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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Past. TACCIA Albsrto
lOOGO ANOROGNA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 99 - Num. 39
Una copia Lire 60
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TORRE PELLICE - 3 Ottobre 1969
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
Avanti
« Fratelli, io non reputo d’avere ancora ottenuto il premio;
ma una cosa faccio: dimenticando le cose che mi stanno dietro
e protendendomi verso quelle
che stanno dinanzi, proseguo la
corsa verso la mèta per ottenere
il premio della superna vocazione di Dio in Cristo Gesù ».
(Filippesi 3; 13-14)
Chi è afferrato da Cristo non rin'.ane inerte: quelli che affermano
che aspettare la giustizia da Dio
porta alla passività, non hanno ancora capito che cos’è la giustizia
else viene da Dio. Paolo rifiuta l’attivismo dei farisei, perché questo
fornisce all’uomo una specie di difesa per non presentarsi a Dio nella propria miseria e nullità. Però
n< n è meno attivo dei farisei, tante; che paragona la propria vita a
Lv a corsa. La differenza sta nel fatto che Paolo non dà più un’importa.ìza assoluta a ciò che egli fa,
rr: i dà peso unicamente allo scopo
d e sta davanti, e che non è in suo
p; tere ma è nelle mani di Cristo.
Mon dobbiamo soffermarci troppi i a valutare la nostra opera, non
dobbiamo essere soddisfatti né cedere allo sconforto. In questo periodo di ripresa delle attività si è
tentati di dar peso all’uno o all’altro sentimento: guài dare con eccessiva fiducia al lavoro che si sta
per iniziare, oppure scuotere la testa dicendo che non c’è più niente
da fare. I discorsi ecclesiastici conoscono l’uno e l’altro tono, ma
recentemente si è sentito più spesso il secondo.
La situazione ecclesiastica non
è certo brillante, e allora la cosa
p il facile è indugiare nella critica,
magari richiamandosi al passato.
O a, il cristiano non rimpiange il
passato; non perché sia fidùcioso
ni ll’avvenire, ma perché l’unica
cosa che conta per lui è l’opera di
Ciisto, e il compimento di quest’opera sta davanti a noi, non dietro di noi. Se siamo afferrati da
Cristo, il nostro atteggiamento non
può essere diverso.
Tuttavia la nostra non può essere una semplice ripresa di attività.
Sappiamo che le parole di Paolo
non descrivono semplicemente lo
stato d’animo di chi, dopo una
pausa di riposo, si accinge a riprendere la vita normale e pensa
al lavoro che ha davanti. Paolo non
ha davanti a sé, umanamente parlando, uno splendido periodo di
attività: è in prigione. Quindi
quando dice « proseguo la corsa »
non intende quello che noi saremmo portati a pensare a prima
vista.
La corsa può anche significare
umiliazione, sofferenza, riduzione
della propria possibilità di lavoro,
tutti gli svantaggi e le pene connessi con la testimonianza di Gesù
Cristo. Perché la vita del credente
non è guidata da un programma
di lavoro, ma dalla presenza del
Signore. Proseguiamo la corsa,
dunque, anche se non sappiamo
dove il Signore ci condurrà; chiediamogli soltanto di farci riconoscere la sua presenza e di renderci
obbedienti.
Bruno Rostagno
Al cuore dei lavori alTAssemblea deH’Unione battista, a Santa Severa
A ROMA
Il senso della nostra fede “ “
Un tentativo schietto di
ali’evangelismo italiano,
cietà - L’avvio di un co
individuale la ragione della vocazione battista in seno
in mezzo alle contraddizioni stridenti della nostra solloquio aperto è fraterno, nella diversità di posizioni
Sotto il motto « Conoscendo il tempo nel quale viviamo », preceduta dal
culto di apertura del presidente Carmelo Inguanti su Rom. 13: 8-14, si è
svolta in S. Severa (Roma) dal 23 al
26 settembre l’Assemblea dell’Unione
Battista d’Italia. Centodiciassette delegati più alcuni osservatori e il seggio composto da Mario Marziale presidente, Maurizio Girolami vice-presidente, Doriana Fruttini, Luigi Masino,
Domenico Tommasetto segretari.
Dopo i consueti atti procedurali si
procede ai lavori veri e propri. Fin dal
principio si mette bene in chiaro che
non si vogliono più gli immancabili
giochi di corridoio, manovre nascoste,
favoritismi, ma un discorso chiaro ed
onesto. Ci si è incontrati per affrontare quell’unico problema che ci tràvaglia: la testimonianza cristiana, la nostra unica ed esclusiva funzione nella
prospettiva del Regno. Affiancati al primo, tutti gli altri problemi anch’essi
riguardanti la presenza del battismo
all’interno dell’evangelismo italiano:
« Nuovi tempi », Federazione, Rai-TV.
•k -k "k
Nel complesso, è stata un’Assemblea
di tipo nuovo: si sono messi da una
parte i problemi burocratico-amministrativi, per porre in prima linea la discussione su: « Il senso della nostra
fede ». Questa discussione è avvenuta
in base a un documento articolato in
cinque punti: 1) Individueizione del
problema; 2) Le posizioni dei contestatori nelle nostre chiese; 3) Risposte
comunemente date ai dissenzienti;
4) Uno sguardo al passato; 5) I nodi
da sciogliere. Segue un’appendice su:
a) Risanamento della situazione patrimoniale; b) Riorganizzazione dei ministeri nelle chiese. Gli estensori del documento chiedevano che le idee da
loro presentate fossero prese in considerazione e diventassero oggetto di riflessione anche da parte delle chiese,
« affinché ogni eventuale decisione non
sia presa sulle teste dei nostri fratelli,
ma con loro e con il loro contributo » (p. 24). Non sono mancate, in sede di Assemblea, interpretazioni erronee del documento in questione. Ma
il suo significato, la sua struttura teologica e lo spirito vocazionale che lo
anima risultano chiare dalle seguenti
proposizioni iniziali, che potremmo definire programmatiche: « Tutti noi crediamo fermamente nel valore della fede personale in Cristo, come base per
ogni cristiano operare. Tutto il nostro
discorso ha questo punto di partenza;
il ravvedimento e la fede nell’opera
salvifica del Cristo, attraverso la Croce e la Resurrezione. Fuori di questa
relazione diretta e personale con il Signore non può esistere nessun programma cristiano; ma su questa base
è indispensabile che i credenti sappiano ricercare e trovare il senso di una
azione concreta come testimonianza
comunitaria di fronte al mondo attuale ».
* * *
Nel corso della discussione, è apparsa inevitabile la distinzione tra « destra » e « sinistra », tra posizioni teologiche e politiche conservatrici da un
lato, radicali e chiare dall’altro. È stato fortemente criticato il riferimento
al « socialismo ». Però; si tratta di una
società socialista, o meglio di nuovi e
migliori rapporti fra gli uomini affinché gli sfruttati e gli oppressi riacquistino la libertà di « figli di Dio » e la
dignità di « veri uomini » in Cristo?
Qualcuno si domandava se tutto il discorso non implicasse come conseguenza, per i nuovi battezzati, di dover
prendere la tessera del partito per andare in chiesa. Altri lamentava la
mancanza di versetti biblici citati, una
impostazione materialista priva di senso religioso. Per altri il docurnento
spingeva a votare comunista, più o
meno. L’accusa era, quasi, di aver
messo l’Evangelo da parte e riposta la
propria fede in qualcos’altro. Le definizioni usate erano: contestatori, noncontestatori, anziché fratelli alla ricerca sofferta di testimoniare come credenti in questo « presente secolo ». Ma
il « sola Scriptura» (solo la Scrittura)
dei Riformatori è il « vivere in Cristo » nella società, oggi, viverlo _ con
travaglio e chiarezza di posizioni. In
questo ordine di idee rientra anche il
problema della predicazione (che, co
munque, non è stato trattato a sé, purtroppo); essa deve essere l’inizio della settimana e non la fine; il culto
com’è organizzato oggi è tutto da rivedere; è assurdo continuare una comunione fraterna che dura solo un’ora
e mezza settimanale. Solo vivendo a
contatto con i propri fratelli e con il
proprio prossimo lo si può amare dandogli gratuitamente tutto se stesso, anche la propria vita. Cristo ha vissuto
di Sergio, Ronchi
tutti i problemi di questa esistenza,
ha sofferto ed è morto sulla croce. Se
il Regno di Dio è presente, non si può
che agire giorno dopo giorno di conseguenza, alla presenza del Cristo giudice. I problemi del nostro prossimo
sono anche i nostri problemi, le sue
sofferenze anche le nostre, la sua miseria è prodotto del nostro benessere,
la sua depravazione conseguenza dei
L’Assemblea clcH OCEBI, dopo aver
preso in considerazione il documento
cc II senso della nostra fede » e aver
ascoltato i vari imerventi da esso j)rovocali,
raccomanda ai lìtlegati ed ai pastori presenti d’impegratsi a portarlo nelle loro eomunità di continuare
il discorso che è iniziato in assemblea;
decide altresì che il Comitato Esecutivo prenda nella dor uta coiisidc.azmne le « Proposte concrete » (VI parte)
e approfondisca la possibilità di trovare soluzioni specifiche nelle linee ivi
genericamente indicate.
nostro egoismo. Vivere da testimoni
del Regno non permette di separare il
« peccato » (secondo il concetto biblico del termine) dalle forme storiche
in cui si manifesta. Il peccato, cioè, è
si dentro di noi, ma si proietta anche
fuori di noi stessi sotto la forma di
strutture sociali, politiche, economiche. È dunque in questa storia uma
na che dobbiamo agire, portare il Messaggio liberatore dell’Evangelo, darci
gratuitamente al contadino del Sud ed
all’operaio del Nord, ai baraccati delle grandi città industriali ed ai carcerati, agli èmigrati ed alle loro famiglie lasciate sole; questo, in sostanza,
il succo di un altro tipo di interventi.
Fede e politica non si possono assolutamente distinguere, è un falso problema: in fondo i cristiani primitivi
erano condannati sotto l’accusa di disobbedienza politica, cioè di non prestare il culto all’imperatore.
Vale infine la pena di citare altri due
interventi sempre riguardanti il documento. Si tratta di due opere sociali
svolte da due fratelli: Luigi D’Isanto
e Antonio di Pierro. Il primo opera a
S.Vito, il secondo alla periferia di Milano insieme ad altri.
S. Vito: circa 5.000 abitanti, miseria
assoluta, notte eterna, la fame come
assidua e triste compagna. Niente servizi igienici: basta andare dietro la
porta; poi si pulisce e tutto torna come prima. Niente fogne, niente luce
nelle case. I sanvitesi si meravigliano
fortemente se vedono un interruttore
per la luce; è per loro qualcosa di
completamente nuovo. Se si offre loro
qualcosa ci si sente guardati con ostilità e non si sa come comportarsi;
non si fidano di te, uomo, perché loro
non sono ormai più uomini, ma bestie
senza alcun valore. Sono esseri abbrutiti dalla desolazione, dall’abbandono;
nessuno si occupa di loro se non un
pastore, un evangelico. Tutto questo è
l’assurdità della società attuale: gli
uomini non sono più tali, animali senza sentimento, senza più vita, con una
sola speranza: di morire. Nascono per
poi morire subito dopo. « È troppo facile — affermava il fratello D’Isanto
— predicare l’Evangelo con lo stipendio in tasca ». Dobbiamo calare nella
loro quotidiana tragica realtà, e da cristiani. Cristo è sceso nelle parti più
basse della terra.
Periferia di Milano: nel 1961 si è
cominciata a studiare la situazione
con visite capillari. Anche qui non più
{continua a pag. 2)
e assemblea dei preti
L’il ottobre prossimo inizierà a Roma una sessione straordinaria del
« Sinodo dei vescovi », istituito in seguito al Concilio Vaticano II come
espressione della collegialità episcopale. Questa riunione di vescovi acquista notevole rilievo sia perché avviene
in un momento particolarmente critico per la Chiesa cattolica sia perché
il tema del dibattito sarà il ruolo delle conferenze episcopali e i loro rapporti con il pontefice romano, con il
Vaticano e tra loro stesse. Un problema estremamente delicato, i cui poli
sono da un lato il primato papale e
dall’altro la collegialità episcopale.
Negli stessi giorni, dal 10 al 16 ottobre, nell’aula magna della Facoltà valdese di teologia avrà luogo una riunione della « Assemblea europea dei
preti », la stessa che si è incontrata a
Coira (Svizzera) pochi mesi or sono
e che ha tanto fatto parlare di sé per
il carattere molto avanzato delle pror
prie posizioni. Per altro, questo incentro di preti non vuole costituire una
specie di contro-sinodo. In un comunicato dell’Assemblea diffuso pochi
giorni or sono (e riprodotto da Le
Monde) si legge: « Desideriamo dichiarare, una volta per tutte, che rifiutiamo l’etichetta di ’contestatori’...
Andiamo a Roma per significare chiaramente che apparteniamo alla Chiesa
e intendiamo rimanervi. Saremo a Roma durante il Sinodo dei vescovi, che
riveste particolare importanza perché
è in gioco la vita e lo sviluppo delle
Chiese locali. Una collegialità meglio
compresa e meglio applicata deve avere la meglio su un centralismo già
troppo esagerato. Il che significa che
non vogliamo né attaccare né intralciare i lavori del Sinodo, ma vogliamo
aiutare i vescovi desiderosi di applicare nei fatti il Vaticano II ».
Malgrado queste dichiarazioni, resta
significativo il fatto che l’Assemblea
europea dei preti abbia chiesto ospitalità, per il suo incontro romano, alla
Facoltà valdese di teologia. Ignoriamo
se prima di rivolgersi alla nostra Facoltà, questo movimento di preti cattolici abbia cercato altrove un locale
in cui potersi riunire liberamente. Roma è piena di istituti cattolici di ogni
genere: non è da escludere che l’Assemblea europea dei preti abbia bussato invano alla loro porta. Siamo lieti comunque che la porta della Facoltà
si sia aperta per loro.
P. R.
iiiMMiimiiniiiii
IL «DISSENSO CATTOLICO» RIUNITO A BOLOGNA
I PRIMI PASSI
L’Assemblea nazionale dei gruppi cattolici del « dissenso », riunita a Bologna il 27 e 28 settembre,
si è conclusa senza risultati apprezzabili. Fuori di dubbio è, naturalmente, l'utilità dell’incontro
che ha consentito a oltre trecento
esponenti del « dissenso cattolico » di parlarsi, conoscersi, scambiarsi pareri, idee, progetti e speranze. Ma proprio dal colloquio di
Bologna è emersa con evidenza
la grande diversità che esiste
all’interno di questo importante (spiritualmente, se non numericamente) settore del cattolicesimo
italiano. Un po’ per la notevole
varietà di impostazioni e di interessi, e un po’ per il carattere
troppo spontaneistico del dibattito, non è stato possibile elaborare
una piattaforma ideale comune o
stilare una carta programmatica
che raccogliesse il consenso di tutti o della maggioranza.
Eppure erano stati preparati e
distribuiti tre documenti preparatori; purtroppo non sono stati
presi in sufficiente considerazione.
Specialmente il « documento di
base » (che pubblichiamo a parte,
nelle pagine interne) poteva costituire un utile punto di riferimento
per una riflessione ed elaborazio
ne comune che, in fin dei conti,
non c’è stata.
Evidentemente il dissenso cattolico è un fenomeno composito
quanto a motivazioni e obiettivi,
mentre è unitario nell’esprimere
l’insoddisfazione e il disagio di
molti cattolici di fronte alla situazione ecclesiastica attuale. Potremmo dire che il dissenso cattolico è unitario nella denuncia di
un tipo di Chiesa considerata infedele all’Evangelo, ma non è unitario quando si tratta di proporre
soluzioni alternative o di indicare,
in concreto, una linea di azione e
di testimonianza comune. L’Assemblea di Bologna ha dimostrato
che manca ancora, al dissenso cattolico, una base teologica unitaria
che gli consenta di fare un discorso organico e di operare alcune
scelte di fondo. Non si è giunti, a
Bologna, alla fase deliberativa e
programmatica; si è rimasti su
un piano di consultazione preliminare.
In realtà, il dissenso cattolico è
ancora — se così si può dire •— alla ricerca di se stesso, cioè alla ricerca della propria identità spirituale. Non deve stupire che tale ricerca sia lunga e, forse, faticosa:
il fenomeno del dissenso (cattoli
co o protestante che sia) non è nato da una improvvisa e folgorante
illuminazione spirituale ma esprime piuttosto una sofferta esigenza
di autenticità cristiana che deve,
appunto, maturare, chiarirsi, per
sfociare nella edificazione di un
nuovo tipo di comunità cristiana.
