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DELLE VAILI VALDESI
Quindictnal•
della Chiesa fddese
Qettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuov^o
Anno LXXXIV - ^um. 15
Una copia L«
ABBONAMENTI
{
£^eo: L. 700 per rinterao e Z^a Luce: L. 1200 per rìnterne | Spediz. abb. postale II Grappa
La 1200 per resterà |
L. IBOO per reitero
•ir"
Cambio d’indirizio Lire 40,—
TORRE PEIXICE - 16 LugUo 1954
Ammin. Claudiana Torre Pellice * C.CoP* 2-17S57
V f-M.
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CretÊi tu tfuesÉo Ÿ
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(Vedi numero precedente)
a) Ecco ad esempio l’ora della sofferenza.
La sofferenza certo non ha bisogno di essere dimostrata. Essa è vasta rpianto è vasto il mondo, è cioè
universale. Essa è la comune eredità di tutti gli uomini. « Esistenza e
sofferenza — diceva un uomo del
lontano passato — non sono che una
cosa sola. Fin tanto che noi rimaniamo legati alla ruota della esistenza, lo siamo pure a quella della sofferenza, poiché le due cose, la vita
e la sefferenza non formano in realtà che una cosa sola... E il solò modo di poter sfuggire alla sofferenza
è di terminare l’esistenza » (Jésus
Christ et la souffrance humaine, p.
15). « L’uomo — diceva anche lo
scrillore sacro — nasce per soffrire
come a favilla per volare in alto »
(Giobbe 5; 7) e nella sua epistola
ai Romani S. Paolo scriveva che
« tutta la creazione geme insieme
ed è in travaglio » (8: 22). Ora, di
Ironte a questo fatto universale della sofferenza, di fronte alla sofferenza che colpisce noi, quale il nostro
atteggiamento? Quando siamo stati
chiamati a passare per l’ora buia
della prova e che abbiamo dovuto
soffrire, materialmente nel corpo a ^ ^
motivi) ,della
isico e moralmente nell intimo nostro a motivo delle delusioni provate, delle ingiustizie sofferte e degli
insuccessi riportati; quando siamo
stati le vittime della malvagità altrui; quando ci è stato fatto del male; quando per mesi, magari per anni, abbiamo dovuto sospendere, a
motivo di qualche grave infermità
le nostre attività; quando in una parola abbiamo dovuto soffrire... che
cosa abbiamo provato in noi nel nostro cuore?
Gersii ci dice che è sempre con noi:
« Io sono con voi tutti i giorni »
(Matteo 28: 20); ci promette il suo
aiuto, il suo sostegno, ci invita a
portare a Lui il peso di tutti i nostri
travagli e di tutte le nostre sofferenze: <c Venite a me, voi tutti che
siete travagliati ed aggravati, e io
vi darò riposo » (Matteo XI: 28);
ma a queste sue promesse abbiamo
noi creduto v^eramente? Abbiamo
noi saputo portare a Lui il peso dei
nostri affanni e delle nostre pene
nella certezza del suo riposo?
b) Ed accanto all’ora della sofferenza, ecco per noi, come per Marta, l’ora del lutto, ecco le separazioni dolorose, ecco l’ora di restituire
i nostri cari a Colui che ce li aveva
dati, a Dio.
Non c’è dubbio che è questa per
noi una delle ore più oscure e tristi.
Senza la compagnia di coloro che noi
amiamo, la vita ci sembra perdere
tutto il suo valore. Ricordo quando ero ragazzo che un mio compagno, più
o meno della mia età, mi diceva sempre che egli, nella preghiera che
ogni sera faceva al Signore, non dimenticava mai di chiedere una cosa
a Dio : di farlo morire prima dei suoi
genitori, perchè senza di loro gli sarebbe stato impossibile vivere. Pensiero da ragazzo senza dubbio, poiché non possiamo andare contro^ a
quelle che sono le decisioni di Dio,
ma pensiero che racchiude però un
fondo di vérità: ogni volta che si fa
un vuoto nella nostra casa, è ima
parte della nostra vita che finisce.
Ma anche nei nostri lutti il Signore non ci lascia soli. Egli, nella sua
Parola, ci dice che quelli che chiama a Sè sono tutti viventi « Sono davanti al trono di Dio — sta scritto
c gli servono giorno e notte nel suo
tempio... )) (Apoc. 7: 15). « lo sono
venuto perchè le mie pecore abbiano la vita e l’abbiano ad esuberanza » (Giov. 10: 10). “Crediamo noi
veramente a queste magnifiche parole? Quando l’angelo della morte passa nelle nostre case per portare con
sè qualcuno dei nostri diletti, sappiamo noi sollevare in alto lo sguardo nella certezza assoluta della ri.surrezione che viene é della vita in
Cristo^
c) Ed infine, dopo la sofferenza ed
il lutto, ecco ancora l’ora della morte, della nostra morte.
Qualcuno ha detto che « le più
grandi sofferenze della vita provengono dalla morte. C’è qualcosa di
vero in .questo; infatti non c’è nulla
che preoccupi tanto l’uomo quanto
il pensiero della sua morte. I membri di una tribù africana del Kenya
hanno l’abitudine di portare i loro
moribondi, quando si avvicina per
loro il memento del supremo trapasso, fuori dalle loro misere dimore e
li depositano in aperta campagna,
per non vederli nelÌ*Istante in cui essi emetteranno il lorp .ultimo respiro.
Fanno questo per n^a vedere la morte in faccia e jirobabihnente per non
dovere pensare alla loro morte.
Che cosa ne e di ijioi? « Io ^— dice
Gesù — sono la risimezione e la vita; chi crede m me, anche se muoia,
vivrà; e chiunque vfve ecrede in me,
non morrà mai » (Giov. 11: 26).
(i Gesù Cristo — e.s(^ama S. Paolo —
ha distrutto la iiioi-^ ed ha prodotto in luce la vita e Fimmortalità mediante i’Evangelo »! (1 Timoteo 1:
10). Sappiamo noi pensare alla morte nostra alla luce di queste promesse oppure, come gli,mdigeni africani a cui abbiamo. accennato, non
facciamo ogni for/ i per neppure vederla riflessa, la morte, nel volto degli altri?
Voi sapete qual<> fu la risposta di
Marta alla domanda di Gesù: cc Sì,
o Signore — essa disse — io credo
che tu sei il Cristalli Figliuolo di
Dio che doveva venÈee nel mondo »
(Giov. 11: 27). Voglia il Signore che
tale possa essere anche la nostra risposta; che anche noi possiamo dirgli, sempre e in qualsiasi circostanza noi possiamo venire a trovarci, sia
come individui che come chiese: Signore, noi crediamo, fermamente
crediamo a quello che Tu hai detto,
a quello che Tu hai fatto ed a quello
che ancora puoi e vuoi fare per noi.
Crediamo alle tue promesse; crediamV) che Tu sei con noi, che Tu sei
con le ■ nostre chiese, che Tu puoi
ogni cosa e che vuiri fare ogni cosa
per noi. Crediamo che Tu sei il Cristo, il Figliuolo di Dio, il Signore
Che tale possa essere la nostra risposta e che la certezza che Egh è il
Signore, Colui al quale ogni cosa appartiene ed al .quale ogni cosa è possibile, possa darci serenità, pace e
nell’ora delle difficoltà — che il Signore può permettere per provare la
nostra fede — possa spingerci tutti,
noi e le nostre chiese, a cercare in
Lui e ad aspettare da Lui l’aiuto e
la luce di cui abbiamo bisogno e pos.
sa pure far nascere in noi e neRe nostre Comunità maggiore zelo e maggiore devozione al Suo servizio.
E. MieoL.
Il Dio dei Cristiani
11 Dio dei Cristiani non è solo nn Dio,
autore delle verità geometriche e dell’ordine degli elementi: è il dio dei.pagani e degli epicurei queste. Non si tratta di un Dio
— quello dei Cristiani — che si limita ad
esercitare la sua provvidenza aitila vita e
sui beni degli uomini, per dare' una serie
di anni felici a coloro che l’adoraho: questa è la concezione dei Giudei.
Ma il Dio d’Àbramo, il Dio d’isacco, il
Dio di Giacobbe, il Dio dei Cri^iani, è un
Dio d’amore c di consolazione; è un Djo
che riempie Tanima ed il cuore di coloro
che Egli possiede; è un Dio che fa loro interiormente sentire la loro miseria e la-Sua
misericordia infinita; un Dio che si unisce
a loro fino al fondo delFanima ; che la riempie d’umiltà, di gioia, di fiducia, d’amore;
che li rende incapaci di altro scopo che Lui
stesso.
11 Dio dei Cristiani è un Dio che fa sentire all’anima che Egli è il suo unico bene;
che essa può riposare interamente in Lui;
ch’essa non avrà altra gioia che quella di
amarlo; che fa odiare all’anima gli ostacoli
che le impediscono di amarlo con tutte le
sue forze.
PASCJtL.
