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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì io settembre 1993
ANNO I - NUMERO 34
LA CRISI OCCUPAZIONALE
PUNTO DI
DOMANDA
GIORGIO GARDIOL
Torino. Il centro della città
è in fe.sta. Dappertutto incontri i giovani ingaggiati
dall’assessorato per la Qualità
della vita che ti invitano a far
festa; a ballare la tarantella
con Arbore, ad ascoltare i
gruppi musicali della città, a
sentire prestigiosi artisti di
jazz 0 di musica classica. E
«l’effetto Punto», il lancio
dell’ultimo prodotto della Fiat
auto, la vettura con la quale
dovremo andare incontro al
nuovo degli anni Duemila.
Nella festa si lanciano messaggi. Nei prossimi anni il
mercato europeo assorbirà 2
milioni di auto in meno. C’è
solo più posto per cinque
grandi produttori di auto. Una
delle grandi industrie dovrà
chiudere. Se non volete la disoccupazione - è questo il
senso forte del messaggio della Fiat - comprate Fiat, comprate la Punto.
Il messaggio fa riflettere.
Gli operai, gli impiegati fanno
i conti. Si scopre così che per
fabbricare il numero di auto
necessario per far restare sul
mercato la Fiat bastano, con le
nuove tecnologie adottate, poco più della metà degli attuali
addetti. Dietro la festa c’è la
cassa integrazione, ci sono le
liste di mobilità, l’incubo della disoccupazione. Nella città
più industriale d’Italia «l’effetto Punto» diventa un pressante punto di domanda collettivo: basterà comprare Fiat,
basterà rilanciare il consumo
dell’auto per salvare il lavoro?
La prima risposta viene dai
vescovi cattolici, che proprio
a Torino terranno il 28 settembre prossimo la loro «settimana sociale» del 1993.
«Lavorare meno, lavorare
tutti» lo slogan della sinistra
radicale italiana, dei Verdi europei, del potente sindacato
tedesco Ig-metal, viene oggi
rilanciato dal vescovo di Modena, Santo Quadri, responsabile della pastorale del lavoro
della Conferenza episcopale
italiana. Aggiunge il vescovo
che per raggiungere quest’
obiettivo bisognerà accettare
di ridurre il salario. E la proposta sarà certamente rilanciata a Torino alla fine di questo
mese.
Nasce allora un altro punto
di domanda. Basterà lavorare
meno, ridurre il salario, per
far lavorare tutti?
La Confindustria dice di no.
Occorreranno solidarietà e
ammortizzatori sociali a spese
dello stato per uscire dalla crisi. I sindacati annunciano che
i «lavori socialmente utili» sono esperienze già fallite in
partenza. Insomma nessuno ha
ben chiaro cosa bisogna fare. I
politici non sanno bene che
pesci pigliare, stretti tra l’esigenza di ritrovare il consenso
e le regole del «mercato». Alcuni propongono alternative:
«Lavorare meno, lavorare tutti, lavorare per l’ambiente e
per il sociale». La domanda
c’è. Ma i soldi ci sono? Se a
pagare deve essere lo stato, indebitato com’è, che cosa si
può fare?
Le famiglie intanto fanno
l’esperienza quotidiana di
avere un prepensionato, un
cassaintegrato, un disoccupato
al loro interno. La mancanza
di lavoro non tocca più solo le
famiglie operaie, ma anche i
ceti medi.
Le nostre piccole chiese
evangeliche, di fronte al
dramma della mancanza di lavoro, si attrezzano: nascono
nuove forme di diaconia per
l’aiuto delle persone in difficoltà. Continuano nell’azione
di denuncia dell’ingiustizia
quando si verificano casi clamorosi. Ma c’è una dimensione del lavoro delle chiesa locale che di fronte a questa crisi, che è strutturale e che durerà nel tempo, che bisognerà
attivare: l’accompagnamento
delle persone. In primo luogo
delle persone che sono toccate
dal fenomeno, ma anche di
quelle che apparentemente
non lo sono. Conoscere il problema significa già cominciare a gestirlo. Le chiese hanno
alle spalle una ricca esperienza in materia, l’elaborazione
di modelli di sviluppo alternativi, la proposta del Consiglio
ecumenico per una «sobrietà
di vita». In questa società senza bussola varrebbe la pena di
farla conoscere!
Il processo di pace fra israeliani e palestinesi ricorda la Bibbia
Il nuovo inizio comincia da Gerico
LUCIANO DEODATO
«Per fede caddero le mura di Gerico...»
(Ebrei 11, 30)
V
yy'tr venuto il tempo di mettere fine a
>> Jl/decenni di conflitti, di riconoscere reciprocamente i legittimi diritti politici, di fare ogni sforzo per vivere in pacifica coesistenza con dignità e sicurezza e
di realizzare un accordo di pace giusto,
totale e duraturo, così come una riconciliazione storica nella cornice del processo politico concordato...»: così recita il
preambolo della «Dichiarazione di principio» degli accordi tra Israele e l’Olp.
«È venuto il tempo...». La storia volta
pagina! Pace e giustizia, dignità e sicurezza si abbracciano, speriamo in modo
duraturo. Lo speriamo per il popolo
israeliano e per quello palestinese, per le
popolazioni tutte del Medio Oriente e per
il nostro mondo. Che il fragile accordo
trionfi su ogni ostacolo, ogni resistenza,
ogni egoismo; che non tornino più le sofferenze passate e si dischiuda per tutti,
palestinesi e israeliani, un avvenire di pace nella giustizia. Ecco il nostro augurio.
La storia volta pagina, e il nuovo inizio
comincia da Gerico. Gerico, la «città delle palme», la città dalle mitiche mura
possenti crollate al suono delle trombe e
del grido del popolo d’Israele: «Per fede
caddero le mura di Gerico» (Ebrei 11,
30). Non per un’azione militare, non per
un calcolo politico, ma per una scommessa sul futuro; non certo uguale, ma
simile a quella di oggi. Allora Giosuè
pronunciò una terribile maledizione; «Sia
maledetto, nel cospetto delTEtemo, l’uomo che si leverà a riedificare questa città
di Gerico. Egli ne getterà le fondamenta
sul suo primogenito, e ne rizzerà le porte
sul più giovane dei suoi figlioli» (Giosuè
6, 26). Come a dire che chi ne avesse voluto ricostruire le mura, si sarebbe da sé
precluso l’ingresso nel futuro.
E così, purtroppo, accadde. Racconta
la Bibbia (cfr. I Re 16, 34) che all’epoca
di Achab «Miei di Bethel riedificò Gerico; ne gettò le fondamenta su Abiram,
suo primogenito, e ne rizzò le porte su
Segub, il più giovane dei suoi figlioli».
L’orrore per questi sacrifici umani
riempì i secoli successivi. Gerico, la lussureggiante città delle palme, oasi benedetta per i beduini del deserto, culla della
civiltà, incontro di culture, cerniera tra
Nord e Sud, Est e Ovest, divenne la città
maledetta. Lì si infranse l’ultimo, disperato tentativo di fuga di Sedekia, ultimo
re di Giuda, travolto dalla potenza bellica
del re di Babilonia. Allora, come diranno
poi gli ebrei della diaspora, la «Shekinah», la gloria di Dio, la sua presenza,
emigrò da Gerusalemme e ancora non vi
ha fatto ritorno.
Passano i secoli. Un giorno un uomo
scende da Gerusalemme a Gerico e si
imbatte in ladroni che lo spogliano di
tutti i suoi averi e lo lasciano mezzo
morto sulla strada. Passa un samaritano
che lo soccorre e si prende cura di lui
(cfr. Luca 10, 30 ss.). La strada di Gerico
diventa per noi da quel momento la via
della misericordia, la pratica dell’amore
e della giustizia. Perciò ad ogni nostro fi- ,
glio, ad ogni nostra figlia abbiamo insegnato la «parabola del buon samaritano»,
e ancora la ripeteremo nelle generazioni
a venire.
Sono i ciechi di Gerico (cfr. Matteo 20,
29 ss.) a riconoscere in Gesù, che esce
dalla città per salire a Gerusalemme dove
sarà crocifisso il Messia, e gli gridano;
«Signore, figliol di Davide, abbi pietà di
noi!». «E in quell’istante - racconta
l’evangelista - ricuperarono la vista e lo
seguirono».
Ma la storia più bella, legata a Gertco,
è forse quella dell’incontro tra Gesù e
Zaccheo, il venduto al potere romano, lo
sfruttatore del suo popolo, l’arricchito
ingannando il povero. Gesù entra nella
sua casa, pranza con lui e dice: «Oggi la
salvezza è entrata in questa casa, poiché
anche questi è figliolo di Abramo; poiché
il figliol dell’uomo è venuto per cercare
e per salvare ciò che era perito» (Luca
19, 1 ss.).
Perché la più bella? Perché ci parla di
una benedizione in Abramo che non conosce maledizioni di sorta e si allarga a
SEGUE A PAGINA 8
Congresso Fgei
Silvia Rostagno
nuova
segretaria
Silvia Rostagno, psicoioga,
del gruppo Fgei di Roma, è la
nuova segretaria nazionale
delle Federazione giovanile
evangelica italiana (Egei). Lo
ha deciso il Consiglio della
Fgei al termine del IX congresso che si è tenuto a Ecumene dal 2 al 5 settembre.
Molti gli argomenti trattati
dai 120 partecipanti, in rappresentanza di 40 gruppi dei
giovani battisti, metodisti e
valdesi in Italia. Il Congresso
ha sostanzialmente confermato la linea di azione sin qui seguita dalla Fgei: l’approfondimento di fede, l’impegno nel
Mezzogiorno e tra i migranti.
La ricerca su Dio, il senso
dell’incontro col Cristo, la ricerca sui metodi di lettura biblica e sulle forme di comunicazione del messaggio evangelico rimangono una delle
priorità del lavoro della federazione. L’annuncio dell’
Evangelo è fatto nel contesto
di una società italiana che sta
profondamente mutando. Per
questo il prossimo campo studi della Fgei (1994) sarà dedicato ai mutamenti della politica in Italia.
I giovani evangelici continueranno il loro impegno contro ogni forma di razzismo.
Non appoggeranno quindi
movimenti come la Lega, che
vogliono la divisone dell’Italia, continueranno a considerare la «questione meridionale» una questione nazionale, e
organizzeranno un convegno
«sulla mafia» in Piemonte.
Gioventù evangelica diventerà sempre più una rivista di
dialogo e di discussione, mentre le notizie del movimento
saranno riportate nel Notiziario (pubblicato in «Riforma»)
che aumenterà la periodicità e
avrà una redazione meridionale con sede a Napoli.
Il testo ecumenico
sui matrimoni
interconfessionali
inserto
Tra Caino e Abele
pagina 5
Cultura
La Chiesa cattolica
di fronte alla
secolarizzazione
pagina 6
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 10 SETTEMBRE I993
A Stoccolma dal 20 al 30 luglio il Comitato esecutivo dell'Alleanza riformata mondiale
Il nuovo ordine mondiale^
l'Arm e i «poveri nomadi»
SALVATORE RICCIARDI
Domenica 25 luglio ho
avuto il piacere di predicare nella «Immanuelkyrkan»
di Jònkòping, la città natale
di Dag Hammarskjòld, a una
comunità di circa 250 persone, a cui ho dato anche un po’
di notizie sulla Chiesa valdese e sull’Alleanza riformata
mondiale (Arm). L’occasione
mi è stata appunto data dalla
seduta annuale del Comitato
esecutivo dell’Arm (Stoccolma, 20-30 luglio); per tutti i
membri del Comitato è stata
un’esperienza molto positiva
abbandonare le carte per il
week-end e stabilire un qualche contatto con la gente. Ci
ha ospitati la «Svenska Missionsfdrbundet» (una traduzione potrebbe essere Chiesa
missionaria svedese del Patto
o, forse meglio. Alleanza
missionaria svedese).
L’atmosfera cordiale, che
ha molto giovato alla scorrevolezza dei lavori, si è
espressa non solo nei saluti,
nelle chiacchierate informali
delle pause, nella condivisione del pane e del vino nel
culto di chiusura. Nel corso
delle sedute ci sono giunte le
notizie degli attentati alla
chiesa anglicana di Città del
Capo, delle bombe di Roma e
Milano, del sangue che ancora una volta ha bagnato il Libano. Ciascuna di queste
informazioni è stata motivo
di breve sospensione dei dibattiti, di scambio di commenti, di silenzio e di preghiera. I culti mattutini sono
stati anche momento di intercessione per le innumerevoli
situazioni di ingiustizia e di
sofferenza.
Nella sua relazione iniziale
il segretario generale Milan
Opocenskij invita a tener
d’occhio l’avvento del 2(XX) e
pesca dal libro Millennio di
Jacques Anali una descrizio
SCHEDA
L'Alleanza
riformata mondiale
L’Alleanza riformata mondiale è, come si sa, una famiglia di chiese riformate,
presbiteriane e congregazionaliste, fondata nel 1875
da 21 chiese, fra cui la
Chiesa valdese. Dopo le
verifiche effettuate dal Comitato esecutivo nella seduta di Stoccolma, essa conta
oggi 187 chiese collocate in
93 paesi, per un totale di
circa 72 milioni di credenti.
L’Arm è strutturata oggi in
5 dipartimenti; Teologia,
Cooperazione e testimonianza, Finanze, Donne e
uomini, Comunicazioni. Si
aggiunge un settore specifico di lavoro per il settore
giovanile. Dove è possibile,
le chiese membro costituiscono raggruppamenti geografici: Europa, Africa francofona, Africa anglofona,
Caraibi-Nord America; tali
raggruppamenti hanno propri organi di coliegamento e
presentano proprie relazioni
al Comitato esecutivo.
Dal 1990 è presidente
dell’Arm la prof. Jane Dempsey Douglass, dell’ Università di Princeton, succeduta
al pàst. Allan Boesak. Segretario generale è dal
1989 II prof. Milan Opocenskij, succeduto al past. Edmond Perret.
Il Comitato esecutivo è
costituito da 36 membri, ivi
compresi quelli ex officio.
ne del possibile prossimo assetto del mondo: «11 denaro,
le notizie, i beni di consumo
e la gente si muoveranno nel
mondo a velocità incredibile.
Molti vivranno come “ricchi
nomadi” superadicati, senza
con questo tagliare i legami
con le famiglie e le comunità
di origine. Molti di più saranno comunque i “nomadi poveri”, che saranno costretti a
una fuga continua dalle periferie sempre meno vivibili. 11
nuovo ordine che è alle porte
cercherà di tenere sotto controllo la violenza non con la
forza militare o religiosa, ma
col potere economico...». Che
cosa può essere la chiesa se
non una comunione di speranza e di solidarietà? E sono
proprio la solidarietà e la speranza a segnare il lavoro dei
dipartimenti...
Cooperazione
e testimonianza
Questo dipartimento affronta in maniera immediata
le realtà in cui ci si muove e
in cui si è chiamati a essere
testimoni: Ruth Kao ci ricorda che la prostituzione infantile a Taiwan (e altrove) è assai lungi dall’essere sconfitta.
Samuel Ador riferisce sull’
opera di arabizzazione e di
islamizzazione forzata perseguite dal governo sudanese, e
dice che malgrado ciò le
chiese cristiane sono in crescita numerica.
Discutiamo a lungo sulla
politica da seguire nei confronti delle chiese sudafricane, che si stanno muovendo
nella direzione di una collaborazione più stabile e stanno
faticosamente riflettendo su
quella giustificazione teologica dell’apartheid per la quale
erano state sospese dall’appartenenza all’Arm nell’Assemblea di Ottawa (1982) e
non riammesse in quella di
Seoul (1989); quelle assemblee avevano giudicato il sostegno teologico all’apartheid
non solo un errore, ma anche
un peccato e un’eresia che
imponevano la sospensione
delle chiese sostenitrici come
«status confessionis». 11 cammino è ancora lungo, però è
avviato: per l’Arm si tratta di
appoggiare e di vigilare.
Gli strumenti con cui il dipartimento lavora sono molteplici: dalle visite alle chiese
in difficoltà al sostegno economico e alla preghiera di intercessione, dalla diffusione
di notizie al monitoraggio
(promosso o appoggiato) su
elezioni politiche in sospetto
di essere pilotate; appelli
airOnu e alle organizzazioni
umanitarie non governative;
gemellaggi di chiese.
Non è detto che tutte le iniziative abbiano sempre un
buon esito. Per esempio, la
visita resa dal Comitato
dell’area europea ai rappresentanti del governo greco
(marzo 1993) per manifestare
il proprio disappunto circa il
progetto di legge caldeggiato
dalla Chiesa ortodossa in base al quale i cittadini sono tenuti a segnalare sulla carta di
identità la confessione religiosa di appartenenza non ha
sortito effetto alcuno. Le
chiese evangeliche in Grecia
soffrono per la carica discriminatoria insita nella legge e
per la delusione conseguente
alla mezza promessa, fatta in
occasione dell’incontro di
marzo e non mantenuta, che
la segnalazione sarebbe stata
facoltativa e non obbligatoria.
Un dipartimento nato da
poco, e assai vitale da subito,
si propone di «denunciare,
sfidare e trasformare la situazione attuale perché donne e
uomini possano pienamente
collaborare nelle chiese e
nella società». Più che di un
nome, si tratta di un programma.
Donne e uomini
Ovvio che questo titolone,
in inglese, venga reso con
una sigla brevissima e sonora; Pact («Program to Affirm,
Challenge and Trasform).
Il suo rapporto al Comitato
si apre con la solenne dichiarazione: «Il Pact non è un dipartiinento e non è un comitato. È una filosofia».
Responsabile del Pact è
una pastora di colore, Nyambura Njorge, che in pochi
mesi di lavoro ha programmato (e in parte realizzato)
un nutrito programma di visite a chiese, sinodi, comitati e
associazioni in diversi paesi,
per verificare e dove occorre
incoraggiare la piena condivisione di oneri e onori fra le
«due metà del cielo».
È stato auspicato un maggiore impegno da parte delle
chiese per facilitare la qualificazione teologica delle donne; e sono state invitate le
chiese che ancora non riconoscono il pastorato femminile
a rivedere la loro posizione
(non si deve però dimenticare
che alcune di queste chiese
vivono come piccolissime
minoranze in aree islamiche,
e questo certo non facilita le
cose).
Dipartimento teologico
Come altre famiglie confessionali, e con molte di loro, l’Arm è impegnata in una
rete di dialoghi bilaterali attraverso cui si cerca, da una
parte, di smussare gli spigoli
che è possibile smussare, di
aprirsi ai rispettivi gerghi teologici; dall’altra, di scandagliare la propria identità confessionale per verificare
quanto sia mantenuta, fino a
che punto stmtture organizzative e forme di culto possano
renderne conto con una libertà che non la travisi...
Contestualizzare il messaggio, riconoscere la possibilità
di contestualizzazioni diverse
da quelle a cui siamo abituati
e che ci sono congeniali, e
nel medesimo tempo non deflettere dai principi della
Riforma è un gioco di equilibrio che implica rischio e fatica, che sfida e rimunera.
«Chi siamo? Che cosa siamo chiamati a essere? In che
modo possiamo esserlo?» sono le domande con cui il dipartimento si misura. Sappiamo di dover essere pluralisti
ma non confusionari, aperti
ma non rinunciatari; di doverci muovere in un quadro non
di tolleranza autosufficiente e
spocchiosa ma di disponibilità fiduciosa e fraterna...
Il nostro Sinodo del 1992
ha espresso e trasmesso le
proprie valutazioni sul documento Verso una comune
comprensione della chiesa,
prodotto nel 1990 dall’Arm e
dal Segretariato pontificio per
l’ecumenismo. Troppo poche
sono le chiese che hanno fatto altrettanto perché il comitato Arm si trovasse di fronte
a un ventaglio di opinioni
sufficientemente ampio per
essere significativo. L’inevitabile rinvio all’anno prossimo rallenta l’apertura della
Un momento dei lavori. Al tavolo della presidenza la presidente Jane Dempsey Douglass e il segretario
generale M. Opocenskij
terza fase del dialogo, che invece da parte cattolica si tenderebbe ad accelerare.
