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[fffiifgfr^*^7iTO^TrìTmfaiBi^ry^”i”T-rT7T iti miihit’it
abbonamenti : Interno ed Eritrea, anno L. 3 ; semestre L. 1,50.
Estero : asino L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi
Dipettofe e Hmministpatope : 5eov«nuto Celli, Via ffiagenta 18, ROffifl
A %!
ÍJ/’AirtmrTftA » nuovo Testsmento annotato
* —La Chiesa^Greca — Ancora
J/J/ del Principe abate — Chi perseguita ? La Chiesa
j od il Vaticano ? — Sorda, muta, cieca — Fate
i vostri conti ! — Il quarto dp! Magi — Avviso
Ufficiale — Conferenze G. Kostagno — Notizie Evangeliche — Nel Cattollcismo romano — Fatti vari
— I Libri — Sotto l’incubo ! :
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Ai Collaboratori
i %,
e ai Lettori
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Ai ca^l Collaboratori e ai gmtili Lettori la Direttone della Luce invia affettuosa simi auguri. Buona
^fine e buon principio d' anno, if soprattutto buona
prosecuzione! L’anno che sta ^r nascere sia per
tutti noi un periodo di operosità più costante, di
zelo più ardente, di testimonianza'^iù efficace. ^Gonvien ch’io operi » diceva Gesù^ * Ih opere del Padre ,
mio ; il mio cibo è ch'io faccia ìg volontà di tolui che
mi ha mandato ». Se ci assalila iL^ubbio, rifugiamoci nelle braccia di « Colui che notì^ ha risparmiato
il suo Unigenito Figliolo ». Se ci còglierà lo scoramento, riguardiamo a Colui che » e lo stesso ieri,
oggi e in eterno ». Se ci invadeva la freddezza o Vindolenza, scotiamoci e alziamgci tutti,, con un moto
energico della volontà, al perisieto che ^ia notte viene
in cui ninno può operare t.^Abbiamo fatto ben poco
fin qui. Ci conceda il Signore la forza di vivere
come Gesù — unicamente per il nostro ministerio
santo; che tutti — pastori e laici-■ abbiamo un ministerio, il quale consiste neWattrarre al Salvatore
il maggior numero di aninùe erranti, servendoci della
parola, degli scritti, dell’esempio, soprattutto dell esempio.
IL mm TESTUEIITO aHHQTilTO
Dobbiamo questa grandissima novità di fin d anno
alla Società Fides et Amor. E’ una Società (lo diciamo per i lettori della Lncf che ancora non lo
sapessero) la quale accoglie nel suo seno credenti
d’ogni confessione religiosa^“ Evangelici, Cattolici
romani, Greci ortodossi ; mirà a rigenerare moralmente l’individuo e la società mediante la diffusione
del Vangelo di Cristo. Un velo di mistero ricuopre
codesta Associazione di credenti : non sappiamo quanti
nè chi siano ; ma sentiamo, dietro il velo che li nasconde, vibrazioni di fede vigorosa e palpiti d’amore
cristiano.
Fede e Amore 1 Che divisa magnifica ! Ad essa
si sono ispirati gli autori ed editori di quest opera,
che ci è caro di presentare e raccomandare a tutti
i nostri fratelli, sia evangelici che cattolici romani. ^
Circa un anno fa venne pubblicata la prima parte,
cioè i Vangeli e i Fatti degli Apostoli : il pubblico
dimostrò di apprezzare come meritava il nobile
tentativo ed accolse con grande favore il simpatico
libretto. Questo almeno noi possiamo testimoniare,
che, esposto nella elegante vetrina aperta dal Consiglio della Chiesa Valdese di Roma a fianco del
Tempio di Via Nazionale 107, si vendette largamente, con nostra intima e profonda sodisfazione ;
con nostra sodisfazione, dico, perchè, quantunque
noi siamo convinti che la Bibbia, e particolarmente
il Nuovo Testamento, contiene la Parola di Dio e
che la Parola di Dio è dà per sè comprensibile (in
ciò che essa rivela d’essenziale) a tutti, ed efficace
per ogni coscienza sincera; tuttavia crediamo che la
lettura diventi non solo più piacevole e istruttiva,
ma altresi più proficua spiritualmente quando il testo
è riprodotto in modo più esatto e in lingua più moderna e quando è corredato di note esplicative.
Onde noi prevediamo che maggiore ancora sarà
il successo di quest’opera completa.
E’ un volume di oltre 600 pagine, elegantemente
rilegato : lo adornano due belle carte geografiche ;
le Epistole di San Paolo sono disposte in ordine
cronologico ; seguono le Epìstole cattoliche, e, in
gruppo, gli scritti di San Giovanni. Brevi, chiare,
interessanti e utilissime le prefazioni storiche ai
vari libri; eccellente idea, quella di far precedere
all’Apocalisse il piano del libro. La traduzione è
generalmente felice, in taluni passi, felicissima ;
fedele all’originale e al tempo stesso scorrevole, in
italiano vivo, parlato nel secolo XX°. Le note si
mantengono sempre rigorosamente esplicative, e non
sono mai nè polemiche nè parenetiche, il che è un
pregio in un’opera di questa natura.
L’autore, insomma è manifestamente persona di
reale competenza.
Dunque, non c’è proprio nulla da ridire ? Eh,
volere è potere ; e, votendo, si potrebbe criticare
un pochettino, non foss’altro che per dimostrare la
propria indipendenza di giudizio ; si potrebbe osservare che lo stile è forse, a rari intervalli, fin troppo
popolare ; che la data dell’Apocalisse andrebbe forse
trasportata più verso la fine del I’ secolo... Ma son
delle piccolezze, e sarebbe una piccineria rilevare
delle piccolezze ; noi vogliamo invece salutare con
vera gioia questo bellissimo volume ch’era atteso
con impazienza e che sarà, certamente, nelle mani
di Dio strumento di molte benedizioni.
Auguriamo a coloro che si sono adoprati alla
compilazione ed alla pubblicazione di esso, di sentirsi confortati dal sentimento di avere lavorato efficamente pel trionfo della Verità; auguriamo all’eccellente « Nuovo Testamento Annotato » di spargersi rapidamente in tutta la penisola I
E’ un augurio che... non rimarrà a lungo tale ;
tosto la Fides et Amor dovrà provvedere ad una
nuova edizione, perchè tutti i lettori delle Sacre
Scritture, incominciando dai pastori e dagli evangelisti, tutti i cercatori della Verità non tarderanno
a procurarselo. E’ un regalo indicatissimo pei catecumeni, in occasione della loro ammissione.
Il'prezzo è addirittura... rovinoso per la Società
Editrice : L. 1,30 in Italia, e L. 1,50 all’Estero.
Questo prezzo di vendita deve essere inferiore al
prezzo di costo ! Il volume si trova presso le librerie principali del Regno ; per ordinazioni all’ingrosso, rivolgersi a Roma, Via D’Azeglio, 56 (angolo Via Torino) dove ha sede TAmministrazione di
codesta benemerita Società.
Ernesto Comba.
La Chiesa Greca
S’è tanto parlato della Chiesa Greca, in questi
giorni, a proposito della qnistione suscitata da l’articolo dell’abate principe Massimiliano (1) di Sassonia,
pubblicato nel periodico Soma e Oriente, il quale
periodico mira (2) all’unione o piuttosto alla riunione,
della Chiesa Greca alla Chiesa Romana ; e, poiché
se n’è tanto parlato, non guasterà forse un rapido
cenno intorno a detta Chiesa, di cui non si sa gran
che in Italia. La Chiesa Greca è quella stessa che
ha scomunicato il grande pensatore, or ora morto,
Leone Tolstoi. Trattando di essa, diremo brevemente : 1) dei suoi nomi; 2) della sua storia ; 3)
delle sne dottrine.
I. J nomi. — Non si chiama soltanto * chiesa
greca »; è conosciuta anclie sotto altre denominazioni : 1) « chiesa orientale », perchè i suoi seguaci si trovano specialmente in paesi posti, rispetto a noi, ad oriente; 2) < chiesa scismatica »,
perchè si- separò b si scisse da la cliiesa d'Occidente o Chiesa Romana; 3) « chiesa ortodossa », perchè essa — come la Chiesa Romana del resto — pretende di pensarla rettamente, di possedere la giusta, esatta dottrina ; chè tale appunto è il significato del vocabolo « ortodossa ».
IL La storia. — La storia della Chiesa Greca
scismatica o ortodossa si può facilmente dividere
in quattro periodi : — Primo periodo. In questo
periodo, che è quello dei primi secoli dell’èra volgare, nella chiesa cristiana non c’era papa, ma c’erano vescovi soltanto, non rivestiti dell’autorità dei
vescovi cattolici romani dell’oggi ; ed essi si adunavano in concili ecumenici (cioè universali o mondiali) a trattare le qnistioni concernenti le chiese da
essi rappresentate, le quali chiese, nel loro insieme,
costituivano come una confederasione o alleanza
D) E anche a proposito del Patriarca Armeno or
ora morto.
(2) O, meglio, mirava-, poiché è già stato soppresso,
dopo il secondo numero! Avrebbero soppresso anche
questo secondo numero, ma occorreva ben giustificare il primo, incriminato! Si dice che il direttore
di Roma e Oriente si avrà utìa condanna !
. nw'na
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LA LUCE
cristiana. Quest’è il periodo democratico. — Secondo periodo. E' il periodo delle lotte, che
termina con lo scisma, ossia con la separazione
delle chiese d’oriente da quelle d’occidente. Le
cause delle lotte e del conseguente scisma si possono ridurre a due principalmente : 1) Una causa
dottrinale. La Chiesa orientale accusava la Chiesa
d’occidente d’avere svisato il simbolo di Nicea (cioè
il riassunto delle dottrine cristiane fatto dai vescovi adunati in concilio l’anno 325 nella città di
Nicea) e d’averlo svisato e manomesso per ciò che
concerne specialmente Gesù Cristo e più specialmente ancora la relazione che intercede tra lo Spirito Santo e Gesù Cristo. « Io credo nello Spirito
Santo (dice il simbolo di Nicea) il quale è pure
Signore e dà la vita; esso procede dal Padre »...
Le Chiese d’occidente aggiungevano : « e dal Piglio » {FiUoqne). Inde irae! — 2) Una causa ecclesiastica 0 gerarchica, che è da considerarsi
come la causa più diretta dello scisma. Il vescovo
di Soma la pretendeva a papa, a capo di tutte le
chiese sparse cosi nell’occidente come nell’oriente.
Inde irae ! Lo scisma avvenne il 16 luglio 1054.
— Terzo periodo. Fatto il male, si cerca di rimediare. Fatto lo strappo, si cerca di rattoppare.
E’ il periodo dei tentativi di riunione o di riconciliazione. I principalissimi tentativi di riconciliazione sono cinque e ciascuno può contraddistinguersi con poche parole. Primo tentativo. Sedente
papa Innocenzo III (1197-1216). La parola che lo
contraddistingue è un No reciso. Giovanni Comaterio, patriarca di Costantinopoli, risponde un bel
no alle proposte di riconciliazione di Innocenzo,
indirizzando a questo una lettera veramente nobile. — Secondo tentativo. Lo contraddistingueremo con le parole : e perchè nof La Chiesa greca
(anno 1232) sarebbe disposta a riunirsi a quella
latina ammettendo il primato del vescovo di Roma,
a patto però che questo dal canto suo voglia riconoscere Gesù Cristo come « pietra angolare » della
Chiesa. Fallisce anche questo secondo tentativo. —
Terso. Lo chiameremo del quasi sì, in quanto che,
nel 1274, al concilio di Lione, le trattative sembrarono per un momento approdare a bene; ma...
non approdarono. — Quarto. Concilio di Firenze,
1438, presente l’imperatore stesso d’oriente, Giovanni VII. E’ il tentativo del no definitivo. —
Quinto. Abbandonate le speranze d’nna riconciliazione, furono solamente riprese nel secolo scorso
da Pio IX prima e da Leone XIII poi. Due volte
Pio IX sorrise alla Chiesa scismatica invitandola a
gittarsi nelle sue braccia amorose : nel gennaio del
1848, e nel settembre del 1868 alla vigilia del
concilio vaticano che avrebbe proclamata... l’infallibilità del pontefice romano. L’invito non fu accettato. Son noti gli sforzi di Leone XIII, non più
fortunati di quelli del suo predecessore. — Quarto
periodo, contemporaneo. Non sarà, certo. Pio X
il felice conciliatore: più che ad unire, egli sembra
abilissimo a dividere. In questo quarto periodo della
storia, la Chiesa d’Oriente permane separata da la
Chiesa d’Occidente o Latina o Cattolico-romana o
Papale, che dir si voglia. La Chiesa d’Oriente oggi
(come anche in passato) comprende due rami principali : 1) la Chiesa propriamente detta; 2) le sètte,
tra le quali primeggiano quelle dei Monofisiti e dei
Nestoriani. I Monofisiti son quelli che confondono
troppo l’una con l’altra la natura umana e la natura divina nel Cristo. I Nestoriani son quelli che
vanno all’estremo opposto, separando troppo una
natura da l’altra. Gli Abissini, per esempio, (1) sono
Monofisiti. — La Chiesa propriamente detta, la
■ Chiesa ortodossa abbraccia cinque diversi gruppi :
1) la Chiesa Greca nell’impero turco, retta dal patriarca di Costantinopoli; 2) la Chiesa Greca nel
regno di Grecia, con a capo il Santo Sinodo ; 3)
in Russia, con a capo del pari il Santo Sinodo ;
4) nell’impero austriaco, governata dal patriarca
di Carlowitz; 5) in Serbia, sotto la giurisdizione
del metropolita di Belgrado.
