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LA BÜOKA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO D’A«!«0CIAZ10\'E
Torino, per un anno , . . L. C »
» per sci mesi ... » 4 »
Per le provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , « 5 20
La direzione della BUON’.V NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano 3“.
Le assuciazioni si ricevono da Carlotti
Bazzarini e Comp. Editori Librai in
Torino, via Nuova, casa Melano.
Gli Associati delie Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetta.
Origini c dottrine della Chiesa Valdese (Avticolo Uono). — I confessori di Gesù C.
in Italia. CdÌO SccODdo Curione L — Soccorso agli Operai di Pralafera,— Due
provincie dello Stato Sardo. — Pensieri staccati. — Notizie religiose : Torìno« —
Toscana. — Francia. — Svizzera. — Portogallo.—America.—Cronachetta politica,
ORIGIM E DOTTRINE DELIA CHIESA VAIDESE
Articolo nono.
Origine delle SQpcrslizìoni. — l'iiica fede che
salva. — Auticbi protestanti d'Italia. — Fede
conservata io Pifimonte. — Unico interprete
del Vangelo c lo Spirilo di Dio. — Il Vicario
di Cristo. — I primi cinque secoli. — Il Medio-evo.— Potenza dei Papi. —Antica costituzione c liberta delle chiese italiance —L’imperatore Aureliano e Paolo di Samosata. — Il
concilio Niceno. — S. Atanasio. — S. Ambrogio. — L'imperatore Teodosio. — S. Massimo.
— S. Damaso--S. Cirillo. — S. Leone Magno.— S. Flaviano. —Eresia Eutichiana. _
Papa Vigilio e Pelagio. — Concilio iVAqoileia,
Moaoteliti. — Chiese d’Italia sino al secolo xi.
— Indipendenza Valdese.
141. È mirabil cosa che nelle Chiese
dell’ antica diocesi d’Italia non sieno
mai mancati spiriti eletti che abbiano
coll’opera e col discorso protestalo costanti contro le superstiziose innovazioni, che in tutta la cristianità minacciavano soffocare la fede. Gran
che! il Vangelo, ad ogni piè sospinto^
ripete che unico scampo di salute
eterna pell’uomo è la fede nell’unico
mediatore e salvator Gesù Cristo, e
infm dal iv secolo i fedeli come trascinati dalle antiche abitudini pagane,
si lasciavano dal senso maligno sedurre a credere che oltre a Gesù Cristo
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potessero avere altri mediatori a salute, cercandoli ora nei morti, ora nei
martiri, cd ora perfm nelle immagini
o scolpite, 0 intagliate, o dipinte
del Dio vivente !
Non contenti gli uomini di aver
fuori di sè rinvenuti tanti mediatori
quant’erano i morti, e i simboli, e i
simulacri adorati da loro, vollero trovarne altri in se stessi. La religione
de’ pagani e la scienza morale de’filosofi avea come avvezze le genti a confidare in se stesse, e a stimare eccellenti le proprie virtù personali. Avendo
esse pertanto imparato dal Cristianesimo che erano tutte colpevoli c peccatrici agli occhi e al tribunale di Dio,
non cosi presto nè facilmente impararono, che unica via di conciliazione
con Dio era la fede nella morte espiatoria del divin salvatore Gesù Cristo.
Questa verità evangelica era difficile
a riceversi, e ricevuta conservarsi nell’uman cuore naturalmente orgoglioso.
L’uomo, che si riconosce nella necessità d’essere salvato, difficilmente si
acconcia a ricevere quella salute come
pura grazia; vuole pure anch’egli
poter dire d’essersi salvato anche da
sè, quando non gli riesce di dire che
si è salvato solamente da sè.
Cotanto orgoglio è direttamente
nemico alla fede evangelica, a quella
fede cioè che riconoscendo la perfetta
ed assoluta impotenza nell’ uomo di
nulla fare o tentare che lo salvi, si
volge all’unica sua salvezza che è
Cristo, e in Lui come in suo unico
redentore e salvatore s’abbandona e
riposa.
Da questo orgoglio, come da sua
comune radice, noi deriviamo tutte le
superstizioni che dai primordii della
chiesa inflno a noi si sono innestate al cristianesimo; perchè, se
ben si osservi, o sieno superstizioni
di culto dato alle creature quando non
si può dare che a Dio, o sieno superstizioni di pratiche ammesse per efficaci a salute quando veramente efficaci non sono, tutte giovano ad alimentare nell’ uomo quel sentimento
di persuasione superba, che senza di
lui, nè senza l’opera o il concorso
delle sue virtù o dì quelle de’ suoi
protettori cd amici, non sarebbe mai
la sua salvazione compiuta dalla sola
redenzione di Cristo.
Leggendo quindi anche gli scritti
più edificanti e più dotti degli autori
ecclesiastici d’ogni età, non è difficile
d’imbatterci in espressioni e frasi, che
esortando i fedeli a quell’ unica vera
fede che salva, e si manifesta per
opere sante e virtuose , esaltino di
soverchio certe azioni di penitenza
e carità, come se da questo in qualche maniera, e non unicamente dai
meriti infiniti di G. Cristo, dipendesse
la nostra salvazione.
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Qual meraviglia pertanto, se coll’andare de’ secoli sdegnandosi la primitiva semplicità dei credenti si cadde
nell’errore, così naturale all’orgoglio
della nostra umanità corrotta, di volervi aggiungere alcun che di specioso
che la rendesse più rispettabile e più
reverenda? Queste aggiunte però, che
in apparenza 1’ adornano , conviene
confessare che in sostanza la struggono. E dove è più l’amore e la fede di
Cristo, quando unitamente a Lui concorrono a salvarvi le protezioni bielle
reliquie e de’santiPComericonoscerete
voi la vostra eterna salute dalla sola
potenza del divin Verbo incarnato e
crocifisso per voi, quando v’intorniate
di maestri, e dottori, e taumaturghi
al par di lui, o poco meno di lui potenti e infallibili?
