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Anno 122 - n. 44
14 novembre 1986
L. 600
Sped. abbonamento postale
Groppo 1 bls/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale ■ 10066 Torre Pellice.
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
Secondo la proposta di Spadolini, anche le donne possono
essere inserite nell’esercito. E
questo per la parità dei sessi?
Se è cosi non mi convince. Semmai la parità va ricercata non
riell’imiiazione ma nella dinamica ài ciò che è meglio per la
società. E’ vero che sono un non
violenta, ma mi è lecito credere
phe è propria della donna la
ricerca della pace. Questa è una
sua caratteristica da sempre. Va
bene, i! nostro Ministero non è
più della guerra, ma della difesa, !a quale però è sempre con
la guerra.
Noi dovremmo cercare di creare un Ministero della Pace che
dia rappresentanza alla crescente massa di cittadini, e fra essi
alla massa di donne, che rifiutano ogni guerra e vogliono comunque la pace. E’ chiaro che il
procacciare la pace è un compito arduo, difficile ma essenziale. Perché le donne, anziché
far parte dell’esercito, non dovrebbero promuovere un Ministero della Pace?
Il Ministero della Pace dovrebbe promuovere incontri fra
popoli, farli conoscere e crear®,
da avversari, nuovi
amici, liiiov; eollaboratori in vista di un nuovo assetto di rapporti internazionali. Utopia? Sì,
ma l'utopia non è l’irrealizzabile, ma ii non ancora realizzato.
Ed in questo le donne hanno
una loro particolare vocazione.
Le donne dovrebbero unirsi in
questo compito così importante
eppoi chiamare anche gli uomini ad esser con loro, nella
parità dei sessi. Tullio Vinay
4: ^
Drammatica sconfitta della
giustizia, se alcuni o tanti imputati nei maxiprocesso di Palermo saranno rimessi in libertà per decorrenza dei termini
della custodia cautelare? Appaiono tutti o quasi tutti — politici, magistrati, giuristi — concordi in questa diagnosi: conforme a giustìzia è, invece, che
imputati sia pure di delitti gravissimi non debbano trascorrere neppure un giorno in più
dei già considerevoli, anche se
in parte mal congegnati, periodi di carcerazione preventiva. Piuttosto, qualsiasi provvedimento preso in extremis, nel
corso del procedimento, per impedire la scarcerazione, rappresenterà, questo sì, una sconfitta della giustizia.
Se lo Stato non è in grado,
attraverso le proprie strutture
giudiziarie e processuali, di assicurare processi che pervengano entro tempi ragionevoli a
conclusione definitiva, una cosa mi par certa: di tale incapacità, qualunque ne siano le cause,
non devono fare le spese cittadini imputati ma non ancora
condannati definitivamente.
L’art. 5 della Convenzione per
la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali — fonte normativa anche
per il diritto italiano — prescrive che ogni persona detenuta
« ha il diritto di essere giudicata
in tempo congruo, o liberata durante il corso del procedimento »: ad oltre 35 anni di distanza, non sempre la nostra Repubblica appare rigorosamente adempiente a tÙSte- precètto.
Aldo Ribet
NUOVA CIRCOLARE MINISTERIALE SULL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE
La legge dimenticata
La Tavola Valdese prende posizione nei confronti del Ministero della Pubblica Istruzione che
continua ad ignorare la legge 449/1984, che non può essere subordinata al nuovo Concordato
Il Ministro della Pubblica Istruzione, sen. Franca Falcucci, ha
emanato la circolare n. 302 per rispondere ai vari quesiti che numerosi presidi, genitori, allievi avevano posto circa l’insegnamento
della religione cattolica in questo inizio di anno scolastico. Tra
questi quesiti, alcuni riguardavano specificatamente le posizioni
assunte dagli evangelici con l'Intesa tra il Governo e la Tavola Valdese. Il Ministro con la circolare sembra però ignorare l’esistenza
della legge 449/84 e i diritti di « tutti » sanciti da questa legge.
La Tavola Valdese ha inteso reagire alla circolare con un comunicato del 6 novembre che riportiamo qui integralmente.
Con la circolare n. 302 29.10.86
il Ministro della P. I. ha inteso
regolamentare ulteriormente la
materia dell’insegnamento della
religione cattolica e delle attività alternative e lo ha fatto
con riferimento alla legge di ratifica del Concordato n. 121 del
25.3.85 e al DPR n. 751 del 16
dicembre '85 che ha introdotto
nell’ordinamento italiano l’intesa Falcucci-Poletti.
Come è noto, con questa circolare il Ministro ha inteso stabilire in modo inequivoco ciò
che nelle precedenti circolari risultava indefinito e cioè il carattere di obbligatorietà della
frequenza alle attività alternative nella scuola delTobbligo e
all’attività alternativa, o studio
individuale interno alla scuola
nelle scuole secondarie superiori.
Le disposizioni del Ministro
sono date tuttavia con una latitudine che supera il riferirnento alla legge 121/85 e al DPR
751/85. Disponendo che le prescrizioni valgano per « gli alunni che comunque non abbiano
dichiarato di avvalersi della religione cattolica », e ripetendo
più volte questa dizione, il Mi
nistro ha evidentemente incluso in questa disposizione anche
gli alunni che hanno dichiarato di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica
in base alla legge 449 deH’11.8.84
(« Norme per la regolazione dei
rapporti tra lo Stato e le chiese
rappresentate dalla Tavola Valdese »).
Ora tale legge, precedente la
legge 121/85 e da essa indipendente, non fa alcuna menzione
di attività alternative, e tanto
meno obbligatorie, disponendo
invece che « l’insegnamento religioso ed ogni eventuale pratica religiosa, nelle classi in cui
sono presenti alunni che hanno
dichiarato di non avvalersene,
non abbiano luogo in occasione
deirinsegnament'o di altre materie, né secondo orari che abbiano per i detti alunni effetti comunque discriminanti» (art. 9).
La Tavola Valdese eleva la
propria ferma protesta non solo per il fatto che è iniziato il
3° anno scolastico, dacché la legge 449/84 è stata approvata dal
Parlamento, senza che siano state emanate disposizioni applicative di detta legge, ma anche e
soprattutto perché ora la posizione di quanti hanno dichiara
E’ praticamente impossibile l’applicazione della normativa ministeriale circa l’ora di religione. Il Parlamento deve intervenire per evitare le discriminazioni. La FCEI aderisce alla proposta di inchiesta
parlamentare {notizia a pag. 2).
to di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica
con riferimento alla legge n.
449/84 viene forzosamente inserita neH’amhito di un’altra normativa senza alcun rispetto per
tale posizione e con evidente
pregiudizio per la libertà religiosa.
La Tavola Valdese fa inoltre
notare che il diritto, fruito nei
decenni scorsi, di un ingresso
ritardato o di una uscita anticipata laddove l’insegnamento
della religione cattolica fosse
collocato alla prima o all’ultima
LUCA 11: 1-13
I doni di Dio
«Chiedete, e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate, e vi
sarà aperto... ».
Abbiamo nel Nuovo Testamento due versioni del Padre nostro: nel Vangelo di Matteo e in
quello di Luca. Il brano sulla
preghiera è distinto dal Padre
nostro di Matteo, perché fa riferimento alla preghiera che
Giovanni Battista insegnava ai
suoi discepoli e potrebbe essere
un modello formale, valido nei
diversi momenti della vita, o un
modello liturgico, come in varie
preghiere di rito giudaico.
Ad evitare il carattere troppo
ripetitivo o consueto di riti e
preghiere, si nota da un lato la
insistenza sul chiedere e bussare
e dall’altro l’invito alla ricerca
accompagnato da un aneddoto
casalingo abbastanza frequente
nei tempi antichi. L’aneddoto è
il seguente: un amico arriva a
mezzanotte, dopo un faticoso e
lungo viaggio. Il padrone di casa si rivolge allora ad un altro
amico, perché lo aiuti ad accogliere l’ospite. La supplica dura
parecchio tempo, perché i ragazzi stanno dormendo e bisogna evitare di svegliarli. Ma le
ore passano e la domanda diventa urgente. Alla fine l’amico
è accontentato e l’ospite viene
nutrito. Dio è qui paragonato
all’amico importuno, come, in
altri casi, al giudice iniquo.
Il confronto, nei due Evangeli, diventa più specifico nel paragone fra la nostra malvagità
e la bontà del Padre. « Se voi,
che siete malvagi, sapete dare
buoni doni ai vostri figliuoli,
quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a
coloro che glielo domandano! ».
Non ci deve stupire il carattere “umano” attribuito a Dio,
che non rientra in una definizione razionale, ma nell’accenno
alla sua presenza paterna. Dio è
vicino alla sua creatura, non la
abbandona nel suo travaglio,
non la lascia sola, quando è nel
la prova. E’ la promessa, che
accompagna il credente, anche
nelle crisi più profonde della sua
esistenza. Siamo invitati ad affidarci a Lui con il coraggio della
fede e la fiducia nella positività
della risposta.
Non solo, ma emerge la diversità dei doni, dei quali siamo
abituati ad avere una prova
giornaliera: il pane ed il pesce,
senza i quali non possiamo esistere e il dono massimo che Dio
può dare all’uomo: lo Spirito
Santo, il Suo Spirito, la Sua
stessa Persona.
Un’antica raffigurazione medioevale rappresenta i motivi
del pane e del pesce nel bassorilievo del Duomo di Naumburg.
E’ chiamata « la Santa Cena valdese », celebrata con il pane ed
il pesce, come nel racconto del
Vangelo di Giovanni: anziché
sottolineare una presenza fisica,
l’evangelista accenna al Cristo
risorto, presente con i suoi, datore del dono della vita.
Carlo Gay
ora, per quanti erano da esso
esonerati, risulterebbe ora negato da una normativa estranea
alla legge n. 449/84 con disposizioni più rigide e costrittive ora,
di quanto non fosse prima, quando Tinse amento della religione cattolica era obbligatorio.
La Tavola Valdese ribadisce
in base alla legge n. 449/84 la richiesta che, nelle classi in cui
siano presenti alunni che abbiano dichiarato di non avvalersi delTinsegnamento religioso
cattolico con esplicito riferimento a dstta legge,
— le attività alternative predisposte per chi non si avvale
non abbiano mai carattere obbligatorio;
— Tinsegnamento della religione cattolica sia collocato in
orari che non abbiano effetti
discriminanti per chi non se ne
avvale, consentendo, ove possibile e richiesto, l’assenza da
scuola per tali ore;
— la rigorosa eliminazione di
quelTidnsegnamento diffuso» costituito dalla presenza nella
scuola elementare di elementi
di insegnamento religioso confessionali nel quadro delTinsegnamento di altre materie.
La Tavola Valdese ritiene che
nella situazione attuale, la applicazione della legge 449/84 costituisca la minima risposta indispensabile alla clamorosa serie
di discriminazioni e intimidazioni che la nuova normativa
sulTinsegnamento della religione cattolica ha comportato alla sua prima applicazione.
La Tavola Valdese
Abbonamenti 1987
Ordinario lire 31.000
Costo reale lire 50.000
Sostenitore lire 70.000
Da versare esclusivamente
sul c.c.p. 327106 intestato
Eco-Luce - Torre Pellice
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2 religione a scuola
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14 novembre 1986
NELLE SCUOLE DELLE VALLI VALDESI
Come evitare
le discriminazioni?
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PI FARE RELUS-IONE STANNO
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A MrrA^LiA navale...
I capi d’istituto costretti a soluzioni d’enriergenza - Le proposte
dei genitori per le ore alternative - Presto un’assemblea pubblica
Fra le prevedibili diiEcoltà, di
cui da tempo si sta parlando,
stanno prendendo il via anche
nelle scuole delle valli e del pinerolese le attività alternative all’ora di religione cattolica.
'Il dato che emerge come più
inquietante è senz’altro la difficile condizione in cui i capi d’istituto sembrano essere stati lasciati, a causa deirinadeguatezza e
della poca chiarezza delle disposizioni che arrivano dal ministero: i problemi sono in parte
quelli riscontrabili a livello nazionale, in parte caratteristici
della regione, e di fronte ad essi
è inevitabile che da scuola a
scuola, da im comune airaltro si
diano risposte diverse alle situazioni più problematiche.
Un problema comune alle scuole di ogni ordine è innanzitutto
quello dei locali; in particolare
nelle sedi più periferiche delle
elementari, composte magari da
un’unica aula, è irnpossibile «non
discriminare », ovvero riservare
un pari trattamento e agli alunni “avvalentisi” e a quelli che
non si avvalgono deiriosegnamento confessionale. Ma anche
in molti altri istituti gli uni o
gli altri, a seconda della consistenza numerica dei due gruppi,
sono a volte costretti nei corridoi, o sui tavoli dei bidelli.
Ma già la stessa composizione
delle classi, nelle zone delle valli,
fa registrare, come abbiamo avuto modo di rilevare a fine settembre, xm andamento che si discosta dalla media nazionale in termini numerici.
Non si tratta tanto del numero
di studenti o di genitori che si
sono espressi per il « no » alla religione, ma piuttosto dell’elevatissima percentuale di insegnanti
che, nelle materne ed elementari,
si sono dichiarati non disponibili
a tale insegnamento, mentre c’è
la disponibilità a seguire le famose materie "alternative".
Tutto questo porta ad una situazione di questo genere; in alcuni circoli didattici <Lusema S.
Giovanni, Perosa), se il collegio
dei docenti, in base alle indicazioni ricevute dai genitori contrari airinsegnamento della religione, ha potuto organizzare le
ore alternative, queste ultime
non possono prendere il via finché non giungano i necessari supplenti per la religione; è infatti
doveroso, da parte dei capi d’istituto, non discriminare né Tuna
né l’altra categoria di studenti,
ritardandone la partecipazione
ai corsi.
Più variegata, per quanto riguarda gli insegnanti, la situazione nelle medie: anche in que
sto caso sono stati interpellati i
genitori, oltre ai ragazzi stessi,
ma in alcuni casi è stato possibile, con relativa facilità, affidare
la cura delle lezioni alternative
ad insegnanti che non arrivavano
ad un totale di 18 ore settimanali: in prevalenza si tratta di insegnanti di lettere, e questo fattore orienta in molti casi all’introduzione di attività alternative
come l’approfondknento dell’educazione civica, la guida alla lettura dei giornali, l’attenzione al
rapporto uomo-ambiente, e l’educazione alla pace, tema, questo
ultimo, avviato in vari casi anche
nelle elementari, unitamente a
quello, pure da molti richiesto,
dell’educazione stradale.
Altre richieste sono gixmte per
lo studio di un’eventuale seconda
lingua straniera, o la prosecuzione della prima dove sia prevista solo nei primi anni di corso,
ma il dubbio Che si pone a direttori e presidi è se sia lecito o
meno imo studio di materie in
qualche mòdo già previste nel
« curriculum » comtme a tutti gli
studenti; per restare in ambito
linguistico è rilevante la richiesta del francese alla scuola elementare di Pomaretto.
Alcuni capi d’istituto, di concerto con il collegio docenti, hanno poi ideato e in parte attivato
per le classi terminali elementari (Perosa), lo studio della Costituzione e, all’Istituto agrario di
Osasco, uno studio della presenza valdese in Italia che prevederà, alla fine dell’anno, un’esposizione agli altri studenti.
Un analogo modo di procedere
è seguito anche in alcuni circoli
didattici, in cui i bambini lavoreranno in veri e propri laboratori tecnico-artistici, al fine di assumere una padronanza dei vari
mezzi espressivi (dalla musica alla costruzione di marionette e simili, come nel caso di Villar Perosa), che permettano un contatto e uno scambio finale con il
resto della classe.
'Altre situazioni sono più difficili. Come è possibile non discriminare, e comunque fornire un
servizio scolastico ormai obbligatorio, a differenza di quanto
avveniva con l’"esonero” in vigore fino all’anno scorso, quando
mancano i locali, o quando, in attesa che venga nominato un supplente temporaneo, gli studenti
possono essere tutt’al più "sorvegliati" nel compimento dello studio individuale o nella consultazione, comunque non guidata,
della biblioteca?
A chi dar ragione? A chi garantisce uno svolgimento delle attività in queste forme palliative, o
PRONTO: 011/655.278?