Altro grosso problema con
cui si dovrà cominciare a fare
i conti è quello del fondamentalismo, anzi dei fondamentalismi religiosi, cristiani
e non, che vanno affermandosi in varie parti del mondo. Si
può definire il fondamentalismo come una risposta «spirituale» alle incertezze e ai pericoli della vita moderna. Per
il fondamentalismo cristiano
questa risposta si trova nella
Bibbia, che contiene la parola
divina senza «distorcerla».
Tutto è già definito nella
Bibbia: nessuna nuova interpretazione è necessaria. Così
la Parola di Dio viene «pietrificata» e può diventare un’arma da scagliare contro chi ha
un pensiero diverso. Si finisce così per sostituire al Cristo vivente una particolare interpretazione del messaggio
biblico, escludendone ogni
lettura contestualizzata e responsabile.
È chiaro che non si può rispondere con la semplice scomunica o con l’autosufficienza. I problemi esistenziali e
sociali che spingono verso
letture fondamentaliste sono
reali e seri: si tratta di avere
una visione totalizzante
dell’incidenza della Parola di
Dio sulla vita, e di fare attenzione a non considerare soddisfatte le esigenze dell’
Evangelo con una bella liturgia o con una qualche forma
di impegno sociale.
Finanze
Il dipartimento delle finanze ci ha occupato non poco
tempo, come facilmente si
può immaginare, tenendo
conto della molteplicità degli
impegni e purtroppo anche
del fatto che molte chiese
membro ritardano o dimenticano l’invio delle loro contribuzioni. La situazione è comunque relativamente tranquilla, perché si continua nella politica di non imbarcarsi
in iniziative che non abbiano
adeguata copertura.
La prossima assemblea
Per finire, tutto il Comitato
ha discusso a lungo il tema
della prossima assemblea generale, che avrà luogo, se Dio
vuole, nell’estate del 1997 a
Debrecen (Ungheria). La proposta iniziale «Sciogliere i legami dell’ingiustizia», ispira
ta a Luca 4 e a Isaia 61 è parsa attuale (purtroppo!) quanto
velleitaria: siamo davvero capaci di impegnarci in un simile compito, o non siamo
piuttosto nel quadro delle
aspirazioni?
Per questo motivo altri
hanno suggerito di orientarsi
nel quadro del banchetto
messianico, promessa di comunione e di accoglienza per
tutti, beninteso accettando la
responsabilità dei servi che
vanno a chiamare i convitati... Decideremo Tarmo prossimo e sarà il termine ultimo,
perché poi andranno mandati
i documenti preparatori alle
chiese, si dovrà dar loro tempo di studiarli, di nominare le
delegazioni, ecc.
Quale che possa essere la
decisione, non si potrà che
preparare un’Assemblea centrata sulla speranza. Questa
nasce dalla vocazione di Dio
che implica il perdono, che
dona allegrezza, che apre a
quel nuovo che la sua Grazia
rende possibile a dispetto della nostra inadeguatezza. Per
questo possiamo rispondere
«sì», quando Gesù ci dice
«Tu seguimi», come Milan
Opocenskij ha ricordato nella
predicazione di chiusura.
l*** *V\. ■<
La «Svenska Missionsfòrbundet»; una chiesa riformata
Ottantamila riformati in Svezia
La «Svenska Missionsfòrbundet» è una chiesa
riformata, staccatasi dalla
chiesa nazionale nel 1878 per
mantenersi libera nei confronti dello stato. Conta attualmente quasi 80.000 membri, radunati in 1.026 parrocchie con 500 pastori. Gli studenti del Seminario teologico
di Lidingò sono una settantina. Di questa chiesa mi hanno
favorevolmente impressionato alcune cose che provo a
elencare.
La buona salute dal punto
di vista finanziario, notevole
per una chiesa che ha deciso
di rinunciare a qualsiasi appoggio statale e conta solo su
se stessa, vale a dire sulle
contribuzioni individuali e
sulla conduzione di attività
che, oltre a avere uno scopo
sociale, hanno anche un risvolto finanziario (penso alle
palestre, alla cafeteria, alle
scuole tecniche collegate con
la chiesa di Jònkòping); né
considera disdicevole il frutto
di veri e propri investimenti
(per esempio, a Stoccolma,
siamo stati tutti alloggiati e
nutriti in un albergo eccellente che la chiesa possiede e
che ha affidato in gestione).
Gli edifici destinati al culto
e alle varie attività sono spaziosi, funzionali, lindi, dotati
di tutte le apparecchiature che
possono servire. Soprattutto
sono colorati e luminosissimi.
Forse inorridiremmo all’idea
delle panche di Torre Pellice
dipinte di giallo o di verde, e
non mi risulta che abbiamo
tanti edifici ecclesiastici in
cui la superficie vetrata sia
maggiore di quella in muratura. Si coniugano qui il desiderio della luce, assai limitata
da settembre a maggio, e la
consapevolezza che la presenza del Signore e il lavoro
nel suo nome non significano
necessariamente tetraggine.
La capacità di aver abbastanza realizzato quel che la
denominazione prometteva,
essere una chiesa «missionaria»: Ecuador, Congo, Zaire,
Pakistan, India e Giappone
sono paesi dove ci sono chiese evangeliche fortemente
collegate con questa da rapporti di tipo collaborativo e
non più, da tempo, di tipo
«missionario» a senso unico.
La disponibilità, la gentilezza, le premure di cui siamo
stati circondati dall’arrivo alla partenza; la presenza di osservatori, pastori e laici, alle
nostre sedute; l’organizzazio
ne di un pomeriggio di relax
con una gita via mare a. Stensnas (a circa un’ora da Stoccolma), dove la chiesa gestisce un bellissimo centro per
incontri che può ospitare fino
a 50 persone.
La dinamicità e l’impegno
dei giovani. La chiesa ne censisce circa 77.000, ivi compresi i bambini, e per la loro
cura impegna circa settemila
tra pastori dei giovani, animatori, assistenti sociali, monitori e via elencando. Non
mancano i centri per la formazione, come appunto quello di Stensnas. Ci è stato offerto anche uno spettacolo,
che ha illustrato l’attività
scoutistica, quella del canto e
dell’elaborazione di forme di
culto.
Senza idealizzare nulla, e
per evitare l’impressione che
lo stia facendo, segnalo il fatto che l’organizzazione giovanile di cui parlo ha messo a
disposizione dell’Arm (e delle chiese che suo tramite desiderano servirsene) un animatore sperimentato. La disponibilità è per un lavoro a
tempo pieno sull’arco di tre
anni, e la stessa chiesa svedese se ne accolla il carico finanziario per circa il 90%.
3
UENERDÌ io settembre 1993
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
wm
Il Congresso Fgei si è tenuto a Ecumene dal 2 al 5 settembre
Fede^ impegno sociale^ politica
_________LUISA NITTI_________
La Fgei è ormai vicinissima al suo XI Congresso
nazionale: dal 2 al 5 settembre, a Ecumene, si riprenderanno le file di discorsi già
cominciati e ripresi in più occasioni dallo scorso Congresso (Ecumene, Pasqua ’91) ad
oggi. «II Consiglio nazionale
uscente dell’ultimo Congresso - ricorda Daniele Bouchard, segretario nazionale
della Federazione giovanile aveva individuato e proposto
come prioritari tre temi di riflessione, ritenendo di raccogliere delle esigenze già presenti in numerosi gruppi aderenti alla Fgei».
Così ad esempio la riflessione sul fenomeno dell’
immigrazione è nata in primo
luogo perché ci si è resi conto
che molti gruppi Fgei già lavoravano sulla questione, alcuni solo discutendone, altri
collaborando con scuole di
italiano per immigrati, altri
ancora gestendo attività di accoglienza o servizio per immigrati. «Si è tentato allora continua Daniele Bouchard di dare forma al lavoro già
fatto o da svolgersi; è stata
creata una commissione che
ha preparato un convegno
sull’immigrazione, rendendosi disponibile a tenerlo là dove richiesto ed è stato avviato, in collaborazione con il
Servizio rifugiati e migranti
della Fcei, un progetto specifico di scambio con l’Albania, paese di forte immigrazione verso l’Italia».
Lo scambio ha visto già alcune tappe importanti: una
delegazione della Fgei si è recata in visita in questo paese,
si è stabilito un rapporto con
la Chiesa ortodossa autocefala di Albania (che ha restituito la visita in Italia nel febbraio del ’93) e con la missione battista presente a Tirana.
Per quanto riguarda il futuro
di questo progetto, si spera di
riuscire ad organizzare, a Tirana, un convegno per giovani protestanti e ortodossi.
Forse l’ambito in cui la
Fgei ha speso più energie in
questi anni riguarda il tentativo di rispondere ad una rinnovata richiesta e passione
per una riflessione allo stesso
tempo teologica e riguardante
la fede. «Appena si è aperto il
dibattito - così Daniele Bouchard prova a rileggere i momenti salienti di questa ricerca - superate le prime difficoltà, ci si è resi conto che
dietro l’esigenza di riprendere
il discorso sulla nostra fede si
nascondeva in primo luogo
un disagio; in più occasioni
(convegni, seminari ecc.)
emergeva un disagio rispetto
al fatto che il linguaggio che
ci è stato tramandato per
esprimere la fede (i riti, le liturgie, il modo di pregare)
spesso non sembrava più adeguato a tale scopo. Il primo
grosso risultato è stato quindi
di aiutare noi stessi e gli altri
giovani evangelici ad aprire il
discorso sulla fede in modo
problematico, provando a discutere a tutto campo, sentendosi liberi di mettere in discussione tutto. Aver provato,
ad esempio, a relativizzare alcune “definizioni” di Dio, riconoscendole come metafore,
ha avuto un enorme potere liberante. L’interesse e il coinvolgimento personale per una
ricerca in questa direzione si
è non solo confermato, ma
ben presto intensificato».
E anche chiaro però che
questo tipo di discussione è
solo all’inizio; dovrà proseSuire, e non solo durante il
prossimo Congresso. Secon
Daniele Bouchard, segretario Fgei uscente. Silvia Rostagno e Sandro Spanu a colloquio durante una pausa del Sinodo valdese
do Bouchard «bisogna cominciare a dire anche qualcosa in positivo, iniziare a cercare dei nuovi modi in cui
esprimere la nostra fede: abbiamo scoperto che alcuni
non ci soddisfano, adesso
dovremmo iniziare ad elaborarne di nuovi. Questa esigenza di una nuova sintesi non
dovrà certo essere la sostituzione di uno “schema teologico” ad un altro: ogni sintesi
non potrà che essere provvisoria. Fino ad ora questo dibattito è stato molto interno
alla Fgei: un grosso problema
riguarda dunque la necessità
che questa ricerca interloquisca con quella delle generazioni precedenti». Il dialogo è
in parte cominciato, in forme
varie; alcuni gruppi Fgei hanno provato, ad esempio, a
proporre culti alle rispettive
comunità su questo insieme
di problemi, suscitando reazioni varie, anche molto critiche. C’è ancora moltissimo
da fare.
Un terzo grosso filone di riflessione riguarda il Mezzogiorno e la mafia. Anche su
questo versante molti gruppi
(per il momento prevalentemente al Sud) sono stati impegnati negli ultimi anni in
momenti di approfondimento
e di elaborazione di progetti
concreti (organizzazione di
convegni, adesione alla settimana per la libertà indetta
dalla Fcei, elaborazione di
questionari rivolti a studenti
delle medie superiori ecc.).
Fino ad ora la mafia è stato il
tema centrale, ma è chiaro
che i confini di un tale ambito
di riflessione sono ampi e
tendono a sfociare in questioni più precisamente politiche.
«La Fgei continua ancora oggi - afferma ancora Bouchard
- a mettere in relazione in
modo problematico la fede
con l’impegno sociale e politico; la nostra fede, elemento
imprescindibile, mai scontato, sul quale siamo chiamati a
lavorare e crescere, non può
essere separata dal nostro essere cittadini attivi di questo
mondo».
Intervista realizzata nel
corso del Sinodo valdese a
Torre Pellice. Nel prossimo
numero un ampio servizio sul
Congresso Fgei.
Poggio Libertini
Due importanti
convegni
Il 17 e 18 settembre si svolgerà al Centro evangelico di
Poggio Ubertini, in provincia
di Firenze, un seminario internazionale promosso dall’Alleanza evangelica italiana, dal
titolo Cristiani e musulmani in
Europa come proporre T
Evangelo.
Gli oratori saranno il prof.
Domenico Maselli, docente di
storia del cristianesimo presso
l’Università di Firenze, il prof.
Edoardo Labanchi, direttore
del Centro di studi teologici
della Chiesa apostolica, il pastore Franco Santonocito, della Chiesa di Dio di Ostia, il
dott. Wibo Nicolai, di «Porte
aperte», il dott. Howard Norrish di «Operazione mobilitazione» e il dott. Colin Chapman della Church Missionary
Society. Quota di partecipazione L. 120.000. Prenotazioni e informazioni presso Servizio comunicazioni cristiane,
tei. 06-6146766; fax 066146868.
La chiesa di fronte a Israele
è il tema del VI incontro tra
Fratelli, valdesi e metodisti,
che si svolgerà a Poggio
Ubertini (Fi) tra il 24 e il 26
settembre prossimi per l’organizzazione del Comitato promotore iniziative evangeliche.
Sono previste relazioni di
Corrado Primavera e Rinaldo
Diprose, insegnanti di Storia
del cristianesimo e di Nuovo
Testamento all’Istituto biblico
evangelico (Ibei) di Roma,
Domenico Maselli, Daniele
Garrone, Bruno Corsani.
Per informazioni; Nicola
Picciani - via Colonnetta 80 66013 Chieti scalo. Tel. 0871563378. Altri numeri di riferimento: Gino Conte (0552477800), Gianluca Barbanotti (055-212576).
San Germano, una videocassetta sulla vita degli ospiti
Una giornata all^Asilo dei vecchi
Le manifestazioni per il
centenario dell’Asilo dei vecchi di San Germano sono avviate da alcuni mesi e si svilupperanno sempre più fino a
culminare, l’il settembre
1994, nella giornata celebrativa. Le iniziative saranno le
più disparate, e ne daremo
informazione di volta in volta.
Una videocassetta è stata
realizzata sulla storia e sulla
vita della casa, con la regia di
Gianna Urizio e le riprese di
Luciano Gallian. E stata
un’esperienza interessante e
nuova, che ha coinvolto gli
ospiti e l’andamento della casa
per due giornate molto piene.
È interessante sentire l’opinione di Gianna Urizio: «Nei
giorni che ho passato all'Asilo di San Germano, in parecchi mi hanno chiesto: Quando
torna?, era un’offerta di amicizia». E di amicizia si è veramente trattato, di desiderio di
conoscere e farsi conoscere
per cercare di consolidare
quello che poteva restare solo
un incontro occasionale.
«E fin troppo facile - continua Gianna parlare bene della
struttura dell’Asilo: l’edificio
è nuovo, è stato costruito con
criteri moderni e rispettosi dei
bisogni dell’anziano. Non mi
aspettavo invece l’atmosfera
informale che vi ho trovato.
Più che un’opera per l’assistenza all’anziano, l’Asilo mi
è sembrato una casa, certamente grande e rumorosa ma
con un’atmosfera simile a
quella di una grande famiglia:
■
Il recente edificio che ospita l’Asilo del vecchi
viva, composta da persone
con caratteri diversi, nel bene
e nel male ».
La vivacità di quelle giornate è stata veramente eccezionale. Ognuno voleva essere ripreso, al meglio, con il vestito
più bello, raccontare qualcosa
di sé, o anche solo guardare il
va e vieni dell’operatore e
delle luci. Avere cioè un po’
di dimestichezza con un mestiere poco conosciuto e affascinante.
Ma il parere di Gianna su
questo rapporto con gli ospiti
è molto bello; «Eppure la sorpresa più grande sono stati gli
anziani. Il primo giorno mi
sembravano tutti uguali, ma
già al secondo giorno distinguevo le facce, le persone:
avevo degli amici. Nei due
giorni di ripresa sono state
sempre circondata da persone
e ben presto è nata la curiosità di conoscere le loro storie: che cosa avevano fatto
nella loro vita, da dove venivano, quali erano le loro speranze. Ho scoperto così che
anche gli anziani hanno un
presente e un desiderio di futuro. Certo le loro giornate
scorrono segnate da piccole
cose, ma queste possono acquistare senso e soprattutto
dignità. Posso dirlo? Mi sono
divertita! Sono stata bene con
gli ospiti e ho apprezzato il lavoro e il clima che i vari operatori sono in grado di creare
nella vita della casa. Insamma, sono state delle belle
giornate».
Il risultato di queste giornate è la videocassetta che ora ci
è stata consegnata. E scorrevole e piacevole da vedere.
Rende bene l’atmosfera che si
respira nella casa, pur nella
sua brevità (25’). Chi fosse interessato ad averla può rivolgersi all’ufficio dell’Asilo dei
vecchi di San Germano Chisone.
TORINO — Il 18 agosto il Signore ha chiamato a sé la sorella
Carolina Vitale Giardini, della chiesa battista di via Passalacqua. Da anni miltante dell’Esercito della Salvezza, era conosciutissima e amata da tutti. Donna di grandissima fede,
«maestra nel buono», sempre allegra e piena di vita, lascia in
chi l’ha conosciuta un vuoto incolmabile, che volutamente il
Signore lascia aperto «restando effettivamente aperto il vuoto, si resta anche reciprocamente legati da esso». Il funerale,
celebrato il 20 agosto nel tempio valdese di Torre Pellice, ha
visto la partecipazione di centinaia di persone provenienti da
una vasta area del protestantesimo piemontese. A Magda e
Paolo la chiesa desidera esprimere tanta solidarietà cristiana,
nella piena convinzione che la resurrezione di Cristo è anche
la nostra resurrezione e che Dio ci è vicino anche quando la
nostra situazione si fa desolata, sofferta e assurda, (fc.).
MOTTOLA — Da metà muglio a metà agosto è stata nostra
ospite Martina Kaiser, una ragazza battista tedesca che era
già stata con noi l’anno scorso da maggio a dicembre; l’occasione della sua venuta ha ulteriormente rinsaldato i legami di
amicizia e di affetto con questa sorella in Cristo.
• Domenica 27 giugno si sono uniti in matrimonio Giuseppe
Romanelli e Carmela Caragnano; lunedì 9 agosto è stata
la volta di Ottavio Posa e Pina Franchini; domenica 22
agosto di Antonio Caldararo e Elisa Putignano. La corale
e alcune voci soliste hanno accompagnato i tre momenti di
gioia e testimonianza.
• Con riconoscenza al Signore, in questo periodo di ferie,
possiamo rivedere e riabbracciare i molti fratelli e sorelle
mottolesi emigrati nel Nord Italia o in Svizzera per ragioni di
lavoro: costoro si sentono ancora in comunione con la nostra
comunità e ciò ci riempie di gioia e gratitudine, (d.d’e.).
PRAROSTINO — Nei mesi estivi tre coppie di giovani si sono
sposati nella nostra comunità: Luisella Avondetto e Ivo
Avondetto, Nadia Paschetto e Massimo Coassolo, Sandra
Godino e Marcello Merlo. Auguriamo loro che possano fare insieme molta strada piena di esperienze significative,
soddisfazioni e felicità.
• Nello stesso periodo quattro membri di chiesa ci hanno lasciato: Ugo Godino, Sergio Long, Giulia Paschetto Reynaud e Maria Rivoira ved. Sarù. Il tempo del lutto passa
soltanto lentamente. Rinnoviamo ai familiari di questi fratelli
e di queste sorelle la nostra simpatia e la nostra partecipazione al loro dolore.
• Ringraziamo la pastora Vololona Andriamitandrina per il
suo intervento nell’incontro estivo del quartiere del Collaretto. Il racconto delle sue esperienze nel pastorato femminile,
con le sue diversità e le sue somiglianze rispetto alla nostra
realtà ecclesiastica, è stata una piccola finestra apprezzata
sulla chiesa universale. Aprire ogni tanto una di queste finestre è importante per una comunità come la nostra.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Il culto di domenica 22 agosto agli Airali è stato tenuto da Marco Reale, un giovane studente in teologia della comunità battista di lingua italiana di
Betford, vicino a Cambridge, in Inghilterra. Marco Reale e la
sua sposa sono in viaggio di nozze alle valli, ospiti di una famiglia della nostra chiesa. Con il nostro ringraziamento,
esprimiamo loro il nostro augurio affettuoso per la loro vita
di coppia e il lavoro pastorale a cui si preparano.
