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ECO
DELLE mU VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
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rOKIiK PELLICE 19 Ottobre 1973
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
I GIORNI TERRIBILI DELLA GUERRA DEL KIPPUR
Il petrolio non fa miraGoli, ma fa morta'
Quando Raniero La Valle commenta
un ratto politico, lo si ascolta con l’intensa aspettativa che viene dal sapere
che egli riflette e parla come cristiano
che cerca nella sua fede, o meglio neli Evangelo, i riferimenti per la sua analisi del fatto e per la sua reazione di
Ironie ad esso.
Con tale aspettativa mi sono quindi
gettato sull’articolo « // petrolio non fa
miracoli » che « La Stampa » gli ha
chiesto (12.10.’73) per esplicitare un suo
breve intervento di alcune sere prima,
al Telegiornale, sul Medio Oriente. Da
giornalista fatto, capace di sintesi rapide e pur dense, fa scorrere rapidamente i nodi del problema, le cause e ooncause vicine e lontane del nuovo tragico conflitto mediorientale.
II primo elemento: il quarto scontro
arabo-israeliano « è il frutto della disperazione che la pedagogia degli avvenimenti, di cui tutti siamo responsabili,
sempre più suscita negli uomini del nostro tempo; la disperazione di credere
che il solo realismo possibile è quello
fondato su violenza e guerra. (...) Nel
Sinai e sul Golan due disperazioni sono a confronto: quella degli arabi, ma
anche quella di Israele, che fln dal principio ha scelto di non contare che sulla
potenza e sulla forza per farsi accettare dagli arabi; ciò che è perfettamente
comprensibile, perché ci vorrebbe molta più fede per una scelta diversa ».
Il secondo elemento: l’equilibrio delle forze è mutato, « Israele è meno forte di sei anni fa, perché meno solide sono le sue alleanze. Nulla di nuovo: sempre i profeti hanno ammonito il popolo a non fidarsi troppo di alleanze straniere, perché esse non sono (come è invece Talleanza di Dio) senza calcoli e
senza pentimenti. Così accade che la
America sia amica di Israele, ma è amica del petrolio, più ancora che di Israele. Perciò il petrolio, oltre alla disperazione, è la seconda causa di questa
guerra ». La scoperta, fra le nazioni
tecnologicamente avanzate, in Occidente in particolare, della possibilità di
una crisi delTenergia ha messo nelle
mani dei popoli arabi un’arma potente:
e si va chiarendo che non si tratta soltanto della pura e semplice fornitura
di greggio: i ricchi paesi arabi hanno
in ostaggio ingenti capitali occidentali
e possono, con manovre sulle borse
mondiali, pesare sui meccanismi della
economia mercantile e capitalistica delrOccidente, influire sul corso del dollaro, ad esempio.
Il terzo elemento: si conferma una
sorta di "vietnamizzazione” del Medio
Oriente, per responsabilità di molti ma
soprattutto dei due grandi, USA e
URSS, che in qualche modo vi si affrontano e confrontano, indirettamente, senza giungere (questa almeno è la
loro volontà) a un confronto diretto,
anzi senza rinunciare a una coesistenza
che sta diventando sempre più una
collaborazione economica (ma guai a
toccare le «questioni interne»!). "Indirettamente”: cioè nazioni e popoli si
dissanguano, fisicamente, spitìtjjalmente ed economicamente, anche per loro,
incatenati in questa feroce pariglia
scatenata che può trascinare il mondo
a tragiche tappe.
E La Valle conclude: « Ma io non credo che da tanto cinismo possano venire
frutti di sicurezza e di pace, né per gli
arabi né per Israele. Non credo che il
petrolio può fare il miracolo che non
riescono a fare la cattiva volontà degli
uomini e la loro incapacità di coraggiose necessarie revisioni. Non credo che
esista soluzione della tragedia del Medio Oriente senza una soluzione, politicamente adeguata e non distruttiva per
Israele, del problema palestinese. Ma
.spero che dagli eventi possa scaturire
un’altra pedagogia, che porti Israele e
il suo popolo a pensare che la chiave
del problema non sta fuori, ma dentro
di se; che la sua vita e la sua pace non
dipendono dalla rassegnazione dei suoi
nemici e dalla potenza dei suoi alleati,
ma dipendono dalla sua capacità di
cambiare la natura dello Stato, di riscattare la comunità ebraica dalla identificazione con una ideologia mondana
teocratica ed esclusivista, di inventare
uno Stato inedito e nuovo, nel quale il
popolo ebreo sia sovrano e governato
llalla sua legge, e quello palestine.se sia
ugualmente sovrano e libero nelle sue
leggi, nel quadro di un patto sociale e
fraterno che li riunisca nello stesso territorio, CO.SÌ come il muro ebraico del
tempio di Gerusalemme è ormai indissolubilmente legato alla moschea dì
Omar e anzi ne rappresenta il fondamento. Solo così Israele, secondo la
profezia, sarà di luce e di modello alle
genti. Ed io credo, e voglio credere, che
questo sia possibile ».
a questa posizione. Da un lato, come
non riconoscervi l’afflatto cristiano, la
appassionata affermazione di una visione e di una speranza evangelica? Eppure, qualcosa non mi convince pienamente, questa volta. A parte le semplificazioni defl’ultimo periodo, che non
mi sembrano render conto dell’estrema
romnlessità della realtà d’Israele, tutto
l’articolo suona — per me— essenzialmente come un richiamo ad Israele. In
un certo senso, è un discorso privilegiato rivolto a Israele: una sorta di
« noblesse oblige » in termini biblici;
in realtà è una lezione, pur fraterna, á
Israele, quasi che in ultima analisi fosse esso il perno della situazione e dei
conflitti, il perno e il responsabile primo e ultimo. Questo scorporare il discorso — e il richiamo — rivolto a
Israele è non solo irricevibile, politicamente, dagli israeliani, ma è profondamente ingiusto. Inoltre è piuttosto contradditorio, ne) momento in cui si
contesta a uno Stato una forma di sovrastruttura ideologica teocratica (e su
questo punto vedo in Israele più confusione e contraddizioni interne, che non
una posizione chiara e deliberata), di
invitarlo a vivere secondo norme di una
vera e propria teocrazia: anche se in
termini (utopistici?) di Nuovo Testamento e non di Antico Testamento, cioè
non in termini ebraici. Se non esiste —
né può esistere — uno Stato « cristiano », può esistere uno Stato « ebraico »
in senso teologico? Quest’intima contraddizione potrà mai essere tolta? E
ancora, se si danno lezioni, non si dovrebbe uscire dalle generose genericità
e dire, almeno per sommi capi, come
dovrebbe nella situazione attuale articolarsi e presentarsi la costruzione di
questo Stato "nuovo” bipolare ebraicopalestinese (ma non sono palestinesi
anche gli israeliani, ormai?)?
Riferendosi alla « disperata » risoluzione ebraica, Raniero La Valle la dichiara « perfettamente comprensibile,
perché ci vorrebbe molta più fede per
una scelta diversa ». Il discorso che
La Valle fa, da molti anni — « dalla
parte di Abele » — lo conosciamo: lo
ascoltiamo con profonda considerazione, nella sua globalità, e in questa globalità voglio ascoltare anche questa parola, che altrimenti presa a sé, nella
sua unilateralità, mi parrebbe ingiusta
e persino un po’ farisaica.
Nessun cristiano può scagliare questa pietra ad Israele. Né quelli conservatori né quelli contestatori né quelli
rivoluzionari: se « diversa » è la scelta
e la via della fede, fondata sulla « speranza che non lascia confusi » e che
sola Duò opporsi alla disperazione, chi
di noi cristiani, singoli, gruppi, "nazioni” può esserne maestro, esempio e incoraggiamento ad Israele? Che diritto
abbiamo di chiedeie, sia pur fraternamente e anche in :H-eghiera a Dio, che
Israele superi le proprie contraddizioni
spirituali e cammini come popolo nuovo e diverso fra > popoli lupi, se non
facciamo nulla, noi cristiani, per vivere
questa fede, que:'a speranza, questa
scelta? se ciò di r li siamo maestri e
testimoni ad Israrre è il calcolo interessato, Tistigazio. :e o la denigrazione
(a seconda delle trincee, anche mutevoli), l'utilizzazione . inica e l’altrettanto
cinico abbandono ia seconda delle opportunità, anch’es n; mutevoli)? se le
nostre vite nazion.ri sono così lontane
da recare il segno almeno, di questa
testimonianza ev; ngelica, di questa
speranza e di qui : La volontà diverse?
No, certo, il peti olio rton fa miracoli.
Ma fa molti moni: adulti e giovani
strappati improvvisamente alle scuole,
alle fabbriche, ai campi, agli uffici,
israeliani, egiziani, siriani, irakeni, marocchini, saudiani, giordani, sudanesi,
algeriiii, tunisini, forse domani libici,
yemeniti, libanesi, ugandesi, forse ancora statunitensi e sovietici; cadaveri
disseccati nel deserto, calcinati nei carri armati distrutti, disintegrati nei reattori colpiti in volo. E civili, bombardati nelle città e nei villaggi. E feriti, storpiati. Il dolore delle famiglie; i solchi
sempre più profondi del rancore, del1 odio; la spirale della violenza; i posturni di ogni conflitto, qualunque ne
sia l’esito per gli uni e per gli altri.
Miracoli, in questo senso, è Dio solo
a farli, è la promessa del suo Regno:
« Avverrà negli ultimi tempi che il
monte della casa dell’Eterno si ergerà
sopra la sommità dei monti, e i popoli
vi affluiranno. Verranno nazioni in gran
numero e diranno: ’’Venite, saliamo al
monte deH’Eterno, alla casa del Dio di
Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie
e nói cammineremo nei suoi sentieri!’’.
Egli sarà giudice fra molti popoli, sederà come arbitro tra nazioni potenti
e lontane. Delle loro spade fabbricheranno vomeri, delle loro lance, roncole;
una nazione non leverà più la spada
contro l’altra e non impareranno più
la guerra» (Michea 4, 1-3). Nemmeno
Gesù Cristo ha fatto miracoli di quest’ordine, tanto meno ne ha affidati alla nostra cattiva o buona volontà. Ma
ha compiuto dei "segni” di questo Regno, e ci ha chiesto/promesso di compierne, per la fede in lui. ”Segni”anche
modesti, ma reali: come accettare lirnitazioni d’energia — per i nostri movimenti, per il nostro riscaldamento —
ma non cedere a un ricatto sulla pelle
altrui; accettare incidenze economiche
negative, pur di non guadagnare sulle
armi, e vigilare su tutto questo mondo
del commercio d’armi; resistere, con
la fatica che costa, alle interpretazioni
che spiegano tutto (in un modo) e
alle_ reauisitorie che incriminano ¡’"altro". “Segni” di un amore lucido, senza illusioni e senza preclusioni, che talvolta può e forse deve essere silenzioso, perché già tanti urlano coi lupi.
Gino Conte
POLEMICHE SULL’INFALLIBILITÀ’
Kiing come Gamaliele
Sono profondamente diviso, di fronte
Tre anni fa il teologo cattolico Hans
Küng pubblicava un libro coraggioso
il cui titolo Infallibile? era una affermazione più che una domanda, con quel
grosso punto interrogativo che, anche
graficamente, campeggiava al centro
della pagina di copertina — espressione non di una timida incertezza ma di
un dubbio radicale, ormai diventato
certezza negativa: il papa non è infallibile!
Il libro suscitò molte polemiche. Il
progressismo di molti teologi conciliari reputàti molto aperti rivelò, nel dibattito su questo libro, i suoi limiti di
fondo: aperti fin che si vuole, ma non
tanto da mettere in questione un
dogma, anche solo in forma interrogativa, come faceva Küng. L’opera, almeno in Italia, fu apertamente boicottata
dalla gerarchia che impedì alla casa
editrice cattolica « Queriniana », che ne
aveva pubblicato la versione italiana,
di farne uscire la seconda edizione (che
fu poi curata da una casa editrice ombra di Milano).
Küng fu ripetutamente ammonito
dalla curia, ma senza successo: egli
non si piegò e non ritrattò. È così iniziato un lungo « braccio di ferro » tra
il teologo ribelle e il Vaticano, che continua tuttora. Quest’estate, in luglio, la
Congregazione romana per la dottrina
della fede (ex-Sant'Uffizio) ha pubblicato una dichiarazione, preventivamente
sottoposta al pontefice Paolo VI e da
questi « ratificata e confermata », che
si pone in aperta, benché indiretta, polemica con le tesi sostenute da Kùug:
la dottrina tradizionale deli’infallibilità
pontificia vi è riaffermata con estrema
decisione e nei termini più convenzionali e scontati. Ma ribadire rinfallibilità pontificia significa riproporre con la
stessa determinazione tutta la concezione della chiesa che essa presuppone
e comporta, con le tipiche accentuazioni degli elementi giuridici, dogmatici e
gerarchici.
Anche questa volta Küng non ha ceduto. La sua costanza, la sua fermezza
devono essere lodate. Egli non è sceso
a patti, non ha accettato compromessi
e soprattutto non ha, come si dice,
messo acqua nel suo vino. Gli argomenti della Congregazione romana, benché
avallati dall’autorità del pontefice in
persona, non gli sono parsi convincenti
e neppure molto perspicaci, non tali,
comunque, da indurlo a modificare il
suo pensiero. « Domando che si risponda ai miei quesiti sull’infallibilità perché la dichiarazione ripete soltanto documenti noti, che io ho già analizza.to
e ai quali collaborai come perito nell ultimo Concilio. La ripetizione delle
formule non è una risposta ».
^^Ee ultime settimane la tensione
frn Küng e il Vaticano sembra essersi
un po’ allentata. Non nel senso che il
teologo svizzero stia rivedendo le sue
posizioni ma nel senso che da una parte e dall’altra si tenderebbe a concordare una sorta di tregua o di armistizio: disciplinare da parte della curia
teologico da parte di Küng. In una intervista recente egli ha detto: «Non
voglio tornare sulla questione dell'infallibilità perché ho altri impegni e perché
io ho chiesto di sospendere ogni discussione: la storia si pronuncerà. È un po’
la situazione dei cattolici prima del Risorgimento, condannati quando domandavano se lo Stato pontifìcio fosse proprio necessario al papato. Poi la storia
dimostrò che la perdita del potere temporale ha liberato la Chiesa e nessun
papa vorrebbe, oggi, uno Stato pontificio. D altra parte la Congregazione ha
detto quel che riteneva nel luglio scorso. Qui a Roma si dice: Roma locuta
causa finita. Se la dichiarazione è la
verità, la verità s’imporrà da sola ».
Küng cioè ritiene che come nel secolo
scorso a Roma si credeva che lo Stato
pontificio fosse essenziale alla chiesa
mentre oggi s’è visto che non solo non
e essenziale ma è meglio non averlo cosi l’infallibilità pontificia, oggi ritenuta
fondcimcntalc e irrinuncia.bi]6 apparirà in un futuro più o meno lontano come non necessaria e neppure utile. La
analogia, a dire il vero, non è molto
probante, perché tra Stato pontificio e
irifaliibilita pontifìcia v*c una grossa
differenza: questa è un dogma, quello
no. L’infallibilità è una questione di
fede, lo Stato pontificio no.
Küng comunque chiede del tempo
perché ritiene che gli darà ragione; è
convinto che le sue tesi sull’infallibilità
pontificia, oggi contestate e combattute, finiranno per essere condivise da
molti, anche a Roma; col tempo la ve
rita viene a galla, « si imporrà da sola»', anche per il conflitto in corso tra
lui e la curia romana, il miglior tribunale è quello della storia: « la storia
si pronuncerà ». Noi speriamo, naturalmente, che le previsioni di Küng si avverino. Ma non ci stupiremmo se, invece, accadesse il contrario. Non è vero,
purtroppo, che la verità finisce sempre
per imporsi: sovente, nel mondo e nella chiesa, essa non è riconosciuta ma
crocifissa. Perciò non è il pronunciamento della storia che è decisivo ma il
pronunciamento dell'Evangelo.
Si comprendono senza difficoltà le
ragioni personali e forse anche tattiche
che possono aver suggerito la proposta
di armistizio fatta da Küng alla Curia
romana; ma non se ne vedono le ragioni evangeliche. È evidente che il discorso non poteva procedere (quando mai
s’è potuto veramente discutere con Roma?). Il dialogo tra Küng e la Curia
suH’infallibilità è stato finora — e certamente avrebbe continuato a essere
— un tipico dialogo tra sordi. E comunque, alia fine, a Roma non interessa il dialogo ma i’ubbidienza. In questo
senso la tregua era ed è perfettamente
giustificata. Ma il ricorso al giudizio
della storia non persuade. Il confronto
' con la storia è proprio quello che Roma teme di meno, perché riesce sempre a risolverlo in maniera vantaggiosa; basti pensare alla sua capacità di
incamerare e rivendicare come propri
valori umani emersi dal travaglio della
storia sovente in polemica con la chiesa e particolarmente con quella cattolica! E il confronto con l’Evangelo che
è più temibile per Roma (corbe per
noi!). Anche per l’infallibilità pontificia,
non basta affidarsi al giudizio della storia: è vero che si tratta di un dogma
molto condizionato storicamente e che
quindi più di altri è soggetto a decadere nella coscienza dei credenti prima
ancora che nei decreti dei teologi o
nelle delibere dei concili; ma è anche
vero che non c’è alcun bisogno di aspettare il giudizio della storia per pronunciare il giudizio dell’Evangelo, l’unico
decisivo e normativo.