La diffida
— Come possiamo fare valere
i nostri diritti davanti ad un
Tribunale? Troppe scuole continuano ad ignorare la legge
449/84.
— La prima cosa da fare è
quella di notificare una diffida
legale al Preside o al Direttore
che non vuole (o non può) rispettare la legge. Occorre perciò
compilare tre copie della diffida su carta da bollo da lire
a chi blocca anche I’insegnamento della religione finché non sia
assicurato, da ohi di dovere, un
trattamento paritario e non discriminante, ammesso che sia
possibile?
Non sono solo i capi d’istituto
a chiederselo, e a tentare di dare
delle risposte adeguate: i genitori dei ragazzi della scuola media di S. Lazzaro indiranno, a
breve termine, una pubblica assemblea, rivolta in particolare ai
genitori, in cui si possa cercare
di identificare un’eventuale linea
comune, e dalla quale dovrebbe
scaturire una presa di posizione
tendente a chiedere che l’insegnamento confessionale della religione venga considerato come
’’non facente parte del normale
curriculum di studi”.
Alberto Corsani
, IN CORRIPOIO J
1 A GìOCAHEAMrrAGrLlAmAlE/
ROMA - UNA PROTESTA DELLA EGEI
Troppe inadempienze
La Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia (PCEI),
a conoscenza di numerosi e
diffusi episodi di discriminazione e di intimidazione verificatisi
su tutto il territorio nazionale
ai danni di bambini e giovani
che non si sono avvalsi dell’insegnamento cattolico nella scuola pubblica e in particolare di
coloro che, facendo riferimento
alla legge 449/84 art. 9, hanno
visto disattese sia la richiesta
di collocazione in orario «non
discriminante » dell’ora di religione cattolica nella loro classe.
sia la possibilità di rifiutare l’attività alternativa nella scuola
dell’obtaligo.
to stesso per la scadenza ciel
primo anno di attuazione della
normativa relativa airiRC ;
protesta per tali inadempien
ze;
appoggia l’iniziativa del Comitato nazionale Scuola e Costituzione che in data 22 ottobre u. s. ha sollecitato il Parlamento a promuovere in proprio
un’inchiesta tesa a raccogliere
dati e testimonianze nell’avvio
delle nuove disposizioni regolamentari, senza pregiudicare il
controllo stabilito dal Parlamen
rileva l’urgenza di tale inchiesta resa indifferibile dai « tempi » della scuola ( in particolare
la scadenza delle preiscrizioni al
primo anno delle scuole medie
inferiori e superiori prevista per
il mese di gennaio) e dalla necessità che le iscrizioni all’anno
scolastico 1987-88 non avvengano in assenza di una nuova normativa che definisca una corretta attuazione delle leggi 449/84
e 121/85.
ROMA: COMITATO COSTITUZIONE E SCUOLA
L’ora delle illegalità
3.000. Successivamente vanno
consegnate agli Ufficiali giudiziari dell’Ufficio notifiche della Pretura o del Tribunale competenti.
Trascorsi 10 giorni dalla data
della notifica la diffida sarà operante e sarà opportuno affidare
la difesa dei propri diritti ad un
avvocato perché proponga innanzi al Pretore il ricorso d’urgenza ai sensi dell’art. 700 CPC.
La redazione è a disposizione
per l’invio di schemi di diffida.
Presentazione annunciata per
gli inizi di novembre (in occasione di un apposito « seminario » convocato a Roma), di un
« libro bianco » per dimostrare
come « tutta una serie di atti collegati all’intesa Falcucci-Poletti
sull’ora di religione sono stati
compiuti in modo illegale »; denuncia di strane soluzioni che si
vanno moltiplicando nelle scuole pubbliche italiane; richiesta
ai partiti per l’avvio immediato
di una « indagine parlamentare »
sulle conseguenze dell’« intesa ».
Questa la sostanza di una conferenza stampa promossa il 20
ottobre dal « Comitato Nazionale ’Costituzione e Scuola’ ».
Marcello Vigli ha respinto come « non giustificate » le recenti
critiche mosse da mons. Camillo Ruini, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, all’azione del « comitato ».
« Nostro intento — egli ha specificato — non è espungere l’insegnamento della religione dalle
scuole pubbliche ma garantire
il rispetto di alcuni valori costituzionali all’interno dell’istituzione scolastica ». Vigli ha ricordato che tutte le iniziative di
questo « comitato » vanno nella
direzione del « rispetto » sostanziale della mozione approvata
dal Parlamento il 16 gennaio
1986 perché si giunga ad una
« revisione » dell’intesa e perché
l’insegnamento della religione
cattolica venga posto nell’orario
aggiuntivo, rispetto alle altre
materie.
Ester Serravalle, responsabile
del settore scuola repubblicano,
ha preannunciato che il Pri chiederà, in maniera ufficiale, l’attuazione immediata dell’indagine
parlamentare su questo tipo di
insegnamento. Ella ha messo in
guardia contro due « rischi » presenti, in questa fase, neH’ambito della scuola: la tendenza a
formare « classi omogenee » cioè
da un lato tutti coloro che si
avvalgono dell’ora di religione e
dall’altro tutti coloro che non
se ne avvalgono. Una tale misura è stata già incoraggiata a Napoli dal locale Provveditore agli
studi. Altro fenomeno da « sorvegliare » è l’introduzione di una
sorta di « morale laica » per legge, conseguenza di un accordo
tra i maggiori partiti « da far
gestire agli insegnanti laici di
religione come già a suo tempo
sostenuto assai prima della stessa revisione del Concordato dal
senatore Pietro Scoppola ». Altro
elemento che è stato al centro
delle critiche: 1’« inattendibilità »
dei dati sui « sì » e sui « no » all’ora di religione forniti dalla
stessa Franca Falcucci. Ella, a
luglio scorso, aveva affermato,
sulla base di un « campione »
formato da 2.474.380 alunni su
9.341.315 che coloro ohe avevano scelto di « non avvalersi »
erano soltanto 460.510. Adesso lo
stesso ministro, il 15 ottobre, ha
depositato presso la Commissione pubblica istruzione della Camera dei Deputati, nuovi dati in
base ai quali l’area dei non avvalentisi è cresciuta a 727.329,
cioè ad una percentuale pari al
7,8%. « Se si considera » è il commento contenuto nei materiali
distribuiti dal "comitato”, « che
l’opera di falsificazione avviala
dal ministro a luglio, è stata sviluppata scuola per scuola per
convincere coloro che non avevano ancora scelto per il sì, si
può rilevare che i dati di luglio
costituiscono soltanto un obiettivo da conseguire a settembre ». Pressioni e intimidazioni
si sono verificate in diverse scuole, certifica il "comitato", valga
per tutti l’esempio dell’I.T.C. Botticelli di Roma dove dopo l’iscrizione i « no » erano 47 mentre
dopo l’inizio della scuola tale
numero era ridotto a 11.
(da ADISTA)
3
14 novembre 1986
fede e cultura 3
DOMANDE SU ASSISI
La preghiera evangelica
Intervista al prof. Paolo Ricca - La preghiera nei luoghi di conflitto - Davanti a Dio o alla televisione? - Unità e riconciliazione
ONOREVOLI
E DIGNITÀ’
Riportiamo il testo di una intervista rilasciata dal Prof. Ricca alcuni giorni prima della giornata di preghiera per la pace indetta dal Papa ad Assisi. Ci sembra che in essa siano ben precisate le motivazioni delle perplessità degli evangelici italiani
che, com'è noto, non hanno partecipato a quella iniziativa.
Vorrei proporvi alcuni quesiti, alcune domande intorno alTavvenimento importante, suggestivo che avrà luogo ad Assisi nei prossimi giorni; la ormai
famosa preghiera per la pace
che radunerà rappresentanti di
tutte le religioni, o delle maggiori religioni del mondo, nella città di Assisi per questa preghiera.
Vorrei sollevare alcune domande rispetto a questo fatto,
che mi sembrano importanti. La
prima riguarda il luogo stesso
di Assisi. Assisi, lo sappiamo
tutti, è una splendida città, una
città estremamente suggestiva ed
evocativa anche proprio per il
tema della pace. Nello stesso
tempo, però, ci si chiede se in
fondo non sia un posto molto
riparato rispetto ai luoghi in
GENOVA
Nel centenario
di K. Barth
« Karl Barth, nel centenario
della nascita » è il titolo di
un convegno, che l’Istituto
Gramsci di Genova organizza
tra il 21 e il 22 novembre presso la, sua sede in piazza Campetto 8/a.
Questo il programma.
VENERDÌ' 21 NOVEMBRE
9.30 - Apertura del Convegno.
Friedrlch-Wilhelm Marquardt (Libera
Università di Berlino ovest): « Le
prese dì posizione di Karl Barth »;
Alberto Gallas (Università cattolica Milano): «Solidarietà con "quelli
di fuori” ».
14.45 - Ripresa lavori.
Sergio Rostagno (Facoltà valdese di
teologia - Roma): « Il contributo di
Barth all'ideologia della sinistra »;
Roberto Osculati (Università di Mila
no): « La presenza di Barth nella filosofia italiana »;
Giorgio Bouchard (Pastore valdese) :
« Dialettica senza dogma. Barth nel
protestantesimo italiano ».
SABATO 22 NOVEMBRE
9.30 - Apertura dei lavori.
Eberhard Jungel (Università di Tubin
ga) : « Il nascondimento di Dio in
Barth e Lutero »:
Pierangelo Sequeri (Facoltà teologica
dell’Italia sett.le - Milano): «La
teologia reclama uomini liberi. L’istanza critica nella ’’Dogmatica”».
14.45 - Ripresa lavori.
Pappino Orlando (Professore di filosofia nei Licei - Genova): « Attraversamenti di Barth nella cultura
laica e religiosa a Genova »;
Aldo Moda (Studioso di Barth e traduttore della "Dogmatica” - UTET) e
Paolo Ricca (Facoltà valdese di teologia ■ Roma): «Karl Barth teologo
ecumenico? ».
Segreteria del Convegno:
Marina Boschi Gerondio - tei. 010/
20.25.52 (Sede dell'Istituto);
Massimo Rocchi - tei. 010/29.66.58
(abitazione - ore serali).
Organizzato con la collaborazione e
il contributo di:
Casa Editrice Marietti
Goethe Institut - Genova
Federazione Chiese Evangeliche in
Italia.
Il prof. Paolo
Ricca, docente di
storia della chiesa
e di simbolica
presso la Facoltà
valdese di teologia
di Roma.
cui si gioca il destino della pace oggi. Oggi la pace non si
gioca ad Assisi, si gioca in Sud
Africa, si gioca sulla linea di
confine tra Iran e Iraq, si gioca in Irlanda del nord, si gioca
in tanti paesi dell’America Latina, si gioca nel Libano. Ecco, io
mi chiedo se ad esempio questa
preghiera, anziché avvenire in
questo luogo idilliaco della città di Assisi, non potesse avvenire in uno di questi luoghi in
cui l’umanità, il corpo dell’umanità sanguina, in cui ci sono
morti, in cui la guerra è in corso. Ecco che allora questa preghiera avrebbe, mi sembra, una
penetrazione anche nelle coscienze di tutti gli uomini, non soltanto- dei cristiani, molto superiore a quella che può avere in
questo quadro edificante, certo,
ma in fondo un po’ all’acqua
di rose.
Il secondo interrogativo che
mi sono posto, e che mi pongo,
riguarda il carattere pubblico
della preghiera.Voi sapete ad
esempio che Gesù ha lasciato
delle istruzioni su come dobbiamo pregare, e una di quelle che
colpiscono è il versetto che si
trova nel Sermone sul Monte,
là dove egli dice: se tu vuoi veramente pregare, chiuditi nella
tua stanzetta,, chiudine l’uscio a
chiave e poi prega Dio, il quale
vede nel segreto e esaudirà la
tua preghiera nel segreto. Gesù
non ci invita a pregare in pubblico, ci invita piuttosto a pregare là dove nessuno ci vede,
Incontri
TORINO — Lunedì 17 novembre,
ore 21. presso il Centro Sociale della Comunità Israelitica (Via Pio V, n.
12), Giuliana Lìmiti, Carlo Ottino, Nedelia Tedeschi presenteranno, il libro
« Diario dal Ghetto » ed in particolare la figura di Janusz Korczak. Moderatrice Lucetta Jarach.
MONTESILVANO — Lunedì 17 novembre, ore 21, presso la sala consiliare del Municipio l'on. Ettore Masina ed il past. Valdo Benecchi partecipano ad un dibattito sul tema • L'ora
di religione nella scuola pubblica ».
Organizzano l'incontro l'associazione
« Il punto » e la CGIL scuola di Pescara.
la preghiera non si presta a diventare spettacolo, diciamo così, anche al di là della volontà
di chi prega. La preghiera non
si presta a essere fatta davanti
agli uomini, per riprendere la
espressione di Gesù, essa deve
avvenire davanti a Dio, lontano
dagli sguardi degli uomini, lontano anche dagli sguardi, o dallo sguardo, della televisione.
L’ultimo pensiero riguarda il
fatto che ad Assisi, l’ho appreso dai giornali, non avverrà una
preghiera comune per la pace,
ciascuno dei rappresentanti delle diverse religioni pregherà nello stesso tempo ma in posti separati. Cioè ad Assisi ci sarà
una serie di preghiere separate
che nello stesso tempo si innalzano a Dio per la pace nel mondo. Ora questo fa riflettere, nel
senso che il fatto di queste preghiere separate rivelerà che
non c'ò pace, in fondo, neanche
tra le religioni. Cioè la stessa
preghiera per la pace non riesce a far la pace tra le religioni, tanto che ciascuno prega in
un posto separato. Anche qui
c’è una parola di Gesù che ci
dice: se tu vuoi essere esaudito
mettiti prima d’accordo, in modo che voi chiediate insieme la
stessa cosa a Dio. Cioè questa
preghiera divisa, anche se avviene nello stesso luogo, nello
stesso quadro e nello stesso
tempo, rivela che dobbiamo
pregare anzitutto per la pace tra
le religioni stesse, e quindi dobbiamo anzitutto preoccuparci
di un discorso interno, prima
ancora di poter pretendere di
pregare per la pace degli altri.
Paolo Ricca
Serata su Barth
TORINO — In occasione del
primo centenario della nascita
dì K. Barth sarà presentato il
volume edito dalla Claudiana:
Volontà di Dio e desideri umani.
L’iniziativa teologica di K. Barth
nella Germania hitleriana. Interverranno Alessandro Klein,
docente all’Università di Torino,
Aldo Moda, insegnante al Liceo
Alfieri, Bruno Rostagno, pastore
valdese.
L’appuntamento è per giovedì 20 novembre, alle ore 21 nella Sala pesta al primo piano di
Via Pio V, 15.
Mancanza di dignità: questo ho pensato alla notizia degli aumenti ai parlamentari e dell'ufficializzazione dei
« portaborse ».
Come dipendente pubblico, oltretutto, mi è sembrato oltremodo avvilente, visto che a noi nessuno bada mai, non avendo la voce grossa
dei dirigenti, degli insegnanti, dei medici ecc.: a noi solo contratti secondo il tasso d'inflazione e accontentarsi dello stipendio.
Finora a noi che non abbiamo il
secondo lavoro, che slamo gentili allo sportello, che non rallentiamo le
pratiche era rimasta ancora un po’ di
dignità personale: nessuno si è preoccupato di non calpestarla.
Giancarlo Rossi, Cadoneghe
LA TEV
E’ DISCRIMINATA?
Vedo dal numero del 24/10 (e non
solo da quello) che le lettere contro
la TEV vengono pubblicate con zelo
mentre le altre, specialmente se scritte da membri TEV, vengono accuratamente vagliate e anche non pubblicate. Vorrei come aderente TEV ma
a titolo personale dire che quello che
ha scritto il signor Malanot non è
esatto. La TEV è nata non per dividere ma per unire in Cristo e non
nella socio-politica, anche perché I
termini maggioranza e minoranza si
usano prevalentemente in politica.
D’accordo che i nostri avi sono
stati arsi per mantenere l'unione spirituale ma soprattutto per portare fino alla fine la fede in Cristo, che 'ora
si trascura di predicare per portare
avanti problemi che i nostri avi non
si sognavano nemmeno. Le comunità
vivevano serenamente quando solo
Cristo viveva in esse.