CATTOLICESIMO E'LIBERTA'
Ogni tanto la Spagna è all’o.d.g.
mente Zeit Wen.de (Rivista tedesca),
vi ha consacrato un.a colonna del n.
di maggio; Réveil, organo delle
Chiese Riformate del Vivarais-Velay-Forez, vi ha consacrato una pagina del suo num. di giugno; Poi et
Vie vi ha pure consacrato una pagina del suo num. maggio-giugno.
Novità? Purtroppo nulla; purtroppo si deve constatare la permanenza dello statu quo; anzi, si deve
parlare di un irrigidimento della situazione già esistente. Purtroppo
bisogna prenderne atto; bisogna
particolarmente che ne prendano
atto tutte .quelle brave persone, e
non mancano anche nel nostro ambiente Valdese, che continuano a
cullarsi nel sogno della possibilità
di sviluppi di un cattolicesimo liberale o democratico; che sono convinte che, democrazia e cattolicesimo sono due... termini che possono
anche andare d’accordo; che ripongono grandi speranze nelle così dette forze di Iniziativa sociale cattoliche, considerate come fermento di
trasformazione del conformismo reazionario dell’Azione Cattolica.
La Spagna ci offre il quadro ideale di uno stato cattolico, in cui la
Chiesa Romana ha potuto attuare
la sua politica. Perciò non ci stancheremo di ritornare, ogni tanto, su
questo argomento, per ricordare ai
ciechi ed ai sordi la situazione della Spagna cattolica.
Il Caudillo da parte sua, nel pre-aiidJtdo'’td~€cm«!0»iiteto,'- esd»ma
mente : a Un’intima soddisfazione
s’impadronisce del mio spirito,
quella di ttver potuto rendere alla
nasdtme ed a nostra Santa Madre
Chiesa il servizio più predoso dei
nostri tempi... ri.
Un servizio prezioso
Due documenti
Ricordiamo anzitutto ancora ima
volta i due documenti fondamentali: il Concordato firmato il 27 agosto 1953 dalla Santa Sede e dal governo spagnuolo e la bolla pontificia del 5 agosto.
Questo documento (il Concordato) è importantissimo perchè esso
deve considerarsi il « tipo » di ogni
futuro Concordato. D gesuita E. F.
Regatillo, decano della Facoltà di
Diritto Canonico nella pontificia università di Comillas, ci avverte infatti che: «In tutta la storia dei
Concordati non ve n’è uno che sia
comparabile a questo; esso primeggia fra tutti i Concordati del mondo intero e in tutti i tempi » in quanto la Chiesa (Romana) vi è riconosciuta come « società perfetta ».
Un servizio veramente prezioso
quello reso da Fianco al Vaticano
(e, dopo tutto anche prezioso per i
non cattolici, se non volessero ostinatamente tener chiusi gli occhi davanti alla realtà, cullandosi nei sogni di uno pseudo ecumenismo) L’articolo I : è infatti esplicito : « La religione cattolica apostolica romana
continua ad essere la sola religione
della nazione spagiwola, e godrà di
tutti i diritti e di tutte le prerogative che nc derivano ».
Questo si chiama parlar chiaro;
(|ualora però il linguaggio non lo
fosse ancora abbastanza, il generale
Franco, al preambolo pio fa poi seguire, a suo tempo, una perorazione
lirico-filosofica: «Il nuovo Concordato risponde, come ben vedete, signori deputati, ad uno sviluppo storico di restaurazione dei fasti cattolici... Lo Stato riceve dalla Chiesa
una immensa cooperazione morale e,
a sua volta, lo Stato fornisce alla
Chiesa l’appoggio dei mezzi necessari affinchè, nell’ordine morale, si
compia- e si realizzi la sua missione
sulla terra ».
E perchè nessun dubbio rimanga
il Concordato è appunto lo strumento idoneo per specificare quali sono
i « mezzi necessari » da fornire perchè il Regno di Dio, cioè la Chiesa
Romana, sia stabilito sulla terra (cominciando dalla Spagna, per le provvidenziali disposizioni del generale
Franco).
Sul piano pcatico
I mezzi necessari possono riassumersi facilmente: id^tificazione
della legge divina col diritto canonico; sottomissione del diritto pubblico e privato al diritto canonico!
Apprendiamo così che lo Stato deve provvedere alle necessità economiche deUe diocesi; le autorità civili non possono interferire con Fattività dei txibimali ecclesiastici; lo
Stato provvederà alle esigenze di un
pa'-imonio ecclesiastico, a sovvenzioni per costruzione, restauro di
chiese ecc. ; inviolabilità dei luoghi
sacri; tolleranza dei culti non cattolici riservata aU’Africa soltanto; piena ed assoluta vahdilà della legislazione cattolica in fatto di matrimoni.
Glidésa di Spagna l’insegnante perse
-il ‘SUO p06tol;_
E’ lecito o no, di parlare di morale immorale?
E quali risultati?
La morale immorale
Il solito ostinato benpensante che
rifiutasse ancora di esser persuaso,
potrà prender, non inutilmente, nota di quanto segue, che riproduciamo testualmente da « Réveil ».
« Sempre doloroso rimane per i
protestanti spagnuoli il problema
del matrimonio, poiché, a questo
proposito, il Concordato applica disposizioni più restrittive ancora di
quelle precedentemente in vigore.
Per poter contrarre matrimonio civile (quello religioso protestante non
essendo valido) i due candidati al
matrimonio devono dimostrare che
non sono stati battezzati nella Chiesa rorruma; ma ecco sorgere il caso
La rivista cattolico-romana : Ecclesia di Madrid, citata da Zeit-Wende
dà ragguagli molto significativi. La
suddetta autorevole rivista cattolicoromana è gravemente preoccupata
perchè, nello Stato-Chiesa franchista
qualcosa non va, nel campo sociale.
Ora, se si trattasse di uno Stato-Stato, come la Francia e, fino ad un
certo punto ancora l’Italia, la cosa
non desterebbe preoccupazioni: la
Chiesa avrebbe buon gioco nel denunziare le malefatte di uno Stato
laico.
Purtroppo in Spagna siamo nello
Stato-Chiesa! E proprio ancora in
questo Stato-Chiesa, indagini accurate condotte « dai consiglieri spirituali » di fabbrica segnalano che una
preoccupante maggioranza dei lavoratori' spagnuoli non è più pratican
te.
COREA
Nonostante le molteplici prove ed afflizioni, conseguenze della guerra, la giovane
Chiesa Coreana vive e fiorisce. Nonostante
In distruzione di 973 templi ed il parziale
danneggiamento di altri 267 su un totale
di 3.280, la vita comunitaria è intensa. Si
sente però mollo la mancanza di pastori:
1.877 per 3.280 Chiese.
frequente di protestanti provenienti
dalle file del cattolicesimo romano:
battezzati infanti, convertiti in età
adulta y>. Essi non possono contrarre matrimonio civile, poiché battezzati ealtolici; non possono, per obbedienza alla loro coscienza, c«mtrarre matrimonio nella Chiesa cattolica. Il matrimonio neUa Chiesa
protestante non essendo valido, di
fronte allo Stato Morale di Franco,
essi sono in una unione immoralel
Dice Réveil: «Un insegnante battezzato infante nella Chiesa cattolica, non avendo potuto sposarsi civilmente., aveva fatto benedire il suo
matrimonio dal pastore della parrocclua evangelica a cui apparteneva. Egli fu revocato perchè ’’conviveva con una donna, maritalmente,
senza èsser sposato!” ». Nello Stato
Ecclesia dice testualmente: « Fra
le cause di questo estraniamento della classe operaia dalia Chiesa, bisogna segnalare: il veleno marxista che
corrode l’anima del lavoratore; le
difficoltà di ordine economico che amareggiano il suo spirito; ed un’esistenza amara spedaimente dal punto
di vista materiale, che si accompagna con un’indifferenza verso ogni
istituzione — sia Chiesa, sia Stato —
che n-on risolva il suo urgente problema ».
A rendere più amara questa conclusione si àggiungono alcune constatazioni sempre della suddetta rivista che possiamo brevemente riassumere, secondo Zeit-Wende, come
segue: l’operaio spagnùòlo è convinto che, anche nello Stato-Chiesa, il
sacerdote si occupi più dei ricchi
che dei poveri; l’operaio spagnuolo
è eonvinto sostenitore deRa separazione della Chiesa dallo Stato; l’operaio spagnuolo è convinto che lo
Stato-Chiesa si preoccupa molto poco dei suoi bisogni e che quel poco
non è dovuto ad amore, ma a paura
del comunismo. Zeit-Wende osserva
che Ecclesia è la sola rivista spagnuoJa che, per la sua autorevolezza ctm^.
fessionale, non sia sottoposta alla
censura di Franco! lector.
; í.[.
