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Italia
ro.
AnnoV
numero 18
del 9 maggio 1997
L. 2000
Spedizione in a. p. comma 26
art. 2 legge 549/95 nr. 18»7 - T<
In ca$o di mancata recapito
si prega reatituire al mittente
pres$o l'Ufficio PT Torino CMP K
L'Editore si impegna a
corrispondere il diritto di resa.
LA LIBERTA
FEMMINILE
<<E la donna disse: È vero, Signore.
Però, sotto la tavola, i cagnolini possono mangiare le briciole che cadono ai
loro padroni»
Matteo 15, 27
T7 eco una storia che parla della liberrà femminile e dell’incontro
(sconlro?) con Gesù di Nazareth: una
donna va da lui con un grande desiderio e... viene rifiutata e resa invisibile
dalle parole di Gesù stesso! È quasi
un’immagine del rapporto secolare tra
le donne e le chiese istituzionali. Gesù
si è rifugiato in territorio pagano forse
per sfuggire alla folla che lo cerca e per
avere un momento di pace. La donna,
che è pagana, ha sentito parlare di
questo grande maestro e guaritore e
spera che possa intervenire per salvare
sua fìglia. La reazione di Gesù è tuttavia negativa. Non solo rifiuta di fare
qualcosa per lei (Gesù sente di essere
stato Inviato soltanto al popolo
d'Israele) ma la tratta anche male
usando un termine che, all’epoca, era
un insulto rivolto ai pagani: «cane».
La forza che la donna ha è grande,
grande è la sua speranza e grande è
anche la sua disperazione.
D OICHÉ il suo desiderio di salvare
:.,Jr la figlia passa .sopra ogni altra cosa, con ironia cerca di scalfire la sicurezza di Gesù, di rompere le barriere
. he lui ha innalzato. E parla dei ca«nnliiii che, sotto il tavolo, mangiano
ie briciole cadute ai figli: utilizza lo
stesso termine insultante di «cani» per
descrivere la grandezza della misericordia, della compartecipazione a una
stessa mensa. Che grande contrasto fra
la mensa patriarcale a cui sono ammessi saio i figli, di cui parla Gesù in
questo lesto, e i banchetti normalmente raccontatfda Gesù stesso come immagini del regno di Dio, banchetti a
cui poveri, storpi ed emarginati sono
invitali. L’azione della donna pagana
è così incisiva che viene usata dagli
scrittori degli Evangeli (in Marco e in
Giovanni) per segnare un passaggio
dalla comprensione di Gesù come
messia per il solo popolo eletto a salvatore di tutta l’umanità. Infatti, nel testo, gli stessi gesti e le stesse parole che
Gesù ha compiuto in terra d'Israele
vengono ripetuti in tetra pagana subito dopo rincontro con questa donna.
\TArURALMENTE lei non sa niente
1V della trasformazione che opera,
della misura che lei stessa diventa per
Gesù e per noi. Si, proprio per noi questa donna diventa misura. Perché non
saremmo qui noi, credenti occidentali
dalle radici pagane, se questa donna
non avesse introdotto i cagnolini sotto
la tavola del regno. E perché Gesù
troppo spesso è stato sequestrato nei
confini religiosi ed etnici delle varie
chiese, e l’incontro con questa donna
pagana ci fa riscoprire la forza della
grazia universale e sovrabbondante di
Dio. La forza di ciò che lei fa sta proprio, mi sembra, nel fatto che parte dal
.suo desiderio materiale di bene, di vita, di gioia. Parte da ciò che ha ed entra in conflitto con Gesù avendo una
forte consapevolezza di sé. La sua mi-^
stira non gliela dà Gesù (ecco perché
non si offende di essere chiamata «ca
ne») ma il suo desiderio e la relazione
con la figlia morente. Lei appare gran
de e maestra per Gesù e ci dice anche
qualcosa sul conflitto tra le donne e le
chiese, un conflitto che ci può coinvolgere e ferire come donne solo in quanto
noi facciamo di quegli uomini la, misura del nostro valore, invece di cercarla in noi stesse e nelle relazioni di
cui ci nutriamo. E chi può negare che
questa donna pagana si nutrisse anche
di una forte relazione d'amore e di
gratuità con Dio?
Letizia Tomassone
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Il New Labour condotto da un leader di 43 anni stravince le elezioni in Gran Bretagna
Tony Blair: compassione e giustizia
Il nuovo primo ministro laburista^ che è anglicano^ si autodefinisce un socialista cristiano
e vuole far funzionare il sistema capitalista con più giustizia e attenzione per i non abbienti
RICHArtO NEWBURY
DOPO la terza sconfitta laburista, nel 1987, Neil Kinnock ordinò al trentatreenne Peter Mendelson, nipote di Herbert Morrison,
r«architetto» della vittoria del 1945,
di rendere di nuovo il partito una
forza vincente. Si fecero grandi
cambiamenti allo stile del prodotto
ma non abbastanza da convincere
l’«lnghilterra media», la neoborghesia ingrassata da Margaret Thatcher, a votare laburista nel 1992.
Agli elettori pareva che le tasse proposte dai laburisti minacciassero le
loro aspirazioni, erano influenzati
dalla demolizione di Kinnock nei
giornali di Murdoch e fondamentalmente credevano che i conservatori
fossero migliori nel gestire l’economia. Quelli della «Middle England»
concessero il beneficio del dubbio a
uno come loro: John Major.
Major e i conservatori hanno invece perso queste elezioni il 16 settembre 1992, quando la sterlina fu
buttata fuori dal sistema monetario
europeo e svalutata del 15%. I 22
aumenti di tasse necessari per risanare l’economia rinforzarono negli
elettori la convinzione di essere stati presi in giro e a nessuno piace
ammettere di avere sbagliato, soprattutto per pusillanimità. I 22 ministri e parlamentari coinvolti in
scandali sessuali o finanziari e la
sofisticheria di ministri che rifiutavano di assumersi la responsabilità
di errori grossolani dando le dimissioni, rese i conservatori ridicoli e
minacciò la fiducia nello stesso Parlamento. Le lotte intestine rivelarono che Major tentava senza riuscirvi di dirigere il partito piuttosto che
governare il paese. Nella loro arroganza ideologica i conservatori
ignorarono l’esistenza dell’elettorato e all’elettorato frustrato non parve vero di potersi liberare di loro.
Intanto, dopo la prematura morte di John Smith, l’appoggio decisivo di Mendelson andò ai giovane ,
dinamico Tony Blair, contro il suo
miglior amico e presunto erede
Gordon Brown. Blair si preparò ad
attaccare la sinistra laburista così
come durante le elezioni si organizzò per attaccare la destra, cioè il
Partito conservatore. Le iscrizioni
raddoppiarono, il potere dei sindacati fu dimensionato, la costituzione del partito fu emendata in modo
da escludere l’impegno alle nazionalizzazioni. Furono corteggiati la
City e la grande industria: il «Nuovo
Labour», oltre a un nuovo involucro, presentava un nuovo prodotto.
Blair è diventato membro del Partito laburista, non ci è nato; anzi,
suo padre era un candidato conservatore. Blair è pure diventato credente a Oxford, e per un po’ di tempo pensò di fare il ministro di culto.
Il pastore anglicano Peter Thomson
lo convertì al «comunitarismo» del
cristianesimo sociale e ora è ritornato da un’università anglicana in
Australia per curare la parrocchia
del quartiere di Blair. «Solidarietà,
comunità, appartenenza» sono le
sue parole chiave. A Blair non im
porta di essere un socialdemocratico o un socialista democratico; si
definisce un socialista cristiano come le persone ideologicamente vicine a lui, siano anglicani come lui,
cattolici come sua moglie o presbiteriani come il figlio di pastore Gordon Brown, ministro delle Finanze.
È famoso del resto il detto che il
Partito laburista deve molto di più
al metodismo che a Marx.
Per i conservatori è stato la rottura di una diga, il crollo del muro di
Berlino. I laburisti speravano in
una maggioranza di 30-50 seggi;
l’hanno avuta di 179. Tony Blair letteralmente non credeva, mentre
volava verso Londra giovedì notte,
agli «incredibili» risultati. Ora si
può andare in automobile dal Nord
della Scozia alla punta della Cornovaglia attraversando una sola circoscrizione conservatrice. I conservatori hanno registrato la percentuale
di voti più bassa da quando il duca
di Wellington perse nel 1832, mentre i laburisti hanno una maggioranza assoluta mai registrata da
nessun partito. Non c’è più un deputato conservatore né in Scozia né
in Galles. 8 dei 22 membri del governo uscente hanno perso i loro
seggi, fra cui tutti i potenziali successori di Major. Il trentottenne
William Hague è il più probabile
candidato per fronteggiare Blair
che, a 43 anni, è il più giovane primo ministro dal 1812.
Jim Callaghan, l’ultimo primo ministro laburista, dichiara che questa
elezione è migliore della valanga
del 1945. Allora la creazione del
Welfare State e le nazionalizzazioni
fecero funzionare con più giustizia
il capitalismo. Ora Blair con il suo
«centro radicale» vuole aggiungere
compassione e giustizia al thatcherismo puntando sugli «havenots»
(non abbienti) e non sugli «havelots» (coloro che hanno molto).
Protestate con noi
La distribuzione postale
funziona a singhiozzo
Mai come in questi ultimi mesi le poste italiane hanno funzionato così male. Non solo il nostro settimanale viene
recapitato in modo capriccioso ma anche lettere, conti correnti postali, raccomandate arrivano come e quando pare a loro (cioè alle Poste). Per quanto riguarda
il nostro giornale sappiate che viene portato
direttamente da noi alla
spedizione abbonamenti postali di Torino ogni
mercoledì alle ore 14
(cioè due giorni prima
della data che potete
leggere a fianco delia testata) e curiamo che
venga inoltrato rapidamente. Quello che succede da quel momento
in poi noi non lo possiamo controllare ma voi
potete intervenire (e alcuni di voi lo stanno già
facendo) almeno in tre
modi: sollecitando il vostro postino e chiarendo
che avete bisogno di ricevere il giornale sempre e presto; inviando
una lettera alla direzione
postale della vostra provincia di residenza il cui
facsimile abbiamo pubblicato nel numero scorso; telefonando al numero 185, il nuovo servizio gratuito per segnalare i disservizi postali.
Evangelici peruviani
Era meglio attendere
una soluzione pacifica»
«
Il presidente del Consiglio nazionale evangelico del Perù, Felix Calle,
felicitandosi per la liberazione degli ostaggi che
erano sequestrati dal 17
dicembre nell’ambasciata del Giappone a Lima,
ha reso omaggio al magistrato morto durante
l’operazione e ha aggiunto: «Come evangelici non possiamo non
pensare ai 14 ribelli uccisi nella residenza dell’ambasciatore del Giappone. È vero che hanno
agito male e che il loro
leader, Nesto Cerpa, non
voleva arrendersi, ma
Dio ci insegna che noi
non abbiamo il diritto di
uccidere». Felix Calle ha
ancora aggiunto che «sarebbe stato meglio attendere una soluzione
pacifica, più onorevole
per il paese, e in seguito
giudicare i ribelli per i
loro atti».
Interrogato sulle ripercussioni sociali di questa
crisi, il pastore Felix Calle ha parlato dei giovani:
«La reazione dei giovani
è negativa e mi preoccupa perché alcuni tra loro
potrebbero accettare le
idee del Movimento Tupac Amaru. La situazione del paese potrebbe
peggiorare e non avremmo la pace alla quale
aspiriamo tutti». (eni)
ESSERE GIOVANI OGGI IN ITALIA Un
importante istituto di ricerca mette in
luce che II problema principale dei
giovani è costituito dalla difficoltà di
trovare un lavoro. Come cambiano i
valori di riferimento e la sensibilità
per il fatto religioso. (pag. 4)
IL PAPA, IL PERDONO E LA CONVERSIONE. L'avvicinarsi dell'Assemblea di
Graz sottolinea con rinnovata efficacia
il nesso fra ecumenismo, riconciliazione, conversione, confessione di peccato
e richiesta di perdono. Ma il perdono
non è mai «a buon mercato», (pag. 6)
L'AUTORITÀ DELLA SCRITTURA. Sulla
questione dell'omosessualità e su vari
altri temi è una falsa alternativa contrapporre frontalmente una lettura
«letteralista» della Bibbia e una «storico-critica», né si possono squalificare le
posizioni diverse dalle nostre, (pag. 7)
CULTO DI PENTECOSTE SU RAIDUE IN
EUROVISIONE. Domenica 18 maggio, alle ore 10,05, «Speciale Protestantesimo» in coproduzione europea: culto di Pentecoste da una
chiesa evangelica di Hong Kong.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
venerdì 9 MAGGIO 199?
VI
i
«Allora il diavolo
lo condusse seco
nella santa città,
e lo pose sul
pinnacolo del
tempio, e gli disse:
se tu sei Figliol
di Dio, gettati giù;
poiché sta scritto:
“Egli darà ordine
ai suoi angeli
intorno a te, ed
essi ti porteranno
sulle loro mani,
che talora tu non
urti col piede
contro una
pietra”.
Gesù gli rispose:
E altresì scritto:
“Non tentare il
Signore
Iddio tuo”»
(Matteo 4, 5-7)
«Ascolta, Israele,
il Signore, l’Iddio
nostro, è l’unico
Signore.
Tu amerai
dunque il
Signore, il tuo
Dio, con tutto
il cuore, con tutta
l’anima tua e con
tutte le tue forze.
E questi
comandamenti
che oggi ti do,
ti staranno
nel cuore;
li inculcherai
ai tuoi figlioli,
ne parlerai
quando te ne
starai seduto
in casa tua,
quando sarai
per via, quando
ti coricherai
e quando ti
alzerai. (...)
E quando
l’Eterno, l’Iddio
tuo, t’avrà fatto
entrare nel paese
che giurò ai tuoi
padri... guardati
dal dimenticare
l’Eterno, che ti ha
tratto dal paese
d’Egitto, dalla
casa di schiavitù.
(...)
Non tenterete
l’Eterno, il vostro
Dio, come lo
tentaste a Massa»
(Deuteronomio 6
4-7, 10, 12, 16)
LA TENTAZIONE DEL TEMPIO
Nel respingere questa seconda tentazione, Gesù rinuncia a ogni forma
di immediato successo religioso. Prima viene la croce, poi verrà la vittoria
GIORGIO BOUCHARD
Nella meditazione della settimana scorsa abbiamo a
lungo polemizzato contro l’uomo moderno che non crede all’esistenza del diavolo (quello
che Dostoewskij chiama «il
grande e intelligente spìrito, lo
spirito dell’autodistruzione e del
non essere»); ma forse abbiamo
sbagliato; a dire il vero, l’uomo
moderno (o almeno l’uomo del
XX secolo) crede fermamente
all’esistenza del diavolo; solo,
per lui il diavolo è sempre l’altro:
il diavolo è il comunismo, oppure il fascismo; il diavolo è la Russia, oppure l’America; il diavolo
è la bomba atomica degli altri
(dato che la nostra è garantita
dalle nostre buone intenzioni,
dal fatto che abbiamo un progetto di libertà; o viceversa di
giustizia); oggi, sempre di più,
per noi occidentali il diavolo sono gli integralisti islamici (i quali
a loro volta, a partire dal troppo
applaudito Khomeini, definiscono proprio così la civiltà occidentale: il grande Satana). Dunque, per noi gente moderna, affermare che il diavolo è il nostro
nemico è visibilmente un’affermazione assurda: mentre è logico, chiaro e convincente sentire
che il nostro nemico è un diavolo
(o un «Impero del Male»); perciò
ci sentiamo autorizzati a temerlo, a odiarlo o a combatterlo con
tutte le nostre forze.
E invece no; questo atteggiamento è profondamente sbagliato per il semplicissimo motivo che il diavolo è anche dentro
di noi: lo spirito della menzogna
e della distruzione, opera nel
cuore di ogni uomo, e di ogni
organizzazione umana, anche
della meglio intenzionata, anche di quella guidata dagli uomini migliori e dai più elevati
ideali; l’Avversario è all’opera
anche nel cuore delle persone
più religiose, anche nel cuore
delle chiese che si fondano sul
nome di Dio, sulla costante fiducia nella sua presenza misericordiosa.
Il Tempio di Gerusalemme
Preghiamo
Signore, tu vedi dove sono arrivato;
la strada era lunga;
le tue porte strette: come è scritto.
Come tu hai voluto, ho lasciato la mia casa,
ho preso il mio bastone
e sono divenuto un pellegrino...
un essere solitario tra mi^iaia di esseri,
un vaso rotto, ma ugualmente immagine
di te, che muti uno straccio
in una bandiera. (...)
Lascia che io ti preghi,
io che ho ammainato tante bandiere,
lascia che io ti preghi,
io che non ho saputo pregarti
durante innumeri anni.
Vedi, la mia lingua paralizzata,
come la lingua di Zaccaria, l’incredulo,
si scioglie per invocare te, o Altissimo,
o misterioso, o ineffabile...
Giuseppe Gangale
(testo completo in P. SanfUippo, Giuseppe Gangale, araldo del nuovo protestantesimo, Genova, ed Lanterna, 1981)
Ed è a questo livello che si situa la seconda tentazione di
Gesù. Gesù si era difeso dalla
prima tentazione citando la Bibbia? Bene, l’Avversario punta
sulla Bibbia stessa (e sulla speranza messianica che sta nel
cuore stesso della sua coscienza
di sé) per vincere le resistenze di
Gesù. 11 luogo della tentazione è
quanto mai significativo; è il
Tempio di Gerusalemme («la
santa città»). 11 Tempio aveva
una sorta di sporgenza verso la
valle del torrente Kedron, e di lì
(dal «pinnacolo») si poteva vedere un ampio precipizio: chiunque saltasse giù di lì aveva la
morte assicurata. Chiunque, ma
non certo il Messia, argomenta
lo Spirito sottile e intelligente
dentro il cuore di Gesù. Cerchiamo di cogliere la forza logica
della sua argomentazione; Gerusalemme è l’epicentro della speranza messianica, e il Tempio è
il centro dei centri: lì, tra quelle
mura devastate dai babilonesi,
poi ricostruite con una pazienza
di secoli, dovrà manifestarsi in
tutta la sua potenza il Messia.
Gesù sente crescere in sé la coscienza messianica: qual migliore inizio per il suo ministerio che
compiere un «gesto di forza»
proprio nel Tempio? C’è un bellissimo Salmo che sembra fatto
apposta per incoraggiarlo in
questa decisione. È il Salmo 91,
che tutti noi abbiamo letto centinaia di volte per prendere coraggio nelle battaglie della vita:
«Chi dimora nel ritiro dell’Altis
simo, alberga all’ombra dell’Onnipotente»: perciò, il credente
può uscire indenne da ogni rischio («la saetta», «la peste», «lo
sterminio», v. 6): «Egli comanderà ai suoi angeli per guardarti in tutte le tue vie. Essi ti porteranno in palma di mano, che
talora il tuo piede non urti in
alcuna pietra» (v. 11-12). Il testo
sembra scritto apposta per questa circostanza: la Bibbia, il
Tempio, la coscienza messianica, sapientemente manipolati
nel discorso suasivo dell’Avversario, sembrano spingere il giovane Gesù a una manifestazione
di forza, della sua forza.
Se infatti egli si gettasse giù
dal Tempio, e ne uscisse vivo,
conquisterebbe di colpo l’amore, l’ammirazione, la fiducia di
tutto il popolo di Gerusalemme.
11 popolo, si sa, è sempre assetato di miracoli, di oggetti miracolosi (lo vediamo anche a Torino
in questi giorni): perché non
concedergli la soddisfazione di
un gesto eclatante, che confermi
con un «segno» esteriore l’appello tutto interiore della parola
di Gesù? Troppo ardua è questa
parola, troppo impegnativa: bisogna concedere qualcosa allo
spettacolo, bisogna fare uno
show. Poi Gesù verrà chiamato
alla televisione e potrà finalmente parlare alla massa: non
solo a quei quattro gatti che si
rovinano gli occhi a frugare nei
suoi Vangeli.
Il discorso dell'Avversario
Nella meditazione della settimana
scorsa è saltato un passaggio all’inizio della terza colonna: dopo
«dietro il socialismo che inventa il
Gulag», bisogna aggiungere «dietro
la più civile nazione d'Europa che
inventa Auschwitz». Ce ne scusiamo con l’autore e con i lettori.
IL discorso deH’Awersario, riconosciamolo, non è banale:
non c’è fede senza entusiasmo
religioso, e le manifestazioni di
massa accrescono un entusiasmo che, se ben diretto, può fare molto del bene: non tutti sono dei Kierkegaard e dei Pascal
tutti protesi a «salvare» la coscienza individuale, a indurla a
scoprire la grandezza della
Chiamata nella solitudine della
propria «cameretta» (Matteo 6,
6); bisogna pur concedere qualcosa alle masse, se si vuole essere storicamente efficaci. E Gesù
non ha proprio scelto di portare
l’Assoluto nella storia?
Intendiamoci: Gesù poteva
accettare il suggerimento interiore dell’Awersario: egli sentiva
ormai di poter disporre di notevoli capacità taumaturgiche, e
di potere in taluni casi fare anche eccezione alle leggi della
gravità. Eppure Gesù rifiuta, in
modo semplice e lineare. Anche
qui, come nella «tentazione del
pane», Gesù dà una risposta di
basso profilo, quasi sottotono:
non si appella alla sua insindacabile coscienza messianica, ma
si richiama, semplicemente, alla
normale sana religiosità di un
qualunque credente; e ancora
una volta cita il Deuteronomio
(6, 16; «Non tentare il Signore
Iddio tuo»). «Tentare Iddio» significherebbe metterlo alla prova, fare esperimenti con lui.
Scavalcare il muretto e buttarsi
giù dal Tempio equivarrebbe infatti a costringere Dio a cedere
alla sua volontà, oppure a doverlo sconfessare: metterebbe
Dio davanti a una scelta obbligata: o perdere la faccia, o fare
la volontà del suo inviato. Ma la
normale religiosità ebraica, a
cui qui Gesù si richiama, è ben
altra: è un rapporto profondo
con Dio, in cui ci si mette a sua
disposizione e non si pretende
che egli sia a nostra disposizione: la vera fede è ascolto e ricerca, non abuso e magia.