Ora hanno problemi come l'8 per
mille che si discutono per anni ed
elogiati dal moderatore come segno
di vitalità; per conto mio le chiamerei
discussioni da condominio.
Di queste cose la colpa non è certo della TEV ma di ohi ha dato alle
chiese questo indirizzo.
Il signor Malanot parla ingiustamente e gratuitamente di iscrizioni
forzatamente carpite ed lo ribatto
che questa è un'affermazione errata
perché la TEV non carpisce nulla a
nessuno, ma tutto è fatto alla luce
della verità.
Già ad un altro fratello consigliai
di informarsi meglio e non lasciar
trapelare nello scrivere astio e malevolenza, il solo sentito dire vale
poco e non serve; bisogna informarsi
meglio e magari dopo, a mente più
serena, vedere che la TEV in 10 anni
non ha mai diviso e il suo sforzo è
solo e sempre quello di portare le
anime e la chiesa alla vera fede in
Cristo, quella dei nostri avi, e frenare
la secolarizzazione intrapresa nella
Chiesa.
Mario Goletti, Nichelino
LA TEV
E’ PER L’UNITA’
Il fratello Piero Malanot di Andora
racconta, neH’Eco-Luce del 24 ottobre,
di essere stato oggetto di « una persistente richiesta di iscrizione alla
TEV, durante la sua permanenza alle
Valli » e che « il suo soggiorno è stato messo in difficoltà » da questo fatto!
Non si può escludere a priori che
uno zelante membro della TEV possa
avere insistito per una adesione al
movimento, ma che tale richiesta sia
stata « persistente » sono certo di
poterlo escludere.
Piero Malanot afferma ancora: « Avidità (?), orgoglio e grettezza non
distruggano l’amore » e « questa TEV,
nefasta divisione tra Valdesi, è per
me una penosa spina conficcata nel
mio cuore » e allora, veramente non
ci siamo.
Caro Malanot, si documenti, si informi prima di fare asserzioni avventate: la TEV esiste da 10 anni ed è
nata per riunire i Valdesi, che si erano allontanati dalla Chiesa a seguito
di una insistente predicazione politica
di partito. Non tutti possono condividere i principi e le opere del nostro
movimento, ma non per questo può
permettersi di definire la TEV nefasta; si tratta di un movimento che si
appella proprio a tutti quei valori che
lei indica nella sua lettera, dalla
confessione di fede alla eredità dei
Padri.
Si informi meglio, legga L’Eco/Luce
e la circolare che pubblichiamo quindicinalmente e riuscirà a togliersi
quella spina dal cuore, che si è conficcata da solo.
Aldo Rostain, Torino
Assisi:
TEST ECUMENICO?
In merito alla « giornata di preghiera per la pace » tenutasi ad Assisi,
ed alla quale il protestantesimo italiano non ha partecipato, vorrei sottolineare due altri aspetti di questa cerimonia che — a mio parere — non
potevano essere condivisi.
Innanzitutto, la proclamazione e l’appello per « una giornata di pace »: il
pensiero corre quasi automaticamente alle famose « tregue di Dio » di
sapore medioevale, che rendevano (e
rendono) se possibile ancor più terrìbili e drammatiche le situazioni confiittuaii del mondo.
In secondo luogo, l'adesione alla
iniziativa del papa da parte del presidente Reagan il quale, dimenticando
di essere uno dei maggiori responsabili della spaventosa corsa agli armamenti, non ha perso l'occasione
per propagandare il suo progetto di
« guerre stellari » presentandolo come Il toccasana per la pace! E questo,
anche malgrado un documento della
Pontificia Accademia delle Scienze
(sia pure non presentato ufficialmente)
manifesti perplessità piuttosto rilevanti sui vantaggi e sull’efficacia di
tale progetto.
Infine, vorrei esprimere — a livello
delle Valli Valdesi — il mio dispiacere
per come II settimanale cattolico Eco
del Chisone ha giudicato II nostro atteggiamento, accusandoci del peggior
farisaismo. Stupisce che il direttore,
che dovrebbe conoscere abbastanza
bene la nostra realtà, si sia lasciato
andare ad espressioni che dimostrano più amor di polemica che non un
tentativo di comprendere le nostre —
anche sofferte — motivazioni.
Roberto Peyrot, Torre Pellice
RAGIONE E
SENTIMENTO
Ho letto il Documento del Consiglio
Ecumenico delle Chiese sull’A.I.D.S.,
un gesto di vivo amor del prossimo
attivo. A tutti coloro che non si formalizzano in compassione contemplativa vada il nostro ringraziamento. Così
ai ricercatori che si danno da fare
per liberare corpi e spiriti dalla malattia. Il mese scorso, fra le risposte
alle diverse domande che per televisione venivano rivolte a Rita Levi Montalcini, premio Nobel 1986 per la
scienza, afferrai quella che chiamerei una « lamentazione »: la nostra
emotività non si sarebbe quasi evoluta
da tre o quattro milioni di anni a questa parte, dal tempo del reperto "Lucy” e dei suoi compagni australopìtechi in piena locomozione bipede. Dalla nostra incapacità a commuoverci
in maniera non isterica, scaturirebbe
la catastrofica condizione del genere
umano.
A Rita Levi M'ontalcini sta molto a
cuore la condizione del nostro cervello. Ci sono neurologi sostenitori
della separazione totale della mente
dal cervello, problema che per Platone, Agostino, Freud pareva risolto:
per loro il cervello ubbidiva alla mente (spirito).
Anche II prof. Luria, Nobel 1969,
scrive: ■ Il funzionamento del nostro
cervello con cento milioni di cellule
tra loro interconnesse dipende da fattori chimici: è importante conoscerli.
Dopo tutto meglio gli psicofarmaci
che la psicanalisi, tra l’altro costano
di meno ».
Grazie a chi indagherà oltre in questa direzione.
Lucìa Scroppo, Torre Pellice
4
4 prospettive bìbliche
14 novembre 1986
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
CONSIDERATE LA ROCCIA
ONDE FOSTE TAGLIATI
« Considerate la roccia onde foste tagliati, e la buca della cava onde foste cavati. Considerate Abrahamo vostro padre, e Sara che vi partorì; poiché io lo
chiamai, quand’egli era solo, lo benedissi e lo moltiplicai. Così rEtemo sta per
consolare Sion, consolerà tutte le sue
ruine ».
(Isaia 51: 13)
In un tempo di crisi di identità,
in cui non si conosce più la propria appartenenza a qualcosa o
a qualcuno, in cui è persa di vista la propria ragion d’essere, in
cui lo specchio del presente rinvia
solo i contorni di un volto senza lineamenti, una storia che aiuti a recuperare le proprie « radici » può
essere un potente soccorso. Basta
pensare a questa parola « radici »,
titolo di un serial televisivo americano di grande successo qualche anno fa, per afferrare immediatamente l’importanza di questo rapporto
tra crisi di identità e recupero del
proprio passato.
Possiamo perciò comprendere
molto bene l’appello dell’antico profeta ebreo. Al suo popolo diviso tra
dispersione di esiliati sradicati e
gruppetti insignificanti rimasti nella terra dei padri, frastornato dalle
disfatte politiche, in balìa di potenze ostili ma ancor più in balìa del
dubbio più radicale su Dio stesso
pur nella ostinata volontà di ricercarlo e praticarne la giustizia, il profeta scolpisce queste parole: « Ascoltatemi, voi che procacciate la giustizia, che cercate l’Eterno. Considerate la roccia da cui foste tagliati, e la
buca della cava da cui foste cavati ». La roccia, la cava, la « radice »
comune di questo popolo disperso
è « Abramo vostro padre, e Sara che
vi partorì ».
Ma ecco, a ben vedere, c’è qui
qualcosa che va ben al di là della ricerca delle « radici » per gente disorientata e stanca. L’ignoto profeta
del tempo dell’esilio che chiamiamo
2® Isaia, che più di ogni altro ha
elaborato una teologia della storia
e della creazione, non si accontenta
di una ricerca storica, ma la trasforma in una predicazione. Non si limita a rintracciare la « radice » di Abramo, ma la rivolge subito verso
Colui che ha chiamato Abramo il padre e in lui tutti i figli. Voi, dice il
profeta da parte di Dio, siete smarriti perché siete ridotti a gruppetti
insignificanti. Ma considerate Àbramo vostro padre, io l’ho chiamato
quando era in una condizione ancora più debole, insignificante, disperata della vostra: quando era SOLO! E l’ho benedetto, l’ho moltiplicato. Così, prosegue il profeta, potete esser certi della fedeltà e delle
promesse dell’Eterno: l’Eterno sta
per consolare Sion, consolerà tutte
ri 12 ottobre, nel Tempio di Lusema San Giovanni, si è aperto il 126°
anno accademico della Facoltà di Teologia, con un culto presieduto
dal Past. Franco Giajmpiccoli, Moderatore della Tavola Valdese. Per
la prima volta, dopo il trasferimento della Facoltà da Torre Pellice, avvenuto nel 1860, si verificava un fatto del genere. Come interpretare questo avvenimento eccezionale nella storia della Facoltà e in quella delle
Valli? Era presente la tentazione di un’autoglorificazione, ma anche
quella di una riduzione del significato del fatto. Come saldare insieme
passato e presente, storia « gloriosa » e prospettive per un futuro segnato
da grossi interrogativi? La predicazione che qui pubblichiamo, pronunciata in quell’occasione, fornisce stimoli interessanti per la riflessione ideile chiese.
a cura di GINO CONTE
le sue macerie. C’è gioia ed allegrezza nel vostro futuro. La semplice ricerca delle radici è tutta centrata
sull’identità individuale ed etnica,
sul popolo. La « predicazione della
storia » è tutta centrata sul Signore
della storia che crea l’identità: « Tu
sei il mio popolo » (v. 16). In altre
parole: c’è un « considerare la roccia da cui siamo stati tagliati » che
è « secondo la caine », che ha una
dimensione soltanto umana; e c’è
un « considerare la roccia da cui siamo stati tagliati » che è « secondo lo
Spirito », che ha la dimensione di
una predicazione, di una glorificazione del Signore e di un annuncio
gioioso da parte sua. E’ verso questo secondo modo di considerare la
roccia da cui siamo stati tagliati che
ci indirizza Isaia 51.
L’aprire quest’anno l’anno accademico della Facoltà valdese di teologia con un culto in un tempio delle Valli valdesi (per la prima volta
da quando la Facoltà lasciò le Valli
nel 1860!) e con una settimana di visita intensiva alle Valli, rannresenta
senza alcun dubbio il nostro considerare la roccia da cui siamo stati
tagliati. Lo possiamo fare « secondo
la carne » o « secondo lo Spirito »,
alla ricerca delle radici o dell’ascolto della predicazione. Vorrei fare
due considerazioni a questo proposito.
1. La secolare vicenda dei Valdesi può rivestire un interesse storico
valorizzato e curato da chi ne discende etnicamente, fisicamente, secondo la carne. In questo caso la
roccia da cui alcuni sono stati tagliati diventa una pietra d’inciampo: per gli uni diventa un sottile motivo se non di orgoglio per lo meno
di particolarità escludenti chi non
fa parte della stessa roccia fisica,
per gli altri diventa un motivo di
sottile invidia o di frustrazione. Sarebbe spiritualmente inutile o perfino dannoso cercare radici in questo
modo.
Ma possiamo riconoscere nella
storia valdese un motivo di glorificazione del Signore della storia cosi
come Israele era chiamato a riconoscere in Abramo la fedeltà di Colui che promette e mantiene. Consideriamo le promesse dell’Evangelo:
« io sono con voi fino alla fine dell’età presente », « dovunque due o
tre sono riuniti nel mio nome, quivi sono io in mezzo a loro », « non
temere, piccol gregge, poiché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno », « nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi animo, io ho vinto
il mondo »... e riconosciamone un
compimento pieno di straordinaria
evidenza e pregnanza nella vicenda
secolare dei Valdesi. Allora insieme
possiamo dar gloria a Dio. Non solo
chi ha un nome che finisce per consonante, ma anche chi valdese è diventato senza avere una discendenza familiare, o chi è metodista, o
battista, o luterano, ecc. Allora è
quanto mai opportuno che quest’anno accademico della Facoltà si apr»
qui alle Valli e con visite ai luoghi
storici e indagini che potranno consentire a tutti quanti condividono
questa visuale spirituale di sentirsi
parte della stessa roccia da cui tutti
siamo stati tagliati.
2. Ad un’altra alternativa tra « carne » e « spirito » nel considerare la
storia, le « radici », vorrei accennare. La storia della fedeltà di Dio —
pur riconosciuta da tutti — può diventare illusione di garanzia, di sicurezza, di diritti spirituali acquisiti
per chi a quella storia, a quella fedeltà si richiama. Nessuna illusione
sarebbe più tragica, ci avverte Paolo
in I Cor. 10. A nulla è valso agli
Israeliti esser battezzati nella nuvo
la e nel mare della liberazione dall’Egitto, esser sfamati e dissetati del
cibo e dell’acqua della miracolosa
sopravvivenza nel deserto: la maggior parte di essi han distrutto se
stessi con l’idolatria, con il tentare
il Signore. A nulla varrebbe a noi la
storia della fedeltà di Dio e il nostro
ingresso nel patto e il nostro permanervi, nei segni del battesimo e della cena, se... Faremmo bene a interrogarci seriamente — proprio nel
quadro di una preparazione al n inistero pastorale! — su cosa possano significare oggi le bramosie indebite, le idolatrie, le fornicazioni, i
mugugni che rischiano di esprimere
questa disastrosa illusione: potersi
permettere di queste deviazioni, digressioni, indisponibilità, per il fatto di essere « il popolo di Dio », l’oggetto della fedeltà di Dio.
Forse l’unico modo per evitare di
strumentalizzare la roccia da cui siamo stati tagliati è renderci conto
che in ultima analisi questa roccia,
ancor più che la affascinante storia
a cui ci richiamiamo, è il Signore.
E’ lui « la Roccia che ti diede la vita » (Deut. 32:18); è lui, l'Eterno,
« la roccia dei secoli » (Is. 26: 4); o
come dice Paolo, la « roccia spirituale » che in ogni generazione ha
dissetato i credenti è Cristo.
Così, fratelli e sorelle che siete venuti a iniziare un anno di studio di
teologia con un tuffo nel passato e
presente delle Valli valdesi, e voi
fratelli e sorelle che alle Valli vivete
un giorno dopo l’altro più o meno
consapevoli dell’eredità di cui siete
portatori, in quella ricerca di identità che condividiamo con gli uomini e le donne del nostro tempo,
« consideriamo la roccia da cui siamo stati tagliati »: non con il geloso esclusivismo di chi si crede detentore di un tesoro spirituale in
regime di monopolio; né con la supponenza di chi pensa di potersi permettere sulla base di diritti spirituali acquisiti degli sconti di fedeltà
nella risposta alla vocazione; ma al
contrario con il desiderio di esprimere insieme ad altri la riconoscenza per la fedeltà di Dio e con la
consapevolezza che la nostra salvezza, e quindi la nostra identità, è nascosta in Cristo. Saremo così aperti
al messaggio di consolazione e di
allegrezza che il Signore ha racchiuso per noi nell’Evangelo.
Franco Giampiccolì
5
14 novembre 1986
obiettivo aperto 5
ROMA: 31 OTTOBRE - 1 NOVEMBRE - CONVEGNO DI STUDIO NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DEL TEOLOGO
L’ATTUALITA
Di KARL BARTH
Indagati i vari aspetti della sua personalità - L’elezione,
centro della sua teologia - La sovranità assoluta di Dio
Res nostra agitur, parliamo cioè
dei fatti nostri, di cose che ci riguardano e ci coinvolgono ancora oggi.
Così ha detto il prof. Sergio Rosragno che coordinava i lavori del
Convegno di studi organizzato dalla
Facoltà Valdese di Teologia nel centesimo anniversario della nascita di
Karl Barth. Del resto è questo il
compito di una teologia viva, che ha
le radici nel passato ma suscita profonda risonanza nel presente.