Insomma: al « sospendiamo le polemiche; la storia dirà chi ha ragione »
MOZAMBICO
Un rapporto
solla polizia politica
diffuso dalla Couimissioue
jflteroazionale di giuristi
Secondo quanto riferisce « La Vie
protestante» (5.10.’73) il dr. Niall McDerrnot, segretario generale della Commissione internazionale di giuristi, ha
reso ora pubblico un rapporto sulla
struttura legale, sull'attivttà e sui metodi d’interrogatorio della polizia portoghese di sicurezza (DGS) nel Mozambico. Questo rapporto, che finora
esiste solo in inglese, è stato presentato al Comitato speciale delle Nazioni
Unite per la decolonizzazione.
Una prima parte descrive i poteri
quasi illimitati della DGS del Mozambico, la quale non riceve ordini che
dal governo di Lisbona. Ha diritto di
controllo sulla libertà dei cittadini,
potendo arrestare, incarcerare ed
espellere e persino istituire un proprio tribunale al di fuori di qualsiasi
controllo della giustizia ufficiale.
Il rapporto affronta quindi il problema dell’arresto, nel giugno 1972, di
circa ^ 200 membri delle Chiese protestanti del Mozambico, la loro detenzione durante sei mesi, e i metodi di
interrogatorio usati. Lo scopo di questi arresti sarebbe stato di far confessare ai prigionieri che la loro Chiesa
non era altro che una « copertura »
che permetteva loro di raccogliere denaro e aiuti in favore del FRELIMQ
(Fronte di liberazione del Mozambico)
Fra 1 prigionieri il pastore Zedechias
Manganhela, presidente del Consiglio
smodale della Chiesa presbiteriana
godeva di un regime carcerario di favore. Era solo in una cella dotata di
un letto. Parrebbe del resto che, a difterenza degli altri detenuti, gli uomini di chiesa non siano stati battuti nel
c9rso degli interrogatori, ma abbiano
piuttosto subito pesanti pressioni psicologiche. Erano spesso confusi in base a false confessioni estorte con la
forza ad altri prigionieri.
Ecco ciò che il rapporto dice della
morte del pastore Manganhela: «Il
pastore Manganhela è morto Z’il dicembre 1972. Nel Mozambico i pareri
^vergono sulle cause del suo decesso,
^egli Europei, come gli ambienti 2o~
vernativi, accettano la versione ufficiale, confermata dall’inchiesta successiva che SI sarebbe suicidato impiccandosi. La maggior parte degli
Africani pensano invece che sia stato
ucciso. Alcimt di loro ritengono che
f scompenso cardiaco
camuffato da suicidio.
trovare, al riguardo, inforinazioni. Pare che egli sia morto la
il risultato dei suoi
interrogatori, fra mezzanotte e le
quattro del mattino. Dieci giorni prima, visitato dalla moglie, pareva^in
buona salute; le aveva detto che si
aspettava un lungo periodo di detenzione. Alcuni giorni prima della sua
morte, incontrando un prigioniero gli
avrebbe mormorato: 'Menzogne, 'non
sono che menzogne’, riferendogli un
interrogatorio nel quale gli si era chiesto di ammettere di aver consegnato
del denaro al FRELIMQ ».
Infine il rapporto della Commissione internazionale di giuristi rivela che
il presidente della Corte d’appello di
Lourenqo Marques, il giudice Valadas
concluso, in un comunicato
ufficiale posteriore alla morte del pastore Manganhela, che i prigionieri
erano stati sistematicamente torturati. Questo testo è stato ritirato dalla
circolazione dalle autorità portoghesi
e 1 autore sospeso dalle sue funzioni
Più tardi, grazie alla protesta di 24
avvocati di Lourengo Marques, il giudice Preto è stato riabilitato.
Illllllllllllllllllllllllllllllliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
di Küng — per quanto lodevole per la
resistenza opposta alle pressioni della
Cuna rornana — è ancora preferibile
fi « la mia coscienza è vincolata alla
Parola di Dio. Qui sto. Non posso altrimenti » di Lutero, il quale resiste al
papa e alTimperatore non perché crede che, alla fine, la storia gli darà ragione domani ma perché crede che la
Scrittura gli dia ragione oggi. Lutero
non è affatto certo che la verità, di cui
ora è prigioniero, trionferà. Perciò non
SI affida al giudizio della storia ma a
quello della parola di Dio. E precisa
che preferirebbe « cadere con Cristo
piuttosto che rimanere in piedi con
l’imperatore », cioè preferirebbe perdere con Cristo piuttosto che vincere senza Cristo.
Paolo Ricca
2
pag. 2
N. 41 — 19 ottobre 1973
lib ri
A Che ti serve il tuo Dio?
Dieci persone hanno risposto a questa dornanda più che altro da un punto di vista interiore. La domanda usa
dei termini brutali: a che serve? Singolare distorsione di un fatto evangelico: il servizio di Cristo nel mondo.
Qui, però, non si chiede di chi Cristo
si è messo al servizio, né in che modo, rna a che serve il tuo Dio? Come
se Dio fosse uno strumento da usare
per qualche scopo alla pari con qualsiasi strumento di lavoro. In realtà
una domanda così formulata potrebbe avere come scopo di smascherare
una realtà purtroppo esistente: l'uso
di Dio come strumento di dominio.
Ma le dieci persone che rispondono
nel libro che qui presentiamo ' non sono esponenti del potere, non sono di
quelli che vivono ancora oggi, più o
meno palesemente al riparo dell’alleanza trono-altare, ma sono, abbastanza tipicamente, esponenti della classe
media: filosofi, preti, un giornalista, la
cantante Dalida. Quindi è comprensibile che per loro Dio serva essenzialmente per coprire esigenze di carattere interiore.
' Autori vari: A che ti serve il tuo
Dio? Trad. dal francese di Anna Maria
Cagiano. Coines, Roma 1973, pp. 96.
L. 900.
Dio diventa, così, la perfezione dell’umanità, oppure l’Amore con la A
maiuscola, oppure l’Essere sul quale
non si può che tacere o, al massimo,
balbettare; in due interventi si tenta
di abbozzare una teologia biblica su
Dio e di distinguerla da quella filosofica, ma poi si ricade in una visione
rnistica della preghiera e delle relazioni con Dio, che, in una risposta, sono paragonate alla respirazione e alla
nutrizione: come la respirazione riempie il corpo d’aria senza fatica, così la
preghiera riempie il cuore di Dio. È
ben messa in evidenza la necessità del
travaglio e del ravvedimento, per cui
non si giunge ad una relazione autentica con Dio se non dopo aver fatto
^esperienza del dubbio e dell’incredulità, ma il tutto rimane in massima
parte situato ad un livello individualistico ed interiore, come dicevamo.
A questo serve Dio alla classe media, sociale e religiosa, intellettuali e
preti. A questo serve, cioè, a quelli che
normalmente mettono per iscritto le
loro idee, agli autori di saggi e di libri. Sarebbe interessante conoscere
non solo le risposte dei detentori del
potere, come dicevamo all’inizio, ma
anche delle classi lavoratrici e dei poveri, cioè di quelli che normalmente
non scrivono le loro idee e che non
La nonviolenza è guerra anch’essa o, per dir meglio,
lotta, una lotta continua contro le situazioni circostanti, le leggi esistenti, le abitudini altrui e proprie,
contro il proprio animo e il subcosciente, contro i
propri sogni, che sono pieni insieme di paura e di
violenza disperata.
Aldo Capitini
Ona vita par la aoovialGnza
Il 19 ottobre ricorre il quinto anniversario
della scomparsa di Aldo Capitini, educatore
maestro e promotore della nonviolenza in Italia, convinto antifascista che scrisse e agì testimoniando le sue idee e fu una voce nuova
e coerente nella cultura italiana negli anni
oscuri della dittatura. Pubblicando alcune notizie sulla sua vita la sezione italiana del MIR
(Movimento Internazionale della Riconciliazione, Via deRe Alpi 20, Roma) ricorda in
i^esto anniversario lui e le sue opere, in particolare a tutti gli insegnanti, invitando chi
lo conobbe personalmente o attraverso le sue
idee, a commemorarlo nella scuola, e chi ancora non lo ha potuto conoscere ad avvicinarlo per mezzo degli scritti che ha lasciato.
Aldo Capitini, morto a Perugia il 19
ottobre 1968 per complicazioni postoperatorie, vi era nato il 23 dicembre 1899.
Studiò nella Facoltà di lettere e filosofia di Pisa dove diventò assistente
volontario e segretario della Normale
pisana.
Nella Normale costituì, tra il 1930
e il 1933, un gruppo antifascista. Nel
1933 fu cacciato dal posto, perché rifiutò di iscriversi al partito fascista, e
tornò a Perugia.
Capitini viaggiò per formare gruppi
di antifascisti^ specialmente di giovani in molte città italiane. Nel 1937 il
Croce fece pubblicare da Laterza in
un volume « Elementi di un’esperienza religiosa » i fogli che Capitini faceva girare clandestinamente.
Gli ideali espressi dal Capitini nel
libro, erano di un rinnovamento poli
tico sulla base del socialismo e della
libertà e di un rinnovamento religioso sulla base della nonviolenza.
Nel 1942 fu arrestato e trattenuto
per mesi nelle carceri di Firenze. Nel
1943 fu arrestato nuovamente.
Dopo la liberazione, a Perugia, fu
nominato commissario aH’Università
italiana per stranieri e costituì a Perugia e in altre città i Centri di Qrientamento sociale (C.Q.S.), per periodiche
assemblee popolari aperte a tutti i
problemi. Cominciò anche una aperta
attività per la diffusione della nonviolenza e dell’obiezione di coscienza, per
una riforma religiosa, per l’educazione
popolare, la difesa e lo sviluppo della
scuola pubblica italiana, con scritti,
convegni, movimenti.
Nel 1952 costituì a Perugia il Centro
di orientamento religioso per conversazioni domenicali su problemi religiosi; il Centro per la nonviolenza e la
Società vegetariana italiana.
Acquistata la libera docenza in Filosofia morale, insegnò questa disciplina
a Pisa fino al 1956, quando vinse il
concorso di Pedagogia, insegnandola
prima a Cagliari e poi fino alla morte
nella Facoltà di magistero di Perugia.
Il 24 settembre 1961 organizzò la
grande Marcia della pace da Perugia
ad Assisi. Si sviluppò da allora il lavoro del movimento nonviolento che
Capitini ha diretto insieme con due
periodici mensili; « Azione Nonviolenta » e « Il potere è di tutti ».
Numerose sono le sue pubblicazioni
di carattere sociale, educativo, politico nonviolento.
L’Evangelo
di Giovanni
IVicodemo
L evangelo di Giovanni (3: 2 segg.) racconta di un uomo che
ando di notte a trovare il Signore Gesù « Di notte », quando nesvedere, quando non ce pericolo d’incontrare qualcuno
che domandi dove vai, quando le strade sono deserte (a quei
ternpi) e si può camminare, e se necessario fuggire, non ostacoati, anzi protetti dall oscurità, alla sola condizione di conoscere
bene le strade che la propria saggezza induce a percorrere.
Di notte quando non c è la luce di Dio che guida, quando lo
splendore della sapienza eterna non facilita la strada per trovare
la vita eterna.
. sapienza umana di Nicodemo, deH'uomo che andò
da Gesù di notte, non lo condusse se non forse a soddisfare una
curiosità, a conoscere, da solo, e solo superficialmente, colui che
era venuto a salvare molti.
Alla sua frase banale di saluto, Gesù, che non ama perdere
tempo, e non insegna agli uomini ad indugiare davanti alle decisioni essenziali, risponde esponendogli con crudezza la condizione senza la quale non ci si può illudere di stare con Lui: « nascere di nuovo ».
La nuova nascita, la creazione dell’uomo nuovo dopo la morte di quello vecchio, la distruzione totale di ogni bagaglio naturale del quale ci si era fino ad oggi compiaciuti per abbandonarsi, rinnovati e nudi, alla corrente fresca che scaturisce dalla Fede
e trasporta nel mare infinito della vita eterna. « Carne e sangue »,
cic^ le condizioni naturali deH’uomo, « non possono ereditare
il Regno di Dio ». Il Regno di Dio è la conclusione della storia, è
la meta obbligata e provvidenziale di ogni attività umana, ma per
entrarvi, occorre essere nuove creature, come il Regno è la nuova
creazione.
Lino De Nicola
sono quasi mai intervistati dalla televisione. Può darsi che le loro risposte
sarebbero assai spesso più fondate
sulla riflessione biblica e, quindi, tutto sommato, assai più interessanti 4)
quelle che abbiamo letto in questo libro. Il quale, va pur detto, non è uno
dei peggiori prodotti in vendita sul
mercato librario. È una lettura che,
tenendo conto dei suoi limiti, presenta lati interessanti.
M. C. Tron
Secondo Konrad Lorenz, premio Nobel 1973 per lo medicina,
l educazione antiautoritaria ’ è un crimine contro V infanzia
Volontarietà discussa
La partecipazione alla scuola domenicale, o culto dei bambini, dev’essere obbligatoria o facoltativa? Il Sinodo della Chiesa riformata di
Zurigo ha discusso la questione, assumendo a conclusione una posizione mediana, I genitori — proprio quelli partecipi della vita della
chiesa contestano una volontarietà che sia lassismo
L'Evangelo della libertà
Un commento
all'Epistola ai Calati
Hébert Roux, pastore della Chiesa
riformata di Francia e autore di due
commentari (Evangelo di Matteo e
Epistole pastorali), ci offre in lingua
francese un commentario della epistola ai Calati, che egli chiama, non senza ragione: L’Evangile de la liberté.
L’opera consta di un centinaio di pagine, divise in tre sezioni: 1) L’evangelo della libertà, fondamento dell’autorità apostolica; 2) la fede che libera
dalla legge; 3) la libertà in Cristo e la
vita secondo lo Spirito, fondamento
della morale.
NeH’avvertenza ai lettori, l’autore
precisa che non intende fare ciò che
altri hanno già fatto con competenza:
cioè scrivere un commentario biblico
con rigore scientifico, tenendo conto
anche della critica storica. Egli invece utilizza i risultati positivi di una
esegesi seriamente condotta da altri
studiosi; partendo da quei risultati,
1 autore tenta « una lettura ed una interpretazione suscettibili di porgere
aiuto al lettore non specializzato, affin di scorgere in quel documento che
reca i segni della sua epoca e delle circostanze in cui fu redatto, l’attualità
del messaggio e degli interrogativi rivolti alla chiesa del nostro tempo ».
Interrogativi e problemi di grande
attualità per la chiesa e la predicazione^ della Parola di Dio: Evangelo di
Cristo o un altro Evangelo — salvezza per fede o per opere — la legge e
la grazia, unità e libertà della Chiesa
vita cristiana secondo la legge o
secondo lo Spirito. Come si esprime
la Traduzione ecumenica della Bibbia
presentando l’epistola ai Calati: « La
Chiesa che è sorta il giorno della Pentecoste mediante lo Spirito non può
pretendere di raggiungere la sua perfezione grazie alle opere ed alle strutture umane e carnali; altrimenti essa
renderebbe gli uomini schiavi invece
di educarli alla fede e alla libertà dei
figli di Dio ».
La serietà e la preparazione dell’autore non lasciano dubbi sul valore di
questo commentario.
e. r.
H Roux - L'Evangile de la liberté
Labor et Fides - Genève 1973.
Nella sua ultima sessione, il Sinodo
della Chiesa riformata del Cantone di
Zurigo ha, tra l'altro, dibattuto il problema se la partecipazione al culto
dei bambini (o scuola domenicale)
dev'essere obbligatoria o volontaria.
Ecco come un corrispondente dello
« Schweizerischer Evangelischer Pressedienst » ne riferisce (n. 40, 26.9.’73).
L’esortazione biblica « Siate come i
fanciulli » sembra oggi capovolta:
« Siate come gli adulti »! I bambini
sono vestiti come gli adulti, vanno a
ietto tardi (televisione) come gli adulti, devono avere libertà, come gli adulti. Cosi si guarda con odio alla scuola
domenicale perché priva della libertà,
dato che in essa bambini « indifesi »
sono influenzati in senso cristiano. La
lezione viene ridotta e la partecipazione al culto dei giovani — il culto è
una cosa lieta! — dev’essere volontaria.
Nel fondare la volontarietà della
istruzione religiosa dei ragazzi hanno
giocato anche altri motivi: il peso
spesso rappresentato da lunghi e considerevoli corsi obbligatori; la difficoltà di assoggettare a quest’obbligo i
molti che se ne vanno per il fine-settimana; inoltre la chiesa vuol mostrare
che Dio ha chiamato gli uomini alla libertà; troppo spesso alla chiesa sono
rimasti appiccicati termini come « legge » e « morale »; infine, la partecipazione volontaria al loro culto non dà
molta maggior gioia ai bambini? Soprattutto fra i pastori è stata sostenuta con forza l’esigenza di un insegnamento cristiano a partecipazione
volontaria.
Il Sinodo zurighese ha prestato
udienza con savia cautela a questa esigenza. abbassando a 12 le lezioni annue da frequentarsi obbligatoriamente e lasciando così un certo campo libero alla volontarietà. L’esperienza
mostrerà quanti bambini, nel Cantone,
narteciperanno al loro culto al di sopra della percentuale obbligatoria,
cioè più di una dozzina di volte all’anno. In qualche chiesa, i ragazzi ricevono, per ogni loro domenica di frequenza, una figura, da incollare su una
tessera: forse a più d’uno farà piacere di avere, a fine anno, una tessera
ben ricoperta. {N.d.r.: sono accorgimenti, questi, da tempo usati e per lo
piu smessi in questa o quella delle nostre scuole domenicali; ma i bambini
cambiano, e tutto ritorna ciclicamente?)