III. Le dottrine. — Se la consideriamo alla
luce della S. Scrittura, che è la vera e sola pietra
di paragone quando si tratta di religione cristiana,
la Chiesa greca scismatica ortodossa ci apparisce
tutt altro che ortodossa. La Chiesa che scomunicò
Leone Tolstoi e la Chiesa papale si sono scostate
da la dottrina evangelica; si che Luna e l’altra,
quantunque si dicano ortodosse, sono invece degeneri ed eretiche.
Se confrontiamo la Chiesa scismatica con la
Chiesa papale, essa ci apparirà a volta a volta
inferiore, superiore ed eguale. 1) Inferiore anzitutto. E valga il vero. La superstizione nella Chiesa
cattolica romana è grande, ma — secondo il nostro
parere è più grande nella Chiesa greca. L’ignoranza di una parte del clero cattolico romano è
grande; ma è più grande l’ignoranza del clero greco
scismatico. — Superiore. — Per certi rispetti,
la Chiesa ortodossa è preferibile a quella di Roma.
— 1) Respinge i cosi detti libri apocrifi dell’Antico
Testamento; li accetta solo come libri utili e edificacerti luoghi (in Grecia, per esempio)
legge nel culto il Nuovo Testamento in lingua
greca antica, più capita dai fedeli, che non il latino
dai freqrentatori del culto cattolico romano. — 3)
Non riconosce 1 autorità del Papa, ma solo quella
dei concilii, — 4) Ha il purgatorio, ma se ne fa
un’idea meno barbara di quella cattolica: il purgatorio per la Chiesa greca non è un luogo di pena, ma
di attesa e di purificazione. — 5) I sacerdoti possono
prender moglie; non v’è celibato! — Eguale. Per
tutto il resto o press’ a poco, la Chiesa greca è egnale a quella romana purtroppo : 1) salvezza non
solo per mezzo della fede, ma anche per mezzo dei
sacramenti, che non promettono la grazia di Dio soltanto ma la infondono; 2) battesimo, lavacro di rigenerazione; 3) transustanziazione; 4) messa - sacrifizio, 5) preghiere pei defunti; 6) intercession e
dei santi; 7) culto della Vergine;, 8) culto delle reliquie; 9) imagini, ecc. ecc.
Tirate le .somme: la Chiesa ortodossa non vale
gran che di più di quella papale. All’Evangelo bisogna tornare e attenersi ad esso solamente ed esclusivamente.
___________ Nemo.
Fino si 31 COPPenÌR V abbonamento 1911 alla
IIUW ui U1 UUliUllb Luce costa L. 2,50. Dopo
d Lire. Non registreremo gli abbonamenti di L. 2 60
òoWo della posta posteriore al SI
tore del Santo e della Leila e come si ritratteranno
sempre colorojche, invece di dire come Lutero alla dieta
di Worms : c Non posso altiimenti, Iddio mi sia in aiuto 1 » dicono : posso anche altrimenti purché il papa
sia soddisfatto! Paolo Calvino.
Pareva che il Principe abate fosse solo disposto a ri
® pubblicar l’articolo in
Roma e Oriente, ma non disposto a ritrattar le idee
espressevi. Lo speravamo per l’onore del genere
dotato di coscienza morale, ma purtroppo app ondiamo ora che la sottomissione è stata completa.
__________ (N. d. D).
/Incora del Principe abate
(1) Ed anche gli Armeni^
Del Principe abate Max di Sassonia, fratello del Re
e Professore all’università di Friburgo (Svizzera), si
occupa in questi giorni la stampa di tutti i paesi.
Uigli da quell’uomo studioso che è, ha pubblicato
nella Rivista Roma e l’Oriente un articolo che, appena uscito, mise su tutte le furie il Vaticano che subito fece ritirare e distruggere tutte le copie dell#
Rivista che lo contenevano. Critica più obiettiva ed
imparziale del sistema papale non potrà facilmente
trovarsi. Il Principe abate accusa la chiesa romana
e i papi di aver fatto uso di mezzi violenti ed anche
di falsificazioni durante le trattative di Unione colla
chiesa orientale, che Roma voleva non unita sul piede di uguaglianza delle parti contraenti, bensì asservita e soggiogata. La chiesa romana (dice il Principe
abate! non era nei primi tempi una monarchia, tanto
meno poi una monarchia assoluta, ma tale diventò
in virtù di quella grandiosa falsificazione che sono
le Decretali del Pseudo Isidoro ¡ se per conseguenza
desidera l’Unione colla chiesa greca essa deve rinunziare al primato, riconoscere alla sorella greca indipendenza di amministrazione e non pretendere da
essa migliaia di lire per la nomina di ogni Vescovo,
nè protendere dalla chiesa greca l’adesione ai dogmi
che la chiesa romana ha fabbricati a modo suo sul
Primato, il Purgatorio, l’Immacolata e tanti altri.
L’articolo accenna inoltre ad errori commessi dai
papi, Nicolao I, Leone IX, Innocenzo III, di fronte
ai Greci, nonché a falsificazioni di testi tolti dai padri della chiesa e di decreti conciliari.
Com’era da aspettarsi un vero temporale si scatenò
sulla testa del povero abate che, manco a dirlo, si
vedrà costretto a ritrattarsi come s’è ritrattato, temporibus illis, Fénelon contrariamente alla propria coscienza, come s’è ritrattato il conte Campello e come
serviliter se subiecit anche quel tanto celebrato au
Chi perseguila?
La Chiesa od. il Vaticano?
« I mezzi coercitivi in materia religiosa sono contrari alla lettera ed allo Spirito dell’Evangelo. Però
gli Stati, il pubblico potere, l’autorità laica, 1 principi durante molti secoli considerarono I’unit| religiosa come il massimo bene e l’eresia dommatica come
il massimo delitto, perciò essi la colpirono col massimo delle pene allora in uso; la chiesa coi suoi teoogi entrò in quei processi religiosi solo quale perito
egale, ;^r accertare il delitto religioso, come la scienza
coi suoi medici entra nel giudicio dell’omicidio, coi
suoi chimici entra nel giudicio del veneficio ». Così
pressapoeo nel suo • Vaticano Regio » (pag. 156) il
buon padre gesuita Curci, il deplorato del Vaticano.
^ « Non si può negare che Carlo Magno, per zelo mal
inteso, usò la forza e costrinse un buon numero di
Sassoni a ricevere il battesimo; ma quest’abuso sta a
carico di quell’uomo. Si gridò contro alla revoca del1 Editto di Nantes che fece prendere la via dell’esilio
a 80,006 ugonotti francesi; i quali portarono le lo.ro
industrie nelle libere Americhe, anziché abb.mdonare
la loro religione; e questa fu opera non della Chiesa
ma di Luigi XIV; e noi uniamo la nostra voce di
riprovazione a quella dei popoli civili che condannano quell’atto ingiusto e crudele. Si levò gran rumore contro le Dragonades dello stesso Luigi XIV
che voleva forzare gli eretici ugonotti (evangelici) a
farsi cattolici; era un mezzo brutale e noi tutti cattolici lo condanniamo altamente come contrario al
Vangelo di Cristo. La chiesa cattolica non preparò,
non approvò la famosa strage di S. Bartolomeo; deplorò,. deplora e deplorerà sempre quell’onta fatta al
nome cattolico; fu un delitto, fu un tradimento detestabile; noi cattolici con tutta l’energia dell’anima
nostra condanniamo quel nero tradimento che ogni
persona onesta deve condannare e detestare ». Cosi
nella sua pastorale * La \chiesa ed i tempi nuovi »
(pag. §2...) il monarchico Monsignor Bonomelli, il deplorato dal Vaticano.
Egli ammette però tempi in cui . il potere della
chiesa ed il potere dello Stato furono così fusi in un
solo potere che a noi resta difficile distinguere la
responsabilità dell’uno da quella delFaltro ». Concede
eziandio che repressioni esercitate dal potere civile
abbiano avuto luogo per la . insistenza » della Chiesa
che lo spingeva su quella via; c certamente ciò non
si può negare perchè le prove storiche si hanno »
(pg. 40). Ma, osserviamo noi, se la chiesa • riprova,
deplora, condanna » le persecuzioni religiose, come
mai ha essa con insistenza « spinto lo stato su tale
via »? A che tornano i ragionamenti contraddittcrii di
Monsignor Bonomelli? Si distruggono. Come armonizzarli? Impossibile.
Già è più preciso il P. Curci. Nel libro da noi citato (pag. 295) riconosce che Pio IX, col suo Sillabo,
attribuisce alla chiesa il diritto < di usar la forza e
di punire con pene temporali i violatori delle sue
leggi ». Alla pag. 275 scrive nel seguente senso: il
Vaticano per non riformar la chiesa si è valso di
torture, capestri e roghi che stavano a sua disposizione; venutigli meno questi mezzi di difesa, li afferma indispensabili ed urgenti per salvare la civiltà
cristiana degenerata in pagana. Nella pag. 214 esce
poi in questo amaro lamento: i due diritti attribuiti
da Pio IX alla chiesa e quindi a sé di adoperare la
forza e di punire ogni violatore delle leggi ecclesiaetiche con pene temporali » sono tali enormezze ohe
non si saprebbe quale dei due più deplorare, se la
indegnità di averli concepiti o l'insipienza di averli,
allorché già erano persi quattro quinti dei suoi stati,
scaraventati con tanto strepito ai quattro venti ».
Abbiamo udito due eminenti rappresentanti, due
venerati apologisti del cattolicismo romano. Sentono
che la chiesa di Cristo, fondata suU’amore perfetto,
non può perseguitare ed hanno ragione; eppure,
tanto è il prestigio della verità, non possono negare
che la chiesa od il Vaticano regio abbia perseguitato.
Non sanno trattenersi dall’ammirare la grandezza
morale di quei riformati, di quei Valdesi che avrebbero potuto mentire e vivere tranquilli, che preferirono affermare la loro fede, dire la verità e morire.
Riconoscono ottimo il diritto in nome del quale sorse
e vive la Riforma, il diritto di comunicare libera
Ni.,,..,
3
mente, direttamente con Dio, coll’Ideale e che include la libertà religiosa e scientifica, la libertà di
coscienza e di scienza. Intuiscono che i protestanti
hanno avuto ragione, quando all’autorità vivente
del papa, peccatore e mortale, hanno sostituita l’autorità vivente di Cristo santo ed eterno, Ma tutto questo
10 vedono un po’ in confuso, non Io afferrano chiaramente colla ragione; manca loro per questo l’educazione scientifica cioè critica e storica. Sono evangelici incoscienti.
Di fronte a Curci, a Bonom'elli ed ai loro amici, il
dovere nostro è di dare a Dio quello eh’è di Dio ed
a Cesare quanto è di Cesare, senza riguardi a pregiudizi secolari, a consuetudini inveterate, a prevenzioni religiose, ad interessi particolari. Il dovere
nostro è di fugare gli equivoci, di illuminare le
menti, di mettere le anime oneste.in contatto colla
verità, bella sempre e feconda in benefiche azioni.
11 dovere nostro è di attribuire le responsabilità, secondo giustizia, a chi se le merita.
E la verità, nell’argomento che ci occupa, è la seguente: la chiesa cristiana non ha mai perseguitato,
rimase e rimane la pura e candida sposa di Cristo.