Un programma nutrito di relazioni e di interventi di studiosi italiani
e stranieri, cattolici ed evangelici,
ha coperto l'arco di due giorni,
' scomponendo », per così dire, la figura di Barth nei diversi aspetti che
hanno caratterizzato la sua complessa personalità, il Barth pastore, il
politico, il teologo, il Barth ecumenico. Ne è venuta fuori, mi pare, una
immagine inaspettatamente compatta ed unitaria, disegnata a tutto
tondo; anche se si è subito messa in
et idenza una difficoltà preliminare,
un pensiero non classificabile, che
procede per antitesi dialettiche, per
successive delimitazioni, aU’interno
di una « polarità » mai totalmente
risolta
A questo deve aggiungersi la scarsa penetrazione del pensiero di
Barili nel contesto culturale italiano, i limiti ed i pregiudizi della teologia cattolica, tradizionalmente priva di originalità, legata ai seminari,
manualistica, come è stato detto, refrattaria al metodo storico-critico e
chiusa nei confronti della teologia e
della cultura germanica (relazione
G. Bof). Solo dopo il Vaticano II si
gettano le basi per un reale confronto con Barth e si registrano gli apporti di diversi significativi studiosi
(Mancini, Gherardini, Moda).
La dottrina dell’elezione
A me pare che il problema di fondo, insieme un aspetto ed un interrogativo, sia stato questo: la dottrina dell'elezione come centro della
teologia. Sulla base di un testo preparatorio del prof. Rostagno i diversi contributi assai specialistici e talvolta di tono un po’ accademico,
hanno messo in evidenza un doppio
aspetto del problema: a) Il rapporto elezione-reiezione, una coppia dialettica in cui il movimento prevalente dell’elezione non mette in ombra la reiezione possibile, la tremenda serietà di un doppio annunzio:
tu sei eletto, tu sei riprovato; la grazia vince, ma il giudizio è severo (relazione A. Gallas), b) D’altra parte
il rapporto elezione-universalismo,
riconciliazione, destinazione universale della salvezza. E’ il rapporto tra
fede storicamente fondata su Gesù
Cristo e amore universale di Dio al
di là di questa fede, rapporto nel
quale si gioca anche la credibilità
nei confronti del mondo moderno,
che è stato un problema di Barth.
La sua risposta — come si è detto —
è quella di una fede così centrata
nella elezione e così cosciente della
sua identità da essere disposta al
rischio della solidarietà, da essere
pronta a camminare insieme a compagni di strada diversi. Questo, in
estrema sintesi, uno dei filoni principali della discussione.
Si è notato tuttavia che nell’organizzare il Convegno sarebbe stato
opportuno un riferimento al contributo che, negli anni ’30, in epoca fascista, tutta una schiera di intellettuali protestanti italiani dette nella
mediazione del pensiero di Barth in
Italia; tanto più che alcuni di essi
(Miegge, Vinay, Subilia), divenuti in
seguito professori della Facoltà di
Teologia, hanno formato un’intera
generazione « barthiana » di pastori
q di laici impegnati sul ver.sante della predicazione e su quello delle
scelte etiche e politiche, fino agli anni ’70 e alla testimonianza « profetica » della FGEI contro gli idoli di
oggi, il capitalismo.
Sia detto per inciso che tutta la
riflessione sul rapporto fede-politica
fatta dalla rivista Gioventù Evangelica fu portata avanti in categorie rigorosamente barthiane, come ci ha
Karl Barth, nato a Basilea nel 1886
e quivi morto nel 1968, uno dei maggiori teologi del nostro secolo. La
sua « Dogmatica » resta un’opera
fondamentale per la riflessione teologica delle chiese.
dimostrato la bella relazione del
prof. W. Kreck su « La teologia e la
politica in Karl Barth »: i due regni
non sono mescolati, ma neanche separati; può sussistere analogia e
corrispondenza tra le rispettive finalità, per cui avviene che le decisioni
politiche possano diventare occasione di status confessionis, di confessione della fede.
« Per molti di noi, di formazione
barthiana, militanti nella sinistra
politica — ha detto il past. Giorgio
Bouchard in Un intervento assai efficace — l’incontro con Barth ha si
Fede e politica in Kari Barth
Perché cristiani e non cristiani possono essere politicamente compagni di
strada?
Barth, che sostiene il fondamento a:k
stiano deirazione 'póliticà' dei cristiarii,
sottolineava ' in nìddo àlifréttatìto convinto la profanità della loro attività
in campo politico. Per questo non aveva timori nel collahorare politicamente con altri. Naturalmente il cristiano
non si lascerà prescrivere alcuna ideologia politica, e prima di tutto non
vorrà neppure elevare la sua fede ad
una ideologia tale che i non cristiani
vi si debbano sottomettere. Per questo
egli rifiuta sia lo stato cristiano, sia il
partito cristiano. Quindi nessuna esclusione di persone di altro orientamento e neppure conduzione « cristiana », ma mutua collaborazione nelle cose dove si sente di poter condividere
le stesse mete politiche. Come diceva
Bonhoeffer: « Occorre partecipare ai
compiti mondani della vita della comunità cristiana, non per dominare,
ma per aiutare e servire ».
Nella lotta contro il nazismo, Barth
poteva dire nel 1938: « Quando la chiesa si esprime da parte sua, con buona
coscienza e non arbitrariamente, non
al servizio di interessi e tendenze estranee, non ha da temere alcun nemico e
neppure alcun compagno di strada,
fosse pure il più terribile liberale,
ebreo o marxista! Anche se essa venisse a trovarsi nel bel mezzo di un
fronte popolare! ». « Sarebbe un ritegno del tutto fuori luogo se la chiesa
non dicesse il suo sì o il suo no, o non
lo dicesse in modo chiaro e netto solo
per paura che un compagno di strada
infido o non abbastanza sicuro la compromettesse affermando la stessa cosa... Quando la chiesa, per timore di
essere sfiorata da un parafango o di
poter apparire partigiana, rinuncia
sempre a prendere posizione, guardi
bene di non essere proprio allora compromessa: appunto con il diavolo, che
non gradisce altro compagno che una
chiesa, la quale, per conservare la sua
fama ed il suo mantello immacolato
se ne sta eternamente in silenzio, eternamente meditante e discutente, etèrnamente neutrale. Questa sarà una
chiesa che, molto preoccupata per la
trascendenza del regno di Dio, non così
facilmente messa in pericolo, sarà diventata una chiesa muta ».
Concretamente questo oggi potrebbe
voler dire: nel momento in cui risulta
che, nelle tensioni per assicurare la
pace tra Est e Ovest, Mosca ci offre
proposte ed accordi più audaci e convincenti di quelli che vengono avanzati
da Washington, quando anzi nelFOccidente ci si adopera in tutti i modi per
condurre avanti la propria politica di
supremazia malgrado si faccia mostra
di parlare di pace, perché si vede
neH'awersario solo il centro del male
del mondo, cui non si può concedere
la minima fiducia, allora la comunità
cristiana non deve interrogarsi sull’etichetta cristiana o atea, ma deve rendere onore alla verità e dar ragione ai
cosiddetti « senza Dio ». Perché secondo le parole di Gesù i primi potrebbero diventare ultimi e gli ultimi primi,
poiché Dio non giudica secondo il nostro dire « Signore, Signore », ma secondo se noi abbiamo o meno fatto la sua volontà.
Quando Barth parla di « servizio politico » (politischer Gottesdienst), pensa ad una cristianità che cerca prima
di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, ma che appunto per questo è anche
pronta a prendere decisamente posizione per il diritto e la pace nel mondo.
(Liberamente tratto dalla relazione
del Prof. Walter Kreck, dal titolo: « La
teologia e la politica in Karl Barth »,
tenuta nel corso del Convegno barthiano indetto dalla Facoltà di Teologia di Roma. Gli atti del Convegno saranno pubblicati in un prossimo volume della «Collana della Facoltà»).
gnìficato la scoperta della sovranità
assoluta di Dio contro l’immanentismo della teologia liberale; ha significato Ja grazia come fatto terribilmente impegnativo, la ricerca di
una fedeltà al Signore nel dialogo,
senza sbattere la porta in faccia ai
« pagani ». Piuttosto che una radiografia venata di intellettualismo, anche se scientificamente corretta,
avrei preferito oggi una fotografia
che restituisse al possibile carne e
sangue al pensiero di Barth ».
« Domande a Roma »
...e a noi
E’ facile comprendere come da
questi temi — universalismo - riconciliazione — si sia giunti agli aspetti ecumenici del pensiero di Barth.
Il prof. Ricca ha ricordato l’ultima
conferenza rimasta incornpiuta a
qcàusa della nìorfe, die costituisce un
vero testamento ecumenico. Costitutiva dell’ecumenismo è la nozione
di movimento, un processo reale di
conversione delle chiese in cammino che si esprime nella confessione
della fede. E’ vero che Barth mostrò negli ultimi quindici anni della sua vita attenzione al cattolicesimo romano, ma a un cattolicesimo,
appunto, ritenuto in movimento sotto la spinta conciliare per una chiesa che è evento, tensione verso il
cambiamento evangelico. Costitutiva dell’ecumenismo è anche la forma dialogante; il dialogo come habitus, come interpellazione reciproca, come messa in questione e rischio della propria identità. Siamo
disposti a mettere in gioco tutto
questo? Siamo disposti aH’interDellazione reciproca? Il dialogo tra le
chiese è funzionale al dialogo di Cristo con le chiese. Di « domande a
Roma » se ne possono rivolgere molte, ma c’è una domanda « tagliente
come una spada affilata ». Che accadrebbe — dice Barth — se Roma
dovesse superarci in ciò che costituisce l'essenziale, la predicazione e
l’annuncio della Parola di Dio? Il
rischio, anzi la minaccia, esiste. In
questo caso anche le nostre critiche — il Papa, i santi, la mariologia — diventerebbero prive d’interesse.
Rosanna Nìtti
6
6 vita delle chiese
14 novembre 1986
RASSEGNA SULLE ATTIVITÀ’
MOTTOLA
Como e la sua diaspora Guerre stellari
Il buon avvio delle attività a
Como e nella vastissima Diaspora, comprendente circa 90 località delle province di Como, Varese ed oltre, ha richiesto un
impegno organizzativo non ancora concluso.
In Diaspora, oltre agli incontri quindicinali a Mialnate (culti presso la casa per anziani
« La Residenza ») e a Saronno
(studi biblici presso le famiglie)
si stanno organizzando altri poli
di aggregazione a Varese e a
Lecco. In prospettiva si pensa
anche a S. Fedele d’Intelvi, dove al momento si sta procedendo ad una manutenzione straordinària del Centro « P. And?^tti » ed al suo rilancio a liilio »lombardo. ' ■
rapprofondimento di alcune tematiche. Ha stabilito collegamenti con la FGEI Lombardia
ed ha partecipato il 25-26 ottobre al Convegno FGEI di S. Fedele d’Intelvi. Sta preparando il
culto di domenica 30 novembre.
La comunità ha molto apprezzate il lavoro dello studente in
teologia Ludwig Schiieider che
ha sostituito il Pastore nel cor
so dell’estate. E si è rallegrata
per la bella visita ricevuta, il
5 ottobre, da parte di 42 fratelli
e sorelle delle chiese di Ivrea
ed Aosta: culto con contributo
del gruppo giovanile, predicazione del Past. Renzo Turinetto,
agape fraterna. Magnifica giornata, con molti giovani, con molta fraternità, di cui si conserva
un buon ricordo.
AGAPE: CAMPO INVERNALE
^Quale difesa?»
J||j4|iroblema più gro^o reità
qyèHò della cura dei. dissenJiìsa-.,.
ti.. Delle circa 400 persone
fMno capo alla chiesa di £$o- .‘
nro, circa 250 abitano to un ^ag-g|p troppo ampio che ne arien- '
taà o favorisce la disgregazione. Il Concistoro, consapevole
della complessità e dell’ampiezza di questo lavoro di cura pastorale, preoccupato della perdita graduale, da parte di molti, del desiderio e della necessità di ricercare momenti di incontro, di confronto, di fraternizzazione, si è fatto promotore del tentativo di dar vita ad
una rete di visite comunitarie,
per la cui attuazione hanno dato la propria disponibilità 12
fratelli e sorelle che, singolarmente o in coppia, visiteranno
le 6 zone in cui è stato suddiviso, e visualizzato in una mappa, l’intero territorio. Esse ricevono un mandato ufficiale e
non hanno altra speranza se non
quella di rendere rm servizio alla comunità.
L’Unione femminile, che ha
rinnovato il proprio statuto, ha
in programma quest’anno una
serie di incontri mensili di studio. Il primo, il 23 ottobre, è
stato introdotto dal Past. Maria
Bonafede su « La donna nel N.
T.: spunti di rifiessione »; il secondo, il 20 novembre, sarà presentato dalla Prof. Anna Maria
Grimaldi su « Storia di una eresia femminista nella Milano medievale ». Il 29-30 novembre avrà luogo il tradizionale Bazar
di beneficenza.
L’Unione giovanile, che aggrega ima ventina di persone, per
metà catecumeni, si è riunita
ultimamente ogni settimana per
incontri di animazione e per
I fatti più recenti di cronaca
■hanijo riproposto a livello na
;* *ztoiqale il* problema delle Forze
.-'".tímate in Italia.
Ma'non, è solo per questo che
Agape rip|-opone quest’anno, nel
-campo irivernale, la tematica
«Quale difesa?». Il campo invernale tradizionalmente affronta temi legati all’attualità, e ultimamente è stato dedicato alla
rifiessione sullo Stato. Il tema
preposto si presta ad una continuazione di questa rifiessione,
su un argomento specifico e ben
delimitato, e allo stesso tempo
si lega con una serie di argomenti che hanno fatto discutere
giovani e chiese: la pace, Tobiezione di coscienza, il nucleare
militare, la ricerca scientifica
nel suo intreccio con la ricerca
per fini militari.
II campo si organizzerà in tre
momenti.
Un momento storico; le Forze
Armate dal secondo depoguer
ra ad oggi, con l’analisi delle
connessioni tra il militare e lo
sviluppo tecnologico, politico,
strategico, economico.
Un momento di confronto politico: che cosa significa « difendere la Patria » nelle varie tradizioni, liberali e socialiste, borghesi e marxiste? Che cosa hanno proposto fin qui i vari movimenti e partiti in Italia?
Un momento prepositivo (se
sarà possibile fare delle proposte). Quale difesa? Quale obiezione di coscienza? Come si intrecciano le esigenze della collettività e le scelte di coscienza
dei singoli? E, in questo quadro,
quale la posizione delle chiese,
rispetto alla guerra e alla pace, alle esigenze del Regno di
Dio e dei regni degli uomini?
Il campo si svolgerà dal 26.12
al 1.1.87.
Per informazioni: Agape, 10060
Frali (To), tei. 0121-841514.
Il 25 ottobre scorso, in occasione della « Settimana mondiale per la pace nel mondo » indetta dairONU, si è tenuta a
Mottola (TA), presso l’ex Mercato Coperto in Piazza Plebiscito
una conferenza-dibattito sul tema: « Lo ’’scudo spaziale”: un
nodo da sciogliere per la pace? ».
L’iniziativa, promossa dalla locale Chiesa Cristiana Evangelica Battista e dalla Chiesa Valdese di Taranto, ha avuto come relatore il Prof. Franco Dupré, ordinario di Didattica della
Fisica presso l’università « La
Sapienza » di Roma e membro
dell’Unione Scienziati per il Disarmo.
Il Prof. Dupré è stato particolarmente preciso nell’esporre
ai numerosi presenti l’argomento chiarificandone al massimo
anche gli aspetti più tecnici, soffermandosi volentieri anche sui
deleteri effetti politici, sociali,
economici che l’eventuale realizzazione deirSDI provocherebbe.
Il relatore si è soffermato, in
un primo momento, sulle nuove
tecnologie richieste dallo « scudo spaziale » mettendo poi in
luce, con dati ricavati da esperti
americani ed europei, la quasi
inattuabilità dell’SDÌ: sia per
l’eccessivo costo, — quasi 10 mila
miliardi di dollari — sia per la
sofisticatissima tecnologia (computers, satelliti, centrali elettriche, unicamente adibiti alla sua
realizzazione e funzionamento)
che l’intero progetto richiederebbe. A tutto ciò, vanno aggiunti gli oltre .20-30 anni di lavoro stimati necessari per la costruzione del mega-progetto.
In definitiva, ha argomentato
Dupré, lo « scudo » non gode di
molta credibilità.
