1
Anno 113 — N. 46
26 novembre 1976 — L. 150
Spedizione in abbonanr>ento postale
I Gruppo /70
mLLOI^ECIk
mmss
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE^ EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
_______A 10 ANNI DALLA MORTE DI PIERO JAHIER
Una voce protestante
nella cultura italiana
Le forti pagine di Jahier tra la sofferta rinuncia della fede e II silenzio degli ultimi anni
SALMO 2
Il 19 novembre 1966 moriva a
Firenze lo scrittore Piero Jahier..
Era nato a Genova l’il aprile,
1884 dove il padre (Pier Enrico)
era evangelista della Chiesa apostolica italiana; la madre, signóra
Danti, « battezzata nel bel San
Giovanni » era fiorentina e si era
convertita nella Chiesa pietista
dei fratelli (Darbisti). Dopo un
periodo dì cinque anni trascorsi
nel capoluogo ligure, la famiglia
Jahier si trasferisce dapprima a
Torino dove Piero frequenta le
elementari, poi a Susa ed infine
a Firenze doVe il padre muore
suicida nel 1897.
Questo tragico dramma, dai ri-'
svolti psicdlogici profondi, rievocato in La morte del padre che fa
parte di Ragazzo, ebbe un’incidenza marcata nella formazione
interiore del giovane Jahier che a
quindici anni era il maggiore dei
figli maschi e il secondogenito di
sei. La famiglia è costretta a vivere in comprensibili ristrettezze
economiche, narrate nel capitolo
' La famiglia poPerà, e ciò accentua in Piero un senso di responsabilità ancora maggiore di quanto non dovesse essere in realtà.
A Firenze, durante il Liceo, ebbe come maestro Fedeli Romani
che gli inculcò un « concetto quasi religioso » della poesia.
Nel giugno del 1903 Piero Jahier domanda l’ammissione alla
Scuola Valdese di teologia che
aveva sede a Palazzo Salviati.
Scrive: « ...mi sono indirizzato
^alla Chiesa Valdese perché essendo l’unica chiesa evangelica veramente italiana e che abbia un carattere spiccato d’italianità, credo
sia la sola che potrà efficacemente combattere per la causa di Cristo nel nostro paese; non debbo
però lasciare ignorare che ha avuto qualche parte in questa mia
decisione il fatto ch’io sono valdese di nascita ». Nel settembre
dello stesso anno è ammesso a
frequentare i corsi ed ottiene una
borsa di studio.
Nel 1904 pubblica presso la
Claudiana il suo primo libretto
dal titolo: Fruzzicano, e con un
sottotitolo. Racconto dal vero (l’opuscolo è tutt’oggi irreperibile).
Nell’aprile del 1905 invia al
Consiglio di Facoltà una lettera
di dimissioni: « ... in questi quindici giorni di vacanza (fine del
setnestre invernale) dopo aver
molto meditato ho deciso di non
riprendere gli studi per molte ragioni tra cui non ultime quelle
che le enumerai nel nostro colloquio (allude all’incontro con il
professor 15- Bosio, decano) per
impiegarmi alle ferrovie».
La Facoltà ne prende atto e
alcuni giorni dopo Jahier riscrive
al Decano: «...mi hanno afflitto
alcune voci che si son fatte circolare sul mio conto dopo le mie dimissioni, mi hanno afflitto perché
speravo che nell’ambiente in cui
ho vissuto ed in, cui mi si è, visto
. qualche volta allegro, spensierato anche, ma tante volte triste,
travagliato da cure incessanti che
forse lei saprà che cosa siano,
colle lacrime nel cuore e sugli occhi, speravjo che almeno, almeno
avrebbero taciuto sulla mìa vita
che non cònoscevano, sul mio do
lore che non conoscevano ». Dirà qualche anno più tardi di aver
perduto la fede perché la fede
« che uccide » (allusione al suicidio del padre) non può essere la
sua. Santini, in un articolo pubblicato nel 1951 su Protestantesimo, scriveva: «... quella che
Jahier abbandonava non era la
fede [in Cristo] ma la fede del
’’risveglio” che ormai da molti
anni aveva messo a tacere i vecchi simboli».
In un’intervista realizzata da
F. Gamón qualche anno prima
della sua morte Jahier ebbe a dichiarare: « Sono venuto vìa [dalla Facoltà di Teologia] proprio
perché non potevo condivìdere la
teologia protestante, e, in genere,
la visione che del mondo e della
storia ha il protestantesimo. Ho
superato da solo la divisione che
c’era, tremenda come in tutte le
minoranze, tra cattolici e"* protestanti. É oggi sento e seguo commosso la grande spinta della Chiesa cattolica verso un ecumenismo ».
Non potendo ormai più contare sulla borsa di studio Jahier si
assoggetta alla sua « fatica d’Adamo » che fu quella del ferroviere: prima a Bari, poi a Firenze.
Nel 1909 entra in contatto con
lambiemc della «Voce». Scrive
a Prez^oHni: «... il mio inflessibile compito, guadagnare pane
quotidiano, termina alle 6, ma se
potessi in qualche modo, anche
.prestando òpera manuale, esserle
utile per la « Vóce» nelle orè rimanenti, disponga di me ». Così
inizia la sua collaborazione allà
rivista: i suoi primi tre artìcoli
sono: Quel che rimane di Calvina dell’agosto del 1909, il secondo:/ Valdesi nelle Valli del febbraio 1910 ir cui^Ta seguito qualche mese dopo: I protestanti in
Italia; nell’agosto di quello stesso
anno traduce alcuni scritti di Calvino che pubblica con il titolo di
Religione individuale. Anche' solo percorrendo i testi di questa
raccolta, come pure gli articoli citati, ci si rende immediatamente
conto che gli interessi del giovane Jahier sono esclusivamente di
natura morale e pedagogica.
iForse per liquidare completamente il suo recente passato teologico, J'ahiér si'sente attratto dalle idee di ProUt^n che, in terra
liancese, aveva “percprsq lo stesso suo itinerario, spirijnfile ; òd tri-*
camava quello spiritò libértinò
che Calvino combattè aspramente. Infatti Proudhon è 1,’ahti-Cjilvino per pixeBpnÄa, éblui demistifica la religiosità dell’individualismo contrapponendole la religione sociale del lavoro.
Sposa nel 1910 Elena ■ Rochat.
Nel 1911 gli nasce il primo dei
suoi quattro figli.
Risale agli anni 1912-1914 l’in
Franco Giacone
ÍV (continua a pag. 5)
ILCASO KAPPLER
Per che cosa indignarsi
I ,
“ Come guariranno i treschi ” ?
Il ricorso contro la scarcera^
zione dell’ufficiale delle SS, Herbert Kappler, presentato mercoledì 17 novembre dal procuratore militare Leonardo Campanella, è stato salutato dalla grande maggioranza delle forze politiche e culturali del paese come
un atto che ristabiliva una giustizia violata dalla libertà condizionale decretata dal tribunale militare territoriale di Roma.
T quotidiani, la televisione,
hanno affrontato abbondantemente il problema, chiedendo
interventi a diverse personalità
dell’opinione pubblica italiana.
Le voci di perdono sono state
poche: fra queste, la più autorevole, quella di Tullio Vinay. I
familiari delle vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine hanno
minacciato il ritiro delle salme,
numerose le manifestazioni e le
proteste popolari contro il provvediménto che aveva deciso la
scarcerazione di Kappler.
Ma perché proprio Kappler,
perché proprio lui in prima fila
e non tanti altri ergastolani che
hanno commesso dqi crimini
neanche paragonabili ai suoi?
Sappiamo che i criminali fascisti italiani sono stati scarcerati
oppure la giustizia non li ha mai
raggiunti: dove sono.i responsabili degli orribili massacri in Libia, in Etiopia, nei Balcani? Le
leggi del 1953 e del 1959 hanno
amnistiato tutti i criminali fascisti; se Kappler avesse indosErmanno Oenre
(continua a pag. 3)
Allargando l’orizzonte del
caso Kappler, ci sembra utile
riascoltare come da un punto di vista evangelico veniva inquadrato il « problema
tedesco» nel 1946. Riportiamo
un brano della prefazione che
Giovanni Miegge scrisse per
l’ediizione italiana di « Come
guariranno i tedeschi? » di K.
Barth (Edizioni del candeliere, 1946).
...appunto perché il dramma germànico è in iscorcio il
dramma stesso dell’umanità
peccatrice, appunto perché in
esSQ Tumanità tocca il suo limite invalicabile, e si riduce,
per così dire, al "punto zero",
in cui tutte le possibilità umane appaiono finite e la sola.
via che rimane è quella di un
nuovo inizio, a questo fallimentó completo, a questa crisi- esemplare e in un certo
senso vicaria, è vicina la grazia: una grazia incondizionata, che non richiede nemmeno
garanzie o coritrassegni di esteriori conversioni o resipiscenze, ma è vicina, sempliceménte, come la possibilità divina dì un principio nuovo,
che s’accompagna allo esaurimento completo di tutte le
possibilità umane.
A chi è in tal modo ridotto
agli estremi. Cristo rivolge lo
appello della sua muericordia, che nelle parole di Barth
ricorda una celebre apostrofe
di Dostojewski: «Venite a me,
voi antipatici, voi malvagi ragazzacci e ragazze di Hitler,
voi brutali soldati delle S.S.,
voi furfanti della Gestapo, voi
tristi compromessisti e collaborazionisti, voi tutti, uomini
del branco, che siete andati '
errando per tanto tempo, pazientemente e stupidamente
sotto il vostro cosiddetto
’’conduttore’’... Venite a me,
io vi conosco bene, io non vi
domando chi siete né che cosa avete fatto, io vedo soltanto che siete agli estremi, e
che bene o male sarete costretti a ricominciare daccapo; io vi darò riposo, io ricomincerò con voi daccapo.
Ora, dal punto zero! ».
Queste parole sono le più
alte, le più cristiane — e le
più umane — che siano state
pronunciate in questo fosco
epilogo di guerra: umane, appunto. perché cristiane, perché aliene da ogni farisaico
moralismo, perché dettate unicamente dalla coscierita
della immensa strapotenza
della grazia, che si manifesta
nel profondò detta caduta e
dello smarrimento. ’ y ;
Giovanni
Quando
Dio ride
Le nazioni tumultuano contro l’Eterno e contro il suo
Unto; ma, né i tumulti né
l’opposizione delle nazioni
riusciranno mai ad imporre il
silenzio a Dio il' quale pronunzia la sua parola di giudizio e di
speranza nel frastuono delle voci umane e dei tumulti dei popoli. Apparentemente Dio assiste impassibile ed impotènte di
fronte agli intrighi dei suoi avversari; 'ma, nell’ora da ¿tii voluta, Egli interviene e, con la
stia parola, annienta la superbia
delle nazioni: le nazioni sì agitano, ma così dice l’Etemo: Io
ho stabilito il mio re sopra Sion,
monte della mia santità. '
Quel re è più grande di tutti
t potenti del mondo. Per un. cèrto tempo, i potenti fanno i loro
calcoli "ed ottengono anche dei
successi; ma i “grandi" delle nazioni sono, in realtà, mòtto piccoli di frànte al re messianico
èd il loro tempo "è segtiato 'Sili
quadrante, della storia di Dio,
non Solo su quello degli uOmirii.
in un mondo in cui ' tutto gravita' attorno alta politica: ' delle
nazióni^ è nécessario che la Chiesa cristiana faccia la “sua poU-tica’ e "diòa chiaramente,' ’senza
esitazioni e senza confusioni, che
essa sta dalla parte del Regno
di Dio e del Suo Unto, Gesù
Cristo.
Soltanto la fède ci aiuta a comprendere queste cose, in un mondo di gravi tensioni e di pesanti
contrasti, troppo pesanti per noi.
Ma, sullo sfondo della storia
umana che volge verso la sua
fine, dobbiamo discemere i segni della presenza di Dio in Gesù Cristo: L’Etemo mi disse: Tu
sei il mio figliuolo, oggi io t’ho
generato. Chiedimi, io ti darò le
naziom per tua eredità, e le
estremità della terra per tuo possesso.
La speranza della Chiesa, come popolo di Dio sulla terra, ri. posa su questo fondamento; non
è il caso .di andare a destra o a
sinistra in cerca di appoggi vani, lontano da colui al quale Dio
ha dato le nazioni « per sua eredità». Quel figlio è già impegnato nell'adempimento dei piani di
Dio, in conflitto con le potenze
del mondo. Non ci sarà un altro
Cristo e un’altra croce. La 'rittoria finale di Cristo è già acquisita, anche se non totalmente visibile. Il riso di Dio è già un riso trionfante. Se crediamo in
Lui, veramente nessuna 'insidia
diabolica, nessuna potenza umana, nessuna ideologia politica potranno separarci da Lui. Or dunque, o re, siate savi; lasciatevi
correggere, o giudici della terra.
Servite l’Etemo con timore e
gioite con tremore. Rendete
omaggio al Figlio, che talora l’Eterno non si adiri e voi non periate nella vostra via, perché
d’un tratto l’ira sua può divampare. Beati tutti quélli che confidano in Lui!
Non c’è bisogno di un commento a questa pressante esortazione! Ermanno Rostan
SOMMARIO
Interviste sulla
Testimoniania e>
vangelìca vaìdi
Reportage dalla
DiDaRa
Al convegno di
vertice è esplosa
la base > Sul ¿on^
végno della GEI.
2
26 p^Qv^mbrg 1976
si,
Distretto, si o costituito un movimento denominato ”T estimonianza Evangelica Valdese” (T.
E.V.), che si propone di portare
avarai*’ ^' dìseorso iniziatosi con
la petizione presentata ài Sinodo. Il giornale ha già dato notizie di quésto movimento. Abbiamo ritenuto opportuno dare ulteriori informazioni'ai lettori intervistando tre aderenti e tre
non-aderentu y
Hanno risposto: Paolo Bogo,
tecnico, Milano; Achille Beodàto,
pastore emerito, Luserruv S. G.;
Aldo Ribet, magistrato, TòrtOO;
Ernesto Ayassot, pastore. Villar
Penice; Augusta Boer, casalinga,
Luserna S. G.; Adriano Donini,
insegnante, Torre Pellice.
Speriamo, con la pubblicazione di questi intervetiti, di fórnire
ai lettori uno stimolante stru-_
mento per proseguire, nelle chiese, la riflessione sui vari problemi sollevati, che investono aspetti significativi della vita delle nostre chiese.
ACHILLE DEODATO
ADRIA-NO domìni CrOCÌ3t3
Un risveglio di
Fui -fra i sostenitori di un ordine del giorno presentato alla
Conferenza Distrettuale di Villar
Pellice e seccamente respinto.
Esso denunciava lo stato di sofferenza di molti Membri delle ■
nostre Chiese per la politicizzazione, condizionante ormai tutti
i settori della Chiesa e i suoi servizi. Tale ó.d^g. riproposto all’ultimo Sinodo fu snatm-ato prima
della'votazione, sì da sembrare
ima beffa verso coloro che lo avevano pfopibsto. con più. di tremila firme.
Siamo in molti ad essere convinti che la politicizzazione della
Chiesa è un sintomo della sua
infedeltà. Confidare nell'uomo e
nella piossibilità di cambiarè il
mondò ¡con le proprie forze è la
grande téntazÌOTie di tutti i tempi (Geremia 17: 5) che appare
jjerò più che mai insidiosa e seducente quando sostenuta da
im’ideologia totalitaria sostitutiva della fede cristiana. Come' si
può combattere il maligno in
tutte le sue forme, quindi anche
in questa? Con un risveglio di fede, che, ponendo nuovamente
Dio e la rivelazione di Cristo al
centro delle vicende umane, ristabilisca la relatività di tutte le
realizzazioni, di tutti i pensieri e
di tutti 1 so^i dell’uomo, ridimensionandoli e ridando pieno
significato a Giovanni 15: 5 « senza di Me non potete far nulla ».
Per tale risveglio si muove e si
muoverà, se Dio vuole. Testimonianza Evangelica Valdese, è
questo che mi aspetto dal Movimento.
Il ricatto «unità-scissione» ^fedeltà-scomunica » è stato posto
tante volte nella storia deUe
Chiese dai detentori del potere,
per stroncare qualsiasi fprma di
opposizione,^ di richiamo alle origini (e ciò’ nòn solo nella Chiesa di Roma). È : straho che questo sospetto venga espresso da
persone che affermano di voler
« combattere i'arroganza del potere »! Volerci relegare nel emù-“
so ai una sètta è squaMcarci in
partenza per iihpedirci di: disturbare^ gli addetti ai lavori. Non
saremo • ¡¡certo' noi a Tìtùvocare
frafture néllà Chiesa, Come hòn
smhib certo responsabili , dello
smto di tensione in atto nelje nOsiré Comunità. Ognuno deve as
sumere le proprie responsabilità.
