1
^
&
ECO
DELLE VALU VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno Xf.VI - N. 35
Una copia Lire 4U
ABBONAMENTI
f Eco: L. 2.000 per Tinterno
\ L. 3.000 per Testerò
Spedizione in abbonamento postale - I Gruppo bis
Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE — 9 settembre 1966
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Una Chiesa
evangelizzatrice e cnniessante
IN SINODO, FRA SOGNI E REALTA’ Verso una più grande
famiglia "riformata,.
L'evangsiizzazione è un fatto che rientra nel « tempo libero » della chiesa? — Viviamo in una situazione italiana nuova e più aperta — Il problema del confronto con un mondo cattolico, con le questioni politiche,
nello Stato italiano — I problemi, prima che negli altri, sono in noi.
Ogni assemblea ecclesiastica (Conferenze distrettuali, Sinodi) consacra
gran parte dei suoi lavori airesame
delle questioni interne, alla vita delle
comunità, ai problemi finanziari, al
culto ed aU’istruzione, ma è sempre
presente una preoccupazione missionaria. I problemi della nostra testimonianza nel mondo, revangelizzazione del nostro paese, la predicazione
deirevangelo nell’ambiente che ci circonda rappresentano la realtà fondamentale e il problema essenziale
della nostra vita religiosa ed ecclesiastica ed è perciò naturale che rappresentino uno degli elementi più importanti delle nostre discussioni sinodali.
Il rapporto tra i problemi interni
e quelli missionari determina in gran
parte l’opera ed il pensiero delle nostre comunità, ma questo rapporto
non è sempre lucido e di conseguenza i nostri dibattiti sinodali non sono
sempre chiari. Si può pensare alla
chiesa prima ed al mondo poi, cercando di consolidare le comunità all’interno, fortificarle, fornirle di tutti
i mezzi e gli aiuti necessari, e in secondo tempo pensare anche alla loro
funzione ; l’evangelizzazione diventa
in tal caso ima conseguenza, un elemento accessorio, un fatto ohe rientra nel tempo libero della chiesa. È
doveroso riconoscere che nessuna comunità evangelica esprime esplicitamente questo concetto e nessun delegato penserebbe doversi lare portavoce di questi pensieri j ma permane
egualmente forte, anche nel nostro
ambiente, la tentazione di considerare
essenziali i problemi della comunità
e "secondari i problemi deireva,ngelizzazione. Chiese preoccupate ci se,
dei locali di culto, di un ministero
pastorale residente, di una sempre
più intensa cura, comunità che si
sentono abbandonate, messe da parte, sono indice di una sensibilità assai egocentrica.
Si può intendere invece il rapporto
tra la chiesa ed il mondo circostante
in modo opposto pensando anzitutto
alla missione e solo in secondo tempo
alla vita interna della comunità, anzi
concentrando la propria attenzione
sul compito missionario si pensa a
sè solo in funzione della missione;
non ci si precccupa di come si può
sistemar le cose a proprio vantaggio,
ma di che cosa si deve fare psr prepararsi. Neppure questo pensiero è
mai stato espresso in forma radicale
nelle nostre assemblee e quando e
stato fatto non è sempre stato inteso o non era sufficientemente chiaro Che cosa significherebbe per le
nostre comunità seguire questa via
non si è mai detto chiara,mente, lo
si intuisce appena e non si osa pensarlo sino in fondo.
Il nostro dibattito sinodale e cosi,
stato, come per il passato, un oscillare costante tra preoccupazioni interne e responsabilità nei confronti
deH’ambiente esterno alle nostre comunità.
5N * *
Quali sono gli aspetti deH’ambiente
in cui predichiamo e viviamo? Se si
la il paragone con gli anni 50-6() si
deve riconoscere che viviamo oggi in
una situazione parecchio diversa e
sotto molti aspetti in movimento c<>
me è in movimento tutta la società
italiana. All’isolamento cui eravamo
condannati a causa della chiusura
deH'ambiente esterno e forse a causa
della nostra timidezza, sembra essersi sostituito un interesse nei nostri
confronti in molti ambienti ; le idee
circolano con maggior facilità si crea
un movimento di informazione più
ampio. La nostra parola e la nostra
opinione vengono richieste, le limitazioni alla libertà religiosa si fanrio
cosi rare da diventare eccezionali, 1®
opportunità di testimonianza sembrano accrescersi in tutti i settori. Questa maggior libertà e apertura dell’ambiente circostante si avverte anche nelle nostre sedute sinodali dove
si comincia a percepire che il grande
nroblema non è di sopravvivere in
modo onorevole, ma di approfittare
di tutte le occasioni che ci vengono
offerte di predicare l’evangelo.
Naturalmente questa trasformazione dell’ambiente italiano ha provocato di contraccolpo una serie di problemi nuovi. Già si potevano avvertire nei dibattiti degli scorsi anni ed
è forse colpa della nostra pigrizia e
della nostra chiusura il non averli
valutati subito in tutta la loro portata, ora stanno affiorando in modo
urgente e vanno affrontati con serietà.
Il rapporto della Tavola aveva individuati due di questi problemi:
rapporti con lo Stato e rapporti con
il Cattolicesimo Romano ; a questi si
è aggiunto nel corso del dibattito sinodale un terzo problema altrettanto
grave e serio: l’atteggiamento della
nostra comunità nei confronti dei
problemi politici.
Due sedute sono state consacrate
dal nostro Sànodo all’esame delle due
prime questioni ed il problema della
politica è emerso nel corso della discussione sulla sta'mpa periodica. Si
può anzi affermare che è nel corso
di questo dibattito che si è avuta
chiara la sensazione della serietà del
problema. L’Ordine del Giorno approvato al termine della discussione non
rende appieno ragione del dibattito
che ha preceduto la sua votazione. Da
un lato si riconosce valida la linea
seguita sin qui dal nostro giornale,
dall’altra si richiedono alcune modifiche pratiche concernenti Tinformazione e la libertà di espressione, ma
si tratta di una valutazione abbastanza serena della nostra stampa,
mentre il dibattito era stato assai vivace.
Il Sinodo, dopo aver discusso Vimpostazione del giornale ’’L'Eco delle Valli La Luce”, ne approva le linee di fondo;
raccomanda al direttore di sviluppare al
massimo rinformazione e di rinnovare le
forme e i modi di colloquio con i lettori
e del dibattito delle idee.
L’obiezione che da due parti diverse si è mossa all’« Eco-Luce » è il
suo carattere unilaterale; in tema di
politica sono state criticate alcune
prese di posizione su fatti concreti,
l’utilizzazione eccessiva di alcune informazioni; in materia di colloquio
ecumenico si è lamentata la scarsezza di informazioni ecumeniche, un
atte"riamento eccessivamente critico
nei confronti del Cattolicesimo e di
alcune sue iniziative recenti. Alcune
di queste osservazioni critiche hanno
un iondamento e lo stesso O.d.G. richiama ad una maggior informazione,
ma il problema della stampa non è
stato che l’oocasione per affrontare
una situazione molto più generale : il
nostro inserimento nella vita del
paese.
jN 3N
Il problema del dialogo con i cattolici non è nuovo ed ha già occupato il
Sinodo 1965. Sostanzialmente non si
è verificato nulla di nuovo nella nostra posizione. Concorde è la volontà
di predicare l’evangelo a tutti, cattolici compresi, riconosciuta da tutti è
la necessità di un nostro rinnovamento interno in obbedienza all'evangelo che predichiamo agli altri, accolto da tutti è ravverfimento che una
tendenza al farisaismo ci minaccia; diversa è invece la ^valutazione che
viene data fra noi dl^e possibilità di
predicazione e di (tfetimonianza alrinterno del Caittolicesimo stesso.
Il Cattolicesimo ' ufficiale, espresso
dal magistero papale, non ha mutato
neppure dopo il Concilio il suo atteggiamento e sarebbe illusorio oltreché
ridicolo chiedere che modifichi le sue
dottrine e i suoi lineamenti essenziali.
CONTINUA
IN SESTA PAGINA
Si prepara la fusione dell*Alleanza
Riformata Mondiale e del Consiglio
Congregazionalista Internazionale
Strasburgo (spr) — Il comitato esecutivo
dell’Alleanza Riformata Mondiale ha preso
una decisione che permette di sperare la fusione prossima di quest’organismo con il
Consiglio Congregazionalista Internazionale.
Tale decisione è stata presa in base a un
rapporto presentato da un comitato misto
deU’ARM e del CCI, che domanda che il
rapporto stesso sia sottoposto alle Chiese
membri delle due organizzazioni.
Secondo i termini della mozione approvata dal comitato, « i principi d’unione, le proposte del comitato misto e un progetto di
costituzione saranno trasmessi alle Chiese
membri (...) con la sanzione ufficiale e l’approvazione incondizionata del comitato esecutivo, domandando alle Chiese di prendere la
decisione che si addice ».
Riunita a Swansea (Galles) nel giugno
scorso, la decima assemblea del CCI ha deciso di inviare queste proposte alle proprie
Chiese ti con vive raccomandazioni ».
Le proposte che saranno sottoposte aUe
Chiese precisano che se i due terzi deUe
Chiese che fanno parte delle due organizzazioni rispondono affermativamente entro il
giugno 1968, si potrà preparare per il 1970
un’assemblea generale che sancirà l’unione
dei due organismi.
Il past. Marcel Pradervand, segretario generale dell’ARM e U past. Ralph Calder, segretario generale del CCI, considerano con ottimismo l’avvenire e pensano che le Chiese
interessate daranno l’assenso chiesto loro.
« Speriamo vivamente — ha detto il past.
Pradervand — che raccordo notevole sul
piano teologico, che abbiamo registrato nei
nostri incontri con i fratelli del CCI, qui a
Strasburgo, impegnerà le nostre Chiese a rispondere favorevolmente alle proposte che ri
ceveranno ».
Il prof. J. I. Me Cord, presidente della
Facoltà di teologia di Princeton (USA) e del
dipartimento teologico dell’ARM, aveva presentato all’esecutivo un rapporto sulle conversazioni che avevano avuto luogo al dipar
timento teologico fra i « delegati fraterni »
del CCI e i membri del dipartimento. Queste conversazioni hanno portato a « un accordo unanime (...) sul significato teologico
del termine ’riformato’ ». Si tratta di un
punto importante, poiché quest’accordo permette di dissipare le apprensioni di alcuni
membri delle due organizzazioni, circa l’opportunità di questa fusione.
Le Chiese riformate-presbiteriane da un
lato e le Chiese congregazionaliste dall’altro
appartengono alla famiglia delle Chiese dette
« riformate ». I presbiteriani hanno un governo ecclesiastico di tipo « sinodale » (i rappresentanti delle Chiese a livello locale, regionale o nazionale governano la Chiesa mediante una gerarchia di autorità ecclesiastiche). Le Chiese congregazionaliste costituiscono un « ponte » fra la Riforma calvinista e
quella che viene chiamata 1’« ala sinistra »
del protestantesimo, rappresentata ad esempio dalle Chiese battiste.
Il comitato esecutivo ha pure adottato in
questa sessione una serie di proposte affinchè le due organizzazioni coUaborino nel periodo che ci separa dal 1970, pensando che
tale collaborazione era « insieme necessaria e
possibile, si attui o no la fusione ».
Alcuni esempi di questa collaborazione :
pubblicazioni in comune, invito reciproco alla rappresentanza nelle rispettive assemblee
a tutti i livelli, conferenze regolari dei membri del personale dei due organismi per lo
studio di vari problemi.
Il CCI conta 21 Chiese membri, quattro
delle quali sono Chiese unite, legate pure alTARM. Quattro Chiese deU’ARM sono pure
« associate » al CCI. Il CCI conta circa cinque milioni di credenti. Chiese congregazionaliste e presbiteriane in Australia, Nuova
Zelanda, Inghilterra, GaUes sono già in fase
avanzata di trattative d’unione, e in SudAfrica, in Olanda e in Scozia le Chiese deUe
due tradizioni hanno avviato conversazioni
preliminari in vista di un’eventuale fusione.
iiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiuiiii
nmiiiiiimiiiiiiimiiiiimmiiiiim
iiiititiiiiiiimiiiiiMiiiin'iiiimiiiiiiii
I' iiiiiiiimiiiiiiiiiiiitiiiiiii
ECHI DEI LAVORI SINODALI
Il nostro prossimo evangelico italiano
Accanto ai nostri « rapporti con l'esterno »,
che Giorgio Tourn presenta sullo sfondo del
dibattito sinodale, quali sono stati, neU’anno
decorso, l’anno del post-congresso, i nostri
rapporti con i più prossimi fra il nostro prossimo, cioè con le Chièse evangeliche italiane,
e in particolare con la Chiesa metodista?
Dire che essi si siano accellerati fino a ingolfarsi, sarebbe eccessivo... Tuttavia, nel lento cammino ecclesiasticó qualche passo è stato
fatto, e cerchiamo di riferirne, filtrato attraverso i lavori del Sinodo.
« Le relazioni con la Chiesa Metodista —
scrive la Tavola nel suo rapporto — si sono
intensificate durante l’anno e sono state, come sempre, improntate a ottimo spirito. La
Tavola ha avuto una riunione plenaria con il
Comitato Permanente Metodista e, anche in
attuazione di quanto disposto dal Sinodo 1965
circa l'intensificazione del programma d’integrazione del servizio pastorale, si è nominata una commissione ristretta per studiare
talune situazioni locali in riferimento al piano d’integrazione» (T. V.)
Ecco i dati positivi:
— il pastore valdese di Trieste cura anche la
locale comunità metodista; il pastore melodista di Vercelli cura la comunità valdedese di Biella; il pastore metodista di Genova-Sestri cura la comunità valdese di
Sampierdarcna, il pastore metodista di
Udine cura la diaspora valdese friulana;
rimangono aperti i problemi dell'integrazione a Venezia e a Firenze;
— localmente .sono stale sviluppale attività
in comune (nel corso dell'anno i lettori
ne hanno avuto notizia), dalle Valli a Milano alla Sicilia;
__ i pastori con cura di comunità dell’altra
Chiesa hanno voce deliberativa nel Sinodo
della medesima;
.— un delegato melodista (il prof. G. Spini)
fa parte con voce consultiva del Consiglio
della Facoltà di Teologia, mentre il decano di quest’ultima è stato invitato con
voce consultiva alla Conferenza di quest’ultima;
In cammino varso l‘’intBgrazione mBtodìsta-val~
desm sessioni congiunte ìIbI duB Sinodi - L^anno
del oost^Oantiresso e U lavorio per la costituzione della Federazione evangelica italiana
— la delegazione metodista, con voce consultiva, ha anche quest’anno seguito fedelmente i lavori del Sinodo;
— nel corso delTanno le comunità che non
avevano ancora, o non con sufficiente approfondimento, studialo il rapporto della
commissione mista valdo-metodista, lo hanno fatto esprimendo il loro parere.
La Commissione d’esame ha così sintetizzato tali risposte: 1) «le reazioni delle Comunità sono state, in maggioranza e in linea
di massima, favorevoli al Rapporto nel suo
insieme »; 2) « consenso quasi unanime trova
Timpostazione ecclesiologica presentata dal
Rapporto nei cap. I e II e così pure i primi
3 paragrafi del cap. Ili ’Progetto di unione’»;
3) « le difficoltà sorgono a proposito del par.
4 riguardante il progetto del Sinodo Unito»:
«così com"è presentato dal rapporto, creerebbe
una unità organica ai vertici lasciando tuttavia divisa la base; inoltre darebbe origine a
numerosi contrasti di competenza con gli esistenti organismi sinodali (Sinodo Valdese e
Conferenza Metodista) i quali, rimanendo sovrani su quasi tutte le questioni che interessano le rispettive Chiese, troverebbero innumeri occasioni di aggancio con le materie riservate al Sinodo unito. Si finirebbe con lo
avere tre teste invece di due... ». E la C.d e.,
rifacendosi alla proposta avanzata da alcune
comunità e conferenze distrettuali, indicava
che la soluzione si poteva trovare sulla linea
di sessioni congiunte dei due Sinodi. E’ evidente che questa soluzione di compromesso
— forse Tunica possibile dato che cì si è avviati decisamente per la via delTìntegrazione,
abbandonando almeno per ora l’idea di una
unione organica delle due Chiese — spezza
o almeno smussa parecchio la « punta » dell’esigenza unitaria espressa dal Rapporto « mi
sto », e ridimensiona il progetto nel quadro
più angusto delTopportunità ecclesiastica. Con
pervicacia lo scrivente continua a pensare che
la cosa era inevitabile essendoci posti fin dal
principio sul piano ecclesiologico prima che
su quello teologico (credo infatti che si possano fare riserve sul fondamento, sul lavoro
preparatorio e di confronto che ha portato
nel 1955 il Sinodo Valdese e nel 1958 la
Conferenza Metodista alla famosa dichiarazione sulla « completa unità in Cristo e comunione di fede »).
