinano
per mesi e per anni prima che si arrivi ad una conclusione. Ma ecco, alla
Procura della Repubblica di Verona
arriva una denunzia del solito benpensante («un dipendente di un istituto
di credito »); se non erro il 13 o 14 settembre; immediatamente il sostituto
procuratore della Repubblica si muove («Eppur si muove!»); appositamente per lui viene proiettato il film
con inizio a mezzogiorno; e il 15 settembre l’ordine di sequestro è impartito ed eseguito; il 16 l’ordine è già comunicato ed eseguito a Torino.
E dire che c’è della gente che osa
accusare la magistratura di lentezza!
Probabilmente si tratta di quella stessa gente (innumerevole è la folla dei
reprobi!) la quale osa affermare che,
quando c’è un fischio del capo stazione di Piazza S. Pietro, i ferrovieri della repubblica italiana mettono in movimento il « direttissimo » anziché il
solito « accelerato ».
E in questa circostanza, com’è noto, non solo c'era stato il fischio, ma
opportune segnalazioni non precisamente paterne. Si è parlato di sconcio, di oltraggio al pudore, di offesa ai
valori tradizionali della sana stirpe
italicamente cattolica (o cattolicamente italica) ecc. ecc. Pur dando atto di
alcune concessioni al cattivo gusto, di
eccessi di natura sadica, abbiamo l’impressione che, tutto sommato, a giudicare dalla presentazione, si tratti di
un film serio, che ha il torto fondamentale di tradurre sul piano visivo
una pagina di storia della Chiesa ben
nota a chiunque abbia una sia pur
solo superficiale conoscenza della storia della Chiesa: la demonologia.
Non ripeteremo quanto ha egregiamente scritto A. Massabò nello scorso
numero del nostro settimanale; e per
non esser tracciato di incurabile anticlericalesimo, mi sia concesso di ricordare che la realtà concreta, vissuta e sofferta della presenza viva di
Satana si accompagna all’esperienza
religiosa del credente attraverso i secoli della storia della Chiesa. Lutero
non Pignorò!
Per contro non mi risulta che il sostituto Procuratore di Verona si sia
ancora scomodato per far sequestra
re il film che Pasolini ha tratto dal
Decamerone (con libera rielaborazione); né mi risulta che il sullodato bancario di Verona abbia fatto una nuova denunzia. Eppure ci sarebbe materiale sufficiente! Pensate solo a tre
delle novelle;
1“) Ser Ciapelletto con una falsa
confessione inganna uno santo frate e
muorsi; ed essendo stato un pessimo
uomo in vita, in morte è reputato per
Santo, e chiamato San Ciapelletto.
2“) Masetto da Lamporecchio si fa
mutolo e diviene ortolano di uno monastero di donne, le quali tutte concorrono a giacersi con lui.
3") Due Sanesi amano una donna comare dell’uno; muore il compare e
torna al compagno secondo la promessa fattagli, e raccontagli come di
là si dimora.
Lo spettacolo non si svolge più nella bella villa toscana; non son più caste (!) gentildonne fiorentine ed i loro
amabili garzoncelli che abbiamo imparato a conoscere, da lontano, in edizioni espurgate sui banchi del Liceo;
sono i popolani di Napoli che vivono
le vicende. Tutta l’azione diventa un ’
pagina di vita quotidiana, dove ieri c
oggi si confondono in modo strano cd
a tratti suggestivo.
È uno scherno spietato, una beffa
grassoccia e paffutella, una danza, un
trescone popolare dove frati, suore,
santi sono derisi; e tutto all'aperte',
sotto il bel cielo di Napoli. Siamo lontani dai diavoli di Loudun e Satana è
un buon diavolo mediterraneo, latine',
il quale sa che la carne è debole; e il
film lo canta quanto tutte le suore,
una dopo l’altra si giacciono col bel
giovanotto, e l’amico torna dal paradiso per annunziare al compare che
dormire con un’amica non è peccato
(glielo han detto in paradiso!).
E gli spettatori ridono; ridono anche più forte quando la giovane e bella suora sta per cedere anche lei: « Ma
abbiamo promesso di conservare la
nostra castità per il nostro Signore... »;
«Quante cose abbiamo promesso!...».
E come ridono i miei vicini quando
il peccatore in punto di morte fra i
suoi peccati giovanili ricorda al confessore di aver sputato nella Casa del
Signore e l’altro; « Noi ci sputiamo
tutti i giorni ».
Conclusione amara: in questa nostra Italia è lecito beffarsi di tutto e
di tutti, ma non di affrontare seriamente un problema. Schernite frath
preti, suore ecc., ma non affrontate il
problema del celibato dei preti.
È un aspetto interessante del problema della psicologia religiosa nella
nostra patria, dove la Gerarchla Romana preferisce avere una popolazione religiosamente scettica, piuttosto
che affrontare il dialogo serio con la
contestazione. L. A. Vatmm.
IIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMMIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIimilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll!"llllllllllllll>lllll'llllllll'llllii!ii
non solo il dollaro, il marco, lo yen, ma
l’uomo fluttuante
(segue da pag. 1)
luogo di Dio, che è la rivelazione e
l'epifania dello Spirito di Dio. E bisogna sapere che quando è in gioco la
vita o la morte, la dignità o l'umiliazione, la libertà o la schiavitù dell’uomo, è questo che è in gioco.
Ma un’altra cosa che bisogna sapere, è che la lotta contro il potere, contro il danaro, contro « il mondo » per
il quale Gesù non ha pregato, non è
solo la lotta di alcuni uomini contro
altri uomini, dei deboli contro.! potenti, degli oppressi contro gli oppressori, dei poveri contro i ricchi. E’ anche
questo, ma non è solo questo. Essa è
anche, e immediatamente, dell’uomo
contro se stesso, contro la testa di ponte che il potere, il denaro, « il mondo »
hanno stabilito dentro di lui. Questa è
la sua prima liberazione. Ma per avere questa liberazione, bisogna attaccare il meccanismo per il quale noi stessi ci diamo in ostaggio al potere, ai
danaro, al mondo. Questo meccanisiiio
è il peccato (Calati 1, 4). Ma non lottiamo da soli: per questo il Signore e
venuto, ed ha vinto. Siamo con lui, e
lottiamo insieme a tutti i fratelli.
UNA GIGANTQGRAFIA DEL
PECCATQ
Questo non significa infatti tornare
a una soluzione individualista, moralista, che la coscienza moderna dei cristiani rifiuta. Farsi liberi dal potere,
dal danaro, dal mondo che sono dentro di noi, è la condizione, non politiiiiiiilliiiliiiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiliiiiiMliniiiimiiiiiiiiiiiiiiiii
Questo in sintesi il discorso della tavola rotonda, cui gli interventi del pubblico hanno recato conferma, completando di informazione, accentuazioni
nuove. Discorso avviato dunque che
merita di essere ripreso e sviluppato.
11 tempo delle diffidenze e delle critiche gratuite sembra comunque tramontato ed in quella serata un mito è crollato; quello dei giovani nemici e contestatori rabbiosi della Storia valdese;
ancora qualche passo e ci si accorgerà
che tutto sommato sono ancora loro a
leggerla come qualcosa di vivo che merita amore e colloquio. G. T.
ca, ma ontologica, della lotta contro il
potere incondizionato dei banchieri,
dei generali, dei torturatori, delle
strutture, dei sistemi, che non sono altro, a Wall Street o a Pi-etoria o a Mosca, che la gigantografia del peccato
che noi facciamo, quando bruciamo il
nostro privato grano d’incenso al potere, al denaro, al mondo che sono
dentro di noi e sopra di noi.
Perciò, occorre anche riscoprire, e
declinare in linguaggio moderno, politico e storico, il senso dell’appello del
Vangelo al primato del servizio e alla
beatitudine della povertà; che non sono dei consigli ascetici, ma sono un
invito alla liberazione, perché il servizio è il rovesciamento del potere, e la
povertà è il supremo rifiuto della signoria de! denaro.
A questo dovrebbe aiutarci la chiesa, e non ci aiuta. Ma è tempo che ciascuno di noi cerchi di essere quella
chiesa che noi vorremmo. Per non intristire e morire nella frustrazione c
nel lamento di una chiesa inadempiuta. La responsabilità per l’uomo è nostra, è di ciascuno. Noi dobbiamo cercare di difenderlo contro tutto ciò che
l’opprime. Noi dobbiamo fare l’e.sperienza dell’uomo, dobbiamo farci rivelatori dell’uomo. Nella storia, nella
politica e nella fede.
RANitRo La Vai.i.h
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiil iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiimiiiiiiiiiiiii
DONI IN MEMORIAM
Sono pervenuti, da parte della Sig.a Liliali
Pennington de Jongh (Roma) i seguenti doni:
in memoria di Pia Leopold. L. 100.000 per
Ì\f Uliveto «:
in memoria del pi'of. He.ìidrik Leopold,
li- 50.000 per il Collegio Valdese.
Gra/.ie!
«ULIVETO»
Offerte per il pulmino
Sono pervemile ancora queste offerte: E. RL. 10.000: N.N. 2.000: N.N. 5.000: N.N
1.000.
Ringraziamo di cuore i donatori e comunichiamo che abbiamo raccolto L. 150.000: ne
mancano ancora 350.000. Grazie!
3
24 setiembre 1971 — N. 39
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Cause di una crisi
MADAGASCAR,
ovvero la conierà oel paese delle sploe
Tananarive (soepi) — Gli esiliati di
Nosy Lava son tornati. Erano circa
500 su quell’isola di sinistra memoria,
un tempo penitenziario dell’epoca coloniale. Han ritrovato i loro villaggi
devastati, saccheggiati.
La repressione è stata dui'a. Si calcolano ad un migliaio le vittime delle
forze dell’ordine, mentre quest’ultime
non han da deplorare che due poliziotti uccisi dalla popolazione. I morti — e si sa, quale importanza i Malgasci diano ai riti funebri — non erano sepolti; in certi posti, membri della famiglia che tentavano di dar loro
sepoltura, sono stati fucilati. Per paura di rappresaglie, certe persone, che
erano fuggite, continuano a star lon
tano dai propri villaggi.
rt. cosa dobbiamo attribuire, all’inizio üi aprite, la subita collera e la dispeiazione cne hanno armato gli Antanuroy ai iionae, ai bastoni e di zagaglie contro un esercito moderno.''
come mai sono giunti a minacciare i
iiinzionari a táezaha, BetroKa, Ampamny, e ad occupare, in parecchie citta, gli editici pubblici.-' Proviamo di
capire chi sono e qual’è il loro paese.
in questa regione meridionale, il clima è torrido, la terra un deserto arido e stenle. Una specie di mimosa, d
« roy », ha dato il suo nome ad un
tempo alla regione e agli uomini:
I « nnaroy », o paese delle spine, e gli
« Antandroy », gli abitanti del paese
delle spine. Vi solfiano venti disseccanti cne fan sì che la ricerca dell’acqua diventi un’ossessione. Gli unici
isoiotti verdi sono a Tuléar, a Fortitauphm e nelle piccole agglomerazioni aetl'mterno.
Per l'Antandroy, l’acqua è d’altronde più un cibo che una bevanda. Eppure, per trovarla, egli deve percorrere a volte 10 chilometri! Un fusto di
acqua può valere fino a 300 FMG
tl PMG = 0,02 F. Fr., il reddito meuio annuo di una famiglia essendo di
12.500 FMG;. Ugni armo, regolarmente,
la carestia colpisce questa regione.
Benché sia un allevatore, l’Antandroy
è vegetariano e non può permettersi
il lusso di mangiar carne se non in
certe cerimonie tradizionali. Le opunzie (raiketa), una specie di cactus che,
messe al fuoco, gonfiano e perdono le
loro spine bruciate, sono state lungamente una parte importante del vitto
della gente; ma questa pianta era soprattutto l’unico alimento degli zebù
Cile costituiscono la sola ricchezza del
paese. Oggigiorno è completamente
sparita. D'altra parte, la tassa personale, una specie di capitazione pagata
da ogni uomo che abbia raggiunto i
diciott’anni, è superiore in questa regione meridionale a quella prelevata
a Tananarive. E la raccolta delle tasse,
imposta in un brevissimo termine di
consegna, costringe i contadini a vendere senza indugio, ad un prezzo eccessivamente basso, i buoi che sono
il loro unico capitale. Bisogna aggiungere l’inettitudine e la corruzione di
certi amministratori che si comportano da colonizzatori. Siccome l’esattore
non consegna sempre una ricevuta a
quanti han pagato la tassa, succede
che dei contadini la paghino due volte
o anche più. Malgrado un’epidemia di
carbonchio che, da due anni, ha distrutto una parte del loro bestiame a
soccida, molti Andantroy sono stati
costretti a pagare la tassa persino sui
buoi morti! Chi potrebbe sopravvivere al peso di una tale miseria? Chi potrebbe, in tali condizioni, fare a meno
di gridare la propria ribellione? La
coppa era colma ed è traboccata! La
gente del Sud, e bisogna comprendere,
assieme agli Antandroy, le tribù vicine, vezo o mahafaly, avevano reclamato riforme, ma spesso invano.