Chiunque ha fior di senno ben vede
che dovunque è superstizione, ivi non
è fede pura. Iddio però che conosce
la frágil creta onde siam formati ha
pietà di noi, ed anche allorquando la
superstizione innonda, egli ha sempre
i suoi diletti che la comlMiltono, o se
mai rimangono in qualche parte offesi, non è mai nella essenza della fede *
che salva.
L’ abbiam veduto nel precedente
articolo, ove toccammo delle non poche superstizioni dal iv secolo infino
al XII invalse nelle Chiese dell’antica
diocesi d’Italia. Sempre vi ebbe una
schiera, o a meglio dire, un popolo
di Protestanti che le superstizioni respinse, 0 almen non permise che mai
oscurassero o scemassero di solo un
punto anche minimo la fede che salva,
e consisto nell’ ammettere per unico
nostro mediatore e salvatore Gesù
Cristo.
Questa fede serbò intemerata nel y
IX secolo Claudio \escovo di Torino, '
questa nel x Raterio vescovo di Verona, questa nello stesso secolo Attone vescovo di Verctilli, questa nell’xiidiscepoh del subalpInoGundolfo,
e questa fu sempre viva, cd è nelle
valli Piemontesi dell’Alpi.
142. Come però tutte superstizioni
sempre nascono e nasceranno nel
Cristianesimo dal sottoporre l’autorità
della divina parola, che è nel Vangelo, all’insegnamento e all’aulorità
dell’uomo, quando sta scritto che il
solo Spirito di Dio s’incarica di spiegarlo agli uomini di buona volontà,
è chiaro ( come abbiam detto ) che
questi protestanti d’Italia hanno dovuto altresì preservarsi dalla soggezione del vescovo dì Roma, che solo
in lutto il mondo cristiano s’intitola
il vicario di Cristo, e solo giudicatore
legittimo del senso e della interpretazione da darsi alla Parola di Dio.
Or clic ciò sia senz’ alcun dubbio
avvenuto, sarà facil cosa il ricavare
dalla storia della Chiesa.
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li3. Nei primi tre secoli è indarno
cercar ombra nè traccia del primato
di Roma. Anche per confessione degli
stessi canonisti e teologi più devoti
alle così dette prerogative del Papa,
l’apostolato,come fu istituito daCristo,
non portava differenza di grado o autorità fra gli eletti ; S. Paolo che vi fu
promosso per ultimo, e dopo l’ascensione del Redentore in cielo, si chiama eguale agli altri. 11 primo secolo
pertanto che fu sotto l’immediata direzione degli Apostoli, non conobbe
altro primato da quello di Gesù Cristo
in fuori, che è predicato ai fedeli qual
capo e fondamento della Chiesa.
Nel secondo secolo viveva ancora
l’apostolo Giovanni, e vescovo già
vecchio qual era della Chiesa d’Efeso
raccomandava del continuo l’esercizio
della carità ai fedeli, non raccomandò
una sola volta in vita che dipendessero dalla Chiesa di Roma. Epperò
se questo, come pretendono, è necessario a salute, o convien dire che non
si salvò s. Giovanni perche protestante
(vale a dire buon cristiano sì, ma non
riconoscente la supremazia di Roma),
nè dopo lui si saranno salvati gli Efesii, perchè alla guisa de’ protestanti,
non mai stati da lui istruiti a venerare
per madre e maestra la Chiesa di
Roma, 0 non bisogna dar torto ai
Protestanti, nè chiamarli eretici e dannati, solo perchè vivon divisi dalla
comunione di Roma.
Dopo s. Giovanni, abbiamo nel i,
secolo e nel iii, uomini apostolici,
apologisti eloquenti, vescovi indefessi
nel pastoral ministero, che morirono
per la maggior parte martiri illustri
della fède di Cristo, ma non un solo
predicatore, o scrittore, o storico, il
quale abbia fatto motto della necessità
di comunicare in ciò che riguarda religione e coscienza col vescovo della
capitai dell’impero.
Tutti gli atti giurisdizionali in Occidente e in Oriente attribuiti da molti
ai Romani Pontefici dei primi tre secoli si fondano sulle false decretali
fabbricate nel ix, come è stato più
volte da noi accennato, e sono mere
invenzioni oggi alla unanimità respinte
da critici protestanti e cattolici. Perciocché ripugnano alle stesse condizioni in cui gemevano i fedeli obbligati da leggi persecutrici e tiranniche
a vivere in società segregate e nascose,
e sempre sotto minaccia di persecuzioni crudeli, che si succedevan frequenti, a brevi intervalli di distanza
l’una dall’altra.
144. Nel IV secolo ebbe finalmente
pace la Chiesa, e protetta dall’ Imperator Costantino, la veggiamo grandeggiare trionfante nelle regioni dell’Asia, della Grecia, dell’ Egitto, delrAfrica, delle Spagne, delle Gallie, e
d’Italia, la veggiamo fiorire di scienze,
di vii'tù, di lettere, la veggiamo adu-
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narsi più volte a numerosi concilii ;
noo mai però la veggiamo inchinarsi
al vescovo di Roma come a suo visibile capo universale.
Durando anzi accanite le lotte suscitate dall’Arianesimo, nonfu egli,ma
fu l’imperator Costantino, che inviando
corrieri in tutte le province del vasto
impero, convocò il concilio ecumenico
di Nicea, che mettesse una volta flne
alle dispute, e tranquillasse le turbate
coscienze.
Veramente i Papi non cominciarono
che nel v secolo, col favor di Graziano
e poi di Valentiniano III, a salire in
grande onoranza presso 1 fedeli, e
nei dieci secoli consecutivi che durò
il medio evo, dalla caduta cioè delr impero d’Occidente, corso e distrutto
dalle invasioni de’barbari, fino allo
spuntar delle Riforme del secolo xvj,
vennero sempre acquistando nuova
padronanza e nuovi diritti per modo,
che in^più d’un’epoca, parvero essere
assoluli signori dei popoli e dei re.