Nel caso poi si riuscisse a
costruirlo, meriterebbe non solo
l’attributo di « difensivo », ma
anche quello di « offensivo » per
due motivi: la sua possibile conversione in arma di attacco,
grazie a nuovi accorgimenti tecnici, e la sua capacità di far
pendere in modo decisivo la bilancia militare in favore degli
USA per l’attuale impossibilità
deU’URSS di realizzare un tale
progetto.
A questa seconda ragione vanno inoltre ricondotti gli scompensi economico-sociali a cui
si andrebbe incontro nel caso
di realizzazione dello «scudo stellare ». Gran parte dell’industria
europea, italiana compresa, sarebbe infatti costretta a seguire
il progetto americano per non
restare indietro nella realizzazione di nuove tecnologie e in
generale per non subire ulteriormente la concorrenza industriale degli USA; scienziati americani ed europei, università e
centri di ricerca sarebbero mobilitati per 20-30 anni e forse
più nella realizzazione del progetto, tralasciando magari altri
campi di indagine ben più necessari ai fini della pace.
Lo « scudo spaziale », quindi, si
rivelerebbe più un male che un
bene.
Dall’introduzione del Prof.
Dupré, come dai numerosi interventi del pubblico è risultato chiaro l’invito a cercare la
pace in altro modo e con altri
mezzi che la messa in opera di
marchingegni bellici pur se contrabbandati da strumenti difen
sivi.
Domenico D’Elia
CORRISPONDENZE
Eutanasia per risparmiare?
MILANO — Il pastore della
Chiesa metodista, Valdo Benecchi, ha così risposto, in una lettera inviata al direttore del «Corriere della Sera », a un articolo
sulla posizione dei protestanti
a proposito dell’eutanasia comparso sullo stesso giornale alla
fine di ottobre:
« Egr. Sig. Direttore, sabato
25 ottobre il « Corriere della Sera » ha pubblicato un articolo
LIBRERIA DI CULTURA RELIGIOSA
Ricerca di personaie
Dal 1952 la Libreria di cultura religiosa esprime in Roma
una testimonianza evangelica in forma non ecclesiastica.
In vista di un ricambio nella gestione, viene bandito un
concorso per reperire la persona adatta a continuare questo
servizio in un rapporto di lavoro con la Tavola valdese secondo le norme contrattuali.
Nella valutazione delle domande — da parte di una commissione composta di rappresentanti della Tavola, della Facoltà valdese di teologia e della Chiesa valdese di P.za Cavour — verranno considerati elementi rilevanti, ancorché non
indispensabili:
— l’appartenenza ad ima chiesa evangelica;
— la preparazione culturale e teologica;
— la competenza commerciale;
— l’esperienza specifica nel settore librario;
— la scelta di inquadramento nel ruolo diaconale della Tavola valdese (disponibilità vocazionale e trattamento economico a livello dì quello pastorale).
Ogni domanda dovrà
— contenere dettagliate informazioni sulla vita, gli studi,
la famiglia, le esperienze di lavoro del candidato, nonché
ogni elemento atto a far conoscere la sua persona;
— essere corredata da una lettera dì presentazione ‘ di un
membro, pastore o laico, di una chiesa evangelica;
— pervenire entro il 15 gennaio 1987 alla Libreria di cultura religiosa, P.za Cavour 32, 00193 Roma.
del dr. Marco Nese sul convegno che si è tenuto a Rieti sull’eutanasia. Come protestanti
siamo rimasti fortemente scandalizzati dal titolo: « I protestanti difendono così la ’’dolce morte” » « Con l’eutanasia la Sanità
può risparmiare ».
Titolo rozzo, equivoco, strumentale. L’impressione che i lettori hanno ricavato è che questi protestanti sono, a dir poco, delle persone ciniche. E’ vere che il contenuto dell’articolo
non conferma questa impressione. Ma quanti lettori sono in
grado di fare questi raffronti
critici? Quanti lettori leggono
per intero gli articoli e non si
limitano, invece, solo a scorrere
in modo affrettato i titoli?
Noi a priori non difendiamo,
né condanniamo l’eutanasia e
non perché non lo riteniamo un
problema importante, ma perché
la nostra sensibilità evangelica
non è fatta di principi da difendere o da condannare.
L’evangelo non contiene alcuna etica pronta per l’uso. Non
c’è alcuna precettistica suH’argomento specifico. Sappiamo, però, che i comandamenti sono
stati riassunti dal Signore nel
comandamento dell’amore. Alla
luce di questo comandamento
cerchiamo di affrontare dì volta in Volta i problemi etici cercando di non dimenticarci che
non si tratta di principi da applicare, ma di persone, di sorelle e di fratelli, da amare. Anche
la questione dell’eutanasia va
affrontata in questa prospettiva.
Sappiamo bene che l’amore produce solidarietà con chi è nella
sofferenza, mentre i principi da
applicare sempre e in ogni caso
producono spesso cinismo e
nuova sofferenza ».
Denuclearizzazione
GENOVA — La chiesa valdese
di Sampierdarena, riunita in assemblea il 12 ottobre, ha approvato un ordine del giorno che
dichiara la denuclearizzazione
del locale di culto; « ritenendo —
così si esprime il testo — necessari atti concreti anche unilaterali per instaurare rapporti
di fiducia e di collaborazione
fra i popoli prima che sia troppo tardi ».
L’ordine del giorno, inoltre,
esorta « i membri di chiesa a
denuclearizzare le loro proprietà, e tutte le comunità di credenti e associazioni di vario genere a denuclearizzare le proprie
sedi »; e chiede al Consiglio comunale di Genova « di dichiarare denuclearizzato il proprio territorio, seguendo l’esempio di
centinaia di Comuni in Italia e
all’estero». L’assemblea ha inoltre deciso di informare il Ministero della Difesa della propria
decisione.
Dopo la chiesa,
la città
SAVONA — Due anni fa la
chiesa di Savona aveva dichiarato « denuclearizzati » i propri
locali. La decisione aveva suscitato una certa eco in città, era
stata segnalata sulla stampa ed
aveva anche provocato prese di
posizioni similari presso altre
associazioni. Ora il Consiglio comunale si sta muovendo per
« denuclearizzare » tutto il territorio. La chiesa si trova così
ad avere una certa responsabilità, insieme ad altri movimenti
pacifisti, per sensibilizzare la
cittadinanza. Verranno allestiti
’’banchetti” per la raccolta di
firme sotto una mozione da presentare e far votare dai Consiglieri municipali. In prospettiva
si pensa di aprire un Centro di
documentazione e di iniziative
per la pace, per Savena e Provincia,usufruendo dei locali della Biblioteca comunale e dell’opera di obiettori di coscienza.
Cosa succede quando un giovane evangelico ed una ragazza
cattolica decidono di sposarsi,
senza però voler rompere la comunione con le rispettive chiese, e di fare la cerimonia nella
chiesa evangelica? Non è possibile: questa è stata l’amara
esperienza di due giovani. Si sono trovati invischiati in tali e
tante difficoltà che, alla fine,
hanno deciso di celebrare il matrimonio in libertà davanti a
Dio nella chiesa evangelica di
Savona, dando la parola anche
al parroco durante il culto. La
questione dei matrimoni interconfessionali è ancora molto
lontana dall’aver trovato una
soluzione soddisfacente.
Lea Musetti
CARRARA — All’età di quasi
90 anni è morta la sorella Lea
Musetti. Per tutta la sua lunga
ed operosa vita è stata membro
della nostra chiesa. La comunità ricorda con gratitudine la
sua fedeltà in tanti anni di attività e anche durante gli ultimi
anni dì infermità, che sono stati alleviati dalla dedizione dei
suoi figli e nipoti. La comunità
si è riunita intorno alla famiglia durante il culto, che è stato
tenute dal pastore Stretti.
• Nell’ambito del programma
per le Feste Francescane a Carrara il prof. Maselli dell’Università di Firenze è stato invitato
a parlare sul tema: « Francesco
d’Assisi e la riscoperta della Bibbia nella società religiosa del
XIII secolo ». Tra il pubblico
numeroso e molto interessato
c’era un folto gruppo di membri della chiesa di Carrara.
7
14 novembre 1986
vita delle chiese 7
ITINERARIO NELLE TRE VENEZIE
Il pastore
Alfredo Berlendis
di fronte a
palazzo Cavagnis,
nel centro
storico di Venezia.
e con la molteplicità dei movimenti cattolici, quell’universo
che va dal SAE (Segretariato per
le attività ecumeniche, sorretto
a livello nazionale, con incredibile energia, da Maria Vingiani)
ai cattolici critici o cattolici del
dissenso. Ma una nuova ripresa
può venire soltanto da una rinnovata azione evangelistica.
« Tra Venezia e Mestre vogliamo organizzare — afferma Berlendis — non tanto delle conferenze teologiche rivolte all’esterno ma delle semplici conversazioni bibliche che ci mettano in
contatto e in confronto con gente nuova ». E la gente, a palazzo
Cavagnis, non manca di certo.
L’angolo protestante nella
Serenissima che non vuoi morire
Una diaspora che va dal Lido a Treviso - Occasioni continue di evangelizzazione tra i turisti nel più grande crocevia internazionale d’Italia
L’acqua alta, la malinconica
passeggiata sulle passerelle di
questa settimana, fa tornare alla mente il novembre di venti
anni fa quando, in Piazza San
Marco, il livello dell'acqua salì
a quasi due metri. Erano i giorni in cui l’altra grande gemma
della cultura italiana, Firenze,
veniva aggredita da una tremenda alluvione i cui danni non
sono ancora rimossi dalla mente dei cittadini.
In poco più di vent’anni Venezia ha visto dimezzare la sua popolazione (da 175 mila a 86 mila
residenti) anche se è aumentato
il fìttsso turistico che tocca ormai il record di otto milioni di
presenze l’anno.
hi questi giorni, grazie alla
nuova legge per Venezia, sono
iniziate grandi opere cantieristiche per la salvaguardia del complesso lagunare con sbarramenti, fìssi e mobili, posti alle tre
bocche di porto. La Serenissima
non conoscerà più l’angoscia dell'acqua alta?
« E’ una città crudele, affascinante, ma dura, soprattutto con
gli anziani e con i bambini perché piena di barriere architettoniche; — mi dice il pastore Alfredo Berlendis che vive nell’antico palazzo Cavagnis (di proprietà della Tavola Valdese) dove si trovano il tempio valdese,
alcuni alloggi e una Foresteria
di oltre 40 posti letto — è un
mondo ’destabilizzato’ dal flusso
turistico K
Duimmica alle 8, Venezia è deserta. Fa già freddo ma l’atmosferci è luminosissima. I vicoli
sono pieni di « tracce turistiche lattine, cartacce, escrementi di cani. Ma girare per
quei vicoli è sempre suggestivo.
Arriviamo sino a Rialto e da qui
prendiamo il vaporetto in direzione di Piazzale Roma. Da lì il
treno verso Mestre. Il culto è
alle 9. Qui le case di merletti in
pietra che si affacciano sui canali inquinati lasciano il posto ad un agglomerato urbano
anonimo, di stile industriale. Pochi chilometri ed è un altro
mondo.
« A Mestre — mi spiega un giovane della comunità — vive la
gente che lavora nelle fabbriche,
è un po' il vero cuore di Venezia che è stupenda ma molto cara per viverci e molto lenta nel
muoversi ». La diaspora valdesemetodista di Venezia va dal Lido a Treviso. Un ’puzzle’ di
piccoli gruppi ecclesiastici che
sono tenuti insieme da una continua opera di contatto, di informazione e di predicazione.
Questo saltellare tra i gruppi fa
del pastore Berlendis una sorta
di Barba medioevale che, assiduamente, collega una diaspora
'affamata' di Bibbia e di testimonianza evangelica.
« La nostra comunità è composta in prevalenza di anziani
— dice Berlendis, nel suo grande studio (freddo e umido) pieno di libri — e ciò determina i
ritmi della comunità e impone
una particolare strategia delle
visite ». Con la chiesa di Mestre
e, saltuariamente, con il gruppo
di Treviso, si organizzano contatti vari: da quelli con la chiesa battista di Marghera a quelli
con la chiesa luterana, anche in
vista di iniziative concrete tipo
« la mostra del libro evangelico »
che ha riscosso un discreto interesse. Fuori dall'ambiente ecclesiastico si sono avuti importanti incontri con la comunità
ebraica veneziana (alcuni valdesi hanno celebrato, con la comunità ebraica, la Pasqua mosaica)
PROGETTO PACE 1® DISTRETTO
Riprendiamo la pace
La Foresteria
Valdese
Nei locali della Foresteria Valdese, diretta con grande dedizione da Riccardo Bensi, passano nel corso dell’anno migliaia
di persone. E’ un continuo di
telefonate, scampanellate a tutte le ore del giorno. « Nessuna
comunità valdese o metodista in
Italia — dice Bensi — vede passare, nei propri locali, il numero di persone che vediamo noi:
quale possibilità di evangelizzazione! Dovremmo fare — continua Bensi — molto di più e ripensare la nostra teologia anche
in funzione delTevangelizzazione
fra i turisti. Abbiamo organizzato, nei locali della Foresteria,
dei concerti, delle conferenze,
dei dibattiti; c’è stata una buona partecipazione sia dei nostri
ospiti di passaggio sia della gente di quartiere. In queste serate aperte non manca mai il banco dei libri Claudiana ».
Nell’antico palazzo risalente al
1500 l'enorme salone si presta a
socializzare. Nelle grandi stanze
nobiliari l’intonaco con affreschi
antichi cade un po’ a pezzi sui
letti a castello. Si avverte che
tutta la struttura necessiterebbe
un intervento radicale di risanamento. Ma ci vogliono centinaia
di milioni, forse un miliardo. Se
alla fine del 1800 la chiesa valdese di Venezia ospitava una scuola per bambini poveri, oggi il
suo destino è legato alla gestione intelligente della sua Foresteria. Si tratta di uno strumento prezioso per entrare in contatto con tantissima gente che,
spesso, ha tempo e voglia di informarsi.
Chi di noi non è mai stato a
Venezia? Chi fra noi non vorrebbe andarci almeno una volta?
Venezia è il passaggio obbligato
del turismo italiano e straniero.
E lì nel cuòre del Centro storico, a cinque minuti da Piazza
San Marco, sorge questa nostra
casa, anzi questo palazzo che
può essere la “Casa della cultura protestante” a Venezia. Di fatto è già un valido centro d’accoglienza, ma è suscettibile di
nuovi importanti sviluppi (non
solo l’accoglienza dei turisti ma
anche proposte di campi e incontri intemazionali) proprio
nel quadro del rilancio generale
della città. Alla fine degli anni
settanta, sulla centralissima Piazza San Marco, fu venduto —
per impellenti ragioni economiche — il tempio metodista, oggi
trasformato, da privati, in "Museo del merletto”. Palazzo Cavagnis è l'ultima nostra possibilità
di essere presenti a Venezia, in
questo crocevia internazionale.
Una presenza che ha dietro sé
una lunga storia e, cosa ben più
importante, una comunità dispersa ma inserita nei problemi
della fragile Serenissima.
Giuseppe Platone
(Terzo di ima serie
di 4 articoli)
Sta arrivando in questi giorni
ai Concistori delle Valli una lettera scritta dal gruppo che, per
incarico della Conferenza Distrettuale, si occupa della pace.
Ne pubblichiamo qui di seguito
la parte iniziale:
« In queste ultime settimane,
giornali e televisione hanno fatto rimbalzare in modo ossessionante davanti a noi i nomi di
due città lontanissime geograficamente e storicamente: Reykjavik ed Assisi.
La prima, legata all’incontro
dei due imperatori del mondo
ai quali ancora una volta miliardi di persone affidano il loro
futuro su questo pianeta; la seconda, diventata improvvisamente il centro della religiosità
mondiale, perché un altro sovrano vestito di bianco ha pensato di radunare attorno a sé
i capi delle più importanti religioni della terra per stare 'insieme’ un giorno e pregare ’separatamente’ per la'pace, ognuno il proprio dio.
Due immagini significative di
che cosa sia il mondo oggi: i
potenti (della politica o delle
religioni) si incontrano, discutono, pregano, e la gente, i popoli
guardano da lontano, sperano,
si schierano a favore dell’uno o
dell’altro ma sostanzialmente
non possono decidere nulla.