II Monima,
capro espiatorio
Benché questa situazione esacerbata
sembri aver suscitato la rivolta spontanea della popolazione, il governo ne
attribuisce la responsabilità al Sig.
Monja Jaona, presidente del movimento Monima che raggruppava principalmente i contadini del Sud. All’età di
61 anni, originario del Sud, il sig. Jaona è stato catechista della Chiesa luterana prima di dedicarsi alle sue attività politiche. Le autorità lo tenevan
d’occhio da parecchio tempo. Nel 1965,
stimando che il governo malgascio
mancasse al suo dovere di aiutare la
classe povera, egli si era presentato
quale candidato alla presidenza della
Repubblica. Attualmente, Monja Jaona
è detenuto a Tuléar.
Sin dal sollevamento popolare di
aprile, il Monima è stato sciolto. Capace di mobilitare le masse contadine,
analfabete al 90%, di tentare con loro
uno sforzo di coscientizzazione politica progressiva, di rifornire di manioca
le popolazioni più minacciate dalla carestia, il Monima rappresentava, per
l’insieme dei contadini poveri, la speranza in un cambiamento rivoluzionario, all’ occorrenza un cambiamenlo di regime. « Madagascar aiuta
to dai Malgasci », lo slogan del partito, significava la rivendicazione del potere a favore del popolo contro il colonialismo dei piccoli funzionari e delTamministrazione. Forse è questa la
ragione per cui certuni han voluto vedere in questo partito un’ispirazione
« maoista », un’accusa priva di qualsias’ fondamento.
Le Chiese
escono dal loro silenzio
« La Chiesa non può dissociare la
sua responsabilità di fronte agli avvenimenti attuali. Essa deve umiliarsi
profondamente perché non ha avuto
coscienza del proprio dovere e ci è
venuto meno ». Con queste parole il
segretario generale della Federazione
protestante malgascia, il pastore Daniel Ratefy, ha lanciato in maggio un
appello al vicendevole aiuto, per mezzo del giornale delle Chiese protestanti locali, quindi con delle circolari
mandate ai quattro angoli dell’isola.
« Noi invitiamo tutti i fedeli, senza
eccezione, a dare generosamente, per
manifestare la nostra solidarietà verso
i nostri amici del Sud ». Stimando però che dei doni offerti una volta tanto non sono sufficienti, il segretario
generale della Federazione chiede an-'
che alla Chiesa di intraprendere « uno
studio speciale concernente l’aiuto regolare e permanente che deve portare ai nostri fratelli del Sud ».
Da parte sua, la Chiesa cattolica romana aveva già, nel suo organo ufficiale malgascio « Lumière », denunciato le sevizie e le torture inflitte a quanti si erano ribellati.
Le Chiese protestanti, anglicana c
cattolica hanno d’altra parte costituito una Commissione ecumenica collo
scopo di fornire un aiuto umanitario
alle popolazioni meridionali. Un movimento di solidarietà si è manifestato
in tutto il paese, e particolarmente
nel centro.
I protestanti malgasci
e la “sovversione,,
Creata nel 1958, la Federazione delle Chiese protestanti di Madagascar e
l’erede legale della Conferenza intermissionaria formata nel 1913. Raggruppa la Chiesa luterana malgascia
(F.L.M.) e la Chiesa di Gesù Cristo nel
Madagascar (F.J.K.M.) ossia una poDolazione protestante di circa 1.200.000
fedeli sui 2.500.000 cristiani che conta
una popolazione totale valutata a 7
milioni.
(I Se è vero che un paese pagano
è quello in cui i morti dominano i
vivi, il Madagascar è, in profondità, uno dei paesi più pagani del
mondo» (nella foto: un malgascia venera i defunti, presso un
albero sacro) : questo giudizio, che
è oggi ancora valido per una parte considerevole della popolazione
della « Grande Isola ». quella rimasta vincolata all antica civiltà
tradizionale e che risulta discriminata nell’evolversi della nazione,
deve essere tenuto presente nel valutare i disordini che 1 hanno agitata recentemente: momentaneamente placati, le loro cause sono
però state abolite.
La posizione della Federazione non
dalle autorità di costituire i movimenti di opposizione. Perciò ha reso di dominio pubblico una lettera in data 6
gennaio 1971, che aveva indirizzata a!
è facile. Sospettata da taluni di non
far nulla per difendere i diritti del
protestantesimo, è inoltre accusata
Sig. André Resampa, a quel tempo vice-presidente della Repubblica e ministro deH’interno, attualmente silurato.
Ricordando i principi della Federazione in tema di politica, la lettera certifica che « le chiese protestanti sono
perfettamente libere riguardo ai partiti politici e non sono legate che dalla Parola di Dio ».
Lo stesso dicasi per ogni cristiano.
Ciò nondimeno, « è impossibile per i
cristiani voltar la schiena alla vita
pubblica; anzi, essi devono studiarla
c sforzarsi di essere i testimoni di Cristo, manifestando i principi cristiani
nella società. Ciò significa che le chiese non costringono nessuno, ma lasciano alla gente la libertà di entrare
a far parte di un partito a loro scelta
o persino di non entrare in nessun partito. Il loro compito è di formare ì
cristiani ad obbedire all’Evangelo ed
a conformarsi al diritto, nella loro presa di responsabilità politica, secondo
le direttive della loro coscienza ».
Quindi la lettera prende atto di manovre intimidatorie di cui si servono
certi funzionari in posti di autorità per
intralciare il normale funzionamento
delle istituzioni protestanti. Così «..
Il Sinodo locale di Tsiningia (13-14 giugno 1970) e il Sinodo regionale di Marovoav (luglio 1970) non han potuto
aver luogo per via delle minacce pronunciate: « Se vi riunite, due camions
di F.R.S. scenderanno da Tana per
arrestarvi » Inoltre all’Agente generale
della Croce-Blu è stato impedito di fare il suo giro nella regione di Port
Fra ì giovani
In un recente bollettino dell’Alleanza biblica mondiale leggiamo alcune
brevi notizie che riguardano i giovani:
vi è un movimento d’evangelizzazione
in Nuova Zelanda intitolato « gioventù per Cristo » che ha ordinato 12.000
Vangeli in inglese corrente — quella
traduzione moderna di cui abbiamo
più volte parlato in questa rubrica —
per una campagna di evangelizzazione
che si svolgerà quest’autunno negli
stabilimenti pubblici frequentati dai
giovani.
11 medesimo Vangelo in inglese corrente sarà distribuito tra gli studenti
del Texas: ne sono già state ordinate
alla società biblica americana 150.000
copie.
Nello stesso tempo si segnala che a
Los Angeles la società biblica è visitata sempre più frequentemente da
giovani: si tratta di giovani cristiani
non conformisti che desiderano diffondere la S. Scrittura tra la gioventù
dell’ovest degli Stati Uniti. Un animatore di questo movimento ha acquistato di recente un importante numero di Nuovi Testamenti per un gruppo di ex-hippies e di ex-drogati.
Infine per i giovani allievi delle scuole zulù, nell’Africa del sud, sono stale
ordinate 15.000 Bibbie nel 1971, contro
le 3.000 del 1970.
Bibbie per ia Romania
La Chiesa protestante più diffusa in
ROMANIA è la Chiesa riformata, con
oltre 800.000 membri quasi tutti di lingua ungherese, residenti nella Transilvania. L’Alleanza mondiale delle Società Bibliche ha potuto mandare ultimamente 10.000 Bibbie in ungherese
per queste comunità romene e ha ricevuto un ringraziamelo ufficiale dai
vescovi delle due diocesi riformate. La
diocesi di Cluj ha ricevuto 6.000 copie,
la maggior parte delle quali sono già
state distribuite nelle varie comunità
mentre le 4.000 copie trasmesse alla
diocesi di Oradea sono distribuite attraverso centri regionali di diffusione.
Un piccolo numero di copie sono state
riservate per i nuovi studenti in teologia. Ogni comunità riceve una copia
come “Bibbia per il pulpito” dato che
quelle antiche in molti casi sono state asportate.
A CURACAO è stato organizzato un
corso di diffusione biblica a cui hanno partecipato 239 persone, in seguito
al quale in una settimana sono state
vendute 9.000 copie delle S. Scritture.
Nel VIETNAM DEL SUD tra i 30
mila prigionieri di un campo di concentramento, un medico in servizio
nel campo ha distribuito un’importante quantità di S. Scritture: vi sono
più di un milione di cristiani tra i rifugiati, che hanno sete di cibo spirituale per le loro anime.
In POLONIA è stata accolta con
molto favore, sia dai cattolici che dai
protestanti, una nuova traduzione dei
Salmi in edizione separata e in edizione abbinata ai quattro Vangeli.
NeU’URUGUAY è stata pure accolta
favorevolmente dai vescovi cattolici
un’edizione del Nuovo Testamento in
spagnolo corrente, offerta loro in dono
da un pastore protestante.
lililllllllliiiiiiilliiiiiiiiiiiliilliiiiliiiliiiniiiiiiiiiiiliiiiiilli
SAPETE CHE...
...la Chiesa presbiteriana' del Messico
si prepara a celebrare, nel 1972, il suo
centenario?
...Cuba conta attualmente 269 pastori
in servizio?
...due sacerdoti camerunesi hanno tradotto l’Evangelo in bamiléké, lingua
parlata da un milione e mezzo di camerunesi?
Bergé. Un’altra lamentela della Federazione riguarda l’affare Henriet. Questo missionario, a cui erano state affidate le funzioni di cappellano universitario a Tananarive, ha ricevuto l’ordine di non tornare più a Madagascar,
mentre era in congedo colla famiglia
in Francia. 11 governo malgascio non
ha fornito a tutt’oggi alcuna spiegazione.
Poiché l’Assemblea generale della Federazione sta per riunirsi, sarà interessante registrare la sua' presa di posizione riguardo agli avvenimenti nazionali. Osservatori cattolici romani c
anglicani vi parteciperanno per la prima volta.
Dairindipendenza
alla liberazione sociale
Il Madagascar ha appena festeggiato i suoi undici anni d’indipendenza.
'Torniamo agli Antandroy, per i quali
l’indipendenza è appunto stata una
sorgente di malintesi. Avevano sperato
nell’abolizione di soppressioni coloniali e in un ritorno alla loro vita libera
di pastori e di nomadi. Ora, abbiam
visto per quali ragioni la loro nuova
situazione è stata un’alienazione piuttosto che una liberazione.
Forse che la rivolta ha procurato
qualche prospettiva di cambiamento?
Si, ha risposto il capo dello Stato, ricordando programmi concreti come,
in primo luogo, la trivellazione di pozzi e la costruzione di dighe. Bisognerà
però andare oltre il semplice vicende
vole aiuto materiale che fa capo allo
Stato, alle Chiese o ad organizzazioni
internazionali. In particolare il governo ha molto da fare per assicurare il
credito fra i membri del partito del
Monima respinti nell’illegalità. Siano
essi contadini come quelli del Sud,
proletari o intellettuali come quelli
della capitale, hanno in comune un
compito preciso: scuotere il giogo ch_'
pesa su di loro, quello di una classe dirigente contro un popolo impotente.
Più semplicemente forse, gli uomini e le donne del Sud, con tutta la popolazione dell’isola, vogliono credere
in giorni migliori in cui la costituzione
del loro paese non proclamerà invano
« l’eminente dignità della persona
umana ».
Jeanne Lovis
giornalista al CEC
Chiesa ladra
Berlino Est (Iwf) - Pesanti difficoltà
deve affrontare la Chiesa evangelica
della Confessione di Augusta in Polonia, in seguito all’emigrazione che continua dalla Polonia verso la Germania
Occ. Lo ha comunicato a Berlino
il past. Andrzcj Wantula di Varsavia,
vescovo di quella Chiesa luterana che
conta circa 80.000 membri.
Scrivendo poi per il periodico luterano tedesco « Evangelisches Pfarrerblatt », il past. "Wantula ha descritto
le non facili relazioni fra la sua Chiesa e quella cattolica romana, dominan1-.' nella nazione.
Al termine della -seconda guerra
mondiale, egli ha affermato, la Chiesa
cattolica ha confiscato le proprietà luterane negli ex-territori tedeschi veduti a far parte della Repubblica polacca. Tale confisca è stata compiuta
dalla Chiesa cattolica romana adducendo il pretesto che quelle proprietà erano beni abbandonati dai Tedeschi
sconfitti.
Di conseguenza, per riottenere edifiecclesiastici di cui si avverte un urgente bisogno, la direzione luterana a
Varsavia ha avviato una serie di «laboriosi procedimenti legali » contro la
Chiesa cattolica, molti dei quali sono
tuttora in attesa di sentenza.
