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DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BISLIOIECA TALDBSB
TORRE PSUtZCB
CTorltiD)
Settimanale
della Chiesa Taldese
Anno xeni - Num. 13 ABBONAMENTI / Eco: L. 1.500 per l’interno « Eco Dea Presenza Evangelica > | Spediz. abb. postale • I Gruppo 1 TORRE PELLICE — 29 Marzo 1963
Una copia Lire 4 fi 1 L. 2.200 per l’estero ìntemo L. 2.500 - estero L. 3.700 | Cambio d’indirizzo Lire 50 1 Anunin. Claudiana Torre PeUice • C.CJP. 2-17557
La vera beatitudine
La scorsa settimana, nel giro di tre
giorni Giovanni XXIII ha sancito la
beatificazione — primo passo verso la
canonizzazione — -di due nuovi candidati agli onori dell’altare; l’aimerica
na Elisabetta Anna Beyley Seton
(convertita dalla Chiesa episcopale) e
l’italiano Luigi Maria Palazzuolo. La
basilica di S. Pietro è stata nuovamente teatro della glorificante coreografia.
Per chi, come me, è di formazione
riformata c’è sempre un violento senso di rivolta in questa glorificazione
della creatura da parte della creatura, in questo « Sta bene, buono e ledei servitore, entra nella gioia del tuo
Signore », pronunciato dall’uomo e da
lui posto in bocca a Dio. E’ vero che
anche in campo riformato si può talvolta essere infedeli da questo lato, e
certe commemoraziorxi funebri possono anche da noi dar gloria aU’uomo
anziché a Dio soltanto: ma in questo
caso si tratta chiaramente di un’infedeltà alla propria confessione di lede;
mentre da parte cattolica proprio questa indebita glorificazione della creatura rientra pienamente nel sistema
d,i fede, dogmatico, ecclesiastico-: perchè anche questo giudizio il Signore
avrebbe demandato al Magistero romano.
E- inutile insistere ulteriormenté su
tale disaccordo rivelatore anche in
questo caso di un contrasto di fondo
irriducibile: una volta ancora troviamo verificato ohe, malgrado ogni sincera volontà di un dialogo inevitabi
le, le vie divergono radicalmente; e
infatti proprio in questo periodo largamente « ecumenico » del Romanesimo, non sono mancate le manifestazioni di religiosità mariana ( e giuseppina) e sono continuate con il ritmo
consueto le canonizzazioni, l’una e le
altre indissolubilmente legate alla visione cattolica e non fenomeni spuri
j e superabili delia medesima, come gli
stud:. recenti stanno mostrando sem
pre più a fondo e con rigore scientifico.
Volevo notare, piuttosto, un’altra
cosa a proposito deUe due beatificazioni recenti. Negli stessi giorni in
cui ricevevo i numeri dell’Osservatore
Romano riferenti con la consueta pia
retorica questi avvenimenti, ricevevo
il numero di marzo de II Gallo, sui
quale alorme belle pagine sono dedicate aH’Africa nel contrastato momenti di trasformazione che attraversa, e
in particolare alla drammatica situai
zione angolana; riportiamo in 3“ pag.
un documento, ivi pubblicato: la bella, vigorosa e lucida confessione cristiana resa da un sacerdote angolano
di fronte alia polizia salazariana. Ecco un uomo che senza retorica, in tutta la discutibilità di ogni decisione
e di ogni azione umana, rende testimonianza a Cristo, di fronte al mondo pag^o come ad una società ohe
non esita ad autoproclamarsi paladina di sedicenti «valori cristiani». E
viene una gran tristezza a i>ensare
Al LETTORI
Con molto rincrescimento abbiamo
dovuto sospendere l’invio del settimanale ad oltre cinquecento abbonati
dello scorso anno (per la precisione,
331 alla LUCE e 210 all’ECO), i quali
non ci hanno a tutt’oggi fatto pervenire il rinnovo per il 1963. Siamo certi che molti di loro ci faranno al più
presto il loro versamento, e confidiamo che comprenderanno se il nostro
richiamo è stato un po’ rude: a tre
mesi daU’inizio dell’anno avere fra i
morosi un quarto degli abbonati, è
un po’ molto...
ìa
che un giorno, chissà, l’umile padre
Finto De Andrade potrà essere « elevato agli onori degli)altari»; a pesare che questa testimonianza cristiana possa essere cosi distorta dai suoi
stessi fratelli, che l’indice pimtato su
Dio, sul suo regno e la sua giustizia,
possa diventare vm feticcio, circonfuso di gloria fin che si vuole, ma — per
dirla con Isaia — « un palp in un or
to di cocomeri»!
No, non è purtroppo affatto impossibile che un giorno si proclami beato
e -santo PintO' De Andrade (come qualcuno dei condannati preti baschi):
nemmeno consideraaaào che egli agi
sce ora in contrasto con l’episcopato
portoghese, il quale ancora lo scorso
anno, riunito in conferenza episcopale, ha calorosamente appoggiato il regime salazariano. Gli altari di Roma
hanno conosciuto ben altre riabilitazioni.
Ma la vera beatitudine la pronun
eia e la dona il Signoise soltanto, il Signore per cui gli incensi sono fumo
nel nasoi. Egli non hai bisogno di
« santi » che abbaglino le folle con le
loro virtù e che con i loro tesori di
meriti offrano comodi alibi e scappatoie all’ignavia e ai compromessi « cristiani» di quelle; egli ha bisogno di
testimoni — di parola e di vita, certo — presenti, oggi vicini, oggi, all’uomo che soffre e ohe cerca, che ha fame e sette di pane e di tutto, per additargli, nella distretta di oggi, il Regno di Dio che viene davvero ; di uomini cioè di cui la chiesa ix>ssa si: parlare con riconoscenza a Dio che li ha
suscitati, ma accanto ai quali essa va,
nel timore e tremore della fede e della speranza cristiana, verso il giudizio deiriddio solo san^. Quanti beati
e santi romani — quelli ohe furono
veri testimoni di Cristo — se tornassero oggi fra noi, S^eciersi sugli altari si straccerebbero le vesti, come
Paolo e Barnaba nella Lastra pagana... Gino Conte
iimimiiininitiiniiiiiiKiiiiinM
iHiittiiiiiMiiiKuimimmiKii«
La scuola
’’Beati coloro che s’adoperano alla
pace, perchè essi saranno chiamati figliuoli di Dio!" (Matt. 5: 9)
e la guerra
Papa Giov.-Mimi XXIII ha ricevuto il
Prem-io Inlerinaaioiiale « Balzan » per la
pace. A couiseguarglie-lo è veunlo a Roma
di persona il ge-nero di Eriisciov, Aiexej
Adiuhej, -capo- redattore dell’« Isvezia »,
con la moglie.
L’anno scorso venne coniseginaito un altro premio per la pace a re GuiStavo di
Svezia, colui elle, a -sua volta, o-gni a-uno
consegna a qualche benemerito il più faM'Oso dei « premi per la- pace »: il Nobel.
Ma <'lie atran-o! Mentre -gli uni ricevono
premi, altri invece ricevono condanne.
E’ nolo a -tnlito il mondo la insistente
c instancabile lo,ita per la pace soeten-uta
dal nonagenario filosofo Bertrand Ruesel.
Egli è sialo condamnato assieme al suo
Comitato dei Cento- a tre mesi di recluadone. Però la sua -lo-lla -non cesserà mai.
E’ di questi igio-mi -ohe si è parlalo del
processo intentato in Italia contro il giovane inlelletl-uale caltolico Giuseppe Gozzini per essersi opposto alla guerra- come
« obiettore di co-scionBa ». Egli ha subito
tre mesi di prigione ed è stato recentetnenle amnistiato. Nell’alle-sa di essere rir
chiamalo ha pubblicato un suo diario in
cui è scritto il suo monito di lotta: « Tornerò in -carcere ».
Intanto maledettamente incombe su tutto il mondo la terrificante paiura della
guerra. Nói fra-ttempo sempre più si perfeziona-no i mezzi di distruzione ohe divid-ono Stati e Nazioni e -ohe dominati da
gretti egoismi e da vili paure si affannano a correre da folli ai mioidiali armamenti. Dappertutto regna una tensione di
sfiducia. Persino la nostra giovane Repubblica si presta- allo stupido -gioco della ignobile propaganda di- guerra — come
se non fosse mai uscita da una dolorosissima e pur sempre amara esperienza di
due atroci -guerre mondiali. Ttittavia. continuano a giungere nella Calabria e in
Sicilia Missili e « Polaris » invece di industrializzazioni e di reali riforme agrarie o dell’attuale e ¡urgente attuazione del
Piano della Scuola. Si diffonde in maniera sistematica la propaganda militaristica ohe s’-insinua nelle nostre città con
grandiosi manifesti affissi ai -muri di ogni
strada e come se non bastasse, intraprendenti e spavaldi -ufficiali dell’esercito, trasformati in abili -co-nferenzieri penetrano
nelle scuole a presentare documentari,
invila-n-do e spingendo i giovani ad affrontare la carriera militare.
Un giusto sdegno s’è levato a tale proposito da parte di dodici giovani del Liceo « Cannizzaro » di Palermo, che -così
scrissero alla Stampa crt-tad-ina :
Nion ci siamo ¡imi illusi che jreqiaenlarle
una scuola in Italia significasse niplmenfe
essere aiWali, con la formazione di un
sufficieoire baghglia cidturate, nello ricerca del vero e del giusto' in campo scientifico (6 morale, ma quanto è successo,
tinche se noti supera tanti akri esempi,
ci sambra degno di nota.
La mattina del giorno- 7 marzir c. a.,
le quinte classi del nostro Liceo' hanno
assistito alla proiezione di dite documentari, sulla vita -presso VAccademia Militane di Modena uno, e sulla parata militare eff-éttuma a Torino, in occasioiiie della aelebr\aizioì%e del Centenario deWUnità
d’itfdiia Valtro; i documentari sono stati
¡frpoeduti da un breve discorso di un
maggiore d'artiglieria sui vantaggi che si
la-etèentano a chi vuol» intra^trendere la
carriera ddbe armi.
A parte i documentari, che d presentavano tra l'altro un Risorgimento da
stettìmanktle a coiori e. che ci volevano
convtnOere del fatto che i nostri cantieri,
le nostre officine, lavorano solo grazie alVEsercUO itaHano, quello che ci ha più
impressionato è staio il discorso introduttivo.
Troie varie' affermazioni dei fatto che
TEsercito daiiano è la spina dorsale della
nostlra NaziOn^e, una frase ci ha particolarmente OfdpUi, e la riportiamo fedelmente avendone, stupiti, preso nota: ’’Un
popola Vale per le forze armate che sa
esprimete’’.