2
L’ECO DELLE VALU VALDESI
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CeniimarÈa âeirOriBnoirofio Valdese di Tom Peiiice
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' Una eredità che' viene dallTtemn ”
Ai nostri lettori questo titolo per
ia cronaca,delle prime giornate delle celebrazioni del centenario dell’Orfanotrofio Valdese femminile di
Torre Pellice, non suonerà strano.
Mai, come domenica,- mentre le
bambine deJl’Orfanotrofio cantiavano un coro di Bach (un bel gruppo
di vispe ragazzine piccinine e grandicelle) ci sono sembrate così attuali le parole del Salmista: « Ecco, i
figliuoli sono un’erodità che viene
daU’Etemo ».
ITn’eredità preziosa appunto perchè viene dall’Eterno.
. Un’eredità preziosa che ha quindi bisogno che la casa, come dice
ancora il Salmista, sia stata edificata dall’Eterno.
»1 parla tanto di crisi dell’educazione e della gioventù, oggi, e si cercano rimedi e si tentano vie nuove.
Ma si dimentica spesso che alle origini di questa crisi sta proprio il
fatto che si è dimenticato che « invano si affaticano gli edificatori, se
VEierno non edifica la casa », e che
« Í figliuoli sono una eredità che viene daM’Eterno » : una eredità di cui
dobbiamo render conto all’Eterno,
e non soltanto alla patria od alla
società.
Domenica 4 luglio ci siamo resi
conto, in modo più intimo, di quanto l’Orfanotrofio Valdese di Torre
Pellice sia veramente una « Casa »
nella quale si sente vivente ed operante la presenza dell’Eterno. Già
il pubblico numeroso che occupava
tutti i banchi disposti sotto gli alberi del giardino era un pubblico diverso dal pubblico dei cc centenari »;
nulla di solenne, nessun palco con
striscioni multicolori: una raccolta,
intima adunata di fratelli e sorelle
che formavano una grande famiglia,
in cui non mancavano i bambini, insolitamente tranquilli. Un’atmosfera casalinga, di una buona, vecchia,
patriarcale famiglia vàldese « des
bons vieux temps », in cui il presidente della Ciov vi accoglieva con
un sorriso più paterno che... presidenziale, e le ex-alunne dell’orfanotiofio volteggiavano con disinvoltura, liete di ritrovarsi a casa loro,
come una volta.
Cóme una volta: sotto gli stessi
alberi, nella stessa casa.
Anche la parte ufficiale delle celebrazioni ha fortunatamente risentito dell’atmosfera! Se infatti, secondo la buona tradizione valdese,
i discorsi dovevano costituire il clou
dellla manifestazione (e sono stati
in numero di 5) dobbiamo onestamente riconoscere che ciascuno di
essi ha fatto vibrare una nota particolare e tutti haimo trovato interiore risonanza negli uditori.
Il presidente della Ciov, pastore
U. Ben, dopo aver rivolto un saluto
al Moderatore ed al Sindaco di Torre Pellice, traccia le grandi linee
di questi cento anni di storia delrOrfauotrofio che ha ospitato oltre
500 allume: cifra tutt’altro che disprezzabile, se si tien conto che per
la maggior parte di esse non si trai
ta di brevi soggiorni, ma di una ospitalità che dura lunghi periodi
(anche oltre 10 anni). All’esposizione storica del pastore U. Bert, ravvivata da considerazioni extrastoriche, che al pubblico non sembrano
esser spiaciute, è seguito un messaggio del Moderatore, pastore A. Deodato. Il Moderatore, dopo aver posto in rilievo come all’ origine di
questa nostra istituzione, come di
tante altre della nostra Chiesa, sia
un dono di fratelli stranieri, ne prende lo spunto per rivolgere un solenne appello al senso di responsabilità e di solidarietà dei fratelli Vaidesi, troppo abituati a sempre ricevere e non a dare; dimentichiamo
troppo spesso che ci sono altri più
poveri di noi, altri in situazione più
difficile di noi.
Il prof. A. Armand-Hugon, dopo
aver espresso come sindaco di Torre Pellice, la riconoscenza dell’Ara
ministrazione copiunale per l’attività dell’Orfanotrofio, nella sua veste
di studioso di Sioria Valdese, traccia il quadro delle condizioni economiche del periodo in cui fu fondato l’Orfanotrofio: anni di tragica miseria, che è aU’origine anche
della nostra emigrazione nel SudAmerica. Esprime l’augurio per una
sempre più operante presenza della
Chiesa nel campo assistenziale.
Il sovrintendente pastore R. Nisbet porta il saluto riconoscente delle parrocchie d^e Valli; esse sentono quanto sia prezioso questo istituto, e lo dimostra il numero delle
ì i \
alunne dell’Orfanotrofio che provengono dalle Valli; non altrettanto
purtroppo si può dire dal punto di
vista della collaborazione finanziaria ; egli si augura che le nostre Chiese sentano maggiormente la loro responsabilità in modo da spazzare il
deficit. Termina, rendendo omaggio
allo spirito che ha sempre animato
ed anima il personale tutto dell’Istituto.
Le rdmmendatrici
Chiude la giostra oratoria U pastore E. Ayassot^ portando all’Orfanotrofio l’espresÌipne della riconoscenza della parrocchia di Torre
Pellice per tuttq quello che la comunità stessa riceve come collaborazione nei vari campi delle attività
ecclesiastiche; si augura che questo
centenario che viene dopo tutta una
serie di altri centenari, faccia risuonare nella Chiesa, gravi e solenni, i
rintocchi ammemitori dell’urgenza
dell’azione sociale.
Un coro di Bach ed un canto popolare, cantati dalle alunne dell’Orfauctrofio, dirette dalla Sig.na D.
Revel sono stati vivamente applauditi.
La seconda parte della manifestazione ha visto il pubblico sciamare
tutt’intorno alla Casa; i bambini sono andati diritti alla mèta: la pesca
di beneficenza, che è stata affolla
tissima. Al primo piano un’esposi
zione di lavori di alunne ed ex-alun
ne suscitava l’ammirazione e Tinte
resse dei visitatori. Un opuscolo il
Insti ativo, dalla decorosa veste tipo
grafica, è stato largamente diffuso
Alcuni messaggi di amici e di exaluiine sono stati accolti da vivissimi applausi; ricordiamo fra i tanti
il saluto memore ed augurale della
Signora Vedova Bounous-Parander
che con i suoi 96 anni è la decana
delle ex-alunne; i messaggi dell’U.
G. V. di Ginevra, dei pastori G. Mathieu, S. Colucci, della Signora Nancy Balma che per lunghi anni insegnò con amore cantò e musica'ali’Orfanotrofio.
Attrici in erba
La sera della domenica stessa, la
aula sinodale accoglieva un follo
pubblico che poteva ascoltare un ottimo concerto della corale di Torre
Pellice, diretta dalla Sig.na D. Revel. Sono state due ore di vero godimento artistico e spirituale.
La prima parte comprendeva musica sacra: Palestrina, Corelli, Bach,
Haydn; anche i meno iniziati ai misteri della storia della musica e del
CONFERENZA DEL QUINTO DISTRETTO
Quest’anno l’esame introspettivo
deUa nostra Chiesa prende le sue
mosse dalla Sicilia. Era infatti una
caldissima giornata palermitana quella dei 2 giugno, quando il Presidente, Past. Guido Colucci, subito dopo
la sua elezione, dava il via ài lavori
della Conferenza Distrettuale del V“
Distretto. Eravamo in 16 e rappresentavamo tutte le conquiste meridionali dell’Ev'angelismo Valdese, da
un secolo a questa parte. Ognuno aveva neUa sua cartella la relazione
da leggere, ognuno si preparava a
rendere conto dell’intero anno di lavoro che abbiamo vissuto al servizio
del SignOTe.
Ora che quel giorno è passato, ci
sentiamo più tranquilli, come degli
studenti che, nonostante la loro impreparazione, sono riusciti a farla
franca agli esami. Il Signore ci ha
largito abbondantemente la Sua grazia e non siamo stati trattati secondo
i nostri meriti.
Catanzaro i culti si tengono a porte
chiuse. Inoltre il Past, Libonati è
stato diffidato a vigilare a che nessun estraneo s’introduca nel tempio
durante i Culti. Infatti se la polizia
sorprendesse un estraneo intento a assistere alle funzioni evangeliche, proibirebbe anche i Culti a porte chiuse.
La speranza di questa Comunità è
che sotto l’egida della Chiesa Valdese le vessazioni abbiano a cessare. E
anche noi speriamo che sia così. Tuttavia, non potendo noi stipulare degli atti impegnativi per tutta la Chiesa Valdese, ci siamo limitati a demandare al Sinodo l’onore di pronunziarsi in merito.
Per il resto della discussione, la
Conferenza ha preferito seguire lo
schema della religióne della Commissione Distrettuale, che è stata giudicata obiettiva, profonda ed esauriente. Così viene avvertita la necessità
di un Pastore a Reggio Calabria, per
quanto la Conferenza non abbia osato di formulare, per questo, alcun
o. d. g. Infatti se guardiamo al numero dei membri comunicanti, 8 opergi sono più che sufficienti nel V
Distretto, Ma il ¿ostro terribile problema è quello di essere dispersi in
uno spazio imraienso, per cui ogni
Pastore è costretto a sprecare molte
delle sue energie in viaggi lunghi e
costosi.