Anche la diminuzione dei membri all’interno della Chiesa luterana di Polonia presenta « ostacoli di natura materiale ».
Le relazioni fra le due denominazioni sono state così marcatamente influenzate dalle cause giudiziarie in numerosi tribunali, che non si è ancora
avuto alcun sensibile ravvicinamento
fra le Chiese cattolica e luterana in
Polonia.
iiiiiiiiiiiiiliiiiiilMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiii
IN UNGHERIA
Una cliiesa da aÉanere
apna Ha
Due .settimane fa abbiamo dato notizia che, per la prima volta dalla fine della guerra, in Ungheria era stato
concesso il permesso di costruzione di
due templi e di una cappella, intitolati a Martin Luther King; le costruzioni erano rese possibili da fondi versati da Chiese e organizzazioni ecumeniche. Giunge però ora notizia - diffusa
dalTepd - che a Erd, un sobborgo ndustriale in rapida crescita ai margini
di Budapest, è minacciata una nuova
chiesa, anch’essa intitolata a M. L. K.,
che oltre ai locali ecclesiastici doveva
pure comprendere una biblioteca che
j'accogliesse tutto ciò che è stato scritto sul King.
La comunità evangelica di Erd ha
ricevuto l’ordine di abbattere l’edificio
proprio nel momento in cui il past.
Ralph Abernathy, il successore del
King, soggiornava a Budapest. Questi,
accompagnato da funzionari governativi, aveva visitato l’edificio, rallegrandosi che in un quartiere dove sono numerosi i poveri, vi fosse un edificio
che portasse il nome di un uomo clic
si è voluto pastore per i poveri.
Purtroppo, malgrado ciò, la chiesa
dev’essere abbattuta. Anzi, il pastore
di Erd dev’essere esonerato dal suo
incarico. Parecchi giornali ungheresi
hanno - è vero - preso posizione in favore dell’edificio e del pastore di Erd.
Riusciranno ad imporsi?
iiiiiiiiiMiiimiiiiimi'iiiiiiiimiiiiiiiiiiniii:iiimiiimiiiiiiiiiiiimiiiii;iiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiimMiiii
Programma di lotta contro il razzismo
Il C.E.C. stanzia altri 2QD.000 dollari
{segue da pag. 1)
anno fa, ha suscitato numerose discussioni, soprattutto nell’Africa del Sud e
ia Europa; essa è stata tuttavia confermata dal Comitato centrale, nella
sua riunione a Addis Abeba, lo scorso
gennaio.
Fra le 24 organizzazioni che ora hanno ricevuto dei fondi figuravano la
SWAPO (South West Africa People’s
Organization), T Instituto Indigenista
(Paraguay) che sostiene gli Indiani
Mak’a, e la Free University for Black
Studies (Gran Bretagna). Negli Stati
Uniti un’organizzazione a base largamente nazionale, in corso di formazioni e avente per obiettivo la protezione
dei diritti civili delle minoranze, deve
anch’essa beneficiare di un dono.
L’Africa Australe è sempre al centro
dell’aiuto accordato dal Consiglio ecumenico per lottare contro il razzismo.
Nove organizzazioni della Rhodesia,
dell’Africa del Sud, del Mozambico,
dell’Angola e della Guinea-Bissau —
alcune delle quali in esilio — hanno ricevuto un totale di 130.000 dollari.
Per la prima volta, il Consiglio ecumenico delle Chiese ha stanziato dei
fondi in favore di organizzazioni nordamericane al servizio della giustizia per
ciò che concerne gli Indiani e i lavoratori agricoli messicani. Si è pure deciso di sostenere il Southern Election
Fund, che permette a candidati neri di
presentarsi alle elezioni in vista di ac
cedere a funzioni politiche locali nel
Sud degli Stati Uniti.
Un'organizzazione esquimese nel Canada fia pure beneficialo di un dono,
essa concentra i suoi sforzi su un programma di comunicazione e eli istruzione del suo popolo, per spingerlo a
resistere allo sfruttamento industriale delle sue terre c a ottenere un compenso per la diminuzione del reddito
risultante dallo sconvolgimento della
sua vita e dalla perdita del suo territorio.
Organizzazioni latino-americane del
Paraguay, della Bolivia c della Colombia, le quali sostengono gli indios nella loro lotta per una libertà economica e una rappresentanza politica più
ampia, hanno pure ricevuto sussidi;
COSI pure un programma delle Antille,
teso ad aiutare i giovani e in genere la
opinione pubblica ad affiontare seriamente i problemi della razza e della
classe.
Il Fondo speciale ha essenzialmente
10 scopo di aiutare le persone oppresse a causa della loro razza c coloro che
nel mondo sono senza potere, a diventare autonomi e a scegliere essi stessi
11 sistema politico e sociale nel quale
vogliono vivere.
Alla redazione di questo numero
hanno colluhorato Lalla Conte, Roberto Peyrot, Berta Suhilia.
4
N. 39 — 24 settembre 1971
I lettori ci scrivono
Ed ora a noi, cari frateiii vicini e iontani...
Un lettore, da Genova:
In mancanza di meglio e perché, come
volgarmente sì dice, « quando i cavalli
mancan trottan... » gli altri, ho accettato,
con senso dì dovere, la mìa designazione a
delegato al Sinodo 1971, affiancato, nello
incarico, da un diacono deir.'altro sesso.
Mi è caro, a disianza di tempo, rivedere la Ginevra Italiana, salutare, appena
arrivo reilìgic onesta di Edmondo De
Amicis e, proseguendo per la nota strada,
ove qualche novità comincia timidamente
ad apparire, mi diverte incontrare, :nano
mano, i personaggi più importanti e influenti del Sinodo, con i quali ho avuto
svariate volle, in tempi vicini e lontani,
in località e occasioni diverse incontri e
colloqui, ma che guardano ora con un viso assente e distaccato come avessero questo delegato « in gran dispitto » precludendo airinfelice ogni possibilità di un timido saluto, Mi piace altresì aggirarmi per
la cittadina, il cui aspetto trattiene ancora caratteri antichi da cui si snoda un rosario di ricordi al quale non manca una
croce, anzi più croci se penso agli amici
che sono passali al di là del velo, ove non
è che luce.
La parola « Sinodo », specie per coloro
che non vi hanno ancora assistito, incute
un arcano timore, un timore reverenziale;
timore che va, via vìa, diminuendo fino
a sparire quasi completamente quando più
lo si vede davvicino, un pò* come succede,
se il raffronto non pare irriverente, quando si guarda un dipìnto deirimpressionismo francese che se guardato da lontano
affascina nella veduta d'insieme, ma visto
da vicino appalesa una confusione di colori
che delude e, uscendo di metafora, sgomenta.
L’inizio del Sinodo ebbe luogo nel Tempio con l’accorato sermone del pastore incaricato Luigi Santini; sermone inteso a
predisporre gli animi dei delegati, pastori
e laici ad un fraterno convivio.
Malauguratamente il primo intervento
dentro l’Aula Sinodale, suscitò subito un
dibattito circa Finterpretazione di un articolo di regolamento che si risolve col volontario, deprecato allontanamento di un
preclaro membro del Sinodo.
La bella, chiara, intelligente « Relazione della Commissione d’esame sull’operato
della Tavola » e la ponderosa raccolta di
Relazioni al Venerabile Sinodo, che ognuno
dei presenti avrebbe dovuto conoscere, suscitò subito un senso di apprensione, abituati, come molti siamo, a credere che
tutto vada nel migliore dei modi, ignorando, talvolta scientemente la realtà; realtà che vuol dire, per i Membri della Tavola : logorio fìsico e mentale, momenti dì
ansia angosciosa, amare constatazioni, incertezze per Fimmediato domani, delusioni
che feriscono, tutte condizioni dolorose che
non sempre l’invocazione al Signore riesce
a fugare.
Se di tutto questo sì rendessero conto coloro che, pur professandosi cristiani, dimenticano, all’atto di percepire il... mensile, quegli altri tutti, gravati da un pesante fardello spirituale, ai quali una retribuzione, anche se più ridotta, compete
e per la quale la Tavola, per mancanza di
fondi non può provvedere se non ricorrendo a gravosi imprestiti delle banche, se
questa semplice, lapalissiana, umana, cristiana riflessione volessero fare, sarebbe
tanto ovvio per loro di giungere alla conclusione che il rimedio consiste nel versare « tempestivamente » e cioè subito,
meglio se maggiorate, le proprie offerte alla loro chiesa.
Questo dell’irregolarità o della vischiosità in materia di finanze è un male cronico che. come un cancro, non bastano a
guarirlo le applicazioni di cobalto, ci vuole Foro; Foro nobilitato dalla fede e dallo
amore per la nostra' Chiesa; sempreché si
intende non si sceglìesse, per far piovere
i dobloni nelle vuote risonanti casse della
Tavola, il metodo suggerito da un pastore. con bonaria sicumera, al microfono
dell'Aula Sinodale che consisteva, per riceverlo. nel domandare al Signore, che ce
Io avrehl)e mandato, il denaro che non danno i Suoi figli; non disse però, quello che
lutti sanno; che il denaro a lui venne non
proprio dal Signore, ma da un... signore.
Capitato in un momento in cui altre
ragioni dì buonumore erano valse a sollevare Fumore dell'Assemblea afflitta da noiosi problemi di regolamenti, un pastore
di una chiesa consorella manifestò il suo
stupore e il suo compiacimento per aver
trovato un ambiente gaio, cordiale, sorridente anziché uno chiuso e severo come
luì supponeva, forse, pensiamo noi, alto
alle reminiscenze di un'aula sorda e grigia
di infausta memoria.
Sempre in materia di finanze, va detto
che fortunatamente non tutto va male nel
nostro mondo valdese; siamo venuti a conoscenza, che vi sono degli enti, sia pur a
carattere marcatamente locale, che contrappongono, se così può dirsi, al deficit del
bilancio della Chiesa, un approssimativo
utile alla chiusura dei conti, ciò che, contabilmente fa pensare a una sorta di tiro
alla fune in cui ciò che uno perde l'altro
guadagna; resta a vedere, se, ai fini dclFopera generale dì evangelizzazione (ché
tale è la mis.sione della nostra Chiesa), non
sìa meglio usare il a nostro » danaro a pro
di istituti che lottano faticosamente per dare con Falimcnto del corpo, pure quello
dello spirilo a dei ragazzi che potranno
domani - Dio lo voglia - essere dei testimoni del protestantesimo italiano.
Quanti problemi e sempre più gravi
travagliano le menti e le esistenze di
chi prende a cuore, seriamente, l’avvenire
della Chiesa Valdese e delle altre consorelle nella nostra Italia!
Il capitolo « Problemi speciali », punto
cruciale della Relazione che qui non è il
caso di approfondire, venne generalmente
trattato con vaghe argomentazioni più che
altro preoccupate di preziosità dialettiche
e dì dotti filosofemi, privi, gli unì e le altre, di quel contenuto pragmatico che lo
rende accessibile a tutti.
Perché, ridomando io, perché non si
vuole o sì ha paura di chiedere a tutti i
membri delle nostre Comunità quale è la
carta d'identità della loro fede e quindi,
in base alle risposte, volutamente anonime,
a questo referendum rendersi ragione, per
poter studiare i rimedi, della crisi spirituale che mina la Chiesa, che ne allontana e i giovani e gli anziani, impossibilitati come sono da un soffocante, cocciuto,
tremebondo conservatorismo, capace solo
di offrire una fede che pretende portare
alla verità, mentre soltanto il dubbio può
avvicinare ad essa? Non vorrei, per quel
che dico e lo dico con pena, poter essere
accusato dì lassismo; lo stesso Teilhard de
Chardin affermava che « le verità si sentono muoversi prima di poterle esprimere ».
Una serie di articoli, istruitivi e interessanti, comparsi sulla « LUCE », sullo
scottante tema della crisi spirituale in atto, come in altre, nella nostra Chiesa, e
svolti con mano maestra e sorvegliata prudenza da Paolo Ricca, culminano, a mìo
modesto avviso, a Sinodo concluso, con
quello che apparve sulla « Luce » sotto il
titolo L'identità della Chiesa, terminato
con la divinamente bella preghiera-poesia
del pastore Dietrich Bonhoeffer, assassinato dai nazisti, il cui sublime sacrificio valse a collocarlo nell’Olimpo dei moderni
martìri. Dì tale preghiera, che racchiude
in un’armonìa perfetta, la prosa e la poesia della vita, sarebbe bene stamparne molte copie da distribuire nelle chiese e fuori.
Accolte con dispiacere le dimissioni da
membro della Tavola del pastore Achille
Deodato. Ci auguriamo però di ritrovarlo,
insieme alla Sua impareggiabile Compagna, fra le... tavole della Foresteria dove.
per merito loro, ì membri del Sinodo si
trovavano di pari consentimento.