Ma il Vaticano (regio, morale e religioso) coi suoi
ordini e suggerimenti, coi suoi sbirri, cardinali,
gesuiti, frati, confessori (di... Luigi XIV), spie e delinquenti, ha sempre cercato di sopprimere ehi non
gli obbediva.
A conforto del nostro giudicio storico ricordiamo
quanto segue. Nel medioevo il potere sacerdotale era
ritenuto superiore al civile; questi era la luna che
piglia la luce da altro,astro, la guaina trastullo delle balie e dei bimbi, la corda per se stessa innocente, il braccio penzoloni lungo il corpo; mentre che il potere sacro,
il Vaticano era per gli eretici il sole prodigioso che
accende i roghi, la lama che uccide, il capestro che
strozza, la mano che assassina. Il Vaticano costringeva
i laici ad obbedirgli, a difenderlo, era tiranno!
Esiste a Roma da secoli una istituzione vaticana,
tutta intenta a solidificare la tirannide religiosa, a
distruggere col ferro e col fuoco i rappresentanti del
cristianesimo libero. Essa mostra presentemente solo
una mano, la sinistra « de propaganda fide »; la perfida, nel XX secolo nasconde la mano destra Vet
extirpandis haereticis ». La propaganda et extirpanda
è la scuola aove i giovani che si dedicano al sacerdozio vengono € lavorati » nello spirito del medioevo
ed in esso fanatizzati. Da'questo centro d’istruzione
scolastica partirono missionari e sicarii, uomini pronti
a morire e pronti ad uccidere. Gli istituti Vaticani
distruggono le scienze, crescono degli irresponsabili,
sono nefasti!
11 Sillabo fu pronunciato ex-cathedra da Pio IX, è
stato assunto tra i documenti infallibili delia chiesa
romana, rappresenta un aggrovigliamento di dogmi
vaticani che ora, quale camicia di forza, s’impone a
tutti i preti. Esso è una sfida lanciata contro allo
nostre istituzioni, contro a tutta là cultura moderna.
Nelle proposizioni 15 e 24 conferma, con scomunica
pei dissidenti, il diritto innato ed inalienabile della
chiesa, cioè del Vaticano, alla forza ed alla violenza
contro alle coscienze ed ai corpi degli acattolici. Il
Vaticano pretende il diritto alla violenza.'
A Roma vivono attualmente due professori che godono l’assoluta fiducia dei loro superiori. Propinano
di anno in anno la religione vaticana a migliaia di
seminaristi scelti da tutte le parti del mondo cattolico romano e futuri membri eminenti della chiesa
docente; si chiamano, ne denunciamo i nomi al gran
pubblico. De Luca e Lepiciev, hanno pubblicato, questi nel 1909, quegli nel 1901, due libri latini intitolati: . Stabilità e progresso del dogma », * Manuale
sul diritto ecclesiastico • ed in ambedue insegnano,
sostengono con larga documentazione il diritto della
chiesa, cioè del papa, a torturare e bruciare gli eretici, ad estirparli. Perchè non li sconfessa l’attuale
Pontefice, perchè non li costringe a ritrattarsi, non
fa mettere i loro libri all’Indice? Se Pio X, che ha
occhi di lince e mani di ferro contro agli insegnanti
nel seminario di Perugia, ai modernisti, agli spargitori di dottrine da lui reputate false, concede al professori soprannominati lodi, onori, la sua benevolenza
speciale, laute prebende, affida loro missioni gelose,
ciò significa ch’egli li approva nel loro insegnamento
contro agli eretici e li sostiene con tutto il prestigio
della sua infallibilità. Pel Vaticano adunque, in pieno
secolo XX, è colpa diabolica una personale convinzione sincera, penosamente acquistata sotto allo
sguardo di Dio, diversa dalla teologia romana, è
opera meritoria ammazzare l’eretico. Ma Dio vive ed
il giudicio si avvicina: già si esercitano pressioni in
pien parlamento onde il governo intervenga quale
riformatore nella vita economica, intellettuale e morale dei seminari, degli istituti d’istruzione dipendenti dal Vaticano.
Il Vaticano, lo vedete, non muta per quanto mutino i tempi. In quanto si è insinuato nella chiesa
agisce come il bacillo della rabbia. Esso è nell istinto
ieligioso della gente latina quello che l’atavico im
pulso brutale rappresenta nella vita degli individui
e dei popoli. In quanto si è impadronito della chiesa,
l’ha resa intollerante, fanatica e sanguinaria. Esso è
come il Satana nel poema di Giobbe: interviene alle
adunanze di Dio, cammina tra gli angeli celesti, ma
tenta e tormenta gli uomini, è lo spirito della perdizione. Ha fatto scempio dell’onore di Cristo, della
vita dei cristiani, del candore della chiesa. Dal miserabile si sono allontanati in questi ultimi anni
perfino i rappresentanti delle nazioni cattoliche: Francia, Spagna e Portogallo!
Che fare? Quando Antioco Epifane volle imporre
ad Israele la religione della maggioranza, l’illuminato
paganesimo greco, il servilismo assoluto, i Maccabei
fuggirono sui monti, raccolsero i loro connazionali
arditi e religiosi, si agguerrirono nello spirito del
Dio degli eserciti; poi scesero nel piano, affrontarono
le legioni del tiranno, le cacciarono dalla loro patria
e si dichiararono politicamente liberi, religiosamente
servi di Dio solo e restanrarono la religione dei profeti.
Che fare? «; Ai monti, ai monti, prendete esempio
dai superbi figli della montagna! » Tale fu il sacro
appello alla guerra contro all’Austria lanciato da
Garibaldi ai fratelli irredenti. E certo allora, radioso
per le vittorie del passato e le speranze dell’avvenire,
parve più romano di tutti i romani antichi; e nella
sua fantasia passarono fiammeggianti di poesia e di
leggenda Guglielmo Teli ed i suoi bravi, liberatori
della Svizzera, debellatori di tiranni e ripensò con
fede alla spada italica che segnerà sul Brenner e le
Alpi Giulie i confini naturali della patria.
Che fare? II nostro dovere in verità è di chiamare
a raccolta tutte le coscienze austere, i caratteri religiosi, è di salire con loro le ardue vette della vita
cristiana, accessibili solo agli affamati di santità e
d’amore, è di contemplare dinanzi a Dio così Gesù
Cristo da riceverlo tutto, attraverso gli occhi nel
nostro cuore. Il nostro dovere è di scendere fra le
moltitudini e di confonderci con loro, è di possedere
cosi Cristo in noi ch’egli splenda di purissima vivezza e ci trasfiguri, è di vivere sì che emanino da
noi e si diffondano le dottrine e le verità evangeliche, è di glorificare Cristo sì ch’egli illumini la
nostra terra ed il nostro cielo, sì che verso le sue
irradiazioni ogni uomo tenda con veemenza. Il nostro
dovere in verità è di amare come spirituale patria
nostra la chiesa italiana, è di trattare il Vaticano
come un tumore maligno, un vespaio, è di estirparlo
dalle carni vive della religione cristiana. Il nostro
dovere in verità è di organizzare tutte le anime pie
in chiesa nazionale, è di unirla alla chiesa tedesca,
alla chiesa inglese, alla chiesa svizzera, alla chiesa
nordamericana onde insieme formino la gloriosa con
federazione di cui Cristo è il principio e la fine, co
stituiscano la « chiesa universale » oggetto della no
atra fede e delle nostre preghiere.
G. Grilli.
SORDA, MUTA. CIECA •
Riprendo, per mancanza di spazio un po’ tardi, la
continuazione del mio scritto su Elena Keller, sorda,
muta, cieca.
Ella non è un caso unico, oh, tutt’altro purtroppo;
Prima di lei attrasse l’attenzione del mondo un’altra
donna e ben più disgraziata, Laura Bridgman, che
non era priva della vista, dell’udito e dell’uso della
parola soltanto, ma anche di due altri sensi: del gusto e dell’olfatto. Eppure, entrata il 4 ottobre 1837,
nel celebre istituto pei ciechi a Boston, fondato e allora diretto da quel grande benefattore del genere
umano che fu il dottor Howe, vi compiè la propria
educazione meravigliosamente, come narra la signora
Mary Swift Lamson nel suo libro Vita e Educazione
di Laura Dewey Bridgman. Questa era nata ad Hanover (New Hampshire, Stati Uniti di America) il
21 dicembre 1829. Aveva dunque otto anni all’incirca
quando fu ricoverata nell’istituto di Boston. Una ro
solia maligna le aveva portato via tutt i sensi, la
sciandogliene uno solo, all’età di due anni e due mesi
Dotata d’un tatto squisito, che le permetteva di distinguere differenze impercettibili tra lo spessore
d’un filo e l’altro, imparò a far merletti bellissimi,
imparò a leggere, a scrivere, a parlare. « Io penso »
scrive di lei la stessa Elena Keller « io penso che
soltanto coloro che — come Laura Bridgman si sono
sottratti a questa esistenza di morte-vivente possono
farsi un’idea di quel che sia l’esistenza solitaria, avvolta nelle tenebre, assolutamente inerte, che è propria d’un’anima senza pensiero, senza speranza e
senza fede. Le parole sono inette a esprimere la desolazione di tal vita in carcere, e sono del pari inette
a significare la gioia d’un’anima ch’abbia rotto i
lacci che la ritenevano schiava ».
Elena Keller, ne’ suoi scritti, allude ad altri compagni e ad altre compagne di sventura. Il poeta Morrison Heady di Normandy (Kentucky) cieco e sordo
fin da la più tenera età come Elena, del quale ho
fatto precedentemente menzione. Ragnhild Kaata, giovane norvegese, cieca, sorda e muta anch’essa, che
aveva appreso l’uso inestimabile della parola. Il piccolo Tommy Stringer, di madre orfano e di padre
poverissimo; raccolto prima da l’ospedale d’Allegheny;
poi da un ricovero di mendicità della Pensilvania;
ammesso quindi, per sollecitazioni di Elena Keller,
nella Perkins Institution di Boston. È commovente la
cura di Elena verso questo piccino. Per introdurlo
nell’Istituto de’ ciechi, occorreva una somma; ed Elena
la procurò, mediante una questua presso amici adulti
e bambini, e facendo, per conto suo, dei risparmL
. Non dimenticherò mai » scriverà più tardi € i bei
Boldoni che mi furono inviati per il piccolo Tommy
da tanti fanciulli poveri che li avevano raggruzzolati a stento, nè la generosa e pronta simpatia dimostrata da persone vicine o lontane all’invito muto
d’una povera piccola anima prigioniera, che implorava soccorso e assistenza ». Quant’a lei, non si accontentò di procurar denaro, ma seguì col cuore
l’educazione del suo protetto. In aprile del 1891 (e
allora, Elena non aveva che undici anni) scriveva al
suo amico il poeta Oliver Wendel Holmes: * Vorrei
Ch’Ella vedesse il piceolino Tòm, eiechino sordo e
muto, entrato or ora all’Istituto. E’ ancora triste e
scontroso, ma prima di quest’altro aprile l’educazione avrà portato nella sua vita luce e gioia ■. E
pregava il poeta di raccoglier danaro a Boston per
questa bell’opera. L’ultimo di quello stesso mese, ella
scriveva a sir John Everett Millais: « Le farà tanto
piacere di sapere che Tommy ha ottenuto una buona
maestra, e ch’egli è gentile e vispo. Per verità, ha
più voglia di arrampicarsi che non di sillaba] e; ma
naturalmente non sa ancora quanto meravigliosa aia
la parola ». Che cosa non fece ella per il suo caro
Tommy! Ottenne che all’Istituto si desso un trattenimento di beneficenza a favore di lui; e in quel
trattenimento il celebre predicatore Brooks, amico
della piccola Elena, proferì un discorso. Elena scrisse
a giornali, chiedendo l’obolo dei cuori affettuosi. A
tutte le lettere che le pervennero accompagnate da
una somma anche tenne rispose di suo pugno, grata
dal fondo del cuore. Pubblicò nel Boston Herald la
lista delle prime oblazioni, che superarono i seicento
dollari; e la pubblicò conia speranza di ricevere altri
soccorsi. « Vuole Ella esser tanto gentile (così scriveva
al direttore di quel magno giornale, il 13 maggio 1891)
da inserire vìcWHerald la lista qui inclusa? Spero
che i lettori del giornale sentiranno con piacere che
cosa siasi fatto per il caro piccolo Tommy, e vorranno
concorrere a questa buona opera. Egli è veramente
felice all’Istituto, ove ogni giorno impara qualche
cosa. Ha scoperto che gli usci hanno serrature e che
è possibile introdurre pezzetti di carta nel buco delle
chiave; ma, dopo averceli messi, non ha furia di cavameli... Spero che le persone di buon cuore continueranno a darsi pensiero di Tommy, finché non
siasi raccolto il capitale necessario e che l’educazione
non abbia recato luce e armonia nella piccola anima
di lui ». Ed Elena prosegue, nello sue lettere, a parlare del suo protetto, un po’ tardo ad imparare, turbolento assai. Elena non ne dispera. » E’ dolce pensare »
(ella dirà)* scrivendo al poeta Holmes) * che egli (Tommy) è felice e contentona nella sua nuova dimora
piena di luce, e che quella cosa strana e meravigliosa
che la mia istitutrice chiama lo spirito aprirà ben
presto Tali in lui, per volare alla ricerca del ♦ paese
della scienza ». Le parole sono le ali dello spirito, non
è vero ?»