Cristo è il nuovo Tempio
CON questa decisione, Gesù
rinuncia a ogni forma di immediato successo religioso. Egli è
potente, e lo sa: ma la sua è la
potenza del seminatore fiducioso in una futura messe abbondante e benedetta. Il suo è l’atteggiamento spirituale delTEcclesiaste che dice (11, 1): «Getta
il tuo pane sulle acque, perché
dopo molto tempo Io ritroverai».
In altri termini, prima vengono
le coscienze, poi vengono le
masse; prima viene la croce, poi
verrà la vittoria.
Gerusalemme, certo, è la
«santa città», e Gesù giocherà in
essa la più importante partita
della sua vita. Ma quella grande
partita verrà inaugurata, sintomaticamente, dalla purificazione del tempio: un gesto eclatante, certo, ma non ambiguo come
sarebbe stato il «miracolo del
pinnacolo». Quando Gesù, disarmato, scaccia i mercanti dal
Tempio, non c’è spazio per alcuna arnbiguità: la comunità dei
credenti non dev’essere conquistata ma riformata. Il corpo di
Cristo è il nuovo Tempio, in cui
il Signore verrà adorato «in Spirito e verità».
Fuori di questa prospettiva c’è
soltanto idolatria e superstizione, non redenzione e salvezza.
(Seconda di una serie
di tre meditazioni)
Nella foto: Gerusalemme, Il luogo dove sorgeva il Tempio con, a
destra, il precipizio che scende
verso la valle del Kedron.
Note
omiletiche
Un sermone sulla seconda tentazione si può impostare intorno a tre punti: la tentazione nell'Antico Testamento, il rifiuto
di Gesù di concedere dei
«segni», la facilità con cui
le chiese cadono nella
tentazione del prestigio
religioso.
Per l'Antico Testamento,
è fondamentale II testo di
Esodo 17, 1-7. Il popolosi
trova in mezzo al deserto,
e manca l'acqua: perciò
«mormora» contro Mosè,
ma subisce anche una crisi
di sfiducia nei confronti di
Dio: «L'Eterno è egli in
mezzo a noi, si o no?». ||
Signore concede il miracolo, ma l'episodio verrà ricordato come un «tentare
l'Eterno», un «comportarsi
come a Massa e Meriba».
Israele, infatti, non si è accontentato di camminare
per fede, ma ha voluto
possedere la certezza matematica che Dio fosse
proprio al suo fianco: se
Dio è con noi, che cosa
aspetta a far sentire la sua
presenza? E la tentazione
si è ripresentata, tragicamente, alla Gerusalemme
minacciata dai babilonesi,
dove proprio i capi religiosi assicurano al popolo che
Dio mai permetterà che il
suo tempio sia distrutto
(Geremia 7, 1-11).
Se poi passiamo ad illustrare il comportamento
di Gesù, vedremo che egli
si è costantemente attenuto all'orientamento assunto nel giorno della
grande tentazione: ha fatto molti miracoli ma sempre in modo discreto, senza gesti eclatanti . Q> ,:ando
moltiplica i pani e la gente si entusiasma, egli si ritira in solitudine a pregare; quando guarisce dei
malati, raccomanda loro
di tornarsene a casa, non
chiede loro nulla, solo la
fede per guarire. Di fronte
alle autorità che gli chiedono di «operare un segno», egli risponde seccamente: «nessun segno!»
(Matteo 38, 42).
Diversa è stata la storia
della chiesa: la tentnzione
del successo religioso l'ha
spesso lambita e talvolta
sedotta. Prendiamo un
esempio illustre: nell'anno
1077 il papa Gregorio VII
riportò una vittoria significativa sull'imperatore Enrico IV, e nella lotta per le
investiture il papa aveva
sostanzialmente ragione e
l'imperatore sostanzialmente torto. Eppure, nel
momento in cui il papa
metteva il piede sui collo
all'imperatore genuflesso
a Canossa, egli si senti in
diritto di citare proprio il
Salmo della tentazione:
«Tu camminerai sul leone
e sull'aspide, calpesterai il
leoncello e il serpente»
(Salmo 91, 13). Ma con
questo Gregorio VII cedeva alla tentazione: la tentazione del successo religioso, della superiorità
della chiesa sulle autorità
laiche. Credeva d'aver dato una dimostrazione della
sua forza spirituale: in
realtà, aveva ceduto alla
proposta del tentatore.
Per
approfondire
- K. H. Rengstorf, Il Vangelo secondo Luca, Paideia
editrice, Brescia, 1973.
- J. Schniewind, Il Vangelo secondo Matteo, Paideia, 1977.
- Aldo Bodrato, Il Vangelo delle meraviglie
(commento al Vangelo di
Marco) Cittadella editrice,
Assisi, 1995.
- Bruno Corsani, Introduzione al Nuovo Testamento, voi I, Vangeli e Atti, Torino, Claudiana, 1991
- F. Godet, Commentaire sur l'Evangile de Saint
Lue, Neuchâtel, 1871.
A. McGrath, Gesù: chi è
e perché è importante saperlo, Edizioni Gbu, Roma,
1997, distribuzione Claudiana.
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sa
L'incontro annuale si è svolto presso la comunità battista di Eindhoven
L'azione della Missione battista europea
Nell'annuale appuntamento vengono riportati le esperienze, le cronache e i
programmi che i missionari realizzano nei paesi dell'Africa e del Sud America
PASQUALE CASTELLUCCIO
La comunità battista di
Eindhoven (Olanda) ha
ospitato l’annuale incontro
della Missione battista europea (Ehm). Nel 1845, in uno
dei canali dell’Olanda venivano battezzati da un evangelista tedesco 7 credenti.
Nasceva cosi la prima comunità battista su suolo olandese. Era un timido inizio che
nel tempo si è sviluppato fino
ad avere oggi ben 80 comunità con 12.000 membri. Nel
maggio 1995 veniva celebrato
il 150“ anniversario del battismo olandese; gli oltre 300
membri della comunità avevano preparato in modo molto fraterno e accogliente rincontro della Ebm.
Nell’annuale appuntamento vengono riportati le esperienze, gli avvenimenti, le
cronache, i programmi che i
missionari realizzano nei
paesi dell’Africa e del Sud
America. È sempre entusiasmante ascoltare ciò che vien
detto, sia dai missionari sia
dai responsabili locali dei
paesi in cui la Ebm è presente (per tutti noi è importante
che partecipino agli incontri). I missionari vengono
considerati «collaboratori europei», perché il concetto base è che la missione appartiene ai paesi del cosiddetto
Terzo Mondo. Pastori, agronomi, medici e infermieri
collaborano, affinché la predicazione dell’Evangelo, legata ad una azione sociale di
sviluppo e di alfabetizzazione, raggiunga il più possibile
quei paesi meno fortunati e
renda visibile e tangibile il
mandato del Cristo vivente.
Uno delle migliala di bambini della strada In Sud America
Fra innumerevoli difficoltà,
che vanno dalla mancanza di
acqua e di elettricità fino a
problemi di sconvolgimenti
politici e di fanatismo religioso, si insiste fortemente sulla
preparazione delle popolazioni in modo da renderla
autonoma in ogni settore
della vita. Le comunità sono
in notevole crescita, malgrado povertà e mezzi limitati.
In Camerún, ogni comunità
ha una media di 100 battesimi Tanno. In Brasile, durante
il 1996 sono state battezzate
80.000 persone; questi eventi
significano la vittoria delTEvangelo su superstizione,
stregoneria e occultismo. La
responsabilità dei singoli e
delle intere comunità veniva
ben messa in evidenza dai resoconti dei missionari e dei
rappresentanti locali. La crisi
finanziaria che caratterizza
quei paesi non sembra essere
d’intoppo allo sviluppo spirituale degli stessi. La Ebm,
toccata anch’essa da problemi finanziari, non è in grado
Lo ha annunciato la Kek
I patriarchi Bartolomeo
e Alessio andranno a Graz
La Conferenza delle chiese
europee (Kek) ha annunciato
il 24 aprile scorso che due fra
i più importanti responsabili
di chiese ortodosse nel mondo, il patriarca Bartolomeo di
Costantinopoli e il patriarca
Alessio di Russia, parteciperanno all’Assemblea ecumenica europea di Graz. Il patriarca Bartolomeo rivolgerà
un messaggio durante il culto di apertura, mentre il patriarca Alessio e il cardinale
Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, interverranno durante la sessione plenaria di apertura.
Dopo la crisi scoppiata nel
1996, sulla questione della
giurisdizione sui cristiani ortodossi dell’Estonia, il patriarca Alessio e il patriarca
Bartolomeo non si sono più
incontrati. Alcuni osservatori
avevano detto che il conflitto
avrebbe potuto provocare
una divisione nel mondo ortodosso, ma una soluzione di
compromesso fu poi trovata
«nell’interesse dell’unità ortodossa», permettendo agli
estoni ortodossi di fare la loro scelta.
I due patriarchi hanno ruoli
ben distinti. Il patriarca Bartolomeo, che risiede a Istanbul ha, in quanto successore
dei patriarchi di Costantinopoli, il titolo di «primus inter
pares». La sua giurisdizione
comprende la maggior parte
della «diaspora» ortodossa, e
in particolare le chiese ortodosse dell’America del Nord,
dell’Europa occidentale e
dell’Australia. Il patriarca
Alessio è il primate della più
grande chiesa ortodossa nel
mondo, e la sua influenza
personale è notevole nella vita pubblica russa. Generalmente, è presente in occasione dei grandi eventi politici a
Mosca, in compagnia del presidente Eltsin e di altri leader
della Federazione russa.
I due patriarchi manifestano da tempo un grande interesse per l’ecumenismo. Il
patriarcato ecumenico e la
Chiesa ortodossa russa sono
membri del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e
della Kek. Nel suo messaggio
di Pasqua, distribuito il 27 a
prile scorso, il patriarca ecumenico ha esortato i cristiani
ortodossi a partecipare all’
Assemblea di Graz che, ha
sottolineato, avrà per tema
«la riconciliazione, dono di
Dio e sorgente di vita nuova». «Che tutti i cristiani ortodossi desiderino che questa sia la nostra confessione
incrollabile di fede in Cristo
risorto» ha detto.
In una lettera indirizzata di
recente a Jean Fischer, riguardante l’Assemblea di
Graz e l’Assemblea generale
della Kek che avrà luogo a
Graz subito dopo l’Assemblea-ecumenica, il patriarca
Alessio ha scritto: «Gli incontri di Graz danno a tutti noi la
possibilità di esaminare insieme la forza del movimento
verso l’unità cristiana in un
nuovo contesto storico. Per
questa ragione sono lieto che
il tema dei due incontri sia la
riconciliazione». (erti)
di rispondere alle continue
richieste di credenti, in gran
parte giovani, che intendono
andare in missione. Quest’
anno è stato possibile accettare soltanto tre nuovi candidati, riducendo però lo stipendio ai collaboratori già
sul campo da diversi anni. I
fratelli africani citavano le
enormi difficoltà che incontrano nelle zone a prevalenza
musulmana, dove ogni nuova iniziativa viene ostacolata
a volte anche con violenza.
Nei paesi e nelle regioni dove
tale influenza è forte, la predicazione diventa quasi impossibile, le comunità non
riescono a realizzare progetti
di evangelizzazione e di alfabetizzazione, una continua
ostilità verso i credenti viene
espressa quotidianamente.
In Sud America, in alcune zone di «proprietà» della Chiesa cattolica, le cose non vanno meglio. Ai missionari evangelici non è permesso né
attraversare quei luoghi, né
avere contatto con la gente
(anch’essa di proprietà)! Richieste di adozione di bambini vengono considerate, da
parte della Chiesa cattolica,
come «vendita di bambini»
per cui la Ebm è costretta a
concentrare la sua opera sulla cura di alcuni orfanotrofi
in cui trovano accoglienza i
bambini trovati per strada o
abbandonati dalle famiglie.
La Ebm incoraggia le adozioni a distanza.
I centri di formazione della
Ebm, in Africa e Sud America,
sono qualitativamente sempre più evoluti, il livello intellettuale è di tutto rispetto e le
varie scuole bibliche hanno
sempre più il carattere di vere facoltà di teologia. Malgrado le ristrettezze finanziarie,
la Ebm offre borse di studio
ad alcuni fratelli africani e
sudamericani per la loro formazione in Europa; questi
saranno i futuri docenti nei
loro seminari locali.
II prossimo incontro si
terrà a Berlino nel 1998, nel
nuovo complesso che l’Unione battista tedesca sta costruendo. In esso troveranno
spazio: un seminario teologico, un centro di formazione
diaconale, la sede della stessa Ebm con un centro di formazione per missionari, 1’
immancabile biblioteca e un
centro per conferenze. In
questo contesto è previsto
un incontro con una delle
comunità battiste della città
che, negli ultimi anni, ha
svolto un’enorme opera di
evangelizztizione fra i musulmani che vivono a Berlino e
che annovera fra i suoi membri almeno 70 di loro recentemente battezzati per immersione.
Dal
PAG. 3 RIFORMA
li
Praga: il papa ai protestanti cechi
«Chiediamo insieme perdono
a Dio per i torti del passato»
In un paese la cui storia è
segnata dai confiitti tra cattolici e protestanti, nel corso
della visita che ha effettuato
nella Repubblica ceca, papa
Giovanni Paolo II ha lanciato
un appello alla carità e al perdono e ha sottolineato che la
prospettiva del terzo millennio ravviva «la nostalgia dell’unità» della chiesa.
Durante un servizio ecumenico celebrato nella cattedrale San Vito di Praga e in
presenza del presidente ceco,
Vaclav Hayel, il papa ha dichiarato: «È nella carità che è
possibile chiedere insieme
perdono a Dio e trovare il coraggio di perdonarsi reciprocamente le ingiustizie e i torti
del passato, per quanto importanti ed esecrabili essi siano stati. Dobbiamo far cadere le barriere del sospetto e
della sfiducia reciproca, per
poter costruire la civiltà dell’amore».
Il papa ha ricordato le parole che aveva pronunciato
nel 1995 ai membri delle
chiese bussile, a Olomuc, in
occasione del suo viaggio in
Cechia. «Oggi, in questa cattedrale, ripeto le parole che
avevo rivolto al paese due anni fa, a Olomuc, quando a
nome della chiesa di Roma
ho chiesto perdono per i torti
inflitti ai non cattolici, e nello
stesso tempo, ho voluto assicurare il perdono della Chiesa cattolica per le sofferenze
subite dai propri figli».
Il papa è stato accolto dal
pastore Pavel Smetana, responsabile della Chiesa evan
gelica dei fratelli cechi e presidente del Consiglio ecumenico delle chiese della Repubblica ceca. Due anni fa,
Pavel Smetana aveva declinato l’invito del papa in segno
di protesta contro la canonizzazione di Jan Sarkander, figura controversa della storia
ceca. Jan Sarkander, accusato
dai protestanti di avere inflitto torture ai protestanti per
costringerli a riconvertirsi al
cattolicesimo, era stato egli
stesso torturato a morte dai
protestanti nel 1620.
Nel corso della stessa cerimonia, il papa ha salutato il
lavoro della Commissione
ecumenica avviato nel 1993
dalla Chiesa cattolica ceca
per rivedere il processo del
riformatore Jan Hus, condannato al rogo come eretico dal
Concilio di Costanza nel
1415, e per «fornire strumenti
scientifici validi per comprendere meglio, in uno spirito liberato da ogni pregiudizio, casi non ancora sufficientemente chiariti, che in
passato hanno provocato disordini tra le comunità sorte
dalla Riforma e i cattolici».
Il papa è andato nella Repubblica ceca per celebrare il
1000“ anniversario della morte di Sant’Adalberto, descritto
dal presidente Havel come «il
vero primo europeo di origine ceca». Sant’Adalberto «sognava un’unità spirituale per
il nostro continente», ha detto il presidente: «Desiderava
un’Europa unita non dalla
forza ma dall’accettazione dei
precetti cristiani». (eni)
fi Cresce la diffusione della Bibbia
LONDRA — La Bibbia continua ad essere il libro più venduto nel mondo e la richiesta di copie della Scrittura, in vari formati, comprese le edizioni in cassette audio e video, cresce di
anno in anno. L’Alleanza biblica universale (Abu), nel suo rapporto annuale che raccoglie notizie e dati forniti dalle 124 Società bibliche nazionali presenti in tutto il mondo, inforrna che
nel 1996 sono stati distribuite 530.659.106 pubblicazioni: Bibbie o Nuovi Testamenti, selezioni e «porzioni» bibliche e altro
materiale del genere. 19,4 milioni di Bibbie complete sono state vendute, con un incremento del 9,1% rispetto all’anno precedente. Se a questa cifra si assommano le Bibbie vendute da
altre agenzie di distribuzione è impressionante quante copie
della Scrittura vengano richieste oggi nel mondo. Nel 1986 le
Società bibliche avevano venduto 13 milioni e mezzo di Bibbie: in dieci anni c’è stata dunque una crescita di oltre il 40%. Il
maggior incremento si è avuto nelle zone asiatiche e americane del Pacifico. Un dato molto significativo giunge dalla Cina
dove, a Nanchino, è stata inaugurata nel 1987 una editrice, la
Amity Press. Da allora essa ha pubblicato ben 15 milioni di
Bibbie, distribuendone tre milioni nelle chiese cinesi nel corso
del 1996. Anche per il nostro continente c’è un dato positivo:
l’aumento delle vendite dei Nuovi Testamenti è stato del 74%
nell’area comprendente l’Europa e il Medio Oriente. (Abu)
Germania: il crocifisso nelle scuole
NÖRDLINGEN — La richiesta di un insegnante bavarese che
venissero tolti i crocifissi da una scuola di Nördlingen è stata
respinta dal tribunale di Augusta, in Baviera. Come è noto da
diversi mesi si è accesa in Germania una polemica sulla presenza del crocifisso nelle scuole e nei locffii pubblici, in seguito
a una sentenza del 1995 della Corte costituzionale che si pronunciava per la rimozione di questo simbolo dai luoghi pubblici, anche in considerazione del fatto che buona parte della
popolazione professa una religione diversa dalla cristiana o
non appartiene, ufficialmente, a nessuna religione. Conrio
questa sentenza si sono espressi duramente la Chiesa cattolica
e tdcuni Länder, in particolare la Baviera, che con un’escamotage è riuscita ad eluderla. La Chiesa evangelica ha tenuto prudentemente una posizione più defilata. La richiesta di abolizione del crocifisso è stata fatta da un professore di inglese di
56 anni, che ha lasciato la sua chiesa 30 anni fa e ha dichiarato
di sentirsi discriminato e urtato nei suoi sentimenti da questo
simbolo religioso. Il suo esposto faceva riferimento all’intervento della Corte Costituzionale e alla stessa Costituzione che
parla di separazione fra stato e chiesa. Il tribunale ha sentenziato che l’insegnante può chiedere al preside del suo istituto il
permesso di rimuovere ü crocifisso dalle aule nelle sue ore di
lezione, per non essere costretto a insegnare sotto la croce. Il
giudice ha però ribadito che i dipendenti dello stato sono tenuti a uniformarsi alle direttive di servizio e organizzative
dell’amministrazione pubblica. (epd)
La Chiesa cattolica assira d'Oriente e la
Chiesa cattolica caldea verso l'unione
VIENNA — Si stanno intensificando le relazioni fra la Chiesa
cattolica apostolica assira d’Oriente e la Chiesa cattolica caldea che è in piena comunione con la Chiesa cattolica romana.
I patriarchi delle due chiese hanno sottoscritto una dichiarazione comune in cui viene indicato come scopo del processo
di avvicinamento ecumenico fra le due comunità la piena e visibile riunificazione. I due patriarchi, il katholikos assiro Mar
Dinkha IV Khanania e il patriarca caldeo Mar Raphael I Bidawid propongono, fra l’altro, che nella regione di ChicagoDetroit, dove vivono molti membri delle due chiese, venga
preparato un catechismo comune. Dovrebbe inoltre essere
fondato un seminario unico per la preparazione dei preti, dei
diaconi e dei catechisti. Si sta anche approntando insieme un
programma per ridare vita alla lingua originaria delle due chiese, Taramaico orientale, da usarsi non solo a scopi liturgici ma
anche in ambito culturale. Queste iniziative devono però essere sottoposte all’approvazione dei Santi Sinodi delle due chiese. Per quanto riguarda i rapporti fra la Chiesa cattolica assira
e la Chiesa cattolica romana, si è giunti nel novembre del 1994
a uno storico «trattato di pace», che ha posto fine a una separazione che risale a oltre 15 secoli fa. Il papa Giovanni Paolo II
e il katholikos assiro, il patriarca Mar Dhinka IV hanno firmato
in Vaticano una dichiarazione comune in cui si pone fine alla
divisione consumata nel 486 tra la chiesa di Roma e la chiesa
dell’antico impero persiano. (Reformierte Presse)
Germania: eucaristia in caso di necessità
FRANCOFORTE — Il coniuge non cattolico in una coppia
mista potrà in futuro, in casi di grave necessità, essere ammesso alla comunione cattolica. Lo ha stabilito la Commissione ecumenica della Conferenza episcopale tedesca. Questa
concessione è contenuta in un documento di risposta a una
richiesta fatta dall’Associazione dei lavoratori delle chiese cristiane (Ack). La valutazione circa la situazione di necessità
spetta «unicamente al sacerdote competente». Le condizioni
perché ai coniugi non cattolici sia concessa la partecipazione
all’eucaristia sono essenzialmente tre: che non abbiano trovato nessun rappresentante della propria confessione in grado
di impartire loro il sacramento, che siano essi stessi a chiedere
la comunione mostrando di avere una «retta disponibilità» a
riceverlo e che dichiarino di accettare la dottrina cattolica relativa all’eucaristia. (Reformierte Presse)
’0 Grecia: un sindacato per i preti ortodossi?