La riconferma a Moderatore del pastore
Neri Giampiccoli venne votala a larghissima maggioranza; solo qualcuno, timoroso di mettere il « neri » sul bianco, votò scheda bianca.
Ed ora a noi cari fratelli vicini e lontani, tanto pronti ad alzare il braccio anche quando non si sapeva per chi e per
che cosa si era chiamati a voltare : abbiamo
un compito affidatoci dalle nostre comunità che ci hanno scelto a rannresentarle;
un compito molto impegnativo ed è quello di portare alle nostre chiese la conoscenza dei gravi problemi che c’interessano e
dei quali ci è obbligo prendere coscienza
se amiamo davvero la Chiesa Valdese, se
ne capiamo la storica presenza nel Paese,
problemi molto semplici e facili se fatti
con amore; problemi che non si risolvono con le chiacchiere - troppe ne abbiamo
sentite durante una settimana dì sedute ma con volenterosa dedizione e, perché
no?, con qualche sacrifìcio, parola questa,
che per il timore di non apparire alla moda, ci si vergogna di usare, mentre ci si
dovrebbe vergognare del contrario.
La Tavola ora manderà, come al solito, delle circolari per invitare ad occuparci dei problemi in esse segnalati; circolari che, come al solilo, molti non leggeranno. o per pigrizia, o per evitare di prendere scientemente posizioni impegnative.
Forse io chiedo troppo se vi chiedo una
volta ogni tanto, escluso Pasqua e Natale,
di lasciare a fine settimana, il sole splendendo, nell’autorimessa la vostra « due o
quattro porte », e per la Domenica di adoperarla per ritrova’.’vì al mattino con i
fratelli in chiesa e poter così godere un
prezioso attimo di pace e dì raccoglimento che la babelica, infelice società moderna ci toglie e il giorno e la notte?
Il Signore ci guarda, siamo noi che non
lo vediamo... come purtroppo LUI non si
vede sempre al Sinodo (c’è troppo intellighentsia?).
L^ultima serenata del solito meschinetto
anziano Fedepico Schenone di Genova.
Gli evangelici italiani e la loro stampa
Uno dei direttori delVEditrice Lanterna •
di Genova ci scrive, rivolgendosi in particolare a Inda Ade, responsabile della rubrica « Notiziario Evangelico Italiano »:
Gentile signora,
è da diverso tempo che desideriamo ringraziare « La Luce » e Lei particolarmente per gli ottimi notiziari, precisi e mirabilmente sintetizzati. Ci riferiamo a quelli sulle chiese di Cristo in Italia e sull’attività dell’Editrice Lanterna.
Crediamo che il Suo lavoro sia davvero positivo e contribuisca notevolmente a
quella recìproca conoscenza senza la quale sarà sempre impossibile superare gli
steccati e rompere i ghetti. Non siamo
per i facili irenismi, né per gli ecumenismi di vertice, ma nemmeno per quella
chiusura dogmatica e farisaica che troppo
spesso ha caratterizzato chiese e credenti.
Grazie dunque con sentita riconoscenza.
Ci permettiamo ora di sottometterLe un
suggerimento e una precisazione senza
tuttavia addossare nessuna colpa o rimprovero : sappiamo le difficoltà tra cui sì
muovono i giornali nella raccolta di informazioni attuali e precise. Si tratta di
questo :
1) Notiamo spesso errori di trascrizione nei nomi, nella località (sempre riferito al notiziario). È cosa da poco, ma forse sarebbe bene prestare una maggiore attenzione.
2) L’Editrice Lanterna e i suoi periodici (« Il Seme del Regno », « Ricerche
bibliche e religiose », a Cristianesimo Oggi ») non dipendono dalla Chiesa di Cristo né da nessuna comunità locale. Sì tratta dì un'editrice privata diretta da credenti. Anche « Il Seme del Regno » è una
rivista per le chiese di Cristo e che riflette il lavoro di raccolta di materiali dei
suoi redattori. Non tutte le chiese si
identificano probabilmente con la nostra
linea e con le nostre valutazioni : da parte nostra c’è solo il desiderio di fare un
servizio. Potremo fare la stessa cosa anche per altri.
Soprattutto le nostre edizioni e il periodico « Cristianesimo Oggi » intendono avere la massima libertà di azione, c per correttezza cadono sotto la sola responsabilità
degli editori e, naturalmente, del giudizio
di Dio.
Ci scuseranno per qiiesl'ultima precisazione, ma la riteniamo estremamente imjtorlante per il nostro lavoro, per il rispetto dell'autonomia congregazionalc delle chiese di Cristo e ]>er una esatta informazione dei nostri c vostri lettori.
Ci sarebbe gradito inoltre la possil)ilità
di avere anche incontri personali che sono. direi, il passo successivo per la realizzazione di una fratellanza basata sui
fatti e sul messaggio bil)lico al di fuori di
ideologie chiesastiche. Avete qualche suggerimento?
Un saluto cordiale a Lei, a Gino Conte
e a tutti i collaboratori de « La Luce ».
Li?Jo Dk Benktti
gani di stampa in questióne. Quanto ad incontri personali, la nostra redazione e ■ a
T orino, la nostra collaboratrice vive a
Roma; compatibilmente con gli impegni
di ciascuno, ogni incontro personale e
certo auspicabile, specie se verte su temi ben definiti. Attendiamo quindi il rilancio — fraterno — della palla.
G. C.
Accogliamo con piacere le precisazioni,
apprezzando il riconoscimento che non è
sempre facile muoversi nel mondo complesso deìVe-vangelismo italiano... Per il
11. 1, veglieremo anche in tipografia, perché non tulle le imprecisioni o gli errori
sono impulabili alla nostra collaboratrice.
Per il n. 2. diamo atto della sottolineatura congregazionalista (nei titolini abbiamo comunque sempre indicato: Dalle, chiese di Cristo) e in particolare della libertà
di movimento — e di servizio — degli or
Un lettore, da Firenze'.
Gentile Signora Ade,
rispondo a quanto Lei mi dice nella nota pubblicata nella « Luce » del 10 Settembre 1971 intitolata « Nella selva dell'Evangelismo italiano ».
Lei si scusa con me, e lo fa ripetutamente, ma desidero farle notare che non
ho detto niente per solleiótare queste scuse, che invero non sono affatto necessarie.
Nella mia precedente lettera al Direttore pubblicala nel numero del 27 Agosto
del Vostro giornale, dissi chiaramente che
la nota, con la quale Lei aveva dato comunicazione ai lettori della cc Luce » dell’uscita del notiziario « Evangelizzazione
Totale », era una nota di augurio e d’incoraggiamento, che io gradivo e apprezzavo. Gli errori dei dettagli informativi
non diminuiscono il valt)re morale di quella nota, né tanto meno possono costituire
ragione di scuse.
Per quanto riguarda la Sua richiesta
di avere delle informazioni sull attività
della Chiesa Mennonita in Italia, basterà
che consulti Cristianesimo Evangelico
1967-68. Ed Claudiana, oppure Minoranze Religiose in Italia. Ed. <c Religioni
Oggi ».
Tranne le inevitabili variazioni d indirizzo e d'incarichi, le informazioni sono
ancora valide.
Mi consenta infine di considerare il titolo della Sua nota « Nella selva dello
Evangelismo italiano » un lapsus sfuggitole dalla penna in un momento poco felice.
Se Dio sì è compiaciuto, e si compiace
di far proclamare il Suo Evangelo alla
società italiana (una dello più complesse
e difficili in Europa) da una esigua schiera di credenti (una delle più esigue e limitale in Europa), con tutte le inevitabili
conseguenze di un simile confronto, non è
una buona ragione per parlare di « selva ».
Non dico di più perché sono certo che
anche Lei in fondo sente che 1 Evangelismo italiano è ben degno di lutto il Suo
rispetto c del Suo entusiasmo.
Le auguro perciò un buon lavoro nel
redigere il Notiziario Evangelico Italiano, e la saluto molto cordialmente.
Elio Mi lazzo
.4 forza di rallegrarci-reciprocamente,
finiremo per... accapigliarci?! A scanso
di equivoci, il titolo - scherzoso, parola! ■
apposto alla lettera della nostra collaboratrice è frullo della mia indubbiamente poco felice fantasia. Intendevo comunque accennare non alla entità numerica, ma alla relativa complessità, a tratti abbastanza
intricata, del mondo evangelico italiano. E.
sempre a scanso di equivoci, la stima fraterna per la totalità della fauna evangelica italiana, della quale i Valdesi sono una
modesta sottospecie, e e resta indiscussa
per tulli noi! E’ esattamente questo il
senso della nostra rubrica: e a poco a poco una migliore conoscenza reciproca permetterà di etùtare equìvoci e imprecisioni.
Gino Conte
Cronaca delle Valli
■ Ifi . ■ ■■ ■■ ■■■ __M._
In questi giorni un gruppo di studenti dell’Università di Bochum (Germania) sta passando di casa in casa per ritirare i formulari delFinehiesta in corso nella Val Pellice. Il
lavoro di questi giovani è spesso difficile a
causa delle diffidenze che molti valligiani hanno per quanti vengano a disturbare la loro
quiete familiare; ho visto nel centro di Torre
due studenti che invano cercavano di farsi capire da due anziane signore che, dal terzo
piano di un edifìcio, tentavano e speravano di
poter capire le poche frasi di italiano o di
francese pronunciate dagli studenti.
Molle famiglie sono ancora in vacanza, altre hanno cambiato alloggio e non è certo facile per questi giovani riuscire a recuperare
il materiale che c stato distribuito una quindicina di giorni fa. Ma in fin dei conti che
cosa vogliono questi studenti che con il loro
Prof. Buettner sono qui alle Valli per questa
inchiesta? QuaFè lo scopo per cui essi hanno distribuito questi formulari? Soltanto ner
un interesse statistico? Soltanto' per un’esercitazione universitaria? No, e di questo è bene che ciascuno di noi ne prenda nota. L’inchiesta in corso ha lo scopo preciso di studiare
ad un livello scientifico, le cause, ì motivi
dello spopolamento delle nostre Valli, il problema dei pendolari che ogni giorno scendono
fino a Torino per il lavoro ed altri problemi
che ci riguardano da vicino; di qui l’importanza di rispondere con verità alle questioni
poste. E sarà proprio il risultalo di questa inchiesta che offrirà delle proposte concrete per
evitare gli scompensi di cui sopra c dare di
conseguenza alle Valli una via d uscita o se
non altro indicarla. Questa iniziativa dimo
stra un interesse vivo in contrapposizione al
disinteresse generale che regna fra di noi circa il futuro delle Valli. Interesse che è nello
stesso tempo accompagnalo da una presa di
coscienza dei vari problemi che ci si pongono
in quanto comunità evangeliche, lontano da
ogni campanilismo locale tipico di alcune nostre comunità che cercano di tirar l’acqua al
proprio mulino con l’acqua dei marchi tedeschi. Questa è l’impressione che ho avuto dopo
un colloquio con il Dr. Buettner e per questo credo che valga la pena di dare una mano
amica a questa iniziativa.
Per quanti non avessero compilato i formulari in tempo utile, cioè entro giovedì 23 settembre, i formulari potranno essere consegnati ai rispettivi presbiteri.
E. G.
Borse di studio I Distretto
Si ricorda agli interessati che le domande
pei le borse di studio in carta libera e indirizzate alla Commissione Distrettuale devono
essere inviate entro il 31 ottobre 1971 al Vice
Presidente ing. Giovanni Pontet, Via D. Giordano, 2 - 10066 Torre Pellice corredate dei
seguenti documenti;
1) lettera di presentazione del Pastore;
2) stalo di famiglia;
3) documento rilascialo dalla scuola comprovante i voti conseguiti nell’anno 1970-71.
La Commissione dèi I Distretto
A Torre Pellice, il 28 settembre 1971
Convegno su "Comonità e Scuola,
Alla vigilia della ripresa di un nuovo anno scolastico, il Comune e la Direzione didattica di Torre Pellice organizzano un incontro di studio (28 settembre p. v.) con tutte le persone interessate ai problemi scolastici
e educativi. Il tema di fondo è quello del rapporto tra comunità e scuola, un rapporto spesso difficile se non addirittura dimenticato.
Eppure, oggi non è più possibile ignorare quali e quante siano le occasioni di contatto e di
apertura, da un lato come dall’altro. La scuola,
intesa come servizio sociale, possiede una chiara dimensione comunitaria.
I vari interventi, affidati a specialisti in
questo campo, vogliono diagnosticare la situazione attuale ed aprire delle prospettive concrete per il futuro. In questo senso, accanto
ai contributi della giornata, è stato inserito
un incontro serale con gli amministratori
pubblici e la popolazione, allo scopo di inquadrare i problemi scolastico-educativi. A
condurre il dibattito, accanto alFavv. E. Beri,
è stato invitato il maestro Mario Lodi di Piadena : Lodi ha maturalo un’intensa esperienza
nel suo Comune ed ha saputo far nascere nelFaiiimo dei fanciulli una coscienza civica e
sociale particolare, di cui è data testimonianza
nell’ormai famoso « Il Paese sbagliato » (Einaudi).