^ Si ^
smossa.
libreria Editrice Claudiaea
))i N> à
La questione più importante che
abbiamo trattato è stata quella della
Chiesa di Catanzaro. Si tratta di una
Chiesa Battista indipendente che
chiede di essere ospitata nell’ambito
del nostro V Distretto, per sfuggire
alle vessazioni della polizia democratica della Repubblica Italiana. Alla
Conferenza, questa Comunità era
rappresentata dal' Past. Libonati e
dalla sua signora, che hanno partecipato ai lavori come osservatori. Essi ci hanno detto che nel tempio di
Sono usciti:
Vangelo di S. Matteo con note
Vangelo di S. Marco con note.
Vangelo di S. Luca con note.
Vangelo di S. Giovanni con note.
Atti degli Apostoli con note.
Ogni singolo libro L. 20.
Da leggere ¿turante le vacanze:
Edina Ribet: C’è una voce nella mia Valle — L. 500.
Hélène Rocker: Mammina, mi ami? (Traduzione Delia Beri) — L. 350.
Penna Nera: Le vacanze di Mezzalira (Per
ragazzi) — L. 350."
Nelly Donini Buffa: Coserello (Premio
Claudiana 1953; per ragazzi) — L. 350.
Ordinazioni alla Libreria Claudiana — Torre Pellice (Torino) — c.c.p. 2/17557.
Ci si occupa atiche della questione
della Chiesa di Agrigento, la quale
oltre ad essere seWza Pastore è anche
senza locale di Culto. Essa aveva, è
vero, un locale ili affitto, per altro
molto bruito ed umido, ma ora, essendo scaduto il contratto, è stata inesorabilmente (sfrattata. E chissà
quanto dovrà durare questa situazione! Tanta è infatti la paura delle
rappresaglie clericali, che nessuno
osa affittare o vendere locali agli Evangfclici. Basti pensare che non si
è potuto trovare neanche un magazzino per depositare gli arredi del
tempio, per cui ostato necessario trasportare tutto a (Grotte!
Hi
Ir vero esame introspettivo è stato,
quando si è trattato di parlare della
la tecnica corale si sono sentiti afferrati dalla maestria della esecu
zione.
La seconda parte era invece consacrata a cori popolari. Ritmi vivaci e notalgici si sono alternati, provocando un subisso di applausi e richieste di bis; le delicate sfumature
di una Ninna nanna polacca, i trionfanti squilli di una Fanfara della
primavera hanno confermato, anche
in questo campo, il grado di armonica fusione a cui la signorina D.
Revcl ha saputo portare il complesso corale di Torre Pellice. Un mazzo di fiori ha detto alla Signorina
Revel ed alla Corale di Torre Pellice la riconoscenza dell’Orfanotrofio per questo prezioso contributo
alla riuscita delle celebrazioni.
Sabato sera e domenica sera, 10
e 11 luglio, nell’Aula Magna del Col
legio Valdese, le alunne delTOrfa
notrofio hanno dato vita ad un gra
zioso e riuscitissimo spettacolo : can
ti, rondes, si sono alternati con bre
vi scenette che hanno mandato in vi
sibilio il pubblico che ha dimostrato di apprezzare al suo giusto valore
il lavoro compiuto ed i risultati ottenuti.
Il pastore U. Bert che ha presieduto !a serata ha colto Toccasione per
ringraziare le Sig.ne D. Revei, P.
Peyrot, la sig.ra Coisson Brofferio e
il Signor B. Paschetto per il loro particolare contributo alla riuscita della serata. Cordiali e ripetuti applausi
del numeroso pubblico hanno accomunato in un riconoscente saluto gli
attori ed i collaboratori.
Le nostre informazioni di croni
vita s])irituale delle Chiese. A questo
punto nessuno osava di essere ottimista. Si parlava di un anno vissuto
in una normalità inquietante o addirittura SI affacciò il sospetto che
quest’anno sia stato vissuto sotto
l’influenza dello Scirocco, piuttosto
che sotto l’influenza dello Spirito di
Dio, tanta è stata la stanchezza, la
noia e la pesantezza che si è manifestata in certi settori. E ciononostante le nostre Chiese continuano a vivere, si è detto. Dio non fa dipendere dalla nostra vita la vita della nostre Chiese. Anche quando noi saremo ridotti nel nulla, le nostre Chiese
vivranno perchè sono fondate sulla
pietra angolare che non sarà mai
sta si arrestano, per ora, a questo
punto, anche perchè non vorremmo
guastare l’effetto o, per meglio dire, l’eloquenza dei fatti con aride
cifre. Inoltre, a dire il vero, non
sappiamo (e non desideriamo sapere) il risultato dell’incasso di queste
giornate (anche perchè sappiamo
che non è sempre facile, per un Valdese, tradurre in cifre le sue « emo-,
zioni spirituali »!). Ci risulta però
che nelle scartoffie redazionali dell’Eco è arenata una lista di « Doni
in occasione del Centenario dell’Orfanotrofio » ; ci auguriamo che il ritardo della sua pubblicazione significhi che se ne aspetta un’altra più
completa!
rep.
LIBRERIA CLAUDIANA
Concorso fotografico
Concludendo, sono poi stati trattati molti altri problemi, come, per
esempio, quello dell’Evangelizzazione. Ma il tempo stringe e si è costretti a sorvolare anche su questioni importanti.
La nuova Commissione Distrettuale è composta dal Sovrintendente Pastore G. Mathieu, Presidente; dal
sig. A. Carcò, vice-presidente e dal
Past. E. Corsani, segretario.
Il culto con S. Cena, presieduto
dal l’ast. E. Corsani, ha concluso
molto bene quest’ullima fatica del
nostro anno ecclesiastico, come il cui.
to di apertura, presieduto dal Past.
G. Colucci, l’aveva bene cominciata.
La Commissione delle pubblicazioni del
la Claudiana ha preso in esame 37 fotogra
fie pervenutele in risposta al bando di con
corso fotografico a suo tempo pubblicato
La Commissione ha ritenuto meritevoli
di premio le seguenti fotografie:
1. Aiguillassa e lago Arbancie — di Lau
rier Rose.
2. Cappella Valdese aUa Sea — di id.
3. Chapeau d’Envie — di Vito 2®.
4. Galmount ■— di Ireneo.
5. Lago d’Envie — di Vito 2».
6. Le Miandette —■ di Quo Pia Fata.
7. Nido dell’Orso — di Home Sweet Ho
8. Sapatlè ■— di Home Sweet Home.
9. Tempio di Rodoretto — di Lanrier Rose.
10. Val Pellice — di Quo Pia Fata.
Gli pseudonimi sono risaltati corrispondenti ai seguenti nominativi: Home Sweet
Home: Ferruccio Corsani; Ireneo: id.; Laurier Rose: Laura Jervis; Vito 2«: Ferruccio
Corsani; Quo Pia Fata: Marco Tullio Flo
Samuele Giambarresi.
La Commissione ringrazia vivamente tutti gli altri concorrenti, che possono ritirare
le loro fotografie presso la Claudiana.
3
L’ECO DELLE VAILI VAIDESI
— S
I Ministeri fenuiiinili
Quale contributo alla chiarificazione del dibattito ^ui ministeri femminili che da alcuni anni agita le ■
nostre chete acque ecclesiastiche e.
più partico’ármente, quelle sinodali,
la Claudiana ha pubblicato, recèntemente, uno studio del prof. Valdo
Vinay, decano della nostra Facoltà
di Teologia: Diaconesse delle Parola nella Chiesa (Ed. Claudiana. L.
100).
Quanti s’interessano alla soluzione
, del problema, troveranno, a pagina
16, una chiara impostazione della
discussione con l’affermazione della
esigenza di una giusta valutazione
del ministero della donna nella Chiesa: ” ....Buona evangelizzatrice (la
donna) può penetrare fácilmente
nelle case, acquistare fiducia presso
le madri, interessarsi alle loro difficoltà, curarsi dei loro bambini à
portare nelle loro case Ut parola del
Vangelo, come difficilmente potrebbe fare un uomo. Essa perciò può
svolgere uim feconda attività evangelizzatrice alla, periferia proletaria
delle grandi città e nelle campagne”.