ATENE — Il prete ortodosso Evstathios Kollaséh ha intenzione di fondare un sindacato per tutelare i sacerdoti ortodossi
greci. Per sottolineare la necessità di difendersi dalTautoritarismo dei vescovi egli cita l’esempio di un collega che è stato sospeso per due anni dal suo ufficio senza ricevere alcun sostentamento. Il pope, padre di tre figli, sarebbe stato punito per
aver aiutato un membro della sua comunità durante la raccolta delle olive e, nella calura dell’estate greca avrebbe tenuto
come era suo dovere la veste talare nera, ma si sarebbe tolto il
«kamilavki», il copricapo sacerdotale. (Reformierte Presse)
4
PAG. 4 RIFORMA
T
VENERDÌ 9 MAGGIO 1997
L'indagine lard mette in luce novità e conferme nella società
I modi di essere giovani oggi in Italia
II problema principale è costituito dalla difficoltà di trovare un lavoro
Come cambiano i «valori» di riferimento e le sensibilità per il fatto religioso
PASQUALE lACOBINO
I risultati della IV Indagine
lard* sulla condizione gio^
vanile in Italia sono una preziosa occasione per rilevare
umori e voci dell’universo
giovanile: come sono i giovani e le ragazze italiane? Quali
sono i loro orientamenti valoriali e religiosi? Come si
rapportano alla dimensione
della responsabilità pubblica? E soprattutto, il ftituro è
fonte di ansie o speranze?
Cominciamo dalla scuola.
Il livello di istruzione si è innalzato: sono quasi la metà
del campione i giovani con
un diploma di maturità. È un
dato che nasconde situazioni
più critiche che riassumo così: il livello di scolarizzazione
dei giovani dipende sempre
di più dallo status socio-culturale dei genitori; si conferma il livello preoccupante
degli abbandoni e delle ripetenze; la durata media degli
studi tende a ridursi; se l’importanza assegnata dai giovani allo studio è cresciuta
costantemente dal 1983 al
1996 (dal 72,3% al 80,1%),
meno positivo invece è il giudizio sull’utilità dello studio
nella vita professionale: è ritenuto «per niente utile» dal
34% e «poco utile» dal 19%
dei ragazzi e delle ragazze
che lavorano.
A proposito del lavoro, viene ribadita la forbice tra
Nord e Sud, tra ragazzi e ragazze: queste ultime sono le
più penalizzate dalla crisi occupazionale. Doppiamente,
se risiedono nel Mezzogiorno: nel Nord-Est il 37% delle
ragazze ha un’occupazione
stabile, a fronte del 9,7% del
Sud, e il 4,1% delle Isole.
Guardando alla «gerarchia
dei valori» dichiarata dal
campione, il valore «famiglia» è considerato «molto
importante» dall’87,1% degli
intervistati, seguito da «L’
amore» (79,9%), «L’amicizia»
(72,8%) e «Libertà e democrazia» (69,9%). Dunque i primi tre valori ritenuti molto
importanti dai ragazzi e dalle
ragazze sono valori riconducibili alla sfera intima e privata dell’affettività, del calore
delle relazioni interpersonali:
quasi l’altra faccia della domanda diffusa di certezze e
sicurezze presente nella società contemporanea.
I valori «solidarietà» (60,
1%) e «eguaglianza sociale»
(56,3%) precedono valori individualistici come «successo e carriera» (42,4%) e «vita
confortevole e agiata» (38,
7%). Nelle ultime posizioni
troviamo l’«impegno sociale»
(22,4%), (’«impegno religioso»
(13,6%) e quello «politico»
(solo il 4,7%, e tuttavia in aumento rispetto al 3,7% del
1992). Due considerazioni su
queste ultime dichiarazioni:
la partecipazione politico-sociale dei giovani fa registrare
una tendenza al declino sia
sulle aree dell’impegno pubblico (pace, ambiente, scuola,
lavoro ecc.), che su quello dei
comportamenti associativi
(politici, sindacali). In questo
quadro solo le associazioni
religiose e di impegno sociale
fanno rilevare una significativa tendenza all’aumento.
La seconda considerazione
nasce da una domanda. Come si concilia il 4" posto in
classifica di «libertà e democrazia» con la sedicesima e ultima posizione assegnata dai
giovani al valore deU’«impegno politico»? È indicativo
delle contraddizioni che emergono dal IV Rapporto lard
riguardo al capitolo giovani e
politica: evidente scarto tra
autocomprensione, dichiara
zioni e comportamenti effettivi. Sembra prevalere un’attenzione comunicativa per la
politica, vista come sfera rispetto alla quale informarsi
per comprenderla, ma senza
alcun investimento e coinvolgimento personale. Il tutto,
forse anche qui in contraddizione, con un sostanziale radicalizzarsi delle scelte elettorali sulle ali più ideologicamente connotate del sistema
politico italiano: i giovani votano sempre più a destra (An
e Msi, dal 4,7% del 1992 al
26,4% del 1996), con Rifondazione comunista che sale dal
4% al 12,1%. Ancora sul piano
elettorale è da sottolineare la
dissoluzione del voto cattolico, il crollo del leghismo, della Rete e dei Verdi.
Se per la politica assistiamo alla divaricazione tra atteggiamenti e comportamenti, sul rapporto giovani e religione (si consideri da qui in
avanti che l’indagine opera
secondo il modello cattolico
di religiosità) si rileva invece
un rafforzamento dei comportamenti più lineari e coerenti: rispetto al 1992, crescono le tipologie dei devoti (coloro che dichiarano di crede
re in Dio, che praticano, che
ritengono la religione importante per la propria vita: il
25,2%) e dei laici (che non
credono, che non praticano,
che non ritengono la religione importante per la propria
vita: il 19,8%). Restano stazionari, 1 giovane su 5, i cosiddetti ritualisti (che credono e praticano, ma fanno rilevare un deficit di importanza della religione nella propria vita) e gli individualisti
(1 su 10 si dichiara credente,
considera la religione importante, ma non pratica). Perdono quasi 2 punti percentuali (ma restano 1 giovane
su 4) gli opportunisti e cioè
coloro che credono in Dio,
ma non praticano e non ritengono la religione importante per la propria vita. Anche se quasi i 3/4 del campione dichiara di credere in Dio,
solo il 35% ritiene l’esperienza religiosa molto importante
per la propria vita, il 32% frequenta regolarmente la messa e il 48,8% nutre molta e
abbastanza fiducia nei sacerdoti (il 50,1% del 1992).
Come guardano al domani
i giovani? Che cosa rappresenta il futuro? Nell’epoca
dell’incertezza, i ragazzi e le
ragazze italiane sembrano
cogliere le ambivalenze del
tempo futuro: da un lato può
configurarsi come il tempo
della realizzazione personade,
dall’altro come la dimensione oscura della delusione e
della fmstrazione per le mete
mancate. Secondo Alessandro Cavalli quella attuale «è
una generazione contrassegnata da un forte pragmatismo, che ha paura di farsi
delle illusioni e perciò non
punta molto in alto. Una generazione che non si fissa
mete né troppo alte né troppo lontane proprio per paura
di non raggiungere l’obiettivo». Da uno sguardo d’assieme, in ultima analisi, scaturi
sce una generazione incerta,
prebccupata e sfiduciata, che
vive una condizione di sospensione rispetto alle scelte cruciali della vita (quale
formazione? E l’autonomia
dalla famiglia: come e quando? Quale lavoro? Quale vita
di coppia? Paternità o maternità: sì o no?), anzi «reversibilità»: anche le decisioni più
importanti, come quelle professionali, appaiono non definitive e rivedibili. Rispetto
alle generazioni dei fratelli
maggiori e dei padri mostrano meno diversità, meno
contrapposizione: i giovani e
le generazioni adulte probabilmente si riconoscono nelle
stesse aspirazioni e negli
stessi timori verso il futuro a
testimonianza che, nel tempo presente, forse è tutta la
società italiana ad avere bisogno di nuova speranza.
(*) Anticipazioni su «Il Mulino», 1/1997, articoli di Alessandro Cavalli, Ilvo Diamanti,
Luca Ricolti. Altre sintesi su
«Aggiornamenti sociali», 3/
1997, e «Rivista del volontariato», 2/1997. Rapporto completo in via di pubblicazione.
Il documento finale del Convegno torinese del 24 marzo
Per la libertà di apprendere e insegnare
Il Comitato torinese per la
laicità della scuola ci ha trasmesso il testo della Mozione
conclusiva del Convegno promosso il 24 marzo, insieme al
Cidi di Torino, sul tema: «La
scuola della Repubblica. Decentramento, autonomia, parità nel quadro dei principi costituzionali». «Non si è trattato
di una “occasione mancata" rileva il Comitato, con riferimento all'articolo di Marvi Revelli uscito nello scorso n. 15 ma di un incontro annuale di
studio con l'attenta partecipazione, nelle due sessioni, di un
pubblico numeroso largamente costituito di operatori scolastici». Gli atti del Convegno
appariranno a giugno in un
numero doppio di «Laicità».
Nella fase legislativa che si
è aperta sul terreno scolastico
si impone un nuovo pronunciamento a favore dello sviluppo della scuola pubblica,
nello spirito della Costituzione repubblicana.
11 modello di scuola democratica appare infatti minacciato dall’affermarsi di una
spinta verso una «privatizzazione» di tutto il sistema formativo che reca con sé i rischi
di risorgenti particolarismi e
confessionalismi.
Intendiamo perciò ribadire
e rilanciare il concetto, storicamente acquisito, di libertà
nella scuola, espressione di
una visione dell’educazione
fondata sulla libertà dell’apprendere e dell’insegnare, costruita sul dialogo non solamente inteso come accetta
zione e riconoscimento delle
diversità e delle differenze,
ma soprattutto come costruzione di valori che rispettino
il diritto di ogni cittadino a
una completa realizzazione
della propria formazione scolastica.
Siamo convinti che il problema della formazione, lungi
dal risolversi nella privatizzazione del pubblico e nel rafforzamento delle monoculture, sia un bisogno essenziale
della società e un compito
fondamentale e irrinunciabile
dello stato e intendiamo im
pegnarci:
- per l’affermazione di un
sistema formativo democratico, in grado di superare stratificazioni e gerarchizzazioni
sociali;
- per il potenziamento di
una scuola laica, pubblica,
riformata e per una sua autonomia intesa come rafforzamento della democrazia nella
scuola; come autonomia che
valorizzi la cooperazione tra
le componenti senza velleitarismi aziendalistici e autoritari, e fatti salvi i caratteri nazionali della cultura e l’unitarietà del principio educativo;
- per una legge di parità,
come strumento per una corretta definizione del rapporto
pubblico privato, in stretta
aderenza all’art. 33 c. 3 («senza oneri per lo Stato»), che
vincoli la scuola non statale al
rispetto del pluralismo, all’accoglimento di tutti gli allievi,
qualunque sia la loro prove
nienza culturale e condizione, all’effettiva libertà di insegnamento dei docenti;
- per un sistema differenziato di scuole che adottino il
metodo della ragione, della
criticità, dell’indagine e i comuni valori di tolleranza, del
diritto al dissenso, di rispetto
di tutte le convinzioni, di
emancipazione dai pregiudizi
e dagli autoritarismi;
- per la realizzazione, nella
fase della formazione dei
provvedimenti attuativi della
legge 59/97 di un’effettiva autonomia del sistema scolastico, a tutti i suoi livelli, volta a
garantire una scuola pubblica
veramente pluralistica e gestita democraticamente.
Ci opponiamo pertanto:
- alla concezione di un «sistema formativo integrato»
che abbracci in un unico sistema scuole appartenenti a
due ordini distinti e diversamente trattati dalla nostra
Costituzione (statali e non
statali) e al finanziamento
sotto qualsiasi forma della
scuola non statale;
- all’autonomia delle scuole quale via breve per conseguire lo stesso risultato, che
porrebbe a rischio 1’esistenza
della scuola statale e renderebbe più incerto e precario il
destino dei suoi insegnanti;
- a un esame di stato che di
fatto ponga sullo stesso piano
alunni delle scuole statali e
non statali, prima ancora di
«fissare i diritti e gli obblighi
delle scuole non statali».
Dibattito in una scuola torinese
Comunità religiose
e memoria della Liberazione
WALTER DI SANTO
COME raccontare il passato ai giovani? Come coinvolgerli e farli riflettere su
eventi lontani, «distanti» dalle
loro esperienze di vita, ma
che ancora condizionano la
società e la cultura del nostro
paese e dell’Europa e senza la
conoscenza dei quali è difficile poter diventare «cittadini»
liberi e responsabili? Mi riferisco, in particolare, ai drammatici fatti della seconda
guerra mondiale e ai giorni
della guerra di Liberazione.
Un tentativo in tal senso è
stato attuato dagli studenti e
dai docenti dell’Istituto tecnico commerciale «Germano
Sommeiller» di Torino che
hanno organizzato, martedì 8
aprile, una assemblea studentesca che, al posto di discutere, come spesso accade,
improduttivamente, la miriade di microquestioni della
grigia e normale quotidianità
scolastica, ha invitato a parlare della loro esperienza di
guerra e resistenza tre rappresentanti delle tre maggiori
comunità religiose italiane:
don Franco Peradotto per i
cattolici, l’ingegner Ugo Sacerdote per la comunità ebraica e il pastore Giorgio
Bouchard per i valdesi. Il tema particolare dell’incontro:
come le comunità religiose,
radicate nel territorio e nella
società, percorse al loro interno da passioni politiche e
conformismi hanno «vissuto», sentito, partecipato alla
guerra, raccontando il tutto
con un linguaggio semplice,
diretto, ricco di riferimenti
alTesperienza; un modo originale e non retorico di informare i ragazzi su uno snodo
veramente cruciale del recente passato e discutere con loro questioni essenziali come
la responsabilità dell’individuo nella storia, l’uso della
violenza, la complessità delle
vicende storiche, il contrasto
che in certi momenti si crea
tra le convinzioni religiose e
umane profonde e la necessità di lottare per la libertà e il
rispetto della dignità umana.
Ugo Sacerdote, ebreo e partigiano, ha ricordato la catena
di eventi che ha portato, dopo il 1938, anche in Italia, con
non minore ferocia che altrove, alla discriminazione e
persecuzione della comunità
ebraica, sottolineando la specificità dell’antisemitismo
che ravvisava nel solo nascere
ebreo una colpa che condannava all’annientamento fisico
e che nulla, nemmeno l’abiura, come in passato avveniva
con le minoranze religiose,
poteva cancellare.
Giorgio Bouchard ha raccontato la sua esperienza di
adolescente nell’Italia travolta dalla guerra, la drammaticità della «guerra civile» tra il
’43 e il ’45, la massiccia partecipazione valdese alla Resistenza e la necessità di ricordare grandi figure come quella di Jacopo Lombardini che,
pur nella difesa coerente e
senza ambiguità delle proprie
idee, non dimenticavano mai
che anche il nemico che ti sta
di fronte è un uomo, una persona che ha diritto ad una
chance. Anche don Franco
Peradotto ha raccontato la
guerra vista attraverso i suoi
occhi di giovanissimo seminarista prima e di collaboratore del parroco di Cuoi gnè
poi, facendoci partecipare al
dramma del giovane credente
che aspira a diventare sacerdote e che assiste impotente a
una fucilazione di partigiani.
Esperienze diverse di uomini appartenenti a tradizioni religiose e culturali diverse
ma un unico, comune messaggio finale ai professori e ai
giovani presenti: occorre
educare e educarsi allo spirito
critico, al ragionare con la
propria testa se vogliamo che
un triste e sanguinoso passato non si ripeta.
Scuola privata in Emilia Romagna
Accolto il ricorso
sul finanziamento pubblico
GIOVANNI ANZIANI
Nel 1995 la Regione Emilia-Romagna, con una
propria delibera riguardo al
tema «diritto allo studio», mise in atto un progetto di finanziamento per le scuole
materne private (a maggioranza cattoliche) attraverso
delle convenzioni tra i Comuni interessati e la Federazione italiana delle scuole
materne (Fism). Il finanziamento, per un periodo di tre
anni, consiste in diversi miliardi. Nelle convenzioni si
prevedeva che le scuole private si sarebbero dovute adeguare ai parametri delle altre
scuole pubbliche per quanto
riguarda la mensa, il rapporto insegnanti-alunni, il numero massimo di alunni per
ogni sezione. Il progetto non
incontrò alcun ostacolo, sia
nel dibattito al Consiglio regionale sia nel dibattito, per
esempio, al Consiglio comunale di Bologna. Bologna fu
infatti uno dei primi comuni
a firmare queste convenzioni
con grande facilità.
Il Comitato bolognese di
Scuola-Costituzione, unitamente alle comunità religiose
della città (Chiesa evangelica
metodista. Chiesa cristiana
avventista, comunità ebraica), presentò un ricorso al
Tar regionale perché riteneva
che la delibera regionale vio
lasse la legge regionale in vigore (che nel frattempo venne modificata) e il dettato costituzionale, ove è detto che è
possibile istituire delle scuole
private, ma «senza oneri per
10 Stato». Dopo due anni, il
Tar dell’Emilia-Romagna ha
depositato in data 1/4/97 la
sentenza n. 191/97, con ordinanza n.1/97; queste accolgono in termini sostanziali il
ricorso del Comitato e delle
comunità religiose di Bologna. Il Tar ha quindi sospeso
11 giudizio inviando gli atti alla Corte Costituzionale in
quanto la delibera regionale
e la nuova legge regionale
modificata, sono in contrasto
col dettato costituzionale.
La nostra comunità metodista di Bologna, da anni
componente del Comitato
Scuola-Costituzione, ha valutato positivamente questo
primo risultato e intende
proseguire il proprio impegno per la costruzione di una
scuola della «Repubblica» e
non, come si potrebbe dire,
una scuola delle «convenzioni» fuori dalla Costituzione
italiana.
Notizie evangeliche
agenzia stampa
L. 60.000-ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
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Spedizione in a.p. comma 26
art. 2 legge 549/95 - nr. 18/97 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
La piscina di Luserna potrebbe diventare, nei prossimi
mesi, «impianto di valle», così come è già accaduto col palaghiaccio di Torre Pellice; la struttura della vai Pellice e
quella di Perosa sono le uniche del Pinerolese. Gli utenti di
Luserna provengono da ben 32 paesi: nel 1996 si sono sfiorate le .30.000 presenze, a testimonianza dell’interesse che
la piscina desta nella popolazione. In passato le spese erano
decisamente troppo elevate; oggi, dopo ulteriori interventi
realizzati nel corso delTinverno e altri previsti a breve, si
ipotizza una gestione più tranquilla sotto il profilo economico. «È una proposta più che altro politica - dice l’assessore allo Sport di Luserna, Livio Bruera crediamo che
essendo utilizzata dalla popolazione di tutti i Comuni, siano questi a farsene carico anche economicamente, tramite
un possibile comodato con la Comunità montana».
VENERDÌ 9 MAGGIO 1997 ANNO 133 - N. 18 LIRE 2000
Negli ultimi tempi alcuni
fatti di cronaca hanno
colpito parecchio l’attenzione, nel Pinerolese. Due coniugi di mezz’età si sono gettati insieme in un fiume e una
ragazza di diciassette anni si
è tolta la vita nei locali della
scuola: in una realtà così piccola, una sequenza tanto impressionante di suicidi non
può lasciare indifferenti. Forse possiamo arrivare a comprendere che delle persone
adulte, malate, sole, possano
desiderare di «farla finita»
con la vita, perché nel corso
dell’esistenza hanno conosciuto molti dolori e non riescono a vedere alcuna prospettiva nel loro futuro. Ma
un ragazzo o una ragazza
adolescenti, a cui si dà tutto,
LA SOCIETÀ E IL DISAGIO
SUICIDI
PAOLO RIBET
almeno dal punto di vista materiale, è per noi inaccettabile
che possano venire aggrediti
in modo così brutale da un
desiderio di morte da giungere a togliersi la vita.
Eppure, le statistiche ci dicono che vi è un giovane ogni
due giorni che arriva a compiere questo gesto. E dal
mondo giovanile soprattutto
arrivano altri segnali forti di
questo stato di disagio, quali
l’anoressia. È come se il corpo venisse usato per gridare il
proprio malessere: non parole
ci vengono lanciate, ma il
corpo stesso diventa trasmettitore di una richiesta di aiuto
0 di un atto di rifiuto, che difficilmente il mondo degli
adulti riesce a captare. C’è
chi legge tutta la questione in
chiave medica. Se così fosse,
ci potremmo sentire rassicurati, in quanto, trattandosi di
Val Chisone
Dai funghi
fondi per
la montagna
1 soldi derivanti dai tesserini lìci funghi, nelle valli Chisonc e Germanasca, serviranno a .sostenere progetti di miglioramento dei fondi e ad
opere di tutela ambientale. La
Comunità montana si è dotata
recentetnente di un piano in
base al qitale cittadini, enti
locali, cooperative, possono
chiedere un aiuto economico
a sostegno di un intervento in
linea coti le indicazioni dell’ente. Il line degli interventi,
dice la Comunità montana,
dovrà tendere ad esaltare l’efficienza del bosco rispetto alle tre funzioni principali: produzione di legname, salvaguardia idrogeologica, interesse igienico, paesaggistico
e turistico. Si tratta di interventi che hanno indubbi interessi privati ma soprattutto
collettivi; spesso la cura dei
boschi è assai limitata, tenendo conto che investimenti cospicui hanno sovente ritorni
soltanto sul lungo periodo.
Ecco dunque l’importanza
dell’ente pubblico.
La Comunità montana sottolinea fra l’altro il ruolo centrale nella cura del bosco delle
piste forestali che facilitano
l’asportazione di legname, costituiscono infrastruttura di difesa antincendio, favoriscono
un recupero turistico escursionistico, la raccolta dei prodotti
del sottobosco, consentono interventi colturali. Chiunque
fosse interessato a ricevere
questi contributi della Comunità montana dovrà fare domanda, indicando il tipo di intervento che si intende realizzare, entro il 31 marzo e 31
Ottobre di ogni anno e per il
1997 entro il 30 giugno e il 31
ottobre. Oltre che per l’apertura di piste sono previsti aiuti
anche per interventi di miglioramento del bosco (trasformazione in fustaie di determinati
boschi, diradamento di rimboschimenti e fustaie naturali) o
dei castagneti da frutto.