Del tutto inattesa, l'opposizione è venuta dai genitori. E non da quelli che
non si preoccupano dell’educazione religiosa dei loro figli e vogliono quindi
Riunione di iavoro, a Santa Severa,
dei movimenti nonvioienti itaiiani
Dal 27 al 30 settembre si è svolto a Santa
Severa (Roma) un convegno dei seguenti raggruppamenti nonviolenti : Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR), Movimento Cristiano per la Pace (MCP), Movimento nonviolento (MN) per la Pace, Pax
Christi, Kronos 1991, Servizio Cristiano Riesi.
La riunione è statg improntata aH’esigenza di un migliore coordinamento delFazione
nonviolenta in Italia.
I gruppi partecipanti si sono impegnati a
rendere più chiara ed esplicita la loro posizione politica, derivante dall’impegno nonvìolento. In particolare :
а) dimensione internazionalista, cioè apertura ad una comunità mondiale con l’immediato rifiuto della sovranità degli stati;
б) scelta socialista, cioè abolizione della
proprietà privata dei mezzi di produzione e di
scambio, da sostituire con una organizzazione
economica socializzata, autogestita e federata;
c) decentramento e autogoverno delle
varie istituzioni politiche ed amministrative
che assicuri il massimo di libertà.
Nel corso del convegno i tre organismi MIR,
MCP, MN hanno deciso di intensificare i loro
rapporti mediante l’istituzione di un loro Comitato di coordinamento, aperto all’ulteriore
inserimento di altri gruppi nonvioienti italiani. A detto Comitato sono già stati assegnati, tra gli altri, i seguenti compiti :
1. la pubblicazione dì un bollettino di
collegamento per la rapida informazione sugli avvenimenti e le iniziative pratiche:
2. l’organizzazione di campi di lavoro e
di studio per la formazione teorica e pratica
alla nonviolenza, aperti in particolare ai potenziali obiettori di coscienza:
3. la diffusione di un manifesto comune
antimilitarista in occasione del IV novembre.
Questo manifesto, che sarà affìsso in migliaia di copie e nelle più varie località, è
stalo ritenuto di particolare interesse perché
riprende quello diffuso in analoga occasione
I anno scorso, e che è costato all’obiettore di
coscienza Pietro Pinna, segretario del Movimento nonviolento, la condanna a quattro
mesi per vilipendio delle forze armate. Questo identico manifesto verrà affìsso per ribadire la volontà di lottare contro gli incostituzionali « reati di opinione ».
Approvando la proposta del MCP. l’Assemblea ha deciso di mandare lettere di protesta
per Tesposizione Brasil Export Bruxelles, che
si terrà dal 7 al 19 novembre p. v.
Gli espositori dell’industria brasiliana sono
nella stragrande maggioranza stranieri, appoggiati dalla dittatura instaurata nel Brasile.
I/esposizione avrebbe lo scopo di mostrare all’estero il cosidetto miracolo economico brasiliano, che in realtà si fonda sul privilegio
del capitale estero e sulla sofferenza della
gran parte del popolo.
Nello stesso Convegno, su proposta del MIR
si è restati d’aeeordo di sostenere con ogni
mezzo e far conoscere la prima obiezione di
coscienza portoghese di cui siamo a conoscenza, quella di José de Jesus de Almeida,
cattolico. Le lettere di solidarietà per l’obiettore saranno inviate al Ministro della Difesa
nazionale, al Patriarca di Lisbona mons. Antonio Ribeiro e alle autorità centrali della
Chiesa di Roma, in modo specifico alla Commissione lustitia et Pax. nonché alTAmbasciata portoghese.
Si è infine deciso di mandare una circolare su Aldo Capitini per la ricorrenza del
quinto anniversario della sua scomparsa, a
tutti gli insegnanti ed educatori di cui siamo
a conoscenza perché ne facciano conoscere ai
giovani il pensiero e la vita.
Jean Goss ha presentato una relazione, sulla quale il gruppo di lavoro « Chiesa e nonviolenza » si è trovato d’accardo, in linea di
massima, concordando sui punti seguenti :
— l’Evangelo è messaggio della nonviolenza e a chi accetta la violenza come estrema risorsa domandiamo se siano stati in precedenza provati tutti i mezzi nonviolenti;
— esiste il peccato collettivo di condiscendenza con gli oppressori e di complicità
silenziosa. Contro l’ingiustizia bisogna svolgere una lotta non violenta, bisogna scindersi dall’ordine ingiusto stabilito; si tratta di
tutta una mobilitazione contro certe strutture e di un movimento di boicottaggio contro la violenza stabilita e le sue conseguenze;
— dobbiamo impegnarci in una rivoluzione
nonviolenta e questo vuol dire cambiare noi
stessi, le nostre relazioni con gli altri uomini,
diventare vere comunità e uomini nuovi, cambiare la scuola, e ogni ambiente di lavoro, ccc.
Si tratta innanzi tutto di trasformare le chiese in vere comunità che assumano la lotta
nonviolenta fra gli oppressi e poveri. Questa
è una liberazione nonviolenta nella quale vogliamo identificarci con i poveri, essere poveri
noi stessi e credere nell’efficacia dei mezzi poveri.
Come primo passo proponiamo a ciascuno
di lavorare per sensibilizzare le chiese sul
problema dell’obiezione di coscienza con materiale informativo, riunioni, ecc.
scaricare questo compito sulla chiesa,
bensì da parte di genitori che sono
legati alla chiesa e ai quali sta a cuore che i loro figli crescano fin dai primi anni nella vita cultuale della chiesa. Questi genitori conoscono così bene se stessi e i loro figli, da aver scarsa fiducia nella volontarietà? Oppure
hanno udito che lo studioso del comportamento Konrad Lorenz (N.d.r.:
uno dei tre scienziati insigniti quest'anno del premio Nobel per la medicina dall'Istituto Karolinska di Stoccolma) ha definito l’educazione antiautoritaria un crimine contro l’infanzia? Oppure erano turbati dalle recenti notizie daH’America, secondo le quali troppa libertà fra la gioventù crea
degli psicopatici? Non sappiamo.
Ancora recentemente i sostenitori
degli ’obblighi’ ecclesiastici eran considerati sopravvissuti del passato; ma
oggi che anche l’educazione antiautoritaria è già cosa del passato, « obbligatorio » e « facoltativo » non sono più
sinonimi di « superato » e « moderno ».
Ora si può affrontare la questione in
modo nuovo e concreto.
Hans Rutz
Notiziario Evangelico
Italiano
Al Centro Evangelico
« P. Andreetti »
di S. Fedele Intelvi
Domenica 28 ottobre è convocata al
Centro Evangelico di S. Fedele Intelvi
(Como) l’assemblea degli Amici del
Centro. Al mattino, alle 10.30, culto di
apertura; dalle 11 alle 12.30 tavola rotonda su « La giustificazione », con interventi di E. Chiarenzi, U. Gastaldi, M.
Longheu, C. Papacella e libera partecipazione; pranzo (al sacco, sarà servito solo il primo piatto); dalle 14.30 all
t-. solo il primo piatto); dalle 14.30 alle 16.30 l’as’semblea, con verifica dei
mandati, elezione del seggio, relazione
annua del Consiglio, varie.
Per informazioni e iscrizioni: Via T.
Grossi 17, 22100 Como, tei. (031) 273440.
PER IL CILE
La Giunta del secondo Circuito metodista, che raggruppa le chiese evangeliche di Genova-Sestri, Savona, Albenga, Alessandria, Bassignana, Asii,
Canelli, Calosso San Marzano,
riunita il 6 ottobre 1973 in Genova Sestri, per la prima volta dopo i
fatti che stanno insanguinando il Cile,
convinta, sulla base della Parola
di Dio, che la chiesa non può tenersi
al disopra delle parti perché Dio in
Cristo ha preso parte per l’uomo, specie per l’uomo oppresso e sfruttato,
persuasa che è vano invocare il ristabilimento della pace fino a quando
non è ristabilita la giustizia che è stata violata,
invita le Comunità del Circuito ad
elevare preghiere a Dio Onnipotente
perché il popolo del Cile riacquisti la
libertà e quindi a portare avanti la ricerca di più giusti rapporti umani.
Richiamandosi alla Parola di giudizio di Dio su coloro che opprimono
il povero,
pone davanti alla coscienza d’ogni
uomo questa tragedia perché la senta
come propria e si impegni in un’azione conseguente
ASSOCIAZIONE PER LA LIBERTA’
RELIGIOSA IN ITALIA
Milano, Via Bassini 39
Una maestra trasferita d'ufficio
perché non assiste
alle lezioni di religione
Per essersi rifiutata di « assistere alle lezioni di religione svolte dall’insegnante specialista » e di « vigilare sugli scolari durante la
lezione integrativa di religione » tenuta dal
parroco, la maestra Vera Levis Morgana, insegnante di ruolo della scuola elementare di
Via Pisacane in Milano, è stata censurata dall’ispettrice scolastica ed ora trasferita d’ufficio ad altra scuola con decreto del provveditore agli studi di Milano.
Ai maestri che non intendono insegnare la
dottrina cattolica il regolamento fa obbligo
di restare nella classe con i loro alunni durante la lezione di religione tenuta da incaricati
della curia vescovile.
La maestra trasferita, agendo in armonia
con i suoi principi morali che hanno il loro
fondamento — rispettabilissimo — al di fuori della dottrina cattolica, ha rivendicato il
suo diritto alla libertà di coscienza nella
scuola italiana che non lo riconosce, ed anzi
gerarchizza e reprime gli insegnanti.
Nel denuneiare la situazione generale in
CUI s'inquadra la vicenda della maestra Vera
Levis Morgana, l’Associazione per la Libertà Religiosa in Italia sottolinea la necessità
dell’abrogazione del Concordato, che, ponendo
1 insegnamento della dottrina cattolica a « fondamento e coronamento » dell’istruzione pubblica, toglie ogni spazio al pluralismo delle
voci e delle idee sia degli alunni sia degli
insegnanti — credenti e non credenti — suliordina la scuola al volere della gerarchia
ecclesiastica e la tiene ancorata alle concezioni più retrive.
Il Segretario Luigi Rodelli
3
19 ottobre 1973 — N. 41
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
,Tag. 3
VENTI GIORNI FRA EVANGELICI SPAGNOLI
Divinas naiabras?
Ad agosto sono stato venti giorni in
vacanza nella Spagna del sud, 50 km.
da Alicante. Posto bellissimo, mare
pulito. La città è piccola, celebrata da
pittori e poeti, e s’inerpica sulle propagini della magnifica sierra alle spalle, con la sorgente d’un fiume. I 10.000
abitanti crescono d’estate per via dei
turisti, i quali però l’intasano solo di
sera per mangiare e dormire, mentre
di giorno l’abbandonano in cerca di
spiagge meno sassose. L’antico borgo
è intatto, con mostre e gallerie d’arte
in numero inusitato in rapporto alla
popolazione. Su alcuni muri sono dipinti e sculture, omaggio di artisti contemporanei. La zona nuova corre invece in basso a pochi metri dal mare,
fieristica e insapore come tante, lungo
la statale gremita di auto in coda. Naturalmente non è però di questo che
voglio dire, ma dell’incontro con i protestanti del luogo. Come parlarne?
Non sapendo, mi aggrappo alla sola
risorsa che mi è possibile: raccontare.
PARTITO CON
L'ANNUARIO EVANGELICO
SPAGNOLO...
Partito con l'annuario evangelico
spagnolo, ho scoperto che anche lì
c’era un locale di culto e così sono andato alle riunioni per vedere, ascoltare, chiedere, cercare di capire. Non sono state poche le sorprese, piccole,
grandi e diverse. La prima è che non
ho trovato il solito fratello laico che
assicura la predicazione balneare tappando i buchi delle vacanze pastorali.
Ecco invece un "vero” pastore — seconda sorpresa — d’inopinata eleganza, abito chiaro e moderno. Peccato
che sia un po’ troppo compreso della
sua funzione e un tantino regista di
se stesso. Terza sorpresa, la moglie
(congruamente straniera) non è svizzera ma svedese, ed ella stessa predicatore. Quarta sorpresa, la minuscola comunità conta altri svedesi fissi, coppie
pensionate e danarose venute a riscaldare il resto della vita al clima mediterraneo. Di svedese c’è perfino una
missionaria (signorina). Gli altri sono
contadini, artigiani, casalinghe, un operaio che si dice « anarchico e socialista », lavorava in Francia e lì s’è fatto
evangelico. I bambini sono troppo pochi per una scuola di catechismo.
Nei culti, ieratiche sono le preghiere,
in contrasto con gli inni di sapore popolare e gli amen petecostaleggianti;
l’assemblea risponde compatta, qualche fratello prega (non ho sentito donne pregare). In una riunione una giovane donna (svedese anch’ella), di
passaggio perché in vacanza presso la
"colonia” di connazionali, dice che Dio
ha un piano per ognuno, è meraviglioso essere nelle sue mani, e narra tutta-sorriso la storia del marito, ex-bruto peccatore. Beveva, si drogava, fumava; finché un giorno per sfuggire
alla polizia entra in una chiesa, sente
il sermone e si converte. (Anche il
pastore dirà che una volta la sua vita
era il « vizio »: « Amavo il fumo e la
domenica andavo allo stadio »).
TESTIMONIANZE
A DOPPIO TAGLIO
Conosco simili parole, e l’altra;
« Racconta le grandi cose che il Signore ti ha fatto ». Non c’è nulla cui irridere; spesso ho ascoltato o letto queste "testimonianze”. Ma poiché è il
tono che fa la musica, mi ricordai di
una sentenza: se Thai fatto, non è più
necessario dirlo; e così il giudizio resta sospeso tra fede razionalizzata e
fede esteriorizzata, tra pudore dei sentimenti e facile eloquio religioso. Del
resto la posizione perfetta non esiste:
« Se realmente crediamo di essere sola grada cristiani... dovremo sempre
considerare la possibilità di essere continuamente in errore, e tuttavia giustificati da Dio.... » (Hollenweger).
Un testo predicato è Matteo 17 (la
trasfigurazione): dobbiamo anche noi
incontrare Gesù sul monte, fare una
tenda e stare sempre con lui. Ma su
questo tema ho già sentito dire dell’altro. Per esempio che quella è la
lezione più superficiale, forse la più
sbagliata perché nasconde la tentazione dell’esclusivismo spirituale: Gesù
non sta lassù coi discepoli, ma scendono dal monte, tra la gente, nel consorzio umano.
Un’altra predicazione è su Efesini 5
(la chiesa senza macchia): « Una chiesa che non sia santa non è chiesa del
Signore... Una chiesa deve rappresentare il suo Signore, perciò ha da essere
senza macchia... »). Anche questo mi
sembra un modo incompleto di annunziare la Parola. Stretto biblicismo, nessun aggancio con la realtà locale e
nazionale, né religiosa né politica.
Ho poi passato una giornata con
questi fratelli, pasto al sacco nella
campagna aperta. Riunione informale,
ricca di canti e strofette sempre avviati con la chitarra dalla caparbia
primogenita della coppia pastorale,
una ragazza che studia m un istituto
biblico femminile in Castiglia. In quest’atmosfera non poteva mancare il
gioco delle domande bibliche, a punti
e a premi, coi partecipanti divisi a
squadre. È qui che i conoscitori della
Scrittura snocciolano a memoria perfino le tavole genealogiche delle Cronache mentre gli altri collezionano
delle "magre” spaventose! Un rischiatutto disdicevole per chi non ama tali quiz da uomini-Bibbia.
UNA FOLLA
DI INTERROGATIVI
SENZA RISPOSTA
Al momento di tornare in Italia la
testa era affollata di domande. Questa
predicazione emozionale non viene
mai tormentata dall’interno, per esempio dal dubbio che è troppo riduttivo
limitare la libertà dell’evangelo a libertà dal fumo e simili? La convinzione religiosa è sincera, ma non si fa
questione di essa. Si fa questione che
senza critica e discussione, senza confronto con fatti e argomenti, senza
scontri con la realtà, una convinzione
rischia di diventare una prigione. Che
tipo di testimonianza ha la chiesa? Ha
rapporti con la gente, con le autorità
civili e politiche del luogo, con la chiesa cattolica? Cosa pensa dei cattolici
del dissenso? Ne esistono, o son tutti
dell’assenso? La comunità si raduna
in una saletta, però ho visto le busteofferta per il nuovo tempio: cosa si
vuole costruire? Si crede anche qui
che pastore-I-campanile=chiesa? La
mancanza assoluta di ogni cenno di
carattere sociale o politico è una scelta precisa o una scelta forzata? Si tratta di religione decadente per una chiesa decaduta o ci sono restrizioni governative sui contenuti della predicazione? Qualcosa su questo punto Tho
saputo da fonti indirette, extra-chiesa,
ma quale credito dare? Per esempio
m’è stato detto che in Spagna le chiese evangeliche sono aperte sotto pressione americana, però a condizione
che "non facciano politica”. Insomma
si tratterebbe del noto gentlemen's
agreement, l’accordo fra "gentiluomini”. Se così fosse, si spiegherebbe almeno in parte Tevangelo disincarnato
che ho udito. Ma non credo si tratti
solo di questo. Il nostro indice di basso gradimento tiene anche conto che
spesso ci tocca ascoltare discorsi a
corna di bue; una punta di qua, una
punta di là e in mezzo il vuoto. A colmare il vuoto non bastano certo delle
divinas palabras («parole divine»,
prendo a prestito il titolo di una commedia). Rifiutiamo di abituarci al golpe teologico. Respingiamo la teologiakiller, perché le colpe della vittima (in
questo caso la chiesa) non giustificano
l’assassino (sia esso il teologo, il credente o il mondo).