La discussione sinodale ha sottolinealo i
punti positivi indicati sopra, ha accennato a
qualche difficoltà locale, non insormontabile,
ha insistito sulla necessità di una maggiore
conoscenza (qualcosa si è pure cominciato a
fare alle Valli, la zona valdese evidentemente
più svantaggiata quanto a occasioni d’incontro
con i fratelli metodisti): proprio perchè la
collaborazione e l’eventuale unità devono matura^'e nella base delle nostre comunità, incontri e attività in comune sono estremamente auspicabili; questa integrazione di base, al
livello della vita e della testimonianza comunitaria, è l’elemento essenziale, oltre che quello più suscettibile di far evolvere la situazione. Ecco To.d.g. votato:
Jl Sinodo, preso atto dei voti espressi
dalle singole Comunità circa il Rapporto
della Commissione Metodista-Valdese,
— approva in linea di massima Vimpostazione ecclesiologica da esso espressa
nei capitoli I e II e le proposte d’integrazione contenute nei primi tre paragrafi del cap. Ili;
— per quanto concerne la proposta del
Sinodo Unito, pur riconoscendo che ad
esso deve tendere lo sviluppo delVinte
graziane^ non lo ritiene — allo stato dei
fatti — uno strumento adatto ai fini per
i quali è stato progettato, nel convincimento che l’integrazione debba procedere
soprattutto dalla base. Pertanto esprime
il suo convincimento che quei fini sarebbero meglio conseguiti mediante sessioni
congiunte della Conferenza Metodista e
del Sinodo Valdese^ nelle quali la discussione procedesse in comune e le decisioni
venissero sancite dalle due Assemblee separatamente^ secondo le norme procedurali di ciascuna.
Il Sinodo incarica la Tavola di comunicare ufficialmente al Comitato Permanente metodista il pensiero del Sinodo,
affidandole la convocazione della prima
riunione congiunta delle due Assemblee,
fermo restando il principio che, per ora,
esse mantengano la loro piena sovranità.
Un ulteriore passo sulla via delTintegraziozione, modesto ma concreto, è stato approvato
con questo o.d.g.:
Il Sinodo delibera che sia conferita la
qualità di membri della Conferenza Distrettuale, con voce consultiva, ai componenti la delegazione della Chiesa Metodista. invitati dalla Commissione distrettuale.
Come per Taddietro (se si prescinde dalla
luminosa e intensa preparazione del Congresso Evangelico 1965, di cui sono stati ora pubblicati gli Atti), modesta è stata l’attività del
Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche
d’Italia, a parte quella svolta dall'Ufficio Legale (la questione delle « intese » con lo Stato, di cui parla Giorgio Tourn, si pone non
solo per noi, ma per tutte le Chiese evangeliche italiane) e il Servizio Culto Radio. Era
anche logico che il lavoro si concentrasse
nelle due commissioni di studio : quella sul
progetto di Statuto della costituenda Federazione e quella sul progetto dì organo dì stampa unitario. Entrambe queste commissioni,
CONTINUA
IN SESTA PAGINA
2
pag. 2
9 Settembre 1966 — N. 35
UN APPELLO
DEL CONSIGLIO ECUMENICO ,.
DELLE CHIESE
Per le vittime del terremoto
in Turchia
Ginevra (soeipi) - Il Consiglio ecumenico
delle Chiese ha lanciato alle 223 Chiese
membri un appello a raccogliere un fondo
di almeno 100.000 dollari per soccorrere le
vittime del recente terremoto in Turchia.
I fondi raccolti serviranno alla ricostruzione dei villaggi devastati.
M. Balzagette, direttore deirufficio regionale del Dipartimento d’assbtenza del
C.E.C., si è recato sui luoghi del disas'io
per studiare con le autorità locali il modo
migliore, per le Chiese, di dare il loro aiuto. Al momento della sua partenza, 'a Mezzaluna Rossa turca lo ha informalo che per
il momento non è necessario l’invio in Turchia di viveri, coperte o vestiti.
Organismi assistenziali di Chiese di Gran
Bretagna, Svezia, Norvegia, Olanda, Danimarca e Germania hanno già comunicalo
al Dipartimento d’assistenza del C.E.C. la
loro intenzione di partecipare a un appropriato programma di soccorsi. Altri non
mancheranno di esprimersi, anche in questo caso penoso, nel medesimo senso.
Il C.E.C. ha telegrafato un messaggio di
simpatia al primo ministro ¡uree a nome
dei membri del Consiglio.
A S. SEVERA IL VI CONGRESSO UELLA GI0VEMTÜ EVANGELICA ITALIANA
La nave federale
molla lentamente
[e i mozzi e i capi-macchina fremono
impazienti per ie cautele di coinro
che stanno nella plancia di comando)
La chiesa ortodossa
di Montalto Dora
Domenica 4 settembre, il vescovo Alessio,
vicario dell’Esarca del Patriarcato di Mosca ha inaugurato a Montalto Dora la prima
chiesa ortodossa del Piemonte (se si asclude la icappellla ortodossa di « Villa Olanda »). Si ricorderà che nel ’59 una parte
considerevole della parroicohia caMelica di
quel paese, in segnilo a conilraisli con la
Curia vescovile di Ivrea, determinati da
ima non gradita designazione a parroco,
si era separata dalla Chiesa romana, aderendo a quella ortodossa orientale. In questi anni la eomunitò è stata curata e, malgrado si sia un poco rido ta, si è consolidata.
iiiiiiiiimimiiumiiiiiiiiimiiiii
la campana della Scuola latina
La campana della Scuola Latina
toma a far udire i suoi rintocchi per
invitare tutti i suoi amici a ritrovarsi
a Pomaretto il giorno 11 settembre.
Il pranzo avrà luogo nei locali della
ex-scuola elementare valdese.
Inviare le prenotazioni a Pomaretto
al past. Gustavo Bouchard oppure
alla sig.na Germana Costantin e a
Torre Pellice alla sig.na Speranza
Tron presso la Claudiana.
Il Comitato
Amici Scuola Latina
Dal 15 al 17 agos o si è svolto a Santa
Severa il VI congiresso GEI cui partecipavano rappresentanti della FUV (federazione unioni valdesi), della OEM (gioventù
evangelica metodiista), della MGB (movimento gioventù bat ista), nonché un delegato della FUGELIS (federazione unioni
giovanili eivanigeliche di lingua italiana
della Svizzera) e, in qualità di csservaitore,
un rappresentante deli’MÌCS (movimento
cristiano studenti).
Il pastore Sergio Aiquilante ha tenuto un
breve culto introduillivo ed ha proposto il
seggio nelle persone di Franco Giamipiccoli
(presidente). Ricco e Frattini (vicepresidenti), Manfredi e Zavattini (segretari).
La prima relazione, quella del past. Santini, ha avuto come tema « A che punto
siamo con l’unità del protestantesimo italiano », ed ha presentato ai congressisti lo
statuto della futura federazione mettendo in
risalto Fattuale situazione dei lavori. Il
congresso del maggio 1965 ha rappresentato, come ha detto il relatore, il momen'o
deirimharco, non igià della partenza della
nave del protestantesimo italiano. Solo ora,
dopo il congresso, la nave ista mollando gli
ormeggi e qualcosa è cambiato in quanto ci
si è chiaramente resi conto che le redini
della nave sono state prese dalla solila
« élite » mentre le comunità si sentono ormai solo tollerate. Si è ribadita anche in
questa sede la necessità che le nos're chiese
si muovano per evitare il pericolo ohe questa federazione piova dall’alto e risulti come una sorta di imposizione. È poi seguito
un esame atto a rivelare quello che ancora ci divide e quello ohe g'à ci unisce:
troppo ipoco è stato fatto, non si è tuttavia
rimasti sulle posizioni di partenza. Proprio in sede di congresso G.E.I., i giovani
hanno sentilo la loro responsabir.tà, la necessità di essere ancora una vol a gli autori
di una federazione a livello delle unioni.
Questo lavoro in comune, vivamente sentito da alcune cemunità e da talune di
essere già attuato sporadicamenle, era stato
auspiicaito durante il congresso F.U.V. il
quale si era espresso con un ordine del
giorno:
li congresso F.V.V., tenendo con'o dell’esigenza sempre più sentita nei nostri
gruppi giovanili di un impos*azione unitaria del lavoro F-U.V.^ G.E,M.s M.O.B. dà
Coerenza
Filippesi, 1 ; 27
Il versetto contiene almeno tre elementi interessanti: un sostantivo, un aggettivo, un verbo.
Uevangelo di Cristo è il sostantivo fondamentale che ispira tutto
il pensiero; significa tutto quello che Gesù ha predicato e vissuto durante la sua vita, in cui crediamo e di cui viviamo. L’evangelo «i Cristo è l’annunzio del Regno del Padre di cui siamo partecipi e che e
cominciato il giorno di Pasqua. j n r i
Credere questo in teoria è una grande cosa, è il dono della tede,
ma vivere di questo evangelo è il problema posto chiaramente dall’aggettivo: degno. In modo degno significa; senza offendere, deturpare'^, falsificare questo evangelo, ma sentendone tutta la bellezza, la
forza, viverlo limpido quale esso è. Degni deirevangelo siamo opi
qualvolta Dio può riconoscere la sua presenza nelle nostre azioni o
parole, ogni qualvolta non si deve vergognare di noi suoi figli. Esprimere senza paura o confusioni la nostra appartenenza a Cristo è vivere degnamente.
Caratteristico è però il verbo; conducetevi. Al tempo dell apostolo indicava, come lo dice la nostra traduzione, l’atteggiamento dell’individuo nella sua condotta personale: condursi in un modo o in
un altro significava e significa tuttora vivere in un modo o in un altro.
In origine, però, questo verbo aveva un sapore nettamente politico e
indicava l’appartenenza alla comunità della città, letteralmente si potrebbe tradurre; siate cittadini in modo degno deH’evangelo...
Dobbiamo naturalmente intendere questo essere cittadini non in
senso politico odierno, cittadini italiani o uruguayani, ma spirituale;
cittadini del reano di Dio, vincolati alla legge del Signore, impegnati
al suo servizio.
Proprio questo concetto è fondamentale, oggi, mentre siamo cosi
impegnati a riscoprire il nostro dovere di testimoni e di combattenti
per l’evangelo e pronti sempre a discutere del nostro maggiore o minore inserimento nel mondo. Il combattimento della fede non ha alcun
senso se non si trasforma in una condotta degna deirevangelo. Tutta
la nostra predicazione, le nostre opere sociali, i nostri scritti non hanno alcun senso se non sono frutto di un atteggiamento di coerenza
con l’evangelo. Potremmo avere 10.000 comunità ed altrettanti pastori, 50 professori di teologia e 100 opere del tipo di quelle di Palermo e
di Riesi: il combattimento per Cristo sarebbe fallito in partenza, se
non fossimo pronti a vivere in modo degno del Regno di Dio.
Paolo non intende affatto, dire; «bando alle chiacchiere, alla
teologia, alla meditazione, viva la pratica, l’impegno, l’attività ». Ogni
azione, ogni pensiero, ogni preghiera, ogni sospiro della fede ò egualmente vano nel combattimento della fede, se compiuto senza coerenza
con la propria vocazione; ma ogni preghiera, ogni sospiro, ogni sguardo della fede è potente, se rompiuto in modo degno di Cristo. Il
combattimento della fede non richiede eroismi, genialità, profetismo,
ma semplice coerenza. Per questo vincono i piccoli e i semplici, perchè sono sempre i più coerenti. Giorgio Iourn
mandato alla delegazione F.U.V. al Congresso G.E.I. di proporre:
a) che venga affrontato il problema della istituzione di un segretario giovanile
unico a pieno tempo.
b) che il consiglio della gioventù sia
eletto direttamente dal congresso G.E.I. e
sostituisca nelle loro funzioni gli attuali
comitati centrali denomirmzionalì.
Tutti quanti i delegati votano, a questo
riguardo, alcuni importanti ordini del
giorno :
SULLE ATTIVITÀ’ LOCALI
Il congresso G.E.I., riunito in Santa Severa il 15-16-17 agqsto 1966, invita i Segretariati Nazionali dei movimenti giovanili
aderenti al Consiglio della Gioventù a svolgere una intensa azione intesa a incrementare il lavoro giovanile interdenominazionale a livello locale, regionale e di zona
in tutti i modi possibili, incoraggiando i
propri gruppi a ravvisare nell’attività interdenominazionale una autentica espressione della loro vocazione e a renderla effettiva con l’unificazione di sedi, seggi e assemblee, neh’attesa che venga costituito un
unico movimento giovanile evangelico.
Dà mandato al Consiglio della Gioventù
di vegliare all’attuazione di questo o.d.g.
SUL PATTO DI UNIONE
Il VI Congresso G.E.I., riunito in Santa
Severa il 15-16-17 agosto 1966, dopo aver
preso atto con piacere dell’avanzato stato
di preparazione della prossima Assemblea
Costituente della Federazione Protestante
Italiana, propone che alla base della federazione vi sia un « patto di unione » mediante il quale tutte le comunità che aderiscono alla Federazione si impegnino in
una comune confessione ¿Iella fede, in un
comune servizio ed in un aiuto reciproco
senza riserve.
Questo patto di unione dovrà anzitutto
esprimersi in:
— una dichiarazione di fede che affronti i
contenuti essenziali ed irrinunziabili della nostra predicazione, precisandone
— sia le inevitabili punte polemiche nei
confronti dei molti equivoci che rischiano di aduli erare la vita delle chiese
evangeliche nel mondo di oggi;
— sia le necessarie tinse di azione di fronte agli angosciosi problemi della società
contemporanea.
In secondo luogo il patto di unione dovrà comprendere un
— reciproco riconoscimento dei vari ministeri; per quanto riguarda il ministerio
pastorale tale riconoscimento implicherà
la comune preparazione teologica e la
costituzione di un unico ruolo pastorale.
Questo patto di unione, approvato e sottoscritto dalle singole chiese locali, implica una chiara volontà di ricerca e di decisione comune, che trova la sua espressione
ecclesiologica e organizzativa nell’assemblea della Federazione e negli strumenti
esecutivi che da essa promanano.
In questa prospettiva infine emerge con
chiarezza il fatto che la federazione non
potrà essere operativa senza che le vengano trasferite talune prerogative degli organismi denominaziona'i.
SULL’IMPEGNO
SOCIALE E POLITICO
DEI CRISTIANI
La relazione di Maurizio Giro'-ami; «La
posizione politica dei protestanti italiani »
ha ribadito la necessità di un chiaro impegno politico da parie dei giovani (tesi 14)
i quali devono « met'.ersi in posizione di
predicare la verità » contestando tutto ciò
che in questo mondo coniraddice la volontà
di Dio.
Il congresso G.E.I., discusso il problema
della responsabilità della chiesa nella società, dichiara di considerare incoerente U
rifiuto pregiudiziale di posizione dei cristiani riguardo a problemi politici e sociali, perchè la nostra fede ci impone di
contestare in nome e a la luce dell’evangelo, tutto ciò che in questo mondo, che è
di Dio. contraddice la Sua volontà e perchè,
il rifiu'o di un impegno politico ben preciso contribuisce al mantenimento dello
stato presente;
ribadisce quindi l’inderogabile nece.ssità
per ogni credente o gruppi di credenti, per
la chiesa nel suo insieme di prendere chiare
posizioni sui problemi sociali e politici, mai
disgiungendole dall’annunzio del regno di
Dio che si è avvicinato. Il congresso ritiene che l’impegno politico e sociale, dei
cristiani nel mondo debba fondarsi su una
teologia dell’agape, cioè dell’amore incondizionato di Dio rivelato e incarnato in
Cristo, che ci impegna a rifiutare ogni forma di oppressione mediante un azione che
non sia semplicemente protesta'aria, ma
coinvolga le nostre persone, i nostri averi,
il nostro tempo insomma tutta la nostra
vita. In ques o contesto il congresso propone aìVattenzione delle Chiese e in particolare dei giovani, la parola di Gesù: « Eeati voi che siete poveri perchè il Regno di
Dio è vostro » e « Guai a voi ricchi perchè
avete già lo vostra consolazione », inviutndoli a met'ersi in condizioni di predicare
quest' evangelo, assumendo una forma di
vita che non contraddica il messaggio predicato.