Elena Keller si è occupata anche di altri bimbi
privi dei principali sensi. Di Ruby Rice, graziosa
bimba sorda e cieca, che nel 1900, all’età di tredici
anni, viveva nel Texas, senza aver mai ricevuto istruzione di sorta, quantunque sapesse cucire e lavorasse
come una donnina maneggiando l’ago. Il senso dell’odorato era straordinariamente svolto in lei; si che,
entrando in una bottega, ella andava dritto allo
scaffale ov’era ciò che le premeva. Elena parla anche
di una certa Maud Scott, nata sorda, e privata, a tre
mesi, dell’uso della vista. A sei anni, posta neH’Istituto dei ciechi del Mississipì, stentava a camminare
e non sapeva valersi delle mani. Gli si dettero perline da infilare. Da prima non riesci a infilarne una.
Ma era intelligente e tanto carina. « Quando avrà
imparato a leggere, le manderò molte storielle che ho.
Cara e soave creatura » esclama Elena Keller in una
lettera del 9 dicembre 1900 » mi si stringe il cuore,
pensando a qual punto ella sia priva di tutto ciòch’è
buono e desiderabile nella vita ». Nella stessa lettera,
Elena riaccenna al suo Tommy, ormai cresciuto, assiduo frequentatore della scuola, in cui faceva * progressi stupefacenti », quantunque in fatto di conversazione si restringesse a dei si e a dei no.
Non ci sono sordi, muti e ciechi soltanto in America; ce ne son dovunqne. Per averne un’idea complessiva e completa, bisognerebbe leggere le pubblicazioni dei vari Istituti. Il canonico Naeghels, direttore dell’Istituto di Bruges, ci parlerebbe di Anna
Temmermann, La suora di carità Adhémar, dell’Isti-
4
LA LUCE
tuto di Bruaselle, ci racconterebbe, senza prosopopea,
storie meravigliose. Bisognerebbe leggere specialmente il libro dell’Àrnould Amea en prison. L’Arnould è cattolico e per giunta un po’ fanatico; ma
non par questo è meno dolorosamente attraente la
sfilata di centosedici sordi-mutl-ciechi, di cui 69 donne
0 47 uomini, ch’egli ci fa passare dinanzi all’imaginazione commossa. Tra quei disgraziati spiccano al-,
cune figuro. Marta Obrecht, Anna Maria Poyete, ,e
specialmente Maria Henrtin, nata sorda e cieca, il
13 aprile 1885, e stupendamente educata nell’Istituto
di Larnay da quella soave creatura ohe è suor Santa
Margherita.
Checché no dica l’Arnould, Elena Keller però ci
apparisce come il più illustre campione di questa
schiera di sventurati, quantunque ella non sia —
come Maria Heurtin — sorda e cieca da la nascita.
Parvus.
Fate i vostri conti!
Rendi ragione del tuo governo ì
Lue. XVI, 2.
Pel fattore infedele, il giorno del rendiconto giunse
improvviso. Quando più si credeva sicuro dei fatti suoi^
quando si lusingava di poter lungamente ancora continuare le sue malversazioni, quando si teneva sicuro
di non esser denunziato dai debitori del suo Signore,
eccolo accusato come « dissipatore » dei beni commessi
alla sua amministrazione. Chi sia stato l’accusatore, la
parabola non lo dice ; sarà stata la « voce pubblica —
quella voce che esce da mille bocche e da nessuna ;
quella voce che non si può far tacere in alcun modo ;
che non si può attribuire a nessun individuo privato ;
che perdura insistente, tenace, implacabile, ed alla fine
trionfa quand’è conforme a verità.
L’uomo ricco dice al suo fattore : « Che cos'è questo
« che io odo di tei Bendi ragione del tuo governo,
« perciocché tu non puoi più essere il mio fattore ».
— Il padrone, a cui forse era sospetta la lealtà, l’onestà,
la rettitudine del fattore, crede all’accusa, e senza deferirlo ai Tribunali, senza neppur far ricerca degli accusatori, lo chiama a sé, gli toglie il governo della fattoria, nè altro gli domanda se non ch’egli deponga i
libri, chiuda i conti e ne renda ragione.
Dal canto suo, il fattore infedele non si ribella non
insorge, non impreca contro gli anonimi accusatori; non
si scnsa, non si difende, non si giustifica, non si umilia
neppure e non si prova a impietosire il suo Signore.
La sua coscienza gli parla alto e chiaro ; egli richiama
alla memoria tutte le sue frodi, le sue ingiustizie, nelle
qnali è venuto acquistando, man mano, una somma
abilità. Piuttosto, una volta ancora, egli farà uso della
sua sperimentata scaltrezza per scansar la vergogna di
zappare o di mendicare. La parabola dice il modo da
lui tenuto per raggiungere il fine.
Questo fine, lodevole in sé, non lo è però nei mezzi.
Ben presto suonerà l’ora in cui dovrà egli abbandonar
l’ufficio ; ma, prima di esser « rimosso dal governo »,
vuole adoperarsi in guisa che < altri lo riceva in casa
sua ». Egli troverà degli amici in coloro che tenner
mano alle sue prevaricazioni — almeno egli lo spera —
e così, in altra forma, in altro modo, in altro luogo,
egli continuerà a campare e a godersi « le ricchezze
ingiuste ».
« Il Signore lodò l’ingiusto fattore, perchè aveva fatto
avvedutamente » — e qui sta tutto il merito suo. Licenziato, non si sgomenta, non si perde d’animo, ma
provvede ai casi suoi. Questa sua condotta è conforme
a quella dei figliuoli del presente secolo, a quella di
tutti : chi gliene potrà far colpa ? — ed essa contrasta
con quella assai meno accorta, dei figliuoli della luce :
di quegli uomini timidi, meticolosi, che si lasciano togliere il mantello, rubare, frodare, non solo a danno
loro, ma del loro Signore senza un moto di reazione.
Oh se i fattori leali nel poco e neU’assai fossero simili ai fattori sleali ma avveduti, perspicaci, alacri nel
mettersi al coperto quando la burrasca si avvicina 1
Oh se questi fattori, che non froderebbero un fil di paglia, che vanno per la via diritta consegnando fino all’ultimo centesimo, attendessero agli interessi del loro
Signore come attendono al proprio, curando quelli e
non trascurando questi, — no, giammai per essi verrebbe il giorno del rendiconto finale, giammai sarebbero rimossi dal governo; giammai si presenterebbe la
triste prospettiva di dover zappare o mendicare. Anzi,
leali e meritevoli di fiducia nelle cose della terra, il
Signor della terra e del cielo li innalzerebbe nel grado,
direbbe loro : « Amico, sali più in su », darebbe loro
il meritato premio, affiderebbe loro le ricchezze « vere »,
le ricchezze celesti, che i ladri non sconficcano e « non
rubano », che i fattori leali non dissipano.
*
■N *.
Il giorno della resa de: conti dee venire anche per
noi — solamente dipende da noi se sopraggiungerà
aspettato o improvviso. Intanto, perchè ce ne facciamo
un’idea alquanto esatta, ecco venire il capo d’anno.
Niiin uomo d’affari, esperto e avveduto, comincierà
l’anno nuovo senza^aver regolati i conti dell’anno vecchio, senza aver posto sulle bilance il dare e l'avere.
Negligere questa operazione sarebbe colpa e follia. Volete rovinarvi, fallire, prepararvi una catastrofe ? Tenete male i vostri conti o non li tenete affatto. —
Siete voi impiegati o subalterni in una Banca, in
un’Agenzia di affari, in una Società industriale e commerciale, e volete voi, un giorno, trovarvi sul lastrico,
perdere lo stipendio e l’onore, sentir tutta l’incapacità
vostra di zappar nei campi o di lemosinare nella città ?
Comportatevi slealmente, frodolentemente ; falsificate le
cambiali, i registri, le cifre ; fate passar nelle vostre
tasche un po’ di quel che deve andar nelle tasche del
padrone ; poi andate a sperperare in bagordi, in lussurie, in illecite passioni, in costosi divertimenti il
danaro sottratto alla cassa, di cui avete l’amministrazione, ma di cui non potete disporre per conto vostro ;
commettete queste ed altre infrazioni alle regole dell’onestà — e presto la voce pubblica vi ronzerà intorno, e,
prima che a voi, giungerà agli orecchi del principale,
0 di Colui che ha il diritto e il dovere di chiamarvi
e render conto del vostro sgoverno.
Ve n’hanno tanti, oggi, per lo mondo, dei fattori
sleali, ma avveduti, i quali, vistisi scoperti, fanno le
valigie 0 si contentano del portafoglio ben rigonfio, e
passano il confine per mutar aria... Ve n’hanno di quelli
altresì che sanno sfidar la voce accusatrice, e tapparsi
gli orecchi coi gruzzoli sottratti alle casse altrui, non
secondi al fattor della parabola nè ad altri in astuzie ed
abilità ladresche. Essi sono che fanno dire al popolino
che i ladri piccoli restano impigliati nella rete e pagano il fio dei loro furti ; mentre i ladri grandi, o
in grande, rompon la rete, passan tra le maglie del
codice e guizzan via nel mare magnnm di questo
mondo.
Neppur co.storo perdono il loro tempo a scusarsi,
scolparsi, giustificarsi : sarebbe esser meschini. La loro
coscienza li accusa sì, ma non li morde ; pungerla non
serve, è incallita, cauterrizzata ; si rassegnano ad esser
privati dell’ufficio, ma già sanno ove giace il peculio,
messo da parte, e del quale non renderanno ragione.
— E per contrasto, quanti uomini onesti, probi, leali
lottano giornalmente nel bisogno e nella miseria 1 Che
cosa manca loro perchè non abbiano mancamento d’alcun
bene? Forse una maggiore attività, un’operosità più
intensa, una economia più stretta, un tener di vita
men dispendioso, qualche virtù di più, qualche vizio
di meno? No: manca loro Vavvedateszàl Olilasciare ai figliuoli di questo secolo tutto il merito di
questa virtù ? Perchè non accoppiarla alla lealtà, alla
probità, all’onestà ? Havvi forse contraddizione, antipatia
tra l’essere leali e l’essere avveduti — tra il fare coscienziosamente l’interesse del padrone e trovare in
esso il proprio interesse ? Certamente no! La contraddizione giace in noi medesimi, i quali, pur dicendo
di essere, o volendo essere « figliuoli della luce », ci
lasciamo per zelo, per divozione, per oculatezza, per
ingegno far la lezione dai figliuoli di questo secolo 1
Ah no, che non li convertiremo alla luce del Vangelo, se invece di candellieri ci facciam moggi o spengnitoi.
» •
La parabola di Cristo, che dipinge cosi al vivo una
delle tante scene del mondo degli affari, mira a fornirci un insegnamento superiore : la lealtà nelle ricchezze vere. Teniamo bene in mente che la lode tribntata al fattore non va più in là della sua c avvedutezza » — e non vale a fargli perdonare la sua
slealtà, nè a mantenerlo al governo. Scaltro egli fu,
ma non galantuomo : s se ne andò col certificato di
abile truffatore. Se Gesù fa spiccare il contrasto tra i
figliuoli di questo secolo e i figliuoli della luce quanto
ad avvedutezza e accorgimento. Egli insiste però sul
principio superiore della lealtà, la quale deve caratterizzare i suoi discepoli. Alle sottigliezze della mente,
ai sotterfugi, ai maneggi, ecc., Egli contrappone la
giustizia, la dirittura, la coscienza. Se Egli ci invita
a farci degli amici con le ricchezze « ingiuste * —
qnal ricchezza mondana può dirsi pura d’ogni frode o
ingiustizia ? — Più assai Egli ci sprona ad acquistarci
amici, somministrando loro le ricchezze vere, e rendendoci degni di esser chiamati al « governo » di esse,
d’esser « irreprensibili e buoni dispensatori della diversa grazia di Dio ». (Tito 1-7, I Plet. 4-10).