II convegno è introdotto dal prof. F. de Bartolomeis, ordinario dì pedagogia nell’Università di Torino, attento studioso di problemi
scolastici (scuola materna, elementare, media). A dimostrazione dell’apertura comunitaria delle attività scolastiche, intervengono
la sig.ra G. Carretti Chessa e il sig. G. Risso,
responsabili di un atelier di pittura per bambini a Torino, ì quali presenteranno una serie di otto documentari a colori sull’attività
svolta.
PROGRAMMA
Sala delle attività dell’Asilo infantile
di Torre Pellice
ore 9,45 - Introduzione al Convegno,
ore 10 - F. De Bartolomeis, direttore
dell’ Istituto di Pedagogia dell’Università di Torino, introduce
la discussione sul tema: Comanità e Scuola.
oro 11.15 - G. Carretti Chessa e G. Risso:
Esperienze neWatelier di pittura.
con proiezione dì 4 documentari
a colori.
ore 15 - La scuola . nella comunità, pre
sentazione dì Mario Lodi.
ore 16 - G. Carretti Chessa e G. Risso
Un modo di espressione del bambino: la pittura, con proiezione di
4 documentari.
ore 17,30 - Tavola rotonda con i relatori e
discussione.
ore 21 - Nella sala consiliare del Palazzo
Comunale di Torre Pellice, dibattito con gli amministratori e
la po])olazionc. Introtluzione <leì
Favv. E. Beut. M. Lodi: Il Comune e la partecipazione di base.
cietà Cooperativa di Torre Pellice continua
la tradizione della pubblica sottoscrizione a
favore del « Fondo borse di studio » intitolato
a Giannino Mariani. Dal fondo costituito, in
fatti, ogni anno viene prelevata la somma necessaria per consegnare, secondo un preciso
regolamento, le Borse di studio di L. 25.000
agli alunni meritevoli, figli di Soci o Soci essi stessi, licenziati dalla 3 classe della scuola media delFobbligo ed iscritti a qualsiasi
istituto di istruzione secondaria superiore.
Le persone che desiderano aderire alla sottoscrizione (l’elenco delle offerte verrà reso
periodicamente pubblico, secondo le intenzioni dei donatori) sono pregate di voler versare la somma stanziata su c. c. p. n. 2/12849,
intestato a « Società cooperativa operaia di
consumo «, via Roma 7 - Torre Pellice, oppure di presentarsi direttamente presso la segreteria della Cooperativa, sempre in via Roma
7, dalle ore 13,30 alle ore 15,30 di ogni giorno feriale. Verrà rilasciata regolare ricevuta.
Presso questa sede, inoltre, gli interessati
possono ricevere ogni altra informazione.
Il Consiglio dì Amministrazione, fiducioso
nella sensibilità della popolazione, ringrazia
anticipatamente quanti vorranno aderire alla
sottoscrizione.
TORRE PELLICE
Squilla lledi I Statai" a Li'onardti Da iiiici »
Dopo i corsi estivi (li recupero per alunni
rimandati o segnalati dagli insegnanti, è iniziata il 15 settembre nei locali della scuola,
una serie di lezioni di lialiuno^ Ldtitio, ]\ì(ilC'
malica e Francese per gli alunni licenziali a
giugno che intendono proseguire gli studi.
Lo scopo è di aiutarli ad affrontare le future difficoltà dopo un adeguato ripasso e approfondimento delle varie materie.
Gli ex alunni della scuola che non lo ave.ssero ancora fatto possono tuttora iscriversi al
TORRE PELLICE
Sottoscrizione
Borse di studio
“Giannino Mariani,,
Il ricordo della sig.ra Mariani è sempre
vivo fra ((uanli hanno avuto occasione di conoscerla e di ai)j)rczzarla nella sua immensa
modestia e nella .sua sincera dedizione. La sua
solidarietà si c espressa in molle maniere, in
particolare attraverso il finanziamento delle
Borse di studio « Giannino Mariani », istituiti! per onorare la memoria del figliuolo cadut.), e amministrate dalla Società Cooperativa
di Consumo di Torre Pellice, del cui Consiglio
di Amministrazione la signora Mariani era
membro.
Allo .scopo di continuare questa iniziativa e
per ricordare, attraverso la figura del figlio
Giannino, la Mamma signora Mariani, la So
Ospedale Valdese
Nuove offerte a favore deWOspedale Valdese
di Torre Pellice per acquisto apparecchio
Eleltrocardiograjo:
(Secondo elenco)
Coniugi Righini 2.000; Sig. Tron Bernoulli
1.500; Mario Falchi 3.000. Totale L. 6.500.
Elenco precedente L. 88.600. Com}dcssivainente L. 95.100.
L" Amministrazione ed i Sanitari ringraziano.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIOOIOOIIIIIIIIIIIIIO IIIIIIIIIIIMIIIIIIIII
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Vinçon e Fornorone
della Cara
Irma
commosse per la grande dimostrazione di affetto e simpatia ricevula
in occasione del lutto che le ha colpite, esprimono un sincero ringraziamento ai medici e al personale dell’Ospedale Civile E. Agnelli, ai Sigg.
Pastori ed a tutti coloro che si prodigarono e furono di aiuto e conforto
nella triste circostanza.
Abbadia Alpina - Pinerolo, 10-9-1971.
>?77@P?!"@7P
5
24 settembre 1971 — N. 39
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
L’appello India-Pakistan
Nel numero scorso abbiamo ricordato ai lettori la nostra iniziativa —
nell’ambito del « Fondo di solidarietà » votato dal sinodo l’anno scorso —
di appoggiare l’appello del Consiglio
ecumenico delle Chiese a favore della
tragica situazione dei profughi pakistani emigrati in India, dove vivono in
condizioni che di umano hanno ben
poco.
Abbiamo ora altre notizie sulla situazione, e purtroppo esse sono sempre gravissime. Sugli otto milioni di
profughi, almeno due milioni sono
complessivamente senza rifugio, mentre il 90 per cento di essi, accolti nei
campi, vivono quasi nudi, quando in
quel paese l’inverno sta per iniziare.
Queste notizie sono contenute in un
rapporto di CASA, l’organizzazione di
soccorsi e di sviluppo delle Chiese indiane. I bisogni di quegli infelici sono
immensi: bisogno di rifugi, di pagliericci, di vestiti, di cure mediche, di acqua potabile, di cibo, di alimenti per
bambini. Tutto questo mentre il ritmo
dei profughi continua ad essere di 40
mila al giorno: alla hne dell’anno essi
saranno oltre 12 milioni.
I lettori hanno inviato altre offerte,
che pubblichiamo qui sotto: coll’occasione invitiamo ancora caldamente tutti quanti a contribuire con urgenza e
generosità per poter alleviare, sia pure
in maniera minima, le sofferenze di
questi fratelli in così grave distretta.
Le offerte vanno inviate al conto corrente postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, Torino. Provvederemo poi a inviare un’adeguata somma alla Tavola per il pron
to inoltro al CEC: vogliamo raggiungere al più presto i 2 milioni?
Ey.
Da Campobasso: P. Corbo L. 2.000.
Da Crotone (Cz): Maddalena 10.000.
Da Roma: G. Conti 10.000.
Da Torino: E. Giordano 10.000; A.
nard 5.000.
Da Cremona: R. Cerchiai 2.000.
Da Bergamo: Un lettore 100.000.
Da Bari: G. Attoma 2.000.
Da S. Germano Chisone: N.N. con simpatia 5.000: Inno 135 2.000.
Da Frauenjeld (CH): D. Di Toro 5.000.
Da Livorno: E. Giorgiolè 1.000.
Da Venezia: D. Ispodamia 2.500; G. Ispodamia 2.500; fam. Viti 1.000; sor. Zecchin
3.000; C. Bocus 500.
Totale L. 163.500; prec. 1.233.285; in
cas.sa'L. 1.396.785
Inaugurazione
dell'anno scolastico 71 - 72
COLLEGIO VALDESE
DI TORRE PELLICE
L’inaugurazione dell’anno scolastico
del Collegio Valdese avrà luogo nella
Aula Sinodale il 1 ottobre alle ore 15.
Sarà proiettato il film del Signor G.
Castellano: La lunga via d’acqua.
Tutti sono cordialmente invitati.
N. B. Gli studenti devono trovarsi al
Collegio alle 14,30.
Il Comitato del Collegio Valdese
SCUOLA LATINA
DI POMARETTO
L’inaugurazione dell’anno scolastico
avrà luogo, a Dio piacendo, sabato 2
Ottobre nel teatro del Convitto.
Tutti sono cordialmente invitati.
Le lezioni avranno inizio il 4 Ottobre alle ore 8,30.
La Direzione
A cura del Comitato Collegio Valdese
Programnia dei corsi teologici per il 71-72
Il Comitato del Collegio Valdese, in
accordo con i Pastori della Val Pellice
e con la Commissione del I Distretto,
comunica il programma dei corsi di
teologia che verranno svolti nei prossimi mesi con la preziosa collaborazione di professori della Facoltà Valdese di Teologia di Roma.
17 - 24 ottobre 1971 - Prof. A. SoGGiN - Dal lunedì al venerdì:
ore 10 - Corso di aggiornamento pastorale: I profeti.
ore 20,45 - Corso per laici: Introduzione ai Profeti.
21 - 28 novembre 1971 - Pastore Dr.
P. Ricca - Dal lunedì al venerdì:
cassa L. 1.396.z85.
....................................mi..
LETTERA AL DIRETTORE
Destra, sinistra: chi è settario?
Caro direttore,
poiché sono chiamato, con altri, in
causa dalla risposta « col proprio cervello » del Fratello Valdo Vinay alla
valutazione data dal Fratello Giorgio
Girardet dell’ultimo sinodo, sarei grato all’ECO-LUCE, se potesse concedere
un po’ di spazio anche a me.
Destra e sinistra.
Che uno ragioni col cervello che la
Provvidenza gli ha dato non è un fatto
......................ni.in.....ni
Per il Deutscher Waldensertag
Un gruppo di Valdesi delle Valli
fra 1 Valdesi di Germania
È difficile fare la cronaca in poche
righe delle intense giornate in terra
tedesca di un gruppo di valdesi là invitati in occasione del 250® anniversario della morte di Enrico Arnaud e de!
250» anniversario della fondazione della chiesa di Pinache nel Wiirttenberg.
Partiti dalle valli venerdì 10 settembre sera Siamo arrivati a Karlsruhe il
sabato mattina, subito entusiasticamente accolti dal past. Schweikhart.
A mezzogiorno arrivo a Pinache e
pranzo nelle famiglie: incontro di amici per chi ritorna e scoperta di fratelli per chi arriva la prima volta, tanto
è calorosa l’accoglienza.
Dopo una breve visita nel pomeriggio ad altre chiese la sera ci si ritro\a per la cena nella grande sala comunale di Pinache.
È giunto il sindaco di Pinasca con
il consiglio comunale e avviene un
simpatico incontro fra i pinaschesi di
Italia e quelli di Germania. Brevi i
messaggi da una parte e dall’altra, ma
spontanei, interessanti e fraterni seguiti dalla proiezione di filmine sulla
vita e l’opera di Arnaud fatte dal past.
Jahier.
Edificante il culto della domenica
mattina in Saint Pietre di Mühlacker
con la predicazione dell’Oberkirchenrat Katz sul cantico di Anna (I Sam. 2).
Qui al gruppo degli italiani si è unito don Franco Trombetto di Pinerolo,
inx’itato dal Decano di Mühlacker, :1
quale partecipava pure alla manifestazione.
Subito dopo il culto, partenza per
Schönenberg dove abbiamo preso parte alla suggestiva cerimonia sulla tomba di Arnaud e abbiamo visitato, troppo rapidamente, il museo e la vicina
sua casa. Nel pomeriggio « festa dei
valdesi » nella cttadina di Mühlacker
con la partecipazione di fratelli in fede di tutta la Germania che amano
ritrovarsi insieme una volta all’anno
e riescono ad ascoltare con attenzione ben 15 discorsi! Del nostro gruppo,
che ha cantato il « Giuro », hanno parlato: il Past. Bellion, il Dott. Rihet e
il Prof. Armand-Flugon.
La sera ci siamo incontrati con la
comunità della Stadrkirche, nella cappella annessa alla enorme chiesa, a
Pforzheim.
Il lunedì mattina ricevimento offerto dal sindaco di Knittlingen (di cui
fa parte Gross Villars) poi interessantissima visita alla Casa della Bibbia
di Stoccarda dove, insieme a Bibbie
di tutte le epoche e in tutte le lingue,
abbiamo anche visto un Nuovo Testa
mento in piemontese; poi dopo una
rapida visita alla città e ai suoi magnifici giardini siamo stati ricevuti da
un gruppo di membri dell’amministrazione della chiesa luterana del Württenberg.