Il pastore Sergio .Aqnilante ha quindi
letto la «relazione del consiglio della gio
gli ormeggi
ventù » e dalla discussione è emerso il seguente o.d.g.
SULLA FEDERAZIONE GIOVANILE
Il VI congresso G.E.I., riunito a Santa
Severa il 15-16-17 agos o 1966, riconoscendo la comune vocazione di testimonianza e
di servizio di tutto l’evangelismo italiano
e quindi anche dei movimenti giovanili,
chiede che si giunga alla creazione di
un’unica federazione giovanile evangelica.
In particolare propone che il Consiglio
della Gioventù sia eletto dal congresso
G.E.I,, e che assolva alle funzioni degli
attuali comitati centrali denominazionali
per tutte le attività che il congresso riconoscerà di comune interesse e risponda del
suo operato al congresso.
Auspica l’istituzione di un Segretario
giovanile unico e chiede che se ne studi la
possibilità di attuazione.
Dà mandato al Consiglio della Gioventù
di elaborare un progetto di statuto che tenga conto delle esigenze .sopra indicate da
inviarsi ai segretariati nazionali dei singoli movimenti perchè le presentino per l’approvazione ai rispettivi organi competenti.
A couclusione, la relazione su « Gioventù
Evangeliica » del direttore Giorgio Bouchard
che viene ringraziato per le informazioni e
per il lavoro svolto con un caloroso applauso.
Ripensando agli ordini del giorno proposti, vivaicemente discussi e talora laboriosamente emendati non si può dire che non
sia stato compiuto un passo avanti, anzi
sarebbe notevole il cammino persorso se
ciascuno dei congressisti sapeisse chiaramente presentare alla propria unione igiovaniJe
■gli obiettivi che ci si è proposti durante il
congresso e tentare di raggiungerli mettendo in pratica le esperienze altrui ed i
giovevoli suggerimenti avuti.
La Federazione delle Unioni Giovanili,
nei termini proposti dal congresso, è raggiungibile anche se non facilmente.
Molli delegati hanno dimoistrato ichiaramente la loro volontà di raggiungere la federazione e mi pare isinlomatico il fatto
che in sede di congresso F.U.V. si sìa tralasciato di discutere alcuni argomenti (Gioventù Evangelica, quaderni F.U.V., lavoro
interdenominazionale), igiudicandoli di com.
pe enza del congresso G.E.I.
Senza dubbio alcuni congressisti incontreranno vivaci opposizioni all’interno delle
loro chiese, forse tra i giovani stessi: c’è
da augurarsi che, di fronte a questi osilacoli,
essi saippia'uo ribadire la medesima ferma
volontà dimc.strata al congresso.
Durante i giorni del congresso abbiamo
avuto la gioia di udire due messaggi rivoltici dai pastori Ronchi e Mario Sbaffi i quali hanno voluto anche illuminarci intervenendo nelle nostre discussioni.
A coniclusione dei lavori si è avuto un
culto, con Santa Cena, tenuto dai pastori
Bauchard, P. Sbaffi, Foligno e Aquilanle.
P. B.
La “ parte
dimenticata „
al Sinodo
Durante la riunione del « Corpo Pastorale » si è avuta in Torre Pellice una riunione contemporanea di laici, in prevalenza
delegati del Sinodo. La riunione, svoltasi
in un clima di par.icolare fraternità e simpatia, priva di qualsiasi carattere di ufficialità (non era stato fissato a'cun tema di
discussione!) trovò tutti i partecipami consenzienti su due importanti questioni.
In primo luogo quasi tutti i partecipami
lamentavano la mancanza di informazioni
sulla vita della Chiesa, sui vari problemi,
sulle diverse correnti di pensiero, su tutto
quel « sottofondo », che i più avvertivano
senza riuscire meglio a precisare, e che
pure sembra all’origine di non poche discussioni sinodali. La carenza di informazione de'tagliata sui problemi della vita
ecclesiastica mette i laici nella condizione
di ascoltare e tacere, cioè dì seguire assai
passivamente il lavoro sinodale (anche se,
come qualcuno giustamente ha osservato,
nelle votazioni anche i laici hanno la possibilità di far sentire il loro peso, fraternamente e democraticamente). Di minore
importanza è sembrata ai più la mancanza
di adeguata cultura teologica, o specialistica (per addentrarsi negli intricati problemi tecnici, per esempio in tema di Regolamenti), poiché molti degli argomtn i
trattati in Sinodo possono anche essere affrontati col linguaggio semplice, prat’co ■
concreto dei In-ci.
Il suggerimento di potenziare al massimo le Assemblee di Chiesa, durante le quali la comunità può essere adegua: ameni a
messa al corrente dei problemi della Chiesa, è sembrato il rimedio più efficace per
una adeguata informazione dei laici, e ciò
non .solo ai fini di una eventuale partecipazione ai lavori sinodali, ma anche In
vista di un maggiore impegno e di una migliore partecipazione alla vita della Ch'e.sa
stessa. Le Assemblee di Chiesa dov ebb i o
avvenire in numero di almeno una al me- r
Molti suggerivano che l’Assemblea di Chiesa, onde raccogliere maggior numero di
membri della comunità, avvenga al termini:
di un breve culto li'urgico, la domenica
mattina.
L’altro problema pure molto sen’ito è
stalo quello della formazione teologica ea
evangelica del laicato, in vista del se'vizie.
È risuha'o assai ch'aro che vi è in molti
laici una fondamentale prevenzione ncr;'?
la cultura e la problematica teologica, eòe
è senz’altro giustificata se per cultu a a
formazione teologica si deve intendere i-'i
arida acquisizione di un bagaglio intei e tuale che si rivela inutile nella vita r ■■
senzia’mente pratica dei laici, ma che calte
se per formazione teologica si intende eh ■
rezza di idee e in conseguenza chiarezza u:
impegno nel servizio.
In conclusione vi è in mol issimi late: un
sincero desiderio di testimonianza nelU
vita della Chiesa; ma essi chiedono nr>e
migliore e più adeguata INFORMAZION
e maggiori aiuti e interessamejiti per ;
loro necessaria FORMAZIONE teologica.
E. r.
ciiccifl e pesco
E nei giorni di magro,
la Bibbia.,m
Su « L’Osservatore Romano » (24-7 -66) è
pubblicato un comunicato della Conferenza
Episcopale Italiana, contenente ie norme
per l’applicazione della Costituzione apostolica « Paenilemini », relativa alla nuova
disciplina penitenziale. Spigo, ¡amo questo
paragrafo :
«Negli altri venerdì dell’anno (tranne,
cioè, quelli di Quaresima) non si fa stretto
obbligo di astenersi dalle carni, lasciando
ai fedeli libertà nella scelta di altra cpera
di penitenza, in sostituzione di tale obbligo.
Può essere opera penitenziale l’astenersi da
cibi particolarmente desiderati o costosi, un
atto di carità spirituale o corpora e, 1 a
lettura di un brano della
Sacra Scrittura, un esercizio di
di pietà preferibilmente a carattere familiare, un maggiore impegno nel portare il
peso delle difficoltà della vita, la rinuncia
a uno spettacolo o divertimento, e altri
atti di mor.ificazione ».
Si dice sovente: « / cattolici leggono
anche loro la Bibbia, la leggono sempre di
di pili ». Nei giorni di magro, a mortificazione (Iella carne. A questo, almeno, li
invila la loro gerarchla.
Un perturbatore
della pubblica
guíete
Si sono registrati a Belfast, neirirlaiida
settentrionale, gravi disordini in seguito
alla protesta di una parte della Chiesa
presbiteriana nei riguardi della maggioranza della Chiesa stessa. I>a protesta è
stata motivata dall’at eggiamcnlo filocaltolieo della maggioranza stessa ed è stata condotta da gruppi di giovani e di studenti,
guidati dal Pastore Pa’sley. In seguilo all’arresto da parte della polizia del Pastore
stesso e di alcuni suoi collaboratori «per manifestazione non autorizzala », si sono avute nuove agilaztoni davanti alle ■prigioni;
alcune centinaia di appartenenti alla Chiesa presbiteriana dell’lrlanda isettentrionale
avrebbero da o le loro dimisi ioni d.iAi
Chiesa s essa in segui’o a questi fa'ti.
(Times luglio)
li pas’. Pais’ey è uno dei due pastori che
avevano seguito protestando il pr.male ari
glicano, arcivescovo Ramsey, quando egii
venne in visita al Vaticano, e che l'La i'/
mise democrnlicamcnte alla porta.
i:u ” Slamim .sera ” (30-7-’66) è compursn
con ril evo un violento articolo contro i protestatari irlandesi e in particolare contro il
PaisI.ey. liquidato come ” nazis a ” (?).
Noi, fino a migliore informazione, facciam <
maggiore fiducia al Paisley e a (¡uelU che
lottano con lui.
In una corrispondenza da Belfas', pubblicata sul S.oe.p.i. (ll-'.l-66) abbiamo le'to
ancora questa notizia:
11 iprimo niiniistro Terenee O’ Nelli ha
respinto la domanda di liberaz ore rivoltagli dalla piccola Chiesa presibileriana libera d’Irlanda in favore di colui che viene
chiamato il suo modera'ore, il pi-st. Jan
Paisley e di due a'.liri eccleisiiiislici incarcerali per aver turbalo la pace puhb ira.
Il premier ha pure rifiutato alla Cli'eisa
presbiteriana libera di ordinare un’inchiesta 'sull’origine dei recenti disordini di Belfa'si. Un gruppo prcleslante estremista, diretto dall pas',. Paisley, era islato accusato di
alti anticattolici che hanno suscitato viva
diffusa emoz one. Essi isono stati ricono'^
scinti cclpevoli di riunione illegale per averpubblicamente manifeis'alo contro « le tendenze al ritorno » che denunciavano ne !a
Cliiesa iprcsbiteriana d’Irlanida.
Confessiamo che. ci dispiace il tono piuttosto squalificante adottato dai redattori del
s.oe.p.i. nel dare tjuesla notizia; è dunque
così discutibile il fatto che un cristiano
turbi la pubblica quiete?
PRO VALLI
Offerte per la aGianavella »: Doli. Coisson Prof. Cav. Roberto - Amsterdam Lire
l.OOfl. La Pro Valli ringrazia.
3
N. 35— 9 Settembre 1966
pag. 3
LUSERNA S. GIOVANNI
Giacobbe Forneron nato a
S. Bartolomeo di Prarostino
nel 1936, deceduto nel 1912.
enne a San Giovanni in
quaìiu't di maestro di scuola;
diresse la Corale nel 1S66-67
niovìtà Claudiana
Nella « Piccola Collana Moderna» è uscito rii» volumetto (L. 500):
WILHELM VISCHER - L’Eyangelo secondo il profeta Giona
- L’Ecclesiaste testimone di
Gesù Cristo ■ Il signifleato dell’Antico Testamento per la
vita cristiana.
la più antica Corale Valdese
celebra il suo centenario
Sembra di arguire, indagando attentamente
la Scrittura, che tra tutte le creature dì Dio,
soltanto l’uomo redento canta alla gloria del
suo Signore; è un grande privilegio che gli
è riservato: gli angeli, per es., non cantano,
ma annunziano, proclamano, affermano.
Quanto hanno ragione, dunque, coloro che, in
tutti i tempi, si sono preoccupati di migliorare, di potenziare questo canto dei redenti
a Dio. Noi abbiamo dei dati storici che ci
dimostrano che un impegno di questo genere, che dura ormai da cento anni, è state
preso dalla comunità di Luserna S. Giovanni : le generazioni si sono susseguite durante un secolo, e sempre si è trovato qualcuno che si è preoccupato del canto nella
^ chiesa, incominciando dal maestro di scuo; la Giacobbe Forneron, il quale per primo
, istituì una « leçon de chant » nel 1866, e
, via via, attraverso nomi ben noti quali :
- Giovanni Long, Giovanni Daniele Cougn,
Giovanni Pietro Peyrot, Giovanni Revel,
Adolfo Coïsson, fino ad arrivare all’attuale
. direttore della corale, il nostro Gustavo Al• barin, che assunse l’incarico quando la corale aveva 64 anni di vita e l’ha portata
trionfalmente al centenario, dopo 36 anni
di fedele e costante attività.
Domenica 4 settembre, la radiosa giornata della celebrazione del centenario dì questa ])rimogcnita fra le corali delle valli, si
apre sotto il segno della fraternità più viva
e gioiosa; sono quattro le corali che si stringono intorno alla festeggiata per portarle il
loro augurio e la loro solidarietà: Torino,
Torre Pellice. S. Germano Chisone, Pomaretto.
11 culto del mattino si apre con il Giuro
di Sibaud cantato da un complesso di tre
corali riunite in gallerìa, dirette dal maestro Ferruccio Rivoir, di fronte ad un tempio gremito; il pastore Jahier parla della
diver.^ilà ilei doni che vi sono nella chiesa,
e della necessità di'ricercare c di mettere a
disposizione i doni che risultano maggiormente di edificazione della comunità : uno
di questi è certamente il canto corale, che
. abbina alla musica il messaggio cristiano.
Due cori ancora nel tempio, alcuni inni
sul piazzale accanto alla chiesa, altri inni
nel giardino dell’Asilo dei vecchi, e poi le
corali di Torino, Pomaretto e S. Giovanni
si avviano alla sala Albarin dov è preparato
un ottimo pranzo, degno della proverbiale
ospitalità di codesta comunità. La bella sala rinnovata è decorata con eleganza, il
pranzo servito con finezza, i convitati sensi
bili alle sollecitudini con cui vengono circondati, si affiatano sempre maggiormente.
Sono presenti, con le consorti, il vice-moderatore sìg. Deodato e il pastore Lorenzo Rivorrà, entrambi ex-pastori di Luserna S.
Giovanni. Al levar delle mense, il pastore
Deodato prende la parola non tanto nella
sua qualità di vice^moderatore, in questa
occasione — egli dichiara — quanto piuttosto come ex-pastore della comunità alla
quale lo legano molti graditi ricordi, perchè
la chiesa di S. Giovanni è una chiesa che
sa farsi amare e che non si può dimenticare. Egli vede tra i presenti molti coralisti
del suo tempo, ed è lieto di salutarli e di
ringraziarli ancora, perchè la corale è sempre stata per lui, durante il suo pastorato,
un valido e prezioso aiuto. Purtroppo il periodo che il pastore Deodato ha trascorso a
S. Giovanni è stato breve : solo cinque anni,
dopo i quali, eletto moderatore, dovette pari.ire; ma sempre ha conservato il ricordo
dell'ispirazione che gli veniva dalla corale
nello svolgimento del suo ministero : ogni
sabato sera, mentre i giovani coralisti si e
sercitavano, il pastore Deodato li udiva dal
suo studio, dove stava rimeditando il sermone, e ne era incoraggiato e confortato. Egli
perciò esorta vivamente a perseverare in
questo servizio tanto prezioso per una comunità c sottolinea il suo dire rammentando Pimportanza che anche il riformatore
Calvino dava al canto dei salmi nella chiesa. Il pastore Rivoira, che fu conduttore
della parrocchia di S. Giovanni per ben 17
anni, rievoca l’opera validissima a favore
della corale, e soprattutto del canto nelle
scuole domenicali, del maestro Coisson, ora
ottantaduenne, invitato d’onore al pranzo,
che tutti applaudono fragorosamente : in
tutta la sua lunga carriera il maestro Coisson ha lasciato un’impronta non facilmente
cancellabile della sua vocazione all’insegnamento, ed in particolare del suo dono per
il canto. La sig.na Tiìrk, infine, già valente
direttrice della corale di Pinerolo, segnala
aH’assemblea un’interessante notizia : è stata istituita a Pinerolo una sezione del Conservatorio musicale di Torino, ove vengono
svolti corsi speciali per i giovani, ad un
prezzo modico, nei quali essi possono imparare a suonare uno strumento musicale a
scelta : pianoforte, violino, violoncello, tromba, organo. Vi sono già una quarantina di
allievi, ma sarebbe una buona cosa se altri
risponderanno all’invito rivolgendosi direttamente alla sig.na Türk, che può dare le indicazioni desiderate.