Gli enti locali e l'organizzazione dei lavori socialmente utili nel Pinerolese
Progetti di occupazione oltre l'assistenza
DAVIDE ROSSO
La situazione dell’offerta
del lavoro nel Pinerolese
non è certamente rosea; i «lavori socialmente utili» sono
uno strumento per ridurre gli
effetti sociali della disoccupazione e anche quest’anno
molte amministrazioni hanno
in cantiere progetti in questo
senso. 1 progetti presentati
quest’anno nel Pinerolese per
«lavori socialmente utili»
(Lsu) prevedono l’utilizzo di
un centinaio di persone a Pinerolo (dove il Comune ha
presentato una decina di progetti Lsu), circa 35 persone in
vai Chisone, una trentina in
vai Pellice.
«L’emergenza lavoro - dice
l’assessore al Lavoro del Comune di Pinerolo, Antonio
Bruno - colpisce particolarmente i lavoratori con più di
40 anni e i giovani neodiplomati. L’intento della nostra
amministrazione è di coprire
queste due fasce attraverso
progetti che prevedono lavoratori impegnati dal censimento degli alloggi comunali
al controllo dell’evasione fiscale, dal trasporto scuolabus
alla manutenzione dei fabbri
cati comunali ecc. Ma per far
sì che i “lavori socialmente
utili” non siano solo assistenza diffusa bisogna creare le
basi perché questi acquistino
una continuità nel tempo, ad
esempio agendo in modo che
i lavoratori coinvolti in questi
progetti si organizzino in cooperative di servizi dando così
continuità al lavoro svolto».
Chi sono e che cosa faranno i «lavoratori socialmente
utili» nel Pinerolese? Saranno
sostanzialmente impiegati in
uffici, in lavori di manutenzione di edifici, di aree ambientali, nelle scuole, in lavori di pulizie e mense. Il loro
livello di istruzione andrà
dalla scuola dell’obbligo al
diploma e non necessariamente saranno dei disoccupati di lunga durata; per le amministrazioni dei Comuni
questi lavoratori sostanzialmente serviranno ad integrare
gli organici sempre un po’ ca
renti. Quest’anno poi la normativa sui progetti Lsu prevede che al finanziamento
della Regione si affianchi un
intervento, o finanziario o
formativo, (il 20% del totale)
da parte degli enti che intendono usufruire di tale tipo di
lavoratori; la scelta da parte
di molti Comuni e stata per
l’intervento economico e un
minimo di formazione per
permettere ai lavoratori di
svolgere il loro incarico.
Tuttavia non solo i nostri
enti locali si muovono sul
piano dei lavori socialmente
utili: anche la Provincia di
Torino infatti si è mossa su
questo terreno predisponendo
recentemente l’utilizzazione
di 95 lavoratori disoccupati
presso il dipartimento Istruzione e Cultura. Le persone
interessate dal provvedimento
saranno utilizzate nelle segreterie scolastiche, nella manutenzione delle apparecchiature di laboratorio e in attività
di pulizia e manutenzione dei
locali e altre incombenze.
Qualcuno di questi lavoratori
arriverà anche a Pinerolo (un
impiegato in possesso di diploma e due bidelli) e a Luserna (un impiegato).
Pietro Enrico Tron, nato a Massello
nel 1848, pastore valdese dal 1873
al 1910, anno della sua emeritazione, fu
un autentico figlio del risveglio evangelico e seppe esprimere una fede solida, rigorosa, esigente che lo portò a
mal sopportare il tradizionalismo formale e inerte che sembrava imperare
nella Chiesa valdese. Ancora studente
in teologia, fu mandato nel Molise dove, a causa del suo zelo evangelistico,
fu arrestato e messo in prigione. Fu
un’ottima occasione per il Tron di preparare in pace il suo esame generale di
esegesi greca.
Nel suo ministero, uno dei motivi di
tormento era dato dal fatto che la chiesa
continuava ad accogliere, con la confermazione, catecumeni che non davano
segni sufficienti di conversione e fede
autentica. Propose allora di limitare a
una semplice presentazione alla comunità coloro che avevano terminato in
IL FILO DEI GIORNI
FIGLIO
DEL RISVEGLIO
ALBERTO TACCIA
modo soddisfacente la loro istruzione
religiosa, riservando la confermazione e
l’ammissione alla Santa Cena a coloro
che lo avessero esplicitamente richiesto
e avessero dato segni concreti di consacrazione al Signore. L’emigrazione dalle Valli di molti catecumeni ed ex catecumeni non doveva interrompere il rapporto tra questi giovani e il pastore, che
continuò a mantenere con loro uno stret
to legame attraverso lettere individuali.
Il numero delle lettere aumentava ogni
anno e il Tron ricorda di averne spedite,
nel 1909, ben 800!
Un altro motivo di sollecitudine era
dato dal fatto che la scuola domenicale
si interrompeva al momento in cui i ragazzi salivano agli alpeggi con le loro
famiglie. Il pastore non ammetteva di
dover sospendere per i mesi estivi un lavoro di formazione biblica e spirituale
per i bambini. Dopo aver studiato il problema si decise di creare tre scuole domenicali in tre zone degli alpeggi e la
quarta domenica era organizzata una
riunione congiunta dei tre gruppi. La cosa funzionò benissimo. Scrive il Tron:
«Era bello veder giungere i bambini da
ogni parte in gruppetti, pieni di vita e di
entusiasmo e con il volto raggiante di
gioia». Per non interferire con il lavoro
degli alpeggi, la scuola domenicale aveva luogo alle 5 del mattino!
una malattia del singolo individuo, non ha senso cercare
delle responsabilità collettive;
e poi si può sempre sperare
che un giorno venga inventata la medicina giusta.
lo temo, però, che tutto il
problema sia più complesso e
che da esso ci dobbiamo lasciare coinvolgere, non per
farci assalire da sensi di colpa
paralizzanti, ma per tentare di
ascoltare i messaggi di disagio che ci giungono e di dare
loro una risposta. In modo
particolare, le comunità dei
credenti dovrebbero cercare
di essere un luogo dove le
tensioni della vita si allentano, dove si riesce a cogliere
la presenza della speranza,
aiutando così ad allontanare
lo spettro del suicidio.
In Questo
Numero
Lavor
La scadenza del r° maggio è un’utile occasione
per fare il punto sulla situazione dell’occupazione
nel Pinerolese. Ne parliamo con Enrico Tron, chesvolge attività sindacale
nella Firn,
Pagina II
Città d'arte
Un’iniziativa della Provincia di Torino permetterà di valorizzare alcune
località sede di patrimonio
artisitico e culturale, che
entreranno «in circuito»
ponendosi all’attenzione
dei turisti.
Pagina II
Corali valdesi
Da qualche tempo si assiste ad alcuni fenomeni
nuovi nell’ambito delle corali: cambia il repertorio,
cambiano i ruoli e la composizione delle stesse e
cambia, in meglio, il livello tecnico.
Pagina III
Riso sotto le Alpi
C’è una nuova coltura
che sembra voler prendere
piede anche sotto le Alpi, e
anche nelle zone adiacenti
il Pinerolese. Non è una
novità in senso assoluto,
ma a Barge (e in particolare nella zona della Crocera) si ripropone da qualche
anno il riso: 120 ettari di
terreno sono destinati alla
sua coltivazione.
Pagina III
Coretto valdese
Il coretto valdese di Torre Pellice festeggia i suoi
25 anni di attività: delle
varie tappe che ne hanno
costituito il cammino, tra
patrimonio di fede e denuncia sociale, parliamo
con Cristina Pretto, che ne
è l’attuale direttrice.
Pagina IV
6
PAG. Il
E Eco Delle Yalli mLOESi
VENERDÌ 9 MAGGIO 1997
91
LUSERNA: LAVORI DI ARREDO URBANO — Si sono
conclusi da poco i lavori di sistemazione dell’ala coperta
nella piazzetta XVII Febbraio a San Giovanni; in passato la
zona fu oggetto di un massiccio intervento che a distanza di
alcuni anni ancora non convince la popolazione della frazione. Sempre nella zona si discute della pedonalizzazione del
tratto di via Malan davanti all’Asilo dei vecchi (o dell’istituzione di un senso unico) ora che è stata aperto il collegamento con via Beckwith grazie alla nuova via Olivet.
PORTE: INCIDENTE MORTALE — Un grave incidente
automobilistico ha causato domenica pomeriggio la morte
di un operaio di Villar Porosa, Luciano Prinzio, 50 anni.
Mentre stava percorrendo la statale 23 Prinzio, alla guida
della propria autovettura, ha sbandato affrontando una curva all’ingresso di Porte e si è schiantato contro il muretto di
recinzione di una casa. Inutile l’intervento dell’elisoccorso,
l’uomo è deceduto dopo pochi istanti dall’impatto.
BOBBIO: DUE PROGETTI SULL’AMBIENTE — Il Con
sigilo comunale di Bobbio Pollice ha approvato due progetti di massima inerenti la fruizione dell’ambiente; il primo
riguarda un «percorso natura» che dovrebbe sorgere nella
zona degli impianti sportivi e avrà un costo di circa 46 milioni di lire; in zona verrà realizzata anche un’area attrezzata per il picnic che sarà una delle aree più grandi della valle. Il Consiglio ha anche dato il via a un progetto di recupero della caserma della Forestale al Chiot della Taglià. Il
fabbricato, costruito a inizio secolo per il ricovero degli
operai forestali addetti alla sistemazione idrogeologica e
forestale, era in disuso da anni. Ora, d’intesa con la Tarta
volante, si propone un allestimento di un centro di riferimento per il progetto «Aule decentrate». «Il costo - spiega
il sindaco, Charbonnier - sarà di circa 200 milioni e sarà
coperto in parte con risorse dei due enti contraenti e in parte con contributi di Regione e Provincia. La Comunità
montana, al momento, sembra orientata a sostenere altre
iniziative». Durante il Consiglio è stato anche salutato Sergio Pasetto, consigliere di minoranza dimessosi a causa
dell’incompatibilità con un incarico da poco assunto in seno al sindacato. I consiglieri hanno anche avuto un incontro col comitato promotore del parco; una valutazione congiunta verrà elaborata per verificare la compatibilità del
progetto col sostegno all’habitat locale.
PIS: IL COMUNE DI PINEROLO SCRIVE ALLA REGIONE — Il progetto per un polo integrato di sviluppo che
dovrebbe essere costruito a Pinerolo rischia di andare a
monte. Tra gli ostacoli che il Comune di Pinerolo si trova a
dover affrontare vi è anche quello della scadenza imposta
dalla Regione Piemonte per l’inizio dei lavori per il 30 giugno. Il 5 maggio una delegazione di consiglieri della città di
Pinerolo ha consegnato al presidente della giunta regionale
del Piemonte, Enzo Ghigo, una lettera in cui si chiede alla
Regione di intervenire sia dilazionando il termine per l’affidamento degli appalti sia rimuovendo gli ostacoli che finora
hanno impedito la realizzazione dell’autostrada Torino-Pinerolo e del raddoppio della ferrovia Torino-Pinerolo.
INTERVENTO DEI VIGILI DEL FUOCO SULLA ROCCA DI CAVOUR — Un incendio nel bosco della Rocca di
Cavour, giovedì 1° maggio, ha messo in allarme i vigili del
fuoco: sono intervenute due squadre da Lusema San Giovanni, due da Pinerolo e una da Torre Pellice a spegnere il
fuoco che stava salendo verso il ristorante «La vetta». Erano presenti anche la Forestale, la squadra antincendi boschivi e i carabinieri di Cavour. I vigili hanno lavorato dalle tre
del pomeriggio alle nove e ancora nella notte, a causa di
una ripresa del fuoco, dall’una alle cinque di mattina.
Regione Piemonte
Comunità montana vai Pellice
Torre Pellice
Avviso di gara per estratto
Il Presidente avvisa che si terrà un appalto concorso per l’affidamento della gestione della Comunità alloggio socio-assistenziale «Foyen» di Angrogna: durata 48 mesi dalla data di aggiudicazione. Importo annuo presunto lire 95.000.000.
Le domande di partecipazione, su carta legale, dovranno pervenire antro le ore 12 del giorno 13 maggio 1997 al seguente
indirizzo;
Comunità montana vai Pellice - Ufficio economato
Corso J. Lombardini 2 10066 Torre Pellice (To)
11 capitolato d’appalto è in visione presso l’Ufficio economato
delia Comunità montana stessa.
Per informazioni rivolgersi al Servizio socio-assistenziale
(tei. 0121-953131) orario d’ufficio.
Il presente avviso non vincola l’amministrazione.
Il presidente della Comunità montana vai Pellice
(Giorgio COTTA MORANDINI)
La situazione occupazionale e il ruolo del sindacato
Troppo lavoro nero nel Pinerolese
PIERVALDO ROSTAN
E passato il 1° maggio; le
molte (troppe?) manifestazioni per la Festa del lavoro nel Pinerolese hanno visto
una partecipazione non certo
eccezionale. Ci si potrebbe
anche interrogare sul senso
che questa festa ha ancora per
i lavoratori, se essa rappresenta o meno un valore. Per portare la gente in piazza si è costretti ad organizzare pranzi e
concerti. Ma il 1° maggio può
anche rappresentare un’occasione per fare una riflessione
più ampia sul lavoro nel Pinerolese; Enrico Tron, della
Fim-Cisl di Pinerolo è quello
che si potrebbe definire un
«osservatore privilegiato».
«Devo anzitutto rilevare che
nel Pinerolese c’è molto lavoro nero - osserva il sindacalista -; e non solo quello di chi
già lavora in fabbrica e ha un
secondo mestiere; ci sono
molti giovani che non riescono a trovare occupazione nelle fabbriche (oggi come ieri
nelle fabbriche si entra per
conoscenza e raccomandazione) e devono accettare di lavorare in una “boita” 200 ore
al mese per un salario di 800
o 900.000 lire al mese. C’è
poi un altro problema che andrebbe analizzato più a fondo
ed è quello del caporalato; c’è
sicuramente nell’edilizia: basta andare al mattino presto in
determinati posti per vedere i
pulmini che caricano extracomunitari dalla pelle più o meno nera».
- Si pone dunque il problema di tutelare non solo chi
ha già un lavoro alla luce del
sole ma anche chi lavora
senza nessun contratto ujficiale...
«E chiaro che tra chi lavora
in una fabbrica, a posto coi libretti e prende un suo salario
e chi, magari coetaneo, lavora
in nero, più ore con minor salario c’è una bella differenza.
Si badi poi ad un problema:
Il corteo del maggio a San Pietro Val Lemina
per chi lavora per una decina
d’anni in nero arrivare a 65
anni di età con 35 anni di
contributi non è poi un grosso
dramma».
- Dunque cambia il ruolo
del sindacato...
«Abbiamo fatto le giuste
battaglie per il crollo dei muri, ma oggi dobbiamo fare i
conti con il costo del lavoro
che è profondamente diverso
a seconda dei paesi. Può essere interessante a questo proposito fare l’esempio della
Beloit: in Inghilterra un lavoratore costa annualmente 39
milioni, in Italia 56 milioni,
in Polonia a 13 milioni, in
Francia 58,5 milioni. Questo
vuol dire che, a livello di
multinazionale, si comincia a
saturare gli stabilimenti dove
la manodopera costa di meno,
e solo alla fine si portano le
commesse dove il lavoro costa di più. In sostanza prima
si satura in Polonia, poi in Inghilterra e solo dopo in Italia
e non è affatto vero che la
qualità è più bassa negli altri
paesi. C’è poi un ulteriore
problema: mentre le multinazionali si uniscono per ridurre
i costi e far fronte insieme alle grandi questioni, il sindacato si divide».
- Oggi come oggi, Vassorbimento nel mondo produttivo è comunque difficile; persone con bassa professiona
Posta
Lettera aperta
al Sindaco
di Massello
Sig. sindaco,
i massellini firmatari della
presente la invitano a sottoporre all’attenzione popolare
(per esempio mediante assemblea pubblica) l’argomento del progetto, che risulta peraltro già avviato, di pattuizione con un concessionario
per l’istituzione di un’Azienda faunistico-venatoria privata (come previsto dalla l.r.
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(gioielli)
via trieste 24, tei. 0121/397550 pinerolo (to)
lità vengono espulse dalla
fabbrica. Gli enti locali stanno per rilanciare i progetti
per i lavoratori socialmente
utili; è una risposta valida?
«Sono convinto che per chi
non ha lavoro si tratta di una
risposta positiva ma occorre
conoscere bene il territorio e
le sue potenzialità per avviare
veri corsi di formazione. Il
problema è non fermarsi al finanziamento dei corsi ma essere certi che essi siano finalizzati alle offerte e alle aspettative del territorio».
70/96) nel nostro Comune. Si
ritiene che nell’ambito delle
questioni di non ordinaria
amministrazione e di carattere gestionale del territorio,
come per il caso citato, sia di
importanza preliminare un
confronto democratico fra i
cittadini al fine di conoscere
o ncercare un comune parere
riguardo al comportamento
da intraprendere.
Attendiamo pertanto una
solerte risposta a tale invito in
un verificabile impegno, entro breve termine, a una consultazione popolare.
Erminia Pons - Massello
(seguono 33 firme)
Eleziqni a Cumiana
Confermato
il sindaco Poli
Gianfranco Poli è stato
confermato sindaco con il
56% dei consensi (2.644 voti). Con 930 voti (19,7%) la
lista Cumiana per il futuro
che candidava Irene Camusso
è giunta seconda; buono il risultato di Rifondazione che ha
visto Cesare Bianco con 527
voti (11,1%), mentre la Lega
si ferma a 476 voti (10%).
La fiera «Naturalmente...
Cumiana» ha ottenuto la qualifica di fiera regionale.
Provincia di Torino
Città d'arte
da visitare
Torre Pellice
Visita della
comunità
francese
MASSIMO GNONE
Quasi vent’anni sono passati dalla prima volta che
la corale della comunità di
Vandoncourt-Dasle è venuta
a Torre Pellice. Quasi vent’
anni di amicizia, visite reciproche, scambi concreti tra i
due piccoli paesi del Jura
francese e delle Valli. Quasi
vent’anni di culti, lassù, nella
piccola chiesa luterana di pietra grigia e di incontri conviviali nella sala delle attività;
quasi vent’anni di pranzi alla
Foresteria di Torre seguiti dagli immancabili canti e dalle
immancabili risate.
Che dire di questa ultima
visita? E stata rapida ma intensa, dal giovedì alla domenica, peccato; solo quattro
giorni scarsi per rivedere vecchi amici e per conoscere
nuove persone che nel frattempo si sono sostituite ad altre; solo quattro giorni disponibili per correre di qua e di
là nelle Valli, per scopri ;e un
minimo di storia valdese, per
andare a Bobbio Pellice e ad
Angrogna e poi a Prali. Crediamo che saranno stati in
molti, tra i francesi, al ritorno
in pullman, a non badare al
paesaggio e a riposarsi, dopo
questi giorni.
La risposta della coir; unità
di Torre Pellice è stata positiva: davvero molti erano i presenti sabato sera al concerto
nel tempio. Si può, e si de/e,
comunque fare di più: le nostre chiese dovrebbero incentivare al massimo quest'., genere di attività, incrementando così Io scambio di idee e
di punti di vista. Come valdesi nelle Valli, non è salutare
rinchiudersi nella nostra orgogliosa enclave di minoranza. Tutte le p‘'ssibilità per
aprire i confini, anche rn ntali, sono quindi bene acce'te.
Una dei più importanti elementi della politica turistica
della Provincia di Torino è la
ricerca di un riequilibrio tra la
valorizzazione di Torino e
quella del resto del territorio
provinciale, recuperando all’attenzione dei turisti un patrimonio storico, artistico e
ambientale tanto pregiato
quanto, a volte, sconosciuto.
In questo spirito si colloca
l’iniziativa della Provincia
delle «Città d’arte a porte
aperte»; in un circuito individuato dall’ente pubblico si
trovano 21 piccole città d’arte
e cultura dove l’itinerario, se
adeguatamente supportato da
Comuni, Pro Loco e altre associazioni, consentirà ad un
pubblico sicuramente vasto di
conoscere luoghi importanti
del Piemonte.
Nelle 21 città ci saranno
punti informativi dislocati in
diverse postazioni, per suggerire ai visitatori i percorsi
più interessanti e le cose che
«non vanno assolutamente
perse»; sono previste visite
organizzate con accompagnatori in grado di far scoprire al
turista i racconti delle vicende locali, aneddoti gustosi,
leggende... Fra le località
coinvolte anche Perosa Argentina, Susa, Pinerolo e
Torre Pellice; per ogni paese
una o più date.
Allevamenti
Lo struzzo
in Italia
LILIANA VIGLIELMO
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Una nuova e interessante
possibilità di guadagno è
emersa in un incontro organizzato poco tempo fa dalla
Comunità montana valli Chisone e Germanasca: l’allevamento dello struzzo, che si
sta introducendo in Italia e
del quale si sfruttano non solo
la carne ma anche le uova e la
pelle. È probabile che sia necessario scendere in pianura
per trovare lo spazio necessario a ospitare questo pestifero
animale. La base di partenza
per un allevamento deve essere un territorio vasto e pianeggiante, cintato nella misura di un uccello di due metri e
mezzo, lontano da strade e
stabilimenti rumorosi. Gli
struzzi vivono in famiglie
composte da un maschio e
due o tre femmine e sopportano anche un clima freddo,
purché privo di umidità. Siccome uno struzzo spaventato
può raggiungere in fuga la
velocità di 70 km all’ora,
ogni esemplare ha bisogno di
corridoi di almeno 40 metri
per scappare quando non si
sente al sicuro. Uno struzzo
adulto costa due milioni, ma
si vendono molto care le uova, del peso medio di 1,5 kg,
e la carne che è rossa, saporita e molto sana.
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di cori poi inseriti
binario. Poche corali, le
dgliori dal punto di vista
vocalità e della direzio. si cimentavano con corali
mottetti in tedesco.