Prima della partenza abbiamo trascorso ancora alcune ore con i membri della comunità di Cross Villars
che, con la loro schietta cordialità ci
fanno ancora una volta sentire veramente fratelli e poi con rincrescimento pi'endiamo la via del ritorno ringraziando dal profondo del cuore tutti
quelli che hanno contribuito alla realizzazione del viaggio, in modo particolare i pastori Eiss di Pinache e
Geymet di Villar Porosa.
Vera Long
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiii
Facoltà Valdese
di Teologia
Sono aperte le iscrizioni alla Facoltà di Teologia per Panno accademico 1971-72. Per la
iscrizione come studente regolare occorre fare
domanda motivata per iscritto al Consiglio,
presentando entro il 15 ottobre :
1) certificato di nascita in carta libera
2) diploma di maturità classica o altro titolo giudicato equipollente dal Consiglio;
3) un attestato tornito dal Consiglio di
chiesa della comunità di cui lo studente fa
parte .dal <(uale risultino i caratteri morali
e spirituali del medesimo e la sua iscrizione
d.a almeno due anni a una comunità evangelica;
4) certificato medico di sana costituzione
fisica;
5) la ricevuta della ta.ssa di immatricolazione (L. 5.000 da versare sul CCP 1/27855 intestato « Tavola Valdese », specificando la
causale del versamento. Le tasse di frequenza
possono essere corrisposte con versamenti mensili.
Presentando gli stessi documenti è possibile
iscriversi alla Facoltà come « studenti esterni ». Questa possibilità è offerta a coloro che
intendono seguire gli studi teologici in vista
delle varie attività della comunità locale, o
per fini culturali, scientifici ed esigenze spirituali di ordine personale, il programma non
include gli insegnamenti pratici necessari per
il ministero pastorale.
La prolusione è fissata per sabato 6 novembre alle ore 18 ed è affidata al pastore Dr.
Paolo Ricca, che parlerà sul tema: «Unità
della Chiesa - unità delPumanità ».
Il Convitto sarà aperto agli studenti dal
giorno 28 oltolire.
Novità Claudiana
Eberhard Jììngf.l
Il battesimo nel pensiero di Karl Barth
Introduzione di Franco Giampiccoli
16", pp. 164. L. 1..300
(Piccola collana moderna, 20)
- La te.si più rivoluzionaria dell’ultimo Barth: il battesimo è preghiera
non sacramento. Il battesimo dei fanciulli, prassi inaccettabile della
chiesa cristiana.
eccezionale, ma c, appunto, ragionando con questo cervello che ognuno di
noi è portato a condividere le posizioni di alcuni avversando quelle di altri.
Oi-a è un fatto che da un po’ di anni
in Sinodo le posizioni si vanno sempre
più cristallizzando (come risulta anche, fra l’altro, dalla scomparsa pressocché totale della dispersione di voti
nelle elezioni: fatto, secondo me, positivo, anche se le motivazioni che lo determinano sono negative)..
Nessuno di noi fa salti di gioia per
questa cristallizzazione, nemmeno Girardet, se ho inteso bene: il suo articolo è fortemente critico anche nei
confronti della « sinistra ». Ma non è
certo nascondendo questa realtà che
tutti deploriamo che ne usciremo. Ne
usciremo, con l’aiuto del Signore, quando la guarderemo tutti in faccia e ce
ne ravvederemo. Senza convinzione di
peccato non c’è metànoia.
I ministeri
Credo che il Fratello Valdo Vinay abbia effettivamente una visione dei ministeri più vicina alla mia' che non a
quella della « destra » e lo ringrazio
anche dell’appoggio che ha dato in Sinodo al modesto tentativo che compiamo in Val Germemasca. Tuttavia non
posso nascondere la sensazione che,
proprio nel suo caso, come nella Facoltà vista globalmente, coloro che sono ostili localmente all’esperimento
sentano un appoggio per loro e non
per me. Le ragioni dclTautoattribuzione di benservito da parte della « sinistra » del prof. Vinay hanno qualche
fondamento. Avrebbe anche potuto
aggiungere, andando più indietro nel
tempo, l’appoggio che diede due anni
fa alla lettera per la riforma del XVII
febbraio (l’unico, da parte di quelli che
affermano di non essere né di destra
né di sinistra). Fu anche quello un atto apprezzato e che dà una certa credibilità alle sue affermazioni. Tuttavia, per quali ragioni, il Fratello Valdo Vinay, come altri che sono sulle
sue posizioni, si battono con maggiore
energia? Sono certo che la parte conservatrice impegnata delle comunità
della Val Germanasca vede molta maggiore energia data alle cause conseivatrici che a quelle riformatrici, perciò sente globalmente un appoggio
nella Facoltà e non un ambiente favorevole alle novità. Infatti, per tornare
al caso del XVII febbraio, è certo che
il prof. Vinay, dopo un’episodica dichiarazione di solidarietà, non ha più
seguito la questione, mentre segue con
ben maggior impegno quella dell ipotesi settaria.
L’ipotesi settaria
Anche su questa è necessario fare
un discorso chiaro. Intanto i lettori
attenti di NUOVI TEMPI sanno che
non è condivisa né da quel giornale, ne
da Agape, né dalla FGEI, come non lo
era dalla FUV. Le nostre circolari hanno sempre predicato che la chiesa si
riforma dalTinterno e non uscendone.
Tuttavia, dov’è che è formulata ipotesi settaria? Tutti lo sanno, nel hbio
di Mario Miegge: Il protestante nella
storia. E’ un’ipotesi, non uno scopo a
cui tendere. Uno strumento per 1 annuncio delTEvangelo comunque, anche se per questo fosse necessario essere fuori dalla chiesa. Allora e necessario considerare:
1) che chi ha formulato 1 ipotesi è
stato di fatto messo al band9 alcuni
anni fa quando è stato c^acciato dal
Consiglio della Facoltà di Teologia con
delle elezioni trabocchetto m Smodo,
senza chè nessun rimprovero gli tosse
stato mosso perché tutti sapevano benissimo che quello era il posto per il
quale aveva i doni. Il duro ostracismo
contro la sua persona continua e non
si vedrebbe come chi è messo a bando possa continuare a vivere nella tede se non nella setta. Allora e necessario lottare altrettanto contro le ragioni che rendono plausibile 1 ipotesi
settaria, quanto contro l’ipotesi settaria stessa.
2) ho parlato quest’estate con Mario
Miegge delle recensioni ai suoi libri
apparse su « Protestantesimo », o me
glio delle stroncature ai suoi libri. Mi
ha detto: « Risponderò, perché non
vorrei che il Recensore e il Direttore
della rivista o i suoi lettori abbiano la
impressione semplicemente di un - non
raccolto - per rottura da parte mia ».
L’ho rivisto oggi e non gli ho chiesto il
permesso di rendere pubblica questa
confidenza, perché se me l’avesse negata la chiesa non saprebbe che vive e
pensa con questo spirito, che non è
settario.
3) non bisogna, inoltre, perdere di vista chi realizza l’ipotesi settaria, per
criticare fino all’ossessione chi si limita a formularla. E allora: è venuta
mai una parola di biasimo verso chi,
dopo un Sinodo, si prende la libertà
di scrivere sul proprio bollettino parrocchiale: il Sinodo ha deciso così,
ma noi continuiamo ugualmente a fare cosà, perché ci piace di più e perché quello che decide il Sinodo son tutte storie? Questa è, secondo me, una
posizione settaria, per di più imposta,
senza discussione, da parte di un pastore alla sua comunità, senza nemmeno la possibilità di discutere.
Delle votazioni
Se Giorgio Bouchard nella Tavola si
batterà per una maggiore sobrietà amministrativa nella nostra chiesa, cosa
di cui non dubito, speriamo che possa
riscuotere l’appoggio del prof. Vinay.
Se questo appoggio ci sarà, i tagli che
ci saranno imposti avranno certamente un’autorità maggiore.
Vorrei, però, orà, evitare che il Sinodo risulti agli occhi dei lettori dell’Eco-Luce più facilone di quel che è.
Non è vero che l’approvazione dello
operato della Tavola venga fatta per
acclamazione. C’è sempre l’applauso
iniziale, dopodiché la presidenza del
Sinodo ricorda che questo non basta e
si procede a regolare votazione per alzata di mano. Così si è fatto anche
quest’anno, e non solo per la Tavola,
ma per tutte le Commissioni amministrative che rispondono al Sinodo del
loro operato.
Claudio Tron
ore 20,45 -. Corso per laici: L’intercomunione.
12 - 19 marzo 1972 - Prof. V. Vinay
Dal lunedì al venerdì:
ore 20,45 - Corso per laici: Storia della Evangelizzazione.
16 - 23 aprile 1972 - Prof. B. Corsani
Dal lunedì al venerdì:
ore 10 - Corso di aggiornamento pastorale: Il Battesimo;
ore 20,45 - Corso per laici: Introduzione agli Scritti Giovannici.
I professori presiederanno inoltre
due culti nelle Chiese delle Valli, terranno lezioni agli alunni del Collegio
e chiuderanno i rispettivi cicli con una
conferenza nel pomeriggio della domenica.
Ringraziamo vivamente i professori
della Facoltà di Teologia per la loro
collaborazione e per la loro disponibilità in una opera che può essere di
notevole rilievo' per la vita spirituale
e culturale delle Valli.
Il Comitato
iilillillllllllliiilliiiliillllllililiiiiiilllllliiiiiiliiiliiiiiiiiilll
A cura del Centro Diaconale
Mi dispiace vivamente, e mi scuso di
non avere subito corretto, la scorsa
settimana, la notazione relativa al voto sull’operato della Tavola; anche nel
mio -fallace - ricordo l’applauso copriva il voto vero e proprio, né ho badato
alla cosa. Risulta comunque chiaramente e dai verbali e dai resoconti e
Atti del Sinodo (art. 47) che vi è stato
un ordine del giorno, approvato all’unanimità. La presidenza del Sinodo
è stata assicurata in modo corretto e
imparziale. La riserva espressa da V.
Vinav poteva essere manifestata, in sede di votazione, chiedendo il calco'o
degli astenuti.
Gino Conte
l"">:!!j||||MIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
TORRE PELLICE
Convitto Femminile Voldese
Il Convitto Femminile Valdese di
Torre Pellice (ex-Orfanotrofio) si prepara ad un nuovo anno di attività, accogliendo bambine e ragazze dalle età
di anni 6 a 16, impegnate negli studi
(elementari, media, ginnasio, magistrali) od in un lavoro. Vi sono ancora pochi posti liberi.
Per informazioni scrivere alla Direzione (12, Via Angrogna - 10066 Torre
Pellice [’Torino] - Tel. 91237).
Scuola Medie del Collegio Valdese
Sono lieta di comunicare che sono risultati
vincitori del concorso per borse di studio indetto dal Ministero della P.I. i seguenti 5 allievi della III classe del nostro Istituto: Albcrlengo Mauro, Pons Silvana, Giovenale Silvia. Armand Ugon Lia. Pascal Daniela.
Sono risultati idonei nello stesso concorso,
pur non vincendo la borsa, i seguenti 7 allievi della medesima classe: Avondelto Rita.
Comba Gina, Bigo Marisa. Bertinat Grazia,
Pontct Armanda. Gaydou Cristina. Bertalot
Claudio.
La preside: Anna M ini i.i.o Rekdtz
Corso per eciucatori,
a Torre Pellice
In seguito alle riunioni mensili avute tra
i vari Istituti delle Valli durante l’anno scorso, si era sentita l’esigenza di un approfondimento pedagogico e psicologico onde poter
svolgere nel modo migliore l’attività di educatore.
Il Centro Diaconale si è fatto promotore di
questa iniziativa e, in collaborazione con la
A.A.I.I. (Amministrazione per le Attività Assistenziali Italiane ed Internazionali) ha organizzato, presso il Convitto Maschile Valdese
di Torre Pellice, un corso residenziale di riqualificazione per educatori, che ha avuto luogo dal 1 al 17 settembre 1971.
Il numero dei partecipanti saliva a 25 circa
ed erano rappresentati i seguenti Istituti : Istituto Gould, Istituto Ferretti, Casa Cares di
Firenze; Convitto Valdese di Pomaretto; Istituto « Uliveto » di Luserna S. Giovanni; Convitto Femminile, Casa Gay e Convitto Maschile di Torre Pellice.
Si sono avute lezioni, seguite da dibattiti,
sulle seguenti materie: etica (Past. Ermanno Genre - Torre Pellice); psicologia (Prof.
Ezio Ponzo - Roma); fisiologia (Dott. Danielle Giampiccoli - Torre Pellice); neuropsichiatria (Prof. Angelo Lusso - Torino); pedagogia
(Dott. Salvatore Occhipinti - Milano).