Dopo una così limpida impostazione il lettore ignaro delle misteriose vie teologiche si aspetterebbe
un’indagine dei metodi migliori per
valorizzare le energie femminili in
seno alla Chiesa; sennonché l’autore
di questo studio, pur non ignorando
il problema, ha preferito rivalutare
in sede teorica, l’eccellenza di questo ministero della donna nella Chiesa. Rivendicazione che ha naturalmente la sua conseguenza pratica:
la rivendicazione alla donna del diritto « alla pienezza del ministero »,
cioè al pastorato, con conseguente
creazione di una nuova categoria nei
ruoli degli operai della Chiesa: Le
diaconesse della Parola. Il lettore
non iniziato alla terminologia ed
alla logica di certe scuole di moderno pensiero, troverà qualche difficollà a comprendere perchè, dopo
aver rivendicato alla donna il diritto «. alla pienezza del ministero »,
cioè il diritto al pastorato femminile, l’autor e, non le ricqnpsca. jl diritr
lo al titolo di pastore, ma debba coniarne uno nuovo : « diaconessa della
Parola ».
Non pensiamo ad ogni modo che
r-onsighare al lettore di riflettere sulle pagine che l’autore ha consacrato
al l’approfondimento del significato
di diaconia: sono delle pagine ricche di risonanza nella vita della Chiesa.
Tulio lo studio del resto potrà essere opportunamente meditato ed
offrire materia a salutari riflessioni,
anche se (o forse, appunto perchè)
a premesse e tesi ben determinate
non corrisponde uno sviluppo sempre coerente. Pienezza del ministero, sì, ma ” il ministero stesso forgiato virilmente dagli uomini attraverso i secoli dovrà essere alquanto
trasformato per le donne, affinchè
pos.ia esser esercitato da esse, mantenendo il posto loro assegnato come donne ”.
Il nostro autore però non chiarisce in modo esauriente quale è questo fc posto loro assegnato come donne » per cui tutta la dotta dissertazione assume troppo spesso un tono
alquanto impreciso. Non sembra
persuasivo infatti che dopo aver individuato in « ragioni del tutto contingenti » il fondamento-del noto divieto paolinico (1 Cor. 14: 34), il
nostro autore affermi: « Nel grande
mistero (Ef. 5: 32) dell’unione di
Cristo e della Chiesa la donna rappresenta la comunità che di fronte
al Signore non può avere che la posizione di subordinazione. Il capo
coperto da un velo (1 Cor. 11:5) sta
appunto a dgnificare il luogo ove
Dio ha posto la donna e così pure la
comunità davanti al Signore ».
Non si comprende bene infatti perchè prima si parli di ragioni contingenti e subito dopo, a proposito delle note parole di Paolo che si concludono con il V. 10 di 1 Corinzi 11:
« Perciò la donna deve, a motivo degli angeli, avere sul capo un seggio
dell’autorità da cui dipenda », si
dia una spiegazione certamente interessante, ma che non sembra pienamente giustificare l’abbandono del
criterio precedentemente scelto nel
parlare di ragioni contingenti.
Mentre il lettore non può non rimanere impressionato dall’esposizione
convincente e convinta della necessità del ministero femminile nella
Chiesa, o « diaconia femminile della Parola » come preferisce dire il
• prof. Vinay (non sappiamo se con
grande vantaggio per la chiarezza
della impostazione del problema),
rimane un senso di perplessità per
un certo senso equivoco che è connesso proprio a questa terminologia :
” La dorma corisacrata alla diaconia
della Parola assumerà pure servizi
di carità e di assistenza, come le vedove del Nuovo Testamento, favorendo in tal modo un rapporto intimo e vitale fra la predicazione e le
opere dell’obbedienza della fede nella comunità cristiana ”.
Oggi, come oggi, questi « servizi
dì carità e di assistenza », in seno
alla nostra Chiesa, sono già in atto
e strettamente connessi con l’Istituto
delle Diaconesse; si parla spesso e
volentieri, oggi, da noi ed altrove,
di ima crisi di questa istituzione; è
sorta così la necessità di uno studio
che chiarisca quali possibilità ci siano di meglio sfruttare là collaborazione delle energie femminili che
non si sentirebbero più attirate dal
l’istituto tradiziotiale: eedesiastico:
La Casa delle Diaconesse. Si parla
così dei Ministeri franminili ausiliari e le Commissioni jùvSaccedono alle Commissioni senza giungere a risultati concreti per laemfusione delle premesse e la .oontraddittorietà
delle tesi cui non ci smnbra sfuggire
neppure questo studio. Si riv'endica in teoria il diritto della donna
all’ esercizio del pastorato femminile'
(di cui la nostra Chiesa non sembra
per ora sentire particolare necessità);
mentre, sul piano pratico, si insiste
sul « servizio di carità e di assistenza ».
Il lettore si domanda quindi: ma
è proprio necessario che queste giovani che desiderano consacrare le loro energie a! servizio di Dio nel servizio della carità pratica, debbano
seguire un corso di studi teologici
ancora più arduo di quello dei pastori?
Poiché il prossimo Sinodo dovrà
affrontare il problema dei Ministeri
femminili, (vi è in merito anche una
esplicita richiesta delle nostre comunità del distretto Rio Platense, dove
esso è già stato risolto sul piano pratico) ci auguriamo che questo studio
venga attentamente esaminato dalle
nostre comunità.
lector.
A PROPOSITO DI UN OUESTIONARIO
Dignità del lavoro
« Visse per il lavoro », leggiamo
su certe lapidi nel camposanto. £
c’è chi, da una parte, tesse l’elogio
laico del lavoro, e ne fa l’unica norma di una classificazione degli uomini; e chi daU’altra gli attribuisoe
una funzione mediatrice- e salvifica
sullo schema (malamente interpretato) di Genesi III, per cui vi sarebbe anche una santificazione attraverso il lavoro.
Due estremi ugualmente lontani
dal vero. Se c’è una dignità del lavoro che non sia d’accatto, e che
non si risolva in una manifestazione
di sottile egoismo (provate un po’
a dissertare sul lavoro davanti a dei
disoccupati, cari predicatori dalla
teoria!), essa è unicamente quella
della solidarietà.
— Io lavoro alla gloria di Dio!
— dirà qualcuno.
— Ipocrita, che cosa ti autorizza
a credere che la gloria di Dio abbia
bisogno delle tue otto, o sei, o quattro ore di lavoro?
LA BREVE STORIA DI UNA CORALE
La sera di mercoledì scorso 7 corr.
la Corale Valdese di Torre Pellice
era convocata per una riunione di
carattere eccezionale. Un centinaio
di persone, si raccolsero intorno alla loro direttrice sig.na Dora Revel,
per esprimerle il loro affettuoso augurio per il suo prossimo matrimonio a Ginevra col sig. Jacques Picot,
il noto e stimato amico dei Valdesi,
ed insieme il loro accorato dispiacere di vederla partire, dopo averli
guidati durante 14 anni in modo veramente ammirevole per perizia tecnica, per senso artistico, per abilità
direttiva, per appassionata devozione. Il presidente defla Corale sig.
Carlo Paschetto, ij presidente onorario prof. Attilio Jalla, il pastore
dott. Ayassot e l’ex presidente sig.
Adolfo Jouve le espressero la comune affettuosa riconoscenza per la sua
infaticabile opera, grazie alla quale
la Corale è divenuto un organismo
artisticamente e moralmente compatto e ben ordinato, che ha dato numerose ed evidenti prove del suo valore artistico e del senso di collaborazione con la propria Chiesa.
* * *
Durante la gentile manifestazione
è stata naturalmente rievocata la storia della Corale, negli 81 anni della
sua attività, espositore il prof. Jalla,
che da 38 anni di presidenza effettiva e 4 di presidenza onoraria ha potuto trarre i lontani e recenti ricordi
delle vicende trascorse. Non è senza
interesse riassumerne qui brevemente lo svolgimento, osservando che la
Corale Valdese di Torre Pellice è
forse un’unica Corale evangelica in
Italia che abbia una vera e propria
storia, in quanto è la sola che abbia
avuto fin dall’origine un organismo
autonomo, un carattere suo proprio.
H: Si *
Anno di nascita della Corale, il
1873; fondatore e primo direttore il
maestro Giacobbe Forneron, uomo
di notevoli doti organizzative e direttive, appassionato della musica
corale, il quale si giovò del grande e
meritato prestigio di cui godeva nella popolazione valdese, per procurare alla sua Corale imo sviluppo veramente considerevole, fino a riunire
un centinaio di cantori nei momenti
più favorevoli. Le diede un nome
grazioso ed appropriato, YEcho du
Vallori; le diede un funzionamento
indipendente ed autonomo; per 33
anni ne fu l’unico presidente, amministratore e direttore. Notevole il suo
apporto artistico alle grandi celebrazioni del bicentenario del Rimpatrio,
nel 1889. Con lui, VEcho du Vallon
offriva volentieri la sua collaborazione alla Chiesa, ma manténeva gelosamente la propria autonomia ed il
proprio carattere laico. Ritiratosi il
Forneron nel 1906, ormai sazio d’anni, gli successe per breve tempo il
prof. Naif Tourn del Collegio Valdese, poi il giovane maestro Ales
sandro Rivoir, che la diresse fino al
1912 mantenendole lo stesso carattere c corcando di sostenerla con le
sue nobili energie d’jntelligenza e di
volontà. Ma, come succede per tutte
le organizzazioni umane, anche per
l’Eco du Vallon agli anni prosperi
successero quelli s&vorevoli. Diminuite il numero dei cantori, diminuito lo slancio di vitali;
Fu in quel punto, nelTautunno
1912, che il pastore Carlo Alberto
Tron diede al giovane prof. Attilio
Jalla l’incarico d occuparsene, unendo-le rproprie- £o*»*r ct>Bt quelle d»T '
sig. Rivoir, per dare alla Corale un
nuovo impulso ed insieme per collegarla alla Chiesa con vincoli di più
effettiva collaborazione. Il risultato
del nuovo sforzo fu rapido e lusinghiero. La relazione della Chiesa di
quell’anno ,1912-13 osserva che la
Coiaio a montré urie force de vie
exceptionnelle. Più di 60 cantori effettivi e pieni diZelo. Ripresa del
lutto incoraggiante. Ed appunto in
quel momento si diede alla Corale il
carattere che essa mantiene tuttora.