Nei mesi scorsi erano apparse su
queste colonne diverse notizie sui
protestanti spagnoli e mi sarebbe piaciuto ottenere là qualche testimonianza di prima mano. Ho cercato di sapere, ma le mie domande son rimaste
senza risposta, o con risposta insoddisfacente. Ho ancora tentato con una
lettera dall’Italia, anch’essa infruttuosa. Forse sono stato sfortunato. Ecco
perché, dopo aver invano atteso a
lungo una risposta, scrivo solo adesso queste impressioni.
Renzo Turinetto
Una preghiera provocante
Davanti al Monumento dei Caduti della
Resistenza, in occasione dell’anniversario della
liberazione di Nancy, il past. Georges Paure
ha terminato con queste parole la preghiera
per le famiglie delle vittime della guerra e
per la pace: «.Ti preghiamo ardentemente affinché il nostro paese cessi, vendendo armi, di
arricchirsi con il sangue altrui... affinché il
nostro paese cessi di riporre la propria fiducia
nell’arma nucleare, per garantire la propria
sicurezza. Ti preghiamo per gli obiettori di coscienza... per gli stranieri fra noi... ». Come
si può immaginare, questa preghiera ha provocato vive reazioni fra le autorità civili e militari.
9 In Francia vi sono 41 cappellani militari
protestanti a pieno tempo e 15 a tempo
parziale. In Svizzera, per le due confessioni
— cattolica e protestante — si contano quasi
800 cappellani militari.
9 L’ultimo censimento canadese mostra che
su 3.800.000 persone che si dichiarano
membri deUa Chiesa unita (protestante), solo
poco più di 2 milioni sono conosciute da questa Chiesa, aprendo così un vasto campo all’immaginazione degli evangelisti.
In Sud Africa la
Chiesa riformata olandese
manca di pastori
Johannesburg (hip) — Il 10% circa
delle comunità della Nederlands Gereformeerde Kerk in Africa del Sud
sono prive di pastore, a quanto risulta dall’annuario di questa Chiesa pubblicato ultimamente; su un totale di
1.435 comunità, 110 non hanno pastore. Vi sono attualmente 1.326 pastori
con cura pastorale, 106 pastori che insegnano, e altri 48 che si occupano di
corsi biblici assicurando l’insegnamento della filosofia in vari colleges e
università; vi sono poi 287 pastori
emeriti. La ripartizione del personale
avviene secondo le due zone razziali:
la Nederlands Gereformeerde Kerk
« madre » per i bianchi (820.000 membri) e le « filiali » nere (469.000 membri). Queste « filiali » possono inoltre
contare sull’opera spirituale di 660
evangelisti africani e di 307 missionari bianchi. I posti vacanti nelTinsieme
delle comunità nere sono 189.
Cristiani nell'Asia sud - orientale
L’Asia sud-orientale è balzata nuovamente alla ribalta, la scorsa settimana: la penisola indocinese
continua a rivelarsi una polveriera, e questa volta i conflitti sono esplosi nel paese sino ad ora apparentemente più tranquillo: la Thailandia. Il governo militare — una dittatura che aveva emarginato anche il monarca costituzionale — è stato rovesciato, dopo due giorni di scontri sanguinosi nella capitale, Bangkok, e sostituito da un governo civile che ha promesso una nuova Costituzione entro l’anno. Come si ricorderà, Bangkok è stata la sede della Conferenza missionaria organizzata dal
CEC, ai primi di gennaio; in quell’occasione abbiamo pure dato alcune notizie sulla vita delle chiese
in quel paese. Pubblichiamo oggi, riprendendole dal sepd (salvo la prima, relativa al Vietnam del
Nord, diffusa dal soepij, una serie di informazioni relative alle Chiese nell’area sud-orientale dell’Asia; altre, relative ai due subcontinenti indiano e cinese, seguiranno la settimana prossima.
L’attività dei protestanti
nel Vietnam del Nord
Nel Vietnam del Nord la vita della
Chiesa protestante prosegue vigorosa,
malgrado le distruzioni causate agli
edifici religiosi dai bombardamenti
americani: questa la constatazione del
cast. Graeme Jackson, condirettore della Commissione di aiuto reciproco e di
assistenza ai rifugiati, del CEC. Egli ha
presentato a Ginevra un rapporto dettagliato del suo viaggio di 7 giorni a
Hanoi e ha precisato che la Chiesa
evangelica del Vietnam del Nord conta
10.000 membri e 26 pastori. La maggior
parte delle comunità tengono due culti,
la domenica, e una riunione il giovedì.
I pastori impegnati a pieno tempo
'Sono retribuiti dalle comunità locali. Si
registrano conversioni e una formazione catechetica da 6 a 8 mesi viene data
prima del battesimo. Il seminario protestante è stato chiuso a causa dei danni subiti nei bombardamenti, ma si
spera che la formazione dei pastori
possa presto ripi endere. Ci si può procurare una Bibbia senza difficoltà; occorre tuttavia pi aparare una nuova traduzione.
G. Jackson e bam Isac, della Conferenza cristiana ielTAsia (CCAX hanno
avuto un lungo colloquio con il presidente della Chiesa, il past. Hoang Kim
Phuc, e con il egretario generale, il
past. Bui Hoan . hu, che hanno apprezzato i contatti 1 'rmanenti con il CEC
e con la CCA, come pure l’atteggiamento del CEC nei confronti della lotta
del popolo nordvietnamita; in proposito hanno menzionato la dichiarazione
dell’ex segretario generale del CEC, E.
Carson Blake, che stigmatizzava i bombardamenti sul Vietnam del Nord.
Nel corso di una riunione con i rappresentanti della Croce Rossa, i due
visitatori hanno ricevuto richieste di
aiuto che saranno presentate all’Ufficio
del Fondo per la ricostruzione in Indocina {n.d.r.: ricordiamo che il contributo a questo Fondo è uno degli scopi
che perseguiamo con il nostro « Fondo
di solidarietà »: versamenti sul c.c.p.
2/39878 intestato a Roberto Peyrot, Corso Mancalieri 70, 10133 Torino), che si
riunirà alla metà di novembre.
Secondo le decisioni prese qualche
tempo fa, i 5 milioni di dollari raccolti
dal CEC fra le Chiese membro saranno
così suddivisi: 2 milioni di dollari per
aiutare la popolazione del Vietnam del
Nord, 2 milioni di dollari per il Vietnam del Sud (n.d.r.: ma a chi andranno, nel Vietnam del Sud? A Saigon, ai
vietcong, a entrambi?) e 1 milione per
aiutare il Cambogia e il Laos. Nel corso della prossima seduta TUificio ascolterà i rapporti sulle necessità sudvietnamite e i desideri formulati da Hanoi.
Lotte per il potere
nelle Filippine
Fin dall’arrivo dei colonizzatori spagnoli, nel 16° secolo, nelle Filippine si
Un cattolico, il primo obiettore
di coscienza portoghese conosciuto
Migliaia di giovani portoghesi che
non vogliono imparare ad uccidere i
loro fratelli sono diventati disertori.
Essi lasciano il Portogallo, dove la
guerra coloniale li costringe ad uccidere, e fuggono al ' estero. Come è noto il Portogallo no i ha nessuna legge
per gli obiettori di coscienza.
Un giovane porh ;hese, José de Jesus de Almeida, s -stenuto dalla sua
coscienza cristiana ha trovato il coraggio di dichiara si pubblicamente
obiettore di cosciei za. Il M.I.R. (Movimento Internazio; ale della Riconciliazione) chiede uifentemente a tutti
di sostenere la sua azione;
1) facendo conoscere la sua lettera al Ministro della Difesa Nazionale
e divulgandola;
2) rivolgendosi a personalità, laici,
sacerdoti, pastori, \escovi con la domanda di intervenire presso il Patriarca di Lisbona Mons. Antonio Ribeiro
(Campo dos Martyres da Patria 45 Lisbona 1, Portogallo) affinché sostenga la testimonianza di José de Jesus
de Almeida e si adoperi perché il governo faccia una legge per gli obiettori di coscienza;
3) nel caso in cui vi fossero sanzioni contro José de Jesus de Almeida
vi preghiamo di intervenire in gruppi
presso le autorità portoghesi e il Ministero per la Difesa Nazionale di Lisbona.
Ecco il testo della lettera dell’obiettore cattolico portoghese José de Jesus de Almeida:
« Al signor Ministro per la Difesa Nazionale
Eccellenza,
la violenza in tutte le sue forme è
in contrasto con la mia coscienza. Non
parteciperò all’istruzione militare e
non porterò la divisa nùlitare.
Il governo rhodesiano
detiene fondi destinati
alia Chiesa Metodista?
Salisbury (hip) — Il pastore Abel
Muzorewa, della Chiesa Metodista della Rhodesia, presidente del Consiglio
nazionale africano (ANC), ha dichiarato a Salisbury che il governo rhodesiano detiene fondi destinati alla Chiesa
metodista, per un valore di 45.000 dollari rhodesiani. Egli ha fatto questa
dichiarazione in seguito a un’informazione, da Londra, secondo cui egli si
trovava in una lista nera di persone
che non potevano ricevere fondi da organizzazioni straniere per timore che
tali fondi fossero usati dalTANC.
In base alla legge d’emergenza il
governo ha, infatti, vietato ad alcuni
organismi di ricevere fondi da organizzazioni straniere quali il Consiglio
ecumenico delle Chiese, il Fondo di
aiuto e difesa nazionale, il Rowentree
Trust, il Servizio mondiale di aiuto
universitario (WUS).
Le ragioni che mi muovono a rifiutare in tutte le circostanze il servizio
militare e l’uso personale delle armi
sono semplici: “tu non ucciderai” (Esodo 20: 13).
Voglio sperimentare che significa essere figlio del Padre — “beati i pacificatori perché saranno chiamati figli di
Dio" (Matt. 5: 9) — vivendo il suo comandamento: “questo è il comandamento mio, che vi amiate gli uni e gli
altri come io vi ho amato” (Giov.
15; 20).
Fare il servizio militare e portare le
armi non è compatibile con Colui nel
quale io credo, né con la testimonianza di ciò che dà senso alla mia vita:
la nuova Gerusalemme dove il luna
abiterà con l'agnello, dove non ci sarà
più distruzione, ma dove regnerà la
pace e la giustizia (Isaia 11: 5-9).
Il rifiuto dal servizio militare era la
posizione ufficiale della chiesa primitiva la quale conservò per il suo clero
anche dopo l'anno 416 il privilegio di
esenzione dal servizio militare come
testimonianza o ricordo delle sue prime tradizioni.
Per la prima volta dal IV secolo, nel
XX secolo la Chiesa ha dichiarato per
bocca di Papa Giovanni nell'Enciclica
“Pacem in terr.is” che certi atteggiamenti dovrebbero diventare dei diritti
e iscriversi nelle legislazioni e costituzioni. Il Concilio Vaticano II era ancora più esplicito nel documento Gaudium et Spes paragrafo 79: “Sembra
inoltre conforme ad equo che le leggi
provvedano umanamente al caso di coloro che per motivi di coscienza ricusano l’uso delle armi mentre tuttavia
accettano qualche altra forma di servizio nella Comunità umana”.
Più recentemente nella sua lettera
dell'll aprile al Papa Paplo VI, U cardinale Roy parla “dell'obiezione di coscienza di tipo militare, che adesso ha
uno statuto legale in un gran numero
di paesi”.
“Nell’Europa occidentale, ad eccezione della Spagna, soltanto il Portogallo, la Grecia e la Svizzera non hanno ancora una legislazione per gli
obiettori” (Cattelain, "Uobfection de
conscience, page 66, P.U.F., Paris 1973).
In Svizzera inoltre, una nota non ufficiale del 1951 permette una certa forma di obiezione (op. cit. pag. 66).
Così a causa di questo appello del
Signore e nella linea della testimonianza dei primi cristiani, secondo la
dottrina della Chiesa, io mi rifiuto di
fare il servizio militare e mi offro come volontario per un servizio civile diverso, non militare, affinché, come dice il Profeta: “...le spade siano trasformate in strumenti di lavoro” (Is. 2: 4).
Perciò mi rivolgo a Lei Ecc.za per
domandare un’udienza e risolvere questo caso.
Essendo credente informo del mio
gesto Don Antonio Ribeiro, il Patriarca di Lisbona, mandandogli una copia
di questa lettera.
Lisbona, 6 settembre 1973.
José de Jesus de Almeida ».
manifestano tensioni fra cristiani e
musulmani. Attualmente sono in atto
combattimenti fra le truppe governative e insorti musulmani nel meridione dell’arcipelago filippino, lotte che
potrebbero portare alla distruzione di
interi gruppi etnici. Già nel 1970 il
« Movimento d’indipendenza di Mindanao » (Mindanao è la seconda, in grandezza, fra le Filippine) chiedeva con
un manifesto alle Nazioni Unite la separazione dalla parte cristiana delle
Filippine e la formazione di un altro
Stato. Quando poi, lo scorso autunno,
il governo di Manila proclamò la legge
marziale e impose la consegna di tutte le armi, scoppiarono lotte aperte.
I cristiani temono che i musulmani
proclamino la ’guerra santa’, se la rivolta non viene rapidamente sedata.
E vero che i cristiani costituiscono la
forte maggioranza (90%) dei Filippini,
ma si sentono una piccola minoranza
fra i milioni di musulmani dell’Asia
sud-orientale. Da parte loro i musulmani si sentono frodati del loro paese,
che all’inizio del 20° secolo apparteneva praticamente interamente a loro,
mentre ora è per il 97% nelle mani di
Filippini cristiani o di stranieri. Essi
si sentono discriminati anche dal divieto di aprire scuole islamiche.
[N.d.r. - Un anno fa, « Gioveritù
Evangelica » (n. 18/19, luglio-settembre
1972) aveva dedicato buona parte del
quaderno a un’analisi della situazione
nelle Filippine e alla presentazione
della posizione del Movimento Cristiano Studenti filippino, il quale, cosciente di questa situazione, è lungi dal
condividere le posizioni della maggioranza cristiana. Rimandiamo a quel
quaderno per la documentazione).
I cinesi immigrati,
un potere su Formosa
La Chiesa presbiteriana di Taiwan
(Formosa) ha pubblicato una dichiarazione in cui sostiene il diritto all’autodeterminazione per gli indigeni. Altre organizzazioni cristiane si dispongono a sottoscriverla. I « Cristiani di
Taiwan per l’autodeterminazione » ritengono che i 13 milioni di abitanti indigeni dell’isola siano dominati dai 2
milioni di Cinesi giuntivi nel 1941 con
Ciang Kai-shek dal continente cinese.
Ma la grande maggioranza dei Taiwanesi non vuol essere governata né dai
Cinesi nazionalisti né da Pekino. Alla
testa della campagna per una « giusta
decisione popolare » si trova il dr.
Chiong-hui Wang, già presidente della
Chiesa presbiteriana e attualmente direttore del Fondo per la formazione
teologica, del Consiglio ecumenico delle Chiese.
Cristiani nel
Parlamento giapponese
Dopo le elezioni dello scorso anno,
fanno parte della Camera giapponese
anche dodici cristiani. Il Parlamento
conta nell’insieme 491 membri. La percentuale dei cristiani nella Camera è
del 2,4, più alta quindi di quella dei
cristiani nella popolazione nipponica,
che è delTl% (1.069.000 su 105 milioni
di abitanti). Fra i cristiani, il gruppo
più numeroso è quello cattolico-romano, con 362.000 membri; due dei parlamentari cristiani sono cattolici romani.
Cristiani contro
i! regime sudcoreano
Ricordiamo che abbiamo pubblicato, alcune settimane fa, il testo di un
documento uscito clandestinamente
dalla Corea del Sud, diffuso — anonimamente, per ovvie ragioni — da cristiani indigeni che protestano contro
la progressiva eliminazione dei diritti
umani, da parte del regime di Seul e
dichiarano loro compito resistere alla
dittatura assoluta; la lettera si chiude
con queste parole: « Decidiamo di seguire il nostro Signore Gesù Cristo,
di vivere fra il popolo, di lavorare
contro il potere politico oppressivo e
di partecipare alla trasformazione storica, perché questo è l’unico modo di
annunciare il Regno di Dio ».
In settembre è iniziato un processo
contro quindici cristiani sudcoreani,
arrestati e incriminati per sovversione; fra loro, alcuni fra i cristiani più
rappresentativi, e un rappresentante
di Amnesty International, redattore capo della rivista coreana « Pensiero cristiano » e direttore dell’emittente radiofonica cristiana. Già in passato un
altro responsabile di Amnesty International, il past. Eun, era stato arrestato durante un culto, sotto l’accusa
di « incitamento ».
[N.d.r.: un’ulteriore documentazione
sulla “resistenza cristiana” al regime
sudcoreano si può leggere nel fascicolo 16, del 30.9.73, di « IDOC internazionale »].
4
pag. 4
CRONACA CELLE VALLI
N. 41 — 19 ottobre 1973
I Alle Valli oggi |
L'ora di
religione
Ogni anno ritorna puntualmente questo problema: e ogni anno si discute,
si cerca una linea comune da seguire,
senza trovarla. Tutti gli insegnanti si
dichiarano per una scuola laica; la
maggior parte ritiene poi, per motivazioni molto diverse, che nonostante
tutto occorre approfittare di questa
opportunità che ci viene offerta (!)
per inculcare nei ragazzi un po' di religione. Fa sempre bene, si dice. Veramente questo lo dice anche la chiesa
cattolica, lo ha detto Giovanni Gentile
nella legislazione scolastica (cattolicofascista) del 1929, legislazione che pochi insegnanti conoscono per quello
che è.