Questo repertorio è rimasto,
,occasione della Festa di
gito, affidato praticamente
itantoalle esecuzioni delle
oté riunite con pochissime
ccezioniLle corali singole
lannfl cantato in italiano e
i5uic»ma anche in tedesco,
iiingiese, spagnolo, olande^ ¡ozambicano, in una linìudafricana e in una di
slavo.
ibiamento ovviamente
onsiste soltanto nelle
:e utilizzate, perché queiipende dal fatto che,
isegna dell’universalità
chiesa e della liturgia, si
tpazio all’espressione di
I di altre culture e di altre
;se. E questo è certamente
buona cosa; è la chiesa
suo insieme, e non solo in
ia, a cambiare sotto la
tóme e lo stimolo provearaa paesi diversi. C’è
ràda chiedersi, non solo
fsome della cultura, della
fee della linearità della livaldese, quale sia il 11ì, se c’è, di questo procesipresunta modernizzaziocanto liturgico. Le col'Éldesi, come espressioni
iltura», non hanno anche
ipito di salvaguardare il
patrimonio musicale, che
deve adeguarsi ai tempi,
le è comunque radicato
comunità? E i canti da
_ e, più che da ascoltare,
E »no spesso troppo fragili
ntrare nel repertorio della
a? Negli anni passati il
po di Torre Pellice, e non
w quello, fece un grosso latto di raccolta e soprattutto
»proposta di canti nuovi pro*nienti da molti innari e tra’o'd, certamente talvolta con
follati poco felici, in ilalia’■ oto tutta musica «usa e
Ha» e per lo più adatta ai
'azzini 0 c’era pure qualcosa salvare?
^ai si inserisce il secondo
abianiento, legato alle colonie strumento di divul■one della musica «da cul■ Lo corali hanno dato un
®o contributo alla formane degli innari di questo
“lo e di conseguenza alHechimento del canto nelajnunità. Ma con il nuovo
tizzo universalistico e, so' bilto, poliglotta, qual è il
; Hibuto odierno e quale
quello futuro? Il terzo
^lamento è di tipo tecni
J uno spiacevole errore,
teista ad sindaco di MasWilly Micci è comparsa
Juinero scorso con un tiJ®preciso. Anziché «Una
«da personale», il titolo
»sto era «Una vicenda
Pettorale».
co. Le corali di oggi cantano
meglio di quelle di un tempo.
Nel recente passato è stato
fatto lo sforzo di dare ai direttori e ai coralisti una formazione tecnica dignitosa.
Tuttavia, secondo un’opinione forse non da tutti condivisa, il risultato è stato anche
che le corali hanno perso un
po’ della loro identità. Esse
vivono e operano, oggi più
che in passato, con l’obiettivo
del «concerto», dell’esibizione (che tale è in molti casi la
prestazione in occasione dei
culti importanti dell’anno liturgico) o la registrazione di
cassette, cd e video, molto più
che con l’obiettivo della guida
del canto comunitario. Questa
della partecipazione dei membri delle corali al culto è
un’antica querelle, che fa parte anch’essa della tradizione.
Ma, se è vero che in primo
piano viene messa la preparazione formale dei canti in vista di una produzione più che
altro estetica (anche se spesso
in funzione di evangelizzazione e di testimonianza culturale), r anima stessa della corale
finisce per soffrirne.
Alle Valli sono nati negli
ultimi anni cori amatoriali di
ogni genere e di discreto livello: spesso si ha l’impressione
che coloro a cui piace «cantare bene» vadano al coro xy e
alla corale diano (quando lo
danno) qualche ritaglio del loro tempo. Le corali hanno gli
strumenti per cantare meglio,
ma non rispondono totalmente
alla richiesta culturale dei
membri di chiesa, che vogliono ancora di più e vogliono
altro, e finiscono dunque per
rivolgersi altrove. Le corali
valdesi dovrebbero forse fare
il loro mestiere, cantando ovviamente al meglio delle possibilità loro e dei loro direttori, (perché è comunque un fatto che il Signore gradisce
ascoltare del bel canto) e coralisti e direttori dovrebbero
tornare a rispondere alla vocazione al servizio liturgico, che
è un servizio verso gli altri,
verso la chiesa, più che verso
se stessi. Una corale senz’anima non serve a nessuno!
L’assemblea delle corali,
istituita ormai vent’anni fa,
dovrebbe essere la sede istituzionale di approfondimento e
di elaborazione di tutti i problemi connessi con il canto
ecclesiastico e di coordinamento delle attività. Si ha
l’impressione che questa questione non interessi molto. Il
gruppo di coordinamento oggi
è in grado di organizzare la
festa di canto, e lo ha fatto ancora quest’anno con buoni risultati, ma non c’è da sperare
molto di più. Tra l’altro c’è da
chiedersi se le corali lo vogliano ancora questo incontro
annuale (o biennale alle Valli)
oppure vi partecipino «perché
si è sempre fatto» (quando
non c’erano altri impegni più
importanti e gratificanti) e per
puro spirito di dovere.
La questione è capire se le
corali valdesi hanno un progetto comune oppure se ognuna va per conto proprio. E se
questo progetto, nel caso in
cui ci sia, è funzionale alla
chiesa oppure soltanto alla
singola corale. Probabilmente
alle Valli la sede del dibattito
sul canto nella chiesa e sulla
funzione delle corali deve trovare spazio in una sede più
ampia, come la Conferenza
distrettuale. È possibile aprire
questa discussione, oppure è
meglio non rischiare una polemica che potrebbe diventare,
vista la tradizione, deleteria?
Barge: interessante novità per l'agricoltura locale
Il rìso coltivato ai piedi delle Alpi
PIERVALDO ROSTAN
I cinesi, popolo che nell’immaginario collettivo coltiva da secoli il riso, sono approdati da alcuni anni a Bagnolo; almeno una cinquantina vivono nella zona a lavorano nelle cave di pietra. In
compenso nella vicina Barge
da pochi anni si coltiva il riso; a rilanciare questa attività,
un tempo già diffusa nella zona, sono stati alcuni agricoltori stanchi della coltivazione
del mais, sempre meno redditizia. Circa 120 ettari sono attualmente dedicati a questa
coltivazione, nella zona della
Crocera di Barge e pochi
giorni fa i produttori, costituito un apposito comitato, hanno voluto organizzare la «Prima fiera del riso» nell’intento
di far conoscere questa produzione nuova per la zona.
L’attività risicola è oggi un
misto di poesia e di alta tecnologia; così i terreni vengono livellati da apposite macchine dotate di laser, ma in
compenso nella zona si sentono gracidare le rane, vi sono
aironi e cicogne che nidificano. È determinante la presenza di acqua, di buona acqua:
«Grazie ai pozzi artesiani e
alle sorgenti - spiega Elia Rivoira, segretario del comitato
che ha organizzato la fiera possiamo contare su acqua
pura che nelle cascine si usa
sia per l’alimentazione umana che animale. Questo ci
consente di utilizzare al minimo diserbanti e di avere un
riso di qualità. Alla Crocera
si coltivano sostanzialmente
due tipi di riso: il primo per
uso alimentare e il secondo il
riso per seme che verrà distribuito nelle altre zone risicole. Per il futuro puntiamo
anche ad avere una produzione di riso biologico».
Il riso ha preso il posto dei
pioppeti, dei cereali, dei prati
destinati alla zootecnia, a dimostrazione che le rese sono
significative anche sul piano
economico; «Il riso ha bisogno, per ottenere un buon risultato, di un terreno argilloso di medio impasto - spiega
Rivoira -; il mercato del
mais, del grano e dei cereali
in genere, hanno suggerito di
provare col riso. Oggi la resa è superiore del 30-40% rispetto al mais e ancora di
più rispetto al grano». Qual
Nuovi programmi nell'Aus110
Piani di recupero
per tossicodipendenti
L’Azienda Usi 10, attraverso i Servizi tossicodipendenze (Sert), ha avviato un programma di recupero dei tossicodipendenti aggiuntivo e in
parte alternativo rispetto agli
inserimenti nelle comunità
protette. Infatti, al di là del
costo, a carico dell’azienda
Usi 10, al termine dell’inserimento stesso non vi sono
quasi mai possibilità di accesso a un’occupazione fissa: gli
utenti da tempo tossicodipendenti non sono in grado inizialmente di competere sul
mercato del lavoro.
Per questo si rende dunque
necessario un ritorno o un accesso al mondo del lavoro in
un contesto sensibilizzato che
renda possibile l’acquisizione
di abilità e adattamento a ritmi e regole del lavoro: in particolare sono idonei i settori
artigianale e cooperativistico.
Il problema dell’inserimento
nel mondo del lavoro riguarda fra l’altro anche gli utenti
detenuti che svolgono un programma territoriale in alternativa alla detenzione. Dai
dati informativi riguardanti
gli utenti dei Sert pinerolesi,
si evidenzia inoltre una bassa
scolarità e una scarsa professionalità. Nel caso specifico,
i tre Sert dell’Ausi 10 nel
corso del 1996 hanno seguito
340 utenti, di cui 162 il Sert
di Pinerolo, 103 quello di
Torre Pellice e 75 quello di
Perosa Argentina.
Il 21 aprile è stato quindi
deliberato il primo progetto
coordinato effettuato presso
l’Ausl 10 per l’inserimento
lavorativo dei tossicodipendenti. «I nostri servizi - spiega il dottor Ferruccio Massa,
direttore generale dell’Ausi
10 - hanno effettuato da una
parte la ricerca di imprese
artigiane e aziende disponibili ad accogliere i tossicodipendenti, dall’altra hanno
sensibilizzato e coinvolto gli
stessi soggetti. Poi si è reso
necessario reperire un primo
fondo di circa 50 milioni per
le borse di studio e di lavoro,
e anche questo è stato fatto
mediante l’utilizzo di una
parte dei finanziamenti già
destinati agli inserimenti nelle comunità protette».
I ragazzi coinvolti hanno
accolto di buon grado questa
nuova opportunità, che dunque potrà avere nuovi sviluppi: proprio nella prospettiva di
un suo ampliamento sono stati
già richiesti ulteriori finanziamenti nell’ambito della legge
309/90 (legge quadro per la
lotta alle tossicodipendenze).
La durata dell’inserimento lavorativo sarà di sei mesi, rinnovabili per altri sei; le borse
lavoro potranno essere a tempo pieno (30 ore settimanali)
o a tempo parziale (18). «Il
costo complessivo del progetto per il 1997 ammonta a 50
milioni - sottolinea il dott.
Massa - e prevede l’erogazione di li borse-lavoro di
840.000 lire l’una per 30 ore
settimanali e di 504.000 lire
per 18 ore settimanali. Gli inserimenti riguardano tutti i
Sert di Pinerolo, Torre Pellice e Perosa; verrà stipulato
con le imprese un protocollo
d’intesa che regolamenta l’intera iniziativa, in cui saranno
stabiliti la durata e gli orari
di lavoro, le modalità assicurative e altre regole base. E
chiaro che l’obiettivo dell’
esperienza è l’assunzione e in
questo senso più d’una azienda contattata si è dichiarata
disponibile».
è la destinazione del riso di
Barge? «Il riso, dopo essere
stato prodotto, trebbiato ed
essiccato è denominato “risone” e deve ancora essere
decorticato - aggiunge Rivoira questa procedura
non viene ancora effettuata
in zona perché troppo onerosa. Dunque il riso viene mandato nel Vercellese e posto in
vendita attraverso i canali
tradizionali».
Il riso di Barge non è quindi in commercio anche se fra
le prospettive c’è anche questo passo: «Puntiamo ad allargare la produzione anche
al basso Saluzzese e Saviglianese per poi arrivare ad un
marchio di “riso delle Alpi”
con il quale metterlo in commercio. Sarebbe un bel modo
- conclude Elia Rivoira - per
valorizzare un riso che indubbiamente ha delle qualità
organolettiche superiori».
Torre Pellice
Incontro con
lo scrittore
Joseph Joffo
Joseph Joffo è nato e vive a
Parigi, dove la sua famiglia,
ebrea, era giunta dopo un’avventurosa fuga dalla Russia
degli zar. Nel 1941 aveva 10
anni. Una sera, poco prima
del coprifuoco, suo padre gli
mise in mano una sacca con
gli oggetti indispensabili e un
po’ di denaro, iiidicandogli la
via della fuga. «È stata riaperta la caccia - gli disse - e
quindi bisogna ripartire e nascondersi in attesa che il cacciatore si stanchi». Inizia così
per il bambino un’incredibile
avventura attraverso tutta la
Francia. I suoi occhi acuti e
ingenui vedono le immagini
drammatiche di un’Europa lacerata dalle persecuzioni razziali e dalla guerra. Grazie alla solidarietà che incontra sotto le vesti più inaspettate, ma
grazie anche alla sua prontezza di spirito e alla fortuna, Joseph riesce a giungere vivo fino al giorno in cui i titoli
enormi dei giornali annunciano: «Parigi è liberai». Ed eccolo di ritorno a casa, dopo
tre anni: «Ho sempre la mia
sacca, la porto con più facilità
di un tempo, sono cresciuto».
Oggi Joseph Joffo è autore
di vari romanzi legati alle sue
esperienze il più noto dei quali, Un sacchetto di biglie, è
stato tradotto in 19 lingue e
viene spesso adottato nelle
scuole come testo di narrativa. Giovedì 8 maggio, alle
ore 10 alla Casa valdese di
via Beckwith a Torre Pellice
e alle 17 alla scuola media di
Luserna San Giovanni, Joseph Joffo terrà una conferenza, organizzata da Comunità
montana e Collegio valdese,
sul tema: «Una famiglia ebrea
in fuga dalla Russia degli zar
alla Francia di Vichy».
CULTO DELL'ASCENSIONE
— Giovedì 8 maggio, alle 21,
nel tempio di Torre Pellice, culto
dell'Ascensione per le chiese del
1° circuito: alle 20,45 culto a Pinerolo per le chiese del 2° circuito, con la partecipazione delle corali.
2° CIRCUITO — Proposta di
gita a Lipsia e dintorni dal 13 al
23 giugno «Sulle orme di Lutero», Chi è interessato può rivolgersi alla Chiesa valdese di Pramollo(tel. 0121-58020).
3° CIRCUITO — Domenica
11 maggio è prevista la giornata di lavoro all'Uliveto; partenza
alle 9 davanti all'ex convitto di
Pomaretto, sono invitati i giovani di tutta la vaile.
CORETTO — Per festeggiare
25 anni di vita il coretto valdese, attualmente diretto da Cristina Pretto, terrà un concerto
sabato 17 maggio, alle 20,45,
nel tempio valdese di Torre Pellice; la colletta sarà destinata alla creazione di uno spazio giovani da parte dei ragazzi del
Collegio valdese.
ANGROGNA — In seguito
alla visita dei fratelli e delle sorelle calabresi si sta organizzando un viaggio in Calabria e Puglia per la fine dell'estate (intorno alla prima domenica d
settembre). Al momento non
sono ancora stati definiti i programmi e i costi, chi è interessato può comunque già mettersi in contatto con il pastore.
Domenica 11 maggio alle 10 al
capoluogo assemblea di chiesa,
durante la quale il Concistoro
darà informazioni sulla situazione degli stabili e su alcune ipotesi di progetto.
BOBBIO PELLICE — Domenica 11 maggio avrà luogo l'assemblea di chiesa con all'odg
presentazione e discussione della relazione morale; bazar orga
nizzato dall'Unione femminile
Domenica 18 maggio, Pentecoste, culto con Santa Cena e par
tecipazione della corale.
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Riunione quartierale venerdì
9 ai Boer. Domenica 18 maggio
giornata comunitaria: alle 10
culto nel tempio con Santa Cena; alle 11,30 presso la sala
Beckwith inaugurazione del bazar curato dalla Società di cucito e dalla Biblioteca dell'Asilo;
alle 12,30, nella sala Albarin,
saranno allestiti un buffet freddo e una mostra di lavori artigianali fatti da membri di chiesa. Un appello: servono premi
per la lotteria!
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 11 maggio assemblea di
chiesa alle 10 a Ferrerò. Dopo
l'assemblea si farà un pranzo
comunitario e nel pomeriggio
sarà ospite deila comunità Paolo Corsani, che farà vedere il video dell'ospedale di Pomaretto
e parlerà di questa opera.
L'Unione femminile si incontra
martedì 13 maggio.
POMARETTO — Le attività
del gruppo Incontro donne si
concluderanno il prossimovenerdì 9 maggio.
PRALI — Domenica 11 maggio alle 10 assemblea di chiesa;
all'odg la discussione della relazione morale e la nomia dei delegati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale; nel pomeriggio
si svolgerà il bazar, a partire dalle 14,30; alle 17, nel tempio,
concerto dei coretti di Frali e di
Pinerolo con offerte a favore
della ristrutturazione del museo.
PRAMOLLO — Domenica 11
maggio culto alle 17 con sermone di prova del candidato
Pfannkuche e cena comunitaria.
PRAROSTINO — Domenica
11 maggio la comunità riceverà
la visita degli ospiti della Casa
delle diaconesse di Torre Pellice.
TORRE PELLICE — Lunedi
12 maggio, alle 20,45 al presbiterio, studio biblico condotto da
Massimo Marottoli su Giovanni
18, 28-40 su «Per questo sono
venuto nel mondo; per testimoniare della verità».
VILLAR PELLICE — Domenica 18 maggio, Pentecoste, alle
10,30, culto con cena del Si
gnore; nel pomeriggio e nella
mattinata di lunedì bazar a cura
dell'Unione femminile.
VILLASECCA — Domenica
11 maggio è convocata l'assem
blea di chiesa per la presentazione della relazione morale e
l'elezione dei deputati al Sinodo
e alla Conferenza distrettuale
8
PAG. IV
ISIS
■■ E Eco Delle Aàlli ìàldes —
VENERDÌ 9 MAGGIO
Appuntamento di festa il 17 maggio
Il Coretto valdese
ha venticinque anni
FEDERICA TOURN
Il coretto di Torre Pellice
compie 25 anni: nato dall’iniziativa di un gruppetto di
studenti del Collegio valdese
che durante le ore di volontariato presso la Casa delle diaconesse cantavano per gli
ospiti, in questi anni si è fatto
conoscere non solo nelle nostre valli ma anche nelle chiese evangeliche estere, in particolare in Germania. Nel 1972
erano già una quarantina, tra
studenti del Collegio, professori e amici, diretti da Cadetto Arnoulet; nella primavera
del ’75 il coretto di Arnoulet
si sciolse, ma già nell’autunno
Dorina Peyrot riprendeva
l’esperienza con i ragazzi più
giovani. Nel ’77 Franco Taglierò raccolse le file del lavoro di Dorina Peyrot e condusse il coro per 14 anni, fino
al 1991, quando subentrò Cristina Pretto. È con Cristina
Pretto che ora ripercorriamo
in breve questi 25 anni.
-Qual è la composizione attuale e l’attività del coretto?
«Attualmente il coretto conta circa 25 elementi dai 16 ai
36 anni ed è impegnato nella
conduzione musicale di alcuni
culti nella comunità di Torre
Pellice, oltre che in concerti e
spettacoli».
- Qual è il repertorio del
coretto?
«Fin dall’inizio il repertorio
è stato innovativo e propositivo in campo ecclesiastico; il
coretto negli Anni 70 introdusse canti spirituali moderni
che sono tuttora patrimonio
delle scuole domenicali. Questo genere era affiancato da
spiritual neri, canzoni di protesta e di solidarietà, oltre a
canzoni popolari, alcune armonizzate appositamente per
il coretto dal maestro Rampa».
- Nel corso degli anni avete
fatto anche degli spettacoli...
«Sì, l’intento era quello di
unire i canti alla storia degli
uomini e delle donne che li
hanno cantati. Così nel 1978 è
nato Je suis partì un matin,
piccolo spettacolo sulla storia
valdese con i canti di Davide
Una foto «storica» del coretto in
un’esibizione del 1977
Michelin, cantautore valdese
vissuto nella prima metà del
’700; nel 1981 il coretto ha
proposto Partono i bastimenti.
canti e scene sull’emigrazione; nel 1993 il coro ha voluto
ricordare la conquista dell’
America Latina e il golpe del
Cile del 1973 con Tenemos
esperanza, e nel 1995 per il
cinquantenario della Liberazione abbiamo proposto L’anima della libertà e La rosa è
rossa, quest’ultimo scritto da
Giorgio Boaglio. Adesso stiamo preparando, in collaborazione con il Collegio, uno
spettacolo sui canti tradizionali delle Valli».
- Ci sono altri «coretti»
nelle Valli oltre al coretto piiÀ
famoso ?
«Ci sono altri 5 coretti nel
distretto; un coretto dei piccoli a Torre Pellice e uno a
Luserna, che sono nati nei
primi Anni 80, e poi altri tre
nati di recente; uno a Pinerolo
che raccoglie ragazzi tra i 15
e i 20 anni, uno a Prali per ragazzi delle elementari e medie e uno a Villar Pellice che
comprende ragazzi dagli 11
ai 17 anni».
Il prossimo appuntamento è
per il 17 maggio alle ore 21
nel tempio di Torre Pellice
per festeggiare il 25° anniversario con un concerto del co
retto a cui parteciperanno anche 80 ex coristi.
Appuntamento di Cantavalli a Perrero
Folk inglese con Sally Barker
Il Cantavalli approda sabato 10 maggio al centro sportivo culturale di Perrero con la english folk music del Sally Barker trio.
La cantante inizia ad essere conosciuta a metà degli Anni 80 con
esperienze soul, rock e blues ma gradatamente la sua affermazione si fa sempre più importante grazie ai circuiti folk; la partecipazione a numerosi festival oltre Manica richiama sempre più
pubblico finché arrivano le prime incisioni. Sally arriva a Perrero
nel corso di un tour europeo, accompagnata dalla sorella Dorothy, voce, percussioni e tastiere e dal chitarrista Keith Burk. Alla
serata di sabato (ore 21,15) segue il ballo con Los Aborselhs.
ASSKTUR AZIOMI
Gruppo di Assicurazioni
la Basllese
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Società collegata con gruppo
Banca Cange
Agente
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via Raviolo, 10/A- Pinerolo
tei. 0121-794596-76464
»PORT
PALLAVOLO: PINEROLO VERSO LA SALVEZZA — Buon risultato sabato
per il Body Cisco in B2 di pallavolo maschile; opposti al fanalino di coda Voghera i pinerolesi sono andati facilmente
sul 2-0 ma, al momento di
chiudere, è subentrata la paura
e gli ospiti si sono riportati in
parità. Bello e avvincente il tie
break con il Body capace di
portare a termine vittoriosamente una partita che li colloca in ottima posizione in vista
della fase finale per evitare i
play out. Male invece le due
squadre femminili. Il Magic
Traco ha perso 0-3 a Cantù e
buon per lei che la prima fase
del campionato sia stata più
ricca di soddisfazioni, mentre
il Gold Gallery in B2, dopo la
sconfitta casalinga col Cassano per 0-3 rischia seriamente i
play out retrocessione.