Noi ci assumiamo quella ,dì aVer pregato per anni per tm risveglio di fede e la nostra autocritica è quella di non avere imboccato prima questa strada. A
Sibaud i reduci Valdesi giuraro;
no, sì, di « mantenere fra di noi
l’unione e l'ordine », ma anche
« di strappare, per quanto sarà
possibile, il rimanente dei fratelli nostri alla crudele Babilonia,
per ristabilire con essi e mantenere il Regnò di Cristo fino alla
morte »r t
^ 1'..-.'il,/ ' ; ERNESTO AYASSOT
( ■ l - ’-.jfL- ■ ’ - W.Sotl IO dì vitalità
Ritengo che nella chiesa sia
inevitabile la presenza di córrenti divèrse, anzi è bene che vi
‘siano per quel necessario confronto di opinioni che favoriscono la ricerca, senza di che la
chiesa non sarebbe più tale, né
sarebbe «la chiesa di tutti >h II
pericolo non è nella diversità
delle tendenze, ma nel loro diventare estremiste e intolleranti della loro diversità. Ho la sensazione che il TEV corra questo
. pericolo perché nonostante si
proponga un « rinnovamento
spirituale della chièsa », della
cui necessità tutti concordiamo,
mi sembra essere partito con
imo spirito _ di crociata «costituendosi» ufficialmente in un
gruppo che si pone come alternativa ad un altro gruppo, che
per altro non si è mai costituito come tale, e al quale rivolge
la pesante accusa (presente tan
to pella petizione e nell’O.d.g.
presentati al Sinodo, quanto'nell’atto di « costituzione »), di operare nella Chiesa per il trionfo
di ' ideologie politiche, anziché
parila testimondanzf aH’Eyange. iQÌyn nuovo gruppo dunque fqdelè aH’Evangelo, iti contrapposizione a quelli che, per il loro
impegnò sociò-politico, fedeli al-,
TEvangelo non sarebbero,i>'più.
Quésto spirito i di crociata mi.
sembra essere pericoloso per il
giudizio che esprime e può portare lontano dall'Evangelo.
Questa seconda domanda mi
sembra presupporre,,.che.,,tutti
nella chiesa sentano la necessità
di un rinnovamento e che tutti,
indipendentepiente dalla corrente cui appartengono, intendano
operare perché esso si verifichi.
Se così è, bisogna allora . che /
questa presupposizione diventi
di fatto un riconoscimento reciproco e leale. A questo si potrà
addivenire solo mediante rincontro senza preconcetti e senza
giudizi ^re-determinati, cioè nell’agàpe come giustamente il Sinodo ha indicato. Naturalinente, come già è stato chiaramente scritto in questo giornale
(v. N. 41 B. Bellion e N., 42
G. Toum) non si'tratterà soltanto di scambio di idee e di opinioni, ma di confronti^ con la
Parola nella sofferta ricerca di
recepire quel che essa ci _dice
« oggi » e tradurlo in atti di ubbidienza concreta nei quali si
esprima la nostra fedeltà- Per il
resto il risveglio non lo si può
programmare. Scaturirà' quando
e come il Signore vorrà da uno
dei nostri atti di ubbidienza,
forse il minimo di essi, se mai
ci sarà dato di compierne autenticamente uno.
Perché sono preoccupato per
lo stato attuale della nostra Ghie
sa. So benissimo-che esso non è
dovuto ad una sola causa, ma sono ^che convinto che una delle
cause è certamente il soverchio
peso datp alla «politica» intesa
quaèi sempre come recepimento
à'erifico' di posizioni partitiche.
Culti ‘ disertati in Chiese che
solevano essere ben frequentate,
fedeli che si sentono emarginati
perché non condividono certe po-ì
sizioni politiche, episodi di sopraffazione come in un Sinodo
di anni fa, -presa di potere e monopolizzazione dei servizi della
Chiesa' da una sola corrente...
tutto ciò mi ha fatto sperare che
un movimento di richiamo alla
pietà evangelica'ed alla passione
evàhgelistica riesca a procurare
alla nostra Chiesa un salutare
soffio di vitalità- Che tale soffio
non possa, venire che da Dio, lo
1. Perché hai aderito, al movimento di Testimonianza Evangelica
■ Valdese e cosa ti aspetti da questo movimento?
2. Come évitare che di fatto, se noff neUe intenàoni,:ii iirovinientoi
porti ad una frattura nella chiesa? : ? | |
GUSTA JOUVENALBOER
Apertura al
Ho aderito, perché, considerando il risultato nullo della petizione al Sinodo, spero trovare
qui l’apertura ad un dialogo che
non si riduca sempre a «politica». Io di politica non me ne
intendo gran che, ma avendo un
indirizzo di centro sono stata
sovente accusata tanto da destra che da simstra ed ora per
aver firmato la petizione mi Si
dice che ho optato per una parte, il che, però, è falso. Infatti
nel Movimento mi è possibile
accettate il buono sia da qna
parte che'dall’altra, senza essere messa all’indice da alcuno. I
partecipanti alle nostre riimioni hanno idee politiche molto
diverse gli uni dagli altri, ma
concordano nel dare il primo
posto alle cosp della Chiesa, dove ha valore assoluto soltanto
la Parola di Dio.
•k * *
L’accusa che il Moviménto
miri ad una « frattura » nella
Chiesa è sbagliata e parte da
presupposti falsi. Inietti sip dal
primo incontro abbiaino ribadito il contrarlo. Nessuno , che
avesse avuto tale intemsione
avrebbftr. trovato-, copa^nsp tra
noL Ci «siamo, anzi, autprériticati per essere rimasti ,,^, troppo tempo a guardare, magari
brontolando, senza nulla dire o
fare... o, pèggio, tirandoci in disparte, piuttosto che accettare
la discussione e capire meglio
ciò che stava succedendo. Desideriamo richiamare i nostri fratelli scoraggiati e delusi a lavorare di più per la Chiesa, per
le sue attività ed opere. Ma per
evitare ogni pericolo di frattura
è necessario che uguale volontà
sia sentita da' ambo ie parti.
Chiediamo maggiore comprensione e uno spazio per tutti in
questo. contesto, in modo che
sia possibile vivere assieme con
umiltà e spirito fraterno, anche
nel dissenso e con reciproca
comprensione. .
Sono fermamente convinta
che, se tutti desideriamo salvaguardare l’umtà della nostra
Chiesa (e credo che su questo
siamo tutti ^’accordo), potremo!
trovare un punto di incontro.
Credo che anche i più critici
dovrebbero rallegrarsi che questo movimento sia sorto, perché
esso è, se non altro, un segno
di risveglio, di una,nuova: volontà diioperafé afflncfié la nostra Ch^sa si-rinnovi, dando il
prlnió posto ai pfoblqmi (tellb
spirito, in im mondo in‘cui si
icerca solo il benessere matq
so benissimo, ma credo che, se
un gruppo di frafèlli in "fede si
riunisce per invocarlo, è mio dovere unire la mia preghiera alla
loro. Poiché il Movimento di T.
E.V. è sorto proprio con il' preciso scopo di raccogliere quanti
desiderano reagire con l’ascolto
della Parola di Dio e la preghiera, anziché con lo sterile lamento o dòn l'assenteismo, ho ritenufó 'niio‘ dovefè dargli consenso
e coilaborazionè. >
Scartata come ridicola qualsia^ « intenzione» dì « frattura »,
rimane il problema del « di fatto » che potrebbe verificarsi solo
qualora si imboccasse la via del- ,
le reciproche scomuniche o negando spazio vitale a chi non la
pensa ad ùn modo. Ma poiché il
Movimento è sorto ad opera di
fratelli mossi da un sincero amore .per la Chiesa, e poiché non
ho alcuna ragione per dubitare
che uguale amore sia in coloro
che non ne-fanno parte, il « di
' fatto » : nal, sembra impassibile.
Anche nel passato la nostra Chiesa ha conosciuto accese divergenze, ma il comune attaccamento alla Chiesa ha sempre evitato
qualdasi frattura. Perché non
dovrebbe essere così adesso?
Sarebbe mai- concepibile che
quel « pluralismo » che anche le
Chiese e i Partiti più monolitici
oggi ammettono, sia impossibile
proprio nella nostra Chiesa e
che, finita l’epoca delle scomuniche presso gli altri, la volessi' mo inaugurare proprio noi?
Perché non hai aderito o non aderiresti al movimento di Testimonianza Evangelica Valdese?
Per il rinnovamento della chiesa, non essendo d’accordo sul programma del TEV, cosa suggeriresti in via alternativa?
PAOLO BOGO
I veri emarginati
Non credo che si possa rispondere alle due domande poste se
non le si inquadra' nella realtà
delle nostre chiese. I promotori
del movimento fanno parte di
uno dei due blocchi che, sembra, stiano, dividendo la chiesa.
Quello che a me sembra debba essere evidenziato in qUesta
situazione è che il dibattito si
verifica fra gruppi di persone
che appartengono alta stessa
classe. Cioè sia quelli che sonò
di sinistra (gli attuali accusati)
sia quelli che non lo sono (gli
attuali presunti emarginati) fanno tutti parte di quel nucleo di
persone, il ceto ’medio-alto, che
da sempre hartno' avuto il potere nella chièsa valdese gestendone Te iniziative, le opere, i dibattiti, le assemblee, i culti, la
testimonianza, ecc., secondo la
mentalità; il linguaggio, i contatti, gli appoggi caratteristici
del ceto medio-alto. Questo ha
una conseguenza inimediata sul
piano della vita interna della
chiesa: l'emarginazione del proletariato. Questo è il reale problema che fa da contesto alla proposta del movimento
« T.E.V. ». È un problema di
tipo « strutturale » e come tale
va visto se se ne vogliono tro
vare le soluzioni: l’émarjginazio-'
ne dai momenti decisionali di un
gruppo di « fratelli » è la conseguenza della struttura che la
chiesa si è data e che va bene
per i ceti medio-alti e per la loro mentalità.
La soluzione a questo problema (2“ domanda) sta nel rivedere tutte le nostre attività in questa luce; cioè bisogna porsi i
problemi della scuola domenicale, del catechismo, dei giovani,
delle attività tipo la lega femminile o la corale, delle assem^
blee, del culto-« stesso per vedere
a chi adesso appartengono e se
ci sarebbe una qualche validità
a tenerli così come sono se ne
ipotizzassimo l’appartenenza a
tutta la chiesa, A questo ¡punto
posso dire che aderire al movimento « T.E.V. » significa rispondere a un problema di tipo
« ideologico », quindi falso, che
non dà nessun contributo a quella che a me sembra la questione di fondo; credo invece che
dovremmo avere la volontà e la
capacità di modificare la nostra
mentalità (per mezzo dello Spi-'
rito -Santo) e di liberarci del pesante bagaglio culturale, economico, sociale che ci condiziona ■
(vedi il giovane ricco).
ALDO RIBET
Non perdere Tidentitá valdese
Il movimento TEV ha la stessa matricé della petizione al sinodo dei 3337, la quale a sua volta ha Ri stessa matrice della circolare « Valli Nostre », semi- ’
clandestina. Dico semi-clandestina perché» dopo la discussile
sinodale, ebbi modo di leggerne
un estré-tto, del quale però non
mi veime consentita la disponibilità, ih quanto inviato in via
«confidenziale», come da annotazione màhoscrittq. apposta sullo stesso, solo-ad alcuni.
Sul téma genéràlè "Fede e politica" :';a ine è; parso, che la conclusione emergente (Jalla discussione sinodale .fe,, dalla ■vicenda
degli ordini,dèi fiorilo sia‘stata
la segtteiitd ; * uh invito alle , chiese ed ai membri di esse di pro^
" seguire» attraverso.« un pazlenté
confronto spoglio di pregiudizi
e di tentazioni revansciste, la ricerca di quanto' Dio esiga dalla
sua Chiesa e dai credenti negli
atteggiamenti e comportarnentt'
concreti che essi devono, pep essergli quanto possibile fedeli,
assumere nel mordo e nel confronto col mondo nel quale si
trovano a vivere ed a manifestare la loro vocazione.
iSe cosi è, la costituzione del
movimento .viene a porsi .come
una anticipata ed unilaterale risposta a tale invito. ' .-nDi più, allorché un movimento,- una: corrente, una. tendenza
all’interno di una chiesa sV Jstituzionalizza» risdtiia di essere
' elemefrto di divisione tra quanti
formataiente vi aderiscono ; ,e gl)
altri, di radìcalizzare i contre?ti
anziché confrontarli costruttivamente.
L’alternativa è quella indicata
dal Sinodo e che ho cercato ,più
sopra di puntualizzare : che coinvolge a livello delle chiese locali
tutti i mèmbri di chiesa; che è
più modesta, difficile, non priva
di difficoltà e cOntraddMoni ;
meno esaltante, certo, ma che
ha come premessa la’constata-,
zione della reale situazione «dèlie chiese e ne rispecchia là volontà espressa attraverso il. sinodo, Alla autorità del quale (è
nei limiti che risultano dalla de
fipizione che del sihpdò danno
le, discipline vald^Q ritèiMlp ,ci
^ debba ancora r^àre» sp ripn si
^pl correre il ri|c)fip di
ripe per strada 1% hiòsfjra,(idf^tlii|-,di .V(ildesiv^^„_.,,. ',^1 ; ;
3
novembre t976^
Una chiesa di massa diventa
una chiesa ci f. . % ■ li minoranza
Iniziamo una corrispondenza sulla situazione della chiesa in DDR che proseguirà nei
prossimi numeri con la seconda parte di questo articolo del rftoderatore Aldo Staffi, un articolo del past. Franco Sommani sulla diaconia e
uno del prof. J. Alberto Soggin sugli studi teologici.
II Consiglio delle Chiese Evangeliche della Repubblica Demo'l.*.cratica Tedesca (RDT) aveva in
t vitato una delegazione della.Chie■sa valdese a recarsi in visita ufSciale nella Germania orientale;
■^■la Tavola ha accolto l’invito designando il Moderatore, il prof.
1'Jan Alberto Soggin ed il past.
K Franco Sommani i quali si sono
recati quindi dal 12 al 19 ottobre nella RDT.
fi Tùrismo
^ ecumenico
L’assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Nairobi ha
insistito sul valore di scambio
di visite « tra le chiese » quale
mezzo per realizzare una più reale comunione tra di esse.
Nel pasisato abbiamo talvolta
considerato simili iniziative come « turismo ecumenico ». Proprio questa visita alle chiese della RDT ci porta a riconsiderare
questo punto dì vista. ; Riteniamo infatti che la visita della delegazione valdese alle chiese evangcliche della RDT abbia avuto un notevole significato per i
no'itri fratelli. Certamente gli incontri che abbiamo avuto sono
stati quanto mài chiarificatori ed
utili per la delegazione valdese.
Iq,. queatp, PTÌmp articolo ,cerV cherò di mieitere in èvidenza la
' situazione generale delle chiese
, evangeliche nella RDT
. Una delegazione
valdese nella R.D.T.
Non è senza particolare emozione che si giunge nei luoghi così ricchi di ricordi per la storia
della riforma del secolo XVI.
^ Questi luoghi si trovano proprio
: nella RDT. È infatti a Erfurt che
t. Martin Lutero ha compiuto i
f suoi studi, è a Wittemberg che
r sono state affisse le « 95 tesi » nel
i- 1517, è a Wartburg che Lutero ha
i; tradotto la Bibbia in lingua te- .
desca ed è ad Eisleben che egli
t- morì. _ .
D’altra parte recarsi nella RDT
f proprio dopo quanto era recen? temente avvenuto a Zeist u
I» pastore Breusewitz si era dato
i fuoco sulla piazza pubblica quat le denuncia alla opinione pubbh? ca: « Le chiese accusano il comu^ nismo di opprimere la gioven» tù » — poneva evidenti problemi (li coscienza alla delegazione
valdese.
L’accoglienza da parte delle
chiese evangeliche tedesche e
stata quanto mai fraterna e subito dopo i primi incontri ci siamo resi conto che era possibile
parlarci senza reticenze, con
grande franchezza pur tenendo
conto delle rpali difficoltà del
mento. I nostri fratelli delle chiese evangeliche della RDT, vesc^
vi, pastori, comunità, gruppi di
giovani si » sono messi a nostra
disposizione per renderci partecipi dei loro problemi e per ascoltare dalla delegazione valdese quali erano le nostre esperienze ed i nostri orientainenti.