E’ grave che sia stmta delta ima frase il
cui valore diseducativa è chianamerwe
aomprensibille, ed è ancor più grave che
si pertnófta a giovani per niente educati
U discpmere le fandonie dalle verità di
starle ad ascoltare di questi ¿Rscorsi: una
cosa è permettere che si chiarisca ai giovimi Cosa sia la carriera delle armi (e a
dire il vero neppure su qu/esto sttremmo
d’accordo, che se non capissimo di essere
un po' utopisti diremmo che tum dovrebbe essere neanche immaginata, in una s)ocileià civile, la carriera delle armi); ma
Breviario per Vunitá
In teologia, to-ut se tieni: anche te.
dottrine periferiche, quelle che Sembrano' ira meno diretto rapporto col
messaggio centrale <lel cristianesimo,
sono in realtà unite a quest’ultimo da
leffami nascosti, forse, ma non per
questo meno solidi. La dottrina del
Purgiidar-ioi appartiene senza dubbio
tille zone marginali del dogmJa Cattolico, ed è comunque lontanissimo dalla problematica cristiana contemporanea. Non è, insamma, il problema del
giorno: compiti ben più urgenti incombono alla riflessione teologica tatuale. E non varrebbe cato la pena
di attardarsi a farne oggetto di 'attenzione ecumenica se la dottrina del
Purgatorio non costituisse, in ultima
analisi, come Calvino' sostiene nel brano imbblicato qui appresso, un attenihto alla miserioordiu toitde di IMo in
cui risplende la Sua gloria, una grave
diminuzione dell’E vangelo, se cioè
non minacciasse da vicino il cuore
stesso del crisiilanjesinio.
£’ interessante osservare che Calvino si dichiari (e con quale veemenza!) contrario alta dottrina del Purga
a cura di Paolo Ricca
torio non già per il suo carattere noti
scritturale (questo -potrebbe essere del
formalismo biblico), ma perchè essa
offusca nella coscienza dei fedeli lo
splendore vivifico di Cristo, limita il
potere assoluto di Salvezza e liberazione proprio deM’E vangelo, oBerta il
popolo cristiano daU’imica cosa che
per lui deve contare, dall’alfa e omega della solo leisistbnzn te della sua spertonzln: la croce e la risurrezione di
Gesù. La foga polemica del Riformatole e anche la durezza del linguaggio si comprendono Solo Se si comprende che cosa è in giuoco con la
dottrina del Purgatorio. Calvino fu un
uomo mite: s'infiammava però e diveniva inflessibile, quasi intrattabile,
quando l’integrità delTEvangelo (non
del Libro ma del messaggio) era miimociatO'. Questo Solo consumante per
TEVangelo è ranla componente necessaria e un indispensabile punto di riferimento per ogni Serio sforzo ecumenico.
Il testo odierno è tratto (iaii’Inslitution de la Religio-n Ch-reslienne, libroIII, capitolo 5°, paragrafo 6°.
è un’altra cosa permettere che a noi giovani, che potremmo portane nella vita del
mondo ta freschezza o l’onestà della nostra. gioventù, siano dette certe si dannose enormità.
E’ grave che in una scuola sia consentito di parlare a chi rum ha veste d’educaitoro; bensì di propagandista; viene il
soispetto che si voglia rimediare alle difficirbà dei giovani imtlurati nei licei
scientifici indicando loro la carriera delle armi. L’infelice frase "Un popolo vale
per le forze tarmate che sa esprimere” sa
d altri tempi: da molto, nei pdosi civili,
è sta.)a sostituita con ”Un jtopolo vàie
¡ter te scuole che ha”. E su questo piano
noi valiamo poco se pretendiamo di reclutarle nei licei scientifici non i futuri
’’padroni” del mondo tecnologico di dotimni ma degli artiglieri capaci di manovrare THonesl John.
Come si vede dal to-uo delle loro parole accorate, trovano strano, questi giovani, il -connubio -tra Scuola ed Esercito,
in loro e’è -un’ansia di ben prepararsi alla
vita di domani comune a -gran parte degli studenti di oggi. Perciò è assai doveroso agigiungere alla loro delusione una
v-iln-ata protesta e una coraggiosa deu-uncia.
Perchè si permettano -cose del genere,
ibi le Ila consentile?
Migliaia di padri dì famiglia mandano
i fi,gii a- scuola perchè studino, perchè apprendano a vivere e non a prepararsi per
la guerra.
Ora se la Scuola cessa in questo- scopo,
se ogni educatore e qua-lsiasi cristiano si
ranni-ccliia e vien meno alla, sua missione
e al suo dovere di educare aSLa Pace e alla
fraternità dei popoli mentre sulla scena
del mondo s’addensano le nubi del conflitto atomico, dove alcuni personaggi tirano, per i propri disegni, -le fila della
politica mondiale e si gingillano, con
pari incoscienza, sia con le ideologie, eia
con- gli ordigni della guerra, allora è realmenile venuta l’ora della fine, è cessato
ogni senso morale, è cessata la dignità
umana e di conseguenza -il nostro pianeta è volato -una volta e per sempre alla
sua autodistruzione.
G-rave è perciò la responsabililà di ogni
uomo e di ogni crieliano nell’ora pre
Il Purgatorio
Parimenti, non ci rompano più il capo col loro purgatorio, che
da questo colpo d’accetta è tagliato fino alla radice, abbattuto e rovesciato. Non approvo infatti l’opinione di alcuni, che pensano che
su questo punto bisogna far finta di nulla e guardarsi bene dal far
menzione del purgatorio: discutendone —- essi dicono —. si fan solo
grandi dispute e ne viene poca edificazione. Certo, sarei anch’io dell’avviso di lasciar stare tali vecchiumi, se non fosse per le conseguenze che da essi derivano; ma visto che il purgatorio è costruito
con molte affermazioni blasfeme e di giorno in giorno è puntellato
con affermazioni sempre più blasfeme e provoca grandi scandali,
non è il caso il lasciar correre.
Sarebbe ancora stato possibile, per un po’ di tempo, sottacere il
fatto che il purgatorio è stato inventato senza la Parola di Dio, anzi
inventato con un’audacia folle e temeraria; che si è saputo della sua
esistenza attraverso non so quali rivelazioni, create dall’astuzia di
Satana; e che per comprovarlo si è corrotto iniquamente alcuni passi
della Scrittura: per quanto il nostro Signore non consideri come una
piccola colpa che l’audacia umana entri così temerariamente nei segreti dei Suoi giudizi... e non permette che la sua Parola sia trattata
con così poco riguardo. Comunque, concediamo che tutte queste cose
si possano tollerare per un po’ di tempo, come se si trattasse di cose
di scarsa importanza.
Ma quando si cerca il purgamento dei peccati altrove che in
Cristo, quando la soddisfazione di essi è trasferita in altro luogo che
in lui, allora è pericoloso tacere. Bisogna dunque gridare ad alta
voce che il purgatorio è una perniciosa finzione di Satana, che costituisce un oltraggio troppo grande alla misericordia di Dio, annienta
la croce di Cristo, dissipa e sovverte la fede. Che cos’è infatti il purgatorio se non una pena che le anime dei trapassati subiscono come
soddisfazione per i loro peccati? Tanto è vero che se si toglie questa
idea della soddisfazione, il loro purgatorio svanisce. Ora, da quanto
abbiam detto prima, è apparso chiaramente che il sangue di Cristo
è l’unico e totale purgamento, oblazione e soddisfazione per i peccati dei fedeli. Che dire di più se non che il purgatorio altro non è
che un’orribile bestemmia contro Gesù Cristo? Calvino
sente in cui è meeessario -apenare, vivere
con pienezza, operosiià costr-Uittrice, rispelito di sè e degi-i altri, dei prepri doveri e diritti e di quelli altrui, amore e
coinprenaione per tulli eoloro ebe vivono
nello stesso tempo.
Mai è -stalo assohvlámente vero il vece-hio adagio lalin-o divenuto assiomalieo:
« Si vis paceni, ¡para belliuin ». Se vuoi la
pace, prepara Ja guerra. I-nfatti nella pace
s’è preparala sempre- k guerra e così la
guerra è sempre stata. Allora dev’essere
vero ed è vero invece : « Si vis pa-cem,
para paeem ». Se v-uoi la pace, prepara la
pace.
Compito questo di cui non può affatto
esimersi nessun uomo di cultura, nè meno «ile mai ogni txisliano.
G. B. Scuderi
La spada e la croce
fra appendice all’articolo precedente, citiamo alcuni fatti documentati su L’Espresso (23 marzo 1963, ’’L’esercito del cardinale, di Nello Afelio).
Venerdì 15 marzo si è inaugurato alL’a AngeUctun » di Roma un "Corso di
conferenze d’alta cultura religiosa per le
Forze Armate”. A dare carattere ufficiale
alla riunione e al corso che inizia (in qual
momento strategico!) erano presenti il Ministro della difesa, Andreotti, organizzatore. del corso stesso, e due alti ufficiali: il
maresciallo d’Italia G. Messe e il generale
E. Bastico. La prolusione del corso è stala
tenuta dal card. Ottaviani, il quale ha chiaramente sostenuto il binomio trono-altare
e si è scagliato contro ’’gli aggressori, i furiosi, quelli che non hanno coscienza (...)
Bisogna essere pronti a difendere i confini
della patria anche dalle quinte colonne che
operano tra noi ma hanno il cuore altrove”.
Così la destra democristiana, politica ed
ecclesiastica, ’’forma’’ — con il pubblico
denaro — la coscienza dei baldi difensori
dei valori romani e cristiani. L’articolista
dell’Espresso nota inoltre come da tempo
nei pressi di Roma si organizzino — anche
qui con contributi ministeriali — corsi presso il Centro Internazionale Pio XII per un
Mondo Migliore; in mancanza — cronica —
di volontari, si procede a designazioni d’autorità: ’’Per ottemperare ad un ordine del
comando di reggimento, la S. V-, in mancanza di volontari, è stato comandato alla
frequenza del corso di cui in ogg.’’, ecc.
2
!»«• 2
N. 13 — 29 marzo 196J
dellá'
in Dio
venuta '
Questa è la parabola della fiducia
in Dio.
Gesù mette in contrapposizione da
un lato la vita ordinaria del contadino che « dorme e si leva » (v. 27) e
dall’altro il miracolo di Dio che fa
crescere le piante e fa venire il giorno
della mietitura.
La mietitura, nelle parabole, è una
delle immagini che indicano il regno
di Dio: è qualche cosa di atteso, ma
di cui non si può sapere con esattez2a « il giorno e l’ora », è qualche cosa di grande che investe tutta la natura e gli uomini e cambia la faccia della terra, è qualche cosa di lieto e di
giocondo che colma gli uomini di benefici e di vita, è qualche cosa su cui
1 uomo non ha presa, che gli vien dato ma che non può produrre egli stesso. Mentre egli continua « la notte e
il giorno » (v. 27) la sua vita ordinaria, Dio prepara nel segreto le sue
grandi azioni che da un giorno al1 altro esplodono nel rigoglio della
mietitura abbondante
L’attesa fiduciosa del dono di vita e
di gioia sovrabbondante che Dio ci
vuol dare, tale è la nota centrale di
questa breve parabola.
Come il contadino della parabola,
anche noi casalinghe, operaie, professioniste, « dormiamo e ci leviamo, la
notte e il giorno », viviamo cioè la
nostra vita ordinaria con le sue responsabilità e le sue scelte, i suoi dolori ed il suo sforzo, i suoi lavori ed i
suoi successi, ma Gesù ci anmmcia
”ll regno di Dio è come un uomo che getti il seme in
terra, e dorma e si levi, la notte e il giorno; il seme intanto
germoglia e cresce nel modo ch'egli stesso ignora. La terra da se stessa dà il suo frutto: prima l’erba, poi la spiga,
poi nella spiga il grano ben formato. E quando il frutto è
maturo^, subito egli vi mette la falce perchè la mietitura ò
26-29)
che indipendentemente da tutto ciò
Dio ci sta preparando qualche cosa di
così bello e grande che non riusciamo
ad immaginarlo; qualche cosa che
non dobbiamo aspettare per un lontano futuro, ma che sta per esserci
dato da un momento aH’altro.