POMARETTO — Sabato 28 agosto si sono uniti in matrimonio
nel tempio Nicoletta Giacomino e Claudio Polliotti di Pinasca. Agli sposi che hanno voluto iniziare la loro vita matrimoniale davanti alla parola del Signore, auguriamo che possano sempre essere fedeli alla promessa fatta.
• Martedì 24 agosto si è svolto il funerale della sorella Clementina Baret ved. Bertolin, deceduta presso l’Ospedale
valdese all’età di 81 anni. Residente alla Paiola di Inverso rinasca, da alcuni anni era ospite del Centro anziani di Porosa
Argentina. Ai familiari nel dolore va la simpatia cristiana
della comunità.
VILLAR PELLICE — Esprimiamo viva gratitudine allo studente in teologia Italo Pons e al pastore Gustavo Bouchard
per il messaggio che ci hanno rivolto nei culti. • È stata
battezzata a Alessandra, di Ezio Fenoglio e Silvia Pascal: il
Signore accompagni con la sua grazia questa bambina e aiuti
i suoi genitori a mantenere la promessa fatta.
• Diamo un benvenuto a André, giunto a allietare i genitori
Valter Rosani e Sandra Dalmas, con l’augurio di ogni bene
da parte del Signore.
• Ci ha lasciato improvvisamente il fratello Augusto Berton
all’età di 59 anni, che era venuto dalla Francia a trascorrere
un periodo di vacanza al paese natale. Ai familiari rinnoviamo la fraterna solidarietà della chiesa.
PINEROLO — Durante l’estate abbiamo avuto la gioia di avere
qualche giorno in mezzo a noi i pastori Chris e Ruth Ball,
della nostra chiesa gemella di Oxford, e più a lungo i pastori
Fenosoa e Vololona Andriamitandrina, provenienti dal Madagascar, con i loro vivacissimi bimbi, che si sono poi trasferiti a Roma; auguriamo loro un buon soggiorno in Italia chiedendo al Signore di benedirli nel loro lavoro.
• Hanno celebrato il matrimonio nel nostro tempio Donatella
Pons e Diego Castellano, Corinne Jenre e Aldo Tallone,
Anna Collino e Enrico Antisso.
• Rinnoviamo la nostra simpatia cristiana a Tonino, Laura e
Paola De Muro in occasione del decesso di Renata Pugno
De Muro il cui funerale ha avuto luogo a Pascaretto.
PRAMOLLO — Domenica 25 luglio abbiamo ricevuto la visita
del pastore proveniente dal Madagascar, Fenosoa Andriamitandrina, e sua moglie, che ci hanno rivolto un apprezzatissimo messaggio nel corso del culto. Durante il mese di agosto
i culti sono stati presieduti dai fratelli Franco Siciliano, Aldo
Garrone, Ugo Zeni e Luca Zarotti.
• Si sono sposati Ugo Travers e Franca Zeppegno, Nadia
Jahier e Sivano Gabutti, Gianni Long e Francesca More
ro; auguriamo loro una vita felice nel Signore.
• A sole due settimana di distanza ci hanno lasciati i coniugi
Leontina Long, di 87 anni, e Giovanni Rostan, di 89. Ai figli esprimiamo la solidarietà della comunità tutta.
SAN SECONDO — Ringraziamo Rino Cardon e i past. Ricciardi e Janavel che hanno tenuto i culti nel mese di agosto.
• Il Signore ha chiamato a sé Emanuele Gardiol. Esprimiamo
alla famiglia la nostra simpatia cristiana.
4
PAG. 4 RIFORMA
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Delle Chiese
VENERDÌ 10 SETTEMBRE I993
Incontro fra la Tavola valdese e rappresentanti di Conferenze distrettuali e circuiti
La fitta agenda di impegni
che attendono le chiese per il nuovo anno
ALBERTO BRAOAOLIA
Si è tenuto il 28 agosto il
tradizionale incontro tra
la Tavola valdese e i rappresentanti delle Commissioni
esecutive distrettuali e dei
circuiti. Si è potuto così esaminare la situazione generale
delle chiese valdesi e metodiste italiane.
La cronica mancanza di pastori sta diventando drammatica in alcune zone (Sicilia
sudorientale, Puglia settentrionale, Abruzzo, Ponente ligure), mentre la contrazione
delle confessioni cristiane
tradizionali tocca anche le
chiese valdesi e metodiste,
soprattutto nelle comunità
storicamente più significative
(si pensi a quelle delle Valli);
tuttavia vi è anche un aumento consistente degli aspiranti
pastori locali, almeno in alcune zone (e il Sinodo ha parzialmente modificato le norme regolamentari che li riguardano).
Vi sono chiese locali che
crescono; gruppi che aumentano tanto da poter diventare
chiese, feconde collaborazioni con comunità e chiese straniere, sintomo* di una vitalità
non sopita.
Dei distretti delle chiese
valdesi e metodiste, è il secondo, il più esteso, che probabilmente ha i maggiori problemi organizzativi e di collegamento. Assieme al III distretto (Italia centrale) è anche quello che avverte maggiormente la necessità di ripensare estensione e, soprattutto, ruolo di distretti e circuiti.
Tra gli atti sinodali con rilevanza operativa anche per
le Ced e i circuiti, è in fondo
inutile menzionare quelli che
riguardano questioni già ampiamente riportate nei reso
Un momento dei lavori sinodali
conti dei lavori sinodali, come la nomina della nuova
Commissione sinodale per la
diaconia o la giornata di Pentecoste ’94; o che si riferiscono a problemi molto specifici
di interesse esclusivamente
locale; o che riprendono la
consueta questione delle contribuzioni, con la richiesta di
adeguamento degli impegni e
di apertura di nuove sottoscrizioni.
In questa sede possono essere invece ricordati il tentativo di favorire la partecipazione delle donne nei vari organismi ecclesiastici, e non solo, al momento delle elezioni,
e i vari inviti allo studio alla
testimonianza.
Innanzitutto, in base a atti
specifici, le chiese sono invitate a studiare il «Testo comune sui matrimoni misti»,
che la Tavola spedirà con
l’aggiunta di una sintesi della
discussione sinodale curata
da un membro della commissione; sono chiamate inoltre
ad applicare le relative proposte liturgiche (sulla base
dell’ordine del giorno che invita anche a sperimentare la
nuova liturgia per il «Rinnovo del patto»).
L’altro testo che dovrà essere diffuso in tutte le chiese
è il messaggio inviato dal Sinodo, da far circolare il più
possibile anche all’esterno.
C’è poi l’invito per una riflessione più generale sull’attuale stato di crisi sociale,
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morale, economica in cui si
trova il paese, e a questo scopo si appronteranno ulteriori
materiali. La Tavola inoltre
cercherà di dare avvio e sostegno ad approfonditi programmi di studio locali sul
tema della cristologia.
Riservato più alla riflessione dei pastori è il tema della
Santa Cena ai bambini, sul
quale si dovrebbe arrivare a
un convegno pastorale nel
’95. Sempre per il ’95 è programmato un altro convegno
sull’evangelizzazione, dopo
che l’apposito coordinamento
è stato riconfermato.
In base a un altro atto, la
Tavola si impegnerà ad aggiornare le informazioni su
tutte le attività svolte a favore
dei migranti da tutte le chiese
locali, per metterle a disposizione del Servizio rifugiati e
migranti della Fcei. Inoltre il
proposto convegno nazionale,
che dovrebbe fare il punto
della situazione, diventerà
probabilmente una sezione di
«Pentecoste ’94», anche se si
chiederà ai circuiti di organizzare autonomamente iniziative a livello locale. Riforma e altre riviste nel nostro
ambito saranno chiamate ad
avere una parte attiva nell’
informare le chiese sui diritti
civili di cui godono anche i
migranti. Seguendo un altro
ordine del giorno, verranno
prese analoghe iniziative di
coordinamento e sensibilizzazione per aiutare le popolazioni colpite dalla guerra nella ex Jugoslavia.
Sono stati ricordati infine
anche gli atti che invitano le
chiese a sostenere concretamente i libri della Claudiana
e Riforma, nonché le iniziative di collegamento con le
chiese valdesi rioplatensi e la
nascita del nuovo «Liceo europeo» a Torre Pellice.
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Incontro fra le chiese italiane e quelle della United Reformed Church of England
Fraternità cristiana oltre le barriere linguistiche
ELENA VIGLIANO
STEFANO RICCIARDI
Nel quadro della fraternità fra la United
Reformed Church of England e le chiese valdesi e
metodiste italiane, e degli
scambi di visite che la rendono visibile, una trentina di
persone provenienti in maggior parte dalle Valli, ma anche da altre regioni, di diversa età e diverse storie e appartenenze religiose, ha risposto all’invito rivoltoci
quest’anno. Un simpatico ritrovarci, o un cercarci a Linate (molti si incontravano
per la prima volta) ha dato
inizio a dieci giorni pieni di
movimento, di incontri, di
turismo, di mimica tutta italiana per supplire alla scarsa
conoscenza dell’inglese.
Già a Birmingham vi è
stata una calorosa accoglienza da parte di alcuni rappresentanti della comunità di
Sale, che sono venuti a
aspettarci per guidarci alla
nostra prima base, all’incontro con le famiglie che ci
hanno ospitati e che si sono
preoccupate anche di organizzare per noi la scoperta
del «Lake District», con gita
in battello e pranzo in riva al
lago. La domenica è stata dedicata al culto con la comunità di Sale dove abbiamo
tentato un’esibizione corale
improvvisando un gruppo di
coralisti.
Un’agape fraterna è stato il
saluto prima di smembrarci:
tre da una parte, cinque
dall’altra e così, sempre
ospiti di famiglie evangeliche, abbiamo soggiornato in
città diverse per tre giorni.
Anche qui tutto ottimamente
organizzato, misurando i
momenti di incontro con
quelli di visita alle città o a
luoghi caratteristici: giornate
veramente piene, soprattutto
di cordialità e generosità.
La terza fase del soggiorno
ci ha visti residenti nel Centro ecumenico di «Barnes
Close», attrezzato per l’accoglienza di famiglie e di
gruppi come il nostro. Di lì
siamo andati un giorno a
Oxford, dove abbiamo avuto
l’ospitalità a pranzo presso
la comunità di Marston, e il
giorno seguente a Londra
anche qui ospiti della Chiesa
riformata unita che ha cercato di rendere meno grigia la
giornata piovosa. Visite
troppo brevi per poter dire di
avere visto davvero questi
posti tanto interessanti; è sta
I partecipanti alla visita In Gran Bretagna
to comunque un assaggio, e
siamo grati per lo sforzo che
i nostri amici hanno fatto per
darci il massimo in così pochi giorni.
Non è stata solo una bella
e movimentata esperienza di
viaggio, grazie alla quale alcuni di noi hanno visto cose
nuove; è stata soprattutto
un’esperienza di fraternità,
anche se dirlo può sembrare
scontato. Fraternità e ecumenismo all’interno del nostro
gruppo, ma anche intreccio
di amicizie con i nostri ospiti
ai quali deve andare il nostro
ringraziamento più cordiale
per quello che ci hanno dato
e per il grande spirito di disponibilità con cui ci hanno
ospitato e sono venuti incontro alle nostre esigenze. Un
grazie particolare ai signori
Cowhig, che con pazienza e
generosità hanno seguito per
molti mesi i preparativi e
l’organizzazione.
Le decisioni del Sinodo 1993
I rapporti con le chiese
dei Rio de la Piata
EUGENIO RIVOIR
Brevissimo è stato il tempo dedicato dal Sinodo
alle chiese valdesi del Rio de
la Piata. Una bella lettera del
moderador Hugo Malan ha
praticamente aperto i lavori
della sessione, subito prima
di una lettera del vescovo di
Pinerolo.
Si potrebbe pensare alle
due dimensioni della nostra
riflessione: quella intemazionale, al di fuori dell’Italia
(ma anche dell’Europa), e
quella ecumenica (nel confronto con credenti che pensano in modo diverso da noi).
Poi, dopo questo inizio significativo (due proposte per un
possibile modo di vivere la
nostra fede) il Sinodo ha cominciato a discutere di teologia, ma come se queste lettere
non ci fossero state...
Più tardi le due dimensioni
sono state riprese, a distanza
di giorni: per quel che concerne il nostro rapporto con
le chiese del Sud America il
Sinodo ha deciso, dopo una
breve discussione (tanto tutto
questo sembrava pacifico) di
inserire nella riflessione delle
chiese di quest’anno (e nella
concreta solidarietà) un
aspetto del lavoro sociale
nell’Uruguay.
Le chiese riceveranno
quindi nel corso dell’anno
una documentazione da parte
della Tavola sul Centro «E1
Pastoreo» di Rosario e saran
Hugo R. Malan Tucat, moderador de Ila Mesa vaidense
no invitate a sostenerlo anche
finanziariamente. Nel frattempo ci siamo anche rallegrati per la venuta fra noi, a
intervalli regolari, di messaggeri latinoamericani. Starà a
noi saperne approfittare nel
modo migliore possibile.
- Il Sinodo, rallegrandosi
degli scambi di visite
avvenuti nell’ultimo anno
fra la zona italiana e la zona
rioplatense della Chiesa
valdese, considerando che
la solidarietà nella chiesa si
esprime anche nell’aiuto
fraterno, sentita la Tavola e
la Mesa vaidense in merito
alle necessità più urgenti
della zona rioplatense, invita le chiese ad indire quest’anno una raccolta di offerte per il «Centro de Servicio Social El Pastoreo»;
dà mandato alla Tavola di
diffondere un’adeguata
informazione sul predetto
«Centro».
Facoltà valdese di teologia
iscrizioni al corso di laurea
Per rimmatricolazióne al corso di laurea va presentata domanda alla segreteria entro il 15 settembre su modulo fornito dalla segreteria stessa. Si richiede la maturità classica o altro titolo di seconda"
ria superiore giudicato equipollente con l’obbligo di
esami integrativi. Un anno di studio integrativo vie^
ne richiesto a coloro che non hanno fatto 5 anni di
scuola secondaria superiore. La frequenza è obbligatoria. ^
Borse di Studio
Per permettere la frequenza sono previste borse
di studio. La domanda per la borsa deve essere
debitamente motivata. Informazioni più dettagliate
sono reperibili presso il prof. Ermanno Genre, segretario. ‘ ;
Tasse accademiche
Le tasse accademiche sono fissate, a partire
dall’anno accademico 1993-94, nella seguente mi*
sura: "
Corso di laurea:
-immatricolazione, £ 150.000
- frequenza per i quattro anni regolari, £ 100.000
a semestre .
- iscrizioni fuori corso, £ 100.000 l’anno.
Gli importi vanno versati sul ccp n. 40252009 intestato alla Facoltà. -i
I programmi dei corsi sono disponìbili in segreteria.
Facoltà valdese di teologia, via Pietro Cossa 42 00193 Roma, tei, 06-3210789 (segreteria telefonica). Durante l’estate ia segreteria sarà chiusa; sarà
nuovamente aperta, a disposizione degli studenti,
all’inizio di settembre. ‘ * , „ a.. ’
il segretario: pfpf. Ermanno Genre
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spedizione in abb. post. Gr II A/70
In caso di mancato recapito rispedire-a:
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Fondato nel 1848
E Eco Delle Yallì "^ldesi
venerdì io settembre 1993
ANNO 129-N. 34
URE 1200
Ricordata al Bagnoou di Angrogna la nascita della prima «banda GL» in vai Pellice Intervista al sindaco, Franca Coisson
Oggi come ieri: insorgere per risorgere
________VALDO SPINI*________
Forse è un segno dei tempi
che un ministro salga qui
al Bagnoou, un ministro di un
governo che - è bene ricordarlo - è presieduto da un presidente del Consiglio che in
gioventù è stato segretario
della sezione livornese del
Partito d’azione. Visto che
questo è un governo che intende assicurare la transizione
dal vecchio al nuovo, non è
senza significato che la transizione sia in qualche modo accompagnata in qualche modo
proprio da questa esperienza
politica. (...)
A distanza di 50 anni si può
fare un ragionamento storico
molto pacato e preciso. Se non
ci fosse stata la Resistenza in
tutte le sue forme, anche quella degli internati nei campi di
concentramento tedeschi, come avrebbe fatto l’Italia a ricuperare un minimo di dignità
per ritrovarsi nel concerto delle nazioni alleate all’indomani
del 25 aprile 1945? Che cosa
sarebbe stata l’Italia se fosse
stata solo l’Italia dello sfascio
dell’S settembre, dello sfascio
della monarchia, se non ci fosse stato chi in armi combattè
per riconquistare la libertà?
(•..)
Non dobbiamo dimenticare
le lotte e i sacrifici di tanti in
quel periodo. Così come non
dobbiamo dimenticare lo spirito politico che li animava. Si
trattava di fare quello che fu
chiamato un secondò Risorgimento, cioè dare al nostro
paese una seconda pagina di
coscienza nazionale. E molto
bello che una pagina particolarmente gloriosa della lotta
partigiana sia stata scritta proprio qui alle valli valdesi, se è
vero - come hanno detto in
molti, da Piero Gobetti in poi
- che la causa del mancato
successo del Risorgimento,
della manca coscienza nazionale risiede nella mancata affermazione in Italia della
Riforma protestante.
Oggi il marchio di fabbrica
del calvinismo, del luteranesimo è usato e abusato e tutti si
fregiano dell’idea di portare in
Italia un vento di rigore, di
puritanesimo, di calvinismo.
Non è forse il caso di leggere
la storia di queste valli, di
questa insurrezione? Non perché r insurrezione fu in qualche modo confessionale (al
contrario protestanti, cattolici,
ebrei, atei si batterono insieme
senza differenze), ma non c’è
dubbio che quando si vogliono capire le vicende del nostro
paese si ha l’obbligo di leggere questa storia.
Questa storia fu fatta per costruire una nazione, per dare
una profonda radice democratica al nostro paese. (...)
Oggi noi sentiamo mettere
sul conto della Resistenza
l’aver nominato le prime giunte del Comitato di liberazione
nazionale. Lì sarebbe cominciata la lottizzazione. No, la
questione è ben diversa. Si potrà studiare a fondo la questione, ma io credo che la tara del
nostro paese sia stata quella di
aver avuto un sistema istituzionale e politico che non gli
ha dato né la possibilità di una
competizione per l’alternanza
tra le forze politiche e nemmeno una consociazione e
Angrogna: il paese
sta cambiando
8 settembre 1943: i militari lasciano l’esercito. Le armi saranno utilizzate dalla Resistenza
splicita, dichiarata con le sue
regole. Abbiamo avuto un
qualcosa di intermedio e in esso si è sviluppato un sistema
perverso. Quando si è sviluppata Tangentopoli alcuni pensavano che si sarebbero tagliati alcuni rami marci di
tronchi sani. Ci siamo poi accorti che non si trattava solo
di aspetti collaterali, ma di un
sistema, un intreccio tra politica, economia e alta burocrazia.
Oggi il nostro paese vive un
momento di grande travaglio.
Se vuole diventare una grande
Il ministro Valdo Spini parla ai
partigiani riuniti al Bagnoou
democrazia europea deve attraversare fino in fondo questo
duro travaglio per ritrovare
una certezza morale, una coscienza morale, una capacità
di dare sostanza e fiducia alla
nostra democrazia.
C’è chi vorrebbe presentarci
ricette facili: ciascuno per
conto suo. Il problema invece
va posto con quel senso dello
stato che caratterizzò il Partito
d’azione cioè il senso dell’importanza delle istituzioni, di
avere istituzioni adeguate, libere ed efficienti.
Il Partito d’azione è stato il
partito emblematico della Resistenza; non era fatto da funzionari di professione (dopo la
Resistenza gli azionisti tornarono a lavorare). Non possiamo oggi dire che le colpe sono
state del Partito d’azione ma
che, al contrario, ci vorrebbe
oggi un Partito d’azione per
lottare contro la corruttela e le
degenerazioni che si sono manifestate.