Tempo difficile
ma ricco di nuove
opportunità
' Le chiese evangeliche (iella
RDT si, tróVaiiO infatti oggi itì
unà còsi pai^ticolare situazi<?ine
òhe lì àvvicìria . alle problemàtiche'chéiÌOi abbiamo e dobbiattfò
■■ àffrcrfitare '«iiièile chitóà iniitóri: ih $ltuàéìone di diaspoih.
[. . Bisòghà ' i'éhér jiresente qi:^hto segue:- La popcdazione delia
RDT era rappresentata nel 1950
dalT80,5% di protestanti e solo
ril% era cattolico ronranOi fn'
conseguenza della- cn-eazione dello stato socialista la situazione
subì una variazione: infatti, già
nel 1964 solo più il 59,4% della
popolazione è rappresentato da
protestanti, T8,l% da cattolici romani e il 31,5% da atei.
Bisogna ben comprendere
quanti problemi nuovi sorgono
quando una chiesa che per secoli è stata « grande », ha avuto
potenzà — aveva acquistato privilegi ed era elemento primario
nella vita della nazione •— viene
poi a trovarsi ad essere in una
situazione completamente diversa. Per le chiese evangeliche nella RDT è davvero cosa ardua accettare la nuova situazione. La
tentazione per la chjesa di divenire un centro di nostalgici o
malcontenti è sempre presente.
* Tre atteggiamenti emergono tra
i fedeli delle chiese evangeliche
nella RDT.
1) Il rifiuto di ac(:ettare lo
stato e la società socialista come
pure evidentemente la ideologia
materialista.. Questa posizione è
presente appunto tra^ i « nostalgici » del tempo passato.
2) L’accettazione dello stato
socialista, ma muovendosi da una posizione di fede ben particolare: lo Stato si occupa degli affàri del mondo, la chiesa della
« salvezza delle anime » e del
mondo a venire. Sta éméfgèndo
però anche la dimensione sociale del concetto di salvezza.
3) I cristiani devono contribuire alla costituzione di uno
Stato socialista. Questa terza posizione viene' sovente ?.qspressa in
questi termihi: « Non contro lo
Stato socialista, non a lato di esso, vcia. nella società socialista».
il problema di fondo che si
pone per le chiese evangeliche
della RDT è questo: sapranno le
¡chiese evangeliche vivere questo
momento così difficile e travagliato come una opportunità per
un rinnovamento della Chiesa?
Se questo avverrà, veramente vi
è un domani pieno di promesse
per la chiesa evangelica nella
RDT.
Quindi, le difficoltà che essa
incontra possono divenire una
benedizione di Dio. Certo non è
facile vivere il « nuovo » nella
«continuità» delTessenziale. Sorge così una ricerca appassionante e ricca di frutti.
Segni di
rinnovamento
Alcuni segni di questo rinnovamento già appaiono evidenti
per quanto concerne la vocazio
ne pastorale, il culto e la vita
delle comunità.
PASTORI
Nella RDT i pastori s(>no circa
5,000. La chiesa di Berlino-Brandenburgo sebbene abbia 860 p^
stori in attività di servizio, ha 70
parrocchie prive di ' cura pastorale. Negli ùltirni anni, 50 pastori hanno lasciato la - Germania
- orientale per trasferirsi i-n gran,
parte nella Germania occidentale. Il vescovo di BerlinoBrandenburgo, Albrecht Sehqenherr,,
alcuni mesi, orsono ha inviato
una lettera pastorale ai « (mila;
boràtori e- futuri collaboratori
della chiesa » esortandoli àrimanere al servizio della chiesa
nella RDT: <^Le nostre parroc:-^
5, chie si aspettane^ che noi ripj^
niàmo loro fedeli / e- che restia'
mo con loro ». i , , . , .
Certo vi spno . pastori che Si
sentono demoraliz^ii,
Ma proprio in questa così mfficr
le situazione ecco che sta emergendo una nuova comprensione
del ministero pastorale. Sta.Mivenendo sempre più grande il numero di pastori che provengono
da una precedente esperienza come semplici operai. Abbiamo avuto l’opportunità di incontrarne
non pochi e di ascoltare la testimonianza della loro vocazione.
Questi pastori, non si sentono
davvero « frustrati », guardano
alla vita della chiesa e alla 'situazione dello Stato socialista con
sorprendente lucidità. Sanno bene che vivere come minoranza
in una società socialista permeata dalla ideologia'marxista--leninista comporta gravi problemiNon temono una « analisi » della istituzione ecclesiastica, come
pure di trovarsi a dover rispondere a domande inconsuete. Questo è il lóro problema: « Che cosa significa essere cristiani in lina nuova realtà scxiiale ». Si rimane colpiti dalla disponibilità
(li questi pastori ad un confronto
aperto con i colleghi della passata generazione anche quando essi hanno una concezione diversa
del ministero pastorale. Il rispetto reciproco è stato sempre la
•nota dominante dei nostri incon-
tri. , '
Il fatto che un buon numero
' di pastori provenga dà prece(tenti esperienze (È vita operaia, se
può porre qualche problema per
il livello teologico — non più certamente di tipo acCadernico ‘—
manifesta però aspetti mólto positivi: basterebbe pensare al pro:blema della comunicazióne. Questi pastori si’ esprimono in un
linguaggio che può essere compreso nel contesto dell’umanesimo socialista, hanno la possibilità di confessare in modo esplici■ to il senso della fede oggi.
1 '-^’'conìinuà
Per che cosa indignarsi
(segue da pag. 1)
sato la camicia nera invece dell’uniforme delle SS, forse sarebbe già stato liberato, coinè e stato scritto e come sostiene un
opuscolo di 74 pagine a cura di
un gruppo di avvocanti tedeschi
contenente testimonianze atte a
discolpare Kappler. Certo, ci si
può anche chiedere con
docchia su « La Stampa » del lo
nov. « se a vulnerare tl pnn(:ipio di giustizia, sia, la prigionia
degli uni e non invece Tawemìta liberazione degli altri », ^
D’altra parte ci si deve anche
chiedere se sia giusto che proprio Kappler debba pagaie i pesi ,e le misure diverse adottate
dai tribunaU che si sono pronunciati sui vari criminali nazisti. , , , „ ,
L’affronto, perche tale è stato
recepito dall’opinione pubblica
italiana, non è quello di concedere la libertà condizionale a
Kappler, nella situazione di gra^
ve malattia in cui sj trova; 1 affrontò è quello compiuto dalla
classe politica e dalla magistratura italiana che ha lasciato a
piede libero i numerosi criminali fascisti che addirittura siedono in Parlamento. Questo si
che è un affronto: qui valeva la
pena di indignarsi, di protestare di impedire i gravi errori
commessi all’indomani della liberazione. Indignarsi: oggi contro un uomo che ha pagato con
28 anni di carcere un crimine
che nessuna giustizia al mondo
potrà mai far espiarei non è se,
gno di umanità, e centro la barbarie nazista di ieri come contro i; tentativi che colpiscono : la
umanità oggi non vi può essere
altra arma che quella ’ di un
comportamento umano, indicando''ùn’altra via, , chè-aiuti a
vere e che si contrapponga alla
mànCanza dì umanità ché _può
esSÉTé presente anche-in chi, a
Esente'legato per la vita, ài ricoFr
do di chi è stato *bfutffltnente
■-ÙCeiSò:'
Ma se da una parte l’indignazione dell’opinione pubblica italiana è in molte delle sue espressioni fuorviente rispetto al problema di fondo, ì giudizi e le
pretese che giungono dalla Germania, in primo lucigo (lai syui
governo, sono, a mio giudizio,
inammissibili.
I giornali parlano ormai del
caso Kappler come di un « affare diplomatico»; c’è anche chi
vi vede dietro una forma ricaL
tatoria del' governo di Bonn nei
confronti della crisi economica
italiana.
Conosciamo le sortite del cancelliere Schmidt, le pressioni governative per la liberazmne di
Kappler sin dai tempi di Adenaueri sappiamo che anche un
presiclente • della repubblica come Gustav Heinemann, un uo
mo che lottò contro il nazismo
nelle file della chiesa confessante tedesca, parlò dell’opportunità di un perdono. Però quando^
il cancelliere Schmidt osa parlare del suo governo come elei
« governo più democratico che
mai abbia avuto la Germania »,
ci sia' permesso di indignarci a
nostra volta.
Un 'governo che con il « Be^
rufsverbot » ha alloiitanato
pubblici impieghi molti rittadini di sinistra, semplici militanti
del SPD (partito socialista tede' sco), discriminando pòliticamen
te i cittadini tedeschi, non è certo autorizzato a pronunciare certi giudizi. Se dunque da Bonn
si chiede « un atto di giustizia »
per la liberazione di Kappler, si
deve chiedere da parte nostra
che il governo tedesco cancelli
al più presto la grossa ingiustizia commessa contro quei cittadini tedeschi brutalmente emarginati dal loro posto di lavoro.
Se poi pensiànio al trattamento fatto subire in carcere alla
banda Baader Meinhof i cm cnmini Tion erano comunque di
natura razzista e nulla avevano
a che fare col nazisnio (Pur r^
stando atti criminali); dp.cn,m'ente possiamo accettare la lezionfi d.i civiltfl che ci viene u&l
governo tedesco. ^ ,
In conclusione, valutando il
caso, Kappler nel suo complesso negli interrogativi che solle:
va, non è la sua persona che c:ostituisce problema; inutile quindi gridare sulle piazze che Kappler è un boia, e che deve stare
dentro. Questo è facile a dire,
ed è stato detto abbondantemente. Bisogna ora pensare alle centinaia di detenuti che scontano
l’ergastolo ed il carcere senza il
' confort di cui ha heneficiato
Kappler. Occorre cioè battersi
per una radicale riforma carceraria, introducendo non solo a
parole il concetto di riepeazp
ne, ma attuarlo nei fatti, in vista* dell’abolizione dell’ergastolo.
Solidarietà
con i
terremotati
del Friuli
Dando rendiconto in un quarto elenco delle offerte pervenute, la Federazione comunica quali’sono state le iniziative finora
intraprese: » .,\\n
a) Azione di emergenza nel
comune di Montenars, con fornitura di Box metallici, materiale igienico sanitario, viveri, ecc.
b) 'Ristrutturazione della Colonia estiva « Menegon » a Tramonti di Sopra per accogliervi
alcune famiglie sinistrate della
zona.
c) Fornitura a Nimis di sei
case prefabbricate.
d) Fomitùra a Lestans, a cu
ra delTEKS-EPER, di una- Scuola Materna con annessa mensa
scolastica. '
Quarto elenco offerte
Assemblee di Dio in Italia, Benevento L. 34.500. :
Chiesa Riformata di Francia, Ni?:za L. 194.270. . ' "
Chiese Battiste : Cagliari L. 150.000,
Valperga Canavese 48.000, Yenaria
53.500, .
Chiese Metodiste: Bassignana .Lare
169.500, ' Parma (2° vers.) 20.000,. B.«-: '
ma (4°»verSi) 135.000.
Chiese Valdesi: Bergamo (2° vers.)
L. 300.000, Como (3° vers.) 320.000,,
Napoli (2“ vers.) 25.000, Prali (2° ver'^amento) 255.000, Rorà (2» vers.) 50
mila, Torino (3» vers.) 290.000.
Comunità di Berne : Westfalia L.
331.455.
Consiglio Ecumenico delle . Chiese,
dal Fondo di emergenza L. 4.233,140.
Offèrte individuali: Beux Clotffde,
S. Germano Cbisone L. 10.000; Bouchard Susatìna ved. Beux, S. Gerrano Chishne 10.000; Concourde Giulip,
Pinerolo, ricordando le generosità del
popolo friulano, 500.000; Fuhrman A,.
132.230; Grilli Guglielmina, Triste
5.000;. Guerci Giulietta, Ge-Sampierdarena lO.OOft; Palmieri Ida,r Pescara
5.000; Pàlumbi Biagio, Pescara 20
mila; Peyrot Giorgio, Roma 50.000;
Ricca, Casa Riposo S. Germano Chisonè 10.000; Rosi Pietro, La Spezia
lO.OÓO; Tron Anny, Pomaretto, 5.000;
Vernacchia Ottone, Roma 20.000; Vio
Vittorina. Vendone 20.000.
Totale L. T.422.605. - Importi precedenti L. 40.166.595 - Totale complessivo L. 47.589.200.
Domenica 28 ialle ore 23 alla telewisipne sul sfondo programma andrà in onda,« Pi'otestantesimò ».
Durante la trasmissione che al solito durerà m*f
, l'ora sbn preYiàti, tra gli altri, o ì
semblea della FiBdqiazIono a Bari e «uiripin« dèi dorsi- _
alla Facoltà .VaWeee di Toològia.:à Kontó.-, t‘; qiw;
Servizio istruzione
ed educazione
Hello scorso numero abbiamo
pubblicato il documento del Servizio Studi della Federazione,
presentato a Bari all’ultima Assemblea, sotto il titolo errato;
”Istruzione ed Educazione’’.
Ci scusiamo cón ' t lettori per
10 spiacevole errore: pubblichiamo quindi, in questo numero, il
documento in questione.
La IV assemblea della federazione
delle, chiese evangeliche in Italia, riunita a Bari nei giorni 31/10-3/11/76,
preso atto con soddisfazione deU’assunzione di una persona a pieno tempo per
11 SlE, e ' del nuovo piano didattico
per le scuole domenicali, che ha suscitato interesse anche per le sue possibilità di utilizzazione ad altri liveRi'(catechismi, studi, biblici, predicazione
ecc.),
impegna il SlE a portare avanti il
programma realizzato fino ad oggi nelle linee dell’assemblea di. Bologna (cioè
preparazione del programma quin(iuennale e sua presentanone e verifica, in
incontri e convegni; pubblicazione della Rivista, delle note omiletid» e del.
nuovo manuale biblico già jn fase di
avanzata elaborazione),^
riconoscendù neUa situazione attuale
delle nostre comunità Pesigënza fom
dainentale di un potenziamento della
catechesi nella fascia d'età fra .4 13 e
i 18 anni,
chiede di predisporre un pia
no di lavoro-e dà niandato al Consiglio
di fbmbe gli strumenti necessari per.
Per quel che riguarda eori» bibh*
co’ per corriiçoodenzai* FAsséiiddea ri
raUegra dèÜ’esperimento positive U
-aàtótd battista' O :au^^ che
venga Æ^at'o iti éifâso g , a«ri2id
deite-
4
26 novembre 1976
I
a colloquio
con i lettori
fi..
Comitato di Rlidailono i Bruno
BelMon, Ermanno Genre, Giuseppe Platone - Paolo Ricca, F.ulvio
Rocco, Sergio Rostagno, Roberto
SbafFi. '
Dtrotlore: FRANCO GIAMPICCOLt
Dir ratpensabile I GINO CONTE
Redazione: Via Pio V 15, 10125
Torino, tei. 011/655.278.
Amminitlrniene : Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) - c.c.p.
2/33094 intestato a c-L'Eco delle
, Valli - La Luce » - Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 5.000
Semestrale 2.500 - estero annuo
7.500 - sostenitore annuo 10.000
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni: prezzi per mm, di altezza, larghezza 1 col.: commerciali L. 100 r mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola,
Fende di telldarietà : c,e,p. a.
a/3M7S intestate a Reborte
Payrel, corse Moncalieri 70',
10113 ¿Torino.
, Rag. Tribunale di PInarolo N. 175
B luglio 1960
Codparativa Tlpooraflca Subalpina
Terre Palitca
IN MARGINE AL CONVEGNO ’’EVANGELIZZAZIONE E PROMOZIONE UMANA” |
AL CONVEGNO DI VERTICE I
Come era prevedibile, la lettera dèlia sig.ra Boer, pubblicata
sui numero scorso, ha provocato
reazioni nel gruppo filodrammatico di Luserna S. Giovanni. Do~
po ^ botta e risposta vorremmo
chiudere l'episodio tanto più che
la maggioranza dei lettori non
conosce il testo in questione.
Caro direttore,
vorremmo non tanto dare tina risposta alla lettera della Sig.ra Boer quanto piuttosto informare i lettori sul nostro lavoro che dal giudizio della Signora Boer risulta completamente deformato, nelle intenzioni come nel testo del copione.