In sé il problema è molto semplice;
o meglio, potrebbe esserlo. Se fossimo
una buona volta coerenti con le nostre affermazioni di fondo, con quanto si decide in Sinodo. Ci battiamo per
una scuola laica e poi non osiamo assumerci le responsabilità che ne derivano, aspettiamo che altri lottino per
noi, perché la scuola possa essere un
giorno, vicino o lontano, veramente
laica. Dopo le affermazioni di principio facciamo retromarcia. Dopo aver
sostenuto che è la comunità che si deve occupare della testimonianza evangelica, ancora una volta ci tiriamo indietro: la comunità sono gli altri. Visto dunque che la scuola domenicale
non funziona troppo bene, che molti
ragazzi non la frequentano, tanto vale
approfittare di quest’ora per dire qualcosa sulla religione; sempre meglio di
niente, si dice. Anche se gli insegnanti confessano la loro ignoranza., anche
se dicono di non saper dire che alcune cosette imparate nei lontani giorni
della scuola domenicale o del catechismo, questo è pur meglio di nulla.
Guai però a frequentare i corsi di preparazione fatti apposta.
II Sinodo di quest'anno, tenendo
conto dell’opinione delle comunità sul
problema della richiesta di abrogazione del Concordato e della possibilità
delle intese con lo Stato per la regolamentazione di alcuni problemi che
riguardano direttamente la vita della
nostra chiesa, ha escluso, tra l’altro,
le intese sulla possibilità dell’ora di
religione nelle scuole. Non la vogliamo: ed il perché non la vogliamo non
è così tanto per fare mostra di una
ostinazione valdese di tradizione, né
per amore idolatrico del diritto comune, ma perché l’Evangelo stesso ci suggerisce decisamente questa scelta. La
possibilità della fede e della testimonianza cristiana non la si demanda allo Stato, resta la vocazione e l’impegno della comunità.
Ma quando si apre il problema comunità ci si accorge anche che dire
comunità vuol dire ben poco: la comunità che noi rappresentianio beninteso.
Dietro al discorso della crisi della
comunità sta naturalmente quello della crisi della famiglia; pensiamo alla
indifferenza dei nuclei familiari delle
nostre valli, al modo con cui le famiglie valdesi vivono ed esprimono la
loro fede: i figli devono frequentare la
scuola domenicale ed il catechismo,
de\'ono prendere la confermazione,
pm si arrangeranno. Qui finisce il oontrclìo dei genitori. Ma qui comincia
anche il vuoto, manca un modello di
vita cristiana che i genitori non hanno saputo esprimere, o, se si vuole, il
modello c’è ed è chiaro. Si comprenderà la religione e la propria fede come un bene di consumo assicurato dalla chiesa che è a disposizione: battesimi, confermazioni, matrimoni, funerali. E a questo gioco con Dio ci si sta
volentieri.
Stavolta sono alcuni insegnanti che
hanno suscitato il problema rifiutandosi di continuare a far religione nella scuola. Rischiano di passare per disfattisti e per voler .intorbidire le acque a tutti i costi, mentre l’ora di religione è così comoda, ed anche necessaria, come si può dimostrare. Gli insegnanti valdesi ohe hanno opposto
questo rifiuto (che è un loro diritto,
lo si ricordi) non sono però gli unici:
si dà il caso che anche degli insegnanti cattolici facciano lo stesso. Caso mai
sono loro che vanno contro corrente,
non la nostra parte. Per noi andare
contro corrente vuol dire proprio mantenere quest’ora: ce ne rendiamo conto^ Ci rendiamo conto che noi affidiamo ad un tipo di cultura patrocinata
dallo Stato ciò che soltanto la comunità cristiana può trasmettere? E che
lo Sfato paga per questo servizio?
Gli Insegnanti valdesi della bassa
Val Pellice riunitisi a Torre Pellice
martedì 16 hanno cercato di affrontare
questi problemi, mettendo in luce posizioni sostanzialmente diverse. Nepvure la proposta di un insegnante di
lasciare la libertà di scelta sia ai genitori che agli insegnanti stessi fra:
religione cattolica, l’ora valdese e una
terza attività comunque non direttamente scolastica, è sembrata trovare
consenso. Anche perché è mancato il
tempo per esaminarla.
La discussione continuerà mercoledì
24 ottobre alle ore 17 nella stessa sede.
Ed è quanto mai necessaria questa riflessione. Sarebbe buona cosa che su
queste colonne gli insegnanti, i genitori, chiunque senta questo problema
dica la sua; per cercare insieme un
orientamento comune.
Ermanno Genre
Notiziario doiia Scuoia Media
di Torre Peiiice
Dal notiziario diffuso a cura della Preside della Scuola
Media Statale di Torre Pellice, stralciamo le seguenti
note informative
In questo periodo stiamo impostando il doposcuola che prevediamo di
poter iniziare nel mese di novembre.
Come gli anni scorsi alcune lezioni
saranno riservate agli alunni che hanno necessità di rinfrancarsi in italiano, francese e matematica (per evitare che debbano tornare a settembre
per esami di riparazione o per corsi
di recupero o — peggio ancora — che
debbano ripetere l’anno).
I loro nomi saranno indicati dagli
insegnanti, ma gli elenchi non saranno fissi: quando un alunno migliorerà
l’insegnante lo sostituirà con altri che,
nel frattempo, abbiano bisogno a loro
volta di un approfondimento. Organizziamo questi corsi perché desideriamo
vivamente che non ci siano ragazzi che
restano indietro rispetto ai loro compagni: tutta la dlasse deve progredire
insieme e gli alunni devono aiutarsi a
vicenda. Chiediamo dunque ai genitori di collaborare mandando regolarmente i loro figli a queste lezioni (anche i professori del doposcuola prendono parte ai Consigli di Classe e agli
scrutini e sono in collegamento con
gli insegnanti delle altre materie).
Per i ragazzi delle terze che hanno
bisogno tutti di una approfondita formazione, anche (ma non solo) in vista
dell’« esame », ci saranno incontri con
esperti, serie di conversazioni interessanti su vari argomenti a cui tutti gli
alunni dovranno partecipare e che
chiameremo « dibattiti ».
Vi sottoponiamo poi a parte un
elenco di attività, tra le quali potete
scegliere (con un segno nel quadratino
iiiiiiiiiiiiiiim;
Suor Léonie Stallò
Scompare un’altra figura delle nostre valli che seppe
dedicare la sua vita per la diaconia della chiesa: dalle
valli alla Sicilia
Lunedì, 8 ottobre si spegneva presso
l’Osjjedale Valdese di Torre Pellice, all’età di 80 anni. Suor Leonie Stallé. La
notizia giunta improvvisa, ha destato
vivissima impressione e commozione
in quanti l’hanno conosciuta, amata e
apprezzata.
Era nata aTorre Pellice, ai Coupin,
nel 1893 in una numerosa famiglia di
cui era la primogenita. La vocazione al
servizio diaconale nacque in lei molto
presto, favorita dall’educazione del padre, uomo di profonda pietà, strappato
troppo presto all’affetto della famiglia, di cui serberà sempre un grato
e venerato ricordo. Soltanto all’età di
24 anni, quando ormai la sua presenza non era più strettamente indispensabile a fianco della madre rimasta
troppo presto vedova con così numerosa prole, Leonie Stallé fa domanda
per essere accolta come novizia presso la Casa delle Diaconesse. Consacra
A Fenestrelle, mentre riceve il premio
per la fedeltà alla montagna
ta nel 1923 essa svolgerà un lungo ministero di servizio presso ammalati, anziani, bambini, contraddistinto da grande semplicità e umana sensibilità in
uno spirito di gioiosa dedizione. Essa
rimase per un decennio a Milano presso la Clinica Evangelica di Via Monte
Rosa e, dopo aver compiuto alcuni anni di servizio all’Ospedale di Pomaretto, all’Asilo di San Germano e all’Asilo
Italia di Firenze, trascorse un altro decennio presso l’Asilo di Vittoria in Sicilia, proprio negli anni durissimi della
guerra (1938-1948), in cui il problema
dell’assistenza e degli approvigionamenti per gli anziani deH’Istituto diventava spesso angoscioso. Essa, montanara delle Valli, serbò sempre un ricordo luminoso dei suoi anni siciliani
e di tutte le persone che aveva conosciuto, per le quali mantenne sempre
legami di affetto. Rientrata dalla Sicilia, fu impegnata in molti servizi presso vari Istituti (Ospedale e Padiglione
di Torre Pellice, Ospedale di Pomaretto. Rifugio, Colonia di Vallecrosia),
finche fo accolta presso la Casa di Torre Pellice per un periodo non certo di
riposo per lei, che ancorché non più
impegnata presso igli Istituti, si è prodigata con grande spirito di disponibilità per un lavoro di visite e di contatti, recando dove necessario, un piccolo aiuto o anche solo una parola di
incoraggiamento e di fede.
Nel febbraio del 1972 le veniva conferito il premio per la fedeltà montanara, di cui molto si era rallegrata. Riportiamo alcuni pensieri della motivazione: « Suor Leonie Stallé, Diaconessa
visitatrice valdese, ha svolto per l’intera sua vita una vera missione, prodigandosi infaticabilmente per alleviare
lo sofferenze degli infermi e degli indigenti. Per oltre mezzo secolo la sua attività non ha conosciuto soste ed è stata un continuo e generoso esempio di
bontà e abnegazione ».
Nel giorno della sua consacrazione,
nell’Ottobre del 1932 a Torre Pellice, le
fu indicato questo versetto: « State
saldi incrollabili, abbondanti sempre
nell’opera del Signore, sapendo che la
vostra fatica non è vana nel Signore »
(1 Cor. 15: 58). Esso rimase la sua divisa per tutto il suo ministerio. Esattamente 50 anni dopo (Ottobre 1973) nello stesso Tempio di Torre Pellice davanti alla sua bara, fu ripreso lo stesso versetto come testimonianza lasciataci da Suor Leonie e come esortazione
a tutti a riprendere e a seguire la stessa vocazione di servizio gioioso e fiducioso sapendo che nel Signore, la nostra fatica non è vana.
A. Taccia
Casa delle Diaconesse
Il Cornitato della Casa delle Diaconesse si è riunito Mercoledì 10 ottobre
sotto la presidenza del Moderatore, Pastore Aldo Sbaffi e alla presenza di tutte le Diaconesse. È stato dato il benvenuto al nuovo direttore della Casa,
Past. Alfredo Sonelli, nominato dalla
Tavola in sostituzione del Past. Alberto
Taccia, dimissionario. La Tavola ha
pure nominato quali membri del Comitato: Suor Dina Costantin, Direttrice, le Sig.re Mimi Bernoulli, Heidy
Henking, Alma Cabella, Mary Jahier,
Luisa Rochat (per i rapporti con la
CIOV). E stato dato un vivo benvenuto
alle Sig.re Bernoulli, Henking e Cabella
neo elette. La nomina del Comitato è
stata decisamente orientata su persone residenti in Torre Pellice, quindi
in grado di seguire più da vicino il lavoro della Casa. Una parola di viva
riconoscenza è stata rivolta alle Sig.re
Bianca Decker e Eugenia Deslex che
per moltissimi anni sono state fedeli
membri del Comitato, nonché alle Signore Graziella Perrin e Marie France
Coisson per il servizio di collaborazione compiuto sinora.
La seduta è stata una occasione per
fare il punto sulla situazione dell’opera
della Casa delle Diaconesse, esaminare
Fattività sinora svolta e impostare le
linee per il lavoro futuro.
a. t.
Perchè il nostro governo
non riconosca
la giunta fascista del Cile
a fianco) quelle che vi interessano e
noi vedremo di realizzarle. [Pittura,
inglese, proiezione di film seguita da
conversazione sul film stesso, giornalismo (per la creazione di un giornalino della scuola), storia della musica
con ascolto di dischi, disegno tecnico,
cori, atletica].
Tutte queste attività troveranno posto per la massima parte nelle prime
ore del pomeriggio escluso il sabato
e — salvo i gruppi sportivi — termineranno non più tardi delle 16,30.
Per gli alunni fuori comune sarà organizzata la refezione dal Patronato
Scolastico (gratis per gli assistiti e a
modico prezzo per gli altri) e verrà
predisposta l’assistenza da parte di
personale idoneo in modo che i genitori possano essere tranquilli anche
per l’intervallo tra le lezioni del mattino e quelle del pomeriggio.
D’intesa con i comuni risolveremo
pure i problemi del trasporto.
Esortiamo gli alunni a partecipare
al doposcuola; non avranno tutti i pomeriggi occupati, ma solo quelli in
cui si svolgeranno le attività da loro
scelte o di cui hanno bisogno.
Non appena ci sarà l’orario definitivo vi faremo sapere l’ora in cui i genitori potranno venire a scuola a parlare con gli Insegnanti e speriamo che
verranno numerosi per collaborare
con noi per il bene dei ragazzi.
Organizzeremo anche degli incontri
Scuola-Famiglia in cui tutti potranno
liberamente discutere i problemi della Scuola.
Alcuni giornali hanno pubblicato da
tempo l’appello di Bobbio e Antonicelli per la sottoscrizione della loro dichiarazione in cui si chiede al nostro
Governo di non riconoscere la giunta
fascista che ha fatto il colpo di stato
in Cile. Anche le nostre comunità sono state sollecitate ad esprimere un
loro parere sulla tragedia cilena: alcune lo hanno fatto con un o.d.g. Abbiamo letto sul nostro settimanale la
presa di posizione del Concistoro di
Torino e, ultimamente del Concistoro
della chiesa di Pinerolo che ha sottoposto il proprio o.d.g. alla firma della
Primo distretto
Lunedì 1° ottobre ha avuto luogo al
Castagneto il COLLOQUIO PASTORALE della ripresa; una intera giornata di
lavoro nella sempre piacevole frescura
di Villar e con l’accoglienza sempre
fraterna del fratello Lazier.
I problemi trattati erano quelli all’Ordine del Giorno e non sono stati
neppure tutti esauriti. Si è provveduto
anzitutto ad un esame delle decisioni
prese dalla Conferenza di Prarostino e
dal Sinodo per quanto riguarda la nostra attività invernale.
II primo problema emerso in Conferenza e discusso è quello della riorganizzazione della vita delle comunità
in previsione dei prossimi anni e dei
cambiamenti che saranno inevitabili
con lo spostamento di popolazione, la
diminuzione dei pastori ecc. Ogni cornunità dovrà discutere soluzioni possibili in questo settore durante i mesi
che verranno ed i Concistori sono a
questo impegnati.
Il secondo problema che si può pero ricollegare con questo è la proposta del Sinodo di avere un Referendum
m tutte le comunità sul senso della
nostra presenza in Italia. Anche questo è stato discusso ma non si è ancora messo a punto un tipo di questionario tale da soddisfare tutti. Sarà
il compito della prossima seduta di
novembre.
Le commissioni di lavoro sono state
riconfermate e speriamo si completino
con l’apporto di fratelli laici come aveva raccomandato la Conferenza per
avere una reale collaborazione e significare un allargamento delle responsabilità.
Discusso è stato pure il progetto di
avere in occasione del Centenario un
numero mensile dell’Eco delle Valli
specialmente dedicato a questo, da inviare a tutte le famiglie gratuitamente; si attende che il Comitato del giornale esamini la proposta e speriamo
raccolga. G. Tourn
comunità, per non parlare di altre iniziative di chiese sorelle.
Poiché l’obiettivo comune è quello
di fare pressione sul nostro Governo
perché non riconosca la giunta cilena
che continua ad imprigionare e ad uccidere persone innocenti a oltre un
mese dal colpo di stato, pubblichiamo
qui il testo di Bobbio-Antonicelli,
aprendo sul nostro settimanale una
raccolta di firme. Chi lo vorrà potrà
inviare direttamente alla Direzione dell’Eco-Luce la propria adesione.
Ecco il testo: «Al di là di tutte le
differenze di opinione, un solo giudizio e una sola volontà ci accomunano: che la giunta militare, che ha assassinato il legittimo presidente della
repubblica cilena e sta massacrando il
popolo fedele alle sue istituzioni, deve
essere messa al bando di ogni consorzio civile quale fedifraga e criminale,
e tl governo italiano, se è sinceramente democratico e antifascista, deve fin
d’ora proclamare che si rifiuterà di riconoscere qualsiasi governo da essa
formato o imposto o appoggiato. Sia
questo anche segno del suo dolore
che WM si è potuto esprimere con là
bandiera nazionale a lutto. Firmi questo appello chiunque senta che questo
e il suo minimo dovere in un’ora che
incombe tragicamente su tutti».
..........................
San Germano
Chisone
La nostra comunità è stata in questi giorni provata da un serio incidente automobilistico di cui sono stati vittime Silvano e Silvana Bouchard e la loro piccola Nives. Pensiamo con affetto alla mamma ed alla bimba che sono ricoverate al Centro Traumatologico di Torino. Abbiamo potuto visitarle
e siamo riconoscenti di pensare che potranno ricevere tutte le cure necessarie; sperando che le fratture di cui soffrono non lasceranno tracce tra qualche tempo. A Silvano, che ha già potuto rientrare dall’ospedale,
la nostra parola di incoraggiamento ed il nostro augurio di poter vedere presto la sua
famigliola riunita.
Ringraziamo tutta coloro che hanno permesso di assicurare senza interruzione la sorveglianza dei bambini della Scuola Materria
e la preparazione dei pasti di mezzogiorno.
Malgrado l’indisponibilità temporanea di Silvana Bouchard e quella altrettanto temporanea della Sig.a Ehe Pons possiamo assicurare ai parenti che tanto i corsi quanto la
mensa di mezzogiorno continueranno ad e=sere normalmente funzionanti per i Limbi
della nostra Scuola Materna, anche grazie alia
presenza della maestra Erica Fornerone, che
ha accettato di darei la sua collaborazione per
qualche tempo e che ringraziamo sin d’ora per
il suo lavoro.