Un esempio sconfortante di
rappresentazione spettacolare
della storia dell’umanità (ed a
questo proposito una grossa testimonianza l’hanno data le chiese evangeliche italiane nel non
partecipare aU’happening di Assisi) che ci obbliga ancora una
volta alla domanda: che cosa
possiamo fare noi, nelle nostre
piccole comunità, con le nostre
poche energie, di fronte a questi grandi problemi della pace,
della giustizia, dell’integrità della creazione? Problemi che sempre più si pongono al centro del
nostro futuro di uomini e donne, di credenti.
In questi anni, nel nostro lavoro per la pace, abbiamo spesso risposto a questa domanda
con le parole del profeta Geremia: “Essi curano alla leggera
la piaga del mio popolo; dicono:
’Pace, pace’, mentre pace non
v’è” (Geremia 6: 14). Ecco, forse
partendo ancora una volta da
queste parole, una cosa da fare
oggi per una comunità di credenti: di fronte a quanti si riempiono troppo spesso la bocca
con la parola pace, cercare e dire la verità sulla ’non pace’, sulle ingiustizie del mondo, non solo quelle lontane, ma anche quelle vicine a noi; non chiudendosi
nei propri santuari, ma vivendo,
a partire dalle proprie esperienze e contraddizioni quotidiane,
il tentativo di una testimonianza alla pace di Gesù Cristo ».
La lettera prosegue facendo al
ciine proposte operative: studiare la questione dell’obiezione fiscale sulla base della documentazione già prodotta; riflettere
sul complesso problema déll’esercito, delle « guerre stellari »,
del nucleare civile e militare
ecc. Si propone inoltre di lavorare con alcuni corsi di catechismo sul tema dell’obiezione di
coscienza, o di formare gruppi
di lavoro su temi specifici, come
per es. industria bellica e responsabilità dei credenti. Per
uno scambio d’idee e per estendere i collegamenti è previsto
un incontro il prossimo 29 novembre dalle 16 in avanti a Pinerolo. Via dei Mille, 1.
Calendario
Giovedì 13 novembre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROtO — Alle ore 20.45 presso
la Chiesa valdese (via dei Mille 1)
riprende l’attività del collettivo biblico
ecumenico che quest'anno affronterà
il tema dell'Apocalisse. Nella prima
riunione Franco Barbero terrà una
relazione di illustrazione dei libro deli’Apocalisse e farà la proposta di
suddivisione in 7 sezioni del testo.
Domenica 16 novembre
n MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
PiNEROLO — Alle ore 15 presso
la Chiesa valdese (via dei Mille 1) si
tiene l'incontro delle coppie interconfessionali sul tema « 1 criteri di rinnovamento della catechesi In campo
cattolico ed in campo evangelico ».
a ASSEMBLEA
1° CIRCUITO
TORRE PELLICE — Alle ore 15 presso la Casa Unionista avrà luogo una
Assemblea di Circuito dedicata ad
una informazione sui temi sinodali
che le chiese sono invitate a discutere nel corso dell'anno. Saranno date
informazioni anche da parte della
CIOV e della Società di Studi Valdesi sulle iniziative in vista del Centenario del 1989.
Sabato 22 novembre
□ CONVEGNO
FEDERAZIONE
FEMMINILE
TORRE PELUCE — Alle ore 14.30 ha
inizio il convegno organizzato dalla
Federazione femminile valdese e metodista sul tema « Venite e rallegratevi ». Al convegno, che si concluderà alle 16.30 di domenica 23 novembre, sono previste relazioni dei past.
Susanne Labsch e Erika Tomassone
e della dr. Bruna Peyrot. Oltre ai componenti le unioni femminili il convegno è aperto a tutti gli interessati.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Verso il centenario
PINEROLO — Si intensificane i preparativi per la domenica 30 novembre, giorno in cui la
nostra comunità celebrerà il
centenario della sua costituzione
in parrocchia, come si diceva
allora, o in chiesa autonoma,
come si preferisce dire oggi. Si
segnala fin d’ora questa data a
tutti gli amici sperando che molti possano intervenire sia al culto del mattino presieduto dal
moderatore past. Franco Giampiccoli che al pomeriggio per
l’apertura di una mostra fotografica, per la presentazione della pubblicazione commemorativa « Chiesa 'Valdese di Pinerolo
1886-1986 » da parte dell’autore
Gianni Long e per assistere al
concerto della corale diretta da
Claudio Morbo.
• Altre due sorelle hanno terminato la loro vita terrena: Livia Comba vedova Martin e Alice Travers vedova Long le cui
sepolture hanno avuto luogo
sabato 8 novembre. Tutta la comunità si stringe ai parenti in
quest’ora di lutto.
Assemblee
di chiesa
ANGROGNA — Domenica 16
novembre avrà luogo una As
semblea di chiesa dedicata all’elezione di due membri del Concistoro, ad una informazione
sulla situazione pastorale e alla relazione del deputato al Sinodo, Franca Coìsson. Inizio alle ore 10 nel tempio del Capoluogo.
VILLAR PEROSA — Domani
ca 16 novembre si terrà al Convitto Tassemblea di chiesa sul
tema « La partecipazione dei
membri alla vita della chiesa ».
Inizio ore 10.
• Ringraziamo il predicatore
Attilio Fornerone, che ha presieduto il culto del 9 novembre.
• Venerdì 7 novembre è stato
celebrato il funerale deUa sorella Jolanda Long véd. Ribet.
Ai familiari esprimiamo la solidarietà della comunità.
8
8 cronaca delle Valli
14 novembre 1986
CULTURA ALLE VALLI
Pastori:
ma cornei
Sono passati pochi mesi da
quando non sono più “pastore di
parrocchia”, e già ci sono i sintomi della nostalgia. Manca l’appuntamento temuto e desiderato con la preparazione della predicazione, l’arrabbiatura settimanale con i catecumeni, l’incontro con il consiglio di chiesa, la visita al malato, la routine a volte noiosa e burocratica
ma che dà un quadro all’insieme, anche al disordinato e al
distratto.
Ma c’è un peso agrodolce nel
pastorato “classico” che forse
non si rimpiange. L’aspettativa
che il pastore faccia sempre
qualcosa di più di quello che
sta facendo. Più visite, più incontri, più riunioni... per sempre meno persone. Ma anche si
aspetta che faccia qualcosa di
diverso da quello che sta facendo: non deve far politica, né parlare di pace, né parlare di diaconia, né parlare di soldi, né fare niente che esca dagli schemi,
niente di quello che non si è
mai fatto; beninteso, senza neppure essere tradizionale...
Ho l’impressione che le comunità vorrebbero un pastore a loro immagine e somiglianza, e
allo stesso tempo non sappiano
produrlo. Perché, a ben guardare,
non sono soddisfatte di se stesse.
A loro immagine e somiglianza,
ma, meglio, a immagine e somiglianza di quello che vorrebbero
essere, non di quello che sono.
Per questo non vogliono che
faccia politica: perché nelle comunità molti ne fanno, e non
sempre della migliore. Per questo vogliono che faccia visite,
perché non si sa più visitare il
vicino: ci si litiga, o lo si visita
se se ne ha bisogno. Lo si vuole
tradizionale, perché si gioca col
moderno tutti i giorni. Ma lo si
vuole ’aperto’ perché si è in genere chiusi, non disposti al diverso e al nuovo. Lo si vuole
quadro e tondo allo stesso tempo: e lo si carica di pesi che non
vorremmo muovere neanche con
un dito.
Per questo ha fatto bene la
Facoltà a "visitare” le Valli. Volete dei pastori? Vi facciamo vedere la squadra che per ora abbiamo. Vi piacciono, non vi piacciono? Li avete creati voi così?
Non lamentatevene troppo, sono
vostri figU. Vengono da “fuori”?
Non criticateli troppo: prendono
il posto dei vostri figli, che non
avete saputo, voluto, potuto indirizzare verso il pastorato, che
per molti è “mestiere”, se si
tratta di criticare, ma è "vocazione” se si chiede: « Perché non
tu? Perché non tuo figlio, o tua
figlia? ».
Poi, se il pastore non piace,
la minaccia espressa o velata:
non diamo più soldi; lo mandiamo via.
Forse pensiamo di pagarci un
lusso finanziando — e non del
tutto — l’opera delle nostre chiese? Forse pensiamo che si risolva qualcosa rimuovendo un pastore "scomodo” dalla nostra
parrocchia a quella vicina? Come sarà quello che viene dopo?
Se vogliamo pastori diversi,
fabbrichiamoceli: con l’esempio,
con la preghiera, con la vocazione esplicita, con amore fraterno e senza ipocrisia. Dio resta sovrano nelle sue chiamate,
ma non mettiamo ostacoli, travi
sul suo percorso: sarebbe a nostro danno.
Sergio Ribet
Identità e predicazione
Da minoranza emarginata a componente della società - Il conformismo religioso - Il rischio di false e facili contrapposizioni
Il fatto che si torni a discutere della cultura sul nostro
giornale sta ad indicare che il
problema è sentito e non possiamo che rallegrarcene. Bisogna precisare subito però in che
senso usiamo questa parola.
Quando la si pronuncia, o si
sente pronunciare, si pensa abitualmente all’università, alle biblioteche, ai libri insomma ed a
tutti coloro che nei libri e dei
libri vivono.
In realtà cultura è da prendersi in un senso molto più ampio, comprende molte realtà,
oltre i libri. La radio e la televisione sono cultura, lo è la lingua che si parla, il modo di sistemare la casa, di vestirsi, di
andare in montagna, di cantare e
via discorrendo. Ma allora, potrebbe dire qualcuno, tutto è
cultura. In fondo sì, tutto quello che l’uomo fa e non è semplicemente legato alla sua natura
animale.
Se usiamo il termine in questo senso la cultura diventa sinonimo di « identità ». E’ insomma quello che mi qualifica come persona umana, come gruppo sociale, come realtà storica
rispetto ad altre persone, altri
gruppi, altre vicende. E’ la mia
cultura che mi distingue da un
altro uomo in quanto è il frutto
di una mia esperienza, ricerca,
elaborazione. Non a caso si osserva nella società moderna un
livellamento, un appiattimento
culturale, non perché la gente
sia meno intelligente o meno
istruita ma perché perde le sue
caratteristiche peculiari, diventa
massa.
Che importanza ha questo tema nel nostro discorso evangelico e nella nostra situazione
di comunità cristiana? Il nostro
essere evangelici, valdesi, metodisti non è solo una scelta di
fede, un fatto spirituale, ma un
fatto culturale. Noi siamo portatori e produttori di una cultura particolare, diversa da quella della maggioranza del nostro
paese. Una piccola cultura, cer
to, non possiamo illuderci di
insegnare a milioni di italiani
come devono pensare e vivere
e proporre loro degli schemi
culturali da seguire. Ma pur con
tutte le riserve e l’umiltà necessaria dobbiamo essere consapevoli che la nostra predicazione
si esprime in termini culturali
peculiari.
Il contadino valdese valligiano, educato alla scuola del suo
villaggio, cresciuto nel quadro
della vita della chiesa riformata, bilin^e spesso, membro delle associazioni religiose, così come remigrato meridionale tornato daH’America con la scoperta della Bibbia che legge e diffonde nel suo villaggio sono
espressioni di una cultura molto
precisa.
La differenza sostanziale fra
ieri ed oggi, fra il secolo dell’evangelizzazione e quello della
presenza significativa, fra l’essere minoranza emarginata (come siamo stati in Italia fino alla seconda ^erra) ed essere
componente di un nuovo progetto civile (come sembra stiamo
diventando) mi sembra essere
questa: ieri si era un mondo
chiuso, oggi si è aperti, fin troppo aperti. Ieri eravamo in casa,
oggi siamo in piazza.
Questo cambiamento è stato
molto rapido ed inatteso ed aggiungendosi al fenomeno dell’emigrazione interna ha messo
in crisi tutta la nostra opera.
Non è un caso infatti che ne
siano state vittime le chiese del
Sud più che quelle delle Valli.
Meriterebbe che ci si soffermasse un istante a valutare il vecchio schema, che ancor oggi circola fra noi, secondo cui le comunità delle Valli sono espressione di una vita tradizionale,
sonnolente nella loro routine di
« popolo evangelico » mentre le
comunità della diaspora italiana sono nuclei impegnati e viventi, coerenti nella loro testimonianza. Ad essere decimate dal
conformismo religioso e dai matrimoni interconfessionali sono
proprio quelle, non le chiese
valligiane. Dove sono i figli della borghesia delle nostre città, e
del nostro Mezzogiorno? Evangelici con cultura cattolica, cioè
senza convinzione, conformisti
del nuovo corso.
La cultura, che ieri serviva a
cementare una identità di resistenza e nello stesso tempo ne
era espressione, dovrebbe oggi
servire a colloquiare e dar ragione delle proprie istanze critiche. Ed invece non lo sa lare. Culturalmente forti finché si
è trattato di resistere, siamo diventati più deboli quando si tratta di proporre. Questo vale per
il nostro secolo, neH’800 le cose
erano forse un pochino diverse perché la situazione era diversa.
Si tratta dunque oggi di ricreare gli strumenti culturali
per alimentare la nostra identità missionaria. Ricercare insieme quali debbono essere gli elementi utili ad una riconversione dei nostri strumenti culturali
per i nuovi compiti.
E qui probabilmente ci dividiamo subito fra coloro che intendono fare questo proiettandosi nel futuro, cercando cioè di
creare del continuo una identità culturale nuova, adatta al
momento, e coloro che vogliono
salvaguardare il patrimonio della cultura del passato, la memoria storica; fra coloro che
vogliono creare l’identità come
un perenne raffrontarsi della lede con revangelo e coloro che
vogliono fare questo raffronto in
Un contesto di memoria.
Se non stiamo attenti finiremo ancora una volta vittime di
false contrapposizioni come
quella Valli immobiliste-diaspora dinamica, destra conservatrice-sinistra progressista, tradizionalisti legati alla storiaevangelizzatori itutto evangelo
ecc. Sarebbe peccato perché
spenderemmo tempo prezioso in
polemiche inutili.
Giorgio Tourn
Se Ratzinger
vi condanna
Riceviamo e pubblichiamo
questa presa di posizione sulla
lettera della Congregazione per
la Dottrina della Fede.
Sorelle lesbiche e fratelli omosessuali,
vogliamo scrivervi in questo momento in cui vi raggiunge una vera e
propria maledizione ecclesiastica che
pretenderebbe di negare la vostra
identità di persone e la vostra volontà di stare a questo mondo e in questa chiesa a pieno titolo, senza diminuzioni o commiserazioni. Non ci
preme (tant'è superfluo) fermarci a
bollare l’infame arroganza vaticana che
mescola f teatrini di pace di Assisi
con continui atti di violenza sulle persone.
Preferiamo passarvi, da cuore a
cuore, tre piccole riflessioni.
La prima. Spesso quando i gerarchi
delle chiese maledicono, Dio benedice ed accompagna con il Suo amore.
Interroghiamoci sul punto di vista di
Dio e mettiamo al centro la speranza
dell'evangelo di quel Gesù ohe non
fa distinzione tra le nostre varie identità. La nostra comune identità è la
sequela di Gesù. Chi è eterosessuale
e chi è omosessuale ringraziano l’unico Dio e seguono lo stesso Gesù.
La seconda. Non raffreddiamo la nostra fede per colpa di qualche tiranno ecclesiastico. Salutiamo i faraoni
d’Egitto e non accettiamo alcun Führer
portatore di catene e di angoscia: siamo tutti ugualmente chiamati all’amore, alla responsabilità, alla gioia,
alla libertà vera dell’evangelo sulla
strada del crocifisso e del risorto.
Estendiamo nella chiesa cattolica e
nella società quella ribellione in no
me della libertà evangelica che cpermetterà di vivere una esistenza
più ricca di speranza e di solidarietà.
La terza. Per promuovere una ribel
lione profonda e liberatrice dentro la
chiesa occorrono uomini e donne che
si diano la mano anche sul piano delle idee, delia ricerca bìblica e teologica continua e seria. Occorre una
preghiera comunitaria e personale che
sorregga — in positivo — il cammino
di fede e di impegno nella continua
conversione di tutta la nostra vita. C'è
bisogno di voi per far vedere, ancora
una volta, che la libertà evangelica
sa confrontarsi senza paura e sa anche lasciare alla "grande pattumiera
teologica’’(K. Barth) tutto ciò che ci
impedisce un gioioso e responsabile
cammino di fede e di umanità.