^
Il pomeriggio ha luogo la seconda e più
completa parte del programma; giungono le
altre due corali attese, quella di Torre Pellice e dì S. Germano, più una banda di
trombe di Costanza, diretta dal sig. Martin
Lange. Nel tempio, ove la gente non trova
più posto, tanto che molti si radunano fuori
sul piazzale per poter udire ugualmente, vi
è ormai un complesso di oltre 200 voci, che
nei canti d’insieme danno la misura di quello che può essere una corale protestante, e
dell’efficace apporto che può recare al culto.
Il significato di una corale protestante —
dice il pastore Jahier, aprendo l’assemblea
pomeridiana — è indicato nel Salmo 100 :
lodare l’Eterno, mandare grida di gioia a
Lui, e proclamare la signoria di Cristo davanti a tutto il mondo.
I cori si alternano alle trombe, agli interludi d’organo del maestro Rivoir : vi è l’inno del centenario, con parole della sig.na
Rina Bertin, che impegna in difficili passaggi la valorosa corale di S. Giovanni; vi sono
due negro-spiritals, con il loro particolare
straziante motivo, cantati dalla corale di Torino; vi è un inno della Riforma, terso e
netto come lucido cristallo, cantato dalla corale di Torre Pellice; un coro grandioso
della corale di Pomaretto, diretta dalla sig.na
Grill; un Salmo « io alzo gli occhi ai monti » della corale di S. Germano diretta dal
sig. Giordano; ed infine il Credo, cantato
dalla corale centenaria; non è neppure mancato un assolo di tenore da parte di un ospite tedesco, il dott. Werner Haisch.
In un momento d’intervallo, il presidente
della Commissione del canto sacro rivolge
un miessaggio : innanzi tutto l’augurio di
tutte le corali a quella del centenario; poi
la constatazione che sono presenti soltanto
le corali di fondo valle, il che denota una situazione di crisi delle corali delle alte valli,
dovuta a motivi di lavoro, che obbliga molti a lasciare la montagna per stabilirsi al
piano; infine una lezione da imparare: dietro i bei cori uditi, dietro i cento anni di
attività di una corale di chiesa, vi è tutta
una massa di lavoro enorme, ignorato dai
più, svolto in uno spirito di servizio umile
silenzioso fedele, che è quello vero, che non
bada a sacrifici : impariamo dunque a servire cosi, con amore e con gioia la nostra
chiesa trovandovi il senso della nostra vocazione e la profonda gioia della nostra vita.
Mentre osservavo la gioventù della chiesa
di S. Giovanni affacendarsi nuovamente per
accogliere le corali al tè, e la sala Albarin
nuovamente riempirsi di gente, per prolungare i canti e la fraternità intorno ai tavoli
imbanditi, ripensavo alle parole del pastore
Aime : dietro tutte queste cose, dietro una
festa come questa, vi è appunto una quantità di lavoro, che si compie proprio in
quello spirito di servizio umile, di cui parlava il pastore, e che è essenziale per le nostre chiese; il medesimo servizio silenzioso
che si compie nei nostri istituti, negli asili,
negli ospedali: tutto crollerebbe senza le
mani laboriose ed efficienti di tante e tante
persone che forse non conosciamo neppure
e che portano il peso della fatica, senza vanità e senza calcolo. Non rimane allora che
ringraziare il Signore che ha dato in ogni
tempo alla sua chiesa tanti doni diversi :
pastori, maestri, direttori di corali che perseverano per 36 anni in un’attività faticosa,
coralisti giovani e meno giovani che sanno
rispondere fedeli all’appello della comunità;
gioventù affiatata e lieta che sa fare, e non
fa pesare quello che fa; madri di famiglia
che non si spaventano dì preparare pranzi
per cento persone. Perchè veramente credo
che questo centenario della corale di S. Giovanni, ha segnato il record dell’ospitalità :
si sono avvicendate, in tutta la giornata, da
500 a 600 persone invitate o al caffè del
mattino, o al pranzo o al tè; senza contare
la cena offerta ai suonatori del Badén venuti a dare un concerto alle ore 21, e il
rinfresco serale nuovamente a tutti gli intervenuti!
Diversità di doni : mi sembra che questa
festa possa farci ripensare ai molteplici doni
che Dio mette a disposizione della chiesa, e
che tocca a noi saper dìscernere con animo
grato e sapere far fruttare alla sola sua
gloria.
Parecchie Corali si sono raccolte attorno alla più anziana consoreOa, e un folto pubblico ne
ha goduto.
Martedì 6 c. m., nel « Gazzettino padano » la RAI ha dato
simpatico rilievo alla manifesta
La Corale del centenario
La liberià in pezzi
Una appassionata lezione di umanesimo cristiano, ma
vi riaffiora l’idolatria ecclesiologica cattolica ; il discorso, cominciato nello Spirito, finisce nella Chiesa
La nota Casa Editrice degli scritti di Don
Primo Mazzolar! e di altri scritti stimolanti,
ci offre in questo nuoYO volume.to del giornalista francese un ap^tassionato appello a
guardare in faccia la realtà. La passione di
Montvalon è forse in certi punti non lontana
da quella di Kierkegaard o di Nietzsche e
il suo stLe è non di rado altrettanto sconnesso dal ipun o di vista di un pensiero ribelle ai severi canoni della ragione, ma
che pure ha una sua insuperabile penetrazione e un rigore che rende difficile ogni
confutazione.
La libertà è in pezzi perchè è diventata
insignificante: un articolo del grosso mercato, ohe nessuno si dà più la pena di strangolare, che nessuno sà più difendere perchè
non saprebbe contro chi difenderla dato
che tutti la vogliono, tutti ce l’hanno. Il
difficile di oggi è battersi per la libertà
contro tutti e contro nessuno, contro un
nemico «he non ha volto, perchè è il sis ema della nostra vita, il nostro peccato.
Eppure saremmo tentati di chiedere a Mont.
valon se è proprio sicuro che le cose stiano
realmente così, phitroppo il suo appello ha
il va'ore soltanto di una profezia; domani
sarà forse cosi ed è bene che fin da oggi
qualcuno ci prepari col suo pensiero a fronteggiare quella situazione. 1 grandi pensatori sono quelli il cui pensiero è diventato
di a.tualità parecchi anni dopo la loro
morte. Ma non loi nascondiamo neanche che
purtroppo oggi i nemici della libertà hanno
ancora un volto, a Est come a Ovest, e
tecniche di lotta ben più raffinate che nel
passato, diverse da un luogo all’altro, da un
continente all’altro, ma proprio per questo
ben idenitificabili e per niente spersonalizzate. Allora il parlare della libertà in pezzi
rischia di disorientare e di distogliere dalla
lotta per la libertà in un tempo in cui i
suoi nemici sono ancora ben identificabili.
Ma questo non è tutto il volume: la demistificazione continua: anche il progressismo è in pezzi, serve da copertura alla
ritirata degli imbecilli. Verissimo; ciò non
toglie che anche il progresso sociale e poli
tico abbia nemici ben più accorti di quelli
che lo screditano facendosene i paladini. E
la scienza? «Non saper niente è diventata
una scienza che ha i suoi nraestri, i suoi
g ovani turchi e le sue accademie » (pagina 25.1. Si è vista come strumento per trovare la felicità; ma questa non è data quando la si cerca ; è sempre data per soprappiù,
quando si cerca qualcos’altro. Quanto sarebbe facile non cercar niente ! Stabilirsi sul
Tabor, con tre tende; « il nome di Gesù
scritto con lettere di crema sul dolce della
domenica » !
Così fa anche chi, per superare l’angoscia della solitudine, cerca di dimenticarla
Boilettioo della Società
di Studi Valdesi
E’ uscito il quaderno n. 119 del Bollettino della Società di Studi Valdesi. Eccone il
sommario :
Studi:
VALDO VINAY : La cosiddetta Santa Cena
valdese del Duomo di Naumburg.
AMEDEO MOLNAR : Discreto viro - Lettre
inèdite d’un apostat vaudois du XIV®
siede.
ENEA BALMAS : Note suUa fortuna del
Flaminio in Francia.
DAISY RONCO : Teodorico Pietrocola Rossetti e la Chiesa libera italiana.
Note e documenti.
Segnalazioni.
Vita sociale.
L’associazione alla Società di Studi Vaidesi dà diritto a ricevere i dite quaderni
annui del Bollettino; le quote: soci ordinari (L. 200 di iscrizione): Italia L. 1.000,
estero L. 1.200; soci vitalizi L. 20.000, vanno versate sul c.c.p. 2/4428 intestato alla
Società di Studi Valdesi, Torre Pellice (To).
Edina Ribet
ALLA FORESTERIA VALDESE DI TORRE PELLICE
Ijainto Ooii^resso Nazionale
della Federazione Femminile ìialdese
SABATO 24 e DOMENICA 25 SETTEMBRE 1966
Torre Pellice (Torino) - Foresteria Valdese
SABATO
Ore 9,30
Ore 10
Ore 12,30
Ore 14,30
Ore 17
Ore 17,30
Ore 19,30
Ore 20,30
24:
Culto di apertura presieduto dal pastore Gino Conte.
- Elezione del seggio. Relazione morale e finanziaria del Comitato Nazionale. Discussione della relazione.
- Pranzo in comune alla Foresteria.
- Proseguimento della discussione.
- Messaggio del Moderatore Neri Giampiccoli.
- Discussione conclusiva sulla relazione. Elezione del nuovo
zionale.
- Cena in comune alla Foresteria.
- Serata ricreativa a cura delTU. F. di Torre Pellice.
Comitato Na
Ore 9
Ore 10,30
Ore 12,30
Ore 14,30
Ore 16,30
DOMENICA 25:
Ore 8,30 - Prima colazione.
Visita commentata al Museo di Storia Valdese.
Culto nel tempio di Torre Pellice.
Pranzo in comune alla Foresteria.
Dibattito conclusivo sul tema degli incontri distrettuali : « La comunità
cristiana e la trasmissiont della sua fede ».
The di chiusura.
Lo mattina di lunedì 26, l’Unione Femminile di Torino si mette a disposizione
delle partecipanti che desiderassero visitare questa citta.
La giornata di domenica 25 settembre avrà un carattere di convegno delle Unioni
al quale sono caldamente invitate tutte le socie.
Il soggiorno alla Foresteria costa lire 1700 al giorno; è possibile per le delegate
che vengno da lontano dormire ivi già nella notte del venerdì e fino alla notte della
domenica compresa.
Le Unioni che non hanno ancora segnalato i nominativi delle loro delegate al Congresso sono pregate di farlo immediatamente presso la sig.ra Etiennette Jalla, San Germano Chisone (Torino).
Il Comitato Nazionale
senza incon.rarsi con l’altro; chi si affanna
a trasformare in questioni le risposte precipitose. Occorre veder chiaro quando si
parla di nobili principi a ooperlura della
violenza; quando si è convinti che non si
fa nulla di male atterrando le città senza
colpo ferire, quando si parla abusivamente
di povertà. 1 poveri sono quelli che sono
calpestati nel nome di Dio. Il volumetto
contiene a più riprese un elogio della povertà, che nel contesto in cui si trova non
ha nulla di retorico. Non siamo informali ise
la vita dell’uomo ohe l’ha scritto non lo
renda retorico; perchè la questione è tutta qui.
Il rimedio contro lutti i mali è attraverso
la storia, con una costanza che raggiunge la
monotonia, l’umanesimo. « I figli di Adamo
secernono umanesimo con una pazienza da
ragni. Poiché tutte le ideologie che sono in
via di deperimento si richiamavano all’uomo, i pratici concludono che è urgente
mettere l’umanesimo tra parentesi » (pagina 70). Ma anche queste sono ipocrisie;
le ideologie tramontano in barba ai loro
sostenitori. Occorre riinventare l’umanesimo; anche qui, però, come sempre, ci sem.
bra che la formula stessa dell’umanesimo
non dica granché: è una delle parti meno
felici del libro.
L’umanesimo diventa concreto quando
Montvalon lo vede alla luce del Cristo : se
Tumanesimo è Dio che isi fatto uomo, diventa chiaro; il profeta è uomo nel mondo,
non nelle nuvole. Tutte le volle che l’umanesimo vuole essere puro, perde il isenso di
se stesso e di Dio. Il vero credente è quello
che immerge le mani nel ginepraio della politica, col senso che la storia è sacra, non
misbicamente sacra, ma razionalmente sacra ; lo sport ed il cinema hanno le loro liturgie; la storia no; per questo è il luogo
dell’azione sacra di Dio e dei credenti.
I creden:,!; a che serve la fede? A nuHa.
Tutto serve alla fede, ma essa è una debolezza come l’amore- Per questo il mondo può essere ordinato in sua funzione
senza esserne distrutto.
È difficile esagerare l’influenza che l’Evangelo deve aver avuto nella meditazione di
queste pagine. Eppure con estremo dolore
nell’ultimo capitolo notiamo una posizione
cattolicamente altrettanto lucida quanto
quello che precede. La Chiesa; il discorso
che prima spirava di Spirito Santo, ne
siamo sinceramente convinti, viene ricondotto alla Chiesa. Senza farci illusioni sulle
no.stre capacità di riconoscere come « di
Dio » quello che gli appartiene, ci poniamo tuttavia il problema anche morale dell’uomo che ha conosciuto l’Evangelo e che,
poi, lo presenta come parola della Chiesa.
Non si può a cuor leggero adoperare la
forza dell’Bvangelo per aumentare l’autorità della Chiesa; è la Chiesa che è al serviz o dell’evangelo, non il contrario. La dottrina cattolica si mostra in tutte le sue implicanze quando la si vede applicata come
qui. Nei documenti conoiliari, può sembrare astratta; qui si vede ohe cosa rappresenta per la vita : la distorsione dello sguardo dell’uomo verso uno di quegli idoli la
cui critica è pur così radicale in Montvalon.
Occorre rivolgere quesl’ullima anche agli
idoli ecclesiastici e, aggiungiamo per noi.
anche a quelli gabellati per proles'.anti.
m. c. Iran
ROBERT DE MONTVALON - La Uberta in pezzi con prefazione di
Nando Fabro. La Locusta, Vicenza
1966. L. 500.
Ebraismo ed ecumenismo
M Consiglio mondiale delle sinagogbe si
è riunito a Ginevra nel corso della prima
settimana di agosto. Si tratta di un’organizzazione esclusivamente religiosa, a differenza del Congresso ebraico mondiale che si
teneva contemporaneamente a Bruxelles. Il
portavoce del Consiglio si è pubblicamente
rallegrato per l’alteggiamento del Consiglio ecumenico delle Chiese e per « la sua
azione progressiva ohe ci avvicina al giorno in cui tutti gli uomini rptotranno vivere
come fratelli ». (s.oe.p.i.)
4
pag. 4
9 Settembre 1966 — N. 35
AL CONGRESSO A.IO.E.
Di turno
l’educazione civica
Si è svolto a Torre Pellice, sabato 27 agosto
u. s., l’annuale raduno A.I.C.E. (Associazione
Insegnanti Cristiani Evangelici)! a carattere
nazionale, con l’intento di permettere uno
scambio di vedute più ampio possìbile fra gli
insegnanti evangelici italiani presenti alle
Valli in questo periodo estivo.
Ad un gremito uditorio, il pastore A. Sonelli ba rivolto un sentito messaggio sulla
missione di Paolo, svolta al fine di diffondere
la Parola di Dio fra i popoli; ogni insegnante,
oggi come ieri, ha un alto compito da svolgere, accanto a quello della diffusione della cultura: la testimonianza della Parola di Dio.