Le sorelle deìVUnione Femminile hanno
(continua a pag. 5)
in:ill
Verso fa realizzazione delia
comunità montana Val Pellice
Fra due settimane dovrebbe essere convocata la prima assemblea. Verranno eletti il presidente, il vicepresidente e la giunta. Già noti i nomi dei 27 consiglieri
I nove consigli comunali della Val
Pellice hanno provveduto ad eleggere
i loro rappresentanti al Consiglio della futura Comunità Montana (che sostituirà il Consiglio di Valle).
I nomi dei ventisette consiglieri sono già noti. Bobbio sarà rappresentata dal Sindaco Baridon e dai consiglieri Charbonnier Aldo e Geymonat
Damele, Villar dal Sindaco Frache e
dai consiglieri Davit e Albarea, Torre
Pellice dal Sindaco Stefanetto e dai
consiglieri Bert e Cotta, Luserna San
Giovanni dal Sindaco Martina e dai
consiglieri Gay e Delpero, Angrogna
dal Sindaco Bertin e dai consiglieri
Stringai e Emilio Pons, Bricherasio
dai consiglieri Chiapperò, Granerò e
Pellice, Bibiana dal Sindaco Bertotto
e dai consiglieri Bertotto Mario e Rossetto, Lusernetta dal Sindaco Turati e
dai consiglieri Re e Martina, Rorà dal
Smdac^ Bongo e dai consiglieri Gualtiero Rivoira e Giusiano.
I neo-consiglieri si riuniranno dunque prossimamente a Torre Pellice per
scegliere fra di loro il Presidente e la
GiuiUa che formeranno l’esecutivo della Comunità. Non necessariamente
queste persone saranno sindaci, (al
contrario di quanto era fissato per il
llllllllll!lllllllllllllllllllllll||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Luserna S, Giovanni
Festa del raccelte
È fissata per domenica 21 ottobre
con un programma allargato a tutta
la giornata. Sarà così un’occasione di
incontro e di fraternizzazione tra i
rnembri della comunità. La sala Albarin sarà aperta fin dalle ore 9,30 per
una tazza di caffè o un panino. Alle
10,30 Culto in chiesa di rendimento di
grazie. Dopo il culto, chi lo desidera
potrà intrattenersi per il pranzo con
un piatto caldo, cibi e bevande appositamente predisposte. Nel pomeriggio
esposizione dei frutti della campagna,
vendite ed altre manifestazioni tradizionali. Fin dal giorno precedente si
raccoglieranno oggetti e prodotti per
la esposizione e la vendita.
Consiglio della Val Pellice), ma è abbastanza probabile che almeno il Presidente lo sia: i sindaci, e più degli altri ancora i sindaci dei comuni di
montagna, sono certo più al corrente
dei problemi amministrativi economici e sociali che travagliano la nostra
valle e che la Comunità dovrà cercare di risolvere.
Illllllllllllllllllllllll||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||,|||||,
Pramollo
Martedì 9 corr. m. si è svolto il funerale
della soreUa Elisa Long ved. Long, deceduta
all’età di 89 anni ai Ciauren presso la figlia.
A tutti i familiari rinnoviamo la nostra fraterna solidarietà nel dolore della separazione,
ma anche nella speranza cristiana nel Signore
Gesù Cristo.
L'Esercito della Salvezza ricorda ai suoi
amici e simpatizzanti la Festa della Riconoscenza che avrà luogo, Dio volendo, sabato 20 ottobre dalle ore 15 alle 19 nella Sala di Piazza Muston. Esposizione e vendita dei prodotti,
con servizio di buffet. Invito cordiale a tutti.
-fiZ A Villar Pellice, un operaio cinquantenne,
il Signor Pietro Miehelin Salomon i stato malmenato la settimana scorsa da due malviventi
sorpresi nel rubare castagne. Quando il proprietario richiedeva il maltolto minacciando di denunciarli ai carabinieri, i stato aggredito e buttato a terra. Mentre i ladruncoli si davano alla
fuga con la loro automobile appostata non lontano il Sig. Salomon era costretto a cercare le
cure del medico dott. Coucourde che lo ha dichiarato guaribile entro dieci giorni.
La Filodrammatica di Angrogna sta preparando un « collage » sulla posizione dell'uomo
di fronte alla guerra, dal titolo i « CARO PADRE, LA GUERRA E' INGIUSTA ». Dal ciclostilato
diffuso, leggiamo : « Il nostro vuole essere un
teatro per il popolo: lo è, e lo sari, soprattutto nella misura in cui la gente di queste Valli
10 sostiene, lo fa tuo ». Apprendiamo anche che
11 gruppo attraversa difficolti finanziarie e che
una sottoscrizione i stala aperta. Chi lo vuole lo
può fare presso la Claudiana di Torre Pellice.
5
19 ottobre 1973 — N. 41
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
Il senso della comunità
L’esperienza della Settimana Biblica delle Scuole Domenicali di Napoli
cumento della classe dei cadetti
Un do
Si è conclusa oggi, domenica 7 ottobre, con una Festa di Canto la Settimana Biblica della Scuola Domenicale, che ha visto a Napoli impegnate
in questa esperienza per la prima volta le tre comunità, valdo-metodista del
Vomero, Valdese di Napoli e del cenIro sociale «Casa Mia» di Ponticelli.
Si è trattato di un corso biblico per
ragazzi dai tre ai sedici anni, sviluppato, naturalmente a diversi livelli, nell'arco^ di un’intera settimana e che
quest'anno ha avuto come tema centrale lo studio della « comunità ». Non
si tratta di una scelta casuale, bensì
consapevole, motivata da alcune perplessità sorte durante quest’anno ecclesiastico nella definizione della natura e dei compiti della comunità ed
espresse anche nella relazione annua
finale della Chiesa del Vomero.
Il programma è stato concordato in
riunioni preliminari dai pastori e dai
monitori delle tre comunità; ciascuna
lezione è stata sviluppata innanzitutto con una presentazione della problematica biblica e teologia ad essa relativa, in seguito con suggerimenti di
carattere didattico per adattare i problemi al differente livello mentale corrispondente alle tre classi previste:
piccoli e piccolissimi (3-5 anni), medi
(6-12 anni), grandi (12-16 anni).
Si è trattato di una esperienza certamente positiva e proficua, che ha richiesto un notevole impegno di energie e di danaro, che tuttavia ha visto
emergere alcuni problemi e ci ha lasciati con qualche perplessità che vorremmo comunicare ai fratelli di altre
comunità che facciano esperienze analoghe alla nostra. In primo luogo il
problema costituito dalla classe dei
piu piccoli, quest’anno particolarmente numerosa al Vomero (20-25 bambini, anche sotto i tre anni). A prescindere da problemi organizzativi (sono
stati necessari 3 monitori per questa
sola classe) abbiamo avuto una certa
difficoltà nel tradurre in maniera accessibile a questi piccolissimi il tema
prescelto, forse un po’ astratto. C’è da
dire che è già sempre abbastanza ardua la lezione ai piccolissimi, sia perché la loro attenzione è spesso labile,
sia perché è sempre necessario raccontare qualche cosa di preciso e di
concreto che possa accendere la fantasia e restare vivo nella memoria. Ogni
lezione va pertanto centrata su un episodio significativo, ma non è quasi mai
possibile precisare i nessi logici del
discorso complessivo. Il rischio pertanto è duplice; o si racconta una serie di storie, sia pure bibliche, che
nella mente del bambino restano completamente isolate e non hanno né potrebbero avere un nesso significativo
(e allora in che cosa ci differenziamo
da un qualunque asilo infantile?); oppure, peggio, ci si ritiene in dovere di
sovrapporre alla storia un astratto insegnamento moralistico che piove dall’alto e non dall’interno e resta pertanto completamente privo di mordente. Il problema è stato in qualche caso felicemente risolto o con l’aiuto di
giochi che ricapitolano in modo intuiib’o la lezione, oppure con qualche attivazione particolarmente efficace: il
racconto della lavanda dei piedi di
Gesù ai discepoli, invito al servizio
distiano, è stato mimato dai piccoli
che si sono tra di loro lavati le mani.
Naturalmente non è sempre facile indicare una soluzione a tutti i problemi che abbiamo incontrato. Resta, di
positivo, questo primo approccio con
la Parola di Dio e l’incontro con quella che sarà la comunità di domani.
Questo lavoro acquisterebbe maggiore
efficacia se nelle famiglie i bambini
potessero trovare più profonda coerenza tra quello che imparano in chiesa e quello che imparano' in casa.
Tutt’altro genere di problemi nasce
per i più grandi. C'è da dire che notevole è stato lo sforzo compiuto dalle
classi intermedie per attivare la lezione con l’aiuto di collages, disegni schematici, o con la trascrizione di versetti biblici. Per la classe dei cadetti
si è trattato di svolgere un vero e proprio corso di catechismo: questi ragazzi sono stati particolarmente attivi ed autonomi, sicché, verso la fine
della settimana, hanno pensato di
mettere in comune le loro esperienze,
indipendentemente da monitori e pastori, ed hanno concordato un breve
documento per fare partecipi le comunità del loro lavoro e delle loro scelte.
Lo riportiamo qui di seguito:
« I gruppi cadetti del Vomero, Napoli - Via dei Cimbri, e Ponticelli hanno tratto dalla settimana di studio sulla « comunità » le seguenti conclusioni.
1. - Hanno definito comunità un
gruppo di persone che agiscono insieme per uno stesso scopo.
tlMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHIIIIIIIIIII
TORINO
Ostello Maschile VaííJese
L’Ostello dà ospitalità a giovani operai e studenti in camere a 2 o 4 letti
(esclusi i pasti) a modeste rette mensili.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla direttrice, signora Armand-Pilon,
Via Madama Cristina 11 - tei. 658108 Torino.
2. - Hanno riconosciuto in particolare che la comunità ecclesiastica è costituita da un gruppo di persone chiamate da Dio, che hanno risposto alla
chiamata. Essa è edificata dallo Spirito Santo.
3. - Compito della comunità cristiana è l’annunzio del giudizio e della liberazione.
4. - Il giudizio sul peccato e l’annunzio della liberazione si rivolgono,
oltre che all’interno, anche all’esterno
della comunità. Questo è necessariamente un atto politico.
5. - La Bibbia non fornisce indicazioni specifiche per la soluzione dei
problemi del mondo, ma dà solo un
orientamento generale (amore verso
Dio e verso il prossimo). La comunità
s’impegna a confrontare continuamente le sue decisioni con la Parola di
Dio.
6. - I nostri gruppi credono che Dio
abbia scelto in Gesù Cristo di stare
dalla parte degli oppressi e degli sfruttati; « Ma Dio ha scelto le cose pazze
del mondo per svergognare i savi; e
Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; e Dio ha
scelto le cose ignobili del mondo, e le
cose sprezzate, anzi le cose che non
sono, per ridurre al niente le cose che
sono» (I Cor. 1: 27-28).
7. - L’azione politica della comunità
non si limita a platoniche prese di posizione, ma si manifesta nell’adesione
concreta alle lotte per la liberazione
dell’uomo.
8. - La comunità non costituisce un
movimento politico a sé stante, ma
temporaneamente e con riserva aderisce a quei movimenti che ritiene discostarsi meno dal piano di Dio per
la salvezza del mondo.
9. - La comunità prende posizione
sui problemi del mondo, ma ciò non
ò v ncolante per il singolo credente.
10. - La maggioranza dei nostri gruppi è stata d’accordo nell’identificare i
« minimi » di cui parla la Bibbia in
coloro che oggi sono sfruttati dal sistema capitalistico. La maggioranza
nei gruppi ha creduto di trovare nella
Parola di Dio un orientamento verso
una società senza classi ».
Emergono dal documento contraddizioni ed imprecisioni, che denotano
un travaglio nell’elaborazione di alcuni punti su cui è mancata l’unanimità.
II problema è assai delicato: già a
questo livello non è possibile registrare tra questi ragazzi piena comunione
di scelte. Segno questo di una pesante eredità di divisione della comunità
di oggi, o di una precoce divisione nella comunità di domani?
Rosanna Nitti
Due lutti nella chiesa di Bari
La nostra Comunità è stata colpita
da grave lutto per la dipartenza di due
fratelli che accomuniamo nel ricordo
per il vuoto immenso che lasciano in
mezzo a noi: Vittorio Laurora e Paolo
Lionetti, al funerale dei quali abbiamo
partecipato rispettivamente martedì
9 e mercoledì 10 ottobre.
La Comunità ha seguito con dolore
angosciato, ora per ora, la lunga agonia del primo; ha accolto con dolore
sbigottito l’improvvisa morte del secondo, spirato in pochi minuti accanto alla consorte gravemente ammalata.
Li accomuniamo perché di entrambi
possiamo dire che sono stati due credenti esemplari e significanti.
Diversi erano i doni che avevano ricevuto dal Signore, ma entrambi hanno saputo usarli senza parsimonia.
VITTORIO LAURORA
Se parleremo più a lungo di Vittorio
Laurora è perché non solo egli apparteneva spiritualmente a tutto l’evangelismo barese, ma anche perchè i confini della sua presenza evangelica sono stati più ampi, anche geograficamente. Infatti la sua forte personalità di uomo e di credente aveva avuta
da decenni vasta risonanza ed influenza in tutta la Puglia evangelica e, possiamo dirlo senza retorica, in tutta la
Chiesa Valdese, dall’AIpi alla Sicilia.
Infatti egli, pur essendo fortemente
attaccato alla sua terra, considerava
come sua patria di elezione le Valli
Valdesi e particolarmente Rorà dove
per anni aveva trascorso periodi di vacanza mai oziosa dal punto di vista
della testimonianza evangelica. Ai nostri Sinodi per tanti anni la sua era
stata una presenza significante; i più
anziani tra noi ricordano i suoi interventi appassionati, il suo calore umano, la forza con cui richiamava la
Chiesa al senso della sua vocazione
che doveva manifestarsi come presenza attiva in tutti i campi della vita,
come possibilità di annunzio del Regno in questa società malata e sempre
più disorientata.
Ne fanno fede due fatti: il primo,
che negli ambienti non evangelici di
Bari si riteneva che Vittorio Laurora
fosse Pastore della Chiesa Valdese,
perché effettivamente egli, dentro e
fuori della nostra Comunità, ha saputo esplicare un ministerio veramente
« pastorale » nel senso più vero e meno « clericale » della parola. Non sapremo mai quante persone hanno trovato in lui l’uomo che sapeva dire la
parola giusta, indicare la soluzione vera, con riferimento a quella che era
stata la sua grande scoperta, fino dalja sua giovinezza, che si è maturata
in anni di continua meditazione della
Parola di Dio, e che ha dato significato
vissuto al testo biblico (da lui indicato) che fu scritto nella partecipazione
funebre apparsa sul giornale e sui
manifesti dai quali la città apprese la
notizia della sua morte: « Iddio ha riscattato l’anima mia, onde non scendesse nella fossa e la mia vita si schiude alla luce » (Giobbe 33: 28).
Il secondo fatto è la sua partecipazione diretta alla vita della sua città,
attraverso le numerose cariche civiche da lui ricoperte, come quella di
Sindaco di Carbonara (frazione di Bari), e la sua lunga militanza nel Partito Socialista Italiano.
Amico e compagno di Tommaso Fiore per lunghi anni, non è senza significato il fatto che questa splendida figura di uomo impegnato per l’elevazione morale e civile della Puglia, alcuni mesi prima di morire avesse
espresso al sottoscritto il desiderio che
al suo funerale (che voleva che fosse
laico) don Vittorio (così era chiamato
da tutti a Bari) leggesse un brano del
Vangelo. Ma « don Vittorio » non potè
esaudire il desiderio del vecchio amico, perché quando questi morì cinque
mesi fa, egli era già molto malato e
costretto a casa.
Tra i due vi era una profonda affinità, pur nella non meno profonda
differenza sostanziale. Tommaso Fiore, il laico, innamorato di Gesù di Nazaret e del Suo insegnamento, si ispirava anche al Vangelo nella fede del
trionfo della verità, della libertà e della giustizia, perché credeva nella ragione umana che avrebbe trionfato di
tutte le superstizioni ed avrebbe abbattute le tirannidi che ancora legano
l’uomo e gli impediscono la realizzazione della sua autentica umanità.
Vittorio Laurora credeva in Cristo,
il Signore, e quindi per lui l’uomo
avrebbe raggiunto la pienezza solo
con l’avvento del Regno di Dio. Ma,
nel frattempo, Vittorio Laurora non
si sentiva estraneo a nessuna di quelle lotte politiche che avrebbero potuto realizzare in parte i presupposti
per una più autentica umanità che solo il riconoscimento della signoria di
Dio può dare all’uomo ed alle nazioni.
Questi presupposti, secondo la sua
convinzione, sarebbero stati, nella loro provvisorietà e precarietà, solamente dei segni: ma dei segni che il credente e la Chiesa dovevano dare.
Per questo, la folla che la nostra
Chiesa non poteva contenere e che si
assiepava sul marciapiede antistante,
folla commossa ed attenta, era in larga parte composta di persone non
evangeliche ed anche non cristiane,
di ogni ceto sociale.
PAOLO LIONETTI
Paolo Lionetti, uomo semplice, veramente povero nello spirito e puro
di cuore, aveva saputo usare bene il
talento che il Signore gli aveva affidato. Nella sua fede aveva saputo educare i suoi quattro figli, le cui famiglie sono interamente ed autenticamente evangeliche.
Se ne sono andati ad un giorno di
distanza l'uno daH’altro, e noi ci sentiamo assai impoveriti.