Noi non recitiamo per essere il vanto della comunità, lo facciamo perché
crediamo sia possibile portare im messaggio; e se abbiamo osato farlo in occasione della ricorrenza della Riforma
è perché crediamo- che ci si debba impegnare per la riforma deUa nostra
chiesa.
Col nostro tentativo teatrale abbiamo cercato di portare sulla scena i
problemi che viviamo all’interno della comiinità^: di aprire un dialogo nelle varie attività della chiesa. Non comprendiamo bene come si possa affermare che il nostro « sistema » non
possa portare ad un dialogo. Se la
Sigura Boer, che è membro del concistoro, cercava realmente il dialogo di
cui parla, poteva averlo con noi in
qualunque momento, senza dover ricorrere al giornale con affermazioni
incomprensibili per chi non ha assistito ài nostro lavoro.
Noi non intendiamo rinunciare alla
nostra ricerca di fede ed al nostro impegno nella comunità. r<
Vorremnlo precisare alcune errate
informazioni date ai lettori sul nostro
lavoro :
o) Nessuno ha detto che i nostri
antenati 'non sapevano leggere la Bibbia. Abbiamo invece detto che oggi la
Bibbia va letta insieme, perché la sua
storia è quella di una comunità di credenti che ha imparato insieme a servire il Signore.
6) Nessuno ha parlato di Karl
Marx ohe non c’entrava col nostro discorso: si è si parlato di un Karl, ma
questo .era il pastore protestante Karl
Barth...
c) Nessuno di noi ha detto che la
gente non sa interpretare la Bibbia, si
è invece detto che di Bibbie ne abbiamo molte neUe nostre case ma che sono quasi tutte Bibbie non lette.. Saremmo lieti che fosse vero il contrario. E
questa è una constatazione e non un
giudizio.
. d) Precisiamo che la raccolta delle firme per Àmnesty International è
stata fatta anche dal gruppo FGEI.
Per terminare, ci duole notare che
Io spirito di intolleranza di cui ci si
accusa, sia presente nella lettera della
Sig.ra JBper. Ci scusiamo con lei se nel
giorno in cui si è ricordata la Riforma, ci siamo permessi di parlare di
quello che a noi pare la linea per una
riforma della chiesa oggi, invece di
mantenere la riflessione sul binario
del passato. Noi non cerchiamo né il
successo di oggi né la « gloria » delle
filodrammatiche del passato; semplicemente ci sforziamo di rendere ragione deUa nostra fede. E sappiamo anche noi di sbagliare spesso.
Il gruppo filodrammatico
di Luserna S. Giovanni
E’ ESPLOSA LA BASE
BE. :/7 - é: ■■ ■ . . ■ ,
Al convegno promosso dalla GEI molte voci nuove ma poco rappresentative della base - Ma la
chiesa non cambia con convegni e congressi...
Nel numero scorso de « La
Luce» abbiamo riferito brevemente sul Convegno cattolico
svoltosi a Roma dal 30 ottobre
al 4 novembre, sul tema « Evangelizzazione e Promozione umana». Per chiarire alcuni punti
emersi da questo incontro cattolico, abbiamo rivolto alcune
domande al prof. Franco Bolgiani, docente di Storia del Cri
stianesimo all’Università di Torino, che ha sollevato niolto
scalpore al convegno di Roma
con la sua relazione su « La presenza dei cattolici negli ultimi
trent’anni», e a Carlo Sacct^^,
del Comitato nazionale delle
« Comunità di Base », escluse
dal convegno romano perché
non inserite nel corpo istituzionale della Chiesa cattolica.
chiara. È riemerso il problema
delle diversità culturali.
— Lei crede nella necessità di
una mediazione culturale, spesso riproposta al Convegno?
nei fermenti rappresentati da
parte di alcuni. C’è una ricerca
in seno alla Chiesa che stimiapio e rispettiamo. Riteniamo significativo questo fermento di
base.
Sì:, io ci credo. Ci vuole una
mediazione culturale per non
cadere nell’integrismo. Naturalmente la responsabilità è a rischio di chi opera questa mediazione.
— Cosa vi aspettate di nuovo
dopo questo Convegno? Pensi
che in qualche modo possa mutare l’atteggiamento della Chiesa?
Intervista a Franco BolgianI
■ — Professore» si aspettava tanto scalpore intorno alla sua conferenza al Convegno di Roma?
—: Qualche critica, qualche discussione, sì, me l’aspettavo.
Non tanto scandalismo gonfiato dalla stampa. La presidenza
. del convegno hà fatto l’errore
di non pubblicare subito il testo
Da qui tutto lo scalpore Intor
no alla mia conferenza, che, al
trimenti, sarebbe rientrata nel
l’andamento normale dei lavori
del convegno. La base era consenziente, la stramaggioranza
del convegno era favorevole.
notata una grande fiducia in un
lavoro comune. Il fermento evangelico nel suo confronto con la
istituzione esce in qualche misura riproposto con elementi di
purificazione. C’è un ricupero
del senso più profondo, più forte dell’istituzione, al ai là dei
caratteri sociologici, di territorio e spazio umano, al di là della - stessa istituzionalità.
— Il Suo giudizio sul convegno è dunque positivo?
— Non mi aspettavo tanto.
Ero più scettico. « Quando Roma teme Roma è più aperta del
resto del mondo » diceva il padre Maydieu. Così è stato per
il Convegno della diocesi di Roma nel 1974. Una grossa comunità di base romana prende il
nome da quella data.
— Che cosa pensa delle Comunità dì Base?
— Professore, Lei ha partecipato ai lavori di qualche còmmlssione?
'— Qual’è R suo giudizio globale sul Convegno di Roma?
— I miei timori che, dopo la
morte di Mons. Bartoletti, il
convegno potesse perdere il suo
carattere di base, si è dimostrato infondato. Il Convegno non
è stato orchestrato. Era libero,
anche se non tutte le voci erano
presenti. Le Comunità di Base
dì fatto erano presbiti; se non
fisicamenteì si sono fatte rappresentare da elementi di base
che hanno fatto da portavoce.
Era presente la Comunità di
Bose, erano presenti due preti
operai. Erano presenti molte voci libere. Questo non si sarà potuto osservare molto nella parte ufficiale del.convegno; fi grosso del lavoro si è svolto nelle
commissioni. Soprattutto le prime cinque commissioni hanno
raccolto una grande ricchezza
di materiale che richiederà molta rifiessione per essere assimilato.
— Sii, ho partecipato alla IV
commissione: Evangelizzazione,
promozione umana e iniziativa
culturale. Il problema della presenza del cattolicesimo nella cultura si dibatte fin dagli anni ’30:
cultura cattolica o culture cattoliche o cattolici nella cultura.
La responsabilità culturale dei
cattolici non è, sufficientemente
— Per le comunità del dissenso lascio il mio giudizio sospeso. Sono invece molto favorevole alle Comunità di Base che
si ispirano al modello degli Atti
degù Apostoli, che sperimentano una ricerca senza rompere
la comunione con l’istituzione:
rappresentano una grande ricchezza per tutta la Chiesa. Chi
nega ogni valore all’istituzione
rischia invece di collocarsi in
un’area che può portarli al di
fuori del cattolicesimo.
Intervista a Carlo Saccagni
— Saccagni, ci puoi dare un
giudizio globale sul Convegno di
Roma?
— In che mteura questo Convegno potrà incidere sul futuro
della Chiesa?
— Non è facile dare un giudizio. Ho l’impressione che da questo convegno emergano degli
aspetti contrastanti; da una parte sembra che ci sia qualcosa di
nuovo rispetto al passato, e d’altra parte permane la diffidenza
che la Chiesa ufficiale possa
cambiare attraverso dei convegni e dei congressi. Essa mantiene infatti sempre i suoi principi e i suoi modi di essere.
— Ci vorrà molto tempo per
trasmettere ai vari strati della
Chiesa tutta la materia vivente
emersa al Convegno; non solo
le enunciazioni di principio ma
anche le esperienze concrete già
in atto. NeLlavoro delle commissioni è emersa da parte della
base una reale incarnazione dei
problemi trattati. Ora bisognerà fare la strada di ritomo. La
CEI impiegherà tre mesi per
dare una valutazione globale del
convegno. H Direttorio per la
pastorale nel frattempo porta
avanti i problemi e ì delegati
portano nelle varie diocesi i risultati delle discussioni.
— Come avete reagito all’esclusione delle Comunità di Base
dal il Convegno di Roma?
— Ce l’aspettavamo. Faccio
parte del Comitato Nazionale
delle Comunità di Base. Sapevamo già da più di un anno che
non saremmo stati invitati. Per
noi era un fatto scontato. Nonostante ciò ci è dispiaciuto e consideriamo un fatto grave che da
questo convegno sia stata esclusa tutta una realtà di base presente in tutta Italia. È una realtà. Sono andati al Convegno di
Roma tanti dottori e tanti preti - ma senza base. Una diocesi
che viene indicata aperta e progressista come la nostra (Torino) ha inviato a Roma una sola operaia su 60 delegati. La Base è stata esclusa. Si è fatto un
convegno della Chiesa italiana
senza quella che è la Chiesa.
— Vi siete sentiti in qualche
modo rappresentati dalla « hase »
del Convegno?
— Sì,. La base del convegno è
esplosa. Ci siamo riconosciuti
Intervista a cura di
Lietta Pascal
— Ha delle osservazioni critiche da fare riguardo a questo
convegno?
— Condivido l’osservazione
fatta da Enzo Bianchi (della Comunità di Bose) che nel convegno di Roma è stata carente la
dimensione biblico - teologica.
C’era,, ma ancora implicita, non
ancora responsabilizzata. L’annuncio della morte e della resurrezione di Cristo deve diventare il punto vivo e centrale, il
punto (Ù raccordo verso la promozione umana. La dimensione
dell’annuncio ' dell’Evangelo invece è stata un po’ asaehte,“ v' i,
ì — Secondo Lei, professore,
ques^ cqnvegno dà la misura *>
delle forze lU rtanoyamento pressati, oggi, ndDa CMesa catto
I — Ne dà una misura parziale..
Le forze di rinnovamento sono
più forti, molto più forti ancolia. Nelle forze presenti —selezionate, non deformate — si è
Il rapporto Chiesa-Mondo nella
Teologia Protestante contemporanea
Paul Tillich
« L’universo è il tempio di
Dio — dice Tillieh —. Ogni
"giorno è un giorno di Dio, ogni pasto è comunione con
Dio, ogni opera l’adempimento di un compito divino, ogni
gioia è una gioia in Dio ».
La sfera religiosa non è separata da quella profana. La
religione — secondo Tillieh
è la « dimensione del profondo », che comprende la totaEtà dello spirito umano. Esi sere religiosi significa cercare il « senso » della propria esistenza, essere afferrati dall’interesse per le «cose ùltime », riportare l’uomo alla
- sua dimensione spirituale.
Tillieh vede la Chiesa come'
una comunità spirituale ma
,1 *>^^^che sociale, storica. I suoi
membri condividono la stessa fede ma anche la visione
del mondo, i valori, la vocazione civile e politica, la ricerca. La Chiesa ha coscienza
di trovarsi aUTntemo del
mondof, e ricerca il « senso »
in qui :la stòria procede. Il
suo ccHoapito è di ridiiamàre
gli Uòmini al .’significato pfo
Vi'-.ò
fondo della propria vita e di
aiutarli a giungere alla fede,
che è dono di Dio.
Oltre alle Chiese storiche
che chiama « manifeste », Tillieh individua nel mondo anche altre comunità, altri gruppi che chiama chiese nascoste o « latenti ». Sono tutti
quei gruppi sociali e politici,
quelle associazioni e scuole
filosofiche, gruppi di azione
e di ricerca che, senza esserne coscienti, compiono nel
mondo un’azione simile a
quella che compie la Chiesa.
Le Chiese cristiane sono
Chiese dello Spirito Santo e
dello Spirito di Cristo: sanno
di -vivere per la presenza dello Spirito, che dà vita anche
à tutte le altre chiese « latenti ». I segni che caratterizzano
le Chiese cristiane sono i 5
segni della Pentecoste: estasi,
amore, fede, unità, universalità. Ma, essendo una realtà storica ed umana, la Chiesa vive sotto il segno dell’àmbiguità: mancanza d’amore accanto all’amore, banalità accanto all’estasi, mancanza di
fede accanto alla fede, ecc.
Lo Spirito può servirsi talevolta delle chiese latenti per
richiamare le Chiese storiche
ad una fedeltà maggiore; Je
Chiese devono saper ascoltare con Umiltà il richiamo che
viene loro rivolto da parte
del mondo.
Per Tillieh è molto stretto
anche il rapporto fra religior
ne e cultura; « La religione è
la sostanza della cultura e la
cultura è la forma della religione ». Egli sostiene infatti
che. Se oggi vogliamo comprendere il comportamento
religioso dell’uomo, dobbiamo
riferirci al mondo artistico e
filosofico: in modo particolare alle arti figurative ed alla
letteratura. « Quando il poeta
s-vela le forze demoniache e
fascinose della profondità del
suo animo, o quando ci poptà
nel vuoto e nel deserto della
nostra esistenza, o quando
scopre l’oscenità sotto un'apparente integrità psichica e
morale, o quando canta l’inno del passato esprimendo
l’angoscia del presente: ecco,
tutto questo è un problema
religioso ». La Chiesa deve saper ascoltare queste voci.
Di fronte al mondo la Chiesa deve avere im atteggiamento di umiltà, di partecipazione e di fraternità, ma deve
anche essere consapevole del
suo compito specifico, per
non confondersi col mondo.
■ -'.V
9. G. P.
— I fermenti esplosi nel Convegno di Roma potranno avere
una risonanza per le comxmità
dì base se saranno interpretati
dai vescovi e dalle parrocchie.
Posso accennare a ùn fatto: la
nostra diocesi sta eleggendo il
nuovo Consiglio pastorale diocesano che è il massimo organo consultivo della diocesi. Nella nostra diocesi questo organo
non è scelto dal vescovo ma viene eletto dalla base. Il 7 novembre ci sono state varie assemblee zonali con rappresentanti
di tutte le parrocchie e di tutti
i movimenti (ACLI, gruppo Abele. Comunione e Liberazione,
Azione Cattolica, ecc.). Sono
state invitate anche le Comunità di Base, ed io sono stato eletto in questa prima assemblea.
Ci sarà poi una seconda assemblea generale, dalla quale uscirà eletto il Consiglio pastorale
della Diocesi, Vedi, oggi c’è questa -realtà : un rappresentante
delle Comunità di Base è eleggibile al prossimo Consiglio diocesano. Il pluralismo c’è, va solo ascoltato.
— Da un punto di vista spirituale le Comunità di base sono
autonome o si aspettano qualI cosa dal Convegno di Roma?
— Sono vere tutte e due le
cose. Noi collaboriàmo con molti gruppi, pur avendo una vita
ed un’esperienza autonoma. Le
Comunità di Base sperano che
cambi ancora qualcosa nella
Chiesa. Il Convegno di Roma
ha messo in crisi alcuni vescovi. Le Comunità di Base si adoperano a smuovere la Chiesa.
Cosa poi ne sarà della Chiesa
ufficiale — anche dopo questo
Convegno — non lo possiamo
sapere.
5
26 novembre 1976
l' ". " '
1
i .i
ì
i .
:
)
.4?
Una voce protestante nella cultura italiana
(segue da pag. 1)
teresse di Jahier per l’opera di
Claudel il cui registro etico-religioso anche se pioveniente da matrici diverse si avvicina molto al
suo; ciò spiega anche il perché di
una corrispondenza epistolare che
SI stabilisce tra i due. A mio giudizio però si è questi ultimi anni
esagerato, da parte dei critici, la
influenza del poeta e drammaturgo francese sullo scrittore italiano. Se influenza ci fu, essa va ricercata non tanto a livello tematico ma piuttosto su un pian® formale e metodologico.
Lo sperimentalismo di Jahier
che per certi critici sarà di sapore
futuristico, comincia ad affiorare
con le prime poesie ed affonda le
sue radici nella consapevolezza
della crisi del mondo contemporaneo, del crollo delle ideologie
tradizionali. Questa poesia di intonazione antitradizionalistica e
antiborghese, più istintiva che razionale, nasce come una precisa
volontà di rottura di certi schemi
costituiti. Essa si compone di due
elernenti principali: l’antiletterarietà di tipo non formale da un
— costante che si ritrova
più o meno in tutti i rappresentanti del gruppo vociano — dal1 altro una visione del mondo tipicamente protestante che la sua
educazione, imbevuta di un biblicismo legalistico e profetico, gli
avevano fornito.