Durante la seconda parte dell’incontro, il
prof. A. Cabella ha presentato le sue « Nuove
proposte per un insegnamento non conformista dell’educazione civica ». Partendo dalla
sua diretta esperienza nel campo educativo,
l’oratore ha cercato di definire alcuni aspetti
della scuola italiana, giungendo alla conclusione che essa teme il dibattito libero ed aperto, sia a livello degli insegnanti, sia a livello
degli alunni e soprattutto fra alunni ed insegnanti. Chi siede in cattedra non ama la
discussione, perchè ha paura di essere messo
in posizione minoritaria o addirittura non
vuole confessare la sua incompetenza su determinati e specifici argomenti. Inoltre, la
scuola italiana è introversa, ama se stessa e
vuole chiudersi in se stessa : tutto deve svolgersi fra le quattro mura dell’aula, mentre
è proprio la vita che pulsa all’esterno che interessa il ragazzo ed è in essa che tra breve
si troverà a vivere. Sarebbe necessario ancora
una volta stabilire il « giorno di cultura »
(quindicinale o almeno mensile), durante il
quale tutta la classe si reca a far visita a
industrie, ad istituti specializzati o almeno
prende parte a dibattiti diretti da personalità
socialmente impegnate. Bisogna aggiungere che la nostra scuola è passatista : l’ultimo anno dei vari corsi di studio dovrebbe
essere esclusivamente dedicato al Novecento,
mentre capita spesso di fermare i programmi all’Ottocento, sia in campo letterario che
filosofico o scientifico. Consacrando un intero
anno scolastico al nostro secolo, gli allievi si
trovano impegnati nei loro problemi e provano la continuità tra la scuola e la vita. Gli
stessi libri di testo per Teducazione civica
dedicano troppo spazio alla <c storia » ad esempio delle Costituzioni, coerenti a quel principio passatista già assimilato dalla nostra scuola, Un buon libro dovrebbe partire da problemi attuali, ricco di documentazioni vive e,
possibilmente, corredato da un’esauriente bibliografìa, aggiornata di continuo dall’insegnante. Ma, in classe, si può anche fare a
meco del libro di testo, se si prende come oggetto di studio la Costituzione.
Suscitare conversazioni e discussioni su
quest’argomento non è difficile, sempre che
l’insegnante prospetti i singoli articoli in un
quadro attuale: la realizzazione delle regioni,
il diritto al lavoro, i Patti lateranensi, ecc.
Gli alunni comprendono allora la diretta corrispondenza della Costituzione sulla realtà
odierna e l’importanza della verifica della sua
maggiore o minore realizzazione.
Chiarito poi il concetto che l’educazione
civica non sia una materia come le altre e
che quindi non può essere imposta come le
altre, ma anzi le informa continuamente, l’insegnante prospetterà queste due tesi iniziali:
a) tutto è politica, per cui, ogni qual volta
si faccia una proposta o si esponga una richiesta, si fa della politica, uscendo da quel
diffuso qualunquismo del popolo italiano che
10 qualifica negativamente anche all’estero. Il
qualunquismo così diffuso nella nostra scuola ha come diretta conseguenza la semplificazione di ogni problema, nel tentativo di aggirarlo, soprattutto perchè, quando si parla di
politica, il pensiero corre subito al partito e
al timore di compromettersi, b) Chi tace acconsente! per cui chi non reagisce o almeno
obietta su quanto gli è proposto vuol dire che
accetta l’attuale situazione, firmando il bianco
11 suo accordo coll’odierno sistema culturale,
sociale, etico e politico.
Dal punto di vista didattico, il prof. Cabella ha suggerito alcune iniziative pratiche,
sperimentate da luì o da colleghi, al fine di
vivere e di far vivere l’educazione civica,
praticando una scuola attiva nello stretto senso del termine. Un’iniziativa a tutti accessibile è l’inchiesta sociale, anche modesta, che
può essere svolta globalmente (tutta la classe)
oppure parzialmente (a coppie); il secondo
esperimento ha dato frutti migliori, perchè
evita r ineguale ripartizione dei compiti,
generante la situazione secondo cui pochi lavorano e molti stanno a guardare. Si possono
poi programmare discussioni settimanali libere : accogliendo il principio della libertà dì
espressione, ogni alunno a turno espone le
sue opinioni che saranno in seguito esaminate
e discusse da tutta la classe, instaurando la
abitudine di affrontare i problemi senza aggirarli. Il giornale murale di classe, sul
quale sono esposte le opinioni di singoli o di
gruppi, ad esempio, circa ciò che non soddisfa nella società attuale è un’iniziativa molto
fruttuosa, tanto quanto l’ascolto di persone
che testimoniano dell’indirizzo che hanno voluto dare alla loro vita.
Attraverso queste attività, realizzabili in
ogni ordine e tipo di scuola — da quella
elementare, soprattutto col Movimento di
Cooperazione educativa, all’Università — il
ragazzo impara ad apprezzare sè e gli altri,
anzi a rispettare Tumanità in sè e negli altri,
rifuggendo alla tentazione, oggi rinascente in
molti nostri ambienti della scuola, del fascismo, tentazione che non si fonda sulla consapevolezza dì una scelta, bensì sul puro desiderio di essere anticonformisti. I ragazzi
imparano, inoltre, a guardare oltre i limiti
nazionali e si formano un sentimento che non
è solo europeistico, ma, grazie ai mezzi odierni di comunicazione, addirittura mondiale.
Essi capiscono di portare una grande responsabilità, quella cioè di vivere in una fascia
« ricca )) del mondo — l’Europa — e di dover
Al Centro Evangelico
di San Fedele Intelvi
I lavori del II rampo volontario di i. Fedele si sono fel'cemenle concilisi la dome
nka 21 ago'sto. Marcello (pias re lista) e
'Valdo hanno con innato a nreslare la loro
opera volontaria nella seguente setimana
per mandare i. più possiihile avanti il lavoro di piastre'a ura e pavimentazione dei
servizi e pai imemti del pianterreno. Il
Campo ha dura o quasi 41 gioirni iniziando
la sera di giovedì 14 .uglio. Hanno partecipato circa 40 lavoratori, suddivisi in re
periodi estremamente laboriosi e compless'.
II lavoro compiil o è salo enorme: senza parlare di quello preparatorio fa.lo da
aprile al prinii-rpio di luglio, in cui si è
costruito e messo il tetto al primo piano
della parte nuova, tutto medlan'.e volontari venuti su il fine settimana ed i vari
abbondanti giorni fes ivi di maggio-giugno,
elenchiamo so'o quanto è s alo fat o ne'
40 giorni di campo: Circa 60 metri cubi dì
scavi comprendenti un drenaggio per Ir
acque ¡piovane di m. o6 attorno a tut a li
chiesetta e scarico in tubo di plastica d
tutte le acque piovane nello scarico de la
fogna; uno scavo per sotterrare un serbatoio della nafta di 10 metri cubi; uno
scavo per la scala esterna della cantina con
vicino un pozzo perdente per le acque piovane che si raccoglierebbero sul a scala
medesima. Il lavoro di scavo è s ato quello
più pesante ma porta o celermente a termine nelle prime tre settimane dai giovani della S.A.S.S.I. (servizio autonomo
scavi S. Fedele Intelvi). Ernesto da Milano
ha impiantato gran parte dei lermosifoni,
per il riscaldamento cenlrale; terminerà il
suo lavoro ni mese di settembre; egli ci
ba diretto anche con la sua competenza
tecnica i lavori del campo, fermandosi con
Silvia e la piccola Susy per due settimane.
Philippe e Carlo hanno impiantato la parte idraulica dei servizi del primo piano
sotto la vigile guida di Achille da Viggiù.
Carlo da Losanna ci ha costruito ben quattro armadi a muro per le tre stanze nuove
e per il guardaroba oltre a vari altri lavori di falegnameria. Adriano ha suddiviso intonacato e rifinito il grande rustico
del primo piano presentandoci tre linde
stanze, un corridoio ed i servizi. Poi insieme a Marcello si sono fini i i 45 metri
quadrati di pavimenti, e nell’ultima settimana è venuto anche Elio da Milano, cugino di Marcello, muratore volontario anche lui, che ci ha dato una buona mano
per le rifiniture. Vincenzo lia piazzato le
tapparelle regalateci dalla « Griesser » e
così i locali sono ora praticamente finiti.
“P. Andreetti
??
La
del 2* campo di
quindi « dare » qualcosa agli altri che non
possono partecipare di questa ricchezza.
Lo studio del prof. Gabella, lungamente
applaudito, ha suscitato un vivo dibattito sui
problemi inerenti all’educazione civica. La
giornata si è terminata con la relazione finanziaria (si ringraziano gli iscritti e si ricordano
le borse di studio a tutt’oggi distribuite per
un totale di L. 1.800.000), la rielezione del
seggio e la decisione di tenere il prossimo
Congresso a Torre Pellice il 19 agosto 1967,
possibilmente nell’Aula Smodale.
Roberto Eynard
Ci restano alcuni lavori nella parte vecchia
del primo piano (pavimenti e suddivisione
del cameronej. È stato demolito e rifatto
comipleiaraente il paviinenlo della stanzetta
al pian terreno eiiminando la botola e
scala che portava in cantina. Non possiamo
qui elencare (ulti i lavori logicamente connessi con quelli già suddetti (verniciatura,
scarico materiale, cos.ruzione ponti; calata del serbatoio nafta: momento di estrema tensione!), senza dimenticare l’opera
instancabile delle cuoche.
Ci restano ancora 4 lavori da compiere
per gli anni prossimi: Ij Rifacimento totale interno della cantina per farne un locale nuovo; 2) Aggiustatura, verniciatura,
rifacimento pavimento, foderatura in legno e riscaldamento della chiesetta; 3) Rifacimento e verniciatura intonaci casa vecchia e chiesa; 4) giardinaggio e riimpostazione dei livelli.
Abbiamo avuto partecipanti di 4 nazionalità: 2 svizzeri; 1 inglese; 5 olandesi;
tutti gli altri, italiani.
La vita del Campo è stata mollo lieta,
rallgerata dai canti e dalle ohi'.arre dei due
Danieli e di Claudio, veramente molto
bravi. Lavori estremamente complessi e faticosi sono stati compiuti con precisione e
zelo. Non un incidente ha funestato la vi;a
del campo e quesito è slato un grande miracolo del Signore.
Il desiderio di tutti è stato di trasfor
mare la nostra, vita associativa di lavoro,
in Comunità cristiana, in Chiesa di Gc ù
Cristo, dove Egli solo è presente e Signore.
Ci è stato dato di vivere questo mir.icolo? Crediamo fermamente di si, che
questo dono ci è stato dato, nonostante i
nostri difetti, le nostre stranezze, il nostro peccato. Ce ne siamo più volte resi
conto durante i Cuilti serali, nelle frequenti
assemblee settimanali, nel desiderio di fare
reciproca conoscenza. E di questo siamo riconciscenti al Signore.
Thomas e Maria Soggin
Radio-Ili della Svizzera Italiana
Domenica 11 settembre - ore 9,15 ■ Convasazioiie evangelica alla radi (Pastore Otti)
Ranch). «La Parola del Signore» a!¡a
fine delle trasmissioni televisive (Pastoie
Guido Rivolr).
Domenica 18 «ettembre ■ ore 9,15 - Conversazione evangelica alla radio (Pastore
Guido Rivoir. Ore 10: culto cattolicoprotestante alla televisione in occasiorie
della giornata di pentimento e preghiera,
da Frauenfeilid (commento e traJuzio’v,.
Pasto-re Guido Rivoir). « La Parola del
Signore» alla fine deUe irasuiissioni televisive (Pastore Guido Rivoir).
I LETTORI CI SCRIVONO
La voce
di Israele
Un lettore, da Torre del Greco:
Sarebbe stato, penso, signilitailivo
conoscere le reazio-ni dei lettori
dell’aplicolo intitolato « Come sono belle le tue tende, Giacobbe! »,
apparso su « La Fiera letteraria »
del 27 luglio. Nel suddetto scritto
veniva riferito ohe in Israele esiste
una stazione radiolrasmittenle che,
pur interessata a trasmissioni di
vario genere (nutiziari, attualità,
spcnts, ecc.), insiste sul valore eccezionale che ha nella vita dell’uomo
la lettura della Bibbia. « Ogni giorno il programma — ci viene riferito — comincia con un Salmo (non,
come da noi, come il santo del
giorno...) messo in musica e cantato
dai migliori cantori iscraeliani (...);
ogni sera, prima della trasmissione
delle notizie della giornata (mentre
da noi si trasmette « una canzone al
giorno ») vien letto un brano della
Bibbia, commentato poi da qualche
studioso ». Straordinario è poi clic
« una indagine condo ta per stabilire. fra gli ascoltatori, le trasmissioni
più apprezzate mette proprio "¡.a
Voce d’Israele” al primissimo porto » (da noi la graduatoria de'.
« Servizio Opinioni TV » sui programmi della se'.timana dal 15 al 21
agosto U.S. dava il maggior numero
di voti a « La Domenica sportiva »).
In un crescendo di meraviglia, oltre a sentir parlare di « concorsi biblici » perfino fra i membri delle
F'erze armate, leggiamo che « la
notte in cui .si svolgono le gare finali, che generalmen'.e durano fino al
mattino, provoca un tale interesse in
Im-aele da esser paragonalo solo a
quello che in altri Paesi suscita una
eccezionale competizione sportiva n
livello internazionale... »
Credo che a tutti i le tori, compresi i nostri, le no-tizie fin qui ri-poriate possano essere -più che sufficienti
per rìimeditare serialmente sulla carenza dei nostri studi biblici, non
solo, oom’è risaputo, in campo nazionale, ma, quel die è peggio, in
quello comunitario. È in sostanza
una lezione salutare per la nostra
società italiana pullulante di organizzatori di festivals, di cantagiri e
di mercanti di ogni razza e prove- |
nlenza che mortificano e insozzano j
ogni più sano ideale di vita spirilua- .
le e morale. Ma « La voce d’Israele » j
è anche un monito severo per le nos re chiese che, pur avendo eredi- ,
lato la preziosa riscoperta della Bibbia dal tempo deUa Riforma, e anche prima, non sanno più alimentare la fiaccola deUa fede « che è stala una volta per sempre tramandala ai santi ». Col Salmista diciamo
allora: « Beato l’uomo il cui diletto
è nella legge dell’Eterno, e su quella
legge medita giorno e notte ».
Elio Rinaldi
Quei politicanti
di Agape...
Una let'rice, da Ronut:
Caro Dire'tore,
Sento cihe al Sinodo si è parlalo
molto centro il così detto « indirizzo politico » della « Luce ». Mi
domando una cosa: quelli che, a
torlo o a ragione, si preoccupano di
questo, non pensano ad Agape?
A gape è una comuni là e secondo
un nolo slogan « è di tu'.ti »; invece è spio dei giovani di estrema sinistra, politicanti, spesso atei.
Io chiedo solo: perchè la « Luce »
è tanto bersagliata e Agape no?
Queste mie considerazioni, un po’
banali ed espresse in modo poco
originale, faranno sorridere i miei
amici Mario Miegge e Giorgio Bouchard, ma vanno espresse perchè condivise da moLi.
Cordiali saluti Inda Ade
Le posso assicurare che, con tutta
imparzUdità, le critiche mosse in
Sinodo al nostro settimanale sono
state pure rivolte ad Agape, come
Giorgio Town nota nel suo articolo!
Quanto al giornale, anch’io penso
che s a « di tutti », ma in Sinodo
a’cani hanno detto che non lo sentivano « loro », o che ci si sen'ivano
estranei, come vi sono dei giovani o
dei meno giovani che ad Agape si
sentono estranei. Il fatto è che sia
il settimamde che Agape, in modo
e con impostazione diversi, costituiscono delle pubbliche piazze, in
cui risultano agli occhi di tutti i
contrasti ¡»-esenti nella nostra Chiesa (e non solo in quella), e anziché
farne delle teste di turco, è più saggio vedervi dei « reagenti » che rivelano la composizione delle nostre
comunità.