Il nome è cambiato: non più Echo
du Vallon, ma Corale Valdese di
Torre Pellice, Corale di Chiesa, al
servizio dell’opera di Chiesa. Ha
mantenuto una sua autonomia,, nominando democraticamente il proprio presidente e comitato, ma il pastore fa parte di diritto del Comitato.
Il direttore, designato di comune accordo dal pastore e-dai comitato svolge la propria funzione artistica e tecnica. Nel pieno accordo fra i vari elementi, la Corale ha* potuto così sicuramente svilupparsi e fiorire.
Seguirono tre anni d’intensa attività. La quale purtroppo fu forzatamente sospesa dalla guerra.
Restò, per il servizio corale della Chiesa, un piccolo gruppo di
signore e signorine, sotto la direzione della sig.na Violetta Vinay, che
supplì con lodevole efficacia alla temporanea mancanza. Con l’autunno
del 1919 la Corale si ricostituì, presidente il prof. Jalla, direttore il prof.
Adolfo Tron. NelTautunno 1921 fu
nominata diiettrice la sig.ra Nancy
Raima. Subito si manifestò una molto promettente ripresa. S’iniziò da
quel momento quella fiorente ed efficace attività, che dura tuttora.
La Corale di Torre Pellice ha avuto la singolare fortuna di poter conservare successivamente per lunghi
periodi di tempo due direttrici, che
alla conoscenza tecnica ed al senso
d’arte unirono un vivo spirito d’abnegazione, una profonda devozione per
l’opera della Corale stessa e della
Chiesa, per cui seppero esercitare
sui cantori un ascendente notevole,
fatto tutto di grazia, di comprensione, dì solidarietà fraterna : la sig.ra
Nancy Balme dal 1921 al 1936, la
sig.na Dora Revel dal 1940 ad oggi;
e fra Tona e l’altra, per brevi perio
di, due persone dotate delle medesime qualità, la sig.ra Maria Bianca
Coisson dal 1937 al 1939, nel 1939 al
1940 il sempre rimpianto pastore Eugenio Revel, il « prence dei cantori»,
il dinamico ed entusiasta prmnotore
del canto sacro soprattutto nelle Valli Valdesi, che Dio ha chiamato a sè
nel vigore dei suoi 64 anni, quando
avrebbe potuto ancora disporre delle sue belle possibilità. La figlia Dora
ne ha raccolto l’eredità e l’ha fatta
molto efficacemente valere.
Non ci è possìbile accennare, sia
pur sommariameaite, alle attività della Corale, ai suoi lusinghieri risultati artistici e spirituali, non solo nella piopria sede, ma pm largamente,
nelle sue felici eseursioni musicali
nelle parrocchie delle Valli, a Torino, in varie città del Piemonte ed
oltre, in Isyizzera, in Francia. E’ stata un’azione efficace di cui può essere grata a Dio, per il bene che ha
potuto compiere attraverso il canto.
Concludendo non possiamo che
esprimerle il fervido augurio che,
superata l’inevitabile crisi del cambiamento di direzione, essa possa
continuare serenamente il proprio
benefico lavoro secondo le proprie
tradizioni.
— Potrò dunque lavorare soltanto per me? o per i miei cari?
— Sì, se pensi di poterti dignìficare per mezzo del lavoro; e in definitiva, il tuo lavoro avrà servito a
rivelarti per quel ebe tu sei: un egoìsta irriducìbile.
Ma se il tuo lavoro è qualche cosa di più, e di megRo, vi troverai
un seguo nuovo e vivente di solida^
rietà. Nessuno può lavorare soltanto per sè. Viene il momento — più
presto di quel che immagini — in
cui il tuo lavoro sarà per un altro,
per degli altri, che neppure conosci, che non ti sono congiunti, che
forse neppure sono ancora comparsi sul globo. Tu lavori per loro. Non
te ne accorgi sempre. Ma è cosi.
Non potresti, non che lavorare, neppur vivere, se non fosse così, sé il
tuo lavoro, in sostanza, non fosse
per gli altri.
E perciò, non stancarti: il tuo
lavoro è un anello di una catena di
solidarietà che ti unisce a tutti gli
uomini, di ieri, di oggi, di domani,
di sempre. Non deluderti: il tuo
lavoro è necessario agli altri, e quindi non c’è lavoro umile, lavoro materiale, lavoro sconosciuto, che non
giovi all’umanità di cui fa parte. E
non ingannarti: ci sono delle attività che certi uomini svolgono, e
in cui si affaticano, ma non per gli
altri, non in virtù di quella solidarietà fondamentale; e quindi non
sono lavoro, ma sfruttamento egoistico e meschino delle forze che hanno ricevuto.
Sublime e veramente divino è così il compito che è stato affidato al
lavoro dell’uomo: perchè riconosca,
nell’essere che gli sta di fronte, il
prossimo che ha bisogno di essere
aiutato, il fratello cui servire attraverso il lavoro. Diabolica è cosi quella civiltà che nega il lavoro, o ne
rènde impossìbile' l’àttnazione, à
una parte degli uomini: cosi facendo, non soltanto essa nega a costoro
il pane quotidiano, ma soprattutto
si opponeva che essi conoscano, nel
loro lavoro, la sublime esigenza di
una fatica per gli altri. Ma altrettanto diabolica è quella civiltà che
glorifica il lavoro in sè, come mèzzo di liberazione egoistica e di conquista, o come segno di superiorità
economica o poRtica, poiché un tal
lavoro lascia le mani insanguinate.
c. 6.
Non sono ¡ capelli bianchi
che cantano!...
Al ritorno da una gita in collina, ci affacciamo — mia moglie ed
10 — a un pìccolo giardino che circonda una modesta emetta di campagna. Ci ha attirali un vigoroso cespuglio di lilla che spande all’intomo tutta V esuberanza del suo delicato profumo. Ci ha attirati tiltresì
11 canto sommesso d’una voce femminile; non più tanto ferma, che ha
conservato, però, tutta la freschezza di una volta.
Ed ecco l’attempata padrona della rustica e lieta dimora. Sta portando dal pozzo la secchia piena d’acqua. Le dice mia moglie;
— Si canta ancora coi capelli bianchì! — Essa sorride e risponde
con voce pacata:
— Non sono i capelli bianchi che cantano! — Poi s’accorge che
stiamo contemplando i suoi lilla. Stacca e ci offre tre o quattro grappoli
di <c serenelle » viola. Un altro sorriso, e rientra in casa, seguita dal cane.
Ci guardiamo un momento; tra lo stupito-e U divertito.
— Non sono i capeUi bianchi che cantano!.... E quindi... non importa che siano diventati bianchi!
O creatura gentile ed ignota che il Signore ha oggi posta sul nostro
cammino perchè noi possiamo veder meglio il riflesso sulla terra della
Sua Luce e del Suo Amore! Noi ti diciamo. Sorella ignota e benedetta;
— Come hai ragione! Come hai ragione!
Quello che canta (e quello che conta) in noi non è il corpo, forse
un po’ deperito, nè il pensiero meno agile di una volta, e nemmeno il
cuore spesse volte turbato. Quello che canta (e quello che conta) in noi
è la coscienza pura, è l’anima limpida, è il sentirsi alVunissono etm
tutta la Bontà che ci circonda, con tutta la Bellezza che ci abbaglia, con
tutta la Giustizia che ci rinnova, con tutta la Verità che porta al vertUce
della nostra esistenza le nostre aspirazioni profonde più nobili e più
sacre....
Quello che canta in noi non è altro che la VITA che in noi si esalta
e trionfa quando, finalmente, la viviamo nef modo e per lo scopo per
il quale ci è .stata data e dev’essere vissuta.