Si può supporre ■— e comunque
si deve sperare — che questo processo di maturazione comporti anche un processo di purificazione
spirituale del fenomeno: esso contiene infatti, oggi ancora, dei motivi spurii, non riconducibili all’Evangelo, che dovranno, prima
o poi, essere lasciati cadere se il
dissenso vorrà — come molti auspicano — qualificarsi sempre più
come movimento evangelico di rinnovamento della Chiesa.
Intanto, registriamo un fatto
positivo: i gruppi cattolici del dissenso hanno espresso il desiderio
di incontrarsi di nuovo, forse già
prima di Natale. Si vuole continuare un discorso che, a Bologna,
è apparso piuttosto disarticolato
e, tutto sommato, poco concludente: nella speranza che si giunga a
un chiarimento di fondo e si crei
quel consenso fra i gruppi del dissenso che, a Bologna, è mancato.
Paolo Ricca
2
pag. 2
N. 39 — 3 ottobre 1969
Il senso della nostra fede LETTERE AL DIRETTORE
{segue da pag. 1)
uomini, ma una specie di sotto-prodotto deH’uomo: volti sconvolti di immigrati, rughe ed analfabetismo che
spiegano tante cose, accusano noi che
ci diciamo « cristiani ». Anche se ne è
mancato il tempo, vale la pena di accennare ad un’altra opera sociale svolta dal fratello Bruno Colomba, anche
egli pastore, a Gravina di Puglia. Si è
I Sulla Federazione I
L’Assemblea generale dell’UCEBI,
auspica che la Federazione metta in
funzione più rapidamente i propri servizi per le comunità;
esorta il Comitato Esecutivo e le comunità ad appoggiare moralmente c
materialmente le iniziative dei Servizi
della Federazione, in particolare del
Servizio Studi, del Servizio Sociale e
del Servizio Istruzione ed Educazione
Religiosa;
conferma il limite massimo finanziario complessivo stabilito dall’Assemblea 1967 per la contribuzione delrUCEBI alle attività interdenominazionali di L. 1.200.000 annue.
L’Assemblea dell’UCEBI, consapevole che, scadendo nel 1970 i primi tre
anni di esistenza della Federazione
evangelica, e che, a norma di statuto
dovrà aver luogo la convocazione del
II Congresso evangelico,
invita il Comitato Esecutivo a promuovere i necessari convegni preparatori affinché le comunità maturino ed
esprimano le loro indicazioni per il
Congresso ed eleggano la rappresentanza battista.
I
I tanzi
già fatta una scuola media, ora si cerca di costituire una cooperativa evangelica per contadini. La situazione sociale ed xunana è un po’ uguale alle
precedenti: miseria, sporcizia, forte
emigrazione in Svizzera e Germania.
Gli uomini si comprano con poco: si
tastano loro le braccia; se sono muscolose vengono assunti, altrimenti via
e avanti un altro. In fondo, tutte queste « belle » cose dette, credo siano per
sé sufficienti per spiegare e chiarire
quale sia « il senso della nostra fede ».
In fondo la contraddizione in cui viviamo è questa: Svezia-Congo, grattacieli-baracche inabitabili, tanto cristianesimo - tante guerre dei cosiddetti
paesi « cristiani », benessere-sfruttamento. In questa Assemblea sono mancate le polemiche di bassa lega, e si è
perciò giunti — a parer mio — a un
dibattito franco e preciso nelle sue linee generali. Nessuna violenza verbale e, di conseguenza, maggior apertura
e più marcata maturità e presa di coscienza di certi problemi da parte di
tutti i partecipanti e di quelli che in
genere non prendevano mai la parola.
Diamo ora un breve sguardo ad altri punti di notevole importanza.
« Nuovi Tempi ». I pareri sono stati
parecchio contrastanti; conservatori
alquanto chiusi, e non. È stato detto
(giustamente), da destra, che « N. T. »
non è il giornale degli evangelici italiani come a volte in altre occasioni si
è detto, e da sinistra — non a torto —
si è aggiunto che il giornale ha avuto
vita travagliata, e va senz’altro migliorato con collaborazione, da parte battista, e finanziaria e con articoli. È purtroppo deprimente sentire che pochi,
in tutti i sensi, sono i sostenitori battisti. Il giornale è poco diffuso: fa
troppa politica, è comunista, si dice.
Un pastore ha dichiarato: « Nella mia
chiesa non c’è nessun abbonato, io gli
dò uno sguardo, ma solo perché l’Unione mi ha abbonato ». In fondo la
destra non ha ben capito la funzione
di questo giornale che, per. quanto fazioso e difettoso, deve essere sostenuto e con il massimo sforzo. Va valorizzato e con sincerità di cuore modificato. Di grossa e non indifferente portata è la funzione di questo settimanale evangelico, nel nostro paese. Per
esempio, un programma radiofonico
Nel libro
della vita
« Quelli che sono scritti nel libro della vita » (Apoc. 21/27)
Che faresti, se tu potessi leggere il tuo nome sul libro della vita?
Risponderesti:« Me ne rallegrerei; ringrazierei il mio Dio; per
amore deU’Agnello attraverserei il
fuoco e l’acqua; farei tutto quello
che bisogna fare; lascerei da parte tutto quello che bisogna lasciare; la mia bocca sarebbe piena di
lode e di gloria ».
Ebbene: fa così e tosto avrai la
certezza che il tuo nome è scritto
sul libro della vita.
J. Bengel, + 1752
della Sardegna ha riportato per intero l’articolo di Piero Bensi circa il lavoro del fratello D’Isanto. Così come
Carlo Falconi in un suo ultimo libro
edito da Feltrinelli: La contestazione
nella chiesa, accenna a « N. T. ». Parecchie notizie riguardanti la situazione
interna delle nostre chiese, hanno una
notevole importanza, per il panorama
che forniscono del protestantesimo
italiano; permettono di prendere sul
serio una realtà di fatto a cui non si
può né deve sfuggire, tagliandosi altrimenti fuori della storia, rifiutando
di vivere con gli occhi ben aperti nel
secolo in cui Qualcuno ci ha posto per
servirLo. In conclusione: « N. T. » va
sostenuto oltreché migliorato nella sua
sua linea.
Federazione. Si è dato un quadro di
insieme della medesima illustrandone
la struttura e l’insieme degli organi
che la compongono. Il presidente dell’Unione ha comunque ribadito che i
battisti italiani devono agire su piano
europeo e mondiale.
Programmi radio-televisivi. Sul culto-radio si è discusso poco. Un numero maggiore di interventi si sono avuti sulla rubrica televisiva « Terzo Giorno ». Da un lato si è augurato la formazione di un gruppo specializzato di
pastori che si occupino pure di problemi tecnici, anch’essi molto importanti. Dall’altro si è ben messo in evidenza come lo scopo della suddetta rubrica, nell’impostazione che le viene imposta dall’« alto», sia duplice: 1) allargare gli orizzonti culturali del popolo italiano; 2) sviluppare, da parte cattolica si intende, un discorso sulla religione cristiana, che tenga però conto del II Concilio Vaticano. La presenza di noi evangelici era o muta o balbettante, perché gli interventi erano o
non trasmessi o tagliati. La funzione
della trasmissione è cioè quella stessa
che le danno i dirigenti, è impostata
sulle linee post-conciliari del cattolicesimo romano. Noi evangelici tutti
vogliamo dunque serie garanzie.
Nelle poche ore di tempo rimaste ed
essendo andati via molti dei delegati,
si è brevemente parlato delle varie
istituzioni battiste: dal Movimento
Giovanile a Centocelle (orfanotrofio
G. B. Taylor), al Movimento femminile, alla Scuola teologica di Rivoli.
Ecco infine i nuovi incarichi; Comi
Sui "mass media"
L’Assemblea generale dell’ UCEBI,
preso atto degli sforzi della Federazione evangelica intesi a potenziare i servizi radio-televisivi evangelici e ad ottenere lo scopo di una nostra trasmissione televisiva autonoma,
esorta gli evangelici attualmente impegnati in questo servizio ad adoperarsi affinché gli strumenti audio-visivi
vengano utilizzati nel modo più efficace alla testimonianza evangelica;
raccomanda agli attuali responsabili
di assicurare le più rigide garanzie affinché la presenza evangelica alla TV
possa esprimere in pieno la parola degli evangelici sui temi della fede nel
mondo di oggi e non serva da copertura né all’ideologia cattolica pre-conciliare o post-conciliare, né alla linea
generale dell’organizzazione del con-senso* a tutti i costi perseguita dagli attuali organismi d’informazione.
L’Assemblea generale dell’ UCEBI,
consapevole dell’importanza di « Nuovi Tempi » come strumento di informazione, collegamento e stimolo degli
evangelici italiani circa ciò che di rilevante accade nel mondo evangelico c
cattolico, italiano ed estero;
consapevole altresì della scarsa diffusione del giornale, e dei dissensi che
esso incontra presso una parte dei ‘)attisti;
rinnova il proprio appoggio al giornale;
dà mandalo al futuro Comitato Esecutivo di stimolarne il miglioramento,
lo sviluppo e la diffusione presso le
comunità battiste;
esorta i fratelli responsabili delle
chiese a far conoscere il giornale ai
numerosi fratelli che non lo conoscono;
dà mandato ai membri battisti della
redazione di operare affinché prevalga
nel settimanale rinformazione sui problemi della chiesa e, per quanto attiene alla politica, si attenuino le asprezze e sì concentri l’attenzione sui fatti
dei quali possiamo dare un’informazione originale e di prima mano.
rma- |
tato Esecutivo (C. E.): Maurizio Girolami, Paolo Laudi, Piero Bensi, CarmeIo Inguanti, Doriana Fruttini, Nando
Camellini, Rosario Bagheri, Michele
Sinigaglia, Signora Mannucci, Valdo
Corai, Michele Foligno, Mario Girolami, Mario Marziale; Segretario della
Evangelizzazione: Michele Foligno;
Tesoriere: Mario Girolami; Segretario: Nando Camellini; Preside della
Scuola Teologica di Rivoli: Albert
Craighead. Nuovi pastori: Saverio
Guarna (Talwil, Svizzera), Domenico
Tomasetto.
Speriamo che il lavoro di quei pochi giorni entri nella realtà delle chiese battiste, con esito positivo per una
testimonianza in questa società.
Sergio Ronchi
La Resistenza
nelle Valli
l’invito: una assoluta libertà di scelta.
E, in sostanza, lo stesso Comitato è
talmente consapevole di quanto ho
ora affermato che chiede nel seguito
della stessa lettera quali siano « le intenzioni » di ogni chiesa.
Indirizzata ai pastori, la lettera-cir
Valdesi
Milano, 29-9-1969
Caro direttore.
ho letto con interesse l’intervento
del pastore Nisbet a proposito delle
mie pagine sul comportamento della
chiesa nel 1943-45. Tengo però a precisare che, definendo neo-pietista la posizione teologica del pastore Nisbet,
non intendevo affatto sottintendere un
significato dispregiativo al termine.
Può darsi che la mia insufficiente preparazione mi abbia tradita, ma conte
si può chiamare la posizione teologica
della maggioranza della chiesa, contro
cui si battevano i barthiani?
Sono parimenti consapevole della
complessità della situazione nel 19431945 e non mi sognerei di criticare avventatamente le scelte dei singoli e
specialmente dei pastori, su cui gravavano molte responsabilità. Non posso però accettare la semplificazione
della questione che il pastore Nisbet
opera, drammatizzando il pericolo delle rappresaglie nazifasciste e confondendo in un’unica scomunica Karl
Barth e la morte di Dio, Roberto Malan e la contestazione odierna!
Nel 1943-45 ci furono credenti che
compirono una scelta politica diversa
da quella del pastore Nisbet, per una
esigenza ugualmente viva di rispondere alta propria vocazione. Ci furono
pastori valdesi ricercati dalla polizia
e membri di chiesa che ammazzarono
dei fascisti per le ragioni indicate da
Barth nella lettera citata a pag. 171
del mio libro. E contro costoro, in
realtà, che si indirizza la polemica del
pastore Nisbet: penso che debba rispettarne le scelte come desidera siano comprese le sue, e credo di avere
il diritto di esprimere la mia preferenza per la loro impostazione teologica
senza essere sospettata di amore per
la violenza.
Il problema di fondo rimane aperto. Nel settembre 1943 il Sinodo respinse l’o.d.g. del pastore Subilia, in
cui non si lanciavano facili accuse al
fascismo, ma si confessava l’infedeltà
della chiesa. Una parte della chiesa
non accettò la prudenza del Sinodo e
salì sui monti a rischiare la propria
vita e la sorte dt^oghi e persone care per un’esigenza di fedeltà a Cristo.
La maggior parte dei valdesi e degli
Aumento record di membri
di Chiese interane
Ginevra (Iwf) - Un aumento dì oltre 150
mila membri battezzati nelle Chiese luterane
in tutto il mondo ha portato, lo scorso anno, il numero globale dei membri di questa
famiglia confessionale a 75.157.353, secondo
le statistiche compilate daH’Ufflcio informazioni della Federazione luterana mondiale
(FLM).
Questa cifra rappresenta la somma dei
58.164.757 membri dichiarati dalle Chiese luterane in circa 80 nazioni e dei 16.992.596
Luterani che appartengono a Chiese unite in
Germania (Chiese che comprendono cioè pure
comunità riformate).
Il Luteranesimo è il terzo raggruppamento
cristiano, in ordine di grandezza numerica,
dopo la Chiesa cattolica romana e le Chiese
ortodosse orientali.
Nella patria della Riforma, dove dimora
oltre la metà dei Luterani — 37.600.219 •—
risulta un leggero calo rispetto alle cifre dell’anno precedente, calo attribuito in massima
parte a perdite nella Germania orientale. Con
l’eccezione di un lieve calo nella Chiesa luterano d’Austria e di un aumento deH’1% nelle Chiese luterane francesi, le altre Chiese luterana d’Austria e di un aumento dell’1% nelavanzato.
Come in tutti questi ultimi anni, il Luteranesimo ha continuato a crescere rapidamente nelle giovani Chiese d’Africa (circa il 3%)
e d'Asia (circa il 5%), dove schemi per continenti segnano aumenti che hanno portato il
totale, rispettivamente nei due continenti, a
1.764.181 e a 2.190.537 membri. Sebbene
quasi tutte le Chiese, in questi continenti, seguine degli aumenti, i Luterani della Rhodesia segnalano un aumento del 4% mentre
le chiese in Hong Kong una perdita del 9®/o.
L’Australasia (con 512.411 membri), l’America latina (con 1.074.310) e gli USA-Canada
(9.239.274 membri) hanno riportato insieme
leggeri aumenti quale insieme continentale di
Luterani, malgrado perdite del 3% sia in Australia che nel Canada e lievi diminuzioni in
Argentina e in Bolivia. Chiese e missioni minori in Colombia, el Salvador, Honduras, Panama e Perù hanno tutte segnalato perdite
fra il 4 e il 30%.
Fra le nazioni che hanno oltre 1 milione di
Luterani, Llndonesia ha segnato la maggiore
crescita (2%), portando i membri a 1.257.183.
Gli USA (8.943.907) hanno rivelalo un lieve
aumento, mentre in Danimarca (4.500.000),
in Norvegia (3.475.687) e in Svezia (7 milioni) la situazione è rimasta stazionaria; un
lieve calo si è registralo in Germania.
Il totale dei membri delle 78 Chiese aderenti alla FLM è attualmente di 53.212.704,
cui si aggiungono 15 congregazioni formalmente riconosciute dalla Federazione, con
15.740 membri.
stessi partigiani diedero di questo gesto un giudizio politico e non teologico; non ricercarono le ragioni di fede
che erano dietro la scelta antifascista.
La discussione di fondo che nel 1944
Nisbet rinviava al dopoguerra non è
mai stata fatta: il discorso teologico è
stato sacrificato alla prudenza prima,
poi alle passioni del dopoguerra.
Sapremo noi interrogarci più profondamente sulla vocazione della chiesa, sia ne/ 1944, sia nel 1969?
Donatella Gay Rochat
Figli
e figiiastri
Firenze, 30 settembre 1969
Caro direttore,
in questi giorni giunge a tutti i pastori una lettera del Comitato del Collegio Valdese, lettera che si apre così:
« Come le è noto il disposto sinodale,
che è alla base del Comitato del Collegio Valdese, prevede che le Chiese
versino a tale Comitato un contributo
pari al 10% dei versamenti per la Cassa Culto ».
