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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 4S% - art 2 comma 20/8 legge 662/96 ■Filiale di Torino
In caso di mancalo recapito restituire ai mittente presso l'UKcio PT Torino CMP Nord
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Anno IX - numero 6 - 8 febbraio 2002
lEDITORIALE
Ecumenismo non papacentrìco
di GIUSEPPE PLATONE
■ BIBBIA E ATTUALITÀB
SIAMO TUTTI
FIGLI DI DIO
«Ma quando giunse la pienezza del
tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da
donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione»
Calati 4, 4-5
SIAMO tutti figli di Dio. Questo è
il commento che ho sentito in
margine all’incontro delle religioni ad
Assisi. Verissimo! Ma è così naturale
essere figli di Dio? Per noi cristiani,
almeno, non è automatico. Il fatto
che Dio sia padre e madre e noi figli,
non è scontato perché non apparteniamo allo stesso sangue e alla stessa
carne, apparteniamo a due mondi diversi, tant’è'che gli antichi, quando
erano pagani, avevano intuito che in
alto gli dei fanno ciò che vogliono
senza dolore, e in basso ci siamo noi
che facciamo quello che possiamo in
mezzo al dolore. E siamo ancora qui,
in mezzo al dolore quando spesso ci
sentiamo schiavi di tutto il male che
governa il mondo. Ci sentiamo sottoposti a una legge crudele come la sorte di un orfano che non ha nessuno
che pensi a lui. Eppure è successo
qualcosa; non è finito il dolore e neanche le preoccupazioni, ma è finita
la solitudine dell’orfano. Paolo ci dice
che siamo stati adottati: questo era
l’unico modo perché noi e Dio, due
mondi diversi, si incontrassero. Dio
ha mandato suo Figlio per incorporarci in questa famiglia.
L> IDENTITÀ del genitore è l’uni[ ca figura umana che abbia in sé
e insieme le due relazioni, quella
dell’autorità e quella dell’amore. Ci
sono tante figure autoritarie che incontriamo nella vita ma se si innamorano di noi, preoccupiamoci; e ci
sono tanti rapporti basati suH’amore
ma se manifestano autorità, preoccupiamoci ancora di più. La figura
con cui Dio ci è venuto incontro è la
vera sfida; Dio non è solo Signore o
passione, dittatura o amore a buon
prezzo. Dio è in rapporto genitoriale
con te. Un rapporto, forse unico, che
prevede insieme l’esercizio dell’autorità e dell’amore.
Affrontiamo allora la vita come un genitore sensato tenta di
insegnare ai figli, in questo mondo
che vuole avere tutto subito, con il
senso del limite. Oggi è più facile bestemmiare che dire a un essere umano che ci sono dei limiti. Eppure Dio
si presenta anche così, come un padre o una madre che dicono al figlio:
«Tutto e subito non è possibile».
Magari non paghi tu in prima persona, ma la tua idea di non avere limiti
qualcuno la paga. E l’amore? Anche
per l’amore la società si comporta
così. L’amore o è robetta da fotoromanzi o è meglio dimenticarcelo,
siamo anche la società del «chi se ne
frega». In realtà quando scopri che
hai dei limiti allora scopri che nascono per amore di altri. C’è bisogno di
qualcuno che ti ricordi che ti ama,
ma che non tutto è possibile, che il
tuo amore va canalizzato verso gli altri. E questo Dio genitore, che ha voluto presentarsi col volto dell’amore,
ci spalanca le porte di casa. Noi siamo figli di Dio perché il Signore ha
voluto adottarci e con l’adozione siamo anche diventati eredi della sua
casa, o meglio del regno di Dio e del
tesoro in esso custodito, la cui parte
più grande si chiama Resurrezione.
Claudio Pasquet
ISPIRITUAÜT/
■ASSISI
I Mai più violenza^ guerra, terrorismo Le ragioni della presenza evaageliai
I Intervmti e documento finale di Assisi di MARIA BONAFEDE
11 diritto al lavoro pe/ la vita e la dignità della persona è un valore di civiltà
Flessibilità 0 precarietà?
Su rigidità e costo del lavoro lo scontro è aperto tra governo e Confindustria do una
porte e sindacati dall'altra. La questione dell'articolo 18 dello Statuto del lavoratori
MAURIZIO GIROLAMI
Dieci giorni fa un giovane torinese, saputo che il contratto di
lavoro a termine non gli era stato
rinnovato, si è suicidato. Si è sentito
indifeso e disperato: niente lavoro
niente futuro. E un caso limite e tuttavia evidenzia tragicamente l’importanza del lavoro, che la Costituzione considera garanzia della dignità della persona tanto che la Repubblica deve impegnarsi a rimuovere gli ostacoli che limitano la partecipazione della persona all’organizzazione economica sociale e politica del paese (articoli da 1 a 4). Su
varie questioni di lavoro milioni di
lavoratori hanno scioperato e sciopereranno il 15 febbraio: rinnovi
contrattuali, garanzie e tutele da di
fendere, welfare (pensioni, sanità,
scuola). Lo scontro è aperto sull’insieme dei provvedimenti che il governo intende realizzare per rendere
il lavoro meno rigido e costoso.
Vediamo le proposte. Primo: il nostro ordinamento si fonda sul contratto a tempo indeterminato, che la
legge considera inderogabile e che
garantisce anche sotto il profilo della
sicurezza, della salute, delle libertà
sindacali, della continuità. La tutela
di questi diritti, che sostanziano la
dignità del lavoratore, ha evidentemente dei costi, detti anche rigidità.
Per questo, già da tempo, sono stati
introdotti altri tipi di contratto più
vantaggiosi per il datore di lavoro
(meno contributi, meno tasse, meno
garanzie per il lavoratore) che possono essere attivati a certe condizioni;
se il datore di lavoro non le rispetta,
il lavoratore passa automaticamente
a tempo indeterminato. Da qui la
proposta: i vari tipi di rapporto di lavoro vanno posti tutti sullo stesso
piano e la scelta sarà concordata tra
lavoratore e imprenditore, in un libero e diretto confronto delle rispettive esigenze. Altre modifiche riguardano l’ampliamento dei tipi di contratto. A quelli a tempo determinato,
di formazione lavoro, di collaborazione coordinata e continuativa,
part-time, interinale, si aggiungerebbero il lavoro a chiamata (per esempio 90 ore mensili da effettuare in
qualsiasi giorno e fascia oraria, su
chiamata dell’azienda con un preavviso di qualche ora); il contratto a
Segue a pag. 8 - Altro servizio a pag. 11
Le reazioni degli evangelici italiani alLappello del papa contro il divorzio
La Chiesa cattolica rispetti la laicità dello stato
Dopo l’appello del papa a giudici e
avvocati a farsi «obiettori di coscienza» di fronte alla pratica del divorzio.
Franca Long, già membro della Tavola valdese, ha dichiarato all’Agenzia Nev che «gli ultimi decenni hanno visto numerose e ripetute ingerenze vaticane nei confronti di leggi
ritenute non conformi alla morale
cattolica. Non si è trattato di legittimi commenti negativi, ma di interventi tesi a ostacolare l’applicazione
di leggi approvate dal Parlamento e
in alcuni casi, come quello in questione, confermate a larga maggioranza dal voto popolare. Il papa non
invita gli uomini e le donne cattoliche a non divorziare, chiede ai giudici e agli avvocati di non adempiere al
loro compito, in nome di una “verità” di parte, considerata assoluta e
universale. Questa pretesa di possedere le risposte "giuste” e di non riconoscere nei fatti cittadinanza ad
altre visioni del mondo e della fede è
forse la più vistosa pietra d’inciampo
nel cammino ecumenico, con buona
pace di Assisi».
In un comunicato stampa Fon.
Valdo Spini, valdese, ha ritenuto grave l’invito del papa: «Un conto è predicare alle coscienze di non avvalersi
della facoltà di divorziare; un conto
è invitare apertamente a non collaborare con una legge dello stato per
di più confermata da un referendum
popolare. L’iniziativa del papa mi
sembra un invito di intolleranza e di
tensione che non aiuta certo a creare
un clima di dialogo e di comprensione». Spini respinge «gli atteggiamenti che vorrebbero mettere in qualche
modo in alternativa cristianesimo e
liberalesimo, la cui conciliazione
rappresenta invece una grande conquista dell’era moderna».
Paolo Ricca, professore alla Facoltà valdese di teologia, ha dichia
rato all’agenzia ecumenica Eni:
«Nessuna chiesa, e ancor meno la
Chiesa cattolica romana, può domandare allo stato laico di adottare
integralmente le proprie leggi ecclesiastiche. Ma le tesi del papa sono
gravi soprattutto dal punto di vista
evangelico, ed esse fanno apparire la
chiesa come una minaccia per la libertà». Il papa, ha proseguito Ricca,
può certamente invitare i cattolici a
prendere sul serio le parole di Gesù
sul matrimonio, «ma non può domandare al legislatore civile, ai giudici e agli avvocati di sabotare una
legge dello stato. Di uno stato laico e
pluralista». Secondo Ricca, infine,
questa uscita del papa potrebbe essere il pedaggio pagato per l’iniziativa interreligiosa di Assisi agli ambienti più conservatori cattolici; è
come se volesse dire che «il papa
non cederà mai sui principi della sua
teologia e della sua etica».
lECO DELLE VALLI
iniziative e maniiéstazioni
per il XVII febbraio
m PERCORSI DI PACEH
RICONOSCERE
I PROPRI TORTI
Era un bel giorno di settembre del
1996: mi trovavo all’Istituto ecumenico di Bossey vicino Ginevra, dove ero
arrivata per l’apertura dell’anno accademico. Un uomo giapponese dopo
qualche presentazione preliminare si
rivolse a me con queste parole: «Ti
chiedo perdono per quanto il Giappone ha fatto alla Corea in passato»; ne
rimasi grandemente stupita e non seppi che cosa rispondere. Per quanto conoscessi gli sforzi del cristiani giapponesi per la riconciliazione fra coreani e
giapponesi era la prima volta che ricevevo deUe scuse personali e le trovai
sul momento un po’ bizzarre; solo dopo aver avuto l’opportunità di conoscere meglio quell’uomo apprezzai la
sua lealtà e sincerità. Mi è capitato poi
ancora una volta di ricevere scuse personali per lo stesso motivo l’estate
scorsa alla Eastern Mennonite University; questa volta era un uomo anziano
e ne rimasi di nuovo meravigliata.
Il Giappone ha occupato la Corea dal
1910 al 1945. In quegli anni ci fu una
forte resistenza coreana e una durissima repressione giapponese poi, durante la seconda guerra mondiale uomini e
donne coreani furono coscritti. Anche
mio padre fu mandato a combattere
per il Giappone in una zona del Pacifico: sopravvisse con l’aiuto di Dio a gravi ferite alle gambe per le quali non ha
mai ricevuto alcun indennizzo dal
Giappone. Molte donne furono forzate
alla schiavitù sessuale per i soldati
giapponesi (erano chiamate «donne di
conforto») e nessuna di loro ha ricevuto alcuna indennità per quanto subito.
Il Giappone fino ad oggi non ha mai riconosciuto i suoi torti, né ha mai rivolto scuse ufficiali alla Corea; per questo,
nonostante ci siano ufficialmente buone relazioni fra i due paesi molti coreani, anche giovani, odiano i giapponesi.
All’università mennonita ho conosciuto una ragazza giapponese. L’ho, intervistata per un progetto seminariale
lo scorso semestre; volevo conoscere di
più il Giappone e la sua cultura e speravo anche di trovare un terreno comune
per contribuire a una reale riconciliazione fra i nostri due paesi. Volevo capire che cosa rendesse i giapponesi cristiani così coraggiosi e leali; mi sono
convinta che oltre ai cristiani non ci sono molti altri in Giappone capaci di riconoscere i torti dei propri governanti
e disposti a chiedere perdono alle vittime. Io e la mia amica abbiamo avuto
occasione di parlare di molte cose, e ho
appreso che molte persone ordinarie
sono vittime in Giappone dello stesso
imperialismo e che molti cristiani hanno subito in Giappone un trattamento
duro quanto i cristiani in Corea. 11 mio
progetto è stato dunque un viaggio per
entrambe per approfondire la nostra
reciproca comprensione e rafforzare la
nostra volontà di impegnarci per la riconciliazione. È stato importante per
ché così ho trovato il modo di rispondere alle scuse che mi sono state personalmente rivolte affermando' quello
che credo e condividendo il mio impe
gno per la riconciliazione.
Io credo che piccoli passi da parte
dei cristiani e di altre persone nei due
paesi possa alla fine contribuire alla
vera pace. Nel via^o verso la riconciliazione voglio camminare insieme ai
miei amici giapponesi che hanno mostrato coraggio e lealtà chiedendomi
perdono. Nel mio paese condividerò
queste esperienze e chiederò a tanti altri di mettersi in viaggio con me.
Jujin Chung
2
PAC. 2 RIFORMA
venerdì 8 FEBBRAIO 20o¡j
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VENE
«'Salmo di Davide.
Alleluia. Beato
l’uomo che teme
il Signore e trova
grande gioia nei suoi
comandamenti.
^Potente sulla terra
sarà la sua
discendenza; la
stirpe degli uomini
retti sarà benedetta.
^Abbondanza e
ricchezze sono in
casa sua e la sua
giustizia dura per
sempre. ‘'La luce
spunta nelle tenebre
per gli onesti, per chi
è misericordioso,
pietoso e giusto.
’•Felice l’uomo
che ha compassione,
dà in prestito
e amministra i suoi
ajfari con giustizia,
''perché non
vacillerà mai; il
giusto sarà ricordato
per sempre»
(Salmo 112,1-6)
«"Guardati dal
dimenticare il
Signore, il tuo Dio,
al punto da non
osservare i suoi
comandamenti, le
sue prescrizioni e le
sue leggi che oggi ti
do; '^affinché non
avvenga, dopo che
avrai mangiato a
sazietà e avrai
costruito e abitato
delle belle case,
"'dopo che avrai
visto il tuo bestiame
grosso e minuto
moltiplicarsi,
accrescersi il tuo
argento, il tuo oro e
abbondare ogni tua
cosa, '“che il tuo
cuore si insuperbisca
e tu dimentichi il
Signore, il tuo Dio,
che ti ha fatto uscire
dal paese d’Egitto.
[...] '^Guardati
dunque dal dire
in cuor tuo: La mia
forza e la potenza
della mia mano mi
hanno procurato
queste ricchezze.
'"Ricordati del
Signore tuo Dio,
poiché egli ti dà la
forza per procurarti
■ricchezze, per
confermare, come fa
oggi, il patto che
giurò ai tuoi padri»
(Deut 8,11-18)
«"Voi volete
allontanare il
giorno del male, ma
fate avvicinare il
regno della violenza.
“Si stendono su letti
d’avorio, si sdraiano
sui loro divani,
mangiano gli agnelli
del gregge e i vitelli
presi dalla stalla.
"Improvvisano al
suono della cetra, si
inventano strumenti
musicali come
Davide; "bevono il
vino in ampie coppe
e si ungono con gli
oli più pregiati, ma
non si addolorano
per la rovina di
Giuseppe. ^Perciò
ora andranno in
esilio alla testa
dei deportati e
cesseranno le feste di
questa combriccola»
(Amos 6,3-7)
IL RICCO NELL'ANTICO TESTAMENTO
Accanto al nesso tra benedizione e benessere, l'Antico Testamento conosce la
ricchezza come risultato dell'ingiustizia e questo costituisce un vero e proprio scandalo
DANIELE GARRONE
La «Settimana della libertà»
di quest’anno è dedicata alle
problematiche economiche. Ciò
è senz’altro opportuno: la più
grande forma di illibertà del nostro mondo è l’indigenza che
priva gran parte dell’umanità
del necessario per condurre una
vita degna di questo nome. A
fronte di questa povertà dilagante e crescente, sta la realtà
del benessere dei paesi cosiddetti industrializzati.
Di ricchezza e povertà si parla
anche nell’Antico Testamento.
In questa meditazione e nella
prossima vorrei tentare di evidenziare le linee portanti della
caratterizzazione del ricco e del
povero nell’Antico Testamento.
E necessaria una premessa: in
questa lettura dobbiamo guardarci daU’awicinarci alla Bibbia
come a un prontuario di indicazioni etiche belle e pronte per essere calate nella nostra realtà, assai diyersa da quella dei testi biblici. È la tentazione di tante nostre «attualizzazioni», con le quali sentenziamo sui grandi problemi del mondo, introducendo il
nostro parere con frasi del tipo:
«Già migliaia di anni fa, la Bibbia
affermava che...». D’altro lato,
non dobbiamo neppure eludere
la concretezza della testimonianza biblica, secondo la quale la
parola di Dio investe la realtà
umana tutta intera (e non solo la
sfera «spirituale»), ivi compresi i
rapporti sociali ed economici.
Proprio l’Antico Testamento è lì
a ricordarci che Dio si interessa
di più alla giustizia sociale che al
fervore religioso.
(Gen 13, 2), Giacobbe divenne
«oltremodo ricco» (Gen 30, 43).
Salomone, che non ha chiesto
ricchezza, si vede promettere da
Dio «ricchezza e gloria» (1 Re 3,
11-13). Giobbe, «il più grande di
tutti gli orientali», «uomo integro
e retto» che «temeva Dio e fuggiva il male», possedeva innumerevoli beni (Gb 1, 3). Le benedizioni che sono promesse ad
Israele se ubbidirà fedelmente
alla voce del suo Dio si concretizzano in una vita prospera sulla terra che Dio dona al suo popolo (Deut 28,1-14). «I disegni
dell’uomo diligente menano
all’abbondanza» (Prov21, 5). Del
giusto, si dice che «abbondanza
e ricchezze sono in casa sua». Re
«esemplari» come Davide, Giosafat ed Ezechia ebbero ricchezze, beni e gloria (1 Cr 29, 28; 2 Cr
18, 1 e 32, 27). Il nesso tra benedizione e benessere non può tuttavia essere acriticamente reso
reversibile, quasi che la ricchezza fosse prova del favore divino.
L’Antico Testamento conosce la
ricchezza come risultato dell’ingiustizia, e questo costituisce un
vero e proprio scandalo: è il te- •
ma della prosperità del malvagio, che «vince» nonostante il
suo disprezzo del prossimo e
persino la sua irrisione di Dio
(Sai 73, ad esempio).
l’orfano e la vedova... perché ne
mangino e siano saziati» Deut
26, 12) e il dono generoso ai bisognosi (Sai 112, 9) sono segni
che esprimono la riconoscenza
per i beni ricevuti.
Il carattere ambiguo
della ricchezza
Lì ANTICO Testamento guarI da con lucidità anche spie
li versante critico
SI apre così l’altro versante
del discorso dell’Antico Te
Benedizione e benessere
DI per sé, la ricchezza e il be
1
nessere non sono condannati nell’Antico Testamento.
Non vi si trova traccia di una visione ascetica, non c’è alcun
dualismo tra la materia e lo spirito, tra il corpo e l’anima. Non vi
è alcun «disprezzo del mondo» e
dei suoi beni. L’affermazione
della mondanità e della liceità
del godimento dei beni terreni è
uno dei tratti della concezione
biblica della creazione e della
benedizione di Dio. C’è, in questo senso, un sano «materialismo», che va non solo colto, ma
anzi rivalutato. La benedizione
divina implica una vita «riuscita»
e questo comprende anche la
prosperità. 11 servo di Abramo,
parla così del suo signore: «Il Signore ha benedetto abbondantemente il mio signore, che è diventato ricco; gli ha dato pecore
e buoi, argento e oro, servi e serve, cammelli e asini» (Gen 24,
35). Abramo era «molto ricco»
stamento sulla ricchezza, quello
critico. Abbiamo innanzitutto la
tentazione tipica della ricchezza, che consiste nel trasformare
in possesso e in orgogliosa affermazione della propria potenza
ciò che invece va considerato
come dono, cioè come risultato
della benedizione di Dio. È una
tentazione che colpisce il singolo (Ger 9, 23) e che soppianta la
conoscenza di Dio. È anche la
tentazione di Israele, come appare chiaramente dal grande
«sermone» di Deut 8; Israele, godendo dei beni che Dio gli dona,
può «insuperbirsi», cioè pensare
che ciò che ha ricevuto in abbondanza provenga «dalla sua
forza e dalla potenza della sua
mano» e «dimenticare il Signore», colui che lo ha liberato dalla
schiavitù, «al punto di non osservare i suoi comandamenti».
Questo rapporto con la ricchezza può cioè diventare una vera e
propria idolatria, cioè un atteggiamento che soppianta la riconoscenza e l’obbedienza a colui
dal quale ogni bene proviene.
L’offerta delle primizie (Deut 26.
1-11) e delle decime (delle quali
beneficiano anche «lo straniero.
tata alla sfera economica, scorge e denuncia il carattere ambiguo della ricchezza. Gli ambiti
in cui il benessere viene prodotto e acquisito possono essere il
terreno non della benedizione,
bensì dell’ingiustizia, della sopraffazione, del disprezzo degli
altri. Abbiamo così le numerose
pagine profetiche che stigmatizzano l’opulenza frutto di rapporti sociali ingiusti o incurante
del bisogno dei poveri. A questa
denuncia ha dato voce, più di
ogni altro, il profeta Amos. In
Samaria vi sono «grandi disordini» e vi avvengono «oppressioni». Si «accumulano nei palazzi i
frutti della violenza e della rapina» (Am 3, 9-11). Le mogli dei
notabili «opprimono gli umili,
maltrattano i poveri» e dicono
ai loro mariti «Portate qua, che
beviamo!» (Am 4, 1). In questa
situazione, il fervore religioso
non è altro che misera copertura di una situazione inaccettabile da parte di Dio, e l’avidità
corrompe anche l’esercizio della giustizia nei tribunali (Am 5,
11-14). Dio fa perciò intervenire
il suo giudizio: «Abbatterò le case d’inverno e le case d’estate; le
case d’avorio saranno distrutte
e scompariranno i grandi palazzi» (Am 3,15).
intende colpire l’invidia, quanto
i comportamenti tesi (i limiti
della legalità) ad approfittare
della vulnerabilità altrui per accaparrare i suoi beni.
Possiamo menzionare ancora
una sfumatura. Anche se acquisite con giustizia, le ricchezze
vanno valutate con il discernimento della saggezza. «Chi confida nelle sue ricchezze, cadrà»
(Prov 11, 28). «Le ricchezze non
durano sempre» (Prov 27, 24).
«La buona reputazione è da preferirsi alle molte ricchezze»
(Prov 22, 1). La ricchezza è comunque impotente di fronte alla morte (Sai 49, 6-9).
In sintesi l’Antico Testamento
non svilisce i beni terreni in nome di un ideale pauperistico
(l’ideale è semmai quello dell’abbondanza, a cui tende la benedizione divina), ma ne valuta
il significato che essi assumono
«in relazione»; in relazione a Dio
e in relazione al prossimo, all’altro che ha la stessa dignità come
creatura di Dio e come beneficiario della stessa libertà e dignità. Il termine chiave di questa
duplice «relazione» è «giustizia»,
intesa non come adeguamento a
una normativa, ma come instaurazione di rapporto equo. La vera questione della ricchezza è la
povertà. Perciò, il prossimo passo di questa nostra, purtroppo
sommaria, panoramica, sarà la
figura del povero.
(Prima di due meditazioni
sul tema «fede e ricchezza»
nell'Antico Testamento)
Note
omiletiche
Più che sviluppare urii
meditazione tematica sut
la ricchezza, o sul danarji
o sull'economia, ritengu
sia utile scegliere un testo)
specifico (ad esempio Saf
112, un brano di Amos;:
Deut 8 ecc.) e approfondii
re quello soltanto. La tei
matica complessiva sari
meglio affrontata in ui
serie di studi biblici, chf
consentiranno di approjj
fondire i vari aspetti che
ho qui, un po' drastica,?
mente, sintetizzato e senti
plificato. i
Partirei comunque da^
un lavoro, solo apparente?
mente scolastico, in realtf
promettente e proficuo,
con la concordanza. È bei
ne leggere tutti i passi (ve
di alla voce abbondanza!
ricchezza, ricco, ecc.), coi;
locandoli nel loro conte
sto e raggruppandoli p«
genere letterario (leggi,
racconti, parole profeti
che, sapienza, salmi ecc.|
sulla base del contenuto!
Un ottimo sussidio è cost^
tuito dal voi. 42 di Parali
Spirito e Vita. Dehoniane,;
Bologna, 2000, pp. 9-10)|
dal titolo Denaro, riccheif
za, uso dei beni. Uno del
pregi di questo testoÈ
rappresentato dal fatt([
che, dopo una panoramii
ca generale, si affrontai
problematica del titolo;
nei vari contesti letterari!
teologici dell'Antico Tf
stamento (testi legislatif
profeti, salmi, sapienza).!
poco spazio a disposizione
mi ha impedito di proc#
dere secondo questa di
stinzione, che rimane tut
tavia fondamentale. Perle
implicazioni sociali del d#
calogo, si può consultare;
H. H. Schmid, / dieci a:
mandamenti e l'etica »
terotestamentaria, Stui
biblici 114, Paideia, Bri’
scia, 1996. i
Per quel che riguardai
profeta Amos si può utili|
zare, per l'approfondirne#;
to esegetico, il commenf
di J. A. Soggin, Il profà
Amos, Studi biblici 61,
deia, Brescia, 1982. Sempi(
assai utile per la conduzis
ne di uno studio biblico
il volume di G. Tour«
Amos profeta della gius(
zia. Parola per l'uomi
d'oggi 1, Claudiana, Tori
no, 1972. Per i Salmi si pii
utilizzare il monumentai
commento di G. Ravasi,!
libro dei Salmi, l-lll, Lettur
pastorale della Bibbi
12,14, 17, Dehoniane, Bo
logna, 1981-84 oppure
più agile T. Lorenzin, / Sai
mi. Nuova versione, intro
duzione e commento, IU
bri biblici. Primo Testa
mento 14, Paoline, Mila
no, 2000. Per il Deuteri
nomio si può ricorrere a
«classico» G. von Reil
Deuteronomio, Antico Te
stamento 8, Paideia, Bri
scia, 1979. Stimolante si
piano teologico è il «dai
sico» J. Ellul, L’homme (
l'argent, Deiachaux & Nie
stié, Neuchâtel-Paris,
all'Antico Testamento so
no dedicate le pp. 39-91
Ricchezza e ingiustizia
Accanto ai testi profetici
(.....................
.che denunciano 11 nesso tra
ricchezza e Ingiustizia, abbiamo
1 testi legali, a cominciare dal comandamento «non rubare» (Es
20,15; Deut 5, 19; Lev 19,11) cbe
non va Inteso come difesa della
proprietà privata, quanto come
salvaguardia della dignità e della
libertà dell’altro che non può essere privato del beni (e In molti
casi si trattava degli strumenti
per produrre 11 necessario, come
1 campi, gli attrezzi, gli animali
domestici) che rendono possibile una vita dignitosa, libera e autosufflclente. VI sono poi tutta
una serie di norme tese a salvaguardare 11 più debole economicamente (ad esemplo quelle riguardanti l’usura, la schiavitù
per debiti, le frodi ecc.). Il divieto
di «concupire» I beni del prossimo (Es 20, 17; Deut 5, 21) non
Indignazione
Quando sento che gli scafisi!
gettano in mare esseri umani
e che in Afghanistan si impedisce alle donne
di avere un volto e una vita vissuta,
quando leggo dell’infanzia
violentata e offesa e di ragazze schiave
sulle nostre immonde strade,
quando vedo cadere corpi
dalle torri in fiamme
e file di profughi innocenti
muoversi senza meta e senza domani,
quando penso allo scandalo intollerabile
della fame nel mondo,
mi indigno della malvagità
che dilaga senza limiti.
Ma quando - avendo sentito, letto, visto
e pensato - riprendo le mie occupazioni
e torno ai miei hobby
e alle mie lettere, allora mi accade
di indignarmi di me stessa.
Mirella Argentieri Bein
Pu
ri,
q:
nost:
dai n
supi
mon
riflet
ligios
di vil
ci su
stra
poss
nian;
Dio I
piutt
certe
rallo
III
le re
versf
essi I
nuin
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venerdì 8 FEBBRAIO 2002
PAG. 3 RIFORMA
E Spiritualità
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... e testi delUncontro interreligioso per la pace di Assisi 2002
IVlai più violenza, guerra, terrorismo
Pubblichiamo gli interventi dei segretari generali della Federazione luterana e dell'Alleanza
riformata mondiali, brani di rappresentanti di religioni non cristiane e il documento finale
ISHMAEL NOKO*
Questo è un giorno in cui
ci rivolgiamo al Signore,
nostra potente fonte di vita
dai molti nomi, con la nostra
supplica per il futuro del
mondo. È un’occasione per
riflettere su ciò che la fede religiosa significa in un mondo
di violenza. La domanda che
ci sta di fronte è: dov’è la nostra fedeltà suprema? Come
possiamo rendere testimonianza prima e anzitutto a un
Dio che ama tutto il mondo,
piuttosto che a uno legato a
certe lealtà nazionali, culturali 0 politiche?
Il dialogo interreligioso e
le relazioni tra persone diverse di differenti fedi sono
essi stessi espressione di genuina fede in Dio. Esse costmiscono ponti di mutua fiducia e rispetto, e abbattono
muri di ostilità. Le relazioni
interreligiose non possono
essere isolate dalle loro implicazipni sociali e politiche.
Attraverso il dialogo, Tautoesame, la preghiera e la riflessione possiamo comprende
All’incontro interreligioso di Assisi hanno partecipato esponenti di molte confessioni. Non in tutti i casi è stato possibile
assicurare una rappresentatività reale. Mentre alcune famiglie
protestanti, quella cattolica e molte chiese ortodosse erano rappresentate al massimo livello delle loro comunioni mondiali o
almeno nazionali, in altri casi non si è potuto andare oltre una
rappresentatività simbolica. Come sarebbe stato possibile, infatti, una reale rappresentanza delle religioni tradizionali africane, o deU’induismo o del frastagliato mondo islamico? Ciononostante impressionante è stata la capacità organizzativa
del Vaticano nel far confluire leader religiosi da tante parti del
mondo. Data l’ampia eco data dalla stampa italiana agli interventi del papa, in questa pagina abbiamo scelto di riprodurre quasi per intero gli interventi dei due delegati del protestantesimo a cui è stata data la parola nella prima parte della giornata. Accanto ci sono poi, oltre ad alcuni stralci significativi
delle testimonianze di rappresentanti di religioni non cristiane, il testo dell'impegno per la pace letto alla fine della giornata e idealmente sottoscritto dai presenti. (Anna Maffei)
re meglio ed essere autorizzati a rispondere alle condizioni di clisperazione di molte parti del mondo, che aiutano a fomentare l’odio e la
violenza. Prego che, attraverso questi mezzi, possiamo trovare le giuste vie per
alleviare la povertà, le disparità economiche, le violazioni dei diritti umani, i rapporti di potere abusivi e altre ingiustizie che li sostengono.
cose tutte che intensificano
quella disperazione.
In un mondo scosso dalla
ferocia di odi alimentati da
fondamentalismi religiosi, il
dialogo interreligioso gode di
una rinnovata attenzione e
priorità. Lo scopo ultimo di
un simile dialogo, come pure
della preghiera e della riflessione in cui siamo ora impegnati, è di ascoltare ciò che
Dio ha da dirci, attraverso le
nostre diverse tradizioni. In
questo modo possiamo scoprire la grazia e la volontà di
Dio e ripudiare atteggiamenti
che legittimino i conflitti basati sulla religione.