Nel programma generale un posto importante hanno avuto le attività manuali tenute
dal Sig. Sandro Giula, che ci hanno fatto conoscerò le nuove ed interessanti tecniche.
Hanno inoltre permesso che Ira i membri del
corso si instaurasse un particolare spirito di
collaborazione e di amicizia.
L’attività di tempo libero ci è stala presentata in parte dal sig. Sergio Peruzzo il
quale, molto pazientemente, ha insegnato ai
partecipanti giochi validi ed istruttivi. La Signora Rina Malanot Pavesio ci ha illustrato
l’attività di canto e danza ed ha coordinato il
lavoro di gruppo che ci ha permesso di svolgere una inchiesta di studio d'ambiente in
'Torre Pellice. Ci ha inoltre dato delle nozioni sulla struttura di una Comunità Educativa.
La parte sociologica, che non è stata svolta per mezzo di lezioni, è stata sostituita da
due conferenze tenute daU'avv. Ettore Beri sui
« Mutamenti socio-economici e culturali in
atto nelle Valli del Pinerolese. nel quadro
della situazione italiana »; e dalla signora
Mariena Gaietti. Assistente Sociale del Consi
glio della Val Pellice sulla « Situazione attua
le e le prospettive di trasformazione e di svi
luppo dei servizi sociali con particolare rife
rimento a quelli per l’infanzia e la gioventù »
Alla serata conclusiva sono stati invitati
ragazzi e le ragazze dell'« Uliveto », del Con
vitto Femminile e del Convitto Maschile di
Torre Pellice, per una rappresentazione di
burattini costruiti, come pure il teatrino, da
gli stessi partecipanti al corso.
Questo corso si è rivelato particolarmente
utile non solo per l’approfondimento tecnico
delle materie trattate, ma soprattutto per il
contatto umano che si è avuto tra i partecipanti, per lo scambio di esperienze e per il
momento di riflessione comune sui problemi
che cia.scuno di noi tenta di risolvere quotidianamente.
Illllllllllllllllllllllinilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Pomaretto
Sabato sera 25 riunione del Concistoro e
dei respons(d)ili: ore 20,30 nella Cappella di
Perosa.
Domenica 26 cullo con tulli i catecumeni
dei quattro anni.
Domenica 3 ottobre culto con i bambini
della Scuola domenicale e con le famiglie.
Nel pomeriggio, alle ore 15. riunione di canto
all'Ospedale con i Pentecostali di Venaria e
con tutti i cantori della comunità.
Domenica 10 ottobre culto con S. Cena.
I culti aW'Inverso Pinasca riprenderanno
Tnltima domenica di ottobre.
6
pag. 6
N. 39 — 24 seltembre 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Il Sahara, terra di coltivaaonj?
Un sanguinoso
anniversario
Proprio in questo periodo si compie
un anno da quando cominciò per il
movimento palestinese Tesperienza più
tragica della sua storia. Lo ricorda un
quotidiano francese con un servizio
dal quale attingiamo alcuni dati e notizie: non possiamo infatti dimenticare che la situazione del Medio Oriente
ed in particolare quella tragica dei palestinesi costituisce uno dei grossi punti oscuri della nostra epoca.
Un anno fa l’esercito giordano scatenava un’offensiva mirante ad espellere i feddayn dalle città del regno
Migliaia furono le vittime, parecchie
delle quali non vennero neppure registrate. Hussein - osserva il giornale - è
stato spietato: spinto da certuni dei
suoi consiglieri, che avevano forse interesse a presentargli una situazione
dilatata sulla potenza dei guerriglieri,
e poi dai noti dirottamenti aerei effettuati dal Fronte Popolare che aveva
anche creato delle « zone libere », ha
dato inizio ad una sanguinosa repres
sione, tanto più odiosa e crudele in
quanto rompeva gli accordi con Arafat. I risultati sono noti: oltre alle migliaia di morti sotto le più brutali e
massiccie operazioni militari, parecchi
feddayn si sono rifugiati in Siria ed altre decine ancora, per non soccombere, hanno « preferito » consegnarsi agli
israeliani.
Ora, come lo stesso Arafat riconosce,
la resistenza palestinese attraversa
una fase di impasse dovuta anche alle
divergenze ideologiche e politiche.
Ricordiamo brevemente le varie fasi.
Dopo l’inizio delle ostilità del settembre 1970, che causeranno oltre 3 mila
morti e più di 10 mila feriti, viene concluso un accordo al Cairo, al termine
del quale muore il presidente Nasser
che ne era stato l’artefice. Nel successivo ottobre Arafat, capo dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della
Palestina), conclude ad Amman un
nuovo accordo con Hussein, mediante
il quale il sovrano hascemita ottiene
che le basi dei feddayn si localizzino
in un’area ben definita, e dall’altra
Arafat è riconosciuto come il rappresentante del popolo palestinese, cui
verrà dato tutto l’appoggio per la sua
lotta di liberazione. Già nel novembre
si accendono nuovi violenti combattimenti: rOLP accusa la Giordania di
aver violato gli accordi del Cairo e di
Amman. Nel dicembre viene concluso
un nuovo accordo. Col gennaio 1971 ini
La guerra infame
(La Stampa) - Il colonnello Heinl è
piuttosto pessimista (sulla guerra indocinese, n.d.r.) : a Ciò che resta del nostro esercito... è in uno stato vicino al
crollo. Certe unità evitano il combattimento oppure lo rifiutano, assassinano ufficiali e sottufficiali. Quando non
sono sul punto di ammutinarsi, restano vittime dello scoraggiamento e della droga ».
E infatti l’uso dei narcotici dilaga.
In cinque anni di una guerra che ha
avuto dei momenti atroci, i vietcong
hanno ucciso 50 mila soldati (americani, n.d.r.); in meno di un anno i
trafficanti di droga hanno condannalo 40 mila uomini a morire giovani,
dopo una vita di miseria e di crimini
necessari per procurarsi, ogni giorno,
« dosi » sempre più forti.
Il militare a arpionato » daH’eroina
finché sì trova in Vietnam può rifornirsi con facilità, perché sul mercato
di Saigon i prezzi sono bassi, ma a
New York dovrà ricorrere ai mafiosi.
Avrà bisogno di quattro bustine al
giorno, che costano dieci dollari ciascuna : dovrà rubare, rapinare, uccidere.
modamenlo fra le parti - che cioè
non avvenga sulla testa dei palestinesi - non darà a questo popolo straziato una patria.
Primati poco invidiabili
Abbiamo già avuto occasione di intrattenerci sull’infortunistica sul lavoro e sullo sfruttamento minorile, che
costituiscono un primato poco ambito
per il nostro paese. L’Italia infatti,
mentre da una parte ha subito la spinta di una rapida — e disordinata —
industrializzazione — non è stata nel
contempo capace, sia per inerzia dei
governanti che per le mancanze del padronato, a adottare quelle misure atte
a evitare o per Io meno a attenuare al
massimo i suddetti due fenomeni che
« qualificano » una nazione e il suo ordinamento sociale.
Per quanto riguarda lo sfruttamento
minorile, sono oltre mezzo milione i
ragazzi avviati al lavoro prima dell’età
legale. Le prime « indiscrezioni » sul
Libro bianco del Ministero del lavoro
indicano che purtroppo questo indice
non è affatto regredito. Secondo l’Ispettorato del lavoro i lavoratori di età irregolare sono stati riscontrati nell’ll
per cento delle ditte visitate: la maggior diffusione di questo fenomeno si
avrebbe a Napoli, in Puglia, a Milano,
a Torino, a Genova, nelle Marche e in
Basilicata. La cosa pare contradditoria
in quanto sono interessate sia zone industriali che quelle sottosviluppate del
Mezzogiorno. Essa invece è spiegabilissima qualora si pensi che al nord il
settore dell’abbigliamento e del cuoio
— ad esempio — fanno largo uso del
lavoro a domicilio dei minori, mentre
nel sud, dove la disoccupazione giovanile è di 700 mila unità, il ricorso al lavoro minorile, pochissimo remunerato
e senza oneri assicurativi e previdenziali, rappresenta una economia
enorme.
Altra grave responsabilità è quella
della scuola dell’obbligo che boccia e
riboccia i ragazzi provenienti dalle
classi sociali più umili, costringendoli
ad abbandonare gli studi e a fornire
nuove braccia al mercato minorile.
In merito all’infortunistica, un recente convegno delle AGLI, dedicato appunto alla sicurezza sul lavoro, ha posto in luce la forte incidenza degli infortuni, incidenza che ci dà un primato
poco invidiabile. Nel 1970 sono stati
denunciati 1 milione e 600 mila infortuni, di cui 4 mila mortali. Ecco un
confronto con altri paesi: mentre qui
si verificano 45 disgrazie mortali su
ogni 100 mila operai delTindustria, ne
avvengono 25 in Belgio, 13 in Francia
e 9 negli Stati Uniti.
Uno dei motivi di questa così alta incidenza — oltre alle carenze organizzative e locali •— è certamente dovuto al
fatto che il 13 per cento dei lavoratori
impiega oltre due ore al giorno per recarsi sul luogo del lavoro, ed il 3 per
cento oltre tre ore: è il triste fenomeno del pendolarismo, che obbliga centinaia di migliaia di persone a spostarsi dal luogo di residenza per poter
lavorare. Ne deriva il fatto che chi è
costretto a questi spostamenti è sottoposto a un doppio pericolo: quello
dato dal fatto che si pone al lavoro con
alle spalle la fatica di un viaggio sovente lungo e disagiato e inoltre è anche soggetto alle possibilità di una digrazia durante il viaggio stesso. Da
molte parti si è avanzata la richiesta
di inserire fra gli infortuni indennizzabili pure quelli che avvengono in occasione di questi spostamenti, ma sinora
anche questo problema è rimasto insoluto. Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
ziano le discordie interne fra i vari
movimenti di liberazione palestinesi
che accusano di « dittatorialità » Arafat e reclamano una direzione collegiale. Riprendono intanto le ostilità e un
successivo accordo viene stipulato per
mettere fine ai combattimenti. Ma la
tragica altalena continua: a febbraio
vi sono altre centinaia di morti ad Amman fra i palestinesi, dato che le autorità vogliono disarmare le milizie popolari. Le lotte proseguono in marzo
a Irbid, seconda città gioiMana per importanza, ove avvengono altri terribili eccidi. Arafat chiede agli Stati arabi di intervenire per « fermare il macello ».
Nuovi incidenti hanno luogo a luglio
nel nord della Giordania. La nuova offensiva giordana mira a distruggere le
ultime basi palestinesi. L’Egitto proclama che non può assistere passivamente « al massacro dei feddayn ». Ma
la repressione prosegue sanguinosa. E’
in quest’occasione che Hussein afferma che « i feddayn non costituiscono
più un problema ». Siria, Irak e Algeria rompono le relazioni con Amman.
In agosto avviene un ultimo tentativo
di riconciliazione patrocinato da Egitto e Arabia saudita.
E’ però fuor dubbio che il movimento palestinese, malgrado le sanguinose vicissitudini, è destinato a riprendere la sua attività, dato che le possihilità di una soluzione della crisi mediorientale sono assai remote, e questo
fino a quando appunto un giusto acco
COSI’ PARLO’ KRUSCEV
Nulla di meglio, per ricordare il
celebre statista sovietico recentemente scomparso, che una raccolta di suoi
detti memorabili: cosa che hanno fatto numerosi giornali e riviste d’ogni
tendenza e colore. La raccolta che qui
pubblichiamo (tratta da « Le Monde »
del 14 c.) completa quella apparsa su
« L’Espresso » del 19 c.
Cominciamo da alcuni suoi giudizi
su Stalin.
1) «Stalin è l'avvenire, è la speranza. E il faro che guida tutta l’umanità progressista. Stalin è la nostra
bandiera, la nostra volontà, la nostra
vittoria! » (Pravda, 31.1.’37).
2) «Il popolo sovietico si rallegra
d'aver sradicato questa banda scatenata, traditrice e abominevole, cioè
gli odiosi banditi trozchisti-buchariniani. Si rallegra d'averla estirpata e sterminata, sotto la direzione del nostro
grande Stalin » (26.5.’38, subito dopo
il processo di Mosca).
3) « 7 fatti provano che molti abusi
sono stati commessi per ordine di Stalin, violando le norme del partito e la
legalità sovietica. Stalin era un uomo
molto diffidente, morbosamente sospettoso: il lavoro che abbiamo fatto
con lui ce lo ha dimostrato. Egli era
capace di guardare uno qualunque e
di dirgli: "Perché oggi il vostro sguardo è cosi sfuggente?", oppure: “Perché
oggi scantonate ed evitate di guardarmi diritto negli occhi?” Questo sospetto morboso generava in lui una diffidenza generalizzata persino verso dei
lavoratori eminenti del partito, che
egli conosceva da anni. Dovunque e in
ogni cosa, Stalin vedeva dei "nemici",
delle “persone a doppia faccia”, delle
"spie”.