Non desidero riaprire la questione,
ma bisogna pur dire chiaramente che
—■ per chiunque abbia partecipato al
Sinodo — la frase citata lascia delle
forti perplessità. Il disposto sinodale
non prevede proprio nulla, perché si
limita ad invitare le chiese a versare
quel 10%, e fu chiesta la verbalizzazione del significato che si dava a quel
colare ci mostra una prospettiva non
realistica: fa pensare che i pastori, in
definitiva, menano Consigli di Chiesa
e Assemblee come vogliono, e questo
grazie al cielo non è esatto. Sono le
Assemblee che decidono delle questioni, i Consigli che le traducono in pratica; e i pastori sono ’anziani’ nel loro
Consiglio di Chiesa.
Mi spiace di dover protestare ancora una volta, ma amo la mia Chiesa
come la madre nella fede, e né per
convinzione né per tatticismo posso
accettare o far pensare ai miei fratelli che la Chiesa Valdese abbia alcuni figli privilegiati e un gran numero
di figliastri per i quali non si sogna
neppure d’invocare un « disposto sinodale ».
Con tutto questo — per la testimonianza evangelica in Torre Pellice, per
l’utile dei fratelli — auguro al Comitato un servizio lungimirante e benedetto. Cordialmente,
Luigi Santin i
PERSONALiA
Ci rallegriamo col prof. dott. Ciro
Di Gennaro della comunità valdese di
Bari e con la gentile signora Silvana,
per la nascita di Gianluigi, sul qu ile
è stata invocata la benedizione de! Signore mediante il battesimo.
* * *
L’augurio più cordiale a uno dei lostri impaginatori. Albino Comha, he
in questi giorni si è sposato con Si eia
Ghirardotti.
Accettare la Parola
«Coloro che accettarono la sua parola (di Pietro) furono
battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa
tremila persone» .
..
(Atti 2: 41; leggere: Ezechiele 37: 1-14;
Atti 2; Giovanni 14: 23-26)
«Coloro che accettarono la sua parola furono battezzati». La Ghie
sa è questo, non altro; o meglio, è in primo luogo questo, prima di qua!
siasi altra cosa : il popolo di coloro che accettano la Parola e comincia
no una nuova vita mediante il loro battesimo. Una variante del testo
greco offre del resto una precisazione interessante, aggiungendo : coloro
che credettero accogliendo con gioia la sua parola furono battezzati. È
dunque evidente che la Chiesa è il popolo di coloro che credono alla pre.
dicazione apostolica (Bom. 10: 17) e l’accolgono con gioia per viverne.
Si resta sognanti dinanzi alla cifra straordinaria di coloro che, per
la prima Pentecoste, furono battezzati e s’impegnarono cosi nella vita
cristiana per perseverarvi (v. 42). Eppure abbiamo qui una definizione
essenziale, capitale, primaria della Chiesa, dalla quale non possiamo
derogare a rischio di fallire. Abbandonare tale definizione primaria della
Chiesa per altre definizioni che troveremmo preferibili, vorrebbe dire
rinnegare l’opera compiuta dallo Spirito Santo il giorno della prima Pentecoste, rinnegare l’atto di nascita della Chiesa.
Infatti proprio di questo si tratta in questo versetto del libro degli
Atti : si prende atto della nascita della Chiesa : « Coloro che accettarono
la sua parola furono battezzati e in quel giorno furono aggiunte a loro
circa tremila persone ». Chinandoci oggi sulla culla della Chiesa, scopriamo che essa è nata dal matrimonio dello Spirito Santo con la predicazione dell’Evangelo del Cristo risuscitato.
Per la potenza dello Spirito gli apostoli, e Pietro in particolare hanno predicato, e predicato la risurrezione di Cristo. Per la potenza dello
Spirito i cuori sono stati toccati e hanno ricevuto con gioia la parola
di Dio. È dunque vero che « la fede viene dall’udire e l’udire viene dalla
parola di Cristo» (Rom. 10: 17) o, come alcuni traducono: «La fede
viene dalla predicazione della parola di Cristo ». « Dall’udire ! » La predicazione, questa «follia», come dice l’apostolo Paolo (1 Cor. 1; 21), ecco
quel che lo Spirito suscita; e da questa unione è nata la Chiesa.
Ma perché questa nascita, questo miracolo — di un miracolo si tratta, infatti — sarebbero avvenuti quell’unica volta? Iii verità, ogni volta
che l’Evangelo di Cristo è predicato e che lo Spirito Santo è contemporaneamente all’opera, allora ogni volta questo miracolo si verifica, la
Chiesa è creata. La Chiesa è un popolo che è incessantemente ricreato,
rigenerato dall’azione congiunta dello Spirito Santo e della predicazione
deH’Evangelo. Perché, allora, si dice che la Chiesa è una vecchia signora
quasi due volte millenaria? In verità, la Chiesa di Gesù Cristo non è
mai vecchia, perché rinasce continuamente da quest’azione congiunta
dello Spirito Santo e della predicazione.
« Coloro che accettarono la sua parola furono battezzati ». La Chiesa battezza. La Chiesa è una comunità: 3.000 persone, quasi una cittadina. E questa comunità deve poi necessariamente organizzarsi, affinché
non vi sia disordine. Deve strutturarsi affinché tutto,si svolga nel modo
migliore per tutti e l’Evangelo possa essere predicato. L’istituzione dei
diaconi (Atti 6) ne è un esempio tipico. Ma all’origine di tutto questo —
e tale da giustificare e rendere necessario tutto questo — vi è il fatto
primario che il popolo della Chiesa sia raccolto e creato dallo Spirito
Santo e dalla Parola di Dio.
Se la Chiesa ci pare vecchia o incompetente, o morta, in un mondo
in piena evoluzione, ciò avviene forse anzitutto perché non riceviamo con
abbastanza fede la Parola che ci è trasmessa dagli apostoli e che ci è
predicata. In tal caso, a nulla serve inventare sistemi, artifici, gruppi o
movimenti che diano l’impressione e l’apparenza della vita; né, ad
esempio, renderemo la Chiesa più viva modificando l’ordine della liturgia del culto, quand’anche la cosa possa essere utile.
Infatti la Chiesa non è resa vivente se non dallo Spirito e dalla predicazione fedele dell’Evangelo che esso suscita. Bisogna ricordare la visione di Ezechiele. Che cos’è che restituisce la vita alle ossa disseccate
del popolo di Dio? Non è forse il soffio potente dello Spirito che anima
la parola profetica detta da parte di Dio? « Spirito, soffia dai quattro
venti... Profetizza, figlio dell’uomo ». Non vi è, per la Chiesa, altra vita
né altro avvenire. Il centro vitale della Chiesa, il cuore della comunità,
che spinge il sangue ed effonde la vita in tutte le membra, è il luogo
nel quale tutti si raccolgono per accettare la Parola e per imparare a
vivere il proprio battesimo.
Robert Kriegk
3
3 ottobre 1969 — N. 39
pag. 3
RIUN[TA^‘AD ABIDJAN, COSTA D'AVORIO, LA SECONDA CONFERENZA_DEUE CHIESE DI TUTTA L'AFRICA
Un pastore sudafricano avverte
AM’opera con Cristo in Africa, oggi "'*'*'"'***“*
L assemblea, autenticamente africana, ha esaminato i vari problemi teologici, sociali e politici che si pongono ai cristiani del Continente nero
Come preannunciato nel n. 37, diamo
una presentazione della seconda Conferenza della CCTA, avvalendoci del bollettino
del BIP, che è il « Bureau d’Information
Protestant a francese, scusandoci per il ritardo, dovuto alVormai endemica lentezza
del servizio postale, convinti comunque
che Vimportanza di questa riunione meriti, sia pure in ritardo, un'adeguata relazione. R. P.
La seconda Assemblea della Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa
(CCTA) ha avuto luogo a Abidjan
(Costa d’Avorio) dal 1“ al 12 settembre. Comprendeva parecchie centinaia di delegati, degli osservatori e
consulenti, che rappresentavano 78
chiese africane.
La CCTA, in quanto incontro fraterno di Chiese, ha già un’apprezzabile consistenza, pur essendo ancora
un’organizzazione in via di assestamento e disponendo di un personale e
di un bilancio insufficienti. Sotto
l’aspetto dell’« incontro » l’Assemblea
ha manifestato una reale unità africana, al di là delle varie e diverse situazioni dei singoli paesi. Nella sua
composizione, nel suo programma,
nel suo stile, questa assemblea ecumenica è stata autenticamente africana: gli europei vi erano presenti
pc co numerosi e molto discreti.
Tre sezioni hanno studiato il tema
d ^’Assemblea: «All’opera con Cristo
ili Africa oggi ».
' Sezione : All’opera con Cristo
n: da situazione sociale, economica e
p( Utica contemporanea in Africa.
D po i vari interventi e l’accettazione della relazione finale, l’Assemblea
rnecomanda alle Chiese:
- La ricerca di una nuova etica di
sviluppo che conduca alla creazione
di un atteggiamento positivo da parte dei cristiani di fronte ai problemi
eci'nomici e politici.
-- Una partecipazione ecumenica
ai problemi dello sviluppo, che includa anche i cattolici.
- Uno sforzo di educazione e di
fomazione, particolarmente rivolto
verso gli studenti in teologia.
— Di incoraggiare i cristiani a partecipare attivamente ai partiti politici, ai sindacati e ad altre organizzazioni, senza che le Chiese assumano
una posizione di parte.
— Il maggior impiego possibile delle moderne tecniche di comunicazione allo scopo di aiutare la formazio
la CCTA e la sAuazione
nigeriana
L’A.ssemblea della CCTA, dopo .aver
udito la relazione del segretario ge¡H'rale. ha votato una risoluzione secondo la quale essa si sente chiamata
..d inviare una missione .di « buona volontà e di fraternità verso i nostri
I roteili della Nigeria e dell’antica regione orientale » (L’espressione « BiaI l a » viene omessa per non urtare le
uscettihilità nigeriane...).
Questa missione ha lo scopo di porlare a quelle popolazioni i « fraterni
messaggi delle chiese africane, esprimendo nel contempo la più profonda
preoccupazione »: di esaminare assieme
i servizi che la CCTA « in quanto fraterna comunità di cristiani, potrebbe
rendere in questa difficile situazione ».
Dopo questi colloqui, la missione do\ rehhe cercare « le vie ed i mezzi coi
(piali ottenere la cessazione delle ostilità. onde consentire alle due parti di
Incontrarsi e cercare una soluzione permanente ad una situazione che ha causato così grandi sofferenze e miserie ».
ne dell’opinione pubblica sullo sviluppo e di informare le genti sul punto
di vista della Chiesa.
— La partecipazione allo sviluppo
comunitario nelle campagne (miglioramento dell’abitazione, progetti agricoli, ricerche idriche, strade, medicina, ecc.).
— Di aiutare la creazione di fattorie 0 cooperative o altri progetti collettivi che aiutino a cambiare le
strutture economiche a vantaggio dei
sottosviluppati.
— Di informare le Chiese dei paesi
ricchi del contributo costruttivo da
esse apportato allo sviluppo e di curare affinché l’aiuto inter-ecclesiastico sia sempre meno legato a dei progetti specifici.
— Di respingere ogni forma di razzismo e di discriminazione razziale,
di contribuire a difendere i gruppi
oppressi o minacciati e di aiutare i
gruppi al potere a rispondere positivamente all’impazienza di coloro che
sono minacciati e che lottano per la
giustizia.
— Di aiutare i profughi ad ottenere : lavoro, passaporto, borse di studio e assicurar loro l’assistenza pastorate.
— Di riservare una settimana all’anno, durante la quale le necessità
dei profughi saranno presentate alla
Chiesa ed al grande pubblico e si raccoglieranno contribuzioni per i programmi di aiuti ai profughi.
2“ Sezione : All’opera con Cristo
nella rivoluzione culturale. Questa sezione si è rivolta verso quattro distinte (ma interdipendenti) componenti
del fattore culturale, che assume
un’importanza sempre maggiore, e precisamente :
a) Una espressione africana della teologia: Cristo deve essere al centro di questa teologia. Occorre promuovere una solida conoscenza delle
lingue bibliche onde ridurre la dipendenza dei cristiani di fronte a commenti fatti per situazioni non africane. La sezione pone l’accento sull’esigenza che i programmi delle scuole e
delle facoltà di teologia, per aiutare
questa ricerca, riflettano l’interesse
che il pensiero teologico africano suscita oggi. La sezione pertanto « rac
comanda all’Assemblea di creare nelle
strutture della CCTA un posto a pieno tempo per effettuare un lavoro di
ricerca nel campo della teologa africana, per stimolare la riflessione dei
teologi africani e per diffondere nelle chiese d’Africa e d’oltremare i risultati di questi studi e ricerche».
b) L’influenza delle religioni africane e dell’Islam sulla fede cristiana:
si rileva con rincrescimento che le
Chiese mancano di ricercatori e di
esperti in questo ’ campo. Le chiese
debbono venir incoraggiate a compiere ii loro massimo sforzo per formare dei cristiani capaci di intraprendere un dialogo con il mondo mussulmano.
c) La ricerca di forme liturgiche
africane : la sezione precisa che per
i cristiani si tratta di esprimere la
propria fede nella totalità della vita
della Chiesa: culto, lodi e preghiere,
predicazione, offerte, amministrazione dei sacramenti, ecc. Si raccomanda alle Chiese africane di elaborare
I ntssaggi
alle Chiese (l'Africa
La seconda Assemblea della CCTA
vi rivolge il suo affettuoso messaggio
in nome di Cristo. Egli ci ha riuniti
nella città di Abidjan, noi cristiani appartenenti a più di trenta confessioni,
rappresentanti di più di 130 Chiese e
Consigli cristiani in 42 paesi d’Africa.
Noi vi esortiamo. Chiesa di Cristo, ad
un rinnovamento della nostra comune
obbedienza e ad operare oggi con Cristo in Africa.
Abbiamo adorato Cristo insieme e
con altri cristiani in questa città, abbiamo studiato la Sua Parola profetica, abbiamo discusso l’impegno e la
testimonianza della Sua Chiesa nello
sviluppo politico, economico, sociale e
culturale del nostro continente, abbiamo considerato nuove strutture che
permettano una collaborazione, degli
incontri ed una comunità fraterna migliori.
I popoli africani hanno realizzato
dei progressi in un passato recente,
ma molto resta da fare. Se milioni di
noi sono liberi ed indipendenti, altri
milioni sono ancora oppressi. La discriminazione razziale, tribale e etnica
minacciano la nostra sicurezza e creano divergenze; numerose sono le ingiustizie sociali, l’autentico arricchimento culturale è minato, la politica
si adultera, la povertà e l’ignoranza
regnano e migliaia di nostri fratelli e
sorelle sono costretti a rifugiarsi fuori
dei loro paesi. È in questa situazione
che siamo chiamati a lavorare con Cristo oggi.
La Chiesa d’Africa fa parte della
Chiesa universale di Dio, la Chiesa il
cui Signore è Gesù Cristo. Questa unità va al di là dei corpi confessionali
storici e stabiliti, e dei nuovi movimenti indipendenti. Essa riunisce in
un sol corpo i giovani che vorrebbero
cambiare tutto, come gli adulti; le
donne che sperano in una partecipazione ed in un impegno completi, come gli uomini; i laici il cui ruolo è vitale per il lavoro della Chiesa, come i
religiosi. E lui, il Signore della Chiesa,
che ci dà come missione di « andare
per tutto il mondo » e di liberare il
Suo popolo, di combattere e respingere le ingiustizie e di riconciliare tutti
gli uomini in Lui. Oggi inoltre Egli
chiama ognuno di noi ad essere l’uo
della ConlmiiiKa
mo nuovo nella pienezza della nostra
cultura e della nostra eredità.
Noi ci rallegriamo nel Signore di
essere il Suo popolo, un popolo di tradizione e di speranza, un popolo chiamato a servire e ad amare. Noi preghiamo Dio di dare una nuova visione alla Chiesa ed al popolo africano.
Possiamo tutti noi impegnarci daccapo nelle rudi reai la del nostro tempo,
e che la volontà di Dio regni sul nostro continente per la grazia del Suo
Figliolo, nostro Si.enore. Amen.
al capi delTOiianlzzazM
per l'Unità AfricaBa
Capi di stato e di governo, mentre
le Vostre eccellen/.e si riuniscono in
un nuovo vertice nella storica città di
Addis Abeba, la seconda Assemblea
della CCTA è riunita ad Abidjan...