Tuttavia possiamo affermare che il
loro ricordo resterà in benedizione
per tutti noi, anche se la principale
responsabilità di continuare sulla strada che essi hanno percorsa senza cedimenti fino alla fine, è affidata principalmente ai loro familiari, ai quali
rinnoviamo l’espressione di cordoglio
di tutta la Chiesa Valdese.
Terminando, non diremo come sovente abbiamo sentito, in circostanze
analoghe: « uomini come loro non ne
nascono più ». Sappiamo invece che il
Signore è sempre presente nella Sua
Chiesa, alla quale ha fatto precise promesse che costituiscono la nostra speranza in questi tempi di profonda crisi spirituale. Perciò siamo sicuri che
« uomini così » ce ne sono ancora e ne
nasceranno ancora.
Vorremmo soltanto che le nuove generazioni non dimenticassero, come
non lo dimenticava l’autore dell’Epistola agli Ebrei, che siccome « siam
circondati da così gran nuvolo di testimoni », dobbiamo « correre con perseveranza l’arringo che ci sta dinanzi,
riguardando a Gesù» (Ebrei 12: 1).
Solo così il passato (che non dobbiamo dimenticare) potrà diventare il
futuro della Chiesa, attraverso l’impegno nel presente.
Enrico Corsani
UÌSA RICERCA SUI VALDESI PRIMITIVI
LANCIATA FRA I NOSTRI RAGAZZI
Come è saltata fuori
questa Chiesa Valdese ?
tK- Alla redazione di questo numero
hanno collahorato Gustavo Bouchard, Lalla Conte, Ermanno Genre, Ermanno Rostan, Elsa e Speranza Troll, Hedí Vaccaro.
L'Amico dei fanciulli ha indetto fra
i ragazzi una « ricerca » sui valdesi
primitivi. Non sappiamo quale risultato avrà: dipenderà in parte dalTattenzione che le accorderanno monitori
e pastori, se essi vorranno essere anche
in questo caso animatori, dato che i
ragazzi sono piuttosto indifesi di fronte alla storia valdese, non hanno materiale a disposizione, salvo quel poco
che possono contenere le nostre brevi
pagine. Abbiamo messo in programma
questa ricerca, perché ci siamo resi
conto — con alcuni monitori — dell’assoluta ignoranza dei ragazzi sul fatto
valdese, anche dal suo punto di vista
storico: come sia saltata fuori questa
chiesa valdese, chi ne sia stato l’iniziatore, in quale tempo, sono cose del tutto ignorate da quelli almeno della cosidetta « evangelizzazione ». Conoscono
invece bene la leggendaria fondazione
di Roma, la faccenda dei gemelli e della lupa capitolina, sanno chi è S. Francesco e hanno poi una immensa cultura su tutti i fatti sportivi e pirateschi
della nostra epoca televisiva. Chiediamo dunque a quelli che si occupano
dei ragazzi di volerli interessare — se
credono — a questo studio.
È stato detto durante una delle primaverili conferenze distrettuali che
L’Amico dei fanciulli non interessa.
Con tutto lo scetticismo che nutro sulle nostre capacità di fare un foglio all’altezza dei ragazzi evangelici di oggi,
devo dire che non sottoscrivo in pieno
questa affermazione, forse un po’ affrettata, perché tradirei un buon numero di ragazzi che sono molto legati e
amano L'Amico dei fanciulli e me lo
dicono. Se mi è lecito ampliare la questione vorrei chiedere alle conferenze
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Forano Sabino
Domenica 7 c. m. è stato insediato
dal Capodistretto Pastore Guido Colucci, il nuovo conduttore di questa comunità. Pastore Domenico Cappella.
Dobbiamo dire, che i trasferimenti
non hanno più il sapore di novità, perché a Forano ci si è fatta Tabitudine.
Quattro anni, tre anni eppoi via.
L’ultimo in ordine di tempo è stato
il trasferimento del Pastore Arrigo
Bonnes da Forano a Caltanissetta. Di
sicuro si sa che a seguito deH’integrazione fra le Chiese valdesi e metodiste
il nuovo conduttore che proviene dalla
Chiesa metodista di Milano, avrà anche l’incarico della comunità di ’Temi,
con residenza a Forano. Al Pastore
Bonnes, con il quale la Chiesa di Forano aveva iniziato un serio discorso per
l’espansione deH’Evangelo nella Sabina
(bruscamente interrotto), porgiamo i
più fraterni saluti e auguri di buon lavoro e di benedizione nel Signore; al
Pastore Cappella assicuriamo la nostra
piena collaborazione, perché l’Evangelo
di Cristo sia predicato e divulgato, ed
anche a lui ed alla sua Famiglia l’augurio fraterno di buon lavoro benedetto dal Signore.
Rocco Giuliani
iillllilllNlllMllllllllllliillllllliimilllllllillllliiiiii;iiiiiiiiiiiiiii
SAN GERMANO CHISONE
(segue da pag. 4)
stabilito dei turni di responsabilità per la pulizia del tempio. Siamo loro tanto più riconoscenti per questa decisione data l’attuale
malattia della Sig.a Silvana Bouchard, alla
quale, come al marito, esprimiamo la nostra
riconoscenza per il lavoro fin qui svolto.
Una buona parte dei catecumeni ed una
piccola parte dei loro genitori erano presenti al breve culto inaugurale dei corsi di quest anno, sabato 13 ottobre u.s. In questa occasione il pastore ha illustrato il programma di
lavoro ed ha ricordato che, in vista di un servizio più efficiente in questo campo (possibilità, cioè di avere un incontro con i catecumeni di tutti gli anni ogni settimana), il concistoro ha chiesto la collahorazione delle sig.ne
Nelly Rostan ed Ileana Lanfranco che saranno responsabili dei corsi di I e II anno Ringraziamo vivamente le nostre due nuove catechiste e ci rallegriamo di collaborare con
loro. I catecumeni di I, II, III anno si riuniranno ogni sabato alle ore 14,30, quelli di
IV anno alle ore 15,30.
Domenica 14 ottobre, in un tempio affollato, ha avuto luogo il culto di inaugurazione
della Scuola Domenicale.
La predicazione era basata sul primo testo
biblico previsto per i ragazzi : quello della nascita di Samuele. Chiediamo ai genitori di
bambini della Scuola Domenicale e di catecumeni di vegliare attentamente a che essi
seguano con regolarità le attività previste per
loro.
Ricordiamo che il culto del 21 ottobre sarà
in francese.
Ricordiamo anche che il culto del 28 ottobre sarà dedicato alla riflessione sul significato della Riforma. In quell’occasione sarà
latto un particolare sforzo di diffusione della
Bibbia e la colletta sarà devoluta alla Società
Biblica. Nel corso del culto vi sarà un’osseniblea di chiesa sui lavori sinodali. Per evitare
che si termini troppo tardi l’inizio di questo
culto è stato fissato alle ore IO. Si prega di
prendere buona nota dell’ora.
Pensiamo che ormai tutti abbiano preso
nota delle prossime riunioni quartierali.
Si è rivelato impossibile di assicurare il
rientro dei ragazzi che frequentano la Scuola
Latina in un’ora un po’ meno tarda, la sera,
per cui essi saranno di ritorno ogni giorno,
come gli anni scorsi, alle ore 18 circa.
Giovanni Conte
distrettuali: a che punto è in genere
l’interesse dei ragazzi per la Scuola Domenicale e per l’insegnamento che le è
proprio? E ancora: ci rendiamo conto
di quale letteratura passi settimanalmente per le loro mani? Non accenno
solo a quei fenomeni di odio e di violenza che sono i vari giornalini « intrepidi » (perché non dire «arditi»!), ma
anche alla infinita stupidità che li
riempie.
La ricerca sulle origini del valdismo
che, a livello infantile, può far scoprire
spunti affascinanti e anche awenturori, potrebbe essere un po’ un termometro per misurare, una volta tanto, la
loro voglia di riflettere e di sapere le
cose della fede. Non vedo perché non
dovrebbe esserci questa voglia nei ragazzi di oggi.
Berta Subilia
L'Amico dei Fanciulli. Mensile. Abb.
annuo L. 1.000, Estero L. 1.500 - c.c.p.
n. 1/21179 intestato: Berta Subilia Via Pietro Cossa, 42 - 00193 Roma.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Long e Travers riconosceenti per le prove di simpatia ricevute per la dipartita della loro cara
Elisa Long ved. Long
ringraziano tutti coloro che con scritti e di presenza hanno preso parte al
loro dolore. In modo particolare ringraziano il Dott. V. Bertolino ed il
Pastore Pons.
Pramollo, 9 ottobre 1973.
RINGRAZIAMENTO
Le sorelle, i fratelli ed i congiunti
della compianta
Suor Léonie Stallé
Diaconessa Valdese
riconoscenti per le numerose prove di
simpatia ricevute per la dipartita della loro cara, ringraziano la Casa Valdese delle Diaconesse, le colleghe, la
direzione, i medici ed il personale dell’Ospedale Valdese, il Pastore Taccia,
l’Esercito della Salvezza e tutte le
gentili persone che hanno preso parte al loro dolore.
Torre Pellice, 15 ottobre 1973.
RINGRAZIAMENTO
La moglie e i figli del Compianto
Roberto Enrico Monnet
commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro Caro sentitamente ringraziano tutti coloro che con
opere di bene, scritti, parole di conforto hanno preso parte al loro dolore..
Un particolare ringraziamento ai
signori medici e personale infermieristico dell’Ospedale Civile di Pinerolo, ai sigg. Pastori A. Genie e R. Jahier, alle Associazioni ANA di Bricherasio e Bìbiana, ai parenti e vicini
di casa.
Bricherasio, 15 ottobre 1973.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Emma Masse! ved. Pons
che il Signore ha richiamato a Sé dopo lunghe sofferenze all’età di anni 72,
commossi per la dimostrazione di
affetto ricevuta nella triste circostanza, ringraziano quanti hanno preso
parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare alla Direzione e al personale deH’Asllo di San Germano.
« Certa è questa parola : che se
muoiamo con Lui, con Lui anche vivremo» (2 Tim. 2; 10).
Chiotti di Perrero, 7 ottobre 1973.
Nel triste momento della dipartenza del loro caro babbo
Enrico Bouvier
di anni 83 ■ Cav. dì V. Veneto
le figlie, Margherita in Pons e famiglia, Rachele ved. Jahier, profondamente commosse e riconoscenti, ringraziano tutti coloro che, con scritti,
di presenza, parole di conforto, hanno preso parte al loro lutto.
«Il dono di Dio è la Vita Eterna
in Cristo Gesù, Nostro Signore»
(Romani 6: 23)
S. Germano Chisone, 6 ottobre 1973.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 41 — 19 ottobre 1973
VITA ITALIANA a cura di Emilio Nitti
CILE E ITALIA
Analogie e differenze di situazione politica - Che cosa
ci ha insegnato l’esperienza cilena?
Le tragiche vicende cilene, dopo aver
suscitato vasta eco in tutti gli ambienti internazionali e italiani, si avviano
ad essere poco per volta dimenticati:
le prime pagine dei giornali sono oggi, ovviamente, dedicate alla guerra
arabo-israeliana e, non altrettanto ovviamente, le notizie dal Cile hanno
sempre meno spazio, man mano che
la « normalizzazione » si fa strada,
proprio quando cioè più viva dovrebbe essere la solidarietà con quel paese. Ci siamo domandati in quale maniera l’esperienza cilena può essere significativa per la situazione politica
italiana: l’interrogativo è importante
per le nostre scelte nell’impegno politico e sociale, ma ci è sembrato difficile scrivere un « piccolo saggio » in
materia, anche per alcune sfumature
tra le posizioni di ciascuno di noi. Abbiamo pertanto preferito ricostruire la
seguente conversazione.
Marco. — Certamente sono molte le
analogie tra la situazione italiana e
quella cilena: ugualmente grave è la
crisi economica e sociale e il disagio
per le classi medie e povere a causa
dell’inflazione. Determinante in ambedue è il peso delle società multinazionali, ma poiché il Cile è un paese colonizzato lo strapotere imperialista vi
ha agito in maniera diretta. E chiaro
infatti che, nonostante le obbiettive
difficoltà del Governo e del popolo cileno, la crisi è stata voluta e realizzata dagli USA. Le speculazioni poi dei
fascisti, fantocci del capitalismo, sulla miseria e sul caos che ne sono derivati, non sono certo sconosciute al
nostro paese, specialmente al nostro
Sud. Infine va ricordata la presenza,
qui come lì, di corpi separati dello stato (Esercito, Polizia, Burocrazia, Magistratura), di cui più volte abbiamo
denunciato la caratteristica generale
non certo progressista, e che in Cile
sono stati funzionali al « golpe »
Vedo tuttavia una sostanziale differenza nella base di più solida e più
diffusa coscienza democratica dei cittadini italiani, dato che la Repubblica
Italiana è nata dall’esperienza della
Resistenza.
Franco. — Certo, noi che abbiamo
già sperimentato cosa sia fascismo, e
ne scontiamo ancora le conseguenze,
non dovremmo cadere tanto facilmente nel tranello di un Pinochet!
Rosanna. — Mi pare che si debba
sottolineare anche che in Italia vi sono forze politiche che, come « Unidad
Popular », sono impegnate alla costruzione del socialismo attraverso una via
democratica, nel rispetto della Costituzione, e questa opera si compie sia
attraverso il Parlamento che attraverso forme di lotta di masse organizzate.
Mi sembra che in Italia come nel Cile
si sia puntato alla formazione di un
costume democratico, che consenta il
progresso attraverso il confronto dei
programmi e delle iniziative. Purtroppo però in Cile la situazione è precipitata.
Pappino. — Per combattere il fascismo basta lo spirito democratico di
Allende, o non è più efficace lo spirito
rivoluzionario di Fidel Castro? Perché
Allende non ha organizzato gli operai
in reparti armati? Anche come credenti il problema è scottante: per realizzare la giustizia sociale c’è una via diversa da quella di Camillo Torres? Come si fa oggi a combattere la disonestà con l’onestà? La coscienza di molti è sconvolta e io stesso non saprei
cosa rispondere.
Alba. — Io mi domando se il Governo Italiano, che in Parlaménto ha condannato il golpe, non finirà poi per riconoscere il governo dei golpisti.
Pappino. — Credo non vi siano dubbi: è da mesi che si parla di un accordo per una fabbrica FIAT in Cile
e, pur di cqncludjere l’affare, si accetterà il goVemò fa'scista come governo
« di fatto ». In Italia si potrà forse
giungere a parlare magari, anche, un
po’ male del Papa, ma non si dovrà
fare mai nulla che intralci i piani di
Agnelli.
Franco. — Perché meravigliarsi? La
DC italiana e quella cilena sono espressione della stessa realtà. Ambedue sono fondate su un equivoco di fondo:
sono di destra e di sinistra nello stesso ternpo. È vero che i dirigenti si differenziano nei loro giudizi e nei loro
atteggiamenti, ma non si dissociano
mai tra loro, neppure di fronte a gravi responsabilità. Non ci si può fidare
di un Tomic, come non ci si può fidare di un Donat Cattin.
Paolo M. — Mi sembra che i pericoli cileni sono in Italia meno pressanti
per la forte organizzazione operaia
che è più vigile e collegata con altre
forze sociali ed anche con il movimento degli studenti.
Emilio. — Vorrei capovolgere il problema: mi domando se, a parte alcune analogie, la situazione italiana non
sia molto diversa da quella cilena. Il
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpino . Torre Pellice (Torino)
nodo centrale è proprio nelle forme in
cui si articola la via verso il socialismo. Allende era andato al potere con
una vittoria essenzialmente parlamentare e realizzava le trasformazioni in
modo dirigistico, il che poteva suscitare consensi e opposizioni, ma finiva
sempre per condizionare alla capacità
della sua persona l’efficacia del progresso sociale. La lentezza con cui le
istituzioni, soprattutto i corpi separati, avevano iniziato una trasformazione ha favorito il crollo finale. In Italia
invece si sta lavorando alla formazione di un blocco storico delle forze popolari (non solo operaie e contadine),
tutte interessate alla loro liberazione
da un sistema economico alienante e
sfruttatore, e che, prima ancora della
presa del potere, iniziano la riforma
delle istituzioni. In un certo senso la
linfa socialista sta già entrando nell’organismo statale e questo mi porta ad un giudizio sulla DC un po’ diverso da quello già esposto. Non si
tratta di vedere se la nostra DC è più
o meno « buona » di quella cilena. Bisogna invece riconoscere che la situazione storica italiana e la pressione
popolare esercitata sul quadro politico generale condizionano quel partito
moderato e gli impongono scelte sociali, nonostante ciò apra grosse contraddizioni dentro quel partito e dentro il suo gruppo dirigente. Si tratta
evidentemente di garantire la continuità di questa pressione attraverso
una sempre più vasta unità popolare.
Alba. — Comunque la cosa più importante è la politicizzazione delle
masse, soprattutto dei giovani, anche
attraverso le istituzioni scolastiche e
di partito. Solo chi si è formato una
coscienza politica saprà resistere agli
inganni deH’imperialismo e costituire
una tutela per la democrazia. Nelle nostre chiese non ci si deve scandalizzale della politica: solo se politicizzato
il credente potrà rifiutarsi di essere,
magari inconsciamente, uno strumento della violenza e dell’ingiustizia e potrà invece esserlo per la liberazione
dei suoi fratelli.