Attendere con fiducia questa gioia
che ci è promessa è l’essenza della fe
Ut, cristiana.
Ciò non vuol dire trascurare i doveri di questo mondo aspettando
quello futuro, non vuol dire rassegnarsi alle ingiustizie di questa vita
aspettando una contropartita in cielo.
Vuol dire invece che i doveri e le lotte, la pazienza e le ribellioni di questa vita vanno vissute non nel segno
della superbia o della vanità o della
stracca « routine », ma nel segno della speranza.
Tutto CIÒ determina il tono della
nostra vita interiore, della nostra preghiera e della nostra meditazione.
Non siamo gli orgogliosi artefici del
nostro proprio destino; non siamo dei
pusillanimi rassegnati che si consolano con dei sogni; siamo umilmente fedeli e costanti nel compimento della
nostra vocazione quotidiana, ma grati a Dio che ci permette di vivere questa vocazione nella luce di una meravigliosa speranza che egli stesso ci offre e dalla quale ci vengono giornalmente coraggio e letizia.
Fernanda Gamba
A Addis Abeba
S’inau|Dra la alioce deli’Evangelo))
emittente eristiaoa in Africa
Il 26 febbraio l’imperatore Hailè Selassiè ha partecipato all’inaugurazione dell’emittente cristiana ”La Voce dell'E vangelo”,
a Addis Abeba.
Quest’emittente è stata creata .sotto gli
auspici della Federazione Luterana Mondiale e comprenderà due emittenti da 100
Kw e un’emittente di onde medie. I suoi
programmi saranno in 15 lingue diverse e
toccherà una trentina di nazioni in Africa
e in Asia.
All inaugurazione ha pure partecipato il Dr. F. C. Fry, presidente della F.L.M.
e del Comitato Centrale del C.E.C., con
altre personalità luterane ed ecumeniche.
La metà del tempo d’emissione sarà affidato ad un Comitato ecumenico di coordinamento, comprendente membri del Consiglio cristiano del Vicino Oriente, della
Conferenza pan-africana delle Chiese, della
Conferenza cristiana dell’Asia orientale e
del Dipartimento della missione e dell’elungelizzazione del C.E.C. (s.oe.p.i.)
Paolo Pascbello
il poeta delle Valli Valdesi
Di Paolo Pasolietito, <M>me uomo di fe.
de e eoime anliata, si. sotm> dotte, e su
quesite (stesse eolomoe si diranno probabilimeinile, onolite rose. Ma il separare siffaiWamente i due aapeittii (pare a me sia
fargli somma inigiuistiziai.
La pittura, anzi l’arte in genere, «osi
come Oigmd ricerca del vero scientifica o
morale, m’è semiire sembrala, iniatti,
null’alilro ohe — direi — il polo, .J1 momento eepressivo di una profonda, esperienza di vita; del fremito lineffabile dell’Essere dentro di oigpuno di noi. Se q-ueBt’oggetto profondo, questui essenziale materia inoin fosse, non sarebbe nemmeno
quellla forma e viioevereai. Due facce di
una stessa relazione dialettica.
Eoi'o peri'liè non posso così facilmenle
condividere i principi della cosidetta arte moderna, tutti intesi ad aiccenttiare il
motivo (in realtà romantico) dell’arte come « creazione », come « ,poietica ». Su
{Dal Notiziario della
minile ValdeSe).
Federazione Fern
CANTO SACRO
Poiché la domenica 28 aprile si effettueranno in tutti i comuni le
elezioni politiche e ciò rappresenta sotto vari aspetti un grave intralcio
al normale svolgimento della festa di canto a suo tempo fissata per la
domenica 28 aprile nel tempio di Luserna San Giovanni, le feste di
canto avranno luogo alle date seguenti ;
Domenica 5 maggio: Festa di canto delle Corali della Val Chisone e
della Val Germanasca nel tempio di San Secondo.
Domenica 12 maggio: Festa di canto delle Corali della Val Pellice nel
tempio di Luserna San Giovanni.
Domenica 19 maggio: Feste di canto delle Scuole Domenicali rispettivamente nei templi di Torre Pellice e di San Germano Chisone.
Per l'alta Val Germanasca, ambedue le feste di canto avranno luogo in data e località da fissare, previo accordo tra i Pastori locali ed il
Pastore Franco Davite, membro della Commissione del Canto Sacro.
Avviso tempestivo ne sarà dato a suo tempo.
La Commissione del Canto Sacro
iiiiiiiiiimiiimiiiiiimiiiiiiii
UNA IETTERÀ
Vita evangelica in Etiopia
Cari amici,
dopo un anno di esperienza, penso
sia giunto il momento di mandarvi
alcune impressioni sul paese e sulla
gente tra cui vivo e dirvi qualche cosa
sul nostro lavoro.
Come vi immaginiate questa parte
deirathiopia (fino all’ll-XI-62 chiamata Eritrea) non so, ad ogni modo se
pensavate a colline e monti verdi ed
irrigati d’acqua, avevate sbagliato di
grosso! So bene che parlando di «Airioa» si pensa subito alla giungla o
qualche cosa di simile, ma io, per il
momento, la jungla non l’ho ancora
vista perchè vivo in un territorio che
mi offre qualche cosa di completamente diverso. Enormi agavi, pietroni.
terra arsa dal sole, ciuffi ai acetosella e qua e là alcuni alberi, come l euoaUptus e l’acacia, ecco ciò che vediamo intorno a noi. Per fortuna, a rompere un poco la monotonia di questo
paesaggio, scorgiamo, a circa un chilometro dalla stazione Missionaria,
giù in una piccola conca, il lagnetto
artiflciale a iato del quale da sei mesi
una grande impresa sta lavorando in
tensamente alla costruzione di una
centrale elettrica con turbine a vapore.
Beilesa si trova a 2.500 m. sul livello
del mare e a 12 Km. a nord di Asma
ra. Al nono chilometro delio stradale
SI gira a destra e quasi sempre salendo su per una stradetta, piuttosto accidentata, che termina con una salitacoia molto dura, si arriva, dopo tre
chilometri, sulla collinetta dove novant’anni fa fu costruita la Missione.
E' un posto ventilato ed esposio al sole ed alla nebbia, come nessun altro,
ma dal quale il nostro sguardo può
spaziare senza ostacoli e godere di
tramonti così fantastici da togliere
quasi il flato. Intorno a noi s: stende
il villaggetto di Bellesa che non conta più di 2.000 anime e che per ragioni incomprensibili, da quando la Missione esiste, è rimasta inaccessibile e
passiva di fronte ad ogni tipo di evangelizzazione.
Il villaggio è uno dei tanti tipici villaggi dell’altopiano. Le quattro mura
principali delle case sono in pietra,
mentre il tetto piatto è fatto di tronchi ed erba intrecciata (nella stagione
delle piogge rinverdisce e diventa il
pascolo delle capre). Nell’intemo la
casa è divisa in due parti con un muro di argüía fatto generalmente dalla donna, che ha anche la mansione
di tagliare le biade, di andare al mulino per la macina dei suoi cereali, e
di caricare sulla schiena pesantissimi
carichi d'acqua e di legna. Al marito,
generalmente, rimane il pensiero di
farsi ima famiglia che cresca, non dico in salute, ma in numero, perchè
La ((Signora del prete di Bellesa», la missionaria Paola Tron, ci parla del suo primo anno
di esperienze africane in una giovane chiesa
una famiglia con pochi elementi non
fa mai bella... figura (?), di arare e seminare il quadratino di terra che, siccome è proprietà del villaggio, ogni
anno va cambiato, col rischio di vedersene affidato uno peggiore dell’anno precedente.
Il livello di vita è molto basso e di
conseguenza il vestito è più che modesto e per giunta non troppo pulito.
Il piatto principale è chiamato ; zàghini. Si tratta qui di un abbondantei sugo a base di peperoncino rosso, cipolla e burro che dopo ima accuratissima cottura viene versato sopra del
pane speciale fatto con tipico cereale
del luogo e che oltre ad avere raspet
to di una spugna, si presenta in dischi sottilissimi. La prima volta che
mi fu offerto, oltre all’emozione di dovermi servire della mano destra per
mangiare e della sinistra per bere, ebbi per tre ore la sensazione che fiamme di fuoco dovessero uscirmi dalla
bocca; ora non posso far altro che
riconoscere la squisitezza di questo
piatto. Il pranzo agli ospiti viene servito dal marito o dai figli (o parenti
maschi) se ce ne sono. La donna sta
in cucina e compare soltanto allorquando viene servito (in tazzine piccolissime e senza manico) il caffè. I
bambini pullulano cvunque, ma, come per la dorma, anche per loro l’ora
del pranzo scocca soltanto quando l’ospite è partito ed ha lasciato... qualche resto!
I bambini: ecco qui un grandissimo
problema che non sarà risolto che
quando questa gente avrà capito che
ci si può vantare di una famiglia numerosa soltanto quando i componenti
sono sani e robusti. Era passato soltanto un mese dal mio arrivo qui a
Bellesa, quando una sera mi fu annunciata la visita di due membri del
la nostra chiesa di un villaggetto poco lontano da qui. Poco dopo salutavo un uomo ed una donna (marito e
moglie) dai viso aperto e sorridente.
Lei aveva in braccio un piccolo esserino, vivace e ben fatto, al quale diedi, lì per lì, sei mesi. Ci avevano portato del pane, delle uova ed una gallina, evidentemente il meglio che avessero, e quella donna (ontinuava a
guardarmi come se da me, la « signora » del prete di Bellesa, ohe aspettavano, avesse dovuto venire qualche
cosa di grandioso, di magnifico. Ma
che cosa? Ero molto imbarazzata, più
imbarazzata di quella volta che due
bimbi mi si sono awùfinati e piano
piano hanno incominciato ad accarezzarmi il vestito. L’unica cosa che
potei fare quella sera, fu di regalare
per quel piocolino, coperto soltanto
con uno straccio, alcune cosettine di
lana e di riscaldare i genitori con un
po’ di caffè. Bene: non ci crederete,
ma quel bimbo aveva già più di un
anno! Quando lo seppi, non riuscii a
crederci! Cosi, cari amici, crescono i
bambini in questi villaggi e come riescano a sopravvivere io davvero non
so. Mancanza di carne, di frutta, di
verdura, di tutto insomma. La tbc., il
tracoma, la malaria, l’ameba e via dicendo sono malattie di casa e ohi non
ne soffre (ma chi?) si può ritenere un
caso più unico che raro.
L’interesse per la scuola si è svegliate che non è molto e le scuole rigurgitano di bimbi di tutte le età. Le prime classi delle elementari sono quasi
gratis ed è questo che permette a
molti di iniziare, almeno, e di imparare così a leggere ed a scrivere. Il livello di studi è ancora estremamente
basso, per cui, chi si trova a dover
insegnare (ed intendo qui riferirmi
agli europei) nelle scuole, deve fare
uno sforzo notevole per non uscire da
quel quadro di lezioni semplificate cne
si è tracciato, altrimenti rischia di
parlare al muro.
Nel giugno scorso si è chiuso qui a
Beilesa im corso per pastori durato
tre anni e che il Consiglio della Gioventù d’Italia ha in parte finanziato.