Oggi ritrovarsi in questa
unità antifascista, tra forze di
versificate, può avere il significato di un impegno per costruire l’Italia di domani. Chi
ha fatto la Resistenza sa che la
politica è necessaria e ci riguarda tutti.
Noi sappiamo però cosa ha
voluto dire la degenerazione
della politica che va sotto il
nome di Tangentopoli . Hanno rubato dei soldi, dei partiti.
Harmo rubato un momento di
sviluppo democratico, la possibilità di dare fiducia e speranza alle giovani generazioni. Però dobbiamo avere la
speranza di poter traghettare
l’Italia verso un destino di democrazia europea.
La Resistenza era un messaggio in parte incompiuto.
La Costituzione italiana ha un
duplice aspetto: un messaggio
politico ideologico molto robusto, un po’ debole nell’impianto organizzativo istituzionale. Certo ha bisogno di ulteriori modifiche. Però, se dimentichiamo lo spirito che
animò chi ha partecipato alla
fondazione delle prima Repubblica, non mettiamo sotto
un buon orizzonte la seconda
Repubblica che sta nascendo.
Lo spirito di convergenza
che animò la Resistenza si deve esercitare sui valori che la
animarono: libertà responsabilità, solidarietà.
Dobbiamo insorgere contro
le nostre debolezze, contro le
nostre lacune, contro quello
che non siamo riusciti a fare,
contro le cose che non abbiamo detto con sufficiente forza, contro le denunce che non
abbiamo fatto fino in fondo.
Questo è lo spirito di ricordare la Resistenza, i suoi caduti,
i suoi dirigenti.
E il momento di un nuovo
impegno. La politica può e
deve essere pulita. Un mio
concittadino, Nicolò Machiavelli ha detto: «Il Principe,
cioè la politica, deve eccellere
nell’arte della golpe e del bone» cioè dell’astuzia e della
forza. Ma c’è anche un certo
Erasmo da Rotterdam che disse un’altra cosa: «Il Principe,
cioè la politica, deve eccellere
nell’arte della magnanimità,
della saggezza e della temperanza». Oggi non è il momento di Machiavelli, ma di Erasmo, di una politica che eccelle per saggezza, per senso di
responsabilità, per temperanza. Credo che questo, di fron
te al rampantismo che ha percorso tanti di questi anni, deve
far riflettere. Ma quanto effimero è stato il rampantismo, è
stato travolto al primo soffio
di vento! (...)
Il motto di alcune formazioni partigiane era appunto
«Giustizia e Libertà» e a sua
volta «GL» era partita con un
motto molto preciso, «Insorgere per risorgere».
Non si risorge senza essere
insorti. E oggi siamo, chiamati
a insorgere contro le nostre
debolezze, le nostre lacune e i
nostri errori, per una coscienza morale che non è stata abbastanza coltivata. Ma la Resistenza aveva voluto dare una
coscienza morale al popolo
italiano e alla Repubblica che
aveva costruito. (...)
50 anni dopo l’8 settembre
rivendichiamo il fatto che la
libertà si vive con prese di coscienza, con la partecipazione,
con battaglie e con lotte.
La Resistenza sarà realizza
Paoluccio Favout, comandante
della brigata «Sergio Toja»
ta quando avremo dato pienezza di funzionamento, pienezza di significato alla libertà, alla democrazia della
nostra Repubblica. Nessuna
lotta, nessuna battaglia è mai
decisa una volta per tutte. La
democrazia non è mai un fatto
acquisito: è una battaglia continua.
Questo è il messaggio che ci
hanno dato i partigiani delle
valli Pellice, Chisone e Germanasca. Per questo siamo saliti al Bagnoou per dir loro:
grazie!
* Ministro dell’Ambiente.
Estratto del discorso tenuto
il 5 settembre al Bagnoou
CABMELIIIA MAURIZIO
Franca Coisson, da diciotto
anni sindaco di Angrogna,
ha visto nel corso di questo
lungo periodo alla guida del
piccolo Comune valligiano
l’alternarsi e il proporsi continuo di problemi, il mutamento delle esigenze degli
abitanti vecchi e nuovi e, a
circa due anni dalla scadenza
del suo mandato, traccia
nell’intervista che segue il
profilo di Angrogna dalla
metà degli anni ’70 ad oggi,
pensando anche al futuro.
- Nel corso della stagione
estiva ormai agli sgoccioli Angrogna ha visto come al solito
un flusso costante di visitatori
e turisti alla ricerca di aria
pulita e spazi verdi. Cosa fa il
Comune per accoglierli e per
potenziare questo settore della
vita economica e sociale?
«L’amministratore comunale è molto attenta al turismo in
valle e tuttavia per quanto ci
compete non possiamo far altro che agevolare le iniziative
che ci vengono proposte. Sono infatti anche personalmente molto favorevole a un incremento del turismo in un
Comune come il nostro che ha
sicuramente delle risorse incredibili e non ancora sfruttate, soprattutto dal punto di vista naturalistico. Attualmente
non è possibile pensare a interventi diretti dell’amministrazione comunale in questo
campo, sia per problemi di natura puramente economica e
sia perché non è comunque
previsto del personale nel nostro ambito che si occupi specificatamente, per esempio, di
ricezione alberghiera o ristorazione. Al momento esiste in
Angrogna la disponibilità di
circa 100 posti letto suddivisi
fra le varie foresterie valdesi e
qualche alloggio privato; tuttavia sono sicura che la disponibilità sarebbe maggiore se
chi è interessato all’affitto potesse far riferimento a qualcuno o qualcosa che coordini appunto le risorse.
Nel passato abbiamo in
qualche modo sottovalutato le
potenzialità di questo settore
che al momento invece è quello più in crescita. Quello di
cui c’è bisogno è soprattutto
l’intraprendenza dei privati affinché nel rispetto dell’ambiente e del territorio nel suo
insieme sappiano dare le risposte migliori ai turisti. Da
parte nostra c’è soprattutto la
volontà di far coniugare le varie risorse di Angrogna:
l’agricoltura, oggi in netto declino, l’allevamento, l’artigianato (un altro settore che, se
ben gestito, crescerebbe di
più) e per l’appunto il turismo».
- Cosa può dirci invece della disponibilità di case e alloggi per abitazione nel territorio comunale?
«Da pochissimi anni Angrogna sta vivendo una sorta di
ringiovanimento; sono infatti
sempre più le coppie giovani
che vengono a stabilirsi qui,
proponendo nuove esigenze e
problemi che sino a qualche
anno fa pensavamo non do
Franca Coisson al raduno partigiano del Bagnoou
vesserò toccarci. La disponibilità di alloggi per abitazione è
scarsa ma come amministrazione comunale siamo disponibilissimi alla ristrutturazione
di vecchie abitazioni e a migliorare le condizioni di vita
per coloro che pian piano vanno ripopolando quartieri ormai creduti quasi morti.
Tanto per fare un esempio
in località Buonanotte, a circa
mille metri di altitudine e a
quasi sette chilometri dal capoluogo, da un paio d’anni vivono alcune famiglie giovani
e mi è arrivata proprio in questi giorni la richiesta per il periodo scolastico per il pulmino
che dovrebbe prelevare sei
bambini. C’è poi un altro dato
per noi rincuorante: finalmente, dopo alcuni anni in cui
si è rischiato di dover chiudere le scuole materna ed elementare per mancanza di
bambini, assistiamo ora a un
costante incremento di piccoli
alunni che da qui a un lungo
periodo a venire dovrebbe
scongiurare qualsiasi rischio
per la sopravvivenza delle nostre scuole.
Certo, come amministratore
comunale vorrei davvero poter fare di più per i giovani e i
bambini. Sarebbe bello per
esempio poter ristrutturare il
parco giochi, ma al momento
anche una spesa non fortissima come quella che servirebbe a questo scopo è improponibile. Durante quest’inverno
infatti, la pesante nevicata che
si è abbattuta sul territorio comunale ci ha costretti a una
spesa imprevista di quasi venti
milioni.
- // suo mandato è vicino al
termine: come vede il futuro
di Angrogna e cosa augura a
colui al quale passerà le consegne?
«Fare il sindaco oggi è sempre più impegnativo e complicato; quando ho iniziato la
mia avventura alla metà degli
anni Settanta, il mio incarico
prevedeva ruoli e funzioni assai diversi da quelli che si prospettano per chi prenderà il
mio posto fra due anni. Quello
che davvero mi auguro è che i
prossimi amministratori, che
secondo le nuove normative
saranno il sindaco e due assessori, possano essere molto attenti a cogliere i mutamenti di
un Comune come il nostro che
in un periodo di crisi come
quello in cui stiamo vivendo
sembra invece avere tutte le
potenzialità per crescere, ripopolarsi e offrire delle risposte
a chi viene a cercarle».
8
PAG. Il
E Eco Delle Yallì Aàldesi
La mostra al Centro culturale valdese
Il paesaggio secondo
Paolo Paschetto
VENERDÌ 10 SETTEMBRE 1993
ERICA SCROPPO
Il nuovo Rifugio Monte Granero inaugurato domenica 29 agosto
INCONTRI MUSICALI AL SACRO CUORE DI GESÙ —
In occasione dell’SO“ anniversario della fondazione, la Comunità parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù di Lusema San
Giovanni e l’associazione pinerolese «Amici dell’organo»
presentano una serie di tre appuntamenti musicali. Venerdì
17 e venerdì 24 settembre, gli organisti Fabio Bonino, Walter Gatti e Silvio Sorrentino propongono un «Viaggio nella
musica per organo dalle origini ai nostri giorni» con brani
spazianti da Gabrieli e Frescobaldi fino ai contemporanei
Bergese, Messiaen, Alain. Ogni esecuzione sarà preceduta
da un audiovisivo che illustra il funzionamento dell’organo
e le caratteristiche dello strumento della chiesa del Sacro
Cuore in particolare. Venerdì 8 ottobre il maestro Ferruccio
Corsani proporrà dei brani di Pachelbel, Bach, Reger e
Franck. I concerti, a ingresso libero, hanno inizio alle 20,45.
BIGLIETTI VINCENTI DELLA FESTA DELL’UNITA’
— Ecco l’elenco dei biglietti vincenti della sottoscrizione a
premi organizzata nell’ambito della Festa dell’Unità, organizzata a Torre Pellice dal Partito democratico della sinistra
dal 30 luglio al 4 agosto: 10, 663, 2543, 76, 1290, 2989,
661, 2964, 751, 1158, 1304, 2954, 1342, 1343, 1195, 2951,
2722,207, 1172.
VIAGGIO AD ATENE PER I GIOVANI — Dal 19 al 30 ottobre, il Gruppo scambi intemazionali vai Pellice propone
un viaggio ad Atene per i ragazzi dai 18 ai 25 anni. E prevista la visita ai monumenti, rincontro con i coetanei del liceo e i giovani che studiano italiano all’università e il confronto con la realtà della Chiesa ortodossa. Una foresteria
nel quartiere di Plaka, ai piedi dell’Acropoli, accoglierà i
ragazzi. Gli interessati, che dovranno essere almeno dieci,
dovranno preparare a casa un percorso di loro interesse che
poi esporranno ai compagni ad Atene. Per informazioni rivolgersi a Informagiovani, tei. 900245; Sandro tei. 91815;
Francesca tei. 933214.
ALLA COMUNITÀ MONTANA IL MATTATOIO DI POMARETTO? — Dopo Porosa anche il Consiglio comunale
di Pomaretto ha deciso la soppressione del consorzio che legava i due Comuni nella gestione del mattatoio comunale.
Per mandare avanti strutture di questo tipo vi sono, dicono
gli amministratori, spese sempre più elevate e difficilmente
sopportabili da due soli Comuni. Contatti sono già stati avviati con la Comunità montana per dare al mattatoio pubblico una dimensione di valle.
L9 estate torrese, fra le
tante mostre (e inaugurazioni) di vario livello e
interesse, ha incluso la piacevole sorpresa di una esposizione di opere del pittore
Paolo Paschetto. Dal 16 agosto al 4 settembre, presso il
Centro culturale valdese, è
stato possibile ammirare una
parte dell’ampia collezione
di proprietà della Tavola valdese, commissionata all’illustre artista allo scopo di offrire al pubblico «un’illustrazione artistica delle valli vaidesi», negli anni 1917-1918.
La collezione completa comprende 140 fra oli, acquerelli, incisioni: per quest’anno
si è iniziato col mostrare 32
preziosissimi oli.
Paolo Paschetto, di antico
ceppo valdese, era in realtà
anche membro della grande
famiglia battista e questo è
uno dei motivi che resero
più vasto il suo orizzonte,
non solo dal punto di vista
artistico, e più «nazionale»
questo suo ritorno pittorico
all’amata terra dei padri.
Quando Paschetto si accinge al compito di ritrarre
le valli, in tempi in cui la fotografia era ancora prevalentemente di studio, la sua fama era già estesa, il suo
cammino ben consolidato,
soprattutto nel campo del
decorativo e della grafica e
già da alcuni anni egli occupa la cattedra di ornato
dell’Istituto delle Belle Arti
di Roma.
La bellezza dei dipinti e la
felicità che ne sprigiona più
di ogni altra cosa ci danno
l’idea dell’entusiasmo con
cui l’artista aderì all’iniziativa della Tavola. Scarponi ai
piedi, cassetta dei colori e tavolozza in spalla, in ogni
stagione e sotto ogni tempo,
il pensatore evangelico go
Le lingue
del Piemonte
Con riferimento alla lettera del signor Marco Gay apparsa nella rubrica «Posta» a
pagina 3 dell’Eco delle valli
del 20 agosto, sono costretto
a intervenire per ristabilire la
verità di fatti; sono colui
che, secondo l’autore della
lettera, si è irritato per la
dichiarazione del signor
Giorgio Peyronel al dibattito
del 7 agosto sulla Carta di
Chivasso.
Ebbene, signor Gay, io
non ho mai «sostenuto la supremazia piemontese» bensì,
e le registrazioni effettuate
del dibattito fanno testo, mi
sono dichiarato offeso, come
piemontese, delle espressioni
ingiuriose pronunciate dal signor Peyronel nei confronti
della lingua e della cultura
del mio popolo.
Purtroppo non è la prima
volta che devo assistere a simili manifestazioni di intolleranza; pare che queste
frange elitarie valdesi, staccate dal loro stesso «popolochiesa» non abbiano altro
mezzo per salvaguardare la
propria «classe» che quello
di ricorrere al razzismo antipiemontese. Per nostra fortu
na la popolazione valligiana,
tradizionalmente libertaria e
intimamente evangelica, mal
tollera chi semina odio tribale fra gli abitanti di una stessa terra, ed è grazie a ciò se
oggi non ci troviamo a vivere
in una situazione di tipo irlandese. Non certo grazie ai
«prof» che, nella loro esaltazione francofila, affermano
che i valdesi sono francofoni
da ben ...otto secoli!
Mi permetto di ricordare al
signor Gay di aver affermato,
nel mio intervento, che il piemontese figura tra le lingue
che il «Centro per lo studio
dei diritti etnici e del federalismo» del Consiglio d’Europa annovera nelle lingue regionali minoritarie da salvare. A questo punto è forse
utile aggiungere che i fondi
elargiti dalla Regione Piemonte in base alla legge n.
26 del 10/4/90 (legge che dovrebbe tutelare le lingue originali del Piemonte) al Comune di Torre Pellice sono
stati sempre impiegati dalla
Giunta, con ben scarso senso
di democrazia e di giustizia,
per l’insegnamento e la diffusione della sola lingua
francese.
È a tutti noto che questa,
come lingua straniera (per
definizione non mia, ma del
ministero della Pubblica
Istruzione... anche se ciò può
recar dispiacere al prof. Peyronel) viene già insegnata in
valle nelle scuole di ogni ordine e grado. Nulla è stato
speso, di detti fondi, per tutelare e valorizzare né l’occitano alpino, né il piemontese,
entrambi a pieno titolo lingue originali del Piemonte
della nostra zona.
Questo è male proprio per
i giovani e non si tratta di
confondere i valori o le cose,
come afferma il signor Gay.
Perché mai parlare, conoscere, studiare la nostra lingua
materna, e non per tutti è il
francese, dovrebbe impedire
di studiare e parlare l’arabo e
il cinese? Ma ignorare e disprezzare questa nostra lingua materna e trascurare di
insegnarla alle nuove generazioni significa tagliare loro le
radici storiche e culturali.
Quelle radici che li rendono
consapevoli di far parte di un
popolo, di una comunità con
una storia dietro le spalle e
non di una massa amorfa di
esseri standardizzati in balia
delle ideologie inculcate dai
mass media e dai vari manipolatori della pubblica opinione.
Con i più cordiali saluti,
Sergio Hertel
Torre Pellice
deva spiritualmente mentre
l’artista si divertiva e il bel
risultato continua ad arricchire e a ispirare le generazioni presenti così come
continuerà a farlo per quelle
future.
Ogni critico ha le sue predilezioni e ogni membro del
pubblico i suoi gusti personali. Personalmente, pur
amando tutta la produzione
di Paschetto, nutro una vera
passione per la sua grafica e
la sua decorazione e tra i
paesaggi ad olio preferisco
quelli di dimensioni più
grandi e stile più «paschettiano», tipo quelli esposti in
permanenza nel museo valdese, proprio di fronte all’
entrata della sala che porta il
suo nome. Tuttavia devo
ammettere che la selezione
presentata, di bozzetti paesaggistici, ha il pregio di
racchiudere in sé l’incanto
dell’immediatezza, la freschezza della rapida trasposizione di sensazioni forti e
gioiose su tela con tratti veloci e precisi che riproducono in tutta la loro consistenza persino le sensazioni fisiche provate dal pittore.
Non solo ci troviamo immersi nelle varie gamme di
verde, nello scintillio delle
vette, nello splendore di certi
cieli estivi, ma quasi sentiamo il rumore delle acque, respiriamo il profumo dei prati, rabbrividiamo sotto il cielo limpido di una gelata.
Sarebbe divertente sapere
se qualcuno sia riuscito a dare un nome o a identificare
le località «sconosciute» dei
quadretti con il bollino rosso. Soprattutto c’è da augurarsi non solo di poter ammirare al più presto il resto della collezione, ma anche che
un giorno si possa trovare
una sede appropriata per l’esposizione permanente di
questa notevole collezione.
Nel corso del raduno del 5 settembre al Bagnoou, I partigiani hanno
disposto una corona alla lapide che ricorda il sacrificio di Jacopo
Lombardini
Nuova giunta a Luserna San Giovanni
Accordo fatto
per il Badariotti bis
Come previsto, l’accordo
raggiunto fra la De e alcuni
consiglieri indipendenti, genericamente di area socialista
ma senza targa Psi, ha consentito alla giunta di Lusema di
rinascere dalle proprie ceneri.
Ciò che era sembrato impossibile (un accordo dopo mesi di
tira e molla) è stato raggiunto
nel volgere di 24 ore; quanto è
stato determinante il timore di
un successo della Lega Nord?
Il sindaco Badariotti si dice
soddisfatto del nuovo esecutivo e promette «chiarezza, in
tempi brevi, soprattutto sulla
questione del bilancio». È una
giunta che naviga a vista? Ancora il confermato sindaco si
dice convinto di poter affrontare con la nuova compagine i
problemi di Lusema.
Il programma presentato per
i prossimi mesi, sintetizzato in
nove punti, è stato criticato
dalle opposizioni; Paolo Gardiol (verdi) ha parlato di «interessi di parte e personali che
tendono a sostenere il potere
costi quel che costi» e ha ipotizzato uno scenario finanziario per il Comune ai limiti
della bancarotta: «Il deficit
per il ’93 non è soltanto quello di circa mezzo miliardo riportato nel ’92, ma molto di
più perché non è cambiato il
modo di agire: la mia stima è
che non siamo lontani da due
miliardi».
Anche Pds e Lega si sono
espressi criticamente verso la
nuova giunta; Sandrone in
particolare ha voluto sottolineare la scarsa sensibilità dimostrata nel scegliere come
assessore all’edilizia privata
Danilo Colomba, cioè proprio
una persona coinvolta professionalmente nel giro delle
agenzie immobiliari. E sul fatto che a Lusema conti più di
molte forze politiche il classico «partito del mattone», grazie ad almeno sei consiglieri
operatori del settore, alcune
considerazioni già sono state
fatte; altre, comprese attente
verifiche, forse meriterebbero
di esserlo.