Giovanni E. Melile
4
4 —
L*BCÖ DELLE’VALU VALSESI
Lb voce délie Oomùnità
VUlar PclUce
Ib pÊlerfiage à lansaine
Le croyant a besoin de communion fratemellé. Mais la communion qui s’exerce
toujours parmi les mêmes personnes risque
souvent de devenir une victime de la routine. On est habitué à être ensemble comme des frères et des soeurs et l’on finit par
ne plus se rendre compte que cette fraternité est un miracle. Alors il faut partir, aller au loin parmi des croyants que l’on n’a
jamais ni vus ni connus et qui vous accueillent comme des frères: alors on se rend
mieux compte de ce qu’il y a d’extraordinaire dans cette expression: « Frères en
Jésus-Christ ».
Nous avions besoin de retrouver cette
vision.
Voilà pourquoi nous avons sollicité une
échange de visites avec nos frères en JésusChrist de la paroisse de St. Laurent à Lausanne.
L’offre a été acceptée et nos frères nous
ont ouvert leurs portes et tendu la main
les premiers. C’est Mr. le pasteur Bovon
qui nous l’a dit et c’est le pasteur Jean Métraux qui a organisé l’hospitalité fraternelle qui nous a été préparée.
1 mai: le départ.
Le départ est fixé pour 3 heures du matin mais à 2 heures un groupe de jeunes
gens est déjà dans la Salle des activités pour
mettre au point une ancienne danse que
peut-être üs exécuteront en Suisse.
A’ 3 heures tout le monde est réuni dans
le temple pour la lecture du Ps. 121 et
pour demander à Dieu sa bénédiction sur
le pèlerinage. Puis on monte sur les cars et
non sans émotion l’ordre de se mettre en
marche est donné.
Chaque car a son chef et son personnel:
caporaux, vivandières, porte-lettres, changeurs, « ciceroni » et des reporters.
Une chute de neige imprévue nous oblige
à modifier notre itinéraire; nous devons
renoncer à passer le col du Moncenis et
affronter à sa place trois autres cols, le
Sestrière, le Mongenèvre et le Lautaret.
Dimanche soir.
Le rendez-vous, ce soir, est au temple de
St. Laurent à 8 heure, car à 8,30 est convoyée la communauté pour se rencontrer
avec nous... Le temple nous parait bondé.
C’est tout d^abord un cantique de l’Assemblée et un message du pasteur Jean Métraux qui nous souhaite une cordiale bienvenue et qui nous présente dans un tableau
vivant la communauté dont il est pasteur.
C’est ensuite la Chorale du VUlar qui
lui répond par un choeur.
Le pasteur du VUlar parle au nom du
pèlerinage et, après avoir indiqué dans le
sentiment d’une reconnaissance séculaire le
motif de la visite, s’efforce de montrer ce
que des croyants italiens pensent sur le
sujet qui est à l’ordre du jotir dans le monde entier-, le travail (l.er mai). Le croyant
l’entend ainsi: « 11 faut que je fasse tandis
qu’il est jour les oeuvres de celui qui m’a
envoyé; la nuit vient où personne ne peut
travailler » (Jean 9: 4).
Probablement le croyant Suisse peut
mieux discerner qu’il est nécessaire de tra
vaUler car il s’agit de l’oeuvre de Dieu
Nous, les Italiens, avec nos récentes dou
loureuses expériences, nous saisissons par
ticulièrement le fait que la nuit approche,
Tous ensemble nous sentons la nécessité de
servir Dieu dans toute sa signification.
Mais le pèlerinage tout entier veut et doit
parler et alors il chantera encore plusieurs
cantiques à l’Assemblée de St. Laurent qui
écoute avec une attention soutenue et pleine de sympathie.
Nous n’avons jamais eu d’originalité,
nous les Vaudois du Piémont — sauf notre
fidélité qui résiste depuis 8 siècles —; en
théologie comme dans le champ musical
iu)us avons presque tout reçu de l’étranger.
Voici par exemple un cantique copié tel et
quel de chez vous. Les VUlarengs chantent:
”La tua presenza brama”.
Voici un cantique de notre oeuvre d’évangélisation, d’une saveur un peu militaire, presque un peu salutiste: ’’Innalzate
il vessil délia croce”.
D’autres chants sont le fruit, paroles et
musique de croyants italiens, mais il ne
sont pas nombreux: ”Te chieggo con ardore”.
D’autres encore et quelquefois ceux qui
ont joui de plus de faveur ont une drôle
d’origine: ils furent au loin des mélodies
profanes, qui revêtues de paroles sacrées
devinrent une expression de notre foi qui
est consacrée aujourd’hui par l’usage de plusieurs génération: ” O beati su nel cielo ’ .
L’oeuvre de la Rédemption pourrait-elle
s’étendre jusqu’à nos chants?
Mais ü est temps que nous nous arrêtions
chers frères Lausannois, ce n’est pas pour
vous débiter un médiocre concert que nous
sommes venus, c’est tout simplement pour
vous adresser ce mot: Frères!, chers frères
en Jésus-Christ!
Prend ensuite la parole le doct. Henri
Tron de l’Eglise Italienne de Lausanne
pour nous parler de son oeuvre si importante et si difficile parmi les disséminés
protestants italiens et qui saisit l’occasion
pour rendre un excellent témoignage à la
bonté et à l’esprit de collaboration dont
COlViVEtilViO
del Colle della Croce
11 tradizionale Convegno degli evangelici francesi ed italiani al Colle della Croce —
che compie quest’anno i suoi
20 anni di esistenza — avrà
luogo, Dio permettendo, la
Domenica 25 Luglio.
Il culto, con la celebrazione
della Santa Cena, presieduto
dal pastore R. Nisbet con l’inte.rvento di pastori dei due
versanti, avrà luogo alle ore
10,30.
Non sarà inutile ricordare
che il Convegno ha carattere
esclusivamente religioso.
il se sent entouré par les pasteurs Suisses
de Lausanne.
C’est le tour du pasteur Vermeille de la
paroisse de St. Laurent qui clôture la réunion dans un esprit de sympathie, d’amour
fraternel et de prière.
Dans la salle de S. Laurent.
Le public se transporte ensuite dans la
Salle de la Maison de Paroisse qui est sous
le temple et où les pèlerins doivent eontinuer leur message pour illustrer les chants
de la jeunesse de leur pays et ceux qui célèbrent l’histoire de leurs Vallées.
Hélas! Ils sont à bout de foree. Il y a
deux jours qu’ils ne font que chanter —
dans les cars ils ont chanté tout le temps
— et ne peuvent plus répondre aux appels
de leur pasteur. Les montres aussi s’en
mêlent et il faudra sacrifier la partie la
plus significative du programme: Le colporteur vaudois et les chants vaudois...
Malgré ça, quelque chose de merveilleux
se vérifie dans cette salle bondée de personnes qui se rencontrent peut-être pour
une seule fois dans leur vie et qui se reconnaissent frères et soeurs en Jésus-Christ.
Les Villarengs chantent des chants de la
montagne et exécutent leur c< folklore » et
puis un dialogue s’établit entre les uns et
les autres où la ferveur de l’amitié et de la
communion fraternelle atteint un degré élevé et magnifique que les Villarengs ne
sauront jamais oublier. On chante tous ensemble, puis on fait honneur à une tasse de
thè richement garnie, on parle, on chante
encore, et le moment est venu de se séparer, de se dire « aurevoir », car il est bien
entendu maintenant que St. Laurent Pontaise doit le plus tôt possible se rendre au
VUlar!
3 mai : adieu.
Le lendemain à 7 heures les pèlerins quitteront Lausanne. Ils lui diront « Adieu »
avec une émotion profonde. Les Lausannois ont été si bons, si gentils, si fraternels!
La plupart des pèlerins habitués à vivre
dans un milieu tout différent que celui-ci,
n’avaient jamais fait et ne feront peut-être
plus une expérience comme celle qu’ils
viennent de faire à Lausanne.
Nos cars pour rentrer en Italie, prennent
la direction du Jura guidés par l’auto du
pasteur Henri Tron; il doivent passer la
matinée au Sentier qui fut dans l’aprèsguerre la paroisse marraine de celle du Villar et qui la secourut de maintes façons;
La Revue Reformée
pubblica in un volume, di 200 pagine gli atti, le conferenze e le
predicazioni dell’ultimo Congresso Internazionale Riformato a Montpellier nell’estate del 1953.
Il volume reca questo titolo:
Secularisation du Monde moderne
Contiene una documentazione di grande interesse ed attualità.
Articoli sulla famiglia, sul lavoro, sulla proprietà ecc. Prezzo del volume L. 800 - Pastori e studenti L. 600.
Per l’acquisto del volume come per l’abbonamento alla Revue
Réformée rivolgersi al Past. E. Rostan - Via dei Mille, 1 - Pvnerolo
(Torino). — Abbonamento annuo L. 1.200 - Pastori e studenti L. 750.
La stessa rivista ha pure dedicato un numero completo a questo
argomento
LE DIVOKCE
Studio esegetico dei testi biblici su questo importante problema
della vita sociale e réligiosa. L’opera e dovuta al Prof. John Murray
del Westminster Theological Seminary (Stati Uniti). Prezzo del volume L. 750 - Pastori e studenti L. 550.
c’est donc maintenant un pèlerinage de reconnaissance.