Le Nazioni Unite, che a giusta ragione hanno ricevuto lo
scorso anno il Premio Nobel
per la pace, devono continuare a svilupparsi ulteriormente
in ciò per cui sono state designate ad essere sin dall’inizio,
così che possano promuovere
sempre più la fraternità fra
tutti i paesi, impegnate ad
agire e capaci di farlo in modo deciso nei confronti della
giustizia internazionale, della
pace e dell’integrità della
creazione di Dio. Il ruolo della diplomazia deve essere
rafforzato per affrontare direttamente le cause che soggiacciono al terrorismo e alla
violenza. Lo scopo delle rela
Un impegno comune per la pace
Alla fine della giornata è stato letto il testo
che da alcuni rappresentanti delle confessioni religiose presenti, quale impegno comune
per la riconciliazione e per la pace.
«Raccolti qui, ad Assisi, abbiamo insieme
riflettuto sulla pace, dono di Dio e bene comune dell’intera umanità. Pur appartenendo a tradizioni religiose diverse, affermiamo
che per costruire la pace è necessario amare
il prossimo rispettando la regola d’oro: fa’
agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Con
questa convinzione, non ci stancheremo di
lavorare nel grande cantiere della pace e per
questo:
1) Noi ci impegniamo a proclamare la nostra ferma convinzione che la violenza e il terrorismo contrastano con l’autentico spirito
religioso e, nel condannare ogni ricorso alla
violenza e alla guerra in nome di Dio o della
religione, ci impegniamo a fare quanto è possibile per sradicare le cause del terrorismo.
2) Noi ci impegniamo ad educare le persone a rispettarsi e a stimarsi reciprocamente,
perché si possa realizzare una convivenza
pacifica e solidale tra appartenenti a etnie,
culture e religioni diverse.
3) Noi ci impegniamo a promuovere la cultura del dialogo, perché crescano la comprensione e la fiducia reciproca fra gli individui e i
popoli, essendo queste le premesse dell’autentica pace.
4) Noi ci impegniamo a difendere il diritto di
Ogni persona umana a vivere una degna esistenza secondo la propria identità culturale e
R formarsi liberamente una propria famiglia.
5) Noi ci impegniamo a dialogare, con sincerità e pazienza, non considerando quanto
ci differenzia come un muro invalicabile ma,
al contrario, riconoscendo che il confronto
con l’altrui diversità può diventare occasione
tli migliore comprensione reciproca.
6) Noi ci impegniamo a perdonarci vicendevolmente gli errori e i pregiudizi del passato
c del presente, e a sostenerci nel comune sfor
zo per sconfiggere l’egoismo e il sopruso,
l’odio e la violenza e per imparare dal passato
che la pace senza la giustizia non è vera pace.
7) Noi ci impegniamo a stare dalla parte di
chi soffre nella miseria e nell’abbandono, facendoci voce di chi non ha voce e operando
concretamente per superare tali situazioni,
nella convinzione che nessuno può essere felice da solo.
8) Noi ci impegniamo a far nostro il grido
di chi non si rassegna alla violenza e al male
e vogliamo contribuire con tutte le nostre
forze per dare all’umanità del nostro tempo
una reale speranza di giustizia e di pace.
9) Noi ci impegniamo a incoraggiare ogni
iniziativa che promuova l’amicizia fra i popoli, convinti che il progresso tecnologico,
quando manchi un’intesa solidale tra i popoli, espone il mondo a rischi crescenti di distruzione e di morte.
10) Noi ci impegniamo a chiedere ai responsabili delle nazioni di fare ogni sforzo
perché, a livello nazionale e internazionale, si
edifichi e si consolidi, sul fondamento della
giustizia, un mondo di solidarietà e di pace.
Noi, persone di tradizioni religiose diverse,
non ci stancheremo di proclamare che pace
e giustizia sono inseparabili e che la pace
nella giustizia è l’unica strada su cui l’umanità può camminare verso un futuro di speranza. Siamo persuasi che in un mondo con
confini sempre più valicabili, distanze ravvicinate e relazioni facilitate da una fitta rete di
comunicazioni, la sicurezza, la libertà e la
pace non potranno essere garantite dalla forza, ma dalla fiducia reciproca.
Dio benedica questi nostri propositi e doni
al mondo giustizia e pace.
Mai più violenza!
Mai più guerra!
Mai più terrorismo!
In nome di Dio ogni religione porti sulla Terra
giustizia e pace, perdono e vita, amore!».
zioni diplomatiche nella situazione attuale è più alto di
quello di costruire un’alleanza per un’azione militare. Devono contribuire nella sostanza a rettificare e a sanare
ingiustizie del passato, come
pure ad edificare visioni comuni per un futuro migliore.
Una responsabilità grave
pesa al presente sui politici
del mondo, come pure sulle
comunità religiose, sulle istituzioni finanziarie, sulle comunità scientifiche ed educative, sulle istituzioni e le agenzie di informazione, e sul
mondo dello spettacolo. Il
mondo globalizzato non può
essere semplicemente un’arena di competizione brutale,
ma un luogo di ricerca del futuro comune dell’umanità.
Nella congiuntura critica attuale, le chiese della Federazione luterana mondiale cercheranno di adempiere al loro ruolo di partner per la fraternità umana e per la giustizia nelle differenti regioni,
specialmente attraverso il
dialogo e l’azione comune
con gli aderenti ad altre fedi.
Che tutti possano essere, attraverso il culto e la preghiera, strumenti mediante i quali Dio possa operare per la
guarigione del mondo.
* Federazione
luterana mondiale
Il segretario del Consiglio ecumenico, Konrad Raiser, e Ishmael Noko
L'intervento a nome
dell'Alleanza riformata
SETRI NYOMI*
■p chi è il mio prossimo?»
\\ Come chiese della tradizione della Riforma, non
possiamo non iniziare questo
momento di testimonianza
se non con la parola di Dio. Il
racconto familiare del buon
Samaritano è sempre stato
narrato con un accento sull’inaspettato soccorritore che
ha agito come prossimo, e
spesso senza una profonda
analisi delle differenze religiose e culturali esistenti tra
il soccorritore e colui che
venne soccorso. È interessante rilevare che il nostro Signore Gesù Cristo ha raccon
La testimonianza
delle altre religioni
Riproduciamo piccoli brani
dalle testimonianze per la
pace rese da rappresentanti
di religioni non cristiane.
Di Al-Azhar Mohamm
Tantawi (islamismo)
In Egitto musulmani e cristiani hanno vissuto come
fratelli per 14 secoli, sotto
uno stesso cielo, sulla stessa
terra, uguali nei diritti e nelle
responsabilità. Ciascuno pratica la propria fede come dice
il Santo Corano: «Niente costrizione nella religione! La
via diritta si distingue dall’errore. Colui che non crede agli
idoli e crede in Dio ha impugnato il manico più solido e
senza incrinature. Dio è colui
che capisce e sa tutto» (Sura
La vacca, 256).
Di Didi Talwalkar
(induismo)
Per noi l’impegno nelle
realtà sociali, la rigenerazione
e la guarigione della comunità
non sono atti di riforma sociale, ma atti di manifestazione
di grat^udine all’Essere Supremo. Definiamo ciò bhakti,
ossia devozione verso Dio. Lo
chiamiamo forza sociale perché permette all’individuo di
superare la piccineria, l’odio e
la grettezza (kshudrata, krodh
and lobha). È questa trasformazione dell’uomo ad aiutarlo a volgere gli avvenimenti
quotidiani in energie di liberazione dai vincoli di ogni genere e a superare difficoltà, complessi, senso di isolamento,
insicurezza e inutilità. Ci permette di passare dalla semplice difesa dei diritti umani al livello superiore della difesa
della dignità umana e del dovere dell’uomo.
Di Israel Singer (ebraismo)
La guerra non è la nostra
cultura, né compito, né missione, né nostro obiettivo di
ebrei. In definitiva, non è neppure compito di altre religioni
del mondo. Il discorso della
pace fatto in nome della religione non deve essere abbandonato, poiché si basa sulla
realtà di tutti i nostri ideali religiosi ed è il fine ultimo al
quale tutti aspiriamo. Dobbiamo rigettare le distorsioni degli insegnamenti religiosi, sorte nel passato e non possiamo
ventilare l’idea che la violenza
contro i membri di altre religioni o di altre sette religiose
sono di origine religiosa.
Di Geshe Tashi Tsering (buddismo)
Possa io divenire in ogni
momento, ora e sempre, un
protettore di quanti sono senza protezione, una guida per
coloro che hanno perso la via,
una nave per quanti devono
solcare gli oceani, un ponte
per coloro che devono attraversare i fiumi, un santuario
per quanti sono in pericolo,
una lampada per chi ha bisogno di luce, un luogo di rifugio per quanti hanno bisogno
di riparo, un servo di quanti
sono nella necessità. Per tutta
la durata dello spazio, per il
tempo che gli esseri viventi rimangono, sino ad allora possa anch’io restare e sconfiggere le miserie del mondo.
Di Amadou Gasseto (religione
tradizionale africana)
C’è una cosa della quale
sono convinto: la pace nel
mondo dipende dalla pace
fra gli uomini. La responsabilità dell’uomo nel mondo influisce non soltanto sulla società, ma anche sull’intera
creazione. Quando non c’è la
pace tra gli uomini non c’è
neanche la pace fra il resto
della creazione e l’uomo. Le
stagioni sono sovvertite e la
terra non produce più le sementi per dare il nutrimento
all’uomo. Ma quando gli uomini lavorano per la pace in
una nazione, la loro terra diventa ubertosa e il bestiame
si moltiplica per il maggior
benessere dell’uomo. Questa
è una legge della natura che
proviene dal Creatore, che ha
legato il destino della creazione alla responsabilità dell’uomo. Pertanto è una buona cosa invitare ogni anno gli
uomini a cambiare il cuore,
rinunciando all’odio, alla violenza, all’ingiustizia.
tato questa storia in risposta
a una domanda sulle condizioni per la salvezza; tale vicenda è pervasa da toni di
amore, di rispetto, di attenzione e di comunanza di condivisione verso quanti possono essere di cultura o religione totalmente differente,
piuttosto che oltrepassarli,
ignorarli o trattarli da nemici.
Racconti simili ci offrono la
base per il compito di creare
una cultura di pace nel mondo odierno. Sfortunatamente, oggi abbiamo ereditato un
mondo in cui persone con altre motivazioni (spesso politiche o economiche) usano
delle religioni come strumenti per le loro guerre private,
conducendo, pertanto, il
mondo a uno stato di mancanza di pace. Se potessimo
ascoltare ancora una volta la
storia del buon Samaritano!
In questo tempo di testimonianza non siamo qui soltanto per lamentarci: siamo qui
anche per celebrare i buoni
esempi di essere «prossimo».
Ricordiamo con gratitudine l’esperienza del Consiglio
cristiano liberiano e del Consiglio supremo musulmano
della Liberia che si sono radunati per formare il Comitato
interconfessionale. È stato
quello l’inizio di un cammino
di pace in Liberia: sì, la pace
non è completamente realtà
in Liberia, ma la risoluzione
di queste due comunità di
operare insieme ha segnato
un’importante pietra miliare,
e tale decisione continué a
spingere la Liberia verso un
aumento della pace. Simile vicenda può dirsi della Sierra
Leone. In Indonesia, si sente
di comunità in cui hanno vissuto insieme per anni in pace
cristiani e musulmani, sino a
tempi recenti, quando forze
spesso motivate dalTestefno
hanno cominciato a usare cristiani e musulmani l’uno contro l’altro in qualcuna delle
isole. Nei mesi scorsi, però,
siamo stati informati che in
ambedue le comunità vi sono
forze che desiderano radunarsi per dialogare e opporsi a
qualsiasi forza distruttiva. Sono segni di speranza che dobbiamo incoraggiare e per i
quali dobbiamo pregare.
Il nostro compito è pregare
perché questi semi di pace
continuino a germogliare.
Occorrono più samaritani
che, ispirati dalla fede, decidano che le differenze religiose non dovrebbero permettere di ignorare, o addirittura odiare, quanti sono
diversi. Viviamo nelle stesse
comunità sullo stesso pianeta. Quando ci impegniamo a
costruire la pace dentro le
nostre comunità, ciò non è
sleale nei confronti delle nostre religioni o addirittura
contrario ai nostri spiriti religiosi. Un tale impegno è parte della nostra vocazione.
Continuiamo, perciò, a unirci
e a pregare per la pace.
* Alleanza mondiale delle
chiese riformate
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PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 8 FEBBRAIO 2002
Egitto: conferenza interreligiosa convocata daH'arcivescovo di Canterbury
No alla profanazione del nome di Dio
Al termine dello conferenza svoltasi od Alessandria, vari leader cristiani, ebrei e musulmani
hanno sottoscritto uno dichiarazione comune, condannando la violenza In Terra Santa
Vari leader religiosi cristiani, ebrei e musulmani hanno
condannato la violenza in
Terra Santa e la «profanazione» del nome di Dio. Al termine di una conferenza svoltasi nel porto egiziano di
Alessandria, convocata dall’arcivescovo di Canterbury,
George Carey, essi hanno
sottoscritto una dichiarazione comune. «La Terra Santa è
santa per tutti noi; cristiani,
musulmani ed ebrei - ha ricordato l’arcivescovo Carey
in una. conferenza stampa -.
Per questo condividiamo il
dovere di fare tutto quello
che possiamo perché sia una
terra di pace e di armonia».
L’incontro era ospitato dal
grande imam di Al-Azhar alSharif, Mohammed Sayed
Tantawi, il più alto dignitario
dell’Islam in Egitto e detentore di una delle posizioni più
prestigiose nel mondo dei
musulmani sunniti.
Bambini a Hebron
(Foto Silvia Macchi)
Dichiarazione in 7 punti
La dichiarazione in sette
punti impegna i responsabili
religiosi ad usare la loro autorità morale e religiosa per
far cessare la violenza e incoraggiare la ripresa del processo di pace. Essa prevede
inoltre la costituzione di un
comitato permanente di responsabili delle tre religioni
in Terra Santa, incaricato di
seguire l’attuazione della dichiarazione. «Secondo le nostre tradizioni religiose, uccidere innocenti nel nome di
Dio è una profanazione del
suo nome e scredita la religione nel mondo», sottolinea
la dichiarazione.
Fra i partecipanti cristiani
di Gerusalemme vi era il patriarca latino, l’arcivescovo
Michel Sabbah, rappresentante cattolico in Terra Santa.
La delegazione israeliana
comprendeva il gran rabbino
Eliyaku Bakshi-Doron, che
rappresentava la comunità
sefardita (ebrei di origine
mediterranea) e il viceministro degli Affari esteri, il rabbino Michael Melchior, che
ha qualificato il forum come
«storico e senza precedenti».
«Cerchiamo di vivere da
buoni vicini, rispettando l’integrità dell’eredità storica e
religiosa dell’altro. Chiediamo a tutti di opporsi alla provocazione, all’odio, e alla
presentazione deformata del
l’altro». L’accordo chiama
inoltre i leader politici israeliani e palestinesi ad applicare le misure raccomandate
dopo l’inchiesta internazionale condotta dall’ex senatore americano George Mitchell, tra le quali la sospensione della costruzione di
nuove abitazioni nelle colonie ebraiche di Cisgiordania
e Gaza, e l’accordo di cessate
il fuoco proposto dal capo
della Cia, George Tenet.
Appello a Sharon e Arafat
Secondo l’ufficio dell’arcivescovo di Canterbury, la
conferenza ha ricevuto Tappoggio del primo ministro
israeliano Ariel Sharon e del
leader palestinese Yasser Arafat. «Chiamiamo i capi politici delle due parti ad operare
per una soluzione giusta e
duratura nello spirito delle
parole di Dio onnipotente e
dei profeti», prosegue la dichiarazione.
L’arcivescovo Carey ha espresso la speranza che la
proclamazione sarà appoggiata dai leader politici ed aiuterà a porre fine a circa 16
mesi di violenze, che hanno
fatto più di 1.000 vittime e migliaia di feriti: «Ovviamente
nessuna dichiarazione di leader religiosi o di altri può essere paragonata ad una bacchetta magica... Non siamo
ingenui fino a questo punto.
Ma è il nostro dovere e il nostro desiderio fare quello che
possiamo per produrre il bene a partire dal male, la speranza a partire dalla disperazione», ha detto.
Uno dei compiti del comitato permanente sarà di risolvere i conflitti riguardanti
i luoghi santi, come ad esempio quello sulla costruzione
di una moschea a Nazareth.
Il governo israeliano,-sotto la
pressione di responsabili cristiani, ha sospeso la costruzione della moschea, vicino
alla basilica dell’Annunciazione. L’arcivescovo Carey e
lo sceicco Mohammed Sayed
Tantawi avrebbero dovuto
incontrarsi a Lambeth Palane, sede dell’arcivescovo a
Londra, il 30 gennaio scorso,
per firmare un accordo di
dialogo tra l’Università di alAzhar al-Sharif, centro internazionale per esperti musulmani sunniti, e la Comunione anglicana. (eni)
Nuova piattaforma delle principali chiese protestanti inaugurata a Memphis
«Chiese unite in Cristo» contro il razzismo negli Usa
Nove chiese degli Stati Uniti hanno ufficialmente lanciato un’iniziativa che, sperano,
porterà a un rafforzamento
dell’unità cristiana su un certo numero di questioni, in
particolare la lotta contro il
razzismo nel loro paese.
«Quello che ci divide»
Questa nuova tappa, «Le
chiese unite in Cristo» (Cuic),
è stata inaugurata nel corso
di quattro giornate di celebrazioni e di incontri, dal 18
al 21 gennaio a Memphis,
nella città in cui il difensore
dei diritti civili Martin Luther
King fu assassinato nel 1968,
e la riunione si è conclusa il
giorno della festa nazionale
decretata in suo onore. Secondo i responsabili di chiesa, questo non era un caso.
In un comunicato letto dal
balcone del «Lorraine Motel», dove Martin Luther
King fu colpito a morte, McKiniey Young, vescovo della
Chiesa metodista episcopale
africana, ha dichiarato che la
lotta contro il razzismo è il
«denominatore comune» delle chiese unite in Cristo: «Mirare all’unità senza affrontare
il problema del razzismo equivale a ignorare la nostra
storia di America del Nord e
negare il carattere insidioso
di quello che ci divide».
Dalla «Cocu» al «Cuic»
La nuova piattaforma ecumenica subentra alla «Consultazione sull’unione delle
chiese» (Cocu) che fu lanciato all’inizio degli Anni 60 nella speranza di formare una
sorta di «mega chiesa protestante», ha ricordato il vescovo C. Christopher Epting, vicevescovo presidente delle
relazioni ecumeniche e interconfessionali della Chiesa
episcopale (anglicana). La
Cocu era legata al tempo in
cui le grandi organizzazioni
nazionali predominavano di
più rispetto ad oggi, ha spiegato. Ma nel corso degli anni,
è diventato evidente che
questo obiettivo non era realistico e neppure auspicato
dalle chiese. Queste ultime
invece si sforzavano di trovare i mezzi per riunire le loro
comunità. Secondo il vescovo Epting, la Cocu non ha
mai voluto fare concorrenza
al lavoro di gruppi nazionali
ecumenici, come il Consiglio
nazionale delle chiese, ma
piuttosto rafforzare la loro
azione a livello locale: «Uno
degli scandali del cristianesimo è che non diamo una testimonianza riconciliata al
mondo», deplora il vescovo
Christopher Epting.
Nove chiese
Le chiese unite in Cristo
non sono una fusione di
chiese. Esse affermano il riconoscimento del battesimo
e «l’accettazione riconoscente» del loro ministerio. Speriamo, ha proseguito il vescovo Epting, che entro il 2007 le
chiese unite in Cristo saranno giunte a un rapporto
nell'ambito del quale i pastori saranno «intercambiabili»
e potranno celebrare culti
nelle altre chiese. Secondo
Epting e altri responsabili,
questo sarà anche un mezzo
per rafforzare i rapporti tra
diverse grandi chiese protestanti come la Chiesa presbiteriana, la Chiesa metodista
unita e la Chiesa episcopale,
e un certo numero di chiese
africane americane.
Le nove chiese che compongono il Cuic sono la Chiesa episcopale, la Chiesa presbiteriana degli Usa, la Chiesa
cristiana (Discepoli del Cristo), la Chiesa unita del Cristo, la Chiesa metodista unita,
la Chiesa cristiana metodista
episcopale, la Chiesa metodista episcopale africana, la
Chiesa metodista episcopale
africana di Sion e il Consiglio
internazionale delle chiese
comunità. Queste chiese rappresentano complessivamente circa 17 milioni di membri.
La Chiesa evangelica luterana
d’America (Elea) non è ufficialmente membro ma è affiliata alla nuova piattaforma
come «partner nella missione
e il dialogo».
Molti cristiani americani
accettano da tempo l’ecumenismo e, secondo alcuni osservatori, l’ecumenismo è
probabilmente più forte nelle
chiese in cui l’identità confessionale non è così accentuata
come lo era in passato. Ma
l’unità cristiana rimane un
obiettivo inafferrabile e, per i
responsabili del Cuic, trovare
una causa comune e lottare
insieme contro il razzismo
potrebbe essere un mezzo per
unificare le chiese, in particolare a livello locale. (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
M Premio Templeton 2001 per la cinematografia
Ha vinto «Chico» deirungherese Fekete
GINEVRA — Il film «Chico» del regista ungherese Ibolya
Fekete ha vinto l’edizione 2001 del premio Templeton per la
cinematografia. Al prestigioso premio, assegnato tramite l’organismo ecumenico «Interfilm» di cui fa parte anche la Conferenza delle chiese europee (Kek), concorrono «opere di alto
, merito artistico in sintonia col messaggio biblico», (nev/kek)
I Tradotto il volume di Rob Van Drimmelen
«Economia globale e fede»
TORINO — Se ogni distinzione tra il mondo spirituale e
quello materiale è superata dall’incarnazione di Dio in Gesù
Cristo, la vita economica non è separabile dalla fede cristiana. Ma non è facile tenerle insieme: la sconcertante complessità dell’economia globale pone non pochi problemi a
chi specialista non è. Il volume di Rob Van Drimmelen (Economia globale e fede, editrice Claudiana, pp. 216, euro
14,00) spiega lucidamente i concetti, la realtà e le forze principali dell’economia moderna e nella prospettiva di un’etica
sociale delinea alcuni «segni di speranza» in vista di forme
di convivenza più eque, solidali e rispettose dell’ambiente.
L’autore è segretario generale dell’Associazione delle organizzazioni europee per lo sviluppo, collegate al Consiglio
ecumenico delle chiese di Ginevra (Cec). (nev)
Dopo un attacco dei media ad alcune chiese
Azerbaijan: simposio sulle minoranze
religiose nel dicembre scorso
BAKU — Un simposio religioso si è tenuto a Baku, in Azerbaijan, nel dicembre scorso, in seguito a un attacco dei media ad alcune minoranze religiose, fra le quali gli avventisti.
John Graz, segretario generale deU’Assodazione internazionale per la libertà religiosa, è stato invitato per l’occasione.
Nel suo discorso alla delegazione, egli ha sottolineato come
la libertà religiosa, e la volontà di superare tutte le differenze,
rappresenti la soluzione migliore contro il fanatismo religioso. Durante la sua visita, Graz ha incontrato diplomatici, ufficiali del governo, capi di movimenti di diritti umani. Victor
Krushenitsky, segretario generale dell’Irla per la ex Urss, ha
avuto modo di parlare sulla Chiesa awentista in Russia e la
sua lunga presenza in Azerbaijan dal canale televisivo Ans,
che aveva avuto un ruolo preminente nella campagna degli
organi d’informazione contro le minoranze religiose. Graz
ha spiegato che in Azerbaijan la società è secolarizzata, con
un’eredità islamica, e il suo popolo ha sempre dimostrato
tolleranza, per questo si confida che, nel dialogo costruttivo
tra le minoranze religiose, il governo e i media si trovi la soluzione per evitare situazioni di disagio per le piccole realtà
religiose. L’Azerbaijan, che è una repubblica indipendente e
ha fatto parte della ex Unione Sovietica, ha recentemente attirato l’attenzione delle associazipni di libertà religiosa per la
registrazione dei gruppi religiosi e delle chiese. (adn)
! Associazione cristiana dei giovani
Argentina: ì primi 100 anni dell'Ymca
BUENOS AIRES — L’Associazione cristiana dei giovani
dell’Argentina (Ymca, di matrice protestante) celebra quest’anno il suo primo centenario di presenza nella repubblica
sudamericana. Per l’occasione ha reso noto un documento
nel quale specifica il proprio impegno per i prossimi anni,
che è principalmente quello di contribuire a raggiungere un
«accordo nazionale» di tutti i settori della società argentina
per rafforzare la cultura e l’identità nazionale, la partecipazione democratica alle scelte economiche e politiche del
paese e la pacificazione sociale. (nev/pe)
J Al processo avviato nel '94 si oppone la base della Chiesa presbiteriana di Scozia
Freno al progetto di unione delle chiese di Scozia
L’ambizioso progetto di
unione delle chiese di Scozia
è minacciato per via dell’opposizione della base all’interno della Chiesa (presbiteriana) di Scozia, che è il partner
più importante di questo
processo. Nel prossimo mese
di maggio l’Assemblea generale della Chiesa deciderà se
l’iniziativa delle chiese scozzesi in vista dell’unione potrà
essere portata avanti dopo
che alcune consultazioni
hanno evidenziato che molte
comunità non la appoggiano.
Per altri, una chiesa unita basata su «maxi parrocchie»
formate dalle chiese partecipanti, rischia di creare una
struttura e una burocrazia
troppo pesanti.
Meglio il parténariato
Autorità dei vescovi
e ruolo degli anziani
Tali reticenze si spiegano
con le preoccupazioni riguardanti l’autorità dei vescovi e
il ruolo degli anziani nell’ambito di una chiesa unita. Certi
temono che l’autorità del
Consiglio degli anziani della
Chiesa presbiteriana venga
messa in pericolo. Gli anziani
sono membri ordinati della
chiesa che condividono con
il pastore l’accompagnamento pastorale della comunità.
L’iniziativa concerne anche
la Chiesa episcopale di Scozia, la Chiesa metodista di
Scozia e la Chiesa riformata
unita, ma la Chiesa di Scozia
è quella numericamente più
importante, con oltre 600.000
membri praticanti. Secondo
Tom Macintyre, «la tendenza
generale era negativa anche
se soltanto una minoranza
vuole interrompere i negoziati». Un rapporto finale sul
processo, iniziato nel 1994,
dovrebbe essere pubblicato
l’anno prossimo.
Macintyre ha fatto notare
che «la gente sostiene le attività locali tra chiese, ma molti
non vogliono che l’unità venga imposta». Peter Graham,
che lavora presso il Consiglio
della Chiesa di Scozia a Edimburgo, è dello stesso parere:
«La gente preferisce il parte
nariato all’unità. Ha la sensazione che lavorare insieme
possa, col tempo, portare all’unità. È triste ma esiste una
diffidenza profondamente radicata nei confronti di alcuni
termini, come “vescovo". I
partenariati locali sono un
modo innovatore di affrontare un problema storico». A
Edimburgo, spiega, vi sono
tre partenariati tra le chiese
locali, che comprendono una
comunità unita esistente da
20 anni, legata alla Chiesa di
Scozia e alla Chiesa riformata
unita. Storicamente, la Chiesa di Scozia ha respinto la carica di vescovo, ma questa è
al centro del ministero della
Chiesa episcopale di Scozia,
che fa parte della Comunione
anglicana.
Un rapporto provvisorio
dell’iniziativa delle chiese
scozzesi, trasmesso alle chiese per una discussione nel
1999, proponeva che la carica
di vescovo venisse mantenuta in una Chiesa unita, ma
sottolineava che «i vescovi
non lavorano per conto loro,
ma nell’ambito dei Consigli
di chiesa davanti ai quali essi
sono responsabili».
Diverse tradizioni
Il rapporto ha cercato inol
tre di dimostrare che una
chiesa unita comprende elementi di diverse tradizioni
cristiane. «Se si può dire che
il ministero degli anziani è un
dono della tradizione presbi
" teriana fatto a tutta la Chiesa
e che il ministero dei vescovi
è un dono della tradizione
episcopale, allora si può dire
che la riunione di Chiesa locale è il dono della tradizione
congregazionalista».
Il vescovo (episcopale) di
St. Andrews, Michael Henley
presidente dell’iniziativa, ha
detto al giornale Evenini
News di Edimburgo di essere
preoccupato per la mancanza apparente di appoggio
all’iniziativa all’interno della
Chiesa di Scozia. In un appello implicito lanciato allo
Chiesa di Scozia, egli chiede a
tutte le chiese di aspettare la
pubblicazione del rapporto
finale prima di prendere una
decisione definitiva. (eni)
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Cultura
PAG. 5 RIFORMA
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L'associazione «Biblia» da 12 anni organizza un corso di ebraico biblico
Leggere la Bibbia in lingua originale
Il testo prescelto viene letto e commentato nel corso di una settimana Intensiva che ricrea
un po'l'atmosfera della scuola talmudica. Il testo studiato quest'anno è stato Levitico 17-26
ANTONELLA VISINTIN
Da 12 anni a questa parte
Biblia (Associazione laica di cultura religiosa www.
biblia.org) organizza un corso
di ebraico biblico di una settimana dal 30 dicembre al 5
gennaio. Il testo prescelto
viene letto insieme, a rotazipne un versetto a testa, e commentato nei suoi aspetti linguistici e teologici. L’atmosfera magica che si crea è quella
della yeshivà, la scuola talmudica in cui con procedimento
analogico ognuno fa fluire il
pensiero trovando misura nel
maestro, nel caso il professor
Paolo De Benedetti.
Quest’anno ci siamo cimentati con i capitoli 17-26
del Levitico, le cosiddette
«leggi di santità», relativamente semplici sul piano linguistico (tanto che i bambini
delle scuole ortodosse imparano la lingua sul Levitico)
ma intriganti nel contenuto.
Mi riferisco ai riti di liberazione dal peccato e al divieto
di mangiare il sangue del capitolo 17, al decalogo del capitolo 19 (e le difformità da
Esodo 34, Esodo 20 e Deuteronomio 5), al codice penale
del capitolo 20, alle feste del
capitolo 23 e l’istituzione
dell’anno sabbatico e del giubileo del capitolo 25.
L’ipotesi soggiacente questi testi di provenienza sacerdotale, infatti, considera l’universo come ordine creato
da Dio attraverso un processo di separazione-distinzione
sia spaziale che temporale
che si rispecchia nell’ordine
rabbino e l’allievo
della Torah, un ordine cosmico che il sacerdote una
volta all’anno sincronizza nel
Tempio (concezione che non
sarà ^condivisa dagli esseni e
dalla tradizione sapienziale).
Non solo, ma prevede anche
la possibilità-capacità dell’essere umano di stare in un
patto con Dio e di onorarlo,
un patto che condiziona entrambi i contraenti.
Due gli spunti che ricorderei. Il primo concerne l’ombra
del Levitico sul Padre Nostro.