Con i voti contrari di Pds,
Lega e Verdi è stata infine varata la nuova giunta: oltre ai
riconfermati Badariotti, Delladonna, Bruera e Revel, ne faranno parte Colomba, Vignola
e Rivoira.
La presenza della Chiesa valdese alla rassegna dell'artigianato
La simpatìa della disinformazione
RUCCERO MARCHETTI
Tanta disinformazione, un
cortese disinteresse e una
generica simpatia verso la
Chiesa valdese. Queste le impressioni che si ricavano dall’ascolto di una serie di domande fatte a caso fra la gente
della Fiera di Pinerolo sull’
ecumenismo in generale, e sul
documento sui matrimoni interconfessionali prodotto da
una commissione valdese-metodista e da una cattolica e recepito dal Sinodo. Pochissimi
hanno sentito parlare di questo documento, e nessuno ne
conosce il contenuto, così come del resto pochi cattolici
sanno qualcosa di quel che
potrebbe essere loro richiesto
dal parroco in caso di matrimonio «misto».
Del resto, due degli intervistati, pur essendo cattolici,
hanno chiaramente detto che
non avrebbero alcun problema
a celebrare il loro matrimonio
solo nella Chiesa valdese. Ma
credo che non possiamo rallegrarci troppo di questa «apertura» poiché essa non nasce,
mi sembra, da una scelta meditata della nostra fede, della
nostra teologia e della nostra
ecclesiologia, quanto piuttosto
dal rifiuto dello schema cattolico-romano percepito come
autoritario. Le nostre chiese
sono perciò preferite perché
percepite come realtà più liberali e meno impegnative. E
non so se essere scelti solo
sulla base di un non-impegno
sia poi così gratificante...
Due altre notazioni, anch’
esse purtroppo non particolarmente consolanti: lo stand
della Claudiana presente alla
fiera ha venduto molti libri
fotografici sulle valli e molte
raccolte di canti ma quasi
nessuna Bibbia. Siamo «folcloristici», e questo va anche
bene, ma qual è l’immagine
che diamo: quella di un’etnia,
o quella di una chiesa che nasce dalla Parola di Dio e vive
di essa?
Ancora, l’ultima delle persone intervistate ha detto di
avere tra i suoi amici e i suoi
colleghi di lavoro molti valdesi ma poi, interrogato se gli
capita mai di parlare con loro
delle realtà della fede, ha detto tranquillamente che «no,
questo non capita, se non ad
un livello casuale e molto superficiale».
Qui, dovremmo un po’ tutti
fare un bell’esame di coscienza, e ricordare le parole
che il generale Beckwith
scrisse ai valdesi aH’immediata vigilia dell’emancipazione
del 17 febbraio 1848: «Se avrete una forza intrinseca riuscirete, altrimenti finirete confusi nella massa e non si sentirà più parlare di voi... D’ora
innanzi, o siete dei missionari
o non siete nulla...».
9
\/F.NERDÌ io settembre 1993
E Eco Delle Yalli \àldesi
PAG, III
Nuove iniziative per il turismo legate alla cultura locale
Dopo il corso per accompagnatori
nasce l'associazione «La jumarre»
La scorsa primavera a Pinerolo si è svolto un corso per accompagnatori naturalistici; vi hanno partecipato
giovani disoccupati della zona.
Se sovente si parla del turismo legato all’ambiente ed
alla cultura locali forse attraverso corsi come questi è
possibile cercare di «inventare» qualche posto di lavoro;
nascono mestieri nuovi, in
questo caso collegati alla realtà territoriale; molti dei giovani che hanno frequentato il
corso hanno nel corso dell’
estate dato vita all’associazione culturale e naturalistica La
jumarre. Ci illustra scopi e
primi passi dell’iniziativa
Mirca Falco, di Torre Pedice.
- Da dove ha origine il nome della vostra associazione?
«Volevamo qualcosa che
ricordasse l’ambito naturalistico in cui lavoriamo ma non
dimenticasse la memoria storica: ci è sembrato che la jumarre, questo animale leggendario delle valli valdesi,
riassumesse le due caratteristiche».
- Avete cominciato con il
corso Formont a Pinerolo, organizzato a giugno...
«Sì, eravamo una trentina
di iscritti e almeno 26, 27frequentanti; i 4 o 5 interessati
della vai Germanasca hanno
preferito aderire all’ associazione di guide naturalistiche
della vai di Susa, che esiste
dall’anno scorso. Il resto del
gruppo, che oltre a gente della vai Pellice comprendeva
anche persone della pianura,
come Cavour, o della vai Lemina, invece ha dato vita a
questa nuova associazione».
- Al di là della possibilità
concreta di lavorare, che cosa
le ha dato quel corso?
«Il corso avrebbe dovuto
avere molte più ore, come accade in altre regioni italiane,
dove si arriva anche a 600800 ore di lavoro: noi ne abbiamo fatte solo 150; 50 di
pratica, e quindi escursioni e
prove pratiche, e le altre di
teoria, soprattutto lezioni di
geologia e botanica; per
quanto riguarda la cultura
locale, non abbiamo fatto
molto, solo qualche ora di
storia».
- Siete titolati a lavorare
solo nella zona del Pinerolese
0 anche altrove?
«Per noi è chiaramente è
preferibile operare nella zona
in cui si ha fatto il corso perché è stato possibile stu
Una spiegazione sulie tecniche
di lavorazione della ana
diurne le caratteristiche e le
specificità».
- Quali sono i vostri programmi per l’immediato futuro?
«Nel corso del mese di settembre dovremmo presentare
dei progetti per le scuole, forse con la collaborazione
dell’Apt di Pinerolo. Un altro
progetto riguarderà il Talucco, su cui abbiamo già lavorato durante la festa dell’artigianato; vorremmo puntare
su un connubio di rivalutazione della natura e di
riscoperta del «come si viveva una volta». Nelle due
domeniche passate abbiamo
organizzato per i visitatori un
esempio di borgata antica: si
poteva vedere come si faceva
la lana, o il pane, di come si
lavava, preparando il sapone
con grasso di maiale. In
un’altra borgata abbiamo
mostrato artigiani abili nelV intrecciare cesti, botteghe
di falegnameria, e altro».
- Qual è stata la risposta
della gente alla vostra iniziativa?
«Abbiamo avuto un centinaio di visitatori solo nella
prima domenica: un buon risultato, considerando il poco
tempo a nostra disposizione
per preparare, e soprattutto
la scarsa pubblicità: chi è
venuto, ha saputo dell’iniziativa alla mostra dell’ artigianato. C’ era molta gente di
Pinerolo e delle valli ma anche persone che non conoscevano affatto la realtà
locale, e che sembravano
ben impressionati dal nostro
lavoro. Per questo successo
e per V entusiasmo della gente del luogo, che ci ha aiutato nel riadattare le borgate
per l’occasione, abbiamo deciso di continuare il lavoro
iniziato sulla collina del Talucco. Altre zone in cui ci
muoveremo saranno la vai
Lemina e, naturalmente, la
vai Pellice. Non vorremmo
però limitarci a fare le semplici guide ma cerchiamo di
proporre sempre qualche iniziativa collaterale, in grado
di interessare e coinvolgere
più persone. Altrimenti, ci
rendiamo ben conto di come
non ci sia spazio di attività
per tutti quelli che hanno
conseguito il titolo di accompagnatori».
Poca pubblicità, per ora, e
tuttavia un buon successo;
l’associazione è appena agli
inizi e deve ancora strutturarsi, capire quali sono gli effettivi spazi di manovra, i
possibili ritorni economici (al
Talucco sono stati fatti prezzi
assolutamente «promozionali»). Manca anche una sede
pubblica definita; per ora, chi
vuol conoscere le iniziative in
programma o avvalersi della
consulenza dei nuovi accompagnatori non deve far altro
che mettersi in contatto con
l’Apt di Pinerolo.
Prospettive per il Pinerolese
L'artigianato,
l'ambiente e la città
San Germano, le iniziative per l'Asilo dei vecchi
Tanti appuntamenti per unirsi
a questa grande famiglia
Nella cornice di una bella
giornata di sole si è svolto
domenica 5 settembre il tradizionale bazar dell’Asilo dei
vecchi di San Germano Chisone. Quest’anno, però, diverse iniziative si sono intrecciate e hanno trovato in questo appuntamento il loro culmine. Dalla primavera infatti
il personale si è attivato per
raccogliere fondi per l’acquisto di un solleva persone;
hanno pertanto organizzato
pomeriggi danzanti, recital di
canto e, in ultimo, un mercatino dell’usato.
Le iniziative hanno incontrato il favore della gente,
tanto che di solleva persone
(al prezzo di sei milioni ciascuno) ne sono già stati acquistati due e si sta pensando
al terzo.
Contemporaneamente, su
proposta di Franco e Giovanna Calvetti, è stata organizzata la mostra «La nostra Africa», un’esposizione di oggetti
dell’artigianato nordafricano
raccolti dai coniugi Calvetti
durante i loro soggiorni
all’estero e che venivano posti in vendita a favore di alcune opere sociali della chiesa.
Anche questa iniziativa ha incontrato un non indifferente
successo di pubblico e di acquirenti, visto che praticamente tutti i pezzi esposti, interessanti e curiose testimonianze di un mondo tanto lontano dal nostro, sono stati
venduti.
Lo Stand deH’Asilo alla festa del XV agosto a Vlllar Porosa
Ma una casa di riposo per
persone anziane, che molte
volte è stata definita come un
luogo della memoria, non poteva restare indifferente di
fronte alla coincidenza del
cinquantenario dell’8 settembre 1943.
Per opera di Tiziano Giustetto, un giovane appassionato che raccoglie testimonianze e documenti del tempo
di guerra, è stato possibile allestire una piccola serie di
pannelli che ricordano e commentano questa data fondamentale e, riportando alla memoria un passato in cui il nostro paese ha dovuto far ricorso a tutte le sue energie morali per risorgere dalla tragedia,
pongono il visitatore di fronte
alla gravità della crisi attuale
e alla necessità di pensare in
modo nuovo al futuro.
E dopo, accanto a tutto
questo, il bazar con i suoi
banchi ben fomiti, la lotteria,
i dolci e i lavori manuali fatti
dagli ospiti. Ma è sempre il
senso della festa, della gioia e
dell’incontro, quello che rimane più a fondo radicato nel
ricordo di chi ha partecipato
alla giornata. Tutto è perfettamente organizzato perché
ognuno possa trovarsi a suo
agio, sentirsi a casa e vivere
la comunione con questa opera diaconale e con chi vi lavora; la gente lo sa e partecipa numerosa e entusiasta.
DANILO MASSEL
SAN SECONDO - Domenica
19 settembre, alle ore 10, si terrà
il culto presieduto dal pastore
Bertolino, che saluterà la comunità assieme alla signora Peggy.
Dopo il culto, assemblea di chiesa con la di.scussione sulla scelta
del nuovo pastore. Alle 1.5 verrà
allestito il bazar con vendita di
beneficenza di manufatti, pane e
dolci casalinghi e sottoscrizione
a premi.
TORRE PELLICE - Domenica 12 settembre alle 15, pomeriggio comunitario ai Simound;
domenica 19, dopo il culto, verrà
organizzata una bibiclettata
all’inverso Rolandi con pranzo al
sacco.
Domenica 5 settembre si è
conclusa la XVII edizione della Rassegna pinerolese
dell’artiglanato; come sempre
moltissimi sono stati i visitatori e interessante il livello economico dell’iniziativa; forse il
timore della crisi e le difficoltà
già ben presenti hanno indotto
la gente a tagliare sulle vacanze e suggerito i piccoli investimenti in beni e acquisti.
Fra gli spazi più interessanti
quello della regione ospite, la
Liguria, ha riscosso notevole
successo così come le numerose mostre. Nell’ambito della
Rassegna, all’Expo Fenulli, si
è svolta una breve tavola rotonda su problemi e prospettive del settore e in particolare
sul tema «Artigianato, ambiente, città», con la presenza
di operatori del settore e di
rappresentati deH’amministrazione locale e provinciale.
Dalle relazioni e dal successivo dibattito sono emersi
alcuni, limitati, motivi di ottimismo connessi al possibile
incremento della domanda di
servizi artigianali qualificati a
seguito della legge 46/90 sulla sicurezza degli impianti e,
su un piano più strettamente
locale, alla possibile creazione a Pinerolo di una struttura
espositiva stabile per l’artigianato zonale o addirittura
provinciale.
D’altro canto, però, non sono mancati diversi e preoccupati accenni sul futuro di un
settore che, oltre a scontare gli
effetti di una crisi economica
nazionale e intemazionale, si
trova a fronteggiare problemi
specifici; una legislazione di
controllo estremamente dettagliata e nel contempo frammentata e poco coordinata,
quindi onerosa da gestire e applicare, e difficoltà nel reperire
investimenti e infrastrutture.
Un sintomo evidente di questa
situazione, già a livello pinerolese, si deduce dalla progressiva contrazione del numero di
imprese artigiane iscritte
all’albo; 1.033 nel 1988; 1.020
nel 1991; 946 alla fine del
1992.
Un'iniziativa che coinvolge residenti e forestieri
Un successo l'estate a Maniglia
LILIANA VIGLIELMO
Ha ottenuto un buon successo l’iniziativa «Estate a Maniglia» che si proponeva di animare le vacanze di
chi ritorna in estate alla casa
dei nonni oppure trascorre un
periodo di ferie in alloggi affittati.
Nel tempio di Maniglia, di
cui si è festeggiato nel 1991 il
150° anniversario, sono stati
tenuti due concerti, il primo
del quartetto «Nugae» e il secondo di Elena Martin, Gaby
Roller e Walter Gatti. Le offerte raccolte sono state destinate alle riparazioni necessarie al mantenimento del vecchio edificio e all’acquisto
delle attrezzature indispensabili per trasformare un luogo
di culto in una sala di concerti; luci e una pedana per gli
artisti. Una squadra di volontari ha poi lavorato per eliminare l’umidità che minacciava di sfaldare i muri del tempio, costruendo un canale di
scolo per l’acqua piovana.
Un’altra occasione di incontro è stata la serata di diapositive sul Madagascar presentata dal gruppo giovani
guidati da Dario Tron. Sempre con lavoro volontario è
stata ripristinata la strada che
collegava tutte le miniere di
talco della zona «Vallone»,
chiuse ormai da trent’anni; si
è così potuta organizzare una
bella gita che ha fatto rivivere
un ambiente di lavoro di cui
si sta perdendo il ricordo.
Il gruppo organizzatore ha
già elaborato alcuni progetti
per il futuro; a breve scadenza la raccolta di fotografie an
teriori agli anni 1950 da trasformare in diapositive per
una serata di proiezioni e il
recupero di oggetti usati nelle
miniere per un primo abbozzo di museo minerario.
Si prevedono anche altre
gite sia nella zona di Maniglia, dove esistono antiche
fortificazioni in rovina, sia
nel vallone di Frali, alle miniere di Malzas e Sapatlè.
Queste escursioni, che saran
no inserite nel programma Interreg per la valorizzazione
dei siti minerari, sono possibili da adesso dopo i lavori di
ripristino dei sentieri compiuti a cura della comunità montana. Un gruppo di guide naturalistiche è a disposizione
di chi desidera essere accompagnato (tei. 0121-83751) ed
essere anche informato a dovere su quello che gli sta davanti.
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10
PAG. IV
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VENERDÌ 10 SETTEMBRE 1993
Intervista a Chiaffredo Gallo, presidente del Pinerolo calcio
Il Pinerolo di fronte all'avventura
di un nuovo campionato
______PIEBVALDO BOSTAN_______
E iniziata con un pareggio
conquistato a pochi minuti dal termine l’avventura
del Pinerolo nel campionato
dilettanti di calcio. Al campo
comunale Luigi Barbieri i
biancoblù hanno sofferto
contro il Rapallo, capace di
andare in vantaggio e di tenere sotto la formazione locale
fino all’ingresso di Labrozzo,
punta in disaccordo economico con la società ma capace,
nel giro di pochi minuti, di riportare in pareggio le sorti
dell’incontro.
Sarà un campionato tranquillo o ci sarà di nuovo da
soffrire? Lo abbiamo chiesto
al presidente, Chiaffredo Gallo.
«L’anno scorso, dopo un
buon avvio, abbiamo avuto
una flessione enorme nei mesi di gennaio e febbraio; alla
fine abbiamo raddrizzato la
situazione. La nostra situazione di dilettanti puri ci obbliga ad allenamenti serali e
con l’inizio della primavera
abbiamo patito tantissimo la
differenza di preparazione rispetto ad altre formazioni che
possono avere allenamento
ogni pomeriggio della settimana. Quest’ anno siamo partiti con rinnovati entusiasmi,
anche se dobbiamo fare i
conti con la difficile realtà
del mondo del calcio in generale.
Dall’ attuale campionato la
federazione impone ad ogni
squadra di far giocare almeno tre ragazzi nati dopo 1°
gennaio del ’75 e questo in
fondo valorizza l’impegno di
formazioni come la nostra
che da tempo ha deciso di
puntare sui giovani. Anche la
nostra campagna acquisti è
stata tutta rivolta verso questa direzione».
- Certamente alla base delle difficoltà incontrate nello
scorso campionato sta la differenza di possibilità di allenamento; tuttavia non si può
far ricondurre una parte di
quei problemi al fattore psicologico di trovarsi rimontati
dopo essersi illusi?
«Effettivamente è così; a livello tecnico c’è un certo
equilibrio. La differenza viene proprio dall’elemento
psicologico, cioè quanto si è
convinti dei propri mezzi e
quanto ci si integra fra giocatori, tecnico e società».
- Quest’anno, più che in
passato, molte formazioni anche di città di notevole importanza, hanno dovuto fare i
conti con la crisi economica;
una trentina di società sono
state cancellate; in questo
contesto come si colloca il
Pinerolo, società fra le prime
nella provincia di Torino, dopo le due squadre torinesi?
«Mai come in questa stagione si è vissuto il dramma
di società chiuse per i buchi
in bilancio. Nel nostro piccolo abbiamo risentito della
crisi a livello di mercato; ci
sono stati pochissimi acquisti
di giovani promesse da parte
di società di categorie maggiori. Economicamente abbiamo dovuto esporci notevolmente e siamo ancora senza sponsor. Fin qui siamo
riusciti a chiudere sempre i
bilanci in pareggio, ma le
spese da sostenere sono ingenti: solo a livello di trasferte dobbiamo recarci sette
volte in Toscana il che comporta la partenza il sabato e
una serie di costi e condizionamenti. In pratica, pur essendo dilettanti abbiamo alcune spese pari alla categoria superiore».
- Riparte dunque l’avventura del Pinerolo calcio: un
campionato tranquillo è
l’obiettivo prefissato, senza
far drammi in caso di retrocessione. È accaduto già
qualche anno fa e la squadra
si è puntualmente ripresa; anche questa è la dimensione
del calcio dilettantistico. Come l’anno scorso avete iniziato con la Coppa Italia; quest’anno con risultati meno
eclatanti della scorsa stagione...
«Si inizia molto presto, ad
agosto, e per noi ha voluto
dire venti giorni dopo Tinizio della preparazione. Finora abbiamo perso col Cuneo
e abbiamo subito al novantesimo il pareggio dal Era; in
quelle occasioni abbiamo
avuto modo di far giocare al
massimo i giovani in organico».
19 settembre
La vaporiera
per Breil
Dopo la bella giornata che
ha portato nel giugno scorso
un treno «storico» a Torre
Pellice, un’esperienza analoga si terrà domenica 19 settembre lungo il pittoresco
percorso della vai Roya.
T&T (treno e turismo), in
collaborazione con la Regione Piemonte, le ferrovie, il
Museo ferroviario piemontese e altre associazioni ovviamente anche francesi, propone infatti un’andata e ritorno
da Torino Porta Susa (ore
8,45) a Breil-sur-Roya, in occasione della ricostruzione di
un viadotto ferroviario. Sul
treno a vapore si percorreranno le valli Vernenagne e
Roya fino a Breil, dove sarà
festeggiata la riapertura della
linea.