Penso però che Lei non creda fino
in fondo negli epiteli piuttosto pesanti e drastici con cui definisce la
vita di Agape; cambiando le sfumature, si potrebbero spacciare anche
con meno non poche delle nostre comunità. Le dico questo, pw essendo
uno di coloro che nutrono una certa
preoccupazione per l’impostazione
dell’attività di Agape, che non ho
nascosto. Anzitutto il lavoro di Agape è assai vario e composito; qualche campo fa forse più « chiasso
di qualche altro, e si può indubbiamente notare un prevalere di interessi politico-sociali, ma occorre
esaminare l’arco completo delTatlività annuale, per dare un giudizio
globale veramente pertinente. D’altra parte se unilateralità vi è stala e
vi è — credo che effettivamente vi
sia — soltanto perchè si dovrebbe
accusare il gruppo che più ha ’.avara o. e non altrettanto gli altri che.
per ragioni diverse, non hanno lavorato a'.trettanto o non hanno lavorato affatto per portare la responsabilità di quest’opera. Agape «di lu ti»
non significa soltanto che tufi devono potercisi sentire a casa (è indubbio che così debba essere), ma anche che tutti ne hanno la responsabilità. Se si ìamenta un monoimlio
di Agape da parte di un gruppo ristretto, non c’è altra via: salgano
adulti e giovani — con una ¡treiMirazione e un impegno pari a quello
che quel gruppo dimostra — e si
affrontino apertamente le idee e le
posizioni, nella fede comune, in
mutuo, fraterno ammonimento. De’
resto, i giovani che trascorrono lassù qualche giorno, o tutt’al più qualche settimana, non sono i giovani
che vengono dalle nostre famiglie,
dalle nostre comunità?, quale formazione vi hanno ricevuto?
Personalmente rifiuto alcune delle
« sce'te » di cui sempre ci parlano
malti amici di lassù; da quell’irrecuperabile borghese disimpegnato
che mi rimproverano di essere, le
loro scelte mi sembrano ridursi
spesso a binari, mentre concepisco
in modo assai più frammentario e
discutibile, assai meno « demagogico » e dogmatico, l’impegno politico del cristiano. Eppure credo sinceramente nella volontà e ho slima
per Vintelligenza con cui — seguendo una via diversa dalla mia e metendo in discussione la mia — cercano di esprimere la loro vocazione:
e per la grande maggioranza di loro
essa fa esplicito riferimento a Cristo.
Certo, il problema esiste, lo si avverte e rimane aperto: penso che
neppwe loro siano chiusi in farisaica sicurezza, e forse il dibattito
sinodale, con la « coda » delTincontro degli « Amici di Agape » —• particolarmente numerosi e tutt’altro
che uniformi e monocordi —■ avrà
costituito anche ¡ter loro un utile
richiamo. Mi pare tuttavia ovvio che
essi possono accettarlo soltanto se
si sentono presi su serio nella loro
intima esigenza, fraternamente.
Ahimè, Ile è venuta una nuova,
deplorevole postilla? ISo, un teniaAvo di risposta al Suo indiretto quesito, che è quello di molti, e penso
che non se ne adonterà.
Mol o cordialmente
Gino Come
di apprezzamenti o di denigrazione di
nessuna delle tante Scuole che oggi
sono attorno a noi e che assai di
rado garantiscono un impiego alla
loro concilusione.
Dirò semplicemente ai 450 calecumenti che ho avuto il privilegio di
istruire nella Valle del Pellice e a
quanti prestano qualche attenzione
alla mia firma : « Venite a vedere ! ».
Il viaggio in treno e pullman costa
circa 800 lire. Val la pena di spenderle per confrontare con tante altre la via di Villar Perosa.
Certo la scelta di un mestiere o
di una professione è una cosa estre
mamente importante e noi Pastori
abbiamo forse il torto di non preoc
suparcene abbaislanza. E. Geymet
Le obiezioni del past. Sommati:
erano documentate; egli non ha assolutamente voluto confrontare il
livello tecnico di questa o quella
scuola, ma lo sbocco di un corso pri
voto e di uno statale. Così Tinformazione delle famiglie è più completa e le loro decisioni possono
esser prese a ragion veduta. Non
abbiamo dubbi sulla buona strada
che tanti valdesi hanno trovato nel
complesso RIV-SKF. red.
Venite
a vedere
(In lettore, da Villar Perosa:
Sono rimasto stupito nel leggere
a disapprovazione al mio articolo
e pressa dai mio amico Sommani.
' Per carità, non voglio assolulamenle Loigliere a Torre Pellice i suoi
Iscuden.i, anzi glie ne ho sempre
' mandati e spero di mandargliene
ancora: volevo soltanto proporre
una via a dei giovanotti che stentano a trovarla.
I Conoscevo le obiezioni Sommani
ipir ma di scrivere, ma sapevo anche
I che (0.sa si deve loro rispondere e
I perciò scrissi. Non credo però utile
■ di lasciarmi attirare sopra un piano
Da Belesa, Anna ringrazia
Cari amici deH’Eco-Luce!
la vostra generosità in risposta all’appello per Anna ci ha profondamente commossi, e dirvi soltanto
con cuore aperto: Grazie, è ben
poco; ma cosa possiamo fare di più,
noi che abbiaimo chiesto aiuto?
Vi mandiamo una foto di Anna,
che ha vinto la sua timidezza e ha
aceonsenlilo a farsi fotografare (ma...
in compagnia!) per voi.
Vi ringrazia tutti, era molto commossa quando le abbiamo spiegato
che era grazie a voi che tra un anno
polirà guardare cxm serenità al suo
futuro.
A corso terminalo saremo anche
in grado di farle trovare una macehina da cucire e chissà... che lucciconi !
Estremamente riconoscente a tutti,
vi giunga il mio pensi-ero più caro.
Paola Tron
5
N. 35 — 9 Settembre 1966
pag. ff
Anche nella Sila
nn 15 Agosto
Il giorno 15 agosto 1966 alle oUo del mattino -un pullman partiva da Piazza Matteotti a Catanzaro alla volta -della Sila. Vi
prendeva posto qua-si tutta la fratellanza
valdese della città, compresi alcuni -simpatizzanti e una rapitresen anza della ccmunità valdese di S. Pie ro e Vin-colise. Inneggiando cantici al Signore durante il tragitto siamo arrivati nel ViPa-ggio Bethel e
ci -siamo tutti rinfrancati, rallegrati dalla
bellezza panoramica del luogo.
Il pastore Doli. Frank Scorza, in vista
dagli Stati Uniti, ha presieduto il culto
dando un sentito messaggio basato -su Genesi 28: 20-22.
Il Paist. Scorza nel suo bel messaggio ha
detto che il Villaggio Bethel di Giacobbe
in Meso-pota-mia non aveva nessuna veduta
caratteristica come il bel verde del villaggio della Sila coi verdeggianti pini alraltiludine -di 1200 metri. Anche noi -come
Giacobbe siamo pieni di tremore e timore
perchè qui è la casa di Dio e questa è la
porta del cielo. Il Pastore Scorza ha concluso il suo messaggio dicendo che qui -s-iamo- più vicini al Signore e questo -luogo sarà
un giorno, col suo aiuto, il Villaggio dove
molti piccoli e grandi verranno da ogni
parte del mondo per godere il fresco -dima
e molti loderanno il Signore dicendo: Certo
l’Eterno è in questo luogo e io non lo sapevo.
Inoltre il Pastore Scorza h-a concluso il
suo sermone rievocando il voto di Giacobbe
che -sarà anche il suo voto : se Dio è meco,
se mi guarda durante questo viaggio che
fo’, io darò tutto il mio aiuto non solo
adesso, ma anche per Favvenìre e questi
muri innalzati saranno la casa di Dio per
tutti. Infatti il Pàst. Scorza ha fallo una
offerta per questo villaggio e i lavori di
muratura del secondo lotto sono stati iniziati sotto la guida del geom. Dario Scorza.
Dopo il bel messaggio del Pastore Scorza, un fratello ha preso la iparo-la ringraziando prima il Signore, poi il past. Scorza
e il folto pubblico presen e: p'ù di un -centinaio eli persone credenti e amici, e ha
voluto rievocare i martiri valdesi di San
Sisto, Vaccarizzo, Montallo Uffiugo e Guardia Piemontese. Coloro che diedero la
vita sulle orme di Gesù non -saranno mai
dimenticali, anzi dobbiamo anche noi -calcare -gli stesisi sentieri di fedeltà e di sacrifici.
^ Spigolature valligiani
Dopo il culto molte foto sono state scattate e tutti hanno conisumato un pas'o frugale alFape-rto con acqua veramente fresca
e abbou-dante. La gita è riuiscita bene perchè l’amore fraterno e la serapli-cilà dei
cuori erano sentiti da tutti.
Voglia il Signore benedire quest’opera
che è una vera -testimonianza e su-sci-lare
altri donatori insieme al provvidenziale
donatore -ohe è il PaiSt. Frank Scorza.
La festa del 15 agos'o in Siila, al Villaggio Bethel è un in-vito fatto a tutti allo
stile di risveglio di Felice Neff.
Inoltre il Pastore Scorza ha presieduto
due culti in Ca-tanzaro, Via Discesa Filanda il 14 e il 28 agosto u. s.
Tutta la comunità era presente per salutarlo e per rendere grazia al Signore
deH’amore che per primo ci ha portato.
Prima della sua partenza -da Catanzaro,
nel suo messaggio ha -ricordato a tutti -la
fedeltà al Signore e l’impegno alla testimonianza, a vivere nella pienezza del Vangelo.
Il Pastore Scorza ha visitato tante comunità evan-geliche nel Ca-tanzarese, nel
Cosentino e comunità italiane prima di
imbarcarsi per gli Stati Uniti. Preghiamo
il Signore per lui e lo ringraziamo per
l’aiuto che continuerà a dare a favore dell’Eva-ngelo in terra di Calabria.
Gloria a Dio. E. S.
E' USCITO: Uniti per V Evangelo
ATTI E DOCUMENTI
del 2° Congresso delle Chiese Evangeliche lialiane
a cura di Mario SbafFi h sotto l'egida del Consiglio Federale. ™
■ Pagg. 238, con numerose illustrazioni, L. 1.800 presso le librerie evangeliche.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
Valle Germanasca
L’AiiiUE l'I
al Edili! (Ielle Fontane
Con un po’ di ritardo rispetto alla co-n. sueuidinc, anche que-sl’anno uno sparuto
gruppo di persone si è riunito domenica
28 agosto al Colle delle Fontane.
La scarsa partecipazione a questo tradizionale convegno è forse in parte attribuibile al fatto che la data ha coinciso con la
riunione degli « Eiciassie », danneggiando
forse, quanto alla partecipazione, sia l’uno
che l’a tro incontro. È quindi auspicabile
che per l’tivvenire si evitino tali coincidenze.
I pastori Svoloda della Conferenza Cristiana -per la Pace e Selaika -del Consiglio
Ecumenico delle -Chie-se in Ce-coslovacohia,
ci hanno Iraillegigiato velo-cemente il panorama della situazione religiosa cecoslovacca ed in parlicolar modo i legami Storici che hanno caratterizzato la -presenza
protestante nel loro paese. Infine l’evangeiisla Sriclone ci ha -delineato la presenza e
la testimonianza -delle nostre comunità in
Sicilia ed in particolare oi ha parlato della
sua opera nel rampo -dell’evangelizzazione.
Ringraziamo il Can-d. tlieol. Mario Berutti ed i pastori G. Tourn e S. Rostagno
per la loro collaborazione.
Non ha piovuto!
E. G.
BOBBIO PELLICE
Ringraziamo i Pastori Davide Cielo ed Alberto Ricca i quali ci hanno rivolto il messaggio della Parola di Dio le domeniche 28
agosto e 4 settembre.
— Domenica 28 agosto nel corso del nostro
culto è stato presentato al Battesimo il bimbo Mondon-Marin Claudio di Paolo e Geymonat Maria (Podio superiore). La grazia e la
benedizione del Signore accompagnino sempre questo bimbo e tutti i suoi cari.
— Mercoledì .31 agosto ha avuto luogo
il servizio funebre del nostro fratello Bonjour
La S.I.A. di
Staìè & Charbonnier
Luserna San Giovanni (Torino)
Tel. 91525
VI OFFRE:
nelle svariate confezioni
e con le massime garanzie
tutto il
MIELE
delle flore valligiane
e alpine
★
INTERPELLATECI !
SPEDIZIONI OVUNQUE
Culto radio
ore 7,40
Domenica 11 Settembre
Past. CARMELO MOLLICA
Torino
Domenica 18 Settembre
Past. ERMANNO ROSTAN
Torino o Roma
Davide fu Giovanni Giacomo abitante alla
borgata di Malpertus, deceduto alla età di
anni 48 all'Ospedale delle Molinette a Torino
il giorno 29 agosto u. s. Da qualche tempo
egli avvertiva uno strano malessere che ultimamente sembrava essersi di molto attenuato in seguito alle cure cui egli si era sottoposto; ma il sollievo era solo apparente; ben
presto il male si manifestava in tutta la sua
virulenza e contro di esso risultavano vani
sia le cure che il delicato intervento chirurgico praticatogli. Lo avevamo visto in condizioni di salute molto migliorate alcune settimane
fa mentre a Villanova si recava a falciare
l’erba dei suoi prati e nulla allora lasciava
presagire per lui una fine cosi rapida. Alla
moglie, ai figli, ai fratelli ed ai parenti tutti
rinnoviamo l’espressione della nostra viva e
fraterna simpatia cristiana, in attesa del giorno nel quale avremo la chiara rivelazione
delle prove misteriose che in questo tempo
ancora ci affliggono e ci prostrano. La folla
commossa che in occasione del servizio funebre gremiva letteralmente il nostro tempio ha
espresso il rimpianto di noi tutti per questo
fratello che lascia di sè il buon ricordo di
un uomo aperto, cordiale, lavoratore, attaccato
alla sua famiglia ed alla sua chiesa.
— I nostri affettuosi rallegramenti ed auguri al piccolo Dario, nato mercoledì 31 agosto alla maternità dell’Ospedale Valdese di
Torre Pellice, venuto ad allietare la famiglia
di Giovanni e Laura Catalin (via Cromwell).
La Bialera Peyrota
I ti'oiiibettiei'i del Baden
e di Lippe Detmold
Sono giunti tra noi come ogni anno alla
fine dell’estate per la loro missione di fraterna solidarietà e di gioioso impulso nel servizio del Signore.
Sono più numerosi che in passato : ai pionieri del Baden sempre diretti dal caro M.o
Emil Stober, si affiancano ora quelli della regione Lippe Detmold diretti dal M.o Werner
Benz, avanguardia, sembra, delle fanfare della W’^estfalia che ci offriranno un apporto di
amici ancora più numeroso dei quattromila
trombettieri del Baden.
La loro missione non riesce più quest’anno
a soddisfare tutte le richieste. Molte chiese
che in passato erano abituate a udire regolarmente le loro trombe, debbono questa volta
rassegnarsi ad attendere ancora un anno.
Non sono però deluse Villar Pellice, San
Secondo, Pinerolo, Luserna S. Giovanni e Torino. Particolarmente interessante l’incontro
con la comunità di Luserna S. Giovanni che
celebra nello stesso giorno il centenario della
sua Corale e nella quale viene eseguita per la
prima volta una composizione del M.o Ferruccio Rivoir membro del Comitato dei Trombettieri Valdesi.
Venerdì sera 9 settembre, nel tempio di
Villar Porosa, presenti i trombettieri Valdesi
e presente anche un gruppo di 40 Presidenti
delle Società Gustavo Adolfo di Germania i
nostri Ospiti prenderanno commiato dalle
Vaili Valdesi con un’ultima manifestazione
musicale e con un servizio di Santa Cena al
quale tutti gli amici dei Trombettieri sono
cordialmente invitati.
Esprimiamo ai Trombettieri del Baden e
di Lippe Detmold per la missione svolta nelle nostre Valli — esempio di quella che desideriamo compiere anche noi Trombettieri
Valdesi — la nostra viva e cordiale riconoscenza. Ringraziamo pure sentitamente le
chiese, il sig. Sindaco di Torre Pellice e la
Tavola Valdese per la cordialità con cui li
hanno accolti, per i rinfreschi e per le agapi
loro offerti. Ogni manifestazione dì fraterno
amore si accompagna meravigliosamente con
la musica!
I Trombettieri Valdesi
POMARETTG
Domenica 11 corr. il past. Guido Miegge,
Direttore della Società Biblica, parlerà dell'opera di diffusione della Bibbia in Italia,
presiedendo il nostro culto.