Preghiamo Dio di guidare Voi e noi
nelle rispettive deliberazioni, per il bene dell’Africa. I nostri due incontri
hanno luogo in un momento in cui per
certi paesi d’Africa la liberazione politica non è che una speranza, mentre
l’aspirazione all’indipendenza di altri
è ostacolata da remore tribali, razziali
e politiche che minano le energie e deludono l’attesa delle popolazioni. La
nostra Assemblea si rivolge anche ai
problemi economici, sociali, culturali
e politici, nei quali siamo convinti che
Cristo è all’opera in Africa oggi. La
CCTA si è sforzata sin dalla, sua creazione di svolgere una funzione positiva per aiutare i profughi e nel ministero della riconciliazione; apprezza lo
sfòrzo che parecchi governi africani
compiono per risolvere il problema
dei profughi. Tuttavia noi insistiamo
affinché le Vostre eccellenze vogliano
prendere in seria considerazione le situazioni che sono alla base dell’esistenza stessa dei profughi, come pure
quelle che minano l’unità che cerchiamo per il nostro popolo.
Che Colui il quale ha chiamato il
Suo popolo alla pace Vi conceda una
adeguata visione quando studierete la
tragica situazione della Nigeria e delle altre tormentate regioni del nostro
continente. Che Dio benedica i Vostri
sforzi, e che la Sua grazia dimori sulle nazioni africane e sul mondo intero.
Il discorso del Segretario Genernle del CEC
Il movimento ecumenico In Africa
Fra gli invitati alla Conferenza di Abidjan
era pure il pastore Blake, segretario del CEC,
il quale ha parlato su « Il movimento ecumenico in Africa ». Il suo discorso c stato molto
seguito in quanto parecchie Chiese membri
della CCTA non hanno aderito al CEC.
Blake ha fatto una descrizione generale del
movimento ecumenico in cinque punti :
— Occorre stabilire una distinzione fra il
movimento ecumenico e le organizzazioni che
sono al suo servizio.
— Gesù Cristo è il cuore e il centro del
movimento ecumenico.
— Il movimento ecumenico è un movimento verso l’unità ma è anche un movimento verso il rinnovamento delle Chiese e della
Missione.
—• Il movimento ecumenico è un movimento verso la verità.
NeU'attirare l’attenzione dell’uditorio sull’importanza dello studio della Bibbia nel
movimento ecumenico, Blake ha dichiarato :
« ognuno di noi porta a questo studio comune la ricchezza della tradizione con la quale
Cristo l’ha chiamato ad appartenerGli, come
pure le limitazioni intellettuali, spirituali e
culturali cui noi tutti siamo soggetti ».
— Infine, il movimento ecumenico non deve essere un movimento di capi di Chiese, ma
è il movimento del pojiolo di Dio.
A questo proposito, nel rilevare che la Chiesa di Gesù Cristo è « altrettanto dolorosamente
divisa sul vostro continente come nel nord
America», Blake ha soggiunto; «Sono certo
che le unioni delle Chiese sarebbero assai più
frequenti in parecchi paesi africani se non si
manifestassero nelle vostre Chiese delle influenze settarie provenienti da altri continenti ».
Ma esistono anche degli scismi sorti in Africa. Certe Chiese comunemente chiamate
« Chiese indipendenti africane » cominciano
ad aprirsi all’ecumenismo : È importante —
ha affermato Blake — che le Chiese africane
studino i loro rapporti con quelle Chiese che
si pensa non siano ancora ecumeniche. « La
nostra intenzione — ha concluso — è di continuare a consultarsi in questo campo che si
allarga. La Conferenza delle Chiese di Tutta
l'Africa può da sola contribuire a risolvere
il problema ed a cogliere l’occasione di allargare ed approfondire l’ecumenismo in Africa ».
un programma in questo campo, sia
da parte delle scuole di teologia che
da parte di una commissione della
CCTA.
d) I mezzi di informazione di
massa (mass media); ecco alcune
delle proposte fatte dalla II^ sezione:
— Impegnare persone a pieno tempo per Tinformazione ; uomini e donne, pastori e laici.
— Creare, a questo scopo, un centro di formazione per l’Africa di lingua francese, sull’esempio di quello
che già esiste per l’Africa di lingua
inglese.
— Sviluppare scambi di idee, di
prc'gramml, di persone.
— La Chiesa deve aiutare il consumatore di informazioni a scegliere,
apprezzare, criticare e trarre profitto
dai giornali, dai libri, dai films, ecc.
Viene vivamente caldeggiata la formazione di animatori e la creazione
di centri culturali.
— Infine, pare essenziale che le
chiese africane immaginino nuove
forme di servizio disinteressato per
lo sviluppo in collaborazione — a seconda delle circostanze — con organismi privati o statali.
IH'» Sezione : All’opera con Cristo
per il rinnovamento della Chiesa. La
Chiesa rinnovata dovrà essere innanzi tutto missionaria. La relazione insiste sulla ricerca dell’unità «non per
sé stessa, ma per la missione » e
questo affinché la Chiesa possa « realizzare il compito che Dio le ha dato
nel mondo ». Essa sottolinea poi il
valore, per le varie Chiese, di una
adesione ad una comunità più vasta
(Consiglio nazionale, CCTA, CEO
ove imparino a tener conto della diversità dei doni di Dio. Auspica la
seria ricerca di una intercomunione
fra le varie Chiese, il cui frutto sarebbe la fine delle divisioni. Chiede
infine che siano colte tutte le occasioni di una collaborazione con la
Chiesa cattolica.
La relazione, nella parte finale, raccomanda :
— che la commissione « Vita della
Chiesa » ed i teologi africani di tutte
le confessioni studino i problemi del
battesimo e dell’eucarestia, in vista
della collaborazione con la Chiesa cattolica;
— che la CCTA faccia conoscere i
suoi criteri di ammissione;
— che la CCTA crei un segretariato per i rapporti con le Chiese indipendenti.
l’apartheid0perderà ¡giovani
Capetown (spr) - Se le Chiese sudafricane
non assumono le proprie responsabilità nelle
questioni razziali, i giovani pastori abbandoneranno il ministero e i giovani laici perderanno la fede. In questi termini si è espresso
il pastore C. F. Beyers Naude, direttore delristituto cristiano dell'Africa dei Sud.
Nel suo rapporto annuale presentato ai
membri deU’Istituto, il prof. Naude affermava
che i pastori e i laici che si vedessero costretti ad abbandonare le Chiese costituite per professare ciò di cui sono convìnti, sarebbero
portati a creare una Chiesa <c confessante ».
Egli aggiungeva di essere allarmato nel
constatare quanti giovani intelligenti, dotati di
solido buonsenso hanno perso la fede, o stanno
perdendola, nella Chiesa e nelle sue istituzioni. Per molti giovani il confessionalismo,
il nazionalismo e il razzismo sono altrettanti
mezzi di separazione che bloccano e contrastano un’autentica fraternità cristiana.
t( Non scorgono alcuna prova convincente
che le loro Chiese siano desiderose di ¡are un
deciso passo avanti o di pagare il prezzo che
costerà lo stradicamento di queste forze anticristiane — concludeva il Naude — e se le
Chiese falliscono nella loro risposta a queste
voci giovani di protesta e di appello, le Chiese dell'Africa del Sud soffriranno domani di
un male senza rimedio ».
UN PASTORE BANTU’
FRA GLI SPIRITISTI BRASILIANI
Johannesburg (spr) - La Chiesa riformata
olandese ha ricevuto l’invito a mandare un
pastore bantù in Brasile, per un’opera di evangelizzazione fra gli adepti di culti spirìtici
in questo paese. Si dice che vi siano circa 12
milioni di discepoli dello spiritismo Umbanda,
che viene descritto come un amalgama dì culti africani e di cristianesimo e che costituisce la seconda religione del Brasile, in consistenza numerica, dopo il cattolicesimo romano.
I riti Umbanda sono stati importati in Brasile tempo fa, quando gli schiavi africani sono
stati venduti ai Brasiliani. Siccome si tratta
essenzialmente di un fenomeno tipicamente
africano, il Comitato missionario della Chiesa
riformata del Brasile ha pensato che nessuno
potrebbe comprendere quest’influenza meglio
dì un Africano.
II past. E. Tema, di Johannesburg, ha fatto in proposito questi commenti : «Il fatto di
andare in un paese lontano, che ha un passato storico diverso, diverso per cultura e per
lingua, per predicare VEvangelo della salvezza in Gesù Cristo è cosa familiare per i
missionari europei, ma non per pastori africani.
« La vostra richiesta ha provocato serie riflessioni e preghiere da parte dei nostri pastori Assai vivo è l'interesse per questa
possibilità di assistere un'altra Chiesa con
l'invio di uno o più pastori africani appartenenti alla Chiesa riformata olandese in Africa o a qualsiasi altra Chiesa africana del Malawi, della Rhodesia o della Zambia ».
iiiiiiiinimiiimiiiiimitiMiiiiiiiitiiiiiiiiiimMiiiiiiiMiiiiiinniiiimmiiiiiiu
A Vaumarcus il XlX Congresso delle donne protestanti svizzere
Dinamisnio della contestazione
Come ogni anno a settembre Vaumarcus,
sul Iago di Neuchâtel, ha accolto e circondato
d’affettuosa simpatia la delegata della F.F.V.
al Congresso delle 300 sorelle svizzere. Ha
presieduto il culto di apertura e presentato i
diversi relatori nei giorni successivi la presidente del campo signora Jornod, La presidente della Federazione svizzera delle donne
protestanti signora Perrenoud ha dato le notizie del lavoro svolto durante l’anno, la più
importante delle quali l’accordo raggiunto con
le donne cattoliche per la loro partecipazione
alla prossima giornata mondiale di preghiera;
ha poi presentato uno studio: « La donna contestata » illustrando gli sforzi per giungere
alla parità con l’uomo nelle cariche pubbliche
e nella vita sociale in Isvìzzera.
L’argomento trattato nelle due giornate del
Congresso è stato: « Dinamismo della contestazione», con testo biblico per lo studio a
gruppi : (( dal sistema alla libertà » su Marco 2 : 23, 3: 6 tenuto dal past. Ruegg di Ginevra, con sintesi di chiusura al culto della
domenica mattina. Il prof. André Dumas, della Facoltà di teologia di Parigi, ha tenuto due
conferenze seguite da dibattito: u Vantaggi e
rischi della contestazione ». « Conformismo,
rivolta e libertà cristiana ». M.me André .Oumas (autrice di « L’autre semblable ») sul tema : « Coppia e sessualità contestate ».
Un pomeriggio è stato dedicato al lavoro di
gruppo con facoltà per le congressiste di scegliere, fra i cinque indicati, l’argomento preferito e ognuno diretto da un esperto in materia : « Miti, pubblicità e contestazione » (pastore Brand); « Insegnamento e contestazione » (prof. A. Mayor, direttore di collegio);
« Culto e contestazione » (pastore P. Gagnebin); « Politica e contestazione » (sig.na J.
Wavre, consigliere municipale; « Società dei
consumi e contestazione » (M. Juvet, economista). Dì queste conferenze e delle sintesi
del lavoro di gruppo le nostre unioni femminili che lo desiderano potranno richiedere
copia alla sottoscritta o a Oriana Bert.
Un banco di vendita dei ricami inviati da
Riesi ha dato l’opportunità di parlare del
nostro « Servizio Cristiano » a chi ancora :ion
lo conos.*3va. Un po’ di musica classica eseguita da due congressiste (pianoforte e violino) ja
sera ha contribuito alla distensione ed al raccoglimento, maggiormente espresso poi nel
culto di santa Cena, a chiusura. Atmosfera
fraterna e gaia tra le congressiste, parecchie
delle quali fedeli partecipanti da 19 anni; al
momento del commiato, cordiali arrivederci
alle Valli.
Nella Sereno
Contro la fame
degli altri
Ecco le ultime sottoscrizioni pervenuteci:
da Venezia: fam. Zecchin L. 3.000;
D. Ispodamia 2.500; G. Ispodamia
2.500.
da Bergamo: Un lettore L. 30.000.
da Torino: E. e A. Balma L. 5.000.
da Como: L. Malacrida L. 10.000.
da Milano: L. G. L. 2.000.
da S. Remo: L. De Nicola L. 10.000.
da S. Germano Chisone: N. N. lire
100.000; N. N. 5.000.
Totale L. 170.000; tot. prec. 480.386;
in cassa L. 650.386.
Come i lettori ricorderanno, contiamo di poter effettuare al più presto
possibile un altro versamento per il
Centre familial évangélique del (jaoon,
relativamente al quale sono state fornite notizie dirette neU'ultimo numero.
Facciamo affidamento sull’interessamento e sulla solidarietà dei lettori e
li preghiamo inviare le loro sottoscrizioni al conto corrente postale numero
2/39878 intestato a Roberto Peyrot,
corso Moncalieri 70 - 10133 Torino.
Abbiamo ricevuto
Per « Il culto evangelico»: N. N., Villasecca L. 5.000.
Per le Missioni: N. N., Villasecca L. 5.000.
Per la Scuola Media del « Collegio »: Lello
Dalmas, Villar Pellice L. 10.000.
Ringraziamo e trasmettiamo.
4
pag. 4
N. 39 — 3 ottobre 1969
La rivista C< Scuola Domenicale )>
W CAPITOLO DI SÌORIA VALDESE
Uno strumento di servizio Paolo Geymonat e l'ovaogelismo italiano
Esce in questi giorni il numero 5
della rivista « Scuola Domenicale »,
che ha ormai acquistato ima fisionomia e un indirizzo ben precisi. Diciamo subito che ci sembra che questa
fisionomia e questo indirizzo siano
particolarmente validi, e rappresentino in questo momento l’unico criterio
con cui possa essere affrontato il problema dell’insegnamento nelle nostre
Scuole Domenicali. Invece di esprimere dalle pagine della rivista un discorso teologico che parte da deterrqinate
sicurezze, ed è poi destinato a restare
più o meno accademico e a porre ulteriori interrogativi riguardo alla sua
mediazione su un piano didattico, la
équipe redazionale ha aperto un discorso concreto e critico, che si propo
ne di chiarire (e lo fa con competenza) che cosa sono quei « piccoli fanciulli » per i quali parrebbe che le
Scuole Domenicali siano state ideate.
Discorso concreto e critico nello stesso tempo, perché mentre illumina e
chiarifica su un certo piano, pone interrogativi fondamentali su un altro;
discorso che si inserisce in una comunità di ricerca, perché a questi interrogativi il singolo monitore o educatore non può sforzarsi di rispondere
da solo, ma unicamente in uno scambio reciproco di esperienze e di testimonianze con i « colleghi » e^on tutta
la comunità.
Forse si obietterà che bravi monitori ce ne sono sempre stati anche prima che si facesse un lavoro di questo
genere; non vogliamo certo negare
questa realtà né vincolare i doni dello
Spirito agli indirizzi particolari di una
équipe redazionale. Vogliamo solo dire
che finalmente abbiamo una rivista
utile, che risponde a un'esigenza reale,
e che si sforza di creare una ricerca
comune.
Il numero testé uscito articola il
suo discorso su tre piani strettamente
collegati: la rubrica « Il mondo del
bambino », curata da Roberto Eynard,
si occupa di psicologia infantile e affronta in questo numero il problema
dell’apprendimento; la rubrica « Tecniche ed esperienze » traduce quei principi sul piano didattico e presenta l’apporto di Franco e Giovanna Calvetti
per quel che riguarda l’espressione
grafica, e di Ferruccio Corsani per
quel che riguarda il canto nelle Scuole Domenicali; e infine l’inserto centrale tratta un argomento di particolare
interesse, « I genitori e la scuola », dovuto alla penna di Mario Lodi, il geniale maestro elementare che all’eccezionale capacità di suscitare le energie
infantili e di indirizzarle creativamente unisce una grande apertura mentale e una lucida consapevolezza di quello che la fede cristiana pretende dall’uomo del nostro tempo. È, il suo, un
discorso veramente evangelico, anche
se fatto da un uomo che non appartie
unimiiiiiiimiNiiiiiiniimiiimmitiiiniiiiiiimimiiiiiiiiiiiiimiimmiMimiiiiiiiiiiiiiimiiiimiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiimimMiiiiiiiiiiiiiimiMmiii Himiiiiiiiiiiiiiiin tiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiimiiiiiuiiii
ne a nessuna delle nostre denominazioni.