Jahier non accetta la realtà così com’è, ma tende a'farle violenza con la tecnica tipica degli espressionisti alterando e'forzando
il significato delle parole. Anche
nelle poesie in cui giustifica l’interventismo, Jahier si basa sulla
contrapposizione del gusto personale dell’esistenza, tutto spontaneo, degli italiani, alla piatta uniformità di vita del popolo austriaco, dei valori dell’individualismo
alle costrizioni della disciplina.
Gino Bianchi
PIERO JAHIER
Ragazzo
Con Ragazzo — edito nel 1919,
ma scritto e pubblicato, tra l’il e
il 16 — Jahier ci presenta tre nuclei fondamentali: la morte del
padre, la famiglia povera, le valli dell’infanzia, Se eccettuiamo il
tema freudiano, rappresentato dai
rapporti con il padre, che però è
solo accennato con allusioni rapide ed estremamente pudiche e.
l’intervento nel testo di espressioni e vocaboli mediati dalla lingua
parlata e dialettale, assistiamo al
tentativo di rimettere in voga
quell’ideale « moralistico », tipico
del gruppo della « Voce » che qui
ha come punto focale, da un lato,
il culto per il sacrificio personale
e la rinuncia, dall’altro la conquista di una certa moralità, espressa nella figura del padre e dello
zio Barthélémy, « topoi » tipici di
un certo mondo valdese d’estrazione piccolo-borghese. Come
giustamente hanno fatto notare
alciini critici, il passo ^ verso un
crepuscolarismo di marca cattolico-deamicisiana, è molto breve.
Con me
e con gli alpini
Con me e con gli alpini risale
al 1916, anche se fu dato alle
stampe nel 1918. È un diario della prima guerra mondiale in cui
sono presenti sia l’elemento politico sia l’elemento etico: « Altri
morirà per la Storia d’Italia volentieri/e forse qualcuno per risolvere in qualche modo la vita./
Ma io per far compagnia a questo pofpolo digiuno/che non sa
perché va a morire ». Jahier, in
questo libro, si incontra con gli
altri: è l’inserimento storico, l’in
contro dei piani. Ma è in un certo senso paradossale che proprio
nell’esercito, nella guerra ‘che è
la negazione dell’uomo egli può
ritrovarsi. « Perché amo tanto l’esercito? » « Scopro con amore lo
accordo tra la legge dell’esercito
e la mia, io che non sono mai stato soldato... perché l’esercito è,uguaglianza »; Perfino lo stile risjpecchia questo nuovo entusiasmo e diventa più scorrevole.
Luperini osserva: « L’assenza di una precisa ideologia sociale impedisce a Jahier di dare uno
sbocco politico al suo amore per
gli umili e per i poveri (gli alpini) che resta pertanto, più che
punto di riferiméntò politico, indistinto stato d’animo fortemente
influenzato sia dagli ideali evangelici sia dall’umanitarismo utopistico di Proudhon ».
Jahier diresse nel 1918 « L’Astico, giornale delle trincee » e nel
1919 « Il nuovo contadino » organo formalmente interclassista ma
in realtà al servizio degli interessi dèi padronato nonché dei grossi latifondisti toscani. Se ne accorgerà presto e sull’ultimo numero Jahier risponderà ad una
lettera di un « compagno » combattente Giuseppe Gallinella, basata sul concetto che « tra una
classe di lavoratori ed una di proprietari che arricchiscono del lavoro di quelli c% proprio un contrasto insanabile di interessi...».
- Ecco la risposta di Jahier: «Ho
tardato tanto a rispondere perché
la tua lettera mi ha fatto riflettere a lungo su quanto ho veduto e
sperimentato Jn questi sei mesi di
vita agraria. Hai ragione Gallinella; nessun ordine giusto può
venire dalle classi privilegiàte, infrollite dà! benessere del privilegio. li popolo dei lavoratori deve
guadagnarsL il suq^destijio da so
lo. È per questo che chiudo oggi
con seréna amarezza questo giornale di collaborazione. Addio in
fede, caro compagno. Ti ringrazio di avermi illuminato. P. . Jahier».
Silenzio
Dal delitto Matteotti in poi Jahier tace e il suo silenzio durerà
implacabile durante tutto il ventennio fascista, interrotto spio da
qualche traduzione ed articoli, oltre che per .curare la messa a punto definitiva delle sue opere presso l’editore Vallecchi.
Su questo silenzio letterario, di
cui Balmas ^ ha analizzato con
molta lucidità le ragioni, Jahier
stesso ha cercato di dare una giustificazione con un articolo dal
titolo « Alibi del silenzio »; in
esso egli tende a farci credere che
le interdirio)ni esteriori pesarono
su di lui proprio nel momento in
cui egli si accingeva a parlare veramente. Ne dubito, perché come
ho cercato di mostrare, se eccettuiamo le prime poesie e il Gino
Bianchi — espressione di una poesia innovatrice e sperimentale —
Ragazzo, ma anche Con me e con
gli Alpini, rappresentano una
chiara involuzione tanto da un
punto di vista ideologico quanto
da un punto di vista formale,
Tutto porta a credere che jahier avesse completato ormai la
sua opera e che l’alibi del fascismo — per quanto concerne la
scrittura -— fosse giunto ad un
momento propizio per mascherare il vuoto di fronte al quale ogni
scrittore è portato a provare vertigini fatali. Per usare una metafora cara a Jahier, le stesse armi
cpp cui militare entrò nel primo
conflitto mondiale hanno contribuito in modo decisivo ad ucciderne il militante.
' Enea Balmas, Interrogativi di un
silenzio: Piero Jahier, «Presenza»,,n.
1/1952, pp. 3-12.
È partendo da tali premesse che
Jahier pubblica nel 1915 Resultarne in merito alla vita e al caràttere di Gino Bianchi che Luperini ha definito « la satira contro
la massificazione della vita e la
burocrazia, a difesa dell’io della
libertà individuale ».
In questo libro Jahier ci presenta un « io » narrante — Jahier
stesso — funzionario presso un
ente statale che deve stendere una relazione che ha per oggetto
il collega Gino Bianchi e la sua
vita. Con un sarcasmo esacerbato, talora perfino sproporzionato
rispetto all’oggetto descritto (la
vita ipocrita 'e conformistica
dell’impiegato Gino Bianchi) Jahier riesce, con tocchi quasi kafkiani, a rappresentarci là tragicommedia dei rapporti umani filtrati attraverso la crisi della società capitalistica del suo tempo che
tende a massificare gli individui
e contro cui cerca di opporsi in
nome di quell’individualismo liberale ormai superato da tempo.
Però, e qui forse sta il suo limite,
non riesce a rappresentarci il
dramma sociale che vivono questi
individui, né l’alienazione tipica
di questi ceti a cui Gino Bianchi
appartiene e che è propria della
condizione umana nella moderna
società capitalistica. Il linguag^o
di cui Jahier si serve è quello
della burocrazia e ricorre a tutta
una serie di soluzioni espressive
d’avanguardia come schemi visivi
e addirittura veri ,e propri grafici.
Questo romanzo, in quanto operava una rottura del racconto tradizionale, anticipava già esperienze che si realizzeranno solo più
tardi, non era rappresentativo
dell’ideologia dominante e perciò
non fu capito. Jahier tentava con
Resultarne quel nuovo tifiò'di
comunicazione che aveva già avviato con le prime poesie e che
lo portava inevitabilmente allo
scontro della coscienza individuale e collettiva, mentre la produzione successiva sarà segnata da
quèll’esigenza di moralità storica
pn^ria del gruppo vodanò perdendo Cosi quella carica di parattere anarchicorsowersìva.
1 Valdesi nelle Valli
...La fisionomia sociale delle valli è in pochi anni profondamente mutata, rendendo più evidente il contrasto
col vivere patriarcale del
buon tempo antico; non pochi Valdesi sono rimasti presi dall’ingranaggio brutale e
hanno trascurato i campi, attirati da quella superstizione
economica della gente di campagna per cui il denaro è il
solo segno del valore.
Il clericalismo che ha sempre visto con occhio torvo
quelle poche valli franche
dal suo giogo, ha steso le sue
ugne . rapaci e si è insinuato
col capitali nelle terre Valde^ si ; l’emigrazione gli ha dato
buon giocò; anche la solidarietà spirituale tra la classe
rurale e la borghesia Valdese
si è venuta affievolendo ; i pastori che vengono a fare gli
studi a Firenze, hanno più il
carattere di funzionari che
di consiglieri, i matrimoni
misti spesseggiano.
...r Valdesi non si sono rinnovati: anche le monete spirituali più preziose si logorano e si deprezzano coll’uso;
quel movimento di affrancazione spirituale che, li a^ermò come popolo, concluse
anche il ciclo della loro vita
superiore. Quell’amore disinteressato per le cose dello
spirito che è uno dei frutti
più puri della religiosità si è
urtato con delle intelligenze
tarde e chiuse ; sono rimasti
una collettività storica interessante, non un focolare di
vita spirituale ardente in (mezzo alla beffarda incredulità
di questi tempi. Nel conflitto
tumultoòso di aspirazioni, di
negazioni e di speranze che
è la vicenda tormentosa dell’animo moderno, non hanno
portato nessuna parola. Hanno terrore degli ardimenti
delle anime dubbiose che cercano la loro vita attraverso
il fuoco. Si contentano di rimasticare il passato, mentre
■è posta la scure alla radice
degli alberi. Hanno fatto getto del loro avvenire accettando la missione di évangelizzare l’Italia, in corrispettivo
dei molti aiuti stranieri. Premiamoli in grazia della sanità morale delle loro famiglie
ove forse sono gettati i semi
della riscossa. Non è il loro
sinodo, questa mascherata
autunnale- di uomini vestiti
di nero, che rappresenta le
loro energie migliori.
Questa gente semplice e
dùra mantiene altissimo il
sentimento della famiglia fondata sulla piena corrispondenza di sentimenti tra i genitori e i figli: la vita che i
giovani imparano a conoscere è seria; vuole che si economizzino le forze e che si
assaggi presto il morso del
dolore, vuole che si impari
per tempo la sublime follia
del sacrificio.
Le pareti sono un po’ anguste, lo so; e le finestre piccole e scardinate; ma, se le
tocchi appena, un cielo senza
fine entrerà in te con tutte Te
sue ombre, con tutte le sue
luci.
«Gitta il tuo pane sopra le
acque è tu lo ritroverai molto tempo appresso».
Piero Jahier
da « La Voce », 3 febbr. 1910.
Un ricordo
di mio padre
^'^uando ho visto mio padre
m m l'ultima volta, era affaticalo e passava molte ore
della mattina a letto. Gli
occhi ancora acuti e sensibili
mi guardavano, percepivano e
trasmettevano. L’abitudine all’espressione complessa gli impediva di dire le cose essenziali,
così, quando con sforzo si accingeva a concretizzare il suo. pensiero, dalle sue labbra usciva un
“Eventualmente...” che prometteva un ampio discorso e moriva
subito, sulle labbra stanche e
rassegnate.
Sul suo comodino c’era, come
d’abitudine, la posta della> giornata. La donna, che lo accudiva, quel giorno fece l’atto di portare via tutto, scrollando tristemente la testa verso di me. Mio
padre ebbe, allora, un gesto di
disappunto e posò, deciso, la sua
bella mano. sul mucchio, come
se volesse posarci un fermacarte. Prese, poi, un libro e, sostenendolo con la mano aperta, come fosse un leggìo, lo tenne a
lungo davanti ai suoi occhi attenti. Dopo molto tempo 'mi oc-,
corsi che il libro era alta rovescia.
Così Zo, ricordo, con commozione, in questa disperata fedeltà al libro, in questo amore per
la parola scritta che è centellinata —- prima — dentro, che è
una cosa terribilmente seria, un
fatto di coscienza, così come lui
stesso dice: « Il fondamento capitale nella mia vita di scrittore è stato quello che invadeva
completamente la mia coscienza e arrivava al calore bianco
dell’espressione che, per me cdmeno, aveva valore assoluto e
potevo sperare che avesse un tale valore anche presso altre coscienze e presso altri uomini » (1). • • '
È evidente che questo rigore
morale domina non solo il suo
pensiero, ma ne condiziona l’espressione, creando quello che è
stato detto il suo “ritmo biblico”. A chi gli chiedeva cosa pensasse di questo stile biblico, rispose: « Ecco, capirete che un
uomo che ha vissuto, dall’età di
sei anni fino all’età di ventuno,
sempre masticando Bibbia, la
Bibbia del Diodati, ' per giunta
anche con l’originale e col parallelismo biblico, si può un poco capire che ce ì’abbia nel sangue e nelle orecchie» (1). Ma
avere la Bibbia nel sangue non
vuole sempre, dire avere la fede
che, secondo lui « è un fatto di
grazia, mentre l’qppartenenza ad
un popolo è una realtà». Ed a
questa realtà egli è stato fedele
fino in fondo e riposa, per sua
volontà, nel. cimitero di S. Germano Chisonè.
Ed allora mi sembra che dietro a Jahier vecchio, con le sue
contraddizioni, rispuntino ancora, come dietro al ragazzo ribelle, « le nonne calviniste coi
capelli liséi spartiti intorno al
viso austero, i Pastori che s’dlzavano sul pulpito .rigidi nella
toga nera e lasciavano cadere
sull’assemblea genuflessa l’invocazione sicura:
Notre aide est au nom de
D'eu ».
La fatica delle anime loro frutta anche nel suo sangue.
Mirella Jahier Cossi
(1) Dalla trasmissione radiofonica a cura di Franco Antonicelli, messa in onda nel ’67.
In Jahier muore il cristianesimo dei «risvegli»
Piero Jahier... a Firenze, ne
«La Voce» (1909-1914) di Prez-'
zplini, è il figlio del valdismo
che è sceso dai suoi monti missionario e s’è incrociato con la
vita e la cultura italiana, È stato detto, con qualche semplicità, che in Jahier, al contatto con
la cultura, la fede calvinista dei
padri, còme credenza attiva e
consapevole si sia perduta; senza riflettere che il vecchio simbolo della fede valdese da ottànt’anni almeno esisteva solo nominalmente.
In Jahier muore invece il cristianesimo dei « risvegli » infiltratosi nel valdismo fin dai tempi del Neff, l'adesione intuitiva,
cioè, ai simboli'di una fede che
fu esperienza drammatica; fu.
non era. In Jahier si è solo mostrato in che modo evapori al
Contatto della cultura, come da
una'scatola aperta, il cristianesimo revivalista. La sua critica
ai protestanti e ai valdesi stessi
'negli articoli de « La Voce» di
Prezzolini', crìtica che l'amore
faceva spesso violenta (vedi gli
stralci di uno di questi articoli
riportaci ih questa pagina n.d.r.), è quella del valdese che
non vuole i suoi «così», ma li
vùole più valdesi, più calvinisti.
Ma come? Neppure egli lo sa.
La cultilra non offre scalate per
la fede. E^i -stesso infatti, che
pure scrive delle commosse pagine su Calvino, mm- vide in lui
che il dramma psicologie»; gli
manca la vertigkie metafisica
che inclini nel vortice della predestinazione e della grazia; porta il lutto alla religione dei padri piuttosto che mentire a sé
stesso nel proclamarsi credente; e nella tensione etica, nella
prosa precisa e quadrata di « Ragazzo », di « Con me e con gli
Alpini », di « Resultanze sulla vita di Gino Bianchi », nei suoi
morti che gli pesano e lo ammu-toliscono, porta solo segni di
quella nobiltà perduta a cui non
pyò riallacciarsi.
.. J1 suo libro « Con me e
con gli Alpini », è, poi, esemplare per la mìstica dell'amore di
lui, ufficiale, verso gli umili'soldati. Amore cosi riboccante che
inonda andie i cuori più aridi
alla simpatia umana; ma non è
amore d’un « protestante »: ché
egli non ama i suoi montanari
alpini o si umilia a loro, « mal- n
grado » i loro difetti, ma appunto perché « non » vede i loro di- '
fetti: essi sono per lui sani, buoni, puri. Ma chi è sano, buono,
puro, secondo il calvinismo dei
« padri »? Il senso del peccato è
perduto nella mistica del « risveglio»; ma «il -risvegliò» è
sopraffatto dall’ironica cultura;
e il tenente « Giaiè » in testa ai
suoi alpini valdesi offre alla guerra il suo tormento.