Ebbene, in quelle epoche stesse
che esercitarono cosi sterminata possanza, loro tenne testa un assai gran
numero d’italiani, che dir si possono
precursori antichi de’ Protestanti di
Europa e d’America, ed erano Ravennati, Faentini, Milanesi, Veneti e
Subalpini, tutti padri gloriosi della
Chiesa valdese che si è conservata in
Piemonte.
1-Í5. Cominciamo dal rammentare
qual era la costituzione ecclesiastica
della diocesi di Milano, metropoli
della Chiesa d’Italia, e subito ci verrà
conosciuto come essa potè mantenersi indipendente da ogni soggezione papale sino alla metà del secolo XI, epoca in cui bisognò dichiararsi in faccia a Roma.
146. Prima del concilio di Nicea
(an. 325), la diocesi d’Italia era distinta da quella di Roma. Ne abbiamo
due prove incontrastabili, una che
l’imperador Aureliano, supplicato dai
vescovi dell’Asia ad espellere dalla
sede vescovile d’Antiochia, Paolo Samosateno , spacciatore di dottrine
eterodosse, che mettendo in agitazione le coscienze, compromettevano
la tranquillità del paese, non volle,
idolatra qual era, giudicare su materie di teologia cristiana, ma ordinò
s’interpellassero tanto i vescovi della
diocesi di Roma, quanto quelli d’Italia, perchè decidessero se le opinioni
del Samosateno erano ortodosse o
no; l’altra che l’imperador Costantino
per quietare le dissensioni dell’Africa
rimise la causa dei Donatisti al giudizio del vescovo di Milano che era
Merole, e di quello di Roma che era
Melchiade.
147. Il concilio di Nicea confermò
nel sesto canone l’antica usanza, che
ogni metropolitano avesse il drittq
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di riunire i sinodi e ordinare i vescovi della diocesi, e che ogni controversia decisa nc’ sinodi rimanesse
inappellabilmente, decisa; legge provvida che le ambizioni de’ vescovi di
Costantinopoli e di Roma distrussero , ma quando fosse stata esattamente osservala, potea forse mantenere inviolata l’unità e la pace delle
Chiese tutle d’Orienle e d’Occidente.
3Ieninone, vescovo d’Efeso, sostiene
che (juel solo canone bastava a guarentire raulonomia, ossia V indipendenza di ciascuna Chiesa ove si fosse
mantenuto in vigore, non dovendo lo
une mai ingerirsi nelle faccende delle
altre, ma vivendo in carità con tutte,
badare ognuna a compiere esattamente i doveri suoi proprii.
l-iS. Invano sognarono alcuni che
avesse il Concilio Niceno stabilito la
preminenza della Chiesa di lloma sull’altre. Gli atli conciliari oggi più uon
esistono, ma tutti sanno che diiTerivano in molte parli le copie orientali
dalle occidentali; e i testi che in favor
di Ronia si allegano anch’ oggi da
certi suoi aderenti più passionati, non
si poterono mai rinvenire iu alcuno
dei molti esemplari che furono consultati in Oriente e in Occidente, come
confessa Melchior Cano vescovo delle
Canarie, uno de’ Padri del Concilio
di Trento, ma unicamente si appog
giano all’ autorità di un’epistola del
Papa Giulio I non sicuramente aut«ntica, e uscita forse anch’essa, o almeno
, adulterata dalle stesse mani che circa
500 anni dopo fabbricarono le false
decretali. Que’ testi infatti parlano
della convocazion de’ concilii come
diritto inerente alla sola persona del
Romano Pontefice nella sua qualità
di successore di s. Pietro cui era stata
data da Cristo la podestà di legare e
di sciogliere. Or ciò ripugna manifestamente alla storia, dalla quale sappiamo che quel concilio lo convocò
per desiderio di sedare 1 tumulti suscitati dalle dottrine di Ario, e senza
essersi consigliato dal vescovo di Roma,)’imperator Costantino, che aveva
sì dichiarato libero, e proteggea l’esercizio del culto cristiano, raa egli stesso
non era ancor ballezzato, anzi nemmen catecumeno , e riteneva tutlavia
il titolo pagano di Sommo Pontefice
degli Dei. Sappiamo che lo volle egli
stesso presiedere, ed egli solo concesse e determinò l’ordine delle precedenze ne’posti fra i vescovi, partendo dal principio che fossero primi
coloro che risiedevano nelle prime
città dell’impero. E qui vede ognuno
che il Concilio fu interamente sotto
la direzione imperiale senza che vi
avesse luogo pur una sola formalità,
che da lontano mai desse il più lieve
indizio che ivi si considerava per capo
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e giudice supremo della Cristianità il
vescovo di Roma.
149. Nel quarto secolo adunque
ogni Chiesa stando alle ordinazioni
del Niceno concilio , vivea indipen.dente dalle altre, e questo stato di
cose dffrò lungo tempo ancora senza
che alcuna sognasse di usurparsi la
supremazia sulle altre. Ne abbiamo
prove moltissime nella storia, ma ci
dobbiamo restringere per brevità alle
seguenti, che toccano da vicino le
antiche Chiese d’Italia di cui trattiamo.
150. Sant’Atanasio parlando di
Milano e di Roma, ne parla sempre
come di due Chiese indipendenti l’una
dall’altra.
451. Teodoreto (lib. 4, cap. 5 e G)
riferisce la elezione di sani’Ambrogio
a vescovo di Milano, fatta senza verun
consenso nè intervento del vescovo
di Roma: eppure quando questi fosse
veramente stato, come si pretende,
patriarca universale d’Occidente, avrebbe almeno dovuto, secondo i
principii insegnati dalla moderna
scienza canonica che non ebbero
certamente gli Apostoli, preconizzare
egli stesso il nuovo vescovo eletto a
presiedere una Chiesa d’Italia.
152. I Priscillianisti così detti da
Priscilliano, che diffondeva nelle Spa
gne le teorie degli antichi Gnostici e
Manichei, condannati che furono da
un concilio di vescovi Spagnuoli, si
appellarono come a giudici di uguale
autorità al vescovo di Milano s. A'mbrogio, e a quello di Uoma 5. Damaso.