«Sia santificato il suo nome»,
ci ha insegnato a dire Gesù. E
come? Chiedendo a Dio di
metterci in condizione di fare
la sua volontà così in cielo come in terra. Nella Bibbia non
ci sono le intenzioni ma i fatti, fln la creazione è generata
dalla parola nel racconto babilonese. Il gesto è per ciò generatore di un valore che lo
trascende, è insieme azione
umana e risposta a Dio, desa
11 vincitore del prennio Goncourt
L'ammiraglio Coligny
alla volta del Sud America
GIORGIO TOURN
UNA pagina poco nota
della vicenda coloniale è
il tema del romanzo francese*, che ha ricevuto l’ultimo
«Goncourt», il più prestigioso
premio letterario d’Oltralpe.
Una vicenda del XVI secolo, il
fallimento dell’impresa coloniale tentata dai francesi sulle coste brasiliane nella baia
di Rio. Si tratta di una pagina
minore, certo, ma non meno
interessante della grande avventura dell’Europa coloniale. L’interesse è dato dal fatto
che la spedizione era stata
patrocinata dafl’ammiraglio
Coligny, il capo del partito
ugonotto nella Erancia di Caterina dei IVIedici. Che intenzioni avesse l’ammiraglio resta oscuro: tentare una colonizzazione francese in America meridionale? contrastare
*1 predominio portoghese
nell’area? avviare un esperiuiento analogo a quello dei
puritani nella Nuova Inghilterra? Non lo sapremo mai,
ué il romanzo può dirlo.
La spedizione, posta sotto
l’autorità di un nobile francese, Villegagnon, cavaliere di
Malta, fallisce per il disinteresse della Corte parigina,
per le comprensibili difficoltà
incontrare sul posto, per la
scarsa coesione dell’équipe.
Personaggi centrali; naturalmente Villegagnon, contraddittorio, fanatico, esponente
di un cattolicesimo riformista, intransigente che non riesce a dare coesione alla sua
notizie evangeliche
gente molto eterogenea: e poi
una coppia di ragazzi imbarcati perché imparino la lingua delle popolazioni locali, permettendo così il contatto necessari alla vita della colonia; a fare da contorno gli
indios, la foresta, il nucleo
compatto degli ugonotti.
Il tutto è l’avventura dall’imbarco fino alla conquista
del forte da parte dei portoghesi e il ritiro dei protagonisti nella foresta a iniziare la
guerriglia che durerà decenni.
C’è «la Trance e la sua grandeur», che è tale anche nei fallimenti, ci sono i protagonisti,
che si credono fratello sorella
e finiranno naturalmente per
unirsi mentre sono in realtà
italiani, figli di un cavaliere
nobile e generoso «alla Bayard» lui, di contadini lei; c’è,
e come potrebbe mancare,
l’Italia, il paese dei sogni e
dell’arte, e dell’Italia ci sono i
veneziani, spie e orditori di
trame. La ragazza, vivendo
nella foresta con gli indios,
scopre come prevedibile il
mondo magico della natura e
il corpo: c’è l’europeo colto,
approdato nel mondo tropicale, diventato il saggio della
tribù; c’è un gruppo di anabattisti fanatici, irrecuperabili, che finiscono antropofagi.
I calvinisti? Vestiti di nero,
ostinati nelle loro idee, trincerati nel loro quartiere a sognare un mondo impossibile, a
cantare salmi e, naturalmente, la figlia del pastore pugnala il nostro bel giovane di cui è
innamorata perché questi rifiuta di eliminare Villegagnon
per servire il Signore.
(*) Jean-Christophe Rufin:
Rouge Brésìl. Paris, Gallimard,
2001, pp. 550.
cralizzato dalla modernità
che lo ha ridotto a tecnica inconsapevole di sé. Levitico,
dunque, ci propone uno spostamento verso un Vangelo
più etico, più attento al fare
che all’essere, come richiamava recentemente Eilippo
Gentiioni in un intervento su
un quotidiano. Il secondo riguarda il termine ricorrente
shomer, essere di guardia, vigilare riferito a precetti (mizvoth), leggi e comandamenti.
Dunque non èolo eseguire
ma anche preservare, in un’
ottica di adesione volontaria
alla norma (eteronoma) accolta e non subita.
In una conferenza sul tema
del seminario, come consuetudine, quest’anno Piero Stefani ha approfondito Levitico
19, 18 «Ama per il tuo prossimo quel che ami per te». Necessaria correzione della traduzione corrente («amerai
come te stesso») perché la
Bibbia non conosce l’amore
per se stessi e quindi non potrebbe considerarlo né un
precetto né tantomeno una
misura dell’amore per il prossimo. «Perché io sono il Signore», prosegue il versetto.
Nel Nuovo Testamento questa parte è omessa diventando l’esortazione precedente
una norma inter-umana,
mentre nel Levitico Dio è il
terzo che consente l’uguaglianza fra le due parti umane
in quanto anche il prossimo
(e non solo tu) è stato creato
a immagine e somiglianza.
Al versetto 35 si dice «tratterete lo straniero come chi è
nato fra voi (...) tu lo amerai
come te stesso poiché anche
voi foste stranieri. Io sono il
Signore vostro Dio». Dunque
anche il Signore del gher, lo
straniero residente che viene
incluso nella categoria di
prossimo, definita nella relazione in seconda persona,
quella della responsabilità e
della reciprocità. Il precetto,
di grande attualità, non viene
rivolto al gher ma lo riguarda.
Attanagliati da domande di
senso con un bagaglio di verità parziali e transitorie viene
da associare a queste norme,
che sono state santificate assumendo valore civile, un’ingenuità primitiva, la presunzione di un «manuale» del limite di fronte al sacro (il sacro
uccide e l’impuro contamina), oggi diventato irrilevante
e innocuo. In positivo, un manuale per dialogare e convivere con l’altro e con l’altra, sia
esso umano o trascendente
fra sacrifici ed ethos.
Una riedizione della Claudiana
Leggere, rispettandolo
un testo biblico
SERGIO RONCHI
OGNI espressione di parola scritta (testo) ha in
sé un significato e un’intenzione che vanno recepiti e
compresi rettamente dai lettori di ogni tempo, anche se i
tempi possono essere molto
distanti dal periodo di redazione. Ciò vale per ogni genere di testo, quindi anche
per quello biblico. A maggior
ragione in tal caso: un testo
biblico è una risposta alla parola divina umanamente formulata. Accostarsi alla Scrittura comporta sempre da
parte del lettore-interprete
un atteggiamento di ascolto
sotteso da rispetto unitamente alla piena consapevolezza che Parola e Scrittura
non si identificano né possono essere identificate. Concetti questi sottesi a una proposta dell’esegeta protestante Bruno Corsani, alla sua
terza edizione*.
Si tratta di un testo che guida alla lettura del Nuovo Testamento finalizzata tanto allo studio personale quanto
all’impegno nella comunità.
Chi si appresta a lavorare su
di esso, deve aver ben chiara
la definizione di esegesi e,
comunque, la sua funzione:
«Eare dell’esegesi significa
(...) rinunziare a ripetere luoghi comuni pretendendo che
siano ricavati dalla Bibbia:
smettere di seguire passivamente tradizioni senza controllarne la verità sui testi;
evitare di dire quello che noi
pensiamo su argomenti di fede e di vita cristiana e metterci d’impegno a ricercare ciò
che la Bibbia veramente dice». Da tale premessa meto
Jolando Scarpa e GUI Philip
dologica si perviene, tappa
per tappa, alla comprensione
del testo scelto. È un lavoro
imprescindibile lungo e complesso: prima bisogna delimitare il testo (identificare le
unità letterarie), poi collocarlo all’interno del suo contesto
(immediato, più ampio, del
libro biblico) e, riconosciuto
il genere letterario (parabole,
detti del Signore, detti con
cornice narrativa, racconti di
miracoli, inni e confessioni di
fede, diatriba nelle Epistole,
parenesi apostolica, passi
apocalittici), scoprire l’intenzione con cui il testo è stato
scritto espressa dai singoli
generi letterari.
Sono questi i passi che
conducono al testo in sé; ovvero, a decifrare il testo («le
difficoltà vanno tutte spiegate, perché di fronte alla Bibbia tutti sono ugualmente
sprovveduti; quindi non bisogna mai dare nulla per
scontato ma spiegare sempre
tutto») il quale, nel caso dei
Vangeli sinottici, va letto in
parallelo e infine, compreso,
predicato. «Il lavoro esegetico non è finito se esso non
porta anche all’ascolto della
parola di Dio in ciò che ha da
dire per noi, quello che va
sotto la denominazione di
"attualizzazione”». E, proprio
per imparare a rispettare il
testo biblico, bisogna utilizzare una serie di strumenti di
lavoro: diverse traduzioni, la
Chiave biblica (o Concordanza), il Dizionario biblico, introduzioni all’Antico e al
Nuovo Testamento.
(*) Bruno Corsani; Come interpretare un testo biblico. Torino,
editrice Claudiana, 2001, pp. 156,
euro 8,00.
Al Centro culturale «Palazzo Cavagnis»
Venezia: salmi ugonotti
In prima esecuzione
La rassegna musicale dell’anno 2001 a Palazzo Cavagnis ha trovato pieno coronamento nel concerto vocale-strumentale proposto da
Jolando Scarpate Giù Philip il
12 dicembre. Gill Philip, versatile soprano da camera, ha
interpretato con espressiva
intimità alcuni salmi ugonotti del sec. XVI di Pierre Certon, proposti al pubblico veneziano in prima esecuzione
in tempi moderni nella versione per canto e organo curata sulla fonte originale da
Jolando Scarpa.
La serata è proseguita con
la proposta di tre mottetti a
voce sola del ’600 veneziano,
di IVIonteverdi, Cavalli e Monferrato, (compositori legati alla storia della musica in San
Marco) nei quali il soprano
scozzese ha esibito, oltre a
una sicura tecnica, ampia conoscenza della prassi esecutiva barocca, soffermandosi
volentieri e con correttezza
stilistica in suggestive «messe
di voce» e in agili abbellimenti. Non poteva mancare Bach,
rivisitato in questo caso con
alcuni Lieder spirituali tratti
dallo Schemelli Gesangbuch.
L’esperienza del barocco della cantante, sempre assecondata dall’organo, si è rivelata
preziosa nel proporre le mu
siche del maestro tedesco in
maniera fiorita nelle riprese,
arricchendo le già espressive
melodie di Bach con preziose
e intense «appoggiature». Oltre ai brani vocali, divisi in
gruppi omogenei, nei quali
l’organo realizzava il basso
continuo, Jolando Scarpa ha
eseguito, come interludi puramente strumentali, musiche per organo ,inedite di Atteignant e di Giovanni Gabrieli, esibendosi alla fine in
due Fantasie bachiane.
Scarpa, che risiede a Bologna dove è organista della
Chiesa metodista, è impegnato a Venezia come consulente
musicologo per la ricerca, catalogazione e valorizzazione
del patrimonio musicale dei
quattro grandi ospedali veneziani relativo ai secoli XVII e
XVIII e collabora con la Eondazione «Royaumont» (Francia) per la riproposizione di
musiche vocali del ’6-700 e
con il Festival internazionale
di Beaune per un progetto
che riguarda la musica operistica di Cavalli.
Il folto pubblico ha apprezzato vivamente il concerto
suo e di Gill Philip, che è una
delle voci soliste dell’Ensemble vocale intitolato a Laura
Conti, celebre cantante veneziana del ’700.
LIBRI
Cattolicesimo La Chiesa in Italia
Sulla copertina è riprodotto il panorama di un paesino arroccato sulla collina; il paesaggio fa pensare alla zona delle
Cinque Terre in Liguria. E al centro è il campanile della chiesa. Così si riassume in un’immagine il libro di Maurilio Guasco [Chiesa e cattolicesimo in Italia. 1945-2000, Ed. Dehoniane, 2001, pp. 190, euro 14,46). Il radicamento sul territorio è condizione essenziale alla vita della chiesa, anche se nei vari
capitoli si tratta di alcune tappe fondamentali relative all’istituzione; il ritorno
dei cattolici all’impegno politico, gli anni
del Concilio, l’epoca del terrorismo, le figure dei papi. Fa spicco per la sua attualità
la nuova fase dell’impegno dei cattolici in
politica a seguito della fine della De.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
al Rubrica
televisiva di Raidue, a cura della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia,
trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24 circa e alle ore 8,55 del lunedì successivo.
Domenica 17 febbraio, ore 24 circa, andrà in onda: «Chiaro
scuro», un fatto di attualità: «Settimana della libertà: “Fede e
Denaro’’»: «Dietro le parole», riflessione biblica a cura del
professor Yann Redalié. La replica sarà trasmessa lunedì 18
febbraio alle ore 24 e lunedì 25 febbraio alle 8,55 circa.
6
PAG. 6 RIFORMA
Cultura
venerdì 8 FEBBRAIO 2002
Perché i protestanti non si interessano al filosofo ucciso sul rogo 402 anni fa?
Giordano Bruno, icona della libertà
Due anni fa Riforma dedicò una pagina all'opera dell'«eretico» di Nola, ma la sua filosofia
e teologia continuano a sembrarci distanti o non condivisibili Ecco perché abbiamo torto
FRANCO MACCHI
O
CCORRE superare il disinteresse o il senso di
avversione per un pensatore
che, sicuramente in modo lucido e consapevole, rifiutò il
cristianesimo. Ma sta proprio
qui la sua grandezza e il motivo di interesse per un protestante. Giordano Bruno è stato per lo più considerato come un combattente per la li
bertà di pensiero, così come
la intendiamo oggi. Questa interpretazione era suggerita ai
lettori dal titolo generale, che
il numero di Riforma citato a
fianco dava alla pagina dedicata a Bruno: Giordano Bruno
icona della libertà. Basta aver
letto con una certa attenzione
alcuni dei suoi scritti fondamentali per renderci conto
della parzialità di questa impropria mitizzazione. Il Bruno non aveva certamente ip
mente una società in cui fosse
-assicurata la libertà di pensiero per tutti, né una società
nella quale fossero riconosciuti quelli che oggi siamo
soliti definire i diritti fondamentali dell’uomo. Il primo
motivo fondamentale per il
quale un protestante italiano
dovrebbe in positivo sentirsi
molto vicino all’eretico di Nola è il suo intransigente rifiuto
di tradire la propria coscienza. Bruno è disposto a concedere molto, è disposto ad accettare molti compromessi,
chiamiamoli così, politico-ecclesiastici. Quando però il
card. Bellarmino, a sua volta
disponibile a molte concessioni non sostanziali pur di
recuperare alla causa della
Chiesa cattolica il prestigio di
un intellettuale conosciuto e
stimato, io costringe a rinunciare al nocciolo duro della
sua concezione del mondo e
del cristianesimo, l’ex dome
II17 febbraio è una data che nessun valdese può dimenticare.
È diventato anche un momento privilegiato, nel quale le comunità sparse per tutta l’Italia riflettono sul loro ruolo nella società
di oggi, sulle loro responsabilità e, non per caso, è in questa occasione che si celebra la Settimana della libertà della Fcei. A qualcuno, speriamo a molti, ogni anno il 17 febbraio fa venire a mente anche un altro avvenimento, che ha segnato profondamente la
storia civile, culturale e religiosa del nostro paese: la morte sul
rogo per eresia di Giordano Bruno. Questa coincidenza fu molto
sottolineata anche su Riforma due anni fa, in occasione del 400°
anniversario della morte del filosofo di Nola. Sul numero 9 del 3
marzo 2000, infatti, fu dedicata a Bruno una intera pagina con
articoli di Platone, di Bouchard e di Piera Egidi. Quegli interventi furono molto importanti, perché sembrava che segnassero una
svolta nell'atteggiamento che fino ad allora il mondo protestante
italiano aveva tenuto nei confronti di Giordano Bruno. Non era
così. Passato l’anniversario, e con esso l’evento mediático a esso
collegato, nella stampa e negli appuntamenti dell’area protestante, di cui si ha notizia, non è più emersa traccia dell’interesse
che sembrava trasparire dagli interventi giornalistici sopra ricordati. Non è buon segno. Due possono essere le ragioni: o Giordano Bruno sostanzialmente non interessa realmente il mondo
protestante italiano o questo giudica le posizioni filosofiche e
teologiche del nolano troppo distanti dalla sua sensibilità, se non
addirittura del tutto ostili. Se così fosse, sarebbe un errore.
convinzioni, ben conscio delle inevitabili conseguenze.
Un involontario testimone
della follia delia croce
nicano rinuncia a ogni strategia difensiva e ribadisce le sue
Che cosa un protestante
italiano potrebbe o dovrebbe
imparare ancora da una attenta rilettura critica della
sua opera? Molte altre cose
ma, prima di tutto, la lucidità
e la determinatezza, fino alla
testimonianza con la morte
sul rogo, con la quale affermò
che il cristianesimo, dal punto di vista razionale, non è
che una pazzia. Si legge, per
esempio, ne Lo spaccio della
bestia trionfante, a proposito
dell’incarnazione del Verbo,
questa affermazione, espressa con il suo stile inconfondibile, ma anche inequivocabile nel suo significato: «...importa a l’occhio della divinità
e presidente verità, che uno
sia buono e degno, benché
nessuno dei mortali lo conosca; ma che un altro falsamente venessi sino ad essere
stimato dio da tutti i mortali,
per ciò non si aggiongerà dignità e pazzia di quei tutti,
che lo stimano quanto colui è
più vile, ignobile e abietto».
Senza falsità e formule ambi
gue viene negato ogni possibile legame deducibile razionalmente fra la speculazione
filosofica e il cristianesimo,
anche quando essa afferma,
come è il caso di Bruno, resistenza di Dio. Si tratterà sempre di un Dio diverso da
quello della rivelazione. Non
solo di un Dio diverso da
quello dei filosofi, ma di un
Dio razionalmente assurdo.
Sarà quindi sempre un tradimento ogni tentativo, compiuto da parte della cultura
sia filosofica sia teologica, di
riassorbirlo riconciliandolo
all’interno di un’interpretazione sostanzialmente immanentista e olistica, in cui divino e umano si confondono
senza reale distinzione e discontinuità. Un recupero del
genere non dispiace neppure
alla cultura laica italiana, per
Un libro fotografico interamente dedicato al paese africano e all'attività sanitaria
Giovanni La Scala, un medico metodista in Kenia
PAOLO T.ANCELERI
IL dottor Giovanni La Scala,
nipote di due pastori metodisti (i pastori La Scala e
Seta) e membro della Chiesa
metodista di Padova, medico
dentista, da dieci anni ha cominciato a frequentare il Kenia, regalando due mesi all’anno la sua attività come
consulente odontoiatrico del
primo Ospedale del Nyandarua (una delle regioni più povere dello stato), il North Kinangop Hospital, inaugurato
nel 1966, la cui direzione è
affidata a un sacerdote cattolico padovano e l’assistenza
sanitaria a un medico della
Ong padovana Cuamm. L’ospedale serve un vasto territorio alle falde dei monti
Aberdare, abitato da circa
200.000 abitanti: le vie d’accesso sono disagiate, ma diventano addirittura imprati
cabili durante la stagione
delle piogge.
Il Rotary Club di Padova
Est, che si è occupato della
farmacia, dell’attività oculistica e del settore odontoiatrico fornendo attrezzature
mediche e contributi per
l’acquisto di una ambulanza
fuoristrada, ha ora pubblicato un volume* su quel paese
e sull’attività del gruppo di
lavoro (medici, odontotecnici, personale infermieristico)
diretto da Giovanni La Scala.
Quando egli si recò per la
prima volta a North Kinangop, nel 1991, non esisteva
ambulatorio dentistico: «I
medici del Cuamm - si legge
nel volume - che a quel tempo prestavano servizio (...)
praticavano le estrazioni
dentarie utilizzando una vecchia poltrona a pedale posta
in un angolo dell’ambulatorio di medicina generale (...).
Oggi [rambulatorio] dispone
di due unità operative e di un
laboratorio odontotecnico in
due locali separati». Merito,
questo, del dottor La Scala. Il
servizio di assistenza viene
effettuato ambulatorialmente nel centro ospedaliero, ma
anche nei vari posti sperduti
della regione, improvvisando
«ambulatori da campo» all’
interno di scuole o piccole
chiese lontane dai principali
centri abitati.
Il volume vuole essere anche una documentazione fotografica sul Kenia. Nella prima parte ci si occupa delle
meraviglie di quella terra,
dalla Rift Valley alla savana.
Poi dalla natura si passa alla
condizione umana, dai bambini alle donne, per giungere
a prendere in considerazione
i loro bisogni: di acqua, di
alimentazione e di cure mediche. Inoltre l’Aids ha colpito quella società nel modo
più crudele: «Chi soprawiverà?», si chiede La Scala. Nel
paragrafo intitolato «Un orizzonte di speranza» è raccontato un episodio commovente: Giovanni La Scala ha accompagnato, nel viaggio di
ritorno da Venezia al paese
d’origine nell’Aberdare un
keniota con la figlia, Caterina, reduce da un intervento
chirurgico in Italia: «Sottoposta a un’operazione al cuore
- scrive -, adesso Ila bimba]
sta bene, è guarita». Ma chi
ha pagato il viaggio e il soggiorno nel nostro paese? Il
la quale fede, religione etica e
politica si confondono in un
intreccio magmatico inestricabile. Un esempio eloquente
di questo recupero cattolico
del pensiero di Giordano Bruno in chiave concordataria è
la dichiarazione rilasciata
dallo studioso e scrittore cattolico mons. Mario Canciani
nella trasmissione televisiva
curata per Rai2 da Enrico La
Porta, Anima, con la quale la
notte del 17 febbraio 2000 si
ricordava il 400° anniversario
dell’esecuzione capitale per
eresia del filosofo di Nola:
«...dal punto di vista religioso
lui aveva questo senso quasi
cosmico e diceva quello che
ha detto recentemente papa
Giovanni Paolo II, che in ogni
cosa c’è lo spirito vivente di
Dio. Anche per quanto riguarda i dogmi, penso, non è
stato un eretico nel vero senso della parola perché papa
Giovanni XXIII, per esempio,
diceva che una cosa è il dogma, una cosa la veste storica del dogma. E Bruno, per esempio, non accettava l’aristotelismo a sostegno delle
verità di fede. Riteneva che
Dio è Amore, Potenza e Spirito, cioè questa è la Trinità,
anche se la formulazione in
Persone e Nature non la recepiva...». Non è difficile rintracciare in questa affermazione la voluta minimizzazione delle differenze, che, pur
sostanziali, vengono ridotte e
sfumature di poco conto.
Rileggere seriamente Bruno
vuol dire immunizzarsi da
tutti i tentativi di occultamento della specificità del cristianesimo, da un mediocre embrassons-nous, in cui perdono
senso tutte le distinzioni, con
il risultato di impoverire la
ricchezza del confronto e dell’incontro fra soggetti diversi,
che nel dialogo approfondiscono e chiariscano a che a se
stessi la propria identità.
merito è tutto degli abitanti
del povero villaggio keniota,
che si sono, svenati per raccogliere i soldi necessari e
hanno attesto con trepidazione il rientro della piccola.
«Come hanno potuto? - si
domanda La Scala -. Per loro
si tratta di una montagna di
soldi. Quanta umanità, quale
senso di solidarietà ha animato questa gente?».
Il dottor Giovanni La Scala,
evangelico, compie la sua
missione umanitaria con lo
spirito del credente, che vuol
testimoniare il suo impegno
dovunque si avverta l’utilità
della sua presenza. Egli si è
ripetutamente dichiarato
pronto a mettere la sua professionalità a disposizione
per un concreto aiuto umanitario a favore in particolare
dei paesi del Terzo Mondo.
Le missioni cattoliche non
hanno esitato ad accettare la
sua disponibilità. La fraternità si dimostra con la testimonianza del proprio impegno e con l’operosità: questo
è forse l’ecumenismo che più
convince e meglio riesce a
coinvolgere. C’è qualche missione evangelica nel Terzo
Mondo bisognosa di aiuto
nel campo odontoiatrico?
Giovanni La Scala sarebbe
lieto di mettere a disposizione la propria competenza
professionale.
(*) Giovanni La Scala-Viitorio
Tomassini: Immagini dal Kenia.
Ed. fuori commercio del Rotary
Club Padova Est, 2001 -2002.
GIOUDA
NO BR.VNO
J^olano,
DE GV HEROICI
F VRORI.
Ài molto tllujlre et eccellente
tulltero,Signor Philltpfo
Stdneo.
PARIGI,
AppreiTo Antonio Baio
t zAnno. 15 85.
PROTESTANTESIMO IN TVI
Una diversa visione
DAVIDE ROSSO
Affermare in maniera
forte i valori della pace;
dire no alla guerra e al terrorismo; ricordare che l’odio è
il contrario della fede. Questi
concetti, e altri ancora, sono
stati al centro della Giornata
interreligiosa di preghiera
per là pace di Assisi del 24
gennaio scorso. Incontro di
persone e di fedi diverse, di
modi differenti di vivere la
propria spiritualità ma anche
voglia comune di affermare
in questo momento i valori
della pace, dell’amore, della
preminenza del dialogo contro l’imposizione.
La puntata di Protestantesimo andata in onda domenica 3 febbraio su Rai2 (replica lunedì 11 febbraio ore 9,30
sempre su Rai2) ha presentato nel suo primo servizio tutto questo, compiendo una
sorta di viaggio all’interno
delle varie anime che componevano l’incontro di Assisi. Nel corso del servizio si
susseguono sullo schermo
realtà diverse, buddisti, induisti, luterani, cattolici, vaidesi, battisti e altri ancora,
ognuno con il suo messaggio
di pace e di «armonia». La
convivenza e il dialogo diventano il cardine intorno a
cui deve ruotare il mondo
anche delle religioni con la
speranza che l’ecumenismo
si allarghi a tutti e non rimanga solo una questione
fra cristiani. Una visione per
il futuro «differente» dalla
realtà attuale quella che traspare dalle voci dei partecipanti, piena di speranza, di
forza propositiva.
Il servizio su Assisi si apre
con l’arrivo in treno dei vari
rappresentanti delle diverse
religioni e si chiude con una
riflessione sul fatto che i
«corridoi della storia sono
animati dai segni della speranza». In mezzo la riflessione comune e il momento di
preghiera non comune ma
separata, ognuno secondo le
proprie parole e le proprie
tradizioni per evitare il pericolo del sincretismó. Il tutto
a testimonianza che il pluralismo è sicuramente una ricchezza, come ricorda la riflessione in chiusura di trasmissione del professore
della Facoltà valdese di Roma Yan Redalié, e la pluralità è esercizio di libertà e rispetto dell’altro. Il valore di
questi incontri è valido però
se a livello di base si lavora
nella stessa direzione. Assisi
deve essere secondo molti
non un traguardo ma un
punto di partenza avendo di
fronte che le religioni non
sono causa di conflitto ma di
pace a meno che non vengano strumentalizzate.
Poi c’è l’altro aspetto del
dialogo, quello rivolto ai malati e ai bisognosi. Di questo
parlava il secondo servizio
della trasmissione dove si
parla dell’accompagnamento nella sofferenza negli
ospedali. Anche la salute e la
morte possono essere occasione di dialogo interreligioso, di incontro tra approcci
differenti alla sofferenza.
Occorre comunque essere
promotori di vita, dare speranza anche se è molto difficile e questo lo si riesce a fare creando quel reciproco
rapporto di fiducia indispensabile in qualsiasi relazione umana. E a questo
punto che si può portare
l’annuncio dell’Evangelo
perché «La fede - come si dice a un certo punto nel servizio - non cambia nulla
della situazione contingente, ma cambia tutto».
Natura del Kenia. A sinistra l’ambulatorio dentistico
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2002
VENERDÌ 8 FEBBRAIO 2002
Vita Delle Chiese
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Perché gli evangelici italiani sono andati all'incontro interreligioso di Assisi
Commenti sulla Giornata di Assisi
Le ragioni della nostra partecipazione valutazioni evangeliche
L'intenzione delle varie fedi e religioni di esprimere un forte e solenne impegno per la pace
è stata la prima ragione dello nostra presenza. Ma il papa ha voluto essere troppo «il primo»
MARIA BONAFEDE
Ero ad Assisi delegata dalla Tavola valdese e vorrei
condividere in queste righe le
ragioni della nostra partecipazione e alcune impressioni
del tutto personali.
Le ragioni: abbiamo detto
sì all’invito del papa a questa
giornata di preghiera per la
pace con convinzione. Abbiamo detto di sì quest’anno
mentre avevamo sempre
detto: «No grazie». Abbiamo
detto di sì per ragioni evidenti e facilmente comprensibili. In un anno segnato
dalla tragedia del terrorismo
perpetrato in nome di Dio e
da una guerra contro il terrorismo, che era cominciata
con il nome, poi corretto, di
«giustizia infinita», quella
giustizia che con quelTaggettivo poteva spettare soltanto
a Dio, come dire «no grazie»
a un invito a pregare il Signore perché dia al mondo la pace e in vista di un impegno
per la pace forte e solenne
delle fedi e delle reUgioni?
Infatti, nel terrorismo islamico che ha colpito a New
York e Washington certamente, ma forse anche nella
guerra che lo vuole combattere, e ancora certamente
nell’atteggiamento e negli
episodi violenti e razzisti che
si moltiplicano nelle nostre
città contro inermi famiglie
islamiche, nel sempre verde
antisemitismo bonariamente
ancora tollerato, c’è in ballo
una visione di Dio e della fede orribile, distorta. Ma questa deriva orribile dell’ideologia religiosa non è fuori di
noi, non è solo degli altri. Alberga, presente e passata,
nelle fedi rivelate, in tutte, e
con questa dobbiamo fare i
conti, su questa deriva dobbiamo mantenere alta la
guardia, contro questa stortura della fede bisogna moltiplicare le parole e i ragionamenti, ma anche la preghiera
e l’invocazione al Signore
perché ci liberi dal Maligno.
L'adesione degli evangelici
Dunque eravamo lì per
questo. Il protestantesimo ha
aderito compatto, perché dal’Italia c’erano i valdesi, i metodisti, i battisti, i luterani, gli
avventisti e a livello internazionale erano rappresentati il
Consiglio ecumenico delle
chiese, l’Alleanza riformata
mondiale, la Federazione luterana mondiale.
Le ragioni per aderire erano troppo alte e urgenti rispetto a quelle che ci avevano fatto dire con convinzione
«No grazie» nel 1986. Quelle
ragioni, per me tutte ancora
valide, erano che l’ecumenismo è un cammino vivo e
complesso, nel quale il porsi
nella scia della preghiera di
Gesù all’ombra della croce
«affinché siano uno» vuol dite perseguire insieme nel dialogo e anche nelle scelte concrete di avvicinarsi alla chiesa
spirituale che il Signore crea:
quel «corpo di Cristo» a cui
talvolta le indegne realizzazioni che sono le nostre chiese rendono testimonianza.
L’ecumenismo è e deve essere, nella sostanza e nella forma, un tavolo rotondo, senza
capotavola, senza primi e
senza ultimi. Ad Assisi 2002
nell’ecumenismo «intorno al
papa» il capotavola c’era, eccome. Lo sapevamo e non lo
abbiamo sottovalutato ma
c’era un’altra priorità, e abbiamo ascoltato quella.