Oltre a queste tre rubriche bisogna
naturalmente menzionare il nutrito numero di pagine dedicate alla presentazione del materiale didattico e delle
lezioni; la presentazione è fatta sia dal
punto di vista teologico (piano della
lezione, spiegazione del testo, spiegazione delle pagine dei vari manuali riferentisi alla lezione), sia dal punto di
vista pedagogico (introduzione, sviluppo, invito alla ricerca, avviamento alla
libera espressione). Come si vede, anche il monitore più insicuro e alle prime armi si trova sotto mano degli
strumenti atti a rincuorarlo; eppure
vorremmo dire che il pregio di queste
pagine va visto soprattutto in riferimento a tutto il complesso della rivista, e che esse vanno considerate come un tentativo, ancora largamente
passibile di critiche, piuttosto che come un punto fermo o un modello immutabile.
Dobbiamo ancora citare alcuni apporti alla rubrica « Panorama », che si
propone tra l’altro di riferire su esperienze compiute in singole Scuole Dornenicali o in singoli gruppi (mi riferisco soprattutto aH’esperimento di
Firenze, dove si son fatti coi bambini
dei tentativi di preparazione corale
della predicazione e della preghiera);
e l’impostazione di una discussione
sulla Festa di Natale, che speriamo
raccolga prossimamente altre voci. Infine, notizie dal mondo e recensioni
varie ci aprono un po’ l’orizzonte e ci
fanno sapere che cosa fanno gli altri.
È chiaro che l’utilissimo servizio di
una équipe redazionale qualificata e
impegnata come quella che si è raccolta attorno al pastore Thomas Soggin, attuale direttore della rivista, rischierebbe di risultare vano se la rivista continuasse ad essere utilizzata
dai soli monitori. Oggi siamo tutti convinti che ogni opera che scaturisca
dalla fede, e in primo luogo quella di
trasmetterne il messaggio ai nostri figli, non può essere devoluta ad una
classe di specialisti, con uno scarico
di responsabilità che è puramente anti-evangelico. Proprio per rispondere
concretamente a questa volontà di servizio comunitario, la rivista si è posta
come strumento di chiarificazione e di
utilizzazione per tutti: per i genitori
e per i monitori in primo luogo, e per
tutti i membri di chiesa che vorremmo raggiungere. Ne raccomandiamo
caldamente la diffusione perché essa
possa sopravvivere e lavorare fruttuosamente.
r- g
L’abbonamento annuo alla rivista
« Scuola Domenicale » è di lire mille
(sostenitore duemila) da versarsi in
conto corrente postale 18/26858 intestato a; Comitato Scuole Domenicali,
Via T. Grossi 17, 22100 Como.
Nel SUO saggio, appena pubblicato dalla Claudiana e dedicato a una delle
figure di maggiore rilievo della nostra evangelizzazione, un giovane studioso
olandese ci fa assistere al sorgere del complesso dei problemi che hanno
travagliato l’evangelismo e che spiegano tanti aspetti della situazione attuale
Paolo Geymonat? E chi era costui,
al quale un giovane studioso olandese,
Thomas van den End, ha consacrato
anni di studio e una dotta tesi di dottorato in Olanda, tesi ora pubblicata
dalla Claudiana nella Collana della Facoltà Valdese di Teologia di Roma: un
volume di 354 pagine? Una pubblicazione che salutiamo con viva soddisfazione, perché ci presenta una delle personalità più singolari della Chiesa Valdese nella seconda metà del secolo
XIX, la quale si è trovata a dover operare, quale ministro delTEvangelo, in
quel periodo che è stato così efficacemente tratteggiato da Giorgio Spini in
Risorgimento e Protestanti.
« Si tratta di gente [gli evangelizzati] che è uscita dal cattolicesimo detestandone la struttura sacerdotale, la
gerarchia, lo spirito giuridico, la fissità dogmatica. E pertanto è logico che,
per reazione, sia attratta, o dal vero e
proprio plimuttismo, o da una formula ecclesiologica ad esso quanto mai
simile, come quella della comunità degli esuli di Londra e di Ginevra. Passato il primo entusiasmo, la convivenza
fra questi libertari e la struttura presbiteriana del calvinismo valdese si rivela impossibile. I plimuttisti ed i loro affini non riescono a capire come
mai i valdesi attribuiscano tanta importanza al Sinodo, cioè al parlamento
del popolo-Chiesa, ed alla Tavola, che
ne è l’espressione, anziché affidarsi
unicamente all’iniziativa entusiastica
dei cuori infiammati dallo Spirito, e li
trattano di clericali, di provinciali zucconi e conservatori, o peggio. Né meno incomprensibile resta loro che nella Chiesa delTEvangelo v'abbiano da
essere dei pastori, con una particolare
formazione culturale e teologica, ed
un particolare ufficio nella predicazione e nell’amministrazione dei sacramenti, anziché la sconfinata libertà
dello Spirito, per cui ciascun credente
può improvvisarsi, a seconda dei doni
da lui ricevuti in quel momento, predicatore e pastore delle anime ».
Ambiente dove il richiamo alla sovranità dello Spinto (che soffia dove
vuole) non esciti (anzi) che possa
soffiare anche nella direzione di un
particolare orientamento politico-religioso (o contro!).
Questi valdesi che arrivano più o
meno contemporaneamente agli eserciti del liberatore re di Sardegna, non
sono per avventura anch’essi dei Pie
Una analisi dei
il vero volto
tentativi
del 6esù
di scoprire
storico
Questo libro è solo la prima parte di
un’opera in due volumi che affronta il problema della persona di Gesù Cristo e della
testimonianza che ne dà il Nuovo Testamento. L’autore Taveva scritta nel 1951, ma
l’ha completamente rifatta nel ’64 dividendo,
la in due parti, in cui presenta successivamente le ricerche più recenti su Gesù Cristo anzitutto dal punto dì vista del Gesù
storico (I voi.) e poi da quello del Cristo
della fede (voi. II).
È noto che gli studi degli ultimi decenni
in questo campo sono stati largamente determinati dalla reazione affa stor.agrafia liberale. Uomini come Weinel, Harnack, Renan avevano una grande fiducia neila possibilità di ricostruire la figura del « Gesù storico » liberandolo (dicevano) dalle sovrastrutture dogmatiche che la chiesa pr.mltiva le
aveva imposto. I risultati delle loro ricerche
tuttavia erano condizionati dall’epoca e dalla
mentalità religiosa del tempo, e finivano per
darci un Gesù rivestito « dei panni d un
gentiluomo vittoriano, un Gesù laico troppo
rispettabile per scandalizzarci, troppo poco
misterioso per suscitare la nostra venerazione, di statura troppo ridotta per g.ustificare
il sorgere della chiesa di Cristo » (H. Anderson). La reazione agli studi liberali è quindi la storia dello sforzo di ritrovare in che
cosa consisteva il mistero — e la grandezza
— di Gesù. Per Albert Schweitzer, Gesù
era caratterizzato dalla coscienza di essere
il portatore degli ultimi tempi, dell'ora escatologica, e in tutto il suo insegnamento palpitava quella nota di estrema urgenza. Per
Bultmann, l’incapacità degli studiosi liberali di ricostruire una figura di Gesù attendibile implica la necessità di rinunciare a andare al di là della testimonianza della chiesa
primitiva contenuta nel N. T. per raggiungere il Gesù che ha preceduto la crocifissione c la risurrezione : quel che conta è il
messaggio (il kérygma) che proclama Cristo
come Signore (coroiiar o di questa tesi del
Bultmann era lo sforzo di re-interpretare il
messaggio nei termini della filosofia esistenziale, « dimitizzando », come dice con un
termine divenuto famoso, il kérygma, cioè
spogliandolo del rivestimento delle figure tra.
dizionali o mitiche). Mentre da un lato uomini eome J- Jeremias e L- Stauffer accusavano Bultmann di avere annullato il messaggio cristiano, tutta una schiera di suoi
discepoli, pur affermando di continuare il
cammino del loro maestro, tornavano a chinarsi con interesse sul problema del Gesù
storico e dei suoi rapporti col Cristo predicato
dopo Pasqua. Uno di questi è G. Bornkamm,
il cui libro « Gesù di Nazareth » dovrebbe
uscire in italiano fra poche settimane, pubblicato dall’editrice Claudiana.
A questi problemi molto complessi il Geiselmann (professore di dogmatica cattolica
alTuniversità di Tubinga) ci dà in questo
volume un’introduzione espositiva, piana e
« leggibile ». Il libro si articola essenzialmen.
te in due parti, di cui la prima espone gli
studi protestanti (M. Dibelius, Althaus,
Conzelmann, Jeremias, Lohse, Fuchs, Ebeling, Robinson, H. Diem), e la seconda gli
studi cattolici (Wikenhauser, Schelile, Mussner, Schnackenburg, Wiigtle) e i loro presupposti dogmatici. L’esposizione è completata dai capitoli iniziali che presentano lo
stato della questione.
Forse un confronto con la prima edizione
dell’opera potrebbe dirci se il volume ora
tradotto in italiano non risente un poco del
fatto che la seconda edizione è una rielaborazione molto ampliata della prima : il piano
del lavoro potrebbe essere infatti più unitario. Alcune soluzioni del problema sono affrontate nei capitoli introduttivi, poi nella
prima e anche nella seconda parte. Cosi il
pensiero di Bultmann e D belius è considerato nel capitolo sulle soluzioni protestanti
dal punto di vista dei principi della loro
concezione teologica, e nel capitolo sugli
studiosi cattolici dal punto di vista della loro
metodologia letteraria (l’analisi delle forme,
o Formgeschichte, degli Evangeli). Ci sembra
che il problema che appassionava il Geiselmann, mann, oltre a quello della persona di
Gesù, sia stato quello di dare atto a quanto
di valido c’era nello studio della tradizione
evangelica col metodo della Formgeschichte.
Infatti conclude le prefazione (alla II edizione) riferendosi aH’/siruztone sulla storicità
dei Vangeli emanata dal Vat'cano il 14 maggio 1964 con queste parole: « Riteniamo che
l’istruzione della Pontificia Commissione Biblica costituisca una legittimazione della ricerca basata sulla storia delle forme. Ci conforta quindi il veder confermata dal magistero della Chiesa la bontà del metodo da
noi seguito nell’affrontare il problema del
Gesù storico ».
Il nostro autore è certamente nel vero
quando osserva che tutti i tentativi di scoprire il vero volto del Gesù storico sono sorti per antitesi. La concezione illuministica c
sorta in opposizione all’ortodossia; quella di
D. F. Strauss in opposizione al dogma di Cri.
sto, quella liberale in antitesi al Cristo della
fede, quella del Bultmann e della sua scuola in opposizione alla teologia sulla vita di
Gesù. A tutti è comune la determinazione di
particolari aspetti di Gesù, e l’ineapacità di
cogliere nella sua interezza la figura del
Nazareno. Altrettanto ovvio è che ciascuna
di queste scuole partiva da una concezione
particolare della storia, romantica, positivisti,
ca, esistenzialista. Geiselmann formula così
il compito dei teologi e degli esegeti : « Di
contro alla separazione del lesus praedicans e
del Christus praedlcatus occorre dimostrarne
teologicamente l’unità » (p. 39). Anche E.
Kàsemann ha scritto in un famoso articolo
del 1954 : « Il problema del Gesù storico è
senz'altro il problema della continuità dell’Evangelo nella discontinuità dei tempi e
nella variazione del kérygma, ». Voler affermare la continuità (unità) delTEvangelo negando la varietà della predicazione sarebbe
antistorico.
Attendiamo con interesse anche il II volume dell’opera del Geiselmann. Ci permetta il
cortese editore di raccomandargli una maggiore accuratezza nei riferimenti bibliografici: a p. 46, nota 11, sono attribuite a
Bultmann le opere di E. Stauffer; inoltre ci
sono titoli inesatti, come pure località e
date di edizione, e a volte anche la grafia
di nomi e termini stranieri. Forse potrebbe
darci nel secondo volume un « Errata-corrige » del primo? B. Corsani
Jos. R. Geiselmann: Gesù il Cristo. I. - Il
Gesù Storico, Brescia, Paideia, 1967. 216
pp. L. 1.500.
RETTIFICA
Nel trafiletto « Il Sinodo in breve », pubblicato sul n. 35, siamo caduti in un errore,
del quale ci scusiamo. La prossima sessione
congiunta del Sinodo Valdese e della Conferenza Metodista non avrà luogo nel 1970 (anno in cui si svolgerà invece l’Assemblea della
Federazione, probabilmente in autunno), ma
nel 1971.
montesi, che hanno cacciato, sì, gli Austriaci, i Borboni, ecc., ma hanno pure
soffocato l'ideale della Repubblica Romana, il sogno di Mazzini? In un certo senso, e fino ad un certo punto, si
sentono stranieri in Italia, questi Vaidesi, dei quali, dice giustamente Salvatore Mastrogiovanni nel breve saggio
da lui dedicato a Bonaventura Mazzarella, filosofo, esule, evangelista, compagno d’opera e di dissenso del nostro
Paolo Geymonat: « Si affacciaino] dalle impervie natie vallate ad un vasto
campo di evangelizzazione, campo straniero, al punto che i suoi primi quattro pionieri (G. P. Medie, B. Malan,
B. Tron, F. Gay) sono costretti a recarsi a Firenze, per apprendervi la lingua italiana... »; invisi alla massa evangelizzata e da evangelizzare per la difficoltà di stabilire un proficuo dialogo
tra chi tutto contestava, spinto troppo
spesso da un anticlericalismo settario
(il quale pure aveva le sue radici anche in personali dolorose esperienze di
esilio), e chi si sentiva erede di una
gloriosa tradizione plurisecolare di
Israele delle Alpi. (Vedi Arnaldo Della
Torre in: Il Cristianesimo in Italia dai
fdosofisti ai modernisti).
In questo ambiente si affaccia, dapprima esitante, poi convinto e tenace
ministro del Vangelo Paolo Geymonat,
nato in una borgata di Villar Pellice
(Ciarmis) il 25 dicembre 1827. Studente al Collegio Valdese (Torre Pellice),
segue poi gli studi superiori dapprima
a Ginevra, dove subisce Tinfluenza del
Risveglio, poi in Germania dove, a
Ludwigsburg, è in stretto contatto con
circoli pietisti. Studi teologici che si
concludono brillantemente per il nostro giovane pastore, ma che non fanno tacere in lui una innata vocazione
all’attività evangelistica, che lo spinge
ad accettare la chiamata a Firenze:
l’inizio di una lunga e spesso travagliata attività di evangelizzatore che lo
pone di fronte ad uomini e a problemi che egli deve affrontare con pazienza e tenacia.
E’ il contatto, a Firenze ed a Genova, con gli esuli (siamo nel 1850): uomini spesso di levatura intellettuale
notevole, eredi di una tradizione culturale e filosofica (Mazzarella!) estranea al discepolo dei teologi ginevrini
d&WOratoire, ma anche uomini non di
rado privi di qualsiasi cultura.
È il grande problema dell’Evangelizzazione che la Chiesa Valdese deve
affrontare sul terreno pratico, la cui
soluzione è complicata dalTinsorgere
di movimenti autoctoni, dove il settarismo di importazione anglosassone
(Darbisti) trova un. fertile terreno. Soluzione complicata anche dalla incomprensione della Tavola Valdese, delle
Chiese storiche delle Valli, le quali sono tenacemente, quasi ostinatamente
attaccate alle pregiudiziali teologiche
di una fedeltà alla concezione ecclesiastica presbiteriana, che, talvolta, sembra più una fedeltà alla lettera che
non allo Spirito.
Dal 1850, inizio della sua attività
evangelistica, al 1907, termine della
sua esistenza terrena, l’opera di Paolo Geymonat non conosce soste. E siamo grati al nostro giovane storico
olandese . di aver seguito, passo per
passo, giorno per giorno, la vita e l’opera di questo evangelizzatore; un lavoro che trascende i limiti della ricerca erudita, della ricostruzione della
vita di un uomo, perché la vita di quest’uomo è un capitolo di quella storia
della Evangelizzazione in Italia che
solo potrà essere scritta quando altri
studiosi avranno lumeggiato altri momenti e altre figure di questo periodo.
Nel nostro caso, ecco Paolo Geymonat a Genova e l’episodio dell’acquisto
della ex-chiesa cattolica Gran Madre,
e successiva rinunzia; l’intervento di
Giuseppe Malan e gli scatti di Camillo
Cavour; la polemica interna e la scissione: nello sfondo, la polemica anticavourriana degli esuli, un anticlericalismo esacerbato, la fedeltà centrista
dei vecchi valdesi.
A Firenze dal 1860 al 1902, l’opera
del Geymonat è intimamente legata
all’opera di evangelizzazione; così
strettamente legata che quasi vorremmo chiamarla la sua opera. Sono pagine che sono lette con vero profitto,
perché ci fanno assistere al sorgere di
un complesso di problemi che hanno
travagliato l’evangelismo nascente; e
se la storia fosse, come si dice, magislra vitae, la storia di questo periodo
dell’opera del Geymonat potrebbe fornire materiale abbondante per una riflessione non inutile ad evitare oggi
errori, equivoci anche nell’azione pratica delle Chiese Evangeliche.