{Sulpit. Sev. lib. 2).
155. L’elezione contrastata di Massimo a Patriarca di Gerusalemme, fu
dall’ imperator Teodosio sottoposta
contemporaneamente al giudizio di
papa Damaso e di s. Ambrogio, e
questi contro 1’ opinion del papa la
dichiarò legittima in pieno concilio
presieduto da lui, come abbiamo da
una sua lettera all’imperadore.
154. Anche i vescovi d’Africa mandarono legati a interpellare così il
parere del vescovo di Milano, come
quello del vescovo di Roma.
155. Nell’anno 431 11 vescovo di
eira, Teodoreto, ricorse ai vescovi di
Milano, di Aquileia e di Ravenna contro i capitoli di 8. Cirillo vescovo di
Alessandria approvali da papa s. Celestino. {Baron. an. 431 §. 182).
lo6. S. Leone Magno era così persuaso che fossero le Chiese indipendenti le une dalle altre, che nell’anno
451 scrisse al vescovo di Milano, pregandolo si compiacesse di approvare
nel Sinodo la lettera da luì spedila a
s. Flaviano vescovo di Costantinopoli,
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suH’incarnazione del Verbo contro gli
errori di Eutiche.
157. Lo stesso s. Flaviano s’indirizzò nel medesimo tempo al vescovo
di Roma e a quel di Milano, e agli
altri metropolitani d’ Occidente per
avere consiglio sulle contese che ardevano principalmente fra Pelagiani,
Nestoriani ed Eutichiani.
158. I vescovi tutti della vasta
diocesi di Milano, nel 556, risolutamente si tennero dalla parte di coloro
che rigettarono il V concilio ecumenico adunato in Costantinopoli dall’imperatore Giustiniano, dove furono
condannati gli scritti d’Origene, e favoriti i seguaci degli errori Eutichiani. Papa Vigilio invece, protetto qual’era dall’ imperadrice Teodora, Eutichiana, lo accettò subito elo soscrisse.
Il successore di lui, papa Pelagio, ne
divenne sostenitore così caldo e ardito, che contro ogni principio di prudenza e carità evangelica si fece a
sollecitar vivamente Narsete allor comandante in capo deH’armata imperiale in Italia , perchè a viva forza
obbligasse i vescovi della diocesi Milanese a ricevere, e come lui sottoscrivere quel concilio. Ma nè egli nè i
suoi successori non valsero ad ottenere un simil atto contro coscienza,
come si può rilevare dalle lettere di
s. Gregorio Magno. Si adunarono anzi
in concilio nella città d'Aquileia coi
vescovi della Venezia, dell’Istria, della
Liguria a protestare unanimi contro
quel sinodo Costantinopolitano approvato da’ papi, e per più di cent’anni,
siccome confessa ingenuamente il
Baronio, non vollero più avere comunicazione di sorta colla Cliiesa di
Roma.
159. Un concilio d’Italia nell’anno
679 riunito a cagione di esaminare
la nuova dottrina dei Monoteliti, che
ammettevano una sola volontà in
Gesù Cristo, prese le sue determinazioni, e le scrisse all’imperadore Costantino III, come fece dal canto suo
un concilio Romano, senzachè l’uno
s’incaricasse dell’altro: prova evidentissima che l’uno era indipendente
dall’altro.
160. Finalmente non ci avverrà di
trovare prima del secolo xi un solo
de’ vescovi d’Italia che sia stato ordinato da papi, 0 sottomesso alle decisioni dei concilii da loro adunati. JVè
prima di quell’epoca la Chiesa di Roma, benché potentissima già per ricchezze e giurisdizione esercitate sui
popoli e sui re , potè mai arrogarsi
autorità di padrona e sovrana sopra
le primitive chiese d’Italia, che erano
certamente Valdesi per fedepuramenle
evangelica, se ancora non ì’erano di
nome.
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I CONFESSORI DI G. CRISTO
in 3tali(i.
CELIO SECONDO CURIONE;
I.
Torino fu la patria di Celio Secondo
Curione, confessore generoso dcH’anlica fede dei padri nostri. Egli nacque
ultimo di ventitré fratelli, nell’anno
1503. EgU è facile a comprendere
che il di lui padre, sebbene genliluomo per nascita, non avrebbe avuta
una grande fortuna per lasciare al
suo venlesimoterzo figlio. Una Bibbia, ecco la più preziosa eredità che
il nostro Celio Secondo ricevè dal
suo padre.
La famiglia di Curione era legata
in vincolo di parentela con parecchie
famiglie nobili di Torino; in guisa
che il nostro Celio Secondo essendo
rimasto orfano nella tenera età di
nove anni, fu per cura dei suoi parenti educato alle lettere nella università della sua patria. Giovanetto
d’inclinazione nobile e religiosa, sentiva fortemente la perdita del genitori, e ne cercava il compenso nelabbracciare e baciare la sua Bibbia,
unico ricordo del caro suo genitore.
Allorché era con essa, gli pareva essere coll’amato padre, c forse per la
sola aifezione a lui, si era imposto
l’obbligo di leggere ogui giorno una
porzione del libro santo; e quella
parola divina che dà intelletto ai fanciulli {Salm. cxix, 130), e che mai
non ritorna a Dio vuota {Is. lxv, 11)
rischiarò la mente del giovinetto, e
lo accese del desiderio di conoscere
Iddio, e di cercarlo unicamente nella
sua santa parola.
Giunto all’età di venti anni, prese
amicizia con Girolamo Negro Fossianeo, agostiniano del convento di Torino, il quale seguiva le dottrine evangeliche, e per mezzo di lui potè
leggere gli scritti de’ riformatori. La
mente giovanetta di Celio Secondo fu
invaghita di quelle dottrine; accostumato siccome egli era, alla lettura
della parola di Dio, vide nelle dottrine dei riformatori non dottrine
nuove, chè in fatto di religione tutto
ciò che è nuovo è errore, ma le dottrine antichissime della Bibbia, ridotte
dai riformatori a metodo. Concepì una
stima altissima per codesti uomini, e
desiderò vederli e conferire seco loro.