I limiti deirkicontro
Le impressioni. Nonostante la folla smisurata presente
sotto la tenda e intorno ad
essa, ho riconosciuto e salutato molte persone, molti
fratelli e sorelle cattolici conosciuti e incontrati in questi anni: semplici credenti e
preti e vescovi, tutti cordiali,
tutti accoglienti e gioiosi di
vedermi e di vederci lì, anche noi. Eppure non sono
riuscita a sentirmi a casa
mia. Neppure un attimo mi
ha lasciata l’impressione che
quell’essere «intorno al papa» snaturasse l’essere insieme. Non è il fatto che la
chiesa di Roma e il papa invitassero le altre confessioni
cristiane, le fedi rivelate e le
altre fedi che mi disturbava e
mi disturba: hanno le misure
e la forza per promuovere
una iniziativa del genere, e
ce l’hanno solo loro. Non è
questo il punto.
Il punto è che si può promuovere un’iniziativa in tanti
modi, si può invitare gli altri a
pregare insieme con Tintima
e matura convinzione di essere con gli altri e insieme a loro in cammino, anche se si è
promosso l’incontro e si ha
avuto la forza e l’intuizione di
farlo, oppure lo si può fare
comunicando nei fatti la convinzione di essere, fra gli altri,
i primi e i veri. La regia dell’incontro infatti era tutta
centrata sul papa collocato al
centro dell’evento anche dal
punto di vista coreografico,
con tanto di claque e di giovani in delirio che scandivano
in estasi «Gio-van-ni-pao-lo»
come in uno stadio, e c’era il
suo fermarsi compiaciuto a
raccogliere l’urlo della folla
osannante. C’era quel culto
della persona che disturba e
distoglie dal vero, anche se le
parole che diceva e che si dicevano erano giuste e vere.
Questo impianto potente,
questa confusione evidente e
voluta su di un uomo vissuto
come un di(v)o, è lo scoglio
più grande a un dialogo che
mi sembra urgente e sacrosanto fra chiese tanto diverse, ma anche tanto vicine.
L’esaltazione e il plauso delle
folle, se non proprio cercato,
indubbiamente non tacitato
mi spaventa perché parla la
lingua del presente secolo
(eone), parla con toni estremi
e trionfanti al di là delle paro
le buone e giuste che si possono dire e che sono state
dette da tutti.
Il Signore converta
i nostri cuori
Credo nell’ecumenismo e
nel dialogo, credo che soltanto nel dialogo che consente di
conoscersi e di capirsi, di dire
dei no e dei sì, sia possibile
spendere la Parola di Dio e
credo anche che il Signore,
nella sua parola e nella predicazione che ci affida ci dia la
possibilità di cambiare. «Non
è ancora manifesto quel che
saremo»: sono convinta che
quello che dice l’apostolo
Giovanni a proposito del futuro e della vita che nasce dall’essere associati alla morte e
alla risurrezione di Cristo sia
vero anche per il futuro della
chiesa cristiana. Non è ancora
manifesto quel che saremo
anche nel senso che siamo
chiamati ad essere qualcosa
d’altro rispetto a quello che
siamo oggi, come persone e
come chiese. Certo il cammino che dobbiamo percorrere
è impervio ed è necessario
che il Signore converta i nostri cuori perché possiamo
davvero guardare a lui e non a
noi e voler dare a lui soltanto
e non a noi la gloria, con convinzione e con fede.
È scomparso in Toscana il pastore della Missione svizzera
Fritz Liechti, la missione dei dischi
Venerdì 18 gennaio, a Scarperia in provincia di Firenze,
circondato dai suoi cari, si è
addormentato nel Signore il
pastore Fritz Liechti della
Missione svizzera per dischi.
Nato nel 1928 nel Giura Bernese, si era trasferito a Firenze oltre 40 anni fa e, in uno
spirito di grande umiltà e
semplicità, si era messo a disposizione delle chiese evangeliche italiane per aiutarle
nell’evangelizzazione del nostro paese. Accompagnato
dalla moglie, Verena, e più
tardi dai figli, collaborava,
per sforzi evangelistici particolari, con comunità di ogni
denominazione cui offriva il
materiale edito dalla sua Missione e la propria voce, nel
canto e nella testimonianza.
Fritz e Verena avevano presto trovato nei missionari Bob
e lanet Jones una coppia di
amici fraterni con cui Condividere speranze, timori e anche attività evangelistica per
tutto il nostro paese. Per anni
avevano gestito insieme una
trasmissione evangelica a Radio Tangeri e poi a Radio
Montecarlo. Si erano poi impegnati nell’aiutare la Chiesa
biblica di Messina che ebbe
per pastore Bob Jones. Quarido non era impiegato in atti
vità a fianco delle chiese italiane, Fritz faceva lunghi giri
missionari in Italia, Spagna e
recentemente anche in Africa,
offrendo i propri dischi e la
propria attività canora anche
a circoli laici ed ecclesiastici,
pur di raggiungere giovani e
anziani con una evangelizzazione capillare e mai proselitistica. Un impegno tutto particolare era messo, da Fritz e
Verena, nella distribuzione di
calendari II buon seme, che
essi davano a quanti venivano
in loro contatto e, spesso, li
inviavano anche a deputati,
senatori, autorità che gradivano il dono, iniziando spesso
una corrispondenza con Fritz
0 con le comunità vicine.
Dopo un grave incidente
occorsogli alcuni anni fa,
Fritz aveva combattuto con
grande coraggio per ritrovare
l’integrità fisica e non interrompere la propria attività,
anche se in condizioni di minore esuberanza. Colpito da
un tumore ha lasciato, in chi
lo ha visitato nella sua casa di
Scarperia, un’impressione di
grande serenità, anche per la
forte unità spirituale che si
coglieva nella sua famiglia. Il
servizio funebre, svoltosi al
cimitero degli Allori a Firenze
lunedì 21 gennaio, è stato
un’occasione di fraternità e di
testimonianza. Ha presieduto
la riunione il comune amico e
fratello Eliseo Longo, anziano
della Chiesa dei Fratelli di Firenze, ed erano presenti alcuni membri svizzeri della sua
missione. Alla moglie, alle figlie Marianna, Elisabetta e
Gabriella, ai figli Filippo e
Stefano e a tutte le rispettive
famiglie, va il nostro abbraccio fraterno nella fiduciosa
speranza dei figli di Dio.
Una valutazione positiva
viene dal vicepresidente della
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei), il
pastore luterano Hans-Michael Uhi: «Un bilancio positivo che conferma l’importanza di sviluppare, oltre al
dialogo ecumenico, anche un
ecumenismo delle religioni.
Tutto questo è possibile e doveroso anche in Italia e la
Fcei si sente impegnata in
questa direzione». Gli esponenti delle religioni hanno
pregato per la pace, ma non
insieme: «A mio modo di vedere - commenta il pastore
Uhi - è stato utile e importante perché siamo diversi e
ancora non esiste una piena
e compiuta realtà del dialogo
interreligioso». Le chiese
evangeliche italiane, ha proseguito, possono contribuire
al dialogo interreligioso «valorizzando i canali che già
esistono e proponendo un
approccio meno istituzionale
e più personale, costruendo
concrete occasioni di collaborazione soprattutto a livello locale».
Anche il presidente dell’
Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi), pastore Valdo Benecchi, guarda all’iniziativa in
modo positivo: pur segnalando la «questione aperta» della
centralità della figura del papa, che in simili occasioni
rende pur sempre l’incontro
non paritario; il pastore Benecchi ritiene che la Giornata
di Assisi sia stata un pezzo
importante del percorso comune delle religioni per la
pace: «Ad Assisi è stato com
piuto un pezzo di strada comune: nei discorsi del papa e
degli altri rappresentanti religiosi - afferma il presidente
Opcemi - non sono echeggiati semplici slogan, ma parole dirompenti, calate in
maniera consapevole nella
realtà e nei conflitti che il
mondo sta vivendo». Durante
rincontro, aggiunge il pastore Benecchi, è tornato spesso
il concetto di dono della pace. «Nessuno - conclude può ritenere di avere la capacità di conquistare la pace:
essa è un dono che va accolto
e condiviso, operando segni
di riconciliazione».
Per il pastore Dentón Lotz,
segretario generale dell’Alleanza battista mondiale,
quello di Assisi è stato «un
grande avvenimento che ci
impegna anche per il futuro:
il fatto che cristiani e credenti di tante religioni si siano
incontrati per pregare per la
pace è un segno di speranza.
Come battista sono orgoglioso di essere stato qui impegnato con altri a superare
barriere linguistiche, culturali e spirituali: essere venuti
ad Assisi significa affermare
che noi siamo per la pace,
preghiamo e lavoriamo per la
pace. I battisti sono minoranza in molte parti del mondo. Per testimoniare la loro
fede hanno sofferto in realtà
come l’Est europeo o il Medio Oriente: la memoria di
queste sofferenze è alla base
del nostro impegno: certo,
sono pessimista sull’uomo e
sulla sua capacità di amare e
costruire la pace, ma sono
ottimista su Dio». (nev)
Concerti e letture bibliche a Torino
Musica e preghiera
FLAVIO CAm
IL 27 gennaio nel tempio
valdese di corso Vittorio
Emanuele ha avuto inizio il
ciclo invernale degli incontri
di «Musica e preghiera». Da
alcuni anni è ormai tradizione la quarta domenica del
mese, alle 17,30, ascoltare
una lettura biblica commentata, preceduta e seguita
dall’esecuzione di alcune
musiche: una tradizione tipica dei paesi protestanti che
ora rivive anche nel centro di
Torino grazie all’iniziativa
del Comitato musica del
tempio valdese e alla disponibilità di tanti musicisti, soprattutto organisti, di grande
valore artistico.
Racchiudere il commento
biblico aU’interno di un’esecuzione musicale non nasce
per caso ma si sviluppa all’interno del culto luterano. Le
famose «Cantate» erano, infatti, destinate a questo scopo e venivano eseguite in due
parti: prima e dopo la predicazione. Proprio per questa
ragione gli appuntamenti di
«Musica e preghiera» non sono da considerarsi dei con
certi interrotti da una chiacchierata, ma dei veri e propri
piccoli culti costruiti intorno
alla parola di Dio e al suo
commento.
Il primo musicista ospite di
questo ciclo di appuntamenti
è stato l’organista Marco
Roggeri che ha costruito il
suo programma intorno ai
versetti di Luca 18,9-14 «Il fariseo e il pubblicano» con
musiche di Muffai, Bach,
Mozart e Haydn. Cremonese
e organista della chiesa di
San Pietro al Po e della cappella della cattedrale della
sua città. Marco Buggeri ha
affrontato l’esecuzione dei
brani con levità espressiva e
brillantezza di tocco ideali
per il programma scelto.
I prossimi appuntamenti,
sempre con l’intervento di
organisti provenienti da tutta
Italia saranno il 24 febbraio
(Giuliana Maccaroni), il 27
marzo (Chiara Cassin con il
coro valdese di Torino) il 28
aprile (Fausto Caporali, richiamato dopo il successo
ottenuto con le sue improvvisazioni su motivi proposti dal
pubblico) e il 26 maggio (Federica lannella).
L'opuscolo pubblicato a cura della Federazione evangelica
Riflessione su «Fede e denaro»
«La libertà del mercato è sovente libertà di pochi, pilotata
pericolosamente dalla ricerca
del puro profitto economico»:
è una delle principali motivazioni che ha spinto la Federazione delle chiese evangeliche
in Italia (Fcei) e l’Unione delle
chiese cristiane awentiste del
7° giorno (Uicca) a dedicare la
Settimana della libertà 2002 al
tema «Fede e denaro». La Settimana della libertà si tiene
ogni anno nei giorni intorno
al 17 febbraio (fra il 14 e il 21),
data che ricorda la concessio
ne dei diritti civili ai valdesi
da parte di re Carlo Alberto
nel 1848. Il tema «Fede e denaro» viene trattato sotto diverse angolature in un opuscolo in distribuzione in questi giorni. Il volumetto (117
pagine, 5,16 euro) comprende
contributi di una dozzina di
autori, in tre sezioni che approfondiscono rispettivamente l’aspetto bìblico, etico ed
economico del tema fede ed
economia. Con il tema proposto quest’anno, la Federazione evangelica e l’Unione av
ventista intendono portare
all’attenzione dei credenti
evangelici il tema dell’ingiustizia economica, per favorire,
anche nelle chiese, un necessario processo di presa di coscienza dei meccanismi dell’economia globale che generano squilibri e palesi ingiustizie nel mondo.
Per ordinare l’opuscolo «Fede e denaro» ci si può rivolgere a: Settimana della libertà,
do «Confronti», via Firenze
38, 00184 Roma, telefono 064820503, fax 06-4827901.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 8 FEBBRAIO 2002
IfNERDlB
È stato il tema della Settimana di preghiera dell'unità dei cristiani di quest'anno
«In Dio la sorgente della vita»
Dopo le difficoltà del 2000 e 2001, legate soprattutto alla questione dell'Anno Santo, le
iniziative quest'anno sono riprese numerose in molte località italiane. Iniziamo a segnalarle
EMMANUELE PASCHETTO
DOPO le difficoltà del 2000
e dell’anno scorso, legate
soprattutto alla questione
dell'Anno Santo, sono ripresi
con rinnovato vigore in diverse località gli incontri della
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani (Spuc).
Quasi ovunque c’è stato un
clima di accoglienza reciproca e di fraternità e quindi tanto più risultano fuori luogo
certi atteggiamenti di chiusura, come è avvenuto a Vigevano dove il vescovo locale non
ha permesso l’incontro con
gli evangelici della città. Segnaliamo le notizie che ci sono pervenute da città e paesi
di tutta la Penisola; ci scusiamo perché, per poter dare
spazio a tutti, abbiamo dovuto riassumere drasticamente
le corrispondenze.
A Catania si è tenuto il 18
gennaio, nella chiesa ortodossa, l’ormai tradizionale
incontro delle comunità cristiane della città. La liturgia è
stata condotta da padre Dimitri, greco ortodosso, e dall’animatore ecumenico Piero
Quinci: hanno predicato l’arcivescovo Luigi Bommarito e
il pastore Italo Pons. Un secondo appuntamento si è
avuto il 24 a San Giovanni La
Punta, in concomitanza dell’incontro di Assisi: hanno
partecipato le varie comunità
religiose del Catanese.
Domenica 20 gennaio a
Biella, nella chiesa valdese, si
sono incontrati fratelli e sorelle cattolici, evangelici e ortodossi per testimoniare insieme semplicemente, ma
con intensità, l’unità in Cristo
dei credenti. Per la prima volta il vescovo cattolico è entrato nella chiesa valdese. Accanto a mons. Gabriele Mana
c’erano padre Giorgio Vasilescu della Chiesa ortodossa romena di Torino, il pastore
valdese Jonathan Terino e il
diacono della Chiesa pentecostale Antonello Alberto.
A Gorizia si è svolta il 18
gennaio una celebrazione
ecumenica presieduta dall’arcivescovo Dino De Antoni
e dal past. Andreas Kohn che
ha predicato sul Salmo 36. A
Udine la chiesa metodista era
gremita il 20, e il nuovo vicario per la pastorale, mons 1ginlo Schiff, nel suo messaggio ha lasciato intendere un
grande interesse personale
per l’ecumenismo. Su invito
del gruppo ecumenico e del
Centro pastorale diocesano
la Settimana si è conclusa
nelTauditorium «L. Fogar» a
Gorizia il 24 gennaio con una
tavola rotonda interreligiosa
moderata dal past. Kòhn sul
tema «11 male e la sofferenza:
perché? Le religioni si interrogano». Sono intervenuti
Franco Di Maria, presidente
dell’Unione delle comunità
induiste in Italia, il rabbino
Ariel Haddad, il biblista don
Santi Grasso e lo psichiatra
Sergio Ujcich della comunità
islamica di Trieste.
Ad Avellino si sono tenute
durante la «Settimana» otto
celebrazioni ecumeniche nelle zone più povere ed emarginate della città. L’organizzazione era affidata al Gruppo
interconfessionale attività
ecumeniche di cui fanno parte la Chiesa cattolica, la Chiesa cristiana libera di Avellino
e Forino e la Chiesa awentista di Avellino. Hanno partecipato in totale oltre un migliaio di persone oltre al vescovo Antonio Forte e ai pastori Antonio Casarella e Marco Cefariello; hanno contribuito alle diverse liturgie
molti laici ribadendo, con
preghiere e riflessioni, l’im
L’incontro ecumenico nella chiesa valdese di Napoli
portanza dell’impegno di tutto il popolo di Dio. Nei prossimi mesi è prevista l’apertura ad Avellino di un luogo di
culto e di incontro comune a
tutte le confessioni cristiane.
A Genova la Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani è stata preceduta da un
incontro con il rabbino Momigliano. Poi, il 18 gennaio,
si è avuta l’apertura nella
chiesa valdese di via Assarotti, con la predicazione del pastore valdese Teodoro Fanlo
y Cortés e del vescovo ausiliare mons. Tanasini. Un secondo incontro si è svolto il
22 nella chiesa dei Padri cappuccini di Genova Quarto
dove ha predicato il pastore
luterano Jiirgen Astfalk. Il 23
nella sala Quadrivium c’è stato un interessante incontro
con mons. Aldo Giordano,
già segretario del Consiglio
delle Conferenze episcopali
europee e il prof. Paolo Ricca,
della Facoltà valdese di teologia, per la presentazione della «Charta oecumenica». È
stato sottolineato come in
questo testo appaiano molto
forti i concetti di perdono,
misericordia e dialogo. La
settimana si è conclusa il 24
nella chiesa cattolica di Santa
Marta, con mons. Borzone,
canonico della cattedrale, e il
pastore Fanlo y Cortés.
A Vigevano i rapporti ecumenici sono piuttosto tesi.
Nonostante la presenza di un
pastore e di un piccolo gruppo battista in città e della
Chiesa battista di Casorate
nella diocesi, l’anno scorso il
vescovo invitò un sacerdote
ortodosso e un pastore da Milano, ignorando le richieste di
quest’ultimo che voleva fosse
coinvolto il pastore di Vigevano. Quest’anno il gruppo ecumenico che si raduna intorno alle suore sacramentine
aveva invitato gli evangelici di
Vigevano, ma la curia è intervenuta per bloccare l’iniziativa sostenendo che, essendo
il vescovo momentaneamente fuori sede, non si potevano avere incontri ufficiali. A
Casorate Primo, invece, si è
svolto un festoso incontro
ecumenico il 20 nella chiesa
battista, con il pastore e il
parroco e fratelli e sorelle delle due confessioni.
A Napoli nella chiesa valdese di via dei Cimbri si sono incontrati il 20 gennaio sorelle e
fratelli cattolici ed evangelici
per una celebrazione ecumenica. La pastora Teodora To
sarti ha rivolto un forte messaggio ai presenti. Particolarmente suggestivi sono stati i
canti accompagnati dalle chitarre di padre Paolo Gamberini, gesuita, e di Carlo Chiecchi. Alla fine vi sono state diverse preghiere spontanee
durante le quali è stato ricordato il pastore Nicola Leila,
grande sostenitore dell’ecumenismo. È stata la prima
volta che un’iniziativa del genere si svolgeva nella chiesa
valdese (in precedenza era
stata utilizzata la chiesa anglicana,'di ampie dimensioni).
A Torino, dove da oltre un
decennio la Settimana di preghiera è organizzata insieme
dalle tre commissioni ecumeniche cattolica, evangelica e
ortodossa, si sono avute manifestazioni varie tutti i giorni
delTottavario. L’inizio è stato
in duomo, il 18, dove centinaia di persone hanno ascoltato la predicazione dell’arcivescovo Severino Poletto, del
pastore valdese Giuseppe
Platone e di padre Giorgio
Vasilescu, ortodosso romeno.
Fra le iniziative della settimana la conferenza sul tema:
«Contro una cultura di morte,
Dio sorgente della vita» con
Gianni Long, presidente della
Fcei e don Giovanni Cereti, la
predicazione a due voci in 27
chiese cattoliche, evangeliche
e ortodosse della città e della
diocesi (nelle località di Bra,
Giaveno, San Mauro, Settimo
Torinese, Venaria, Borgaro,
Carmagnola, Moncalieri, Rivoli) il 21, 22 e 23 gennaio, il
concerto nella chiesa di Santa
Rita del coro dell’Istituto diocesano di musica e liturgia diretto da padre Eugenio Costa
e la chiusura il 25 nella chiesa
valdese di corso Vittorio. In
ogni occasione sono state
raccolte delle offerte a favore
di due orfanotrofi ortodossi,
uno in Romania e uno in
Moldavia.
1 - continua
Imperia: dibattito fra i rappresentanti di diverse fedi
Gli animali, l'essere umano e Dio
CATERINA CARIBBO
ALL’INCONTRO organizzato dalla comunità valdese di Imperia il 24 novembre e coordinato dalla presidente del Consiglio di chiesa.
Gemma Lami, su «Gli animali, l’essere umano e Dio», il
prof. Riccardo Mandelli ha
dapprima portato una testimonianza dalla quale si evinceva che, anche se animati
dalle migliori intenzioni, gli
uomini possono commettere
azioni nefaste. Nell’esempio
che ha fatto, due nobildonne
milanesi decisero di «ospitare» 1.000 cani randagi. Mandelli, che allora esercitava come veterinario, si trovò a dover fronteggiare un’operazione di salvataggio che si rivelò
fallimentare, nonostante gli
interventi del Comune.
poberto Massiello, rappresentante del buddismo, ha
letto alcune pagine in cui si
racconta di una «bambinadrago» (un essere per metà
animale, dunque) che, a soli
nove anni, raggiunge T«illuminazione», trasformandosi
in un Buddha. Roberto H.
Piccardo, responsabile della
Comunità islamica, ha insistito sul fatto che tutto quello
che c’è sulla terra, acqua,
fuoco, pascolo è di tutti, e
nessuno ha il diritto di impadronirsene: «Questo è antiglobalizzazione», per cui è
urgente portare nel mondo
un principio di giustizia. Sa
remo infatti gli unici giudicati: gli animali non hanno responsabilità né volontà di fare il male. Solo l’uomo turba
l’ecologia perché non rispetta le indicazioni di Dio.
Il pastore Maurizio Abbà ha
esordito con una provocazione: trattare il tema oggetto del
nostro incontro può apparire,
alla luce degli avvenimenti internazionali più recenti, un
lusso (ma rincontro era stato
programmato mesi prima,
dopo un incontro fra diversi
fedi). Esaminando Genesi 1,
solo al terzo giorno viene detto che Dio vide che «questo
era buono». Nell’ebraismo il
terzo giorno (martedì) è giorno di festa, adatto per il matrimonio (Giovanni 2, 1). Per
noi il terzo giorno deriva invece il suo nome da Marte, dio
della guerra e questo contraddice l’intenzione di Dio nel
creare il mondo. Questo racconto, nel suo complesso, è
una confessione di fede e il
racconto biblico è un vero
manifesto ispirato aila nonviolenza. Il problema del rapporto scienza-fede non si poneva come oggi all’epoca in
cui fu scritto questo testo. A
differenza delle altre mitologie, la creazione è un insieme
di ordine e di armonia.
Negli intervalli fra un intervento e l’altro il maestro Antonio Rostagno ha eseguito al
pianoforte dei brani classici e
moderni opportunamente
scelti. Un pubblico preparato
e disponibile al dialogo ha
ampliato le tematiche dei vari interventi, contenuti per limite di tempo.
MA PAGI
Flessibilità o precarietà?
I
progetto (vincolato all’esecuzione di un determinato lavoro): lo staff leasing (i dipendenti di un’agenzia verrebbero noleggiati a tempo
da altre imprese). Questa forma di intermediazione di
mano d’opera è ora vietata
dalla legge, ma la maggioranza parlamentare è tale...
Secondo: il costo del lavoro,
si dice, deve essere abbassato
per migliorare la competitività delle imprese. Salari contrattuali più bassi, dunque, e
il resto legato all’andamento
dell’impresa: se vi sono profitti vi sarà una quota aggiuntiva, contrattata a livelio regionale, se no niente. Anche il
Mezzogiorno andrebbe aiutato introducendo salari significativamente più bassi che al
Nord. Se poi i lavoratori meridionali capiranno che soltanto andando al Nord avranno
la possibilità di ottenere salari
decenti, tanto meglio. Si potrà
fare a meno degli immigrati
extracomunitari.
Terzo: si promette una riforma degli «ammortizzatori
sociali»: cassa integrazione,
indennità di disoccupazione,
reddito minimo. L’idea è di
introdurre un’indennità di
disoccupazione «ragionevole
ma contenuta» (in modo che
il lavoratore non si adagi nella comoda situazione di senza lavoro) e di durata limitata, ma finalmente rivolta a
tutti i tipi di lavoratori. Ma
dove si prenderanno le risorse se si propone contemporaneamente una riduzione dei
contributi? Si farà quel che si
potrà e i lavoratori potranno,
se vorranno, integrare il modesto sussidio pagandosi assicurazioni aggiuntive.
La questione
dell'articolo 18
Vi è infine l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: governo e Confindustria chiedono di sostituire l’obbligo
della riassunzione del lavoratore ingiustamente licenziato
con un risarcimento pecuniario. I sindacati, tacciati di
antimodernità, sono accusati
di difendere una garanzia an-,
tiquata e scarsamente utilizzata. Essi replicano che la
monetizzazione del licenziamento ingiusto sarebbe la ciliegina sulla torta di una precarizzazione totale del lavoro
che, oltre a rendere sempre
più difficile se non impossibile il ruolo del sindacato, darebbe non solo la licenza di...
licenziare gli «esuberi» ma
anche e soprattutto di ricattare, angariare, costringere a
qualsiasi sopruso i lavoratori
occupati nelle aziende di
ogni dimensione. Mai sentito
parlare del mobbin^l
La libertà fra disuguali
Riforme difficili, che rischiano Tincostituzionalità e
che potranno passare se il
sindacato verrà definitivamente sconfitto. Ma il ministro Maroni ha pensato a tutto: fine della concertazione,
riduzione del campo di applicazione dei contratti, limitazione degli scioperi, ricorso
generalizzato all’arhitrato.
Risultato: lavoratori più precari e meno pagati, meno difendibili dal sindacato, più ricattabili e meno tutelati sul
posto di lavoro, impossibilitati a scioperare, che non potranno contrattare alla pari
con il padrone neanche il diritto di respirare.
Eppure l’aveva già capito
Montaigne che «la libertà fra
disuguali è violenza e oppressione». Possibile che in nome
della modernità, della competizione e dello sviluppo si
debbano dimenticare principi
e valori condivisi da due secoli e si debbano aumentare le
disuguaglianze? Possibile che
non ci siano altre strade
all’innovazione? Se come
evangelici avessimo l’abitudine di pensare e vivere la fraternità e l’amore del prossimo
sofferente, con coerenza, nel
mondo, certo non realizzeremmo il regno di Dio, ma ne
daremmo una testimonianza
visibile, controcorrente, anche in piazza. «Fui disoccupato e voi mi sosteneste». O no?
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Maurizio Girolami
Chiesa cristiana evangelica di Peschici
Sotto lo sguardo di Dio
SILVANA MASELLA
Da quando ci siamo costituiti come chiesa cristiana evangelica riformata
(chiesa membro dell’Ucebi) e
abbiamo aperto un locale di
culto a Peschici, non possiamo fare a meno di vedere e
assaporare le benedizioni del
Signore. La parola di Dio è
potente, non torna mai a vuoto e anche quest’anno esprimiamo la nostra gioia nel comunicare che l’anno 2001 per
noi si era aperto con dei battesimi e si è chiuso altresì con
il battesimo della sorella Antonietta Tossetta, che ha così
risposto al comandamento
del Signore Gesù Cristo.
In quel giorno molte persone tra amici, simpatizzanti
e conoscenti hanno riempito
il nostro locale di culto. La
parola del Signore è stata
predicata dal pastore Antonio Di Noia che ha sviluppato il tema della nuova nascita
in Cristo; c’è stato anche il
contributo di alcuni responsabili delle chiese dei paesi
limitrofi, ciascuno dei quali
ha letto un salmo di incoraggiamento per la sorella Antonietta. Ringraziamo il Signore per le sue benedizioni, per
la gioia, la musica e il canto
che quel giorno hanno riempito i nostri cuori.
La comunità ha sperimentato la presenza e il sostegno
del Signore anche nel momento della tristezza. Il 7
gennaio il nostro caro fratello
Matteo Quercia, di 74 anni,
ha lasciato la sua famiglia e la
chiesa per andare alla presenza del Signore Gesù. Da molti
anni credente insieme a sua
moglie Lina, nell’arco della
sua vita ha attraversato momenti difficili, tra cui in ultimo la malattia che l’ha colpito e in breve tempo l’ha spento. Il funerale, che si è svolto
nei locali della nostra chiesa,
è diventato un momento di
testimonianza verace per il
paese che è intervenuto numeroso. Oggi la moglie Lina è
per noi un esempio di fede,
una colonna portante per la
chiesa di Peschici.
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9
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Un dossier e una proposta alle chiese del Servizio rifugiati e migranti della Fcei
Più collaborazione suirimmigrazione
; llQ rete creata dal Servizio della federazione ha bisogno dell'aiuto delle comunità per essere
a Ipjù efficace. Quattro coordinatori di zona sono a disposizione per informare e sensibilizzare
L’ultimo numero di «Srm
° Materiali» contiene un dos® Jier monografico sul Servizio
lifugiati e migranti della Fcei,
[he vuole essere un utile
" Itmtnento di informazione e
® li lavoro per le chiese memko della Federazione per le
^ Lali non è sempre chiaro
[1 |ome possano utilizzare e
’ lollaborare con il Servizio e
° loprattutto tra di loro.
' Il Srm, considerati l’aunento dei flussi migratori dai
)aesi colpiti dalla guerra e
lalla miseria, e l’orientamen[0 deU’attuale governo in iena di immigrazione, si rende
onto che oggi è prioritario
twiare e rafforzare i contatti
;on le comunità che, sparse
;ul territorio nazionale, sono
li attori principali nel lavoro
;on 1 migranti e i rifugiati. «A
juesto scopo - si legge nel'introduzione del dossier ¡ono stati nominati 4 coordilatori di zona all’interno di
in Comitato con il compito
li raccogliere informazioni
ìulle iniziative che esistono
ielle comunità, di informarle
iul lavoro del Servizio e sulle
I lossibilità di collaborazione
: la il Servizio e le chiese».
Il dossier illustra gli obiettidei Srm, tra cui sensibiliz;azione e informazione sui teni di immigrazione, asilo,
azzismo, multiculturalità,
’impegno politico per la pronozione di una legislazione
iqua e monitoraggio per una
Ì;orretta applicazione delle
eggi esistenti: presenta i progetti speciali a cui ha partecipato e partecipa, tra cui il «Riionciliation by education» in
Cosovo e in Albania rivolto al: a formazione di giovani edui latori alla gestione dei conflit; i, all’educazione non violenta
iialla costruzione di una so:ietà democratica. Il dossier
Consulenze per immigrati negii uffici dei Servizio
Il dossier si chiude con un
dettagliato indirizzario di as
inoltre dà notizia sui progetti
ancora in corso d’opera come
«Essere chiesa insieme», e
«Ruth» il cui obiettivo è di
promuovere aH’interno delle
chiese una riflessione sulla
complessa realtà della prostituzione e di sostenere in particolare le donne straniere vittime della tratta.
Fondamentale per il Srm è
lavorare in rete, collaborare
cioè con tutti gli altri organismi che operano nel settore
dell’immigrazione, dell’asilo
e del lavoro interculturale. In
questo senso, il Srm è inserito in varie reti, alcune delle
quali vengono presentate
nella monografia come ad
esempio, la «Commissione
delle chiese per i migranti in
Europa» (Cerne) e, a livelllo
nazionale, il «Gruppo di riflessione» formato da organismi e associazioni di ispirazione religiosa attivi nel campo delle migrazioni.
sociaziom, organismi nazionali e internazionali e siti Internet sui temi di asilo e im
(foto G. Alabiso)
migrazione, di grande utilità
per le comunità che sono e
saranno impegnate nel lavoro
di accoglienza e di sostegno
per immigrati e rifugiati.