Le vere ricchezze, quelle che hanno ad esser nostre
— quelle di cui non abbiamo solo il governo, ma la
proprietà — quelle che dobbiamo amministrare direttamente e non pel tramite di un fattore — .sou quelle
celesti, riposte per noi nei tabernacoli eterni ; — son
« le cose di sopra » ; sono i tesori di gloria, di pace,
di felicità che il Signore ha messi in serbo per noi;
— sono case, campi, parenti, amici già saliti alle regioni superne, pronti ad accoglierci, al nostro arrivo,
festevolmente.
Che più? La vera ricchezza per noi è Dio stésso,
resosi visibile allá creatura sua rigenerata, santificata,
trasfigurata; — ò Gesù Cristo, seduto alladestia del
Padre, e somma aspirazione delle anime nostre. —
Esser ricchi in Dio significa aver Dio per ricchezza.
Posseder Cristo significa posseder « tutti i tesori della
sapienza e della conoscenza ». Havvi ricchezza più vera
e più giusta di quella che vien cosi definita : « Questa
è la vita eterna : che conoscano te, il solo vero Iddio
e Gesù Cristo che tu hai mandato ? ». (Giov. 17-3).
« Che giova egli all’uomo se guadagna — bene o
male — tutto il mondo e fa perdita della vita sua ? ».
(Mat. 16 26).
Chi rende noi padroni, possessori d|/ questi sommi
beni ? — Gesù Cristo Figliuol di D^o, il quale « a
« tutti coloro che l’hanno ricevuto e Credono nel Nome
« suo, ha data questa ragione d’esse/ fatti figliuoli di
« Dio ». (Giov. 1-12). — Come fmministriamo noi
questi beni spirituali? Il Signore hon ci ha fatto parte
delle sue dovizie perchè ne godessimo egoisticamente ;
ma Egli ci ha detto : « Siate il /baie della terra ; siate
la luce del mondo... ». « Andati, annunziate l’Evangelo ad ogni creatura ». » SiaW sempre pronti a render
testimonianza della fede che è'in voi... ». » Evangelizzate fra i Gentili le ricchezze di Cristo... ». — Siamo
noi amministratori leali o fattori ingiusti ? Prosperano
i possedimenti di Dio nelle 'nostre mani o disperdiamo
noi la sua eredità ? Siamo noi luce o tenebre ? candelabri 0 spegnitoi ? pastori della greggia o lupi rapaci?
servitori veglianti o dormienti ? ateendenti al buon governo della casa di Dio o contenziosi e invidiosi gli
uni degli altri ?
Facciamo i nostri conti mentre siamo al governo e
ripariamo alle nostre infedeltà, slealtà, ruberie, infingardaggini, mondanità, a tutto ciò che non si conviene
ad un fadel servo o serva del Signore, avanti che
spunti il giorno delle finali retribuzioni. Siamo leali
inverso Dio ; siamo avvedati per riguardo a noi. Non
vogliamo lasciarci trascinare in tentazioni opponendo
le ricchezze della terra, che periscono ; adoperiamoci
all'acquisto < dei futuri beni » eterni, riposti nei cieli
per tutti coloro che avendo creduto in Gesù Salvatore
ed essendo camminati in integrità di vita, verranno
accolti con giubilo nelle regioni superne dal solo Dìo
0 Padrone, il Signor Gesù Cristo che lor dirà : Bene
sta, buono e fedel servitore! Y.
Il quarto dei Plagi
{Leggenda americana)
C’era una volta, lontano lontano, oltre i mari sconfinati, oltre i deserti impenetrabili, nel paese d’onde
ci vien l’aurora, un mago potentissimo, il quale viveva in un magnifico palazzo.
Per lui i cieli non avean più misteri. Egli aveva
contato le stelle e le chiamava tutte col loro proprio
nome; e gli astri parevano conoscer lui e proteggerlo.
Egli aveva strappato ai metalli segreti strani, e ne’
suoi crogiuoli (così si vociferava) il ferro, il piombo,
il rame si convertivano in oro. Ond’è che le sue ricchezze eran passate in proverbio, come il suo sapere,
e molta gente s’ingelosiva della sua felicità.
Nondimeno qualcosa a lui mancava ancora: non
aveva amato mai e il suo cuore era arido e vuoto.
Un giorno — tanto tanto tempo fa — scorse nel
cielo una nuova stella; i raggi di essa eran puri e
soavi come una carezza, e, quando si posavano su
qualche oggetto, parevan cìngerlo come d’un’ aureola.
Il savio capi che colui, su la fronte del quale si
fosse fermata quella luce, sarebbe un re, un re
sacro ai cieli, un re benedetto fra tutti i re della
terra; e però, senza por tempo in mezzo, fatto sellare il migliore de’ suoi corsieri, indossate le armi
più belle, prese seco le stoffe più ricche, ì gioielli più
preziosi e dell’oro in gran quantità, partì per se-
5
LA LUCE
guire la stella e per adorar colui ch’ella avrebbe incoronato re.
*
* *
Il Mago viaggiò, viaggiò; e, poiché non aveva prima
d’allora lasciato mai nè il suo palazzo nè le sue torri,
andava meravigliandosi della bella natura e rendeva
grazie alla stella che l’aveva tolto alle sue triviali
ricchezze.
Passando davanti a una capanna, vide un bambino
piangente che diceva: « Ho fame! > Discese di cavallo,
chiamò la madre del piccolo affamato e le disse: —
Il tuo figliolo piange, perchè non gli dai un po’ di
pane?
— Non ne ho — rispose la donna.
— Eh, piglia della farina, intridila e codia nel
forno.
— Signore, non ho più farina da intridere, non ho
più legna per scaldare il forno!
— Perchè non vai a comprarne? tuò figlio ha fame
e piange.
— Ieri, mio bel principe, avevamo l’ultimo boccon
di pane, il piccino se l’è mangiato, suo padre ed io
ci saziammo della gioia sua, giacché la borsa è vuota
al pari della madia.
Così il savio apprese che a questo mondo sono
uomini che soffron la fame, e che quaggiù non tutto
è luce come nei cieli, e il suo cuore ne fu attristato.
Corse alla città a comprar quanto bisognava, e il piccino smise di piangere.
Ma la stella, proseguendo il corso, era intanto discesa verso l’orizzonte, da la parte d’occidente, e pareva splendere di luce men viva. Il Mago temette di
restar addietro e di perderla di vista; onde, senza
ascoltar ringraziamenti, inforcò il cavallo, e via.
Camminò alcuni altri giorni, e, passando per una
stretta gola di monti, s’imbattè in un viandante ferito,
che i malandrini avevan spogliato delle cose sue e
che tremava per la febbre.
Il Mago stupì e si indignò quando il ferito con
voce fievole gli ebbe raccontata la propria miserevole
istoria. Non avrebbe mai creduto che l’uomo fosse
malvagio e crudele a tal segno, non aveva mai pensato che in questo mondo potessero essere degli assassini e delle vittime, non lo aveva mai pensato,
perchè nei cieli non aveva soorto^ altro che bontà.
Sollevò il malato, lo avvolse,^ in una buona coperta
di lana, gli fasciò le piaghe e,' sorreggendolo, lo ricondusse alla dimora. E quivi'proseguì ad assisterlo,
a scaldarlo, a curarlo, e non si accomiatò da lui se
non a guarigione perfetta.
Era intanto passato del tempo, e, quando il viaggiatore stava per rimettersi in via, la stella all’orizzonte, verso occidente, pareva più bassa ancbra e meno
luminosa; sì che, per tema di perderla di vista, egli
si sottrasse in fretta agli abbracci riconoscenti del
suo nuovo amico, e partì.
Il Mago attraversò un arido deserto. Presso una
sorgente senz’acqua trovò due corpi inerti, quello di
una donna morta e quello di un fanciullo morente.
Rimase atterrito a sì lugubre spettacolo, chè fino allora percorrendo le vie del cielo egli non aveva incontrato che vita e vita feconda. Scavò con senso pietoso una fossa nella rena e oi seppellì la madre; e,
non potendo fare altro per lei, le diede le lacrime del cordoglio sincero. Poi porse da bere al
fanciullo e lo richiamò in vita, mentre la-stella ad
occidente più è più declinava.
Per anni parecchi egli andò, scoprendo ogni giorno
nuove sciagure, nuove ingiustizie. S’imbattè in lebbrosi, e conobbe l’abbandono, penetrò in covi umani,
e conobbe la corruzione; visitò carceri, e conobbe l’oppressione ; varcò soglie di palazzi, e conobbe la
violenza; riscattò schiavi e si sof{ermò su campi di
battaglia insanguinati
Dovunque ebbe cura di consolare, di rimediare, di
riabilitare, di recar sollievo; ma la stella andava
sempre più impallidend:^ lontana.
•
E si spense del tutto. Da più di trentatrè anni egli
aveva lasciata la sua casa, da più di trentatrè anni
faceva viaggio così, arrestato ad ogni tanto da le sofferenze umane. Aveva lasciato il proprio mantello su
10 spalle d’un uomo e convertita la propria veste in
sudario. Aveva donato la propria cavalcatura a un poverello. In tunica dimessa, con un bastone in mano,
coi piedi indolenziti, s’approssimava a Gerusalemme,
quando una donna passò piangendo e gli disse:
< Hanno tolto il mio Salvatore » e il Mago pianse
con lei. Levò il capo, e la stella non c’era più.
Allora il Mago provò la disperazione; l’ambascia
gli rinserrò il cuore ed egli si dolse d'aver beneficato. € Mi son trattenuto nella compagnia di poveri
e di sciagurati, e intanto degli altri han conosciuto
11 Re, degli altri hanno potuto prostrarsi innanzi al
suo trono e offrirgli doni, degli altri han veduto colui la cui fronte la stella divina doveva incoronare » così mormorava. E, mentre gli crollavan
le sue care speranze e gli ideali che l’avean sórretto
fin là, s’avvide d’essere ormai povero, vecchio, stanco.
Entrò nella città piena di movimento e, ritentando
la sorte, volle fermar gente, che passava, a cui disse :
« Avete voi veduto la stella, avete voi veduto il Re ?
Gl’interpellati tiravan via inviperiti, senza aprir bocca, taluno lo minacciava coi pugni o gli gittava sassate.
Giunto sur un colle raso, quand’era già notte, vide
un uomo ohe accelerava il passo, e : t Ti prego — gli
disse — ascolta 1 hai tu veduto il Re ».
E quest’uomo, scrollando le spalle, gli rispose con
fare canzonatorio : « Troppo tardi arrivi ! L’han già
portato via e seppellito da tre giorni ».
E il Mago pianse e ripetè come la donna : * Hanno
tolto il mio Re. Non lo vedrò, non lo conoscerò mai ! »
Ma una mano si posò su la sua spalla : « Amico » —
disse una voce — « perchè piangi? » — «Han tolto
il mio Re e non so ove l’abbiano posto » — rispose il
Mago... « lo sai tu ? »
E la voce pietosa e dolce riprese :
— Sei tu colui die presso una capanna diede del
pane ad un bambino ?
— Sì — disse il Mago — come fare altrimenti? egli
aveva fame.
— Quel bambino era Lui\ E non ricordi più quello
sventurato ferito e ignudo sul margine della strada
accanto al quale sostasti per donargli il mantello ?
— Come fare altrimenti ? aveva freddo.
— Quel ferito era Lui ! E quel fanciullo rantolante
su la rena, non l’hai tu incontrato ?
— Aveva sete.
— Era Lui. E quel disgraziato che tu strappasti
alla schiavitù ed al supplizio, te lo ricordi?
— M’avvidi della sua innocenza, dovevo salvarlo.
— Era Lui. Era Lui in ognuno di quei miserabili
in cui t’imbattesti per via. O Mago, rallegrati! tu
l’hai conosciuto, tu l’hai servito, meglio, oh meglio
di tutti coloro che l’adorarono e lo seguirono.
— Straniero ! — esclamò il Mago — perchè mi parli
così ? Non ti intendo.