Si unì dunque a due altri giovani
italiani, Francesco Guarino e Giacomo Cornelio, e segretamente parti
alla \olta di Germania per conferire
con Lutero.
I tre giovinetti inesperti non usarono le precauzioni necessarie onde
sottrarsi agli sguardi della inquisizione; anzi usavano assai liberamente
nei loro discorsi, discutendo seco
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loro, e parlando sempre dì religione.
Mentre erano su quel d’Ivrea, uno
spione di quel vescovo gli udì, ed i
tre giovani viaggiatori furono arrestati e gettati in separate prigioni per
essere giudicati secondo le leggi della
inquisizione.
I parenti di Celio Secondo riuscirono ad ammollire alquanto la durezza del vescovo d’Ivrea, il quale
ciiiamato a sè Celio Secondo, ed invaghitosi forte dei talenti straordinari
del giovinetto, gli offerì grazia, a condizione che si ritirasse nel monastero
di San Benigno, di cui esso vescovo
era abate commendatario. Celio accettò la condizione siccome quella
che gli dava agio a poter avanzare
negli studi delle sacre lettere, per
mezzo della biblioteca del monastero.
Quei monaci, secondo le istruzioni
avute dal vescovo, cercavano di convertire , come essi dicevano, il giovanetto eretico ; ma Ceho, istruito
nella parola di Dio, cercava dal suo
lato di far loro conoscei’e la vanità
delle loro tradizioni umane, e la bellezza della purissima religione di Gesù
Cristo, siccome essa è nel Vangelo.
Vedendo però che tutto era inutile, si
studiò di usare un mezzo alquanto
clamoroso.
Era il giorno di una festa .assai
solenne nel monastero: si dovevano
mostrare airaffollato popolo accorso
le reliquie che erano rinchiuse in una
preziosa cassetta. Celio ebbe il modo
di aprirla nascostamente, e sottratte
le reliquie, pose in luogo loro una
Bibbia con questa iscrizione : « Quell sta è l’arca dell’alleanza che con« tiene i veri oracoli di Dio e le vere
« reliquie dei santi h . Ciascuno può
di leggieri immaginare quale si fosse
la soi-presa e la rabbia dei monaci,
allorché il padre priore in gran pluviale, alla presenza dell’affolato popolo aprì la cassetta...... Il sospetto
cadde su Celio Secondo, ed egli, prevedendo il pericolo, fuggì, e si ritirò
a Milano.
Nel milanese Celso tolse in moglie
una giovane appartenente alla illustre famiglia degl’Isaici, e si dedicò
all’insegnamento delle belle lettere,
nel quale impiego acquistossi fama
grandissima. La licenza delle truppe
spagnuole che avevano conquistato
il milanese, costrinse Celio ad abbandonare un paese così barbaramente
trattato dallo straniero. Mentre era
in cerca di un asilo, il conte di Monferrato invitollo a restare sotto la sua
protezione, e Celio stabilissi a Casale.
Allora cercò a ricuperare qualche
cosa del suo patrimonio, ed azzardò
di tornare nascostamente in Torino.
Il Piemonte allora non era quale lo
ha reso oggi il magnanimo Carlo Alberto , il regno modello di tutti i
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regni della Penisola; ma era siccome
sono tuttora gli altri paesi d’Italia
nostra... Colui che è dichiarato eretico non ha più i diritti di cittadino ;
i dù’itti stessi di natura sono tolti a
chi, in fatti di religione, vuol seguire
gl’impulsi della propria coscienza e
gl’insegnamenti della Parola di Dio,
piuttosto che restare nella incredulità
o in una religione, alla quale la coscienza non consente. Una sorella di
(^elio Secondo si era impadronita della
porzione del suo patrimonio, e dolente di doverla rendere al fratello,
amò meglio di accusarlo come eretico. Celio scampò il pericolo ritirandosi incognito in una delle terre del
duca di Savoia, ove visse sconosciuto,
insegnando \'a 6 c ai fanciulli.
Avviene che un frale predicatore
di gran grido pertossi in quella terra
per fare non so (}uale sermone: Celio
andò in compagnia dei principali della
terra ad ascoltarlo, il frate, siccome
allora era la moda, anziché predicare il Vangelo, si mise a scagliare
ingiurie contro i riformatori tedeschi,
ed ^ fare un sì orribile quadro della
loro dottrina e della loro condotta,
da muovere ad orrore ognuno. In
prova delle sue asserzioni citava degli
s<(uarci tolti, esso diceva, dalle opere
di Lutero, ma che invece, per una
pia frode comune in quei tempi almeno, non erano che sue invenzioni.
Celio non potò resistere a tanta sfrenatezza : appena Qnito il sermone
abordò il frate, ed alla presenza di
molte persone, lo rimproverò della
sua sfacciataggine; e tratto di tasca
il libro di Lutero che il frate aveva
citato, lesse in esso i passi da lui indicati , che dicevano nullameno che
tutto il contrario. Lu sorpresa del
frate fu estrema; ma la eloquenza di
Celio in quella occasione fu tale, che
i notabili della terra si determinarono
a scacciare vergognosamente il frate
siccome un predicatore di menzogna.
Il frate non è l’uomo da perdonare allorché vede denunciata o scoperta la sua frode; egli denunciò Celio ^lla inquisizione; ed ecco Celio
per la seconda volta fra gli artigli del
santo tribunale.- ei fu imprigionato, e
carico di catene, condotto a Torino.
f^continuu)
fi'i' ...J- ' js,
SOCCORSO
AGLI
OI>ERAI ni PRAT^AFERA
La seguente lettera direttaci dall’ottimo sig. Desanctis, pastore della
Chiesa evangelica italiana in Ginevra,
mentre testimoniadellacarità cristiana
sì di chi la dettò , che di coloro a
nome dei quali fu dettata , ci porge
un esempio consolante di quel vincolo di potente affetto che collega gli
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uni cogli altri i varii membri del
corpo di Cristo, e fa sì che non mai
uno patisce senza che altri compatiscano.