Giuseppe Gangate
da: « Revival » - Saggio sulla
storia del Pnrtestantesimo
, in Italia dql. Bisor^mento
' ai nòstri tàn{fi. Roma, DOXA, 1929, pp. 68*69.
6
■» Vi.'.'
26 novembre 1976
— il
cronaca delle
Consultorio
per chi?
? ¿‘ v
I'
W:
L’avviso ytirge^te inviato dalla
Comu^fiàMontànà a tutta la pOi.
polaztone. delia^^^Val Pellice, ai,
shidxici; .partiti,, istituzioni vari6,
è statOjCt^lto, da olir a IX per^
sane meigremivaità la sala consiliare di Torre per discutere il
regolajnento 'del consuitorio familiare. '
Dalia precedetite consultazione avvattuta il 18 settembre scorso, con scarsissima' partecipazione popolare,, in ctñ la Comunità
■ Montana presentò ella discussione una sua bozza di regolamento
che poi ritiriò per concedere spazio al dibattito (purtroppo non
più organizzato nonostante le
prome$se),A sono"ora emerse le
forti riserve degli ambienti cattolici che hanno inviato al presidente della Comunità una petizione con.delle precise- istanze
per la gestione e- l'impostazione
del consultorio. Le loro richieste 'sono essenzialmente due: a)
presenza dette diverse confessioni nel éons^Oti^^ avere non
una ma più equipes al lavóro nei
tre centri.' «-ì .
È stato detto chiaramente in
più di un intervento che^ guaste
proposte mirano a rivendicare
una gestione autonoma della sede coriStútóriaÚ di Lùsema t di
Brichéràsiòf comuni in cui la DC
vorrebbe gestire in proprio e
secondo la sua irnpostazione il
consultorio.
Questarpropostq contrasta con
l’intenzione degli qniministratori
che, per motivi finanziari e per
mantenere una unità di lavoro
e di collaborazioné con i servizi
già esistenti, non possono evidentemente puntare sulla dispersione delle iniziative. Parlare
quindi di onestà, di libertà, di
competenza, di pluralità dei servizi della Comunità Montana è
giusto ed è un discorso che la
Comunità deve senz’altro recepire; quando però queàte stesse
esigenze vengono contraddette
nei fatti da chi avanza queste richieste (il modo con cui si sono
raccolte le firme per la petizione
denunciato nell’assemblea pubblica...) e ripropone l’ingerenza
della chiesa in una questione che
riguarda non le parrocchie ma
tutti i cittadini, che non è confessionale ma di diritto civile,
sorgono non pochi dubbi.
Da una parte dunque questa
posizione che si voleva far passare sotto silenzio, che i presentatori non esplicitavano, per denunciare poi l’operato della Comunità Montana che, ricevuta
questa petizione firmata da oltre
1000 persone delle varie comunità cattoliche della valle, non l’aveva presa in consideratone.
Dall’altra invece le precise richieste del gruppo donne Val
Pellice perché “ questui 'pdÌCSultorio non sia gesltio
che gli utenti — in prnrio luogò
le donne — possano partecipare
. alla gestione del consultorio stesso. Su questo punto non c’è ancora molta chiarezza; nel senso
che esistono evidentemente diverse concezioni della parola
"partecipazione”. L’assessoro E.
Bert ha sostenuto che si può
parlare di responsabilità politica
dell’assemblea degli utenti se si
intende la linea e l’impostazione
del consultorio, ma che la responsabilità giuridica non può
essere dell'assemblea che è spontanea ed occasionale; deve invece essere individuabile ed indivi-,
duata nelle singole persone. In
questo senso, la responsabilità
politica resta, a tutti gli effetti,
delta giunta e del consiglio della
Comunità. '■
Ma il punto più controverso
è in Tondo sulla marginalità che
assume la donna nell’attuale proposta di regolamento della. Comunità Montana (stilata sulla
base del regolamento di Grugtiasco).(
La giunta, da parte sua, assicura che questa intenzione è presente e che quindi occorrerà verificarla nella attuazione del servizio.
Per il futufo occorrerà che la
Comunità ', Móntana promuova
un indispensabile lavoro preliminare di ricerca e dibattito senza giungere a importanti scadente condlaeqm. alla, gola.
- ; ^ I CQiyiPRENSORiO yPlNEROlESE
Dopo i giochi di potere
I problemi restonp
Ancora In-ballottaggio la presidenza DC
C O M U N I T A’ M O N T A N A
VAL CHISONE E GERMANASCA
r
Interventi a favore dell!agricoltura, della zootecnia, apicoltura, frutticoltura - A Peros^ un
banco di vendita per i turisti '
Domenica li novembre óltre
600 consiglieri cpmuHali del Pinerolese si sono recati alle urne
per eleggere i lortì rappresentanti nel comitatp comprénsoriale,
cioè quell’organismo che dovrà occuparsi del decentramento
della pfpigrmnmàzione regionale
e che opererà a livello di 46 cornimi della zona.
Le élerioni si sono svolte con
liste distinte:- 30 consiglieri sono
stati eletti nei comuni con più di
5000 abitanti (Pinerolo, Luserna,
Cavour e Cmniàna)'è 24 consiglieri sono stati eletti nei 42 comuni con-popolazione inferiore
a 5000 abitanti. I restanti 6 posti
sono occupati da consijglieri provinciali. ,
Nei cornimi più grandi erano
presenti 7 liste ed i risultati
hanno dato 15 se^ alla DC; 7
seggi' al PCI, 2 rispettivamente
al PSI, al PLI, al PSDI ed al
PRI. Era presente anche una lista del MSI, con un imico candidato che non è stato eletto.
' Nei comuni con ,meno di 5000
abitanti erano presenti 3 liste:
una lista « Unità, ' democrazia e
progresso » formata da consiglieri di sinistra che ha ottenuto
10 seggi; una lista « DC e indipendenti » che ha ottenuto 13
seggi; ima lista « /dléonza laica »
Che ha ottenuto un seggio.
Aggiungendo i rappresentanti
della Provincia, il comitato comprensoriale risulta cosi composto:? 31 consiglieri (tella DP, cioè
la maggioranza assoluta, 22 consiglieri delia sinistra (PCI, PSI^e
indipendenti), 7 consiglieri della
area laica (PLI, PSDI, PRIV
Ora il gioco si sposta all'interno della DC -per l’elezione del
presidente dd.' comprensorio, per
11 quale sono in lotta il consigliere provinciale Bernardi (ex sindaco di Pinerolo) ^ il consigliere di minoranza di Lusemetta,
Celeste Martina, che hà ottenuto il maggior numero di preferenze nei piccoli comuni.
È auspicabile che, oltre ai giochi di potere per la presidenza,
si incominci a questo punto a
portare a tutta la popolazione la
discussione sul comprensorio e
sui problemi che deve affrontare, superando quella mancanza quasi totale di informazione
e di dibattito pubblico verificatosi prima delle elezioni.
Aldo Ferrerò
TORRE PELLICE
Atto provocatorio
In seguito alla telefonata, anonima, fatta, alla Direzione didattica di Torre Pellice venerdì 19
novembre 1976, che segnalava la
presènza nella Scuola di una
bomba, la Giunta del Consiglio
di Circolo esprime sdegtio e riprovazione per l'atto irragionevole e provocatorio che ha causato turbamento ed angoscia
negli allievi e nel personale della Scuola di Torre Pellice - Viale Dante - e che ha impedito il
normale svolgimento delle attività scolastiche.
La Giunta-stessa auspica che
tali fatti incresciosi non abbiano mai più a ripetersi in una
società cii^e e democratica.
Direzione Didattica
di Torre Pellice
Una lunga relazione del tecnico agrario Giancarlo Bounous
ha occupato la maggior parte
della seduta del Consiglio di venerdì, 19-novembre, i: stato presentato un programma di interventi per migliorare l’agricoltura in valle che prevede per la
Comunità Montana una spesa
tra i e i 150 milióni ripartiti
in due anni, oltre ai contributi
eventuali della Regione.
Per la zootecnia i progetti sono i seguenti: allevamento di
bovini a doppia attitudine, risanamento e miglioramento delle
razze esistenti nella zona, organizzazione della raccolta e della
vendita del latte’; sfruttamento. ■
^dei pascoli abbandonati per ovi-'
ni e caprini, con la/ costruzione
di ricoveri, allevamenti di selvaggina, contributi per la costruzione di pollai e conigliere.
Per l’apicoltura, che è abbastanza praticata nélla zona e dà
un prodotto qualitativamente
elevato, è prevista l’adozione di
un marchio di qualità unico per
tutti gli apicultori e la creazione di un centro di vendita sperimentale.
f n servizio di assistenza tecnico-agricola si propone anche di
PO MA RETTO
Assistenza domiciliare
Nel mese ^ novenibre sono
iniziati i servizi dì assistenza domiciliare nel ter ritono del Comune di -Pomarqtti^. .’parallelamente all’apertnrà dei Centro di
Incontro. I servizi sono stati
istituiti : dàlia Amministrazione
Comunale, con la collaborazione
ed il coordinamento della Comunità Montana, per dare a tutta la popolazione la possibilità
di essere assistita, quando è possibile, anche a domicilio, sia dal
punto di vista infermieristico
(per iniezioni, medicazioni, ecc.),
sia in màniera più generica per
Aperto il Centro d’incontro
e. g.
Da alcuni giorni il Centro di
Incontro di Pomaretto ha iniziato la sua attività con una buona
partecipazione da parte dei cittadini.
Non è certo questo il primo
centro apèrto nelle valli, già altri comuni si sono organizzati in
tal senso, ma è pur sempre piacevole per tutti noi che svolgiamo attività in un servizio socia
TORRE PELLICE
BAZAR DELLE MISSIONI
Lunedi 8 dicemto con inizio
alle ore 15 pressom Foresteria
Valdese di Torre Pellice, si svolgerà l’annuale bazar organizzato dalle Società Missionarie di
Torre PelUèe. Tutti' sono cordialmente invitati a parteciparvi per dimostrare il loro interesse e per dare il loro responsabile contributo all’opera missionaria.
• Domenica 28 novembre avrà
luogo alle ore 10 l’Assemblea di
Chiesa con il seguente ordine
del giorno: preventivo finanziario e relazione dèi delegati al
Sinodo. Nomina di un anziano.
• La Società Enrico Amaud riprenderà la sua attività domenica 28 novembre alle ore 20,45.
La seduta è pubblica e tutti sono cordialmente invitati. Verrà
proiettato dal sig. Pierre Boer
un film, sul viaggio > nelle Cevenne avvenuto in settembre al qua- '
le ha partecipato un gruppo delle. Valli in occasione d^la 'Journée des Vaudois’ alla Assemblée
du Désert.’
le, salutare la nascita di un centro di incontro. Un centro dove
i cittadini possano riunirsi e discutere tutti quei problemi che
travagliano la nostra organizzazione sociale: il problema dell’infanzia, della scuola, della salute, degli anziani, degli handicappati e tanti altri. È proprio
dall’incontro, dalla possibilità di
stare assiemq.che nascono le premesse di una partecipazione di
tutti alla gestione delle attività
a carattere sociale.
A riprova di ciò il centro di
Pomaretto si interesserà anche
di problemi sanitari in riferimento all’anziano: così dopo tanto
pariare di problemi degli anziani da parte di sociologi, politici,
medici, almeno in campo locale
si potrà sentire cosa ne pensano
loro, gli anziani, del loro problema. ComuQque vadano le cose
si sarà almeno tentato di coinvolgere e di far partecipare in
prima persona alla gestione della propria salute uno strato della popolazione fino q qqalche anno fa emarginato. Ì problemi
della salute, come quelli dell’istruzione, non devono essere affrontati e risolti solo a livello
personale, ma anche scoperti là
dove nascono: nelle fabbriche,
nelle scuole, nelle case malsane,
nella mancanza di servizi, nella
povertà, ecc.
Un centro d’incontro quindi
può essere sptto questa prospettiva il momento del dialpgo, della presa dì coscienza e (Iella partecipazione di tutti nell’affrontare i vari aà^ti della nostra ■vita sociale dèe ancora necessitano di soluzipni,,. ij . .
Doti. P. Baschera
ogni tipo di intervento che possa dimostrarsi necessario. •
Il servizio di assistenza domiciliare è svolto'’’dalla -Sig.rà Mirella Peyrot Refoum. Il servizio
infermieristico domiciliare dalla
Sig.ra Anna Maria'^ Gaydou.
La possibilità di avere visite
a domicilio per constatare quali sono i bisogni ed i problemi
e aiutare nella soluzione degli
stessi, contribuisce ad una maggiore serenità e sicurezza specialmente per chi vive in zone
isolate o per chi si trova in non
buone condizioni di salute.
I servizi sono totalmente gratuiti ed estesi a tutta la popolazione, e non limitati ai soli anziani, e serviranno ad integrare
quelli già avviati dalla Comunità Montana nel settore della medicina scolastica e delle visite
geriatriche. Ognuno può richiedere questi interventi rivolgendosi in Comune oppure al Centro di Incontro che è aperto tutti i pomeriggi. Nel Centro, che
ha sede nel vecchio edificio municipale di Pomaretto, la signora incaricata del serrizio infermieristico provvede alla misurazione della pressione arteriosa,
a chi deve controllarla con regolarità, tutti i martedì e i venerdì, dalle 15 alle 17 ed è disponibile per consigli e interventi.
La settimana scorsa si è tenuta al Centro una prima conversazione del Dott. P. Baschera, dell’Ospedale di Pomaretto,
sui problemi che più interessano la popolazione anziana. Le
conversazioni, “che già si sono
tenute al Centro di Incontro di
Porte, verteranno sulle principali malattie che colpiscono gli
anziani e sulle forme di prevenzione e di cura. Gli intervenuti
stessi propongono gli argomenti che più li interessano ed il
medico è a disposizione per dare le spiegazioni che vengono richieste, Ë evidente l’utilità di
queste chiacchierate tendenti a
diminuire la separazione che esiste fra medico e paziente, rèndendo più chiare e alla portata
di ognuno parole che finora erano di dubbio significato e responsabilizzando la gente sulla
propria salute.
Più! di 40 persone, e non solo
anziani, erano presenti al primo
incontro, e questo testimonia
dell’interesse che suscitano i prò?
blemi della salute e la loro comprensione. H prossimo incontro
Si. térrà martecQi 23 novembre
alle -ose 15 e tulU sono cofdialmedfe invitati.
aiutare gli agricoltori a migliorare e rirmovare i prati di fondovalfe fornendo sementi selezionate, a favorire l’uso della
fertirrigazione nei pascoli alpini, costituendo un alpeggio pilota per sperimentare nuove tecniche di allevamento.
Per le piante da frutto, oltre
ai soliti lamponi, si consiglia anche la coltivazione di noci, castagni e ciliegi che danno anche
il legno. Queste culture ormai
sono cadute in disuso e bisogna
ricominciare quasi da zero.
Per venderò i prodotti locali,
la Comunità Montana ha organizzato a Perosa Argentina un
banco di vendita per i turisti.
Per estendere l’iniziativa, si acquisterà una roulotte a disposizione della cooperativa agricola di valle, che funziona da settembre con più di 1(X) aderenti,
È previsto anche l’acquisto di
un capannone prefabbricato come magazzino.
Altre iniziative: l’adozione del
regolamento di polizia rurale,
una mostra permanente sulla zona, la proiezione di diapositive
nelle scuole, l’istituzione di corsi professionali per agricoltori
finanziati dalla Regione.
Alla relazione è seguita una
breve discussione, mentre circolava tra i presenti una cassetta
con le piccole e pelose actinidie
prodotte nella bassa vai Chisone. La domanda che molti avevano in mente è stata formulata ad alta voce dal consigliere
Franco Bonnet; serviranno questi interventi, gravosi per il bilancio della Comiinità; ad ott^
nere posti di làvóró-'per 1 ^ovàni e ad offrire alternative àll’aìbbandono completo della montagna? Per ora l’agricoltura non
è una scelta, ma solo qualcosa
che normalmente si fa in attesa
di meglio. Come sia possibile
invertire questa linea di tendenza è un problema che rimane
aperto.
PINEROLO
Convegno FGEI.
Una cinquantina di giovani
delle diverse comunità delle valli ha partecipato, domenica 21
novembre, al convegno FGEI
tenutosi a Pinerolo. L’ultimo incontro era stato quello del precongresso di 'Vlllar Perosa del
1” maggio.
Nella prima parte dell’incon- .
tro si è discùsso dell’organizzazione per la partecipazione dei
delegati delle valli al congresso
che si svolgerà a Santa Severa
nel centro giovanile battista, dal
5-8 dicembre prossimo.