Ne sono usciti quattro ragazzi dai 2»)
ai 29 anni, ben preparati e subito messi al lavoro. Uno, il migliore, è partito qualche mese fa per la Svezia dove segue un corso avanzato che avrà
la durata di due anni. Quest’anno siamo alle prese con un corso di prepa
razione per maestri-evangelisti. Otto
ragazzi e due ragazze stanno lavorando per superare gli esami di giugno e
diventare maestri nelle due prime
classi elementari. L’undicesimo, se i
risultati saranno soddisfacenti, andrà
ad approfondire i suoi studi teologici
in Addis Abeba per poter essere im
giorno consacrato pastore. Molti guardano a questo giovane con speranza.
E’ salito qui dal Cunama, nel basso
lùano, dove per mancanza di operai
nuovi e giovani, sono ancora al lavoro due anziani pastori indigeni, che
certo non possono dare la forza e l’e
nergia che l’età non dà più loro. In
questo momento in modo particolare,
la Missione si sta preoccupando molto
seriamente della situazione nella quale verrà a trovarsi alla fine di quest",
anno. Troppi missionari partiranno
nell’estate per il loro anno di licenza
(un anno, dopo cinque passati in Africa) e ci si domanda come potrà supplire a questi vuoti! Chiudere la stazicme per un anno intero? Mettere li
sul posto un insegnante indigeno (che
farà più la guardia alla casa del missionario che altro? Come risolvere
questo problema?
Forse avrete saputo che il 1962 ha
segnato una grande svolta anche per
la Chiesa Evangelica d’Etiopia in
quanto si è resa autonoma; ma questo, come dice il pastore Kotto, nel n.
4 delTEco di quest’anno, non significa: «che le giovani Chiese, essendo
ormai autonome, non hanno più bisogno di noi» e di conseguenza — nno a quando non lo si può dire — la
Chiesa chiederà alla Missione di continuare a lavorare c<Mne per il passato. Soltanto quando nella Chiesa ci
sarà quell’individuo pr^arato a prendere il posto del missionario, allora,
con gioia, quest’ultimo lo lascierà continuare il suo lavoro.
A Bellesa, da molti anni esiste, oltre alla scuola elementare (che consta di otto classi), anche un Convitto
che consente a 46 ragazzi, dai 6 anni
in su, di pas^re qui con noi tutto
l’anno scolastico, vivendo in un’atmosfera che molto spesso è diffìcile trovare nel loro villaggio. Una cuoca indigena si occupa della preparazione
del loro cibo aiutata da una ragazzi
na elei villaggio. Camiti, semiti e ragazzi di sconosciuta origine, giocano,
studiano e cantano insieme. Parecchi
di loro studiano perchè il padre può
permettersi di pagare i loro studi; altri hanno trovato aiuti fuori della famiglia, ed altri ancora sono qui ad
aspettare che qualcuno li aiuti e che
questo aiuto arrivi prima della fine
dell’anno, perchè se venisse a manca
re non potrebbero più tornare l’anno
venturo.
Voglio cogliere l’occasione per inviare il nostro ringraziamento più caldo
alla « Fra del Tomo » che con gesto
veramente generoso ha voluto ricor
darsi di alcuni di questi ragazzi, aiutandoli nell’acquisto dei libri e nel
pagamento di alcune tasse scolastiche. Quest’anno il nostro lavoro è di
nuovo quello dell’istruzione. Il Signore ci dia ancora forza, coraggio e salute p>er l’adempimento di questo compito di così grande responsabilità ed
a voi tutti un pensiero affettuoso da
una delle tante missionarie sparse per
l’Africa. Paola Tron
« inveatar.
(piella strada è fatale die non si .possa se
non sboceare nella coisijdeUa « arte «on.
<ireta » dei nostri giorni, la quale — come
è nolo — si picca, e mena vanto, di non
iimita-re nulla, ma di creare tutto, mate,
ria e forma, « ex nilhilo ».
Tale vanità deminiiigiea, padre,tema, vie.
ne allora a eoJloeamai @iiustappunto diametralmente all’oipposto. di quella esperien.
Za profonda die si diceva, giacdiè que.
sta, gravida icom’è di -una sua oscura carica di realità esiistenziale, è drresistibil.
mente tratta a ^lottare nel tenitalivo —.
sempre fallito, ma sempre anche reiterato di esprimensi in forma di verità o
di bellezza e così irapeilare in qualche
modo il segreto della vita, o quanto meno... confessairlo.
In questo senso tutta la pittura moderna è a dire essenzialmente atea e materialista ; stigmate che non le si cancella
di certo riibattendo oh’essa non fa se non
rispeochiare la irealtà del nostro tempo.
Chi le vieta., infatti, di rlapecohiame
un’altra? L’anima, se è uno specchio, è
Plife come s’è detto — uno specchio
vivente.
Tutto questo andava forse detto per capire perdiè in Paolo Paschetto. s’impersonava una concezione della pittura, in
conitra,sto stridenite con la voga del giorno : pittura, come ailto — diciamo — <Ji
adorazione in (tutta umiltà contemplativa.
Ma così è: dalla contemiplazione della
bellezza viene la creazione; dal mero
(ireazionismo solo umana vanità. 0, per
dirla mn Lutero, dalla fede le opere e
non viceversa.
Egli, pertanto, si ricollegai senza minimamenle mortificarsene, ailla tradizione.
Bene iniluiiva quella legge, ineiocepibile e
iineocepila nella istoria delle civdiltà e gli
uomini più auteniticaimente grandi c rin
novatori, per cui, paradossalmente, vengon premiati con l’avamzamenilo più fecondo e rivoluzionario proprio q.uelij. che
più disinleressatamiente si sono applicati
soltanto a riverire o imitare un modello
ideale; non già le legioni di icoloro die
hanno mirato alla igjloriola. di
ne » uno nuovo di zecca.
Beethoven, un giorno che qualcuno
esaltava il suo genio a proposito di una
sua recente composizione, replicava brusco e quasi offeso: «Oh, tacete! Voi non
sapete co.sa io ho veduto! q
In Paolo Paschetto non diciamo, dunque, di piangere la scomparsa del fervente criialiasno o., concessione die glii fa
un torto maggiore ancora, del pittore di
simboli, intereaai e storia religiosi. La
sua pilttura nom era nulla di tutto ciò, e
nemmeno la fatua « religione dell’arte ».
Era, anzi, pittura perchè reiigione. Non
c era, insoiuma, in lui», come in ogni
soliietto arliela, la. reliigione come oggetto
della sua pittura o culto della sua vita.
C era la .semplice p-urità di loontemplare
il loreato e renideme grazie col dono del1 .arte. E questo è atto di veneraziione non
meno religioso di una preghiera.
Ghaleaubriand ha detto stupendaimente : « La mer, ceitte patrie qui voyage avec
nous ». Noi alpiigiani potremmo parafrasarlo dicendo a no stra volta : « La montaigna, quella pailria. die sempre ci aspietta; per l’Eternità ».
Eterna, sì: Una palma alzaita in segno
di giuiraimenilo solenne, segnata — come il
Vandalino o il Friolenit una prini’alba dii
settembre — daMe mille rughe della vita
e della storia. La nostra vita; la nostra
storia. Giuramento, dunque, di fedeltà.
Paisdietto lia sentito fino in fondo alFanima quell’impegno ed ha cercato di
renderlo nei suoi isegpi, e anicor più nel
suo colore, coll’andar deglj, anni sempre
più lieve e dxiaro — l’acqua dei suoi ocelli di faiuciuMo ■—, quasi ad esprimere
un’ausia ineffabile esalante in preghiera.
Così in certi tramonti iouvernali (del resto cari al «uo ipeiunello) il cielo sulle
nostre cime pare alleggiarsi ed iriidarsi
come per un arcano richiamo d’aldilà
E questo miracolo « visionario » egli lo
Ita replicato e rinnovato, pel noislro ricordo e noiatro inllimo godimento, in mille iminaigini', diffuse ini tutto 'il' mondo e
non soltanto nelle case dei Valdesi. Ho
ritrovato con indicibile commozione quadri suoi niella più remota America, ed
ogni volta era come se, dalla tela, mi venisse un salnto, un cenno amichevole di
riconoecdmento e di conforto : « Eccola là
elle mi aspetta — ,mi dicevo- —. Stai saldo, Giovannino, quella -pa-tr-ia -non la poJra-i pe-rder-e -mai ». E mi veniva alle labbra il versetto di Isaia : « Come -sono belile, sulle monitagiie, le orme del messaggero di buone n-ovellc! ».
Oggi quella ma-no s’è fermata, ma prima elle la malattia, la stanchezza o il dolore le strappassero uno sgorbio, uno smeriglio, 'Un’intpurilà. Questa la iez-ione portaci scmiplicemente dalla vita di Paolo
Pasebetto. Egli -n-on Ita mai recato offesa
a-ll’arle sua e l’imimacola-la tovaglia della
sua spirituale imbandlgioue non s’è bruttata del vino versa-to.
La luce di questo -grande, nobilissimo
Poeta delle Valli Valdesi continua, e continuerà perta-nto ad illuminare, perchè risplende, pura e itranquilla, a-n-ohe nelle
tenebre. Giovanni Turin
Testimonianza
Dal rapporto
dell’Assemblea di Nuova Delhi
Claudiana 1963
Pp. 24, L. 100
3
963
J9 mareo 1963 — N. 13
pag.
Un prete, l’Angola, Salazar ÜD’OCasione MDCata: Intra
«
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Sebbene la grande stampa ne parli
poco, la situazione angolaita permane
(ji^mniatica, la repressione salazariana continua pesante, centinaia di migliaia di angolani vivono alla macchia o sono rifugiati nel Congo meridionale. I lettori del mensile « Resistenza » — ce ne sono molti, fra i vaidesi — hanno avuto lipetutamKite
modo di leggere e vedere quali orrori
si perpetrino in quei paese. Un efidmero risveglio d’attenzione si è avuto anche da noi, ultimamente, con la presentazione di una raccolta di poesie
— edita da II Saggiatore — di Agostino Neto, raffermato poeta che è
capo del MPLA (Movimento Popolare
di Liberaziane Angolana), e che è ira
l’altro figlio di im pastore metodista
angolano.
Sul numero di marzo del mensile
cattolico II Gallo abbiamo letto un
documento che ci pare di vivo interesse e di profondo valore cristiano,
e lo riproduciamo qui: si tratta della
deposizione resa al PIDE (la polizia
politica portoghese) dal padre Plinto
De Andrade, un sacerdote angolano,
già cancelliere deU’arcidiocesi di Luan
iiimmiiimmminiiiiiiimiiniiiimiiiimiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiii
da e da tempo deportato e perseguitato, sottoposto a domicilio coatto dal
governo di Saiazar. Anche la situazione cristiana nell’Angola ha le sue
luci e le sue ombre; nella repressione le chiese protestanti — in particolarie metodiste — hanno talvolta sentito che nei loro confrointi la mano
era particolarmente pesante; ma se
una società «cristiana» (vescovi portoghesi approvanti) ha potuto produrre e sostenere un regime come
quello di Saiazar — e la repressione
angolaM è nella Ir^ca del sistema
— il Signore non si è lasciato senza
testimoni, in quella tema dolorante.
libri
W. s. MAUGHAM: Catalina - Mondadori, Pavone 311, L. 300.
Calalina ci presenta un Maugham nuovo,
così diverso da quello che si conosce di
solito, analizzatore sottile della società anglosassone.
Ma pure no, se diverso è l’ambiente die
lo scrittore inglese descrive stavolta, pure
10 rii ijiiosciamo perfettamente anche in
questo libro, neH’analisi acuta di persone
e situazioni, nel suo modo vivace di far
seguire una all’altra le vicende più impensate, nella faiiiastica costruzione di lutto
11 libro e in quel sottile velo di humor che
io accoiupagna sempre.