A questo doppio riguardo, e perchè a molti essa faccia provare quel
bene che fece provare a noi, ci siamo
decisi a pubblicarla.
Ginevra 11 Maggio 1852.
Car“” fratello in G. C.
Non appena appresi per mezzo della
Buona Novella l’incendio della fabbrica
di Pbalafera e il bisogno nel quale si
trovavano circa 500 operai, la maggior
parte dei quali sono Valdesi, restati per
tale disastro privi per qualche tempo di
mezzi di sussistenza, che mi credei in
obbligo di esporre nella nostra chiesa
evangelica italiana il bisogno dei nostri
cari confratelli, ed organizzare una colletta
a tal uopo. Esposi il caso alla chiesa, e
trovai una cristiana simpatia: ogni italiano
evangelico contribuì secondo le proprie
forze; ma siccome i piccoli nostri sforzi
non avrebbero potuto produrre che una
colletta assai meschina, non potendo
ciascuno di noi che porre il quattrino
della vedova (Marc. XII42), così furono
deputati alcuni cari confratelli affinchè
andassero a domandare ai buoni cristiani
amici dell’ Italia, e così si è raccolta la
piccola somma di franchi 1000.
La chiesa evangelica italiana, nell’inviarvi l’ammonto di questa colletta, vi
prega a volerla consegnare, in suo nome,
al comitato stabilito, acciò sia distribuita
a prò’ di coloro che si trovano in bisogno
per cagione di quel disastro; e prega
acciò il nostro buon Dio e Salvator nostro
Gesù Cristo , il quale « è lo stesso ieri,
oggi, e in eterno« (Ebr. XIII 8.) voglia
benedire questa pìccola somma, siccome
benedì i pani nel deserto, e ne satollò le
turbe affamate.
Dopo l’invio dei 1000 franchi ho raccolto ancora franchi 28 che vi prego
aggiungere ai 1000, e dirmi per qual
mezzo potrei farveli pervenire.
Afp fratello in G. C.
L. Desanctis.
DUE PROVIKCIE
DELLO STATO SARDO
Stando al rapporto pubblicato non 6
molto tempo dal generale La Marmora, la
popolazione dell’isola di Sardegna ascenderebbe a S47,H2 abitanti. In quel
numero si contano 246,916 uomini e
263,463 donne che non sanno nè leggere
nè scrivere, lo che restringe il numero di
coloro cbe tanto sanno ad una sola persona su 14,000 incirca. Eppure non sono
gli ecclesiastici che manchino in quell’isola, poiché vi si contano 11 vescovi
0 arcivescovi, 4 abati, 693 canonici, 591
curati, 88 conventi d’uomini, 13 conventi
di donne e 2,600 preti che non son vincolati a nessuna chiesa speciale ! —
Per contro nelle valli abitate dai Valdesi,
si annovera, per una popolazione di circa
22,000 anime, 160 scuole primarie, cioè
137 scuole dette di quartiere (aperte solo
4 mesi all’anno), 13 scuole parrocchiali,
6 scuole di ragazze e due scuole infantili
(aperte 10 mesi all’anno), frequentate da
una media di 4,616 scolari, cioè da una
scolaro incirca su cinque abitanti, una
scuola superiore per le ragazze di condizione signorile, ed uu collegio con otlQ
13
professori e circa 80 allievi. Il numero
degli ecclesiastici valdesi, sì pastori in
attività di servizio', che giubilati, che
dedicati all’istruzione non oltrepassa egli
è vero il numero di ventotto.
PENSIERI STACCATI
« La Teologia ha cangiato in dottrine
logiche tutte le verità semplici e primitive: indi le contraddizioni, le dispute.
Si vuole una cartezza logica invece della
certezza del cuore! La fiducia negli affetti più intimi non è certezza logica, eppure è una tale certezza, che volontieri
vi azzarderemmo sopra la vita. Senza
dubbio, egli non è impossibile che Tessere ch’io amo e stimo più di ogni altro,
in’inganni e mi abbandoni ; questo non è
impossibile a quello stessissimo modo che
è impossibile che due e due facciano cinque ; ma egli è impossibile altrimenti, ed
in un modo altrettanto sicuro » ( M'"“ de
Broglie).
— (c La verità è come la luce: una o
varia ; è come la natura : una e feconda ;
è come Dio, una ed immensa », (Nic.
Tommaseo)
— K Voi le imprigionate stassera, (le
idee) e domani le troverete nel mezzo
della piazza, fuggite via per le inferriate
del carcere ; le confiscate all’un confine
c le rincontrate giunte prima di voi al
confine opposto .., Incalzano e fuggono ;
sono perseguitate e perseguitano; bollono
e svaporano, senza perire mai. Le idee
sono tutte congiunte tra loro : l’una attrae l’altra; l’una per l’altra combatte.
Bisogna, o tutte sbandirle, vale a dire distruggere lo spirito umano, o accoglierle
tutte » id.
IVOTIZIE REIilGlOSE
Torino. Domenica sera una colonna di
studenti, con torchie a vento, seguita da
un’immensa folla di popolo plaudente,
dopo essersi recala su piazza Paesana a
fare ovazioni al nascente monumento
per l’abolizione del foro ecclesiastico, al
palazzo reale, ed in altri luoghi pubblici
della Capitale, portossi eziandio alla cappella Valdese, in mezzo alle grida ripetute di Viva la chiesa Valdese; vivano i
fratelli Valdesi, viva la libertà dei culli.
Siffatta testimonianza per parte di una
gioventù tanto generosa, è cosa troppo
preziosa, perchè noi ci vogliamo astenere
daH’esternargliene la nostra viva gratitudine, si pel conto nostro, che del paese
tutto, non potendo venir dato alle legittime libertà di ogni sorta, più sòdo e più
incrollabile fondamento della libertà di
coscienza, e di quella che ne è la conseguenza necessaria, la libertà di culto.