Iscrizioni presso: Gruppo
amici del treno Torino
(Gatt), via Sesia 20/A (martedì e venerdì, dopo le ore
21) o con ccp 10154102 intestato a Gatt, c/o Agostino
Costa, via Stradella 24,
10147 Torino; oppure presso
la Lega delle autonomie locali, via Santa Chiara 1 (0114364830, 4364822, ore 9-15).
L’andata e ritorno costa £
32.000 (bambini fino a 12 anni £ 22.000). Occorre la carta
d’identità.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa:
La Ghisleriana Mondavi
Spedizione in abb. post.
Gr2A/70
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma,
sabato 11, ore 20 e 22,10, In
mezzo scorre il fiume; domenica, ore 20 e 22,10 e lunedì, ore
21,15 Dragon.
BARGE — Il cinema Comunale propone, giovedì 9, Un
giorno di ordinaria follia; venerdì n danno; sabato Tracce di
rosso; domenica Bagliori nel
buio; martedì Sulle orme del
vento; mercoledì Gli spietati.
Gli spettacoli iniziano alle 21, ad
eccezione di martedì in cui sono
previste due proiezioni, alle
19,30 e alle 21.
PINEROLO — Il cinema Italia giovedì 9 presenta Proposta
indecente; da venerdì a domenica Tina; venerdì ore 20,15 e
22,20, sabato ore 20,15 e 22,30,
domenica ore 16,15, 18,15,
20,15, 22,20
Venerdì 10 settembre —
TORRE PELLICE: Al cinema
Trento, in una serata per ricordare T8 settembre, interverrà il coretto valdese di Torre Pellice; seguiranno vari messaggi. Inizio
ore 21.
Sabato 11 settembre —
TORRE PELLICE: Sotto l’ala
del mercato coperto si svolgerà
la prima edizione della mostra
mercato dell’antiquariato minore
e dell’oggetto usato; la manifestazione prosegue domenica 12.
Domenica 12 settembre —
PRAROSTINO: Organizzate
dal Comune si svolgono manifestazioni per ricordare i 50 anni
della Resistenza nel Pinerolese.
Mercoledì 15 settembre —
TORRE PELLICE: Con una
prolusione del prof. Vittorio
Pons, alle 15 presso la Casa valdese, viene inaugurato l’anno
scolastico del Collegio valdese.
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CHISONE > GERMMVNASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto
tei. 81154.
DOMENICA 12 SETTEMBRE
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58766
Fenestrelie: Farmacia Grippo
- Via Umberto I 1, tei. 83904
Ambulanze:
Croce verde, Perosa; tei. 81100
Croce verde. Porte : tei. 201454
i ÙSSL43-VALPELUCE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 12 SETTEMBRE
Torre Pellice: Farmacia internazionale - Via Arnaud 8, tei.
91374
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
! USSL 44 - PINERÓLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 22664
Economici
ANTICHITÀ, mobili, oggetti
vari privato acquista. Telefonare
0121-40181 dopo le ore 18.
PENSIONATO torinese cerca
famiglia o comunità nelle valli
valdesi che lo ospiti a esiguo pagamento e possibilmente un lavoro non pesante presso la medesima o nel medesimo paese.
Tel. 011-8192569 ore serali.
A Torre Pellice, nel 1886, Giuseppe
Morè, abile pasticcere pinerolese,
apre un laboratorio di pasticceria a
cui affianca, dopo i primi faticosi anni
di lavoro, un negozio di vendita con
annesso caffè.
il prodotto che sin da quegli
anni si afferma è di grade qualità.
La Tradizione delle Valli Valdesi
Gli ingredienti sono tutti naturali
delle campagne della Val Pellice.
Il marchio Morè, sempre più noto e
apprezzato, viene depositato per la
prima volta nel 1933. Da allora i due
valletti che portano il vassoio con le
caramelle contrassegnano le
confezioni Morè.
Molte delle persone che oggi
lavorano alla Morè hanno tradizioni
familiari legate all'Azienda e hanno
appreso dai loro padri l'arte dolciaria
le misure, i tempi e la pazienza
artigiana per preparare il
, prodotto e seguirne con
amore la realizzazione.
L'avvento della meccanizzazione non ha cambiato la
qualità dei prodotti Morè.ll gusto
caratteristico del fòndants, la
vellutata bontà delle gelatine alla
frutta e la spiritosa fragranza dei cricri sono sempre gli stessi e
rimarranno Inalterati, sicuramente
ancora per un altro secolo.
Oggi Morè presenta la prima serie dei
suoi cofanetti regalo con le preziose
litografie dei luoghi valligiani tanto
cari alla nostra memoria, con il
commento di Osvaldo Coisson, tratte
dal volume "The Waldenses" di
William Beattie. Possono essere un
bel regalo per Natale o per ogni
circostanza dove occorre portare,
anche a chi é lontano da Torre Pellice
un pò delle nostre tradizioni.
Vogliate compilare correttamente il Buono d'Ordine e spedire in busta chiusa a:
MORÈ-Via Filatoio, 16-10066 Torre Pellice/To-Tel. 0121/953222-91271 - Fax 0I2Ì/932934
Cofanetto "Antica Torre Pellice"
desidero ricevere N.....cofanetto/! del tipo:
ad bD
Cofanetto "Antica Stampa delle Valli Valdesi"
desidero ricevere N.....cofanetto/i del tipo:
ad bD
Nome...............................................................
Cognome...........................................................
Indirizzo.......................................................n.
Città...................................................C.A.P......
Provincia...................................Telefono...............
In consegna dal 18 ottobre 1993 ■ Spese trasporto in Italia: L, 17.000 (Calabria e Isole L 25.0001 Pagamento mezzo contrassegno alla consegna delle confezioni. Estero: pagamento all’ordine più spese trasporto..
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13
venerdì io settembre 1993
All’Ascolto Della Parola
PAG. 5 RIFORMA
UN'ESTATE VIOLENTA
TRA CAINO
E ABELE
GIUSEPPE PLATONE
Il racconto di Caino e Abele si inserisce nella grande
composizione mosaica della
preistoria del mondo: molte
voci, molti colori, personaggi
diversi. Siamo di fronte a un
grande affresco che interpreta teologicamente l’origine
del mondo, ogni parola è un
tratto di un vasto disegno che
si può vedere nel suo insieme
soltanto guardandolo da lontano. E più ci si avvicina ad
esso e più si colgono particolari significativi.
Nella grande rappresentazione della lotta tra il bene e
il male, tra la vita e la morte,
tra la violenza e la nonviolenza, tra Caino e Abele quasi un approfondimento e
una ripetizione in nuovi termini dell’Eden perduto convergono e si intrecciano
diversi temi che incontreremo ancora nello svolgersi
dell’Antico Testamento. Per
esempio, la libertà di Dio
racchiusa nello scottante
interrogativo; perché Dio non
accetta il sacrificio di Caino?
Un altro tema interessante è
il giudizio negativo sulla vita
nomade espresso nella sentenza contro Caino: «...tu sarai vagabondo e fuggiasco
sulla terra» nel momento in
cui Israele fonda delle città,
valorizza T agricoltura, il nomadismo associato al deserto
diventa un luogo e un destino
negativo.
C’è poi il grande tema
dell’assenza di Dio. Il delitto
avviene in aperta campagna,
lontano da occhi indiscreti,
anche da quelli di Dio. Ma
non c’è luogo sulla terra nascosto a Dio. Dio svela luoghi nascosti e illumina le situazioni oscure. «Dove sei?»
chiese ad Adamo: «Che cosa
hai fatto?» chiede a Caino.
L'assenza di Dio
Equi emerge un altro filone di riflessione, un altro
tema: la libertà dell’uomo. Il
filosofo spagnolo Savater*
spiega molto bene come noi
esseri umani non siamo liberi
di scegliere quello che ci succede ma siamo liberi di rispondere a quello che ci succede in un modo o nell’altro.
Caino non è obbligato a peccare, nessuno lo costringe.
Egli lo fa liberamente. La
convinzione del narratore biblico è quella che vede il peccato come opera dell’uomo e
non solo del fato. L’autoaccusa di Caino: «Il mio castigo
è troppo grande perché io lo
possa sopportare» (v.l3) lo
dimostra e allo stesso tempo
rivela una sconfinata solitudine. Penso qui ai grandi suicidi di uomini potenti collegati all’operazione, ancora in
pieno svolgimento, dei magistrati di Mani pulite. C’è a
volte un peccato, un peso,
un’angoscia, una colpa che è
«Or Adamo conobbe Èva sua moglie, la quale
concepì e partorì Caino, e disse: ‘^Ho acquistato un uomo, con Vaiuto dell’Eterno’*. Poi partorì ancora Abele, fratello di lui. E Abele fu pastore di pecore; e Caino, lavoratore della terra.
E avvenne, di lì a qualche tempo, che Caino
fece un’offerta di frutti della terra all’Eterno; e
Abele offerse anch’egli dei primogeniti del suo
gregge e del loro grasso. E l’Eterno guardò con
favore Abele e la sua offerta, ma non guardò
con favore Caino e l’offerta sua. E Caino ne fu
molto irritato, e il suo viso ne fu abbattuto. E
l’Eterno disse a Caino: ‘Eerché sei tu irritato?
e perché hai il volto abbattuto? Se fai bene non
rialzerai tu il volto? ma, se fai male, il peccato
sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri son
volti a te; ma tu lo devi dominare!”
E Caino disse ad Abele suo fratello: ^‘Usciamo fuori ai campii”. E avvenne che, quando
furono nei campi, Caino si levò contro Abele
suo fratello, e l’uccise. E l’Eterno disse a Caino: “Dov’è Abele tuo fratello?” Ed egli rispose: ‘‘Non lo so; sono io forse il guardiano di
mio fratello?” E l’Eterno disse: “Che hai tu
fatto? la voce del sangue di tuo fratello grida a
me dalla terra. E ora tu sarai maledetto, condannato ad errar lungi dalla terra che ha aperto la sua bocca per ricevere il sangue del tuo
fratello dalla tua mano. Quando coltiverai il
suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti, e tu
sarai vagabondo e fuggiasco sulla terra”. E
Caino disse all’Eterno: “Il mio castigo è troppo
grande perch’io lo possa sopportare. Ecco, tu
mi scacci oggi dalla faccia di questo suolo, ed
io sarò nascosto dal tuo cospetto, e sarò vagabondo e fuggiasco per la terra; e avverrà che
chiunque mi troverà mi ucciderà”. E L’Eterno
gli disse: “Perciò, chiunque ucciderà Caino,
sarà punito sette volte più di lui”. E l’Eterno
mise un segno su Caino, affinché nessuno, trovandolo, l’uccidesse».
(Genesi 4, 1-15)
troppo grande da portare da
soli. E qui incontriamo un altro tema; la solitudine di Caino, la solitudine dei colpevoli, dei marchiati. Le carceri
sono piene di rei confessi,
immagino che la solitudine
prodotta dalla colpa sia un
baratro che tenta ogni giorno
di risucchiarti per sempre, così come il peccato «ti spia alla porta» (v. 7) e cerca di catturarti. Occorre resistergli.
Ecco, tutti questi temi e altri
ancora si notano solo guardando da vicino il grande
arazzo che rappresenta il conflitto mortale tra Caino e
Abele.
La voce del sangue
Il delitto perfetto è stato
scoperto. La voce del sangue grida dalla terra e questo
grido è raccolto da Dio, non
dagli uomini. Anche oggi il
grido del sangue versato in
una guerra infinita e inutile
come quella che distrugge i
popoli dell’ex Jugoslavia non
è raccolto da nessuno. Un solo dato: in Bosnia, in 16 mesi
di guerra, ci sono stati
200.000 morti. L’Europa dei
ricchi ha assistito, e assiste
pressoché impotente; scarse
le iniziative di solidarietà, di
mobilitazione. Certo non ci
sono in gioco immensi giacimenti di petrolio ma solo
vite umane, per di più economicamente irrilevanti.
Forse anche noi abbiamo
dimenticato Tinsegnamento
biblico che afferma come
ogni attentato alla vita umana
sia anche un attentato contro
Dio: «...io chiederò conto del
vostro sangue, del sangue
delle vostre vite, ne chiederò
conto ad ogni animale e chiederò conto della vita dell’uomo alla mano dell’uomo, alla
mano d’ogni suo fratello. Il
sangue di chiunque spargerà
il sangue dell’uomo sarà
sparso dall’uomo, perché Dio
ha fatto l’uomo ad immagine
sua...» (Genesi 9, 5-7).
L’attentato contro la vita
viene punito con la morte ma
qui, nella vicenda di Caino, la
pena non è la morte ma l’esilio. E l’esilio, a volte, si rivela peggiore della morte.
L’esiliato era un proscritto,
alla mercé di chiunque volesse mettere le mani su di
lui. Ma Dio stesso risparmia a
Caino una morte incruenta; è
un omicida ma è sotto la sua
protezione come ogni essere
umano lo è. A violenza Dio
non vuole che si aggiunga
violenza, la spirale non può e
non deve continuare all’infinito, l’uccisione dell’assassino non diminuisce la
violenza ma l’esaspera, l’aumenta, la dilata all’Infinito.
Un racconto che ci porta
a riflettere sul presente
Questo grande affresco
primordiale ci conduce
a riflettere sui continui bagni
di sangue che si svolgono
sotto i nostri occhi e che viviamo attraverso la televisione e i giornali. L’antico racconto di Caino e Abele ci ricorda che l’alterazione del
rapporto tra il Creatore e le
creature conduce all’autodistruzione, alla marginalità, alla sconfitta etica e spirituale:
per vivere occorre scoprire il
vero rapporto con Dio che è
sempre il contrario della violenza, dell’autodistruzione,
dell’arroganza di un potere
cinico e malvagio. In questo
rapporto con Dio che va cer
cato e coltivato, il punto di riferimento è costituito dall’
esempio di Cristo il quale
non si è vendicato dei suoi
persecutori, ha risposto al
male subito con parole di verità, con delle guarigioni, con
dei gesti di amore.
Tra Caino e Abele
Forse c’è in ciascuno di
noi l’ambivalenza rappresentata da Caino e Abele;
i due personaggi convivono e
si scontrano ancora oggi dentro la nostra esperienza quotidiana.
In questa continua opposizione occorre chiarire quale
debba essere il criterio a cui
attenersi. Desideriamo esclusivamente il nostro soddisfacimento personale o vogliamo essere fedeli alla volontà
di Dio? Non necessariamente
la realizzazione di noi stessi
fa a pugni con il discepolato
cristiano. Si tratta infatti, ogni
volta, di saper scegliere.
Per esempio nella realtà di
morte, di violenza, di emarginazione - e vi assicuro che in
Sicilia non mancano le occasioni per capire quanto sia
vasta e profonda la violenza
che regola la vita quotidiana
- si tratta di far rivivere le parole di speranza, di nonviolenza, di condivisione del
Cristo. È vero, come cristiani
a volte siamo timidi, non
osiamo, siamo conformisti
ma occorre trovare il coraggio, ogni volta di nuovo, di
sapersi opporre a un sistema
che genera razzismi, nuove
divisioni, violenza. Non bisogna lasciarsi dominare, ma
piuttosto dominare ciò che ci
porta alla rovina. Non esistono formule magiche o uomini
della provvidenza che possono fare ciò che noi vorremmo.
Ciascuno di noi può essere,
ogni giorno, Abele o Caino:
può distruggere una persona,
può distruggere se stesso, può
usare violenza non con un’arma ma con delle parole ta1 glienti e trovare infinite giu
stificazioni e molte persone
disponibili ad accompagnarti
in questo processo di distruzione. Ma la violenza, il culto
di se stessi, l’arroganza, la
menzogna non conducono ad
una vita piena e fiduciosa.
Conducono solo in un vicolo
cieco.
La violenza che ha distrutto
Abele non è un destino ineluttabile, ma può essere individuata, fermata, riconvertita.
Se leggiamo attentamente gli
Evangeli ci rendiamo conto
che la nonviolenza è più rivoluzionaria della violenza, che
la vittima del Golgota schiacciata dalla violenza del sistema continua a parlarci assie
me ad altre vittime che hanno
pagato con la vita la fedeltà
alla volontà di Dio o a ideali
umanitari. Quest’alternanza
di vita e di morte, di forza
che ferisce e uccide e amore
che guarisce e libera continua
ad accompagnarci, e con lei
l’esempio di colui che non ci
lascia soli nelle scelte di ogni
giorno. Il Signore ci dia di
percorrere un cammino di verità e di amore costruttivo.
Non in un percorso solitario
ma insieme a chi vuole vivere
pienamente l’umanità che
Dio ci ha dato.
*Fernando Savater: Etica
per un figlio
Due bambini guardano al futuro
Signore,
fa’ che non ci siano più case bruciate
come alberi senza foglie, ma che
attorno a noi ci siano
soltanto fiori.
Fa’ che la gente non porti più fucili,
ma regali,
che non ci sia più miseria e disperazione,
ma gioia e serenità.
Signore, quando sento una sirena,
se è un malato, guariscilo presto,
se è un incendio, spegnilo subito
e che non ci siano né morti né feriti.
Signore, abbi pietà di noi e salvaci.
Punisci i cattivi, se credi,
ma non severamente,
perché non sanno quello che fanno.
Grazie, Signore, per tutto
quello che hai fatto.
Ma manca l’amore.
Gli uccelli e i fiori lo hanno,
ma gli uomini non l’hanno.
un bambino libanese
Avevo una scatola di colori
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso per il sangue dei feriti;
non avevo il nero per il pianto degli orfani;
non avevo il bianco per le mani e il volto dei morti.
Ma avevo l’arancio, per la gioia della vita,
€ il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti
e il rosa per i sogni ed il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.
una bambina israeliana
(Tratto da «In attesa del mattino» della Cevaa, 1991)
14
PAG. 6 RIFORMA
MHhM
VENERDÌ 10 SETTEMBRE igg.^ì
Francesco Guardi: la piazzetta S. Marco a Venezia, (1770, partic.): i
luoghi artistici viaggiano paralleli alla formazione della piccola Gaia.
«Scherzo mattutino» di Rina L. Caponetto
Da bambina a donna:
un viaggio interiore
PIERA ECIDI
Chi è Gaia? Chi è questa
piccola compagna di
esplorazioni e giochi della
protagonista adulta, un alter
ego bambino che incarna la
libertà e la gioia del vivere?
Eccola descritta in un raro
momento di quiete, questa
frugoletta tutta creatività e
entusiasmo, perennemente in
moto e in ricerca: «Mentre
raccolgo delle bellissime rose
gialle, si abbandona sul divano e si addormenta. Sembra
finta, una bambola di una vetrina con quegli occhi così
belli, dalle ciglia lunghissime, la pelle trasparente e i
riccioli che le cadono sulla
fronte».
Ma in realtà Gaia è una figura in movimento, in esplorazione, il cui invito all’adulto io narrante è ripetutamente
«Andiamo!»: «Gaia corre e
mi costringe a correre, debbo
affrettarmi se voglio ajferrarla, sono costretta a raggiungerla e lei si diverte a correre
ancora di più, l'acciuffo e ride felice: “Birbante - dico hai proprio cento spiriti!” — ,
lei ride e la nuvola dei suoi
capelli dorati m’incanta, la
sua ilarità mi contagia, corriamo tutt’e due, ridiamo e
afferriamo il vento marino, la
libertà marina».
Sabato 11 - domenica 12 settembre — TRAMONTI DI SOPRA (Pn): Con inizio alle ore
17, presso il centro « Menegon»,
si tiene un incontro di animazione biblica per monitori della
scuola domenicale a cura del pastore Carmine Bianchi. L’organizzazione è della F Nord-Est.
Per informazioni: past. Stretti
(tei. 041-5227549).
Domenica 12 settembre — FIRENZE: Alle ore 17, nel cortile
della Casa di riposo «Il Gignoro», si tiene un concerto bandistico della Filarmonica «V. Bellini» di Scandicci.