— «In verità » sussurrò la voce « in verità ti dico
che in quanto hai fatto tutto ciò a uno di questi minimi, l’hai fatto a me ».
E il Mago sussultò : a questi accenti divini levò il
capo : « Straniero » disse « resta con me. Sei tu forse
il Re ch’io anelo? te ne prego, dimmi il tuo nome! »
Colui era sparito; ma come se il cielo volesse rispondere alla preghiera, il velario di nuvole si squarciò,
e la stella riapparve più bella, gip luminosa che mai.
Il suo raggio, di tra i vapori, scese perpendicolarmente
sul Calvario. E a tal luce, il Mago vide una croce
greve, grossolana, vide una corona di spine insanguinata, vide una scritta greca, latina, ebraica, con
queste parole : « Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei ».
{P. Blatte - Milsand nell’ Espérance).
AVVISO UFFICIALE
Il signor Daniele Buffa, di ritorno dal suo viaggio all’estero, riprenderà col 1. di gennaio p. v.
la direzione del suo distretto Piemonte-LiguriaNizza. Ricordiamo che il suo indirizzo é: Via Pio
Quinto, 15, Torino.
Siamo fin d’ora in grado di annunziare i temi
delle conferenze che l’egregio professor G. Rostagno terrà in Roma (Via Nazionale 106) l’8 gennaio e domeniche successive, a ore 17 e mezzo.
Eccoli : 1) Fragilità umane e costanza divina. —
2) L’atteggiamento d’un Fariseo e l’atteggiamento
del Cristo di fronte al peccato. — 3) Dubbio logoratore e certezza trionfante. — 4) La visione
di Dio e l’unico modo di conseguirla. — 6) Le vittorie della fede.
Notizie Evangeliche
ITALIA.
ROMA. — Il giorno di Natale, il nostro Tempio
di Via Nazionale 106 era affollatissimo. Del resto è
sempre molto bene frequentato, anche in domeniche
ordinarie. Molte persone si accostarono alla Santa
Cena o Comunione. Apprendiamo che il pastore signor Comba terrà ogni quindici giorni, il giovedì,
alle ore 18 e mezzo, conferenze con proiezioni luminose. Vi invitiamo fin d’ora tutti i nostri Lettori di
Roma.
FIRENZE. — Leggiamo nel Fieramosca ;
« (Fabbri). Sabato sera, il dott. Giovanni Melile,
presente un numerosissimo pubblico, tsnne alla nostra Università Popolare, una applauditissima conferenza sul tema: Leone Tolstoi e il principio della non ’
resistenza. j
Con parola elevata e con forma elegante e chiara
parlò dell’illustre scrittore e di qualcuna delle suo
opere, esaminando specialmente, con giusta critica, o
sotto l’aspetto politico-economico e morale il principio da lui spiegato. Venne quindi a parlare dell’uomo che, desideroso di vivere nella vita semplice
ed attiva, lontano dalla ricchézza, lottò aspramente
contro ostacoli insormontabili : amico degli oppressi
lavorò con loro, e con loro avrebbe voluto dividere
il suo superfluo riuscendo soltanto a vivere l’ultima
sua ora nella quiete semplice che aveva sempre agognata. ,
L’illustre oratore venne calorosamente applaudito ».
DOVADOLA (Enrico Robutti). — Poco mancò che
andasse a monta questa simpatica festicciuola, poiché giunto il Natale mancava... l’albero !
Dove trovare un pino ? I paolotti dovadolesi —
proprietari di tutto questo territorio — presa l’imbeccata in sacrestia se la ridevano sotto i baffi ; c’era di che!
Invero, per chi fu educato alla scuola del prete intransigente, non vi è maggior soddisfazione di
questa : mettere un bastone nelle... ruote dell’eretico,
visto e considerato che se n’è ito il tempo beato in
cui poteva farglielo cadere sulle... spalle! Ma, grazie
a Dìq e ad un fratello volonteroso, il bastone s’è rotto
e le ruote hanno funzionato, ed anche egregiamente.
Così potemmo ammirare, nella nostra sala, la será
del25corr., un magnifico pino, superbamente addob
bato, tutto risplendente di luci, con mille riflessi d
fili e di gingilli argentati ed indorati ! L’uditorio nu
merosissimo e rispettoso, in modo vivo e sincero, ap
plaudì il brillante programma eseguito dai nostri a
lunni, dagli occhietti scintillanti e dai visetti sorri
denti ! L’impressione fu ottima in tutti : negli udi
tori per lo svago intellettuale provato, nei bambin
per i premi graditissimi e negl’ insegnanti per la sod
disfazione di veder coronate le loro fatiche. Il Si
gnore benedica largamente e faccia fruttificare alla
sua gloria il seme di verità e di grazia che fu sparso
in questa cara e indimenticabile festicciuola !
SANREMO (Remopolitanus). — Vi scrivo sotto
l’impero dell’emozione prodotta in me dal nostro
culto di Natale. Tempio affollato come nelle grandi,
solenni occasioni. Molti estranei, oltre ai fratelli che,
salvo rare eccezioni, erano tutti al loro posto. Del
culto delle grandi solennità noi facciamo sempre un
indiretto mezzo di evangelizzazione nel buono e non
settario senso di questa parola. Quanto cara cosa è
per noi unirci in adorazione insieme con tanti fratelli nostri ufficialmente appartenenti alla Chiesa romana ma dalla mente aperta, dal cuore caldo e generoso! Come spariscono le meschinità settarie al
seggio della vera comunione cristiana e veramente
cattolica ! Del sermone non parlo, perchè chi scrive
queste righe è appunto il predicatore. Il testo era
Fatt. VII. 56, e l’esperienza dentro di «oí del cielo
aperto fu 1 idea dominante della breve meditazione,
Laetitia, la campana della nostra Chiesa, aveva suonato a festa la notte, aveva suonato all’alba con le
altre campane della città, e l’apostrofe ispirata del
pastore Fallot alle campane di Natale costituì la chiusa del sermone. L’assemblea era vibrante di emozione,
se dobbiamo giudicarne dalle lagrime che la solennità e la spiritualità dell’ora richiamava sul ciglio
di molti. La musica, diretta con maestria dal nostro
fratello Aldo di Lea, fu squisita. Un coro di Klein
venne eseguito in maniera efficace con piena fusione
delle voci: meritato compenso di successo pel direttore del coro, ohe non risparmiò fatica e pazienza per
recare a compimento cosa degna. Prima della Comunione, Aldo di Lea esegui la più bella pagina del
Baci, il decimo A.ssolo, della raccolta sulle parole di
Isaia: «Il deserto e il luogo asciutto si rallegreranno eco. » Il nostro fratello eseguì questa pagina
nfiaravigliosa non solo con perfezione tecnica ma versando in essa le vibrazioni di un’anima che sentiva
r ispirazione religiosa di quella musica. II tempio per
opera del fiorista Müller, era finemente adorno con
piante, con ghirlande, con fiori. L’insieme del culto
fu nn grande solenne atto dello spirito! La Chiesa
ha acquistata, nel giorno di Natale, una nuova sorella: il carissimo nostro anziano sig. A. M. ha avuta la felicità di comunicare per la prima volta
insieme con la sua gentile consorte, alla mensa del
Signore. Le nostre cristiane felicitazioni alla nuova
sorella, al nostro anziano ed alla famiglia tutta.
Ed ora : avanti !
'TORINO. — I nostri complimenti alla Unione Cristiana delle Giovani sezione di Torino, della quale
abbiamo ricevuto la settima relazione, in forma elegante e piena di notizie attraenti intorno all’operosità dell’Unione stessa.
GUARDIA LOMBARDI (Avellino). — Applaudiamo di cuore alla Società fede e progresso costiXaiisai
in Guardia Lombardi (prov. di Avellino). Ha per isoopo lo studio e la pratica di ogni verità religiosa,
prendendo a base, a regola e per unica autorità di
6
6
LA LUCE
fède la Bibbia ; la pratica e l’incremento della carità
0 amore cristiano, della fratellanza e dell’eguaglianza
secondo l’insegnamento e lo spirito dell’Evangelo.
MESSII7A. — I giornali locali han parlato con
simpatia dell’ inaugurazione di quel nostro tempio.
Non occorrerebbe neppur dirlo, poiché tutti sanno
quanto sia liberale la stampa in quella sventurata e
nobile città.
ESTERO.
IiUGANO fF. C.) — Il giorno di Natale, Albero
della prima Scuola domenicale tedesca. Lunedì, 26
corr. alle 16, Albero per la Scuola domenicale italiana. Due ore dopo. Albero per la seconda Scuola domenicale tedesca.
LONDRA. — Nel 1911 si inaugurerà a Londra
il < Palazzo dell’Evangelo », come vien chiamato,
cioè il palazzo che si sta costruendo per l’Associazione cristiana della Gioventù e che sarà dedicato a
Giorgio Williams il fondatore delle Associazioni. Costerà 160 mila sterline, ossia 11 milioni e 200 mila
lire. (La Vie Nouvelle).
jVeJ caffolicisnio romano
-------o------
Notili preti.
A Perugia nei giorni scorsi s’è andato procedendo
al giuramento antimodernista di quel clero che è il
più... modernista d’Italia. « Un gruppo di sacerdoti perugini » nobilissimo ha pubblicato una nobilissima
lettera ; nella quale « dopo aver accennato che molti
preti saranno costretti a giurare perchè solo col sacerdozio possono vivere, si dice che altri, i quali
hanno una buona posizione economica, vedono giunto
il tempo di mostrare coi fatti che hanno il coraggio
di cominciare a dar vita a quel sacerdozio che non
sia più una casta privilegiata e sfruttatrice di lauti
benefici e prebende, ma sia forte unicamente delle
individuali risorse conquistando dei posti di lavoro
nella vita del nostro paese. La lettera ha prodotto
viva impressione. »
A-ntimodernisti accaniti.
I vescovi austriaci, i più antimodernisti di tutti,
si sono adunati a Vienna ed hanno concordato una
pastorale al clero, per esortarlo a combattere il
modernismo ; hanno anche rinnovato i piagnistei e le
proteste contro il discorso Nathan.
L^eterna quistione.
L’onorevole Cornaggia ha spezzato alla Camera una
lancia prò insegnamento catechistico cattolico nelle
scuole. Ma non avete ampli templi per l’istruzione
religiosa dei fanciulli?
Le ricchezze dei cattolici ungheresi
La Chiesa cattolica romana è ricchissima in Un
gheria. Possiede 12 mila chilometri quadrati all’in
circa di terreno. Tutti gli arcivescovi e i vescovi
hanno ciascuno un reddito che supera i 100 mila
franchi; l’arcivescovo d’ Esztergom • principe-primate » incassa più di un milione per anno. Anche i
canonici e moltissimi parrochi guazzano nell’abbondanza, e certi conventi possiedono sostanze enormi,
(La Vie Nouvelle).
Gli intransigenti di Germania.
Non ostante il viaggio del cardinal Fischer a Roma
e le voci sparse circa al suo pieno accordo col Vaticano, gli avversari capitanati dal cardinal Kopp
continuano a diffondere l’opusculo Colonia, un pericolo per il Cattolicismo tedesco. {Le Christianisme)>
Denari e Paradiso.
Nell’interno della Reai Chiesa di S. Chiara in Napoli trovansi presso l’ingresso due cassette, con questa scritta: «Date un’offerta per il mantenimento di
questo tempio, privo di mezzi, e dal Signore vi sarà
dato per ricompensa il Paradiso ».
Multa Iter un matrimonio.
L’abate Biberne di Sables-d’Olonne (Francia), il
quale celebrò un matrimonio religioso prima di quello
civile, è stato condannato a 25 franchi di multa e
alle spese processuali. (Le Chrétien).
Odissea d*un abate francese.
L’abate Tissier curato di Medeyrolles aveva detto
più volte dal pulpito: « I ragazzi che studieranno la
storia di Francia col libro del Calvel non faranno la
prima comunione ». Siccome il manuale di storia del
Calvel è approvato dal Ministero della Pubblica Istruzione, l’abate fu, in forza dell’articolo 35 della
legge di separazione, tradotto innanzi al tribunale
correzionale di Ambert, che lo condannò. La corte
d’appello di Riom lo assolse. La corte di cassazione
di Lyon lo ricondannò. Naturalmente la sentenza
della Cassazione servirà in avvenire per interpretare detto articolo 35 (Le Chrétien).