L’aiubiente di questo libro: la Spagna.
L’epoi-a: il 1600. Segnaliamo il libro su
ECO-LUCE proprio per questo fatto: è la
descrizione di un paese cattolico nel tempo della Controriforma. La vicenda è semplice e non avrebbe per noi una grande
imporlanza: s’impernia sulla guarigione di
una fanciulla per un miracolo della Vergine. Ma intorno a questo semplice fatto,
ecco una Spagna inondata di sole, dove
brulica gente di tutti i tipi, una Spagna
che si appassiona, urla, piange, davanti
alle manifestazioni religiose, in perfetta
venerazione del suo clero, superbo e aristocraiico, una Spagna che può assistere,
senza battere ciglio, agli auto da /è, le torture, !e impiccagioni, i roghi di protestanti e tausulmani, la Spagna dell’Inquisizione e del S. Offizio, fiera nella sua consapevolezza di « servire Dio e contribuire .a
consetYare la purezza della fede cattolica».
La lettura del libro è facile e piacevole.
Da leuìpo esisteva già la traduzione nelredizione della Medusa, ci rallegriamo ora
di poSeilo segnalare nella edizione economica del Pavone. b
Senza aver dato la mia adesione form^e ad aletm movimenta o partito politico, non ho mai cessato di interessarmi, nella misura concessa dal mio carattere e dalle mie attività sacerdotali, delle
aspirazioni e dei problemi elle preoccupano. le organizzazioni poilitifche amgolesi.
Nella, linea del miglior pensiero filosofico e teologico, e nel solco della grande 'tradizione eristaana e dell’insegnamento degli uilliml papi (particolarmente Leone Xlll e G-ioiVanmi XXIII) e dei vesco-vi
in comunione con essi, considero che la
aspirazione atll’indipendenza è un sentimento giusto e ragionevole. Come hanno
dioliiara.lo. recentemente i vescovi dell’Alto-Volta, in una ietterà pastorale collettiva: « L’indipendenza sta al popolo come la libertà sta all’individno ».
E’ diiaro die per una questione di
temperamento, di educazione e di formazione religiosa., sono contro i metodi violenti e fraudolenti. Credo che la parola
sia stala data agii uomini per intendersi,
e perchè tutte le controversie siano risolte con metodi pacifici e demoicratici, ed
attraverso negoziazioni.
In qualità di prete, di Africano, di originario di questo paese, e a riguardo dei
problemi ohe preoocupano questo popolo, ito una conoecenza diretta quotidiana,
per .OO.SÌ dire vissuta ; e li vedo con la sen.
tsihilità particolarmente aouitai di un uomo
die si sente solidale con la sua gienile, in
questi problemi, per vincoli di sangue e
legami .storici. Problema dell’insegnamento e della cultura, del lavoro e del salario, diisoriminazione razziale, ammissione
ai diiritli di oiltadinanza, .partedpazioine
agli affari di governo ed agli altri affari'.
Il rilairdo nella soliuzioue di tali problemi costituisce per noi una causa di
preocciuipazione e di malcontento. I più
giovani ed intelliigen.li fra gli .uomini del
nostro Paese constatano con amarezza die
i mezzi legali e costituzionali sono praticameintc a loro interdetti. Ed eccoli disperataniente lanciati in una lotta dandestina. Ebbene, come diceva Papa Pio XII,
in uno dei suoi memorabili messaggi natalizi: «Per errate die siano, a volle, le
« strade ohe si seguono, quale uomo, e
« soprattutto quale oristiano e quale prete,
« potrà restare sordo alle grida che salii gono dal profondo e ohe nel mondo di
li un Dio giusto implorano giustizia e spili rito di fraternità? ».
E’ chiaro che un prete, per il suo ca
rattere e le sue funziom, dovrà servire
da elemento moderatore e da cbiarimeoto. Ma ciò non significa indifferenza.
Fu ancora Pio Xll a dire die biseca
lottare per distruggere la mentalità, oggi
molto diffusa, che pretende hmitare l’azione della Chiesa fra 1 quattro muri
freddi di una sacrestia.
In condusione, credo di poter così definire la mia posizione per il passato e
per l’awenire:
— Io non sono e non sono mai stato
membro di un qualsivoglia partito politico, legale o elandeslioo, e non intendo
esserlo.
— In qualità di prete, e sono felice di
esserlo, 1 attività politica non mi interessa come tale, aiè mi riguarda. Tuttavia,
io continuerò ad essere attento ‘e sensibile a tutte le preoccupazioni ed a tutti
i problemi degli uomini, diiunque siano.
E ogni qual volta lo giudicherò necessario, utile ed oppo.rtuno, non avrò alcuna
esi.lazio.ne nel preseutare al'le istanze superiori competenti, sia religiose die civili, le rivendicazioni .òhe considero giuste.
— Sono, ferniamenile convinto che nei
rappo.ni fra le persone e fra i po.pold i
mO'nologhi non possano essere die pregiudizievoli, e che la neceasttà del dialogo si avverte sempre più prossima e
pressante. E questo si chiama collaborare. Come diceva Salnt-Exupery: ii Unicamente sono fratelli gli uomini, die eollahorano ».
AMERICA! E ITALIA!
si iucontrano ,peii predare
Venerdì 1'’ marzo le Unioni Femminili Valdesi di Livorno e dì Pisa e l’Unione dolile Donne Proleslanti di Campo Darby si sono iineontrate neUa Cappella del
Campo Militare Americano di Tombolo
per la giornata inontliale dii preglilera.
Il programma era stato preparalo con
cura dolila Presidenza del P.W.O.C. di
Tirrenia e dai Pastori Cariò e Capp.
CapU Barry.
La liturgia btlinigue ha aseociato i cuori in. un.a stessa imlereessione e oomuiniome fraterna. Comimoveniti gli inni cantati
iUisicnie nelle due lingiue. Presiedeva la
signora Dagny Haagensen assistita da celehranlti americane e italiaue; il Pastore
Berlin e il CappeMano. Barry hanno rivolto brevi messaggi. Purtroppo assenti
per inialaltia la siignora e il Pastore Carcò.
La eollelta è stata devoluta al Consiglio
Eiiumenico dolile Gliiese.
Dopo il culto, l’Umione Femminile di
Campo Diarby ha voluto offrire un simpatico ricevimeinilo alle sorelle venute da
Livorno e da Pisa.
Bella manifestazione svoltasi in um’atinosfera di viva cordialità, nel sentimento die Pamore di Cristo ci lega profondamente gldi uni agili altri, e con i credenti di tutto il mondo.
Intra, località di soggiorno turistico, coronata dalle riposanti Vision;
del Lago Maggiore, spall^giaia da roDuste montagne, dalle vette ancora
imbiancate, diviene, per il mondo giovanile evangelico, nei giorni attorno
al San Gius^ipe, un luogo comune.
Questo luogo comune riveste però una
grande importanza come punto di incontro, di dialogo e di stu^o per i
giovani evangelici dell’Italia settentrionale. Anche quest’anno il 10" Convegno giovanile evangelico, organizzato dai Movimenti giovanili battista,
metodista e valdese, si è tenuto ad Intra, dal 16 al 19 marzo.
Bisogna subito dire che è stato ben
organizzato. C’era tutto ! : la scelta del
tema, più che mai attuale ed impegnativa («U nostro comune imptegno
per l’unità della Chiesa»); gli oratori erano particolarmente qualificati
per gli studi programmati (T. Soggin
c P. Spana: «Unità della Chiesa —
equivoci e speranze» — Paolo Ricca:
« Il Concilio Vaticano II” : una valuta
zione protestante» — prof. G. Spini:
«L’unità del protestantesimo italiano: verso il Congre^ Evangelico del
1964»); la conferenza dei Past. Ricca
è stata pubblica — tenuta nella Sala
della S.O.M.S. locale — e con una buona partecipazione non-congressista ; ci
sono state gite in comune nei dintorni (Premeno — Alpe di Pala, ecc.)
molto ben riuscite; il vitto e l’alloggio erano organizzati in modo da evitare la dispersione di gruppi e creare veramente un’atmosfera comunità
ria. C’era veramente tutto; pure tut
ti, avvertirono che mancava qualcosa... e guardandosi attorno si accorse
re che qualcosa è mancato: la partecipa2ione dei giovani evangelici torinesi al convegno.
Il giovane battista e quello valdese
(gli unici due torinesi presenti) sono
stati assaliti da una valanga di domande, osservazioni e rimproveri :
«... solo voi da Torino? ... ma come,
con tanti giovani? ... ma perchè? ... ricordo che nel ’58 c’erano due pulmann
da Torino ... sono dieci anni che si fa
questo convegno... eoe. ecc. ».
Tentare di scusarsi non era possibile; non c’erano scusanti!
I giovani torinesi sapevano che da
ormai dieci anni, durante il periodo
di S. Giuseppe si tiene ad Intra un
Convegno Interdenominazionale della Gioventù; ed anche se qualcuno
se lo era scordato, erano giunti nume
rosi programmi dettagliati per ricordarglielo... le unione giovanili aveva
no diffuso l’annuncio... il tema era più
che mai interessante per il protestantesimo torinese, il quale non riesce
ad avere un’unica « unione giovanile »
tra soli battisti e valdesi, il quale ha
pastori di diverse confessioni che raramente si scambiano i pulpiti, e celebrano la Santa Cena in comune alle altre comimità, le cui iniziative sociali giovanili ed interdenominazionali non sono mai state seriamente prese in considerazione... (abbiamo citato questi aspetti e problemi dell’ln
terdenominazionalità, poiché sono
stati tra i più discussi al convegno).
Gli oratori erano assai conosciuti...
Intra è certo più distante che il Sestriere o Bardoneochia o « le valli »,
ma, dopo tutto, sono riusciti a trovarla sulla carta geografica giovani
provenienti da luo^ ben più lontani
che Torino... allora perchè, ci si chiede?
Anche se qualcuno è tentato di rispondere, non lo possiamo fare; e farse è m^io co^; vorremmo solo essere riusciti a stimolare in ogni giovane una seria riflessione verso la
propria coscienza evangelica. E poiché qualcuno lo farà, ne siamo certi,
a questo qualcuno ci è stato chiesta
(dal convegno) di ricordare che anche il prossimo armo, alla stessa data, come sranpre sid Intra, si terrà
l’undicesimo convegno ^ovanlle interdenominazionale. Speriamo che il
prossimo anno, per i giovani evangelici torinesi, non vada persa nuovamente questa ottima occasione di in
contro di dialogo e di studio.
P. T. e A. D.
iiiiiimiiniumiiimii
Avviso a chi
cerca lavoro
Si avvertono coloro che vogliono
emigrare in Isvizzera che dal 7 marzo u. s. una Circolare di Berna, da
parte della Confederazione, avverte
gli Uffici di lavoro e altre autorità
cantonali ohe è stato deciso di nori
far assumere alle varie ditte, grandi
e piccole, per il 1963, più lavoratori
stranieri di quelli dello scorso anno
(circa 3/4 di milione di cui 2/3 italiani). Quindi chi pensa di recarsi in
Isvizzera si accerti prima di avere un
lavoro sicuro ed una stanza (da due
settimane sono cose veramente diffi;
cili da trovare per gli stranieri). Si
sono visti già alcuni connazionali senza lavoro, senza un alloggio e con pochi soldi rimpatriare o riemigrare in
Germania. Si prega di avvertire anche parenti, amici, conoscenti in scala sempre più vasta, finché non lo faranno la stampa, la radio e la TV
italiane. L. N.