Il quarto conflitto
arabo - israeliano
Morte di Josué de Castro
Lo scrittore brasiliano Josuè de Castro è morto a Parigi la settimana scorsa, all’età di 65 anni. Era uno studioso
del terzo mondo, ,medico, filosofo ed
antropologo, nato a Recife, insegnante
per diversi anni nell’Università di Rio
de Janeiro, presidente dellaFAO (organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) durante
quattro anni; negli ultimi tempi dirigeva a Parigi un Centro internazionale
per lo sviluppo economico.
Josuè de Castro non era particolarmente impegnato in qualche campo politico o partito specifico, ma sapeva studiare scrupolosamente e porre in luce i
veri problemi che l’umanità deve affrontare; lottava seriamente a livello
scientifico per illustrarli e, per quanto
possibile, renderli di pubblico dominio;
ne fanno fede parecchie sue opere famose, tradotte in quasi tutte le lingue,
come: « Il libro nero della fame »,
« Geografia della fame », « Geopolitica
della fame », « Una zona esplosiva: il
Nordeste del Brasile », « Uomini e granchi ».
Queste due ultime opere sono state
presentate, alcuni anni or sono, anche
sul nostro giornale: « sono libri che
parlano dela fame nel mondo — è stato
detto assai meglio di un trattato di
economia politica ». Dicevamo allora.
nella recensione di «Uomini e granchi»,
che guerra fame pestilenza sono il quadro delle sofferenze umane di sempre,
antico come il mondo, tragico come il
peccato. È giusto e doveroso essere grati a coloro che, al di fuori e al di sopra
di ogni passione politica e di partito,
hanno dedicato il meglio della loro vita e della loro intelligenza a scuotere
le coscienze di tutto il mondo su di un
così vasto e così drammatico problema. Edina Risei
Le noie che seguono non vogliono
essere altro che un modesto florilegio
di appunti e spunti.
# Come per la prima guerra araboisraeliana, e a differenza dalla seconda e dalla terza, l’intervento iniziale e largamente inatteso è stato arabo. Egiziani e Siriani vogliono riconquistare i territori perduti nel 1967
(la Giordania, che aveva pagato un
più caro prezzo, è più cauta), per impostare in termini di maggiore forza
— dicono — trattative con Israele; ma
Sadat riafferma anche i diritti dei Palestinesi (arabi): sarebbe comunque
riconosciuta la esistenza dello Stato
d’Israele, mai accettata finora dal
mondo arabo? Di fronte all’attacco,
Israele ha buon gioco a rispondere
che, se fosse stato sulle frontiere anteriori alla guerra dei sei giorni, l’attacco sarebbe stato subito a ridosso dei
centri vitali del paese. L’euforia di
una indubbia ripresa militare araba e
la reazione israeliana aH’offensiva araba rafforzeranno comunque i "falchi”
dei due campi.
® Dopo un iniziale sfondamento delle linee israeliane sul Golan e sul
Canale di Suez, lo sforzo d’Israele ha
prima puntato sul fronte siriano: riconquista del Golan, profonda puntata
in Siria, non tanto contro Damasco
quanto contro le basi militari, specie
quella di Katana, fortemente equipaggiata dai sovietici. Attestati a tiro di
artiglieria da questi obiettivi, gli
Israeliani hanno poi riportato parte
del loro sforzo al contenimento della
lenta avanzata egiziana nel Sinai. Le
perdite in uomini e in mezzi sono molto forti da ogni parte. La superiorità
dell’aviazione israeliana è stata finora
contenuta, almeno lungo il Canale, dallo sbarramento missilistico fornito dai
sovietici. Aviazione e marina d’Israe
^ La Svizzera avrebbe venduto al governo
rhodesiano tre aerei Boeing 720 contravvenendo in tal modo al divieto imposto dalrONU secondo il quale i paesi membri non
possono avere relazioni commerciali con il
governo razzista di Salisbury. Le autorità elvetiche hanno smentito energicamente la notizia. Senonché a Salisbury il Ministro dei
trasporti ha confermalo Tacquisto dei tre
aerei civili, definendolo « una delle più grosse brecce aperte nelle sanzioni » vigenti contro il suo paese. Da Berna si è precisato che
gli aerei, appartenenti alla Germania Federa
le, sostavano effettivamente all’aeroporto di
Basilea; da qui sono partiti per Lisbona dopo
essere stati venduti al Liechtenstein.
I II Consiglio del Comando della rivoluzione della Libia ha annunciato che gli
adulteri e le persone non sposate che siano
riconosciute colpevoli di rapporti sessuali, saranno puniti pubblicamente con cento frustate. Il provvedimento s’inquadra nella campagna intesa a conformare la legislazione dello
Stato a quella islamica; recentemente, è stata
ripristinata la pena del taglio della mano per
i ladri.
LA QUARTA
GUERRA
ARABOISRAELIANA
È scoppiata cogliendo all’ improvviso le persone ritenute più informate, fra lo stupore di
tutti. Sembra che neppure il governo
israeliano, il quale indubbiamente (come tutti i governi) si vale in certa misura dello spionaggio, abbia previsto
l’attacco del nemico. Vincenzo Zeno ha
pubblicato su « Liberazione », il nuovo
quotidiano radicale (del 9 c.), un ampio commento che riportiamo quasi
per intero.
« Questo nuovo episodio è lo sbocco,
purtroppo, quasi naturale di un dramma che il gioco cinico delle potenze internazionali ha alimentato ed aggravato.
Il dramma di paesi che da anni vivono con la sola prospettiva di una guerra "liberatrice”, paesi in cui la guerra
serve come sfogo alle tensioni interne,
alla miseria, in cui "sinistra" sono quelli che vogliono lo scontro ad ogni costo, "destra” quelli che vedono, quale
sola via d’uscita, l’aiuto americano, il
turismo, un’economia occidentalizzata;
dove il circolo chiuso guerra-sottosviluppo ha spinto i giovani "migliori” ad
emigrare nelle "riserve di cervelli”
americane o sovietiche, gli altri o a credere che la sconfitta d’Israele sia l’unica maniera per vincere la ’’rivoluzione
socialista araba” o a chiudersi in
un’apatia qualunquista. Paesi che gabellano per socialismo la sostituzione
di un padrone di stato a quelli privati,
l’elettricità nelle case, la creazione d’industrie nelle quali si perpetua lo sfruttamento e non, invece, insegnando alle
masse i loro diritti nei confronti della
classe dirigente, educandoli ad una presa di coscienza della loro condizione di
sfruttati. Dove il progresso si misura
in termini consumistici o produttivistici; dove l’aiuto estero il più delle volte può concretizzarsi soltanto in latte
in polvere per i profughi o in missili
contro V"invasore", dove pastori e contadini, come sempre e in tutto il mondo, vengono mandati contro un ’’nemico” che conoscono solo attraverso una
propaganda ovviamente strumentale e
terroristica con in più una tinta di
guerra santa, che serve a dare una giustificazione religiosa al loro probabile
massacro.
D'’U’altra parte invece un paese sul
quale pesano le ombre di Buchenwald
c Mathausen e pesano non solo nel ricordo di chi vi passò ma anche dei giovani che non possono non sentire come
propria la tragedia che colpì i loro padri, e in questo ricordo e di quanto è
avvenuto dall’imperatore Tito alla re
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
eventi possa scaturire un’altra pedagogia, che porti Israele e il suo popolo a pensare che
la chiave del problema non sta fuori,
ma dentro di sé ».
pressione in URSS, costruiscono e difendono con i denti quello che li fa
sentire non più gli ’’ebrei erranti”, i
marrani, o ’’quelli della diaspora”, ma
un popolo vero con una propria terra,
le proprie case, la propria lingua, ma
che appunto per la sua "novità” esaspera un nazionalismo anche grottesco; dove pesa il loro "primato” in tutti i campi, dall’arte alla scienza, e li
conduce dalla parte di coloro che li favorirono e li premiarono, ma fecero
dei negri e degli indù i loro ebrei. Un
popolo che solo adesso cominciava a
capire, e non tutto, quanto e cosa può
aver significato, per milioni di palestinesi, la loro immigrazione, che solo negli ultimi tempi ed in ristretti ambienti stava iniziando una riflessione critica sul suo passato, giungendo alla conclusione che la loro mossa verso gli
arabi non poteva essere quella di
"pace, non ne parliamo più, sediamoci attorno ad un tavolo e mettiamo
le cose a posto”;
e queste cose cominciavano ad esser
recepite, purché non si sentissero con
il "terrore” alle porte e la "strage” in
casa.
E in mezzo due milioni di persone
che da 25 anni sono diventati i nuovi
“ebrei", che da 25 anni muoiono nei
campi profughi tra le mosche e il colera, tra i vermi e il tracoma, senza
neppur più la forza di credere in una
via diversa da quella della violenza,
della strage di Monaco, dei kamikaze
giapponesi, per i quali il "demonio” è
ormai l’israeliano, da combattere con
ogni mezzo; che dopo 25 anni di promesse da parte di tutti, dagli stati arabi alle Nazioni Unite, si trovano in un
vicolo cieco con ogni giorno una prigione in più dalla quale fuggire, sia
quella di Hussein o quella di Dayan,
ogni giorno più soli con la loro rabbia e la loro disperazione, e soprattutto
con la convinzione che alla fine, saranno loro a pagare per tutti e che .sui
loro cadaveri Sadat e Golda Meir, Feisal e Nixon, si stringeranno la mano ».
Vogliamo concludere facendo nostra
un’opinione di Raniero La Valle, il quale (su « La Stampa » del 12 c.) ha scritto: « Credo che questa guerra .sia il
frutto della disperazione che la pedagogia degli avvenimenti di cui^ tutti siamo responsabili, sempre più suscita
negli uomini del nostro tempo; la disperazione di credere che il solo realismo pos.sibile è quello fondato su violenza e guerra. (...) Ma spero che dagli
MARIA ISABEL ALLENDE
La figlia del defunto presidente
cileno è stata accolta nei giorni scorsi,
con gran deferenza e simpatia, in varie
città italiane e francesi. A Parigi
(il 9 c.), descrivendo gli ultimi istanti
di vista del padre, ha detto:
« Con un casco di guerra e un fucile
mitragliatore in spalla, vestito d’un
semplice pull-over, egli mi rivolse la
varala: “Noi stiamo per scrivere una
pagina dolorosa e difficile della nostra
storia, ma sarà l’America latina quella
che finirà di scriverla”. Aggiunse anche; ”Il mio posto è qui. Voi (accennando a me e a mia sorella) continuate la lotta del nostro popolo. Il capo
morirà, ma non la causa...” ».
Isabella ha poi accusato gli USA
d’aver fomentato il golpe cileno. « Noi
risponderemo alla violenza reazionaria
con la violenza rivoluzionaria. È un’affermazione di mio padre. Non siamo
stati noi a deciderlo: l’hanno deciso i
fascisti. Comincia un nuovo periodo:
quello della lotta popolare organizzata,
responsabile ed armata ». (Da « Le
Monde» dell’11-10-1973).
LE DIMISSIONI DI SPIRO AGNEW
Il n. preced. di questo settimanale (v. art. « Duello Nixon-Agnew ») era
ancor fresco d’inchiostro, ch’è sopraggiunta, del tutto inaspettata, la notizia
delle dimissioni del Vicepresidente
americano. NeH’articolo di testa di « Le
Monde » del 12 c., si legge in proposito:
« L’accanimento con cui l'Agnew si
difendeva, ancora negli ultimi giorni,
contro l’accusa di corruzione, gli era
valsa una certa simpatia nell’opinione
americana. Infatti il suo comportamento energico faceva contrasto con l’atteggiamento, per lo meno evasivo, adottato da Nixon nella questione del Watergate. U Agnew affermava anche
ch'egli non avrebbe lasciato il suo posto, neppure se avesse dovuto esser
processato. (...) Ma l’Agnew ha ora
confessato, riconoscendo i fatti con la
stessa brutalità con cui, una settimana
fa, li negava. Con un’ingenuità forse
non finta, egli ha sottolineato di non
aver fatto altro che conformarsi ai costumi politici del Maryland, lo stato
dell’USA ch'egli aveva governato. Ma
questa confessione gli serve veramente di fronte all’opinione americana,
che non si fa alcuna illusione sui costumi politici in generale? ».
le hanno invece inferto colpi pesanti
a obiettivi anche tecnici ed economici
siriani, specie sui porti del Mediterraneo. Ad esempio nel giro di pochi minuti, a Homs, sono state rase al suolo la raffineria (che produceva 2,7 milioni di tonnellate annue) e una gigantesca centrale elettrica; il terminale
dell’oleodotto siriano, a Banyas, è stato gravemente colpito.
# Fin dal principio dell’attacco, un
ponte aereo sovietico ha rifornito
quotidianamente Siriani ed Egiziani.
Le forniture statunitensi sono state in
un primo tempo più modeste e discrete: la Casa Bianca è stata trattenuta
dal ricatto dei paesi produttori di petrolio (cui sono state particolarmente
sensibili le grandi compagnie petrolifere: vi ritorneremo) e dal timore di
compromettere l’intesa economica
russo-americana; ma lo sviluppo della
situazione militare e l’urgere di parte
dell’opinione pubblica interna l’ha
spinta ad avviare anch’essa un ponte
aereo verso Israele, badando a non
invelenire la controversia con l’URSS:
i due grandi si sono reciprocamente
riconosciuta molta moderazione ( ! ).
# La Gran Bretagna — con forti polemiche interne — ha dichiarato il
blocco delle forniture d’armi: in pratica, esso colpisce però solo Israele.
Accese polemiche anche in Francia: il
governo si pretende neutrale e si offre anzi come mediatore; in realtà
continuano, fra vive proteste, forniture a vari paesi arabi, ormai anch’essi
entrati nel conflitto; particolare scalpore ha destato l’annuncio israeliano
di avere abbattuto 2 Mirage, che non
possono essere che libici, dato che la
Francia ne ha fornito solo alla Libia,
ma a condizione (calpestata) di usarne solo per la propria difesa; già prima del conflitto erano stati segnalali
Mirage su aeroporti egiziani, ed è
dubbia la fede che si può prestare alle smentite di Gheddafi. Sono in corso
forniture di carri armati A MX 30 all’Arabia Saudita, di munizioni alla Libia, di elicotteri Alouette all’Irak (e
piloti irakeni si stanno allenando a
guidarli in Francia). Anche l’Italia
oscilla: neutralismo dichiarato, ma durante i primi giorni del conflitto ha
fatto rumore, presto tacitato, il fatto
di due navi portoghesi che a La Spezia
hanno imbarcato presso l’arsenale armi (canadesi, della NATO, si dice) per
destinazione “ignota” (araba). r.’Italia è stata finora una buona base, accogliente, per i guerriglieri arabi e
per il servizio segreto israeliano.
# La solidarietà araba si prospetta
questa volta più ampia e profonda
che in passato, per quanto diverse e
contradditorie ne siano le componenti.
Parleremo la settimana prossima della
rottura delle relazioni con Israele da
parte di un numero crescente di paesi
africani, anche non islamici; comunque, dal Maghreb al Golfo Persico
runanimità è stata meno verbale e più
attiva che in passato. Hanno fornito
armi e uomini, in misura diversa, il Marocco, l’Algeria, la Tunisia, il Sudan,
l’Arabia Saudita, la Giordania, l’Irak,
probabilmente già ora o domani l’Uganda, il Bangla Desh e, chissà, altri paesi
musulmani. Senza forzature demagogiche, non si può dimenticare che, a
parte il potenziale delle grandi potenze,
stanno a fronte 3 milioni di israeliani,
viventi su 20.000 chilometri quadrati
(frontiere prima del giugno 1967) e 120
milioni di arabi viventi su 11-13 (i dati
variano) milioni di chilometri quadrati.
Con il procedere della lotta rivalutativa dei paesi produttori di petrolio, con
le nazionalizzazioni (specie in Irak e in
Libia), con le royalties (o diritti d’imposta nazionale) oggi spesso assai superiori al tradizionale 50% dei redditi,
non si può più dire che questi paesi
siano ’’poveri”: al fiume d’oro nero che
ne proviene fa riscontro un fiume d’oro
monetario che vi affluisce (o che depositano nelle banche mondiali, specie svizzere), e di chi la responsabilità
se la ’’fraternità araba”, fra i paesi e
aH’interno di ogni paese, fa gravemente difetto, quando si esce dalla retorica
e si viene ai fatti? Ecco, comunque,
secondo l’A.F.P., i primi contributi finanziari arabi allo sforzo bellico egiziano: dall’inizio della guerra, già 920
milioni di dollari, così ripartiti: Arabia
Saudita 300 milioni, Kuwait 250 milioni, Libia 170 milioni, Qatar 100 milioni,
Abu Dhabi 100 milioni. Sono quasi 600
miliardi di lire, ed è solo il principio.
Del resto, da anni questi paesi arabi
sono stati generosi di armi alla guerriglia palestinese, meno per opere di pace. Da parte sua la Cina ha deciso di
offrire all’Egitto 10 milioni di dollari e
10.000 tonnellate di grano. Invece nel
giro di una settimana gli ebrei statunitensi hanno raccolto 35 milioni di dollari e contano raggiungere i 100 milioni. La stragrande maggioranza di queste cifre quasi astronomiche, malgrado
la svalutazione, è destinata alla rapida
distruzione con corrispondente distruzione di vite umane. G. C.
iiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiii!iiiiiiiiiiiiiiiii
I II Governo argentino ha deciso di nazionalizzare le tre stazioni private televisive
di Buenos Aires. I proprietari delle stazioni sono stati informati dal portavoce governativo
Emilio Abras che presto sarà pubblicato un decreto con il nome dei funzionari incaricati
della nuova conduzione delle stazioni. L’iniziativa coinciderà con la decadenza dei perme.ssi che consentono alle tre stazioni di operare
su canali televisivi. 11 Governo ha nazionalizzato anche due stazioni emittenti locali.