TENNIS TAVOLO: CAMPIONATI PINEROLESI —
Bravi i pongisti della Valpellice che dopo aver vinto i rispettivi gironi nel loro campionato, giovedì r maggio ai
concentramenti di Bra per la
DI e di Verzuolo per la D2 si
qualificano per il passaggio alla categoria superiore. La formazione di DI promossa in
C2 ha schierato Sergio e Giuliano Ghiri, Prats e Battaglia;
la D2, promossa in DI ha
schierato Franco e Alberto
Picchi, Maurino e Cesano. Intanto domenica a Torre Pellice
si sono giocati i campionati
pinerolesi under 14, 18 e amatori. Nell’under 14 ha vinto
Samuele Revel, nell’under 18
maschile Marco Arnoulet e
nella femminile Paola Mazzaglia. Negli amatori successi di
Piovano e di Franca Long; nel
doppio hanno vinto Ghirardotti e Reinaudo.
PALLAMANO: A RIMINI LA COPPA ITALIA —
Grande fine settimana dedicato
alla pallamano nel Pinerolese;
la federazione ha infatti portato, grazie all’impegno del 3S,
le finali di Coppa Italia femminile che ha visto impegnate le
otto migliori formazioni italiane al nuovo palazzetto dello
sport di Pinasca. Ha vinto il
Rimini; le romagnole succedono a se stesse e soprattutto bissano lo scudetto conquistato
pochi giorni fa. Una mano alla
squadra riminese l’ha data il
sorteggio che le ha messo di
fronte subito l’eterna rivale del
Cassano Magnago. Al primo
turno il Rimini ha vinto abbastanza agevolmente trovandosi
così la strada spianata verso la
finale. Di fronte una nuova
realtà della pallamano, il Fileni
Cingoli, chi ha saputo ribattere
colpo su colpo per tutto il primo tempo chiuso sul 10-7; nella ripresa le romagnole hanno
preso il largo grazie anche al
proprio portiere Montemaggiari (alla fine premiata come la
migliore) capace di bloccare le
avanzate delle marchigiane.
Migliore marcatrice invece Irena Beguiteh, sempre del Rimini, con 28 reti.
Torre Pellice
«Estate
avventura»
«Estate avventura» è il titolo di una proposta rivolta ai
giovani della Val Pellice fra
13 e 15 anni con una settimana in campeggio a L’Argentière-la-Bessée alla fine di luglio. Sono previste attività di
scuola canoa, kayak, escursionismo e arrampicata con maestri e educatori della «Tarla
volante». Preiscrizioni presso
il Comune di Torre Pellice entro il 9 maggio.
E
Una fase delle finali del campionato di pallavolo femminile
Appuntamenti
8 maggio, giovedì — TORRE PELLICE: Alla biblioteca
della Casa valdese, alle 17, V
corso di storia e cultura locale
per insegnanti «Il piano di ecosviluppo della Comunità montana, i progetti Interreg», relatrice Marisa Bigo.
8 maggio, giovedì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Nella sala conferenze della
scuola media, alle 17, incontro
con lo scrittore Joseph Joffo,
autore di «Un sacchetto di biglie», romanzo tradotto in 19
lingue, sul tema «Una famiglia
ebrea in fuga dalla Russia degli
zar alla Francia di Vichy».
9 maggio, venerdì — PINEROLO: Alle 17,30, nel Salone dei Cavalieri, per Maggiolibri ’97 presentazione del libro
«La guerra di Bastian» di Pierfrancesco Gili.
9 maggio, venerdì — TORRE PELLICE; Allo Stadio del
ghiaccio, a cura dell’Associazione commercianti, artigiani
ed esercenti, alle 21, sfilata di
moda primavera-estate; seguirà
l’esibizione dei ballerini del
Panda Club di Bricherasio.
10 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Alle 15,30,
presso la sede della Comunità
montana, incontro sul tema
«La montagna e la valorizzazione del suo territorio», interverranno Guido Gonzi, presidente Uncem, Roberto Vaglio,
assessore regionale alla montagna, Marco Bellion, consigliere
regionale, Gino Lusso, docente
universitario.
10 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Nelle vie dell’area pedonale mercatino biologico dalle 8 alle 17.
10 maggio, sabato — BAGNOLO: Alle 21, Al teatro
Silvio Pellico, va in scena «La
locandiera» di Carlo Goldoni
con la compagnia La Rampa.
Replica domenica 11 alle 16.
10 maggio, sabato — TORRE PELLICE; Alle 9,30 per il
V corso di storia e cultura locale per insegnanti, visita alla
Crumière di Villar Pellice, relatrice Bruna Peyrot.
10 maggio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle
16,30, nella sala consiliare della Comunità montana, per la
Semaine du français Giorgio
Tourn parlerà su «Il francese
dei nostri nonni».
10 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Alle 21,30 allo
Stadio del ghiaccio serata disco
con il dj Federico «L’olandese
volante», a cura dell’Associazione commercianti, artigiani e
e.sercenti.
10 maggio, sabato — PINEROLO: Presso «La tegassa», str. Baudenasca 118, fino
al 31 maggio è aperta la mostra
«Lione-Corbas-Torino» con artisti italiani e francesi.
10 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Alle 17, nella
sala Paschetto del Centro culturale valdese, inaugurazione della mostra fotografica «Nature
morte rese vive dalla fantasia»
di Mauro Cinquetti. La mostra
resterà aperta fino al 24 maggio
con il seguente orario: lunedì,
martedì, mercoledì e venerdì
dalle 14 alle 17, giovedì, sabato
e domenica dalle 15 alle 18.
10 maggio, sabato — PINEROLO: All’auditorium di
corso Piave spettacolo teatrale
«Arturo» con la compagnia del
Grillo. Ingresso lire 8.000.
10-11 maggio — LUSERNA SAN GIOVANNI: Fiera
del libro sotto i portici.
10-11 maggio — TORRE
PELLICE; Presso la sede
dell’Associazione Arci Nova
«Era dell’Acquario» si svolge
un corso teorico pratico di aromaterapia; per informazioni e
prenotazioni tei. 0121-901398.
11 maggio, domenica —
TORRE PELLICE: lin piaz
za Cavour l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro
effettua la vendita di azalee il
cui ricavato sarà de.stinato a un
aiuto per la ricerca.
11 maggio, domenica —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sede Avis prelievo
collettivo dalle 8,30 alle 12,30;
presentarsi a digiuno.
12 maggio, iunedì — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alla scuola media «De Amicis»
corso di aggiornamento per insegnanti su «Etica e società»
sul tema «Clonazione e ingegneria genetica: quali prospettive per la bioetica», relatori Paolo Vineis e Daniela Di Carlo.
12 maggio, lunedì — PINEROLO: Alle 21, nella sala
al piano terra del Seminario
vescovile, incontro sul tema
«La fusione termonucleare
controllata: l’energia del futuro?» con l’ingegner Fulvio
Olezza, progettazione nucleare
della Fiat Avio.
12 maggio, lunedì — PINEROLO: All’auditorium della
zona Serena alle 16,30 Mario
Ambel, esperto nelle tematiche
del libro, terrà la relazione introduttiva del «convegno sui libri di testo», a cura delle scuole dell’obbligo di Pinerolo.
13 maggio, martedì —
TORRE PELLICE: Alla biblioteca della Casa valdese, alle
15,30, per l’Unitrè, conferenza
del dottor Giuseppe Ellena su
«Archeologia e astronomia».
14 maggio, mercoledì —
PERRERO: Fiera primaverile.
14 maggio, mercoledì —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sala conferenze della
scuola media «De Amicis», alle 17, incontro con Sergio Coalova, partigiano, su «Un partigiano a Mauthausen».
14 maggio, mercoledì —
TORINO: ÀH’auditorium
Agnelli del Lingotto, alle 21,
concerto di «The English concert», direttore Trevor Pinnock.
15 maggio, giovedì —
BOBBIO PELLICE: Tradizionale fiera primaverile.
15 maggio, giovedì — PINASCA: «Fera d’ie capiine» e visita al museo «Abitare in valle».
15 maggio, giovedì —
TORRE PELLICE: Alla bi
blioteca della Casa valdese, alle 17, per il V corso di aggiornamento di storia e cultura locale Giovanni Borgarello parlerà sul tema «Le occasioni
culturali sul territorio e il loro
rapporto con la scuola».
16 maggio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
20,45 nella biblioteca della Casa valdese, per il Centro culturale valdese e per il gruppo di
studi Val Lucerna, la dottoressa
Cristina Torzilli parlerà su «Le
vetrate di Paolo Paschetto».
16 maggio, venerdì — ANGROGNA: Alla biblioteca,
ore 20,45, incontro con Osvaldo Ghirardi su «In fondo al
mar», proiezione diapositive
sul fondo marino.
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Guardia medica:
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Ospedale di Pomaretto, tei sT ,
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Croce Verde, Porte : tei. 20l45j^^.jTe
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CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598
PINEROLO
Guardia medica:
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Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
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sedi dei distretti.
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sabato 20,30 e 22,30; ..lomen|
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Essere educatore alla fede è
un bell’impegno da vivere
confrontandosi con gli altri,
formandosi e non pensando
di saper tutto, mettersi in discussione e avere delle simpatiche e coinvolgenti tecniche di animazione teologica
da usare come mezzo per donare a tutti la possibilità di
comprendere, di interrogarsi
sulla parola di Dio e di vivere
in sintonia con essa. L’animazione teologica vuole mettere in evidenza i legami fra
la vita e la fede, attualizzandone le particolarità.
1 lavori in gruppo, svolti
per la maggior parte all’aperto, hanno messo in evidenza
questi punti e, dopo un’intensa giornata con un pranzo
nel quale ognuno aveva portato qualcosa per tutti, ci si è
salutati proponendo un nuovo incontro per educatori alla
fede e non, per poterci confrontare ed essere formati in
una dimensione di allegria.
Chiesa valdese di Aosta
Una comunità vivace
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di avere uno spazio di
lione il più ampio pos1 temi di interesse geer le chiese e le opere
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lo, qualora risulti utile
lortuno, essere fatte
le dal Comitato permana nel suo rapporto al
sia nella gestione de
Jspetti della vita della
1* e delle opere metodiM^competono.
dal 23 al 25 maggio
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menti di riflessione e discussione: culto di apertura, presieduto dal pastore Fulvio
Ferrarlo. «Ecumene» luogo di
formazione e di testimonianza per le nostre chiese nell’
ambito dell’evangelismo italiano. «Essere chiesa insieme»: quale impegno? esempi
concreti. «Predicatori e pastori locali»: progetti per u
rinnovato rilancio di questi
ministeri: esempi concreti.
«Finanze». «Stabili». «Rapporti internazionali».
Per le ore 16 di sabato 24 è
inoltre prevista una tavola rotonda con il prof. Adriano
Prosperi, docente all’Università di Pisa e autore del libro
Tribunali della coscienza (Einaudi) dedicato alla storia
dell’Inquisizione, e il pastore
Sergio Aquilante sulla questione della cultura cattolica.
.programma di massima
il Caittiiato permanente
rquista mfpopi^orre per la Conoggetti f di quest’anno
'prende i seguenti mo
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da maggi»!
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69 ore pasti,
--------- No (via Passalacqua) — La sorella Rita Contiero ved.
iTO “i^hiori, di 87 anni, è mancata improvvisamente il 26
Itile dopo un ricovero in ospedale. I coniugi Marchiori
ATITTIÌ membri di chiesa sia in via Viterbo che in via
ii.il Ssalacqua ed entrambe le comunità li ricordano con af*0 unendosi al dolore dei familiari.
Nel pomeriggio di domenica 13 aprile, serena e
ondi ’’’W'o com’era suo costume, è mancata all’improvviso
- 91 .zWfcella Angelina Bellini, di 86 anni, che era stata ancora
954194 ^ente al culto del mattino. II funerale è stato celebrato
, Wedl 15 dal past. Paschetto. La Chiesa battista di Venaria
'rime affetto e simpatia alla famiglia colpita dal lutto.
'ERMANO — Eli Vinçon e Bartolomeo Bounous (Teci hanno ultimamente lasciati. Il primo all’età di 79
è sofferente da parecchio tempo; il secondo, molto
a tutti 1 sangermanesi, si è serenamente addormentaPel Signore a 91 anni da poco compiuti. Ai figli e alle fi* di questi nostri fratelli la comunità esprime ancora la
' più fraterna e affettuosa simpatia. Il Signore sostenga
'Uno di loro in modo particolare in questo momento di
ia e di dolore.
iSTlNO — La comunità si è separata dal fratello Enrico
Jg deceduto dopo una lunga malattia. Siamo vicini con
*do fraterno alla famiglia tutta.
MLi Valdesi
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Il 2 marzo sei sorelle della
chiesa di Aosta hanno curato
il culto, durante il quale tre
brevi meditazioni hanno presentato figure di donne nella
Bibbia: Maria, la serva del Signore; Marta e Maria alla ricerca dell’equilibrio tra attività e riflessione; Abigail,
donna di iniziativa e azione.
• Il 9 marzo si è felicemente
rinnovato l’incontro con la
Chiesa riformata delia Vallèe
de l’Arve, nostra ospite in
gennaio, con un culto a eluse. Il sermone in francese,
appassionato e intenso su testo dell’apostolo Paolo, è stato tenuto dal predicatore locale Sandro Di Tommaso. Sono seguiti il pasto in comune
e la visita a un museo locale.
• Il culto del Giovedì Santo
è stato preparato dai bambini
della scuola domenicale, che
hanno seguito un testo proposto dalla rivista «La scuola
domenicale». La sera del venerdì c’è stato a Courmayeur
rincontro di meditazione,
letture e musica, con buona
partecipazione di evangelici
provenienti anche da Viering.
• A Pasqua il battesimo e la
confessione di fede del catecumeno Alessandro Dena
j Verso Graz
Incontri
regionali
L’apposita Commissione
della Fcei organizza due incontri «regionali» fra gli evangelici che intendono andare a
Graz e i delegati evangelici
all’Assemblea europea, uno
per il Nord, a Milano, e uno
per il Sud, a Napoli, con il seguente programma;
- conoscenza reciproca;
- relazione sull’incontro fra
delegati evangelici e cattolici
del 9 maggio a Roma;
- introduzione sul tema
della rappresentanza e del
rapporto fra i delegati e gli
evangelici italiani presenti a
Graz;
- presentazione e discussione del programma di Graz
con particolare attenzione
agli incontri nazionali;
- organizzazione delia presenza allo stand della Federazione delle chiese.
L’incontro per il Nord si
terrà sabato 17 maggio dalle
ore 14 alle 18 a Milano, presso la chiesa battista di via Pinamonte da Vimercate 10
(per informazioni rivolgersi a
Antonella Visintin, tei. 0116693723, ore serali).
L’incontro per il Sud si
terrà domenica 25 maggio
dalle ore 16 alle 19 a Napoli
presso la chiesa battista di via
Loria 93 (per informazioni rivolgersi a Anna Maffei, tei.
081-291185).
bian ha portato gioia e riconoscenza per l’opera del Signore, dopo tanti anni in cui
per mancanza di giovani non
vi erano state confermazioni.
• Proposta da Aosta, ma
realizzato a Ivrea per favorire
Tafflusso, il 12 aprile è proseguita la formazione per monitori, intrapresa in novembre e curata con competenza,
abbondanza di materiale e
allegria dalla candidata Daniela Santoro. Tema: il bambino e la preghiera. Peccato
che a partecipare fossimo i
soliti... quattro gatti.
• Il 20 aprile, sempre a
Ivrea, si è svolto un riuscitissimo incontro delle scuole
domenicali di Aosta, Ivrea e
Biella.
• Il 19 aprile, per promuovere una raccolta di offerte in
vista del centenario del nostro tempio, ha avuto luogo il
concerto del gruppo musica
di Luserna San Giovanni accolto dal coro polifonico di
Aosta e ospitato nella chiesa
di Santo Stefano, molto più
ampia della nostra, con notevole affluenza di pubblico.
Siamo grati ai due cori e alla
parrocchia che così fraternamente ci ha accolti, (l.d.)
Unione battista
Il pastore
come persona
Dal 12 al 14 maggio presso
il «Villaggio della gioventù» a
Santa Severa si tiene il convegno del collegio pastorale
battista dal titolo: «Il pastore
come persona. Un percorso
di analisi personale e dinamiche di relazione». La finalità di questo incontro è discutere delle dinamiche che
si attivano a partire dalle relazioni che il pastore o la pastora hanno con le persone
della comunità, con la propria famiglia e con loro stessi. Il convegno prevede le relazioni della dott.ssa Giovanna Loricchio e del dott. Salvatore Intelisano sui temi
«Identità e vocazione» e «Vivere le relazioni», e l’intervento della pastora Adriana
Gavina su «Comunicazione e
vita familiare». Oltre ai momenti di culto in comune sono in programma anche dei
momenti di riflessione sulla
deontologia pastorale e sulle
prospettive future del collegio stesso. Per ulteriori informazioni rivolgersi a Bruno
Golombu via Antonietta Chigi 38, 00040 Ariccia (Roma)
tei. 06-9330528.
Hai fatto
l’abbonamento a
RIFORMA?
L’ Asilo dei vecchi di San Germano
Ricerca
persona con idoneo titolo di studio da inserire nel
Servizio di animazione
Si prega di far pervenire dettagliato curriculum vitae
non oltre il 31 maggio 1997 al seguente indirizzo:
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Roma, Montagnola, Piramide
Renzo spanu; tei. 0338/7392585, dalle 14 alle 21
Agenda
CANELLI — In occasione delle celebrazioni
per il centenario del tempio di San Marzano
Olivete, la Chiesa evangelica metodista organizza alla Foresteria Bosca, alle ore 20,30, una
tavola rotonda sul tema «RiconcUiazione: dono di Dio e sfida per la società»; partecipano
il prof. Paolo De Benedetti, don Giovanni Pavin, il past.
Bruno Giaccone, moderatore il prof. Domenico Borgatta.
Seguirà l’inaugurazione della mostra «Parola antica. Parola
vivente: tremila anni di Bibbia», con antiche edizioni del testo biblico e immagini di Eugenio Guglielminetti.
MANTOVA — Alle ore 21, nella sala «Isabella d’Este» in via
Giulio Romano, il pastore Grimaldi terrà una conferenza,
organizzata dal Sae, dal titolo «Messaggio e mito nel Nuovo Testamento: la teologia di Rudolf Bultmann».
ROMA — Le edizioni Gbu propongono una conferenza di
Alistair McGrath, docente di Teologia alTUniversità di
Oxford, dal titolo «Il cristianesimo evangelico: fra stanchezza della vita e nuove sollecitazioni religiose», alle ore
18 al Centro evangelico di cultura in via Pietro Cossa 42.
Per informazioni tei. 06-68806744.
TORINO — Alle ore 21, nella chiesa battista di via Viterbo
119, rassegna di inni evangelici del XVII secolo coordinata
da Amelia Cocumelli Monti.
asti — In occasione delle celebrazioni per il
centenario del tempio di San Marzano Oliveto, la Chiesa evangelica metodista organizza alTAuditorium del Centro giovani, alle
ore 21, una conferenza del pastore Claudio
H. Martelli sul tema «Da Wesley a Nelson
Mandela: l’attualità del metodismo».
ROMA — Per il ciclo su «Gesù fondamento e
meta del cammino ecumenico», alle ore 16
presso le Suore francescane missionarie di
Maria in via Giusti 12, il gruppo Sae di Roma
promuove un incontro sul tema «Insieme,
nella condivisione del servizio e dell’amore»;
interventi di Adriana Pagnotti Gavina e Cettina Milìtello.
Per ulteriori informazioni telefonare allo 06-5374164.
PALERMO — In occasione del seminario di
studi «L’Italia in Europa: conoscere il protestantesimo», organizzato dal Centro evangelico di cultura Giacomo Bonelli, alle ore
17,30 nella chiesa valdese di via Spezio 43,
Paolo Ricca, professore di Storia del cristianesimo alla Facoltà valdese di teologia di Roma, parlerà su
«Alle radici della solidarietà sociale». Tel. 091-580153.
TORINO — Alle ore 21, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele 23 Ullrich Böhme, titolare dell’organo della
Thomaskirche di Lipsia, terrà un concerto con musiche di
Düben, Ammerbach, Kuhnau, Richter, Mendelssohn
Bartholdy, Bach. Ingresso lire 20.000; Tincasso sarà devoluto aU’iniziativa «Un organo bachiano a Torino».
OMEGNA —Alle ore 21, nella sala Lagostina dell’ospedale,
il dott. Gianni Pomari (Ospedale valdese di Torino) e Gianpiero Comolli (scrittore e giornalista) discutono il tema:
«Bioetica. Il dibattito sui nuovi problemi posti dalla scienza alle chiese».
MILANO — Per il ciclo di studi biblici su «Le parole di Gesù
in Paolo», a cura del pastore Paolo Spanu, alle ore 18 nella
sala adiacente alla libreria Claudiana si parlerà di «Le parole stesse di Gesù». Per informazioni tei. 02-76021518.
TERMOLI — «Chiesa e giustificazione. La
comprensione della Chiesa alla luce della
dottrina della giustificazione (Commissione
congiunta cattolica romana e evangelica luterana)» è il tema della conferenza pubblica organizzata alle 16,30 al cinema S. Antonio in
Termoli dal Segretariato per il dialogo e l’ecumenismo, diocesi di Termoli, e dal 12° circuito delle chiese evangeliche
valdesi e metodiste Abruzzo e Molise. Intervengono padre
Raimondo Corona, il pastore Hartmut Diekmann e mons.
Domenico D’Ambrosio; modera don Timoteo Limongi.