QUADRI DECORATIVI
EVAHGELICI
disegni originali a colori
(tempera, acquerello, ecc.)
si eseguono su ordinaizoni
Rivolgersi a
STEPHENSON CARUNCHIO
(Campobasso) GUGLIONESI
indicando formato e testo
biblico che si desidera.
I LETYORI CI SCRIVONO
A proposito
del “Questionarlo
sulla predlGazione,,
Mi Beinhra di poter rispondere, in
modo del lutto pertinente e preciso,
soltanto alla prima delle do^nde
formulate. Che cosa cerco io nel
Sermone domenioale ? Poisso idiirlo
con precisione. Cerco molte cose:
soprattu.tto una soddisfazione al bisogno di non sentirmi solo davanti
a Dio. Poicliè le mie forze iinit^etluali, morali, religiose .sono misere.
Ilo bisogno di qualcuno che mi aiuti a capire, a credere, a far luce nella mia coscienza non sempre chiara
e ijulila. Non m’importa che il pastore sia un oratore, jl fatto che sia
un uomo colto è anche d’importanza secondaria: m’importa che abbia
fede, che abbia un aho senso di responsabilità, che viva i problemi attuali della comunità e di tutta la società di cui facciamo parte.
Alle domande 2-5 non so rispondere, se non in modo globale e generico. Infatti le domande 2-3 non
ammettono, a mio parare, risposta
univoca: sì per certi predicatori, no
per altri. Analogamente per la domanda n. 5, poiché ogni predicatore ha i suoi propri difetti e i suoi
propri pregi.
Posso invece essere un po’ piu
esplicito per la domanda n. 4. Rispondo: «Tutti gli aspetti del messaggio cristiano devono oiggi esser
messi in rilievo »: quelli sociali^ e
quelli individuald, quelli della carità
e quelli della fede, quelli della grazia e quelli delie buone opere. Precisare in merito sarebbe un’impresa
superiore alle mie forze, dal momento che non sono un teologo: e,
se lo fossi, sarei un teologo del imo
tempo, cioè un teologo necessariamente limitato. Furono limitati San
Agostino, San Tommaso, Calvino, ^
Pascal. Ognuno vide e proclamò cer- j
t> particolari aspetti del messaggio
cristiano, ma non tutti. Ed anche oggi è certamente cosi, anche se spesso non ce ne rendiamo conto. Ognune porti umilmente il suo contributo : ognuno può portare la sua luce,
anche se tenue, per illuminare i fratelli, anche se non è teologo (e ciò
È molto importante). A questo prò
posilo, mi permetterei dunque di
dare questo consiglio: sforzarsi di
non dimenticare certe parti del messaggio, per mettere in rilievo solo
delle altre. Per es. : non (parlare
troppo di S. Paolo e troppo poco di
Ge.ni Cristo.
Prof. Tullio V iota
Ci auguriamo che un certo numero
di lettori abbiano inviato direttamente al Past. Neri Giampiccoli le loro risposte al questionario sulla pre
dicazione, da noi pubblicato alcuni
numeri or sono. Pensiamo comunque utile pubblicare questo valido
intervento del Prof. Viola, così sobrio e vivo, e certamente la Commissione per i ministeri non vedrebbe
con dispiacere avviarsi, anche sulle
nostre colonne, un dialogo sulla predicazione.
Il Sinodo
sotto accusa
(seguito)
2) Impreparazione dei Delegati.
Questo li grief » riguarda principalmente (.ma non esclusivaraenle!)
i laici. E’ doloroso dover constatare che troppi delegali ignorano, o
conoscono solo in maniera sommaria e stiperficiale, i problemi di
maiggiore inte^resse so'ttoposti annualmenite ali’esame del Sinodo.
Ne consegue che i dibattili bì riducono, talvolta., a lunghe scher
maglie degli ii specialisti » i quali
non di rado sconfinano in disquisizioni anche troppo ii sottili » per
essere ben comprese da tutti. Peggio, ancora., avviene quando ohi
non sa, vuole ugualmemte parlare
sollevando quesditi, muovendo obiezioni, chiedendo chiaiiimeiniti ecc.,
faioendo cioè perdere del tempo
prezioso, il che non accadrebbe
(per lo meno in misura, cosi grave) se ognuno isi fosse curato di
conoscere bene i problemi da diecutlere, prima del Sinodo.
A questo inconveniente si potrebbe ovviare andie, almeno in
parte, se la scelta del delegati venissle fallta dalle Comunità e dalle
Conferenze distrettuali con migliore cr.iJterio e se i delegati si prendessero la briga di studiare allentamenitte ili .materiale che vlen «nesso a loro disposi'zione dalla Tavolo e dalle varie Commissioni ad
referendum.
A mio avviso, sareblje bene che
venissero prescielli per vari unni
conseculivi le stesse persone, con
revidenle vantaggio di prepararle
gradualmenile non solo alla conoscenza dei problemi, ma all’esercizio effettivo del loro mandato, onde possano prender parte attiva e
feco.nda ai lavori, .sinodali.
3) Indisciplina dei Delegati.
Questo rilievo si ricollega di^
rettamente a qudllo precedente,
giacché la .preparazione dei delegati non deve tómilarisi, ovviamente, al mero lato tecnico, ma. investi. un campo più vasio, riferibile
alla maturiilà spiriltuale, ala coscienza dell’dmportanata ii religiosa » del mandato ricevuto.
Si 1ra.tta, in altri termini, di possedere piena consapevolezza della
dilgniità — intesa nei .senso migliore e più nobile della parola — e
di sapere quindi conformare la
propria conidoitta non isolo al rispetto dei «egolamenlli, ma a. quello
spirito di disciplina ecclesiastica di
cui ai rinitracciano segni non equivoci nei testi evangelioi (p. es. nelle lettere paoline).
4) Tendenza alla demagogia.
Questo è forse il vero « pun,otum
doilens » che travaglia in. misura
sempre più grave i nostri Sinodi,
ed è tanto più grave in quanto si
avvertono frequenitemenile i segni
che questa tendienza rivela origini
non schietitamenlte religioee, ma
piuttosto inquinate da motivi di
ordin.e politico, die, a mio avviso,
dovrebbero essere a.ccura lamente
evitati, fin dove possibile; (questo
vale a.nclie per la nostra stampa,
na luralmente ! ).
Che cosa si ricava, infatti, da
queste poleniiohe a. sfondo politi
l'o? N'Ullla di li cosTtuttivo » certa
mente: anzi, si acuiscono d diasi
di, le d.iverigenze e gli antagonism
e la.lvoilla si finiisce per ii avvelena
re » l’atmosfera a .tutto danno di
quei 8entimen.ti di fraternità e di
i"a.r¡ilá che pur dovrebbero costi
tuire il substrato dell’imimus di
ogn.i iriatiano.
E’ tempo, credo, gran tempo,
die dii ha la responsabilità della
direzione dei dibaittiti sinodali si
decida a far ceslsare certi spettacoili — che non voglio qua.lificare
di II indecorosi » ma .che certamente non sono «edificanti»! — .togliendo la parola a chi ne abusa
per fare in piene sinodo della propaganda politica, o para-imlitica.
Non si vuole, per carità, « mettere la mordacchia » a nessuno perchè, giuistameote, il nostro Sinodo
rivendica oontimnamente la sua natura schiettamente « democratiica »,
ma. è chiaro die esiste una profonda differenza fra sana democrazia
e spirilo demagogico.
11 Sinodo non è e non vuole diventare Un arengo politico ma una
Assemblea in cui è rappresentata
la Cliiesa, tutta, la Chiesa Valdese
e dove, pertanto, vi possono- essere pensone di tutte le correliti} polillidie. Proprio per rispetto alla
libertà di o.gn.uno, la politica va
lasciiaita fuori della porta.
Aldo Long
Grazie,
Paolo Ricca !
Caro Biella,
sento veramente il desiderio di
esprimerti .la, .m'ia riconoiscenza, die
è anidie que.lla di a.ltri, per la rubrica die Itali liiniziaito in ECO-LUCE
e che hai «liianiato Breviario ¡ter
l'unità.
Credo die .liai avuto la più posjitiva delle idee nei pensare di trasur,¡vere una cosi felice sedila di testi dei Riforniaitoiri, mettendoli
l'.hiaramenile a fuoco. Penso al temj)o .¡n CU'} gli .scritti dei Riformatori .percorrevano FEuropa, al tempo lin cui i nostri Barbi valdesi, il
Barba Martino Gondn per esempio,
andavano alla tortura per trasportare dailla Svizzera in Italia o altri
dalla Germania in Francia, scritti
dd tipo e della forza di quelli che
vai man mano scegliendo. Sono stali .proprio quegli smitti a irrobustire il valdiismo del 1500 come a
dare a tutta l’Euroita della. Riforma la cosdenza. di avere qualche
cosa da dire da i«arte di Dio alla
iTistianilà.
Davvero non sembrano passati 4
secoili da quando Cnlvino ha parlato e ha detto cose che, rileggendole oggi, si sentono perfettamente aiMuali, anche nella nuova situazione ecumenica e.he -si è creata.
Parole die a ripensarle producono
in not una sicura certezza e una
grande gioia.: le diìese della Riforma, .iiiailgrado tutto, hanno sempre
ancora qualche cosa da dire, ida
parte di Dio! Non hanno affatto
finito il loro .compilo!
Tii ringrazio di volerlo ricordare
alila, noislra Chiesa col tuo prezioso
e arduo lavoro di ricerca e di scelta e li saluto .cordialmente.
Berta SubUia
Da Ginevra
Riunita in occasione della celebrazione del XVII febbraio, la Colonia
valdese di Ginevra invia a noi ed a
tutti i lettori un saluto e un augurio fraterno, che cordialmente ricambiamo.
Abbiamo ricevuto
Per la Cassa Centrale della Tavola Valdese:
N. N. (Lucca) L. 30.000, in memoria di Milca Falchi ved. Cornelio,
ricordandola a quanti l’amarono.
Salvatore Garzia (Marsa-la) L. 10.000
quale prima decima prò fondo costruzione Oliera evangelica a Marsala.
Per la Claudiana:
Coniugi Neale (Mexico) L. 10.000.
Giov. Giacomo Benecli (Torre Pelli
cc) L. 1.000 riconoscente a Dio in
occasione del XVII febbraio.
Giungono pure, in redazione o alla Claudiana, offerte per i nostri
periodici —• d scusiamo di non 'poterle pubblicare tutte, quelle por
VAmico dei Fanciulli compaiono sul
medesimo — o per opere assistenziali, che trasmettiamo immediatamente. A tutti i donatori generosi
che ci fanno sentire il loro appoggio
fraterno un vivo ringraziamento.