Questo libro gioioso* è solo in apparenza un libro di
viaggi: il racconto del girovagare per città d’arte e nature
incontaminate, in Italia e in
Europa, alla riscoperta della
bellezza, della libertà e
dell’armonia perdute in noi
contemporanei. La sua trama
non è l’itinerario complesso e
capriccioso tra marine mediterranee e picchi e laghi alpini, con l’insieme intenso dei
colori, dei suoni e degli odori.
E neppure il passaggio guidato dalla musica e dai concerti
dei genitori di Gaia, ambedue
musicisti, e dello stesso violino della bimba, che di volta
in volta si esprime in intrecci
di note perfette.
Il sottofondo interiore della
narrazione è proprio invece
questo rapporto tra una bambina e una donna, un prendersi e un lasciarsi in diversi momenti di incontro, un dialogare con la mente e con il cuore
che rispetta le diversità, ma
proprio da queste attinge per
una rinnovata creatività.
Se non sapremo conservare
e preservare il dialogo con il
nostro io bambino, sembra
suggerirci l’autrice, il nostro
mondo interiore sarà destinato a disseccarsi e a perire: i
luoghi, i colori, i suoni, gli
odori, tutto ciò che è bello e
buono è attingibile, oggi, anche per la nostra stanca modernità, solo se la voce adulta
e quella infantile che è in ciascuno di noi sapranno ritrovarsi. E il femminile sembra
essere più avanti e più creativo in questo dialogo: la bimba Gaia e l’io narrante di
donna adulta non sono forse
aspetti di ciascuna di noi?
Rina Lydia Caponetto, con
il garbo e il linguaggio delle
immagini di chi è abituata a
esprimersi anche nel registro
della poesia, ci suggerisce
dalle pagine di Scherzo mattutino questa domanda che,
nello svolgersi del viaggio,
sembra portare con sé la propria risposta.
(*) Rina Lydia Caponetto:
Scherzo mattutino. Torino,
1993, distribuzione Claudiana,
pp 200, £ 20.000.
Teologia e filosofia laica a confronto nei secoli XIX e XX: un libro di Daniele Menozzi
La Chiesa cattolica e la città dell'uomo
nell'età della secolarizzazione
TIZIANO SGUAZZERÒ
La teologia e il pensiero
cristiano del secolo XIX
si trovarono di fronte al compito enorme ed esaltante di
assorbire e rendere compatibile la nuova visione dell’uomo e di Dio inaugurata dal
«secolo dei lumi» con le verità fondamentali del cristianesimo e con i caratteri costitutivi di quella civiltà che esso aveva edificato un’Europa
dal V secolo al ’700 inoltrato,
e che si era venuta modellando nel corso dei secoli sugli
insegnamenti dottrinali e sui
valori veicolati dalle chiese
cristiane.
Non mancarono prospettive
filosofiche e teologiche, come
quella inaugurata nei Discorsi
sulla religione a quegli intellettuali che la disprezzano
(1799) da Friedrich Schleiermacher, il più grande teologo
protestante deH’800, che si
posero consapevolmente sul
terreno dell’inserimento degli
uomini nel moto della cultura
moderna (che è in fondo religioso e cristiano). Si tentò così di colmare il fossato sempre più profondo tra fede cristiana e vita dell’uomo della
contemporaneità.
Prevalsero tuttavia nell’800
indirizzi culturali e religiosi
ostili alla modernità e volti a
un progetto organico di restaurazione della medievale
società cristiana.
Esiti estremizzati di tali
concezioni si avranno soprattutto nel tradizionalismo francese, quello di Joseph de Maistre, Louis de Bonald e Félicité de Lamennais prima maniera, sia nel senso dell’elaborazione di un programma fondato sulla ricostituzione di
un’Europa cristiana diretta dal
papato, sia nella formulazione
della tesi dell’apostasia della
società moderna della chiesa
che, avviata dalla Riforma del
’500 in campo religioso, si
compì con la Rivoluzione
francese in campo politico.
Entrambe, Riforma protestante e Rivoluzione francese sarebbero, per i tradizionalisti, il
frutto della rivolta contro
l’autorità ecclesiastica e
dell’applicazione del principio della sovranità popolare.
La laicizzazione dello stato
e la secolarizzazione della società vengono pertanto riguardate come l’insidia più grave
che il cristianesimo abbia mai
incontrato nel mondo contemporaneo. Solo una chiesa in
grado di riassumere il ruolo
direttivo sul consorzio civile e
politico che le era stato riconosciuto nell’età di mezzo potrà ristabilire quell’ordine,
quella prosperità e quella sana
convivenza civile che la rivoluzione religiosa e quella politica hanno sconvolto.
La consapevolezza di non
poter legare necessariamente
il cristianesimo a una forma
particolare di civiltà (neppure
a quella medievale) si era già
fatta strada in alcuni esponenti di primo piano del cattolicesimo ottocentesco come Rosmini e Newman, ma avrebbe
trovato una compiuta esplicitazione solo nel nostro secolo
nella riflessione di Jacques
Maritain a partire dal 1927 (in
Primato dello spirituale. Religione e cultura, e soprattutto
Umanesimo integrale) e in
importanti prese di posizione
di H. De Lubac, H. I. Marrou,
M.-D. Chenu sul rapporto tra
cristianesimo e storia e chiesa
e storia.
Emergeva l’idea della piena
autonomia dell’uomo e del
mondo moderno da ogni tutela senza che questo comportasse la negazione del decisivo influsso dello «spirituale»
sulla storia umana per costruire quella «società aperta» e
quella «città fraterna» che richiede istituzioni democratiche, assunzione di responsabilità personale, forte iniziativa
morale e, per i credenti, rapporto dell’uomo, del singolo
uomo come dell’intera umanità con il vivente, con Dio.
Soltanto in questo rapporto
l’uomo raggiunge il vertice
della libertà ed è «veramente
vivo, capace di decisioni, capace di un destino» (sono parole di un teologo evangelico
italiano, Giovanni Miegge, in
Per una fede, p. 145), la cui
ricerca ci sembra in autentica
anche se parziale sintonia con
le espressioni più significative
del rinnovamento teologico
cattolico di quegli anni.
In una celebre conferenza
alla vigilia del Vaticano II
M.-D. Chenu avrebbe, con
Un momento del Concilio Vaticano II
ancor maggiore radicalità rispetto alla prospettiva maritainiana, proclamato l’esigenza di superare il modello «costantiniano» di cristianità e di
chiesa per rendere possibile
l’annuncio della buona novella ai lontani e ai poveri e senza rivendicazioni di potere per
la chiesa. Lo stile di governo
della chiesa di Giovanni
XXIII e il «modello di chiesa
pellegrinante nel tempo verso
il Regno» del Vaticano II manifestarono profeticamente la
nuova concezione del rapporto tra chiesa immersa nella dimensione della temporalità e
città dell’uomo inserita nella
storia della redenzione.
Merito di Daniele Menozzi,
coordinatore della prestigiosa
rivista Cristianesimo nella
storia, edita dall’Istituto per
le scienze religiose di Bologna fondato da G. Dossetti, è
stato quello, nei saggi ora entrati a far parte del volume La
Chiesa cattolica e la secolarizzazione*, di aver saputo
mostrare con una ricostrazione puntuale ed efficace le
tensioni e le articolazioni interne al cattolicesimo ottocentesco e novecentesco nella
definizione del rapporto tra
chiesa e società e le difficoltà
di carattere dottrinale e istituzionale incontrate dalla chiesa di Roma per uscire dal rassicurante regime di cristianità
medievale.
La tesi conclusiva del lavoro, secondo cui permarrebbe
inalterato nella sostanza il
modello ottocentesco di societas Christiana anche in seno al cattolicesimo postconciliare, non appare a nostro av
viso sufficientemente articolata e argomentata. I riferimenti
alla vita della Chiesa cattolica
durante i pontificati di Paolo
VI e Giovanni Paolo II sono
infatti nei saggi di Menozzi limitati a poche pagine conclusive del cap. IV («Percorsi
della “societas Christiana”») e
all’esame di talune tendenze
«fondamentaliste» presenti
nel mondo cattolico e analizzate con finezza e precisione
documentaria nei capitoli
conclusivi, significativamente
dedicati a «Il caso Lefebvre»
e a «Il caso “Lazzari”». Essi
certamente potrebbero far
pensare, come teme l’autore,
alla volontà di attribuire alla
gerarchia cattolica e segnatamente al papato la prerogativa
di «determinare scelte e indirizzi di governo» (p. 180).
Il nesso chiesa postconciliare-società può essere visto
però secondo un’ottica diversa, quella della più antica concezione cristiana dell’uomo e
della storia. La coscienza della signoria di Cristo sul mondo e della superiorità del Vangelo sulle ideologie implicherebbe anche per il cattolicesimo della fine del secondo
millennio la necessità di un
confronto critico con quelle
teorie della società e con
quelle importazioni etiche che
assolutizzano la libertà e l’autonomia dell’uomo, senza che
questo significhi però il ripristino di modelli teocratici di
dominio della chiesa sullo
stato.
(*) Daniele Menozzi: La
Chiesa cattolica e la secolarizzazione. Torino, Einaudi, 1993,
pp 278, £ 24.000.
La Claudiana ha tradotto un libro di Willy Marxsen destinato ai non specialisti
Il valore della resurrezione per la fede
________MAURIZIO ABBÀ______
L9 editrice Claudiana offre
al pubblico italiano (con
traduzione a cura del pastore
Domenico Tomasetto) un agile e denso scritto del noto
teologo Willi Marxsen*, di
cui diverse opere erano già
disponibili e di cui è annunciata la traduzione, per i tipi
dell’editrice Piemme, di
un’opera di rilievo come
L’evangelista Marco. Studi
sulla storia della redazione
del Vangelo nella collana che
sta per vedere l’uscita del
fondamentale Commento al
Vangelo di Giovanni di Rudolf Bultmann.
La resurrezione di Gesù
Cristo è il fatto centrale per la
fede cristiana: se anche si tralasciano altri aspetti (come
per esempio la nascita verginale di Gesù), al massimo si
ferisce la fede stessa, ma chi
nega la resurrezione distrugge
la fede evangelica (come osserva Heinz Zähmt nella breve ma chiara voce «Risurrezione» del Dizionario del
pensiero protestante, Herder-Morcelliana, p. 457).
Con questo nuovo scritto
Willi Marxsen si produce in
un meritorio sforzo di divulgazione teologica, cosa rara
tra i teologi, che forse non
soddisferà gli specialisti ma
vuole venire incontro appunto
a un più vasto pubblico. Non
sempre magari Marxsen riesce nell’intento: proprio in
quanto il volume si rivolge
lodevolmente al di fuori delle
solite cerehie accademiche,
occorreva una maggiore «didatticità» nel delineare alcuni
frutti del lavoro storico-critico (per esempio nelle pagine
dedicate alla «ricerca del Ge
Willi Marxsen
Il terzo giorno
risuscitò...
La risurrezione
di Gesù: un fatto storico?
sù storico»), altrimenti il fossato tra studio e ricerca teologica da una parte e pietà delle
chiese dall’altra, entrambe vitali e costitutive dell’essere
credenti in Cristo, continueranno a viaggiare su binari
separati invece di unirsi in
una salutare integrazione.
Come lettura previa è molto utile l’introduzione del
prof. Bruno Corsani, per come delinea le tematiche del
libro. Di esso è consigliabile
la lettura con l’accorgimento
di cui sopra: se poi ci «inquieta», ci fa pensare più del
previsto, ciò non è certo un
difetto, anzi è grande merito
di Marxsen il fatto di voler
giustamente spostare l’attenzione da come sia avvenuta la
resurrezione (questione a cui
gli stessi Evangeli e l’apostolo Paolo del resto non fanno
cenno) al valore di essa per la
nostra fede vissuta; una fede,
quindi, autentica.
(*) Willi Marxsen: Il terzo
giorno risuscitò... La risurrezione di Gesù: un fatto storico?
Introduz. di Victor Paul Fumish,
introduz. all’edizione italiana di
Bruno Corsani. Torino, Claudiana, 1993, pp 116, £ 15.000.
15
\/F.NERDÌ io settembre 1993
Pagina Dei Lettori
PAG. 7 RIFORMA
;ta
I quaccheri
Per la seconda volta in poco
più di un anno leggo due fraterne e competenti difese dei
quaccheri da parte del pastore
valdese Giorgio Bouchard (v.
Confronti, aprile 1992, e
Riforma, 20 agosto 1993). Da
quacchero gliene sono grato,
anche perché riempie un vuoto altrimenti incolmabile. Ma
grazie allo spazio che la stampa evangelica e antimilitarista
spesso ci concede, vorrei dire
anch’io qualcosa sul tema.
Il pacifismo nonviolento
quacchero è nato, come il senso della giustizia, dell’uguaglianza fra gli uomini, del rispetto di tutte le culture e delle religioni, la difesa dei diversi, degli emarginati, dei
carcerati e dei malati, come
gli interventi nelle zone calde
del mondo per tentarvi la mediazione 0 iniziare la ricostituzione, dal principio fondamentale che gli Amici (quaccheri) portano alle sue estreme
conseguenze; In ogni persona
vi è un tanto di Dio (seme,
scintilla: «that of God in
everyone»).
Il tutto partendo da un altro
principio: la luce interiore (di
Cristo), la cui ricerca non è fine a se stessa, né è finalizzata
alla salvezza o alla pura elevazione spirituale. Come di fatto
è accaduto, il fondamentale
spiritualismo quacchero non si
è risolto in misticismo distaccato dal mondo, ma in un impegno {«commitment») socioreligioso senza soluzione di
continuità.
Mentre molte comunità locali di Amici vivono la loro
fede intorno al culto del silenzio e ne traggono linfa per
un’attività filantropica simile
a quella diaconale delle chiese evangeliche, i gruppi che
sanno tenere contatti regionali, nazionali e internazionali
sono coinvolti in una o più attività sociali di grande significato e respiro: vedi il
Quaker Peace & Service, con
una decina di diramazioni nel
campo della pace e dei diritti
umani, fra cui quella che sostiene gli obiettori di coscien
Domanda e risposta
Gli aiuti alle popolazioni della ex Jugoslavia
Caro direttore,
non si capisce nulla! Forse rispecchia le caratteristiche del conflitto nella ex Jugoslavia: confuso e incomprensibile. Mi riferisco alle notizie che riporta «Riforma» sugli aiuti alle popolazioni tramite vari canali del nostro
ambiente evangelico: «E stato fatto
questo... si fa quello...», ma non c’è un
coordinamento, un preciso indirizzo
dove il lettore che abbia possibilità e
desiderio o scrupolo di coscienza, possa far pervenire il suo contributo.
Propongo pertanto che «Riforma»
(come fanno altri giornali in caso di
calamità) si faccia portavoce di solidarietà cristiana aprendo una sottoscrizione. E poiché, come i redattori sanno,
i lettori facilmente dimenticano le notizie, anche se gravi, lette nei numeri
precedenti, che rinnovi l’appello in
ogni numero del giornale.
Vorrei in particolare ricordare l’appello pubblicato sul numero del 9 luglio,
del dott. Sosip Mikuliz, presidente
dell’Unione battista di Croazia, che dice fra l’altro: «...voi avete detto che siete un piccolo gruppo, ma se avete una
fede viva e prontezza nel fare, siamo
convinti che la ricca e grande Italia si
unirà a voi per aiutare il nostro popolo... Crediamo che la risposta di Dio alle nostre e alle vostre preghiere farà sì
che i bisognosi creati da questa guerra
satanica ricevano assistenza e glorifichino il Signore per l’aiuto ricevuto attraverso voi...».
Dunque è la nostra fede a essere
messa in questione. Ricordo ai lettori
uno dei tanti tragici particolari di questa insensata guerra: la necessità di reperire delle protesi per sostituire gli arti maciullati dei bambini.
Invio per il momento 200.000 lire per
aprire una sottoscrizione.
Michele Romano - Venaria (To)
Fin dall’inizio dello scatenarsi della
tragedia che si sta consumando nei territori dell’ex Jugoslavia la Federazione
delle chiese evangeliche in Italia (Fcei)
ha lanciato una sottoscrizione per aiutare le vittime di questa guerra e ha invitato il Servizio rifugiati e migranti
(Srm) di dare corso a quelle azioni di
aiuto e di solidarietà che si sarebbero
potute organizzare.
Il Srm ha lavorato in contatto con il
Cec e diversi organismi delle chiese
evangeliche europee, per un coordinamento degli interventi nelle varie zone.
Così mentre le chiese tedesche appoggiano maggiormente le chiese ungheresi nell’Est del paese, la nostra azione si
è concentrata in Croazia e nella Bosnia.
Nei mesi scorsi la Fcei è stata fra i
primi membri dell’«Italian Consortium
of Solidarity» (Ics), organismo sollecitato dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) per
un coordinamento fra tutti quei gruppi
che agiscono in queste iniziative di solidarietà.
Il Srm ha incaricato le chiese evangeliche di Trieste (le più vicine in ordine
geografico) a operare in questa azione a
nome dell ’evangelismo italiano.
Abbiamo agito cercando il contatto
con il piccolo mondo degli evangelici
della Croazia, in appoggio alla loro
azione di aiuto umanitario e di servizio,
azione che è enorme, tenendo conto
delle forze limitate. Abbiamo così potuto fra giungere aiuti a migliaia di profughi nella zona di Zagabria, Fiume e Fola, siamo in contatto con diversi orfanotrofi a cui facciamo giungere viveri, vestiario e materiale scolastico, e appoggiamo la diaconia locale verso gli anziani che in una situazione economica
allo sfascio sono le vittime più esposte.
Più della metà dei fondi utilizzati in
quest’opera sono giunti dalle nostre
chiese (oltre 100 milioni di lire).
Di quanto è stato fin qui fatto abbiamo dato notizia attraverso La luce prima e Riforma adesso, con una serie di
articoli che certamente avrebbero potuto essere più numerosi, ma non si ha il
tempo di fare tutto!
Accanto alla nostra azione ci sono
state molte iniziative indipendenti e
spontanee, segno di un grande desiderio
di aiutare, e certamente è mancato un
coordinamento più generale, creando
forse doppioni mentre in altri settori
nessuno è intervenuto.
Per chi vuole seguire il nostro canale
di intervento ricordiamo che il conto
corrente postale della Fcei è il n.
38016002.
Renato Coisson - Trieste
za in vari paesi e quella che
organizza campagne intemazionali per l’obiezione fiscale
alle spese militari, quella che
invia operatori sociali o
esperti in Iraq, Israele o nell
’ex Jugoslavia per aiutare i
più deboli a dialogare con i
più forti; o il Quaker Council
far European Affairs, che segue con occhio critico e nonviolento gli incontri del Consiglio d’Europa e del Parlamento europeo e informa tutti
gli interessati di ciò che fanno
o non fanno sul piano della
pace e dei diritti umani, mediante il bollettino Around
Europe (Bruxelles), invitando
chi può a intervenire. Per
esempio facendo pressioni af
Ritorma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli-tei. 081/291185-fax 081/291175
Via Repubblica, 6 -10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
DIRETTORE; Giorgio GardioI
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
REDATTORI: Stelio Armand-Hugon, Claudio Bo, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nini, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Piervaldo Rostan, Marco Schellenbaum, Florence Vinti, Raffaele Volpe
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco,
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1° gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le
modifiche sono state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Nella foto di prima pagina: Le sorgenti del Giordano, sul monte Hermon; l'acqua sarà una risorsa vitale per la pace fra I popoli israeliano e palestinese
finché il diritto all’obiezione
di coscienza venga finalmente discusso, votato e inserito
nella European Convention.
E l’elenco, schematico, riempirebbe almeno un fascicolo
di 10 pagine.
Ma queste attività verso
Testemo provengono di solito
da una notevole coerenza interiore e personale. La schiacciante maggioranza degli Amici ha sempre rifiutato di partecipare a qualsiasi conflitto fin
dal 1651, quando George Fox
rifiutò un incarico militare che
i puritani gli offrivano (altri
avevano già preso le distanze
dall’esercito crom-welliano) e,
passando dalla famosa Declaration to Charles II (gennaio
1661) in cui «l’innocuo e innocente popolo di Dio chiamato quaccheri» si dichiarava
contrario a ogni guerra, vuoi
per i regni di questo mondo
che per il regno di Dio, ha resistito ai richiami di guerra
delle colonie inglesi contro i
francesi o gli indiani, non ha
partecipato militarmente alla
rivolta delle colonie d’America contro l’Inghilterra, né alla
guerra di Secessione... su su
fino alla I e II guerra mondiale, alla guerra di Corea e a
quella del Vietnam.