Possedendo un potere illimitato,
Stalin si permetteva qualunque arbitrio e distruggeva le persone sia moralmente che fisicamente. La conseguenza fu che nessuno poteva esprimere la propria opinione ». (Rapporto segreto al XX congresso, 24-25.2.’56).
4) « Oggi, come ieri, noi riteniamo
che Stalin fu fedele al comunismo.
Stalin fu marxista: è impossibile negarlo e non si deve negarlo. Il suo errore consistette nell’aver commesso
sbagli teorici e politici, nell'aver violato i principi leninisti nella direzione
dello Stato e del Partito, nell’aver abusato del potere ch,e gli fu conferito dal
Partito e da! popolo. Ai funerali di Stalin, molte persone, fra le quali io stesso, avevano le lagrime agli occhi. Quelle lagrime erano sincere. Benché noi
non ignorassimo certi difetti personali
di Stalin, pur tuttavia avevamo fiducia in lui ». (Discorso agli scrittori c
agli artisti, 8.3.’63).
5) « Compagni! È nostro dovere
discernere con cura e sotto ogni aspetto, le questioni legate agli abusi di
potere. Il tempo passerà, noi moriremo, noi siamo tutti mortali, ma, finché noi lavoriamo, noi possiamo e dobbiamo dire la verità al partito ed al
popolo. (...) E nostro dovere, affinché
fatti .simili non abbiano a ripetersi
mai più nell’avvenire ». (Discorso al
XXII congresso, 27.10.’61).
Non commentiamo questi giudizi!
Vogliamo invece riferire un aneddoto
suH’argomcnto.
Si racconta che, un giorno, in una
riunione di compagni, Kruscev venne
improvvisamente interrotto da una voce che chiese: « Ma che facevi tu, compagno, quando Stalin commetteva i
crimini che tu ora denunci? » Domanda di ritorno: « Chi ha parlato? » Silenzio generale. « Ebbene, soggiunse
Kruscev, io facevo allora precisamente ciò che, in questo momento, sta facendo l’interrogante ».
Se non è vero, è ben trovato. Ma
proseguiamo coi detti memorabili.
6) (SuU’impossibilità di coesistenza pacifica di certe ideologie) «Noi diamo la nostra adesione alle posizioni
classiste nell’arte e ci opponiamo energicamente alla coesistenza pacifica delle ideologie socialista e borghese. L’arte rientra nel dominio dell’ideologia.
Chi crede che nell’arte sovietica possano convivere tranquillamente il realismo socialista e le tendenze del formalismo e dell’astrattismo, quegli scivola inevitabilmente sulle posizioni
della coesistenza pacifica delle ideologie, e questo ci è del tutto estraneo ».
(Discorso agli scrittori e agli artisti,
V. sopra).
7) (Sulla validità delle ideologie
nella vita pratica) « Il comunismo non
vuol dire che si debba mangiare una
zuppa di latte con la forchetta. Una
ideologia, qualunque essa sia, merita
d’esser gettata alle ortiche, se non è
capace di portare sulla tavola degli
uomini un buon “goulash” ben profumato ». (Dal discorso di Kalinovska
del 29.7.’62, pubblicato sulla « Pravda »
del 3.8.’62?).
IL SEME DELLA VIOLENZA
La strage del penitenziario di Attica ha profondamente e tristemente
colpito non i soli americani, ma l’opinione pubblica del mondo intero. Claude Julien, su « Le Monde » del 15.9.’71,
rievoca la lunga storia degli USA, tutta disseminata da una catena ininterrotta di violenze crudelissime. Violenza chiama violenza (Matt. 26: 52), e
nessuno sa quando e come quest’odio
mostruoso potrà finalmente estinguersi!
«In meno di dieci anni, quattro
commissioni presidenziali hanno studiato un problema che sembra dominare le preoccupazioni d’una maggioranza di americani: la violenza. Ecco
una società che, fin dalle origini, sognava di darsi un "governo di giudici”
E invece i rapporti ufficiali, i libri e
gli articoli delle riviste constatano che
l’apparato poliziesco è impotente a
contenere l’ondata, che i tribunali straripano e che le prigioni, sovrapopolate, sono vere e proprie "scuole di criminalità". La stampa non si limita a
dar notizia degli atti di delinquenza:
essa analizza le cause della mancanza^
di sicurezza e moltiplica i consigli di
prudenza. I teatri di Broadway hanno
anticipato i loro spettacoli alle 19,30,
per ridurre i rischi cui si espongono
gli spettatori quando tornano a casa.
Perché la criminalità ha raggiunto un
livello tanto alto? Rivolte ed assassini
politici hanno toccato le coscienze nei
loro punti più sensibili. Storici, giuristi, cineasti e romanzieri hanno cercato, ciascuno a suo modo, di analizzare
il problema. Ma tutti hanno una preoccupazione in comune: quella di cerca
Sessantamila chilometri cubi di acqua sotto le sabbie del Sahara algsro-Tunisino darebbero la possibilità, di
qui al 2.000, di coltivare da 20.000 a
30.000 nuovi appezzamenti nei dipartimenti algerini della Saoura e delle Oasi e nel Sud tunisino: queste le conclusioni spettacolari cui è giunta una
missione dell’UNESCO dopo due anni di studio sul posto.
Secondo gli esperti internazionali lo
immenso territorio di 800.000 Kmq. che
si estende fra l’Atlante sahariano, il
massiccio dello Hoggar, l’oued Saoura
e il Mediterraneo nasconde tutta l’acqua necessaria per garantire lo sviluppo agr'colo e portare da 45.000 a 100.000
gli ettari di terreno irrigabile e coltivabile. Si sapeva da tempo che il Sahara nasconde nel suo sottosuolo notevoli riserve d’acqua, ma si ignoravano le possibilità di sfruttarla. Perciò il
PNUD (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), insieme ai governi
algerino e tunisino, ha finanziato lo
studio del progetto e dei suoi costi a
breve e a lungo termine.
La più estesa delle falde acquifere
sotterranee occupa una superficie di
600.000 Kmq.; valendosi di calcoli complicati, si arriva a stabilire che l’acqua
nascosta sotto la sabbia raggiunge la
cifra fantastica di 60.000 chilometri cubi! Il che vuol dire un gettito di 2.000
metri cubi al secondo durante mille
mille anni, o di 200 metri cubi al secondo durante diecimila anni. Ora, il gettito totale utilizzato nell’intera regione è
di 20 metri cubi al secondo.
Il problema n. 1
La scoperta del petrolio, del gas naturale e di altre ricchezze minerarie
nel sottosuolo sahariano hanno fatto
sorgere la speranza di trasformare la
economia del « Grande Sud », dove la
vita prosegue immutabile da secoli. In
questa regione essenzialmente agricola la popolazione - che attualmente ammonta a 800.000 persone - salirà entro
la fine del secolo a 2 milioni. Gli abitanti delle Oasi vivono raggruppati in
centri che contano da 1.000 a 10.000 abitanti, dove l’acqua resta il problema
n. 1, vitale per l’agricoltura, per le indagini minerarie e per le industrie nascenti.
Fin dal 1963 le autorità dei due paesi avevano avanzato l’idea di svolgere un’inchiesta sulle disponibilità di
acqua, ma il progetto di uno « Studio
sullo sviluppo delle acque nel sottosuolo del Sahara algero-tunisino » non ha
visto la luce fino al 1968, in seguito a
un accordo fra l’UNESCO, il PNUD e i
due governi interessati.
Le ricerche furono avviate nel novembre di quell’anno, a partire dalla
base algerina di Ouargla e da quella
tunisina di Gabès; comprendevano ricerche topografiche e idrologiche, analisi chimiche dell’acqua, datazione delle
falde acquifere con il metodo dei radioisotopi, infine la messa a punto di modelli matematici e analogici che permettessero di prevedere quali sarebbero le conseguenze di nuovi prelievi sul
livllo delle falde sotterranee, dunque
sul costo dell’acqua, e quindi di gettare le basi di un piano di sviluppo agricolo irrigato in questa regione sahariana.
Questi studi tecnici sono ora ultimati e si è in grado di conoscere quale sia
il quantitativo d’acqua necessaria da
qui al 2000, tenuto conto del ritmo di
sviluppo, analizzati i costi d’investimento e di funzionamento, e determU
nate le superfici da irrigare come pure la cadenza della valorizzazione dei
terreni.
Si è ormai in grado di prevedere la
irrigazione progressiva di una superficie fra i 35.000 e i 60.000 ettari, grazie a
un prelievo di 30-50 metri cubi al secondo di acqua attinta nelle grandi falde Scihariane: quella a lieve profondità
nella zona detta Complexe Terminal
(100-200 metri di profondità) e quella
profonda (500-2.000 metri) del Continental Intercalaire. Lo scarso rifornimento di queste falde da parte delle precipitazioni atmosferiche sul Sahara renderà inevitabile lo sfruttamento di acque che non si rinnovano, cioè di riserve. Ne conseguirà un abbassamento
continuo e inevitabile della falda sotterranea, quindi un aumento del costo
e una limitazione delle possibilità di
sfruttamento.
iiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiinimiiiiiiiiiiiiiiiii
re nella storia della società americana
le radici profonde d’un male che sembra impossibile estirpare.
In meno di due secoli di storia, la
violenza in USA si è rivestita delle maschere più varie: scontri politici, delitti razzisti, persecuzioni religiose,
conflitti di lavoro, assassini abbietti in
un paese nuovo, popolato dai discendenti non soltanto dei Padri Pellegrini, ma anche dei cercatori d’oro e degli avventurieri bramosi d’una rapida
fortuna. Ma se la violenza fece talvolta colar più sangue di oggi, sembra
veramente che mai essa provocò una
tale inquietudine, né mai suscitò un
tale sforzo d’indagine e di ricerca ».
Noi italiani abbiamo qualcosa di simile in casa nostra: la Sicilia mafiosa, un’America in diciottesimo.
Pomidoro,
grano, cipolle?
Gli studi degli esperti hanno mostrato che gli investimenti necessari saranno molto alti, per centinaia di milioni
di dollari. Il problema che ora si presenta è quello delle tecniche agricole
e della scelta delle colture che permettano di trarre il massimo reddito dalle
acque sotterranee.
Attualmente la principale coltura della regione è la palma da datteri, che è
al secondo posto fra i prodotti agricoli esportati dall’Algeria. Essa consuma
però molta acqua ed è improduttiva
per i primi 10-12 anni su una vita di
media di 30-40 anni. Quindi alcuni tecnici specializzati propongono di diversificare le colture nelle oasi sahariane,
introducendo per esempio pomidoro,
patate, cipolle, fagioli, grano, orzo,
mais, sorgo, agrumi, e di praticarvi il
sovescio, o rotazione delle colture, che
permette di ottenere più raccolti all’anno.
Kamal Bouguerra
(« Informations UNESCO »)
llllilllllllllllllililllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Un inventario mnndiaie
dei ghiacciai
La quantità d’acqua immagazzinata nei
ghiacciai delFAmerica del Nord supera di
mollo il volume d’acqua di tutti i laghi, serbatoi, stagni e corsi d’acqua del continente.
Nel solo Stato di Washington, sulla costa pacifica, il numero dei ghiacciai è del 20% superiore alle valutazioni precedenti. Quanto alrURSS si ritiene che il volume d’acqua immagazzinato nei suoi ghiacciai è pari a due
volte e mezza la portata annuale di tutti Ì
suoi corsi d’acqua. Questi i risultati di studi
preliminari airinventario mondiale dei ghiacciai e delle nevi perenni, attualmente in corso di realizzazione sotto la direzione della
Commissione delle nevi e dei ghiacci delLAssociazione internazionale d'idrologia scientifica. Trentadue nazioni partecipano, nel quadro del Decennio idrologico internazionale, a
osservazioni e ricerche glaciologiche.
A Tarlale, nella Lapponìa svedese, si tiene un corso di glaciologia organizzato, sotto il
patronato dell’UNESCO, dal Dipartimento di
geografia fisica dell’Università di Stoccolma,,
alk scopo di familiarizzare gli specialisti con
i vari metodi di ricerca in fatto di glaciologia
e idrologia d’alta montagna.
inf. UNESCO
IIIMIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIilllllimiMIIIIIIIIIIIIIIIIMK'*
IN INDONESIA
Ci sono in Indonesia circa 80.000 prigionieri politici (la maggior parte di
essi è stata arrestata nel 1965 ed è tuttora in attesa di giudizio), per i quali
il Consiglio indonesiano delle Chiese
domanda al governo maggiore giustizia?
NOVITÀ CLAUDIANA
FRANCO GIAMPICCOLI
Chiesa
e tabù politico
16°, pp. 88, L. 700
(Piccola collana moderna, 21)
Un « rapporto » del direttore
di « Agape » che ogni comunità evangelica dovrebbe conoscere.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 ■ 8/7/1960 ____
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice ^Torino)
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