L’on nous attend à 9 heures à l’hôtel du
Lion d’Or.
Le président du Conseil de Paroisse Mr.
Colay avec plusieins membres du Conseil
Mr. Jomini pasteur et M.lle Madeleine Aubert secretaire du Conseil et cheville ouvrière des rapports avec la paroisse du
Villar, nous accueillent dans un salon tout
garni de rubans tricolores de fleurs et... de
tables bien garnies. Le temps passe vite, on
nous offre une « collation », puis on parle
et on chante et on reçoit des mains de M.lle
Madeleine Aubert un texte souvenir .èt l’adresse de la famille qui veut nous avoir
pour le diner. L’organisation est impeccable et la bonté encore plus.
Après une courte visite à l’hôpital où la
chorale chantera deux chants, la jeunesse
exécutera encore une fois son « folklore »
aidée par la température sibérienne que ses
habits de danse rendront polaire; le pasteur
adressera un message... et puis tout le monde s’éparpillera dans toutes les directions
du Sentier pour être l'hôte à midi des familles de la paroisse.
A 14 heures est fixée l’heure du départ
pour l’Italie. Quelques uns sont en retard
et il faudra se séparfer en vitesse. Ici aussi
le dernier mot est: « Au revoir ».
Et nous voici sur le long, très long chemin
du retour.
Aux approches du col du Lautaret (2058
m.) voilà des autocars arrêtés dans le chemin...
Le retour.
— Qu’y a-t-il?
— Il neige, la route est gelée, ils n’osent
plus avancer, il passeront la nuit là dans
leur cabine.
Cette réponse noiM impressionne même
plus qu’il ne serait nécessaire. Un seul de
nos cars possède des chaînes pour la neige,
nous les prendrons moitié chacun, l’application se fera rapidement dans la bise gelée de la nuit et nous repartirons avec
beaucoup de prudence vers le sommet de
la montagne. On s’efforcera de maintenir
la gaîté parmi les voyageurs et dans son
coeur l’on demandera à Dieu de continuer
à bénir le pèlerinage. Bientôt le col est passé, de l’autre côté point de neige!
Minuit doit avoir sonné depuis longtemps, quelqu’un daqs le car voudrait commencer à faire « dodo »... Mais alors arrive
l’incident, les voyageurs se divisent en deux
groupes: les enfants sages qui veulent dormir et les enfants méchants qui ne veulent
pas en savoir et qui ne font que gigoter,
chanter et faire du tapage. Doit-on l’avouer?
Parmi les enfants gamins sont les régents,
Henri Bouissa et aussi, hélas! le pasteur!
Et ce sont les enfants gamins qui auront le
dessus et qui imposeront la nuit blanche à
tout le monde. Que-voulez-vous, il n’y a
rien de parfait ici-bas, pas même les régents
ni les pasteurs. ■ i
A’ Ih. 30 nous arrivons à la frontière et
neus rentrons en Italie. Là nous croisons nombre d’autoj qui ont participé à la
course « Le mille miglia », ce qui intéresse
fort les pèlerins qui sont sportifs.
Nous nous approchons toujours plus de
notre pays, mais aussi les montres courent;
5 heures sonnent à ■ notre clocher lorsque
nous arrivons sur la place du Villar.
Pineroio
— Il culto di Pentecoste è stato celebrato
alla presenza di una bella assemblea, con
buona partecipazione alla Santa Cena. E’
stato confermato il catecumeno di quarto
anno Long Carlo Alberto e sono stati ammessi duo catecumeni adulti: Ribet Fioravanzo Regina e Pinna Giovanni.
— L’Assemblea di Chiesa del 13 Giugno
ha udito la lettura della relazione annua,
morale e finanziaria, ed è stata informata
delle trattative in atto per la eventuale costituzione di una palrocchia a San Secondo.
Essa ha pure eletto delegati alla ConferenzaDistrettuale i signori: Emilio Codino,
Gardiol Alessandro e Pons Remigio; al Sinodo, l’anziano Costante Costantino. La
Conferenza Distrettuale ha poi incluso nel.
l’elenco dei suoi delegati al Sinodo anche
l’anziano Pons Remigio.
— Il 20 Giugno, due torpedoni con un
carico di 85 persone sono partiti per la Val
Varaita: alunni della Scuola Domenicale e
genitori. Dopo qn bèl viaggio lungo la valle, abitala nel XVI secolo da molti Valdesi,
la comitiva raggiunse Casteldelfino, antica
parrocchia Valdese. Alla metà del XVI secolo, il Sinodo Valdese rappresentava tutti
i riformati del Piemonte e del Marchesato
di Saluzzo, nonché quelli delle Valli Delfinesi delle Alpi Cozie. L’8 febbraio 1580
ci fu addirittura un Sinodo a Casteldelfino:
” Les églises... s’assemblèrent au Chasteau
Dauphin le 8 février 1580 et establirent ce
qui leur estoit expédient pour la bonne, et
unie conduite ecclésiastique et pour leur
conservation entr’eux ”.
Dopo il pranzo a Casteldelfino, la comitiva si recò a Pontechianale, bellissima conca specchiantesi nel vasto lago artificiale.
Sulle sponde sovrastanti, cosparse di fiori,
il Pastore presiedette il culto, non senza
rievocare la testimouianza Valdese nel passato in quella regione. Una bella passeggiala lungo il lago, poi ecco la partenza verso
Pineroio e, sul far della notte, il rientro
in sede.
— Alcune famiglie della comunità hanno
conosciuto l’ora del lutto in queste ultime
settimane. Presso la Casa di riposo Jacopo
Bernardi e deceduta Pons Enrichetta n.
Gay, all’età di 80 anni. Il 22 maggio è improvvisamente deceduto Simensen Kolbjorn
di anni 54, proveniente dalla Norvegia, im.
piegato presso la Ditta Mustad. Il 26 giugno, un’altra morte subitanea: quella del
fratello in fede Bertbn Tullio, commercian.
te, all’età di soli 44 anni.
Comunità e pubblico pinerolese hanno
largamente partecipato a questi lutti, in
modo particolare ai due ultimi, resi ancor
più tristi dal carattere improvviso della dipartenza.
Le famìglie colpite dal lutto abbiano una
rinnovata espressione di simpatia e l’incoraggiamento cristiano a vegliare,' nella fede in Cristo Redentore.
— Sono stati celebrati i seguenti matrimoni: Lazzero Francesco e Bounous Marisa Sustmna, il 24 giugno; Gaydou Arturo
Enrico e Manovella Mafalda, il 3 luglio.
L’augurio cristiano raggiunga ancora
questi sposi e li ispiri alla fedeltà, nell’amore reciproco.
— Menusan Nadia di Giulio e di Tron
Ida e Vola Marco di Renato e di Alfano
Fiorella hanno ricevuto il battesimo rispettivamente il 27 maggio ed il 27 giugno. Si
avveri per i genitori la parola del profeta:
« Tutti i tuoi figliuoli saran discepoli dell’Eterno, e grande sarà la pace dei tuoi figliuolit) (Isaia 54: 13).
— Alla famiglia dell’ing. Luigi Serafino,
già membro del Concistoro, trasferitosi a
Torino, giunga il memore salato di tutta la
comunità e l’augurio fraternamente cristiano di una vita rallegrata dalla presenza del
Salvatore.
ERRA TA-CORRIGE
Nello scorso numero dell’Eco delle Vqlli, nel riferire i lavori della
Conferenza del I Distretto, paragrafo finanze, siamo incorsi in un erroie. Nel numero delle parrocchie
che hanno raggiunto la mèta fissata, figura due volte Pramollo, mentre è stata dimenticata Massello. Ne
chiediamo scusa agli amici Massellini. Ed ancora ci dobbiamo scusare per un refuso col pastore A. Genre nell’articolo da lui consacrato a
Billy Graham; precisiamo quindi
che a ben 120 mila saliva il numero
dei presenti al Wembley.
A. I. C. E.
COMUNICATO
In merito al concorso bandito da questa
Associazione per fotografie di istituzioni educative evangeliche, si rende noto che i
concorrenti premiati sono i seguenti:
Gli Artigianelli Valdesi di Torino (Lire
3.000) e rOrfanotrofio Valdese di Torre Pellice (L. 2.000).
Mentre la Commissione si rallegra vivamente con ,i vincitori, esprime però il rammarico che i concorrenti non siano stati
molto numerosi.
Il Seggio A.I.C.E.
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il Dott. Enrico Gardiol, la Sig.na Maria Oddino e tutti quanti hanno testimoniato con
la loro presenza, con fiori e scritti la loro
cristiana simpatia in occasione della scomparsa della loro cara
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Torre Pellice, 5-7-1954.
Direzione e Redazione: Past. Ermanno Rostan - Via dei Mille 1 - Pineroio - Tel. 2009
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pineroio, con decreto del 27-XI-1950.
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