ALESSANDRIA — Alle 21, presso la Biblioteca civica (via
Tripoli 16) si tiene un incontro su «Protestantesimo e società italiana nell’era ecumenica» commentando il libro di
Giorgio Tourn «Italiani e protestantesimo». L’autore discute con Maurilio Guasco, presiede Giulio Massobrio.
FIRENZE — Il Centro culturale «P. M. Vermigli» propone
alle ore 21 al Teatro Esse, in via del Ghirlandaio 30, la commedia «Gallina vecchia» in 3 atti di A. Novelli, in vernacolo
fiorentino, rappresentata da «Quelli di via De’ Benci». Il ricavato sarà devoluto alle opere evangeliche fiorentine.
MILANO — «Dio al femminile, immagini di Dio nell’Antico
Testamento» è il tema dell’incontro tenuto dalla pastora
Letizia Tomassone alle ore 18 nella sala attigua alla libreria
Claudiana, in via Francesco Sforza 12/a. Tel. 02-76021518.
CANELLI — In occasione delle celebrazioni
per il centenario del tempio di San Marzano
Oliveto, la Chiesa evangelica metodista organizza alla Foresteria Bosca, alle ore 21, un
concerto per pianoforte e chitarra del duo
Marina e Alberto Delle Piane.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Fcei, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedi della settimana seguente alle ore 9 circa. Domenica 18 maggio, Raidue, ore 23,40
circa: «L’insegnamento della religione nella
scuola». Dibattito in studio con servizi filmati da un liceo
classico di Roma e dal Collegio valdese di Torre Pellice.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
10
PAG. 6
RIFORMA
venerdì 9
^Qù
n papa, il perdono
e la conversione
Fulvio Ferrario
Di questo passo il fatto che il papa, o altri esponenti
dei vertici romani chiedano perdono per le tragedie che
hanno avuto nei loro predecessori protagonisti negativi
non farà più notizia. Sembra infatti che ravvicinarsi
delFassemblea di Graz sottolinei con rinnovata efficacia
il nesso fra ecumenismo, riconciliazione, conversione,
confessione di peccato e richiesta di perdono. Si tratta,
va detto, di rapporti su cui la Chiesa cattolica romana riflette almeno a partire dal Vaticano II: un conto, però, è
ammettere, come fa il decreto conciliare Unitatis Redintegratio, che le responsabilità della divisione non sono
solo altrui, distinguendo subito tra la chiesa come tale e
«le debolezze dei suoi figli» {Ut unum sint, n. 3); un altro
è chiedere esplicitamente perdono agli ex nemici, diventati poi fratelli separati e infine ritrovati. L’impegno spirituale richiesto è diverso.
Personalmente vorrei declinare l’invito rivoltomi a
commentare questa tendenza a cui, indubbiamente,
l’adesione diretta del pontefice garantisce consenso e seguito all’interno del cattolicesimo. Parlare di perdono, se
lo si fa seriamente (e questo è senz’altro il caso) conduce
di fronte a Dio, cioè in un luogo dove non v’è spazio alcuno per commenti o reazioni, a caldo o a freddo, ma solo
per la preghiera e per la conversione al Signore della chiesa e della storia. In particolare, come protestanti, credo
che dovremmo prendere le distanze (lo dico anzitutto a
me stesso) dall’atteggiamento che, anni fa, un giornalista
spiritoso chiamava «nonbastismo». I «nonbastisti», allora,
erano quelli che dicevano che «non bastava» che il PciPds cambiasse il nome, il simbolo, lo statuto, l’ideologia
di riferimento, la collocazione internazionale; per essere
democraticamente credibile doveva sempre cambiare
qualcos’altro, che so, la pettinatirra del segretario.
Il «nonbastismo» è una strategia, non particolarmente
evoluta, per fuggire di fronte alle responsabilità poste da
una situazione nuova, negandone appunto la novità. Ma
la richiesta del perdono di Dio è, alla fin fine, l’unica vera
novità nella condotta delle donne e degli uomini, e questo dobbiamo saperlo: una prospettiva «nonbastista»
(del tipo «non basta riabilitare Jan Hus, bisogna rinunciare ali’infallibilità») non coglie nel segno, è evangelicamente asfittica e spiritualmente pericolosa, tende a dettare condizioni, come se la richiesta di perdono e la conversione fossero una resa, anziché a Dio, a noi.
Eppure, per stare nell’esempio accennato, l’infallibilità
del papa (che anzi al tempo di Hus non era dogmaticamente definita, mentre oggi lo è) è espressione proprio
di queil’idea di chiesa che è all’origine dei drammi per
cui oggi Giovanni Paolo II chiede perdono e, come più
volte si è rilevato in queste colonne, non è facile pensare
insieme il papa che vuole la riconcilieizione e invoca il
perdono di Dio e il gerarca autoritario e repressivo che
conosciamo. Tuttavia questa schizofrenia non è un monopolio della chiesa di Roma, ma un dato generale, sia
sul piano delle chiese sia degli individui, le une e gli altri
giusti e peccatori al tempo stesso.
Guai però se questa consapevolezza dovesse tradursi
in superstiziosa fiducia in un perdono «a buon mercato»,
che ci concediamo da soli. Il perdono di Dio cambia la
realtà, rinnova i cuori e anche le strutture (e ha poco
senso discutere se tocchi prima a quelli o a queste). Certo io spero, ardentemente, che Dio rinnovi con il suo
perdono anche le strutture della chiesa di Roma, che lo
faccia presto, e con una certa determinazione e radicalità. Questo, però, è un problema, benché non ozioso,
successivo: di fronte a Dio, infatti, il primo problema
non è la conversione degli altri, ma la propria.
Ritorma
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Riforma è ii nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del 1“ gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 17 del 2 maggio 1997 è stato consegnato per l'inoltro postale all’Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 3(7 aprile 1997.
A proposito di un giudizio espresso da Domenico Maselli
«Esasperato laicismo
»
Nell'Italia del dopoguerra le chiese evangeliche hanno maturato una Iota
posizione autonoma, laica, libera e critica non per spirito anticlericale o ^
NICOLA PAGANO
HO letto non senza sconcerto su Riforma del 28
febbraio un discutibile giudizio di Domenico Maselli a
proposito di un non meglio
identificato «esasperato laicismo» degli evangelici italiani
dal dopoguerra a oggi.
Il confessionalismo
cattolico
Trovo questo giudizio, che
è parte di un discorso più ampio sulla formazione religiosa
dei giovani nella scuola pubblica, innanzitutto ingiusto
nei confronti di quanti tra i
nostri fratelli si sono prodigati nell’elaborazione e nell’attuazione di un’intelligente
posizione delle chiese evangeliche laica, libera, autonoma e critica, e perciò antidogmatica e anticonfessionale,
nei lunghi e per noi duri anni
del Concordato, del predominio De e di quello altrettanto
assoluto e chiuso della Chiesa cattolica sulla società e sulla scuola. Una posizione non
facile, che come si sa ha poi
trovato sbocco politico e ratifica giuridica, «dopo 36 anni
di attesa operosa», nella firma
dell’Intesa del 25 febbraio ’84
tra la Repubblica italiana e la
Tavola valdese, e poi di quelle
successive di altre denominazioni evangeliche. Ma, in secondo luogo, anche da un
punto di vista strettamente
storico, il giudizio di Maselli
così come è formulato mi pare generico e non congruo alla realtà complessa del dopoguerra a oggi: un periodo storico eterogeneo segnato da
novità e contraddizioni, che
perciò necessita di distinzioni, analisi specifiche, esame
circostanziato di fatti, comportamenti ecc.
Sono cose che Maselli, da
storico, sa benissimo. Così
come sa bene, quanto e più
di me, tanto per fare qualche
esempio, quanto intollerante
e chiuso fosse il cattolicesimo
pacelliano degli Anni ’50 e
che valore avesse di conseguenza anche in campo scolastico «la resistenza» laica e
la testimonianza di fede e
vangelica. Le ricerche storiche in questo senso non
mancano.
D’altra parte ognuno di
noi, credente o non credente,
laico o chierico, rosso o moderato può tornare con la
memoria all’esperienza e al
clima di «caccia alle streghe»,
di scomuniche, di madonne
pellegrine e di miracoli di
quegli anni e trarre le proprie
conclusioni. E le cose non sono granché cambiate negli
anni successivi dal punto di
vista del rapporto tra la Chiesa cattolica e la società, la
formazione dell’opinione
pubblica e la scuola, se si eccettua la prudente e limitata
apertura del Concilio "Vaticano II, su cui presto è calata la
Restaurazione degli apparati
ecclesiastici.
I parametri
della laicità
Fu dunque «esasperato laicismo» resistere, negli anni
della Repubblica, all’invadenza e al soffocante clericalismo cattolico e al clima di
monoconfessionalismo e di
monocultura clerico-Dc dominante nella scuola, nella
società e sul posto di lavoro?
Io credo di no. Se vi è stato
qualche eccesso anche da
parte nostra, questo non può
essere definito sommariamente «esasperato laicismo»,
e per giunta un errore speculare al «confessionalismo»
cattolico che si proponeva di
arginare. Il laicismo estremo,
nel senso che a questo termine dà l’opinione comune,
cioè come residua posizione
di un anticlericalismo di
stampo ottocentesco liberalborghese, marjdsta e scientista antireligioso, ateo, materialista e mangiapreti, è un
concetto e una posizione che
non ci appartengono storicamente e teologicamente.
È appena il caso di ricordare che noi protestanti ci consideriamo laici nel senso di
popolo (laikòs, laòs) di credenti posti davanti a Dio nella storicità delle nostre esistenze, con tutto il peso della
nostra umanità, dei nostri errori, debolezze e peccati, ma
anche con la fede e la speranza della grazia che ci è donata. Tutto questo senza protezioni religiose, spazi sacri riservati, privilegiati e esclusivismi confessionali. È questa,
come è noto, una delle lezioni
fondamentali e una delle eredità più vive della Riforma.
A questo fondamento teologico della laicità vanno aggiunte, in senso più specifico
e moderno, la dimensione
dei rapporti sociali e politici e
quella giuridica del rapporto
tra lo stato e le chiese. Il concetto di laicità che ne risulta
comprende una serie di valori irrinunciabili e di viva attualità che in sintesi si possono così riassumere: libertà di
religione e di coscienza; tolleranza e rispetto dell’identità
dell’altro; apertura e dialogo;
rispetto di tutte le idee, convinzioni e fedi, pluralismo
(culturale, confessionale, etnico); democrazia; autonomia e separazione tra le chiese e lo stato.
Sono questi, a mio avviso, i
parametri della laicità che ci
devono guidare, quale criterio costante di riferimento,
nel dibattito sull’introduzione di un eventuale insegnamento religioso nella scuola
pubblica, che in sostanza fa
da sfondo a tutte le discussioni su laicità e laicismo e
costituisce il vero terreno di
confronto e scontro. E allora
ritengo opportuno ribadire
alcuni punti in proposito irrinunciabili.
1) Ogni discorso sulla laicità della scuola, sulla forma
étoi
zione religiosa deig
quindi sull’insegnaM
hgioso (storia delle —
altro) non può presti'mio avviso, dalla nr»A
’lottor Cai
le anticoncordatarijj
conseguente messa
stione, sul piano sa
dell’Irc
2) Vale a dire che
que insegnamento
che intenda porsi ci
gnamento aconfesi
pluralistico, laico, Ijl
fico con programmij
testi voti ecc., per
alunni e come tuttij
insegnamenti, non
essere innanzitutto
vo all’attuale ¡re coi
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non datur: non lo coi
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Non credo che si
una battaglia di retta
o, come qualcuno h|
di un impegno orma
solo in negativo, il
luogo si tratta di esse
renti con i nostri prit
libertà, autonomia,
ecc., consegnati negli
8 e 10 dell’Intesavalde
todista con lo stato. Ini
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che la nostra azione ptgbiemj
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(cioè con l’atiaale Irc)|ro: «L’E
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altre ipotesi di compì
(vedi quella del vici
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La nostra predicazione non incide nella vita di tutti i gi»
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PIETRO VALDO PANASCIA
dibattito sulla situazione delle chiese evangeliche in Italifc«''
Ine di fedi
pano di.
® tenere ne
arolàdìD
gyiDENTEMENTE quelle
di Giorgio Girardet {Riforma del 7 marzo) non sono
solo domande di fine secolo,
ma di ogni tempo nella lunga
storia della chiesa. Infatti, già
negli anni Cinquanta del primo millennio, in Romani 13,
11-12, Paolo esorta i cristiani
a rendersi conto del tempo in
cui vivevano e aggiunge: «È
ora ormai che vi svegliate dal
sonno (...) la notte è avanzata
e il giorno è vicino». All’inizio
del terzo millennio la chiesa
di Dio nel mondo sente il carico pesante degli errori del
passato e mentre incombe
un tempo nuovo non ha ancora davanti a sé delle prospettive chiare e rassicuranti.
Le nostre chiese storiche, a
cui ci vantiamo di appartenere, attraversano una grave
crisi di crescita e di sviluppo
e avrebbero bisogno di essere
scosse dalla potenza dello
Spirito Santo (Atti 1, 8), e
questo è grave perché noi viviamo in un tempo, e molti
segni lo confermano, di ricerca di nuove fedi, di nuovi culti, di nuove forme di religio
sità. Ma non è legittimo supporre che dietro a questa ricerca ci sia quella fame e
quella sete di udire la Parola dell’Eterno di cui ci parla
il profeta Amos (3, 11-12), e
molti sono quelli che corrono
qua e là e non la trovano?
Infatti le folle non accorrono nelle nostre chiese storiche che pure sono aperte in
tante nostre città ma, come
dice Girardet, «in quelle ove
la storia è assente, la dottrina
incerta, la predicazione spesso banale, ma dove l’uomo e
la donna vengono incontrati
nella loro semplicità e verità
di persone in ricerca, in cammino verso un Dio vivo e vero che viene incontro». Di
questo discorso condivido
soprattutto l’apprezzamento
di Girardet e aggiungo che mi
si apre il cuore alla fiducia e
alla speranza quando vedo,
in tante città e paesi della Sicilia, le grandi chiese che i
nostri fratelli pentecostali
hanno costruito con le loro
mani e con il loro denaro e
ancor di più gioisco quando
entrando vedo che, nelle loro
grandi assemblee, glorificano
Iddio con l’intero loro essere.
Le nostre chiese storiche
sono depositarie di un inestimabile patrimonio spirituale
di cui portiamo la responsabilità. Ma, per dirla in termini
commerciali, la nostra offerta
non sembra rispondere alla
richiesta di mercato. Alla preparazione del sermone ogni
pastore che abbia il benché
minimo senso della vocazione e della sua responsabilità,
dedica il maggior tempo della
settimana e tutte le migliori
risorse della sua preparazione
teologica e culturale. Ma perché questa predicazione, che
è senza dubbio di alto livello
spirituale e culturale, non suscita interesse, non infiamma
i cuori, non trasforma la nosfra vita, se è vero che oramai
ci siamo conformati a questo
secolo, omologati aH’ambiente in cui viviamo, secondo la
metafora ricorrente della
«seppia che assume il colore
della sabbia su cui si è posata», e soprattutto perché è
meno efficace di quella «predicazione banale» di cui parla
Girardet? Perché la nostra
predicazione non riesce ad
aprire un dialogo, a incidere
nella vita di ogni giorno, a ri
spondere ai probìe^o è da ina
e più veri del nostr#WW//oc/¡e
a suscitare un int(í¡^¡ Dio) e
non vada oltre i sB^^refede
nuti e oltre i muri è certe
luoghi di culto? 5®’ Essa <
Un’autocritica, 3® ^tare ti
impietosa, è nello si* ®cees/
nostra formazione pjj" ^^leva e
te e ha il fine di rafi® *«0 com
non di indebolire, 1®'
vocazione evangeli];
li
fatti consideriamo i
morale e religioso (“’1
popolo, non possia® ^
convenire che il rio®®’
to spirituale del ’UD'EI
mo, il suo ritorno all*
e a una presentazioi" ^
gelica, di cui non
non prendere atto« ?
legrarci, non basta® ' *
cun modo, a fat®*^ ' ^
dalla nostra imperi®|
evangelistica. Ma s® .
rito Santo può l
efficace la testimoni
noi rendiamo con
parola e con la noS'j
Ma è anche tempo * ^
ghiera liturgica eh®
rizza le chiese p®®.J
scenda dai pulpiti e
preghiera spontanea®,
me di tuttala comu®'
11
9 Maggi
maggio 1997
Pagina Dei Lettori
Il dibattito suH'omosessualità ripropone un antico problema
L^autorità della Scrittura
fg Q^/^%n3 f^lsa alternativa contrapporre frontalmente una lettura «letteralista» e una
* retorico-critica»^ né si possono squalificare le posizioni diverse dalle nostre
giosa deicjl
l’insegnaiÿ
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PAOLO RICCA
tpreii
rda
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può preseli:- _ iejjja sollevato dal
), dalla pr^ P ° con la lettera
icordatarijji“ ggjjco è sicuramente
che la fede
*':Cana in generale e quella
’ Ipitca jn particolare aba dire che/nj , Aq g debbano annamentoiP g^pre di nuovo alla porsi Hpir all
) aconfes!
il problema dell’auJella Sacra Scrittura ritinta come Parola di
irmativa per la fede e la
tiana. Questo riconoto è comune fin dal^ a tutti gli evangelici,
^un distintivo della loro
ISSO però non è stato
diente a suscitare in loro,
1 circostanza e su ogni
i^tione, la stessa lettura
(IlaBibbia. Si sono avuti selerenfi mniConflitti di interpretazione
eniicon^ a loro volta, hanno diviStri princi|glianiinieanche le chiese,
dochesiH®^®®"°'°■ha di reto ^j^pfoblema che ha
o, laico,
irogrammij
ecc., pei
:ome tutti]
enti, non
anzitutto
ile Ire COI
dataria. |¡
non lo COI
. nemmeni
uaicuno hi
igno ormi
igativo. I:
atta di essi
. nostri prii
itonomia, li
ladici antiche
problema non è dunque
i oggi, e non è nato con
nto del liberalismo teo
~ e neppure con 1 appaignati negli i ^jgj rnetodo storicointesa valde g jjj lecmra della Bibbia
1 lo stato. In sorto, grosso modo,
lon e da esi gg^jg dell’Illuminismo; è
ra azione pi loblema che è nato insie•ac/ s^ttayiila Riforma ed è stato
isibili delLg drammaticamente in
jualcosa si persona dai riformatori
aea di unasj -pyrtiaffermavano e sonente laic^evarro R sola Scriptura
ignarnentOig. solo la Sacra Scrittura
isere dawt^g^,Yà ultima - l’autorità,
isionale, pl^_ di una parola divina
iterreligioso^^ggg sulla fede e la
ifessionaleppfjgjjg^^ ¡m-e
preparare^gjjjjjjgjj,gnte hanno
ipa e allape proposto questo co1. n'alticul^principio costitutivo e
)sa ohe cirptivo del cristianesimo,
it irò. Jpamo, tra i mille che si
a soluzionapbero citare, questo te:ose comei^stamente famoso di
attuale Irclfe; «L’Evangelo, più che
litri itìse^^ e il Battesimo, è l ’uniin via subo^frflssimo e nobilissimo
'rassegno della Chiesa,
¿soltanto per mezzo
’angelo essa è concepita,
ta, nutrita, generata,
ta, pascolata, vestita,
■ta, fortificata, armata,
'ata, in breve tutta la
ila sostanza della chiesa
in 11 parola di Dio».
^faeco, in perfetta comu• * ^iifede e di intenti, que
I P|()i°''®°diZwingli: «DoòòlaI ^•^^teì^enel più alto onore la
¿[Dio (per parola di
i problemismo e ifeinjgndere unicamenlel nostri»' W«e/toc/ie viene dallo Spiri' ® essa soltanto
iltre i se^^refede. Poiché la parola
; i muri è certa, e non può venir
^ssa è chiara e non lustrare nelle tenebre; essa
®ce e si spiega da se stes'trlkva e illumina l’anima
comunicandole ogni
Come si legge la Bibbia
Ha ragione Rita Gay (n. 14 dell’ll aprile): «La questione
essenziale è come si legge la Bibbia». Tramontata, per opera
dei cultori del metodo storico-critico l’ingenua semplicistica concezione che fa della Bibbia l’autentica e autorevole
parola di Dio, e smontata l’infantile pretesa che la Bibbia sia
la rivelazione data da Dio agli uomini affinché apprendano
la verità (Giovanni 18,37), l’approdo è a un porto obbligato:
svalutazione dei testi biblici nel loro valore normativo e interpretazione esistenzialista del messaggio cristiano.
Così uno dei pilastri della Riforma del XVI secolo, il Sola
Scriptura, è stato abbandonato, a favore di una scienza ermeneutica che mira a interpretare non quello che «Dio ha
detto agli uomini», ma quello che gli uomini hanno detto di
Dio. Su questa linea bene conclude il suo dire Rita Gay arroccandosi sul «protestantesimo» (suo e di altri protestanti
liberali) come nuovo - questo sì - magistero, tutelati dalla
triade teologi-scienziati-filosofi che sostanzialmente nella
Bibbia come autentica parola di Dio non crede più.
Quanto ai «Letteralisti biblici» mi è sufficiente ricordare
Dietrich Bonhoeffer (citato da Paolo Ricca neH’introduzione a Un giorno una parola]: «Il nostro primo compito è imparare di nuovo a conoscere la Sacra Scrittura come la conoscevano i riformatori e come la conoscevano i nostri padri (...) Chi non vuole imparare a istituire un rapporto personale con la Bibbia, non è un cristiano evangelico». E,
sempre da La vita comune (Queriniana 1978, p. 107), traggo
quest’altra affermazione: «Leggiamo la parola di Dio come
parola di Dio per noi»; ecco come si legge la Bibbia. Il prof.
Cicchese e io siamo dunque in buona compagnia.
Beniamino Calvi - Pietragavina
li d! compì
la del vici
;bbe desti]
, alla con)
iva a! fallii
tito?
critica,
è nello s'
tazione p'
ine di raffi
abolire.
salvezza e grazia, la rende fiduciosa in Dio; la rende umile,
affinché dapprima si senta
perduta, anzi annichilita, e
poi possa accogliere in se Dio».