Nella seconda parte si è preso in esame, con numerose valutazioni, la situazione delle chiese alle valli dopo la petizione sinodale e la costituzione del movimento Testimonianza evangelica valdese, analizzando le intenzioni palesi e meno palesi dei
promotori. . Diversi interventi
hanno constatato che molte persone che avevano sottoscritto la
petizione sinodale si sono poi
accorti delle vere intenzioni che
soggiacevano all’iniziativa e se
ne sono distaccati o stanno prendendo le distanze, soprattutto
dopp il culto di appello di Torre Pellice.' ^ ‘
Nell’ultima parte si è inyece
affrontato più direttamqnte il
tema del congresso con i vari
pareri emersi da una prima lettura del documenti preparatori.
POMAàETTO
? E deceduto ImprovViaaniènte
;Long EXlmondo, per mólti, «nni
sarto a Pomaretto. La^siwi»tia
della comunità è con la famiglia
in' qùi^ ‘doloirosa ififeostaiizs.
7
26 novemlíre 1976
CRONACA DELLE VALLI
Í'::.
r
i,
' rf
I' ■
PERDSA^'
SAN SECONDO
• L’Assemblea di chiesa, convocata domenica 14 c. m., ha proceduto alla rielezione di diversi
membifi del Concistoro pto,,, avevano terniinato il loro nilSdaito
quinquennale. Hànno acóettatò
di essere rieletti; la sig.ra Bleynat Plorine e i sigg. Chambon
Aldo, Costabel Edoardo, Galliano Brunii: Grill Roberto,. Long
Attilio, Bosso Silvio che ringraziamo sentitamente per la loro
disponibilità. Non hanno più ac' Gettato la rielezione i sigg. Bertin Roberto, Bounous Paolo, Costantino Emanuele e Travers
Ettore ; la Chiesa esprime a questi fratelli ed al sig. Subilia Davide, al quale va il nostro migliore augurio di buon ristabilimento, la sua viva gratitudine
per il servizio reso e per la preziosa collaborazione. A sostifui, re questi fratelli sono stati chiamati a far parte del Concistoro
le Signore Gilles Graziella in
Lantelme e Travers Emma in
Costantino ed i sigg. Ribet Giacomo e Serre Silvio, ai quali
porgiamo il più fraterno benvenuto, augurando loro un profìcuo lavoro al servizio della
Chiesa.
• L’Assemblea ha poi ascoltato
la relazione sui lavori del Sinodo presentata dalle sorelle Bleynat Fiorine e Bessone Ina, che
ringraziamo vivamente, ed ha
approvato l’impegno finanziario
richiesto dalla Amministrazione
Centrale della Chiesa, che prevede l’aumento contributivo del
22P/0 per l’anno 1977.
• Un’altra questione posta alla '
attenzione dell’Assemblea con
, cerneva il rifacimento parziale
o totale del tetto del nostro
, pio. Si tratta di elimiriare l’infiltrazione d’acqua piovana che
col tempo finirebbe col recare
danni non lievi. Bichiamiaino
intanto l’attenzione di tutti i
membri di Chiesa su questo
problema, la cui soluzione richiede la còllaborazione finanziaria di tutti quanti.
• Ultimamente il battesimo è
stato amministrato a; Tron Roberta di Dino e di Lisdero Ornella; Long Debora di Alberto
e dii Micol (Enea; Ghigo,.Cristina di pino e di Genre Dina. La
grazia ^del Signore accompagni
queste bambine ed i loro genitori, aiutandoli a mantenere le
loro promesse.
• La Chiesa esprime la sua fraterna solidarietà nel dolore della separazione >ma anche nella •
speranza della risurrezione in
Gesù Cristo ^ a . tutti i familiari
della sorella Costabel Caterina
ved. Balmas.
• In seguito alla riunione di lunèdì scorso fra l’ammmistrazione comunale di S; Secondo, le
famiglie dei ragazzi della scuola* media e la società •. automa,:
stìdrti Cavouresq' ’ il servizioj di
scuolabus è stato reèóIarmÉ&te
ripristinato e la richiesta di contributo delle famiglie ritirato.
É stato chiesto à questo scopo
un contributo della Regione Piemonte. Quello che non ha convinto la maggioranza dei partecipanti aH’incontro sono le tariffe praticate dalla Cavourese
che sembrano eccessive ed a
proposito dell? quali non è stato
possibile avere spiegazioni esaurienti.
• Anche la scuola elementare
di Miradolo ha i suoi problemi.
I nuovi locali, inaugurati l’anno
scorso hanno* permesso di ottenere la scuola a tempo pieno,
con l’adesione quasi totale delle famiglie. Ma una settimana
dopo, l’inizio un reclamo giunto
in Provveditorato, non si sa da
che parte, ha rimesso tutto in
questione poiché 2 delle 4 insegnanti inviate a questo scopo
sono state ritirate. Un incontro
con le famiglie tenuto domenica 21 non ha potuto risolvere il
problema e pensiamo che la
scuola a tempo pieno di Miradolo non sarà soppressa, ma il
numero di classi interessate a
questa attività sarà ridotto.
L’antico tempio del
Ciabas del 1555 nella
Val d’Angrogna. La
sobrietà di queste linee architettoniche
si ritrova nei templi
di S. Lorenzo (Angrogna) e dei Coppieri di Torre Pellice
del medesimo secolo
Testimonianza
Evangelica
Vi^dese
A cura del movimento
Testimonianza Evangelica
Vàldese avrà luogo una
riunione di appello nel
tempio valdese di S. Germano Chlsonq domenica
19 dicembre, alle ore 15,
sul tema : « Un' altro .modo
di celebrare Natale».
Tutti i membri, delle
chiese valdesi delle Valli
e dei dintorni sono vivamente invitati a partecipare a qyesto incontro fraterno.-' 'T .3 . -r-i
ROBA’
Documento i
sul Concordato^
Si possono ancora richiedere
dei documento sul Concordato ripreso
dalla trasmissione tì: Protestantesimo »,
apparso nel n. 45 dell’Ejp-Lupe- Tale
documentazione, come avevamo suggerito alle chiese, può essere utiliazata
per dibattiti, letture di gruppo, con i
catecumeni etc. Costo di ogni copia
L. 50; per prenotazioni telefonaré al
65.82.67 di Torino.
SERVIZIO MEDICO
fostivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSBRNETTA - RORA’
Dal 27 novembre al 3 dicembre
DoH. DE BETTINI GIANCARIO
Via D'Azeglio, 8 - Tel. 91.316
Torre Pellice
FARMACIE DI TURNO
Domenica 28 novembre
FARMACIA MUSTON
(Dr. Manassero)
Via della Repubblica, 25 - 91,.328_,
Domenica 2Ì novembre
FARMACIA DO«. PRETI l ’t
Lusernà Alta
Martedì 30 novembre j,,
FARMACIA INTERNAZIONAlf
(Dr. tmberli)
Via Amaud, 5 - Tel. 91.374 ,
' AWOAMBULANZA
• Torre Pellice ; Tel. 90118 ■ 91.273
VIOIJ.I DEL FUQDO ^
- Torre Pànce : Tel.’. Pi .365 - Vi .300
Ib^ne^^. G. Tel. W.884 • PO-285
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Un notevole numero di presenti ha partecipato all’Assemblea
di chiesa, convocata sabato sera
al Presbiterio per ascoltare la Relazione dei delegati alla Confi
Distrettuale ed al Sinodtf, per eleggere alcuni membri del coiicistóro: e per Uapprovazione del
biiaiieio finanziario del ’77.
Le relazioni, tenute dal delegato .Fenouil Franco per la Coni.
Distret. e dagli anz. Dino Gardiol
e Livio Gobello per il Sinodo, sono state una cronaca pura e sémplice dei lavori, senza alcun commento di parte, onde evitare discussioni su argomenti già programmati per le riunioni quartierali, dove appunto in questo
periodo vengono trattati i vari
argomenti che sono scaturiti dal
Sinodo di quest’anno.
Le votazioni sulla elezione dei
sei membri del Concistoro, tre
dei quali uscenti e quindi rieleggibili, hanno dato i seguenti risultati; Dino Gardiol, Riccardo
Turin, Umberto Rovara (rieletti), Gianfranco Parise, Alberto,
Bellora, Guido Ribet.
I nuovi membri eletti saranno
insediati domenica 12 dicembre
durante il culto del mattino.
• Lo studio biblico, che si ter
rà venerdì 26 c. m. alle ore 20.30
presso l’Asilo Valdese, avrà come tema; « La tentazione della
religione » sulla base dei testi di
Matteo e Luca.'Si' Cbusiglia la
lettura del 2° capitolo del libro di
Roland de Pu^y; « Alle origini
della libertà ». ^,
• Il culto di domenica prossima 28 c.m. sarà in lingua francese e sarà presieduto dal pasto^
te ^Giorgio Toiitn.
% Tutta la nostra simpatia cristiana ai familiari della sorella
Mourglia Luigm in Toum deceduta al Murcius all’età di .anni
66 e del fratello Leubin Giorgio
deceduto a 89 anni presso la Cadi riposo Pro Senectute Lucerna. Era di origine svizzera.
L’assemblea di chièsa del 21
novembre ha approvato il preventivò di spesa per l’anno ecclesiastico 1977, accogliendo la
proposta' di un piccolo aumento fatta dalla Tavola. Nel corso
della stessa assemblea si è discusso il problema dei membri
elettori ;, il concistoro farà circolare l’elenco secondo la lista
dei membri del 1976, di modo
che cliì desìdéra;eàsere inserito
o rèinserito IO 'pòssa fare fàcen
dolo presente ai " membri dèi
concistoro. Poiché in assemblea
qualcuno chiedeva se c’erà tm
limite massimo per essere membri elettori,'preòisìamo ancora
che ogni membro ' comimicante
che ne fàccia richièsta può essere membro elettore; naturalmente con l’impegno di partecipare alla vita della cómunità.
Anche per quanto concerne le
contribuzioni si è chiarito - che
ogni membro comunicante deve
dare la sua offerta per la chiesa e non più continuare, come
nel passato, a -contribuire per
nuclei familiari.
Il problema degli stabili è stato appena accennato per mancanza di tempo; ci ritorneremo
sopra in una prossima assemblea. Intanto la commissione incaricata dal, concistoro potrà
iniziare il suo lavoro.
L’assemblea si è anche pronunciata in merito al modo con
cui ricordare il Natale, cercando una maggiore sobrietà evangelica, attenendoci all’essenziale
deiraiimmcio del Natale. Perché
questa ricerca penetri nella riflessione delle famiglie sono previsti due incontri dei genitori;
alle Fucine domenica 28 novembre alle ore 9 con la scuola domenicale; al capoluogo mercoledì 1 dlcemljre alle ore 20,30 al
presbiterio.
L’assemblea ha infine stabilito i seguenti incontri; domenica 12 dicembre, dopo il cultc%
pranzo comunitario nella sala
riaperta per l’uso della comunità con proiezione, nel pomeriggio, di diapositive sulle chiese
ed i paesi dell’Est. Prenotarsi
' entro il 5 dicembre presso i
membri del concistoro e da Sergio Rivoira per le Fucine.
Domenica 19 dicembre, riflessione sul Natale alle Fucine con
inizio alle ore 14. L’unione femminile allestirà per questo Incontro un bazar con vendita- di
vari prodotti; thè e dolci per
tutti. L’incontro, è esteso soprattutto alle persone anziane
che difficilmente salgono al capoluogo.
S. GERMANO
CHISONE
• La sorella Caterina Costabel
vèd. Balmas. ci ha lasciati all’età di 91 anni. Il funerale'ha
avuto luogo, domenica 21 novembre. Chiediamo a Colui che, solo, può «dar riposo» ai suoi dì
essere accanto a quanti sono
npl lutto.
• Domenica 28 il culto sarà, alle ore 10 e vi parteciperanno attivamente i ragazzi della scuola
domenicale.
Lo stesso giorno, alle ore 20.30,
nella saletta delle scuole, avrà
luogo la periodica assemblea del
movimento Testimonianza Evangelica Valdese. Tutti coloro che
vi hanno aderito, a San Germano, vi sono particolarmente invitati. Se le decisioni sono riservate agli aderenti, qualsiasi
membro di chiesa che desideri
conoscere meglio il movimento
sarà il benvenuto.
• Nella sua ultima seduta il
concistoro ha deciso di affidare
'all’anziano Aldo Garrone il compito di segretario, onde alleviare un po’ rànziano Tron dalle
sue molteplici responsabilità,
'inoltre, q, partire dal gennaio
1977,'. il concistoro si riunirà ogni
primo sabato del mese. Ricordiamo sin d’ora che le prossime
riunioni saranno; martedì 30
novembre, ore 20 ai Balmas;
giovedì 2 dicembre, ore 20, alla
Costabella. ,
• Sabato 4 dicembre, ore 15,30,
incontro coi genitori ed i giovani del IV anno di catechismo.
• Secondo - quanto deciso dal
Concistoro avrà luogo nel nostro tempio domenica 19 dicembre, alle ore 15, una riunione di
appello organizzata-.L. dal movimento Testimonianza 'Evangelica Valdese, con la partecipazione attiva di molti laici. Un caldo invito a tutti!
Doni per rAèilO ,
di Liiserna S, Giovanili
Doni pervenuti nel mese di ottòòre
Rossi Mirella, in mem. del papà
Vincenzo (Argentina) L. lO.OÓÒ; Le
figlie, 3generi e nipoU di Morello Domenico, in mem. del lóro Caro profondamente rieonoèéenti all’Asilo Valdese 500.000; l^èhenfcreis Vertand
Essen ((lermanii) 995.300; Elvira Avondet Beux, in mém. deUa cara madrina Jenny' Bounons-Martinat (Inverso Porte) 10.000; In mem. della nonna Rivoir Marianna, i nipoti 100.000;
Perdio Maria, in' mein. deUa mamma Anna PereUo (T, P.j 10.000; In
mem. di Bruno Pasqufde 207.220; In
mem. di Morello poménicó 200.000;
Graàe!
Ricordiamo ai generosi donatori che
è aperta una sottoscrizione speciale per
l’estiriàone del debito di lire 24 milioni, rimasto su un totale di lire 250
milioni che rappresenta i} costo totale
dei lavori finora eseguiti sia per la
nuova costruzione sia per la parziale
ristrutturazione del vecchio edificio.
f versamenti possono essere eseguiti sul c/c re. 2/16947 - Asilo V,ald£se,
10062 Luserna San Giovanni (To).
La "Dottoressa
Ornella
Mieinlin Saldmon
* Medico-Chirurgo,.
annunzia che ricévè tutti i
giorni - salvo il martedì 'dalle ore 17 alle 18 — sabato dalle 10 alle 11 in Torre Pellice, Viale Dante 18/1
Tel. 91.009 (casa I. Hugon).
Sabato 25, Natale, culto con
Santa Cena; domenica 26, culto
presieduto dai bambini della
scuola dOmenicalè è‘ del precatechismò,
L(assemblea ha, aiiche espresso il ^ùo parere favorevole alla
idea di avere im’E^semblea di
chiesa almeno ogni duè rnesi.?
Chi ha detto che bisogna aspettare l’ultimo momento per rinnovare l’abbonamento per il "H?
;noì no. , ' . ...
, S.00O annue ordinario. ; >
10.000 annue sostenitóre.'
’-J-A ì'v5 ì;feV
l'jirii.'ii.' 'I.i 4 l'iì "
RINGRAZIAMENTO
« Venite <t me voi tutti che siete travagliati ed aggravati e io
vi darò riposo ».
(Matteo 11: 28).
I familiari del compianto
Edmondo Long
veramente commossi per l’imponente
dimostrazione di stima e di amicizia
tributata al loro Caro .Soranparso lingraziano vivamente di cuore, tutti coloro che con l’aiuto prestato, con scritti, parole di conforto, fiori e ia i^ecipazione ai funeraU, ai sono nnitì a
loro in questa dolorosa circostanza. ,
Pomaretto, 20 novembre 1976. ' '■
« Io sono la resurrezione e
vita; ch^'crede, in me, anche se
muoia vivrà y>, ) . , ,,
(Giovanni 11 : 25).
i h P novejnfarewò. mauwt*, dopst lun-,
ga e^inguaribUo malattia : ,t\
B Ri^léitta Ad^ttìocr ' ^
De,Wald^ì^tein
5
■*'''Eo'im)ÀHànì«iò 8-‘iáárSío'« lif mam
iài.