A puro titolo di esemplificazione ecco il problema della preparazione culturale dei pastori: la Facoltà di Teologia, da 'Torre Pellice a Firenze —
Paolo Geymonat professore alla Facoltà — Professore o pastore? — Professore e pastore, ma, soprattutto, evangelizzatore — Nasce la comunità valdese ed il conflitto con le Chiese Libere, e l’incomprensione della Tavola
e del Sinodo: è il problema di fondo:
l’unità della Chiesa (delle Chiese). Il
buon combattimento nel quale Paolo
Geymonat profonde tutte le sue energie, fino all’ultimo respiro, tenace assertore dell’unione dei movimenti
evangelici in Italia; le delusioni non
10 fermano, le incomprensioni lo fanno soffrire, ma non lo scoraggiano;
così nel 1900 egli è ancora pronto a
voler tendere la mano alla comunità
vecchio-cattolica di Piacenza; saluta
con gioia Tinterdenominazionalismo
delle A.C.D.G. e ne diventa Presidente
Onorario.
Unità della Chiesa, ma nell’integrità
del messaggio evangelico. Il suo calvinismo rivissuto nell’esperienza del Risveglio non gli concede compromessi
su questo piano. Ed è commovente
l’impegno di questo pastore valdese
che approfondisce la sua cultura, che
s’inserisce nella cultura teologica e filosofica del suo tempo, per difendere,
come può e come meglio può il messaggio evangelico.
Con Ausonio Franchi egli polemizza
già in La Buona Novella, in Rivista
Cristiana, nei suoi corsi alla Facoltà,
e nelle sue pubblicazioni.
Anche la dottrina di Ugo Janru in
merito al dogma trinitario ed allo spiritismo trova nel Geymonat un critico
severo. Di fronte al Cattolicesimo, la
sua posizione è immutata: denunzia
del clericalesimo imperante e degli errori della teologia romana, anche se
abbiamo l’impressione che, ad un certo punto, l’ideale dell’unità delle vc.rie
frazioni (per non dire fazioni) dell’Evangelismo fiorentino ed italiano aboia
assorbito tutte le energie del Geymonat. Comunque si può osservare che
11 Nostro polemizza essenzialmente
con il Papato, su un piano di interpretazione ecclesiologica e dogmatica; anche dopo il Concilio Vaticano I e la
proclamazione delTInfallibilità ex cathedra, il Nostro esita a parlare di
Anticristo, diversamente dalla polemica anticlericale.
Non possiamo più oltre abusare delTospitalità del nostro settimanale, ma
ci sia ancora permessa una considerazione, che non vuole essere una critica, ma un semplice rilievo.
Manca, ci sembra, un capitolo iniroduttivo che presenti il quadro storico
nel quale si è svolto il ministero di
Paolo Geymonat, con particolare ¡¡ferimento al Risorgimento ed al postRisorgimento in terra toscana. I continui riferimenti alle varie vicende del
movimento evangelico toscano assumerebbero, ci sembra, un significato
più pregnante; ed avrebbero perm. sso
al nostro autore una valutazione che
risulterebbe più perspicua delToiiera
stessa del Geymonat, opera che, ripe'
tiamolo, è stata ricostruita con intelletto d’amore e scrupolo d’indagine
storica.
L. A. Vaimm.
Thomas van den End, Paolo Geymonat
e il movimento evangelico in Dalia
nella seconda metà del XIX secolo.
Collana della Facoltà Valdese di Teologia, Claudiana, Torino 1969, p. 354,
L. 3.800.
DONI ECO-LUCE
Da Torino: Guido Botluri 500; Giulia Malan
950; N.N. 21.000; con. Quara 500; Lalla
Conte 10.000; Liliana Ribet 1.000.
Da Torre Pellice: Stefano Peyrot 1.000; Filippo Scroppo 500; Costantino Godino 500;
N. N. 1.000; Graziella Jalla 1.000.
Demetrio Bosa, Reggio Cai. 500; Franco
Wyss, S. Fermo 1.000; N.N., Riclaretto 5.000;
Adriana Tagliabue, Milano 1.750; Pauline
Geymonat, Villar Pellice 1.000; Ezio Villani,
Padova 500: sig.e Borsalino, Como 2.100.
Grazie! (continua)
CONTINUA L’OFFERTA SPECIALE del vero OLIO D’OLIVA di ONEGLIA a famiglie evangeliche con sconto di L. 50 a litro.
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da un condimento nella forma più sana, naturale e più adatta al corpo umano, essendo un alimento eccellente che
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ONEGLIA.
5
3 ottobre 1969 — N. 39
pag
Concluso a Torino il giro piemontese di corcetti del Coro Cedetti di Agape
Gioia della fede e volontà di protesta
Se le « attività » non hanno ancora
ripreso il ritmo regolare, la comunità
è stata convocata due volte per due
belle riunioni, negli ultimi giorni.
La sera del 24 settembre un gruppo — invero assai ristretto — si è riunito nel salone di C. Vittorio per ascoltare il pastore Delmo Rostan, Moderador de la Mesa Vaidense sudamericana e pastore di Colonia Vaidense
(Uruguay), il quale valendosi pure di
una serie di diapositive ha parlato della ^'ita e dei problemi del ramo rioplatense della Chiesa Valdese, inseriti in
quelli dell’evangelismo latino-americano. Una serie di dortjande hanno dato
all’ospite gradito l’occasione di dare
ulteriori chiarimenti; spiacenti di esse; e così poco numerosi, gli abbiamo
ri\olto un saluto e un augurio fraterno, al termine del suo soggiorno italiano ed europeo.
Ben altrimenti piena — di familiari
e di amici dei Cadetti, ma anche di
numerosi altri membri di chiesa — era
la nostra sala, la sera del 29 u. s.: il
coro dei Cadetti del Campo di Agape
concludeva, in bellezza, in una sala
annnata, ricettiva e partecipe, la tournci che l’ha portato in parecchie comi nità delle Valli.
( om’è noto, l’edizione di luglio del
Ca mpo Cadetti — ora raccolto per un
pr< ìungamento autunnale — era stata
ce! (rata sul tema «Costruiamo un
cai zoniere». Notata la scarsità di canti iovanili e l’assenza di un canzoniere iiovanile, questo gruppo ha lavorato ler vari giorni: audizioni, selezione,
ad dtamento, versione italiana di testi
stì nieri. E, come primo frutto concn. o, ecco da un’ottantina di canti relig si, ’spirituali’ e laici, uscire selezio ati una ventina di canti, che costituì inno il nerbo del nuovo canzoniere che il coro dei Cadetti ha portato
a t noscenza di varie comunità in una
se) ' di concerti, diretti con fervore e
m; stria dalla istruttrice, Anna Maria
Lo indi, cui va larga parte del merito
de successo incontrato da questa inizia va (il campo era diretto dal paste e Marco Ayassot, con un gruppo
di .‘.ollaboratori).
1 ! concerto torinese conclusivo presei fava un programma tripartito (pensiamo, identico a quelli precedenti):
un primo gruppo di ’spirituals' negri,
un gruppo di canti della fede, di periodi diversi, e infine un gruppo di
canti di protesta, laici. Ognuno di questi gruppi di canti era introdotto da
una breve esposizione, che voleva situarli storicamente.
L’esecuzione è stata buona, accolta
.-empre con piacere, spesso con cornil.ozione o entusiasmo (che si sono
pi re espressi in una non indifferente
coMctta pro Agape). Alla fine, il gruppi! dei cantori si è seduto sul palco e
ha 'fferto al pubblico la possibilità di
di ■ atere l'impostazione della loro
scv'ia e i testi dei canti.
\ è stato un solo intervento, ma sosta /.ioso, del past. Paolo Ricca, il quale Í I fatto notare alcune cose: anzitul ), l’impressione di allegrezza, anzi
di ' mozione di fronte alla sensibilità
spi) auale e umana dimostrata da questi ,;dolesccnti nella scelta delle tematici) e dei testi; una ’giovane chiesa’
che sente e canta così (e così fosse che,
se non oggi, domani tutta la chiesa
can lasse così, con serietà e con gioia!)
fa bene sperare, fra tante inquietudini, 'v i era tuttavia anche una riserva
da avanzare: la presentazione dei ’negro spirituals' risultava insoddisfacen
E
PESCI
te. Il fenomeno sconvolgente del ’canto spirituale negro’ sembrava infatti
interpretato come una trasposizione
religiosa di un anelito di rinnovamento umano e sociale, mentre la sua caratteristica è proprio lo sgorgare del
miracolo della fede, il miracolo operato dall’Evangelo, annunciato dai
bianchi ai loro schiavi negri, nel deserto di una situazione sociale impospossibile e inaccettabile; e che si trattasse del miracolo dell’Evangelo, Io dimostra irrefutabilmente il fatto che
questi credenti, nel loro canto, non
confessano — come spesso amiamo
fare — il peccato degli altri, ma parlano del proprio peccato di fronte al Signore che li ha amati e perdonati e riscattati e chiamati alla gloriosa dignità di suoi figli.
A questa carenza, a questa stonatura, messa pacatamente in luce da Paolo Ricca, in un’atmosfera anche qui seria e ricettiva, qualche altra se ne può
e deve aggiungere. Alcuni canti di protesta, là dove esprimono la volontà di
ritorsione e l’anelito alla vendetta, non
avrebbero dovuto trovare spiritualmente posto in un programma come
questo: dove mai si parla, nell’Evangelo, in questi termini? e non è singolare che ad « Agàpe », il villaggio dell’amore, trovino posto questi canti? A
meno che si volesse far sentire, per
contrasto, lo ’stacco’ netto, evidentissimo fra i canti della fede — espressi
nella varietà delle situazioni e delle
ispirazioni — e quelli dell’uomo, pur
nobili e appassionati, radicati in una
esperienza umana profonda e seria.
Tale ’stacco’ qualitativo profondo non
era però evidente nella presentazione
dei canti e forse neppure nella coscienza dei cadetti, tanto è vero che,
sia pure quale conclusione generale,
l’inno battista « We shall overcome »,
la bandiera del movimento di M. L.
King, è stato inserito fra i canti di protesta laici, mentre è senza possibilità
di dubbio un canto della fede, e solo
in questi termini può essere inteso
per ciò che vuol essere. Tanto più, allora, l’offerta di confronto e di discussione che i Cadetti hanno fatta, al termine del loro recital, ha avuto una
portata considerevole e — ne siamo
certi — ha sollecitato pure la loro riflessione.
A scanso di equivoci, chiariamo che
le riserve non vanno, in alcun modo,
alla scelta di certe tematiche; la guerra, il razzismo, lo sfruttamento, la vio
lenza, ecc., e nemmeno al fatto in sé
di accogliere certi canti ’laici’ in un
canzoniere di giovani evangelici; questo, anzi, può essere un fatto profondamento positivo, il segno di una sensibilità di fede ampia, di largo respiro;
ma il linguaggio del credente, e anche
la scelta degli altrui linguaggi ai quali
associarsi, deve avere un timbro particolare. Nei confronti di questo timbro si avvertivano, anche nelle reazioni del pubblico, quelle stonature cui
abbiamo accennato. Le quali però non
mutano il giudizio lietamente positivo
dato all’inizio, e che qui confermiamo,
di questa bella iniziativa.
Grazie, cadetti, e, coi piedi ben radicati su questa terra e portando fra
noi il vostro stimolo necessario, « cantate Domino! », cantate al Signore e in
tutta la vostra vita ditegli, come l’altra sera: « Grazie! ».
Gino Conte
la stona della CIdasa
è storia di aiolte risurrozlaol
Calvino, commentando un passo del profeta Michea, ha affermato: « La storia della Chiesa è la
storia di molte risurrezioni ».
La Chiesa ha una storia simile
a quella del popolo d'Israele: storia di trasgressioni, di orientamenti verso gli idoli o altri dii, ma anche storia di riforme e di risurrezioni per la potenza dello Spirito
di Dio.
Certo, la Chiesa è il luogo ove
operano le forze della nuova creazione, essa ha esistenza nella continua invocazione « Vieni o Spirito creatore »; ma essa vive nel
mondo e di conseguenza è influenzata in maniera profonda dalle
Sotto gli auspici del Collegio Valdese
Un ciclo di conferenze
Sotto gli auspici del Collegio Valdese è stato predisposto un ciclo di conferenze di informazione e di cultura che possono essere di
notevole interesse per la popolazione delle
Valli Valdesi e in particolare per i membri
delle nostre Comunità.
Queste conferenze avranno luogo di norma
una volta al mese ed hanno il chiaro scopo
di essere, per gli argonie.nti proposti, un apporto concreto alla informazione seria ed obiettiva, ancorata su una solida base culturale, che
da tanto tempo è considerata necessaria per le
Valli e le Comunità.
Il programma di imv^sima è il seguente:
Ottobre: Prof. Giorgio Peyronel « Alcuni
aspetti della vita civile di Israele »;
Novembre: Pastore Alberto Taccia « La diaconia »;
Gennaio: Prof. Alberto Soggin «. Il Sionismo »;
Febbraio: Pastore Giorgio Bouchard « La storia Valdese non agiografica »;
Marzo: Prof. Bruno Corsani a La questione :
Pietro a Roma » (tk I centenario della fine
del potere temporali dei papi 1870-1970);
Aprile: Prof. Valdo \ inay « La libertà del
cristiano nel pensiero della Riforma e sua
attualità perenne »:
Maggio: da definire.
Si tratta, come si è detto, di un programma
di massima, per cui i titoli delle Conferenze
potranno anche essere modificati o più dettagliatamente specificati.
Ci si augura che questa iniziativa del Collegio Valdese possa trovare una viva rispondenza nel pubblico, sia per gli argomenti proposti che per la chiara fama dei conferenzieri,
e possa essere Vinizio di un interesse maggiore
per i problemi attuali e per la cultura in genere delle popolazioni Vajligiane.
Al termine di ogni riunione il Comitato del
Collegio Valdese riferirà brevemente sulVandamento degli Istituti ad esso affidati.
La prima conferenza avrà luogo a San Secondo il 12 ottobre alle ore 15,30.
Il Prof. Peyronel, che ha avuto possibilità
di visitare recentemente lo stato di Israele,
per motivi di studio, riferirà sulle recenti
realizzazioni in campo agrario, industriale e
scientifico.
La conferenza sarà illustrata con la proiezione di diapositive.
Il Comitato del Collegio Valdese
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
■
BARI
MCE
Il cardinale
con la fanfara
Il notkiarii) n Relazioni religiose », di cui
ci avvaliamo a volte per il nostro « Notiziario
ecumenico » o per fornire notizie interessanti,
inedite o... dejirimenti, nel suo ultimo inumerò
informa che il nuovo arcivescovo di Cagliari,
il card. Raggio, in occasione della presa
di possesso dell’arcidiocesi ha passato in rassegna i rappresentanti delle tre forze armate
dell'esercito italiano e la banda dei carabinieri che suonava la marcia trionfale dell’Aida
(un reparto di ex-alpini era pure stato trasportalo appositamente nel capoluogo .sardo).
Successivamente, scortato da stalfette militari
e seguito da uno squadrone di carabinieri a
cavallo, il cardinale si è diretto alla volta
della cattedrale.
Ci compiacciamo vivamente per questa efficace ed utile opera di collaborazione fra chiesa cattolica ed e.sercito italiano: essa è stata
cerlamente molto educativa sulla missione della chiesa per la popolazione presente e nello
ste.sso tempo indica la sua volontà di abbandonare la politica costantiniana per mettersi
esclusivamente al servizio del Signore, (Ci
''iene un dubbio: che il cardinale temesse di
venir rapito!?). v. p.
« O mio Signore, tu lasci andare in
pace il tuo servo, poiché gli occhi miei
han veduta la tua salvezza »
(Luca 2: 29-30)
11 17 settembre ci ha lasciati il nostro fratello Enrico Vigliano in età di 69 anni.
L’immensa folla che il giorno del funerale
gremiva la nostra Chiesa, testimoniava di quale stima ed affetto egli fosse circondato anche
fuori del nostro ambiente; sia nei contatti personali. sia neUe numerose associazioni di cui
faceva parte, aveva sempre testimoniato della
sua fede, ed il suo stile di vita improntato
alla dolcezza, alla comprensione ed alla tolleranza, aveva sempre determinato un vivo
interesse nei confronti dei problemi dello
Spirito e delle soluzioni offerte dal 'Vangelo.