Lutero e Zwingli, i due padri
della Riforma protestante,
profondamente uniti nell’affermare l’autorità normativa
della Sacra Scrittura, si divisero come è noto nell’interpretazione delle parole pronunciate da Gesù durante l’ultima
Pasqua celebrata con i discepoli quando, offrendo il pane,
disse: «Questo è il mio corpo»:
Lutero interpretò queste parole nel senso di una presenza
reale (pur negando la transustanziazione), Zwingli invece
attribuì loro un valore simbolico nel senso forte della «memoria» ebraica. Il colloquio di
Marburgo del 1529 sancì la loro divisione, superata ufficialmente soltanto con la Concordia di Leuenberg del 1973.
Entrambi fedeli
alla «Sola Scriptura»
Ora sarebbe del tutto errato, oltre che palesemente fazioso, sostenere che o Lutero
o Zwingli aveva abbandonato
il Sola Scriptura e non riconosceva più alla Bibbia il valore normativo di parola di
Dio perché essi non erano
d’accordo nell’interpretazione delle parole di Gesù nel
corso dell’ultima cena. È vero
il contrario: Lutero e Zwingli
hanno sempre affermato, applicato e vissuto fino in fondo
il Sola Scriptura, con un rigore e una coerenza esemplari;
entrambi si sono posti con
sia®
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o conferenze sconti particolari.
nosff zi
ikri
assoluta serietà e con tutta
l’intelligenza della fede di cui
erano capaci grazie all’illuminazione dello Spirito, in ascolto delle parole di Gesù ricevute e credute come parole
di Dio. Eppure ne hanno fatto
due letture diverse e persino
discordanti.
Allora non si sono potute
conciliare. Ma non perché
uno dei due fosse infedele al
Sola Scriptura e non riconoscesse più la Bibbia come autentica parola di Dio. Ma perché possono esistere letture
diverse e anche divergenti
della Sacra Scrittura, anche là
dove la fede la riconosce come autorità ultima, come criterio, sostanza e guida del
pensiero e del comportamento. Tutto questo accadeva nel
XVI secolo, molto prima che
apparissero il metodo storico-critico e il liberalismo teologico; accadeva a Lutero e
Zwingli, cioè ai padri del Sola
Scriptura. È stata per loro
un’esperienza amara. E lo è
per noi, tutte le volte che, come cristiani evangelici, viviamo situazioni analoghe. Tutti
riconosciamo e onoriamo
nella Bibbia la rivelazione di
Dio e qùindi l’autorità suprema della nostra fede. Ma dobbiamo prendere atto di quanto accadde già nel XVI secolo
e continua a accadere oggi, e
cioè che il consenso generale
(fra gli evangelici) sull’aaforità suprema della Bibbia non
genera automaticamente un
consenso sul significato di
ogni sua affermazione.
Certo, c’è consenso sul nucleo centrale, sul «cuore» del
messaggio biblico, che è anche il «cuore» della fede cristiana: la salvezza gratuita del
peccatore mediante la croce e
la resurrezione di Gesù. Ma
su aspetti particolari della Sacra Scrittura possono esserci
e ci sono interpretazioni diverse e talvolta conflittuali.
Questo non ci deve stupire né
scandalizzare. Occorre piuttosto avere la pazienza e
l’umiltà di mettere a confron
to e in dialogo tra loro le diverse posizioni, alla ricerca
comune di una verità condivisa, che sia frutto non di
compromessi o abdicazioni
ma, se possibile, di una più
profonda comprensione di
un testo 0 di una posizione
particolare alla luce del messaggio biblico complessivo.
Occorre ascoltare il testo,
possibilmente non da soli ma
insieme agli altri. Occorre
cioè ascoltare il testo e ascoltare l’altro che lo legge. Non
si tratta di due cose diverse
ma di due momenti diversi di
un unico processo di ascolto.
La Bibbia è parola di Dio per
tutti, non solo per alcuni.
Nessuno ha il monopolio
del Sola Scriptura: non l’aveva Lutero e non l’aveva Zwingli. Se si fossero ascoltati di
più l’un l’altro, forse non si
sarebbero divisi proprio sulla
Scrittura che amavano entrambi più di se stessi. Una
lettura pienamente fedele
della Scrittura è un fatto personale e comunitario insieme. Ogni parola di Dio è più
grande di noi, anche messi
insieme, ma può darsi che un
ascolto corale e fraterno riesca a mettere meglio in luce
la ricchezza di un testo e la
pienezza della sua verità.
Tollerare le posizioni
diverse dalle nostre
Perché questo accada occorre che ciascuno di noi, soprattutto nelle questioni controverse, si avvicini alla lettura di un altro non con malanimo e spirito di giudìzio ma
con disponibilità a «esaminare ogni cosa e ritenere il bene»,
cioè quello che favorisce una
migliore comprensione della
Bibbia e del suo messaggio. E
bisognerà evitare di squalificare le posizioni diverse dalle
nostre, considerandole altrettanti tradimenti del testo biblico, dovuti all’abbandono
del Sola Scriptura.
Resta aperto il problema:
come leggere la Bibbia? È,
crediamo, una falsa alternativa contrapporre frontalmente
una lettura «letteralista» a una
«storico-critica» come se si
escludessero a vicenda. In
realtà, ogni lettura intelligente
non può non essere storica e
critica, mentre ogni lettura
«storico-critica» è indissolubilmente legata alla lettera
(biblica) e ad essa sottoposta.
Siamo tutti d’accordo con
l’apostolo Paolo che «la lettera uccide ma lo Spirito vivifica» (II Corinzi 3, 6) ma lo Spirito vivifica anzitutto proprio
la lettera (biblica), trasformandola in culla della Parola.
Non opponiamo quindi Spirito e lettera ma cerchiamo lo
Spirito nella lettera e attraverso essa. Cercare lo Spirito nella lettera biblica significa cercarvi Gesù Cristo, cioè la verità, la santità, il giudizio, la
salvezza, la giustizia e la pace
di Dio per ogni creatura e tutta l’umanità. Leggiamo la Bibbia in modo da conoscere Dio
e la sua grazia e conoscere noi
stessi e il nostro bisogno di
perdono e conversione. Leggiamo la Bibbia in modo da
imparare a vivere come figli e
figlie di Dio e come fratelli e
sorelle del nostro prossimo.
Kipokma
ITALIA
ABBONAMENTI 1997
_______ ESTERO
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Posta
Dissento
sull^Albania
Caro direttore, dissento fermamente dalle prese di posizione che sono state espresse
sul n. 15 di Riforma a proposito della missione italiana in
Albania. In verità già l’articolo di E. Bernardini sul n. 14
mi aveva lasciato perplesso.
Tuttavia i dubbi e gli interrogativi senza risposte che proponeva mi sembravano sintomo di una presa di posizione
sofferta, opportune sollecitazioni a una riflessione, pur se
espresse in un contesto di
«sostegno critico» alle scelte
operate dal governo e dal Parlamento italiano.
Ma siamo tutti proprio
convinti (come scrive Martin
Ibarra, molto meno dubbioso
di Bernardini) che «la decisione del nostro Parlamento
(...) fa cambiare il volto del
nostro esercito»? Siamo così
convinti che esso «sarà coinvolto in un’operazione umanitaria tesa alla costruzione
della pace»? Io penso proprio
di no: la situazione albanese
è radicalmente diversa da
quella dell’ex Jugoslavia.
L’impegno militare dell’esercito italiano in Albania, sul
piano giuridico-formale e su
quello sostanziale, si prefigura in maniera diversa da
quello in Bosnia: lì era l’Onu
a intervenire, erano i «caschi
blu» a operare in una situazione di guerra civile, a portare aiuto ai civili e a esercitare un ruolo di intermediazione fra i militari nel corso di
una guerra civile; qui l’Onu è
formalmente assente, i soldati italiani non indossano i caschi blu, non c’è guerra civile,
anzi l’intervento «umanitario» rischia di provocarla.
Bernardini esprimeva perplessità sulla capacità del nostro governo di gestire l’ope
PAG. 7 RIFORMA
razione militare, soprattutto
in considerazione dell’appoggio dato in passato a Berisha
e alla sua banda di corruttori
e di corrotti e agli interessi
economici del nostro paese in
Albania. Questi dubbi sono
scomparsi nel giro di una settimana? Io continuo a averli.
Anzi, penso proprio che il nostro esercito sia in Albania
per sostenere il dittatore Berisha e il diritto delle spregiudicate imprese italiane a sfruttare la miseria dei popoli
dell’Albania, al di là delle parole e delle buone intenzioni
proclamate a gran voce.
Ma occorre fare un’altra
considerazione. Nell’articolo
di Ibarra è presente una strana concezione della vocazione pacifista cristiana, che
chiamerei dei due tempi: da
un lato l’utopia della pace
cristiana e di un futuro senza
eserciti, in cui si inseriscono
le nostre azioni, la nostra
preghiera e la nostra riflessione teologica; dall’altro il realismo politico del fare ciò che
è possibile. Quest’ultimo,
com’è ovvio, dovrebbe improntare il nostro presente.
Ma come si può costruire la
pace, una sua cultura, con gli
eserciti? Come si può testimoniare l’Evangelo della pace, sostenendo il realismo armato? Se è vero che «la cultura della pace può e deve
sconfiggere la cultura del dominio, della violenza, del militarismo e della guerra», perché quando questa è in atto i
cristiani devono subirla senza osare nuotare contro corrente? Il pacifismo cristiano
non è un vestito che si può
indossare nei sermoni e negli
studi biblici, per poi dismetterlo, è pratica e testimonianza di vita, un vestito che
Riforma non avrebbe dovuto
dismettere.
Giancarlo Giovine
Genova Sampierdarena
Partecipazioni
«L’anima mia s’acqueta
^in Dio solo; da lui
viene la mia salvezza»
Salmo 62, 1
È deceduta, all’età di 90 anni.
Margherita Goffreda Nisbet
Ne danno l’annuncio I parenti
tutti.
Torre Pellice, 30 aprile 1997
RINGRAZIAMENTO
«Iddio ha riscattato l’anima mia,
onde non scendesse nella fossa,
e la mia vita si schiude alla luce»
Giobbe 33, 28
Il 20 aprile è serenamente mancato all’affetto dei suoi cari
Bartolomeo Bounous
(Temeo)
di anni 91
I figli, i nipoti e I familiari tutti, riconoscenti e commossi per le
manifestazioni di stima e di affetto
tributate al loro caro, ringraziano
coloro che II hanno circondati di
sentimenti di fraterna solidarietà
partecipando al loro dolore.
Un grazie particolare al pastore
Luciano Deodato e alla sezione di
San Germano e Pramollo dell’Associazione nazionale alpini.
San Germano Chisone
26 aprile 1997
RINGRAZIAMENTO
«lo mi coricherò, e in pace
dormirò perché tu solo, o Eterno,
mi fai abitare in sicurtà»
Salmo 4, 9
I familiari tutti della cara
Delfina Benecchio
ved. Martinat
riconoscenti ringraziano tutti coloro che in ogni modo sono stati loro vicino nella triste circostanza.
Un grazie particolare ai vicini di
casa, alla corale valdese di Torre
Pellice, al Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni e al
pastore Bruno Rostagno.
Torre Pellice, 9 maggio 1997
RINGRAZIAMENTO
I figli e I familiari di
Giorgio Coassolo
ringraziano tutti coloro che in vario modo hanno preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare al dott. Maina, al dott.
Forneris, al dott. Baret e a tutto il
personale dell’Ospedale valdese
di Pomaretto.
Pinerolo, 29 aprile 1997
RINGRAZIAMENTO
«Iddio ha tanto amato
il mondo che ha dato il
suo unigenito Figliolo,
affinché chiunque
crede in lui non perisca
ma abbia vita eterna»
Giov. 3, 16
Il giorno 29 aprile si sono tenuti
i funerali di
Mila Lami
di anni 88
Nel darne l’annuncio, i familiari
vogliono ringraziare tutti coloro
che, con la presenza o con scritti,
hanno espresso la loro simpatia.
San Germano Chisone
29 aprile 1997
RINGRAZIAMENTO
«L’anima mia s’acqueta in Dio;
da lui viene la mia salvezza»
Salmo 62,1
I familiari del caro
Enrico Long
commossi per la grande dimostrazione di simpatia e di affetto,
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore.
Si ringraziano in particolare i vicini di casa, I medici del reparto
antalgico dell’Ospedale civile di
Pinerolo, gli infermieri dell’Adi, i
volontari dell’Associazione «Mai
soli», l’Ana di Prarostino e San
Secondo, l’Associazione combattenti e reduci, gli amici cacciatori,
l'amministrazione comunale di
Prarostino e il pastore Vinti.
Prarostino, 25 aprile 1997
12
PAG. 8
RIFORMA
VENERDÌ 9 MAGGI^^^
Svizzera: l'Acat lancia una campagna per l'abolizione
Gli stati non possono disporre della vita degl
della pena di morte
i individui
L’Acat (Azione dei cristiani
per l’abolizione della tortura)
ha appena lanciato in Svizzera
una campagna per l’abolizione
della pena di morte. Riprendiamo alcuni stralci di un articolo pubblicato daU'agenzia
protestante romanda spp, che
fa il punto sulla situazione della pena capitale nel mondo.
Ogni anno migliaia di detenutì vengono fucilati, impiccati, avvelenati, passati per la
sedia elettrica, decapitati, lapidati. In pubblico o a porte
chiuse, per delitti gravi o meno gravi. Questo avviene da
parte di regimi sanguinari o
di democrazie ben stabilite,
al fine di prevenire, punire,
vendicarsi o reprimere.
La pena di morte è vecchia
come la storia. Gli ebrei, i
greci, i romani vi ricorrono
allegramente. Dal Medioevo
fino al secolo dei Lumi, sotto
tutte le latitudini, sotto tutte
le forme, la pena capitale fa
parte dell’arsenale della giustizia, privata o statale, senza
essere rimessa realmente in
questione. Giungono poi
Beccaria, Guizot, quindi Hugo e Camus. Man mano prendono corpo la nozione di diritti umani, le grandi dichiarazioni e le convenzioni internazionali. Da due secoli, la
causa abolizionista sta progredendo, a poco a poco,
paese dopo paese. Oggi un
centinaio di stati ha abolito la
pena capitale; nel 1995, per la
prima volta, questi paesi risultano più numerosi di quelli che praticano tuttora il castigo supremo. E la tendenza
continua ad affermarsi.
Eppure, la storia della prima metà del secolo non è tale
da giustificare l’ottimismo.
L’esempio che più colpisce è
quello delle purghe staliniane
La prigione di Leeuwkup, vicino a Pretoria (Sud Africa) nel 1985
della fine degli Anni 30, che
hanno portato a centinaia di
migliaia di esecuzioni. Solo
l’America Latina fa un passo
importante, all’inizio del secolo, in direzione dell’abolizione. In Europa occidentale,
bisogna aspettare la fine della seconda guerra mondiale
perché il movimento si metta
davvero in moto: tra il 1947 e
il 1954, una decina di paesi
abolisce la pena di morte, almeno per i delitti ordinari,
raggiungendo così i quattro o
cinque stati che l’avevano già
respinta.
Nell’Europa dell’Est e nelle
Repubbliche dell’ex Urss, la
fine del comunismo determina progressi importanti; gli
ex paesi satelliti dell’impero
sovietico hanno tutti abolito
la pena di morte oppure imposto moratorie sulle esecuzioni. Alcuni dei paesi della
Comunità degli stati indipendenti stanno adottando
la stessa via: del resto questa
è una delle condizioni richieste per entrare nel Consiglio
dell’Europa. Il continente
europeo è oggi di fatto quasi
del tutto sbarazzato della pe
na capitale. Non è così invece in Africa, in Asia e nei paesi di tradizione musulmana
dove la maggioranza degli
stati non vanno per il sottile
per punire a morte i propri
delinquenti e i propri oppositori interni.
In fatto di esecuzioni massicce, la Cina arriva in prima
posizione, ben prima di paesi
come l’Iran, l’Iraq e la Nigeria. E che dire del «faro della
democrazia»: gli Stati Uniti
con i loro 3.000 condannati a
morte? L’applicazione della
pena capitale a dei minorenni, la discriminazione di cui è
vittima la minoranza nera e il
sostegno massiccio della popolazione alle teorie e alle
pratiche più repressive isolano questo paese dal resto del
mondo occidentale. Da alcuni anni, il ritmo delle esecuzioni negli Usa sta crescendo,
nonostante la validità degli
argomenti contrari: l’assenza
di effetto dissuasivo, i rischi
di errore giudiziario, la legittimazione della violenza da
parte dello stato come soluzione per combattere appunto la violenza. L’unica speran
za di vedere regredire la pena
di morte negli Usa è il suo costo per la collettività. (...)
Da parte sua, anche la
Chiesa cattolica romana sta
evolvendo: nel suo catechismo universale del 1992, essa
riconosce « fondato il diritto
e il dovere della legittima autorità pubblica di infliggere
pene proporzionate alla gravità del delitto senza escludere, in casi di estrema gravità,
la pena di morte». Questo testo ha provocato un’ondata
di critiche, in particolare da
parte di organizzazioni cristiane di difesa dei diritti
umani. Tre anni più tardi
Giovanni Paolo II, personalmente contrario alla pena capitale, ammette nelTEnciclica Evangelium Vitae, che «tali casi sono ormai abbastanza rari, se non praticamente
inesistenti». Il catechismo
universale sarà dunque rivisto e corretto nel corso dell’anno 1997. (...)
Le opinioni pubbliche rimangono ovunque fluttuanti. Basta a volte un delitto
atroce per spazzare via il lungo lavoro di sensibilizzazione
e di prevenzione. (...) Da alcuni anni, un intenso lavoro
di lobby si sta facendo all’
Onu affinché l’Assemblea generale adotti una risoluzione
che imponga una moratoria
mondiale sulle esecuzioni.
Alcune voci mancano ancora
all’appello perché la risoluzione sia accettata. Ma gli
abolizionisti del mondo intero difendono un ideale. Essi
pensano che il principio secondo il quale gli stati non
possono disporre della vita
di alcun individuo sarà sempre più largamente accettato. Il senso della storia per
ora sta dando loro ragione.
Il Cec alla Commissione dell'Ofiì
Gli effetti nefasti degli ecces^
della mondializzazione
«Tutti i sistemi economici
devono essere valutati in funzione degli effetti che hanno
sui poveri, gli oppressi e gli
emarginati»: lo ha affermato
una rappresentante del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) di fronte alla Commissione delTOnu per lo sviluppo durevole, riunita a New
York. Tuttavia, per Shanti Sachtanantam, dello Sri Lanka,
consulente incaricata delle
questioni dello sviluppo, l’attuale approccio economico è
fondato «su una crescita economica illimitata e su un’espansione costante e non regolamentata della produzione e dei consumi, a vantaggio
dei ricchi del mondo».
Shanti Sachtanantam ha
dichiarato che coloro che
pretendono che tale approccio favorisca uno sviluppo
durevole hanno torto perché
esso non riesce a frenare «la
dinamica che non smette di
allargare lo scarto tra ricchi e
poveri (...) e provoca la distruzione dell’ambiente».
Nella prospettiva del Cec, ha
spiegato, promuovere una
comunità vivibile richiede
«che si mantengano rapporti
equi tra i membri della famiglia umana, e tra essi e gli altri
esseri viventi del pianeta; in
altri termini, che si operi per
la giustizia nell’intera creazione di Dio». Ovunque nel
mondo, le chiese membro del
Cec «partecipano molto attivamente» alle lotte quotidiane della gente. Così, il Cec conosce bene «gli effetti nefasti
degli eccessi della mondializzazione sulla comunità», ha
aggiunto Shanti Sachtanantam, secondo cui la mondia
lizzazione alla quale stid
assistendo è caratterizzalj
una concentrazione cresi
te di potere. «Chi si pren!
cura degli interessi della I
te?», ha chiesto, e ha r *
che il Cec si preoccupa}^
■gere del notere HouiIi"
l’emergere del potere
ganizzazione mondiaö'
commercio (Wto) all” *
della quale il processo d» 4
sionale è «caratterizzato* jf
Viiccon'70 Hi ^
’assenza di trasparenza).
partecipazione,"e domii
of
dagli interessi delle sod.
multinazionali. Ad essere
nuti nell’ignoranza, noni,
solo la società civile, mali
che molti settori dei govi
nazionali». Le procedure)
la Wto devono essere coil
pite in modo da essere!
sparenti, ha insistito Saclj
nantam, in modo da petia
tere la piena partecipaziii
dei governi e delle Organi»
zioni non governative (0n|
In conclusione, la tappi
sentante del Cec ha chiefy^’
alla Commissione dell’Oni H
adottare «dei principi, d(
indicatori e delle procedi
di valutazione specificii
permettano di misur%
progressi» compiuti a fai
della comunità, itreveden
in particolare la riunione
un «terzo Vertice piane
Terra per il 2002». Ha inoli
sollecitato la Commissioni
promuovere l’adozione ii
mediata del progetto dii
chiarazione sui diritti deij
poli autoctoni e a raccomi
dare «che un settore di alto
vello del Consiglio econoi
co e sociale sia dedicato al
ma della mondializzazioni
della vivibilità del nostro ;
diente». fspp/cork
Il sogno di una casa, di cibo
a sufficienza, di una buona
istruzione, di un lavoro.
Per un bambino del Terzo
Mondo questi sogni si
avverano molto più
difficilmente che per un suo
coetaneo del Primo Mondo.
Per colpa delle guerre, delle
carestie, deii’aiterazione dei
clima, del sottosviluppo di
questo grande continente.
Per questo le chiese vaidesi
e metodiste hanno deciso
di investire una quota dell’S
per mille, a loro
esplicitamente destinato
dai contribuenti, per
sostenere progetti di
cooperazione allo sviluppo
nel Terzo Mondo realizzati
in collaborazione con
organismi ecumenici,
istituzioni locali,
associazioni di volontariato.
fflnbini
Tutti i fondi
delT8 per mB
destinati alle
chiese valdesi^
metodiste
saranno
investiti
esclusivamente
in progetti
sociali,
assistenziali,
umanitari e
culturali in Italie
e all’estero.
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-4743324