Sono passati molti anni da quando un
dotto conferenziere, nonché Pastore Valdese, ¡1 sempre rimpianto Emilio Tron teneva
una conferenza dimostrando con adeguati e
convincenti argomenti che la memoria è
facoltà dell’anima e dello spirito più che
della mente; ben ricordo che al termine
alcune delle personalità più evolute nell’uditorio avevano espresso il loro compiacimento e recato jl ringraziamento dei
numerosi partecipanti per il generale consenso.
Prima che le amnesie abbiano fatto soccombere la memoria cereberò di rievocare
alcuni oggetti fondamentali, che dispiaceranno a pochi, che non interesseranno che
indirettamente buona parte dei lettori, ma
che ritengo utili per la verità e per un non
esiguo numero di lettori dell’« Eco ».
Per brevità e per non richiedere troppo
spazio al sig. Direttore non citerò le fonti
cui si riferiscono le notizie ma la documentazione è completa, confermata sia dai
documenti depositali nell’archivio comunale sia dai registri e libri ohe la direzione
del Consorzio detiene.
Premesso che in un libro del Prof. Chici
Gamacehio allora Direttore della vecchia
Cattedra Amb.te di Agricoltura della provincia, sulle opere irrigue in Piemonte, egli
dava il primo posto al « Consorzio Gora
Peyrota » defluenle dal 1326 come la più
antica; contrariamente, e non esito a crederlo, sembra che la « Bialera Malana » sia
stala più veoohia di qualche lustro ma non
intendo qui rivendicare dei diritti di primogenitura.
È noto che, in origine, la bialera oltre
che per gli usi irrigui civici e domestici del
vasto comprensorio che dalla Ghionira
giunge fino alla Costera quasi sui fini di
Bricherasio con un percorso di circa 7 km.
serviva ad azionare due molini a RocciaReynaud ed ai Peyrot oltre alla « pila da
olio » allora proprietà del comune di Angroigna, della quale rimane ancora sul posto la « baciassa » mentre il frantoio è
stato interrato nel fondo stradale della
Fondo Valle Banssang-Chio d’ l’Aiga-Pradeltomo in via di completamento.
Ricordiamo che dopo secoli di buoni
rapporti, sono sorte delle divergenze fra
gli utenti di Angrogna e quelli di San
Giovanni, in quanto l’acqua avrebbe danneggiato le ripe di Angrogna per far beneficiare i terreni di San Giovanni (Luserna era ancora comune a parte) quasicchè
l’acqua dell’Angrogna fosse paragonata a
quella del Nilo che annualmente fertilizza
l’Egitto col suo limo.
Una questione giudiziaria promossa e
trascinata per molto tempo si concludeva
con una sentenza di transizione che attribuiva 46 ore seltimanali riservate al lerritcrio di Angrogna icon un preciso riparto
di distribuzione, invero poco rispettato per
comodità ed indisciplina degli interessaiti
e per una campagna campanilistica di pochi utenti disapprovata e mal sopportata
tanto daUa maggioranza degli utenti di
Angrogna quanto da quelli di Luserna San
Giovanni, che sarebbero disposti ad assorbire le ore d’acqua esuberanti e inutilizzate
sul territorio di Angrogna; ma per l’opposizione di pochi utenti (ì più privilegiati)
nulla si deve mutare in ordine a quella
disgraziata transazione di lite che avrà strascichi sgraditi anche per le future generazioni.
Sorvoliamo i secoli ed i lustri e veniamo
al 1918 : in quell’anno la Ditta Sacco e
Baggi di Torino faceva un tentativo di stornare l’acqua del torrente Angrogna, a monte della presa della Gora Peyrota per convogliarla alla sponda destra e creare alcuni
salti per centrali idroelettriche ad uso industriale; la ìsolerzia e la lungimiranza degli allora presidenti dei Consorzi sigg. Davide Revel per la Peyro'a, Giov. Francesco
Fraschia per la Malana ed Enrico Peyrot
per le gore Bauissang e Aippiolti coadiuvati dal Doti. Carlo Revel segretario e coutente nei vari consorzi, riuscì ad impedire sul nascere Tiniziailiva arbitraria e a
salvaguardare gli initeresisi dei consorzi irrigui, non senza fatiche e lavoro anche
ingrato.
È significativo ricordare che la Direzione del Canale Cavour ha ritenuto opportuno appoggiare l’oipposizione dei Consorzi cosi come è apparso sulla Gazzetta
Ufficiale di quel tempo.
Riponiamo brevemente alcuni frammenti di deliberazioni verbalizzate nel penultimo registro delle deliberazioni che data
dal 21 marzo 1880 al 25 marzo 1962 : alla
ricbìesla in assemblea 28 marzo 1915 dell’ulente E. Berlin di ricercare tulle le carte e documenti di pertinenza del consorzio
e particolarmente del processo sostenuto
dagli utenti di Luserna San Giovanni contro quel’i di Anigrogna il presidente in data
26 marzo 1916 presenta all’assemblea le
carte delle quali si parlò nella iprecedenle
adunanza, e che enumera, aggiungendo che
il Sig. Jalla Cav. Alessio ha trovalo e 'Consegnato il riparto detto del « Maire Gay »
riparto fatto in base alla relazione del Misuratore Bastia di Luserna San Giovanni in
data 7-9 agosto 1786.
Il presidente da quindi lettura di una
lettera del Sig. Sindaco colla quale cliietle
che quelle carte (alcune delle quali sono
comprese nel catalogo delle carte del Comune) siano depositate negli archivi del Comune ove saranno conservale a disposizione
del consorzio.
Segno nel registro dei verbali l’elenco
formalo da venti faseicoli e carte legali
datali dal 1503 al 1880, nonché atti di costituzione redatti ancora in latino e tradotti poi a cura di un Dottore in lettere
(Prof. Giovanni Jalla) iper corredare la domanda di riconoscimento, iniziata nel 1919,
richiesta dal Genio Civile, ed approvala
dopo sopraluoghi e misurazioni dell’Ing.
Capo nel 1924, con Decreto Ministeriale
dei L.L.P.P., e con J’bupoisizione di un
canone demaniale annuo a partire dal 1934
con tassazione retroattiva per un decennio.
Non mi dilungherò a rammentare fatti e
decisioni di assemblee più di ordine consorziale interno che di valore storico, e mi
limilo a segnalare a ohi può averne interesse le fonti sopraccennate che sono l’archivio Comunale di Luserna San Giovanni
e la raccolta di documenti presso il Presidente del Consorzio Irriguo.
'Coll’augurio che col buon funzionamento
della « bialera » si realizzi quanto prima la
sistemazione totale della strada comunale
fianobeggiante come da assicurazione della
benemerita amministrazione comunale, porgo vivi ringraziamenti all’« Eco delle Valli » per l’ospitalità.
7- g
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Terre Pellice (To)
avvisi economici
AFFITTASI al primo piano di villino con
giardino sito in Torre Pellice appartamento di tre vani, mansarde e servizi. Rivolgersi CIOV, Via Roma 3 , Torre Pellice.
CONIUGI SOLI, marito occupato oppure
pensionato pratici orto, giardino, darei 2
camere, stalla e campagna, cambio manutenzione giardino. Rivolgersi Claudiana Torre Pellice.
UNIVERSITARIA cerca a Milano, possibilmente zona Duomo, sistemazione presso
evangelici per camera o camera con pensione dal 1® novembre prossimo. Scrivere a
Donatella Zotta - « Mirasole » Valsolda
(Como).
Improwlsamente rendeva la bella
anima a Dio il
Dott. Vittorio Prochet
di anni 63
Lo comunicano affranti, la moglie
Iva, i figli Lorisa e Daniele, le cognate, i parenti tutti e chiedono al Signore l’aiuto e la forza.
« E Gesù, gli disse: Io di tico in
verità ohe oggi tu sarai meco
in paradiso » ( Luca 23 : 43 )
Abbiategrasso, 30 agosto 1966.
RINGRAZIAMENTO
La moglie, la sorella ©d i parenti
del compianto
Dott. iiigfriilo Godiuo
ringraziano commossi tutte le gentili
persone che hanno voluto loro dimostrare simpatia ed affetto nella dolorosa circostanza della dipartenza del
loro caro congiunto.
Un particolare ringraziamento ai
dottori Gardiol e Varese; alle Suore
della Casa delle Diaconesse, alla signora Giusiano ; ai Pastori Sonelli,
Eynard, Ayassot ; alla Direzione agli
ex Colleghi, al Gruppo Anziani ed ai
Dipendenti tutti della RIV-SKF.
« Gesù dice : ”Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in
me, anche se muoia, vivrà ; e
chiunque vive e crede in me,
non morrà mai”».
(Giov. 11: 25-26)
Dopo innumeri sofferenze sopportate con cristiana serenità, confortata dai principi evangelici ai quali
sempre si mantenne fedele, all’età di
72 anni, il giorno 8 agosto alle ore 8,
in Tedeschiüi
s’addormentava in Dio.
Il marito Pastore Raffaele Tedeschini, i Agli Tullio e Pina, la sorella
Maria ed i parenti addolorati ne
danno l’annunzio.
I funerali si sono svolti nel Tempio Evangelico della Chiesa Metodista, in Corso Mazzini, mercoledì 10,
quindi la salma è stata trasportata e
deposta nella Tomba di Famiglia sita
in Ortona a Mare (Chieti).
« L’Eterno sostiene quelli che
cadono e rialza tutti quelli che
sono depressi. L’Eterno è presso
a tutti quelli che lo invocano,
a tutti quelli che lo invocano in
verità ».
« Egli darà pace all’anima mia ».
(Salmo 145: 14-18 e 55: 18)
Scicli (Ragusa), 16 agosto 1966.
6
NOVITÀ' CLAUDIANA NOVITÀ' CLAUDIANA
Giorgio Tourn NUOVO TESTAMENTO ANNOTATO
IL MONDO NEL NUOVO TESTAMENTO lj Fico ìjpIIp VhIIi V cildpsi Voi. IV (dalla 1 Timoteo all'Apocalisse)
Guida allo studio deH'ambiente sociale e culturale i ▼ CIX1.X T tXXvXv/OX pag. VIII + 224, sovracc. a colori, in bross. L. 1.900,
del N. T., p. 85, 26 illustr. e cartine, L. 800 rileg. L. 2.600
Una Chiesa evangelizzatrice
e confessante?
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Vi sono però molti credenti cattolici
che hanno ricevuto dal Concilio ispira2àone e incoraggiamento a meditare
e a rinnovare la propria fede.
Non è im fatto nuovo per nessuno
il grande interesse per la lettura biblica ohe va diffondendosi in molti
ambienti cattolici ( tale da lasciare sorpresi e talvolta vergognosi gli stessi
evangelici!), il rinnovamento liturgico, il desiderio di rendere una testimonianza evangelicamente fondata
che spinge molti sacerdoti; non sono
più insolite le predicazioni profondamente bibliche di molti sacerdoti predicatori cattolici e gli stessi testi del
Concilio contengono affermazioni
molto sobrie degne di essere pienamente sottoscritte.
Tutte queste considerazioni non
hanno fatto oggetto di dibattito perchè sono note ed accettate da tutti,
sono fatti di cui prendiamo atto con
gioia fraterna. Che tutto questo favorisca la nostra testimonianza è evidente e neppure questo si pone in
dubbio, pastori invitati a rivolgersi a
gruppi cattolici, a predicare in ambienti fino a pochi anni fa del tutto
estranei alla ncstra problematica, libri evangelici letti e tradotti; opportunità di testimonianza che si vanno
moltiplicando, sono anch’esse indice
di una nuova situazione di cui prendiamo atto con gioia.
Che cosa possiamo sperare da oneste nuove situazioni è quanto invece
permane problematico. Alcuni pensano che attraverso queste nuove aj>erture oi sia offerta roccaiione di
predicare l’evangelo di Cristo anche
ai fratelli cattolici, altri considerano
invece che queste aperture sono un
aggiornamento dettato dai tempi, li
rimprovero mosso al nostro giornaiC,
se di rimprovero si deve parlare, era
appunto di rispecchiare troppo la seconda di queste tendenze e non suf
fìcientemente la prima. Si è parlato
a questo riguardo di diverse correnti
aU’interno della nostra comunità valdese, correnti che, è bene dirlo col
Moderatore, non rappresentano minimamente una divisione della chiesa
in due fronti, ma due medi di intendere la testimonianza comune.
Il Sinodo non ha ritenuto dover
rivolgere alle chiese un nuovo messaggio ’^er chiarire la nostra posizione, questo è stato fatto negli anni
passât iin modo esauriente ; occorrerà
piuttosto seguire in fraterna comunione di spirito le diverse forme della
nostra testimonianza in sede ecumenica.
Permangono però alcuni interrogativi ohe dovranno essere chiariti: ohe
significa predicare l’evangelo all’interno della Chiesa cattolica? Un messaggio biblico, uno studio biblico, una
predica rappresenta la predicazione
efiSoace quando sia fatta in riunioni
cornimi, in incontri, in chiese cattoliche? Che valore hanno incontri comrnii di culto e preghiera, anche con
la predicazione? Predichiamo l’evangelo di Cristo perchè i fratelli cattolici arricchiscano la loro fede o perchè obbediscano alla chiamata di
Gesù? È possibile rispondere a Cristo
e rimanere nella fede dogmatica del
Cattolicesimo con la messa, il papato,
la mariologia ecc.?
" La Chiesa
non (deve fare politica „ ?
Direttamente collegato con il dibat-della chiesa si allineasi su posizioni
________^ oTTÌlnrMr»ci.t.n Q.ffiariri»r»;fÌARÌ aH alt.TÌ Tnc
tito summenzionato si è sviluppato
quello sulla politica. « La chiesa non
deve fare pohtioa », l’affermazione
ritorna con frequenza monotona in
tutti i dibattiti nelle comunità, la
chiesa deve predicare l’evangelo e non
entrar- nelle questioni del mondo.
Questo non si è detto in Sinodo, almeno non in modo così massiccio. Si
è riconosciuto che la chiesa vive nel
mondo, i cristiani sono tutti i giorni
a contatto con i problemi della vita
politica e non si può essere cr^tmm
dimenticando di essere cittadini. Tt^
ti leggiamo i giornali, votiamo, protestiamo contro le ingiustizie e gh scadali della nostra patria, siamo italiani come gli altri ed interessati come tutti alla vita del nostro popolo.
« I cristiani individualmente possono
e debbono interessarsi alla vita politica ma la chiesa no»! Andie
si dice spesso e da molte piarti dimenticando che la chiesa siamo noi
credenti messi insieme e ohe la politica individuale finisce col diventare
in parte la politica della comimtà.
Neppure questo però è stato il tema
del dibattito sinodale. La chiesa deve fare politica non nel senso che
deve avere un partito, una organizzazione sua che deve entrare nella lotta politica (nessuno ha neppur lontanamente pensato a copiare i nostri
fratelli cattolici in questo carnai,
bensì nel senso che può e deve dire
la sua parola nella vita degli uomini,
deve dare degli esempi di vita deve
mettere a nudo certe lacune che a.tri hanno interesse a tacere, non per
fare la maestra alla nazione, ma per
obbedire al suo compito di predicare
Vevangelo. _
Per fare questo la chiesa non neve
però essere alleata con altri partiti
politici, non deve prendere a prestito
idee, temi, slogan dagli altn, non si
deve affiancare ad altre forze, deve
fare la sua strada. Fare politica, st,
ma la sua politica.
Anche in questo caso sono state
mosse alcune osservazioni al nostro
giornale. Si è riconosciuto come i»sitivo il fatto che esso abbia cercato
di essere presente nel dibattito dei
problemi di attualità e non si aa limitato a generiche osservazioni, ma
abbia cercato di prendere delle posizioni chiaramente ispirate allevangelo, si è anche lodato il suo sforzo
di essere attuale e informato sui
blemi del momento, ma si è d altra
parte criticato il suo attegpamento
sotto un duplice punto di vtóta.
Da un lato alcuni hanno fatto notare che l’informazione era a volte
unilaterale, tendenziosa perchè si valeva di poche fonti di informazioni,
poteva fare supporre che il giornale
precise affiancandosi ad altri movimenti politici e partiti. D’altra parte
si è lamentato che a volte le pr^e
di posizione nel campo deU’attualità
fossero troppo poco evangeliche, nel
senso che non si avvertiva abbastanza la testimonianza della parola di
Dio.