«Raccolta degli spiccioli»
per l'Afghanistan
Stiamo entrando nella fase finale della raccolta dato
che dal prossimo 1° marzo
le nostre monete in lire non
avranno più corso legale e
quindi non potranno più essere utilizzate per acquisti di
nessun genere. Questo periodo quindi è quello maggiormente interessante per
la ricerca in fondo ai cassetti
delle nostre case, e nelle tasche di tutti i nostri abiti.
Come inviare
gli spiccioli raccolti
Lire italiane: entro il 28
febbraio è possibile effettuare il versamento presso
qualsiasi ufficio postale o
sportello bancario, indirizzando il versamento alla
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, via Firenze 38, 00184 Roma, c/c
postale n. 38016002; oppure
o/c bancario num. 502060
presso la Banca popolare
etica. Ahi 05018, Cab 12100,
specificando la causale
“raccolta spiccioli per l’AfSuanistan».
Per facilitare l’operazione,
®0ggeriamo ai cassieri delle
ehiese di recarsi presso l’ufneio postale o' la banca, con
tl conteggio delle monete
fatto, e con le banconote
e le monete raccolte in pacehetti omogenei.
Monete estere: queste moP?te, possono essere camd*®te solo presso le rispettibanche nazionali nei
P®esi esteri deH’Unione europea. Data la complessità
^__^l’operazione, per chi non
ha modo di farla eseguire
direttamente da conoscenti,
le monete estere possono
essere inviate al sottoscritto
presso la Chiesa valdese di
Torino (Chiesa evangelica
valdese, sovrintendente 4°
circuito, via San Pio V 15,
10125 Torino): la raccolta
delle monete estere in un
unico posto bi permetterà
di organizzare il relativo
cambio presso le rispettive
banche nazionali. L’invio
può avvenire tramite pacchetto postale o a mano,
utilizzando i normali spostamenti ecclesiastici per
riunioni e assemblee, dando i pacchetti a qualcuno
che li possa portare facilmente a Torino (i pastori
Eugenio Bernardini e Giuseppe Platone si mettono a
disposizione per questo servizio). Ci auguriamo di avere la collaborazione dei presidenti di distretto, dei sovrintendente di circuito, dei
presidente delle assemblee
regionali battista.
Per facilitare le operazioni
di raccolta, chiediamo alle
.chiese di raggruppare le
proprie monete per singola
valuta, accompagnate da un
riepilogo generale. Man mano che perverranno le raccolte ne daremo notizia sul
nostro giornale. Ringraziamo tutti per aver sostenuto
l’iniziativa con generosità e
impegno personale.
Ferdinando Blefari
Sovrintendente 4° circuito
fblefari@libero.it
Servizio rifugiati e migranti
I coordinatori di zona
Beatrice Grili: Sud (Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata)
viale Libertà 115, 98121 Messina, tei. 090-52817. E-mail:
bgrill@tiscalinet.it.
Laura Leone; Centro (Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo-Molise, Lazio, Campania)
via Ciccarono 51, 66054 Vasto (Ch), tei. 0873-378868. E-maU:
leone.laura@libero .it.
Bruno Giaccone: Nord-Ovest (Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera)
via Bricco Tampone 176, 14020 Serravalle d’Asti (At), tei.
0141-594184. E-mail: astimet@provincia.asti.it.
Davide Giannoni: Nord-Est (Lombardia, Emilia, Romagna,
Triveneto)
piazza del Mercato 16, 25121 Brescia, tei.-fax 030-2906480.
E-mail: d.s.giannoni@libero.it.
Colloquio ebraico-cristiano
Livorno riscopre
la pluralità delle fedi
LEONARDO CA50RI0
Erano molti di meno,
quest’anno, i partecipanti alla «giornata del Colloquio ebraico-cristiano», manifestazione ormai consueta
che ha visto a Livorno ebrei e
cristiani marciare insieme
per un breve tratto di strada
nel centro storico della città,
dalla sinagoga fino a piazza
della Repubblica, scortati dai
vigili urbani, lo scorso 17
gennaio. Sono stati distribuiti volantini che riportavano
lo slogan trascritto su un
grosso striscione «La vita è
un dono prezioso», con alcune citazioni tratte dal libro
della Genesi, dei Salmi, del
Vangelo di Giovanni, dal Talmud e da alcuni scritti di Rabindranath Tagore. Uniti al
volantino, vi erano alcuni semi di girasole per simboleggiare la speranza del credente e la certezza che ogni piccola vittoria della vita sulla
morte rende testimonianza
alla promessa che Dio ha dato alla vita sulla terra.
Il rabbino Kahn ha aperto
la cerimonia citando dalla
Genesi il più antico episodio
di aggressione di un uomo
nei confronti di un altro uomo: «E Caino disse ad Abele
suo fratello...». Che cosa disse
e come gli fu risposto, la Bibbia non lo dice: «I puntini di
sospensione ebe troviamo nel
racconto biblico, - ha osservato Kahn - significano un
dialogo mancato, finito prima
ancora di iniziare. E la mancanza di dialogo genera incomprensione e odio».
Alla manifestazione hanno
partecipato anche, oltre alle
autorità religiose della città
come il rabbino Kabn e poi
per le chiese cristiane il vescovo Coletti e il pastore valdese Klaus Langeneck (assente il pastore locale battista
Del Nista per ragioni di salute), don Stefano Chierici, delegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, l’assessore Bertini in
rappresentanza del Comune
e il presidente della Comunità ebraica, Zarrugh. Mons.
Coletti, soddisfatto per l’impegno di molti verso un dialogo che continua, ha evidenziato come in conseguenza
del dono della vita, quale patto fra Dio e gli uomini, questi
devono assumersi alcuni impegni; in particolare: riceverla, custodirla, qualificarla e
diffonderla. Riceverla, nel
senso di capire che è un frutto d’amore, custodirla non
smarrendo mai la consapevolezza del suo contenuto; e
poi qualificarla, che equivale
a non mortificarla e soprattutto diffonderla.
Davanti alla sinagoga sono
stati letti altri brani biblici in
italiano e in ebraico e in piazza Repubblica i presenti hanno intonato in coro, sotto la
guida del pastore Langeneck,
i noti canti Shalom, Laudateomnes gent.es e il canone Dona nobis pacem.
CINISELLO BALSAMO — Alle 21, al Centro «J. Lombardini»
(via Monte Grappa 62/b, fV p.), per il ciclo di incontri sull attualità della storia, il past. Antonio Adamo parla sul tema
«Martin Luther King: i cristiani e il movimento pacifista».
Sfebbralo
ROMA — A ptirtire dalle ore 9,30, nella sala della Protomoteca in Campidoglio, «La società laica e plurale», insieme al
Centro culturale valdese e varie associazioni, organizza un
convegno sul tema «2004: una Costituzione laica per l’Europa». Intervengono fra gli altri Mario Alighiero Manacorda,
Carlo A. Viano, Italo Mereu, Elisabetta Galeotti, Sergio Lariccia, Georges Liénard, Stefano Rodotà.
MILANO — Alle 17, alla chiesa metodista (via Porro Lambertenghi 28), per il ciclo di incontri «Perché Dio? La ricerca religiosa nella letteratura europea del Novecento», Cesare G.
De Michelis parla sul tema «Scrittori russi e tradizione giudaico-cristiana; Bulgakov, Mandelstam e Majakovskij».
BERGAMO — Alle ore 17, al Cento culturale protestante (via
Tasso 55, primo piano), si conclude la serie di studi biblici a
cura del pastore Salvatore Ricciardi sul tema «La memoria e
il Patto: chiavi di lettura del Deuteronomio».
10 febbraio
SUSA — Alle ore 15, nella sala consiliare (via Palazzo di città
39), il Centro culturale «Piero Jahier» e il Centro di ricerche
di cultura alpina organizzano un incontro sul tema «Libertà,
fede, laicità nella storia e nel futuro dell’Europa», con Adriano Viarengo («Rivista storica italiana»), il prof. Claudio Ciancio e Alfredo Guarino (del Centro «G. Caracciolo», Napoli).
Presiede Anna Rostagno Telmon.
TORINO — Alle ore 17,30, alla libreria Abba (via Maddalene
46b), Claudio Canal e Vanda Giordano presentano «Mira il
tuo pop: l’immaginario cattolico negli inni e canti di chiesa
prima del Concilio».
ROMA —Alle ore 16, alla casa delle Suore francescane missionarie di Maria (via Giusti 12), il gruppo Sae organizza un
incontro sul tema «La globalizzazione: che cos’è e perché»,
con Antonietta Papa (missionaria), Roberto Salvan (Unicef
Italia) e il pastore Eugenio Rivoir.
11 febbraio
TRIESTE — Alle 18, alla parrocchia di S. Marco evangelista
(str. di Fiume 181), per il Gruppo ecumenico, il past.Carrari
parla sul tema «Lettera agli Ebrei; Gesù sommo sacerdote».
12 febbraio
MILANO —Alle 18, alla libreria Claudiana (via Sforza 12/a),
la past. Lidia Maggi tiene l’ultimo studio sul tema dei «Vangeli dell’infanzia», parlando su «Giuseppe signore dei sogni».
14febbraio
ROMA — Alle ore 18,30, nella sala della chiesa valdese (piaz
za Cavour), si tiene il seminario bmv di formazione monitori
sul tema «Schiavi e oppressi e la chiamata di Mosè».
16 febbraio
BERGAMO — Alle 17, al Centro culturale protestante (via
Tasso 55), il prof. Mario Miegge parla sul tema «Il dilemma
delle religioni tra integralismi e libertà».
MILANO — Alle 17, nella sala della libreria Claudiana (v.
Aforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza un dibattito sul tema «Fede e denaro», con Giorgio Guelmani
(«Gioventù evangelica»), il past. Martin Ibarra e Matteo Passini, direttore di Banca etica.
TORINO —Alle 15, nel tempio valdese di c. Vittorio Emanuele 23, discutono il tema «Fede e denaro» Luciano Gallino
(Università di Torino), past. Franco Giampiccoli, Mariangela
Fadda (Fgei), Giorgio Gilli (mov. Sviluppo e pace), Tiziano
Rimoldi (fondazione Adventum contro la pratica dell’usura).
17 febbraio _____
REGGELLO (Fi) — A Casa Cares, alle 17,30, lo scrittore Davide Pinardi parla sul tema «Gli italiani sono tutti uguali ma alcuni sono più uguali degli altri? Radici storiche, minoranze e
diritti di cittadinanza». Alle ore 19,30, buffet seguito dal falò.
18 febbraio
FIRENZE — Alle ore 17, nella sala convegni della Cassa di Risparmio (via Portinari 5), Valdo Spini, Mahmoud Salem E1
Sheik, Gianni Long, Alessandro Lo Presti, Luciano Martini e
Dario Tedeschi discutono il tema «Presentazione della legge
sulla libertà di coscienza e di religione».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanaÌe.
SMMHi CRONACHE DALLE CHIESE
SANREMO — 11 18 novembre un bel gruppo della comunità
e alcuni amici hanno circondato con il loro affetto, il loro
messaggio e i loro canti la signora Mina Nuesh Azzaro,
.che ha compiuto 102 anni. Ci siamo rallegrati per il suo
viso sempre radioso, la sua voglia di leggere, e la fedele
sollecitudine del marito
• Sabato 8 dicembre ci siamo ritrovati nei nostri locali come ogni anno con la comunità luterana. I pastori lùrgen
Astfalk e Renato Co'isson hanno animato l’incontro, in
particolare ornando l’albero di Natale spoglio con pensieri scritti dai partecipanti su biglietti di vari colori: in
particolare desideri di impegno per la nonviolenza.
TORRE PELLICE — L’assemblea del 3 febbraio ha approvato
la relazione finanziaria dell’anno 2001 e il preventivo 2002
Ha inoltre eletto deputati alla Conferenza distrettuale
Massimo Gnone, Raffaele Gönnet, Attilio Sibille e deputa
ti al^inodo Carla Beux Longo e Attilio Sibille; revisori dei
conti Ivano Benech, Luciano Panerò e Romano Puy.
10
PAG. 10 RIFORMA
L'ECUMENISMO NON
È PAPACENTRICO
GIUSEPPE PLATONE
Ricordate il diario ritrovato
tra le macerie di Manhattan appartenuto a Mohammed Atta,
uno del conunando suicida-omicida di New York? Si parlava di
lavaggio accurato del corpo, di
preghiere, di intenso raccoglimento, una sorta di catarsi prima del folle gesto. Quel diario
trasudava un linguaggio religioso non diverso quello che usano
anche gli altri, i «normali». La
cura del corpo, la preghiera, la
consacrazione totale a uno scopo metafìsico. Pensavo a questo
diariq sciagurato nelle ore in cui
si incontravano ad Assisi gli
esponenti delle «fedi viventi»
che, dopo l’abbattimento delle
Torri Gemelle di
New York, hanno detto con determinazione e
accenti nuovi
che oggi la pace
è la priorità assoluta. Sono le azioni, i gesti concreti che alla fi
La Carta ecumenica
europea segna
l'emancipazione
cJell'ecumenismo dal
fedi cristiane, nelle sue varie formulazioni e organizzazioni. Non
siamo a rimorchio delle fluttuazioni della «borsa» teologico-etica vaticana; il riferimento è al
Cristo degli Evangeli, non a colui che si ritiene suo vicario. Se
la samaritana (Giov. 4), che aveva avuto molti mariti, invece di
Gesù avesse incontrato Woytila,
avrebbe avuto una crisi depressiva e non un’esplosione di gioia
per l’Evangelo ricevuto.
Su questa strada di emancipazione ecumenica dal pontefice
romano non si torna indietro
perché ci muove in questa direzione la stessa Carta ecumenica,
varata dieci mesi fa a Strasburgo. Con la sua regola d’oro della
parità e reciprocità dei soggetti
in causa, rende
possibile un ecumenismo fatto di
si e di no. Di consensi e di dissensi. Si può fare un
ne fanno la dif- prOtagOnlsmO papale accordo su di un
ferenza. Il gesto punto (per esem
di pace chiarisce
il linguaggio, spesso formalmente identico a quello che conduce all’autodistruzione. Per
questo è difficile, specie in campo religioso, distinguere tra ciò
che è male e ciò che è bene. Entrambi, il bene e il male, fanno
riferimento allo stesso universo
teologico, agli stessi testi sacri,
alle stesse formulazioni religiose. Cinquantanni fa i cinturoni
nazisti con il loro sinistro «Gott
mit uns» (Dio con noi) usavano
il nome di Dio per arare l’Europa con le bombe. Poi arrivarono
gli americani a salvarci dal nazifascismo, con il loro dollaro
sul quale c’è scritto «in God we
trust» (in Dio confidiamo). Assisi è stata una diga provvidenziale verso l’abuso di Dio. Ma è
stato un bagliore profetico. Il
giorno dopo, lo stesso papa si
scagliava contro uno stato democratico come il nostro per
inibire l’uso di leggi, come quella sul divorzio che, a suo parere,
offenderebbero a morte l’umanità e quindi Dio.
Ma nell’altalena di comportamenti difformi c’è, in questa nostra nuova stagione ecumenica,
un punto fermo, una sorta di garanzia contro ogni possibile degenerazione: il papa, paradossalmente, può dire ciò che vuole,
e quindi contraddire ciò che ha
detto il giorno prima, ma il lavoro ecumenico non è più papacentrico. Sono trascorsi i tempi
della nostalgia del comune ovile:
l’ecumenismo oggi è piuttosto
centrato sull’interazione delle
pio la questione
della giustificazione per fede) e
dissentire su tutto il resto. In
questo senso la democrazia, che
piaccia 0 no, ha acquistato diritto di cittadinanza nel dibattiti
ecumenico. La Carta ecumenica
è una sorta di garanzia che sia
possibile continuare ad andare
avanti senza pretendere che l’altro si adegui a te, ma ricercando
nuovo punti di equilibrio e avere il coraggio di accettare critiche e di fare l’autocritica.
L’ecumenismo innesta oggi un
dibattito essenziale se vogliamo
crescere criticamente insieme (e
non contro) alla società di cui
siamo parte. Senza sacralizzarla,
ma neppure maledirla. Rispettando la sua autonomia, la sfera
della laicità delle istituzioni, che
sono di tutti e nella quale tutti
possono riconoscersi. La Carta
ecumenica ci ricorda di non fare
proselitismo (che è una delle
tante forme di violenza, l’evangelizzazione è un’altra cosa) e di
rispettare l’autonomia degli stati
che democraticamente si sono
dati. Certo, siamo solo all’inizio
del viaggio ecumenico, la terra è
ancora lontana. La direzione in
cui si sta procedendo è giusta ed
è frutto di un imponente consultazione «dal basso». Nella costruzione della nuova dimensione europea, le realtà cristiane
possono rappresentare una forte
coscienza critica e profetica della
società. Ma solo se non pretenderanno di condurre la navigazione della società europea, di
nuovo, verso un porto clericale.
VENERDÌ 8 FEBBRAIO
venerdì I
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15-10125 Torino, tei. 011/655278 - lax
011/657542 e-mail: redazione.torino®riforma.it;
REDAZIONE NAPOLI;
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fax 081/291175, e-mail: redazione.napoli@riforma.it;
REDAZIONE PINEROLO;
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo. tei. 0121/371238
fax 0121/323831, e-mail: ediproetpellice.it
DIRETTuRE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pone,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Flugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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Italia
ordinario: euro 57,00; ridotto; euro 44,00; semestr; euro 30,00;
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Estero cj> stfo 90,00; v. aerea: euro 105,00; semestr; euro 47,00;
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Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L'eco delle valli valdesi) euro 17,00. Partecipazioni: mm/colonna euro 1,00. Economici: a parola euro 0,60.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 4 del 1° febbraio 2002 è stato spedito dairUfflÈio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 30 gennaio 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Il papa, le religioni e i capi di stato alla prova dei fatti
Dopo Assisi, impegni concreti
/ semi della divisione e della violenza si gettano anche con parole
come quelle del papa sul divorzio. Tra preghiere e opportunismi
SALVATORE RAPISARDA
CAROTA e bastone, pace e
guerra, dialogo interreligioso e arroccamento su posizioni da crociata, preghiera
per la pace e guerra alla laicità dello stato, difesa della
giustizia e boicottaggio delle
leggi dello stato, illusione di
ascolto e offesa ai diritti e alla sensibilità delle persone
sembrano essere il cocktail
che ci viene servito dal Vaticano. In meno di una settimana, con il suo solito attivismo, il papa ha collezionato
un impegno internazionale e
interreligioso, come la preghiera per la pace ad Assisi
con la partecipazione di centinaia di capi religiosi, e un
pronunciamento da clima
oscurantistico, come il suo
discorso in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario in Vaticano. Nella sua foga contro il divorzio ha in-vitato avvocati e giudici a «non
collaborare» con quanti chiedono di divorziare. Non si
nega al papa il diritto di ribadire la sua visione dell’indissolubilità del matrimonio,
ma vedere ogni conquista civile come una concessione
all’egoismo e, soprattutto, invitare giudici e avvocati a sottrarsi al loro dovere di rispettare le leggi appare come un
parlare sopra le righe.
L'appello contro
la legge sul divorzio
Il divorzio, la possibilità di
divorzio e dunque la relativa
legge dello stato confermata
da referendum, è una conquista di civiltà, ma anche un atto di amore nei confronti dei
deboli, di chi si vedeva costretto a una convivenza senza amore, in un inferno di
rapporti insostenibili, con
rapporti sessuali che rasentano la prostituzione domestica, spesso connotati di violenza sistematica. «Non collaborate», viene ora detto, chiudete gli occhi e le orecchie
davanti alle buone ragioni di
chi non può più sopportare
un matrimonio, una convivenza resa inumana. C’è poco
di pastorale, molto di fiscalità
dottrinaria e un tocco di sovversione in queste parole.
Ci siamo indignati davanti
alla sharia, alla legge islamica
che condanna le adultere (in
una società maschilista) alla
lapidazione: ci siamo indignati alla notizia della condanna alla lapidazione della
nigeriana Safiya; ci siamo indignati per gli studenti coranici che impongono il burqa.
Ci indigniamo a ogni e qualsiasi attacco che colpisce i diritti delle persone, siano esse
minoranze, donne, gruppi
non protetti. Il divorzio è un
RI\()l(,rM)()SI ai tallohn di tutio il mondo, lunedì scorso il papa ha ripelii1(1 con lor/a la sua condanna
al divorzio, detinilo •■una pi.iga devasianie». I indissolubililà del vincolo malnmomale
è un principio dal quale nessun cattolico ha il diritto di
derogare. Il papa ha persino
invitato giudici e avvocati a
fare il possibile per esimersi
dalle istanze di divorzio: una
interferenza poco simpatica
nei sistemi giuridici dei vari
stati. Diciamo pure che il divorzio è sempre un’esperienza dolorosa e triste: si tratta di
un fallimento: eppure va detto con chiarezza che l’indissolubilità del vincolo matrimoniale non può essere imposta dal di fuori della coppia, come una legge o un precetto ecclesiastico, ma può
essere vissuta e costruita sol
diritto, e chiunque ha a cuore
la pacifica convivenza tra le
persone non può boicottarne
l’applicazione: chiunque ha
assunto impegni per il rispetto delle leggi dello Stato non
può vanificarne l’efficacia a
partire da posizioni fondamentaliste, vestite di religiosità, come accade sempre nei
fondamentalismi.
Io non sono stato ad Assisi,
non sono stato invitato. Ma
se avessi ricevuto un invito in
quel senso, adesso coglierei
l’occasione per esternare al
mittente la mia delusione.
Non c’è dubbio che dopo la
giornata di Assisi, dopo la
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani, di fronte
a un mondo divdso e straziato
da conflitti ideologici, non ci
aspettiamo che vengano dette parole e attuati comportamenti che creano divisione,
sofferenza e dunque siano
semi di ulteriore violenza.
non venga usata per giustificare guerre, polemiche, scontri tra fondamentalismi di
opposta fazione.
Comportamenti
e pronunciamenti coerenti
Dopo la giornata di preghiera per la pace ben venga
il tempo della guerra, guerra
a ogni violazione dei diritti
umani, al distorto sviluppo
mondiale che crea affamati e
diseredati (l’Argentina è l’ultimo ma non il solo caso),
all’accumulazione del potere
decisionale ed economico
mondiale nelle mani di poche persone, alla corruzione
dilagante. Da chi è a capo di
un potere, politico o religioso, ci aspettiamo comportamenti e pronunciamenti coerenti, non slalom di opportunismo. Da chi parla da posizioni religiose, dopo Assisi, ci
aspettiamo che la religione
I capi delle potenze
politiche e militari
Anche da chi è a capo di
potenze politiche e militari ci
aspettiamo coerenza e rispetto delle leggi, delle regole,
della parola data. La convivenza civile non deve essere
minacciata da chi ricopre posti di alta responsabilità. Dal
presidente degli Usa, che ha
parlato di guerra al terrorismo e che ha condotto una
guerra in Afganistan, ci aspettiamo che tratti i suoi prigionieri da prigionieri di guerra e
non da criminali: ci aspettiamo che a essi vengano applicate le leggi e le convenzioni
internazionali, non le leggi
speciali americane che conducono diritto alla sedia elettrica. Dallo stesso presidente
Bush ci aspettiamo che dia
seguito alle sue parole che
parlavano di uno stato palestinese indipendente, parole
pronunciate pochi giorni dopo rii settembre, quando
aveva bisogno dell’appoggio
più vasto possibile, e non che
si rimangi quanto detto per
opportunismo politico, facendo così il gioco fin troppo dichiarato di Sharon e del suo
governo. Dai capi della coalizione antiterrorismo, così solerti nel difendere i valori
dell’Occidente, ci aspettiamo
che difendano la vita dei prigionieri, dei mutilati, dei profughi, dei superstiti di quella o
di quelle guerre che si combattono perché non si vogliono praticare vie non violente
per la risoluzione dei conflitti.
PIERO bensì
tanto aH’interno della coppia.
Il credente, certo, si impegna nel matrimonio per la vita e il matrimonio è basato
sull’amore, che è formato da
varie componenti: l’attrazione e la passione in primo
luogo, ma poi la comprensione reciproca, la disponibilità, la pazienza, il rispetto e
talvolta anche la sopportazione generosa. Ma quando
questi elementi vengono a
mancare in modo definitivo.
è giusto obbligare con una
legge o un precetto le creature a convivere nell’indifferenza, nell’astio, nella disistima e, troppe volte, nella violenza verbale e fisica? Non è
forse meglio, in questi casi,
restituire la libertà ai coniugi,
affinché possano ricostruire
la propria vita?
E vero che molte coppie
giovani, oggi, ricorrono al divorzio di fronte a piccole crisi
facilmente superabili con un
SUI CIORNAUH
il manifest)
Film di riconciliazione I
In una pagina (26 g(
naio) dedicata da Ors;
Casagrande al trentenn
dell’intervento dei parà !
tannici a Derry (Ulster) ij
la «domenica di sangi
[Bloody Sunday), dove fe
ro 14 vittime, viene fra f
tro intervistato James 1
sbitt, attore protagoni
del film The Theory offUg,
accusato dalla stampa li
glese di essere sbilanciato
favori dei repubblicani di
l’Ira, dedicato a quell’awi
nimento. «Sono protestarli
- dice -, orgoglioso del
mie tradizioni e della mi
cultura. Sono cresciuto I
un ambiente unionista (.,
Avendo vissuto lontano i M
Derry o Belfast (...), mi soi *
reso conto, leggendo, la sci
neggiatura del film, 11)‘
quanto poco conoscer ^
quella storia (...). Il film
stato per me un puntoi
svolta, un viaggio interioi
durante il quale ho cercai
di dare un senso a quel
che era accaduto». Quant
alla vicenda narrata ei
personaggio interpretati
«Ivan Cooper era un depii
tato protestante che si
teva per i diritti civili di tu
ti, a prescindere dall’appai
II
Ni
(e
tenenza religiosa o politi T L n'ori
■ lin
ha paura della pace».
Menine
Dopo Assisi
CARME
ca». E ancora: «Credo che! ^
mia comunità abbia la mj avveniva
turità necessaria per guai sta
dare questo film, giudicati de
con la propria testa, ricotto *ote
scere gli errori che sono sti lavorator
ti compiuti in passato (...) fonde e
quindi andare avanti .ro'
Assicurare che l’accordo li 8^' ultim
venerdì santo non veuj vera svo
vanificato, distrutto da cl ^on il di
collegato
2002 coni
ga al gov
di mercc
deliberai
dei minis
bre scori
Il 26 gennaio Sergio Zi delega, ir
voli commenta l’inconti la quale i
di preghiera delle religioi approvar
ad Assisi, in rapporto al uno o più
mobilitazione dell’Ocd dellenov
dente contro il terrorismi! l’intero d
«...guai se l’Occidente siap viene str
pagasse di una punizion tela del
che si è abbattuta anche st all’istitu;
tuguri senza pensare di do della pre
ver ricostruire la paces rapporto
solide fondamenta. (...) Coi terminati
quale credibilità potrem' àone, mi
sostenere che il Vangelo rapprese
l’unico “libro” che predio precario i
il “non fare agli altri...”' zie di m;
che addirittura concepiso lavoro d
il nemico come amico?».! trattato
più avanti: «...rrta se nel S» una men
del pianeta muoiono di fi affitta, si
me e di malattia, ogni gioì volta sole
no, cinquantamila bambli Pomo
(...) è segno che la voce, ni fra gove
soprattutto l’esempio di sembra e
cristiani corre ancora per ne dell’ai
deserto». E in conclusioni blema pe
«Assisi la sua risposta l’h siamo a
data, in nome di Dio. Ot spettive
aspettiamo (...) quella il Enrico!
nome di Cesare». ed è prec
Jsizìone c
■ ^hì ha ur
I Spender
¡io’ (Il comprensione. Eqpetermi:
sto è un male sociale. Ma lì venta am
dissolubilità non può essine di prf
imposta, così come nownontutel
può imporre la fede. Citai* ti». Comi
l’antico testo biblico: L’uoiftema, e
lascerà suo padre e sua n|sullo stat
dre e si unirà a sua moglief ju di coii
due saranno una stessa ^«vorator
ne», Gesù commenta: «QuÌPero del
che Dio ha unito, l’uomo iN®eno il e
lo separi». I coniugi credei^'con pi
che assistono al naufragio®®®falme
reparablle del loro matrrt®®rolo s
nio, se optano per la sepsi Pulmanr
zione. Io faranno con profO Fior
do senso di umiltà, ben cO ^6 a mi
sapevoli della propria fragH aggi
umana e affidandosi alla " .f
sericordia di Dio. ai* •
"Uni ci s
(Rubrica «Un fatto, un r® diverse re
mento» della trasmissione àh w '
diouno «Culto evangelico» cU<f j, "o
dalla Federazione delle c¥ Stior
evangeliche in Italia andati! articc
onda domenica 3 febbraio)
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PAG. Il RIFORMA
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A 85 anni, dopo una breve malattia
È morta Frida Malan
Lo scorso fine settimana ha portato la notizia della morte di
Frida Malan: poche settimane or sono, all’inizio del suo 85“ anno di vita era stata colpita da una di quelle malattie che raramente perdonano. Ricorderemo la figura di Frida Malan (nella
foto il XXV aprile del ’96) sul prossimo numero del giornale; per
tutti però il suo nome è legato alla lotta della Resistenza che la
vide coinvolta direttamente con i fratelli Roberto e Gustavo. Né
è possibile dimenticare la sua passione civile che la vide a lungo protagonista della vita sociale e politica dei dopo guerra. I
suoi funerali, in forma solenne nel cimitero monumentale di
Torino, si sono svolti mercoledì mattina e hanno visto la partecipazione dei massimi esponenti della cittadinanza torinese.
M Torre Pellice: dopo un periodo difficile
Appello per l'ospedale
»«L’Cispedale valdese di Torre Pellice sta attraversando un periodo molto difficile dal punto di vista finanziario e ha urgeiite
bisogno del nostro aiuto!». Così inizia un appello dell’associazione Amici dell’Ospedale che ricorda come già in passato, ai
tempi della ricostruzione, siano affluiti in massa i doni di valdesi, cattolici e semplici cittadini, permettendo così il rilancio
dell’ospedale. «Il recente incendio - sottolineano gli “Amici” ha peggiorato una situazione già difficile e rende indispensabile
un rapido intervento per ristabilire delle condizioni di attività
accettabili». Chiunque sia disposto ad aderire all’appello può
effettuare un versamento sul ccp n. 18777102, intestato all’associazione Amici dell’ospedale valdese di Torre Pellice.
ricono
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Ito (...)l
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1 venj
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Fondato nel 18481
tc Una serie di provvedimenti di legge potrebbe modificare i rapporti sociali nel paese
Il lavoro non è una merce qualsiasi
Non solo la questione dell'«art 18», ma anche la riforma della scuola e quella delle pensioni
(e della sanità) suscitano timori e contrarietà nel mondo delle rappresentanze dei lavoratori
CAKMELINA MAURIZIO
IL mondo del lavoro è
in subbuglio come non
avveniva da tempo: che
er guai! succedendo? Il
udicatl ‘dritto del lavoro, e quindi la tutela dei diritti dei
lavoratori, ha subito profonde e spesso contrastanti modificazioni neordo d ultimi trent’anni. La
vera svolta è avvenuta
con il disegno di legge
collegato alla Finanziaria
2002 contenente la «Delega al governo in materia
10 di mercato del lavoro»,
deliberato dal Consiglio
dei ministri il 15 novembre scorso. Con la legge
rgio Zi delega, in attuazione d^elicontii la quale il governo dovrà
eligioi approvare entro un anno
irto all uno o più decreti attuativi
! r Occi delle novità ivi contenute,
orismo l’intero diritto del lavoro
te siap viene stravolto: dalla tunizion tela del lavoro si passa
ichesi all’istituzionalizzazione
e di do della precarizzazione. Il
aaces rapporto a tempo inde(...) Coi terminato diviene l’ecceotremi rione, mentre la regola è
ngelo rappresentata dal lavoro
pmdic precario e privo di garantri...”i zie di mantenimento; il
cepiso lavoro dell’uomo viene
ico?».l trattato alla stregua di
nel Sul una merce che si cede, si
IO di fe affitta, si chiama volta per
¡ni gioì Volta solo quando serve.