Egli, che si ispirava con particolare predilezione al Vangelo di Giovanni ed al Sermone
sulla Montagna, riteneva che tutta l’essenza
del Cristianesimo fosse riducibile a questa
affermazione: Dio è amore ed è luce.
Su queste linee e con riferimento al testo
biblico che precedeva l’annuncio funebre dato alla città di Bari attraverso il giornale locale. si è sviluppata la meditazione in chiesa.
11 nostro fratello, che è stato una colonna
nella nostra Comunità, lascia in mezzo a noi
un vuoto non facilmente colmabile; ma ci
lascia anche un ammaestramento che cercheremo di non dimenticare: Dio si ama non a parole ma con i fatti, ogni giorno ed in ogni
circostanza della nostra vita.
Alla vedova Clelia Banchetti, alle figlie Evelina ed Elena, a tutti i parenti, esprimiamo i
nostri sentimenti di affettuosa e viva partecipazione al loro dolore.
IN VAL PELLICE
(jonveilno autunnale
Per rispondere alle richieste di pareechi colleghi, il Convegno Autunnale avrà carattere di
una discussione a gruppi sul « Piano di lavoro
annuale », sia per la Scuola Elementare che
Media a seconda delle Classi e delle Materie.
Ci ritroveremo per il culto in Pinerolo,
Via dei Mille 1, (i presenti potranno pranzare
insieme). Il lavoro per gruppi avrà inizio alle ore 14,30 nello stesso luogo.
BORSE DI STUDIO A.I.C.E.
E bandito un concorso per l’assegnazione di
n. 3 Borse di Studio di L. 60.000 eaduna.
Le domande devono essere fatte pervenire
entro il 31 ottobre al Maestro Dosio L. T.,
Via Fermi 2, 10064 Pinerolo, corredate dai
seguenti documenti in carta semplice :
1) Dichiarazione di appartenenza a Chiesa
Evangelica;
2) Dichiarazione dei redditi dell’Ufficio delle
Imposte;
3) Certificato di frequenza di una classe delVlstituto Magistrale, con votazione riportata;
4) Stato di famiglia.
Le offerte per le Borse di Studio si ricevono
sul conto corrente postale n. 2/40715 intestato al Maestro Dosio, Via Fermi 2, Pinerolo.
Il Comitato Nazionale A.I.C.E.
Corso di aggiornamento
biblico
Riprende, nella bassa Val Pellicc, il Corso
di aggiornamento biblico, dopo i buoni risultati del primo Corso, l'anno scorso.
Predicatori laici, monitori e catechisti, responsabili di attività, insegnanti di religione
e quanti altri desiderano approfondire le loro
conoscenze bibliche sono cordialmente invitati
a una riunione preliminare con discussione
del programma e dell’orario : sabato 4 ottobre,
alle ore 17. al presbiterio di S. Giovanni.
NOVITÀ CLAUDIANA
Donatella Gay Rochat
La Resistenza
nelle Valli Valdesi
Prefazione di Leo Valiani
pp. 204, 20 tavole f. t. e una cartina.
Prezzo fino al 31 ottobre: L. 1.500.
EDITRICE CLAUDIANA
Via S. Pio Quinto 18 bis
10125 TORINO
POMARETT
LA SCUOLA MATERNA
L’appello per la Scuola Materna pubblicato sull’« Eco-Luce » è stato accolto da un
gruppo di amici. Non pubbRchiamo la lista
delle offerte raccolte nelle famigUe, che saranno pnbblieate a parte, mentre pubblichiamo quelle pervenute alla cassiera a seguito dell’appello speciale. Siamo grati a quanti
ricordano i loro cari con fiori che non appassiscono, ma che recano dei frutti concreti a
beneficio dell’infanzia; così pure ricordiamo i
doni di quanti, in occasioni speciali, sanno
mettere da parte una cifra generosa per
un’opera vivente.
Per la Scuola Materna: Fiori in memoria di
Emanuele Brosia L. 10.000 rispettivamente:
Gino Chambon, Aldo Chambon, Guido Chambon, Ida Chambon, Leontina Chambon Arturso (Marsiglia), Ines Chambon, Alice Chambon: famiglia Jean Poirot (L. 5.000) per un
totale di L. 75.000.
Lina Sommani L. 10.000; N.N. 20.000; Speranza Grill 20.000; Giulietta ed Elsa Balma
20.000; Guido e Ida Baret 50.000; Giosuè e
Alina Ribet 10.000; Elisa Balma 2.000; Maria e Roberto Bounous 2.500; Lidiette Lantaret 5.000.
Un grazie di cuore a tutti i donatori.
Recentemente abbiamo celebrato i battesimi di Claudio Clott (Inverso P.), Claudio Bertolotto (Gravere), Danilo Ribet (Riant), Paolo
Ricca (Perosa), Bounous Lucia (Inverso P.).
Che la luce di Cristo splenda nei focolari, perché questi figlioli possano camminare giorno
per giorno nella luce deU’Evangelo e nella
preghiera.
Ricordiamo le prossime attività:
Il 12 ottobre avrà luogo un culto dei piccoli e dei grandi alle 10,30.
Il 19, culto con santa cena alla ste.ssa ora.
LUSEAHA S. GIOVANNI
I culti pomeridiani, alle ore 15, nella sala
degli Airali riprendono domenica 5 ottobre.
Si ricordi fin d'ora la « Festa del raccolto »,
alla Sala Albarin, domenica 19 ottobre alle
ore 15.
II 1“ ottobre si è riaperto il Giardino d’infanzia valdese; vi sono accolti tutti i bambini
dai 3 ai 6 anni, con possibilità di consumare
il pasto completo in loco.
forze della storia: la vecchia potenza. Cosi, la Chiesa ha sempre
bisogno di essere rinnovata, di
essere riformata, di tornare ad
essere quella che è destinata ad
essere. Essa continua il suo cammino riascoltando di secolo in secolo il grande avvertimento: « non
vi conformate a questo secolo ».
La riforma continua della Chiesa è in definitiva l’obbedienza, di
generazione in generazione, alle
indicazioni dello Spirito Santo.
È evidente che il « rinnovamento » della Chiesa non può Consistere in un « conformarsi » alle
ideologie del tempo.
Ogni rinnovamento autentico
ha la sua matrice nel fatto che
uomini e donne si pongono in attento ascolto della Parola di Dio,
così come la Scrittura l’annuncia.
Allora soltanto può avere inizio il
dialogo tra la Chiesa ed il suo Signore, dialogo mediante il quale
la Chiesa può prendere coscienza
dell’urgenza del rinnovamento e
del significato di esso.
Ed ancora, va sempre tenuto
presente che i grandi rinnovamenti della Chiesa sono stati momenti di « ravvedirnento ». E « ravvedimento », è voltare le spalle al
vecchio mondo per orientarsi verso il nuovo mondo, è un impegnarsi nell’avvenire. Un pensatore ha affermato: « La Chiesa non
è il rifugio per le anime salvate,
è un esercizio di messaggeri, di
araldi che proclamano l’evangelo
del Regno ».
Questa affermazione ci porta a
sottolineare un altro elemento essenziale del rinnovamento della
Chiesa: la riforma della Chiesa si
attua nella storia quando essa
riscopre la sua vocazione missionaria. La missione della Chiesa è
infatti di preparare l’avvenire dell’uomo, unendosi all’ala in movimento della umanità, essendo nel
mondo i testimoni del Regno: un
popolo di credenti che sa di essere nel mondo per « servire » nel
nome di Cristo.
In questo impegno di « rinnovamento » non siamo abbandonati a noi stessi: presente nella Chiesa ed operante è l’azione creatrice dello Spirito Santo. Si tratta,
anche per la nostra Comunità, di
« ascoltare ciò che lo Spirito dice
alle Chiese », di essere disponibili
per l’azione sovrana e rigeneratrice dello Spirito Santo.
(dalla Relazione annua della Chiesa
di Milano)
AL CENTRO EVANGELICO
«PIETRO ANDREETTI»
DI S. FEDELE INTELVI
l'onve|no de|li evaDgelici
Assemblea de^li amici
L’Assemblea viene quest’anno anticipata di
mezzo mese circa a causa dei vari impegni
federali o di altro tipo che occupano le Chiese per la fine del mese ed aU’inlzio del mese
prossimo.
DOMENICA 12 OTTOBRE
Programma della giornata:
ore 10 - arrivo a S. Fedele Intelvì, al Centro;
ore 10,30 - esatte: breve Culto d’apertura;
ore 10,45 - Distribuzione delle relazioni annue e presentazione della prima parte che relaziona sui problemi scottanti emersi dai convegni « fede e testimonianza x> a cura di Otto Rauch, Carlo Papacella ed altri membri
del Consiglio. Segue la discussione;
ore 12,30 pranzo:
— Completo al Ristorante Iris in piazza.
— Al sacco portato da casa propria, che può
esser consumato nel Centro;
— II Centro mette a disposizione un piatto
abbondante di « pasta asciutta » per chi
si prenota entro le 11,30 (prezzo L. 200);
ore 14,30 esatte : Assemblea degli Amici del
centro (solo gli iscritti hanno diritto al voto,
ma tutti possono prendere la parola; le iscrizioni agli Amici si ricevono presso la presidenza al mattino solo).
Programma deWAssemblea:
1) Verifica dei mandali; 2) Nomina del seggio (un presidente e un segretario); 3) Relazione annua attività con speciale riferimento dopo la discussione del mattino al programma
deH’anno 1969-70; 4) Relazione finanziaria e
controrelazione; 5) Elezione del Consiglio direttivo (il Consiglio uscente è eleggibile); 7)
varie;
ore 16,15 - Tè, chiacchiere e saluti.
6
pag. 6
N. 39 — 3 ottobre 1969
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
Vocazioni pastoraii:
chi troppo e chi troppo poco
Toronto (spr) — Dopo essersi lamentata
per vari anni di penuria di pastori, la Chiesa unita del Canada ne ha attualmente troppi! Quasi tutte le riunioni sinodali, durante
quest’anno, hanno segnato la presenza di uri
un numero di pastori superiore ai posti disponibili. Tuttavia soltanto 63 pastori hanno
ricevuto la consacrazione pastorale, cioè 30
in meno dello scorso anno e continua a manifestarsi il i>assagg:o dal pastorato a occupazióni laiche.
Una delle ragioni di questa sopravvenienza sta nel fette che vi è stata fusione fra
posti e compiti pastorali di importanza secondaria; un’altra deriva daH’afflusso incessante di uomini che abbandonano gli Stati
Uniti per ragioni poTtiche.
Sukabumi (spr) — Nelle Ch'ese indonesiane il numero dei fedeli continua ad accrescersi con una tale rapid'tà che le Facoltà
di teologia si trovano sempre nell’impossibilità di fornire i pastori qualificati che si richiedono loro.
Un gruppo di delegati di dieci Facoltà teologiche, riunitisi recentemente a Sukabumi,
hanno deciso di prendere l’iniziativa di un
rinnovamento e di una riorganizzazione delTassoclazione dei seminari teologici in Indonesia. Hanno pure deciso di stimolare un
maggior numero di teologi indonesiani a
produrre letteratura cristiana.
IL NUOVO ANNO ACCADEMICO
NELLE SCUOLE TEOLOGICHE
PROTESTANTI D’UNGHERIA
Budapest (hcp) - In questo inizio d’autunno
gli istituti protestanti di teologia riprendono il
lavoro di un nuovo anno accademico. La Chiesa Riformata d’Ungheria ha due accademie
teologiche, quella luterana una, mentre i futuri pastori della Chiesa battista sono preparati in un seminario teologico.
i,'Accademia teologica riformata di Budapest conta quest’anno 76 studenti, 18 dei quali in primo anno. La cerimonia inaugurale si
terrà il 7 ottobre.
Fin dal 15 settembre si sono invece aperti
i corsi dell'Accademia teologica riformata di
Debrecen, una sezione del Collegio Riformato
quattro volte secolare; a questa Accademia sono iscritti 65 studenti, 18 dei quali in primo
anno.
Sempre più stretti sono i legami spirituali
fra la Chiesa Riformata in Ungheria e la Chiesa Cristiana Riformata in Jugoslavia, com’è
indicato dal fatto che cinque studenti in teologia jugoslavi sono ammessi neUe aecademie
riformate, tre a Budapest e due a Debrecen.
Sempre il 15 settembre si è avuta l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Accodemio
teologica luterana di Budapest, la quale accoglie 30 studenti, 9 dei quali in primo anno.
Il 26 settembre si è invece aperto Tanno del
Seminario teologico battista di Budapest, con
11 studenti, 3 dei quali in primo anno.
CRESCE
IL NUMERO DELLE COPPIE
CHE STUDIANO TEOLOGIA
Zurigo (epd) - Il Seminario teologico battista di Riischlikon, presso Zurigo, ha accolto
50 studenti di 21 paesi per il nuovo anno di
studio; 21 di loro sono immatricolati ora, e 16
coppie di studenti sposati costituiscono la maggioranza del corpo studentesco; altri 7 studenti sono sposati, ma le loro mogli non partecipano allo studio.
Negli ultimi anni il numero degli studenti
sposati si è fortemente accresciuto, sì da rendere insufficiente lo spazio abitabile a disposizione : tre coppie abitano quest’anno fuori del
Seminario e si sta costruendo ùn nuovo edificio per studenti sposati.
Gli studenti attuali rappresentano questi
paesi europei: Svezia, Jugoslavia, Polonia,
Finlandia, Cecoslovacchia, Francia, Svizzera,
Danimarca, Italia, Norvegia, Germania occidentale, Olanda, Spagna, Belgio, Gran Bretagna; e questi paesi extraeuropei: USA, Israele, Indonesia, Australia, Brasile e Sudafrica.
IL PROBLEMA DELLE RELAZIONI
STATO - CHIESA
IN SCANDINAVIA
Aarhus, Danimarca (Iwf) - Di qualunque
tipo siano i rapporti che una chiesa ha con
il governo, deve adempiere alla propria « responsabilità di ricordare allo stato la supremazia di Dio », dichiarava qui recentemente
il vescovo Fridtjof Birkeli, primate della Chiesa di Norvegia.
Il dirigente ecclesiastico era uno degli oratori alla conferenza « Chiesa e Stato », che
raccoglieva oltre 100 partecipanti di tutti i
paesi scandinavi.
Organizzata dall’Istituto di Missiologia e
teologia ecumenica dell’Università di Aarhus,
la conferenza tenutasi in agosto ha esaminato
a fondo problemi concernenti la libertà religiosa in relazione con il sistema delle chiese
di popolo, e i rapporti fra chiesa e stato tenendo conto della missione della chiesa nel
Terzo Mondo.
La conferenza ha pure discusso ampiamente la legge ecclesiastica, costituendo una « Associazione per la ricerca sulla legge ecclesiastica », sotto gli auspici delle Chiese in Danimarca, Norveglia, Svezia e Finlandia.
Nella discussione generale sui rapporti chiesa-stato, vari oratori hanno chiesto che si ponesse termine al sistema della « chiesa di sta
to ». Altri, fra i quali il vescovo Birkeli,
hanno insistito perché siano compiuti degli
sforzi tendenti al costituirsi di Chiese riformate che non godano di privilegi irragionevoli, per il loro status di Chiese di Stato.
Altri oratori — fra i quali la signora
Bodil Koch, già ministro degli affari ecclesiastici in Danimarca — hanno insistito perché
si accresca il dialogo fra Chiesa e società,
mentre l’editrice svedese Anne Marie Thunberg ha richiesto che si prestasse maggiore attenzione al pluralismo religioso e alle sue implicazioni per i corpi ecclesiastici costituiti.
UNA CHIESA
CHE CONSERVA I DEFREGGER
E RESPINGE I SHANNON
New York (Adista) - « Una Chiesa che conserva i Defregger e respinge i Shannon sacrifica nello stesso tempo le sue pretese alla fiducia e al rispetto ». La dichiarazione è del teologo battista Harvey Cox, il noto autore deUa
« Città Secolare ». Il riferimento all’ausiliare
di Monaco è più che evidente per i nostri
lettori; non cosi per quanto riguarda Shannon, già vescovo ausiliare di Minneapolis, oppositore negli Stati Uniti deU’enciclica « Humanae Vitae » e sposatosi recentemente, dopo
una lunga crisi. Il matrimonio gli ha procurato « ipso facto » la scomunica. « Queste bizzarie
della tradizione ecclesiastica — continua Cox
— sono una sfida alla giustizia e devono essere modificate in maniera radicale ». A giudizio dell’eminente teologo americano, mons.