Comunità cristiana di base
di Pinerolo
DALLA VAL GERMANASCA
La seggiovia «13 Laghi»
La stampa sportiva, i grandi
quotidiani, le agenzie turistiche
hanno iniziato vasti notiziari sulle prossime manifestazioni ed attività invernali sciistiche. Effettivamente la stagione sta per
aprirsi e milioni di sciatori fremono. Con tali previsioni, le società esercenti impianti hanno tirato i conti delle passate gestioni
decidendo di rinnovare attrezzature e comfort.
Ma i turisti fanno sempre i
conti con il portafoglio e in molti, anche i nostri delle vallate e
del pinerolese, fino a Torino, fra
i costi dei lunghi percorsi, i trafori, le lunghe code doganali, preferiscono le vicine belle montagne.
La suggestiva Val Germanasca
ora è facilmente accessibile; ottimo il rinnovato fondo stradale,
immediatamente sgombra dalla
neve la strada, ed ecco che la
Seggiovia « 13 Laghi», anno dopo
anno, vede aumentare la sua
clientela.
Altri impianti nelle zone circonvicine, o sono completamente
morti (come la cabinovia «Vandalino » di Torre Pellice), o tirano avanti attraverso serie difficoltà, come il Rucas di Bagnolo
o le seggiovie e sciovie di Pragelato che, dopo alterne vicende, si
riattivano. Ci sono poi altri impianti nella zona, più modesti:
in Val Varaita, a Ponte Chianale,
con una seggiovia e cinque sciovie, a Grissolo (che ha sofferto
una lunga crisi di attività) con
una seggiovia e cinque sciovie.
Quasi un trentennio fa, nel luglio del 1957, per la valorizzazione deH’incantevole conca di Prali e dei 13 Laghi, ci riunimmo in
molti per dar vita alla Società
« Seggiovia 13 Laghi ». L’appello,
malgrado alcune titubanze, ebbe
successo e la Società gode tuttora, se non ottima, buona salute, come ci è stato riferito all'annuale assemblea dei soci il 26 ottobre scorso. A seguito dei continui impegni e rinnovamenti ora
la « 13 Laghi » offre alla sua clientela 2 seggiovie e 6 sciovie, con
campi di discesa, fondo e pattinaggio, 5 piste sul ’Eric Rond’,
la pista ’Verde’, la ’6’, ’Alpet-Malzat’, la ’Oro’ e la ’Rossa’, ben note ai provetti sciatori, e vari altri itinerari, come il ’Selle’, il ’Canalone’, ’Eric Rond -13 Laghi-'Malzat’ per sciatori dai solidi garretti.
Come hanno riferito il Presidente, Aw. Edo 'Floreale ed alcuni infaticabili collaboratori, il dr.
Aldo Durand, W. Grill, Gianni
Gay e il fedele e sempre entusia
sta Aw. Ettore Serafino, la
Società ha realizzato, nell’esercizio al 30.6.’86, dagli impianti seggioscioviari, lire 645 milioni circa, di fronte ai 506 milioni dell’esercizio precedente. Pure in
forte aumento l’incasso del Ristorante Bar ’Capannina’, che svolge
un ottimo servizio. Merita un
plauso tutto il personale, dai capi
agli addetti agli impianti, per il
lavoro svolto coscienziosamente
e a volte con abnegazione, con la
semplice e onesta cortesia dei
pralini, che ha permesso al turista di godere un buon soggiorno.
In linea di massima, gli impianti vengono man mano rinnovati; una spesa rilevante è quella
relativa ad un nuovo battipista
"Prinoth 200” cosicché ora la bat
titura delle piste è assicurata da
due "Prinoth Big” e dal nuovissimo “Prinoth 200”.
Una Società che va avanti, che
si sostiene e mantiene unicamente grazie alla correttezza della
sua amministrazione ed al sempre crescente numero di passaggi/clienti, di cui la gran parte
da anni sono abbonati alla « 13
Laghi ». Infine, va notato che la
Società, oltre ad un caposervizio,
conta 9 dipendenti fissi; durante
la stagione invernale, sia per il
Ristorante ’Capannina’ che per
gli impianti Baby principianti e
il campo scuola di Ghigo, una
dozzina di addetti saltuari trovano il loro impiego.
Domenico Abate
NUOVO QUOTIDIANO
Rinasce il Corriere Alpino
PINEROLO — Sarà in edicola il 14
novembre (se tutto andrà bene) un
nuovo quotidiano: Il Corriere Alpino.
Recherà notizie regionali del Piemonte. E’ l’iniziativa di un gruppo edito
riale legato alla cultura politica laica
e liberale. Auguri dalla redazione e dai
tipografi della tipografia che ha stampato la prima edizione, negli anni ’50,
de « il Corriere Alpino ■> settimanale.
9
14 novembre 1986
cronaca delle Valli 9
A CHE PUNTO E’ L’OSPEDALE DI TORRE PELLICE?
Proseguire
nelUmpegno finanziario
il programma della prima fase dei lavori attuato nei tempi previsti Si tratta, ora, di andare avanti con entusiasmo nella stessa direzione
INCHIESTA
« I! Sinodo, rallegrandosi dell’andamento positivo dei lavori
di ristrutturazione dell’Ospedale
di Torre Pellice, ringrazia le
Chiese, i Comitati esteri, l’Associazione Amici dell’Ospedale
ed i singoli donatori per la loro
generosità. A seguito della decisione di procedere subito all’attuazione dell’ultima fase in progetto, invita le sorelle e i fratelli
deile- nostre chiese a proseguire
neirimpegpio finanziario fin qui
assolto » (Art. 45/S1/86).
La decisione della CIOV di
procedere, senza interruzioni,
alla realizzazione della cosiddetta
fase B dei lavori, cioè la ristrutturazione della vecchia sede dell’Ospedale, secondo il progetto
a suo tempo approvato, ha trovato piena adesione da parte
del Sinodo con l’atto 45 su riportato che « invita i fratelli e
le sorelle delle nostre chiese a
proseguire nell’impegno finanziario fin qui assolto »,
La CIOV partendo da questo
atto sinodale propone quindi un
generoso rilancio in tutte le
chiese della colletta per l’Ospedale di Torre Pellice. E lo fa
con gioia, con speranza e con
eritusiasmo tenendo conto dei
seguenti dati positivi:
a) Il programma di coistruzione della fase A (edificazione
del settore centrale di collegamento dell’Ospedale, rifacimento del padiglione e parziale sistemazione dei terreni) è stato
attuato nei tempi previsti ed è
imminente il trasferimento dell'Ospedale nella nuova sede al
fine di consentire l’inizio della
fase B dei lavori.
b) Il costo previsto per questa prima fase dei lavori non
ha subito aumenti apprezzabili
(1..500 milioni), ed è stato interamente coperto.
Questi due risultati positivi e
incoraggianti sono stati tuttavia
USSl, 42 - VALLI
CHISONE ■ GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 16 NOVEMBRE 1986
Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664,
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese),
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 16 NOVEMBRE 1986
Luserna San Giovanni: FARMACIA
SAVEUONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 90223.
Ambulanza ;
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
raggiunti grazie alla concomitanza dei seguenti fattori;
1) L’Architetto Claudio Decker, che ha disegnato e predisposto il progetto, ne ha seguito l’attuazione con competenza e partecipazione e a sua volta l’impresa a cui i lavori sono
stati appaltati, la Ditta Armand
Pilón di Torre Pellice, i suoi
operai e la maggior parte dei
subappaltatori, hanno lavorato
con entusiasmo e professionalità.
La realizzazione dell’Ospedale
costituisce per loro anche im
impegno morale, in vista del bene della popolazione della Val
Pellice. Ad essi va la nostra riconoscenza.
2) L’Associazione Amici dell’Ospedale di Torre Pellice, le
Chiese Valdesi della Val Pellice,
altre Chiese Valdesi è evangeliche, le Chiese svizzere, tedesche,
olandesi, americane, famiglie,
singoli individui, hanno compiuto con tempestività uno sforzo
considerevole di generosità concreta, per cui esprimiamo apprezzamento e gratitudine.
3) Il personale sanitario, ausiliario, tecnico e amministrative dell’Ospedale ha dato una
notevole collaborazione nell’affrontare i disagi imposti dalla
presenza del cantiere, senza per
questo ridurre il livello quantitativo e qualitativo delle prestazioni sanitarie che, lungi dal
contrarsi, si sono ulteriormente
ampliate per rispondere alle esigenze del territorio. Con l’inizio
della seconda fase dei lavori il
disagio aumenterà ancora. A
tutto il nostro personale va la
nostra riconoscenza.
Poste queste premesse, andare avanti con entusiasmo neUa
stessa direzione diventa una
parola d’ordine che s’impone in
modo inderogabile. Tutti gli
sforzi compiuti sinora e che
hanno consentito • la conclusione
di questa prima fase dei lavori, sarebbero irrimediabilmente
frustrati se a questo punto si
dovesse registrare un cedimento della solidarietà finanziaria.
L’obiettivo è chiaro: il preventivo -per la fase B è fissato in
circa 620.000.000 (salvo imprevisti e aggiornamenti di alcuni
costi); l’inaugurazione è prevista per l’estate 1987.
Per questo ultimo sforzo impegniamo le nostre energie con
gioia ed entusiasmo. Data l’urgenza dei nuovi impegni, chiediamo a chi avesse già in atto
una raccolta di fondi, di voler
operare con tempestività i versamenti relativi.
Alberto Taccia
I versamenti possono essere eseguiti presso la CIOV o presso l'Associazione Amici dell'Ospedale:
c.c. bancario: I.B.l. Agenzia di Torre
Pellice N, 26307 intestato Tavola
Valdese I.O.V. oppure
c.c. bancario I.B.l. Agenzia di Torre
Pellice N. 25733 intestato Associazione Amici Ospedale Valdese di
Torre Pellice.
LO SCIOPERO
NELLA SCUOLA
(.0 sciopero del ,7. novembre costiitfiSoe un dato di grande importanza
per la scuola italiana non solo per
la percentuale (90%) altissima di adesioni che si sono registrate, ma anche e soprattutto perché finalmente il
dibattito e l’informazione sulla scuola si arricchiscono, pubblicamente, di
una delle voci realmente competenti
ad esprimere giudizi: la voce dei lavoratori della scuola.
Nelle numerose e partecipate assemblee di base che hanno preceduto lo sciopero, è stato approvato,
dalla quasi totalità dei lavoratori presenti (20 astensioni), un documento
in cui si evidenziano alcune questioni
fondamentali.
Il problema della formazione, ritenuto da tutti, a parole, come centrale nella vita di un paese, è in realtà
affrontato dalle forze politiche con
superficialità e scarso grado di competenza tecnico-scientifica. Alla proclamata centralità della formazione
non fa riscontro un adeguato impegno
finanziario per investimenti in questo
settore.
La scuola rimane sballottata tra:
1) la politica accentratrice e burocratica del ministro Falcucci che a
Hanno collaborato a questo
numero: Ennio Del Priore Aldo Ferrerò - Vera Long Bruno Rostagno - Margarete
Ziegler.
colpi di circolari e colpi di mano sta
affossando e svuotando di significati
innovativi le leggi più avanzate;
2) la campagna sempre più pressante dell'on. Martelli che, in forte
sintonia con Comunione e Liberazione, aùèpica lo àvilupjio della scuola
privata in nome della libertà di espressione (?):
3) la proposta-richiesta della Confindustria di assumere la gestione
della formazione professionale, che
non a caso è il settore maggiormente finanziato con soldi pubblici (anche CEE).
Dei veri mali della scuola italiana
in realtà la gente sa poco, non ne
conosce le cause; ne subisce solo gli
effetti come II subiscono i lavoratori
della scuola con un progressivo decadimento del loro ruolo e della loro professionalità.
Per questo lo sciopero del 7 novembre è stato importante e deve
segnare l'inizio di un nuovo discorso
sulla scuola. Nella piattaforma contrattuale, che il governo si ostina ad
ignorare nei suoi contenuti, non c’è
solo la richiesta di aumenti salariali, ma c’è anche la richiesta di strumenti e finanziamenti per combattere la selezione (150.000 persone all'anno non raggiungono il diploma di scuola media), per fornire un servizio qualificato alla società, per garantire il
diritto allo studio ed una prospettiva
per il futuro.
Per raggiungere questi obiettivi non
bastano le briciole. Occorrono seri
impegni ed investimenti economici
da parte del governo.
Con il 7 novembre la scuola torna
ad essere protagonista nell'interesse
di tutti.
C.G.I.L.-Scuola, Pinerolo
Droga,
che fare?
TORINO — « Secondo lei, in Italia
si riuscirà ad eliminare il problema
droga? ». E’ stato chiesto per telefono a 1208 persone di età superiore ai
15 anni scelte in modo rappresentativo fra gli abitanti degli 8086 comuni
d'Italia. La Telemark Italia di Torino
ha effettuato II sondaggio per conto
della RAI che ne ha presentato i risultati nelle due nuove puntate di
« Droga, che fare? ».
Vediamo alcuni risultati.
Alla domanda sopra citata ha risposto negativamente il 59,6% degli intervistati: una percentuale che si alza notevolmente tra chi ha un livello
di istruzione più elevato (68,0%), tra
chi ha una conoscenza personale del
problema (67,1%) e, dato significativo,
tra i giovani fino a 24 anni (71,1%).
Alla richiesta di elencare gli strumenti più efficaci nella lotta alla droga, la prevenzione raccoglie la percentuale più alta (28,5%), ma la repressione, nelle sue varie forme —
pene più severe, azioni poliziesche,
eliminazione delle colture, punizioni
ai consumatori — ha un alto consenso: ben il 60,0%.
Indicativi i valori più Sbassi, assegnati rispettivamente alla liberalizzazione (2,5%), al trattamento sanitario
obbligatorio (5,1%) e alla punizione
del tossicodipendente (5,1%).
La prevenzione è preferita tra chi
è nella fascia d'età tra i 25 e i 39
anni, ed ha un grado più elevato di
istruzione.
Sembra quindi che gli italiani siano
convinti di dover a lungo convivere
con la droga: lo fanno credere la
diffusione capillare (35,3%) e ia mancanza di volontà politica di affrontare la questione (31,9%). Ne sono
convinti in prevalenza i giovani, gli
studenti e soprattutto quanti hanno
una conoscenza diretta del problema.
La tendenza degli ultimi due anni
è verso l'aumento del fenomeno, secondo la maggioranza degli intervistati (60,7%), anche se i giovani sono più propensi per una stabilità
(18,1%); crede ci sia una diminuzione invece (13,2%) chi abita nelle regioni nord-ovest ed ha una conoscenza diretta del fenomeno.
L'informazione è arveora fornita in
gran parte dai mass media (62,9%),
ma c'è un 13,6%, in gran parte giovani e studenti (26,2%) che conoscono personalmente gerrte che fa uso
di sostanze stupefacenti.
« Ritiene che un tossicodipendente
sia in grado di lavorare e vivere una
vita normale? » chiede l’intervistatore: il 60,3% ritiene di no, ma c’è un
37,5% in prevalenza giovane (41,7%)
• e con una conoscenza diretta del fenomeno (42,1%) che ritiene compatibile la droga con una vita normale.
(ASPE)
Segnalazioni
SAN GERMANO — L'Unione sportiva Sangermanese organizza per domenica 16 novembre la prima edizione
della “ Strasangermano », una camminata non competitiva attraverso il
paese, di circa tre chilometri e mezzo. Il fatto in sé non sarebbe forse
degno di nota, perché in molti altri
paesi si organizzano manifestazioni
simili. Ciò che invece caratterizza la
giornata sangermanese è il fatto che
il ricavato della manifestazione sarà
devoluto alla costruzione del nuovo
Asilo per anziani.
Accanto al fatto di poter fare una
bella passeggiata nei colori autunnali
della Val Chisone, chi si iscrive avrà
dunque la possibilità di dare il suo
contributo per un'opera tanto importante per la valle.
La quota di iscrizione sarà di L.