Toscana; Da privata corrispondenza
ricaviamo che i pubblici dibattimenti
della causa Madiai i quali doveano succedere 1121 p. p. sono stati indilatamente
rimandati, stante la malattia del principale testimone, la serva, se non andiamo
errati, che nella confessione si fece denunziatrice dei suoi padroni pei quali
mostrava di nutrire 1’ affetto più sincero. Ecco dunque qualche altro mese
aggiunto ai nove già patiti di prigionia preventiva, per l’unico delitto di avere tra
*ratelli di fede, letto e meditato le sacre
scritture! Ma se la persecuzione abbatte
ed avvilisce chi si affida nell’uomo, essa ia
contrario rinvigorisce (chi fida in Dio e la
dura pel suoNome, e così accade per questi
nostri cari fratelli dei quali ci vien detto
14
che malaticci di corpo, si mostrano forti
di spirito ed allegri di soffrire persecuzioni
per una causa così santa.
Francia.—Estissac. Il «ristabilimento
dell’ordine in Francia» secondo si espri meva mesi sono il corrispondente dell’armonia, lo scioglimento di questo consiglio comunale colpevole del delitto gravissimo di
aver conceduto agli evangelici del comune
una chiesa vuota dei suoi antichi adoratori, se ebbero per conseguenza naturale
il ritiro del dono fatto, non giunsero però
secondo le speranze del medesimo corrispondente a sradicare dal cuore di gran
parte della popolazione il suo attaccamento |alle dottrine evangeliche. Tutto
all’incontro leggiamo in parecchi giornali
francesi che gli evangelici di Estissac, il di
cui numero è di SOO e piii, hanno impreso la fabbricazione di un tempio, e
che il movimento religioso anziché scemare progredisce nel modo più consolante.
« Il movimento di Estissac, dice uno
« di quei fogli, ha cominciato circa un
« anno fa, e d’allora in poi egli non solo si
« ò sostenuto, ma si è disteso. D’altronde
K se fosse stato un movimento fattizio per
« certo egli non avrebbe potuto reggere
« alla serie di prove cbe gli vennero
« dipartite. Tutti i mezzi sono stati adoV prati per soffocarlo; ed il confessare
« francamente la fede non andavadisgiunto
« da veri pericoli. 1 nostri amici inde« guarnente calunniati presso la superiore
«autorità quali demagoghi; le nostre
« pacifiche raunanze additate come assem« blee tumultuanti; perfino lepiccole riu«nioni che si facevano a caso dal paslore,
« costantemente turbate dall’ arrivo dei
« gendarmi che distendevano verbali, mi« nacciavano processi, prigione, ecc., ecco
« alcune fra le vessazioni innumerevoli
« cui andammo soggetti. Ciò non di meno
« lo zelo e la fermezza dei nostri amici
" lungi dal venir meno sotto l’impression
« della paura, sono cresciuti.... e non
« solo di Estissac, ma dai luoghi circon" vicini, abbiamo avuto fin dal principio
«uditori zelanti, molti dei quali sono
« intieramente dediti alla causa dell’E« vangelo».
Turcovu. — Col provento dei conventi
soppressi il governo ha fondalo i seguenti
stabilimenti: 1' Una casa di lavoro del
valore di 130,000 fiorini; 2" Un ospedale
del valore di circa 400,000 fiorini; 5“ Una
scuola cantonale fornita di una dotazione
di 100,000 fiorini. Il quarto di tutta la
sostanza dei conventi soppressi fu ripartito trai comuni cattolici, per essere impiegato al servizio del culto, al miglioramento
delle scuole ed assistenza dei poveri.
Resta dopo tutto questo una somma di
500,000 fiorini destinata a sovvenire ai
bisogni delle scuole primarie.
Portogallo Evangelizzazione. —Scrivono al New-York Observer, che a Lisbona progredisce mirabilmente lo studio
e l’amor del Vangelo. Vi si vendono liberamente, come in Oporto, le Bibbie in lingua portoghese, stampate a Londra, e
sotto la protezion delle leggi si tengono
adunanze e riunioni evangeliche, dove i
fedeli s’imparano a vicenda a non amare
nè adorare altro salvatore fuori di N> S.
G.Cristo, che solo ci può rimettere i nostri
peccali, e salvarci, mediante l’applicazione gratuita dei meriti infiniti della sua
passione e morte. Fra gli Evangelisti più
pazienti ed assidui nello spiegare la pura
dottrina della fede vera che salva, si distingue l’ottimo Doltor Gomez, spagnuolo
15
nativo delia provincia di Granata, che regnando ancora l’assolutismo, si era fatto
prct«, e aveva meritato colla sua savia
condotta di essere nominato parroco di
un assai ricco e pCpoloso villaggio presso
la città di Malaga. Attendendo colà allo
studio ed alle opere di pietà impostegli
dal suo pastoral ministero, venne in cognizione della vera fede che salva, volle
da buon Pastore predicare questa medesima verità salutare a’suoi parrocchiani,
ma i satelliti della Inquisizione, che non
è ancora perfettamente abolita in quei
paesi, ed era allora in tutto il suo vigore,
lo costrinsero ben presto a salvarsi colla
fuga. Dopo alcun tempo onoratamente
speso prima nel Brasile, e poi nell’InghilIcrra esercitando sempre con grande riputazione e profitto l’arte medica, in cui
era divenuto valente, acquistossi la naiuralizzazione Inglese. Accaduta frattanto
la rivoluzione di D. Pedro in Portogallo,
e rimasto vittorioso il partito della libertà,
venne a Lisbona, dove in compagnia
della sua edificante famiglia vive interamente dedito a beneficare il suo prossimo.
Non ultima delle sue beneficenze è quella
di prestarsi sempre al desiderio pio di
quanti amano essere istruiti nella lettura,
e nella meditazione della divina Parola.
Già molle famiglie a quest’ora, gli si professano del)itrici di avere, mediante la sua
assistenza, conosciuto la preziosità del
Vangelo, c acquistato quella vera pace di
spirito, che può unicamente venire dalla
vera fede in Gesù Cristo.