La politica religiosa di Fio 3T»
Il Giornale d’Italia, in un notevole articolo, nel
quale ci sarebbe anche molto da censurare, sostiene
questo in sostanza. Alla morte di Pio IX la Chiesa
lomanaera in piena crisi politica-, onde, per rimediarvi, la necessità d’un papa politico, come fu appunto Leone XIII. Alla morte di Leone XIII, la Chiesa
romana era invece in piena crisi religiosa (la Francia pronta alla separazione; la Chiesa Gallicana indisciplinatissima e pronta alla ribellione, come prova
il recente movimento contro la comunione a 7 anni;
il Modernismo infine, crisi religiosa, non politica);
onde occorreva un papa religioso, cioè (così interpreta il Giornale d’Italia) un papa che facesse una
politica religiosa. Tale è Pio X. — Tutto sta a vedere
se Pio X abbia la potenza di risolvere la nuova crisi
formidabile !
Pentimento papale.
(P. C.) — Un prelato cattolico della Germania pretende sapere da fonte ineccepibile che il papa, quando si è reso conto della portata della sua enciclica
di fronte ai sovrani protestanti, segnatamente il Kaiser pel quale professa altissima stima, si sarebbe messo a piangere a calde lagrime.
Defìcit in cassa cattolica.
{P. C.) — Del tanto vantato congresso cattolico
(Katholikentag) di Augsburgo abbiamo a suo tempo
fatto il dovuto cenno. Ora leggiamo nei giornali tedeschi che ha lasciato uno strascico molto noioso per
gli organizzatori. Un Déficit di 20000 marchi, che nessuno vuol pagare. Le «azioni» cattoliche sono al ribasso
anche in Germania.
I papi e la Germania.
(P. C.) — L'origine dell’ impero germanico, stando
alle scoperte archeologiche della clericale Germania
di Berlino, è strettamente papale. Difatti fu un papa
a concedere la corona a Pipino, e poi incoronando
imperatore Carlo Magno e poi... Basta leggere a volo
d’uccello la storia delle lotte tra il papat® e l’impero,
per vedere quanto s’impaperi la papista Germania
nel voler far del papa nn benefattore dell’unità germanica. Sempre così con quei signori papisti che conoscono a perfezione l’arte di falsar la storia.
Carità pelosa.
A Roma, 1’ « Opera di Gesù Bambino » offre corredini pei bambini poveri nati nella notte di Natale ;
ma l’opera ha cura’^di avvertire ohe non vengono
ammesse le domande qualora... il battesimo sia protratto oltre... il quinto giorno.
La lefiffe del catenaccio.
Dopo un interminabile seduta diurna e notturna,
le Cortes spagnole hanno approvato con bella maggioranza la legge del catenaccio (contro le congregazioni religiose).
Notizia importantissima ! !
I giornali annunziano che il Vaticano intende sostituire delle medagliette allo scapolare. Perchè ? Non
già (risponde il Corriere d'Italia) perchè ciò sia stato
richiesto da le dame dell’aristocrazia nera, a cui non
dispiace di andar scollacciate a teatro, per esemplo;
ma perchè... in Affrica i negri convertiti al Cattolicismo conciano talmente lo scapolare, ch’è una vergogna. Si tratterebbe dunque d’un provvedimento
d’igiene, degno di pigliar posto tra le più gravi riforme del secolo XX 1
Due sospesi.
Due altri sacerdoti sono stati sospesi a divinis.
Passi per Domenico Mancini che aveva trascinato
innanzi al Tribunale (laico) un suo superiore, a
quanto pare ingiustamente; ma quel povero Mariano
Biondi già canonico della cattedrale di Anagnil...
Ecco in due parole la storia dolorosa. A vescovo di
Anagni viene eletto monsignor Antonio Sardi. Costui
prende a ben volere il Biondi e lo nomina rettore
del seminario e suo segretario. Per nove anni, pace
perfetta. L’anno scorso, muore il canonico Staggi
preposto di Anagni, e un « vivo dissenso » s’accende tra mone. Sardi e il Biondi. Per qual ragione?
€ Per una ragione » dice ingenuamente il Corriere
della Sera • veramente curiosa (sic) ». Lo Staggi,
cioè il canonico morto ha lasciato tutto il suo a don
Biondi 1 Di qui il dissenso e le persecuzioni... vescovili. Ne son seguiti processi ecclesiastici, che dettero
ragione al povero perseguitato. E, nondimeno, per
intrighi d’ogni specie, l’avversario è riesoito a trionfare. S’è parlato di libelli diffamatorii, ai son cavati
fuori pretesti e cavilli d’ogni specie: sta il fatto che
don Biondi è stato sospeso a divinis. Ah, la maledetta fame dell’oro 1
Fino o! 31 cnmintB
3 lire. Non registreremo gli abbonamenti di L.2,50
pervenutici con bollo della posta posteriore al 31
dicembre.
Fatti vari
LEONE TOLSTOl.
Secondo confidenze fatte all’amico e ammiratore suo
pittore Giovanni Spica, Leone Tolstoi era « lontano
dall’annettere un valore eccezionale al Vangelo ». De
gustibus. I grandi uomini sono molto piccini talvolta.
ORPHEUS.
Nel Giornale d’Italia è apparso un articolo di
Giorgio Sorel su VOrpheus e la critica delle religioni
di Salomone Reinach. E’ tanto che se ne parla all’estero 1 ! Se VOrpheus danneggerà il Cattolicismo, non
potrà turbare minimamente la fede cristiana fondata
su questa esperienza: € Ero impuro, lo Spirito di
Gesù Cristo mi ha rigenerato ».
PRO PACE.
Il riccone americano Andrea Carnegie ha destinato 50 milioni per la causa della pace. Benone !
BIRBONI !
I giornali italiani hanno tutti o quasi tutti riferito
di un pastore evangelico, contro cui a Berlino si è
iniziato processo per sevizie a danno di fanciulli. Se le
sevizie sono storiche, noi non abbiam da dire che
una sola cosa: Quel pastore evangelico è un gran
birbone. Crolla l’Evangelo per questo ? A tale stregua
(come ripetiamo ancora una volta, quantunque ci dia
ai nervi di dover ripetere cosa tanto stupidamente
banale) a tale stregua la religione cattolica è la più
perfida delle religioni; e a tale stregua, ateismo, socialismo, ecc. ecc., tutto, tutto cade, perchè non esiste
una sola società in cui non siano penetrati dei birboni. Oh, quando si uscirà finalmente da l’infanzia
e si saprà formulare un giudizio intelligente, senza
chiederlo con ansia alla Luce ?
Apprendiamo con piacere che il pastore e i complici sono stati condannati.
MONISMO E IDEALISMO.
Innanzi all’Università di Ginevra, Giorgio Hochreutiner, per ottenere un grado accademico, ha sostenuto un’ardita tesi intitolata : La filosofia d’un
naturalista, saggio di sintesi del monismo meccanicista e dell’idealismo. Il laureato ha 37 anni. In
giovinezza studiò teologia; si diede poi tutto alle
scienze naturali, in cui si addottorò; percorse mezzo
mondo, da la Svizzera al Sahara, a Giava; pubblicò
scritti di biologia generale e di botanica, frutti delle
sue ricerche, in tre lingue (francese, inglese e latina)
come pure, in collaborazione con G. Long, un vocabolarietto franco-olandese-malese. Questo straordinario credente ha dedicato la sua tesi alla memoria
dell’ultramaterialista Vogt e del piissimo cristiano
che fu Gastone Frommel !
ANCORA TOLSTOl.
(P. C.) Non voglio togliere a quell’illustre defunta
alcun suo merito ne intavolare una discussione che
lascerebbe il tempo che trova, ma una cosa mi preme dire ai miei correligionari : guardiamoci dalle
esagerazioni, atteniamoci, nei nostri giudizi, a sobrietà ed a verità. Per carità, non facciamo di Tolstoi un modello di cristiano. Il suo Cristianesimo
era un Confusionismo che nè Cristo nè gli apostoli
mai hanno predicato. Lo studio di quel carattere
singolare è interessante per lo psicologo, per il sociologo, pel moralista ed anche pel cristiano non foss’altro che per mostrare come non bisogna interpretare il Vangelo.
La popolarità e la celebrità non sono mai per sè
stesse garanzie di verità.
ANTIALCOOLISMO in GER.MAN1A.
(P. C.) Il Kaiser ci si mette proprio di cuore a pro
leggere la lega antialcoolistica ed ha diramato, S6'
gnatamente agli ufficiali di mare, delle istruzioni
paterne e precise onde col loro esempio e colla pa
rola esercitino buona influensa sui loro dipendenti
per preservarli dal vizio dqU’ubbriachezza e possibilmente farne degli astinenti.
UN IMPERATORE SUCCESSORE D’UN MEDICO.
(P. C.) E’ proprio questo il caso por il Kaiser. L’università di Praga è oltremodo avara nella largizione di titoli accademici onorifici; l’ultimo dottore
honoris causa era stato l’illustre Wirchow. D’allora
in poi più nessuno fino al 28 novembre scorso. In
cui da quell’alto consesso venne all unanimità proclamato dottore in medicina honoris causa l’imperator di Germania, per esprimergli la gratitudine dei
dotti per quanto egli fa pel progresso della scienza.
1 LAMENTI E IL CARATTERE DI HAECKEL.
(F. f7.)Quel povero Haeckel invece di tacere continua a incomodare il pubblico cristiano e non cristiano colle sue querimonie e le accuse ch’ei scagliacontro tutti coloro ohe non la pensano a modo suo;
e. Invece di raccogliere simpatie, non riesce che appena appena a farsi compatire. Il foglio socialista
di Halle si beffa di lui che, pur volendo esser liberale e nemico delle Chiesa, è altresì nemico del Po-
7
polo. Eppure in ultima analisi la religione di Haeckel e quella dei socialisti sono una stessa cosa; il
puro ateismo sotto il nome di monismo. I Cristiani
poi domandano a Haeckel dove sia la sua lealtà, se
pur essendo da più di 50 anni membro della Chiesa,
ha potuto aspettar fino ad oggi per dichiararsi apertamente. Egli risponde aver tardato per ragioni di
famiglia. — Tout camme ehez nousì II novantanove
per cento dei nostri pretesi liberi pensatori italiani restano attaccati alla Chiesa, come l’ostrica
allo scoglio, per ragioni di famiglia. E questo chiamasi fermezza di caràttere.
IN UNA TORRE DI WITTEMBERC.
Rlstaurandosi il tempio principale della città di
Wittemberg, resa celebre da M. Lutero, si sono scoperti nella palla della torre . documenti stampati e
manoscritti del tempo della Riforma, tra i quali una
lettera autografa del grande Riformatore e un ritratto di lui inciso. (Le Christianisme).
LA EORMULA SOCIALISTA.
P. Farei, nel Christianisme, ricorda una conversazione avvenuta anni addietro tra il celebre socialista
francese deputato Jaurès e Pillustre Jules Perry. Il
Jaurès domandava al Perry quàli fossero i fini supremi della sua politica. Il Perry, dopo aver pensato
un poco, come fa chi intenda trovar una breve ed
esatta formula al proprio pensiero, disse: • Il mio
scopo è di ordinar così il genere umano da escludere Dio e il re ». Il socialista Jaurès scrisse dipoi:
* Se avesse aggiunto: * e il padrone » ci avrebbe
data la formula completa de! socialismo, che vuol abolire teocrazia, monarchia e capitalismo e sostituire
la libera cooperazione degli spiniti e delle energie
all’autorità del domma, alla tirannia del monarca, al
dispotismo della proprietà ».
Dedichiamo queste parole a quei cristiani, che —
scambio di sospirare un socialismo tutto cristiano,
senza sovrano e senza capitalismo magari, ma con
Dio, senza del quale l’uomo cadrebbe nell’animalità
— fan lega eoi socialisti e li stimano cristiani quanto
i migliori cristiani e più.
NÉ CATTOLICI NÉ EVANGELICI.
Un giornale di Parigi ha pjubblicato un articolo
con questo titolo : « Nè cattolico romano, nè evangelico, ma semplicemente cristiaio ». Questo motto —
dice il Ghrétien — è bello e luono; ma sventuratamente serve di scusa ai tiepid, agli irresoluti, a co
ioro che tengono
sono nè carne nè
NELLA STIZZERA
piede in due staffe e che non
pesce.
ITALIANA.
(P. C.). Dali’ultim
che a Lugano cont
Evangelici, 57 Isra
Chiasso, 5189 Cattol
nessuna religione.