3ambU Pomo della discordia
oce, w fra governo e sindacti
pio di sembra essere la questiora peri ne dell’art. 18: «È un prolusio® blema per il punto in cui
sta 1’« siamo arrivati sulle riho. OC spettive posizioni - dice
iella 11 Enrico Tron, della Firn ®d è preoccupante la poJsizione del governo per
T®i ha un posto di lavoro
j spendente e a tempo inu- ^ Ì®®l6rminato. Certo di'• V®àta anche una questiouò essine di principio, anche se
lu no“*tutela tutti ilavorato• Citawn». Comunque su questo
i: L’uofftema, e più in generale
sua D|sullo stato sociale, il livelnoglisjju di coinvolgimento dei
essa W ^Voratori è alto: allo scioi; «Qu^Peto del 29 ha aderito alomo cileno il 60% dei lavoratocredeih' con punte più alte fra i
,fragiol®etalmeccanici. «Da PimatriiCl^urolo sono partiti due
a sepsi Pulmann organizzati da
n profe Fiom e Uilm per anben co “Ute a manifestare a Toria fragil ~ aggiunge Tron che si
i aliali P'ferma sul ruolo del
’udacato negli ultimi
col siamo caricati di
one di> ^ responsabilitàji».
co»c«C Q,® sono solo le
■Ile clii> gravi intorno
andato I articolo 18 al centro
aio)
dell’attenzione, il mondo
della scuola infatti è gran
in fermento, con la riforma Moratti che incombe
e sta per modificarne alcuni dei suoi tratti più
peculiari, con risvolti pesanti per le famiglie, gli
studenti e il personale.
Per non tacere delle pensioni e del sistema pensionistico: anche in questo settore i problemi sono notevoli; le modalità
di assunzione e licenziamento secondo molti dei
nuovi contratti non garantiscono né chi inizia a
lavorare né chi ha già finito, finendo invece con
il favorire le assicurazioni e le imprese private. Il
governo Berlusconi,'in
questa Finanziaria, ha
deciso di chiedere la delega per varare dei decreti aventi lo scopo di allungare ancora la vita lavorativa e introdurre altre misure per favorire
l’adesione ai fondi pensioni privati, con una riduzione dei contributi a
carico delle imprese.
Non è facile districarsi
nelle problematiche sociali, economiche e politiche che sono in gioco.
Possiamo provare a vedere alcune posizioni sui
temi più caldi che stanno
provocando una sorta di
terremoto tra i lavoratori,
che hanno in programma
per le prossime settimane numerose agitazioni
sindacali, scioperi, manifestazioni, in primo luo
go lo sciopero generale
del pubblico impiego e
della scuola il prossimo
15 febbraio. Il sindacalismo di base sostiene che
in questa fase i lavoratori
si devono difendere da
più parti: sicurezza sul lavoro, tutela dell’ambiente, diritti umani e sociali
messi in discussione, di
fronte a un governo che
guarda più alle cifre del
profitto, all’efficienza che
al lavoratore.
I lavoratori della scuola
sono da circa un mese
riuniti in un coordinamento che nel Pinerolese
vede la partecipazione di
molti insegnanti (oltre
1.500 hanno firmato un
recente documento, diffuso a livello locale) preoccupati per i rischi che
la riforma Moratti sicuramente comporterà, a scapito della qualità dell’istruzione, della democrazia: discipline di serie A e
di serie B, corsi differenziati di studio, diminuzione delle ore di lezione
con minore offerta formativa, incitamento ai
valori del carrierismo e
forte spinta alle scuole
private, a scapito della
pubblica. Preoccupati
della corsa alla privatizzazione in tutti i settori
sono in molti nel pubblico impiego: sanità, servizi, gestione di risorse, tutto si sta muovendo non
secondo la logica del bene pubblico, bensì secondo quella del profitto.
A rilento i lavori nel Pinerolese
Alluvione: ancora
pochi interventi
Preoccupazione è stata
espressa nelle settimane
scorse sulla situazione
dei lavori di ripristino e
di risistemazione dei
danni causati dall’alluvione che ha colpito le
Valli nel 2000. A destare
preoccupazione oltre al
fatto che continuano a
non vedersi interventi
concreti nei torrenti sono anche le vQci che si
stavano diffondendo sul
mancato arrivo dei fondi
per l’alluvione. «Finora ha dichiarato in una nota
la scorsa settimana il sindaco di Pinerolo, Alberto
Barbero - le condizioni
climatiche sono state
clementi, ma questa primavera c’è il rischio, se
gli interventi non si fanno, di trovarsi in situazioni difficili e pericolose». Tra gli altri anche
Fon. Merlo ha ribadito la
propria preoccupazione
per quanto riguarda l’andamento dei lavori.
Proprio sull’argomento
lavori l’amministrazione
di Pinerolo aveva deciso
di farsi portavoce dei sindaci pinerolesi presso il
difensore civico e la Pre
fettura. Intanto è nata
anche l’idea, sempre con
capofila il Comune di Pinerolo, di creare un
gruppo di lavoro intercomunale che segua la vicenda. Qualcosa in questi giorni si è mosso con
la Regione che ha fatto
sapere di voler anticipare
alcuni fondi, garantendo
così il via di alcuni interventi. Comunque in valle
le preoccupazioni tutto
sommato restano anche
perché pochi lavori sono
stati fatti e se per alcuni
finanziamenti qualcosa è
sembrato muoversi per
altri nulla di nuovo sembra essere emerso.
ICONTRAPPUNTOI
OLIMPIADI: ARRIVANO
LE OPERE «CONNESSE»?
DAVIDE ROSSO
La scorsa settimana la
Regione ha comunicato
l’elenco dei progetti giudicati idonei, e quindi finanziabili come opere connesse aUe olimpiadi di Torino
2006. Si tratta di una pioggia di 800 miliardi, tra progetti giudicati prioritari e
inseribili. Questo almeno sulla carta visto che disponibili per il
momento di
miliardi ce ne
sono si e no
un’ottantina
mentre per altri 500 c’è 1’
impegno del
governo di inserirli nella
prossima Finanziaria e per
il rimanente si
pensa ad eventuali risparmi
sui fondi per le opere olimpiche vere e proprie.
Un rapido sguardo alle
opere indicate dalla Regione, che ha fatto una scelta
fra tutti i progetti presentati dalle amministrazioni
dell’area olimpica (il totale
degli interventi raggiunge-va la cifra di 1.500 miliardi),
non può che dare soddisfazione alle Valli. Fra gli interventi prioritari è stato
inserito l’intervento sugli
impianti sciistici di Frali e
gran parte del collettore fognario di valle della vai Chisone, è stato inserito il raccordo della tangenziale di
Pinerolo con l’ospedale
Agnelli e la risistemazione
della strada provinciale tra
Piossasco e Pinerolo, oltre
alla strada delle cave tra Bibiana e Luserna. Tutto bene
insomma; arrivano i soldi e
molti degli interventi attesi
(non tutti, ma questo poteva essere nelle previsione)
si potranno fare. Ma l’aria
che si respira non è proprio
ovunque di completo entusiasmo. Da più parti si lamenta il fatto che, a fronte
di una scelta che non era
certo facile, questa sia stata
fatta' in alcuni casi in modo
non proprio comprensibile
0 condivisibile.
In vai Pellice si lamenta
che non siano presenti, o almeno non siano tra i prioritari interventi che avevano
un valore per così dire di
valle, si legga il ciclo delle
acque o gli interventi sul turismo a Torre Pellice, e che
invece ne siano stati inseriti
altri che hanno un valore
puramente locale. Interventi cioè tutto sommato abbastanza slegati dall’evento
olimpico e soprattutto da
una politica di sviluppo
complessivo della valle. Lo
Chisone e a Pinerolo o alla
Pinerolese pedemontano.
Non si capisce bene perché
in alcuni casi siano stati
premiati progetti con «progettualità assente» a scapito
di altri. Insomma le critiche
non mancano e non sono
apparentemente solo critiche di «campanile». Ingratitudine degli amministratori e di
800 miliardi di lire
(promessi) per
interventi che
suscitano consensi
ma anche critiche
alcuni cittadini? Tutti si
premurano
a mitigare le
proprie dichiarazioni.
Non c’è da
nessuna parte
la volontà di
sollevare polemiche, di
fomentare un
clima che sarebbe certamente poco producente.
Il Toroc in questi mesi
aveva spiegato che le opere
connesse dovevano essere
opere funzionali all’evento
olimpico. Alcuni certo si
erano lasciati prendere un
po’ la mano nel momento
delle richieste, quello però
che sembrava caratterizzare
il senso di fondo dell’operazione «opere connesse» doveva essere dare sviluppo al
territorio nel suo insieme
ragionando in termini di sistema, di sviluppo globale
creando una serie di infrastrutture e di opere che sarebbero rimaste anche dopo il 2006. L’impressione è
che alcuni interventi previsti in valle siano visti come
poco produttivi a livello di
sistema. E che cosa succederà quando si dovrà decidere quali opere potranno
usufruire dei fondi disponibili quest’anno e quali dovranno aspettare ?
Le olimpiadi devono essere, un momento di rilancio delle Valli ma per fare
questo occorre inserire i
progetti in una dimensione
superiore a quella strettamente locale. Chi può fare
questo? La Regione e i Comuni lasciando fuori dalle
decisioni le Comunità montane? La Regione con le Comunità montane? Ancora la
Regione con la Provincia,
’con le Comunità montane e
il Toroc? Le possibilità sono
molte, ma non sono intercambiabili. Quello che è indispensabile però è avere di
fronte, come punto fermo, il
fatto che gli investimenti
che andranno fatti per primi sono quelli che riguar
dano il territorio nel suo
complesso che possono ave
re una ricaduta in termini
di infrastrutture o di imma
stesso si dice anche in vai gine per il futuro delle Valli.
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PAG. 12 RIFORMA
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E Eco Delle Vai.ii '\àldesi
venerdì 8 FEBBRAIO 2(1
LEGAMBIENTE E GLI IMBALLAGGI — Alcuni soci
di Legambiente nella giornata di sabato 2 febbraio hanno presidiato dei banchetti informativi
sul problema imballaggi di fronte ad alcuni supermercati della zona (foto); accanto a materiale
informativo, sono stati proposti ai cittadini anche dei questionari a cui molti hanno risposto.
PUBBLICITÀ IN OSPEDALE — Dal 1° febbraio è
entrato in vigore il primo regolamento per la
pubblicità nell’Asl 10 di Pinerolo; dopo un primo tentativo in via sperimentale che ha fruttato
circa 40.000 euro da alcune aziende private ora
si passa alla fase «totale». Sono previsti limiti
ben precisi circa i messaggi e sui luoghi comunque esclusi dalla pubblicità. L’elenco dei luoghi
che potranno ospitare pubblicità a pagamento è
assai lungo, dalle 128 auto aziendali, alle pagine
su notiziari, alla cartellonistica, perfino i cedolini dello stipendio dei 1.400 dipendenti.
CORSI DI FORMAZIONE IN AGRICOLTURA — Le
tre Comunità montane pinerolesi daranno vita,
insieme, a cinque corsi di formazione nel settore agricolo. Si va dall’aggiornamento nel settore
biologico, ai corsi per giovani appena insediati
in agricoltura, dalla trasformazione lattierocasearia alla formazione di imprenditori del settore agrituristico e alla gestione di cooperative e
associazioni agricole. Per iscrizioni e informazioni contattare: Comunità montana vai Pellice,
0121-953547; Comunità montana vai Chisone,
0121-802510; Comunità montana Pinerolese
pedemontano, 0121-77246.
UN «PARTY» PER I CONFERMATI — Aveva spedito
160 inviti e un’ottantina di loro ha risposto
aH’appello: l’idea di incontrare con una festa
tutti i confermati degli ultimi dieci anni è venuta a Claudio Pasquet, pastore della Chiesa valdese di Torre Pellice. Nel corso della serata di
sabato 2 febbraio alla Casa unionista è stato anche distribuito un questionario che ha l’obiettivo di scoprire che cosa i giovani vorrebbero e
potrebbero fare nella propria chiesa, quali i loro
interessi e i loro talenti. Con una promessa: ripetere l’incontro in futuro.
TENTATO FURTO A RORÀ — Sono tre pregiudicati
i responsabili del tentato furto di mercoledì 30
gennaio in via Rumer, a Rorà. Giampiero Mattio,
22enne di Cavour, Michele Palmieri, di 33 anni e
la moglie Bruna Mattio, di 34, residenti a Paesana, si sono fatti sorprendere dal proprietario
dell’ahitazione quando stavano caricando nella
propria auto le antine di un armadio, in parte
già smontato. Alla vista dell’uomo sono scappati, per poi essere fermati in flagrante dalla pattuglia dei carabinieri di Lusema San Giovanni.
CONVENZIONI PER IL VOLONTARIATO — Due
nuove convenzioni sono state attuate dall’Asl 10
con altrettante associazioni di volontariato della
zona. La prima coinvolge la Nuova associazione
Arcobaleno di Torre Pellice per la collaborazione
nell’accompagnamento di pazienti tossicodipendenti e alcolisti e loro familiari: la seconda riguarda l’Arci e il servizio da esso svolto nell’accompagnamento dei malati di mente e nei progetti di
riabilitazione indicati dai medici psichiatri.
EDUCAZIONE AL CANTO — Un corso di educazione al canto è organizzato alla sede dell’Eserdto
della Salvezza di Torre Pellice, in via Cavour 9;
chiunque abbia voglia di avvicinarsi al canto
può partecipare al corso tenuto dal maestro
Paolo Calzi che si svolgerà in sei incontri settimanali a partire dal 19 febbraio. Per informazioni 011-6506001 oppure 338-4270512.
OSPEDALI: RDB IN STATO DI AGITAZIONE — I sindacati autonomi della Sanità Rdb-Cub hanno annunciato lo scorso 30 gennaio con una lettera al
direttore generale degli ospedali valdesi. Luigi
Stabile, lo «stato di agitazione»; alla base della decisione «la mancanza del pagamento, come promesso, degli arretrati ai dipendenti degli ospedali
a seguito del rinnovo del contratto di lavoro».
OPUSCOLO E BEIDANA DEL 17 — Saranno in vendita presso le chiese il giorno 17 febbraio, l’opuscolo «Cantar salmi a Dio. I valdesi dal Psautier
ginevrino agli innari dell’evangelismo italiano»,
di Gianni Long e Ferruccio Corsani e la beidana
n. 43. Quest’ultima contiene un’ampia sezione
dedicata al centenario della morte del pastore
Stefano Bonnet, con gli articoli: «Stefano Bonnet
(1839-1901), pastore ad Angrogna», di William
Jourdan; «Le scuole Bonnet, ad Angrogna», di Michele Pons; «Les temples d’Angrogne del pastore
Bonnet», di Franco Taglierò; inoltre: «11 movimento anticomunista Pace e Libertà, alla Riv», di
Lorenzo Tibaldo; «La Soussa, un villaggio da non
dimenticare», di Marta Baret e Franco Calvetti;
rubriche: «Immagini a parole: Edi Merini»; dal
Centro: «Virgilio Sommani. Il pedagogo, il didatta, lo scrittore, artista» e molte altre. Il costo
dell’opuscolo è di 3,10 euro, quello della Beidana
5 euro. Le due pubblicazioni insieme 7 euro.
In attesa del collaudo dopo le ristrutturazioni
Villa Olanda, futuro incerto
Nel corso del 2005 dovrà essere realizzata una foresteria
al terzo piano: sarà coinvolto anche «Lou cialun»?
MASSIMO CNONE
La domanda «per Villa
Olanda, quale futuro?» è
destinata a restare senza
risposte, almeno per il
momento. A Luserna San
Giovanni il gigante è addormentato. Proprio in
questi giorni i lavori per
la ristrutturazione del
primo lotto sono terminati e nei dintorni dell’ex
Casa di riposo di proprietà della Tavola valdese regna un silenzio irreale. Grandi massi hanno trovato posto negli
ampi locali dell’edificio,
sono state posate le panchine, ovviamente in
pietra, e sistemata l’insegna (anch’essa una Iosa
scolpita) a fianco del
portone d’ingresso. Si
aspetta la procedura di
collaudo, che comprende anche la «prova» della
nuova cucina, fissata per
il 22 febbraio. Un’occasione alla quale sono stati invitate le istituzioni,
Tavola, Comuni e Comunità montana, che hanno
finanziato il progetto, coprendo la somma mancante dai fondi europei.
La notizia è di qualche
mese fa: a seguito della
legge 144, la Regione finanzierà con un miliardo
e mezzo di lire, cifra che
comprende anche gli arredi della Crumière, il
progetto di completamento del terzo plano di
Villa Olanda: uno spazio
nel quale troverà siste
mazione una foresteria.
Quali i tempi di realizzazione? «Esisteva già un
progetto di massima e
ora si sta avviando la procedura - dice l’assessore
alle attività produttive
della Comunità montana
vai Pellice, Giorgino Cesano -, quindi speriamo
di iniziare al più presto».
L’assessore non si sbilancia, ma il terzo piano dovrebbe essere pronto entro il 2003. Nel frattempo, questo è l’impegno
della Comunità montana, partiranno le iniziative che riguardano il primo lotto. Il Comitato
scientifico dell’Istituto,
gruppo che comprende
rappresentanti della Tavola, dei Comuni di Luserna San Giovanni, Rorà
e Bagnolo, dell’Unione
cavatori e della Comunità montana, è stato
convocato per il 21 febbraio: in quella occasione si saprà quando e come Villa Olanda aprirà i
battenti. Urgono attività
redditizie per coprire almeno in parte i costi non
indifferenti, uno su tutti
il riscaldamento, tenuto
acceso durante l’inverno.
Intanto l’Agess (Agenzia per lo sviluppo sostenibile) dovrebbe essere
incaricata della gestione
dell’Istituto, al momento
affidata alla Comunità
montana. «L’Agess può
essere uno strumento per
dare un’impostazione
manageriale e snellire il
Il convegno della «31 ottobre»
Scuola e laicità
Si è svolto a Torre Pellice il 1“ e 2 febbraio scorsi
un importante momento
di confronto sul tema
della laicità, promosso
dair«Associazione 31 ottobre», sostenuta dagli
insegnanti evangelici e
da tutti coloro che condividono i valori del pluralismo e della laicità.
Il convegno si è aperto
venerdì pomeriggio, con
un intervento di Franco
Giampiccoli sulla storia
della laicità e sulla laicità
nella storia. Nonostante
la mancata presenza di
Valdo Spini i partecipanti, oltre 120 persone, hanno ascoltato con interesse la testimonianza di
Giampiccoli, il quale ha
messo a fuoco il senso
profondo della laicità,
come occasione di crescita dei popoli, sia nel
passato che in un presente come il nostro, nel
quale c’è un forte ritorno
al confessionalismo, epoca in cui i rischi connessi
alla negazione del pluralismo a favore di una monocultura sono alti e sotto gli occhi di tutti.
Elena Bein ha poi fatto
il punto su «Educazione
interculturale e studio
del fatto religioso in una
scuola laica e pluralista».
Su questo importante
aspetto della laicità la
prof. Bein ha discusso i
concetti di città plurale,
come luogo dove si possa
vivere senza conflitti, attraverso il riconoscimento dell’universalismo della cittadinanza, stessi diritti e stessi doveri. Lo
spazio pubblico non va
colonizzato, va invece garantita la sua laicità perché il confronto possa essere paritario. La scuola
diventa allora uno degli
spazi pubblici privilegiati
perché sia garantito uno
scambio, al di là di una
falsa retorica multiculturale, che rischia di annullare le differenze e il rispetto per l’altro.
Nella giornata di sabato i gruppi di lavoro si sono poi interrogati sull’annosa questione dell’insegnamento della religione nella scuola e sul
ruolo delle Università
nella formazione degli
insegnanti, anche alla luce della riforma Moratti e
dei recenti provvedimenti sul reclutamento degli
insegnanti di religione
cattolica nella scuola statale. Il convegno si è concluso sabato pomeriggio
con l’assemblea nazionale dell’associazione.
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Torre Pellice, via Arnaud 25
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procedimento amministrativo», spiega Cesano.
Per la gestione si prospetta comunque l’ulteriore intervento di un privato, almeno per la parte
ristorativa. L’associazione Lou Cialoun potrebbe
ancora partecipare alla
futura gestione? Sull’ipotesi l’assessore è possibilista. Il progetto dell’Istituto è mirato a creare posti di lavoro e, commenta
Cesano, «secondo me
Lou cialoun, come associazione di giovani, deve
rientrare». A gennaio, intanto, la Comunità montana ha presentato la richiesta di finanziamento
europeo Docup per la ristrutturazione dell’ex
cappella ortodossa e di
quella parte del complesso che ospita la sede del
«Cialoun» e di Radio Beckwith Evangelica.
Il presidente regionale Cattaned^
una storia il» I*
ancora da scrivere
Anpi:
«La storia della Resistenza è ancora tutta da
scrivere». Una settimana
dopo la Giornata della
memoria, sabato 2 febbraio, arriva a Torre Pellice il presidente regionale
dell’Anpi, Gino Cattaneo,
che con queste parole interviene durante l’ormai
tradizionale commemorazione al cippo di Pra
d’Gay, nell’Inverso di
Torre, conclusasi con un
incontro nella sala consiliare del municipio.
Nel suo discorso, il
presidente dei partigiani
piemontesi ritorna all’11
settembre e alla reazione
in Afganistan: bisogna
fermare il terrorismo, dice Cattaneo, ma «si può
fare in modo diverso,
senza massacrare la gente». E aggiunge: «Gli Stati
Uniti non sono il poliziotto del mondo». Gino
Cattaneo fa un bilancio
di questi cinquant’anni,
constatando la sconfitta
della politica che, dice,
«non è riuscita a debellare la miseria». Si rivolge a
partigiani e non: «La nostra guerra partigiana
non voleva tutto questo».
Il presidente dell’Anpi
è preoccupato: «Coloro
che hanno fatto la Resistenza facciano sentire
uno squillo di campana»
per i «fascisti mai pentiti»
che tornano al potere in
Italia, in «un governo che
ci fa paura, che vive di arroganza». Air Anpi non va
giù che il presidente della
Repubblica, («Ciampi è
stato un partigiano») ab
i Sabato
«colata da
bia avallato l’indicazioi^ogf'^
del presidente Berlus|lè-Ciabas
ni, autorizzando la no^tèó dal Se
na a ministro dell’ex «|alle ore 9,
gazzo di Salò», Mirko Tggie f
maglia. Anche i mot|lO’
che «meritano sempre ¿stote Mie
spetto», non sono tulstad’Avoi
uguali. I partigiani
riescono digerire le pii Roma. Pr;
----alle
poste, arrivate da og|nista
parte d’Italia, di intitol^gH anziar
strade e piazze a Beni|jnida5a 1
Mussolini, «statista»,
costruire statue in onci
di Giorgio Almirante efCroup»: c
gerarchi fascisti più o ni| afto-gosp
no noti. Bisogna vigila^ gOl
sembra essere il moniti
«Nei giovani ripongo!
mia speranza», commenj
ta Cattaneo. ‘
Alla commemorazioii , ?
intervengono anche|^^’.
sindaco di Torre PellM ® ^
Marco Armand HugonJl'® '®^?’
il presidente della Comi; ^
nità montana vai Pel|P^' i
ce, Claudio Bertalot. «l| ^
commemorazione di P|
d’Gay - dice il presiden|
della sezione locale del
Anpi, Giulio Giordano-:
non vuole ricordare si „ . .
tanto i sette morti deli ,
strellamento nazifascisi; ,,
nell’Inverso di Torre Pit|® ’ ,
lice, ma tutti i caduti '
la valle». 56 vittime civif
226 case distrutte 6
gravemente danneggiati „
è il bilancio, drammati
co, della Resistenza ini ’. ’ ^
Pellice. Una storia, ricr'®®*°”’
da Giordano, fatta di ni
menti esaltanti, cornei
battaglia di Rio Cros
presa della caserm
Bobbio, ma anche di,
e patimento, (m.g.) ,
[Scherzi <
VIL
I lità (coste
Pinerolo; la prevenzione nel Rapporto annuale
I vigili non fanno solo le multi
DAVIDE ROSSO
SONO state numerose
le infrazioni e le violazioni ai regolamenti
comunali rilevati dai vigili urbani di Pinerolo nel
2001, oltre 12 mila Questo il dato più appariscente che emerge dal
rapporto annuale presentato recentemente
dalla polizia urbana.
Dai dati presentati risulta che i pinerolesi alla
guida appaiono, per così
dire, abbastanza disinvolti. A giudicare dalle statistiche delle infrazioni
contestate dai vigili, fra
le violazioni al codice della strada la fa da padrone
la sosta in zona vietata
(5.106 contestazioni) o in
zona disco o blu irregolare (3.641), ma c’è anche
chi parcheggia sui marciapiedi, in seconda fila, chi ha spinto troppo
sull’acceleratore (537 le
multe contestate in questo caso), e non rispetta i
semafori rossi (106). Relativamente poche, ma ancora un numero considerevole visto che ne va della propria sicurezza, le
multe per guida senza
cintura (142). Totale in lire delle multe comminate
dai vigili di Pinerolo nel
2001, comprensivo delle
infrazioni ai regolamenti
comunali, 1 miliardo e
113 milioni.
Ma l’attività della polizia urbana, come tengono a sottolineare i vigili
nel loro rapporto annuale, non è solo quello sanzianatorio. Vi è anche
l’aspetto preventivo dell’attività con i corsi di
educazione stradale per
le scuole e con la presen
za sul territorio. I vigili
poi svolgono anche il
ruolo di piantone in municipio, si occupano di
denuncio di cessione di
fabbricati, attività fino al
2000 svolta dalla polizia
amministrativa, rilasciano permessi per l’accesso alla Ztl (483 permessi
provvisori concessi nel
2001). Svolgono anche gli
accertamenti per uffici
esterni al Comune, come
tribunale e l’intendenza di finanza e attività
di controllo dell’atti'
marcatale e di rilevazii
dei sinistri stradali.
A tutto questo si
giungono mansioni
me la vigilanza scolasi
e l’attività di polizia g
diziaria oltre che la ri
presentanza e l’impe
di alcune persone ne
uffici frazionali. Un
pegno notevole aneli
perché l’organico è col
posto solamente da di
30 persone, 0,61 agei
ogni 800 abitanti.
A favore degli ammalati psichiej
13 anni di
La Diapsi Piemonte
(associazione per la difesa degli ammalati psichici) compie T3 anni. Nel
1988 avvenne rincontro
fra due mamme con lo
stesso problema, la malattia mentale di un figlio: in comune avevano
il rifiuto dei medici ad
accogliere il loro bisogno
di aiuto, il disorientamento, l’abbandono e la
paura. Infatti la sofferenza mentale è una vera
malattia, difficile da capire; la schizofrenia colpisce ri% della popolazione mondiale e la depressione grave il 2%; se
a queste patologie si aggiungono gli altri tipi di
disturbo psichiatrico e
psicologico, la percentuale supera il 10%.
Oltre all’attività di movimento di opinione e di
pressione politica, la Diapsi sviluppa anche azioni
concrete, totalmente gratuite, per dare un aiuto
immediato a malati e
miglie. Per Torino e pi*
vincia, quest’anno è nai
anche il progetto All*
dedicato alla schizoft
nia. L’associazione ha
sogno di volontari, aC
si richiede un impeg*
di almeno tre ore se®
manali. Per informazj®
rivolgersi alla Diapsi B
monte Onlus telefonai
do allo 011-546653 opP'
re su Internet al sito
www.sospsiche.it.
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ANGR(
incontro
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braio. L’:
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8 FEBBRAIO 2002
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PAG. 13 RIFORMA
aneji^ Manifestazioni, agapi, recite e incontri comunitari in programma alle valli valdesi
In festa per un XVII Febbraio di partecipazione
cazioi
ANGROGNA
i sabato 16, alle 19,30: fiacEnlata dal capoluogo di Aniffogna fino al falò degli Stalrlusill-Ciabas. Domenica 17, cora nnlteò dal Serre e dal capoluogo
l’ex Jalle ore 9,30, incontro al VenrkoT^eie e ritorno. Culto alle ore
mo» invitato ufficiale è il panorplstote Michel Lobo, della Goto t Ista d’Avorio, pastore della comi nsinunità francofona valdese di
“ le nJRoma. Pranzo nella sala uniola oSsta alle 12,15 (biglietti daititollga anziani a euro 13, bambi; BenpdaS a 12 anni euro 6); seraista.itamolto speciale nel tempio
n onidel'Serre con il «Mondeleis
nte elGroup«: canti, musica e danze
iùo^afro-gospel' entrata libera.
vigilati bobbio PELLICE
3 Sabato 16, alle 19,30, fiacimW colata con partenza da piazza
: Caduti; alle 20, accensione
ira7inidei falò a Sibaud. Domenica
neh J17, alle 10,30, culto con prediPeHiJ razione del pastore Aldo Ru[ueonltigliano, ospite del pranzo,
rnm* che parlerà di evangelizzazioil poliva
ilot .S'ani®’ filodrammatica pre
e commedia in tre
»sidej attiin piemontese e la farsa
ale deF '
rdano;
«Scherzi a fin di bene».
VILLAR PEROSA
p Sabato 16 febbraio, alle 20,
accensione dei falò. Domeni‘^3cal7, alle 10, culto nel tempio con la partecipazione del^ la corale, con cena del Signo''*11 re, ospite il direttore dell’Asi^ lo valdese di San Germano
^^^¿Chisone, Giorgio Bert; alle
j. 12,30, al ristorante «Il vecchio
*!*^ melo», momento di conviviaa, nco| (costo 18,59 euro).
1 di m{|
LUSERNA SAN GIOVANNI
Sabato 16, alle 19, tradizionale fiaccolata dal piazzale
del tempio al falò degli Stallò.
Domenica 17 culto unico alle
10; ospite della giornata la famiglia Rangnau che informerà sulla vita delle chiese
valdesi in Uruguay e Argentina. Alle 12,30 pranzo comunitario alla sala Albarin; il costo
è di 17 euro, prenotazioni entro il 14 febbraio all’Asilo valdese o all’edicola di piazza Airali. Nel pomeriggio estrazione dei biglietti vincenti della
sottoscrizione dell'Unione
femminile. Alle 20,45, alla sala
Albarin, il Gruppo teatro presenterà la commedia «Arsenico e vecchi merletti»; replica
sabato 23 febbraio.