4
pag. 4
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
AN6R06NA (Cdpolupgo)
— Im qu€«e uJtime settimao® «om« aulì
ifattaU, nelle riomeiiii di quartiere, gjlà
8t«di .concernenti il tema della «Testimonia^», secondo il rapporto approvat<) alla conferenza, di New DeUj e diffuso anolie neMa nostra Comunità. In occasione di questi studi abbiamo ripetuto
lo 'SMinbio deUe riunioni con il Pastore
del Swe. B Past. Coslabel ha presieduto
una numone ju tutti ; quartieri del Capoilnogo e il Pasti. Taccia ha presiedilo
ma niinione in quasi tutti i quartieri
bewe. Durante turno 41 mese di febbraio. ¡1 Past. Taccia ha presieduto .tutte
le raunioni degli -AppiotU di Torre, perm^endo un. magigior contatto con le famiglie de.^ parte bassa della Parrocchia.
t nostri visitatori ringraziamo ¡1
Past. Franco Sommani ohe il 19 febhr. ha
presiedato una iuteressantissiima tiundoine
al Martel. e l’insegnante Claiudio Tron,
membro dei Coni, di Gruppo dela FUV,
che ha presieduto la riunione del 12 marzo al Pt-assnit Vemè, parlando sull’obiezione di coscienza. Ricordiamo pure la visita di uno. studente in teoIo.gia. che ha
presieduto il culto del 24 febbraio. Si è
trattato di Vezio Inceli, studente metod«a (Aglio del Past. Inceli della Chiesa
Metodista di Napoli) di IV anno ala nostra Facoltà di Teologia. La stessa domenica ha avuto luogo il culto di Santa Cena
e la corale cantò egregiamente l’inno 139
deiH’innario cristiano. Il venerdì 1 marzo
altri due studenti (un italiano e un tedesco) salirono ad Anigrogna per un incontro familiare con la, Comunità, purtroppo
solo tre membri di Clnesa parteciparono
all iiDcoinitro...
Per quel .die conlceme le recite, il
23 febbraio vi è stala la replica della
recita dell' Unione del Prassuilt Vernò
«Abnegazione di madre»; il lo marzo
debutto nella sala dei Teatro rUnione del
Serre in « Tenta lontana » e il 16 marzo
venne a recitare da no.i rUnione di Villar Centro presentando « Costruire insie
-A. lutti i bravi attori delle varie
Unioni un* vivo plauso, e un grazie cordiale da parte di lutiti.
li 3 marzo una numerosa ra,ppre.sentanza dell’Unione Femminile si è recala
in visita. airUnione sorella di San Giova,nni. L’a.ocoglienza è stata oltremodo
co.rdiale e festosa, o le iioistre. madri ne
hanno riportalo un. o.ttinio e igra.to rico.rdo. Prima di recarsi all’incontro con l’Uniioiic di San Giovanni, le rappresentanti
di Angrogna visitarono l’Asilo dei Vecchi, cantando alicuni inni e porta-ndo a-lle
nicoveriato um issliutio fiffiCtituolso € 6'0Ìlìidi3Ìl6.
— Recentemeoite sono olati celebrati i
serviii Iditurgtcà :
Abbiamo annunziato il messaggio della
vita in Grimo, in occasione della dipartenza di Genre Giulio, deceduto a Pomaretto dopo alcuni ' anni di sofferenze dovuto alla vita dura del minatore; il Signore consoli la vedova e le figlie nelPora della prova. AiH'’oapedale il Pastore
Geymot ha eelebraito il servizio del fratoiHo in fede « Maté », come lo si chiamava, deceduto dopo lunghi anni di ce■ cità soppo.tlta'ta con serenilà in nn ambiente di famiglia, quale è il no.stro imiluto dove è stato sempre circondato da
affetto da tutto il personale e compagni
di sofferenza.
Domeni.ca 17 è stato celebrato il battesimo di G«diol làonello di Arturo e Rosina: al Signore è stato consacralo ed ai
genitori è stalo affidato da Dio perchè diventi un credente, seguito con Tesempio
e 1 assidua preghiera della famiglia, die
il Signore benedica la creatura che Egli
ha donato nella Sua bontà.
FRALI
LIVORNO
La ricorrenza del 17 febbraio è stata
<‘eJobirata <^o(n lum iculito pairtiicolaro e con
la S. Cena. Né[ pomeriggio delo stesso
giorno i fratelli della Comunità e della
Diaspora, un.itame:nte ad alcuni fratelli
della locale Comunità Battista, si sono
incontrati .per un’agape fraterna, seguita
da una breve diisc.ussione c da canti.
Il 1» .‘marzo., .una buona rappresentanza
della nostra Un.ione Femm.inile ha preso
pa.rte al culto in coinune con la Lega
Femminile Evangelica Americana di Camp
Lairby, per la celebrazione della Giornata Monid.iale di Preghiera.
All’Assemblea ordinaria mensile del 3
marzo si è stabilita la celebrazione contemporanea del Culto, e della Scuola Domeri'iicale per le ore imd'iei, aniclie quan.do vi è l’Assemblea og.ni prima domenica del mese.
RIO MARINA
La missione degli studeniti in teologia
è stata utile e iprofiicua per la nostra comuniim ; una riumono serale al teatro con
un pubblaeo modesto (dato il disinteresse
per il problema del PaStorato) ed un culto al tempio presieduto dallo studente
olanedse Jan Vani Roest ha.nno fatto riflettere coloro ohe vi hanno preso parte.
Alcune famiglie hanno gentilmente invi.tato gli .studenti per la .cena che è sta.ta
oiooasione di fraterna, preziosa discussione. Erano in; 13 gli. studenti, dei quali
soltanto dine o tre valdesi meutre gli altri
erano dì altre .comun.ità sorelle d’Italia e
dell’Estero ; era il momento importante
per circondarli e pregare per le vocazioni pastorali nelle Valli. Dio risponde alla preghieira della comnniità che ardentemente nuvoea il sorgere di vocazioni pastorali; doma.ndiamo al Signore die abbia ancora pietà deRa nostra indifferenza
colpevole nell’attesa d’un risveglio concreto. Ringraziamo ,ii nostri ospiti e le
famiglie ohe li hanno accolti.
In oecasione dell’assenza del Pastore i
culti sono, stati j«'®®i®d.uti dallo studente
olandese e dal maestro Franco Calvelti ;
siamo loro riconoscenti per i messaggi
vibranti: ringraziamo pure la missionaria
Anita Gay, il maestro Gianni Ja.hier per
la collaborazione alle altre attività.
Ci fa piiacere coniun.kare che i lavori
di sistemazione definitiva della Casa Valde.se sono stati ripresi in questo mese, e
si .spera che vengano terminaU per la
fine di a.prile.
Sp.eriamo che quest’anno, con. .una ma,ggiore organizzazione, per il funzionamemlo della nostra Casa, posisa aversi un
maggior .benefi.cio per i nostri fratelli dolila locale Comunità e per tutti gli ospiti
della Casa stessa. Tutti co.lo.ro die desiderino ricevere dettagliate notizie circa
il funzionamento de.Ua Casa ed i vari periodi di ospitalità, potranno rivolgersi
alla. Setgremm, prms\so Chiesa Valdtese di
Livorno. - Via Verdi 15.
E’ opportuno die tulli rammentino die
questa Casa è al servizio, di tutti gl; evangelici italiani, con preferenza per quelli
del nostro Distretto, ed ha come scopo
la ricreazione e l’ediiicazio.ne er.ìstiana in
un dima di riposo fisico e nienitale.
Sperianio in una partecipoaiomi numerosa dei fratelli Selle Chiese^ più viciwe
Sei Lhstrettìi, i quali hanno urCoMínva¡ ocqasione di testimonianza evangelica e di
contributo. aU’iedifichzion^e Sella locale
Comunità.
PERRERO • MANIGLIA
ATTENZIONE!
Revelys Toni' (¡ompaiiy
Per una lieta vacanza, per 'e
vostre ferie o per soggiorni di
riposo, scegliete la spiaggia
Adriatica, dove i prezzi di pen
sione sono ancora contenuti. II
sig. Egidio Revel Direttore del
la « Revelys » sarà felicissimo di
prenotarvi presso la pensione
T.V. in Rivazzura di Rimini
(prezzi L. 1.600 bassa stagione e
in luglio^agosto L 2.050) oppure
all’Elite Hotel Miramare (1.650 2.100) o ancora, al di lusso Hotel delle Nazioni, dove la retta
è: 2.050 e 3.150.
II sig. Revel, dal mese di aprile a tutto settembre, risiede all’Elite Hotel, c visita frequente
mente gli Ospiti, affinchè possa
rendersi conto che ognuno sia
soddisfatto.
Per informazioni e prospetti
rivolgersi a: Gustavo Albarin I<usema San Giovanni ■ Torino,
oppure direttamente al Sig. Egidio Revel - Elite Hotel Miramare - Rintini, citando sempre questo giornale.
— La celebrazione del 17 febbraio s’è
svolta nei .dima tradizionale della giioia
e de.Ea riconoscenza, preceduta. aiHa vigilia. dai falò pa.rtioolarme.nte isugigestivi coi
loro abbondami riflessi luminosi sulla
neve. La domenica mattina co.n .un leniipo
stupe.ndo, il icocteo partiva da Ferrerò
per il Tempio dii M-aniiglia dov’è sta.to tenuto il loulito, reso più solenne dalla partecipazione deilla Co'rale, ohe ha eseguito
tre inni. I bambini de.Ue Scuole domenicali, so.t.to la valida guida dei loro direttori, hanno svolto andi’essi il loro bello
e gradito programma di .canti e di recite. Erano con noi .il Siiuda.ro del Comune ed i Comandami deM.a Stazione dei
Carahinieiri e .deilla Stazione del Corpo
forestale die ringraziamo vivamente per
la loro gradita presenza. Seguì l’agape
fra.tem.a, numerosa., ottimamente preparala dal sig. Giovanni Tron, da.Ha sua Signo.ra e dai loro, collahorailori .che ringraziamo cordialmente per la loro ospilalilà c per tiutto il lavoro die ai so.no
cosi lodevolmente assunto.
La sera stessa — e la domenica se.guenle — i giovani hanno offerto ai membri
della comunità un’apprezzalissima riunione familiare, prepara.ta con molto amore
ed impegno, nieritandoisi la gratilud.ine
di tutti.
La Domenica 24 febbraio i culti a Ferrerò ed a Mani.glia son® alati presieduti
dallo studente Jan van Roest e quelli
della Domenica 3 marzo pure nei due
templi da.irinsoginante sig. Raimondo
Genre. Ringraziamo vivamente queati fratelli per i loro. megsagg,i e la loro collaborazione.
— La Domenica pomeriggio 10 marzo
nel Tempio dii Ferrerò, è «tata tenuta l’aduinanza di preghiera per le so.relle delle
comunità della Val Germanaisca, con un
buon numero di partecipa.nti.
— Al nostro caro giovane fratello Gian^
franco Quattrini ed alla sua igeutile sposa
signorina Ileana Bairresi, il cui matrimonio è stato celebrato a Buenos Aires il 16
marzo, inviamo a nome dell’Unione Giovanile e della comunità tutta i migliori
auguri di benedizioni e di felicità.