L’ETANGELO NELL’ERITREA
0 censimento federale rileviamo
ansi 11155 Cattolici romani, 1056
eliti, 1198 di nessuna religione. A
ici romani, 233 Evangelici, 388 di
Non abbiam anco:
che alla Camera eh
missione evangelica
colonia Eritrea. Se
nociva ai nostri in
digeni. Gli rispose
vernatore della co
dendo invece agli
a favore della civil
r detto nulla di quel tal deputato
be il coraggio di parlar contro la
(svedese) all’opera nella nostra
sondo lui, tale missione riesoirebbe
teressi politici, inimicandoci gl’inl’on. Ferdinando Martini, ex golonla, negando recisamente, e plausforzi che quei missionari fanno
tà.
Par
N
Il Cattolicesimo
contro il Pa]j>
deputato al
forma Laica
Questo scritto de
gnalato in maniera
gioso e insieme pa
mente si attribuisce
rore anticlericale c
ardore, ogni sentim
rismo siffatto che
vole, e forse la pii
popoli latini nel piii
altri popoli non c
mina più, o non do:
mina quindi l’A. il
mutata coscienza r
gnare ed a proclam
lato cattolicesimo.
Papa e della gera
nelle sue caratteri
tolica straniera, ci
teocrazia papale e
Hca contro l’egem
ratteristiche sono
I LIBRI
anticlericale e la ribellione
ato italiano di Leone Caetani,
lamento. — Estratto da La Bill. Novembre 1910.
H’on. Caetani merita di venire sespeciale per il sano spirito reiiiiriottico cui è informato. Giustaall’autoritarismo del Papato il fuhe nei paesi latini ha spento ogni
ento di fede. Ora un anticlericaìia sospinto una parte considereintelligente e la più attiva dei
completo ateismo, non esiste negli
àttolici, perchè su di essi non dominò mai, la Chiesa di Roma. Esamodernismo che è indizio di una
aliglosa « e che è sorto ad inseare una nuova fede, un rinnovellihero dalla podestà assoluta del
rchia del Vaticano ». Lo esamina
etiche proprie della coscienza catoè lo spirito di rivolta contro la
la ribellione della coscienza cattoonla italiana. Di coteste due caun esponente importantissimo le
LA LUCE
« Lettere a Sua Santità Pio X di un modernista » ;
lettere scritte da un eminente prelato cattolico americano (Stati Uniti), uomo religiosissimo, dotto conoscitore della storia del Papato, versatissimo in diritto
canonico, e spietato avversario della teocrazia italiana
impersonata oggi nel prigioniero del Vaticano.
Il Caetani di quelle lettere esamina brevemente il
contenuto, avvertendo come le accuse in esse contenute contro il Papato in modo indiretto vengano pure
a colpire gl’italiani medesimi, poiché sono i vescovi
in maggioranza italiani che eleggono il Papaphe non
è mai uno straniero ; sono i soli Italiani che regolano
e dirigono i rapporti tra la Chiesa ed i vari Stati delle
diverse parti del mondo : Italiani sono pure i rappresentanti diplomatici della Curia; Italiani ed italianesimo, da per tutto intriganti, ovunque supremi,
per ogni dove imperanti ! Giustamente osserva l’A. :
Se tanto fiera è la voce di protesta della coscienza
religiosa internazionale contro l’italianità del Papato,
nonostante le continue, ripetute affermazioni di diritto su Roma dello stesso Papa Pio X che cosa mai
non accadrebbe se domani, in Italia, Monarchia e Papato concludessero una conciliazione ? ». Il Papato
dunque costitusce per l’Italia un doppio pericolo interno ed esterno, e uno dei mezzi, per liberarsene, consiste nell’appoggiare il movimento modernista e nel
promuovere tutti quei moti religiosi che tendono ad
affrancare le coscienze dall’autoritarismo della Chiesa
di Roma.
Abbiamo notato qua e là in questo scritto alcuni
giudizi assai favorevoli dell’A. sul protestantesimo.
Ad esempio : « Per i protestanti, la vera religione,
nella sua forma più ideale e più alta, sta all infuori
del cattolicesimo e del Papato, perchè essi la trovano
in un cristianesimo epurato da tutto ciò che il Papato vi aggiunse per aumentare la propria autorità
nelle coscienze » E ancora : « La Riforma protestante
fu primo passo gigantesco verso l’emancipazione, e la
facoltà del libero esame e della libera interpretazione
delle Sacre Scritture è stato uno dei maggiori trionfi
della libertà di coscienza, garantendo presso i popoli
protestanti la conservazione del sentimento religioso
in una forma sana, progressiva e perpetuamente adattabile alle nuove esigenze sociali ed ai progressi delia
scienza »,
Enrico Meynier.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roms.
Sotto ViìiouBo!
Proprietà rieerrst» — EiFodarlone proibit»
La triste casa non era diabita. Benché l’ora fosse
già tarda, due vecchi s’agginvano per quei corridoi,
per quelle stanze per quelle sale odoranti di muffa,
gocciolanti di umidità cova altrettante cantine. Avevano in mano tutti e due ma lanterna cieca e camminavano cauti, silenziosi,preaeduti da un piccolo
cane nero, magro, spelaochl|to, che errava ora in qua
ora in là, annusando, guadando, drizzando le orecchie inquieto, dimenando |on furia la coda. Tratto
tratto i due vecchi si fejmavano per chiudere un
uscio, per frugare in un ingoio, per ascoltare un rumore che sembrasse loro iospetto: poi proseguivano
innanzi con passo lento ^strisciante. I fasci di luco
gialla, che uscivano daie due lanterne, si proiettavano a volta a volta sul |)avimento, sulle pareti, sul
soffitto, a seconda deH’ofiUare delle braccia dei portatori, ed evocavano apprizioni improvvise di grandi
quadri scoloriti, di medili antichi, grigi sotto un
alto strato di polvere, diseggiole, di poltrone, di sofà
sgangherati, stracciati, mmuochlati negli angoli, di
cortinaggi stinti, cadeni a brani.
Discese le scale e alraversato il vestibolo, i due
vecchi si fermarono dianzi al portone. Esaminarono
1 catenacci, le catene, ipaletti, le chiavi, guardarono
in su, guafdarono a detra, guardarono a sinistra.
Tutto era a posto. Posro ¡’orecchio ai [battenti ed
ascoltarono. Fra i sibll del vento e lo scrosciar della
pioggia s’udiva di qupdo in quando il brontolar
sordo e l’ansimare di |ue mastini, ohe vagolavano in
libertà intorno alla epa.
Sodisfatti del risullto della loro ispeziono, i duo
vecchi ripresero la v| del ritorno.
— Ci siamo spavenjjti per nulla, padrone — dieso
uno dei due. — Poliamo andarcene a letto tranquilli. I
L’altro rispose apena con un cenno del capo, o
continuò a guardare) attorno sospettoso. Dinanzi alla
cucina sostò, socohipe l’uscio, mise dentro il capo.
Bene 1 bene 1 li f uocj e il lume erano spenti ; la vecchia serva aveva gldizio. Bella cosa coricarsi per
tempo 1 Riposo de| corpo, risparmio d’olio e di
«Igna. I
chi
l.e
Nella slanza da
e il servitore spendi
focolare, nel quale
umidi. Una candelà
distanza dal focolare
vicini, spandendo
luce scialba, che s’i
che i soffi d’aria,
nesse, facevano ose
Adagio, adagio, p
na, il signore di qu
seggiolone di cuoi|,
lungò i piedi fin
chie ossa scricchioli
tili, vizze, tremanti
si chiusero, il eapo
Il servitore si
faccia color della
la fine ? Ohimè, q
svaniti ! No, no, no
avaro.
—- Su, su, coragi
un po’ di stanchez^i
cendo gli fregava
viso, gli dava dei
spalle^ sulla testa.
Il vecchio ritorn
servitore.
— Sciocco 1 Che
stato mai tanto bei)
cosa di bello.
L’altro vecchio
si sedette sulla pie
al fuoco. Il piccolo
al padrone e si ae
zimarra. Per risca
sotto il corpicciolo
brago ardenti e pa
ditazione. Stettero
A poco a poco una
agli occhi del vece
■areno e il capo
alto e dall’alto in
11 servitore non
un tratto tossì leg
gli occhi e li girò
— Che c’è ? Hai
Che dici ? La tua
patisco; si sa, non
Jiranzo, gràntlt^e %tra, il padrone
ero le lanterne e si accostarono al
^rdeva un magro focherello di stizzì
posata sopra un tavolino a poca
I, illuminava appena gli oggetti più
all’Intorno un piccolo cerchio di
Allargava o si restringeva, secondo
])enetranti dalle vetriata mal conillare la debole fiammella,
l egando a stento la stecchita persoolla triste dimora si pose a sedere nel
che era dinanzi al focolare, e al(|uasl a toccar la fiamma. Le vacarono nel piegarsi, le labbra sotemisero dei lievi gemiti, gli occhi
stanco si piegò all’indietro.
nò inquieto ad osservare quella
era e fu preso da spavento. Se fosse
i)ante speranze deluse, quanti sogni
n doveva ancora morire il vecchio
Io, padrone. Coraggio, coraggio;
a... non sarà nulla ! — E così dimani, gli spruzzava acqua sul
èolpi energici sulle braccia, sulle
ò in sé e rise dello spavento del
ti credevi ? Sto benone ; non sono
e. Metteti quayraccontami qualche
ijrasse un respiro lungo di sollievo e
tra del focolare volgendo le spalle
cane spelacchiato saltò in grembo
Coccolò fra le pieghe della larga
Idarsi le mani, il vecchio le cacciò
del cane, poi fissò gli occhi sulle
rve immergersi in profonda mecosì un gran pezzo in silenzio,
sonnolenza molle calò dalla testa
hio signore; le palpebre si abbascominciò a ciondolare dal basso in
basso.
perdeva d’ooehio il padrone. Ad
germente. L’altro si scosse, aperse
attorno spaurito.
Mentito Giacomo? Ladri forse? No?
tosse ? Povero vecchione 1 Ti comsei più quello d’una volta., cali.
cali ; declini di giorno in giorno. Eh, alla tua età si
fa presto ad andarsene...
Giacomo, invece di sorridere, fece una smorfia. Era
di dieci anni meno attempato del suo signore, e, in
fondo all’anima, era persuaso che la morte avrebbe
acciuffato prima il più vecchio dei due; tuttavia gli
schérzi intorno alla sua prossima fine non gli andavano a sangue, gli mettevano i bordoni.
— Lei ha voglia di barzellettare — rispose con voce
agrodolce. — Ma non mi pare che sia questo il tempo.
Dobbiamo parlar d’affari.
— Ehi ehi sempre affari ! — disse l’altro con un
gesto di noia profonda. — Non ho affari con nessuno
io; con nessuno, capisci? So, so che cosa vuoi dire...
tu hai solo un chiodo e batti sempre lì. E so anche
chi ti paga e chi ti punzecchia, perchè tu batta questo
chiodo... Non dirmi di no. Ma non sta bene, vedi P —
continuò con voce piagnolosa — non sta bene, Giacomo, tormentare un povero vecchio come me. Sono
anni e anni che mi state attorno tu e i tuoi frati...
— Tutto per il bene dell’anina sua, padrone.
— Sì, sì... e per il bene del convento ! Limosino, limosino, limosino... me ne avete strappate tante che se
le avessi ancora, oggi sarei un riccone... Così... son
povero come Giobbe, e capisci che non posso aver
più affari con nessuno.
— Signor Paride, signor Paride, — fece il servitore
ridendo — non deve venire a raccontarle a me queste
fole. Parliamo seriamente. Pensi al bene dell’anima
sua. Pensi anche Lei che da un momento all’altro...
— Taci subito, sciocco ! — interruppe con impeto
il vecchio signore. — L'anima tua è più in pericolo
della mia, e se a te gli anni ti pesano, io invece li
sento leggeri leggeri, come se fossero soltanto venti...
— Ma sono ottanta, padrone! Ed è un dovere per
Lei, un dovere sacrosanto, alla sua età, di decidersi
finalmente a disporre delle sue sostanze ; e a disporne
bene m’intendo... in modo che l’anima possa ancora
goderne nell’altra vita.
— Ah, brutto sornione ! — esclamò ridendo il signor Paride. — Tu torni a battere il tuo chiodo. Ma
che speri, che speri? Ch’io ti lasci qualche milioncino? Va, va... morirai prima di me...
(53)
fContinuaJ.
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