.■5
8
8
26 novembre 1976
DOCUM E N T A Z I 0 N E
del
SO
AFR
i vi sono stati 176 morti, 1139 feriti, 1298 arresti; ma fonti diplomatiGhe' in seguito afifermeran
L’attuale legislazione segregazionista era già presente in forma embrioiiale nella Costituzione deirUnione Sudafricana redatta da inglesi e boeri e approvata nel 19(». r& allora ad oggi
il pjinciiilo della supremazia
bianca si è andato sempre più
consQlidai^o^ grazie soprattutto«
aï^ 5, teoria del cosiddetto « sviluppo separato» o «apartheid».
^esto termine, usato per là'j*,
pMraa volta da una commissione incaricata dal partito nazionalista di studiare un-programma elettorale, è nella sua ambiguità perfettamente funzionale
agli scopi della minoranza biapca segregazionista. Infatti se ü
termine «apartheid» indica ufiBcialmente la separazione territoriale tra popolazione bianca e
popolazione di ,colore allo scopo
di permettere lo sviluppo sepa?
rato delle'due comunità, in realtà esso corrisponde semplicemente a una sottile forma di tüscrtminazione per di-videre e dominare; non ha senso parlare di «sviluppò separato» quando
per milioni di uomini di colore
non esiste alcuna possibilità di
sviluppo. Tutto l’apparato segrèga^onista messo in atto dal governo si regge su centiiiàìa di
leggi che hanno lo scopo di mantenere una rigida separazione
fi^ bianchi e neri, esasperando
'gli squilibri sociali e acuendo le
diviMoni razziali. Una di queste
leggi impone ad esempio ad
ogni sudafricano, di colore di
avere sempre cori sé il proprio
« reference hook >>, cioè un dociunento sul, quale sono annotati tutti i suoi dati personali e
Í suoi movimenti: un ottimo sistema dunque per sottoporre ad
un rigido controllo tutti i cittadini di colore senza che essi vi
si possano sottrarre.
n governo afferma naturalmente che lo spirito di leggi di
questo tipo è di promuovere lo
sviluppo dei neri separatamente da quello dei bianchi per salvaguardarne le culture, e tenta
di contrabbandare ima spietata
politica di sfruttamento per una
nobile dottrina sociale. In verità lo scopo di queste leggi è
quello di impedire che la popolazione di colore possa accedere
agU stessi gradi sociali dei bianchi o anche soltanto arrivare a
percepire gli stessi salari di questi ultimi.
Ciò dimostra inequivocabilmente il carattere di classe della discriminazione razziale in
Sudafrica: il «reference book»
e analoghi espedienti altro non
sono che il simbolo dello sfruttamento disumano cui sono sottoposti gli africani nel loro stesso Paese.
Inoltre la grottesca legge per
la « soppressione del comunismo » varata nel 1950 ha contribuito in modo notevole a mettere in crisi tutti i movimenti
di opposizioné al governo. L’interpretazione cqe viene fornita
del termine «coiìnunismo» è invero piuttosto ampia e discutibile: è riferito comunista non ,
solo chi è membro o simpatizzante di formazioni che perseguono scopi e obiettivi «tipici
del comunismo », ma anche
chiunque miri in qualsiasi modo a introdurre cambiamenti politici, sociali, economici nel Paese. In una parola chiunque si
opponga sia pur minimamente
alla politica del regime.
Tuttavia la progressiva presa
di coscienza di una tale condizione sociale ha indotto inevitabilmente le popolazioni negre a
costituirsi in organizzazioni
clandestine (ANC, SWAPO) per
intraprendere azioni di lotta nei
confronti del regime di segregazione razziale.
Gli eccidi di Soweto
Nel marzo 1960 l’esasperazione delle popolazioni di colore
sfociò in alcune nuinitoitazioni,
avvenute nella località di Sharpeville, che vennero brutalmente represse dalla polizia e che
costarono la vita a decine di negri. La situazioiie andò norma
lizzandosi a poco q Wcp per assumere le formeidilKuOa,sCalma
del tutto afti^^te: le terisioni
sociali infitU rimanevanq^,ben
vive e próirie ad acuirsi .in ‘misura sempre maggiore. Ih pretesto per riprendere con forza e
accresciuta consapevolezza la
lotta e sostenere perciò con essa le rivendicazioni dei popoli
neri allá ricerca di una propria
identità culturale e di un’autentica indipendenza nazionale, si
è presentato il 16 giugno di que-,
sfanno.
In quella occasione oltre diecimila studenti di Soweto (sobborgo-ghetto di Johannesburg
abitato da oltre un milione di
persone appartenenti a svariati
gruppi etnici) scendono in piazza per (dimostrare solidarietà
agli ottocento alunni della scuola Phefeni, da cinque settimane
impegnati nel boicottaggio delle lezioni in segno di protesta
per l’imposizione della lìngua
afrilàtóns in luogo dell’inglese
per alcune materie scolastiche.
La risposta del governo è immediata: elicotteri bombardano
con gas lacrimogeni la folla,
mentrp 1500 poliziotti in assetto
di guerra si scagliano a bordo
dì veicoli corazzati contro la popolazione di colore bastonando e
uccidendo. Nei giorni successivi la rivolta negra si estraide ad
altri agglomerati, di Johannesburg, dove i manifestanti cominciano a godere dell’appoggio dei
bianchi contrari al regime. Questi moti di aperta contestazione
provocano un vero e proprio
eccidio : il 19 giugno i dati ufficiali parlano di 101 morti e più
di mille feriti, gran parte dei
quali bambini. I portavoce dell’ala più reazionaria del potere
bianco promettono un inasprimento delle misure repressive,
sollevando tuttavìa le critiche di
alcuni organi di stampa del regime.
Quanti morti?
Il 21 giu^o si verificano altri scontri violentissimi nei ghetti negri di Pretoria e Johannesburg, meptre cominciano a scarseggiare acqua e viveri nei settori presidiati dalle forze di polizìa. Si diffonde pericolosamente il fenomeno dello «sciacallismo » eie azioni terroristiche di squadracce razziste della
estrema destra non si contano.
Nonostante queste palesi* inferiorità, la volontà di resistere
non viene meno in popolazioni
che pur tra innumerevoli difficoltà stanno acquisendo una precisa coscienza politica. Significativo al riguardo è lo sciopero
indetto alla « Chrysler » con l’adesioné di oltre mille operai.
Dopo una settimana df manifestazioni e di guerriglia urbana, le autorità, comunicano che
no che il bilancio è ben più grave e che le cifre fornite corrisponderebbero solo ad un decimò{di quelle reali ( !). il mese di
giugno si conclude con il viaggio nella Repubblica Federale
Tedesca del primo ministro sudafricano Vorster per incontrare il segretario di stato americano Kissinger tra le vibrate
proteste di tutti i Paesi democratici. .
I fatti di Soweto si sono perciò rivelati un valido strumento
(ma a quale prezzo!) per riproporre aH’attenzione mondiale la
assurda politica sociale condotta dal Sudafrica.
Nel corso dei mesi seguenti si
assiste ad uno stillicidio di dimostrazioni prontamente represse da esercito e polizia, che evidenziano un’efficienza e una ferocia nel soffocare le agitazioni
degne dei più attrezzati reparti
delle SS naziste.
Si giunge cos:i al 12 agosto,
giornata di scontri a Città del
Capo e in tutto il Sudafrica, che
I fanno registrare nuovamente decine di morti e migliaia tra feriti e arrestati. In quella occasione vengono utilizzati persino
unità della marina e squadre di
mercenari negri (appartenenti
THE‘BANTU HOMELANDS'4
HOMELAND PEOPLE
1 Boputhatswiiia Tswana
2 lebowa North Sotho
.1 Ndebele Ndebele
4 fiazai(|iulu Shangaan & Tsonga
5 Vhavenda Venda
6 Swazi Swazi
7 Basotho- Qwaqwa SouthSotho
8 Kwazulu Zulu
9 Transkei Xhosa
IO Ciskoi Xhosa
Botswana
Atlantic
Ocean
201 rii
ko Capè Town
,
Kinnberley o
o
Bloemfontein
ilp4
Port Elizabeth ■■
Rhodesia
2 —
^PRETORIA^
o SwazilandI
Johannesburg
/ 8
, LesothcA^Ä
Durban
Indian Ocean
i ’Bantustans’. n terre dei ne- la riporta nella prima colonna il
gri: il 12,4% della terra per il nome dei territori e nella secon
75% della popolazione. La tabel-, da quello delle popolazioni.
soprattutto al gruppo etnico degli zulu) al fine evidente di creare fratture insanabili aH’interno
delle popolazioni di colore.
Da allora ad oggi il . clima di
tensione non ha accennato minimamente ad attenuarsi, ed è prevedibile che l’attuale stato di cose sia suscettibile di nuovi sviluppi. È tuttavia opportuno notare obiettivamente che il compito delle forze negre risulta
difficilissimo, considerato l’appoggio non dichiarato ma effettivo degli Stati Uniti, della Germania Federale e dell’Inghilterra. Perciò è compito di tutti adoperarsi fattivamente, affinché la
giusta causa delle popolazioni
di colore sudafricane abbia il
sopravvento sulla gretta e reazionaria politica dell’esigua minoranza bianca detentrice del
potere.
LA BEFFA DEL TRANSKEI
La pqlitica del Bantustans: esiliare I negri in poca terra e senza potere
Per quale ragione il Sud Africa, uno stato, che da sempre
pratica il razzismo, arriva a concedere l'indipendenza al Transkei ora, e ad altri suoi territori dopo? Questa piolitica di concessioni di indipendenza sigr^ca un abbandono della politica
dell’apartheid? Si deve al contrario riconoscere che la politica dei ’Bantustans’, o terre dei
negri, per i quali è prevista l’indipendenza, è l'espressione ultima dell'apartheid. E la proclamazione di indipendenza del
Transkei avvenùta il 26.10.1976
è il primo passo verso la totale
realizzazione di questa politica.
Secondo questa politica vengono assegnati ai negri, che costituiscono il 75% della popolazione, territori pari al 12,4% dell’intero Sud Africa.
La suddivisione dei negri in
questi ’stati sovrani’ avviene in
modo totalmente artificiale per
cui si arriva ad ottenere il controllo sui negri sfruttando la divisione delle varie tribù.
Un fattore che si associa direttamente alla quantità delle
terre assegnate è la loro qualità.
La rivista. deirUniversity of Natal’s Institute for Social Research commentava nel 1968 che
il 70% di queste terre non erano
atte aU’agricoltura. Nel 1970 il
Transkei ha prodotto poco più
di 1 milione di sacchi di mais,
mentre ne ha importati 2,8 milioni di sacchi. Come si vede le
prospettive di un lavoro legato
alla terra non sono molte. Inoltre la terra, secondo le leggi del
Sud Africa, è patrimonio comune ed è data solo in concessione a chi la lavora da agenzie
governative. Chiunque, perciò,
anche se ha coltivato la terra
da sempre può esserne rimosso
e mandato in una città dei Bantustans con la prospettiva obbligata del lavoro nel Sud Africa bianco.
Le prospettive di una reale
partecipazione alla vita piolitica
del proprio stato da parte dei
negri sono anch’esse molto scarse. Dopo la proclamazione di indipendenza i Bantustans sono
teoricamente in grado di legiferare da soli. Le lèggi però non
sono fatte da uomini che rappresentano il popolo ma, anche
se in vìa indiretta, il governo
centrale del Sud Africa. Il Transkei di fatto si « autogoverna »
con un’assemblea legislativa
composta di 75 membri eletti
dalla popolazione e 75 nominati
dal governo centrale. Ma le elezioni si sono svolte senza liste
Chiese e «sviluppo separato»
« La Chiesa non ha
saputo appoggiare in
modo efficace la lotta
di liberazione dei neri »,
ha affermato il capo zulù Buthelezi in un discordo tenuto a Soweto
il 14 marzo 1976 davanti
a 12.000 neri. «La Chiesa deve fare passi effettivi verso la riconciliazione in questo paese
prima che sia troppo
tardi. E non vi sarà vera riconciliazione finché
i neri non saranno liberi... La riconciliazione
è un concetto che si applica solo a eguali ».
A voci come questa
fa riscontro da un lato
la sdegnoso silenzio
delle chiese che hanno
fornito supporti ideologici e perfino teologici
al regime dell’Apartheid; dall’altro, la faticosa opera di altre
chiese che risalgono la
china su cui è scivolata
nel suo insieme la credibilità della chiesa nel
Sud Africa.
« Noi non crediamo
che la Chiesa possa essere difesa ritirandosi
nelle pratiche tradizionali o concentrandosi
nei propri affari interni
o in futili sforzi per
convincere il sistema
ad applicare V apartheid in modo più gentile — affermano il vescovo Bavin, anglicano,
l’arcivescovo cattolico
Hurley e il dott. Beyers
Naundé, direttore del
Christian Institute, in
un documento in risposta all’appello del capa
Buthelezi —- In questa
ora critica noi riconosciamo che i cristiani
sónc^ chiamati ad agire
con un reale spirito di
pentimento e ad entrare nell’arena della vita
politica, sociale 'ed economica. Sono Invitàti a
imprimere essi stessi un
cambiamento decisivo
alla nostra vita pubblica smascherando il male e seguendo Cristo nel
turbine degli avvenimenti dove Egli si fa
conoscere ».
Il Consiglio Mondiale
delle Chiese ha seguito
una linea di costante
rifiuto del razzismo
bianco. Nel 1961 la III
Assemblea di New Delhi affermava a chiare
lettere che il concetto
di «Sviluppo separato»,
era dèi tutto inaccettabile e che l’espressione
« separati ma egwdi »
era una contraddizione
di termini; nel 1968 la
IV Assemblea di Vppsala invitava le chiese
membro ad azioni concrete per boicottare il
razzismo bianco, come
per esempio il «provvedere risorse econome
che e pedagogiche, per i
gruppi discriminati in
vista della piena partecipazione alla vita sociale ed economica della loro società » e il «lavorare per il cambiamento di quei processi
politici che impediscono alle vittime del razzismo di partecipare
pienamente alle strutture civili e politiche
dei loro paesi ». È in
seguito a queste chiare
indicazioni che il C.E.C.
ha organizzato l’ormai
famoso programma di
lotta contro il razzismo
che ha fornito considerevoli àiuti ai movimenti di liberazione africanì
Più recentemente ’, il
C.E.C. ha contribuito a
smascherare la vergognosa beffa dell’indipendenza dèi Transkei nel
quadro delVideologia
dei Bantustans.
elettorali dei votanti, col divieto di propaganda, di riunione e
di organizzazione per i negri.
Inoltre, fatto più importante,
i poteri del governo del TransLei sono limitati ai campi del-,
l’educazione, ordine pubblico,
agricoltura; mentre rimangono
al governo centrale i ministeri
capaci di incidere sul tessuto politico ed economico del paese;
le finanze, la difesa, il lavoro,
gli affari esteri, il commercio e
l’industria. Questa politica di
graduali concessioni di indipendenza rimane funzionale ad un
solo gruppo etnico del SudAfrica.
Motivi economici
e politici
Il gruppo bianco ha identificato, grazie allo sviluppo economico che ha imposto al paese,*
una differenza razziale con una
divisione in classi. Questo essenzialmente per un motivo economico e fin motivo politico.
Economicamente il Sud Africa
ha bisogno, per rimanere nei livelli della competività intemazionale, di una manodopera numerosa, possibilmente dequalificata, senza alcun peso politicò
o contrattuale che gli permetta
di far marciare la propria economia senza grosse uscite in salari. Per ottenere quésto basta
costringere i negri a vivere in
un paese che, come si è visto,
non ha alcuna possibilità occupazionale ed offrire loro, attraverso l’emigrazione nel Sud Africa bianco, l’unica possibilità di
lavoro e pertanto quella meno
remunerata e a più alto sfmttamento.
Dal punto di vista politico la
apparente indipendenza di questo primo territorio negro è un
mocio per potere segregare, con
il consenso <tel mondo, i negri
nel loro ghetto. Con la politica
dei Bantustans il Sud Africa gioca una carta molto grossa sul
piano internazionale. Il riconoscimento internazionale del
Transkei significherebbe carta
bianca da parte del mondo alla
politica razziale, ma anche la riuscita del tentativo di dare ¡una
faccia umarta àH'apartheid.
Non accettare all’intemo delle Nazioni Unite il Transkei significherebbe continuare la battaglia per l’isolamento intemazionale politico ed economico del
Sud Africa e per la fine della po’ litica razziale. *
Pagina a cura della EGEI di
Ttàino.