Shannon era il presule più impegnato e più
coraggioso di tutta la gerarchia cattolica statunitense.
Menfre mafura la sfiducia nella gerarchia, da P^ola, la Storia, il Concilio
ci spingono a riprendere coscienza del rostro compito»
L'agnincio della Buena Novella ai poveri
______________secondo la scelta di Cristo
Un «documento di base» presentato aH'Assernblea del dissenso cattolico, a Bologna il 27-28 settembre
Questo è il testo integrale del « documento di base » presentato all’Assemblea del «dissenso cattolico» (Bologna, 27-28 settembre). L’Assemblea
lo ha discusso, un po’ disordinatamente, ma non si è pronunciata in merito.
Si tratta quindi di un documento di
studio, proposto alla riflessione e discussione comune.
Da un punto di vista evangelico, ci
sembra che il documento contenga alcune affermazioni assai discutibili e
altre assai valide. L’impostazione teologica di fondo resta, a nostro avviso,
insoddisfacente: il credente non obbedisce « allo Spirito e alla Storia » —
si noti la esse maiuscola! — (come si
afferma al punto 5), ma obbedisce allo
Spirito e alla Parola di Dio, nella storia. Comunque è bene leggere e meditare questo testo, che è indicativo di
tutta una corrente del « dissenso cattolico» (e non solo cattolico) contemporaneo.
P. R.
DOCUMENTO DI BASE
1. La nostra assemblea ecclesiale
non si è riunita per
— assecondare una contestazione di
moda;
— cercare reciproco conforto a disagi
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
UNA NUOVA PROTESTA
DI INTELLETTUALI
CECOSLOVACCHI
È stata fatta circolare clandestinamente
nel paese, sotto forma di manifesto indirizzato
al Parlamento, al Governo Federale, al Consiglio Nazionale e al Governo Ceco, infine al
Partito Comunista Cecoslovacco.
Il manifesto esamina criticamente_ e lungamente la situazione del paese, e si articola
in dieci paragrafi che qui citeremo molto brevemente, tranne l’ultimo che daremo più estesamente perché ci sembra di particolare interesse.
« 1) Noi rifiutiamo ciò ch’è accaduto un
anno fa: il diritto internazionale è stato calpestato, il nome del socialismo è stato sporcato, e la correttezza più semplice violata. Siamo per l’applicazione di tutti gli accordi internazionali. Tuttavia gli Stati socialisti, in
particolare, dovranno rispettare in modo esemplare la sovranità di ciascuno di loro (...).
Noi riteniamo che la presenza, in casa nostra,
delle truppe sovietiche è la causa dell’agitazione e l’ostacolo al rinnovo di relazioni amichevoli (...).
2) Noi disprezziamo la censura, la cui introduzione ci ha degradati al rango dei popoli,
degni di pietà, che non hanno il diritto di parlare in casa propria o di rivolgersi al resto del
mondo. La censura ci ha respinti indietro di
cento anni (...).
3) Noi non eravamo d’accordo con la politica delle "continue concessioni’’ verso coloro che ci rivolgevano minacce, e noi respingiamo, in particolare, le conseguenze delle
ingerenze straniere: dopo l’aprile 1969, la maniera burocratica di governare si è rinforzata
e nell’apparato dello Stato, del Partito e dell’economia, ha avuto luogo una purga che ha
giovato a persone meno capaci ma più ubbidienti, oppure a quelle persone che avevano
perso la fiducia dei cittadini (...).
4) Noi non abbiamo alcuna fiducia nelle
assicurazioni dateci, che in avvenire le leggi,
nel nostro paese, verranno rispettate, e che i
delitti degli anni 50 non si ripeteranno (...).
5) Noi non riconosciamo al partito comunista la funzione di organo del potere, né la sua
superiorità su tutti gli altri organi responsabili davanti all’intero popolo. Considerare
l’appartenenza al partito al disopra della qualifica di cittadino, è uno sproposito (...).
6 ) L’intervento straniero nelle questioni interne cecoslovacche ha avuto un’influenza particolarmente nefasta sull’economia (...).
7) Noi non siamo d’accordo con la decisione di rinvio delle elezioni ai consigli nazionali
(cioè delle elezioni municipali), e agli organi
legislativi. Questa disposizione proroga una
situazione che equivale ad uno stato d’emermenza (...).
8) Noi siamo però felici che abbia potuto
essere realizzata la federazione dello Stato,
uno dei punti del vasto programma di riforme
contenute nel piano d’azione del partito comunista cecoslovacco dell’anno scorso (Si tratta
della federazione delle due repubbliche, la
ceca e la slovacca) (...).
9) Mentre la censura riduce al silenzio ogni
discussione critica, e modificazioni brutali vengono effettuate nella composizione degli organi dello Stato, e delle associazioni di cittadini
per far paura alla popolazione; mentre in certi giornali d’un livello più che mediocre, scrittoracci privi d’onore preparano evidentemente
l’atmosfera in vista di decisioni ancora più
gravi; noi proclamiamo, nel modo più esplicito, che il diritto di non essere d’accordo
con le autorità dello stato è un "diritto naturale dell’uomo’’, che risale a tempi passati immemorabili (...).
10) Ma la negazione non è il nostro programma. Persino nella peggiore delle situazioni, la vita deve andare avanti. Noi pensiamo
che nessuna oppressione può completamente
ridurre al silenzio il pensiero, e anestetizzare
tutto il lavoro. Ci auguriamo che ogni cittadino faccia ciò che può fare, nel miglior
modo possibile. Prima di tutto eserciti bene
la sua professione, particolarmente quando si
tratta di servizi resi agli altri cittadini: per es.
i servizi di rifornimento, i trasporti, la salute
pubblica, l’arresto degli autori di attività criminali, ecc. I lavoratori della ricerca scientifica non possono mai fermare il loro lavoro.
Nuove opere continueranno a nascere, nuovi
contatti di lavoro si stabiliranno. I più giovani faranno i loro studi, e non impareranno
soltanto ciò ch’è autorizzato o obbligatorio, ma
ciò che essi giudicheranno utile imparare. Persino senza libertà politica, un popolo evoluto
pub difendersi, imponendo con atti pratici di
carattere apolitico il proprio stile di vita, la
propria filosofia personale e il proprio carattere. Per es. noi possiamo (certo non senza difficoltà) migliorare le condizioni delle nostre
abitazioni e dei nostri comuni, render più sano l’ambiente nel quale viviamo o lavoriamo,
limitare i danni, amministrare ciò che noi possediamo nella qualità di buoni padri di famiglia. Possiamo divertirci in modo conveniente
e, soprattutto “non nel modo che conviene a
colui che noi non desideriamo assolutamente
divertire ’’. Possiamo coltivare e sviluppare i
nostri centri d’interesse e i nostri “hobbies”.
Sappiamo che non possiamo trovare da soli
una via d’uscita alla nostra situazione, perché noi non siamo Vombelico del mondo, soprattutto non siano la forza principale che
muove il mondo. Vi sono epoche nelle quali
è necessario semplicemente tener duro e perserverare nelle cose acquisite. Questo è ciò che
ci sforzeremo di fare, persuasi come siamo che
l’evoluzione non può essere arrestata (...).
Il documento è pubblicato interamente (circa 2000 parole) su « Le Monde » del 26-9-69II 10 paragrafo esprime, come si vede, proponimenti di vita caratteristici di un popolo dignitoso, che ha perso la libertà e che non
vede (per ora) alcuna possibilità di ritrovarla.
STRANA PROPORZIONE
Si è tenuta a Rabat la conferenza riunente i rappresentanti di venticinque Stati
Islamici. Ma, dopo l’apertura, quasi fulmine a
ciel sereno, quando il generale Yahia Khan,
capo dello Stato del Pakistan presente come
delegato, ebbe constatato che anche l’India
era stata invitata, protestò con violenza tale
che il re del Marocco, Hassan II, non trovò
altra via d’uscita che invitare la delegazione
indiana ad andarsene. Ottenuto ciò , la conferenza potè continuare e, sebbene in ritardo,
concludersi.
Il generale Yahia Khan aveva detto, fra
l’altro: « Se il criterio della partecipazione alla conferenza è l’esistenza d’ima forte minoranza musulmana, allora perché non invitate
anche l’Unione Sovietica, la Cina, l’Albania e
perfino Israele? Per il modo come essa tratta
i nostri correligionari, l’India sta al Pakistan
come Israele sta agli Arabi! ».
(Da « Le Monde » del 26-9-’69).
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To)
interiori di singoli o di gruppi disadattati;
— o, merlo ancora, perseguire rivendicazioni di tipo sindacale nei confronti della struttura ecclesiastica.
2. Il nostro incontro ci pare di per
se stesso rivelatore di due fatti di
estrema gravità:
a) un generale e profondo disagio
dei credenti di fronte alla attuale situazione ecclesiastica nei suoi vari
aspetti dogmatico, sacramentale, gerarchico, disciplinare; disagio che non
crediamo possa essere interpretato come frutto di insoddisfazioni personali
di pochi, risolvibile con la loro fuoriuscita dalla struttura;
b) una shducia, che va sempre più
diffondendosi, nei confronti della gerarchia ecclesiastica che non manifesta la volontà d’attuare una autentica
e sostanziale riforma in obbedienza al
Vangelo e agli orientamenti innovatori
del Concilio Vaticano II. A fugare tale
sfiducia non ci sembrano sufficienti i
palliativi di superficiali e disorganiche
riforme né gli isolati, per quanto sinceri, tentativi di singoli vescovi.
3. Più profondamente, la Parola, la
Storia, il Concilio, ci spingono a riprendere coscienza del nostro compito di credenti: l’annuncio della Buona
Novella ai poveri. I fatti dimostrano
all’evidenza che i poveri non sono
evangelizzati. La Chiesa, infatti, è incapace di condividerne la sorte e di
stimolarne la risurrezione. Essa, come
oggi si manifesta
— è anacronistica nelle sue forme di
espressione;
— è radicalmente compromessa con le
strutture mondane di potere sia
economico che politico;
— e predica quindi non più un messaggio evangelico ma piuttosto una
ideologia, frutto di una lettura evangelica condizionata da filosofie scolastiche e da una mentalità borghese,
capitalistico-occidentale. Tale ideologia, oltre ad essere falsa, è a servizio
e difesa del sistema e rende vani i tentativi di liberazione operati dai poveri
e dagli oppressi sotto l’azione del Diocon-noi, del Dio presente e partecipe
alla lotta degli umili. Questa presa di
coscienza ci spinge ad una scelta chiara e coraggiosa, la stessa operata dal
Cristo, la scelta dei poveri, degli oppressi, degli sfruttati, non per confortarli con parole religiose, non per farsi mediatori fra loro e gli sfruttatori.
ma per scegliere definitivamente la loro lotta e la loro sorte. Rifiutiamo
dunque tutte le strutture di potere e
di oppressione, fra le quali troviamo,
per la sua potenza ed oppressività, la
struttura ecclesiastica.
4. Inoltre, la Parola ci aiuta oggi a
prendere coscienza che il compito di
evangelizzare i poveri è affidato al
« popolo di Dio » tutto intero, cioè ai
« piccoli » che credono nel Cristo.
Siamo costretti a « riconoscere dai
frutti » che coloro i quali si sono fatti
« capi » del popolo di Dio si sono, per
ciò stesso, resi incapaci di evangelizzare, avendo prevaricato contro la Parola che vuole tutti fratelli e servi e nessuno padrone e maestro. Inoltre, nel
corso dei secoli, coloro che si sono'
comportati in tal modo hanno tra:,formato la comunità dei credenti in una
istituzione che opprime la dignità : la
libertà dei figli di Dio e toglie al "' angelo la sua forza contestatrice. Tale
struttura ci sembra ormai incapac.; di
autoriformarsi perché schiacciata ¡ rimediabilmente dal suo apparato t> jlogico-disciplinare e integrata e integrante del sistema di potere mondano,
che non cerca e non vuole affati-: la
propria distruzione.
5. Per questo ci riprendiamo Ir. responsabilità che ci compete come redenti di annunciare con la vita la parola di salvezza ai poveri, ricerca ¡doinsieme, in umile obbedienza allo pirito e alla Storia, le forme molte] ici,
diverse, transitorie, che ci sembrt anno meglio servire il messaggio c angelico.
Vogliamo assieme trovare qi ¡gli
orientamenti di fondo e comuni che
ispireranno i singoli e le comunità ecclesiali nelle loro azioni concrete In
tal senso le mozioni di questa nc ira
assemblea, più che studi dettagliati,
sono linee orientative di atti da pu: re,
atti nei quali saremo solidali e di cui
assieme ci assumeremo le respoc sabilità.
6. La nostra scelta è grave ed avvertiamo il rischio di coinvolgere nella
distruzione del falso e dell’inauten Leoanche qualcosa di vero e di autentico.
Tuttavia non recediamo dalla no'tra
decisione ritenendo che non si dctiba
indietreggiare, a motivo di possibili
errori, di fronte al fatto per noi evidente che l’attuale struttura e situazione sono inaccettabili sul piano renano ed evangelico.
Un’intervista del pres. del Consiglio irlandese delle Chiese
La “questione irlandese
La situazione nord-irlandese continua ad essere tesa, drammatica: Vultimo numero del
soepi riporta un'intervista con il past. Eric
Gallagher, presidente del Consiglio irlandese
delle Chiese. Stralciamo le questioni relative
alla situazione, già nota, e riportiamo alcune
risposte.
L’impressione che buona parte della stampa
suscita è che tutti i protestanti siano partigiani di Jan Paisley: e vero?
Anche se è incontestabile che si è avuto
un « irrigidimento degli atteggiamenti », soprattutto nel corso delle ultime settimane, sarebbe del tutto falso insinuare che <c tutti i
protestanti sono paisleyani ». I. Paisley parla
a nome dei « duri » e di molti altri. V’è però
una vasta comunità « media » di protestanti
moderati, ansiosi e desiderosi di avere buoni
raporti con i cattolici romani. Questa gente
non ha interesse particolare per la fusione o
rUnione di Chiese, e si oppongono a qualsiasi compromesso sulla diffidenza della gente
verso le tendenze « volte a Roma ».
La confusione, i sospetti, il timore tendono a
dominare la situazione attuale nelVirlaiida
del Nord: perché?
I dirigenti politici non sono riusciti a definire che cosa significa « equità », « giustizia » in termini dì alloggi, di impieghi, di salari. Il risultato è che la confusione e un silenzio comprensibile regnano a causa delPassenza di una direzione polìtica forte, positiva
e orientata verso il futuro. La risposta straordinaria alLappello radiodiffuso dalFex primo
ministro, nel dicembre scorso, ha rivelato Timportanza della comunità « media », di cui .sì
parlava. Questa comunità, sempre presente allo stato latente, avrebbe anzitutto bisogno, per
manifestare la propria esistenza, di una direzione politica dinamica e ragionevole.
In qual misura la Chiesa dell’Irlaiida del Nord
ha cercato una riforma politica e condizioni
eque per tutti?
Le Chiese protestanti delTIrlanda e il Consiglio irlandese delle Chiese hanno reclamato,
non una ma molte volte, una riforma e Teliminazione di ogni ingiustizia. Questi appelli
sono stati lanciati assai prima che iniziasse
l'agitazione attuale. Il Consiglio e le Chiese
hanno più volte ripetuto ciò che esigono:
Tabolizione di ogni discriminazione in fatto di
impieghi nel settore pubblico, la messa a disposizione perfettamente equa di alloggi a seconda delle necessita, la medesima giustizia
e i medesimi diritti di voto sul piano locale
per tutti i cittadini (notiamo en passarit che
le norme britanniche in uso per reiezione del
Parlamento sono applicate da anni), una delimitazione equa delle circoscrizioni elettorali
per il Parlamento come per i governi locali e
infine un’inchiesta obiettiva, condotta al massimo livello, su tutte le cause del malessere
della popolazione.
Quali sono le relazioni fra le principali Chiese
protestanti dell’Irlanda del Nord e quelle
della Repubblica d’irlanda?
Se rirlanda è divisa polìticamente, non vi
è alcuna barriera fra le Chiese. La Chiesa
d’Irlanda (anglicana) è una Chiesa dì tutta
rirlanda. La Chiesa presbiteriana (riformata)
ha un moderatore e una assemblea generale
per tutta Plrlanda. Le riunioni annuali dì queste Chiese si sono svolte a Dublino, quesl anno prossimo la Conferenza della Chiesa metodista e l’Assemhlea della Chiesa presbiteriana avranno luogo a Belfast. Il Sinodo della
Chiesa d’Irlanda è previsto a Dublino.