MASSELLO
Domenica 17 culto nella
sala comunitaria di Reynaud,
alle 11,15; a seguire aperitivo
dalla famiglia Tron.
PERRERO-MANIGLIA
Sabato 16 febbraio, alle 20,
accensione dei falò, ritrovo
nei locali della chiesa. Domenica 17, alle 10, nel tempio di
Ferrerò, culto presieduto dal
prof. Bruno Corsani, che nel
pomeriggio parlerà di «I vaidesi e la Bibbia». Pranzo nei
locali comunitari di Ferrerò,
prenotazioni dal pastore
(0121-808816) o dagli anziani,
entro il 14 febbraio.
RODORETTO-FONTANE
Lunedì 18 febbraio, alle 20,
nella casa di Valter e Rosalda,
incontro del XVII Febbraio.
POMARETTO
Sabato 16 febbraio, alle
19,45, accoglienza degli ospiti
da Torino e dall’estero. Accensione dei falò alle 20, con la
partecipazione della banda
comunale, segue rinfresco
alTEicolo Grando, successivamente canto e preghiera nel
tempio alle 21,30. Domenica
17, alle 8,30, partenza del cortei, da Fleccia per Inverso Finasen e dall’Eicolo Grando per
Pomaretto. Pranzo alle 12,30,
(prenotazioni fino al 14 febbraio a lire 40.000 adulti, lire
20.000 bambini, rivolgersi agli
anziani del Concistoro, a Media Point di Perosa, alle cartolerie Bert e Beux di Pomaretto), ospite del pranzo Marco
Jourdan, presidente della
Commissione sinodale per la
diaconia; all’uscita del tempio
vendita di dolci, ricavato a favore di Amnesty International. Al teatro, ristrutturato di
recente, domenica 17 febbraio
rappresentazione di «Pautasso Antonio, esperto in matrimonio», con la partecipazione
della banda cittadina; prenotazione necessaria: ci sono solo 99 posti per ciascuna replica (23/2,24/2 e 2/3).
VILLASECCA
Sabato 16, alle 20, accensione dei falò. Domenica 17, alle
10, partenza da Chiotti per
Villasecca, culto con,cena del
Signore; alle 12,30, agape a
Chiotti, prenotazioni da Clodina Balma o dal pastore
(prezzo euro 13 per gli adulti,
8 per i bambini), ospiti dell’agape e della giornata Gianni Long e Danielle Jouvenal.
PRAROSTINO
Sabato 16, alle 20, falò e
fiaccolata, seguiti da rinfresco
nella sala del teatro di San
Bartolomeo. Domenica 17,
culto alle 10 nel tempio, con
santa cena, partecipa la corale; alle 12,30, agape nel teatro,
con primo e secondo, i partecipanti possono portare antipasti, dolci e bevande oltre
alle proprie stoviglie, prenotazioni dal pastore e dagli anziani, prezzo stabilito dalla
divisione dell spese tra i partecipanti; ospite della giornata la signora Paola Godino di
Colonia Belgrano, Argentina,
che parlerà della situazione
del suo paese, e Giorgio Gardiol, che parlerà di laicità.
SAN GERMANO
Sabato 16, alle 20, accensione dei falò. Domenica 17
febbraio, alle 9, corteo con
partenza dal tempio per l’Asilo; culto alle 10,30, con ia partecipazione della comunità di
Coazze; agape fraterna alle
12,30 (prenotazioni dalla famiglia Tron).
TORRE PELLICE
Sabato 16 accensione dei
falò nei vari quartieri. Domenica 17, alle 10, culto nel tempio con partecipazione di corale, scuola domenicale e
messaggio di Marcelo Rangnau, valdese argentino ospite della giornata. Alle 12,30,
pranzo alla Foresteria; prenotazioni all’Ufficio Arnaud. Alle
21, nel tempio, l’Unione giovanile dei Coppieri presenta
«Caccia allo scapolo», commedia brillante in tre atti.
VILLAR PELLICE
Sabato 16, alle ore 20, tempo permetendo, accensione
dei falò nelle borgate; alle 21,
accensione del falò principale
al ponte delle Ruine; partecipano la corale e il pastore
Franco Giamplccoli. Domenica 17, alle 10, culto con
santa cena, presieduto dal
pastore Giamplccoli, con la
partecipazione della corale e
della scuola domenicale; alle
12,30, pranzo nella sala polivalente, (prenotazioni entro
venerdì 15 febbraio nei negozi e all’edicola del paese, 14
euro adulti, 10 euro bambini)
con un intervento del pastore
Giamplccoli sul tema della
globalizzazione. Alle 21, nella
sala polivalente, la filodrammatica presenta «’1 pare ’d la
sposa ovvero ’1 messé».
PRAMOLLO
Sabato 16 alle 20, accensione dei falò. Domenica 17, alle
9, 45, corteo a Chatel, alle 10
culto con santa cena con la
partecipazione della corale,
dei bambini della scuola domenicale e del precatechismo; la predicazione sarà tenuta dal pastore Eric Noffke.
Alle 12,15 pranzo comunitario nella sala delle attività
(costo lire 28.000, prenotazioni entro giovedì 14 febbraio
da Elvina, tei. 0121-582946 o
da Rina tei 0121-582951). Alle
20.30 recita della filodrammatica «Le gelosie di mio marito» commedia brillante in 3
atti (replica sabato 23 alle
20.30 a Pramollo e domenica
24 alle 20,45 a Villasecca).
RORÀ
Sabato 16, alle Fucine e al
Bric, accensione dei falò, alle
20, con partecipazione della
corale. Domenica 17, culto
con santa cena, alle 10, presieduto dal pastore Giorgio
Tourn, ospite anche nel pomeriggio; alle 12,30, pranzo
comunitario (prenotarsi entro il 15 febbraio da Olga,
0121-902349, da Rosa, 012190657 o da Dario Tron, 012193108), euro 11 per gli adulti,
gratis per i bambini sotto i sei
anni, 6 euro per gli studenti;
pomeriggio con lotteria e
vendita di pane e dolci. Alle
21, nel tempio, concerto del
coro Fihavanana.
PRALI
Sabato 16, alle 20, accensione dei falò nelle varie borgate. Domenica 17, alle 10, da
Ghigo partenza del corteo, fino al tempio; culto con partecipazione della corale, a seguire pranzo; prenotarsi da
lise Genre (0121.807532) o
dal pastore (0121.807519).
PINEROLO
Sabato 16 febbraio, alle ore
20, accensione del falò alla
Gioietta a Bricherasio. Sempre alle 20 a Cantalupa vi sarà
un momento di preghiera
ecumenica nella Chiesa cattolica a cui seguirà, alle 20,30,
l’accensione del falò. Domenica 17, alle 10, culto con cena del Signore seguito da
un’agape fraterna (10,40 euro
per gli adulti 5,20 per i bambini sotto i 10 anni, le prenotazioni sono raccolte da Vera
Long e Fiorella Griot). Nel pomeriggio fratelli e sorelle della comunità attivi a diversi livelli nella Chiesa valdese parleranno su aspetti ed esperienze della loro vocazione.
LA COLLETTA DEL XVII
come è ormai tradizione, è
destinata alle chiese del Rio
de la Piata. Quest’anno in
particolare, vista la situazione soprattutto dell'Argentina, è importante dimostrare la nostra solidarietà.
ANGROGNA — Giovedì 14 febbraio,
incontro sui libri di T. Ben Belloum. Assemblea di chiesa domenica 10 feb
Ìbraio. L’incontro dei monitori del BaSnòou fissato per il 10 febbraio è confermato, ma inizierà alle ore 16 e si
concluderà con la cena. Riunioni quartìerali: martedì 12 febbraio a Prassuit,
mercoledì 13 febbraio al Serre (Foyer).
J bobbio PELLICE — Culto con asiw^semblea di chiesa, domenica 10 febotaio, alle 10; all’odg approvazione
Wnsuntivo 2001 e preventivo 2002. La
riunione quartierale al Podio del 12
febbraio prossimo si terrà alle 20,30 an^chéalle 20.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Dome■'iea lo culto, alle 9, agli Airali con san*^uena e culto alle 10 ai Bellonatti. RiuJUOni quartierali: venerdì 8 febbraio, al** 20,30, a Boer Priorato e martedì 12
**Ì6 20,30 alla Cartera.
Massello — Riunione al Roberso,
®**® 14, mercoledì 13 febbraio.
PERRERO-MANIGLIA — Riunione
quartierale mercoledì 13 febbraio, alle
20.30, a Ferrerò.
POMARETTO — Sabato 9 febbraio,
dalle 14,30 alle 17, scuola domenicale
all’Inverso. Riunioni quartierali: giovedì 7 febbraio, alle 15, all’Inverso
Paiola, venerdì 15, alle 20,30, a Perosa.
FRALI — Riunioni quartierali: martedì 12 febbraio, alle 20,30, a Ghigo,
mercoledì 13 febbraio, alle 20, a Malzat.
PRAMOLLO — Domenica 10 febbraio culto con assemblea di chiesa.
All’ordine del giorno: bilancio consuntivo, bilancio preventivo e rielezione di
un anziano.
PRAROSTINO — Giovedì 7 febbraio,
alle 20,30, studio biblico.
RORÀ — Giovedì 7 febbraio, alle
20.30, riunione quartierale alle Fucine.
SAN SECONDO — Domenica 10 febbraio, al culto delle 10, intervento del
precatechismo sulla storia valdese.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 8 fébbraio, alle 20,30,
agli Appiotti con la corale, martedì 12
febbraio, alle 20,30, all’Inverso, mercoledì 13, alle 20,30, ai Chabriols. Lunedì
11 febbraio, alle 20,30, studio biblico
sull’Esodo.
VILLAR PELLICE — Domenica 10
febbraio, culto in francese presieduto
dal pastore Giorgio Tourn. La sera, culto
a cura dei ragazzi del catechismo del
terzo e quarto anno.
VILLASECCA — Riunioni quartierali:
lunedì 11 febbraio, alle 20, a Pian Faetto, martedì 12, alle 20, a Morasso, mercoledì 13, alle 20, alla Roccia, venerdì
15, alle 20, a Villasecca.
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14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle Valli Aàldesi
venerdì 8 FEBBRAIO ì .
SPORT
HOCKHEY GHIACCIO
Giornata negativa per le squadre
pinerolesi. In serie A femminile
l'All stars è stata battuta 7-1 a Bolzano: dopo essere passate in vantaggio grazie a una rete della Rivoiro, le piemontesi hanno subito
il ritorno delle padrone di casa.
Domenica prossima, ore 18,30,
partita decisiva a Pinerolo con il
Como. Malissimo i ragazzi in serie
C: in trasferta a Bormio la Valpe è
stata battuta per 6-2 in una partita
brutta e piena di penalità. Primo
incontro casalingo dei play out domenica 17 febbraio.
PALLAVOLO
Ottimi risultati dalla 14“ giornata
del campionato serie C sia a livello
femminile che maschile. In C femminile grande vittoria per la Cerotti Technosquare che batte la capolista e conquista così la prima posizione in classifica, a pari merito
con la Sisa Villar Perosa: le pinerolesi si sono imposte sul campo della Yokohama Ecoopolis per 3-1.
Hanno giocato Concetta Miceli e
Manila Romano al centro, Federica Tosello opposta, Elena Gennaro
in regia. Elisa Mauro e Stefania
Arondello, poi sostituita da Oriana
Arduino, in banda, e Federica Rosso nel ruolo di libero; positiva la
prestazione di Oriana Arduino e
Manila Romano, le migliori in
campo per questo incontro.
-Da sottolineare l’efficacia del
servizio di Gennaro e Arduino, che
ha più volte inciso dalle avversarie;
la Yokohama è una squadra con
grandi potenzialità, anche se ultimamente ha dovuto riorganizzare
l’assetto della squadra. La classifica ha subito quindi radicali cambiamenti: Cerutti Technosquare e
Sisa Villar Perosa al comando con
33 punti, la Yokohama Ecoopolis e
l’Ese Gmm Puntonolo in seconda
posizione con 32 punti e la Cogne
Acciai Carrefour e l’Europa Metalli
Novi al terzo posto con 24 punti.
Prossima fatica per le pinerolesi
in programma per sabato 9 febbraio contro la Tour Ronde Nus
Fenis, eli dodicesimo posto con 11
punti: una squadra con una buona
difesa che negli ultimi tempi sta
crescendo e migliorando.
In serie C maschile trionfo (3-1)
per la Volley Pinerolo sul campo
della Meneghetti di Torino. In cam
po dal primo set Francesco Privitera, Fabrizio Actis Danna, Andrea
Depasqua, Mauro Rizzo, Giorgio
Scarlatella, Luca Chiaretta, poi sostituito da Federico Castellucci, e
Simone Jourdan nel ruolo di libero.
La Volley Pinerolo si trova oggi
al terzo posto don 32 punti, preceduta dalla Palmar San Paolo a 37 e
dalla Nuncas Polimatica Chiari a
35; seguono l’Atlante Savigliano a
30 e la Bbc Pianfei Morozzo a 28
punti. Sabato 9 febbraio i ragazzi
di Scali affronteranno al Palatechnosquare di Pinerolo alle ore 21.00
la San Paolo Ottica Lens, nona in
classifica con 18 punti.
Nei tornei giovanili due successi
e una sconfitta a livello under 15: il
3S Pinerolo nel girone E del campionato femminile ha vinto sul Testona per 3-0 mentre il 3S Luserna
è stato con ugual punteggio battuto dal Pinasca; altro 3-0 in trasferta
quello del Volley Pinerolo sul campo del Volley Piemonte. Per Fonder 17 vittoria della Galup Pinerolo
per 3-0 sul 3S Luserna nel campionato femminile mentre i ragazzi
del Volley Pinerolo sono stati superati ancora per 3-0 in casa dal
Chieri. Il 3S Luserna è stato superato per 3-1 anche in terza divisione femminile dal Volley Poirino
mentre in terza divisione maschile
il 3S Pinerolo ha battuto il Bruzolo
per 3-0; successo infine per il 3S Pinerolo sull’Arti & mestieri per 3-1.
CALCIO
Il Pinerolo rischia di fare la fine
dell’anno scorso quando, dopo un
girone d’andata condotto al comando, fu raggiunto e superato nel
finale? È l’interrogativo dei tifosi
dopo che i biancohlù si sono visti
rosicchiare dall’Orbassano Venaria
sette dei 9 punti di vantaggio con
cui avevano chiuso il primo girone.
E domenica scorsa, in casa con il
Giaveno Coazze è arrivato un altro
pareggio senza reti, cosa che ha
consentito alle dirette inseguitrici
di farsi sotto. Restano due punti di
vantaggio sulle seconde; domenica
trasferta in assoluto facilissima sul
campo del Nizza Millefonti con 3
soli punti in classifica frutto di altrettanti pareggi.
PATTINAGGIO ARTISTICO
Il fitto calendario di questo pe
riodo prevedeva per lo scorso fine
settimana una gara nazionale a
Fanano, in provincia di Modena.
La formazione del 3S guidata dalla
prof. Masoero e da Lo Faso, al terzo anno di attività, comincia a raccogliere qualche risultato importante. Miriam Brunero si è classificata al secondo posto nella categoria «teen ager» preceduta per
2/10 dalla torinese Cristina De
Maria. Nella categoria esordienti
grande risultato di squadra con
Silvia Brero, Giada Rivoira e Alexa
Gavazzi rispettivamente 3“, 4“, 5“;
con questo risultato Brero e Rivoira si sono qualificate per la finale
di Coppa Italia in programma a
Cavalese: domenica prossima, in
occasione di una gara Uisp a Varese, saranno impegnate Miriam
Brunero e Vanessa Chiabrando.
TENNIS TAVOLO
Due vittorie e due sconfitte; questo il bilancio dell’ultima giornata
dei campionati. In CI Davide Gay,
con tre punti, guida alla vittoria la
Valpellice sull’Alessandria; di Malano e Rosso gli altri due punti. In
C2, girone D i valligiani si sono imposti per 5-0 sul Moncalieri grazie
a 2 punti di Sergio Ghiri e Rossetti
e a uno di Ghirardotti. Due sconfitte per le altre squadre: in C2 girone
E i valligiani sono stati battuti per
5-1 (il punto è di Alberto Picchi)
mentre nel girone F l’emozione ha
tradito Lioy che, in vantaggio per
due set a zero si è fatto poi rimontare: i valligiani sono così stati battuti dal Rivoli per 5-4. Da segnalare
infine i buoni risultati dei singoli:
Cristina Ghiri 2“ a Novara, Paolo
Geuna e Matteo Pontet, rispettivamente 5° e 8° a Torino.
Il museo riapre dopo la pausa
Scopriminiera
Dopo la pausa invernale ha riaperto i battenti, il
1“ febbraio scorso, Scopriminiera, l’ecomuseo
del talco di Prali in vai
Germanasca. 11 museo
offrirà anche quest’anno
ai visitatori oltre al centro
di documentazione e al
museo esterno soprattutto i percorsi in sotterraneo negli oltre tre chilometri di gallerie delle miniere Paola e Gianna,
questi ultimi resi accessibili grazie agli interventi
di recupero realizzati lo
scorso anno. Proprio il
recupero dell’ultima galleria ha permesso di dif
ferenziare ulteriormente
i percorsi di visita rendendoli ancora più interessanti. Ma Scopriminiera non è solo miniera
e lo ha dimostrato in questi anni soprattutto con
gli spettacoli realizzati alla Paola da «Assemblea
teatro».'Per il 2002 l’aspetto più propriamente
culturale e artistico di
Scopriminiera non sarà
trascurato e prevede come primo appuntamento, il 9 marzo, un concerto del «Quartetto 900»
che eseguirà all’interno
della miniera Paola brani
cameristici del 20° secolo.
Teatro a Torre Pellice e Pinerolo
Quale normalità?
Venerdì 8 febbraio, alle
21,15, nell’ambito della
rassegna: «Vai avanti tu
che mi scappa da ridere»,
al teatro del Forte di Torre Pellice, Renato Trinca
presenta «Freud era un
pirla». Pianista e cantante, dopo essersi laureato
in psicologia, scopre la
sua naturale vocazione
di autore comico e cabarettista, confortata da
un’esperienza decennale
di spettacolo. Finalista
per diversi festival nazionali di cabaret. Renato
Trinca spazia a tutto
campo, dal sociale al politico al quotidiano, con
Tempo di bilancio per
La Scuola latina
l'attività svolta nel 2001
ha nuovi amici
Continua l’impegno dell’associazione degli Amici della Scuola latina per
ridare vita all’edificio scolastico di Pomaretto chiuso negli Anni Ottanta. Un
bilancio dell’attività svolta nel 2001 è
stato tratto dall’associazione sabato 2
febbraio nella sua assemblea annuale
che ha anche discusso le linee per l’anno in corso. «Il bilancio che si può trarre dall’anno appena passato è per così
dire a due facce, una positiva e una negativa - ha sottolineato Ebe Balma,
presidente dell’associazione -. I dati
positivi riguardano l’aumento del numero dei soci, la riuscita delle iniziative
che l’associazione ha portato avanti e
l’attività culturale svolta. Negativo invece il bilancio dei contributi attesi dagli enti pubblici. Nulla è arrivato dalla
Regione mentre dalla Provincia finora
abbiamo avuto solo una risposta interlocutoria». Ma all’associazione non ci
si scoraggia e per reperire i fondi sono
già state intraprese altre strade parallele a quella regionale e provinciale, come i progetti europei Interreg e docup.
11 progetto di recupero della Scuola
latina prevede lavori per circa un miliardo di lire e l’associazione, che ha
per altro chiuso l’annata con un attivo
di quasi 6 milioni, ha già raccolto per il
progetto quasi 50 milioni a cui se ne
aggiungono un’altra settantina provenienti dall’8%0 della Chiesa valdese.
L’obiettivo ora è di continuare la raccolta di fondi tramite privati, coinvolgendo anche le banche, e di ottenere
finanziamenti pubblici per un recupero che restituirebbe alla valle un importante punto di incontro culturale.
ironia sottile e provocante. In questo rapimento
di persone che, per semplificare, chiameremo
spettacolo, dopo un breve excursus su Freud,
cercherà di dimostrare
come è labile il confine
fra normalità e patologia.
Domenica 10 febbraio,
alle 16, nell’ambito della
rassegna «Di festa teatrando» del teatro Incontro di via Caprini di Pinerolo la compagnia Stilema presenta «Cappuccetto arrosto» di Silvano Antonelli. Che cosa può accadere a un attore quando, accingendosi a raccontare l’ennesimo Cappuccetto Rosso, trova sul
palcoscenico un televisore acceso? Cercherà disperatamente di proseguire nel racconto nonostante le numerose interruzioni, magari aiutandosi con gli oggetti dimenticati da uno spettatore distratto, forse un ragazzino. La narrazione si complicherà, le fiabe si confonderanno, si mescoleranno alla via quotidiana.
La compagnia teatrale
Stilema si costituisce a
Torino nel 1983 a partire
dalla collaborazione di
professionisti da anni
presenti sulla scena del
Teatro ragazzi. Fin dal
principio, il suo lavoro è
stato il riflesso dell’intenzione: ascoltare le esigenze degli spettatori, individuarne alcuni bisogni,
tentare di rispondere.
APPUNTAMENTI
7 febbraio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella Casa valdese,
l’Unitrè propone un concerto con Monica Elias, soprano, e Alessandro Segreto, pianoforte, musiche di
Berlioz e Schubert.
8 febbraio, venerdì
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 20,45, Paolo
Ricca parlerà sul tema: «Fede e incredulità nell’età secolare». L’incontro è il primo di una serie di tre conferenze sul tema «Sentinelle verso l’aurora».
POMARETTO: Al tempio, alle 21, concerto del Trio
Etnoclassic, chitarra, arpa e armonica a bocca.
TORRE PELLICE: Alle 21,15, al teatro del Forte,
«Freud era un pirla», con Renato Trinca, per la rassegna «Vai avanti tu che mi scappa da ridere», ingresso
euro 6,20, ridotti 5,16.
9 febbraio, sabato
RORÀ: Alle 21, nel tempio, si svolge un concerto di
Elena Martin (voce) e Patrizia Massel (pianoforte).
10 febbraio, domenica
POMARETTO: Alle 14, nella piazza del municipio,
ritrovo per la sfilata per le vie del paese, con la partecipazione delia banda musicale e delle due maschere
di Pomaretto, sfilata dei bambini, distribuzione di gofri e polenta e salsiccia, premi alle maschere più belle.
PINEROLO: Alle 16, al teatro Incontro, per la rassegna «Di festa teatrando», va in scena «Cappuccetto
Arrosto», ingresso euro 3,10.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Prelievi e visite nella sede Avis di via Roma.
12 febbraio, martedì
PINEROLO: Per il carnevale dei bimbi, in collaborazione con la Caffarel, proiezione del cartone animato «Momo», alla sala «5cento» cinema Italia: spettacoli alle 15 e alle 16,30, ingresso libero.
13 febbraio, mercoledì
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle 21, va in scena
«Re Lear», con Nando Gazzolo, ingresso euro 19,63.
14 febbraio, giovedì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella saletta d’arte, alle
15, incontro su «Artisti nel tempo».
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla Casa valdese, conferenza su «Alimentazione viva» con Francesco Scaglione dell’associazione «La macrobiotica» di Torino;
segue degustazione prodotti.
16 febbraio, sabato
PINEROLO: Dalle 14,30 alle 18, assemblea pubblica, all’auditorium di corso Piave a Pinerolo sul tema
«Il movimento no-global e la proposta di rifondazione» partecipano: Elvio Passone senatore Ds, Giorgio
Gardiol ex deputato dei Verdi, Fulvio Perini, rappresentante Attac Italia, Raffaello Renzacci, dirigente
Cgil, membri di delegazioni partecipanti al Forum sociale mondiale di Porto Aiegre; conclude Rocco Papandrea, segretario regionale del Prc.
BAGNOLO: Alle 21, al teatro Silvio Pellico, la compagnia Nonsoloteatro presenta «Pietro Micca», testo
e regia di Guido Castiglia. Ingresso a offerta libera.
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mati): sabato 9, ore 22,!
domenica 10, ore 21,;
lunedì 11, ore 21,15|
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VILLAR PEROSA-f
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degli alljeri; ore 22,|
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alberi; domenica 10 e|
nedì 11, ore 21,15, SjS
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gramma, alla sala «5cd
to», Vanilla sky ferii;
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19.45 e 22,30, domeii
ore 14,45, 17,20, 19,4f
22.20. Alla sala «2cerf
La vera storia di Jackl
squartatore: feriali 2|
22.20, sabato 20 e 22,i
domenica 15,15, 17,40,1
e 22,20. Martedì 12, (ti
15 e 16,30, con ingreì
gratuito, Momo alla co
quista del tempo. Luni
e giovedì, proiezioni a
16 con ingresso a 4 eun
Perrero augura una felice pensione al dott. Valle!
Il prezioso ruolo del farmacist
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xKlVXme ha fatto proprio bene»,
«Hai la tosse? lo me la sono tenuta tre
mesi; poi ho provato quest’altro. in
una settimana sono guarito». Di fronte
ad argomenti così convincenti non vai
nemmeno più dal medico. La pratica è
meglio della grammatica; la guarigione
degli sventurati che hanno prima di te
fatto le stesse tue tristi esperienze, ti dà
coraggio e ti convince all’adozione delle cure fai-da-te o, meglio, «segui il
consiglio di chi ha fatto le esperienze
sulla sua pelle (o dentro, che è ancora
più convincente)». L’amico o l’amica
che ti dà i consigli, ti fa anche vedere le
scatole delle confezioni farmaceutiche
che hanno rivelato i loro poteri così
prodigiosi, e questo avvalora il successo delle cure consigliate.
Poi vai dal farmacista. È possibile
che tu vada incontro a una prima doccia fredda, perché ti dice che nel tuo
caso e nella maggior parte dei casi simili il prodotto in cui avevi posto la
tua fiducia non serve proprio a niente.
La cosa ti suona un po’ strana, perché
pensi che anche se quello che dice è
vero, non gli converrebbe dirlo, visto
che sei disposto a pagare in moneta
sonante (no pardon, c’erano ancora le
lire) allora, diciamo, in moneta frusciante quello che dovrebbe essere il
toccasana dei tuoi guai. Ma insisti, e
alla fine, se non è proprio in contrasto
stridente con la deontologia professionale, il farmacista ti accontenta. Dopo
qualche settimana ti accorgi che aveva
ragione lui.
Ci sono quelli (e quelle, naturalmente) che hanno talmente a cuore la propria salute che non si accontentano del
primo medico consultato. Anche per
un disturbo in sé apparentemente ni
troppo sconvolgente, preferiscono cn
sultare diversi specialisti per poi fi
una sintesi delle loro diagnosi, dei k
consigli e delle loro prescrizioni. Su
salute non si scherza. E allora me^
seguire la somma delle prescrizioni
diversi luminari della scienza medi
che fare a modo proprio. Anche lì, di
eia fredda del farmacista: «Guardi d
queste due medicine assunte insiel
fanno più male che bene». Se ci st
bene. Se non ci stai alla fine il farnMi
sta non può rifiutare un farmaco rei
larmente prescritto con un ricettai
medico. Capiterà quel che può.
Per fortuna i farmaci sono semp
più innocui di quanto sembri se si d
sce a leggere l’elenco degli effetti col
terali possibili contro cui il «bugiati
no» (foglietto delle istruzioni) mel
scupolosamente in guardia coloro d
con occhi di lince, riescono a scorref
i caratteri microscopici. Anche gli e®
ti curativi, ahimè, sono sempre un \
inferiori alle attese. Pazienza: se un H
maco non ti ha fatto né bene né idi
per la salute, i suoi danni si sono lid
tati al portafoglio. Mio padre dW
sempre: «Plaie d’argent n’est pas mj
felle». Meglio che sia ferito il portai
glio, piuttosto che la pelle.
Il dott. Giovanni Valletti, farmaci*
per vari decenni a Perrero, è andato
pensione. Personaggio di spicco, cof
e più del medico, del sindaco, del nn
stro, del pastore, del parroco, peto
questi sono cambiati anche più di d
volta mentre lui è rimasto al suo po*
più che farmacista incarnazione'
buon senso applicato alla salute. Lo*
lutiamo con riconoscenza, sperando
poterlo incontrare ancora per ludi
anni, per il piacere nostro e, speriaid
anche suo, come amico.
Doriam
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riana.gi
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venerdì 8 FEBBRAIO 2002
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)iù di li
¡U0 pos
zione"
Ite. Lo!
eranda
er Inni
speriai”
i Risposta a
Giorgio Girardet
Caro Giorgio, è stato davvero interessante leggere «Una
lettera dal 2042» che ti è capitata tra le mani {Riforma n. 2
dell’11 gennaio 2002). La lettera dice che l’attuale assetto
geopolitico è destinato a durare per due o tre decenni ancora. Allora vale la pena chiedersi perché durerà ancora
per molto, e perché gli aweniinenti recenti hanno rafforzato anziché indebolito lo
stato di cose per cui sono gli
Usa, e non l’Islam, la Cina e
l’America Latina (i superpotenti futuri secondo la lettera), a prevalere nel mondo.
Gli attacchi di Al-Qaeda
dell’11 settembre scorso non
mirarono soltanto ad abbattere, simbolicamente e anche
realmente, i tre punti di forza
pili vistosi dell’attuale ordine
mondiale: quello economico
(le torri gemelle, distrutte interamente), quello militare (il
Pentagono, danneggiato soltanto), e quello politico (non
certo rOnu, ma la Casa Bianca,'mancata del tutto). Volevano incidere sulla carne e
sulla psiche del popolo statunitense. Ci sono riusciti.
Che cosa i partigiani del
massimalismo islamico sperassero che sarebbe stata la
risposta del governo e del popolo che hanno sfidato è del
tutto evidente. Non è diverso, caro Giorgio, da ciò che
speri tu e diversi fautori di
ben altri massimalismi, compresi quelli «di sinistra» ben
rappresentati sulle pagine di
Riforma. Sperano che il governo e il popolo statunitense abdichino dal ruolo che la
storia ha assegnato a loro, a
partire dall’attacco giapponese a Pearl Harbor, negli ultimi 60 anni. Quel ruolo per
cui gli Usa dominano i conflitti, latenti o già esplosi, del
mondo. Quel ruolo per cui gli
Usa detengono il primato sui
tre piani su indicati: quello
economico, quello militare, e
quello politico.
Se la risposta all’11 settem
i Nuovi indirizzi
Doriana Giudici comunica il
proprio indirizzo e-mail: doriana.giudici@virgilio.it.
Il pastore Stefano Mercurio
comunica il proprio indirizzo
e-mail: mergabo@libero.it.
bre da parte del governo e del
popolo chiamati in causa insegna una sola cosa, è che tale speranza è veramente campata in aria. L’assunzione di
responsabilità è stata piena;
la risposta, energica. Di fronte a un attacco diretto, come
di fronte a quello a Pearl Harbor 60 anni fa, gli statunitensi
si ricompattano e non esitano
a rispondere. Tra i primi statunitensi a riconoscere che
una risposta energica fosse
necessaria sono stati i veterani di guerre precedenti.
A questo proposito non è
segno di fanatismo vedere la
vita in generale e la storia in
particolare come luogo di
contesa tra il bene e il male.