Stati-Uniti. Il governo americano ha
testé diretto contro il Giappone una spedizione militare di gran momento , il
di cui comando venne alfidat» ad uno
dei più distinti e più espcrimcntati uUi
ziali della sua marineria militare. Nissuna
vista ambiziosa pare die abbia spinto gli
Stati-Uniti a quest’impresa. La spedizione
si limiterà a chiedere, da un lato, l’accesso nei porli ai vascelli ed al commercio americano, e dall’altro, che in avvenire i marinari naufragati sulle coste
delTimpero, vi possano riparare, senza
pericolo di essere espulsi od anche maltrattati. Sperasi che basti questa seria
dimostrazione ad ottenere quel doppio
risultamento. Se tali speranze si realizzeranno, il Giappone coi suoi 30 millioni
d’abitanti, non stenterà a vedere spuntare
alla sua volta il sole dell’Evangelo.
Terra di fuoco. Murte di sette A/issionari evangelici. Doloroso notizie ci giungono dalla Patagonia. Parecchi Missionari
inglesi, i di cui lavori cominciavano ad
attirare l’attenzione dei cristiani, vi hanno
trovalo una morte gloriosa al punto di
vista cristiano, ma di cui egli è impossibile, senza un sentimento di profondo
rammarico, il figurarsi le crudeli angoscie. Ecco i soli particolari che s’abbiamo
su quel luttuoso avvenimento. Sono tolti
da una lettera di un capitano di vascello
americano, in data del S novembre scorso.
« Da che vi scrissi l’altima mia lettera
ho eseguito un’altra crociera, onde recare
soccorso ad alcuni poveri missionarii inglesi, venuti su queste spiaggie colla
speranza d’incivilire i selvatici della Terra
di Fuoco. Giunsero nel Novembre del
1830, e li 11 dicembre il vascello che
gli avea portati, l’Ocean-Queen, dopo
istallata la Missione, proseguivail suo viaggio diretto alla California. Cotesti erano
in numero di sette uomini fra i quali un
ufPiziale delia marineria inglese, che
conosceva il paese. Aveano serbalo seco
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due navicelle, onde potersi recare con
maggior agio e velocità sui varii punti
del littorale; ma fu così ostile l’accoglienza fatta loro dagli indigeni, che successivamente respinti da tutti quei luoghi
ove aveano fissalo di stabilirsi, dopo di
aver perduto una delle loro navicelle portata via da un colpo di vento, si videro
ridotti alla più estrema miseria, ed infine a morir di fame. Venuto a contezza
di tali fotti, mi affrettai di portare loro
qualche soccorso ; ma ohimè ! era troppo
fardi! Quando giunsi nel luogo in cui i
meschini aveano cercato un ultimo rifugio,
il più doloroso spettacolo mi si affacciò allo
sguardo. L’unica navicella che loro rimanesse era stala tirata sul lido, e nel fondo
scorgevansi parecchi cadaveri; vicino
alla navicella altri cadaveri giacevano simigliantemente. Pare avesse lo scorbuto
terminato i giorni di coloro che aveano
sopravissuto alla fame ed ai cattivi trattamenti. Essendomi assicurato che tutti
erano morti, feci loro rendere gli estremi
doveri, e mi allontanai da quella spiaggia,
essendone il soggiorno, a motivo della
violenza del vento, soverchiamente pericoloso«;
CRONACHETTA POLITICA.
Piemonte. I diversi giornali abbondano
di vaghissime descrizioni della festa dello
Statuto, la quale, toltane qualche insignificante eccezione, venne in tutto il
regno celebrata colle dimostrazioni del
più risentito entusiasmo.
— Nella tornala dell’H, fu votato dalla
Camera dei Deputati, con 83 voti favorevoli e 37 contrarli, il progetto di legge
relativo alTimposia mobiliare e personale.
— In quella medesima tornata, essendosi proceduto dalla Camera alla nomina
di un Presidente in surrogazione del defunto Pinelli, ,fu eletto a quell’onorevole
incarico uno dei vice-presidenti, sig. Rattazzi, ed al posto di questi, il sig. Buoncompagni.
— Nella tornata dei 12, fu intavolata
la discussione sul progetto di legge relativo alla strada ferrata da Torino a Susa.
— Al Pinelli subentra nella carica di
Segretario del gran Magistero dell’ordine Mauriziano, il sig. Senatore Cibrario,
già Intendente Generale delle Gabelle.
Toscana. La maschera è tolta: un decreto dal Granduca in data del 6 costituisce il governo sulle stesse basi sulle quali
procedè fino al 1848; e quindi abolito lo
Statuto del 15 febbraio 1848; abolita la
guardia nazionale; resi[i ministri risponsabili al Granduca; il consiglio di Stato separato da quello dei ministri; sarà riveduto
il regolamento comunale|del 1849, e riveduta l’attuale legge sulla stampa.
Fbancia. I giornali di quel paese, non
parlano che della festa del 10, che fu
oltre ogni dire splendida. Tutto passò con
tranquillità perfetta, e col più grande ordine, nè ha a deplorarsi alcun sinistro.
Spagna. Su 14 giornali, che finora stainpavansi in Madrid, 11 sospendono le loro
pubblicazioni. La Gazetta di Madrid,
La España, El Ordon, fogli ministeriali,
continueranno soli a comparire.
Ingiiilteiira. — Seguila nella Camera
dei Comuni la discussione talvolta animata assai del bill sulla milizia. — Interpellato il ministero se abbia intenzione di
presentare in questa sessione uu bill inteso a cambiare il giuramento che la
legge richiede dai membri della Camera,
di guisa che sia permesso a qualsiasi persona di qualsivoglia credenza religiosa di
prestar giuramento nella forma che più
obblighi la propria coscienza, ha risposto
negativamente.
Vienna. 8 maggio. — L’imperatore di
Russia è aspettato quest’oggi a mezzogiorno. È stato istituito un supremo dicastero di polizia immediatamente sottoposto al monarca, e a suo capo è stato
nominato il generale Kempen finora
ispettore superiore della Gendarmeria.—
T- ■ — ..........■ ■ ■
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Torino, —Tip, Soc, di A, Pons e C.