Non solo non vi ha partecipato, ma non ha ispirato alcun
giudizio o condanna, in quanto credente nella santità della
vita, data da Dio: in questo e
in altri aspetti della tolleranza
quacchera verso l’altro non
c’è spazio per tribunali e condanne, e la distanza dal moralismo puritano o non è, sul
piano storico e di principio,
insuperabile.
Davide Melodia - Ghiffa
L'elezione
Caro direttore,
molti giornali hanno presentato il nuovo moderatore della
Tavola valdese con ogni sorta
di inesattezze. Tra l’altro
l’elezione è stata presentata
come una scelta tra carisma e
attitudini manageriali, secondo un tipico modo di pensare
clericale. Che il nuovo moderatore abbia qualche cognizione di organizzazione aziendale non mi sembra un handicap,
anzi. Non si è invece detto
nulla del fatto che egli rappresenta prima di tutto quel tipo
di laico protestante che da
giovane si fa una competenza
teologica, per esempio attraverso gli incontri del Movimento cristiano studenti, e che
successivamente, durante la
carriera professionale, non
perde la sensibilità teologica.
Di questa caratterizzazione
non si è parlato e forse non si
parla più neppure tra noi, travolti come siamo da altri interessi e dall’affievolirsi della
consapevolezza riformata.
Sergio Rostagno - Roma
Date notizie
positive!
Signor direttore,
noto con compiacimento
che il settimanale ora dà notizie un po’ più ampie sull’opera della chiesa nel mondo, sia
nella rubrica «Dal mondo cristiano» sia altrove.
Mi sembra importante che i
lettori siano informati di tanti
avvenimenti, di tante realtà
che parlano di diffusione
dell’Evangelo, conversioni,
vittorie, dedizione di molti
che danno la loro vita per Cristo, di coraggio di fronte a
persecuzioni, ecc... Grazie a
Dio la chiesa va avanti e lavora in tanti paesi diversi per rispondere alla sua vocazione di
portare l’Evangelo a ogni
creatura, ben sapendo che oggi nel mondo ci sono almeno
due miliardi di persone a cui
Cristo non è ancora stato seriamente presentato perché
possano credere in lui. Altro
che moratoria nel lavoro missionario proposta dal Consiglio ecumenico!
Se i lettori di Riforma leggono solo che i protestanti in
Svizzera sono in calo, che in
Germania ci si dimette dalla
chiesa per non pagare la tassa
ecclesiastica, che il precedente
segretario dell’Alleanza riformata ha dovuto dimettersi perché adultero confesso, ecc...
lei pensa che siano incoraggiati nel loro cammino, nella
loro quotidiana lotta di credenti in Cristo? Perché scoraggiarli mostrando loro solo
una faccia della medaglia, la
più triste, la più negativa?
Probabilmente Riforma attinge notizie solo da alcune
fonti, trascurandone altre. Mi
rendo conto che non è facile,
ma vorrei esortarla a cercare
altre fonti di informazione affinché i lettori ricevano una
visione più completa della fede cristiana oggi nel mondo e
siano edificati e non scoraggiati (...).
Essere discepoli di Cristo
non è guardare con calcolato
distacco quello che succede
nel mondo; è piuttosto schierarsi con tutte le forze dalla
parte del regno di Dio, combattendo contro Satana e tutte
le potenze nemiche. Non mi
pare che questa sfida venga
presentata chiaramente ai lettori di Riforma..
Mi rendo conto di quanto
impegno e quanta capacità occorrano per produrre un settimanale interessante e ben fatto come Riforma, e spero che
esso sia strumento efficace per
il progresso del Vangelo in
Italia. L’affermazione di
Beckwith «O sarete missionari o non sarete nulla» credo
sia ancora più valida oggi di
allora.
Luigi Rapini - Genova
Storia del protestantesimo
narrata con i francobolli.
Ecco il perché; quando James Irwin partì dalla Terra
verso la Luna, religiosamente,
era agnostico; veleggiando sul
cielo passò sopra il monte
Ararat e avvistò i segni della
presenza dell’Arca. Con lui
erano David Scott e Alfred
Worden. L’agnostico Irwin
divenne allora credente e
quando tornò sulla terra diede
la testimonianza battesimale e
fondò una società evangelizzatrice. Intraprese studi teologici e divenne predicatore
evangelico.
All’astronauta le poste delle
Seychelles hanno dedicato
un’emissione di francobolli: la
serie comprende la partenza
del razzo, l’emblema della
missione, i tre astronauti e
Irwin che saluta la bandiera
americana piantata sulla Luna.
Paolo Sanfilippo
Chiavari
Gratitudine
Tornato a casa dopo un intervento chirurgico perfettamente riuscito, per distacco
della retina e emorragia a un
occhio, rivolgo la mia lode e
il mio ringraziamento al Signore per avermi fatto ricuperare la vista e per avermi dato
il coraggio, la forza d’animo,
la fede e la speranza che mi
hanno aiutato ad affrontare il
delicatissimo intervento.
Il mio pensiero riconoscente va ai fratelli della Chiesa
valdese di Pisa per la costante
assistenza, alla famiglia Garagunis, al pastore Colucci e
signora.
Ringrazio anche i colleghi
dipendenti del Comune di
Barga, il pastore Maselli e Enrica, le comunità di Lucca,
Renaio e Barga che si sono
fatte partecipi della mia sofferenza: essi mi sono stati sempre vicini e mi hanno sempre
ricordato e raccomandato nelle loro preghiere al Signore.
Un grazie di cuore al prof.
Barca che ha eseguito l’intervento, ai suoi assistenti e alle
infermiere.
Alino Gonnella - Barga
L'astronauta
Le cronache dell’attualità
giornalistica italiana in questo
periodo si sono occupate delle
ricerche archeologiche dell’
imbarcazione adoperata da
Noè; un gruppo di persone, tra
cui due italiani, è stato arrestato in Turchia. Il capogruppo
non è nuovo in queste imprese: è un ingegnere di Trecate
(Novara) e ha un interesse religioso nell’impresa, essendo
Testimone di Geova. La sua
missione ha fasi differenti e
coinvolge personalità diverse.
Le cronache hanno fatto riferimento all’astronauta colonnello della Nasa James
Irwin, che partecipò all’impresa Apollo 15 con il razzo vettore Saturno 5 (1971). Di questo personaggio recentemente
si è occupato il bollettino della Chiesa battista di Roma
Trastevere, e noi abbiamo incluso questo astronauta nella
Errata
Nel numero 32 di Riforma
siamo incorsi in uno spiacevole errore. Nell’articolo di
Donato Mazzarella, relativo
alla riunione del corpo pastorale valdese, l’autore parlando di un esperimento di ammissione dei bambini alla Cena del Signore ha qualificato
la chiesa di Bologna come
«valdese».
In effetti si tratta di un errore. La chiesa di Bologna è
«metodista». Ci scusiamo
con la chiesa e i lettori.
RINGRAZIAMENTO
Dopo una breve terribile malattia si è addormentata nel Signore
Ruth Angst Cangemi
moglie del pastore Cangemi di
Vevey. Le Chiese cristiane libere
in Italia, nel darne l’annuncio,
esprimono la loro solidarietà al
marito e ai figli ricordando l'opera
della sorella Cangemi, per lunghj
anni, a favore dei nostri emigrati
nelia Svizzera francese, la sua
squisita ospitalità e la sua dolcezza, e ringraziano medici e infermieri dell'ospedale «Le bon samaritain» di Vevey per le cure
prestate e II pastore Rossetti.
Vevey, 28 agosto 1993
I necrologi Si accettano
entro'le ore 9 del lunedi.
Telefonate al numero
01t«655278 - fax 011657542.
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RIFORMA
mm
Villaggio Globale
VENERDÌ 10 SETTEMBRE 1993
Lo stato di Israele
e i territori occupati
Alla vigilia della firma dell'accordo su Gaza e Gerico
Un accordo per dimostrare che non c'è
alternativa a
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Finalmente è prevalsa la
ragione. Dopo decenni di
odio e di ignoranza reciproca,
l’accordo tra Israele e Olp
sull’autonomia di Gaza e Gerico segna, per la maggior
parte degli osservatori, una
vittoria del pragmatismo sul
dogmatismo e del realismo
sull’integralismo. E questo
vale per ambedue i campi.
Del resto non c’era altra scelta, né per il governo laburista
di Rabin che aveva vinto le
elezioni con l’impegno di trovare una rapida soluzione alla
questione palestinese, né per
rOlp di Arafat, in grave crisi
finanziaria e sempre più minacciata nella sua leadership
aH’intemo dei «territori» dal
crescente peso polifico del
movimento islamico Hamas.
L’accordo segreto raggiunto a Oslo nasce quindi come
un compromesso imposto
dalla situazione di debolezza
di entrambi le parti. Dopo
aver favorito l’espandersi del
movimento islamico onde
ridimensionare il peso dell’
Olp come rappresentante
legittimo del popolo palestinese, il governo israeliano ha
dovuto prendere atto che questa strada portava a un vicolo
cieco che avrebbe perpetuato
all’infinito una situazione di
scontro frontale diventata insostenibile e sempre meno
condivisa dalla maggioranza
del popolo israeliano. Da parte sua rOlp, e il suo leader
Yasser Arafat in modo particolare, era costretta a fare una
mossa tattica, sia per ripristinare la propria autorità
la pace fra israeliani e palestinesi
Per le azioni criminali della seconda guerra mondiale
Il Giappone chiede scusa
Il Giappone si pente. Quest’anno infatti, il 15 agosto,
giorno anniversario della
sconfitta nipponica al termine della seconda guerra
mondiale, è stato posto sotto
il segno del «grande pentimento», un pentimento che il
governo di coalizione ha voluto esprimere per l’aggressione giapponese.
Durante l’abituale cerimonia in memoria delle vittime
di guerra alla quale partecipava l’imperatore, la presidente (socialista) della Camera bassa, Takako Doi, ha
dichiarato: «Noi non siamo
ancora riconciliati con i popoli dell’Asia che hanno subito gravi sofferenze a causa
degli errori che abbiamo
commesso».
Da parte sua, il primo ministro Hosokawa ha dichiarato: «Riaffermo la determinazione dello Stato giapponese di rinunciare per
sempre alla guerra e quella
del popolo di esprimere le
sue condoglianze alle vittime
della nostra azione in Asia e
nel resto del mondo». Cinque ministri, membri del
Partito della rinascita (Pr) si
sono recati, privatamente, al
santuario shinto di Yasukuni
dove vengono onorate le anime dei caduti giapponesi, fra
cui quelle di quattordici
criminali di guerra.
Ogni anno, in quell’occasione, vengono resi pubblici
documenti contenenti rivelazioni inedite. Quest’anno le
rivelazioni a carico dell’ex
esercito imperiale sono state
particolarmente pesanti. Si è
così venuti a sapere che lo
stato maggiore dell’esercito
del Kwantung, di stanza in
Manciuria, aveva abbandonato ai russi ben 1,8 milioni di
soldati e di civili.
Inoltre, nelle Filippine,
un’unità aveva ucciso a sangue freddo 21 bambini giapponesi che accompagnavano
le truppe. Nell’aprile e maggio del ’45, nell’isola di Cebu, il comandante di un’unità
aveva ordinato l’esecuzione
con il veleno e con le baionette dei bambini di meno di
tredici anni, per facilitare la
ritirata. Pur considerando «ripugnanti» tali delitti, gli
americani ritennero che non
si trattava di crimini di guerra e che il giudizio spettava
alle autorità giapponesi. La
cosa però non ebbe seguito.
D’altra parte è emerso che
l’esercito imperiale ricorse
all’uso di armi batteriologiche in Cina all’inizio degli
anni ’40. Finora il governo di
Tokyo aveva sempre sostenuto che mancavano prove. Ora, fra i documenti resi
noti, figura il diario di un ufficiale del quartier generale
imperiale in cui viene affermato che r«unità 731», di
stanza ad Harbin, fece spargere dall’aereo il virus della
peste nella regione di Changhe (Hunan) nel novembre
1941: due settimane più tardi
scoppiò un’epidemia. Anche
lungo la ferrovia di Zhengan
vennero utilizzate armi
batteriologiche. I documenti
parlano di 1.700 soldati giapponesi, entrati per errore nelle zone infette, che morirono
di dissenteria, di colera e di
peste.
Secondo due ex impiegati
di una fabbrica di armamenti
del Kyushu, dopo la sconfitta, diecine di migliaia di
bombe contenenti gas tossici
vennero immerse nelle acque
a est del mare interno giapponese. Dopo 48 anni i due
ex impiegati, che finora avevano taciuto «per preservare
l’onore della nazione», hanno deciso di parlare per timore delle conseguenze
sull’ambiente.
Con la sua dichiarazione
sul «carattere aggressivo»
della guerra, il nuovo primo
ministro ha probabilmente
aperto un varco nella cospirazione del silenzio che per
troppo tempo è prevalsa in
Giappone. E la prima volta
infatti che un capo di governo parla così apertamente di
aggressione.
Questo «grande pentimento» potrebbe riaprire la questione dei danni di guerra e
le richieste di indennizzi da
parte di Taiwan, Corea del
Nord, Indonesia, HongKong. Alcune agenzie di
stampa affermano che il governo sta per creare un fondo
di l.(X)0 miliardi di yen per
regolare definitivamente la
questione.
Una via di Gaza, occupata dagli israeliani dal 1967
rispetto a Hamas all’interno
dei «territori», sia per non lasciare l’iniziativa del processo di pace nelle sole mani del
leader siriano Assad, notoriamente vicino alle fazioni palestinesi più estremiste. Il
viaggio in Medio Oriente del
Segretario di stato americano,
Warren Christopher, nel luglio scorso ha probabilmente
aiutato a spianare la strada al
raggiungimento dell’accordo.
Anche se parziale, raccordo che sta per essere firmato
a Washington può a ragione
essere definito «storico». Esso implica infatti un principio
fondamentale che finora era
stato sempre negato da ambo
le parti: quello del reciproco
riconoscimento di due popoli
che, in quanto tali, hanno diritto ciascuno ad avere un
proprio stato. Certo, raccordo «Gaza e Gerico anzitutto» si riferisce solo al ritiro
delle truppe israeliane da una
parte dei territori occupati nel
’67 ma è chiaro che esso apre
la porta alla piena autonomia
DALLA PRIMA PAGINA
Gerico
ogni creatura umana. Poi
perché ci parla del perdono
che vince la maledizione e
ricostruisce l’essere umano,
gli dà nuova vita. E infine
perché il cuore del perdono,
che è l’azione di Dio in Cristo, abbraccia l’umanità intera, tutto ciò che «era perito»,
morto, perduto, in un annuncio di resurrezione che risuona per le generazioni passate, per quelle presenti e per
le future. Gesù toglie la maledizione di Gerico, culla
della nostra civiltà e della
nostra storia, la assume su di
sé e al suo posto ci lascia la
benedizione e la vita.
Oggi a Gerico la storia
volta pagina. Tutto è di nuovo possibile; ma, anche, tutto è precario. Quando,
all’epoca di Giosuè, crollarono le mura e la popolazione fu massacrata si salvò
Rahab, la prostituta, fantenata di Gesù (cfr. Matteo 1,
5). Anche nel mezzo della
notte più cupa, rimane il segno della misericordia di
Dio, del suo progetto di salvezza che si compie nonostante e attraverso le tragedie
e i fallimenti della nostra
storia.
Perciò è giusto oggi pregare perché le volontà siano
piegate, gli ostacoli vinti e il
«segno di Gerico» si consolidi, fino a sfociare nella visione dell’antico salmista
che cantava «per fede»: «La
benignità e la verità si sono
incontrate, la giustizia e la
pace si sono baciate» (Salmo 85, 10).
e prefigura la creazione di un
futuro stato palestinese (che
potrebbe essere una confederazione giordano-palestinese,
dato che il territorio più
importante, la Cisgiordania,
fa parte della Giordania). Rabin, Peres e Arafat sono ben
consapevoli di aver così avviato un «processo irreversibile» che di fatto modificherà
profondamente lo scacchiere
politico mediorientale. Le
reazioni viscerali dei «falchi»
israeliani («Likud» e coloni)
non fanno che confermare la
portata storica dell’accordo,
così come fra i palestinesi le
reazioni altrettanto viscerali
delle fazioni islamiche e
estremiste confermano che la
vera posta in gioco è proprio
quella del reciproco riconoscimento tra Israele e Olp.
L’imponente manifestazione svoltasi sabato sera a Tel
Aviv (più di 100.000 persone) a favore dell’accordo è
una testimonianza commovente della volontà di pace
che anima ormai la maggioranza della popolazione israeliana. Organizzata dal Partito
laburista e dal movimento
pacifista «Peace now», essa
premia anche il paziente e
spesso contrastato lavoro dei
pacifisti israeliani che da anni
si battono per il riconoscimento dell’Olp e per il conseguente diritto dei palestinesi
ad avere un proprio stato in
Palestina.
Il processo è appena avviato e la strada che si presenta è
irta di ostacoli: ci vorrà
sicuramente molto tempo per
passare dalla volontà di pace
alla coesistenza pacifica e alla riconciliazione. Molte questioni di fondo non sono
menzionate nell’accordo:
quella di Gerusalemme Est,
quella degli insediamenti
israeliani nei territori occupati, quella della sicurezza dei
confini, senza parlare delle
questioni bilaterali con gli
stati arabi confinanti: Siria,
Libano e Giordania. Rabin e
Arafat hanno corso il rischio
di un colpo di «poker» per
giustificare le loro rispettive
politiche, scommettendo sulla
pace. Ora questa pace bisognerà costruirla, con pazienza e con tenacia, nella
consapevolezza politica (e
spirituale) che ad essa non
c’è alternativa.
CENTRO DI FORMAZIONE DIACONALE
«GIUSEPPE COMANDI»
ISCRIZIONI AL CORSO DI FORMAZIONE
Sono aperte le iscrizioni al corso triennale di
formazione diaconale. La domanda va presentata
entro settembre su modulo fornito dalla segreteria
stessa. Si richiede la maturità o- il diploma di scuola
secondaria superiore. I/le candidati/e dovranno,
contemporaneamente, iscriversi a un corso o a una
scuola di formazione professionale, nell'ambito
educativo, sociale o sanitario (per esempio educatori/trid, assistenti sodali, infermieri/e). ta segreteria è a disposizione per orientamenti e informazioni in tal senso.
0 'I ' ■ ì' ^
QUOTA D’ISCRIZIONE, CONVITTO,
BORSE DI STUDIO E PRESTITO ^ ^
La quota di iscrizione per un anno è di lire
100.000. Gli/le studenti/esse possono chiedere di
alloggiare presso il convitto del Cfd. In questo caso
e se proseguiranno regolarmente gli studi, possono
usufruire di.una borsa di studio, inoltre, a loro
scelta, possono richiedere un prestito, senza interesse, rimborsabile all'inizio della loro attività lavorativa. La segreteria è a disposizione per infor- ’
mazioni più dettagliate. ^ ^
INIZIO DEI CORSI, PROGRAMMI, FREQUENZA
Il corso di formazione diaconale inizierà il 22 ottobre, ü programma è disponibile in segreteria. Per :
l'inizio dei corsi © delle scuole di formazione professionale ciascuno/a dovrà seguire il calendario
della scuola prescelta. Sia per la formazione professionale che ^r la formazione diaconale le iscrizioni sono a numero chiuso e la frequenza è obbligatoria. le ammissioni sono precedute da un colloquio.
¿ Tf- »WS ‘i'i
La segreteria e aperta sia in agosto che a settembre ed è a disposizione per fornire tutte le informazioni necessarie e p» risolvere dubbi anche di carattere péreonale. Kf^lgersi a;J^^teiia'del Cfd
do Istituto «Gould» - via dei Serragli, 49 7
50124 Teh Ì^p-212S^f fax 055-280274, «