L’eroismo non è deriso ma
esaltato. Molti statunitensi si
identificano idealmente con i
grandi cavalieri de II Signore
degli Anelli di Tolkien, altri, i
più liberal, con i valorosi
Hobbit. Con l’eccezione di
una minoranza effimera, gli
statunitensi condividono il
consiglio di Lutero a Melantone durante la guerra contro
i contadini in rivolta, per cui
bisogna peccare fortemente
(la guerra, seppure di difesa,
è peccato), e credere ancora
più fermamente.
Fino alla venuta del Regno,
la coesistenza delle due città
di memoria agostiniana, ciascuna con leggi proprie, è un’
ineludibile costante. Il gusto
degli statunitensi per un pieno impegno al servizio in ambedue le città (un doppio impegno assai contraddittorio) è
stato e rimane fortissimo.
Anche tu hai questo doppio
impegno, caro Giorgio, e perciò ti ammiro moltissimo. Ma
i tuoi concittadini sul continente europeo perlopiù sembrano aver perso il gusto, non
a caso, per ambedue gli impegni. «Nothing to kill or die for,
and no religion, too» (non c’è
niente per cui uccidere, o per
cui morire, neppure la religione), come cantava John Lennon. Il fatto è questo: la secolarizzazione significa più che
altro «pantofolizzazione», ovvero abdicazione dalle responsabilità di fronte al Signore, di fronte allo stato,
nonché alTinterno del villaggio globale. Sarebbe bellissimo veder nascere un progetto
di vita evangelica alternativo
a questa tendenza in Europa.
Richiederebbe però un grande ripensamento.
John Hobbins
Wisconsin, Usa
Sul divorzio il papa ha sferrato un duro colpo legalistico, ma noi come lo affrontiamo?
Quando il matrimonio va in crisi
AGOSTINO CARUFI
CI risiamo: eccoci ancora davanti a
uno dei soliti interventi tipici del
papa che, invece di mettere la mano
con delicatezza sopra una dolorosa ferita sociale, che va sempre più aggravandosi ed estendendosi, le sferra un altro
dei suoi ormai consueti duri colpi legalisti, pensando di poterla così in qualche modo curare o per lo meno contenere. Mi riferisco ovviamente al suo ultimo intervento sul problema del divorzio, in merito al quale egli ha invitato
avvocati e magistrati a fare obiezione di
coscienza, per ostacolare in questo modo l’applicazione della legge dello stato
su questa materia.
Non intendo qui affatto polemizzare
su questa penosa questione: voglio dire
soltanto che sono turbato e contristato
per il modo a mio avviso sbagliato di affrontarla. Infatti ritengo che i malati in
ogni caso vadano curati con amore e
medicine adatte, ma mai mettendoli in
carcere, perché la prigione non guarisce
alcuna malattia. In altri termini, non solo sul piano delle scienze umane il problema del divorzio va affrontato con sane indicazioni, meglio se in modo preventivo, ma anche e specialmente sul
piano della fede e della vita cristiane
occorre più predicazione e insegnamento della parola evangelica, che è
parola di grazia, di liberazione, di rinnovamento delle coscienze e delle vite,
piuttosto che tassativi e rigidi provvedimenti legali. I ragazzi, i giovani, le coppie, gli uomini e le donne vanno evangelizzati, perché accolgano il vero Amo
re, quello con la A maiuscola, che è
quello di Dio per loro, in modo che
questo li porti ad amare veramente e altruisticamente il proprio prossimo, incominciando da quello più vicino, che è
il coniuge. Se quest’amore manca, non
c’è legge che possa crearlo o sostituirlo.
Perciò dal capo di una chiesa cristiana mi sarei aspettato un forte appello
rivolto a tutti i suoi subalterni (vescovi,
preti, catechisti) per impegnarsi meglio
nella loro opera pastorale ed educativa
in merito a questo problema, piuttosto
che un’esortazione a uomini della legge
per ostacolarne e impedirne in qualche
modo e in qualche misura l’applicazione. Perché, ripeto, ritengo che il matrimonio non si salvi con la legge, ma con
l’amore, quello vero.
Detto questo a chi cerca in tutti i modi di salvare il matrimonio costringendo i coniugi a rimanere comunque sotto un giogo legale, che non ammette assolutamente la possibilità del divorzio,
non mi sento farisaicamente tranquillo
e sereno, ma la mia coscienza mi fa
porre qualche inquieto interrogativo innanzitutto a me stesso e, se me lo consentono, ai miei colleghi e colleghe e alle nostre chiese. Noi tutti abbiamo votato a favore della legge dello stato che
ha istituito la possibilità del divorzio,
siamo ben contenti che ci sia e vogliamo che rimanga, perché siamo per la libertà di tutti e per la laicità dello stato.
Ma quando ci troviamo in presenza di
casi di divorzio, ormai molto numerosi
e diffusi ad ogni livello, come ci comportiamo? Cerchiamo di svolgere con
amore, diligenza, rispetto e impegno la
nostra opera pastorale e fraterna, certo
non esercitando alcuna costrizione morale o psicologica, ma nel modo che ho
detto sopra, cioè provando ad aiutare i
coniugi a trovare o ritrovare la possibilità dell’amore reciproco come risposta
all’amore di Dio e quindi di continuare
a vivere il dono e la vocazione che egli
ha dato loro?
Oppure accettiamo questi casi con
impotente, rassegnata e assuefatta passività, senza nemmeno tentare di dire
una parola fraterna, a coloro che si sono messi sulla via che li porta al divorzio? E per quanto riguarda la nostra cura pastorale preventiva, ai ragazzi, ai
giovani e a tutte le persone delle nostre
comunità, quale insegnamento diamo
sul matrimonio e sulla vita di coppia
con la nostra predicazione e la nostra
catechesi? Certo, noi non possiamo impedire che i mali che colpiscono e travagliano la nostra società secolarizzata
tocchino anche le nostre comunità, le
nostre famiglie e noi stessi, ma non
possiamo neanche rimanere indifferenti davanti a essi. Annunciando la parola
del Signore, che è potente ed efficace,
possiamo aiutare almeno alcuni a superare questi mali. Infatti, Gesù non ha
guarito tutti i malati, ma solo tanti di loro, dando così in essi il segno concreto
della sua salvezza che è promessa a tutti. Perciò, anche se noi siamo deboli, la
parola del Signore ha il potere meraviglioso di risanare anche oggi molte situazioni umanamente insanabili, se noi
la prendiamo sul serio, l’annunziamo
con fedeltà e perseveriamo con fede
nella preghiera.
Un Dio unico?
L’incontro del 24 gennaio
ad Assisi fra i .rappresentanti
di dodici religioni per la pace
e il «no alla guerra in nome di
Dio» mi obbligano a una considerazione. Mi hanno colpito
particolarmente alcune parole pronunciate dal papa: «Mai
più violenza! Mai-più guerra!
Mai più terrorismo! In nome
di Dio ogni religione porti sulla terra giustizia e pace!» E
quelle espresse dal rabbino
Singer: «Le religioni sono servite per fomentare migliaia di
guerre orrende e sanguinose».
Le parole del pontefice, pur
apprezzabili, mi è parso non
tengano conto di due realtà
fondamentali. La prima, frutto deH’esperienza, dimostra
che la guerra è fonte di lutti e
di dolori, ma che si conferma
anche inestirpabile dal cuore
dell’uomo. Se così non fosse
non se ne sarebbero combat
Passatempo
(D. Mazzarella) 28
Drizzontali
Casa di riposo in Val Pellice
Profondo, con un termine poetico
"• Nota musicale
Una negazione
|2. Cavità vulcanica
Dio lo si è in Gesù Cristo
J5. Iniziali di Preud
16. Divinità egizia
17. Può essere anche musicale
19. L’imperatore romano che
distrusse Gerusalemme
21. Altro nome del biblico
monte Sinai
22. Corretta, precisa
25. Sacerdote israelita che fu
educatore del profeta Samuele
26. Madre di Esaù
Simbolo chimico dell’
europio
29. Lega due... Giovanna
Charbonnier
31. Altari pagani
32. Agrippa che fece uccidere Giacomo, fratello del
Signore
Verticali
1. Vi è anche quello del pastore o del diacono
2. Sigla di Rovigo
3. Un dono dei Magi
4. Stato della Penisola Arabica
5. Osservato, segnalato
6. Bevanda alcolica detta
anche vino di miele
9. Pari in lode
11. Quello polmonare è un
aumento patologico di
aria nei polmoni
12. Sostanza contenuta in
varie foglie, frutti e radici, che dà origine alla vitamina A
13. Liquido usato come solvente 0 come anestetico
18. Il contrario di professione di fede (al plurale)
20. Il monte su cui Gesù si
trasfigurò
23. La sigla del Touring
24. Punto o periodo culminante
27. Aria... inglese
30. Iniziali del riformatore
Osiander
tute tante dall’alba della storia, da diecimila anni a questa parte. E il numero sconcertante di quelle che si combattono in questo momento
nel mondo conferma tale
constatazione. Le stesse parole non tengono conto di
un’altra verità di fede: quella
biblica. Infatti, è scritto che il
cuore dell’uomo è ingannevole più d’ogni altra cosa, e
insanabilmente maligno (Geremia 17,. 9). Se le cose stanno in questo modo com’è
possibile dire mai più guerra?
Ritengo invece più realistiche e veraci le parole del rabbino Singer. È verissimo che
le religioni (non la fede in
Dio, sia ben chiaro) sono, da
sempre, alla base dell’odio e
le discordie imperanti nel
mondo. Ad Assisi, a mio avviso, si è visto un concentrato
di tale tragica realtà. Alcuni
sostengono che vi sia un Dio
unico deH’umanità. Mi chiedo: se ciò fosse vero: perché
allora tante religioni, ognuna
in modo diverso, adora un
dio a sua immagine e somiglianza? L’Eterno è forse un
Dio babelico, che dice ad alcuni una cosa e ad altri il
contrario? Ciò considerato,
non sarà per caso che, i rappresentanti delle dodici religioni presenti ad Assisi, abbiano pregato e invocato se
stessi? E che le loro preghiere, dunque, raggiunto il tetto
dèi loro luogo di preghiera,
come un’eco, gli siano rimbalzate addosso?
Giampaolo Caria
Quarto Sant’Elena (Ca)
Dio non c'era
Scrivo a proposito dell’incontro interreligioso per la
«preghiera della pace» che si
è svolto ad Assisi il 24 gennaio. Mi pongo una domanda: c’era la presenza di Dio in
quell’incontro? e Dio ha ascoltato quelle preghiere?
Alla luce dell’Evangelo, certamente no, Dio non c’era,
Dio era altrove, probabilmente in mezzo alla sofferenza,
certamente lontano dalle telecamere, in quei paesi dove
milioni di persone non hanno
più una dignità, sono sfruttati, sottomessi, schiavizzati,
annientati dalla fame e dal
potere umano, tra gli emarginati, gli affamati, i lebbrosi del
2000 ad ascoltare la loro voce,
le loro preghiere e il loro lamento. Ecco, forse Dio era lì,
non certamente ad Assisi tra i
potenti delle gerarchie religiose, pasciuti e imponenti personaggi che sfilavano nei loro
sfavillanti e variopinti costumi, tonache, toghe.
Dio non c’era davanti alle
telecamere, davanti ai cronisti in uno spettacolo puramente coreografico. Dio non
era vicino a coloro che sono
andati ad Assisi con il pretesto della preghiera per applaudire certi politici e fischiarne altri. Dio non era
con questi dignitari e politici
che non hanno saputo resi
stere a quella passerella, perché di passerella si è trattato.
Tutte le religioni del mondo
si possono trovare assieme
per parlare, discutere per riflettere... ma la preghiera almeno per il cristiano è una
cosa seria, non è l’occasione
per dire: c’ero anch’io.
Gesù sul modo di pregare
mi pare sia stato chiaro, molto chiaro. «Quando pregate
non siate come gli ipocriti,
poiché essi amano pregare
standq in piedi nelle sinagoghe o negli angoli delle piazze
per essere visti dagli uomini.
Ma tu quando preghi, entra
nella tua cameretta e, chiusa
la porta, rivolgi la preghiera al
Padre tuo che è nel segreto...»
(Matteo 6, 5-6). Ben altra cosa
è la preghiera intesa da Gesù.
E spiace veramente ed è triste
che anche molti di noi evangelici ci si dimentichi spesso e
volentieri dell’esortazione di
Gesù e si aderisca a questi
spettacoli di massa che Gesù
ha sempre respinto con fermezza. La preghiera evangelica non ha bisogno di pubblicità, di telecamere, né tantomeno di scorte armate. «Questo popolo mi onora con le
labbra, ma il cuor loro è lontano da me»'(Matteo 15, 8).
Chiediamoci se anche noi
siamo parte di questo popolo
di cui ci parla Gesù.
Sergio Margara - Vercelli
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PARTECIPAZIONI
La presidente nazionale, il
Consiglio direttivo e tutte le amiche dell’Ywca-Ucdg annunciano
con profondo dolore la scomparsa di
Frida Malan
socia della prima ora, valorosa
combattente, esempio di coerenza e di fedeltà.
«Dio ha dotato lo spirito di ali,
perché volassimo nel firmamento immenso di Amore e Libertà»
(Gibran)
Torino, 3 febbraio 2002
«Il Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà»
Salmo 23
Si è conclusa la laboriosa esistenza dell’ingegner
Giancarlo Eynard
di anni 99
Con sereno rimpianto ne danno l'annuncio i figli Daniele con
Alba, Valdo con Ketti, Anna Flora
con Eugenio, i nipoti e i pronipoti.
Bergamo, 31 gennaio 2002
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto il buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
La moglie, la figlia, il figlio e i
familiari tutti del caro
Aldo Avondetto
commossi e riconoscenti ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti e parole di conforto
hanno preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
alla Croce Rossa di Torre Penice, alla Croce Verde di Pinerolo,
al Pronto soccorso degli ospedali valdese di Torre Pellice e civile
di Pinerolo, ai vicini di casa, ai
pastori Claudio Pasquet e Ennio
del Priore, all’organista e agli
amici del coro «La draia».
Un sentito grazie alle Onoranze funebri Giachero.
Torre Pellice, 7 febbraio 2002
I necrologi si accettano entro le 9 del lunedi. Tel. 011655278-fax 657542.
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 8 FEBBRAIO 2002
IMI*»
A colloquio con due collaboratrici della «Fondazione Rigoberta Menchu Tunn»
Il Guatemala a 5 anni dagli accordi di pace
Il Fronte repubblicano guatemalteco (Frg), partito dei militari, è guidato dal generale E Ríos
Montt, attuale presidente del Congresso, responsabile fra II 1982 e l'83 di un vero genocidio
MASSIMO CNONE
Quando arriviamo alla
sede della Fondazione
Rigoberta Menchu Tum, il
custode ci scruta da una telecamera a circuito chiuso.
«No, Dorita non è ancora arrivata, ma accomodatevi».
Dora è stata la segretaria particolare della guatemalteca
Premio Nobel per la pace nel
1992. Una cosa ci colpisce:
aU’esterno dell’edificio non
c’è alcuna scritta, neanche
una piccola targa sul muro, a
testimoniare ai passanti l’attività della Fondazione. Ad
accompagnare Dora c’è Estela, l’avvocato che si occupa
del casi legali contro l’impunità di politici e militari implicati nei massacri compiuti
durante la guerra civile.
Dora - e anche la società civile è molto disarticolata. Come altre istituzioni, con il nostro lavoro stiamo cercando
di fare qualcosa, ma il cammino resta lungo».
La cattedrale di Città del Guatemala
(Foto M. Gnone)
Gli accordi di pace
Da pochi giorni, il 29 dicembre, si sono celebrati i
cinque anni dalla firma degli
«Accordi di pace ferma e duratura». Il Fronte repubblicano guatemalteco (Frg), partito dei militari, guidato dallo
stesso generale José Efrain
Ríos Montt, attuale presidente del Congresso, possibile
candidato alle presid^ziali
che si terranno fra due anni e
golpista responsabile, fra il
1982 e il 1983, di un vero genocidio a danno di oppositori politici e popolazione indigena, festeggia i suoi due anni di governo.
zare quanto prevedevano gli
accorpiù notizia. È singolare,
se non scandaloso, che lo slogan dell’Frg si riduca a tre parole: «Sicurezza, benessere,
giustizia».
Il ruolo di Ríos Montt
Proprio in questi giorni il
Presidente della Repubblica
Alfonso Portillo, da molti descritto come un semplice
fantoccio di Ríos Montt,-ha
ricordato tra i flash dei fotografi come il suo governo si
stia impegnando per realizzare quanto prevedevano gli
accordi di pace: il vicepresidente Juan Francisco Reyes
bica Alfonso Portillo, da molti ^
descritto come un semplice
fantoccio di Ríos Montt, ha
ricordato tra i flash dei fotografi come il suo governo si
stia impegnando per realiz
La strategia del Frg
La Fondazione Rigoberta
Menchu Tum la definisce una
«frattura nella transizione»: la
lunga serie di misure adottate
dallo stato che viola apertamente gli Accordi di pace. «La
situazione è così negativa spiegano Estela e Dora - che
non possiamo semplicemente parlare di un arretramento
nel processo di transizione.
Non è un momento passeggero. La strategia dell’Frg è
invece molto chiara: occupare e controllare tutti gli apparati dello stato, ricomponendo il potere militare».
Lo dimostrano una serie di
dati certamente inquietanti.
Nel 2001 (dati Minugua, Missione Gnu per il Guatemala),
benché in alcune regioni la
popolazione muoia letteralmente di fame, il ministero
della Difesa ha potuto beneficiare del 59% di fondi in più
rispetto a quanto inizialmente assegnato dal Congresso;
addirittura il 10% di questi
fondi era destinato al programma di alimentazione
scolastica. Da due mesi il
nuovo ministro dell’Interno
(capo della Polizia nazionale
«civile») è Eduardo Arévalo
Lacs, ex generale in pensione.
«Inoltre l’Frg controlla la
maggioranza dei nuovi magistrati della Corte suprema di
giustizia - continua Estela - e
può contare su un Fiscal General e un Ministerio Público
(i maggiori organi giudiziari
in Guatemala, ndr) totalmente obbedienti». Ríos Montt ha
recentemente annunciato
che si sta verificando la possibilità di rimuovere il presidente della Banca del Guatemala, un funzionario indipendente, per collocare al suo
posto un membro del partito.
Anche l’istituzione corrispondente alla nostra Corte dei
conti è dominata dall’Frg e
durante i prossimi otto mesi
di quest’anno dovranno essere eletti il Procuratore dei diritti umani, il Procuratore generale della nazione e soprattutto un nuovo Tribunale supremo elettorale.
«Ovviamente l'Frg sta facendo tutto il necessario per
mettere le mani su questi organismi». C’è un’opposizione
politica? Come si sta muovendo la società civile? «A
due anni dalle prossime elezioni ci sono 26 partiti - dice
Tutto il mondo deve sapere
In questo quadro tutti i
processi a carico dei militari
per le responsabilità nei massacri e nelle violazioni dei diritti umani (200.000 tra morti
e desaparecidos, oltre l’80%
di questi sono indigeni) restano congelati. L’intera giustizia in Guatemala è come
paralizzata: le prove vengono
perse, i fascicoli bruciati q
smarriti, i responsabili dei
procedimenti trasferiti. Nel
2000 Rigoberta Menchu Tum
presentò la sua denuncia
«per i delitti di genocidio, tortura e terrorismo di stato»
davanti all’Udienza nazionale di Spagna. Tra gli accusati
ci sono lo stesso Ríos Montt e
i generali Mejia Victores e Lucas García (capi di governo
per colpo di stato, rispettivamente dal 1983 al 1986 e dal
1978 al 1982). Alle accuse di
Rigoberta si aggiungono le
denunce di singoli cittadini (i
parenti delle vittime) e associazioni. Niente da fare: un
anno dopo arriva l’opposizione del Ministerio Publico. Per
la magistratura spagnola non
è sufficientemente documentata l’impossibilità di aprire
questi casi in Guatemala. «È
stata una decisione politica e
non giuridica - commenta
Estela -: è evidente a tutti che
sia impossibile dare avvio a
questi processi nel nostro
Paese». Ma la Fondazione
non intende fermarsi qui:
«Entro giugno - continua
Estela - concluderemo il lavoro di documentazione sulla situazione in Guatemala e
poi presenteremo nuove denunce in altri paesi. Stiamo
cercando notizie sui casi di
cittadini stranieri uccisi durante gli anni della guerra civile: tutto il mondo deve sapere quello che succede in
Guatemala».
(1 - continua)
Il (dramma (degli sra(dicati (del Congo
Due testimonianze dal vivo
RAYMOND BITEMO
IL colloquio della Chiesa
del Cristo in Congo (Ecc),
svoltosi a Kinshasa dal 5 al 16
agosto 2001, è stato, tra l’altro, un momento di ascolto e
di condivisione. Attraverso
due testimonianze di persone sradicate, i partecipanti
hanno capito che cosa vuol
dire essere rifugiati o sfollati.
Il pastore Kongo
Il pastore Kongo, oggi segretario generale della Casa
della Bibbia nella Repubblica
democratica del Congo (Rdc),
ha ricordato l'Inizio della ribellione muletista a Bondo,
nella provincia orientale, nel
1964: «Avevo solo sette anni a
quell’epoca. Fuggendo i combattimenti insieme ai miei
fratelli e ai miei genitori, eravamo condannati al vagabondaggio,. Nel nostro lungo spostamento che ci aveva portati
all’esilio nella Repubblica
centrafricana, abbiamo trascorso momenti difficili. Mio
padre fu attivamente ricercato dai ribelli che erano riusciti
ad uccidere tutti i suoi colleghi della pubblica amministrazione. Affrontando torture morali e fisiche, frustrazioni e traumi di ogni genere,
abbiamo svolto diversi piccoli
lavori per sopravvivere: piccolo commercio, lavori dei
campi, taglio della legna per il
riscaldamento. A queste fatiche si sono aggiunte le cattive
condizioni della nostra educazione. Bisogna pur riconoscere i vantaggi di cui abbiamo usufruito presso le agenzie umanitarie che ci davano
viveri e medicinali».
Parlando della «guerra di
occupazione scattata nel
1998 con il suo carico di disgrazie sulle popolazioni in-,
nocenti», il pastore Kongo ha '
dichiarato di essere «pronto,
nella [sua] qualità di pastore
e servitore di Dio», a perdonare gli uccisori e gli àitri assassini: «Se l’occasione mi
fosse data di andare a predicare nel Ruanda e nei paesi
aggressori, il mio messaggio
sarebbe centrato suO’amore
del prossimo, la pace e il
pentimento, perché il sangue
di migliaia di innocenti è corso troppo nella regione dei
Grandi Laghi».
* Proclamati i risultati ufficiali (Jelle elezioni
Madagascar: verso
la disobbedienza civile
Il 25 gennaio scorso, la
piazza del 13 Maggio a Mantasoa, a circa 60 km ad Est di
Antananarivo, era gremita di
oltre 150.000 manifestanti,
in attesa dei risultati ufficiali
dell’elezione presidenziale.
Molti temevano il peggio,
ovvero la proclamazione della vittoria del presidente
uscente, Didier Ratsiraka,
ma l’Alta Corte Costituzionale ha praticamente confermato i risultati comunicati dal ministero deU’Interno:
46% a Marc Ravalomanana,
40% a Ratsiraka. Quindi ballottaggio e indizione di un
secondo turno, che dovrebbe svolgersi il 24 febbraio.
L’Alta Corte doveva inoltre
pronunciarsi sui ricorsi di
squalifica di Ratsiraka e sul
confronto dei verbali dei
seggi elettorali, presentati da
Ravalomanana, ma li ha respinti. Ha invece preso in
considerazione i 2.000 ricorsi presentati da Ratsiraka e
ha annullato circa 70.000 voti espressi in circoscrizioni in
cui Ravalomanana ha ottenuto molti più voti rispetto a
Ratsiraka.
Marc Ravalomanana ha
annunciato pubblicamente
che non accetta questi «risultati senza confronto dei verbali» e che è contrario a un
secondo turno. Ha quindi
chiamato tutti i suoi sostenitori ad uno sciopero generale
in tutto il paese.
Il 25 gennaio Georges Lemopoulos, segretario generale aggiunto del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
aveva inviato una lettera a
tutti i responsabili delle chiese membro del Cec nel Madagascar, esprimendo la «crescente preoccupazione» del
Cec per la situazione caotica
che si è venuta a creare. Il 26
gennaio, nel corso di una
conferenza stampa, i quattro
responsabili di chiesa della
Federazione delle chiese cristiane del Madagascar (Ffkm)
hanno dato la loro «benedizione a coloro che si battono
per la verità e la trasparenza»
e li hanno invitati a continuare la lotta. 11 28 gennaio è iniziato lo sciopero generale e il
vasto movimento che si è costituito per sostenere Marc
Ravalomanana si sta incamminando verso la disobbedienza civile. In molte capitali europee vi è il timore che si
giunga all’insurrezione, (jjp)
Giappone: XXVII anniversario della «Formula d\ Kobe»
Per un mondo libero dalle armi nucleari
Pubblichiamo di seguito la
lettera inviata dal segretario
generale dello «Hyogo Council
against A & H bombs», in occasione del 27° anniversario
della «Formula di Kobe», porto giapponese che impone la
«certificazione antinucleare»
a tutte le navi da guerra.
«Cari amici, quest’anno ricorre il 27° anniversario della
Formula Kobe. Il 18 marzo celebreremo l’anniversario con
un meeting e vorremmo ricevere messaggi di sostegno, solidarietà e incoraggiamento.
Come forse sapete, il porto
di Kobe chiede ad ogni nave
da guerra che voglia entrare
nel porto di sottomettersi alla
“certificazione antinucleare’’,
cioè alla verifica che non ci
siano a bordo armi nucleari.
In Giappone, soltanto le
municipalità locali hanno autorità sui propri porti, la qual
cosa permette al governo locale della città di Kobe di applicare la procedura antinucleare “Kobe Formula”. Alle
navi da guerra degli Usa da
27 anni viene negato l’ingresso perché la loro politica non
nega né ammette la presenza
di armi nucleari a bordo. È
stato negato loro l’ingresso
perché rifiutano di sottomettersi alla certificazione antinucleare. Prima della Kobe
Formula fra il 1960 e il 1974
sono entrate nel porto 432
navi statunitensi.
Ora gli Usa, in nome della
difesa contro il terrorismo,
vogliono espandere la loro
attività militare in tutto il
mondo. Noi condanniamo il
terrorismo ma crediamo che
per sradicarlo debbano essere prese delle misure basate
sulle leggi internazionali e
sotto l’egida dell’Onu e non
una guerra condotta dagli
Usa. Tuttavia il governo giapponese, in palese violazione
della Costituzione, per unirsi
all’appello di guerra degli
Usa, ha mandato all’estero
forze armate con compiti di
difesa. Inoltre gli Usa mirano
ad usare tutti i porti giapponesi, militari e civili, in nome
delle nuove “linee di difesa
comuni Giappone-Usa”. Per
questo motivo viene portato
un attacco alla Kobe Formula
che interferisce con i loro
piani. Recentemente l’ambasciatore Usa in Giappone e il
console generale Usa ad Osaka hanno ripetutamente
espresso la richiesta per l’ingresso di navi militari Usa nel
porto di Kobe. Vogliono che
là Kobe Formula sia abbandonata, la stessa Formula che
al Forum del Millennio delle
Ong tenuto a maggio 2000
all’Onu è stata considerata
come un modello che tutti gli
stati dovrebbero seguire. Di
conseguenza l’attacco alla
Kobe Formula è un attacco
aH’opinione pubblica mondiale che desidera la pace e il
disarmo nucleare.
Noi lottiamo per mantenere in vigore la iQobe Formula.
Lottiamo per estenderla a
tutti i porti giapponesi. Lottiamo per un Giappone antinucleare e non allineato.
Messaggi di sostegno e di incoraggiamento provenienti
da ogni parte del mondo ci
hanno incoraggiato a continuare la lotta. Vi preghiamo
di mandarci messaggi di solidarietà e incoraggiamento
per il successo dell’incontro
per il 27° anniversario della
Kobe Formula e di chiedere a
singole persone e a organizzazioni di fare lo stesso. Sarebbero graditi messaggi da
autorità locali, parlamentari,
governi. Vi preghiamo di inviare i messaggi entro la fine
di febbraio 2002. Lavoriamo
insieme affinché il XXI secolo
sia libero dal terrorismo e
dalle armi nucleari».
Shushi Kajimoto
Segretario generale
E-mail:
kbnobu@fantasy.plala.or.jp
Sidonie Malanda
Cacciata dal Congo-Brazzaville a causa della guerra, Sidonie Malanda (nome di adozione) ha dichiarato: «È la seconda volta che sono in esilio
a Kinshasa, passando dal Basso Congo; prima, nel 1997, eda marzo 1999. Fui candidata
al postò di primo ministro del
governo di transizione al momento della Conferenza nazionale sovrana nel 1991. L’espressione della mia ambizione fu alla base di diversi soprusi che mi furono rivelati in
seguito. Avendo una formazione universitaria nelle relazioni internazionali’, non mi
sono mai trattenuta dal dare
consigli ai dirigenti del mio
paese sulla condotta degli affari. Da quell’epoca fino ad
oggi, sono sospettata e sorvegliata. Vivevo nella clandestinità e più volte sono stata oggetto di attacchi da parte di
uomini armati».
«Durante la guerra del 1998,
mi sono salvata la vita arrampicandomi sui muri della parte posteriore della mia casa
che è stata distrutta - ha raccontato ancora Sidonie Malanda -. Alcuni miei parenti
sono stati massacrati, la mia
intimità familiare è stata infranta dato che non so se mio
marito e due dei nostri figli
sono ancora in vita e dove.
Sradicata prima di tutto nel
mio paese dove ho trascorso
mesi nelle foreste del Sud-Est,
ho subito ogni sorta di trattamenti degradanti (tortura,
stupro, minaccia di morte,
ecc.). Mi ero convinta a raggiungere Kinshasa attraverso
il Basso Congo. Al mio arrivo
nel paese d’asilo, fui vittima
di seccature poliziesche e di
maltrattamenti da parte dei
servizi d’ordine congolesi. Col
tempo, ho ritrovato la tranquillità e ho usufruito dell’ospitalità dei miei fratelli
congolesi. La paura dell’incubo vissuto mi costringe a stare
qui, sotto la protezione e l’assistenza di una famiglia che
mi ha accolta a casa sua». «Il
segreto della mia resistenza ha detto in conclusione - sta
nel mio attaccamento a Dio e
nelle preghiere».
Capire le cause
Queste due testimonianze
hanno aiutato molto i partecipanti a capire le cause dello
sradicamento: paura, umiliazione, insicurezza, intolleranza, odio; i bisogni degli sradicati: cibo, vestiti, protezione,
affetto, conforto, ospitalità,
informazioni sui loro diritti; e
le fonti della speranza che li
abita; fede in Dio, preghiera,
determinazione, speranza. Su
questa base, il vescovo gambiano Tilewa Johnson, presidente del Comitato incaricato
dei rifugiati e delle situazioni
d’urgenza della Conferenza
delle chiese di tutta l’Africa
(Ceta), ha chiamato l’Ecc a
«coinvolgere gli sradicati nell’individuazione dei loro bisogni e a costruire ponti tra queste persone e le loro comunità
ospitanti». (Cec info)
traduzione di J.-J. Peyronel
(3 - continua)
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