3.000 e le iscrizioni si raccoglieranno
fino a mezz'ora prima della partenza,
che è fissata per le ore 10, dal piazzale davanti alle scuole elementari.
« (Voi chiamiamo beati quelli
che hanno sofferto »
(Ep. Giacomo 5: 11)
E’ deceduto dopo lungo soffrire
Alberto Giuseppe Caydou
Lo annunciano affranti la moglie
Fiorentina, i figli Adriano e Alice con
Giulio Bechis, i diletti nipoti Daniele
e Sarah.
Eventuali offerte in memoria a favore dell’Asilo valdese di Luserna S.
Giovanni.
Torino, 1 novembre 1986
RINGRAZIAMENTO
« Dio è per noi un rifugio ed
una forza »
(Salmo 46: 1)
I familiari della compianta
Jolanda Long ved. Ribet
Anaiana RlV-SKiF - Ex Partigiana
di anni 80
nelTimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano di cuore tutti coloro
che, con presenza, fiori, scritti, parole
di conforto, opere di bene, sono stati
loro vicini nella dolorosa circostanza.
Rivolgono un pensiero riconoscente
ai pastori Bruno Rostagno e Severino
Zotta, al medico curante prof. Alberto
Tobia, al personale medico e paramedico rep. Medicina deR’Ospedale Civile
« E. Agnelli » di Pinerolo, della Clinica dermatologica universitaria « San
Lazzaro » di Torino, deR’Ospedale
Valdese di Pomaretto, del Rifugio
« Carlo Alberto » di Lusema San Giovanni, dell’Ospedale Valdese di Torre
Pellice.
Un sincero e commosso grazie al
Gruppo Anziani RIV-SKF di ViRar
Perosa, alle Sezioni ANPI di Villar
Perosa e di Inverso Pinasca, all’Associazione Nazionale Carabinieri ed ai
vicini di casa.
Le offerte gentilmente pervenute saranno devolute alla Chiesa Valdese di
ViRar Perosa, aH’Asilo dei Vecchi di
San Germano Chisone ed al Rifugio
« Carlo Alberto » di Luserna S. Giov.
Villar Perosa, 13 novembre 1986
RINGRAZIAMENTO
I figli, la sorella, il fratello della
compianta
Fannj Griglio ved. Grazzini
profondamente commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di
affètto tributata alla loro cara, nelrimpossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano tutti coloro che con fiori,
parole di conforto e la loro disponibilità, e presenza ai funerali, hanno
partecipato al loro immenso dolore.
Un grazie particolare al medico curante doti. Pier Giorgio Griffa, al caro
Fausto, alla cognata Lidia, alle nipoti
Ines, Irma, Nedina Griglio, alle amiche Marta, Mariuccia e Palmina per
la loro amorevole ai^istenza, all’affezionatissimo Adolfo Oggero, ai vicini
dì casa famiglie Scalerandi e Castagno,
al pastore Bertolino, all’Ass. Artigianato C.N.A. Pinerolo, al Consiglio di
Amministrazione COGART Pinerolo,
al Centro Anziani S, Secondo, all’AVIS
S. Secondo, agli Amici di Dina, agli
Amici della Pro Loco S. Secondo.
San Secondo, 3 novembre 1986
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, nreventivi a richiesta :
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10
10 uomoesodetà
14 novembre 1986
UNA MALATTIA DA SUPERARE INSIEME
UNO STUDIO DEL CEC
A. A.: alcolisti anonimi Lo straniero
Nata negli USA nel ’35
In Italia sono presenti
Sono già molti anni che l’Organizzazione mondiale della Sanità, insieme ad altre Associazioni mediche del mondo anglosassone, ha riconosciuto l’alcolismo come una malattia « progressiva, inguaribile e mortale ».
Si potrebbe quindi dedurre che
l’equazione alcolista=malato è
un concetto ormai scontato venuto a sostituirsi all’antico pregiudizio secondo il quale l’alcolista
(o alcolizzato) è un vizioso. In
realtà, se ci soffermiamo a considerare ratteggiamento ufficiale nei confronti dell’assunzione
di alcol o di droga, ci rendiamo subito conto che questa seconda dipendenza fa una presa
ben maggiore suH’opinione pubblica. Comunque, anche sé in
rnisura inadeguata, del problema dell’alcolismo si occupano
medici e sociologi unitamente
ad un certo numero di istituzioni.
l’associazione è diffusa in tutto il mondo200 gruppi - Uscire dall’alcolismo col dialogo
NOVITÀ’ CLAUDIANA
E’ appena uscito il nuovo
calendario:
Valli nostre
1987
con 13 vedute . colori — versetti biblici e didascalie in 5
lingue — indirizzi delle Chiese evangeliche membri della
Federazione e delle Chiese di
lingua italiana all’estero —
indirizzi dei Pastori emeriti.
Lire 5.300 (IVA inclusa)
Si raccomanda alle chiese di
ordinare SUBITO le copie
necessarie al fine di evitare
la congestione delle Poste tipica nel periodo natalizio-inizio anno nuovo.
CLAUDIANA Editrice,
Via Pr. Tommaso, 1
10125 TORINO
re; dice A.A.: « Se vuoi continuare a bere è affare tuo, se desideri smettere di bere e non
ce la fai, allora è affare nostro ».
Il tonO' è pratico, quasi sbrigativo, ma la semplicità (Easy
does it) è uno dei primi insegnamenti che l’alcolista neofita
riceve dagli A.A. anziani i quali
« curano » se stessi dando suggerimenti indispensabili e preziosi. Nessun dogma, nessuna
imposizione, è ciò che appare ancor più singolare ad un occhio
estraneo; nessuna terapia medicamentosa. Dalla cura di quell’oscuro malessere spirituale che
per l’alcolista nel problema è un
compagno costante e irrimmciabile come il bicchiere, anche il
fisico trova un subitaneo giovamento.
La terapia di A.A.
I membri di A.A. (Associazione Alcolisti Anonimi, presente
in misura massiccia in tutto il
mondo), non pretendono di affrontare da un punto di vista
scientifico il problema della malattia alcolica. Non si sostituiscono nello studio e nella ricerca al medico, al neurologo e allo
psicologo. Parlano, invece, e molto diffusamente, della terapia di
recupero cui debbono la loro
salute mentale e, di conseguenza, fisica; e sono sempre pronti
a dire delle proprie reazioni a
quanto A.A. ha loro proposto
per incamminarsi sulla via della
salvezza. Secondo il punto di vista di A.A., l’alcolismo è innanzitutto una malattia spirituale.
Ha ottime probabilità di guarigione da questa malattia l’alcolista che, impaurito e sconfortato, si dichiara vinto e vuole
sinceramente rinunciare al be
I ’’dodici passi”
Quali, in concreto, le armi che A.A. mette a disposizione
dei suoi membri, i quali ne faranno uso per sempre (nessun
alcolista si dichiara mai, infatti, ex alcolista)? a) La frequenza
ai Gruppi: nei Gruppi A.A., presenti quasi ovunque nel mondo,
gli alcolisti mettono in comune
esperienze e speranze, ammettendo i loro errori e dichiarando i loro progressi nella ricerca
corale di una migliore qualità
di vita quotidiana, b) Il rapporto con il Programma: nei « Dodici Passi » del Programma di
recupero che A.A. suggerisce di
fare proprio, ogni alcolista inizia con il riconoscersi « perdente » nei confronti dell’alcool e
procede per una strada in cui,
via via, scopre e puntualizza i
suoi limiti e i suoi errori, accettando che un Potere Superiore
(quello che ogni alcolista liberamente riconosce e fa suo) lo
aiuti ad eliminarli nei limiti del
possibile. I risultati ottenuti e
la meditazione sul risveglio spirituale che ne deriva sono il patrimonio che ogni A.A. ha fatto
suo al termine del Programma,
c) Il servizio: il trasmettere il
messaggio, facendo partecipi del
patrimonio acquisito quegli amici che soffrono ancora, alla ricerca di una soluzione, è il passo conclusivo del Programma
A.A.; non si tratta di un mero
atto di gratitudine; donare ad
altri ciò che si è ricevuto in
termini di equilibrio e serenità
e forza interiore significa consolidare la sobrietà raggiunta.
Cos’è A.A.
« Alcolisti Anonimi è un’associazione. di uomini e donne che
mettono in comune la loro esperienza, forza e speranza al fine
di risolvere il loro problema comune e di aiutare gli altri a recuperarsi dall’alcolismo. L’unico
requisito per divenirne membri
è il desiderio di smettere di bere. Non vi sono quote o tasse
per essere membri di A.A.; noi
siamo autonomi mediante i nostri propri contributi. A.A. non
è affiliata ad alcuna setta, confessione, idea politica, organizzazione o istituzione; non intende impegnarsi in alcuna controversia, né sostenere od opporsi
ad alcuna causa. Il nostro scopo primario è rimanere sobri
e aiutare altri alcolisti a raggiungere la sobrietà ».
A.A. è nata negli Stati Uniti
nel 1935 dall’intuizione di un
agente di cambio di New York,
bevitore « senza speranza » (anche se momentaneamente fuori
del problema) che comprese che
per « continuare a smettere di
bere »; doveva mettere in comu
ne la sua fragile sobrietà con
un altro alcolista. Lo fece, con
i brillanti risultati di cui siamo
testimoni, con un medico delrOhio, bevitore anche lui « senza speranza ». In Italia A.A. è
nata a Roma nel 1972 in Via Napoli con la sponsorizzazione di
un Gruppo anglofono. Il « Messaggero » ne dava notizia con
un titolò: « Non bere, parla »,
che metteva l'accento sulle difficoltà che ogni alcolista incontra al momento di aprirsi e di
parlare dei suoi problemi. Attualmente A.A. italiana conta
più di 200 Gruppi. I suoi Servizi Generali hanno sede a Roma
in Via Domenico Lupatelli 62/e
dove ad un apposito numero
telefonico (06/5280476) rispondono a turno gli alcolisti recuperati che continuano a « curarsi »
donando quanto hanno ricevuto
da questa Associazione che chiede ai suoi membri, tassativamente, solo una cosa: di mantenere l’anonimato. A livello personale l’anonimato offre a tutti
i suoi membri una protezione
dall’essere identificati come alcolisti, una difesa spesso molto
importante per i nuovi venuti.
A livello di stampa, radio, cinema e televisione l’anonimato
sottolinea l’uguaglianza di tutti
i suoi membri nell’Associazione,
ponendo un freno alle persone
che possono aoprofittare della
loro appartenenza ad A.A. per
cercare riconoscimenti, acquisire potere o guadagno personale.
Accanto ad A.A. operano AlAnon e Alateen, associazioni che
accolgono i familiari degli alcolisti. Di loro si parlerà più dettagliatamente in un prossimo
articolo.
A. A.
L’esodo di vietnamiti, cambogiani, laotiani. I più poveri tra
i poveri: i ’’rifugiati” in Africa.
Le emigrazioni, dovute a fattori
politici e a fattori economici, in
Sud America e in Centro America. I cinque milioni di afghani che sono dovuti fuggire in
Pakistan ed in Iran. I palestinesi privati spesso anche delle
terre d’esilio. Dominicani in Haiti, sudafricani esuli in patria,
asiatici che sognano le ricchezze
del Golfo Persico, urbanizzazione selvaggia col miraggio di una
città più ricca della campagna.
E, in Europa: « la barca è piena », come già si diceva in tempo di guerra?
Tutti problemi che si sono affacciati, una volta o l’altra, alla nostra coscienza, ma che poi
l’attualità incalzante ha rimosso (o che la coscienza ha rimosso, con la scusa di altre tragiche attualità).
Un libro appena uscito ha il
merito di ricordarci, in una novantina di pagine, questi e altri
problemi dell’emigrazione. Si
tratta di una pubblicazione del
Consiglio Ecumenico delle Chiese, nella collana «The Risk Book
Series », scritta da André Jacques, segretario per l’emigrazione della Commissione di aiuto
tra le chiese, rifugiati e servizio
al mondo (CICARWS) del Consiglio Ecumenico delle Chiese,
dal titolo « The stranger within
your gates - Uprooted pecple in
thè World today » (Lo straniero
nelle vostre porte - Gente sradicata nel mondo d’oggi).
Il libro si basa su uno studio
più ampio, edito in francese nel
1985, dal titolo « Les déracinés:
refugiés et migrante dans le
monde », dello stesso autore,
ma si presenta ora aggiornato
fino agli ultimissimi avvenimenti. Oltre alla rievocazione puntuale, non viziata da pregiudizi
ideologici — nessun « sistema »
PRESBITERIANI USA
Non finanziare
i “contras
n
Le chiese presbiteriane chiedono al Congresso un cambio della politica in Centro America
La 198“ Assemblea Generale
delia Chiesa Presbiteriana (U.
S.A.) riunitasi nel giugno scorso a Minneapolis, ha votato un
appello al Congresso americano
affinché cessi di finanziare i
« contras » nella loro guerra contro il governo ed il popolo del
Nicaragua.
L’assemblea, composta dai rappresentanti delle varie chiese,
di cui metà pastori e metà laici, ha espresso in un lungo documento le cinque ragioni per
cui ritiene che la politica americana in Centro America sia
errata.
Anzitutto aiutare i « contras »
è ingiusto, in quanto i metodi
militari e terroristici adottati,
che conducono spesso ad atrocità documentate, sono moralmente indegni. Ed il governo
Reagan è responsabile dell’azione dei suoi agenti.
In secondo luogo, aiutando i
« contras », gli U.S.A. violano
la Carta delle Nazioni Unite e
gli altri trattati internazionali:
« Attraverso il nostro comportamento illegale, noi miniamo il
fragile rispetto della legge nel
mondo ».
■ In terzo luogo Tassèepblea fitiéne che là linea dègli "Stetti Urii
ti, così facendo, sia controproducente rispetto agli impegni
verso un pluralismo democratico. Il governo nicaraguegno
ha dovuto inoltre aumentare le .
i^e forze militari,-, idiventandÒ'’
più dipendente dairUnione Sovietica. In ultima analisi l’intervento U.S.A. ha prodotto alcime
delle condizioni che si era prefisso di prevenire.
In quarto luogo, aiutando i
« contras », isi diminuiscono le
prospettive di una soluzione negoziata al conflitto in Centro
America.
Da ultimo tale aiuto è ritenuto nocivo agli stessi interessi
nazionali statunitensi, in quanto crea sospetti e paure tra le
altre nazioni in America Latina, allontana l’apprcvazione e
l’appoggio degli alleati ed accresce l’instabilità e le prospettive
di guerra regionale.
« Per queste ragioni — conclude il documento — noi facciamo appello perché cessino
subite gli aiuti ai « contras » del
Nicaragua, per rispetto della sofferenza del popolo nicaraguegno
e per l’integrità morale della
nostra stessa nazione ».
R. G.
è indenne e senza colpe in questa tragedia — dei principali
fatti migratori di questi ultimi
tempi, un capitolo teologico ridescrive le vicende bibliche leggendole come storie di migranti. Una attenzione particolare è
data alle donne, che nell’emigrazione si trovano a portare un
fardello particolarmente pesante. Vari « miti » sull’emigrazione
(l’emigrazione è un fatto individuale; riduce la sovrappopolazione; le rimesse degli emigrati aiutano il paese di partenza,
ecc.) sono rigorosamente smentiti. Alcune appendici statistiche
basterebbero a smentire un pregiudizio largamente diffuso; che
i « paesi ricchi » sarebbero i
principali paesi di immigrazione. Al contrario, i paesi più poveri sono i più generosi nel dare asilo, forse perché conoscono la povertà. Solo il 17% degli
emigrati ha trovato asilo nei
paesi « ricchi » (Europa, Canada, USA, Australia e Nuova Zelanda); l’83% nel Medio Oriente,
in Africa, in Asia, nell’America
centrale e meridionale.
Le cifre, forzatamente approssimate per difetto, calcolate su
dati deirUNHCR e dell’UNRWA
(Alto Commissariato per i rifugiati e Agenzia per i rifugiati
palestinesi, dell’ONU) danno almeno dodici milioni e mezzo di
rifugiati nel mondo. Una stima
prudenziale può valutare quindici milioni di rifugiati e altri
trenta milioni di emigranti almeno nel mondo.
Sergio Ribet
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