— Con la diiusura (che M, suppo.ne temP^ea della miniera da iWie, lumi i
d, IV:i1ì: Wano om^i *
Gianna e altre gallerie della stessa
zona, d die signifiica che tutti lavorano
una semamana nella squadra di gioZ ^
«na settimana nella Squadra di notte Ciò
aneritabiJi conseguenze andm sje
^t^ali attivitì parro.oehiali: le X!
settimana
lu CUI gli uomini lavorano di giorno e
nah^Ti* ’’1 '»*0 quindici.
non 1 ® inconvenienti
non sono gravi, per ora, e praticamente
^riducono a qualche ritardo nello svolri^uto del .programma annuale, tuttavia
abbaat^ ogni ^
le trasformazioni della vita civile e so
anche suite Vita della chiesa e oi obbligano a tra
sformarla. E’ inutile lamentarai .che te
dobbiamo, cercare .pauttosto i modi nuovi
attraverso cui a-niche in qnest’epocu di
c^amenti si possa, dare la no.stra Istiinona;a*nizia'. *
— Il tema della testimonianza è sialo
studuato neU’.ultima serie di riunioni quartiiciralii, sulla scorta dei rapporto dell’Assemblea di Nuova Delhi. Anco.ra un.a volta et siamo urlati alle difficoltà del linguaggio teologico ecumenico che, piur
senza essere parliColarmenie astruso, è
tuttavia in gran parte estraneo alle esperienze ed al mondo .concettuale in cui si
muovono la maggior parte dei credenti;
e lo stesso vaie per buona parte di quanto si scrive sui no.8tri giomaill. Se il numero degli abbomameniii non diminuiiscc
per ora, lo .si deve ad un senlime.niio di
lealtà verm l’organo ufficiale della cliiesa, tuttavia l’effettiva lettura diminuisce
largiamenlte, e pian piano si .crea un senso
di allontanamento ed estraneità al pi-oblemi della chiesa. Non si .tratta, come
alc^ etroneameiiie ritengono, di semplifiiOTre i itemi delle nostre pubblicazioni, infatti nelle nostre parroechie di lunga tradizione riformata è sempre possibile parlare di argomenti teologici iimpegnaitivi, purché cd si esprima in un lingua.gigio aderente alle esperienze concrete della gente., e pertanto cumprensibiile.
Il tema della « lestiinonianza », tradotto
in lingua gigio corrente e riferito ale praticlie esperienze che abbiamo fatto nel
oo.nnatito con i turisti ed i visitatori del
tempao di Frali, lia i8uscita.l.o l’initeresse
d'i p aireoicJlii'e p eirs o ii e.
Tra i segini die* esprimono i cambiamenti della vita de.lla nostra chiesa c’è
anche il fatto che il culto, quindicinale
de,l giovedì è talvolta: più frequentato del
culto domenicale. In una località olle diventa sempre più nn centro turislico possiamo ancora « santificare il giorno del
riposo »? O dobbiamo dire die più importante che il giorno della settimana è
il fatto ohe i credenti si r.iun.Ì8cano per
il culto in comune?
Abbiamo avuto recentemente il piacere di ricevere la visita delle Unioni
Gio.vanili di Fomaretto e di Villar Feroisa
che d hann.o offerto ciascuna una si.mp.atica sera.ta, di .cui le ringirazia.mo.
Due famiglie, recentemente emigrate a Torino e dlìntomi, si sono ora stahilite. a Torre Fellice e San Germano:
speriamo ohe questa maggior vicinanza
al’ambiente di o.iiigine li aiuti anche ad
una più attiva partecipazione alla vita
della diiesa.
SAMPIEROARENA
Fer il Radono namonale degli Alpini
son conveuiuli In Genova moke decine di
sciala di alpiifi in congedo, e in quell occasione il noafro culto di domenica
17 cotr, è stato presie.teo dal Fautore
Roberto Jahter, al quale la
molto grata per a «oo messaggio. Tra i
presenti abbiamo notato con piacere alcuni appóni pro.venieajH dalle chiese di
BdeRa e di Torino. R. N.
BASILEA
.................................................
iiiiiiwiiiiiNiimmiiiiiiiNiiiimiiiiiiiiiimiiiiHiiiiiiiHiiimiiMmiiii
Lutto nella Comunità
di Catanzaro
”Ma essi Vhftnno vinto n cagion Sei
sangue dell’Agnello .e a cagion della
parola della laro testimonianza; e non
hanno amato, la loro vita, anzi l’hanno 'esposta alla morte” (Ap.. 12: 11).
La .mattina del 7 marzo c.m. in Vincoliise a Magisano (Catanzaro) è deceduto
aSl’elà di 35 aitimi il fratello in fede Saverio Veraldi. Egli aveva 'conosciuto l’Evanigelo a vent’anini in. America, dove era
emigrato per ragioni di lavoro. Ritornato in Italia durante la prima guerra mondiale fu un fedele testimone dell’Evangelo in Vincolise ed in tutla. Qa provinci.a
di Caitanizaro. La, sua fedeltà e fermezza
nella testimo.nianza cristiana evangelica
fo portò a soffrire, durante il periodo faIscilsta, tre anni di confino di poilizia. Con
lui furono confinali anche i fratelli di
chiesa Stefano Farrotla e Folino Domenico, « rei » di aver celebrato un culto
in aiperta campagna.
11 fratello Veraildi ha. servilo il Signore
per 60 anni. R servizio funebre è stato
celebralo venerdì 8 u.s., dai nostro pastore Marco Ayaesot, prima nella casa
deH’estin.to e poi al cimitero. 11 pastore
ha predicato la xiarola della vita sul testo.: « Se questa tenda si dilsfà, noi abbiamo una casa fabbricata nei pieli ».
Tutta te comunità valdese era presente,
insieme a un follo gruppo di cattolici,
amici e conoscenti del fratello Veraldi.
Alla figlia Teresa e ad Antonio in VincoiMse e alla figlia Elisabetta col suo marito, in America vadano le nostre più fraterne condoglianze.
Ernesto Scorza
Amelie a Rasilea è stato celebrato il 17
Feibbraio. La sera (del 16 più di 130 perone erano riunite nella bella saia della
Comunità evangelica di S. Giovarani, genlilmente concessa, .per una serata familiare ove canti e musica si alternavano
alte recita preparata dalla nostra provetta
Filodrammatica ohe bene interpretava
« L Omino del Sicomoro » di A. Guadalaxara. Il Sig. S. Qner-cioli, Fresidente del
nostro Consiglio di Chiesa, il Cand. teoO.
A. Sonell'} e il Pastore L. Naso ai alternavano nel prCiSenilare te festa iiielle sue diparti, mentre il Sig. j. Bo.lJinger,
direttore della .nostra Corale, con marno
sicura dirigeva due cori e meigli .intervalli ^'Ira .un a.tto e l’altro, per aiutare gli
^izzeri che non conoscono, ancora bene
i taliamo alla retta co.inpren:sio'ne del
dramma, presentava in breve il contenuto. di ogni atto. Abbiamo moilto goduto Ila buona musica eseguita al piano con
perfetta maestria dalla Sig.ra Milesi-Hirt,
conoisciuta. ed a.pprezzata pianista. Grazie
a.gli attori itutiti per la loro. bra'Vura; grazie a tutte le perso.ne che hanno cooperato a una così bella serata.
II 17 Fcibbrairo mattina, .poi la noistra
Co'muniilà con una buona frequenza lia
celebrato il culto nella Cappella di S. Nicola die da a.nni è stata messa a nostra
d.tepo.sizione. Do.poi ili culto che ici richiamava alla fedeltà .nella testi.m.onia.nza
evanigeliica .sempre e dovunque, .¡.a maggiora.nza dei frateili e delle 'So>re.lle .si recava .come di consueto in un Caffè centrale per meglio fraternizzare (li pure il
noiStro Pasitore di solito aiscolta i .bisogni
dei nuovi venuti da.ll’Italia in aff.anno.sa
rkerca di lavoro e di alloggio). A mezzogiorno si andava al Nadelherg, presso
l’Unione cristiana, ove in una sala i nostri .giovani per te prima voilta preparavano l’àgape fra.tema co.n un pranzo al1 .italiana, .grad.ito a.nidie dagli Svizze.ri p.resenti. Braivaino una quarantina di .persone; non. mancava la gioia e la comunione fraterna: tutte le barriere nazionali,
ling.uisti.die, culturali e di ..sialo sociale
cadevano, uniti in Grislo.
Allora del caffè, il sig. Quercioli, il
Pastore Naso, il Cand. Sonelli e il Pastore della Chiesa di S. Matteo M. Kòlbi.n.g pronunzte.va.no dei brevi ed o-pportunii .discorsi metitendo in rilievo alcuni
scopi della festa e prendendo atto die
quell’occasione era andie .una. prova di
vero ecumenico pratiico ed un esempio
in questa, dttà: Svizzeri ed Ilalteui potevano godere della realtà della fratellanza
Speriamo che questa àgape fraterna sia
1 inizio di una lunga se.rie .di àgapi e .che
queste a. loro volta siano il « .segno » dell’àga.pe die deve trovarsi tra i ve.ri credenti, redenti dalla graz.ia in G. Cristo.
Per noi .sia essa un preciso impegno per
una rinnovata consaorazio.ne a Dio, per
Uiira teisitiinioniaiiiza 'oocreiiite da rendere,
con la parola e con l’azione, a lutti, specie ad nostri connazionali qui e altrove.
« Praesens ».
iiimiiiiiilimiiiini
Il 17 Febbraio a Paiigi
Malgrado il freddo di quest’inverno,
come ogni ¡anno, una cinquantina di vaidesi si sono riitrovati per il 17 Febbraio
dalla Signora Appia dove l’ambiente .semplre fraterno permette di rivivere lo spirito delle noistre valli.
Dopo il .tradizionale culto presieduto
dal sig. Friedel, egli ci ‘ha fatto pre.ndere
coscienza con un suo messaggio del signdfiicato deiHa presenza valdese sul piano
umano e sul piano sociale e del .suo suo
liirradiamento ispi.ritna.le fino alle co.se più
piccole della vita di ogni ,giorno. Eravamo in molti a meravigliarci di quanto
do.bbi.amo ai nostri a.vi.
La Signora Appia ha trasmesso i messaggi degli assenti particoilaimente quelli
del suo figlio .invitato a Ginevra per il
centena.ri'0 della. Croce Roissa per .ra.p,presentare il suo prozio Louis Appia fondatore con Henry Dunant .della Croce Rossa.
Il pomeriiggio ebbe termine con j canti
«■ari ai nostri cuori. Gi siamo separati con
un a.rrivederlci al prossimo 17 febbraio.
Huguetle Rihet
Il figlio, le fi^ie con le rispettive
famiglie ed i parenti tutti neU’aimun.
cjare la dipartita della loro cara mani
ma
Caterina Galla
ved. Abbena
richiaimta dal Signore 11 9 man»
1963, ringraziano sentitamente quanti, in qualsia^ modo, hanno voluto
essere loro vicino nel loro dolore. Ri.
volgono un ringraziamento particola
re al pastore sig. G. Baldi ed ai membri della comunità di Perrero intervenuti al funerale.
«L’anima mia s’acqueta in Dio
solo» (Sai. 62; 1)
Torrazza Piemonte, 12 marzo 1963
I familiari del compianto
Attilio Tra ver s
neH’impossibilità di ringraziare ptersonalmente, esprimono la loro commossa gratitudine a quanti con la presenza ai funerali scritti, fiori, parole di
conforto, opere di bene, manifestarono i sentimenti del proprio cordoglio
per la dipartita del loro Caro.
Un ringraziamemto /particolare ai
Pastori U Bert e A. Deodato, al me
dmo curante dott. Bertolino, alle 01
ficine RIV di Villar Perosa, ai compagni di lavoro di Enzo, ai vicini di casa
S. Germano Ohisone 18-3-1963
Ringraziamento
La famiglia Gavazza sentitamente
ringrazia per la commovente dimotrazione di cristiana simpatia con cui
gli amici e fratelli tutti delle varie
chiese evangeliche di Bari hani;o voluto prendere parte al suo dolore, con
affettuosa fraternità di fede.
« La morte dei santi è preziosa
nel suo cospetto »
(Salmo 116: 15)
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Finerolo
n. 175, 8-7-1960
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