Non tutti concordavano con queste
critiche e non tutti i lettori sono dello
stesso avviso. Un fatto è indubbio,
però: il problema è presente in tutte
le comimità, a tutti i livelli (se ne è
parlato a proposito del giornale, della gioventù, di Agape, della progettata opera di evangelizzazione a Milano) e non può essere risolto col silenzio. Solo una matura riflessione
ed una volontà di impegno può aiutare le comunità a trovare la via in
questo delicato settore. Non basta dire: la chiesa deve fare la sua politica
senza confondersi con gli altri; bisogna impegnarsi per farla e le nostre
comunità ripiegate su se stesse, come
dice la Comm. d’esame, ncn sembra
no volerlo fare. Pare una politica
nuova significa impegnarsi tutti: pastori, concistori, giovani ed adattare
la propria vita a questa politica;
troppo spesso sembriamo brindare col
vino nuovo, ma i nostri otri sono
vecchi.
Il dibattito però non sembra stato
inutile e la situazione nostra è in
movimento, ne è prova l’Ojd.G. sulla
non violenza e l’obiezione di coscienza
che rappresenta una presa di posiziohe chiara e precisa nei confronti
della t^timonianza dell’obiettore ; presa di posizione che si era rivelata impossibile alcuni anni or sono quando
ci si era limitati a chiedere una legislazione in merito.
Il Sinodo, udita la relazione della Commissione sulla posizione della Chiesa davanti al problema della violenza,
si rallegra della sensibilità dimostrata
dalle Comunità valdesi nei confronti di
questo problema;
riaiferma che il compito della Chiesa
è quello di annunciare la riconciliazione
in Cristo, Principe della Pace: questo annuncio dev’essere dato in un impegno
concreto di pace nell’ambito delle Comunità come nelle tensioni del nostro tempo;
riconosce nell’obiezione di coscienza,
fatta nel nome di Cristo, un modo valido
di testimoniare concretamente la pace del
Signore, un segno e un annuncio del Regno di Dio che viene. ^
Quelle discusse Intese...
Molto meno appassionato, ma non
meno grave per la nostra testimonianza, il terzo problema; i rapporti
con lo Stato.
Secondo im articolo della Costituzione italiana i rapporti tra lo Stato
italiano e le comunità non cattoliche
debbono essere regolati in base ad intese. Attualmente queste non sono ancora state stipulate e vige tuttora la
legislazione emanata nel 29-30 sui culti ammessi. Il Sinodo del 1948, con un
ordine del giorno dettagliato, aveva
precisato quali dovrebbero o potrebbro essere le materie affrontate in
in queste intese, ma in quegli anni lo
Stato italiano non prese iniziative in
merito.
Il Sinodo non aveva ovviamente da
fare una scelta e prendere posizione
neH’immediato, ma il dibattito è stato
egualmente vivace perchè molti hanno espresso le loro perplessità circa
l’opportunità di queste Intese con lo
Stato. Non si tratta in ultima analisi
di un piccolo Concordato? Non ci avviamo cosi lentamente sulla strada
dei compromessi? Quale sarà il tenore
e la natura di queste intese? Non finiremo coU’ottenere una posizione di
privilegio all’ interno della nazione
(piccolo privilegio invero, neppure paragonabile, S’intende, all’art. 7)? Alcuni di questi interrogativi sono stati
chiariti nel corso del dibattito da coloro che hanno avuto modo di studia
novUà Claudiana
W. A. VISSER'T HOOFT
La fede cristiana dinanzi ai sincretismo
Verso l'unione di tutte le religioni?
(Collana «nostro tempo» n. 3, pag. 144, L. 1.300).
« La Chiesa si è sempre preoccupata molto di quelli che
pensano che le Religioni siano tutte ugualmente false ;
dovrebbe cominciare a preoccuparsi di quelli che pensano che le Religioni siano tutte ugualmente vere ; tanto
più che è ragionevole pensare che non pochi di questi
si trovino fra i suoi stessi membri... ».
LE CHIESE SORELLE
AL SINODO VALDESE
La presenza di numerosi delegati di Chiese sorelle ha anche quest'anno rallegrato il
Sinodo e fatto sentire alla nostra Chiesa
che — come appare nella nostra Costituzione, anche nella forma riveduta che si approva ora in prima istanza — essa « vive in comunione con tutte le Chiese evangeliche ».
Anzitutto, v’è la partecipazione della delegazione metodista : pastori Angelo Incelli e
Pier Paolo Grassi, dr. Emilio Sfredda, dr.
Roberto Sbaffi. Essi sedevano fra noi con voce consultiva; inoltre il past. Vezio Incelli,
che ha la cura della comunità di Biella, è
fra noi di pieno diritto.
Delegati di Chiese e movimenti italiani :
Esercito della Salvezza (brigadiere U. d’Angelo); Società Biblica (past. Guido Miegge);
Chiesa Apostolica (past. M. Affuso); Unione Chiese Battiste d'Italia (past. Inguanti).
Consiglio ecumenico delle Chiese (past.
G. G, Williams); Alleanza Riformata Mondiale (past. Marcel Pradervand); United
Presbyterian Church in USA (prof. A. B.
Come); Presbyterian Church in USA (prof.
W. E. Mellon); Eglise Réformée de France
(past. G. de Dadelsen); Presbyterian Church
of England (past. H. B. Jamieson); Eglise
Chrétienne Missionnaire Belge (past. J. M.
Buscarlet); Chiesa Riformata d'Olanda (past.
H. den Hoeft); Iglesia Evangélica Española
(sig. F. Garcia Navarro); Eglise Nationale
Protestante du Canton de Genève e Fédération des Eglises Protestantes de Suisse (past.
M. Dominicé); Evangelische Landeskirche
im Baden (vescovo Heidland); Diakonisches
Werk im Hessen-Nassau (past. W. Rathgeber); Evangelische-Reformierte Kirche in
Nord-West Deutschland (past. Dan); Consiglio Sinodale della Chiesa dei Fratelli Cechi (avv. Milos Jarosek); Waldensian Mis-’
sion (cap. Stephens).
Questi nomi rappresentano non solo una
fitta e calda trama di interesse fraterno e
di aiuto offertoci con costante generosità —
e il Sinodo ha espresso il consueto e sempre
vivace ringraziamento — ma il segno di
quella vasta, (c ecumenica » comunione in
cui vive la nostra piccola diaspora.
iiiimiiiinniiiitii
Il nostro prossimo
evangelico italiano
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
re e seguire questa materia, ma non
tutte le perplessità sono state fugate.
Il Sinodo prenilc allo della iniziativa
promossa dal Consìglio Federale, per mezzo del suo Ufficio Legale, per conoscere
il pensiero delle Chiese Evangeliche circa
l’opportunità di addivenire con lo Stato
alle intese previste dalVart. 8 della Costituzione della Repubblica Italiana;
invita la Tavola a dare in tal senso il
proprio contributo in modo da avviare,
d intesa con le altre Chiese Evangeliche,
le trattative tra gli organi competenti;
ritiene che, nella situazione attuale,
tali trattative debbano essere circoscritte
a quelle singole materie per le quali si
ravvisa opportuno il raggiungimento di
una adeguata norma legislativa;
ribadisce il principio che le trattative
da iniziarsi al momento opportuno garantiscano la piena attuazione dei principi
di libertà e di uguaglianza sanciti dalla
Costituzione;
riaiferma il principio che le eventuali
intese non debbano condurre ad alcuna
situazione di privilegio:
invita la Tavola a sottoporre al Sinodo
il testo delle intese predisposte per le
trattative con lo Stato.
Ogni comunità religiosa ha per istinto il desiderio di garantire la sua esistenza e la sua testimonianza, si tratta di un atteggiamento naturale, frutto non tanto della peccaminosità
umana quanto delle situazioni storiche. Ogni chiesa vuole salvaguardare
la sua libertà di predicare e testimoniare, il suo diritto, anche se spesso
garantisce solo il suo interesse umano, la sua esistenza storica. Non è un
caso che proprio in questo momento
di aperture ecumeniche, di libertà di
coscienza, di dialoghi sorga sulla nostra strada il problema dei rapporti
con lo Stato. Sognando una chiesa
evangelizzatrice nei confronti del Cattolicesimo e confessante nei confronti
del popolo nostro, finiremo per trovare il nostro posticino garantito, il
nostro piccolo nido in questo mondo?
Pare una politica tutta ncstra è certo
bello da dirsi in assemblee sinodali ma
riesce molto più difficile nella situazione di piccoli compromessi e di minute tentazioni in cui vive il nostro
vecchio uomo! Giorgio Tourn
naturalmente « miste », hanno presentato documenti dettagliati, allegati al Rapporto al
Sinodo, cui sono sottoposti come alle altre
Chiese evangeliche.
La discussione sinodale si è infatti accentrata su queste due relazioni. Si è raccomandato che il progetto di Federazione sia
inviato quanto prima alle Chiese, e che esse si esprimano al più presto, non solo in
modo che il Sinodo 1967 possa pronunciarsi
definitivamente, ma affinchè il Comitato
possa prendere conoscenza dei rilievi e delle
richieste delle comunità, in tempo utile per
presentare un testo definitivo. Si desidera
infatti mantenere la scadenza fissata in Congresso e ribadita nel Sinodo 1965 (come
pure da parte metodista e battista) di avere
la assemblea costituente della Federazione
neH'autunno 1967. Non è qui il caso di entrare in merito al testo del progetto di Statuto : esso sarà esaminato al più presto, e
se ne parlerà pure sulle nostre colonne. Sono state avanzate prudenti richieste circa
un bilancio preventivo di tale Federazione...
Si è ribattuto che, comunque, occorrerà
sapere non solo quello che la Federazione
ci farà spendere, ma anche quello che ci
farà risparmiare... L’esigenza di fondo, e
questa esigenza più amministrativa ma ben
reale, sono state tenute distinte, e hanno
portato alla votazione di questi due o.d.g.:
Il Sinodo, visto il progetto di Statuto
della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, invita la Tavola a trasmetterlo alle Chiese con una relazione esplicativa, predisposta dalVapposita Commissione, perchè le Chiese lo studino e facciano le loro osservazioni in merito. Le
risposte delle Chiese dovranno essere inviate alla Tavola non oltre il 31 marzo
1967, perchè siano di poi presentale alVesame del Sinodo.
Il Sinodo chiede alla Commissione per
lo Statuto della Federazione Evangelica di
preparare un bilancio preventivo di massima sul costo della Federazione, che
possa essere fatto pervenire al più presto
alle Comunità come documentazione supplementare al progetto dello Statuto della
F ederazione.
Più ampia, forse, la discussione sul progetto di organo unitario di stampa. Anche
su questo progetto ritorneremo. Esso è stato
presentato con foga e calore e indubbiamente attorno ad esso si concentrano larghe attese; sarà il primo vero frutto del Congresso
e al tempo stesso strumento propulsore della
Federazione. I rilievi, non necessariamente
polemici, ma costruttivi, sono stati espressi
su queste linee :
— che cosa si intende esattamente per periodico popolare? (si è ricordalo « Presenza Cristiana » ediz. triestina).
— in che mi.sura si tratterà di un settimanale volto pure aH’esterno? (si è risposto
che ciò dipenderà dal sapere affrontare
problemi vivi in modo vivo).
— in che rapporto siarà (lettori, collaborazione) con gli organi denominazionali?
(si è chiarito che il Congresso aveva richiesto un organo « unitario » e non
« unito »; almeno per il momento, le varie Chiese conserveranno i loro organi
denominazionali).
— le più forti riserve sono state rivolte al
progetto di bilancio, considerato un po'
{( alPamcricana ».
A qualcuno può forse dar fastidio certa
praticità e ponderatezza montanara; non tutti sono, ora, entusiasti; ma l’uscila del nuovo settimanale unitario (non potrà però,
probabilmente, essere rispettata la scadenza
del 1 gennaio 1967) c attesa da molli con
viva attesa e speranza, da tutti con sostenuto interesse, e il direttore e l'équipe che si
accolleranno questo lavoro difficile, impegnativo e stimolante, possono coniare sulla solidarietà valdese :
Il Sinodo, discussa la relazione del Comitato promotore per l'organo unitario di
stampa deliberato dal Congresso Evangelico,
conferma la deliberazione deWA.S. 25 1965;
approva le linee generali del progetta
e ne auspica la pronta realizzazione in
collaborazione con tutti i settori delVevangelismo italiano.
Il Sinodo auspica altresì che il Comitato promotore possa includere tra i suoi
membri anche rappresentanti di quelle
Chiese e Opere evangeliche che ancora
non vi sono rappresentate.
Il Sinodo chiede che il nuovo giornali
tenga fortemente presente l’esigenza evan
gelistica e la possibilità di diffusione ire
gli emigranti.
Il Sinodo chiede che Vimpostazione
amministrativa del giornale sia improntata alla massima sobrietà in vista di unc:
prossima autosufficienza finanziaria;
precisa che la Tavola Valdese contri
buirà soltanto con una somma fissa nei
limiti della quota di sua competenza prevista dal bilancio preventivo del periodico.
In margine a queste prese di posizione sinodali, si possono forse fare alcune considera
zioni sull’anno « evangelico » italiano postcongressuale.
La prima non è del tutto rallegrante. L, slancio che si è effettivamente espresso io
Congresso, e che anche i meno accesi hann(i
intensamente sentito e possono ora sentir s'
vivere rUeggendosi gli atti e i documenti r<
lativi, non pare aver avuto un riflesso moli )
sensibile sulla vita delle nostre comunità i'
yangeliche nè aver stimolato un molto pr<
intenso collaborare e con-vivere; ora, non
può attendere che questo venga prodotto dall',.
Statuto federativo, per quanto funzionale e.so possa risultare, ed è quindi necessario chi
le comunità convivano e collaborino, dovunque e comunque sìa possibile, se si vuole cliidietro questa bella crisalide vi sia un corpo
non perfetto ma vivo. E* Fidentico discorso
che si faceva prima a proposito dei rapporh
valdo-metodisti.
Almeno ufficialmente, il movimento pentecostale (Assemblee di Dio) si è nianlenuìo
molto riservato, confermando la sua astensione ai voto congressuale. Crediamo di sapere
che que^ movimento sta attraversando una delicata fase di trasformazione, oltre ad essere
attualmente rigorosamente gerarcliizzato. Po>siamo solo ripetere con desiderio : abbiamo
bisogno di voi, e senza boria : avete bi.soeno
di noi.
Questo riserbo pentecostale ci preoccupa
più di certe posizioni critiche abbastanza dure assunte da piccoli gruppi della sinistra (o
meglio, destra) evangelica, d'impostazione fondamentalista, contro il modesto e estremamente sobrio lavoro di critica biblica abbozzato
con 1 inizio della pubblicazione del « Nuovo
Testamento Annotato » della Claudiana (gruppi che, per altro, dimostrano una viva sensibilità agli equivoci che oscurano il clima attuale dei rapporti interconfessionali, e che
ascoltiamo sempre con attenzione).
I giovani, che avevano voluto alfierianamente il Congresso e l’avevano in larga misura preparato e sostenuto, forti pure del loro
già collaudato lavoro in comune sul piano del
Cons. della Gioventù, hanno continuato tale lavoro (ne riferisce in seconda pagina una
congressista, anzi una verbalista!), e anche
chi può dissentire da questo o quel Iato di
tale attività, da questa o quella impostazione
dei problemi, non può non riconoscere che
tale attività giovanile (battisti, metodisti, vaidesi e evangelici svizzeri di lingua italiana) è
quella più accuratamente pianificata, preparala e condotta che oggi possiamo constatare nel
campo deH'evangelismo italiano, con un’ampiezza di vedute degna di nota. Saranno loro
l’anima della Federazione di domani; si può
dire che se la saranno guadagnata e sudata e
auguriamo che sappiano farne un organismo
vitale per la testimonianza all’Evangelo nel
nostro paese e... ovunque il sì suona. Questa
sincera parola rende il tono e il senso di
quella recìproca « ammonizione fraterna » di
cui Mario Miegge scriveva la scorsa settimana
e che resta un’esigenza viva per tutti.
Gino Conte